In lui c'è un vero Re

di BALTO97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ciao a tutti <3
adoro la serie Merlin
ho scoperto questo “Mondo” grazie alla mia migliore amica Veronica! Vedete è una storia molto divertente…
a dire la verità quando la serie era in onda su italia2, anni fa quando avevo circa 14 anni, mi capitava di vedere alcune scene ma ho sempre pensato che fosse una serie noiosa e così diversa dalla versione della “la spada nella roccia” a cui ero abituata.
Poi un giorno Vero mi manda un’immagina di un biondo da paura!
Così, lo ammetto, ho iniziato a guardare la serie solo per Bradley!!!
Ma poi con il passare degli episodi mi innamoravo di ogni cosa; personaggi, luoghi, storie, relazioni
In particolare dell’amicizia tra Merlino e Artù
(ATTENZIONE: NON Merthur! questa storia è basata sul rapporto in chiave bromance)
 
AVVISO: se conoscete la serie allora ricorderete il personaggio di Will (cercherò di spiegarlo) personalmente non mi piace e in questa fiction lo descriverò come uno stronzetto (basandomi su come l’ho interpretato io nell’episodio, come qualcuno che ce l’ha a morte con i ricchi, non capisce l’importanza del legame tra Artù e Merlino ed è geloso)
Inoltre non mi baso sugli avvenimenti della serie!
nella storia Uther è morto, Artù è re e ci sono tutti i cavalieri (compresi Elian e Lancilotto )
AVVISO : Al contrario di quanto successo nella serie Artù non è mai andato al villaggio di Merlino per salvarli dall’invasione quindi Will e Artù non si sono mai incontrati.
 
Dedicata alla mia migliore amica Vero! <3 grazie per avermi fatto ricredere su questa bellissima serie, sei una persona davvero speciale e un’amica oltre modo fantastica
 
Detto questo… spero vi piaccia
Grazie per essere qui, buona lettura!
 
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Camelot
Regno fiorente e prosperoso
Luogo di nascita della tavola più famosa della storia; simbolo universale di uguaglianza.
Impero protetto da cavalieri guidati dai valori più nobili; libertà, giustizia, speranza, onore
governato da un uomo, ignaro che il suo nome non sarebbe stato mai dimenticato e le sue gesta narrate; Artu’
amato dall’incantevole Ginevra, seguito dai fedeli cavalieri e ammirato da tutto il popolo.
 
Poi, ovviamente c’era il fedele servitore Merlino
Agli occhi di tutti un semplice ragazzo, impacciato, pasticcione e spesso ficcanaso ma gentile, coraggioso e più fedele ad Artù di tutti i cavalieri messi insieme il che è tutto un dire dato che il primo giorno arrivato a Camelot aveva davvero preso in antipati quell’arrogante spocchioso principe
Ovviamente pochi sapevano che sotto quell’espressione ingenua si nascondeva il più grande e saggio, potente, stregone di tutti i tempi
Protettore del re.
 
 
 
Era un giorno come un altro a Camelot
La cittadina era in fermento, gli artigiani avevano già aperto le botteghe, i contadini avevano quasi finito di arare i campi, i pastori da ore sulle alture mentre le donne si recavano in chiesa o in giro per le vie a fare acquisti
La vita procedeva tranquilla e tutti si sorridevano felici
non sembrava affatto che una settimana prima fossero riuniti nella piazza per la morte di re Uther
 
I primi giorni dopo quel tragico evento molti avevano lasciato mazzi di fiori e candele sulle gradinate del castello, ma adesso sembrava che ogni singolo abitante avesse semplicemente dimenticato, passando oltre, consapevoli che il trono non fosse vuoto.
Era come se il dolore per la perdita del re fosse già svanito, l’importante era che ci fosse qualcuno a governarli e a difenderli.
 
Questa era una ben magra consolazione per Artù che, nelle sue stanze, guardava dalla finestra gli uomini e le donne camminare per le strade, salutarsi e ridere del tutto ignari del suo dolore
Provava quasi una sorta di rabbia verso i suoi sudditi
Se avevano dimenticato così facilmente suo padre allora, forse, era vero che Uther non e mai stato amato…
 
Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, da quando era nato suo padre lo aveva cresciuto con la consapevolezza che dopo la sua morte sarebbe dovuto salire al trono.
Ma credeva, o forse sperava, che quel momento sarebbe arrivato il più tardi possibile.
 
Dentro di sé sentiva come se non fosse pronto per una tale compito, per tutte quelle responsabilità
Come avrebbe potuto governare un regno, ottenere la fiducia della gente se nemmeno lui credeva in sé stesso?
La cosa peggiore era non potersi confidare con nessuno
ogni volta che pensava di confessare le sue paure a uno dei suoi uomini gli tornavano in mente le dure parole del genitore
“un re è colui che gli altri devono guardare con ammirazione! Forte senza paura! Colui che non verserà mai una lacrima! Il dolore non lo spaventa! Nessuna battaglia sarà mai troppo pericolosa per lui! Ma soprattutto un re non deve mai, mai mostrarsi debole! Se i tuoi uomini ti vedranno vulnerabile allora ti tradiranno! Un re non può fidarsi di nessuno!”
 
Il biondo sospirò appoggiandosi pesantemente al muro accanto alla finestra
 
“tutto bene?” domandò una voce alle sue spalle, avrebbe sussultato se non l’avesse riconosciuta all’istante
“Merlino!” esclamò vedendo il fedele servitore in piedi poco distante
“da quanto tempo sei qui?” chiese alzandosi
 
Il giovane sollevò le spalle ma senza la solita espressione buffa
“vi ho chiamato ma non mi avete sentito” affermò avanzando di qualche passo
“state bene?” domandò ancora
Il re annuì con lo sguardo basso poi sospirò e si ricompose tornando ad indossare quella corazza invisibile che il mago conosceva bene e tante volte gli aveva visto portare
 
“vi serve qualcosa?” chiese sperando di poter fare qualcosa, preferiva mille volte sentirlo urlare, brontolare, persino lanciargli addosso tutto quello che gli capitava a tiro
ma odiava vederlo così
 
“no grazie Merlino, devo finire di controllare queste mappe… puoi andare” disse sedendosi alla scrivania iniziando a raccogliere alcuni documenti
 
Il servitore annuì e dopo qualche secondo di esitazione uscì
 
Merlino era entusiasta che finalmente il tempo di Albion stesse arrivando, ma si era immaginato questo momento in modo molto diverso
avrebbe tanto voluto rivelare la verità al suo amico, dirgli dei suoi poteri per poter essere finalmente visto come il grande mago che era non solo da Artu’ ma da tutti
Non essere più costretto a nascondersi …
A mentire …
Aiutare tutte le creature magiche del mondo e nel frattempo rimanere a Camelot con i suoi amici
Ma ahimé sembrava un sogno assai lontano
 
La morte di Uther doveva essere l’occasione per cambiare le cose e ridare vita alle arti mistiche
 il giovane non poteva evitare di sentirsi come l’unico e solo responsabile …
Sentiva di aver sprecato la sua unica occasione, aver tradito i suoi simili fallendo nel dimostrare al principe che la magia fosse buona e non malvagia come suo padre gli aveva fatto credere fin da bambino 
 
Gaius gli ripeteva che non era colpa sua, ma di Morgana e che Uther era morto il giorno che sua figlia l’aveva tradito 
Il mago era conscio che il sovrano non sarebbe scampato al suo destino e, benché fosse cinico da parte sua, pensava che dopo le cattiverie e l’aver dimostrato più volte come il suo cuore fosse corrotto dall’odio era giunta l’ora che Uther Pendragon pagasse per i suoi peccati e lasciasse il trono a qualcuno che ne fosse davvero degno.
 
Merlino poteva convivere con queste emozioni, ma la cosa che più lo feriva in assoluto era vedere come il suo re, nonché amico e protetto, si struggesse nel senso di colpa. 
 lo osservava perdersi nei suoi pensieri fissando il vuoto immerso nei ricordi mentre gli occhi azzurri luccicavano di lacrime che non potevano permettersi il lusso di cadere .
 non solo Artù odiava la magia ma si sentiva in colpa per averla usata cercando di salvare il padre.
La cosa peggiore era non potergli dire sinceramente che gli dispiaceva per quanto successo.
 
Il mago uscì dalla stanza trovandosi davanti Elian e Galvano
 
Anche ai cavalieri non era sfuggito l’atteggiamento di Artù
Persino l’ex assiduo frequentatore di taverne e fuggitivo sembrava preoccupato, Galvano infatti era l’unico, dopo Merlino, che non faceva troppo caso al rango del biondo e i due si divertivano a punzecchiarsi a vicenda come farebbero due buoni amici
 
“come sta?” domandò Elian
 
Il servitore alzò le spalle sospirando pesantemente “Non lo so… sono abituato a sentirlo sbraitare, lamentarsi o persino fare capricci… ma non l’ho mai visto così” confessò amareggiato
 
“Ginevra ha detto che ha provato a parlargli ma non ha ottenuto niente” affermò sconsolato il cavaliere
“la morte di Uther è stato un duro colpo per lui” aggiunse
 
“sapete cosa gli ci vuole?” si intromise Galvano sorridendo
“una bella bevuta!”
 
Gli altri due scossero la testa
Elyan gli appoggiò una mano sulla spalla “non si risolve tutto con una visita alla taverna”
 
Il cavaliere sbuffò offeso
 
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Merlino dopo aver salutato i due uomini scese nelle stanze di Gaius
Aveva bisogno di parlare con qualcuno che gli desse un consiglio migliore della taverna per tirare su Artù
Il giovane entrò chiudendosi la porta alle spalle
“Gaius, sono preoccupato per …. Mamma?”
 
Il mago aveva appena varcato la soglia quando si trovò davanti il dolce e familiare viso di sua madre
“figliolo! che gioia rivederti” disse la donna abbracciandolo stretto
“che ci fai qui?” domandò ricambiando l’abbraccio entusiasta di rivederla, erano passiti anni da quanto l’aveva vista
 
“Gaius mi ha spedito una lettera spiegandomi cosa fosse successo e non potevo lasciarti affrontare da solo questa situazione” spiegò lei allontanandosi appena accarezzandogli il viso con un gesto teneramente materno
Merlino sapeva che per “questa situazione” tutti intendevano superare il senso di colpa per non essere stato in grado di salvare Uther
 
“mamma ti ringrazio ma non era necessario” disse
“ e poi sono veramente impegnato, sai… i cavalieri e Artù, non potremmo passare tento tempo insieme”
Unit scosse la testa
“non preoccuparti caro, anche solo vederti per qualche secondo è tanto, e poi non sono venuta da sola”
Il giovane mago non ebbe tanto di fare un’altra domanda perché si sentì afferrare da dietro e stringere
“non sei cambiato affatto! Sembri sempre uno spauracchio!”
 
“will!” Merlino era così felice di rivedere il suo vecchio amico e compagno di avventure di quando era bambino
Lui e Will, prima che partisse per Camelot, aveva un bellissimo rapporto
Erano come due fratelli
Entrambi avevano perso il padre in tenera età, vivevano in un piccolo villaggio senza comodità, con pochi coetanei e, inoltre, Will era l’unico oltre a suo madre e Lancilotto, a essere a conoscenza della sua magia
Era inevitabile che i due stringessero un forte legame
 
“ma cosa ci fai qui?” domandò sorridendo
 
“non potevo farmi scappare l’opportunità di rivederti” rispose il ragazzo altrettanto entusiasta di rivedere il migliore amico
 
Il vecchio guaritore apparecchiò la tavola per 4 e pranzarono raccontando le novità sia di Camelot che del loro villaggio natale
“allora che vogliamo fare? Un giro della cittadella? magari prendiamo un paio di cavalli dalle scuderie e facciamo una gara” propose Will facendogli l’occhiolino una volta finito di riordinare
“dobbiamo recuperare tanto tempo!” aggiunse pregustando già il divertimento
Non era mai stato in città e non vedeva l’ora di godersela
 
“si!” rispose entusiasta Merlino ma poi il suo sorriso si tramutò in una smorfia
“cavolo, ho degli impegni… ma hey!”  disse dandogli una spacca sulla spalla
“ti va di vedere i cavalieri allenarsi? Anzi te li presento! Li adorerai!”  
Questa volta fu il sorriso di Will a tramutarsi da entusiasta a forzato “o… si certo, anche se credevo che potessimo stare insieme sai, io e te, come ai vecchi tempi”  
 
Il mago scosse la testa sorridendo
“sciocchezze loro sono come dei fratelli” detto questo afferrò l’altro ragazzo per la giacca iniziandolo a trascinarlo
“coraggio ti piaceranno”
 
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“Lyon è il cavaliere più esperto! È bravissimo con la spada ma il suo vero talento è la balestra, coraggioso e un vero esperto di battute di caccia, con lui non ti puoi perdere, sa trovare delle tracce anche dopo una tempesta” raccontò Merlino mentre con il vecchio amico si dirigevano nel giardino del castello dove i cavalieri si stavano già allenando
 
“Parsifal è il più forzuto! Una volta ha rovesciato un masso gigantesco, ma non farti ingannare dall’aspetto, è la persona più buona che incontrerai!  è cresciuto in una fattoria, ama gli animali, è molto silenzioso ma quando parla dice sempre cose giuste”
 
“poi Elyan, fratello di Ginevra, suo padre era un fabbro per questo conosce ogni tipo di arma e sa riparare e affilare una spada in meno di 10 minuti nel mezzo di uno scontro. Galvano è il più divertente! Con lui non ci si annoia mai, è sempre stato un giramondo ma e non lo ammeterebbe mai, qui a Camelot si sente a casa. però ti avverto! se ti sfida a una gara di bevute non accettare! Credo che abbia iniziato a bere ancor prima di imparare a camminare”
Il giovane mago descriveva con passione e allegria tutti gli uomini in modo veramente entusiasta
Rivedendo nella sua testa tutte le varie esperienze che lo avevano portato a notare questi aspetti
“infine Lancillotto! Lui è davvero in gamba, sembra sempre che stia sulle sue e per questo passa pe antipatico ma credimi, è uno degli uomini più generosi e leali che incontrerai”
 
Will ascoltò tutto senza parlare, ma dalla sua espressione si poteva intendere chiaramente che qualcosa lo turbava
“quindi…” mormorò con un sorriso tirato
“a quanto pare ti sei fatto molto amici” affermò
 
Merlino, dopo le parole dell’amico, capì il messaggio velato di quella frase e non poté fare altro che ridere divertito
“o andiamo Will! Non dirmi che sei geloso!” disse dandogli una pacca sulla spalla
 
“sono a Camelot da tanti anni! Era inevitabile che mi facessi degli amici, certo non pensavo così tanti, ma andiamo! Non era quello che sognavamo da ragazzini?” chiese sempre mantenendo un’espressione felice
“avere tanti amici di cui potersi fidare” aggiunse ricordando i tanti pomeriggi passati da solo senza nessuno con cui parlare, fatta eccezione per la madre e lui, immaginando un giorno di poter finalmente avere una compagnia, un gruppo… una famiglia.
 
“sono felice che tu ce l’abbia fatta” affermò l’altro sospirando
 
Merlino divenne serio capendo che la faccenda per Will non era altrettanto buffa
Infondo erano sempre stati solo e solamente loro due;
Dagli abitanti del villaggio Merlino era considerato quello strano mentre Will l’attaccabrighe, isolati dal resto di quei pochi coetanei e ritenuti combina guai avevano imparato a fidarsi uno dell’altro contando solo su loro stessi.
Il mago comprendeva che per Will doveva essere difficile vedere come si fosse fatto nuovi amici e adesso, al contrario di lui, non era più solo
certo sarebbero sempre stati amici, ma dentro di sé sperava che si saremmo mostrato più entusiasta o quantomeno felice per la sua nuova vita.
 
“will, lo so che il mio trasferimento è stato un duro colpo, ma lo sai! Io qui ho un destino da compiere”
Merlino, infatti ogni volta che poteva inviava delle lettere raccontandogli delle mille avventure o guai in cui si cacciava, del suo destino, del regno che lui e Artù avrebbero costruito, delle parole del drago e come sebbene fosse un peso, le sue responsabilità lo rendevano, finalmente, fiero di essere un mago
infine quanto fosse bello aiutare la gente non solo facendo crescere il raccolto o scacciare gli insetti ma salvarli per davvero! Da invasioni nemiche o mostri
 
“a già…” mormorò ancora l’altro
“proteggere il principino” disse in modo non poco sprezzante
 
“Will” lo rimproverò bonariamente il servitore
Sapeva che l’amico aveva un brutto rapporto con la nobiltà, soprattutto dopo che suo padre, servo di Senred, era stato chiamato a combattere e non aveva più fatto ritorno inculcandogli l’idea che tutti i nobili fossero solo ed esclusivamente interessati ai loro interessi mentre la gente povera doveva morire per difenderli senza avere niente in cambio, neppure un grazie
 
“fidati di me, Artù è un brav’uomo! Certo è una testa di fagiolo arrogante con la percezione del pericolo di un bambino, ma è generoso, coraggioso e soprattutto darebbe la vita per salvare chiunque!” affermò fiero
Era incredibile il modo in cui aveva cambiato radicalmente idea su di lui
All’inizio mai e poi avrebbe detto che quel presuntuoso principe avesse qualche qualità oltre l’arroganza
 
Will però non sembrava per niente convinto
“e sentiamo hai detto al tuo beneamato re dei tuoi poteri?” domandò incrociando le braccia
 
Merlino si sentì colpire nel vivo e sospirando scosse la testa
“come pensavo!” affermò l’altro
“per lui sarai solo e sempre un servo! Niente di più!” aggiunse alzando quasi la voce con un’espressione di disgusto
 
“cosa vuoi che gli dica?! Hey Artù sono il mago che non ha salvato tuo padre, morto per colpa della magia così come tua madre?! Ma non preoccuparti nonostante tu abbia perso entrambi i genitori a causa della magia e ogni giorno una creatura magica provi ad ucciderti, la magia è buona?” domandò ironico e leggermente alterato Merlino
 
Will incrociò le braccia al petto sospirando
 
“glielo dirò… un giorno… ma adesso non posso rischiare che mi cacci da Camelot o peggio mi uccida… Albione può nascere solo e solamente se lui accetterà la magia e io sarò al suo fianco!” esclamò sicuro Merlino poi borbottando un “adesso devo andare, se vuoi seguirmi sei il benvenuto” prima di proseguire
 
Will scosse la testa e senza aggiunge parola lo seguì
 
 
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Arrivarono nel giardino del castello dove Merlino sorrise vedendo i cavalieri pronti per l’allenamento pomeridiano
Il gruppo lo salutò e Will dovette ammettere di essere parecchio sorpreso quando gli uomini in armatura lo chiamarono per nome e scambiarono battute “svelto Merlino quelle spade non si sistemano da sole!” e pacche sulle spalle
 
Il servitore si diede subito da fare prendendo posto vicino alla postazione delle armi, assai contento di vedere Artù
 
Ovviamente non era insolito vederlo allenarsi con gli altri uomini, era un suo compito ma anche un modo per stare insieme e rafforzare il legame di fiducia
dopo giorni chiuso nella sua stanza a lavorare, era bello vederlo ridere e chiacchierare con Galvano come se l’ultimo periodo, con la morte del padre, fosse solo un lontano ricordo
Era certo che anche per gli altri fosse un sollievo vederlo così invece che serio e malinconico
 
“Merlino” lo chiamò facendogli cenno di avvicinarsi per iniziare
Il mago annuì poi lui stesse fece un cenno all’amico di avvicinarsi a sua volta
 
Will fece la conoscenza dei cavalieri e sebbene non fosse entusiasta, si sedette sul muretto per osservare l’amico districarsi tra spade, frecce, vari fantocci di fieno aiutando un uomo dopo l’altro a sistemare le armature  
 
“preparatevi, combattimento corpo a corpo”
Disse il re osservando i suoi uomini mentre Merlino finiva di togliergli i guanti di metallo
 
Will scosse la testa quando vide il biondo allontanarsi senza neanche ringraziare il servitore e questo andargli comunque dietro sorridendo
 
Gli uomini si accoppiarono e iniziarono a combattere sotto l’occhio vigile del re che scrutava ogni mossa dei suoi uomini, camminando aventi e indietro, correggendoli quando sbagliavano
 
“Parsifal tieni la guardia troppo bassa, vieni” affermò dopo un po' che osserva il più forzuto degli uomini
L’uomo si avvicinò e due cominciarono
“destro”
“giù”
“sinistra”
Artù dava indicazioni mentre velocemente si muoveva schivando i colpi del cavaliere e nel frattempo rispondendo, non con forza, lo colpiva appena per fargli capire dov’era vulnerabile
 
Merlino, orgoglioso, li osservava combattere felice che il re si stesse comportando come sempre
 
Il giovane mago si prese il lusso di pensare che le cose stessero, finalmente, andando nel verso giusto  
Ma, ahimé, non riuscì neanche a finire il pensiero che lui, come tutti gli altri sussultarono spaventati quando, velocemente, Parsifal alzando il braccio per sferrare un pugno, ma invece che vedere il re schiavare un colpo spostandosi di lato, il pungo entrò in piena collisione con il suo viso
 
“ARTU’!” urlarono alcuni uomini mentre altri restarono basiti alla vista del re che cadeva all’indietro battendo la testa sul terreno e un rivolo di sangue usciva dal naso come un fiume a cui hanno appena rotto gli argini
 
i cavalieri lo circondarono aiutandolo a mmettersi seduto mentre merlino facendosi strada tra gli uomini muscolosi lo raggiunse inginocchiandosi al suo fianco premendogli il fazzoletto sul viso
 
“mi dispiace, mi dispiace tanto Artù” esclamò visibilmente sconvolto Parsifal
“Non è colpa tua” rispose il re mentre Merlino scostava il panno per valutare il danno
“avrei dovuto stare più attento” aggiunse con un sorriso per rassicurare l’amico cavaliere
 
“è meglio andare da Gaius, temo che sia rotto” affermò il servitore vedendo l’inizio di un livido formarsi alla base del naso e il sangue che non accennava a diminuire
Artù provò a dire che non era il caso ma in un meno di un secondo Leon e Galvano lo stavano aiutando a mettersi in piedi e veniva spinto verso le stanze del guaritore

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“Non è rotto” affermò Gaius dopo aver esaminato attentamente la botta “ma vi verrà un bel livido” aggiunse con un sorriso
 
Artù annuì poi si rivolse ai cavalieri tutti ammassati sulla porta “ve l’avevo detto”
 
“non preoccuparti, sono sicuro che ci voglia molto di più per rompere questa testa di legno” sussurrò Merlino dando una pacca sulla spalla muscolosa di Parcifal che sorrise anche se, era evidente, si sentisse ancora in colpa
 
“tenete questo panno umido, aiuterà con il gonfiore e spalmate questo unguento, se avete le vertigini o giramenti di testa venite da me” spiegò Gaius porgendogli un unguento
 
Il re si alzò e dopo un cenno al vecchio e alla madre di Merlino, presentatagli appena entrato, uscì seguito dai suoi uomini
 
“vi raggiungo subito” esclamò il servitore intento a riordinare i vari prodotti
 
“bell’allenamento” affermò Will una volta che gli uomini chiusero la porta ridendo ironicamente
“succedo più spesso di quanto pensi” rispose Gaius ripiegando una delle garze
“ci sono più feriti durante gli allenamenti che nelle battaglie stesse” aggiunse divertito
 
Ma il ragazzo non apprezzò l’ironia del vecchio e borbottò “è grandioso sapere che l’uomo che dovrebbe difendere tutti noi non sappia difendersi”
 
“Will” lo rimproverò Hunith
 
“tranquilla mamma” si intromise Merlino
“sono certo che Will in un combattimento corpo a corpo saprebbe fare molto meglio” disse ironico non curandosi dello sguardo quasi scioccato che gli lanciò l’altro
“ho delle faccende da sbrigare” disse uscendo senza degnarlo di uno sguardo
 
Arrivato nelle stanze del re dopo una veloce bussata entrò
“dovete prepararvi, tra poco Lord Stuart terrà un discorso sul raccolto e la scorte per l’inverno a cui non potete mancare” disse trafelato aprendo l’armadio per prendere i vestiti regali per le cerimonie informali di corte
 
“si…” mormorò Artù, seduto sul bordo del letto
Questo era strano, molto strano, e Merlino lo notò subito
il biondo adorava cose come duellare, andare a cavallo, esercitarsi con le varie armi, ma detestava profondamente fare o ascoltare lunghi discorsi noiosi
e dimostrava tutto il suo disappunto sbuffando e borbottando “non ne ho voglia!”
 
“tutto bene?” domandò il servitore avvicinandosi
Artù annuì
“sai…” mormorò
“era da quando ero bambino che non mi colpivano durante una lotta” aggiunse con lo sguardo basso
Merlino annuì affermando un “può succedere a chiunque”
 
Alzandosi il re prese la camicia dalle mani del fedele amico e borbottò un “ad un re non dovrebbe succedere” a cui il mago non seppe rispondere

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Capitolo 2
*** 2 ***


Quel giorno, a Camelot,  era atteso un ospite molto importante, re Jhon delle terre oltre il confine, Il sovrano e i suoi uomini si recavano nel regno dei Pendragon per porgere le condoglianze ad Artù e parlare del trattato di pace che per anni il re aveva proposto a Uther, senza successo in quanto il vecchio re sapeva che, al contrario di lui, Jhon non disprezzava la magia ma anzi, durante la grande epurazione aveva dato asilo ad alcuni fuggitivi
Jhon sapeva che il suo erede era di altre vedute e non avrebbe rifiutato quantomeno di provare a parlare di una possibile pace tra i loro regni
 “è bellissimo” disse Hunith osservando i vari festoni e stendardi appesi ad ogni casa
abituata al suo semplice villaggio, trovarsi in una cittadina così viva con strade piene di gente, tanto cibo, musicanti, giocolieri e acrobati era come essere in un mondo di meraviglie.
Will invece non sembrava affatto aver subito il fascino della cittadella lamentandosi della troppa gente e di quanto cibo ci fosse per dare il benvenuto agli ospiti mentre nei paesi fuori c’era chi moriva di fame
“dov’è Merlino?” domandò la donna arrivati all’arena dove tutti gli abitanti si stavano riunendo per assistere ai giochi
“sta aiutando i cavalieri a prepararsi” rispose Gaius prendendo posto accanto a lei nelle tribune riservati ai membri della corte, più vicine per poter vedere meglio lo spettacolo
 
“a cosa serve tutto questo? Per dimostrare la forza e la brutalità dei cavalieri?” domandò il giovane sedendosi davanti al grande spiazzo dove gli addetti stavano preparando il palo per la giostra
“è una tradizione” rispose il guaritore
“quando un’ospite importante come un re arriva lo si accoglie dilettandolo con dei tornei, infine i migliori dei due regni combattono in un duello e il vincitore è considerato il campione” spiegò
“chi è il campione adesso?” chiese Unit
 
Gaius sorrise “Artù”
“è il migliore in carica da quando era un ragazzo” aggiunse
 
“deve essere una bella responsabilità mantenere questo titolo e non deludere le aspettative” disse la donna
“già! Proprio una bella responsabilità” parafrasò Will
“fare colpo sulle principesse e sui nobili!”
 
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Nel frattempo nella tenda il giovane mago stava, come sempre, aiutando i cavalieri a vestirsi
“l’unguento di Gaius è miracoloso” affermò Elyan
“Non avete neanche un livido!” aggiunse osservando come sul viso del biondo non ci fosse neanche l’ombra di un segno
Artù annuì mentre Merlino sorrise di sottecchi, nessuno sapeva che quella mattina prima di aprire le tende delle stanze reali con il suo solito “BUONGIORNO FUORI DAL LETTO” aveva fatto brillare gli occhi e scomparire il livido dal viso del re
“già!” si intromise Lancillotto
“un lavoro eccellente” disse scambiandosi uno sguardo complice con il servitore, infondo il cavalieri era l’unico a sapere che il livido non era scomparso grazie ad un unguento 
 
“Artù” lo chiamò Merlino
“dovete preparavi per il duello”
Il re annuì e salutò il resto degli uomini che uscirono dalla tenda augurandogli buona fortuna
 
“è pronto il trattato?” domandò il biondo una volta rimasti soli
“si” rispose il servitore allacciandogli la cintura
“ti sei assicurato che le stanze siano pronte?”
“si, sire”
“hai controllato che i suoi uomini avessero i cavalli migliori?”
 
Merlino alzò gli occhi al cielo sorridendo
“si, ma adesso concentratevi sul duello” affermò finendo di sistemare la parte superiore della pesante armatura in ferro allacciandola cosicché non fosse troppo stretta né troppo larga, dopo anni ormai poteva farlo ad occhi chiusi e sapeva esattamente come l’altro la preferiva
 
“ho visto il loro guerriero, cavolo le sue braccia sembrano due tronchi!” disse cecando di farlo ridere e, soprattutto, distrarre dai tanti pensieri che gli offuscavano la mente
 
“non è né più né meno di tanti altri” esclamò Artù come se niente fosse
 
Merlino prese la grossa e lucente spada dal tavolo e gliela porse
“Mi raccomando” disse mentre distrattamente gli sistemava l’armatura  
“state attento” aggiunse
Ormai era diventata una sorta di abitudine tra loro e il mago si sentiva meglio dopo averglielo detto
 
Artù sorrise al fedele servitore poi, dandogli una pacca sulla spalla uscì  
 
Quando la tromba e i tamburi informarono gli spettatori che l’ultimo duello, il più atteso, stava per iniziare tutti i presenti iniziarono a fremere dall’impazienza
Il cavaliere di re Jhon era già in mezzo all’arena saltellando da un piede all’altro respirando a scatti, stringendo forte l’impugnatura della spada
Merlino non scherzava, era davvero muscoloso, con braccia e gambe possenti
 
Il popolo scoppiò in un forte applauso quando Artù comparve con sguardo fiero, la camminata sicura e l’armatura scintillante
 
Il mago, salì sul patio dove vi erano le persone più importanti; re Jhon e altri nobili seduti sul piano rialzato e sotto i cavalieri schierati
 dopo aver sorriso agli uomini e a Ginevra, seduta sull’arena, riportò lo sguardo sul re osservandolo con orgoglio.
 
L’addetto con vece ferma annunciò “che il duello abbia inizio!”
Il popolo tacque e si sedette in trepidante attesa di vedere i due combattere
 
Artù e l’altro si scambiarono un cenno poi si misero in posizione di guardia e pochi istanti dopo si udì il primo inconfondibile tintinnio di due spade che sbattono una contro l’altra
I due si muovevano a scatti brandendo l’arma e scagliandola con una tale abilità da sembrare che questa fosse un prolungamento del braccio
 
All’improvviso lo sfidante, Caio, dopo un colpo ben assestato ma altrettanto ben parato dal Artù, si portò una mano sulla spalla dove tutti posarono lo sguardo notando chiaramene che il laccio che teneva unite l’armatura del busco con quella del braccio si stava slacciando facendo scivolare i pezzi di ferro lungo l’arto rendendo difficoltoso muoverlo
 
Le regole dei combattimenti erano semplici; vinceva chi atterrava prima l’avversario impedendogli di rialzarsi, era permessa solo un’arma a testa e una volta che questo aveva inizio poteva essere interrotto solo in caso di emergenza
una chiusura slacciata non rappresentava una situazione estrema da richiedere una pausa; farlo sarebbe stato visto come un gesto di estrema debolezza da parte di Caio
 
Ma proprio mentre tutti i presenti stavano pensando che l’incidente era uno sfortunato evento che avrebbe compromesso le capacità del combattente ma che non poteva impedirgli di continuare a lottare, Artù alzò il braccio indicando che voleva fermarsi.
 
La gente mormorò confusa, i cavalieri scattarono sull’attenti pronti ad intervenire in caso di problemi e Merlino fece un passo avanti cercando di capire perché il re avesse fatto qualcosa di così strano
Nemmeno quando era malato o ferito, terribilmente ferito quasi incapace di reggersi in piedi, avrebbe mai e poi mai fermato un combattimento
Anche Caio era confuso ma non ebbe il tempo chiedere spiegazioni che Artù dopo aver appoggiato a terra la spada e gli si avvicinò
 
Sotto gli occhi di tutti il re prese tra le mani il laccio e senza dire niente la sistemò
 
Ginevra era così emozionata che si portò la mano sulla bocca
I cavalieri sorrisero guardando il loro sovrano compiere un simile atto, così semplice ma anche così importante
Anche Gaius era visibilmente fiero del re, così diverso dal padre e simile alla madre; buono e generoso
 
Infine Merlino che proprio come il giorno dell’incoronazione sorrideva stracolmo di orgoglio
 
Caio, colpito dal gesto, non poté fare altro che restare in silenzio e quando l’altro si allontanò lo ringraziò con un cenno del capo e il combattimento ricominciò
 non durò molto perché il neo re, con due abili mosse, riuscì a disarmare l’avversario e farlo cadere a terra puntandogli la spada alla gola guadagnandosi l’applauso del pubblico che, entusiasta, di alzò in piedi gioendo per la vittoria del sovrano
 
“EVVIVA RE ARTU’!” urlarono alcuni poi tutta la folla si unì al coro
“EVVIA RE ARTU’!”
Anche re Jhon si alzò unendosi all’applauso del popolo
 
“Re Artù mantieni il titolo di campione” annunciò la voce mentre il re si tolse l’elmo porgendo la mano all’avversario aiutandolo a rimettersi in piedi congratulandosi a vicenda poi, salutando il popolo uscì dall’arena passando in mezzo ai cavalieri che, entusiasti gli davano pacche sulle spalle e scompigliandogli i capelli con gesti fraterni, come Galvano ed il suo
“ben fatto principessa”
 
“avete fatto un gran bel gesto, sono fiero di voi!” affermò Merlino mentre, tornati nella tenda, gli toglieva l’armatura
“se non lo avessi aiutato non sarebbe stato un combattimento equo” rispose il biondo slacciandosi i guanti
Il mago sorrise sempre più orgoglioso dell’amico che sembrava non capire che quello che aveva fatto non era stato interpretato come un semplice parità ma soprattutto rispetto
Era anche felice che tra il pubblico ci fosse Will per costatare con i suoi occhi che le sue parole erano vere e Artù era davvero una brava persona
 
“smettila di sorridere come un ebete Merlino!”
 
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La cena andò bene; gli ospiti si divertirono e si godettero la compagnia di cavalieri e del resto della corte, nel frattempo Artù ebbe l’opportunità di parlare con re Jhon del trattato di pace tra i loro regni
 
Questa era insolito, Artù si preoccupava sempre della pace, ma durante un banchetto solitamente rideva, beveva, scherzava, parlava con tutti per intrattenerli con storie di missioni e nemici battuti
 
Adesso la sua postura era composta e rigida proprio come si addice ad un perfetto sovrano
Sorrideva ma non rideva e non faceva battute con gli altri cavalieri
 
“tutto bene?” domandò Ginevra appoggiandogli una mano sulla spalla
 
“si, si certo” rispose Artù sorpreso dalla sua domanda

“non hai parlato che di questioni del regno per tutta la sera” affermò la donna cercando di sorridere e celare la sua preoccupazione
“divertiti, goditi una delle storie di Galvano, credo stia raccontando di aver battuto 30 uomini da solo armato esclusivamente di un bastone” aggiunse portando gli occhi sul cavaliere che, seduto al tavolo, usava un osso di pollo per mimare la scena con gli occhi di tutti gli ospiti puntati addosso, solo gli altri cavalieri ridevano sotto i baffi
 
“perdonami, ma non ho molta voglia di ascoltare storie inventate” disse il biondo ridendo proprio mentre Merlino si avvicinava al tavolo con l’ennesima portata
La regina sorrise poi alzò lo sguardo incontrando quello del mago che, anche lui, si mostrò scettico davanti alla sua risposta
 
Tutti e due sapevano che Artù, benché le ritenesse assurde, apprezzava il modo in cui Galvano raccontava le loro imprese gonfiandole facendo passare una semplice battuta di caccia per una grande impresa leggendaria degna di essere raccontata dal migliore cantastorie
ma dalla morte di Uther, Artù sentiva molto il peso del regno e per questo doveva mantenere un certo contegno
Anche se questo voleva dire non essere più sé stesso
 
Quando il banchetto giunse al termine gli ospiti si ritirarono nelle loro stanze, anche i cavalieri che dopo aver sollevato il loro amico incapace di reggersi in piedi (naturalmente Galvano) diedero la buonanotte al sovrano  
 
Merlino, dopo aver acceso il fuoco, sistemato le coperte e essersi assicurato che Artù avesse tutto il necessario, chiedendogli per l’ennesima volta se stesse bene, tornò nelle sue stanze dove sua madre e Gaius stavano già dormendo mentre Will lo stava aspettando seduto sul gradino
 
“ti aspetto da un’ora!” disse visibilmente scocciato
“pensavo che stasera ci saremmo divertiti!” aggiunse sbattendo le braccia lungo i fianchi
 
“mi dispiace Will, non pensavo che il banchetto finisse così tardi” rispose il giovane sospirando
 
“ma hey, ti andrebbe di fare un giro del castello?” propose il mago, benché fosse stanco gli dispiaceva molto non passare del tempo con l’amico che non vedeva da tanto anni.
 
L’altro accetto facendo comunque notare che i suoi piani erano diversi e si sarebbero divertiti molto di più se non avesse dovuto fare il cameriere al re assicurandosi che il suo cuscino fosse sprimacciato a dovere
 
Merlino non rispose limitandosi a scuotere la testa e seguirlo
 
I due ragazzi, chiacchierando della loro infanzia e delle avventure nei boschi vicino al villaggio il giovane mago era felice di vedere che l’altro avesse finalmente smesso di lamentarsi e si stesse godendo la visita privata al castello
 
Ma, quando passarono davanti alla sala del trono, Merlino si fermò bruscamente sussurrando un “ma che…”
Anche Will si fermò non capendo cosa avesse sconvolto l’altro, almeno fino a quando non lo vide anche lui
 
Seduto alla tavola rotonda con davanti una pila di carte e 3 candele accese, Artù era intendo a scrivere con lo sguardo concentrato e mano tra i capelli per sostenere la testa
 
Will, deluso ma non stupito, vide Merlino lasciarlo indietro per entrare nella grande sala
“Non dormite” esclamò
Il re sussultò lasciando cadere la penna che teneva in mano
“Merlino… mi hai colto di sorpresa” esalò osservando il servitore che a sua volta lo guardava quasi preoccupato
“non sono stanco” affermò riportando gli occhi sulle carte
 
“sul serio?” domandò il giovane mago prendendo posto sula sedia accanto a quella di Artù
“stamattina vi siete alzato prima dell’alba e il pomeriggio è stato abbastanza impegnativo” aggiunse
 
“ho troppe cose da fare per dormire” rispose il re senza smettere di intingere la penna nel calamaio
Ma a nessuno dei due sfuggì come la sua mano tremasse leggermente, probabilmente per la stanchezza
Merlino sospirò “se siete preoccupato per il trattato con re jhon state tranquillo, l’ho visto molto colpito e poi è stata sua l’idea di unire i regni”
Il re annuì anche se poi sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia
“non… non è solo quello…” sussurrò con lo sguardo basso
Il giovane servitore ormai lo conosceva bene e sapeva che costringerlo a parlare non serviva a molto ma, al contrario, aspettare pazientemente che si aprisse
 
Esprimere i propri sentimenti o lasciar trapelare le sue insicurezze era vietato per un re
Un segno di debolezza

“credi che se non avessi fatto intervenire quello stregone mio padre sarebbe ancora vivo?” domandò con voce estremamente bassa
 
Il mago sospirò “Non lo sapremo mai temo”
Artù annuì per poi aggiungere
“vorrei dire a mio padre che mi dispiace per non essere riuscito a salvarlo”
 
“avete fatto del vostro meglio” esclamò prontamente l’altro ma il re, come se non avesse sentito le sue parole, continuò
“per la prima volta… inizio a pensare… temere che…” sospirando per riprendere il controllo Merlino a malincuore lo vide asciugarsi velocemente gli occhi per nascondere una lacrima ribelle
“non so se sarò in grado di gestire il regno… non mi sento all’altezza”
 
Il servitore, abbandonando il suo atteggiamento allegro, si fece serio
“Artù ascoltatemi!”
“ siete arrabbiato con quello stregone e ne avete tutto il diritto ma dovete smettere di pensare di non essere all’altezza di governare perché non è così! il vostro popolo lo sa, io lo so, tutti i cavalieri lo sanno, perché voi non lo vedete?”
 
Finalmente il re alzò lo sguardo incontrando gli occhi del servitore
“dareste la vita per ogni singolo abitante di Camelot! Siete saggio e coraggioso! È vero dovete ancora imparare ma non siete solo, siete circondato da persone che vi vogliono bene e non perché siete il re, ma perché siete voi!”
 
“certo è tanto da assorbire per una testa di fagiolo come la vostra!” affermò sorridendo, felice quando anche sul viso del sovrano nacque un piccolo sorriso
 
“grazie Merlino”
 
“adesso andate a letto” disse il servitore
“si… si fammi solo finire questo”
 
“NO” il servitore ridendo tolse la penna dalla mano
“adesso andate a letto”
Il sovrano arresosi all’idea che il suo servitore non lo avrebbe lasciato in pace fino a quando non sarebbe tornato a letto si alzò
 
“buona notte” disse Merlino arrivati nel corridoio
“anche a te” rispose il biondo prima di girarsi e andare verso il corridoio
 
Il servitore, felice di essere riuscito ad aiutare il suo amico, quando sentì la voce del re
“resti comunque il peggior servitore del mondo!”
 
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 tornato nelle sue stanze Merlino si ricordò del suo amico e sospirando pronto per affrontare l’ennesimo scontro entrò
“Will perché sei andato via? Non avevamo ancora finito… che stai facendo?” chiese quando lo vide intento a farei bagagli
 
“Me ne vado?” rispose stizzito Will mentre con movimenti frenetici infilava i vestiti nella sacca
 
“cosa? Solo perché ho parlato due minuti con Artù?! Stai diventando ridicolo!” affermò il mago
Ma l’altro scosse la testa sbattendo con violenza la maglietta
“è per quello che gli hai detto!” affermò
 
“gli hai detto che ha il diritto di essere arrabbiato con te! Insomma stai scherzando? Tu hai fatto del tuo meglio per guarire quel mostro di Uther! Volevi addirittura salvarlo dopo che ha sterminato quelli come te!” aggiunse
il giovane mago sospirò
“è vero Uther era una brutta persona ma se lui meritava di morire Artù non merita si soffrire! se non fosse stato per me suo padre sarebbe vivo! Mi sento in colpa e lui ha tutto il diritto di odiarmi” disse
Ma quando vide che l’amico non accennava a cambiare idea decise che ne aveva abbastanza
Will aveva le sue buone ragioni per odiare i nobili ma non poteva più stare zitto
 
“e poi parli proprio tu? Tuo padre è morto a causa dei nobili e li puoi disprezzare, i genitori di Artù sono morti a causa della magia ma lui non può odiare i maghi?” chiese alterato, anzi proprio arrabbiato
 
“è diverso!” affermò Will distogliendo lo sguardo
 
Merlino non demorse “in che modo?”
“Non capisci che lui è come noi? È solo un ragazzo”
 
“un ragazzo che fin dalla nascita è stato educato da un padre severo e spesso assente, mentre noi facevamo gli scherzi al vecchio Simons lui imparava ad usare la spada e cavalcare, passa le notti a studiare le carte, si allena ogni giorno per essere sempre in forma con il sole o la pioggia, che sia malato o ferito, devo mostrarsi forte in ogni situazione anche se dentro sta soffrendo! È vero è un arrogante ma è l’uomo migliore che abbia conosciuto… e mio amico”
 
Le sue parole scioccare l’altro che lo guardava con occhi sgranati, perplessi davanti a quello sfogo e, principalmente, deluso dal fatto che chiaramente Merlino, il suo migliore amico, stesse scegliendo Artù, un nobile, a lui
 

Will non lo poteva accettare, si mise in spalla il sacco e dando un’ultima occhiata al suo ormai vecchio amico, uscì mentre Merlino esclamava
“non è colpa sua! Sei tu che non riesci a comprendere quanto significherà la nascita di Albione per tutti noi… e per me!”

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Capitolo 3
*** 3 ***


La fioca luce della fiaccola illuminava a malapena il sentiero ma, nonostante quello e i mille pericoli, Will non aveva la minima intenzione di tornare indietro
Continuava a ripensare alle parole di Merlino e il suo cuore straboccava di rabbia
Dopo tutto quello che avevano passato insieme!
Dopo che anni aveva mantenuto il suo silenzio benché sapesse che aiutare un mago fosse un reato punibile con la morte!
 
“Artù non è diverso dagli altri!” borbottò
“solo un viziato! Borioso e arrogante!”
 
“un ragazzo come te non dovrebbe girare per questi boschi da solo”
La voce estranea lo prese alla sprovvista spaventandolo
“CHIA VA LA’?!” urlò alzando il bastone puntandolo verso la direzione della voce
Dalla fitta e oscura boscaglia si avvicinò la luce di un’altra torcia dietro alla quale c’era un uomo d’aspetto quasi minaccioso, il mento pronunciato, gli occhi infossati nel viso scarno con lunghi capelli rossi, la corporatura possente e un ghigno sinistro alquanto spaventoso
Se Will non lo avesse riconosciuto come uno dei cavalieri di re Jhon sarebbe sicuramente scappato “io ti ho giù visto” mormorò senza smettere di fissarlo
 
“sono Sir Ruber” rispose questo con un leggero inchino, anche se chiaro che fosse una sorta di presa in giro
Il giovane non ci diede troppo peso, non si sarebbe mai messo a discutere con qualcuno che aveva un’ascia affilata in mano, dei guanti con grossi spuntoni sopra e muscoli con i quali avrebbe potuto tranquillamente spezzare le sue ossa come fossero state un ramoscello secco
“che ci fate qui?” domandò
 
Rubern sbuffò “il re ci ha ordinato di aiutare i cavalieri prestando i nostri servigi, così mi occupo della ronda notturna fuori dalle mura”
 
Ci fu qualche secondi di silenzio dopo di che Sir Ruber distrattamente esclamò 
“ti ho sentito parlare prima… proprio non ti piace Artù”  
Wil non poté trattenersi dal lanciargli uno sguardo incuriosito, anzi intimorito, parlare male di un nobile voleva dire tradimento e tradimento era uguale alle prigioni se non peggio, alla forca
 
“stai tranquillo, se dovessi dire cosa penso di lui userei termini assai più coloriti”
Will rimase colpito, non credeva possibile che un cavaliere provasse disprezzo per un nobile ma, sorprendentemente, benché l’aspetto del cavaliere non fosse dei più rassicuranti si trovò a pensare che, probabilmente, anche lui doveva avere le sue buone ragioni
 
Così accesero un fuoco e si sedettero su un tronco d’albero caduto
 
 Parlarono di come entrambi avessero perso i genitori a causa di un re troppo interessato a difendere i suoi soldi piuttosto che il suo popolo durante un assedio
 
“Artù è come loro! Viziato e spocchioso! al primo segno di pericolo si nasconderebbe tremante e piangente come un bambino” affermò Rubern lanciando un ceppo di legna nel fuoco
 
Will sospirò “Merlino dice che non è così… dice che Artù sarebbe disposto a dare la vita per chiunque” mormorò
“nell’arena si è comportato bene, ha nominato cavalieri uomini popolani, una cosa che non era mai successa. la donna che ama era una serva e si è battuto per lei, era addirittura disposto a rinunciare al trono per lui” aggiunse
“quindi credi davvero che sarebbe disposto a abdicare per salvare la sua gente? ” chiese il cavaliere senza però smettre di fissare il fuoco scoppiettante, come se trovasse una sorta di piacere contorto nell’osservare come le fiamme divoravano la legna bruciandola fino a ridurla in cenere
 
Il giovane sospirò alzando le spalle
“non saprei, con le parole è bravo…  creo che bisognerebbe metterlo alla prova”
 
Ruber lo osservò e borbottò un “Interessante”
 
Quando il fuoco si spense il cavaliere consigliò al ragazzo di tornare indietro per proseguire l’indomani la sua strada verso casa, con la luce del sole in suo favore
Il giovane voleva andare via da Camelot il prima possibile ma, ragionando, ammise che inoltrarsi nella foresta in piena notta con una fioccale che non sarebbe durata ancora per molto e bastone non sarebbe stato affatto prudente, così decise di seguire il consiglio del cavaliere e tornare indietro
 
Prima si andare via sir Rubern disse “è stato un vero piacere parlare con te!”
Will prese molto bene quella parole ,era felice di aver conosciuto qualcuno che fosse d’accordo con la sua visione sui nobili.
Se sono avesse saputo che il senso delle parole del cavaliere era tutt’altro… e la loro conversazione avrebbe avuto un esito davvero nefasto per tutti.
 
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La mattina dopo Merlino fu sorpreso di vedere che Will non se ne era andato ma, anzi, era tornato indietro e adesso, seduto al tavolo con sua madre e Gaius evitava il suo sguardo mentre mangiava
Forse era un buon segno, la prova che poteva sistemare le cose tra loro, tornare amici, ma onestamente il servitore non era sicuro di voler fare pace
egoisticamente credeva, sperava, che l’altro sarebbe stato felice per lui invece che lamentarsi e rovinare una visita che poteva essere piacevole
soprattutto credeva che una volta conosciuto Artù, Will avrebbe cambiato idea sui nobili, ma così non era stato e questo lo infastidiva molto.
 
Per questo dopo una colazione veloce uscì in fretta salutando Gaius e Unith
 
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La mattina procedette tranquilla, Merlino aveva i suoi tanti doveri da sbrigare e mentre i cavalieri si allenavano Artù e re Jhon, nella sala del trono, discutevano del trattato che avrebbe portato la pace nei loro regni sancendo un’alleanza
 
Quando il sole fu alto nel cielo annunciando il mezzodì sia nobili che villici, stavano per mettersi a tavola quando come all’improvviso qualcosa ruppe la quiete idilliaca di Camelot
 
La campana del castello, quella che suonava sono in caso di emergenza, suonò facendo rimbombare i forti tocchi per tutte le vie
 
Tutti sussultarono tenendo l’orecchio ma quando la spiacevole consapevolezza che si trattava proprio l’allarme uscirono dalla case spaventati
Lo stesso fecero i cavalieri che, confusi, abbandonarono il campo d’addestramento per precipitarsi nella piazza principale
 
Anche Merlino fu alquanto sorpreso e, uscendo di tutta fretta dalle stanze del re, corse nei corridoi arrivando nella sala principale dove i due re erano in piedi con espressioni serie
“che sta succedendo?” domandò Artù
 
“SIRE!” arrivò l’urlo di Sir Leon che, trafelato, anche lui correva nel corridoio
“presto venite”
 
Si affrettarono a seguire il cavaliere e il biondo lanciò anche uno sguardo al servitore che, ricambiando il suo sguardo, gli fece un cenno del capo
 
Quando il portone principale si aprì “che diavolo significa!” esclamò re Jhon trovandosi davanti tutti i suoi cavalieri, schierati in fila, che riempivano tutta la piazza
Gli uomini, immobili, tenevano una mano sull’impugnatura della spada infilata nella cintura, e la testa bassa
Sembrava come se non stessero respirando
 
Artù, i cavalieri, Merlino, persino Gaius erano alquanto confusi
Ma prima che potessero dire qualcosa, dal gruppo si fece avanti proprio sir Rubern che con il suo solito ghigno beffardo disse
“significa, che sto prendendo il potere”
 
“Rubern ! spero si tratti di un qualche tipo di scherzo” quasi urlò Jhon, poi si rivolse ai suoi soldati aggiungendo un severo “voi! Vi ordino di deporre le armi!”
 
Rubern rise “Non ti ubbidiranno… non possono”


“vedi questo?” affermò mostrando un ciondolo che portava al collo, Merlino e Gaius, anche se non lo diedero a vedere riconobbero il disegno riprodotto sulla pietra come uno di quelli appartenenti alla magia più potente e pericolosa, quella oscura
“è un medaglione magico che mi permette di controllare la mente” spiegò quasi con orgoglio
“me lo ha dato una strega… in cambio della mia anima!”
 
Jhon scese uno scalino alzando il braccio puntandogli un dito contro e, a denti stretti, disse “sei sempre stato un piantagrane Ruber! Niente a che vedere con tuo padre! lui si che era un vero uomo!”
Le dure parole del re non scalfirono il sorriso beffardo di Rubern che, sotto gli occhi di tutti affermò
“a mio caro Jhon… di te ora non ho più bisogno” fu il suo turno di puntare il dito, solo che dalla sua mano uscì un raggio di luce accecante che si scagliò sull’uomo che, dopo un urlo straziante carico di dolore, crollò a terra
 
I presenti, sconvolti, facevano volare lo sguardo dal corpo immobile del re caduto, accasciato sugli scalini, al cavaliere intento a ridere quasi istericamente
 
Artù si precipitò al fianco di Jhon e gli toccò il petto, ma ormai per lui non c’era più niente da fare
“perché lo hai fatto?!” chiese
 
Rubern disse “Mettiamola così… tu adesso mi consegnerai il tuo regno e insieme ai tuoi cavalieri te ne andrai altrimenti ucciderò ogni singolo abitante di Camelot”
Dopo questa sua affermazione si udirono delle urla e dalle porte della cittadella entrarono altri soldati solo che questi, in modi assai brutali, stavano trascinando uomini, donne, bambini, che se non cercavano di liberarsi o scappare, imploravano di essere lasciati andare
 
“a cominciare da loro”
Due degli uomini di Ruben presero di forza due bambini con lo sguardo spaventato, strappandoli dalle braccia della mamma in lacrime, trascinandoli in avanti
 
“Lasciali!” urlò Artù facendo per avvicinarsi e tirare fuori la spada
Fortunatamente Leon e Parsifal, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, lo presero per le braccia trattenendolo
 
“quale torto ti ho mai fatto!” affermò il re inveendo contro Ruben e il suo perfido ghigno mentre i suoi uomini faticavano a trattenerlo
 
“non meriti di essere un re! Non meriti questo regno! Sei solo un ragazzino! Tu vuoi la pace BLEAH” disse sputando per terra
“un grande regno non si costruisce sulla pace e sulla gentilezza! Un re deve incute terrore nei suoi sudditi! Deve far tremare tutti di terrore! Solo qualcuno di potente deve governare Camelot, il regno più grande mai visto!”


Dalla folla del popolo si alzò una voce “e quel qualcuno saresti tu ?!” a cui ne seguirono altri
“sei un mostro” “lunga vita al re!” che imbestialirono non poco l’uomo
“SILENZIO” urlò poi si rivolse al cavaliere che, malamente tratteneva il bambino per il braccio e che ,dopo aver annuito,  estrasse la spada dal fodero
Gli uomini e le donne iniziarono ad urlare e quei pochi che provarono a ribellarsi furono colpiti o spinti per terra
 
“VA BENE!” la voce di Artù sovrastò quella dei presenti che si ammutolirono osservandolo
“farò quello che vuoi” affermò il re con lo sguardo fisso sul piccolo che, con le guancie rigate dalla lacrime lo osservava
 
“sei davvero disposto a lasciare il tuo regno per salvare dei servi?!” domandò Rubern
 
Artù non rispose e, senza distogliere lo sguardo del bambino, si tolse la corona dalla testa e dopo un respiro profondo sotto lo sguardo dei fedeli sudditi, dei cavalieri e del servitore, dietro di lui, la lasciò cadere a terra
 
“Artù…” esalò Merlino in lotta con se stesso tra lo stare fermo o il far brillare gli occhi per scaraventare quel farabutto contro il muro
 
Rubern, davanti alla corona caduta, sorrise “molto bene” disse poi
“tu! Raccoglila”
Il giovane magò seguì lo sguardò del cavaliere e quando vide su chi si posava sussultò
Will
Il ragazzo, accanto a Gaius e Unith, si irrigidì spaventato ma quando il cattivo urlò “MUOVITI!” si fece avanti con passi tramanti
 
“e mentre lo fai guarda gli uomini che hai tradito” aggiunse Rubern
 
Tutti, compreso Artù, portarono gli occhi sul ragazzo e lo fissarono “proprio così mio caro! era da tempo che progettavo un modo per sconfiggerti…” spiegò mentre prendeva Will per la giacca e lo tirava in piedi abbracciandolo per le spalle con modi rudi
“poi, ieri sera, questo piccoletto mi ha confessato di come tu, al contrario di tuo padre, saresti disposto a dare la vita per ogni singolo abitante di Camelot” raccontò  
“sei così patetico!”
 
Merlino, incapace di continuare a restare zitto e fermo al suo posto, dopo aver saputo come Artù  era stato tradito e soprattutto da chi, non ci vide più dalla rabbia
“TRADITORE” urlò prima di precipitarsi giù per la scalinata
Fortunatamente, più per Will che per Merlino, Lancilotto intervenne fermandolo
 
Il mago, all’iniziò si dimenò cercando di liberarsi dalla stretta presa dall’altro, ma poi quando osservando il re che lo guardava e scuoteva la testa, smise di muoversi capendo che Artù aveva ragione; in quel momento la rabbia era inutile e avventarsi contro Will non avrebbe certo aiutato
 
Rubern fece un cenno ai suoi uomini che si avvicinarono al re
Subito i cavalieri, Leon, Elyan, Lancilotto, Parsifal, Galvano e anche Merlino fecero un passo avanti
“se prendete lui prendete anche noi!” affermò serio il cavaliere ricciolo
 
Fu così che si ritrovarono disarmati e ammanettati uno all’altro mentre osservavano impotenti Rubern prendere la corona e mettersela in testa ridendo
 
Poi, abbandonando per un momento la sua espressione beffarda si avvicinò al re, arrivandogli ad un soffio dal viso per esclamare
“ricorda; se ti dovesse venire in mente di fare qualcosa ti stupido li ucciderò uno a uno e appenderò i loro corpi alle mura della città”
 
Artù non rispose anzi, prendendo un respiro profondo, mantenne la sua posa rigida e fiera tenendo gli occhi azzurri in quelli dell’altro mostrando tutta la sua fierezza fino a quando non fu l’altro ad allontanarsi e ordinare ai suoi uomini di portali via
 
Essi ubbidirono subito e con modi molto poco cortesi iniziarono a tirarli fino
Passando tra le vie il re guardava con rammarico tutti i volti dei suoi sudditi che in lacrime scuotevano la testa e sussurravano “sarete sempre il nostro re”
Ad Artù si spezzò il cuore, Ruben era una persona malvagia e non si sarebbe accontentato del suo esilio, anzi, avrebbe reso la vita dei poveri abitanti di Camelt un vero incubo, tassandoli fino a toglierli tutto ciò che possedevano, sfruttandoli senza pietà
 
Una volta arrivati fuori dalla cittadella e attraversato il ponte, il re si voltò appena ammirando il castello, le ultime case e la torre provando rabbia ma soprattutto tristezza mista ad un terribile senso di impotenza
Aveva perso tutto ciò che aveva
Aveva fallito nel proteggere la sua gente
Aveva deluso il suo popolo… suo padre… sua madre… sé stesso
 
Inoltratisi nella foresta i traditori non si fermarono e continuarono a tirarli senza pietà con la corda ruvida che gli stringeva i polsi
Lancilotto, in fondo alla fila, proprio davanti a Merlino si guardò intorno poi
“Merlino” bisbigliò
“devi fare qualcosa” aggiunse tenendo sotto controllo le guardie e gli altri controllando che non sentissero
 
Il giovane mago non aveva ancora del tutto elaborato quello che era appena successo
Solo pochi minuti prima stava ridendo e scherzando con i suoi amici e adesso Artù era stato spodestato, bandito e il suo “amico” Will lo aveva tradito
Forse questa era la cosa peggiore
Ma Lancillotto aveva ragione, adesso dovevano pensare a liberarsi
 
Si guardò intorno a sua volta poi abbassò lo sguardo e bisbigliò una formula, i suoi occhi si illuminarono e un secondo dopo una delle radici si mosse alzandosi facendo inciampare una delle guardie
Lancillotto prese al volo l’occasione e con una mossa rubò la spada dell’uomo e lo infilzò poi, veloce, liberò leon che con altrettanta destrezza atterrò l’altro uomo
Anche Parsifal si diede da fare, gli bastò una gomitata per fa perdere i sensi ad un’altra guardia
Infine Artù, appena capì che c’era l’opportunità di liberarsi si avventò sull’uomo davanti a lui, ma senza armi o la forza bruta non fu facile e l’altro senza le mani legate dopo averlo colpito alla spalla gli diede un pugno, molto forte, nelle costole
Il biondo indietreggiò gemendo dal dolore mentre leon lo raggiungeva e finiva anche l’ultimo uomo dicendo “ resta giù vigliacco!”
 
“è stato facile” affermò Galvano ridendo guardando fiero gli uomini a terra
“già tutto grazie a te” lo canzonò Elian liberandolo dalle corde
 
“state bene?” chiese Parsifal avvicinandosi ad Artù per aiutarlo a rialzarsi sciogliendo i nodi
Il re annuì, nonostante si massaggiasse le costole
“tutto a posto” esclamò
Fece qualche passo sicuro poi si fermò gemendo nuovamente riportandosi le mani sulle costole stringendo i denti appoggiandosi ad un albero
“Artù” lo chiamò Merlino raggiungendolo preoccupato
“va tutto bene” esalò con un respiro spezzato sotto lo sguardo scettico del servitore e degli altri
 
“ora che facciamo?” domandò Elyan sbattendo le mani lungo i fianchi
“non possiamo tornare” affermò Lancilotto
“Ma non possiamo neanche lasciare il popolo nelle mani di quell’assassino” si accodò Leon 
 
Gli uomini si scambiarono alcuni sguardi preoccupati poi osservarono il loro re preoccupati per il suo silenzio
“Artù” lo chiamò Parsifal
“che cosa facciamo?” chiese sottovoce
 
Il biondo scosse la testa, alzò gli occhi guardandoli uno per uno, poi sospirò e con un tono di voce che non aveva mai sentito ammise sconsolato
“non lo so…”
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I cavalieri, dopo aver camminato per qualche miglio, trovarono un luogo dove accamparsi, sulle rive di un fiume in una piccola radura dove raccolsero la legna e accesero un fuoco
“neanche uno stupido pesce!” borbottò Galvano lanciando una pietra dentro l’acqua frustrato
“sentiranno l’odore dei tuoi piedi!” affermò Parsifal facendo ridere tutti
 
Anche Leon rise ma poi notò che l’unico che non stava ridendo era proprio Artù che, seduto su un sasso, poco lontano dal gruppo aveva lo sguardo perso nel vuoto
Il cavaliere vide che anche Merlino stava osservando il re preoccupato
E i due si scambiarono uno sguardo
Merlino alzò le spalle sconsolato mentre Leon si avvicinò
 
Sentendolo arrivare Artù lo guardo spostandosi appena per fargli posto sulla grossa roccia dove era seduto
 “troveremo un modo” affermò Leon sedendosi
“ho fiducia in voi” aggiunse e non era tanto per dire, ci credeva sul serio e cercò di mettere tutta la sua sicurezza nel suo tono
 
Ma nonostante questo il re scosse la testa sospirando “allora hai fiducia in qualcuno che non la merita” mormorò
 
Il cavaliere stava per replicare quando dalle loro spalle arrivò una voce “vi sbagliate”
Entrambi si voltarono per trovarsi davanti, schierati, gli altri cavalieri
 
“abbiamo tutti fiducia in voi” affermò Elyan
“so che ora non è facile, ma siamo usciti da situazioni peggiori” esclamò Parsifal
“grazie a voi” aggiunse
“mi costa ammetterlo…” borbottò Galvano
“Ma siete l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto”
 
“e nobile” si accodò Lancillotto
“dareste la vita per difendere ciò che è giusto, Siete andato oltre il sangue e le origini facendoci diventare cavalieri”
Gli uomini annuirono sorridendo orgogliosi
“insomma la tavola rotonda è la prova che siamo uguali, voi un re e noi! Fabbri, contadini, vagabondi” esclamò ancora Elyan guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Galvano
“nessun’altro lo avrebbe fatto” 
Lancillotto fece un passo avanti “Artù abbiamo giurato di proteggere Camelot e voi, non siete solo il re ma nostro amico”
“daremmo la vita per voi perché vi vogliamo bene, non siete solo”
 
Artù osservò uno per uno i suoi uomini, i suoi amici, e provò una profonda ondata di orgoglio e si sentì davvero fortunato ad averli accanto
Si alzò e con un ritrovato sorriso disse un sincero “grazie”
 
I cavalieri annuirono poi Galvano si girò e sorrise “Merlino” chiamò il servitore che per tutto il tempo era rimasto appoggiato ad un albero intento ad osservarli e ascoltarli
“Non ha niente da dire?”
Il servitore alzò le spalle e con il solito sorriso beffardo rispose
“che è una testa di fagiolo già lo sa!”
 
Rincuorati si sedettero attorno al fuoco e mangiarono quel poco che aveva trovato ridendo di vecchie avventure passare
Avrebbero trovato un modo per salvare Camelot e tutti i suoi abitanti, ma in quel momento erano solo uomini, ragazzi, senza titoli o differenze, seduti intorno al fuoco a parlare
 
“vi sentite meglio?” domandò Merlino sdraiandosi sul giaciglio accanto ad Artù, come sempre quando erano fuori dal castello impegnati in qualche pattuglia o missione
 
Stranamente la sera sotto il manto stellato, accanto al leggero tepore del fuoco il sovrano e il servitore parlavano come se la notte fosse capace di rompere quella invisibile barriera che li separava quando di giorno Artù era il re e Merlino il suo servitore
“non credevo che pensassero questo di me” affermò il biondo rivolgendo uno sguardo verso i cavalieri addormentati
 
“certo! Non siete solo il re, ma anche un loro amico” replicò il mago


Ci fu qualche minuto di silenzio in cu Merlino credette che l’altro si fosse addormentato ma poi “sei sempre stato un fedele amico” esclamò il re sorprendendolo non poco
Certo sapeva che a modo suo e, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, Artù lo considerava un amico, ma sentirglielo ammettere era allo stesso strano e appagante
 
Scherzare dicendo che erano quasi assurdo sentirlo chiamare amico sarebbe stato tipico del servitore ma notando l’espressione serie del re disse
“e continuerò a esserlo fino al giorno della mia mia morte”
 
Ancora una volta cadde il silenzio interrotto solo dai rumori del bosco a cui ormai erano abituati, anzi, trovavano quasi rilassanti
Merlino chiuse gli occhi addormentandosi
Mentre Artù con lo sguardo perso nel manto stellato sussurrò
“o fino alla mia”
 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Merlino si svegliò, ma non per via di un raggio di sole sul viso o un rumore improvviso, o meglio il rumore ci fu, ma assomigliava molto di più alla voce di Leon che urlava il nome di Artù
 
Il servitore tornando rapidamente alla coscienza si mise seduto stropicciandosi gli occhi chiedendo “cosa sta succedendo?”
 
I cavalieri, chi lontano e chi vicino, si stava guardando in giro chiamando il sovrano preoccupati quando Galvano in risposta alla domanda dell’amico sospirò e portandosi le mani sui fianchi disse
“Artù se n’è andato”
 
Esclusero in fretta la possibilità che fosse andato via così, veloci, tornarono verso Camelot e quando trovarono delle tracce aumentarono il passo urlando a gran voce il suo nome
 
Il giovane mago, procedendo con il passo più svelto e deciso di tutti gli altri uomini, si sentiva davvero uno stupido; ormai doveva conoscere Artù e avrebbe dovuto prevedere questa sua reazione
Il suo compito era proteggerlo!
Come poteva essere stato così stupido?!
 
Il servitore era ancora immerso nei suoi pensieri quando Elyan esclamò “Artù!”
Lui, come il resto dei cavalieri, lo videro ai piedi di un radura
 
Anche il re li vide e dopo aver sbuffato gli urlò di andarsene prima di girarsi e tornare sui suoi passi
ma gli altri non avevano la minima intenzione di fare come gli era stato ordinato e si precipitarono giù per la collina
“che state facendo?!” domandò Merlino, il primo a raggiungerlo, parandoglisi davanti
“va via! È un ordine” disse serio il biondo passandogli oltre
 
“Artù vi prego” lo raggiunse gli altri
“che volete fare?” chiese Lancilotto
 
“non capite?” chiese ironicamente il re, fermandosi e girandosi per guardarli in viso
“è l’unico modo!” aggiunse
 
“No!” quasi urlò il mago
“è un suicidio!”
 
Il sovrano stava per replicare quando all’improvviso dagli alberi arrivò un “FERMI!”
I cavalieri si voltarono mentre dalla boscaglia uscivano degli uomini armati
“CORRETE” gridò Artù
 
Ma ormai era troppo tardi, presto si trovarono circondati dagli uomini che riconobbero come i servi di Sir Rubern che gli puntavano contro le spade
 
“bene, chi abbiamo qui?” chiese uno arrivando con la punta della lama affilata sotto la gola del re
Merlino era sul punto di far brillare gli occhi quando il re affermò
“voglio vedere Sir Rubern”
 
Gli uomini si guardarono indecisi ma poi li legarono e condussero dentro le mura di Camelot fino al cortile del castello dove i cavalieri furono lasciati indietro mentre Artù tirato in avanti verso la scalinata dove in piedi c’era Rubern, con la corona in testa e il solito ghigno ripugnante sul viso
 
“ti avevo avvertito! Se mai fossi tornato avrei ucciso ogni abitante di Camelot” affermò scendendo un gradino con tono rude
 
Il biondo invece, rimanendo calmo e composto, disse “voglio proporti uno scambio”
 
Il peggior incubo di Merlino si era avverato e non poté trattenersi dall’urlare “ARTU’ NO!” ma purtroppo la sua voce rimase inascoltata
 
“cos’hai in mente?” chiese Rubern incuriosito
 
“lascia andare tutti, non fare male a nessuno! permetti agli abitanti di Camelot di lasciare la città” rispose Artù
 
“e in cambio?” chiese ancora il perfido uomo mentre sorridendo si sfregava il mente pronunciato e gli girava intorno
 
L’altro rimase in silenzio per qualche secondo, sospirò abbassando lo sguardo per la prima volte “prendi me”
 
“NO!” questa volta l’urlo arrivò non solo da Merlino ma da tutti i cavalieri che cercarono anche di liberarsi, strattonando le corde e dimenandosi, solo per essere ripresi dalle guardie che tirarono le corde facendoli cadere
 
“rendiamo le cose più interessanti” esclamò Rubern continuando a giragli intorno
“ti propongo un duello” aggiunse arrivandogli davanti
 
“se vinci me ne andrò, se perdi… raggiungerai tuo padre”
 
Artù riportò gli occhi in quelli dell’altro non perdendo mai la sua compostezza e fierezza, cosa che colpì molto l’uomo che sentì il bisogno di ricordagli che lui aveva la magia
“ricorda che io possiedo la maga, potrei sbattere quella tua testolina bionda sul muro fracassandola” sibilò arrivandogli ad un centimetro dal viso
“Potrei spezzarti le gambe, farti uscire sangue dalle orecchie, bruciarti gli occhi” proseguì
 
“accetti?” chiese
 
Non passò neppure un secondo prima che il re rispondesse “accetto”
 
Rubern sorrise “hai appena firmato la tua condanna a morte! ci vediamo al tramonto, la fine del giorno sarà anche la tua”
Detto questo si girò risalendo le scale per scomparire nel castello
 
Quando anche gli uomini di Ruben li lasciarono Artù si massaggiò si voltò per vedere i suoi cavalieri che lo fissavano, chi con un’espressione rabbiosa chi sconsolata mentre Merlino scuoteva  la testa sospirando
“cosa avete fatto…” 
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I cavalieri, il servitore e Artù andarono nelle stanze di Gaius dove il guaritore insieme alla madre di Merlino furono assai sollevati di vederli ma non fecero in tempo a riabbracciarli che l’espressione cupa di ognuno di loro li fece preoccupare
“che succede?” domandò sottovoce Gaius rivolto al suo giovane assistente ma questi per la prima in vita sua lo ignorò passando oltre
 
“siete impazzito?!” esplose Galvano
“che volete fare?!”  “vi rendere conto di quello che avete fatto?!” gli altri si accodarono
“calmatevi” affermò il sovrano
 
“Artù non potete farlo! Vi ucciderà!” esclamò Parsifal con il suo solito tono pacato ma con la preoccupazione più che udibile nella sua voce
 
Il re sospirò “ormai ho accettato, non posso tornare indietro”
 
Nel frattempo il giovane mago allontanatosi dal gruppo, si sedette sulla panca con la testa tra le mani in una posa sconfitta
“cosa posso fare…” pensò passandosi una mano tra i capelli, la prima cosa a cui aveva pensato era usare la magia, come aveva fatto in passato, per salvarlo ma poi si era ricordato che anche Rubern aveva la magia e usare senza i suoi poteri restando nell’ombra era impossibile
 
“Merlino” il giovane riconobbe subito la voce di Will alle sue spalle, ma era proprio l’ultima persona che voleva vedere
ma se lui lo ignorò i cavalieri non fecero lo stesso specialmente Elyan che, riconoscendo in lui il ragazzo che aveva tradito Artù, gli si avventò contro urlando “traditore” afferrandolo per la giacca
 
“Elyan” lo richiamò il re

“come hai potuto tradire il re!” disse a denti stretti spingendolo contro il muro
“dovrei ucciderti seduta stante!” lo raggiunse anche Galvano sguainando la spada arridandogliela sotto il mento
 
Will sgranò gli occhi in un’espressione di puro terrore
Unith e Gais erano pietrificato e Merlino scioccato, non aveva mai visto i cavalieri così furiosi
 
Incredibilmente l’unico calmo era Artù
“basta” affermò abbassando la spada dell’altro
“calma” aggiunse allontanando Elyan
“in un modo o nell’altro Ruben avrebbe scoperto come mettere in atto il suo piano, era solo questione di tempo”
 
Gli uomini dopo aver lanciato altre occhiate omicide al giovane si voltarono mentre Will, ancora più che scosso, si accarezzava la parte della giacca stropicciata
Merlino gli si avvicinò con lo sguardo basso
“Merlino…” mormorò il giovane “Io non volevo, ecco sai” disse confuso cercando di spiegarsi, era oltremodo dispiaciuto per quanto successo, non credeva certo che parlare con Rubernr avrebbe causato tanto problemi e, sicuramente non si aspettava che Merlino lo guardasse in quel modo glaciale dicendolo “ti odio!” prima di voltarsi
 
Le ore passarono e una strana tensione al limite tra il preoccupante e l’inquietante riempiva la stanza e i loro animi
I cavalieri si muovevano con fare nervoso mormorando qualcosa di incomprensibile mentre Gaius e Unith medicavano le ferite dovute un po' alla corde, allo scontro del giorno prima e ai modi rudi degli uomini di Rubern
 
Troppo in fretta arrivò il momento in cui il sole raggiunse il punto oltre la collina, tingendosi di un rosso intenso, quasi cupo, come il sangue
I raggi si ritirarono e l’ultimo fascio di luce si riversò su Camelot
 
“Artù…” mormorò Lancillotto
“è ora” aggiunse sottovoce il cavaliere
 
Tutti si voltarono verso il sovrano, appoggiato al muro con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, verso la piazza
La tiepida luce del tramonto gli illuminava il viso, i suoi capelli biondi parevano risplendere e gli occhi era ti una tinta di azzurro ancora più intenso ma in loro non vi era neppure una traccia di paura, piuttosto vi si poteva chiaramente leggere una sorta di quiete mista a pace e tanta, tanta, determinazione
 
L’espressione di un vero re che per un attimo infuse nello spirito di chi lo stava osservando la sicurezza che, alla fine, sarebbe andato tutto bene
 
Artù si riscosse avvicinandosi ai suoi uomini, schierati, come si addice a dei veri cavalieri
 
“signori” disse  
 “mi avete servito con onore facendo sempre tutto ciò che era in vostro potere per difendere Camelot… non sono sempre stato degno di avere al mio fianco uomini come voi…” aggiunse guardandoli uno per uno negli occhi
“e per questo mi scuso, ma vi prego accettate i miei più sinceri ringraziamenti per tutto quello che avete fatto per me”
 
I cavalieri lo fissarono con occhi lucidi elaborando le parole del loro re
Lyon fu il primo ad appoggiare una mano sulla spalla, poi Lancilotto, Parsifal, Elyan e infine Galvano
Così Artù si ritrovò circondato, stretto in un fantomatico abbraccio
 
“siete il migliore, non dimenticatelo mai” Affermò Lancilotto
Il biondo visibilmente imbarazzo abbassò lo sguardo ringraziandoli ancora  poi, senza distogliere lo sguardo dal cavaliere, disse “promettimi che ti prenderai cura di Ginevra”
L’altro non esitò ad annuire
Era doloroso per il re sapere che non avrebbe potuto salutare la sua amata; la donna, prima dell’arrivo di re Jhon, si era recata in un villaggio vicino, non voleva pensare a quanto sarebbe venuta a conoscenza della verità.
Chissà, forse glielo avrebbe detto di persona, rivedendo i suoi grandi occhi scuri e l’espressione preoccupata mentre gli accarezza i capelli rimproverandolo per quanto era stato avventato e sciocco nel mettere a rischio la sua vita in quel modo
Crederci era bello, quasi rassicurante, ma Artù aveva l’impressione che si trattasse solo di un bellissimo sogno destinato a rimanere tale.
 
“Artù” lo chiamò il vecchio guaritore
Il sovrano si voltò e sorridendo si rivolse al più anziano e fedele membro della corte “Gaius” disse
“che altro posso dirti se non grazie per avermi sempre servito con tanta lealtà” aggiunse con un sorriso  
Il vecchio, con le lacrime agli occhi, gli accarezzò il viso in un gesto paterno che Uther aveva fatto così raramente, anche nei momenti in cui ne avrebbe avuto più bisogno
“ricordo quando eravate solo un bambino e, ridendo, entravate da quella porta mostrandomi orgoglioso un nuovo graffio decantandolo come una grande ferita di guerra” raccontò l’uomo con tono malinconico
“non volevate mai seguire le lezioni, trovate sempre un modo per scappare e nascondervi nelle mie stanze! Quanto lo avete fatto penare quel maestro” rise facendo sorridere anche l’altro
“per non dire quando avete preso la balestra dall’armeria, credo di non aver mai visto le dame del castello più spaventate e vostro padre più orgoglioso”
Artù rise al ricordo di quella bravata fatta da ragazzino quando, dopo aver preso una delle balestre, era andato nel cortile del castello e si era messo a sparare frecce non mancando un singolo stendardo appeso alle torri
Gaius sospirò e la sua espressione tornò cupa “siete diventato non solo un re degno di questo nome ma anche uomo meraviglioso, sono fiero di voi e sono certo che anche vostra madre lo sarebbe” aggiunse
 
Il re gli sorrise un’ultima volta, onorato dalle sue parole e soprattutto felice che al contrario del padre Gaius fosse uno dei pochi a ricordare sua madre, poi si voltò e si incamminò verso la porta dove ad aspettarlo vi era Merlino, a testa bassa con la spada in mano
 
“sei silenzioso” affermò raggiungendolo
“non so cosa dire” rispose il servitore porgendogli l’arma lucente
“Non credo che esistano parole per convincervi a ritirarvi dal duello” aggiunse
 
Artù annuì
“Merlino…” cominciò per poi fermarsi e prendere un respiro profondo
“faresti una cosa per me?” chiese
Il mago annuì “certamente!” affermò alzando lo sguardo notando che l’altro stava guardando i suoi cavalieri, visibilmente sconfitti e dall’aria rassegnata
 
“prenditi cura di loro” affermò Artù continuando ad osservarli
Merlino annuì mormorando un “contateci” che parve sollevare il sovrano da una sorta di peso come se fosse più interessato per i suoi uomini che non per il duello che stava per andare ad affrontare
 
Al contrario di lui il giovane mago non lo aveva dimenticato ed ogni volta che lo guardava sentiva dentro un profondo dolore, un senso di malessere per quello che aveva fatto
Artù sarebbe andato incontro ad uno scontro terribile e tutto perché lui non era stato in grado di proteggerlo
 
“Merlino” il servitore non si accorse di essersi perso nei suoi pensieri fino a quando Artù non lo richiamo riportandolo alla realtà
 
“non andate vi prego” sussurrò
“non dovete” aggiunse
Improvvisamente la profezia, il destino e tutte le parole del drago parvero insignificanti e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che stava per perdere un amico, il suo migliore amico
 
Artù sorrise ancora appoggiandogli la mano sulla spalla poi continuando ad osservarlo con quell’espressione sicura disse
“andrà tutto bene”
Per poi dando un ultimo sguardo agli uomini riuniti sulla soglia delle stanze del guaritore, si incammino
“ARTU’!” urlò a gran voce Merlino correndogli dietro
“Merlino no, non puoi fermarmi!” affermò il sovrano cercando di fermarlo
“non cambio idea” aggiunse
 
“No” sussurrò Merlino scuotendo la testa
“non voglio dirvi questo”
“dovete farmi una promessa”
Il re non disse niente ma continuò a tenere lo sguardo fisse sul servitore curioso
“non arrendetevi” disse serio il giovane mago
“cosa?” chiese sempre più confuso il sovrano
“non arrendetevi!” ripeté con più sicurezza il giovane
“continuate a combattere! Non importa quanto vi faccia male! Non importa se sentite di non avere più le forze!” affermò mettendo una mano sulla spalla di Artù, qualcosa che da chiunque sarebbe stato visto come un affronto, per non dire offensivo
Solo pochi avrebbero visto in quel  gesto un’azione tra due amici, forse fratelli
“continuate” disse ancora il mago rafforzando la presa
“vi prego non arrendetevi”
Artù osservò per un lungo minuto il servitore, realizzando che quel servitore che lo svegliava ogni mattina, seguiva in ogni missione, anche la più pericolosa, trattandolo la maggior parte della volte come fosse una “testa di fagiolo”, era probabilmente la persona che più di tutte credeva in lui
“Lo farò” affermò
 
Seguito dal resto dei cavalieri che raggiunsero il centro dalla piazza dove c’erano delle pire infuocare ad ogni lato e, mentre l’oscurità della sera avanzava, la piazza che solitamente era illuminata dal sole adesso pareva estremante cupa e inquietante
 
Facendo provare ai presenti una strana sensazione che non gli lasciava affatto tranquilli
 
“Artù, siete sicuro di volerlo fare?” domandò Lyon tenendo lo sguardo fisse sulle pire infuocate e gli uomini incappucciati sulle scale al fianco di Rubern che con il solito ghigno malvagio e beffardo aspettava il suo sfidante.
 
Anche il sovrano teneva lo sguardo fisso sull’uomo malvagio mormorando un “devo…”

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Capitolo 5
*** 5 ***


“sei pronto?” chiese Rubern alzando la grossa spada affilata puntandola in direzione di Artù in un chiaro segno di sfida, ma dall’altre parte il biondo non rispose alla provocazione avanzando con passo sicuro arrivando al centro della piazza, ora diventata una scena arena pronta per il duello
 
Il sole era ormai completamente calato e la luna avanzava lentamente nel cielo portando dietro di sé le stelle e lo scuro manto notturno ricoprendo il cielo, cancellando l’ultimo straccio di luce naturale lasciando solo il fuoco delle pire ad illuminare la scena
 
“sei ancora in tempo per ritirarti” affermò l’uomo scendendo gli ultimi gradini raggiungendo il biondo nello spazio
Ancora una volta Artù non rispose con le parole ma con i gesti, alzando la spada affermando
“vogliamo smettere di parlare e cominciare” affermò
 
Rubern sorriso mormorando un “molto bene”
 
Sotto lo sguardo sempre più preoccupato dei cavalieri il combattimento ebbe inizio
 
Rubern fu il primo a lanciare l’attacco, brandendo la grossa spada, subito parata da quella di Artù che, velocemente si spostò di lato provando a colpire il nemico al fianco scoperto ma come lui anche Rubern schivò il colpo
“sei bravo” disse con tono canzonatorio Rubern ridendo
 
Artù non raccolse le provocazioni e si mosse in avanti
Leon riconobbe subito la mossa che stava per fare, la trovò azzardata per via della stazza dell’avversario, ma se c’era qualcuno che poteva farcela quello era Artù, così incrociò le dita pregando che funzionasse
Anche il re sapeva che era rischioso ma vedendo l’opportunità mise in pratica una strategia che negli anni aveva perfezionato
 
Muovendosi Artù fece per colpire il fianco di Rubern, l’idea era fingere di colpire facendo in modo che l’avversario si spostasse per schiavare il colpo e, in quell’istante, colpirlo al braccio e disarmarlo
Sfortunatamente per lui e Leon la sua idea riuscì a metà perché nonostante Artù mise tutta la sua forza del colpo che diede all’altro dell’avversario questo non lasciò andare la presa sull’arma
 
“MALEDETTO” urlò Rubern allontanandosi di qualche passo stringendosi il braccio dolorante dove l’armatura di ferra aveva impedito alla pelle di tagliarsi ma non di sentire il dolore acuto che si irradi per tutto il braccio
 
“piccolo verme” digrignò a denti stretti voltandosi brandendo ancora la grande arma scagliandola contro Artù che, pronto per l’attacco schivò ancora la spada e girando su sé stesso con la spada in mano non solo impedì alla spada di Rubern di colpirlo ma con un gesto veloce ed elegante portò la sua arma sul suo viso facendo un taglio dallo zigomo fino al mento
 
A quel punto l’urlo di pura rabbia fu talmente forte che fece quasi tramare le pareti
“BASTA!” aggiunse poi lasciò cadere la spada e sotto gli occhi confusi di Artù e di tutti i cavalieri alzò la mani da cui uscì una forte luce arancione, come del fuoco che gli circondava gli arti per poi scagliarlo violentemente verso il biondo che schivò il colpo giusto in tempo cadendo di lato
 
“IMBROGLIO!” urlò Galvano estraendo la spada seguito dagli altri uomini che fecero lo stesso mettendosi in posizione di attacco
“che volete fare?” chiese con tono beffardo Ruber
 
“Non mi rovinerete il divertimento” aggiunse poi, alzando nuovamente la mano, fece alzare da terra una grossa radice che velocemente si aggrovigliò attorno alle gambe de cavaliere alzandosi da terra e scaraventandoli contro la parete alle loro spalle
 
“No!” disse Artù vedendo i suoi uomini gemere dal dolore quando furono violentemente sbattuto contro il muro
“Non far loro del male” affermò alzandosi ma non fece in tempo a rimettersi in piedi che si sentì colpito da una forte forza che lo scaraventò di nuovo a terra
“O ragazzo!” arrivò la fredda voce di Rubern
“ho appena cominciato!”


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“MERLINO!” urlò lancilotto entrando nelle stanze di Gaius
 
“Lancilotto che sta succedendo?” chiese il vecchio andando incontro al cavaliere con il respiro affannoso e l’espressione stravolta
“è come temevamo, Ruber sta usando la magia” rispose il cavaliere il solo che, dopo aver visto Rubern sfoderare i suoi poteri, era corso via


“Artù non ha speranza” aggiunse guardando quasi spaventato il vecchio guaritore che dopo aver sospirato disse “Merlino è la sua unica speranza”
 
“dov’è andato? Se tardi Artù morirà!” affermò duro il cavaliere sbattendo le mani lungo i fianchi
Ancora una volta il vecchio guaritore sospirò lanciando un fugace sguardo verso la finestra sussurrando un
“dobbiamo avere fede, in entrambi”
 
Nel frattempo sul campo di battagli Rubern non si stava risparmiando
“tutto qui quello che sai fare?” disse scagliando lampo di luce che Artù provò a schivare ma un uomo con solo una spada può fare veramente poco contro la magia nera
Era inevitabile che venisse colpito e scagliato a terra
 
Gemendo portandosi una mano sul fianco dolorante il biondo provò a rimettersi in piedi ma si sentì afferrare per la spalla, anch’essa dolorante, mentre Rubern gli sussurrava all’orecchio
“sei patetico!” prima di scagliarlo con la forza di possiede la magia contro la parete
 
“VIGLIACCO” urlò Elyan vedendo come stava usando la magia per scaraventarlo contro il muro
“ARTU’!” urlò Parsifal assistendo impotente vedendo il sovrano accasciarsi contro il muro mentre dalla ferita sulla testa inizia a uscire del sangue
 
Ma nonostante questo, Artù, stringendo forte i denti facendo perno sulla spada si rimise in piedi mentre, vedendolo, Rubern rise
“è inutile che tenti di resistere!” affermò tornando ad avvicinarsi scagliando un altro colpo dalle sue mani che il biondo schivò saltando di lato
“di combattere” aggiunse prima di scagliarne un altro
 
Artù, zoppicando cercando disperatamente di restare lucido, sbattendo gli occhi per impedire alla vista di offuscarsi troppo, ingoiando il profondo dolore che percepiva in ogni singola parte del corpo, alzò la spada mettendosi in posizione di guardia poi, facendo ricorso a tutte le sue forze, si avventò contro l’avversario che però, sotto gli occhi del re, fermò la spada con una mano e stringendola mentre sul suo volto si formava un ghigno malvagio la frantumava in mille pezzi
“No” mormorò Lyon vedendo l’arma del re cadere distrutta
 
Ormai senza difese Artù provò ad allontanarsi ma, ancora una volta, Rubern fu più veloce e lo prese per braccio
“si destinato a perdere” sibilò a denti stretti per poi con una veloce mossa girare il braccio del biondo
Il rumore dell’osso che si spezzava risuonò nelle orecchie dei cavalieri e a nulla servirono le loro urla e gli insulti a fermare Rubern che, dopo aver lasciato il braccio, con un calcio brutale colpì Artù nelle costole
 
Tremando per l’immenso dolore al braccio Artù cercò disperatamente di respirare ma il dolore al petto erta così forte che ogni respiro era peggio di una pugnalata
Alzando lo sguardo incontrò gli occhi di Rubern trovandoli inquietanti e il suo sorriso angosciante 
“non… puoi distruggere gli ideali di Camelot” sibilò mentre un rivolo di sangue gli sgorgava dalla bocca
L’altro rise “bè! Devo pur cominciare da qualche parte!” disse allargando le braccia con fare teatrale
“tu…” sibilò ancora Artù mentre con fatica cercava di rimettersi in piedi su gambe tremanti
“non sarai…  mai… un… re”
 
Ruber ringhiò come un animale offeso poi allungò la mano prendendolo per la gola sollevandolo  “le tue ultime parole?!” disse stringendo facendo gemere il biondo a cui iniziava a mancare l’aria mentre tutto intorno a lui diventava nero
 
Proprio in quel momento si udì un boato e un attimo dopo Rubern era a terra con un dolore lancinante alla schiena
“che diavo…” chiese voltandosi per poi bloccarsi quando vide, a pochi passi da lui uno stregone con lunghi capelli bianchi, una barba ancora più lunga vestito con una toga rossa che lo fissava con gli occhi che brillava di oro
 
“TOCCALO ANCORA E SEI MORTO”  urlò il vecchio
 
“tu chi diavolo sei vecchio?” chiese Rubern alzandosi
 
Ma l’uomo sorrise “o credimi sono molto più di un semplice vecchio!” poi i suoi occhi brillarono ancora e Rubern non ebbe neppure il tempo di muovere un muscolo che fu scaraventato contro la parete
 
Lo stregone si affrettò a raggiungere il fianco di Artù che, a terra respirava faticosamente “tutto bene?” chiese toccando il braccio ferito con una smorfia
 
Il biondo aprì appena gli occhi per poi domandare un appena udibile “tu?”
 
L’altro annuì “lo so quello che pensate e credetemi non ci sono parole per dirvi quando mi dispiace, ma voglio aiutarvi Artù” affermò
 
Artù lo fissò profondamente per qualche secondo “Io…” mormorò poi cercò di alzarsi, aiutato immediatamente dallo stregone che lo aiutò a stare in equilibrio
“come puoi aiutarmi?” chiese con un filo di voce
 
L’altro sorrise poi scostando leggermente la tonica rossa estrasse una spada di un metallo lucente “la riconoscete?” chiese mostrandogliela
 
“la spada nella roccia” affermò il biondo ammirandola in tutta la sua lucente bellezza


Lo stregone annuì “il suo nome è Excalibur, forgiata dal fuoco di un drago” spiegò
“solo l’unico re di Camelot può brandirla, solo nelle sue mani diventa l’arma più potente mai creata, in grado di sconfiggere anche la magia più potente”
 
“perché la dai a me” domandò Artù confuso
“Perché siete l'unico degno di brandirla” affermò lo stregone con sicurezza
Poi, vedendo lo sguardo titubante del re, gli afferrò la mano porgendogli l’impugnatura della grossa spada, poi lo guardo fisso negli occhi sussurrandogli “coraggio, potete farcela” stringendogli la spalla
 
“Siete il legittimo re di Camelot! dovete credere in voi stesso! solo così la spada riconoscerà il vostro valore e vi permetterà di vincere”
 
Artù lesse in quegli occhi, quasi familiari, tutta la determinazione e sicurezza nei tuoi confronti
 
aveva disprezzato quell'uomo augurandogli di morire fin dal giorno in cui aveva lasciato le stanze di suo padre dopo averlo ucciso ma in quel momento il re non provò rabbia, ne disprezzo ma anzi
Si sentì quasi onorato che quello stregone credesse così tanto in lui
 
“Incoraggialo pure quanto vuoi vecchio ma sarà tutto inutile”
Alle loro spalle Ruben si prese gioco di loro
 
Ancora una volta Artù non rispose alle provocazioni con le parole ma tornando rigido, come si addice a un vero cavaliere si rimise in posizione d'attacco
Con passo veloce Ruben si avvicinò scagliando un altro colpo magico uscitogli dalle mani che il biondo provo a parare con la spada, ma come se nulla fosse cambiato quando il fascio di magia lo tocco fu così potente che non riuscì a mantenere l'equilibrio ritrovandosi ancora una volta a terra
 
“Aiutalo” gridò Galvano mentre disperatamente si dimenava cercando di liberarsi da quella grossa Liana che lo teneva attaccato al muro insieme agli altri
 
“No” rispose serio il mago senza distogliere lo sguardo dal biondo che gemendo e tremando ancora vistosamente si stava rimettendo in piedi
“Deve farcela da solo” aggiunse senza distogliere lo sguardo
 
Ruben intanto si stava avvicinando al corpo di Artù e quando provo di nuovo ad allungare la mano per afferrarlo questo fu più veloce e brandendo veloce la spada la usò per colpire il braccio del nemico
 
“Miserabile moscerino” affermò sibilando rubern portando la mano sullo squarcio nel braccio che sanguina vistosamente
Me la pagherai urlo poi con la mano grondante di sangue chiusa a pugno un destro micidiale proprio sulla spalla di Artù facendolo ricadere al suolo con un grosso tonfo
 
ormai intorno a lui i suoni erano tutti ovattati e a stento riusciva a percepire il suo corpo
Tra i mormorii dei Cavalieri suoni confusi, profondi e opachi arrivo una voce Chiara
“Coraggio Artù! Alzatevi”
 
alzando gli occhi vide il vecchio mago che lo osservava stringendo i pugni per infondergli coraggio
 
“È troppo forte… non posso batterlo” biascico con occhi lucidi traboccanti di colpa e impotenza
 
“Voi potete” esclamò l'altro
“smettete di combattere come un re o come un cavaliere! combatte per difendere quegli ideali in cui avete sempre creduto" continuò facendo un passo nella sua direzione
 
“Voi credete in cose giuste!”
 
E mentre Ruben rideva allargando le braccia beandosi degli applausi dei suoi uomini che sulle mura circostanti lo acclamandolo credendolo già vincitore
Ma la sua espressione di gioia e fierezza duro poco quando gli occhi ricaddero su Artù che stringendo i denti toccandosi la spalla dolorante si stava ancora una volta rimettendo in piedi
 
“Proprio non vuoi mollare vero”
domandò scuotendo la testa con il solito ghigno beffardo “sei proprio testardo”
 
“tu” mormorò il re alzando il viso per incontrare il suo sguardo
“Non puoi vincere””
 
“scommetti” urlo Ruben prima di alzare entrambe le braccia scagliando un altro colpo
Ma questa volta sotto lo sguardo scioccato di tutti Artù alzo la spada pronto per parare il colpo mantenendo una posizione ferma e lo sguardo più determinato che chiunque avesse mai visto quando la potente sfera di fuoco creata dalla magia di Ruben entro in contatto con le excalibur si frantumò
 
“non è possibile” esalo Ruben quando si accorse che il colpo era stato parato e non solo, la spada brillava di una luce quasi Celestiale
 
“non puoi vincere!” esclamò serio Artù
“tu vuoi costruire un regno basato sulla crudeltà” aggiunse poi fu il suo turno di scagliarsi verso Ruben
muovendo la spada con leggiadria come fosse proprio un prolungamento del suo braccio colpi il nemico che nonostante cercasse di difendersi quando fu colpito dalla grossa spada venne scaraventato a terra
 
“Ma un regno basato su quei valori non può vivere”
aggiunse senza neanche dagli il tempo di rialzarsi prima di scagliare un altro colpo
 
“Non è possibile tu non hai la magia”
biascico voltandosi indietro per guardare il biondo con occhi di ghiaccio stracolmi di odio
 
“Forse no” si intromise lo stregone
“ma qualcosa di molto più importante” continuò per poi voltarsi e guardare Artù
“fede nel coraggio, nell’uguaglianza e nella giustizia, Con questi valori un vero re non può perdere”
 
“Me ne infischio dei vostri valori” esclamò Ruben rimettendosi in piedi
“se credi davvero in queste stupidaggine come bontà e coraggio il tuo sarà sempre un regno debole e tu non sarai mai un re Potente”
 
Artù annui poi con disinvoltura si avvicinò al suo nemico e questa volta fu lui ad esibire un leggero sorriso sul viso
“Ti sbagli” disse
“Un vero re non è colui che incute timore nel suo popolo, un vero re è il servitore del suo popolo !
Un vero re deve battersi per la gente che ha giurato di proteggere, un vero Re deve sapere che l'arma più potente non è la guerra ma la pace”
 
Ruben guardava scioccato Artù e lo stesso facevano i cavalieri che anche se non l'avrebbero mai ammesso avevano gli occhi lucidi nell'ascoltare quel magnifico discorso
 
“È finita” Ruben affermò il vecchio avvicinandosi
“arrenditi”
 
“no…” borbottò Rubern stringendo il pugno
“NO!” urlò alzandosi in piedi
“MAI!”
Prima che potesse avere il tempo di muoversi Artù scagliò la spada che troncò di netto la catenella che teneva il sigillo magica al collo cadde al suolo frantumandosi
“NOOOOO!” urlò l’uomo vendendo la fonte della sua magia andare in pezzi
 
 “vattene e non tornare mai più” esclamò serio Artù putandogli contro la spada
 
Rubern, con la fronte corrucciata, i denti stretti e l’aria che usciva dal naso come fosse un animale feroce si alzò di scattò e colpendo la spada spostandola di lato si avventò sul biondo e i suoi finirono contro il muro alla loro spalle che, già precario dopo i tanti colpi subiti, sotto gli occhi di Rubern, Artù, lo stregone, e i cavalieri ormai liberi dalla magia, tremò
 
“ARTU’” urlò lyon, ma ormai era troppo tardi e il muro crollò
Il frastuono delle pietre che cadevano al suono face tramare la terra tanto che gli uomini fecero fatica a mantenere l’equilibrio mentre, con terrore, osservavano impotenti mentre la facciata laterale del castello crollava
 
Merlino era poco distante ma nonostante questo un grosso manco per poco non lo colpì, ma al contrario di lui Artù si trovava sotto
 
Il re prima lanciò uno sguardo veloce alle sue spalle e alla sua destra cercando una via d’uscita ma mentre la parete crollava la terra sotto i suoi piedi tremava si rese conto che non vi era alcun modo per scappare al suo destino
Voltandosi il giovane re incontrò lo sguardo del mago, per un attimo i loro occhi si incrociarono e se Artù negli occhi di quell’uomo che per chissà quale ragione gli aveva salvato la vita vide disperazione, negazione, mentre lo stregone osservando profondamente quegli occhi azzurri che nel corso degli anni aveva visto in mille modi, fieri, determinata, arrabbiati e lucidi di non lacrime non versate, in quel momento mentre le rocce parevano cadere a rallentatore lasciando il tempo ai due uomini di salutarsi con uno sguardo vi lesse paura
 
Dopodiché i massi tornarono a precipitare velocemente e altre grosse pietre crollarono, un grosso polverone si alzò
 
“NOOOO!” i cavalieri fecero un passo avanti ma fu inutile
 
“o mio Dio” esalò Unith portandosi una mano sulla bocca scioccata mentre Gaius scuoteva la testa scioccato come i cavalieri che scuotendo a loro volta la testa parevano tramare
Lyon crollò in ginocchio portandosi una mano tra i capelli sentendo la forte mano di Parsifal appoggiarsi sulla sua spalla
 
“non è possibile” mormorò Lancillotto
 
 La polvere che fino a quel momento aveva riempito la piazza iniziò ad abbassarsi e le torce tornarono a fare luce
“guardate” sussurrò meravigliato Elyan indicando davanti a sé
Gli altri seguirono il suo dito e posando gli occhi su quelli che il compagno stava osservando e restarono altrettanto sbalorditi quando dalla fitta nude di polvere emerse quella che pareva una luce
“che cos’è?” chiese Lyon rimettendosi in piedi
 
“Magia” mormorò Lancillotto osservando con un leggero che gli increspava la labbra la scena che si trovava davanti a loro
Uno scudo brillante fatto di pura essenza magica si librava sopra la figura di Artù, sdraiato a terra con le braccia alzate per proteggersi la testa dai grossi massi
 
Confuso come gli altri il re, riaprì gli occhi osservando a sua volta quella barriera che lo aveva protetto salvandolo dall’essere schiacciato da una di quelle pesanti rocce
 
Alzandosi con non poca fatica a causa dalle tante ferite sanguinanti e ossa rotte il biondo si rimise in piedi poi zoppicando vistosamente fece un passo verso il vecchio mago
 
“grazie” mormorò con un rivolo di sangue che gli cadeva dal labbro spaccato
 
Lo stregone annuì con un leggero sorriso ad increspagli le labbra annuendo leggermente
 
Ma se credeva che fosse tutto finito si sbagliava e mentre lo osservava, con orrore, vide i suoi occhi chiudersi e il suo corpo svuotarsi di ogni energia mentre si piegava
 
I cavalieri corse verso di lui e Lancilotto fu il primo a raggiungerlo e afferrarlo per impedirgli di colpire il suo guidandolo gentilmente facendolo sdraiare mentre anche gli altri lo raggiungevano circondandolo
 
Gaius si inginocchio accanto ad Artù mettendogli due dita sul collo trovando subito, con le sue dita esperte il battito
“è svenuto” affermò controllando anche i vari tagli sulla fronte e tra i capelli biondi madidi di sudore cercando possibili traumi
 
“portiamolo nelle sue stanza” aggiunse per poi guardare Parsifal che velocemente lo sollevò stendo attento a non muoverlo troppo temendo di aggravare le tante ferite si affrettò a dirigersi verso l’entrata dal castello seguito a ruota dagli altri
 
“Gaius” lo chiamò Lancilotto
“lo stregone…” sussurrò guardando la piazza ma, del vecchio, non vi era più nemmeno l’ombra
Il guaritore annuì poi mise una mano sulla spalla del cavaliere
“andiamo, Artù ha bisogno di noi”
 



( PERDONATE IL RITARDO, purtroppo questo non è l’ultimo capitolo, ho preferito dividere perché mi sembrava troppo lungo e quindi noioso da leggere, spero che vi sia piaciuto)

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Capitolo 6
*** 6 ***


 
“potete andare, non vi preoccupate ci pensiamo noi qui” affermò Gaius rivolgendosi ai cavalieri tutti radunati nelle stanze reali visibilmente ansiosi e preoccupati per la salute del loro re e amico
“so che vi sembra brutto ma sono sicuro che si riprenderà” aggiunse mentre, aiutato da Unith, preparava altre bende
 
“possiamo fare qualcosa?” chiese Lyon che, come gli altri uomini, non riusciva a distogliere lo sguardo dalle tante ferite del biondo odiandosi profondamente per non essere riuscito a fare di più per aiutare
 
Il guaritore sorrise
“capisco che vogliate rendervi utile ma non potete fare niente, uscite vi chiamerò appena qualcosa cambia” disse
 
I cavalieri si guardarono l’un l’altro scambiandosi uno sguardo incerto poi Galvano, prendendo un respiro profondo, mormorò
“se possiamo Gaius, vorremmo restare”
 
La notte era ancora lunga e nessuna luna o stella brillava sulla città dormiente di Camelot dove sole le pire accese illuminava le strade
Nel castello i servitori e le guardie notturne svolgevano i loro doveri con rigore, ma nell’aria era più che percepibile la tensione e la preoccupazione per la sorte del loro amato re e, mentre in cucina gli uomini e le donne si chiedevano come stesse, nella stanza regnava un silenzio quasi irreale.
 
I fidati cavalieri, dopo aver camminato avanti e indietro sospirando, uno dopo l’altro, per lo stress e l’ansia accumulata negli ultimi giorni avevano iniziato a mostrare segni di stanchezza tanto che non riuscivano neppure a tenere gli occhi aperti così, seguendo il consiglio di Unith decisero di fare dei turni per restare svegli
 
“credi che starà bene?” chiese Lancillotto, seduto accanto al letto del re
Il vecchio guaritore annuì per poi incontrare gli occhi del cavaliere
“Artù è forte” affermò spostando lo sguardo sul viso addormentato del re
 
Pochi minuti dopo il silenzio fu interrotto dal rumore della porta che si apriva e, mentre gli altri cavalieri dormivano chi per terra e chi appoggiato contro qualcosa, Lancillotto e Gaius sussultarono per poi sorridere, insieme a Unith, quando videro entrare Merlino
 
“come sta?” chiese, frenetico, il giovane servitore precipitandosi verso il letto
 
“tranquillo Merlino” lo rassicurò il mentore appoggiandogli una mano sulla spalla
“sta bene”
 
Merlino era visibilmente preoccupato ma le parole di Gaius unite al fatto che Artù, sebbene avesse un aspetto terribile, respirava lo rassicurarono almeno un po'.
 
Il mago scambiò uno sguardo con il cavaliere e fedele amico che, con un semplice cenno della testa e un sorriso, gli fece intendere che, anche per lui, aveva fatto un buon lavoro.
 
“Merlino, puoi occuparti di questa frattura, temo che stia peggiorando” disse sua madre mostrando il braccio del re dove vi era più che visibile un livido e un rigonfiamento alquanto preoccupante
Senza esitare il mago allungò una mano facendo brillare gli occhi e, all’istante, la ferità guarì
 
Giaus annuì mormorando un “meraviglioso” per poi voltarsi verso il tavolo dove aveva sistemato tutto l’occorrente tra cui bende, unguenti e del filo da sutura che aveva usato
“meglio fasciarlo per evitare domande” disse indicando le bende
 
Solo ora Merlino notò che in un angolo della stanza c’era Will
 
Il giovane era stato immobile per tutto il tempo, aiutando solo quando il guaritore gli chiedeva qualcosa, anche questa volta si mosse in fretta prendendo le bende e facendo il giro del tavolo raggiungendo il letto dove, fece prendere il braccio di Artù per iniziare a mettere la fasciatura quando si sentì afferrare malamente
“ci penso io!” disse duro Merlino strappandogli di mano la benda mettendosi tra lui e Artù
 
“voglio solo aiutare” affermò Will quasi alterato dal comportato dell’altro, ma se credeva che il mago si sarebbe lasciato intimorire si sbagliava
Voltandosi e guardandolo con occhi infuocati sibilò a denti stretti
“dovresti essere solo grato che sia ancora vivo”
 
Will, intimorito, fece un passo indietro
Anche Gaius, Lancillotto e persino sua madre furono quasi intimoriti dal suo sguardo perché mai, mai prima d’ora avevano visto gli occhi del giovane mago diventare di quel rosso così acceso come se all’interno vi stesse bruciando fuoco proveniente direttamente dall’inferno
 
“Merlino” sussurrò la madre con il fiato sospeso
“calmati” aggiunse Lancillotto
Il mago, nonostante provasse sensazioni contrastanti come la rabbia e la voglia di scatenare tutto il suo potere quando le persone a lui più care lo richiamarono notò sui loro volti le espressioni spaventate e riscuotendosi riuscì a calmarsi
 
“scusate” sussurrò scuotendo la testa
 
“Non pensarci” affermò Lancillotto
“siamo tutti molto scossi” sospirò
 
“che succede?!”
Arrivò una voce allo loro spalle e quando si voltarono videro un assonnato Galvano allungare le braccia mentre sbadigliava emettendo un suono molto simili a quello di un orso
“da quanto tempo non ti lavi i denti!” borbottò Elyan, seduto accanto a lui spostandosi con un “bleah”
 
“colpa di tutto quel sidro che ha nello stomaco” esclamò Parsifal tenendo gli occhi chiusi dal giaciglio di cuscini che si era creato pe terra
“spiritoso” disse Galvano prima di prendere uno dei suoi stivali e lanciarglielo
 
“come sta?” chiese Lyon avvicinandosi al letto
 
La domanda del cavaliere riportò tutti alla realtà e anche gli altri smisero di ridere riportando l’attenzione sul loro re; Artù dormiva, o era ancora svenuto, il suo respiro era regolare ma superficiale, i lividi erano ancora tanti e il taglio sulla fronte sebbene asciutto era ancora visibile e neanche osavano immaginare quali altre ferite avesse
 
Gaius sospirò
“dobbiamo solo… aspettare”
 
 
Aspettare aveva detto il guaritore, ma aspettare era forse la cosa più terribile
 
Per tutto il resto della notte e per i due giorni successivi non ci fu nessun cambiamento e questo non fece che aumentare la preoccupazione di tutti.
Durante il giorno i cavalieri cercavano di fare il possibile per gestire il regno e, regolarmente, si davano il cambio nella stanza del re
Anche Gaius dava una mano come poteva, cercando di consigliere i cavalieri e districarsi tra il prendersi cura di Artù e del resto del popolo perché benché la loro prima preoccupazione era Artù Camelot doveva andare avanti in attesa che il vero re si svegliasse.
 
In compenso l’unico che non si era mai, neppure una volta, allontanato dalla camera del re, stando costantemente al suo fianco ore dopo ora, minuto dopo minuto era Merlino
Il fedele servitore si rifiutava di lasciare da solo Artù dicendo che in caso di bisogno voleva essere lì, appisolandosi solo per qualche minuto ogni tanto;
Lancillotto e Galvano provarono a convincerlo a riposarsi un po' ma capirono che era tutto inutile e l’unico modo per far stare meglio il loro amico, facendo sparire quell’espressione preoccupata dal suo viso, era che Artù si svegliasse
 
Se a loro mancavano il modo in cui il re e il servitore scherzavano tra loro, potevano solo immaginare cosa stesse provando quel giovane che sebbene non potessero ammetterlo, per un motivo o per l’altro, era il suo migliore amico
 
Anche quel giorno Merlino, dopo aver passato la notte a vegliare su Artù, provando e riprovando un incantesimo dopo l’altro senza successo facendolo sentire veramente male, stava seduto accanto al letto del re senza mai distogliere gli occhi dal suo viso
“Artù” lo chiamò sottovoce
“dovete svegliarvi” disse
“coraggio Camelot ha bisogno di voi”
 
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Quella notte Gaius, come faceva ormai da 3 giorni, stava ricontrollando le varie ferite del re quando, voltatosi per prendere delle bende fu assai sorpreso anzi scioccato di trovarsi davanti due occhi azzurri leggermente confusi che lo fissavano
 
“Artù?” chiamò il vecchio guaritore incredulo

“Gaius” biascicò il biondo sbattendo lentamente gli occhi visibilmente scombussolato
 
Il guaritore sorrise appoggiandogli una mano sulla fronte in una dolce carezza
“bentornato” mormorò con un sorriso
 
Artù increspò leggermente le labbra tentando un sorriso ma era evidente che soffriva
“cosa… cosa è successo?” chiese con difficoltò cercando di muoversi ma gemendo quando, inevitabilmente, gli arrivarono stilettate di dolore profondo da praticamente tutto il corpo
 
Gaius sorrise “avete vinto!” affermò con tono orgoglioso stringendogli leggermente la spalla
“sono molto orgoglioso si voi” esclamò
 
E quando il re mormorò un leggero “grazie” aggiunse “lo siamo tutti”
 
Ora Artù era confuso ma prima che potesse dire qualcosa il guaritore gli fece un cenno con il capo, il re seguì lo sguardo del fedele suddito e fu assai colpito dalla vista che si trovò davanti
 
Tutti i suoi cavalieri, nessuno escluso, stavano dormendo appoggiati e sdraiati dove capitava in posizioni sicuramente scomode
Ginevra, arrivata quella mattina, come loro dormiva con la testa appoggiata sulla robusta spalla di Lyon
Infine Merlino, il suo giovane servitore, era addormentato con le braccia incrociate sul materasso
 
Tutti avevano l’aria molto stanca e preoccupata come se neanche nel mondo dei sogni trovassero un po' di tranquillità e pace.
 
“non vi hanno mai lasciati” esclamò Gaius sorridendo
“vi vogliono molto bene” aggiunse
 
Artù era commosso per la fedeltà dei suoi amici, non sudditi, perché dei semplici sudditi non avrebbero passato ogni minuto accanto a lui
 
“è vero…” mormorò sbattendo gli occhi notando che restare sveglio stava diventando sempre più difficile
 
“riposate” arrivò la voce di Gaius seguita da un altro tocco gentile e rassicurante sulla fronte
“noi saremo qui”
 
 
Una settimana dopo il sole era tornato a risplendere su Camelot e la serenità insieme alla pace erano tornate a regnare sul fiorente regno
 
Godendosi la magnifica vista della luce che illuminava le colline lontane, il suono della cittadella in fermento e la fresca aria primaverile, Artù seduto sul muro di cinta di uno dei tanti balconi del castello appoggiato alla colonna di pietra, si sentiva bene
Certo, appena si muoveva sentiva ancora parecchio dolore in una nuova parte del corpo mentre i tagli e lividi tardavano a guarire, ma si sentiva davvero bene
Per la prima volta dopo tanto tempo, forse anche prima della morte di suo padre, Artù sentiva davvero come se fosse in pace con quello che lo circondava e soprattutto con sé stesso
Si chiedeva ancora se fosse stato in grado di governare il suo regno, ma ora il peso della responsabilità non pareva più così insostenibile.
 
“che ci fate qui?”
Voltandosi di scattò vide il fedele servitore che si avvicinava con il solito passo spedito.
 
“Merlino!” esclamò sorridendo
“ti ho mai detto che quando cammini così sembri tanto uno spaventapasseri arrabbiato” disse inclinando la testa di lato
 
“Non ci provate” affermò il giovane mago puntandogli un dito contro
“dovreste essere a letto! Non qui fuori!” aggiunse sbattendo le braccia lungo i fianchi
 
“volevo solo prendere un po' d’aria” mormorò il re voltandosi per riportare lo sguardo sulla compagna che circondava le mura di cinta
 
Merlino sospirò sedendosi accanto a lui sul muro
Stettero in silenzio per qualche minuto, intenti a contemplare la quiete e la bellezza della luce del sole che illuminava i verdi prati
 
“Merlino voglio che tu faccia una cosa per me” disse il biondo senza distogliere lo sguardo da qualsiasi cosa stesse fissando
“certo” rispose il servitore osservandolo confuso
 
“devi dire ai cavalieri di smettere di cercare lo stregone”
 
Il mago sussultò cercando di non mostrare tutta la sorpresa per quello che aveva detto Artù
“perché?” domandò
“credevo che lo odiaste” aggiunse con un mormorio
 
Artù sospirò “non lo so più, forse perché mi ha salvato o dato coraggio quando mi sembrava che non ci fosse più speranza...” esclamò
“ma inizio a credere che non sia una persona cattiva” disse incrociando lo sguardo del servitore
 
“ho sempre pensato che la magia e chi la praticava fosse un pericolo, ma mi chiedo; se una spada, uno strumento che dovrebbe difendere gli innocenti e portare la giustizia, in mani malvagie può diventare un’arma che causa dolore e morte, forse è così anche per la magia, può essere un pericolo ma nelle giuste mani può essere uno strumento per fare del bene!”
 
Il giovane mago era commosso dalle parole del re e riuscì a trattenersi a stendo dall’urlare per la gioia limitandosi ad esclamare
“è un pensiero molto profondo”
 
Il re annuì con un sorriso ma poi, forse per la posizione o la stanchezza, le varie ferite iniziarono a farsi sentire e non fu così bravo a celare il dolore
“è meglio rientrare” esclamò il servitore già in piedi

“credo tu abbia ragione” rispose Artù alzandosi, sfortunatamente la gamba tremò quando toccò terra ed era ovvio che non fosse in gradi di reggerlo, temette davvero di cadere ma fortunatamente trovò subito un saldo appoggio in Merlino che lo aiutò a stare in equilibrio
“coraggio, se Gaius vi vede in piedi vi legherà davvero al letto”
 
Camminando lentamente per stare al passo con il re ferito attraversarono il giardino
“credi che rivedremo mai quello stregone?” chiese Artù
 
La domanda sorprese il giovane mago “non so cosa accadrà…” rispose ma poi, prendendo coraggio si fermò facendo di conseguenza fermare anche il biondo che gli lanciò uno sguardo confuso
“Ma una cosa la so, quell’uomo è uno degli esseri più potenti che esista, è saggio e molto forte” affermò serio Merlino
“Ma soprattutto” aggiunse senza distogliere gli occhi da quelli di Artù
“so che non smetterà mai di vegliare su di voi”
 
Il biondo piegò la testa di lato annuendo poi sorridendo leggermente “a volte mi sembri quasi saggio, sai Merlino” esclamò
 
Il servitore rise “e voi quasi intelligente”
 
Il re rise battendo la mano sulla spalla del fedele amico
“andiamo” disse
 
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Una settimana dopo Artù, nonostante Gaius non fosse proprio d’accordo, tornò a svolgere i suoi doveri regali affermando che un re non poteva permettersi di riposare troppo.
Il vecchio guaritore scosse la testa davanti alla testardaggine del re ma, come il servitore e tutti cavalieri, era assai felice di vederlo tornare a sorridere e scherzare; certo sul suo viso erano ancora visibili i segni dello scontro, lividi e vari graffi, sparsi qua e là ma Artù era tornato era già tornato persino sul capo d’addestramento abbattendo un avversario dopo l’altro.
 
Come la calma e il sole erano tornati a risplendere su Camelot, il legittimo re era tornato a regnare.
 
“mi mancherai tanto” mormorò Unith abbracciando stretto il figlio, purtroppo per lei e Will era giunta l’ora di tornare a casa nel loro villaggio
“anche tu mamma, mi raccomando riguardati” disse il giovane mago con gli occhi ludici, per quanto amasse Camelot e la nuova famiglia che si era costruito lì salutare sua madre era sempre un grande dispiacere
 
Unith salutò Gaius ringraziandolo per l’ospitalità lasciando i due giovane soli uno di fronte all’altro
 
Will, visibilmente a disagio si muoveva da un piede all’altro, mentre il giovane mago, sebbene provasse ancora una certa rabbia verso l’altro, da qualche giorno continua a pensare a quanto successo e, onestamente, pensava che non solo non poteva dimenticare tutti quegli anni di amicizia con Will ma se era davvero destinato a essere il più grande e saggio mago che il mondo avesse mai visto, ahimé doveva sforzarsi di essere, appunto saggio.
 
“spero di rivederti presto” disse
 
Will alzò lo sguardo stupito “anche io” mormorò
 
Poi senza smettere di guardarsi i due sorrisero
“di ad Artù che lo saluto” aggiunse il ragazzo
“ e che mi dispiace”
 
Merlino annuì “sono certo che ti ha già perdonato” affermò
 
Will annuì distogliendo lo sguardo “avevi ragione, è davvero un buon re”
 
Il servitore annuì ancora “e un brav’uomo” aggiunse con voce sicura e orgoglio.
 
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Salutati sua madre e l’amico Merlino tornò nel castello fischiettando allegramente mentre entrava nella grande sala del trono dove Artù era seduto sul trono
 
“Merlino” lo salutò il servitore senza distogliere lo sguardo dal trattato che il cavaliere gli aveva messo davanti
 
“qualcosa di interessante?” chiese il servitore raggiungendo il fianco del trono
 
“re Arold mi propone uno scambio, le nostre terre oltre il fiume per le sue sotto le colline” spiegò il biondo mostrandogli il foglio
“sarebbe vantaggioso per noi sire” affermò il servitore mentre guardandosi intorno notò la luccicante corona appoggiata sul piedistallo
 
“quelle terre sono ottime per la coltivazione e anche per l’allevamento” disse Artù senza dare peso al servitore che si allontanò per un momento dal suo fianco
 
“potrebbero esserci utili, in caso di problemi potremmo usare quelle terre” suggerì il giovane mago prendendo la luccicante corona per poi tornare dal re
“o potremmo costruirci delle stalle per gli animali” propose il re
 
Merlino annuì poi come se niente fosse appoggiò il regale cerchio sulla testa di Artù sorridendo
 
“che ne dici di usarlo come campo d’addestramento per i cavalli?” chiese il biondo sistemandosi la corona più indietro
“non ci vedo niente in contrario” replicò il mago mentre riposizionava la corona sulla testa dell’altro
 
“ottimo” affermò il re tornado a spostare la corona, anche Merlino annuì per poi allungare la mano risistemare la corona
 
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Ciao a tutti
Prima di tutto mi dispiace per il ritardo (tra università e impegni personali purtroppo è stato un mese super impegnativo)
Ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere e seguire la mia storia
Auguro a tutti un felice e serene natale e un bellissimo anno nuovo <3
 
PS: per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse J la scena finale della storia è presa dal cartone della disney “La spada nella roccia” dove Merlino sistema sulla testa del giovane semola, Artù, la pesante corona.
La scena mi ha sempre fatto ridere e immaginare i nostri Artù e Merlino, ragazzi della stessa età, “giocare” in quel modo mi sembrava una bella conclusione
 
Ancora tanti auguri di buone feste <3
 

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