Wayhaughtmas

di Infinite Sky Driver
(/viewuser.php?uid=130139)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lover ***
Capitolo 2: *** Killing me softly ***
Capitolo 3: *** Highway to hell ***
Capitolo 4: *** Heavenly Day ***
Capitolo 5: *** Say Something ***
Capitolo 6: *** The voice ***
Capitolo 7: *** Back to life ***
Capitolo 8: *** Bring me flowers ***
Capitolo 9: *** Old time rock n roll ***
Capitolo 10: *** Slow dancing in a burning room (dance au pt.1) ***
Capitolo 11: *** Don't worry, be happy (dance au pt.2) ***
Capitolo 12: *** Love on the brain/Animal (dance au pt.3) ***
Capitolo 13: *** Saturn ***
Capitolo 14: *** Secret Love Song ***
Capitolo 15: *** Make you feel my Love ***
Capitolo 16: *** Man! I feel like a woman ***
Capitolo 17: *** I see fire ***
Capitolo 18: *** Let it snow ***
Capitolo 19: *** Farò di te un uomo ***
Capitolo 20: *** Tell that devil ***
Capitolo 21: *** Here comes Santa Claus ***
Capitolo 22: *** Dragostea Din Tei ***
Capitolo 23: *** Rinzler ***
Capitolo 24: *** Never Enough ***



Capitolo 1
*** Lover ***


Note: Ci ho provato a fare tutte Drabble, ma le mie dita soffrono proprio, con un limite obbligatorio di parole, soprattutto se scrivo cose fluff. Non posso promettere che ogni capitolo sarà "positivo", perchè a tutti piace un po' di sano angst, no? Ogni giorno la storia sarà completamente incentrata sul testo di una canzone, in un modo o nell'altro, perciò, se volete ascoltare quella canzone mentre leggete, vi lascerò il link all'audio a inizio pagina ad ogni capitolo. Dato che scriverò i capitolo giorno per giorno, accetto commissioni! Mandatemi una vostra canzone e cercherò di crearci su qualcosa di bello.
Per la canzone di oggi, scegliete in base alla versione che vi piace di più! (Quella che io ho usato è la "first dance")
Lover: https://www.youtube.com/watch?v=AMtN4sOvhqY
Lover remix ft. Shawn Mendes: https://www.youtube.com/watch?v=b5Zay_Hd_7Q
Lover first dance : https://www.youtube.com/watch?v=KmT4Y8w1nho
_______________________________________________________________________________________________________________________________
 
 

Lover


Non avrebbe mai pensato di trovare il posto gremito di persone, appena era arrivata.
Diamine, era uno stupido ballo della scuola, e per giunta il primo anno che veniva organizzato.
Inizialmente non era stato un problema: il cambio di temperatura le aveva fatto bene dopo il freddo esterno, e anche l'impatto con tutti quei liceali le era parso gradevole. Il problema era sovvenuto con l'andare del tempo. Più le lancette giravano e più la sua schiena diventava una discesa di lente gocce di sudore, le mani iniziavano a tremare, e così le ginocchia.
La aveva accompagnata Chrissy, non Nicole.
Sì, era strano, ma Waverly non riusciva ad avercela con la fidanzata, sapendo che dovendo far parte del «comitato di sicurezza», la sua presenza era molto richiesta quella sera (soprattutto dai genitori), anche perché il consiglio aveva stabilito di retribuire quel servizio. Le avevano permesso di assentarsi solo dopo qualche ora di vigilanza.
Waverly non si era nemmeno sognata di arrivare all'inizio della festa, poiché sarebbe stata una tortura rimanere lì in disparte senza la sua accompagnatrice, obbligata a sorbirsi innumerevoli inviti da rifiutare prontamente.
Si alzò sulle punte dei piedi, cercando di guardare oltre le teste della folla accampata lì di fronte a sé.
Non riusciva a vedere nessuna chioma rossa nei paraggi, per suo sommo dispiacere.
-Ed ora il pezzo forte, ragazzi. Fareste meglio a chiedere la mano alla vostra fanciulla, perché questa è la canzone giusta per fare la vostra mossa!-
-Oh no... - Waverly si sentì male, senza il braccio di Nicole a sostenerla in mezzo a tutte quelle persone.
-Sei una visione..- Un respiro caldo sussurrò al suo orecchio, accompagnato subito da due mani calde che le circondavano i fianchi.
Waverly si sciolse, girandosi nell'abbraccio di Nicole, gli occhi che le brillavano.
-Ti stavo cercando-
-Ed io ti ho trovata- Ecco le famose fossette di Nicole Haught comparire ai lati delle labbra.
La musica iniziava con le note di un pianoforte.
Gli sguardi di molti caddero sulle loro mani unite, le fronti che si sfioravano.
Waverly si guardò intorno leggermente a disagio, ma Nicole fu veloce ad appoggiare la guancia alla sua, parlando ad un volume che solamente la più giovane potesse sentire.
-Dove vai tu, vado io.-
Waverly abbassò il capo, cercando di mangiarsi il sorriso mordendosi il labbro inferiore.
Intrecciò le dita a quelle di Nicole e la portò in mezzo a tutti gli altri, dove nessuno era diverso, e tutti ballavano, uguali, troppo impegnati a pomiciare con i propri fidanzati.
Qualche ragazzo guardò male Nicole, desiderando di essere al suo posto, ma la giovane rossa aveva occhi solo per Waverly, e le sorrideva, le sorrideva come potesse respirare solamente grazie a Waverly.
Le luci di Natale si accendevano a ritmo lento, tutti ballavano in un senso, loro nell'opposto.
Waverly lo notò.
-C'era... una regola particolare per il lento..o...-
-Le facciamo noi, le regole.- Si guardarono, Waverly intrecciò le dita dietro al collo di Nicole, che apprezzò particolarmente quella vicinanza.
-Possiamo stare così per sempre? Dovrei avere questo privilegio, dato che sono la tua ragazza...- Le sussurrò sulla strofa finale della canzone, le labbra ad un soffio dalle sue.
Waverly rise, felice di essere tra le braccia dell'unica persona al mondo che riusciva a farle girare la testa dalla gioia. -Ripetilo ancora.-
Nicole la guardò negli occhi. -Che cosa?-
-Tell me you're my, my, my, my....Lover-
La distanza fra loro fu colmata entro la fine della canzone.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Killing me softly ***


Appena ho ascoltato questa canzone, non ho potuto fare a meno di voler sostituire ogni "his" con "her". Questa è la versione e lo stile che ha ispirato questa one shot: https://www.youtube.com/watch?v=QM70aYtGZak
______________________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Killing me softly



Nicole aveva sentito parlare di lei in città da qualche giorno. Era particolare vedere un'intera comunità in subbuglio per un evento tanto normale. Dopotutto si trattava solamente di una cantante, non poteva possedere così talento da guadagnarsi l'attenzione di chiunque.
Le avevano detto alla centrale che la ragazza aveva stile ed era brava, così aveva deciso di andare a vederla un martedì sera. In settimana, locale tranquillo... perfetto.
E così eccola lì, seduta al tavolo, un bicchiere di vino di fronte a lei, accanto alla candela accesa.
Le luci donavano al locale la giusta atmosfera intima ed accogliente. Nicole osservò per qualche minuto la fiamma bruciare calma nel suo contenitore di vetro, ed una strana sensazione la avvolse completamente. Una sorta di anticipazione, qualcosa dentro di lei si smosse, sull'attenti.
Le luci si abbassarono, e la musica partì, prendendo tutti i presenti alla sprovvista.
Qualche virtuosismo con il pianoforte, per permettere all'applauso del pubblico di scemare.
Nicole sorrise tra sé, pensando quanto già si sentisse a proprio agio questa fantomatica cantante da intrattenere  senza veramente esibirsi ancora.
E fu proprio allora che scese il silenzio, ogni luce si spense. Solo le candele illuminavano lo spazio, sparse qua e là, ed un singolo fascio luminoso colpì, inizialmente soffuso, poi sempre più intenso, il palco.
La ragazza cominciò a cantare con una voce che Nicole non aveva mai udito prima. La sua dolcezza era imparagonabile. La padronanza delle corde vocali, di ogni nota, ma soprattutto... il testo e la melodia della canzone. Parlava della sua vita. Di ogni suo sentimento. DI ogni cosa da cui era scappata fino a quel giorno.
Si sentì bruciare dalla febbre, non del corpo, ma nel suo spirito.
Quella ragazza muoveva le dita sulla tastiera con incredibile naturalezza, e suonava come se conoscesse Nicole da sempre. Pizzicava corde dolorose del suo passato, tanto intime da sembrare che ogni nota ed ogni parola le inserissero nel cuore una lama dopo l'altra, uccidendola lentamente.

Ridicolo, pensò Nicole, mentre la ragazza guardava il pubblico, guardava lei. Le guardava attraverso, come se non ci fosse stata, e continuava a suonare. La musica forte, le parole chiare.
Le guardò le mani, poi le braccia, coperte da un bellissimo vestito dorato, elegante, lungo fino a metà polpaccio.
Ti prego, finisci. Mi stai uccidendo. Nicole riusciva a pensare solo a questo, mentre spostava lo sguardo sul viso della giovane, che era concentrato sulla melodia, ma si prendeva la libertà di osservare ogni tanto la platea.
I loro sguardi si incrociarono senza ombra di dubbio, questa volta. Quello dell'artista indugiò per un istante in più rispetto a quando lo aveva lasciato scorrere veloce tra i tavoli.
Nicole deglutì, sentendo un click dentro di sé.
Ascoltò tutta la sua canzone, ogni frase come pescata dalla sua anima e detta ad alta voce, ogni lettera pronunciata per la prima volta.
Nicole era paralizzata udendo la sua vita raccontata con la musica, ma, quando la melodia scemò e le luci tornarono a brillare, le sue gambe si mossero da sole, portandola dritta al palcoscenico.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Highway to hell ***


Note: Non farò finta di non amare follemente la cazzutaggine di Wynonna Earp. La mia eroa.
https://www.youtube.com/watch?v=SMaVii7nnj4
[Come sempre, accetto richieste!]
____________________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Highway to hell
 

Gli occhi del redivivo la fissavano solenni. Una smorfia simile ad un sorriso, forse troppo tirato, metteva in bella mostra la doppia fila di denti su ogni arcata della bocca, dimostrando la sua scarsissima se non inesistente igiene orale.

La fissavano due occhi simili a buchi neri, circondati da fuoco e crepe che si espandevano fino ai margini delle sopracciglia.

-Sei finita, Wynonna, sei spacciata- L'uomo cominciò a ridere istericamente, contorcendosi nella propria follia. -Non puoi farcela, nonostante quanti sforzi tu faccia, hai pronto un abbonamento di sola andata per l'inferno!-

La sua risata continuò ad echeggiare nella pianura per qualche istante, prima di morire in un susseguirsi di colpi di tosse.

-Hai finito?- Wynonna strinse gli occhi, abbassandosi velocemente al suo livello, piegando le ginocchia.

Appoggiò la canna di Peacemaker proprio nel punto in cui le sopracciglia del redivivo si incontravano, corrugandosi sempre di più ed alla fine bruciando sotto il tocco della pistola angelica.

La donna sporse il labbro inferiore, piegando la testa di lato, per guardarlo meglio.

-Mio dolce, caro, tenero Robert. Tu lo sai chi sono io, vero?- La sua voce era di miele, accompagnata da un inspiegabile connubio di dolcezza, ironia e spietatezza sul suo viso.

-Io non sono soltanto l'erede di Wyatt Earp. Non sono soltanto ciò che devi temere di più a questo mondo. Non sono nemmeno soltanto la sorella di quell'angioletto laggiù. La vedi, Waverly? E' là, guarda, saluta il mio angioletto!-

L'uomo si limitò a spostare solo un momento lo sguardo terrorizzato verso una figura lontana, la sorella in questione.

Wynonna tornò a girarsi verso di lui, ridendo sotto i baffi.

-Amico mio, la mia vita è semplice. Amo chi mi capita quel giorno, non chiedo niente a nessuno ed è così che posso fare e prendere...quello. Che più. Desidero.- Premette ad ogni parola la pistola alla fronte del delinquente.

-Su una cosa hai ragione. Potrei avere un biglietto di sola andata per l'inferno.-

Ponderò il da farsi. O almeno, finse di farlo.

-Ma tu, Robert...non vorrai far aspettare i tuoi amici. Perché sono tutti lì ad aspettarti.-

Click

 

-Non avrai esagerato un po', Wyn?- Waverly sorrise leggermente alla sorella che stava già in sella alla sua Harley, mentre le porgeva il casco che teneva tra le mani.

-Ha esagerato lui, decidendo di tornare qui a minacciarti, sorellina- Wynonna si sistemò i capelli prima di infilarselo e sfoggiò alla sorella il suo sorriso soddisfatto, prima di calare la visiera nera e lucida.

Diede gas alla motocicletta con un colpo secco, partendo all'istante, mentre la ruota posteriore slittava a destra e a sinistra, cercando l'equilibrio, ed una nube di polvere si alzava nell'aria.

Waverly scosse la testa, allontanandosi veloce dalla nuvola scura, tossendo, e guardando la figura della sorella che si allontanava sulla strada per Purgatory.

-Giuro che prima o poi sentirò nell'aria una colonna sonora degna delle sue uscite.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Heavenly Day ***


Note:Inizia ad essere arduo. Ma non mollo, abbiate fiducia.
Questa, è da leggere lentamente.
https://www.youtube.com/watch?v=qVy4w6vq8y8
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Heavenly Day



Nulla importava più di quel momento.

Waverly se ne stava con la schiena adagiata contro il tronco della vecchia quercia accanto al fienile e non avrebbe potuto sentirsi più in pace.

Nulla le stava alle spalle, pronto a colpirla, nessuno avrebbe potuto turbare la sua giornata.

Nicole, ad occhi chiusi e sdraiata a terra, aveva poggiato il capo sulle sue gambe tese, e sonnecchiava un sonno leggero, quel tanto da permetterle di rilassarsi dopo la giornata di lavoro.

Le nuvole avevano abbandonato il cielo, ora divenuto una tela azzurra, lasciando risplendere un bellissimo e quieto sole primaverile, uno dei primi della stagione.

Nessun guaio, nessun problema.

A Waverly bastava, era tutto ciò che desiderava. Un giorno paradisiaco.

Quell'istante, quel preciso momento era tutto ciò per cui Waverly viveva. Il sorriso gentile sul viso di Nicole, nessun desiderio di parlare, nulla da dire. Il vento leggero tra gli alberi attirò la sua attenzione per qualche secondo, ed il suo viso si rilassò, piacevolmente colpito dalla delicatezza del movimento delle verdi chiome.

Abbassò lo sguardo sulla ragazza che amava quasi più della sua stessa vita e pensò a tutte le volte che aveva rischiato di perderla, ma non ci riuscì per molto, perché ogni cellula del suo corpo le diceva che era letteralmente impossibile preoccuparsi, quel giorno. Ogni parte di sé le diceva che quella era una giornata perfetta.

Non avrebbe voluto essere con nessun altro. Solo lei e Nicole, in un giorno normale. Che parola strana da usare nella sua vita...

Normale.

Semplice.

Calma.

Una giornata paradisiaca.


::::::::::::::::
Note finali:Approfitto del momento per ringraziare il video che mi ha fatto conoscere la canzone! https://www.youtube.com/watch?v=k5YRZHf-W5o&t=42s

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Say Something ***


Note: E' arrivata questa canzone...e...eh. Però non ce l'ho fatta a lasciarla così, nel grigio. Una lucina, anche se piccola, splende sempre nel buio.
https://www.youtube.com/watch?v=KTq3xW7_hCU
__________________________________________________________________________________________________________________________________________

Say something

 

Il silenzio di quei giorni iniziava a sembrare normale, e la cosa non le piaceva per niente.

Non fece comunque nulla per riempire il vuoto. Rimase immobile, seduta di fronte alla porta della camera, mentre vagava con gli occhi lenti e pesanti sulle tende azzurre, il copriletto immacolato, la luce che entrava dai vetri delle finestre, così forte, così inutile.

Alzò lo sguardo al cielo, incontrando il freddo colore del soffitto della casa.

-Waverly...-

La sua voce uscì roca. Da quanto tempo non parlava?

-Waverly, dì qualcosa.-

Niente. Assolutamente nulla.

Una mosca volava ad intermittenza, sbattendo contro i vetri, lontana.

-Qualsiasi cosa, Waves, ti prego...-

Non voleva piangere, anche se non credeva di riuscire a farlo ancora, dopo le prime devastanti settimane.

Waverly era nel Giardino ormai da parecchi mesi e nessuno era ancora riuscito a trovare un modo per raggiungerla.

Nicole si stava arrendendo. Era difficile non avere la minima idea di cosa fare.

Era troppo, per lei, che in quel momento si sentiva un'inutile stupida umana.

Non aveva pistole magiche, non era un essere immortale arrivato dal passato o un redivivo dalla forza sovrumana: era solo... Nicole.

Chiuse forte gli occhi, cercando di scacciare quel senso di impotenza, quella voglia di mollare tipica della sua specie, che detestava sentire dentro di sé.

-Ci eravamo promesse di non perdere nessuno, quel giorno. Ed io ti ho detto che ti avrei seguita ovunque. Guardaci ora. Tu sei in paradiso, ed io ti sto dicendo addio.-

Si portò le mani agli occhi, appoggiandovi sopra i palmi fino a vedere le stelle dietro alle palpebre.

E lì rimase per molto tempo.

 

-Cosa diavolo stai facendo, Haught?-

Dei passi si fermarono di scatto, pesanti sul parquet antico della casa. La voce di Wynonna, chiara e sicura, arrivava dall'altro lato del corridoio.

Nicole ci mise un attimo per riuscire a metterla a fuoco.

-Niente, io... riposavo un attimo...-

-Lo so cosa facevi. Ti riposerai quando sarai morta. E dato che non lo sei, come non lo è nessuno in questa famiglia, muoviamoci.-

Nonostante i modi bruschi, la donna più grande le offrì un sorriso, allungando una mano per aiutarla ad alzarsi.

Nicole si riprese, ringraziando Wynonna nel profondo del proprio cuore, e non riuscì ad evitare di provare affetto per lei, che l'aveva appena chiamata famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The voice ***


Note: Questa one shot potrebbe essere una storia completamente a casaccio, certo.
Ma potrebbe anche non esserlo, e, forse, dare un piccolissimo scorcio ad un capitolo futuro di "Untile Paradise' shores".
Prima commissione, da CervodiFuoco ENJOY.
https://www.youtube.com/watch?v=BxGE65pn2vg

______________________________________________________________________________________________________________________________________________

The Voice

 

La salita era terminata, così come il suo viaggio. Il monte sul quale si trovava le era sembrato molto più alto di quanto era effettivamente, non aveva dovuto faticare molto per raggiungere la vetta, circondata da quella che sembrava candida e fitta nebbia. Alzò le mani, convinta di riuscire a percepire la solidità di quel denso strato bianco, ma tutto ciò che la sua pelle riuscì a toccare fu un'innumerevole quantità di goccioline d'acqua nell'aria.

Non riusciva a vedere nulla che fosse oltre una decina di centimetri da lei, perciò procedeva lentamente, passo dopo passo, tastando il terreno.

Il silenzio le ovattava le orecchie, ogni tanto cercava di pestare un poco di più i piedi sull'erba soffice per provare a se stessa di possedere ancora il proprio udito.

Ad un passo, il suo piede nudo non trovò nulla sotto di sé, e fu costretta a fermarsi di scatto, per non perdere l'equilibrio.

E proprio in quell'istante, una voce profonda invase l'aria che la circondava ed il suo essere tutto.

-Waverly, ascolta attentamente.-

Waverly spalancò gli occhi, voltandosi in tutte le direzioni, alla ricerca di un corpo, di qualsiasi cosa che giustificasse quelle parole.

Non trovò nulla, e la voce continuò.

-Non temere, Figlia diletta. Io sono il tuo passato, le tue origini. Ti ho chiamata per molto tempo... ed ora che sei finalmente giunta, sarai libera. Sono sempre stato nel vento che ti sospingeva, in ogni fiore che osservavi in primavera, in ogni fredda notte invernale. Non mi sono allontanato mai nemmeno nel tempo della fame e del dolore. Sono la voce che hai sempre sentito, perché il mio sangue è il tuo sangue, e purtroppo, i miei errori hanno avuto conseguenze su di te.

Una lunga pausa permise alla ragazza di calmare un poco il respiro, accelerato ad ogni parola, che le risuonava dentro in modo inspiegabile.

-Questo è il tuo futuro, Waverly. Stai camminando verso di esso. Ti ho chiamata sempre, e finalmente... finalmente, sei qui.-

Lo strato bianco che le occultava la vista iniziò a dissolversi, rivelando la presenza di una luce folgorante di fronte a Waverly.

''Non ha alcun senso'', pensò lei, ''di fronte a me c'è un dirupo.''

Infatti, l'origine della Voce, non stava appoggiata a terra. La luce che stava diventando sempre più abbagliante e calda era soprelevata dal livello del terreno su cui stava la ragazza.

Piano, lenta, si avvicinò a Waverly, che, appena riuscì ad abituare gli occhi a quella luminosità, giurò di non aver mai visto fisionomie più estranee e familiari allo stesso tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Back to life ***


Note: Questa, è una delle mie preferite, tra quelle scritte fino ad ora. Sa di leggerezza estiva, di serenità, sa proprio di quel gusto che desideriamo per ogni nostra otp.
Ho ricevuto un letterale MALLOPPO di canzoni! Ma non temete, il banco delle commissioni è sempre aperto!
https://www.youtube.com/watch?v=B3jP5diBDb4
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Back to life



-Hei ragazzi! No, così no. Hei, ragazzi?-
Nicole sorride, alzando gli occhi e osservando Waverly provare le sue battute di fronte allo specchio. La voce che prova ad imitare l'accento di sua mamma mentre si prepara per la festa a sorpresa a tema old west.
E' mattina, ed entrambe sono di buon umore. Piove, cosa che Waverly ama, Nicole le sta preparando il suo caffè, con abbondante zucchero, e alla radio suonano una delle loro numerosi canzoni. La verità è che ogni motivo è buono per ballare, così dice la giovane Earp.
Waverly smette di provare le battute e osserva l'angolo dello specchio, dove è ancora intatto lo stampo del suo rossetto della sera prima, con accanto una piccola nota scritta per Nicole.
Sorride, sentendo lo sguardo della fidanzata su di sé.
Si raggiungono a metà strada, iniziando a ballare la canzone, il cuore che batte nel petto di entrambe come un tuono nel cielo, le mani intrecciate che si stringono, permettendo a quell'attimo di durare in eterno, gli occhi che si cercano e si trovano, come dentro ad un sogno, e ad ogni battito di ciglia rinascono l'una nello sguardo dell'altra.

Tornano indietro dalla festa. L'aria estiva è fresca dopo la pioggia caduta durante tutto il giorno. Il cielo si è liberato in tempo dalle nubi per mostrarsi in tutto lo splendore dei colori del tramonto.
Waverly alza il volume della musica ed abbassa il finestrino, mentre appoggia i piedi sul cruscotto dell'auto, sorridente.
Canta a squarciagola, inventando almeno la metà delle parole. Nicole ride ad ogni strafalcione, spostando una mano dal volante alla gamba della ragazza.
Waverly appoggia la testa al sedile e la gira verso di lei, sorridendole in un modo che, santo cielo, la fa sciogliere ogni volta. I suoi capelli svolazzano, per lo più fuori dal finestrino, spinti dal vento e dalla velocità. I colori del cielo si specchiano nei suoi occhi, e se Nicole non aveva mai visto la perfezione, la vede ora.

-Decidi tu, Waves, davvero.- Sbuffa Nicole quella sera.
Waverly arriccia il naso, infastidita, tenendo fisso lo sguardo sulla lunga, lunghissima lista di film a disposizione.
Sono in quella situazione da almeno mezz'ora.
-Azione, animazione, thriller magari. E...romantico?-
Si guardano, Nicole si gratta la fronte.
-Non ne abbiamo visto uno romantico ieri?-
-Giusto...- Waverly sporge il labbro inferiore, delusa, tornando alla propria indecisione.
Alla fine opta per una commedia, qualcosa di semplice e leggero.
Nicole la accoglie tra le braccia quando salta sul letto e si sistema tra le sue gambe, finalmente comoda e pronta per la serata.
Passano appena cinque minuti dall'inizio del film quando nella stanza echeggia un rumorino che non ha nulla a che fare con la colonna sonora del film.
Waverly si è addormentata. Le labbra socchiuse lasciano uscire uno sbuffo d'aria ogni volta che espira. A Nicole scappa da ridere, ma si trattiene, non volendo rischiare di muoversi e strapparla dai sogni. Waverly stringe istintivamente le braccia della rossa attorno al proprio corpo, sorridendo beata, e Nicole non si sogna nemmeno per un secondo di svegliarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Bring me flowers ***


Note: Siamo all'ottavo giorno, e posso dire che, non avendo mai fatto nulla del genere, le cose si fanno interessanti. E' veramente una sfida, continuare con tenacia! Ma amo troppo questa serie, per non provare un immensa soddisfazione a lavoro finito.
Questo capitolo è su commissione! Diciamo grazie a Kiki BSK per la canzone di oggi, che mi ha ispirata fin da subito ad un concept un po' cattivo e decisamente infelice, ma....CI STA. Grazie per avermi mandato le tue canzoni!
https://www.youtube.com/watch?v=UAGR80LTjNE
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Bring me Flowers

 

Le lancette dell'orologio sembrano pesare tonnellate, viste dal letto in cui riposa Waverly. Le sta fissando da almeno un'ora e non ha intenzione di smettere, proprio quando è così vicina al momento più perfetto della sua giornata.

E' l'unica cosa che desidera, in ventiquattro ore. Non ha appetito, non vuole saperne di muoversi, non deve nemmeno alzarsi per andare in bagno. Tutto, nella sua giornata, riconduce a quell'ora, dalle diciassette alle diciotto. Che dono dal cielo. Non potevano darle un turno migliore.

Il sole, in quel momento, inizia a tramontare. E' quel periodo dell'anno in cui la primavera inizia veramente ad affacciarsi sul mondo, e tutto comincia a colorarsi di un verde dorato. Il sole, oh, il sole che entra dalla finestra e colpisce ogni sfumatura di quei capelli che somigliano tanto ad una dolce fiamma di un camino ardente.

Ardente è la parola perfetta per descrivere il suo cuore, quando finalmente la lancetta tocca il dodici, segnando l'inizio del turno serale.

Waverly sposta gli occhi dall'orologio al soffitto, deglutendo.

«Sta arrivando, Waverly, calmati.»

Passano pochi minuti, fin troppi per lei, nei quali la ragazza attende paziente, immobile.

Una porta si apre, scorrendo all'interno della parete, ma Waverly non ha il coraggio di guardare se si tratti di Lei, o di qualche visitatore. Non rimane nel dubbio molto tempo, però, perché il viso più meraviglioso del pianeta fa capolino, la sua figura slanciata le arriva accanto, e Nicole appare calma, felice e positiva come sempre.

-Buongiorno Waves, come stai oggi?-

«Sto benissimo, ora. Grazie, Nicole.» Waverly tenta di sorridere con ogni parte del proprio corpo.

Nicole alza lo sguardo dal proprio fascicolo, sul quale scarabocchia chissà quali parole, la guarda e le dona un dolcissimo sorriso.

Waverly si scioglie, ma è sicura di nascondere benissimo ogni emozione agli occhi della donna che sta in piedi al suo fianco.

Nicole si abbassa e le posa la mano sul polso, guardandola in volto.

La più giovane sente il sangue salirle alle guance, ma nasconde anche questo.

Rimangono in silenzio per un paio di minuti, dopodiché Nicole si allontana senza dire una parola e prende qualcosa a fianco della porta.

-Guarda un po' che cosa ti ho portato?- Alza la mano, e Waverly vede che tiene ben saldo tra le dita un mazzo di fiori: i suoi preferiti.

Sono colorati, brillanti, e profumano moltissimo.

«Sono bellissimi...»

-Te li metto qui, va bene?- Prende un vaso posto sul tavolino davanti al letto e si dirige velocemente in bagno a riempirlo per metà con dell'acqua fresca. Quando ritorna, infila accuratamente gli steli dei fiori al suo interno.

Waverly osserva ogni suo movimento. In sua presenza non sa mai che cosa dire, che cosa fare.

L'unico pensiero che ricorre nella sua mente è quanto sia innamorata di lei. Quando rimane al suo fianco a parlarle, per ore, e non vorrebbe che smettesse mai.

Come la fa sentire.

Quando le notti sono fredde e lei prontamente è lì, a sua disposizione, svegliandola con un bacio sulla fronte. Le porta una coperta pesante e la abbraccia, per scaldarla, prima di cantare sottovoce per lei, per aiutarla a riaddormentarsi.

Ama il modo in cui la osserva, come qualcuno che crede veramente in lei.

 

Immersa in quei pensieri, la segue con gli occhi mentre va a sedersi sulla sedia che sta tra il letto e la finestra, ed eccole di nuovo, le sfumature di luce che si creano sulla chioma ben pettinata e sul suo viso colpito dal sole del tramonto.

La ama, e vorrebbe dirglielo, ma le parole non escono dalla sua bocca. Nemmeno una.

-Sai, Waves, io credo veramente in te. Credo che tornerai come eri un tempo. Per questo ti porto sempre i fiori. Perché voglio che tu sappia che ogni giorno ti penso, e prego, prego che tu possa tornare a vivere come tu vorresti.-

Le prende una mano tra le sue, la stringe.

Waverly sente le lacrime salirle agli occhi, ma non può muoversi per raccoglierle quando le rigano le guance.

E' Nicole a farlo, prendendo dal taschino del suo camice verde il fazzoletto di stoffa che ha regalato a Waverly, ma che tiene lei. Le ha promesso che quando potrà muovere di nuovo da sola le sue mani e prenderlo, allora glielo donerà per sempre.

Nicole non è obbligata a visitarla ogni giorno, è un chirurgo, ed è caposala di un'altra ala dell'ospedale.

Ma lo fa comunque, perché in Waverly c'è qualcosa che nessun altro ha. Dal momento in cui ha visto la ragazza paralizzata dall'incidente d'auto, non è esistito altro paziente più importante di lei, nel suo cuore.

Così le porta dei fiori ogni giorno, aspettando e sperando con tutto il cuore di poter sentire la sua voce, un giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Old time rock n roll ***


Note: Anche questa canzone è stata offerta dalla gentile Kiki BSK!
High school AU, Wynonna va ad una festa, ed incontra Doc.
La canzone che sentono fin dall'inizio è questa: https://www.youtube.com/watch?v=kdemFfbS5H0
Mentre quella che parte con il disco che sceglie Wynonna, è questa: https://www.youtube.com/watch?v=Ei4a4MJQ0rw
(Un commento è sempre sempre gradito, se ne avete voglia! :D)
ENJOY!
___________________________________________________________________________________________________________________________________________

Old Time Rock n Roll

 


L'insegna del locale lampeggia ad intermittenza, mostrando visibili segni d'usura. E' aperto da poco, e si capisce dal fatto che l'entrata non è ancora nemmeno vigilata da un buttafuori.

Wynonna non ci pensa due volte: sgattaiola oltre la pesante porta di metallo e viene accolta da un'ondata di calore, odore di birra e un profumino di sudore che le fa arricciare il naso.

Sulla parete subito a destra dell'entrata vi è un pannello di sughero dove chi desidera può affiggere i propri volantini, ma è quasi del tutto ricoperto da numeri di telefono, poster di band e vari comunicati del locale ai clienti. Un foglio colorato attira il suo sguardo, e caso vuole che sia proprio la pubblicità di quella serata.

 

''Notte studentesca! Gli allievi dell'ultimo anno sono tutti invitati al pub Shorty's per l'annuale incontro dei diplomati. Vuoi perdere l'occasione di bere la tua prima birra? Cosa aspetti?''

 

Le sue labbra si stirano in un sorrisetto, leggendo ''la tua prima birra''. Credono veramente di avere a che fare con una principiante?

Si dirige verso il bancone del bar, tamburellando le mani contro le gambe, fasciate da un paio di jeans slavati e strappati sulle ginocchia. Per essere soltanto le dieci, il locale è già pieno, e Wynonna può distinguere chi è abituato a quel luogo da chi invece è lì per la prima volta.

In particolare, un ragazzo più alto degli altri attira la sua attenzione. Se ne sta fermo in un angolo a guardarsi attorno, mentre sistema sui capelli ben pettinati un cappello nero. La sua espressione fa leggermente ridere, sembra quella di un bambino che si chiede cosa diavolo ci stia a fare in un posto del genere.

La musica è scadente, sembra che anche lui lo stia pensando, mentre sposta lo sguardo verso un vecchio jukebox che spara dalle casse una qualche hit pop.

Wynonna aspetta che il barista le porti la sua birra, e gira gli occhi quando l'uomo le ammicca, tentando palesemente di flirtare con lei.

''Ma che diamine hanno, gli uomini.'' Sussurra tra i denti mentre si alza dallo sgabello con in mano la sua bottiglia e si fa spazio tra i corpi sudati sulla pista da ballo.

Tutto sommato, il posto non è male: il pavimento è in legno, così come la maggior parte della mobilia e dei soprammobili esposti, e il tutto contribuisce a donare al locale un aspetto molto retro', quasi western.

Si avvicina a quello strano ragazzo, che la nota ben prima di averla a pochi passi di distanza. Come si potrebbe non notare Wynonna Earp, la leonessa della scuola?

''Hei'' Wynonna gli fa un cenno con il capo, portandosi la birra alle labbra e prendendo un sorso, veloce.

Il giovane posa un dito sulla tesa del cappello e piega in avanti la testa, accennando un sorriso.

Il suo viso, visto da vicino, è particolarmente buffo. Soprattutto perché sta ovviamente cercando di farsi crescere i baffi, che sono, come dire... un poco fuori moda.

''Prima volta?''

''No, è che... non mi piace questa musica, e pensavo fosse una serata a tema. Forse sto facendo la figura dell'idiota.''

Wynonna alza un sopracciglio. Parla molto, per essere la prima frase che si rivolgono.

Gli tende la mano libera.

''Wynonna. Wynonna Earp.''

Lui già lo sapeva, ma fa finta di niente.

''Henry. Henry Holliday. Ma chiamami Doc.''

''E perché dovrei farlo?''

Si accorge troppo tardi di aver parlato ad alta voce, ma non se ne cura per più di un secondo. Dopotutto, la sua reputazione la precede sempre, e la sua onestà è cosa ben nota.

''Perché te lo chiedo, forse?'' Doc le stringe la mano con sicurezza, senza smettere di sorridere.

Wynonna non capisce se cerca di essere galante o di prenderla in giro.

Si guardano, lei ad occhi stretti, lui a sopracciglio alzato, studiandosi, senza lasciare la presa sulla mano dell'altro.

''Mi piaci, Doc. Hai le palle.'' Dice lei alla fine, lasciando cadere contro il fianco il braccio che un attimo prima era teso verso di lui.

Doc batte qualche volta le palpebre, colpito dalla scelta di parole della ragazza, ma decide di stare al gioco.

''Beh, l'ultima volta che ho controllato era così.''

Ridono entrambi, questa volta lui nota un leggero, leggerissimo imbarazzo colorarle le guance.

''Che ne dici se rendiamo questa festa in tema con il tuo cappello?''

Wynonna si avvicina allo scaffale sopra al jukebox e cerca fra i dischi qualcosa in particolare. Nemmeno per lei è la prima volta, lì.

Schiocca la lingua sul palato quando trova ciò che cerca; afferra il grande quadrato di cartone e lascia uscire il disco con disinvoltura.

Con un pulsante, stoppa i rumori che stanno riempiendo l'aria che non permettono a nessuno di parlare. Qualcuno si lamenta, girandosi verso di loro, ma appena vedono chi è in controllo della musica, fanno finta di non aver detto niente.

Doc osserva la scena spostando gli occhi dai presenti a Wynonna, incuriosito dall'effetto che la ragazza sembra avere su chiunque. E' felice di piacerle, perché anche lei gli piace, da parecchio.

Appena il disco viene inserito e fatto partire, nell'aria si diffonde una canzone decisamente più rock n'roll di quella precedente, per felicità dei più adulti, e di chiunque abbia un minimo gusto musicale.

Wynonna si gira sui tacchi, tornando a guardare Doc.

''Nemmeno io sono una da discoteca. Questa va molto, molto meglio.'' Si avvicina, muovendo i piedi quasi a ritmo di musica, mordendosi il labbro inferiore, con un'espressione che non promette nulla di buono.

Quando arriva ad un soffio dal ragazzo, fa camminare indice e medio della mano sulla sua camicia nera sbottonata, all'altezza del petto. ''Allora, Doc... vuoi chiedermi di ballare, o aspetti che lo faccia qualcuno più coraggioso?''

Con la stessa mano gli raggiunge la spalla, e lì rimane per tutto il tempo in cui si fissano, o meglio, lei fissa lui, quasi intenzionata a mangiarselo con gli occhi.

Doc, passato un iniziale momento di panico dovuto alla sua ben radicata gentilezza, decide di prendere il controllo della situazione, trascinando Wynonna sulla pista da ballo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Slow dancing in a burning room (dance au pt.1) ***


Note: Nella mia adolescenza ho passato un periodo in cui ero praticamente ossessionata da questa canzone.
Ricordate che se volete un capitolo girato intorno ad una canzone a vostra scelta, potete inviarmela!
Dance teacher AU. Nicole è un'insegnante di danza. Ha una cotta stratosferica per Waverly. Anche Waverly insegna danza. Anche lei ha una cotta stratosferica. Indoviniamo un po' per chi.
https://www.youtube.com/watch?v=UCpwMfqXxgw
____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Slow dancing in a burning room

Nicole spense le luci della sala.

Percorse a passo spedito il corridoio collegato direttamente all'uscita principale dell'edificio, controllando l'orologio che portava al polso, mentre con l'altra mano navigava sul cellulare in cerca degli orari degli autobus.

Di solito andava in auto alle lezioni, ma quel giorno aveva optato per i mezzi pubblici.

Spostò meglio il peso del borsone sulla spalla, spingendo con il corpo la maniglia rossa della grande porta a vetro.

La fredda aria invernale le colpì il viso, facendola stringere nelle spalle, e proprio mentre faticava ad infilarsi il berretto in testa con una sola mano vide in lontananza, sulla strada, il suo autobus chiudere le porte e partire, troppo veloce per riuscire a raggiungerlo.

Provò comunque a scattare in una corsa prima di rendersi conto che non sarebbe mai arrivata in tempo, ed imprecò sottovoce verso le luci posteriori del mezzo, che si allontanava nella nebbia.

Il prossimo sarebbe arrivato un'ora dopo.

«Perché devo insegnare proprio in questa cavolo di palestra...» disse, spostando lo sguardo a destra e a sinistra della strada, ormai deserta a quell'ora della sera.

«Hei!»

Nicole si voltò di scatto, e vide Waverly seduta sulla panchina della fermata dell'autobus.

Eccolo lì il motivo del perché insegnava in quella palestra: all'inizio dell'anno, quando ancora doveva decidere se continuare ad insegnare lì il giovedì sera, era stata invitata ad una riunione degli insegnanti. In quella scuola si tenevano corsi di quasi tutti gli stili di ballo. A lei era stato offerto il corso di hip hop, mentre Waverly era l'insegnante del corso di danza moderna.

Si erano incontrate a quel meeting, e la ragazza era stato il motivo principale della sua permanenza, nonostante quel lavoro le costasse quasi un'ora di viaggio.

«Hei! Aspetti l'autobus anche tu?» Domanda stupida. Nicole sapeva benissimo che Waverly prendeva l'autobus ogni giorno, ed era per quello che aveva deciso di farlo anche lei.

«Direi che l'ho perso.» Waverly sorrise, guardandosi prima i piedi, poi Nicole.

«Ma è...appena passato. Tu eri... come?»

«Ho visto che non c'era la tua auto parcheggiata, perciò ho supposto che anche tu avresti preso l'autobus, ma dato che volevo aspettarti non sono salita.»

Nicole la guardò senza sapere che cosa rispondere.

Com'era possibile? La ragazza più bella che avesse mai visto le stava dicendo che aveva perso apposta il suo ritorno a casa perché stava aspettando lei?

Scosse la testa, provando a dire qualcosa.

«Eh... io... ci ho messo un po' a farmi la doccia, sai...» Grande, Nicole. Complimenti.

Waverly sorrise timidamente, annuendo col capo e tornando a fissarsi i piedi.

''Dì qualcosa. Ha perso l'autobus per colpa tua.''

«Senti... che ne dici se torniamo dentro al caldo? Potresti insegnarmi qualche passo.»

Waverly la guardò, sul viso aveva dipinta un'espressione sorpresa.

«Oh, mh... Certo! Perché no.»

Qualche goccia cominciò a cadere dal cielo scuro, ed un tuono lontano rombò tra le nubi, illuminando l'orizzonte. Waverly si alzò e si fermò di fronte a Nicole, sorridendole.

Un sottile velo di disagio si creò fra di loro mentre iniziavano a ripercorrere la strada che conduceva alla palestra.

Nicole non aveva idea che Waverly stesse provando le sue stesse sensazioni, mentre l'una guardava l'altra con la coda dell'occhio.

La rossa allungò leggermente il passo per arrivare alla porta ed aprirla, lasciando passare la più giovane per prima. Si guadagnò un sorriso e due guance arrossate, un premio più che prezioso.

Arrivate alla sala principale, quella riscaldata giorno e notte per mantenere il legno del pavimento a temperatura costante, iniziarono a svestirsi.

Nicole si girò verso il muro, abbassando lo sguardo, non volendo rischiare di dar fastidio a Waverly, mentre Waverly non si fece molti problemi a lanciare occhiate nemmeno troppo furtive verso la schiena nuda di Nicole, piegata in avanti, mentre si allacciava le scarpe.

Quando entrambe furono pronte si raggiunsero in mezzo alla stanza, davanti ai grandi specchi.

«Ok, allora... posso mostrarti qualcosa su cui sto lavorando. Che ne dici?»

«Perfetto, va benissimo.» Nicole rispose veloce, forse un po' troppo.

«Ok.»

Waverly unì le proprie mani di fronte a sé, intrecciando le dita.

«E'... un passo a due. E' un problema per te?»

«No! No, figurati. No. Assolutamente. Non è un problema. No.»

«Bene..» Waverly sorrise di fronte al palese imbarazzo della rossa.

Era molto più alta e forte di lei, riusciva a vederlo dalle ombre create dai muscoli sulle braccia, sulle spalle, e sulle cosce. Waverly giustificò la traiettoria del suo sguardo con una scusa che fece lei stessa fatica a credere, legata a quanto fosse importante per una ballerina avere un corpo tonico.

Fece partire la musica per fuggire da quei pensieri, e senza perdere altro tempo si avvicinò a Nicole.

Aveva aspettato quel momento per così tanto tempo che le sembrò di precipitare dentro un sogno o una visione, una sensazione che sparì come una bolla di sapone nel momento in cui prese la mano della ragazza più grande e se la portò alla vita.

Nicole deglutì, e i nervi del suo polso scattarono appena i polpastrelli si adagiarono sulla morbida, calda pelle di Waverly.

«Scusa, ho le mani fredde.»

«Tranquilla. Si scalderanno presto.»

Nicole strabuzzò gli occhi per un motivo.

Waverly mimò la sua espressione per un altro.

«Non intendevo! Per...per la coreografia!»

In realtà chiunque avrebbe pensato alla coreografia, ma entrambe stavano cercando di apparire tranquille, cosa che non erano affatto, da finire per avere lo stesso tipo di pensieri.

«Tranquilla, Waves, è ok.» Nicole sfregò le mani tra loro e ne riportò una sul fianco di Waverly.

 

Sentirsi così vicine era una sensazione del tutto nuova.

Erano impacciate e distratte: una dimenticava i passi da spiegare e l'altra perdeva spesso la presa, facendo inciampare entrambe.

Quando si pestarono i piedi per l'ennesima volta, Nicole esalò un verso di frustrazione.

«Waverly, scusami. Dovresti provare con qualcun altro, qualcuno che possa preservarti i piedi e tenerli al sicuro.»

«No, non c'è problema!» Rise la giovane, stringendo la presa sulle braccia dell'altra.

«La coreografia è pensata per due donne. Tu sei l'unica con cui voglio provarla.»

Di nuovo, si fermarono per un istante.

Waverly si morse la lingua e ringraziò molto ironicamente la sua fastidiosa ed incontrollata onestà.

Nicole sentì la temperatura alzarsi mano a mano che interiorizzava ciò che Waverly aveva appena detto.

Aveva passato gli ultimi venti minuti pensando a quanto fossero intimi quei movimenti, e a come avesse sempre e solo visto un uomo ed una donna esibirsi in coreografie del genere, e ora Waverly le diceva che aveva pensato ad un ballo apposta per due donne?

Era un chiaro segnale sulla sua sessualità?

O era un chiaro segnale per... lei?

Caddero in un silenzio che dilatò i secondi ed i respiri di entrambe. Sentivano chiaramente di stare per cadere in un luogo così invitante e desiderato da non voler mai più tornare indietro.

Invece di buttarsi a capofitto però, Waverly spostò lo sguardo in basso, tra i loro corpi caldi, e dichiarò a bassa voce.

«E a questo punto, ci sono dieci secondi di lento, prima degli altri passi.»

La più giovane allacciò le braccia dietro al collo di Nicole, che circondò con le proprie il suo corpo, mentre spostavano i piedi ed il peso da destra a sinistra. I loro occhi erano fissi su due punti vuoti, opposti l'uno all'altro, ma sembrava che la stanza stesse andando a fuoco da quanta tensione si stava creando tra loro, attorno a loro, e da quanto desiderio iniziavano a sentire crescere dal profondo.



Note finali: Potrei anche decidere di continuare questa scena nel capitolo di domani. Stay tuned to find out.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Don't worry, be happy (dance au pt.2) ***


Note: Dato che questa AU mi sta prendendo, eccone un'altra parte! E non posso fare a meno che fare un capitoletto Wynhaught, una delle migliori brotp che abbia mai visto. ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=Xh4ugYiXF-Q
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Don't worry be happy


Il giorno prima

 

Nicole si sfregava nervosamente le mani sulle gambe, seduta sulla piccola seggiola accanto al bancone del bar.

Wynonna piegò la testa di lato, sbuffando.

-Haught, devi... devi ascoltarmi. Okay? Ascoltami, ora. Ora.- Le schioccò le dita di fronte agli occhi, ridendo e piegandosi contro il legno del bancone, appoggiando su di esso la fronte per qualche secondo.

Chiaramente ubriaca, non la stava aiutando di certo.

-Wynonna, vacci piano, sono solo le dieci.- spostò lontano dalla sua presa la birra che stava sorseggiando, la quinta.

-E TU!- Wynonna le puntò un dito contro il naso. - Tu, sei troppo, troooppo seria, amica mia.-

E rise di nuovo.

Nicole girò gli occhi, pensando di aver fatto male a confidarsi con lei.

-Okay okay okay okay ascoltami. Stai tranquilla, ragazza... -La donna più grande scosse la testa, ciondolando pericolosamente sulla sua sedia, ma rimanendo miracolosamente in equilibrio.

-Stai tranquilla e buttati, vai...vaaai... e non fermarti maaai!- Cominciò bene la frase, ma arrivata alla fine aveva cominciato a cantare.

-Non devi preoccuparti, Nicole, perché io.- E si indicò con entrambi gli indici.

Strinse gli occhi con aria confusa, guardandosi le dita, ma un secondo dopo perse completamente il focus sulle proprie mani e tornò al suo discorso.

-IO, io lo sai. Lo sai che hai il mio numero. E chi hai chiamato? Se hai un problema chi chiami? Non hai soldi? Non hai, chiaramente, stile?- La indicò tutta, accennando alla sua scelta di vestiti per la serata. -Ci sono sempre io per te, Haught! Per aiutarti!- Cercava di mettere una certa intensità nelle proprie parole, fallendo miseramente.

-Senti, senti, Nicole. Non preoccuparti. Sii felice, vivi felice tua la vita, non preoccuparti, vai da questa benedetta ragazza e digli che cosa provi, cosa di c'è sbagliato? Su, va'! Va adesso! Vai!-

Le spinse una spalla, ridendo ancora, senza metterci davvero forza.

Nicole ancora non si spiegava come avesse fatto a farsi convincere. Le aveva raccontato tutto appena erano arrivate al bar, un'ora prima: della sua cotta per Waverly, di quando aveva deciso di rimanere ad insegnare in quella città dimenticata da Dio unicamente per poterla conoscere.

Wynonna l'aveva fissata con un'aria stralunata e leggermente incredula, esclamando poi di aver bisogno di almeno quattro birre per affrontare il discorso.

Il fatto era che Waverly era la sorella minore di Wynonna, e Nicole l'aveva scoperto solo la sera stessa, e dopo due birre per Wynonna.

Ed ora, oltre ad aver fatto una scorta di consigli completamente inutili, doveva anche badare all'altra donna, prima che si chiudesse in bagno con il primo ragazzo che le capitasse a tiro.

-Santo cielo, Wynonna. Contieniti, ti prego.-

-Non fare la sciupafeste, Nicoooole... rilassati... tanto Waverly mi ha detto della rossa carina che nota sempre ogni giorno... -

Nicole la guardò, alzando un sopracciglio.

-Saresti una stupida, se sprecassi questa occasione che ti offro da me, Wynonna Earp, che ti dico che va bene per me, ma se fai qualcosa che non va ti spezzo le gambe... - Finì per biascicare le ultime parole, mentre si appoggiava completamente al bancone di legno.

Nicole le appoggiò una mano sulla schiena, sorridendo leggermente.

-Credo di doverti tutte quelle birre e almeno venti passaggi a casa, Wynonna.-


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Love on the brain/Animal (dance au pt.3) ***


Note: PERDONO, sono in estremo ritardo, ma ce l'ho fatta! Sono le 23:34 in questo momento, questo vuol dire che sono ancora in tempo, e sono estremamente fiera di me per questo. Scusate se carico i capitoli ad orari improponibili, a volte, ma gli impegni della giornata sono tanti, faccio il possibile.
Spero che questo capitolo mi faccia perdonare. Posso solo dirvi che in realtà, per ciò che succede, il rating di questo capitolo dovrebbe essere rosso, ma per motivi di tempo e capacità descrittive, beh, non spoilero. Alla fine del capitolo vi metto il resto.
ENJOY!
La musica della coreografia è questa: https://www.youtube.com/watch?v=hvQk-cM49mo (Se mi dite che questo video non vi fa SENTIRE cose, state mentendo.)
La musica che invece è la colonna sonora di quello che accade dopo...è questa. https://www.youtube.com/watch?v=7BJ3ZXpserc
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________


Love on the Brain / Animals


''Ho sempre voluto fare ciò che mi spaventava, ma... non è così facile essere coraggiosi quando la cosa che vuoi e che ti spaventa di più al mondo... è... proprio di fronte a te.''

 

La musica in sottofondo durante le prove non era quella che Waverly aveva in mente.

Nicole rimane per un attimo senza fiato quando le casse dello stereo cominciano a far uscire quella che è la canzone per la quale Waverly ha creato la coreografia.

E'... sensuale. Nicole cerca di definirla in altri modi, ma l'unica parola che le circola in mente è quella. E non sa se la sua faccia rimane impassibile o se ogni briciolo di frustrazione le si spiattella sul viso mano a mano che ascolta l'energia che emana quella melodia, unita alla memoria dei passi della coreografia.

Vuole solo fare del proprio meglio per non rovinare tutto, ora che è così vicina alla ragazza.

Letteralmente.

Waverly la osserva con insistenza. E' impossibile non notare la somiglianza fra le due sorelle Earp. Entrambe hanno un potere nel proprio sguardo imparagonabile ad altri. Non che Wynonna abbia lo stesso effetto che la sorella minore ha su Nicole.

La castana si avvicina, lenta.

«Questa è la musica.»

Nicole riesce soltanto ad annuire, sentendo ogni centimetro di sé andare a fuoco.

Un altro passo.

«Nicole...»

La rossa non sa più dove guardare.

«Ho sempre voluto fare ciò che mi spaventava, ma... non è così facile essere coraggiosi quando la cosa che vuoi e che ti spaventa di più al mondo... è... proprio di fronte a te.»

Si osservano.

L'orologio segna ormai le ventuno e trenta, il loro ultimo autobus sarebbe passato tra meno di quindici minuti, ma loro sono ancora lì, sudate e stanche dopo un'ora di prove. Nessuna delle due ha intenzione di andarsene.

Waverly raggiunge Nicole, chiudendo la distanza fra loro, e le posa le mani sui fianchi.

La più grande si sente presa all'amo, e si chiede che cosa voglia davvero Waverly da lei, ma i suoi pensieri sono fermati dalla voce che proviene dallo stereo, il chiaro segnale di partenza.

Ed iniziano a ballare.

Vicine, molto vicine, quando una si muove in avanti, l'altra lo fa indietro, ma senza fretta, senza creare mai distanza fra i loro corpi, come se fossero una sola entità separata in due singole forme.

Waverly muove apposta un piede contro la gamba di Nicole, gesto che la fa cadere in avanti.

Seguendo perfettamente la coreografia, Nicole la tiene stretta con un braccio, afferrandola prima che colpisca il pavimento e creando abbastanza spinta con i propri corpi da tirare su entrambe in una veloce piroetta, per finire poi contro il muro, chiudendo Waverly tra le sue mani appoggiate.

Non perdono tempo a riprendere fiato. La più giovane solleva la schiena dal muro in un movimento fluido, le mani di Nicole sono leste a poggiarsi sulla sua pelle che pare scottare sotto i palmi, la coreografia avanza.

L'una senza l'altra non è niente, questo è il messaggio di ogni movimento.

L'aria brucia, le menti combattono, ma nel sottile linguaggio dei segni, in ogni sguardo è racchiuso un gesto d'amore.

Entrambe non riescono a fare a meno del contatto fisico: lo cercano anche quando non è necessario, cambiando leggermente i passi, le combinazioni, le pause. Ogni motivo è buono per trovarsi vicine.

Nicole chiede. E dopo tutti quei messaggi è stufa di essere solamente usata. Vuole risposte.

Waverly, da parte sua, ama percepire l'indecisione di Nicole. Fa leva su di essa, portandola vicina e poi scappando, seducendola nel migliore dei modi, amando questo gioco, riconoscendo la propria bravura.

La musica però sta per finire, e loro non hanno ancora studiato l'intera coreografia, perciò è con una presa che finiscono i passi conosciuti, una tra le braccia dell'altra, ansimanti, finalmente in grado di tornare a respirare.

Si guardano negli occhi, i loro sguardi ricolmi di aspettative e di tempo perso che vuole essere recuperato si intrecciano, saldi.

Waverly, però, non molla ancora.

«E da qui...» Respira.

«Se hai qualche idea... spara pure, Nicole. Perché io non so come andare avanti.»

La musica finisce.

 

Nicole si gusta quell'istante, perché Waverly le ha servito su un piatto d'argento l'opportunità di avere ciò che vuole. Così le si avvicina, quasi impercettibilmente, dando una rapida occhiata alle labbra della più giovane.

«Oh, sono certa che lo sai.»

Lo sguardo di Waverly cambia.

Le sue pupille si dilatano, e si spostano veloci sugli occhi castani della rossa, scendendo alle labbra socchiuse e poi risalendo veloci.

Non può e non vuole continuare quel gioco che lei stessa ha cominciato. Tutto quel tempo passato a fantasticare, a chiedersi come sarebbe stato. Tutte quelle fantasie consumate nella solitudine della notte, nel suo letto. Sta per mettere fine a tutto ciò. Vuole farlo in fretta e per bene.

Nicole aspetta, ma solo per poco, perché il desiderio che permea quel momento rende ogni attimo eterno.

Le labbra di Waverly si scontrano con le sue con forza, le sue braccia le circondano il collo, le mani vanno subito ad infilarsi tra i suoi ciuffi disordinati.

Non è solo nella loro testa, nella loro immaginazione. Sta accadendo davvero.

Nicole porta le mani sotto alle gambe della ragazza e la solleva di peso, permettendo a Waverly di aggrapparsi attorno alla sua vita e assicurare la posizione sovrapponendo le caviglie dietro la schiena della più grande.

Si mordono più volte, senza farsi male, assaporando i reciproci gusti, respirando a pieni polmoni l'una il profumo dell'altra. Poco importa che entrambe siano sudate. Riescono a percepire ogni movimento, ogni più piccolo dettaglio, ora che quattro dei loro sensi sono oltremodo attivi.

Waverly, ad occhi chiusi, si sente sbattere contro un muro, e per un secondo lascia la bocca di Nicole, gemendo di sorpresa.

Nicole non la lascia scappare; si riprende le sue labbra con la fame di un predatore che non attendeva altro da anni ed anni di digiuno. Mentre cerca, fallendo, di controllarsi, Nicole si abbassa sulle ginocchia e finisce seduta a terra, portandosi Waverly praticamente in braccio, a cavalcioni sulle sue gambe incrociate.

Waverly ripensa per un secondo alla prima volta in cui ha baciato Champ, perché era al liceo. Perché si faceva. Perché era l'unica senza ragazzo. Perché era l'unica che non aveva mai baciato nessuno.

Il contatto della lingua di Nicole con la sua la strappa a quel pensiero, facendola trasalire nei punti giusti, confermando i suoi sentimenti: tutto questo non ha nulla a che vedere con Champ.

Il suo corpo è percorso da brividi e scariche elettriche, non ha mai sentito nulla di simile con nessun altro, nemmeno nei suoi sogni più rosei.

E' quando sente le mani di Nicole toglierle abilmente la maglietta che ringrazia ogni santo esistente per essere l'unica ad avere le chiavi della palestra, ed averla chiusa dopo essere rientrata con Nicole, quella sera.


______________________________________________________________________
Note finali: Sì. Potete decisamente continuare come volete questa scena, perché qualsiasi cosa immaginiate....è canon. Qualsiasi. Un commento è sempre super gradito! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Saturn ***


Ho deciso di fermare questa raccolta al 24 Dicembre. Perché a volte è difficile tornare a casa da una giornata impegnativa e mettersi a scrivere alle 10 e mezza, cercando di strizzare a meglio il tempo, e perchè per essere la mia prima volta in un progetto del genere, sono molto fiera di me per riuscire ad avere la giusta costanza e non mancare d'ispirazione! Se voleste commentare cosa pensate dei capitoli ne sarei immensamente felice, davvero :D Uno scrittore, secondo me, lavora per gratificare se stesso, ma la gioia nel conoscere le reazioni dei lettori è imparagonabile. A volte è l'unica cosa che mi da forza, quando la voglia di continuare vacilla..perciò GRAZIE di leggere, e di rimanere con me in questo viaggio <3

Note: What if? :: Julian non perde la memoria quando esce dal Ghost River Triangle, e durante i primissimi anni di Waverly è sempre al suo fianco. La scena della sua morte è leggermente modificata, rimanendo in tema con questa head-canon.
Al via le lacrime. Un piccolo consiglio. Leggi con calma, lentamente. E ascoltando la musica.
ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=h3lWwMHFhnA
_________________________________________________________________________________________________________________________________________

Saturn

 

Il suo corpo giace freddo ed immobile tra le mie braccia.

Non capisco, o forse non voglio capire, perché il dolore che sento dentro di me è insopportabile.

Non riesco a comprendere da dove provengano tutti questi sentimenti.

Non conoscevo Julian fino a poco tempo fa. E non sapevo che fosse mio padre.

Perché piango?

Perché provo tutto questo amore nei suoi confronti?

Lui apre gli occhi, fissandoli nei miei.

Sussulto.

Pensavo che ormai fosse morto.

-Papà.- La mia voce si incrina, le lacrime cominciano a premere più forti per uscire da me.

Sorride leggermente, con le poche forze rimaste, e le sue ultime parole sono soltanto un sussurro.

-Non sai quanto aspettavo questo momento, Waverly. Essere chiamato da te, il mio angelo.-

Porta stancamente una mano sulla mia guancia, e solo con il suo tocco mi accorgo di stare piangendo.

Con il contatto riesce a trasmettere non solo alla mia mente, ma alla mia anima, immagini del suo passato.

E con le immagini arriva anche un amore che mai avevo sentito prima: il suo, per me.

 

Sono piccola, intorno a me vi sono le assi della culla.

Sento una voce che parla nella stanza. Chi è?

Non riesco a vedere, non riesco a muovere la testa in quella direzione.

Sono all'interno di un mio stesso ricordo, nel mio corpo.

«Lei non è nostra sorella, Wynonna!»

«Ma perché!»

«Perché papà ha detto così, smettila di fare la cocciuta!»

Willa e Wynonna sono bambine, sembrano litigare poco lontano da me.

Segue un attimo di silenzio.

«Beh, a me non importa un accidente! E' mia sorella, ed io la proteggerò per sempre.»

 

L'immagine scompare, e mi ritrovo in un altra posizione. E' notte.

Sono sempre dentro alla mia culla, accanto alla finestra della mia stanza.

Sto piangendo. O meglio, la me, piccola, sta piangendo. Io sento solo le mie grida che nessuno ascolta, di cui nessuno si cura.

-Angelo mio, eccomi, eccomi...-

Questa volta, insieme a me, si gira anche il mio piccolo viso in lacrime.

Julian è apparso come per magia, all'interno della stanza vuota.

-Sono qui, il tuo papà è qui... shhh..-

Mi prende tra le braccia, cullandomi contro il suo petto, ma io sono troppo piccola per ricordare quel momento.

Quando inizio a calmarmi, sento la sua voce.

-Lo sai che tu sei figlia del vero amore, piccola Waverly? Eri una coraggiosissima stella, prima di venire qui. E la tua luce brilla e brillerà per sempre, nell'infinito.-

Fa delle buffissime espressioni che mi fanno sorridere, e così sorride anche la mia parte bambina.

-Ora sei qui ed esisti, ed è meraviglioso ed incredibile, capisci? Non avere paura... e non giudicare le tue sorelle se saranno invidiose di te, o cercheranno di farti del male. E' perché tu sei speciale, angelo mio. Non lasciare che mai nessuno ti convinca del contrario-

Vorrei scrivere ogni sua parola, per ricordarle tutte, ma sono solo spettatrice di questo momento, non ho carta e penna. Possiedo solo una memoria che desidero persista in eterno,così nitida.

La sua voce calda e bassa risuona all'interno del suo petto, e di conseguenza in tutto il mio corpo, adagiato contro di lui.

Mi tiene stretta, ed io mi sento amata oltre misura, come mai mi era capitato. E' un amore diverso da quello di Nicole, non perché sia più o meno forte. Semplicemente, questo è l'amore di chi mi ama incondizionatamente, di chi desidera solamente che io sia libera, e me stessa, e felice, per sempre, nonostante tutto, perché è mio padre e vuole esserlo in ogni momento della propria vita.

-Ora sei qui... ed esisti. E posso giurarti, mia piccola Waverly, che l'Universo esiste unicamente per essere visto da te.- Mi sorride, con le lacrime agli occhi. Sento risuonare questa frase nel mio cuore, le mie memorie e le sue si fondono. Ogni sera mi ripete queste parole, prima di farmi addormentare.

Capisco, sento, che questi incontri accadono spesso, all'insaputa di tutta la mia famiglia.

Lui è sempre stato al mio fianco.

Mi ha sempre amata.

Lo percepisco dentro di me, chiaro come il più brillante giorno d'estate. E rimanere nel suo amore è come avvicinarsi al sole ed abbracciarlo, senza bruciare.


 

Apro gli occhi, riuscendo a stento a respirare, distrutta e rigenerata da quella visione.

La sua mano è caduta sul suo petto, sopra la mia, che sente a stento il battito del suo cuore.

Mi sorride ancora una volta, sapendo cosa ho visto, e con un ultimo respiro mi parla.

-Waverly, l'universo è stato creato... soltanto... per essere visto dai tuoi occhi.-

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Secret Love Song ***


Note: Di nuovo, aggiorno ad un orario leggermente improponibile, ma i miei fine settimana sono molto intensi! Detto questo, posso assicurarvi che ho già in mente il capitolo di lunedì, che sarà molto più lungo di questo e quello di domani. Ho già in mente di cosa tratterà, e so già che sarà uno dei miei preferiti in assoluto fra tutti. Voglio impiegarci il giusto tempo, perciò arriverà lunedì! E sarà Wayhaught. Questi sono gli unici spoiler che concedo :D
Questo capitolo, invece, è un piccolo continuo della prima one-shot "Lover".
ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=WIwPhXaflow
__________________________________________________________________________________________________________________________________________

Secret Love Song




Ballano lentamente, in mezzo alla pista, e Waverly non riesce a fare a meno di pensare a tutto quello che hanno passato, negli ultimi due anni.

 

-----

 

Nicole le rimane vicina, ma non la prende per mano.

Camminano lungo il corridoio verso l'aula di arte, una delle poche classi che hanno in comunque quel trimestre. I ragazzi corrono intorno a loro, vivendo la loro normalissima vita, incuranti di ciò che lega le due giovani.

Waverly si volta per guardare Nicole in viso, ma lei rifugge il suo sguardo, in imbarazzo, in colpa.

La più giovane sente il cuore spezzarsi lentamente, mentre le nocche della mano sfregano contro quelle della sua ragazza, che è lesta nello scostarsi quel tanto da terminare il contatto.

Non sa se le fa più male il peso al petto dato dal giudizio che la circonda o l'atteggiamento passivo di Nicole.

 

-----

 

Sa solamente che vorrebbe urlare al mondo, da ogni tetto, quanto ama Nicole.

Sono contro il muro della palestra; la campanella è suonata da circa dieci minuti, la classe si è allontanata veloce, felice di uscire da quelle mura, e Nicole ha deviato il loro percorso per finire proprio lì, stringendo Waverly stretta tra le braccia e baciandola intensamente.

Forse desidera solo scusarsi, forse lo fa perché nessuna delle due può essere se stessa in casa propria. In realtà a Waverly non importa, perché è ancora troppo presto per porsi quei problemi. Vuole solamente godersi quel momento, mentre sente Nicole stringerla come fossero due pezzi di un puzzle fatti per incastrarsi perfettamente.

Una voce pericolosamente vicina fa sobbalzare entrambe, e Nicole si allontana velocemente.

Porta le mani sulla felpa, sistemandola, passando veloce a pettinarsi i capelli con le lunghe dita, un attimo prima impegnate tra morbide curve castane.

Waverly non ha parole.

Ancora una volta, il cuore le si stringe.

 

------

 

-Waverly, ti prego, aspetta!!-

Waverly non le risponde, tanto meno si gira alle suppliche della sua ragazza.

-Waves, fermati!-

Nicole le afferra un polso appena prima di salire le scale che portano a casa Earp, costringendo Waverly a girarsi verso di lei.

-Non toccarmi, Nicole. Non toccarmi! Perché tanto è questo che vuoi, o sbaglio? Non toccarmi solo quando ti fa comodo.-

-Wave, abbassa la voce, ti prego... - Nicole si guarda intorno, cercando ancora degli sguardi indiscreti, possibili vicini curiosi, chiunque possa scoprirle.

-Oh, sì, è vero. Tu non alzi mai la voce, Nicole. Ma è proprio questo il problema. Perché non posso tenerti la mano? Perché non posso baciarti in mezzo alle persone? Perché non posso urlare di amarti? Perché? Perché non puoi, non riesci tenermi stretta, per strada...? Dimmelo, Nicole.-

Nicole non sa che cosa dire, perciò rimane in silenzio. Apre la bocca per parlare, ma non esce alcun suono.

Waverly scuote la testa, piena di delusione e dolore, gli occhi le si riempiono di lacrime.

Gira i tacchi ed entra veloce in casa, sbattendo la porta.

La rossa rimane lì, immobile. Waverly ha ragione, su ogni cosa.

Nemmeno lei vuole vivere così quell'amore che le sta sconvolgendo la vita. Non vuole nascondere Waverly, non vuole passare il resto della vita nella paura, non vuole rimanere sempre dietro porte chiuse, non vuole rubare attimi nascosti per pochissimi secondi, ogni giorno.

E mentre cammina verso casa a passo spedito, lacrime di rabbia verso se stessa le colano sulle guance, ed il suo sguardo è uno di quelli che vogliono cambiare le cose.

 

-------

 

-A cosa pensi, Waves?-

Waverly sorride contro la spalla di Nicole, mentre ballano lentamente al centro della pista da ballo. Si scosta quel tanto da permetterle di guardarla in viso. Il suo tono è dolce, e non vi è cenno di tristezza nelle sue parole.

-Penso a quando non riuscivi a baciarmi nemmeno dietro la palestra della scuola.-

Gli occhi di Nicole si rabbuiano solamente per una frazione di secondo, poi le sorride, avvicinandosi.

-E invece, guarda un po' dove siamo ora.-

Non le lascia il tempo di rispondere o di guardarsi intorno, perché posa le labbra sulle sue, in un bacio che non porta con sé dubbi od insicurezze.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Make you feel my Love ***


Note: Ancora una volta, una coppia (non romanitca) che amo di questa seria. E non è la tanto amata brotp wynhaught. Questo capitolo è su Waverly e Wynonna, che a parer mio sono tra le sorelle che preferisco in assoluto all'interno di tutte le serie che ho visto. La dinamica tra loro è spettacolare. Il loro affetto trasuda dallo schermo, anche perchè le attrici in primis sono sorelle mancate, e si vogliono veramente, veramente bene.
Waverly è tornata dal giardino dell'Eden, è quasi il suo compleanno, e Wynonna le dona qualcosa che ha scritto quando la sorellina era ancora dispersa. I feels sono assicurati. ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=kh1uZzVoSi8
____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Male You Feel my Love



Waverly è tornata da quasi un anno.

E finalmente è settembre, ed il suo compleanno il giorno dopo.

Wynonna fissa la porta chiusa della sua camera; bussa soltanto perché si sente in dovere di farle un regalo e lasciare alle sue due persone preferite un po' di privacy.

In fondo non può biasimare Nicole per volere Waverly tutta per sé.

Però, comunque, Waverly rimane la sua sorellina, e nessuno avrà mai più diritti di lei su quell'angioletto.

Quando la porta si apre, la sorella le sorride, leggermente a corto di fiato, pronta a darle una spiegazione.

Wynonna la blocca istantaneamente, alzandole una mano praticamente contro la faccia. Con l'altra tiene in mano una piccola torta al cioccolato sulla quale bruciano diverse candeline colorate.

-Ti prego, non una parola. Non voglio sapere di nessun giochino in atto un minuto fa.-

Waverly sorride guardando Nicole alle sue spalle, seduta sul letto.

Wynonna abbassa la mano ed afferra dalla tasca dei jeans una lettera stropicciata, porgendola alla ragazza.

-Questa è per te. Buon compleanno, Waves.-

Waverly osserva la data segnata sulla carta e corruga le sopracciglia. E' dell'anno precedente.

La sorella maggiore scuote brevemente la testa, sorridendo, incoraggiandola a leggere.

 

 

''Sorellina, è il tuo ventiduesimo compleanno.

Non sai quanto mi manchi.

 

Ti scrivo questa lettera perché da qualche parte devo riuscire a parlarti, e non voglio farlo con Nicole, perché non credo lo reggerebbe. Non so se gli altri si rendano conto della verità.

Ricordi quando pensavi di essere ''solo mia sorella''? Ed io ti dissi che in realtà ero io, io... i tuoi rinforzi. Non tu i miei.

Te lo ricordi?

Spero di sì.

... E ricordi quando pioveva, quando eravamo piccole, e stringevi forte la mia mano, ed io abbassavo un po' di più l'ombrello perché non ti bagnassi? Ricordi quando guardavamo le stelle? O quando piangevi, ed io ero lì a tenerti forte? Se fossi qui, ora, non credo ti lascerei andare più, per almeno un milione di anni.

 

...lo so che ancora non ti sei decisa a tornare.

Ma io so. E su questo posso metterci la mano sul fuoco. Io so dove dovresti essere.

Qui.

Con me, con noi.

Waverly, non c'è nulla che non sarei disposta a fare, per te.

E farò di tutto, DI TUTTO, per riportarti indietro.

Il vento sta cambiando, spero che anche da lì si riesca a sentire. Un vento che parla di come Wynonna Earp prenderà a calci tutti coloro che non credono in te, Waverly. La migliore di noi.

Tornerai. E sarai felice.

Tornerai, soffierai su queste stramaledette candeline e si avvererà ogni tuo desiderio.

Questa è una promessa.

E quando sarai qui, davanti a me, e ti osserverò leggere questa lettera... giuro che ti farò sentire tutto il mio amore, sorellina.''

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Man! I feel like a woman ***


Note: Questa è decisamente una delle mie preferite fino ad ora. Appena ho ascoltato la canzone e rivisto il video, qualche giorno fa, ho visto la scena. E ho capito che doveva scriverla.
ENJOY.
https://www.youtube.com/watch?v=ZJL4UGSbeFg
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Man! I feel like a woman

 

Per una volta, Nicole si sarebbe divertita. Avrebbe messo da parte ogni preoccupazione, ogni dettaglio, qualsiasi pensiero, piano e programma riguardo il matrimonio. Niente le avrebbe impedito di trascorrere il suo addio al nubilato.

Inizialmente non era stata entusiasta dell'idea, perché non era più una ragazzina che si nascondeva dietro alla chiesa locale a fumare per ribellarsi ai genitori. Era un'adulta, e Waverly era l'unica donna che avrebbe mai desiderato avere a meno di un metro da sé. Non aveva la minima intenzione di flirtare, nemmeno per scherzo, con altre ragazze, in un qualche squallido locale, per mero divertimento.

Però, alla fine, aveva convenuto con Wynonna che ci si sposava una volta sola, e quella era l'occasione perfetta per lasciarsi un po' andare, soprattutto per lei.

Così era finita bendata, nell'auto di Doc, scortata da quest'ultimo, Jeremy, Wynonna e Robin, diretti chissà dove.

Non vedeva Waverly dal giorno prima, per suo sommo dispiacere, e non le avevano permesso nemmeno di lasciarle un messaggio in segreteria per rassicurarla.

Le voci dei ragazzi erano alte, così come la musica all'interno dell'abitacolo, e questo la distraeva dal prestare attenzione alla velocità del veicolo, insieme alle svolte a destra e a sinistra; finì per perdere l'orientamento, ma non se ne preoccupò, dato che l'obiettivo di quella serata era appunto lasciarsi andare e mollare le redini del controllo.

Quando finalmente si fermarono, Wynonna le sciolse il nodo della benda che le copriva gli occhi, e si mise a ridere sotto i baffi.

-Wynonna, la tua faccia mi spaventa. Dimmi che non mi avete portata in un locale squallido...-

-Oh, Nicole, non ne hai idea... -

Jeremy aprì l'auto ed uscì, seguito da Wynonna, mentre Robin e Doc erano già fuori ad aspettarli.

Quando Nicole chiuse la portiera dietro di sé non riuscì a nascondere la sua sorpresa nel vedere dove si trovavano.

Di fronte a lei brillava l'insegna dello strip club più chic e ricco dell'intera regione: l'insegna dorata accecava qualsiasi osservatore indugiasse troppo sui dettagli incisi fra le lettere che riportavano il nome del locale.

APHRODITE.

-Wow.-

-''Wow'' è la parola giusta, sorella!- Wynonna rise, circondandole il collo con un braccio. -Non vorrai far aspettare i nostri ospiti, rossa, heh?-

Entrarono insieme, Wynonna molto più esaltata di lei.

Doc, Jeremy e Robin erano stranamente più entusiasti del solito, e questo aiutò Nicole a rilassarsi, ed iniziare a godersi la serata.

Iniziarono con qualche birra, una partita a poker e poi una a biliardo. Dopodiché passarono a qualche shot, ma chiunque si trovasse vicino a Nicole la fermava dall'esagerare con il bere, sorridendole in modo strano.

-Non vorrai mica dimenticarti questa serata a causa dell'alcol?-

Faticava a capire, tra la musica alta, l'adrenalina nel sangue e tutte quelle persone che ridevano e ballavano e si divertivano contro di lei, ma seguì i consigli dei suoi amici, posando il bicchiere anche quando iniziò a sentirsi leggermente brilla e poco concentrata sulle sue azioni e sul proprio autocontrollo.

Erano nel bel mezzo di una penosa e quasi ubriaca (almeno per Wynonna e Jeremy) partita a freccette, quando la musica si abbassò nell'intero locale e dal lato dove era situato il palcoscenico, ancora celato da drappi rossi e oro, si sentì risuonare una voce.

-Signore e signori, l'ora avanza, i bimbi vanno a dormire... - Risate generali. - E si avvicina il momento che tutti stavate aspettando!-

Le persone smisero di prestare attenzione alle loro attività e si avvicinarono al palco, dove un uomo truccato e vestito da sera camminava avanti e indietro con un microfono alla mano.

Anche il gruppo di amici si unì alla massa, camminando e facendosi strada nella stessa direzione.

-Beh, mi è giunta voce... -

Dei ragazzi dello staff stavano facendo cenno ai clienti più vicini di allontanarsi dal palco, mentre qualcuno portava una semplice sedia e la sistemava proprio in mezzo allo spazio vuoto che andava creandosi.

-... che ci sono molti addii al nubilato, in questi giorni!-

Urla e fischi da parte del pubblico.

-...e che questa sera è il turno di... indovinate un po', un'agente di polizia!-

Nicole alzò la bottiglia di birra che teneva in mano, cacciando un urlo che non era proprio nel suo stile, segno evidente del livello alcolico nel suo sangue.

-Sono io! Sono io! Huuh!-

-Eccola lì! Fatela passare, questo è il suo momento!-

Quando Nicole capì che cosa stava succedendo ritrovò un poco di lucidità, piantò i piedi a terra ed iniziò a guardarsi attorno, in cerco dell'appoggio dei suoi amici, ma non trovò altro che sguardi complici e consapevoli dell'accaduto. Iniziarono a spingerla dietro la schiena, portandola a forza di fronte alla folla scalmanata, che le dava pacche amichevoli sulla schiena, sulle spalle e qualcuno anche sul sedere.

Fischiavano nella sua direzione, applaudivano. Non vi era nessuno che rimaneva al proprio posto, silenzioso e timido. Quello era il paradiso del divertimento e dell'estroversione.

Wynonna spinse giù Nicole quando arrivò davanti al palco, facendola sedere contro la sua volontà.

-Ora, TU, non ti muovi di qui.- Rise, palesemente ubriaca, puntandole un dito contro. Se ne andò poi veloce, riuscendo miracolosamente a non inciampare sui propri passi.

Anche il presentatore scese dal palco, lasciando spazio ai ballerini, o meglio agli spogliarellisti, pensò Nicole, che da lì a poco sarebbero arrivati di fronte a lei.

Le luci si abbassarono fino a spegnersi.

La folla si calmò un poco, solo per esplodere ancora più forte di prima quando delle luci circolari illuminarono una ad una, da quelle più esterne a quelle più centrali, alcune ragazze, posizionate di schiena, in fila.

Portavano tutte degli abitini succinti, decisamente difficili da togliere, e in un primo momento questo incuriosì Nicole.

«Che razza di spogliarellista si veste in quel modo all'inizio dello spettacolo?»

Non notò che la ragazza centrale, di schiena, era l'unica a portare lo smoking.

Nell'aria cominciò a diffondersi la melodia di 'Man! I feel like a woman', una delle canzoni preferite di Nicole e Waverly.

«Che gesto carino» pensò ancora Nicole.

Era troppo presa dai propri pensieri per capire che la ragazza centrale, sotto gli abiti scuri ed un cilindro nero, era qualcuno che conosceva molto, molto bene.

Le ballerine si girarono tutte verso di lei, ma le ragazze che stavano ai lati di quella vestita rimasero a ballare sullo sfondo, mentre la protagonista cominciò a camminare nella sua direzione, lenta come un gatto, un piede di fronte all'altro.

Si tolse la cravatta già sciolta attorno al collo, si passò la lingua sulle labbra sorridenti e lanciò via il cilindro.

Nicole aprì la bocca, del tutto involontariamente, nel vedere che di fronte a lei c'era proprio Waverly.

La fidanzata le sorrise, seducente, mordendosi un lato del labbro inferiore, mentre le infilava la propria cravatta, e con quella la obbligava ad avvicinare il capo al suo.

Appena furono abbastanza vicine, Waverly si fermò ad un soffio dalle labbra di Nicole.

-Non sarà romantico, Nicole Haught. Ti farò divertire veramente, urlare a pieni polmoni, e ti sentirai come una donna in piena crisi ormonale.-

Lasciò la cravatta, allontanandosi dalla sedia, muovendo i fianchi nei modi più perfetti.

Nicole già sentì il sangue ribollirle nelle vene.

Si aspettava tutto, tranne quello.

La musica si fece più forte, il volume si alzò, e Waverly ballava di fronte a lei, togliendosi lentamente, uno ad ogni, ogni capo d'abbigliamento.

Quando si sedette in braccio a Nicole, era ormai rimasta con un costumino di scena di pizzo rosso e nero, che copriva il suo corpo alla perfezione.

Le circondò il collo con le braccia, muovendosi scandalosamente bene, facendo fremere Nicole sotto di lei, portandola al limite, senza darle altra scelta che perdere il controllo delle proprie mani, che iniziarono a poggiarsi sulle gambe nude di Waverly per poi salire sui fianchi e sulla schiena della fidanzata.

Waverly le prese entrambe, togliendole dal proprio corpo e alzandole sopra alla testa della più grande, facendo cenno di no con il capo, sempre sorridendo.

-Non si tocca, Haught.- Le sussurrò all'orecchio.

Nicole deglutì sonoramente e dalla sua gola uscì un basso lamento.

Waverly si alzò dalle sue gambe e tornò a ballare sul palco, comunque a poca distanza da lei, esibendosi in una serie di movimenti che fecero avvampare il volto già abbastanza rosso di Nicole.

La più piccola riprese da terra la camicia bianca che si era tolta qualche minuto prima e se la infilò, lasciandola aperta sul davanti, per continuare a mostrare il costoso reggiseno che aveva preso apposta per quell'occasione ed ogni centimetro di pelle sotto la quale si muovevano i suoi famosi addominali.

Nicole non sentiva le grida dei presenti, quasi faticava a sentire persino la musica. Ogni cellula del suo corpo, briciolo di attenzione e refolo d'aria che respirava era concentrato su Waverly.

Waverly, che era riuscita a tenerle segreta quell'idea, in combutta con tutto il resto del gruppo.

Waverly, che era l'addio a nubilato migliore del mondo.

Waverly, che avrebbe rimpianto quella tortura, una volta a casa, nell'intimità della loro stanza chiusa a chiave.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** I see fire ***


Note: Questo capitolo sarà molto diverso dai precedenti, perchè potrete gustarvi la sublime scrittura di Cervo di Fuoco! Io gli ho solo fornito la canzone.
Gli manderò una tonnellata di cuori, per aver scritto questo capitolo. ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=Pkv9n3fo6Lw
______________________________________________________________________________________________________________________________________________


I See Fire


Fumo e cenere.
Nient'altro si respirava e vedeva, da settimane, nella città di Asmara. Una fitta coltre di fumo denso e nerastro aleggiava, portando con sé grumi di cenere e lapilli incandescenti. Non si poteva uscire per le strade... ma non per via del fumo. Era proprio questo il vero problema.
«Ancora lì ad ammirare il panorama?»
Una voce ben nota sfiorò l'udito di Doc, risvegliandolo dall'ennesima contemplazione della triste vista che offriva la finestra della sua stanza. L'uomo guardò indietro da sopra una spalla: Wynonna era ferma nello specchio della porta aperta.
«Non so cos'altro fare, e tu lo sai bene» ringhiò a bassa voce lui. Si voltò completamente, sospirando: il suo viso sembrava invecchiato all'improvviso, soprattutto grazie all'ultima cicatrice che si era procurato nell'ultima imboscata andata male, lì sotto all'occhio destro. Sollevò un sopracciglio e fissò Wynonna, che indossava un vestito che poco si addiceva alle circostanze, lungo e con lo spacco, color rosso fuoco; non aveva le energie per discutere al riguardo, e in verità sarebbe stato futile.
La donna rimase immobile per un attimo, il braccio alzato contro lo stipite della porta e un'aria sottilmente contrariata in viso. Strinse gli occhi, poi si staccò e fece un passo avanti. Aveva i piedi nudi.
«No, non lo so invece» ribatté Wynonna, ricambiando determinata l'occhiata di lui. «Dov'è finito l'uomo di cui mi sono innamorata?» Più che una domanda, era un'affermazione.
Doc fece una smorfia e si girò di nuovo, affacciandosi alla finestra. Wynonna lo raggiunse, mantenendo una certa distanza.
Alcune assi ostruivano l'apertura nel muro per dissimularne la presenza, ma tra una fessura e l'altra si poteva scorgere un paesaggio a dir poco lugubre: in fondo ad una valle, un labirintico centro abitato andava a fuoco. Era questo a illuminare nella notte l'ambiente. Dagli edifici decadenti accesi di luce cremisi s'innalzavano possenti colonne di fumo che si diramavano da ogni parte, eruttando scintille incandescenti. Più che un incendio, sembrava un'eruzione vulcanica in miniatura.
«Va avanti da non so più quanto, ormai» bofonchiò l'uomo. «Le ho provate tutte... quei cosi non sono facili da abbattere.»
Wynonna sospirò calma e deglutì, continuando a guardare da una delle fessure. «Quanti ne abbiamo uccisi, finora?» chiese.
Doc spiò il profilo di lei con la coda dell'occhio: Wynonna conosceva già la risposta. «Nessuno» disse infine.
«Esatto.» La mano della donna si alzò per assestare una spintarella asciutta sulla spalla di Doc, che lo fece voltare di tre quarti. «E' proprio per questo che sono qui. Tu hai bisogno di risvegliarti dal torpore in cui ti ritrovi. E ci riuscirò, costi quel che costi.»
Doc parve combattuto. Non sapeva se accogliere la grinta di Wynonna o lanciare un'altra occhiata ad Asmara in fiamme. Scelse la prima.
«Non puoi riuscirci. Ormai è fatta.»
«Non dire sciocchezze!» sbottò Wynonna alzando la voce. «Piantala di piangerti addosso e svegliati!»
Risentito, l'uomo strinse i denti e arretrò. Rimase in silenzio.
«Svegliati!» sbraitò un'altra volta Wynonna. «Sveglia!!»
Quando la donna avanzò verso di lui, mise le mani sulle sue spalle e lo spinse con forza, Doc non riuscì a trattenere un gemito. Cadde indietro.
«SVEGLIATI!» fu l'ultimo suono captato da lui, mentre la donna che amava lo faceva crollare indietro in un baratro senza fine. Vide la stanza e Wynonna col vestito rosso scomparire in un puntino, su, su, in alto... mentre lui cadeva, sempre più in basso, nell'oscurità. Una sensazione terribilmente spiacevole lo fece rabbrividire. Stava morendo?
Forse era già morto.







Gridò e alzò il capo di soprassalto.
Ogni porzione del suo corpo tremava incontrollabilmente. Qualcuno premette contro la sua fronte e lo fece tornare disteso. Una grande fonte di calore si propagava sopra al suo ventre.
«Sta' fermo» disse commossa la voce di Waverly.
In una frazione di secondo, Doc colse la verità della realtà...
Lui doveva essere morto. Invece, adesso aveva gli occhi aperti e respirava. Quel... coso... il Trituratore lo aveva passato da parte a parte. Com'era possibile?
Alzò di nuovo la testa quel poco che serviva a guardare il proprio busto disteso: la corazza era in frantumi, la cotta di maglia lacerata e uno squarcio si apriva sulla pancia, ma laddove avrebbe dovuto esserci sangue, invece non c'era. Waverly era china su di lui e stava imponendo le mani per curarlo, una luce verde chiaro collegava i palmi alla nuda pelle scoperta del ventre.
«Sto bene» volle dire Doc. La voce gli uscì graffiata, gli doleva tutto... soprattutto la testa. Wynonna... la vedeva nella sua testa, con quel vestito rosso e lo sguardo di fuoco...
«Adesso, si... stai bene» disse Waverly, tirando su col naso e chiudendo le mani per decretare la conclusione della terapia magica. Aveva il volto macchiato di lacrime e coraggio disperato: un sottile strato di cenere misto a sudore lo ricopriva. «Se non fossimo intervenute in tempo, non ce l'avresti fatta.»
«Dov'è Wynonna?» la incalzò con sorprendente rapidità e preoccupazione Doc, mettendosi a sedere e così constatando che le sue condizioni miglioravano molto velocemente.
Waverly fece un cenno con la testa ad indicare una direzione, che Doc seguì con lo sguardo. Si trovavano sull'altare di un'enorme chiesa il cui interno era caduto preda della più totale distruzione; a qualche metro di distanza, avvolta da una luce dorata, Wynonna sedeva a gambe incrociate e gli occhi chiusi. Proprio in quell'istante l'alone di luce scomparve e lei alzò le palpebre: Doc allora capì cos'era successo. Aveva viaggiato nel Mondo Spirituale per aiutarlo. A... restare.
L'uomo si alzò di scatto e, mentre un fiotto di adrenalina prendeva a scorrergli sottopelle, corse alla vetrata in frantumi più vicina: la città di Asmara andava a fuoco e i corpi incandescenti dei Trituratori pattugliavano le strade, lo poteva vedere dalla posizione sopraelevata dalla quale la chiesa era stata costruita. La Montagna di Asmara.
Wynonna e Waverly erano già al suo fianco.
«Neanche una parola sul mio intervento, eh?» commentò ironica Wynonna, ma dal modo in cui cambiò subito espressione era chiaro che non le importasse una risposta da Doc.
Doc si era voltato e stava ammirando le decine e decine di uomini accampati intorno a lui. Gli uomini che seguivano i suoi comandi. Che sarebbero stati pronti a morire per lui, per Asmara, per i loro cari.
«Lo vedete, il fuoco?» gridò affinché tutti notassero la sua presenza. Alcuni fecero esclamazioni di stupore.
«Vedo il fuoco bruciare gli alberi della montagna. Vedo il fuoco... e quelle anime vuote... i Trituratori. Li vedete anche voi?»
Silenzio. Ma in fondo era una domanda retorica.
«Ci è crollato il cielo addosso, forse? No... siamo vivi. C'è un'ombra che serpeggia in questa città... posso sentire le grida della mia gente. Anche... di quella che non c'è più.» Fece una pausa per posarsi una mano sul buco nella corazza, sopra al ventre nudo. «Facciamo in modo che il nostro fuoco arda più del loro! Difendiamo la montagna!»
L'eco della voce di Doc rimbalzò entro le pareti della vuota chiesa. I suoi uomini le risposero, uno a uno, innalzando grida e affermazioni.
«Vedete il fuoco? Vedete... il nostro fuoco?» rincarò la dose Doc, posandosi un pugno chiuso sul petto. «Difendiamo la Montagna!» concluse, levando poi il pugno chiuso sopra la testa.
Al suo fianco, Wynonna e Waverly parteciparono al suo entusiasmo, complici di ciò che era appena avvenuto. Più tardi ci sarebbe stato tutto il tempo di farsi ringraziare come si deve.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Let it snow ***


Note: Sì, sono fissata con Waverly e Wynonna nei momenti cuccioli e morbidi e caldi e paffuti. E ne vado molto fiera. :D Se vuoi trasformare il sangue in miele, allora questa piccolissima Drabble fa al caso tuo. Perché siamo onesti, entrambe si meritano una scena del genere dopo tutto quello che hanno e stanno passando. (e anche noi, visto che il Natale si avvicina!)
ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=-10fWHdpmks
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Let it Snow


Fuori dalla finestra la neve cadeva copiosa, coprendo ogni cosa con il suo bianco e soffice manto. Waverly appoggiò il mento sulle mani, dopo aver messo i gomiti sul davanzale della finestra. Stava cercando di vedere il più lontano possibile nel buio della sera che calava.

Il camino al suo fianco era acceso, il fuoco scoppiettava allegro e nella stanza aleggiava un'aria serena e tranquilla.

Wynonna entrò dalla porta all'improvviso, scrollando e sbattendo i piedi sul tappeto all'ingresso, poi calciò via gli stivali senza curarsi troppo di dove finissero.

-Wynonna!- Waverly scese dal divano e corse incontro alla sorella maggiore, abbracciandola forte una volta arrivata abbastanza vicina a lei.

-Hei, sorellina! Non sono stata via poi così tanto tempo, no?-

-E' vero, avevi ragione tu.-

Wynonna le diede un bacio sui capelli prima di allontanarsi verso la grande coperta stesa nel centro del salotto, di fronte alla calda fiamma del caminetto.

-Ora può anche nevicare in eterno, noi ce ne staremo qui al calduccio!-

Svuotò il contenuto dello zaino a terra, facendo cadere dolcetti, qualche bottiglietta di succo e parecchie confezioni di mais per popcorn.

-Guarda che cosa ti ho preso... - L'espressione compiaciuta di Wynonna nel mostrare i popcorn alla sorella si approfondì soltanto, quando Waverly aprì la bocca ed iniziò a saltellare sul posto, felice.

Avevano rispettivamente 14 e 8 anni, e se la cavavano da sole da parecchio tempo, ormai. Quell'anno, però, il Natale aveva portato con sé un'aria particolarmente dolce, ed entrambe si erano sentite più libere dai fantasmi del loro passato.

Si sedettero vicine, appoggiando la schiena contro il divano mentre i popcorn scoppiettavano sul fuoco, e Wynonna strinse con un braccio il corpicino della sorella minore.

-Lo sai che non me ne vado, vero? E che non ci diremo mai addio?-

Waverly la guardò intensamente, alzando le labbra in uno splendido sorriso spontaneo.

-Lo so, Wyn.-

-Ti voglio bene, sorellina, come mai nessuno te ne vorrà.-

Si strinsero forte una mano, sorridendosi; Waverly con l'animo tipico dei bambini che sono ancora innocenti, Wynonna con quello di chi sta diventando adulto troppo in fretta ed ha molte responsabilità.

Ma in quel momento, entrambe condividevano la semplice gioia dell'essere insieme.

La sorella maggiore guardò ancora una volta fuori dalla finestra la neve che scendeva più fitta di prima, lieta di non doversene più andare e lasciare Waverly da sola. Era a casa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Farò di te un uomo ***


Note: Sono andata a vedere Star Wars: l'ascesa di Skywalker, e, insomma, potevo non fare una Star Wars AU? Perciò questa è una sorta di cross-over, sì.
https://www.youtube.com/watch?v=3kM6rAdOUcA
______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Farò di te un uomo

Si tirò su dal letto senza averne veramente voglia. Se non l'avesse fatto sarebbero venuti a cercarla, e oltre ad un'umiliazione pubblica avrebbe dovuto pulire le divise di ogni altra Mano dell'ombra. Ricordò la prima volta in cui aveva capito che cosa significava usare le parole giuste, in presenza del Maestro Bobo.

Un allievo aveva pensato di autodefinirsi padawan, e un minuto dopo si era ritrovato senza una mano, tagliata di netto dalla lama rossa di Bobo.

Tutti avevano imparato a non scambiare i termini Jedi con quelli dei Sith in tenera età, grazie a situazioni simili.

Aveva avuto molti sogni inquieti in quel periodo, dove vie di luce cercavano di arrivare a lei tramite bellissimi paesaggi ricchi di particolari e sensazioni piacevoli, prontamente scacciati dalla sua forza di volontà. Più che altro, conosceva bene la capacità di ogni Sith di leggere dentro la mente degli allievi, e lei non voleva rischiare di passare per la bambina dal futuro dubbioso. Avrebbero sicuramente raddoppiato il controllo su di lei.

Bobo la addestrava duramente, forse più degli altri suoi compagni maschi. Le diceva che lei non era un uomo, e perciò era debole nella Forza. Le diceva di essere veloce e distruttiva come un vulcano attivo, come la tempesta di fuoco della leggendaria Morte Nera.

 

Quando arrivò nel piazzale d'addestramento, il Maestro stava già parlando.

«I Jedi hanno vita corta. E anche se voi siete deboli e ben lontani dall'essere uomini...» Fissò lo sguardo su di lei.

«Lavorerete giorno e notte per arrivare al livello desiderato da Lord Bulshar.»

E così iniziò un nuovo giorno di addestramento.

Nessuno aveva ancora una spada laser. Era dura essere ritenuti degni da un Sith. Non regalavano fiducia a nessuno, e solamente dopo un atto guidato dal Lato Oscuro si sarebbero guadagnati il minimo rispetto.

 

Così i giorni andavano avanti: tra sudore, lacrime nascoste e lenti progressi. Ogni giorno sperava di celare bene i dubbi sempre più presenti in lei riguardo il Lato della Forza che intendeva scegliere.

Solamente perché i suoi genitori ed i suoi nonni erano stati dei Sith non voleva dire che anche lei doveva diventarlo per forza, no?

 

Il giorno dell'attacco arrivò.

Ad ognuno venne data una spada per la prima volta.

Nicole guardò la sua, stretta tra le mani, con occhi curiosi, ed un impeto di desiderio di potere si insinuò in lei, facendole brillare lo sguardo di una luce sinistra.

Bobo, che le stava di fronte, sogghignò soddisfatto.

«Bene. Quello è lo sguardo di un vero Sith.»

Nicole udì quelle parole, che innescarono in lei una chiamata.

Una voce più profonda, lontana e vicina, che permeava lo spazio attorno a lei e anche quello che stava occupando con il suo corpo... parlò.

«Scegli con cura la tua strada, giovane Padawan. Noi ti vediamo, e sentiamo il conflitto che è in te. Hai ragione. La strada su cui sei nata non ti definisce. E la paura... arriva un momento in cui ogni Cavaliere deve affrontarla. Il modo in cui lo farai tu... ti dirà chi sei.»

 

La città era immersa nella più totale confusione. Famiglie separate, cittadini impauriti, donne e bambini chinati negli angoli delle strade in cerca di protezione.

Vide in lontananza una ragazza impegnata in un ferreo combattimento. Impugnava una spada laser di colore verde. Sembrava senza paura.

Si fermò ad osservarla, sentendo qualcosa dentro di lei contorcersi. Vergogna. Senso di colpa.

Più vicino a lei un Jedi di mezza età stava duellando con Bobo: uno senza pietà, l'altro sempre in cerca di una soluzione che non fosse la morte del suo avversario.

Bastò un secondo solo.

Gli occhi di lei e quelli di lui si incrociarono.

Il Jedi si fermò, fissandola.

Lei, finalmente, la sentì. La Forza.

Bastò un secondo, ed un laser rosso trafisse il braccio dell'uomo all'improvviso, facendolo urlare di dolore. La sua spada si spense tra le mani e cadde a terra.

Nicole non si rese nemmeno conto di aver iniziato a correre verso di loro, urlando.

«Nedley, sei vecchio ormai. E sei morto!» Bobo tolse la lama dal braccio del Jedi e si preparò al colpo fatale.

Calò la spada.

Un fascio azzurro la bloccò a metà strada.

Gli occhi di Bobo si spalancarono nel vedere una ben nota zazzera di capelli rossi di fronte a sé.

«Haught. Cosa. Stai. Facendo.» Digrignò i denti, spingendo con più forza sulla spada Jedi, impugnata dalla ragazzina.

«Faccio quello che avrei dovuto fare molto tempo fa, Maestro.» Gli occhi di Nicole brillarono riflettendo le luci delle due armi.

«Scelgo il lato giusto.»

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Tell that devil ***


Note: Un'altra commissione! (anche se pure io mi ero detta di scrivere un capitolo con questa canzone!) E ancora una volta, questo capitolo è stato scritto dal talentuosissimo, bravissimo e bellissimo CervoDiFuoco!
https://www.youtube.com/watch?v=Tldf-aLGwfU
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Tell that devil


Le ruote mordevano l'asfalto bollente sotto il sole del pomeriggio. Il motore rombava all'impazzata. Il polso di Wynonna diede gas sull'acceleratore, per quanto questo fosse ulteriormente possibile, e la motocicletta aumentò ancora la velocità; la ruota posteriore sgommò un istante e poi il mezzo trascinò con sé la conducente in avanti con una breve e bassa impennata.
Il vento le scompigliava i capelli, ma lei non se ne curava minimamente. Wynonna non poteva fermarsi né rallentare... piuttosto, solo accelerare, o meglio, trovare uno stratagemma. Visto che la strada era sgombra -e quando mai qualcuno passava di lì?- gettò la coda dell'occhio all'indietro: la striscia di fiamme rosse che le ruote si lasciavano dietro scavando l'asfalto tagliava la strada in una linea perfettamente dritta, a perdita d'occhio.
Di lui nemmeno l'ombra. Wynonna strinse gli occhi e tornò a guardare avanti. Fu in quel momento che capì di dover frenare... un secondo, un solo secondo d'anticipo e ce l'avrebbe fatta; ma era troppo tardi.
Quando Wynonna schiacciò con foga il freno, la motocicletta si era già arrestata con un colpo tremendo e lei venne sbalzata in avanti. Volò per qualche metro, roteando in maniera scomposta. I suoi sensi sviluppati però la aiutarono a riacquistare una percezione di equilibrio; riuscì ad atterrare sulle gambe anziché sul collo, la suola degli stivali sfrigolò ma alla fine dovette arrendersi e crollare su un fianco per assecondare la velocità acquisita. Poco male. Se la cavò rotolando per rallentare. Era viva, e se l'era cavata con qualche graffio.
«Hah!» Una risata gutturale la schernì. «Cosa credevi di fare, piccola umana?»
Wynonna si mise eretta e si diede qualche pacca sulla giacca di pelle che le ricopriva la camicia, mentre posava gli occhi sul demone a cui aveva rubato la motocicletta. Non molto diverso da un essere umano, almeno nell'aspetto, aveva gli occhi completamente neri e i canini leggermente sporgenti. Un bell'uomo, tutto sommato, se non fosse stato per il colorito giallognolo della pelle e l'alito peggiore che si potesse immaginare.
«Tu rubi a me la moto e io rubo a te la lingua... siamo pari?» continuò ironico il demone, agguantando il manubrio della motocicletta e facendo scattare il cavalletto per fermarla.
«Non direi proprio» mormorò Wynonna, le cui meningi avevano già iniziato a spremersi. «Ti sei almeno accorto che non ti ho rubato soltanto la moto?» gli chiese con un cenno del mento. «O eri troppo distratto dalle tue... amiche?» Stava ovviamente alludendo alle ragazze che l'altro rapiva per modificarne la memoria e renderle oggetto dei suoi divertimenti.
L'altro sbottò. «Che cosa?» Fece scattare la testa di lato, poi quella tornò a squadrare la donna davanti a sé. «Tu menti! Stupida umana, non puoi mentire a me. A me!» Si portò una mano al petto con fare trionfale e lo gonfiò, riacquistando la propria boria.
«Si, si» fece Wynonna, insofferente, con un gesto della mano come per scacciare una mosca. Intanto, mise l'altra nella tasca dei jeans e ce la fece rimanere. Notò che il demone aveva colto quel movimento ed ora stava ben attento: ottimo, una parte del piano era andata. «Ti piace parlare, vero? Pensavo che i tuoi hobby fossero ben altri.»
L'altro fece un secondo scatto con la testa, emettendo uno specie di sospiro gorgheggiato, e assottigliò gli occhi neri. Non disse niente, ma rimase in contemplazione di Wynonna, la lunga coda sinuosa e sottilissima che ondeggiava lenta dietro la schiena.
«Tu sai volare» lo incalzò Wynonna, la mano ancora in tasca.
«Si» ribatté a bassa voce il demone.
«E' per questo che mi hai raggiunta così in fretta.»
«Non rimarrò qui a discutere con te!» gridò lui, dimenando le braccia. «Non dovevi permetterti di affrontarmi a viso aperto. Ora ne pagherai le conseguenze.» Si piegò in avanti e fletté un ginocchio. Nessun umano -anzi, nessuna creatura vivente avrebbe potuto prevedere la rapidità del movimento che seguì: in una frazione di secondo il demone si trovò ad un palmo di naso da Wynonna, la afferrò per il collo e la sollevò da terra con una mano sola. Infine rise, di gusto.
«Ecco.»
«Ecco... cosa?» disse a fatica Wynonna, la voce spezzata dalla presa d'acciaio delle dita di lui. Sentiva le unghie aguzze graffiarle la pelle. Per quanto si dimenasse, non riusciva a opporre resistenza a quella strabiliante forza.
Il demone inarcò un sopracciglio, dal taglio sottile e animalesco. «Sei morta» sentenziò sghignazzando.
Uno sparo squarciò il silenzio che si era venuto a creare. Il demone arretrò ululando e Wynonna atterrò in bilico precario. La mano che non reggeva la pistola, il cui cannone era fumante ed incandescente, salì alla gola per massaggiarsela.
Un foro passava da parte a parte la creatura malefica al centro del petto. Per lo sbalzo del colpo subito e la sorpresa, egli aveva arretrato fino a trovarsi nuovamente alla situazione di partenza, ovvero vicino alla propria motocicletta. Lo sgomento sul suo viso però si tramutò subito in divertimento, l'oscuro sguardo che tornava su Wynonna.
«Furba» disse. «E veloce.»
«Già» rispose la donna, che stava ricominciando a respirare normalmente. Depose la pistola a terra e si mise di nuovo la mano sinistra in tasca. Notò l'altro irrigidirsi.
«Ma posso rigenerarmi, stupida umana.» In men che non si dica, la ferita -che non sanguinava- sul petto del demone si chiuse come se la sua carne fosse fatta di gomma e una forza dall'interno premesse per ricostituire l'intero. Anche gli abiti tornarono intatti.
«Buon per te» proseguì Wynonna, alzandosi. Sorrideva. «Peccato però che tu non abbia i raggi x, o sapresti che non ho assolutamente nulla nella tasca. E scommetto che non sai nemmeno prevedere il futuro... vero, stronzo?»
«Cos-»
Un'esplosione tremenda divampò alle spalle del demone: la motocicletta. Si disintegrò all'istante. Le fiamme si espansero e divorarono la strada per qualche metro in ogni direzione. Wynonna subì l'onda d'urto, fu costretta a farlo per non tradire l'effetto sorpresa, e cadde all'indietro sulla schiena, gemendo. Quando il grosso dell'esplosione si consumò, ella tolse le braccia dal viso, che aveva alzato per proteggerlo dal calore e dai frammenti proiettati ovunque: del demone non restava nulla.
«Pff» sbuffò Wynonna, cercando di rimettersi per l'ennesima volta in piedi. «Mi ha facilitato le cose. Che deficiente» mormorò tra sé e sé, tirandosi indietro i capelli sudati dalla faccia. «Non si è nemmeno accorto di aver danneggiato la moto quando mi ha fermata. Peccato... mi piaceva.» Adesso, però, le toccava tornarsene a casa a piedi... oppure chiamare Nicole e costringerla a raggiungerla fin lì.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Here comes Santa Claus ***


Note: Ho un debole per Wynonna e Waverly piccine. Sì.
Wynonna è la solita sorella maggiore protettiva.
Waverly è il cinnamon roll per eccellenza.
Nicole, purtroppo, è Legolas a vita.
https://www.youtube.com/watch?v=U6kRYKvWF1E
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Here Comes Santa Claus

-Waverly aspetta!- Wynonna afferrò la manina di Waverly prima che sparisse tra le persone.

La sorellina quasi non se ne accorse, perché il suo sguardo rimaneva fisso verso la piazza di Purgatory, affollata ed innevata.

-Dai, dai, sbrigati!! O se ne andrà!-

Wynonna sorrise, scuotendo la testa.

-Credimi, non se ne andrà-

-Come fai a dirlo!-

-Perché... ho una certa esperienza.-

Waverly arricciò le labbra, facendole il verso.

Si avvicinava il giorno di Natale, e la città cominciava a decorarsi di mille luci, insegne colorate, e persino piccoli chioschi di dolci caldi e caldarroste.

Wynonna non amava troppo immergersi in quegli ambienti, ma per Waverly, per vederla felice, avrebbe fatto qualsiasi cosa.

''Eccolo! Arriva! Arriva Babbo Natale!!''

Waverly emise un versetto di eccitazione udendo le voci sparse attorno a loro, ed iniziò a saltellare, cercando di vedere qualcosa fra i cappotti e i cappelli pesanti degli adulti che stavano davanti a loro.

Un uomo anziano stava passando sulla strada principale, accerchiato da tantissimi piccoli elfi.

Gli elfi in questione erano bambini vestiti di verde e rosso, che camminavano allegri, correvano e giravano attorno al presunto Babbo Natale. Alcuni scuotevano piccoli campanelli dorati, altri donavano alle persone ai lati della strada alcuni dolcetti, altri ancora formavano la guardia privata dell'uomo barbuto.

Wynonna notò che l'elfo più alto di tutti era qualcuno che conosceva.

La sorellina cercava ancora di vedere qualcosa, ma la sua bassa statura le stava lentamente smorzando l'entusiasmo. Iniziò a sospirare, smettendo di saltare.

Wynonna doveva fare qualcosa.

Strinse la mano di Waverly e cominciò a spingere le persone davanti a loro per crearsi un passaggio.

-Non staccarti dalla mia mano, Waves!-

La sorellina non poté far altro che seguirla, stringendo forte la presa.

Quando Wynonna riuscì a far spuntare almeno mezzo corpo dalla schiera di genitori impazziti, chiamò a gran voce.

-Nicole!! Nicole! Ehi!-

L'elfo, che stava passando davanti a lei proprio in quel momento, alzò la mano, salutandola. Ma Wynonna le fece segno di avvicinarsi con un cenno.

-Nicole, ti prego, fammi un favore!-

La ragazzina la guardò senza capire.

-Wynonna, cosa succede, non vedo nulla!- Waverly sbucò insieme alla sorella, finendo in prima fila, di fronte a Nicole.

L'elfa fissò la bambina, arrossendo inspiegabilmente quando gli occhi luminosi di lei ricambiarono lo sguardo.

-Oh!-

Wynonna si schiarì la gola.

-Ciao Waverly!- disse Nicole con tono gaio.

La piccola Earp fece un saltello.

-Un elfo di Babbo Natale conosce il mio nome!! Wynonna!-

La sorella maggiore le sorrise. -Avevi dei dubbi, Waves? E' ovvio che ti conosce, sei la migliore!-

Waverly si morse le labbra, sorridendo a più non posso.

Anche Nicole sorrise, da orecchio ad orecchio, sentendosi felice come una pasqua di fronte alla piccola Earp.

-Vuoi venire a conoscere Santa?- Le offrì la mano.

Waverly aprì la bocca, senza parole, e guardò subito Wynonna in cerca di approvazione.

Ricevette un semplice sorriso ed un cenno del capo che la invitava ad andare.

Nicole strinse la mano di Waverly, accompagnandola con una corsa alla grande sedia dove l'uomo vestito in rosso si era seduto.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Dragostea Din Tei ***


Note: Questo capitolo è brevissimo? Sì. E' inutile? Molto probabile. Mi ringrazierete per avervi fatto riascoltare questa perla da millennial? Ovviamente. Accetto boquet come ringraziamento!
(la verità è che dopo 21 capitoli si è un po' a corto di idee, oppure di tempo. Oggi... mi mancano un po' entrambe)
https://www.youtube.com/watch?v=N_x72hA7_SY
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Dragostea Din Tei

Un dito schiacciò furtivo il pulsante d'accensione della radio e la musica si diffuse ad alto volume all'interno della volante della polizia.

-Tu stai scherzando, vero?-

-Waverly. Cos'è questa robaccia?-

Nicole e Wynonna parlarono all'unisono, girandosi verso i sedili posteriori insieme.

-Cosa? E' orecchiabile, e ballabile! E poi vedrete che vi rimarrà in testa per il resto della vostra vita. Un giorno mi ringrazierete.- Waverly incrociò le braccia al petto, con un sorriso soddisfatto stampato in viso.

Nicole sospirò pesantemente, abbassando il volume.

La fidanzata si allungò di nuovo a riportare il volume originale, e la sorella seduta sul sedile di fronte rise, rivolgendosi a Nicole.

-Non l'hai ancora capita, mia sorella. Se vuole qualcosa, quella è.-

Nicole strinse il volante indispettita più dalla frase di Wynonna che dalla testardaggine di Waverly, che cantava a squarciagola, soddisfatta.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Rinzler ***


Note: Un'altra cross-over, PERFETTA per il periodo natalizio, direi. Ahah! Perchè l'universo è quello di TRON Legacy, quale luogo migliore per festeggiare il Natale?
A parte gli scherzi, è scritta dal bravissimo (e gentilissimo)[Che tanto so che lo sto facendo appassionare a Wynonna Earp.] CervoDiFuoco! Ed è esageratamente TRONesca, perciò mettetevi comodi: questa cross-over è VERA. Ammettiamolo, cosa daremmo per vedere Nicole così badass anche nella serie? Spero vivamente che nella quarta stagione le diano molte più scene d'azione.
https://www.youtube.com/watch?v=pKxcbU6-9nM
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Rinzler

Gli Alianti sfrecciavano nel cielo scuro del Sistema Notturno, lasciandosi dietro lunghe scie luminescenti color giallo e rosso. La loro elevata altitudine impediva a Nicole di udirne il boato gracchiante: ne seguiva la traiettoria e basta, accucciata dietro la siepe. Abbassò il binocolo a visione diurna e strinse i denti; la ferita alla gamba faceva ancora un po' male. Si sistemò la fasciatura di fortuna e rimise nello zaino il binocolo.

Al di là della siepe dietro la quale si trovava, la aspettava un ripido crinale e poi, là in fondo, dove i fari al neon rotanti esaminavano l'ambiente a 360 gradi, avrebbe dovuto giocarsi il tutto per tutto. Nicole diede un'ultima occhiata, fece un bel respiro, si mise in spalla lo zaino e agganciò le cinghie di sicurezza davanti al ventre.

Si concesse un ultimo istante di concentrazione, raccoglimento, centratura. Abbassò le palpebre. Ora c'era solo lei. Silenzio. Oscurità. Focus. Ce la poteva fare. Avrebbe solo dovuto seguire il piano, passo dopo passo il più rapidamente ed efficientemente possibile. Nulla sarebbe andato storto. Ripercorse, senza fretta, gli step necessari. Una volta sola. E poi... uno... due... tre...

 

Via.

 

Scattò avanti. Con un balzo sollevò dal suolo un oggetto piccolo e metallico: un sensore, che fischiò e si spense. Saettò di lato, accucciata, e fece la stessa cosa con un secondo sensore; infine un terzo. E gli occultatori della sua posizione erano andati.

Prima fase. La seconda, si disse. Scivolò, alzando un polverone, sgattaiolò oltre la siepe e rotolò giù per il crinale.

Era una lunga caduta. Lo sapeva. Avrebbe dovuto resistere. Rotolò una volta, due, tre, quattro... era doloroso. Attutì i colpi come aveva imparato, come aveva provato tutte quelle volte. Ma faceva male lo stesso.

Ecco, c'era quasi; la pendenza del terreno diminuì permettendole di bloccare la caduta. Era buio. Non vedeva neppure se stessa: c'erano solo i fari rotanti, a non più di venti metri da lei. Doveva spostarsi o l'avrebbero rintracciata.

Oh, ma l'avevano già fatto. Il grido assordante di un Aliante la sovrastò sopra la testa: lo spostamento d'aria le scompigliò i capelli e la costrinse ad appallottolarsi in avanti. Un colpo al plasma fece esplodere il terreno a un niente da lei, poco più avanti.

Nicole sgusciò di lato e si mise a correre più veloce che poteva.

Ormai non c'erano più chance di vittoria... non da sola contro due Alianti armati. Aveva un'unica via di uscita da quella situazione: salvare Waverly.

Ringraziò nell'intimo il miracoloso balzo che il suo corpo compì da solo nello schivare una raffica di colpi al plasma di uno dei due Alianti che la inseguivano in volo. Raggiunto uno dei fari, Nicole si parò il viso con una mano per non essere investita dalla luce accecante che proprio in quel momento proiettava verso di lei e con l'altra estrasse dalla fondina la Spada, che al momento consisteva in un'impugnatura nera, liscia e lucida. Niente lama. Ancora.

Non so come lo farò, ma lo farò. Aggirò il faro, continuando a mantenere un'andatura imprevedibile e sinuosa per non entrare nella traiettoria di tiro degli Alianti, i quali trivellano senza ritegno il terreno brullo intorno a lei svuotando i loro caricatori con le mitragliatrici; quindi Nicole riuscì, finalmente, a trovarsi nello spazio che i cinque fari rotanti proteggevano costantemente. Lì in mezzo, sopra a un largo e basso piedistallo circolare di metallo bianco, c'era una sedia con sopra seduta e legata Waverly, incosciente.

Nicole non ebbe né il tempo né l'intenzione per riflettere: si gettò su di lei, alzò la Spada e premette il pulsante che riconobbe la sua impronta digitale. Quella si accese, modificandosi elettronicamente. Si allungò e proiettò una lama luminosa di un verde limone, che accese della stessa tonalità l'ambiente vuoto attorno alle due fanciulle e la spaventosa, scavata determinazione che deformava la faccia di Nicole. Ella allungò il braccio e lo schienale della sedia si staccò da Waverly, assieme ai lacci che la imprigionavano, come se fosse burro. Per fortuna la sua abilità con la Spada migliorava con l'adrenalina. Per fortuna l'unica possibilità a sua disposizione aveva trovato buon esito.

Waverly cadde all'indietro, incosciente, ma l'altra ragazza fu abile ad agguantarla prima che battesse la nuca. Nicole lasciò cadere la spada, la strinse a sé. Il pollice della sua mano libera andò a sollevarle una palpebra e vide che era ancora viva: le sfuggì un sospiro di soddisfazione. Era arrivata in tempo.

Ma non per i piloti degli Alianti; dovette trascinarsi dietro Waverly, la spada e il proprio peso in un solo movimento per non finire arrostita da un proiettile al plasma vibrante di un arancione fosforescente, che innalzò uno spruzzo di terra sabbiosa alto un paio di metri.

Ultima fase. Nicole prese la fiala di rivitalizzazione dalla tasca laterale dello zaino, dove l'aveva conservata per tutto quel tempo, ne staccò il tappo protettivo e inserì l'ago nel braccio di Waverly, poco sotto la spalla destra, dove il vestito che l'altra indossava lasciava scoperta una porzione di pelle.

Waverly tirò un urlo strozzato, ritornando vigile tutto d'un fiato. Tossì. Tremava. Nicole la strinse più forte che poté: avvertire il suo corpo che si muoveva tra le sue braccia, contro il suo petto, la fece infiammare di amore e rabbia cieca, un mix letale. Mix che però doveva distillare, almeno per i secondi seguenti.

«Sono qui» sussurrò Nicole all'orecchio di Waverly, il fiato cortissimo. «Va tutto bene. Ora però devi fare la tua magia.»

Waverly gemette, cercando di contenere la tosse, e si paralizzò. Nicole la lasciò andare; era costretta. In quell'esatto istante, una sirena prese a ululare emessa da chissà quale altoparlante: i piloti degli Alianti dovevano aver lanciato l'allarme. Poco male, ormai il gioco era fatto. Waverly era sveglia, libera e soprattutto lucida.

Nicole ebbe appena il tempo di scostarsi dalla Supreme Iso, la sua Waverly, prima che lei spalancasse gli occhi ed emettesse da questi dei terribili raggi laser, raggelanti saette che fendettero il nero del Sistema Notturno e con un bagliore trapassarono prima uno e poi l'altro Aliante, facendoli esplodere in aria.

«Andiamo!» urlò Nicole.

Waverly batté le ciglia e i laser si disattivarono; le sue iridi si spensero come due lampadine incandescenti. «Si» disse soltanto. Prese la mano della rossa e si lasciò guidare nel buio.

Ora il canale sotterraneo segreto che aveva condotto Nicole sin lì le attendeva, per guidarle lontano dal pericolo e fuori dalla Città Virtuale nella quale si erano andate a infilare. Bé, Nicole non avrebbe mai davvero maledetto quella città perché era lì che aveva incontrato Waverly... ma, per il momento, la loro visita poteva terminare qui.

----------------------------------------------------------------------------

Ormai ci siamo. Domani pubblicherò l'ultima storia di Dicembre. Intanto grazie a chiunque abbia letto fino a qui, a chi mi ha mandato commissioni e al mio fedele collaboratore, che pur non avendo visto la serie è riuscito a descrivere perfettamente i personaggi. A domani!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Never Enough ***


Le note finali le trovate a fine capitolo. Per il capitolo finale ho scelto una delle mie canzoni preferite in assoluto.
Concept: Cosa potrebbe accadere nel Giardino dell'Eden?
ENJOY.
https://www.youtube.com/watch?v=fKEMBn_JdCE
________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Never Enough

Un passo.

Trattenne il fiato.

Un altro passo.

Chiuse gli occhi per un secondo, cercando di mantenere tutto com'era, fermo, immobile. Forse desiderò smettere di esistere per una manciata di secondi. Così però non poteva rimanere per sempre, perciò mosse di nuovo i piedi, lentamente, continuando a camminare. Guardò a destra e a sinistra, cercando qualcosa a cui aggrapparsi, ma non c'era nulla se non quella continua e costante forza che la spingeva a camminare, ad andare avanti.

Aveva paura? Sì.

Quella paura l'avrebbe fermata? No.

Inspirò profondamente, cercando di non tremare. La luce era accecante, lì, ma lo era da quando aveva attraversato il portale. Quando era successo? Il giorno prima? Forse più di uno. Non lo ricordava, perché non riusciva a percepire lo scorrere del tempo.

Vi era una strana pace in quel luogo, una pace a lungo desiderata. E sentiva che più andava avanti e più la sofferenza l'avrebbe accolta a braccia aperte.

Morte, disperazione, povertà, egoismo. Questi erano solo alcuni dei concetti che ora le sembravano così lontani, appartenenti ad un'altra Waverly, ad un'altra vita.

Eppure, quella forza continuava a spingerla verso tutto ciò da cui voleva fuggire.

Non smise di camminare, mentre una figura si delineava lontana, e poi un'altra, ed un'altra ancora.

Una donna, a sinistra, portava i capelli sciolti in morbide onde, ed il sorriso che rivolgeva nella sua direzione sapeva di una profonda familiarità. Il suo cuore si strinse in un'emozione ignota, emozione che riuscì a definire come ''nostalgia''.

A sinistra della donna, un uomo un poco più alto aveva uno sguardo gentile e pareva più reale e concreto di quello di lei. La guardava spaesato, sembrava non capisse dove si trovava.

Ancora più in là, un'altra figura: ancora una donna, più alta della prima. Il suo sguardo era caldo e rassicurante, la sua espressione sicura e dolce.

Il cuore le si strinse ancor di più, desiderando correre nella sua direzione a perdifiato. Le emozioni del luogo che stava raggiungendo erano vicine, la stavano prendendo, le entravano nei pori, sotto la pelle, attraverso il respiro.

Ma lei non voleva, non voleva tornare in un luogo tanto oscuro, tanto triste.

«Waverly, tu sai... che non è così.»

Riconobbe quella voce, ma comunque non ascoltò.

«Waverly...»

«NO! Non voglio, non parlare...»

Sentì la voce farsi più docile e calma, ma non diminure in risolutezza.

«Hai ancora molto da fare, a casa.»

«Quella non è casa mia. Questa è casa mia.» Alle proprie parole, il cuore le fece male ancora, più forte di prima. Si portò una mano al petto, che prima era solo trasparente, mentre ora pareva aver acquistato più sostanza.

«Tutta la luce che vedi, tutte le città d'oro di questa dimensione, tutte le sensazioni che hai provato qui, di distacco e di unità, non sono nulla... in confronto al potere dell'amore che provavi nella materia, per Wynonna, per Nicole.»

Waverly gemette, cadendo in ginocchio, subendo un'ondata di ricordi e sensazioni.

Sua sorella al suo fianco, da quando aveva ricordo. L'arrivo di Nicole nella sua vita. Il desiderio di vedere chi amava felice. I loro volti straziati dalla sua ricerca, la determinazione nei loro spiriti.

«Waverly... questo posto appartiene a tutti, e tutti vi torneranno. Ma tu, ora, non puoi restare. E devi aiutare qualcuno che è venuto a cercarti. Ricorda le mie parole: all'inizio del tuo cammino per tornare indietro, hai detto che non ti sarebbe mai bastata questa pace per convincerti a restare e desistere dal trovare la tua famiglia. Ora credi l'opposto. Ma quando attraverserai quella porta... ricorderai la verità. La verità sull'amore. Quando nella tua vita c'è amore, niente è abbastanza forte da spegnerlo.»

Waverly sentì che quelle parole erano vere. Sentì che finalmente voleva ricominciare a camminare, anche se in direzione di tutto ciò che temeva.

Perché in fondo a se stessa sapeva. Sapeva che oltre il portale non vi era solo miseria e disperazione.

Ma c'era anche amore, speranza, gioia. E lei era scesa sulla terra proprio per quello.

Si rimise in piedi, appoggiando le mani alle ginocchia per farsi forza, e con un grande sforzo si avvicinò a quel buco opaco nel mare di luce bianca.

Una figura inginocchiata, poco distante, teneva le mani sul petto. Girò il capo, e due baffi neri spiccarono sul viso gentile.

«Waverly... ?»

«Doc, Doc, sono io... sì!»

Doc corrugò le sopracciglia, creando sulla sua fronte una marea di rughe. Stava sforzando il proprio corpo.

«Io non capisco, Waverly... non ricordo. Dovevo venire, trovarti, e portarti via. Ma ora... ora che sono qui, non voglio andarmene. Fuori è buio, fuori è triste. E qui c'è tutto ciò di cui si ha bisogno. Tu...stai bene.»

Waverly lo guardò, impedendo a quelle parole di attaccarsi alla sua coscienza. Si inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla, guardandolo negli occhi.

«Doc, dobbiamo andare. Perché il nostro compito è portare là fuori ciò che sentiamo ora. E rendere anche l'altro lato di quella porta... come questo.»

Doc sembrò restio all'idea, ma dopo qualche istante, sul suo viso si riaccese la forza e la determinazione di chi conosce il suo compito.

«Andiamo a casa, Waverly.»

-------------------------------------------------------------------------------

Note: Eccoci giunti alla fine di questo Wayhaughtmas. Sento di ringraziare ciascun lettore, chi ha commissionato canzoni, e chi mi ha aiutato a scrivere quando non avevo ispirazione, tempo e voglia. E' stata un'esperienza che mi ha aiutato moltissimo nell'allenare costanza e scrittura. Se volete potete commentare quali sono stati i vostri capitoli preferiti, o le scene che avete preferito! Mi farebbe estremamente piacere.
Ora, finalmente, posso tornare a lavorare su "Until Paradise' Shores", la aggiornerò presto con un nuovo capitolo! Nel frattempo, spero che gli earpers italiani crescano, perchè secondo me le persone che lavorano a quella serie lo meritano DAVVERO, il nostro supporto. Per la rappresentazione, per l'impegno, per i valori che trasmettono.
GRAZIE A TUTTI PER AVER LETTO, E DAVVERO, UN COMMENTO, ANCHE PICCOLO, PUO' VERAMENTE CAMBIARE LA GIORNATA DI UNO SCRITTORE. Ciao a tutti, e buon Natale!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3873793