Come un Haiku

di Kade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Astri lucenti in una notte d'estate ***
Capitolo 2: *** Odore di morte e di tristezza ***
Capitolo 3: *** Paura e felicità ***
Capitolo 4: *** Avanza inesorabile ***



Capitolo 1
*** Astri lucenti in una notte d'estate ***


In su lo sguardo
alla volta stellata
considerare.
Gli sguardi muti
verso il cielo stellato
desiderare.



Non credeva che potesse esistere un numero così grande di stelle nel cielo. Mentre i suoi occhi vagavano curiosi e incerti sull'oscuro manto che sovrastava il prato cosparso di rugiada su cui si era seduta, cercò di tenere il conto, usando le manine piccole e calde, di quei barlumi di luce che con il loro bagliore sembravano osservare dall'alto il mondo degli uomini.

"Uno... due... tre..."

Teneva il conto, soffiando in un sibilo i numeri per non disturbare il sonno del piccolo Jaken e l'apparente stato di dormiveglia del sommo Sesshomaru, seduto poco distante da lei con la schiena appoggiata al tronco di un grande albero.

"Sedici... diciassette... diciotto... Ah, ho perso il conto di nuovo..."

Si rassegnò all'evidenza e si stese sul manto d'erba fresca, portando le braccia sotto la testolina di capelli castani lunghi e ribelli. Emise un piccolo sbuffo, sconsolata. Nonostante ci provasse praticamente ogni giorno, le risultava impossibile cercare di contare le stelle che apparivano nel cielo notturno. Una volta il suo papà le aveva detto che gli astri sono le anime delle persone che sono morte, abbandonando il mondo dei viventi, per arrivare fino al cielo e vivere "l'altra vita".

Quando io e la mamma non ci saremo più, andremo lì in cielo e vi guarderemo dall'alto. Saremo sempre con te e tuo fratello, Rin. Vi proteggeremo per sempre.


I suoi genitori e suo fratello erano morti ormai da più di un anno e non passava giorno senza che rivolgesse un pensiero alle anime dei suoi cari. Ogni notte si sedeva per terra, levava i suoi occhi di fanciulla verso il cielo e rivolgeva una preghiera per la sua famiglia, distrutta dai briganti che avevano invaso il villaggio in cui vivevano tutti insieme.
Sebbene stare con il signor Sesshomaru e Jaken l'avesse privata degli incubi notturni, i suoi pensieri erano perennemente rivolti alle persone che aveva amato di più nella sua breve vita. Sospirò lievemente, decisa a mettersi più comoda per dormire e poter recuperare le forze per affrontare il viaggio il giorno successivo, e chiuse gli occhi, cercando di trovare il sonno.

"Rin."

La voce del signor Sesshomaru, per quanto fredda e calibrata, le aveva sempre ispirato tranquillità e protezione. Tanti fuggivano al suo sguardo glaciale, mentre lei era probabilmente l'unica, insieme ad InuYasha, a non avere timore di quegli occhi dorati. Si alzò dalla sua postazione e percorse il breve tratto di erba che separava lei e l'inuyoukai. Lo raggiunse in fretta e s'inginocchiò, puntando i propri occhi sul volto dai lineamenti perfetti e delicati.

"Sì?"

"Perché sospiravi?"

I suoi questiti potevano sembrare assurdi, alle volte, ma lei non provava altro che gioia quando il suo demone preferito le faceva una domanda, perché significava che lei contava qualcosa per Sesshomaru-sama. E, come potevano dire tutti, era davvero difficile essere tenuti in considerazione da Sesshomaru-sama.

"Stavo guardando il cielo e cercavo di contare tutte le stelle che ci sono. Ma sono tantissime... Tutte quelle persone morte..."

Lo youkai le rivolse un'occhiata, sollevando leggermente un sopracciglio candido.

"Che intendi dire?"

"Vedete, il mio papà mi diceva sempre che le stelle sono le anime delle persone che sono morte e che sono volate in cielo... Lassù ci sono anche il mio papà, la mia mamma e mio fratello."

Abbassò il viso di bambina, torcendo con le manine l'obi dello yukata arancione che le aveva regalato il sommo Sesshomaru. Era stupita, perché lei aveva sempre pensato di dover essere triste per la sua famiglia che era volata in cielo, quando in realtà tante altre persone erano morte ed erano diventate stelle. La stessa sorte sarebbe toccata a lei in futuro. Era solo un'umana, dopotutto.
Sesshomaru rimase in silenzio, riportando le iridi dorate a scrutare la volta del cielo, immerso nei suoi imperscrutabili pensieri.

"Signor Sesshomaru..."

Il suo nome, pronunciato dalla voce candida e dolce di Rin, catturò l'attenzione del demone, che piegò leggermente il capo come a farle capire che le stava prestando ascolto.

"Quando io morirò e volerò in cielo, voi vi dimenticherete di me?"

Sesshomaru rimase in silenzio per qualche istante, osservando con la coda dell'occhio la bambina, i cui occhi grandi e curiosi erano fissi sul suo volto. L'avrebbe ricordata negli anni successivi alla sua morte? Avrebbe rivolto un pensiero per lei, la stella più brillante di tutte nel cielo notturno?

"Non dire sciocchezze, Rin."

Il sorriso della bimba oscurò gli astri lucenti in quella notte d'estate.







***

Salve!
Questa oneshot proviene direttamente dal cuore e non vedevo l'ora di pubblicarla.
L'ispirazione proviene da un haiku trovato su internet. Un componimento bello ed elegante, scritto da un anonimo, con protagoniste le stelle.
Sesshomaru e Rin sono i miei personaggi preferiti, sia come coppia che come singoli, e l'idea di scrivere un qualcosa su di loro è stata difficile da elaborare. I loro caratteri, per quanto distanti o addirittura opposti, sono in qualche modo complementari, ma anche estremamente ardui da mettere per iscritto.
Inutile dire che la parte finale della storia sia una personale rivisitazione della scena presente nell'episodio "Sesshomaru per sempre".
Spero che la shot vi sia piaciuta!
Un bacio e un abbraccio,

Giulia

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Capitolo 2
*** Odore di morte e di tristezza ***



Tsuchi kane ya
iki wa taete mo
tsukihi ari


Ferro e terra
Il mio respiro cessa
La marea no.



"Signor Sesshomaru... Mi sembra che Rin non respiri più."


Acconsente ad un'espressione stupita di oscurare per un istante il suo volto serio e composto.
Che cosa significa tutto questo? E' impossibile che Rin...
Osserva con la coda dell'occhio Kohaku, che porta in braccio la bambina.


"Stai forse dicendo che è morta?"
Domanda con voce ferma, deciso a non far trasparire neanche per un momento il gelo che ha avvolto in un attimo il suo già freddo cuore di demone.


"Non respira e il suo corpo sta diventando sempre più freddo."
Conferma il ragazzino umano, lasciando che una nota di panico prenda piede nel suo giovane viso spruzzato di lentiggini.


"Posala a terra, Kohaku."
Si volta con uno scatto elegante verso lo sterminatore che, fino a qualche tempo fa, era stato il burattino di Naraku. Osserva il corpicino della bambina, avvolto nello stesso yukata arancione che le aveva regalato tempo fa, subito dopo averla fatta tornare in vita, e sguaina la spada. Tenseiga riluce fioca nell'oscurità opprimente di quel luogo. Si vedono a stento le piccole incrinature e i graffi sul filo della vecchia lama
Una spada che serve per curare. Lui, il potente Sesshomaru, ha ereditato dal grande Generale Cane una spada dai poteri taumaturgici, in grado di riportare in vita umani e demoni e di curare le ferite dell'animo e del corpo di chi soffre.
Come può uno youkai come lui, disinteressato e spietato, brandire una spada del genere?
Eppure Tenseiga risponde a lui, e a lui soltanto. Non ci sono altri padroni. Come la Tessaiga fa per InuYasha.


Si aspetta di sentire la katana forgiata da una zanna di suo padre pulsare, ma non accade nulla.
I servi dell'aldilà, quei piccoli, viscidi esseri che aveva visto diverse volte sui cadaveri di altre persone, non sono protesi sul corpicino della piccola Rin.
Che cosa vuol dire tutto ciò?
Interroga la spada attraverso il loro legame mentale, ma la situazione non cambia. Rin giace ancora a terra, immobile e pallida.


"Mi dispiace, signor Sesshomaru. Io ero lì al suo fianco, eppure..."
La voce di Kohaku fa breccia nella sua mente fioca, come un eco rimbombante da grande distanza. La sua mente è occupata da altri pensieri, in questo momento. Si rende conto del fatto che condurre Rin con lui è stato un errore, che avrebbe dovuto lasciarla nel villaggio degli umani poco distante dal luogo in cui l'aveva rinvenuta, piccola, coperta di sangue e segni di morsi di lupo. Morta.
Un fruscio e un rombo irrompono nell'ambiente quando le tenebre avvolgono il demone e i due cuccioli d'uomo. Quando si volta per capire cosa sia successo, Rin è scomparsa. Non può fare altro che continuare a proseguire, seguito da Kohaku. Dopo quelli che paiono secoli, la voce della madre comincia a risuonare in quello spazio buio, mentre una luce sovrasta ogni altra cosa. Compare un passaggio per tornare nel mondo dei viventi e abbandonare così definitivamente le tenebre dell'aldilà. Sesshomaru incita Kohaku ad attraversarlo, mentre decide di proseguire, ignorando l'intento della madre di farlo desistere dalla sua ricerca.
Niente può fermarlo ora che Rin non c'è più.


Percorre a passo sostenuto il sentiero che si spiana davanti a lui, mentre una valanga di pensieri fa irruzione nella sua mente.
Perché Tenseiga non ha fatto apparire i servi dell'aldilà? Che cosa è successo a Rin? Dove è stato portato il suo corpo di bambina?
Le idee si rincorrono l'una con l'altra e, intento a pensare ad una soluzione per uscire da questo luogo, giunge di fronte ad uno spettacolo macabro.

Attorniata dal forte vento un'enorme figura nera nasconde in parte un cumulo infinito di cadaveri di uomini, demoni e di altre entità e tiene Rin nella mano che trasuda morte.
Quello è il guardiano dell'aldilà.
Il fruscio del forte vento avvolge Kohaku, che rischia di precipitare in mezzo alla montagna di corpi morti. Sesshomaru scioglie la frusta di luce, afferrando con un movimento rapido la caviglia del ragazzino. Gli intima freddamente di stare al suo posto, ricordandogli che non può perdere del tempo a cercare di salvarlo.
Da quando Sesshomaru-sama salva gli umani?
Ad un gesto del guardiano dell'aldilà i cadaveri cominciano a risalire verso il vuoto più totale, abbandonando gli altri corpi. Non può permettere che Rin finisca là, in mezzo a quel cumulo di defunti. Non può lasciare che questo accada. Deve agire e in fretta.

Sguaina la spada con un gesto fulmineo e spicca un balzo, per poi tagliare in due il corpo del guardiano del mondo dei morti. La lama affonda nella carne e la grande figura nera allenta la presa su Rin, che cade nel vuoto. Un altro scatto e Sesshomaru riesce a recuperare il suo corpicino. Giunto a terra, attende che Rin apra gli occhi. 


"Avanti, Rin. Svegliati. Sei al sicuro."
Non succede nulla. La bambina è ancora pallida ed emana un forte odore di morte.
E lui non può salvarla.
Abbandona la presa sull'elsa di Tenseiga, che si conficca nel terreno.
La sua spada l'ha tradito.


Rin.
Rin è morta.

Il suo cuore diventa di ghiaccio.
Il vuoto lo avvolge, mentre stringe la bambina a sé.
Mentre lui muore con lei.





*****

Ciao a tutti! :)
Ho deciso di cambiare l'impostazione della storia e, dopo la prima oneshot, mi è venuta in mente l'idea di scrivere una raccolta di piccoli testi che rappresentino i momenti più significativi di Sesshomaru e Rin.
In questa OS siamo alle prese con i fatti avvenuti nell'episodio 9 di Inuyasha: The Final Act, dove Sesshomaru, deciso a potenziare il Meidou Zangetsuha di Tenseiga, decide di varcare le porte delle tenebre dove uno dei cani dell'aldilà aveva condotto Rin e Kohaku. I dialoghi sono stati presi dall'episodio, come potete vedere, ma ho deciso di aggiungere le riflessioni e i pensieri dell'inuyoukai.
Ringrazio chiunque abbia letto e lasciato una recensione alla prima oneshot di questa raccolta! Ovviamente questo capitolo avrà un seguito, che verrà pubblicato a breve, quando finalmente l'esame di Storia Contemporanea mi lascerà un po' di tempo per respirare.
Un grosso bacio,

Giulia


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Capitolo 3
*** Paura e felicità ***


Terzo Haiku

  • Why should I fear death?
  • It is only part of life.
  • Please, don’t cry for me.

  • Perché dovrei temere la morte?
    E' solo una parte della vita.
    Per favore, non piangere per me.




Dignigna i denti. E' furioso.
Incontrollabile.
Sente che le forze lo stanno abbandonando, mentre stringe a sé il corpo di Rin.
Così piccola e fredda; il calore umano portato via dalla gelida ombra della morte; le palpebre che nascondono quegli occhi, un tempo vivaci, ormai spenti.
Un angolo recondito della sua mente gli suggerisce di distruggere qualsiasi cosa ci sia intorno a lui, ma, chissà perché, non gli presta ascolto.
Il dolore è troppo grande perché riesca a muovere anche solo un dito.

Tu possiedi qualcosa da proteggere?

Gli sovvengono alla mente le parole di suo padre, pronunciate decenni fa in riva al mare, poche ore prima che morisse per salvare quell'insignificante donna umana.
E non prova disgusto o rabbia, stavolta. Comincia a comparire, invece, un barlume di comprensione.
Ora capisce il significato di quella frase e non intende negarlo a se stesso.
In questi mesi ha protetto Rin dai pericoli, precipitandosi a salvarla quando veniva attaccata da un demone o, più semplicemente, ogni volta che pronunciava il suo nome. E' sempre stata al suo fianco, in qualsiasi situazione. E lui è sempre stato al suo.
La consapevolezza della perdita di Rin lo colpisce come una frustata. Un gelo polare si fa largo nel suo cuore, consumandolo, disintegrandolo, distruggendolo pezzo per pezzo. La disperazione spazia nella sua mente con forza, trascinandolo in una voragine di dolore così immensa da tramortire il suo solito aspetto austero. Assottiglia gli occhi dorati. Non piange. No, lui non potrebbe mai versare una lacrima. Non è nella sua natura di demone e sa, nel profondo, che nemmeno Rin vorrebbe vederlo in quello stato. Ne va del suo orgoglio.

Il pulsare di Tenseiga lo riporta alla realtà. La zanna di sua padre, abbandonata ad un metro di distanza, sta rispondendo ad un richiamo. 
La valanga di corpi morti comincia a scuotersi, riversando i cadaveri in direzione della spada. I defunti protendono le mani verso la katana, come se volessero aggrapparsi ad essa con tutte le loro forze. Come se dalla lama dipendesse la loro stessa esistenza.
Sesshomaru solleva il capo, stringendo con meno forza il corpicino di Rin.

Anche voi volete essere salvati?

Le mani in putrefazione continuano ad allungarsi verso Tenseiga, il cui pulsare diventa sempre più forte ogni istante che passa. Il demone afferra l'elsa della spada e la solleva. Senza pensare più di tanto al significato del suo gesto e al fatto che sta per fare qualcosa che va contro ciò che ha sempre pensato, scatena il potere della katana. Una forte luce si espande da questa, invadendo la montagna di corpi e tutto lo spazio circostante.
I cadaveri dell'aldilà sono stati purificati.





You caress me.
Fingers on my face.
The wind blows.

Mi accarezzi.
Dita sul mio volto.
Soffia il vento.





La voce di sua madre lo infastidisce, eppure non fa nulla per fermare il flusso di parole che escono dalla sua bocca. 
Vorrebbe stare da solo. Solo con il suo dolore.
Chi avrebbe mai detto che Sesshomaru, principe dell'Ovest, sarebbe potuto diventare triste per la morte di un essere umano?
Ma Rin non è una semplice ningen. E' dolcezza, allegria, compassione, sicurezza, lealtà, fiducia. E' una compagna di viaggio. Un'amica.
E' la sua Rin. Anche se non lo ammetterebbe mai.

"Tu sai cos'è successo a Rin. Devi dirmelo, madre."

Mantiene un tono pacato, anche se vorrebbe staccarle la testa.
Il volto di pietra, incorniciato dai capelli dal color della luna, è gelido e indifferente, come al solito. Non traspare nulla. Come dev'essere.

"Prima d'ora tu avevi già usato Tenseiga per resuscitare quella ragazzina, vero? Tenseiga può salvare una persona dalla morte una volta sola."

Sgrana gli occhi, incredulo. Com'è possibile?
Cerca di ignorare lo sproloquio di sua madre, mentre una serie infinita di pensieri si intreccia nella sua mente. La spada ereditata da sua padre lo ha fatto sentire un dio, è vero, come la sua adorata genitrice si stava premurando di ricordargli. Credeva che Tenseiga gli avrebbe consentito di tenere Rin sempre al suo fianco. Ma questo, a quanto pare, è impossibile.
Dolore e paura della perdita?
Sì. Quando Rin ha smesso di respirare ha temuto per lei e per se stesso.
Il pianto di Jaken lo riporta alla realtà.

"Quindi sei triste, Sesshomaru?"
Ecco di nuovo la voce di sua madre.
La fissa, senza rispondere. Ma la demone sembra stia pensando ad altro.
"Sappi che questo non accadrà mai più..."

Segue i movimenti della yasha, che si avvicina a Rin e le posa sul petto la pesante collana dove è incastonata la pietra dell'aldilà. Fissa i propri occhi sulla bambina, mentre un pulsare continuo viene emesso dal gioiello. Prima che possa anche solo metabolizzare il fatto, Rin apre gli occhi. Lentamente.
Sembra spaventata e intontina.
Comincia a tossire, scossa dagli spasmi.

Sesshomaru smette di pensare, s'inchina accanto a lei, rendendosi conto di trattenere il respiro, e le posa una mano artigliata sulla guancia.
E' tiepida, ora. E rosea, come deve essere.
Rin lo guarda e, improvvisamente, si calma.
Lo osserva felice, un piccolo sorriso che le increspa le labbra di bambina.

"Ciao, signor Sesshomaru. Come stai?"
Le prime parole della piccola Rin, pronunciate da quella stessa voce che credeva di non poter più sentire, sono rivolte a lui. E ne è inspiegabilmente felice.

"Io molto bene. E tu?"

"Anch'io".

Distende i nervi.
Un respiro. 
Poi un altro.
Rin è stata resuscitata
E, con lei, anche Sesshomaru è tornato in vita.






*******


Hello to everybody!
Terzo episodio di "Come un haiku", incentrato sulla seconda parte dell'episodio numero 9 di "Inuyasha: The Final Act". 
E' stato davvero difficile da scrivere e credo di aver reso Sesshomaru un po' OOC a dispetto di tutte le precauzioni prese per evitare la cosa.
Sperando comunque che vi sia piaciuto e che mi scriviate cosa ne pensate, vi mando un grosso bacio :)

Giulia







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Capitolo 4
*** Avanza inesorabile ***


Capitolo 4 - Come un Haiku
L'allodola
canta per tutto il giorno,
ed il giorno non è lungo abbastanza.


Il tempo agisce in maniera curiosa. L'essere umano osserva gli anni passare senza poter fare alcunché per fermarli, il corpo decade gradualmente fino a diventare un cumulo di ossa che si regge in piedi solo grazie a quel misero, flebile, quasi impercettibile soffio di vita che, prima o poi, la morte porterà via. Un demone, invece, è tutta un'altra storia. Gli youkai, anche i più deboli e inetti, vivono per lungo tempo, le decadi che si alternano in un battito di ciglia senza che alcun cambiamento si manifesti sui loro corpi dalle forme mutevoli. Bizzarro, questo scorrere del tempo. Quasi fastidioso.
La schiena appoggiata contro il tronco duro di un albero dalle fronde ombrose e le orecchie appuntite in allerta per captare eventuali pericoli in avvicinamento, Sesshomaru osserva la fanciulla a qualche metro di distanza da lui con la solita aria distaccata. I capelli d'argento, lisci e privi di imperfezioni o nodi di sorta, accarezzano il suo petto fasciato dall'armatura puntuta che indossa sopra il vestiario ricercato, le larghe maniche dai ricami preziosi che ondeggiano lievi quando un filo di vento si insinua nella radura in cui la sua piccola compagnia sosta da poco più di un'ora. Rin è cresciuta. Quella piccola umana, trovata in un bosco ricoperta di morsi sanguinanti e riportata alla vita per un banale esperimento, ha raggiunto l'età di dodici anni. L'ingresso nella prima fase dell'adolescenza, che prima o poi muta gli esseri umani fino a prepararli all'ingresso nel mondo degli adulti, non sembra aver ancora attecchito nella personalità della fanciulla, attualmente intenta a intrecciare dei fiori bianchi e viola in una corona. Quella stessa attività alla quale ha sempre dedicato il proprio tempo libero, a dispetto dei costanti rimproveri di Jaken sull'insistenza della ragazzina nel far perdere tempo prezioso al venerabile Sesshomaru.

"Signor Sesshomaru, qual è il tuo fiore preferito?"
La domanda giunge improvvisa alle orecchie attente del demone, che scruta impassibile il viso della ragazzina con la sua vista acuta. Da quella distanza riesce a vedere in maniera perfetta le lentiggini chiare che macchiano il naso dalle proporzioni corrette rispetto al suo volto, il quale, in questi ultimi mesi, sembra stia iniziando a perdere la rotondità tipica della fanciullezza per acquisire tratti più raffinati.

"Smettila di assillare il padrone con queste domande sciocche!"
La replica di Jaken appare pungente, ma l'udito dello youkai, fine quanto basta per captare quelle mutazioni nelle melodie della voce, non percepisce alcun moto realmente irrispettoso nel tono dell'esserino dalla pelle verde. Jaken tiene a Rin. Ha imparato a sopportare la sua presenza e, successivamente, ad accettarla nel corso di questi anni, spaventato all'idea di perderla. Nuovamente, s'intende.
"Piuttosto, dovresti smetterla con questi fiori e cominciare a comportarti da ragazzina della tua età. Non troverai mai un marito pensando a stupidaggini come queste."

Sesshomaru distoglie lo sguardo per scrutare un punto indefinito fra gli alberi, distante e pensieroso come sempre. La voce di Rin, nel frattempo, risuona nella radura, meno squillante e più profonda rispetto a qualche tempo fa. Un suono che, quel dì all'interno del Meidou Zangetsuha, credeva non sarebbe stato più capace di sentire. Inspira il profumo del legno e del vento secco, in cui può percepire nettamente una traccia di Rin, Jaken e Ah-Un, il destriero a due teste che, al momento, sta brucando l'erba accanto a Rin.

"Un marito?"
Sesshomaru, intento a guardare da un'altra parte, non ha bisogno di scostare lo sguardo per percepire un mutamento nella postura di Rin. Il tono di voce della ragazza, oltretutto, tradisce lo sgomento sopraggiunto con l'osservazione di Jaken, intento ad arrostire un pesce e un paio di lucertole infilzati su spiedi di legno scaldati da un fuoco improvvisato. Dovranno pur mangiare, loro. Un'umana e un piccolo demone non posseggono la medesima resistenza del loro protettore alla fame e hanno bisogno di nutrirsi quotidianamente, anche più volte al giorno.

"Non potrai viaggiare per sempre con noi. Prima o poi dovrai avvicinarti a un villaggio umano e integrarti nella società, fra i tuoi simili."
Osserva il più fedele e impacciato servitore, ruotando gli spiedi per consentire agli animali di arrostirsi per bene prima di essere divorati in un battibaleno. La voce gracchiante di Jaken rimbomba squillante nella radura, catturando in toto l'attenzione della fanciulla, che ha ora smesso di intrecciare i fiori fra di loro.
"E si dà il caso che le fanciulle come te, raggiunta l'età fertile, debbano trovare un marito e produrre degli eredi. Questo è ciò che fanno gli esseri umani."

Le sopracciglia argentate di Sesshomaru, di una tonalità più scure rispetto ai suoi capelli sottili e lisci come seta, s'inarcano di un millimetro nell'udire le parole pronunciate dal suo servitore. Sì, questo è il costume degli esseri umani, i quali, nella loro mortalità ineluttabile, sfruttano il proprio tempo sulla terra per produrre un lascito: una sequela di pargoli. E per imbarcarsi in sciocche sottigliezze come l'amore, un sentimento che, agli occhi di Sesshomaru, è inutile, effimero e controproducente nella vita di qualsiasi essere vivente. L'angolo destro della bocca si muove in un impercettibile tic, il cervello che rielabora l'informazione fornita da Jaken. Rin, dal canto suo, riporta lo sguardo sulla corona di fiori lasciata a metà, le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in un lieve broncio.

"Allora non voglio essere umana..."
La voce di Rin si abbassa di qualche ottava, le dita ora più affusolate che accarezzano i petali bianchi di una margherita. Quei lembi morbidi e chiari si piegano sotto il tocco dei suoi polpastrelli e, presto, l'odore della ragazza si fonde con quello del fiore, creando una mescolanza di aromi percepibile soltanto dal fiuto notevole di Sesshomaru. Jaken, per quanto sia un demone a tutti gli effetti, non possiede un olfatto sviluppato quanto quello del suo padrone.
Lo sguardo della ragazza incombe cupo sui fiori, poi le sue labbra rosee si piegano in un sorriso triste nell'incrociare lo sguardo del suo protettore. No, una vita senza Sesshomaru non varrebbe la pena di essere vissuta. Non per lei, almeno.

Il demone scruta con apparentemente blanda attenzione la fanciulla. I suoi occhi freddi si soffermano sul viso della ragazzina, poi un odore che non credeva avrebbe sentito così presto giunge alle sue narici, spingendolo ad alzarsi con un movimento fluido. Il tempo gioca scherzi particolari con gli esseri mortali, in fondo.
"Stai sanguinando."
Le parole fuoriescono piatte dalle sue labbra sottili, di un colore così chiaro da sembrare simile a quello dei suoi capelli. Jaken annusa l'aria e annuisce, segretamente preoccupato di fronte a quell'evento così inaspettato, mentre Rin si alza in piedi troppo in fretta. Un giramento di testa la fa ondeggiare leggermente sul posto, un liquido tiepido cola fra le sue cosce e alza lo sguardo verso Sesshomaru, che si è voltato fino a darle le spalle.
"Andiamo."

Non attende oltre e avanza verso il folto del bosco. Jaken raccoglie in fretta il cibo ormai cotto e, senza curarsi di spegnere il fuoco usato per cucinare, afferra le redini di Ah-Un.
"Forza, Rin."
Incita la ragazzina, ferma sul posto e intenta a fissare il punto in cui è appena scomparso Sesshomaru. Non vuole accettarlo, eppure parte di lei sa perfettamente ciò che accadrà fra poco. Avanza di un passo, il sorriso triste ormai un lontano ricordo. 

Il tempo è un nemico ostile.
Saprà Sesshomaru ricordarsi di lei, quando saranno lontani?


Senza morire...
dopo molte notti di viaggio
in un tramonto d'autunno.



_______________

Lo so, sono sparita. Gli studi, il lavoro e la vita mi hanno assorbita, impedendomi di trovare l'ispirazione giusta per continuare a scrivere. 
Che questa pubblicazione voglia dire qualcosa? Non saprei. So soltanto che spero, prima o poi, di terminare questa raccolta. Almeno questa.



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