Dal punto di vista del sole

di ArIeL_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alice ***
Capitolo 2: *** 2. Colpa del destino. ***
Capitolo 3: *** 3. Gli amici ti salvano la vita, e anche il cuore. ***
Capitolo 4: *** Per l’ultima volta, o forse no. ***
Capitolo 5: *** Essere felici. In fondo non è questo quello che conta? ***
Capitolo 6: *** Tra passato e cuore. ***
Capitolo 7: *** Coraggio! ***



Capitolo 1
*** Alice ***


  1. Alice.

Alice è una ragazza di ventisei anni, e no, non viene dal paese delle meraviglie, o per lo meno non da quello dei cartoni, anche se potrebbe sembrare che ogni tanto lei si chiuda in quel suo silenzio carico di fantasie e cose che vorrebbe fare, ma che per un motivo o per un altro non riesce mai a costruire. Ha il fisico molto gracile, a parte i fianchi un po’ più larghi di quanto lei sperasse, le gambe sottili ed è alta più o meno nella media, Alice non è chissà quale top model ma ha sempre cercato di rendersi migliore agli occhi degli altri, lei che ha vissuto per anni di insicurezze e paure. Non dovrebbe importarle del giudizio degli altri, questo lei lo sa, ma il desiderio di somigliare alle sue coetanee l’ha spinta spesso e volentieri ad impegnarsi e a curarsi di più. Ha i capelli scuri, anzi, aveva i capelli scuri, perché poi una mattina si è alzata ed ha deciso che voleva colorarli, prima di rosso come la passione che vive in lei da sempre oppure di viola come gli ostacoli che le impediscono di realizzarsi in quello che ama fare,è sempre stata una ragazza vittima dell’indecisione perenne,  poi però ha deciso e li ha solo schiariti, dorati come i raggi del sole che quella mattina la sfioravano dalle grandi finestre dell’aereoporto di Milano. Vi chiederete cosa ci fa li, una ragazza figlia della terra del mare e del sole, all’estremo opposto di dove dovrebbe essere, con una valigia in mano e tutti i sogni in testa, era appena arrivata e già vedeva tutto dal punto di vista del Sole. Alice ha mille sogni dentro quella valigetta che stringe tra le mani, la libertà di essere qualcuno di ricominciare e di vivere come mai aveva fatto. La sua terra e le sue origine le avevano imposto un modo di vivere che le è sempre stato stretto, che le impediva di crederci davvero, lei amava vivere li circondata dal calore e dall’affetto dei sui cari, ma sentiva che il suo posto non era quello e tutto si fece più complicato quando quella mattina di dieci anni prima aveva incontrato lui. Il lui di cui parlerò lo chiameremo D. ,
Lo ha incontrato una sera in cui aveva perso le speranze , in cui anche l’ultimo briciolo d’amore che aveva se l’era portato via il mare, calmo quel giorno, fin troppo calmo. Lei ha sempre creduto nelle favole e nel principe azzurro, un po’ patetico per una ragazza della sua età, però ci credeva per davvero e sognava tutte le notti quell’incontro magico, le piaceva leggere libri romantici, guardare film romantici, inventarsi storie romantiche e viverle, si, le piaceva anche viverle quelle storie sulla quale fantasticava sempre, Alice aveva il cuore puro e semplice, non aveva mai conosciuto l’amore, l’aveva solo letto, immaginato, guardato da lontano negli occhi delle sue amiche già fidanzate da tempo, le piaceva fissare il mare e spesso dal balcone di casa sua dedicava canzoni alla luna mentre guardando una stella pregava perché l’amore la trovasse, una di quelle sere d’estate quando tutto tace nel buio di un terrazzo, qualche stella doveva aver preso la sua richiesta sul serio, la mattina dopo l’avrebbe incontrato, non li, non dove sperava, ma molto in fondo al suo cuore.
Ma facciamo qualche passo indietro, Agosto duemiladieci, uscita dalla scuola dopo i cinque anni più stressanti che una ragazza fragile e dolce come lei potesse sopportare, Alice non ha mai avuto buoni rapporti con gli altri, poche amiche, nessun amico, e molti, moltissimi conoscenti, non era facile comunicare con lei, era una ragazza con pochissime parole da esprimere ma se le guardavi gli occhi potevi leggere il mare di parole che aveva dentro e che per paura non riusciva a dire. La scuola l’aveva resa ancora più insicura, il confronto con le altre coetanee la rendevano incapace anche di potersi difendere da sola, figuriamoci se la difendevano gli altri, << ma lo porti il reggiseno? >> sentiva spesso dire dalle sue compagne di classe alle scuole medie, che lo facevano solo per farla sentire più a disagio di quanto già lei non fosse di suo, le mancava il coraggio di rispondere e di tacere e allora piangeva, piangeva tantissimo.  << ma l’hai mai baciato un ragazzo? >> le domande che seguirono furono di questo tipo all’inizio della scuola superiore, domande che la facevano sentire sempre più strana e sempre più fragile, non sapeva che rispondere e come rispondere, allora continuava a chiudersi in se stessa, finchè chiudersi cosi tanto non le costò la freddezza nei rapporti con le persone, la sfiducia in se stessa e negli altri, Alice voleva con tutta se stessa aprirsi e confidarsi, avere qualcuno con la quale condividere i pensieri, l’unica cosa che riuscì a fare fu rifugiarsi tra le pagine del suo diario segreto, nascosto sotto il cuscino nella sua stanza, pagina dopo pagina, quelle parole le salvarono la vita. Quella penna aveva il potere di farla parlare con tutte le parole più belle che conosceva, quelle pagine rosa accoglievano i suoi sentimenti ed ogni tanto si bagnavano di qualche lacrima, ci si buttava dentro, trascurando tutto il resto, quando scriveva esistevano solo lei e i suoi pensieri. Gli raccontava di quanto fosse prepotente quella ragazza che la prendeva in giro tutto il giorno a scuola solo perché aveva i capelli biondi ed era più bella lei, oppure di quell’amica che credeva Amica ma che ha rivelato i suoi segreti a tutta la classe, facile fidarsi, pensava prima di questa brutta storia, non si fidò più.  

Di nessuno.

Ancora più spesso però raccontava di un ragazzo, un certo L. incontrato sulla spiaggia del lido dove andava da sempre con i suoi genitori, un biondino qualche anno più piccolo di lei, per la quale se ne vergognava anche, s’era innamorata perdutamente, pur non conoscendo altro che il nome, raccontava di quelle rare volte in cui lui , sicuramente per sbaglio, le toccava la mano o le rivolgeva la parola, raccontava però anche di quanto quest’amore non corrisposto le facesse male, male da non avere nemmeno la forza di voltare pagina e dire basta. Lei non lo sapeva dire basta, su niente, a qualsiasi cosa dava una seconda possibilità, la trattavano male? Lei concedeva la possibilità di riparare, non l’amavano? Lei stava sempre li ed aspettava, paziente o meno, il giorno in cui anche lei avrebbe vissuto qualcosa di simile all’amore, anche perché non sapeva di preciso cosa fosse, in quel momento l’amore per lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, profumava di acqua del mare ed aveva un nome. Ma l’amore non era quello, Alice doveva immaginarselo, probabilmente lo sapeva ma ne era talmente folgorata che tutto ciò che vedeva era lui e la sua stessa tristezza. Non conosceva altro che quello, il tutto era reso più difficile dalle domande che le frullavano per la testa, ad esempio se fosse all’altezza di un amore come quello che immaginava sempre, o se magari potesse fare qualcosa per rendersi migliore di quello che era. La sfiducia l’aveva fatta diventare l’ombra di se stessa, quasi non le importava più di niente, finchè quella mattina di Agosto il destino decise che forse qualcosa poteva cambiare, il fato le stava dando la possibilità di vivere qualcosa di nuovo qualcosa che le avrebbe condizionato la vita, ogni giorno.

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Capitolo 2
*** 2. Colpa del destino. ***


Colpa del destino.


Alice quel giorno andò a casa dei suoi zii in una località di mare vicino casa sua, c’era già stata qualche altra volta in precedenza ma nell’ingenuità non aveva mai fatto caso a nulla, il sole forte e prepotente le picchiava in testa mentre percorreva il passaggio di legno che la portava alla riva, un leggero venticello le portava indietro i capelli corvino, l’acqua era cristallina e i sassolini scottavano sotto i suoi piedi nudi mentre si accingeva alla riva sfiorando l’acqua.
Era fredda, fredda come il suo cuore che non credeva più a niente, eppure era agosto, ma agosto non vuole dire che tutto debba bruciare il suo cuore non bruciava e nemmeno riusciva a scaldarsi. I suoi pensieri vagavano già guardando l’orizzonte, lei si fermava sempre a guardarlo, le dava un senso di infinito e di pace, un paio di barche creavano onde a largo che piano si avvicinavano alla riva infrangendosi prima sugli scogli, proprio come i suoi pensieri bloccati qua e la dalle sue insicurezze. Alice aveva messo un costume azzurro, non era da lei mettere qualcosa di appariscente, ma quell’estate nonostante la sua perenne sfiducia nel mondo aveva voglia di mostrarsi un po’ più diversa, un po’ più se stessa, magari , pensava che qualcosa poteva cambiare, dentro di se sperava di crederci per davvero, ed aveva sfoggiato questo costume come se fosse la prova del coraggio che ci aveva messo di superare le sue insicurezze e le sue paure, sembrava che la gente da fuori ci credeva.

Lei no però, lei non ci credeva mai.

L’acqua fresca adesso le accarezzava la pelle, chiuse gli occhi sentendo sul viso il calore dei raggi del sole, era in estasi ed in pace con se stessa, solo li in mezzo al mare lontano dagli sguardi della gente ritrovava la vera lei.
Ma parliamo un attimo di D.
D. aveva i capelli un po’ ricciolini la pelle abbronzata dal sole e degli occhi verdi da perderci la testa, non era di quella zona, non lo era nemmeno di quella di Alice, veniva da molto più lontano anche se lei pensò subito che un amore come quello non poteva esserlo così tanto. D. veniva da Milano era li per caso, finita la scuola probabilmente  anche lui aveva deciso di passare le vacanze li dove sono iniziate tutte le speranze di Alice, tra il mare, le feste e la notte, s’incontrarono al tramonto di un giorno come gli altri. Complici di sguardi intensi quel tramonto Alice non ebbe mai il coraggio di dimenticarlo, lo aveva incontrato così, una passeggiata fatta in riva prima di risalire a casa, e lui era li guardava l’orizzonte come faceva sempre lei, con gli stessi occhi solo di colore diverso. Non seppe bene cosa ci vide in lui, solo che le gambe le vacillarono per qualche secondo quando si soffermò a guardarlo, dimenticò amori precedenti, tristezze e lacrime, solo che lei non era capace , non era capace di andare li e disturbare quel momento, Alice avrebbe voluto buttarsi tra le braccia di quello sconosciuto e dirgli che sapeva perché guardava l’orizzonte con tanta insistenza, entrambi speravano in qualcosa, lo stesso qualcosa.
Purtroppo la timidezza di Alice la costringeva a nascondersi dai suoi stessi desideri, non aveva il coraggio di prendere parola di buttarsi in qualcosa forse più grande di lei, il suo diario le stava ormai stretto, ci raccontò anche di D. e promise a se stessa che se fosse stato l’amore della sua vita avrebbe smesso di avere paura.
Solo che le paure come le sue , non la aiutavano a mantenere questa promessa che suonava davvero come una quasi verità, parlarono a lungo poi quando le barriere che aveva costruito furono abbattute con decisione da un sorriso come quello di D. Alice pensò che tutto quello che stava vivendo fosse appena uscito da una delle sue storie romantiche, non riusciva a credere che qualcuno si fosse avvicinato a lei, che fosse riuscito addirittura a far crollare quei muri di cemento che lei s’era costruita per difendersi, che qualcuno l’avesse presa per mano, che nel giro di pochi giorni fu capace di sciogliere il ghiaccio dentro al suo cuore, di farci nascere perfino un fiore, lei che era cresciuta tra i fiori ma che sembrava non averne visto mai nemmeno uno.
Il silenzio che seguì il ritorno a casa di Alice, non ebbe eguali, fissava sempre tutti i giorni l’orizzonte dal balcone di casa sua, come se continuare a guardarlo le potesse dare la pace che stava cercando, quella casa però era diventata troppo fredda, troppo stretta per accogliere di nuovo tutti i suoi sogni. L’autunno aveva preso il sopravvento sul suo stato d’animo che adesso profumava di pioggia, sapeva che non c’era nulla da fare, che poteva nuovamente chiudersi tra le pagine del suo diario che nel frattempo aveva smesso di aprire, non aveva nemmeno il coraggio di scrivere, e lei amava moltissimo buttarsi tra le parole, ma con la fine dell’estate il mare si portò via ogni speranza. Fortunatamente aveva avuto il coraggio di aprire la rubrica e di inviare quel maledetto messaggio, << come va? >> un semplicissimo come va, che in realtà voleva dire altro, ma Alice con le parole non ci sapeva proprio fare e nemmeno con i sentimenti, per questo nonostante il dolore d’aver perso ancora una volta un’ occasione si rimboccò le maniche cercando di andare avanti per quanto possibile.

Per quanto?.

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Capitolo 3
*** 3. Gli amici ti salvano la vita, e anche il cuore. ***


Gli amici ti salvano la vita, e anche il cuore.
 

Alice non aveva mai avuto molti amici, a dire il vero non si fidava mai di nessuno, ciò nonostante furono due le persone che le si avvicinarono con il tempo, due ragazze che non ebbero paura delle sue insicurezze, che guardarono oltre il giudizio degli altri, le chiameremo V. e P.. 
P. l’aveva conosciuta ai tempi della scuola, in verità le era stata sempre un po’ antipatica, ma Alice non si fermava mai all’apparenza come potrebbe sembrare, lei scrutava dentro l’anima delle persone prima di valutarne l’essenza. P. era una ragazza molto solare e allegra, aveva i capelli lunghi e lisci che le piaceva colorare, una volta castano chiaro e una volta di nero. Ha sempre avuto un carattere molto introverso, nonostante la sua indole ad essere molto aperta, anche con chi non meritava le sue parole, e da quando aveva scoperto la vera anima di Alice le era rimasta accanto. A differenza sua P. non aveva mai avuto peli sulla lingua, era una persona che se qualcosa non le andava bene la doveva dire anche a costo di far male, ma Alice lo sapeva, e nonostante lei non riuscisse ad essere così diretta le andava bene ed accettava sempre ogni suo prezioso consiglio. V. l’aveva conosciuta sempre a scuola, in classi diverse e di un anno più piccola, V. era una ragazza dai capelli castani un po’ ribelli, una persona dolcissima che nascondeva dentro al suo cuore mille sfaccettature di miele, sembra una cosa esagerata, ma era così, fuori decisa e razionale, non faceva mai trasparire un po’ di tristezza, ma dentro moriva dalla voglia di incontrare l’amore, quello per cui ormai stentava a credere. Loro sono state il salvagente di Alice moltissime volte, le risate insieme , i pianti insieme, le confidenze, l’avevano aiutata almeno un po’ a recuperare quello che era rimasto della sua fiducia nel mondo. Alice ne aveva avuto bisogno anche in quei mesi bui, anche quando sembrava che niente potesse riuscire a farle tornare il sorriso. Lei ci aveva provato a lasciar perdere solo che D. le aveva scoperto l’anima l’aveva vista nuda nelle sue insicurezze e sapeva bene dove erano nascoste le sue paure, Alice s’era lasciata andare, aveva svelato i suoi segreti e le sue ansie ad uno sconosciuto, credendo di poterlo addirittura  amare, pensava che fosse giusto, era decisa, era decisa a capire, ad ascoltare il suo cuore almeno per una volta. 

Non l’aveva fatto mai.

E le faceva paura quella sensazione li.
Lei non decideva mai nulla anche quando c’era da scegliere tra la cosa più bella della sua vita e quella più brutta lei sceglieva di non decidere, si manteneva sul limbo facendo scegliere al destino, ci aveva sempre creduto un po’ troppo e questo spesso le costava una sensazione nuova che le bloccava il respiro alla gola, l’ansia, l’angoscia del non saper che fare. Alice non l’aveva mai baciato un ragazzo, non sapeva nemmeno come fare, se l’era immaginato moltissime volte, ogni messaggio, ogni chiamata, e la  voce di lui, un po’ strana a dire il vero, insomma ogni cosa che lo riguardava sapeva d’amore, s’era dimenticata tutto il resto, la vita, la scuola, le amiche e stava iniziando un percorso di crescita dentro di lei, si riscoprì bella, con i capelli un po’ più corti, si voleva più bene, e gli voleva più bene, ogni giorno che passava sentiva quel piccolo fiore dentro di lei crescere sano e forte. 

Forse lo amava già. 

Ma in fondo cosa ne sapeva lei?, piangere, non la rendevano meno insicura di quell’amore così disperato, anzi quei due si davano una forza immensa, si tenevano stretti in un abbraccio invisibile e le loro mani si sfioravano sulla tastiera di un telefono. C’erano milletrecentoquarantadue chilometri a dividerli e li sentivano ogni giorno, sentivano il peso di quei numeri sulla cartina geografica, Alice segnava il percorso a matita, come se tracciare quei segni la aiutasse a muovere un passo verso di lui, poi però lo cancellava, lei non pensava che un giorno avesse avuto a che fare con un amore così distante ma così bello, e ci provò con tutte le sue forze a liberarsi da quella stretta al cuore che le stava costando il lume della ragione, visse così per un paio di mesi con una lampadina accesa dentro al buio infinito che le si era aperto davanti. 
Alice sapeva però che prima o poi il destino le avrebbe concesso un’altra possibilità che non l’avrebbe dimenticata, ed aveva aspettato quel momento così paziente che quando arrivò non seppe nemmeno lei come affrontarlo.  Il suo primo bacio la fece sentire come se fosse nata di nuovo, un po’ impacciata, su quella panchina del parco più grande della città, fu come l’aveva sognato mille volte, con il cuore a mille e le mani sui suoi capelli castani, non avrebbe potuto desiderare sensazione più bella, aveva scoperto la bellezza di uno sguardo, lo stupore di un sorriso ingenuo,quel ti amo detto con gli occhi lucidi, con la colpevolezza che forse non se lo sarebbero detti più labbra su labbra, scoprì la tenerezza del tenersi per mano, quella stretta così forte e decisa. 

Chi l’avrebbe lasciata mai quella mano? Lo pensava ogni volta che incrociava i suoi occhi verdi. 

V. e P. erano così contente di vederla sorridere di nuovo che quasi non ci credevano, avevano paura però, perché Alice in quel momento non ci pensava al suo cuore. 

Loro si, se ne prendevano cura ogni giorno.

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Capitolo 4
*** Per l’ultima volta, o forse no. ***


Per l’ultima volta, o forse no.


Per quanto il destino le stesse sorridendo, ben presto tornò al suo posto, solo che Alice si era resa conto da poco di avere un cuore a cui dare spiegazioni,  seduta su quella poltroncina del bus che l’avrebbe portata a casa, guardava in alto per non piangere di nuovo, un ultimo saluto veloce dal finestrino appannato, mentre lui la guardava, ottobre era passato soltanto da un giorno ma dentro di lei s’era già insediato il gelo.
Alice non voleva, non voleva andare via, avrebbe voluto scendere e corrergli incontro, ci tentò anche qualche volta a muovere una gamba e poi l’altra per alzarsi, ma la ragione la teneva stretta tra le sue braccia, incatenandole anche il cuore, sapeva che non l’avrebbe più rivisto, sapeva che sarebbe finito tutto li.
Ma si era fatta delle promesse Alice, si era promessa che non avrebbe amato più, che quello sarebbe stato l’unico amore della sua vita. Ci credeva con una convinzione da far paura, i suoi occhi neri gridavano, un rumore che superava anche il motore delle macchine, D. teneva lo sguardo fisso su di lei ad ogni passo, e le sentiva quelle urla.

D. adorava guardarla negli occhi, ci vedeva le sue stesse emozioni, sapeva che non ci avrebbe mai rinunciato.
Nemmeno lui.


Passarono mesi, Alice doveva ricominciare, doveva alzarsi e uscire, doveva divertirsi, insomma doveva rivivere e ci provava ogni giorno, aveva smesso di scrivere nel suo diario, lo aveva conservato in un cassetto sotto una montagna di lettere mai inviate. Ma non aveva smesso di sognare, portava quel ricordo così stretto nella mente da annullare tutto il resto. Il suo romanticismo però si spense a poco a poco, il fiore dentro di lei appassiva ogni giorno di più ed il suo cuore tornò gelido come la neve nel freddo di Dicembre. Era diventata quasi un ossessione, non riuscivano a separarsi da quei messaggi, da quelle parole e da quei ricordi. Entrambi ci avevano messo un punto una, due, tre, cento volte, ma tornavano sempre li, col cuore nelle mani e un “mi manchi” di troppo.
Alice non l’aveva vista mai la neve o per lo meno, si limitava a guardarla dal balcone di casa sua,da un lato la montagna che si ergeva maestosa, dominava tutta la città, dall’altro il mare pieno di ricordi, Alice faceva un tuffo nel passato ogni volta che si soffermava a guardarlo, solo che lei non era abbastanza brava per rimanere a galla, e allora ci affogava, ogni maledetta volta.
Alice aveva imparato a nuotare molto tardi, le faceva paura il vuoto sotto di lei, le mancava il respiro, però lei ne aveva di coraggio, lo teneva nascosto per uscirne un po’ alla volta in base alle situazioni.  Le piaceva ballare e per imparare a nuotare fingeva di fare dei passi di danza, muovendo le gambe dentro l’acqua, aveva un modo tutto suo di affrontare i piccoli problemi della vita, ma poi ce la faceva, in un modo o nell’altro ce la faceva sempre. Quando era piccola Alice sognava  moltissimo, aveva frequentato per nove lunghi anni danza classica, la danza le permetteva di mettere in mostra le sue capacità, la musica, le prove, la facevano impegnare davvero in qualcosa, e quell’impegnarsi costantemente la rendevano felice, si sentiva se stessa anche così, il palcoscenico metteva in luce le sue più grandi paure ma allo stesso tempo le dava la possibilità di superarle, soltanto che la scuola con gli anni non le permise di continuare, il carico di lavoro  la portò volente o nolente a rinunciarci per non riprendere mai più. Non le mancava però, perché Alice dentro di sé aveva moltissime passioni, le piaceva disegnare , anche se non lo sapeva fare per niente, le piaceva tanto cantare, soprattutto quando era triste, si metteva li e cantava come se nessuno la potesse sentire, aveva anche una bella voce.

Ma lei non lo diceva mai a nessuno.

Con l’arrivo della primavera sembrava che il sole si fosse portato via tutti i ricordi sbagliati di Alice, cercavano di sentirsi sempre meno, aspettavano i compleanni e le feste per parlarsi ancora una sola volta.

Ma mai, mai l’ultima.                    

L’ingenua ragazza di cui ho parlato finora lasciò spazio ad un’Alice molto più determinata, vi sarete chiesti come mai questo cambiamento così veloce nel tempo?! Lei pensava fosse l’arrivo dell’estate, il desiderio di dedicarsi a quello che amava fare, la consapevolezza che quelli erano soltanto ricordi e niente di più, invece si trattava di un lui, un lui diverso da D. forse l’opposto, sto parlando di G. si chiamava così.

Aveva fatto rifiorire Alice come nemmeno la primavera con i fiori aveva  potuto fare.

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Capitolo 5
*** Essere felici. In fondo non è questo quello che conta? ***


Essere felici. In fondo non è questo quello che conta?.



G. aveva i capelli castani, molto corti, e dei bellissimi occhi dello stesso colore dei capelli, l’aveva colpita subito, forse perché lei era ancora un po’ scossa,

ma lui, sembrava che la reggesse in piedi ogni volta che la guardava. 

Si frequentarono per moltissimi mesi che ben presto si trasformarono in anni. Alice non si rendeva conto di come il tempo fosse passato in fretta, di tutti i momenti bellissimi che aveva vissuto e stava vivendo con G. lui le regalò un amore diverso, un amore maturo e pieno di comprensione, insomma G. doveva per forza essere l’uomo della sua vita, con la quale avrebbe voluto avere un futuro, quel futuro meraviglioso che aveva sempre sognato, se non fosse che D. si presentava nella sua vita ripetutamente, una ricordo alla volta, una canzone alla volta.  Ma Alice aveva l’uomo della sua vita accanto a sé e non se lo sarebbe fatto scappare per nulla al mondo, lo amava moltissimo ed anche se ogni tanto si faceva sfuggire qualche ricordo, lei non se ne prendeva cura, ciò che stava vivendo era un amore come quelli che ti risollevano da terra quando cadi, come quando hai una mano sempre pronta ad aiutarti, Alice era caduta milioni di volte tra i vuoti che le sue paure le avevano lasciato per terra, ma G. era li, ed ogni volta che cadeva le dava un motivo in più per rialzarsi. Alice era stata sempre una sognatrice, non smetteva mai di chiudersi nel suo mondo ogni tanto, dando le persone per scontate anche troppo spesso, era uno dei suoi difetti, come quello di farsi tormentare ancora dai ricordi.  Al cuore non si comanda, Alice non lo sapeva e pur di fare la cosa giusta s’è fatta la guerra con se stessa, solo che i litigi con G. si facevano sempre più frequenti, e cadde nella consapevolezza che forse, per quanto si fosse sforzata di mettere da parte quei momenti, non aveva potuto cancellarli del tutto. Dentro di lei si era insinuata di nuovo quella strana sensazione di nostalgia che non aveva più da tempo, forse era l’estate che stava arrivando, forse era che con G. non andava più bene, forse non aveva cancellato niente. Erano passati molti anni ormai, non sapeva più nemmeno che persona  potesse avere davanti, eppure quelle notti passate a cacciare via ogni pensiero, quelle canzoni che per paura non aveva ascoltato, quei messaggi cancellati con le lacrime agli occhi, le stavano parlando talmente chiaro da non poter avere dubbi.
Alice non voleva nemmeno pensarla una cosa simile, le faceva male solo immaginare di poter ferire G. che nel frattempo l’aveva lasciata sola, ed era andato a lavorare dove non c’è mai il sole, a milletrecentoquarantadue chilometri da lei. Il dolore l’ha spinta a contare nuovamente i numeri su quella cartina geografica che aveva messo da parte ma che aveva dovuto riprendere in mano. Quel foglio aveva ancora i segni disperati a matita che univano le due città, provò a tracciarne il segno di nuovo. E poi ancora, e ancora una volta. Doveva capire dove andare se cominciare una vita nuova accanto a G. oppure seguire il cuore. Alice chiuse gli occhi nel momento in cui sul suo telefono arrivò un messaggio “ti sto aspettando”. 

La stavano aspettando.

Alice era li dopo mesi di silenzio, all’aeroporto di Milano, con in mano una valigia, piena di speranze, aveva preso in mano il suo destino ma stava ancora aspettando che il suo cuore potesse dirle cosa fare. Poteva girarsi dal un lato e prendere un treno, oppure guardare dal lato opposto e prenderne un altro. Stringeva forte la valigia tra le mani con tutta l’energia che aveva addosso, mentre si faceva coraggio, il cuore le stava urlando la risposta, che sicuramente era sempre quella più sbagliata. Alice aveva preso un treno, finalmente, lo aveva fatto con la consapevolezza che poteva sbagliare, che poteva tornare distrutta.

Ma aveva fatto ciò che in quel preciso istante la rendeva felice, e in fondo non è questo quello che conta?.

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Capitolo 6
*** Tra passato e cuore. ***


Tra passato e cuore.


Alice aveva scelto di seguire il suo cuore, per una volta nella sua vita aveva avuto la forza necessaria ed il coraggio di rischiare, di mettere in gioco il suo cuore, di mettersi in gioco lei stessa, quella forza gliel’aveva data D. che la ascoltava sempre nei suoi drammi sentimentali, l’aveva convinta di questo sentimento e che niente avrebbe più scalfito quell’amore così puro.
Alice aveva deciso di ascoltare quella voce chiusa dentro di lei che le gridava di dargli una possibilità, di dare a lei stessa la possibilità di essere felice. Aveva creduto nel suo sogno più grande, rivederlo dopo anni, sentire ancora quella stretta allo stomaco che tanto desiderava provare, sentire la sua voce, e allora aveva preso quel treno, era salita su quei vagoni stracolmi di gente e s’era fatta guidare dall’istinto, andava veloce, più veloce del suo cuore che batteva ogni secondo di più.
Alice stava per fare i conti con il passato, e stava per scoprire se ciò che aveva provato anni prima esisteva ancora. Solo che come tutti i sogni appena ci si sveglia rimangono solo un lontanissimo ricordo, s’erano visti per pochissimo tempo giusto il tempo di uno sguardo e di un abbraccio, un mi manchi sussurrato ed il suo profumo sui vestiti.

Alice aveva capito di amarlo senza confini, lo aveva guardato negli occhi il tempo esatto di un respiro, ed aveva capito che era pronta a seguirlo ovunque, ovunque lui volesse, era pronta a mettere se stessa da parte ancora una volta.

Il cuore le martellava nel petto come mai aveva fatto, quel viso così familiare, quelle mani così sue, non poteva nemmeno crederci che fossero li insieme, di nuovo, sembrava tutto talmente irreale, avevano aspettato quel momento per otto lunghi anni, s ‘erano promessi di fare mille cose, ma quel giorno fecero l’unica che non avrebbero mai voluto fare. Alice era scesa dalla macchina un po’ traballante di emozioni, il viso rosso e la pioggia, la pioggia che le batteva sulla testa.
Si, fu un giorno in cui il cielo era coperto di nuvole, un giorno come tutti gli altri, con la differenza che la voglia di incontrarsi s’era fatta troppo forte per ignorarla ancora, fu l’ultimo giorno che lo vide, dove le lacrime prendevano il posto della pioggia battente, lui non le disse niente, lasciò che il silenzio le facesse intendere ciò che voleva.


D. non riusciva a spiegarsi il perché di quelle sensazioni così strane, avrebbe voluto darle qualsiasi cosa, ma otto anni erano troppo lunghi, credeva d’amarla ancora e invece di lei amava soltanto il ricordo.

Alice non sapeva dire addio, e non lo fece nemmeno quel giorno, consapevole che quegli occhi non l’avrebbero più guardata come prima, anche se non glielo aveva detto, lei lo aveva capito, perché lui le sorrideva troppo, mentre lei aveva solo voglia di piangere. Alice non riusciva a credere d'essersi lasciata trasportare dal ricordo di qualcosa che forse non esisteva più, lui le aveva detto che l’avrebbe amata per sempre, solo che il per sempre esiste solo nelle favole, e Alice alle favole non ci credeva più.

E forse avrebbe fatto meglio a non crederci nemmeno quella volta.

Il dolore che quell’addio non detto le provocò, fu più grande dell’ultima volta, delusa, decise di metterci un punto, una volta per tutte. Cancellò i messaggi i più dolorosi, i più belli, i più disperati per non lasciare traccia voleva eliminare dalla sua testa tutti i ricordi. Alice credeva di liberarsi così del dolore, ma non si rendeva conto che più metteva da parte più ricordava ogni cosa. Lei sapeva bene che in certi posti non ci sarebbe più tornata, che certe canzoni non le avrebbe più ascoltate, che certi film non li avrebbe più visti, questa storia le cancellò l’amore dal viso, le spense il sorriso, non voleva credere più a niente e nessuno, si chiuse nella speranza di salvare se stessa da quel dolore che le trafiggeva il petto ogni notte.

Alice non aveva più niente in cui credere, si sentiva come prima di incontrarlo, aveva il vuoto dentro e sentiva l’eco delle sue risate abbandonarla, s’era promessa di non seguire più ciò che il suo cuore implorava, aveva solo un bisogno disperato di sorridere , solo che stavolta i motivi per sorridere se li era portati via lui.

Tutti lui.

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Capitolo 7
*** Coraggio! ***


                                                                               Coraggio!

 
Alice stava tornando a casa sua imprigionata da tutte le sue paure e insicurezze che nel frattempo si erano fatte spazio nuovamente dentro di lei, tra un pensiero ed un altro. Riviveva attimo dopo attimo quei momenti con lui mentre il taxi la riportava indietro, cercava in tutti i modi di capire cosa e dove avesse mai sbagliato. Immaginava tutto da capo, dal momento in cui s ‘erano incontrati, ai suoi occhi verdi fissi su di lei. Ripercorreva i gesti delle mani di lui e delle sue che sudavano per l’emozione, quel suo guardare fuori dal finestrino dell’auto per poi tornare a guardarla dritto negli occhi, sapeva che lui sentiva l’immensa paura di quel momento e la tensione che teneva Alice inchiodata al sedile. Lei aveva fatto attenzione ad ogni particolare, ma non trovava niente che potesse farle pensare a qualcosa di mancato, a qualcosa che poteva rovinare quella situazione.
Aveva solo il cuore a mille e di sbagliato non c’era proprio niente, anzi forse di sbagliato c’era solo l’amore per lui.
Ma per quello, non poteva far nulla se non assecondare il suo cuore.
Il taxi lasciò Alice sulla strada opposta verso l’aeroporto, aveva deciso di fuggire da quella situazione ed il taxi sembrava l’idea migliore, soprattutto perchè prendere un treno in quel momento avrebbe allungato quegli attimi di sofferenza. Alice però adorava viaggiare in treno, quando era piccola spesso prendeva quello extraurbano che portava ai paesini, andava a trovare la nonna. Era sempre una gioia per lei andare in campagna dai nonni, abitavano sempre così lontani per lei che non si muoveva mai da casa, però quando arrivava gli correva incontro, Alice adorava i suoi nonni erano come dei secondi genitori con qualche ruga in più è ovvio. La casa di nonna profumava sempre di qualcosa di fritto, erano cotolette, o patate fritte, o semplicemente le melanzane per la pasta al forno, ingrassava di due kg ogni volta che andava a trovarli. Ma non poteva rinunciarvi, perché poi finito il pranzo il nonno andava a fare una passeggiata in campagna e la nonna le si sedeva vicino e le raccontava gli aneddoti amorosi (prima del nonno), per lei erano veramente dei momenti seri e divertenti allo stesso tempo, la nonna le raccontava con un misto di tenerezza e malinconia, “è stato il più grande amore della mia vita” le aveva confessato un giorno, all’orecchio per non farsi sentire dal nonno, mentre distrattamente beveva una tazza di tè, Alice riconobbe un pizzico di malinconia nella voce, sua nonna doveva aver amato tanto un’altra persona ma aveva trovato in suo marito la serenità per vivere felice, forse l’amore da solo a volte non basta.

Alice avrebbe voluto parlargli di D. adesso, magari la nonna avrebbe avuto qualche consiglio da darle, qualche suggerimento o semplicemente un “suvvia, hai ancora tutta la vita davanti” , lei glielo ripeteva ogni volta che si lamentava di qualcosa, poi le dava uno di quei dolcetti che conservava dentro la credenza ed Alice tornava a sorridere. Questa volta però non poteva raccontarle nulla, il pensiero della nonna la fece barcollare dal primo scalino che l’avrebbe portata al piano di sopra in attesa del check-in in aeroporto, presa dallo sconforto si sedette guardando la gente correre da un lato e dall’altro dei gate.
Seduta su quella sedia Alice prendeva consapevolezza di ciò che aveva fatto e dell’importanza che aveva dato a quei sentimenti, ancora una volta le veniva veramente difficile pensare che fosse finita li, che aveva rischiato ed aveva fallito, non era pronta ad arrendersi, ma doveva tornare e chiarirsi le idee, anche se lo sapeva che mai avrebbe saputo dimenticarlo, che mai avrebbe potuto cancellarlo. Eliminare quella foto e tutte le conversazioni con lui, non l’avevano aiutata a dimenticarsi della sua esistenza, era ancora nello stesso posto e rimuovere delle chat non potevano annullare quella sensazione di abbandono che stava vivendo. L’aereo comunque le aveva lasciato un brutto mal di testa, accompagnato dagli occhi rossi e stanchi, aveva ascoltato quella canzone che gli aveva dedicato lui in una notte d’inverno dove faceva troppo freddo per non farsi scaldare il cuore, anche se si era ripromessa che certe canzoni non le avrebbe più ascoltate, il suo cuore malinconico però non aveva potuto farne a meno, come ogni volta più cercava di cancellare ciò che era successo dalla sua memoria e più ricordava tutto.
Cosa c’era poi in fondo da ricordare? Un viso così familiare e quella voglia irresistibile di baciarlo.
Lo avrebbe fatto sapete? Se solo quella punta di coraggio avesse prevalso sulla sua parte più debole.
Alice non riusciva mai ad essere coraggiosa per come avrebbe voluto essere, era una ragazza affabile, generosa, la si notava subito la sua immensa fragilità.
Come non notarla poi? Quando era nervosa le diventavano le guance rosse ed iniziava a toccarsi la fronte con un dito imbarazzata, lei era fatta così, sensibile che quasi non potevi toccarla perché sicuramente si sarebbe ridotta in mille pezzi, era così tornava a casa, esattamente così.

I giorni che seguirono quella separazione resero Alice ancora più incredula nei confronti dell’amore, non riusciva più nemmeno a scrivere, l’unica cosa che le dava sollievo quando era triste, V. e P. la portavano al mare anche se lei non voleva, odiava farsi vedere, odiava stare in gruppo, odiava tutto tranne che il mare, restava ore a fissarlo senza apparente motivo, o per lo meno, senza doverlo spiegare a nessuno, fu in una di quelle giornate in riva al mare che le arrivò quel messaggio, D. ci aveva riflettuto ed era pronto a tentare il tutto per tutto insieme a lei. Alice non riusciva a credere che dopo quello che era successo tra di loro lui potesse ancora provare qualcosa. Le tremavano le mani mentre cercava di rispondergli, il suo cuore urlava di gioia ma la sua mente era ben ferma a terra, sapeva di non doversi fidare ma non poteva farne a meno. “ti aspetto” gli scrisse rivolgendo uno sguardo al cielo, sua nonna doveva averla ascoltata in una di quelle sere in cui nel buio della sua stanza le aveva raccontato la sua storia. Quel giorno tanto atteso non tardò ad arrivare, erano milioni i sorrisi che si scambiarono quella mattina sulla spiaggia, per la prima volta Alice si rendeva conto di quanto tempo aveva sprecato a piangere e disperarsi quando bastava soltanto essere se stessi. Non sapeva bene in che modo lui avesse ritrovato quella complicità che nell’incontro precedente aveva perso del tutto, potevano essere stati gli occhi lucidi di Alice che lo guardavano fuori dalla macchina, poteva essere stato il silenzio dopo tutte le promesse che si erano fatti. Lei non sapeva bene perché D.fosse li quel giorno, ma non le importava, il suo istinto la guidava verso quello che sentiva, tutto ciò che aveva giurato di non fare le si palesò davanti, compreso il non seguire più ciò che il suo cuore diceva.
Le sue labbra sapevano di sale, di acqua di mare e d’amore, quel bacio aveva il suono di due cuori che battevano, aveva la fretta della passione e la dolcezza di un’attesa durata anni.
Alice aveva perso notti intere ad immaginare quel bacio, aveva perso la ragione a fantasticare sulle mani di lui che la scrutavano e l’abbracciavano, ed invece quel giorno le era bastato aprire gli occhi per rendersi conto che era appena entrata in una delle sue fantasie, lui era li davvero, lui l’abbracciava davvero, lui la stava baciando per davvero. Si strinsero le mani più che potevano, il tempo era poco ma la voglia di stare insieme cresceva ogni secondo di più, Alice si accorgeva minuto dopo minuto che se lui fosse andato via di nuovo lei avrebbe perso il respiro, quella giornata fu come una boccata d’aria fresca di quelle che hai bisogno di prendere per poter andare avanti. Lui era la sua boccata d’aria fresca, lui era il suo bisogno di andare avanti. Lo era sempre stato, e mentre si stringevano in uno dei tantissimi abbracci pensava a come aveva fatto fino a quel momento senza quelle sensazioni che la facevano sentire viva come mai prima di quell’istante. Alice nella sua vita aveva avuto tante prime volte , la prima volta che ha indossato una scarpetta da ballo, la prima volta che urlato una brutta parola ad una ragazza che l’aveva insultata, la prima volta che le era risultato un esercizio di matematica, la prima volta che le era piaciuto un compagno di scuola, la prima volta che aveva riso tanto da farle uscire le lacrime, la prima volta che aveva baciato un ragazzo e poi quella prima volta con G.
Solo che più andava avanti più riscopriva che tutte le sue prime volte erano soltanto delle prove generali di quello che sarebbe stato dopo: Alice rideva per la prima volta fino alle lacrime, ballava a piedi nudi sulla sabbia di quella notte con lui come se non avesse mai ballato in vita sua, era  sempre la prima volta anche quando lo baciava, e lo faceva ogni volta che poteva, e allora quella prima volta si ripeteva di continuo lasciandole la sensazione di volerlo provare ancora e ancora, ed anche se era già successo con G. quella con D.  le sembrò la prima vera volta che si spogliava, prima dei vestiti e poi di tutte le sue paure più grandi.
Non ci sono finali da film nella storia di Alice, lei aveva sempre sognato quell’amore così puro che solo D. aveva potuto darle, e lei era infinitamente grata alla vita per averlo incontrato e per aver perseverato tanto, era tra le sue braccia finalmente, e finalmente avrebbero avuto il coraggio di tenersi, ma questa volta, tenersi per davvero.
                                        


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Scrivere è l’unica arte che permette di cambiare il finale della realtà, penso che al di là di come possa essere andata davvero la sua storia quest’ultima dovesse essere raccontata, credo che questo tipo di amore vada raccontato, la storia di Alice non è una malinconico resoconto di una storia d’amore. E’ passione, desiderio, coraggio ma è anche tristezza, codardia e sentimenti così forti da saltarti fuori dal petto e dalla testa. Bisogna che la gente sappia che basta quel poco di coraggio in più per affrontare paure ed insicurezze che si annidano dentro di noi, e che quando lo trovi, quando trovi l’unica persona per la quale vale la pena tutto, quando senti che la sua felicità è più importante anche della tua, quando quell’amore vorresti urlarlo al mondo intero, non lasciare che vada via.


Abbi coraggio.

Sempre.

D. è stato e sarà per sempre l’unico uomo che Alice abbia mai amato con tutta se stessa.

Lo so per certo, Lei, me lo ricorda tutte le notti.

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