Household

di VvFreiheit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cenerentolo ***
Capitolo 2: *** Di panna e fragole ***
Capitolo 3: *** Che cos’è mai un bacio? ***
Capitolo 4: *** Perché sei un essere speciale... ***
Capitolo 5: *** ... ed io avrò cura di te ***
Capitolo 6: *** Underwater ***
Capitolo 7: *** Genio e magia ***
Capitolo 8: *** Melachi e... ***
Capitolo 9: *** In tutte le lingue, ti amo! ***
Capitolo 10: *** Toi plus moi ça fait ***
Capitolo 11: *** Good old fashioned... cook! ***
Capitolo 12: *** Cieli romantici ***
Capitolo 13: *** È per questo che mi ami ***
Capitolo 14: *** Love is addiction! ***
Capitolo 15: *** Disappear and not return again ***
Capitolo 16: *** The world I've left behind ***
Capitolo 17: *** Passato, Presente, Futuro ***
Capitolo 18: *** Love Wins ***
Capitolo 19: *** L'arpa eolica ***
Capitolo 20: *** Giuro che stavolta non ti sveglio! ***
Capitolo 21: *** Yin e Yang ***
Capitolo 22: *** Presenza/assenza ***
Capitolo 23: *** L'amour fait ce qu'il veut ***
Capitolo 24: *** Eυχαριστώ ***
Capitolo 25: *** Heaven ***
Capitolo 26: *** I onyl tweet you when I'm drunk ***
Capitolo 27: *** Relationship 2.0 ***
Capitolo 28: *** Hive sweet hive ***
Capitolo 29: *** Profumo di famiglia ***
Capitolo 30: *** Love is a drug like chocolate like cigarettes ***
Capitolo 31: *** 2.55 ***



Capitolo 1
*** Cenerentolo ***


- Londra, Marzo 2015 -
 

Erano le 4 di un pomeriggio soleggiato di marzo a Londra.

Andy si avviava con passo tranquillo verso casa dopo aver approfittato della magnifica giornata di primavera che aveva tanto atteso con trepidazione durante tutto il piovoso inverno inglese, e che quel giorno gli aveva permesso una lunga corsa nel verdeggiante Hide Park insieme a Mel, la fedele Golden Retriver che trotterellava accanto a lui, ancora gocciolante dopo il bagno nel Tamigi di pochi minuti prima.

Giunto davanti alla porta di casa, inserì le chiavi e fece scattare la serratura.

Subito l’atmosfera venne pervasa da una dolce melodia, che proveniva dal piano superiore dove l’altro abitante della casa stava ascoltando una sonata per violino di Händel.

Mel scodinzolante, avendo intuito la presenza del padroncino che non vedeva dalle prime ore del mattino, quando era uscito di casa, salì a grandi falcate le scale per correre a salutarlo.

Pochi secondi dopo si udì un urlo.

“Mel! ANDYYYY!!”

Il biondo che nel frattempo si era diretto verso la cucina e aveva stappato con soddisfazione una bottiglia di birra fresca, si immobilizzò nell’udire il tono arrabbiato, quasi isterico del suo ragazzo.

Appoggiò la bottiglia di vetro sul tavolo in marmo bianco della cucina ed a piccoli passi, in maniera calcolata, salì lentamente le scale, seguendo il percorso che il loro cane aveva percorso appena prima, notando qualche gocciolina sparsa qua e là sul parquet di legno chiaro.

Arrivato agli ultimi scalini pronunciò con voce calma “Dimmi tesor…”  ma si bloccò a metà.
In cima alla rampa di scale stava la figura slanciata di Mika, in tenuta casalinga, maglia bianca e pantaloni chiari, ciabatte ai piedi, le braccia incrociate al petto, e uno sguardo truce puntato dritto verso Andy il quale indietreggiò di un passo.

Il giovane tentò un sorriso addolcitore che non sortì alcun effetto sul moro che lo squadrava dall’alto in basso con sguardo minaccioso.

In risposta infatti, in tono arrabbiato disse:

“Ho passato le ultime 2 ore e mezza a tirare a lucido questo posto e TU cosa fai??! Porti dentro Mel e la lasci scorrazzare gocciolante per casa??!”  

La risposta che la sua mente compose fu che non c’era bisogno di arrabbiarsi, che era successo altre volte, senza che crollasse il mondo, ma notando l’arrabbiatura fin troppo palese negli occhi scuri che lo fissavano evitò di esprimere i suoi pensieri in parole.

Abbassò quindi lo sguardoe lo posò sulla punta delle scarpe, un comportamento involontario che faceva ogni qualvolta si sentiva in colpa ma che stavolta scatenò ancora di più le ire di Mika il quale seguendo i suoi occhi portò l’attenzione ai piedi del suo ragazzo ed incalzò:

“Dimmi che quelle non sono le scarpe con cui sei uscito a correre nel parco infangato…”

Andy alzò lo sguardo annuendo e prontamente aggiunse “però ho camminato dal parco a casa sulla strada quindi ora sono pulite!” ed accennò un sorrisino timido.

Mika lo fulminò con lo sguardo e alzò le mani al cielo, poi per evitare altre discussioni si voltò e si incamminò verso lo studio.

Andy salì gli ultimi scalini ma prima di proseguire pensò bene di togliersi le scarpe e fare tappa in bagno dove le depositò sul piccolo terrazzino.

Uscì poi dal bagno e si diresse verso la fine del corridoio, sulla destra dove si trovava lo studio nel quale Mika si rintanava quando doveva lavorare ai suoi progetti artistici e dal quale proveniva la musica. Varcò la soglia e sgranò gli occhi.

Davanti a lui, sul tappeto bianco della stanza c’erano i numerosi libri che popolavano gli scaffali, anch’essi bianchi, sparsi ovunque, alcuni impilati in maniera più ordinata, altri sparpagliati senza un criterio sul pavimento.

Alzò gli occhi verso le mensole e la scena che vide lo incuriosì. Il ricciolo se ne stava sui primi gradini di una scaletta a pioli con uno straccio azzurro in mano e un secchio pieno d’acqua fino a metà, appoggiato su uno degli scaffali più in basso.

“Ehm… Mika?” pronunciò piano Andy

Sentendosi chiamare, si girò incontrando gli occhi azzurri del suo ragazzo che lo guardava interrogativo, senza dire nulla.

“Tutto bene?” chiese dopo qualche istante il biondo.

“Si” rispose Mika passandogli nel frattempo un vaso verde ed arancione di vetro, dall’aspetto alquanto fragile, e facendogli cenno di appoggiarlo per terra.

Il biondo eseguì la tacita richiesta trovando un piccolo spazio dove adagiare con cautela quel vaso proveniente da chissà quale angolo del mondo.

“Sicuro?” chiese incerto poi alzando un sopracciglio.

Continuando la sua minuziosa opera di pulizia e senza girarsi, Mika gli rispose annuendo.

 “Com’è andata oggi agli studios?” continuò Andy

“Bene” fu tutto ciò che ricevette in risposta.

La cosa insospettì all’istante il ragazzo ai piedi della scala. Il cantante infatti sapeva essere la persona più logorroica del mondo quando si trattava dei suoi progetti artistici, aveva capito che qualcosa frullava nella mente d’artista del suo personale uomo delle pulizie e cercò di indagare:

“Ti sei visto anche con Yasmine per la cover del singolo?” continuò

“Si”

“Come sta venendo?”

“Bene” ribadì ancora senza aggiungere una sillaba in più.

“Allora finalmente manca poco…” tentò ancora nel tentativo di farlo parlare e capire cosa lo tormentasse
Non ricevette risposta stavolta.

“E quando pensi di…” incalzò di nuovo, ma fu interrotto dall’improvviso voltarsi del suo ragazzo che infastidito dalle domande no stop pensò di metterlo a tacere una volta per tutte. Nella foga però il cantante si sbilanciò e la scala perse aderenza con il tappeto iniziando a cadere verso terra.

Andy balzò in avanti e afferrò saldamente la scala, arrestando la caduta e riportandola in posizione verticale, nel mentre Mika che si era già figurato lungo e disteso sul pavimento riaprì gli occhi e si aggrappò saldamente al collo del biondo con entrambe le braccia, nascondendo il viso tra la spalla ed il collo del suo ragazzo ed afferrando a pugni stretti la sua maglia arancione, come se fosse la sua unica salvezza.  

Entrambi emisero un sospiro di sollievo, poi Mika alzò la testa ancora frastornato e si guardarono negli occhi. Andy alzò le sopracciglia incerto, puntò i suoi occhi in quelli nocciola del bel ricciolo, che si trovavano a pochi centimetri dai suoi e li vide incurvarsi verso l’alto sorridendo.

Un secondo dopo Mika stava ridendo a crepapelle, la fronte appoggiata alla sua, le braccia attorno alle sue spalle, strette a lui, il resto del corpo ancora in bilico sulla scala.

Andy conosceva il suo ragazzo da un terzo della sua vita ormai, ma c’erano dei momenti in cui davvero riusciva ancora a stupirlo. Questo era uno di quelli.

Solo un attimo prima sarebbe stato pronto ad urlargli contro le peggio cose, ora stava ridendo come un bambino, appeso al suo collo.

Non appena si fu ripreso tornò a fissare i begli occhi espressivi e leggermente stupiti di Andy e posò le labbra sulle sue in un bacio dapprima lieve poi sempre più passionale, che il biondo ricambiò ben contento.  

Quando le loro labbra si separarono Mika incatenò di nuovo gli occhi ai suoi rivolgendogli uno sguardo colpevole e gli sussurrò un dolce “Scusa”. Solo adesso si rendeva conto del mondo poco carino con cui si era rivolto al suo ragazzo e ne era dispiaciuto.

Andy, che aveva letto il senso di colpa nella voce di Mika, decise di smorzare la tensione scherzandoci su:

“La prossima volta che nel tentativo di mandarmi a quel paese, rischi di ammazzarti, ti lascio fare!”

Mika sorrise, arricciò il naso e lo guardò fintamente offeso poi gli schioccò un bacio a fior di labbra, sciolse la presa attorno alle sue spalle, si aggrappò alla scaletta e recuperò il suo fedele straccetto azzurro.

“Che ne dici di una birretta Cenerentolo?” Propose Andy sghignazzando

“Sto finendo di pulire…” rispose mentre già aveva ricominciato a strofinare lo scaffale più in alto da dove aveva tolto il vaso poco prima.

“Finendo?? Ne avrai ancora per qualche ora come minimo, dai scendi e fammi compagnia!” lo implorò

Mika cedette all’insistenza del bel ragazzo che stava cercando di raggiungere la porta tentando di trovare una via d’uscita, che gli permettesse di evitare di calpestare tutta quella cultura sparsa sul pavimento della stanza.

Recuperò lo straccetto, lo ripose con cura sul bordo del secchio e scese dalla scaletta con un saltello.

Percorse a lunghi passi il sentiero che Andy era riuscito a crearsi tra i libri e si trovò davanti a sé Mel che scodinzolante si era avvicinata al suo padrone in cerca di coccole. Si abbassò alla sua altezza e ricevette una serie di leccate dritte in faccia.

“Grazie Mel!” disse ridacchiando e accarezzando la rossa Golden sotto il musetto, dove sapeva amasse tanto.

Attraversò poi il corridoio e scese le scale che portavano al piano di sotto, dirigendosi in cucina.
Vide Andy aprire il frigorifero alla ricerca di una seconda bottiglia di birra per lui ma lo fermò.

“Grazie ma io ho voglia di un thè…” disse mentre già riempiva il bollitore di acqua e si avvicinava alla credenza in cerca della tazzina e delle bustine di thè.

Il biondo chiuse il frigorifero e si sedette su uno degli sgabelli bianchi che circondavano il candido tavolo di marmo, Mika fece lo stesso.

“Allora…. Mi vuoi spiegare cosa ti frulla in quella testolina?” chiese Andy sorridendo dolcemente e cercando gli occhi nocciola del ricciolino di fronte a sé.

Mika lo guardò per un attimo poi confessò “Ho un casino in testa che metà basterebbe! La casa discografica mi ha proposto di anticipare l’uscita del singolo…”

“e…?” lo invitò a continuare

“e io gli ho detto di sì, ma ho mille cose a cui pensare” si prese le testa tra le mani ed iniziò l’elenco  “devo finire l’artwork con Yasmine, devo annunciare la cosa ai fan devo iniziare la promozione, devo…”

Andy lo bloccò stringendogli una mano da sopra la superficie bianca e gli disse tranquillamente: “e tu con tutte queste cose da fare ti metti a pulire casa?” 

Mika alzò gli occhi verso di lui e ammise “Non riesco a starmene fermo su un divano a pensare, devo fare qualcosa nel mentre.”

Andy scoppiò in una risata malcelata “hahah e allora hai pensato bene di tirare a lucido casa? Hahaha, certo che sei strano!”

Il fulmine che partì dagli occhi del moro diretto al suo interlocutore fu interrotto dal fischio del bollitore che annunciava la tregua tra i due.

Si alzò, versò il the nella tazzina, recuperò le bustine e tornò a sedersi al tavolo, mentre uno sghignazzante Andy sorseggiava la sua birra osservandolo con la coda dell’occhio.

Mel, accucciata ad un angolo del tavolo li guardava distrattamente sonnecchiando, forse pensava a quanto fossero strani i suoi padroni…

Mentre ognuno si godeva la propria bevanda, Mika raccontò a Andy come si era svolta la giornata, la mattinata agli studios, il lavoro che aveva portato avanti con Yasmine, e la visita che aveva ricevuto mentre era da sua sorella, del suo nipotino e di Paloma. 

Il ragazzo sembrava essersi rasserenato, Andy gli faceva sempre questo effetto, era molto meglio di un analista!
“…e quindi sembrava davvero avesse detto Mika, una delle sue prime parole!” parlare del nipotino era per lui una delle cose più belle, quel cucciolo d’uomo lo sapeva far sciogliere come neve al sole ogni qual volta aveva la possibilità di vederlo anche solo per 5 minuti.

“Comunque tornando a quello che ti stavo dicendo prima” disse Mika alzandosi dallo sgabello e iniziando a recuperare le cose sparse sul tavolo

“Dobbiamo decidere la tracklist” continuò afferrando la zuccheriera e riponendola nella credenza sulla sinistra, prima di chiuderla.

“Credo che metterò “Staring at the sun” pirma di “Good Guys”, o dici che sia meglio il contrario?” chiese senza però fermare la sua incessante opera di riordino, recuperando uno strofinaccio a fiori e dando una passata alla superficie del tavolo.

Andy che nel frattempo aveva seguito attentamente tutte le mosse del suo casalingo si appoggiò al tavolo con il gomito a sostenere il viso e lo fissò: “Credo che dovresti mettere Lollipop prima di Toy Boy…”  annunciò aspettandosi una risposta stizzita.

“Hmm forse hai ragione….” Rispose invece assorto Mika, mentre passava la spugnetta tra i fornelli assolutamente lindi su cui aveva fatto bollire l’acqua poco prima.

Stupito della risposta, dopo aver sorseggiato l’ultimo goccio di birra rimasta, il biondo abbandonò la bottiglia sul tavolo e alzando un sopracciglio aggiunse:

“E credo anche che dovresti fare uscire “We are Golden” come primo singolo…” asserì mantenendo un tono serio.
“hm sì, credo che potrebbe funz… aspetta, cosa hai det… mi stai prendendo in giro??!” l’espressione del cantante passò in meno di 2 secondi da pensieroso, a confuso a consapevole di aver appena fatto la figura dello scemo.

Andy per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata battendo una mano sul tavolo. “hahahah meno male che hai bevuto solo un thè! Sei messo male tesoro mio!”

Mika squadrò il ragazzo intento a ridere come se non ci fosse un domani, aprì la bocca stizzito lanciandogli uno sguardo assassino, poi si voltò, sistemò la griglia sopra i fornelli, girò i tacchi e si diresse verso le scale.

“Meno male che l’album è quasi finito, perché se vai avanti di questo passo, tra una settimana ti trovo sul tetto a pulire la cappa del camino” disse scherzosamente tra un ghigno e l’altro Andy

Il ricciolo si voltò e gli fece la linguaccia poi ritornò sui suoi passi e sparì su per le scale.

Andy, scosse la testa sorridendo e guardando verso le scale, da dove era da poco sparita la figura del suo ragazzo e incontrò due occhioni marroni che avevano fatto lo stesso percorso dei suoi, lo osservavano con perplessità.

Si accucciò ai piedi del tavolo dove la bella cagnolina stava seduta e mentre passava dolcemente una mano sul pelo rossiccio le sussurrò: “Ancora pochi mesi, Mel, solo pochi mesi!” 


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Ciao a tutti! Ho deciso di pubblicare quella che sarà una serie di piccole one-shot basate sulla vita di Mika e Andy, i fatti che racconterò sono tuti tratti da uno spunto reale, sia esso un tweet di Mika, qualcosa che ha detto in un intervista, una fotografia, una canzone, un puntata di un talent o qualsiasi altra cosa.
Alla fine di ogni capitolo citerò quale sia la fonte d’ispirazione di ogni capitoletto che sarà quasi certamente slegato dal precedente e dal successivo, salvo diverse precisazioni. Spero la cosa possa incuriosirvi!
Ogni recensione è ben accetta, così come lo sarà ogni consiglio o proposta che vogliate farmi, e che potrebbe diventare, se mi verrà in mente cosa scrivere, un capitolo.
Sono curiosa di sapere il vostro parere!
Vv
 
PS. L'ispirazione per questo capitolo è tratta da due tweet di Mika del 22 marzo :
from Mika official:
"As i approach the finish line of the album & art, I find myself unable to think unless I'm cleaning the house. My house is now very clean."
"Too clean. It's starting to look dirty"

In cui confessa che in questo ultimo periodo di conlcusione di album e artwork non riesce a pensare a meno che non stia pulendo casa, e che casa sua è quinid pulitissima, così pulita che sta iniziando a sembrare sporca!

Questa è stata la mia personale interpretazione. 
Bye

 

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Capitolo 2
*** Di panna e fragole ***


 
- Londra, settembre 2014 –


In un supermercato della Tesco a sud est di Londra Mika e Andy, biglietto della spesa alla mano, si aggiravano tra gli scaffali ricolmi di ogni ghiottoneria possibile alla ricerca del contenuto della lunga lista che avevano stilato qualche ora prima.
Quella sera avevano in programma una cena con la sorella del biondo e il fratello e le sorelle del moro, che per una volta erano tutti riuniti nella capitale inglese.

Avevano quindi deciso di mettersi ai fornelli, cosa che divertiva molto entrambi e che riusciva loro anche piuttosto bene.

Giusto per fare le cose in semplice avevano scelto di cimentarsi in una cena multietnica che comprendesse una portata per nazione, si andava dalla Francia, all’Italia passando per la Grecia e concludendo con il Libano.

Il loro menù, che sarebbe stato esposto in tavola in bella vista comprendeva:

Antipasto: Escargot de Bourgogne
Primo: Lasagne alla bolognese
Secondo: Kalamaki di carne
Dolce: Loukoums + torta di compleanno

Era il primo giorno di settembre e benchè Mika avesse compiuto gli anni a metà agosto, non aveva ancora avuto l’occasione di festeggiare in famiglia, e aveva quindi colto l’opportunità quella sera.
 
“Ho preso 2 kg di carne di pollo e agnello per il secondo e mezzo kg di carne di maiale e manzo per il ragù”

Annunciò Andy tornando dal reparto carni con in mano tre grandi pacchi avvolti in carta alimentare bianca.

“Perfetto” gli rispose sorridendo Mika, “io ho trovato la verdura per il sugo e l’insalata come contorno ai Kalaki” disse mostrandogli cipolle carote e sedano e posandole poi nel cestino.

“Si chiamano Kalamaki!” lo corresse il greco biondino

“Si va be dai!” rispose accompagnando l’espressione con un gesto della mano il ricciolo e rubando dalle mani del ragazzo la lista della spesa.

“Io vado a cercare le cose per i Loukoums e per la torta” annunciò poi dirigendosi verso il reparto dolciumi con la stessa espressione di un bambino al Luna Park

“Io recupero le lumache intanto” rispose Andy, e sia allontanò nella direzione opposta.

Si ritrovarono dopo 5 minuti con tutto l’occorrente che misero nel cestello quasi colmo.

“Ho preso le fragole per la torta!” asserì sorridente Mika

“Perfetto, allora… ci serve la pasta per le lasagne… e dovremmo essere a posto” disse Andy dando uno sguardo al biglietto.

“Cosa?! No! La pasta la facciamo noi! Dobbiamo prendere le uova fresche” rispose gioioso Mika.

Il ragazzo lo squadrò preoccupato mentre si aggirava tra gli scaffali frigorifero alla ricerca delle uova più adatte.

“Da quando sai fare la pasta fatta in casa?” gli chiese seguendolo.
“Hehehe” gli rispose voltandosi con un sorriso a 32 denti e un’espressione birichina e tenendo tra mani una scatola con 12 uova.

Si avvicinò al suo viso e gli sussurrò velocemente all’orecchio “Ti stupirò!” poi depositò le uova nel cestino, lo afferrò e si diresse verso le casse, con Andy al seguito.

Una volta pagato, uscirono e sistemarono il tutto sulla piccola Sprite rossa decappottabile del libanese, si immersero nel traffico cittadino del tardo pomeriggio londinese e mezz’ora dopo parcheggiarono sotto casa.

Portarono tutte le borse in cucina e sistemarono le cose in modo tale da avere abbastanza spazio per iniziare a cucinare.

Andy da un armadietto vicino al forno estrasse un tagliere di legno, cercò nel cassetto delle posate un grosso coltello e dopo aver scartato uno dei grossi pezzi di carne, si posizionò di spalle al tavolo, sopra la superficie in marmo adiacente ai fornelli ed iniziò a tagliare la carne a cubetti per comporre gli spiedini di carne di cui erano costituiti i Kalamaki, pietanza tipica Ateniese.

Mika intanto era sparito al piano inferiore, dove si trovava la cantina. Riemerse brandendo uno scatolone di piccole dimensioni e depositandolo sul tavolo in centro alla stanza.
Una ad una tolse tutte le cose che ancora ingombravano il candido piano di lavoro e iniziò a scartare il contenuto della scatola.

Andy sentendolo trafficare si girò verso di lui curioso proprio mentre il moro soddisfatto depositava sul tavolo il contenuto della scatola, uno strano aggeggio argentato con due rulli e una specie di manovella.

Il biondo buttò l’occhio al disegno sulla scatola, c’erano delle scritte in italiano che non decifrò ma una parola gli balzò all’occhio: “pasta”. Una lampadina gli si accese, mentre due occhi nocciola lo guardavano gioiosi e sorridenti.  
  
“Ti piace la mia machina per fare la pasta?”  Gli chiese in italiano con fare eccitato.

“Dove diavolo hai preso quel coso?” gli chiese Andy stupito, in inglese.
“A Milano, un’amica mi ha insegnato a fare la pasta fatta in casa e quindi l’ho comprata!”

“Sei sicuro di sapere come si usa?” chiese un tantino perplesso.

“Certo! Prima però devo impastare” ciò detto Mika iniziò a spargere sul tavolo una cospicua quantità di farina e la modellò a forma di fontana, ruppe alcune uova sul bordo del tavolo e con fare sicuro le versò al centro della fontanella, aggiunse una piccola quantità di sale e iniziò a lavorare il composto con le mani.

Andy intanto si era avvicinato al tavolo e appoggiatosi con le mani alla superficie lo osservava interessato e segretamente orgoglioso.

Dopo alcuni minuti passati ad impastare il composto, Mika formò una palla, lo coprì con un panno e alzò lo sguardo sul suo ragazzo che lo fissava, si avvicinò a lui, e con le mani ancora sporche di uovo e farina, prima che il biondo potesse spostarsi, prese il suo viso tra le sue mani e gli diede un bacio a stampo per poi guardarlo sghignazzante.

Andy sorrise malefico, poi si pulì velocemente e sussurrò a Mika “questa me la paghi”, poi si voltò e tornò ad occuparsi della carne.
Mika intanto, dopo aver lasciato la pasta a riposare come prevedeva la tradizione italiana, iniziò a tagliuzzare le verdure per il ragù e mise a scaldare il latte per la besciamella. 
 
Mezz’oretta più tardi il ragù bolliva in pentola spargendo per tutta la cucina un profumino invitante, la besciamella era densa e saporita, pronta a finire tra gli strati di pasta e la carne per il piatto greco minuziosamente tagliata a cubetti, stava marinando tra spezie greche e limone.

Andy stava iniziando a preparare i componenti per le escargots che aveva imparato a cucinare da un amico francese quando vide il suo ricciolino spostarsi dai fornelli alla palla di pasta che giaceva sul tavolo.

Curioso di vedere Mika all’opera e impaziente di poterlo prendere in giro per il macello che, era sicuro, avrebbe fatto nello stendere la pasta, lasciò il suo compito, prese uno sgabello e si sedette a bordo tavola pronto al giudizio in perfetto stile Masterchef.

Mika prese la palla, ne staccò una piccola quantità e la avvicinò ai rulli, cosparse per bene il tutto di farina e iniziò a far scendere la pasta all’interno della macchina girando la manovella con fare sicuro.

Andy lo osservava attento, sembrava un cuoco professionista, maglia blu, con qualche chiazza biancastra di farina qua e là, un ciuffo di capelli che ricadeva sulla fronte, imbiancato anch’esso dalla farina, portata fin lassù dalle mani del ragazzo nel tentativo di spostarlo da quella posizione scomoda. Sguardo concentrato e labbra incurvate in un leggero sorriso soddisfatto. “Molto, molto sexy!” Si ritrovò a pensare il biondo.

Avrebbe volentieri interrotto quel momento per concedersi un attimo di amore appassionato col suo amante ma era troppo impaziente di vedere l’opera conclusa o di poterlo prendere per i fondelli a vita nel caso non fosse riuscita come voleva.

Purtroppo per Andy però, tutto procedeva in maniera eccellente, Mika sapeva il fatto suo a quanto sembrava.
Dopo 10 minuti infatti la pasta aveva cominciato ad uscire sottile e vellutata dai rulli e il morettino aveva iniziato a tagliare i lunghi fogli in rettangoli precisi.

Ad un certo punto Mika osservò Andy ancora seduto sullo sgabello e senza smettere di girare la manovella della macchinetta argentata gli disse: “Lo so che sono bello, sexy e anche un ottimo cuoco, ma intanto che mi guardi potresti iniziare a fare la torta o finire di sgusciare le lumache che tra tre ore arrivano gli altri?”

Andy si risvegliò dalla specie di trance in cui era caduto e svogliatamente si alzò e si diresse verso le lumache, continuando dov’era rimasto ormai già più di mezz’ora prima.

Finì velocemente di togliere le lumache dal guscio e le farcì con erbe e spezie, nel frattempo Mika tolse dalla credenza più alta una teglia di vetro, posizionò sul tavolo il pentolone di rame del ragù e la pentola più piccola della besciamella, recuperò due grossi cucchiai e sapientemente passò il primo strato di ragù sulla teglia, seguito da della densa besciamella biancastra e poi un velo di pasta all’uovo, continuò così per alcune volte fino quando la teglia non fu quasi piena fino all’orlo.

Finito il suo minuzioso lavoro si avvicinò ai fornelli spenti sopra cui posizionò la teglia, pronta per essere infornata poche ore dopo, accanto alle escagots dall’aspetto delizioso ed agli spiedini che nelle mani del greco avevano preso forma, dopo che la carne ebbe macerato per un’oretta circa insieme alle spezie.

Si voltò poi verso Andy il quale stava mischiando con un cucchiaio di legno il composto che sarebbe servito per gli strati di pan di spagna della torta.

“Mi imburreresti le teglie per favore?” chiese voltandosi verso Mika con sguardo concentrato.

“Agli ordini Sir!” pronunciò in tono solenne mettendosi sull’attenti a mo’ di soldatino con la mano destra alla fronte in segno di saluto militare.

Andy lo guardò serio poi scoppiò in una fragorosa risata “Ma quanto sei scemo??!”

Mika inclinò la testa, mani sui fianchi con un smorfia molto simile a un ghigno in volto. “Mai quanto te” disse prima di prendere una generosa quantità di crema con un dito dalla ciotola nelle mani di Andy e spargergliela sul naso.
 
Andy preso alla sprovvista non reagì per un paio di secondi. Poi lasciò la ciotola e il cucchiaio sul ripiano punto i suoi zaffiri verso Mika e con sguardo omicida gli sussurrò “Scappa!”

Mika ci mise meno di mezzo secondo a ingranare la quinta e partire come un fulmine aggirando il tavolo della cucina e dirigendosi a grandi falcate verso il salotto, Andy lo rincorse a poca distanza non prima di aver afferrato dal tavolo della cucina, ciò che rimaneva del sacchetto della farina utilizzato per la pasta all’uovo.

Mika corse verso il divano e vi si nascose dietro. Andy con un balzo lo scavalcò e si lanciò dietro atterrando con il piede sinistro ad una decina di centimetri dal naso del moro che si era accucciato nel vano tentativo di nascondersi.    

L’agile ragazzo riuscì però a sgattaiolare tra le gambe del biondo e stava per darsela a gambe quando si ritrovò una leggera polverina bianca in testa. Andy gli aveva appena lanciato in testa il contenuto del sacchetto di farina.

Si voltò truce verso di lui ma poi gli balenò in testa un’idea. Corse in cucina spargendo farina ovunque: dal tappeto grigio del salotto al pavimento in legno, raggirò il tavolo e si avvicinò alle teglie della torta sul ripiano in marmo, nell’angolino, nascosta dalla ciotola vide un tappo blu di una bomboletta.

La afferrò e sentì pronunciare un “Mika non ti azzar”  si girò di scatto bloccando l’esclamazione del suo ragazzo e gli rivolse uno sguardo malefico corredato da un ghigno che sta volta fu Andy ad interpretare come un “SCAPPA”

Mika stappò la bomboletta e prese a rincorrere Andy che in pochi secondi si era precipitato in corridoio ed aveva raggiunto l’altro salotto in mezzo al quale spiccava il pianoforte bianco a mezza coda, oggetto assolutamente intoccabile del cantante. Il biondo con un balzo salì sul coperchio della cassa e con espressione furba si rivolse al ricciolo che lo guardava dal basso verso l’alto

“Dai… vendicati se ne hai il coraggio!!” Mika si fermò all’istante,

“Giochi sporco!” pronunciò serio fingendosi offeso.

Si voltò ed incontrò una scodinzolante Mel che sentito il trambusto aveva deciso di unirsi ai giochi.

La guardò dolcemente e le disse “Vieni Mel!”

La fedele amica trotterellò dietro al padroncino lasciando Andy da solo sul pianoforte, perplesso.

Si diresse in cucina a passo lento ed una volta giunto dove Andy aveva lasciato le teglie e la ciotola, le imburrò velocemente e vi versò il contenuto in due parti uguali. Accese poi il forno e lo impostò a 180 gradi.

Sentì dei passi lievi dirigersi verso la cucina e poco dopo due braccia lo cinsero da dietro dolcemente mentre due labbra morbide si posarono sul suo collo iniziando a lasciare una scia di baci.

“Dai su, non fare l’offeso!” sussurrò Andy, il viso nascosto tra i riccioli morbidi del ragazzo.

Mika lo ignorò noncurante, raccolse una delle teglie dal ripiano e aprendo il forno la mise sulla griglia più in alto, sistematala, prese la seconda, passò un dito su una goccia di crema che era fuoriuscita, e la ripose sulla griglia al centro poi chiuse il forno.

Intanto Andy lo osservava pochi passi più indietro. Mika si pulì le mani su un tovagliolo e diede uno sguardo all’orologio a pendolo colorato appeso al muro.

“Sono le sei e mezza” Lesse per lui l’ora il biondo, gli veniva spontaneo.

Mika sempre in silenzio e senza voltarsi si incamminò verso il corridoio, Andy lo seguì tranquillamente e non appena il moro svoltò l’angolo della cucina si girò di scatto brandendo fieramente la bomboletta di panna senza tappo verso il biondo sorridendo beffardo.

Furbamente prima di entrare in cucina, aveva avuto la bella idea di nascondere la bomboletta su uno scaffale fuori dalla vista che si trovava appena fuori la cucina, sapendo che il suo ragazzo non avrebbe resistito e sarebbe venuto a cercare perdono da lui, dando così il via al suo piano di vendetta.

Senza esitazione spruzzò il contenuto della bomboletta dritto in faccia al bel biondino che in un attimo si ritrovo il dolce gusto della panna in bocca e la sensazione di quella fresca sostanza ovunque.

“Mi hai fregato! Dovevo immaginarlo” rifletté Andy leccandosi i baffi di panna ai lati della bocca. Poi si passò una mano in viso togliendo gran parte del dolce e pulendosi sulla maglia ormai tutto fuorché blu del ragazzo. Poi fece per afferrarlo ma Mika, velocemente se la diede a gambe per l’ennesima volta non riuscendo però a trattenere la bomboletta che Andy gli aveva rubato dalle mani.

Ridendo come un bambino scavalcò il divano con un balzo, superò il tavolino da thè, mentre Andy lo rincorreva bomboletta in mano, mentre stava per imboccare la porta dell’altro salotto si ritrovò Mel che volendo partecipare al gioco gli saltò addosso impedendogli di proseguire oltre.

Andy gli balzò addosso a sua volta atterrandolo e urlando “GRANDE MEEEEEEL”

Mika si ritrovava adesso steso sul pavimento con Andy sopra di lui che con una gamba gli bloccava entrambe le sue e con una mano era riuscito ad afferrargli la sua sinistra mentre sull’altro braccio c’erano spalmati tutti i 30 kg di Mel la quale vi si era candidamente ritrovata seduta sopra in quel groviglio di arti.

“Vi siete coalizzati contro di me?!” urlò Mika sgranando gli occhi incredulo.

“Ossì! Puoi dirlo forte!” ghignò Andy prima di rivolgere la bomboletta verso il viso di Mika.

“No! No! No! Abbi pietà di meeeee” strillò Mika in un acuto perfetto.
“hahaah MAI!” disse tra le risate prima di premere il tappino della panna e riempire letteralmente viso e capelli di Mika di fresca panna che Mel iniziò felicemente a leccare.

“AAAAAAAAAAAH NOOOOO” cercò di urlare il ragazzo ma fu zittito dalla bocca di Andy che si posò sulla sua leccando via un po’ di panna e approfondendo poi il bacio.

Era in trappola! Pieno di panna ovunque con Mel che si stava occupando dei suoi boccoli che ormai avevano perso la loro forma e Andy che lo stava torturando di baci e si stava divertendo a mangiucchiare panna direttamente dal suo viso.

A dirla tutta la seconda parte non gli dispiaceva per nulla.
Ad un tratto tra le risa dei due si udì un suono: “drriiiin”
Andy si fermò un secondo, pensò al forno, se ne fregò e riprese dov’era rimasto.

Mika che intanto aveva finalmente una mano libera grazie a Mel che si era alzata mise una mano sul suo petto per allontanarlo.

“Shh fermati un attimo” chiese implorante al ragazzo sopra di lui
“Un cacciatore non abbandona mai la sua preda! Non dopo aver sudato tanto per catturarla” disse mordicchiandolo.

“Ahi Andy” rise

Poi il suonò di prima si ripresentò.

Andy tese l’orecchio. Non era il forno, era il campanello di casa!

“Il campanello! Fammi alzareeee” tentò Mika, ma si arrese al biondo che aveva iniziato a mordicchiarlo sull’orecchio, il suo punto debole, lo sapeva fin troppo bene.

“hmm non ti vuoi più alzare adesso…. Come mai?” continuò stuzzicandolo.

Ormai Mika era libero di andare dove voleva, non era più costretto a terra, a occhi chiusi si stava godendo ogni attenzione che il biondino gli stava riservando e spostarsi da lì era l’ultima cosa che gli passava per la testa.

“hmm” mugolò il ricciolo completamente sotto l’incantesimo di Andy

“Dimmi di alzarmi e lo farò” lo incitò soffiandogli queste parole con voce suadente

“Provaci e ti uccido!” asserì fermamente il cantante tirandolo di più verso sé e iniziando a morderlo a sua volta.

Vennero interrotti nuovamente da un suono fastidioso, questa volta era il cellulare di Mika a squillare.

“Eccheppalleeeeee!!” si lagnò il moro.

Andy si alzò e tese una mano verso il ragazzo ai suoi piedi il quale accettò di mala voglia.
Una volta in piedi si diresse in cucina a cercare il cellulare. Aveva smesso di suonare e non sapeva dove fosse.

Mezzo minuto dopo era quello di Andy a squillare.

Il greco lesse il nome sullo schermo e lo passò al ragazzo “Tua sorella” disse solo.

“Pronto!” rispose stizzito Mika.

“Alla buon ora!! Mi vuoi aprire o devo piantare una tenda qui fuori??” la voce irritata di Yasmine lo fece trasalire.

“Scusa, arrivo!” disse, e spense la chiamata.

Andy gli passò un asciugamano che prontamente si passò sul volto cercando di rendersi presentabile.

Poi gli lanciò un occhiata interrogativa “Ok?” chiese indicandosi.

“Ok è l’ultima parola che userei ma apri prima che ti ammazzi” gli consigliò.

Camminò verso la porta cercando di sistemarsi i capelli ma non appena vi immerse una mano la ritrasse schifato.

“Ciao Yasmine” accolse la sorella

“Ciao Mik…” iniziò con tono duro. “che ti è successo??” chiese squadrandolo da capo a piedi.

Il ragazzo che aveva davanti sembrava uscito da una puntata mista tra Masterchef, Killer karaoke e qualche altro programma demenziale.

Maglietta e pantaloni sporchi di farina e panna, viso e labbra rosse, rimasugli di panna qua e là e capelli impiastricciati senza una forma riconoscibile.

“Veramente…” disse impalato sulla porta.

“Buonasera” la salutò Andy sorridente salvando il fratello della ragazza dalla spiegazione.

“Buonasera a te” lo salutò facendo vagare lo sguardo sulla figura di suo “cognato”.
Anche lui tra i capelli biondi aveva ciuffi di panna, i vestiti un po’ messi meglio rispetto al moro ma non di certo puliti le labbra arrossate e le guance di un leggero colorito rosato che spiccava sulla carnagione pallida del greco.

“Ooook, adesso ho capito perché non mi volevate aprire!” confessò scuotendo la testa ridacchiando.

Mika chiuse la porta e si grattò la nuca imbarazzato. Andy lo guardò sogghignando.

“Avevo pensato potesse servirvi una mano per la cena…” ammise la sorella maggiore del libanese.

Arrivata in cucina diede un sguardo e vide le pietanze pronte sui fornelli, la torta ormai quasi cotta in forno e il piccolo menù appoggiato sul microonde.

“Wow, siete a buon punto vedo, sembra tutto squisito!” si complimentò avvicinandosi alle escargots e alla teglia di lasagne.
Poi si voltò verso il tavolo sul quale c’era ancora sporca di farina la macchinetta per la pasta.

“Mika ma…. E questa??” chiese raggiante

“L’ho presa in Italia” ammise sempre purpureo in viso

“Ho deciso che lo spedisco a vivere più spesso in Italia, ha imparato a fare la pasta fatta in casa!” intervenne orgoglioso Andy mentre entrava in cucina.

“Wow! Allora ne voglio tre teglie da portare a New York” ordinò Yasmine.

“Tu zitto mai eh!” Si lamentò Mika dando una pacca sul braccio al ragazzo.

“Senti Yas, dato che sei venuta per aiutare, ti fa nulla preparare i Loukoums che li fai anche meglio di me, mentre io vado a fare una doccia? Faccio schifo!” si lamentò toccandosi i capelli il fratellino.

“Decisamente!” approvò la sorella.

“Io intanto vado a preparare la tavola” Annunciò Andy.

La successiva ora passò velocemente, Mika andò a farsi una veloce doccia per essere presentabile quella sera, Andy apparecchiò ed imbandì la tavola per poi seguire il moro al piano di sopra e darsi una sistemata.

Yasmine, servizievole preparò il dolce libanese, sfornò il pan di spagna, infornò le lasagne e iniziò a cercare gli ingredienti per farcire la torta. 

“Andy la torta con cosa la farcite?” chiese al biondo che era apparso in salotto e stava sfamando Mel.

“Ehm, in teoria panna e fragole, in pratica…” confessò con un sorriso imbarazzato.

“In pratica fragole…” Disse prendendo un coltellino e iniziando ad affettare le fragole.
 
Mezz’ora dopo gli invitati erano tutti seduti a tavola davanti ad un piatto fumante di lasagne.

“Fantastiche” disse assaporando il piatto italiano la sorella di Andy

“Grazie” rispose candidamente Mika

Piovvero complimenti da entrambi i fronti quella sera, erano davvero una coppia vincente in cucina.

Arrivarono le 11. La torta venne portata in tavola.

Intonarono la canzoncina di buon compleanno al festeggiato il quale la tagliò a fettine e la distribuì.

“La cena è stata fantastica, questa torta però… sembra quasi manchi qualcosa…” rifletté Fortuné addentandone un pezzo.

“Hai ragione! Panna, ecco quello che manca!” rispose Zuleika guardando i commensali.

Mika e Andy alzarono gli occhi dai rispettivi piatti e li incrociarono. Bastò mezzo secondo e i due scoppiarono in una fragorosa risata senza riuscire a trattenersi.

“Ma… ho solo detto che ci andrebbe un po’ di panna” ammise Zuleika non capendo la risata isterica di suo fratello e del suo fidanzato.

“Volete spiegare anche a noi?” si intromise Paloma da capotavola.

I due intensificarono le risa, Andy era piegato in due sulla sedia e a Mika lacrimavano gli occhi dal ridere.

Yasmine scosse la testa e guardando i suoi fratelli e la sorella del biondo disse semplicemente

“Meglio restare nell’ignoranza, fidatevi!”


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Buooongiorno!
Ecco qua un nuovo capitolo, questa volta l'ispirazione è stata liberamente tratta da questa fotografia postata da lui il 1 settembre 2014 su intagram. ( https://instagram.com/p/sYfAUoTiAP/) Il menù è un po' differente, ma l'ispirazione dei due in cucina è stata troppo forte! 
Buona lettura e buoni commenti ;)
Ps. Ho appena acquistato i biglietti per Mika a Milano e sprizzo gioia ovunque! Bye, Vv

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Capitolo 3
*** Che cos’è mai un bacio? ***


- Bologna, giugno 2014 –
 
Nella calda città emiliana, in un’afosa giornata di giugno il cuore di centinaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia batteva ad un ritmo frenetico, si trovavano a pochi metri da uno dei palchi più desiderati per chiunque avesse come sogno nel cassetto quello di diventare qualcuno nel mondo della musica.

A pochi metri di distanza dalla scena principale si trovavano 4 persone che il loro nome in quell’intricato mondo erano riusciti ad affermarlo, artisti come Morgan, il quale vantava una carriera da rocker col suo gruppo Bluvertigo prima e da solista successivamente lunga decenni, oltre a 5 vittorie nel talent che lo vedeva nel ruolo di giudice per la settima stagione.

Giovani stelle nazionali di cui Fedez era un grande esempio, talentuoso rapper 25enne alla sua prima esperienza nel ruolo di giudice, così come Vicky, conosciuta nel mondo musicale grazie al suo ruolo di Veejay per MTV, e infine Mika, la popstar internazionale, poliglotta che si ritrovava, dopo aver calcato le più importanti scene di tutto il mondo, per il secondo anno a lottare per il titolo di campione al tavolo di Xfactor Italia.   

Le audizioni erano cominciate ormai da un’ora, la giornata si sarebbe prospettata immensamente lunga, le sessioni di registrazioni arrivavano anche a 10 ore al termine delle quali tutti quanti, cameramen, tecnici, giudici e pubblico non vedevano l’ora di mettere piede fuori da quel posto.

Andy si trovava nel camerino di Mika, fortunatamente l’aria condizionata alleviava un po’ il cocente clima italiano.
Aveva approfittato dell’aria frizzantina del mattino per fare un giro per la bella cittadina ma a quell’ora faceva davvero troppo caldo per starsene in giro sotto il sole.

Non sempre riusciva a seguire il suo ragazzo tra gli impegni lavorativi sparsi tra i diversi continenti, quel week-end però era riuscito ad averlo libero ed aveva deciso di seguirlo in Italia, voleva mangiare del buon cibo italiano cucinato in Italia per una volta e non in qualche ristornate londinese.   
 
Si era portato un libro da leggere e il suo fedele notebook con il quale rispondeva alle mail di lavoro e dal quale poteva portare avanti alcuni dei suoi progetti artistici.

Passò due ore assorto nella lettura, poi la stanchezza delle poche ore di sonno di quella notte dovute al volo e alla notte avventurosa trascorsa in camera d’albergo con un iper-agitato ed eccitato Mika ebbe la meglio su di lui.

Chiuse gli occhi e si assopì per una buona oretta e mezza.

Si vegliò sentendo trambusto nei camerini, alcune voci ridevano e scherzavano in italiano, doveva essere il momento della pausa.
Dalla porta in plastica bianca del camerino fece infatti capolino un Mika sorridente ed euforico.  

“Ciao!” salutò in italiano.

“Hey” rispose stropicciandosi un occhio con il dorso della mano il biondo e mettendosi seduto sul divano in una posizione decente.

“Dormivi?” chiese il cantante avvolgendosi le maniche della camicia bianca fino al gomito e allentandosi di poco la cravatta scura.

“Sonnecchiavo” rispose battendo la mano sul divano accanto a lui e incitando il fidanzato a prendere posto sul divano.
“Sono stato seduto per 4 ore, ti prego lasciami girare un attimino” chiese rifiutando la proposta

“Come sta andando?” chiese poi il greco.

Prima che Mika potesse rispondere si sentì bussare e subito dopo una voce femminile chiedere “Mika posso?”

Sentendosi chiamare il ricciolo di diresse verso la porta che spalancò raggiante. “Vicky!” le sorrise quando la ragazza mise piede nel camerino.

Lei gli sorrise di rimando e poi notò la figura del biondo sul divano verde del piccolo camerino.

“Oh, non volevo disturbare” ammise in inglese la moretta spostando il suo sguardo dal ragazzo seduto a Mika e poi tornando al biondo.

“Non disturbi affatto” controbatté Mika avvicinandosi e posizionandosi accanto con una mano dietro la schiena della bella ragazza.

“Lui è Andy” annunciò Mika sorridente.

“Piacere di conoscerti” gli disse allungando una mano vero il ragazzo il quale si alzò in piedi e si avvicinò alla ragazza ricambiando la stretta di mano. “Piacere mio” disse poi.

“Ma, pure tu!” esclamò lei non appena si ritrovò la figura alta di Andy a poche decine di centimetri da lei.

“Possibile che siate tutti degli spilungoni voi!” scherzò ridacchiando.

“Mi fate sentire una nana” mise il broncio continuando.

La risata cristallina di Mika risuonò nella stanza. “Poveriiiina” esclamò in italiano abbracciandola affettuosamente.
Gli occhi del biondino si posarono sulle figure davanti a lui e un moto di gelosia lo pervase.
Stava facendo il carino con lei, per di più rivolgendosi in italiano, sapeva che si poteva fidare di Mika ma la cosa gli dava sui nervi lo stesso.  
Fece buon viso a cattivo gioco e sorrise verso la scenetta.

Ero venuta a chiederti se venivi con noi a fare un brindisi per festeggiare l’inizio della stagione, siamo tutti nel camerino di Morgan” gli chiese in italiano.
Volentieri” accettò la proposta Mika.

“Ti spiace se vado un attimo con loro?” si rivolse in inglese a Andy che li guardava con sguardo serio.

“No no, fai pure, io starò qui ancora ad aspettarti altre 4 ore!” gli rispose.

Vai, ti raggiungo.” Disse gentilmente a Vicky.

Non appena lei ebbe attraversato la soglia del camerino Mika si voltò verso Andy, ancora in piedi in mezzo alla stanza, gli prese il viso tra le mani e gli diede un dolce bacio.

“A dopo!” gli sussurrò staccandosi e sparendo in corridoio, non prima di aver chiuso la porta dietro di sé.

Mika seguì Vicky nel camerino di Morgan, c’era un bel subbuglio. Lo champagne, o qualunque cosa fosse scorreva a fiumi e la mezz’ora di pausa si volatilizzò in breve tempo.

La voce del capo delle riprese li destò dal loro clima festaiolo e li richiamò all’ordine.

Tutti insieme si incamminarono di nuovo verso il palazzetto, leggermente alticci.
Le riprese ricominciarono, Andy ancora irritato dalla scena di prima decise di tranquillizzarsi un attimo, accese il televisore e si sintonizzò sul canale video delle registrazioni che stavano avvenendo in quel momento a poche decine di metri di distanza.

Si sdraiò sul divano e cercò di intuire quelli che erano i giudizi dei 4 artisti riguardo i concorrenti. L’italiano era una lingua davvero difficile quando si parlava inglese e greco, non riusciva a recepire che poche parole.

I ragazzi che si succedevano erano davvero variegati, alcuni talentuosi, altri decisamente da ricovero, come la signora “Sinforosa” o così aveva capito si chiamasse quella mora stonata come una campana, che aveva appena lasciato il palco scenico. L’inquadratura si spostò sui giudici, in particolare sui due che occupavano le posizioni centrali del tavolo della giuria, i due mezzi inglesi.

Vicky stava farfugliando qualcosa di incomprensibile in italiano, e Mika stava facendo l’idiota fingendosi incantato, Andy si mise seduto ad osservare la scena, e lasciò perdere un attimo il computer che aveva acceso e posizionato sulle gambe.
Vicky schioccò le dita davanti al viso del suo ragazzo che finse di mordicchiargliele, poi si sporse e strusciò il naso contro il viso di Mika che emise una risatina a metà tra l’imbarazzato ed il divertito poi improvvisamente si sporse verso di lei, le prese il viso tra le mani, un gesto di lui che Andy adorava, e la avvicinò a sé; Vicky imitò il suo gesto, gli prese il viso tra le mani e in un secondo si schioccarono un bacio a stampo, accompagnato da una grande ovazione del pubblico alle loro spalle.

Andy sgranò gli occhi.
Non aveva appena visto Mika baciare quella davanti a centinaia di persone. Continuava a ripetersi.

I due intanto se la ridevano di gusto mentre la testolina grigia alla loro sinistra esclamava divertito “Many kisses”.

Lo stavano facendo apposta?! Si chiese il biondo mentre una ventata enorme di gelosia cresceva a livelli esorbitanti dentro sé.

I due si guardarono e si scambiarono alcune parole, Vicky sembrava al settimo cielo, sorrideva mentre si passava la lingua sulle labbra, ma quello che lo fece andare su tutte le furie fu l’espressione di Mika che sembrava tutto fuorché pentito.

Intanto il siparietto tragicomico continuava, vide Morgan e Fedez avvicinarsi e sentì la folla acclamare a gran voce una parola che il greco intuì significasse “bacio”.
I due infatti si avvicinarono e unirono velocemente le labbra prima di ritrarsi schifati. Mika intanto se la rideva beato, ascoltando ciò che i due italiani stavano dicendo con aria divertita ai microfoni poggiati sul tavolo di vetro.

Andy era scioccato! Era per caso una consuetudine degli italiani scambiarsi baci sulla bocca a destra e a manca?!
Se anche così fosse, lo faceva infuriare la nonchalance con la quale il suo ragazzo aveva affrontato la cosa.

Prima d’ora non lo aveva mai visto comportarsi in maniera così disinvolta in pubblico e di certo non aveva mai assistito ad un bacio del moro a qualcuno che non fosse lui, tranne in quel periodo in cui i due si erano lasciati per alcuni mesi e il ricciolo per farlo ingelosire aveva baciato un suo ex davanti a lui in un pub di Londra dopo essersi scolato qualcosa come 4 o 5 birre.

Spense indignato il televisore e uscì dal camerino deciso a farsi una corsetta per smaltire la rabbia che si sentiva dentro. Se avesse avuto sottomano Mika in quel momento lo avrebbe sicuramente mandato a fanculo senza tanto rifletterci.

L’aria era cocente, erano le due e mezza di un pomeriggio di metà giugno, in Italia. Era logico.

Corse per una buona ora poi accaldato si fermò in un parchetto, gettò la testa sotto il getto d’acqua fredda di una fontana, ne bevve alcuni grandi sorsi e si sdraiò su di un prato.

Aveva sbollito un po’ di rabbia e tensione, l’aria ora era più fresca ed a contatto con la pelle bagnata del viso lo faceva sentire bene.

Mentre osservava uno scoiattolo scendere da un albero e salire velocemente su un altro sentì la tasca dei pantaloni vibrare.

Estrasse il telefono e vide 2 messaggi, il primo era di venti minuti prima, il mittente era un suo collaboratore che gli chiedeva un informazione su un video che aveva girato alcuni mesi prima ed al quale era interessato.

Il secondo era di Mika, l’ora indicava che il messaggio era stato appena inviato.
“Dove sei? :)” chiedeva con tanto di emoticon sorridente.

Non gli rispose e appoggiò il telefono sull’erba, impostando la suoneria e togliendo la vibrazione.

Continuò la sua osservazione del parco, una signora con due bambini stava passando a pochi metri da lui.

Il più piccolo aveva una massa di riccioli castani in testa, subito le fattezze del bambino si trasformarono nella sua mente in quelle del trentunenne.

Scosse la testa e tornò a sdraiarsi osservando le fronde degli alberi muoversi.
Un minuto dopo sentì il cellulare annunciare l’arrivo di un altro messaggio.

“Si può sapere che fine hai fatto??” riportava l’sms, stesso mittente del precedente.

“Ah perché te ne importa? Ti ricordi di avere un ragazzo solo a momenti alterni vedo!” gli rispose freddo.

Dieci secondi dopo sullo schermo del suo iphone apparve una chiamata in entrata.

Decise di rispondere, non avrebbe lasciato perdere facilmente Mika, lo conosceva.

Accettò la chiamata senza dire nulla.

“Andy” si sentì in un sussurrò dall’altro capo della linea

Il biondo capì immediatamente che la mente del suo ragazzo aveva processato correttamente le informazioni ed aveva intuito quale fosse la ragione della risposta fredda del suo messaggio.

“Io… hai visto vero?” chiese timoroso Mika

“Tu cosa ne dici?!” mantenne il tono freddo il ragazzo.

Dall’altro capo del telefono si udì un sospiro.

“Ti prego, dovunque tu sia, torna qui. Lo so che non c’è una scusa per quello che ho fatto ma ti prego…” il biondo sentì la voce del cantante incrinarsi.

Ciò nonostante mantenne il tono serio, non voleva dargliela vinta, non ancora almeno.

 “Sarò lì tra venti minuti, forse mezz’ora” disse, e senza attendere una risposta riattaccò.

Nel camerino intanto, Mika se ne stava seduto sul divano, i gomiti poggiati sulle gambe incrociate, la testa tra le mani, pensava a quello che era successo qualche ora prima.

Preso dal momento, con il cervello annebbiato dallo spumante bevuto a stomaco vuoto, con Vicky che scherzava, senza pensarci aveva fatto una stupidata. Non appena le labbra della ragazza si furono staccate dalle sue, nella sua mente apparì l’immagine del suo ragazzo.

Si pentì immediatamente ma poi si disse che sicuramente la cosa sarebbe passata inosservata, sapeva che il suo ragazzo, già l’anno precedente, raramente aveva guardato il talent show, in diretta o sugli schermi di sky complice la lingua per lui incomprensibile.

Con la mente allo spettacolo continuò quindi il siparietto facendo alcune battute sull’accaduto.
Ora, con la consapevolezza che Andy aveva visto tutto si sentiva uno schifo.
Dalla mattina aveva atteso la fine delle riprese per godersi un po’ di atmosfera italiana con l’uomo che amava, che era miracolosamente riuscito ad avere due giorni liberi, in quel periodo estremamente pieno di impegni per il cameraman.
Sentì bussare alla porta, non rispose.

Non aveva voglia di vedere nessuno, Andy sicuramente non era, lui non avrebbe bussato prima di entrare, sarebbe entrato e basta.

“Mikaaa” si udì la voce squillante dell’anglo-italiana.

“Not now Vicky!” gli rispose con voce roca.

Mika tutto ok?!” chiese preoccupata

Lui non rispose.

Una lacrima gli rigò il viso, aveva litigato con il suo ragazzo con cui stava da 8 anni, per uno stupido bacio con una stupida ragazza!

“Hey!” fece capolino dalla porta la testa mora di Victoria, che preoccupata dalla voce dell’artista si era autoinvitata ad entrare.

Mika in risposta si portò le gambe al petto e vi nascose la testa.

“Che succede?” gli chiese avvicinandosi al divano, prendendo posto accanto a lui e passandogli una mano tra i riccioli.

Lui scosse la testa, sempre nascosta tra le gambe e senza farsi vedere da Vicky si passò una mano sulla guancia portandosi via la scia umida lasciata dalla lacrima che gli aveva rigato il viso solitaria.

Alzò la testa, guardando altrove e disse solamente “Ho litigato con Andy”

Vicky ingenuamente gli chiese il motivo “Andy? E come mai?”

“Secondo te?!” chiese lui voltandosi verso di lei irritato.

Lei restò muta davanti allo sguardo del moro.

Secondo te lui è contento se io bacia una e lui vede quel baccio?”  Chiese istericamente cambiando lingua.

Vicky continuava a non capire. “Cosa può fregare a tuo fratello se tu baci…” poi si bloccò.

Si mise una mano sulla bocca, spalancata e fece due più due. “Andy non è tuo fratello…..” disse timorosa cambiando di nuovo registro e lasciando la frase in sospeso.

Andy era appena arrivato nel corridoio quando si fermò.

Mika stava parlando con la mora dentro al suo camerino. Non poteva vederli da quella posizione, stavano parlando un po’ in italiano e un po’ in inglese, parte del discorso gli sfuggiva.

“No! E’ l’uomo che amo” continuò Mika in inglese fissando con gli occhi lucidi la ragazza di fronte a sé.

A quelle parole Andy ebbe una forte sensazione di calore che lo pervase e una scarica che gli percorse la spina dorsale. Aveva capito bene? Lei pensava lui fosse suo fratello?

Effettivamente nel primo pomeriggio, durante le presentazione Mika aveva fatto solo il suo nome senza aggiungere altro. Poteva aver frainteso.

Sentì Viky implorare perdono, immensamente mortificata.

Decise di fare il suo ingresso, aprì la porta, che era rimasta socchiusa da prima, e si fece avanti difronte ai due seduti sul divano.

Vicky non appena lo vide si alzò velocemente e si avvicinò a lui.

Con espressione dispiaciuta gli porse le sue scuse in inglese: “Ti chiedo immensamente scusa! Avevo frainteso, credevo tu fossi…”

Andy le sorrise interrompendola, “Ho sentito mentre parlavi con lui” disse gettando un occhiata al ragazzo rannicchiato sul divano.

“Scuse accettate” concluse poi allungando una mano verso di lei. “Ricominciamo da capo: piacere Andy, fidanzato di Mika” disse sorridendo cortese.

Lei strinse calorosamente la sua mano e rossa in viso disse “Victoria, colei che non bacerà più il tuo ragazzo!”

Mika li osservava dal divano, aveva assunto una posizione un po’ più distesa e aveva addirittura accennato un sorriso, grazie alla scena di cui si era trovato spettatore.
Aveva un ragazzo d’oro! Si ritrovò a pensare.

Vicky a quel punto decise di farsi da parte. Si scusò un’ultima volta poi sparì in corridoio chiudendo la porta dietro di sé.

Mika si alzò in piedi, si avvicinò al suo ragazzo e lo abbracciò forte.

“Scusa, scusa, scusa, scusa!” gli sussurrò dolcemente.

Andy attese che Mika sciogliesse l’abbraccio poi lo guardò intensamente negli occhi.

Non si dissero nulla, fu un discorso fatto di sguardi.

Andy lesse il dispiacere sincero negli occhi nocciola, e l’immenso amore che provava per lui.

Gli bastava.

Non sarebbe stato certo un dettaglio insignificante come quello a rompere ciò che c’era tra loro e che era sopravvissuto in 8 anni di lontananza, gioie e dolori.

La corazza del loro amore era un diamante. Ci voleva ben altro per scalfirla.

Terminato il loro incontro di sguardi i due raccolsero le loro cose e uscirono mano nella mano nei corridoi.


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Buonasera!
In questi giorni ho parecchio tempo libero si vede??
Tornando a noi: questo capitolo è tratto da una scena che chiunque abbia visto Xfactor 2014 si ricorderà. Il bacio tra Vicky e Mika.
Le scritte in corsivo sono per evidenziare i discorsi in Italiano, onde evitare confusione
La scena è descritta abbastanza fedelmente, se la volete rivedere o non l'aveste vista questo è il link di un video dove la potete sbirciare: https://www.youtube.com/watch?v=8wNXQmUl5Zk 
Non credo Andy se la sia presa nella realtà, non so nemmeno se ne sia a conoscenza, la mia interpretazione è un po' romanzata.
Buona lettura e buoni commenti.
Grazie 1000 a chi mi segue e grazie 2000 a chi mi seguirà.
Apresto!
Vv
 

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Capitolo 4
*** Perché sei un essere speciale... ***


- Milano, ottobre 2014 –


Era un mercoledì mattina di fine ottobre, Joanie stava rientrando nel bell’appartamento a pochi chilometri dal centro del capoluogo Lombardo portando con se due buste della spesa stracolme di ogni ben di Dio.

Si trovava a Milano grazie a suo figlio Mika e al lavoro come giudice del talent show Xfactor che per il secondo anno consecutivo aveva accettato.

L’affascinante signora libanese, era innamorata di quella città e ogni qual volta il figlio aveva l’occasione di trascorrervi del tempo per lavoro, lei lo seguiva, offrendogli in cambio il suo grande aiuto casalingo.

Quella mattina era uscita verso le 8 e mezza, aveva approfittato della bella giornata di sole per fare due passi in centro e per recarsi poi al supermercato, dove immancabilmente uscì con il triplo di ciò che la lista della spesa riportava.

Dire che amasse il cibo italiano era un eufemismo, avrebbe trasferito la residenza in quel posto solo per poter comprare ogni giorno nei supermercati del bel paese!

Varcata la soglia della grande cucina colorata dell’appartamento, sistemò una ad una, ogni singola cosa comprata in centro, quel posto strabordava di cibo, ci sarebbe potuta vivere l’intera famiglia Penniman per una settimana senza aver bisogno di comprare nulla.

Sistemata anche l’ultima scatola di pasta Barilla nella credenza dai colori sgargianti, si incamminò attraverso il corridoio immacolato verso camera sua, dove recuperò le ciabatte rosa e lasciò le scarpe beige ai piedi dell’armadio in mogano scuro.
Aprì poi le finestre, lasciate socchiuse al suo risveglio, così che l’aria frizzantina del mattino potesse areare la stanza, poi dato un ultimo sguardo alla camera ordinata si immise nuovamente nel corridoio.

Pochi passi più avanti, sulla sinistra si avvicinò alla porta in legno laccata di bianco che la separava dalla camera del figlio. Bussò lievemente.

Non ricevette risposta.

Sicuramente il suo terzogenito era ancora beatamente addormentato sotto le coperte.

Abbassò la maniglia in ferro e sbirciò nella stanza. Vide un ammasso di coperte in centro al letto a due piazze, sembrava una palla di vestiti ricoperta da un pesante copriletto di piume dalle tonalità azzurre.

Non c’era un singolo ciuffo in vista.

“Mika..” chiamò dolcemente “Come stai?” chiese la madre.

Il ragazzo era andato a dormire la sera prima sentendosi poco bene, dando la colpa al lavoro che in quel periodo si stava facendo intenso. 

Un mugolio flebile fu tutto ciò che riuscì a percepire.

“Tesoro, scegli una lingua che io conosca per favore” lo incitò scuotendo leggermente il mucchio di coperte sotto al quale stava il figlio, non capendo nemmeno se sotto la sua mano vi fosse la testa, il braccio o qualche altra parte del corpo.

Il trentenne cominciò a muoversi cercando una via d’uscita da quel groviglio di lenzuola.

La testa ricciola e scompigliata sbucò a pochi centimetri dalla gamba di sua madre, seduta sul letto dal lato della porta.

“Buongiorno” lo salutò la donna.

Percepita la luce del giorno che entrava dalle tende semi aperte Mika si portò istintivamente una mano a coprirsi gli occhi. “Che ore sono?” chiese con voce assonnata.

“Sono le dieci e mezza” lo informò la madre, poi scostò le coperte che coprivano ancora quasi interamente il viso del ragazzo, notando due guance eccessivamente purpuree.

Istintivamente portò le sua mani a contatto con la fronte di Mika il quale si ritrasse immediatamente, nascondendosi di nuovo sotto le coperte. Il contatto le era bastato a percepire una temperatura un po’ troppo alta.

“Sei matta! Hai le mani gelide!” la apostrofò il figlio mugugnando nascosto.

“No caro, sei tu che sembri un fornellino.” Scherzò la donna sorridendo.

In quell’istante il comodino in platica colorata sul lato destro del letto iniziò a vibrare insistentemente.

Il telefono del ragazzo aveva una chiamata in entrata.

Joanie si allungò verso il ripiano, afferrò l’iphone e sollevate di poco le coperte lo allungò verso Mika “Secondo me questa chiamata non la vuoi perdere” gli disse sorridendo dolcemente alla vista del nome che appariva sullo schermo luccicante.
Mika tese una mano e lo afferrò, schiuse gli occhi quel tanto che bastava per individuare le 4 letterine sullo schermo poi portò il dito verso l’estremità del telefono e accetto la chiamata.

“Andy!” esclamò sorridendo.

“Buongiorno amore!! Stavi dormendo?” la voce squillante del ragazzo completò il suo processo di risveglio.

“Più o meno” rispose stropicciandosi gli occhi assonnato e spostando la massa di coperte da sopra il viso, la luce lo abbagliò ma decise di affrontare la calda luce del sole che filtrava dalle tende arancioni.

“Dove sei?” aggiunse poi.

“Sono ad Atene, sto per andare in aeroporto, mi sto godendo l’ultima mezz’ora di sole greco prima di tornare a mangiar la nebbia di Londra!” scherzo il biondo ridacchiando e volgendo lo sguardo verso il mare blu che si perdeva all’orizzonte.

“Mi manchi…” pronunciò in poco più che un sussurro il giovane, rannicchiandosi a riccio nel grande letto vuoto.    

“Tu di più!” disse Andy, il suo sorriso venne meno in un secondo. “Dai che sabato ci aspetta una mega gita a Portofino!” si rallegrò poi pensando al week-end che li aspettava.

“Già” commentò poi il riccio, prima di quello lo aspettavano tre giorni intensi di lavoro tra cui il primo live show del talent, in diretta. Al solo pensiero gli saliva l’ansia.

“Hey! Cosa c’è?” chiese intuendo il cambiamento di tono.

“Nulla, solo il lavoro…” minimizzò mentre veniva percorso da un brivido lungo tutto il corpo.

“Sicuro?” chiese scettico.

“Si si, non preoccuparti” gli rispose dolcemente, in realtà aveva un gran mal di testa e stava congelando, ma non lo avrebbe fatto preoccupare per niente.

Dall’altro capo del telefono si udì la voce di qualcuno al quale il biondo rispondere in greco.
“Adesso devo andare. Ci sentiamo quando parto e quando atterro, ok? Tu relax, take it easy” riprese poi prendendolo in giro.

“Spiritoso” sorrise Mika, “Ci sentiamo dopo!” concluse e aspettò che il ragazzo chiudesse la chiamata.

Non appena ebbe terminato la chiacchierata si mise seduto e subito una fitta lancinante al capo lo accolse.

Si mise la testa tra le mani e sospirò. Sarebbe stata una giornata lunga già in piena forma fisica, non osava immaginare così!

Sua madre fece capolino dalla porta, sguardo preoccupato vedendo il figlio seduto a gambe incrociate sul letto, con la testa tra le mani e un’espressione dolorante.
Si avvicinò a lui e gli scompigliò dolcemente i riccioli, lui appoggiò la testa approfondendo il contatto con la rassicurante mano della mamma.

“Tesoro, misurati la temperatura per favore” si rivolse a Mika dolcemente porgendogli un termometro digitale.

Il moro accettò il piccolo aggeggino bianco e ributtandosi tra i cuscini lo posizionò sotto il braccio chiudendo poi gli occhi.

La madre prese posto accanto a lui sul materasso morbido e passò teneramente la sua fresca mano sulla pelle rovente del viso del ragazzo che sospirò ma non si ritrasse.

“A che ora devi essere a Sky oggi?” si informò Joanie continuando ad accarezzare le gote del figlio.

“Hmm, per l’una. Abbiamo le prove generali” mugugnò in risposta. Dormire per secoli, era tutto ciò che avrebbe desiderato in quel preciso istante.

Il bip bip del termometro mise fine ai pensieri del cantante il quale recuperò il termometro e senza degnarlo di uno sguardo lo porse a sua madre.

“39.2, caspita!” lesse la donna sul piccolo display guardando il figlio con sguardo tenero e prendendo dall’armadio un’altra coperta di lana, che posò sulla figura rannicchiata di Mika.

“Meglio che vada a recuperarti una tachipirina subito se vuoi essere in piedi per l’una” ragionò ad alta voce Joanie prima di incamminarsi verso il corridoio.

“Grazie ma’ ” gli rispose riconoscente Mika, ringraziando il cielo di averla con lui a Milano.

Qualche minuto dopo la donna tornò infatti con un bicchiere, una bustina bianca e rosa, una brioche ed un succo di frutta su di un vassoio.

“Eccoti” gli disse porgendoglieli.

Mika che stava già per riaddormentarsi di nuovo accettò la medicina di buon grado e con pochi sorsi e una smorfia di disgusto ingurgitò il liquido biancastro. Bevve qualche sorso di succo, giusto per togliersi dalla bocca il gusto poco piacevole della tachipirina ma rifiutò la brioche. “Non ho fame” informò la madre.

La donna posò il piattino con il dolce sul comò insieme al succo di frutta.

“Riposati. Se ti serve qualcosa io sono in salotto, ok?”.

Il figlio annuì poi la donna uscì non prima di aver lasciato un bacio sulla fronte del ragazzo.

Subito dopo il telefono del ragazzo si illuminò, il suo manager italiano lo stava chiamando.

“Pronto?” rispose in inglese.

Buongiorno Mika, ti volevo ricordare che oggi all’una hai le prove generali per il live di domani a Sky, ti passo a prendere, alle 12:30 sotto casa tua” il ragazzo ci mise un attimo a connettere i suoi neuroni e decifrare la frase in italiano.

Ok, io sarò pronto a quel’ora” asserì infine.

“Ottimo, e fuori dal letto che è tardi!” scherzò prendendolo in giro per la voce assonnata che mostrava il libanese.

Ok, a dopo” concluse solo chiudendo la chiamata.

Non fece in tempo a lasciare il telefono sul materasso che tornò a vibrare di nuovo insistentemente.

Pronto!” rispose svogliato in italiano, convinto di trovarsi dall’altro lato lo smemorato manager che aveva certamente dimenticato di ricordargli qualcosa.

Buongiorno” tentò nella stessa lingua Andy.

Istintivamente le labbra di Mika si incurvarono in un ampio sorriso alla voce del suo amato.

“Sei in aeroporto?” chiese curioso.

“Si… Ma…stai bene??” chiese preoccupato sentendo di nuovo la voce d’oltretomba del suo ragazzo.

L’aveva sentito più di un’ora prima, doveva essersi svegliato ormai.

“A che ora hai l’aereo?” sviò il discorso sapientemente.

“Mika…rispondimi!” insistette testardo Andy.

“Ho qualche linea di febbre, ho preso una tachipirina, tra un’ora sarò come nuovo” minimizzò passandosi una mano sulla fronte esausto.

“Qualche linea tipo?? E voglio la verità, altrimenti chiamo tua madre!” lo minacciò.

“39…” si arrese sapendo che ci avrebbe messo mezzo minuto quel testone di Andy a chiamare la donna.

“Qualche linea?!” sgranò gli occhi il greco osservando di sfuggita il tabellone che riportava voli, destinazioni ed orari.

“A che ora devi essere al lavoro oggi?” chiese poi.

“All’una” rispose sbuffando.

“Meglio che io ti lasci riposare allora, ci sentiamo più tardi ok?” chiese afferrando il trolley e incamminandosi verso la biglietteria.

“Ok. Avvertimi quando sei a Londra, fai buon viaggio!” gli augurò.

“Grazie amore!” e il biondo riagganciò.

Prima di chiudere gli occhi Mika selezionò sul suo iphone la modalità “non disturbare”. Solo la sua famiglia poteva chiamarlo a quel punto, poi chiuse gli occhi e riuscì finalmente ad addormentarsi.

Un’ora dopo sua madre entrò nuovamente nella stanza, si avvicinò alla figura aggrovigliata tra gli strati di coperte e la scosse leggermente.

“Mika, è mezzogiorno, devi mangiare qualcosa prima di andare agli studi” disse Joanie.

Il capo riccioluto si mosse a destra e a sinistra, qualcosa che somigliava molto a un “voglio dormire” uscì dalle labbra del ragazzo.
La madre non si perse d’animo, aveva cresciuto 5 figli, sapeva essere molto testarda all’occorrenza. “Non è una domanda! Su!” lo incitò dandogli un’affettuosa pacca sulla gamba.

Il ragazzo si arrese. Racimolò le forze e si alzò dal letto, portandosi con sé la coperta di lana marroncina che tenne avvolta intorno alle spalle e si incamminò verso la cucina dove lo attendeva un piatto di riso in bianco.

Si sedette al tavolo svogliatamente, sua madre lo raggiunse di nuovo col termometro per sincerarsi della sue condizioni.

Prendendo il piccolo oggetto affusolato, lo sistemò sotto al braccio poi con la mano destra recuperò la forchetta ed iniziò svogliatamente a portare alla bocca qualche manciata di riso.

Non aveva per niente fame, lo stava facendo di controvoglia, ma gli conveniva se voleva stare in piedi tutto il pomeriggio e avere le forze necessarie per pensare in italiano.

Il termometro diede segni di vita, lo estrasse, 38.0

Beh, meglio di prima, pensò. Inghiottì un ultimo boccone di riso e lasciò il restante nel piatto, poi si alzò dal tavolo e sempre avvolto nella sua calda coperta si incamminò verso la cabina armadio.

La aprì e stette ad osservarla per alcuni minuti. Non aveva voglia di stare a ragionare sugli abbinamenti, scelse un paio di pantaloni scuri, una camicia bianca ed una giacca rosa scuro abbastanza pesante, li tolse dagli appendi abiti e li portò con sé in camera, dopo aver richiuso le ante in legno chiaro.

Si vestì con la stessa velocità di un bradipo, si sentiva stanchissimo, poi buttò uno sguardo al cellulare: 12:25.

Si alzò di malavoglia dal letto su cui si era seduto per indossare le amate Louboutin blu e bianche e pochi passi più a destra si ritrovò davanti alla porta del bagno, vi entrò con passo lento e cercò di sistemarsi il cespuglio di riccioli castani, aveva anche un leggero accenno di barba, ma non aveva né il tempo né la voglia di radersi.

Quando si reputò decentemente sistemato si diede un ultimo sguardo alle specchio notando due occhi lucidi che lo osservavano di rimando. Sospirò, si girò e uscì dal bagno. 

Quando uscì dalla camera, incrociò sua madre che, a voce bassa stava parlando al telefono, quando lo vide si fermò, scostò il cellulare dall’orecchio, mise una mano davanti al microfono e si avvicinò a lui. Gli passò una mano sul viso e sospirò poi gli augurò buon lavoro e gli schioccò un tenero bacio sulla guancia.

Sorridendo al gesto amorevole di sua madre pensò all’immensa fortuna che aveva ad avere accanto una donna così, che lo seguiva ovunque e sapeva essere madre e al contempo fidata amica e confidente.

Raggiunta la fine del corridoio, recuperò le chiavi dal mobiletto in legno bianco sulla destra e aprendo la porta si incamminò verso le scale, le scese rabbrividendo. Faceva freddo a quanto sembrava.

Appena mise piede fuori il portone di casa una grande macchina nera vi parcheggiò davanti frenando in modo non prettamente dolce.

Dai che siamo in ritardo” Lo incitò l’uomo abbassando il finestrino del passeggero e aprendogli la portiera.

Mika prese posto in macchina e salutò Giulio con un “Morning” svogliato prima di allacciarsi la cintura di sicurezza. Il manager partì sgommando e si immise nel traffico milanese, fortunatamente non eccessivo a quell’ora.

Quando si fermarono al primo semaforo Giulio si voltò verso Mika: “che entusiasmo oggi!” lo apostrofò beffardo l’italiano.

“Non è giornata Giulio, ti prego” gli rispose Mika in inglese socchiudendo gli occhi al mal di testa.

Litigato col biondino?” lo punzecchiò ridacchiando.

Mika riaprì gli occhi e li rivolse verso il moro al volante lanciandogli uno sguardo truce “Andy non è qui e anche se avessi litigato con lui non sarebbero comunque affari tuoi!” sbottò freddo.

Scusa! Non pensavo la prendessi sul personale…” chiese perdono l’uomo che si era reso conto che il Mika che gli sedeva accanto era davvero poco incline alle battute quel giorno.

Il resto del viaggio lo passarono in silenzio, solo la radio rompeva la monotonia del tragitto.

Giunti allo studio, parcheggiarono e si diressero subito verso l’arena dove si sarebbero svolte le prove per il live del giorno dopo.

Entrati vennero accolti da un gioioso Morgan e un’esuberante Vicky che alla vista dell’imponente figura della popstar si gettò tra le sue braccia. “Quant’è che non ti vedo!” esclamò appendendosi al suo collo e schioccandogli un bacio sulla guancia.

Mika per poco non perse l’equilibrio, preso alla sprovvista dalla donna.

Sei caldo Mika! Hai la febbre?” constatò avendo percepito il calore sulle sue labbra.

Si” rispose telegrafico.

Cuuuccioloooo” esclamò abbracciandolo. Mika roteò gli occhi, già non ne poteva più.

Sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata, pensò volgendo la sua attenzione alle prove degli under uomini che ricevevano istruzioni da Fedez.

“Mika” sentì chiamare da infondo al palco.

Si girò e vide Emma che si avvicinava con passo veloce verso di lui, appena dietro seguivano Mario e Diluvio.   

Nel vedere i suoi ragazzi si illuminò!

Ciao!!” li salutò gioioso salutandoli uno ad uno.

Io credo che voi dovete stare lontani da me questa serra” li informò spiegando che non poteva di certo permettersi di contagiarli la sera prima della notte più importante della loro vita.

Passò mezz’ora a chiacchierare con loro, era felicissimo di poter ascoltare i suoi tre talenti, di cui andava già fierissimo.

La prima ad esibirsi fu Emma. La trovò magica, impeccabile, aveva un grande potenziale quella ragazza, sarebbe potuta arrivare in finale, lo sapeva.

Quando scese dal palco la riempì di complimenti, e le ricordò alcuni consigli che si erano scambiati qualche giorno prima durante i primi incontri.

Subito dopo salì sul palco Diluvio. La performance era debole, molto, forse troppo. Quando concluse gli consigliò di fermarsi dopo l’esibizione del suo compagno di squadra. Doveva dargli alcune dritte importanti.

Mario fu una botta di vita, trasmetteva passione a chiunque avesse davanti, sapeva cantare le parole e con quella canzone di Dalla avrebbe di certo emozionato.

Quando se lo trovò davanti una volta finita la sua canzone gli disse solo: “Se domani tu fa questa canzone così, tu spaccarai!”

Il sorriso raggiante di Mario diceva più di mille parole! Quel ragazzo pendeva dalle sue labbra, sarebbe arrivato lontano.

Una volta terminate le prove della sua categoria, si congedò con Emma e Mario e si diresse verso Diluvio, che occupava un posto del pubblico in terza fila, davanti al palco e si sedette accanto a lui.

La testa gli pulsava, si sentiva le gote bruciare ma non poteva permettersi di andarsene a casa ora. Aveva un ragazzo da spronare e una performance da sistemare.

“Alora, questa performance è molto debole. Tu devi cercare di cantare melio la parte del ritornelo. La parte rap è fighisima, il resto però no va bene.”

Si rivolse serio al ragazzo i cui occhi azzurri erano puntati nei suoi.  

C’hai raggione Mika ma, io a cantare sono un po’ scarso, il rap lo so fare bene ma…” ammise il giovane rapper.

Mika passò quasi un’ora a spiegargli come potesse migliorare il cantato, a partire dalla respirazione fino all’uso della voce di testa, con cui il giovane romano aveva i maggiori problemi.

Alla fine, il moretto gli promise che avrebbe provato tutta la notte per non deluderlo e lo abbracciò contento.

Mika dopo aver salutato Diluvio, si alzò dalla sedia e scrutò l’arena alla ricerca del suo manager.

Lo vide chiacchierare con Alessandro Raina, il produttore che gli avrebbe dato una mano con la sua squadra quell’anno.
Si salutarono e scambiarono quattro chiacchiere poi i tre si divisero e Mika poté tornare alla macchina con il suo autista.

Prese posto sul sedile anteriore e allacciata la cintura abbandonò il capo sul poggiatesta dietro di sé.

Letto, dormire. Erano le parole che circolavano nella sua testa.

Ti vedo stanco” notò Giulio.

“Hmm” mugugnò Mika, che acume, pensò.

Ce la fai a suonare stasera o ti addormenti sul piano?” chiese a metà tra il serio e l’ironico

Mika ci mise un momento a collegare le parole del suo manager con la scaletta di impegni che gli risultava. Poi gli venne in mente!
Aveva accettato la richiesta di un’amica milanese che per quella sera aveva organizzato un evento di beneficienza. Gli aveva assicurato la sua presenza e si era offerto si suonare qualche sua canzone al pianoforte.

“Te n’eri dimenticato” constatò il guidatore.

Già!” rispose portandosi una mano sulla fronte. Non era bravo a capire queste cose ma era certo la febbre si fosse alzata.

Pochi minuti dopo la macchina giunse sotto casa sua. Salutò velocemente il manager che gli diede appuntamento alle 7:00 sotto casa più tardi per il concerto.

Salì le scale con la testa che sembrava volesse esplodere ad ogni scalino percorso, giunse alla porta di casa recuperò le chiavi di casa dalla tasta sinistra della sua giacca e le inserì nella toppa facendo scattare la serratura.

Una volta dentro le gettò malamente sull’armadietto, si tolse la giacca, raggiunse il salotto, la lanciò sulla prima sedia che gli capitò sotto mano, si avvicinò al grande divano colorato che svettava in centro al salotto più piccolo e vi si gettò a faccia in giù tra i cuscini morbidi, si tolse le scarpe con i piedi e le lasciò cadere a terra.

Attendeva quel momento da ore!

Chiuse gli occhi stremato, era stato un pomeriggio infinito, ed ora si ritrovava con la testa in procinto di esplodere ed il suo corpo che non riusciva a decidersi se avere immensamente freddo o bruciare come fosse sdraiato sulle braci ardenti.

Improvvisamente gli tornarono in mente le parole del suo manager. Aveva un concerto tra meno di 3 ore e l’indomani ci sarebbe stata la prima diretta di Xfactor!

L’ansia lo pervase, il suo cervello stanco non era in grado di sopportare tutto quello stress, premette la testa nei cuscini, era sul punto di scoppiare.  

Ad un certo punto avvertì due mani calde avvolgergli la testa e due labbra posare un bacio dolce sulla sua tempia.
Un profumo fruttato gli invase le narici.
Il suo cervello ci mise mezzo secondo a processare l’informazione.

TO BE CONTINUED...

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Buonasera, eccomi con un nuovo capitolo!
Questo, che essendo uscito immensamente lungo ho deciso di pubblicare suddiviso, è ispirato da un tweet del 24 ottobre scorso che vi riporto qui: ( 
everybody im rather confused. Forgive me I'm in bed with 40C fever. Hello all by the way :) X) in cui Mika rispondendo ad alcuni amici su twitter spiega di essere un po' confuso riguardo a ciò di cui stanno discutendo e di scusarlo perchè si trovava a letto con 40 di febbre. Questo è stato ciò che la mia mente ha elaborato. 
Come lo scorso capitolo, le parti in corsivo si riferiscono ai dialoghi in italiano. Se trovate dialoghi mezzi in corsivo mezzi no, è proprio perchè si svolgono in entrambe le lingue ;)
Ovviamente gli errori presenti nel frasi di Mika in italiano sono voluti, e pure quelli nella frase di Diluvio! 
Spero apprezziate, mi piacerebbe sapere il vostro parere.
Ringrazio chi mi segue e chi mi seguirà!
A presto! Vv 

 

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Capitolo 5
*** ... ed io avrò cura di te ***


Dal capitolo precedente:

Ad un certo punto avvertì due mani calde avvolgergli la testa e due labbra posare un bacio dolce sulla sua tempia. Un profumo fruttato gli invase le narici. Il suo cervello ci mise mezzo secondo a processare l’informazione.

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Sollevò la testa dai cuscini e incontrò due occhi azzurri che lo fissavano dolcemente, era davvero lì a Milano da lui? Non ci poteva credere!

Sopraffatto da tutte quelle emozioni cedette, si buttò tra le braccia del suo ragazzo e scoppiò in lacrime stretto a lui.

“Amore!” sussurrò Andy stringendolo forte a sé mentre passava una mano con fare protettivo tra i riccioli.

Mika si sentiva in paradiso. Non esisteva più la sensazione di malessere fisico e mentale. La sua medicina era lì, tra le sue braccia e lo stava accarezzando stringendolo a se come si stringe la cosa più preziosa.

Restarono in quella posizione per un lungo momento.
Andy lasciò che Mika si sfogasse, prendendosi tutto il tempo di cui aveva bisogno.

Lo conosceva da molti anni, sapeva che al di fuori delle mura casalinghe l’animo fragile di Mika era ricoperto da una dura corazza indossata costantemente per evitare che la gente potesse ferirlo approfittando della sua emotività e sensibilità, corazza che però una volta lasciata cadere mostrava il suo vero vulnerabile sé.

Nei momenti di eccessivo stress mentale o, come in quel caso, fisico sapeva che Mika mostrava fortemente questi suoi lati nascosti, ed era stata la notizia che si sentisse poco bene, alla vigilia della prima di Xfactor che lo aveva spinto a convertire il suo biglietto Atene-Londra in uno con destinazione Milano, posticipando gli impegni di lavoro a data da destinarsi.

Questo episodio gli aveva indiscutibilmente confermato di aver fatto la scelta giusta.

Quando il ragazzo si fu calmato gli cinse le spalle e lo allontanò dal suo petto quel tanto che bastava per raggiungere i suoi occhi.

Il viso che si trovò a fissare lo intenerì immensamente.
Gli occhi erano lucidi e rossi, le guance arrossate e umide e i riccioli sparati in ogni direzione.

Joanie intanto osservava la coppia sul divano, quando il ragazzo l’aveva chiamata per annunciarle che sarebbe atterrato a Milano di lì a poche ore, alla donna era immediatamente venuta in mente una delle frasi che Mika aveva dedicato a Andy nella sua poetica Origin of Love. “I thank God that you found me”.

Lo ringraziava anche lei, non c’era medicina migliore di lui per suo figlio.

“Quand’è l’ultima volta che hai misurato la febbre stufetta mia?” chiese dolcemente prendendo il viso tra le sue mani il biondino.

“Non lo so e non mi interessa!” esclamò il ricciolo tornando a sdraiarsi tra i cuscini e tirando a sé il greco.

“Oh, interessa a me!” lo apostrofò Andy separandosi da lui.

Joanie fece il suo ingresso in quel momento in salotto, con una coperta ed il termometro tra le mani porgendolo quest’ultimo al ragazzo e stendendo la calda coperta sul figlio.

“Che tempismo! Grazie” ringraziò Andy sorridendo alla donna.

Mika sbuffò, voleva dormire avvinghiato a Andy, del resto non gli interessava.
Andy fece le veci dell’infermiere, e convinse il moro a sottostare al suo volere, sdraiandosi a sua volta sul divano e adagiando la testa di Mika sulle sue gambe accarezzandola.

Il libanese chiuse gli occhi. “Come è andato il volo?” si informò.

“Benissimo, è stato più corto del previsto, Atene e Milano non sono poi così distanti” gli rispose intrecciando le dita a uno dei suoi boccoli.

Mika aprì gli occhi e incontrando i suoi gli sussurrò un “grazie”.

“E di cosa? Non l’ho di certo fatto per te! Avevo voglia di Lasagne, e quale miglior posto dell’Italia per mangiarne un bel piatto?!” scherzò ridacchiando.

Seguì una linguaccia di Mika in risposta.

Il termometro si intromise nel loro battibecco.

Il malato lo sfilò da sotto il braccio ma prima che potesse leggerlo, Andy glielo rubò di mano.

“Vediamo quanto ti resta da vivere” ironizzò, “39.8, porcaccia la miseria!” esclamò leggendo i numeri.

“Dici che a Natale ci arrivo?” rise Mika

“Non ne sarei così certo!” rispose scuotendo la testa.

Mika rise poi sbuffò “Alle 8 devo essere a Milano a suonare ad un evento!” esclamò contrariato.

“COSA?!” sbottò Andy. “Ma sei fuori?!” aggiunse poi.

“Ho dato la mia parola che ci sarei andato.” Lo informò Mika grattandosi la fronte.

“Vado subito a prenderti qualcosa, non puoi suonare in questo stato!” disse Andy prima di spostare la testa riccioluta dalle sue gambe e alzarsi dal divano.

Tornò due minuti dopo con un bicchiere dal contenuto bianco e frizzantino.

Mika fece una faccia disgustata “Bevilo o giuro che non metti piede fuori casa stasera” lo minacciò posizionandosi in piedi a un passo dal divano e usando la sua statura per rendere l’intimidazione ancora più efficace.

La risata cristallina di Joanie si diffuse per la stanza. “Ti conviene ubbidire!” esclamò rivolta al figlio.

“Ho imparato dalla migliore!” sghignazzò Andy passando un braccio attorno alle spalle della donna che nel frattempo si era affiancata a lui.

“Vi odio!” borbottò Mika offeso trangugiando in un sorso il contenuto del bicchiere con espressione amareggiata.

La madre ritirò poi il bicchiere dalle mani del figlio e prima di sparire in cucina disse al suo genero: “Metti il bimbo a nanna, grazie.” Facendogli l’occhiolino.

Andy scoppiò in una fragorosa risata mentre attraversava i pochi metri che lo separavano dal divano dove un Mika dall’aria incredula ed offesa lo osservava a bocca spalancata e braccia conserte.

Il ragazzo si rannicchiò in un angolo del divano avvolgendosi nella coperta e facendo spazio al suo personale infermiere che si posizionò alle sue spalle circondandolo con le braccia.

Prima di addormentarsi impostò la sveglia sul suo cellulare, avrebbe potuto dormire per un’ora e mezza.

Tra uno sketch e l’altro di un programma comico americano che trasmettevano in tv, il tempo a disposizione si volatilizzò in fretta mentre Joanie in cucina preparava un delizioso piatto libanese.

La donna comparve in salotto e avviso i due ragazzi che la cena era servita.
Affamato, Andy svegliò il bello addormentato e lo convinse a seguirli in cucina.
Un’ora più tardi Mika era nuovamente davanti alla sua cabina armadio in cerca dell’abbinamento giusto per la serata.

Scelse un completo sui toni del rosa scuro, simile alla giacca indossata quel pomeriggio.

Diede un veloce sguardo al cellulare: le 18:55.

Era in perfetto orario, si mise il cappotto e si avviò verso la porta del suo appartamento, si sentiva ancora stanchissimo ma almeno la testa gli aveva concesso una tregua.

Prima che potesse entrare in salotto a salutare, vide Andy prendere il cappotto grigio dall’appendi abiti.

“Esci?” gli chiese curioso.

“Si, vado ad un concerto” annunciò sorridente sistemandosi il maglione azzurro sotto la giacca.

“Ah sì? Di chi?” chiese ingenuamente.

“Secondo te?” gli domandò fissandolo, le sopracciglia alzate.

Mika stava facendo mente locale, non sapeva ci fossero concerti quella sera…

“Ma davvero ci stai pensando?” lo apostrofò il giovane incredulo.

“Hmm, non dovrei?” chiese ancora riflettendo.

“Mika Penniman, la febbre ti ha cotto l’unico neurone! Vengo con te zuccone!” esclamò dando una pacca sulla spalla al suo ragazzo che lo osservava confuso.

Joanie dalla porta del salotto li osservava ridacchiando “Tienilo d’occhio!” disse poi al biondo.

“Decisamente” pronunciò muovendo le labbra rivolto verso la donna, senza volersi far udire da Mika.

Il ragazzo gli assestò un pungo sul petto. “Voi due mi farete impazzire!” gli disse serio spostando lo sguardo da sua madre al suo fidanzato che sorridevano divertiti.
Aprirono la porta di casa e sentirono un clacson risuonare in strada. Entrambi percorsero le scale di fretta e in un attimo erano davanti al portone.

Siamo in ritardo anche stasera?” chiese Mika rivolto a Giulio prendendo posto sul sedile anteriore.

Per ora no.” Rispose “Ciao Andy, non pensavo fossi a Milano” salutò buttando l’occhio allo specchietto retrovisore e incontrando il viso del biondo seduto dietro. 
“E invece eccomi qui” rispose Andy agganciando la cintura.

“Ecco perché sei così stanco in questi giorni” lanciò uno sguardo sornione alla sua destra Giulio.

Andy ridacchiò, a differenza di Mika, il quale umore era un po’ migliorato rispetto al primo pomeriggio, ma rimaneva comunque facilmente irritabile, e che rispose “La vuoi piantare oggi?!” scoccandogli un fulmine con lo sguardo.

Giulio e Andy si scambiarono uno sguardo meravigliato attraverso lo specchietto, poi proseguirono in silenzio.

Arrivati sul luogo dell’evento entrarono, il baccano tipico delle feste li accolse. Giulio si dileguò immediatamente chiacchierando con un collega, Andy si guardava attorno assorbendo ogni dettaglio del posto, un capannone industriale sapientemente trasformato in una sala per un evento mondano di quel tipo.

Mika fece una smorfia, sentiva il mal di testa pronto a rifarsi vivo di lì a poco.

“Mika!” sentì una voce alle sue spalle.

Ciao!” salutò il cantante riconoscendo l’amica organizzatrice dell’evento.

Come sta andando?” gli chiese interessato.

Oh benissimo direi! C’è un sacco di gente, e tanti di loro sono qui per vedere te. Non sai che regalo mi hai fatto stasera! Posso offrirti qualcosa?” le chiese raggiante.

Un bitter va bene” accettò sorridendo.

“Tu cosa bevi?” Chiese rivolto al biondo dietro di lui.

“Quello che prendi tu va bene, grazie” rispose prima di voltarsi verso la bella ragazza e porgergli la mano cortese.

“Andy: Cristina, Cristina: Andy” presentò velocemente Mika.

“Piacere!!” si scambiarono velocemente prima di dirigersi verso il bancone del bar.

“Fanno delle belle feste qui” osservò Andy appoggiando un gomito al bancone e sorseggiando il liquido rosso.

Mika annuì. “Io preferirei un divano in questo momento.” Commentò stringendosi di più nella giacca.

In quel momento partì la musica del primo artista.

Un ragazzo dai lunghi capelli biondi sui trent’anni suonava una melodia blues imbracciando la sua sgargiante Fender Telecaster e cantando con una voce molto profonda che rapì immediatamente la popstar.

Per mezz’ora le sue orecchie furono concentrate all’ascolto, il blues non era una dei suoi generi preferiti, ma doveva ammettere che quel ragazzo aveva talento.
Quando scese dal palco non poté trattenersi dall’avvicinarsi per complimentarsi.
“Ciao! Volevo farte i miei complimenti. Tu canta davero benissimo, non smetere mai, un giorno tu sarà famoso!” commentò stringendogli una mano.

“Wow!” lo osservò con sguardo stupito. “Non so cosa dire, sono senza parole! Non capita tutti i giorni di ricevere l’apprezzamento di un artista internazionale del tuo livello. Seguirò il tuo consiglio.

Gli disse riconoscente, gli occhi che brillavano, poche semplici parole gli avevano cambiato la serata.

Mentre ancora chiacchierava col giovane chitarrista, Cristina gli si avvicinò.

Mika, tra 10 minuti tocca a te. Il pianoforte è laggiù” gli indicò l’imponente strumento a coda che svettava qualche decina di metri più in là. “Ti serve altro?” chiese premurosa.

Ho tutto quelo che mi serve” sorrise mostrando sé stesso con un gesto e muovendo le dita delle sue mani davanti a lei.

Perfetto! Non appena senti i ragazzi finire l’ultima canzone vieni verso il piano che ti presento” gli comunicò.

Andy intanto lo osservava, sentirlo parlare italiano gli faceva uno strano effetto. Anche il francese lo faceva impazzire, ma a quello ormai aveva fatto l’abitudine, trovava che con la nuova lingua la sua voce avesse una nota di calore in più. Era un piacere ascoltarlo.

I musicisti che presero posto sul palco non erano promettenti come il precedente ma era comunque piacevole ascoltarli.

Mika e Andy avevano intanto preso posto ad un tavolo sotto ad una di quelle lampade a fungo riscaldanti.

Andy se ne stava in camicia e stava cominciando ad avere caldo anche così poco vestito, Mika era avvolto nella pesante giacca, le braccia attorno al corpo cercando di trattenere più calore possibile.

I ragazzi finirono di suonare e salutarono.

Andy scosse Mika. “Hey, tocca a te!” gli ricordò sfiorandogli il collo con il dorso della mano. Era bollente.

“Vado” disse alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il pianoforte, Andy subito dietro.

La ragazza gli sorrise e non appena prese posto sullo sgabello in pelle nera lo presentò.

“Signori e signore, questa sera ho l’onore di avere tra noi un artista internazionale con un grande cuore, che ha deciso di presenziare stasera a questo importante evento benefico, vi prego di accogliere con un applauso Mika!”

La folla esplose in un grande applauso, il cantante si avvicinò al microfono e salutò tutti.

“Buonaserra a tutti! Volio cominciare con una canzone del mio ultimo album che tuti conoscete bene”

Annunciò posando le dita sui tasti bianchi e neri e componendo le prime note di Stardust.

La sua voce cristallina risuonava per il grande capannone gremito di gente. Molti lo guardavano estasiati, alcuni cantavano la famosa canzone insieme a lui, l’intero posto emanava une bella sensazione di calore.

Non appena si concluse l’ultima strofa attaccò con Lollipop, canticchiando l’intro in italiano, come aveva fatto a Napoli qualche mese prima. L’atmosfera si fece subito gioiosa, c’era gente che ballava e saltellava come in un vero e proprio concerto, terminata anche quella perseguì il ritmo giocoso con Love Today preceduta da un “Siete pronti a balare??”

Andy si chiedeva dove nascondesse tutta quell’energia, solo 10 minuti prima si sarebbe addormentato sul tavolo.

Arrivato alla fine anche di quest’ultima canzone prese di nuovo la parola.

Ancora due canzoni! Anche queste sono del mio ultimo album, e staserra le volio dedicare alla persona per cui io le ho scrite” le presentò.

 “Queste sono per te, grazie per essere la persona che sei!” concluse poi in inglese puntando gli occhi in quelli di Andy che lo guardava esterrefatto a pochi metri di distanza.

Le note vellutate di Underwater risuonarono dolcemente per il grande capannone. La gente intorno alla coppia come sparì.

C’erano solo loro due, un gioco di sguardi e parole cantate col cuore,

“Posa le tue labbra sulle mie ed io potrò respirare sottacqua”, Andy mosse le labbra pronunciando quelle parole, senza emettere un suono, non voleva che niente sovrapponesse l’angelica voce del suo amato che stava cantando per lui, e per nessun’altro.

Giulio li osservava poco distante, c’erano volte in cui si chiedeva come potesse prendere vita nella mente di un cantautore, una canzone meravigliosa come quella, la risposta la riconobbe, stava davanti ai suoi occhi.

Staccando le dita dai tasti fece una breve pausa prima di intonare l’ultima canzone.
“Scende su di me, la certezza e, ora io so che sei l’origine dell’amor” intonò in italiano.

Andy venne percorso da un brivido lungo il corpo, quella canzone, cantata in italiano! Non gli era mai capitato di ascoltarla dal vivo nella versione incisa nell’album di raccolte che aveva pubblicato in Italia.

Non capiva le parole ma il significato lo sapeva fin troppo bene. Era sexy da morire!

Le sue guance assunsero lo stesso colore di quelle del cantante, ma a differenza sua, quelle di Andy non erano dovute alla febbre alta.

Giulio gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. “Dovresti presenziare più spesso ai suoi concerti. Stasera è impeccabile” gli rivelò scherzosamente sorridendo.

Andy gli rispose con un sorriso e tornò a concentrarsi sulla canzone.

Con grande dispiacere da parte di tutti il piccolo concertino si concluse.
Mika salutò tutti affettuosamente

“Grazie di aver cantano con me! Adeso vi lascio ai bravi ragazzi che suonaranno dopo di me. Buona serata!”

E pronunciate le ultime parole si alzò dallo sgabello e tornò a mischiarsi tra la folla.
Con lo sguardo si mise subito alla ricerca di Andy che lo sorprese posizionando una mano sulla sua spalla, da dietro.

“Sei stato… ” disse a corto di parole.

Lo prese per un braccio e lo strascinò in disparte dove nessuno poteva vederli, lo attirò a sé e unì le sue labbra a quelle del bel ricciolo in un bacio intenso.

“Wow, ti è piaciuto vedo!” commentò Mika quando si staccò per prendere fiato.

“Non puoi neanche immaginare, Origin of Love in italiano è…. Oddio non sai cosa ti farei in questo momento!” lo guardò passandosi la lingua sulle labbra con fare sensuale.

Mika emise una risatina imbarazzata mentre si guardava attorno, la sua riservatezza era cosa ben nota.

Venne percorso da un brivido lungo la schiena e una fitta alla testa.
Tutta la stanchezza della giornata gli piombò addosso come un macigno non appena l’adrenalina dell’esibizione cominciò a venire meno.

“Ti prego andiamo a casa!” lo implorò appoggiando la testa a quella del biondo.
Il ragazzo gli mise un braccio attorno alle spalle e si incamminarono alla ricerca di Giulio. Quando lo notò gli fece un cenno con la mano.

Subito il manager si avvicinò a loro. “Ci riaccompagneresti a casa?” chiese Andy

“Certo! Mika tutto bene?” chiese a quel punto notando il ragazzo che si reggeva a mala pena in piedi.

“Benissimo” ironizzò il cantante.

I tre raggiunsero la macchina, Giulio si sedette al posto del guidatore, i due ragazzi entrambi sui sedili posteriori.

5 minuti dopo Mika dormiva esausto con la testa sulla spalla del biondo.

Giulio buttò un occhio ai due durante una pausa al semaforo.

“Ma che ha oggi? È tutto il giorno che è strano” chiese poi.

“Non sta bene da ieri, Dio solo sa come ha fatto a suonare stasera.” Gli rispose passando una mano sulla guancia del ragazzo e avvertendo una temperatura davvero preoccupante.

“Oh…” esclamò solo il guidatore.

10 minuti più tardi la macchina si fermò sotto casa dei due.
Andy scosse Mika che aprì gli occhi svogliatamente.

“Buonanotte, riposa Mika!” lo salutò Giulio

I due uscirono dall’auto, il biondo a sorreggere il peso del moro, salirono le scale lentamente e raggiunsero finalmente il loro piano. Joanie gli aprì la porta accogliendoli.

Mika quasi inciampò nel gradino dell’ingresso di casa, Andy lo afferrò saldamente poi si fece forza e avvolto un braccio attorno alle gambe del ragazzo lo prese tra le sue braccia sollevandolo.

“Andy lasciami giù” pronunciò con poca convinzione ad occhi chiusi.

“Smettila di dire cavolate, a cui non credi neanche tu!” lo apostrofò sorridendo mentre camminava lentamente verso la loro camera da letto.

Giunto davanti la aprì con un piede e arrivato in prossimità del letto appoggiò Mika sulle coperte colorate.

Aprì l’armadio scuro e trovata una tuta rossa e blu ed una maglia a maniche corte le posò sul materasso.

“Ce la fai a cambiarti?” chiese alla figura sdraiata con gli occhi chiusi sul letto.

“Hm” rispose Mika mettendosi seduto con un’espressione dolorante.

Piano si sfilò la giacca e i pantaloni e indossò la prima parte della tuta, poi iniziò ad armeggiare con i bottoni della camicia, ci mise 5 minuti buoni a completare la svestizione, indossò la maglietta e la felpa e rabbrividendo si stese sotto le coperte.
Andy entrò in camera e trovo il suo ragazzo già sotto il pesante piumino che armeggiava col telefono.

“Tieni” richiamò la sua attenzione porgendogli il piccolo termometro bianco.

“Un attimo” gli rispose, gli occhi puntati sullo schermo.

“Mika…” lo riprese il biondo prendendo posto sul letto e iniziando a sua volta a cambiarsi in abiti casalinghi.

“Sto rispondendo, lasciami finire” rispose continuando a digitare.

Andy si cambiò, prese a sua volta il cellulare, rispose ad un paio di messaggi poi lo poggiò sul comodino alla sua sinistra. 

“Mika!” lo chiamò un’altra volta.

Il ragazzo staccò gli occhi dal cellulare, abbandonandolo sul tavolino arancione al bordo del letto e prese il termometro appoggiato a poca distanza da lui obbedendo alla richiesta di Andy.

“Ho sonno!” farfugliò sbadigliando girandosi verso il biondo.

“Vorrei ben vedere!” controbatté lui stendendosi a sua volta, restando però sopra le coperte.

Mika chiuse gli occhi, Andy lo osservò, era bellissimo anche stanco e febbricitante. Poi il termometro suonò e il ricciolo li riaprì sfilandosi l’aggeggio bianco e portandoselo davanti agli occhi.

“Questo coso è rotto” commentò poi passandolo Andy e ritornando a dormicchiare.
Il piccolo schermo riportava 40.8.
Alla vista dei numerini il biondo scattò in piedi. Non aveva mai visto una temperatura così alta in tutta la sua vita.

Uscì a passo svelto dalla camera e arrivato davanti al lavandino del bagno inumidì una salvietta con acqua fredda, la strizzò e corse nuovamente in camera.

Mika era rannicchiato sotto le coperte, era incredibile come 1.90 di ragazzo riuscisse ad occupare così poco spazio appallottolandosi su sé stesso.
Gli scoprì la testa e vi adagiò la salvietta. Il trentenne non si mosse.
Era definitivamente KO.
Andy si sdraiò accanto a lui, prendendo posto a sua volta sotto le lenzuola.

“Abbracciami” sussurrò quasi impercettibilmente Mika.

“Sono qui amore” gli sussurrò posando le sue labbra sui riccioli umidi in un lieve bacio e avvolgendo le braccia intorno a lui.

La notte trascorse lenta, Andy continuava a svegliarsi vegliando sul suo ragazzo, misurandogli la temperatura e assicurandosi che non salisse oltre.
Solo verso mattina trovò un po’ di tranquillità.

Alle 9 e mezza il telefono del moro emise un trillo.

Il ragazzo aprì gli occhi sbadigliando, recuperò l’iphone dal comodino e lesse il nome del mittente: Giulio

“Ti ricordo che stamattina, ore 11 è prevista l’intervista a Radio Deejay, se te la senti ti aspetto sotto casa tua tra un’ora. Attendo tue notizie”

Si passò una mano sul viso, si sentiva stanco ma stava meglio.
Il lavoro era qualcosa che prendeva molto sul serio, non sopportava quando la gente si comportava in maniera immatura saltando impegni di lavoro a destra e a manca approfittando della fama e comportandosi da prime donne a cui tutto era concesso.

“Sto meglio, tra un’ora qui. Ti aspeto, Grazie” rispose al manager.
Poi posò il cellulare e spostò la sua attenzione sul bel biondino che dormiva beato tra le coperte, illuminato dalla luce del mattino era una visione da film.
rese di nuovo l’iphone tra le mani e scattò una fotografia, poi lo gettò tra le coperte e si spalmò sulla figura distesa accanto a lui iniziando a riempirlo di baci.

Andy assonnato ci mise qualche minuto a connettere il cervello, quando capì cosa stava succedendo intorno a lui, avvolse le braccia intorno al corpo del moro, e gli schioccò un bacio sulla fronte.

“Sveglia dormiglione!” esclamò Mika guardandolo sorridente a pochi centimetri da lui.

Andy in tutta risposta afferrò il cuscino da sotto la sua testa e lo scaraventò in faccia al povero riccio che gli si rivolse offeso “Ma io ti sveglio teneramente e tu ricambi così?!”

Andy schiuse finalmente gli occhi e lo guardò, il viso aveva finalmente ripreso una tonalità di rosa accettabile e gli occhi, sebbene ancora lievemente lucidi sembravano certamente più vispi.

“Sei un rompiballe, dovresti lasciar dormire il tuo infermiere che ha fatto il turno di notte” esclamò mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi.

“Uff” sbuffò Mika gettando la testa di nuovo tra i cuscini.

Andy gli si avvicinò portandogli una mano alla fronte, Mika la intercettò ridendo.

“Smettila, sto bene!” sentenziò ridendo.

“Adesso vediamo” lo informò sporgendosi verso il comodino in cerca del termometro.

“Oh no, basta! Sono stufo di stare ai tuoi ordini” si ribellò Mika.

“Hai tre secondi per infilarti questo coso sotto il braccio, altrimenti lo faccio io” lo minacciò Andy guardandolo di sottecchi e avvicinandosi a lui.

“Gne gne gne” rise Mika.

“Uno” iniziò a contare Andy. Il riccio non si mosse sorridendo con fare di sfida.

“Due” continuò avanzando verso di lui, Mika prese il telefono e fece finta di leggere i messaggi spostandosi più a sinistra con nonchalance.

“Tre” con uno scatto felino Andy balzò addosso a Mika e lo imprigionò tra lui ed il morbido materasso, bloccandogli braccia e gambe mentre il moro rideva istericamente tentando un’inutile ribellione. 

Con l’unica mano libera Andy riuscì nel suo intento tra le proteste del ragazzo,
37.8 fu il verdetto. Decisamente meglio.

“E questo è per non avermi ascoltato!” rise allungando una mano verso il bacino di Mika e assestandogli un bel pizzicotto.

“Aia!!” esclamò piazzandogli un pungo al petto. Andy lo tirò verso di sé, prendendo il suo viso tra le mani e cercando le sue labbra avidamente.

“Mi sei mancato zuccone” gli sussurrò a fior di labbra, il volto tra le sue mani. Era il risveglio che entrambi attendevano da diverse settimane.

“Grazie” gli disse serio sulle sue labbra, baciandolo “per esserci sempre” pronunciò facendole incontrare di nuovo teneramente.

Andy fissò i due occhioni nocciola che lo guardavano carichi d’amore e scandì delicatamente

“Perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te” poi le loro labbra tornarono a combaciare mentre i loro cuori battevano all’unisono scandendo la melodia inconfondibile del loro immenso amore.  


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Eccovi la seconda parte del capitolo precedente. 
Mi sono fatta prendere la mano dalla dolcezza!
Attendo le vostre recensioni, e vi ricordo che eventuali consigli sono molto ben accetti!
Al prossimo, Vv

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Capitolo 6
*** Underwater ***



- Atene, agosto 2014 –


I primi timidi raggi di sole del mattino sorgevano all’orizzonte del piccolo paesino a pochi chilometri da Atene, inondando le acque del mar Mediterraneo della magica luce dell’alba e facendo risplendere le onde, che dolcemente lambivano la costa frastagliata, trasformandola in un incanto di lapislazzuli lucenti.

Il campanile della piccola chiesa incastonata tra le candide case greche, illuminato dal caldo tepore di quella splendida giornata di fine estate prese vita come richiamato dal risveglio della natura, battendo sei rintocchi.  

Nella stanza da letto dalle persiane turchesi, due occhi del medesimo colore si schiusero salutando con gioia il rumore delle onde del paese che aveva visto i suoi natali, ormai 3 decadi orsono.

Il biondo ragazzo si mise a sedere sul materasso morbido, scostando appena il leggero lenzuolo di seta che l’aveva protetto dalla notturna brezza frizzantina, portando lo sguardo sulla sinistra, dove il suo ragazzo giaceva ancora assopito.

Disteso sulla pancia, un braccio sotto il morbido cuscino di piume ed il bel viso dall’espressione rilassata rivolto verso di lui aveva le fattezze di una statua greca sapientemente scolpita da un maestro artigiano da un unico blocco di marmo dalle venature rosate.

Il lento salire e scendere del petto del ragazzo sembrava coincidere con il ritmo del mare che anche lui aveva visto nascere a qualche migliaio di chilometri di distanza. Anche le sue forme erano nascoste solo dalla leggera stoffa di seta di quel letto, testimone della loro passione della notte appena trascorsa.
Andy interruppe l’osservazione del suo compagno per dedicarsi a lui in altro modo. Dopo aver delicatamente posato una mano sulle muscolose spalle del libanese iniziò a sfiorare la pelle del suo collo con le labbra in una scia di baci soffici e lievi che percorsero dolcemente il corpo del bel giovane.

Il primo segno dell’imminente risveglio lo si poté leggere sulle sue labbra che assunsero una timida curvatura verso l’alto e poco dopo dalle iridi castane che presero vita incontrando il sole caldo del mattino.

Ciò nonostante il giovane greco continuò la sua amorevole esplorazione di quel corpo che dopo anni, conosceva bene ma che sapeva donargli ancora delle sorprese, mutando così come mutava la giovane anima del suo abitante.

Il lento percorso delle labbra del biondo incontrò l’ispida barba mattutina del moro che conferiva ai suoi tratti delicati una mascolinità tanto apprezzata da Andy, arrivando a concludersi sulle labbra carnose e morbide dell’artista che con esse sapeva dar vita a poesie d’altri tempi.

Un bacio appassionato fu il loro personale modo di augurarsi il buongiorno, facendo incontrare poi le loro iridi, così diverse, così complementari.

“Buon compleanno!” gli sussurrò sulle labbra il biondo.
Il moro disteso ora sulla schiena sotto di lui si aprì in un sorriso raggiante. “Grazie” rispose portando la sua mano a contatto col la guancia del biondo in una tenera carezza. Il suo sguardo fu poi catturato dalle splendenti persiane turchesi, illuminate dai colori del mattino greco che li avrebbero accompagnati durante tutta la giornata in quello splendido paradiso terrestre.

“Che ore sono?” chiese curioso tornando a posare il suo sguardo negli zaffiri blu che lo fissavano.

“Sono esattamente le 6 e un quarto” lo informò il biondo volgendo la sua attenzione sul piccolo orologio appeso al muro di fronte al loro giaciglio.

“Le sei e un quarto?! È prestissimo!” esclamò uno stupito ed assonnato Mika posando la testa tra i cuscini illuminati dal sole e passandosi una mano sul viso.

I due ragazzi avevano trascorso la giornata precedente in compagnia di alcuni amici che non vedevano da tempo. Mika aveva infatti raggiunto Andy nel tardo pomeriggio del giorno prima, nella capitale greca dove il biondo si trovava da due settimane per motivi di lavoro, felice di poter trascorrere il giorno del suo compleanno con il suo fidanzato, dopo un’estenuante mese di lavoro che l’aveva visto girare l’Europa e l’America in lungo e in largo.

“Sono settimane che aspetto il giorno in cui posso dormire 24 ore di fila, e tu dopo 3 ore di sonno mi svegli!” si lamentò il ricciolino tornando a chiudere gli occhi, dando le spalle alla finestra lucente.

Andy nel sentire le lamentele del suo bell’addormentato, comparì dal bagno vestito solo di un costume blu scuro, e con aria pimpante in meno di tre falcate balzò sul letto soffice atterrando a pochi centimetri da lui.

“Andyyyyy” farfugliò Mika aprendo gli occhi sbuffando.

“È il tuo 31esimo compleanno, non te lo lascerò passare a dormire in una splendida giornata come questa!!” lo stuzzicò Andy iniziando a fargli il solletico, la risata di Mika invase la stanza, trasmetteva gioia allo stato puro, poi con un movimento veloce il moro invertì le posizioni finendo sopra il petto nudo del greco.

“Adesso comando IO!” esclamò in tono sensuale cingendogli i fianchi con le gambe e intrecciando le sue dita con le mani del ragazzo sotto di lui che giacevano ai lati della sua testa sul cuscino.

I visi sorridenti dei due amanti si incontrarono, rivelando l’un l’altro tutta la felicità di quel momento, che avevano atteso per troppo tempo, separati da un lavoro che entrambi avevano la fortuna di amare.

Mika iniziò a mordicchiare le labbra del biondo che estasiato chiuse gli occhi assaporando il sapore di quelle labbra tanto familiari, si lascò completamente stregare dal suo incantesimo d’amore cedendo al suo volere.

Il lento incontrarsi di labbra e i baci sparsi lungo tutto il corpo avevano le sembianze di una danza dai toni greco-arabi che entrambi conoscevano alla perfezione ma che non li stancava mai.

Delicatamente, come il posarsi di una farfalla su di un fiore, Mika arrivò ad assaporare il collo del ragazzo, sfiorando il pomo d’Adamo e risalendo piano, ad un certo punto di soffermò su di un lembo di pelle chiara volendo lasciare una traccia di sé sulla carnagione lattea.

Andy soggiogato dal gioco del suo ragazzo ci mise un attimo di più a realizzare, ma non appena prese coscienza di ciò che stava accadendo spalancò gli occhi gridando. “MIKA NO!!!”

Il ragazzo di fermò immediatamente, preso alla sprovvista dall’urlo di colui che fino a poco prima, giaceva in totale silenzio sotto di lui. Lo fissò preoccupato.
“Dimmi che non l’hai fatto!” lo fissò assottigliando gli occhi in tono di minaccia Andy.

“Cosa non dovrei aver fatto?” chiese sorridendo birichino il moro mordendosi il labbro inferiore mentre un ricciolo ribelle decise di posarsi sulla sua fronte proprio in quel momento.

Andy si portò una mano al collo, dove di lì a poco sarebbe sicuramente comparso un segno rosso, avvolse le spalle del moro, portandolo sotto di sé e sussurrò all’orecchio del ragazzo sotto di lui “Ti perdono solo perché è il giorno del tuo compleanno!”

Il moro sorrise raggiante schioccando un ultimo bacio furtivo al biondino prima che questi si alzasse cercando con lo sguardo l’orologio ed esclamando un “Siamo in ritardissimo, Mika alzati!”

“Ritardo? Siamo in vacanza ti preeeegoooo” si lamentò il cantante nascondendo la faccia sotto il cuscino.  Abituato a dover costantemente rispettare una tabella di marcia fittissima di impegni ed orari, mal sopportava l’idea di avere qualcuno che gli scandisse la sua giornata anche nei rari periodi di vacanza.

“Oh beh, vorrà dire che la sorpresa se ne andrà senza di te…” annunciò Andy indossandosi una t-shirt gialla e blu mentre fissava sorridente il cuscino sotto il quale si nascondeva il viso di Mika.

“Sorpresa???”  Esclamò scattando in posizione seduta, lanciando il cuscino giù dal letto, completamente sveglio.

“Buongiorno… Dai muoviti!” rise Andy fissando la figura gioiosa che scesa dal letto prese a saltellare come un grillo per la stanza chiudendosi poco dopo in bagno canticchiando.

Andy scosse la testa, poi estrasse da sotto il letto la valigia di Mika buttata in malo modo la sera prima, la aprì e si mise alla ricerca di un costume da bagno da porgere al ragazzo.

“Dove hai i costumi da bagno?” chiese dopo aver scandagliato per bene tutto il contenuto.

“I costumi?” si udì da dietro la porta chiusa del bagno, “Ehm” spuntò poi la testa del moro. “Non li ho”

“Cosa? Ma scusa tu vieni al mare e non te li porti??!” lo apostrofò Andy ancora piegato sul contenuto della valigia.

“Sono venuto direttamente da Milano, poco prima ero a Parigi… quindi…” spiegò Mika grattandosi la nuca con aria colpevole.

Andy si alzò, aprì l’armadio, prese il primo costume che gli capitò a tiro e lo lanciò verso la porta del bagno dove una mano sbucò e l’afferrò.

“Bianco?!” lo osservò Mika perplesso, i suoi erano più colorati.

“Preferisci nudo?” gli chiese Andy alzando le braccia al cielo con fare scherzosamente stizzito.

“Bianco va benissimo!” con un sorriso smagliante, Mika si chiuse la porta alle spalle e finì di cambiarsi.

Pochi minuti dopo emerse in infradito, shorts arancioni a fiori e t-shirt millecolori. Andy si avviò verso la porta, armato di borsone, si girò aspettando di trovarsi Mika dietro di sé, comparve un secondo dopo con un borsa in mano e un bizzarro cappello di paglia in testa.

Andy spalancò gli occhi “E quello da dove..? Aspetta, non voglio saperlo!” disse scioccato tornando a voltarsi verso la porta e sfilando le chiavi dalla toppa.
Mika rise seguendo i passi del suo ragazzo fuori dalla piccola abitazione dai muri in tipica pietra bianca.

I due si incamminarono attraverso le strette viuzze del piccolo borgo, scendendo i numerosi gradini in pietra che separavano la tranquilla zona del paese sopraelevato, a quella più caotica e vivacemente colorata del porticciolo di pescatori.

Mika fece vagare il suo sguardo attraverso l’incantevole paesaggio greco, lungo la costa sabbiosa della piccola spiaggia che si estendeva poco più in là, i pochi ombrelloni aperti davano l’illusione di tanti boccioli di fiori colorati persi nell’ocra di una duna desertica.

Arrivati in prossimità del più grande dei moli Andy estrasse dalla tasca dei pantaloncini, una piccola chiave argentata, che inserì nel cancelletto in ferro che dava accesso alle imbarcazioni.

Mika puntò la sua attenzione verso le barche davanti a lui, ce n’erano di diversi tipi, barche a remi di legno di varie dimensioni, motoscafi di piccola cilindrata, un paio di catamarani e alcune barche a vela.

Superato il cancellino, che si richiuse con un sonoro clack, dietro di loro, Andy continuò a passo svelto verso la fine del molo, dove si trovavano le barche a vela. Il ricciolo, che seguiva fedelmente a pochi passi il ragazzo davanti a sé, osservo le meravigliose vele che si stagliavano maestose sugli alberi maestri.

C’erano imbarcazioni molto moderne, altre più attempate ma ancora affascinanti, Andy si fermò ad un tratto, davanti ad una di queste, Mika assorto rischiò di sbattere contro la sua schiena, si bloccò appena in tempo.

Il biondo si mise ad armeggiare con i nodi stretti che legavano lo scafo al gancio di attracco ai moli, mentre Mika faceva correre il suo sguardo su quello che a quanto sembrava sarebbe stato il loro mezzo di trasporto per quella giornata, sorridendo gioioso all’idea di poter trascorrere del tempo in tranquillità in mezzo alle onde.

Lo scafo era di legno dalle venature rosse, forse ciliegio, trasmetteva un aurea particolare, aveva un non so ché di antico, ma a giudicare dagli alberi che si ergevano maestosi verso il cielo, e dalle vele bianche ancora ammainate, sembrava non avere più di qualche anno, era in ottime condizioni. I suoi occhi la percorsero centimetro per centimetro, assaporando ogni dettaglio, ogni forma, ogni curva.

La prua, rifletteva i raggi del sole luccicanti, riflessi dalle acque blu del mare, si perse in un particolare, un piccolo ghirigoro in ferro che andava a formare una scritta, le lettere erano quelle dell’alfabeto greco, non tentò nemmeno di decifrarle. Sotto di essa però, sempre con lo stesso ricciolo di ferro battuto una scritta più comprensibile si poteva leggere, in chiare lettere latine; era in corsivo e per questo ci mise qualche secondo a comprendere tutte le lettere di cui era composta.

Quando ebbe elaborato la sua bocca si spalancò così come i suoi occhi, carichi di stupore. 

Andy che nel frattempo aveva sciolto tutti i nodi si voltò verso il ragazzo e si accorse della sua espressione. Mika infatti, lasciata cadere la borsa a terra, osservava il nome della barca incredulo.     

“Tu… hai…” disse indicando la scritta guardando il biondo che lo fissava orgoglioso.

“hai… ? Una barca a vela, si Mika” disse interrompendolo e accarezzando la prua della sua splendida imbarcazione.

“No, non intendevo, cioè si ma… quindi è tua? “Chiese farfugliando nei meandri del suo ragionamento.

“Si!” Sorrise raggiante Andy.

“e tu hai… si cioè… ” continuò sconnessamente spostando lo sguardo dal ragazzo alla barca per poi tornare di nuovo su di lui.

“Hai chiamato la TUA barca “Origin of love” ??” diede voce infine al suo pensiero.

Il biondo annuì orgogliosamente poi aggiunse “Si, a dire il vero volevo chiamarla Underwater ma sai… non mi sembrava un nome di buon auspicio per una barca!” scherzò infine.

Mika non sapeva cosa dire, era felicemente stupito, aveva appena scoperto che Andy possedeva una barca a vela, si corresse mentalmente: una SPLENDIDA barca a vela, e che le aveva dato il nome della canzone che lui gli aveva dedicato.

“Vogliamo salire o preferisci contemplarla dal molo seduto su una sdraio?” lo invitò Andy con un gesto della mano, intrecciando con l’altra, le dita alle sue.

“Oddio SIIII” strillò Mika sprizzando gioia ovunque.

 I due misero piede sul legno caldo della barca, una volta a bordo era ancora più imponente.  

Andy appoggiò i borsoni su un lato dell’imbarcazione, vicino alle cime che erano state issate a bordo e arrotolate nei loro appositi ganci, prima di dirigersi verso il posto dei comandi, dove inserì una chiave che fece girare in senso orario. Si udì un fischio di allerta e poco dopo il motore diede segni di vita, partendo con un suono ovattato.

Mika si avvicinò al suo ragazzo.
“Avrei una domanda.” Annunciò osservando i comandi e le mani del suo ragazzo su di essi.

“Dimmi” rispose lui spingendo appena una leva argentata con un piede e portando le mani alla piccola ruota in ferro, che costituiva il timone facendo un piccolo giro verso destra.

“Guidi TU?” chiese scettico cercando il suo sguardo.

“Certamente, o se vuoi farlo tu non mi offendo” gli sorrise sicuro Andy mentre lentamente portava l’imbarcazione in retromarcia verso l’ingresso dei moli che dava sul mare aperto.

“Ma… sei capace?” Andy a quel punto staccò lo sguardo dal mare di fronte a sé e osservo l’espressione stupita negli occhi del ricciolo che lo guardava poco distante aggrappato ad uno degli alberi.

“Leggo la fiducia nei tuoi occhi tesoro, grazie!” osservò ironico tornando a volgere lo sguardo verso il piccolo porticciolo che stavano per lasciare alle loro spalle.

“Hai qualche spiegazione da darmi…” gli fece notare il ragazzo che in 8 anni di relazione non aveva mai accennato nulla riguardo a barche a vele o navigazione.

“Lasciami prendere il largo, poi puoi chiedermi tutto quello che vuoi” continuò il biondo mentre piano portava la barca, verso il mare che si apriva di fronte a loro.
Il primo tratto di navigazione fu dominato dal lieve rumore del piccolo motore che sospingeva la barca verso il largo, lasciando dietro se una lieve scia di onde irrequiete.

Non appena furono abbastanza distanti dalla costa il ragazzo con un tocco alla manovella argentata spense il motore.

“Si è spento?!” constatò Mika, guardandosi attorno nervosamente.

Erano a qualche centinaio di metri dal porto, un leggero vento spirava verso sud-est, Andy scrutò l’orizzonte e poi si sporse verso una manovella rossa alla quale era legata una delle corde.

“Vieni qui” invitò Andy il giovane ragazzo che se ne stava al centro della barca fermo ad osservarlo quasi intimorito. Mika a passo lento si avvicinò a Andy e si accucciò accanto a lui osservando le sue mani avvicinarsi alla manovella, una di queste si scostò e prese la mano destra di Mika nella sua, portandola verso la corda, il ricciolo lo guardo con la cosa dell’occhio curioso.

“Adesso seguimi” il biondo posizionò la mano del ragazzo sulla manovella, “Fai girare in senso antiorario, così” gli mostrò, con la mano sulla sua. Mika eseguì osservando la rotella che si muoveva e rilasciava lentamente una delle cime.
“Alza gli occhi” lo incitò Andy puntando un dito e direzionando l’attenzione del ragazzo verso la prua dell’imbarcazione.

“Wow” esclamò il riccio quando i suoi occhi si posarono sulla bianca vela che si stava spiegando davanti a sé, grazie al movimento circolare della sua mano.
“Questa corda è legata a quella…” costatò Mika indicando prima la cima, poi la vela.

“Si! La vela che vedi si chiama fiocco, e la cima che stai regolando si chiama scotta” gli spiegò dolcemente Andy, mentre Mika continuava a rilasciare il bianco telo al vento.

Il moro staccò gli occhi dalla vela e li puntò in quelli azzurro cielo del sua ragazzo che gli sorrise amorevole.

“Vieni, adesso ti insegno a timonare una barca a vela” gli disse prendendolo per mano e portandolo con sé dietro al timone in ferro. Mika guardava di fronte a sé, incredulo, aveva appena spiegato una vela ed ora stava per mettersi ai comandi di una barca, era un mondo nuovo per lui, lo affascinava, dopotutto era nato in una città di mare, quel lenzuolo blu gli apparteneva più di quanto non si fosse mai reso conto prima di quel momento.

“Ascolta attentamente.” Si raccomandò Andy prima di iniziare a spiegare.

“Vedi quei nastrini rossi e blu che sventolano sul fiocco?” gli chiese indicando la bianca vela, dove si potevano vedere tre coppie di nastrini bicolore che si muovevano in direzione del vento.

Mika annuì in risposta, attento a non perdersi nulla della spiegazione.

“Quelli ti indicano in che direzione devi virare” gli spiegò portando le sue mani a contatto con quelle di Mika e posizionandole quindi con le sue sul ferro tubolare del piccolo timone.

“Quando entrambi i nastrini sono nella stessa posizione, in orizzontale, significa che la barca sta andando nella direzione giusta rispetto al vento, in quella che si chiama andatura di bolina”
Mika osservava affascinato ascoltando le parole del suo insegnante.
“Se invece uno dei due è rivolto verso l’alto o verso il basso devi virare a destra o a sinistra in questo modo” gli mostrò tenendo le mani sopra le sue con fare protettivo spostando leggermente il timone e tornando a puntare lo sguardo verso l’orizzonte. 

Mika non parlava, era assorto in quel mondo affascinante, teneva le mani sul timone, poco distanti da quelle di Andy che stava in piedi dietro di lui circondandolo con le braccia.

Osservava i colori di fronte a sé, il blu cobalto del mare, le onde che si muovevano lievi sulla superficie dell’acqua, il sole che a poco a poco abbandonava l’orizzonte e si faceva largo nel cielo terso, la candida vela che sospinta dal vento si ergeva maestosa sulla prua della nave, il legno rossiccio della barca che luccicava ai raggi del sole. Era un quadro dipinto a colori sgargianti.

Tornò a rivolgere le sue iridi cioccolato verso la vela ed i nastrini colorati che sventolavano al vento, aggiustando la direzione e portandoli in posizione orizzontale.
Si soffermò ad ascoltare. Alle sue orecchie giungevano ovattati, solo i suoni del mare, i gabbiani che volavano nella piccola zona del porticciolo alle loro spalle, alla ricerca di pesce fresco appena catturato dai marinai, il fruscio della superficie dell’acqua tagliata dalla prua della barca, il sibilo appena udibile del vento che li sospingeva gonfiando la vela e che al contempo accarezzava la sua pelle, portando con sé il profumo inconfondibile del mare e dell’estate.

Due braccia calde avvolsero i suoi fianchi e due labbra morbide sfiorarono il suo collo in un bacio leggero, Mika sentì le farfalle nel suo stomaco risvegliarsi. La perfezione di quel momento era percepita come un grande piacere fisico, tanto era emotivamente intenso.

“Sei un velista nato!” gli sussurrò Andy all’orecchio portando una sua mano a contatto con quella del ragazzo ancora saldamente ancorata al timone e separandola dalla ruota di ferro.

“Hey, sto guidando!” lo rimproverò Mika sciogliendosi però al suo volere.

“È nella direzione giusta, lascia che vada” continuò baciandolo e tirandolo a sé. Con un gesto gli tolse il cappello di paglia ancora in testa e lo lanciò dove giacevano le cime arrotolate, liberando i suoi corti riccioli castani al vento.

“Così sei molto meglio!” gli sussurrò poi continuando la sua esplorazione.

La brezza li accarezzava dolcemente come il tocco di una madre, ad un certo punto Andy si fermò

“Dove vai?!” lo apostrofò Mika cercando di trattenerlo a sé senza riuscirci.
Il biondo a grandi passi raggiunse la prua dell’imbarcazione scrutando le onde di fronte a sé

“Stanno arrivando” esclamò sorridente portandosi una mano alla fronte per farsi ombra e vedere meglio.

“Chi sta arrivando?” chiese Mika che nel frattempo si era alzato ed aveva raggiunto il ragazzo, appoggiandosi con una mano alla sponda della barca.

“Aspetta e vedrai!” gli rispose gioioso, prima di cingergli le spalle ed abbracciarlo dolcemente da dietro.

Pochi istanti dopo si udì un verso, poi un altro ancora, le acque del mare scintillarono argentee e delle piccole scie veloci si intravidero attorno alla barca.

“Cosa…?” sussurrò stupito Mika che non riusciva ancora a capire.

Dal blu del mare spuntarono delle piccole pinne che iniziarono a volteggiare tra le onde in una splendida danza, un gruppo di delfini prese a rincorrere la barca e piroettare intorno ad essa.

Mika li osservava a bocca aperta seguendo con lo sguardo quel magnifico spettacolo della natura che aveva l’onore di vedere per la prima volta.

Andy lo osservava fiero e orgoglioso di essere riuscito a portare stupore e meraviglia negli occhi del suo ragazzo in quel giorno per lui speciale. Si poteva leggere chiaramente la felicità sul suo viso, per Andy non c’era nulla di meglio.

Mika improvvisamente si voltò “Tu lo sapevi!” realizzò, leggendo la verità negli occhi azzurri che lo scrutavano.

Andy annuì sorridendo malinconicamente. “Quando ero piccolo mio nonno mi portava sempre qui. Ogni giorno alla stessa ora, i delfini passano per questo tratto di mare in cerca di cibo. Le imbarcazioni a motore li spaventano, solo alle barche a vela si avvicinano così” raccontò frugando nella scatola dei ricordi con lo stesso tono con cui si narra una meravigliosa storia, perdendo il suo sguardo all’orizzonte.

“Ed è tuo nonno che ti ha insegnato ad andare in barca?” continuò sorridendo teneramente Mika.

“Si” disse semplicemente prendendo posto sul legno caldo, a gambe incrociate e facendo cenno a Mika di far lo stesso.

Il riccio si sedette accanto a lui mentre il giovane raccontava i ricordi d’infanzia “Quando abitavo in questo paesino da bambino, ognuno sapeva portare una barca. Per piacere o più comunemente per mestiere, il pesce costava, e conveniva a tutti avere una piccola barchetta con cui poter provvedere da soli alla pesca.”

ika lo fissava guardando i suoi occhi azzurri fissare ora il mare ora le bianche vele.

“Mio nonno aveva questa barca, che nonostante fosse vecchia, curava come il suo bene più prezioso. Le barche a vela costavano parecchio, chi era fortunato a possederne una, la custodiva gelosamente.” Continuò accarezzando il legno della sponda accanto a sé.

“Insegnò a tutti noi nipoti come navigare sfruttando il vento e ci trasmise tutto ciò che sapeva su questo magico mondo. Quando si fece anziano, non poté più provvedere al suo gioiellino da solo e il pensiero che potesse rimanere ferma e non curata lo devastava. Io allora decisi che me ne sarei preso cura per lui. Nonostante abiti a Londra, sono comunque in Grecia per lavoro molto spesso, lo sai, e ogni qualvolta ne avevo l’occasione venivo qui e pian piano non solo la mantenevo in vita ma iniziai anche a restaurarla, all’insaputa di mio nonno. Qualche tempo fa, poco prima che morisse glie la feci vedere per l’ultima volta. Rimase meravigliato del lavoro che avevo fatto, era tornata a nuova vita e nei suoi occhi brillava una luce che non scorderò mai.” Narrò abbassando lo sguardo, che Mika notò essere carico di emozione e ricordi.

“Mi disse che alla sua morte, quello sarebbe stato il suo regalo per me e mi fece una concessione. Sapeva che per quanto amassi questa barca, avevo sempre trovato il suo nome di cattivo gusto, si chiamava Vedova Nera, era davvero poco carino. Mi disse ‘Cambialo se vuoi, ma trova qualcosa che sia speciale per te’” continuò alzando lo sguardo verso il ricciolo che lo ascoltava assorto. 

“Origin of Love” sussurrò Mika dolcemente puntando gli occhi nei suoi.

“Volevo qualcosa di unico, di speciale, di mio. Io con le parole sono tutto fuor che bravo quindi ho deciso che mi sarei affidato al miglior poeta che io conosca per darle un nome che si potesse chiamare tale” sorrise verso Mika che lo ammirava emozionato.

“E questa è la prima volta che naviga sotto questo nome. Ho aspettato questo momento perché lo potessi fare con te” alzò gli occhi verso i vortici color cioccolato che lo fissavano e dai quali vide brillare uno scintillio.

Mika gli si gettò con le braccia al collo baciandolo intensamente.

“Questa è la sorpresa più bella che qualcuno mi abbia fatto!” confessò stretto all’uomo che amava.

Andy ricambiò l’abbraccio stringendo forte a sé la SUA origine dell’amore.
Quando si separarono Andy si alzò tendendo una mano verso il moro che aggrappandosi lo imitò.

“E ora bagnoooo” urlò il biondo mentre afferrò la scaletta a pioli in legno e la calò al di fuori dello scafo agganciandola ai supporti.
Iniziò poi a svestirsi lanciando la maglietta sotto coperta.

Quando si voltò vide Mika con un’espressione preoccupata e quasi inorridita “Io resto qui!” esclamò sedendosi su una delle sponde a dritta dello scafo

“Nei tuoi sogni mon amour!” scosse la testa Andy avvicinandosi a grandi passi verso di lui.

“Ma…ma…ma ci sono i pesci!!” esclamò puntando un dito verso le onde con fare ovvio e indietreggiando nel frattempo.

“Beh, cosa vuoi trovare in mare? I cervi?” scherzò il biondo alzando un sopracciglio e raggiungendo Mika bloccandolo tra sé e il grande albero sul quale stava ammainata la randa.

Sorprendendo Mika però il ragazzo non fece pressione affinché lo seguisse ma iniziò a baciarlo sensualmente infilando piano una mano sotto la maglia del moro.
Cominciò la danza di baci e carezze che sapeva far impazzire il suo amante, lentamente gli sfilò la t-shirt e lo avvolse con le braccia. Il moro ricambiò la stretta e fece combaciare il suo petto nudo a quello muscoloso di Andy allacciando poi le gambe attorno alla vita del suo ragazzo.

Ora Mika era avvinghiato al bel biondo e lo stava torturando di baci, Andy intrufolò le dita tra i riccioli morbidi del moro, che sentì sospirare di piacere, piano si spostò dall’albero maestro pochi passi più a destra verso il bordo. Prima che Mika potesse registrare le intenzioni del ragazzo, Andy fece un ultimo passo verso l’apertura che dava sul mare blu e con un balzò lanciò entrambi nelle profonde acque sottostanti con un sonoro tuffo.

Mika stritolò Andy percependo il vuoto sotto di lui e emise un urlo stridulo prima di finire sott’acqua.

Quando riemerse, la prima cosa che udì fu la grassa risata del suo ragazzo che agitava le braccia e le gambe mantenendosi in superficie e guardandolo beffardo.

“TUUU! COME HAI OSATOOO” gli urlò contro ancora spaesato dal tuffo inatteso nuotando verso di lui.

“HAHAHAHA la tua faccia è… è…” disse continuando a ridere sommessamente Andy

Mika gli si avvicinò e si vendico gettandosi con tutto il peso sulla testa del biondo spingendolo sotto il livello della superficie e iniziando a ridere a sua volta.

Andy riemerse tossicchiando per poi prendere un gran respiro, aggrapparsi a Mika e tirarlo con sé sotto appoggiando immediatamente le sue labbra salate con le sue morbide e baciandolo amorevolmente.

Riemersero gli occhi negli occhi scintillanti, con il sole che li faceva risplendere e il mare che gli donava una luce tutta sua.

Presero fiato e si guardarono, Mika passò delicatamente una mano culla guancia del biondo e lieve intonò “Con il tuo amore…” Mika in sussurro, Andy intrecciò la sua voce a quella del suo amante “…posso vivere, posso vivere sott’acqua” conclusero insieme unendo le loro labbra salate mentre il sole osservava timido ed accecato dalla splendente aura della giovane coppia. 
     
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Buongiorno a tutti, ecco un altro capitolo, questa volta liberamente tratto dalle foto dell'agosto scorso postate da Mika su instagram delle sue vacanze in Grecia (questo è il link di una https://instagram.com/p/sTM9XxTiO1/?taken-by=mikainstagram).
Spero possa piacervi, la primavera mi ha fatto venir voglia di bagni al mare!!
Attendo i vostri commenti e ringrazio chi calorosamente mi concede un minuto del suo tempo per riferirmi la sua impressione! 
A presto! Vv

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Capitolo 7
*** Genio e magia ***


- Londra, gennaio 2015 –


La neve in grossi fiocchi cadeva lentamente nella fredda giornata di gennaio londinese, le festività di Natale erano da poco giunte al termine, e con loro erano spariti negli scatoloni i festoni colorati che avevano addobbato la candida casa nel sud est della città durante tutto il mese di dicembre ed i primi giorni dell’anno nuovo.

Entrambi gli abitanti di quel piccolo mondo fatto di arte e musica, si trovavano sotto lo stesso tetto, una volta tanto non costretti a centinaia di chilometri di lontananza dai rispettivi lavori. Avevano trascorso la settimana precedente nella loro intimità di coppia o circondati da amici e parenti contemplando le molteplici sfumature della frase “dolce far niente”.

La tranquilla quotidianità, quel giorno, venne smorzata da Andy, che avendo una scadenza lavorativa incombente, decise di tornare a dedicarsi alle sue occupazioni, ben contento di poter operare comodamente seduto alla sua piccola scrivania, abbigliato in comodi vestiti casalinghi, al caldo delle sue mura, magari sorseggiando un thè, mentre fuori dalla grande porta finestra l’inverno mostrava una delle sue incantevoli sfaccettature.

Erano ormai un paio d’ore che fissava il lucente schermo del suo Mac, impegnato nel montaggio di un lungo documentario che aveva girato mesi prima, nelle splendide isole greche disperse per il mar Egeo.
n quella variegata sequenza di fotogrammi, mostrava l’intimità delle modeste famiglie che popolavano l’antico fazzoletto di terra, nel periodo invernale, quando il turismo non intaccava la loro tranquilla routine, e i padroni dell’isola si potevano dedicare alla cura degli animali e della loro ostile terra.

La porta in legno bianco dello studio del ragazzo, posto al terzo piano della grande casa si schiuse dolcemente con un lieve cigolio e subito una scodinzolante Mel trotterellò verso il suo padroncino posando il musetto dal pelo rossastro sulle gambe di Andy in cerca di coccole.
Portando una mano ad accarezzare le orecchie morbide della sua fedele amica scorse con la coda dell’occhio la figura slanciata di Mika che lo osservava dal ciglio della stanza.

“Vuoi scendere a fare merenda? Sto facendo il thè” lo invitò il moro dai riccioli scompigliati che avanzò in ciabatte sul parquet della stanza.

“Volentieri! Così stacco un po’ gli occhi da qui che tra un attimo fondo!” accettò Andy chiudendo il portatile e alzandosi sgranchendo le braccia e le gambe intorpidite.

Entrambi si incamminarono giù per le scale ricoperte di morbida moquette fino a raggiungere il piano terra dove già si poteva udire il fischio del bollitore ed il crepitio dei ceppi di legna che il fuoco stava a poco a poco consumando nel caminetto acceso davanti al piccolo salottino.

Andy prese posto sul divano verde scuro di fronte al focolare, lo stesso fece un attimo dopo Mel accoccolandosi a pochi metri dalle calde lingue ardenti. Il biondo respirò a fondo godendosi appieno l’atmosfera di calore casalingo appoggiato con la schiena al divano e con le dita della mano destra tra i ciuffi di pelo rosso della sua compagna di vita.

Mika fece il suo ingresso pochi attimi dopo con un vassoio tra le mani sul quale svettavano due tazzine e una teiera di fine porcellana, una zuccheriera e due bustine di thè.  

Posò delicatamente il tutto sul tavolino di vetro in centro alla stanza accomodandosi sul divanetto di fronte al suo ragazzo e a Mel.

Senza proferir parola, versò il bollente liquido nelle due tazzine ed aggiunse meccanicamente un cucchiaino di zucchero per sé e due per Andy, iniziando poi a sorseggiare lentamente assorto nei suoi pensieri.

“Grazie” gli rivolse il biondo squadrandolo incuriosito.

“Hm?” chiese Mika con la testa altrove.

“Ti ho detto grazie” ripeté tranquillamente Andy indicando con un gesto la tazzina fumante di fronte a sé.

“Ah, di nulla” rispose risvegliandosi momentaneamente.

Andy girava il cucchiaino sciogliendo i cristalli di zucchero sul fondo e lo osservava, cercando di leggere dalla sua espressione particolare i suoi pensieri.

“Che stai facendo di bello oggi pomeriggio? Stai lavorando?” chiese indagando il più giovane dei due.

“Hm? No, sto guardando un film” ammise il ricciolo, sorseggiando il liquido scuro con lo sguardo fisso sul tavolino.

“Si intitola The Normal Heart” continuò Mika. “E’ una storia di una tristezza infinita, ma purtroppo era ciò che succedeva a quell’epoca”

Andy sorrise, se stava portando avanti il discorso di sua spontanea volontà, significava che aveva c’entrato l’obiettivo.
Il biondo aveva sentito parlare di quel film, una storia ripresa da un lungometraggio del passato che narrava dello scoppio dell’epidemia di AIDS nelle comunità gay degli anni 80, i primi contagi, le prime lotte contro l’atrocità della malattia e allo stesso tempo contro le istituzioni che per molti anni si rifiutarono di stanziare fondi per la ricerca di quello che sarebbe poi diventato un immenso problema di livello mondiale.

Il racconto dei fatti storici era accompagnato dalla storia romanzata di una coppia di fidanzati, uno dei quali stava lottando contro quel male allora completamente sconosciuto.
Aveva avuto modo di leggere le critiche e tutte concordavano su alcune questioni, una delle quali era la crudezza della verità che emergeva drammaticamente nelle scene del film e la capacità che quella storia aveva di commuovere anche gli animi più restii all’emotività.

Erano proprio questi aspetti che preoccupavano Andy in quel momento. Mika era una persona di spiccata sensibilità e quando si trattavano quegli argomenti, questo suo lato veniva amplificato a livelli enormi, in certi casi addirittura pericolosi.

“Felix ha appena scoperto di essere stato contagiato” aggiunse tristemente raccontando del protagonista, senza alzare lo sguardo, fisso in basso e posando la tazzina vuota sul ripiano lucido del tavolo.

Andy fece lo stesso, afferrando il vassoio e alzandosi dal divano.

“Faccio io” lo informò il biondo dirigendosi verso la cucina con l’argenteo vassoio tra le mani.     

Mika tornò tranquillamente nel salotto più grande confinante con la stanza dalla quale provenivano e tornò ad affondare nel divano raccogliendo il telecomando e facendo ripartire il dvd.

Andy buttò velocemente uno sguardo alla figura rannicchiata del suo ragazzo per poi tornare verso le scale e raggiungere il suo studio pronto a rimettersi al lavoro.

Poco meno di un’ora più tardi Andy udì dei passi veloci salire le scale, imboccare il corridoio, superando la porta del suo studio e procedere qualche metro più avanti entrando nella stanza confinante con la sua, sbattendo la porta che si chiuse con un suono ovattato.

Tese l’orecchio curioso, Mika si era appena fiondato nel suo studio insonorizzato, dove lavorava alla sua musica, dopo aver guardato un film che trattava alcuni degli argomenti più importanti a cui aveva votato in parte anche la sua vita artistica, soprattutto negli ultimi anni, e che erano stati narrati con una durezza ed una tristezza immensa in quei fotogrammi.
Dio solo sapeva ciò che quella mente ipersensibile avrebbe potuto concepire in quel momento.  

Sapeva molto bene che Mika era una persona e un artista estremamente timido e riservato e che in fase di componimento non transigeva che qualcuno potesse assistere alla nascita di una sua creazione, soprattutto in campo musicale.

Poteva riscrivere un pezzo molte volte, rivedere musica e parole in continuazione, e solo una volta conclusa lasciava che il mondo potesse prenderne ascolto.

Andy però in quel momento stava morendo di curiosità.
Decise che avrebbe violato la sua creativa intimità senza farsi scorgere.
Si avvicinò alla porta di legno bianco alla sinistra della sua scrivania che comunicava direttamente con lo studio del cantante e la socchiuse lentamente.
Alcune note incerte ma già estremamente dolci raggiunsero le sue orecchie.

Allargò di poco il varco per poter sbirciare, vide Mika seduto al pianoforte a mezza coda nero che con fare assorto faceva danzare le lunghe dita sui tasti bicolore dell’imponente strumento, imprimendo alle corde ora un suono lieve ora uno più deciso.        

La melodia era discontinua, corredata da pause nelle quali il giovane scarabocchiava in maniera apparentemente confusionaria con una matita su un foglio bianco stropicciaticcio, appoggiato sul leggio di fronte a sé.

mprovvisamente si alzò dallo sgabello in pelle nera e prese posto sulla sedia beige davanti alla scrivania posta sotto l’ampia finestra, portandosi con sé il foglietto scribacciato. Una lampada dalla caratteristica forma di una Tour Eiffel curva nascondeva parzialmente il viso dello scrivano allo sguardo attento di Andy che poteva scorgere il lato destro del viso di Mika, illuminato dal candore pallido dell’atmosfera invernale che la finestra lasciava penetrare.

Il foglio bianco davanti agli occhi concentrati dell’artista si riempì ben presto di tratti veloci e disordinati, di correzioni e inversioni, di parole, strofe e delle 7 lettere dell’alfabeto* che, riprese dal pezzo di carta stropicciato accanto a sé riportavano gli appunti degli accordi e dei tasti del pianoforte suonati poco prima, sulle parole abbozzate di quello che probabilmente sarebbe diventato un altro dei suoi capolavori.

La matita si staccò dal foglio e il suo sguardò si alzò scrutando i leggeri fiocchi che avevano imbiancato la città fuori dalla finestra, Andy poté scorgere il candore nelle iridi cioccolata del ragazzo prima di notare uno scintillio fugace che dal suo battito di ciglia scivolò sulla guancia lasciando dietro di sé una traccia umida e depositandosi sordamente sulle parole che si intrecciavano disordinate sul foglio, lasciando una flebile e evanescente traccia del suo passaggio.
Ad essa ne seguì una seconda e una terza prima che il dorso della mano sfiorasse la pelle portandosele via ed eliminando le tracce di quel pianto silenzioso.

Andy osservava impotente, il suo cuore gli diceva di correre da lui ed avvolgerlo tra le sue braccia, la ragione però sapeva che se avesse osato interrompere quel momento Mika non glie lo avrebbe mai perdonato.

Dopo aver scritto gli ultimi appunti, afferrò foglio e matita e tornò a sedersi al pianoforte, dando le spalle a Andy e posando le mani sui tasti.

La musica che le sue dita veloci composero stavolta era molto più definita ed emanava tutta una serie di emozioni diverse. Dopo pochi secondi la melodiosa voce dell’artista fece il suo ingresso nella canzone, iniziando a scandire le parole struggenti che i suoi occhi inseguivano sul foglio posato sul leggio.

There's a party going on in here
It's been happening for many years
You weren't invited and don't want to stay
But keep partying anyway


Stava parlando di una festa? Si domandò Andy che ascoltava incuriosito dalla porta socchiusa del suo studio.

La melodia si ripeté per la seconda volta e le parole scandirono il racconto del secondo verso

DJ's playing the familiar tune
Got them dancing, shaking up the room
They hear the beat but they don't know the words
This is the saddest song I've ever heard


Il ritmo lento dell’arpeggio si interruppe lasciando il posto ad una serie di accordi dolci e incalzanti sopra i quali la sua voce si fece più acuta armonizzando sapientemente. Mika chiuse gli occhi proseguendo.

If you could look into the future, would ya?
if you could see it, would you even want to?


La sua voce ora più profonda, quasi rotta dall’emozione era carica di sentimento ed emanava un calore struggente, stava cantando con il cuore in mano.

Got a feeling that there's bad news coming
But I don't want to find it out


L’attacco del ritornello venne scandito dalla voce potente del ragazzo che con passione intonò le tristi parole composte poco prima.

If it's the end of the world let's party
Like it's the end of the world let's party
Wrap your arms around everybody
If we're all gonna die let's party
Let's party
Let's party


La tristezza infinita di quei versi così emotivamente cantati arrivò dritta al cuore di Andy il quale sentì gli occhi pizzicare. Si stava riferendo a qualcosa di terribile, alla danza della morte che si muoveva fianco a fianco tra i danzatori di quel surreale ballo.

Who can I blame with everything I've done
Is this the price we pay for too much fun
Don't be misled it's not a twist of fate
It's just what happens when you stay out late
So raise your glasses all my kings and queens
Smash the chandelier to smithereens
Who knew that mercury could rise so fast
Enjoy the party 'cause this is our last


L’ennesima strofa cantata con estrema sensibilità, fece capire definitivamente ad Andy la storia che Mika aveva deciso di raccontare tra quelle righe, era la vita di migliaia di persone che avevano incontrato per strada un nemico subdolo che inesorabilmente aveva portato con sé le loro anime di giovani ragazzi spensierati.
Il brindisi della morte era il loro ultimo istante di gioia prima che alla fine delle danze la falce nera compiesse il suo inesorabile destino, reclamando le loro anime, una alla volta.

La melodia continuò, e così le parole, ripetendo quella crudele verità.

L’ultimo ritornello vide la melodia crescere, le corde del pianoforte vibrare energicamente sprigionando tutta la loro potente voce sotto i colpi decisi dei martelletti guidati sapientemente da due mani che sapevano già trovare le giuste note per compiere quella magia.

Le parole erano cantate con tutta l’emozione di cui era capace un artista del suo livello, che sapeva prendere la vita e raccontarla agli altri sotto forma di una poesia in musica.

Let's party
Let's party
Let's party
Let's party


Ogni singola battuta era enfatizzata in maniera diversa dalle sfaccettature della sua voce provocando brividi, ognuno diverso.

Staccò velocemente le mani dal pianoforte, rilasciando il pedale dolcemente e smorzando cosi tutti i suoni.

Le dieci dita si riposizionarono delicatamente sui tasti poco dopo, dando voce all’ultima struggente strofa.

There's a party going on in here
It's been happening for many years
And even if it all goes bad
It was the best time we ever had


Con timidezza concluse le ultime parole e simultaneamente allontanò le mani dai tasti, mantenendo premuto il piccolo pedale dorato e lasciando che le corde potessero disperdere nell’aria le ultime dolci vibrazioni.

Mika si portò le mani al viso coprendosi il volto e buttando la testa indietro sorridendo timidamente.

Andy percepì una lacrima che lasciò i suoi occhi e prese a scendere incontrollata sul suo viso. Rimase immobile ad osservarlo.
Per la prima volta nella sua vita aveva visto un atto di pura arte materializzarsi davanti ai suoi occhi.
L’aveva visto nascere da un’anima sensibile che aveva avuto timore potesse mal sopportare le immagini forti di un film così vero, e che invece l’artista dentro di sé aveva saputo tramutare in melodie, in parole, in emozioni.

Aveva saputo compiere un’altra delle sue magie.

Aveva saputo dar voce al dolore e donare speranza.

Aveva saputo emozionare.

Andy accostò la porta delicatamente e la richiuse, attento a non produrre nessun rumore che potesse tradire la sua segreta ammirazione.

Tornò a posizionarsi di fronte al computer, fissava lo schermo ma tutto ciò che vedeva era il suo ragazzo davanti a quel pianoforte, sorridente e fiero di sé stesso e del suo genio.

Alcuni minuti dopo la porta del suo studio si spalancò.

Un Mika sorridente gli apparve sulla soglia, avanzando a grandi passi verso di lui.

“Siamo contenti vedo…” gli sorrise alzandosi dalla sedia e voltandosi verso di lui.

Mika presa una piccola rincorsa si lanciò in braccio a lui, cingendogli i fianchi con le gambe e il collo con le braccia, portando il suo viso a pochi centimetri dal biondo. I suoi occhi brillavano di luce propria, esaltando le sfumature verdi in quel mare di cioccolata.

Andy gli stampò un bacio a fior di labbra.

“Devo farti sentire una cosa!” esclamò Mika raggiante. “Però non ora, devo ancora perfezionarla!” aggiunse subito autocritico.

Andy sospirò “E’ bellissima anche così…” gli sussurrò portandosi verso l’orecchio del cantante.

“Cosa?!” esclamò Mika puntando gli occhi nei suoi, serio.

Andy lesse nello sguardo del bel moro un misto tra rabbia, imbarazzo ed incredulità. L’idea di svelargli il suo piccolo segreto svanì così com’era nata.

“Dico che secondo me sarà bellissima anche così, senza che tu cambi nulla. Dopotutto sei il grande Mika!” gli disse sorridente.

Il ricciolo lo fissò qualche secondo scettico, Andy pregò tutti i santi del paradiso che i suoi occhi non parlassero per lui.

“Forse… vedrò. Stasera la sistemo e domani te la faccio ascoltare” pronunciò in fine.

Andy ringraziò il cielo di aver ascoltato le sue preghiere e schioccò un ultimo bacio al ragazzo prima che quest’ultimo rimettesse i piedi a terra e si allontanasse da lui.

Il moro si incamminò di nuovo verso il suo studio creativo e Andy tornò a sedersi sulla sedia in legno della sua scrivania fissando i bianchi fiocchi che scendevano nella sera londinese, sicuro che non avrebbe mai dimenticato le emozioni che quel pomeriggio il suo talentuoso ragazzo era riuscito a trasmettergli inconsapevolmente nell’incanto di quella che era la creazione artistica nella sua forma più pura, nata davanti ai suoi occhi direttamente dal genio del suo autore.   

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Buongiorno a tutti, si perchè è quasi l'una e mezza quindi dopo la mezzanotte si dice buongiorno! :P
Credo sia abbastanza ovvia l'ispirazione di questo capitolo.
https://www.youtube.com/watch?v=vvuOw8Z0Pwg 
Questa è la meravigliosa Last Party, vi propongo di ascoltarla quando nella storia inizia a suonarla Mika. E' di una struggenza infinita!
Da come ha dichiarao, questo brano è un'ode a Freddie Mercury ed a tutti coloro che morirono e muoiono a causa dell'AIDS.
Vi invito a dare un occhio al video realizzato da Peter Lindbergh, è di una potenza emotiva incredibile!
Il fatto che Mika sia molto timido in fase creativa l'ha detto in una recente intervista.
Le sette lettere dell'alfabeto che trovate nel testo citate dove c'è l'asterisco, sono le sette note che nella nomenclatura tedesca e anglosassone si scrivono così: A=LA, B=SI, C=DO, D=RE, E=MI, F=FA, G=SOL.
Il film "The Normal Heart" è davvero come lo descrivo, crudo e terribilmente realistico! Date un occhio se volete farvi scendere una lacrimuccia...
Il fatto che lui scriva la canzone dopo aver visto il film è una mia invenzione, non so quando l'abbia scritta, anche la collocazione a gennaio è inventata, ce la vedevo bene in inverno! 
Attendo critiche e commenti e ringrazio tutti coloro che spendono due minuti a farmi avere il loro pensiero! 
Grazie, Vv
 

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Capitolo 8
*** Melachi e... ***


 - Londra, 14 aprile 2015 –

Erano quasi le 10 di sera nella bella capitale inglese. Sul divano scuro nel salotto della imponente casa bianca a sud della città Andy guardava distrattamente un talk show in televisione, in attesa del suo ragazzo che avrebbe fatto ritorno di lì a poco a bordo dell’ultraveloce Eurostar, in una stazione non molto distante dal loro quartiere.

Erano circa 10 giorni che i due amanti si trovavano a parecchie centinaia di chilometri l’uno dall’altro, lui a Londra e Mika tra Parigi e Roma. Quella sera più del solito, non vedeva l’ora di accogliere il suo ricciolino a casa, aveva una sorpresa per lui.

Mentre il noioso presentatore in tv annunciava l’ospite della serata, si sentì trafficare vicino la porta d’entrata, Mika stava probabilmente cercando di infilare le chiavi nella serratura.

Andy si alzò e si precipitò trotterellando verso la spessa porta in legno che lo separava dal libanese, tendendo un attimo l’orecchio e aprendola poi di scatto.

Mika, addossato alla superficie in legno, completamente concentrato nel cercare in quel ammasso di chiavi quella giusta, dopo aver provato ad aprire la porta con quella dell’appartamento italiano, si sentì improvvisamente mancare l’appoggio, mentre il pesante portone si spalancava verso l’appartamento.

In men che non si dica si ritrovò ad aggrapparsi alla prima cosa che gli capitò sotto mano, ossia il trolley nero che aveva abbandonato di fianco a lui, il quale non solo non fu di alcun sostegno ma avanzò anche verso su lui, accelerando la caduta.

Andy non fece in tempo ad accorgersi di ciò che stava accadendo sulla soglia di casa che fu travolto dal suo ragazzo con trolley e zaino annessi finendo disteso sul tappetino dell’ingresso sotto di lui.

Sorpresi dall’accaduto i due stettero in quella posizione per alcuni secondi, senza formulare nessuna parola.

“Bentornato a casa!” sussurrò infine Andy a pochi centimetri dal viso di Mika il quale era lungo e disteso su di lui, con ancora le chiavi in mano e il trolley sopra di sé.

“Ahio!” esclamò dolorante il moro passandosi una mano tra i ricci dove il manico della pesante valigia aveva sbattuto poco prima. “Ma ti sembra il caso di aprire la porta così?!” lo apostrofò poi secco.

Andy posò una mano sulla sua teneramente prima di lasciargli un lieve bacio sulla fronte ed esclamare: “Povero tato!” prendendolo in giro.

Trotterellando arrivò all’improvviso Mel che scodinzolante ci teneva a salutare il suo grande amico.

“Melachiiii” canticchiò contento Mika alzandosi da Andy e mettendosi seduto sul pavimento, dimentico del suo bernoccolo e dei bagagli sparsi attorno a lui.

La dolce golden rossiccia quella sera però, non giunse da sola. Dietro la sua folta coda si avvicinò corricchiando anche una piccola palla di pelo bionda. Mika sgranò gli occhi incredulo.

Andy osservò i suoi occhi illuminarsi e con un po’ di immaginazione poteva dire di poter scorgere le iridi cioccolato prendere la forma di un cuoricino. Si alzò chiudendo la porta e si godette lo spettacolo di fronte a sé.

“Sei a casaaaaaaa!!” urlò raggiante allargando le braccia ed accogliendo la cucciola che avanzava verso di lui timidamente.

La piccola golden si arrampicò con le grosse zampette sui pantaloni chiari di Mika lasciando due leggere impronte e si avvicinò quel tanto che bastava per leccare velocemente il naso del suo nuovo padroncino.

Mika emise un risolino buffissimo prendendo il morbido batuffolo di pelo tra le sue grandi mani da pianista, sollevandola e portandosela al petto, appoggiandola poi sulla sua spalla. Con una mano a sostenere la piccola, immerse l’altra nel pelo più scuro e lungo di colei che era la sua compagna di vita da ormai quasi 5 anni.

“Aiutami per favore” chiese poco dopo allungando una mano verso il suo ragazzo che lo guardava intenerito.  

Andy porse la mano a Mika che si alzò con un balzo, percorrendo il corridoio accanto al suo biondino con la cucciola in braccio, mentre il greco si prendeva cura di portare i bagagli lontano dalla porta d’ingresso.

Mel scodinzolava attorno ai due contentissima della famiglia allargata.

“Quando l’hai portata a casa?” chiese Mika curioso. 

L’avevano scelta insieme solo pochi giorni prima che il cantante partisse per Parigi, sapevano che la sorella di Mel aveva figliato e quella che era stata programmata come una gita senza impegno all’allevamento, si era tramutata ben presto nell’inizio di una nuova avventura di vita, insieme a una delle cucciole della bella golden.

“Stamattina, ha appena compito due mesi” spiegò il ragazzo

La voglia di tornare a casa con il nuovo membro del clan era stata enorme quel giorno, ma l’allevamento era stato irremovibile e aveva affermato che, come da regolamento, la cagnolina avrebbe potuto lasciare la madre e i fratellini solo al compimento delle 8 settimane di vita.

Quel martedì la piccola nipotina di Melachi compiva esattamente il suo secondo mese e Andy non aveva avuto dubbi, avrebbe portato con sé la cucciola facendo così una meravigliosa sorpresa al ricciolo di ritorno dal lavoro.

“Quindi sei qui solo da poche ore patatina mia!” esclamò con voce tenera da bimbo, spupazzandosela.

Andy sorrise, velocemente recuperò il suo cellulare dal mobile dietro di sé e richiamando l’attenzione del ragazzo con la maglia a righe bianche e blu che teneva la biondina appoggiata alla sua spalla scattò alcune fotografie.

“Non so se è più bella lei o il tuo sorriso in questo momento” costatò il greco abbracciandolo da dietro e posando le sue labbra prima sul pelo profumato della cagnolina e poi sui riccioli morbidi del ragazzo, in un bacio dolce.

Mika sorrise e piano arrossì passando una mano sotto il musino di Mel che era venuta a sua volta lieta di partecipare al tenero quadretto di famiglia.

L’incanto fu interrotto dallo sbadiglio del moro che iniziava a sentire la stanchezza dei giorni intensi appena trascorsi.

“Sarà meglio che io vada a farmi una doccia” annunciò prima che un altro sbadiglio prendesse il sopravvento.

Attentamente scostò la cucciola dalla sua spalla e la posò sul parquet accanto a Mel che subito prese a giocherellare con lei, prima di dirigersi verso le scale.

Mezz’ora dopo fece ritorno in salotto vestito in una tuta bianca e blu con i riccioli ancora umidi ed un aria leggermente assonnata.
Andy gli fece spazio sul divano ma Mika prese invece posto per terra, di fianco al tavolino di vetro sul tappeto beige e chiamò a sé le due golden che riposavano accanto alle gambe di Andy.

Mel ubbidiente scodinzolando, scese dal divano andando subito verso il ragazzo e agevolata dalla posizione del riccio corse subito a leccargli la faccia amorevole.

Mika si perse nei suoi occhioni sinceri che lo scrutavano fiduciosamente, sembrava di vederli sorridere, l’amore incondizionato che provavano l’un l’altro era qualcosa di trascendentale.

Mai avrebbe pensato, quel giorno di agosto in cui aveva portato la rossa cucciola a casa, che avrebbe saputo donargli così tanto affetto. Si capivano con uno sguardo, non servivano parole, lei sapeva quando lui aveva anche solo una leggera nota di tristezza o malinconia nella voce, e le offriva la sua presenza rassicurante.

Certo, con Andy succedeva quasi la stessa cosa, ma lui era il suo ragazzo, parlavano la stessa lingua, facevano parte della stessa specie, il modo in cui un essere così diverso riuscisse a farlo sentire compreso e al sicuro, lo affascinava immensamente.

La bella cagnolina rossiccia si accucciò al suo fianco posando il musetto sulla sua gamba. La nuova arrivata se ne stava invece ancora sul divano osservando la scena curiosa.

Mika la guardò e battendo le mani la invitò a scendere verso di lui.

Andy si stava godendo la scena in silenzio, quando vide la piccola cercare di balzare sul tappeto impaurita dall’altezza sistemò un grosso cuscino appena sotto il divano, lei lo guardò perplessa ma pochi attimi dopo prese coraggio e con due saltelli si ritrovò sul morbido del tappeto, a mezzo metro dal moro.

Il ragazzo allargò allora le braccia in segno di invito e la cucciola avanzò finalmente verso di lui agitando la codina corta che picchiettava sui suoi polpacci.  

Mika iniziò a muovere velocemente le dita a terra, come se davanti a sé si trovassero i tasti del pianoforte. L’istinto predatorio della cucciola si fece vivo in pochi secondi e iniziò a balzare verso le mani tentando la cattura prima con le zampette poi con i denti.

Una volta che ebbe ottenuto la sua attenzione cominciò a giocherellare come faceva con la zietta accanto a lui, facendo sfuggire le sue mani da sotto il tartufino del cane e facendole ricomparire poco dopo.

Con un gesto veloce, porto lo sguardo della piccola verso la sua mano che ora teneva alta, a livello del suo viso e produsse un leggero movimento verso di lei. La cagnolina seguì il gesto e indietreggiando appena con le zampe posteriori si mise seduta.

“Seduta! Bravissimaaa” rise contento Mika accarezzando dolcemente il musetto della piccola sotto l’orecchia.

Il ragazzo tornò a giocare ora con lei, ora con Mel.

“Mel seduta” ordinò dolcemente alla sua cagnolona che eseguì immediatamente e che riempì poi di coccole.

“Visto?” chiese indicando Mel e rivolgendosi alla biondina, “pronta? Seduta!” le disse poi ottenendo la sua attenzione.

La cucciola seguì la sua mano che compì lo stesso gesto di prima e un paio di secondi dopo era seduta sul pavimento nella stessa posizione di Melachi.

“Brava la mia patatinaaaaaa” trillò Mika entusiasta sollevando la cucciola e portandosela verso il viso per schioccarle un bel bacio sulla testolina pelosa.

Andy guardava la scena in silenzio. Che il suo ragazzo ci sapesse fare con i cani non era una novità, Mel pendeva dalle sue labbra e quelle rare volte che avevano provato a chiamarla entrambi, curiosi di sapere da chi sarebbe corsa, il biondo aveva sempre perso miseramente.

“Come hai fatto?” gli chiese curioso, aveva provato lui stesso, durante il pomeriggio, ad insegnare almeno un comando alla piccola, senza risultati.

“Semplice, già mi ama!” esclamò radioso il ragazzo posando a terra il batuffolo di pelo.

In realtà Mika aveva frequentato qualche lezione da un suo amico addestratore professionista 5 anni addietro, per imparare i rudimenti dell’educazione dei cani e poter quindi gestire Mel al meglio, quindi sapeva come insegnare ai cuccioli piccoli trucchetti come quello.

“Scommetto che ci hai provato anche tu, ma non ci sei riuscito!” commentò il libanese squadrando il ragazzo con sguardo indagatore ed un sorriso beffardo in volto.

“Assolutamente no…” mentì Andy distogliendo lo sguardo dai cioccolatini castani di Mika.

“Bugiardo! Ci hai provato, ammettilo!!” incalzò Mika ridendo sguaiatamente.

“Mah si, giusto un paio di minuti, non è che io abbia fatto poi tanti sforzi” ci girò intorno il biondo evitando gli occhi del ragazzo a terra.

“Guarda” gli disse sorridente il moro. Attirò l’attenzione della piccola ripetendo lentamente il gesto.

“Vedi, se lei ha l’attenzione sulla tua mano e tu la porti oltre il suo musetto” mostrò alzando il braccio oltre la testolina chiara della pelosa “lei per seguirla si sbilancerà e arretrando si metterà seduta.” Disse, mentre la golden eseguiva esattamente ciò che stava descrivendo “È facile.” Sorrise poi fissando il occhi chiari che lo osservavano intenti dall’alto del divano.

“Facile… si…” pensò sarcasticamente il biondo. Secondo la complessa mente del suo ragazzo, qualunque cosa a lui riuscisse semplice doveva sicuramente esserlo anche per gli altri. Il suo personale genietto.

“LAAASCIAAAA” gridò ad un certo punto Mika. Lo sguardo di Andy si spostò sul tappeto dove la cucciola aveva appena addentato il calzino del suo ragazzo e lo stava tirando a mo’ di straccetto e non sembrava voler demordere.

“hahaha, ohh siii, ti ama proprio!” sghignazzò Andy “Mel!” chiamò poi la golden.

“Mangialo!” gli ordinò. La grossa cagnolona saltò addosso a Mika mordicchiandogli un fianco e tirandogli la maglietta così come stava facendo la sua nipotina col calzino.

Il biondo dal divano si allungò prendendo tra le mani il calzino libero di Mika e tirando a sua volta.

“Ma alloraaaaaaaa” si lagnò Mika preso d’assalto ridendo.

“BAASTAAA” urlò ad un certo punto. “Mel terra! Andy smettila, tu piccola peste staccati!” disse sollevando la piccola belva feroce che si staccò dal suo calzino, e posandola in terra a mezzo metro da lui.

Si sdraiò poi a mo’ di stella marina sull’ampio tappeto chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a una lunga serie di sbadigli.  

“Sono stanco morto” annunciò portandosi una mano alla bocca per l’ennesima volta e rannicchiandosi in parte a Mel, ad occhi chiusi, restò in quella posizione dieci minuti buoni.

Il biondo rimirò la figura sul tappeto, di fronte al caminetto spento e gli fece un’immensa tenerezza. Si alzò e prima che potesse ribattere lo afferrò, non senza fatica sollevandolo da terra e portandoselo sull’ampio divano assieme a lui.

Andy si sistemò verso lo schienale su un lato del comodo sofà, lasciò che il moro prendesse posto poco più in basso e poggiasse la testa riccioluta sul suo petto.

Accomodandosi sul fianco sinistro, Mika fece un cenno a Mel con la mano, la bella golden balzò subito ai suoi piedi, poi raccolse la cucciola che li guardava scodinzolante sul tappeto, troppo piccola ancora per atterrare con un solo balzo sul divano, e la portò accanto a sé.

Si sdraiò di fianco, sopra il suo ragazzo disteso con la schiena tra i cuscini, avvolgendo il suo corpo con il braccio e posando la testa sul suo petto, stringendo subito dopo la cucciolina a sé. Mel si spostò lateralmente permettendo ai ragazzi di allungare le gambe e si accucciò portando la testolina a contatto con quella della piccola.

Mika emise un sospiro rilassato e le sue labbra si incurvarono dolcemente in un sorriso spontaneo che non riuscì e non volle trattenere.

Si sentiva completo, abbracciato a sé aveva l’uomo che amava e con il quale condivideva la sua vita incasinata da 9 anni.

Distesa accanto alle sue gambe c’era la sua fedele amica, che da quasi un lustro era entrata a far parte della sua strana quotidianità, seguendolo spesso nei suoi viaggi e facendolo sentire a casa ovunque con la sua presenza rassicurante.

Accoccolata al suo petto aveva invece la piccola biondina che, ne era sicuro, sarebbe riuscita ad essere una perfetta amica per la coppia ed una splendida compagna di giochi per Melachi ed alla quale, ora che ci pensava, doveva ancora trovare un nome.

La sua mente assonnata decise però di lasciare l’arduo compito al giorno successivo e di godersi tranquillamente quello spensierato momento di calore familiare.

Non ci vollero che pochi minuti perché Mika, Melachi e la cucciola raggiungessero il mondo dei sogni

Andy assaporò quel momento idilliaco, intrecciando le dita tra i corti riccioli profumati dell’artista assopito tra le sue braccia, il quale aveva a sua volta una mano ad avvolgere il pelo di entrambe le sue cagnoline che dormivano muso a muso accoccolate a lui.

Perso nell’incanto di quel momento, decise che non gli interessava se l’indomani avrebbe sicuramente passato la giornata a lamentarsi del mal di schiena, non si sarebbe spostato di lì per nulla al mondo e senza troppo riflettere oltre, chiuse gli occhi e si fece cullare a sua volta tra le braccia di Morfeo.

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Buonasera! Ecco una suova storiella.
L'ispirazione di stavolta mi è stata servita su un piatto d'argento da Mika ieri, quando ha pubblicato su instagram questa dolcissima immagine: https://instagram.com/p/1gE7ljTiPb/?taken-by=mikainstagram
Ditemi che non avete immaginato la scena.... è impossibile!
Ringrazio affettuosamente tutti coloro che mi lasciano il loro pensiero, in particolar modo: elybetta, Life in Fangirling Motion, Gelato_al_Limonn_, MikaFreak12, funghettopazzerello e Pennycake_ ! Grazie a ognuna di voi! <3
A presto, Vv  

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Capitolo 9
*** In tutte le lingue, ti amo! ***


- Tokyo, maggio 2013 –
 

Nella lussuosa camera di un grattacielo in pieno centro nella grande città nipponica Isabella, una bella ragazza italiana si passò le mani tra i lunghi capelli biondi.

Erano le 10 di mattina e da due ore era impegnata nell’insegnare la sua lingua natia al cantautore libanese che aveva deciso, per qualche strano e malsano motivo a lei sconosciuto, di partecipare in qualità di giudice alla stagione di Xfactor Italia che avrebbe avuto inizio con le audizioni tra poco meno di un mese.

Mika solo poche settimane prima, sapeva dire in italiano giusto poche parole, e entro giugno avrebbe dovuto essere in grado almeno di capire e articolare qualche frase di senso compiuto.   

Quando le avevano annunciato il suo nuovo incarico, si era chiesta come potesse una persona di madrelingua inglese, riuscire ad imparare le basi di una lingua difficile e molto distante dalla sua come l’italiano in poco più di due mesi, se poi si contava il fatto che oltre a questo, l’eccentrico personaggio in questione doveva districarsi tar le date di un tour mondiale, vedeva l’impresa assai ardua.

A dirla tutta però, la bella siciliana si era dovuta ricredere, aveva scoperto che il ragazzo parlava già francese fluentemente e aveva anche un buono spagnolo, cosa che gli rendeva facilmente intuibile la comprensione e la pronuncia della lingua dantesca.
Mika in più era anche molto sveglio ed intelligente e aggiungendo la paura costante di far brutta figura in tv, otteneva un mix perfetto per quella sfida.
Nonostante tutto questo, quel giorno, dopo due ore di lezione e qualche rimasuglio di jetlag dei giorni precedenti, il ricciolo iniziava a perdere colpi.

Ok, allora questa è la costruzione del passato prossimo” finì di spiegare Isabella in italiano fissando Mika che prendeva appunti in modo non molto ordinato su un piccolo quadernetto.

Adesso voglio che tu mi racconti quello che hai fatto ieri, usando questo tempo verbale” proseguì chiudendo il libricino di fronte a sé e appoggiando i gomiti sul tavolo di vetro in attesa che il suo alunno finisse di scrivere.

“What? You’re kidding, aren’t you?” chiese sgranando gli occhi verso la sua insegnante. Il suo cervello non connetteva più.

“No che non sto scherzando!” rise l’italiana, “devi praticare, o lo fai adesso e lo fai a voce, o me lo porti oggi pomeriggio per iscritto” lo informò sorridendo la ventiquattrenne.

“Please no!” esclamò Mika chiudendo il quadernino con un colpo secco.

Lei sapeva quanto odiasse la parte scritta della lingua, ci aveva messo solo poche ore a capire che avesse qualche difficoltà, e dopo avergli chiesto il motivo, Mika gli aveva confidato con un filo di timidezza di essere dislessico e da quel momento, salvo i pochi casi in cui scrivere era davvero necessario, lo aveva fatto praticare quasi esclusivamente a voce.

Io no posso ricordare cosa ho fato questa matina, tu no può chiedere me di ieri!” pronunciò in un italiano sgrammaticato poggiando i gomiti sul tavolino e prendendo la testa tra le mani mentre chiudeva gli occhi.

Fu così che lo vide Andy quando entrò nel piccolo salottino della stanza, dopo aver dormito fino a mezz’ora prima. La grande vetrata dell’imponente grattacielo lasciava ben poco all’immaginazione, mostrando tutta la bellezza della capitale giapponese che si estendeva sotto di loro ed i colori vivaci della primavera inoltrata erano in netto contrasto con l’espressione del ragazzo che se ne stava seduto con la schiena rivolta a quell’immenso spettacolo.

“Buongiorno!” salutò Andy in un italiano dal curioso accento anglo-greco facendo un cenno con la mano ai due.

“Hey Andy” intervenne Isabella girandosi verso il biondo sorridente.    

“Oh thank God!!”eclamò invece Mika sollevando lo sguardo verso il suo ragazzo.  “Save me!” pronunciò muovendo le labbra senza emettere un suono, sicuro che il biondo avrebbe capito.

In quel momento il cellulare di Isabella squillò e lei annunciò ai due ragazzi che doveva accettare la chiamata, essendo il mittente il suo direttore. 
 
“L’italiano di prima mattina non ti fa bene!” scherzò Andy portandosi accanto a lui con una seggiola e rubando il quadernino dalle mani del moro.

“Prendimi in giro anche tu dai! Così è la volta buona che mi butto dal tetto di questo grattacielo” esclamò lasciando cadere la testa sul tavolo e coprendosela con le braccia.

“Buongiorno comunque” gli disse poi avvicinandosi a baciare i riccioli che sbucavano dalla testa rivolta verso la superficie di vetro.

Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta.

“Vuoi un caffè?” gli chiese il biondo che sentì il suo stomaco appena sveglio reclamare cibo.

“Doppio! Anzi triplo, e anche due brioches e una fetta di torta al cioccolato” disse ridestandosi dal suo stato di coma.

“Solo?!” lo apostrofò il suo compagno alzando un sopracciglio.

“Aspetta, anche quel dolcetto tipico giapponese dal nome impronunciabile, se c’è ne voglio due pezzi” aggiunse grattandosi la fronte.

“Ho bisogno di zuccheri!” mugugnò sconsolato.

“Sento se anche Isabella vuole qualcosa poi scendo” disse giocherellando con il cellulare Andy.

“Scendi??! Vengo anche io!” esclamò alzandosi in tutta fretta dalla sedia.

“Cosa credevi che cucinassi qui?! E poi tu devi finire con Isa” lo punzecchiò il greco.

“Pensavo ordinassi col servizio in camera. Ti prego, ho bisogno di aria!” lo pregò con tanto di mani giunte. Mentre finiva di pronunciare questa frase, sentì i passi della bionda che stava facendo ritorno verso il salottino e decise che non ce la poteva fare.

Imboccando la porta alla sua destra, che dava sulla stanza da letto della coppia vi si precipitò con due grandi falcate sussurrando al biondo “dille che sono sceso un attimo” chiudendo poi la porta scura velocemente dietro di sé.

Quando la ragazza varcò la soglia dello sfarzoso salotto vide Andy in piedi in centro alla stanza, e la sedia di Mika vuota.

“Che fine ha fatto?” chiese la siciliana in inglese al biondino.

Andy, che non se la sentiva di prendere in giro la giovane insegnante per coprire quello scansafatiche del suo ragazzo indicò con un cenno della testa la porticina in legno intarsiato che dava sulla stanza da letto alle sue spalle.

Isabella gli rispose con un occhiolino e si diresse a grandi passi verso il nascondiglio del ragazzo bussando energicamente alla porta.

“Mika!” chiamò a gran voce.

Dall’altra parte rispose il silenzio.

“So che sei lì, se non esci subito, oltre a raccontarmi la giornata di ieri ti faccio ricapitolare anche tutto il mese scorso!” la minacciò la ragazza in inglese.

Andy si coprì la bocca per nascondere una risata mentre prendeva posto sul divanetto beige di fronte al tavolino.

Pochi secondi dopo la porta si socchiuse rivelando la testa riccia che squadrò la stanza con fare rassegnato.

“Ok, arivo“ si arrese Mika varcando la soglia e raggiungendo di nuovo la stanza più grande lanciando uno sguardo minaccioso verso la figura del biondo seduta comodamente a pochi metri da lui che portava sul viso un sorriso malcelato.

La ragazza lo seguì raggiungendolo alla loro postazione.

Comincia dai” lo invitò dolcemente la ragazza aprendo il quadernino davanti agli occhi di Mika e invitandolo a sbirciare i verbi in caso ne avesse bisogno.

Ieri io ho sveliato ale 8” iniziò titubante.

Mi sono svegliato” lo corresse la paziente insegnante.

Mi sono sveliato alle 8, io ho fato colazione con un caffè e io è andato a aeroporto”
“sono andato
” lo interruppe lei.

“Sono, ok, poi noi siamo aterrati a Tokyo e siamo andati in hotel”

“Bravo!” esclamò sorridendo contenta per il coretto uso degli ausiliari.

Andy ascoltava quell’insieme incomprensibile di parole che fuoriuscivano dalle sue labbra con un’apparente sforzo minimo ed un accento che riteneva esageratamente sensuale. Ogni tanto il ragazzo lanciava un sguardo agli appunti davanti a sé, in cerca di qualcosa che il biondo non riusciva a captare e riprendeva più sicuro. La ragazza lo interrompeva di tanto in tanto, probabilmente correggendolo, ma a giudicare dal sorriso sul suo volto, la bella siciliana sembrava fiera del suo studente.

Il giorno prima in aereo, mentre Mika schiacciava un sonnellino, i due avevano avuto modo di scambiarsi quattro chiacchiere. Lei gli aveva confidato che mai prima d’ora, nella sua breve esperienza in quel campo, aveva incontrato qualcuno come il moro, con un’intelligenza così spiccata per le lingue straniere e una forza di volontà tanto grande, nel voler imparare. Si era stupita fin da subito nel notare come Mika intuisse gran parte di ciò che gli diceva in italiano, senza eccessivo sforzo e ne era rimasta affascinata.

I pensieri del greco furono interrotti dalla risata cristallina della bionda che risuonò per tutta la stanza. Alzando lo sguardo sulla coppia seduta attorno al tavolino Andy vide Mika che la osservava interrogativo e la bionda rivolgersi a lui in inglese dicendo:

“Hahahah, il tuo italiano sembra quello parlato da un salumiere con l’accento della moglie dell’ambasciatore spagnolo!”

Andy al sentire quelle parole non riuscì a trattenere una risata e coprendosi il viso con le mani diede sfogo agli sghignazzii.

Mika spostò lo sguardo piccato con il quale stava osservando la sua insegnate dopo che ebbe pronunciato quella frase, per lanciare un occhiataccia furente al biondo sul divano che se la stava ridendo di gusto!

“Sei uno stronzo!!” tuonò in italiano al suo fidanzato afferrando l’astuccio nero dal tavolino e lanciandolo con forza verso di lui.

Il greco per un pelo non si ritrovò la marca del piccolo fodero nero stampata in fronte, i suoi riflessi lo salvarono lasciando che l’oggetto volante si schiantasse sul mobiletto di legno appena dietro il divano, spargendo matite e biro ovunque. 

“Vedo che la grammatica la sai usare quando vuoi!” intervenne la giovane ridacchiando verso il moro.

“Ma sei fuori?!!” lo apostrofò Andy che seppure non avesse capito ciò che aveva detto poco prima, aveva intuito il senso.

“Certo, ridi tu!!!” esclamò Mika furioso alzandosi dalla sedia.

Ok, per oggi abbiamo finito. Mika prossima lezione domani mattina ok?” interruppe i due la ragazza, ricordando l’impegno dell’indomani.

“Si si, va bene!” taglio corto il ricciolo.

Isabella cercando una via d’uscita dallo sguardo di fuoco che Mika stava rivolgendo al suo ragazzo, rivolse un cenno di saluto a Andy e si dileguò velocemente.

Come l’italiana chiuse la porta il biondo si alzò per andare in contro al ragazzo che ancora arrabbiato come un furetto stava riordinando le cose sparse sul tavolo.

“Siamo nervosi?” incalzò Andy punzecchiandolo e appoggiandosi con i gomiti allo schienale giusto di fronte a Mika.

“Andy! Ti avverto, smettila!” ringhiò il libanese senza alzare lo sguardo dalle sue faccende.

“Ma su dai, si stava scherzando” cercò di smorzare la tensione sorridendo.

“Ovvio no!! Facile per te ridere quando ti alzi con calma alle 10 del mattino, non devi sorbirti 3 ore di lezione di italiano, fare il soundcheck per un concerto, rilasciare interviste e cantare per 3 ore la sera davanti a migliaia di persone, finito quello essere anche cortese con i fans, nonostante tutto ciò che vorresti in quel momento sarebbe portare il culo sul letto e dormire per una settimana. Ah e dimenticavo e con un compagno che invece di supportarti ti prende anche per i fondelli!!!” strillò avvicinandosi sempre più a Andy a ogni frase pronunciata e piazzandosi alla fine a pochi centimetri da lui con le mani sui fianchi e uno sguardo truce.

Il greco indietreggiò di alcuni passi portando le mani davanti a sé in difesa.

“Ehi ehi, non volevo offenderti” gli si rivolse Andy scusandosi e accarezzandogli piano un braccio.

Mika ancora arrabbiato, si scostò da lui e voltandosi si diresse a grandi passi verso la stanza da letto.

“Sia ben chiaro: voglio riposare in pace!!” gli intimò prima di sparire oltre con un sonoro sbattere di porta.

Andy rimase qualche secondo ad osservare il legno decorato della porta grattandosi la nuca colpevole.

Non è che avesse esagerato più di tanto, ma l’artista apparentemente esausto dal troppo lavoro aveva ceduto ad un momento di rabbia, cosa che in 7 anni gli aveva visto fare assai poche volte data la sua natura pacifica.  

Il tono perentorio con cui gli aveva intimato di starsene alla larga non lasciava spazio all’interpretazione, Andy decise quindi che sarebbe sceso un momento al piano di sotto in cui si trovava il ristorante, per far finalmente colazione.

Dopo una buona mezz’ora, finalmente sazio, con un vassoietto tra le mani fece ritorno all’ultimo piano, nella sua lussuosa stanza.

Quando entrò venne accolto dal silenzio più assoluto e dopo aver attraversato il salottino con la grande vetrata si diresse verso la sua destra arrivando davanti alla porta decorata in legno di diverse sfumature.

Non bussò, si limitò ad abbassare la maniglia ed entrare silenziosamente.

Mika dormiva steso sopra le coperte con il viso sotto il cuscino ed un braccio al di sopra, tipica posa che assumeva quando non voleva essere disturbato. Andy conoscendolo sapeva che svegliarlo in quel momento avrebbe significato sopportare le sue ire per tutta la giornata; appoggiò quindi il vassoio d’argento pieno di leccornie sul comò di fianco al letto e tornò velocemente nella grande stanza, cercò il libro di italiano di Mika e lo consultò alcuni istanti, recuperò il quadernetto, strappò un foglietto quadrettato e vi scrisse alcune parole con la sua calligrafia ordinata.

Sempre in rispettoso silenzio rientrò il camera appoggiando il fogliettino piegato in bella vista sul vassoio, lasciando poi il bello addormentato al suo riposo tranquillo, chiudendo la porta.   

Dopo quasi due ore, all’alba dell’una di pomeriggio Mika si stiracchiò nel letto spostando il cuscino e lasciando che la luce della stanza arrivasse ai suoi occhi.
Si sentiva molto meglio, il cervello strapieno di nozioni ora connetteva di nuovo ed era pronto ad affrontare la pesante giornata di lavoro.
L’unica parte del suo corpo a lamentarsi in quel momento era il suo stomaco che gridava a gran voce: ciboo!!

Fu certamente per quel motivo che voltandosi verso il comò le sue labbra si distesero in un ampio sorriso alla vista della montagna di squisitezze che erano state lasciate lì accanto. Allungò una mano verso il vassoio afferrando una brioche e dandone un grosso morso al centro assaporando la squisita crema pasticciera poi alzando lo sguardo notò una piccola cosina bianca.
Si sporse di nuovo verso il vassoio e prese tra la punta delle dita il fogliettino a quadretti che riconobbe come appartenente al suo quadernetto di italiano e lo aprì curioso.

Riconoscendo la calligrafia il suo sorriso si fece nuovamente radioso, in penna blu svettava in un italiano azzardato la scritta:
“Spero tu perdoni me. Buona appetito. Ti amo. A.”

Fissò il bigliettino per un tempo indefinito, Andy si era sforzato di scrivergli in italiano, quanto era dolce quella cosa…

Abbandonò la brioche mezza mangiucchiata sul vassoio e si alzò saltellando giù dal letto. In un attimo afferrò la maniglia della porta e la spalancò fiondandosi nella grande stanza dove Andy di spalle era intento a leggere un libro seduto comodamente sul divano beige.

Mika balzò sul sofà da dietro con una mezza capriola rischiando di finire a gambe per aria e spaventando Andy che non l’aveva sentito arrivare.

“Mika!” lo apostrofò abbandonando il libro sul bracciolo. “Vuoi finire con la faccia sul pavimento?” gli chiese preoccupato alzando le sopracciglia e spalancando le braccia.

Il moro si ricompose da quella posa da artista circense e gettando le braccia al collo di Andy gli disse a gran voce in italiano “Anche io ti amo, tanto tanto” lanciandosi poi poco finemente sulle labbra del biondo avvolgendolo in un bacio appassionato.

Quando riuscì a liberarsi dalla stretta del suo fidanzato Andy gli sussurrò sorridendo “Ho capito giusto una parola di quello che hai detto ma dalla tua espressione direi che non mi hai mandato a quel paese”

“Hmmm non è detto” sentenziò con aria birichina il ricciolino. “Devi imparare l’italiano adesso!” lo sfidò subito dopo.

“Σε αγαπώ тόσο πολύ”* pronunciò a fior di labbra Andy nella sua seconda lingua madre sapendo che il poliglotta sapeva dire a malapena buongiorno e buonasera nell’antica lingua di Platone.

Mika lo fissò un paio di secondi interrogativo. “E tu, dopo 7 anni con me sarebbe ora che imparassi il greco” incalzò subito Andy prenderlo in fallo.

“Bon alors, tu devrais apprendre le français parce-que chaque fois que je te dis que je t’aime beaucoup tu ne sais jamais quoi répondre!”** replicò Mika sfoderando il suo fluente francese.

Andy lasciò che il suo sguardo si perdesse nelle iridi nocciola del bel moro e poi lo lasciò vincere “Ok, mi arrendo prima che tu passi allo spagnolo, al cinese, all’arabo e a chissà cos’altro!”  

Disse lasciandogli poi un buffetto sulla guancia e raggiungendo nuovamente le sue labbra prendendo il viso del libanese tra le mani.

“I love you” gli disse qualche attimo dopo Mika nell’unica lingua che li legava davvero.

Le iridi cioccolato incontrarono i lapislazzuli blu e il moro semplicemente sussurrò “a me basta questo…”


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 * ti amo tanto
** bene, quindi tu dovresti imparare il francese perche ogni volta che ti dico che ti amo tanto non sai mai cosa rispondere.
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Buongiorno a tutti!!
Questo capitolo è nato in costruzione, un po' per volta, però alla fine mi piace.
L'idea di stavolta nasce da un articolo di XL La repubblica, che Mika scriveva in quel periodo (e per l'ispirazione dell'ispirazione ringrazio MikaFreak12 che mi ha fatto venire in mente quegli articoli di cui mi ero completamente dimenticata. Quindi questo capitolo lo dedico a te.) Qui c'è il link in inglese, l'articolo in italiano non so dove sia =.=
http://xl.repubblica.it/articoli/mika-pop-up-xl-87-english-version-my-sicilian-teacher-says-i-speak-italian-like-a-butcher/3717/
Questa volta ho messo alcune frasi in inglese perchè ho creduto che dessero meglio l'idea data la situazione.
Non parlo greco quindi quella frase esce direttamente dal traduttore e spero di non aver scritto cose strane. Pe rquanto rigurda il francese, è farina del mio sacco, così come le poche cose in inglese.
Gli errori nelle frasi di Mika sono ovviamente voluti.
Ringrazio le mie "fan" che mi donano sempre belle parole e dei consigli interessanti. ;)
A presto, Vv
 

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Capitolo 10
*** Toi plus moi ça fait ***


- Montreal 9 gennaio 2015 –

 
Il velivolo bianco e rosso della compagnia Air Canada, solcava il cielo da ormai più di sei ore e mezza, gli occhi di Mika scrutavano dal piccolo oblò il cielo turchino e le nuvole candide dalla soffice consistenza che si espandevano sotto di loro ricoprendo l’oceano e la terra e rendendo il paesaggio oltremodo fiabesco.

Il sole era alto nel cielo, erano decollati a Londra alle 8 e mezza in una splendida mattina tersa e quasi sette ore di volo, e sei di fuso orario più tardi sarebbero atterrati in terra canadese a metà mattinata.

Dalle cuffie del suo iPod si diffuse la dolce canzone di un’artista francese che aveva accompagnato la sua infanzia e mentalmente ne ripercorse le melanconiche strofe, appoggiando la testa al sedile e socchiudendo gli occhi, perso nella melodia.

Andy accanto a lui stava lavorando al computer, sistemando alcuni file per il suo lavoro. Sopra la sua testa, nel portabagagli era ben racchiusa nell’apposita valigetta imbottita la sua videocamera, che gli avrebbe fatto compagnia nei giorni successivi.

Pochi posti più indietro stava invece la famiglia Penniman, raggruppata a piccoli gruppetti. Joanie accanto al marito assopito, alla loro sinistra Yasmine e Zuleika.
Poco più avanti giungevano appena le voci di Paloma e consorte, che chiacchieravano amabilmente con il fratello minore della famiglia e la propria fidanzata, mentre il figlioletto della coppia sonnecchiava tranquillo tra le braccia del papà. 

Poco meno di venti minuti dopo, una voce metallica si diffuse tra i passeggeri e parlò prima in lingua francese, poi in inglese:

“Signori e signore, vi preghiamo di tornare ai vostri posti ed allacciare le cinture, stiamo per atterrare a Montreal, sono le 9 e mezza, il cielo è in prevalenza nuvoloso e la temperatura è di -15 gradi.”

Andy sbarrò gli occhi, -15, faceva un freddo infernale! Chiuse il portatile, sistemandolo con cura sotto il sedile e si voltò verso Mika, che ancora assorto nella musica non si era reso conto dell’annuncio dell’imminente atterraggio.

Buttò un occhio ai passeggeri accanto a lui, ognuno era occupato a fissare l’orizzonte oltre gli oblò o parlottare col vicino. Si sporse verso il ricciolo e preso il suo viso tra le mani gli schioccò un veloce bacio a lato della bocca.

Mika aprì gli occhi immediatamente, face una veloce ricognizione della gente attorno e accortosi di non aver l’attenzione di nessuno su di sé ricambiò furtivamente l’effusione.
Andy nel frattempo gli sfilò un auricolare dall’orecchio sinistro.

“Stiamo per atterrare” gli sussurrò sorridendo il biondo.

“Oddio, di già?!” esclamò sorpreso e nervoso Mika portando l’attenzione all’oblò dal quale si poteva vedere il bianco vapore acqueo delle nuvole in cui erano immersi in fase di atterraggio.

Mika si passò una mano sul volto e sfilò anche l’altra cuffietta dall’orecchia, avvolgendola intorno al piccolo iPod e infilandoselo in tasca. Sentì il suo cuore accelerare i battiti e inspirò profondamente, stava per mettere piede nella città in cui per la prima volta nella sua vita avrebbe suonato le SUE canzoni con un’orchestra sinfonica di oltre 100 musicisti, ad accompagnarlo, un’avventura mai azzardata prima d’ora, e che, ora si rendeva conto davvero, gli faceva immensamente paura.

Andy percepì immediatamente il disagio dell’artista e avvicinata una mano al ragazzo, intrecciò le dita con le sue stringendo amorevolmente.

L’aereo superò lo strato di dense nubi e quando ne uscì l’atmosfera si fece molto più fredda ed invernale.

La coltre bianca che ricopriva i campi attorno all’aeroporto richiamava i soffici fiocchi che il cielo sopra di loro avrebbe a breve fatto volteggiare nuovamente su Montreal.

Le ruote del velivolo toccarono terra dolcemente, arrestando poco dopo la corsa dell’imponente mezzo.

Piano i passeggeri iniziarono a raccogliere i loro bagagli e dirigersi verso l’uscita.
Mika, come spesso faceva quando non era in ritardo per qualche impegno, lasciò che la maggior parte della gente si facesse strada verso terra, prima di alzarsi e seguire i loro passi.

Come mise piede sull’asfalto della pista, una sferzata di aria gelida gli colpì il volto, scompigliando i riccioli e facendolo rabbrividire.

Si strinse nell’enorme capotto blu e afferrò il cappuccio di morbido pelo, coprendosi la testa.

Andy lo raggiunse subito dopo indossando una pesante berretta rossa e bianca con un pompom al centro.

“Quella è…” iniziò Mika che venne interrotto dal biondo bruscamente.

“Si, è la tua berretta ma se non mi vuoi vedere congelato ti conviene lasciarmela!” sentenziò il ragazzo coprendosi meglio le orecchie poco abituate a quei climi rigidi.

I due si diressero velocemente verso la zona ritiro bagagli, accogliendo di buon grado l’aria calda che proveniva dall’interno dell’aeroporto.

Quando tutti ebbero preso possesso delle rispettive borse e valigie si diressero al taxi point dove a gruppetti presero posto per il loro breve tragitto verso la città.
La spaziosa auto di Mika e Andy, che avevano condiviso con Yasmine e Zuleika, arrivò ben presto all’hotel. Il fratello maggiore si premurò di pagare il taxista e ritirati gli imponenti trolley dal bagagliaio si avviò lentamente vero la hall, facendo vagare lo sguardo sulla bella cittadina, prima di mettere piede al caldo. 

Vennero immediatamente accolti da un gentil signore di porpora vestito che gli fece strada verso la reception, prendendosi cura delle valigie che sistemò su un carrellino dorato.

“Buongiorno, abbiamo una prenotazione a nome Penniman” si rivolse Mika al receptionist in perfetto francese.

“Certamente signori, 5 stanze doppie, esatto?”  Chiese il canadese sulla cinquantina che vestito elegantemente in giacca e cravatta controllava le prenotazioni sul database.

“Esatto!”  Sorrise cordialmente Mika.

“Allora abbiamo la 234, 235, 236 e 237 al 7° piano e la 290 all’8°, quest’ultima è la suite” annunciò il distinto receptionist, posando le 5 tessere magnetiche sul bancone in marmo scuro.

“Ok, grazie mille!” rispose il ricciolo recuperando le piccole schede bianche.

“Ragazzi!” richiamò l’attenzione dei suoi parenti, che si stavano scambiando opinioni e commenti sul lussuoso hotel che potevano ammirare dalla hall in fondo alla quale finivano due meravigliose rampe di scale ricoperte in velluto rosso e dorato.

La sua famiglia si avvicinò a grandi passi verso l’artista il quale distribuì a ciascuno di loro la propria chiave.

“Noi abbiamo la 290!” sorrise poi verso Andy porgendogli la piccola tessera.

La numerosa combriccola lasciò la grande hall a coppie di due, diretta verso gli ascensori.

“Prendiamo le scale!” sentenziò Mika prendendo il biondo per un braccio e strascinandolo verso la grande scalinata degna di un castello ottocentesco.

“Cosa?! A che piano siamo?” chiese preoccupato Andy, seguendo Mika suomalgrado.

“Non importa, questo posto è meraviglioso e queste scale sono troppo belle per non farle a piedi” farfugliò iniziando a posare i primi passi sul velluto bordeaux che ricopriva l’apparente antica pietra grigia e alzando gli occhi sulle coloratissime vetrate che si ergevano fino al soffitto, immaginandosi quanto sarebbero state ancora più incantevoli con i raggi del sole ad accarezzarle ed a inondare tutto lo spazio intorno di sfumature mille colori.

Dopo il quarto piano Andy iniziò a sentire la fatica, mentre un estasiato Mika continuava ad osservare ciò che lo circondava ammaliato.

“Quanto manca Mika?” chiese preoccupato della risposta che poteva giungere alle sue orecchie.

“Oh non molto” tagliò corto il ricciolo proseguendo a passi svelti.

Due rampe di scale più su Andy si fermò e lo afferrò per un braccio bloccando la sua marcia.

“Mika?!” lo squadrò truce e con il fiato corto mantenendo la mano ben salda sul suo bicipite.

“Solo due piani” sorrise fissando gli occhi azzurri di fronte a sé.

“Io prima o poi ti ammazzo!” lo minacciò il biondo riprendendo fiato un attimo e proseguendo poi su per le regali scale.

Arrivati davanti alla stanza 290 Mika inserì la tessera magnetica nella fessura e con un clik la porta di aprì davanti a loro.

La stanza era sontuosa, dalla soglia della porta si poteva vedere il meraviglioso salottino ornato di oro e bordeaux, il caminetto in pietra chiara svettava in centro alla parete, davanti al quale vi erano posizionate due poltroncine e un divano dello stesso colore degli arredi, dall’aria estremamente comoda.
Un’ampia finestra con spesse tende dorate ricamate con motivi arabesque donava una splendida vista sulla città innevata e dei tappeti persiani dai toni caldi coprivano in parte l’antico pavimento in marmo rosa.

I due entrarono nella stanza, portando con sé i loro bagagli posizionati ordinatamente dai facchini appena oltre la porta della suite.

“Wow, incantevole” commentò esterrefatto il biondo.

“E non hai visto la parte migliore” gridò Mika dall’altra stanza. Andy seguì la voce e imboccò la porta di legno intagliato che dava sulla stanza da letto.

I suoi occhi incontrarono un regale letto matrimoniale a baldacchino in ferro battuto anch’esso decorato con drappi bordeaux e d’oro davanti al quale faceva bella mostra di sé un altro caminetto più piccolo in pietra rossa.

Un cesto con alcuni ceppi era posizionato appena alla sua sinistra e sulla destra vi erano alcuni arnesi per controllare il fuoco, in ferro lavorato a mano.
Anche qui un’ampia finestra permetteva agli occhi dei due ragazzi di perdersi nell’orizzonte canadese ed ammirare il candore della città sotto la coltre bianca.

Una porticina chiara sempre di legno dava poi accesso all’ampio bagno completamente bianco e oro.
Il marmo di Carrara del pavimento luccicava e faceva risplendere anche i lussuosi arredi. Sul lato destro si ergeva in tutta la sua magnificenza un’enorme vasca idromassaggio.

“Ricordami quanti giorni stiamo?” chiese Andy.

“Cinque” rispose Mika mentre chinato su una delle valigie cercava qualcosa.

“Facciamo che io vengo ad uno dei tuoi concerti e mentre ti esibisci le altre due serate io me ne sto qui ben disteso su questo favoloso letto, al calduccio davanti al caminetto?” scherzò il greco sdraiandosi e testando la comodità del materasso.

“Oh sì, e facciamo che quando torniamo a Londra dormi per due mesi sul divano?!” controbatté Mika estraendo finalmente il caricatore dell’iPhone disperso in valigia.

“Hm, accetto la proposta” rispose con aria pensierosa Andy chiudendo gli occhi rilassato.

Un cuscino lo colpì in piena faccia pochi secondi più tardi.

“Tra un’ora devo essere da Simon per le prove, VIENI VERO??!” continuò Mika accentuando bene le ultime due parole.

“Vengo sì” si arrese Andy, “Voglio filmare quel meraviglioso teatro quando ancora non c’è nessuno”Annunciò sorridente.

Mika si sedette sul suo lato del letto, collegò il caricatore alla spina della corrente e iniziò a estrarre alcune cose che gli servivano dalla valigia più grande per poi immergersi nella lettura di alcuni fogli.

Andy lo guardò con la coda dell’occhio poi sporgendosi verso di lui e allungando un braccio lo afferrò per la pesante maglia a righe blu e beige e lo tirò verso di sé.

“Sto leggendo” gli rispose Mika assorto, senza staccare gli occhi da uno dei fogli tra le sue mani. Il biondo decise di non desistere, afferrandolo da dietro per i fianchi e tirandolo a sé.

“Andy, ti prego, sto ripassando.  Sono un mucchio di cose che devo sapere per le prove generali, non me le ricordo, ho un’ora di tempo per impararle e mi sta già venendo mal di testa!” asserì il riccio passandosi una mano sul viso con fare stanco.

“Dai qua” gli disse Andy allungandosi ulteriormente e rubandogli il foglietto dalle mani prima di distendersi di nuovo tirandolo a sé e portando la sua testa sul suo petto.

Con calma iniziò a leggergli quell’insieme di informazioni una dopo l’altra, erano piccoli dettagli che doveva sapere per ogni canzone e che erano completamente nuovi per lui, avendo trasformato i suoi pezzi per adattarli alla realizzazione sinfonica. Mika, gli occhi chiusi e la nuca comodamente adagiata sul petto del suo ragazzo ascoltava attentamente.

Quando ebbe finito la prima lettura, ricominciò da capo una seconda volta mentre Mika ripeteva a mente quel groviglio di dettagli. Andy sapeva che per un dislessico come lui, leggere poteva a volte essere molto stancante e che ascoltare quella marea di parole lette da qualcun altro aveva effetti strabilianti sulla sua memoria, ciò venne confermato dal moro che pochi minuti dopo la fine della seconda lettura, ripeté tutto quanto perfettamente mentre il biondo seguiva con lo sguardo sui fogli quanto diceva, non sempre capendo il significato di certi particolari troppo tecnici per lui.

“Perfetto, sai tutto! E abbiamo anche mezz’ora per rilassarci!” Asserì alla fine Andy sorridente posando i fogli accanto a sé sul letto e affondando una mano nei riccioli morbidi.

“Ottimo, possiamo farci un giro prima di andare al teatro!” disse frizzante Mika alzandosi dal letto e sistemando i fogli mentre Andy lo guardava con aria contrariata coprendosi il viso con un braccio.

“Fa freddo!” protestò il greco buttando un occhio fuori dalla finestra dove si potevano vedere alcuni piccoli fiocchi di neve scendere lentamente dal cielo candido di nubi.

“Ci copriamo!” disse Mika avvicinandosi a Andy e tirandolo per un braccio cercando di farlo alzare.

Il giovane decise cha avrebbe fatto meglio ad assecondare il suo compagno e che sarebbe stato saggio farlo per il resto del loro soggiorno canadese, calcolando la quantità di ansia e paranoie che avrebbero sicuramente preso il sopravvento sull’artista di lì a poco.

Di malavoglia si alzò dal letto e raggiunse in salotto Mika che già vestito nel suo ingombrante giubbotto blu, lo attendeva accanto alla porta.

I due passeggiarono tranquillamente per la cittadina del Québec per circa mezz’oretta prima di dirigersi verso il meraviglioso teatro dove si sarebbero tenute tre delle serate più inconsuete della vita d’artista pop di Mika.

Non appena la coppia mise piede nella maestosa Maison Symphonique, Andy accese la telecamera immortalando la magnificenza di quell’enorme spazio vuoto.
Fin da quando seguiva Mika in tour, aveva sempre amato intrufolarsi nelle arene o nei teatri in cui il suo ragazzo si esibiva e poter avere il privilegio di far vagare il suo sguardo tra le mura silenziose di quei posti che sapeva, avrebbero preso vita e ospitato centinaia, a volte qualche decina di migliaia di persone solo poche ore dopo.

La grande sala era sfarzosa, i colori caldi li avvolsero donando una sensazione di calore.

“Oddio, oddio, oddio!” farfugliò Mika che forse in quel momento iniziò davvero a rendersi conto di ciò che stava per succedere di lì a poco più di 24 ore.

Andy puntò la telecamera in faccia al ragazzo richiamando la sua attenzione con uno schiocco di dita. Il moro si girò e quando vide lo sguardo indiscreto della cinepresa su di sé sgranò gli occhi.

“Come si sente la famosa popstar in un teatro come questo a poche ore dalla sua esibizione con un orchestra di oltre 100 musicisti??” chiese sorridente ben consapevole di accrescere l’ansia del ragazzo che poteva intravedere dietro al suo tecnologico macchinario.

“Sento che per sfogare l’ansia io debba picchiare qualcuno, magari che sia biondo, alto, rompiscatole e con una telecamera” asserì scherzoso puntando le iridi cioccolato verso l’obbiettivo.

“Mika!” si sentì chiamare dal palcoscenico.

Il riccio, che fino a quel momento aveva dato le spalle alla struttura rialzata, si voltò incontrando il sorriso di Simon Leclerc, il maestro che avrebbe diretto l’orchestra durante le serate e che aveva saputo trasformare le sue melodie pop in qualcosa di totalmente nuovo e strabiliante.

“Buongiorno!” si rivolse in francese avanzando verso di lui.

“Buongiorno a te! I ragazzi si stanno preparando.” Gli annunciò mentre alcuni musicisti iniziavano a fare il loro ingresso con i loro strumenti e sistemavano gli spartiti sui leggii, prendendo posto.

I due si accordarono su alcune decisioni dell’ultimo momento ed iniziarono le prove.   

Andy li osservava dagli spalti sopraelevati, la videocamera puntata verso il palcoscenico, immortalando le prime vere prove generali, godendosi il particolare sound che quell’enorme orchestra stava diffondendo per la grande stanza.

Mika iniziò a cantare, apparentemente tranquillo, la sua voce mescolata a quella sinfonia così dolce era un idillio per le orecchie, molte volte il riccio gli aveva parlato di quando da bambino si esibiva alla Royal Opera House di Londra e altrettante volte aveva cercato di immaginarselo sul palco di un teatro d’opera, così diverso dalle sgargianti scene che lo aveva visto calcare in anni di carriera da musicista pop.

Mai però, prima di allora era riuscito così bene a figurarsi di fronte a sé il piccolo Mika circondato da un’orchestra ed intento ad incantare il pubblico di fronte a sé con nient’altro che la sua voce.

Dopo ogni canzone, gli artisti si fermavano per fare il punto della situazione e sistemare quelle che all’orecchio del greco, apparivano come impercettibili sfumature melodiche.

Le prove durarono circa due ore, al termine delle quali, Mika e Simon definirono gli ultimi dettagli e si congedarono dandosi appuntamento all’indomani per la prima grande serata.

Andy scese dagli spalti e lo raggiunse verso l’uscita.

“Allora? È andata bene vedo…” si complimentò raggiante quando il moro arrivò a pochi metri da lui.

“Bene sì… ma erano le prove, domani oddio! Non ci voglio pensare! Questo teatro sarà pieno zeppo, ti rendi conto?!” si animò Mika vagando con la mente già al giorno successivo e compiendo un mezzo giro con lo sguardo per tutta la grandezza della sala.

“Andrà bene!” si limitò a dire Andy, qualunque altra cosa lo avrebbe solo fatto innervosire. In quei momenti una laurea in psicologia gli avrebbe fatto comodo, si ritrovò a pensare il biondino.

Il libanese fissava ancora gli spalti insistentemente in silenzio, riflettendo sulla quantità di gente che il giorno dopo avrebbe potuto sentire alcuni suoi eventuali sbagli. Non c’erano i balletti e le coreografie a nascondere dimenticanze o errori. Era solo lui, la sua voce e null’altro.

“Andrà bene…” gli ripeté Andy abbracciandolo da dietro e posando la testa sulla sua spalla.

“Andrà bene” disse a sé stesso il riccio continuando la sua osservazione di ogni angolo di quell’incantevole teatro.

“Andiamo” lo invitò Andy avvolgendo il suo braccio con la mano e guidandolo verso l’uscita.

Quando i ragazzi misero piede fuori dalla struttura, vennero avvolti dal vento polare che portava con sé gelidi fiocchi di neve. Decisi a camminare fino al ristorante che avevano avvistato qualche ora prima, non molto distante da lì, si strinsero nei loro pesanti cappotti e percorsero le poche centinaia di metri che li separavano dal locale.

Affamatissimi, mangiarono ogni ben di Dio locale, e si alzarono dal tavolo che erano ormai le 5 e mezza di pomeriggio.

Usciti dal locale Andy sbadigliò, “Non avrai già sonno?!” lo apostrofò il libanese indossando la berretta.

“Da noi sarebbero le 11 e mezza di sera, non è poi così sbagliato” gli ricordò il biondo mentre con una mano chiamava un taxi che avanzava verso di loro.

Salirono sul mezzo percorrendo la città fino a raggiungere il luogo dove la famiglia di Mika aveva deciso di trascorrere il pomeriggio, ossia il museo d’arte contemporanea.

La giornata continuò tra un’attrazione e l’altra fino a quando non rientrarono tutti all’hotel quando erano ormai le 8 di sera.

Come varcarono la soglia della camera, Andy si fiondò a peso morto sul letto, esausto.

Mika sistemò le sue cose in ordine e poi decise di andare a farsi una doccia.
Quando uscì dal vaporoso bagno trovò il biondo pesantemente addormentato sotto le coperte, lui al contrario, non aveva per niente sonno.
Se fosse colpa dell’agitazione o dell’adrenalina, non lo sapeva bene, fatto sta che erano le 9 passate, le 3 di notte secondo l’ora Londinese e lui tutto voleva fuorché coricarsi al calduccio.

Una volta vestitosi si mise ad armeggiare con l’incantevole caminetto in pietra del salottino, mise alcuni ceppi sulla pietra ed accese il fuoco, andandosi poi a sedere sull’imponente divano color porpora che svettava in centro alla stanza.

La sua mente iniziò a vagare pensando a ciò che lo aspettava di lì a poche ore. Era tremendamente agitato e se pensava che avrebbe anche presentato tre canzoni nuove poteva sentire i battiti del suo cuore salire alle stelle.
Andò in camera, recuperò l’iPod e tornato in salotto, con le cuffie nelle orecchie e le 3 canzoni in ripetizione, prese a camminare in circolo per la stanza illuminata solo dalla tremolante fiamma del fuoco ripassando mentalmente le parole delle tracce del suo nuovo album.

Qualche ora più tardi Andy si mosse nel letto, con una mano a tentoni cercò il corpo del suo ragazzo accanto a sé. Tutto ciò che i suoi polpastrelli percepirono fu il ricamo del copriletto freddo che ancora immacolato era steso perfettamente sulla parte vuota del materasso.

“Mika” chiamò in un sussurro. Nessuna risposta giunse alle sue orecchie.

A malavoglia socchiuse gli occhi e percepì la calda luce arancione del fuoco proveniente dalla fessura della porta del salotto che era stata lasciata accostata. 

“Miiikaaaa” chiamò questa volta più forte buttando un occhio al cellulare sul comodino accanto al letto.

Il display segnava le 3:25, Andy era certo di trovare il ricciolo addormentato sul divano in salotto di fronte al caminetto.

Si alzò svogliatamente e raggiunse la porta. Sbirciò oltre e vide la figura di Mika, illuminata di arancione che percorreva avanti e indietro la stanza, iPod nelle orecchie e sguardo puntato a terra, concentrato.

Avanzò verso il ragazzo che continuando a girovagare assorto non pareva essersi accorto di lui.

Quando gli fu a pochi metri sventolò una mano di fronte al suo viso, Mika sorpreso si spaventò facendo un mezzo passo indietro, e guardandolo scioccato mentre si portava una mano al petto.

Si tolse una cuffietta e squadrò il greco “Mi hai fatto prendere un colpo! Non dovresti essere a dormire?!” rifletté.

“Infatti, IO stavo dormendo” gli ricordò Andy stropicciandosi un occhio mentre uno sbadiglio prendeva possesso della sua bocca.

“Tu invece? Cosa ci fai in giro con l’iPod nelle orecchie alle tre e mezza del mattino?” gli chiese indicando l’aggeggino colorato nelle sue mani.

“Sto ripassando…” puntualizzò con fare ovvio Mika levandosi anche l’altro auricolare e avvolgendo il cavetto attorno al lettore.

“Vieni a dormire!!” gli intimò Andy prendendolo per un polso. Mika si voltò e rabbrividendo per il contatto dei suoi piedi con il marmo freddo emise prima uno starnuto poi un secondo.

Non appena si riprese sbarrò gli occhi fermandosi immobile. “No no no no no no!!!” prese a dire mentre l’ansia cresceva dentro di lui in maniera incontrollabile. Andy lo fissò portandosi una mano in fronte, ci mancava solo questo!

“Cavolo! Non posso ammalarmi, non posso!!!” Mika si fiondò in camera recuperando una coperta e avvolgendosela attorno per poi tornare velocemente davanti al fuoco.

Il giovane era ipocondriaco, Andy lo sapeva fin troppo bene, aveva sempre il terrore di ammalarsi prima di un concerto, se aggiungeva anche questo all’agitazione che aveva già per le serate a venire, il biondo temeva veramente che sarebbe arrivato alla fine della settimana senza dormire una sola notte. 

“Se venissi a dormire forse eviteresti di prendere freddo…” puntualizzò Andy avvicinandosi a lui cercando così di convincerlo a seguirlo sotto le coperte.

“No! Devo stare al caldo davanti al fuoco! Se mi va via la voce sono fregato! Fregato capisci??!” spiegò istericamente il ricciolo portando le mani verso le fiamme danzanti.

Andy si sedette accanto a lui. “Ok, ma non ti conviene essere riposato domani alla prima?” gli chiese con calma, cercando di trovare una scusa che lo facesse ragionare. 

“No, cioè sì, ma è più importante che io sappia le canzoni e non perda la voce” continuò sicuro della sua scelta.

“Ma le canzoni le sai, e la voce non la perderai, dai vieni di là…” tentò ancora sbadigliando e tirandolo a sé.

Mika non si schiodava da lì, fermo con le sue convinzioni.

Andy passò allora al piano B. Iniziò ad accarezzarlo dolcemente sul collo, sostituendo il tocco con i baci, azzerando la distanza tra loro lo spinse sul tappeto sdraiandosi poi su di lui. Iniziò una danza di baci e carezze che sapeva mandavano fuori controllo il moro in un battito di ciglia. Mika si lasciò andare completamente alla volontà del suo ragazzo partecipando attivamente a quel gioco sensuale ed estremamente eccitante che sapevano danzare insieme con la complicità di due ballerini di tango argentino.

Andy proseguì la sua opera incantatrice scendendo sempre più giù lasciando baci sul petto del ragazzo e assaporando ogni suo centimetro di pelle.

Quando fu sicuro che Mika fosse immerso completamente nel suo gioco risalì e gli sussurrò all’orecchio

“Sai, c’è una canzone che secondo me non hai ancora ripassato…” gli disse mordendo poi il lobo del suo orecchio destro.

“Hmm quale?” chiese assorto Mika afferrando la sua maglietta.

“Hm, quella che dice più o meno -Toi plus moi ça fait boum boum boum-“pronunciò il greco con uno strano francese dal retrogusto anglosassone.

“Ti va di ripassarla con me di là?” proseguì poi fermandosi un attimo e puntando gli occhi azzurri nei suoi con fare sensuale. 

“Absolument!” esclamò lascivamente nella lingua di Moliere il libanese.

I due amanti, lasciarono il tappeto del salotto per fiondarsi nel grande letto a baldacchino, vi arrivarono avvinghiati l’uno all’altro labbra contro labbra, cuore a cuore. Non vi era posto migliore dove il loro amore poteva ardere come le impetuose fiamme del camino, ognuno si sapeva donare completamente all’altro, ciascuno era capace di sfiorare il cielo con un dito e portare con sé l’anima e il corpo del proprio amante. Non c’era nulla intorno a loro se non loro stessi, le loro emozioni e i loro fremiti. Andy e Mika.

Un’ora più tardi il biondo sdraiato sul morbido letto osservava i fini lineamenti del ricciolino che dormiva finalmente beato tra le sue braccia, dimentico per qualche ora di tutte le ansie e le paure, svanite come neve al sole e pensò che quella era la prova che fosse perfettamente riuscito nel suo intento.

Mika aveva solo bisogno di questo, aveva solo bisogno di lui.   

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Buonasera, mentre posto sto guardando la finale di The Voice di Francia dove Mika ha appena cantato Your Song insieme al suo finalista quindi vi propongo di ascoltare questa canzone mentre leggete questo capitolo perchè trovo che sia perfetta! qui il link (https://www.youtube.com/watch?v=qfuMYMmoFWc)
Questo capitolo è ispirato, l'avrete capito, ai concerti di Montreal che Mika ha tenuto a febbraio con l'orchestra sinfonica. 
Il tweet che Mika ha postato in quei giorni è datato 13 febbraio e recita:  What an incredible three nights. Thank you to Simon Leclerc and the Montreal Symphony Orchestra.
In realtà riprende un momento inventato, anche se alcune informazioni le ho tratte da alcune interviste o cose che aveva detto in merito. 
Mi scuso per il ritardo ma non sempre ho tutto il tempo che vorrei per poter scrivere. Per ora l'ispirazione non manca, il tempo un po' di più.
A presto e aspetto le vostre impressioni con impazienza!
Vv

 

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Capitolo 11
*** Good old fashioned... cook! ***


Vi consiglio caldamente di leggere questo capitolo con Good old fashioned lover boy dei Queen in sottofondo, troverete il link quando sarà il momento giusto nella storia ;) 

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Londra, 27 aprile 2015
 

Erano le nove di una nebbiosa mattina, nel lussuoso appartamento di Chelsea gli occhi azzurri del biondo greco scrutavano affranti la desolazione che regnava nel frigorifero della candida cucina, il suo stomaco avrebbe ingurgitato quantità indescrivibili di cibo in quel preciso istante ma tutto ciò che poteva scorgere sugli scaffali in vetro del refrigeratore erano alcuni sottaceti, un piccolo panetto di burro, maionese, ketchup, un paio di uova, 3 birre e mezzo litro scarso di latte.

“A chi toccava far la spesa questa settimana?!” gridò Andy chiudendo sconsolato lo sportello, con tono abbastanza alto affinché il suo coabitante potesse udire le sue parole dovunque si trovasse.

“Ehm, a me?” giunse la voce lontana ed interrogativa del ragazzo al piano di sopra.

“Infatti” disse più a sé stesso che allo spilungone del suo fidanzato prendendo tra le mani una mela dal portafrutta posizionato sul ripiano di marmo dalle venature grigiognole e rigirandola tra le dita. Aveva tutto fuorché un aspetto invitante.

Si sentirono dei passi scendere rumorosamente le scale e pochi secondi dopo comparì a piano terra Mika seguito dalle cagnoline che trotterellavano giocosamente dietro le sue gambe.

“E’ arrivata la mia mandria di bufali!” esclamò fissando i tre abitanti della casa che avanzavano verso la cucina a grandi passi.

Il ragazzo punto le iridi nocciola negli occhi di Andy sorridendo con fare innocente ed esclamando gioiosamente

“Buongiorno mon amour!” gli stampò un veloce bacio a fior di labbra. 

“Sai “mon amour”, sarebbe un buonissimo giorno se ci fosse qualcosa di commestibile in queste quattro mura” sentenziò ironico mentre il suo stomaco reclamava a gran voce cibo.

“Suvvia…” minimizzò Mika avvicinandosi allo sportello del frigorifero e spalancandolo.

Ne estrasse due bottiglie di birra e le mosse davanti agli occhi del ragazzo che incrociò le braccia al petto e lo fulminò con lo sguardo.

“Ok, birra no” concluse grattandosi la nuca e tornando a voltarsi e risistemando le bottiglie sullo scaffale dell’anta.

“Bingo!” esclamò un secondo dopo afferrando burro, latte e uova e chiudendo lo sportello.

Andy seguiva le sue mosse appoggiato al ripiano di marmo guardandolo scettico mentre Mel si sedette accanto a lui, in una silenziosa richiesta di attenzione.

“Hai fame?” le chiese abbassando lo sguardo e passando una mano sotto il musetto. La bella golden portò le orecchie in avanti e lo rimirò con un’espressione attenta scodinzolando alla frase che ben conosceva.

“Anche io avrei fame, ma voi almeno le vostre crocchette le avete” esclamò nella direzione del riccio che accucciato a terra stava cercando qualcosa in uno dei mobiletti al di sotto dei fornelli.

“Bell’idea!” si voltò l’affaccendato cantante sorridendo a 32 denti.

“Dici che sono commestibili per gli umani?” chiese semiserio mentre la cucciola gli passava tra le gambe.

Andy non gli rispose fingendosi piccato “Venite!” esclamò solamente alle due cagnoline che lo seguirono diligentemente.

Il giovane riempì le ciotoline ciascuna coi propri croccantini e le posizionò sul pavimento in cotto, subito le affamate quadrupedi vi si gettarono impazientemente.  

Svuoto i piccoli contenitori dell’acqua, gli diede una veloce lavata e le riempì di nuovo con acqua fresca, sistemandole a fianco alle ciotole da cui le due stavano voracemente attingendo.

Un’istante dopo tornò in cucina, Mika era ai fornelli, sul ripiano accanto ai fuochi vi era il sacchetto della farina, le uova, latte, burro e zucchero. Tra le mani aveva una bacinella di vetro con già una cospicua quantità di cristalli bianchi di zucchero al suo interno.

Dalla scatolina di cartone afferrò un uovo, lo picchiettò sul bordo di marmo e ne estrasse gli albumi facendo passare il tuorlo da una metà guscio all’altra con precisione prima di versarli in una ciotola più piccola.

“Mi passi il frullatore?” chiese al biondo che lo osservava alle sue spalle.

Andy aprì l’ennesimo armadietto impugnando il piccolo elettrodomestico e agganciando le fruste, porgendolo poi al cuoco.

“Metti un po’ di musica” Ordinò indaffarato il libanese mentre con fare sicuro sbatteva le uova con lo zucchero.

“Si chef, serve altro chef?!” lo prese in giro il greco pizzicandogli un fianco mentre passando dietro di lui afferrava il telecomando dello stereo e lo puntava verso il lettore cd.

Le note di “Good old fashioned lover boy” dei Queen risuonarono per la stanza. (https://www.youtube.com/watch?v=JJLrw3sCviw)

“Waaaa, adoro questa canzone!” strillò Mika iniziando a muoversi a ritmo di musica e canticchiando con fare giocoso.

“I can dim the lights and sing you sooooongs full of saaaaaad things, we can do the tango just for two” lo sbattitore elettrico girava negli albumi ormai quasi montati a neve seguendo il ritmo dettato dai tasti del pianoforte di Freddy.
Andy lo osservava sorridendo.

“I can serenade and gently plaaaay on your heart striiings, be your Valentino just for yooouuu” continuò estraendo all’ultima sillaba le fruste dalla ciotola e spostandola sulla sinistra afferrando la seconda dove vi erano I tuorli e il restante zucchero.

“Ooh love - Ooh Loverbooooooy, what're you doin’tonight, heeey booooy” iniziò ad ancheggiare con la musica crescente mentre lo sguardo di Andy si andò a posare sulle sue curve che danzavano con fare sensuale davanti ai suoi occhi mentre ancora armeggiava con le uova e lo zucchero.

“Set my alarm, turn on my charm that's because I'm a good old-fashioned loverboooooy”

Intonò in una nota perfetta mentre con la mano libera afferrava il padellino del burro sciolto e lo versava nel composto, continuando a mescolare quello che sarebbe diventato di lì a poco l’impasto dei pancakes.

“Ooh let me feel your heartbeat grow faster, faster” canto girandosi verso Andy mimando le parole della canzone con una mano al petto che batteva a ritmo del cuore e lanciandogli uno sguardo lascivo.

Andy assottiglio gli occhi sorridendo maliziosamente incurvando verso l’alto un lato delle labbra.

“Ooh Ooh let me feel your love heeeaat, come on and sit on my hot-seat of love” pronunciò con voce grave mentre si avvicinava al ragazzo con malizia negli occhi e con un dito gli lasciava una piccola goccia del cremoso impasto sulla punta del naso.

“And tell me how do you feel right after
all I'd like for you
and I to go romancing”
 
Canticchiò muovendosi per la cucina con un mestolo in una mano ed una frusta nell’altra mentre il greco seguiva ogni sua mossa con attenzione trattenendo per il momento i suoi istinti.

“Say the word - your wish is my command” scandì parola per parola occhi negli occhi con il bel biondo leccandosi le labbra sensualmente per poi girarsi subito dopo e intingere il mestolo nella ciotola di vetro.

Il contenuto dell’arnese finì nella padella rovente sul fuoco emettendo un invitante crepitio non appena il composto tocco la superficie, mentre Mika continuava la sua canzoncina stavolta fischiettando e Andy iniziava finalmente a sentire il tanto sospirato profumo di pancakes espandersi per la cucina.

Le due golden retriever annusata l’aria invitante si presentarono poco dopo dai padroncini intenti ai fornelli.

“When I'm not with you I think of you always, I miss you” tornò ad intonare Mika, dando stavolta perfettamente voce ai suoi pensieri con quel particolare verso della poesia dei Queen.

Andy gli sorrise teneramente di rimando accompagnando il suo sguardo con un buffetto sulla guancia.

I pancake iniziarono ad arrossire nella padella, il riccio con fare da maestro sollevo la padella e con un gesto accurato fece compiere una veloce piroetta al dolce dischetto dorato che atterrò perfettamente al centro subito dopo con un altro crepitio.

“Wow, avrei giurato che l’avrei staccata dal soffitto quella cosa” ironizzò Andy sghignazzando verso il compagno che continuava ad ancheggiare a ritmo di musica.

Mentre i due si divertivano nella preparazione della colazione la piccola cucciola di casa, guaiva già da alcuni minuti cercando invano di attirare l’attenzione di almeno uno dei giovani prima che fosse troppo tardi.

Andy si voltò però quando ormai la frittata era fatta. Melachi emise infatti un sonoro “Woof” che attirò lo sguardo del biondo verso terra dove la piccola accucciata stava ormai facendo i suoi bisogni.   

“Amira NO!” gridò ormai troppo tardi il greco alla vista della scena.
Il vociare del ragazzo spaventò la piccola retriever che per tutta risposta se la diede a gambe fuggendo in corridoio, spargendo gocce giallognole per tutto il pavimento.

Quando Mika si voltò vide la piccola “principessa” di casa che se la correva in tutta fretta con Andy appena dietro che cercava di afferrarla senza però riuscire nell’intento.

“Cacchio, cacchio CACCHIO!” strillò il più giovane mentre il moro guardava la scena sghignazzando.

Quando finalmente Amira si fermò in fondo al salotto, Andy l’afferrò tra le mani sconsolato.

“Ti ha fregato un’altra volta!” lo rimbeccò Mika varcando la soglia della stanza da giorno con uno straccio in mano.

“E’ tutta colpa tua!” puntò un dito verso di lui il biondo, stizzito sedendosi sul pavimento.

“Mia?! Ma se stavo cucinando!” si difese il cuoco alzando le braccia al cielo con fare offeso.

“No, stavi cucinando canticchiando e muovendo sensualmente il tuo bel fondoschiena! Mi hai distratto!” lo attaccò Andy puntualizzando il motivo della sua poca attenzione.  

“Ah ahhhhhh questo perchè sono un bello e bravo amante come quelli di un tempo!” gli disse riprendendo la canzone che stava ormai giungendo alle ultime strofe.

“Tu sarai la mia rovina!” gli disse ironicamente “andrò a prendere un secchio e dell’acqua che tanto per cambiare mi tocca pulire il pavimento!” annunciò sconfitto alzandosi per dirigersi verso il bagno.

“Mika!” richiamò la sua attenzione una volta in piedi.

“E’ una mia impressione o sento puzza di…” Andy non fece in tempo a concludere la frase che Mika urlò

“I PANCAKES!” prima di fiondarsi in cucina a corse.

Quando giunse davanti ai fornelli vide del leggero fumo alzarsi dalla padella, e il delizioso composto ormai bruciato. Immediatamente spense il fuoco e portò l’incandescente padella sotto il getto d’acqua.

Andy fece la sua comparsa con il secchio dell’acqua nella mani guardando i fornelli con aria sconsolata, il suo stomaco ormai brontolava senza sosta.

La musica cessò in quell’istante rivelando il trillo del cellulare di Mika adagiato sulla mensolina di legno della cucina.

Vi eran due nuovi messaggi, entrambi di suo fratello Fortuné

“Ciao, sei a casa? Mi serve un favore, mi dovresti prestare il tuo computer per una ricerca, il mio è in assistenza” recitava il primo. “Mi serve entro questo pomeriggio!” recitava poi il secondo, inviato a venti minuti di distanza dal primo, a cui il fratello minore non aveva ottenuto risposta.

Mika iniziò a comporre la sms accettando la richiesta quando un’idea gli balenò in mente.

“Si, te lo presto a una condizione, che tu porti qualcosa per colazione a me e Andy”
scrisse velocemente inviando la risposta.

A quell’ora il minore dei Penniman usciva dal suo lavoretto mattutino, faceva il panettiere per una grande panetteria e pasticceria, il riccio non si sarebbe fatto sfuggire quell’opportunità che era capitata al momento giusto.

“Sono lì tra 10 minuti” recitava la risposta di Fortuné che arrivò poco dopo.

Esattamente dieci minuti più tardi il campanello emise un trillo veloce. Mika si fiondò alla porta accogliendo il fratellino con un “Ma che piacere vederti!” ed un sorriso da oscar.

“Opportunista” gli rispose ridacchiando l’altissimo ragazzo.

“Andyyyyy è arrivata la colazione!” chiamò a gran voce annunciando quel tanto sospirato momento.

“Fort! Ti ho mai detto che ti voglio un mare di bene?” esclamò il greco abbracciando il cognato che brandiva una scatola con una torta Sacher in bella vista.

“Andy, a stare con mio fratello stai diventando stronzo come lui!” lo apostrofò ridendo il ragazzo.

I tre si sedettero a tavola finalmente gustandosi la tanto agognata colazione all’alba delle dieci e mezza del mattino.  

Dopo tutto quella era solo una normale mattinata a casa Penniman e c’era tutto ciò di cui avevano bisogno in quella città, famiglia, amore, cani, e perchè no, anche dei pancake bruciacchiati!

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Buonasera! Allora, spero la canzone vi sia piaciuta, è uno dei pezzi dei Queen che preferisco e ce la vedevo troppo cantata da Mika in questo modo. Qui di seguito trovate il link per testo e traduzione nel caso ne abbiate bisogno o siate curiosi (http://www.testitradotti.it/canzoni/queen/good-old-fashioned-lover-boy)
Questo capitolo lo dedico a funghettopazzerello, colei che mi ha gentilmento offerto l'ispirazione su un piatto d'argento proponendomi un tweet di Mika datato 30 novembre 2013 (https://twitter.com/mikasounds/status/406757959877017600 qui lo trovate completo di fotografia allegata) che recitava "Home! London. Dog. Burnt pancakes" (Casa! Londra. Cane. Pancake bruciati) 
Ho voluto di proposito non rispettare la data reale, ed ho voluto raccontare quella che secondo me è un po' la vita quotidiana di questi ragazzi, senza per una volta tener conto del lavoro, della distanza e delle varie difficoltà. E' un ritratto di pura e semplice vita, così come la immagino io. E' più corto degli altri ma l'ho scritto di getto in un paio d'ore adesso!
Alcuni appunti di spunti reali:
- La cucciola si chiama davvero Amira, l'ha accennato rispondendo ad un tweet settimana scorsa. Il nome significa Principessa in arabo;
- Fortuné fa davvero il panettier alcuni giorni a settimana, l'ha detto in un intervista francese recentemente suo fratello. 
Grazie per la pazienza! ;)
Vv  

 
 
 

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Capitolo 12
*** Cieli romantici ***


- Santo Stefano Belbo, agosto 2013 –


Era un afoso pomeriggio estivo, sulla strada collinare che portava al tranquillo paesino italiano, abbarbicato tra i verdeggianti vigneti piemontesi, si poteva scorgere una singolare carovana di automobili, Mini cooper per l’esattezza, ognuna di un diverso colore, che avanzavano in composta fila indiana percorrendo le dolci curve caratteristiche di quei paesaggi pedemontani.

In testa a questa tranquilla processione vi era un cooper color panna che fungeva da capofila e che tutte le altre vetture accodate seguivano diligentemente.

Al volante della coupé senza capotte vi era Mika, ossia colui che poche settimane prima, aveva avuto la peculiare idea di organizzare quel viaggio, portandosi con sé niente meno che l’intera famiglia, cane compreso.     
  
Il cellulare del ragazzo, i cui riccioli al vento sventolavano liberi nell’aria calda dell’estate, squillò per l’ennesima volta sul cruscotto della vettura.

Con un risolino sommesso Andy, seduto in maniera poco composta sul sedile del passeggero, afferrò l’aggeggio e lo passò al suo ragazzo annunciando solamente “Tua zia” tornando poi a godersi l’aria calda tra i corti capelli biondi socchiudendo gli occhi mentre il magico paesaggio gli scorreva accanto.

“Zia!” rispose Mika con un tono che non nascondeva una certa vena piccata. Era la quinta volta in meno di un’ora che il suo cellulare squillava e che le sue zie facevano presente al capo-gita quanto la comitiva non vedesse l’ora di arrivare a destinazione.   

“Allora?? Manca molto?? Tua cugina deve scendere a far pipì, io ho fame e la nonna vuole un caffè!” annunciò la signora libanese di mezza età rimproverando il nipote per l’ennesima volta.

“Mancano meno di dieci minuti, giuro!” rispose pazientemente mentre superava una dolce collinetta da dove si iniziavano finalmente ad intravedere le prime case del borgo.

“Hai detto così anche mezz’ora fa! E non giurare che non si fa!” intervenne ancora la donna con tono di rimprovero.

Mika roteò gli occhi esasperato prima di tornare a rivolgere la parola alla sua “amata” zia. “Alza gli occhi zia, vedi quelle case? Siamo davvero quasi arrivati”

“Sarà meglio!” tagliò corto la sorella della madre chiudendo poi la chiamata.

Il riccio lanciò malamente il cellulare sul cruscotto dove se n’era stato fino a poco prima e diede un occhio al navigatore gps che segnava 6 chilometri all’arrivo.

“Chi ha bisogno di una sigaretta, un caffè o qualcosa da mangiare sta volta?” chiese Andy ridacchiando, scrutando il guidatore con la coda dell’occhio.

“Mamma mia che pazienza…” constatò lui in risposta senza staccare gli occhi dalla strada e ammirando i lunghi filari di viti alla sua sinistra.

Le 8 cooper proseguirono la loro marcia ancora per cinque minuti prima di arrivare nel cortile del grande casolare che avevano affittato per l’ennesima tappa di quel viaggio che, partito da Londra aveva già attraversato mezza Europa e che quel giorno era finalmente approdato nel bel paese.

Come le auto furono parcheggiate sull’acciottolato iniziò la discesa di tutti i numerosi membri di quel clan che al completo contava ben 26 persone.

Mika non fece in tempo ad allacciare il guinzaglio a Mel, pronto a farla scendere dalla vettura insieme a lui che un paio delle sue zie con cugine al seguito si avvicinarono con passo svelto verso la Mini bianco panna.

“Mika devo andare in bagno! Puoi chiedere dov’è?” iniziò la sua cuginetta undicenne impaziente di raggiungere una toilette dopo molte ore di viaggio.

“No Mika! Vieni prima con me che devo…” iniziò una delle signore sulla sessantina afferrando un suo braccio portandoselo con sé.

“Noooooo Mikaaaa, prima te l’ho chiesto io!” piagnucolò la bambina che aveva preso la parola precedentemente aggrappandosi alla sua maglietta.

“Stai buona!” intervenne la madre della piccola zittendola. “Lui è solo uno e serve a me!” continuò sgridando la ragazzina e rivendicando i suoi bisogni.

“Hey! Io sono la più vecchia qui, io ho la precedenza! Mika, voglio un caffè” si intromise qualche metro più lontano l’anziana nonna, capostipite della famiglia libano-siriana brandendo il bastone e sventolandolo per aria con fare minaccioso.

Il ragazzo sgranò gli occhi coprendosi le orecchie con le mani per sfuggire a quell’infernale baccano mentre Andy dietro di lui con Mel al guinzaglio si trattenne dal ridere sguaiatamente alla vista del tragicomico teatrino.

“Vi calmate tutte un attimo!!” sbottò infine Mika squadrandole malamente una ad una. La situazione era surreale, il giovane era l’unico in quell’orda di barbari a parlare l’italiano e ognuna di loro voleva sfruttare questa cosa per i propri bisogni il prima possibile.

“Ehm buongiorno!” si sentì una voce femminile intervenire dietro il gruppetto di donne disposte in cerchio.

Nel giro di mezzo secondo le signore libanesi si spostarono ed aprirono un varco tra la giovane italiana che aveva parlato e Mika.

“Penniman?” chiese la ragazza guardando le donne ed i due ragazzi.
Un coro di YES esplose all’unisono, l’italiana dai capelli castani li guardò leggermente intimorita. 

“Ok who speaks Italian?” si informò cordialmente in un inglese dal forte accento italiano, essendo stata informata dal padre che uno degli ospiti parlava italiano.
Le braccia del gruppetto di donne si alzarono simultaneamente puntando l’indice verso il riccio che ancora confuso dalla caciara di prima era rimasto un attimo indietro nella conversazione.

Ehm oh sì, scusi! Io parlo italiano, piacere sono Mika” intervenne poi allungando una mano verso la giovane.

“Piacere io sono Lara, puoi seguirmi? Ti mostro il casale” disse cordialmente la padrona di casa avviandosi verso l’entrata, Mika la seguiva poco distante guardandosi attorno: l’ampio cortile di acciottolato era circondato dalla grande casata a ferro di cavallo che occupava tre dei quattro lati dell’ampia corte centrale, nel tipico stile delle vecchie case patriarcali di contadini di inizio ‘900.

Sapientemente ristrutturata, con meravigliose travi a vista, terrazze in legno e mattoni rossastri, aveva un aspetto caldo ed accogliente.

Lara fece fare una veloce ricognizione al giovane, mostrandogli la disposizione delle numerose stanze sui tre diversi piani, la grande sala da pranzo dove potevano riunirsi tutti quanti per conviviali colazioni, pranzi e cene e la dispensa da cui potevano rifornirsi.

Gli chiese a che ora avrebbero gradito la colazione e se avessero particolari richieste, lui spiegate le cose più importanti decise poi di andare incontro alla sua grande famiglia che attendeva rumorosamente in cortile.

“Io volio scusarme ma noi no siamo tanto silenziosi” gli disse leggermente imbarazzato Mika giocherellando con le dita e guardandola negli occhi con fare timido.

“Oh ma non ti devi preoccupare! Non italiani siamo molto peggio e in più avete tutto il casolare per voi, potete far tutto il rumore che volete…” lo rassicurò Lara sorridendo cordialmente.

“Queste sono le chiavi delle stanze, lascio a te il compito di distribuirle se per te va bene, il mio inglese è pessimo, fortuna che almeno tu parli italiano” chiese gentilmente complimentandosi poi con lui.

“Io no chiamerei questa una fortuna, non per me almeno” scherzò Mika sapendo già ciò che lo avrebbe atteso nei giorni successivi.

Tornato dai suoi parenti distribuì le chiavi a ciascuno, lasciando i membri più anziani della famiglia ai piani inferiori e i suoi fratelli e cugini a quelli superiori.

Per una buona mezz’ora esaudì tutte le richieste dei suoi parenti fungendo da interprete tra loro e la bella Lara prima di poter impossessarsi a sua volta della sua stanza.

Quando finalmente varcò la porta della piccola camera all’ultimo piano della casa venne immediatamente avvolto dal calore della luce del sole che illuminava la stanza completamente in legno di pino. La grande portafinestra dava sul terrazzo esposto a sud-ovest e da lì si poteva godere della splendida vista sui colli verdeggianti delle langhe, una distesa di vigneti a perdita d’occhio.

Il riccio immediatamente attratto da quel paesaggio fiabesco si affrettò a prendere posto fuori appoggiando i gomiti sulla ringhiera di legno e lasciando che i suoi occhi assorbissero ogni sfumatura del verde dei filari, del blu intenso del cielo e del bianco-rossiccio dei tetti delle case in lontananza.
l cinguettio degli uccellini era uno dei pochi piacevoli rumori che rompevano il silenzio incantato di quelle distese di colline che si susseguivano dolcemente accarezzandosi come in un soffice intrecciarsi di linee sinuose.

“Voglio una casa qui!” pronunciò quasi senza rendersene conto mentre assorto osservava la magia della natura di fronte a sé.

“Mai dire mai” gli rispose Andy raggiungendolo e portandosi nella stessa posizione alla sua sinistra.

Pochi attimi dopo fece la sua comparsa anche Mel che imitando i padroni portò le zampe anteriori sulla ringhiera appoggiandosi scodinzolante con la testa al biondino.

“Secondo me vuole fare un giretto” attirò Andy l’attenzione di Mika indicando la golden che avendo passato molte ore in macchina sicuramente avrebbe tanto voluto sgranchirsi le zampe.

“Questa è un’ooottima idea” esclamò il moro contento lasciandosi il bel paesaggio alle spalle e rientrando nella stanza seguito degli altri due.

I ragazzi si cambiarono velocemente in abiti più comodi e rimesso il collare a Mel si avvicinarono all’uscita della stanza, in quel momento il cellulare di Mika squillò per l’ennesima volta.

“Ciao, vieni con me in centro che voglio far compere ma mi serve un traduttore?” trillò la vocina di sua sorella Zuleika dall’altro capo del telefono non appena ebbe accettato la chiamata, Mika sgranò gli occhi incredulo.

“Assolutamente no! Ci sarà qualcuno che parla inglese, usa quello, ciao!” rispose stavolta poco carinamente, esasperato da quella situazione. Prima di uscire dalla porta prese infatti il cellulare, mise il silenzioso e lo abbandonò sul comò varcando poi la soglia della stanza e chiudendo a chiave.

“Se chiamano te, non ti azzardare a rispondere” avvertì poi Andy, mentre scendevano le scale del bel casale.

Pochi minuti dopo i due si addentrarono tra le campagne silenziose che circondavano la loro casa cullati da un caldo venticello piacevole e dai raggi del sole che si stavano facendo sempre più arancioni in prossimità della sera.

“Guarda” esclamò Mika puntando il dito verso sinistra, le piccole pianticelle di viti, rigogliose si estendevano ordinatamente in perfette file parallele appena al di là del piccolo sentiero sterrato che stavano percorrendo.

Mika imboccò una delle piccole stradicciole che separavano una fila dall’altra immergendosi nel verde.

“Dove vai?! Non si può!” lo apostrofò Andy cercando di riportarlo sulla strada principale che tagliava in due un grande terreno erboso, dove Mel stava correndo cercando di catturare qualche passerotto che volava più basso dei compagni.

“Chi lo dice che non si può, dai vieni!” lo incitò proseguendo più all’interno ed emettendo un fischio che udito dalla cagnolina la fece subito voltare verso di lui e seguire i suoi passi.
Al biondo non rimase altro da fare che arrendersi alla volontà del suo quasi trentenne bambinone imboccando a sua volta il piccolo sentiero erboso.

Camminare immersi in quel modo nelle colline era un’esperienza sensoriale idilliaca, era la pace assoluta, la spensieratezza, il ritornare bambini.

Tra le grandi foglie delle viti più grandicelle si poteva già scorgere qualche piccolo grappolo d’uva che precocemente maturo luccicava baciato dalla luce del sole ormai vicino al tramonto.
Senza troppo pensare Andy allungo una mano e con cura staccò un grappolo più grosso degli altri che portò con sé una grande foglia dalle sgargianti sfumature verdi.

Ancora intento nella sua minuziosa opera sentì un “oooh” meravigliato provenire da davanti a sé.

Alzò gli occhi per raggiungere il ragazzo di cui vedeva solo alcuni riccioli più avanti, la collinetta, aveva raggiunto la sua altezza massima e dove si trovava Mika stava iniziando la sua dolce discesa.

Quando fu a pochi metri da lui non poté trattenere un sussurro di meraviglia nell’incontrare quell’immenso spettacolo.

Il vigneto era giunto alle ultime piante e di fronte a loro si apriva un piccolo spiazzo erboso da cui si poteva vedere tutto il paese di Santo Stefano circondato dal paesaggio smeraldo illuminato di un arancione intenso del sole ormai prossimo al tramonto che quasi baciava l’orizzonte sotto di sé.

Mika si sedette sul prato lasciando che la brezza ormai più fresca accarezzasse i suoi riccioli e chiuse gli occhi sentendo il caldo tepore del sole ancora sulla pelle.
Mel accanto a lui prese a rotolarsi giocosamente nell’erba scodinzolando felice.

Il suo pelo rossiccio, toccato dai colori del tramonto aveva una sfumatura ancora più intensa, sembrava dipinta.

Andy prese posto sedendosi dietro di lui, cingendogli il petto con un braccio, con l’altra mano gli coprì gli occhi.

“Apri la bocca” gli sussurrò all’orecchio, mentre appoggiava il mento sulla sua spalla cogliendo il profumo fruttato della pelle del suo compagno che andava ad intrecciarsi con quello della natura immersa nella calda sera d’estate.

Mika obbedì fidandosi del gioco del greco il quale spostò la mano dal suo petto e delicatamente staccò un acino d’uva dal grappolo che aveva adagiato poco prima accanto a lui sulla foglia di vite, portandolo poi alla bocca del giovane moro.

Come percepì la superficie liscia della buccia, Mika sgranocchiò il chicco sprigionando un dolce sapore dal leggero retrogusto aspro che contribuì ad ampliare il piacere di quell’incantevole momento.

La testa ricciola si piegò all’indietro andandosi ad appoggiare sulla spalla del ragazzo che ora lo cingeva con entrambe le braccia mentre la schiena aderiva al suo petto in un incastro perfetto.

Gli occhi nocciola del moro si schiusero incontrando il viso del suo compagno. Andy stette a rimirare le iridi che lo fissavano amorevolmente e che la luce fiabesca e calda del tramonto aveva dipinto di una gradazione aranciata andando ad esaltare le sfumature verdi, piccole pennellate precise su di una tela di naturale bellezza.

I riccioli scuri avevano assunto a loro volta dei toni più biondo-rossastri e vederli mossi dalla brezza serale era un piacere per gli occhi, Andy spostò una mano dal suo petto e la portò ad intrecciarsi tra le morbide curve sinuose. I suoi lapislazzuli blu incontrarono poi le labbra carnose che gli sorridevano a pochi centimetri dalle sue portandolo a perdersi in quell’istante ed andando lentamente a farle incontrare in un bacio delicato che subito si trasformo nella ricerca frenetica del sapore dolce e fruttato dell’altro.

Il cielo rosso sangue di fronte a loro intanto, esplodeva in mille tonalità, come nella magia di una tela romantica di Turner, lasciandosi il giorno alle spalle così come loro si erano lasciati il mondo dietro si sé ed accogliendo i primi segni della notte.

I loro corpi erano su quella collina verdeggiante tra le viti, ma le loro anime erano altrove.

Volate.

Scomparse come fantasmi leggeri nell’oscurità della notte con l’unico desiderio di restare a vivere quell’incanto in eterno, senza far più ritorno.  
 

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Buonasera! 
Sono tornata. In questo capitolo, soprattutto alla fine mi sono lasciata prendere per mano dalla mia vena artistica di pittrice, forse si nota... Io i tramonti li amo, sto per intere mezz'ore ferma ad osservare il calare del sole, forse perchè non sempre ho la possibilità di vedere il cielo tingersi di rosso dato che, vivendo in montagna, scompare dietro qualche picco prima ancora che possa tingersi veramente di rosso porpora. Ok, tornando a noi, l'ispirazione di questo capitolo è da trovare qui http://xl.repubblica.it/articoli/mika-pop-up-xl-90-lasciatemi-viaggiare-con-un-clan-intero-sono-un-italiano-vero/6216/ , in un altro degli articoli che Mika ha scritto per il magazine XL. Non sono sicura al 100% che sia passato anche per quel paesino durante la sua vacanza itinerante, sono certa però che vi abbia trascorso le ferie più di una volta dato che in alcune interviste ha nomitato proprio questo paese.
Spero la storiella vi abbia entusiasmate e che sia riuscita a passarvi tutti i colori che ho visto io in questo paesaggio, ad averne il tempo ve lo dipingerei e vi posterei il quadro ma in questo periodo non ne ho proprio il tempo. 
ps. Nell'ultimo paragrafo c'è una citazione da una canzone di Mika, indovinate quale....
Grazie a chi mi segue costantemente! A presto, Vv  
 
          

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Capitolo 13
*** È per questo che mi ami ***


- Camargue, maggio 2015 -
 
 
Era una splendida giornata di cielo limpido e calda brezza marina sulla spiaggia selvaggia della regione francese affacciata sulle acque blu cobalto del Mediterraneo. 
 
Quel pomeriggio la solitamente tranquilla atmosfera di quei luoghi dai tratti mistici ed incontaminati aveva preso vita; canti gioiosi provenivano da un piccolo gruppetto di persone, sedute a formare un cerchio ordinato sulla sabbia piacevolmente tiepida della spiaggia a pochi metri dalle onde che si infrangevano sulla costa. 
 
I volti che si potevano scorgere erano i più diversi, c'erano alcuni adulti e c'erano bambini. 
Il più longevo tra di loro era un uomo dall'aria e dall'espressione saggia, aveva poco più di 70 anni ed uno sguardo da fanciullo, al suo collo pendeva una grossa macchina fotografica dall'aspetto fragile ma professionale, i capelli argentati erano parzialmente coperti da un cappellino da baseball beige molto giovanile sul quale svettava il suo nome, Peter. 
 
Accanto a lui sedeva un ragazzo ricciolo dalle lunghe gambe magre incrociate a formare la classica posa da indiano, anche lui aveva una dolce espressione da bambino negli occhi castani, di ben 4 decenni più giovani dell'amico che gli stava accanto. 
 
Come Peter anche lui portava un cappello da baseball, il suo era più colorato ed al centro analogamente, quattro lettere verdi e rosse indicavano in suo proprietario: Mika. 
Se li si guardava da lontano i due uomini potevano sembrare padre e figlio, nelle loro iridi risplendeva la stessa luce e lo stesso amore per ciò che stavano facendo in quel momento. 
 
Alla destra di Mika vi era un signore a metà strada tra gli oltre 70 anni di Peter e i 31 del ricciolo, il quale imbracciava una chitarra e faceva scorrere le dita sapientemente sui tasti e sulle corde trasportando nel suo ritmo gioioso tutti i presenti. A completare il cerchio vi erano poi seduti in maniera più o meno composta 6 bambini dai 5 ai 12 anni. 
 
Alcuni di loro portavano in testa dei coloratissimi foulard a nascondere la dura realtà che già così piccoli li aveva colpiti duramente, altri mostravano una carnagione pallida certamente non dovuta alla mancanza di abbronzatura, altri ancora avevano un aspetto sicuramente più vivace, erano coloro che avevano vinto la guerra, o erano sul punto di fare alzare bandiera bianca a quel subdolo nemico che accomunava tutti loro.
 
In quel preciso istante però, la realtà che spesso li vedeva rinchiusi tra tristi mura bianche e letti tanto diversi da quelli che adornavano le loro camerette, era distante dalle loro menti.
I canti festanti che si ripetevano avevano riportato i sorrisi sui loro volti e qualcuno di loro si alzava di quando in quando per ballare felicemente a ritmo di musica.
 
Mika dal canto suo si divertiva ad intonare canzoncine per bambini tratte da cartoni animati francesi che erano gli stessi che avevano vivacizzato la sua infanzia parigina.
 
A pochi metri da loro, con la sua fedele telecamera in spalla, un giovane biondino dagli occhi del color del cielo immortalava gironzolando intorno alla comitiva, quegli istanti di gioia. Ora zummava sul volto radioso della più piccola delle bambine, ore inquadrava le dita veloci che toccavano le corde della chitarra, poco dopo si soffermava sul l'abbraccio che i due amici Peter e Mika si scambiavano alla fine di una canzone che avevano cantato entrambi a squarciagola, subito dopo posava l'obiettivo sull'incantevole terra selvaggia che circondava quello spensierato momento.
 
Poco distante, disturbava con il suo occhio impertinente le due donne, appartenenti a quella che da nove anni a quella parte era anche la sua famiglia, e che chiacchieravano amabilmente con le mamme dei piccoli, scambiandosi aneddoti di una vita quotidiana che nel passato o nel presente le aveva sapute mettere costantemente a dura prova. 
 
La sinuosa donna, fasciata da un vestito azzurro, aveva provato sulla pelle la paura atroce del rischio di vedersi una figlia strappata alla vita in maniera tragica e poteva capire fin troppo bene le emozioni delle più o meno giovani donne. 
Per questo pensava a quando anche loro avrebbero potuto gettarsi il passato alle spalle e poter guardare serenamente ai loro figli come lei stava faceva di tanto in tanto in quegli istanti, ora buttando un occhio alla quartogenita che le stava accanto, ora al fratello maggiore della ragazza, seduto ad animare l'atmosfera a quei piccoli guerrieri.  
La bella Zuleika dal canto suo, ascoltava intenerita ed emozionata i racconti che quelle donne, alcune poco più grandi di lei, stavano donando loro, capendo quando fortunata fosse ad avere ciò che possedeva. 
 
Andy con la mano fece girare la lente dell'obiettivo, inquadrando gli occhi scuri, lievemente lucidi della cognata e cogliendo l'essenza più profonda di quei momenti carichi di insegnamenti di vita.
L'espressione sorridente di Joanie apparì poco dopo nel piccolo obiettivo della videocamera, salutando il biondino con un cenno della mano.
 
Quando tornò al gioioso gruppetto notò che tutti insieme si stavano spostando, dirigendosi verso una grande tenda scura adibita a set fotografico, sapientemente montato per cogliere il massimo dai visi dei piccoli e dei loro accompagnatori.
Con lo sguardo cercò il suo compagno la cui figura slanciata svettava su tutti e la scena che si presentò ai suoi occhi lo intenerì a dismisura, tanto che sentì lo stomaco in subbuglio dare segni di vita, sfarfallando come solo accade quando si osserva la persona oggetto del proprio amore.
 
Mika stava correndo nella sabbia bagnata dalle onde, con la più piccola delle bambine in braccio alzando schizzi d'acqua con i piedi e bagnandola appena, facendola ridere contenta. Il giovane indirizzò l'obiettivo ed immortalò per alcuni attimi quello splendido istante poi lo abbassò e lascio che i suoi occhi assorbissero ogni centimetro di quella scena. Chissà se un giorno, tutto questo si sarebbe ripetuto, magari con un loro bambino sorridente tra le braccia del suo ragazzo.
 
Mentre la sua mente vagava immaginando possibili scenari futuri sentì un leggero click e voltandosi verso il piccolo suono vi trovò un obiettivo puntato al suo viso, quello di Peter che ora lo guardava soddisfatto.
 
"Non dovresti fotografare loro?" gli chiese ricambiando il sorriso
"La bellezza sta dovunque, io in questo preciso istante l'ho vista in te" gli disse piano scrutando i suoi occhi azzurri.
 
"Lascia per un attimo quella e vai a goderti questi momenti anche tu" gli consiglio Peter indicandogli la telecamera con un cenno della mano e sorridendogli teneramente come un nonno farebbe col nipotino.
 
"Ti assicuro che avrai ugualmente ricordi di questi momenti, e saranno anche più intensi di quelli che puoi rivedere in TV inserendo un DVD" concluse poi facendogli l'occhiolino.
 
Andy ci pensò un attimo ma poi decise di seguire il consiglio dell'anziano signore è lasciata la videocamera in mani sicure, corse a sua volta sulla sabbia umida raggiungendo i bambini e Mika che si rincorrevano sulla spiaggia nel più classico e semplice gioco.
Decise di partecipare anche lui alla caccia e correndogli appresso afferrò uno dei bambini sollevandolo in aria e provocando un urlo di gioia e stupore da parte del piccolo. Dopo alcuni istanti lo lasciò e prese tra le braccia nello stesso modo giocoso la più grandicella delle bambine donandole la meravigliosa sensazione di volare per un attimo nel blu terso del cielo.
 
Quando ebbe posato anche quest'ultima di nuovo sulla soffice sabbia calda prese meglio la rincorsa e questa volta, con grande sforzo afferrò Mika per i fianchi, fermando la sua corsa e sollevandolo qualche decina di centimetri da terra, provocando da parte sua, così come ai bambini poco prima, un gridolino di gioia e sorpresa. 
Quando i piedi del ricciolo toccarono nuovamente terra una manciata di secondi dopo, il ragazzo si girò rivolgendo un sorriso meravigliosamente dolce al suo compagno e mostrando due iridi castane lucenti di felicità ed amore.
Una bimba arrivò dalla coppia sempre correndo e li incitò a continuare il loro gioco prima che Peter chiamasse tutti all'ordine, pronto ad iniziare il servizio fotografico.
 
Uno dopo l'altro tutti i bambini presero posto all'interno della tenda scura, rivolgendo ampi sorrisi all'occhio professionale di Peter che catturò tutta la gioia dei giovani lottatori e dei loro genitori.
 
La giornata di domenica stava lentamente volgendo al termine, dopo le fotografie di rito, quello splendido e spensierato week-end stava per lasciare di nuovo il posto alla realtà. I bambini erano decisamente stanchi dopo quei due giorni così impegnativi per il loro fisico provato, ma nonostante tutto la loro espressione serena era ciò che contava davvero.
 
Gli uomini e le donne salutarono i piccoli guerrieri e si scambiarono qualche oggetto in dono, Peter portò loro le fotografie stampate in formato grande da poter conservare per ricordarsi in ogni momento di difficoltà, di quegli istanti insieme, prima di dividere le loro strade nuovamente, accompagnati dalla luce intensa del tramonto.
 
Quando ogni famiglia ebbe preso la strada del ritorno, Mika prese per mano Andy incamminandosi di nuovo sulla spiaggia, ora caduta nuovamente nel silenzio incantevolmente disturbato solo dai suoni della natura.
 
"Mika, Andy!" Sentirono chiamare alle loro spalle.
 
Entrambi si voltarono curiosi, Peter li stava raggiungendo a grandi passi, tenendo qualcosa tra le mani.
 
Quando arrivò davanti alla coppia si fermò e li osservò qualche istante, passando il suo sguardo dagli occhi castani a quelli blu zaffiro più volte.
 
"Io passo la mia vita a cercare la bellezza" inizio puntando gli occhi scuri ora sul moro ora sul biondo.
 
"Le forme più pure credo si celino nella natura, nell'amore e nei bambini" continuò portando lo sguardo a rimirare l'orizzonte lucente dal quale il sole era appena scomparso.
 
"Quando questi elementi si incontrano, nasce il sublime, l'incanto, la magia" pronunciò tornando a guardare i ragazzi difronte a lui che in quell'istante avevano intrecciato le proprie mani, sicuri che quel gesto fosse al sicuro da stupidi pregiudizi davanti a quell'uomo tanto saggio quando capace di donare amore incondizionato.
 
"E quando ho l'immensa fortuna di trovarmi davanti ai miei occhi tutto questo, sapete... Sarei un incosciente a lasciarmelo sfuggire" concluse porgendo alla coppia una busta gialla dalla grandezza di un foglio e sorridendo serenamente.
 
Mika la prese tra le mani e cercando con uno sguardo il consenso di Peter la aprì estraendone lentamente il contenuto.
 
Quando i suoi occhi incontrarono la prima delle fotografie in bianco e nero che l'amico aveva avuto la cortezza di scattare quel pomeriggio i suoi occhi si sgranarono, e così fecero quelli di Andy accanto a lui.
 
La prima immagine rappresentava in primo piano il viso di Andy che con uno sguardo indescrivibilmente emozionato, al limite della commozione osservava Mika che in secondo piano correva sul bagnasciuga con la piccola tra le braccia mentre entrambi ridevano raggianti. Negli occhi chiari del biondo si poteva leggere tutto l'amore ed il desiderio che quella scena riusciva a suscitargli, quello scatto aveva il potere di evocare ogni singola emozione.
 
Quando il riccio staccò gli occhi da quel capolavoro gettò impetuosamente le braccia al collo dell'amico di fronte a lui che ancora lo osservava sorridendo.
 
"Non so cosa dire! Un grazie non è nemmeno lontanamente un centesimo di ciò che vorrei dirti in questo momento" gli confidò emozionato mentre anche Andy si avvicinava per stringergli la mano riconoscente.
 
"I tuoi occhi parlano per te, mi hanno già detto tutto ciò che mi occorreva sentire" gli disse sinceramente il fotografo.
 
"In quanto a te, caro Andy, ti avevo promesso dei ricordi di questi momenti. Mi auguro che nelle immagini che seguono tu possa trovare ciò che stavi cercando" lo informò prendendo le mani nelle sue in un gesto di caloroso affetto mentre il biondo lo guardava con ammirazione.
 
"Ora vi lascio. I bambini sono andati, ma qui davanti a me ho ancora due delle componenti più importanti che formano il mio concetto di bellezza. La mia presenza è di troppo" e detto ciò si scambiarono un ultimo intenso reciproco sguardo ricco di gratitudine e si salutarono silenziosamente.
 
La giovane coppia si diresse allora verso le onde, sedendosi sulla sabbia ormai tiepida della sera e lasciando che i piedi toccassero con leggerezza le acque fresche del mare.
Andy prese dalle mani del compagno la busta gialla estraendo le altre fotografie.
Mika subito gli si avvicinò curioso appoggiando la testa sulla spalla e circondandogli con un braccio la vita, stringendolo a sé.
L'immagine che si ritrovò tra le mani era del gruppetto di bambini che si rincorrevano spensierati sulla spiaggia, seguiti dalle loro figure slanciate con Andy che tra le braccia, in alto sopra la sua testa teneva il bimbo con un'espressione di libertà dipinta in volto mentre rideva contento con le braccia distese nel vento.
 
Mika la osservò con sguardo innamorato è alzata la testa dal suo giaciglio lasciò un leggero bacio sulla guancia del ragazzo.
 
Il biondo passò alla fotografia successiva, ritraeva loro due nel momento esatto in cui Andy aveva sollevato il riccio in aria, cingendolo per i fianchi. Il biondo sorrideva raggiante ed entusiasta, sul volto di Mika vi era invece un'espressione fanciullesca di stupore. I riccioli al vento e la sabbia che svolazzava sotto i piedi dei due ragazzi con l'orizzonte che si ergeva maestoso come sfondo completavano la magia.
 
"Tu sei matto!" Esclamò Mika rompendo il silenzio.
"È per questo che mi ami!" Puntualizzò Andy di rimando, scherzando e lasciandogli un buffetto sulla guancia.
 
Cambiarono poi insieme fotografia. Il soggetto di quest'ultima erano i bambini attorno a loro sotto la tenda, una meravigliosa foto di gruppo in cui tutti quanti erano intenti a battere le mani a ritmo di musica mentre ciascuno dei due ragazzi aveva uno dei bimbi seduto sulle proprie gambe.
 
Messo da parte anche quello scatto giunsero all'ultima istantanea. Era una foto molto zummata, mostrava i volti della coppia in primissimo piano, ritraeva l'istante in cui Mika si era voltato verso Andy dopo che i suoi piedi ebbero toccato terra di nuovo. Il sorriso che indossavano in quel preciso momento era l'espressione del primo innamoramento, quella sensazione così forte ed intensa da spazzare via qualunque altra cosa ci sia intorno, quelle farfalle allo stomaco, quella gioia immensa ed incontenibile. Quello era ciò che quell'immagine mostrava. Erano due innamorati che dopo nove anni insieme portavano ancora sul viso i segni evidenti di ciò che nella maggior parte di casi si vede solo nei primi mesi, agli albori di una storia d'amore.
 
Mika tornò poi sulla prima fotografia, quella che avevano visto di fronte a Peter.
 
"Se come dice Peter, la vera bellezza si trova quando tre elementi essenziali si incontrano, beh.... Noi ne abbiamo due... Ci manca il terzo" ragionò il moro ricordando le parole del saggio fotografo e scrutando il volto del suo ragazzo.
 
"Ora forse non è ancora il caso, e lo sai anche tu, ma sappi che quando lo sarà, io sarò la persona più felice di questa terra nel poter condividere anche questo con te, non potrei avere accanto persona migliore per questo" lo rassicurò accarezzandogli una guancia teneramente.
 
"È per questo che mi ami!" Esclamò allora Mika sorridente, citando le parole del biondo.
 
"È per questo, e mille altre ragioni, che ti amo..." Concluse congiungendo le labbra alle sue in un intenso bacio salato, mentre il cielo blu ed il mare li osservavano il silenzio.
 
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Buongiorno! 
Capitolo forse un po' più corto del solito ma è così che ci tenevo a raccontare questa storia.
Forse l'avete capito, questo capitolo è ispirato alla meravigliosa azione di beneficienza che Mika fa da due anni a questa parte con i bambini malati di cancro dell'associazione "Enfants sens cancer" e Imagine for Margo. Il fotografo che ho citato è Peter Lidbergh, famoso fotografo di moda e non solo, amico di Mika che tra le altre cose ha curato oltre a queste giornate di beneficienza, anche le fotografie per l'ultimo album di Mika che uscirà a giugno.
Essendo con il tablet non mi viene facile andare a cercare un link da postarvi quindi spero che ciò che vi ho detto vi basti, o sia comunque abbastanza nel caso vi vogliate documentare.
Andy era col suo ragazzo quest'anno, ci sono fotografie che lo documentano, da lì è nata l'idea di mettere anche lui e far nascere questa Mikandy.
Spero abbiate apprezzato, e sappiate che questa storia sta continuando grazie a voi. Se non ricevessi costantemente le bellissime parole che mi giungono sempre dopo ogni capitolo, forse avrei già smesso o non aggiornerei così spesso, a sapere di avere qualcuno che segue e apprezza è vitale per me e la mia ispirazione, quindi grazie mille a ciascuno di voi.
A presto, Vv

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Capitolo 14
*** Love is addiction! ***


- Milano, maggio 2015 -
 
Mika sei pronto?” gli chiese seduto sul divano del salotto dell’appartamento di Milano il suo manager guardando per l’ennesima volta l’orologio.

Arivo! Sono pronto.” gli rispose uscendo dal bagno dopo essersi rinfrescato con una bella doccia per levarsi di dosso il caldo cocente della città lombarda dove era atterrato qualche ora prima.
Con i capelli ancora leggermente umidi si infilò velocemente una camicia blu e fece la sua comparsa nella stanza da giorno.

Bene, andiamo.” esclamò contento il giovane alzandosi dal comodo sofà bianco panna e dirigendosi verso la porta seguito da Mika che dopo aver preso le ultime cose che gli sarebbero servite per quella giornata chiuse la porta dietro di sé inserendo l’allarme.

Scesero le scale con calma e quando il portone d’entrata si spalancò vennero investiti da una ventata di aria calda intrisa di un odore acre di smog.
Il londinese sbuffò, la sensazione di freschezza che era riuscito magicamente ad ottenere con la doccia di prima sarebbe svanita di lì a pochi minuti. In quel preciso istante avrebbe preferito il buon clima primaverile inglese, decisamente più mite e meno afoso.

Presero posto nella grande monovolume di colore nero pece trasformata dal sole in un fornellino impostato sui 40 gradi. Subito Mika si allungò verso il cruscotto mettendo mano alle manopole del condizionatore ed alzandolo al massimo per cercare di alleviare il prima possibile quel bruciante calore.
Non appena dalle bocchette iniziò a fuoriuscire il getto di aria fredda le girò tutte su di sé avvicinando il viso e godendosi quella piacevole sensazione.

“Lascia un po’ di aria anche a me!” lo rimproverò il ragazzo al volante portando un paio delle bocchette d’aria nella sua direzione.

“Noo…” esclamò contrariato il riccio lanciandogli una leggera occhiataccia mentre riposizionava il getto d’aria verso il suo viso con aria soddisfatta. 

“Se domani hai il raffreddore, giuro che rido!” lo rimbeccò il manager sghignazzando malignamente, sperando che toccando il suo tasto ipocondriaco, avrebbe desistito.

“Correrò il rischio” gli fece invece di rimando, lasciando il guidatore con un’espressione perplessa a continuare la loro marcia verso la prima delle interviste che avrebbe rilasciato quel giorno.

In quel momento il suo cellulare emise uno squillo che riconobbe come il suono delle notifiche di whattsapp.

Lo estrasse dalla tasca e lo sbloccò.

- Buongiorno! J Come va in quel di Milano? –

A Londra infatti Andy si era appena svegliato e ancora lungo e disteso sopra le coperte aveva deciso di dare il buongiorno al suo ragazzo in Italia.

 Subito il volto del moro si illuminò iniziando poi a digitare velocemente una risposta.

- Buongiorno a te! Fa un caldo!! - picchiettò sul touch screen aggiungendo un emoticon con la lingua di fuori e una con un fuocherello per rendere meglio l’idea.
Il biondo che nel frattempo si era alzato ed aveva aperto la finestra della camera da letto, si stava invece godendo la brezza fresca di quella giornata mite di fine primavera. 

- Oh, qui ci sono 20 gradi, si sta come in Paradiso… - gli rispose quindi subito dopo allegando una faccina dall’espressione birichina seguita da un cubetto di ghiaccio.

- Fortuna che esiste l’aria condizionata… - lesse quasi in concomitanza con la sua risposta sorridendo al pupazzo e al fiocco di neve allegati

L’aria intanto nell’abitacolo si era fatta piacevolmente più fresca nonostante il sole battente che illuminava il capoluogo lombardo.

Conoscendo quanto Mika mal sopportasse i climi caldi, l’immagine che si palesò nella mente di Andy leggendo la sua risposta, fu quella di loro due in Grecia l’estate scorsa con lui che per sfuggire all’afa intensa si era puntato l’aria condizionata dritta in faccia subendone poi le conseguenze. 

- Ti ricordo che l’ultima volta che l’hai messa a palla e te la sei puntata addosso mi è toccato sopportarti col raffreddore e il mal di gola per una settimana. Non ti azzardare- lo minacciò inserendo alla fine del messaggio l’emoticon col naso gocciolante e una pistola, per enfatizzare il concetto.

Mika emise un risolino, il biondino la sapeva lunga, pur essendo a chilometri di distanza aveva intuito perfettamente.

Ascoltando il consiglio minaccioso spostò le bocchette altrove lasciando che l’aria si espandesse in maniera più uniforme e puntandone una verso Giulio al volante.
Il manager arrestò la marcia ad un semaforo rosso quindi si voltò verso il cantante lanciandogli un’occhiata interrogativa. Prima di proferir parola abbassò lo sguardo verso il cellulare del ragazzo notando il mittente con cui stava messaggiando e capì il repentino cambiamento.

“Incredibile l’influenza che ha su di te quel ragazzo! Salutamelo comunque” gli chiese sorridendo.

- No ti sbagli. Ps. Ti saluta Giulio – compose poi inviando la risposta

Accarezzando Mel e Amira che erano nel mentre salite al piano di sopra per salutare il padroncino, Andy prese il cellulare dal comò dove l’aveva piazzato e lesse, non credendo alle parole del suo ragazzo, rispondendogli a tono e salutando a sua volta Giulio.

- Faccio finta di crederci. Ps. Salutamelo- lesse infatti Mika poco dopo sorridendo all’emoticon che lo scrutava con aria truce.

Pochi attimi dopo la macchina si fermò nella periferia milanese davanti agli studi di Focus dove avrebbe conversato per un’oretta con alcuni bambini.

- Devo scappare, a dopo – digitò velocemente inviandogli un bacio virtuale prima di scendere dall’auto e entrare nella hall della redazione del giornale.

Nella capitale inglese intanto, il greco sfamò le cagnoline e le portò in riva al fiume approfittando della bella giornata di sole. Tornato a casa iniziò a sistemare alcune cose sparse per il salotto. Trovò tra le mille cose sparpagliate un po’ ovunque, la giacca di Mika appoggiata sul divano e gli venne un’idea.

Prese la sua fedele golden e non senza fatica gliela infilò, chiedendole poi di sedersi, cosa che l’ubbidiente cagnolina eseguì seppur con sguardo scocciato e annoiato. Afferrò il cellulare e scattò la fotografia.

Alla redazione del giornale per bambini, la chiacchierata fu divertente e piacevole, tutti radunati intorno ad un tavolo gli avevano chiesto molte cose fuori dal comune, domande che solo potevano venire da delle menti così innocenti. Aveva riso molto e con lui tutti i piccoli partecipanti.

Quando un’ora dopo fu nuovamente in auto ritornò a controllare il cellulare, messo in silenzioso perché non lo disturbasse.

Come aprì l’app di messaggistica vi trovò una fotografia che lo fece ridere come uno dei bimbi di poco prima. L’immagine ritraeva Mel accucciata sul pavimento della cucina, vestita con una delle sue giacche con tanto di cappuccio in testa e sguardo rassegnato sul musetto rossiccio.
La didascalia recitava
- Dato che a te laggiù questa non serve, le ho trovato una nuova padrona – con la faccina dalla lingua fuori e l’aria sbarazzina che Mika tanto adorava perché una volta chiacchierando aveva confidato a Andy che quell’emoticon gli ricordava terribilmente lui.

Velocemente iniziò a comporre la risposta sistemandosi meglio sul sedile ed appoggiando il gomito al poggia braccio.

“Dove vuoi andare a pranzo?” gli chiese intanto il manager, gli occhi puntati sulla strada, data l’ora e la pausa tra le interviste aveva infatti programmato una sosta cibo.

Mika indaffarato nel digitare velocemente sui tasti non fece caso alla domanda mantenendo lo sguardo fisso sul cellulare.

- Ma che carinaaaaaaa!– inviò la risposta corredata da  tre emoticon dagli occhi a cuoricino .

- Tu non puoi mandarmi queste cose però!! – continuò poi allegando un’espressione triste e sconsolata.

Intento a cucinare Andy sentì il cellulare squillare e asciugatosi le mani lesse le risposte del suo ragazzo sorridendo teneramente pensando all’espressione da cucciolo che sicuramente aveva assunto nello scrivere quelle parole.

Giulio intanto fermo in mezzo al traffico osservava il riccio. Era seduto con le gambe rannicchiate al petto, il cellulare davanti agli occhi, una mano alla bocca intento a mordicchiarsi un’unghia mentre con l’altra proseguiva la scrittura con un’espressione tenera dipinta in volto.

“Mika…” richiamò la sua attenzione di nuovo, senza ottenere risposta per l’ennesima volta.

Nella testa del libanese c’era soltanto la sua conversazione con Andy, gli altri sensi erano scollegati dal cervello.

All’ennesimo semaforo rosso davanti al quale si dilungava un’immensa coda Giulio prese a sua volta il cellulare dalla tasca iniziando a comporre anche lui un messaggio.

Pochi secondi dopo il telefono del riccio emise un trillo. Il ragazzo in questione, indaffarato a scrivere incessantemente notò il messaggio con la coda dell’occhio, il suo cervello gli diede però ordine di ignorarlo, continuando la sua opera di messaggistica fermandosi soltanto a spostare un ricciolo un po’ più lungo che gli aveva ostruito momentaneamente la visione.

Esasperato Giulio decise allora di cambiare destinatario. Dopo aver percorso alcuni metri a 10 all’ora nel traffico milanese, quando si trovò fermo di nuovo, imitò la popstar accanto a lui digitando sui tasti sensibili del touch-screen.

Dopo aver controbattuto all’ennesima risposta ironica del suo compagno, Andy ricevette un messaggio, da un destinatario diverso. Spostandosi quindi sull’altra chat lesse la domanda di Giulio: - Ciao! Potresti chiedere a Mika dove preferirebbe mangiare? Grazie! – stranito da quella strana situazione, si limitò ad accontentare la richiesta gentile del giovane ragazzo. 

Qualche attimo dopo il libanese ricevette infatti l’ennesimo messaggio da Andy. Recitava:

- Giulio chiede dove vuoi andare a mangiare… -  alzando le sopracciglia senza però distogliere lo sguardo dall’iPhone Mika rispose:

- Ho voglia di giapponese – al suo ragazzo il quale da bravo messaggero lo spedì all’interessato.

Il telefono di Giulio emise un trillo subito dopo infatti, il giovane lo prese tra le mani e come lesse ciò che vi era scritto sgranò gli occhi.

- Ha detto che ha voglia di giapponese. Ma non è lì con te??! – chiedeva giustamente Andy.

- Certo che lo è! E’ seduto accanto a me in macchina ma è troppo impegnato a messaggiare per rispondermi………Dato che ascolta solo te, ti ho sfruttato! - scrisse aggiungendo una piccola immagine animata di una faccina gialla con un dito accanto alla testa che girava su sé stesso ad indicare lo stato mentale poco sano dell’altro occupante della vettura.

Non appena le parole di Giulio presero forma sullo schermo Andy spalancò la bocca incredulo andando poi subito a cambiare chat per dare uno scossone virtuale al suo incredibilmente strano compagno.

- RISPONDI A GIULIO TROGLODITA! – fu il messaggio seguente che comparve davanti agli occhi castani del moro

- A VOCE!!! – continuava poi sotto seguito da un’espressione incavolata.

Mika a quel punto scollò lo guardo dallo schermo del telefono e voltandosi li puntò in quelli di Giulio accanto a sé.

Il manager scoppiò a ridere battendo una mano sul volante con fare pensieroso.
“Perché ridi?” chiese il libanese innocentemente bloccando il cellulare e appoggiandolo nel portaoggetti, mentre continuava ad osservarlo stranito.

“Mika… mi chiedi perché rido?? Per avere una risposta da te mi è toccato inviare un messaggio al tuo ragazzo, aspettare che te lo spedisse, che tu rispondessi a lui e che lui mi inviasse la tua risposta.”

Si fermò un secondo guardandolo tra il serio ed il faceto poi proseguì

“Ah dimenticavo la parte più divertente, lui è a LONDRA, tu sei SEDUTO IN PARTE A ME!!” concluse enfatizzando bene i concetti mentre il ragazzo ancora lo guardava perplesso grattandosi la nuca con fare innocente.

“Stavo messaggiando” rispose teneramente facendo la vocina da bambino a cui hanno tolto le caramelle e guardando Giulio con fare colpevole.

“Sì, questo mi era chiaro sai…” commentò ironico tornando a premere l’acceleratore e proseguendo la marcia.

Dopo pochi minuti arrivarono ad un bel ristorante giapponese poco fuori il centro di Milano. Fortunatamente era poco affollato, nonostante ciò alcune ragazze e ragazzi si avvicinarono a Mika in cerca di una foto e di un autografo che lui concesse più che volentieri.

I due presero posto ad un tavolino colorato in un angolo del locale da cui si ammirava una discreta vista su Milano ed iniziarono a leggere i menù. Mika prese il cellulare dalla tasca e con cura scattò una fotografia alle prime pagine del libricino che aveva di fronte inviandola a Andy e chiedendo il suo parere sulla scelta.

- Cosa consigli chef? -  inviò con tanto di cappellino da cuoco stilizzato.

Andy a Londra stava a sua volta per sedersi a tavola, dopo aver cucinato velocemente del pollo fritto con patatine. Un nuovo messaggio comparì non appena la forchetta andò ad infilazre il primo tocchetto di pollo nel piatto. Fu colto da una leggera invidia vedendo la fotografia del menù giapponese, avrebbe fatto volentieri a cambio col riccio, amava il sushi!

Giulio alzò gli occhi dalla pagina dei primi e scrutò il ricciolino che con i gomiti poggiati sulla tovaglia, ed espressione concentrata, invece di guardare il menù stava, per l’ennesima volta in quella giornata, digitando sul telefono qualche messaggino al solito mittente.

Il giovane italiano scosse la testa rassegnato chiudendo il libricino davanti agli occhi del moro facendolo trasalire. Ciò nonostante la sua attenzione tornò immediatamente all’sms appena ricevuto nel quale Andy dava il suo parere sulla scelta del pranzo.

Il cameriere comparve pochi istanti dopo al loro tavolo prendendo finalmente le ordinazioni.

“Ma si può sapere cosa avete oggi voi due?!” gli chiese guardandolo curioso mentre si sistemava il tovagliolo ordinatamente sulle gambe.

“Mh?” chiese Mika lasciando il cellulare per un attimo sulla tovaglia e imitando il gesto del suo commensale.

“Da quanto non vi vedete?” si volle poi informare conoscendo le vite caotiche e iper-impegnate che i due fidanzati conducevano.

Il cameriere arrivò intanto posando le bevande a centro tavola.

“Con Andy? Da stamattina.” ammise con fare ovvio Mika mentre versava da bere ad entrambi.

“Cosa?!” lo rimbeccò incredulo Giulio sgranando gli occhi, credendo che quella smania di messaggiare fosse dovuta ad una lunga lontananza, ingrediente onnipresente della loro storia.

“Ok, io non ho una ragazza al momento e quindi non faccio testo ma… non vi sembra di esagerare un tantino?” chiese semiserio mentre sorseggiava una birra bionda dalla spessa schiuma chiara.

“Cosa?” chiese il libanese che nel frattempo era tornato alla sua occupazione preferita.

“Niente Mika, niente!” desistette esasperato l’italiano.

Il pasto trascorse velocemente tra messaggi, emoticon e fotografie inviate incessantemente tra Londra e Milano e un Giulio che esasperato continuava senza grossi risultati a cercare un dialogo con il ragazzo di fronte a sé.

Il pomeriggio arrivò in fretta e si era già fatta l’ora dell’ennesima intervista, questa volta ad una radio.

Erano seduti fuori dagli studi, aspettando l’ora alla quale avrebbe dovuto fare la comparsa ed essendo per una volta in anticipo, stavano entrambi con il cellulare in mano.

A Londra intanto Andy era andato a correre e tornato a casa da poco, si stava preparando per una doccia.

Senza troppo pensare, decise di provocare il suo ragazzo iniziando ad inviargli fotografie di lui e del suo processo di svestizione, corredando il tutto con frasi di invito anche molto sensuali.

- Sto per entrare in doccia, e tu non ci sei…… mi toccherà far da solo – scrisse infatti allegando una delle immagini.

Come gli occhi di Mika si posarono sulla fotografia che il suo cellulare aveva appena ricevuto cambiò colore. Le sue guance assunsero una sfumatura molto intensa di rosso porpora mentre le sue labbra si curvarono in un sorriso sornione, mal celando una risatina.  

Il manager si voltò verso di lui notando l’espressione e la colorazione del viso del cantante, si allungò per assestargli un innocente sberla sulla spalla.

“Mika, sei rosso come un peperone!” gli sussurrò guardandosi attorno.
Il moro udendo quelle parole si coprì immediatamente il viso con le mani portando la testa sulle ginocchia rannicchiando di nuovo le gambe al petto.

Giulio riaprì nuovamente la chat con il ragazzo che ormai, dopo anni di conoscenza era quasi diventato un amico e gli scrisse – Non so cosa vi stiate inviando tu e quello psicopatico del tuo ragazzo, e non voglio esserne messo al corrente, ma come forse saprai, Mr. Penniman non è capace di fingere molto bene quando si tratta di te, quindi se vuoi evitare che faccia qualche strana figura davanti a tutti tra poco, ti consiglio di non provocarlo oltre. – allegando poi una faccina sorridente con l’occhiolino.   

Andy lesse il lungo messaggio dell’italiano e rise di gusto passandosi una mano tra i corti capelli biondi. Mika era così, completamente incapace di trattenersi quando si trattava di loro, sapeva di essere il suo punto debole e ne andava decisamente fiero. Nonostante tutto, ci teneva all’immagine pubblica da popstar seria che in tutti quegli anni si era riuscito a costruire e quindi decise di dare ascolto a Giulio.

Ridendo scrisse velocemente all’italiano e poi compose la risposta per Mika e la inviò a quel numero che sapeva a memoria fin troppo bene.

- Mika Mika Mika… sei irrecuperabilmente puccioso ma non ti puoi fare beccare così ogni volta! –

Il moro sollevò la testa e lesse l’ennesimo messaggio scuotendo la testa imbarazzato.  

- E’ solo ed immancabilmente colpa TUA, quindi ZITTO! – digitò aggiungendo le scimmiette ‘non vedo, non sento, non parlo’ e sorridendo sentendo ancora le guance in fiamme.

Siamo pronti!” la voce che giunse dallo studio fece voltare entrambi.
I due si alzarono dalle sedie e un attimo dopo Mika prese posto davanti al microfono della stazione radio, appoggiando il cellulare in silenzioso in parte a sé sul tavolo.

Diamo il benvenuto a Mika!” lo introdusse il presentatore cordialmente.

Giornata estiva oggi, ti vedo accaldato…” aggiunse poi guardandolo.

Mika non riuscì a trattenere una risata e lanciando uno sguardo complice a Giulio rispose.

Andy, appena uscito dalla doccia, ascoltava distrattamente la radio sintonizzata sulla frequenza italiana dove Mika stava rilasciando la sua intervista. Non capiva una parola ovviamente ma all’improvviso una frase in inglese colse la sua attenzione.

“Yeah, it’s very hot today! E’ molto caldo ogi

Il biondo non riuscì a trattenersi scoppiando in una grande risata passandosi la salvietta tra i capelli, subito dopo prese il cellulare e inviò:

- Fa decisamente caldo oggi in Italia, ti ci vorrebbe una doccia – con un’emoticon dall’aria sorniona.

Mika stava rispondendo all’intervistatore quando i suoi occhi scrutarono velocemente il telefono e vide in blocco schermo il messaggio di Andy. Non riuscì a trattenere una risata, spacciandola come divertimento per la domanda che gli era appena stata posta, ossia se trovasse bello viaggiare così tanto, e fingendo di non ricordare come si traducesse quella frase in italiano disse:

Mi piace viagiare ma I’d like to be in a shower now. Vorei essere in una ehm…”  

doccia?” chiese il conduttore traducendo la parola per lui.

Si esatto” confermò cordialmente il libanese portando di nuovo gli occhi al cellulare di sfuggita.

Andy stupito da quella frase che, era sicuro, non era stata pronunciata in inglese per sbaglio stette al gioco

- Lo so che ti piacerebbe, e saprei anche con chi…- inviò allegando un’emoticon dall’espressione giocosa.

Il nuovo singolo uscito in Italia si intitola Good Guys, ma so che nel resto del mondo hai rilasciato un’altra canzone, ce ne vuoi parlare?” proseguì l’intervistatore.

Mika alzò lo sguardo dallo schermo dove aveva appena visto apparire ciò che il suo ragazzo gli aveva scritto e rispose:
Sì, è una canzone molto giocosa che nel ritornelo dice: you’re the only one I wanna talk about infati parla di un amore molto forte

Andy indossata una maglietta a maniche corte arancione udì l’ennesima frase rivolta a lui e sorridendo felicemente raccolse il cellulare uscendo dal bagno e rispondendo:

- Oh, lo so che vorresti sempre e solo parlare di me! Modestamente…-

aggiungendo l’occhiolino ed aspettando ciò che si sarebbe inventato questa volta quel pazzo del suo ragazzo.

Il riccio intanto con uno sguardo fugace colse l’ennesimo sms, mentre fingeva di controllare l’orario sullo schermo. Sorrise.

E dimmi un po’ qual è invece la canzone preferita del tuo repertorio?” domandò di nuovo il distinto signore di fronte a lui, parlando al grosso microfono della stazione radio.

Questa volta Mika dovette pensarci un attimo, voleva continuare quell’improbabile gioco a distanza e doveva trovare un modo per riuscirci. Ad un tratto trovò ciò che stava cercando:

“Sono due in verità: Blue eyes, I only love you when I’m drunk, la prima del mio primo album, la seconda dell’ultimo” esclamò sorridendo poi all’intervistatore.
Giulio scosse la testa pensieroso, non era la risposta che avrebbe dato di solito, aveva intuito ci fosse qualcosa di mezzo, ma non capiva esattamente cosa.

Il bel ragazzo dagli occhi blu seduto sul divano a Londra scoppiò a ridere per l’ennesima volta, era passato dall’escamotage delle strofe ai titoli delle canzoni per comunicare con lui, geniale!

- Ubriaco o sobrio con te non c’è molta differenza, sei pazzo uguale. Ti amo in ogni caso! -    

Mika scorse quelle parole e arrossì violentemente, di nuovo!

Giulio a quel punto capì.

Ma devo dire, c’è una canzone che ha le parole le più belle di tutte” aggiunse allora rivolgendosi al suo interlocutore.

E quali sono queste parole?” chiese a quel punto il giovane uomo, incuriosito.
Mika senza pensare stavolta si limitò a riprendere le parole che considerava davvero come le migliori che avesse scritto e con voce suadente si avvicinò al microfono recitando dolcemente

“From the air I breath to the love I need, only thing I know you’re the origin of love.”

Andy a quelle parole avvertì un brivido percorrergli la schiena ed il cuore accelerare I battiti. Non poteva ricevere risposta migliore.

L’intervistatore fece i complimenti a Mika per la bellezza di quelle strofe e dopo un’ultima veloce domanda concluse l’intervista chiedendo all’invitato di salutare tutti gli ascoltatori, Italiani e non.

“Grazie a tuti queli che ascoltano questa stazione radio, thanks everyone around the world for listening to this radio, love you!” concluse quindi sorridendo e togliendosi poi le cuffie che depositò sul tavolino.

Il presentatore fuori onda lo ringraziò ancora per la disponibilità e lo lascio libero di andare.

Abiamo finito oggi?” chiese Mika a Giulio non appena si incontrarono nel salottino.

Per oggi sì! Anche perché penso che in caso contrario tra poco tutto il mondo si sarebbe accorto…” buttò lì lasciando in sospeso la frase, aspettando la reazione del riccio.  

Mika si girò infatti verso di lui squadrandolo innocentemente.

Da quando non sai dire ‘doccia’ in italiano e le tue canzoni preferite sono diventate Blue Eyes e Love you when I’m drunk?” indagò con un mezzo sorriso di chi la sa lunga, rivolto verso la figura slanciata a fianco a lui.  

Mika si grattò la nuca imbarazzato guardandosi la punta delle scarpe con un sorrisino timido in volto.

L’amore è una droga, è una dipendenza, e tu ne sei dentro fino al collo amico mio!” gli disse citando le prime righe della celebre canzone della popstar e accompagnandole con una pacca amichevole sulla spalla.

“Già! Decisamente!” rifletté Mika, e pensandoci ne andava anche piuttosto fiero.


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Buongiorno! Allora due cose veloci, con questo capitolo ho voluto raccontare la distanza, che è qualcosa che immagino sia molto presente nella realtà della coppia e che quindi andava affrontata ancora, dopo il capitolo doppio in cui Andy comparve al cospetto di Mika malato.
L'ispirazione viene da un tweet del 14 maggio in cui scrive: "I'ts cold in London today" con allegata questa https://instagram.com/p/2qjrsZziNC/ . Sapendo che Mika fosse a Milano quel giorno, alcune fan hanno ipotizzato che quella foto gli fosse stata spedita indovinate da chi?
Questo è ciò che ne è venuto fuori. E' un capitolo più leggero e molto meno poetico ma ci vogliono anche quelli a volte. Aspetto i commenti!
Grazie, Vv
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Disappear and not return again ***


- Londra, dicembre 2010 –


 
Erano le 5 di un uggioso mattino d’inverno; per l’ennesima volta Mika si ritrovò sveglio nel suo letto, ansimante, la fronte madida di sudore, i battiti del cuore a mille ed il respiro corto.
Ancora una volta la scena che aveva avuto sotto gli occhi solo meno di due mesi prima, si era fatta viva e concreta nella sua mente.

Ogni suono, ogni dettaglio lo tormentava.  

Il risveglio, seppur brusco, fortunatamente portava con sé anche il sollievo di sapere che tutto quello che aveva vissuto apparteneva al passato, e che il futuro poteva prospettare solo miglioramenti.

Di nuovo, come ogni qualvolta il dolore si ripeteva nella sua mente, con la persistenza di un’onda che spazza la spiaggia a ritmo costante, si ritrovò a prendere il cellulare in mano e digitare un numero, sempre quello.

Uscì dalla stanza per non disturbare il ragazzo che al suo fianco dormiva ancora, sotto le pesanti coperte di lana.

Una voce assonnata rispose dall’altro capo del telefono pochi squilli dopo: “Mika sono le 5 del mattino!” 

Immediatamente le sue labbra si distesero in un sorriso ed il cuore iniziò lentamente a rallentare la sua corsa.

“Non mi importa. Come stai, ci sono novità?” chiese il ragazzo apprensivo, incurante del fatto che avesse appena disturbato sua sorella nel cuore della notte.

“Niente novità, tutto procede come dovrebbe, così dicono i medici” rispose Paloma puntando per un attimo lo sguardo fuori dalla finestra della stanza d’ospedale e pensando a quanto ogni cosa fosse meravigliosa, a quanto nella sfortuna, era stata invece estremamente fortunata.

Mika inspirò profondamente passandosi una mano sul viso e cercando di calmare i mille pensieri che affollavano la sua mente.

“Sei più tranquillo ora?” chiese la sorella, che aveva come sempre intuito i tormenti del fratello minore.
Era stato un duro colpo per ciascuno della sua famiglia, ma da qualche tempo la ragazza era stata dichiarata fuori pericolo.

“Sì! Scusa per l’ora ma…” si rammaricò, rendendosi conto poi dell’orario assurdo in cui l’aveva chiamata.

“Ti lascio riposare” aggiunse poi dolcemente salutandola.
Come riattaccò la chiamata, si appoggiò al muro del corridoio, lasciandosi scivolare lentamente a terra e portando il capo tra le mani.

Quella situazione si andava ripetendo da troppo tempo, la testa gli pulsava, gli occhi gli bruciavano, era psicologicamente devastato, aveva bisogno di evadere da quella vita, sapeva che sarebbe stata la cosa giusta da fare, non voleva nuocere a qualcun altro con il suo malessere, voleva leccarsi le ferite da solo, e portare la sua mente altrove.

Doveva tornare al suo lavoro, doveva ritrovare la capacità di scrivere, di comporre, di lasciarsi andare, di far sì che l’artista dentro di lui potesse trovare di nuovo la sua strada ed uscire allo scoperto dopo un anno e mezzo di vuoto.

Doveva far qualcosa, e doveva farlo subito.

Vestito solo con il leggero pigiama si diresse nel suo studio, recuperò il pc e si sedette sul divanetto bianco in fondo alla stanza.
Doveva evadere da tutto ciò che stava vivendo.

Senza troppo pensare, lasciò che le sue dita si muovessero sui tasti e sul touchpad, aprendo il browser e inserendo il sito internet della compagnia aerea di bandiera inglese.      

Istintivamente, inserì la destinazione e cercò i voli disponibili.

La tabellina che gli apparve davanti agli occhi pochi secondi dopo riportava 3 voli previsti per quella giornata. Velocemente selezionò il primo della lista e procedette con il pagamento.

Il sito in maniera automatica aprì la schermata per la prenotazione del viaggio di ritorno. Mika la guardò un nanosecondo, poi con fare deciso la chiuse.

Inviò il documento alla stampante e poco dopo estrasse il foglietto dove a chiare lettere si poteva leggere LONDRA-MONTREAL.

Lo prese tra le mani e lo osservò alcuni istanti, il volo sarebbe partito di lì a 4 ore. 

Si alzò dal divanetto e dopo aver piegato il biglietto, lo ripose sul tavolo accanto ad alcuni cd, dirigendosi poi in bagno per una doccia.
Fece il tutto con calma poi si spostò nella grande stanza armadio, afferrò una valigia piuttosto grande ed iniziò a riempirla con abiti pesanti.

Andy si voltò nel letto, cercando la figura del suo ragazzo. Come troppe volte negli ultimi mesi, trovò il suo lato del materasso vuoto e freddo, segno palese che, da una mezz’oretta almeno, Mika era già in giro per casa.

Dopo essersi stropicciato gli occhi diede un veloce sguardo all’orologio a led che segnava in rosso le 7:15.

Di lì a una mezz’oretta avrebbe dovuto comunque svegliarsi per un impegno di lavoro, decise quindi di non indugiare oltre e mise piede fuori dal letto.

Come prima cosa volle accertarsi su dove il suo ragazzo fosse; come uscì in corridoio, prima che potesse chiamarlo, sentì dei rumori provenire dalla stanza guardaroba e vi si diresse con aria assonnata.

Spalancata la porta si trovò davanti, a un paio di metri da lui, la grande valigia ormai colma di vestiti e vide Mika che distrattamente stava concludendo la sua opera di riempimento.

Andy si chiese se si fosse perso qualcosa, se si fosse dimenticato di una sua imminente partenza, che a giudicare dalla grandezza del bagaglio doveva sicuramente durare più di un paio di giorni.

“Non mi ricordavo partissi” disse infatti, domandandogli indirettamente ciò che stesse facendo.

“Non te l’ho mai detto infatti” puntualizzò Mika, come se quel dialogo fosse la cosa più normale della terra.

“Capita di dimenticarsi… Dove vai?” chiese curioso, credendo in una sua smemoratezza, causata forse da quel difficile periodo.

“Non me ne sono dimenticato. Vado a Montreal e non tornerò.” comunicò freddo senza alzare lo sguardo dalle sue faccende e sistemando l’ultimo indumento in valigia.

Andy si immobilizzò, aveva sicuramente capito male…

“Scusami?” chiese infatti cercando di analizzare lucidamente quella bizzarra situazione.

“Sto per prendere un aereo per Montreal, fino a qui ci sei?!” chiese con fare ovvio Mika, alzando stavolta gli occhi dalla pila di vestiti e puntandoli in quelli del biondo che lo fissava incerto.

Il greco fu colto di sorpresa dall’occhiata vuota e fredda che ricevette.
Non riusciva a spiegarsi ciò che stava accadendo.

“Sì, questo l’ho cap…” iniziò poi a parlare, rispondendo a quella strana domanda, Mika lo interruppe.

“Ok, e non tornerò, ti è chiaro?!” continuò il riccio il cui viso era segnato da due scuri cerchi sotto gli occhi, segno tangibile delle nottate travagliate e dei troppi pensieri negativi che la giovane mente del libanese aveva prodotto nell’arco di quegli ultimi due mesi.

Andy percepì una sensazione di gelo percorrergli tutta la schiena ed il cuore accelerare i battiti, il suo corpo stava reagendo come ad una situazione di forte paura, che a ben vedere, era proprio ciò che stava iniziando a provare in quel momento.

“Cosa significa che non tornerai?” chiese a quel punto accorciando la distanza col ragazzo di fronte a sé, rimanendo comunque a un metro da lui.

“Non tornerò. Mi sembra chiaro il concetto.” Ribadì nuovamente il riccio iniziando a chiudere con fatica la zip della valigia.

“Ma… ma tutto questo non ha senso!” esclamò a quel punto Andy, che era passato dall’incertezza circa le intenzioni del suo compagno, alla presa di coscienza di ciò che stava effettivamente accadendo.

“Non ce l’ha PER TE…” rispose solamente il moro enfatizzando le ultime due parole, iniziando poi a vestirsi in abiti pesanti e non degnando Andy di ulteriore considerazione.

Il giovane si passò una mano tra i corti capelli biondi e con due passi azzerò la distanza tra loro accucciandosi di fronte a Mika, seduto su una sedia e prendendogli il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.

La freddezza che lesse nelle iridi nocciola gli percorse la spina dorsale in una scossa quasi dolorosa. Andy si stava trattenendo per non scoppiare in lacrime.

“Mika, capisco non sia un periodo facile, ma cosa pensi di risolvere così?” gli chiese occhi negli occhi scrutandoli in cerca di una spiegazione a quell’assurdità.

Il ragazzo lo fissò di rimando per alcuni secondi che ad Andy sembrarono eterni.

“Se dopo 5 anni che mi conosci non sei in grado di darti una risposta a questa domanda credo che non ci sia ragione per continuare a stare insieme”

Eccola.

La risposta che Andy aveva sperato con tutto il cuore non sarebbe arrivata.

Aveva intuito che quella decisione sarebbe potuta essere l’epilogo della loro storia ma sentirselo dire era estremamente doloroso, per quanto necessario per ordinare il trambusto che regnava in quel momento nel suo cervello.

Portò le mani lungo i fianchi, lasciando le guance calde del viso del moro, indietreggiando appena. 

“Mi stai dicendo che è finita?” chiese a conferma di quell’assurda discussione, così da poter spegnere quel rimasuglio di speranza che ancora ardeva nel suo cuore.

“Sì” fu la risposta telegrafica ed inequivocabile che uscì dalle labbra del libanese.

Il cuore di Andy perse un battito. Era davvero finita, ora non aveva altre conferme da cercare.

Era la sua decisione, ferma, irremovibile, cruda e terribilmente reale.  
Mika aveva lo sguardo puntato a terra, perso, assente, freddo. Il dolore lo stava consumando a poco a poco. Non sapeva quello che stava facendo.

Il suo istinto aveva preso le redini del suo volere.

Era un burattino indifeso alla mercé del suo oscuro e crudele burattinaio.

In quell’istante Mika sentì due mani calde cingergli il capo e due labbra posarsi lievemente sui suoi riccioli in un tenero ultimo bacio.

Poche sillabe pronunciate dalla voce ancora fin troppo carica d’amore ma al contempo rotta dal dolore, di un ragazzo ancora innamorato:

“Abbi cura di te”

Andy a fatica riuscì a frenare il suo cuore che a gran voce gli urlava di pronunciare, insieme a quell’augurio anche un ultimo “ti amo” e lasciata la stanza, percorse il corridoio a grandi passi, abbandonando dietro di sé il suo grande amore e raggiunto il letto, gettò il capo tra i cuscini soffocando i singhiozzi e le lacrime che avevano già preso a scendere copiose. 

Era il suo volere, Andy lo amava e per questo lo avrebbe rispettato, senza controbattere.

Nell’altra stanza intanto, Mika aveva finito di allacciarsi a fatica le scarpe e presa la valigia si incamminò verso il corridoio, incapace di non voltare lo sguardo verso camera sua dove poteva udire attutiti dai cuscini e dalla porta chiusa gli inequivocabili singhiozzi del suo ormai ex ragazzo.

Senza indugiare oltre scese le scale, salutando la bella casa londinese che stava lasciando, forse per sempre.

Con un automatismo ai limiti della razionalità umana, prese un taxi verso l’aeroporto di Heathrow e lasciò che le case ed i monumenti della sua Londra scorressero accanto a lui, con la stessa naturalezza con cui il Tamigi attraversava da millenni la capitale inglese. Il cielo plumbeo rifletteva il suo stato d’animo, rendeva le cose fin troppo semplici.
. . . . . . . . . . . 

Prima che potesse davvero rendersene conto si ritrovò nella gelida terra canadese con la sua valigia e nient’altro.

Qualche ora dopo era seduto ad un pianoforte in uno dei più grandi studi di registrazione del nord America, accanto a lui l’amico Nick Littlemore.

Più volte Nick si era rivolto a lui chiedendogli se stesse bene, notando il suo stato fisico e mentale alquanto preoccupante, ma Mika gli aveva sempre risposto vagamente, imputando la colpa al jet-lag.

Ad un certo punto, mentre si trovava momentaneamente da solo nella grande stanza, al pianoforte, la presa di coscienza della realtà di ciò che era successo, delle decisioni che aveva irrazionalmente preso in quella giornata lo colpi con il peso di un enorme macigno.

Ripensò a sua sorella che aveva abbandonato a Londra mentre affrontava la più grande lotta della sua esistenza, ai suoi genitori, a suo fratello e le sue sorelle che non aveva neppure messo al corrente della sua partenza, e poi penso ad Andy.

In quel preciso istante quel pensiero fu una doccia fredda. Il suo inconscio burattinaio aveva appena fatto sì che si lasciasse alle spalle la più grande storia d’amore della sua vita, aveva appena abbandonato il ragazzo che amava dicendogli che non sarebbe più tornato.

Un attacco di panico lo colse senza preavviso, la testa iniziò a pulsargli, il respiro iniziò a farsi travagliato. Si sentiva soffocare. Si aggrappò ai tasti bianchi e neri come fossero la sua unica salvezza ed iniziò a suonare una dolce melodia.

Poteva sentire il mondo che si era lasciato dietro sé scivolare via dal sue essere come una lenta frana che distrugge ogni cosa al suo passaggio, aveva perso la testa, la ragione.

Si rese conto che tutto ciò voleva in quell’istante era solo scomparire, andarsene via da tutto e tutti e non tornare mai più, non farsi mai più rivedere.

Si ritrovava da solo, in ginocchio davanti al mondo, fragile come mai lo era stato, il suo cuore esposto agli sbalzi della vita, martoriato, freddo, dolorante. 

La coscienza di ciò che aveva appena fatto era troppo forte e chiara nella sua mente e la cosa peggiore era che, ora che davvero riusciva a pensare, tutto ciò non aveva alcun senso.

Aveva bisogno di qualcosa…

Aveva bisogno del suo porto sicuro dove poter far attraccare i suoi pensieri tormentati, e dar loro un riposo.

Voleva perdersi in volo, verso mete sconosciute, in un cielo rosso, come quel sangue che ancora macchiava i suoi incubi.

Si sentiva come schiacciato dal peso della vita, si sentiva soffocare, annegare nelle sue lacrime di dolore che presero a sgorgare dai suoi occhi. Aveva bisogno di qualcosa che gli permettesse di continuare a sopravvivere, che lo facesse tornare a respirare.

Le parole iniziarono a formarsi nella testa, a danzare come l’albatros che solca il cielo sopra la nave di marinai e porta loro conforto.

Quelle parole lo stavano salvando, stavano dando voce ai suoi tormenti e gli stavano indicando la via.

Tutto ciò che doveva fare era lasciare spazio alla sua anima d’artista, che per un anno e mezzo si era nascosta nei meandri nella sua esistenza di fare il resto, di compiere la magia.

Doveva tranciare i fili che lo rendevano schiavo e prigioniero della negatività, del dolore e della sofferenza che aveva provato in quel periodo e tornare a vivere.

Staccò le mani dal pianoforte e prese un foglio ed una matita e disordinatamente iniziò a scrivere:

“Cuz all I need, is the love you breathe, put your lips on me and I can leave underwater”
. . . . . . . . . . . 

A Londra intanto Andy se ne stava seduto sul divano del salotto davanti al focolare spento.

Faceva freddo, ma era convinto che non sarebbe servito a molto riscaldare l’ambiente, il gelo che aveva dentro in quell’istante non se ne sarebbe andato alzando di qualche grado la temperatura.

Inoltre doveva prepararsi a lasciare quella casa.

Mika non gli aveva detto nulla, aveva solo affermato che non sarebbe più tornato e ciò poteva implicare che lui potesse restare dov’era, continuare a vivere dove aveva trascorso il suo ultimo anno, da quando il compagno aveva deciso che era tempo di farsi una casa tutta per sé e portarci anche lui.

L’avevano arredata insieme, ogni metro quadro era stato sapientemente decorato come piaceva a entrambi. Quanti battibecchi si erano susseguiti in quel periodo per decidere il colore del divano, piuttosto che la disposizione dei soprammobili o dei quadri.
Alla fine si finiva sempre con una risata ed un colore che ai più sarebbe sembrato bizzarro o un quadro messo in una posizione a dir poco ridicola.

No, non ce la poteva fare.

Vivere lì avrebbe sicuramente significato vedere lui in ogni cosa e soffrire inutilmente.

Salì al piano superiore e cercò alcuni scatoloni dove sistemare le sue cose, che sarebbero tornate insieme a lui nel piccolo bilocale dove aveva vissuto fino a un anno prima.  
  
Iniziò a sistemare i suoi oggetti, tanti di essi erano però di entrambi, li avevano comprati insieme durante gli anni di tour in giro per il mondo e non si sentiva in diritto di toglierli da dove stavano, decise che avrebbe solamente portato con sé le cose che veramente sentiva sue.

In qualche ora di lavoro sistemò tutta casa, rifece il letto, diede una veloce pulita, e sistemò i suoi indumenti. Poi iniziò la routine che era solito attuare con Mika prima di lasciare casa per settimane, come spesso avevano fatto insieme: chiuse le finestre, il gas, l’acqua, svuotò il frigorifero e controllò che tutto fosse a posto, poi prese l’ultimo scatolone, lo caricò in macchina, lasciò la sua copia di chiavi sul tavolino del salotto e uscì chiudendo la porta per l’ultima volta dietro di sé.    
. . . . . . . . . . . 
 
To be continued.....
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Buonasera! 
Allora per prima cosa, come avrete intuito dal "to be continued" questo è un capitolo doppio, come già un'altra volta avevo fatto per varie ragioni. 
L'ispirazione per questa storia è nata dalla recente intervista a Mika che trovate su Vanity Fair di questa settimana.
Ha parlato, tra le altre cose, del momento in cui ha lasciato Andy (si è stato Mika a lasciare Andy) qui uno spezzone:
"Sono scappato. Ho preso un volo per Montreal. La prima notte che transcorsi là scrissi Underwater, il giorno dopo Origin of Love. Non sapevo cosa avrei fatto dopo, ero partito lasciando tutto. Al mio compagno avevo detto che non sarei più tornato"  
E parla di come questo successe poco dopo l'incidente di sua sorella nell'ottobre 2010.
Era inevitabile che nascesse qualcosa di simile.  
La mia mente ha prodotto questa idea fin da quando ho letto quelle parole.
Due cose veloci.
Logicamente chi conosce Underwater la troverà facilmente tra le righe che ho scritto. 
C'è un'altro riferimento nel testo, mi è venuto per caso ma ci sta a pennello, è di un poeta inglese, e di una famosissima poesia che io trovo essere un assoluto capolavoro. A voi di trovare quale sia questo riferimento, poeta e poesia. 
A presto con il prossimo capitolo che sarà quindi il seguito di questo!
Grazie a tutti ma soprattutto alle mie irriducibili fan che ogni capitolo mi lasciano il loro parere e che adoro una per una.
Vv
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** The world I've left behind ***


chiuse le finestre, il gas, l’acqua, svuotò il frigorifero e controllò che tutto fosse a posto, poi prese l’ultimo scatolone, lo caricò in macchina, lasciò la sua copia di chiavi sul tavolino del salotto e uscì chiudendo la porta per l’ultima volta dietro di sé.  
 


- Londra maggio 2011 –


Il volo Los Angeles-Londra della British Airways era atterrato mezz’ora prima al grande aeroporto della capitale inglese in un pomeriggio tiepido di metà maggio.

Mika si trovava ora davanti alla porta candida di casa sua, dove il taxi lo aveva appena lasciato, con le sue tre valigie. Frugò in una tasca e ne estrasse le chiavi.

Non appena aprì il portone venne investito da un miscuglio di odori che lo lasciarono per un attimo immobile sulla soglia. Il suo cervello riconobbe il profumo di casa tanto amato, che istantaneamente provocò una sensazione di calore piacevole che pervase tutto il suo essere, subito dopo percepì la lieve fragranza fruttata che da alcuni anni rappresentava per lui il concetto astratto di casa, rappresentava la persona che per lui significava casa.

Quell’essenza era però estremamente debole e lontana in quel momento e soprattutto era intrecciata ad un odore che, al contrario, provocava un senso di gelo che percorse in un brivido tutto il suo corpo.

Era l’odore di chiuso, di una casa disabitata, di una quotidianità abbandonata, di assenza.

Trovò la forza di muovere alcuni passi avanti grazie alla pioggia che stava iniziando a scendere dal cielo in grossi goccioloni, varcò la soglia di casa, depositò le valigie in malo modo poco oltre l’entrata e si sedette sul divano.

Si guardò attorno attentamente studiando ogni dettaglio, come se quel posto non gli appartenesse e poi estrasse il telefono dalla tasca, mandò un messaggio a sua madre per avvertirla del suo rientro a Londra e chiamò Paloma per aver notizie della sua situazione che procedeva per il meglio. Mentre stava per lasciare il telefono sul tavolino le sue dita finirono inconsciamente per premere il tasto A nella rubrica.

Subito comparve quel nome tanto familiare che però il suo cellulare non conosceva più ormai da 5 mesi, 20 settimane in cui non si era mai fatto vivo, scomparso così come aveva annunciato.

Forse fu la stanchezza, forse l’inconscio, forse la nostalgia. Il suo cellulare pochi secondi dopo stava inoltrando la chiamata.

Andy si trovava alla scrivania nel suo appartamento a nord di Londra rispondendo ad alcune e-mail di lavoro quando udì la suoneria del suo cellulare.    

Istintivamente lo prese tra le mani e buttando un sguardo al display, fermò il suo gesto che stava automaticamente per accettare la chiamata.

Quelle quattro letterine illuminate sul touch-screen erano l’ultima cosa che si aspettava e si augurava di vedere dopo quei cinque lunghi mesi. Con fare nervoso spense la chiamata e lo stesso fece con il cellulare.

Mika udì i primi tre squilli poi sentì partire la segreteria. Affranto gettò il telefono in malo modo sul divano portandosi poi la testa tra le mani.

Cosa si aspettava? Una risposta gioiosa e nostalgica che gli dicesse quanto gli fosse mancato?

Dopo quella mattina assurda e quei mesi di totale silenzio e distacco, ciò che Andy aveva appena fatto era comprensibilissimo e assolutamente normale.

Decise di lasciar perdere per il momento e si diresse al piano superiore per farsi una doccia rilassante.

Quando una volta finito si recò nella sua stanza guardaroba per cercare degli abiti comodi da indossare notò l’anta dell’armadio di Andy aperta e gli scaffali completamente spogli.
Un fitta al cuore lo colpì.
Quell’immagine più di tutte l’aveva spiazzato, anche quando Andy era solito andare in Grecia per lunghi periodi, si portava solamente una piccola quantità di indumenti, lasciando il resto a Londra, in quella casa, in quell’armadio.

Vuoto, spoglio, assente.

Così era ciò che aveva davanti agli occhi, così era la situazione dentro di sé.

Una lacrima gli rigò il viso senza che nemmeno se ne rendesse conto, si sedette sul pavimento e stette ad osservare la stanza resa quasi buia dalla luce del giorno che stava iniziando a venire meno.

Nero, vuoto, freddo.

Venne risvegliato da quello stato di trance dal campanello di casa che suonava in maniera insistente, forse già da alcuni minuti, non lo sapeva con certezza.

Illuminato dall’illusione e dalla fantasia che la sua mente stava elaborando, si alzò di fretta dal pavimento in marmo e corse ancora in accappatoio giù per le scale rischiando anche di inciampare in una sua scarpa lasciata in corridoio.

Raggiunta la porta d’entrata la aprì deciso, senza nemmeno chiedere chi fosse.
Il sorriso che la speranza gli aveva dipinto sul viso, svanì con la stessa celerità con cui era appena comparso.

“Ciao Yas!” salutò la sorella in tono triste e quasi svogliato, spostandosi per permetterle l’entrata.

“Sono 5 mesi che non ci vediamo e mi saluti con questo entusiasmo, grazie” lo rimbeccò la sorella maggiore notando l’enfasi del saluto del fratello.

“Scusa ma…” cercò le parole per giustificarsi, senza trovarle, mentre seguiva Yasmine che stava intanto prendendo le redini della situazione improvvisandosi padrona di casa.

La ragazza si apprestò ad aprire la finestra del salotto per areare l’ambiente dallo sgradevole odore di chiuso quando Mika la fermò. Non voleva che l’ultimo residuo del profumo fruttato che era appena percepibile, scomparisse del tutto.

 “Non…” si affrettò a pronunciare. Le parole non volevano uscire.

“Qualunque cosa tu stia per dire, la mia risposta è no.” tagliò corto la sorella, spalancando le ante della grande finestra.

Una volta finito la bella libanese lo incitò ad andare a cambiarsi, aveva parecchio di cui parlargli.

Quando scese in salotto, la trovò seduta sul divano verde accanto al focolare acceso, lo sguardo che gli rivolse non appena entrò nella stanza lo fece rabbrividire.

Timidamente prese posto sul divano di fronte a lei e alzò gli occhi puntandoli in quelli azzurri di Yasmine, tanto simili a quelli di…

“Allora!” i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce squillante della ragazza. “Devi darmi un po’ di spiegazioni!” parlò scrutandolo con tono serio.

Mika rimase in silenzio distogliendo lo sguardo e puntandolo alle fiamme danzanti del camino.

“Mika!” lo chiamò mantenendo il suo atteggiamento risoluto.

Il riccio si voltò, non sapeva cosa dire.

“Io… non… io…”

“Te ne sei andato da un giorno all’altro, non hai detto niente a nessuno, sei sparito per 5 mesi senza che sapessimo se fossi ancora vivo, hai lasciato Paloma, che ogni giorno soffriva chiedendo di te, hai abbandonato tutti noi facendoci preoccupare immensamente, come se non avessimo altro per la testa in questo periodo, hai mollato Andy dopo 5 anni senza dargli una cavolo di spiegazione, ti sembra una cosa normale?! No perché in caso hai dei seri problemi!” ruggì la ragazza, dando voce a quelli che erano stati i tormenti di tutta la sua famiglia durante quei mesi di assoluto silenzio.

Mika continuava a tenere gli occhi incollati al pavimento, il senso di colpa lo stava divorando.

“MIKA RISPONDIMI DIAMINE!” urlò a quel punto alzandosi in piedi e prendendolo per le spalle, scuotendolo.

Il ragazzo era fermo immobile, gli occhi iniziarono a pizzicargli. “Non lo so, non so cosa mi sia preso, era ciò di cui avevo bisogno… io… dovevo farlo o sarei impazzito…” pronunciò con la voce rotta dall’emozione forte di sconforto che stava avendo la meglio su di lui.

“E a noi non hai pensato? Questo è egoismo puro!” continuò Yasmine sollevandogli il viso in cerca dei suoi occhi.

“Io… no. Scusa!” ammise molto candidamente mentre una lacrima solcava la sua guancia.

“Ti giuro che non era mia intenzione abbandonarvi così, non so cosa mi abbia spinto, io…” chiese abbassando lo sguardo “rivoglio la mia vita, rivoglio voi, rivoglio Andy. Ho fatto una cazzata, anzi ho fatto un mare di cazzate” concluse portandosi il viso tra le mani e scoppiando in un pianto colpevole e doloroso.

Adesso doveva fare i conti con la realtà, quella che aveva lasciato alle spalle, fregandosene di tutto e tutti, quelle erano le conseguenze delle sue azioni e nessuno tranne lui poteva affrontarle.

Yasmine sospirò profondamente, aveva letto il sincero dispiacere e pentimento negli occhi del fratello, decise di ammorbidire un attimo i toni.

“Mamma sicuramente si infurierà con te appena ti vedrà, e così faranno papà e gli altri, ma poi gli passerà. Con Andy la vedo decisamente più dura!” pronunciò più tranquillamente sedendosi ora accanto a lui e portandogli un braccio attorno alle spalle.

Sentendo quel nome i singhiozzi del moro si fecero più forti e ravvicinati, la chiamata rifiutata di poco prima dal suo ex ragazzo diceva già fin troppo, non aveva idea di come avrebbe potuto rimettere insieme i cocci rotti della loro storia.

“Devo andare da Andy!” decise ad un certo punto alzandosi dal divano di scatto.

Yasmine lo afferrò per un braccio, tirandolo a sé e fermando la sua partenza.

“Lascia stare per stasera. Non credo ti voglia vedere, e poi da quanto so, oggi aveva parecchio da fare.”
lo informò la sorella.
“Come lo sai?” chiese Mika curioso e con un filo di speranza nella voce tornando a guardare gli occhi color zaffiro della ragazza.

“5 anni di amicizia non si cancellano in un soffio Mika” gli rispose infierendo involontariamente sul suo già imponente senso di colpa e ricordandogli che da ben un lustro il greco era parte della sua famiglia.

“Ora vado a trovare Paloma, vuoi venire?” continuò poi la sorella alzandosi dal divano.

Con una mano si asciugò il grosso delle lacrime sulla guance ed annuì alla ragazza, prendendo poi il giaccone ed uscendo con lei verso l’ospedale.

Passò alcune ore con loro poi decise di tornare a casa in metropolitana, dicendo a Yasmine di avere alcune commissioni da sbrigare. Dopo aver percorso alcuni chilometri sul percorso blu, cambiò linea prendendo la Jubilee line che lo avrebbe portato verso nord.

Mentre le stazioni scorrevano fuori dal vagoncino si soffermò a pensare a quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva attraversato Londra diretto in quel quartiere, dove Andy aveva ancora mantenuto il piccolo bilocale, acquistato solo pochi anni prima di trasferirsi da lui e che in quegli ultimi periodi si era limitato ad usare come magazzino per le centinaia, o forse migliaia di video che il cameraman aveva accumulano nel corso di tanti anni di lavoro.  

Non appena giunse alla sua fermata scese dal treno e si precipitò su per le scale ritrovandosi il cielo nuovamente carico di pioggia ad accoglierlo in superficie. L’ombrello l’aveva dimenticato in macchina di Yasmine ma in quel momento poco gli importava.

A passo svelto, senza però correre, si diresse verso l’appartamento del ragazzo dove giunse dopo 5 minuti di cammino. Si fermò davanti alla piccola cancellata nera, osservando il profilo azzurrino della casa e portò poi il dito al campanello in ottone dorato che faceva bella mostra di sé, alla sinistra dell’inferriata del grande complesso abitativo.

Titubante, prima di premere il bottoncino alzò gli occhi verso la finestra dell’appartamento dove scorse una fioca luce, resa violacea dal tessuto indaco delle tende.

Era in casa.

Il cuore accelerò i battiti, un rush di adrenalina lo pervase e in un millisecondo premette il piccolo pulsantino dorato.

“Chi è?” chiese la voce squillante del biondo, resa metallica dal piccolo altoparlante. Mika perse un battito. Sentire di nuovo quella voce dopo tutti quei mesi lo aveva paralizzato.

“C’è qualcuno?” chiese di nuovo non avendo ricevuto risposta.

Mika se ne stava sotto la pioggia a rimirare quel piccolo aggeggio dal quale la voce del suo ex ragazzo fuoriusciva come da una scatolina di metallo, e che a lui sembrava il suono più dolce del mondo. Se lo avesse rifiutato, si ritrovò a pensare, avrebbe continuato a citofonare solo per poter sentire ancora la sua voce.

“Ehilà?” chiese per l’ennesima Andy volta curioso.

“Io… sono…” pronunciò Mika balbettando. Si sentiva un enorme groppo alla gola, non riusciva a parlare.

“Mika!” esclamò la voce gracchiante; l’aveva riconosciuto, come non avrebbe potuto, dopo 5 anni di relazione.

Il suo tono era certamente stupito, ma il libanese non sapeva decifrare se vi fosse un accenno di gioia o di qualsiasi altra emozione in quelle semplici 4 lettere.

“Posso…. salire?” quella semplice richiesta costò a Mika una fatica immensa, ma alla fine riuscì a pronunciarla.

Ci fu un attimo interminabile di silenzio. “Mika… è meglio di no. Torna a casa.” e poi quelle parole. Mika fu percorso da un brivido freddo. Se fosse stata la pioggia di cui ormai era fradicio, o l’immensa tristezza che gli provocò la risposta, non lo seppe mai.

“Andy…” chiamò in un sussurro poco dopo, la voce incrinata.

“Va a casa.” ribadì il biondino riattaccando il ricevitore e lasciando morire l’ultima speranza nel cuore del riccio.

Mika si sentì le forze venir meno, lo aveva appena mandato via. Si sedette sul gradino di pietra del cancellino e si prese la testa tra le mani, piangendo lacrime colpevoli e amare.

Dopo quasi mezz’ora di pianto ininterrotto sotto la fredda pioggia londinese, stanco ed infreddolito decise di riprendere la strada verso la metropolitana per far ritorno nel suo quartiere a sud della città.

Quella notte la passò insonne, la trascorse a girarsi e rigirarsi nel letto, il malessere fisico e mentale non gli stavano permettendo di trovare pace tra le braccia di morfeo, sotto quelle coperte dove per la prima volta dopo tanto tempo, si ritrovava da solo.

Solo verso la tarda mattinata riuscì a trovare un po’ di pace ed appisolarsi qualche ora.

Quando si svegliò, l’unica cosa che la sua testa gli comandava di fare era di tornare da Andy e implorare il suo perdono. Si lavò e si vestì velocemente, saltò il pranzo, di cui non aveva minimamente voglia e si precipitò fuori casa sotto il caldo sole di mezzogiorno che splendeva alto nel cielo. Imboccò la Piccadilly line e cambiò sulla Jubilee alcune fermate più tardi.

Ritornò nel bel quartiere di Marylebone dove si recò nel piccolo negozietto del fioraio dal quale anni addietro aveva comprato la prima rosa rossa per il suo ragazzo. Si fece preparare uno sgargiante bouquet con giacinti, gigli, violette, e camelie rosa, si fece lasciare un bigliettino in bianco e una penna, pagò e uscì sorridente.   

Prima di tornare all’appartamento di Andy che distava solo poche decine di metri dal negozio si fermò un attimo in un piccolo parchetto, prese il piccolo foglietto bianco e compose il suo messaggio.

Dieci minuti più tardi stava di nuovo suonando al campanello del complesso di appartamenti colorati che risplendevano vivaci baciati dal sole.

“Sì? Chi è?” rispose la voce metallica del greco.

“A…Andy sono io” pronunciò chiaramente dopo un accenno di smarrimento iniziale chiudendo gli occhi, sperando in cuor suo non lo rigettasse di nuovo, senza almeno potergli parlare un attimo.

Un sospiro si udì ovattato provenire dal piccolo altoparlante.

“So che non mi vuoi vedere ma ti prego, solo per un attimo. Scendi tu se non vuoi che io salga ma ti prego…” ribadì Mika partendo a parlare a raffica, deciso più che mai a non arrendersi, stringendo al contempo il mazzo di fiori al petto quasi in un tentativo di portare un filo di speranza in più nel suo cuore.

Silenzio si udì dall’altro lato del ricevitore per un lungo istante. “Cinque minuti! Sali…” rispose alla fine Andy in tono quasi rassegato, sapendo che il ricciolino non avrebbe desistito tanto in fretta.

Il cuore di Mika fece una piroetta nel suo petto e non appena sentì la serratura del cancello scattare lo spinse impetuosamente senza preoccuparsi di richiuderlo, si fiondò lungo il vialetto a corse, imboccando poi il portone e salendo le due rampe di scale a due gradini per volta, raggiungendo la porta beige dell’appartamento del ragazzo in meno di 30 secondi e bussando subito.

Andy aprì la porta poco dopo in silenzio, osservando la figura slanciata del ragazzo moro di fronte a sé che stringeva al petto con entrambe le mani un bellissimo mazzo di fiori e sorrideva raggiante nella sua direzione.

Andy malgrado tutto il dolore che aveva provato in quegli interminabili mesi non poté che sentire il cuore accelerare i battiti alla vista di quegli occhi castani così sorridenti che lo osservavano di rimando. Nonostante tutto decise di non dare questa soddisfazione al sue ex ragazzo, mantenendo un’espressione seria e distaccata.

“Ciao! Grazie innanzitutto!” iniziò Mika porgendogli il bouquet e aspettando che il biondo gli facesse un cenno per entrare.

“Ciao” si limitò a salutare più per cortesia che per altro mentre si spostava dall’entrata per permettere al moro di fare il suo ingresso nel salotto.

Mika entrò a piccoli passi, inspirando lentamente e profondamente il profumo floreale che tanto gli era mancato, il profumo di Andy, il profumo che il suo cuore stava cercando.

Il greco poggiò delicatamente i fiori sul tavolo aprendo poi il bigliettino e leggendo dalla calligrafia disordinata ed imperfetta di Mika:

“A te Andy, 5 giacinti color porpora per gridarti a gran voce la mia richiesta di perdono, 5 violette come segno di umiltà con la quale vengo qui oggi, 5 camelie rosa, la nostalgia di questi mesi senza te al mio fianco, 5 gigli bianchi a simboleggiare la mia volontà di ricominciare a scrivere una nuova pagina della mia vita con te. 5 fiori ciascuno come 5 sono stati gli anni più belli della mia vita. Ti amo! M.”

Andy finì di leggere il piccolo foglietto bianco con gli occhi lucidi. La sincerità che poteva scorgere in quelle frasi era palpabile, allo stesso tempo il dolore per ciò che il passato gli aveva riservato non gli permetteva ancora di lasciarsi andare ed accettare così semplicemente quella richiesta di perdono.

Aveva bisogno di riflettere.

“Mika io…” il riccio si girò di scatto verso il biondo nel sentirlo pronunciare il suo nome, cercando i suoi occhi per leggervi la verità.

“Ho bisogno di tempo. Ora come ora non riesco a guardarti negli occhi senza rivedere il tuo sguardo freddo di quella mattina. Non posso, fa male, e tu di questo non credo te ne renda conto.” gli parlò con una franchezza che a Mika fece raggelare il sangue. Sapeva di averlo ferito ma sentirselo dire in maniera così diretta lo aveva spiazzato.

“Andy ho fatto una cavolata, enorme, lo so ma… Ne avevo bisogno” cercò di giustificarsi il moro mantenendo lo sguardo basso sul pavimento e ripensando a quella mattina di cui aveva accennato il ragazzo.

“Ne avevi bisogno??! Mika io capisco tutto, ma quello che stai dicendo non ha un cazzo di senso!!! Potevi andartene in America anche senza fare tutto questo casino, e mollare tutti quanti da un giorno all’altro facendo perdere le tue tracce, come se al mondo esistessi solo tu!” sbraitò a quel punto Andy esasperato, dopo aver udito quelle stupide scuse che nella sua mente non avevano un senso logico.

Mika trasalì udendo quel tono così improprio a Andy, ragazzo solitamente molto pacato e tranquillo.

“Lo so ma credimi… è stato un momento irrazionale” tentò ancora Mika stavolta alzando lo sguardo.

“Va bene! Allora torna da me quando sarai sicuro di poter controllare questi tuoi ‘momenti irrazionali’” disse enfatizzando il concetto e ponendo le virgolette con le dita, fissandolo negli occhi.

“Ciao Mika!” pronunciò poi come invito al moro a lasciare nuovamente la sua casa e la sua vita.

Il riccio ancora paralizzato da quello scontro verbale ci mise un attimo a capire, ma poi sconsolato prese la via della porta, voltandosi solo una volta, per trovare lo sguardo glaciale negli occhi azzurri del greco. Uscì dal bilocale chiudendosi la porta adagio dietro di sé e ritornò, stavolta camminando lentamente verso il cancellino e poi verso la metro che lo avrebbe riportato a casa sua di nuovo da solo, di nuovo sconfitto.    

to be continued.....
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Buongiorno! Allora....... Ok il capitolo è spezzato in 3. Purtroppo l'ho dovuto fare o sarebbe davvero uscito un capitolo lunghissimo! La mia smania per i dettagli (che qui ho trattenuto un bel po') in questi casi è un ostacolo, perchè quando si vogliono raccontare piccoli momenti funziona bene, quando si vogliono raccontare eventi più lunghi nel tempo va a finire per complicare un po' la cosa. Logicamente l'ispirazione per questo capitolo, essendo una continuazione lo trovate alla fine del precedente capitolo. Mika ha dovuto faticare per riprendersi Andy.... così ha detto....
Sono curiosa di sapere i vostri pareri! ;)
A presto, Vv 

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Capitolo 17
*** Passato, Presente, Futuro ***


“Ciao Mika!” pronunciò poi come invito al moro a lasciare nuovamente la sua casa e la sua vita.

Il riccio ancora paralizzato da quello scontro verbale ci mise un attimo a capire, ma poi sconsolato prese la via della porta, voltandosi solo una volta, per trovare lo sguardo glaciale negli occhi azzurri del greco. Uscì dal bilocale chiudendosi la porta adagio dietro di sé e ritornò, stavolta camminando lentamente verso il cancellino e poi verso la metro che lo avrebbe riportato a casa sua di nuovo da solo, di nuovo sconfitto. 



- Londra, giugno 2011 -
 
Dal momento in cui Mika aveva rimesso piede a casa sua, aveva iniziato ininterrottamente a pensare a qualcosa che potesse stupire Andy al punto da far crollare quel muro difensivo che il greco si era giustamente costruito attorno dopo gli eventi di alcuni mesi prima.

Gli capitava di svegliarsi in piena notte con un’idea in testa e dimenticarsela poco dopo, maledicendosi immediatamente per questo.

Quella mattina si era alzato però con l’intento di proseguire il suo lavoro sul fronte musicale, messo a punto tra Montreal e Los Angeles e di incontrarsi con Greg, suo collaboratore e produttore fin dagli esordi, per proporgli alcune canzoni e arrangiamenti e sentire il suo parere in merito.

Come mise piede negli studios situati nell’incantevole Portobello Road a pochi pasi dal celebre quartiere di Notthing Hill, venne pervaso da un sentimento di gioia.
Stava tornando a fare ciò che amava ed era intenzionato a lasciare i problemi fuori da quella porta per qualche ora almeno.

Non appena incontrò Greg e si sedettero al pc, estrasse l’hard drive sul quale vi erano contenute tutte le demo di quelle che sarebbero diventate alcune delle nuove canzoni del suo terzo album che ancora non aveva una forma definita nella sua testa.

Nonostante le tracce fossero tutto fuor che complete, Mika aveva assegnato loro un nome provvisorio. Era dell’idea che una canzone senza nome fosse una canzone dall’esistenza labile e poco definita, per questo si ostinava a battezzarle fin da subito.

Gli occhi del suo produttore percorsero velocemente i titoli ordinati soffermandosi su una traccia composta da tre parole: Origin of Love.

“Questa mi ispira” bofonchiò Greg più a sé stesso che a Mika selezionando poi la canzone e mandandola in riproduzione alle grandi casse dell’impianto surround dello studio.     

Immediatamente una melodia gioiosa e frizzantina si espanse nell’aria, il pianoforte dall’andamento allegro scandiva bene il tempo di quella demo e il ritmo delle percussioni entrò subito in circolo nella mente e nel corpo del produttore che iniziò a battere il piede a tempo di musica.

Quando iniziarono le parole, cantate in maniera già quasi perfetta in quella primitiva registrazione, l’uomo iniziò a prestarvi particolare attenzione. Conosceva la dicotomia che Mika amava inserire in molte sue canzoni: musica gioiosa e danzereccia a supporto di un testo spesso triste o comunque malinconico.

Quei versi però a lui tutto sembrarono fuor che tristi. Era una stupenda canzone d’amore, dichiarazione di un sentimento profondo e intenso, denominava quella fortunata persona alla quale era dedicata: l’origine dell’amore e la dipingeva come una droga, una medicina, una dolcissima caramella.

“Questa canzone mi piace tantissimo!” dichiarò Greg nel momento in cui le casse emisero l’ultima nota.

“Andy è fortunato” continuò poi, facendo riferimento al ragazzo che aveva visto crescere a fianco del riccio dai suoi esordi ad ora, e sorridendo a Mika con fare compiaciuto.

Quest’ultimo, che era riuscito fino a quel momento a lasciar da parte quel pensiero doloroso venne colpito da una fitta allo stomaco, che cancellò il sorriso soddisfatto dal viso e lo fece rabbuiare appena.

Il cambiamento di umore non passò inaspettato a Greg che infatti esordì con un: “Mika tutto bene?”

Il ragazzo scosse la testa, mantenendo lo sguardo basso e giocherellando imbarazzato con le manopoline del grande mixer.

Incerto sul da farsi, decise che prima o poi avrebbe comunque dovuto confessare la verità, a lui come a molti altri dei suoi collaboratori, sulla fine della sua relazione col greco e decise di non procrastinare oltre.

“Io e Andy ci siamo lasciati.” pronunciò in poco più che un sussurro, udito a mala pena da Greg.

L’uomo sulla quarantina guardò il ragazzo con aria triste e gli assesto due affettuose pacche sulla spalla.

“Mi spiace!” disse con fare paterno.

“Questa canzone è dedicata a lui?” chiese poi indagando.

“Sì… Lo doveva essere almeno” rispose sconsolato Mika, continuando a giocherellare nervosamente, stavolta con i lacci delle sue scarpe.

“E lui l’ha già sentita?” chiese scrutandolo attentamente mentre ora si torturava un unghia con i denti.

“No, l’ho scritta dopo… che…” lo informò lasciando la frase in sospeso, certo che l’uomo avrebbe intuito il seguito.
“Mika” richiamò la sua attenzione cercando le iridi nocciola, che il moro puntò nelle sue.

“Io se fossi Andy, e tu venissi da me con una canzone del genere non son sicuro che saprei lasciarti andare via” gli confessò molto candidamente mantenendo una mano sulla sua spalla.  

Mika rimase qualche secondo impassibile, poi i suoi occhi si illuminarono e un sorriso si fece largo sulle labbra imbronciate.

Si alzò di scatto dalla sedia con le rotelline, facendola finire a qualche metro di distanza e si gettò tra le braccia di Greg stringendolo in un abbraccio sincero che venne ricambiato.

“Sei un genio te l’ho mai detto??!” esclamò Mika raggiante lasciandolo.

“No, ma grazie!” gli rispose sorridente lusingato da quella strana affermazione.

“Scusa ma adesso devo andare!!!” esclamò a quel punto il riccio.
“Ti lascio l’hard drive con tutti i demo, dacci pure un occhio!” gli urlò afferrando la giacca e correndo fuori dagli studios a tutta velocità.

A corse percorse la colorata via piena di bancarelle di antiquari diretto alla stazione della metropolitana quando si fermò di colpo alzando gli occhi verso un locale all’imbocco della strada.

La sua mente architettò velocemente, le idee iniziarono a prendere forma.
Sul cellulare si segnò velocemente un promemoria che riportava il civico 7 di Portobello Road poi continuò la sua corsa verso la stazione di Notthing Hill Gate prendendo il treno direzione Gloucester Road.

Sceso dalla metro si fiondò a grandi passi a casa e chiamò alcuni amici.

Tre giorni più tardi Andy stava rientrando a casa dal lavoro dopo una lunga giornata, prima di salire al suo appartamento, estrasse la posta dalla cassettina, vi era la bolletta della luce, un paio di inviti per feste ed eventi, ed una lettera di un vecchio amico d’infanzia con cui aveva mantenuto uno strano rapporto epistolare degno d’altri tempi.

Una volta raggiunto il divano di casa vi si buttò a peso morto portandosi con sé le lettere.

Aprì la bolletta dell’elettricità e sbuffò notando la cifra riportata in basso, la piegò e passo alla successiva.

Un invito ad una serata organizzata da una compagnia di video-maker londinesi, sicuramente un incontro interessante a cui avrebbe partecipato volentieri a cui si chiedeva conferma per poter decidere in quale locale poter svolgere la serata, a seconda delle adesioni.

Il secondo invito era invece ad una mostra di quadri di cui conosceva l’artista, con cui aveva avuto il piacere di lavorare più di una volta, anche questo colse la sua attenzione, aprì poi la lettera del suo amico, la lesse tutta d’un fiato, gli raccontava dell’ultimo mese passato a lavorare a Praga e infondo accennava alla festa di compleanno che si sarebbe tenuta in un bel locale di Londra, per festeggiare il suo 30esimo compleanno.

Tutti gli inviti erano molto interessanti, decise che sicuramente almeno ad un paio avrebbe partecipato, nonostante fossero tutti quanti nella stessa serata.
Lasciò le lettere sul tavolino e dopo una doccia si mise a dormire.

Mika alcuni giorni dopo, eccitato dagli sviluppi che gli ultimi giorni stavano portando, sia sul fronte lavorativo che sotto altri aspetti girava per casa saltellando a ritmo di musica cucinando una buona pastasciutta al pomodoro. Il suo cellulare emise un trillo proprio nel momento in cui si apprestava a scolare la pasta, versò gli spaghetti nel piatto e lesse il messaggio.

“Questa sera ore 9:30, The Sun in Splendour, ti attendo”

Istantaneamente un sorriso si fece largo sulle sua labbra e le sue gambe scattarono in aria in un salto di gioia. Il primo passo era stato fatto e anche il secondo.

Velocemente mangiò il contenuto del piatto, sparecchio in tutta fretta e lasciò le poche stoviglie nel lavandino.

Quella sarebbe stata una giornata molto intensa.

Per tutto il pomeriggio lavorò ad alcuni progetti insieme a dei collaboratori ed alle sue sorelle poi si recò velocemente a casa per una doccia, prima di uscire per la serata che il suo amico gli aveva accennato.

Con largo anticipo di presentò al locale facendo il suo ingresso, eccitato.

Quella stessa sera Andy, vestito di tutto punto aveva deciso che si sarebbe recato all’incontro di video-maker prima e successivamente avrebbe preso parte alla festa di compleanno di Patrick.
i prospettava una serata decisamente interessante.

Alle 9 e trenta in punto uscì dalla stazione Ladbroke Grove della linea gialla della metro e si recò alla ricerca del bel pub situato all’imbocco di Portobello Road.

Era un antico pub di giallo ed oro colorato, con gli interni in legno scuro antico. Un vero gioiellino che Andy aveva visitato più di una volta per piacevoli serate tra amici.

Nonostante fosse in perfetto orario non vi era molta gente al di fuori, solo un gruppetto di ragazzi che chiacchieravano con una birra in mano e che al suo passaggio lo guardarono curiosi.

Andy entrò spingendo la pesante porta scura.

L’interno era stranamente tranquillo, vi era un tavolo imbandito sulla sinistra, uno striscione poco sopra, ad indicare la compagnia di video-maker di cui il greco apprezzava molto lo stile e alcune cameriere che gli diedero il benvenuto.

Poche luci illuminavano il locale, la parte più lontana in particolar modo era quasi completamente al buio.

Mentre stava per prendere posto ad uno dei tavolini le luci si spensero di colpo, facendo cadere l’intero locale nella quasi totale oscurità, pochi secondi più tardi si illuminò una semplice lampadina, che penzolava in maniera precaria dal soffitto ed andava fiocamente ad illuminare l’angolo più nascosto del locale.

Non poteva vedere molto da quella posizione ma da ciò che i suoi occhi sembravano cogliere, credette di intravedere la silhouette di un pianoforte a coda.

Si disse che certamente non poteva avere senso, ma non riusciva a capire cos’altro potesse essere.

Ad un certo punto si udirono alcune note e a quel punto Andy si rese conto di aver intravisto bene.

Una dolce melodia iniziò a diffondersi per le quattro mura, era una musica sconosciuta ma estremamente dolce e delicata.

Andy mosse qualche passo verso la fonte di quelle note quando sentì una voce familiare iniziare a cantare.

“From the air I breath, to the love I need, only thing I know you’re the origin of Love” il suo cuore istantaneamente accelerò la corsa udendo quelle parole provenienti dalla voce che per tanti anni l’aveva saputo emozionare.

Non poté fare altro che starsene immobile in mezzo al locale, come paralizzato dalle emozioni.

“from the God above to the one I love, only thing it’s true, the Origini s you”

Le strofe prendevano forma a poco a poco, il cervello di Andy non sapeva se perdersi nella voce magica dell’artista, nella musica gioiosa e dolce o nelle parole di una profondità disarmante che fuoriuscivano da quelle labbra che per molti anni erano state solo sue.

“Love is a drug and you are my cigarette, love is addiction and you are my nicorette”

Ora il ritmo si era fatto più allegro e incalzante. Andy trovò la forza di muovere qualche passo nella direzione della luce ed intravide le lunghe dita affusolate muoversi sapientemente qua e là tra gli 88 tasti bicolore mentre le labbra pronunciavano le strofe nuove di quella canzone in maniera a dir poco sublime.
All’improvviso la sua mente fece un balzo e rievocò un bellissimo ricordo lontano ben 5 anni.

- Flashback -

Era arrivato leggermente in anticipo a casa di Mika, quella sera insieme ad altri amici avrebbero preso parte ad una festa di compleanno di due ragazzi, il riccio gli aveva gentilmente chiesto se potesse passarlo a prendere dato che non aveva a disposizione l’automobile di famiglia, ed il posto era abbastanza distante.

Da buon amico qual’era, Andy aveva accettato ed ora si apprestava ad entrare in casa della famiglia libanese. In quel momento arrivò alla porta di casa una ragazzina sui 15 anni che aprì il portone e chiese a Andy se dovesse entrare.

“Sì, sono un amico di Mika” la informò sorridendo.

“Piacere, io sono Zuleika” gli si rivolse porgendogli una mano “Sono sua sorella più piccola”. Continuò poi entrando in casa.

“Lui è di sopra come puoi sentire. Sali pure” esclamò poi mostrandogli le scale della bella villetta dei Penniman.

Dal piano superiore poteva udire una lieve melodia espandersi per tutta casa, resa ovattata dalle mura spesse.
Salì la scalinata ed arrivo al lungo corridoio dove scorse alcune porte. Su una di esse vi erano riportati tre nomi: Yasmine, Paloma, Zuleika. Sulla seconda, più a destra altri due: Mika, Fortuné, sulla più lontana vi era invece un cuore con due lettere, J&M.

Senza pensarci troppo si avvicinò alla porta con i due nomi maschili ed abbassò la maniglia.

Era la prima volta che varcava quella soglia, la camera di Mika era abbastanza ordinata ed eccessivamente candida, un piccolo pianoforte a muro anch’esso bianco era sistemato in fondo alla stanza e Mika era concentrato a suonarlo.

Non poteva notare la sua espressione, il ragazzo gli dava le spalle, stava per chiamarlo quando all’improvviso iniziò a cantare.


In any other world
You could tell the difference
and let it all unfurl
into broken remenace
 
smile like you mean it
and let yourself let go
 
Andy si fermò ad ascoltare, rapito. Mika gli aveva accennato una volta che sapesse cantare e che lo facesse per hobby ma non avrebbe mai creduto fosse così bravo, inoltre non sapeva suonasse anche.

La sua voce era calda e ricca di sfumature, pronunciava ogni parola con un’intensità disarmante, era come se quella canzone gli appartenesse.

Poi si fermò a pensare. Effettivamente non aveva mai sentito quella melodia e quelle strofe prima d’allora. Che fosse scritta da lui?

Il ragazzo intanto continuava, ignaro dello spettatore dietro di lui:


Cos its all in the hands 
Of a bitter bitter of man

Say goodbye to the world 
You thought you lived in
Take a bow 
Play the part
Of a lonely lonely heart
Say goodbye to the world
You thought you lived in
To the world you thought you lived in 
 
La delicatezza con cui stava cantando quello che doveva essere il ritornello era qualcosa di sublime.

Stava giocando con la voce, passava da toni molto bassi a picchi di acuti estremamente perfetti che a Andy iniziarono a dare piccoli brividi lungo tutto il corpo.

La canzone continuò, le dita sui tasti in certi momenti erano pesanti e martellavano con forza, in altri istanti erano lievi e delicate.

Arrivò all’ultimo ritornello e qui fece un’ultima acrobazia vocale.
Alzò la melodia di un ottava cantando con una serie di acuti a dir poco precisi e dando un enfasi al falsetto, così strano ma al contempo angelico che non aveva mai avuto occasione di sentire dal vivo prima di allora.

Quando la canzone si concluse e le note potenti si fermarono, Andy ritornò alla realtà dalla quale si era trovato completamente estraniato durante quell’incantevole momento, in cui era entrato nel monto del ricciolo e non aveva potuto fare altro che ascoltare rapito come dal canto di una sirena.

Si era innamorato di quella voce, e per la prima volta capì che forse si stava innamorando anche di lui!  

“Wow” esclamò a quel punto il biondo.

Mika si voltò di scatto “ANDY, da quanto sei qui?!” chiese spaventato mentre le sua guance si tingevano di rosso.

“Da… o ma cosa importa!! Diavolo sei uno spettacolo! Quella canzone era tua, non è così?” pronunciò a raffica il ragazzo, incantato da quella performance.

“Si è mia, ma non è ancora conclusa e… tu hai ascoltato… oddio!” disse portandosi le mani al viso imbarazzatissimo.

“Mi hai fatto venire la pelle d’oca! Sei magico, dico davvero!” esclamò il ventenne cercando di fargli capire quanto avesse apprezzato ciò che aveva avuto la fortuna di ascoltare.

“Farai strada, ne sono certo!” concluse poi, Mika lo guardava purpureo in viso, avrebbe voluto sotterrarsi.
 
- Fine flashback -
  
 
Era successo anni fa, stava succedendo di nuovo.

Si stava perdendo in quella voce, in quella melodia che lo stava trasportando in un altro universo.

E il suo cuore stava assimilando quei versi uno dopo l’altro, prendendo coscienza che quell’opera d’arte fosse, con molta probabilità, stata scritta per lui.

“Only thing is true, the origin is you”

Intonò Mika staccando una mano dal pianoforte ed indicando il ragazzo che lo guardava impietrito a un paio di metri dal pianoforte.

Andy poté notare un piccolo scintillio di emozione brillare negli occhi castani e caldi del ricciolino e fu attratto a lui come da una forza estranea.

Senza lasciare che il suo pensiero razionale prendesse la meglio su di lui, si gettò tra le braccia di Mika che si era appena alzato dallo sgabello e che venne colto completamente di sorpresa dalla reazione forte del greco.

Mika sentì il suo cuore impazzire di gioia, strinse con tutta la forza che aveva in corpo la figura del biondino che lo stava abbracciando quasi stritolandolo.

“Andy” pronunciò in un sussurro all’orecchio del ragazzo che venne percorso da un forte brivido e poté sentire le farfalle farsi vive a gran voce nel suo stomaco.

“Tu hai…” iniziò Andy staccandosi appena dal moro per potersi immergere a pieno negli occhi color cioccolata che brillavano di luce propria in quell’atmosfera scura.

“Tu sei l’origine dell’amore Andy, sei la medicina per la mia anima, non posso continuare a vivere senza di te, ti prego…” Mika approfittò di quel momento intenso per dar voce al suo cuore e a tutto l’amore che aveva in corpo e che ardeva incessantemente per quell’unico ragazzo sulla terra.

“Mika, io…” sospirò a fondo il greco, continuando a guardarlo negli occhi serio.

“Sì!” esclamò poi aprendosi in un bellissimo sorriso sincero.

“Sì?” chiese Mika incredulo, passando dalla paura immensa di un ennesimo rifiuto alla consapevolezza del significato di quell’unica sillaba.

Andy si limitò ad annuire sorridendo, aveva ritrovato le emozioni che lo avevano fatto innamorare.

In quei giorni aveva riflettuto parecchio. Aveva per un istante provato a mettersi nei panni del libanese, a capire tutto il dolore che aveva dovuto sopportare in quei mesi precedenti la loro rottura, all’instabilità emotiva di cui aveva sofferto ed aveva iniziato a perdonarlo.

Se ci pensava aveva sofferto 6 mesi senza di lui, ma aveva anche passato i 5 anni migliori della sua vita accanto a quello zuccone che in quel momento gli stava sorridendo incredulo, sul punto di scoppiare in lacrime dalla gioia.

Non se lo sarebbe mai perdonato, se non gli avesse dato una seconda possibilità, lo sapeva.

“Sì?? SI?! SIIIIIII!!!!” urlò a quel punto Mika stringendolo a sé e gettandosi impetuosamente sulle sue labbra in un bacio affamato d’amore che per quei lunghi mesi aveva aspettato di riavere.

Andy ricambiò immediatamente, l’atmosfera surrealmente oscura del The Sun in Splendour faceva da bozzolo a protezione del loro amore e da occhi indiscreti.

Quando i due si staccarono Andy fece mente locale.

“Mika… Come sapevi che sarei venuto qui stasera? Come hai organizzato tutto questo?” moriva dalla curiosità di sapere cosa quella mente avesse architettato.

“Ehm…” disse il riccio distogliendo lo sguardo e arrossendo appena.

“Parla!!” lo minacciò Andy sorridente assestandogli un pizzicotto su un fianco.

“Ahi, va bene ok!” si arrese Mika.

“Quegli inviti… per la serata coi video-maker, la mostra di pittura e… il compleanno del tuo amico… beh…”

disse grattandosi la nuca con fare colpevole.

Andy sgranò gli occhi incredulo ma felice.

“Ho riunito i tuoi amici e gli ho detto ciò che volevo fare, e che mi serviva un’esca dato che se io ti avessi invitato tu non saresti venuto e… non appena tu hai confermato loro ciò a cui avresti preso parte…. ho organizzato”

“E…” ragionò Andy guardandosi attorno. “Tutto questo… tutto questo è per me.”

“Abbiamo il locale per noi, per tutta la serata!” confessò Mika scrutandolo sorridente.

“Woow! Allora facciamo una cosa…” propose pensieroso Andy

“Tutto quello che vuoi!” gli promise il riccio.

“Abbiamo un pianoforte, abbiamo un cantante e sono quasi sicuro che questo cantante abbia anche delle nuove canzoni” iniziò guardandolo negli occhi raggiante.

Mika annuì appena, portandosi un dito alla bocca e rosicchiandosi nervoso un unghia.

“Io voglio sentire tutte le canzoni nuove di questo cantante, e a seconda del mio gradimento, deciderò se stasera dormirò a casa del sopracitato cantante oppure no!” esordì alla fine mettendo in questo modo ansia al ragazzo che lo fissava incredulo, sapendo quanto non gli piacesse suonare canzoni non concluse in pubblico.

“Accetti?” chiese quindi Andy.

“Ok, accetto” esclamò Mika sedendosi poi allo sgabello.

Andy prese posto sulla coda del piano, da dove poteva osservarlo attentamente.
Mika intonò le nuove canzoni, da Heroes a Kids, passando per Step with me e Love you when I’m drunk, per cui dovette alcune spiegazioni al biondino, arrivando ad Underwater.

Alla fine del piccolo concertino Andy se ne stava ammaliato a gambe incrociate sul piano, osservando Mika con aria innamorata.

“Allora… ci vieni a casa con me stasera?” chiese teneramente Mika, abbassando il pannello a copertura dei tasti del pianoforte ed avvicinando il viso al biondo.

“Hmmm… fammi pensare…” fece finta di riflettere Andy, puntando lo sguardo al soffitto.

Mika lo guardò incredulo.

Quando Andy tornò a puntare gli occhi nei suoi e intravide l’angoscia di una possibile risposta negativa nelle iridi nocciola, scoppiò in una fragorosa risata.

“Ma certo che ci vengo zuccone!!” esclamò poi afferrando la sua camicia e portandoselo vicino per poi lasciarsi andare in un bacio intenso.

Quella sera uscirono dallo Sun and Splendour mano nella mano, incuranti di chiunque potesse giudicarli. Alle conseguenze ci avrebbero pensato all’indomani! 


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Buoooongiorno! Allora terzo e ultimo capitolo della trilogia! C'e l'ho fatta!
Per l'ispirazione si veda il primo capitolo dei tre.
Per il resto due cose:
I luoghi descritti esistono davvero e sono reali. Il "The Sun in Splendour" è un bel pub all'imbocco di Portobello Road, fateci un giro se vi trovate in zona. Le fermate della metro sono quelle descritte qui ;)
Se volete sapere dove si svolgono le varie parti della storia vi basta prendere tra le mani una cartina della Tube e viaggiare con la fantasia sulla linea gialla, grigia e blu, se conoscete almeno un po' Londra vi assicuro che è interessante, se non la conoscete, l'immaginazione vi farà strada.
Ho voluto celebrare qui una delle mie canzoni in assoluto preferite. Any other world. E' un capolavoro che ci ho messo un po' ad apprezzare e che ora mi mette i brividi ogni volta che la ascolto, soprattutto nella versione live al Parc des Princes!
Bene! Lascio a voi l'ardua sentenza su questa strana trilogia! A presto! Vv 
 

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Capitolo 18
*** Love Wins ***


- Shenzhen giugno 2015 –


La sveglia quella mattina suonò alle 8 puntuale nella verdeggiante cittadina portuale a sud della grande Cina.

Mika e Andy si girarono all’unisono nel letto mentre il maggiore dei sue spense la sveglia in malo modo, facendola finire giù dal piccolo comò di legno intarsiato.

La coppia era arrivata in tarda notte nella città, per un concerto che Mika avrebbe tenuto quella sera, dopo un giorno di riposo nel quale insieme anche ai membri della band e Zuleika, avevano festeggiato il 30esimo compleanno del biondino.

Avevano trascorso la giornata in una graziosa città più a nord chiamata Hangzhou, dove il cantante si era esibito ad un festival, gustando dell’ottimo cibo tipico e visitando l’incantevole Lago dell’Ovest e le strutture tipicamente orientali che lo costeggiavano.
Il viaggio in aereo era durato solo un paio d’ore, ciononostante una volta arrivati in hotel, entrambi si erano gettati sul letto esausti dalla lunga giornata trascorsa.

Dopo 10 minuti buoni, passati a sonnecchiare l’uno nelle braccia dell’altro Andy trovò la forza per aprire gli occhi e cercare di convincere il riccio a fare lo stesso.

Iniziò a stuzzicarlo con una leggera scia di baci che seguiva minuziosamente la linea della spina dorsale arrivando fino al collo e alla guancia, coperta da una leggera barba mattutina alquanto ispida. Giunto allo zigomo, piano gli assestò un leggero morso, attendo a non lasciare segni visibili.
Ciò portò immediatamente Mika ad aprire gli occhi e tentare di voltarsi verso di lui, cosa che gli fu impedita da Andy bellamente disteso su di lui.

“Buongiorno oh mia popstar preferita!” lo salutò prendendolo in giro, portando poi entrambe le mani sulle sue spalle in un lieve massaggio.

Un grugnito fu tutto ciò che ricevette in risposta.

“E’ ora di svegliarsi o arriverai tardi al lavoro” lo informò sempre continuando il suo massaggio.

“Non ho voglia” sbuffò Mika infilando la testa sotto il cuscino.

Andy notò una certa raucedine nella voce del suo ragazzo. Erano tre giorni che, dopo essere tornati dal Giappone ed essere atterrati in Cina, Mika aveva continuato ad avere un fastidioso mal di gola, con tutta probabilità provocato dai troppo voli, cambi di fusi orari e concerti che aveva avuto durante le ultime settimane di tour.

Già due sere di seguito aveva dovuto ricorrere a delle fastidiose iniezioni di cortisone, un potente antiinfiammatorio, prima dei concerti per poter riuscire a cantare.

L’estenuante tour de force non gli stava permettendo il recupero che avrebbe dovuto avere e Andy iniziava a preoccuparsi.

Durante l’ultima serata, nell’ultima canzone: Love Today, si era ritrovato impossibilitato a raggiungere le note più alte, dovendo ammettere alla platea la sua condizione.

“Come stai stamattina?” gli chiese quindi volendo sincerarsi della sua salute, in vista della serata imminente.

Mika spostò il cuscino da sopra la sua testa stropicciandosi gli occhi assonnato.

“Sono stato meglio” affermò mettendo in mostra la voce bassa e rauca.

“Ce la farai a cantare stasera?” gli chiese pensieroso Andy affondando una mano nei ricci morbidi.

“Devo!” rispose risoluto Mika in un sussurro senza pensarci due volte.

Con un po’ di forza e molta svogliatezza i due ragazzi si alzarono dal grande letto dell’hotel vestendosi in vista dell’intervista.

“Buoooongiornooo!” li accolse Joy quando raggiunsero la sala da pranzo dove un’imponente e sfiziosa colazione internazionale a buffet faceva bella mostra di sé sul grande tavolo imbandito.

“Ciao!” la salutò Andy, estendendo la cosa agli altri ragazzi seduti ad una tavolo intenti nello sgranocchiare la colazione.

Mika si limitò ad un cenno della mano per poi prendere posto in una delle sedie libere accanto a sua sorella Zuleika.

“Vado a prendere da mangiare, cosa vuoi tu?” chiese Andy rivolgendosi a Mika che scrutava il cellulare pensieroso.

Il moro si voltò verso di lui e mimò con le labbra “Niente”.

I ragazzi lo guardarono straniti. Mika era capace di mangiare al pari di una cerimonia nuziale a colazione e soprattutto di parlare a raffica senza sosta quando ci si metteva.

“Ahi ahi! Si prevedono guai!” Intervenne infatti Curtis pulendosi i bordi della bocca dalla crema pasticcera della fetta di torna paradiso che stava addentando.

“Come va la voce?” si informò quindi sua sorella, che aveva come tutti capito la situazione.

“Spero di riuscire a cantare stasera ma inizio ad avere dei seri dubbi” confessò con un filo di voce, non volendo sforzare le corde vocali già probabilmente abbastanza infiammate.

“Hai bisogno di vedere un medico?” le chiese premurosa Zuleika che in quei giorni gli aveva spesso fatto da interprete per poter comunicare in cinese con altri dottori.

“Io… credo sia meglio” rispose quasi scocciato di quell’ennesima implicita richiesta che si ritrovava a fare.

“Vedo di cercarne uno mentre tu sei a fare l’intervista” gli annunciò la ragazza tagliando un pezzo di torta salata.

Andy intanto aveva fatto ritorno al tavolo con un piatto pieno zeppo di roba.

“Mi mancava questo cibo cinese per colazione!” esclamò raggiante spostando poi una tortina all’ananas sul piattino vuoto del suo ragazzo alla destra.

Mika prese tra le mani la piccola delizia e la riportò dov’era in origine, sul piatto accanto a sé.

“Dai, devi mangiare qualcosa! E poi l’ananas sgonfia le corde vocali mi ha detto qualcuno…” lo rimbeccò Andy tornando a piazzare il dolce sul suo piatto e ricordandogli ciò che spesso Mika gli aveva raccontato, parlando delle proprietà del frutto esotico.

Il libanese sbuffando morsicò un pezzetto della crostatina lasciando il resto a Andy il quale tornò all’attacco.

“Eh no eh! Qualunque virus tu abbia io non lo voglio prendere, quindi vedi di finirla!” esclamò tornando per l’ultima volta a spostare il dolce da un piatto all’altro.

I musicisti si godettero la scenetta ridacchiando tra loro, quei due erano un teatrino esilarante di tanto in tanto, soprattutto in zone del mondo dove erano relativamente pochi a conoscere la popstar e potevano quindi permettersi di nascondersi di meno.

La colazione trascorse veloce. Mika aveva a mala pena finito la piccola crostata, il dolore alla gola, insieme all’ansia per le sue condizioni gli aveva impedito di ingurgitare altro, benché quel tipo di cibo fosse tra i suoi preferiti.

Si alzarono dal tavolo puntuali e si diressero alle auto. Mika salì con sua sorella, che gli faceva da interprete prendendo la via della stazione radiofonica per cui doveva rilasciare l’intervista. Gli altri ragazzi ne approfittarono per visitare un celebre quartiere della città cinese.

Quando l’intervista si concluse Zuleika informò il fratello che non aveva trovato un medico che lo potesse visitare ma che gli era stato consigliato di recarsi al vicino ospedale dove il reparto di otorinolaringoiatria era veramente eccellente.

I due fratelli raggiunsero insieme l’ospedale che distava solamente pochi chilometri dal centro della città e rimasero per una mezz’oretta nella sala d’attesa.

“Sei preoccupato” Zuleika diede voce ai suoi pensieri. Non era una domanda, lo conosceva abbastanza bene da saper interpretare i suoi stati d’animo con pochi sguardi.

Mika annuì abbassando il capo e torturandosi le mani nervosamente.

In quel momento un signore dagli occhi a mandorla vestito con il classico camice bianco uscì da una delle tre porte della sala e invitò i fratelli ad entrare.

Mika era in ansia. Dopo anni di tour sapeva riconoscere abbastanza bene i sintomi che il suo corpo gli dava in quelle situazioni, quella mattina aveva avuto la netta sensazione che le sue corde vocali fossero eccessivamente affaticate e non si aspettava notizie confortanti dall’omino di piccola statura che in quel momento lo guardava curioso, mentre Zuleika si prodigava a spiegargli la situazione, dialogando in fluente mandarino.

Il medico gli porse alcune domande a cui il riccio rispose prontamente. La visita vera e propria non durò che pochi minuti, durante i quali l’otorinolaringoiatra ispezionò minuziosamente le condizioni della gola del libanese.

Quando il dottore si fece da parte, prese a parlare a Zuleika con fare serio spiegandole la situazione. Mika cercava in tutti i modi di decifrare qualche parola di cinese di cui aveva qualche vago ricordo, residuo dei suoi studi, non riuscendoci scrutò allora il bel viso della sorellina che a poco a poco si fece sempre più serio, a sua volta.

Quando la ragazza si voltò verso il fratello gli tradusse ciò che le era stato spiegato.

“Le condizioni delle tue corde vocali sono piuttosto serie. Hai una forte infiammazione e i concerti ravvicinati di questi giorni le hanno affaticate più del dovuto. Devi stare a riposo per almeno 5 giorni e sottostare ad una cura di antibiotici per una settimana.”

Se prima Mika aveva ancora qualche rimasuglio di speranza di poter portare avanti il tour senza annullare i gli impegni imminenti, quella notizia lo aveva fatto tornare coi piedi per terra in maniera fin troppo brusca.

I suoi concerti di Shenzen e Hong Kong sarebbero dovuti essere cancellati.
I tre si scambiarono ancora poche raccomandazioni poi lasciarono l’ospedale, diretti all’hotel.

Durante il viaggio in auto Mika era silenzioso, scrutava il paesaggio della cittadina con sguardo assente pensando alla grande delusione che avrebbe immancabilmente dato a migliaia di suoi fan cinesi che attendevano i suoi spettacoli da diversi anni.
Si chiedeva se la colpa non fosse da imputare alla suo fisico, non più così abituato alla vita frenetica che un tour imponeva, ai mesi che aveva passato quasi senza fare un concerto. Si sentiva inutile, incapace di fare la sola cosa che gli era sempre riuscita bene nella vita.

Certo era una situazione temporanea, lo sapeva bene, ma in quel momento si sentiva terribilmente in colpa.

“Sei uscito dall’ospedale?” questo lesse sullo schermo del suo cellulare quando lo prese tra le mani avendo percepito la vibrazione. Andy voleva sapere.

“Sì” si limitò a rispondere telegraficamente. Non aveva voglia di parlarne, nemmeno con lui.

“Non sentirti in colpa Mika!” fu la risposta che ricevette solo pochi secondi più tardi.

Il biondo aveva già intuito. Se non l’aveva chiamato raggiante riferendogli le buone nuove, poteva solo voler dire che il responso del medico non era stato buono.

Non gli rispose, si limitò a estrarre le cuffiette dalla tasca, collegarle al telefono ed ascoltare la malinconica voce di Tom Waits che era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

Quando giunsero all’hotel, Zuleika e Mika si trovarono i musicisti, il suo tour manager e Andy riuniti in sala da pranzo. Il cantante diede uno sguardo al cellulare, era già mezzogiorno inoltrato.

Svogliatamente prese posto al tavolo insieme alla sorella. Prima ancora che potesse aprir bocca, Mark il suo manager, un distinto signore sulla cinquantina dall’aspetto quasi burbero prese la parola.

“Ci sono novità che dovremmo sapere?” chiese diretto, senza soffermarsi a inutili preamboli.

Mika abbassò lo sguardo sulle sue mani poi alzò gli occhi verso Mark e si limitò a rispondere “5 giorni di riposo” per poi tornare a puntare lo sguardo altrove, quasi vergognandosi della notizia che aveva appena dovuto dare.

“Capisco. Allora io direi che ho del lavoro da fare” sentenziò poi il signore dai capelli argentei alzandosi da tavola e prendendo tra le mani il cellulare con il quale avrebbe dovuto avvertire chi di dovere del repentino cambio di programma.

Mika sprofondò nella sedia. Si sentiva gli occhi di tutti addosso. Era una sensazione per nulla piacevole.

“E’ meglio così Mika! Hai resistito fin troppo tempo in queste condizioni. Andare avanti oltre sarebbe stato da incoscienti.” Le parole di Tim, lo smossero un po’ dallo stato catatonico in cui stava sprofondando. Quando alzò lo sguardo e lo incrociò con gli occhi scuri del suo chitarrista, vi trovò un’espressione sincera a supporto delle sue affermazioni.

“Sì ma, annullare i concerti non è mai una cosa professionale” ammise Mika comunque frustrato da ciò che stava accadendo.

“Devo anche ricordarti che l’altra sera hai fatto due concerti uno dietro l’altro imbottito di cortisone. Se non è essere professionali questo...” si intromise allora la bella Joy, sorridendogli comprensiva e portandogli alla memoria l’impresa di qualche sera prima, in cui a causa di alcuni problemi di sicurezza pubblica, le autorità cinesi lo avevano costretto a dividere lo spettacolo e ad esibirsi in due performance di quasi due ore ciascuna nella stessa serata a mezz’ora di distanza. Alla fine della serata Mika, salito sul palco già poco in forma, era giunto sfinito e quasi senza voce.

“Esatto!” confermò Curtis, sempre di poche parole.

Il ragazzo nel vedere tutti i presenti farsi avanti per esprimere il loro supporto nei suoi confronti si sentì estremamente sollevato. Essere giudicato come una persona che prendeva queste cose con leggerezza era qualcosa che lo spaventava immensamente.
Sapere di essere capito e di avere la loro comprensione lo faceva sentire decisamente meno in colpa.

“Grazie ragazzi. Queste vostre parole per me significano molto! Lo dico davvero.” Mika guardò negli occhi uno per uno i membri della sua band, sperando che dal suo sguardo trapelasse la sua gratitudine.

Dai sorrisi sinceri che ricevette, poté dire di esserci riuscito.
Andy intanto osservava la scena in disparte. Era estremamente fiero delle persone che seguivano il suo ragazzo in tour. Erano state capaci di prendere per mano Mika e accompagnarlo fuori dal grigiore che lo stava avvolgendo dal momento in cui aveva ricevuto la notizia delle sue condizioni di salute.

Da quando aveva deciso di cambiare completamente i membri della sua band, Andy non aveva mai potuto vivere davvero la vita in tour con tutti loro come aveva fatto durante i primi anni di tour della carriera di Mika, a causa del suo lavoro come cameraman che lo teneva spesso impegnato tra Londra e Atene.
Non sapeva quindi se oltre il rapporto puramente lavorativo, tra Mika e gli altri si fosse instaurata anche un’amicizia o un rapporto di sincero affetto.
Dopo questo momento poteva dirsi contento e sollevato, sapendo che anche quando lui fosse stato lontano, il suo compagno avrebbe comunque avuto chi sapeva stargli accanto. 

Il pranzo passò velocemente, tutti quanti erano piuttosto affamati e gradirono molto i raffinati piatti cinesi che servivano nel lussuoso hotel. Una volta che si furono saziati si alzarono dal tavolo e vennero intercettati dal manager.

“Dunque ragazzi: tutti gli impegni che avreste avuto in questi giorni qui in Cina sono stati rimandati a data da destinarsi” cominciò Mark.
Mika abbassò involontariamente lo sguardo.

“Potete decidere se tornare in Inghilterra qualche giorno o sfruttare il vostro tempo libero qui e tornare poi con il volo che era stato programmato. Fatemi sapere cosa decidete” concluse poi, rispondendo subito dopo ad una chiamata in entrata.

I ragazzi confabularono tra di loro. Mika per l’ennesima volta si sentiva il peso di quella situazione sulle spalle, nonostante fosse stato rassicurato dai suoi colleghi, vedeva il disagio che ciò aveva creato attorno a sé e immancabilmente lo rattristava.

Andy notò immediatamente lo sguardo perso di Mika, pensieroso e lontano e decise che quello era il momento di intervenire. 

Rifletté su quello che avrebbe potuto fare per distrarlo e far sì che la sua mente lasciasse da parte quei pensieri per un po’. Pensò ad un giro per i negozi o magari in qualche parco, ma poi scrutò fuori dalla grande finestra e notò il forte vento che si era alzato e la pioggia, che seppur non in maniera copiosa, aveva iniziato a scendere.
Rischiare che Mika prendesse freddo era l’ultima cosa che voleva.
Poi si chiese se davvero avesse bisogno di grandi cose per distrarre il suo ragazzo. La risposta arrivò veloce.

“Ragazzi noi andiamo!” affermò Andy alzando di poco la voce per farsi sentire da tutti e prendendo Mika per un braccio portandoselo con sé mentre si avviava verso le scale.

I musicisti li salutarono senza indagare con un cenno della mano o con un semplice “ciao”.

“Dove andiamo?” chiese invece Mika che forzatamente veniva scortato da Andy dove il suo volere lo portava.

“Il posto non è importante, e non è nemmeno chissà che” rispose il biondo salendo le scale che li conducevano verso la camera del lussuoso hotel a 5 stelle.

Mika si lasciò guidare dal suo compagno. Non che avesse molta voglia di sforzarsi di fare altro dopotutto.

I due entrarono in stanza e si chiusero la porta alle spalle.

“Che giornataccia” esclamò Mika sedendosi malamente sul lato del letto che dava le spalle alla finestra e prendendosi il volto tra le mani.

Andy intanto si diresse verso il piccolo guardaroba dove i due avevano sistemato i bagagli non proprio ordinatamente e scelse alcuni indumenti.

Mika si sdraiò sul letto puntando gli occhi nocciola fuori dall’imponente finestra rimirando le gocce di pioggia che danzavano trasportate dal vento.

Proprio quando la sua mente stava per tornare a riflettere autolesionisticamente sulla giornata appena trascorsa, le prime note di “Under Pressure” echeggiarono nell’aria.

Immediatamente si voltò verso destra, rotolando di schiena sul materasso e volgendo lo sguardo verso l’altro lato della grande stanza. La scena che gli si presentò davanti gli provocò un sincero sorriso che incurvò le labbra e contagiò gli occhi, riportandovi finalmente quella luce che da qualche ora faceva fatica a risplendere tra le sfumature castano-smeraldine delle sue iridi.

Mika si posizionò sul fianco sinistro portando un gomito a contatto col materasso e sorreggendo la testa di lato. A pochi metri da lui Andy vestito con un mix improbabile di vestiti di entrambi, stava improvvisando un balletto sexy, ancheggiando a ritmo con la canzone che Freddie Mercury e David Bowie intonavano con forza.
Il riccio non poté fare a meno di squadrare la figura longilinea di fronte a lui e assorbirne ogni dettaglio.

Le scarpe blu sbrilluccicanti che portava ai piedi erano le sue amate Louboutin, leggermente troppo grandi per Andy, che trovava gli stesso piuttosto bene.
I jeans erano rimasti quelli di quella mattina e Mika si ritrovò a ringraziarlo mentalmente dato che aveva sempre pensato che avessero un modo molto sensuale di esaltare le forme del fisico del suo bel greco. Il suo sguardo si posò poi sul busto.
Una camicia in stile hawaiano dagli sgargianti fiorelloni faceva la sua comparsa, sbottonata sotto la giacca Valentino blu a cuori che Mika aveva riposto con cura in valigia proprio per il concerto di quella sera. Anche quella stava divinamente addosso a Andy, anche se leggermente più grande.
Quando fece poi scorrere lo sguardo verso il volto del raggiante ragazzo che si stava prodigando in una performance di spogliarello privato, scoppiò in una grossa risata.

Andy aveva appena afferrato il grande cappello di panama bianco che svettava sul suo capo ed aveva iniziato a farlo roteare in aria, sorretto dalla mano sinistra, mostrando la cravatta blu, sempre di Mika avvolta attorno alla testa bionda a mo’ di fascetta da tennista, che penzolava da un lato, ondeggiando a ritmo.

Il biondino dopo una giravolta lanciò il cappello per aria e lo fece arrivare a pochi centimetri dal ragazzo sul letto che allungò una mano e lo afferrò, calcandoselo poi in testa con fare birichino mentre la musica continuava il suo ritornello ritmato.

Mika si mise a sedere e si avvicinò al bordo del letto pronto ad alzarsi ed a raggiungere il suo ragazzo che nel frattempo si stava sfilando lentamente la giacca, pronto a lanciarla malamente da qualche parte. Come il libanese mise i piedi per terra e si erse in piedi Andy balzò verso di lui atterrandolo e facendolo finire disteso sul letto a due piazze, come poco prima. Intimandogli con lo sguardo di non muoversi da lì continuò poi il suo spogliarello sistemandosi in piedi al bordo del letto ed iniziando a sbottonarsi i pochi bottoni arancioni della camicia, ancheggiando in tanto a tempo con le note della canzone e rivolgendo a Mika uno sguardo eloquente dall’alto della sua statura.

Il moro lo osservava, affascinato ed eccitato da quelle sapienti movenze che gli avevano fatto completamente scordare non solamente la situazione, ma anche la città in cui si trovava.

Una volta che anche la camicia fu lanciata in qualche remoto angolo della stanza, il greco si sfilo le Louboutin e si distese con fare giocosamente sensuale sul corpo di Mika, iniziando con i suoi vestiti lo stesso trattamento che aveva riservato agli indumenti che giacevano in quel momento sul pavimento della stanza.
La musica dei Queen era intanto finita e una melodia dolce aveva preso il suo posto. Era una canzone di Katy Perry che entrambi adoravano.

“There is no fear now
Let go and just be free
I will love you unconditionally”

Andy si stava ora muovendo dolcemente seguendo il lento andare della musica lasciando una lenta scia di baci lungo il petto semi nudo del suo ragazzo che perso in quel mix di sensazioni iniziava davvero a perdere ogni cognizione spazio-temporale.

“Lasciati andare, sii libero.”    

Per pochi secondi il biondo disgiunse le labbra dalla pelle liscia e calda di Mika per avvicinarsi al suo collo e sussurrargli dolcemente le bellissime parole della canzone “I take your bad days with your good, walk through the storm I would. I’d do it all because I love you”.

In quell’istante il giovane ricciolino avvolse il viso del suo amato tra le mani e lo portò a pochi centimetri dal suo, cercando avidamente la sua attenzione, il suo sguardo, le sue iridi cobalto, perdendosi in quell’incantevole sensazione di amore che penetrante si diramava dai lineamenti di Andy ogni volta che i loro occhi si intrecciavano.
Quella luce lo riscaldò nel profondo, lo confortò e gli fece ritrovare quella sensazione di benessere che per qualche ora aveva sepolto sotto l’insicurezza e la frustrazione.

“Open up your heart and just let it begin.” Furono le parole che accompagnate dalla melodia giunsero alle orecchie di Andy, il quale tornò ad occuparsi della svestizione del compagno con lo stesso fare sensuale che avevano per un attimo lasciato da parte.

Pochi attimi dopo la stanza era infuocata dal loro ardente amore che non poteva essere più giusto, più confortante, più magico. Insieme erano completi, erano più della somma di Mika e Andy, erano un’entità a sé stante, non erano un tu ed un io, erano un noi. Erano loro.  

Andy osservò Mika disteso sul letto abbracciato a lui puntare gli occhi alla finestra da dove si potevano scorgere le stesse gocce grigiastre di prima imperlare la città.

Il suo sguardo era però cambiato.

Stava sorridendo.

Ancora una volta aveva vinto, era riuscito nel suo intento.

Ancora una volta l’amore aveva vinto.

Aveva vinto!


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Buonasera! E' passata un'eternità dal mio ultimo capitolo e per questo vi chiedo scusa. In queste settimane ho avuto il piacere di senitre dal vivo il nostro amato Mika e di incontrarlo. Logicamente tutto questo ha fatto sì che io dovessi stare via un po' di tempo e se ci metette anche lo studio per gli esami imminenti e le traduzioni per il MFC, il mio tempo per le ff risultava zero. 
Ora, tornando a noi. Questo capitolo è stato scritto in un arco di tempo estremamente lungo rispetto a quanto io sia abbituata a fare, la maggior parte dei miei capitoli infatti è scritta di getto in due o tre ore. Questo, per mancanza di tempo è stato scritto pezzetto per pezzetto in settimane. Se lo trovate strano, questo è il motivo. 
L'ispirazione per questa storiella nasce da un post che Mika ha pubblicato su facebook a inizio giugno in cui dispiaciuto annunciava la cancellazione di un paio di suoi concerti in Asia, a seguito di problemi non indifferenti alla gola. Tutto ciò che vedete qui scritto si rifà alla realtà per quanto riguarda i concerti descritti e gli eventi concerntenti il tour. Purtroppo non trovo il relativo post da linkarvi qui, se qualcuno lo trovasse e me lo facesse avere, sarò felice di aggiungerlo. 
Come oggi (forse) sapete, gli Stati Uniti hanno approvato l'uguaglianza di diritti per i matrimoni omosessuali in tutti i 50 stati. Ho voluto quindi concludere questo capitolo con un omaggio ad un grande passo umano da parte del più potente paese al mondo, e scusatemi se è poco ;)
Grazie di aver letto tutte le mie paturnie finali! 
Se recensite siete dei santi! 
Grazie comunque a tutti voi che lo stesso avete letto e pazientato così tanto.
Vi voglio bene.
LOVE WINS
A presto! Vv
 

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Capitolo 19
*** L'arpa eolica ***


- Mozia, luglio 2014 –

 
Mika si stiracchiò nel letto candido al terzo piano del piccolo albergo dalle architetture tipiche siciliane in cui stava piacevolmente trascorrendo alcuni giorni, immerso nel caldo cocente della piccola isoletta a pochi passi dalle coste italiane. Quando la direzione di Xfactor gli aveva chiesto dove avrebbe voluto portare i suoi concorrenti a disputare le ultime selezioni del talent, il ragazzo aveva immediatamente pensato ad un luogo che potesse fargli scordare il clima autunnale che la varie città italiane gli aveva offerto malinconicamente durante tutte le fasi di audizioni e bootcamp. Voleva andarsene al caldo, al sole, magari su un’isola.  

Alla sua mente erano apparse le immagini di un piccolo fazzoletto di terra di cui qualcuno gli aveva parlato tempo prima, civilizzato secoli orsono dalle popolazioni fenicie, antenate della cultura libanese, era una piccola isoletta a pochi chilometri dalla Sicilia che aveva mantenuto, nonostante il passare del tempo, il fascino tipico delle antiche perle del Mediterraneo.
Senza indugiare oltre, aveva quindi dato il nominativo del luogo dove i suoi homevisit si sarebbero svolti e in quel momento stava seriamente ringraziando il cielo di aver fatto quella saggia scelta.

A piedi scalzi scese dal letto, godendosi il fresco contatto con il pavimento in cotto e dopo essersi vestito con una t-shirt leggera ed un paio di pantaloncini, aprì la porta finestra che dava sul terrazzino colmo di vasi di gerani rossi e bianchi e, appoggiati i gomiti sulla ringhiera in ferro battuto, lasciò che le sensazioni di quel luogo mistico prendessero possesso di sé.

La brezza tiepida spirava dal mare, accarezzando dolcemente il suo viso e scompigliando appena i riccioli castani, disordinati dopo la nottata, tra gli zefiri di vento poteva scorgere il profumo vellutato della salsedine.

Davanti ai suoi occhi, il sole che da poco aveva fatto capolino sull’antico paesaggio, illuminava e creava ombre lunghe e affusolate. Distese candide a perdita d’occhio di saline, coi i loro mucchietti ordinati di cristalli bianchi si estendevano fino al mare.
All’orizzonte un antico mulino dalla sgargiante testa rossa si ergeva maestoso, roteando le sei pale trapezoidali a ritmo lento con il vento.

Poco distante, una soave melodia si intrecciava con il constante mormorio delle onde, la cristallina voce della natura risuonava tra le corde di un’arpa eolica, posta sul ciglio di una finestra aperta.

La natura stava parlando a Mika tramite quel caleidoscopico strumento, le corde mosse dalla brezza mattutina stavano raccontando favole mitiche, celate nei meandri della storia, che solamente chi si sofferma ad ascoltare attentamente ha la possibilità di scovare. Quelle armonie uniche e sempre nuove si insinuavano tra immaginazione e percezione, trascinando l’inconscio dell’artista all’interno di un vortice creativo dove lui era lo strumento tramite il quale le parole e le melodie potevano prendere vita e fungere da ponte tra immaginazione e realtà, tra sentimento e poesia, dove lui era quell’arpa eolica.

Una melodia gioiosa prese a formarsi nella sua mente, chissà, sarebbe potuto essere l’inizio di un nuovo capolavoro.

Ancora immerso in questi pensieri fantastici, si perse a rimirare il grande astro lucente che a poco a poco stava lasciando la linea dell’orizzonte diretto verso lo zenith e che da lì a alcune ore avrebbe trasformato la tiepida atmosfera mattutina di fine luglio in una rovente giornata estiva, di cui Mika sentiva di avere un estremo bisogno.  

La brezza leggera aumentò di intensità, tramutandosi in una brezza più vivace che portò la melodia dell’arpa a diffondersi con più forza nell’atmosfera piacevole di inizio giornata.

Quel cambiamento, quel vento ora più impetuoso, gli riportò alla mente il Meltemi, il mite vento greco che era solito spirare nei mesi d’estate nel piccolo paesino greco dove Andy si trovava per lavoro in quel periodo.

Si ritrovò a pensare a lui e a sperare di poter condividere quel momento così mistico con la persona con cui aveva scelto di condividere la sua vita. Guardò il sole e gli sussurrò un gioioso “buongiorno”, senza forse nemmeno rendersi conto di aver usato la parola greca con cui Andy spesso al mattino lo salutava. 

Lo aveva fatto in maniera del tutto spensierata, come se di fronte a lui non vi fosse quella luminosa palla gialla, ma una testolina dai capelli color del sole.

Dopo alcuni minuti, in cui piacevolmente rimase in quella bolla incantata, decise che era ora per lui di tornare alla realtà e di iniziare la giornata lavorativa.

Lasciando la porta finestra spalancata rientrò nella piccola camera dove si vestì in abiti leggeri ma eleganti e uscì diretto verso la sala colazioni. Lì incontrò alcuni dei membri dello staff di Xfactor, con i quali aveva ormai stretto un rapporto di amicizia. Dopo aver fatto colazione insieme si diressero verso il luogo in cui avevano scelto di far esibire i ragazzi. Alcune motociclette erano pronte per loro fuori dall’albergo assieme ai loro autisti.

Durante il breve percorso, Mika ne approfittò per assorbire ogni dettaglio di quel posto incantevole. Stare qu quell’isola era come tornare indietro nel tempo di qualche secolo, le rovine degli insediamenti fenici facevano da contorno al paesaggio mediterraneo costellato di bassi arbusti e aree verdeggianti. Si sentiva a casa.

La giornata di registrazioni fu lunga ma piacevole. Aveva deciso che per quella scelta decisiva, avrebbe voluto al suo fianco l’amico Elio, non appena il cantante era approdato sull’isola, Mika aveva sorriso ancora più raggiante al pensiero di trascorrere il pomeriggio con lui e con il suo senso dell’umorismo che tanto adorava. Quell’anno gli era stata assegnata la categoria degli Over 25 e il libanese non era sicuro di sentirsi pronto a giudicare ed a insegnare a qualcuno della sua età o perfino più grande di lui. Fin da subito Elio però aveva fugato ogni suo dubbio con le sue argomentazioni sempre molto convincenti.

Ascoltarono i sei concorrenti molto attentamente, due di loro furono subito dati come prescelti non appena terminata la performance, per decidere il terzo concorrente ci fu invece bisogno di una consultazione un po’ più lunga tra i due cantanti.

Vi fu una pausa tra le esibizioni ed i verdetti, in cui la troupe cambiò scenario. Davanti al suggestivo paesaggio delle saline al tramonto, le decisioni vennero comunicate ai concorrenti, tra acclamazioni di gioia e qualche comprensibile lacrima. 

Non appena il tutto si concluse, Mika salutò frettolosamente tutti quanti e si diresse verso un luogo appartato, camminando in solitudine tra i radenti specchi d’acqua delle saline, tinte di arancione dalla luce del sole calante.

La spensieratezza di quel momento lo invase, creando in lui una piacevole sensazione di benessere.

L’aria calda soffiava leggera sull’acqua, increspandone appena la superficie, gli strilli dei gabbiani che volavano in cerchio in cerca di cibo ebbero per un attimo la sua attenzione.

Chissà cosa stava facendo Andy in quel momento. Forse stava anche lui rimirando i gabbiani come era solito fare sdraiato sulla spiaggia in riva al mare. Uno dei grandi uccelli marini prese a vorticare planando attorno al cerchio giallo che si stava facendo sempre più prossimo all’orizzonte.

Si ritrovò si nuovo a scrutare il grande astro incandescente ripensando a lui, di nuovo. Pensò a loro, alla distanza che c’era tra lui ed il suo compagno in quel momento.

Proprio in quell’istante avvertì la suoneria del suo cellulare annunciare una chiamata, sullo schermo davanti ai suoi occhi, il nome del suo amato in bianco si faceva spazio sul nero del touchscreen. Quasi in una silenziosa intesa i due amanti si erano capiti, percepiti.

“Buonasera!” la voce calda di Andy fu un piacevole suono che inviò vibrazioni di serenità ad ogni cellula del suo corpo.

“Ciao! Stavo pensando a te proprio ora.” confessò Mika candidamente sorridendo.

“Ma dai? Hai finito di lavorare immagino” rispose gioioso il biondo mentre silenziosamente camminava a piedi scalzi sulla sabbia tiepida della spiaggia del suo paesello.

“Sì, sono in un posto meraviglioso. Sto ammirando il sole che cala sulle saline. E’ uno spettacolo magico!” lo informò il libanese cercando di trasmettere un po’ di quella sensazione di spensierata serenità che stava provando in quel momento.

“Anche io non sono in un posto malvagio…” ironizzò Andy sedendosi sulla spiaggia a pochi centimetri dal bagnasciuga, e lasciando che la schiuma delle onde gli rinfrescasse i piedi.

“Sei sulla spiaggia?  Sento il rumore delle onde” gli riferì il ricciolo mentre a sua volta si accucciava ai margini di una salina.

“Sì, sono qui e sto guardando il sole, proprio come te” gli confidò il greco.

A Mika quella confessione produsse una piacevole sensazione di calore. Dall’altra parte, al di là dell’orizzonte, su una spiaggia non troppo distante, Andy stava guardando il suo stesso panorama.

Nel profondo del suo cuore sperava che anche a miglia di distanza sarebbe riuscito a trasmettere tutto l’amore che provava per lui, magari attraverso i raggi del sole, che era lo stesso che in quel momento illuminava i loro occhi.

Ad un certo punto come in una folgorazione, alcune parole iniziarono a formarsi nella sua testa.
Una sillaba dopo l’altra, il suo inconscio stava razionalizzando quelle emozioni e proprio come l’arpa eolica di quella mattina, il suo animo artistico stava permettendo alle sensazioni di divenire poesia, si rendersi leggibili, interpretabili.

Andy stava continuando a parlargli al telefono, probabilmente di come avesse trascorso la giornata, non lo sapeva con certezza, aveva la concentrazione da tutt’altra parte. In un impeto si avvicinò ad uno dei mucchi di sale che si susseguivano ordinati a lato delle vasche e con un gesto brusco, sparpagliò una grossa quantità di cristalli sulla pietra ocra sotto i suoi piedi. Voltandosi, trovò dietro di sé un legnetto di piccole dimensioni che avrebbe fatto perfettamente al caso suo.

In un scarica artistica prese a tracciare sulla coltre di sale sparso in terra alcune linee che velocemente presero la forma di parole, delineate poco ordinatamente e illuminate dalla luce sempre più intensamente cremisi del tramonto.

Watch the sunset
Hold it from afar
Close as I get
To being where you are

 
Si sentiva esattamente così, sempre più vicino al suo compagno, ogni minuto che passava.
Andy intanto, dall’altro capo del telefono, aveva ormai intuito che l’attenzione del suo ragazzo non fosse più per lui ed iniziò a fargli qualche domanda.

“Sento dei rumori strani, cosa stai combinando?” chiese curioso e lievemente irritato da quella situazione.

Mika non gli rispose, continuando a disegnare segni veloci, spostando cristalli di sale da una parte all’altra.

While there’s light left
I sing this song for you
Don't know if you care
but every day, I do

Here I stand, staring at the Sun
Distant land, staring at the Sun
You're not there, but we share the same one

 
Il solo pensiero che lui ed il suo amante avessero lo sguardo perso ad osservare qualcosa di comune ad entrambi, lo faceva sentire meno lontano, meno solo.

Andy stette in silenzio per un attimo e poi sbottò:

“MIKAAAAAA” a quel grido stridulo il riccio si paventò, tracciando una linea sbagliata e uscendo per una attimo da quella bolla creativa che lo aveva imprigionato per un istante.

“Andy non gridare!” lo rimproverò pacatamente, fermando per un attimo il suo processo di scrittura.

“Si può sapere cosa stai facendo?” la voce irritata di Andy lo distrasse più del voluto, nonostante ciò volle finire di scrivere ciò che aveva in mente.

Miles apart staring at the Sun
Distant hearts, staring at the Sun


“Ehm sto…” cercò di forzare il suo cervello a dare una risposta ma era troppo distratto.

“Stai?” continuò cercando di spronarlo.

Mika tornò a fissare la sfera rossa che ormai era pochi passi dalla linea dell’orizzonte, gli specchi d’acqua che si estendevano davanti ai suoi occhi si erano tinti di rosso porpora, le basse sponde in pietra a limite delle vasche formavano geometrie imperfette e scure, il mulino proiettava la sua ombra affusolata sulla superficie appena mossa dell’acqua, le sue pale giravano lente, passando ritmicamente davanti alla sagoma infuocata.

Pensò di nuovo al suo amore che stava assistendo a quel momento unico, unico come l’astro che manteneva in vita la terra, unico come lui!   

Lentamente aggiunse:

One thing's true just like you
There's only one.


Diede un veloce sguardo d’insieme e poi udì la voce minacciosa al di là della cornetta.

“Adesso, o mi rispondi o giuro che…”

“Sto scrivendo una canzone” pronunciò tutto d’un fiato interrompendolo prima che formulasse la minaccia che sapeva fosse pronta ad uscire dalle sue labbra.

“Stai scrivendo una canzone?” chiese poco convinto Andy.

“Sì! Mi hai servito l’ispirazione su un piatto d’argento!” gli riferì sorridendo. “Aspetta!”

Mika mise il vivavoce al telefono, scattò una fotografia di ciò che aveva appena scritto, un’altra al sole che baciava l’orizzonte e le inviò al biondo.

“Dimmi che ne pensi.” aggiunse poi il riccio attendendo impazientemente il giudizio del ragazzo.

Dall’altro capo del telefono vi fu un attimo di silenzio.

“Il panorama mi piace molto” sentenziò poi il greco.

Mika rimase un attimo spiazzato. “Lo sai che non intendo quello…” replicò.

“Ah no? E cos’altro dovrei commentare?” chiese furbamente ma con aria seria.

Lo sapeva, era il suo modo per fargliela pagare per poco prima. Stette al gioco.

“Oh no, nulla… intendevo quello” rispose nonostante la gran voglia di sapere la sua opinione.

“Il sole è tramontato anche qui ora.” aggiunse Andy sempre evitando il discorso.

“Ah… Che bello” replicò con poca convinzione.

“Devo salutarti ora, ci sentiamo più tardi ok?” annunciò il biondo.

“Ok… a dopo allora.” chiuse poi la chiamata Mika.

Il riccio diede un ultimo sguardo al suo cellulare da dove il nome del suo ragazzo era appena scomparso. Diede un ultima occhiata al paesaggio che ora iniziava a tingersi di blu cobalto. Decise che era ora di tornare in albergo.

Una mezz’oretta dopo era di nuovo sul balconcino del suo hotel, dal quale quella mattina aveva visto il sole sorgere.

Scrutava di nuovo il paesaggio che ora aveva assunto le sfumature tipiche delle ultime luci crepuscolari del giorno. Aveva ricopiato le parole scritte sulla coltre di sale, su di un foglietto di carta che ora teneva tra le mani. Con quella poca luce naturale che ancora si poteva avere data l’ora, le rilesse con calma.

Un vento leggero iniziò di nuovo a spirare dal mare, nello stesso istante la voce della natura fece nuovamente la sua comparsa attraverso le melodie lievi e incostanti dell’arpa eolica.

Allo stesso modo l’inconscio dell’artista, lo riportò a razionalizzare quella giornata, le sensazioni, le emozioni di quei luoghi e di quei momenti.

Ripensò a quella mattina, al momento in cui aveva parlato al sole, immaginandosi Andy al suo posto, gli tornò alla mente l’attimo in cui tra le saline, aveva sperato di poter trasmettere quelle sensazioni al suo compagno. Il vento ispiratore aveva ricominciato a soffiare.

Le parole si materializzarono da sole.

Send my love down in those rays of light
Through your window on your tired eyes
Say good morning,
Say it to the Sun,
Like you're talking, talking to someone

 
Tracciò quelle linee a matita così come aveva fatto poco prima con il bastoncino tra I cristalli di sale. Poi rilesse il tutto.

Il suo cellulare giaceva sul tavolino in silenzio. Si aspettava di risentire Andy, lo sperava. Sapeva non di essersi comportato nel migliore dei modi qualche momento prima, ma l’ispirazione lo aveva rapito e tenuto prigioniero del suo volere.

Eh già, si ritrovò a pensare. L’amore è luce ed è oscurità. L’amore è come il sole, se lo guardi troppo a lungo ti acceca.

Un ‘ultima frase gli balenò in mente. Frettolosamente riprese la matita e la aggiunse:

And I don't care if it burns my eyes
And I don't care cause my love is blind


Già, perchè in fin dei conti a lui non interessava. Si sarebbe bruciato altre mille volte per lui. Si sarebbe accecato senza pensarci troppo a forza di guardarlo.

Era il suo sole, e come la terra, anche lui ne aveva bisogno per non spegnersi tra il freddo del suo animo.

Mentre questi pensieri attraversavano la sua mente il cellulare iniziò a suonare, rompendo l’armonia di quell’istante.

“Hey!” si affrettò a rispondere Mika continuando poi tutto d’un fiato “Senti io volevo chiederti scusa per prima, non volevo ignorarti è solo che lo sai che quando scrivo non connetto più e poi…”

“E’ stupenda!” disse dolcemente Andy.

“Cosa?” chiese Mika preso in contropiede.

“Dato che la canzone mi piace, ho deciso che ti perdono” incalzò il greco.

“Meno male che so scrivere bene allora!” ironizzò il libanese rasserenato.

“Già, buon per te!” rispose dall’altro capo del telefono.  “Ma l’hai scritta sulla sabbia? fammi capire.” gli chiese poi curioso continuando.

“Sul sale” lo informò il moro. “Qui è pieno di saline…”

“Ah giusto! Ok dai, allora ho capito dove avevi la testa. Solo a te possono venire certe idee!”

Mika ridacchiò. Effettivamente aveva ragione.

“Ah comunque sto guardando la luna. Se ti venisse in mente qualcosa” ironizzò Andy.

“Ha ha ha, spiritoso!” rispose sarcasticamente.

In quel momento era di nuovo tutto come doveva essere.

La brezza del mare ora soffiava più fresca, alleviando la calura del giorno, il profumo di sale si era fatto più intenso, l’arpa continuava la sua mistica conversazione con lui e con l’ambiente circostante, la luna dipingeva il paesaggio con una tenue luce bianca e, anche se non fisicamente, Andy era con lui, e con lui condivideva lo stesso momento. 



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Buonasera! Allora, l'ispirazione per questo capitolo arriva direttamente da Staring at the sun, logicamente ;)
Che dire io l'ho vista così... 
Mi è piaciuto ambientarla a Mozia perchè quell'isoletta sembra davvero un posto magico! 
Ci tengo a dire un paio di cose. 
L'arpa eolica è uno strumento che produce una melodia quando il vento fa vibrare le corde.
S.T.Coleridge ha scritto un poema sublime dal titolo The Aeolian Harp in cui descrive il suono di questo strumento e come questo sia un mezzo attraverso il quale la natura faccia sentire la sua voce a noi. Il suono che ne esce è sempre unico ed irripetibile.
Così come questo è un mezzo per che permette alla natura di esprimersi e rendersi udibile a noi tramite il vento e le melodie prodotte, così il poeta è il mezzo che permette alle emozioni di divenire leggibili o udibili a tutti.
Così vedo Mika, qualcuno che è capace di prendere delle emozioni che tutti provano e dargli voce. Questo è un mio personale omaggio sia a Coleridge, sia a Mika.
Spero la cosa vi abbia fatto piacere, spero che mi facciate sapere il vostro parere.
Grazie a tutti ;)
Vv

PS. Sto meditando di concludere la ff al 20esimo capitolo. Il prossimo potrebbe quindi essere l'ultimo. Dipenderà dalle ispirazioni e dal vostro feedback! A presto!!
 

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Capitolo 20
*** Giuro che stavolta non ti sveglio! ***


- Londra, maggio 2015 –

 
La sveglia quella mattina suonò relativamente tardi. Erano le 9 del mattino e entrambi gli abitanti della casa se ne stavano ancora comodamente nel letto.

Andy aveva sfamato Mel e l’aveva fatta uscire giusto una mezz’oretta prima ed in quel momento, disteso sopra le coperte, con un braccio sotto la nuca, sul cuscino, rimirava fuori dalla finestra, il paesaggio londinese ricoperto di lievi nuvole candide, mentre nella sua testa stava riordinando i programmi della giornata.

Come il trillo della sveglia ruppe quella tranquilla meditazione, allungò una mano per metterla presto a tacere. Il silenzio del risveglio venne interrotto da un grugnito ben poco aggraziato di Mika, che ancora stanco dai ritmi lavorativi degli ultimi giorni e conscio della giornata impegnativa che lo aspettava, aveva ben poca voglia di uscire dal suo caldo giaciglio.

Andy si voltò verso di lui emettendo una lieve risata. Come sempre il suo compagno era tutto fuorché mattiniero, se ne stava sdraiato a pancia in giù aggrovigliato nelle coperte fino alle spalle con un braccio sotto il cuscino e l’altro a coprirgli il viso, rivolto verso il biondo, il quale si sporse verso di lui e con fare scherzoso gli scompigliò maldestramente i ricci con una mano.

In tutta risposta il moro si voltò dall’altro lato, aggiungendo un altro giro al groviglio di coperte e lenzuola nel quale si ritrovava attorcigliato come in un bozzolo.

Andy non desistette e avanzando sul materasso lo avvolse con le braccia finendo per intrappolarlo del tutto.

“Lasciami stare Andy!” sussurrò con fare lamentoso il ragazzo che in quei giorni aveva avuto ben poche opportunità di dormire.
La sera prima aveva lavorato duramente per un’intervista giapponese prima, in studio di registrazione poi ed in fine a casa per definire le numerose tracklist delle diverse edizioni del suo nuovo album, complessivamente era riuscito a finire il lavoro verso le 5 del mattino. 

“Sei tu che hai messo la sveglia a quest’ora, io sto solo facendo il mio dovere.” puntualizzò il biondo sorridendo e lasciando un bacio sulla tempia del bello addormentato, continuando a tenerlo nella sua lieve morsa affettuosa.

“Sono stanco, voglio dormire, ti prego!” si lamentò ancora Mika rannicchiandosi su sé stesso e accoccolandosi allo stesso tempo tra le braccia di Andy.

“Povero cucciolo che non lo lasciano dormire!” lo prese in giro ridendo il greco, giocherellando con un boccolo disordinato.

Un altro grugnito sommesso fu ciò che ricevette in risposta. Andy si prese un momento per rimanere accoccolato a lui ancora per un po’, era una giornata lavorativa per Mika, ma almeno quel giorno era a casa sue e poteva godere delle coccole mattutine del suo compagno, che in giro per il mondo non aveva.

Dopo un bel momento in quella posizione strana e non delle più comode, Andy buttò un fugace sguardo alla sveglia.

Le 9:40. Sapeva che quel giorno Mika aveva appuntamento con diverse testate giornalistiche per delle interviste, che avrebbero fatto parte della grande promozione per il nuovo disco, in uscita di lì a un mese. Temendo che potesse fare tardi e farsi trovare ancora in boxer e maglietta all’arrivo del suo manager decise di prendere in mano la situazione. 

“Hey! Dai che è tardi. Io scendo a preparare la colazione, ti aspetto di sotto, alzati!” lo incitò scoprendolo quel tanto che l’intreccio di lenzuola gli permetteva.

Mika sentendo quelle parole e rendendosi conto dell’ora decise che fosse veramente giunto il momento che tanto aveva cercato di posticipare. Socchiuse gli occhi, venendo subito percorso da una fitta alla testa, pessimo presagio, pensò.

Erano giorni che non riusciva a dormire più di qualche misera ora a notte, ed era certo che prima o poi il conto gli si sarebbe presentato.

Lentamente si alzò, rischiando di inciampare nel suo bozzolo bianco e svogliatamente si diresse in bagno cercando si avviare il cervello, con una buona quantità di acqua fredda sul viso. Il risultato non fu dei migliori.

Si incamminò di nuovo verso la camera, recuperò una t-shirt azzurra e bordeaux e un paio di pantaloni e sistematosi velocemente i ricci ribelli scese al piano di sotto.

Immediatamente Mel lo accolse e gli fece le feste gioiosa. Il ragazzo le dedico alcuni istanti poi si diresse in cucina stravaccandosi sulla prima sedia libera e sorreggendosi la testa con la mano.

“Ri-buongiorno!” lo accolse Andy voltandosi e posizionando sul tavolo della frutta e del pane bianco abbrustolito. “Ma… stai bene?” gli chiese poi notando l’espressione stravolta del giovane al tavolo.

“Sto bene?” Chiese più a sé stesso che al compagno. “Non direi...” si limitò a proferire socchiudendo gli occhi mentre l’ennesima fitta alla testa prendeva il sopravvento su di lui.

“Vedo! Mal di testa?” indagò il minore avvicinandosi a lui e prendendogli il volto tra le mani, disegnando con i pollici, dei piccoli cerchi all’altezza delle tempie.

Mika annuì appena e lasciò che le mani fresche del suo ragazzo gli donassero un po’ di sollievo momentaneo.

In quell’istante il campanello della porta trillò brevemente per due volte di fila.
“Carl” dissero all’unisono, riconoscendo l’inconfondibile suonata del suo PR.

Andy si separò da Mika avviandosi verso la porta per accoglierlo mentre il moro si alzò dal tavolo andando a recuperare una bustina di un analgesico che potesse alleviare il martellante dolore alle tempie.

“Buongiorno!” salutò il giovane inglese sulla quarantina entrando nella cucina candida della coppia.

“Ciao” ricambiò Mika bevendo a grandi sorsi il liquido biancastro e lievemente effervescente dal bicchiere.

“Avevo giusto un po’ di fame!” sentenziò Carl prima di rubare dal piatto una fetta di pane e spalmarvi del burro.     

“Allora: la stampa tedesca arriverà tra meno di venti minuti. Quindi ti conviene finire di mangiare e poi preparare le cose che ti servono” Lo informò il PR prendendo le redini della situazione.

“Ok” rispose telegrafico Mika, raccogliendo una fragola dal piattino e dirigendosi verso le scale, seguito dalla sua golden rossiccia.

Mentre il riccio si trovava nel suo studio, da dove aveva appena recuperato il McBook, sentì di nuovo il campanello suonare e poco dopo la voce di sua sorella Yasmine farsi strada su per le scale.

Uscito in corridoio, si ritrovò il volto raggiante della sorella, che fasciata da uno sgargiante vestito a fiori, portava a tracolla la valigetta in tessuto, dentro alla quale vi erano i disegni incompleti del libricino che avrebbe accompagnato il disco.

“Ciao! Hai un minuto? Volevo farti vedere le idee che ho abbozzato ieri, per capire come procedere” intervenne subito la maggiore.

“Ehm sì. Credo.” rispose Mika grattandosi la nuca. Aveva anche quello da fare quel giorno, gli era completamente sfuggito.

I due Penniman scesero al piano di sotto. In quel preciso istante, il suo manager stava facendo accomodare i due rappresentanti della stampa tedesca, una giovane signorina bionda e il suo interprete, un signore di mezza età, poco più alto di lei.
In cucina, intanto, il tavolo era stato sparecchiato dalle pietanze della colazione e pochi attimi dopo era cosparso coi colorati disegni che Yasmine aveva abbozzato negli ultimi giorni e nelle settimane precedenti, con o senza il fratello.

“Guarda! Avevo pensato a dei colori sul blu e sul verde per questa parte del booklet, in contrasto con quelli delle pagine precedenti” gli mostrò la ragazza, instancabile e orgogliosa del loro lavoro.

“Mika, 5 minuti e siamo pronti” lo informò il manager intanto, facendo capolino in cucina dal salotto.

“Posso prendere il tuo caricatore del pc in prestito? Il mio l’ho lasciato agli studi” intervenne Andy nello stesso istante, entrando nella stanza, dalla porta a vetri.

Mika si fermò in centro alla stanza, chiuse gli occhi e respirò profondamente. Non sapeva se l’analgesico stesse agendo, ma era certo che se i suoi effetti non si fossero presentati velocemente, sarebbe impazzito a breve.

“Yas ok. Carl, arrivo. Andy: sì prendilo.” rispose calmo riaprendo gli occhi lentamente e massaggiandosi le tempie.

“Quante ore hai dormito stanotte?” chiese la sorella maggiore alzando lo sguardo dai suoi lavori, notando le condizioni del ragazzo di fronte a sé.

“3 o 4. Boh” rispose vago Mika puntando di nuovo gli occhi ai disegni con fare stanco.

“Sono davvero belli! Le idee sono perfette. Procedi pure come meglio credi, mi fido.” le rispose prima di dirigersi verso il salotto, dove i due uomini e la ragazza stavano chiacchierando, attendendo lui.

“Guten Morgen” salutò Mika rispolverando quel poco di tedesco che aveva imparato grazie alla musica classica.

“Guten Morgen! Ciao!” gli risposero porgendogli la mano e presentandosi.
Iniziarono subito l’intervista, alle 10, puntualissimi. Le domande furono interessanti e in linea con il suo lavoro, sembrava che i giornalisti si fossero informati parecchio sui suoi album e questo lo metteva sempre di buon umore.

Verso le 11 e mezza, la chiacchierata si concluse. I giornalisti cordialmente salutarono e lasciarono la bella casa londinese.

Mika chiuse il portatile dopo aver risposto ad una mail e lentamente prese la via della cucina.

Quando varcò la soglia vide attorno al tavolo Andy e Yasmine, entrambi intenti a colorare una figura stilizzata.

“Da quando ti sei dato all’arte?” chiese Mika sorridendo stanco, in direzione del biondo.

“Oh beh, sotto la guida di tua sorella, chiunque diventa un artista” si complimentò il greco, indicando la cognata alla sua destra.

“Infatti” commentò Yasmine alzando lo sguardo e alludendo al fratellino che aveva intanto preso posto di fronte a loro.

“Simpatici!” commentò Mika socchiudendo gli occhi all’ennesima fitta alla testa, l’effetto dei medicinali era già svanito.

“Come va?” gli chiese Andy, al cui occhio attento quel movimento non era sfuggito.

“Hmm” rispose solo Mika, prima di venire interrotto da Carl, il quale fece il suo ingresso nella stanza.

“Sono stati molto entusiasti della tua intervista, bravo Mika!!” asserì assestandogli affettuosamente due pacche sulla spalla.

Mika chiuse gli occhi e si portò la testa tra le mani, appoggiando i gomiti al tavolo.

“Oh scusami, mi han detto che non sei tanto in forma.” si scusò il PR, resosi conto che il gesto affettuoso non era stato gradito dal ragazzo. 

“Direi che posso iniziare a preparare il pranzo, cosa dite?” si intromise Andy alzandosi dal tavolo e guardando i presenti.

“Io direi che ci sto. Questa parte è finita ed ho una gran fame” ammise Yasmine.

“La prossima intervista è alle 2, direi che abbiamo tutto il tempo.” confermò Carl

“Perfetto. Bistecche al pepe rosa con purè?” propose il greco aprendo il frigorifero e sbirciando all’interno.

“Mi piace!” asserì la ragazza alzando un pollice all’insù.

“Meglio che al ristorante!” sorrise il PR il cui stomaco iniziava già a pregustare il pranzetto.

“Mika?” lo interrogò il biondino abbassandosi verso di lui.

Il ragazzo sbragato sulla sedia, se ne stava appoggiato al tavolo con la testa tra le mani e gli occhi chiusi, completamente estraniato dal mondo.

“Hmm?” ripose socchiudendo le palpebre.

“Ti va il menù?” chiese nuovamente Andy passandogli una mano sulla testa.

“Va bene, sì. Scusatemi ma io mi sdraio un attimo. La testa mi sta esplodendo” scandì poi lentamente prima di alzarsi con visibile sforzo e prendere la via del salotto più piccolo, dove il divano verde lo attendeva invitante.

Mentre Andy cucinava le bistecche e Yasmine apparecchiava il tavolo, nella sala da pranzo adiacente alla cucina, Mika ne approfittò per prendersi un attimo di tranquillità da quella giornata frenetica che non era nemmeno a metà.

Pranzarono tutti e quattro insieme in allegria, scambiandosi qualche aneddoto dei rispettivi lavori, mentre Mika attendeva ancora una volta che l’ennesima bustina di Aulin sortisse i suoi effetti.

“Non ti fa bene bere quella cosa, a così poche ore di distanza” lo rimbeccò la sorella mentre, appena finita la bistecca, il ragazzo sciolse di nuovo la polverina bianca nell’acqua.

“O questo, o un letto. In questo momento la seconda opzione non è fattibile, quindi…” rispose serio Mika. Sapeva benissimo che la chiave di tutti i suoi mali di quel periodo, era del tranquillo riposo, ma l’uscita imminente dell’album aveva le sue conseguenze improcrastinabili sulla sua mole di lavoro e soprattutto sui suoi ritmi.

“Torno un attimo di là.” concluse poi il ragazzo, tornando a stendersi una attimo in compagnia della sua golden.

Yasmine si offrì di sparecchiare e sistemare le cose, così Andy poté dedicare un attimo al suo ragazzo, semi-assopito sul divano.

Il greco prese posto accanto alla testa del ragazzo, iniziando in lieve massaggio alle tempie, che sapeva alleviare un po’ il dolore. Mika immediatamente si rilassò completamente al tocco delicato di Andy.

“Hai freddo?” gli chiese ad un certo punto il biondo, notando alcuni piccoli brividi sulle braccia del compagno.

“Un po’” ammise Mika in un sussurro, continuando a restare immobile in quella posizione.

Andy si alzò dal divano e decise che, vista anche la giornata uggiosa, il camino acceso sarebbe stata una buona idea. In un attimo sistemò i ceppi sull’asticella in ferro e appiccò il fuoco.

Subito il moro cambiò posizione sul divano e si raggomitolò più vicino possibile alle roventi lingue ardenti.

Così restò per una buona mezz’oretta, fino a quando pochi minuti prima delle due, venne nuovamente svegliato da Andy.

“In questi giorni per me dormire è un’utopia, se continui a svegliarmi sul più bello, giuro che non ci metterò molto a iniziare a odiarti” furono le parole che uscirono strascicate dalla bocca del libanese, non appena la voce del suo ragazzo gli giunse alle orecchie, per avvertirlo dell’imminente arrivo dei giornalisti.

“Ahaha effettivamente mi odierei anche io!” rise il biondo porgendo al ragazzo una mano per alzarsi.

Solo pochi minuti dopo infatti, puntuali come un orologio svizzero, giunsero nella villetta londinese i giornalisti di una testata inglese.

Immediatamente Mika chiese ai nuovi ospiti se gradissero un tè, decise che forse quello, sarebbe potuto essere un buon metodo per recuperare un po’ di quelle forze che sembrava aver perso chissà dove.

Pochi attimi più tardi si accomodò in salotto di fianco al caminetto acceso e due tazze di tè fumanti, sul tavolino di vetro, pronto per la nuova intervista.

Perfino il giornalista si accorse della sua forma fisica non perfetta e non gli restò che ammettere le ragioni che lo avevano portato a quella condizione.

Subito il professionale signore poco più che quarantenne gli chiese un breve excursus degli ultimi tre anni, nei quali in Inghilterra, era come sparito dalle scene. Come più volte aveva fatto, Mika spiegò le ragioni che lo avevano spinto a compiere le peculiari scelte degli ultimi 24 mesi, passati tra talent-show e scrittura del nuovo album, di cui il giornalista si era detto fin da subito molto entusiasta.

Andy intanto girovagava per casa, dando di tanto in tanto una mano a Yasmine, sbirciando altre volte l’intervista che stava avendo luogo in salotto. Il suo ragazzo stava raccontando del momento in cui, in vacanza a Kathmandu con lui, aveva deciso che avrebbe cambiato modo di vedere la vita ed avrebbe accettato ogni proposta che gli veniva fatta.

Si ricordava quel momento. Mika aveva cancellato una vacanza da sogno in un bellissimo posto di mare in Tailandia e lo aveva convinto a scalare l’Himalaya in pieno inverno. Ripensandoci un sorriso gli si aprì sul volto.

Mika era così. Aveva bisogno di prendere decisioni assurde di tanto in tanto. Dopo anni di convivenza, a volte, ancora si chiedeva come mai. 

Iniziò poi a parlare della sua esperienza folle di apprendimento accelerato dell’italiano.

Era divertente ripercorrere sprazzi di vita passata, narrata in quel modo. Andy si stava divertendo.

Il tè sembrava avere avuto effetto sulle sue condizioni fisiche, o così dava a vedere.

Il giornalista gli pose una domanda che mutò appena l’espressione dell’artista. Mika iniziò a raccontare di quanto la paura dei giudizi altrui gli avesse provocato una sorta di cancro creativo.

Come dimenticare quel periodo, penso Andy. Era stato uno dei più difficili, per entrambi. L’unico momento in cui lui e Mika si erano lasciati.

Raccontò poi della festa di compleanno fatta all’amico Christian Louboutin. Andy si ricordava ancora della sera in cui gli aveva accennato l’idea: “e se gli organizzassimo una festa per bambini??!”. Lui lo aveva squadrato come se stesse dicendo una fesseria. La verità fu che la festa uscì una figata pazzesca e che Christian ne fu assolutamente stupefatto.

Perso nei suoi pensieri, non capì come Mika finì per canticchiare al giornalista un pezzetto di “Lonely Alcoholic”, raramente aveva la possibilità di assistere ad una sua intervista. Doveva ammettere che lo trovava divertente…     

Per un attimo fu distratto da Yasmine che gli chiese un favore.
Poco dopo tornò alla porta del salotto e si bloccò quando sentì che Mika stava parlando di loro.

Andy sapeva che quel giornalista lavorava per una rivista gay e aveva intuito che una domanda del genere ci sarebbe potuta essere.

“Ci sono elementi di lui e della vostra storia, nella tua musica?” gli chiese dopo che Mika ebbe ammesso di stare con lui da 8 anni.

“Assolutamente! La nostra storia è piena di umorismo, ed è per quello che credo sia durata, ridiamo come psicopatici tutto il tempo. E’ il nostro diabolico senso dell’umorismo che ci trascina, e così dev’essere. Quando il tuo compagno scrive canzoni come “Good Wife”, devi avere senso dell’umorismo!”

rispose Mika ridacchiando. Andy si ritrovò a ridacchiare a sua volta. Aveva riassunto la loro storia in 30 secondi e lo aveva fatto in una maniera astutamente geniale.

“E’ un critico o un supporter?” chiese ancora il giornalista.

Andy era curioso di sentire la risposta che avrebbe dato, si sporse ulteriormente, di spalle al distinto quarantenne.

“Entrambi. Certamente ascolta le mie cose ma non mi impone limiti su ciò che posso o non posso dire, non ci sono confini, anche se siamo una coppia tradizionale, non c’è limite alla creatività, ed è proprio lì che tutto diventa un bel casino!” concluse ridendo.

Andy rise a sua volta, uscendo dalla stanza per non farsi sentire. Era proprio così. Mika aveva ragione!

In quel momento, comparve nella stanza Carl. Mika era atteso di là per un’altra intervista, stavolta per un settimanale italiano.

Prima di salutare cordialmente il giornalista, Mika aggiunse: “Un’ultima cosa! Carl sicuramente non finirà in paradiso!” asserì indicando il PR e riferendosi ad una delle domande che gli erano state poste poco prima, riguardo il titolo dell’album.
Sghignazzando si spostò poi in cucina, verso l’intervista successiva.

Andy sorrise, Mika stava decisamente meglio!

Non appena la stampa inglese ebbe lasciato campo libero, il libanese ed il suo PR presero posto in salotto con la bella ragazza italiana del settimanale Vanity Fair.
Andy decise che avrebbe ripreso le sue faccende, dato che di quella chiacchierata non avrebbe comunque capito una parola, dato che avrebbero parlato in italiano.
Tra un’intervista e l’altra. La giornalista italiana ed il PR lasciarono la casa dei ragazzi che erano quasi le 6 di sera.

Quando si furono salutati Mika si distese di nuovo sul divano verde. Nuovamente stanco all’inverosimile. Parlare in italiano gli veniva abbastanza semplice ormai, ma dopo una giornata simile e con il mal di testa alle porte, anche quello lo aveva stremato.

“Non voglio sentire più nessuna domanda fino a domani!” sentenziò portandosi un braccio a coprirsi il viso davanti al caminetto le cui fiamme si erano ormai fatte braci.

Yasmine e Andy entrarono in quel preciso istante in salotto:

“Dimmi se va bene?” chiese lei portando con sé un disegno.

“Cosa vuoi per cena?” chiese lui, nonostante non avesse fame, avendo fatto merenda poco prima.

Mika si voltò verso di loro e distogliendo il braccio dal volto assottigliò gli occhi con fare minaccioso.

“Quale parte di ‘nessuna domanda’ non vi è chiara? Potrei uccidere. Non scherzo!”

“Ok, io direi che qui ho finito e posso andare a casa!” annunciò allora Yasmine, avendo capito l’antifona, uscendo dalla stanza e andando a raccattare le sue cose in cucina.

Andy attese che la cognata ebbe finito di sistemare fogli, colori e bozze e dopo aver scambiato quattro parole con lei, la accompagnò alla porta.

Tornato in salotto trovò Mika disteso sul divano ad occhi chiusi, accanto al focolare, si avvicinò alla cesta contenente i ceppi di legna, ne estrasse un paio e dopo aver smosso e ravvivato le braci, li posizionò metodicamente sui carboni ardenti.
Pochi secondi dopo, nuove lingue di fuoco stavano già lambendo i rotondi tozzi di rovere.

Prese quindi posto accanto a lui, sedendosi comodamente non troppo vicino al caminetto, tornando a prendere la testa riccia tra le mani per cercare di apportargli nuovamente un po’ di sollievo dato che, a giudicare dalle espressioni di dolore che increspavano a intervalli sempre più brevi i tratti dolci del viso del ricciolino, il malessere doveva essere tornato a farsi sentire a gran voce.

Mika si rannicchiò subito accanto a lui, portando il capo sul suo petto e accoccolandosi tra il morbido schienale del divano e il corpo caldo di Andy, rabbrividendo appena.  

“Hai ancora freddo? Perché credo tu abbia qualche linea di febbre.” constatò Andy percependo la temperatura sotto i polpastrelli, mente con fare protettivo gli passava un braccio attorno alle spalle, avvolgendolo.

“Sì” sussurrò il ragazzo, definitivamente KO, lasciandosi andare alle carezze del biondo.

“Sei definitivamente arrivato al limite delle tue possibilità” sentenziò il greco, constatando i fatti, passando intanto una mano tra i riccioli morbidi. Mika non rispose. Si limitò a lasciarsi andare al riposo che tanto aveva bramato in quelle ultime settimane.

“Dai che forse qualche ora in più per dormire ce l’hai stasera.” rifletté Andy accarezzandogli la testa, pensando all’indomani. Il suo primo impegno era per le 10 di mattina ed era certo che quella sera, complici anche le sue condizioni, non avrebbe fatto altro che restare tra le braccia di Morfeo, e le sue, fino alle 9 inoltrate del mattino seguente. 

Si prese un attimo per osservare il suo viso. Aveva un’espressione rilassata, le guance lievemente arrossate e i riccioli scompigliati, opera delle sue mani. Probabilmente era già crollato in un sonno profondo, cullato dalle sue braccia e dal crepitio delle fiamme del camino.

Andy si accomodò un po’ meglio tra i cuscini, attento a non svegliarlo, e lo avvolse nuovamente in un abbraccio.

Erano solo le 7 di sera, nemmeno i nonnini andavano a dormire a quell’ora, pensò sorridendo Andy, eppure per loro quel momento era perfetto così. Il biondino portò le sue labbra sulla fronte di Mika in un tenero bacio della buonanotte e nonostante sapesse che quelle parole non sarebbero state udite dal compagno gli sussurrò dolcemente: “Giuro che stavolta non ti sveglio!” 


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Buongiorno!
Allora, per prima cosa annuncio che ho deciso di mantenere la storia aperta, così che ogni ispirazione possa essere convogliata qui dentro, anche se magari non arriva più così spesso come all'inizio. Come alcune di voi hanno puntualizzato, essendo storielle a sé stanti, possono essere pubblicate senza problemi anche a "lunga distanza" l'una dall'altra.
Per seconda cosa devo qui ringraziare miketta99. L'ispirazione per questo capitolo arriva direttamente da lei! Su twitter mi è stato chiesto a gran voce un capitolo sulla falsariga di "Perche sei un essere speciale.... ed io avrò cura di te".
Ho notato che c'è parecchia gente a cui questo genere di fluff piace, e io mentirei se dicessi che non mi diverta a scriverle. 
Come sapete, io devo partire da uno spunto reale per queste storie, ed è proprio quello che spesso mi manca, mi serve la scintilla che faccia divampare le idee.
Ecco, l'altro giorno su twitter, miketta99 ha espresso il suo desiderio, io le ho detto che se mi avesse dato l'ispirazione, io l'avrei accontentata. Detto fatto. Mezzo minuto dopo mi arriva la sua risposta.
L'ispirazione per questo capitolo è l'intervista a Vanity fair che potete trovare qui http://www.mikafanclub.com/topic/26273-mika-in-italian-press-2010-2015/page-43#entry4001343  e che vi consigliio caldamente (anche se sono certa che già la conosciate). Le prime righe sono state la scintilla!
In parallelo però, in questa storia, trovate anche un'altra intervista, di Winq (una rivista gay inglese) http://www.mikafanclub.com/topic/31867-winq-uk-magazine-junejuly-2015/?p=4001839 che è stata fatta proprio poco prima di quella citata sopra. Da qui sono tratte le parti dell'intervista che Andy origlia dall'altra stanza e che parlano di loro. Sono tradotte quasi pari pari dall'articolo. 
Ora, siccome le idee scarseggiano, invito caldamente chiunque voglia, a darmi dei consigli (tramite i tanto agognati "spunti reali" che ormai credo conosciate) per messaggio o nelle vostre recensioni.
Ps. sono curiosa di sapere il risultato di questa nuova storiella, per capire cosa vi piace ho bisogno dei vostri commenti ;)
Ok. Ho finito il papiro. A presto e grazie!
Vv
 

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Capitolo 21
*** Yin e Yang ***


Tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;
  1. Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
  2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.

  --- 阴 --- 陽--- 阳---

- Taormina, luglio 2015 –

 
“Buoooongiornooooo o mio ragio di soleee” strillò Mika in italiano, a pochi centimetri dalle orecchie del suo compagno, ancora semi-addormentato tra le lenzuola, nella graziosa camera d’albero affacciata sul mar Ionio.

Erano le cinque e mezza di una limpida giornata siciliana che la coppia avrebbe trascorso insieme, lavorando per una volta, l’uno accanto all’altro.

“Ma sei scemo?!” gli rispose di rimando il greco, coprendosi il viso col cuscino. Andy era una persona piuttosto mattiniera, ma con non troppe ore di sonno alle spalle, quella mattina ci stava impiegando più del solito ad avviare il cervello.

Dopo alcuni attimi, sbadigliò distendendo le braccia e scoprendo il viso, permettendo alle pupille di abituarsi alla tenue luce rosata dell’alba che aveva iniziato a baciare lievemente la stanza.

“Ooooh” esclamò Mika che nel frattempo, agile come una gazzella, si era alzato dal letto, scostando le tende dalla finestra, accorgendosi così del meraviglioso scorcio di mare, sul quale la camera si affacciava.  

“Guarda che meraviglia!” sussurrò piano il moro, incollando il suo sguardo al cielo che dal blu cobalto della sponda di ponente si faceva sempre più celeste fino a fondersi con il lieve rosa antico che da levante preannunciava l’aurora e con essa l’inizio di un nuovo giorno.

Andy si alzò lentamente dal suo giaciglio e non appena le sue iridi zaffiro si posarono su quell’incantevole scenario, il suo cervello d’artista si risvegliò.
 

Flashback

“Posso disturbarti?” chiese Mika facendo capolino dalla stanza al terzo piano della loro casa londinese, dove il greco aveva il suo studio personale.
“Assolutamente no!” rispose serio Andy, voltandosi pochi attimi dopo e sorridendo raggiante a Mika, con fare sarcastico. “Dimmi!” lo invitò chiudendo il pc e scostando la sedia dalla scrivania, facendogli posto.
Il riccio si accomodò di fronte a lui e lo guardò negli occhi, abbassando poi lo sguardo sulle sue mani che nel frattempo stavano formando un groviglio imprecisato sul suo ventre.
Quel comportamento non sfuggì a Andy: “cosa c’è?” chiese infatti indagatorio, cercando il suo sguardo.
“Mi è venuta un’idea…” iniziò titubante continuando a torturarsi le mani, facendo vagare i suoi occhi in basso.
Il biondo fermò quel suo atto di nervosismo prendendo le mani dalle lunghe dita da pianista, tra le sue.
“Ti ascolto” lo invitò a continuare.
“Voglio fare un video per una nuova canzone, da lanciare come singolo, magari ad agosto.” continuò riflettendo. Andy lo fissava interessato, più di una volta aveva discusso con lui i progetti artistici, relativi ai video delle sue canzoni.
“Credo di aver trovato il luogo giusto dove girarlo e il concetto che voglio esprimere con la canzone. Mi serve un regista che se ne intenda di paesaggi naturali e video musicali…” finì lasciando la frase in sospeso ed alzando lo sguardo, sorridente.
Andy si illuminò all’istante, stringendo con più forza le grandi mani che teneva tra le sue.
“Mi piace, mi piace un sacco Mika! Dimmi di più! Quale canzone? Dov’è questo posto di cui parli?” esclamò eccitato, iniziando già a farsi un’idea di come avrebbe potuto dar vita a quel progetto condiviso.
“Il posto è la Sicilia, avevo pensato all’Etna, al mare, all’alba e al tramonto ed ai giochi di luce che potresti fare, perché la canzone sarebbe Staring at the sun.”
Ad ogni dettaglio che Mika aggiungeva, gli occhi di Andy si sgranavano sempre di più ed il sorriso si faceva di rimando, sempre più ampio e radioso. Il moro si ritrovò l’espressione estasiata del ragazzo di fronte a lui e ridacchiò appena.
“Mi sembra di capire che ti piace e che ho trovato il regista che cercavo.” esclamò Mika sorridendo a sua volta, entusiasta di poter collaborare con la sua metà.
“Sei un fottutissimo genio Mika Penniman!” gridò fiondandosi tra le sue braccia e facendo spostare di qualche metro la sedia a rotelline su cui il moro era seduto.
“Grazie! Lo so!” disse Mika stringendolo a sé a sua volta.

Fine flashback
 

I due avevano passato le serate che potevano trascorrere insieme a fantasticare e progettare quel video, nei minimi dettagli. Era un progetto semplice, così come semplici sarebbero stati i componenti.

In quell’istante Andy inspirò profondamente, il momento tanto atteso era arrivato, quei luoghi magici lo avevano da sempre affascinato ed in quell’occasione avrebbe avuto la possibilità di fondere la sua arte con l’incanto della terra siciliana e la bellezza della canzone d’amore che la mente geniale del suo compagno gli aveva donato.

Andy si sentì avvolgere da due braccia lunghe e affusolate che si congiunsero all’altezza del suo stomaco, provocandogli un piacevole sfarfallio di emozioni.
Si lasciò per un attimo cullare dal tocco di due labbra morbide che si posarono sul suo collo, in una scia di baci leggeri, socchiudendo gli occhi appena, mentre dalla finestra filtravano i colori aranciati dell’aurora.

“Stai cercando di farti perdonare per avermi svegliato in quel modo?” chiese Andy in un sussurro.

Mika non rispose, continuando la sua dolce scoperta della pelle candida del collo del biondino.

“Sappi che ci stai riuscendo…” pronunciò con un filo di voce qualche attimo più tardi.

I due innamorati restarono ancora qualche istante abbracciati osservano i colori del cielo riflessi sul mare poi decisero di prepararsi e mettersi in marcia. La giornata sarebbe stata intensa.

Alle sei e mezza in punto, la coppia era in viaggio verso la spiaggetta isolata che con l’aiuto di alcuni collaboratori del luogo avevano individuato, per le riprese della prima parte del video.

Giunsero poco dopo ed insieme alla troupe, scaricarono le videocamere, i vestiti di ricambio per Mika ed alcuni oggetti che sarebbero serviti per le scene.

Il sole era sorto ormai da una mezz’oretta, il clima era gradevolissimo, la brezza mattutina e la sabbia fresca erano un contorno paradisiaco.

Aiutati dai loro collaboratori, Mika vestito di tutto punto in elegante smoking e Andy munito della piccola videocamera che più volte in passato aveva inquadrato il viso del ricciolino, furono sospinti al largo, sulla piccola barchetta di legno, messa loro a disposizione da due gentili pescatori. 

Quando furono ad alcuni metri dalla riva, Andy scambiò uno sguardo d’intesa con Mika. Erano pronti ad iniziare, Il giovane regista premette il piccolo tasto rotondo, iniziando la registrazione, la luce dell’alba avrebbe accompagnato il risveglio di Mika, che alla deriva sulla piccola imbarcazione avrebbe pronunciato i primi versi della canzone.

Non appena la musica fuoriuscì dalla piccola cassa, che avrebbe permesso al cantante di mimare a tempo le parole della canzone, il libanese non si limitò a pronunciarle fittiziamente, ma puntati gli occhi alla videocamera, prese a cantare quelle parole, direttamente di fronte alla sua musa che intanto continuava le riprese sorridendo.  I raggi del sole di tanto in tanto si riflettevano sull’obiettivo della videocamera, andando a rifrangersi nelle iridi nocciola, colorandole appena di oro. Andy attento a riprendere ogni minima sfumatura si sentiva leggero e completamente nel suo elemento.

Mika sapeva giocare con gli sguardi in una maniera incredibilmente affascinante e complice la luce aranciata del mattino, le immagini che Andy poteva vedere tramite le lenti della sua videocamera gli sembravano degne delle più grandi tele dei pittori romantici.

Le scene alternavano momenti di riprese più distanti a dettagliate immagini, in cui il volto e le espressioni del ragazzo, erano l’unico elemento visibile nell’inquadratura.
“Come sta venendo?” chiese durante una breve pausa il ricciolo, scrutando il piccolo schermo della videocamera, in cerca delle immagini appena riprese.

“Sta venendo una meraviglia!” dichiarò serenamente Andy scostando la telecamera così che il compagno non potesse vedere.

“E tu non lo vedrai fino alla fine, quindi non ci provare!” continuò poi. Ne avevano parlato più volte durante le loro serate di progettazione. Andy non voleva che Mika vedesse le riprese prima della fine della giornata, e così sarebbe stato. Dopo aver visionato il risultato di quella prima fase di lavoro, iniziò a pensare allo step successivo.

“Mi raccomando mio bradipo, voglio un tuffo da oro olimpico nella prossima scena” lo prese in giro Andy, puntando gli occhi nei suoi, riferendosi a ciò che avrebbe dovuto fare di lì a poco, sapendo quanto l’agilità e la grazia nei tuffi non fossero doti possedute dal compagno.

Un’espressione accigliata fu la risposta che ricevette.

Dopo essersi accordati sui dettagli della scena successiva, passata ormai una buona mezz’oretta di shooting in mezzo al mare, Andy lasciò la piccola imbarcazione blu raggiungendo la riva da dove avrebbe diretto lo spezzone successivo.

Raggiunta la spiaggia, filmò per un istante le calme onde del mare, baciate dal sole ormai lontano dall’orizzonte cogliendo il movimento calmo della risacca ed i diamanti luccicanti che il sole faceva nascere dalle acque del mare, ogniqualvolta i suoi raggi si riflettevano sulla superficie imperfetta e lievemente increspata. Si spostò poi appena, riprendendo la barchetta che tranquillamente trasportata dal movimento continuo, ondeggiava a ritmo con il volere della natura.  

Comunicando con la troupe, disse a Mika di iniziare la parte successiva.
Il ragazzo si alzò in piedi e slacciata la giacca si portò, come avevano deciso, sulla prua della barca, iniziando una danza dalle movenze particolari che Andy trovò molto simili a quelle di Jack Sparrow, e che gli provocarono un attimo di amorevole ilarità.
Ad un certo punto Andy comunicò ai suoi collaboratori di riferire al compagno di eseguire il tuffo di cui tanto avevano riso durante le loro discussioni.
Mika si lanciò dalla barchetta con un saltello, lanciando le braccia al cielo.

La figura alta e slanciata, donava a quella performance un tocco raffinato che Andy apprezzò molto, riguardando la scena al rallentatore. Immediatamente dopo il tuffo, Mika prese a nuotare velocemente verso la riva.

Il giovane cameraman zoomò sulla scena fino al momento in cui il ragazzo uscì dall’acqua ed iniziò con movenze calcolate a slacciare il papillon e sbottonare appena la camicia bianca. Andy distolse per un attimo lo sguardo dal piccolo video, mantenendo l’apparecchio in posizione, per puntare i suoi occhi direttamente sulla figura di Mika a mezzo metro da lui.

Completamente fradicio, la camicia bianca ormai trasformatasi in un tessuto quasi trasparente gli delineava perfettamente il petto esaltandone ogni dettaglio. In maniera provocante si passò le mani tra i capelli corvini, portandoli all’indietro e lasciando che gocce salate scendessero lungo il profilo del viso, illuminato dal sole.

Era sexy da morire, e Mika ne era perfettamente conscio, Andy lo sapeva.

Il greco sorrise appena, consapevole della fortuna che aveva ad avere quel capolavoro tra le mani, e poi tornò a concentrarsi sulle riprese, ora inquadrando il suo volto più da vicino, mentre Mika, con lentezza calcolata si voltava verso l’orizzonte.

Fecero una pausa. Andy visionò le immagini impresse nella memoria della sua videocamera prima di proseguire.

“Com’è stato il mio tuffo?” chiese il ragazzo avvicinandosi a lui dopo aver abbandonato la giacca nelle mani di una collaboratrice. 

“Hmm, credo che una medaglia di bronzo te la sia meritata, Jack!” rise Andy chiudendo lo schermo del suo apparecchio e portando la sua attenzione al compagno.

Lui lo guardò con aria interrogativa “Jack?” chiese stranito.

“Dai Mika! Sembravi Jack Sparrow su quella barchetta, con quelle movenze!” gli rispose scoppiando a ridere.

Il libanese sgranò gli occhi e si corrucciò. “Cosa?!”

“Però così sei dannatamente sexy!” esclamò Andy come scusa, prendendolo per un braccio e trascinandolo con sé appena dietro un grosso albero e divorando le sue labbra salate in un bacio passionale.

“Vedo che Jack Sparrow ti piace però eh!” lo rimbeccò Mika non appena il greco gli concesse tregua.

“Meglio che andiamo a girare la prossima scena!” si ricompose professionalmente il regista, tornando ad avviarsi verso la postazione dove i collaboratori stavano discutendo.

Pochi attimi dopo Mika stava canticchiando la parte più acuta della sua canzone, muovendosi tra le onde che lambivano la riva sabbiosa e lanciando sguardi radiosi in direzione del regista.

Andy poteva leggere tutta la felicità e l’assoluta contentezza di quei momenti negli occhi del ricciolino. Si stava divertendo e stava interpretando quelle parole con amore.

Mika si sentiva leggero come raramente si era sentito durante le riprese di un video per una sua canzone, non aveva alcun bisogno di fingere le proprie emozioni e i sentimenti, la spensieratezza faceva da padrona a quei momenti. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando quello stesso biondino, col la stessa telecamera stava riprendendo una magnifica giornata di vacanza che i due avevano trascorso in riva al mare, su una spiaggia di una sperduta isoletta greca, ormai più di 6 anni prima.

Non solo le sue labbra, anche il suo cuore stava sorridendo sincero.
Quando capì che le riperse per quella mattina erano finite, uscì dall’acqua e fregandosene di tutto e di tutti, si gettò tra le sue braccia stringendolo a sé, infradiciandogli i vestiti.

Ci fu una pausa in cui la troupe smontò il loro rudimentale campo base e si diresse a pranzo, nella bella città di Taormina.

Mika ne approfittò per rientrare in hotel e farsi una veloce doccia, per levarsi la salsedine dalla pelle e poi insieme andarono a mangiare in un bel ristorante poco distante.

Verso il primo pomeriggio, la troupe si mise in viaggio direzione Zafferana Etnea, da dove avrebbero preso la funivia che li avrebbe portati fino alle pendici del vulcano.

Come Andy posò lo sguardo sul paesaggio dalle fattezze venusiane, la sua mente iniziò a viaggiare. Era un luogo mistico, pensare di poter riprendere tutto quello spettacolare ambiente naturale, a tratti quasi completamente incontaminato lo fece rabbrividire di piacere, sapere che era stata la sua metà a dargli l’onore di filmarlo in un ambientazione simile poi, gli sembrava completamente surreale.

Quella era la parte del video che meno avevano progettato. Avevano deciso che avrebbero trovato l’ispirazione direttamente alle pendici della montagna infuocata ed a quanto pare Andy ci stava riuscendo senza il minimo sforzo.

Una volta giunti in cima, grazie alla funicolare, i due ragazzi lasciarono che la troupe allestisse ciò di cui avevano bisogno, mentre loro si inoltrarono tra le rocce scure in cerca delle risposte che cercavano e dei luoghi più adatti a compiere il loro capolavoro.

“Guarda!” esclamò ad un certo punto Andy, puntando il dito verso una chiazza gialla che in cima ad una collinetta di pietre laviche spiccava e brillava di luce propria.

Mika alzò lo sguardo ammirandone la bellezza ed insieme raggiunsero quella che scoprirono essere una distesa di profumate ginestre, il fiore del deserto di leopardiana memoria che aveva la capacità di ornare ed ingentilire con il suo lucente giallo intenso, anche i più ostili angoli del pianeta, come le pendici di un vulcano.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa, le loro menti artistiche si erano capite senza bisogno di spiegazioni.

Proseguirono il loro percorso, lungo antiche colate laviche, tra il nero pece delle rocce ed il verde tenue dei licheni che come delicate pennellate, decoravano il paesaggio dall’aspetto vagamente ultraterreno.

“Attento!” gridò Mika, afferrando Andy per un braccio. Il greco, intento dirigere il suo sguardo sul versante più scosceso della montagna non aveva notato un avvallamento scavato nella roccia, sotto il quale si apriva un varco che apparentemente portava ad una stretta grotta sotterranea.

“Interessante!” esclamò il biondo sporgendosi verso l’apertura.

“Se non ti prendevo, diventava tutt’altro che interessante!” sospirò Mika il cui cuore aveva perso un battito poco prima.

“Potrei scendere lì sotto, sarebbe fighissimo!” continuò poi il cantante scrutando la grotta dall’alto.

“A scalare e discendere rocce sono molto meglio che a tuffarmi” puntualizzò Mika, ricordando lo scherno della mattina.

“E io ti filmo da sopra, direi che mi piace” diede voce Andy alle sue riflessioni.

“No aspetta, non hai capito. Tu scendi e mi riprendi da sotto mentre scendo.” puntualizzò Mika.

“Ma anche no!” ribatté il regista.

“Credi che non starebbe bene una ripresa fatta in quel modo?” chiese, informandosi con fare professionale Mika.

“Si, effettivamente sarebbe perfetta, anche per una questione di luce ma…” spiegò tecnicamente il più giovane.

“Ecco, allora scendi!” lo interruppe il moro, risoluto. L’aveva fregato!

A quel punto Andy desistette. Quel testardo del suo ragazzo in fondo, aveva ragione.

Avevano trovato abbastanza spunti per poter iniziare le riprese. Insieme tornarono al campo base, allestito dai loro collaboratori e mezz’oretta più tardi iniziarono le riprese.

Mika insistette per girare le scene successive a piedi scalzi, secondo lui doveva sembrare un cammino che collegasse mare e montagna. L’idea era semplice ma geniale e decisero che il montaggio del video avrebbe dato esattamente quell’idea.
Nella prima scena, le ginestre facevano da sfondo mentre le parole della seconda strofa della canzone trovavano il loro posto perfetto in quello scenario.

Successivamente si spostarono nella grotta. Con qualche difficoltà Andy scese al suo interno posizionandosi e sistemando l’inquadratura affinché la luce venisse sfruttata nel modo più efficace. Mika con pochi balzi felini, ancora a piedi nudi si ritrovò in fondo alla grotta mentre un Andy incantato lo osservava.

Trovava incredibile l’agilità che aveva quel ragazzo tra le rocce, tanto era maldestro in certe situazioni, come nel caso di quella mattina, tanto era sciolto e disinvolto in altri contesti.

Quando arrivò accanto a lui, si appoggiò con fare stanco alla parete rocciosa intarsiata di muschi e licheni.

A Andy balenò un’idea.

“Canta Mika!” gli chiese puntando la telecamera verso di lui. La luce era perfetta, l’atmosfera non poteva essere migliore. Ricevette uno sguardo interrogativo dal ricciolino, così aggiunse.

“Canta, i prossimi versi, qui!” lo incitò Andy. Non era previsto ma poco gli importava, quel posto era troppo perfetto per lasciarselo scappare.

Mika senza farselo ripetere due volte intonò la seconda strofa, anche stavolta non limitandosi a mimare le proprie parole, e puntando di tanto in tanto il suo sguardò verso Andy e la sua videocamera.

La sua voce dolce e carica di sentimento, in quella cassa di risonanza naturale stava mandando brividi sempre più consistenti al biondino che osservava l’artista con aria sognante.

“Like you’re talking, talking to someone” Mika cantò quel verso con un amore tangibile nella voce e con uno sguardo che, Andy ne era certo, avrebbe fatto emozionare non soltanto lui, ma chiunque si sarebbe trovato a guardare quelle immagini.

Gli stava parlando, gli stava dedicando quelle parole, una per una, silenziosamente gridando ti amo, con uno sguardo.

Quando ritenne che quella scena fu lunga quanto bastava, spense la videocamera, la appoggiò per terra delicatamente e si avvicinò a lui, Mika gli sorrise cingendogli i fianchi e Andy preso il suo viso tra le mani lo baciò teneramente con tutto l’amore che aveva in corpo in quell’istante, ricambiando quegli stessi brividi che Mika gli aveva lasciato da prima.

Quando si separarono, Mika portò a sua volta le mani attorno al viso del suo compagno e intrecciando gli occhi gli sorrise “Ci stiamo baciando infondo ad una grotta, nelle viscere di un vulcano. Dimmi se tutto questo non è bello da morire!” disse Mika sognante.

“C’è qualcos’altro che qui dentro è bello da morire! Te lo assicuro!” ricambiò Andy esprimendo ciò che da quella mattina pensava incessantemente.

“Ragazzi?” sentirono chiamare all’improvviso da lontano.

“Meglio se usciamo da qui!” disse Andy tornando verso la sua videocamera.
I due sbucarono dalla grotta incontrando gli sguardi straniti dei loro collaboratori.
Fin dal mattino avevano capito che quei due non avevano praticamente bisogno di nient’altro che non fossero loro due. Molto spesso avevano notato sguardi d’intesa tra i due ragazzi, impossibili da decifrare. Avevano un affiatamento ed un’armonia perfetta.

“Il sole si sta facendo basso, tra poco potremo girare la scena con le fiaccole tra gli alberi.” disse loro una ragazza che insieme agli altri aveva preparato l’occorrente per quelle scene.

Andy si voltò verso il sole e disse: “Dopo, prima ne ho un’altra che non posso perdere. Mika vieni!” concluse afferrando il ricciolo per un braccio e portandolo con sé.

I due camminarono per un momento, raggiungendo il punto da cui si potevano scorgere i pendii del vulcano illuminati dal sole arancione, non distante al tramonto.

Le scene nacquero da sole. A Andy non serviva nient’altro.

Aveva quello splendore del suo ragazzo, un sole al tramonto e le pendici scure di un vulcano alle spalle.

I giochi di luce della stella ardente prossima al crepuscolo, erano ciò che emozionavano Andy all’inverosimile. Avrebbe vissuto di tramonti, di cieli aranciati e nuvole cangianti. Poterlo fare cogliendo il profilo a lui più caro, non aveva prezzo, erano brividi e trepidazione.

Solo lui, i riccioli al vento, una semplice camicia bianca, essenziale, la bellezza faceva il resto.

La linea del suo viso, e le mani giunte a toccare il mento, in controluce, il cielo di fuoco come sfondo.

Andy stava toccando l’apice della soddisfazione artistica.

Ad un certo punto Mika puntò gli occhi al pendio del vulcano nel punto in cui formava una conca naturale, simile ad un cratere.

“Seguimi!” esclamò prima di iniziare a correre verso una delle pareti scoscese.
Andy restò dov’era e si limitò e puntare la telecamera verso la figura di bianco vestita. Correndo, Mika scese il versante, era un puntino bianco in mezzo a rocce scure e licheni verdi. Un’immagine perfetta!

Quando il sole si eclissò sparendo oltre la linea dell’orizzonte. I ragazzi tornarono al campo base, dove tutto era pronto per girare la scena che insieme avevano pensato, una sera di qualche settimana prima.

Le fiaccole vennero accese. Il rosso del sole si era tramutato il lingue ardenti, le pendici del vulcano erano state sostituite dal bosco. Le riprese cominciarono, le maschere iniziarono a danzare attorno a Mika il quale raggiante e pieno di gioia ballava spensierato, sprizzando felicita tangibilmente.
Si stava divertendo come un bambino durante la recita scolastica, un bambino che sa di avere gli occhi di coloro che lo amano su di sé. Lo sguardo di intesa che gli lanciò ad un certo punto, confermò questa sua teoria.
 
Andy era certo che quel video avrebbe trasmesso tutto l’amore che Mika aveva messo nella canzone, quella sera di luglio di un anno prima, quando sul sale, con un bastoncino, non distante da quei luoghi, aveva scritto alcune tra le parole più ricche di sentimento che gli avesse mai dedicato, mentre lui dall’altro lato del telefono e a chilometri di distanza, ascoltava la sua voce.   

Mika allo stesso modo, era convinto che non ci fosse persona ed artista migliore di Andy per cogliere la spensieratezza e la felicità di una persona innamorata, se non la sola persona in grado di suscitare quell’emozione in lui, ed in grado di donargli l’ispirazione per la sua musica.  

L’arte che nasce da due metà perfette che si incontrano, è l’arte nella sua forma più intensa, loro ne erano la prova.

Era un cerchio che si chiudeva.
Quei versi erano nati per lui e da lui erano stati raccontati.
Avevano unito ciò che ognuno sapere fare meglio. Mika aveva raccontato il suo sentimento per lui attraverso musica e parole, Andy l’aveva espresso a sua volta tramite le immagini ed i colori.
Ancora una volta si erano completati.
 

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Buonasera!
Allora, innanzitutto: non potevo farmi sfuggire una cosa simile! 
https://www.youtube.com/watch?v=NSKHc_iLKhI
Questo è il nuovo video di Staring at the sun.
Se non l'avete visto, vi ho rovinato la sopresa. Se l'avete fatto, avrete capito.
Questo capolavoro già ispira un sacco di per sé, quando poi si scopre che la regia è di "Andreas Dermanis & Michael Holbrook Penniman Jr." la magia vien da sola!
Voglio solo aggiungere una cosa qui sotto: gli sguardi che cito in questa storia e che secondo me sono meravigliosi sono al minuto 1:54 e al minuto 2:54.
Ciò detto, spero mi diciate se ho azzeccato i vostri filmini mentali (perche son sicura che ne abbiate fatti! :P) oppure no! ;)
A presto (spero). Vv

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Capitolo 22
*** Presenza/assenza ***


- Atene, luglio 2015 -

 
Caldo, faceva caldo ad Atene. Era una sera di piena estate e nel porticciolo di mare del piccolo paesino poco distante dalla capitale, un piacevole chiacchiericcio proveniente dalla piazza e dalla spiagge animava il borgo.

L’atmosfera della stagione si poteva sentire sulla pelle, le acque calde del Mediterraneo spazzavano la spiaggia a ritmo costante e con loro portavano una leggera brezza, anche quella troppo calda.  

Andy se ne stava in veranda su una sdraio, in pantaloncini ed osservava le stelle, cercando un po’ di refrigerio dall’appartamento rovente.

Erano le ultime settimane di lavoro. Non vedeva l’ora di poter finalmente godere di quel paesaggio mistico nel quale viveva parecchi mesi all’anno, senza doversene stare rinchiuso per ore in qualche studio televisivo e soprattutto di farlo con Mika.

A quel pensiero, il greco prese tra le mani il cellulare.
Erano quasi le undici ma ciononostante, la gente del paesello era ancora sparsa per le vie illuminate del villaggio.

Mika a quell’ora sarebbe sicuramente stato nel bel mezzo del festival che si teneva quella sera in una cittadina della Repubblica Ceca di cui non ricordava il nome.

Erano giorni che i due si sentivano ad orari a dir poco inconsueti. Andy lavorava tutto il pomeriggio fino a sera, nel momento in cui il biondo finiva di lavorare, spesso Mika si ritrovava impegnato in un live o in una registrazione di qualche programma.

Andy a quel punto aspettava con impazienza le due o le tre del mattino, quando gli andava bene, per poter scambiare quattro parole con lui.

Decise di lasciarsi andare alla lettura di un libro che da giorni teneva sul comò e che usava come passatempo durante le ardenti nottate greche in cui il caldo eccessivo e l’attesa della chiamata del suo compagno lo tenevano vigile.

Quella sera però, complice l’aria un po’ più fresca che spirava dal mare, trovò Morfeo ad accoglierlo tra le sue braccia molto presto.

Mancavano pochi minuti alle tre quando il cellulare squillò. Subito Andy si svegliò prendendolo tra le mani e accettando la chiamata.

“Ciao!” trillò la voce di Mika dall’altoparlante del telefono.

“Buona… notte?” pronunciò incerto Andy stropicciandosi gli occhi e portandosi in posizione seduta.

“Hahah” udì la risata fanciullesca del ragazzo che immediatamente disegnò la stessa espressione sul suo viso. “Effettivamente…” continuò poi il moro: “stavi dormendo?” chiese.

“Sì, stavo dormendo, stasera non fa così caldo” disse il biondino godendosi il silenzio sceso sulla costa dopo che i paesani ebbero trovato risparo nelle loro dimore.

Mika si prese un attimo per assaporare quel particolare accento greco che rendeva l’inglese di Andy unico, e che si accentuava a dismisura quando il ragazzo passava dei periodi nella sua nazione natia.  

“Non sai come ti invidio!” confessò Mika mentre nel backstage del festival stava preparando nuovamente la valigia, pronto a prendere l’ennesimo aereo in quella settimana dai ritmi lavorativi al limite dell’umano.

“Non sai cosa baratterei per una giornata di sonno. 24 ore ininterrotte, solo io e un letto.” continuò la sua riflessione il ricciolino.

“Ah solo tu e un letto… Felice di saperlo” ironizzò Andy fingendosi offeso.

“No ti prego! Capiscimi, non farei altro che dormire per tutto il giorno, ti romperesti anche tu.” continuò imperterrito.

“Prossime tappe?” chiese curioso il biondo sorridendo.

“Milano. Lì è dove siamo diretti tra poco. Poi gli home visit di Xfactor sul Monte Bianco, poi non lo so!” ammise sfinito.

“Come è andata stasera?” indagò ancora.

“Oh bene grazie.” Rispose con tono tranquillo, cantare di fronte a 45.000 persone, 130.000 la sera prima a Parigi, per lui era la quotidianità.

“Quella maglietta a pallini che avevi ieri sera ti fa sembrare più figo di quanto tu non sia già. Quei muscoli in evidenza…” raccontò minuziosamente Andy.

“Come fai a saperlo?!” lo interruppe Mika stranito. “Ah già, la diretta stream…ma… l’hai guardato in streaming ieri sera e non me l’hai detto?”

Mika era sempre molto curioso di avere l’opinione di Andy alla fine di ogni suo concerto a cui il compagno assisteva. Voleva avere un punto di vista esterno e onesto riguardo le sue performance.

“Ma… lo sapevi! Ieri sera ci siamo sentiti e ti ho detto che mi è piaciuta la nuova frase di Lollipop ricordi?”

Dall’altro capo del telefono ci fu una pausa “Ah già! Mamma quanto sono rimbambito in questi giorni” 

Andy rise. “In questi giorni, sì…” lo prese in giro poi giocherellando con il segnalibro di cartoncino.

“Cosa vorresti insinuare?!” lo provocò Mika che aveva capito l’antifona.
“Oh nulla tesoro!” rispose cercando di intenerirlo.

“Andy ti prego non mi prendere in giro. Non ce la faccio a capire le battute stasera.” gli chiese in tono lamentoso mentre sollevava la pesante valigia da terra.

“Hai bisogno di vacanze tu, ma sul serio!” gli riferì il ragazzo mentre guardava la luna giocare a nascondino con le nuvole in cielo.

“Non farmi pensare che ho ancora un mese di lavoro prima, potrei sclerare” gli confidò il riccio incamminandosi per la stanza, scrutando lo spazio a fondo, accertandosi di non aver dimenticato nulla.  

“Meno di un mese…Per il tuo compleanno sarai già qui a goderti il sole caldo della Grecia!” gli ricordò Andy, assaporando l’idea di averlo con sé e festeggiare i suoi 32 anni insieme, in quel luogo così tranquillo per entrambi.

“Ricordami che divento vecchio eh… grazie!” incalzò Mika uscendo dalla stanza e richiudendo la porta, valigia in mano e zaino in spalla, verso la macchina che l’avrebbe portato al piccolo aeroporto, dove un jet privato li attendeva.

“Mamma miaaaa! Stasera non ti si può dire niente!” rise in tono scherzoso il greco puntualizzando la permalosità del suo compagno.

“Tu più di chiunque altro, dovresti sapere che quando sono stanco divento irascibile, e non devi provocarmi” lo accusò Mika fingendo di essersela presa, ma inutilmente, mentre raggiungeva il marciapiede, dove i membri della sua band lo stavano già aspettando.

“Ah sai una cosa?! Oggi ho intervistato per MTV un ragazzo modello bellissimo, alto biondo occhi blu!” si inventò Andy sul momento, trattenendo una risata sadica.

“Hmm!” grugnì Mika in segno di disapprovazione.

“Mi lanciava di quegli sguardi che davvero…” continuò lui accavallando le gambe e poggiandole sulla ringhiera davanti a lui.

“Simpaticone che sei!” gli rispose con tono scocciato Mika, caricando la valigia nell’auto che intanto era arrivata e salendovi poi.

“Gli ho lasciato il mio numero sai… Non parla greco, ma con l’inglese non se la cava male sai… potrei dargli qualche lezione” continuò lo scherzo trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere.

“ANDY!” si infervorò Mika a quel punto, troppo stanco per ragionare lucidamente e reagire allo scherzo come avrebbe fatto di solito.

“Ahahahah, ok la smetto altrimenti mi sferri un pugno via telefono tra un attimo!” scoppiò a ridere concludendo il ragazzo, tornando a stendersi sulla sdraio.

“Hai sonno?” gli chiese Mika, avvertendo uno sbadiglio dall’altro lato della cornetta.

“Anche se non lavoro 23 ore su 24 come te, mi devo comunque svegliare presto la mattina, sai, quindi direi di sì” disse esibendosi in un ulteriore sbadiglio che contagiò anche Mika.

“Ti lascio dormire allora” decise con un po’ di tristezza il moro, il quale non voleva che Andy si riducesse nel suo stesso stato di veglia-sonno invertito.

“Grazie, fai buon viaggio e fammi sapere quando atterri. Dormi un po’ se ti riesce.” gli augurò Andy prima di salutarlo e chiudere la chiamata.

Il viaggio verso l’aeroporto durò circa una mezz’oretta, durante la quale Mika si appisolò appena, risvegliandosi all’arrivo.

Arrivarono sulla pista che erano le 4 inoltrate di notte. Furono portati verso il loro jet e i loro bagagli vennero caricati nella piccola ma capiente stiva del velivolo.

Salirono a bordo chiacchierando e vennero salutati dai due steward che li accolsero e chiesero loro se avessero bisogno di qualche cosa, dopo di che, salì a bordo anche il capitano il quale si presentò e gli augurò buon viaggio.

Mika che se n’era rimasto tutto il tempo in silenzio in uno stato di trance, provocata dal mancato sonno che persisteva da giorni, si risvegliò magicamente percependo la lieve inflessione di accento straniero, presente nell’inglese altrimenti perfetto del pilota.

Mentre i musicisti stavano già per mettersi comodi in vista del viaggio, Mika parlò
“Da quale parte della Grecia vieni?” chiese a bruciapelo, al distinto signore prima che prendesse posto nella cabina, ai comandi dell’aereo.

Il comandante si voltò stupefatto da quella domanda. “Sono nato nelle isole Saroniche” gli rispose cordialmente. “Come sai che sono greco?” gli chiese poi curioso.

“Dall’accento” gli rispose Mika tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Il comandante gli sorrise, era difficile che qualcuno si accorgesse del suo accento strano, ed era ancora più incredibile che il ragazzo avesse capito da dove provenisse la sua inflessione.

“O hai un buon orecchio ragazzo, altrimenti conosci un greco che parla inglese!” incalzò il comandante sorridendo comprensivo in direzione del moro che lo scrutava curioso.

“La seconda!” risposero in coro i suoi amici, seduti accanto a lui e scoppiando poi a ridere subito dopo.

Mika assunse un colorito rosso fuoco e maledisse mentalmente sé stesso per aver iniziato il discorso e tutti i suoi amici per quell’uscita inaspettata.

“Capisco! Beh mi fa piacere! Porta i miei saluti al mio connazionale allora” gli chiese gentile il signore, prima di salutarli di nuovo e raggiungere i comandi del velivolo.

“Povero cucciolo a cui manca il suo Andy!” lo canzonò Max una volta che il signore si fu chiuso la porta alle spalle, ridacchiando e provocando le risa generali di tutti.

Mika sempre più rosso in viso lo mandò a quel paese poco finemente.

“Max sei uno stronzo!” intervenne Joy in difesa dell’amico.

“Tu sei appena tornato da una vacanza con la tua famiglia, a differenza nostra!” gli ricordò Curtis.

“Ok ok. Avete vinto la smetto!” si arrese Max srotolando le cuffie e mettendosi ad ascoltare la musica.

Mika intanto si perse nei suoi pensieri. Gli mancava Andy, eccome se gli mancava! Perfino l’accento del capitano gli aveva provocato le allucinazioni, facendo pensare per un istante al suo cervello che a parlare non fosse l’estraneo signore, ma il suo compagno, che invece se ne stava lontano migliaia di chilometri da lui, da mesi a questa parte.

Estrasse il cellulare, andò sulla chat di whattsapp e digitò sotto le quattro lettere che componevano il nome del suo ragazzo: “Sono sull’aereo in questo momento, mi manchi, tanto… troppo!”

Premette il tasto invio e vide la spunta grigia dell’invio riuscito, materializzarsi alla destra del fumetto verde ed un attimo dopo raddoppiarsi diventando doppia.

Per un attimo fissò il quadratino smeraldo, sperando che quella spunta si colorasse di blu, che Andy fosse egoisticamente ancora sveglio e potesse leggere i suoi pensieri, confortandolo in quel momento di estrema malinconia.  

In attesa, decise di pubblicare qualche breve tweet, così da far felici i molti fan che da lui attendevano anche solo un cenno, un saluto.

Una volta fatto, tornò a fissare per un momento interminabile, la duplice spunta grigia, fino a quando assonnato, si arrese e fece sprofondare di nuovo il cellulare nella tasca destra dei suoi jeans.

Andy avvertì il trillo del cellulare e tornato dal bagno lesse il messaggio, sorridendo tristemente alle parole del suo Mika. Anche a lui mancava terribilmente.

Si prese un attimo e poi rispose. “Come dice il piccolo principe: farsi presenza, significa accettare anche l’assenza, tesoro mio. Saremo insieme prima di quanto tu possa immaginare!” disse citando il libro di De Saint-Exupéry che sapeva amare follemente e aver letto una decina di volte buone.

Mika era già nel mondo dei sogni, sull’aereo che in poche ore l’avrebbe portato verso l’Italia, ma sicuramente al suo risveglio, quelle parole avrebbero disegnato un sorriso lucente e innamorato, sulle sue labbra, il sorriso dell’amore.


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Buongiorno!
On a plane again in the middle of the night. My band a crew are singing bohemian rhapsody in the dark as we take off. My life is strange
Seriously getting used to getting to bed at 6am! This is not good!! At least our captains Greek accent is reassuring and homely.

Questi sono i tweet che mi hanno ispirato questo capitolo! Sono del 21 luglio e Mika spiega del suo volo verso L'italia, in piena notte e dice che l'accento greco del capitano dell'aereo è per lui rassicurante e familiare. Questo è ciò che ne è nato. 
Grazie a chi di voi mi lascerà un pensiero, e a chi di voi mi sta seguendo anche dall'altra parte, nella long "Two of a kind"!
A presto! Vv

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Capitolo 23
*** L'amour fait ce qu'il veut ***


- Londra 8 agosto 2015 –


Al secondo piano della bella villetta nel quartiere sud ovest di Londra, tutti e 4 gli abitanti della casa erano riuniti nell’incantevole studio dalle pareti decorate, dove Mika si rintanava a comporre, a lavorare, ad ascoltare la musica o a leggere.

Quella sera entrambi i ragazzi erano seduti al grande tavolo in ferro battuto e marmo, uno di fronte all’altro, lavorando ciascuno alle proprie cose, davanti ai loro portatili.

Mel se ne stava sdraiata ai loro piedi addormentata, con Amira che dormiva a sua volta con il muso appoggiato alla sua pancia, entrambe stanche dalla lunga passeggiata che i loro padroncini si erano concessi nella soleggiata e calda giornata londinese. 

Nonostante fosse agosto, il mese in cui di solito Mika si eclissava dal mondo per una meritata vacanza, le mail che continuavano ad arrivare erano ancora tante e decise quindi di mettersi d’impegno e rispondere a quelle più importanti, cestinando le restanti.

Andy invece stava concludendo un lavoro, che la BBC gli aveva commissionato e che aveva intenzione di finire al più presto, così da essere finalmente libero di partire per la Grecia con il compagno, per due settimane di totale relax, lontano dal mondo lavorativo.

Il riccio sbuffò aprendo l’ennesima mail di Ian, piena di pagine e pagine di burocrazia da leggere e da approvare.
Era la parte più noiosa del suo lavoro, ma il manager ci teneva che fosse lui stesso a prendere visione di tutto, affinché sapesse esattamente a cosa stesse andando incontro, firmando un contratto.

Dopo aver preso visione di alcune pagine sbuffò di nuovo, appoggiando la testa sulla mano con fare annoiato.

Andy ridacchiò. “Interessante quello che stai leggendo vedo…”  gli disse portando l’attenzione per un attimo su di lui.

“Sì tantissimo!” ironizzò Mika sbadigliando appena e giocherellando con una matita che trovò accanto ad alcuni fogli.

“In ogni lavoro c’è il lato noioso…” buttò lì ancora il biondo, stavolta tornando con l’attenzione al suo montaggio video.  

Dopo altre due pagine il riccio ne ebbe abbastanza, velocemente rispose a Ian che la cosa gli andava bene e di accettare e poi chiuse la casella mail per un istante, andando a farsi un giro su Instagram, per vedere se c’erano novità da parte delle poche persone che seguiva, e per sbirciare le mille mila immagini in cui i suoi fan o alcuni amici lo avevano taggato.

Come sempre aveva centinaia di notifiche, di immagini che non c’entravano assolutamente nulla con lui, ma che i fan ci tenevano a condividere con il loro idolo, c’erano poi disegni interessanti che il moro si perse a guardare attentamente, c’erano le foto di Nikos, davanti alle quali stava sempre alcuni minuti buoni, ad osservare la maestria del collega in campo fotografico e altre immagini che fece scorrere velocemente.

Ad un tratto la sua attenzione venne però colta da una fotografia in cui un suo fan lo aveva nominato.

Immediatamente si fermò e la aprì.

Come la visualizzò in grande sullo schermo del McBook, il libanese venne pervaso da una sensazione di paura mista a ansia.
Per una volta, avrebbe voluto non essere in grado di comprendere l’italiano così bene, come dopo due anni e mezzo di Xfactor riusciva ormai a fare.

Dopo averla osservata alcuni secondi, chiuse la pagina internet e con un click riaprì velocemente la casella di posta elettronica, tornando a focalizzarsi su di essa, o almeno provandoci.

Con gli occhi osservava le letterine ordinate dell’ennesima mail, ma ciò che la sua mente visualizzava, erano solo le sei lettere arrotondate, scritte in nero su sfondo colorato che l’immagine di prima gli aveva impresso a fuoco nel cervello.

Si passò una mano in viso, cercando di allontanare quel pensiero e inspirò profondamente.

Andy alzò di nuovo gli occhi dal pc e osservò il viso del compagno, illuminato dalla luce ocra della tour Eiffel che fungeva da lampada, gli sembrava leggermente più pallido di prima, ma forse era solo la luce bianca del computer riflessa, a dare quell’impressione.

Poi lo osservò meglio e notò nei suoi occhi un velo di preoccupazione, nello sguardo fisso che rivolgeva allo schermo del pc.

“Hey” lo chiamò cercando la sua attenzione. Mika rimase fermo, immobile, impassibile, fissando il monitor con aria assente.

“Mika” lo chiamò Andy con un tono di voce più alto.
Il ragazzo si risvegliò dal suo stato di trance e rivolse l’attenzione verso il greco, pur mantenendo un alone di freddo nelle iridi cioccolato.

Il biondo inclinò la testa, scrutandolo con attenzione, notando come il respiro fosse lievemente accelerato.

“Cosa c’è?” gli chiese Andy, allungando una mano da sopra il tavolino e avvolgendola intorno alla sua, trovandola più fredda del normale.

“Stai bene?” chiese ancora, non avendo ricevuto risposta e avendo capito che qualcosa di strano c’era di sicuro.

“Sì” rispose semplicemente Mika in un sussurro, abbassando lo sguardo e tornando a giocherellare con la matita, stavolta con fare nervoso.
Andy chiuse il pc e lo osservò. Si stava nascondendo, stava fuggendo dai suoi occhi.

“Mika” lo chiamò di nuovo Andy ricevendo un mugolio in risposta, e allungando quindi la mano libera, portandola sotto il suo mento in un tentativo delicato di alzargli il viso.

Il riccio non poté fare a meno di sollevare la testa verso il suo ragazzo, ma continuò comunque a mantenere lo sguardo altrove.
“Amore guardami…” gli si rivolse dolcemente il biondo avvicinandosi di più a lui.

Mika a quel punto non poté esimersi dal compiere ciò che il greco gli stava chiedendo e con un sorriso forzato portò gli occhi nei suoi.

“Cosa?” chiese il ragazzo, come se nulla fosse cercando di sembrare convincente.

“Quel sorriso è più falso di una banconota da 7 sterline. I tuoi occhi raccontano tutta un’altra storia. Cosa succede?” incalzò Andy, che dopo 8 anni non si faceva certo fregare così facilmente da un sorriso del tutto costruito.

Mika cercò di nuovo di abbassare lo sguardo, se c’era una cosa che non gli era mai riuscita, era mentire a Andy guardandolo negli occhi.

“Hey, ho detto guardami!” gli ripeté il biondo dolcemente ma con fermezza.

Il libanese tornò a osservare le iridi azzurre che lo scrutavano in cerca di una risposta, e decise di raccontare parte di quella verità.
“Hanno imbrattato i cartelloni di un mio concerto, in Italia.” disse con fare noncurante cercando di chiudere lì la questione, essendo esattamente ciò che era intenzionato a fare con l’intera faccenda.

“E?” chiese però Andy, a cui non era bastata quella spiegazione così semplicistica.

“E.. basta” tentò il moro, tornando a giocare con la matita.

“E tu avresti quello sguardo da cerbiatto impaurito solamente per una cosa del genere? Dai Mika…” lo rimbeccò Andy, era chiaro che a quella storia mancasse qualcosa di importante.

Mika sospirò cercando di tranquillizzarsi. “Sono stanco, ne parliamo domani?” chiese poi, in un tentativo di rimandare quella discussione a quando avrebbe potuto mascherare meglio le sue emozioni.

Andy non voleva mollare la presa ma decise comunque di concedergli un attimo di tregua per non forzare troppo la mano.
“Ok, ne riparliamo” concluse alzandosi dal tavolino con Mika, dirigendosi verso la camera da letto, mentre quest’ultimo si infilava in bagno per una doccia.

Mentre l’acqua gli scorreva addosso, Mika si ritrovò a pensare a quella situazione. L’immagine dei cartelloni del suo concerto su cui era stato scritto quell’insulto omofobo, lo aveva riportato con la mente indietro nel passato, a quando a scuola, parole simili gli erano state rivolte dai compagni di scuola e davanti alle quali, lui si sentiva completamente inerme, indifeso e vulnerabile e alle quali spesso erano seguite anche intimidazioni fisiche da parte dei bulli.

Esattamente come allora, il suo corpo aveva agito di conseguenza, attivando in lui quel complicato meccanismo di autodifesa che il fisico metteva in atto in quelle situazioni ad alto contenuto di stress, liberando una scarica di adrenalina e aumentando respiro e battito cardiaco, rendendo il fisico pronto ad una fuga, tipica di quelle che le prede attuano sentendosi braccate.  

Spesso quel meccanismo lo aveva salvato dall’essere acciuffato dai ragazzi più grandi nel cortile della scuola, permettendogli di correre ad una velocità, che ne era sicuro, in una pista di atletica lo avrebbe portato senza troppi sforzi a salire sul podio più alto dei 100 metri piani.    

Aveva quasi 32 anni, ma in quell’istante si era sentito di nuovo il 13enne impacciato e deriso, che era costretto a fuggire o a nascondersi per poter vivere una permanenza sicura all’interno della scuola ed era bastata una parola, in una lingua che non sentiva nemmeno come sua, a riaprire con ferocia quella vecchia ferita.

Aveva avuto paura, ed era certo che fosse esattamente questo, ciò che Andy aveva notato nel suo sguardo e nella voce, che lo aveva spinto a voler sapere ciò che gli stesse succedendo, mentre tutto quello che lui voleva, era invece lasciarsi quell’immagine alle spalle, accantonarla insieme a tutte le altre che negli anni aveva visto scritte nei luoghi da lui frequentati, e seppellirla con le parole adoranti dei suoi fan e delle persone che lo amavano per ciò che era. 

Uscì dal bagno dopo essersi vestito solo con una t-shirt bianca e boxer e con i capelli ancora umidi e preso il cellulare in mano, si sedette sul letto, in attesa di Andy, che prese il suo posto in doccia.

Decise di non aprire Instagram, voleva solo controllare come andassero le cose su twitter. Come sempre le notifiche che apparvero non appena aprì l’applicazione erano composte da un numero a tre cifre.

Velocemente sbirciò come era solito fare, e notò immediatamente come ci fosse un hashtag in cui si era ritrovato taggato già qualche decina di volte. Con un dito andò ad aprire dove la scritta recitava #RompiamoIlSilenzio e quello che gli apparve davanti agli occhi lo lasciò letteralmente senza parole.

La fotografia dei suoi poster imbrattati circolava in rete moltiplicata decine e decine di volte, twittata e ritwittata da un numero sempre maggiore di fan, che chiedevano a gran voce di rompere il silenzio su quell’atto di subdola ignoranza che andava ad intaccare non solamente Mika, ma tutti coloro che proprio come lui, si trovavano nella medesima situazione.

Si ritrovò perfino un tweet del suo manager italiano, che incitava questa rivolta silenziosa ma dall’eco sempre più esteso ed improvvisamente venne colto da una sensazione di calore mai provata prima.

Si sentì compreso dalla massa.

Per una volta non vi erano decine di persone coalizzate contro di lui per schernirlo e umiliarlo, ma ve n’erano centinaia, unite al suo fianco, in difesa sua e di tutti quelli come lui.

E in quell’istante capì.    

Capì che non era più nella posizione di chiudere gli occhi e dimenticare, che adesso aveva nelle sue mani un potere che era quello di parlare dall’alto della sua fama e dell’artista riconosciuto che era diventato, e cambiare le cose.

Sì perché se in quei periodi bui della sua adolescenza, avesse trovato un sostegno tale, da parte di un gruppo così grande di sconosciuti, forse avrebbe potuto trovare la forza di reagire a quel mondo crudele che lo circondava.

Lui all’ora non aveva avuto questo appoggio ma lo avrebbe tanto desiderato.
E allora prese una decisione.

Avrebbe reagito.

Avrebbe rotto il silenzio, come a centinaia gli gridavano su twitter.

Si prese alcuni attimi per leggere ciò che molti fan italiani gli avevano scritto.

Erano parole di incoraggiamento, di conforto e di comprensione. Si ritrovò di nuovo felice di poter comprendere tutte quelle parole scritte in quella lingua, per lui.

Il cuore prese di nuovo a battere ad un ritmo più accelerato, ma questa volta non per la paura, ma per l’adrenalina che gli stava gridando a gran voce di fare quel passo gigante nel vuoto e buttarsi con tutto il coraggio che da bambino non aveva avuto e rompere quel silenzio che per anni era stato l’unico posto sicuro in cui rifugiarsi.

Ora non era più un bambino, era un uomo e da tale doveva comportarsi.

Nella sua Good Guys si era chiesto se un giorno avrebbe mai avuto il coraggio di essere come i suoi eroi, come Oscar Wilde, che sapeva prendere le ipocrisie e buttarle in faccia alla gente per farla ragionare.

Era giunto il momento di provare a sé stesso di esserne in grado.

“Avete ragione. #RompiamoIlSilenzio” scrisse mentre il cuore scandiva ogni lettera con un battito e inviando poi il tweet.

Immediatamente decise che se si doveva buttare davvero, lo avrebbe fatto al 100%.

Aprì internet, salvò sul suo cellulare una delle tante fotografie che giravano in rete e la pubblicò su Instagram, poi tornò su Twitter e decise di fare la cosa che da bambino lo avrebbe spaventato più di tutte.

Macchiarsi con quello stesso inchiostro che l’aveva umiliato.

Velocemente ma a mente lucida si recò nelle impostazioni del social network e cambiò in un attimo immagine di profilo e header, impostando per entrambi quella fotografia tanto forte quanto potente.

Doveva diventare un emblema, una bandiera.

Andy intanto era uscito dal bagno e stava osservando Mika che indaffaratissimo con il cellulare in mano, non dava segno di aver registrato la sua presenza.

Osservò il suo viso, era più rilassato rispetto a prima, e un lieve sorrisino incorniciava le sue labbra mentre lo sguardo vagava serio sul telefono.

Si sporse verso di lui, senza avvicinarsi troppo ma tanto da vedere ciò che stava leggendo sullo schermo del suo iPohne.
Erano parole scritte in italiano di cui non capiva assolutamente nulla, ma notò tra lo scorrere dei tweet, un’immagine colorata che riconobbe come la copertina di No Place In Heaven con una scritta nera al di sopra.

“Cosa c’è scritto?” chiese Andy improvvisamente, sedendosi accanto al riccio. Mika preso alla sprovvista saltò sul letto spaventatissimo dall’intervento del compagno, portandosi una mano sul cuore che ora sì, batteva a mille.

“Porca miseria, vuoi farmi prendere un infarto Andyyy!” si lamentò con voce acuta, nascondendo il cellulare dallo sguardo scrutatore del ragazzo.

“Eri leggermente distratto, voglio capire come mai… ” intervenne Andy, avvicinandosi a lui. “C’entra con quello che è successo prima, vero?” chiese poi.
Non aveva lasciato perdere la questione, tutt’altro.

Mika era indeciso se raccontare tutto l’accaduto a Andy, sapendo che ci sarebbe potuto rimanere male per lui, ma era certo che con l’eco che quella notizia stava avendo, il greco prima o poi lo sarebbe venuto a sapere comunque, tanto valeva finire di sfruttare tutto quel coraggio che improvvisamente si era impossessato di lui quella sera.

“Ok ok. Siediti qua.” disse quindi Mika, facendogli spazio sul letto matrimoniale della loro camera da letto.

Andy prese posto mimando la postura a gambe incrociate del riccio, e sedendosi esattamente di fronte a lui, facendo combaciare le loro ginocchia.

“Mi devo preoccupare?” chiese serio Andy, che non sapeva assolutamente cosa aspettarsi da quella conversazione.

Mika scosse la testa e poi iniziò “Hai visto la foto, immagino dalla tua domanda.” chiese implicitamente.

Andy annuì cercando di leggere negli occhi nocciola qualche indizio.

“E’ quello che ti ho accennato prima, riguardo ai manifesti.” gli spiegò traducendogli poi quella parola per lui incomprensibile.

Andy udendo ciò che uscì dalla bocca del suo compagno rimase a bocca aperta e sul suo viso si disegnò una smorfia di odio e indignazione, mentre i suoi pungi si chiusero in una morsa stretta.

“Mika tu non…” iniziò il biondo ma fu interrotto dal cantante.
“Shhh. Andy, no.” gli disse in poco più che un sussurro, scuotendo la testa e prendendogli le mani strette a pugno, accarezzandole piano. Il biondo stava ragionando esattamente come lui all’inizio.

“Non lascerò perdere. Non stavolta. Guarda.” disse prendendo poi il cellulare posato accanto a lui e aprendo twitter. Andy si spostò accanto a lui per vedere meglio e notando l’immagine profilo di Mika lo osservò sorpreso.

“Ma cosa…” chiese non riuscendo a finire la frase.

“Guarda, i miei fan hanno creato addirittura un hashtag: significa ‘rompiamo il silenzio’” tradusse per lui. “Hanno ragione, Andy!” continuò osservando gli occhi azzurri che ancora fissavano quella schermata con indignazione.
 
“Non posso lasciar perdere capisci? Se lo facessi sarebbe come rinnegare me stesso. Il tempo di starsene in disparte e in silenzio è finito per me. Ora posso cambiare le cose e se non lo faccio, allora sono un vigliacco.”
spiegò con fermezza, riuscendo a far mutare completamente l’espressione sul bel viso della sua metà.

“Oh, Giulio mi ha risposto!” esclamò subito dopo, notando il messaggio del suo manager con la correzione dei tweet in italiano che voleva inviare.
“Ho scritto a lui ciò che ho intenzione di pubblicare perché non posso fare errori idioti di grammatica o di ortografia in questo contesto.” spiegò al suo ragazzo.

“Avevo visto la foto della scritta sui miei manifesti e il mio istinto era di lasciar stare... Che l'odio di alcune persone, una cosa che conosco bene, era meglio ignorata. Ma voi avete ragione #rompiamoilsilenzio. Non ho paura di chi mi discrimina. Nessuno deve averne. L'amore fa quel che vuole. #rompiamoilsilenzio

Pubblicò infatti immediatamente, suddiviso in tre tweet. Andy attivò la traduzione automatica che appariva sotto i tweet di Mika dal suo cellulare, e capì ciò che il libanese aveva appena scritto, ritrovandosi allibito e piacevolmente stupito. 

Andy alzò infatti gli occhi su di lui e notò lo sguardo sereno del ricciolino che gli sedeva accanto, incorniciato da un sorriso dolce e soddisfatto.

Con tutto quello che Mika aveva passato da adolescente, Andy non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto reagire così.

Era un atto di coraggio e di forza incredibile che compiuto da una persona sensibile emotivamente come lui, significava un enorme sforzo, sotto molti aspetti.

Quando gli occhioni nocciola incrociarono i suoi, Andy non riuscì a trattenersi e si gettò su di lui, facendo cadere il cellulare tra le lenzuola e avvolgendolo in un abbraccio stretto, coinvolgendolo allo stesso tempo in un bacio d’amore e di fierezza che bastava a fargli comprendere tutto il l’orgoglio e la stima che provava verso l’uomo saggio, che il ragazzo 23enne conosciuto 8 anni prima, era diventato.

La risata fanciullesca di Mika fu ciò che si udì quando le labbra dei due si separarono per un attimo.

“You’re the freedom I fight” canticchiò Mika a pochi millimetri dalle sue labbra, sdraiato sul materasso, con Andy sopra di lui.

“Sei una forza della natura tu!” gli disse il greco baciandolo lentamente.

“Non ho parole per dirti quanto io sia orgoglioso di te, zuccone mio!” continuò intrecciando gli occhi con i suoi e beandosi di quella luce gioiosa che finalmente sprigionavano, in contrasto con l’alone di paura che aveva riconosciuto meno di un’ora prima tra le sfumature nocciola e smeraldo. 

“Sono questi gli occhi in cui amo perdermi, sereni, gioiosi e coraggiosi” concluse poi tornando sulle labbra schiuse in un sorriso enorme.

Mika non riusciva a smettere di sorridere come un bambino. Si sentiva leggero, il suo cuore era tornato a battere con forza ma questa volta non per paura, ma per amore.

Andy approfondì il bacio, avvolgendo il volto del riccio con le sue grandi mani e lasciandosi andare completamente in quel momento di intenso amore e incanto, mentre su twitter migliaia e migliaia di fan, amici e sconosciuti, combattevano quella battaglia che Mika aveva avuto la forza di guidare, in quella guerra che prima o poi avrebbero di certo finito per vincere, perché l’amore è amore, e l’amore fa quel che vuole. 



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Buonasera!
Oggi ho fatto il bis, sia Two of a kind che Household.
Allora... Credo non esista fan di Mika che non conosca quanto accaduto esattamente un mese fa. 
Non starò a riportare qui sotto tutti i tweet a cui mi sono ispirata perchè sono già nel testo, riportati fedelmente così come Mika stesso li ha scritti.
Ci tengo però a pubblicare il link dell'articolo che Mika ha scritto sul Corriere della Sera qualche giorno dopo e da cui ho tratto spunto e anche un pezzo di frase, citata quasi pari pari. 
http://mikaitalia.jimdo.com/2015/08/12/mika-sul-manifesto-rovinato-se-non-avessi-reagito-avrei-tradito-il-13enne-che-sono-stato/
Qui potete trovarlo riportato, se non lo avete fatto, consiglio caldamente di leggerlo.
Che dire, non potevo non trattare questo argomento, ma mi serviva il tempo e le idee per non scrivere un mucchio di parole senza senso, perchè questo tema non se le merita proprio!
Attendo come sempre i vostri pareri e ringrazio tutte quelle care lettrici che mi lasciano un commento. Ne mancano pochi al centinaio e io sono estremamente contenta di tutto questo! 
Siete speciali. 
Grazie e a presto o qui o con Two of a kind!
Vv

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Capitolo 24
*** Eυχαριστώ ***


- Londra, giugno 2015 –


Era da poco passato mezzogiorno, Mika se ne stava in cucina sistemando i piatti del pranzo in lavastoviglie, in attesa che Andy finisse una chiamata di lavoro che lo stava tenendo impegnato da ormai 10 minuti buoni.

“Amira ho detto no!” ripeté per la terza volta in due minuti il riccio, scansando delicatamente con un piede il musino della cucciola, che per l’ennesima volta si era avvicinata a leccare le stoviglie sporche, riposte ordinatamente nel carrello più basso, posando intanto i due piatti che aveva in mano e chiudendo poi lo sportello.

Si asciugò le mani su uno strofinaccio, diede una veloce passata al tavolo della cucina e poi chiamò a sé Amira e si spostò con lei nel salottino.

Nel momento in cui varcò la porta a vetri, Andy stava terminando la lunga chiamata, congedandosi con il suo interlocutore e ringraziandolo con un “Χαιρετισμός, ευχαριστώ”.

Mika, prese posto sul divano sedendosi con un piede sotto al sedere, e l’altra gamba a penzoloni, nella sua posa classica, e al sentire pronunciare l’ultima parola detta dal compagno, scoppiò improvvisamente a ridere provocando da parte del biondo un’occhiata scettica e un paio di sopracciglia alzate, che lo osservavano perplesse.

“Mika?” chiese il giovane, posando il cellulare sul tavolino di vetro posto tra i due divanetti che si osservavano l’uno di fronte all’altro, a lato del caminetto spento e cercando di capire cosa avesse provocato quell’ilarità così improvvisa nel suo ragazzo, che seduto scompostamente, rideva come se non ci fosse un domani.

“Ti devo…”  disse tra le risa, “ti devo raccontare una cosa!” pronunciò senza riuscire a contenersi.

Andy, stava già sorridendo, la risata fanciullesca del suo ragazzo, era una dei suoni più belli che potesse avere la fortuna di sentire. Prese posto a sua volta accanto a lui tra i cuscini morbidi e poi lo invitò con un cenno di assenso, a narrare ciò che lo stava mandando così fuori di testa.

Il riccio si diede un attimo di contegno, per riuscire a raccontare quel simpatico aneddoto che immancabilmente avrebbe portato Andy alle risa isteriche, esattamente come lui, e che aveva aspettato qualche giorno a raccontargli, volendo farlo di persona e non per telefono.

“Allora: qualche giorno fa, alle audizioni di Xfactor, come ultimo concorrente della prima serata, è entrata una signora, molto strana, riccia, con un sacco di capelli e vestita con un vestito bianco.” fece una breve pausa, Andy ascoltava, attento a non farsi sfuggire nessun dettaglio che Mika gli stava regalando, cercando di figurarsi in testa, le stesse immagini che lui aveva avuto davanti qualche giorno prima.

“Le ho chiesto nome e provenienza, mi ha detto di chiamarsi Miriam e di venire da Atene” il biondo inclinò la testa meravigliato e sorrise. “L’ho salutata in greco e poi mi ha risposto qualcosa che ho ancora sentito da te ma non ho capito.” riferì grattandosi la nuca con aria colpevole e ricevendo un sorriso di comprensione dal compagno.

“Le ho chiesto cosa ci facesse in Italia e perché parlasse italiano, e mi ha risposto di essere metà italiana, e di essere lì per me!” Mika si portò una mano in viso, passandosela sulla bocca con aria sconsolata.

“Ha detto di essere venuta al concerto di Milano il giorno prima e di essere una mia fan, aveva anche un quadro fatto da lei, con la mia faccia, da regalarmi.” disse il giovane, provocando un moto di orgoglio nel cameraman.

“I greci sono sempre estremamente talentuosi, in più di un campo.” affermò infatti Andy, dandosi delle finte arie da artista.

Mika ghignò e si affrettò a precisare. “Aspeeeetta, lasciami andare avanti, poi mi dirai!” poi continuò la spiegazione, mentre un Andy sempre più curioso lo osservava attento: “oltre al quadro aveva altre cose in mano, tra cui dei fogli. Le ho chiesto cosa fossero e lei ha risposto di aver scritto un pezzo della canzone che stava per cantare, in greco” Andy annuì di nuovo, contento di come la storia stesse evolvendo.

Improvvisamente Mika si fece serio e con fare sconsolato, continuò “mi ha detto che avrebbe cantato Stardust!” Andy sgranò gli occhi. Mika riteneva quella canzone fosse tutt’altro che semplice da cantare, anche per sé stesso e non aveva mai visto nessuno capace di cantarla in una maniera soddisfacentemente buona per i suoi standard.

Iniziò a temere che per la sua connazionale le cose non fossero andate esattamente come sperava.

“A quel punto ho iniziato a temere il peggio.” confermò infatti il riccio.

“E’ partita la base e la ragazza ha cominciato ad andare in panico, non riuscendo a cantare neanche una nota.” disse Mika, iniziando a ridacchiare.

Andy a sua volta si aprì in un enorme sorriso, pregustando ciò che sarebbe successo, sentendosi allo stesso tempo leggermente in colpa, per la figura che di certo quella povera ragazza aveva fatto davanti a migliaia di persone.

“…e se ci penso sarebbe stato meglio così, perché quando ha aperto bocca è stato anche peggio!” terminò infatti Mika.

“Io in quel momento mi sarei voluto sotterrare!” Ammise il moro, portandosi le mani a coprirsi il viso quasi imbarazzato più per lei che per il resto.

Andy scosse la testa e poi tornò ad ascoltare il resto della storiella. “A quel punto avevo due opzioni: o starmene zitto e buono e lasciare che la insultassero senza ritegno, o cercare di salvare la situazione.”

“Sono curioso di sapere quale parte di te ha agito, se quella tremendamente stronza, o quella gentile e compassionevole.” chiese Andy con una smorfia furba e saccente in viso.

“Guarda: era una mia fan, ed era pure greca, l’ho fatto per rispetto verso i miei fan e verso tutti i greci nel mondo.”  Confessò Mika mangiandosi le mani con un pizzico di rimorso, e con un’espressione che gridava “mai più” a chiare lettere.

Il biondo a quel punto scoppiò a ridere. “Vai avanti!” lo incitò, avvicinandosi di più a lui.

“Abbiamo cantato o meglio, HO cantato e lasciato cantare il pubblico, evitando che la lapidassero viva e la coprissero di insulti” ricordò. “Non ce la facevo più dal ridere ad un certo punto, poi c’erano Fedez, Elio e Skin che al tavolo facevano i cretini e istigavano il pubblico ad applaudire”

Andy aveva iniziato a sghignazzare senza molto contegno, immaginandosi il riccio che in un tentativo di sembrare serio, si stava trattenendo dalle risate.

“E lì ho fatto la cazzata!” ammise poi scuotendo la testa, con Andy in parte che invece aveva rizzato le orecchie attendo a non perdersi nemmeno una sillaba.
“Scherzando ho detto che, avendo cantato insieme, avevamo cambiato categoria ed eravamo quindi in gara come gruppo vocale. Ero certo che i miei colleghi l’avrebbero mandata a casa e quel siparietto tragicomico  si sarebbe chiuso lì, e invece loro cos’hanno fatto??!”

 
Flashback:
“Ma voi siete dei bastardi, completamente!” esclamò Mika ridendo, senza nascondere un velo di sincerità che si poteva cogliere facilmente nel suo tono di voce e dall’espressione fintamente indignata, dipinta sul suo viso. Erano seduti in auto percorrendo la strada che dall’arena dove si erano appena concluse le audizioni, portava al loro hotel, in centro al capoluogo emiliano.

“Perché?” chiese Skin, ridendo a sua volta.

Tutti in quell’auto erano nel bel mezzo di un momento di ilarità generale.
“Voi lo sapete perché!!” continuò Mika, lanciandogli un’occhiataccia minacciosa, contornata da un ghigno che le sue labbra disegnavano.

Fedez accomodato sul sedile di fronte a lui, si tratteneva la pancia ridendo tanto da avere le lacrime agli occhi, era stato uno dei momenti più esilaranti in assoluto.

Terminata l’esibizione duetto con la fan greca, il giudice/concorrente, si era rimesso al responso dei suoi colleghi, era certo, che avrebbero messo fine a quel teatrino paradossale, mandando a casa la sua accanitissima ma stonata fan.

“No ma Mika!” continuò Fedez sbellicandosi con gli altri abitanti della vettura. “La tua faccia era… era…” non riusciva a parlare dal tanto rideva, Elio, seduto accanto a lui, e Skin accanto a Mika, cercavano a loro volta un contegno che non riuscivano ad avere.

Lo sguardo imbarazzatissimo che Mika aveva rivolto loro una volta finita l’esibizione, era quello di una persona che cerca in tutti i modi di salvare una situazione fin troppo scomoda e rischiosa, nella quale la sua fan, si era cacciata.

“Abbiamo cambiato di categoria, siamo qua come gruppo!” aggiunse Elio, asciugandosi una lacrima da un occhio, riprendendo il suggerimento che Mika aveva avuto la bella idea di inventarsi, mentre sul palco dell’arena, abbracciato alla giovane Miriam, cercava di evitarle un’ovazione di protesta per aver appena massacrato il suo brano “Stardust”, davanti a qualche centinaia di altri suoi fan.

“Tu sei stato quello che ci ha chiesto di essere carini con i commenti” esclamò Skin in inglese, cercando di giustificare, ciò che, da quella scenetta al limite del demenziale, ne era conseguito.

“…il tuo sguardo implorava: NOOOO” continuò Fedez, ricordandosi come l’amico l’aveva squadrato, parlandogli con gli occhi, mentre stava prendendo una decisione, in merito al voto che avrebbe consentito o meno, al nuovo gruppo vocale di passare alla fase successiva

“E’ colpa di Elio che ha dato il primo sì, tu hai ringraziato tutto contento, io l’ho fatto per te!” aggiunse di nuovo il rapper, prendendo bellamente in giro la popstar, ricordandogli il falso ringraziamento che aveva rivolto al leader di Elio e le storie tese, dopo il suo assenso.

“Ma NO! Tu non ha capito quelo che io ho deto a lei dopo??!!” gli chiese Mika, incespicando con l’italiano, preso dalla concitazione. Fedez rise ancora più forte, ricordando come avesse detto alla povera Miriam, di aspettare gli altri giudizi prima di gioire, necessitando di tre sì per passare il turno, ed essendo certo che una cosa del genere non sarebbe potuta accadere.

A sorpresa invece, anche la rockstar era stata al gioco, cedendo il secondo sì.
I tre colleghi se n’erano fregati altamente delle implorazioni silenziose che Mika gli stava lanciando a suon di sguardi minatori ed espressioni sconsolate.  

Il riccio a quel punto si era pronunciato in un ‘grazie’ dalla lieve inflessione acuta, dettata dalla paura di quello che sarebbe potuto succedere se anche Fedez fosse stato a quel gioco meschino e sadico.

“Vi stavo chiedendo perfavvore, di dire no, ma voi avete deto sì!” confermò il libanese infervorandosi ridacchiando, gesticolando in direzione dei colleghi.

 “E’ stato il sì più bello che abbia dato in tutta la serata!” rise di nuovo il più giovane dei giudici, ripensando a come, tra le risate generali e l’ovazione del pubblico avesse dato la possibilità definitiva a quei due, di passare ai bootcamp.

Mika si sporse verso l’amico, sferrandogli un pugno su un braccio e osservandolo con gli occhi ridotti a due fessure, che promettevano vendetta.

“Suvvia Mika, è una bella novità, ci mancava un duo anglo/libano-greco” pronunciò con finta serietà Elio.

Al sentire pronunciare quelle parole, a Mika venne naturale rispondere. “Guarda, io posso venire volentieri ai bootcamp in duo anglo/libano-greco, ma cambiando l’altro componente del grupo!”

La risata generale che si levò a quel commento fu epica.

 
Dopo che Mika gli ebbe raccontato degli inaspettati quanto meschini ‘sì’, che i suoi colleghi giudici avevano dato alla conterranea di Andy, quest’ultimo si stava letteralmente rotolando dal ridere sul divano, senza preoccuparsi delle occhiatacce di Mika, che gli aveva chiesto più volte di mostrarsi solidale con lui, invece di prenderlo in giro, come stava invece facendo.

“Quindi… quindi voi dovete…” cercò di dire senza riuscire a smettere di sbellicarsi istericamente. “tu devi cantare con lei…. ai bootcamp!!” finì asciugandosi le lacrime dagli occhi blu cobalto.

“Sì! Ma non capisci tu! Quella è assatanata!” gli disse cercando comprensione nel suo compagno, che invece era totalmente impegnato a ridere in maniera quasi psicotica.

Infatti ciò che gli rispose fu solo “Hai un fascino irresistibile per noi greci Miiika!”   

Il libanese si esibì in una risata imbarazzata e quasi disgustata, l’immagine che gli si era appena creata nella mente, era tutto fuor che irresistibile!

“E…” tentò ancora di chiedere tra le risa “…e che nome avete scelto per il vostro magnifico duetto??” chiese trattenendosi giusto un attimo per sentire la risposta.
Mika smise di ridere e arrossì di colpo, assumendo un’espressione di pura vergogna.

Andy nel notare quel cambiamento, si fece ancora più curioso e gli saltò addosso prendendolo per le spalle e schiacciandolo contro lo schienale del divano, fissandolo con aria seria ma con gli occhi che non nascondevano le risa.
“CONFESSA! ORA!” gli intimò.

Mika abbassò lo sguardo e con perfetto accento greco rispose “ευχαριστώ”.
Andy lo osservò perplesso, serio per un attimo, credendo che stesse scherzando e cercando nei suoi occhi nocciola, la conferma di quella supposizione.

Conferma che non trovò.

“Hai chiamato il vostro gruppo “Grazie”?!” Gli chiese Andy, sperando che il suo ragazzo si fosse sbagliato.

“Sì, è l’unica parola in greco che mi è venuta in mente in quel momento!!” cercò di giustificarsi lui, grattandosi un sopracciglio con fare colpevole, rimirando le iridi azzurre che lo osservavano immobili.

Andy a quel punto non ce la fece più e scoppiò a ridergli in faccia. “Ma….ma non ha un cavolo di senso!!!”  gli fece notare il bel biondino.

Mika ridacchiò a sua volta, tirandogli un leggero pugno sul petto.

“Con tutto il tempo che ho speso in questi anni per insegnarti qualcosa, tutto quello che ti ricordi è ευχαριστώ??!” lo rimbeccò Andy, ritornandogli il pugno affettuoso.

“Anche καλησπέρα” gli rispose Mika scherzando ma con fierezza, in realtà qualche frase in greco la sapeva, ma in quel momento concitato, quella era la prima cosa che gli era venuta in mente.

“Seee buonanotte, per l’appunto! Quest’anno in vacanza parli tu!” lo prese in giro il greco tirandogli una ciocca di capelli ricci che gli ricadeva sulla fronte.

“No problem, l’inglese lo capiscono!” cercò di controbattere Mika, pur sapendo come in Grecia trovarne uno che parlasse un buon inglese, fosse come cercare un orso polare nella foresta pluviale.

“Quanto mi dai per travestirmi da Miriam e venire al tuo fianco ai bootcamp??” scherzò invece Andy, sogghignando.

“Ooooh! Sarebbe troppo bello!” si lagnò Mika, nascondendosi il viso dietro ad un cuscino, sapendo ciò che lo aspettava.

Andy non perse tempo per ridere ancor più di gusto.

“E comunque a onor del vero c’è una cosa che devo dire…” esclamò ad un tratto Mika, facendosi serio e riportando il cuscino alla sua posizione originale.

“Cosa?” chiese Andy giocoso.

“Lei a cantare è davvero una cosa terrificante” ammise ricordando le poche frasi stonate di Stardust, uscite dalla sua bocca.

“Ma se io portassi te al suo posto, il risultato non cambierebbe di una virgola.” concluse Mika in faccia a Andy.

Immediatamente lo sguardo gioioso di Andy mutò. Chinò la testa su un lato, si fece serio e assottigliò gli occhi con fare minaccioso.

“Ripeti quello che hai detto!” gli chiese con fare di sfida, portando le braccia sui fianchi.

“Che lei è stonata ma tu sei uguale se non peggio” disse. “e vorrei aggiungere…” disse cambiando poi voce e abbassando la tonalità, ricopiando vagamente il timbro di Andy: “che dopo 8 anni che vivi con un cantante, di cui tre di questi trascorsi in tour con lui, dovresti aver imparato almeno un po’ come si canta.” gli rinfacciò, ricordandogli come poco prima l’aveva sfottuto per il suo greco quasi inesistente.
Andy si sentì ferito nell’orgoglio da tale insinuazione, prese il cuscino di prima e lo scaraventò in faccia a Mika, più forte che poté, ridendo.

Il riccio a sua volta afferrò un altro cuscino e gli si rivolse contro, iniziando una guerra a cuscinate a cui Amira e Mel accorsero, ciascuna spalleggiando uno dei due padroncini.

“Dopo questa, ai bootcamp ci vengo e faccio il tifo affinché andiate anche agli home visit!” esclamò Andy, rincorrendolo per casa, superando con un saltello il porcellino di ceramica blu e bianco, posto accanto al caminetto.

“E io stonato per stonata, farò cambio anche nella vita, al posto del greco, mi prenderò la greca! Almeno lei mi porta in palmo di mano e non mi prende in giro!” affermò fermandosi di colpo dietro il tavolo della cucina, e colpendo Andy dritto in faccia.

“Haaaa, Muoio dalla voglia di vederti con lei!” rise ancora Andy, acciuffandolo e bloccandolo contro l’enorme frigorifero a due ante.

“Sai che roba!” pronunciò Mika sconsolato, a pochi centimetri dal volto di Andy.

“Sarai stonato” ribadì ancora “ma almeno tu sei bello!” ammise il riccio portando una mano ad accarezzargli una guancia.

Andy si perse negli occhi nocciola del suo solo e unico libanese, che sussurrando e sorridendo dolcemente pronunciò con un accento greco che Andy trovò sexy da impazzire: “σ 'αγαπώ”

Il biondo sorrise raggiante fiero di lui, “Σ 'αγαπώ πάρα πολύ” gli rispose, prima di congiungere le labbra sulle sue.

Eh sì, le cose essenziali di greco, Mika in quegli otto anni le aveva decisamente imparate.


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Buonasera, anzi a questo punto kalispéra!
Allora. Avete visto ieri la seconda puntata di audizioni di XF??
Se non lo avete fatto, vi ho appena spoilerato una delle parti più esilaranti e tragicomiche non solo di questa puntata, ma di tutta la stagione credo.

Il caso ha voluto che questo talento al quanto particolare, io l'abbia visto dal vivo a Bologna 3 mesi fa, durante le audizioni.
Qui dentro trovate quindi delle piccole chicche, che nello show sono state tagliate, come ad esempio il fatto che la ragazza avesse tradotto una parte di Stardust in greco, (che però non riuscì a cantare) ed il fatto che disse di essere stata al concerto del Fabrique che si era tenuto il giorno prima delle audizioni e che fosse venuta in Italia per Mika.

Io il greco non lo parlo, non l'ho nemmeno studiato al liceo, quindi tutto quello che trovate qui è opera di google-traduttore.
Se qualche Greek-speaking-person trovasse degli errori, non abbia problemi a farmelo notare.
Non ho traslitterato le parole perchè credo poco cambi, non si capirebbero lo stesso, e poi mi piace l'alfabeto greco.
Qui sotto trovate le traduzioni di tutte le parole che ho usato.
Χαιρετισμός, ευχαριστώ = arrivederci, grazie 
ευχαριστώ = grazie
καλησπέρα = buonasera
Mika alla fine gli dice: Ti amo e Andy risponde: ti amo anche io

Qui vi metto il link dell'audizione di Miriam dalla quale questo capitolo è nato, e che è davvero esilarante! http://xfactor.sky.it/showvideo/254115/miriam-canta-stardust-con-mika/17-09-2015/

Bene. Stasera ho fatto un papiro!
A presto. Per chi mi segue anche su "Two of a kind" a prestissimo.
Aspetto le vostre chicche nelle recensioni!!
Vv 

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Capitolo 25
*** Heaven ***


- Rennes, settembre 2015 –


Lo spazioso tour bus a due piani, noleggiato dalla crew di Mika per la tournée mondiale, viaggiava spedito verso la cittadina nel nord-ovest della Francia, laddove avrebbe avuto inizio il nuovo tour. 
 
Seduto al piccolo tavolino pieghevole della zona giorno del piano superiore del mezzo, appoggiato con i gomiti al ripiano e con la testa sorretta dalle mani, vi era Mika intento a torturarsi le curate unghie delle mani, con i denti.

Lo sguardo era rivolto fuori dall’ampio finestrino oscurato, che ricopriva tutta la fiancata del bus, dal quale osservava le piante ordinate, scorrere ai lati dell’autostrada che stavano percorrendo, e buttando un occhio di tanto in tanto ai cartelli verdi e blu che segnavano i paesi e le città, che da oltre tre ore si stavano lasciando alle spalle.

Si illuminò quando su uno di questi vide scritto a lettere cubitali “Rennes 25km”. C’erano quasi.

Spostando lo sguardo da ciò che accadeva al di fuori del mezzo, puntò per un attimo la sua attenzione sulla sua destra, e ciò che i suoi occhi incontrarono non poté che donargli un’espressione tenera e innamorata in volto.

Prese il cellulare e togliendo il volume, per rendere il tutto silenzioso, rivolse l’obiettivo verso il divanetto, scattando numerose fotografie, alcune ravvicinate, altre più lontane, alcune in verticale, altre in orizzontale.

Quando fu soddisfatto del risultato, ripose l’iPhone sul tavolino, si alzò da dove era rimasto seduto per una buona mezz’oretta e si inginocchiò davanti al divano/letto, appoggiandovi i gomiti e restando ad osservare quel quadretto che reputava essere la quint’essenza della bellezza, assimilando ogni dettaglio di quella scena tanto familiare, quanto utopica in una situazione come era una tournée.

Il mondo dei sogni, avvolgeva l’idillio attorno a lui, rendendo gli intorni silenziosi ed ignari dei due occhi nocciola in contemplazione.

Un sospirò più intenso degli altri, portò il sonno leggero di Melachi ad aprire gli occhioni, anch’essi color cioccolata, ed a scodinzolare contenta, alla vista del suo padroncino.

Mika sorrise appena e allungò una mano ad accarezzare il pelo rosso, sotto il musetto dall’espressione serena della sua golden.

Questo provocò un movimento frenetico della coda della quattro zampe, che non aveva modo migliore di esternare la sua gioia, movimento che portò a svegliare la seconda componente di quel quadretto familiare.

Amira emise un lungo sbadiglio e poi con un mugolio, quasi si tuffò su Mika, in cerca disperata di coccole.

Il riccio si ritrovò la cucciolona tra le braccia e non riuscì a trattenere una risata che cercò comunque di rendere più silenziosa possibile.

“Sei una cicciona Amira!” gli sussurrò giocosamente, accarezzandola e ricevendo una zampata dritta in viso, dalla scalmanata golden che a quasi 8 mesi, era ormai più grande di Mel.

Anche quest’ultima infatti scese dal divano e con meno irriverenza della nipote, si avvicinò a Mika, ormai seduto nel bel mezzo dello stretto corridoio, tra il tavolo ed il divano, in cerca di carezze.

Si ritrovava sopraffatto da tutto quell’affetto peloso, la coda festante di Mel gli era già finita un paio di volte in bocca, facendogli mangiare peli, mentre la lingua della più piccola gli aveva già perlustrato il viso, lasciandovi una scia di baci.

“Mel frena quella coda!” sussurrò ad un tratto alla più vecchia delle sue golden, dopo aver ricevuto l’ennesima codata in faccia.

Quando la cagnolona, si fece da parte, e Mika poté tornare a vedere qualcosa, notò due occhi che dal divano con sguardo rapito lo fissavano in silenzio.

Questa volta non erano scuri come quelli di Amira, o ambrati come quelli di Mel.

Erano di un azzurro chiaro tendente al verde. Erano belli, di una bellezza particolare, e per lui erano semplicemente perfetti.

“Ben tornato tra noi!” gli si rivolse Mika, sorridendo innamorato verso quello spettacolo vivente che si trovava di fronte.

Andy sempre sdraiato, ripose il libro di fantascienza che prima di appisolarsi stava leggendo, sul divano accanto a sé, e si portò una mano a sostegno della testa, per poter osservare meglio il suo compagno che veniva letteralmente preso d’assalto dalle loro due golden.

Il riccio fece per alzarsi e indicò alle cucciole il divano, facendo notare loro come anche l’altro loro padrone fosse sveglio e spupazzabile.

Immediatamente le due colsero il suggerimento e si fiondarono sul biondo, risalendo sul divano.

“Siete due mucche, non due cani!” esclamò Andy, quando si ritrovò il dolce peso di quasi 50 kg, divisi in due, sulla pancia e sulle gambe.

Mika rise di gusto a quella battuta, portandosi a sua volta sulle gambe di Andy e schiacciandolo poco finemente. “Dei tuoi 80 kg non sentivo la mancanza sai!” pronunciò a fatica, oppresso da tutti e tre.

“75 grazie!” puntualizzò il libanese, stendendosi su di lui e schioccandogli un bacio a fior di labbra.

“LEVATEVI DI DOSSO!” gridò dopo un attimo il greco. Non ne poteva più.

Immediatamente le due golden ubbidienti, lasciarono la loro postazione e scesero sul parquet, mentre Mika, approfittò dello spazio liberatosi per stendersi meglio su di lui.

“Anche tu, spilungone! GIU’!” asserì Andy, voltandosi verso il bordo del divano e facendo rotolare giù Mika. Le cagnoline si spostarono in tutta fretta evitando di essere travolte, e facendolo finire lungo e disteso sul finto parquet.

“Ahio!” esclamò il riccio, la cui testa aveva incontrato nella caduta, la gamba del tavolo, sbattendoci contro, fortunatamente non in modo violento.

Andy sul divano se la rideva bellamente, mentre il moro, veniva circondato dalle cagnoline che vollero a loro modo, sincerarsi delle condizioni del loro umano.

“Meno male che ci siete voi, fosse per lui potrei essere già in punto di morte!” affermò il libanese, abbracciando i due musetti e scoccando un’occhiataccia verso il divano.

Il biondino intanto tra le risate sentenziò: “Anche da morto romperesti lo stesso!” ricevendo per questo una sberla poco delicata su una spalla.

Quando ebbero smesso di litigare giocosamente, si accorsero che il bus si era ormai fermato.

“Siamo arrivati, credo.” asserì infatti Andy, guardando fuori dal finestrino, i 5 stage-strucks, contenenti l’enorme scenografia e gli strumenti del tour, parcheggiati a fianco al loro mezzo in quello che sembrava un grande parcheggio.

“Oh mamma!” disse Mika, alzandosi bruscamente da terra. “Ci siamo!” esclamò appoggiando le mani sul vetro e guardando l’esterno dell’arena dove quella sera avrebbe tenuto la prima data del nuovo tour.

Dall’espressione del viso, che Andy notò, comprese immediatamente come nel giro di 5 secondi, l’ansia si fosse radunata nel suo cervello.

Alzandosi appena, passò una mano sulla schiena del ragazzo, accarezzandolo lentamente, cercando di infondergli un po’ della sua tranquillità. 

“Non sono agitato!” affermò Mika, capendo l’intento di quel gesto affettuoso del suo compagno.

“No no, infatti…” rispose ironicamente, percependo i battiti forti e accelerati del suo cuore, che dicevano il contrario.

“Forse un pochino.” ammise in parte, mantenendo lo sguardo fisso al di fuori del bus.
Andy lo fece voltare verso di sé e dopo avergli sorriso lo baciò intensamente.

“Pronti, via! Prima tappa Virgin radio giusto?” chiese Andy, dandogli l’input che gli serviva.

“Sì.” rispose monosillabico Mika grattandosi la fronte con fare nervoso e recuperando la felpa blu con le farfalle di Valentino.

“Aspetta!” lo chiamò Andy, prima che scendesse al piano di sotto. Come si girò, dovette prendere al volo qualcosa che il biondo gli aveva appena lanciato.

Quando afferrò quello che si rese conto essere il guinzaglio di Mel, alzò gli occhi sul greco con aria stranita.

“Portati Mel.” gli disse facendogli l’occhiolino, sapeva che su di lui i suoi cani, così come lui stesso, avevano un effetto calmante.

Mika sorrise, tornò sui suoi passi, prese il viso di Andy tra le mani e gli lasciò un bacio lento e amorevole.

“Mel, andiamo!” chiamò poi la golden con un fischio avviandosi verso le strette scale. 

 
Andy non rivide il suo compagno fino a un paio d’ore prima dell’inizio del concerto, quando entrò nell’arena Liberté e commentò con un “Waaaooow” la scenografia per la prima volta montata completamente su di un palco vero.

A entrambi in quell’instante sembrò di rivivere i tre anni di tour vissuti fianco a fianco, prima che Andy iniziasse a lavorare in Grecia e in Inghilterra, come documentarista e cameraman.

Questa volta, fino a Dicembre, Andy si era preso un momento di riposo, voleva seguire da vicino Mika, in quel periodo frenetico della sua agenda, che tra tour con date dal ritmo serrato, inizio dei live di Xfactor e progetti di altre date sinfoniche in Europa, era veramente pregno di impegni. Troppi per riuscire anche a trovare del tempo per loro, se Andy non l’avesse seguito.  

“La scenografia più stupefacente di sempre!” sentenziò il greco, che da 10 minuti ininterrotti scrutava quel tripudio di colori, intento a trovare i dettagli più nascosti, celati ovunque.

A Mika si illuminarono gli occhi a quel commento. Glie lo avevano già detto più volte, ma sentirselo dire da lui era tutta un’altra storia. Aveva lottato contro quasi tutta la sua crew di realizzatori artistici, per ottenere quello scenario, con molti aveva discusso, e alcuni se n’erano addirittura andati.

L’aveva deciso e ideato in un paio di settimane e la realizzazione materiale, sarebbe ricaduta nel bel mezzo dei mesi estivi, quando la produzione in qualsiasi posto era chiusa o temporaneamente ferma.

Con un po’ di astuzia e intelligenza, aveva ritrovato il contatto di una compagnia di teatro di strada, che una sua fan gli aveva consegnato durante un firmacopie in Italia, e aveva ingaggiato un intero villaggio vicino Bologna, per la sua costruzione.
Il risultato, era la realizzazione di uno dei suoi più grandi sogni di bambino.

“Che nome hai detto che hai dato a questo tour?” chiese il greco, che teneva con sé la cucciolona al guinzaglio.

“Heaven tour!” rispose Mika con fierezza, sorridendo e osservando orgoglioso il palco enorme, sul quale spiccava per l’appunto la scritta gigantesca ‘Heaven’ al centro di esso, in alto rispetto a quella scultura in vetro che rappresentava il portone d’entrata del paradiso.

“Perfetto.” concordò anche Andy, voltandosi verso di lui e notando la contentezza ed il sorriso enorme che si apriva sul suo volto, mentre manteneva lo sguardo fisso sulla sua creazione.

“Che dici se intanto che fate il soundcheck, vado a far correre un attimo loro?” chiese il biondo, indicando le cagnoline, una al guinzaglio nelle sue mani, l’altra accucciata ancora accanto a Mika, dalla quale mano, ricadeva morbido il guinzaglio in corda.

“Direi che va benissimo” gli rispose, lasciando poi anche la golden più adulta, nelle mani del suo personale dog-sitter, salutandolo.

Mika corse insieme ai compagni musicisti a testare il suono degli strumenti, mancava ormai poco al concerto.

Finito anche quel lavoro, andò in camerino a cambiarsi.

Camicia bianca, pantaloni del medesimo colore, giacca nera con intarsi rossi e disegni fantasiosi sulla schiena e la sua piccola toga portafortuna, rossa e verde, che sua nonna gli aveva portato un giorno, direttamente da Beirut.

“Sei uno splendore” sentì pronunciare dietro di sé. Si voltò e trovò Andy che lo rimirava appoggiato alla porta semiaperta del suo camerino, con le golden ai suoi piedi ed un sorriso innamorato in viso.

“Grazie, dici che questa stia bene?” chiese indicando il piccolo tocco di colore che la stoffa libanese gli donava.

“Decisamente. Anche perché altrimenti una volta tolta la giacca, totalmente bianco sembreresti un gelataio!” gli rispose francamente, esprimendo i suoi pensieri.
“5 minuti” lo avvisò il tour manager, passando per il corridoio.

Mika ridacchiò. Quella situazione lo riportò a diversi anni prima, quando Andy ancora lavorava per lui, e nei camerini prima dei concerti, compariva con la sua telecamera e commentava ogni suo outfit, con parole fantasiose.

Andy sembrò leggergli nel pensiero. “Non ti è familiare tutto questo?” gli domandò infatti, entrando definitivamente nel camerino con le cagne e chiudendo la porta.

“Familiare e in qualche modo rassicurante” rispose Mika sincero. Era in ansia per quel debutto, ma avere Andy lì con lui, insieme alle loro due girls, come venivano da loro soprannominate, cambiava di molto la prospettiva.

“A cosa ti servono quei due foulard?” chiese ad un certo punto il biondo, indicando due pezzi di stoffa colorati, appoggiati ordinatamente sulla sedia accanto al tavolo.
Mika si voltò e notando ciò a cui si riferiva rispose “Volevo usarli a mo’ di cintura da mettere in vita, ma ho cambiato idea”

Andy allora si avvicinò, li prese e fece mettere sedute le loro due quadrupedi, avvolgendo con facilità il primo foulard a Mel, e lottando con Amira per ottenere lo stesso risultato, legando le stoffe attorno al musetto e formando un fiocco sopra le loro teste.

“Siete bellissime!” sentenziò poi, mentre Mel lo guardava con aria scocciata e Amira cercava già con una zampata, di levarsi quell’impiccio da dosso. 

“Tu e le tue manie di vestirle! Manco fossero chihuahua…” lo prese in giro Mika.
Era una cosa che era certo le due golden odiassero, ma che non era mai riuscito a fargli smettere.

“Suvviaaa! La prossima volta vesto te!” lo rimbeccò allora, in quella che suonava in tutto e per tutto come una minaccia.

Mika volle controbattere ma vista l’ora, salutò con una carezza Mel e Amira, diede un ultimo bacio a Andy e si fiondò sul palco, dando definitivamente il via, al suo tour mondiale.

Lo spettacolo fu memorabile, a parte un problema elettrico iniziale, tutto era filato in modo superbo, la scenografia sembrava aver stupito tutti e gli occhi meravigliati dei suoi fan ne erano la prova tangibile.

Andy fu per l’ennesima volta orgoglioso della passione del suo compagno, che lo aveva portato a realizzare l’impossibile, in poco tempo e con scarse risorse, e quando lo vide arrivare dietro le quinte a corse, non poté che gioire con lui. La sua corsa terminò infatti in braccio a Andy, che lo prese prontamente, quando decise di lanciarsi su di lui, intrecciando le gambe attorno alla sua vita e ridendo come un bambino il giorno di Natale, stretto tra le sue braccia.

“Spettacolare!” gli disse semplicemente, passando una mano sulla camicia bagnata e tra i ricci umidi.

Quando finalmente si staccò da lui per dirigersi verso la doccia, Andy era sicuro che non si sarebbe tolto quell’espressione soddisfatta dal viso per molto, molto tempo.

Finalmente, verso l’una inoltrata, i musicisti riuscirono a tornare sul tourbus, dove avrebbero dormito quella notte, dovendo approfittare delle ore di sonno, per viaggiare verso Parigi, dove la seconda tappa del tour li aspettava il giorno seguente.

Mika, Andy, Mel e Amira, erano appena rientrati e si stavano preparando per la notte. Le cucce morbide delle due golden, erano sistemate ai piedi del letto matrimoniale in fondo al secondo piano del bus, che i due piccioncini condividevano, mentre Andy, stava prendendo posto tra le coperte, in attesa di Mika, che si stava lavando i denti nel piccolo bagno adiacente.

Come Amira vide Andy sul letto, scodinzolante decise di fargli compagnia, balzando sopra le coperte. Mel non volendo essere da meno, atterrò con un piccolo salto, sul materasso, seguendo la nipotina.

Il greco, approfittò di quel momento per spupazzarsi le sue cagnoline, giocando con loro e facendole impazzire di gioia.

Dopo un momento di euforia, Andy fece calmare le due quadrupedi, accarezzandole dolcemente, mentre la piccola mugolava al piacevole tocco del padrone, sotto le orecchie. Mika rientrò dal bagno e salì sul letto, cercando di scansare le pelose, che stavano tranquillamente occupando il suo posto, portandosi vicino a Andy che gli fece un po’ di spazio accanto a lui, senza smettere di accarezzarle.

Mika sbadigliò, stanco dalla giornata, e dalle due ore inoltrate di concerto e si avvicinò di più a Andy strusciandosi proprio come le due girls, erano solite fare, solleticando il collo del biondino con i suoi riccioli.

“Se mugolo, le fai anche a me le coccole?” chiese a quel punto con vocina da bambino, facendo gli occhioni da cerbiatto ferito a cui Andy non sapeva resistere.
Il biondo si sciolse in quella versione di tenero gattino coccoloso che Mika ogni tanto mostrava, smettendo di accarezzare le cagnoline e portando la sua attenzione su di lui.

“Ma certo cucciolino!” lo prese in giro teneramente il greco, aprendo le braccia e avvolgendovi il corpo magro ma muscoloso del trentaduenne, che si accoccolò sul suo petto.

“Questo…” disse “Questo è il mio paradiso!” affermò, accarezzando la guancia di Andy con la sua mano.

Era in tour, cantava ogni sera davanti a migliaia di persone, in un sogno artistico divenuto realtà, grazie alla sua caparbietà, e la sera, stanco ma contento, si poteva addormentare tra le braccia di Andy, proprio come ai vecchi tempi, circondato sta volta, anche dall’affetto delle loro pelose, parte integrante della loro nuova ma meravigliosa quotidianità.

Se davvero esisteva un paradiso, era certo che fosse esattamente così.  
Mel era intanto scesa dal letto, e dopo aver sbadigliato, si era accucciata nella sua cesta morbida, pronta a finire tra le braccia di morfeo.

Mika si sporse verso Andy, in cerca di un bacio, ma proprio quando stava per congiungere le sue labbra con quelle del compagno, Amira gelosa, avanzò verso di loro e prese a leccare amorevolmente il viso ad entrambi. I due si ritrassero e all’unisono strillarono: “AMIRA GIU’!!” ottenendo un mugolio contrariato della golden, che però ubbidì e si appallottolò giù dal letto, nella sua cesta.

“Gelosone, vi ho spupazzate per tutto il giorno!” le rimproverò affettuosamente Andy, passandosi una mano in viso. “Adesso le coccole le voglio fare a te!” pronunciò poi sorridendo in direzione di Mika, e congiungendo finalmente le labbra con quelle del ricciolino che stringeva tra le braccia, senza che stavolta, nessuno si intromettesse tra loro.



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Buongiorno!
Esattamente 6 mesi fa iniziavo questa raccolta.
25 capitoli e 104 recensioni!
Che dire non mi sarei mai aspettata di arrivare a questo punto, e se sono qui è merito vostro, di tutte coloro che mi hanno lasciato un commento, una recensione, un pensiero, un consiglio, una stalkerata...
Ho deciso che voglio ringraziarvi una per una, perchè ognuna di voi ha contribuito a darmi la voglia di continuare e mettermi in gioco.
Grazie immensamente a: Lizhp, funghettopazzerello, Penniman 83, Taia_Girl, MissAss, SaraPenniman83, Mmariarosaria, miketta99, Life in Fangirling Motion, _Hyperion_, RainAndFire, PennyCake_, Pomponella_, elybetta, maggiedaisy e Flavialuna.

Tornando al capitolo. Questo è nato da alcune foto viste in giro in questi giorni in cui si vedono Mel, Amira e il "dogsitter" in tour con Mika, e in particolare su quella pubblicata da lui il 18 settembre, per l'appunto a Rennes il giorno dell'inizio del tour, scriveva En attendent que le show commence. Voilà mes chiens backstage. (Aspettando che lo show inizi. Ecco le mie cagnoline backstage.)
In allegato vi era una foto di loro con un foulard ciascuna in testa, e sapendo a chi piace vestire le cagnoline, il gioco è fatto, ed il capitolo è nato!
Non ho descritto molto la scenografia nuova perchè non l'ho voluta ancora vedere di proposito, dato che settimana prossima a Firenze voglio la sorpresa. Quel poco che ho visto è colpa di Mika e dei suoi spoiler!!

Come sempre vi ringrazio per le vostre parole che vorrete lasciarmi, vi aspetto numerose qui sotto!
A presto! Vv
 

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Capitolo 26
*** I onyl tweet you when I'm drunk ***


- Pyrgi, 18 agosto 2015 –

“Mika vacci piano!” lo ammonì Andy, rubandogli di mano la bottiglia di pregiato vino rosso del 1983 dalla quale già mancava oltre la metà del contenuto, finito per gran parte nel bicchiere del festeggiato.

Il riccio derubato dal suo prezioso tesoro, ingurgitò l’ultimo sorso di liquido violaceo rimasto nel suo calice, poi sempre ridacchiando sommessamente, si sporse sul tavolo nuovamente, in direzione della bottiglia che stava sparendo nelle mani del suo compagno. “Andyyyy non rompere! E’ il mio compleanno!!” protestò lui, allungando più che poteva il braccio destro, in direzione del tavolo.

Il biondo ridacchiava divertito a quella scena.

Si trovavano in un’isola greca dispersa in mezzo al mare Egeo, in un bel ristorante affacciato sul mare che Andy si era curato di cercare prima di approdare su quel grazioso fazzoletto di terra, in un angolino appartato lontani da occhi indiscreti.

Era da poco scoccata la mezzanotte ed i due ragazzi aveva provveduto già due volte al dovuto brindisi di compleanno.

L’aria di agosto era calda e la camicia a maniche corte che entrambi indossavano, dava quasi fastidio.

Mika aveva deciso che avrebbero cenato allo scoccare della mezzanotte e non prima e per questo, i due avevano passato già buona parte della serata gironzolando per l’isola e concedendosi qualche drink nei bar che più gli sembravano degni di nota.

Inutile dire che se Andy aveva optato quasi esclusivamente per cocktail analcolici, sapendo di non reggere così bene l’alcool a stomaco vuoto, Mika non aveva fatto altrettanto.

Arrivati finalmente al grazioso e lussuoso ristorantino a picco sul mare, Mika dava già i primi segni di inibizione, e il fatto che i camerieri avessero celermente provveduto a portare loro l’ordinazione del bere, stava rendendo l’intento di Andy di mantenere il compagno sobrio, un filo più difficile del previsto.

Non che al biondo dispiacesse troppo la cosa…

Mika era già per sua natura una persona estremamente frizzante e scherzosa, qualche bicchiere in più lo rendeva più bambinesco e mattacchione del solito, e lo portava a scoppiare a ridere per ogni minima scemenza.

In quei momenti, il neo 32enne era esattamente in quella fase.

“Vi prego, fate comparire almeno gli antipasti, prima che si butti dalla scogliera per il tuffo di mezzanotte!” scherzò il ragazzo in direzione di un inesistente cameriere, che probabilmente avrebbe comunque faticato a capire il fluente inglese del greco.

Sentendo quelle parole, Mika assunse per un attimo un’espressione confusa, osservando il suo compagno con fare indagatorio, per poi scoppiare nell’ennesima risata giocosa, che immancabilmente coinvolse anche Andy. 

Quasi ad aver udito le parole pronunciate dal biondino, un cameriere comparve giusto un attimo più tardi con un paio di piatti contenenti un antipasto di mare dall’aspetto delizioso e tremendamente sofisticato.

“Adeeeesso si ragiona!” esclamò Mika afferrando la forchetta con fare impaziente senza mai staccare gli occhi dal piatto, quasi fosse la sua preda.

“Kalí órexi” gli disse Andy augurandogli buon appetito, prima di raccogliere la forchetta dalla tovaglia bianco perla.

Il riccio con un pezzo di polipo già infilzato sulla forchetta lo squadrò per un secondo perplesso per poi connettere i neuroni e ricordarsi l’espressione che in 8 anni aveva sentito ormai centinaia di volte.

“Efcharistò , ópos akrivós” lo ringraziò ricambiando quasi meccanicamente con perfetto accento greco.

Andy rise prima di inforchettare un paio di gamberetti in salsa rosa: “Non sei del tutto ubriaco allora…” disse osservandolo destreggiarsi con un ostrica, attento a non farla cadere dalla conchiglia.

Mika alzò per un secondo gli occhi nocciola sorridenti verso di lui e con espressione birichina ed un mezzo sorriso sghembo rispose “Non ancora…!” prima di infilarsi l’ostrica in bocca e assaporane il contenuto.

“Irrecuperabile!” bofonchiò con un sorriso divertito e rassesgnato Andy, spizzicando il filetto di pesce spada.

L’antipasto venne spazzolato dai loro piatti nel giro di pochi minuti. L’idea del riccio di ritardare la cena, li aveva portati entrambi ad arrivare al ristorante con una fame da leoni.

Mentre il cameriere sparecchiava i due piatti, Mika si perse per un attimo ad osservare la distesa scura del mare calmo, dall’aspetto immobile sul quale sfilavano lentamente una piccola serie di lucine rosse e verdi.

Andy si fermò un istante ad osservare quella scena, puntando le iridi azzurre ora sull’orizzonte blu notte, ora sul viso rilassato del compagno, appena illuminato dalla calda luce giallognola di un paio di fiaccole appese al muro.

“Ti ricordi l’anno scorso?” chiese Andy in poco più che un sussurro, cercando di non rompere la magia di quel momento.

Mika si voltò lentamente verso di lui socchiudendo gli occhi a quel ricordo così dannatamente piacevole, e sorridendo teneramente, mettendo in mostra le fossette che Andy trovava tremendamente adorabili.

“Sì! La mia prima lezione di barca a vela, con un istruttore decisameeeente sexy!” rispose il riccio, riportando alla mente la sorpresa che il suo ragazzo gli aveva fatto giusto un anno prima, mostrandogli la barca a vela di suo nonno, finemente rimessa a nuovo e rinominata con il titolo della canzone d’amore che proprio Mika gli aveva dedicato, e ricordando come da un iniziale momento di incertezza e paura, aveva invece capito come Andy si sapesse destreggiare egregiamente tra vele e cime, tanto da insegnargli le nozioni di base, e portarlo a condurre lui stesso la barca.

“Anche il mio allievo non era male… Un po’ impedito all’inizio ma poi è migliorato…” lo prese in giro il greco, mentre il cameriere arrivò al loro tavolo con due enormi piatti dall’aria squisita.

Non appena il distinto signore scomparì dalla loro vista, Mika assottigliò gli occhi e lo squadrò con aria corrucciata. “Devo ricordarti tutti i miei vani tentativi di insegnarti a cantare?!” lo rimbeccò con finta aria infastidita.

Andy sorrise prima di formulare la risposta che era sicuro lo avrebbe messo a tacere: “Infatti… All’inizio eri impedito, ma avendo avuto tu un buon insegnante, alla fine sei riuscito nell’intento. Anche io sono impedito, ma a differenza tua non ho un insegante così dotato, e quindi…”

Mika ci mise un secondo a capire dove volesse andare a parare, ma quando comprese a pieno il senso della frase, lo squadrò a bocca aperta e occhi increduli, mentre il biondino di fronte a lui, stava ardentemente cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.

Non sapendo come rispondergli per le rime, il libanese si limitò a prendere tra le mani la bottiglia di vino e versarne un generoso contenuto sia nel suo bicchiere che in quello di Andy.

“Stai cercando di affogare i tuoi dispiaceri nel vino Mik?” gli chiese sempre trattenendosi dal ridere sguaiatamente.

Il ricciolo appoggiò la bottiglia ormai quasi vuota sul tavolino e poi gli rispose per le rime. “No. Io bevo per cercare di trovare una spiegazione al fatto che io stia con un simpaticone come te da 8 anni, e cerco di far bere te, così forse diventi almeno un pochino simpatico!”

Andy a quel punto non ce la fece più, e scoppiò a ridere nascondendosi il viso tra le mani.

Chiunque avesse assistito a quella scena, avrebbe probabilmente pensato che i due stessero litigando e si stessero dicendo le peggio cose. In realtà quello era esattamente il loro modo di vivere quella strana relazione fatta di assenza, distanza, nascondigli ma anche voglia di vivere intensamente ed onestamente ogni singolo momento insieme. Scherzando si potevano dire di tutto, ed esternare i piccoli e grandi problemi che le loro vite caotiche gli presentavano di continuo.

Quell’istante fu interrotto dal cellulare di Mika che prese a squillare con insistenza.

Il giovane prese tra le mani l’iPhone e leggendo il mittente rispose sorridente.

“HAPPYYY BIRTHAAAAYYYY” giunse l’urlo assordante dall’altro capo della cornetta. Praticamente tutta la famiglia gli stava augurando buon compleanno, raggiungendo probabilmente la soglia massima di decibel consentita per legge.

Il moro staccò l’altoparlante dalle orecchie per evitare di intaccare il suo prezioso udito, già danneggiato da anni di concerti, ma rise contento a quell’esternazione di affetto in tipico stile libanese.

Quando il baccano finì, poté finalmente ringraziare la famiglia e ogni singolo componente di cui aveva riconosciuto la voce. “Anche Amira e Mel vi salutano!” intervenne Zuleika facendo abbaiare le cagnoline a comando. Il ragazzo mise per un attimo il vivavoce e fece ascoltare l’abbaio delle loro “girls” anche a Andy, che sorrise con un pizzico di nostalgia.

Quando la chiamata terminò, Mika diede velocemente uno sguardo ai numerosi messaggi che gli erano arrivati un po’ da chiunque: amici, colleghi, parenti.
Si collegò per un’istante su twitter e rimase come sempre scioccato dal numero infinito di notifiche che si ritrovò.

Fece scorrere velocemente la lista di notifiche con fare distratto fino a quando una vignetta non catturò la sua attenzione. Era una sua fotografia in bianco e nero sulla quale spiccavano gli auguri di compleanno e una didascalia posta ai piedi dell’immagine, aprì l’a fotografia e lesse con attenzione ciò che vi era riportato.

Era l’annuncio di un negozio di beneficienza di Philadelphia, i cui proventi erano destinati alla ricerca sull’AIDS, che annunciava uno sconto del 25% su tutti gli articoli esposti, durante la sola giornata di martedì 18 agosto 2015, in occasione del suo compleanno. Era una sorta di omaggio che i gestori del locale gli avevano voluto fare.

Mika onorato da quel pensiero, copiò il link del negozio e twittò i suoi ringraziamenti.       

“Trovato qualcosa di interessante?” volle sapere Andy, notando il ragazzo assorto.

“Effettivamente sì” rispose Mika porgendogli il telefono e facendogli leggere il volantino con fare fiero.

Il biondo osservò il suo tweet e poi alzò lo sguardò su di lui con aria interrogativa.
“Non ho capito..” confessò Andy, che leggendo ciò che il compagno aveva scritto, non aveva colto il significato.

Mika gli rubò il cellulare di mano e rilesse ciò che aveva scritto, rendendosi conto effettivamente che quelle poche parole fossero poco comprensibili a chiunque non avesse letto ciò che a lui era capitato sotto agli occhi. In un attimo, spiegò meglio in un secondo tweet, ciò a cui si stesse riferendo, e fece poi leggere di nuovo al compagno, per assicurarsi che fosse comprensibile.

“Adesso ho capito” gli disse infatti Andy, restituendogli in cellulare che bloccò e appoggiò a schermo rivolto verso il basso sulla tovaglia, sorseggiando e finendo di nuovo il contenuto del bicchiere.

“E’ una cosa carina” gli disse Andy, passandosi il tovagliolo sulla bocca e appoggiando forchetta e coltello sul piatto al bordo del quale si trovavano le sole lische solitarie a testimonianza del gradimento della cena.

“Carina?! E’ una cosa fighissima!” lo prese in giro Mika, non scordandosi il battibecco di pochi minuti prima e la sua battuta sulle sue doti di insegnante, rincarando quindi la dose dopo aver ingurgitato un nuovo generoso sorso di vino rosso. “E’ il migliore regalo che qualcuno mi potesse fare!”   

Dichiarò, sicuro che la cosa avrebbe infastidito il greco, il quale ogni anno si scervellava per mesi volendo essere certo di poter fare a Mika il più bel regalo che lui potesse desiderare.

Il riccio era consapevole di questo suo intento e quindi non esitò a punzecchiarlo nel vivo.

Ma Andy, intelligente com’era e di certo più sobrio di lui in quell’istante, si limitò ad una risposta vaga, che però ottenne esattamente l’effetto auspicato.

“Il 25% di sconto…? Si sono sprecati direi… Il 50% lo sarebbe stato…” gli rispose per le rime, lasciando il compagno a bocca aperta, mentre lui interiormente se la rideva di gran gusto.

L’espressione di Mika era impagabile. Dire che ci fosse rimasto di sasso era un eufemismo.

Quella sera, era evidente che la guerra a suon di battute con il greco, stesse miseramente fallendo. Battaglia dopo battaglia, Andy stava portando a casa una vittoria dopo l’altra.

“Mika Mika… Non puoi niente contro di me… Tanto meno dopo innumerevoli bicchieri di vino!” lo canzonò il ragazzo sghignazzando.

Il riccio preso in contropiede, stava meditando un modo per fargliela pagare e quando i suoi occhi incrociarono l’aggeggino argentato con una mela mangiucchiata stilizzata, appoggiato sulla tovaglia, decise che la sua vendetta sarebbe arrivata in altro modo.

Afferrò l’iPhone e in un nano secondo compose velocemente in 138 caratteri, ciò che in quel momento gli passava per la testa, inviando il tweet e aggiungendo subito dopo un piccolo hashtag con una semplice parola #bastard.

Abbandonò il cellulare sul tavolo nella stessa posizione di poco prima, puntando poi le iridi gianduia, assottigliate in un ghigno malefico, in quelle azzurre del biondino che lo osservava senza capire.

“Mika cosa hai combinato?” gli chiese dopo un attimo di esitazione, interpretando lo sguardo furbo e al contempo malefico, tipico di quando attuava una vendetta di cui andare fiero.

“Assolutamente nulla tesoro!” gli rispose con un sorriso fin troppo smagliante il libanese.

Andy volle indagare oltre, ma il cameriere fece di nuovo la sua comparsa con la lista dei dolci e la questione terminò lì.

Continuarono la serata al ristorante e lasciarono lo splendido scorcio di mare che erano ormai le 3 di mattina inoltrate.

Durante il tragitto a piedi che portava dal ristorante al piccolo cottage sulla spiaggia che i due avevano affittato per qualche giorno, i fidanzati si presero un momento per camminare lungo il bagnasciuga, contemplando il silenzio e la tranquillità di quel paradiso ellenico, prima di rientrare nella loro temporanea casetta.

Non appena misero piede in casa, Mika si lanciò sul letto ridacchiando per qualche motivo che in quell’istante al biondo sfuggiva.

Prima di raggiungere il compagno, Andy estrasse dalla tasca il cellulare con l’intento di spegnerlo ma venne distratto da un paio di messaggi di Fortuné.

“Mio fratello è ubriaco giusto? Domanda idiota, lo è per forza per aver twittato al mondo questo…!”

Diceva il primo messaggio, corredato di immagine in allegato.

“Se non l’hai ancora ucciso, salutamelo. Buonanotte!” diceva il secondo.

Andy attese sempre con più impazienza il caricamento lento della fotografia, causato dal segnale internet debole, battendo un piede sul pavimento in legno.

Quando l’immagine dello screenshot di twitter apparve sullo schermo luminoso del suo iPhone, Andy si ritrovò a sgranare gli occhi incredulo:

“I just told Andy that that what the Philly store did was the best birthday gift anyone could ever give me. He replied; "No...50% would be" diceva il primo tweet, seguito da un secondo più breve “#bastard”.

Il greco non ci poteva credere. Mika aveva appena twittato al mondo intero il suo nome.

“Cosa cazzarola hai combinato?!” gli chiese in un sussurro passandosi una mano in viso, mentre il ricciolino ubriaco se ne stava bellamente sdraiato a stella marina sul letto, con un sorrisino ebete in faccia.

“Ho attuato la mia vendetta!” rispose quest’ultimo sempre ad occhi chiusi e con espressione beffarda.

Andy scosse la testa rassegnato. “Niente vino per te da qui ai tuoi 40 anni!” disse con fare sconsolato, sedendosi sul letto e appoggiando il cellulare spento sul comodino.

“Suvvia!” bofonchiò Mika mettendosi a sedere a sua volta e appendendosi al collo del ragazzo da dietro, incollando le labbra umide sul suo collo.

“Sei arrabbiato?” gli chiese poi a un centimetro dalla sua pelle, mentre con baci caldi e sempre più intensi di gli torturava piacevolmente la pelle lattea, percorrendo la linea irregolare della giugulare

Andy ci pensò per un attimo, ma il suo cervello stava lavorando a fatica, troppo distratto dai movimenti studiati e perfetti del ricciolino.

“Hmm, direi di no, o mi avresti già ucciso…” tornò a sussurrare con voce profonda al suo orecchio, trascinando Andy con sé il quel gioco intenso e inibitorio.

Quando fu sicuro che il trentenne fosse alla sua completa mercé, prese il sopravvento su di lui e lo sovrastò con la sua figura slanciata continuando la sua danza sinuosa e sussurrando: “Mika 1, Andy 0” senza che il ragazzo potesse in alcun modo replicare a quella dichiarazione di vittoria, non potendo fare altro che constatare l’assoluta bravura di Mika in quel loro intricato gioco d’amore.    


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Buonasera!!
Rieccomi qui...
Credo sia superfluo spiegare da dove arrivi l'ispirazione per questa storia. I tweet storici di Mika del 18 agosto scorso, credo li conosca praticamente chiunque sia fan dello spilungone riccio. 
Nel caso in cui siano sfuggiti a qualcuno, sono riportati fedelmente nel testo, quindi il problema non si pone.
Devo ringraziare una persona e vorrei dedicare a lei questo capitolo. Gaiapenniman sto parlando di te. Colei che mi ha ricordato questo fatto e mi ha ricordato che non avevo ancora scritto nulla in merito e che per Household questa faccenda sarebbe calzata e pennello. 
Forse non è uno dei miei capitoli miglori, è la descrizione di una serata fatta di battibecchi e battutine stupide, ma in una relazione, ci sono momenti splendidi e completamente fuori dall'ordinario, così come immagino ci siano momenti di naturale quotidianità che a volte credo sia bello esplorare. 
Il titolo non ha molto senso, ma va bene che sia così!
Dopo un po' di tempo ho finalmente fatto tornare alla ribalta la mia Household e ne sono contenta.
Grazie mille a tutte voi che mi seguite e se avete degli spunti, sottoponetemeli senza problemi! 
A presto! Vv

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Capitolo 27
*** Relationship 2.0 ***


- Londra, novembre 2015 -


“Per oggi abbiamo finito, a domani!”

Quelle parole pronunciate dal capo produzione della della BBC, fecero sorridere un po’ tutti. Anche per quel giorno i numerosi componenti dello staff avevano avuto il via libera, per poter tornare alle loro case dalle loro famiglie, dopo diverse ore di lavoro trascorse in quello studio televisivo.

“-1 giorno al week-end!” trillò vittorioso Aron, arrotolando i cavi della costosa cinepresa dietro alla quale aveva sapientemente lavorato anche quel giorno.

Andy sorrise togliendosi le cuffie e sistemandole ordinatamente sul ripiano appena sotto la sua videocamera. “Già, meno male!” rispose poi al giovane collega di qualche anno più vecchio, osservandolo nel suo lavoro.

“Fuggo che sono già in ritardo per la cena! Ci vediamo domani mattina.” lo salutò con un cenno della mano ed un sorriso entusiasta, prima di prendere la via del dietro le quinte in cerca del suo cappotto.

Andy rispose con un semplice “A domani” temporeggiando e approfittandone così per dare una minuziosa ripulita alle costose lenti della cinepresa.

Sapeva che se non si fosse sbrigato, uscire e mettersi al volante per rientrare a casa, avrebbe significato rimanere imbottigliati nel traffico per una buona mezz’ora, ma riflettendo su ciò che aveva in programma per la serata, si ritrovò a pensare che restarsene chiuso in macchina una 30ina di minuti buoni, non gli avrebbe fatto né caldo né freddo, anzi… per un attimo trovo che l’idea non gli dispiacesse più di tanto.

“Mika è ancora via, sbaglio?” chiese Anne, avvicinandosi a lui da in fondo allo studio, mentre velocemente si abbottonava la lunga giacca in finta pelliccia e si calcava in testa un morbido cappello, della stessa sfumatura di grigio.

Il greco si limitò a sorriderle. Si conoscevano ormai da alcuni anni e tra loro vi era un bel rapporto di amicizia sincera. La giovane inglese conosceva gli atteggiamenti del collega; sapeva che se quest’ultimo appena ricevuto il via libera sistemava le cose di gran fretta, lo faceva perché a casa c’era chi lo avrebbe atteso per cena.

Se al contrario come quella sera, se la prendeva con calma, ordinando anche ciò che già era perfettamente a posto, significava che nella spaziosa casa a tre piani a sud-est di Londra, non avrebbe trovato nessuno, se non 2 cagnoline affamate, nella migliore delle ipotesi.

“Sia Mika, che Melachi, che Amira!” le rispose infatti, alludendo al fatto che in quel periodo, perfino le due fedeli quadrupedi fossero appresso al cantante, in viaggio per l’Europa.

“Solo e abbandonato…” lo prese in giro bonariamente Anne, lasciandogli un buffetto sulla guancia. “Stasera ho un impegno, una delle prossime organizziamo una cena anche con gli altri dai…” propose poi, ricevendo uno sguardo di ringraziamento da Andy corredato da un “Perché no? Volentieri!”   

“A domani!” lo salutò poi la donna, prima di correre via di fretta.

Sempre lentamente, il giovane regista si recò verso il corridoio, svogliatamente staccò la giacca grigia dall’attaccapanni e raccolte le sue poche cose, si avviò verso l’uscita, salendo in macchina, maledicendo la tipica serata novembrina londinese caratterizzata da pioggia e nebbia fitta.

Avviata la macchina e fatti un paio di chilometri, si ritrovò come previsto imbottigliato in una lunga coda, resa ancora più lenta dal maltempo.

La radio stava annunciando altri 3 giorni di brutto tempo e mentre l’ennesimo semaforo diventava rosso appena di fronte a lui, la trasmissione radiofonica venne interrotta da una chiamata in arrivo che venne immediatamente amplificata dall’impianto audio della vettura.

Non sapeva nemmeno dove fosse il cellulare e dal momento che l’apparecchio da cui il suono fuoriusciva era abbastanza datato e non mostrava il nome della persona in rubrica, non aveva idea di chi avrebbe risposto al suo “pronto?”.

“Andy ciao! Sono Julian.” la voce che arrivò alle sue orecchie gli fece roteare gli occhi e lo fece sbuffare, silenziosamente, come minimo il suo amico di vecchia data lo avrebbe invitato a qualche festa noiosa che da anni organizzava e alla quale aveva partecipato solo una volta, dopo aver perso una scommessa con Mika.

“Ciao!” rispose telegrafico “Dimmi.” chiese sperando di non udire esattamente ciò che invece dalle casse fuoriuscì. “Sabato do una festa da me… Ti va di partecipare??” il tono entusiasta di Julian gli dava quasi sui nervi.

“Senti Julian, io…” iniziò a comporre la scusa “dai Andy non dirmi di no un’altra volta” lo implorò quasi il coetaneo “oh… scusa ho una chiamata importante in attesa. Ti richiamo io tra un secondo ok??” disse interrompendosi. Il biondo non fece in tempo a dirgli di non perdere tempo a richiamarlo perché non aveva nessuna intenzione di partecipare, che il ragazzo aveva già riattaccato.

La radio tornò a farsi sentire, trasmettendo una canzone dei Muse che adorava. Alzò il volume per contrastare il rumore della pioggia battente sul tetto ed iniziò a canticchiarla.

Proprio quando il ritornello stava per cominciare, ci fu un’altra interruzione.

Sbuffando stavolta sonoramente e producendosi in un “eccheppalle!” accettò la chiamata, pronto a chiudere la faccenda con Julian il più celermente possibile.

“Senti Julian, sabato ho da fare, ho un appuntamento importante di lavoro e finirò tardi, poi credo sarò troppo stanco per raggiungervi, quindi ti ringrazio ma declino l’invito.” spiegò velocemente senza dare all’interlocutore spazio per una qualsivoglia replica stando poi in attesa della solita noiosa ramanzina dell’amico.   

“Buona a sapersi…” rispose la voce dall’altro capo del telefono.

Invece di una smorfia seccata però, sul viso del trentenne si aprì un bellissimo sorriso, mentre una mano finiva sulla fronte, in un rimprovero autoinflitto.

“Hey sweetheart!” rispose poi velocemente, decisamente contento di udire quella voce calda e vellutata.

“Come hai potuto dare buca a Julian per l’ennesima volta? Lo sai che non si fa!” lo ammonì scherzosamente Mika, ridacchiando alla faccia che sapeva Andy avrebbe assunto.

“Per favore… Piuttosto vado frate!” asserì quasi seriamente Andy, ripartendo al verde del semaforo.

“No no no, alt! Mi servi ancora per qualche tempo.” alzò appena la voce e mise subito le mani avanti il ricciolino, facendo ridere il compagno.

“Tu sei un approfittatore! Vuoi solo quello da me!” lo riprese Andy, provocandolo con una chiara allusione, che venne colta immediatamente.

“Beh sì anche…” ammise infatti la voce ora più bassa e birichina. “Com’è andata la giornata? Stai tornando? Sento i clacson…” continuò poi indagando.

“Lunga ma è finita. Si, c’è un casino pazzesco, piove da due giorni e pioverà ancora almeno per altri tre. Uff” sbuffò il greco, rimpiangendo il novembre dell’anno precedente, trascorso per lavoro in Grecia, dove poteva passeggiare quasi in maniche corte in certe giornate come quella, d’autunno inoltrato.

 “Qui nuvoloso ma non male come temperatura.” spiegò Mika, osservando fuori dalla finestra le luci calde di Milano. “Cosa prevede la serata?” chiese successivamente, curioso.

“Hmm…divano e tv suppongo” confessò con una punta di nostalgia nella voce, svoltando a destra a poche centinaia di metri da casa. “Tu?” chiese dopo.

“Idem credo… Ho finito di lavorare anche io per oggi, non mi sembra vero di avere la serata libera. Se solo non ci fossero mille km tra me e te…!”. Mika esternò la sua nostalgia in maniera palese e quasi tagliente.

Andy si morse un labbro, cercando di non pensare a quella situazione non sempre facile e poi arrivato davanti casa, spense il motore, restando in ascolto.

“Sei arrivato?” chiese la voce dall’altra parte, avendo sentito il costante rumore del motore cessare all’improvviso.

“Sì” rispose solamente il ragazzo, togliendo le chiavi dal quadro. “Ti lascio andare a cena allora.” gli disse Mika con un filo di malinconia.

“Si…. Penso opterò per panino e quello che mi è rimasto in frigo” rispose Andy, che di cucinare quella sera aveva tutto fuorché voglia, ricordandosi tra l’altro di essersi dimenticato di passare al supermercato.

Ci fu una pausa dall’altro capo della linea e poi un “Ci sentiamo più tardi.” fu ciò che udì.

Si salutarono e poi il greco, aprendo l’ombrello tempestato di farfalle, certamente di Mika, uscì sotto la pioggia battente e velocemente entrò dal portoncino.

Messo piede nella grande casa vuota, si chiuse la porta alle spalle con un calcio, abbandonando l’ombrello gocciolante appena oltre la soglia.

Il cellulare squillò di nuovo proprio in quel momento, lo recuperò dalla tasca della borsa e leggendo il nome di Julian sul display lo lasciò suonare a vuoto. Gli avrebbe mandato un messaggio più tardi.

Stanco dalla giornata e senza alcuna voglia di far nulla, si cambiò e preso uno yogurt dal frigorifero si distese poco compostamente sul divano, accendendo distrattamente la tv.

Non passarono nemmeno 10 minuti, che qualcuno suonò alla porta.

“Uff” sbuffò il ragazzo, costretto controvoglia ad alzarsi dal comodo divano.

Sperava solo che non fosse Julian, venuto di persona a pregarlo di partecipare alla sua dannata festa.

Quando aprì la porta però, si trovò di fronte un grondante signore delle consegne, di verde e bianco vestito che sotto un ombrello malconcio gli annunciava di avere una consegna per lui, mostrandogli due borse della spesa penzolanti dalla sua mano libera.

Andy lo osservò un attimo “Scusi?” chiese interdetto osservando lo strano signore.
“Signor Dermanis giusto?” chiese l’omino a conferma, dando un secondo sguardo al numero civico della casa.

“Sì, sono io ma… ” chiese venendo interrotto dal ragazzo “Ok, allora questo è per lei. Già pagato. Buona serata.” si congedò, lasciando le borse in mano al ragazzo e fuggendo via velocemente, cercando di evitare di infradiciarsi ulteriormente.

Andy ancora stranito, entrò in casa con le borse e andò in cucina, posandole sul tavolo e sbirciandovi dentro. Mentre stava analizzando il contenuto, il cellulare squillò di nuovo. Andò in salotto a recuperarlo e rispose alla chiamata Facetime del suo fidanzato.

“Heylaa! Arrivato niente??” chiese Mika con voce squillante non appena rispose, strillando dall’altro lato del telefono e sorridendogli fin troppo eccitatamente tramite la piccola videocamera interna dello smartphone.

Andy fece velocemente due più due. “Cosa…?” chiese non riuscendo a formulare una domanda precisa, aggrottando le sopracciglia. Nemmeno lui sapeva cosa chiedere esattamente. Quello strano personaggio del suo ragazzo doveva averne inventata un’altra delle sue.

“Vedere…?” chiese Mika raggiante, facendogli capire di mostrargli ciò che gli era stato recapitato.

Andy si spostò in cucina e puntò la fotocamera esterna del telefono, togliendo una per una le cose dalle borse e appoggiandole sul tavolo, analizzandole nel frattempo.

“Direi che c’è tutto!” trillò contento il ricciolino, osservando dallo schermo dell’iPhone ciò che giaceva ora sul tavolo di marmo bianco della sua casa londinese.

“Ti dispiacerebbe rendermi partecipe di questa diavoleria?” chiese il biondo tornando a mostrarsi in video al moretto in cerca di spiegazioni.

“C’è questa nuova app di un negozio online che ti permette di fare shopping, comprare qualunque cosa e spedire tutto a casa in tempo reale.” spiegò il trentaduenne sorridendo fiero della sua nuova scoperta.

Andy non poté che sorridere stupito. “Hai fatto shopping online da Milano e hai fatto recapitare le cose qui a me?” chiese verificando di aver compreso tutto, osservando intanto l’espressione compiaciuta di Mika, tipica di quando era orgoglioso di una sua creazione o una sua idea.

“Esattamente!” confermò il ragazzo con un enorme sorriso, muovendosi per le stanze dell’appartamento milanese col telefono in mano.

Andy scosse la testa contento di quella inaspettata sorpresa, poi scrutando meglio ciò che Mika gli aveva fatto recapitare a casa, la domanda venne spontanea.

“E tu ha in mente qualcosa in particolare, giusto?” chiese fissando lo schermo del cellulare improvvisamente bianco.

“Esattamente!” la risposta era identica a poco prima, ma la voce che poteva sentire era lontana e quel candore che stava osservando, velato da una luce giallognola, era quasi sicuro fosse il soffitto della cucina.

“Che fine hai fatto?” Chiese infatti, osservando di nuovo il cellulare posto di fronte al suo viso.

Una mano entrò nell’inquadratura e poi la faccia sorridente di Mika ricomparì mostrando poi ciò che aveva appena tolto dal frigorifero, appoggiato ora sul suo tavolo della cucina milanese, in modo analogo a come appariva il ripiano in marmo un migliaio di chilometri più a nord.

Andy non poté che sorridere intuendo quello che quella situazione poteva implicare.

“Pollo alle verdure! Lo cuciniamo insieme??” chiese il moro gioioso, fissandolo attraverso il piccolo schermo e riconoscendo quello sguardo di affettuosa gratitudine che ben conosceva, raffigurato sui lineamenti dolci del biondino. 

“Solo tu…” gli rispose omettendo il resto della frase che in tanti anni gli aveva detto qualche centinaio di volte se non di più. Solo lui poteva inventarsi certe cose!

La risata fanciullesca di Mika riempì gli ampi spazi vuoti di quelle quattro mura e gli scaldò il cuore nel profondo. “Ti chiamo con l’iPad che è meglio!” lo avvertì, poi prima di schioccargli un bacio per telefono e interrompere la chiamata.

Andy scosse la testa sorridendo ancora incredulo, la sua serata stava avendo una piacevolissima inversione di rotta che non si sarebbe immaginato nemmeno nei suoi sogni più fantasiosi. 

Fece mente locale sul luogo in cui aveva riposto il tablet il giorno precedente, ma prima che potesse ricordarsene, il trillo della chiamata Facetime in arrivo glielo fece localizzare senza ulteriori sforzi.

Dalla mensola sopra la sua testa, in parte ai barattoli del sale e del caffè, reperì l’aggeggio tecnologico che Mika adorava usare per cucinare, essendosi affezionato ad un paio di siti di cucina da cui trovava e copiava ricette più o meno discutibili, accettò la chiamata e lo posiziono sul ripiano accanto ai fornelli, da dove si poteva vedere quasi tutta la cucina.

“Ok meglio!” esclamò il moro, sistemando allo stesso modo il suo iPad su una mensola, in modo tale che Andy potesse osservare tutto ciò che di lì a poco avrebbe incominciato a fare.

“Allora…. Padella!” esclamò con fare professionale Mika, brandendo una padella di acciaio lucente e nuova di pacca, e mostrandola all’obiettivo del tablet. “Ah non te l’ho detto! Ieri sono andato a fare shopping di padelle in centro a Milano! Ho speso un capitale ma sono una figata!” lo informò il giovane, ricordandosi di non aver aggiornato Andy su quell’importante sviluppo casalingo.

Il greco rise a quell’affermazione entusiasta. Poteva sembrare strano pensare a come una persona costantemente in giro per il mondo, trovasse eccitante andare a comprare un nuovo set di padelle per la casa e sicuramente lo era, per chi non conosceva quello strano esemplare di essere umano americano-libanese.

“Eh no eh! Non ti sei ricordato di dirmi una cosa così importante..! Sono offeso!” scherzò il trentenne, aprendo la credenza accanto al forno e recuperando una padella della grandezza del pollo.

“Scuuusa! La prossima volta le compro in videoconferenza con te!” si scusò quest’ultimo giocando con lui.

“Quella padella è troppo piccola!” Lo riprese poi notando ciò che aveva in mano. Andy guardò la padella e poi il pollo.

“Prendine una più grande ti dico!” Mika interruppe i suoi ragionamenti bacchettandolo con aria professionale, a cui il più giovane diede ascolto.

“Questa va bene chef??” chiese Andy dopo averne presa una più grande, mostrandola alla video camerina e sfottendo il compagno nel frattempo.

“Bene!” confermò con un pollice alzato e un sorriso soddisfatto, da Milano.
Mika aveva imparato una nuova ricetta, solo qualche giorno prima in Francia, e aveva deciso di provare a replicarla.

Quando solo meno di un’ora prima, aveva chiamato Andy all’ora in cui sapeva avrebbe finito di lavorare ed aveva intuito dalle sue parole più o meno esplicite, che la sua serata sarebbe stata costituita da cibo spazzatura, tv e divano in solitudine, aveva deciso su due piedi che non gli avrebbe permesso di passare una serata di quel tipo, probabilmente l’ennesima in quel periodo.

Velocemente il suo animo creativo aveva trovato una bizzarra soluzione.

Ricordandosi di aver sentito da un amico inglese di un’applicazione, neanche tanto nuova, che ti permetteva di fare la spesa online e recapitarla a domicilio, aveva deciso di testarne l’efficacia e far pervenire a casa sua a Londra, tutto l’occorrente per la cena che stava per preparare in Italia, coinvolgendo così anche Andy in quella serata libera che entrambi condividevano, anche se a parecchie miglia di distanza.    

La cosa sembrava funzionare… Grazie alla tecnologia di due tablet, potevano godersi la rispettiva presenza e compartire un momento spensierato.

Joannie ogni tanto compariva in cucina, osservando a distanza come procedeva la preparazione, ma senza mai mettere becco in ciò che suo figlio ed il suo fidanzato stavano facendo, concedendogli un po’ di intimità di coppia, anche in quel contesto così peculiare.

Mezz’oretta più tardi, il pollo stava rosolando in padella e le verdure erano state tagliuzzate, sotto l’occhio attento di Chef Penniman, in tocchetti più o meno grandi, pronti per essere aggiunti alla carne.

“Prossimo passo?” chiese Andy, finendo di tagliare l’ultima carota sul tagliere di legno e radunando quindi patate, sedano, carote e cipolle in un mucchietto ordinato sul piatto che aveva accanto a sé.

Mika fece lo stesso e poi prendendo il contenuto del piatto, fece scivolare in padella insieme al pollo tutti i cubetti ordinatamente spezzettati, mischiandoli affinché aderissero bene al piano di cottura.

“Giù insieme al pollo!” spiegò infatti mostrando al compagno, che velocemente compì la stessa azione, capendo in quel momento l’ammonizione di prima circa la padella di maggiori dimensioni. 

“Che profumino!” condivise Andy, annusando l’aria ricca di diversi odori che ora riempiva la casa vuota, mentre con un cucchiaio di legno mischiava il contenuto della padella e buttava uno sguardo al tablet, da cui poteva vedere Mika compiere la stessa identica azione.

“Ora vino bianco!” spiegò nuovamente il ragazzo, prendendo dalla bottigliera a rombi in legno, sistemata in un angolo della spaziosa cucina, il primo che gli capitò sottomano.  

Andy si voltò e raccolse dal tavolo la bottiglia che Mika gli aveva fatto recapitare a casa, notando con un pizzico di orgoglio la buona qualità di quel prodotto, e armeggiando poi con il tappo in sughero.

Quando riuscì nel suo intento, Andy notò come il suo ragazzo avesse già provveduto a versarne una generosa quantità in padella, facendo sì che le verdure venissero quasi coperte dal liquido dalle venature dorate. “Così tanto?” chiese un attimo perplesso il biondino, osservando la sua padella e quella di Mika con fare scettico.

“Sì, deve formare una specie di zuppetta.” chiarì il riccio, mischiando ed alzando di poco il fuoco. Prese di nuovo la bottiglia e ne aggiunse un altro piccolo sorso, appoggiando poi la bottiglia a poca distanza dal tablet.

Andy fece come gli era stato detto e sparse una buona dose di vino su tutte le verdure, alzando poi gli occhi verso l’iPad per conferma.

Quando i suoi occhi incontrarono la bottiglia ormai quasi vuota, finita davanti alla telecamera dell’apparecchio, da conoscitore di vini quale era, gli venne spontanea una domanda.

“Scusi una cosa Chef… Non vorrei contraddirla, ma non le sembra che quel vino fosse un filino troppo pregiato per il destino a cui lei lo ha destinato?” chiese con una punta di ironia e un vago presentimento nella voce.

Andy vide la bottiglia sparire da davanti l’obiettivo nella mano di Mika e poco dopo udì un “Porcaccialamiseria!!” fuoriuscire dai piccoli altoparlanti del tablet.

A quell’esclamazione, il greco non riuscì a trattenere una risata. Il suo presentimento era giusto. Mika non aveva idea di che vino avesse appena versato a condimento del pollo e verdure.

“Quella bottiglia costa minimo 50 euro…” infierì Andy, mischiando intanto la pietanza dall’aspetto decisamente invitante e buttando un occhio all’espressione mortificata del libanese, attraverso lo schermo.

“Non me lo potevi dire prima??!” esclamò il ragazzo, quasi incolpando il povero londinese di quella sua svista, posando la bottiglia sul ripiano.

Andy rise e poi ne sparò una delle sue. “Ti facevo più sveglio Mik!” prima di scoppiare in una grassa risata, alla vista dell’espressione corrucciata e quasi incavolata del ricciolino.

Joannie entrò in quel momento in cucina, e avendo sentito il battibecco tra i due, sostenne il genero, senza pensarci due volte: “1 a 0 per Andy!”

Mika incrociò le braccia e aggrottò le sopracciglia. “Grazie mamma! Sempre gentile!” rispose quindi in tono offeso, mentre sia lei che Andy se la ridevano beatamente.

“Il lato positivo è che la vostra zuppetta sarà molto meglio della mia…” intervenne Andy venendo colpevolmente in aiuto dello “chef”.

“Ci puoi giurare!” confermò orgogliosamente Mika a quel punto, lanciando uno sguardo severo ad entrambi.

Il pollo a le verdure continuarono a rosolare in padella e quando fu tutto pronto, i tablet vennero spostati sulle rispettive tavole dove gioiosamente Mika, Andy e Joannie cenarono insieme, convivialmente.

Finito il pasto, i due ragazzi si salutarono e ognuno sbrigò le faccende di casa, andando a coricarsi entrambi con il sorriso sulle labbra.

 
- Qualche giorno più tardi –

Andy si recò ad aprire, curioso di vedere chi avesse suonato al suo campanello di casa. Quando aperta la porta si ritrovò davanti per l’ennesima volta l’omino di verde e bianco vestito, sospirò, ringraziandolo e lasciandogli una banconota da 5 sterline di mancia.

Portò la borsina della spesa in cucina e ne estrasse il contenuto sul tavolo: un giochino a forma di osso per Amira e Mel, -l’ennesimo!-; un cucchiaio di legno col manico a forma di paperella “ma che cos….”, continuò:
una coperta bianca con dei gufi colorati e pom pom ovunque, il sapone per i piatti, che effettivamente gli serviva e altre due cianfrusaglie che non riuscì subito a capire a cosa servissero.

Immediatamente compose il numero di Mika e fece partire la chiamata.

“Hey, arriv…” rispose dopo il secondo squillo chiedendogli per l’ennesima volta se tutto fosse arrivato a destinazione. “Mika BASTA!” lo interruppe immediatamente il biondo in tono quasi serio.

Da quando alcuni giorni prima aveva scoperto quel servizio, il libanese ora a Parigi ora a Milano, ci aveva preso gusto a mandargli a casa a tutte lo ore del giorno, robe di qualunque tipo, spesso inutili e al limite del ridicolo.

“Ma…” cercò di parlare il ragazzo che venne però nuovamente interrotto. “Un cucchiaio di legno a forma di paperella?? E poi non dirmi che la coperta coi pom pom ci serviva davvero… Cosa sono quei due cosi verdi in plastica poi??” commento a raffica il greco che non sapeva più dove mettere quelle mille cosa inutili.

“Quella specie di forchetta lunga serve per grattarsi la schiena, carina no??” gli spiegò festante come sempre. Andy si passò una mano in viso incredulo.

Quell’applicazione era diventata la sua ultima mania, la sua droga.

“Carina sì, ma adesso ti prego smettila o giuro che impilo tutte queste cose nel tuo studio!” minacciò Andy che sapeva quanto quella stanza fosse luogo sacro ed intoccabile.

“Uffiiii” si lagnò il trentaduenne, facendo sorridere Andy.

“Ok…” asserì poi con aria abbacchiata.

“Bravo bimbo, ti sei guadagnato una caramella!” lo prese in giro Andy ridacchiando.
“Stronzo!” lo bacchettò Mika, prima di salutarlo, il lavoro chiamava.

Il biondo lasciò il telefono sulla mensola e sistemò quell’ammasso di oggetti inutili, sperando poi che quel bambinone che si ritrovava per ragazzo, riuscisse a passare almeno due giorni ascoltando le sue preghiere, perché sapeva che di più non sarebbe di certo riuscito.     
     

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Buongiorno!
Rieccomi!
http://www.quotidiano.net/mika-canzoni-1.1480251
Qui c'è l'intervista dove Mika parla di questa app di shopping online, attiva in Inghilterra che lui a quanto dice, usa per spedire cose a casa sua a Londra, a Andy.
La lampadina della creatività, si è accesa nel momento esatto in cui ho letto quella frase.
Et voilà!
Auguro a tutti voi una buona giornata e ringrazio in anticipo coloro che spenderanno due parole a dirmi cosa pensano di questa storiella!
Bye! Vv

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Capitolo 28
*** Hive sweet hive ***


- Londra, gennaio 2016 –


Faceva freddo a Londra in quelle settimane. Erano giorni che pioveva e tirava un’aria gelida che faceva sembrare la capitale inglese simile a qualche città scandinava. 

Quel mattino, Mika si svegliò tranquillamente nel suo letto al terzo piano della sua casa di Londra, spegnendo la sveglia alle nove e mezza in punto.

Si voltò verso Andy, disteso su un fianco rivolto verso di lui, osservandolo aprire gli occhi e gli sorrise dandogli un affettuoso buongiorno, poi emise un fischio deciso in direzione della porta.

Andy mugugnò un “Nooo ti prego!” prima che lo zampettare felice delle loro due golden che si poteva udire dalle scale, si trasformasse in una bomba ad orologeria pronta a zompare sul letto per poter salutare i loro padroni nella maniera più affettuosa che conoscessero.

Melachi era stata abituata negli anni ad accoccolarsi accanto a loro con dolcezza, senza neppure toccare né Mika né Andy nel salire sul letto, Amira quella graziosa lezioncina però, non l’aveva ancora imparata. 

“Amira UP!” enfatizzò il riccio ridendo, quando le vide comparire dalla porta, come se la giovane golden non fosse già abbastanza sgraziata di suo.

Andy non fece in tempo a rannicchiarsi che la bionda pelosa era già atterrata con le zampe anteriori sulle costole, e aveva cominciato a leccargli tutta la superficie di pelle non coperta, mentre con la coda dava veloci frustate a Mika dietro di sé.

“Amira cazzarola!” sbraitò il biondino, portandosi una mano sul fianco con espressione dolorante, mentre Mika rideva divertito osservando la scenetta e spostandosi appena, così da evitare di ricevere codate in faccia.

“Voi biondi avete la stessa delicatezza….” lo prese poi in giro, mentre con dolcezza accarezzava Mel, che si era invece accoccolata tranquillamente sulle sue gambe appoggiando il muso sulla sua pancia.

“E voi castani/rossi, siete dei bradipi!” rispose Andy dando un’occhiata all’altro lato del letto dove il maggiore dei due abitanti e la più vecchia dei loro cani se ne stavano sdraiati tranquilli, mentre lui invece cercava di spostare la cucciolona ed evitare che nel parlare, la lingua della golden gli finisse in bocca.

“Sarà genetica… tu che dici?” rispose poi Mika rivolto verso Mel, prendendo il suo musetto e puntando le iridi nocciola in quelle marroni rossicce della sua fedele compagna, che lo scrutò cercando di carpire tra quelle parole, qualcosa di conosciuto.

Quando un attimo più tardi si alzarono dal letto e Mika stiracchiandosi davanti alla finestra diede uno sguardo alla giornata uggiosa e piovosa, invece di sbuffare e commentare acidamente come spesso faceva, sorrise di gioia.

“Questa giornata è perfetta…” annunciò con un’espressione felice, mentre in t-shirt e boxer si aggirava per la camera in cerca di qualcosa di comodo da mettersi, mentre le cagnoline cercavano di continuo sue attenzioni.

Andy sbadigliò scuotendo la testa a quell’affermazione ma poi sorrise a sua volta ricordandosi la giornata che li attendeva e capendone il motivo.

“A che ora arriva Job?” chiese alzandosi a sua volta dal letto e cercando anche lui i suoi vestiti, sepolti sotto quelli dell’’ordinato’ compagno con cui condivideva la casa e la vita da oltre 9 anni.

“Alle 10:15” gli rispose infilandosi una felpa rossa con il cappuccio, che Andy riconobbe avere almeno 5 o 6 anni e cercando i suoi pantaloni della tuta dispersi chissà dove la sera prima.

Andy osservò l’orologio, avevano quasi 40 minuti per fare colazione con tranquillità prima che il designer arrivasse.

Amava le giornate come quelle.

In quegli ultimi tre anni erano state così rare che entrambi i ragazzi si erano perfino trovati a sognarle di notte.

Avrebbero passato la giornata in casa, lavorando.

Vista da un punto di vista esterno, l’idea di 24 ore in quel modo poteva sembrare noiosa, antisociale e al limite del deprimente, ma per due persone abituate a viaggiare per 340 giorni all’anno, il trovarsi sotto lo stesso tetto, al caldo in una giornata fredda e piovosa di inverno, lavorando su progetti che entrambi trovavano in linea con ciò che più gli piaceva in campo professionale, era quasi un’utopia.

Andy trovò i suoi vestiti comodi casalinghi e cercò di sistemare un minimo le cose sparse per la camera.

Quando si voltò verso Mika, che dandogli le spalle si stava mettendo i calzini, alzò le sopracciglia e scoppiò a ridere rumorosamente, senza cercare nemmeno di trattenersi.

Il riccio sentendolo, si voltò e lo osservò stranito quasi inciampando nell’infilarsi l’ultimo calzino, chiedendo spiegazioni con un’occhiata eloquente.

“Seriamente?” gli domandò Andy quando vide l’espressione perplessa sul suo volto, puntando gli occhi sui suoi pantaloni.

Mika fece lo stesso percorso del compagno con gli occhi.

Non trovando quelli del giorno prima, finiti chissà dove, aveva recuperato da un qualche remoto cassetto dell’armadio un vecchio paio di pantaloni da casa bianchi con delle enormi macchie rosse, simili a…

“Hai 32 anni e ti vesti come Pimpa!” gli disse tra le risate il più giovane scuotendo la testa e facendo girare l’indice accanto alla tempia in maniera molto palese.    

Mika lo osservò quasi offeso, accigliandosi e portando le mani ai fianchi con fare minaccioso e un’espressione arrabbiata.

“E allora?!” gli disse celando abbastanza bene un sorriso, scrutandolo con gli occhi ridotti a due fessure.

Andy si piegò in due dalle risate e cercò di formulare una frase “Ma! hahahaha, cosa vuoi minacciare conciato così?!, Hai pure i calzini di due colori diversi!” lo rimproverò tra le risa, indicando i suoi piedi su cui spiccavano un calzino bianco e uno grigio. “E viene pure Job oggi!” gli ricordò come monito a vestirsi in maniera quantomeno presentabile.

Mika non si scompose e gli rispose solamente: “Job è un artista, come me, vedrai che lui apprezzerà, a differenza di qualcuno…!” poi lo superò lasciandogli un pizzicotto su un braccio e scendendo al primo piano per preparare la colazione.

Alle dieci e un quarto arrivò puntualissimo Job, entrando dalla porta e maledicendo la pioggia battente che lo aveva infradiciato nonostante l’ombrello.

“Mika tu non hai una casa a Miami?” gli chiese non appena incrociò il cantante con cui collaborava ormai da anni e con il quale aveva anche un bel rapporto di amicizia.

Il moro gli prese il cappotto bagnato e lo appese sopra il calorifero per farlo asciugare e poi rispose. “Sì, ci sono stato per quasi 3 settimane a Natale, perché?” chiese a sua volta, non capendo dove l’uomo volesse arrivare con quella domanda.

“Perché la prossima volta lavoriamo là. Così tra una pausa e l’altra andiamo in spiaggia a prendere il sole invece di congelarci le chiappe!” disse tra il serio ed il faceto estraendo il pc e i disegni dalla borsa, facendo ridacchiare Mika che tutto sommato gli dava ragione.

Andy arrivò in salotto a salutare il collaboratore e sceneggiatore con cui doveva a sua volta discutere di alcune cose, dato che il greco aveva, tra le altre cose, anche il progetto delle grafiche video per lo spettacolo di Bercy a cui Mika e Job stavano lavorando ormai da giorni.

“Mi piacciono i tuoi pantaloni…” Job aveva osservato il modo di vestire di Mika, come faceva sempre. Trovava che avesse uno stile ben definito e inconfondibile sia su di un palco, in televisione ma anche nelle occasioni meno formali e spesso gli piaceva farglielo notare.

Mika sorrise beffardo a quella affermazione, ringraziò l’amico e poi si girò verso il compagno che stava sistemando il computer sul tavolino del salotto e, sicuro che avesse sentito la frase dello sceneggiatore gli fece una linguaccia e lo rimbeccò con un “Te l’avevo detto. Tra artisti ci capiamo!”

“Oh Andy ciao!” lo salutò l’uomo andandogli incontro e ricevendo il suo saluto a sua volta. “Cosa gli hai fatto per farlo alterare già di prima mattina?” gli chiese in tono scherzoso non celando un sorrisetto divertito.

Il greco distolse gli occhi dal pc e si mise in piedi, alzandosi dalla posizione accucciata che aveva assunto davanti al tavolino da thè del salotto: “Gli ho detto che a 32 anni non mi sembrava il caso si vestisse da Pimpa, ma ora che tu gli hai dato ragione, ho perso definitivamente la mia battaglia.” ammise il biondo con tono di sconfitta, facendo ridere Job.

“Effettivamente mi ricordi molto il cane di quel cartone.” disse l’artista osservando un Mika sorridente che li scrutava con uno sguardo fiero e compiaciuto, che mutò, corrucciandosi lievemente a quell’affermazione.  

“Però hai uno stile invidiabile. E questo ce l’hanno in pochi.” lo difese però subito dopo, facendo ricomparire l’espressione raggiante e di consapevole sfacciataggine sul suo volto, mentre su quello di Andy si delineava un’altra volta l’aria da sconfitta bruciante.

Dopo gli amichevoli battibecchi che si susseguirono, i tre iniziarono a parlare di lavoro, immergendosi ed addentrandosi in quel loro mondo fantasioso che coinvolgeva le loro tre menti estremamente artistiche e malleabili che insieme erano pronte a creare un paese delle meraviglie per una notte e uno spettacolo unico.

Si accordarono su ciò che c’era da fare e poi Andy si ritirò nel suo studio. Dovendo lavorare anche con i suoni, non voleva disturbare Job alla scenografia e Mika che quel giorno avrebbe continuato il lavoro per il suo libro che inaspettatamente si era dilungato più a lungo del previsto e che gli stava costando una bella dose di impegno e tempo.

Mika si piazzò comodamente sul divano con il suo McBook sulle gambe.

Non appena Mel entrando in salotto notò il suo padroncino comodamente accucciato sul divano, con grazia, si accoccolò accanto a lui con un piccolo balzo, appoggiando il musetto sul ginocchio della sua gamba distesa.

Il riccio non perse tempo e portò una mano a scorrere sul lungo pelo lucido e morbido della golden, passando le dita affettuosamente sulla sua orecchia e facendole emettere un mugolio di piacere che lo fece inconsciamente sorridere.

Le idee in testa da mettere per iscritto erano tante, e mentre Job lavorava sul grande tavolo in marmo dall’altra parte del salotto, si ritrovò più volte a perdersi con lo sguardo tra i quadri colorati di casa sua, dipinti da artisti di tutto il mondo e tra i soprammobili di tutte le forme che ornavano le numerose mensole e scaffali.

Ad un certo punto, pensando a come volgere una frase per far sì che rendesse meglio il concetto, si trovò a fissare, senza nemmeno rendersene conto, le veloci gocce trasparenti che battevano a ritmo constante contro la porta finestra all’estremo opposto della stanza.

Le sue pianticelle sul terrazzo venivano piegate con forza dal vento impetuoso che rendeva le strade di Londra impraticabili ed ostili per chiunque non indossasse un mantello lungo fino ai piedi, scarpe impermeabili e non avesse in mano un robusto ombrello.

Per un attimo nella sua mente si insinuò persino l’idea si uscire in terrazza e portare al riparo le sue graziose piante, ma la prospettiva di inzupparsi i vestiti e di dover asciugare il pavimento dalla quantità enorme di acqua piovana che sarebbe entrata, lo fece desistere all’istante.

Stava così bene al caldo sul suo divano, con la sua cagnolina a scaldargli i piedi, che non avrebbe messo piede fuori casa per nulla al mondo che non fosse di vitale importanza.

Per un paio di ore buone scrisse con impeto, fermandosi ogni tanto a pensare a come rendere meglio certi concetti o alla possibilità di aggiungere o meno certi dettagli di alcune delle sue storie di vita.

Quando il suo stomaco brontolò per la fame decise per la prima volta di alzarsi dal suo comodo giaciglio e chiedere a Job se il pranzo che aveva in mente di cucinare fosse di suo gradimento.
Mentre ancora entrambi lavoravano, si mise ai fornelli, ritrovandosi un nanosecondo più tardi entrambe le cagnoline accanto, in attesa che qualcosa sfuggissedalla mano del loro padrone e finisse per qualche motivo per terra.

“Amira, Mel, fuori dalla cucina!” le apostrofò il ragazzo con fare serio e autoritario. Mel si voltò immediatamente uscendo dalla stanza, Amira rimase invece seduta accanto a lui osservandolo pazientemente.  

Il ragazzo si abbassò allora a livello della cucciolona, ricevendo subito una leccata in viso che lo fece sorridere per un breve attimo, prima di tornare serio. “Amira, fuori dalla cucina” le disse scandendo bene le parole a pochi centimetri dal tartufo scuro, indicando con una mano l’ubbidiente Melachi che se ne stava seduta sulla soglia della porta.

La piccola con un ultima leccata alla sua guancia, si voltò e si sistemò accanto alla più grande.
“Devo ricordarmi due cose…” Andy comparve a sua volta sulla soglia della cucina, appoggiandosi alla porta con un braccio alzato. “La prima è che quando devo far ubbidire Amira, chiamo te.” gli disse notando compiaciuto come la bionda avesse ascoltato il compagno solo alla seconda richiesta, mentre a lui toccava litigarci per interi minuti.

“E la seconda è che non ti devo baciare sulle guance.” gli disse, avendo notato le affettuose leccate che la piccola gli aveva riservato.

Mika rise a quell’affermazione e ci giocò sopra. “Beh, nemmeno sulle labbra allora perché sai…”

Ma Andy lo interruppe con espressione schifata. “Ma Mikaaaa, che schifooooo!” si lagnò infatti, mentre il più grande se la rideva bellamente, girando le cotolette in padella e aggiungendoci ordinatamente delle fettine di fontina e prosciutto cotto al di sopra della panatura dorata..

Mangiarono insieme e poi nel pomeriggio si rimisero al lavoro. La giornata si stava rivelando decisamente produttiva, Mika stava scrivendo pagine su pagine di getto. I suoi impazienti editori italiani ne sarebbero di certo stati entusiasti.

Verso le 4 di pomeriggio, Mika decise che la testa che iniziava a farsi pesante e gli occhi che avevano da un po’ cominciato a bruciargli, fossero il segnale che avesse bisogno di una bella pausa.

Non erano le 5, ora canonica del tè per gli inglesi, ma in quella casa in quel momento c’erano solo un anglo-greco, un libano-americano e un belga, quindi il problema non si poneva.

Preparò tre tazze di tè, seguendo la sua personale e rigida procedura e ne servì una a Job, ne piazzò una sul tavolino per sé e salì al piano di sopra da Andy, con la terza tazza in una mano e il pc nell’altra.

Arrivò fuori dalla stanza e trovando la porta chiusa chiamò a gran voce il greco che venne ad aprire al terzo strillo.

“Uuu, merenda!” esclamò il biondo non appena aprì, rubando immediatamente la tazza dalla mano del compagno e avvicinandosi per baciarlo, fermandosi però a pochi centimetri. “Ti sei lavato la faccia?” gli chiese scherzosamente.

In risposta ricevette un’espressione contrariata e una pacca sulla spalla, poi entrò nello studio ordinato e si sedette sul divanetto alle spalle della scrivania del cameraman.

“Resti a farmi compagnia?” gli chiese Andy sedendosi accanto a lui con il suo tè bollente in mano e dimenticando per un momento il lavoro.

Mika si divertì a fare lo stronzetto come spesso amava fare. “A dire la verità mi servi da revisore per le pagine che ho scritto.” gli disse indicando il suo computer accanto a lui.

Da quando si era buttato in quella nuova avventura dal futuro titolo di “Diario di un ottimista accidentale”, aveva assunto Andy come revisore. Odiava far notare a dei perfetti sconosciuti i suoi errori di ortografia che da bravo dislessico qual era avrebbe fatto a vita e quindi lo sfruttava a tal proposito.

Andy dal canto suo, lo faceva con piacere. Adorava essere il primo a leggere qualunque cosa uscisse dalla sua mente e in più si divertiva a prenderlo in giro affettuosamente per certi errori a volte decisamente esilaranti. Mika lo lasciava fare, sapendo come il suo non fosse assolutamente mai un comportamento atto a farlo sentire inferiore, ma solamente un’altra occasione per ridere insieme dei difetti ora suoi, ora del biondino.

Andy lo guardò fintamente offeso asserendo: “Opportunista come sempre.”

Mika arricciò il naso e ridacchiò. “Dai, ti ho portato la merenda!” gli ricordò, indicando la tazza fumante che teneva tra le mani.

“E’ il minimo!!” lo apostrofò di nuovo il greco, ridendo però con lui.

Quando Andy finì il suo tè, Mika tornò al piano inferiore da Job, lasciando il computer dal suo ragazzo e prendendo posto accanto al designer, sorseggiando il suo tè ormai freddo e discutendo con lui su ciò che stava uscendo dal suo estro artistico.

Verso le 6 di sera il collaboratore prese la strada del piccolo appartamento affittato per quei giorni a Londra, dando appuntamento ai due ragazzi per l’indomani.

Andy poco prima di cena raggiunse Mika in salotto e prese posto accanto a lui sul divano, riconsegnandogli il pc con le correzioni ultimate.

“Se avessi un penny per ogni tuo errore, a quest’ora sarei più ricco di te mio caro e dolce Pimpa.” gli disse prendendogli il viso tra le mani e schioccandogli un bacio tenero sulla tempia.

“Gne gne gne” gli fece il verso Mika arrivandogli un pugno sul petto mentre il greco lo stringeva in un abbraccio.

“Il mio poeeeeta!” continuò a rompergli le scatole il biondo, stuzzicandolo e ricevendo smorfie in risposta.

Cenarono con un piatto greco cucinato da Andy e dopo aver visto sul divano un film horror, che Mika aveva guardato nascondendosi per la metà del tempo dietro la spalla del biondo, si diressero al terzo piano, in camera da letto. Mika si mise in t-shirt blu e boxer e si sedette sul letto a gambe incrociate, fissando fuori dalla finestra il cielo plumbeo e scuro.

Andy entrò in camera silenziosamente con Amira che gli trotterellava ancora accanto, a differenza di Mel che invece già dormiva nella cesta al primo piano della casa, e decise di vendicarsi del risveglio brusco della mattina.

Con un gesto silenzioso fece segnò ad Amira di balzare sul letto ma prima che lo facesse, la trattenne per alcuni secondi, sapendo che in quel modo la cucciolona si sarebbe caricata e sarebbe balzata con impeto addosso a Mika che sedeva dalla parte opposta del letto.

Con un “UP!” quasi gridato rilasciò Amira che con un saltò degno di una campionessa olimpica balzò sul letto, superando la prima piazza e finendo dritta addosso a Mika che giratosi all’udire la voce del ragazzo, non fece in tempo a reagire.

La forza e il peso di Amira collisero con Mika in una maniera tale da farlo sbilanciare e in un nanosecondo si ritrovò con il sedere per terra giù dal materasso, con la cagna che velocemente si spostò da lui, dopo essere atterrata sulla sua pancia.  

Andy scoppiò in una risata di puro divertimento rotolandosi sul letto dal ridere e sporgendosi poi dal lato del letto dove Mika era caduto, per capire se fosse ancora vivo dopo quel capitombolo da oscar.

“Stai bene?” gli chiese senza riuscire a smettere di ridere, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
Mika si massaggiò la testa che aveva urtato contro la gamba della sedia e ripose “Ok, questa me la sono cercata!” riconoscendo la vena vendicativa che sapeva possedere Andy e che oltretutto condivideva con lui.

Il greco rise ancora di più. “Meno male che lo sai!” rigirò il coltello nella piaga, aiutandolo ad alzarsi e tirandolo sul letto con lui.

Fecero uscire anche Amira dalla stanza, chiusero la porta e poi si sistemarono sotto le coperte, con Andy che ancora ridacchiava ricordando il momento appena passato e maledicendosi per non averlo filmato anche solo con l’iphone.

“Di giornate come queste ce ne vorrebbero di più” asserì Mika ormai sul punto di addormentarsi, avvicinandosi a Andy, steso accanto a lui.

“Decisamente!” concordò il greco portando la testa sul suo petto che venne subito avvolta dalle braccia calde del riccio.

“..notte” sussurrò Mika ormai semi-addormentato.

“Notte Pimpa!” gli disse Andy alzando il viso per lasciargli un bacio sul collo e chiudendo gli occhi poi, addormentandosi anche lui con lo stesso sorriso di Mika dipinto sul viso.  

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Della serie: a volte ritornano...
Buonasera e ben ritrovati!
Dopo non so quanti mesi, l'ispirazione è tornata!

"My place has turned into a hive of activity. On sofa I'm working on book. In kitchen Job is working on set design. In office; video graphics"

Questo è il tweet di Mika del 23 gennaio che mi ha dato l'idea. Spiega come casa sua sia diventata un alveare in attività con lui sul divano  al lavoro sul libro, Job in cucina lavorando alla scenografia e a come nell'ufficio si stesse lavorando alla video grafica.
Non so
se alla video grafica ci sia davvero Andy, ma mi piace pensarlo dato che non ha nominato nessuno...
L'idea dei pantaloni alla Pimpa invece non è del tutto casuale lavoro di immaginazione ma un ricordo di questo:
https://www.youtube.com/watch?v=etxg5AzASg4 Qualcosa che mi ha sempre fatto ridere, compreso il pupazzetto che davvero sempra la cagnolina dei cartoni animati , che sfoggia in questo video. Mi piaceva l'idea che lui a casa girasse vestito così. Hahahah, sono un caso clinico!
Il titolo è smieloso al limite del possibile.... Alveare dolce alveare.........! Dopo questa....
Spero questa storiella vi abbia fatto ridere tanto quanto io mi sono divertita a scriverla.
Spero anche  di vedervi ancora numerosi a commentare le mie idee malsane e chissà non ne ritroviate ancora qualcuna a breve.
A presto e grazie :)
Vv

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Capitolo 29
*** Profumo di famiglia ***


- Egina, gennaio 2016 –


La brezza tiepida che colpì il viso di Mika non appena mise piede sulla pista d’atterraggio dell’aeroporto lo fece sorridere serenamente, mentre a pieni polmoni respirava quell’odore di mare che già da lì, in lontananza poteva percepire, misto all’odore più acre di cherosene, tipico di ogni aeroporto trafficato.

La prima cosa che fece, fu sbottonarsi i primi bottoni della giacca che meccanicamente aveva indossato prima di sbarcare dal velivolo, abituato ai climi rigidi di Londra.

Disattivò dal cellulare la modalità aereo e subito ricevette il messaggio di Andy: “Ti aspetto fuori dagli arrivi”

Il biondo era arrivato un paio di giorni prima nella sua terra, dove aveva ricominciato a lavorare per alcuni progetti di cui era regista.

La coppia aveva passato l’ultimo mese quasi interamente insieme, tra Miami, dove avevano festeggiato il Natale ed il capodanno con la numerosa famiglia libano-americana riunita, e casa loro a Londra.

A parte alcuni brevi tappe di lavoro di Mika tra Italia e Francia, stavano trascorrendo davvero un bel po’ di tempo insieme, come da tempo non erano riusciti a fare.

Quando il libanese aveva saputo che prima dell’inizio del caotico anno che lo attendeva tra un tour mondiale, nuovi progetti e i live di The Voice in Francia, aveva quasi 3 settimane di libertà, aveva fatto di tutto pur di approfittare di ogni momento e starsene appiccicato al suo compagno.

Dal momento in cui Andy gli aveva detto che sarebbe dovuto andare in Grecia per lavoro, l’ultima settimana di gennaio, dopo aver fatto due veloci calcoli, aveva capito di poter finire il lavoro in studio e la progettazione del suo spettacolo di maggio con Job Smith, in tempo per poterlo raggiungere anche lì e continuare la scrittura del suo libro, anche a casa del suo compagno.

Ed ora si trovava lì, davanti a lui, che gli sorrideva gioioso e gli parlava con il suo inglese dalla forte marcatura greca, che assumeva ogni qualvolta metteva piede nella sua terra.

Andarono a pranzo insieme in un posticino che Andy aveva come sempre scelto accuratamente, da cui si godeva una vista sublime sull’Acropoli e poi, nel primo pomeriggio, presero il traghetto che li avrebbe portati sull’isola dove il giovane abitava quando si trovava in Grecia.

Mika era abituato a quel tragitto, lo aveva fatto talmente tante volte in quegli anni, che ormai sapeva nominare ogni singolo fazzoletto di terra che incontrava con lo sguardo, scrutando l’orizzonte blu cobalto attorno a sé.

L’isola dove Andy abitava era il luogo di nascita di suo padre. La candida casa dove trascorreva i suoi giorni e le sue notti durante i lunghi periodi di lavoro in terra ellenica, distava quasi tre quarti d’ora di traghetto dalla capitale dove lui spesso lavorava, ma non aveva mai voluto saperne di trovarsi un posto più vicino dove alloggiare.

Quella era casa sua e lui non sopportava l’idea di stare in qualsiasi altro posto che non fosse quello dove era cresciuto con suo padre e la sua famiglia.

Mika respirò a pieni polmoni il vento intriso di iodio e salsedine che gli accarezzava il volto.
Non faceva caldo, anzi.
Nonostante i 15 gradi, l’aria che gli scompigliava i capelli era tutt’altro che tiepida in quel punto del mare. Ciononostante non aveva intenzione di rimettersi la giacca che se ne stava attorcigliata al suo braccio, penzolando a ritmo con il movimento dell’imbarcazione. Preferiva godersi quella sensazione sulla pelle. Sul ponte c’erano solo lui e Andy, tutti gli altri erano al riparo e al caldo.

“Sembri un turista in vacanza…” lo prese in giro Andy ridendo e appoggiandosi alla ringhiera del traghetto accanto a lui, accarezzando con le iridi blu l’orizzonte del medesimo colore. Lui, come sempre caloroso, se ne stava in camicia bianca e jeans, tipico suo abbigliamento invernale di quei posti.

“Beh… Non lo sono?” chiese il moro voltandosi verso di lui e sorridendo alla vista di quel profilo così familiarmente bello che scrutava l’acqua increspata dalla prua dell’imbarcazione.

Andy si voltò e lo guardò per un breve attimo, perso a suo stesso modo in quei tratti ben conosciuti. Gli occhi nocciola baciati dal sole sembravano sempre più chiari, quasi dorati.

“Dopo 9 anni con un greco, direi che quasi è ora di farti avere la cittadinanza…” affermò con uno sguardo affettuoso mentre Mika a quelle parole arrossì appena e lo ringraziò con un sorriso timido e innamorato.

“Prima dovrei imparare la lingua…” ripose pensieroso, tornando a osservare la linea tortuosa che delimitava la roccia grigiastra dell’isola Egina dal cielo terso.

“Non vedo il problema… Scommetto che se ti parlo solo greco lo impari per forza!” gli lanciò a mo’ di sfida, posando una mano sulla sua, sulla ringhiera in metallo della barca.

Mika ridacchiò e scosse la testa, sotto lo sguardo curioso e divertito del biondino.
“Faccio già abbastanza confusione con quelle che so! Ho imparato l’italiano e ho dimenticato lo spagnolo, è prova sufficiente che più di tre lingue nella mia testa non ci stanno!” asserì con una smorfia contrariata e un’alzata di sopracciglia eloquente.

Andy rise e si trattenne dal prendere il suo viso tra le mani e baciarlo. Quando faceva quelle espressioni buffe, lo faceva impazzire.

Con una rapida virata, il traghetto arrivò nel colorato e semideserto porticciolo dell’isola, sovrastato dalla chiesa in mattoncini dalla cupola rossa, che Mika riconobbe con piacere.

I due ragazzi recuperarono la motocicletta di Andy dal parcheggio del porto e guidarono fino a casa sua.

Mika entrò dalla porta di casa e dopo aver appoggiato il borsone con le sue cose sul tavolino bianco del salotto, si lanciò sul divano producendosi in un “Casaaaa” che fece ridere Andy e lo fece sentire decisamente nel suo elemento.

Passarono il pomeriggio insieme e la sera Mika insistette per uscire a cena così che una volta rientrati non dovessero sistemare la cucina e potessero dedicarsi l’uno all’altro.

Il mattino successivo, Andy uscì presto di casa. Aveva delle riprese da fare nella capitale prima e nell’isola accanto a Egina nel pomeriggio.

Mika invece si svegliò con tutta calma. Mise piede fuori dal letto, si mise una t-shirt scura trovata in camera, quasi sicuramente non sua, e ancora in boxer si avviò sbadigliando verso il salotto. Lì si diresse verso la porta finestra e spalancandola uscì in terrazza, appoggiandosi alla ringhiera in ferro battuto a rimirare l’orizzonte.

Quanto gli piaceva quel posto. Mettere piede così conciato fuori da casa sua a Londra era decisamente fuori luogo.

Era inconcepibile per un londinese farsi vedere in mutande da mezzo quartiere, così come lo era in centro a Milano dove aveva il suo secondo appartamento, e lo era a Parigi, dove spesso alloggiava per lavoro.

A Miami pochi giorni prima ci aveva provato, ma l’idea di avere gli occhi dei suoi cognati, delle sue cugine e delle sue zie su di sé in quel modo lo aveva fatto desistere ben presto.

Dov’era in quel momento invece, non c’era anima viva. L’isoletta, soprattutto nella zona opposta a quella, si popolava di turisti in estate, ma in inverno nemmeno i proprietari delle case che circondavano quelle del suo compagno, risiedevano lì.

Vi era solo qualche gentile signore su di età che si prendeva cura degli asini e dei cavalli che popolavano la zona montuosa dell’isola, ma le loro casupole candide e minute, si trovavano sull’altro lato della terrazza e da lì non lo potevano vedere. 

Rabbrividì appena per il freddo, dopotutto era gennaio. Entrò velocemente a recuperare una coperta a quadrettoni neri e bianchi, se la mise sulle spalle, e poi dal tavolo prese il cellulare e una fetta di torta che Andy aveva lasciato per la colazione, uscendo poi di nuovo.

Scattò una foto al panorama e poi si fece un selfie ritraendo sé stesso con la torta in mano e il mare alle spalle, riprendendo poi a mangiare la sua delizia ai pinoli.

Andy aveva finito le sue riprese a Atene e si trovava con un collaboratore e amico di vecchia data all’imbarco dei traghetti che li avrebbero portati sull’isola dove avrebbero finito il lavoro di quel giorno.

Aprì la schermata del cellulare e vide la chat di Mika segnare alcuni messaggi.

“Questo B&B è ottimo! Meravigliosa vista sul mare e cibo squisito. Dovresti provarlo! XX”

In allegato vi era una sua fotografia che lo ritraeva sulla sua terrazza con la sua coperta sulle spalle e una fetta di torta tra i denti, incorniciata da un sorriso giocoso e i capelli disordinati scompigliati dal venticello.

Andy rise e l’amico si voltò sporgendosi per vedere ciò che gli aveva provocato quel momento di gioia, mostrandogli il cellulare.

“Ti sei portato la popstar sull’isola?” scherzò il ragazzo, riconoscendo la vista dalla casa dell’amico e il suo compagno di una vita, che aveva incontrato più volte.

“Eh sì. Per una volta che può seguirmi, lo sfrutto!” disse Andy con un sorriso, rispondendo alla battuta dell’amico.

“Conosco il proprietario, una persona davvero a modo. Mi stupisco affitti a individui strambi come quello che vedo nella foto!” rispose con un primo messaggio a Mika, allegando una faccina perplessa e una con una linguaccia.

Aggiungendone un secondo. “Ben svegliato comunque, Καλημέρα” arricchito con un bacio virtuale.

Mika intanto aveva finito la colazione e dopo aver riordinato tutto, recuperò dal borsone il suo McBook e si mise al tavolo del salotto. Benché stesse trascorrendo il tempo in un posto paradisiaco, il libro da scrivere era comunque lavoro impellente da portare avanti.

La giornata lavorativa trascorse in un baleno per entrambi. Andy tornò a Egina che erano le 6 di pomeriggio, stanco dalla lunga giornata ma felice di aver concluso le riprese come aveva previsto per quella settimana.

Salì le scale in pietra come aveva fatto centinaia di altre volte e salutò l’anziano signore suo vicino di casa, vecchio amico di suo padre.

Quando spalancò la porta del suo appartamento sul mare, non poté trattenersi dal sentirsi a casa più di quanto non avesse mai fatto nell’ultimo periodo.

L’aria che lo circondava, solitamente contraddistinta da un profumo lieve di salsedine e cannella, in quel momento profumava di lui. Quell’intreccio insolito di fragranze vellutate e agrodolci era in tutto e per tutto emozione e percezione di casa. Era il profumo della sua famiglia, quella con cui era cresciuto tra quelle mura, e quella presente che aveva costruito e si era portato con sé.

Sorrise di felicità e lasciata la tracolla con la videocamera all’ingresso si avviò verso il salotto.

Mika era seduto al tavolino con il pc acceso di fronte a sé ma non stava scrivendo. I suoi occhi erano persi al di fuori della porta finestra aperta e scrutavano le nuvole candide e lievemente grigiastre da dove il sole era sparito poco prima.

Il rumore lontano del mare faceva da sottofondo a quel quadretto insolitamente incantevole, sovrastato appena da una melodia lievemente accennata che Mika stava mormorando quasi inconsciamente, mordicchiando una matita.

Andy chiuse gli occhi cercando di imprimere nella sua memoria ogni minuzioso particolare di quell’istante, anche ciò che al momento percepiva come qualcosa di insignificante.

Era perfetto e sublime così com’era.   

Perfino l’incoscienza del suo compagno, la cui mente vagava libera e indisturbata in quella realtà intrecciata al suo mondo intriso di idee e guizzi creativi, era affascinante.

Per un momento gli sembrò di essere perfino penetrato in quel suo universo tanto lontano quanto inarrivabile da chiunque non fosse Mika stesso.

Cercò di immaginare ciò che potesse esserci nella sua testa, cercò di interpretare ciò che i suoi occhi vedevano secondo la sua percezione e la sua geniale vena creativa, nascosta sotto gli scompigliati ricci scuri.

Lo sentì sospirare e poi puntare gli occhi sullo schermo del computer per leggere ciò che fino a quel momento aveva scritto e tornare al punto che ormai aveva dimenticato.

Nel farlo, Mika osservò il riflesso che lo schermo luminoso rimandava e spontaneamente sorrise alla vista di quel profilo appena accennato che compariva in sovraimpressione sul foglio bianco elettronico punteggiato di lettere.

Si voltò per incontrare la figura che alle sue spalle lo osservava in devoto silenzio e quando Andy vide i suoi occhi su di sé, azzerò la distanza tra loro due, raggiungendolo accanto alla sedia su cui era seduto e prendendogli il viso tra le mani.

ncatenarono le loro iridi complementari per un lungo attimo e poi Andy si avvicinò e gli lasciò il bacio che per quel lungo istante passato a contemplarlo si era trattenuto dal dargli.

“Come è andata la giornata?” gli chiese il ricciolino lasciandogli una carezza tra i capelli biondo cenere.

“Molto bene. Niente paragonabile agli ultimi 10 minuti però!” gli confidò con un sorriso innamorato ricevendo uno sguardo perplesso dal suo ragazzo.

“Che hai fatto negli ultimi 10 minuti?” gli chiese allora curioso, alzando una sopracciglia.

Il greco si morse un labbro “Li ho passati ad osservare te” disse colpevole, passandogli l’indice sul naso teneramente.

Mika arrossì. “Ma non hai niente di meglio da fare?!” rise tornando a guardare il computer pur di non farsi vedere in imbarazzo.

“Non mi capita tutti i giorni di avere ospiti nel mio B&B, e soprattutto non mi capita di avere artisti rinomati che creano opere nel mio salotto” lo prese in giro ricordandogli la battuta fatta per messaggio quella mattina.

Il libanese allora rise. “Si guarda… uno scrittore che nemmeno sa scrivere senza fare 10 errori in una frase! Selezionali meglio gli artisti da ospitare va…” stette al gioco facendolo ridere a sua volta.

“Senti ma… Il B&B fa anche da ristorante oppure…?” chiese poi sentendo la pancia brontolare.

Andy osservò l’orario. Era decisamente ora di cena.

“Con un cospicuo sovrapprezzo ma…direi che si può fare…” disse con fare altezzoso e professionale, avviandosi verso la cucina.

Mika rise di gusto, chiudendo il computer una volta per tutte, per quel giorno e seguendolo in cucina.

“Soutzoukákia li gradisce il mio ospite?” chiese Andy estraendo dal frigorifero delle palline di carne e della salsa di pomodoro con cui condirle e alzando la voce così che Mika, che stava arrivando in quel momento, capisse.

“IO AMO le polpette al sugo!” esclamò il ragazzo saltellando verso la cucina, entusiasta e sbucando da dietro di lui, rubando un pezzetto di carne ancora cruda.
Andy gliele rubò e le tolse dalla sua portata, accendendo il fuoco sotto la pentola.

“Vedi che il greco lo capisci quando vuoi…” gli fece notare il cameraman, fiero.

“Quasi non so dire buongiorno e buonanotte, ma il menù lo capisco TUTTO!” riconobbe Mika, che conosceva ogni singolo piatto della cucina mediterranea che il suo ragazzo gli aveva fatto assaggiare.

“Peggio di Mel e Amira quando si parla di cibo! Se avessi la coda, scommetto staresti scodinzolando a più non posso…” lo sbeffeggiò il greco pensando al comportamento tipico delle loro golden al richiamo “Si mangia!”

Mika per vendicarsi della battuta gli lanciò un tovagliolo di carta appallottolato, mentre dal cassetto della cucina estraeva la tovaglia per apparecchiare.

Andy vide arrivare la pallina di carta accanto al fuoco e incendiarsi in un secondo. Al volo la afferrò e la fece finire nel lavandino dove si spense all’istante.

Mika vide la scena e notando il piccolo ghirigoro di fumo fuoriuscire dal lavello mise un faccino innocente pronunciando un “ooops” appena percettibile.

“Un giorno che sei qui e quasi mi incendi la cucina. In una settimana saresti capace di mandarmi a fuoco l’isola tu!” disse Andy girando le polpette in padella e lanciando un’occhiata a Mika che sistemava intanto i bicchieri sulla tavola.

“Touché” ammise Mika arrendevolmente, dandogli ragione e facendolo ridere.
Andy aggiunse il pomodoro in padella e lasciò bollire un attimo.

La cucina ora profumava come quando era bambino e sua madre cucinava quel piatto, che il marito le aveva insegnato anni prima.

Il tavolo non era apparecchiato per 4 persone, bensì per 2. A capotavola, il posto di suo padre era vuoto e lui l’avrebbe occupato di lì a pochi istanti, nel posto adiacente al suo stava invece già seduto Mika, che lo osservava con occhi lucenti e sguardo raggiante.

La sua vita era cambiata, non era più un ragazzino ormai, ma quella sensazione di calore e di famiglia era la fiamma che aveva sempre alimentato il suo cuore e quella casa profumava ancora di famiglia, solo con un profumo leggermente diverso.

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Buonpomeriggio!
Come spesso accade, Household la lascio al sue destino per un po' di tempo e poi quando torno, lo faccio con più capitoli.
Allora. Questa storiella è nata dalle ultime foto postate da Mika ​https://www.instagram.com/p/BBE92hPziPl/?taken-by=mikainstagram
https://www.instagram.com/p/BBE93inziPn/?taken-by=mikainstagram
https://www.instagram.com/p/BBHyHqxTiKV/?taken-by=mikainstagram
Qui vedete quella che io ho immaginato potesse essere casa del biondino. Non se ne ha la certezza e nemmeno si sa dove questo posto sia davvero (per fortuna).
Ho ipotizzato fosse l'isola Egina perchè si sa che il padre di Andy abitasse lì, quindi da lì lo spunto, ma non so quanto sia vero e non mi interessa saperlo.
In questa storia ho messo il punto di vista di Andy per un bel momento. Mi piace immaginare cosa passi anche per la sua di testa, oltre che a quella di Mika. E' più misterioso ed è intrigante fantasticarvi.
Ringrazio come sempre sia i miei fedeli recensori che i miei lettori silenziosi che so mi state leggendo, spero di conoscere i vostri nomi e i vostri pareri prima o poi ;)
A presto, si spera, Vv
 

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Capitolo 30
*** Love is a drug like chocolate like cigarettes ***


- Ginevra, giugno 2016 –


“Con tutti questi negozietti mi è venuta una voglia assurda di cioccolato!” Andy commentò l’ennesima vetrina stracolma di leccornie di tutti i tipi rigorosamente a base di quella miscela di cacao che tanto lo faceva impazzire, passeggiando per una viottola laterale della graziosa città svizzera.

Mika emise un risolino divertito di chi un’uscita simile se la aspetta, continuando ad avanzare al suo fianco e dando a sua volta un occhio ai numerosi negozi di pasticceria che esponevano ogni tipo di cioccolato possibile.

Ce n’erano una quantità infinita di varietà, dai gusti più dolci a quelli più amari, passando per quelli speziati e quelli arricchiti con frutta secca e ripieni di qualunque tipo di crema.

Andy non era una persona particolarmente golosa, non si strafogava di cibo come a volte a Mika piaceva fare, soprattutto con certi pranzetti libanesi preparati dalla sua famiglia, ma quando si trattava di cioccolata perdeva completamente la testa, e Mika lo sapeva.

“Quando mai tu non ne hai una voglia assurda…” commentò infatti fermandosi per un attimo davanti ad una scultura a forma di aquila esposta in bella mostra in quella che sembrava una pasticceria da 10€ al grammo come minimo.

“Mika guaarda!” disse il biondo in estasi avvicinandosi per scrutare meglio quella meraviglia arricchita con i più fini dettagli, in puro cioccolato fondente con striature più chiare sulle ali e sulle piume del corpo.

Il riccio gli si portò accanto meravigliato a sua volta da cotanta arte, voltandosi però anche a dare un occhio allo sguardo rapito del compagno che non pareva vedere altro che quella maestosa opera, grande almeno mezzo metro per uno.   

Non trattenne una risata divertita alla vista di quell’espressione tanto fanciullesca dipinta sui lineamenti fini del greco, che sentendolo sghignazzare si voltò verso di lui, incrociando gli occhi nocciola sorridenti.

“Ci manca solo un “mamma vojo” e poi sei uguale a mio nipote” lo prese in giro imitando la vocina del piccolo di casa Penniman, ricevendo un’occhiataccia offesa in risposta, che gli provocò un’ulteriore momento di ilarità.

Andy lo ignorò bellamente tornando a voltarsi verso la stradicciola che stavano percorrendo, lasciando Mika a ridere da solo, infilandosi le mani in tasca e proseguendo come se nulla fosse, fingendo indifferenza.

Il ragazzo sbollì l’euforia della presa in giro e poi avanzando più velocemente si riportò al suo fianco dandogli lievi gomitate ad un fianco, cercando di attirare la sua attenzione, facendo lo stupido per farsi perdonare la piccola presa in giro di poco prima.

Andy a quel punto, sempre fingendo di camminare da solo, estrasse dalla tasca dei pantaloni la busta con il tabacco aromatizzato al caramello e ne prese una sigaretta preparata quella mattina richiudendo poi la confezione e riportandola nella tasca posteriore dei suoi jeans.

Non fece in tempo a portarsi il piccolo cilindro alle labbra che Mika glielo sfilò dalle mani infilandolo dritto in tasca.

Andy sbuffò a quella presa di posizione del compagno. Quei piccoli gesti, insignificanti per il resto del mondo, avevano nel loro personale linguaggio di coppia una valenza tutta particolare.

“Eh va beeeene scuuusa.” si arrese infatti Mika cedendo al suo intento di sentire quella parola uscire dalle sue labbra, facendo spuntare immediatamente un ghigno furbo sul volto del greco.

Mika odiava vederlo fumare, il biondino lo sapeva benissimo e fin dagli inizi della loro storia vi era stato tra i due un tacito accordo che prevedeva che Andy trattenesse il suo piccolo vizietto di fronte a lui.

Andy rispettava quel suo desiderio ma quando Mika decideva di fare lo stronzetto con lui, non ci pensava due volte a infrangere quella convezione come ripicca nei suoi confronti.

Il ragazzo infatti ottenuto ciò che voleva tornò a dialogare come nulla fosse successo, imboccando nel mentre la via principale più affollata di turisti intenti a godersi la bella giornata svizzera.

“Voglio fare una bella scorta di cioccolata da portare a Londra e pensavo che.. ” gli comunicò il ragazzo che ad ogni passo sentiva la sua fame crescere sempre di più, al pensiero di quel ben di Dio.

Mentre il greco parlava e già si figurava il sedile posteriore della sua Range Rover riempito di oro marrone, Mika si fermò davanti ad una piccola locandina appesa al muro, ignorandolo e leggendo quanto scritto.

“Ma mi stai ascolt…” intervenne quindi il biondo, ricevendo una mano sventolante davanti al viso, quasi Mika fosse stato intento a scacciare una mosca fastidiosa e seguendo quindi il dito del cantante puntato al foglio colorato.

Andy che, seppur rudimentalmente, il francese lo capiva sgranò gli occhi eccitato all’idea di ciò che stava leggendo.

“Che ne dici, andiamo?” chiese Mika retoricamente, come se già non conoscesse la risposta a quella domanda ricevendo un cenno di assenso col capo e due pollici all’insù.

Seguirono le indicazioni delle strade e 20 minuti dopo erano all’interno della fabbrica di cioccolato, con un buffò cappellino bianco in testa e un ancor più buffo grembiule a salopette ad adornarli.

“Girati!” chiese Andy avanzando dietro Mika che a sua volta seguiva la guida ed il maître chocolatier intenti a portarli nel retro della fabbrica, nel laboratorio dove tutte le creazioni esposte in vetrina prendevano vita.

Il riccio si voltò a quella richiesta e il greco velocemente scattò un paio di fotografie a tradimento, prima di ricevere una linguaccia e immortalare pure quella con una risatina divertita.

Soddisfatto rimise il cellulare in tasca ed entrò insieme agli altri tre nel laboratorio annusando il profumo dolce che aleggiava nell’aria che già gli faceva salire le endorfine a duemila.

I loro occhi iniziarono a saettare da una parte all’altra della grande stanza in fondo alla quale un enorme macchinario produceva una cascata di cioccolato direttamente dai baccelli di cacao.

In quel preciso istante Andy si sentiva tanto le sue cagnolone davanti ad una bella bistecca cruda sul tavolo della cucina e non vedeva l’ora di poter mettere mano a quella meraviglia e comporre forme di cioccolato a volontà per potersi strafogare da lì ai prossimi mesi.

Il maître mostrò loro il processo di lavorazione che Mika filmò con il cellulare come un bambino in gita scolastica, ricevendo ghigni divertiti dal greco che oltre a commentare sarcasticamente le sue doti di regista, cercava di sfuggire alle riprese a lui rivolte, certo che in quella mise, sarebbe stato preso in giro da tutta la band del compagno una volta rese pubbliche le immagini.

Quando in seguito arrivarono al tavolo di lavorazione dove il cioccolato fuso prendeva finalmente forma, i due ragazzi si divisero, recuperando ognuno gli stampini preferiti tra quelli disponibili, mettendosi quindi all’opera.

Davanti a loro vi era ogni tipo di prelibatezza con cui decorare e riempire le forme di cioccolato a loro piacimento. Potevano inventarsi cioccolatini di tutti i tipi, unendo come meglio credevano i vari ingredienti e persino creare delle forme e delle piccole sculture loro stessi.

Andy si mise al lavoro prendendo il cioccolato fondente, unendolo con quello al latte, farcendo con nocciole, mandorle, scorza d’arancia, uvetta, peperoncino, scaglie di cocco, creando per ogni formina cubica una prelibatezza sempre diversa.

Ci mise una frazione di secondo a prenderci gusto e nel giro di un quarto d’ora aveva già davanti a sé due stampini da 20 cioccolatini l’uno pronti per essere messi a raffreddare.

Mika dal canto suo se ne stava più tranquillo dedicandosi non alle forme già prestampate ma ai quadrati di cioccolata già preparati su cui si stava divertendo a sistemare nocciole, scorze di arancia, granella di mandorle e altre leccornie, creando simpatici quadretti dalle fantasie più strane e disparate.

Ogni tanto estraeva dalla tasca il cellulare e si divertiva a filmare quelle divertenti scenette di un Andy in versione pasticcere intento a dosare perfettamente la quantità voluta di cioccolato bianco sopra a quello scuro messo in precedenza o a sistemare le scaglie di cocco in una forma geometrica perfetta.

Il maître chocolatier e la guida si spostarono per un attimo, mostrando ad un gruppetto di ragazzi appena arrivati, ciò che poco prima era stato mostrato loro e lasciando i due soli al tavolo a portare a termine le loro creazioni.    

“Com’è che non stai ancora divorando cioccolatini a manciate?” chiese il riccio ad un certo punto sempre con il cellulare in mano, rivolto prima verso le loro sculture, poi verso di lui.

“Mi sto trattenendo per dopo” rispose Andy concentrato a ritagliare una forma di cioccolato fondente con un coltellino da applicare al quadretto prestampato che aveva davanti.

Mika ridacchiò osservando l’espressione assorta con la lingua che lambiva il labbro superiore e gli occhi azzurri fissi sulla forma che a poco a poco si stava delineando tra le sue dita.

“Potrei assumerti come pasticcere personale... Saresti un buon complemento d’arredo per la cucina. Così vestito poi…” commentò il moretto continuando a filmare divertito mentre con un sorriso tenero scrutava il cuore quasi ultimato e la mano sinistra del ragazzo che definiva gli ultimi contorni.

Il biondo applicò la forma appena ottenuta incollandola con una goccia di cioccolato fondente al quadratino al di sotto, decorandola poi con una pioggia di granella di nocciole e scorzette di limone a fianco messe a mo’ di raggiera.

“Ma che cariiino” commentò Mika con voce da bambino entusiasta riprendendo quel piccolo quadretto decorato. “E’ per me?” chiese quindi con fare imploratore sperando il cuoricino intagliato con tanta cura fosse destinato a lui.    

Andy diede un ultimo sguardo alla sua composizione e poi alzò gli occhi su di lui abbassando il cellulare e spegnendo la registrazione.

“Cosa mi dai in cambio?” chiese quindi in un sussurro, adocchiando il suo ragazzo con sguardo furbo e malizioso. Mika si morse un labbro ricambiando l’occhiata di intesa, poi si voltò e prese tra le mani una delle sue creazioni, porgendogliela.

Andy la guardò con fare perplesso e poi asserì con tutta la schiettezza di cui era capace: “Si vede che quella con doti artistiche visuali della famiglia è tua sorella eh…” osservando con poca convinzione quella specie di faccina simile alle tofu dolls che gli aveva visto più volte scarabocchiare, con occhi bocca e naso formati da nocciole intere e delle scorze come sopracciglia.

La vendetta del più grande a quelle parole fu interrotta dal maître pasticcere che tornò al loro tavolo, continuando a mostrargli la lavorazione di alcune stupende sculture che i due avevano visto esposte in vetrina all’entrata del negozietto.

Il signore estrasse dallo stampo a forma di chiave il cioccolato finalmente indurito e versata una leggera polverina dorata sul tavolo vi intinse il pennello iniziando quindi a decorare la forma con dettagli dorati che contribuirono a rendere quella piccola meraviglia ancor più realistica di quanto già non fosse.

Dopo un’altra mezz’oretta passata a imparare e sperimentare quella intrigante arte, i due uscirono soddisfatti dal negozio con diverse confezioni di cioccolatini da loro creati e diverse tavolette che Andy aveva acquistato come scorta personale, come promesso.

Avendo gironzolato per la città da inizio pomeriggio inoltrato, decisero di tornare in hotel per prepararsi per la sera e approfittarne per assaggiare alcune di quelle gustose pepite appena uscite da uno dei più rinomati laboratori della città.

Mika appoggiò le borse sul tavolino rotondo in fondo alla camera e si recò in bagno per una veloce doccia di cui sentiva il bisogno dopo quella giornata.

Quanto tornò in camera vestito solo con un paio di boxer, l’asciugamano ancora sulle spalle e i capelli umidi trovò Andy seduto in centro al grande letto matrimoniale con la scatola dei cubetti di cioccolato fatti da loro aperta e lui che se ne gustava uno con espressione estasiata in viso.

“Buoni?” chiese retorico avvicinandosi a grandi passi per agguantarne un paio.
Andy però fu più veloce e gli sfilò la scatola da sotto mano allontanandola e piazzandola sul lato più lontano del letto.

“Eeehi! Voglio assaggiare anche io!” si lamentò il ragazzo allungandosi sul letto per afferrare ciò che gli era appena stato rubato, non curandosi di passare sopra a Andy.

Il biondo se lo ritrovò praticamente sopra e in un attimo si alzò scaraventandolo sul letto impedendogli di raggiungere il suo tesoro e di rubare quelle preziose leccornie.

“Ma anche io voglio…” si lagnò Mika cercando di scollarsi il suo compagno di dosso ma venendo interrotto nel suo intento da Andy che approfittando di quella posizione gli si appicciò praticamente addosso baciandolo con passione e mettendo così fine alla sua battaglia.

Quando le loro labbra si sperarono, il riccio non mancò di constatare: “Buono questo! Gianduia giusto?” chiese con un sorriso mentre Andy riprese il bacio, dandogli la risposta alla sua domanda.

“Ne voglio un altro!” chiese Mika quando il biondo si fu alzato da sopra di lui e gli ebbe permesso di rimettersi seduto.

Andy riprese tra le mani la scatola di poco prima e frugò attentamente tra i quadratini di varie tonalità finché non trovò quello che stava cercando.

Mika cercò di rubarglielo dalle mani ma il più piccolo scosse la testa con fare di diniego ed espressione giocosa.

“Fai aaaa” comandò il greco ridacchiando alla faccia perplessa del suo ragazzo a quella richiesta.

Il riccio cercò di rubarglielo una seconda volta ma poi troppo affamato e curioso desistette, spalancando la bocca e attendendo che Andy gli lasciasse finalmente il suo cioccolatino.

Chiuse la bocca assaporando quella delizia che iniziava con un gusto amarognolo, per arrivare poi ad uno più dolce per terminare poi con un cuore al…

La faccia di Mika cambiò espressione repentinamente, divenendo rossa e incredula. “Peperoncino!!” blaterò sventolandosi una mano davanti alla bocca e ingoiando velocemente mentre la sua lingua andava piano piano a fuoco e Andy rideva come un forsennato raggomitolato sul materasso.

“Dopo 9 anni ancora non mi conosci!!” sghignazzò ridendo a crepapelle con le lacrime agli occhi mentre Mika ancora cercava di prendere aria e di non pensare alla bocca e alla gola momentaneamente in fiamme.

“Ti odio!” ringhiò Mika assestandogli uno spintone, fuggendo in bagno a prendere una sorsata d’acqua.

Andy smise per un attimo di ridere e con fare giocoso gli rispose “Io ti amo invece” asciugandosi quindi gli occhi e prendendo un altro cioccolatino dalla scatola.

“E meno male…” concluse il moretto tornando verso il letto dopo una bella bevuta di acqua fresca, con un sorriso in volto nonostante tutto innamorato. La sua mente invece era già occupata: pensando a un buon modo per fargliela pagare. 


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Sono tornataaaaaa. E con il 30esimo capitolo! Fiesstaaaaa
Beh dai non potevo farmela sfuggire!
https://www.instagram.com/p/BGJ-vIGTiAb/
Fuggo che sono già in ritardo. Voglio vedervi comparire a recensire mi raccomando che sono curiosa!!! A presto si spera! Vv

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Capitolo 31
*** 2.55 ***


Londra, settembre 2006

 
 
“Una bionda media anche per me, grazie” ordinò Robert, prendendo posto al bancone del The Blackfriar, nella concitazione del venerdì notte londinese, tra musica assordante e vociare sovrapposti.
 
Mika, appoggiato distrattamente al ripiano in legno con la sua bionda che gli solleticava le punte dei polpastrelli, esaminava la folla sparsa tra la penombra dei tavoli e la minuscola pista, colorata dai faretti stroboscopici.
 
Assottigliò gli occhi e si alzò appena sulle punte, notando un vuoto tra le numerose teste. “C’è un tavolo libero là” fece notare all’amico, che sorseggiando la schiuma bianca stava scrutando una figura longilinea in mezzo alla pista.
 
“Rob!” lo chiamò di nuovo, risvegliandolo con una sonora gomitata e attirando finalmente la sua attenzione.
 
L’amico si voltò con fare scocciato. “Oh! Che vuoi??” domandò voltandosi con uno sguardo decisamente truce. “C’è un tavolo vuoto là” tornò ad indicare Mika, voltando il capo verso il buco nero oltre la pista, in un silenzioso invito a spostarsi dalla loro posizione centrale, al luogo meno in vista del locale.
 
“Senti Penniman! Non sei appena tornato single tu??” chiese con un mezzo ghigno, a cui seguì un cenno appena percettibile del più giovane “Ecco, e allora ti slacci la camicia e te ne stai qui in vetrina, o ancor meglio, in pista!” lo spronò aprendogli senza troppe cerimonie due bottoncini della camicia che indossava, lanciandogli un’occhiata eloquente.
 
Mika sbuffò, per nulla dell’umore di mettersi in mostra o addirittura addentrarsi in una serata di caccia. Quello stronzo di Harry solo la settimana precedente l’aveva sbattuto fuori casa alle 5 del mattino, chiudendo la loro faziosa relazione nel modo più traumatico e meschino, dopo una sonora sbronza che aveva disconnesso gli unici due neuroni che l’affascinante londinese avesse funzionanti.
 
Benché tutti i suoi amici avessero festeggiato la fine della loro relazione a senso unico, Mika non si era ancora rialzato emotivamente. I film mentali che si era fatto in quei pochi mesi di frequentazione, bastavano almeno per un intero anno. In poche parole, non era interessato. Era uscito solo perché l’idea di passare il fine settimana fuori era più allettante che trascorrerlo con le sue sorelle.
 
“E poi sono d’accordo con gli altri che ci vediamo qui” aggiunse l’amico prendendo un generoso sorso di birra.
 
Loro sarebbero?” indagò, dondolando la gamba forse per scacciare lo stress, più verosimilmente per distrarsi dalla domanda stupida che aveva appena posto.
 
“I soliti! Mark, James, Erik, Chris” rispose Robert alzando una mano per attirare l’attenzione del gruppetto che era appena entrato “eccoli”.
 
“Weeee guarda guarda! Mika è risorto, alleluia alleluia” lo sfottò piovve su Mika nell’istante esatto in cui gli amici misero gli occhi su di lui, latitante dalle loro serate ormai da qualche settimana, trascinato da Harry nelle serate allucinogene della sua compagnia.
 
James lo salutò con una pacca sulla spalla “Tranquilli che questo tra un po’ parte per i suoi tour e non lo vediamo più lo stesso” ricordò a tutti tra il fiero e lo sconsolato.
 
“Sentite, qui non ci stiamo tutti, c’è un tavolo là in fondo, ci sposiamo?” considerò Mark, indicando con la mano oltre la pista.
 
Mika sorrise di sottecchi e annuì insieme a tutto il resto della combriccola, ridacchiando alla smorfia contrariata di Robert che si lamentò sonoramente “Siete dei nerd, cazzo!” prima di afferrare il suo bicchiere, scolarsi gli ultimi sorsi di birra e abbandonarlo sul bancone.
 
Presero posto attorno al piccolo tavolo, rubando due sedie ad altri tavoli e stringendosi per far posto a tutti.
 
“Ah beh, qui in effetti siamo più larghi!” commentò Erik spostandosi il più possibile contro il muro per far spazio alle sedie degli amici.
 
Robert sogghignò “Ecco… appunto. C’è da dire che almeno Mika è contento: siamo finalmente nel suo buco nero invisibile” lo sfotté con un’affettuosa gomitata a cui il riccio rispose con una pacca sulla nuca.
 
La cameriera mingherlina si fece strada non senza una certa fatica e raggiunse il loro tavolo, blocco e penna in mano e sorriso sulle labbra.
 
I ragazzi, accortisi del sentiero ristretto che avevano lasciato alla povera ragazza, si spostarono facendole spazio.
 
“Scusa” chiese Mika, accortosi di aver urtato con la sedia uno dei ragazzi del tavolo accanto, che in quella posizione era finito a trovarsi praticamente a fianco.
 
Il giovane alzò la mano, in un tacito “Non fa niente” e lasciò cadere la questione, mentre Mika indugiò brevemente sui suoi vicini, trovandosi a squadrarli uno per uno e appurando che, come aveva detto Robert, si erano ritrovati in un covo di nerd.
 
Nonostante il suo rifiuto spudorato della categoria, incuriosito da ciò che potessero avere da dirsi dei ragazzi come loro, spostò l’attenzione sulla conversazione a fianco, lasciando perdere per un breve istante i suoi compagni di serate.
 
Chiacchieravano di gite al lago, delle passate vacanze, chi al mare e chi in montagna, di nuovi modelli di pc usciti e di macchine fotografiche con relative lenti: tecnologia a parte, niente di troppo astruso o fuori dagli schemi, come si era invece aspettato.
 
Un paio di loro gli risultavano inspiegabilmente simpatici, mentre gli altri due li aveva catalogati come insignificanti, se non addirittura fastidiosi.
 
“Quando torni negli Stati Uniti, Mika? Ho una cosa da commissionarti”
 
Chris interruppe la sua catalogazione del gruppo di sconosciuti e lo fece tornare nello stesso universo spazio-temporale dei suoi amici.
 
“Hm?” chiese, avendo recepito solo il proprio nome.
 
Chris ripeté la domanda, a cui Mika si prese un attimo per pensare “Ehm… a gennaio sicuro, ma forse anche prima perché devo capire due cose per la promozione, cosa vuoi che ti porti?”
 
Nel frattempo al tavolo a fianco, uno dei due “insignificanti” rimasto solo con l’altro amico, mentre il resto della combriccola era in pista, iniziò a dilettarsi nello stesso passatempo che aveva occupato Mika fino ad un attimo prima.
 
Stavano parlando di promozione e la questione era di suo interesse, dal momento che stava iniziando un suo personale percorso lavorativo in cui un po’ di pubblicità era elemento fondamentale.
 
Con suo sommo dispiacere però, la questione cadde com’era iniziata, dal momento che i vicini di tavolo avevano iniziato a parlare di un nuovo modello di scarpe uscito solo negli States.
 
Tra birre, whiskey, qualche tequila, e musica sui generis, l’atmosfera iniziò a scaldarsi e tutti i ragazzi dei tavoli si ritrovarono fuori dal loro mondo oscuro, tra le luci della pista, che come in ogni rispettabile buona serata, iniziava ad essere satura.
 
Mika si lasciò andare al potere della musica, capace di stordirlo e di trasformarlo da chiuso ventenne sulle sue, a sbrigliato ballerino.
 
Ballava da solo, perso nei giochi di luce ovattati dietro le palpebre serrate, in un turbinio di odori e suoni ubriachi, incosciente e inconsapevole del mondo attorno.
 
Era sensuale e suadente nelle sue movenze disarmoniche, senza nessun desiderio di provocazione, che invece sprigionava a sua insaputa.
 
SI lasciò trascinare da una manciata di canzoni, poi riprese il controllo e si diresse a lunghe falcate verso il bancone.
 
“Una media… rossa” ordinò, cambiando il colore della birra rispetto a inizio serata.
 
“Una anche per me” udì dietro di lui, voltandosi e ritrovandosi il biondo del tavolo dei nerd che con nonchalance aveva appena occupato il vuoto accanto a lui, a ridosso del bancone.
 
“Balli bene, sai?”
 
Mika lo squadrò con piglio lievemente serio, sorpreso da quella irriverenza che in quel momento gli risultava un filo troppo ingombrante.
 
“Non direi, ma grazie” rispose, consapevole della sua scoordinatezza, cercando però di risultare almeno un minimo gentile; alla fine gli stava solo facendo un innocente complimento che in una normale serata avrebbe anche accettato di buon grado.
 
“Fidati, non hai visto ballare me!” continuò il biondo ridacchiando, ringraziando poi il barista e passando una delle due birre a Mika.
 
“Grazie… Allora siamo in due a ballare di merda!” appurò sorseggiando il più lentamente possibile la sua birra, insicuro se continuare o lasciar cadere la conversazione.
 
Andy rise genuinamente “Perfetto. Abbiamo qualcosa in comune!” proseguì osservandolo.
 
Mika sospirò e si trattenne dal portare gli occhi al cielo, quelle tecniche di abbordamento, in serate no come quella, gli davano decisamente sui nervi.
 
“Piacere, Andy”
 
Il biondo allungò la mano verso di lui, con un sorriso sincero e gli occhi fissi su di lui, come a volerlo studiare con discrezione.
 
Mika per un attimo pensò di lasciare penzolare quella mano a mezz’aria, girare i tacchi dal bancone e fare rotta verso gli amici, verso la solitudine del suo tavolo, ma il sorriso genuino e il fare gentile del ragazzo gli imposero di ricambiare la cortesia.
 
“Piacere, Mika” strinse la mano, percependola calda, accogliente, sicura e ricambiando il suo sorriso più sinceramente di quando si sarebbe aspettato di fare.
 
“Siete al tavolo accanto al nostro” disse Andy, facendogli notare consciamente di essersi accorto di lui ben prima della pista.
 
“Si” ammise Mika, implicando di aver a sua volta notato la sua presenza, a fianco degli amici nel buco nero appartato che era il fondo del pub, sbilanciandosi di nuovo più di quanto era in realtà dell’umore per fare.
 
“Il tuo amico ha per caso una sorella che si chiama Amanda?” chiese indicando Chris che ballava scatenato in pista.
 
Mika si voltò in direzione del suo indice, certo la domanda fosse solo un altro modo casuale per continuare la conversazione. Facendo mente locale si rese conto che in effetti aveva ragione.  “Sì… in effetti sì. Ha… la mia età, no un anno in più, la conosci?” indagò curioso.
 
“Sì! Gira con mia sorella. Mi sembrava un volto familiare in effetti” disse muovendo la testa a tempo di musica. “Bella questa!” accentuò il movimento, coinvolgendo anche il piede, tenendo il ritmo.
 
Mika annuì, iniziando a muovere a sua volta la mano sul bancone.
 
“Dai! Andiamo in pista!”
 
Andy si scostò dal ripiano in legno e lo invitò con un sorriso continuando a muoversi in maniera veramente più scoordinata di lui, cosa che fece ridacchiare Mika.
 
“Balli davvero peggio di me! Non stavi scherzando” lo incalzò ridendo spontaneamente, dimenticandosi per un attimo le sue pare, il suo malumore e i suoi preconcetti.
 
“E non hai ancora visto niente!” insistette Andy, avanzando sempre a ritmo verso il centro della pista, prendendolo giocosamente per mano come fosse la sua damigella.
 
Avrebbe voluto ritrarsi dalla sua stretta? Forse.
 
Lo fece? Inspiegabilmente no.
 
La sua intenzione venne fugata delle risa e dalla spensieratezza di un gesto non pretenzioso, sincero e schietto che, pur non volendo ammetterlo, non gli stava dispiacendo come credeva.
 
Non ci mise che una manciata di secondi a farsi trasportare di nuovo dalla sua fedele compagna musica. Iniziò a danzare nel suo sensuale e caratteristico stile senza cercare la provocazione, senza voler sedurre.
 
Fu proprio la sua spensierata leggerezza ad ammaliare Andy, come mai prima gli era capitato.
 
Lo osservava con interesse mentre si muoveva ad occhi chiusi, perso nel suo mondo. Non stava ballando per lui, stava danzando per sé stesso, in una vertigine di emozioni non condivise. Ma non gli diede fastidio. Non gli aveva chiesto di ballare per lui, ma con lui, ed era esattamente ciò che stava facendo.
 
Di quel ragazzo enigmatico non sapeva nulla, se non il nome che aveva ogni ragione di credere essere solo un soprannome, ma gli sembrava di conoscerlo già da una vita. Intuiva, senza nessun criterio, che la musica dovesse essere per lui più di un mezzo con cui sfogare un po’ di alcol su una pista.
 
Non glielo chiese.
 
Non lo sapeva, ma era come se lo sapesse.
 
Ballò di fronte a lui, senza mai staccargli gli occhi di dosso, mentre lui, i suoi, li aveva ben serrati.
 
Una, due, tre canzoni… poi una quarta a lui non particolarmente gradita, e la magia si spezzò.
 
Senza proferir parola, Mika tornò a dirigersi verso il bancone dove aveva abbandonato la sua birra, lanciando uno sguardo alle sue spalle, per assicurarsi inconsciamente di averlo sui suoi passi.
 
Andy sorrise fingendo indifferenza per un gesto quasi certamente involontario, che però gli aveva soffiato in viso un leggero alito di speranza.
 
“Allora? Chi balla peggio?”
 
Fu Mika a lanciare la domanda quella volta e Andy non perse occasione per sorridere e stare al gioco.
 
“Io, decisamente io, anche perché non avrai tecnica, ma ti muovi davvero bene” si lasciò andare ad un commento sincero. Che aveva da perdere, dopotutto?
 
In risposta lui abbasso il capo, nascondendo un sorriso quasi compiaciuto tra le bollicine della sua rossa.
 
Lasciò cadere il discorso e fece vagare lo sguardo in cerca dei suoi amici, tutti ancora in pista, e degli amici del giovanotto, loro seduti al loro tavolo semi nascosto in fondo al pub.
 
Per un istante che parve infinito il silenzio della musica rimbombò tra di loro, Mika assorto in sé stesso, Andy assorto in entrambi.
 
“Hey!”
 
Chris sbucò dal marasma variopinto della pista e si appoggiò al bancone, cercando con lo sguardo il barista, assetato di Cuba Libre.
 
“Hey”. Mika si risvegliò dal suo stato di trance e sorrise all’amico. “Sete eh??” scherzò.
 
“Un sacco!” rispose per poi spostare lo sguardo sul compagno di serata dell’amico: “Tu sei? Hai una faccia familiare” chiese con naturalezza.
 
Andy allungò una mano verso di lui allo stesso modo di prima e si presentò, iniziando a conversare poi delle rispettive sorelle, che condividevano la comitiva.
 
Mika giocherellava con le dita, rincorrendo le gocce di condensa lungo il bicchiere ghiacciato, ascoltando la conversazione tra il suo vecchio e il suo nuovo amico, osservando quest’ultimo di sbieco.
 
Andy era socievole decisamente più di lui anche se a vederlo lo si sarebbe scambiato per un nerd, fisicamente non era male, ma di certo non si avvicinava minimamente a Harry, alla sua bellezza sfrontata e hollywoodiana, con quel ciuffo biondo da capogiro e lo sguardo più sensuale che avesse mai incrociato.
 
Chiuse gli occhi un secondo, imponendosi di cancellare quei lineamenti perfetti dalla testa. Con Harry aveva chiuso e se il suo masochismo non avesse prevalso, sarebbe riuscito a non cercarlo mai più.
 
Fece vagare l’attenzione qua e là e finì per fissare l’orologio appeso al muro. Doveva essere l’una, o forse erano le due?
 
Percepì dei passi farsi avanti e si voltò, trovandosi faccia a faccia con i compagni di tavolo del suo nuovo amico. “Andy, noi andiamo” lo avvisarono già pronti nelle rispettive ghiacce di pelle o jeans.
 
“Hm… io prendo quello dopo, resto ancora un po’” optò sul momento, deciso a non voler rinunciare ad altre quattro chiacchiere con i nuovi amici. Si scambiarono alcune informazioni per vedersi i giorni successivi e si salutarono con una pacca sulla spalla.
 
“Quindi abiti fuori Londra” Intervenne Mika, quando i tre ragazzi ebbero guadagnato l’uscita.
 
Andy annuì prendendo uno stuzzichino e infilandoci un’oliva “Sì, mezz’ora di treno. Loro vanno adesso perché quello dell’1 e 45 arriva in centro. Con quelli dopo abbiamo venti minuti a piedi”
 
“E tu hai tutta sta voglia di farti strada a piedi in piena notte?” chiese Chris che ormai si era accomodato con loro al bancone.
 
“Quando la compagnia è buona…” rispose con un mezzo sorriso sghembo, sistemandosi meglio sullo sgabello, facendo ciondolare una gamba di lato.
 
Mika finse indifferenza. Aveva il presentimento che la compagnia a cui si riferisse, fosse in realtà solo la sua, ma non indagò né si pose troppe domande. Se anche fosse, lui non era interessato a proseguire la serata oltre il pub, o in ogni caso non con lui. Certo era simpatico, ma Harry era un’altra storia.
 
Sbuffò sonoramente dandosi mentalmente del cretino per essere tornato di nuovo con il pensiero al suo stupidissimo ex.
 
“Stanco?” indagò Chris vedendolo passarsi una mano sul viso.
 
Mika scosse la testa “No, cioè sì. Lasciam perdere” disse sospirando e ordinando un'altra birra, stavolta piccola e fruttata.
 
La conversazione proseguì tra i tre ancora per un’oretta dopodiché Andy si alzò.
 
“Ora devo proprio andare però, l’ultimo treno è tra 40 minuti.” Asserì con fare dispiaciuto pagando anche l’ultima ordinazione di Chris e Mika.
 
“Vengo anche io, domani mattina ho ospiti a pranzo a casa dei miei, devo alzarmi ad un orario decente. Mika tu?” chiese l’amico iniziando a infilarsi una manica del suo cappotto leggero.
 
Mark aveva già abbandonato gli amici una mezz’ora prima, Erik era invece ancora in pista a scatenarsi, Mika poteva scegliere se restare in pista ancora un po’ o accompagnare i due compari di bevute. La stanchezza e la piacevole compagnia che si era creata durante la serata però, lo fece propendere per la seconda opzione.
 
“Se devi andare a Victoria puoi salire in taxi con me, poi da lì io vado a piedi, sono 5 minuti e non fa per nulla freddo” lo invitò Mika, dopotutto lui doveva andare nella sua stessa direzione, mentre Chris abitava tutt’altra parte.
 
“Oh volentieri!”
 
Andy prese la palla al balzo, raramente avrebbe rifiutato una corsa in taxi condivisa, se poi il compagno di viaggio era lui, non poteva che accettare e pure felicemente.
 
“Vi va se vi lascio il mio numero? Così se siamo in zona magari ci becchiamo” propose poi con tutta la nonchalance di cui era capace, estraendo il cellulare pronto a segnare eventualmente i loro.
 
 
Mika ci mise un secondo a elaborare e Chris rispose per entrambi iniziando a dettargli il suo numero.
 
Andy segnò doviziosamente e non perse l’occasione di domandarlo spudoratamente anche a Mika che già con il suo cellulare in mano iniziò a dettarglielo.
 
Si scambiarono sorrisi e saluti e poi le strade si divisero.
 
Il taxi arrivò nel giro di pochi minuti e i due presero posto in silenzio fino a destinazione dove scesero, pagarono e salutarono il taxista.
 
“A che ora ce l’hai?” chiese Mika scorrendo con gli occhi lungo le lettere arancioni sul tabellone dei treni.
 
“2.55 è quello.” Indicò il secondo orario in lista partendo dall’alto, voltandosi poi a scrutare il viso intento del suo nuovo amico e avvicinandosi un paio di passi senza chiedere permesso.
 
Mika, finita la sua analisi dei vari treni in arrivo a Victoria Station, si voltò ritrovandosi il viso del biondo a una spanna dal suo. Rimase immobile in contemplazione di quegli occhi azzurri, scuri nella semi oscurità della stazione, circondati dall’iride azzurra, ridotta ad un fine anellino.
 
Ne era conscio, non ne era particolarmente attratto, ma doveva ammettere che seppur ben distante dalla bellezza adonica di Harry, aveva un suo particolare fascino. Una simpatia, una sincerità e un’audacia non comuni, unite alla sua spontaneità leggera e delicata.
 
Per un attimo mandò mentalmente a quel paese Harry e tutti i film mentali a lui connessi e se ne infischiò di tutto. Dopotutto non aveva nulla da perdere.
 
Non seppe chi tra i due compì il passo decisivo verso l’altro.
 
Prima che potesse formulare altri pensieri o riflessioni divergenti si accorse solo di avere due morbide labbra appoggiate alle sue, in un bacio dapprima superficiale, poi volutamente più profondo, quasi sensuale, seppur con l’indugio tipico di ogni primo bacio.
 
Gli sembrarono 10 minuti e gli sembrò un solo secondo.
 
Non seppe quantificare, non seppe qualificare.
 
Sembrò solo… giusto. A entrambi.
 
Si separarono.
 
Si sorrisero.
 
Lui convinto.
 
Lui sorpreso.
 
Si scambiarono uno sguardo e tornarono a baciarsi nella solitudine di una stazione, alla fioca luce di un lampione, tra i fischi dei freni di un treno in arrivo.
 
Calò un pesante, seppur breve silenzio in cui gli sguardi si persero e indugiarono, un po’ per terra, un po’ tra loro, un po’ verso i binari uniti in prospettiva, nel loro correre parallelo.
 
“Le stazioni… sono teatri di addii, o di arrivederci… sono romantiche, in ogni accezione di questo termine”  esordì Andy, rompendo il silenzio, spezzando la staticità del momento, gesticolando e atteggiandosi canzonatoriamente da bardo Shakespeare, poeta tra i binari di un’anonima stazione, osservando i pochi passeggeri in discesa dal treno appena giunto al binario accanto al loro.
 
Mika lo osservava senza proferir parola, senza proferir pensiero, poi appena connetté il cervello e comprese la sua abile farsa lo guardò e scoppiò a ridere.
 
Risero insieme, nell’incompleta sobrietà di un venerdì notte divenuto sabato mattina.
 
“Oh sì” replicò Mika atteggiandosi a sua volta da piccolo lord inglese.
 
Andy ghignò e stette al gioco, proseguendo la farsa.
 
“Voglio stare con te!” continuò quindi, puntando gli occhi su Mika, penetrandogli l’anima, pur col suo ironico gioco insensato.
 
Mika rimase fermo, confuso nei suoi pensieri, ridendo come non faceva da settimane “Eh?” chiese, cercando di individuare il confine tra gioco e sincerità “Stasera intendi?” chiese, accertandosi che l’ironia non celasse una proposta, che non avesse cambiato idea e deciso di perdere il treno e restare a passare la notte con lui, cosa che dopo quei baci nemmeno troppo fugaci, stava in effetti iniziando a considerare come opzione allettante.
 
Andy lo guardò serio “No, per tutta la vita”.
 
Calò il silenzio, di nuovo, Andy si fermò in una pausa teatrale. Poi scoppiò a ridere.
 
Mika lo squadrò ridacchiando, incerto se mandarlo bonariamente a quel paese o interpretare quella risposta in un modo diverso da una frase detta per scherzo.
 
L’idea che potesse far sul serio, ben lontana dalla sua testa. Dopotutto si conoscevano da poche ore.
 
Dopotutto tra loro c’era stato solo un bacio, ok forse due, ma nulla più.
 
Dopotutto stavano solo ridendo.
 
E continuarono a ridere.
 
Spontaneamente.
 
Non una risata di scherno.
 
Non una risata di rifiuto.
 
Una risata complice e divertita.
 
“Facciamo che sta cosa la decidiamo con calma, eh!” rispose con la stessa franchezza con cui Andy gli si sera rivolto, sogghignando in modo scherzoso.
 
“Quindi vuol dire che ci rivedremo” appurò con scattante naturalezza, strappandogli una promessa prima che potesse ritrattare o ribattere con un’altra scaltra battuta.
 
Mika rise.
 
Si avvicinò nuovamente a lui e lo baciò, stavolta intensamente. “Si può fare” replicò mentre i freni del treno delle 2.55 in arrivo gli fischiavano fastidiosamente nelle orecchie.
 
“Anche perché fortunatamente baci meglio di come balli” concluse con un sorriso spruzzato di malizia.
 
Andy rise di gusto, divertito, soddisfatto e se possibile ancora più curioso.
 
“Allora ci sentiamo, Mika” lo salutò infilando le mani nelle tasche dei jeans e dirigendosi verso il binario, dove il treno con le porte aperte stava attendendo il suo ultimo passeggero della notte.
 
“Arrivederci, Andy” lo salutò Mika, scegliendo con cura il congedo, riprendendo il filo del discorso, da dove lui l’aveva, seppur giocosamente, iniziato.
 
Sorrise.
 
Sorrisero, con nel cuore una risata e tra le mani un arrivederci dal sapore dolce di una promessa.
 

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Buooooooooooooooonaseraaaaaa!
Si, lo ammetto, mi era mancato scrivere. Rispetto a quando studiavo, ora di tempo per queste cose ne ho davvero poco o nulla, ma dopo le recenti confessioni nel nostro beniamino, l'ispirazione è stata solleticata abbastanza e sono riuscita a produrre una seppur breve storiella.
Ho deciso di farla rientrare in Household perchè come sappiamo è nata da un evento vero che è poi la genesi di tutto, delle ff, della storia di Mika e di tutte le nostre conseguenti fantasie.
Abbiamo sbagliato tutto fin dall'inizio. Abbiamo sempre visto Andy come il timidone e Mika come l'audace, mentre da ciò che ci ha svelato di recente, la storia è nata dalla convinzione di Andy.
Dovevamo capirlo dal celeberrimo "thank God that YOU found ME" ma non siamo state delle brave ascoltatrici e non abbiamo considerato una delle frasi più importanti che abbia mai scritto. Ma ora è tempo di rimediare!
So che altre mie amiche scrittrici stanno risvegliando le loro penne dal letargo, quindi mi auguro che questa sia solo la prima di una pioggia di ff natalizie di cui abbiamo tutte bisongo.
E' una storia molto terra terra, nulla di troppo romanzato. Le parole che Mika attribuisce a Andy lo sono già abbastanza.
E con questo, vi auguro Buon Natale!
Alla prossima (che non so quando e se arriverà! ahahaha)
Con affetto.
Vv
 
 

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