La Regina di Ghiaccio - Another Universe di MiakaHongo (/viewuser.php?uid=77471)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incubo ***
Capitolo 2: *** Lacrime di gioia ***
Capitolo 3: *** Il riflesso del passato ***
Capitolo 4: *** Vita a palazzo ***
Capitolo 5: *** Into the Unknown ***
Capitolo 6: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 7: *** Vento ***
Capitolo 8: *** Fuoco ***
Capitolo 9: *** Quiete prima della tempesta ***
Capitolo 10: *** Terra ***
Capitolo 11: *** Acqua ***
Capitolo 12: *** Verità dal passato ***
Capitolo 13: *** The next right thing ***
Capitolo 14: *** Tra Passato e Futuro ***
Capitolo 1 *** L'incubo ***
cap 1 l'incubo
AVVISO:
Questa fic
è ambientata temporalmente dopo le fic “La regina
di ghiaccio” e la oneshot “La
regina delle nevi”, quindi anche se godibile separatamente
è consigliabile aver
letto prima le altre due.
Resto comunque a
disposizione per qualsiasi domanda o dubbio inerente la trama per chi
volesse
iniziare comunque direttamente da questa. Buona lettura.
Jack
Frost era nascosto dietro un cumulo di neve, non sapeva quando
avrebbero attaccato ma una cosa era certa: di sicuro lo avrebbero
trovato
pronto! Provò a tendere l’orecchio per catturare
il minimo rumore dei loro
avversari, ma il tema orecchie gli fece pensare ad uno dei suoi
compagni di
squadra nascosto a pochi passi da lui; si voltò nella sua
direzione.
Ma certo! Come mai non ci aveva pensato prima? Calmoniglio con le sue
lunghe orecchie di sicuro era in grado di percepire ogni minimo rumore!
Avvicinò la mano alla bocca e gli bisbigliò:
“Ehi Calmoniglio, riesci…”
Non riuscì a terminare la frase perché in quel
momento notò che il suo
amico (un moderato coniglio di due metri!), si era nascosto decisamente
male e
buona parte delle sue orecchie fuoriusciva dal nascondiglio.
Alzò gli occhi al cielo perché era impossibile
che non lo avessero visto
e capì che l’unica loro possibilità a
quel punto era il contrattacco, quindi
urlò ai suoi compagni:
“All’attacco ragazzi!”
Jack creò velocemente una palla di neve nella sua mano ed
uscì con uno
scatto dal suo nascondiglio insieme ai suoi compagni di squadra:
Calmoniglio e
tre ragazzini del quartiere. Si bloccò però
quando vide che la squadra
avversaria era già allo scoperto ed Elsa stava facendo
fluttuare sulle sue mani
un enorme palla di neve.
Elsa
si rivolse ad una bambina che faceva parte della sua squadra.
“Che ne dici Janet, gliela lancio dritta in faccia?”
“Sì” ridacchiò lei come
risposta.
Quindi Elsa fece volare rapidamente la gigantesca palla di neve dritta
addosso a Jack, mentre le altre componenti della sua squadra, Dentolina
ed
altre bambine, fecero altrettanto lanciando quelle che avevano in mano.
Jack provò
a contrattaccare ma non ci riuscì in tempo, ritrovandosi
coperto di neve; le
ragazze esultarono in coro.
“Abbiamo vinto! La sfida a palle di neve maschi contro
femmine la
vincono le ragazzeee!”
Da qualche tempo i guardiani cercavano di trovare un po’
più di tempo
da passare di persona con i bambini, quella era una di quelle occasioni
dove
Calmoniglio e Dentolina si erano uniti agli spiriti della neve per
passare del
tempo con loro e Dentolina ne sembrava entusiasta.
“Elsa è stato incredibile ed anche voi ragazze e
poi la neve è così
bianca sembrano splendidi dentini…uh a proposito di dentini
devo tornare a
lavoro!” Salutò tutti e volò
velocemente verso casa.
Jack uscì dal cumulo di neve che lo aveva coperto ma si
ritrovò
davanti Calmoniglio con le braccia conserte ed uno sguardo seccato.
“Lo sapevo che ero in squadra con lo spirito della neve
sbagliato!”
“Oh certo, anche l’avere come compagno di squadra
un vero coniglio e non
un gigante di due metri potrebbe essere di aiuto!”
“Fammi capire, fai questo ehm “lavoro” da
quanto? Trecento anni? E ti
fai battere in modo così semplice?”
Jack stava per replicare ma Elsa si parò tra di due
separandoli.
“Direi che questo è il momento in cui facciamo da
buon esempio, ci
stringiamo la mano e salutiamo i nostri amici” disse
indicando i bambini e fissando
con aria di critica i due che spesso si comportavano più da
bambini dei bambini
stessi.
Imbarazzati Jack e Calmoniglio strinsero la mano ad Elsa e quindi
salutarono i bambini, che però non sembravano molto contenti
della cosa.
“Andate già via? Non potete restare?”
Chiese uno di loro, Calmoniglio gli mise una zampa sulla spalla.
“Ehi piccolo mangianeve non fare quella faccia! Noi leggende
purtroppo
siamo molto impegnati e non possiamo stare tutto il tempo con
tutti…ma ti
prometto che torneremo per una rivincita ok?”
Il bambino annuì e lo abbracciò, cosa che
imbarazzò leggermente il
coniglio nonostante non volesse darlo a vedere.
Elsa si fermò aguardare i bambini prima di andare via, le
piaceva
farlo, adorava osservare la loro innocenza e semplicità, la
loro capacità di
essere felici con poco e di amare incondizionatamente, tutti tratti che
si perdono
spesso da grandi o che vengono oscurati dalla paura e dalle pressioni
esterne.
Vide i bambini raccontarsi a vicenda con estremo entusiasmo le parti
più salienti della battaglia a palle di neve, ma la sua
attenzione fu attirata da
due bambine, erano due sorelle e si erano appena abbracciate. Una aveva
detto: “Sorellina
ce l’abbiamo fatta abbiamo vinto insieme!”,
l’altra l’aveva stretta ancora più
forte dicendole che le voleva bene.
Quella scena sebbene dolcissima le causò un improvviso tuffo
al cuore,
le ricordò i profondi abbracci che era solita scambiarsi con
sua sorella Anna.
Di improvviso si rabbuiò, certo aveva passato una vita
intera con sua
sorella, da quando era diventata una leggenda ormai lei non poteva
morire ma la
luna le aveva concesso di stare con Anna fino si suoi ultimi momenti e
così
aveva fatto. Era passato parecchio tempo da allora, eppure il solo
guardare
quell’abbraccio le fece capire quanto per lei fosse ancora
una ferita aperta e
iniziò a chiedersi se mai si sarebbe chiusa.
Ma una voce interruppe i suoi pensieri.
“Ehi cos’è quella faccia cupa?”
“Jack!”
Le volò accanto portando il bastone sopra le sue spalle.
“Lo so che è brutto sapere che cresceranno e non
crederanno più in
noi, ma per loro ci vorranno almeno un altro paio di anni e poi vedrai,
troveremo tanti altri nuovi bambini da rendere felici!”
Jack non aveva capito il motivo del suo sconforto ma le fece piacere
il suo tentativo di tirarla su di morale, quindi abbozzò un
sorriso.
“Infondo hai ragione Jack! Ora penso che andrò a
riposare che sono
stanca morta, stanotte ho dormito davvero
poco…buonanotte!”
Gli stampò un leggero bacio sulla guancia.
“Buonanotte
regina di ghiaccio!” Le sussurrò lui con un ampio
sorriso.
Elsa
si sentiva strana, non riusciva a fare a meno di pensare a sua
sorella…non che non l’avesse fatto finora, ma
continuava a tentare di
nascondere, forse anche a sé stessa, quello che realmente
provava.
Cosa sto
pensando? È assurdo, meglio che io vada a dormire,
è sicuramente la stanchezza
che mi gioca brutti scherzi, mia sorella mi manca ma io sto bene qui.
Ma dormire non alleviò i suoi timori, infatti
improvvisamente si ritrovò ad una
festa da ballo nel suo castello ad Arendelle, si sorprese nel vedere la
gente
che si inchinava al suo cospetto.
“Buonasera regina di Arendelle”
Le disse uno degli ospiti, ma lei non era più la regina da
molto tempo
ormai, almeno da quando Anna…
Anna!
Se lei era la regina di Arendelle Anna era ancora viva! Corse tra gli
invitati a chiedere di lei ma le dissero che si era chiusa nella sua
stanza,
quindi si precipitò su per le scale fino ad arrivare davanti
alla sua porta,
provò ad aprirla ma era chiusa a chiave.
“Anna sei lì?”
Urlò mentre bussava alla sua porta, il suo cuore batteva
così forte
nell’attesa di una risposta che ebbe quasi paura di essersi
dimenticata di
respirare, poi all’improvviso la sentì:
“Va’ via, Elsa”
Non poteva credere di aver sentito di nuovo quella voce, sarebbe stata
felicissima se non fosse stato per quello che le aveva appena detto.
“Ma cosa dici Anna, ti prego apri la porta, voglio
vederti!”
Inspiegabilmente iniziò a sentire un forte senso di angoscia
crescere sempre
di più, come se conoscesse già la risposta che
avrebbe avuto.
“Elsa non è possibile mi
spiace…”
Più Anna parlava e più quelle brutte sensazioni
dentro di lei
crescevano, doveva assolutamente stroncarle: avrebbe aperto quella
maledetta
porta.
A qualunque costo.
Concentrò i suoi poteri intorno alla serratura fino a
ghiacciarla,
quindi distese le mani per far dipanare il ghiaccio e romperla. Appena
ci
riuscì spalancò in fretta la porta.
“Anna!”
Ma non fece in tempo a dirlo che notò che la stanza era
vuota, sentì
nuovamente la voce della sorella ma questa volta le gelò il
sangue.
“Ormai non ci sono più”
“No!” urlò lei, cercando di negare
ancora quella realtà che le faceva
troppo male, ma non riusciva più a trattenere quel
sentimento che era tornato
più forte che mai e che aveva covato per molto tempo
tentando inutilmente di
nasconderlo.
La paura.
Jack
aveva da poco salutato Elsa, aveva ancora il sorriso stampato in
volto quando Calmoniglio gli si parò davanti con fare
ironico per stuzzicarlo
come al solito.
“Bene, vedo che perdi tempo in smancerie invece di lavorare,
se hai
tutto questo tempo libero potresti aiutarmi a dipingere le
uova!”
“Perché no, basta solo chiedere e farò
tutte le decorazioni di
ghiaccio che vuoi sulle tue uova… e poi non è
colpa mia se non trovi una ‘cangura’
che faccia al caso tuo!”
“Ghiaccio, sei pazzo? Le uova sono materiale
deteriorabile… ehi un
attimo, io non sono un CANGURO!”
Lo fissò con fare minaccioso, ma i due furono interrotti
nuovamente da
qualcuno che si intromise tra i due, questa volta era Dente da latte,
una
piccola fatina di Dentolina che di solito andava a prendere i denti
lasciati
dai bambini sotto il cuscino per sostituirli con un soldino.
Cinguettò contro i due litiganti con aria di rimprovero, fu
Jack il
primo a rispondere.
“Hai ragione non ha senso litigare adesso, mi spiace
Calmoniglio…
contenta adesso?”
Il coniglio sbuffò.
“Bene scuse accettate, io vado al palazzo di Nord, che mi ha
chiesto
aiuto per dipingere i giocattoli dato che gli Elfi hanno combinato un
disastro
dei loro… nel caso trovassi del tempo libero tra una
smanceria ed un’altra…
beh, conosci la strada!”
“Ehi, anche tu dovresti scusarti!”
Non fece in tempo ad aggiungere altro che il coniglio scomparve in una
delle sue tane create sotto le sue zampe che gli permetteva di
viaggiare
velocemente.
Pitch
era ancora rinchiuso nella sua cella dove i guardiani lo avevano
confinato dopo che Jack ed Elsa lo avevano catturato, fissava
speranzoso
l’ingresso ma era passato parecchio tempo ed era strano che
non si fosse fatta
ancora viva, iniziò a dubitare del fatto che sarebbe potuta
venire a trovarlo,
eppure aveva percepito così nettamente le sue paure!
Aveva ormai quasi perso le speranze quando sentì la voce
furiosa di
Elsa che arrivava davanti alla sua cella.
“TU, non osare mai più fare una cosa
simile!”
Un sorriso malevolo comparve sul suo volto, lei era venuta proprio
come previsto.
“Dopo tanti anni che non ci vediamo nemmeno un sorriso?
Nemmeno un
‘Ehi Pitch come va? Come te la passi da quando ti abbiamo
ignobilmente
rinchiuso in una cella?’, Che scortesia!”
“Taci, dopo tutto quello che hai fatto e che hai provato a
fare questa
è la fine che ti meriti! E non provare mai più ad
influenzare i miei sogni!”
Pitch rise divertito.
“Elsa, sono rinchiuso in questa stupida cella forgiata con i
poteri
dei guardiani, nonostante i miei poteri siano in gran parte tornati,
alimentati
dalle paure delle persone, non sono abbastanza per uscire di
qui”
Provò ad usare i suoi poteri oscuri sulle sbarre, ma questi
non le
scalfirono minimamente, quindi proseguì col discorso.
“Visto? Quindi immagino che il tuo incubo sia dovuto
unicamente alla
tua paura che sta crescendo così tanto da diventare
insostenibile!”
“Paura? Io non ho paura!”
“Oh andiamo Elsa, sai bene che con me non hai
necessità di mentire, ho
percepito la tua paura insinuarsi dentro di te e crescere di giorno in
giorno”
disse giocherellando con le dita contro le sbarre della cella.
“Forse questa
vita da leggenda non ti piace più così
tanto”
“Cosa dici? Io ho Jack e tutte le persone a me care
accanto!”
“Tutte?”
Rispose lui con un sibilo di voce e lei rabbrividì, voleva
negare ma
come poteva? Quell’uomo sembrava leggere ogni suo pensiero
più nascosto come le
paure che ormai non riusciva più a fermare.
Elsa
strinse una mano al petto e distolse lo sguardo con aria afflitta.
“Beh, non si può fare comunque nulla per le
persone che non ci sono
più”
Pitch si avvicinò alle sbarre.
“Oh ma Elsa, io ho un regalo per te che potrebbe
aiutarti!”
“Sei solo un bugiardo, tu non puoi aiutarmi!”
“Ricordi che per far venire Jack nella tua epoca avevo creato
col mio
potere oscuro una sabbia dalla sua più grande paura, ovvero
quella di non
essere mai compreso del tutto e di non trovare mai nessuno come lui? E
che poi
dalla stessa sabbia avevo creato anche una fiala capace di esprimere il
suo più
grande desiderio, ovvero quello di poter stare con te come
umano?”
“Me lo ricordo”
Rispose lei con tono seccato, ricordando quanto lei e Jack avevano
sofferto a causa di quella fiala.
“Ecco io ho osservato le tue paure crescere in tutto questo
tempo,
assieme alla tua più grande paura ovvero quella di non poter
mai più rivedere
tua sorella, ed essendo tu un essere immortale potrebbe essere
particolarmente
seccante non trovi? Questa paura ha alimentato nuovamente i miei poteri
e con
molta fatica e sofferenza in tutti questi anni, a poco a poco, sono
riuscito a
creare questa”
Le mostrò una fiala con un liquido nero, molto simile a
quella che
tempo fa Jack le aveva chiesto di distruggere. Pitch
continuò quindi il suo
discorso.
“Questa fiala deriva dalla tua più grande paura,
quindi permette di
esaudire il tuo più grande desiderio, ovvero rivedere tua
sorella”
“Vuoi dirmi che questa fiala mi farà viaggiare nel
passato come hai
fatto con la polvere di Jack?”
“Non esattamente, tu non vuoi rivivere i momenti passati con
Anna, ma
viverne di nuovi, questa fiala ti permetterà di andare in un
epoca dove tua
sorella è ancora viva e vivere nuovi momenti con lei,
precisamente quella
realtà che si sarebbe realizzata se io non avessi
interferito per farti
incontrare Jack”
La faccia di Elsa era sempre più perplessa.
“Hai idea di quanto sia assurdo quello che stai dicendo vero?
Perché
mai dovrei minimamente crederti?”
“Perché è solo grazie a me che hai
tutto questo Elsa, è grazie a me se
hai conosciuto Jack e se sei diventata una leggenda e se potrai
rincontrare tua
sorella. Io non ti ho mai mentito!”
Elsa lo squadrò.
“Su questo ho i miei seri dubbi, mettiamo anche caso che io
creda a
questa tua messa in scena, come tornerei indietro? Immagino che il tuo
scopo
sarebbe confinarmi lì in modo da toglierti una leggenda di
torno e far soffrire
Jack, beh puoi scordartelo!”
“Per tornare ti basterà desiderarlo con tutta te
stessa e al tuo
risveglio sarai qui, come e quando vuoi, molto semplice in
verità”
Elsa alzò un sopracciglio al sentire quelle parole.
“Sì certo, continuando a fingere di crederti, chi
mi dice che non hai
un secondo fine?”
“Nessuno”
La risposta secca e sincera di Pitch sorprese Elsa, poi lui
continuò:
“Ma non credi che ne potrebbe valere la pena?”
Le porse la fiala, Elsa la prese in mano e la fissò come
ipnotizzata
per qualche momento, poi scosse la testa come a cacciare via quei
pensieri.
“Non credo ad una parola di quello che mi hai appena
detto!”
Si voltò ed andò via lasciando di nuovo Pitch da
solo, sul suo volto
però si formò un ghigno soddisfatto mentre
affermava tra sé:
“Eppure hai portato con te la fiala”
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Dopo tanto tempo mi ritrovo a dare un seguito alla mia fic
“La
regina di ghiaccio”! Spero che il primo capitolo sia stato di
vostro gradimento
che abbiate o meno già letto le fic precedenti, come
anticipato sono pronta a
rispondere comunque ad eventuali dubbi/domande.
Come sempre mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, ammetto che
avevo molti dubbi sul se continuare o meno questa fic, sia
perché essendo “la
regina di ghiaccio” la prima long che ho concluso e che mi ha
soddisfatta avevo
“paura” di “rovinarla”, sia
perché ho visto Frozen 2 e non mi ha del tutto
convinta a livello di trama. Volendo, come nella prima fic, essere il
più
possibile coerente con gli eventi del film, ho pensato e ripensato a
come
strutturare la storia finché non ho trovato un inizio e una
fine che mi hanno
definitivamente convinta a buttarmi in questa nuova avventura.
Alcune parti centrali le devo ancora definire bene nella mia testa
ma fu così anche con la prima fic, quindi sono fiduciosa che
il sapere da dove
parto e dove voglio arrivare mi ispiri sempre di più di
capitolo in capitolo.
Ogni consiglio o critica costruttiva è sempre ben accetta,
dato che
mi piace cercare di migliorare sempre, e con i vostri commenti
l’ho fatto tanto
dall’inizio alla fine della mia prima fic, spero che lo
stesso accada in questo
caso.
Che dire sul capitolo? Elsa e Jack vivono finalmente felici, ma
Elsa inizia a covare delle nuove paure dentro di sé e Pitch
ovviamente ne
approfitta. Cosa farà adesso Elsa?
Un grazie speciale a Mari Lace
che mi ha fatto gentilmente da beta!
A presto con il prossimo
capitolo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Lacrime di gioia ***
Cap 2
Elsa
si era
rifugiata sulla cima della montagna dalla quale si vedeva il panorama
della
città, adorava quel posto quando aveva bisogno di pensare,
ed in questo momento
ne sentiva la necessità più che mai.
Sapeva bene
che non poteva fidarsi di Pitch, eppure perché continuava a
doverselo ripetere?
Il suo
flusso di pensieri fu interrotto da Jack che le piombò
davanti, anche
se appeso al contrario dato che stava volando trasportato dal vento
come al suo
solito.
“Ehi regina
di ghiaccio che ti prende? Ti va di fare un pupazzo di neve?”
Elsa si
sforzò di sorridere.
“Magari
un’altra volta”
Jack atterrò
accanto a lei e si sedette su una roccia invitandola a fare
altrettanto. In
realtà era molto preoccupato, da quando l’aveva
conosciuta aveva la capacità a
volte di capire come si sentisse e poco prima aveva percepito delle
sensazioni
di angoscia non indifferenti.
“Ti va di
parlarne?”
Elsa si
sedette accanto a lui, era contenta di poterne parlare con qualcuno,
soprattutto se quel qualcuno era Jack, ma non sapeva davvero da dove
cominciare
e cosa ne avrebbe pensato lui.
O forse lo
sapeva in realtà e la cosa la spaventava?
No! Doveva
smettere di lasciare che la paura la dominasse ancora, decise di
iniziare a
parlarne in qualche modo.
“La verità è
che mi manca mia sorella”
Ammise tristemente,
Jack le strinse la mano.
“Anche a me
manca la mia qualche volta, ci sono giorni in cui mi chiedo cosa le
è successo
dopo, se è stata felice e come sarebbero andate le cose se
mi fossi ricordato
prima di lei… magari l’avrei convinta a credere in
me in qualche modo e forse
l’avrei potuta vedere crescere, come tu hai potuto fare con
Anna”
“Jack mi
dispiace…”
“No, in
parte forse è meglio così, a te fa più
male anche perché ci hai passato tutto
il resto della sua vita insieme, io solo pochi anni e sono abituato
all’idea
ormai da 300 anni”
Lo fissò e
percepiva che comunque soffriva ancora; la cosa la rattristava, non era
sua
intenzione fargli tornare ricordi dolorosi, ma doveva chiederglielo.
“Tu cosa
faresti se avessi anche solo una speranza di poterla
rivedere?”
Jack rimase
sorpreso da quella strana domanda.
“Ti direi
che è impossibile, è passato troppo tempo
ormai”
“E se non
fosse impossibile?”
“Che intendi
dire?”
“Cosa
faresti se avessi anche solo una remota possibilità di
rivederla?”
“Se potessi
farei qualsiasi cosa per riaverla, ma non è possibile
purtroppo e so che posso
e devo andare avanti, devo farlo anche per lei e per tutti i bambini
che hanno
bisogno di me”
“Quindi
davvero ti va bene vivere per sempre senza poterla rivedere mai
più?”
Jack ebbe un
sussulto a quelle parole e d’istinto lasciò la
mano di Elsa.
“È
di
questo che si tratta allora? Ti sei pentita della scelta che hai
fatto?”
Jack sentì
il cuore pulsargli all’impazzata, credeva che la vita con lui
ed i Guardiani la
rendesse felice.
Elsa non si
aspettava una risposta simile, posò entrambe le mani sulle
sue fissandolo negli
occhi.
“No, non è
quello che intendevo! E’ che lei mi manca terribilmente,
è passato molto tempo
da quando lei è… ma non riesco a farmene una
ragione, non posso accettare che
non la vedrò mai più, tu come hai fatto? Come hai
accettato tutto questo?”
Senza
accorgersene aveva iniziato a singhiozzare, Jack sospirò
tristemente.
“Non so se
l’ho mai accettato del tutto”
La cinse in
un abbraccio e lei si aggrappò con forza a lui.
Capì in quel momento che
nonostante i 300 anni quella probabilmente era ancora una ferita anche
per lui,
una ferita che forse non si sarebbe mai rimarginata del tutto.
Jack
ed Elsa
rimasero abbracciati per un tempo indecifrabile senza dire una parola.
Poi Jack
si ricordò che Calmoniglio gli aveva chiesto di dare una
mano a Nord, ma non
voleva lasciare Elsa sola essendo un compito per i guardiani, mentre
lei era
solo una leggenda. Lei però lo rassicurò dicendo
che si sentiva meglio dopo lo
sfogo e che lui avrebbe dovuto assolvere i suoi doveri di guardiano.
“Ok, però
promettimi che mi chiamerai per qualsiasi cosa, ed io volerò
in un attimo da
te!”
Elsa annuì
accennando un sorriso mentre lui le asciugava le ultime lacrime sul suo
viso.
Elsa adorava il suo modo di preoccuparsi per lei,
quindi lo
salutò e lo osservò volare via.
Purtroppo la
sensazione di benessere durò poco perché presto
si ricordò cosa portava con sé:
estrasse la fiala di Pitch e la fissò.
Non poteva
credere di stare ancora anche solo minimamente valutando la cosa,
soprattutto
perché proposta da Pitch, sapeva bene che di lui non ci si
poteva fidare.
Forse ne
avrebbe dovuto parlare direttamente con Jack, ma in realtà
già sapeva che
scelta avrebbe fatto lui al suo posto, ed era quella giusta.
Tutta la
logica di questo mondo le imponeva di lasciar perdere ma
c’era qualcosa di più
forte che le gridava di non farlo.
Era il suo
cuore.
Continuò a
fissare la fiala.
Cosa avrebbe
dovuto fare?
Quella
notte
Jack percepì delle strane sensazioni: prima un forte mal di
testa, poi un
dolore crescente pervadergli tutto il corpo, infine un senso di
rimorso. Si
svegliò agitato e con il cuore che gli batteva forte.
Calmati Jack era solo un sogno!
Ripeté tra
sé come per convincersi, quindi tornò a dormire
ma solo poche ore perché dopo
fu svegliato da Calmoniglio.
“Svegliati
Jack!”
Jack
socchiuse un occhio ed osservò il sole.
“È
appena
l’alba Calmoniglio, ieri sera abbiamo fatto tardi per aiutare
Nord e stanotte
ho dormito pochissimo non puoi aspettare…”
“È
una cosa
seria!”
“Che è
successo? I fiori ti hanno dipinto le uova del colore
sbagliato?”
Risentito
Calmoniglio incrociò le braccia al petto.
“Fa meno lo
spiritoso… si tratta di Elsa!”
A quelle
parole Jack si alzò di scatto.
“Cosa le è
successo?”
Chiese
angosciato.
Possibile
che quelle sensazioni che aveva percepito prima fossero di Elsa?
“Meglio che
tu lo veda con i tuoi occhi!”
Disse triste
Calmoniglio posandogli la mano sulla spalla, quindi
tamburellò a terra con la
zampa posteriore per creare una tana e invitò Jack a
entrarci.
Jack non se
lo fece ripetere due volte e si tuffò nella tana che in
pochi minuti li trasportò
nel luogo indicato.
C’erano
tutti: Nord, Sandy e Dentolina, ma la cosa che lo preoccupò
di più fu Elsa, in
quanto era distesa inerme a terra.
Jack sentì
mancargli il fiato, si precipitò su di lei per controllarle
il polso, riprese a
respirare solo nel momento in cui capì che stava solo
dormendo.
“Elsa
svegliati!”
Provò a dire
scuotendola leggermente, ma non ebbe nessun effetto. Sentì
la mano di Nord sulla
sua spalla.
“È
inutile
ragazzo, abbiamo provato tutto, ma non si sveglia… abbiamo
trovato questo in
sua mano”
Disse Nord
col suo usuale accento russo mostrandogli una fiala vuota Jack
trasalì
riconoscendola immediatamente, sembrava proprio la stessa fiala che
diversi
anni prima aveva ricevuto da Pitch.
“So da chi
devo andare”
Quando
Elsa
riaprì gli occhi sentiva ancora un fortissimo mal di testa,
vide la luce del
sole filtrare dagli alberi, era in una specie di foresta?
Si alzò
piano, per quanto il mal di testa le consentiva almeno! Le
servì qualche minuto
per riprendere coscienza di quello che era successo.
Ma certo! Aveva
bevuto quella assurda pozione di Pitch! Si osservò
attentamente per poi
guardarsi intorno, ma nulla sembrava più diverso del solito.
Era ovvio, come
aveva potuto fidarsi di quell’uomo? Si sentì una
stupida anche solo per averlo
fatto, inoltre non si sentiva per niente bene, chissà cosa
aveva bevuto in
realtà.
Elsa non è da te seguire certe cose!
Pensò
rimproverando se stessa, ora doveva solo capire che diavolo fosse
successo, ma
proprio in quel momento sentì il suo nome da una voce
familiare.
Si voltò
immediatamente in quella direzione e rimase come pietrificata quando
vide di
chi si trattava.
Era Anna.
Elsa calmati, è sicuramente un
altro sogno o
un’illusione creata da Pitch, non può essere reale.
Pensò tra
sé, cercando di auto convincersi, ma la sua fermezza
vacillò quando
Anna iniziò a parlare.
“Oh eccoti
finalmente! Dove eri finita? Eravamo d’accordo che ci saremmo
riviste al
castello ed invece ti ritrovo qui, lo sai che mi stavi facendo
preoccupare?”
Ok, perché sembrava così
dannatamente reale?
Anna la
osservò e notò qualcosa di strano in sua sorella.
“Tutto ok
Elsa? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma! Forse sono
spettinata? Ho
un di nuovo un insetto nei capelli? Oddio spero davvero di non avere
di nuovo
un insetto in testa!”
Iniziò ad agitare
i capelli sperando di far cadere un eventuale insetto, ma fu bloccata
da un
inaspettato abraccio da parte di sua sorella.
“Anna sei
davvero tu? Mi sei mancata così tanto in tutto questo
tempo!”
“Aspetta,
che? Cioè, anche io sono felice di vederti ma non ci vediamo
solo da un paio
d’ore! Come d’accordo ero venuta nel bosco a
raccogliere le more per provare a
fare quel dolce da sola, ricordi? Poi in teoria dovevamo rivederci al
castello
ma non ti ho trovata e sono tornata qui a
cercarti…”
In tutta
risposta Elsa la strinse ancora più forte, aveva quasi paura
che lasciandola andare
potesse svanire di nuovo. Alcune lacrime scandirono il suo viso.
“Ok, non
sono così brava a cucinare ma non è il caso di
piangere…” ma in quel momento
Anna si accorse che era una cosa seria,
quindi si sciolse leggermente dall’abbraccio
portando le mani sulle
spalle di Elsa. Con le dita le asciugò le lacrime che
solcavano il suo viso.
“Ehi
sorella, tutto ok? Cos’hai?”
Chiese
visibilmente preoccupata. Elsa la fissò ancora incredula che
fosse proprio lì
accanto a lei.
“È
tutto
ok” disse con un sorriso, infatti quelle erano lacrime di
felicità “basta che
tu sia qui e anche se mi sembra un sogno, è questo
l’importante!”
Anna
ricambiò il sorriso, anche se quella le sembrava a stento
sua sorella, era
contenta di rivederla sorridere.
“Ti va di
tornare al castello insieme?”
Elsa annuì,
ma appena fecero pochi passi sentì nuovamente un forte
capogiro, come se
ci fosse qualcosa di strano, come se qualcosa le stesse
sfuggendo… Anna notò il
suo malessere.
“Ti senti
bene Elsa?”
“Ho solo un
forte mal di testa”
“Negli
ultimi giorni hai detto che stavi sentendo i tuoi poteri crescere,
magari
questo è una specie di effetto collaterale, probabilmente
hai solo bisogno di
un po’ di riposo, andiamo a casa”
I suoi
poteri? Non ci aveva fatto caso ma in effetti in qualche modo si
sentiva
diversa anche da quel punto di vista, sperò davvero che un
po' di riposo
avrebbe risolto tutto, magari era solo un effetto
dell’incredibile viaggio che
aveva fatto e a cui stentava ancora a credere.
Jack volò da Pitch il più velocemente possibile,
precipitandosi davanti alla
sua cella. Nel vederlo arrivare l’uomo nero lo accolse con un
gran sorriso.
“Jack,
vecchio mio, quanto tempo! Scusa se non ti invito a sederti ma
sai… il servizio
è un po’ scadente quaggiù!”
Puntualizzò
ironico. Jack si
avventò davanti a lui
furioso.
“Che COSA
hai fatto ad Elsa?”
“Che
succede, avete litigato? Perché mai dovrei essere sempre io
la causa dei vostri
problemi, in fondo sono sempre stato qui, no?”
“Smettila di
mentire, vorresti dirmi che non sei stato tu?”
Disse
furente mostrandogli la fiala, non aveva tempo per i suoi giochetti.
“Non ho
detto questo, ma vedi mio caro Jack io l’ho messa solo
davanti ad una scelta
come ho fatto con te tempo fa, ma lei è stata
più lungimirante a quanto
pare!”
Pitch gli
spiegò della fiala e della scelta che aveva proposto ad Elsa.
“Vedi Jack l’ho
mandata lì perché io, a differenza tua, ti
ricordo che avevo assistito al vero
passato di Elsa, quello avvenuto prima che tu tornassi indietro nel
tempo
grazie alla mia sabbia nera, interferendo nella sua vita. In quella
realtà Elsa
è stata felice anche senza di te ed è riuscita
comunque a sciogliere il suo
cuore di ghiaccio e a trovare se stessa”
“Le tue parole sono
come il vento per me,
quindi ora fa tornare immediatamente Elsa indietro!”
“Non posso”
“Magari
potrai dopo che ti avrò rinfrescato le idee”
Disse lui
puntandogli contro minaccioso il suo bastone. Pitch alzò un
sopracciglio.
“Non dipende
da me Jack, l’unico modo per Elsa di tornare indietro
è che lei lo desideri con
tutto il suo cuore, quindi se avesse voluto sarebbe già
qui… chissà magari
potendo scegliere preferisce quella realtà adesso!”
“Tu non ci
conosci affatto, non sai nulla di noi e di quello che proviamo
veramente!”
“O forse hai
paura che io vi conosca meglio di quanto voi non lo facciate!”
Non poteva
essere, Jack si rifiutava di accettare una simile realtà,
soprattutto se veniva
da Pitch.
“Basta con
questi trucchetti, preparami subito la stessa fiala che hai fatto a lei
in
modo che
io la possa raggiungere!”
“Quella
fiala è stata creata dalla più grande paura di
Elsa, non posso farne una per
te, ed anche se dovessi crearne una dalle tue paure ci potrebbero
volere anni…
ma potrei avere ancora la polvere nera che ti aveva permesso di
raggiungere
l’epoca di Elsa anni fa, magari con qualche piccola modifica
potrebbe portarti
lì…”
Gli occhi di
Jack si fecero come una fessura.
“Mi avevi
detto che era FINITA!”
“Immagino di
essermi sbagliato, in fondo allora avevi bisogno di una
spinta… “
“E tu cosa
ci guadagni? Cosa vuoi in cambio?”
“Come mai mi
fate tutti questa domanda? Comunque voglio solo che tu crei due piccoli
amici
di ghiaccio che possano tenermi compagnia, sai inizio a sentirmi solo
qui
dentro, i miei poteri sono aumentati, ma non riesco ad abbattere queste
sbarre
che avete creato voi guardiani!”
Jack lo
fissò perplesso e seccato.
“Mi stai
prendendo in giro!”
“No, è tutto
ciò che chiedo”
“Pensi
davvero che io sia così stupido? So bene che quello che
speri è provare un'altra volta a liberarti per sempre di
me e di Elsa, ma non ci
riuscirai!”
Un gelido
sorriso si formò sul volto di Pitch.
“Se
ne sei
così convinto allora perché non accettare? O
forse hai dei dubbi su quello che
potrebbe realmente scegliere Elsa?”
Odiava
profondamente quell’uomo e i suoi tentativi di insinuare
paura e dubbi nelle
persone.
“Taci e
dammi quella polvere, sceglierò poi cosa farne”
Pitch indicò
la terra accanto a lui, Jack alzò gli occhi al cielo creando
le statue di due
piccoli ragni di ghiaccio nella sua cella.
“Mi spiace
non mi è venuto in mente altro che fosse ‘alla tua
altezza’. Fingerò che sia
quello che vuoi davvero, ora posso avere ciò che voglio
io?”
Pitch gli
mostrò il sacchetto contenente la sabbia nera.
“La devo
solo modificare in base alle tue attuali paure, in modo da farti
viaggiare
nella stessa epoca di Elsa, ovvero in quella in cui non ti ha mai
incontrato”
Prese la
polvere ed iniziò a concentrarci tutti i suoi poteri
alimentati dalle paure di
Jack, provando un enorme dolore, ma doveva resistere, doveva completare
il
processo. Un’enorme quantità di
oscurità si riversò nella polvere dandogli una
finitura rossastra. Pitch sembrava stravolto, probabilmente aveva
utilizzato
quasi tutte le sue energie, la sua voce era quasi un sibilo quando gli
disse:
“Avrò
bisogno anche di quattro fogli ed inchiostro… ti spiace? Al
momento sai sono un
po’ impossibilitato ad uscire”
Jack
spazientito gli andò a prendere carta e inchiostro.
“Altro?”
Sbuffò Jack.
“Ho usato
quasi tutto il mio potere per modificare la polvere, ora manca solo
l’ultimo
tocco”
Pitch prese i
fogli ed iniziò a disegnarci su strani simboli, quindi ne consegnò due
insieme alla polvere a Jack, gli
altri due sembravano essere identici ai precedenti. Jack
fissò stranito i fogli
ricevuti.
“Cosa sono?”
“Rune per
far sì che il viaggio funzioni, io ne devo tenere una copia
identica
qui o non si
attiveranno”
Disse
indicando i due fogli identici che aveva lasciato con sé.
“L’altra
volta non servivano…”
Osservò lui
sospettoso.
“L’altra
volta dovevi solo viaggiare nel TUO tempo, stavolta è
più complicato, quindi
anche una volta lì se vuoi tornare indietro dovrai farti
fare una copia
identica delle rune da me stesso, all’epoca non ci
conoscevamo ancora, quindi
suppongo che hai un vantaggio che ti potrà consentire di
ricevere quanto
desiderato senza troppi problemi”
Jack continuò
a fissarlo con l’aria di una persona che non credeva ad una
parola di quello
che stava ascoltando.
“Ok se non
mi credi usala senza, ti ritroverai indietro nel tempo in questa
realtà dove ti
ho fatto conoscere Elsa, non ottenendo nulla! Ma io fossi in te non la
sprecherei, ora davvero non ne ho più e per farne altre mi
servirebbero anni…”
Jack mise
nella tasca della felpa il materiale ricevuto.
“Andrò dai
guardiani ed insieme decideremo cosa fare, anche se evidentemente non
hai i
poterei per uscire, non voglio rischiare nulla!”
“Oh aspetta,
che sbadato, mi sono dimenticato di dire ad Elsa una
cosa…”
“Cosa?”
“Che c’è un
prezzo da pagare per lei che è arrivata bevendo la
fiala”
Jack stava
iniziando a perdere la pazienza.
“Ovvero?”
“Beh, la sua
coscienza avendo letteralmente viaggiato in un universo parallelo,
verrà
sostituita gradualmente da quella dell’Elsa della sua epoca,
scordandosi della
vita che ha avuto con te da quando io ho interferito portandoti nel
passato,
più tempo resterà li e più cose
dimenticherà, quindi penso dovresti sbrigarti”
“Tu,
maledetta ombra strisciante!”
“Tic tac
Jack, tic tac….”
Furioso Jack
volò via dai guardiani.
Pitch si rivolse
ai suoi nuovi amici di ghiaccio fingendo di parlare con loro:
“Ehi salve miei
piccoli amici come va? Pensate
che si sia bevuto la cosa delle rune? Cosa dite? Ho dimenticato
nuovamente di
dire qualcosa… uh, che sbadato è vero! Non ho
detto a Jack che se andrà lì,
anche lui avrà un prezzo da pagare, seppur diverso da quello
di Elsa…”
Rise
divertito all’idea.
“Vorrei solo
essere lì per godermi lo spettacolo ma penso che in un certo
senso avrò chi lo
farà per me!”
Eccoci alla fine del secondo capitolo!
Inizialmente il primo capitolo doveva concludersi qui ma poi mi hanno
fatto
notare che forse come primo capitolo poteva essere tropo lungo, quindi
li ho
separati (da una parte meglio perché questo mi ha permesso
di aggiungere un
dettaglio che mi servirà dopo).
Una cosa che mi ero dimenticata di dirvi del
primo capitolo è che il nome
“l’incubo” si contrappone al primo
capitolo de “La
regina di Ghiaccio” che si intitolava “il
sogno” perché mentre nella prima fic
tutto parte dal sogno di Jack, in questo caso è
l’incubo di Elsa a scatenare
gli eventi.
Ma bando alle ciance, in questo cap Elsa
finalmente fa la sua scelta e riesce a ritrovare sua sorella, devo dire
che il
rapporto tra queste due sorelle mi ha sempre colpita ed è
proprio questo che
spinge Elsa a bere la fiala: Elsa ormai riesce a controllare i suoi
poteri ed
ha una vita felice come leggenda, ma l’idea di dover vivere
per sempre senza
mai più poter vedere Anna inizia a insinuare in lei delle
latenti paure che non
riesce più a nascondere. E’ questo a spingerla a
fare la scelta estrema di bere
la fiala, nonostante sappia molto bene che potrebbe essere la scelta
sbagliata.
Secondo voi ha fatto bene? Avreste fatto lo
stesso?
In tutto questo Pitch diventa sempre più
macchiavellico e si offre di aiutare Jack… cosa
vorrà realmente? A cosa
serviranno quei fogli? Cosa farà Jack? Quale sarà
il suo prezzo da pagare?
Se avete supposizioni, pareri e consigli
come sempre diteli pure, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate e
migliorarmi!
Ci vediamo al prossimo cap dove inizieremo
ad avere un primo squarcio degli eventi di Frozen 2, e niente mi
è tornata la
vena creativa e sto scrivendo parecchio, quindi ci rivedremo presto : )
Un
grazie speciale a Mari Lace
che mi ha fatto gentilmente da beta!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Il riflesso del passato ***
Cap 3 - Il riflesso del passato
Anna
accompagnò Elsa nella sua stanza, poi le rimboccò
le coperte come usava fare la
loro madre prima di farle andare a dormire.
“Ti lascio
riposare”
Disse, ma
quando stava per uscire dalla camera Elsa la fermò.
“Anna
aspetta…”
Aveva quasi
paura a lasciarla andare via, come se scomparendo dalla sua vista
potesse
scomparire nuovamente dalla sua vita. Non riuscì
però a continuare la frase,
era evidente che sua sorella in quel momento non potesse comprendere
ciò che
provava.
Anna notò
qualcosa di decisamente strano in sua sorella e nel suo sguardo, come
se fosse
qualcosa che andasse oltre al suo malessere, ma probabilmente era solo
una sua
impressione. Si riavvicinò al suo letto accennando un
sorriso.
“Non ti
senti bene e sei stanca, è bene che tu dorma adesso! Ci
vedremo domani mattina
ok?”
Elsa annuì,
Anna le stampò un tenero bacio sulla fronte, quindi la
salutò con la mano prima
di uscire dalla stanza.
Elsa fece
fatica ad addormentarsi, aveva la dannata paura che al suo risveglio
potesse
svanire tutto, inoltre continuava a percepire in modo strano i suoi
poteri,
come se stessero crescendo in un modo mai sperimentato finora.
Nonostante tutto
alla fine la stanchezza ebbe la meglio e cadde in un sonno profondo.
Sognò di
ritrovarsi in mezzo ad una nebbia fittissima, una miriade di voci si
confondevano nella sua testa e cercava di scorgere qualcosa
all’orizzonte, ma
con scarsi risultati.
Le voci
nella sua testa diventarono sempre di più, ma erano talmente
intense e confuse che
non riusciva a distinguerle, aumentavano solo il suo malessere.
Sentì la
testa quasi scoppiarle.
“BASTA!”
urlò, invocando i suoi poteri che crearono
un’esplosione intorno a lei,
dipanando leggermente la nebbia, rilevando la figura della luna.
La osservò
attratta dalla sua perfetta figura circolare che le donava una strana
sicurezza
in quel posto tanto irrequieto, placando le voci nella sua testa.
Sussultò
però quando d’improvviso la sentì
parlare, non sentiva la sua voce da quando
era divenuta una leggenda.
“Elsa cosa
stai facendo? Già sei stata insieme ad Anna, ti ho donato la
possibilità di
starle accanto per tutta la sua vita. Ora devi lasciarla andare, non
puoi
restare in questa epoca che non ti appartiene più o ne
dovrai pagare il prezzo”
Per tornare
Elsa avrebbe dovuto desiderarlo con tutta se stessa ed al suo risveglio
sarebbe
tornata per sempre a casa, o almeno così aveva detto Pitch.
Ma come poteva,
quando la cosa che più desiderava al momento era il poter
stare di nuovo
accanto a sua sorella?
“Lo so e non
potrò mai ringraziarti abbastanza, ma come posso
abbandonarla? Come posso non
rivederla più? Ho ancora tante cose da voler fare con lei,
da raccontarle. Ci
sono tante cose che non so, qui i miei poteri sono diversi e sembrano
aumentare,
perché? E come mai sono nata con questi poteri che avevo ben
prima che tu mi
tramutassi in una leggenda? Io devo stare con mia sorella e devo
scoprire tutto
questo a qualsiasi costo, e posso farlo solo qui”
Diede luce a
tutte quelle domande che serbava dentro di se da tempo, che finalmente
trovavano
voce, eppure perché si sentiva in colpa, quasi come se si
stesse giustificando?
“Se la
risposta a queste domande per te è così
importante, ebbene hai scelto”
Quelle
fredde parole furono le ultime che sentì dalla luna,
d’improvviso la nebbia
tornò ad oscurare il cielo ed un fortissimo vento gelido
piombò verso di lei
attraversandole il cuore, strappandole via qualcosa di importante,
qualcosa a
cui teneva davvero.
Nella
consapevolezza di ciò una lacrima scandì il suo
volto, insieme ad un senso di
nostalgia e profonda tristezza. Sentimenti che ormai non ricordava
più a cosa
fossero dovuti.
Senza
accorgersene si svegliò urlando, cosa che fece accorrere
Anna nella sua camera.
“Elsa tutto
bene?”
“C-credo di
sì”
Rispose
titubante, sentendosi ancora stranita.
Anna si
stese accanto a lei cingendola con il braccio.
“Era solo un
sogno tranquilla! Resterò qui finché non ti
addormenti di nuovo, ok?”
Elsa sentiva
ancora quella strana sensazione, come di aver dimenticato qualcosa di
importante, fissò sua sorella e si sentì una
stupida: accanto a lei aveva Anna
e tutte le persone che le volevano bene.
Era tutto
quello che contava.
Si sistemò
nel letto accanto alla sorella e si riaddormentò serena.
Jack
era
tornato dai guardiani, aveva raccontato loro quanto accaduto con Pitch,
sembravano tutti titubanti sul da farsi.
“Quel verme
strisciante di Pitch, non possiamo di certo fidarci di lui!”
esordì
Calmoniglio.
“Già ma non
possiamo nemmeno lasciare Elsa nei guai!” rispose preoccupata
Dentolina.
“La luna non
ti ha parlato vero?”
Chiese Jack
speranzoso fissando Nord, ma questo fece segno di no con la testa.
Sandy fece
comparire delle immagini sulla tua testa che Nord interpretò:
“Giusta
osservazione Sandy: i poteri di Pitch non sono così forti da
rompere le sbarre
che abbiamo creato!”
“Vero, ma se
Pitch vuole che Jack vada lì, molto probabilmente ha in
mente qualcosa”
Fece
osservare Calmoniglio, fu Dentolina a rispondergli.
“E’ vero,
però Pitch ha già provato a distruggere Elsa e
Jack in passato ma non ci è
riuscito, dobbiamo aver fiducia in loro!”
“Io sono d’accordo!
Infondo se Manny non si è fatto vivo, pensa che noi ce la
possiamo cavare
così!”
Rispose
Nord, gli altri non sembravano del tutto convinti.
“Il fatto è
che non possiamo lasciare Elsa lì da sola, non sappiamo che
effetti possa aver
avuto davvero quella fiala su di lei! Lo so che è rischioso
ma più ci penso e
più credo che tentare sia l’unica
possibilità!”
Disse Jack,
gli altri si fissarono per qualche istante ma non potevano che dargli
ragione,
da ore stavano discutendo la cosa eppure non trovavano altra soluzione.
“La polvere
basta per due viaggi, quindi andrò lì,
troverò Elsa e la riporterò indietro il
prima possibile” continuò lui.
“Bene, noi
faremo la guardia a Pitch intanto. Non uscirà da
lì hai la nostra parola!”
concluse Nord, Dentolina mise però una mano sulla spalla di
Jack.
“Jack però
stai attento mi raccomando… Pitch è un
calcolatore…”
“Lo so bene
Dentolina! Salverò Elsa da qualsiasi cosa la minacci e la
riporterò a casa. I
giochetti di Pitch non funzionano più su di me!”
“Allora
siamo tutti d’accordo”
Quando
Elsa
si riaddormentò sognò qualcosa di molto diverso
da prima: si stava divertendo a
utilizzare i suoi poteri che crescevano sempre più, creando
cumuli di neve e
nevicate. Si chiese se fare un pupazzo di neve o aspettare che
arrivasse sua
sorella quando sentì una bufera travolgerla.
Stranamente
quella bufera non le creava sensazioni negative anzi, sentiva come se
quella
neve le fosse familiare, anche se non creata da lei sentiva come se
l’avesse
creata qualcuno con buone intenzioni.
Si sorprese
a pensare una cosa simile: nessuno aveva poteri come i suoi.
Nessuno era
come lei.
Eppure tutta
quella neve proveniva da un unico punto… provò ad
avvicinarcisi facendosi
strada nella tormenta.
Ad
un certo
punto le parve di scorgere al centro della bufera la figura di un
ragazzo, ma
la cosa strana era che la bufera sembrava provenire da lui.
Impossibile!
Pensò,
eppure sembrava proprio così. Le stranezze non finivano qui
perché il ragazzo
era letteralmente sospeso in aria, portava in mano un lungo bastone di
legno ed
anche se in lontananza riusciva a scorgerne i capelli bianchi come la
neve e
gli occhi azzurri come il ghiaccio. Elsa aggrottò la fronte.
“Chi sei?”
Chiese lei,
il ragazzo sorrise senza dire nulla, ma prima che potesse chiedergli
altro lei
si svegliò.
Elsa si
ritrovò in camera sua, per qualche motivo si sentiva come se
quello fosse
qualcosa di più di un semplice sogno.
Assurdo Elsa, non dire sciocchezze!
Si
rimproverò, ma d’un tratto si ricordò
che quella mattina aveva una riunione col
consiglio. Si vestì in fretta precipitandosi giù
per le scale, strada facendo
incrociò Olaf che la salutò.
“Ciao Olaf,
scusami non posso fermarmi sono in ritardo!”
“Oh, lo sai
che la puntualità è ladra del tempo?”
Lei fece
un’espressione che lasciò trapelare che non avesse
idea di cosa volesse dire,
ultimamente Olaf stava sviluppando un’insolita saggezza,
forse anche lui stava
crescendo insieme ai suoi poteri?
“Vuol dire
che non ti devi preoccupare, essendo in ritardo non perdi tempo, rubi
solo
tempo a chi è puntuale!”
Bene ora che
lo sapeva la cosa non la tranquillizzò affatto, anzi si
sentì ancora più in
colpa! Arrivò finalmente davanti alla porta del salone,
prese qualche attimo
per darsi un’aria di compostezza, quindi entrò
scusandosi per il ritardo con i
suoi ospiti.
Passò un po’
di tempo con loro a discutere come regina di alcune tratte commerciali,
dopo
un’ora fecero una breve pausa, ne approfittò per
prendere una boccata d’aria al
balcone.
Fissava
l’orizzonte ancora stranita dalle sensazioni di quella notte,
si sentiva quasi
come se le sfuggisse qualcosa.
Qualcosa di davvero
importante.
Non
si
accorse di quanto tempo passò tra i suoi pensieri, ma quando
il maggiordomo la
interruppe per ricordarle che la stavano attendendo
sussultò, formando
involontariamente del ghiaccio sulle sue mani e congelando parte del
balcone su
cui era appoggiata. Ormai era capace di controllare i suoi poteri, ma
ultimamente stavano crescendo in modo a lei sconosciuto e quando
accadevano
cose simili in pubblico era sempre imbarazzante.
“Chiedo
scusa, arrivo subito”
Fu in quel
momento che la sentì: una voce la chiamava da lontano, come
se la invitasse a seguirla.
“La senti
anche tu?”
Chiese a
Kai.
“Cosa?”
“Non
importa”
Doveva
esserselo immaginato.
Jack
fissò irrequieto
il sacchetto di polvere nella sua mano e poi la luna nel cielo, come
era solito
fare nei suoi momenti più bui.
“Non
guardarmi così, lo so che è sbagliato, ma non ho
alternative! Ti prego fa che
vada tutto bene e che Elsa torni da noi!”
Prese una
manciata di sabbia nella mano e si rivolse al vento.
“Ehi amico
mio, portami ad Arendelle!”
Detto questo
si lascò trasportare dal vento e lanciò la sabbia
su di esso, il che produsse
dell’insolito fumo rossastro che lo ricoprì
totalmente. Sembrava tutto diverso
dall’ultima volta che l’aveva usata, il che
probabilmente era dovuto alle
‘modifiche’ apportate da Pitch o da quelle strane
rune, fatto stava che iniziò
a sentirsi strano e pervaso da un fortissimo mal di testa.
Chiuse gli
occhi dal dolore, sentì il vento ed il fumo attraversarlo
ancora per diversi
minuti, sperò solo che finisse presto.
Quando
riaprì gli occhi era disteso a terra, si rialzò
lentamente massaggiandosi la
testa, maledicendo mentalmente il giorno in cui aveva incontrato Pitch.
Si
guardò intorno e sembrava in effetti circondato da quelli
che avevano tutta
l’aria di essere i monti di Arendelle, come sempre ancora
innevati e con qualche
distesa di ghiaccio.
Non era
ancora sicuro di essere nell’epoca giusta, eppure
c’era qualcosa che non
andava, si sentiva pervaso per tutto il corpo da una stranissima
sensazione che
non provava da anni ormai.
Vide il suo
bastone a qualche passo da lui, probabilmente senza accorgersene gli
era
scivolato, si avvicinò per raccoglierlo, ma una volta nella
sua mano notò
qualcosa di strano: provò anche solo a far nevischiare ma
nulla, sembrava non
funzionare.
Che diavolo succede?
La strana
sensazione che pervadeva il suo corpo aumentava ogni minuto di
più, iniziò
anche a tremare.
Provò ad
avanzare ma scivolò sul ghiaccio ai suoi piedi,
poggiò il bastone per provare a
rialzarsi, ma quello che vide lo lasciò sconcertato, come
paralizzato.
Stava
infatti fissando quella che a stento riusciva a riconoscere come la sua
figura
riflessa nel ghiaccio, o più precisamente, non era quella
che era abituato a
vedere da più di trecento anni ormai: non era quella del
ragazzo con i capelli
bianchi e gli occhi azzurri come il ghiaccio, bensì una
figura appartenuta ad
un passato ormai lontano.
Capelli
ed
occhi castani… adesso aveva capito cos’era quella
sensazione che non provava
più da tantissimo tempo.
Il freddo.
Ora ne era
certo, per qualche assurdo motivo era tornato un essere umano!
Ma come era
possibile?
Cosa diavolo
aveva combinato Pitch?
Ma prima che
potesse continuare con le domande sentì la testa girargli
più del dovuto, a
meno che non fosse il pianeta intero a farlo! Sentì una voce
in lontananza ma
era troppo stanco per rispondere.
Poi nulla.
Una
volta
terminati i suoi impegni quotidiani da sovrana del regno, Elsa
tornò ad
affacciarsi alla finestra come per riprendere quell’aria che
le era mancata.
Sapeva che come regina aveva dei doveri ma a volte si sentiva come
oppressa da
tutte quelle responsabilità.
Fissò
Arendelle e le persone che camminavano, sentì il vento sul
suo viso: era un
vento che annunciava cambiamenti, come anche quella strana voce che la
chiamava
che continuava a sentire nella sua testa.
E lei non
era sicura di essere pronta.
Tra
la gente
scrutò Anna, Kristoff, Sven e Olaf, era così
felice insieme a loro, sembrava
tutto così perfetto che non lo avrebbe voluto cambiare.
Le sembrava
quasi come se tutto ciò le fosse mancato, ma non era
così, infondo da quando il
regno era tornato alla normalità le porte erano aperte e
passavano spesso delle
felici giornate tutti insieme.
Corse
incontro a loro e decisero di passare del tempo anche con il popolo:
ballarono,
cantarono ed Elsa creò persino dei giocattoli di ghiaccio
per i bambini.
Tutto
sembrava davvero perfetto ma ad un certo punto una ragazza bionda venne
verso
di loro.
“Regina
Elsa!”
Era Kristen,
un’amica di Kristoff che si occupava del commercio del legno
e sembrava
turbata.
“Questo è il
modo di salutare?”
La
rimproverò ironico Kristoff, ma lei fece
un’espressione seria.
“Ci
saluteremo dopo… c’è una questione
urgente: venendo ad Arendelle ho trovato
qualcosa sulle montagne, o meglio qualcuno! Non stava bene e aveva
perso i
sensi oltre ad essere gelato; mi sono permessa di portarlo al castello,
non
sapevo che altro fare!”
“Hai fatto
bene, torniamo al castello: avvertirò anche il medico di
corte per visitarlo”
Disse Elsa,
temendo che i cambiamenti nelle loro vite sarebbero iniziati molto
prima di quanto
sperasse.
Eccoci al terzo capitolo, qui inizia
finalmente il collegamento con Frozen 2 visto? Insieme ad esso
inizieranno i
dolori per cercare di ricostruire le immagini come dovrebbero, quindi
abbiate
pazienza se non saranno tutte di ottima qualità ma la
maggior parte le dovrò
editare con le mie manine vista la situazione (inoltre le immagini ad
oggi
disponibili di frozen 2 non è che sia già di per
loro di questa grande
qualità). Almeno quella di Jack che si riflette nel ghiaccio
mi ha soddisfatta
abbastanza per come mi è venuta!
Una mia curiosità, le immagini le vedete
prima di leggere oppure le coprite aspettando di leggere le frasi che
le
precedono per evitare spoiler? (conoscendomi se fossi io a leggere le
coprirei,
lo faccio a volte anche con delle parti di libro se ho paura che la
curiosità
mi spinga a sbirciare e volevo sapere se sono l’unica pazza
ahahaha)
Elsa fa la sua scelta ma ne paga il prezzo.
Anche Jack, proprio come aveva detto Pitch, paga un prezzo ovvero torna
indietro come umano.
Che ne pensate? Il fatto è che mentre
pensavo ad una trama ispirata a Frozen 2 avevo paura di ripetere troppe
cose o
situazioni già ‘raccontate’ nella prima
fic, così ho pensato e ripensato ed
alla fine mi è venuta questa idea che può sia
permettere di rispettare la trama
del film ed allo stesso tempo di creare nuove situazioni.
Ho inserito un piccolo cammeo di Kristen, un
oc creato per la oneshot kristanna “E’ vero
amore?” che fa sempre parte del
mondo della serie “La regina di ghiaccio”, trovavo
giusto darle uno spazio
anche se breve.
Come sempre aspetto i vostri pareri ed
eventuali suggerimenti
Al prossimo cap!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Vita a palazzo ***
cap 4 Vita a palazzo
Jack
riaprì
lentamente gli occhi ma si sentiva ancora intontito, motivo per il
quale gli ci
volle qualche secondo prima di riconoscere la figura di Elsa in piedi
davanti
al letto dove era steso.
“Elsa sei
tu? Lo sai che ho fatto un sogno stranissimo…?”
Il suo
sguardo si posò anche sulla figura accanto alla regina.
“Oh Anna ci
sei anche tu!”
Gli ci volle
qualche attimo per metabolizzare la cosa.
“ASPETTA ci
sei anche TU?”
Con uno
scatto improvviso alzò il busto fino a ritrovarsi seduto sul
letto, solo allora
realizzò cosa era successo e che purtroppo non si trattava
assolutamente di un
sogno.
Era
nel
castello di Arendelle con Elsa, Anna, Kristoff ed Olaf insieme ad un
uomo che
aveva tutta l’aria di essere un medico. Tutti lo fissavano in
maniera
sconcertata, ma lui continuava a guardare la principessa come se fosse
morta,
ed in effetti per lui lo era da tempo.
Quindi Pitch
aveva detto la verità! Il che lo preoccupava ancora di
più perché voleva dire
che non aveva la minima idea del reale motivo per cui lui lo avesse
aiutato, di
certo non per far felice Elsa o per sua anima caritatevole!
“Anna tu
conosci questo tipo?”
Chiese
perplesso Kristoff indicando Jack.
“No”
Confermò
Anna chiedendosi perché la stesse fissando in quel modo
preoccupante, quindi si
rivolse alla sorella, ma anche lei alzò le spalle.
Olaf le
sussurrò portando una mano davanti alla bocca per non farsi
sentire.
“Poverino
deve essere pazzo… non ti preoccupare ci penso io!”
Sorrise a
Jack e con aria tranquilla lo salutò agitando la mano.
“Ciao strano
e misterioso sconosciuto totalmente sospetto, io sono Olaf!”
“Ehi io non
sono sospetto!”
Protestò
lui, ma fu interrotto dal medico.
“Capisco le
vostre condizioni di salute, ma quello che intendeva Olaf penso fosse
che
dovreste rivolgervi in maniera più appropriata alla regina e
alla principessa
di Arendelle, soprattutto se come sembra non le conoscete di
persona!”
“Condizioni
di salute? Cosa intendi?”
Chiese Jack
preoccupato. Il medico sospirò vedendo che anche a lui gli
si rivolgeva col
‘tu’ invece che col ‘voi’,
iniziò a domandarsi se fossero le sue condizioni a
parlare o la sua maleducazione, stava per dire qualcosa quando Kristoff
lo
anticipò.
“Una mia
amica ti ha trovato svenuto nella parte alta delle montagne dove ci
sono già
ghiaccio e neve, non avevo mai visto nessuno così folle da
stare da solo in un
luogo simile a piedi scalzi, devi ringraziare che ci fosse lei o
saresti potuto
morire assiderato!”
“Lo svenimento
è dovuto o ad uno sbalzo di
temperatura improvviso o ad uno shock, grazie alle medicine che vi ho
somministrato state meglio e la temperatura è tornata
stabile, ma dovete stare
riguardato e al caldo”
Concluse il
medico, gli lasciò sul comodino delle erbe medicinali
“Bevetene un infuso al
giorno mi raccomando. Penso che il mio ruolo qui sia finito, se
permettete vostra
altezza…”Pronunciò l’ultima
frase rivolgendosi ad Elsa che annuì col capo.
“Certo, vi
ringrazio per il vostro prezioso aiuto, andate pure”
“Fatemi
chiamare per qualsiasi necessità”
Rispose lui
prima di andar via, lanciando un’occhiata al povero Jack:
probabilmente nutriva
qualche sospetto su di lui o semplicemente non tollerava la sua poca
educazione.
Elsa fissò
Jack con aria incerta, qual ragazzo aveva decisamente un’aria
familiare, eppure
era sicura di non averlo mai conosciuto prima.
“Chi siete
voi?”
Quelle
parole arrivarono come fredde lame ghiacciate nel cuore di Jack. Era
solo
dovuto al suo attuale aspetto o davvero si era scordata di lui? Aveva
dimenticato tutto il tempo passato insieme? Non era nemmeno sicuro di
voler
scoprire la risposta alle sue domande.
“Sono Jack,
ma vi prego datemi del tu”
“Jack come?
Avrai anche un cognome immagino”
Esordì con
aria sempre più sospettosa Kristoff. Jack esitò a
rispondere, Elsa non aveva
sbattuto ciglio quando gli aveva sentito pronunciare il suo nome e se
davvero
non ricordava nulla, sarebbe di certo risultato ancora più
pazzo se avesse
detto di essere Jack Frost.
“Pensate che
lo svenimento e il freddo gli abbiano causato anche una perdita della
memoria o
semplicemente lo strano e misterioso sconosciuto totalmente sospetto ci
sta
nascondendo qualcosa?” chiese Olaf.
“Ehi io sono
qui! E comunque ce l’ho un cognome…”
Doveva capire quanto Elsa si ricordasse di Jack Frost ma non era
decisamente
quello il momento di rischiare, quindi decise di dare un altro nome, un
nome
che non dava da tempo.
“Jackson
Overland, ma voi potete chiamarmi Jack”
Esordì,
quindi fu di nuovo Kristoff a rispondergli.
“Bene JACK,
da dove vieni e come mai eri sulle montagne di Arendelle? Ti sei anche
rivolto
ad Anna ed Elsa come se le conoscessi, eppure dalle loro reazioni
parrebbe di no…”
Ok, a
malapena si era abituato al fatto di ritrovarsi di nuovo come essere
umano, non
aveva la minima idea di come rispondere a tutte quelle domande!
Improvvisò le
prime risposte che gli vennero in mente cercando di essere il
più naturale
possibile.
“Io ecco…
vengo da un piccolo villaggio a nord di Arendelle, ma persino
lì tutti
conoscono di nome la regina e la principessa, per non parlare delle
loro
vicissitudini! Ero curioso di riuscire ad incontrarle e volevo vedere
di
persona gli incredibili poteri di Elsa!”
“E ti sei
ritrovato ad attraversare i monti di Arendelle da solo e
SCALZO?”
Chiese
Kristoff ancora dubbioso.
“Bé io non
ero scalzo, non dall’inizio almeno…”
“Ah no?”
“No!”
“E come ci
si ritrova scalzi nel mezzo di un ghiacciaio? Illuminaci!”
“Bé è
semplice… io… stavo facendo… un
gioco!”
“Un gioco?”
“Sì era più
una scommessa diciamo… avevo scommesso con i miei amici cha
sarei stato per cinque
minuti scalzo su un ghiacciao, ma non avendolo mai fatto volevo fare un
tentativo quando nessuno mi poteva guardare… per non fare
figuracce insomma!”
Dalle
espressioni che fecero, Jack capì che a loro risultava
assurdo almeno quanto a
lui nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole. Ormai era
fatta, quindi
si decise a concludere il bizzarro racconto sperando di non essere
rinchiuso in
un manicomio o in qualsiasi cosa simile ci fosse ad Arendelle a
quell’epoca.
“Poi sono
scivolato, facevo fatica anche solo a stare in piedi sul ghiaccio per
tornare
indietro, il freddo ha preso il sopravvento… ed il resto lo
sapete”
Nessuno
sembrava convinto al cento per cento, ma almeno nessuno
obiettò cosa che Jack
considerò quasi una vittoria visto come stava degenerando la
situazione. Mai
avrebbe potuto pensare di invidiare i tempi in cui non era visibile
agli
adulti: sincerità, divertimento, niente strani malesseri,
poteri…
Ma
quell’ultimo pensiero gli riportò alla mente una
cosa fondamentale.
“Dov’è il
mio bastone?”
Chiese con aria
visibilmente preoccupata. Non poteva usarlo ma era deciso a trovare un
modo per
riportare tutto alla normalità ed il suo bastone gli sarebbe
stato essenziale prima
o poi, per non parlare del fatto che erano anni che non se ne separava
mai. Sentiva
quasi come se facesse parte di sé.
“Intendi
questo?”
Quando
Kristoff prese un bastone che era stato appoggiato al muro, Jack diede
un
sospiro di sollievo riconoscendolo.
“Si grazie,
lo so che è solo un bastone ma non me ne separo
mai”
Disse mentre
Kristoff glielo consegnava, ma nell’osservarlo fu Elsa
stavolta a trasalire.
Aveva già
visto quel bastone… assomigliava tremendamente a quello
tenuto dal ragazzo nel
suo sogno! Non aveva senso, probabilmente era solo una coincidenza, ma
voleva
accertarsene.
“Dove hai
preso quel bastone?”
Gli chiese
incuriosita. Jack sperò che quella domanda fosse dovuta al
fatto che non lo
avesse ancora dimenticato del tutto.
“L’ho
trovato tempo fa su un lago di ghiaccio, mi ha aiutato a salvare mia
sorella e
da allora non me ne separo mai”
Per la prima
volta da quando si era risvegliato sentì di aver detto la
verità. Purtroppo se
voleva procedere con cautela era un lusso che sapeva di non potersi
permettere
a lungo; sospirò prima di continuare a parlare, accennando
un sorriso.
“Lo
considero una specie di portafortuna! E poi si dice che sia appartenuto
a Jack
Frost!”
“Jack Frost,
la fiaba per bambini?”
Quelle
parole trafissero Jack più di quanto potesse fare una spada:
nonostante come
umano fosse visibile ad Elsa, gli face davvero male avere la conferma
che non
credesse più in lui e che non si ricordasse del loro passato
insieme.
Era arrivato
tardi.
“Bé alcune
leggende hanno il loro fascino”
Rispose Jack
con più amarezza del dovuto.
“Ma che
maleducati! Mi sono accorta solo ora che non ci siamo
presentati”
Li
interruppe Anna, per poi proseguire con le presentazioni di tutti. Jack
annuì
fingendo stupore, nonostante li conoscesse ovviamente già
tutti.
“Ora però
forse è il caso che ti lasciamo riposare come ha detto il
dottore”
Esordì Elsa,
quindi tutti lo salutarono, l’ultimo fu Olaf.
“Ciao strano
e misterioso Jack, totalmente sospetto!”
Anna lo
guardò male, ma Jack rise.
“Bé almeno
non sono più ‘sconosciuto’, lo
considererò come un passo avanti!”
Appena
uscirono tutti, Jack diede un sospiro di sollievo: era sicuro di non
aver detto
tante bugie in una volta sola in tutta la sua esistenza.
Jack
provò a
riposare come gli avevano suggerito ma non ci riusciva: continuava a
pensare a ciò
che gli era accaduto e a come diavolo avrebbe potuto fare ad uscire da
quella
situazione e a far tornare i ricordi ad Elsa.
Senza i suoi
ricordi Elsa non sarebbe potuta tornare e Pitch di sicuro lo sapeva,
come
probabilmente sapeva anche cosa sarebbe successo a lui… li
aveva ingannati
ancora ed il solo pensiero lo faceva ribollire dalla rabbia.
Sopraffatto
dai suoi pensieri decise di alzarsi, si avvicinò allo
specchio della camera e
fissò il suo riflesso.
Ancora
faticava a riconoscersi, si sorprese a chiedersi se così
sarebbe piaciuto lo
stesso ad Elsa.
Ma a che cavolo stai pensando Jack? Ci sono
decisamente cose più serie di cui preoccuparsi al momento!
Si
rimproverò, ma sussultò quando
d’improvviso qualcuno entrò nella camera.
Era Elsa, la
quale si sorprese nel vederlo in piedi.
“Dovreste
stare a letto e a riposo!”
“‘Dovresti’,
ti ho già detto di darmi del tu, inoltre non penso che
riuscirò a stare fermo a
letto un minuto di più!”
Rispose lui
con un sorriso alzando le spalle. Elsa sospirò, ma non
poteva di certo
obbligarlo… quindi gli porse due paia di scarpe.
“Queste
erano di mio padre… prova a vedere se ti calzano! Purtroppo
Kristen non ha trovato
le tue scarpe sul ghiacciaio”
Jack provò
entrambe le paia, per poi indossare quelle che gli andavano
più giuste.
“Sicura che
posso prenderle?”
Chiese
mentre le allacciava.
“Certo,
ormai non sono più utili a nessuno!”
A quelle parole
abbassò lo sguardo. Jack odiava vederla così
quindi provò a tirarle su il
morale.
“Ehi, allora
cosa fate qui per divertirvi?”
Elsa
spalancò gli occhi aggrottando un sopracciglio.
“Frena, tu
dovresti stare a riposo e prendere le tue erbe!”
Gli indicò la
tisana alle erbe medicinali che aveva portato in camera.
Jack alzò
gli occhi al cielo avvicinandosi alla tazza che conteneva uno strano
liquido
verdastro fumante: aveva l’aria di essere bollente. Prese in
mano la tazza,
quindi vi soffiò sopra prima di darvi un sorso: fece una
smorfia per il sapore,
probabilmente era composta da qualche strana erba medicinale ma a lui
sembrava steppa
ammuffita.
Elsa rise
nel vedere la faccia di Jack.
“Te lo sogni
se pesi che io beva questa roba!”
Protestò lui
allontanando la tazza dopo il primo sorso.
“Cos’è hai
sei anni per caso? Penso che tu sia abbastanza grande da bere una
medicina che
ti fa bene anche se il sapore non ti piace!”
Lo riproverò
ironica lei, spingendo nuovamente la tazza verso di lui. Jack
fissò la tazza
come se fosse l’ultima cosa che desiderava bere al momento.
“Ok,
facciamo così: se la bevi tutta ti prometto che ti porto a
fare un giro del
castello, all’interno ovviamente! Così non rischi
ricadute, anche se qui in
città non fa ancora molto freddo, d’altronde siamo
solo in autunno”
Jack pensò
che se avessero passato del tempo insieme magari le sarebbero tornati i
ricordi
prima o poi! Avrebbe provato di tutto pur di tornare alla
normalità ed un
imbevibile intruglio verde non lo avrebbe potuto uccidere giusto? Anche
se nel
vederlo gli sembrava tutto l’opposto.
“Affare
fatto”
Disse lui,
quindi chiuse gli occhi e buttò giù
l’infuso di erbe medicinali il più
velocemente possibile. Il sapore era tremendo ed il fatto che fosse
caldo non
aiutava, ma non aveva la minima intenzione (o il coraggio) di
sorseggiare per
ore quella roba. Una volta finito di bere fece una smorfia disgustata
ancora
più evidente di quella di prima; Elsa rise nuovamente.
“Non c’è
niente da ridere è stato orribile e crudele! Come minimo mi
aspetto che questo
castello sia fantastico adesso!”
Rispose lui
con una punta di ironia.
“Spero che
tu ti senta davvero in forze perché sono molte
stanze!”
Elsa fece
visitare a Jack le numerose stanze del castello spiegando ognuna di
essa per
cosa fosse utilizzata.
Jack si
portò dietro il suo bastone, a quanto pare era vero che non
se ne separava mai,
Elsa lo trovò bizzarro ma comunque dolce se effettivamente
gli ricordava il
salvataggio di sua sorella.
Nel corridoio
incontrarono Kristoff intento a dire qualcosa a Sven, Elsa si
avvicinò.
“Tutto
bene?”
A quelle
parole Kristoff fece un salto, non aspettandosi di incontrare la
regina. Stava
provando con Sven le parole da dire ad Anna per dichiararsi: voleva
fargli la
proposta di matrimonio, cosa che assolutamente non doveva sapere
nessuno,
soprattutto sua sorella. Nascose velocemente in tasca
l’anello sperando che
nessuno l’avesse visto.
“C-certo,
stavo solo… ecco… raccontando a Sven del nostro
nuovo ospite inatteso!”
Indicò Jack
accanto a lei prima di proseguire.
“A proposito
cosa ci fa qui?”
Dal suo tono
Jack capì che ancora era ritenuto sospetto.
“Ha
insistito per fare un giro del castello, e che regina sarei se non
fossi
gentile con i nostri ospiti?”
“Ok ma fa
attenzione mi raccomando, spero tu sappia quello che fai”
“Kristoff
non ti preoccupare so badare a me stessa!”
Rispose lei
con aria sicura.
“Oh lo so
bene, io mi riferivo a Jack infatti!”
Jack si
sentì strano, non era abituato a tanta diffidenza nei suoi
confronti, ma
d’altronde era plausibile: sapevano poco di lui e di certo
non aveva dato una
spiegazione che fosse tra le più credibili
nell’universo!
Proseguirono
il giro lasciando Kristoff, quindi arrivarono in un’enorme
salone.
“Wow e
questo per cosa viene utilizzato?”
“È la
sala da ballo, la utilizziamo per feste o ricevimenti”
Il viso di
Jack si illuminò immaginandosi milioni di persone che si
divertivano in quella
sala.
“Bé allora
dovremmo ballare!”
Disse lui
porgendole la mano con un sorriso ma lei indietreggiò: non
era solita ballare,
figuriamoci con uno sconosciuto!
“Mi spiace
ma io non ballo”
Tagliò corto
lei, per poi invitarlo a seguirla nella stanza successiva. Jack rimase
male per
quella risposta, ma d’altronde doveva accettare che al
momento era poco più di
uno sconosciuto per Elsa: era comunque deciso a non arrendersi.
Arrivarono
in una sala piena di quadri, Elsa spiegò che lì
tenevano tutti i quadri più
importanti ed iniziò a mostrargliene qualcuno spiegando cosa
rappresentava. Arrivarono
davanti ad un quadro con al centro due giovani circondati dalla folla.
“Questo
quadro lo trovo molto bello, rappresenta
il primo ballo tra due giovani che sancirà
l’inizio della loro relazione”
Jack fissò
attentamente il quadro per qualche minuto.
“E…?”
Elsa lo fissò
stranita non capendo a cosa si riferisse, quindi lui
proseguì.
“C’è un
altro dettaglio molto importante rappresentato nel quadro che non hai
spiegato!”
“Cosa?”
Domandò lei
dubbiosa, chiedendosi se lui avesse già visto in qualche
modo quel quadro.
“Quelle tre
persone alle spalle del ragazzo infondo: lui sta facendo notare alla
ragazza
quanto sia disastroso il vestito di lei e la signora dietro di loro
ride
divertita della cosa!”
Elsa rise.
“Ma non è
vero!”
“Ah no? E
come fai a saperlo? A me sembra proprio sia andata così,
devi imparare a vedere
oltre ciò che ti mostrano gli altri”
“Ma un
artista non avrebbe mai rappresentato qualcosa del genere!”
“E perché non
avrebbe dovuto? È
molto più divertente così! Dai prova anche
tu!”
“Cosa?”
“Dimmi cosa
vedi in quel quadro!”
Jack gli
indicò un quadro con una donna sull’altalena
spinta da un uomo.
“Oh
questo
dovrebbe essere un parente del duca del regno del sud al suo primo
appuntamento…
lei sembra stia pensando… a quanto sia gentile ad offrirsi
di spingerla per
così tanto tempo?”
Tentò di
improvvisare Elsa con l’ultima frase ma Jack scosse la testa
ridendo.
“Disastroso
primo appuntamento vorrai dire!”
Lei lo fissò
dubbiosa.
“Guarda non
vedi che la sua scarpa vola via?”
Disse indicandola
nel quadro.
“Non lo
avevo mai notato”
“Ecco,
appena se ne è accorta hanno passato l’intero
pomeriggio a cercarla nel bosco e
lei si è rovinata tutto il vestito: un vero
disastro!”
Elsa rise
nuovamente.
“Assurdo!”
“Ti do un’altra
possibilità: questa volta mettici più impegno mi
raccomando”
Indicò un
altro quadro con numerose persone.
“In
questo
quadro la donna a destra con il suo fidanzato vengono presentati alla
marchesa
e a suo marito sulla sinistra”
“E…”
La incitò
Jack. Elsa era decisa a sorprenderlo stavolta, quindi con entusiasmo
indicò la
ragazza sulla destra pronta a sfoderare tutta la sua immaginazione.
“E...
se vedi
bene è sorpresa del fatto che nonostante sia lei la nuova
arrivata, tutti
stanno guardando la marchesa: probabilmente sta pensando ‘se
solo avessi messo
dei tacchi più alti forse le cose sarebbero diverse
adesso’”
Entrambi
scoppiarono a ridere.
“È
stato stupido!”
Sentenziò
Elsa.
“È
stato divertente!”
La corresse
Jack.
“Anna
approverebbe, lei passava moltissimo tempo qui a fantasticare sulla
vita dei
personaggi dei quadri prima che aprissimo le porte del
castello”
Il viso di
Elsa si incupì leggermente nel ricordare la loro infanzia
separata, Jack intuì
il perché, infondo lui aveva osservato per anni Elsa chiusa
nella sua stanza:
fino ad allora però non aveva mai pensato al punto di vista
di Anna ed in quel
momento gli dispiacque molto anche per lei.
“E chi è la
donna in quel quadro invece?”
Chiese più
seriamente Jack indicando un quadro con una donna
con’armatura.
“Oh quella è…”
“Giovanna!”
Disse una
voce alle loro spalle che fece girare entrambi: era Anna.
“Vedo che
Elsa ti ha già fatto fare un noioso giro del
castello!”
Continuò lei
con tono scherzoso.
“Diciamo che
abbiamo trovato il modo di renderlo divertente! Non che ce ne fosse
molto
bisogno, insomma è un castello davvero enorme e molto
bello”
“Ne ho
parlato prima con Elsa e vi ho raggiunti proprio perché
eravamo d’accordo nel
dirti che… si insomma non siamo state
accoglienti… cioè non che non lo siamo
state, ci abbiamo provato, ti abbiamo fornito un medico, ma comunque
non è
stato carino ciò che ti abbiamo detto…
cioè non tutto ovviamente ma qualcosa…”
“Quello che
mia sorella sta cercando di dirti è che come regina e
principessa di Arendelle
ci scusiamo per averti tempestato di domande appena ti sei svegliato,
non è stato
molto educato da parte nostra e dei nostri amici”
La
interruppe Elsa ma poi Anna continuò.
“Purtroppo
siamo un po’ diffidenti con gli sconosciuti da
quando…”
“È
successa la questione di Hans”
La anticipò
Jack, cosa che sorprese le due sorelle.
“E tu come
lo sai?”
“Bé ecco…
tutti conoscono la storia del traditore di Arendelle ormai!”
Disse lui
conscio del fatto che non avrebbe potuto scordare quel demonio nemmeno
tra
altri trecento anni!
“Immagino
sia così, ma qui ad Arendelle siamo anche famosi per la
nostra ospitalità,
quindi potrai rimanere come nostro ospite a palazzo fin quando
deciderai di
restare in visita, è il minimo che possiamo fare”
Disse Elsa.
“Vi
ringrazio infinitamente”
Rispose lui
un po’ imbarazzato e sperando vivamente che quella visita non
dovesse durare
troppo: le cose dovevano tornare alla normalità il prima
possibile.
Anna
improvvisamente si ricordò di qualcosa.
“Ah Elsa ricordati
che stasera abbiamo la serata mimi!”
“Mimi?
Fantastico, io sono un asso in questo gioco!”
Disse Jack,
cosa che lasciò un attimo entrambe interdette: la serata
mimi normalmente era
una cosa che facevano in famiglia, allo stesso tempo non volevano
risultare
nuovamente scortesi con il loro ospite.
Jack notò il
loro silenzio, capendo imbarazzato che forse l’invito non era
rivolto anche a
lui.
“Oh… cioè io
credo che dovrei riposare! Non è un problema andate
voi”
Era sicuro
di essere arrossito più del necessario, iniziava ad odiare
la sua condizione di
umano.
“Di solito
la serata mimi la facciamo in famiglia, ma forse potremmo fare
un’eccezione per
una volta?”
Chiese Anna
rivolgendosi alla sorella, sentendosi ancora in un misto tra
l’essere in colpa
per come avevano trattato Jack ed il riservarsi ancora dei sospetti nei
suoi
confronti.
Elsa rifletté
un attimo prima di rispondere, anche lei nutriva ancora dei dubbi su
quello
strano ragazzo ma era sembrato gentile fino ad adesso ed un gioco di
certo non
li avrebbe uccisi, anzi forse avrebbero potuto scoprire qualcosa in
più sul
misterioso straniero.
“Potremmo
fare un’eccezione ma Jack ha ragione, deve riposare. Quindi
potrai unirti a noi
solo se ora tornerai in camera e non vi uscirai fino a
stasera… intesi?”
“Affare
fatto”
Rispose lui
con aria felice dalla notizia di poter partecipare, quindi
salutò le due
sorelle e tornò in camera.
Finalmente
Jack riuscì a riposare. Quando si svegliò era
già sera ma si sentiva
decisamente meglio, controllò l’ora
sull’orologio a pendolo fisso alla parete,
ma mancavano quasi due ore all’appuntamento con Anna ed Elsa.
Trovò
accanto al letto qualcosa di caldo da mangiare: probabilmente
l’aveva lasciato
la servitù per non svegliarlo.
Si sedette
sul bordo della finestra a mangiare mentre fissava il panorama:
Arendelle era
poco illuminata ma comunque si intravedeva la gente che girava per la
strada, il
suo sguardo si posò su alcuni bambini che giocavano a
rincorrersi. Adorava
fissare i bambini divertirsi, anche se in quel momento non era
più Jack Frost,
era una cosa che lo metteva sempre di buon umore.
Quando i
bambini uscirono dal suo campo visivo spostò il suo sguardo
sul resto del
paesaggio: intravide il percorso che faceva solitamente in volo per
andare a
trovare Elsa, sorrise al solo ricordo di quei momenti che adesso gli
sembravano
distanti secoli. Vide poi più avanti l’inizio
della foresta di Arendelle che al
buio sembrava oscura più che mai, in qualche modo quel posto
lo inquietava, ma
come mai?
Ci rifletté
per qualche istante, finché non se ne ricordò il
motivo: tempo fa Elsa gli
aveva detto di aver incontrato lì per la prima volta Pitch.
Iniziò a
passargli per la mente un’idea davvero assurda, ma doveva
fare qualcosa e forse
quella era la sua unica possibilità e visto quanto fosse
disperato, non vedeva
molte alternative. Quindi per quanto folle e probabilmente inutile
sarebbe
potuto essere decise che ci avrebbe almeno provato, il suo unico
problema era
che non poteva uscire o la servitù lo avrebbe riferito
sicuramente ad Elsa ed
Anna.
Pensa Jack pensa.
Disse a se
stesso per incoraggiarsi mentre si guardava intorno, finché
non vide i rami
dell’albero che si ergeva davanti alla sua finestra: con un
po’ di fortuna
forse ci si sarebbe potuto arrampicare per scendere e salire senza
farsi notare…
infondo era solo al primo piano.
Aprì la
finestra ed osservò l’albero: con i suoi poteri
sarebbe stato uno scherzo
volare giù, ma anche da umano un tempo se la cavava bene ad
arrampicarsi, solo
che non lo faceva da anni.
Dai Jack puoi farcela, sarà
divertente
vedrai!
Si fece
coraggio, quindi si sedette sul bordo e portò entrambe le
gambe sul cornicione,
si allungò verso il ramo facendo attenzione a non
sbilanciarsi troppo, quindi
con un piccolo salto arrivò con entrambi i piedi sul ramo
dell’albero.
Purtroppo non si sentiva affatto stabile, cercò di tenere
l’equilibrio ma lo
perse definitivamente cadendo di lato, cercò di aggrapparsi
in qualsiasi modo: rimase
appeso per le ginocchia al ramo dell’albero a testa in
giù.
Non sapeva
come fare e non poteva di certo rimanere così in eterno!
Osservò il ramo sotto
di lui e decide che era la sua unica possibilità, quindi si
lasciò cadere e lo
afferrò con entrambe le mani. Il ramo tenne il suo peso solo
per pochi minuti
prima di spezzarsi facendolo cadere a terra: non aveva fatto un gran
volo per
fortuna e i cumuli di foglie secche a terra avevano attutito la caduta,
ma
comunque si sentiva leggermente dolorante.
Grande idea Jack ora vediamo quanto
risulterà ancora più geniale la prossima!
Si
rimproverò tra sé mentre si avviava verso il
bosco.
Questo capitolo è nato realmente dal
nulla,
nel senso che nei miei appunti di idee per la fic questo pezzo era
‘Jack si
sveglia e tutti fanno domande’ poi in teoria si doveva
passare direttamente ai
due eventi che ritroverete ormai nel prossimo capitolo (sempre che non
inizio a
scrivere cose come adesso ahahah), ma invece scrivendo le disavventure
al
risveglio di Jack mi è venuta voglia di scrivere anche la
sua visita al
palazzo, spero quindi vi sia piaciuto il capitolo! A me fa troppa
tenerezza Jack
che deve inventarsi le peggio bugie dal nulla poverino! (sì,
sono tornata con
il mio dualismo da autrice vs fangirl ahahah)
Non so se lo avete notato ma i quadri nel
palazzo sono proprio quelli presenti nel film di frozen!
Cosa farà ora Jack?
Comunque volevo chiedervi un consiglio in
merito alle canzoni di frozen 2 che vorrei citare ed inserire nella
storia.
Nella precedente storia ‘La regina di ghiaccio’
avevo inserito la citazione di ‘let
it go’ tramite i pensieri del personaggio, ovvero ho
descritto le sensazioni
che Elsa provava durante la canzone citando spesso il testo. In questa
fic, almeno
per una canzone (se non per tutte) vorrei provare ad inserire proprio
il testo
della canzone cantata dal personaggio (mettendola in grassetto corsivo
allineato al centro o comunque diversamente dal testo) alternata ad i
pensieri
del personaggio. Non avendolo mai fatto vorrei sapere da voi:
1) Se vi piace come idea o se pensate che il
cantato in una fic possa risultare strano da leggere
2)
Se
in caso lo applichereste a tutte le
canzoni che voglio inserire nella fic (2 o 3 al massimo) o solo ad una
lasciando il resto solo tramite pensieri del pg (come avevo fatto per
let it
go) per non appesantire troppo il testo
3) il testo della canzone lo mettereste in
inglese o in un italiano tradotto letterale dall’inglese
essendo una fic
italiana? (mi voglio basare sulla versione inglese perché il
testo è molto più
adatto a quello che voglio rappresentare rispetto alla versione
tradotta nel
film, quindi al massimo fare una traduzione io letterale in italiano
della
versione inglese). Ditemi che ne pensate anche se secondo me meglio in
inglese
ma non so se vi fa strano avere inglese ed italiano nella stessa fic
Grazie tante a chiunque risponderà, e buon
anno nuovo dato che è iniziato da poco!
PS: ok lo ammetto le
immagini con i capelli
orribili di Jack colorati a mano di marrone le ho fatte io! Purtroppo
non ci
sono molte immagini di Jack umano quindi vi dovrete accontentare dei
miei
orrori ahahah. Ovviamente se avete consigli per farle meglio ditemi
pure :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Into the Unknown ***
Cap 5 Into the Unknown
NOTA:
il testo contiene due canzoni in grassetto, nel caso vogliate sentirle
prima o
dopo aver letto il testo, vi lascio i link di seguito (io vi consiglio
di
ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per
una
maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Canzone
1 “All is found”:
https://www.youtube.com/watch?v=CyDh3_b1j9c
Canzone
2 “Into the unknown”:
https://www.youtube.com/watch?v=gIOyB9ZXn8s
Più
Jack
avanzava e più il bosco di Arendelle si faceva fitto e buio,
sentì un senso di
inquietudine aumentare ad ogni passo ma sapeva che non poteva fermarsi:
strinse
più forte il bastone tra le sue mani brandendolo
davanti
a sé pronto ad usarlo per colpire chiunque gli si fosse
parato davanti. Anche
se sapeva che senza poteri sarebbe stato pressoché inutile
contro chi voleva
incontrare, gli metteva una maggiore sicurezza il non essere totalmente
disarmato.
Avanzò
ancora, fino ad arrivare al punto più buio della foresta,
sentì il suo cuore
battere agitato ma ancora una volta era deciso a non fermarsi.
“Pitch Black
dove sei? Fatti vedere!”
Urlò, ma
ebbe come risposta solo l’inquietante fruscio del vento tra
gli alberi.
“So che sei
lì nell’ombra da qualche parte!”
Iniziò a
pensare che davvero fosse stata un’idea stupida ma doveva
funzionare, non ne
aveva altre al momento.
“Vuoi dirmi
che l’uomo nero non ha il coraggio di farsi vedere da chi
crede in lui?”
Ancora
silenzio, tentò la sua ultima carta.
“Bene, forse
dovrei credere in Babbo Natale o nel coniglio di Pasqua, loro magari
esistono
veramente e si faranno vedere, non come te!”
Jack si
guardò intorno ma ancora una volta il fruscio degli alberi
era l’unico rumore
che riusciva a sentire, eppure c’era qualcosa di strano,
sentiva un senso di ansia
pervaderlo: strinse la presa sul suo bastone più forte che
mai.
Sentì un
brivido attraversagli la schiena quando una gelida voce
sibilò alle sue spalle.
“Cosa
abbiamo qui?”
Jack
sussultò, voltandosi immediatamente e puntando minaccioso il
bastone contro
Pitch.
“Allora
riesci davvero a vedermi! Interessante…”
Pitch scrutò
il ragazzo girandogli intorno. Jack si muoveva con cautela continuando
a
puntare il bastone contro l’uomo nero: cosa che
quest’ultimo ignorò totalmente,
proseguendo a parlare come se nulla fosse.
“Jackson
Overland, un ragazzo con poche paure che ama affrontare con
‘spensieratezza’ e
‘divertimento’”
Pronunciò le
ultime parole con un tono disgustato quasi come se stesse parlando di
brutte
malattie. Jack non disse nulla, fu Pitch quindi a fargli una domanda.
“Cosa ci fai
esattamente tu qui e come mai credi in me se non hai particolari
paure?”
“Qui sono io
a fare le domande!”
Esclamò
Jack, già stufo di sentir parlare anche quella versione di
Pitch. Estrasse
dalla tasca la sabbia che gli aveva fatto il Pitch della sua epoca e
gliela
mostrò.
“Cosa
diavolo è questa?”
L’uomo nero
osservò incuriosito quella strana sabbia dalla sfumatura
rossastra.
“Mai vista
prima, strano sembrerebbe quasi fatta di
oscurità…”
Allungò una
mano per afferrarla, ma Jack la rimise in tasca prima che potesse
farlo. Al suo
posto tirò fuori i fogli scritti dall’altro Pitch.
“Ora devi
dirmi cosa sono questi e farmene una copia esatta”
Pitch
squadrò il ragazzo, quel tono arrogante gli stava iniziando
a dare sui nervi,
come osava rivolgersi a lui in quel modo? Strappò dalla mano
di Jack i fogli ed
iniziò ad osservarli, ma rimase esterrefatto da quello che
vide.
Era da anni
che non vedeva quei simboli: era un linguaggio in codice che aveva
creato lui
stesso per comunicare con le leggende create dai fearlings durante i
secoli
bui, quando iniziò la lotta contro i guardiani: linguaggio
che praticamente non
fu mai usato nella pratica in quanto furono sconfitti prima di quanto
potessero
immaginare.
Iniziò a
leggere incuriosito.
Pitch lo
so che non mi crederai
ma sono il Pitch del futuro, o meglio di un’altra epoca.
Conoscendo la tua ragionevole
diffidenza ti scriverò una cosa che solo io e te possiamo
sapere…
Pitch
lesse
il continuo e rimase sconvolto: parlava dell’unica cosa che
ricordava di quando
era divenuto una leggenda… cosa che conosceva effettivamente
solo lui e che non
aveva mai rivelato a nessuno.
Bene ora
che mi credi, ti ho
scritto tutto quello che devi sapere, ma prima di tutto devi confermare
al
ragazzo che hai davanti che queste sono solo delle rune: ti
chiederà di farne
delle copie e di tenerle, lui crede che sia necessario per permettergli
di
tornare alla sua epoca, ma in realtà serviranno a te per
leggertele con calma.
Attento però: ti conosce bene e
sospetterà se non gli chiederai nulla in cambio, quindi
cerca di non
insospettirlo… sono sicuro che saprai trovare una soluzione
creativa e che alla
fine Jack ci darà esattamente ciò che ci serve.
Forse non ci crederai ma il ragazzo
che hai davanti a te è una vera spina nel fianco…
“Allora?
Non
ho tutta la serata!”
Lo
interruppe Jack. Pitch alzò gli occhi al cielo.
Ed invece inizio proprio a crederci!
Pensò, seccato di essere disturbato ancora
ma decise di fare come scritto dal suo io del
‘futuro’.
“Sono rune,
utilizzate normalmente per magie oscure potenti: una copia va
all’utilizzatore
ed una a colui che funge da catalizzatore per la magia oscura
stessa”
Jack si
sorprese nel sentire confermata la versione del Pitch della sua epoca,
ormai
era così abituato a diffidare di lui che era certo che
fossero qualcos’altro:
meglio così, almeno lo avrebbero davvero aiutato a tornare.
Prese dalla tasca
la penna che aveva portato con se.
“Bene ora
fammene una copia, puoi scrivere con questa!”
“No”
Disse Pitch alzando
le spalle.
“Cosa?”
Disse Jack
furioso di non poterlo congelare immediatamente con il suo bastone.
“Pensi che
io faccia tutto quello che mi chieda ogni stupido umano che crede in me
e
soprattutto se me lo chiede in modo così arrogante? Stai
parlando con l’uomo
nero non con Babbo Natale! Io non faccio niente per niente!”
Jack sbuffò
ma doveva aspettarselo da quella maledetta ombra strisciante! Inizio a
pensare:
doveva pur esserci qualcosa che potesse usare a suo
vantaggio… poi d’un tratto
gli venne un’idea.
“Si dia il
caso che io conosca chi possiede i poteri del ghiaccio e se io non
tornassi o
se solo glielo chiedessi, potrebbe congelarti in un secondo o comunque
darti
del filo da torcere! Se farai ciò che ti ho chiesto ti
prometto che non ti
intralcerà in nessun modo”
Non era
proprio del tutto la verità ma ormai era diventato
abbastanza bravo a
raccontare bugie.
Pitch lo
fissò: l’unica persona con tali poteri che
conosceva era Elsa. Aveva seguito le
sue vicende in passato ed alimentato le sue paure sicuro di poterne
ricavare
grandi cose, ma poi lei aveva ceduto al gesto di amore della sorella ed
era
tornata ed essere una noiosa persona senza paure. Quei poteri erano di
certo
forti ma finché non credeva in lui e non lo ostacolava (non
potendogli più
essere d’aiuto), aveva deciso di ignorala.
Non la
temeva e non sapeva quanto ci fosse del vero in quelle parole, ma
risultava di
certo un accordo credibile.
“Accordato…
noioso ragazzino!”
Prese i
fogli e fece una copia esatta di entrambi, quindi restituì
gli originali a
Jack.
“Non posso
dire che sia stato un piacere…”
Mentì Pitch,
entusiasta di avere tra le mani quei fogli.
“Non lo è
mai con te Pitch! Vedi di tenere con te quei fogli e
manterrò il nostro
accordo”
Disse lui
andandosene, sul volto di Pitch comparve un ampio sorriso soddisfatto.
“Oh puoi
giurarci Jack!”
Si appoggiò
ad un albero pronto ad iniziare la sua lettura.
Risalire
sull’albero per Jack fu, per sua fortuna, più
facile che scendervi: in poco
tempo era di nuovo in camera. Controllò l’ora sul
pendolo a muro e mancava
davvero poco all’orario stabilito con Anna ed Elsa;
sperò solo che non fossero
già passate o che lo avessero fatto cercare quando non
c’era.
Mentre si
interrogava sul da farsi qualcuno bussò alla sua porta: era
Elsa.
“Incredibile
sei qui, avrei quasi scommesso di non trovarti!”
Scherzò lei.
“Normalmente
non mi avresti trovato infatti, ma se si tratta di divertirsi io sono
sempre in
prima fila!”
Rispose lui
con un sorriso. Entrambi raggiunsero Anna, Kristoff, Olaf e Sven ed
iniziarono
a giocare ai mimi: Jack risultò davvero bravo come aveva
detto, infatti
riusciva sia a mimare che ad indovinare molto bene.
“Ti prego dimmi
che anche tu in famiglia hai una serata mimi o inizieremo a sentirci
noi poco
all’altezza!”
Esclamò Anna
rivolgendosi a Jack, il quale però si incupì alla
parola “famiglia”.
“No, in
realtà”
Disse secco
abbassando lo sguardo.
“Abbiamo
forse detto qualcosa che ti ha offeso?”
Chiese Elsa
notando il repentino cambio di espressione del ragazzo, ma in risposta
lui
sfoggiò il suo solito sorriso.
“No, a chi
tocca adesso?”
“Ad Olaf!”
Rispose Anna
ed il pupazzo di neve si fece avanti pescando un bigliettino dal cesto.
“È
molto più facile ora che so leggere!”
Quindi
proseguì leggendo cosa riportava il biglietto.
“Sfida lampo,
maschi contro femmine!”
“Vi
distruggeremo ragazze!”
Disse Jack
con aria di sufficienza.
“Lo
vedremo!”
Rispose Anna
con aria di sfida.
Per mimare
Olaf si trasformò letteralmente in quello che doveva mimare,
rendendo la sfida
ancora più semplice.
“Unicorno, gelato,
castello, Querciola, teiera, topo!”
Disse
Kristoff, indovinandole tutte in pochi secondi, quindi Olaf si
trasformò
un’ultima volta avanzando con fare femminile e deciso.
Jack
scoppiò
a ridere riconoscendola subito.
“Elsa!”
Tutti si
voltarono chiedendosi come avesse fatto ad indovinare avendo Olaf
mimato l’Elsa
di qualche anno fa, di quando si era isolata nel suo castello di
ghiaccio. Jack
continuò a parlare non avendo notato il loro stupore.
“Oh come vorrei
avere una telecamera adesso!”
“Aspetta
tele-che?”
Chiese Anna
perplessa, Jack si accorse solo in quel momento di aver nominato un
qualcosa
che per loro ancora non esisteva.
“Oh niente,
mi sto solo iniziando a chiedere che premio avranno i vincitori dato
che ormai
è scontato chi siano…!”
La stuzzicò
lui.
“Bé, ovvio
non vale se Olaf cambia forma! Ma non importa, sarà comunque
una passeggiata:
due sorelle, un unico pensiero!”
“Sono
proprio curioso di vedere come ve la cavate”
Disse Jack.
Elsa
si alzò
dal divano ed andò a prendere un bigliettino dal cesto.
“Ce la puoi
fare Elsa!”
La incitò la
sorella, quindi lei iniziò a muovere le mani davanti a
sé.
“Tu usa il corpo!”
Disse Anna,
quindi Elsa provò a muovere in modo più deciso le
braccia eseguendo dei
movimenti circolari, la sorella provò a dire le prime cose
che le venivano in
mente.
“Aria? Albero?
Persone? Persalbero! Ah no non esiste…
scavatore? Denti? Lavare i
piatti?”
“Orso
polare!”
Tentò Olaf,
Anna lo fissò risentita.
“Ops,
scusa!”
“Un unico
pensiero dicevi!”
Disse
ironico Jack ma Anna lo ignorò convinta di potercela ancora
fare.
“Forza Elsa
devi darmi un indizio!”
Elsa scosse
le spalle non sapendo proprio cosa poter fare di più ma
proprio in quel momento
sentì nuovamente quella voce che la chiamava:
trasalì guardandosi intorno
preoccupata.
“Allarmata?
Distratta? Preoccupata? Nel panico? Turbata? Oh ma dai sembri proprio
turbata!”
Sven suonò
il campanello che indicava lo scadere del tempo, Kristoff e i ragazzi
esultarono.
“Abbiamo
vinto!”
“Rivincita?”
Chiese Anna
avvicinandosi alla sorella.
“Sai una
cosa? Credo proprio che andrò a dormire!”
Le rispose
Elsa con aria mesta.
“Tutto
bene?”
Le chiese la
sorella.
“Sono solo
stanca”
Disse Elsa
prima di salutare tutti.
“Grazie
anche a te per aver partecipato Jack. Buonanotte a tutti”
Aggiunse
prima di uscire dalla stanza. Jack conosceva bene Elsa e
c’era sicuramente
qualcosa che non andava e doveva scoprire cosa.
“Si è fatto
tardi, quindi credo che andrò anche io…
principessa Anna è stato un onore
battervi ai mimi”
Disse con
tono scherzoso accennando un lieve inchino. Anna mise le braccia sui
fianchi.
“La prossima
volta non sarete così fortunati!”
“Non vedo
l’ora di scoprirlo: alla prossima allora!”
Con un
sorriso si dileguò salutando tutti. Una volta fuori
cercò di seguire da lontano
Elsa senza farsi vedere: era davvero diretta in camera sua, infatti vi
entrò
richiudendo la porta dietro di lei.
Jack
sgattaiolò fino a ritrovarsi anche lui davanti alla porta,
stava per bussare
quando un pensiero lo frenò: cosa diavolo stava facendo? In
quella realtà Elsa
non lo conosceva ancora bene ed avrebbe ritenuto di sicuro folle ed
alquanto
sconveniente che un ragazzo appena conosciuto piombasse in camera sua.
Era così
strano: era abituato ormai al rapporto di fiducia che aveva costruito
con Elsa
ed al loro supportarsi a vicenda… il sapere di essere poco
più di un estraneo
per lei adesso e di non poterla aiutare lo faceva stare davvero
malissimo.
Sconsolato
riscese le scale per tornare verso la sua camera, sperando che il
giorno
seguente avrebbe potuto capirci qualcosa o almeno provare a tirarla su
di
morale. Strada facendo incrociò Anna.
“Jack cosa
ci fai qui, pensavo stessi andando verso la tua camera!”
Jack arrossì
imbarazzato.
“Bé io ecco…
mi sono perso! Questo castello è così
grande…”
Improvvisò
lui. Anna gli indicò la direzione per la sua camera, lui la
ringraziò.
“Pensi che
Elsa fosse davvero turbata per qualcosa?”
Chiese lui.
Anna fu sorpresa da quella domanda, di solito non tutti erano capaci di
capire
cosa passasse per la testa di sua sorella: persino Kristoff che la
conosceva da
anni non aveva notato che fosse strana, o almeno era quello che era
parso anche
a lei.
Esitò prima
di confermare quanto le aveva detto Jack, le venne il dubbio che lui
potesse
pensare che la sua presenza quella sera non fosse stata gradita o
qualcosa del
genere.
“No ecco io
non so… cioè non credo! Ci siamo divertiti tutti
ed ok non abbiamo vinto… ma ci
rifaremo! Sono sicura che fosse solo stanca come dice…
è stata una giornata
impegnativa per tutti... comunque ora stavo passando a salutarla per la
buonanotte, non ti devi preoccupare!”
Jack annuì,
felice di sapere che quella sera Elsa avrebbe avuto vicino almeno sua
sorella,
dato che lui non avrebbe potuto farlo.
Lasciato
Jack, Anna bussò alla porta della sorella, la quale la
intimò ad entrare.
“Sì,
decisamente qualcosa non va!”
Disse lei
entrando.
“Parli di
te?”
Chiese Elsa.
“No di te,
indossi lo scialle della mamma e lo fai quando qualcosa non
va… oh! Ti abbiamo
offesa! Mi dispiace tanto sei così… sai in pochi
sono davvero bravi nei giochi
di famiglia è un dato di fatto! E poi chi poteva immaginare
che Jack fosse così
bravo…”
Elsa le posò
una mano sulla spalla per frenare quel fiume di parole. Anna era carina
a
preoccuparsi di lei, ma era completamente fuori strada: quello che la
preoccupava era quella voce che sentiva, quello strano sogno ed i suoi
poteri
che continuavano ad aumentare, sentiva come se tutto stesse per
cambiare ma
aveva paura. Ne avrebbe parlato volentieri con lei ma come poteva? Non
voleva
farla preoccupare e poi magari era solo una sua impressione, tutto
quello che
amava era lì, nient’altro doveva contare adesso.
“No, non è
questo è che… non voglio che cambi
tutto”
Disse sconsolata
sedendosi sul bordo del letto.
“Tutto cosa?
Stai andando benissimo! Oh Elsa quando riuscirai a vederti come ti vedo
io?”
“Cosa farei
senza di te?”
Chiese Elsa
ed il solo pensiero le strinse il cuore in un modo inimmaginabile, come
se
fosse una ferita aperta.
“Starò
sempre con te”
Rispose Anna
con un sorriso.
Rimasero
qualche attimo in silenzio poi ad Anna venne un’idea.
“So cosa ti
serve, vieni qui!”
Disse
salendo sul letto e invitandola a stendersi accanto a lei, quando lo
fece la
cinse con un braccio e le intonò la stessa ninna nanna che
le cantava la loro
madre quando non riuscivano a dormire.
Where
the north wind meets the sea
there’s a river full of memory
Sleep, my darling, safe and sound
for in this river all is found
In
her waters, deep and true
lie the answers and a path for you
Dive down deep into her sound
but not too far or you’ll be drowned
Yes,
she will sing to those who’ll hear
and in her song, all magic flows
But can you brave what you most fear?
Can you face what the river knows?
Where
the north wind meets the sea
there’s a mother full of memory
Come, my darling, homeward bound
When all is lost, then all is found
Pitch
lesse
i fogli ed erano pieni di nozioni su Jack ed Elsa ma anche di consigli
su
quello che avrebbe potuto fare, più leggeva e più
si congratulava con il se
stesso del futuro per un piano così geniale per passargli
tali informazioni.
Gli mancava
da tradurre solo l’ultima frase ma quando lo fece la cosa lo
infastidì,
trattava di un’ipotesi che nemmeno avrebbe voluto
considerare: conoscendosi
sapeva che era sempre pronto a valutare tutte le
eventualità, ma quella non la
riteneva affatto ammissibile o necessaria.
Ora che
aveva tutte quelle informazioni era sicuro che nessuno
l’avrebbe più potuto
fermare, nemmeno i vani timori del se stesso di un’altra
epoca.
Elsa
sognò
nuovamente di trovarsi nel bel mezzo di una tormenta e di nuovo
provò quella
strana sensazione, come se fosse creata da poteri non suoi.
Questa volta
sapeva chi cercare, quindi avanzò guardandosi intorno nella
speranza di
scrutare nuovamente la figura del ragazzo.
“Dove
sei?”
Chiese,
senza avere risposta. Continuò a vagare finché
non sentì la risata di una
bambina, lo trovò strano e provò ad andare nella
direzione di quel suono finché
non scrutò due sagome; quella di spalle di una bambina
bionda e quella del
ragazzo che era intento a creare con il suo bastone delle palle di
neve: la
bambina si divertiva a lanciarle contro qualcosa che non riusciva a
scorgere.
“Chi sei? E
come mai hai questi poteri?”
Chiese lei
urlando, sconvolta dalla prova che effettivamente quei poteri venissero
proprio
dal ragazzo.
Il ragazzo
non fece nessun cenno, quasi come se lei fosse invisibile
continuò a giocare
con la bambina tirando anche lui una palla di neve.
“Ehi, sto
parlando con te!”
Disse
risentita, corse verso di lui ma la tempesta si fece intensissima.
“No!”
Ma prima che
potesse dire o fare altro, Elsa si risvegliò nel suo letto:
stavolta per
fortuna non aveva svegliato Anna, che sembrava dormire beata accanto a
lei.
Si chiese
cosa diavolo fosse stato quel sogno e perché c’era
sempre quel ragazzo; inoltre
provava ancora quella strana sensazione, come se non si trattasse solo
di un
sogno.
I suoi
pensieri furono interrotti dal suono della voce che continuava a
sentire negli
ultimi giorni.
Ci mancava solo la voce!
Prese il
cuscino e se lo mise sulla testa, ma la voce non cessava: amareggiata
si alzò
ed uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di lei.
I
can hear you but I won’t
Some look for trouble, while other don’t
There’s a thousand reasons
I should go about my day
and ignore your whispers
which I wish would go away
Sentiva
quella voce da giorni ormai, una voce che intimava di seguirla.
Fissò il suo riflesso nello specchio del corridoio
chiedendosi se avrebbe
dovuto farlo ma ogni volta trovava valide ragioni per continuare ad
ignorarla.
Per quanto desiderasse che si zittisse per tornare semplicemente alla
sua solita vita, continuava a tormentarla e non riusciva a capire il
perché.
O forse lo sapeva?
No.
You’re not a voice
You’rejust ringing in my ear
and if I heard you, which I don’t
I’m spoken for I fear
Everyone I’ve ever loved is here within these
walls
I’m sorry, secret siren, but I’m blocking out your
calls
Era
decisa a non ascoltarla o almeno sapeva che non doveva.
Osservò i quadri che avevano nel salone: uno raffigurava lei
e sua
sorella con i loro genitori, mentre l’altro la sua nuova
“famiglia allargata”
con Kristoff, Olaf e Sven.
In quel momento capì che la verità era che forse
aveva paura: tutte le
persone che amava erano lì con lei, amava la
tranquillità che avevano raggiunto
e non voleva rischiare di perdere tutto per seguire quel richiamo.
I’ve
had my adventure, I don’t need something new
I’m afraid of what I’m risking if I follow you
Into the unknown
In passato aveva
già fatto molti
errori per seguire il suo desiderio di libertà: Anna era
quasi morta e se
seguendo quella voce nell’ignoto fosse successo di nuovo, o
anche di peggio?
Non poteva permettere che succedesse qualcosa a lei o alle persone a
cui voleva
bene per un suo stupido capriccio.
What
do you want? ‘Cause you’ve been keeping
me awake
Are you here to distract me so I make a big mistake?
Or are you someone out there who’s a little bit like me?
Who knows deep down I’m not where I’m meant
to be?
Ma di
chi era quella voce e cosa voleva da lei? Era solo una tentazione
pronta a rigettarla nell’oscurità?
O forse esisteva davvero qualcuno li fuori che fosse come lei, qualcuno
con i suoi poteri? Qualcuno come il ragazzo nel suo sogno: che la
conosceva
davvero, che poteva capire come si sentisse.
Qualcuno che potesse dare un significato a quella sua strana sensazione
che non aveva rivelato a nessuno: la sensazione di sentirsi come se non
fosse
dove dovrebbe essere.
Si specchiò nell’acqua fissando il suo riflesso
chiedendosi se fosse
davvero possibile e se quella voce ed il suo sogno potessero essere in
qualche
modo collegati.
Everydays’
a little harder as I feel my power
grow
Don’t you know there’s part of me that long to go
Into the unknown?
Ogni
giorno sentiva i suoi poteri crescere e diventava sempre tutto
più
difficile, perché la verità era che
c’era una parte dentro di lei che
desiderava affrontare quell’ignoto.
Provò ad usare i suoi poteri e si sorprese nel vedere che
questi
iniziarono a girarle intorno autonomamente e a mostrarle diverse
immagini: la
nebbia, una foresta, del fuoco, un cavallo di acqua, dei colossi di
roccia ed
il vento.
Possibile
che i suoi poteri le stessero indicando dove andare? Lì
avrebbe davvero trovato una risposta alle sue domande? Se avesse
seguito quella
voce avrebbe anche trovato quel ragazzo?
Are
you out there?
Do you know me?
Can you feel me?
Can you show me?
D’un
tratto le sembrò come se quella sensazione che il suo fosse
più di
un semplice sogno ricorrente le stesse suggerendo proprio questo: che
quel
ragazzo era lì fuori e forse, avendo i suoi stessi poteri,
anche lui stava
provando le sue stesse sensazioni e la stava aspettando.
Possibile che avesse le risposte alle domande che la tormentavano?
Magari avrebbe saputo finalmente la verità ed il motivo per
cui era nata così.
Sentì nuovamente la voce ed i suoi poteri convertirono in
una scia che
sembrava indicarle la strada volando via verso un’unica
direzione.
Where
are you going?
Don’t leave me alone
How do I follow you
Into the unknown?
Inseguì
la
scia, con tutta se stessa desiderava non perderla di vista, aveva
bisogno di
risposte e quello era l’unico modo.
Ora lo
sapeva: voleva disperatamente seguire quella voce ovunque
l’avrebbe portata.
Arrivò sul
crepaccio, allungò la mano come ad afferrare la scia che si
stava dissolvendo,
ma scomparve in direzione delle montagne.
Sentì i suoi
poteri fremere dentro di lei: li lasciò esplodere ed intorno
a sé si formarono
milioni di cristalli di ghiaccio. Li osservò incredula di
ciò che lei stessa
aveva creato: riportavano i simboli del fuoco, dell’acqua,
della terra e del
vento.
La
luce
prodotta dai cristalli svegliò Jack, il quale si
affacciò alla finestra della
sua camera per osservare affascinato i cristalli di ghiaccio sospesi in
aria:
non aveva mai visto nulla del genere!
Non poteva
che essere opera di Elsa, ne era certo.
Improvvisamente
i cristalli si frantumarono i mille pezzi, il cielo si
illuminò di colpo per
poi oscurarsi nuovamente: il fuoco si spense, l’acqua si
prosciugò ed il vento
iniziò a vorticare impetuoso.
“C’è aria di
tempesta, niente fuoco, niente acqua… resta la terra!
Dobbiamo andare via”
Realizzò
Elsa dirigendosi il più in fretta possibile verso gli altri.
Jack uscì di
corsa dal castello, come aveva già fatto buona parte degli
abitanti; incrociò
Elsa che parlava rivolta a lui e a tutti coloro che riuscivano ad
ascoltarla.
“Seguitemi e
non abbiate paura, raggiungete la rupe!”
Era più facile
a dirsi che a farsi, con il vento impetuoso che soffiava contro di loro
e
l’incedere di quello che sembrava un vero cataclisma.
Si avviò
verso il luogo indicato da Elsa al fianco di Kristoff, Anna ed Olaf.
Mentre
tutti
si allontanavano da Arendelle, solo un’uomo vi si addentrava
di nascosto: entrò
nel castello vagando nelle stanze fino a raggiungere il salone dove vi
era
appeso il quadro di famiglia.
Pitch
fissò
il quadro, in particolare la sua attenzione si soffermò
sulla madre di Elsa e
Anna: portava al collo una spilla.
Che sia
quella di cui parla la lettera?
Si chiese
ricordando le parole che gli aveva scritto l’altro Pitch.
Ho
scoperto una pietra molto potente custodita dai Northuldra,
ho indagato per anni mentre fomentavo la loro faida contro il popolo di
Arendelle ma non l’ho trovata. Ho scoperto dove era stata
custodita per tutto
quel tempo solo quando ormai era tardi, ovvero quando Elsa era venuta a
conoscenza della sua esistenza e di quello che poteva davvero fare e
quindi
l’aveva distrutta una volta per tutte.
Ma tu sei ancora in tempo perché nella tua epoca quella
pietra era ancora
custodita dalla defunta
regina di Arendelle, all’ultimo decise di non portarla nel
suo ultimo viaggio:
probabilmente sapeva che rischiava la vita. Dovresti trovarla a palazzo
da
qualche parte.
Era
più
facile a dirsi che a farsi: quel castello era enorme, ma almeno adesso
forse
sapeva cosa doveva cercare, infondo se doveva custodirla di certo era
plausibile che la portasse sempre con sé.
Cercò in
diverse stanze, non trovando nulla stava iniziando a pensare che quella
pietra
fosse annegata con quei due maledettissimi individui, nonostante
l’altro Pitch
avesse detto il contrario, ma proprio allora trovò la spilla
nascosta in un cassetto.
La prese in
mano, osservandola sembrava solo una normale spilla con una pietra
azzurra a
goccia: provò ad usare i suoi poteri come descritto nella
lettera e su di essa
comparve un simbolo luminoso di un fiocco di neve composto da cinque
rombi.
Sorrise
compiaciuto, quindi usò i suoi poteri per distruggere la
base metallica
lasciando libera la pietra, la girò rivelando un altro rombo
luminoso sul
retro.
“Perché c’è
sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la
sua ombra!”
Strinse
compiaciuto la pietra tra le sue mani.
“Ed ora mio
caro Pitch del ‘futuro’ possiamo anche dire addio a
quelle che sarebbero dovute
essere due future leggende”
Eccoci qui, finalmente al nuovo capitolo
contenente la prima (e non ultima) rappresentazione di una canzone
nella storia:
ovvero into The unknown (oltre ad una citazione di “All is
found”).
Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato
suggerimenti a riguardo, in particolare Mari Lace per essersi letta le
varie
versioni di prova che ho fatto di questa canzone ed avermi dato dei
validi
consigli!
Avevo fatto varie versioni proprio perché ho
voluto testare tutte le metodologie che mi avevate suggerito, ma alla
fine
questa è stata quella che mi ha convinto di più,
ovvero testo in inglese e
pensieri in italiano.
Ho voluto mantenere il testo in inglese
perché volevo mettere il link della canzone in modo da
immedesimare di più il
lettore, inoltre come avevo detto la versione inglese come testo si
addice di
più alla mia storia e penso ora si capisca il
perché.
Spero che il risultato finale vi piaccia
anche se non era quello che avevate suggerito, a me personalmente
nonostante le
mille prove, alla fine mi ha soddisfatta! Anche se io sono un caso a
parte dato
che sono giorni che mi chiudo con le canzoni di frozen 2 immaginando le
scene
della mia fic ahahah (devo dire che la colonna sonora è una
delle cose che mi è
piaciuta di più del film)
Vi è piaciuta l’idea del link della canzone?
L’avete ascoltata? Se si, prima o dopo la lettura?
Ma tornando alla storia in questo capitolo
capiamo finalmente cosa erano quei fogli scritti da Pitch ovvero solo
un
messaggio per il suo io dell’altra epoca! Ve lo aspettavate?
Cosa tramerà
adesso Pitch con le numerose informazioni ricevute e a cosa
servirà la pietra?
Per chi ha seguito anche la fic “la regina
di ghiaccio”, l’incontro tra Jack e Pitch nel bosco
è un riferimento al primo
incontro tra Elsa e Pitch in quella fic avvenuto nello stesso luogo.
Pitch all’inizio della sua lettera convince
il Pitch di questa nuova epoca a credergli accennando
all’unica cosa che si
ricorda di quando era divenuto una leggenda: trovo questa storia molto
interessante e l’avevo citata anche nella vecchia fic, in
quanto fa riferimento
alla voce della figlia di Pitch solo che lui non ricorda chi fosse
ç___ç (e si
mi spiace anche per Pitch a me ahahahah).
Gli eventi di frozen 2 si fanno ora più presenti,
spero vi piaccia come li sto integrando alla mia storia!
Al prossimo cap!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** L'inizio del viaggio ***
Cap6 L'inizio del viaggio
Il
popolo di
Arendelle si riunì in cima alla rupe, lì
sembravano al sicuro dalla catastrofe
naturale che imperversava ormai su Arendelle.
Tutti si
diedero da fare come potevano: Kristoff distribuiva coperte e viveri,
Olaf
intratteneva i bambini mentre Elsa cercava di trasmettere parole di
rassicurazione.
Anna però
strattonò per un braccio la sorella allontanandola dalla
massa, sembrava
arrabbiata.
“Cos’è tutto
questo?”
“Ecco io…
negli ultimi giorni sentivo una voce che mi chiamava
e…”
Provò a
risponderle ma fu subito interrotta nuovamente dalla sorella.
“Cioè io non
capisco: sentivi una voce e non ti è venuto in mente di
dirmelo?”
“Non volevo
ti preoccupassi!”
“Ci
eravamo
promesse di non nasconderci nulla! Vuoi dirmi cosa succede?”
“Ho
risvegliato gli spiriti della foresta incantata!”
Anna ispirò
stupefatta sgranando gli occhi.
“Bene,
decisamente non era quello che mi aspettavo di sentire…
aspetta! La foresta
incantata? Quella da cui ci ha messe in guardia papà quando
eravamo piccole?”
“Sì”
“Foresta
incantata?”
Le
interruppe una voce, entrambe si girarono verso di lui.
“Jack? Ci
stavi ascoltando?”
Disse Elsa
sorpresa.
“Era una
discussione privata”
Protestò
Anna.
“Perché? Non
merito di sapere la verità?”
“Non è
questo… non vogliamo generare il panico”
Rispose
Elsa.
“So tenere
un segreto e poi ho già ascoltato il resto del vostro
discorso sugli spiriti e
tutto il resto…”
“E pensi che
siamo pazze?”
Domandò la
regina, sicura di sapere già la risposta.
“Al
contrario, sono solo un po' deluso”
“Deluso?”
Chiese Elsa sorpresa.
“Bé sì: io
credo nelle leggende quindi mi è facile credere che tutto
questo sia proprio
come dite, ma pensavo che tu Elsa non lo facessi!”
La stuzzicò
lui riferendosi a quando aveva negato l’esistenza di Jack
Frost. Elsa rispose
imbarazzata, stupita che quel ragazzo credesse così
facilmente ad una cosa
simile.
“Bé questa
volta è diverso: non si tratta di favole per bambini, ho
sentito gli spiriti e
li ho visibilmente risvegliati a quanto pare!”
Sembrava che
Jack, risentito per quelle parole, stesse per dire qualcosa ma Anna li
interruppe; troppo curiosa di conoscere la verità.
“Ma Elsa
perché lo hai fatto?”
“Per via
della voce: lo so che sembra assurdo, ma credo che chiunque mi stia
chiamando
sia buono”
“Come puoi
dirlo? Guarda il nostro regno!”
“Lo so ma la
mia magia riesce a sentirlo… io riesco a sentirlo!”
“Io ti
credo!”
Rispose Jack
con aria decisa e convinta, cosa che lasciò nuovamente
allibita Elsa: non solo
quel ragazzo credeva alla sua storia (che sarebbe sembrata assurda a
chiunque)
ma addirittura credeva in lei, nonostante la conoscesse da poco. Non
sapeva se
fosse una persona che si fidava troppo facilmente o solo un
incosciente, eppure
era contenta di non essere presa per pazza o per un mostro per una
volta.
“Bé se ci
crede Jack non vedo perche non dovrei farlo io!”
Disse Anna.
Elsa le sorrise, felice di sapere di poter contare ancora una volta su
sua
sorella.
Sentirono di
nuovo la terra muoversi ma questa volta erano i troll di montagna: il
loro capo
Granpapà, si precipitò da Elsa ed Anna.
“Spero che
tu sia preparata per ciò che hai fatto Elsa! Degli spiriti
magici furiosi non
sono per i deboli di cuore”
“Perché sono
furiosi? Cosa centra tutto questo con Arendelle?”
Chiese
sempre più perplessa Anna.
“Vediamo
cosa vedo”
Granpapà usò
i suoi poteri, con i quali dava forma alle sue visioni con fumi
colorati.
“Il
passato
non è come sembra… un torto va riparato!
Arendelle non è sicura: la verità va
trovata, senza verità…”
Si interruppe
per qualche attimo prima di continuare, come se quello che aveva visto
lo
avesse turbato.
“Non vedo
futuro”
“Niente
futuro?”
Chiese Anna
preoccupata.
“Quando non
si vede più un futuro, l’unica soluzione
è fare ciò che è giusto!”
“Fare ciò
che è giusto… per me è andare nella
foresta incantata a nord delle montagne e
trovare quella voce!”
Disse
convinta Elsa per poi proseguire rivolta a Kristoff.
“Kristoff mi
presti il tuo carro e Sven?”
“Non mi
convince molto questa idea”
Rispose
perplesso lui, ricordandosi cosa era successo l’ultima volta
che Elsa si era
isolata tra le montagne.
“Non andrai
da sola!”
Disse decisa
Anna.
“Anna no! I
miei poteri mi proteggono, tu non li hai!”
“Scusami: ho
scalato le montagne del nord, sono sopravvissuta ad un cuore ghiacciato
e ti ho
salvata dal mio ex… e tutto questo senza poteri!”
Elsa stava
per controbattere, ma fu interrotta nuovamente dalla sorella prima che
potesse
aprire bocca.
“Sappi che
vengo”
“Anche io”
Disse
Kristoff.
“Io porto la
merenda!”
Disse
allegramente Olaf mentre cercava di intrattenere ancora i bambini.
“Ci sto
anche io! Quando si parte?”
Chiese Jack
con un sorriso, notò la titubanza nell’espressione
di Elsa, quindi decise di
fornirle una motivazione in più.
“Dovete
oltrepassare le montagne giusto? Si dia il caso che io sia un esperto
dei monti
qui intorno: vi saprò indicare il percorso più
breve”
Era vero,
nella sua epoca con Elsa aveva passato molto tempo tra quei monti a far
nevicare o a giocare con i bambini dei villaggi vicini, ormai li
conosceva come
le sue tasche.
“Anche tu
non hai poteri, è troppo pericoloso e poi ci conosci a
malapena!”
“Oh quindi lo
strano e misterioso Jack è anche totalmente privo di buon
senso! Bé non ti
preoccupare tutti non hanno qualcosa: io non ho i vestiti ad
esempio!”
Disse Olaf
con un sorriso.
“Conoscervi
a malapena? Pensavo mi consideraste almeno un amico ormai! O ancora non
vi
fidate di me?”
Disse Jack
risentito alzando un sopracciglio. Elsa rispose imbarazzata.
“Non
intendevo questo! Ma non esiste che vieni anche tu, discorso
chiuso”
Concluse
Elsa.
“Oh quindi
io no ed il pupazzo di neve sì? E poi ci divertiremo molto
di più tutti
insieme!”
“Non è un
gioco Jack! Io sono l’unica ad avere i poteri di ghiaccio qui
e non posso
proteggervi tutti!”
Iniziò
a
pensare di essere anche l’unica ad avere realmente del buon
senso.
“Ma io so
badare benissimo a me stesso”
Rispose lui
agitando il bastone davanti a sé a dimostrazione che
l’avrebbe potuto usare
come arma. Elsa sospirò.
“Non penso
sia sufficiente…”
“Me lo farò
bastare e poi come fareste senza di me?”
“Ad arrivare
velocemente?”
Chiese Elsa.
“No! A
rendere il viaggio anche divertente: sai che noia sennò!
Avete decisamente
bisogno del mio aiuto”
Rispose lui
fissandola con un sorriso.
Elsa sospirò
nuovamente, arresa al fatto che tutti sembravano decisi più
che mai a venire
con lei: non riusciva a trovare altre scuse per convincerli a
desistere, ma
iniziava a pensare che niente avrebbe potuto farlo.
Possibile
che nessuno di loro a parte lei riuscisse a valutare il reale pericolo
di quel
viaggio?
“Ok, come
volete!”
Disse con
tono esasperato per poi rivolgersi a Granpapà.
“Puoi
occuparti tu del popolo di Arendelle in nostra assenza?”
“Certo”
“Bene,
informiamoli”
Stavano per
andare tutti via ma Granpapà fermò Anna e Jack.
“Anna,
Jack…”
I due si
avvicinarono al troll.
“Sono
preoccupato per Elsa: abbiamo sempre temuto che i suoi poteri fossero
troppo
per questo mondo… ora dobbiamo sperare che
bastino!”
“Non
permetterò che le accada nulla!”
Disse Anna.
“Nemmeno
io!”
Confermò Jack,
con una convinzione nello sguardo che
sembrò quasi strana ad Anna. Granpapà scosse la
testa.
“Elsa è
forte ed ama le persone che le sono intorno, ma ha sete di conoscenza,
vorrebbe
accontentare tutti ma allo stesso tempo vuole sempre di più,
ignorando ciò che
la circonda. Ho paura che si spinga troppo in là e che
questo possa risultare
fatale per lei”
Sia Jack che
Anna ebbero un sussulto a quelle parole, terrorizzati alla sola idea di
un’eventualità simile. Granpapà si
rivolse a Jack.
“Jack non
capisco perché tu sia qui ma sento che il destino di Elsa
dipende anche da te:
solo tu potrai capire qual è la cosa giusta da fare quando
sarà il momento”
Fare la cosa giusta?
Per Jack
doveva essere assolutamente far tornare Elsa nella sua epoca e con i
suoi
ricordi!
“Non ti
preoccupare lo farò”
Lo avrebbe
fatto a qualsiasi costo.
Elsa,
Anna,
Jack, Olaf e Kristoff partirono appena possibile con il carro trainato
da Sven:
seguivano la direzione indicata dalla voce di Elsa, ma facendo
attenzione alle indicazioni
di Jack per scegliere il percorso più breve.
“Wow pensavo
di essere un esperto dei monti di Arendelle, o almeno delle strade che
portano
a nord dove si raccoglie il ghiaccio… ma a quanto pare tu mi
batti! Come mai
conosci così bene questi luoghi?”
Chiese
curioso Kristoff a Jack.
“Diciamo che
adoro passare le giornate in montagna a giocare con la neve, quindi le
esploro
spesso”
Rispose lui
in quella che decise di considerare come una mezza verità.
Il viaggio
non era breve e Olaf iniziò a parlare senza sosta,
riempiendoli di bizzarre
curiosità.
“Lo sapete
che l’acqua ha memoria? È
molto dibattuto ma è vero! Lo sapete che gli uomini hanno
sestuple probabilità di essere colpiti da un fulmine? Lo
sapete che sbattiamo
le palpebre quattro milioni di volte al giorno?”
“Olaf da
quando sei così interessato a tali
curiosità?”
Chiese Jack,
stupendosi del suo comportamento.
“Oh è che
sto crescendo, quindi ora ho la testa piena di mille domande e passo
ore a
cercarne le risposte! Sto formulando anche tante teorie interessanti
sai?”
“Davvero?
Tipo?”
Chiese Jack
curioso con un sorriso.
“Non
incoraggiarlo!”
Protestò
Kristoff che non ne poteva più di sentire solo la sua voce
da ore.
“Per esempio
quella del progresso tecnologico come nostra salvezza e
condanna!”
Jack rimase
sorpreso da un pensiero tanto profondo, soprattutto perché
conoscendo il futuro
in parte lo riteneva vero.
“Interessante
Olaf! Penso ci sia una serie che parli proprio di questo!”
“Mhmm serie…
non riesco a cogliere il significato di questa parola nel contesto che
hai
usato… pensi che sia io che debba ricontrollare i possibili
utilizzi di questo
termine o che sia tu a dover ricontrollare l’utilizzo della
lingua italiana?”
Disse il
pupazzo di neve. Jack rise.
“Devo
proprio rispondere a questa domanda?”
“No! Però
posso fornirvi altre curiosità: lo sapete
che…”
Ma fu anticipato
da Kristoff prima di riuscire a concludere la frase.
“Lo sapete
che dormire tranquilli nei lunghi viaggi impedisce di
impazzire?”
Olaf rise.
“Questo lo
hai inventato tu!”
“Invece è
vero”
Anche gli
altri confermarono, cosa che fece risentire Olaf.
“Bé è stato
un plebiscito ma controllo appena arrivati a casa!”
“Direi che è
un’ottima idea dormire un po’, soprattutto tu Elsa
dovresti riposarti: hai
detto di aver dormito davvero poco!”
Disse Jack.
“Non posso,
devo seguire la voce e…”
Aveva
un’aria seria e preoccupata: la questione del seguire quella
voce stava
diventando esistenziale per lei. Quel suo comportamento iniziava a
preoccupare
Jack, motivo per cui la interruppe.
“Niente
obiezioni: siamo sul sentiero più breve alla direzione
indicata dalla voce e ci
resteremo almeno fino al prossimo incrocio, che sarà tra un
bel po’. Quindi ora
ti riposerai come l’ho fatto io quando stavo male, non vorrai
svenire dal sonno
quando saremo a pochi passi dal nostro obiettivo vero?”
Elsa aveva
dei dubbi in merito, incrociò lo sguardo della sorella ma
sembrava totalmente
in accordo con quanto appena asserito da Jack. A quanto pare non aveva
molte
vie di scampo: almeno che non volesse iniziare una discussione di ore
dalla
quale sarebbe probabilmente uscita sconfitta.
E non lo
voleva.
“E va bene…
ma se io riposo tu dovrai prendere queste!”
Elsa tirò
fuori dalla sacca l’ultima cosa che Jack voleva vedere in
quel momento, ovvero
le erbe medicinali che gli aveva dato il dottore.
“Hai portato
quella roba qui?”
“’Quella
roba’ è la tua medicina e se vuoi venire con noi
la devi prendere una volta al
giorno come consigliato dal medico! Non vorrai svenire dalla febbre
quando
saremo a pochi passi dal nostro obiettivo vero?”
Replicò
Elsa, pronunciando l’ultima frase con una perfetta imitazione
della voce di lui
di poco prima, sfoggiando un sorriso compiaciuto.
Jack si
ricordò che a volte odiava quella sua capacità di
tenergli testa, ma di certo
non si sarebbe arreso facilmente: aveva sempre adorato le sfide ed Elsa
da
sempre aveva rappresentato una delle più grandi della sua
vita. Motivo in più
per cui le piaceva probabilmente… iniziò a
chiedersi se ci fosse qualcosa di
sbagliato in tutto ciò!
“Oh ma che peccato…
temo di aver dimenticato il bollitore a casa: credo proprio che
dovrò aspettare
di tornare al castello per prenderle!”
Rispose con
un vispo sorriso, fingendo palesemente di essere dispiaciuto. Eppure
Elsa non
sembrava minimente sfiorata da quelle parole, anzi gli mise una mano
sulla
spalla.
“Non ti devi
preoccupare Jack, vedi queste sono erbe che possono essere assunte
anche
masticandole!”
Elsa fissò
con aria di vittoria la faccia sbiancata di Jack.
“Stai
scherzando vero?”
“No”
Rispose lei
con un sorriso. Jack deglutì, si guardò intorno
in cerca di aiuto ma sembravano
tutti divertiti alla sola idea di vederlo masticare quella roba. Aveva
tutta la
voglia di prendere quelle erbe e scaraventarle giù dal
carro, ma non amava
rinunciare ad una sfida, inoltre doveva cercare di riconquistare Elsa e
di
farle tornare la memoria, anche se non era per niente sicuro di stare
sulla
buona strada.
Afferrò le
erbe dalla mano di Elsa e le mise in bocca iniziando a masticare: non
appena ne
percepì il sapore dovette farsi forza per resistere alla
tentazione di
sputarle. Come temeva erano ancora peggio di quando ne aveva bevuto
l’infuso!
La sua
faccia stava probabilmente parlando più di lui
perché tutti scoppiarono
improvvisamente a ridere. Masticò giusto lo stretto
necessario prima di
ingoiare finalmente quella dannata roba.
“Spero che
tu sia contenta adesso! E non capisco perché ridiate tanto:
erano davvero
orribili!”
Protestò
lui.
“Jack
dovresti essere contento: avevi detto che eri qui per farci divertire e
lo stai
facendo no?”
Jack
incrociò le braccia al petto sconfitto nuovamente dalle
parole di Elsa,
lasciandosi scivolare lungo il bordo del carro.
Elsa si
rannicchiò nel suo angolo di carro e lo stesso fece Olaf
accanto a lei, prima
di addormentarsi si rivolse nuovamente a Jack, ma questa volta senza
ironia.
“Però forse
avevi ragione, infondo ne avevamo bisogno…
buonanotte!”
In effetti
ora si sentiva più tranquilla e riuscì a chiudere
gli occhi col sorriso sulle
labbra senza pensare troppo alla voce.
Jack rimase
sorpreso da quella parole, ma era contento di sapere che forse non
stava
risultando tutto vano e che in qualche modo si stava piano piano
riavvicinando
ad Elsa.
“Dovresti
riposare anche tu Jack, non ti preoccupare io e Kristoff vi sveglieremo
non
appena arrivati allo svincolo”
Disse Anna
che sedeva nella parte anteriore del carro accanto a Kristoff.
Jack annuì,
in effetti era stata una giornata intensa anche per lui: si
sdraiò sul lato
opposto a quello di Elsa ed Olaf.
Prima di
chiudere gli occhi diede un’ultima occhiata ad Elsa.
Sembrava
serena e nonostante non si ricordasse ancora di lui, la cosa non poteva
che
fargli piacere.
“Buonanotte”
Sussurrò, ma
la sua voce fu quasi un sibilo quando aggiunse:
“Regina di
ghiaccio”
Elsa
riuscì
ad addormentarsi senza problemi, ma quando iniziò a sognare
si ritrovò nella
sua stanza ad Arendelle: sarebbe stato un sogno come un altro se non
fosse
stato che la camera era ricoperta di ghiaccio. Non si trattava di un
ghiaccio
qualsiasi, bensì di bellissime rose che suscitavano in lei
quella stessa
sensazione che aveva provato ultimamente nei suoi sogni.
Si fermò a
fissarle per qualche istante, affascinata dalla bellezza che il
ghiaccio poteva
suscitare, ma poi si riconcentrò su quella sensazione: quel
ragazzo doveva
essere vicino!
Si voltò e
ritrovò infatti il ragazzo accovacciato verso una persona
evidentemente bassa,
di cui non riusciva a scorgere il volto in quanto era coperto dalla
figura di
lui.
Che fosse la
stessa bambina dell’altra volta?
Dalla
gestualità lui sembrava starle spiegando qualcosa mentre
creava altri decori di
ghiaccio con i suoi poteri lungo la parete accanto a loro: eppure non
riusciva
ad udire nessun suono dalla sua bocca.
“Chi sei e
cosa vuoi da me?”
Nuovamente
non ebbe nessuna risposta e la cosa iniziava ad innervosirla.
“Perché mi
compari in sogno se non rispondi alle mie domande? Sto seguendo la
voce,
cos’altro dovrei fare?”
Ma il
silenzio fu nuovamente l’unica risposta che ricevette.
Furiosa avanzò verso il
ragazzo, gli stava per poggiare una mano sulla spalla per costringerlo
a
voltarsi e a fissarla negli occhi quando sentì una voce
chiamarla.
“No, non
adesso!”
Ma niente da
fare, la voce la svegliò: era Kristoff che li avvertiva che
erano arrivati allo
svincolo.
Mai tempismo
fu più sbagliato, come faceva a capirci qualcosa se
continuava ad interrompere
i suoi sogni?
“Quindi
Elsa: se dobbiamo seguire la direzione che ci hai indicato prima
dovremmo
arrivare lassù, giusto?”
Disse
Kristoff indicando un punto vicino alla cima.
“Esatto”
Si limitò a
confermare lei, ancora arrabbiata per il suo sogno interrotto,
nonostante il
povero Kristoff non ne potesse sapere niente.
“Bene allora
dobbiamo continuare su questo sentiero?”
Chiese nuovamente lui.
“No, la
strada più breve è questa!”
Si intromise
Jack, anche lui sveglio da poco, indicando la parete rocciosa che
avevano alla
loro destra che conduceva dritto verso la cima.
“Stai
scherzando vero? Questo vorrebbe dire scalare la montagna e poi come
farei a
portare il carro lassù?”
Obiettò
Kristoff.
“Dai non si
tratta proprio di scalare è più una salita molto
ripida: saliremo dal quel
percorso tra le rocce, vedrete ci divertiremo! Il carro puoi lasciarlo
qui: lo
riprenderemo al ritorno”
Rispose Jack
con un sorriso, anche se non sembravano tutti convinti.
“Se è la strada
più rapida prenderemo questa! Se qualcuno non se la sente
può restare qui”
Disse decisa
Elsa, sperando ancora che qualcuno di loro potesse ripensarci e tornare
indietro: cosa che ovviamente nessuno sembrava voler fare.
A quelle
parole Anna avanzò con convinzione.
“Se vai tu,
vado anche io!”
Quindi
iniziò a salire, ma dopo pochi passi stava per scivolare: la
afferrò Kristoff.
“Ehi aspetta
furia scatenata!”
“Dove va mia
sorella vado anche io, inoltre Kristoff ho già scalato la
montagna del nord
ricordi? Questa sarà uno scherzo in confronto: è
molto meno ripida!”
“Me lo
ricordo… è proprio questo il punto! Facciamo
così: vado avanti io e ti mostro
dove fare presa ok?”
Anna guardò
Kristoff con tutta l’aria di chi sapeva bene di potersela
cavare anche da sola,
ma doveva ammettere che di certo lui era molto più esperto
di lei nelle
scalate.
“Ok”
Mugugnò.
Kristoff
legò Sven sull’addome con una fune in modo da
facilitargli la salita, quindi
tutti iniziarono ad incamminarsi.
Il percorso
era ripido e non di certo dei più brevi, dopo diversi minuti
Jack iniziò a
sentirsi il fiatone: non credeva che arrampicarsi potesse essere
così faticoso,
ma infondo non lo faceva da secoli e di certo era fuori allenamento. La
sua
nuova condizione da umano non aiutava di certo a migliorare le cose:
ora più
che mai avrebbe voluto i suoi poteri per volare direttamente sulla
cima, come
era solito fare.
Anna notò lo
sforzo di Jack nel continuare a salire e ne approfittò per
punzecchiarlo con un
sorriso.
“Non ti stai
divertendo Jack? Pensavo fossi esperto di cose simili!”
“Infatti ho
detto che sarebbe stato divertente, non che non sarebbe stato
faticoso!”
Replicò lui
iniziandosi a chiedere se fosse saggio iniziare a contare fino a dieci
prima di
parlare, ma già sapeva che non era decisamente nel suo
carattere.
“Serve una
mano?”
Ridacchiò Elsa porgendogliela con un sorriso: era poco
più avanti di lui.
“Non ce n’è
bisogno!”
Rispose imbarazzato,
continuando a salire. Era pervaso da strane sensazioni: sapeva solo che
in quel
momento avrebbe preferito restare senza fiato piuttosto che farsi
aiutare da
Elsa davanti a tutti.
“Perché non
ascoltare qualche curiosità per passare il tempo? Lo sapete
che
nell’arrampicata si impiegano tutti i muscoli del proprio
corpo? Lo sapete che
affrontare una scalata è più un percorso mentale
che fisico? Lo sapete che
aumenta l’autostima e la capacità di soluzione dei
problemi?”
Bé di certo Jack avrebbe voluto che bastasse quello per
risolvere i suoi
attuali problemi.
“Lo sapete
che… ”
Stava per
continuare Olaf, ma fu interrotto nuovamente da Kristoff.
“Lo sapete
che parlare mentre si scala fa mancare il fiato?”
“Davvero?”
Chiese Olaf,
ma questa volta fu Elsa a rispondere.
“Sì, quindi
impiegate più fiato per scalare e meno per parlare o avremmo
fatto prima a
scegliere la strada più lunga!”
Sentenziò
lei, cosa fece calare il silenzio finché tutti non
raggiunsero la cima.
Una volta
arrivati fecero tutti una breve pausa per riprendere fiato, ad un
tratto Elsa
sentì nuovamente la voce.
“Da questa
parte venite!”
Li incitò
lei correndo avanti, Jack face lo stesso seguito da tutti gli altri ma
si
fermarono non appena videro qualcosa davanti a loro: una nebbia
fittissima a
perdita d’occhio.
“Incredibile!”
Disse Elsa. Kristoff
avanzò provando a toccare la nebbia ma la sua mano fu
respinta indietro, come
se gli impedisse di entrare.
“E ora?”
Chiese lui,
tutti fissarono la nebbia interdetti.
“E’
come
nella storia che ci raccontava nostro padre: una nebbia impedisce a
qualsiasi
umano di entrare o uscire!”
Asserì Anna.
“Bé, in
questo caso forse dovremmo far provare a qualcuno con i
poteri…”
Disse Jack indicando Elsa con un cenno della testa e fissandola con una
convinzione che iniziava a metterla a disagio. Infondo lei non sapeva
se
avrebbe funzionato.
E se non lo avesse
fatto?
Aveva quasi
paura di scoprirlo: sarebbe stato come ammettere che tutto quel
girovagare era
solo il frutto di una sua fantasia.
Mentre
titubava Anna le strinse la mano, quel contatto la riportò
in sé, in quel
momento capì che erano solo dubbi vani: lei aveva sentito
quella voce, aveva visto
quel ragazzo nel sogno e per quanto non le dessero risposte
l’avevano condotta
fino a lì e ci doveva essere un motivo.
Avanzò
decisa insieme a sua sorella ed allungò una mano fino a
toccare la nebbia: al
contatto questa si dissolse in parte, svelando i monoliti con i simboli
dei
quattro spiriti che sigillavano l’ingresso.
Vedendo
l’ingresso Anna iniziò ad avere paura, ma non di
quello che le poteva accadere
in quel posto, piuttosto provava una strana sensazione: sentiva che
andando
avanti avrebbe davvero potuto perdere sua sorella come aveva predetto
Grapapà.
Le strinse la mano più forte prima di rivolgerle la parola.
“Promettimi
che lo faremo insieme, d’accordo?”
“Te lo
prometto!”
Insieme
fecero strada: i poteri di elsa aprirono un valico nella nebbia
permettendo a
tutti di passare.
Nonostante
ora riuscissero ad attraversaela, la visibilità era comunque
quasi del tutto
oscurata, fu Olaf a rompere il glaciale silenzio che si era creato.
“Lo sapete
che una foresta incantata è un luogo di trasformazione?
Bé non so cosa vuol
dire, ma non vedo l’ora di vedere l’effetto che
avrà su ciascuno di noi!”
Lo disse con
un tono tanto sincero quanto inquietante, tutti si guardarono tra di
loro con
aria preoccupata: come se sentissero che qualcosa in quella foresta li
avrebbe
cambiati per sempre.
Ad un tratto
un fortissimo vento iniziò a soffiare su di loro,
spingendoli fino alla fine
della nebbia.
“Cosa è
stato?”
Chiese
Kristoff turbato. Elsa provò ad utilizzare nuovamente i suoi
poteri sulla
nebbia che si era appena chiusa dietro di loro ma questa volta non
sembravano
funzionare.
“Siamo in
trappola! Forse c’era da aspettarselo”
Disse Anna,
ma c’era qualcosa che distolse Elsa dalla voce della sorella:
si voltò ad
osservare la foresta che sembrava enorme e con dei bellissimi colori
autunnali.
“Questa
foresta è bellissima!”
Disse lei,
sperando che un luogo così affascinante non potesse
riservare dei pericoli
mortali.
Tutti si
fermarono ad osservare quel luogo, Anna avanzò fino ad un
dirupo da cui si
poteva osservare una diga.
“La diga,
tiene ancora! Nostro padre aveva detto che era stato un dono del popolo
di
Arendelle ai Northuldri”
Disse lei,
rivolta a Kristoff che le era accanto.
“Grazie al
cielo è ancora in buono stato!”
“Che vuol
dire?”
“Bé, se la
diga crollasse provocherebbe un’onda così grossa
da spazzar via ogni cosa su
questo fiordo”
“Ogni cosa?
Ma Arendelle è su questo fiordo!”
Rispose lei
visibilmente preoccupata, cosa che allarmò Kristoff.
“Non
succederà nulla ad Arendelle non ti preoccupare Anna! Vieni
qui…”
Rispose lui
abbracciandola.
Il
verso di
Sven gli fece venire un’idea: infondo sembrava
un’ottima occasione per provare
a farsi avanti con lei con la proposta.
“Sai, in
altre circostanze questo sarebbe un posto piuttosto romantico, non
credi?”
Ma quella
frase non ebbe proprio l’effetto desiderato perché
Anna si staccò subito
dall’abbraccio.
“In altre
circostanze? Intendi con qualcun’altra?”
Rispose lei
preoccupata ancora una volta di aver sbagliato tutto, come con Hans.
“Che? No!
Volevo dire… in caso non riusciremo ad uscire vivi da
qui…”
“Aspetta,
che? Credi che non usciremo vivi da qui?”
“No. Cioè
volevo dire: no! In realtà la vedo un pochino complicata
ma… in caso
morissimo…”
Stava per
inginocchiarsi per fare la proposta, ma Anna lo afferrò per
il bavero della
giacca in preda al panico.
“Credi che
moriremo!”
“No! Cioè
moriremo prima o poi…”
“Dov’è Elsa?
Ho giurato di starle sempre accanto!”
Chiese lei
preoccupata non vedendola vicino a loro.
“In un
futuro molto lontano moriremo!”
Urlò lui
mentre Anna andava via alla ricerca della sorella. Sbuffò,
rimproverando se
stesso per quel ridicolo tentativo di proporsi alla sua ragazza.
Sven lo
stava fissando, Kristoff scosse la testa alzando un sopracciglio.
“Non farmi
la predica!”
“Ok, come vuoi!”
Kristoff
sussultò nel sentire quella voce provenire non dal suo amico
a quattro zampe,
bensì da qualcuno dietro di lui. Si voltò per
scoprire che si trattava di Jack.
“Tu cosa ci
fai qui? Non eri indietro con Elsa ed Olaf?”
“No!”
“Ed hai
sentito tutto?”
Chiese,
conoscendo già la risposta.
“Già”
Ridacchiò
Jack, cosa che fece innervosire Kristoff.
“Fantastico!
Ti sarà sembrato patetico immagino…”
“Assolutamente
no! Più che altro pensavo che tu ed Anna foste
già sposati”
Rispose lui,
ed era vero: nella sua realtà Anna e Kristoff si erano
sposati prima di allora.
Iniziò a chiedersi se la sua sola presenza o meno nelle loro
vite avesse potuto
portare a così tanti cambiamenti.
“Quindi dici
che sembriamo sposati…?”
Chiese imbarazzato
Kristoff, quasi felice della cosa ma il suo volto si rabbuiò
di nuovo quando
proseguì.
“Peccato che
io sia un totale disastro: è da ieri che cerco di farle la
proposta ma combino
sempre un casino”
Sembrava
molto amareggiato, Jack gli mise una mano sulla spalla.
“Non ti
preoccupare, hai solo scelto il momento sbagliato”
“Per due
volte?”
Disse
Kristoff perplesso.
“Bé non c’è
due senza tre no? Sono sicuro che la terza sarà la volta
buona!”
“Vorrei solo
averne la tua stessa certezza”
“A volte in
amore si ha la percezione di sbagliare tutto, ma spesso questo dipende
solo dal
fatto che abbiamo semplicemente paura di perdere le persone a cui
teniamo
davvero! Ma tu non dovresti avere paura: si vede lontano un miglio che
tu ed
Anna siete fatti l’uno per l’altra!”
“Mi vuoi dire
che tu saresti una specie di esperto in amore?”
Kristoff lo
fissò, incredulo che un ragazzo apparentemente dedito solo
al divertimento
potesse saperne tanto di amore.
“Nessuno è
davvero esperto in amore, tutti abbiamo paura quando si tratta di
esternare i
propri sentimenti, chi più chi meno… ed
è proprio questo il punto: sarà sempre
difficile! Quindi tanto vale provarci, no?”
“Forse in
parte hai ragione”
Kristoff
abbozzò un sorriso, era strano: quel ragazzo
all’apparenza svogliato e spensierato
in qualche modo era riuscito a tirargli su il morale.
“Bene,
allora torniamo dagli altri”
Rispose Jack
dandogli un leggero buffetto sulla spalla.
Pitch
aveva
osservato il gruppo oltrepassare la nebbia, anche lui fece stesso senza
problemi, anche se da un punto diverso rispetto a quello dove era
passato il
resto del gruppo: infondo la magia della nebbia non aveva nessun
effetto sulle
leggende o gli spiriti, che potevano entrare ed uscire liberamente.
Una volta
arrivato alla foresta incantata osservò da lontano il gruppo.
Ma che carini, si sono dati tanto disturbo
per arrivare fin qui, mi spiace quasi che io debba stroncare questo
momento di
gioia… no aspetta non mi dispiace affatto!”
Ridacchiò
tra sé.
Ma prima diamo la caccia a qualche spirito!
Pensò
fissando la pietra rubata al castello che stringeva ancora tra le mani.
In questo capitolo ho trattato con maggiore
dettaglio il viaggio dei nostri eroi. Sia perché in Frozen 2
ho trovato il
viaggio di per sé un po' sbrigativo, sia perché
volevo soffermarmi maggiormente
anche su come lo affronteranno insieme e come evolverà il
rapporto tra tutti i
membri del gruppo durante questo. Mi sono divertita a rappresentare lo
strano
rapporto di amicizia che si sta formando con il nuovo arrivato e come
tutti
interagiscono tra loro, spero vi sia piaciuto e che abbiate trovato
tutti ic
(ho sempre l’incubo dell’OCC che mi preoccupa XD !).
Ovviamente come sempre si accettano consigli
e suggerimenti se li avete J
Con Olaf Jack parla di una serie tv che tratta
del progresso tecnologico come nostra salvezza e condanna: è
una citazione a
‘Black Miorrow’ una serie che trovo davvero
originale e interessante, anche se
allo stesso tempo angosciante. Io ne ho visto solo alcuni episodi
sporadici
(sono tutti scollegati tra loro) ed aprono davvero spunti e
ragionamenti
interessanti, ma allo stesso tempo lasciano anche un senso di
inquietudine, e
dopo l’ultimo che avevo visto non ho più avuto il
coraggio di continuare XD
comunque consiglio a tutti di provare a vederne almeno qualche
episodio, anche
solo per curiosità.
Mi piace il fatto che Olaf in parte
rappresenti anche lo status attuale di Elsa, infatti dice a Jack che
sta
crescendo e che nella sua mente si stanno affollando mille domande
esistenziali.
Ho dovuto riproporre la scena di Kristoff
che prova a dichiararsi perché mi avevano fatto davvero
tenerezza i suoi
continui tentativi nel film e non potevo non riportarli! Jack prova a
dargli
una mano e forse Kristoff inizia a non vederlo più solo con
sospetto come
all’inizio.
Comunque scrivendo del verso di Sven mi sono
chiesta che verso facciano le renne voi lo sapete? L’ho
chiamato genericamente
‘verso’ per il momento per sicurezza ahahaha.
Dopo la profezia di Granpapà ognuno ha
un’idea diversa di “fare la cosa
giusta”ma chi avrà ragione? Pitch cosa
avrà in
mente? Elsa inoltre continua a fare quei sogni…
Ah quasi dimenticavo… mentre scrivevo questo
capitolo ho buttato giù un po' di idee per
un’altra oneshot ambientata subito
dopo la prima fic “la regina di ghiaccio”, volevo
provare a scriverla in prima
persona e dal punto di vista di Elsa, sperando di non fare casini e
restare ic!
Se tutto va bene dovrei scriverla e pubblicarla dopo questo capitolo e
prima
del successivo… se vi va di leggerla mi farebbe piacere come
sempre avere un
vostro parere anche perché come sapete non sono molto
avvezza allo scrivere in
prima persona.
Grazie a tutti che mi state seguendo e consigliando,
siete davvero tutti adorabili e mi date la forza di continuare e
migliorarmi! Ci
vediamo al prossimo cap!
PS: da oggi ho un nuovo slogan: “Dona un
soldo ai capelli pietosi di Jack colorati da me!” ahahah
magari divento ricca,
datemi solo un Ranuncolo che me la canta XD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Vento ***
Cap 7 Vento
Pitch
avanzava nella foresta in cerca di qualcosa di anomalo: infondo quattro
spiriti
elementari non passavano di certo inosservati, considerando anche il
caos che
avevano portato al loro risveglio ad Arendelle.
Un fruscio
attirò la sua attenzione: scrutò freneticamente
con lo sguardo gli alberi
circostanti in cerca di qualcosa, ma riusciva a vederne solo il
movimento delle
fronde…
Ma certo!
Perché diavolo non ci aveva pensato prima?
Ovviamente mi tocca iniziare dal
più noioso:
il Pitch del futuro dice anche che gli ha dato non poche noie con la
sua
alleanza con Frost… tanto meglio allora, stronchiamo questa
amicizia sul
nascere!
“Spirito del
vento, sei tu?”
Disse ad
alta voce e d’un tratto il vento parve accorgersi della sua
presenza, infatti
iniziò a soffiare minaccioso contro di lui: l’uomo
nero rimase comunque
impassibile.
“Cosa dici?
Mi chiedi di andarmene perché è il tuo
territorio? Mhmm… forse ti sei perso gli
ultimi eventi: è in corso una faida da anni qui e paura ed
odio sono all’ordine
del giorno! Il che lo rende anche il mio territorio!”
A
quelle
parole sorrise compiaciuto, cosa che fece infuriare ancora di
più lo spirito
del vento, il quale soffiò sempre più impetuoso
contro di lui trascinandolo
indietro di qualche metro. L’uomo nero in tutta risposta
portò una mano al
petto con fare teatrale, sfoggiando un’espressione fintamente
scandalizzata.
“Che brutto
modo di accogliere una leggenda… forse dovresti
riconsiderare le tue buone
maniere!”
Pitch mostrò
la pietra presa al castello di Arendelle allo spirito del vento, il
quale
immediatamente smise di soffiare.
“Che c’è?
Non sei più tanto minaccioso adesso? Devo constatare che tu
l’abbia
riconosciuta: è la pietra che avete scioccamente regalato al
popolo dei Northuldra.
L’avete data di generazione
in generazione ad uno di loro scelto come degno custode, in modo che
potesse
sfruttare i vostri poteri per far vivere il suo popolo in armonia con
la natura
e trarne vantaggio… o sciocchezze simili! Davvero ridicolo
che degli spiriti
così potenti rischino che una pietra del genere possa finire
nelle mani
sbagliate solo per far felice qualche stupido umano, non
trovi?”
Pitch alzò
un sopracciglio con aria intimidatoria ma il vento non perse tempo ed
iniziò a
soffiare con forza scaraventando contro di lui rami secchi caduti,
sassolini o
qualsiasi cosa ci fosse lì al momento sperando di fargli
cadere la pietra di
mano; cosa che ovviamente non accadde.
“Tutto qui
quello che sai fare? Sono davvero deluso allora: sarà anche
troppo facile!”
Disse sprezzante, quindi invocò i suoi poteri fino a creare
una falce di potere
oscuro tra le sue mani: la fissò con aria tanto sicura
quanto folle.
“Dicono che
una falce non possa tagliare il vento, ma temo che non possa valere in
questo
caso… che dici vogliamo provare?”
Il vento
continuò a scagliare sassi e rami contro Pitch con forza
sempre crescente ma
lui li evitava o li colpiva senza problemi con la sua falce.
Lo spirito
capì che era inutile, quindi passò vorticoso
sopra il fiume e concentrò tutta
la sua forza rotatoria per creare un’enorme tromba
d’acqua pronta ad abbattersi
contro Pitch; eppure la cosa più che spaventarlo sembrava
compiacerlo.
“Bravo,
così: mostrami tutta la tua forza…”
Aspettò che
lo spirito si avvicinasse, quindi all’ultimo alzò
il braccio che stringeva la
pietra contro di lui. Fu l’unico attimo in cui
titubò, in quanto non era del
tutto sicuro di come funzionasse: si concentrò sulla pietra
e sul voler
assorbire i poteri dello spirito usando al contempo, con
l’altra mano, anche i
suoi poteri contro di esso nel modo che gli aveva spiegato il Pitch del
futuro.
Infatti l’altro
Pitch aveva molta più esperienza di lui anche con i suoi
stessi poteri oscuri e
nella lettera gli aveva spiegato anche come fare per oscurare i cuori:
questa
era un’occasione perfetta per valutare se avesse appreso bene
come usarli.
Uno dei
rombi sulla pietra, più precisamente quello del vento,
iniziò a risucchiare il potere
dal turbine: lo spirito del vento fece resistenza, provando in tutti i
modi di
evitarlo, non voleva assolutamente che il suo potere fosse usato da
Pitch!
Nel
frattempo il potere oscuro dell’uomo nero si mescolava al
vento stesso.
Un ghigno di
vittoria si fece strada sul volto di lui.
Bene, più farai resistenza e
più potere
riuscirò a prendere, inoltre la mia oscurità
alimenterà la tua ira e paura per
scagliarle contro tutto e tutti indiscriminatamente.
Quando il
processo finì il rombo sulla pietra si illuminò
in maniera più intensa mentre
il turbine continuava a vorticare sempre più forte ed
impetuoso, reso ormai
meno limpido dall’oscurità di Pitch.
L’uomo nero
si fece seguire dal turbine fino ad arrivare accanto al posto dove
erano
situati Elsa, Jack e gli altri.
“Lo sai non
va bene tenere in se la propria rabbia, credo proprio che tu la debba
sfogare!
Ho proprio qualche bersaglio che fa al caso tuo: così mentre
fai fuori questi
impiastri posso dedicarmi alla ricerca di qualche tuo altro
amico!”
Detto questo
Pitch scomparve dalla vista dello spirito mescolandosi tra le ombre
degli
alberi con i suoi poteri. Lo spirito del vento non trovandosi
più davanti il
suo obiettivo avanzò verso il prossimo nel suo campo visivo:
si trattava del
gruppo di Elsa.
Il
gruppo si
era riunito dopo la breve separazione: ognuno raccontò agli
altri cosa aveva
visto.
“Bene siamo
proprio nella foresta incantata allora! Ora basta seguire la voce e
dovremmo…”
Elsa stava
per dire altro ma tutti furono distratti da un forte fruscio, si
girarono in
direzione di quel rumore finché non videro qualcosa di
totalmente inaspettato:
un turbine stava avanzando impetuoso contro di loro.
Sembrava uno
scenario quasi paradossale in una foresta e con il bel tempo, ma
infondo si
trattava sempre di una foresta incantata!
Non appena
risvegliata dallo shock di vedere una cosa simile, Elsa
provò a fare qualcosa
ma non ne ebbe il tempo: il turbine travolse tutti facendoli girare
dentro di
esso.
Certo Jack
era abituato a lasciarsi trasportare dal vento ma non in quel modo!
Anna
sembrava stare male e gli altri di certo non meglio, persino lui
iniziava a non
sentirsi tanto bene ma senza poteri non aveva la minima idea di cosa
potesse
fare per migliorare la situazione.
Elsa vide
uno dei rami presenti nel turbine che stava per finire in testa ad
Anna, quindi
prontamente usò i suoi poteri per allontanarlo: il ghiaccio
colpì anche lo
spirito del vento, cosa ce lo fece sussultare. Lo spirito infatti non
si
aspettava minimamente un potere simile, soprattutto da
un’umana! Capito quale
fosse la reale minaccia, lascio andare gli altri concentrando invece i
suoi
poteri unicamente nel difendersi da Elsa.
Una volta
fuori dal vortice gli altri si rialzarono a fatica, ancora
scombussolati dal
tanto girare in tondo. Quando Anna riuscì a capacitarsi del
fatto che Elsa era
l’unica ancora lì dentro avanzò a
fatica verso il turbine, che ormai era diventato
sferico rinchiudendo come in una gabbia sua sorella.
“Lasciala
andare!”
Ma lo
spirito del vento non sembrava voler sentire ragioni in merito
“Anna sta attenta!”
Le urlò
Kristoff preoccupato, ma Anna sembrava voler avanzare.
Jack la
osservò: anche lui voleva disperatamente fare qualcosa,
sapeva che Elsa era
potente ma quello era pur sempre uno spirito, anche e si chiedeva cosa
lo
avesse portato ad essere così ostile. Per quanto ne sapeva
lui lo spirito del
vento era sempre stato allegro e pronto a divertirsi o ad aiutare gli
altri.
Trovatosi
imprigionata Elsa provò con l’unica cosa che le
venne in mente, ovvero usare i
suoi poteri: allargò entrambe le braccia concentrandoli in
due raggi di
ghiaccio contro il turbine.
Jack
avanzò
a fatica controvento fino a raggiungere Anna, posandole una mano sulla
spalla
come per frenare la sua avanzata. Per quanto volesse aiutare anche lui
Elsa,
avanzare ancora avrebbe voluto solo dire finire nuovamente
lì dentro o peggio.
“Anna…”
“È
mia sorella!”
Protestò lei, provando ancora a resistere.
Più il vento
si faceva intenso e più Elsa non demordeva, ma
improvvisamente accadde qualcosa
di strano: il ghiaccio a contatto con la tromba d’acqua prese
una strana forma
mostrando quelli che sembravano dei frammenti di vita che si
susseguivano: Elsa
poté distinguere quello che sembrava suo padre da ragazzo
(cosa confermata da
una voce che lo chiamava principe), suo nonno che alzava la spada in
nome di
Arendelle ed una moltitudine di voci, compresa quella che la chiamava,
affollarsi nella sua testa.
Era davvero
troppo, pensava che la testa le potesse esplodere da un momento
all’altro: fece
quindi divampare tutti i suoi poteri intorno a sé.
Quella
specie di esplosione fece dissolvere il turbine, creando tutto intorno
quelle
che sembravano delle vere e proprie statue di ghiaccio.
Appena Elsa
spuntò fuori dal dissolversi del vento Jack di istinto si
precipitò da lei,
cosa che fece ovviamente anche sua sorella: quando arrivarono da lei,
Anna le
toccò la spalla e qualche istante dopo, dall’altro
lato, Jack le toccò il
braccio… quasi come se volessero accertarsi che fosse
davvero tutta intera.
“Tutto
apposto?”
Chiese Anna.
“Stai bene?”
Chiese Jack,
senza aspettare una risposta alla prima domanda.
Elsa stava
per rispondere ma si stranì quando sentì il tocco
di Jack sul suo braccio: di
solito, ad eccezione dei suoi familiari, le persone evitavano di
toccarla con
tanta leggerezza. Nonostante la maggior parte del suo popolo sapesse
che non
era più una minaccia, era pur sempre una persona nata con i
poteri di ghiaccio!
Quel gesto
le aveva provocato davvero una strana sensazione e non riusciva a
capire a cosa
fosse dovuta: una sensazione nuova ma allo stesso tempo così
familiare… sentì
improvvisamente il battito accelerare nonostante non ve ne fosse motivo.
Ma che diavolo sto pensando? Non è
il
momento per pensieri assurdi come questo!
“S-sto
bene!”
Rispose,
distogliendo lo sguardo da Jack e cercando di far trapelare la sua
solita
risolutezza.
Sollevato,
solo in quel momento Jack notò un qualcosa di strano: dal
dissiparsi del vento
parve separarsi e dissolversi nel cielo una specie di sabbia nera.
“Cosa sono?”
Fu la voce
di Kristoff a distogliere la loro attenzione, si riferiva alle statue
di
ghiaccio che adesso li circondavano. Sia Anna che Jack sembravano
averle notate
solo adesso.
“Wow!”
Disse Jack,
estasiato davanti a simili opere create dal ghiaccio. Elsa si
avvicinò ad una
di loro a forma di cavallo accarezzandola delicatamente.
“Sembrano
frammenti di vita!”
Osservò lei,
Jack non poteva che darle ragione: non sembravano delle semplici
sculture di
ghiaccio. In particolare un fuoco di ghiaccio attirò la sua
attenzione, ma lui
sapeva il perché: gli ricordava terribilmente quello che
aveva creato con Elsa
anni fa, in quell’occasione avevano confessato l’un
l’altro le proprie paure e
vicendevolmente si erano aiutati a superarle… come sarebbe
voluto tornare a
quell’istante.
“O ricordi…”
Osservò lui
con un tono basso e mesto, che sembrava più rivolto a se
stesso che ad altri.
“Cos’è che
dici sempre tu Olaf?
Chiese Anna,
ricordandosi improvvisamente qualcosa.
“Cosa? Ah la
mia teoria del progresso tecnologico come nostra salvezza e
condanna?”
“No, non
quella… l’altra, quella cosa
sull’acqua”
“Ah, ma
certo: l’acqua ha memoria. L’acqua che ci circonda
infatti è passata per molti umani
ed animali prima di noi e ricorda tutto!”
Olaf vide
alzarsi accanto a lui delle foglie e volteggiargli intorno, stavolta
con un
moto dolce che gli faceva quasi il solletico.
“Guardate il
vento è tornato! È
simpatico, penso ti chiamerò… Zefiro!”
Lo spirito
del vento passò quindi da Kristoff gonfiandoli la maglia,
ora sembrava avere
una grossa pancia.
“Ehi, ma
dove ti infili?”
Protestò lui.
Il vento
quindi alzò il mantello di Anna fino a farlo ricadere sulla
sua faccia.
“Sei più
calmo adesso?”
Chiese Elsa
rivolta allo spirito, il quale gli alzò la treccia fino
fargliela volare sotto
il naso come se fossero dei baffi.
Ad
assistere
a quelle scene Jack scoppiò a ridere, ora riconosceva
finalmente il giocoso spirito
del vento, compagno di sue tante avventure!
Infatti da
quando era diventato Jack Frost, lo spirito del vento era sempre stato
al suo
fianco aiutandolo a volare o a fare scherzi e giocare con i bambini.
Lo spirito
attirato da quelle risate si diresse verso Jack ma iniziò a
girargli in tondo
dubbioso: sembrava quasi come se una parte di lui lo avesse
riconosciuto ma
Jack sapeva che era impossibile, infondo in quella realtà
non si erano ancora
mai incontrati. Pensò che probabilmente in qualche modo
avesse solo capito che
di lui si poteva fidare.
“Ehi come va
vecchio mio? Allora, ti piace Zefiro come nome?”
Chiese lui,
lo spirito rispose con dei suoni non riconducibili a parole
dall’orecchio
umano, ma lui fece comunque finta di interpretarli.
“Come dici?
Sì, sono d’accordo: sono tutti fin troppo seri
qui… necessitano di una terapia
immediata! Che ne dici se…”
A questo
punto la voce di Jack si fece un sussurro e nessuno riuscì a
sentire quello che
diceva, a parte il vento ovviamente.
“Jack,
cosa..?”
Ma Elsa non
fece in tempo a finire la domanda che sentì il vento
soffiare sotto di loro: si
vide improvvisamente sollevare da terra, finché non si
trovò sostenuta a mezz’aria
dal vento, cosa che le fece fare un grido di stupore misto a paura.
Nella sua
stessa condizione accanto a lei c’erano anche Anna, Kristoff
ed Olaf.
“Che diavolo
succede? Mettimi giù!”
Disse
Kristoff, senza aver nessun riscontro.
Elsa invocò
i suoi poteri di ghiaccio nella sua mano, pronta a scagliarli
nuovamente contro
lo spirito del vento ma in quel momento si accorse di risate divertite.
Era Jack, ed
era l’unico ancora a terra!
“Lo trovi
tanto divertente?”
Chiese lei
con tono severo.
“Ovviamente,
infondo è una mia idea! E lo faresti anche tu se ti
lasciassi un po’ andare…
lascia che sia il vento a trasportarti!”
“Facile
parlare dalla terra ferma! Digli di farci scendere o userò i
miei poteri per
farlo”
“Elsa vedi,
il vento è uno spirito libero e che si fida solo di chi
vuole: io non ho nessun
potere su di lui, ha fatto quello che gli ho suggerito solo
perché lo trovava
divertente e ti mostrerò che è così.
Vento portami da loro!”
Alla sua
richiesta il vento iniziò a farlo volare a
mezz’aria accanto a loro, ma la cosa
che Elsa trovò strana fu che lui sembrava totalmente
abituato ad una cosa
simile: si lasciava trasportare divertito dal vento e fluttuava come
con una
naturalezza di chi sembrava quasi più abituato a volare che
a camminare.
Lo fissò con
aria stupita.
“Avanti,
fate come me: lasciatevi andare!”
La prima a
provarci fu Anna, la quale inizialmente preoccupata sembrava ora
totalmente
divertita.
“Ha ragione
Elsa: devi provare!”
Olaf pure
sembrava divertirsi anche se i suoi pezzi erano ormai sparsi in aria.
“Già è
proprio divertente! Anche se penso di aver perso un
braccio…”
Kristoff
rise vedendo che in realtà ce l’aveva attaccato
dietro la testa.
“Aspetta, ti
aiuto io!”
Quindi
allungò un braccio fino a recuperare lo stecchino dietro la
sua testa e
rimetterlo a posto.
“Forza Elsa,
manchi solo tu!”
La incitò
Jack, lei lo fissò ancora perplessa: non si sentiva per
niente al sicuro in
quella situazione! Notando i suoi pochi progressi Jack chiese al vento
di farlo
avvicinare a lei.
Elsa aveva
ancora la sua mano circondata dai suoi poteri, quella situazione non le
piaceva
e voleva essere pronta a colpire nel caso fosse necessario: il veder
avvicinare
Jack non la aiutava, anzi al momento era quasi indecisa se scagliarli
contro di
lui… voleva solo scendere e continuare la sua ricerca.
Sentì
Jack
afferrarle il polso ed immediatamente provò la stessa
sensazione di prima, di
quando le aveva afferrato il braccio.
“Prima di
tutto smetti pure di usare i tuoi poteri… non vorrai
congelare qualcuno,
giusto? Vedi, senza volerlo stai lasciando in cielo una scia di
brina”
Disse lui.
Elsa smise immediatamente di usare i suoi poteri, ma non per quello che
aveva
detto, piuttosto per il fatto che ora era concentrata principalmente su
quelle
strane sensazioni… le sembrava quasi di faticare a
respirare, si chiese se non
fosse solamente un effetto dell’alta quota.
“Bene ora stendi
le braccia e lasciati andare, non ti preoccupare ti tengo io!”
Disse spostando
la presa dal suo polso alla mano e mostrandole la posa che doveva
assumere, eppure
lei sembrava ancora
titubante.
“Elsa non
devi avere paura, ci sono io qui, andrà tutto bene: fidati
di me!”
La incitò
lui con un dolce sorriso, ricordandosi della prima volta che
l’aveva fatta
volare con lui.
A quelle
parole Elsa ebbe un leggero sussulto: le sembravano così
familiari eppure era
sicura di non averle sentite in altra occasione.
Fidarsi di
lui?
Poteva farlo
davvero?
Sembrava un
ragazzo apposto, che voleva solo divertirsi e far divertire anche
loro… cosa che
sembrava decisamente strana, quel ragazzo in parte era circondato da un
alone
di mistero che non riusciva a decifrare.
Allora
perché dentro di lei sentiva che si poteva fidare?
Non ne aveva
idea ma decise di farlo: stese le braccia lasciandosi andare al vento e
stringendo forte la mano di Jack. Inizialmente aveva paura ma poi si
accorse
che effettivamente il vento la reggeva senza problemi ed
iniziò a barcollare di
meno, eppure guardando giù ancora non si sentiva del tutto
al sicuro vista
l’altezza a cui si trovava.
“Non
guardare in basso, guarda davanti a te”
Disse lui e
lei lo face: si trovò davanti un bellissimo panorama dai
colori rosso ad
arancio, tipici dell’autunno. Da quell’altezza
poteva infatti vedere tutte le
fronde degli alberi che si scagliavano all’orizzonte, un
sorriso si formò sul
suo viso contemplando quel panorama che le trasmetteva
serenità, facendole
dimenticare per qualche minuto il suo obiettivo ed i mille pensieri che
affollavano ormai da giorni la sua testa.
Si sentiva
libera.
A Jack gli
si scaldò il cuore nel rivedere finalmente quello spontaneo
sorriso sul suo
volto.
“Va bene hai
vinto, ammetto che è stato divertente! Ora possiamo tornare
giù?”
Chiese lei con
un sorriso al quale Jack non sapeva dire di no, quindi disse allo
spirito del
vento di riportarli tutti a terra e lui così fece.
Una volta di
nuovo sulla terraferma, Elsa osservò ancora incredula verso
l’alto.
“Non credevo
che potesse essere possibile una cosa simile”
“Felice di
averti smentita allora, mostrandoti che anche in una situazione simile
si può
sempre trovare un lato positivo”
Rispose lui.
La
fissò
felice di essersi forse avvicinato ancora un po' di più a
lei.
Solo allora Elsa
notò con imbarazzo che aveva ancora la mano stretta a quella
di Jack,
immediatamente la lasciò andare sperando che nessuno di loro
lo avesse trovato
strano.
Per fortuna
fu il vento nuovamente a distrarre l’attenzione di tutti:
questa volta soffiò
in maniera amichevole tra i capelli di Jack.
“Incredibile,
sembri davvero piacergli!”
Disse Anna
stupita nell’osservare il feeling creatosi tra Jack e lo
spirito del vento.
“Ci siamo
divertiti eh? Quando vuoi, vecchio mio!”
Rispose lui
rivolto al vento, ma lo spirito produsse dei suoni e iniziò
ad agitarsi andando
avanti ed indietro per poi indicargli la strada fino ad una delle
statue di
ghiaccio create poco prima dai poteri di Elsa.
Tutti si
avvicinarono incuriositi, ma le prime ad arrivare furono Anna ed Elsa
le quali
riconobbero subito una delle due figure della statua: era un ragazzo
che veniva
salvato da una ragazza.
“Lui
è…
nostro padre!”
“E questa
ragazza… lo sta salvando!”
Evinsero le
due sorelle. Improvvisamente si sentì il suono di un corno
dell’aria e dei
rumori sempre più forti provenire dalla foresta avvicinarsi
sempre più.
Elsa si parò
davanti ai suoi amici, pronta a proteggerli con i suoi poteri, Jack
tese il
bastone davanti a lui, Anna staccò invece una spada di
ghiaccio da una delle
statue.
“Che cosa
pensi di farci?”
Le chiese
Kristoff tanto perplesso quanto preoccupato.
“Non ne ho
idea”
Rispose lei,
ma di certo in qualche modo era decisa a difendersi se ce ne fosse
stato
bisogno.
Dalle ombre
dei cespugli comparve un gruppo di persone che aveva tutta
l’aria di essere una
tribù locale: avevano indumenti di pelle ed alcuni erano
armati di bastone che
puntavano minacciosamente contro di loro.
“Abbassa
quell’arma!”
Disse una di
loro rivolta ad Anna con aria minacciosa.
“Magari riesci a
parlarci tu, forse tra
persone armate di bastone vi capite!”
Bisbigliò
Kristoff a Jack con un filo di ironia, anche se in cuor suo sperava
veramente
che trovasse un modo per risolvere la situazione.
Jack stava
per rispondergli quando comparve dai cespugli dietro di loro un altro
gruppo di
persone, sebbene diverso dal primo: indossavano delle divise e
sembravano
essere più un’armata che dei locali.
“Abbassate
prima voi le vostre armi!”
Disse uno di
loro, seppur stranamente sembrava rivolto più al primo
gruppo di persone che a
loro.
“Sono
soldati di Arendelle!”
Notò stupita
Anna dai simboli sulle armature.
Improvvisamente
il primo gruppo avanzò velocemente verso di loro e subito
anche i soldati di
Arendelle fecero lo stesso: avevano tuta l’aria di voler
iniziare uno scontro.
Elsa non
poteva permetterlo: gelò con i suoi poteri la terra ai loro
piedi facendoli
scivolare tutti a terra.
Entrambi i
gruppi restarono allibiti da un tale potere; quello che sembrava il
capo dei
soldati parlò rivolto con aria attonita a quella che doveva
essere il capo dei
nativi.
“Ha fatto
una magia, lo hai notato?”
“Certo che
l’ho notato!”
Rispose lei
fissando con aria incuriosita Elsa.
“Hai
scelto
un benvenuto raggelante”
Osservò
Anna, sperando che nessuno gli avrebbe voluto fare del male dopo un
tale gesto,
infondo sembravano tutti armati e pronti alla guerra.
“Sono stati
intrappolati qui tutto questo tempo?”
Bisbigliò
Kristoff ai suoi amici: infondo sembrava che nessun umano potesse
entrare od
uscire in autonomia da quella nebbia.
“Che
facciamo adesso?”
Chiese Elsa.
“Ci penso
io! Ciao, sono Olaf”
Si presentò
lui ma tutti sembravano sconvolti nel vedere un pupazzo di neve
parlante.
“Lo so
scusate, i vestiti per me sono un limite!”
Jack
ridacchiò a quelle parole.
“Non credo
si riferissero a quello!”
“Strano e
misterioso Jack, lascia parlare me! Tu con quel bastone in mano li
spaventi!”
“Oh certo,
scusami! Lascerò parlare il normalissimo e rassicurante
pupazzo di neve
parlante allora!”
Olaf lo
ignorò ed iniziò a raccontare tutta la storia
delle due sorelle, dal loro
passato di separazione da piccole per colpa dei poteri di Elsa fino ad
arrivare
alle voci sentite da Elsa.
Tutti
ascoltarono con attenzione e trepidazione lo struggente
racconto… o quasi tutti:
Jack sembrava quasi divertito nel vedere il pupazzo di neve imitare
fedelmente molti
eventi e persone a lui note, compreso quel demonio di Hans!
Non riuscì a
trattenere le risate, Anna lo guardò male.
“Jack!”
Lo
rimproverò lei.
“Ma come fai
a non ridere? Ha imitato tutto alla perfezione: proprio come
è accaduto!”
Anna trovò
strana quella affermazione, infondo per quanto ne avesse potuto sentire
parlare
lui non aveva partecipato a quegli eventi, se non a quelli
più recenti.
Jack si
chiese come Olaf avrebbe imitato gli eventi se avesse assistito alla
realtà
dove lui era presente. In quel momento gli fece uno strano effetto
realizzare che
in quella realtà lui non c’era stato, eppure tutto
era comunque proseguito fino
a quel momento… sentì una strana stretta al cuore.
“Quindi tu
sei davvero la regina di Arendelle?”
Chiese il
generale. Elsa annuì.
“Perché mai
la natura dovrebbe premiare una di Arendelle con la magia?”
Chiese la
donna che era a capo della tribù locale.
“Magari per
compensare le azioni del tuo popolo!”
Rispose
aspramente lui.
“Il mio
popolo è innocente, non avremmo mai attaccato per
primi!”
“Che la
verità venga alla luce, allora!”
Continuarono
a battibeccarsi i due, ma stavolta fu Anna a parlare rivolta al
generale, come
fulminata da un ricordo.
“Ma certo il
tenente Mattias! Ecco dove ti ho
visto…
in uno dei nostri quadri a palazzo: eri la guardia personale di nostro
padre!”
“Vostro
padre… che è successo ai vostri
genitori?”
Il volto
delle sorelle si incupì.
“La loro
nave è affondata nei mari del sud sei anni fa”
Rispose Anna.
“Mi spiace…”
Il tenente
rimase in silenzio per qualche minuto e poi proseguì.
“Forse siamo
un po' avanti con gli anni ma noi soldati di Arendelle siamo fieri di
potervi
servire!”
Lui ed i
suoi soldati si schierarono fieramente accanto al gruppo di Anna ed
Elsa,
pronti a difenderli. La cosa preoccupò la donna che era a
capo dell’altra
fazione che fece qualche passo indietro ma fu Elsa a parlare.
“Aspetta,
qualcuno mi sta chiamando conducendomi fino a qui… forse se
lo troverò mi darà
le risposte per liberare la foresta!”
Non solo
quelle sperava, in realtà.
Proseguì a
parlare.
“Fidati di
me, voglio solo aiutare!”
“Io sono
Yelana, capo dei Northuldra e noi ci
fidiamo solo della natura!”
Rispose la
donna.
Tutti
rimasero stupiti a quelle parole, consapevoli ormai che proprio come
nella
storia raccontata dai genitori di Anna ed Elsa, erano nella foresta
incantata e
di fronte alle due fazioni che non avevano smesso di combattere per
anni,
intrappolati all’interno della foresta.
Eccoci finalmente al nuovo capitolo! Il
primo col nome di uno degli spiriti e quindi dedicato al primo di loro.
Una delle cose che non mi è rimasta molto
chiara del film di Frozen 2 è il fatto che gli spiriti
ostacolino Elsa quando
in teoria quello che gli serve è proprio il suo aiuto e
tutti, almeno
all’inizio, sembrano volerla inspiegabilmente morta. Nella
mia fic ho voluto
dare un po’ un motivo a questo fenomeno, facendo in modo che
fosse Pitch ad
istigarli volontariamente contro di loro, inoltre sto cercando di dare
un po' più
di spessore alla parte degli spiriti che è stata molto
rapida nel
lungometraggio.
Per scrivere questo capitolo ho rivisto
decine di volte la scena del vento del film per immaginarmi cosa
potessi
aggiungere, in quanto nel mio file di appunti era solo un semplice
“il vento
ostacola il gruppo di Elsa istigato da Pitch”, quindi nel
panico ho dovuto capire
man mano cosa aggiungere: spero che il risultato vi piaccia!
Abbiamo finalmente capito cosa era la pietra
rubata da Pitch: una pietra che veniva usata dai Northuldra
per usare il potere degli spiriti a loro vantaggio (mi sembra
plausibile dato che nel film si vede nel racconto del padre che la
tribù usa
nella vita quotidiana questi poteri).
Ho
fatto si che lo spirito del vento fosse proprio il vento che aiuta Jack
a
volare, spero vi piaccia come idea perché adoro la loro
amicizia <3
Aspetto
i vostri pareri sul capitolo ed ipotesi/speranze sul prosieguo! Io
intanto
torno a scervellarmi sul prossimo capitolo per il quale i miei appunti
erano al
pari di questo XD (ebbene si sono arrivata alla fatidica parte di mezzo
per la
quale non avevo le idee chiarissime mentre ho scritto tanto per le
parti
iniziali e finali… ma che la farò, credete in me!
XD)
Ho pubblicato alla fine anche la mia nuova
oneshot “Vita da leggenda”, che fa sempre parte
della saga “la regina di
ghiaccio” solo ambientata prima di questa fic e subito dopo
“La regina di
Ghiaccio”. Se avete voglia e tempo mi farebbe piacere se mi
faceste sapere cosa
ne pensate (anche perché come nelle mie altre oneshot ho
fatto come anticipato
una prova con la prima persona).
Grazie a tutti per aver letto, al prossimo
cap!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Fuoco ***
Cap 8 Fuoco
A quanto pare i Northuldra
non si fidavano
ancora di loro, Jack era però intenzionato a convincerli.
“Dite che
credete solo nella natura, allora perché non credere ad una
persona con i
poteri di ghiaccio? Insomma se la natura ha donato dei poteri simili ad
un
umana ci deve essere un motivo, no?”
Disse lui
rivolto a Yelana. Elsa lo fissò stupita dalla convinzione
delle sue parole,
davvero credeva così tanto in lei?
“Come ho già
detto il popolo di Arendelle è colpevole di molte azioni
qui, quindi non possiamo
ancora fidarci”
Rispose lei
freddamente.
“Non
importa! E’ ormai buio, sarete stanchi… vi
scorteremo fino al nostro
accampamento!”
Disse il
tenente Mattias, quelle parole turbarono però il popolo dei
Northuldra: molti
iniziarono a parlare tra loro. Yelana aveva inteso cosa li preoccupava
e
nonostante non si fidasse degli sconosciuti, non poteva nemmeno
mostrarsi
totalmente insensibile.
“La foresta
di notte è pericolosa e la strada che porta al vostro
accampamento è il
territorio dove di notte spesso passano i giganti di pietra…
potete passare la
notte nei pressi del nostro villaggio, ma vi sarà proibito
entrarvi, intesi?”
Le parole di Yelana stupirono il tenente.
“Non dirai
che ti stai preoccupando anche per noi!”
“Mi
preoccupo per gli stranieri in quanto sono ancora in dubbio sul se
fornirgli o
meno la nostra fiducia. Voi potete decidere liberamente se stare con
loro o se
fare diversamente, abitate qui da abbastanza tempo per essere
indipendenti!
Anche se, vista la vostra cieca fedeltà al vostro regno,
immagino già quale
sarà la vostra decisione…”
Nonostante
il tono seccato di Yelana, Elsa era sicura di aver scorto un accenno di
sorriso
sul volto di Mattias: probabilmente aveva avuto la sua stessa
sensazione che le
intenzioni di Yelana fossero più nobili di quanto volesse
mostrare.
Seguirono
quindi i Northuldra nella foresta, la quale si faceva sempre
più oscura e fitta
ad ogni passo.
“Sono felice
che dormiremo in un posto vicino al villaggio… questa
foresta sembra quasi
spettrale coll’avanzare del buio!”
Osservò Anna
rivolta a Kristoff. Lui notò che erano leggermente
distaccati dagli altri,
quindi avrebbe potuto parlarle francamente… magari poteva
essere una giusta
occasione per rassicurarla e farle la fatidica proposta!
“Non devi
preoccuparti Anna, ci sono io accanto a te! E poi tutto questo non ti
ricorda
qualcosa?”
“Cosa?”
Chiese lei,
domandandosi a cosa si riferisse.
“Bé: noi
due, una fitta foresta di notte, pericolo incombente… la
nostra prima avventura
insieme!”
“Quando ci
hanno quasi mangiato i lupi? Vuoi dirmi che potrebbero spuntare dei
lupi anche
qui?”
Chiese tanto
perplessa quanto intimorita.
“No!
Cioè non ne ho idea… forse sì o
probabilmente
potrebbe esserci di peggio dei lupi in questa foresta… ma
non è questo il
punto! Intendevo che quell’occasione è stata la
prima dove eravamo da soli ed
abbiamo avuto una reale conversazione”
Anna
incrociò le braccia al petto fissandolo di sbieco con aria
severa.
“Quando mi
hai dato della folle?”
“Sì! Cioè
no… in realtà lo eri un pochino nel voler sposare
un completo sconosciuto! Se
poi ripensiamo al fatto che si trattasse di Hans… ma ormai
è acqua passata, tu
ora sei ben diversa da allora!”
Anna portò
le braccia lungo i fianchi stringendo ancora i pugni e fissandolo con
un’aria
che iniziava a preoccuparlo.
“Non capisco,
quindi mi stai dicendo che non ti piacevo prima o che non ti piaccio
più ora?”
“No,
no! Tu
mi piaci, è ovvio che mi piaci! E anche prima mi piacevi:
certo hai un bel
caratterino a volte… ma non mi dispiace, almeno quando non
sono l’oggetto dei
tuoi pensieri omicidi come probabilmente lo sono
adesso…!”
Abbozzò
un
sorriso forzato che fu subito spento dall’implacabile sguardo
di Anna.
In
quel
momento avrebbe quasi preferito che fossero arrivati davvero i lupi ad
interromperli, per fortuna ci pensò Elsa a farlo: aveva
notato che erano
rimasti più indietro rispetto agli altri.
“Ragazzi
forza sbrigatevi, dobbiamo stare tutti uniti!”
“È
meglio”
Rispose
Anna
con tono freddo.
“Già”
Aggiunse
timidamente Kristoff maledicendo ancora volta la sua immancabile
capacità di
parlare a sproposito.
Entrambi
allungarono il passo per riunirsi al resto del gruppo.
Pitch
avanzava nella foresta alla ricerca degli spiriti con aria seccata.
Possibile che quando servano diventino
praticamente invisibili? Devono sempre rendermi le cose noiose!
Pensò
tra
sé, cercando al contempo di escogitare un piano per stanare
gli altri.
Andiamo Pitch pensa: chi ti manca? Il fuoco
sarebbe di certo un valido alleato… ma quella insopportabile
salamandra è tanto
potente quanto minuscola: cercarla in una foresta è come
trovare un ago in un
pagliaio, a meno che non sia in preda ad uno dei suoi attacchi di
panico…
Quegli
ultimi pensieri illuminarono il volto di Pitch con un’idea
che lo rallegrò
improvvisamente.
Ma certo! Perché non ci ho pensato
prima?
Quella insulsa salamandra è una piccola fifona e cosa
potrebbe spaventarla di
più delle mie amate ombre?
Essendo
ormai buio giocava praticamente in casa: evocò i suoi poteri
e le ombre
circostanti presero la forma di creature simili a lupi con gli occhi
gialli.
“Bene
mie
care ombre lo so che avete sete di paura, allora fiutatela fino a
portarla da
me e riceverete esattamente ciò che cercate!”
Le
ombre
emisero un verso simile a un ruggito di approvazione, quindi corsero in
differenti direzioni della foresta in cerca del loro obiettivo.
Il
gruppo di
Elsa arrivò finalmente poco fuori dal villaggio, Yelana
indicò loro un posto
dove potevano stare per la notte.
Una
volta
sistemati i Northuldra li salutarono per proseguire fino al villaggio,
mentre i
soldati di Arendelle rimasero con loro.
“Riposatevi
pure, faremo noi la guardia a turno nell’area
circostante!”
Disse
il
tenente Mattias, il gruppo non fece molti complimenti a riguardo: erano
tutti
stanchi e non vedevano l’ora di potersi finalmente riposare.
Elsa
osservò
Anna e Kristoff: lui sembrava stesse facendo di tutto per compiacerla,
mentre
lei aveva l’aria imbronciata. Elsa pensò che molto
probabilmente avessero
litigato per qualche scaramuccia, della quale non voleva saperne nulla
a meno
che non glielo avessero espressamente richiesto.
Quindi
si
guardò intorno solo per assicurarsi che ci fossero tutti.
Jack, Sven, Olaf…
Ricapitolò
tra sé, ma solo in quel momento si accorse che non vedeva il
pupazzo di neve.
“Jack
hai
visto Olaf?”
Ma
lui
rispose facendo spallucce, cosa che preoccupò Elsa: certo
Olaf stava crescendo
ma era ancora in parte ingenuo e vagare da solo in una foresta
incantata poteva
risultare decisamente pericoloso.
Le
sue
preoccupazioni crollarono quando sentì la voce del pupazzo
di neve… sembravano
risate!
Elsa
tirò un
sospiro di sollievo nonostante non riuscisse ancora a vederlo.
“Olaf
dove
sei?”
Chiese. Sentì nuovamente la voce di Olaf ma non sembrava
rivolta a lei.
“Ehi,
fate
attenzione… no, non farlo!”
Jack
ed Elsa
si scambiarono un’occhiata preoccupata, quindi avanzarono
lentamente verso il
cespuglio da cui proveniva la sua voce: Jack aveva il bastone teso
davanti a
sé, mentre Elsa era pronta ad usare i suoi poteri.
Quello
che
trovarono però non era minimamente ciò che si
sarebbero aspettati: c’erano due
bambini che stavano giocando con lui. Uno di loro aveva in mano la
carota del
suo naso mentre l’altro rideva dopo avergli conficcato il
braccio letteralmente
nella sua testa; sembravano divertirsi.
“E
voi chi
siete?”
Domandò
Elsa.
“Gli
altri,
appena tornati al villaggio, ci hanno raccontato di aver incontrato un
pupazzo
di neve parlante e una ragazza con i poteri di ghiaccio e dovevamo
assolutamente vederli!”
Disse
uno
dei due.
“E
quindi
voi piccoli monelli siete qui perché gli adulti vi hanno
chiesto di tenerci
d’occhio?”
Esclamò
Jack
con aria furba, palesemente già sapeva quale fosse la
risposta: i bambini si
fissarono in preda al panico.
“Bé
non
proprio… diciamo che ci avevano detto che era pericoloso e
che non saremmo
dovuti uscire dal villaggio… ma come potevamo? Dovevamo
assolutamente vedere
una cosa simile!”
Elsa
fissò
Jack titubante.
“Jack
in
effetti per loro fuori dal villaggio è davvero pericoloso,
dovremmo…”
Gli
disse a
bassa voce ma lui scosse la testa interrompendola con le sue parole,
rivolte
però ai bambini.
“Oh,
in
effetti gli adulti hanno avuto ragione ad avvertirvi…
dovreste tornare al
villaggio!”
“Oh
ma dai,
non abbiamo ancora visto la ragazza con i poteri di ghiaccio!”
Si
lamentarono loro con aria delusa.
“In
realtà
l’avete davanti a voi: la temibile regina delle nevi! A due
bambini come voi
farà fare sicuramente una brutta fine!”
“Stai
mentendo, non esiste nessuna regina delle nevi e di certo non
è lei!”
Rispose
uno
dei due. Anche Elsa non pareva contenta dell’affermazione di
Jack, infatti
incrociò le braccia al petto fissandolo con sguardo omicida.
Jack cercò di
ignorarla, quindi si chinò accanto ai due bambini posando un
braccio sulle loro
spalle.
“È
proprio lei invece ma non temete: c’è un modo per
far sì che vi mostri i suoi
poteri senza rispedirvi subito al villaggio dagli adulti!”
“E
quale
sarebbe?”
Chiese
uno
dei due curioso.
“Infatti,
quale sarebbe Jack?”
Chiese
anche
lei ma con aria seccata, non capendo ancora dove volesse arrivare.
“Ma
è
semplice: farla divertire!”
“Allora
è
facile!”
Ridacchiò
uno dei due, corse quindi a prendere l’altra mano di Olaf e a
staccare la prima
da dove l’aveva conficcata, quindi le piazzò una
accanto all’atra sulla sua
testa a mo’ di orecchie. L’altro bambino rise,
quindi gli staccò le gambe
mettendone una dietro il sedere e l’altra al posto del naso.
“Ecco
a voi il
coniglio di neve!”
Elsa
sorrise
a quella tenera scena, mentre Jack scoppiò a ridere
immaginandosi
improvvisamente al posto di Olaf un enorme Calmoniglio ricoperto di
neve.
“Ottimo
lavoro ragazzi, continuate così!”
Li
incitò
lui, quindi i bambini tolsero nuovamente i pezzi dal corpo di Olaf per
poi
mettergli i due piedi al lato della testa ed una pietra raccolta da
terra al
posto del naso.
“Ecco
a voi
l’orso delle nevi… o meglio dire ‘di
neve!’”
Anche
Olaf
sembrava divertito.
“Geniali,
non avevo mai riflettuto sulla possibilità di usare altro
per il mio naso oltre
la mia carota! Anche se temo non mi sentirei più lo stesso
senza!”
Disse
il
pupazzo di neve.
“Cosa
potremmo fare adesso?”
Chiese pensieroso uno dei due bambini.
“Oh
io ho un
idea: perché non rappresentate il misterioso Jack?”
Propose
Olaf, i due bambini lo scrutarono dubbiosi.
“Ma
è
difficile!”
Si
lamentarono, ma Elsa si accovacciò accanto a loro.
“Invece
io
la trovo un’ottima idea, vi aiuterò anche io con i
miei poteri dato che siete
stati davvero bravi a farmi divertire!”
Quindi
disse
qualcosa nell’orecchio ai due bambini, Jack non
riuscì a sentire di cosa si
trattasse ma sentì i bambini scoppiare a ridere: si chiedeva
cosa stessero
architettando.
“Ok
allora
misterioso Jack potresti prestarci il tuo bastone?”
Chiese
con
aria furba uno dei due bambini.
“Non
chiamarmi anche tu così, per favore! Comunque ok, basta che
poi me lo
restituisci”
Il
bambino
annuì, quindi afferrò il bastone mentre
l’altro iniziò a parlare.
“Ecco
a voi
il misterioso ed imbranato Jack!”
“Imbranato?
E poi non avete fatto ancora nulla!”
Si lamentò lui, ma proprio in quel momento Elsa
creò sotto i suoi piedi un
pavimento ghiacciato e l’altro bambino lo spinse con il
bastone. Jack si
ritrovò quindi col sedere per terra dopo un bello scivolone
sul ghiaccio che
fece ridere tutti.
“Direi
che ‘imbranato’
è proprio il temine giusto!”
Ridacchiò
Elsa.
“Oh
certo,
ridi pure alle mie spalle!”
Disse
ironico.
“Ma
è
pazzesco, hai davvero i poteri di ghiaccio!”
“Ti
prego
facci vedere altre cose!”
Implorarono
con tono tanto supplichevole quanto estasiato i due bambini dopo aver
visto i
poteri di Elsa in azione.
Ma
dai
cespugli arrivò una Northuldra dall’aria
preoccupata: aveva dei lunghi capelli
neri legati in una treccia.
“Siete
qui,
vi ho cercati ovunque!”
Disse
la
ragazza abbracciando i due bambini.
“Honeymaren, scusaci se
ti
abbiamo fatta
preoccupare ma volevamo troppo vedere il pupazzo di neve e la ragazza
dai
poteri di ghiaccio!”
“Sapete che non dovete andare in giro da
soli
di notte, può essere molto pericoloso!”
Li rimproverò lei con aria severa.
“Si ma…”
“Niente ma: ora tornate subito con me al
villaggio!”
Rispose lei con il tono di chi non avrebbe
accettato un ‘no’ come risposta.
“Volevamo solo giocare un altro
po'…”
Esclamò amareggiato uno dei due, Elsa
rimase
intenerita da quella scena.
“Non ti preoccupare la prossima volta ci
vendicheremo della regina delle nevi, ok?”
Il bambino rise all’esclamazione di Jack.
“Ok!”
Dissero in coro, poi andarono via con Honeymaren.
“Certo che ci sai fare con i
bambini!”
Constatò stupita Elsa rivolgendosi a
Jack.
“Puoi scommetterci: ma anche tu te la
cavi!”
“Bé non sono esperta come te,
ma infondo non
passo tutto il giorno solo a pensare come divertirmi… a
differenza di qualcun
altro!”
Rispose lei con tono ironico.
“Quindi stai ammettendo che sono riuscito
a
farti divertire di nuovo?”
La provocò lui con un sorriso che la
mise
leggermente a disagio.
“Potremmo dire che mi hai fatto
‘accennare un
sorriso’”
Lo sminuì lei di proposito con aria di
sfida.
“Lo sai che questo mi porterebbe solo a
tentare ancora maggiormente, vero? Non sono uno che si arrende
facilmente!”
“Ho quasi paura, in effetti!”
Ridacchiò lei.
“E
non hai
ancora visto nulla!”
Pitch
aspettava con impazienza il ritorno delle sue creature, quando
finalmente ne
scorse una all’orizzonte usò immediatamente i suoi
poteri per apparire davanti
a lei.
“Che
notizie
mi porti?”
La
creatura emise
dei versi comprensibili solo al suo creatore, l’uomo nero
alzò gli occhi al
cielo.
“Mi
stai
dicendo che quegli impiastri sono ancora nei paraggi e tutti illesi? Ed
inoltre
sembrano star simpatizzando con le due fazioni locali?
Fantastico…!”
Disse
con
un’ironia che trapelava il suo mancato entusiasmo.
Come hanno fatto a liberarsi facilmente
dello spirito del vento? Forse il Pitch del futuro aveva ragione sul
dover
temere quelle nullità, o almeno quella con i poteri di
ghiaccio… ma per lei ho
in serbo ben altro infondo: ma tutto a suo tempo!
La
sua
attenzione fu rapita da una luce viola che avanzava
nell’oscurità nella sua
direzione: strinse gli occhi per capire di cosa si trattasse ma quando
vide
alcune delle sue creature che la inseguivano capì con gioia
di cosa si potesse
trattare.
Come
aveva
già fatto poco prima sfruttò le ombre della notte
per apparire proprio davanti
alla fonte della luce viola: si trattava proprio di una piccola
lucertola,
sembrava spaventata dalle creature che la inseguivano ed il suo corpo
emanava
fiamme viola in segno di difesa.
“Cosa
abbiamo qui? Lo spirito del fuoco! Bruni se non sbaglio: lo sai vero
che non è
facile trovarti? Sei così minuscolo che qualcuno potrebbe
schiacciarti per
sbaglio…”
Disse
cinicamente Pitch provando a schiacciarlo col piede, lo spirito
però lo evitò
agilmente e in tutta risposta alimentò minacciosamente le
fiamme sul suo corpo.
“Ti
stai
scaldando troppo, ed io che avevo anche mandato le mie adorate ombre a
cercarti! Dovresti essere più riconoscente e donargli
qualcosa in cambio, sai
sono così assetate di paura poverine…
perché non gliene doni un po' della tua?”
Mostrò
allo
spirito la pietra e nel vederla gli occhi delle piccola salamandra si
dilatarono dalla paura. Lo spirito del fuoco guizzò
all’indietro nel tentativo
di trovare una via di fuga ma si ritrovò circondato dalle
creature di ombra di
Pitch che continuavano ad alimentarsi dalle sue paure ringhiando sempre
più
feroci.
“Non
vorrai
già andare via? Abbiamo appena iniziato a
divertirci!”
L’uomo
nero
tese la mano con la pietra in direzione della salamandra ed il rombo
sulla
pietra, che rappresentava lo spirito del fuoco, iniziò a
risucchiarne i poteri.
Bruni
tentò
con tutte le sue forze di opporre resistenza ma più le
fiamme sul suo corpo
crescevano e più queste sembravano essere assimilate dalla
pietra, inoltre le
creature di Pitch si facevano sempre più vicine e
alimentavano sempre di più le
sue paure: poteva sentire il cuore battergli a mille nel suo piccolo
corpo.
In
preda al
panico la salamandra inizio a divincolarsi creando fiammate alte e
potenti, che
obbligarono persino Pitch a fare qualche passo indietro.
Ma
era
troppo tardi.
Il
rombo
raffigurante lo spirito del fuoco sulla pietra si illuminò,
sintomo che il
processo era andato a buon fine, cosa che dipinse un sorriso
soddisfatto sul
volto di Pitch.
Lo
spirito
del fuoco cedette al panico al pensiero dei suoi poteri nelle mani
dell’uomo
nero: le ombre create da Pitch immediatamente ne approfittarono
accrescendo ulteriormente
le sue paure.
Bruni
iniziò
ad ansimare ed alimentò le fiamme violacee sul suo corpo
creando una vampata
che gli aprì un varco tra i suo nemici: ne
approfittò per scappare.
Pitch
fece
un segno alle sue creature.
“Inseguitelo
alimentando finché potete le sue paure e fate in modo che si
diriga dai nostri
amici”
L’uomo
nero
fece altrettanto e quando fu sicuro che la lucertola stesse andando
nella
direzione giusta, richiamò a sé le ombre per
assorbire il potere derivante da
quelle magnifiche paure. Soddisfatto di aver ancora una volta
alimentato i suo
poteri, si nascose tra le ombre degli alberi per osservare la scena:
questa
volta non voleva perdersela.
Jack,
Elsa e
Olaf si stavano riavvicinando ad Anna e Kristoff, pronti a raccontare
quello
che gli era successo quando improvvisamente scorsero una luce violastra
che si
faceva strada tra la vegetazione.
Ci
volle
qualche minuto per capire che non era una luce ma una scia di fiamme
viola che aveva
circondato i soldati di Arendelle ed ora correva rapidamente verso di
loro!
Appena
fu
conscia della situazione Elsa avanzò per difendere i suoi
amici: andò incontro
alla sorgente delle fiamme, che continuava ad avanzare, lanciandole
contro i
suoi poteri di ghiaccio. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a
congelare ciò
che provocava le fiamme in quanto sembrava evitare i suoi poteri
guizzando
velocemente da una parte all’altra.
Jack
sconvolto dalla situazione provò ad avanzare per andare da
Elsa, nel vederlo lei
tentò di fermarlo.
“Resta
lì!”
Lo
intimò
lei, eppure sembrava parecchio in difficoltà nel
fronteggiare le fiamme che
continuavano ad espandersi introno a loro.
Non esiste che ti lascio da sola tra le
fiamme!
Pensò
lui,
quindi avanzò al suo fianco con il bastone teso, pronto a
cercare di colpire
qualsiasi cosa stesse creando quel fuoco violaceo: quando Bruni
tentò di
attaccare Elsa, Jack si parò davanti pronto a difenderla.
La
lucertola
però provocò una potente fiammata che lo
costrinse ad indietreggiare.
Elsa
notò la
scena e velocemente tentò di spegnere le fiamme davanti Jack
usando i suoi
poteri.
“Che
fai?
Pensi di combattere il fuoco con un bastone di legno? Stai
indietro!”
Lo
rimproverò lei, visibilmente preoccupata dalla situazione:
le fiamme si
propagavano velocemente e non aveva idea di come avrebbe fatto a
proteggere
tutti da sola.
Jack
strinse
i pugni con rabbia sul bastone che brandiva: ammise a se stesso che non
poteva
fare altro e la cosa lo faceva sentire tremendamente inutile, Elsa era
in
pericolo e non poteva aiutarla! Indietreggiò quindi di
qualche passo,
guardandosi intorno nel disperato tentativo di farsi venire qualche
idea.
Fu
allora
che li vide: tra le ombre del buio della fitta foresta scorse due occhi
gialli
che li osservavano.
Sentì
un
brivido corrergli lungo la schiena: li avrebbe riconosciuti ovunque!
D’un
tratto
tutto sembrava avere senso: anche l’attacco dello spirito del
vento, dal quale
aveva visto volare via quella specie di sabbia nera… che
fosse stato sempre lui?
Lasciò
tutto
per correre nella loro direzione, entrando nella parte più
fitta della foresta,
eppure quando li raggiunse trovò solo il buio ad accoglierlo.
Sentì
una
sensazione di ansia e angoscia pervaderlo ma sapeva che era dovuta al
fatto che
lui era vicino e doveva a qualunque costo capire come mai fosse
lì.
“Pitch,
lo so
che sei tu: fatti vedere se hai coraggio!”
Urlò
lui con
determinazione.
“Ok
che
credi in me ragazzino, ma ora inizi ad annoiarmi!”
Disse
la
gelida voce alla sua destra, dove dalle ombre più oscure si
palesò l’uomo nero.
“Ora
mi dici
cosa ci fai tu qui!”
Disse
Jack
con tono minaccioso puntandogli nuovamente contro il bastone.
“Perché
tutti continuano a chiedermelo? Sono qui solo per alimentare le paure e
la
faida che esiste da anni in questo luogo tra le due fazioni dei soldati
di
Arendelle e dei Northuldra. Ordinaria amministrazione per
l’uomo nero!”
“Non
ti
credo: ho visto la sabbia nera che si dissolveva dallo spirito del
vento! Sei
stato tu ad aizzarlo contro di noi e probabilmente stai facendo lo
stesso con
quello del fuoco!”
“Oh
Jack
andiamo… mi stavo solo divertendo con i miei amici
spiriti!”
“Tu
non hai
amici!”
Sentenziò
acido Jack.
“È
vero ma…!”
“Basta!
Non
ci casco, vattene subito da questa foresta
altrimenti…”
Pitch
sorrise con aria di sfida interrompendolo.
“Altrimenti
cosa, Jack? Mi colpirai con il tuo terrificante bastone di legno? Sto
tremando
di PAURA!”
Ridacchiò
Pitch, divertito dalle sue stesse parole. Si chiedeva come quello
stolto
ragazzino potesse diventare un tale ostacolo per il suo io del futuro.
Lo
sguardo
di Jack si intrise di rabbia, che lasciò sfogare nelle sue
parole.
“Non
sono
uno stupido: è evidente che stai macchinando qualcosa! Puoi
fare lo sbruffone
quanto ti pare ma non ho affatto paura di te!”
“Oh
Jack
andiamo… non hai bisogno di mentirmi: a differenza di tempo
fa percepisco le
tue paure sempre crescenti e sai bene che conoscendo le paure di una
persona la
si può conoscere anche meglio di se stessa!”
Pitch
si
avvicinò a lui fissandolo con aria sicura, ma Jack non
voleva dare adito a
nessun cedimento, sostenendo il suo sguardo con altrettanta
determinazione.
“Non
dire
assurdità, te lo ripeto: non ho paura di te!”
“Forse
un
tempo era vero, infatti non potevi vedermi… ma ora le cose
sembrerebbero
diverse!”
Disse
l’uomo
nero inclinando la testa di lato accennando un sorriso, sicuro di
avergli
fornito un’evidenza difficile da contrastare.
“Ti
vedo
perché credo nella tua esistenza, questo non vuol dire che
io abbia paura di
te!”
“Chissà…
ma
comunque di qualcosa hai paura… o meglio di diverse
cose!”
“Di
cosa
dovrei aver paura, sentiamo!”
“Vediamo…
hai paura di ciò che potrebbe provare Elsa per te, del fatto
che sia felice anche
senza di te… di perderla per SEMPRE”
“Che
diavolo
dici? E cosa ne potresti sapere tu?”
Jack
sapeva
che Pitch stava nascondendo qualcosa, ma cosa? Eppure quella situazione
iniziava
a metterlo a disagio: sentiva l’ansia crescere dentro di lui
ed il cuore
battergli forte.
Datti una calmata Jack, è solo il
solito
Pitch con i suoi trucchetti: non devi lasciarti influenzare da quello
che dice!
Si
rimproverò
Jack tra sé, eppure quella sensazione non accennava a
diminuire.
“Vi
ho
osservato un pochino, forse… e poi come ti ho già
detto percepisco molto bene
le tue paure e come ben sai è da queste che si evincono i
più grandi desideri
delle persone”
“Cosa
hai
detto?”
Chiese
Jack
ricordandosi le parole del Pitch della sua epoca, cosa che trovava
estremamente
sospetta.
Sono sicuro che stia nascondendo qualcosa.
Come fa a sapere queste cose? È
davvero possibile che le abbia
intuite solo dalle mie paure o c’è
dell’altro?
Rimuginava
Jack mentre la presenza dell’uomo nero si faceva sempre meno
piacevole,
turbandolo in qualche modo ogni secondo di più.
“Jack,
fossi
in te non mi intrometterei troppo… pensaci! Qui hai tutto
quello che tu possa
desiderare: Elsa, degli amici, una famiglia… tua
sorella!”
Le
gelide
parole di Pitch si soffermarono particolarmente sull’ultima,
trafiggendo come
fredde lame il cuore di Jack.
Il
ragazzo
portò una mano al petto, sentì d’un
tratto il fiato mancargli come se respirare
fosse diventato improvvisamente facoltativo.
Non
ci aveva
mai pensato fino a quel momento.
In
quella
realtà sua sorella e la sua famiglia erano ancora vivi.
“Pensaci
bene
Jack o potresti pentirtene… qualcuno potrebbe fare una
brutta fine in questa
storia e sarebbe un vero peccato dato che le cose stanno andando
così bene, non
credi?”
Jack
rivolse
uno sguardo furioso e al contempo angosciato all’uomo nero,
ma quest’ultimo
sparì nell’oscurità delle ombre della
foresta rivolgendogli un ultimo
inquietante sorriso.
“Dove
vai?
Torna qui!”
Tentò
di
urlare lui, ma l’unica risposta che ricevette fu il ricordo
di quella gelida
voce nella sua testa che lo intimava a pensarci su.
In
quell’istante si sentì davvero da solo,
accompagnato solo da latenti paure che
si facevano brutalmente spazio nel suo cuore.
Elsa
continuava
disperatamente a cercare di colpire qualsiasi cosa stesse creando
quelle fiamme
(ed allo stesso tempo di contenere l’incendio che stava
dipanando), ma per
quanti sforzi facesse si ritrovava sempre circondata da nuove fiamme
anche dopo
poco averle estinte.
Anna
notò il
suo essere in pericolo e nonostante non sapesse come, doveva aiutarla!
Avanzò
saltando tra le fiamme fino ad arrivare vicino a sua sorella ma in quel
momento
lo spirito del fuoco corse verso di lei creando delle fiamme altissime.
Vedendo
in
pericolo sua sorella, Elsa fece appello a tutti i suoi poteri per
congelare
tutta l’aria circostante e dipanare le fiamme.
L’effetto fu quello sperato ma
Elsa cadde sulle sue ginocchia per la stanchezza.
Anna
stava
per correre da lei ma fu letteralmente afferrata da Kristoff che la
fece
montare accanto a lui su Sven.
“Portala
via
da qui!”
Lo
supplicò Elsa
e lui annuì nonostante Anna sembrasse parecchio contrariata
della cosa.
Finalmente
libera di agire, Elsa continuò ad inseguire
l’ormai debilitato spirito del
fuoco che continuava a guizzare seppur molto meno agilmente di prima:
Elsa non
gli diede tregua e lo spinse fino ad una roccia, quindi gli
bloccò qualsiasi
via di uscita con i suoi poteri.
Lo
spirito
del fuoco era ridotto ormai ad una debole fiammella che girava
disperatamente
avanti ed indietro nella sua prigione di ghiaccio in cerca di una via
di uscita.
Solo allora Elsa si accorse con stupore che non si trattava altro che
di una
piccola lucertola; stava per colpirla nuovamente con i suoi poteri
quando notò
qualcosa di strano nel suo sguardo.
Paura.
Il
piccolo
esserino aveva le pupille dilatate e sembrava completamente nel panico,
come se
fosse terribilmente spaventato. Ammorbidita da quella scena Elsa
lasciò
ricadere il braccio lungo il fianco, come se non si sentisse
più minacciata,
inclinò la testa di lato fissando la lucertola.
Lo
spirito
del fuoco inclinò la testa di rimando, si chiedeva come mai
non gli avesse dato
il colpo di grazia ora che poteva. Avanzò timidamente di
qualche passo verso
Elsa, sperando vivamente che non lo congelasse.
La
ragazza
si accovacciò e lo invitò ad avvicinarsi,
poggiando una mano per terra.
Bruni
avanzò
nuovamente fino ad arrivare davanti alla sua mano, quindi tese una
delle sue
piccole zampe fino a toccarla: immediatamente sentì una
sensazione di piacevole
frescura, la cosa sembrò piacergli molto perché
salì subito sulla sua mano.
Per
Elsa la
piccola salamandra scottava: la passò quindi da una mano
all’altra con
delicatezza facendo appello ai suoi poteri. Le poche fiammelle rimaste
sul
corpo dello spirito si spensero definitivamente e Bruni si
rotolò piacevolmente
tra le mani di Elsa beandosi della frescura data dai suoi poteri: il
freddo
sembrava aver rivelato il reale colore del suo corpo che da violaceo
era
diventato azzurro.
Anche
le
fiamme viola che stavano bruciando la foresta si spensero di colpo ed
Elsa fece
nevicare dei minuscoli fiocchi di neve su Bruni, che si divertiva a
prenderli
con la lingua.
“Certo
che
quando non incendi mezza foresta rischiando di farci morire tutti sei
proprio
carino!”
Asserì
lei,
improvvisamente si sentì stretta da qualcuno.
Era
Anna.
“Elsa
stai
bene!”
“Anna!
Si
può sapere cosa ti è preso? Non puoi seguirmi nel
fuoco!”
“Se
non vuoi
che ti segua nel fuoco allora tu non buttarti nel fuoco!”
disse con risolutezza
per poi aggiungere “Non sei abbastanza cauta Elsa!”
Anna
aveva
terribilmente paura che le parole di Ganpapà si stessero
avverando e che stesse
rischiando di perderla per sempre, soprattutto se continuava con
quell’atteggiamento.
Elsa
lesse
nello sguardo della sorella la stessa preoccupazione che aveva provato
lei e la
cosa le strinse il cuore.
“Mi
dispiace!”
Ammise,
quindi prese lo scialle che era della loro mamma e glielo mise sulle
spalle;
erano solite indossarlo quando una delle due aveva bisogno di conforto.
“Tienilo,
ti
terrà caldo”
Disse lei con un sorriso che la sorella ricambiò.
“Grazie”
Jack
era
seduto su delle rocce con il cappuccio alzato: era solito tirarlo su
quando si
sentiva giù di morale e quello era decisamente uno di quei
momenti.
Si
sentiva
travolto da una miriade di sentimenti ed idee contrastanti che si
affollavano
nella sua mente senza dargli tregua, pensieri di cui si rifiutava di
accettarne
l’appartenenza.
Aveva
notato
come le fiamme fossero sparite di colpo ed aveva visto in lontananza
Elsa ed
Anna abbracciarsi: per fortuna sembravano stare bene!
Normalmente
sarebbe corso da loro ma in quel momento sentiva come una forza
inesorabile che
lo costringeva a non alzarsi.
Sapeva
che
non poteva fidarsi di Pitch per nessun motivo ma non riusciva a
cancellare
dalla sua mente le parole che gli aveva rivolto, in particolar modo
quelle su
sua sorella.
Tempo
fa
aveva riacquisito i ricordi legati al tempo passato con lei prima di
diventare
Jack Frost ma era convinto che rivederla fosse letteralmente
impossibile ormai.
Era
davvero
lì da qualche parte?
Era
più che
logico in effetti…
Ma
la cosa
non riusciva a farlo sentire meglio e sapeva anche il perché.
Semplice:
perché era stato proprio Pitch a dirglielo.
Non
sapeva
come diavolo facesse ma sembrava sapere più di quanto
dovesse e la cosa
iniziava terribilmente a preoccuparlo: tremava alla sola idea di dover
fronteggiare un altro dei suoi malefici piani.
Sobbalzò
quando la voce di Elsa interruppe le sue riflessioni.
“Eccoti
Jack! Che fine avevi fatto? Ci stavamo preoccupando!”
Jack
osservò
Elsa: era felice di constatare che stesse bene, eppure la sua voce gli
sembrava
così lontana. Fu lei a continuare a parlare.
“E
poi si
può sapere cosa ti è passato per la testa? Non
puoi avanzare nel fuoco con un
bastone di legno in mano! A volte non so davvero chi sia più
folle tra te e mia
sorella!”
“Già…”
Rispose
distrattamente lui con un tono così mesto che ad Elsa
sembrò provenire quasi da
un’altra persona.
“Tutto
ok?”
Chiese
lei,
turbata da quella risposta.
“Sì”
Ma
il tono
di Jack risultò nuovamente poco convinto ad Elsa, quindi lei
inclinò la testa
di lato cercando di scorgere l’espressione di lui sotto il
cappuccio. Quando lo
fece ebbe una stretta al cuore: sembrava davvero stare male, ed era
così
abituata a vederlo sempre allegro, che quello sguardo le
sembrò trasmetterle
tutta la tristezza che faceva trasparire.
Sentì
mancarle il fiato, quasi come se l’assenza della sua solita
allegria fosse
contagiosa: sentiva che doveva far tornare il sorriso sul suo volto.
A
qualunque
costo.
“Lo
sai?
Abbiamo trovato lo spirito del fuoco!”
Provò
ad
abbozzare lei.
“Lo
avevo
intuito!”
Rispose
lui,
incrociando stavolta il suo sguardo, anche se con un tono meno ironico
del
solito.
“Scommetto
che però non ti saresti mai immaginato che fosse
così adorabile!”
Elsa
gli
mostrò i palmi delle mani sui quali si rigirava lo spirito
del fuoco. Sorpreso
Jack si tolse il cappuccio per osservare meglio quella piccola
lucertola che lo
fissava con sguardo incuriosito.
Quei
piccoli
e teneri occhioni non poterono fare a meno di strappargli un sorriso.
“Hai
ragione, è davvero adorabile!”
Elsa
era
contenta di avergli fatto tornare il sorriso, anche se per poco. Gli
avrebbe
voluto chiedere cosa avesse per aiutarlo maggiormente ma aveva paura di
risultare indiscreta.
Cosa
avrebbe
fatto lui al suo posto?
Trovò
una
sola risposta a quella domanda: avrebbe provato a farla divertire.
“Ebbene? Con lui non hai voglia di divertirti?”
Chiese
lei
con fare scherzoso.
“Oh
Elsa,
non ti ha detto nessuno che non si gioca con il fuoco?”
Entrambi
risero, Elsa sembrava stesse per aggiungere altro ma furono interrotti
dal
generale Mattias.
“Regina
Elsa, per fortuna state bene! Volevamo intervenire ma lo spirito del
fuoco ci
ha accerchiati con le sue fiamme…”
“Lo
so, non
vi preoccupate: lo spirito del fuoco non è più un
problema”
Aggiunse lei, indicando col capo la lucertola che teneva tra le mani. A
quella
vista il generale spalancò gli occhi incredulo.
“Avete
domato lo spirito del fuoco? Aspettate che lo veda Yelana: nemmeno lei
potrà
più opporsi ad un simile segno!”
Entrambi
annuirono speranzosi che fosse davvero così, ma Mattias
scorse la stanchezza
nel loro sguardi.
“Penso
proprio che vi siate meritati un po' di riposo: questa volta ci
penseremo
davvero noi a fare la guardia, non dovrete preoccuparvi!”
In
effetti
erano davvero esausti: Elsa aveva usato allo sfinimento i suoi poteri,
mentre
Jack aveva inseguito Pitch ed era rimasto soppresso dai suoi stessi
pensieri.
Annuirono
nuovamente al generale, quindi stesero su una distesa di erba non molto
distante da Anna Kristoff Sven ed Olaf. I soldati di Arendelle erano
più
distanti ma sorvegliavano tutto il perimetro che li circondava:
sapevano di
essere al sicuro.
Jack
ci mise
un po' ad addormentarsi nonostante l’evidente stanchezza ma
quando finalmente
ci riuscì la situazione non migliorò di molto: si
ritrovò circondato da uno
spettrale paesaggio con un suolo desolato ed arido, circondato solo da
alberi
spogli e senza vita.
Sembrava
essere notte e l’unica luce che illuminava
quell’inquietante paesaggio era la
luna. Jack si sentiva irrequieto e angosciato davanti a quello
scenario, quindi
alzò lo sguardo verso la luna sperando che almeno la sua
vista potesse dargli
conforto ma quello che vide lo sorprese completamente: davanti alla
luna poteva
scorgere la sagoma di un ragazzo incappucciato e sospeso a
mezz’aria con in
mano un bastone identico al suo.
“Chi
sei?”
Gli
chiese
deciso, ma il ragazzo scoppiò a ridere atterrando lentamente
di fronte a lui.
“Ti
do un
indizio: sono un egoista che pensa solo a se stesso e che continua a
tormentarsi su cose futili di cui il suo vero io sa già le
risposte, solo che
finge anche con se stesso di essere migliore di questo!”
Proclamò
la
fredda voce che proveniva da quel ragazzo. Jack sentì
l’agitazione dentro di
lui crescere ma non gli avrebbe dato spago, non voleva.
“Probabilmente
sei solo uno stupido incubo mandato da Pitch, se pensi di spaventarmi
ti
sbagli!”
A
quelle
parole il ragazzo rise nuovamente, quindi si avvicinò ancora
a lui fino ad
arrivargli di fronte.
“Continui
a
dare la colpa agli altri per alleggerirti la coscienza vedo! Siamo
proprio
uguali a quanto pare ma la cosa non mi sorprende dato che io non sono
altro che
il tuo vero io!”
Il
ragazzo
si tolse il cappuccio, Jack si ritrovò davanti con una copia
esatta di se
stesso, solo con i capelli corvini e gli occhi gialli. La cosa
lasciò Jack per
qualche istante senza fiato: lo sguardo di quel ragazzo sembrava quasi
non far
trasparire altri sentimenti se non odio e non curanza…
decisamente non poteva
essere lui.
“Che
assurdità!”
Sentenziò
sprezzante ma la reazione del ragazzo sembrava sempre più
divertita dalle sue
risposte.
“Puoi
mentire
a chiunque, ma non a te stesso! Sappiamo entrambi quello che provi:
l’unica
cosa che desideri è stare con Elsa e rivedere tua
sorella… ti fa comodo questa
situazione, eh? Forse dovresti ringraziare Pitch, infondo seguire il
suo piano
ti sta risultando molto conveniente mi sembra!”
“Che
diavolo
dici, sono solo bugie!”
Rispose
furioso voltandosi e cercando di andare da qualsiasi altra parte ma il
ragazzo
gli volò di nuovo davanti sospeso a mezz’aria a
testa in giù.
“Non
puoi
fuggire dal tuo vero io Jack, arrenditi e ammetti l’evidenza:
qualsiasi scelta
farai rovinerai tutto, come sempre. Elsa, i guardiani, tua sorella, i
bambini…
non puoi accontentare sempre tutti, tanto vale fare solo i tuoi
interessi, hai
ragione!”
“Io
non la
pensò così!”
Gli
urlò con
rabbia.
“Ah
giusto,
tu sei il paladino che sta aiutando Elsa… eppure attualmente
mi sembra
completamente capace di badare a se stessa, ti ricordo che questa
realtà è già
avvenuta ed Elsa ha affrontato i suoi problemi anche senza di te,
quindi mi
chiedo: lo stai facendo davvero per lei o più per
te?”
“Fa
silenzio!”
“Pitch
dovrebbe essere fiero di te: la tua anima sta diventando sempre
più nera! Fin
quando vorrai continuare ad aiutarlo? Nonostante tu non lo ammetta il
tuo
riflesso sta diventando sempre più simile al mio”
“Sparisci!”
Gli
ordinò
lui: non ne poteva più di sentire quella voce irritante
nella sua testa. Con
sua sorpresa il ragazzo sparì davvero dalla sua vista, si
guardò intorno e
nulla; non ve ne era più traccia.
Però
qualcosa attirò la sua attenzione: una pozzanghera ai suoi
piedi, più
precisamente il suo riflesso in essa in quanto era identico a quello
del
ragazzo con i capelli corvini ma con un malefico sorriso in volto.
La
vista di
quella immagine lo fece urlare, svegliandosi di soprassalto.
Si
guardò
intorno e per sua fortuna non sembrava aver svegliato nessuno,
provò a
riaddormentarsi ma non ve ne era verso: per niente al mondo avrebbe
voluto
continuare quell’incubo.
Non
avendo
meglio da fare si avvicinò ad Elsa e la fissò
mentre dormiva: sembrava così
serena.
Forse
era
vero, forse era quella la realtà adatta a lei: con Anna
ancora viva e senza il
peso dell’immortalità.
Si
chiese se
in quella realtà ci fosse posto per lui… infondo
ultimamente sentiva essersi
avvicinato a lei, magari sarebbe potuto continuare così:
dopo questa avventura
lui avrebbe potuto rivedere davvero sua sorella dopo tanti secoli.
Si
chiese
cosa avrebbero fatto insieme, come sarebbe diventata da grande, se le
sarebbe
piaciuta Elsa.
Ma
soprattutto lui come sarebbe diventato?
Si
stupì nel
chiederselo: infondo era così abituato ad essere eternamente
un ragazzo che
l’idea gli sembrava davvero assurda.
Sarebbe
stato capace anche lui di diventare adulto e di vivere una vita normale
accanto
alle persone che gli volevano bene? Magari anche accanto ad Elsa.
Sorrise
al
pensiero di immaginarsi una vita semplice e tranquilla al suo fianco,
magari
avrebbero riso insieme su di un prato come quello, avrebbero fatto cose
normali
come raccogliere fiori e si sarebbero addormentati abbracciati pensando
solo a
cosa gli potesse riservare l’indomani. Nella sua mente si
immaginò la scena che
gli mise un senso di tranquillità mai provato prima.
Il
senso di
beatitudine finì però presto, lasciando il posto
ad una sensazione di vuoto ed
inquietudine.
Sapeva
che
un pensiero simile era sbagliato, infondo lui aveva dei doveri come
guardiano:
era come se quel maledetto incubo avesse risvegliato un desiderio
latente in
lui dal momento in cui Pitch gli aveva parlato in quella foresta.
Un
desiderio
così forte ed egoista da spaventarlo.
Stava
davvero diventando come il ragazzo del suo sogno?
No:
non lo
avrebbe permesso a nessun costo! Fissò Elsa e
capì che doveva trovare un altro
modo, doveva riportare tutto alla loro realtà il prima
possibile.
Quella
doveva essere certamente la cosa più giusta da fare, si
impose di non pensarla
diversamente.
Fissò
nuovamente Elsa e quella scena gliene ricordò
un’altra: quando anni fa, durante
l’ultimo piano di Pitch, lei era distesa ed inerte a seguito
del cuore oscurato
da Hans. Allora aveva davvero pensato di averla persa per sempre e la
speranza
che un atto di vero amore la potesse salvare lo aveva spinto al
disperato
tentativo di baciarla: la cosa funzionò.
Come
avrebbe
voluto che anche in quell’occasione bastasse così
poco per riportare tutto alla
normalità.
E
se fosse
bastato davvero così poco?
Quella
folle
idea gli balenò in mente.
Guardò
Elsa
e si domandò se un gesto di vero amore le avesse potuto far
tornare i ricordi.
Certo,
ultimamente si stava avvicinando a lei ed andando avanti probabilmente
le cose
sarebbero migliorate ma poteva davvero concedersi il lusso di aspettare
così
tanto con Pitch che tramava alle loro spalle?
Probabilmente
no: sapeva di cosa fosse capace ed avrebbe dovuto tentare il tutto per
tutto.
Doveva
quindi provarci davvero? Se avesse funzionato tutto sarebbe andato
finalmente
per il verso giusto, ostacolando anche i piani di Pitch.
Ma
se non
avesse funzionato?
Se
si fosse
svegliata come avrebbe reagito? Di sicuro malissimo, probabilmente
avrebbe
annullato per sempre tutti i passi avanti fatti finora.
Eppure
non
poteva aspettare oltre, se c’era anche solo una remota
possibilità di farle
tornare la memoria doveva tentare!
Non
voleva
perderla.
Così
lo
fece: si chinò su di lei in direzione opposta alla sua, in
modo da fare tutto
il possibile per non svegliarla, e le stampò un veloce bacio
sulle labbra.
Sperò
davvero che quel folle gesto funzionasse o almeno che nessuno se ne
accorgesse,
altrimenti per lui sarebbero stati guai seri.
Questo capitolo è
uscito più
lungo del
solito, spero di non avervi tediato troppo ma mi sono venute di getto
tantissime idee che volevo fossero in un unico cap. per far capire
meglio le
azioni e i pensieri dei vari pg e a mio avviso non aveva senso
separarle in due
capitoli.
A differenza delle vicende dello spirito del
vento, quello del fuoco occupava davvero una piccola parte nel film
quindi in
questo cap. ho potuto spaziare molto inserendo parecchi eventi dei
quali ho
faticato un po' a decidere l’ordine logico che dovessero
avere ma spero che il
risultato vi piaccia!
Pitch ha alimentato allo sfinimento le paure
di Bruni spingendolo ad attaccare il gruppo, questo perché
nel film la
salamandra sembrava spaventata da qualcosa ma non si capisce da cosa,
così le
ho voluto dare un motivo.
Inoltre ho cercato di rendere le scene con
lo spirito del fuoco il più possibile dinamiche e piene
d’azione, spero di
esserci riuscita.
Per la prima volta apprendiamo che anche
Jack nutre forti paure derivanti dalla situazione in essere, che lo
portano a
dubitare di se stesso e di ciò che sia giusto fare, cosa che
lo spinge fino al gesto
disperato del bacio pur di tornare in modo “facile”
alla situazione di prima,
che anela tanto.
Mi è piaciuto trattare questa parte ma
come
sapete io e l’angst andiamo a braccetto: che pensavate che
non ce ne sarebbe
stato in questa fic? Ovviamente non poteva mancare e non
mancherà… muhahaha
(faccio la spavalda ma in realtà l’angst mi piace
tanto almeno quanto mi dispiace
poi per i miei stessi pg… lo so non sto bene ahahah) ma a
parte le mie follie
cosa ne pensate di Jack e della sua situazione? Secondo voi ha fatto
bene ad
agire in questo modo? Cosa farà Elsa? Cosa vi aspettate che
accada?
Al prossimo capitolo che, piccolo indizio,
non sarà sullo spirito dell’acqua come si potrebbe
pensare… chissà se qualcuno
di voi immagina su cosa potrebbe essere! (su un qualcosa che a mio
avviso è
mancato totalmente nel film)
Ps: per curiosità preferite i cap corti
o
quelli lunghi come questo? Io di solito mi regolo solo in base a cosa
voglio
inserire in ogni cap., ma ho sentito pareri discordanti in merito.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Quiete prima della tempesta ***
Cap 10 Quiete prima della tempesta
In poco tempo Anna, Kristoff e Sven trovarono Elsa e Jack. Portarono
Jack su Sven fino all’accampamento dove fu medicato dai
guaritori
del villaggio, tutti ne approfittarono per riposare finché
non
si fece sera.
Accesero vari fuochi al villaggio per fare luce nel buio della notte,
molti si riunirono però davanti al falò
più
grande, tra questi vi erano anche Elsa, Anna, Kristoff e Olaf.
“E’ proprio bella l’atmosfera che si
respira qui ed
è sicuramente meglio di dormire da soli in mezzo alla
foresta!”
Asserì Anna, la sorella fece un segno di consenso con la
testa:
persino lei si era riposata, nonostante non vedesse l’ora di
seguire la voce, doveva ammettere che lo scontro con il gigante
l’aveva stancata parecchio.
“Aspetta Elsa, mi è appena venuta una grande
idea!”
“Ovvero?”
“Possiamo fare la rivincita del gioco dei mimi, coinvolgendo
ovviamente chiunque voglia partecipare!”
“Hai così tanta fretta di perdere di
nuovo?”
Chiese Kristoff accennando un sorriso furbo.
“Non dire assurdità, io e mia sorella siamo
fantastiche a
questo gioco, l’altra volta lei era solo…
distratta, tutto
qui!”
“Se ne sei così convinta…”
Anna si guardò intorno ed invitò a giocare
chiunque
volesse, spiegando brevemente le regole. Il suo sguardo si
posò
poi sul generale Mattias che era lì vicino: i soldati erano
stati eccezionalmente invitati ad accamparsi vicino al villaggio dato
che avevano aiutato Elsa ed Anna.
“Generale Mattias si unisce a noi?”
L’uomo preso alla sprovvista rispose imbarazzato.
“Non credo che questo gioco faccia per me sono più
il tipo
da tazza di tè davanti il fuoco, ma fate pure:
sarà un
piacere guardarvi”
“Aspettate! Qualcuno vuole divertirsi senza di me, per
caso?”
Obiettò Jack spuntando all’improvviso.
“Jack! Già in piedi? Sicuro di stare
bene?”
Chiese Elsa con una preoccupazione tale da fargli quasi piacere.
“Mi fa ancora un po' male se faccio movimenti troppo bruschi
ma
diavolo, niente che possa impedirmi di divertirmi facendo i mimi con
voi, ovviamente!”
Elsa portò una mano alla testa avvilita dalla poca
coscienziosità di Jack ma oramai poteva dire di esserne
abituata.
I partecipanti al gioco si riunirono vicino al falò ed
iniziarono a giocare: la prima fu Anna che diede un’esemplare
spiegazione mimando alla perfezione un orso. Fu poi il turno di Ryder,
uno dei Northuldra, il quale fece del suo meglio per imitare quanto
riportato nel bigliettino ma con evidenti scarsi risultati, se non le
risate di coloro che stavano assistendo alla buffa scena.
“Oh, ma andiamo: è facilissimo come fate a non
indovinare?”
Disse risentito incrociando le braccia al petto, Jack sorrise a quella
scena.
“Non te la prendere amico, è normale
all’inizio non
essere perfetti: fammi vedere cosa devi mimare e ti do una mano
io!”
Jack lesse il bigliettino quindi ragionò sul modo migliore
di
mimare cosa gli era stato richiesto, quando vide qualcosa ai piedi di
una capanna gli venne un idea per vincere facilmente: raccolse dei rami
quindi li poggiò vicino alla testa, poi prese in
prestito il naso di Olaf poggiandolo in bocca, infine imitò
una
buffa camminata a gambe aperte.
“Sven!”
Disse Kristoff con una sonora risata, Jack annuì il che lo
fece esultare in maniera piuttosto evidente.
“Ma dai! Non vale usando oggetti!”
Protestò Anna.
“Dovevi precisarlo nelle regole, mia cara!”
La canzonò Jack con fare ironico.
“Non importa, la mia vendetta sarà tremenda: non
ti
accorgerai nemmeno di aver perso tanto lo farai in fretta!”
“Lo vedremo: deve ancora nascere chi può battermi
in questo gioco!”
“Bé magari è già nato, o
‘nata’ nel mio caso, solo che non lo sai!”
Elsa rise davanti a quella scenetta.
“Certo che quei due sono proprio dei bambini!”
Esclamò rivolta ad Olaf.
“Oh non direi bambini, piuttosto adolescenti al massimo o
‘giovani adulti’ sarebbe più
appropriato…
certo Elsa non sei brava a vedere l’età delle
persone,
eh?”
Elsa ridacchiò a quelle parole.
“Olaf era solo una battuta!”
“Spesso mi dicono che non capisco le battute, forse
è il momento che inizi a giocare a tennis!”
“Eppure, credo proprio che tu ne abbia appena fatta
una!”
Esclamò lei, non riuscendo più a trattenere le
risate.
La serata continuò tra risate e divertimenti in modo
spontaneo e
rilassato, persino Elsa aveva dimenticato per un attimo il motivo per
cui fossero lì quando una Northuldra si avvicinò
a lei.
“Posso parlarti un attimo? Vorrei mostrarti una
cosa”
“Certamente!”
Rispose lei, riconoscendo la ragazza che l’altra volta aveva
ripreso i bambini che giocavano con lei e Jack. Si appartarono
leggermente, sedendosi accanto ad un piccolo fuoco dove si stava
scaldando un tenero cucciolo di renna: Elsa lo carezzò
dolcemente mentre ascoltava le parole della ragazza.
“Non ci siamo presentate: sono Honeymaren, ho saputo
purtroppo del triste destino capitato a tua madre…”
“Non ti preoccupare, ormai è passato del
tempo”
“Devi sapere che tua madre era stata scelta come guardiana
della
pietra degli elementi: una pietra di piccole dimensioni che se attivata
mostra i simboli degli elementi… questi per
l’esattezza!”
Disse indicando i cinque rombi ricamati sullo scialle della madre che
Elsa aveva riposto sul grembo.
“Non ho mai visto nessuna pietra del genere!”
“Ne sei sicura? Normalmente è di colore blu e di
dimensione ovale”
Elsa ci rifletté un attimo ma poi le venne in mente una cosa.
“Mia madre aveva sempre una pietra blu al collo, una spilla
che non toglieva mai… pensi possa essere quella?”
“Per tutti gli spiriti, potrebbe essere proprio quella! Iduna
probabilmente per custodirla ha deciso di portarla sempre con
sé… sai per caso dove potrebbe essere?”
Chiese speranzosa la ragazza.
“Vediamo… dopo la mia incoronazione feci pulizia
tra le
cose dei miei genitori e trovai tra i loro effetti personali anche la
spilla in un cassetto: trovai strano che non l’avesse portata
con
sé ma dati i tanti ricordi collegati a quella spilla, io ed
Anna
non riuscimmo ad indossarla, così la conserviamo
lì dove
ce l’ha lasciata”
“È di vitale importanza che tu ce la porti non
appena ne avrai occasione!”
“Non capisco perché possa essere
importante… per
noi ha una valenza affettiva ma mi è sempre sembrata una
normalissima spilla!”
“Oh no Elsa, in origine non era nemmeno una spilla: quella
pietra
venne donata anni fa dagli spiriti a quello che fu nominato il primo
custode della pietra. Gli spiriti la donarono in segno di gratitudine
al popolo dei Northuldra per il rispetto e la protezione che il nostro
popolo ha sempre mostrato verso di loro”
“Quindi è un simbolo?”
“È molto più di questo: chi ha la
pietra la
può usare per assorbire una parte dei poteri degli spiriti
stessi ed usarli a suo piacimento. Negli anni il custode della pietra
li ha sempre usati con parsimonia e solo quando necessario, come per
favorire i raccolti o evitare inondazioni ad esempio! Tua madre aveva
avuto l’onore di essere scelta alla nascita dagli spiriti
stessi
come nuova custode ed ecco perché aveva la pietra”
“Ma se a voi serviva per tutte queste cose perché
avete lasciato che mia madre andasse via con la pietra?”
La ragazza ridacchiò come se Elsa avesse appena fatto una
domanda scontata.
“Vedo che ancora non ti è chiara la logica dei
Northuldra:
noi non influenziamo la natura e gli spiriti, noi viviamo in armonia
con essi e con i doni che ci concedono. Se loro hanno scelto tua madre
come custode e le hanno permesso di lasciare la foresta incantata
sicuramente avevano un buon motivo per farlo”
“Allora perché mi chiedi ora di riavere la pietra?
Avete trovato un nuovo custode?”
“No, ma la pietra è molto potente e nelle mani
sbagliate
potrebbe essere usata in modi terribili! Vorremmo tenerla al sicuro
finché non sarà il momento”
“Capisco… allora appena tornati ad Arendelle te la
porteremo!”
“Grazie”
“Ho ancora un dubbio però: hai detto che i simboli
sul
mantello indicano gli spiriti ma io ne vedo cinque mentre gli spiriti
non dovrebbero essere vento, fuoco, terra ed acqua?”
“È perché si dice che ci sia un quinto
spirito e che sia un ponte tra noi e la magia della natura!”
“Un quinto spirito?”
Chiese Elsa con un filo di voce.
Esiste davvero un quinto
spirito?
Che sia lo strano
ragazzo che continuo a vedere in sogno?
La sola possibilità che quel ragazzo con i suoi stessi
poteri
potesse esistere davvero la emozionò non poco,
sentì
mancarle il respiro al solo pensiero di poterlo incontrare dal vivo.
Oppure potrebbe trattarsi della voce che continuo a sentire…
o di entrambe le cose!
Si rivolse di nuovo ad Honeymaren con la voce di chi non vorrebbe mai
un no come risposta.
“Pensi che possa essere la voce che continuo a
sentire?”
“Può darsi, solo Ahtohallan lo sa!”
“Lo diceva sempre mia madre… Ahtohallan: il fiume
con
tutte le risposte sul passato e su ciò di cui siamo parte,
giusto?”
La ragazza annuì.
“Ci insegnano una canzone quando siamo piccoli che ci ricorda
lo
scopo fondamentale del fiume ma anche il rischio che esso porta, si
dice che lo stesso spirito dell’acqua vegli sulla sua
entrata”
“Nostra madre ce la cantava…”
“Ma non è finita qui: la leggenda parla anche di
un altro spirito”
Honeymaren voltò il ricamo sullo scialle mostrandone il
retro
dove solo il centrale dei cinque era ricamato anche
dall’altra
parte, poi proseguì.
“Perché c’è sempre
un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua
ombra!”
“Ombra?”
“Esatto! Devi stare molto attenta perché si dice
che ci
sia uno spirito contrapposto ai cinque principali e che incarni
l’opposto del loro stesso essere, seminando solo paura e
distruzione. Molti dicono di averlo visto quando la foresta
è
caduta e sono iniziati gli scontri tra i soldati di Arendelle e i
Northuldra… è conosciuto con molti nomi ma noi lo
chiamiamo…”
Prese un profondo respiro prima di pronunciarne il nome.
“Pitch”
Una volta finito il gioco Anna esultò in maniera molto
vivace la loro vittoria, anche se per pochi punti.
Jack provò in tutti modi ad obiettare ma questa volta doveva
ammettere di aver perso, quindi strinse la mano ad una più
che
soddisfatta Anna e si andò a sedere davanti al grande
falò. Ascoltava la dolce musica suonata da alcuni Northuldra
mentre osservava in lontananza Elsa che parlava con una di loro.
Sospirò amaramente pensando ancora una volta alla sua
realtà, che ad oggi gli sembrava ancora più
lontana che
mai. Passò diversi minuti perso nei suoi pensieri e nei
ricordi,
finché accanto a lui non si sedette un’altra anima
che
sembrava altrettanto disperata.
“Basta, io ho deciso: ci rinuncio!”
Esordì un poco riconoscibile Kristoff al suo fianco.
“Ehi amico che è successo?”
“Che è successo? È successo che ho
provato a fare
la proposta ad Anna per la millesima volta ma come sempre finisco per
rovinare tutto: una volta è la mia goffaggine,
un’altra il
mio errato uso delle parole… fatto sta che ogni santa volta
finisce male! Forse è il mondo intero che sta cercando di
dirmi
di non farlo!”
Pronunciò le ultime parole in un modo così
sconsolato che Jack si sentì amareggiato anche per lui.
“Forse dovresti solo provare con qualcosa di semplice, senza
fare
le cose troppo in grande: sono sicuro che Anna sarà
felicissima
in qualsiasi caso, credimi! Infondo a volte non serve il momento giusto
ma solo la persona giusta”
Kristoff rimase stupito da quelle parole: quel ragazzo nonostante le
apparenze sembrava a volte davvero un esperto in amore.
“Allora spero solo che lei mi veda davvero come la persona
giusta per lei!”
“Sono sicuro che nel tuo caso è
così”
Il suo sguardo si posò involontariamente di nuovo sulla
figura
di Elsa in lontananza: si chiedeva se invece nel suo caso fosse davvero
lui la persona giusta per Elsa.
Ma a quanto pare la scena non passò inosservata.
“Certo che nonostante la mia situazione, non ti invidio: ci
vuole
molto coraggio per puntare una come Elsa, direi che anche tu non
scherzi!”
A quell’affermazione di Kristoff Jack trasalì, si
sentì avvampare e distolse immediatamente lo sguardo.
“Ma c-cosa dici? Io…”
Kristoff sorrise a quel disperato ma dolce tentativo di negazione,
quindi posò affettuosamente una mano sulla spalla del suo
nuovo
amico.
“Non sono di certo un esperto in amore ma lascia che ti dia
io un consiglio adesso: invitala a ballare!”
“Ma lei ha detto che non balla!”
“E questo ti fermerà? Una persona saggia mi ha
detto che
in amore sarà sempre difficile, quindi tanto vale provarci,
no?”
Jack sorrise ricordando le parole che lui stesso aveva rivolto a
Kristoff.
Quest’ultimo però non aspettò una
risposta: si alzò allontanandosi in direzione di Anna.
Grazie Kristoff
Una volta che Honeymaren se ne andò, Elsa rimase a fissare
il
simbolo sul suo scialle: si sentiva così vicina ma allo
stesso
così lontana dalla verità.
“Vuoi ballare?”
Era così persa nei suoi pensieri che l’inaspettata
voce di Jack la fece sussultare.
“Cosa?”
Jack non sapendo come chiederglielo aveva optato per
l’approccio
diretto ma adesso sperava con tutto se stesso che quella domanda fosse
davvero dovuta al non averlo sentito piuttosto che al volergli
concedere una seconda possibilità.
“Vuoi ballare?”
Provò a ripetere, abbozzando un sorriso che sperava non
mostrasse l’agitazione che sentiva divampargli in petto.
Non sapeva se fosse per il fatto di essere tornato umano o
perché in quella realtà lui ed Elsa non erano
ancora
intimi ma si sentiva davvero come un ragazzo che chiedeva per la prima
volta di ballare alla ragazza per cui ha una cotta. E non era una
sensazione così piacevole come ricordasse.
“Grazie Jack, ma come ti ho detto: io non ballo”
Rispose lei accennando un sorriso distratto, per poi voltare di nuovo
lo sguardo sullo scialle.
Quell’affermazione lo gelò ma allo stesso tempo
sentì un fuoco divampargli dentro, come se avesse
risvegliato
una parte di lui che era stata momentaneamente soppressa dal panico.
Eh no, Elsa: non ho
accettato un patto con il mio peggior nemico,
viaggiato nel tempo ed affrontato senza poteri degli spiriti funesti
per arrendermi così facilmente. Ti farò tornare
nella
nostra realtà a qualsiasi costo o almeno ti farò
desiderare di farlo!
Prese entrambe le mani di Elsa e la tirò su
finché non si ritrovò in piedi davanti a lui.
“Tutti ballano! Il segreto è nel fingere di
saperlo fare”
Le sussurrò lui con aria complice, quindi con la presa
ancora
ben salda sulle sue mani iniziò a farla ballare a ritmo di
musica.
Elsa rimase letteralmente senza parole da quel gesto inaspettato: di
solito le persone non amavano toccarla ma lui invece ancora una volta
non sembrava averne nessuna paura, nonostante non fosse di Arendelle.
Quel contatto così spontaneo e deciso di lui, a cui non era
abituata, la fece sentire a disagio: infondo l’unico uomo con
cui
avesse ballato prima d’ora era suo padre quando era piccola,
prima che scoprisse la pericolosità dei suoi poteri.
Se lo ricordava come se fosse ieri: lui le diceva sempre di essere
buona con lui in quanto era solito pestare i piedi alla mamma quando
ballava, solo adesso capiva che probabilmente era una scusa per farla
sentire a suo agio.
Quel tenero ricordo la fece sorridere dolcemente: forse ballare non era
poi così male.
Kristoff propose ad Anna di ballare e per sua fortuna, a differenza
della sorella, adorava farlo e quindi non fu per niente difficile avere
uno sprizzante ‘sì’ come risposta.
Sperò vivamente che ‘sì’
sarebbe stata la risposta anche all’altra domanda che
intendeva farle.
Fece cenno a Rayder di suonare come erano d’accordo qualcosa
di
più romantico, così iniziò a ballare
con lei un
lento ma non riusciva a proferire parola: aveva quasi paura che potesse
rovinare tutto di nuovo.
Forza Kristoff fatti
coraggio, quanto sarà difficile? Con
così tanti tentativi uno prima o poi dovrà andare
bene,
no?
Pensò facendosi coraggio, quindi iniziò a parlare.
“Stai molto bene stasera!”
“Davvero? Ho gli stessi vestiti dall’inizio del
viaggio ed
i capelli in disordine, inoltre ho dormito male quindi credo di avere
delle occhiaie da far paura… oddio le ho veramente? No
perché se le ho davvero…”
Ok, primo passo: fermare
Anna quando inizia ad impanicarsi.
“Stai benissimo: a te non servono tanti fronzoli per essere
carina ai miei occhi!”
Disse teneramente fissandola negli occhi, cosa che la fece arrossire
timidamente ma che la rendeva allo stesso tempo felice.
“Grazie”
Bene Kristoff, ottimo:
continua così!
Disse a se stesso, quasi incredulo di non aver già scatenato
un pandemonio.
“In realtà non ti ho invitata solo per
ballare… nonostante per me sia sempre un piacere
farlo”
“Ah no? E per cosa allora?”
“Volevo dirti una cosa”
Si fermarono un attimo, Kristoff distolse leggermente lo sguardo
sperando di trovare il coraggio necessario per continuare senza
incespicare, quindi proseguì.
“È una cosa molto importante…”
“Non ci credo: è davvero quello che
penso?”
Esclamò lei stupefatta.
“Ah, quindi hai già capito di cosa si
tratta?”
Disse tanto sorpreso quanto imbarazzato.
“Sono senza parole!”
“In senso positivo o negativo?”
Chiese lui, cercando di nascondere dietro l’ironia
l’evidente panico.
“Non saprei: ho sentimenti contrastanti per il momento!
Secondo
te mi dovrei sentire più spaventata o contenta?”
Il crescente tono nella sua voce, più stupefatto che felice,
iniziava a preoccuparlo seriamente.
“Bé, è indubbiamente una decisione
importante e se ti serve temp…”
Si fermò non appena trovò il coraggio di
guardarla negli
occhi perché solo in quel momento notò che non
stava
guardando affatto lui, bensì qualcosa alle sue spalle e
aveva
letteralmente la bocca spalancata dallo stupore.
Alzò gli occhi al cielo avvilito dall’aver appena
constatato che stessero parlando di due cose nettamente diverse, con un
sospiro si voltò.
Voglio proprio sapere cosa c’è di così
incredibile!
Ma anche lui rimase di stucco quando vide cosa stava fissando in
lontananza la sua ragazza.
“Mia sorella sta ballando con un ragazzo!”
Esclamò lei, ancora incredula.
Nonostante tutto Kristoff non poté fare a meno di sorridere
soddisfatto a quella scena, pensando che almeno uno tra lui e Jack
fosse riuscito nel suo intento della serata.
“Ehi Kristoff, posso parlarti un attimo?”
Disse la voce di Rayder alle sue spalle mentre lo tirava in disparte.
“Che c’è?”
“Vedo che il piano non ha avuto l’effetto
desiderato, ma
non disperare ne ho un’altro: mi sono appena ricordato che
nelle
nostre tradizioni abbiamo un modo STUPENDO di fare la proposta e la
cosa più bella è che servono tante
renne!”
“Davvero?”
Chiese lui con una leggera esitazione: si ricordò le parole
di Jack di poco prima sul fare qualcosa di semplice.
“Se iniziamo subito per l’alba saremo
pronti!”
Forse Jack ha ragione, forse combinerei solo un altro guaio…
conosco Anna e probabilmente come dice lui sarà felice
ugualmente (ammesso che la sua risposta sia
‘sì’).
No! Anna merita il
meglio e lo avrà: a qualunque costo.
Annuì quindi a Rayder ed insieme si inoltrarono nella
foresta, attenti a non farsi vedere.
Quando i Northuldra iniziarono a suonare un lento Elsa vide Jack
avvicinarsi ancora di più a lei: le cinse leggermente il
fianco
con una mano mentre l’altra era ancora stretta nella sua.
Sentì il cuore batterle per l’agitazione e si
sorprese nel
chiedersi se risultasse goffa ed impacciata, infondo non è
che
fosse un’esperta di ballo!
Magari stava facendo una pessima figura, magari lui avrebbe riso di lei
o l’avrebbe presa in giro per il suo modo di ballare: il solo
pensiero la dilaniava così decise di incrociare il suo
sguardo
per cercare di capire quanto fosse grave la situazione. Pessima idea:
perché appena lo fece notò che la fissava in un
modo
così intenso che sentì mancarle il fiato.
Sentì il viso arrossarsi: non aveva notato che fossero
così vicini e avrebbe davvero voluto distogliere lo sguardo
o
fuggire da quella tremendamente imbarazzante situazione ma per qualche
motivo non riusciva a farlo.
Forse iniziò a capire il perché: si sentiva
esattamente
come nel suo scorso sogno, solo che questa volta volendo avrebbe potuto
davvero scappare ma possibile che non lo volesse?
Certo Jack era simpatico, oggettivamente un bel ragazzo e si era sempre
dimostrato disponibile ad aiutarli ma era anche vero che lo conosceva
da poco!
Eppure riusciva sempre a farla sentire in un modo diverso da chiunque
altro: riusciva a farla sentire giusta così
com’era, come
se a lui bastasse questo.
Ma gli bastava davvero?
Bastava a lei?
Bastava a giustificare il fatto che se in quel momento lui
l’avesse baciata lei non era più tanto sicura che
glielo
avesse impedito?
Elsa frena! Cosa diavolo
stai pensando? Probabilmente ti sei solo fatta
influenzare da quello stupido sogno e dal fatto che il volto di quel
ragazzo fosse così simile a quello di Jack, tutto qui!
Deve essere questo,
d’altronde che altro potrebbe essere?
Non era sicura di essere pronta a saperne la risposta e quel penetrante
sguardo fisso nel suo non migliorava la situazione.
Prese un profondo respiro, come a cercare quell’aria che
sentiva
mancarle, sperando che il suo battito cardiaco tornasse ad un ritmo
almeno regolare! Aprì la bocca come per dire qualcosa, anche
se
non era proprio sicura di quello che volesse dire, o se sarebbe stata
capace di emettere dei suoni in quella situazione. Non lo avrebbe mai
scoperto, perché una forte scossa al terreno le fece perdere
l’equilibrio reggendosi in piedi solo grazie alla presa di
Jack.
“Tutto bene?”
Chiese lui.
Lei annuì, quindi entrambi si voltarono verso la fonte del
tremore vedendo un golem che passava a poca distanza dal villaggio.
“Sono i golem ma cosa ci fanno da queste parti? Presto:
nascondetevi e spegnete tutte le luci!”
Urlò Yelana a tutti i presenti, quindi i Northuldra
iniziarono a
correre per il villaggio spegnendo il più velocemente
possibile
qualsiasi fonte di luce.
“Dovremmo nasconderci!”
Disse Elsa a Jack, facendo riferimento al fatto che lui la teneva
ancora tra le sue braccia.
Jack alzò gli occhi al cielo per il terribile tempismo di
quei
golem: durante quel ballo si era sentito per la prima volta di nuovo
vicino ad Elsa e quei cosi di terra avevano rovinato tutto!
“E va bene, però mi devi un ballo!”
Disse con un accenno di sorriso, quindi entrambi si nascosero dietro
degli alberi.
Elsa ne sentì passare uno proprio dietro di lei ed ebbe come
la
sensazione che avesse percepito la sua presenza, cosa che la
preoccupò: non voleva di certo mettere in pericolo tutti.
Per fortuna però la sensazione passò e
sentì i
rumorosi passi dei golem farsi più lontani: si
affacciò
dal bordo dell’albero e li osservò allontanarsi ma
qualcosa, o meglio qualcuno, la tirò via per un braccio.
Era sua sorella e sembrava avere un volto tanto esasperato quanto
preoccupato.
“Ti prego non dirmi che hai intenzione di seguirli! Ti devo
ricordare cosa è successo l’ultima volta che li
hai
visti?”
“E se li domassi come ho fatto con il vento ed il fuoco?
Magari questa volta potrei riuscirci!”
“E se invece ti schiacciassero ancora prima che tu possa
provarci?”
Jack, che aveva assistito alla scena, si intromise nella conversazione.
“Elsa, Anna ha ragione: è troppo pericoloso ed io
ne sono l’esempio vivente!”
Disse indicandosi la ferita.
“Ricorda: l’obiettivo è trovare la voce,
trovare la verità e tornare a casa!”
Le ricordò la sorella
E far tornare Elsa alla
sua realtà
Pensò tra sé Jack
E trovare il quinto
spirito!
Pensò Elsa, ma forse avevano ragione: era pericoloso,
soprattutto per loro, ed aveva già constatato che era
impossibile provare a farli desistere.
Yelana si avvicinò a loro.
“Per gli spiriti, per fortuna state bene! Andate subito a
dormire: non è sicuro stare svegli in quanto i golem sono
sensibili alle luci e ai rumori: potrebbero tornare. Noi faremo a turno
per fare la guardia al villaggio”
Elsa era contraria ad andare a dormire ma era buio pesto e senza fonti
di luce era praticamente impossibile continuare il viaggio, quindi a
suo malgrado si accoccolò vicino a sua sorella e dopo
diversi
minuti riuscì finalmente ad addormentarsi.
Elsa si ritrovò nella sua camera ad Arendelle ma questa
volta
c’era qualcosa di diverso, come se non si sentisse bene, come
se
qualcosa la stesse opprimendo in petto con una forte stretta al cuore.
Si voltò speranzosa in cerca di aiuto, fu allora che lo
vide: il
ragazzo del sogno la stava osservando da fuori la finestra, aveva una
mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla testa, ma appena lei si
avvicinò, lo tolse.
Elsa posò istintivamente anche lei la sua mano sul vetro, in
corrispondenza di quella di lui, l'unica cosa che li separava era quel
vetro, eppure dall’espressione di lui aveva la tremenda paura
che
a sperarli ci fosse molto altro.
Sentì una stretta al cuore: lui aveva un'aria seria,
malinconica...decisamente preoccupante.
Provò un'orribile sensazione, sentiva che quello era un
addio,
era quasi certa che non lo avrebbe più potuto rivedere e la
cosa
la terrorizzava. Iniziò a sentire il suo cuore battere
agitato e
le proprie paure assalirla sempre più come la morsa al petto
che
la attanagliava ma tentò di ignorarla.
Il ragazzo pronunciò due parole ma stranamente nessun suono
gli
uscì dalla bocca. Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa
riuscì a capire cosa aveva detto, lo lesse dal labiale:
aveva
detto due semplici parole.
'Ti amo'
La cosa la spiazzò ma non aveva nessun senso! Lei non
conosceva
quel ragazzo e non capiva perché somigliasse tanto a Jack,
perché comparisse continuamente nei suoi sogni o
perché
avesse i suoi stessi poteri.
Eppure quella sensazione che fosse un addio, che forse non lo avrebbe
più rivisto, che non avrebbe mai saputo la
verità,
iniziava ad angosciarla sempre più facendole mancare il
fiato:
lui sembrava stare per andare via ma lei non poteva permetterglielo!
Sbatté il braccio contro la finestra per attirare la sua
attenzione.
“Non puoi andartene! Devi dirmi chi sei, come posso trovarti
e perché hai i miei stessi poteri!”
Urlò lei, ma il ragazzo si comportò come se non
avesse
parlato: levò lentamente la mano dal vetro e si
lasciò
trasportare via dal vento.
No, non poteva finire così: quella maledetta finestra era
una di
quelle che non si apriva, quindi corse giù per le scale
candendoci quasi per la fretta. Arrivò fuori al cortile ma
del
ragazzo non vi era traccia e lo sentiva chiaramente dentro di
sé
come se fosse una certezza: era andato via e non sarebbe più
tornato.
Il dolore provato in quel momento fu immenso e senza accorgersene
copiose lacrime le solcarono il viso e sentì
un’immensa
disperazione, come se avesse perso qualcosa di fondamentale, qualcosa
che non sarebbe più potuta tornare.
Istintivamente portò lo sguardo verso l’alto e
nonostante
non fosse ancora orario, vide la figura circolare della luna alta nel
cielo.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di giorno.
Per qualche strano motivo il vedere quella figura circolare alta nel
cielo placò per qualche istante le sue paure.
La pace durò però solo pochi istanti
perché
sentì il dolore al petto crescere a dismisura fino a farla
svegliare con un urlo di disperazione: la cosa non passò
inosservata.
“Elsa che succede?”
Le chiese preoccupata sua sorella, svegliata anche lei dal suo urlo.
Stava per risponderle quando accorse anche Jack, che sembrava in pieno
panico.
“Elsa, stai bene?”
Elsa portò una mano al petto: quel dolore che fino a poco fa
le
sembrava così reale era sparito ma non la terribile
sensazione
di star sbagliando qualcosa e di non poter più rivedere quel
ragazzo.
“Sto bene, era solo un sogno ma dobbiamo andare e seguire la
voce, SUBITO!”
“Subito?”
Chiesero in coro perplessi Anna e Jack.
“Sì, una Northuldra mi ha detto di un quinto
spirito, un
ponte tra noi e la natura, la voce potrebbe condurci da lui e ho paura
di non riuscire a trovarlo in tempo se non ci sbrighiamo!”
“Ok dammi solo un attimo…”
Disse Anna guardandosi intorno ma vide solo Olaf.
“Olaf, sai dove sono Kristoff e Sven?”
“Oh, sì: si sono allontanati con Rayder ed il
branco di
renne prima dell’arrivo dei golem, hanno detto che sarebbero
tornati per l’alba!”
“Così, senza dire una parola?”
“Chi li capisce gli uomini!”
Rispose il pupazzo di neve, quindi Anna a malincuore andò da
Elsa: non voleva lasciare Kristoff ma sapeva bene che doveva andare con
sua sorella, sentiva che altrimenti la terribile predizione di
Granpapà si sarebbe potuta avverare e lei avrebbe fatto
qualsiasi cosa per impedirlo, per impedire ad Elsa di fare una
sciocchezza che le sarebbe potuta essere fatale.
Rieccoci! Questo
capitolo sarebbe
dovuto essere quello dedicato allo spirito dell’acqua ma
scrivendo mi è venuto molto lungo quindi ho deciso di
dividerli,
in modo da non lasciarvi i miei soliti capitoli-papiri XD
La scena del ballo
Kristanna e Jelsa
la avevo in testa dall’inizio ed è sempre stata
una delle
mie preferite tra le scene romantiche/simpatiche ideate e sono contenta
che sia uscita fuori carina come me l’ero immaginata. A voi
è piaciuta? A parte il pessimo tempismo dei golem (non
odiatemi
è colpa loro non mia *li indica e scappa*).
Io comunque patteggio
per Kristoff e Jack come BBF, penso che tra loro possa nascere un
ottima amicizia.
Anche questo capitolo ha
avuto tante
scene dolci e serene, bene: rileggetevele pure se vi serve
perché dal prossimo capitolo inizierà un
crescendo verso
l’angst! (si il titolo “la quiete prima della
tempesta” non è a caso) *inizia a regalare
fazzoletti
gratuiti*… non si sa mai potrebbero servirvi nei prossimi
cap,
credetemi… (muhahah *urlo interiore della mia parte deviata
amante dell’angst*)
Un’altra cosa
che non ho amato
del film è stata la poca cura per il personaggio di Kristoff
che
viene brutalmente abbandonato da una fretta che apparentemente non
aveva molto motivo, quindi ho cercato di motivare meglio la scelta di
lasciarlo indietro, inoltre ho cercato di ricamargli più
spazi
nel corso della storia, spero di esserci riuscita.
Sia nella pietra degli elementi che sullo scialle della madre di Elsa
ed Anna è presente un sesto simbolo sul retro che indica un
elemento opposto agli altri ovvero l'oscurità e la paura e
chi
poteva impersonarle meglio di Pitch?
Grazie a
tutti per aver letto, come sempre se potete fatemi sapere cosa ne
pensate e ci vediamo al prossimo cap!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Terra ***
Cap 9 Terra
Elsa si ritrovò nuovamente in uno scenario innevato ma
questa volta non dovette cercare molto per trovare il
misterioso ragazzo dai capelli bianchi, infatti era in piedi davanti a
lei.
Avanzò verso di lui, sperando che non svanisse tutto come al
solito, per fortuna questa volta non accadde: era la prima volta che
riusciva ad osservarlo da così vicino.
Stavolta il suo sguardo aveva qualcosa di diverso: non era adornato dai
soliti sorrisi e spensieratezza che sembrava avere insieme a quella
bambina ma aleggiava un velo di tristezza e afflizione.
Improvvisamente notò qualcosa di strano: quella
espressione… anzi non solo… anche quel volto le
ricordava qualcosa o meglio qualcuno.
Jack Overland.
Elsa non dire assurdità: Jack non ha nessun
potere… probabilmente il fatto che stesse giù ha
condizionato in qualche modo il tuo sogno, tutto qui!
Si rimproverò tra sé.
Eppure non riusciva a vedere quel ragazzo così triste,
così proprio come con Jack poco fa, decise che doveva fare
qualcosa per sollevargli il morale.
Evocò i suoi poteri e creò sotto di loro una
pista di pattinaggio e sui loro piedi dei pattini, quindi lo
invitò a pattinare con un gesto della mano: la cosa le venne
naturale, come se l’avesse già fatta.
Il ragazzo sembrava inizialmente stupito ma poi contrariato, quasi
terrorizzato dall’idea di pattinare: la fissò e
scosse la testa come per farle capire che non poteva farlo.
In quel momento ad Elsa parve di poter percepire quella crescente
tristezza del ragazzo accompagnata da un’altra sensazione che
conosceva molto bene.
La paura.
Sentì quel sentimento crescere dentro di lei come stava
probabilmente crescendo in lui ma non poteva permetterlo: prese le mani
del ragazzo per indurlo a pattinare con lei.
“Andrà tutto bene, ci sono io con te! Ci
divertiremo un mondo, te lo prometto!”
Quelle parole le uscirono in maniera del tutto involontaria, quasi come
se non fossero sue. Quando il ragazzo le sentì
sgranò gli occhi con tanto stupore nel sentirle almeno
quanto ne aveva lei nell’averle pronunciate.
Nonostante tutto lui sembrava ancora nel panico: continuava a fissare
incerto i suoi piedi e quello che stava accadendo, per un attimo Elsa
ebbe il timore che potesse svenire se avesse continuato così.
“Guarda me”
Il ragazzo alzò quindi lo sguardo fino ad incontrare il suo:
in quel momento Elsa ebbe una strana sensazione, come se avesse
già vissuto quel momento e quelle sensazioni. Per quanto
potesse essere assurdo le sembrava tutto così familiare:
ogni gesto le veniva spontaneo come se fosse una replica di un momento
che conosceva bene, anche se sapeva che non poteva essere
così.
Aveva tante domande nella sua testa eppure
l’intensità di quella scena l’aveva come
ammutolita o forse aveva semplicemente paura che parlando sarebbe
sparito tutto di nuovo, e non voleva.
Eppure doveva capire chi fosse quel ragazzo, perché avesse
poteri come i suoi e perché suscitava in lei quelle emozioni.
Lo desiderava con tutta se stessa, come se fosse una questione vitale,
come se inspiegabilmente fosse parte di un qualcosa di fondamentale che
sentiva sfuggirle sempre più.
Si era finalmente decisa a parlare quando lo scenario
cambiò: questa volta erano al suo castello di ghiaccio,
quello che aveva creato tempo fa. Il ragazzo era di fronte a lei e le
stava parlando, eppure non riusciva a sentire nessun suono uscire dalle
sue labbra.
Che cosa sta succedendo?
Stava per chiederlo anche ad alta voce quando vide il ragazzo
avvicinarsi sempre di più a lei.
Anche troppo! Sentì il cuore batterle a mille e
razionalmente lo avrebbe già spintonato via o schiaffeggiato
ma qualcosa le impediva di farlo: si sentiva immobile come se una
strana forza la rilegasse esattamente dov’era impedendole di
muoversi.
Non riusciva a fare altro se non a fissare il suo viso che si
avvicinava lentamente al suo, notando ancora una volta la forte
somiglianza con quello di Jack (ad eccezione dei capelli bianchi e
degli occhi azzurri). La cosa la fece agitare ancora di più:
sentiva come se il cuore a momenti le potesse uscire dal petto, eppure
era ancora incapace di muoversi.
Il ragazzo continuò ad avvicinarsi a lei finché
non lo fece: la baciò.
Si sentì pervasa da mille sensazioni diverse che la spinsero
a spalancare gli occhi, svegliandosi: era stesa sul prato dove si era
addormentata ma la cosa strana era che a poca distanza dal suo volto vi
era quello di Jack seppur nella direzione opposta alla sua.
Quando Jack vide Elsa aprire gli occhi sentì per un attimo
mancargli il respiro.
Si sarà accorta del bacio?
Si sarà ricordata di me?
Cosa starà pensando?
Quella vicinanza tra loro mise Elsa in estremo imbarazzo, considerando
pure il sogno di poco prima.
“Cosa stai facendo?”
Quella domanda di Elsa riportò Jack alla realtà
intuendo che probabilmente i suoi ricordi non fossero tornati: doveva
aspettarselo eppure solo in quel momento si rese conto di quanto ci
sperasse.
Si tirò indietro mettendosi seduto ed arrossì
imbarazzato, sperando vivamente che il buio non lo facesse notare.
“Ecco… stavi parlando nel sonno e non sembravi
stare bene, così mi sono avvicinato solo per assicurarmi che
fosse tutto ok… ma probabilmente hai fatto solo un brutto
sogno!”
Per quanto gli suonasse assurda quella era l’unica scusa che
gli venne in mente.
Ti prego fa che se la beva e che non si ricordi del bacio!
Sperò con tutto se stesso.
Quelle parole spiazzarono Elsa: si chiedeva se la avesse davvero
sentita parlare nel sonno.
Cosa avrà sentito di preciso?
Avrò detto qualcosa di imbarazzante?
Perché sembra così agitato?
La sua spiegazione aveva senso, eppure quella sensazione sulle sue
labbra le era sembrata così reale… no! Jack non
poteva averla baciata davvero nel sonno! Non sembrava affatto il tipo
da fare una cosa simile, probabilmente era solo rimasta influenzata
dallo strano sogno di poco fa.
Doveva essere così.
“Cosa avrei detto nel sonno?”
“Bé hai mugugnato varie cose, sembravi agitata ma
non saprei dire da cosa, ho sentito solo versi e parole
confuse… niente di troppo significativo”
Elsa sospirò mentalmente nel sentire quelle parole
ringraziando il cielo di non aver detto qualcosa che
l’avrebbe fatta desiderare di sotterrarsi fino al prossimo
secolo. Stava per chiedergli altro ma furono raggiunti da Anna e
Kristoff.
“Elsa tutto ok?”
“Anna ci hai sentito parlare? Vi abbiamo svegliati?”
Si chiese dubbiosa, sicura di non aver alzato di molto la voce.
“Non lo avete fatto voi ma loro”
Indicò le figure accanto a loro e si trattava di Yelana
accompagnata da due Northuldra e sembrava avere un espressione tanto
seria quanto stupita.
“È vero che hai domato lo spirito del
fuoco?”
Elsa annuì indicando la piccola lucertola accoccolata ancora
accanto a lei.
“incredibile!”
Asserì completamente in preda allo stupore, sembrava non
credere ai suoi stessi occhi.
“Quindi ora non ci vedrai più come un pericolo
incombente?”
Chiese Anna sperando davvero che qualcosa iniziasse ad andare per il
verso giusto.
“Bé voi ci avete salvat-“
Non riuscì a concludere la frase perché il suo
sguardo fu rapito dallo scialle nel quale si avvolgeva Anna. Furono i
due Northuldra al suo fianco a parlare al suo posto.
“Quello scialle è di una delle nostre
più antiche famiglie!”
Le due sorelle si fissarono.
“Era di nostra madre!”
In quel momento Elsa si ricordò dove aveva visto quello
scialle: in una delle statue di ghiaccio che aveva creato
accidentalmente con i suoi poteri nella battaglia con lo spirito del
vento.
“Anna, nella statua di ghiaccio con nostro padre da
giovane… la ragazza che lo salva aveva questo scialle! Vuol
dire che…”
“Quella ragazza era nostra madre! Era suo questo scialle,
quindi lei ha salvato nostro padre ed era una Northuldra!”
Tutti rimasero senza parole da quella affermazione, stranamente a
rompere il silenzio fu Yelana.
“Quindi non solo ci avete salvati dalla foresta in fiamme ma
siete anche parte del nostro popolo! Non c’è
davvero più nessun motivo adesso per non darvi il benvenuto
nel nostro villaggio”
Sorrisero tutti entusiasti all’idea di poter avere come base
per una volta un sicuro villaggio e non la sola e spaventosa foresta.
Pitch vagava per la foresta ma questa volta con una direzione ben
precisa: sapeva quale era il territorio dei giganti di terra e trovarli
sarebbe stato nettamente più facile della odiosa salamandra,
infatti li poté notare già da una buona distanza.
Perfetto! Ora non mi resta che infastidirli e lo spirito della terra
correrà sicuramente a difenderli.
Pensò tra sé, anche se continuava a pensare a
come avrebbe potuto spaventare o irritare dei colossi simili.
Dopo aver assorbito le paure dello spirito del fuoco i miei poteri sono
aumentati… potrei sfruttare in qualche modo la
cosa… ma è anche vero che non basteranno delle
semplici creature oscure per infondere paure in quei colossi!
Se solo ci fosse un altro modo…
Continuò a pensare finché un idea non gli
illuminò il volto.
Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Non serve
attaccare i giganti, posso infastidire lo spirito della terra con molto
meno!
Con i suoi poteri sapeva bene come alimentare le paure o la rabbia
insiti negli individui, cosa che aveva già fatto con lo
spirito del vento e del fuoco ma il Pitch del futuro gli aveva spiegato
come oscurare il cuore di un essere vivente: era un processo non
semplice e che richiedeva una buona dose di potere, si chiese se
potesse funzionare anche con le piante infondo i suoi poteri stavano
diventando sempre più forti e un essere basilare come una
pianta poteva essere un buon esercizio di inizio.
“Penso proprio che lo scopriremo presto!”
Corse fino ad un campo di fiori che aveva visto lì vicino,
quindi distese le braccia verso il terreno evocando i suoi poteri:
inizialmente non accade molto, ma dopo una serie di tentativi
notò che i fiori iniziavano a prendere una colorazione
più scura.
Sta funzionando davvero!
Gioì tra sé: iniziava a capire come doveva fare,
quindi continuò seguendo le istruzioni del Pitch del futuro,
finché una buona dose di fiori non si oscurò
totalmente facendogli perdere tutta la vitalità che
sembravano avere poco prima.
Non appena accadde però una scossa di terremoto
colpì il terreno, crepandolo proprio accanto a lui.
Pitch sorrise, sapeva bene chi aveva provocato quella scossa di
terremoto ed era stato proprio lo spirito che stava cercando.
“Come dici? Non devo usare i miei poteri per oscurare le
piante? Oh ma io mi stavo solo allenando è stato diciamo un
‘incidente’!”
Disse con la voce più spavalda e meno credibile del mondo,
cosa che fece tremare di nuovo la terra ai suoi piedi: stavolta
l’uomo nero dovette usare i suoi poteri per evitare
l’attacco e non farsi male.
Sapeva bene che lo spirito della terra era molto potente, inoltre
avrebbe potuto aizzare i Golem contro di lui in qualsiasi momento ma
doveva assolutamente farlo uscire fuori in qualche modo.
“Lo so questo è il tuo territorio e il tuo compito
è difendere la natura ma vedi anche io ho un compito ed
è quello di diffondere della sana paura e distruzione,
quindi anche questo rientra nei miei interessi”
Con un gesto del braccio usò i suoi poteri per oscurare un
altro gruppo di fiori, il gesto provocò un’ultima
forte scossa di terremoto dalla quale delle rocce ricoperte di muschio
si staccarono dal terreno fluttuando una accanto all’altra
fino a formare quello che sembrava un altro golem di pietra ma
più massiccio, quasi un gigante.
Pitch sorrise perché sapeva bene che quello non era un golem
qualunque bensì lo stesso spirito della terra che aveva
assunto una forma ‘corporea’ per poterlo attaccare
più facilmente.
“In pochi ti hanno fatto arrabbiare così tanto da
assumere una tale forma non è vero? Pensi che dovrei
sentirmi più onorato o compiaciuto?”
Con un grugnito il golem caricò un potente pugno contro
l’uomo nero ma si fermò a mezz’aria non
appena vide la pietra che l’uomo nero aveva appena alzato
verso di lui.
“Vedo che la riconosci… bene, ti ringrazio per
avermi mostrato il tuo massimo potere, saresti così gentile
adesso da darmelo?”
La pietra iniziò a risucchiare il potere dello spirito della
terra e per quanto provasse a resistergli non riusciva a farlo: per
quanto fosse enorme e potente nemmeno lui riusciva ad opporsi. In poco
tempo il processo fu completo, illuminando come sempre il simbolo
corrispondente sulla pietra.
Il gigante di pietra urlò facendo tremare tutta la terra
circostante, cosa che fece accorrere anche gli altri golem nella sua
direzione.
“La situazione si fa critica, rimarrei volentieri a parlare
di fiori con te ma vedi ho un altro spirito da incontrare: direi che
è giunto il momento per me di togliere il
disturbo!”
Pitch usò i suoi poteri per scappare il più
velocemente possibile dal golem e sparire dalla sua vista, di tutta
risposta lui cercò di inseguirlo insieme agli altri golem ed
a colpirlo con i suoi potenti pugni.
Yelana si stava per incamminare con tutti gli altri verso il villaggio
quando sentirono la potente scossa di terremoto.
“I golem?”
Chiese Kristoff, ma gli occhi della donna si dilatarono dalla paura.
“No, credo che sia lo spirito della terra in persona: i golem
fanno tremare molto meno forte la terra con i loro passi”
Sembravano tutti sconvolti e timorosi dalla notizia, soprattutto dopo
il caos che si erano lasciati dietro gli altri due spiriti:
c’era solo una persona che non sembrava preoccupata.
Era Elsa.
“Se si tratta dello spirito della terra devo andare da
lui!”
Prima che chiunque si potesse opporre lei corse nella direzione di
qualsiasi cosa avesse provocato quel terremoto.
Jack la seguì di scatto: se un altro spirito era fuori
controllo poteva esserci molto probabilmente di mezzo Pitch e non gli
avrebbe permesso di fare del male ad Elsa.
Appena il tempo di rendersi conto dell’accaduto che anche
Anna e Kristoff fecero lo stesso, seguendo a loro volta i due.
“Elsa torna subito indietro!”
Le urlò sua sorella mentre tentava disperatamente di
raggiungerla.
“Non posso… restate qui, so cavarmela!”
Ma come aveva immaginato continuavano a seguirla.
Elsa continuò a correre fino a ritrovarsi sul ciglio di un
burrone al di sotto del quale c’era del terreno altamente
disceso che portava alla foresta, Jack la raggiunse afferrandole il
braccio.
“Si può sapere cosa diavolo ti è
preso?”
Non fece in tempo a reagire che una nuova forte scossa fece
franare il terreno sotto di loro facendoli rotolare giù,
Anna e Kristoff accorsero preoccupati affacciandosi dal ciglio.
“Elsa, Jack!”
Urlarono. I due appena caduti si rialzarono a fatica non appena
arrivati alla fine del pendio in mezzo alla foresta, Elsa lo fece per
prima e a parte qualche graffio sembrava stare bene.
“Jack tutto ok?”
Gli chiese. Jack si sentiva decisamente ‘non del tutto
ok’ ma non gli sembrava grave.
“Abbastanza per uno che è rotolato giù
da un dirupo, immagino!”
“Elsa, Jack state bene? Arriviamo anche noi!”
“No Anna, aspetta! Stiamo bene ma siamo stati fortunati:
è una brutta caduta. Torniamo su noi, mi basterà
usare i miei poteri…”
La sua frase fu troncata da un'altra scossa ma questa volta videro chi
l’aveva provocata: un enorme gigante di pietra che sembrava
averli appena notati.
“Pensi che sia uno di quei cosi che i Northdultra avevano
chiamato ‘golem’ o lo spirito della
terra?”
Chiese Jack.
“Penso che non voglio saperlo!”
Rispose Elsa che immediatamente provò a creare una scala di
ghiaccio che li riportasse in alto da Anna e Kristoff ma non appena ci
provò il golem distrusse con un pugno il blocco appena
creato.
Pitch approfittò della momentanea distrazione del gigante
per scappare.
Volete tenere occupato lo spirito della terra al posto mio? Che
gentili, non posso proprio rifiutare allora!
Pensò tra sé con un ampio sorriso, quindi
usò i suoi poteri per allontanarsi il più
possibile e cercare il quarto spirito.
Il golem una volta distrutto tutto il ghiaccio che Elsa continuava a
tentare di creare si voltò dove era prima Pitch e non
vedendolo più urlò più furente di
prima, cosa che fece tremare nuovamente il terreno.
Lo spirito delle terra o quello che era, sembrava davvero furioso e
Jack immaginava di chi potesse essere la colpa! Normalmente si sarebbe
guardato intorno per affrontare faccia a faccia il suo acerrimo nemico
ma al momento aveva dei problemi più grandi a cui pensare:
un enorme gigante di pietra sembrava volerli solo ridurre in briciole.
“Non riesco a creare un ponte, Anna non ti preoccupare:
useremo i miei poteri per fuggire e poi faremo il giro per tornare da
voi!”
Urlò Elsa alla sorella. Anna avrebbe voluto raggiungerla ma
sapeva che sarebbe stata una follia anche per i suoi standard, quindi
si rivolse a Kristoff.
“Dobbiamo andargli incontro per portarli al sicuro il prima
possibile!”
“Allora prendiamo Sven e facciamo anche noi il giro lungo per
scendere: faremo prima!”
Anna annuì, quindi si incamminarono.
Elsa provò ad usare i suoi poteri per ghiacciare i piedi del
mostro ed immobilizzarlo ma era troppo veloce e forte: si
liberò subito e scagliò un grosso pugno contro i
due che evitarono per miracolo solo grazie alla presenza degli alberi.
“Che diavolo ti passa in mente? In caso non lo avessi notato
è un gigante di pietra, prima di creare del ghiaccio
abbastanza spesso da fermarlo ci avrà già ridotti
in cenere!”
Disse Jack, di risposta Elsa incrociò le braccia.
“Da quando sei un esperto di poteri di ghiaccio? Allora
sentiamo: quale sarebbe il tuo geniale piano invece?”
Jack esitò: non ne aveva uno ma doveva pensare in fretta. I
due iniziarono a correre per evitare un secondo attacco dello spirito
della terra che per fortuna almeno sembrava essere lento quanto la sua
stazza.
Ad un tratto Elsa scivolò per terra, Jack prontamente si
spinse verso di lei afferrandola per un braccio in modo da rimetterla
in piedi.
“Attenta il terreno anche se meno ripido è ancora
in discesa…”
Le sue stesse parole gli fecero venire un idea, quindi
afferrò Elsa per le spalle.
“Ma certo come ho fatto a non pensarci prima: per scappare
basterà fare come con Jamie… usa i tuoi poteri
per creare uno slittino di ghiaccio!”
Elsa lo fissò incerta sia per l’eccessivo contatto
da parte di estranei a cui non era abituata e sia per il fatto che non
avesse idea di che cosa stesse parlando.
“Uno slittino? Sarebbe questa la tua grande idea? Davvero? Lo
sai che è autunno vero?”
“Oh, andiamo Elsa: ti basterà ghiacciare il
terreno davanti allo slittino mano a mano che scendiamo,
sarà divertente!”
Elsa sgranò gli occhi incredula di cosa stesse ascoltando.
“Spero che tu mi stia prendendo in giro non è
‘divertente’: è decisamente
folle!”
Alle loro spalle lo spirito della terra sembrava stare per alzare un
enorme macigno e di sicuro non volevano aspettare di vedere cosa
volesse farci.
“Fallo e basta!”
Elsa annuì all’intimidazione di Jack nonostante
non fosse per nulla convinta della cosa: non aveva idea del
perché stesse seguendo quella folle idea ma era pure vero
che al momento non avevano di meglio. Creò uno slittino di
ghiaccio ed entrambi ci salirono, quindi iniziò a creare del
ghiaccio davanti allo slittino come le aveva indicato Jack.
“Bene continua così!”
La incitò lui mentre diede una piccola spinta allo slittino
che iniziò a scivolare sul ghiaccio in pendenza.
“Vedi: devi solo continuare a creare del ghiaccio davanti
allo slittino cercando di evitare gli alberi, la pendenza
farà il resto portandoci in un baleno alla fine della
discesa e seminando quel gigante”
“La fai sembrare una passeggiata”
Rispose lei perplessa: sembrava molto concentrata ed allo stesso tempo
preoccupata.
“Ce la caveremo: abbiamo visto di peggio e poi è
come una discesa in slittino e tutti amano le discese in
slittino!”
Elsa davvero non riusciva a capire dove prendesse tutto
quell’entusiasmo ma almeno uno di loro due non sembrava
temere una tremenda morte sfracellati lungo il pendio o contro un
albero.
Nonostante tutto la situazione sembrava abbastanza sottocontrollo o
almeno finché il rombo del masso scagliato dal gigante a
pochi passi da loro non fece traballare lo slittino: Elsa fece di tutto
per stabilizzare la slitta e mantenerla sul percorso mentre Jack si
voltò a vedere a che distanza fosse lo spirito della terra.
“Ho una buona e una cattiva notizia”
Le riferì lui.
“Sono abbastanza impegnata al momento… dille e
basta!”
“Bé ecco… il gigante non sembra
riuscire a raggiungerci facilmente ma sta per scagliarci contro un
altro enorme masso!”
Il tempo di finire la frase ed un enorme masso precipitò
poco più avanti di loro.
“Dobbiamo frenare lo slittino!”
“A questa velocità? Non penso sia una buona idea,
piuttosto crea un ponte che ci dia lo slancio per saltare il
masso!”
Elsa lo fissò incredula: era assurdo come ne parlasse con
disinvoltura, sembrava quasi che facesse cose simili tutti i giorni.
“Non farò in tempo!”
“Certo che ce la farai: ti basterà rialzare la
stessa strada di ghiaccio che stai costruendo davanti a noi”
Il masso si faceva sempre più vicino quindi in preda alla
disperazione Elsa alzò le braccia per creare una specie di
rampa prima del masso.
“Tieniti forte”
Entrambi si aggrapparono allo slittino che fece un balzo facendogli
sorvolare il masso fino a ritoccare terra poco dopo di esso.
“Non posso crederci, ha funzionato!”
Urlò Elsa incapace di trattenere lo stupore come
l’entusiasmo.
“Visto? Che ti avevo detto: una passeggiata!”
Rispose lui ricambiando il suo sorriso. Il momento di
felicità però durò poco
perché entrambi si accorsero che dopo il salto lo slittino
aveva preso pericolosamente velocità.
“Ora però come lo fermo?”
Chiese Elsa tentando disperatamente di tenere in traiettoria lo
slittino ed al contempo evitare gli alberi.
“Ecco…”
Non riuscì a finire la frase perché per
l’elevata velocità Elsa non riuscì ad
evitare del tutto l’ultimo albero: l’urto fece
capovolgere lo slittino e loro rotolarono per pochi metri fino ad
arrivare finalmente a valle.
Elsa si rialzò lentamente: avvertiva qualche dolore dovuto
alla caduta ma tutto sommato non era ferita, il che era un enorme
risultato dato che dopo un simile percorso avrebbe avuto dubbi alche
sul potersi ergere sulle sue stesse gambe.
Diede immediatamente uno sguardo indietro e vide con gioia che erano
riusciti finalmente a distanziare il gigante.
Un sorriso incredulo quanto soddisfatto si fece strada sul suo volto.
Non posso credere che abbia davvero funzionato!
A quel pensiero si guardò subito intorno in cerca di Jack:
era a pochi metri di distanza e sembrava che stesse lentamente cercando
di rialzarsi.
Elsa andò da lui e gli tese una mano per aiutarlo a
rimettersi in piedi.
“Se non fossi così folle, direi quasi che sai
usare i miei poteri meglio di me”
Disse sorridendo con un pizzico di ironia ma voleva davvero dargli
credito di aver creato un piano, per quanto folle, che li avesse
salvati.
Jack sorrise anche lui pensando all’ironia della frase,
quindi afferrò la sua mano.
“Ricordatelo quando dovrai far nevicare!”
“Cos-“
Non riuscì a finire di parlare perché nel
rialzarsi Jack mugugnò dal dolore.
“Jack stai bene?”
Jack portò le mani al fianco: a quanto pare la caduta lo
aveva ferito.
“Non penso sia grave ma diciamo che sono stato sicuramente
meglio!”
“Posso…”
La terra tremò di nuovo ma questa volta non era sto il
gigante bensì i golem che li avevano appena visti mentre lo
stavano probabilmente raggiungendo.
“Questi immagino siano i golem… che facciamo
Elsa?”
“Riesci a camminare?”
Gli chiese preoccupata.
“Penso che dovrò farlo!”
I golem infatti non solo li avevano notati ma stavano andando verso di
loro, i due si misero a correre (Jack per quanto poteva dato il dolore,
aiutandosi con il suo bastone), andavano verso il lato che avevano
indicato ad Anna per fare il giro ma proprio allora si ritrovarono un
altro golem sul loro cammino che li fece fermare: erano tra due fuochi.
Si guardarono intorno per cercare una via di fuga.
“Da questa parte!”
Disse Elsa, quindi costeggiarono una parete rocciosa fino a raggiungere
un’insenatura.
“Entriamo, non ci potranno seguire qui!”
Per fortuna una volta entrati l’insenatura si fece man mano
più grande fino a scoprire una piccola grotta dove i due si
sedettero finalmente a riposare.
“Fammi vedere la tua ferita!”
Jack alzò leggermente la maglia scoprendo quella che doveva
essere stata una forte botta contro qualcosa, infatti il fianco aveva
assunto un colore rossastro.
“Hai un po' di ghiaccio per caso?”
Chiese lui ironico.
“Sei fortunato, lo porto sempre con me!”
Con un gesto della mano Elsa fece comparire del ghiaccio sulla ferita
di Jack, il quale sospirò alla piacevole sensazione di
refrigerio sulla pelle.
“Bene, tu resta qui a riposare, io vado fuori dai golem per
vedere se riesco a domarli come ho fatto con gli altri
spiriti!”
Jack la bloccò afferrandola per un braccio.
“Sei matta per caso? Non esiste che vai lì
adesso!”
“Devo andarci, quella voce continua a chiamarmi, seguendola
ho domato gli altri spiriti forse devo farlo anche con
questo…”
“Elsa lo so che vorresti avere tutto e subito ma devi
smetterla di voler fare tutto di corsa”
“Devo scoprire chi mi chiama e magari tutto questo mi
porterà a scoprire qualcuno come me!”
Jack rimase qualche attimo senza parole a quella affermazione.
“Perché per te è così
importante?”
Elsa abbassò lo sguardo.
“Non puoi capire: tutto ciò forse mi
farà scoprire chi sono davvero, perché sono al
mondo e qual è il mio vero scopo… è
una cosa che mi domando da sempre”
Lo sguardo di Jack si incupì.
“Ed invece lo capisco più di quanto
immagini”
Era vero: una volta diventato Jack Frost aveva passato secoli a farsi
le sue stesse domande ed aveva tentato davvero di tutto per scoprirlo,
anche a discapito degli altri: Pitch aveva quasi vinto a causa sua ed
ora stava incolpando Elsa del suo stesso comportamento.
Infondo loro due erano ancora più simili di quanto pensasse
ma restava il fatto che non poteva permetterle di fare follie
rischiando così tanto come aveva fatto lui,
perché sapeva bene che se ne sarebbe potuta pentire.
“Raggiungere l’obiettivo è importante ma
se corri troppo non ti gusterai anche la parte bella che riguarda tutto
il viaggio per arrivarci”
“Parte bella? Intendi quando abbiamo rischiato la vita ed i
golem ci hanno inseguiti?”
“Oh ma dai, abbiamo creato uno slittino di ghiaccio ed
eseguito un percorso ad alta velocità seminando un enorme
gigante di pietra: è stato anche dannatamente
divertente!”
“Ma ti sei anche ferito! Come fai a prenderla sempre in modo
così positivo?”
“E’ facile: se credi con tutto te stesso che
può esserci un lato divertente in ogni cosa, inizierai a
vederlo anche nei momenti più bui!”
“Davvero?”
Chiese lei perplessa.
“Ma certo! E poi il divertimento è
l’unica opzione per superare la paura e la
solitudine”
Questo lo sapeva bene, infondo come Jack Frost era stato solo per molto
tempo senza amici e nessuno che potesse vederlo.
“Vorrei avere la tua forza”
“Puoi farlo quando vuoi. E’ facile, ti faccio
vedere: crea della neve!”
Elsa alzò le spalle, quindi creò della neve
accanto a loro. Jack ne prese un po' facendone una palla di neve,
quindi la tirò in faccia ad Elsa ridendo.
“Visto? Uno a zero!”
“Ehi!”
Protestò lei ma lui la ricolpì prima che potesse
parlare.
“Due a zero… mammamia avevi ragione la tua
capacità di divertirti è talmente bassa che
vincerò anche ferito!”
“Ah si? Lo vedremo: ti gelerò il naso!”
Elsa prese della neve e tirò una palla contro Jack ma lui la
evitò scansandosi di lato con la testa.
“Eh no, cara mia: quella è la mia
specialità!”
Disse posandole il dito freddo per la neve sul naso con un sorriso.
Quella sensazione di freddo sul naso stranì Elsa ma allo
stesso tempo le scaldò il cuore come se le ricordasse
qualcosa di bello.
“Che succede ti arrendi già regina di
ghiaccio?”
Solo in quel momento Jack si accorse che senza pensarci
l’aveva chiamata “regina di ghiaccio”,
lui era solito chiamarla così da quando si erano conosciuti
ma ora di certo non poteva ricordarlo ed aveva paura che potesse
prenderla come un offesa.
Quando sentì quel modo di chiamarla, Elsa rimase immobile ed
accennò inaspettatamente un sorriso: per qualche strano
motivo quel nomignolo le piaceva e la faceva sentire bene.
Il rumore dei passi dei golem si fece più tenue quindi Elsa
si affacciò per controllare la situazione.
“Sembra che se ne stiano andando”
“Bene, allora possiamo tornare indietro da Anna e
Kristoff”
Elsa era sorpresa da quelle parole.
“Non avevi detto che non dovevamo correre? E poi tu sei
ferito!”
“Sto bene e poi se ci tieni così tanto un vero
amico ti accompagna per mano fino al raggiungimento del tuo obiettivo,
non credi?”
“Grazie”
Rispose lei con un sincero sorriso.
Per prima cosa mi scuso per il ritardo con cui è uscito
questo capitolo ma tra quarantena e lavoro ho avuto poco tempo per
scrivere, in compenso questo cap è uscito lunghetto, spero
vi piaccia.
Come avete potuto intuire dal titolo, questo capitolo è
dedicato allo spirito della terra. Nel film ho trovato una grave
mancanza la sua assenza che per me non si spiega nella presenza dei
Golem in quanto i Northdultra nel film dicono chiaramente che loro
passano usualmente di lì di notte, quindi sono dei normali
abitanti della foresta incantata, presenti anche prima che Elsa
risvegliasse gli spiriti. Non andandomi giù questa
discriminazione verso lo spirito della terra ho deciso di dargli
“forma” attraverso l’assembramento di un
gigante di roccia (anche se nella mia versione diciamo che la sua reale
forma è incorporea come quella dello spirito del vento ma
può animare tutto ciò che riguarda la terra),
inoltre è lui stesso ad aver creato in passato i Golem a
protezione della natura.
Spero vi sia piaciuta come interpretazione anche se si scosta dal film.
Tante scene di azione ma anche tenere in questo capitolo, vi sono
piaciute?
La prima immagine è appositamente ripetuta quella della
prima long… iniziate a capire cosa significano i sogni di
Elsa?
Come si comporterà secondo voi Elsa adesso e cosa
accadrà?
Al prossimo capitolo dedicato invece allo spirito dell’acqua
(vi anticipo che sarà lungo perché ci voglio
inserire un po’ di cose :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Acqua ***
Cap 11 Acqua
Anna,
Elsa,
Jack e Olaf si incamminarono nella direzione indicata dalla voce che
sentiva
Elsa.
Jack ed Olaf
erano situati più indietro rispetto alle due sorelle in
quanto Jack si stava divertendo
con le buffe ipotesi del pupazzo di neve: Anna decise di approfittarne
per
parlare con sua sorella.
“Non lo
avrei mai detto ma Jack infondo è simpatico, carino,
divertente… non credi?”
Chiese a sua
sorella Elsa in modo che sembrasse il più possibile una
domanda casuale e
disinteressata.
“Sì”
Rispose
distrattamente lei con un sorriso, ripensando alla sera precedente.
Anna rimase
letteralmente senza parole davanti ad una risposta così
diretta.
“Aspetta,
che? Allora è vero che ti piace!”
Elsa trasalì
all’affermazione della sorella, arrossendo imbarazzata: si
voltò per
assicurarsi che Jack non avesse sentito, quindi abbassò il
tono della voce per far
sì che lo facesse anche Anna.
“No, non ho
detto questo!”
“Ma vi ho visto ballare e non ti ho mai vista
ballare con nessuno! Inoltre non mi sembrava ti dispiacesse la
cosa”
“E’ solo un
amico!”
Sentenziò
lei sentendosi avvampare sempre più: velocizzò il
passo per distanziare la
sorella, sperando che non notasse il colore della sua faccia!
A quella
scena un sorriso complice comparve sul viso di Anna, capendo che forse
a volte
era capace di capire o ammettere i sentimenti di Elsa meglio di quanto
potesse
fare lei stessa.
“Guadate:
Zefiro è tornato!”
A quelle
parole Elsa ringraziò mentalmente Olaf per aver cambiato
discorso.
Era vero: lo
spirito del vento stava soffiando tra di loro come ad indicargli
qualcosa. Elsa
cercò di seguirlo e lo stesso fecero gli altri ma non appena
videro cosa gli
stava indicando, le due sorelle si fermarono restando immobili.
Jack ed Olaf
rimasero interdetti da quella reazione, nonostante fosse davvero strano
vedere
i resti di un vascello sulla riva.
“Ma
com’è
possibile?”
Chiese Anna
alla sorella anche se ben conscia che ne sapesse quanto lei.
“Ma cos’è?”
Chiese Olaf,
dando voce anche alle domande di Jack.
“La nave dei
nostri genitori!”
Rispose Anna
tutto di un fiato.
“Ma questo
non è il mare del sud!”
Esclamò
perplesso il pupazzo di neve.
Jack ripensò
ai genitori di Elsa: lei gli aveva raccontato che erano morti in mare
mentre
navigavano nel mare del sud… in effetti adesso la cosa
iniziava a sembrare
strana anche a lui.
Anna ed Elsa
corsero istintivamente verso la nave, cercando tra i resti
qualcosa…
Qualunque
cosa.
“Perché la
loro nave è qui? Come ci è arrivata?”
Chiese
Elsa.
“Sarà
stata
trascinata dal mare oscuro…”
Ipotizzò
sua
sorella riferendosi al mare circostante mentre non smetteva di cercare.
“Ma cosa ci
facevano nel mare oscuro?”
“Non
lo so,
ma ci deve essere una spiegazione… aspettate: tutte le navi
di Arendelle hanno
uno scompartimento a tenuta stagna!”
Esclamò
Anna, iniziando a cercarlo freneticamente.
“È
una bella trovata… anche se mi chiedo perché non
facciano tutta la nave a tenuta
stagna!”
Disse
Olaf
rivolto a Jack, in quel momento infondo sembrava l’unico che
gli potesse dare
ascolto.
Jack
rimase
colpito da quell’osservazione: tanto semplice ma che allo
stesso tempo gli
aveva messo degli incredibili dubbi sulla cosa… si ripromise
che avrebbe
controllato su qualche motore di ricerca se mai sarebbe riuscito a
tornare
nella sua epoca.
Dopo
qualche
minuto Anna esultò nell’aver finalmente trovato
qualcosa, quindi mostrò a tutti
una pergamena e una mappa.
La
pergamena
riportava un messaggio dal quale sembrava che i genitori di Elsa
fossero in
cerca delle origini dei poteri di quest’ultima.
La
cosa fece
riflettere Jack: infondo i suoi poteri, o quelli delle altre leggende
che
conosceva, derivavano o dalla Luna o dai Fearlings ma Elsa aveva avuto
i suoi
dalla nascita ed in effetti non aveva idea di come fosse possibile.
La
mappa
indicava il tragitto verso nord (ben lontano dal mare del sud),
attraverso il
mare oscuro fino ad Ahtohallan.
“Ahtohallan!
Esiste davvero?”
Chiese
incredula
Anna.
“Ahtoha-che?”
Rispose
confuso Olaf.
“È
un fiume magico che dovrebbe contenere tutte le risposte sul
passato”
“A
conferma
che l’acqua ha memoria!”
Sentenziò
Olaf come per evidenziare la correttezza della sua teoria.
“Quindi
non
era solo una leggenda!”
Esclamò
incredula Elsa.
“Ti
avevo
detto che alcune leggende possono essere molto interessanti e
più vere di
quanto si pensi!”
Affermò
Jack
con aria soddisfatta.
“L’acqua
ha
memoria… ma certo!”
Continuò
Elsa, come se non lo avesse ascoltato persa nei suoi pensieri: si
accovacciò
sul pavimento della nave, quindi stese le mani a terra invocando i suoi
poteri.
Se
l’acqua
aveva davvero memoria forse con i suoi poteri poteva riuscire a
scoprire cosa
fosse successo davvero ad i suoi genitori.
Davanti
al
completo stupore degli altri l’acqua iniziò ad
uscire dal pavimento
aggregandosi in un punto preciso della nave dove, grazie
all’aiuto dei poteri
di Elsa, prese la forma di una statua di ghiaccio dei genitori delle
due
ragazze abbracciati durante la mareggiata.
Jack
era
senza parole: nonostante i poteri di Elsa fossero già
incredibili,
permettendole di fare cose che persino lui non era in grado di fare,
mai aveva
visto usare i poteri del ghiaccio in un modo tanto
sorprendente… stava
letteralmente dando vita ad i ricordi presenti nell’acqua!
Quasi
sussultò quando sentì anche delle voci provenire
dal ghiaccio… voci dal passato
appartenute probabilmente ai loro genitori.
“Ahtohallan deve essere
l’origine della sua
magia!”
“Dobbiamo andare avanti per
Elsa!”
“Le onde sono troppo
alte…”
Le
urla che
susseguirono fecero tremare Elsa, interrompendo l’effetto
creato dalla sua
magia, quindi ancora visibilmente sconvolta scappò via
correndo fuori dalla
barca, il più lontano possibile da quella struggente
verità.
Jack
ed Anna
accorsero dietro di lei per raggiungerla in cima all’ammasso
roccioso non molto
lontano dalla nave: conoscevano Elsa e sapevano che avrebbe provato a
chiudersi
in se stessa ad una tale notizia ma entrambi erano intenti ad
impedirglielo.
“È colpa
mia! Cercavano delle risposte per me…”
Singhiozzò
lei.
“Tu
non hai
colpa delle loro scelte Elsa!”
“No:
solo
della loro morte!”
Rispose
lei
con tono freddo e severo.
“Elsa,
non
puoi prenderti sulle tue spalle sempre tutte le colpe del mondo intero:
hai
ragione sei speciale, hai dei poteri incredibili ma questo non
è un male, anzi
è qualcosa di meraviglioso!”
Disse
Jack
posandole delicatamente una mano sulla spalla.
“Jack
ha
ragione: la natura ha premiato Arendelle con una regina magica
perché nostra madre
ha salvato nostro padre nonostante fosse un suo nemico. Il suo nobile
gesto è
stato premiato con te, TU sei un dono!”
“Per
cosa?”
Chiese
lei.
“È
qui che sta la parte divertente: lo scopriremo!”
Rispose
Jack
con un sorriso.
“Infatti,
ed
io sono convinta che se qualcuno può salvare Arendelle e
liberare la foresta,
quella sei tu! Io credo in te Elsa, più che in chiunque
altro al mondo”
Aggiunse
Anna.
“Qui
tutti
noi abbiamo una cieca fiducia nelle tue capacità, cosa
credi?”
Disse Jack accennando anche ad Olaf che li aveva appena raggiunti.
Prima
di
parlare di nuovo Elsa stette in silenzio qualche minuto, come se stesse
riflettendo sulle loro parole e su cosa dire.
“Honeymaren
mi ha detto che c’è un quinto spirito: un ponte
tra noi e la natura… potrebbe
essere lì fuori, magari è sua la voce che sento e
sono sicura a questo punto
che provenga da Ahtohallan: le risposte sul passato sono tutte
lì!”
“Allora
andiamo ad Ahtohallan!”
Rispose
convinta Anna, Jack annuì in accordo con lei.
“Non
‘andiamo’, vado!”
“Aspetta,
che?”
“Il
mare
oscuro è troppo pericoloso per voi! Non avete dei poteri
come me, solo io posso
andare”
Tentò
nuovamente lei, decisa questa volta a farli desistere.
“Non
esiste,
non vai da sola!”
Disse
Jack,
temendo sempre più l’atteggiamento che stava
assumendo: per nulla al mondo
l’avrebbe fatta andare in giro da sola, soprattutto se
c’era anche Pitch nei
paraggi!
“Jack
ha
ragione: dobbiamo farlo insieme! Ricordi la ninnananna che ci cantava
nostra
madre? Dice che in quel fiume affogherà chiunque si spinga
troppo in là… chi ti
impedirà di farlo?”
Replicò Anna disperata, temendo sempre di più che
la nefasta predizione di
Granpapà potesse avverarsi.
Elsa
sospirò
a quelle parole conoscendo già la loro prevedibile reazione.
“Avete
detto
che credete in me ed io sono nata per fare questo!”
“Ma
non
voglio impedirtelo! È
solo che non voglio che tu muoia… cercando di essere
tutto, anche per gli altri”
Quelle
parole di Anna fecero sussultare Jack: era esattamente ciò
che pensava anche
lui, eppure sentirlo dire faceva più male di quanto
credesse, come se lo
rendesse terribilmente possibile.
“Lascia
che
ti aiutiamo, non posso perderti Elsa!”
Insistette
Anna, ormai visibilmente al culmine della disperazione.
Elsa
fissò
Anna negli occhi: le faceva male vedere sua sorella in quello stato e
sapeva
che probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
Ma
non
poteva permettere a loro di venire con lei: già avevano
rischiato troppe vote
la vita e quella era una missione che riguardava personalmente solo
lei. Sarebbe
andata fino in fondo a qualsiasi costo ma avrebbe impedito a loro di
fare lo
stesso.
Avrebbe
impedito ad altre persone che amava di perdere la vita per scoprire la
verità
al posto suo.
“Anna
anche
io non posso perdervi!”
Ammise
lei
dando voce ai propri pensieri, quindi cinse le spalle di entrambi con
le mani e
fece cenno con la testa ad Olaf di avvicinarsi. Quando furono tutti
vicini con
un gesto tanto repentino quanto inaspettato creò con i suoi
poteri una canoa di
ghiaccio sotto di loro e una scia dello stesso elemento che li fece
scivolare
con tutta la barca lungo il pendio.
Anna
Jack ed
Olaf precipitarono lungo il pendio sulla canoa di ghiaccio costruita da
Elsa
finché questa non finì nel fiume.
Sia
Jack che
Anna stavano facendo di tutto per cercare di fermarne
l’avanzata, Anna aveva
addirittura ‘staccato’ un braccio di Olaf per
provare ad usarlo come remo, ma
con evidenti scarsi risultati.
“Sento
la
rabbia crescere…”
Si
intromise
Olaf, entrambi quindi si rivolsero a lui con aria funesta.
“Sono
arrabbiata eccome Olaf: mi aveva promesso che l’avremmo fatto
insieme!”
Inveì
Anna.
“Come
può
fare sempre questo? Decidere da sola anche per gli altri per il loro
bene,
facendoli invece preoccupare ancora peggio!”
Aggiunse
Jack, ancora furioso con se stesso per essersi fatto sorprendere
così
facilmente.
“Sì,
ma
intendo che sento crescere della rabbia in me!”
Esclamò
il
pupazzo di neve, cosa che sorprese entrambi.
“TU
sei
arrabbiato?”
Chiesero
in
coro esterrefatti.
“Almeno
credo… infondo Elsa ha respinto anche me: non mi ha nemmeno
detto addio!”
“E
tu hai
tutto il diritto di essere molto, MOLTO arrabbiato con lei!”
“Arrabbiato?
Dovresti essere furioso almeno la metà di quanto lo siamo
noi!”
Aggiunse
Jack. Olaf si rivolse quindi ad Anna ma con aria preoccupata.
“Tu
al castello
mi avevi detto che non mi dovevo preoccupare del fatto che stessi
crescendo
perché alcune cose non cambiano mai… eppure da
allora sta cambiando tutto”
Sembrava
molto più triste e serio del solito, cose che fece stringere
il cuore ad
entrambi.
“Bé
è vero:
più cresci e più le cose cambiano, come cambia
anche la tua stessa prospettiva
di esse. Purtroppo spesso la realtà si rivela molto
più dura e complessa di
quanto avessimo immaginato e a volte iniziamo anche a dubitare di noi
stessi…”
Disse
Jack.
Infondo lui stesso aveva immaginato che la sua missione di riportare
Elsa
indietro nella sua realtà sarebbe stata molto più
facile, mentre adesso
dubitava perfino che sarebbe riuscito a risalire quel maledetto fiume.
“Capisco…”
Sospirò tristemente Olaf, ma Jack continuò il suo
discorso.
“…ma
a volte
è proprio quando ci scontriamo con questa dura
realtà che capiamo cosa davvero
conta e cosa è davvero giusto. Magari non lo era qualcosa
che pensavi che lo
fosse ma potresti capire che lo è qualcosa che non
immaginavi! E poi Anna ha
ragione: ci sono delle cose che non cambiano mai e a volte sono proprio
quelle
che contano davvero”
“Davvero?
Per esempio?”
Chiese
curioso il pupazzo di neve.
“Per
esempio
la testardaggine di Elsa, non trovate?”
Affermò
ironicamente
Jack .
“E
in che
modo sarebbe una cosa che conta?”
Chiese perplesso Olaf.
“Bé
perché
anche se incredibilmente testarda ha dimostrato di volerci bene,
sì ha
sbagliato a tenerci fuori senza nemmeno chiederci un parere,
però so che lo ha
fatto per proteggerci e perché a modo suo non vorrebbe mai
che ci succedesse
qualcosa”
“In
effetti
hai ragione…”
Osservò
il
pupazzo di neve accennando finalmente un sorriso, Anna era felice che
la cosa
lo stesse tirando su, quindi si intromise anche lei.
“Un’altra
cosa che non potrà cambiare mai penso che sia la
capacità di Jack di divertirsi
ovunque: non mi sorprenderei se tra poco proponesse un gioco da fare
anche in
questa situazione!”
“Non
mi
tentare!”
Rispose lui con un sorriso ironico, suscitando una risatina ad entrambi.
“Oppure
la
capacità di Anna di parlare per buoni cinque minuti senza
prendere aria… mi
chiedo ancora come sia possibile!”
Aggiunse
Jack.
“Vedi
ne
abbiamo trovate già così tante e non per ultima:
ti sto ancora tenendo la mano!
Siamo ancora insieme nonostante tutto, non trovi?”
Disse
Anna
con un sorriso accennando alla mano di Olaf che era ancora nella sua.
“Giusta
osservazione! Grazie ad entrambi ora mi sento meglio”
Un
rumore
catturò la loro attenzione, Jack tremò
all’idea di aver capito di cosa si
trattasse.
“Non
ditemi
che è quello che penso…”
Chiese
nervosamente ad Anna e Olaf ma proprio in quel momento si
palesò davanti ai
loro occhi quello che temeva: una cascata.
“Ma
dai!”
Imprecò
Anna
iniziando a pensare che fossero perseguitati dalla sfortuna.
Fecero
tutti
nuovamente il possibile per cambiare rotta ma era evidente che ormai
non ci
fosse nulla da fare.
“Reggetevi
forte!”
Gridò
Anna.
“Ti
sembra
facile: questa canoa è fatta di ghiaccio, ti
ricordo!”
Protestò
Jack provando comunque a reggersi per quanto poteva. Non appena
iniziarono la
discesa nessuno di loro riuscì a trattenere un urlo: la
cascata per loro
fortuna fu breve ma la canoa si ribaltò completamente alla
sua foce, gettandoli
tutti in acqua.
Jack
si
rialzò a fatica, frastornato per la caduta ed
iniziò a tossire sputando un po'
di acqua… probabilmente doveva aver bevuto! Si
guardò intorno e vide Anna ed
Olaf poco distanti da lui intenti anche loro a rialzarsi.
Si
avvicinò
a loro e tese una mano ad Anna ma con suo stupore fu Olaf ad
utilizzarla per
alzarsi.
“Grazie
Jack!”
Gli
disse il
pupazzo di neve mentre si rimetteva il naso e altre parti del corpo
sparse lì
vicino.
Si
guardarono intorno e capirono amaramente di non essere ancora in salvo:
a
quanto pare la foce di quella cascata era in una grotta buia come la
notte.
Anna
cercò
li vicino dei rami e dei massi e in un modo a Jack sconosciuto
riuscì a farne
una torcia, cosa che fece tornare il sorriso sul volto dello spirito
dell’inverno.
“Non
ho idea
di come tu abbia fatto ma sei un genio! Ora possiamo
proseguire”
“Non
esultare troppo, siamo in una grotta senza via di uscita!”
Esclamò
preoccupata Anna mentre cercava di illuminare le pareti circostanti con
la luce
della torcia.
“Ma
con una
spaventosa entrata buia come la notte!”
Si
intromise
Olaf indicando una fessura che era appena stata illuminata dalla luce e
che
nessun altro di loro aveva notato.
“Visto
che
ha senso essere positivi!”
Osservò
Jack
rivolto ad Anna ma la sua espressione felice si offuscò non
appena
attraversarono la fessura: davanti a loro si palesò un
dedalo di cunicoli bui.
“Dicevi?”
Lo
punzecchiò amaramente Anna.
Scese
un
inquietante silenzio tra loro, entrambi sembravano amareggiati e
sconfortati
quindi Olaf si sentì in dovere di intervenire.
“Dai
ragazzi,
cos’è quella faccia? Jack da te poi non me lo
aspettavo proprio non dici sempre
che è tutto divertente? Anche questo lo
sarà!”
“Non
ci
crederai ma stavolta stento a pensarlo pure io! Avrei proprio bisogno
di un
incoraggiamento in questo momento!”
Ammise
mestamente pensando alla situazione orribile in cui si trovavano: non
aveva
idea quanto sarebbe stato grande quel dedalo di cunicoli e quanto fosse
lontana
l’uscita (ammesso che ce ne fosse una). Come se non bastasse
Elsa era chissà
quanto lontana da loro ormai, chissà in quali pericoli e non
voleva nemmeno
immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse incontrato Pitch!
“Incoraggiamento?
Niente di più facile: sarà divertente, vedrai!
Sempre che non restiamo qui, non
ci trovano più, voi morite di fame ed io mi
arrendo!”
Esclamò
il
pupazzo di neve con una voce gioiosa che stonava con le parole appena
pronunciate. Jack sospirò.
“Quando
usciamo di qui rivedremo il tuo modo di
‘incoraggiare’ le persone, ok?”
Elsa
arrivò
finalmente sulla rive del mare oscuro che si stagliava impetuoso
davanti a lei:
era in corso quella che sembrava davvero essere una terribile tempesta
ma lei
era convinta che si trattasse di altro.
Era
lo
spirito dell’acqua, ne era sicura.
Mi spiace ma non mi fermerai,
raggiungerò Ahtohallan,
la voce, il quinto spirito e la verità su tutto.
Si
tolse il
mantello da viaggio e le scarpe, quindi si legò i capelli,
pronta ad affrontare
la traversata.
Prese
una
bella rincorsa, quindi corse verso il mare senza fermarsi: non appena i
suoi
piedi toccarono l’acqua i suoi poteri la ghiacciavano
permettendole
letteralmente di correrci sopra. Non esitò nemmeno un
istante ma non sembrò
bastare: un onda alta la gettò nuovamente sulla riva.
Decisa
ormai
a non rinunciare riprovò ancora ed ancora finché
gelando una parte di onda con
i suoi poteri non riuscì ad avanzare ulteriormente arrivando
più a largo.
Un
sorriso
soddisfatto si fece strada sul suo volto ma durò poco: un
onda enorme la
sovrastò spingendola sott’acqua. Fu lì
che le si palesò davanti: la figura di
un cavallo fatto dello stesso elemento in cui era immersa
nitrì minaccioso
contro di lei come ad intimarla a non proseguire.
Per
miracolo
nonostante la sorpresa di trovarselo davanti riuscì a non
bere acqua, quindi
nuotò verso l’alto fino alla superficie per
prendere aria.
Lo
spirito
dell’acqua doveva essere il guardiano di quel luogo ma lei
non era di certo
arrivata fin lì per tornare indietro!
Provò
a
nuotare e a farsi strada con i suoi poteri tra le onde ma
più avanzava e più
queste crescevano, finché lo stesso spirito
dell’acqua non la travolse
riportandola sottacqua e spingendola sempre più in fondo al
mare. Doveva fare
qualcosa o sarebbe annegata di certo, quindi concentrò tutti
i suoi poteri
nelle mani e toccò lo spirito dell’acqua
ghiacciandolo completamente:
approfittò della cosa per risalire nuovamente in superficie
e riprendere l’aria
che le era tanto mancata.
Avanzò
ancora ma dopo pochi minuti lo spirito dell’acqua
tornò di nuovo ad ostacolare
il suo cammino.
Elsa
iniziò
ad attaccarlo con i suoi poteri: il cavallo era veloce ma anche lei si
difendeva molto bene e gli stava dando del filo da torcere.
Stufo
lo
spirito dell’acqua fece un balzo verso di lei ma la prese di
sorpresa perché
stavolta, invece di attaccarla o tentare di portarla sottacqua, le
afferrò
letteralmente la mano con la bocca e galoppando nel mare la stava
trascinando
indietro verso la riva.
Non
poteva
permetterlo, tentò di divincolarsi per liberarsi dalla presa
ma sembrava
inutile. Le venne però un idea: con i suoi poteri
creò delle briglie di
ghiaccio sul muso dell’animale e con la mano libera le
strattonò costringendolo
a mollare la presa, ne approfittò per salire su di lui e
cavalcarlo tenendosi
ben salda alle briglie.
Lo
spirito
dell’acqua tentò di disarcionarla in tutti i modi
ma lei strinse maggiormente
la presa per non cadere, andò avanti per un tempo che a lei
sembrò lunghissimo:
sentiva le mani farle male dallo sforzo e aveva paura di mollare la
presa,
quando sentì il cavallo calmarsi come lo stava facendo
leggermente anche il
mare intorno a loro.
Osservò
incredula la situazione, allungò una mano tentennante sulla
criniera
dell’animale carezzandolo dolcemente. Non poteva crederci:
aveva domato anche
lo spirito dell’acqua!
Un sorriso di sollievo misto ad eccitazione si fece strada sul suo
volto,
quindi cavalcò su di lui il mare verso la sua meta.
Per
diversi
metri non vedeva altro che mare all’orizzonte finche non
intravide la figura di
un ghiacciaio.
Ma certo: i ghiacciai sono fiumi di
ghiaccio! Ahtohallan era un ghiacciaio!
Sentì
ancora
una volta la voce e questa volta non vi erano dubbi che provenisse
proprio da
lì. Al solo pensiero una lacrima di commozione
solcò il suo viso.
Ce
l’aveva
fatta! Avrebbe davvero avuto finalmente le sue risposte? Non vedeva
l’ora di
scoprirlo.
“Eccomi,
sto
arrivando!”
Disse rivolta alla voce quindi cavalcò più veloce
fino a raggiungere il
ghiacciaio, salutò il suo nuovo amico d’acqua che
evidentemente non poteva
seguirla al di fuori di essa, quindi si sciolse i capelli ed
avanzò emozionata
verso l’interno del ghiacciaio.
La
voce
continuava a guidarla verso l’interno e ad ogni passo sentiva
il cuore batterle
più forte.
Davvero
stava per trovare la fonte della voce?
Avrebbe
visto il quinto spirito?
Avrebbe
conosciuto davvero qualcuno che aveva i suoi stessi poteri come nei
suoi sogni
ormai ricorrenti?
“Fatti
vedere!”
Provò
ad
urlare ma continuò solo a sentire il suono della voce che la
incitava ad
avanzare e così fece: trovò una stanza bloccata
da pezzi di ghiaccio ma
ovviamente non l’avrebbero fermata, nulla poteva farlo ormai.
Usò
i suoi
poteri e liberò il suo cammino trasformandole in colonne di
ghiaccio, avanzò
ancora fino a trovarsi davanti ad un muro. Sentì i suoi
poteri fremere dentro
di lei, quindi li usò per distruggerlo e, come era successo
ad Arendelle, i
suoi poteri formarono milioni di cristalli di ghiaccio rivelando una
stanza
nascosta oltre il muro frantumato.
Vi
entrò,
quindi osservò i cristalli formare nuovamente le figure dei
quattro spiriti per
poi condensarsi in quattro grandi cristalli che si posarono sotto i
suoi piedi,
ci salì sopra ed usando i suoi poteri si formò un
enorme fiocco di neve che
sprigionò un fascio di energia che la travolse conferendole
un vestito bianco
come la neve.
La
cosa
sembrò attivare il potere di quel posto mostrandole
innumerevoli immagini del
passato riflesse nelle pareti tutte intorno a lei.
Tra
queste
una attirò in particolare la sua attenzione: era la voce che
la chiamava che
proveniva proprio dalle sue spalle. Era così vicina eppure
aveva quasi paura a
girarsi, come se avrebbe potuto scomparire ma sapeva che non lo avrebbe
fatto.
Quando
si
voltò riconobbe l’immagine di una ragazza che
aveva salvato un ragazzo e che
usava quella voce proprio per invocare il potere degli spiriti.
La
riconobbe
subito, si trattava di sua madre.
In
quel
momento capì: la voce che sentiva era quella di sua madre
dal passato, sua
madre aveva salvato suo padre e gli spiriti l’avevano aiutata
e per premiarla,
come aveva detto sua sorella, avevano fatto nascere lei. Lei era nata
con quei
poteri perché solo lei avrebbe potuto usarli per scoprire i
ricordi del
passato, per poter salvare in qualche modo la foresta.
Ora
ne era
sicura: non esistevano altre persone come lei, era unica e speciale ma,
come
aveva detto Jack, questo non era un male perché lei era nata
per arrivare lì e
per divenire lei stessa il quinto spirito ovvero il ponte tra gli umani
e la
natura.
Lasciò
il
suo potere scorrere dentro di lei e crescere vertiginosamente fino a
raggiungere finalmente il loro culmine.
Ce
l’aveva
fatta, era diventata il quinto spirito: ora sapeva chi fosse realmente
e perché
fosse nata con quei poteri. Non restava altro che svolgere il suo primo
ruolo
come tale salvando la foresta.
Pitch
era
appena arrivato davanti a quello che era soprannominato ‘il
mare oscuro’ lo
fissò perplesso, si aspettava di più di un mare
tempestoso ma infondo si
trattava solo dei poteri di un altro di quei fastidiosi spiriti.
Stava
pensando a come attirare questa volta l’attenzione dello
spirito dell’acqua
quando tra le onde vide incredibilmente palesarsi la sua figura che lo
fissava
con aria minacciosa.
“Che
meravigliosa coincidenza mio caro! Stavo cercando proprio te, pensavo
sarebbe
stato più difficile trovarti ma suppongo che tu sia molto
simile a me: non puoi
fare a meno di creare scompiglio!”
Disse
ironico
alludendo al mare in tempesta ma la cosa non parve piacere allo spirito
che gli
nitrì contro.
“Cosa
dici?
Non sei affatto come me? Ma mi sembra ovvio: ti manca ancora molto per
raggiungere una simile perfezione!”
Stizzito
dal
suo sarcasmo lo spirito scagliò un’onda contro
l’uomo nero, il quale la evitò
per un pelo scomparendo tra le ombre della riva e ricomparendo a poca
distanza
da lì.
“Scusa
la
mia scortesia ma non amo bagnarmi… in compenso credo proprio
che sia il tuo
giorno fortunato: posso provare a renderti più simile a me,
che ne pensi?”
Lo spirito
dell’acqua in risposta attaccò
Pitch con una sequenza di getti d’acqua. L’uomo
nero evocò una falce d’ombra
con i suoi poteri e la agitò per pararli l’uno
dopo l’altro.
“Tutto
qui?
Devo proprio insegnarti tutto allora! Pensi di mettere paura
all’uomo nero con
i tuoi poteri e qualche nitrito minaccioso? Forse funzionerà
con gli ingenui
indigeni del luogo o con la patetica combriccola di Arendelle ma i miei
poteri
sono molto forti e lo sai, inoltre ho un qualcosa che penso possa farti
capire qual
è la fazione giusta da appoggiare”
L’uomo
nero
mostrò con un sorriso trionfale la pietra che aveva
già assorbito i poteri
degli altri tre spiriti: a quella vista gli occhi e le narici del
cavallo si
dilatarono ed il suo cuore iniziò a battere agitato, la cosa
provocò un brivido
di soddisfazione in Pitch.
“Ora
non fai
più lo spavaldo vero? Quella che percepisco in te
è forse paura? Ma certo:
tutti quei nitriti e quell’aria intimidatoria sono una
copertura, in realtà
quello che provi dentro di te è pura e affascinante paura.
Hai paura di non
riuscire a fermarmi, che io prenda i tuoi poteri, che tu non riesca ad
impedirmi di arrivare ad Ahtohallan o di raggiungere Elsa…
oh, a quanto vedo
hai una nuova amica! Bé mi diverte sempre spezzare
un’amicizia appena
sbocciata!”
Pronunciò
le
ultime parole con un sadico compiacimento, quindi usò la
pietra contro il
cavallo il quale iniziò a scalciare con tutte le sue forze
tentando inutilmente
di non cedere i propri poteri. Nonostante i suoi sforzi in poco tempo i
poteri
furono assorbiti dalla pietra illuminando anche il quarto rombo.
Lo
spirito
dell’acqua ansimò esausto dal tentativo di
opporsi, opportunità che Pitch non
si fece sfuggire: tese una mano in avanti e l’altra ripiegata
all’indietro ed
evocò i suoi poteri per formare una grossa freccia nera.
Bene, vediamo se come mi ha insegnato il
Pitch del futuro riesco davvero ad usare i miei poteri per oscurare un
cuore!
Con i fiori ha funzionato ma con un essere più complesso
come te potrebbe
essere infinitamente più interessante!
Pitch
prese
accuratamente la mira e scoccò la freccia, quando lo spirito
dell’acqua se ne
accorse era già troppo tardi: la freccia lo aveva colpito
dritto al cuore.
Lo
spirito
vide una macchia oscura propagarsi velocemente dal suo petto verso il
resto del
corpo, sentì l’oscurità crescere in lui
come un dolore sempre più
insopportabile. Si agitò e scalpitò, provando in
tutti i modi di liberarsene ma
non ne trovò scampo: si fermò solo quando
l’oscurità lo aveva completamente
sopraffatto, colorando totalmente di nero il suo manto e
l’acqua del mare che governava: brillavano solo i suoi occhi
giallo ocra.
Pitch
sorrise soddisfatto ed incredulo della sua stessa opera,
portò le mani unite a
sfiorare il viso ed appoggiò la sua fronte su quella
dell’animale.
“Bellissimo!
Anche il Pitch del futuro aveva creato una creatura simile, come
l’aveva
chiamata? Ah sì, incubo purosangue. Penso che sia molto
appropriato, non credi?
Come lo è adesso anche il nome di questo mare finalmente,
ora sì che si può
chiamare mare oscuro!”
Rise
compiaciuto
della sua stessa battuta osservando il mare che era ormai di color pece.
Salì
quindi
sul suo appena battezzato ‘incubo purosangue’
pronto a cavalcarlo.
“Bene,
portami da Elsa adesso! Infondo mi manca il potere solo di un altro
spirito”
Non so il perché ma non pensavo che mi
sarebbe piaciuto scrivere questo capitolo ed invece mi ha divertito
molto farlo.
Forse lo vedevo come una prefazione di ciò che
verrà nel prossimo o forse avevo
paura che restasse troppo simile al film, invece sono soddisfatta sia
dell’influenza
di Jack e Pitch sulle vicende che del rappresentare ciò che
è accaduto/hanno
provato i personaggi nelle scene più simili al film.
Voi cosa ne pensate? Spero non abbiate
trovato “noiose” le parti che riprendono in
più punti il film originale.
Ho saltato la presenza dei Golem sul fiume
perché
l’ho ritenuta inutile sinceramente.
Tenevo alla scena dio Elsa che diventa
spirito, spero di averla rappresentata degnamente.
Pitch è riuscito ad assorbire anche il
potere dello spirito dell’acqua oscurando il suo cuore, cosa
accadrà adesso? (ps. adoro l'immagine di Pitch e il cavallo
<3)
Ormai non accenno nemmeno più alla
lunghezza
dei capitoli perché sono davvero tante le cose che volevo
rappresentare e non riuscivo
proprio a farlo più corto, spero che per voi non sia un
problema!
Nel prossimo capitolo troverete un’altra
canzone ripresa dal film ma in una versione mia a due
‘voci’ o meglio ‘pensieri’
in quanto la canzone stavolta rispecchierà i pensieri dei
due personaggi: è
un’altra parte che ho ideato da subito e che mi ha convinta
definitivamente a
scrivere la fic in quanto mi piace molto, quindi spero davvero che
venga bene
come me la sono immaginata *ansia da prestazione*
Secondo voi di quale canzone sui tratta?
Ringrazio ancora tutti coloro che mi leggono
e che mi recensiscono spronandomi sempre a continuare e a migliorare!
Se avete
suggerimenti per migliorarmi ricordo che sono sempre ben accetti (non
si smette
mai di imparare)
Al prossimo capitolo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Verità dal passato ***
Cap 12 Verità dal passato
Ora
che era
diventata il quinto spirito, Elsa sentiva di poter governare la magia
di quel
posto anche se ancora non sapeva esattamente come.
Decise
comunque di provarci: convogliò i suoi poteri concentrandosi
sul voler avere le
risposte sul passato. Intorno a lei si creò un vortice di
nevischio che si
ammassò fino a formare una moltitudine di figure e voci del
passato.
Le guardò
esterrefatta, intorno a lei stava prendendo vita il suo stesso passato:
rivide
i momenti trascorsi da bambina con Anna, la loro separazione, il ballo,
quell’orribile demonio di Hans, lei che si era isolata per
creare un castello
di ghiaccio…
Come
le
sembravano diversi quei ricordi adesso: si sentiva una stupida ad aver
dato
tanta importanza in passato a certe cose e poca ad altre ma infondo
maturare
comprendeva anche questo.
Ad un tratto
vide dei ricordi che però non le erano familiari: erano i
suoi genitori quando
si erano conosciuti da ragazzi! Sorrise in quanto li trovava adorabili
ma altre
immagini e voci catturarono la sua attenzione: si trattava di suo nonno
che
parlava con una guardia di Arendelle.
“Voglio la guardia di Arendelle al
completo!”
“Ma Re Runeard, non c’è motivo di non
fidarsi di loro!”
“I Northultri praticano la magia, non
potremmo mai fidarci di loro! La magia fa sentire le persone troppo
potenti,
presuntuose, gli fa credere di poter sfidare la volontà di
un re!”
Elsa lo
fissò allibita da tali parole, sentì crescere in
lei una rabbia tale che non
poté fare a meno di rispondergli nonostante si trattasse
solo di un ricordo.
“La magia
non fa questo nonno! E solo una tua paura: è della paura che
non ci si può
fidare”
Gli disse
con disprezzo vedendo le due figure allontanarsi verso
un’altra stanza, quando
sentì una gelida voce alle sue spalle che le
provocò un brivido lungo la
schiena.
“Permettimi
di dissentire: della paura ti puoi sempre fidare, infondo dalla paura
sai cosa
ti puoi aspettare. È
degli smielati sentimenti come l’amore o l’amicizia
che
non ti puoi fidare: non sai mai quando tradiranno completamente le tue
aspettative! Ma penso che tu possa saperlo meglio di me…
infondo quello non era
tuo nonno?”
Si voltò di
scatto e vide davanti a lei un inquietante uomo nero dalla pelle
grigiastra e
gli occhi gialli che sembrava parecchio divertito dalla situazione.
“Ci
conosciamo per caso?”
Chiese
risentita incrociando le braccia al petto e osservando l’uomo
(o quello che
era) con sospetto.
“Non
direttamente direi, ma io ti conosco molto bene Elsa, più di
tutti gli altri:
infondo è solo conoscendo le più nascoste e
oscure paure di una persona che
puoi dire di conoscerla davvero, non trovi?”
L’aria saccente e noncurante di quell’uomo stava
iniziando a darle sui nervi.
“Tu non sai
niente di me, io non ti conosco e non ho paura: ho sconfitto ormai le
mie
paure”
L’affermazione
di Elsa suscitò una spontanea risata dell’uomo,
come se avesse appena affermato
una cosa impossibile del tipo ‘lo sanno tutti che gli asini
volano’.
“Elsa,
potrai essere più forte adesso, potrai essere cresciuta e
tutto questo può averti
donato una maggiore sicurezza in te stessa ma TUTTI abbiamo delle
paure, anche
se le nascondiamo a noi stessi, e anzi di solito più sono
nascoste e più sono
OSCURE!
Disse con
quasi un frivolo di piacere.
“Paura…
oscurità… ma certo: tu sei Pitch!”
Sconvolta
della sua stessa scoperta si mise immediatamente in posizione difensiva
con le
mani avanti, pronta a sferrare un qualsiasi attacco alla minima mossa
falsa
dell’uomo nero. Lui in tutta risposta non si scompose molto:
si limitò a
squadrarla dall’alto verso il basso, fu lei a continuare a
parlare con aria
minacciosa.
“Cosa ci fai
qui e che intenzioni hai?”
Pitch
dovette trattenersi per soffocare un’altra risata.
“Oh, se solo
tu sapessi quello che so io, capiresti quanto è ironico
tutto ciò! Dovresti ringraziarmi
in verità: se sei qui con la tua aria di
superiorità, in realtà lo devi proprio
alle tue paure ed anche a me a dire il vero! Bé forse non
proprio il mio
attuale me ma…”
“Che cosa
stai farneticando? Dì la verità: vuoi impedirmi
di diventare il quinto spirito?
Troppo tardi! Se non ci tieni a diventare un ghiacciolo forse
è meglio che tu
te ne vada”
Disse con un
sorriso sicuro di sé.
Pitch questa
volta non si trattenne dal ridere.
“Elsa
credimi, se io avessi voluto evitare che diventassi il quinto spirito
ti avrei
fermata nel momento in cui ti ho vista arrivare nella foresta e
fronteggiare il
primo spirito!”
“Tu eri lì?
Hai osservato le nostre azioni? Allora cosa vuoi da me?”
“La giusta
domanda è: ‘cosa vuoi TU da me’, pensaci
bene Elsa… cosa puoi fare qui?
Scoprire la verità sul passato della foresta e
salvarla… e poi? Passare i tuoi
giorni circondata dai quattro spiriti a difendere questo inutile posto?
Potremmo
invece fare grandi cose insieme: infondo non c’è
nulla che si sposa meglio col
freddo dell’oscurità!”
Le indicò il
ghiaccio ai loro piedi che al contatto con il mare oscuro stava
diventando
anche esso nero.
“Che cosa
hai fatto?”
Chiese Elsa spaventata, vedendo che l’oscurità
stava penetrando ad Ahtohallan.
“Ho solo dato un tocco di colore all’ambiente
circostante… ah, ed allo spirito
dell’acqua!”
Scosse le spalle con noncuranza, quasi come
se avesse fatto un opera di bene.
“Come hai
osato? Esci subito di qui e riportalo normale o te la vedrai con
me!”
“Elsa, non
ti agitare: la paura è una cosa naturale e lo spirito
dell’acqua ne era così
pieno che è stato facile oscurare il suo cuore! Con te ora
sarebbe più
difficile, lo ammetto, ma se ti abbandonerai
all’oscurità non dovrai più avere
paura o temere che le cose cambino. Insieme non solo controlleremmo Ahtohallan, la foresta incantata o
Arendelle ma tutto ciò che ci aggrada! Tutto
sarà…”
“Non mi
interessa. Non sono più quella persona e non
cederò di nuovo alle mie paure,
ora sono il quinto spirito e entrerò in quella stanza per
scoprire la verità
sulla foresta, a qualunque costo. Prova ad impedirmelo e te ne
pentirai!
Inoltre ti conviene aver liberato lo spirito dell’acqua prima
del mio ritorno o
ne pagherai le conseguenze!”
Pitch, con
aria seccata dalla risposta ricevuta, la invitò con un gesto
delle mani a
proseguire per la sua strada.
Bene, come desideri allora: che a qualunque
costo sia!
Pensò lui cercando
di mascherare la sua irritazione mentre la osservava andare nella
stanza dove
si era recato il ricordo di suo nonno.
Elsa entrata
nella stanza vide che suo nonno stava ancora parlando con il soldato.
“La diga che ho fatto costruire
indebolirà
le loro terre, così dovranno venire da me”
Tutto ciò le
sembra sempre più strano ed iniziava a temere che la
verità potesse essere
peggio di quello che immaginava. Continuò a seguire le
figure finché non si
ritrovò al ciglio di un dirupo.
Il fondo era
oscuro ma sentiva delle voci provenire da lì: se voleva
scoprire la verità
avrebbe dovuto seguirle.
Esitò un
secondo, prese un bel respiro e quindi lo fece: saltò
giù.
Per sua
fortuna il salto fu breve e si ritrovò in un area circolare
in una foresta di
ghiaccio, probabilmente riproduceva il luogo del ricordo che stava
osservando.
La cosa che più la colpì fu però il
suolo ghiacciato in quanto stava assumendo
sempre di più un colore oscuro ed innaturale, probabilmente
dovuto a quanto
aveva fatto Pitch allo spirito dell’acqua.
La
sua
attenzione fu però di nuovo distolta dal ricordo: il capo
dei Northultri, come
preannunciato da suo nonno, stava chiedendo loro aiuto ed il re gli
proponeva
di parlarne in privato.
Il suo cuore
batteva sempre più agitato ma si bloccò quando
vide il ricordo successivo,
quando i due erano finalmente soli.
Non poteva
credere che quella fosse la realtà, improvvisamente
sentì qualcosa bloccarle le
gambe: era l’oscurità, che dal pavimento le aveva
afferrato le caviglie e si
stava insinuando in lei, probabilmente approfittando delle sue
sensazioni del
momento.
Provò ad
usare i suoi poteri per ghiacciare l’oscurità
vicino ai suoi piedi ma sembrava
tardi: si era già insinuata in lei e più faceva
resistenza e più sentiva il
dolore e la velocità di propagazione aumentare.
Le cose
stavano peggiorando, vide degli occhi gialli comparire dalle ombre
degli
alberi.
Era Pitch.
“Oh Elsa,
Elsa… a quest’ora potevi essere al mio fianco a
fare grandi cose, ed invece
eccoti qui! Non mi hai ascoltato: tu dovevi per forza
‘salvare la foresta’ ed
ora che sai la verità cosa hai ottenuto?
L’oscurità che ho insinuato nel cuore
dello spirito dell’acqua mi ha permesso di poter usare i miei
poteri oscuri
anche sulle acque da lui governate e i ghiacciai sono fatti di acqua
infondo,
no? Temo quindi che sapere la verità non ti
porterà proprio a nulla… no aspetta
la mia oscurità quando raggiungerà il tuo cuore
potrebbe portarti alla morte, a
meno che tu non la faccia insinuare di tua
volontà…”
“Scordatelo!
Non oscurerò mai il mio cuore di mia volontà, non
mi farò mai più governare
dalla paura come fai tu”
Rispose con
rabbia divincolandosi ancora per il dolore, che questa volta la fece
cadere a
terra.
“Allora che
morte sia!”
Rispose
freddamente senza un briciolo di emozione.
Elsa non
poteva permettere a quell’uomo di vincere o che i suoi
sacrifici fossero stati
inutili, la verità in qualche modo sarebbe dovuta venire
alla luce! Quindi si
concentrò sui suoi poteri cercando di non farsi vedere
dall’uomo nero e,
sperando che funzionasse, alzò un braccio al cielo
concentrandosi su sua
sorella.
Un lampo si
energia divampò dalla sua mano e si diresse velocemente al
di fuori di Ahtohallan.
Pitch sorpreso da quello che Elsa aveva
appena fatto alzò un sopracciglio perplesso.
“Con il tuo potere avresti potuto provare ad
attaccarmi o a liberarti ed invece hai usato così tante
energie solo per far
sapere la verità a tua sorella? Che inutile spreco di
potere! Per fortuna io ho
in mente modi più fantasiosi per utilizzarlo”
Pitch sorrise malevolmente mostrando la
pietra ad Elsa, quest’ultima sgranò gli occhi
riconoscendo la pietra della
spilla di sua madre e quindi quella del racconto di Honeymaren: se era
tutto
vero Pitch aveva già ottenuto il potere dei quattro spiriti
e non gli avrebbe
potuto impedire di ottenere anche quello del quinto.
Anna,
Jack e
Olaf stavano continuando ad avanzare nel dedalo di cunicoli sperando di
trovare
presto una via di uscita quando videro una luce venire velocemente
verso di
loro per poi roteare intorno ad Anna fino a formare accanto a lei le
figure di
due uomini; uno stava bevendo qualcosa da una ciotola mentre
l’altro, alle sue
spalle, aveva alzato la spada pronto a colpirlo a sua insaputa.
La
cosa più
agghiacciante erano però le voci che si sentivano da quei
ricordi impressi nel
ghiaccio, voci che non lasciavano molto spazio
all’immaginazione su cosa fosse
successo.
Tutti
rimasero sconvolti da quella scena ma più di tutti Anna, che
aveva appreso il
vero significato della verità nascosta sulla foresta
incantata. Parlò quindi
con un filo di voce
“Elsa ha
trovato la verità: è nostro nonno che uccide il
capo dei Northultri… era
disarmato! La diga non era un dono di pace ma un inganno…
ora so come liberare
la foresta: so cosa dobbiamo fare per ripagare il torto”
“Perché lo
dici con un’aria così triste?”
Chiese il
pupazzo di neve.
“Perché
dobbiamo abbattere la diga!”
“Ma
Arendelle così verrà sommersa: si trova sul
fiordo!”
“Forse per
questo gli spiriti hanno attaccato Arendelle facendocela
evacuare… perché
potessimo fare ciò che andava fatto! Ma davvero vorrei
vedere un lato positivo
in tutto ciò”
Jack era
sconvolto: tutto ciò non era accaduto nella sua
realtà e si chiedeva se la
foresta fosse ancora prigioniera nella sua epoca e se Arendelle sarebbe
dovuta
andare anche lì incontro ad un così triste
destino.
Fu Olaf a
spezzare il silenzio.
“Lato
positivo? Ormai sono un esperto: vediamo… le tartarughe
possono respirare dalle
chiappette!”
Dal silenzio
generato capì che ancora una volta non aveva azzeccato,
quindi riprovò di
nuovo.
“… e… vedo
una via di uscita!”
Questa volta
la reazione di entrambi fu più che positiva, cosa che rese
fiero Olaf.
“E bravo il nostro
pupazzo di neve questa si che è una buona notizia!”
Disse Jack,
Anna annuì.
“Sapevamo di
poter contare su di te andiam-”
L’entusiasmo
di Anna si placò nel vedere piccoli fiocchi di neve che
volteggiavano nella
grotta, soprattutto perché capì che provenivano
da Olaf.
“Anna… sto
nevischiando… no, più precisamente: sto perdendo
i miei fiocchi… ho paura che
Elsa non stia bene! Ho paura che si sia spinta troppo in
là”
A
quell’affermazione sia Jack che Anna rimasero senza fiato: il
solo pensiero che
quanto aveva predetto loro Granpapà si potesse avverare li
faceva sentire come
se gli mancasse improvvisamente la terra sotto i piedi.
“Anna ho
paura che dovrai fare il prossimo passo senza di me”
Ammise
mestamente il pupazzo di neve che evidentemente faticava a stare in
piedi: Anna
gli andò incontro con il cuore in gola, prendendolo
delicatamente tra le sue
braccia.
“Anna
dobbiamo sbrigarci: se Elsa è in pericolo possiamo ancora
raggiungerla, sono
sicuro che possiamo salvarl-”
Le parole
dio Jack furono interrotte dalle glaciali parole singhiozzanti di Anna.
“Non capisci
Jack? È
troppo tardi!”
Jack sentì
mancargli il fiato: no, non poteva accettare una simile
realtà.
“Non puoi
saperlo: non vuoi salvarla? Vedrai la troveremo e…”
Ma fu
interrotto nuovamente dalla voce di Anna, questa volta più
alta e straziata,
con il viso solcato dalle lacrime.
“No Jack, non
c’è nessuno al mondo che vorrebbe salvarla
più di me, per me lei è tutto! Ma…
non so come spiegartelo: noi nonostante ciò che abbiamo
passato siamo sempre state
legate in modo speciale ed ora lo sento… sento che
è troppo tardi! Olaf sta morendo,
proprio come lei, ed io non posso lasciarlo da solo! Se non posso stare
vicino
a lei voglio almeno poter stare vicino a lui”
Quelle
parole disperate e strozzate dal pianto colpirono Jack. Capì
improvvisamente il
profondo legame che legava le due sorelle e come mai l’Elsa
della sua epoca,
anche dopo tanto tempo, non riusciva ad accettare la mancanza della
sorella:
loro due erano sempre state legate in modo speciale e perdersi doveva
essere un
duro colpo per entrambe, una ferita che non si rimargina, un dolore che
conosceva bene anche lui.
Comprendeva
perché Anna non volesse provarci, comprendeva come si
sentiva in quel momento e
le si sentì più vicino che mai, ma se lei ci
aveva rinunciato ed era certa di
non poter fare più nulla, lui ci avrebbe provato anche per
lei.
Avrebbe
salvato Elsa.
“Va bene
Anna lo capisco non ti preoccupare… ma io devo andare da
lei!”
Anna annuì,
riconoscendo nel suo sguardo quello di chi non sarebbe mai potuto
essere
dissuaso, non credeva davvero che lui potesse tenere così
tanto a sua sorella
ma non le dispiacque sapere che qualcuno poteva sentirsi come lei.
“Ciao Jack,
buona fortuna allora!”
Disse Olaf
con un filo di voce.
“Solo Jack?
Niente “strano”, “misterioso” o
cose simili?”
Chiese lui
ricordando tutti gli aggettivi che gli aveva affibbiato da quando era
arrivato
lì.
“Non servono
con gli amici!”
Gli rispose
il pupazzo di neve con un sorriso che gli scaldò il cuore.
Ricambiò per poi
correre verso l’uscita ma una volta fuori il panorama non fu
quello sperato: si
trovava sulla cima di una montagna e il mare oscuro che vedeva da
lì era
distante e a piedi ci avrebbe messo troppo tempo per arrivare.
Che diavolo! Se solo avessi i miei poteri
con l’aiuto del vento arriverei in un attimo…
Quel
pensiero gli fece venire un’idea: quindi urlò al
vento con quanta voce aveva in
gola.
“Spirito del
vento mi senti? Ho bisogno del tuo aiuto: devo raggiungere il mare
oscuro ed
aiutare Elsa!”
Aspettò un
attimo ma il fatto di non ottenere risposta lo fece andare nel panico,
sentì il
cuore battere agitato dalla preoccupazione della remota
possibilità di non
avere più speranze.
“Ti prego,
ti supplico: devo salvarla se possibile, devo tentare qualsiasi cosa
prima che
sia troppo tardi!”
Si stava
quasi per arrendere dopo l’ennesimo silenzio quando
sentì il vento tra i
capelli ed un inconfondibile, seppur ora per lui incomprensibile, suono
dello
spirito del vento.
“Amico mio!
Mi porterai lì vero? Grazie, ti devo un favore!”
Lo spirito
rispose con altri suoni e poi lo trascinò con una forte
folata verso il mare
oscuro.
Rieccomi tornata! Scusate per la lunga
assenza ma ho avuto un periodo un po' difficile su vari fronti e solo
ora sono
riuscita a tornare a scrivere.
Per la mia personale interpretazione di un’altra
canzone del film dovrete aspettare il prossimo capitolo o questo
sarebbe
diventato troppo lungo, spero comunque vi piaccia come contenuto
insieme alla
prima vera e propria entrata in azione diretta di Pitch contro Elsa.
Anna e Jack decidono di prendere sentieri
diversi, intanto Elsa è stata attaccata
dall’oscurità di Pitch… e ora cosa
accadrà?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo :)
Ps:
Ovviamente se potete lasciate un commento con i vostri pareri che sono
sempre ben accetti e mi spingono a migliorarmi sempre
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** The next right thing ***
Cap 13 The next right thing
NOTA:
il testo contiene la canzone “Next right thing”
riportata in grassetto, che ho
reinterpretato come “duetto” in quanto rispecchia
esattamente i pensieri dei
personaggi di Anna e Jack in questo capitolo.
Vi
posto quindi il link sia della versione maschile che femminile della
canzone
nel caso vogliate sentirle prima o dopo aver letto il testo (io vi
consiglio di
ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per
una
maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Versione Femminile: Frozen 2
‘The Next Right
Thing’ Official Sing-Along Music Video (NEW 2020) Disney
Animation HD - YouTube
Versione
Maschile: Next
Right
Thing (해야할 일)
- Frozen2 COVER by Dodobird (male version) - YouTube
Anna
teneva
tra le sue braccia Olaf mentre lui la fissava pensieroso, quasi come se
stesse
cercando qualcosa di essenziale, poi il suo viso si illuminò
per qualche
istante come se avesse trovato la soluzione a ciò che lo
turbava.
“Anna, ho
trovato qualcosa che non cambierà mai!”
“Che cosa?”
Chiese lei
con voce singhiozzante.
Il pupazzo
sorrise con le sue ultime forze.
“È
l’amore”
Anna
ricambiò il sorriso mentre una lacrima solcò il
suo viso.
“Caldi
abbracci?”
“Oh sì: io
amo i caldi abbracci!”
Anna strinse
il pupazzo di neve e non riuscì più a trattenere
le lacrime.
“Ti voglio
bene”
Sentì
a poco
a poco il pupazzo di neve sciogliersi tra le sue braccia ed allo stesso
tempo
sentiva come se ne stesse andando una parte di lei.
Quando anche
l’ultimo fiocco di neve volò via si
sentì come svuotata, senza più uno scopo.
I've
seen dark before, but not like this
This is cold, this is empty, this is numb
Aveva
già
provato sensazioni simili da piccola quando era stata obbligata a
vivere
lontano da Elsa ed in solitudine all’interno del palazzo ma
questa volta era
diverso: questa volta le cose non sarebbero potute tornare come prima,
non
sarebbero potute più migliorare.
Per
la prima
volta si sentiva davvero sola e immersa in
un’oscurità da cui non si sarebbe
potuta rialzare.
Una
volta
arrivato sulla riva del mare oscuro Jack rimase letteralmente senza
parole: non
solo era un mare furioso e tempestoso ma aveva anche
un’inquietante colore nero
pece.
Il
suo cuore
mancò un battito quando da quelle acque emerse quello che
doveva essere lo
spirito dell’acqua ma che adesso assomigliava molto di
più ad uno degli incubi
purosangue di Pitch. Il cavallo lo fissava minaccioso, come se lo
intimasse a
non osare fare un’altro passo.
Sentì
il
battito accelerarsi ed il fiato farsi più corto insieme ad
una terribile
sensazione di paura che cresceva in lui: Elsa aveva ragione, un umano
non
poteva affrontare tutto questo.
Quindi
era
davvero finita?
Pitch
aveva
raggiunto Elsa e le aveva fatto del male?
Non
sarebbe
riuscito a salvarla?
No!
Non lo
avrebbe permesso, a qualsiasi costo.
Alzò
lo
sguardo in alto e finalmente vide qualcosa che placò il suo
stato d’animo: La
figura circolare della luna piena si ergeva splendente in cielo,
nonostante il
mare tempestoso. Inconsciamente le sue labbra si incresparono in un
accenno di
sorriso, si rivolse quindi a lei.
“Solo
ora ho
capito, mi spiace! Mi spiace di averti continuamente solo chiesto che
tutto
tornasse come prima… pensavo davvero che fosse la cosa
più importante di tutte.
In questo momento però mi sento così stupido ad
averlo pensato: era così
egoistico e mi è così chiaro adesso che
l’unica cosa che conta è che Elsa stia
bene! Quindi ti prego aiutami, fa solo che io riesca a
salvarla!”
Ovviamente
non ebbe risposta ma non se l’aspettava, cercò
sulla spiaggia qualcosa di abbastanza
robusto per creare una corda, quindi legò il suo bastone
dietro la schiena e si
tolse le scarpe: fissò il mare ed il cavallo nero con
decisione.
Era
pronto
per affrontare la traversata.
The
life I knew is over, the lights are out
Hello darkness, I'm ready to succumb
Tirò
un
profondo respiro che fece trapelare la sua agitazione, ma i suoi passi
erano
decisi e non lasciavano spazio all’esitazione. Stava per
raggiungere l’acqua
quando una forte folata di vento improvvisa gli impedì di
avanzare: era lo spirito
del vento.
“Ehi,
che
fai? Lo so che è una follia ma non capisci: devo andare.
Elsa ha bisogno di me
quindi puoi fare solo due cose: o aiutarmi o lasciarmi passare,
perché non
permetterò a nessuno di fermarmi!”
Il
vento
sibilò qualcosa che Jack non poteva capire ma
c’erano espressioni che non
necessitavano di parole per essere comprese.
Il
ragazzo
annuì deciso ed il vento lo lasciò passare, o
meglio, iniziò a soffiare con forza
dal basso verso l’alto portandolo il più in alto
possibile per tentare di
sfuggire alla portata dello spirito dell’acqua.
Il
cavallo
non appena si accorse della loro manovra evasiva creò
un’alta onda di mare nero
che li mancò per un pelo.
Jack
diede un
sospiro di sollievo ed accennò un sorriso.
“Bene,
ora
sì che ci divertiamo! È
solo questo che sai fare?”
Pessima
scelta di parole: doveva sapere ormai che è una cosa che non
si deve mai dire!
Infatti la calma durò poco perché lo spirito
dell’acqua mostrò tutta la sua rabbia
creando un’onda di altezza decisamente fuori dal normale che
lo travolse
completamente facendolo cadere in mare.
Quando
poté
riavere il controllo delle sue azioni si ritrovò in mezzo al
mare tempestoso,
provò a chiamare disperatamente lo spirito del vento ma la
risposta che ottenne
non fu quella voluta: dalle acque di fronte a lui si erse la figura del
cavallo
nero che gli si fiondò contro. Provò ad evitarlo
ma non ci riuscì: il cavallo
lo travolse portandolo sempre più a fondo nel mare oscuro.
Tentò
con
tutte le sue forze di toglierselo di dosso ma ogni suo gesto contro di
lui era
letteralmente come prendere a pugni l’acqua: si
agitò e dimenò disperatamente
ma niente sembrava funzionare, continuava ad essere trascinato sempre
più in
profondità.
Il
paesaggio
intorno a lui si faceva sempre più buio, riusciva a scrutare
chiaramente solo
la flebile luce gialla proveniente dagli occhi del cavallo: per un
attimo
quella luce lo aveva quasi ipnotizzato ma la verità era che
sentiva le sue
forze abbandonarlo sempre di più.
I
follow you around, I always have
But you've gone to a place I cannot find
This
grief has a gravity, it pulls me down
Ripensò
alla
sua vita passata, a tutto ciò che aveva fatto per arrivare
fino a lì, eppure
adesso si sentiva così impotente.
Lo
realizzò
per la prima volta: non sarebbe riuscito a salvare Elsa.
Fu
allora
che sentì il cavallo abbandonare la presa che aveva su di
lui e nuotare via: probabilmente
anche lui aveva capito che era inutile insistere, che ormai non ce
l’avrebbe
fatta a risalire.
Quel
pensiero gettò il suo cuore nel panico: improvvisamente il
suo corpo era come
se si fosse accorto di ciò che lo circondava.
Era
buio e
sentiva freddo.
Aveva
già
provato quelle sensazioni un tempo ed il solo pensiero fece crescere in
lui una
forte paura.
Sentì
mancargli il fiato e la disperazione impadronirsi sempre di
più di lui, per un
attimo gli sembrò quasi che ci fosse il nulla,
finché qualcosa non attirò la
sua attenzione: vide un fascio luminoso penetrare dalla superficie fin
dove era
lui.
But
a tiny voice whispers in my mind
La
luce
sembrò illuminare l’oscurità che lo
circondava e dipanare la paura che fino a
poco prima lo assaliva.
Vide
la sua
pelle schiarirsi e sentì il freddo sparire
all’improvviso.
I
suoi occhi
si tinsero di blu mentre i suoi capelli del colore del ghiaccio, una
voce gli
sussurrò un nome ma lui lo conosceva già.
Era
diventato Jack Frost.
You
are lost, hope is gone
But you must go on
And do the next right thing
Un
sorriso
si dipinse sul suo volto: forse ora aveva delle possibilità
di farcela. Slegò
la corda che aveva legato in vita e prese in mano il suo bastone,
quindi evocò
i suoi poteri che finalmente sentiva nuovamente scorrere in lui (non
poteva
negarlo era una bella sensazione!), li usò per darsi una
spinta e risalire fino
alla superficie.
Una
volta emerso
poté notare che il raggio di luce, come aveva immaginato,
proveniva dalla Luna.
“Grazie!”
Sussurrò,
quindi richiamò lo spirito del vento ma stavolta tramite i
suoi poteri e questo
accorse immediatamente.
“Esatto
amico mio sono proprio io! Solo con qualche potere del ghiaccio in
più… che
dici, ci prendiamo una rivincita e sbianchiamo un po' quel cavallo? È
troppo nero per i miei gusti!”
Zefiro
sibilò in segno di approvazione quindi fece alzare
nuovamente Jack in volo.
Lo
spirito
dell’acqua nitrì furioso nel constatare che Jack
fosse ancora vivo, quindi scatenò
una serie di onde contro di lui. Questa volta però Jack
congelò prontamente le
onde con i suoi poteri prima che queste potessero raggiungerlo.
“Ora
sì che
ci sarà da divertirsi!”
Esclamò
Jack
con un sorriso beffardo, quindi creò una tavola da surf di
ghiaccio sotto i
suoi piedi e iniziò ad avanzare tra le onde spinto dal vento.
Lo
spirito
agitò il mare tentando di sommergerlo ma con il connubio dei
suoi poteri con
quelli dello spirito del vento riusciva a destreggiarsi abilmente tra
le onde,
quasi fosse un gioco da ragazzi.
Inutile
dire
che la cosa fece infuriare ancora di più lo spirito
dell’acqua che caricò lui
stesso a tutta velocità verso Jack. Il ragazzo tese il
bastone verso il
cavallo.
Non ancora
Pensò,
quindi tese i muscoli in attesa del momento esatto nel quale lo spirito
dell’acqua fosse a pochi metri da lui: il cavallo avanzava
alla carica e creò
delle onde intorno a lui, pronte a scagliarsi verso il suo nemico.
Ora!
Jack
usò i
suoi poteri per congelare le onde formatosi introno al cavallo e creare
una
specie di cupola di ghiaccio che lo imprigionasse.
“Sì,
ha
funzionato!”
Esclamò
esultante Jack, quindi si rivolse allo spirito del vento.
“Andiamo!
Non lo tratterrà a lungo”
Quindi
volò
il più velocemente possibile verso Ahtohallan.
Anna
non
riuscì a quantificare quanto tempo era stata lì
immobile a piangere… minuti?
Ore? Neanche il tempo aveva più senso: le sembrava tutto
così lontano e
distante dalla realtà, relegata ormai alla sola
oscurità che sentiva
avvolgerla.
Can
there be a day beyond this night?
I don't know anymore what is true
Non
sapeva
nemmeno se avrebbe mai più rivisto la luce. Infondo che
senso avrebbe avuto?
Aveva passato una vita intera alla ricerca di sua sorella ed ormai era
sola,
che senso aveva tornarci? Che senso aveva continuare a vivere o
semplicemente
alzarsi da quel pavimento?
I
can't find my direction, I'm all alone
The only star that guided me was you
Vivere…
se
solo Elsa non fosse stata così determinata a scoprire la
verità o se lei fosse
stata più intransigente, probabilmente anche sua sorella
avrebbe potuto
continuare a farlo.
La
verità.
Il
suo
sguardo si posò su quello che era rimasto ormai della statua
creata dai poteri
di Elsa.
Eri in fin di vita, eppure hai rischiato
tutto per farmi conoscere la verità…
perché?
La
risposta
ai suoi pensieri in realtà la sapeva già:
conosceva sua sorella ed era disposta
a tutto per le persone che amava o per quello in cui credeva. Erano
molto
diverse, eppure quella era sempre stata una cosa che le aveva
accomunate!
Sarebbe
stato così facile ed allettante restare lì in
quell’oscurità, con solo il suo
dolore a farle compagnia, l’unico che poteva davvero capire
come si sentiva.
Eppure
qualcosa dentro di lei, come una sottile voce, le diceva che
c’era qualcosa di
sbagliato in tutto ciò: se Elsa aveva davvero messo in gioco
la sua stessa vita
per quella verità era davvero giusto restare lì
senza fare nulla, rendendo
futile il suo sacrificio? Piangere e lamentarsi solo di se stessa?
Ripensò
alle
parole di Granpapà e forse per la prima volta avevano
davvero un senso.
Comunque
fossero andate le cose Elsa avrebbe sempre fatto ciò che
credeva e né lei né
Jack avrebbero potuto davvero impedirlo.
Quello
che
poteva fare realmente adesso era la cosa più difficile: fare
la cosa giusta.
How
to rise from the floor?
But it's not you I'm rising for
Just do the next right thing
Si alzò lentamente in piedi poggiandosi alle
rocce, come se il dolore che
sentiva dentro di lei le richiedesse un’enorme sforzo per
farlo.
Rimase
immobile per qualche istante a fissare i suoi piedi, come un bambino
incerto ai
suoi primi passi.
Prese
un
profondo respiro, quindi lentamente fece un passo dopo
l’altro avanzando verso
la luce che indicava l’uscita della grotta.
Take a step, step again
It is all that I can to do
The next right thing
Avrebbe
mai
smesso di stare male? Le cose sarebbero mai migliorate? Sarebbe mai
tornata la
stessa di prima?
Non
aveva
una risposta a queste domande ma sapeva che adesso quello che contava
era solo
trovare un modo per fare la cosa giusta: fare in modo che sua sorella
non fosse
morta invano.
Quando
Jack
arrivò ad Ahtohallan fu sorpreso dal trovarsi di fronte ad
un ghiacciaio ma
molto di più del fatto che l’oscurità
lo stesse letteralmente contaminando.
Iniziava
davvero a temere cosa stesse accadendo lì, quindi corse il
più in fretta
possibile all’interno della caverna.
Attraversò
interi corridoi e cunicoli fatti di puro ghiaccio, li avrebbe trovati
stupendi
se non fosse stato completamente concentrato nella disperata ricerca di
Elsa.
Più
avanzava
e più il ghiaccio sembrava farsi nero e la cosa lo
terrorizzava, inoltre più si
avvicinava e più sentiva delle orribili sensazioni e
ciò che lo preoccupava di
più era il percepire che non fossero le sue.
Ti prego Elsa dimmi che stai bene!
Pregò
tra
sé, quindi seguì le zone più oscure
sperando di trovarne la fonte e che non
fosse troppo tardi.
Arrivò
sull’orlo di quello che sembrava un precipizio il cui fondo
era talmente oscuro
che non si riusciva ad intravederne la fine.
Con
un balzo
deciso si lasciò cadere e quando arrivò sul suolo
notò con orrore che quello
che prima gli sembrava vuoto in realtà era ghiaccio
diventato ormai nero come
la pece, si guardò intorno e sentì mancargli il
fiato quando notò il corpo di
Elsa inerme a terra.
“Elsa!”
Gridò
con
voce tremante mentre si precipitò a raggiungerla chinandosi
verso di lei: il
suo corpo era per buona parte ricoperto
dall’oscurità. Avanzò la mano tremante
verso di lei con il cuore in gola al solo timore di quale potesse
essere la
verità.
I
won't look too far ahead
It's too much for me to take
Con i suoi
poteri poteva percepire quelli di Elsa, e anche se deboli li sentiva
ancora
latenti ma, prima che potesse fare altro, una glaciale voce alle sue
spalle
interruppe le sue azioni.
“Jack
Frost, immagino! Sai Jack i capelli bianchi ti invecchiano a dire il
vero”
Non gli
servì girarsi per sapere a chi appartenesse.
“Pitch…tu…TU,
cosa le hai fatto?”
L’uomo osservò
soddisfatto la pietra tra le sue mani che poco prima aveva assorbito
anche il
potere del quinto spirito. Portò quindi una mano al petto
con fare teatrale.
“Io? Niente
di che le ho solo fatto una semplice proposta e lei l’ha
rifiutata e tu sai
bene che gestisco male i rifiuti, o sbaglio?”
Questa
volta Jack si voltò furioso verso di lui.
“Tu lo
sapevi… tu hai sempre saputo tutto! Ma come
potevi…? Ma certo! Quei fogli con
le rune non mi hanno mai convinto, ed in realtà erano una
specie di messaggio
in codice, o sbaglio?”
“Wow,
finalmente ci sei arrivato Jack! Allora infondo sei molto
più perspicace di
quanto credessi”
Rispose
cinico l’uomo nero, chiedendosi comunque come mai il suo io
del futuro fosse
tanto intimorito da quel ragazzino.
“Non hai
risposto alla mia domanda”
“Davvero?
Ero sicuro di averlo appena fatto! Forse ho parlato troppo presto
quando ho
detto che eri perspicace… ma non temere ti
illustrerò brevemente la situazione:
ho oscurato lo spirito dell’acqua e con lui anche questo
luogo, quindi quando
Elsa è diventata il quinto spirito le ho proposto di
scegliere la parte giusta,
che è ovviamente la mia, ma lei ha preferito
‘scoprire la
verità’…”
“Elsa è il
quinto spirito?”
Pitch alzò
gli occhi al cielo a quell’esclamazione di Jack.
“Sì, non
mi interrompere GRAZIE! Dicevo, Elsa ha deciso di sprecare in modo
futile il
suo enorme potenziale e quindi io ho magnanimamente alterato il potere
di
questo posto con il mio, che ha fatto insinuare
l’oscurità in lei e se la
avesse accettata adesso sarebbe viva e vegeta ed anche
meravigliosamente oscura
ma… sembrerebbe aver sprecato anche quest’ultima
occasione quindi adesso temo
proprio che quando l’oscurità
raggiungerà il suo cuore, morirà”
Quelle
ultime parole fecero trasalire Jack, il quale puntò furioso
il bastone contro
di lui.
“PITCH, maledetto!
Dimmi subito come posso impedirlo o ti trasformo in un
ghiacciolo!”
Pitch alzò
le spalle con totale noncuranza.
“Oh giusto
i tuoi nuovi poteri di ghiaccio… tremerei di paura ma vedi
la verità è che non
ho intenzione di nasconderti che non c’è modo di
impedirlo: un cuore che si sta
oscurando non può essere fermato, lo avrai anche fatto in
passato da ciò che mi
ha accennato la mia controparte ma ti ricordo che, anche se ci fosse la
futile
speranza che Elsa si fosse innamorata di questo ‘Jack
Overland’, tu ora sei
Jack Frost e per lei non esisti, sei solo una futile leggenda per
bambini”
“No…”
Esclamò
Jack con voce tremante, rifiutandosi di arrendersi ad una simile
verità per
quanto sembrasse veramente inattaccabile.
“Ed invece
sì mio caro Jack!”
Lo stuzzicò
nuovamente l’uomo nero con gioia, allibito dal solo pensiero
che un moccioso
simile avesse potuto dare tanti problemi alla sua controparte.
“Perché?
Perché fai tutto questo?”
“Bé sembra
tu abbia dato fin troppe noie alla mio io del futuro se si è
disturbato tanto
per recapitarmi una lettera”
“Non può
essere solo questo a te non interessa di nessuno, nemmeno del tuo io
del
futuro: tu non fai nulla se non sei sicuro di guadagnarci
qualcosa!”
Pitch alzò
un sopracciglio leggermente seccato da quella affermazione. Avrebbe
voluto
rivelargli tutto anche solo per il piacere di sbattergli in faccia la
sua
totale vittoria ma ricordava bene le ultime frasi della lettera del suo
io del
futuro contenti l’unica richiesta che gli aveva fatto.
Nonostante quella richiesta
lo avesse fatto innervosire, aveva deciso di rispettarla per il momento
e per
farlo non poteva accennare alla pietra e quindi per il momento decise
di non
farlo.
“Hai
ragione Jack ma vedi il mio io del futuro altri non sono che io e le
sue
indicazioni non possono fare altro che indirizzarmi su un futuro
più roseo del
suo, guarda ad esempio cosa mi ha insegnato: ora so come oscurare i
cuori e
creare dei magnifici incubi! Cose che avrei imparato molto
più in là. Inoltre
se per imparare tutto ciò devo anche portare paura e
distruzione… bé mi conosci
no? Non rifiuto mai un invito ad una festa!”
Il sorriso malevolo di Pitch gli fece definitivamente perdere le staffe.
“Ora ti
riduco in ghiacciolo, infondo facendolo potrei porre fine alle tue
ombre ed
Elsa sarebbe salva!”
Pitch
scrollò nuovamente le spalle con un espressione che Jack
faticò a non prendere
a schiaffi.
“Certo
potresti farlo ma quanto ci impiegheresti? Ammesso che vincessi, ed ho
i miei
dubbi, ci metteresti un po' per farlo e temo che Elsa non abbia tutto
questo
tempo, anzi gliene è rimasto davvero poco. Non temere
però mi sento davvero
magnanimo oggi: puoi darle un ultimo saluto prima che inizi il nostro
epico
duello, io mi godrò la scena da quell’angolo
nell’ombra!”
“Tu
‘magnanimo’ non scherziamo nemmeno, non ne saresti
capace nemmeno se fossi
Nord!”
“Ok, mi
hai scoperto, ammetto che l’unico motivo per cui ti concedo
di farlo è per
vederti cedere alla paura e disperazione, cosa che mi
renderà lo scontro ancora
più facile oltre al fatto che la scena sarà
dannatamente divertente ovviamente!
Certo, potresti anche decidere di attaccarmi e combattere subito senza
dire
nemmeno un addio ad Elsa, uno ‘scusa’ o oscene
smancerie simili ma poi se te ne
pentirai per il resto della tua eternità non dare la colpa a
me!”
Jack in
quel momento odiava così profondamente quell’uomo
che avrebbe iniziato lo
scontro solo per non dargliela vinta ma non riusciva a farlo.
Voltò lo
sguardo verso Elsa.
“Ok, hai
vinto”
Sbuffò il
ragazzo recandosi da lei, mentre Pitch con aria compiaciuta si
limitò ad scrutare
la scena da lontano.
Jack
osservò Elsa: ormai l’oscurità aveva
quasi raggiunto il suo cuore.
Si chiese
se tutto questo non fosse colpa sua: infondo tempo fa si erano
conosciuti a
causa della sua curiosità, del voler trovare uno spirito
affine al suo e Pitch ovviamente
se ne era approfittato.
Forse era
davvero colpa sua se Elsa era finita a vivere nella sua epoca e non in
questa a
cui realmente apparteneva e se il Pitch del passato era ora
più forte e pieno
di informazioni pericolose, probabilmente anche per gli altri guardiani.
Eppure
anche il darsi la colpa non sembrava avere un qualche effetto su di
lui: stava
male come non mai e dubitava che la cosa sarebbe potuta cambiare.
Copiose
lacrime solcarono il suo volto.
Se solo ci fosse
un
modo per aiutarti! Se solo
potessi fermare l’oscurità che sta arrivando al
tuo cuore…
Sgranò gli
occhi in quanto in quel momento una folle idea si impadronì
di lui: sì, era una
pazzia ed era estremamente rischioso ma d’altronde era
l’unica alternativa che
riusciva a vedere.
“Elsa,
anche se non puoi sentirmi, mi spiace, per tutto. Credevo di doverti
salvare io
ma probabilmente non sarò io a fare quest’ultimo
passo. Spero solo che funzioni”
Disse con
voce tremante.
But
break it down to this next breath, this next step
This next choice is one that I can make
Impugnò
quindi il suo bastone e lo rivolse verso Elsa. Prima che Pitch potesse
chiedersi cosa stesse facendo, Jack utilizzò i suoi poteri
sulla ragazza
congelandola completamente sotto lo sguardo esterrefatto del suo nemico.
“Che
diavolo hai fatto?”
Gli chiese
l’uomo nero.
“Ho
utilizzato i miei poteri per congelare l’oscurità
che hai utilizzato per
oscurarle il cuore, in modo da bloccare la sua avanzata: giusto il
tempo di
sconfiggerti”
“Ma,
sempre ipotizzando che tu riesca a fermarmi, lei resterebbe comunque
col cuore
di ghiaccio!”
Protestò
perplesso.
“Sì, ma
vedi: un atto di vero amore può sciogliere un cuore di
ghiaccio!”
“Ti ho già
detto che Elsa non crede in te e quindi tu ormai per lei sei incorporeo
e non
puoi aiutarla!”
“Vero ma
non sarò io a farlo: sarà Anna a salvarla, ne
sono sicuro”
“Piano
interessante e orribilmente altruista ma patetico! Per attuarlo
dovresti prima
sconfiggermi e temo che tu non possa farlo”
Mi
basterà
usare i miei poteri per battere questo
marmocchio, non mi scomoderò neppure ad usare la pietra.
“Tu non
puoi ricordarlo Pitch ma ti ho già battuto, sarà
un vero piacere farlo di
nuovo!”
Replicò
lui con un sorriso.
“Attento
ragazzino, potresti fare una fine più miserabile della tua
stessa esistenza!”
Detto
questo l’uomo nero lanciò una sequela di attacchi
oscuri contro il ragazzo ma
questi li bloccò tutti rapidamente con l’uso del
bastone, cosa che fece
sgranare gli occhi a Pitch per la sorpresa.
“Che c’è
Pitch? Il tuo io del futuro si è scordato di spiegarti come
combattere?”
Lo canzonò
il guardiano.
“Non hai
ancora visto niente moccioso!”
Pitch usò
i suoi poteri sul pavimento circostante dalle cui ombre iniziarono a
spuntare
le stesse creature oscure dagli occhi gialli che aveva richiamato per
stanare
lo spirito del fuoco.
Sotto suo
ordine le creature balzarono nella direzione di Jack. Il ragazzo
riuscì
prontamente a gelare la prima e ad evitare la seconda ma per le altre
non fu
altrettanto facile: balzarono su di lui da tutti i lati e gli fu
impossibile
evitarle tutte.
Sentì la
loro oscurità cercare di afferrare ed alimentare la sua: si
ricordò del suo
sogno dove aveva visto il suo io oscuro con i capelli neri e quel
beffardo
sguardo dagli occhi gialli.
Esisteva davvero?
Era lui che stavano
fiutando e che volevano
far emergere?
Più tali
dubbi si facevano strada nella sua testa e più poteva
sentire le ombre avanzare
verso il suo cuore.
No!
Non
avrebbe permesso all’oscurità di avere la meglio
su di lui, quindi cercò di
respingerle con tutte le sue forze.
Io non ho paura di
voi,
andatevene! Non sarò
mai come voi.
Con questa
convinzione i suoi poteri irradiarono per qualche istante
l’area circostante
allontanando le creature, le quali gemevano come se fossero state
ferite.
“Che cosa
diavolo fate? Dovete nutrirvi delle sue paure!”
Chiese
Pitch, tanto incredulo quanto seccato.
“Non li
rimproverare, non è colpa loro: semplicemente non mi fanno
paura, tutto qui!”
Replicò
lui con un sorriso sprezzante.
“Ma
dovrebbero comunque alimentare e nutrirsi delle tue paure
più profonde, tutti
ne hanno!”
“Questo è
vero: ognuno di noi ha un lato oscuro dentro di sé ed ognuno
di noi lotta
quotidianamente con se stesso per non farlo emergere. Io ho visto il
mio e per
quanto a volte possa tentarmi abbandonarmi ad esso, io non voglio
diventare
così, quindi mi spiace per te ma oggi quella lotta
l’ho già vinta io! E poi i
capelli neri non mi donano per nulla!”
Disse con
un sorriso sbarazzino.
So
I'll walk through this night
Stumbling blindly toward the light
Pitch
offeso da tanta sfacciataggine evocò nella mano destra la
sua falce oscura.
“Va bene
ragazzino, vuol dire che devo iniziare a dare il mio peggio!”
“Davvero
Pitch? Credevo lo stessi già facendo… ora sei tu
che deludi me!”
Ironizzò
Jack, evitando con un’abile scatto la prima falciata di Pitch.
L’uomo
nero si avventò su di lui cercando di non dargli tregua,
attaccandolo con
numerose falciate ed usando i suoi poteri oscuri: ad ogni attacco Jack
rispondeva prontamente o parava utilizzando il suo bastone.
“Sai qual
è il tuo problema Pitch? Il nero! Sul serio: quel colore
è terribilmente triste
ci credo che sei arrabbiato un giorno sì e l’altro
pure. Ci penso io ora a
schiarire la situazione, tranquillo!”
Jack
concentrò tutti i suoi poteri nel bastone, il quale si
illuminò dalla base
verso la punta, quindi sprigionò una potente onda di energia
contrò Pitch.
L’uomo
nero usò la falce in posizione difensiva per tentare di
bloccare l’attacco,
utilizzando i suoi poteri in controbattuta. Eppure, per quanto si
sforzasse non
riusciva a bloccare l’attacco che iniziò a
ferirlo, incredulo fece appello a
tutti i suoi poteri per difendersi ma fu inutile: l’attacco
lo travolse
completamente facendolo gemere dal dolore, lo scaraventò di
diversi metri fino
a farlo sbattere contro la parete di ghiaccio cadendo inerme a terra.
Jack ne
approfittò per creare intorno a lui una gabbia di ghiaccio.
“E siamo a
tre: quante volte devo sconfiggerti ancora per farti capire che non hai
speranza?”
“Non è
possibile… un simile moccioso non può sconfiggere
un tale potere!”
“In
effetti tempo fa non avrei potuto e soprattutto non da solo ma non hai
calcolato che ormai ho anni di esperienza nell’affrontarti:
so bene come
combattere la tua oscurità e i tuoi stupidi giochetti! Tu
invece sapevi ben poco
di me ed hai sottovalutato i miei poteri e la mia esperienza”
Con enorme
gioia Jack vide il ghiaccio che lo circondava tornare al suo colore
naturale e
sparire le ombre che attanagliavano Elsa.
“Preferisco
decisamente questo colore per il ghiaccio! Ah ti consiglio di abituarti
alle
sbarre, ne vedrai parecchie anche in futuro… ma se vuoi
scusarmi ho un attimo
una faccenda da finire”
Esclamò
voltandosi per andare nella direzione di Elsa.
Pitch ne
approfittò per prendere con la sua mano debole e tremante la
pietra.
Non è
ancora
finita ragazzino! Potrai anche
avermi fatto esaurire quasi tutti i miei poteri ma ne ho altri cinque
pronti ad
aspettarmi
Con
sorriso maligno richiamò i poteri della pietra facendoli
confluire tutti dentro
di lui: sentì le forze tornargli ed enormi poteri insinuarsi
dentro di lui.
Il potere
distruttivo del fuoco, l’agilità del vento, il
feroce scorrere dell’acqua, il
tremore della terra ed il potere creativo del ghiaccio.
Più
confluivano dalla pietra a lui e più continuavano a crescere ma
iniziò a sentire un forte
dolore al petto. I poteri erano sempre più forti.
Troppo
forti.
Tentò di
bloccare o invertire il processo ma non ci riusciva, sentiva solo i
poteri
sempre più incontrollabili e il dolore farsi sempre
più insopportabile.
Quando non
riuscì più a contrastarli il dolore divenne
straziante facendolo urlare e
cadere senza forze a terra, i poteri tornarono nella pietra che cadde a
pochi
passi da lui.
Le urla
fecero rigirare Jack che corse nuovamente da lui.
“Che cosa
è successo, cos’è quella?”
Chiese
indicando la pietra, Pitch usò le poche forze che gli erano
rimaste per
raccoglierla con la mano tremante da terra ma esitò prima di
rispondere alla
domanda.
In
quel momento si ricordo delle ultime righe
della lettera che gli aveva scritto il Pitch del futuro, quelle parole
che lo
avevano fatto innervosire e che riteneva così impossibili,
eppure ora
sembravano così reali.
Mio
caro
io del passato, dopo tutte le informazioni che ti ho fornito non ho
dubbi nella
riuscita della tua impresa ma ti chiedo solo una cosa: nel caso remoto
in cui
tu dovessi fallire, non rivelare il vero utilizzo della pietra,
convoglia
sull’ultimo foro sul retro di essa il tuo potere e dalla a
Jack dicendogli che
serve a rinunciare ai propri poteri ma che funziona solo se
è la persona stessa
a rinunciarvi, quindi chiedi a lui di farlo. Ma sono convinto che
questa è solo
una mia stupita precauzione perché non falliremo, giusto?
Pitch
del
futuro.
In quel
momento un terribile dubbio si impadronì dell’uomo
nero.
Forse Jack
aveva ragione: a lui non importava del suo io del futuro e se fosse
stato
valido anche il contrario?
Se tutto
ciò avesse da sempre fatto parte del piano del suo io del
futuro?
Se lui
avesse previsto che le cose sarebbero andate in questo modo e se avesse
fatto
tutto questo solo per un qualche suo vantaggio?
Non poteva
essere! Il suo io del futuro era davvero così crudele e
furbo?
Temeva di conoscere
la risposta, non sapeva se si sarebbe dovuto sentire fiero di se stesso
o
infuriato, per quello stava esitando.
“Pitch ti
ho fatto una domanda!”
Insistette
spazientito Jack.
Pitch alzò
lo sguardo verso di lui.
Avrebbe
detto la verità solo per non darla vinta al suo io del
futuro? Solo per
vendicarsi del fatto di essere stato usato da se stesso?
La
tentazione era forte ma l’incrociare lo sguardo con
quell’insolente ragazzino
gli ricordò che c’era qualcuno in quel momento che
odiava più di se stesso: usò
il poco potere che gli era rimasto per farlo confluire dalla sua mano
all’ultimo rombo sul retro, che si illuminò di
nero. Jack non
poté notarlo perché Pitch era stato
attento a coprirlo con la sua mano prima di passagli la pietra.
“Questa
pietra serve a rinunciare ad i propri poteri, infatti se vedi brilla
proprio
dei poteri che ha assorbito finora: speravo si potesse fare anche il
processo
inverso in modo da usare quei poteri contro di te ma hai visto i
risultati…”
Jack
osservò la pietra con i vari rombi luminosi, fu Pitch a
continuare a parlare.
“Jack
potresti usarla: infondo ormai mi hai sconfitto ed avresti tutto quello
che
vuoi. Torneresti umano e potresti stare per sempre qui con Elsa e tua
sorella,
no?”
Per quanto lo tentasse tremendamente l’idea sapeva di non
poterlo fare.
“No!”
Si limitò
a dire prima di mettere la pietra in tasca e tornare ad avanzare verso
Elsa.
Pitch lo
osservò allontanarsi aggrottando la fronte.
Mio caro Pitch del
futuro spero tu avessi
previsto anche questo oppure tutta questa fatica è stata
vana e spero davvero
di essere diventato meglio di così.
Jack
arrivò da Elsa, la quale era ovviamente ancora congelata. La
cosa non lo
preoccupava: sapeva che Anna sarebbe riuscita a salvarla in qualche
modo.
Sentiva
comunque una morsa al petto ed un senso di vuoto, dovuti dal fatto che
ora
sapeva qual’era la cosa giusta da fare.
And
do the next right thing
And, with it done, what comes then?
When it's clear that everything will never be the same again
Sfiorò
delicatamente con la mano il volto di Elsa ed una lacrima scese sul suo
viso.
Aveva appena
realizzato che era davvero finita, che niente sarebbe stato
più come prima.
Sapeva che
era l’unica scelta possibile per il bene di Elsa e dei
bambini che avevano
bisogno del guardiano del divertimento ma faceva comunque male.
“Lo so che
potendo non sapresti scegliere tra me e Anna quindi non ti preoccupare
lo farò
io per te, porterò io questo fardello per entrambi, serbando
per sempre nel
cuore i magnifici ricordi del tempo passato insieme”
La sua
voce tremava ma le sue parole erano decise.
La fissò
per un breve momento che a lui sembrò
un’eternità, quindi pronunciò quelle
parole che ancora non le aveva detto esplicitamente ma che adesso gli
uscirono
così spontanee, nonostante avesse l’impressione
che ormai fosse troppo tardi
per pronunciarle.
“Ti amo”
Uscendo
dalla caverna Anna si ritrovò su una montagna, inizialmente
fu difficile
abituarsi alla luce dell’esterno dopo essere stata al buio
così a lungo ma
quando ci riuscì poté scorgere il paesaggio
circostante.
Foresta,
alberi, natura, tutto sembrava così diverso e meno scontato
di quanto lo
ricordasse, probabilmente nella situazione in cui si trovava adesso
poteva
vedere le cose da un punto di vista differente.
Si
sorprese nel constatare che normalmente non facciamo caso alle cose
incredibili
che ci circondano ma le iniziamo a notare solo quando siamo sul punto
di
perderle.
Il suo
sguardo si soffermò però sull’unica
nota stonata in quel paesaggio naturale: la
diga.
Ma certo: la diga! Ora
so qual è la cosa
giusta da fare
Then
I'll make the choice to hear that voice
And do the next right thing
Finalmente il nuovo capitolo! Questo
capitolo è stato uno a cui tenevo particolarmente in quanto
è stato uno di
quelli che quando ho ideato mi ha convinta a scrivere la storia. Per
questo la
sua scrittura è stata un po' travagliata: volevo che venisse
bene e spero vi
piaccia come l’ho reso.
Se c’è una cosa che nel film
non mi è andata
proprio giù è che gli spiriti, come la stessa
foresta, vogliano che Elsa arrivi
a scoprire la verità per salvarli e non mi torna proprio il
fatto che Ahtohallan la congeli.
Cioè nel film le è
andata bene che avesse rintracciato Anna sennò la
verità sarebbe stata sepolta
insieme a tutto e mi è sembrato davvero un controsenso.
Perché faticarsi a
chiamare Elsa con la voce del passato per poi congelarla senza darle la
possibilità di aiutarli? Quindi come al mio solito ho
reinterpretato la cosa
nella mia versione inserendo Pitch che interferisce con i poteri di
Ahtohallan
cercando di oscurare il cuore di Elsa e Jack infine che la congela per
impedire
che l’oscurità raggiunga il suo cuore.
In
questo
capitolo ho inserito la mia personale interpretazione a due voci della
canzone
“next right thing”, spero vi sia piaciuta! Ammetto
che nonostante sia una
canzone del film un po' bisfrattata secondo me è una delle
migliori del film
perché porta un importante messaggio: anche nei momenti
più bui dove ti sembra
di aver perso tutto bisogna trovare il coraggio di andare avanti e fare
la cosa
giusta. Questa canzone a mio avviso sancisce quello che è il
pg con la maggior
crescita nel secondo film ovvero Anna. Secondo me nel secondo film ha
una vera
crescita rispetto al primo e matura prendendo la decisione
più giusta per tutti,
piuttosto che quella per se stessa.
Nella
mia
versione vediamo la contrapposizione tra lei e Jack: Anna ha capito che
per
Elsa non c’è più nulla da fare e che
deve andare avanti e fare la cosa giusta,
Jack invece non accetta questa realtà, vuole fare il
possibile per salvare Elsa
ancora una volta e riportarla alla sua epoca.
Solo
successivamente Jack si accorge che il suo era un desiderio egoistico e
che
forse la cosa giusta da fare nel suo caso è sacrificarsi per
la felicità di
Elsa, nonostante la sua sia negata.
Alla
fine
sia lui che Anna “maturano” capendo qual
è davvero la cosa giusta da fare,
molto diversa da quello che credevano inizialmente, perché
infondo la vita è
così: pensiamo che le cose vadano o debbano andare in un
modo ed invece magari
vanno in tutt’altro e dobbiamo trovare la forza ed il modo di
adeguarci per
andare avanti.
Jack
infine riesce finalmente a dichiarare i suoi sentimenti ad Elsa anche
se lei
non può sentirlo *sigh* (no non riesce proprio a dire quelle
due parole in una
situazione normale)
Piccola nota di “demerito”
anche al Pitch
del futuro, che ne pensate della sua contromossa? Avrà
previsto anche questo?
Ma non è ancora finita, ci vediamo al
prossimo capitolo
*distribuisce fazzoletti per l’angst
generato*
Ps:
per qualche strano motivo le immagini mi sono venute più
piccole
stavolta nonostante abbia usato lo stesso formato di sempre... ho
provato a sistemarle spero siano venute bene adesso e che non siano
troppo grandi al contrario
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Tra Passato e Futuro ***
Quando Elsa riprese i sensi si sentì stordita e le ci volle qualche minuto prima di prendere coscienza di dove fosse e di cosa fosse accaduto.
Ma certo: il ghiaccio oscuro, Pitch!
Si mise immediatamente sull’attenti cercando intorno a sé la figura del suo nemico, pronta ad attaccare ma si sorprese nel non trovare nulla: nessun Pitch, nessun ghiaccio oscuro né quella strana oscurità che sembrava stare avendo il sopravvento su di lei.
Tutto sembrava sparito magicamente nel nulla, al suo posto c’erano solo strane forme di ghiaccio che assomigliavano a residui di qualche scontro. Nel fissarle sentì una strana sensazione già avvertita prima ma non riusciva a ricordare dove.
La comparsa dello spirito dell’acqua la distrasse dai suoi pensieri, anche lui sembrava tornato normale.
“Stai bene? Ne sono felice! Sai cosa è successo qui?”
Disse carezzando dolcemente le sua criniera, il cavallo nitrì ma ora che lei era uno spirito poteva capire benissimo cosa stesse dicendo.
“Cosa dici? È stata Anna a rompere la maledizione che imprigionava la foresta? Il mio messaggio è quindi arrivato a lei ed ha saputo fare la cosa giusta…”
Il cavallo nitrì di nuovo agitato.
“Arendelle è in pericolo? Giusto, Anna ha rotto la diga: dobbiamo sbrigarci!”
Salì quindi in groppa allo spirito dell’acqua ed entrambi corsero il più velocemente possibile verso Arendelle.
Non appena raggiunsero la diga Elsa poté notare che Anna l’aveva appena fatta crollare utilizzando a suo vantaggio la forza dei Golem di pietra.
Ottimo lavoro sorellina!
Ma non era il momento di perdersi in simili pensieri: la diga aveva creato un’enorme onda che se avesse raggiunto Arendelle l’avrebbe annientata. Incitò quindi lo spirito dell’acqua ad andare più veloce finché non riuscirono ad affiancare l’onda.
Dai manca poco!
L’onda aveva quasi raggiunto Arendelle quando per fortuna riuscirono appena in tempo a superarla: Elsa usò i suoi poteri per creare un altissimo muro di ghiaccio che fermò l’avanzata dell’onda placandola.
Elsa sorrise allo spirito dell’acqua.
“Ce l’abbiamo fatta!”
Lasciata Elsa, Jack andò a cercare Anna per vedere se potesse aiutarla in qualche modo a salvare la sorella ma si sorprese nel constatare che avesse meno bisogno del suo aiuto di quanto immaginasse. Infatti la principessa, con l’aiuto di Kristoff, aveva genialmente attirato le furie dei Golem spingendoli a lanciare dei massi contro la stessa diga.
In poco tempo la diga crollò, rompendo così definitivamente la barriera magica che impediva a chiunque di entrare o uscire dalla foresta incantata.
La reazione di tutti fu quella di correre immediatamente oltre il confine: sembravano entusiasti sia i soldati di Arendelle che i Northuldra, anzi Jack trovò particolarmente dolce la scena di Yelana e Mattias che si presero sottobraccio prima di oltrepassare insieme il confine.
In un’altra situazione avrebbe passato il tempo a gioire con loro: per il guardiano del divertimento era un piacere per gli occhi vedere le persone divertirsi così tanto! Ma doveva trovare Anna tra tutta quella gente e poi avrebbe capito cosa fare per farle sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa.
Cercò tra la gente ma non riusciva più a vederla, si alzò quindi in volo sperando che una visuale dall’alto potesse essere di aiuto.
Proseguì la ricerca per diversi minuti finché non la vide: Anna si era isolata dal gruppo e per qualche motivo stava andando verso la riva. Decise di scendere per controllare di persona.
Anna era stata attirata dallo spirito del vento che in qualche modo sembrava indicarle la riva, ma perché?
Non appena la raggiunse la vista di un qualcosa all’orizzonte la paralizzò completamente: sembrava la figura di sua sorella in groppa a quello che poteva essere solo lo spirito dell’acqua, la quale stava correndo verso di lei.
Si stropicciò gli occhi ma quando riaprendoli la vide ancora non poté impedire a copiose lacrime di solcarle il viso.
Elsa, una volta arrivata anche lei sulla riva, scese dal cavallo il quale torno a ‘fondersi’ con il suo elemento.
“Sei proprio tu?”
Chiese Anna, ancora timorosa che potesse trattarsi di un’allucinazione o qualcosa di simile.
“Anna!”
Le rispose la sorella allargando le braccia in attesa di un abbraccio: lei non se lo fece ripetere due volte e le corse incontro stringendola più forte che poteva, scoppiando a piangere per la felicità.
“Credevo di averti perduta!”
Singhiozzò lei.
“Perdermi? Mi hai salvata! Di nuovo”
Le rispose Elsa mentre tentava di asciugarle le lacrime dal viso con la mano.
“Davvero?”
“Sai Anna, Arendelle non è stata distrutta!”
“An no?”
“Nonostante pensassi di avermi persa hai saputo andare avanti e fare la cosa giusta per tutti e i cinque spiriti sono d’accordo: Arendelle merita di vivere, con te!”
“Hai trovato il quinto spirito?”
Chiese sorpresa ma entusiasta Anna, Elsa si limitò a guardarla negli occhi e annuire con un sorriso ed allora lei capì e proseguì a parlare senza bisogno di una sua risposta.
“Sei tu il quinto spirito! Sei tu il ponte!”
“In realtà un ponte ha due spalle e la mamma aveva due figlie: lo abbiamo fatto insieme e continueremo a farlo insieme.
Elsa poggiò la fronte contro quella della sorella e le due si scambiarono un affettuoso sorriso.
Jack stava osservando la scena totalmente ammutolito ma con lacrime di gioia che gli solcavano il volto: non solo in qualche modo il gesto altruistico di Anna aveva a quanto pare sciolto il cuore di ghiaccio di Elsa ma quest’ultima sembrava anche aver scoperto di essere lei stessa il quinto spirito!
Arrivò anche Kristoff che stritolò Elsa in un forte abbraccio.
“Sei viva! Anche se sembri diversa… sono i capelli o qualcosa di simile?”
“Qualcosa di simile!”
Ridacchiò Elsa in tutta risposta, poi si rivolse alla sorella.
“Anna lo facciamo un pupazzo di neve?”
“Cosa?”
Elsa usò i suoi poteri per fare una richiesta allo spirito del vento e questo le portò il nevischio in cui si era sciolto Olaf, quindi con un gesto della mano Elsa ricreò la struttura del pupazzo di neve con la sua magia di ghiaccio.
Anna rimase letteralmente a bocca aperta dalla felicità, quindi prese dalla borsa la carota e i sassi che aveva conservato, insieme ridiedero quindi vita ad Olaf il quale riaprì gli occhi davanti a loro.
“Siamo di nuovo qui: io amo i lieto fine!”
Sentenziò felice il pupazzo di neve in un abbraccio collettivo ma poi ci pensò un secondo e aggiunse.
“Cioè spero che lo sia… o la situazione di pericolo mortale diventerà una normalità?”
Chiese preoccupato.
“È tutto qui al momento!”
Gli sorrise Elsa ma Kristoff intervenne.
“No, in realtà c’è un’ultima cosa!”
Tutti si girarono dubbiosi verso di lui ma questa volta era deciso a non esitare e a seguire il suggerimento di fare una cosa semplice, quindi si inginocchiò davanti ad Anna.
“Anna, tu sei la persona più incredibile che abbia conosciuto…”
Anna portò le mani davanti al viso non riuscendo già a contenere l’emozione, avendo intuito dove volesse arrivare.
“… ti amo con tutto me stesso! Vuoi sposarmi?”
Proseguì Kristoff porgendole finalmente l’anello, incredulo quasi di esserci finalmente riuscito.
Ci furono solo pochi istanti di panico per la risposta perché dopo pochissimo Anna urlò un sonoro “Sììììììì” che fece commuovere tutti.
Jack osservò anche lui con un sorriso commosso la scena: il suo amico Kristoff era riuscito finalmente a dichiararsi, Olaf era ritornato e tutto si era risolto per il meglio!
Era così che doveva andare dunque?
Una sensazione mista tra la tristezza e la rassegnazione si impadronì di lui all’improvviso.
Forse Pitch non aveva tutti i torti, quella era la realtà a cui Elsa apparteneva e a cui avrebbe dovuto sempre appartenere se Pitch non si fosse intromesso.
Era dura da accettare ma Elsa non aveva bisogno di lui.
Prese dalla tasca la fiala con la restante polvere datagli da Pitch, quindi guardò in alto in cerca della luna ma era ancora giorno per poterla vedere. A lui non importava: sapeva che era sempre lì anche quando non poteva vederla.
“Ti ringrazio per avermi aiutato a salvarla come ti avevo chiesto, ora so quale è la prossima cosa giusta da fare”
Era l’ultima cosa che avrebbe voluto: sarebbe stato molto più facile andare da lei adesso e farle ricordare tutto, magari ora che era ufficialmente uno spirito non avrebbe nemmeno dovuto credere in lei per vederlo, ed una volta riavuti i suoi ricordi forse avrebbe potuto anche scegliere di tornare…
Sarebbe stato indubbiamente più facile ma avrebbe fatto soffrire Elsa il dover scegliere nuovamente tra lui ed Anna e non lo voleva, non la voleva condannare ad una vita con lui ma con i rimorsi di non poter vedere più sua sorella che l’avevano spinta fino a questa realtà.
Quindi anche se era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, la doveva fare, perché questo voleva dire amare davvero una persona: mettere la sua felicità prima della propria.
La osservò quindi per l’ultima volta, voleva ricordarla così come la vedeva adesso ovvero con il sorriso sulle labbra e finalmente felice.
“Addio Elsa”
Sussurrò con voce stroncata dalle lacrime che non riusciva più a trattenere, quindi come aveva già fatto in passato fece volare un ultimo fiocco di neve verso di lei. Non aspetto però di vederne la reazione in quanto utilizzò la polvere di Pitch su di lui per tornare nella sua epoca.
Quando il fiocco di neve toccò il naso di Elsa si sentì travolta da un turbinio di emozioni contrastanti, inconsciamente una lacrima rigò il suo viso e portò la mano al viso per asciugarla.
Prima che potesse farsi delle domande in merito però la sensazione di freddo sul naso le riportò alla mente una questione più importante.
“Ehi aspettate, Jack dov’è?”
Chiese guardandosi intorno ma non scorgendolo tra la folla nemmeno in lontananza.
“Me lo chiedevo anche io: volevo raccontargli come il suo consiglio di fare una proposta semplice avesse funzionato!”
Replicò Kristoff, quindi entrambi si rivolsero verso Anna ma Elsa cambiò espressione quando vide che Anna sembrava più confusa di loro sulla questione.
“Ma Elsa io credevo fosse con te… l’ultima volta che l’ho visto ci eravamo separati e lui era intento ad andarti a cercare al mare oscuro per salvarti…”
Non riuscì a proseguire per la preoccupazione e Elsa sbiancò più di quanto non lo fosse già di solito.
“Ma non è possibile non c’era nessuno con me ad Ahtohallan e un essere umano non potrebbe sopravvivere ad una traversata simile…non può aver fatto una cosa tanto stupida!”
Affermò fissando la sorella come nella disperata speranza che confermasse ciò che stava dicendo.
“N-no infatti…magari e ancora lì da qualche parte…”
Le parole le morirono in gola e le uscirono molto meno convincenti di quanto volesse.
“DEVE essere così!”
Proclamò Elsa, che in quel momento non avrebbe mai accettato una realtà diversa ma la sua voce tremò quando si rivolse allo spirito dell’acqua, tradendo la sua preoccupazione.
“Nokk, tu lo hai visto? Sai che sta bene, vero?”
Dall’acqua riemerse lo spirito nella sua solita forma equina, scosse però rammaricato la testa e le spiegò che non ricordava tutto quello che aveva vissuto mentre il suo cuore era stato oscurato da Pitch ma era sicuro che purtroppo quel ragazzo era affogato nel mare oscuro nel tentativo di salvarla.
Elsa sentì mancarle il respiro e si lasciò cadere sulle ginocchia portando le mani al viso visibilmente sconvolta.
“N-Non è possibile!”
Asserì, non poteva credere a quello che aveva appena sentito e che non avrebbe davvero più rivisto Jack.
Solo in quel momento capì quanto lui fosse diventato importante per lei e quanto disperatamente volesse che fosse ancora lì, che comparisse da un momento all’altro magari come se fosse uno dei suoi soliti scherzi.
Lui era sempre stato al suo fianco anche se la conosceva da poco, aveva sempre creduto in lei e non aveva mai avuto paura dei suoi poteri.
Lui si era fidato tanto da rischiare la sua stessa vita per lei e lei cosa aveva fatto?
Niente.
Per paura di ammettere i suoi sentimenti lo aveva allontanato e, ora che erano così chiari, era troppo tardi per farlo.
Sentì il cuore come andarle in frantumi ed iniziò a singhiozzare. Anna la cinse in un abbraccio stringendola forte: non aveva capito le parole di Nokk ma era facile intuire dalla reazione di Elsa cosa le avesse detto.
Per un tempo indecifrabile rimasero così, almeno fino a quando i singhiozzi di Elsa non diminuirono.
“Mi spiace molto Elsa, è stato difficile per tutti noi fare la cosa giusta”
Provò a dire Anna spezzando il silenzio che si era creato ma quelle parole ebbero un effetto diverso su Elsa la quale si staccò dall’abbraccio asciugandosi il viso con la mano.
“Hai detto la cosa giusta…?”
Quell’espressione la fece riflettere: all’inizio del suo viaggio aveva pensato molto a quale fosse per lei la cosa giusta e ora che aveva trovato la risposta alle le sue domande sui suoi poteri e sugli spiriti, ora che si sentiva comunque felice con la sua famiglia, sentiva ancora come se non fosse completa, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò, come se avesse perduto qualcosa di realmente importante.
Eppure non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Si rivolse però a Nokk che nitrì per chiederle scusa sentendosi in parte in colpa per quanto successo.
“Non devi scusarti, il tuo cuore era stato oscurato da Pitch, anzi vorrei comunque ringraziare te e gli altri spiriti per averci aiutati”
Lo spirito dell’acqua le disse che infondo era stata lei furba a congelare il proprio cuore prima che lo potesse oscurare Pitch.
“Aspetta, cosa stai dicendo? Io non ho fatto una cosa simile ma chi altri avrebbe potuto?”
Elsa ebbe un sussulto quando Nokk le rispose che forse era stato quello strano ragazzo dai capelli bianchi con i poteri di ghiaccio.
Non poteva essere.
Eppure a ripensarci la sensazione che aveva provato in presenza di quel ghiaccio che l’aveva avvolta era molto simile a quella del suo sogno…
Ma era davvero possibile?
C’era solo un modo per scoprirlo!
“Anna devo tornare ad Ahtohallan!”
Anna ebbe di colpo un orribile sensazione, come se fosse sicura che se avesse lasciato andare Elsa non sarebbe più tornata e le vennero in mente le parole di Granpapà.
“Elsa sei curiosa e libera ma devi accontentarti di quello che hai o rischi di perdere tutto per sempre, noi siamo qui adesso, tu hai trovato te stessa e siamo insieme, cosa puoi volere di più?”
“Anna tu hai ragione ma io devo sapere la verità, per qualche motivo il mio cuore la desidera più della mia stessa vita: sento che questa è una cosa per me di vitale importanza!”
“Allora vengo con te!”
Elsa prese le mano della sorella.
“No, è una cosa che devo fare da sola, ti prego fidati di me”
“L’ho sempre fatto ma non riesco a fare a meno di preoccuparmi comunque per te!”
“Tornerò presto, promesso!”
Le disse, quindi montò su Nokk dirigendosi al galoppo verso Ahtohallan. C’erano fin troppe cose che non quadravano e lei era determinata più che mai a scoprire cosa stesse realmente accadendo.
Una volta tornato nella sua realtà, Jack sentì girargli enormemente la testa ma non era sicuro se fosse dovuto al “viaggio”, ai suoi sentimenti o a ciò che avrebbe dovuto comunicare ai guardiani.
Probabilmente era un mix di tutte e tre le cose.
Sospirò profondamente, deciso ad affrontare subito la cosa, quindi aprì la porta della sala di Nord.
Ovviamente fortuna voleva che fossero tutti lì che sorvegliavano il corpo dormiente di Elsa in trepidante attesa.
Non appena lo videro entrare tutti si fiondarono su di lui urlando il suo nome.
“Jack sei tornato!”
Dissero quasi all’unisono, compreso Sandy che fece comparire lo stesso messaggio sopra la sua testa con la sua polvere d’oro.
“Come è andata?”
Solo Nord azzardò però quella domanda e con un sorriso speranzoso di cui solo lui era capace con la sua solita positività.
“Il nostro Pitch ci aveva ingannati per comunicare con il Pitch di quella realtà, inoltre Elsa aveva perso i suoi ricordi… lo scopo del nostro Pitch era quello di far impadronire la sua versione del passato di questa pietra”
Mostrò a tutti la pietra che aveva portato con sé.
“Voleva sbarazzarsi di Elsa e convincermi a rinunciare ai miei poteri usando questa pietra, così ne io ne Elsa saremmo tornati qui: in questo modo entrambi i Pitch avrebbero ottenuto una vittoria nelle loro epoche”
Tutti rimasero per qualche istante a bocca aperta ma Jack proseguì il racconto prima che potessero dire altro.
“Ma abbiamo fermato il Pitch del passato, io non ho rinunciato ai miei poteri e Elsa non è morta, quindi il loro piano è decisamente fallito”
I Guardiani esultarono dando un sospiro di sollievo dopo la tensione che aveva portato Jack con il suo racconto.
Nord puntò un dito accusatorio contro Jack.
“Per mille Natali volevi farci prendere un colpo? Perché non lo hai detto subito? Lo sai quanti anni ho?”
Era ovviamente una domanda retorica.
“Ragazzino impertinente, volevi giocarci un altro dei tuoi scherzi fuori luogo? Potresti evitare di divertirti alle nostre spalle per una volta?”
Aggiunse seccato Calmoniglio ma visibilmente sollevato del fatto che fosse andato tutto bene.
“Quindi tra poco Elsa si sveglierà qui, giusto?”
Concluse entusiasta Dentolina con un sorriso da fare invidia alla pubblicità di un dentifricio.
“Elsa non tornerà”
Rispose Jack con una freddezza e immediatezza che lasciò tutti senza fiato, ribaltando completamente le loro espressioni.
Un punto di domanda comparve sulla testa di Sandy come a chiedere ulteriori dettagli.
“Elsa non ha riavuto i suoi ricordi ma era felice in quella realtà ed è la realtà a cui appartiene, non me la sono sentita di riportarla qui”
“Ma anche questa è la sua realtà adesso, lei è una Leggenda!”
Replicò Dentolina.
“No, lei è il quinto spirito: per questo è nata con i poteri e lo ha potuto scoprire solo tornando nella sua vera epoca”
“Il ghiaccio ti ha congelato il cervello per caso? Lei è anche la regina delle nevi, la Luna l’ha scelta”
Rispose prontamente Calmoniglio.
“No, lo ha fatto Pitch portandomi nella sua epoca e alterando gli eventi, la Luna ha solo dovuto rimediare in qualche modo”
“No Jack, Calmoniglio ha ragione: Manny interviene molto di rado e quando lo fa non è per caso…”
Provò ad aggiungere Nord ma Jack lo interruppe.
“Eppure mi ha fatto tornare qui senza di lei! A quanto pare quindi anche lui la pensa come me!”
“Ma non è così che funziona…”
Ma Nord fu zittito nuovamente da Jack.
“Ormai le cose stanno così, la polvere di Pitch è finita e Elsa è felice, inutile farne un dramma. Scusatemi ma torno ai miei doveri di guardiano, sono stato via anche troppo”
Rispose con tono secco volando via e lasciando tutti letteralmente senza parole per qualche istante.
“Calmoniglio che fai ancora qui? Va da lui!”
Lo rimproverò Dentolina.
“Eh? Perché io?”
Dentolina alzò gli occhi al cielo.
“Perché sei il suo migliore amico!”
“C-COSA? Non sono il suo migliore amico! E poi mi sembra chiaro che voglia stare da solo!”
“E’ visibilmente sconvolto, ha bisogno di qualcuno che gli sia vicino con cui confidarsi!”
“In tal caso mi sembri molto più adatta tu per parlare di certe cose!”
“Ma io sono una ragazza, in questo caso Jack necessita di solidarietà maschile!”
“Nord allora! Lui è sicuramente la persona adatta per parlare a cuore aperto e sollevare il morale alle persone! Io finirei solo per litigare…”
In risposta Nord diede una spinta a Calmoniglio dietro la schiena.
“Calmoniglio, Dentolina ha ragione: Jack ha bisogno del suo migliore amico quindi và e fai più il Guardiano e meno il coniglio!”
“Ehi ho detto che non sono il suo migliore…argh e va bene! Ma poi non ve la prendete con me se finisce per essere più contrariato di quanto non lo sia già!”
Detto questo Calmoniglio fece apparire una tana sotto i suoi piedi per viaggiare velocemente fino a Jack.
.........................................................................................................................................................................................................................................................
Salve a tutti, mi scuso per la lunghissima assenza ma sono tornata per finire la presente fic! Lo so è passato praticamente un anno ma è stato un anno difficile: è iniziato con il classico blocco dello scrittore e poi sono venute tante cose come il cambio di lavoro e ahimè anche il Covid che mi hanno portato via il già poco tempo a mia disposizione.
Passato un po' il periodo più burrascoso, credevo che ormai a nessuno più importasse della mia fic o se ne ricordasse invece sono stata piacevolmente sorpresa dal vedere varie persone contattarmi per sapere come stessi e se avessi intenzione di continuarla. Ringrazio queste persone perché mi hanno letteralmente fatto tornare la voglia e l’ispirazione per scrivere. Così mi sono messa a rileggere la mia fic e a riprendere la scrittura del capitolo presente da dove l’avevo interrotta. Colgo l’occasione quindi per ringraziare sempre chiunque sulle fic o in privato impieghi del suo tempo per commentare, recensire o anche solo parlare, consigliare e fare domande, perché che sia la prima volta o meno che lo facciate sappiate che anche un solo piccolo gesto può significare molto per uno scrittore e anche una singola recensione in più può aiutarlo in vari modi, come è successo a me!
Ma parliamo del capitolo adesso: ho iniziato il capitolo con un piccolo salto temporale perché non volevo che la storia si soffermasse troppo sulle parti simili al film e anzi da adesso in poi ufficialmente inizia la parte totalmente autonoma dagli eventi del film.
L’inizio del capitolo era la parte che avevo scritto ormai tempo fa e che mi aveva portata al “blocco” ma rileggendo tutta la storia il continuo mi è venuto ed ho scritto abbastanza di getto.
L’atto di vero amore di Anna di mettere al primo posto il volere di Elsa di salvare la foresta piuttosto che i suoi sentimenti fa sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa (come avvenuto nel film più o meno).
Jack decide di “fare la cosa giusta” e tornare nella realtà a cui appartiene.
Elsa dal suo canto capisce i sentimenti che provava per Jack e si dispera per la sua morte eppure un qualcosa la spinge a fare un ultimo atto disperato.
Secondo voi hanno fatto bene? Cosa avreste fatto al loro posto? Cosa accadrà adesso?
Intanto Calmoniglio è stato “convinto” ad andare a provare a sollevare il morale a Jack, ci riuscirà?
Nel prossimo capitolo ci sarà una mia personalissima interpretazione dell’ultima canzone che sarà presente nella mia fic e adeguata alla mia storia.
Aspetto i vostri commenti/ipotesi/domande o varie ed eventuali, intanto ci vediamo al prossimo cap (tranquilli non aspetterete molto tempo stavolta, promesso!)
Ps: ho avuto molti problemi col caricamento delle immagini su NVU, il metodo che usavo prima non funziona e ho dovuto caricarle su tinypic e poi inserire il link nell'editor di EFP ... avete un metodo più veloce da suggerirmi?
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3875891
|