Non mi arrenderò con te

di Miky Castiel Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigione ***
Capitolo 2: *** Ferita ***
Capitolo 3: *** Interrogatorio ***
Capitolo 4: *** Confronto ***
Capitolo 5: *** Ricatto ***
Capitolo 6: *** Svegliati ***



Capitolo 1
*** Prigione ***


Come cambiava la vita, imprevedibile era dir poco. Un giorno Lena aveva tutto quello che poteva desiderare, il giorno dopo, tutto era svanito, andato in fumo. Era al punto di partenza, come quando era bambina, priva di una famiglia capace di darle amore, circondata dall’indifferenza, dalla freddezza di una madre adottiva che non le aveva mai regalato una carezza, dall’assenza di un padre del quale oggi a stento ricordava il volto.Per del tempo, prima che si lasciasse ammaliare dall’oscurità, Lex era stato il suo punto di appoggio, e poi avendo scelto l’oscurità a lei, Lena si era ritrovata completamente da sola e per davvero.E quando ormai alla fine del liceo, in procinto di iniziare il college credeva di aver trovato in Andrea quell’affetto che nessuno le aveva mai donato, l’amica l’aveva tradita ed inesorabilmente ferita, la mora si era chiusa in se stessa giurando così che non avrebbe permesso mai più che qualcuno si avvicinasse a lei.Si era ripromessa che a National City si sarebbe semplicemente dedicata a ripulire il nome di famiglia ed  a far comprendere che lei non fosse come loro.Aveva respinto chiunque tentasse di avvicinarsi a lei, questo finché una mattina non conobbe Kara Danvers. La bionda non si era mai arresa con lei, era sempre stata dalla sua parte contro tutto e tutti, ed aveva così cominciato a credere nuovamente nell’amicizia la mora.Ma adesso? tutto era nuovamente crollato come un fragile castello di carte sospinto dal vento. La bionda dagli occhi cielo si era presa il suo cuore e lo aveva mandato in mille pezzi con le sue dannate bugie.Adesso la sapeva la verità, Kara era Supergirl ed aveva saputo la verità solo grazie a Lex prima di premere il grilletto ed uccidere quel mostro all’interno nel quale animo completamente nero e corrotto non era rimasto più nulla della persona che da bambina aveva amato, ammirato, tentato ingenuamente di emulare.L’amicizia con Kara era del tutto basata su bugie, non c’era mai stato nulla di vero e più ci pensava, più sentiva il dolore soffocarla. Perchè? Perchè Kara non si era fidata di lei?Cinque anni, le mentiva da cinque anni.Non poteva esserci perdono per lei per la quale avrebbe anche dato la vita fino a qualche settimana prima.Chinò il capo e gli occhi cerulei andarono a posarsi sulle manette che Alex aveva messo ai suoi polsi.Per quanto la ferisse  il pensare che anche Alex come il resto del gruppo le avesse mentito per tutto questo tempo, il dolore non era intenso come quello procurato dalla bugia di Kara.Le aveva aperto il suo cuore e cosa aveva ottenuto?L’essere tradita.Forse era vero quel che Lilian da piccola le diceva, lei non meritava amore.Chissà dov’era Eve/Hope adesso poi.Il progetto Non Nocere che lei e la sua assistente avevano tentato di mettere in pratica era stato sventato e quel suo piano volto ad evitare che le menzogne potessero ferire altri era costato a lei all’altra quella detenzione forzata.Se solo si fossero sforzati di capirla era quasi certa avrebbero finito per trovarsi d’accordo con lei.La verità era che la gente aveva paura della diversità, della differenza di opinioni ed era più facile trattare lei come una criminale piuttosto che sforzarsi di capirla o di accettare il concetto di diversità di pensiero. Il diverso instillava ed avrebbe sempre instillato timore nel genere umano. Era una legge di natura.Lavorava senza sosta per far comprendere al mondo intero che lei era diversa, ma a cosa serviva? per tutti sarebbe sempre stata una Luthor, adesso ne aveva consapevoelzza. 

 

“Lena…” La mora alzò lo sguardo avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Cos’era venuta a fare? nulla di quello che avrebbe detto avrebbe potuto sanare quella frattura tra loro.

 

“Supergirl. Sei venuta a divertirti per la mia condizione? Puoi anche andartene, non ho nulla da dirti.” Rispose tagliente fissando i suoi occhi in quelli dell’altra, lucidi. Lacrime finte pensò Lena. 

 

“Lena...sono sempre io...Kara...ascoltami ti prego…” Insistette la bionda ma la mora era ferma sulla sua posizione. Come poteva pretendere che l’ascoltasse? 

 

“Kara non è mai esistita. Eri sempre tu, solo Supergirl in incognito. Ti sei presa gioco di me per tutto questo tempo. Come ho fatto a non capire. Forse non volevo accettarlo, non me lo spiego. 

"Ti ho già detto quello che pensavo alla fortezza comunque.  Vattene. Lasciami da sola. Mi fidavo di te, ho abbassato la guardia, ma non accadrà mai più, stanne certa. Ho imparato la lezione.” La voce di Lena, mentre rivolgeva quelle parole alla sua ex migliore amica tremava appena. Era ferita come mai prima d’ora.Faceva male, dannatamente male. Con la perdita di Kara, sentiva fosse venuto a mancare un punto di riferimento importante. 

 

“Ti prego Lena non dire così...io non ho mai voluto ferirti...non ti ho detto la verità per proteggerti, solo per questo...sapevo quanto avessi sofferto in passato ed io non volevo perderti né essere causa di una nuova sofferenza per te…” E tremava anche la voce di Kara mentre una lacrima le rigò il volto, mai si era sentita così vulnerabile.L’abito che indossava completato dal lungo mantello rosso la designava come la ragazza d’acciaio, ma in quel momento, non si sentiva tale, oh no, non si era mai sentita tanto fragile come adesso.

 

“Tutte scuse. Ho detto di andare via! vattene. E non tornare. Gli altri non meritavano la tua protezione? tutti sapevano, tranne me, la Luthor di turno ovviamente. Risparmia il fiato Supergirl.” Gli occhi di Lena si fecero lucidi a loro volta ma tentò di celarlo come meglio potesse, in Lilian da questo punto di vista aveva avuto una valida insegnante. 

 

“Sai quanto per me sia importante la protezione di tutti. E tu hai sempre fatto parte di quel tutti. Lena...io non ti ho mai considerato una Luthor ti prego...te l’ho detto alla fortezza e te lo ribadisco ora...come posso far si che tu mi creda?...” La voce di Kara era rotta, bassa, aveva davvero perso il legame con Lena per sempre?

 

“Non c’è nulla che tu possa fare, un vaso rotto per quanto possa essere sistemato, non tornerà mai come prima Supergirl.” Gli occhi della mora erano fissi ancora in quelli dell’altra. Mai avrebbe pensato che un giorno il loro rapporto potesse raggiungere quello stadio.

 

“Ti farò ricredere. Io...tu non immagini quanto tu sia importante per me.

Non mi hai chiamata con il mio nome nemmeno una volta…” E si passò una mano sugli occhi la bionda, perchè era così difficile? il solo pensiero che Lena non avrebbe più fatto parte della sua vita era più doloroso degli effetti della Kryptonite sulla sua persona.In un certo qual senso, Lena era la sua Kryptonite pensò riflettendoci meglio.

 

“Smettila di dire che conto per te! basta con questa recita! Kara non è mai esistita, è solo la tua copertura, c’è solo Supergirl, come dovrei chiamarti dunque?” Rispose la donna con fatica, un dolore crescente a lacerare l’anima. Nel suo cuore era ancora vivo il sentimento che la univa alla bionda ma si era imposta di chiuderlo sotto chiave nel suo animo. Non si sarebbe fidata, non di nuovo.

 

“Kara. Abbiamo bisogno di te di sopra con urgenza.” Le interruppe Alex prima che Kara potesse replicare alle parole della sua migliore amica. Si voltò verso la sorella ed annuii, nei suoi occhi era evidente il suo tormento.

 

“Tornerò, non permetterò che tu faccia la fine di Lex. Non permetterò che tu finisca per rovinarti la vita per un mio errore. Io ti salverò, lui era da solo, tu hai me.” Disse perentoria Kara cercando di mostrare tutta la risolutezza che la caratterizzava. 

 

“Non voglio essere salvata, non ne ho bisogno. Non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno.” Commentò l’altra tornando a sedersi sul lettino poco prima che Alex chiamasse nuovamente la sorella con una certa insistenza. La bionda lanciò un ultimo sguardo addolorato alla ragazza nella quale aveva sempre creduto, non l’avrebbe abbandonata, avrebbe fatto di tutto per riportare Lena da lei.

 

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Capitolo 2
*** Ferita ***


E pioveva, a dirotto, il cielo si sposava perfettamente con il pessimo umore di Kara, era come se il meteo quasi potesse percepire il dolore che provava nel suo cuore, come se il cielo stesse piangendo con lei. Non era certamente la prima volta che discuteva con una persona alla quale teneva, non era nemmeno la prima volta che discuteva con Lena ad essere onesti.Lo aveva già fatto in passato, lo aveva fatto nei panni di Supergirl ma si, era sempre lei fondamentalmente. E se la volta precedente risalente a quasi due anni fa, la motivazione del litigio si era rivelata una questione di poco conto che aveva portato appunto la mora a scontrarsi con l’identità segreta di Kara per poi risolvere velocemente, questa volta la cosa era ben più grave adesso che Lena era a conoscenza della verità sul suo conto.Questa volta Kara era ben consapevole che a perdere la fiducia di Lena non era stata solo Supergirl ma anche lei, Kara Danvers, la ragazza che le aveva promesso che ci sarebbe sempre stata per lei e che non l’avrebbe mai ferita. La bionda credeva di essere per gli altri simbolo di onestà, integrità, lo aveva creduto fin quando tutto non era andato in pezzi con la più giovane della famiglia Luthor, l’unica che avesse un cuore tra loro per quanto tentasse di mantenersi integerrima agli occhi degli estranei per proteggersi dal mondo. E quella freddezza ora la giovane la riservava anche a lei, e più ripensava alle parole che le aveva rivolto il giorno prima, primo giorno della sua detenzione, più la sensazione di soffocamento che Kara avvertiva, si faceva maggiormente strada nel suo animo. Non c’era nulla che l’aiutasse a spegnere il cervello, nulla che la distogliesse da Lena e questo l’aveva portata a rimanere  ferita nel tentativo di salvare un paio di ragazzini aggrediti da un alieno fuori controllo. Nulla che non potesse guarire in pochi giorni a suo avviso, era il suo cuore che non sarebbe mai guarito se non fosse riuscita a chiarire con Lena. Ogni volta che pensava a lei, il cuore della bionda perdeva un battito e la giovane reporter non sapeva spiegarsi il perchè.Quella donna della quale aveva sempre preso le difese, giorno dopo giorno si era radicata sempre più dentro di lei.

“Supergirl, stai bene? mi sono preoccupata così tanto.” Disse Alex precipitandosi dalla sorella non appena seppe fosse rientrata dalla missione al DEO. Era così difficile mantenere il controllo e far finta che quella lì ferita fosse semplicemente Supergirl, l’eroina e non sua sorella. Ma si, Alex sapeva di dover agire in questo modo, l’identità della sorella era sconosciuta a quasi tutti gli agenti e lo staff dell’organizzazione e così per prudenza doveva continuare ad essere.  Lo sguardo della rossa colmo di paura era fisso sulla mano di Kara che un medico stava già abilmente medicando con accortezza. Non se lo sarebbe mai perdonata se le fosse accaduto qualcosa. Da quando anni prima Kara aveva deciso di divenire Supergirl, di mettere i suoi poteri al servizio dell’umanità, Alex non aveva più avuto pace, costantemente preoccupata per la sorella minore cercava di fare del suo meglio per tutelarla. Sapeva che Kara fosse forte più di chiunque all’interno di quella struttura, sapeva che la sorella fosse se non la più forte, uno degli esseri più potenti del pianeta, eppure era più forte di lei, la rossa non vedeva la ragazza d’acciaio quando la guardava negli occhi o pensava alla bionda, vedeva semplicemente Kara, la sua sorellina.

 

“Alex, sta tranquilla, è solo un graffio privo di importanza. Mi sono distratta, ho abbassato la guardia, ecco tutto, capita.” Ammise con amarezza nella voce e la sorella maggiore non potè fare a meno di folgorarla con lo sguardo. Stava per arrivare la ramanzina, Kara lo sentiva. Quando il medico ebbe finito, la donna trascinò la sorella per la mano sana in una stanza dove non le avrebbe sentite nessuno e la bionda.

 

“Ti sei distratta quindi?! Kara, non è una giustificazione valida la tua! ti rendi conto che se la situazione fosse stata maggiormente rischiosa avresti potuto trovarti in guai peggiori? dove avevi la testa?!” Le urla di Alex, se la stanza non fosse stata insonorizzata, sicuramente sarebbero giunte anche fuori dal sistema solare, Kara abbassò così il capo e si passò una mano sugli occhi.

 

“Ho già detto che mi spiace. Non volevo farti preoccupare.” Commentò sospirando consapevole di dove la sorella volesse arrivare.


“Io non posso perderti Kara, devi essere lucida. E’ per Lena che stai così, no?” E gli occhi di Kara si inumidirono alle parole della maggiore. Ecco, lo sentiva che avrebbe tirato fuori l’argomento. Sapeva che Alex non volesse affatto ferirla, che volesse solo proteggerla, che si era preoccupata, ma nonostante ciò avrebbe tanto voluto evitare quella conversazione tuttavia appunto era consapevole non fosse possibile. Tolto il dente tolto il dolore pensò. 


“Ti chiedo ancora scusa Alex e...si, hai ragione. Cosa vuoi che ti dica? E’ tutto così difficile, io non posso farcela.” E scoppiò questa volta, pianse Kara incapace di tenere ancora a bada quel dolore.


“Va tutto bene sorellina...sono qui...con te…” L’abbracciò la rossa sussurrandole quelle parole. In quel momento non c’era traccia della combattente, era rimasta solo la ragazza impacciata, buffa della quale doppia vita nessuno avrebbe mai sospettato. La mano di Alex accarezzava la schiena di Kara, odiava che la sorella stesse soffrendo così tanto. Avrebbe tanto voluto poterla aiutare, far sparire la sua sofferenza come per magia.


“Kara, ascoltami bene. Capisco che ti faccia male quello che è accaduto tra voi due ma devi tenere in considerazione che potremmo esserci sbagliati su di lei in questi anni. Magari Lena non è la donna che abbiamo imparato a conoscere ed amare, magari ha finto, pensa a quel che ha fatto...se non si fosse trattato di lei ma di una persona estranea tu non avresti dubitato, avresti agito con risolutezza. No? Il tuo affetto per lei oscura la tua capacità di giudizio. Devi essere più razionale, lo dico per il tuo bene.” Proseguì la maggiore ed a quel punto Kara si scostò da lei con rapidità.Sapeva che avrebbe reagito così, la conosce bene. Kara avrebbe sempre preso le parti di Lena, lo aveva sempre fatto anche se questo significava litigare con lei che era la sua famiglia. 


“Alex, sei una delle persone più importanti della mia vita ma non voglio più sentirti dire una cosa del genere su Lenai. E’ colpa mia quel che è accaduto, non sua. L’ho ferita ed ha sbagliato si, ma ha sbagliato spinta dal dolore e dal mio errore. La nostra Lena è in quella cella ed ha sbagliato per colpa mia...non permetterò che rovini la sua vita per un mio errore o che perda la sua reputazione dopo quel che ha fatto per ripulire il suo nome. Lei non è malvagia, non lo è mai stata...non puoi pensarlo davvero, io lo so, tra me e lei...c’è un legame speciale, o meglio...c’era. Io lo sento. Se non vuoi fidarti di lei...fidati di me...vedrai, non te ne pentirai.” Disse la bionda perentoria tenendo lo sguardo fisso sulla sorella maggiore che andò ad annuire sospirando. 

 

“Va bene...faremo a modo tuo...per ora…” Rispose l’altra mentre Kara cercò di ricomporsi ringraziando la sorella. Le previsioni di Alex di poco prima trovarono conferma. Avrebbe dato alla bionda l’occasione di provarle che le sue speculazioni su Lena fossero errate, ma se non ci fosse riuscita, allora avrebbe preso lei le redini della situazione e Kara avrebbe dovuto farsi da parte. Per il suo stesso bene.

 

“Ti ringrazio…” Rispose con semplicità. Fin quando il DEO non avesse interrogato Eve e Lena, finchè non avessero analizzato tutto il materiale sequestrato dal laboratorio della mora dagli occhi cerulei, la Luthor sarebbe rimasta rinchiusa in quella cella e Kara lo sapeva perfettamente. Non avrebbe gettato la spugna, dietro le sbarre o fuori da lì, Kara non si sarebbe arresa con Lena, l’eroina di National City avrebbe continuato a gravare attorno all’altra come se la giovane Luthor un pianeta e lei il suo satellite. Non poteva accettare di perderla né che il Male l'allontanasse da lei per condurla sulla via dell’oscurità che non le apparteneva affatto. Lena era luce, non buio. 

 

[...]

 

Accartocciò un altro foglio di carta Kara  e lo lanciò all’interno del cestino posto accanto al tavolo in vetro che quella notte aveva sistemato nella stanza che conteneva la tecnologica cella di Lena.  Qualcuno doveva rimanere di guardia, doveva tenerla d’occhio  e così Kara, o meglio Supergirl si era subito proposta di svolgere quell'incarico non appena venne fuori l'argomento permettendo agli agenti del DEO di rifiatare almeno un po. Ultimamente la situazione era più delicata del solito. Se la bionda si era offerta di controllarla al posto di altri non era perchè temeva Lena potesse fare qualcosa di male, voleva semplicemente passare del tempo con lei con la speranza potessero parlare. La verità era che da due giorni a questa parte, Kara aveva messo radici li dentro, perchè si, sapeva di non volersi allontanare dalla ragazza. Dopo la discussione con Alex era infatti passata da casa a recuperare il suo computer, fogli e penne per lavorare ed in pochi minuti era stata di ritorno. Aveva un articolo da scrivere, peccato che non riuscisse a mettere giù due parole di fila. Aveva già sprecato cinque fogli ed aveva fissato inebetita il foglio bianco del computer per svariati minuti. Lena dal canto suo non le aveva rivolto mai la parola da quando venti minuti prima la reporter  si era posizionata a lavorare davanti a lei, l’aveva osservata con religioso silenzio tenendo la schiena poggiata contro al muro della sua cella.

 

“Non riesco a mettere giù una sola parola...come farò? Mi uccideranno” Tentò Kara alzando lo sguardo su di lei, sistemandosi meglio gli occhiali. Era entrata come Supergirl in quella stanza ma adesso, dopo essersi rapidamente cambiata grazie all’ausilio del dispositivo inventato da Brainy,  stava vestendo gli abiti di Kara, la sua vera personalità, come nella speranza che così potesse irritare meno Lena.

 

“Forse se te ne andassi a casa tua potresti ottenere il risultato sperato. Ti concentreresti sicuramente di più. Ti avevo detto di non tornare.” Commentò con freddezza. Da una parte Lena si sentiva nauseata solo ad osservarla, dall’altra, una piccolissima, minuscola parte di lei che soffocava si sentiva quasi soddisfatta dalla tenacia che l’altra mostrava per lei. Tuttavia era certa che la bionda fosse per il suo tornaconto, a Kara, o meglio a Supergirl ormai era più che certa non importasse davvero di lei. O ancora, che non le fosse mai importato perchè se davvero le avesse voluto bene come aveva sempre detto, non l’avrebbe trattata come una criminale. 

 “Non mi arrendo facilmente, mi conosci. Preferivo rimanerti vicina dato che stasera posso.” Si alzò dalla sua postazione Kara come a sgranchirsi le gambe e si avvicinò all’amica.

 

“Si certo, ma il punto è che io non ti voglio qui. Non ti è ancora chiaro? devi starmi alla larga. Vedrai che ti verrà l’ispirazione per scrivere un bell’articolo su quanto io sia perfida come la mia famiglia comunque, è solo questione di tempo.” Ribattee con astio.  Perchè semplicemente Kara non mollava la presa? perchè doveva continuare a tormentarla in quel modo? perchè si, era un tormento averla lì. Era un tormento pensare che la bionda non era mai stata sincera con lei, che il loro legame si basava su bugie, era un tormento osservare quegli occhi blu e pensare a quanto sciocca fosse stata per averle permesso di toccarle l’anima come aveva fatto negli anni.

 

“L’articolo non è su di te, io...non scriverei mai nulla del genere su di te Lena...tu sei una persona speciale…” Chiarì la giovane avvicinandosi di più al vetro. Se esso non le avesse divise, il suo respirò sarebbe andato a mescolarsi con quello dell’altra. Era come una calamita la giovane Luthor. Kara non era mai riuscita a starle alla larga.  Non ce la faceva tanto meno adesso. 

 

“Certo. Così speciale da essere presa in giro per anni. Smettila di tentare di rabbonire me e pensa a te stessa, al tuo articolo ed alla tua mano ed a qualunque cosa sia successa stanotte per portare quella fasciatura.” L’ ammonì la mora. Quello era stato il suo modo per chiederle indirettamente perchè portasse un vistoso bendaggio. Non le avrebbe mai dato soddisfazione di credere che volesse saperlo perchè allarmata nonostante quel che fosse accaduto tra loro. Era brava a nascondere le emozioni.

 

“Sono disposta a chiederti perdono fino alla fine dei miei giorni se servirà...riguardo alla mano ho avuto uno scontro con un alieno stanotte e mi sono distratta così sono rimasta ferita...fa un po male, ma passerà.” Kara lentamente si sbendò così da mostrare all’altra la ferita che le era stata inferta ed avvicinò la mano alla superficie del vetro affinchè la vedesse meglio.

 

“Dovresti farti dare un altro sguardo a quella mano Supergirl. A me non importa un bel nulla sia chiaro, non illuderti, ma lì fuori sei utile per quei poveretti che ancora credono in te. Non sottovalutare nessuna ferita.” Rispose la giovane Luthor dopo aver guardato con accortezza il danno inferto a Kara quella notte. Non le piaceva per nulla in verità quella ferita ed indirettamente glielo aveva fatto capire.

 

“Ti sei preoccupata per me?...” Domandò speranzosa Kara, gli occhi lucidi mentre Lena silenziosa chinava il capo con gli occhi tristi che tentò di celare come meglio poteva andando a distendersi poi nel lettino  dando le spalle alla bionda, ignorandola volutamente.  Sospirò ancora Kara mentre si bendava nuovamente.  L’aveva rivista per un attimo la sua Lena, era lì dentro, sotto quella fitta coltre di rabbia.  Si avvicinò nuovamente alla scrivania recuperando il computer ed una volta fatto si accovacciò al suolo poggiando la schiena contro il vetro che la separava dalla mora. Come per starle maggiormente accanto, la posizione era scomoda ma non le importava. Voleva stare vicina all’altra il più possibile.  Si massaggiò la mano lanciandole un altro sguardo, avrebbe guarito il suo cuore a tutti i costi pensò mentre iniziò a scribacchiare facendo scorrere le dita sulla tastiera del suo portatile.  Sarebbe stata una lunga notte. 

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Capitolo 3
*** Interrogatorio ***


Erano passati tre giorni da quando Lena ed Eve erano state arrestate, e Kara in ognuno dei tre giorni, nei panni di Supergirl così da non destare sospetti in quegli agenti che non erano a conoscenza della sua vera identità, si era sempre recata al DEO per farle visita, starle accanto nonostante la mora ormai l’odiasse e non sopportasse la sua vista. Eppure qualcosa era successo la scorsa notte pensò la giovane reporter, Lena aveva mostrato un filo di preoccupazione per la ferita che aveva riportato alla mano. Per tutta la notte lavorando al computer nella stanza all’interno della quale era presente la cella della Luthor, Kara aveva cercato di spronarla a parlare ma poco e nulla era riuscita ad ottenere.  Ma non avrebbe demorso, avrebbe continuato così ogni singolo giorno che Lena restasse lì o che venisse rilasciata.  Alex quella mattina a colazione le aveva chiesto dove trovasse tutta quella forza, tutta quella cieca fiducia nella mora e Kara candidamente rispose che si trattava della sua migliore amica, che per questo agiva così, ma la realtà dei fatti, quella che non era riuscita a confessare nemmeno ad Alex, era differente. Kara ci aveva riflettuto bene, e credeva di aver capito dopo tutto questo tempo perchè le risultava impossibile cedere davanti al muro che Lena aveva frapposto fra loro due. Kara Danvers, Supergirl, era innamorata di Lena Luthor, la sorella minore dell'arci nemico di Superman.   Era questo che la bionda pensava, ci aveva pensato e ripensato ed aveva finalmente compreso fosse questa la motivazione. Pensava a tutti i momenti vissuti con lei in questi anni, come si sentisse bene quando erano insieme, come si sentisse così fragile ed indifesa quando gli occhi di Lena la osservavano o semplicemente quando si abbracciavano dopo giorni dall’ultima volta in cui si erano viste. E poi c’era il suo cuore che batteva come un matto e se prima la repoter non capiva perchè, adesso conosceva la risposta.  Completato il suo lavorato alla Catco per quella mattina, Kara tornò a vestire i panni di Supergirl, sventò una rapina, si occupò di salvare una madre e suo figlio da un palazzo in fiamme e poi tornò al DEO. Con la mano buona si massaggiò con delicatezza quella ferita in precedenza, si chiedeva perchè ancora avvertisse quel fastidioso dolore, solitamente guariva più velocemente. Decise di non farci caso e domandò al secondo della sorella di vedere Lena ottenendo miracolosamente il consenso.

 

“Ciao Lena, come va oggi?” Esordì la bionda facendo qualche passo avanti. Lena nonostante la mancanza di sonno e gli abiti semplici che indossava, era davvero bellissima come sempre ma la ragazza dovette soffocare quel pensiero quando incontrò lo sguardo duro dell’altra. Era ancora molto arrabbiata con lei, poteva sentirlo, ottenere il suo perdono sembrava impossibile ed in più, conoscendola, era certa fosse nervosa anche per l’interrogatorio al quale oggi sarebbe stata sottoposta, fra qualche giorno sarebbe stato il turno di Eve che non era detenuta in quella struttura ma in un altro distaccamento del DEO presente dall'altra parte della città.   

 

“Secondo te, Supergirl?” Disse retorica e poggiò il libro che stava leggendo sul lettino incrociando le braccia.

 

“Fa così male quando mi chiami così e non con il mio vero nome…” Aggiunse sconsolata avvicinandosi ancora di più al vetro. Si sentiva persa senza l’affetto di Lena. A prescindere dal sentimento che nutriva per la ragazza, ogni qualvolta Kara si sentisse giù le bastava parlare con la mora per sentirsi meglio ma stavolta non poteva contare su Lena perchè lei, a causa del suo errore madornale la teneva alla larga, distante e non sapeva se quella distanza abissale avrebbe finito per ridursi. Lena non voleva ascoltare le sue scuse purtroppo.

 

“Non ce la faccio, è più forte di me, mi hai delusa tanto, ferita, troppo in profondità. Io credevo in te come non ho mai creduto in nessuno.  Fra poco mi interrogheranno, sarà meglio che tu te ne vada comunque. Voglio rimanere da sola con i miei pensieri.” Aggiunse Lena e nei suoi occhi era evidente tutta la sua amarezza. Da quando al DEO l’avevano chiusa lì dentro, non faceva che pensare a tutte le bugie di Kara e questo la feriva in un modo così intenso da non trovare le parole per spiegarlo. Tanti, tutti le avevano mentito nella sua vita, ma le bugie di Kara erano le più difficili da mandare giù, le più difficili con le quali avesse mai avuto a che fare. Sentiva una fitta al cuore tutte le volte che ci pensava, tutte le volte che pensava alla bionda che con occhi supplichevoli adesso la stava scrutando.  Si chiedeva Lena cosa il cuore le stesse urlando, forse dentro di sé lo sapeva già  ma la sofferenza che avvertiva le stava impedendo di accettare quella verità. 

 

“Mi dispiace Lena...te lo giuro…” Tentò di dire la ragazza ma il bussare alla porta ed il sentirsi apostrofare come Supergirl dalla voce dell’altro lato, la fece interrompere. Kara diede così il permesso agli agenti di entrare.  Avrebbero ripreso quella conversazione, poco ma sicuro.

 

“Supergirl, dobbiamo portare la prigioniera in sala interrogatori, devo, dobbiamo iniziare la nostra chiacchierata con miss Luthor.” Disse il vice di Alex interrompendole con voce seria ed un’espressione soddisfatta, compiaciuta sul volto. Quell’uomo non piaceva né a lei né alla sorella maggiore in vero, tuttavia purtroppo la sua nomina era stata decretata dagli alti piani e quindi dovevano sopportarlo per quanto non fosse affatto gradito.  L’uomo aprì così la cella di Lena digitando l’apposito codice  usando successivamente il suo tesserino per autorizzare lo sblocco definitivo. Aperta la porta della cella aggiunse poi una catena alle manette dalla giovane multimiliardaria così da trascinarla dietro di sé mentre altri due agenti avrebbero coperto lui le spalle, come se la mora potesse far qualcosa improvvisamente che potesse rovesciare le sorti di quella situazione.

 

“Agente Andrews, non c’è motivazione alcuna di mortificare così miss Luthor. Non farà nulla di male, quella catena non serve.” Ringhiò Kara trattenendo a stento la rabbia e la voglia di colpire  l’agente. I suoi pugni erano stretti e le nocche bianche come la neve. Non sopportava Lena fosse trattata così e se Alex fosse stata presente era certa che, nonostante tutto,  avrebbe pienamente appoggiato il suo punto di vista. Peccato che invece la rossa fosse dovuta andare all’altra sede del DEO per dare istruzioni per un nuovo caso agli altri agenti.

 

“Supergirl, proprio tu fra tutti non vorrai intralciare la giustizia.” Rispose l’altro ed un sorriso beffardo gli si dipinse sul volto incorniciato da una leggera barba scura come i suoi occhi. Kara stava faticando a mantenere il controllo, avrebbe voluto ridurlo il polvere con la sua vista calorifica. Più passavano i minuti, più difficile diveniva per la ragazza trattenersi. Lo sguardo di Lena stupefatto si era posato su  di lei, in vero la mora non si aspettava che l’altra reagisse così, non credeva che Kara  potesse reagire in questo modo per proteggerla.

 

“Questa non è giustizia, ma abuso di potere e se proseguirà in questo modo, non solo riferirò dei suoi modi poco ortodossi alla direttrice Danvers, ma anche ai superiori e la sua carriera avrà fine.” Aggiunse perentoria Kara e l’altro dovette cedere tacendo. Allungò quella sorta di guinzaglio, catena  rinforzata agganciata alle manette verso la bionda eroina che la prese tra le mani andando a spezzarla con la sua forza sovrumana come se nulla fosse.    Kara mise una mano sulla schiena di Lena e, continuando a guardare malamente l’agente, lo superò con la mora iniziando ad avviarsi.

 

“Non avresti dovuto inemiracteli per me, Supergirl. Non cambierà nulla tra noi, indipendemente da quel che fai, non illuderti. ” Bofonchiò Lena titubante. Perchè la bionda non lasciava perdere una volta per tutte? perchè continuava a lottare per il suo perdono in quel modo?

 

“Ho solo fatto quello che era giusto...non voglio che ti trattino male o che ti umilino, la colpa di tutto, del tuo aver deciso di mettere in pratica il progetto,  è solo mia d’altronde.” Con la voce incrinata dal dolore Kara pronunciò quelle parole prima che entrambe fecero ingresso nella sala dove si sarebbe svolto l’interrogatorio. Poco dopo  giunse Andrews con i suoi uomini come previsto ancora visibilmente alterato con Kara per averlo praticamente umiliato pochi minuti prima davanti  a tutti. Il suo orgoglio maschile non aveva ancora ingoiato il rospo, era evidente pensò Lena scrutandolo. 

 

[...]

 

Da quante ora era rinchiusa lì dentro? Lena aveva perso il conto ed anche Kara che in costume se ne stava con la schiena poggiata contro la parete retrostante.  Negli ultimi giorni, nonostante Lena l’odiasse, la ragazza d'acciaio l’era stata vicina ed non sarebbe andata via adesso lasciandola la mora in balia di quel verme.  Perchè sì, considerava un verme quell’uomo. I polsi di Lena intrappolati dalle manette erano poggiati sul tavolo e l’uomo alle parole della donna andò a sbattere il pugno sulla superficie  facendola sobbalzare, facendo lo stesso anche con Kara. Sembrava  che qualsiasi cosa Lena dicesse su quanto aveva fatto, sul suo coinvolgimento, sul progetto Non Nocere, non andasse bene all’uomo.  Continuava a torchiare la mora sotto lo sguardo di Kara che si stava torturando intanto la mano ferita.  Dire che fosse nervosa non avrebbe reso bene l’idea. 

 

“Miss Luthor, così non ci siamo proprio.” Dichiarò l’uomo massaggiandosi il mento dopo la sfuriata di poco prima. Più Lena l’osservava, più quel tipo non le piaceva e non perchè lei fosse in stato di arresto e lui uno dei suoi carcerieri, c’era qualcosa in lui che la turbava profondamente, qualcosa che a livello umano, personale la disgustava e le faceva storcere il naso.

 

“Le ho detto quel che dovevo, non ho altro da aggiungere. Non è colpa mia se la sua profonda incompetenza non le permette di vedere le cose con chiarezza. Non mi piace ripetere le cose più di una volta.” Non si pentì di nulla Lena, né della voce glaciale che aveva accompagnato quelle parole da lei pronunciate, né del tono utilizzato o del sorriso beffardo e colmo di soddisfazione, di sfida che era seguito poco dopo, tutti elementi che fecero diventare paonazzo Andrews e che fecero preoccupare Kara. Temeva che se Lena avesse continuato a stuzzicarlo, le cose si sarebbero messe davvero male per l’amica. Sapeva quanto la scienziata fosse orgogliosa e forte caratterialmente e che se l’uomo le avesse mancato ancora di rispetto non avrebbe nascosto la testa sotto la sabbia.  Anche se quel lato di Lena la preoccupava in questo frangente, allo stesso tempo era una delle cose che più ammirava di lei ad essere onesti.  Spesso pensava che Lena fosse molto più forte e coraggiosa di lei pur non avendo superpoteri, Lena con la sua grande intelligenza, il suo carisma e la sua tenacia compensava ampiamente.  

 

“Si crede molto furba, vero miss Luthor? ottengo sempre quel che mi prefiggo, non lo dimentichi.” La faccia ancora paonazza di Andrews era a pochi centimetri dal volto di Lena che dal canto suo invece aveva mantenuto con eleganza la sua compostezza. La vena sul collo dell’agente pulsava più che mai e Kara sempre più tesa era certa che se lei non fosse stata in quella stanza, la situazione sarebbe sfuggita di mano all’infimo secondo dell’amata sorella maggiore. 

 

“Lo sono davvero in realtà, questa è una certezza. Di lei si può dire lo stesso?” Disse Lena candidamente e lo sguardo che Andrews le rivolse a Kara non piacque per nulla. Il volto dell’altro era contratto e negli occhi dell’uomo aveva letto più di quanto le sue parole potessero mai rivelare.

 

“Lena…” Kara aggiunse con tono supplichevole come a voler incitare l’amica a smettere di sfidare l’altro. Le si mise accanto poggiandole una mano sulla spalla a quel punto. La prudenza non era mai troppa. E lei si, per quanto potessero essere distanti, per quanto la sua Lena potesse odiarla per averle tenuto nascosto che lei e Supergirl erano la stessa persona, non poteva fare a meno di preoccuparsi per la Luthor. La mora  si voltò verso Kara ma non rispose. Non sapeva cosa dirle, combattuta tra quello che aveva sempre provato per la repoter e la delusione che le aveva causato di recente.

 

“Un vero peccato che una così bella donna voglia passare il suo tempo reclusa invece di pensare alla sua vita, si, proprio un grande peccato, confermo.” Biascicò l’uomo tenendo lo sguardo fisso su Lena che non aveva mai abbassato il suo.

 

“Riportate miss Luthor nella sua cella, per adesso abbiamo finito. Tra qualche giorno interrogheremo anche miss Teschmacher, vedremo cosa ci dirà lei. Vedremo se le versioni combaciano o meno, in più continuiamo con l’analisi delle prove. Forza, muovetevi!” Proseguì l’uomo ricevendo un altro sguardo infuocato da Kara che non mancò di seguire gli agenti che riportarono Lena nella sua cella. La mora pensando alle parole dell’agente, sperava che Hope, che tutti credevano fosse Eve, abitando Hope il corpo dell’ex segretaria di Lex, non avesse difficoltà.
Credeva comunque davvero molto in lei, questo la rassicurava.

 

“Lena...è tutto ok? immagino quanto per te sia stata dura oggi…” Commentò quando rimasero da sole nuovamente. Avrebbe voluto così tanto dirle quello che sentiva, o almeno avere la possibilità di abbracciarla come un tempo.

 

“Le tue bugie di questi anni sono state più dolorose di uno stupido interrogatorio, Supergirl. Lasciami da sola, ho bisogno di riposare adesso…” Sussurrò quelle parole Lena prima di lasciarsi cadere sul lettino. Da settimane, giorni, il suo mondo si era completamente capovolto e si chiedeva come avrebbero continuato ad evolversi le cose.

 

“Lena ti prego...io…” Provò l’eroina ma la mora non aveva voglia di ascoltarla. Forse lasciarla riposare un po tranquilla era al momento la mossa migliore.Sarebbe tornata dopo, come sempre, pronta a starle accanto.

 

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Capitolo 4
*** Confronto ***


C’era qualcosa che non andava nella ferita che aveva alla mano, adesso Kara ne aveva certezza, quanto fattole intuire indirettamente da Lena corrispondeva al vero. Tuttavia cercava di non pensarci. Non voleva far preoccupare Alex. Sua sorella era già abbastanza apprensiva, aveva tante cose per la testa e la kryptoniana non voleva darle ulteriori pensieri con i quali fare i conti. Anche Kara stessa non voleva concentrarsi su quello ma bensì su Lena e sulla situazione tra loro, sulla prigionia dell’altra.  Domani avrebbero interrogato Eve e Kara non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo, cosa sarebbe venuto fuori. Lena nonostante tutto non sembrava affatto preoccupata, tutt’altro. La bionda si chiedeva come mai.Persa nei suoi pensieri, che si posarono anche sull’agente Andrews ed i suoi modi riprovevoli, la bionda dagli occhi color del cielo non sentì entrare Alex all’interno dell’appartamento e sobbalzò quando la rossa la raggiunse in cucina poggiandole con fare delicato una mano sulla spalla.

 

“Kara, mi spiace, non volevo spaventarti. Ti ho chiamata ad alta voce più volte, non mi hai sentita?” Esordì la ragazza dando un bacio sulla fronte della sorella minore.


“Perdonami Aex, è colpa mia, no, non ti ho completamente sentita.” Ammise grattondosi il capo con in imbarazzo. Era normale che non l’avesse sentita, aveva la testa altrove, non tra le nuvole ma qui, sulla terra, in quella cella del DEO che ‘ospitava’ una delle persone più importanti della sua vita, la persona che riusciva a farle dimenticare il suo nome con un semplice sguardo. Bastava che quegli occhi cerulei si posassero su di lei, ed il mondo smetteva di esistere. Era dunque questo l’amore vero? iniziò a riflettere Kara.  Aveva già amato in passato, Mon El era stato importante per lei, aveva sofferto per lui, lo aveva amato ed aveva creduto in un futuro per loro, ma con Lena, con lei era tutto completamente diverso. Era un amore molto più intenso, il solo pensare alla mora suscitava in lei un groviglio di emozioni mai provato, si sentiva come una liceale.


“Sta tranquilla. Credo di conoscere la direzione dei tuoi pensieri.” Sulle labbra di Alex andò a disegnarsi un sorriso gentile mentre con una mano delicatamente sollevò il mento della minore per guardarla dritta negli occhi. 

 

“Kara, questa storia di Lena ti sta uccidendo...quando riuscirete finalmente a chiarire?...quando le dirai la verità?...” Chiese la maggiore. Non era una sciocca.  Doveva ammettere di essere ancora titubante in merito agli ultimi gesti compiuti dalla corvina, ma la sorella le aveva detto di fidarsi di lei giorni addietro e così avrebbe fatto. Sua sorella era innamorata di Lena. Kara non aveva ancora confessato nulla, ma i segnali erano ben evidenti. 

 

“Che cosa intendi?” La bionda fece la finta tonta iniziando a giocherellare con la piccola tazza rosa che si trovava posta sul tavolo. Arrossì, incapace di sostenere lo sguardo della sorella. Erano davvero così evidenti i suoi sentimenti per Lena?

 

“Tu sei innamorata di lei…nonostante tutto...nonostante il suo progetto...” Sussurrò Alex. Prese le mani della sorella, le tenne strette a sé come a farle ulteriormente capire che lei ci sarebbe sempre stata. Per Alex la felicità di Kara era la cosa più importante. 

 

“Alex...te l’ho detto, quel progetto lo ha messo in atto solo a causa mia, comunque è così...evidente quel che provo? non posso dirglielo. Lei mi odia. Al suo posto, anche io mi odierei.” Kara sconsolata rispose alla sorella e si sistemò meglio gli occhiali sul volto afflitto. Se solo avesse avuto il coraggio e la decenza di dire prima a Lena la verità sulla questione Supergirl, ora l’altra non sarebbe stata sotto arresto e magari avrebbe potuto rivelare i suoi veri sentimenti. Non che se si fosse esposta prima sulla sua identità segreta avesse potuto aver garanzia in merito all’essere sentimentalmente corrisposta dalla bellissima CEO della L-Corp, ma sicuramente sarebbe stato più facile compiere quel passo. Buffo no? l’eroina pronta ad affrontare i cattivi senza remore aveva paura di aprire il suo cuore alla persona che lo faceva battere all’impazzata con un solo sguardo, con quegli occhi cerulei dalle mille sfumature che le ricordavano le profondità dell’oceano.

 

“Ti ho promesso che ti avrei lasciato fare con lei su questa questione, e così farò Kara.  Si che è evidente comunque...da quando è stata arrestata  lo è ancora di più.  Io non credo che Lena  ti odi così tanto come si ostina a voler far credere.  E’ ferita, questo si. Non starai pensando di mollare, vero sorellina?” Alex la punzeccchiò nell’orgoglio, sapeva com’era fatta la minore, e poi, per amore valeva sempre la pena lottare quindi nonostante tutto avrebbe supportato la repoter, come aveva sempre fatto, come sempre avrebbe fatto.

 

“Questo mai, più tardi passerò a trovarla, non mi piace sapere che Andrews potrebbe farle visita e disturbarla.” Sussurrò la bionda spostandosi una ciocca di capelli dal viso ed Alex annuì.

 

“Quell’uomo non piace nemmeno a me, lo sai. Andrà tutto bene ad ogni modo, vedrai Kara.” Le braccia di Alex si strinsero attorno all’altra e la ragazza  recuperò parte della sua forza con quel gesto, con quell’abbraccio dal quale non avrebbe mai voluto staccarsi.  Se non fosse stato per Alex in questi giorni sarebbe già crollata pensò la bionda chiudendo gli occhi, continuando a lasciarsi cullare dolcemente dall’altra come una bambina.


[...]

 

La sera era ormai giunta, l'oscurità aveva fatto capolinea nel cielo e Kara, sempre nei panni di Supergirl per non destare sospetti sulla sua identità tra coloro che non la conoscevano, si era recata al DEO per Lena. Tra le mani, oltre i suoi appunti per l’articolo che stava redigendo, spiccava un libro.  Uno di quelli che Kara sapeva essere tra i preferiti dell’amica. Il ritratto di Dorian Gray scritto da Oscar Wilde.  Fu Alex, che da direttrice diede autorizzazione ufficiale a Kara di passare così da incontrare la giovane Luthor. Kara si sentiva tesa, nervosa ogni singola volta, le tremavano le mani come se fosse un’adolescente alla prima cotta al pensiero che fra poco gli occhi dell’altra, seppur colmi di disprezzo per la sua persona, avrebbero vagato sulla sua figura. Prese un lungo sospiro e si decise ad entrare chiudendosi con la mano libera l’uscio alle spalle.

 

 

“Sei nuovamente qui...non vuoi proprio lasciarmi perdere.” Disse la mora  tenendo strette le gambe contro il corpo standosene seduta sul lettino della sua cella.  Quella detenzione forzata cominciava a divenire piuttosto pesante, stava cercando di resistere, di non dare segni di cedimento o stanchezza ma cominciava a divenire sempre più difficile così come era difficile gestire le quotidiane, costanti visite di Kara, ci provava ad ignorarla ma non poteva evitarla essendo bloccata lì dentro, no che non poteva e forse una parte di lei, minuscola sotto tutto il dolore che la bionda le aveva inferto, non voleva nemmeno farlo.

 

“Io...si...non posso lasciarti andare. Continuerò a venire ogni giorno, anche se non mi vuoi tra i piedi. Ti ho portato una cosa per passare il tempo. Il tuo libro preferito.” Biascicò Kara chinando il capo imbarazzata, arrossendo leggermente voltando il libro verso l’altra che in vero ne rimase colpita.

 

“Non dovevi farlo, io non te l’ho chiesto e poi da te io...non voglio nulla Supergirl.” Rispose la giovane Luthor tentando di fare la dura. Dire che fosse arrabbiata, delusa, ferita ed amareggiata era riduttivo e non rendeva bene l’idea di come si sentisse. Aveva paura, paura che se avesse ceduto, paura che se avesse dato il suo perdono a Kara, questa l’avrebbe ferita nuovamente, per questo la ragazza aveva eretto un muro così alto tra sé e l’altra, per proteggersi dall’eventualità di soffrire nuovamente.   

 

“Io te lo lascio comunque...anche se non vuoi nulla da me…” La voce di Kara era un sussurro. Poggiò sulla scrivania i suoi appunti relativi all’articolo che stava scrivendo e si avvicinò alla vetrata che la divideva dall’altra. Era presente su di essa una piccola apertura dalla quale era possibile far passare degli oggetti di dimensioni piccole e medie.  Kara dunque passò il libro alla mora che lo prese poggiandolo sul letto allungando una mano veloce afferrando così il polso di Kara prima che questa potesse ritirare la mano dalla fessura. 

 

“Lena…” Sussurrò subito la bionda e nel suo sguardo era evidente lo stupore per quel gesto dell’amica. Cosa voleva la mora? lo sguardo della Luthor era fisso mentre indagava sulla mano di lei, quella ferita di qualche giorno fa che le faceva male e non voleva saperne di guarire. E che dire del suo cuore? la mano di Lena stretta sul suo polso lo aveva fatto sussultare in un modo che non credeva fosse possibile.

 

“Noto che ancora non sono riusciti a sistemarti questa mano nonostante cosa ti avessi detto giorni fa. Sono davvero così incompetenti? ho un’altra domanda per te. Perchè? perchè vieni ogni singolo giorno? è il tuo modo di dimostrare che sei realmente pentita per quel che mi hai fatto? dovresti smetterla. Io non posso cambiare idea...non voglio.  Mi hanno delusa tutte le persone della mia vita, tu inclusa e non posso permettere che tu mi ferisca ancora, devo tenerti alla larga, aiutami almeno in questo, stammi lontana.” E rivolgendo quelle parole a Kara, la Luthor non aveva mai lasciato la presa nonostante le manette limitassero parecchio i suoi movimenti.  Non sapeva spiegarselo nemmeno lei perchè aveva deciso di mantenere quel contatto con la repoter della Catco per ribadirle quel concetto, forse con quel gesto voleva trovare un modo per enfatizzare maggiormente il suo messaggio per l’altra, o forse era stato un bisogno quello di creare quel contatto, un riflesso incondizionato, un’abitudine scaturita da quegli avvolgenti abbracci che si scambiavano quando Kara passava a trovarla o quando passavano la serata assieme per una serata tra amiche, tra donne dopo ore di estenuante lavoro.

 

“Perdere la tua fiducia è stato molto peggio che venire ferita a questa mano, credimi...i medici sostengono che guarirà ma è evidente che non sono capaci, ma ti prego, non dirlo ad Alex, comincerebbe a dare i numeri e non voglio che si preoccupi. Te l’ho spiegato perchè vengo ogni giorno...io voglio riparare, voglio fare ammenda...voglio che tra noi torni tutto come prima...voglio farti capire perchè ho taciuto...io volevo solo tenerti al sicuro proprio perchè avevi già sofferto così tanto...il tuo disprezzo mi devasta, ma lo capisco, capisco cge me lo merito…” Kara a voce bassa pronunciò quelle parole mentre Lena continuava a stringere il suo polso tenendo vivo quel semplice contatto che Kara non avrebbe voluto finisse mai. In quel momento avrebbe solamente voluto spaccare quel vetro rinforzato che le divideva e stringerla in uno di quegli abbracci così carichi d’affetto che più volte si erano scambiate fino a poche settimane prima. 

 

“Devi dire a tua sorella la verità invece, sta a te. E..non posso...non posso crederti...non posso ricadere negli stessi errori…” Sussurrò la mora dagli occhi cerulei mollando la presa sul polso di Kara ma stavolta fu la bionda ad afferrarla con invidiabile rapidità per mezzo della fessura prima che si potesse allontanare troppo. Stavolta era Kara a tenere bloccata l’altra. E se Supergirl prima, se solo avesse voluto, sarebbe riuscita facilmente a divincolarsi dalla presa della giovane e carismatica Luthor, non si poteva dire lo stesso di Lena ora. Lena sarebbe stata libera da quella presa solo se Kara avesse deciso di lasciarle il polso e non in altro modo.

 

“Più in là magari le parlerò...non ora e riguardo a noi io vorrei avertelo  detto, non sai quante volte. Ogni volta che volevo farlo mi paralizzavo, andavo nel panico per paura della tua reazione, per timore che potessi perderti come effettivamente è accaduto. Lena...dammi una seconda occasione, sono sempre io...tutto quello che ti ho sempre detto, che ci sarei sempre stata per te, quel che abbiamo vissuto...è tutto vero...quelle non sono mai state bugie…” Supplicò Kara con le lacrime a bagnarle gli occhi color del cielo.  Lena le dave le spalle ora, ed i suoi occhi che bruciavano si chiusero, non voleva e non poteva piangere, no. I Luthor non piangevano. 

 

“Lasciami...le tue parole hanno smesso di contare per me quando ho scoperto la verità nel modo peggiore…” Commentò la giovane mentre una lacrima solitaria le bagnò il volto, una lacrima che catturò subito e che non voleva far vedere all’altra. 

 

“Non può essere così…” La voce incrinata della bionda si era ridotta ad un sussurro. Come poteva il loro rapporto essere terminato? Lena non conosceva nemmeno i suoi sentimenti, quelli veri, quelli radicati il quel suo grande cuore, quelli che aveva tenuto sotto chiave per tutto questo tempo assieme a quel segreto sulla sua identità che aveva distrutto la sua amicizia con la ragazza. 

 

“Lo è, per favore Supergirl non insistere…” Una nuova lacrima segnò il viso di Lena ed anche questa fu asciugata velocemente per paura che la bionda potesse vederla. Kara invece non le scacciava via quelle lacrime che come pioggia sui vetri scivolano sul suo viso, solcandolo quasi senza sosta.

 

“Io devo dirti un’altra cosa importante...per favore Lena voltati...voglio dirtela guardandoti negli occhi…” Il cuore di Kara batteva come un matto, così forte che temeva l’altra potesse sentirlo. Glielo avrebbe detto, glielo avrebbe detto che era innamorata di lei, non poteva andare peggio di così, no? Lena l’odiava con tutta se stessa e Kara moriva a questo pensiero, dirle che l’amava non avrebbe potuto peggiorare la situazione, dirle cosa provava non poteva rendere le cose più difficili di quel che già erano.  Cercò di asciugare le lacrime con la mano libera, quella non ancorata al polso della mora, che essendo ammanettata non aveva già una grande possibilità di muoverli liberamente di per sé gli arti superiori. 

 

“Non torturarmi ancora….” Lena si voltò lentamente verso Kara, nemmeno lei sapeva bene il perchè avesse accettato di tornare a guardarla dritta in quegli occhi che segretamente suscitavano in lei sensazioni e sentimenti mai provati per nessuno, ed allo stesso tempo amarezza e dolore. Cosa voleva ancora da lei? voleva sentirlo? non voleva? era combattuta.  Quella parte di lei che sentiva sentimenti speciali per Kara e che nascondeva sotto quella ora rigida armatura le urlava di permettere alla giovane repoter di parlare, di togliersi la corazza e lasciarla fare, la parte addolorata e timorosa invece le urlava di fermare l’altra, di non permetterle di pronunciarsi per nessuna ragione. Lena combatteva contro se stessa.

 

“Lena io...io ho capito solo di recente una cosa importantissima...l’ho capita finalmente, c’è, l’ho sempre saputa in realtà credo, ma non ti ho mai detto questa cosa perchè ho sempre avuto una grande paura…” Iniziò a balbettare l’eroina, tesa in ogni suo gesto non riusciva a trovare le parole e lo sguardo dell’altra piantato nel suo forse rendeva il tutto ancora più difficile nonostante quel che volesse era questo, che lei la guardasse mentre le apriva il suo cuore.

 

“Lena, Io ti a…” Ma Kara dovette interrompersi quando il bussare improvviso alla porta ed il materializzarsi di Andrews misero fine a quel momento tra loro ed allora Lena veloce, approfittando della distrazione di Kara dovuta all’ingresso di quel verme nella stanza, si divincolò dalla presa della bionda che era divenuta debole.  Lena si allontanò così dalla vetrata mentre gli occhi di Kara guizzavano dell'antipatico agente a lei. Cosa aveva interrotto quell’uomo? Lena guardò la bionda con aria interrogativa, cosa stava davvero per fare prima che fosse interrotta? il cuore della CEO della L-Corp era in tumulto, più del mare in tempesta e dire che fosse in confusione non rendeva bene l’idea. 

 

“Signorine, sono spiacente di interrompere i vostri evidenti drammi personali ma la direttrice Danvers è uscita per coordinare un’operazione e Supergirl, tu adesso dovresti uscire di qui, sei già rimasta più del tempo consentito.  La direttrice sembra avere un debole per te e ti concede troppa libertà, in sua assenza comando io tuttavia e l’ora delle visite è finita.  Sei quindi pregata di accomodarti fuori.” La voce di Andrews mentre pronunciava quelle parole era colma di soddisfazione, un sorriso maligno si era dipinto sulle sue labbra e nel suo sguardo era evidente il divertimento di quella situazione. L’uomo tenendo aperta la porta, aspettava Kara al varco, i pugni dell’eroina si erano stretti nuovamente con forza e dovette mordersi la lingua per non rispondere malamente a quello che considerava un imbecille viscido.  Non poteva farlo, poteva pregiudicare Alex o la stessa Lena. Le lanciò uno sguardo prima di iniziare a camminare verso il secondo in comando, come per salutare la mora. Quel maledetto l’aveva interrotta. Aveva interrotto quella connessione proprio adesso. Proprio ora in cui la bionda aveva raccolto tutto il suo coraggio ed era pronta a dire a Lena che l’amasse era stata fermata. Il momento si era spezzato e Kara non sapeva se si sarebbe ricreato. Lena era certa fosse pronta ad ascoltarla anche se aveva tentato di dissimulare.  Sarebbe successo ancora? o la mora riflettendo, a mente fredda, alla prossima occasione ripensando nuovamente al male che lei involontariamente  le aveva inflitto, non le avrebbe permesso di parlare? Era andato tutto in fumo pensò addolorata la bionda mentre usciva scortata da quell’individuo di dubbia moralità che richiuse la porta dietro di loro. Quel confronto tra lei e Lena stava per prendere un’altra piega, si, Kara se lo sentiva nel profondo, era una sua personale sensazione, ma ora tutto, il suo sogno, il suo desiderio era andato in frantumi come uno specchio caduto al suolo e divenuto una moltitudine di inconoscibili frammenti. 

 

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Capitolo 5
*** Ricatto ***


Lena non faceva che ripensare alle parole di Kara della sera prima. O meglio a quello che la reporter stava per dire prima che l’agente Andrews facesse quasi irruzione nella stanza interrompendole.  Cosa non aveva fatto in tempo a dire la bionda? la mora non faceva che chiederselo e non sapeva nemmeno lei il perchè. Non avrebbe dovuto interessarle, eppure una parte di lei continuava a chiederselo e non riusciva di conseguenza a concentrarsi sulla lettura.  E c’era anche un altro pensiero che si era radicato nella mente della CEO dell L-Corp.  Kara non era passata per tutto il giorno, era mezzanotte  e non si era fatta viva e lo trovava molto strano si, perchè obiettivamente la ragazza, da quando lei era stata arrestata, non aveva mai saltato una visita. Perchè oggi? perchè non veniva? e perchè, chiedeva a se stessa, si preoccupava così tanto della visita mancata? Aveva aspramente respinto l’eroina della città per giorni intimandole più e più volte di non tornare. Ed ora? perchè si sentiva così? Che Kara avesse davvero deciso di lasciarla perdere? che avesse davvero deciso di ascoltarla e non andare più a trovarla? uno strano senso di malinconia l’avvolse e le strinse il cuore a quel pensiero che opprimente si era fatto largo in lei con un’inarrestabile prepotenza.  Voleva vederla  e non voleva vederla. Era combattuta. Era divisa a metà l’affascinante mora che era capace di far girare la testa a molti, a chiunque con un semplice scambio di sguardi.  C’era una parte di lei poi che aveva un cattivo presentimento. Kara, o almeno la persona che lei credeva di conoscere non era quel tipo di donna che gettava la spugna, non lo aveva mai fatto. Kara non aveva mai indietreggiato davanti e niente e nessuno, eppure era strano questo silenzio. Che fosse successo qualcosa? che fosse là fuori in missione?  e se avesse chiesto di vedere Alex per domandarglielo indirettamente? la sua mente era piena di domande, piena di dubbi dai quali si destò quando la porta della stanza si aprì improvvisamente.  Kara, era lei di sicuro pensò Lena alzandosi di scatto dal letto, fissando lo sguardo verso la figura appena entrata e nei suoi occhi chiari si accese la delusione che non poté fare a meno di controllare o nascondere. Non era la bionda ad aver fatto il suo ingresso ma piuttosto quel viscido verme che lavorava per il DEO.

 

“Delusa dalla mia visita tesoro? ti aspettavi qualcun altro?” Proruppe l’uomo ridendo maligno avvicinandosi alla vetrata massaggiandosi il mento. Nei suoi occhi vi era una luce strana che alla ragazza non piaceva per nulla. Cosa voleva da lei? cosa voleva a quest'ora della notte? eccolo nuovamente il brutto presentimento farsi largo in lei. Qualcosa non la convinceva per nulla. Quello sguardo colmo di malizia le faceva venire i brividi. 

 

“Con chi crede di star parlando? non le permetto di affibbiarmi alcun tipo di vezzeggiativo, per lei io sono Miss Luthor. Mi ha capito bene? forse non l’è ancora chiaro chi sono io e la posizione che ricopro in società.” Ringhiò la mora, nei suoi occhi era evidente quanto fosse arrabbiata, indispettita. Come osava mancarle di rispetto quel maledetto? avrebbe voluto che quella vetrata sparisse, così come le manette per mollargli come minimo un ceffone che quell'arrogante presuntuoso non avrebbe certamente dimenticato con facilità.  Quello era il minimo.  Perché era lì, proprio ancora non lo capiva ebbene si, ma sperava che se ne andasse presto, per i suoi gusti avevano già passato troppo tempo insieme.  Ogni secondo in compagnia di quell'uomo era una tortura. Forse era peggio persino di passare del tempo con sua madre, Lilian.  Voleva solo rimanere da sola con i suoi pensieri Lena, e desiderava sapere dove fosse Kara, anche se non era disposta ad ammetterlo ad alta voce era questo ciò che voleva realmente, per quanto fosse arrabbiata ed amareggiata, delusa da lei.La sera prima non sapeva come, Kara era riuscita a far crollare una parte della sua resistente armatura, non tutta, ma una parte che aveva la sua consistenza era scivolata via con quelle parole che le aveva rivolto e con la loro conversazione troncata a metà a causa del secondo di Alex.

 

“Come siamo nervose e...formali. Credevo avessimo superato questa fase e che fossimo diventati amici, Lena. Dopo tutti questi giorni che hai passato qui...non vorrai mica continuare a mantenerti sulla difensiva con me...potresti cercare di essere un po più carina. Sei arrabbiata perchè la tua amichetta oggi non è passata a trovarti?” Rise Andrews continuando a stuzzicare la mora che sentiva la rabbia avvelenarle il cuore. Il suo codice le imponeva da sempre di non danneggiare, uccidere  con il suo lavoro, tutto il contrario, tuttavia se avesse potuto per il perfido agente sarebbe stata disposta a fare un’eccezione nonostante la sua morale, quella che aveva sempre tentato a tutti di mostrare possedesse a differenza di Lex.

 

“Piuttosto che avere a che fare con te, preferirei morire. Mi disgusta la tua sola presenza. Dove sono i tuoi leccapiedi?” Rispose in tono l'altra guardandolo con aria di sfida. Lena non era certamente quel tipo di persona che si teneva le cose per sè e per l’ennesima volta non mancò di far sapere all'uomo quanto lo detestasse.  Eccesso di imprudenza? forse, pensò evitando di rispondere alle sue domande su Kara, ma non gli importava, non lo temeva e voleva che questo fosse ben chiaro.

 

“Volevo fare quattro chiacchiere da solo con te e li ho congedati per questa sera. E’ proprio un peccato che tu non voglia essere più gentile con me Lena...sai quanti benefici avresti anche fuori di qui? Comunque sono venuto anche a darti la lieta notizia.  Miss Teschmacher è stata interrogata oggi pomeriggio e...beh, si è presa tutta la colpa di quanto accaduto. Domani verrai rilasciata. Contenta?” Annunciò l’uomo. Era stregato dalla mora, e non si sarebbe arreso. Il fatto che sarebbe stata rilasciata non avrebbe messo fine ai suoi tentativi, di averla per sè. Sapeva quali tasti premere ed anche quando sarebbe uscita l’indomani, Andrews avrebbe continuato a cercarla e mostrarsi più insistente fintanto che non avesse ottenuto quello che voleva dalla Luthor.  Anche se lei l’avesse accusato pubblicamente poi, chi mai le avrebbe creduto? chi poteva credere ad un membro della famiglia Luthor invece che ad un agente visti poi gli ultimi avvenimenti? nessuno, ecco chi, nessuno tranne la maledetta Kryptoniana pensò, ma lei aveva già il suo bel da fare e magari con un po di fortuna sarebbe morta visto quel che era accaduto oggi riflettee l’agente facendo comparire sul suo volto un sorriso compiaciuto in modo del tutto involontario. 

 

“Da te come ho già detto non voglio proprio nulla, stammi lontano. Io libera? era ora. Ve l'avevo detto. Ancora poco e finalmente ti perderò di vista.” Andò a ribattere. Hope si era presa la colpa di tutto come aveva immaginato, sarebbe stata bene anche in carcere, lo sapeva, ed avrebbe protetto anche Eve, abitandone il corpo, per quanto la ragazza non se lo meritasse affatto. Stavolta fu sulle labbra di Lena che comparve un sorriso compiaciuto nonostante fosse preoccupata per Kara e la sua assenza  pur non essendo disposta ad ammetterlo palesemente.  

 

“Se mi lasciassi fare...non te ne pentiresti affatto, cambieresti idea su di me…” Disse l’uomo e nella sua voce colma di desiderio adesso  Lena lesse le sue vere intenzioni.  Lui voleva lei. Era per questo che era lì con lei adesso. La paura prese possesso del suo corpo e gli occhi le si fecero lucidi. L’uomo rapido andò a digitare il codice per aprire la cella sbloccandola e Lena fece qualche passo indietro limitata nei movimenti come sempre a causa di quelle dannate manette.

 

“Stammi alla larga! non osare avvicinarti o toccarmi!” Urlò la mora con tutto il fiato che aveva in corpo, speranzosa che qualcuno potesse sentirla. In cuor suo però sapeva che non fosse così dato che la stanza era insonorizzata. La sola idea che quel mascalzone potesse metterle le mani addosso la disgustava enormemente. Perché le stava accadendo tutto questo? perché a lei? non aveva mai fatto del male a nessuno e sembrava quasi che tutte le malignità compiute da Lex stessero andando a riversarsi su di lei.

 

“Perché dovrei? non vuoi divertirti un po? Dopo oggi cambierai idea, Lena…” Disse l’uomo avvicinandosi con soddisfazione costringendola ad alzare gli occhi su di lui. Una lacrima misto fra la paura che non voleva mostrare, e la rabbia le solcò il volto. Era incapace di muoversi, la paura di quella situazione che l’aveva appena investita la paralizzava, era incapace di reagire nonostante il suo cervello le urlasse a gran voce di farlo.

 

“Supergirl! aiutami!” Gridò ancora Lena, perché Kara non entrava realmente da quella porta? dov'era? perché proprio oggi continuava a non presentarsi? il cuore le batteva nel petto e lo fece maggiormente per il terrore quando l’uomo le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. 

 

“Lei non verrà mia cara. Supergirl...sta male, parecchio a dire il vero.” Rise ancora l’uomo incapace di contenere il suo entusiasmo. Lena invece sentì distintamente il suo cuore perdere un battito. Le gambe all'improvviso non sembravano più capaci di sostenere il suo peso ed impallidì. Cosa stava dicendo? com'era possibile? stava mentendo o no? la mente di Lena volò alla ferita sulla mano di Kara, che fosse quella la reale motivazione?

 

“No...non è vero…”Sussurrò lei, gli occhi totalmente lucidi mentre quell'uomo era sempre più vicino a lei, e Lena in sua balia. Ammanettata non poteva difendersi, Andrews l’avrebbe presa con la forza e lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo, Kara stavolta non poteva salvarla. Fu proprio quando il perfido agente stava per poggiare le sue labbra sul collo della mora che la porta si aprì rapidamente, l’uomo fu costretto a spostarsi rapidamente poco prima che Alex entrasse a grandi falcate e Lena tirasse un sospiro di sollievo.

 

“Andrews, cosa ci fai tu qui?” Disse la rossa con tono autoritario. Non capiva perché l’uomo fosse venuto a far visita alla Luthor né tanto meno perchè avesse aperto la porta della cella. Il suo sguardo si posò sulla ragazza palesemente sollevata e sull'uomo che invece dal canto suo sembrava indignato.

 

“Direttrice Danvers, già di ritorno? non pensavo sarebbe stata tanto rapida. Sono semplicemente passato ad avvisare Miss Luthor del suo rilascio di domani.” Aggiunse congiungendo le mani dietro la schiena. Alex che non aveva mai smesso di guardarlo malamente andò ad annuire facendo lui segno di uscire dalla stanza.  Doveva parlare con Lena, da sole. 

 

“Prova a dire cosa è successo qui e...beh, sarò costretto a rivelare al mondo che la simpatica Miss Danvers altri non è che Supergirl ed ho le prove. Non finisce qui.” Sussurrò con voce bassissima così che solo Lena potesse sentirlo, i suoi occhi andarono a sgranarsi. Come aveva fatto a scoprire l’identità della reporter?  Sapeva per certo che Kara non glielo aveva confidato, men che meno Alex, quindi come l’aveva saputo? l'angoscia prese possesso del suo cuore e chiuse gli occhi, annuendo, facendogli comprendere avesse capito. Per quanto ce l’avesse con Kara, l’avrebbe protetta. Non aveva altra scelta se non cedere al ricatto di quell'essere ignobile. 

 

“Lena...è successo qualcosa qui?” Chiese Alex quando rimasero da sole ma Lena si limitò a scuotere la testa. Non avrebbe parlato, per il bene di Kara, nonostante tutto, avrebbe taciuto. Non poteva metterla a rischio. Sentimento difficile da gestire quello che sentiva agitarsi nel suo cuore.

 

“L’agente Andrews...ha detto il vero. E’ tutto apposto.” Aggiunse dopo troppo concentrata ad osservare Alex notandone il nervosismo, la preoccupazione. Il maledetto agente Andrews aveva detto la verità? c’era qualcosa che non andava con Kara?

 

“Come ti ha detto verrai rilasciata domani ma già da stanotte...non passerai la notte qui Lena. Si tratta di Kara...lei è ricoverata in una delle stanze di questa struttura. Sta male, oggi è svenuta alla Catco, per tutto il giorno ha ripreso e perso i sensi, adesso non si sveglia da quasi quattro ore. I medici non riescono a venirne a capo, il problema deriva sicuramente dalla mano, sembra si tratti di qualche infezione che si sta diffondendo in tutto il corpo...Lena abbiamo bisogno di te, lei ha bisogno di te. Ti prego, metti da parte le tue divergenze con mia sorella ed aiutami...non posso perderla…” Le lacrime che rigavano il volto di Alex erano incontenibili mentre liberava i polsi di Lena dalle manette, lei che stava faticando a non abbandonarsi alle lacrime a sua volta, lei che stava faticando a non  crollare sotto il peso della conferma appena ricevuta. 

 

“Portami subito da lei.” Disse semplicemente, incapace in più di passare un altro solo istante in quella stanza. Non avrebbe lasciato morire Kara, mai. Perché lei nonostante tutto era importante, lo era stata e continuava ad esserlo.

 

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Capitolo 6
*** Svegliati ***


Quello doveva essere un incubo.
Non vi potevano essere altre spiegazioni pensò Lena mentre al computer monitorava i parametri vitali di Supergirl, o meglio Kara.
Il quadro era preoccupante e per quanto fosse arrabbiata ed amareggiata con la bionda non riusciva a mascherare quell'evidente preoccupazione che l’attanagliava, soffocava.  Avrebbe dovuto essere felice per la libertà appena conquistata grazie ad Hope ma in questo momento l’essere stata scarcerata, l’essere stata, appena poche ore prima, quasi molestata da Andrews, erano tutte cose che avevano perso la loro importanza. Kara, di lei le importava, che riprendesse i sensi, che ritornasse a stare bene.   Lo avrebbe ammesso con qualcuno? probabilmente nemmeno morta pensò tra sé e sé mentre spostatasi dalla postazione dei computer si avvicinò anche al lettino sul quale Kara era adagiata, attaccata alle macchine. Tutto era stato scatenato da quella ferita che aveva riportato alla mano e che la bionda come il DEO aveva sottovalutato.  Quando avrebbe ripreso i sensi gliene avrebbe dette di tutti i colori, poco ma sicuro. Kara aveva questa abitudine, quella di pensare sempre e solo agli altri e mai a se stessa.  E dove l’aveva condotta tutto ciò? a mettersi a rischio, ecco dove.  Si sedette accanto a lei, gli occhi cerulei lucidi.  E se non si fosse svegliata?  No, non voleva pensarci.  Era vero, l’aveva odiata per averle tenuto segreta la sua identità, ma ora davanti la possibilità di perderla, che la morte se la prendesse, tutto passava in secondo piano. Anche quella bugia che le aveva spezzato il cuore, figlia di un segreto che le aveva fatto credere lei e Kara non potessero tornare a condividere quei bei momenti di un tempo.  L’averla dovuta trasferire con immediatezza al suo laboratorio alla L-Corp quantomeno l'agevolava, lì poteva tenerla sotto controllo al meglio e fare di conseguenza tutto il possibile per evitare che la sua paura assumesse quella concretezza che tentava di tenere alla larga dalla sua mente con tutta se stessa. 

 

“Kara, devi svegliarti, dico davvero...non farmi questo…”Fu un sussurro il suo, quasi una preghiera, vederla lì, così indifesa faceva male a Lena.  Kara era sempre stata una ragazza piena di energie, non poteva davvero finire così.  Non poteva vederla spegnersi sempre di più, minuto dopo minuto. Lei non lo meritava. 

 

“Devi aprire quegli occhi e tornare là fuori, a combattere il crimine, a proteggere Nation City, non puoi abbandonare tutti.” Continuò la CEO della L-Corp passando una mano tra i capelli dell’altra con un fare delicato, una delicatezza che lei stessa tra le fila dei freddi Luthor non aveva mai conosciuto.
 


“Non puoi abbandonare nemmeno me, se lo fai, puoi scommetterci che non ti perdonerò mai.” Proseguì poi con voce bassa ed una lacrima andò a solcare il volto color della porcellana. Spiegare quanto stesse male, quanto stesse soffrendo in questo momento non era possibile, nessuno avrebbe mai potuto capire se avesse tentato di esprimere a parole quel che si agitava nell’animo in tormento.  Un bussare alla porta del laboratorio la fece tornare in sé d’un tratto ed asciugata la lacrima diede il permesso di entrare. Non voleva farsi vedere da nessuno in quello stato, non voleva farsi vedere debole, fragile per com’era sul serio per quanto la sua fragilità in generale la celasse dietro una maschera d’autorevolezza.  La figura concitata di Alex fece il suo ingresso e la mora subito si alzò incrociando le braccia al petto, mettendo sul volto un’espressione per mezzo della quale tentava di nascondere la sua preoccupazione, fingendo disinteresse. Era difficile, eccome se lo era.  Avrebbe voluto solo che la bionda  aprisse i suoi occhi color del cielo, che tutto tornasse come sempre. Era troppo da chiedere? non aveva potuto fare a meno di porre a se stessa quella domanda retorica. 


“Lena. Come va qui? sono migliorate le condizioni di Kara?” Chiese la rossa tenendo gli occhi fissi nei suoi. Lena poteva percepire la sua tensione, era quella che lei stessa avvertiva, quella che stava cercando a fatica di non far trapelare anche se non era effettivamente sicura di star riuscendo in questa ardua missione.  
I sentimenti erano qualcosa che non era possibile gestire, sfuggivano al controllo. 

 

“No. E’ come prima. Sto facendo del mio meglio ma non vi sono miglioramenti. Tuttavia non vi sono peggioramenti ulteriori quindi questo è già qualcosa.” E chinò il capo Lena lasciandosi sfuggire un sospiro mentre Alex  si passava una mano sul volto stanco e teso. Aveva percepito la mora il dolore della maggiore delle Danvers, era la stessa sofferenza che stava corrodendo il suo cuore sempre di più.


“Non odiarla. Lei voleva dirtela da tempo la verità sai? sono sempre stata io a fermarla in passato. Solo prima di Non Nocere, capendo quanto ci tenesse a parlarti, l’appoggiai con forza per la prima volta su questa questione. Voleva dirti tutto anche se aveva paura di perderti, riteneva fosse giusto tu sapessi, era combattuta tra il volerti proteggere da eventuali ripercussioni dei nemici, la paura che tu potessi non perdonarla ed il desiderio di metterti al corrente per via del forte legame che ha instaurato con te. E se devo essere sincera, l’ho anche scoraggiata dal venirti a trovare in cella per via di quel che hai fatto. Sappiamo entrambe che Eve si è presa la colpa, ma lei continua a fidarsi di te ciecamente e mi ha chiesto di far altrettanto. Solo per questo l’ho affidata a te adesso, volevo essere onesta. Lei, quando si tratta di te, non mi da mai retta, prende sempre le tue parti. Io ti apprezzo Lena, ma allo stesso tempo mi confondono i tuoi atteggiamenti.” Non mancò di ascoltare con  la dovuta attenzione nessuna delle parole pronunciate dalla sorella di Kara, per ognuna di esse nello sguardo limpido di Lena apparve una differente espressione.  Alex era una brava persona ma infondo la mora sapeva che non si era mai fidata di lei pienamente per quanto in precedenza avesse sempre cercato di mostrare il contrario, sicuramente per compiacere la sorella minore. Motivazione? la pesante eredità del suo cognome, come sempre. Le persone l’avevano sempre giudicata per questo d’altronde, compresa Alex  a quanto sembrava, o meglio quasi tutti.


“Non mi pronuncerò su Eve e per quanto riguarda il rapporto tra me e te, se dobbiamo essere sincere, ho sempre sospettato che tu non ti fidassi di me in maniera completa seppur non ti avessi mai dato un motivo valido ed effettivo per farlo. Però mi illudevo di star sbagliando perchè comunque tenevo anche a te. In modo differente rispetto che a tua sorella ma ti volevo bene. Ma per te non era lo stesso or ne ho la certezza. Si chiama pregiudizio Alex e credimi, mi spiace davvero che tu lo abbia avuto e continui ad averlo  nei miei confronti, ti reputavo un’amica e ti reputo ancora una donna in gamba nonostante tutto. Riguardo a tua sorella non credi che dovessi lasciarla libera di scegliere se dirmi la verità o meno?” Lo sguardo di Lena, duro e ferito, era stato posato con serietà su Alex e poi prese nuovamente posto accanto alla bionda eroina della città. Era stufa di doversi giustificare, stufa che i pregiudizi continuassero a caratterizzare la sua vita. Cosa aveva pensandoci bene? tutto quello che Lex le aveva lasciato era stata una cattiva reputazione che tentava di ripulire con ogni mezzo ed un cuore spezzato che l’aveva portata ad alzare attorno a sé dei muri altissimi che le avevano impedito di ascoltare le ragioni di Kara nei giorni passati.  E se fosse stato troppo tardi adesso? se non si fosse risvegliata? se fosse morta senza il suo perdono? e come avrebbe fatto a vivere senza di lei che, piombando nel suo ufficio, rendeva le sue giornate, anche le più dure, all’improvviso splendide? 

 

“Hai ragione, ho sbagliato, ma poi quel che è accaduto con Non Nocere...è stato come se con quel gesto tu avessi confermato i miei iniziali dubbi, ma Kara, lei non ha smesso di credere in te. Volevo solo dirtelo, mi sembrava gisto. Ad ogni modo si, ma l’ho capito troppo tardi che avrei dovuto lasciarla libera di decidere da sola anche perchè, come ho già detto, quando si tratta di te, non da retta nemmeno a me. Volevo solo proteggerla. Ma non è il momento di parlare di ciò.  Credi che si rimetterà? lei non può morire, non so cosa fare senza di lei…” Era incrinata la voce di Alex e Lena dovette cercare di fare il suo meglio per non crollare, non per le dichiarazioni dell’altra in merito all’amicizia che le aveva legate che, per quanto importante, non era mai stata intensa come quella  che aveva condiviso con Kara.  Quel che stava costandole fatica era mascherare  la preoccupazione effettiva ed immensa per le condizioni di quella ragazza impacciata e gentile che mai avrebbe potuto immaginare fosse la tenace Supergirl, la ragazza d’acciaio. 

 

“Farò tutto quello che è in mio potere per farla vivere. Nonostante quel che mi ha fatto, quel che mi ha taciuto, non voglio che muoia.” Rispose Lena fissando l’altra con sincerità, risolutezza. Kara non sarebbe morta, non lo avrebbe mai permesso, piuttosto che perderla avrebbe preferito morire lei stessa, era questa la realtà dei fatti, quella pura e semplice.

 

“Grazie…” Un sussurro la voce di Alex mentre gli occhi le si gonfiarono di lacrime. Kara doveva vivere, come avrebbe fatto senza sua sorella che era il suo faro nell'oscurità? Non riusciva ad immaginarlo, non voleva pensarci. Perchè Kara era arrivata a quel punto? perchè non le aveva confidato quanto la mano continuasse a darle problemi? e come aveva fatto lei a non capirlo? ed i medici? era arrabbiata, spaventata la rossa e non sapeva su chi indirizzare la colpa, o meglio non faceva che incolpare prima se stessa per non aver capito il problema della sorella minore.

 

“Non ringraziarmi...non voglio che muoia.” Ribatté lei riportando lo sguardo  sul corpo della bionda. Non era mai stata una donna religiosa, si era affidata da sempre alla scienza nella quale aveva trovato rifugio all'anaffettività della sua famiglia, ma ora come ora, la mora si sarebbe prostata davanti a qualsiasi Dio purché Kara si risvegliasse e le dicesse che stava bene.

 

“Lo so, lei sarebbe molto felice di sapere che la stai aiutando, che l’hai portata nel tuo laboratorio per prenderti cura di lei, a mia differenza non ha mai dubitato. Nemmeno per un attimo. Tu...sei una delle persone più importanti della sua vita e so che...nonostante tu sia ferita, per te è lo stesso. Lo noto come stai tentando di mascherare la preoccupazione per lei, non mi è sfuggito. “ Sospirò la mora alle parole dell’altra. E lei che credeva di riuscire a mascherare bene le emozioni dopo anni passati al fianco di quella belva della sua madre adottiva. Era più che evidente che si sbagliasse dunque.


“Alex io…” Ma prima che potesse aggiungere altro, prima che potesse anche solo completare quella frase, mettere da parte l’orgoglio come stava facendo e dire finalmente a chiare lettere quello che il suo cuore le urlava di confessare ad alta voce, il corpo di Kara iniziò ad essere scosso da convulsioni via via sempre più intense sotto gli occhi terrorizzati delle due.

 

“Lena! fa qualcosa te ne prego!” La voce di Alex riempì la stanza mentre la mora già messassi all’opera, con mani tremanti ed il cuore che batteva come un martello per il terrore più grande che avesse mai avvertito, intimava all’altra di tenere ferma l’eroina sperando che il siero che voleva iniettarle mettesse fine alle convulsioni e riblinacisse i valori vitali della reporter. Non poteva perderla, Kara non poteva morire, non l’avrebbe lasciata alla Morte, Kara doveva restare lì, con lei, a tutti i costi.


[...]

 

Seduta vicino al letto della sua migliore amica, o meglio della donna che segretamente, non tanto segretamente agli occhi di molti, amava, Lena le teneva stretta la mano. Era pallida Kara ma i suoi parametri vitali erano andati a stabilizzarsi. Era intervenuta appena in tempo. Il siero che aveva progettato era entrato in circolo facendo effetto.  
Gli occhi della mora erano chiusi e lei stava riflettendo, si era persa nei suoi pensieri. Aveva rischiato di perderla. Vi era andata molto vicina. Non lo avrebbe sopportato. Fece più stretta la presa sulla mano dell’altra.Quando i parametri erano tornati nella norma seppur contro la sua volontà Alex era stata costretta ad andare via, sul campo di battaglia. Con Kara fuori uso toccava a lei in quanto direttrice ed agli agenti del DEO risolvere i problemi che avrebbe dovuto risolvere Supergirl.  Aveva promesso che avrebbe vegliato lei su Kara, avrebbe mantenuto la parola fatta ad Alex ma non per la rossa, ma per Kara stessa, solo per lei. Lo faceva per Kara si, per quanto Lena fosse ancora delusa che lei in tutti questi anni non avesse mai confessato della sua doppia vita.Ora che aveva rischiato di perderla seriamente però non voleva più pensarci. Ne avrebbero parlato perché si, lei doveva svegliarsi.  Lo avrebbe fatto. Doveva tornare da tutti. Da lei. Avevano una conversazione in sospeso.


“Apri gli occhi, ti scongiuro...svegliati…” Sussurrò ancora, gli occhi cerulei totalmenti gonfi. Quell’immagine sarebbe risultata strana a Lex e Lilian se le avessero potute vedere in questo momento, una Luthor che si prendeva cura di una Kryptoniana, ma a Lena non importava. Non importava nulla alla giovane di quella famiglia dalla quale sin da bambina avrebbe desiderato ricevere approvazione, questo almeno finchè non aveva realizzato che persone orribili e crudeli in realtà fossero iniziando a prendere le distanze.

 

“Mi spiace di averti respinta in questi giorni...di non aver voluto ascoltare le motivazioni che ti hanno spinta a non rivelare la verità, mi spiace di averti tenuta alla larga...devi assolutamente svegliarti...noi dobbiamo risolvere questa cosa...per favore Kara.” Continuò ancora, una calda lacrima le rigò il volto, nuovamente, l’asciugò con lentezza e riportando gli occhi chiari sul viso dell’eroina della città notò che lentamente l’altra stava riaprendo gli occhi, in pochi istanti gli occhi blu della kryptoniana difatti si incontrarono con i suoi e per un attimo il cuore di Lena perse un battito.

 

“Lena...sei qui…” Riuscì a sussurrare a fatica la bionda e Lena le strinse ancora più forte la mano come a farle capire che si, era lì con lei, che era davvero lei, avrebbe voluto aggiungere qualcosa, avrebbe voluto dire tante cose ma non ne aveva la forza, era troppo felice al momento come non lo era da tempo per realizzare e mettere qualche parola di fila che potesse avere un senso compiuto.



 

Note autrice: Buonasera ragazzi! <3 ecco il nuovo capitolo, chiedo scusa per il ritardo ma avendo ricominciato l'università ho perso più tempo del solito ad aggiornare. Da ora in avanti il capitolo nuovo della storia per questo motivo arriverà ogni 7 massimo 10 giorni dalla pubblicazione dell’ultimo, non oltre, tutto appunto per via dello studio. <3  Grazie mille a tutti per essere qui, per esser qui a seguire, leggere e recensire la mia storia e grazie per la pazienza, per il vostro costante supporto, vi adoro, a prestissimo con il capitolo 7!!. :)  <3

 

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