Cuore di Tenebra

di Eristhestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Siamo esseri fatti di carne e sangue ***
Capitolo 2: *** La miglior difesa... ***
Capitolo 3: *** Quello che dice la gente ***
Capitolo 4: *** Dead end ***
Capitolo 5: *** Awakening ***



Capitolo 1
*** Siamo esseri fatti di carne e sangue ***


Siamo esseri fatti di carne e sangue

cap.1

 

"Questa è davvero una notte singolare in cui partire, non è vero Richard?"

"Ha pienamente ragione, signorina. Sembra proprio che la luna ci guardi..."

Il suo sguardo, rivolto al finestrino, era fisso sull'immagine cupa della luna piena nel cielo nero che, come un grande occhio, sembrava scrutarli a loro volta.

I motori della coupé nera si accesero, lasciandosi alle spalle la Magione Bethencourt e il suo secolare silenzio.

 

----

 

"Ancora non capisco perché non poteva semplicemente presentarsi lei e basta, Signorina Integra" esordì Seras con fare piuttosto scocciato.

La missione che le era stata affidata, assieme a quella di Alucard, era stata revocata improvvisamente per quello che la Hellsing aveva definito sbrigativamente un "cambio di programma".

"Non c'è tempo per spiegare- ribatté la donna dalla sua poltrona, allontanando per un attimo la sigaretta dalle labbra -vi dirò tutto quando arriverà. E tu Alucard, non fai nessuna domanda?" chiese con fare leggermente divertito.

Appoggiato con la schiena alla carta da parati floreale, il vampiro non fece che rispondere con un mezzo sorriso, insospettendo ulteriormente la curiosa Seras.

Il passare degli anni aveva segnato il volto e il fisico di Integra, ma i suoi modi non erano cambiati: la sua rigida compostezza la rendeva in un certo modo affascinante, nonostante l'età.

Prima che la vampira potesse di nuovo interrompere il silenzio con le sue domande, la porta posta alla fine della stanza si aprì, rivelando uno degli uomini di pattuglia in divisa.

"Signorina Integra, gli ospiti sono arrivati!" dopo un celere saluto militare, si affrettò ad accommiatarsi dalla severa figura della padrona di casa, che lo congedò con un breve cenno della mano.

Seras e Alucard si affrettarono a prendere posto ai rispettivi lati della poltrona, in piedi.

La vampira lanciò una breve occhiata verso il compagno d'armi, senza trovarvi risposta "Chissà se sa qualcosa che io non so..." ma la sua attenzione tornò subito alla porta d'ingresso, dove i due battenti in legno massiccio stavano per essere spalancati per l'arrivo dei misteriosi ospiti.

Seras Victoria non poté che rimanere sorpresa dalle due persone che varcarono quella soglia: una giovane ragazza e il suo...maggiordomo?

Mentre avanzavano li osservò attentamente, per evitare eventuali sorprese ma, soprattutto, per curiosità.

L'uomo aveva le tipiche fattezze del maggiordomo inglese: sulla cinquantina, slanciato, capelli brizzolati accuratamente pettinati, occhi grigi ma brillanti, incorniciati da un paio di occhialini da vista dalla montatura in bronzo dorato, rigorosamente in livrea.

Si accompagnava alla giovane in modo scostato, di un almeno un passo indietro a lei, avanzando con andatura composta, confacente alla sua posizione.

La ragazza era uno di quei tipi che alla villa degli Hellsing non sarebbe stato per nulla facile incontrare.

Portava i capelli scuri acconciati in un morbida coda legata da un nastro bianco, la sua carnagione chiara metteva in risalto gli occhi verdi che in quel momento si posavano proprio su coloro che le stavano davanti. Una camicia bianca dalle linee delicate non dava speranza di intravedere nulla del suo fisico, eccezion fatta per la vita stretta, segnata dalla cinta della gonna azzurra che le arrivava fin sotto le ginocchia.

Le calze ed un paio di basse scarpette marroni completava quello che si poteva definire il profilo di una giovane di rispettabile famiglia.

Alla Villa le donne presenti non erano molte oltre a Seras e a Integra e sicuramente non avevano un aspetto così innocente.

Ciò che incuriosì veramente la vampira fu quando, arrivata quasi al centro della sala, la ragazza ebbe un'esitazione, come una specie di sussulto della durata di una frazione di secondo, ma che lei riuscì distintamente a percepire.

Poteva essere l'ansia di quell'incontro, oppure era qualcos'altro?

Certo la figura della padrona incuteva un certo timore e il look stravagante di Alucard non era da meno, ma poteva davvero essere solo questo?

"Lady Integra Fairbrook Wingates Hellsing, è un piacere per me fare la sua conoscenza" esordì la ragazza, posando la mano sul petto con una reverenza, seguita immediatamente dal maggiordomo.

Integra accennò un sorriso; prima che entrasse aveva spento la sigaretta, segno che qualcosa di importante stava per accadere.

"Benvenuta Lady Isabel Theodora de Bethencourt, spero che il viaggio inaspettato non vi abbia dato problemi" quelle parole sembrarono come riscuoterla da suoi pensieri "Oh no, niente affatto. La sua lettera aveva carattere di urgenza e come nobile d'Inghilterra ho il dovere di servire la mia patria".

Hellsing annuì a quelle parole, compiaciuta "Molto bene. Mi permetta di presentarle le mie guardie del corpo, nonché i miei più fidati sottoposti, anche se sono sicura avrà già sentito parlare di loro. Questi sono Seras Victoria e Alucard!" senza bisogno di troppi complimenti, i due si cimentarono in un breve inchino.

Quando Seras rialzò lo sguardo la ragazza era livida in volto "Ehm...Lady Isabel, si sente poco bene?" chiese preoccupata.

Il maggiordomo, che non si era accorto della situazione, fece qualche passo verso di lei "Milady, che cosa c'è? Vi sentite male?" "No...no...non preoccuparti Richard" tentò di rassicurarlo, ma la voce ne tradiva l'animo irrequieto.

"C'è qualcosa che non va?" il tono di Integra lasciava presagire che già conoscesse la risposta a quella domanda, ciò fece scattare lo sguardo di Seras, Isabel e Richard verso di lei.

Alucard aveva nel frattempo ripreso il suo posto addossato al muro, senza dire una parola, con lo sguardo coperto dalla larga falda del cappello cremisi.

"Che cosa c'è in questa stanza Lady Integra?" un misto di timore e irritazione accompagnò le parole della giovane ragazza, che non aveva mai smesso di distogliere gli occhi verdi, ora spalancati, verso chi l'aveva mandata a chiamare.

Per tutta risposta, la donna rimase seduta tranquillamente, senza scomporsi "Sono felice che abbia notato qualcosa, le sarà d'aiuto per comprendere ciò che sto per dirle da qui in avanti. Vi consiglio di sedervi...".

Seras seguì con occhio preoccupato i due ospiti che, con sguardo incollerito ma rassegnati al fatto di essere privi di ogni difesa, prendevano posto sul divano in velluto davanti a Integra. Questa si mise in bocca una sigaretta, estrasse dal taschino il suo acciarino e l'accese, riempiendo in pochi secondi la stanza dell'odore acre del tabacco. Fece qualche tiro prima di iniziare a parlare, assumendo un'aria greve "Non guardatemi in quel modo, non ho nessuna intenzione di nuocere alla signorina, anzi, il mio primo dovere da ora in avanti sarà proteggerla. Mi dispiace informarla che ha scelto il periodo sbagliato per venire al mondo: una grave minaccia incombe sul nostro Paese e da molto tempo ormai la mia famiglia si adopera perché questa venga circoscritta e, nel migliore dei casi, soppressa per sempre. Con il suo aiuto possiamo far sì che ciò si realizzi, lei rappresenta una delle chiavi per porre fine ad una piaga che grava sul nostro pianeta da ormai troppo tempo..." "Cosa può volere da questa ragazza, cosa nasconde?" si chiese la vampira, mentre la padrona si prendeva qualche secondo per continuare a fumare la sua sigaretta.

"Che cos'è che vuole da me il mio Paese? Cosa vuole LEI da me, Lady Integra?" Isabel sembrava essere preoccupata e innervosita allo stesso tempo "Glielo spiego subito. Il suo disagio nell'entrare in questa stanza consiste nel fatto che lei riesce a percepire qualcosa...qualcosa di oscuro, che le mette soggezione e angoscia, dico bene?" la ragazza si limitò a non rispondere, rivolgendo lo sguardo da un'altra parte "Quel qualcosa sono Seras Victoria e Alucard, non è forse così? Dentro di lei sa benissimo che non appena ha posato lo sguardo su di loro qualcosa non andava. Ebbene, il suo sesto senso non ha tutti i torti, perché quelli che ha davanti sono vampiri, vampiri in carne ed ossa. Più o meno".

Il silenzio nella stanza durò qualche secondo prima che la ragazza si alzasse in piedi, alzando il tono della voce, livida in fronte  "Lady Integra, che razza di assurdità sta dicendo? Le pare forse il caso di convocarmi con urgenza per prendermi in giro?".

Di fronte alla tracotanza della ragazza, la padrona non poté fare altro che sorriderle di rimando.

Dietro di lei, il baluginio di una bianca zanna faceva presagire che anche il vampiro si stesse in qualche modo divertendo; l'unica veramente preoccupata era Seras, la quale se ne stava di fianco alla poltrona, in piedi, cercando di nascondere il suo disagio.

"Non lo farei mai, quello che sto dicendo è la verità e non ho problemi a dargliene dimostrazione..." Integra voltò lo sguardo verso Alucard, il quale alzò il suo verso di lei, facendo luccicare gli occhiali arancioni. Tutti rivolsero allora l'attenzione verso il vampiro che, a braccia conserte, sparì attraverso il muro, per poi ricomparire accanto al divano proprio di fianco a Lady Isabel.

Gli ospiti, dapprima inorriditi dalla visione, trasalirono quando la figura si materializzò proprio davanti a loro, facendo gridare Isabel di terrore.

"Che...che cosa sei?" chiese tremando alla figura cremisi davanti a lei, con gli occhi pieni di terrore e le unghie conficcate nel velluto rosso del divano "Sono proprio quello che sono" ammise sorridente.

Seras cercò di avvicinarsi timidamente "La prego milady, non abbiamo intenzione di farvi niente di male, non si preoccupi. Noi obbediamo agli ordini di Lady Integra!".

Come se non avesse ascoltato quelle parole pronunciate con tanto tatto, il maggiordomo si alzò tremante, andando a parasi davanti alla ragazza inorridita "Non temete Milady, vi proteggerò da queste immonde creature, dovesse costarmi la vita!".

"Se foste davvero in pericolo, qualunque suo sforzo non servirebbe a niente contro dei vampiri" sentenziò Integra dalla sua poltrona, impassibile davanti agli sguardi inorriditi dei suoi ospiti "Come ha potuto portare a cospetto di Milady delle simili creature dimenticate da Dio! Quale impudenza nei confronti di una delle più nobili casate della Gran Bretagna!" "La sua devozione è ammirevole, Richard, ma non sarà di certo questa l'occasione per metterla alla prova. Questi vampiri sono al servizio della Nazione, come voi e me!".

Isabel si alzò lentamente dal divano e si fece largo oltre la figura protettiva del suo maggiordomo, tremante ma decisa "Come può dire una cosa simile, Lady Integra! Questi sono mostri..." "Sono mostri al mio servizio e le garantisco che non faranno nulla senza aver ricevuto un mio preciso ordine, ed ora vi prego di sedervi di nuovo e di calmarvi, c'è altro che dovete sapere.".

Non erano convinti, ma non avevano nessun'altra scelta se non quella di ubbidire e così fecero, ma lo sguardo della ragazza non incrociò mai nessun altro se non quello del suo fedele maggiordomo, al quale rivolse un accenno di sorriso per ringraziarlo del suo coraggio.

Anche i vampiri ripresero il loro posto e non appena si mossero, Isabel avvertì un brivido lungo la schiena.

Non aveva mai creduto a certe storie e anche allora, quando l'incubo sembrava essersi mutato in perfida realtà, non riusciva a farsene una ragione.

Suo padre avrebbe considerato blasfemia tutto ciò che non era sotto la luce di Dio e lei invece era lì, seduta davanti a due creature che non avevano nulla di umano, niente che potesse essere salvato dalla mano compassionevole di Cristo.

"La famiglia Hellsing si occupa dello sterminio di vampiri sin da quando è nata, proprio per questo sappiamo che non è possibile sconfiggerli grazie alle capacità umane. Solo un vampiro può mettere fine all'esistenza di un altro vampiro - l'attenzione dei presenti era concentrata sulle parole della rigida Integra - tuttavia esistono esseri umani con abilità particolari, che superano i normali limiti dell'umano e che sono in grado, con le giuste armi, di mettere fine alla vita di un vampiro. In questo periodo abbiamo registrato l'attività dei vampiri e sembra che qualcosa di a noi non ancora noto stia accadendo tra di loro, qualcosa che li spinge ad attaccare e a fare incetta di vite umane. Voi comprenderete che più armi abbiamo per porre fine a questa minaccia più sarà facile per noi liberarcene. Ora vi starete chiedendo cosa c'entri Lady Isabel in tutto questo. Ebbene, esiste un terzo modo per uccidere un vampiro, qualcosa di estremamente complesso da trovare ma di cui è nota l'efficacia: le reliquie sacre. Sarò estremamente concisa: lei è una sacra reliquia, letteralmente." concluse con uno sbuffo di fumo.

"Temo...temo di non aver capito. Una sacra reliquia può essere la lancia di Longino o un pezzo della Santa Croce, oppure la Sindone, queste non sono persone, sono oggetti..." nonostante lo stupore iniziale, la ragazza aveva trovato il coraggio di ribattere a quello che sembrava un'affermazione priva di senso.

Nemmeno Seras sembrava capire cosa stesse succedendo e continuava a rivolgere occhiate dubbiose verso Alucard, il cui sorriso non aveva mai smesso di brillare.

"Il trono di Salomone, il Santo Graal, il Sudario...è vero, tutti questi sono semplici oggetti che gli Hellsing e chi lavora e lavorò per loro hanno sempre cercato per combattere i vampiri, tuttavia, come gli oggetti si possono tramandare alle generazioni future, anche altro si può trasmettere ai propri discendenti.

Nel suo caso specifico, i geni. Il sangue del suo casato non è semplicemente sangue nobile inglese, ma nelle sue vene trasporta un gene speciale risalente a migliaia di anni fa. Lei, Lady Isabel, è la discendente diretta della Vergine Maria."

Seras Victoria ebbe un sussulto, mentre gli occhi della ragazza si spalancavano tradendo il suo disorientamento "Che cosa sta dicendo...perché si macchia di una simile blasfemia?" quelle parole non sembravano nemmeno rivolte alla diretta interessata, erano come sussurrate, rotte, tremanti. Richard posò la mano guantata di bianco sulla fronte con un sospiro "Mi spiace non avervelo potuto dire subito Milady - la voce dell'uomo era pervasa da una tremenda tristezza e sembrava tendere al pianto -prima di morire, vostra madre mi fece promettere di mantenere questo segreto finché non aveste compiuto l'età stabilita. Sarebbe stata lei a dirvelo non appena giunto il momento, ma Dio ha voluto prenderla con sé prima del tempo. Spero potrete un giorno perdonarmi, Milady" la ragazza tremante fece per parlare ma venne immediatamente interrotta dalla stentorea voce di Integra "I de Bethencourt discendono dal sangue della famiglia di Maria di Nazareth, portata avanti da sua sorella Maria di Cleofa, che a sua volta riconduce alla stirpe regale di David. Se c'è qualcuno che può sconfiggere i nemici di Dio è sicuramente chi ha il sangue del re dei Giudei che scorre nelle vene e lei non ha fratelli né sorelle, né parenti. Questo significa che purtroppo il compito che le spetta graverà solo e solamente su di lei".

Isabel stette ad ascoltare con gli occhi spalancati, privi di luce, pallida come i petali di un giglio.

"Riesce a capire quello che ho detto?" chiese Integra, notandone lo sguardo assente; quando la ragazza annuì lievemente con il capo la donna sospirò sollevata "Bene, ora che ha compreso la situazione devo porle una domanda scomoda ma necessaria. Lei è ancora vergine?".

" Lady Integra! Che razza di domande sono?" quella sensazione di torpore generata dal discorso della padrona era stata bruscamente spazzata via da quella domanda inaspettata, una domanda che era stata posta anche a lei molto tempo prima.

Tutto era cominciato con quella domanda e adesso qualcos'altro stava iniziando grazie ad essa.

 "Come osa fare simili insinuazioni! Non ho bisogno di ricordarle che Lady Isabel è figlia di una nobile casata e pertanto..." "Per favore Richard" come rediviva, Isabel sembrava essersi riscossa dal fiume di informazioni che stava cercando di capire e di accettare come verità "Sì, Lady Integra, lo sono".

"Non ho posto questa domanda per mera curiosità, sia chiaro. Il sangue di Maria perde efficacia se a possederlo è una persona impura, ma fortunatamente non è il suo caso. Molto bene allora, con il suo permesso, adesso lei è sotto la completa protezione dell'esercito inglese, nonché ospite fissa di Villa Hellsing. Non ho bisogno di farle presente che tutto ciò che è stato detto in questa stanza è estremamente confidenziale e non deve essere riportato in nessun luogo e in nessuna occasione se non da me preventivamente stabilita. Le converrà far spedire i suoi bagagli qui: sarà un lungo soggiorno".

 

 

 

Angolo dell'autrice

Ciao a tutti! Questa fanfic nasce da un'idea balzatami in testa qualche settimana fa e vorrei una vostra opinione, credete che questo potrebbe essere l'inizio di una storia interessante? Fatemelo sapere! Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 2
*** La miglior difesa... ***


LA MIGLIOR DIFESA

CAP.II

 

Isabel procedeva a passo spedito, dietro di lei il fedele Richard.

«Milady, siete sicura di voler partecipare?» «Ho per caso un’alternativa? E poi sono chiusa qui dentro da tre giorni senza fare nulla, è meglio così...»  mentre procedeva, le luci alle pareti illuminavano il fioretto che portava al fianco di una luce sinistra.

Da quando si era trasferita a Villa Hellsing non aveva fatto altro che barricarsi nelle sue stanze in compagnia del maggiordomo, evitando il più possibile il contatto con l’esterno. Aveva mangiato in camera e sistemato i bagagli che si era fatta portare: fortunatamente la tenuta da scherma era stata recapitata assieme al resto.

“Pensavo che avrei partecipato a degli esperimenti, non a duelli amichevoli...beh, in qualche modo anche loro dovranno divertirsi...”

Alla porta, due agenti degli Hellsing la stavano già aspettando.

«Buongiorno signorina, prego, gli altri sono già all’interno!» rispose semplicemente annuendo col capo e uno dei due le aprì la porta.

Quando entrò notò che nella grande stanza, adibita a sala da scherma, era già in corso un duello e che un gruppetto di persone lo stava osservando con interesse, tra questi riconobbe solamente Lady Integra, tutti gli altri erano ragazzi poco più grandi di lei.

Si avvicinò lentamente al gruppo, cercando di non disturbare, ma era inevitabile che il suo ingresso sarebbe stato notato. La donna le fece cenno di raggiungerla e non appena fu a portata d’orecchio bisbigliò «Sono contenta che si sia unita a noi!» poi, sempre a bassa voce, si rivolse al resto del gruppo «Rimanderemo le presentazioni a dopo, per ora stiamo a guardare cosa combinano quei due!».

Tutti si voltarono quindi ad osservare il duello in religioso silenzio.

Uno dei due stava chiaramente avendo la meglio sull’altro e in pochi minuti il combattimento finí in una totale sconfitta.

Dopo essersi inchinati al pubblico e aver ricevuto i meritati applausi, anche i due avversari raggiunsero il gruppo.

“Molto bene ragazzi! Ho il piacere di presentarvi la nostra nuova ospite, ci farà compagnia per un po’ e quindi avrete occasione di incontrarla spesso. Lei è Lady Isabel Theodora de Bethencourt, milady, questi sono alcuni dei membri del nostro concilio: Sir Gregory Penwood, Gunther Irons, Daniel Cavendish, Arthur Lancaster e Walter Talbot, sicuramente ne avrà già sentito parlare!”

Ovviamente si, ne aveva sentito parlare anche se non li aveva mai incontrati.

Erano tutti esponenti di importanti famiglie, a cominciare da Gregory Penwood, il ragazzo che aveva perso il duello e che aveva tutta l’aria di essere il tipico rampollo di una ricca famiglia. Carnagione smunta nonostante fosse ben piazzato, capelli ed occhi neri e un paio di baffetti che gli davano un tocco estremamente inglese. Stava respirando ancora affannosamente e la salutò con un cenno della mano, in evidente difficoltà. Di lui sapeva solo che il nonno era un famoso eroe di guerra e niente più.

Accanto lo sfidante che lo aveva battuto, Daniel Cavendish. La chioma biondo cenere era scarmigliata a causa della maschera che si era appena tolto. Aveva occhi azzurri come il mare che la fissarono intensamente mentre le porgeva la mano per presentarsi "Cavendish...Cavendish...sì, dovrebbe essere il duca di Argyll se non sbaglio. Avrei dovuto studiare le Parìe con più attenzione. Dovrò chiedere a Richard".

Gunther Irons, che sembrava essere un po' più grande degli altri, la squadrò dall'alto al basso prima di tenderle la mano «Molto piacere, Duchessa di Nurthumberland. Spero che si divertirà qui alla tenuta Hellsing». Isabel ricambiò la stretta con decisione "Ecco...lui ha proprio l'aria di aver studiato, al contrario di me...".

Un ragazzo dai capelli castani si intromise fisicamente nella conversazione prima che Isabel potesse rispondere a Gunther «Walter Talbot, molto piacere! Non fare caso ad Irons, si comporta sempre come un vecchio Lord di cent'anni fa!» «Beh...ecco...».

Si fece avanti quindi un ragazzo dall'aria più gentile che, con un po' di timidezza, si presentò con un piccolo inchino «Piacere di conoscerla, Lady Theodora, cioè...Duchessa di Northumberland...». Di fronte a quell'impacciata presentazione cercò di trattenere una risata «Non c'è bisogno, potete chiamarmi Isabel! Come ha detto Lady Integra, abbiamo un lungo periodo da passare insieme, meglio evitare tutte queste formalità fin da subito non credete?».

Si morse il labbro inferiore non appena la mano di Lady Integra raggiunse la sua schiena per una "amichevole" pacca sulla spalla «Ben detto Isabel! E adesso che le presentazioni sono terminate è ora di rimettersi all'opera. Direi che la nostra nuova amica debba avere la precedenza, scegli pure il tuo avversario!»

Lo sguardo della ragazza passò di nuovo in rassegna tutti i giovani vestiti di bianco: avrebbe potuto vincere facilmente contro Penwood o Lancaster vista la loro costituzione, più difficile sarebbe stato gareggiare contro Talbot o Cavendish mentre Irons rimaneva un'incognita. Estrasse quindi il fioretto dal fianco e lo passò in segno di sfida davanti ai ragazzi: si sarebbe fermato di fronte al suo sfidante. Improvvisamente voltò loro le spalle per fermare la punta dell'arma proprio davanti al naso di Integra, che scoppiò in una grossa risata «Ci hai tenuti tutti sulle spine! Va bene allora, accetto la sfida!».

Tutti sembravano molto curiosi di scoprire l'esito di quell'incontro, o almeno di vederlo accadere. Si sedettero a terra e rimasero ad osservare mentre le due sfidanti prendevano posizione. Nonostante la sua età il fisico di Integra sembrava essere ancora atletico e pieno di vita. Aveva scelto di sfidarla non certo per la sua età ma perché la trovava la scelta più saggia, inoltre desiderava ardentemente prendersi una rivincita su quella donna.

"Come puoi servirti di quelle bestie immonde?"

Mentre il maggiordomo la aiutava a mettere la maschera che aveva portato per lei, i suoi sentimenti si accesero di una nuova fiamma. Quello era uno scontro indiretto tra le tenebre e la luce, la sua ragione contro quella di una donna fuorviata dal potere del Demonio. Intelligente, affascinante, simpatica forse? Poteva essere tutto questo, ma nulla poteva cancellare il fatto che sedesse al fianco di creature appartenenti alle forze del male.

Le duellanti erano ora in posizione e, tra la curiosità generale, si salutarono, pronte a cominciare la battaglia.

"Ora la vedrai!"

Prese un respiro profondo e partì all'assalto senza pensarci due volte. Si scagliò su di lei come una pioggia torrenziale e, forse presa alla sprovvista, l'avversaria tardò a parare l'attacco, perdendo posizione e stabilità. Credendo di averla destabilizzata, si cimentò in una serie di potenti fendenti che vennero tuttavia parati senza troppa difficoltà. Mentre Integra sogghignava nascosta dietro la maschera nera, Isabel si mordeva le labbra. La controffensiva della donna fu altrettanto potente e la ragazza ne avvertì tutta la forza: più volte aveva creduto di non riuscire ad evitare i colpi di quegli affondi così ben bilanciati e precisi, ma dalla sua aveva l'agilità dovuta all'età ed era sempre riuscita a cavarsela evitando il furioso assalto. La tecnica di Integra era disarmante: la sua esperienza l'aveva portata ad avere un livello di precisione tale da poter competere con ottimi insegnanti di scherma senza problemi. Isabel non aveva però nessuna intenzione di perdere. Lasciò che l'avversaria guadagnasse territorio per riprendere le forze e poi decise di puntare il tutto per tutto su un'improvvisa fléche. Il colpo era così inaspettato da andare a segno, ma proprio mentre la punta dell'arma stava per toccare il bianco doppiopetto di integra un brivido gelato corse lungo la sua schiena, mandando fuori rotta il colpo e lasciando all'avversaria un fianco scoperto, permettendole così di colpirla.

"Che cosa..."

Si sentiva confusa, destabilizzata, qualcosa aveva interrotto la sua concentrazione. Qualcosa che aveva già sperimentato in precedenza. Traballò e Richard venne subito in suo soccorso mentre tentava di togliersi debolmente la maschera. Quando sentì di nuovo l'aria sul suo viso respirò profondamente: era come se il fiato le mancasse. Alzò lo sguardo e in mezzo ai volti preoccupati dei ragazzi che la stavano fissando increduli, compreso quello del povero maggiordomo che le porgeva insistentemente un fazzoletto, erano apparse le figure dei due vampiri.

"Maledizione!"

Se avesse potuto li avrebbe uccisi con le sue mani. Li odiava. Davanti ai suoi occhi vacui comparve l'immagine del vampiro che l'aveva terrorizzata col suo sorriso demoniaco e l'unica cosa che riusciva a pensare era di trafiggergli il cuore con il fioretto.

«Isabel? Isabel? Ti senti bene?»

Una voce diversa da quella di Richard la riportò alla realtà e davanti al suo sguardo comparve quello preoccupato di Daniel, attorno a lei gli altri ragazzi.

«Tutto apposto, è stato solo...soltanto...un mancamento, tutto qui- prese di mano il fazzoletto al maggiordomo e si asciugò il sudore gelato dalla fronte -sto bene, non preoccupatevi. Era da tempo che non tiravo di scherma!» «Da tempo? Ma la tua tecnica era fantastica!» Penwood sembrava veramente sincero nel complimentarsi, ma prima che potesse ribattere Integra intervenne «Magari era da tempo che non trovava un degno avversario, non è vero? Per oggi basta così in ogni caso, guardate l'orologio, ormai sono le cinque del pomeriggio e ognuno di noi ha delle faccende da sbrigare immagino...». Tutti annuirono in maniera più o meno convinta «Beh, in effetti sì...ad ogni modo è stata una bella sfida, sicuramente ti sai difendere eh?» ammiccò Talbot; lei rispose con un debole sorriso mentre consegnava maschera e fioretto a Richard.

«A proposito, abbiamo un tavolo prenotato al Royal Horseguards per dopodomani, perché non ti unisci a noi?» chiese Daniel, trovando negli sguardi dei compagni una generale approvazione.

Quella domanda così improvvisa riuscì a disorientarla per un attimo e senza pensarci cercò lo sguardo di Integra, come se le servisse la sua approvazione. Questa alzò le sopracciglia, lanciandole un'occhiata significativa che la intimava di rispondere affermativamente.

«Ma certo! Verrò con molto piacere!»

Il sorriso che aveva le morì sulle labbra quando Arthur si avvicinò ai due vampiri «Non vi siete persi l'incontro vero? Sono state proprio fantastiche!» «Davvero una bella sfida...e ho come la sensazione che ne rivedremo delle altre ancora più interessanti» «Lo spero proprio Alucard! C'è ancora molto che devo imparare!».

Il ragazzino dagli occhiali rotondi si riunì ai suoi compagni che si erano avvicinati in gruppo alla porta e tutti insieme salutarono garbatamente prima di lasciare la stanza.

Integra interruppe l'imbarazzante silenzio che si creò successivamente «Ti giuro che non l'ho fatto apposta per farti perdere!» quell'intervento sarebbe dovuto risultare in qualche modo ironico, ma lo sguardo di Isabel rimase gelido come il ghiaccio. «Qualcosa non va?» in pochi secondi il vampiro si ritrovò la punta del fioretto a meno di un centimetro dal collo «Non osare mai più rivolgerti a me con quel tono strafottente o giuro la prossima volta ti stacco la testa dal collo».

La guardò per qualche secondo da sotto gli occhialini. La tensione dei muscoli che pulsavano da sotto la tuta bianca, lo sguardo che non lasciava dubbi sulla serietà delle sue intenzioni, aveva tutta l'aria di un serpente pronto ad attaccare appena ne avesse avuto l'occasione. Quella determinazione lo fece sorridere «La decapitazione non è mai stata un problema per quanto mi riguarda».

Seras, che aveva compreso fin dall'inizio l'intolleranza della ragazza, non poté fare altro che rimanere a guardare con aria compassionevole "Non credo che riuscirà mai ad accettare di avere dei vampiri attorno...".

«Finitela voi due!» il tono di Integra era imperioso ma non troppo severo, sembrava quasi comprendere in qualche modo il disprezzo di Isabel. Per tutta risposta, la ragazza abbassò l'arma, allontanandosi dal vampiro che non era indietreggiato di un passo. «Non mi puoi costringere a convivere con loro» «Sicuramente non potrai affrontare le missioni da sola..» «Missioni?- la ragazza rimase interdetta -credevo che mi avreste chiusa in qualche laboratorio per degli esperimenti! Nessuno mi ha mai parlato di missioni!».

«Dobbiamo testare i tuoi effetti sui vampiri e non possiamo usare Alucard e Seras come cavie, inoltre meno persone sanno di te e meglio è, quindi dobbiamo ridurre le milizie armate, non puoi pensare di non combattere. Che problema c'è? Ti hanno addestrata se non sbaglio...» . Dopo l'incidente che aveva distrutto Londra, tutti o quasi i figli delle nobili casate erano stati addestrati a combattere per una possibile imminente minaccia. L'auto-difesa era importante in caso di un nuovo attacco nemico e tutti temevano che qualcuno fosse sopravvissuto a quei giorni di devastazione e morte, nessuna famiglia facoltosa avrebbe lasciato che la propria stirpe perisse per mano dei neo nazisti e così era stato dato il via alla "moda" militare.

«So usare una pistola, un fucile, tirare di scherma se vuoi, ma non lo farò al loro fianco»

La sua determinazione non sembrava aver scalfito Integra «Ah sì? E come pretendi di sopravvivere contro un vampiro? Le loro abilità sono estremamente superiori a quelle che ora tu possiedi. Non sappiamo cosa può fargli il sangue di Maria e, anzi, credo proprio che sia arrivato il momento di testarne l'efficacia. Abbiamo tracciato uno degli avamposti nemici, voi tre andrete a vedere di cosa si tratta!»

«Forse non mi sono spiegata, non accetto di combattere al fianco dei vampiri!»


«Forse non mi sono spiegata, questo è un ordine!» finalmente la donna aveva deciso di alzare la voce «Domani inizieremo i test sul tuo DNA e tra una settimana partirai per Glasgow, non voglio altre obiezioni in merito, da nessuno di voi» scandì bene le ultime parole prima di chiudersi la porta alle spalle.

Isabel soppresse un grido di rabbia, consegnò a Richard il fioretto e si avviò verso l'uscita senza degnare di uno sguardo i presenti.

«A...domani...» lo sbattere della porta interruppe il timido saluto di Seras. «Ci stai davvero provando? Non mi meraviglio...sei la solita ingenua...» così si congedò il vampiro, sparendo attraverso il muro senza aspettare una risposta.

Fece un lungo sospiro prima di gettarsi di peso a sedere a terra "Certo che ha proprio un brutto carattere..." "Penso sia solo spaventata, non so come avrei reagito io se non fossi mai diventata un vampiro..." "Sicuramente saresti stata molto più ragionevole di quella rampolla viziata. Sono proprio curioso di vedere come se la caverà quando si troverà faccia a faccia con la morte" "Io non sono per niente curiosa e poi con i suoi modi di fare il Maestro è tutt'altro che incoraggiante. Credo che finirà per cercare di ucciderlo ancora prima di arrivare sul posto" "Allora non c'è nulla di cui preoccuparsi, quando scoprirà di non poterlo fare fuori inizierà a farsene una ragione!" "Se lo dici tu Pip..." "E quando mai ho avuto torto?"

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Capitolo 3
*** Quello che dice la gente ***


QUELLO CHE DICE LA GENTE

 

CAP.III

 

 

Comodamente seduto su di una poltrona foderata di velluto rosso, Daniel sporse la testa verso le grandi finestre: il Tamigi luccicava riflettendo le luci dei lampioni che si rispecchiavano sulle sue acque, attraversate dallo scorrere lento delle imbarcazioni.

Il sole era appena tramontato e la città cambiava lentamente aspetto, vestendo del suo scintillante mantello notturno.

La porta del salottino, lasciata socchiusa, lasciava entrare le rotonde note del jazz suonato nella sala poco distante, riempiendo l'atmosfera.

Riuniti attorno ad un tavolino da caffè posto di fronte ad un caminetto liberty, il gruppo di ragazzi aveva discusso fino a quel momento, aspettando l'arrivo di Isabel.

«Credete che saremmo dovuti passare a Villa Hellsing a prenderla?» esordì Penwood un po' preoccupato «Ma che dici! Non mi pare proprio il tipo da aver bisogno di un passaggio...e poi ce l'ha una scorta, arriverà.» «Se lo dici tu, Walter...».

Qualche minuto di silenzio serpeggiò fra i presenti prima che Gunther si alzasse bruscamente dalla sua poltrona «Se non vi dispiace, io vado a prendere la bere!».

Tutti la trovarono un'ottima idea e decisero di fare lo stesso «Tu non vieni Dan?» il classico sorriso sulle labbra di Walter sembrava non aver convinto del tutto l'amico «Vi aspetterò qui, tu vai pure! Ci rivediamo fra cinque minuti!» «Non mi dire - prima di terminare la frase si sincerò che tutti fossero usciti dalla stanza, per poi usare un tono di voce più basso e riservato - che sei già in fissa per quella ragazza!».

Improvvisamente Daniel sembrò come riscuotersi da un precedente stato di sonno «Ma che cavolo dici! Ho solo tante cose per la testa, tutto qui!» il ragazzo dai capelli castani alzò le braccia prima di dargli le spalle e avviarsi verso il resto del gruppo «Fa' come vuoi!».

Daniel, rimasto ormai solo nell'elegante salottino, sbuffò.

Non era di certo interessato alla ragazza nel modo che l'amico intendeva, ma aveva percepito in lei qualcosa di strano la prima volta in cui l'aveva vista. Sicuramente era stata brava a tenere testa ad Integra, ma poi? Che cos'era successo? Il suo malessere aveva qualcosa che non lo aveva del tutto convinto.

Non sapeva proprio cosa pensare.

Forse era malata e non voleva dirlo? Questo spiegava la presenza assidua del maggiordomo, anche se Gunther aveva detto loro che era rimasta orfana.

La madre era morta presto, il padre l'aveva lasciata durante una missione in Afghanistan. L'uomo era stato feldmaresciallo dell'esercito e si era guadagnato non poche medaglie per il suo coraggio, era famoso per la sua capacità di avventarsi in situazioni disperate e uscirne più o meno intero, bastava pensare che era sopravvissuto ai neonazisti.

Alla sua morte, Isabel aveva ereditato una fortuna piuttosto cospicua e si trovava a gestire il patrimonio familiare da qualche anno in solitaria.

Sempre secondo quello che Gunther diceva non aveva mai fatto il suo debutto in società, perché proprio a diciotto anni il padre era venuto a mancare e aveva deciso di non mostrarsi in pubblico per non attirare su di sé attenzioni, da allora aveva sempre vissuto in maniera solitaria tra i suoi possedimenti, gestendo gli affari di famiglia.

 

«Pensieroso stasera?» era così assorto nei suoi pensieri che trasalì nell'udire la voce di Isabel dietro le sue spalle «Scusami, non volevo spaventarti» disse con un sorriso, parandosi di fronte alla poltrona del ragazzo.

Aveva un gusto un po' retrò nel vestire, un abito azzurro lungo sotto al ginocchio che copriva spalle e braccia, cinto in vita da una sottile cintura avorio, calze bianche e scarpette marroni. Sicuramente molto diversa che nella sua tenuta da scherma.

Grazie alla pettinatura raccolta poté notare l'unico gioiello che portava: un paio di orecchini di perla bianca; aveva un aspetto elegante ma sicuramente non quello di una ricca ereditiera.

«Ma no! Figurati! Tu piuttosto, non dovevi essere qui mezz'ora fa?» «Mi dispiace, sono in ritardo ma non ho potuto fare altrimenti. Integra mi ha trattenuta più del previsto, ci sono molte cose che devo fare...» Daniel alzò un sopracciglio, interessato «Per esempio? In effetti non ti ho nemmeno chiesto che cosa ci fai dagli Hellsing». Il suo sorriso vacillò per un istante, per poi tornare esattamente come era prima «Lavoro, ovviamente. Mi hanno chiesto dei finanziamenti per alcuni progetti ed io glieli ho forniti, a patto che potessi seguirli io stessa».

Il ragazzo annuì serioso «Ha a che fare coi vampiri?».

 

Quella domanda la colse alla sprovvista: aveva concordato con Integra una storia che potesse coprire in qualche modo la realtà dei fatti, ma non aveva chiesto fino a  quanto fossero coinvolti gli altri per poter parlare di certi argomenti.

Decise di rimanere sul vago «Sì, in un certo senso. Magari Integra ve ne accennerà durante la prossima riunione ma non siamo qui per parlare di lavoro immagino...a proposito, dove sono gli altri?».

Fece finta di non fare caso al comportamento evasivo della ragazza, se voleva scoprire qualcosa di più avrebbe dovuto agire in un'altra maniera.

«Sono andati al bar, torneranno a momenti, se hai voglia di raggiungerli...» «Oh no, non fa niente!» si affrettò a rispondere la ragazza «Nemmeno io ho voglia di bere a quest'ora» Isabel sorrise, accomodandosi su una delle poltrone.

«Eri già venuta qui?» «No, ma lo trovo molto carino, ne avevo sentito parlare...sai, non esco quasi mai dalla mia tenuta» «In effetti hai l'aria di una persona riservata» «D...davvero?» il leggero imbarazzo della ragazza lo fece divertire «Sì, ma non c'è niente di male te lo assicuro!».

«Ma guarda chi si rivede! Ehi, lo sai che sei seduta al mio posto?» Walter era tornato con in mano quello che sembrava un bicchiere di rum o di brandy, seguito dal resto della compagnia.

«Eddai! Talbot, ti sembra il modo di trattare la duchessa?» «Gunther, solo perché non hai ancora ricevuto il tuo titolo ti sembra il caso di sottolineare sempre quello degli altri?» leggermente in imbarazzo, Arthur si avvicinò a lei, sistemandosi gli occhiali sopra il naso «Benvenuta! Scusali ma fanno sempre così, non ci si può fare niente».

 

Stavolta era arrivata preparata all'evenienza. Richard le aveva spiegato la situazione, facendole presente che Gunther Irons era l'erede dell'attuale Duca di Cambridge, un ruolo ben più importante del suo, ma anche Walter, contro ogni aspettativa, possedeva un titolo nobiliare, era infatti Marchese di Winchester.

A conti fatti, tutti i presenti erano Pari d'Inghilterra eccetto Arthur Lancaster, probabilmente scelto da Integra per l'enorme ricchezza che derivava dai giacimenti minerari in Africa della sua famiglia.

Tutti ricoprivano quindi posizioni di prestigio e tutti erano estremamente ricchi, come, del resto, lei.

«Perché invece di dire sempre assurdità non vi mettete a sedere?» la proposta di Daniel trovò l'approvazione di tutti e in poco tempo i ragazzi erano tutti seduti a sorseggiare il proprio drink.

«Isabel, come mai sei arrivata tardi?» «Non essere scortese Penwood! Non si dicono certe cose ad una signorina» il ragazzo divenne viola dall'imbarazzo e Walter si fece una grossa risata «Non..non volevo essere scortese...» «Non preoccuparti - rispose lei, sorridendo - Walter esagera, non c'è nessun problema. Ad ogni modo, sono stata trattenuta da Lady Integra».

«Non è una novità, quella donna parla decisamente troppo» Gunther appoggiò il bicchiere sul tavolo di fronte, ridacchiando fra sé e sé.

«Non dovresti essere così crudele» puntualizzò timidamente Arthur «Lo sai anche tu che è vero! Parla troppo ed è decisamente acida, non sei d'accordo Northumberland?».

In quel momento gli sguardi di tutti erano fissi su di lei e già sapeva di non poter essere onesta, per il suo bene.

«Non la trovo poi così insopportabile, e poi Villa Hellsing è decisamente confortevole...mi dispiacerà lasciarla per un po'!» «Che significa? Ritorni a casa tua?» chiese Penwood con aria perplessa «Pensavo restassi per un lungo periodo!» intervenne Walter.

«Credevo lo sapeste...partirò per Glasgow dopodomani, sono in missione con Seras e Alucard» ammise candidamente, provocando una reazione del tutto inaspettata sul suo pubblico.

«IN MISSIONE? Ma...Isabel, tu?» «Non preoccuparti Arthur, se c'è Alucard non le succederà niente» rispose Daniel al ragazzino impallidito.

Quelle parole non servirono tuttavia a rassicurare Isabel, ma, anzi, ad alimentare il suo sdegno  «Non ho certo bisogno di Alucard per cavarmela da sola» «Non è affatto quello che intendevo - dal volto di Daniel si poteva evincere che fosse piuttosto imbarazzo per ciò che aveva appena detto - è solo che non si può prendere sottogamba questo genere di cose...».

Gregory si alzò per sincerarsi che la porta fosse chiusa, in effetti i loro discorsi non erano per niente alla portata del pubblico.

 «Più di una persona ci ha lasciato le penne - intervenne Walter, per la prima volta estremamente serio - e parliamo di soldati addestrati che avevano già combattuto» «Avanti, non mettetele ansia, altrimenti perderà del tutto la voglia di andarci!» Gunther sembrava fra tutti il meno sconvolto dalla notizia, forse ne era già al corrente?

«Ad ogni modo puoi stare tranquilla, Alucard e Seras sono infallibili, e non lo dico per sminuire le tue capacità. Puoi essere il miglior soldato della terra, ma avrai sempre difficoltà a vedertela con dei vampiri» l'argomento parve attirare l'attenzione di Isabel «Voi siete già andati in missione?» lo chiese guardando Gunther, ma la domanda era rivolta a tutti i presenti.

«Non hai visto le loro facce? Ovviamente no, è per questo che sono tutti su di giri, ma, ti dirò, non c'è nulla di strano in questo. Noi facciamo parte dei Nuovi Dodici, non abbiamo nessun motivo per rischiare la vita e non serviremo di certo più di quanto non servirebbe uno dei soldati addestrati di Integra. Per questo motivo mi chiedo cosa tu ci faccia veramente a Villa Hellsing...» lo sguardo serio e indagatore del ragazzo creò una sorta di suspance nella stanza.

Isabel si affrettò a rispondere «Ha a che fare coi vampiri, un progetto a cui stiamo lavorando io e Integra. Non posso dire di più se lei non ve l'ha detto...» «Hai...hai per caso ricevuto un  addestramento speciale? Come quelli della Iscariota? Ho sentito dire che riuscivano ad estrarre il cuore di un vampiro a mani nude!» Gregory sembrava particolarmente euforico riguardo alla sua congettura e, come se non fosse sufficiente, al coro si unì anche Arthur «Integra sta creando un reparto speciale? Non posso crederci! Sai, non ho mai visto Alucard combattere, ma ci sono delle voci in giro...sulla guerra...» «Già, deve essere formidabile!».

«Alucard ha partecipato alla guerra?» quel particolare aveva attirato l'attenzione di Isabel. Non sapeva effettivamente niente sul vampiro, non le era mai interessato fino a quel momento.

«Ma come? Non lo sai? E' stato praticamente grazie a lui che abbiamo vinto. Dicono che sia morto e risorto qualche anno fa!» «Non essere ridicolo Arthur, non si può risorgere - Gunther interruppe Walter - E' meglio dire che non è mai morto! Nessuno sa quanti vampiri abbia fatto fuori durante la guerra!».

 

«Vampiri? Durante la guerra?» «Non te l'hanno ancora detto eh?»                 

La sensazione di disagio che aveva cominciato a provare all'inizio della conversazione cominciava a salire sempre più annodandosi a livello dello stomaco come un peso indesiderato. Cosa significava quello stava dicendo?

Il suo disagio venne percepito da Daniel, che si affrettò ad intervenire «Gunther adesso basta, non credo che siamo noi le persone giuste per dirglielo...» «La storia del Millennium - proseguì il ragazzo, incurante della supplica dell'amico - dell'organizzazione da quasi un milione di persone con armi di ultima generazione: è una montatura. Quello era un esercito di poche migliaia di vampiri!»

«Che stai dicendo...è impossibile...» Isabel si alzò dalla sedia, con gli occhi sgranati; il suo volto era diventato livido. Tutti si accorsero del suo disagio, ma Gunther sembrava non darci nessun peso «Eppure è la verità. Solo Integra ha avuto la brillante idea di combattere il nemico con le sue stesse armi.» concluse senza batter ciglio.

Ormai viola in volta, non sapendo cosa pensare, dire, rispondere, disse soltanto «I vampiri non porteranno mai niente di buono al mondo, mai!» poi corse verso la porta senza aggiungere nulla.

«Perché hai voluto farlo a tutti i costi?» chiese Daniel, alterato, che, senza aspettare una risposta, corse subito in direzione della ragazza.

 

«Il soprabito, Richard.» poco più avanti, il maggiordomo la stava aspettando vicino all'ascensore.

Non fece in tempo a tenderle la mantella che Isabel l'aveva già afferrata, riversandosi verso l'uscita a passo di marcia. Non proferì parola e lui, da bravo maggiordomo, non domandò nulla, si limitò solamente a guardarla di sottecchi ogni tanto.

Chiunque avrebbe potuto capire il suo profondo turbamento.

Una volta raggiunta la strada, Isabel si avvicinò alla vettura che la stava aspettando per riportarla a Villa Hellsing.

«Isabel, aspetta!» Daniel la raggiunse correndo prima che potesse salire in auto, sotto lo sguardo attento di Richard «Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in quel modo. Non avevo idea che...» «Non importa - lo interruppe bruscamente - adesso è meglio che vada».

Prima che potesse replicare, la ragazza salì in auto, chiudendosi la portiera alle spalle.

Il ragazzo guardò la macchina allontanarsi, mentre dall'hotel cominciavano ad uscire anche il resto dei ragazzi, che non poterono fare altro che guardare i fari dell'auto sparire in lontananza.

«Stavolta Gunther ha proprio esagerato...» sentenziò Walter, mentre Arthur, con il suo tipico fare impacciato, soggiunse «Non avrei mai creduto che li odiasse così tanto, i vampiri».

 

...........

 

"Questa è tua" le aveva detto, mettendole in mano una Glock 17 come se fosse una mela candita o un bastoncino di zucchero.

"Non ti servirà sparare, entreranno per primi Seras e Alucard e libereranno la zona. Puoi sempre buttarti in mezzo se vuoi un po' di azione, ma se preferisci tenerti tutti i tuoi arti al loro posto te lo sconsiglio caldamente. Ti chiederai allora a che cosa servi tu? Beh, per ora a niente, stai a guardare come si comportano gli altri e familiarizza con la visione del nemico che odi. Seras è dotata di telecamera per controllare che la situazione sia in ordine, quindi avrai una visuale privilegiata di quello che succede lì dentro e non ti piacerà, ma fidati se ti dico che prima o poi ci attaccheranno e se sarà la tua prima volta in fatto di rapporto con la morte, stai certa che ti dovremo seppellire prima del tempo. Stai andando in una base nemica, un vecchio edificio abbandonato nella periferia di Glasgow. Loro non sanno che state arrivando quindi sarà un'imboscata: non entrare per nessun motivo prima che Alucard e Seras abbiamo ripulito il passaggio, non girare mai disarmata e mai e poi mai da sola. Non sai di cosa siano capaci i vampiri e non hai bisogno di impararlo sulla tua pelle. Tieni a mente che potresti essere la salvezza definitiva di questo paese e la tua vita vale più di quella dei soldati che ti circondano, quindi non cercare di fare l'eroina della situazione, anche se penso sarai più impegnata a vomitare davanti a pezzi di carne e sangue. Intesi?".

"Sì" le aveva risposto, solamente sì.

E adesso era lì, in quel furgone, circondata da militari armati fino ai denti e con quell'orrenda sensazione di avere i vampiri vicino.

I vampiri.

L'enorme devastazione che avevano causato radendo al suolo Londra, la crisi economica, un paese sull'orlo del disastro, e tutto ciò era a causa dei vampiri.

I vampiri.

Senza vampiri non si sarebbero potuti combattere i vampiri stessi, in un ironico circolo vizioso che risuonava nella sua testa come una maledizione senza fine.

I vampiri.

Le sarebbe piaciuto vederne la morte? Era un sentimento giusto? Bisognava godere della disfatta dei nemici di Dio oppure disprezzare la morte violenta, l'omicidio?

"Nessuno può dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato?"

Richard, che le aveva mentito sulle sue origini e sulla guerra? Cosa le avrebbe detto? La verità o un'altra bugia solo per il suo bene?

Integra, una bugia per il bene della nazione?

"Papà, forse tu mi avresti detto la verità".

 

«Quali ti spaventano di più? I morti o i vivi?»

Da sotto gli occhialini, Alucard sembrava quasi convinto di ricevere una risposta a quella domanda.

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Capitolo 4
*** Dead end ***


DEAD END

 

CAP.IV

 

 

L'edificio estremamente fuori mano rispetto al centro della città.

La giornata nuvolosa conferiva alla zona un'aria ancora più tetra di quanto non fosse anche senza quel grigiore.

Il rudere in mattoni rossi, estremamente lungo, richiamava un po' gli edifici della seconda rivoluzione industriale, con i basamenti in cemento e le finestre lunghe e strette, perlopiù rotte o malamente sbarrate da travi di legno.

Allo stesso modo era stato occluso l'ingresso, che Seras aveva provveduto a buttare giù con un calcio, rompendo le assi e sparendo nel buio insieme al suo compagno.

Senza i vampiri avrebbe dovuto sentirsi meglio, ma percepiva comunque un senso di inadeguatezza.

L'aria era estremamente umida e fredda, nonostante sentisse poco o niente da sotto la tuta aderente e nera, anzi, il giubbotto antiproiettile la stava facendo sudare.

I capelli, raccolti in una lunga treccia, ondeggiavano grazie al venticello freddo che spirava da ovest.

Attorno al loro furgone ne erano parcheggiati altri lungo la via; il vicinato si sarebbe insospettito, se solo ce ne fosse stato uno.

L'edificio era alla fine di una via industriale, poi si apriva una sorta di campo secco e vuoto, al limitare del quale si apriva uno dei piccoli boschi che circondavano Glasgow.

La zona era praticamente deserta e priva di strutture abitate, delle altre che dovevano essere state fabbriche un tempo, erano completamente crollate e in rovina.

"Quanto vorrei andare a fare una passeggiata, o comunque lontano da qui" pensò, mentre si riallacciava uno degli stivali.

Non era abituata a portare il peso della cintura con la fondina per la pistola, che spesso la infastidiva nei movimenti.

"Non c'è problema" le aveva detto Integra durante una piccola partita di sof-tair pochi giorni prima "Vedrai che ti abituerai presto".

La donna era riuscita ad appurare che Isabel non aveva alcun problema con la difesa personale, d'altronde era la figlia di un feldmaresciallo, così si era del tutto convinta a lasciarla andare in missione.

Aveva avuto molti dubbi, nonostante il giorno della partita di scherma sembrasse convinta e decisa, ma alla fine si era rassegnata al fatto che non avrebbe avuto molte altre scelte.

Non voleva farle rischiare la vita e si fidava di Alucard e Seras, sebbene il pericolo fosse inevitabilmente sempre in agguato.

Inoltre aveva ricevuto non poche lamentele dal Nuovo Dodici: a quanto pare non apprezzavano che venisse messa a repentaglio la sicurezza della ragazza.

 

Questi pensieri non giunsero mai né alle orecchie né alla mente di Isabel, che continuava a considerare Integra una donna piuttosto egoista, nonché estremamente pericolosa.

Non aveva più visto gli altri ragazzi, aveva preferito barricarsi nella sua stanza e aspettare di andare in missione. Non voleva avere più pensieri di quanti già non ne avesse.

 

«Milady? Siete pensierosa? Non vi biasimo...» si voltò a guardare il maggiordomo, anche lui in tenuta militare, per l'occasione.

Integra era contraria alla sua partecipazione e all'inizio anche Isabel, ma poi si era convinta che fosse meglio avere un volto amico durante una tale occasione, senza contare il fatto che lui non avrebbe mai rinunciato a seguirla.

Ciò che aveva convinto la Hellsing era il fatto che anche lui avesse combattuto al fianco di De Bethencourt durante l'operazione Millennium.

«Sì...mi domando cosa stiano facendo lì dentro. Non sento alcun rumore...forse sono alleati dei nemici!» «Non dica sciocchezze» si intromise uno dei soldati che erano rimasti all'avamposto davanti all'edificio «Non c'è nessuno più affidabile di quei due!»

Avrebbe voluto replicare, ma prima che potesse farlo il suo corpo si irrigidì inspiegabilmente, facendole accapponare la pelle.

«Sono...sono qui...» prima che il maggiordomo potesse chiederle qualsiasi cosa, un colpo raggiunse il soldato che era accanto a loro, facendolo crollare a terra.

Il suono dello sparo e il grido di orrore di Isabel segnarono l'inizio dell'attacco.

Dall'altro lato della strada, dall'edificio quasi completamente crollato, era uscita inspiegabilmente un'orda di ghoul, accompagnati da vampiri armati, come quello che aveva centrato il bersaglio poco prima.

Trovandosi dietro uno dei furgoni, Isabel si risparmiò la scena apocalittica.

Venne immediatamente circondata, come da protocollo, da soldati che le fecero da scudo, mentre una buona parte del drappello era andata in prima linea.

Non si rese conto di quello che stava accadendo, si stava praticamente lasciando trasportare da Richard: lo sguardo di orrore e il corpo riverso nel sangue dell'uomo che pochi minuti prima le aveva parlato erano ancora fissi davanti ai suoi occhi.

Richard la scosse lievemente, cercando di riportarla alla realtà «Milady, la prego, si riprenda! Non c'è tempo!» mentre scuoteva le membra gelide come il ghiaccio, la sensazione di malessere che provava vicino ai vampiri non cessava, anzi, era acuita da tutto ciò che era successo così improvvisamente.

«Ci stavano aspettando! Non abbiamo altra scelta, dobbiamo entrare nell'edificio, subito!» uno dei comandanti dell'operazione, che si trovava proprio a protezione di Isabel, impartì l'ordine in maniera autoritaria ed estremamente concitata, lasciando intendere che le cose, sull'altro versante della strada, non si mettevano bene.

Mentre indietreggiavano, uno dei furgoni venne ribaltato, aprendo il passaggio ad un consistente drappello di spaventosi ghoul.

Non poteva vederli, ma poteva sentirne gli agghiaccianti lamenti.

 

Il drappello giunse fino all'ingresso poco prima distrutto da Seras e in pochi secondi tutti furono all'interno.

Alcuni uomini iniziarono a sbarrare nuovamente l'entrata come potevano, su ordine del comandante.

«Come faranno gli altri ad entrare?» chiese un soldato appostato alla finestra, urlando sopra il rumore del suo fucile semi automatico.

Non ottenne risposta e ciò bastò a far capire che la situazione era totalmente degenerata; in tutta quel trambusto fatto di urla e spari, Isabel si trovava ad avere le orecchie ovattate, come se fosse in una dimensione a sé stante.

Gli occhi erano vitrei, spalancati in uno sguardo privo di intensità ma totalmente sopraffatto dall'orrore.

Il maggiordomo l'aveva portata in un angolo più appartato, cercando di farla rinsavire.

Si aspettavano che l'orda raggiungesse l'edificio, travolgendo finestre e l'ingresso: tutti erano pronti a fare resistenza.

Improvvisamente i ghoul, che erano arrivati a pochi metri da loro, smisero di muoversi, formando una sorta di muro di fronte a loro.

I soldati continuavano a sparare, atterrandoli, ma quelli non si muovevano.

«Che succede comandante?» «Non ne ho idea, forse uno dei vampiri ha dato loro ordine di fermarsi, aspettate ancora qualche minuto e se non si muovono, andiamo avanti e tentiamo di uscire di qui dal retro!».

Contrariamente ad ogni aspettativa, i ghoul stettero lì davanti senza muoversi e, come era stato ordinato, in qualche secondo tutti i soldati si alzarono e cominciarono a correre verso l'interno dell'edificio, sgombrando quella stanza.

«Che sta succedendo?» il rumore dei passi, il fatto di dover correre e le continue suppliche di Richard sortirono il loro effetto sulla mente di Isabel, che si era come riscossa dal suo incubo, trovandosi in un altro ancora peggiore.

«Milady, i ghoul si sono fermati, stiamo scappando verso un'altra uscita. I rinforzi stanno arrivando...»

«SERAS! SERAS! RISPONDI! Dannato vampiro! Dove diavolo sono finiti, dovrebbero essere già qui! SERAS! MI RICEVI?».

 

«C'è decisamente qualcosa di strano qui dentro...»

Seras, armata di fucile, girava da una parte all'altra attraverso gli stanzoni e i corridoio dalla muratura a vista, alla ricerca di qualcosa che non conosceva bene nemmeno lei.

Al contrario, Alucard passeggiava tranquillamente lungo i corridoi.

"Certo che in questo posto non sembra essere venuto nessuno da secoli...forse Integra ci ha mandati nel luogo sbagliato, oppure non c'è davvero niente qui dentro" "Io non ne sarei così sicura...Alucard sta andando avanti, sembra quasi che abbia un obiettivo" la voce di Pip, da dentro di lei, la sollevò un po' da quelle congetture solitarie.

"Forse sì, o forse per niente...chi lo sa a cosa pensa il Maestro..." lo raggiunse correndo attraverso l'ennesimo corridoio.

«E se cercassimo fuori?» «E se cercassimo...lì sotto?» Seras non si era accorta della presenza di una botola nella nuova stanza in cui erano capitati, che non aveva nulla di diverso dalle precedenti se non proprio quel passaggio nel pavimento.

La ragazza si avvicinò e aprì con facilità lo sportello di metallo, per poi calarsi nel buio, seguita dal suo Maestro.

Non appena misero piede sul fondo, il terribile odore dell'umidità misto a qualcosa di ben peggiore li assalì.

Immediatamente, le luci al neon poste sul soffitto si accesero, rivelando un passaggio simile ad una fognatura.

«C'è odore di morte qua sotto...» esordì Seras «Ci stavano aspettando» sussurrò Alucard, che, come di consueto, non lasciava trasparire alcuna emozione.

Procedettero avanti, Seras pronta a fare fuoco, quando improvvisamente una strana voce proveniente da un punto indistinto li fece arrestare.

«Benvenuti, gentili ospiti!» «Chi sei?» chiese Seras, senza farsi pregare, di fronte a quel tono canzonatorio «Inutile che te lo dica, non mi conosci e non so se mi conoscerai mai. Sapevo che sareste venuti a farmi visita, così ho preparato questa bella passeggiata per voi...e una sorpresa per i vostri amici di sopra».

A quelle parole, Seras raggelò.

Estrasse immediatamente il ricevitore dal giubbotto ma si accorse ben presto che il segnale non era funzionante, così cominciò a guardarsi intorno alla ricerca della provenienza della voce.

«E' tutto inutile, quello non ti servirà qui. Inoltre conviene di più che pensiate a voi stessi per» la trasmissione della voce si interruppe bruscamente, lasciando aleggiare nel tunnel uno strano brusio di sottofondo.

"...ghoul...signore..." qualche parola serpeggiava tra il ronzio degli altoparlanti, detta da voci diverse dalla prima che avevano sentito "...non si muovono...".

«Che diavolo sta succedendo?» «Seras, torniamo indietro!» ma mentre correvano verso l'uscita, un terribile boato scosse l'intero tunnel.

«Di là non si passa! Potete andare solo avanti, ma non preoccupatevi...sarà un gioco da ragazzi per voi uscire da qui. Non altrettanto per i poveretti lassù...Credevo che Lady Integra avesse una nuova arma, pazienza!» «Vieni fuori se ne hai il coraggio!» sibilò Seras, incollerita, ma non ricevette risposta.

«Finiscila di lamentarti e concentrati, stanno  arrivando...» «Uh?» un brusio riempì il tunnel e in poco tempo le luci degli spari costellarono quell'ambiente malsano e ristretto.

Mentre estraevano le armi, guardarono entrambi inconsapevolmente il soffitto per qualche secondo.

 

........

 

«Prendi la ragazza e scappa! SCAPPA!» Intimò il capitano con foga «Dovete nascondervi prima che vi trovino e la missione vada a farsi fottere! Se non mi uccidono loro lo farà Integra, quindi ANDATEVENE!».

Richard e Isabel non se la sentirono di replicare.

I ghoul erano rimasti fermi dov'erano, ma in compenso i vampiri erano arrivati al loro posto.

Non erano in molti ed essendosi rifugiata nel drappello più interno all'edificio Isabel non li aveva ancora visti, l'unica cosa che sapeva era che erano tre, e in tre stavano decimando gli uomini rimasti: presto li avrebbero raggiunti.

Il terrore che aveva provato all'inizio si trasformò lentamente in istinto di sopravvivenza.

Estrasse la pistola, diede un'occhiata d'intesa a Richard e rivolse le ultime parole al comandante «Vi prego, rimanete vivi».

Nei suoi occhi, un velo leggero di speranza copriva la sua paura.

Cominciarono a correre, attraversando in poco tempo le sale e i polverosi corridoi, illuminate dalla luce tenue del cielo grigio all'esterno.

Stavano correndo senza una meta, troppo impauriti per avere un piano, quando improvvisamente la ragazza ebbe un'illuminazione.

«Il bosco! Usciamo dalle finestre e corriamo fino al bosco. Adesso sono troppo impegnati per vederci, possiamo guadagnare tempo e nasconderci!» il maggiordomo annuì e corse dietro ad Isabel, che nel frattempo cercava di togliere un'asse che sbarrava una delle finestre.

In due riuscirono a sradicare i chiodi ormai arrugginiti e senza perdere tempo scavalcarono il finestrone, in direzione del campo brullo che separava l'edificio dal bosco.

«Ah!» saltando dalla finestra, Isabel si ferì inavvertitamente la mano con una delle poche schegge di vetro ancora presenti attorno alla cornice «Non è niente, andiamo!» intimò la ragazza, vedendo che il suo compagno si era fermato.

Ripresero a correre e più volte si guardarono le spalle pregando di non essere inseguiti, ma dietro di loro sentivano solamente le urla e gli spari dei soldati.

Quando si inoltrarono nella vegetazione si fermarono per qualche minuto, tirando un sospiro di sollievo.

«Dobbiamo muoverci subito o ci troveranno presto» «Richard, come è potuta succedere una cosa simile? Possibile che sapessero già che saremmo arrivati?» «Mi dispiace Milady - rispose ansimando l'uomo, palesemente provato da quella sfrenata corsa - devono averlo scoperto. Non saprei spiegarmelo altrimenti...ma adesso la prego, andiamo avanti. L'unico modo per noi è batterli sul tempo o augurarci che non sappiano che siamo qui!».

Annuì, guardandolo asciugarsi il sudore dal volto col dorso della mano, e poi...

 

"OH NO...NO, TI PREGO"

«Sono» «Sono qui! Le mie graziose prede sono proprio davanti a me...» una voce dall'interno del bosco l'aveva interrotta prima che potesse dare l'allarme.

Due occhi rossi spuntarono attraverso il folto della vegetazione e in pochi minuti venne alla luce quello che poteva essere solo e solamente un vampiro.

Aveva l'aspetto di un ragazzo piuttosto esile, i cui vestiti risultavano stranamente larghi per il suo fisico.

I lineamenti del volto erano spigolosi, pallidi come la morte stessa, ma sul suo capo ondeggiava una fitta foresta di capelli dorati. Non sembrava essere armato, ma teneva le mani nelle tasche dei larghi jeans, quindi non poteva esserne certa.

«Milady - esclamò in tono rassegnato il maggiordomo, lanciandole un'occhiata supplicante - scappi la prego, o renderà vani i sacrifici di tutti coloro che sono morti e moriranno per lei. Mi farà più male restando, la prego di correre e avere salva la vita. Io veglierò sempre su di lei, nel nome di suo padre e di sua madre».

Isabel impallidì.

Quella era forse la scelta più importante e dolorosa di tutta la sua vita, ma sapeva bene che non si trattava di una vera scelta.

Era un obbligo morale, civile, che non la riguardava affatto e che la toccava così da vicino.

Lanciò uno sguardo colmo di tristezza all'uomo, poi si voltò e corse, piangendo amare lacrime che sembrarono soffocarla.

Avrebbe voluto fermarsi e farsi inghiottire dalla terra sotto i suoi piedi, ma aveva un dovere a cui non poteva venire meno, né in quel momento né mai.

Corse per quelle che le sembrarono ore.

Il bosco non finiva mai, gli alberi le avevano sferzato il volto e le mani, tingendo la pelle candida di scarlatto.

Ad un certo punto le forze la abbandonarono: si trascinò dietro ad un albero e lì si rannicchiò, piangendo in silenzio per evitare di essere sentita, chiedendosi il perché di tutto quello che era successo infinite volte, senza riuscire a darsi risposta.

 

«Una ragazza non dovrebbe mai girare da sola nel bosco».

Il vampiro era esattamente dietro di lei, dall'altra parte del tronco dell'albero: in quel momento capì che era destinata a morire, come tutti quelli che l'avevano preceduta.

Si levò le lacrime dal volto e si alzò,  andandosi a parare direttamente davanti al suo nemico.

In mente aveva solo immagini della morte di innocenti, falciati senza pietà da creature prive della grazia di Dio.

«Hai un bel coraggio a metterti così davanti a me...mmm...vediamo - la squadrò dall'alto al basso, divertito -non so se staresti bene tra le fila dei vampiri, ci penserò...nel frattempo potresti dirmi cosa avete fatto ai nostri ghoul, così possiamo stare sicuri che non si ripeterà di nuovo!» «Non diventerò mai uno schifoso essere come te. Non so niente dei ghoul, ma preparati a morire!» rispose digrignando i denti per la rabbia, puntando la pistola contro il suo nemico.

I pochi secondi usati per puntare l'arma bastarono per ritrovarsi il nemico proprio dietro alle spalle.

Con un salto felino, Isabel ritornò faccia a faccia con il vampiro, sferzando l'aria con la lunga treccia castana.

«Non credo che una come te potrebbe uccidermi. Fidati, se nessuno di voi l'ha ancora fatto non sarai di certo tu quella che ci riuscirà. Ora da brava, raccontami la storia dei ghoul e ti prometto che non ti torturerò come ho fatto con gli altri, d'accordo?» il nodo che Isabel aveva nel petto si strinse ancora di più e non riuscì a trattenere una lacrima, che scorse sul suo viso mischiandosi al sangue e alla terra.

«Mi dispiace per il tuo amico...sbrigati a parlare e lo raggiungerai prima di quanto tu creda».

Mirò al cuore, chiuse gli occhi e fece partire il primo colpo contro un essere vivente della sua vita.

 

Ma aveva esitato troppo.

Aveva solo preso di striscio il braccio dell'avversario, che in pochi secondi le si avventò addosso, scaraventandola brutalmente contro un albero.

Il colpo tremendo alla schiena la fece gridare dal dolore.

«Avresti dovuto dirmi subito tutto - la faccia del vampiro era a pochi centimetri dalla sua e con una sola mano le stringeva il collo, spingendola contro il tronco, quasi strozzandola - così saresti morta. Adesso invece mi divertirò a vederti più volte ad un passo dalla fine».

La ragazza boccheggiava cercando di respirare e mentre il suo pensiero si offuscava sempre di più, istintivamente cercò di liberarsi dalla presa stringendo entrambe le braccia del suo avversario, senza sperare troppo di riuscire a liberarsi.

Del tutto inaspettatamente, il vampiro gridò, mollando la presa su di lei ed arretrando di qualche passo.

Inspirò ed espirò profondamente, riprendendo conoscenza.

Il braccio sinistro del nemico sembrava corrodersi nel punto in cui lei lo aveva stretto.

Si guardò le mani: non aveva medicato la mano destra quando si era ferita, non c'era stato tempo, ed era completamente macchiata del suo sangue.

Lo sguardo del vampiro si fece improvvisamente furente, era chiaro che fosse estremamente sofferente «Che cavolo hai fatto puttana! Te ne pentirai!».

Senza preavviso estrasse una pistola dalla lunga canna nera da una delle tasche laterali dei pantaloni e senza troppi complimenti sparò un colpo, ferendola al braccio.

Il suo grido squarciò il silenzio del bosco, dando soddisfazione al vampiro, che decise di avvicinarsi di nuovo a lei.

Le sue gambe avevano ceduto alla stanchezza e non era più in grado di muoversi.

«Visto che non ti piacciono i vampiri, ti trasformerò in ghoul: immagino sia il tuo sogno nel cassetto no?» come risposta, Isabel sputò nella sua direzione, suscitandone l'ilarità.

«Che fai "Milady"? Non è un atteggiamento poco signorile? Ad ogni modo, sarà meglio che mi assicuri di non trasformarti in un vampiro...» la malignità del suo ghigno le fece venire i brividi.

Con le poche forze rimaste riprese la pistola e sparò, senza mai riuscire a centrare il bersaglio: lui era troppo veloce, lei troppo debole.

«Non c'è più niente che tu possa fare - ormai il vampiro, messosi a carponi sul terreno, le era praticamente addosso -incomincia pure a».

Il corpo del ragazzo le cadde praticamente addosso, esanime.

L'ultima cosa che vide fu il suo ghigno agghiacciante gocciolare sangue; sopra la testa bionda, una figura nera, ammantata.

 

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Capitolo 5
*** Awakening ***


awakening

cap.v

 

 

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò ad osservare un soffitto bianco.

Provò ad alzarsi ma fu subito assalita da terribili fitte che le permisero solamente di tenere leggermente sollevato il busto per potersi dare un'occhiata attorno.

Inizialmente aveva creduto di trovarsi in una stanza d'ospedale ma alcuni dettagli tradivano che in realtà, probabilmente, era di nuovo a Villa Hellsing.

Sicuramente era attrezzata per quel tipo di esigenze viste le occupazioni della padrona di casa e l'arredamento, come le poltrone o il basso tavolino da té, ricordavano proprio il mobilio della villa.

Nonostante tutto, accanto al suo letto sembrava esserci occorrente di tipo ospedaliero, compresa la flebo che si era ritrovata conficcata in un braccio.

Avrebbe voluto quantificare i danni subiti, chiamare qualcuno per avere spiegazioni, quando improvvisamente il terribile scenario di quello che aveva vissuto tornò a farle visita nella sua mente, passandole davanti come un film.

La corsa nel bosco, il vampiro: era quasi morta.

Improvvisamente il volto della ragazza cominciò a rigarsi di lacrime.

"Richard..."

Il sacrificio del fedele maggiordomo non era stato vano e nonostante non ricordasse niente da quando era stata aggredita, attribuiva comunque a lui il suo salvataggio.

Non sapeva però se fosse davvero felice di essergli sopravvissuta.

Anche l'ultima parte della sua famiglia se ne era andata per sempre assieme a lui: non aveva ancora pensato a quell'eventualità, credeva che sarebbe successo molto più tardi.

Non avrebbe mai creduto che la morte fosse proprio dietro l'angolo e, a quanto pare, stava aspettando con ansia anche lei.

Mentre una selva di pensieri si infittiva attraverso la mente stanca della ragazza, la porta della stanza si aprì, rivelando la presenza di Integra.

La sua espressione era piuttosto funerea e fu in grado di mutare il sentimento di tristezza della ragazza in pura rabbia.

«Che cosa ci fai tu qui? Non immaginavi che forse non saresti stata gradita?» chiese con freddezza «Non vuoi nemmeno sapere cosa sia successo?» «L'unica cosa che voglio sapere è quando mi potrò alzare, prendere le mie cose e andare via da qui».

Integra sospirò, restando vicino all'uscio della porta «Sei libera di fare ciò che vuoi, nessuno ti costringerà a restare...sappi però che andartene non cambierà le cose» intercorse qualche minuto di silenzio, in cui entrambe sembrarono ritirarsi intimamente nei loro pensieri.

Le scoperte avvenute dopo lo scontro e che da lì a poco avrebbe rivelato rendevano Isabel quasi indispensabile per Integra, d'altro canto era perfettamente cosciente di non poterla obbligare.

In qualche modo si rivedeva in quella ragazza così giovane e già costretta a venire a patti con un mondo ostile in cui fidarsi di qualcuno sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, ma sapeva che nei suoi piani non c'era spazio per la sua assenza.

"Per il bene del Paese e del mondo, ancora una volta" sospirò.

Era il momento di scoprire la carta vincente, o l'evento che le avrebbe fatto perdere la battaglia per sempre.

Guardò la ragazza semi sdraiata sul letto: la sua espressione, da assorta e triste, si accese in quello che appariva quasi un fastidio.

Le labbra le si arricciarono in una smorfia fastidiosa. Avrebbe riso, se quella non fosse stata un'occasione estremamente funesta.

«Manda via i tuoi schifosi esseri infernali» sibilò, rompendo il silenzio.

Lady Integra annuì, sistemandosi gli occhiali tondi sul naso «Il tuo maggiordomo non è morto.».

L'esile figura davanti a lei venne percorsa da capo a piedi in un tremendo sussulto, i suoi occhi verdi si spalancarono come soli brillanti e il pallore malato del suo volto venne per qualche secondo spezzato dal rossore delle guance.

La fissò per pochi istanti senza riuscire a dire nulla, tanto tremava, ma alla fine la voce le uscì come un rantolo dalle labbra avvizzite «Richard? Come...come può essere...».

In quel momento, nella mente della giovane donna, coesistevano pensieri contrastanti: era furiosa, spaventata per tutto ciò che era successo, stanca per la convalescenza, infastidita dalla presenza di quella donna, ma il suo cuore era comunque colmo di gioia.

In poco tempo le si proiettarono nella mente le immagini di come, ripresasi in poco tempo, sarebbe andata a trovare l'amico ferito, come lo avrebbe aiutato a riprendersi e infine, usciti da quel maniero, avrebbero ripreso a vivere come facevano prima della chiamata alla Villa degli Hellsing.

"Ce ne andremo e torneremo di nuovo come prima...certo, avremo più scorta ma me la posso permettere. Magari potremmo trasferirci in Francia...dove passavo le vacanze nella casa in Provenza. Lì non ci troveranno, lì saremo al sicuro, lì dimenticheremo l'Inghilterra e il Male che ci circonda, lì..." non si era accorta che Lady Integra aveva fatto un cenno a qualcuno fuori dalla porta, ma si accorse immediatamente di quando costui varcò la soglia di quella piccola stanza.

I suoi pensieri, che fluivano come un torrente in piena, scorsero dai suoi occhi sotto forma di enormi lacrime che le rigarono entrambe le guance come solchi profondi.

Davanti a lei stava Richard, suo maggiordomo, unico amico, confidente.

Ma qualcosa stava andando terribilmente storto.

Il volto dell'uomo era anch'esso rigato di lacrime, ma la sua espressione tradiva oltre alla gioia anche una tremenda angoscia.

Le bastò guardarlo meglio per capire che qualcosa non andava.

Prima che potesse fare domande, l'uomo cadde sulle proprie ginocchia, piegando il capo nella sua direzione.

Frustrazione. Rabbia. Disperazione.

Questo era ciò che Isabel percepiva provenire dalla figura penitente di Richard, mentre la donna guardava con amarezza la scena dalla soglia, senza osare fare un passo verso di loro.

«Avevo tanta paura che non ti avrei mai più rivisto...» cominciò, con la voce rotta dal pianto, ma l'uomo la fermò prima che potesse continuare

«Milady, la supplico, la scongiuro, mi perdoni. Io ho fatto il possibile glielo giuro, glielo giuro!» tra le lacrime, il tono di voce era colmo di disperazione. Mentre le rivolgeva quelle parole, il suo sguardo era fisso a terra, il suo naso toccava il pavimento.

Quella scena le creò un senso di angoscia sempre crescente e più andava avanti a supplicare il suo perdono, più sentiva la sua mente sprofondare in un abisso senza fine di domande senza risposta.

«Perché sei qui? Dovresti essere a letto...ferito...quel vampiro ti ha quasi ucc...» inorridì.

«No ti prego...dimmi che non è così...non è quello che penso vero? DIMMI DI NO TI PREGO!» il dolore alla schiena non le impedì di staccarsi con veemenza la flebo a cui era attaccata e alzarsi, anche se a fatica, per procedere a passo incerto verso Lady Integra con gli occhi sbarrati, bianca in volto, del tutto uguale ad un fantasma.

«Integra...cosa è successo...ti prego, dimmi che non è quello che penso, per favore...» le sue suppliche strozzate non smisero nemmeno quando, a causa del dolore, le sue gambe cedettero prima che potesse afferrare la donna verso cui stava protendendo un braccio, disperata.

Richard si alzò di scatto per soccorrerla, ma non appena le posò una mano sulla spalla sentì la ragazza tremare spasmodicamente e quella reazione inaspettata del suo corpo le fece perdere il controllo.

«FUORI DI QUI! ANDATE TUTTI FUORI! SPARITE!»

In pochi secondi il silenzio ripiombò nella stanza.

Isabel, in ginocchio, si lasciò cadere senza forze sul pavimento freddo, che in breve tempo si riempì di lacrime tutto attorno al suo viso.

«Sono circondata da mostri...» mormorò con un filo di voce, gli occhi sbarrati a fissare un punto casuale del muro di fianco a lei «...il mio mondo...è pieno di mostri...» «Mi sembra una descrizione accurata».

Accadde tutto in qualche istante.

Istintivamente la ragazza si alzò con uno scatto felino e, voltandosi, ci mise altrettanto poco ad agguantare al collo il fastidioso intruso seduto sul bordo del letto.

La mano aggraziata di lei era stretta attorno al collo diafano del vampiro in una stretta morsa: aveva il fuoco negli occhi ancora bagnati di lacrime e ogni centimetro del suo corpo trasudava collera.

Di contro, Alucard le sorrideva beffardo da sotto i suoi occhiali rotondi.

«Giuro sul nome di mio padre che cancellerò ogni traccia del tuo meschino, immondo essere dalla faccia della Terra. Di te non rimarrà nemmeno la cenere. Se fosse per me non saresti qui, non mi saresti mai capitato davanti se non nell'esatto momento della tua dipartita, ma quella donna ignobile che si erge a unico giudice ha deciso che la vostra esistenza ha un qualche valore oltre a rendere il mondo un luogo marcio fino al midollo, ma sai che ti dico? Non me ne importa niente di quello che dice!» strinse ancora più forte, ma proprio in quell'istante il collo del vampiro le scivolò via dalle mani come se si fosse tramutato in acqua corrente, così come tutto il resto del suo corpo, un fluido incolore che riprese forma esattamente dietro di lei.

Le sue mani tremavano per la rabbia, ancora a mezz'aria nel tentativo di afferrare la creatura che non era più davanti a lei.

Si voltò, furiosa, per trovarsi nuovamente faccia a faccia col vampiro.

Se prima lo guardava dall'alto al basso, seduto sul ciglio del letto, ora era lei quella ad essere soverchiata dall'imponenza di quella figura e il sentimento di rabbia venne per un momento superato da un timore che non si aspettava.

Quella sua aria beffarda era rimasta scolpita sul suo viso, immutata ed apparentemente immutabile.

«Ti ringrazio per le tue lusinghe, ma vorrei ricordarti che anche il tuo maggiordomo ormai...» senza apparente fatica, schivò il pugno che Isabel gli aveva destinato, materializzandosi poco più distante.

«Non osare parlare in questo modo, tu non hai il diritto di parlare di fronte a me! Devi solamente tacere schifoso servo del Diavolo! Muori!» gridò, avventandosi di nuovo sul vampiro che, senza fatica, schivò nuovamente la raffica di colpi, senza fatica.

Isabel insistette per qualche minuto, infine, all'ennesimo colpo andato a vuoto, cadde sulle ginocchia agonizzante per il dolore e la stanchezza.

La figura di Alucard la sovrastò nuovamente, ma lei si rifiutò di guardarlo.

Sogghignò «Sei proprio una testarda. Comunque ero solo venuto a dirti che quell'idiota del tuo maggiordomo non è diventato cibo solamente perché ti è fedele come un cane» «Perché me lo stai dicendo?» la sua voce non tradiva nessuna emozione, così come il suo sguardo cupo e vacuo.

«Non mi andava che lo uccidessi, tutto qui. Uno come lui ci farà sicuramente comodo. Non preoccuparti ragazzina, levo il disturbo immediatamente» disse, librandosi a qualche decina di centimetri e avvicinandosi ad uno dei muri.

Lo aveva attraversato quasi a metà quando si fermò e tornò indietro quel poco che bastava perché potesse parlare «Ah, e comunque...se mi avessi subito tolto di mezzo, oggi non potresti mandarmi all'Inferno ragazzina!».

E così, con un ghigno, scomparve dietro al muro della stanza, lasciando la ragazza ancora a terra: la sua mente era completamente vuota, ogni pensiero raso al suolo come dopo il passaggio di un terribile uragano.

Cosa sarebbe successo d'ora in avanti, sapeva di non poterne più avere il pieno controllo.

 

I giorni della sua convalescenza passarono nella sua quasi totale impassibilità.

Richard spesso entrava nella sua stanza con un timore reverenziale e si sedeva accanto al suo letto per ore, in silenzio.

Il giorno in cui gli venne rivolta la parola il suo atteggiamento cambiò totalmente: divenne incredibilmente raggiante e anche i pasti che portava personalmente nella stanza della sua protetta erano decisamente saliti di livello.

Dal canto suo, Isabel non aveva del tutto accettato il fatto che il suo maggiordomo fosse diventato un vampiro, ma aveva anche capito che la colpa di ciò che era successo risiedeva anche e soprattutto in lei.

Chi lo aveva reso tale era venuto in cerca di lei e di lei sola, Richard avrebbe sacrificato la vita per lei e non era diventato un ghoul solamente grazie alla sua incondizionata fedeltà nei suoi confronti: non avrebbe semplicemente potuto ignorarlo, ma si era ripromessa di fare qualsiasi cosa per riportare il suo amico alla sua condizione umana.

E questo era uno dei punti che discusse con Integra non appena si fu ristabilita.

Le aveva fatto fare un giro nei laboratori di casa Hellsing per mostrarle le recenti scoperte dopo l'ultima missione, di cui era più che soddisfatta.

I due ricercatori che Integra aveva incaricato per spiegarle la situazione parlavano estasiati e quasi uno sopra l'altro: ciò che avevano da dirle superava persino le sue aspettative.

«Le nostre ricerche sul corpo del vamp...» un gesto di Lady Integra e l'uomo in camicie sulla trentina si affrettò a correggersi con un colpo di tosse «Intendevo dire, la cavia, ci hanno portato a credere che il suo sangue abbia un effetto incredibile contro...quella specie...».

Nel frattempo, l'altro ragazzo in camicie si era messo a lavorare febbrilmente al computer, per poi intervenire richiamando l'attenzione di tutti «Venga a vedere con i suoi occhi! Questi sono i risultati filmati al microscopio di qualche settimana fa, l'esperimento riguardava la reazione delle cellule del va...della cavia, a contatto con un campione del suo sangue!».

Il ricercatore premette il tasto "play" con sguardo estasiato per mostrare al piccolo pubblico formato da Integra, Isabel e Richard un breve filmato di pochi secondi.

«Guardate attentamente. Ora le cellule del sangue di Milady entrano in contatto con quelle del corpo estraneo, ed è adesso che avviene la magia!» le cellule appartenute ad Isabel sembrarono quasi fagocitare quelle del vampiro, per poi esplodere entrambe lasciando solamente qualche piccolo residuo nel liquido micotico.

I due ricercatori erano entusiasti, ma lo sguardo della ragazza era attonito.

«Non riesco a capire...come può succedere tutto questo?» «Vede Milady, abbiamo analizzato il suo sangue ma non presenta nessuna anomalia...sembra sangue come quello di tutti gli altri!» con un cenno della mano, Integra fece allontanare i due ricercatori che girarono subito i tacchi per lasciarli soli in laboratorio.

«Tutto questo è fondamentale Isabel, rappresenta una svolta nella nostra lotta!» «Non vedo in che modo, se non coprire di sangue ogni vampiro che incontro!» «Non ne servirà così tanto» il sorriso malizioso della donna la mise quasi in allarme. Le prese inaspettatamente la mano e prima che potesse accorgersene sentì sulla pelle un freddo metallico: davanti ai suoi occhi stavano due proiettili.

«Cosa ci dovrei fare con questi?» «Mi sono permessa di far sviluppare questi due prototipi. Sono proiettili che contengono un'infinitesimale quantità del tuo sangue in una microcapsula interna. Una volta che si scontrano con il loro obiettivo esplodono, e quando lo fanno il tuo sangue viene a contatto con quello del vampiro e dei suoi organi interni. Se sparato nei punti giusti il nemico può addirittura esplodere in un colpo solo!» «E...esplodere?» chiese, incredula.

Come un flash le venne in mente quello che era successo quando il vampiro aveva toccato la sua mano ferita «Sei certa che funzionerà?» chiese incredibilmente seria «Non ti resta che provarci!».

 

 

 

 

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