Il potere della materia

di KuroRyuu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (parte 1) ***
Capitolo 2: *** Prologo (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Introduzione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1: L'inizio non sempre è uguale per tutti ***



Capitolo 1
*** Prologo (parte 1) ***


Anno 1317
L’anno in cui il modo di vivere delle persone cambiò drasticamente.
L’anno in cui le stesse persone cambiarono drasticamente.
L’anno della Morte.
Il mondo, fino a quell’anno, non era certo stato rose e fiori; c’erano state molte epidemie, la fame era diffusa e le ricchezze erano poche.
Nonostante ciò, tutto sommato, alla gente andava bene anche così. Fino all’avvento della Morte.
Purtroppo quella non era la Morte che veniva rappresentata con la falce, capace di ucciderti in un secondo; era una Morte subdola e meschina, che uccideva in svariati metodi, molti dei quali collegati al respiro. Alcuni morivano per dei buchi nel tessuto polmonare, altri per il blocco totale di questi ultimi, altri ancora per lo sgretolamento totale dell’apparato.
Il vero problema, tuttavia, non era l’atrocità e la sofferenza che questa Morte portava con sé, ma il numero di persone che si tirava dietro dopo essere passata. Di un paesino di mille abitanti, infatti, ne restavano forse venti, se si era fortunati una cinquantina.
In tantissimi cercarono un modo di prevenire, o quantomeno curare, questa malattia; futile dire quanto i loro sforzi siano stati vani. I sintomi erano troppi e di troppi tipi diversi per riuscire a preparare una medicina capace di guarirli tutti.
Vani furono anche i tentativi dei più accorti  che si rinchiusero in casa sprangando porte e finestre; e, pure andando in giro con un fazzoletto davanti a naso e bocca, quella peste li colpì lo stesso, anche se resistettero effettivamente qualche giorno più di altri.
In quell’anno i fortunati sopravvissuti nei vari villaggi si godevano le ricchezze dei morti, senza rispetto o pudore, semplicemente gioendo della vita che ancora avevano; certo, in loro ancora albergava la paura di quella Morte che aveva loro portato via molte persone care, ma prima di ciò stava sicuramente l’avidità, la lussuria e la superbia, che ormai regnava sovrana, impediva a molti di vedere quanto il loro ignorare il mondo esterno, per loro ormai stupido e impotente, potesse essere dannoso.
Quell’anno, infatti, il grano marcì, le altre piante si ammalarono e gli alberi, non avendo più nessuno che li tagliasse, si espansero enormemente arrivando così vicini alle città. Con essi arrivarono anche gli animali che, non cacciati tranne che da altri animali, si riprodussero in modo anomalo formando branchi di numero in precedenza impensabile; così, forti del numero, scacciarono da quello che era rimasto dei villaggi anche i pochi sopravvissuti che, non sapendo dove andare, si dirigevano spesso alle città, ai loro occhi più sicure.
E questo, almeno in parte, era vero; era indubbio che nessun essere umano sarebbe riuscito a scalare le mura costruite con anni di dura fatica e, un tempo, anche fortemente difese. Ma ormai varie cose erano cambiate, tra cui le difese, ora assenti, e gli assalitori, ora non più umani. Infatti erano ora gli animali a scalare le mura per appropriarsi di sempre più territorio per il proprio branco.
Fu così che, a poco a poco, gli uomini e le donne del tempo abbandonarono la propria superbia per lasciare maggior spazio all’istinto di autoconservazione; questo portò il genere umano a creare dei gruppi di qualche migliaio di persone che si aiutavano solo se ciò poteva tornare a proprio vantaggio. Per qualche anno questi piccoli gruppi vagarono senza una meta precisa con il solo scopo di sopravvivere; tutto ciò fino a quando un vecchio, che ormai stanco di tutto ciò, decise di voler costruire una città nel punto in cui si trovavano.
Sul momento molti pensarono scherzasse, anche solo perché si trovavano nel bel mezzo del nulla, in un luogo completamente privo di fonti d’acqua; così se ne andarono.
Con lui rimasero giusto un centinaio, prevalentemente giovani, anch’essi stufi di camminare; di ciò che successe loro, in pochi lo sanno, ma si disse che avevano trovato un lago e avevano costruito un’ottima città fortificata e che vivevano abbastanza bene.
In pochi credettero a una voce del genere, ma in molti, pensando all’idea della città fortificata decisero che, qualora avessero trovato una zona adatta all’agricoltura e all’allevamento, si sarebbero insediati lì, fossero stati anche soli.
Fu così che, negli anni a venire, sorsero città fortificate ovunque: su isole, su montagne innevate, nelle foreste, nelle pianure e c’è una specie di leggenda che parla di una città nel bel mezzo del deserto.
Per anni tutte queste persone vissero curandosi solo di ciò che accadeva all’interno delle mura, facendo finta che tutto ciò che esisteva all’esterno non esistesse; in questo tempo, pian piano si stabilì una scala gerarchica, anche se, inizialmente, tutti, anche i gradi più alti, lavoravano senza lamentarsi. Quando però il numero di abitanti nelle città cominciò a diventare abbastanza elevato, pian piano smisero fino a quando non si tornò a una situazione simile a quella vissuta fino al 1317.
Questo fatto causò un forte aumento nella natalità nei ceti bassi, che portò a una conseguente scarsità di cibo e di spazio; così venne deciso di spedire delle unità di giovani all’esterno delle mura per cercare cibo e materiali per permettere l’espansione delle città. Al ritorno, se qualcuno riusciva a tornare, si sentivano storie sulle altre città, che sembravano sempre ricche e prospere; ovviamente ciò era come un giovane vedeva una città che era così diversa dalla propria, difatti nessuna delle città viveva nell’abbondanza e quasi tutte avevano problemi di cibo e spazio.
Fatto sta che iniziarono a crearsi delle rivalità tra città di una stessa regione, che non sfociavano in battaglie solo per la totale assenza di una qualsivoglia forma di esercito. Vero è che ogni città, quando aveva materiale in eccedenza, lo usava per prepararsi a una eventuale guerra.
Fu nel 1367, esattamente cinquanta anni dopo l’avvento della Morte, che si manifestarono i primi casi di una capacità che sembrava fatta apposta per essere utilizzata in battaglia, che cambiò la vita di molti e la tolse almeno ad altrettanti.




 
 
Nota dell’idiota autore:
Salve a tutti i gentili lettori, e grazie di stare leggendo anche questa parte.
Allora ci tengo a dire un paio di cose su questo capitolo e sulla storia in generale, quindi vi prego non abbandonatemi ora. La prima cosa che voglio dirvi è di non uccidermi per questo capitolo e, se doveste leggerlo, neanche per il prossimo; so che è pallosa tutta questa parte introduttiva ma dovete cercare di capirmi, è una storia originale, scritta dal nulla, quindi o vi spiego cosa è successo per bene, o non capirete mai davvero bene quello che succederà. Inoltre spero che siate quantomeno interessati a scoprire di che strabiliante capacità si tratta, e credo (spero) che non vi deluderà.
Adesso vi dico l’ultima cosa riguardo alla storia e poi vi lascio (sempre che non vi siate già rotti le scatole). Allora… questa storia è una storia ideata collaborando con Hoshi_10000, quindi se volete farle e farmi un favore andate a leggere le sue fanfiction.
Saluto nuovamente i coraggiosi che sono arrivati fin qui e spero di rivedervi al prossimo capitolo.                                             Saluti dal Dragone e a presto (spero?)

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Capitolo 2
*** Prologo (parte 2) ***


Il potere di controllare determinati materiali come se fossero parti del proprio corpo; questa fu la capacità che apparve in quel mondo di città fortificate.
Questo potere avrebbe cambiato lo stile di vita di moltissime persone, portandole a combattere “per il bene della comunità”, senza nemmeno sapere né perché né contro chi combattevano.
Il primo ad avere questa capacità venne a lungo sottoposto a esperimenti e allenamenti, allo scopo di determinare quanto questo “potere” potesse tornare utile e quanto, invece, potesse essere pericoloso. Fu così che, dopo mesi di esperimenti, quel povero ragazzo, con l’unica capacità di controllare il legno, venne mandato in giro per il mondo con l’incarico di uccidere tutti quelli che non facessero parte della sua città.
Nel suo viaggio questi venne a conoscenza di molti particolari della sua  capacità che gli erano sconosciuti; scoprì di poter controllare solo una determinata quantità di legno e solo in un raggio di 50 metri, oltre al fatto che poteva aderire al suo corpo come una seconda pelle, senza appesantirlo. Capì inoltre che non poteva modificare il legno tramite essa, ma poteva comandare oggetti di legno modificati in precedenza.
Nonostante gli ordini impartiti, egli decise di condividere queste informazioni anche con le altre città, così da poter semplificare la vita ai suoi possibili successori. Cercando di tornare nella sua città percorse una strada che lo stancò moltissimo, e così venne a conoscenza della più grande falla della sua capacità: essa non funzionava se il possessore era troppo stanco.
Fu così che, solo e indifeso, venne assalito dagli animali e ucciso.
Quest’uomo venne ricordato come il primo “esemplare” possessore di questo potere. Negli anni, infatti, vennero a verificarsi sempre più casi di questa capacità, fino a quando le città decisero di istituire delle Accademie per addestrare i bambini in possesso di essa. Col verificarsi di più casi in contemporanea si venne a scoprire di come gli individui con questo potere potessero riconoscere a vista altri possessori, anche se questi ultimi non l’avessero ancora manifestata.
In quegli anni si verificarono casi in cui un possessore fosse senza materiale oppure che il materiale fosse raro all’interno delle mura; venne così deciso che, raggiunti i diciassette anni, i ragazzi sarebbero stati mandati all’esterno delle mura con poche risorse e un arma a loro scelta, al solo scopo di trovare il proprio materiale. Per ragioni di sicurezza sarebbero dovuti andare in giro a coppie o in gruppo e sarebbero dovuti tornare dopo aver raccolto la loro quantità massima di materiale. Le città cominciarono così a radunare piccoli contingenti di possessori e decisero di chiamarli “Material Warrior” o “WarMat”, più in breve.
Questi nuovi guerrieri erano un potenziale bellico molto importante e, proprio per questo, godevano di varie agevolazioni all’interno della città; proprio per questo avere un figlio WarMat era considerata una benedizione, soprattutto finché egli o ella era ancora in vita.
Per anni le città addestrarono e arruolarono i Material Warrior al fine di aumentare il proprio potenziale bellico. Per anni la convinzione della gente fu che essi non potessero cambiare la forma del proprio materiale se non lavorandoci manualmente.
Ma spesso, si sa, le convinzioni della gente non sono necessariamente corrispondenti a verità. Nel 1408 si verificò il primo caso di WarMat di seconda generazione. Venne chiamata così per distinguere coloro che potevano controllare il materiale solo in forma solida e quindi immutabile, da quelli capaci di controllare il materiale in forma liquida.
Inoltre la seconda generazione poteva controllare, mediamente, molto più materiale della prima generazione, il che li rendeva ancora più importanti agli occhi dei comandanti delle città. Così il modo di combattere dovette cambiare nuovamente; se prima venivano tesi agguati in ambienti consoni al potere di ognuno, adesso si combatteva come un esercito, collaborando per la vittoria.
Al contempo, con il consolidamento della seconda generazione, coloro che, pur essendo Material Warrior, di materiale ne possedevano ben poco, cominciarono a essere discriminati e molti dovettero tornare ad un lavoro umile e senza privilegi. Ormai la prima generazione era diventata quasi inutile, così come quei membri della seconda che potevano controllare materiali che, in forma liquida, non erano letali. Pian piano questa discriminazione divenne sempre più diffusa fino a quando tutte le persone ai vertici vennero sostituite da WarMat con un grande controllo del proprio materiale ed una grande quantità di quest’ultimo.
Ormai il loro pensiero era rivolto alla conquista di altri territori, invece che al più ragionevole sviluppo dei propri. Insomma si guardava al prato del vicino, all’apparenza così verde, senza  curarsi minimamente del proprio; così per le persone comuni o per quei WarMat ormai privati del titolo di guerrieri, la vita nella città diventava sempre più dura. Per i WarMat ancora nell’esercito, invece, la vita era quasi una passeggiata, nonostante le scaramucce che venivano spacciate per guerra; le battaglie infatti erano quasi al primo sangue: appena uno dei due fronti subiva una perdita, l’esercito intero si ritirava, spaventato dall’idea di poter fare la stessa fine. Così veniva combattuta quella che loro definivano guerra e, per loro fortuna, il popolo non ne era al corrente, altrimenti sarebbero potute scoppiare grandi rivolte, considerati i grandi privilegi di quelle persone.
Essi ricevevano infatti una paga molto alta e avevano diritto a sconti in qualsiasi negozio; potevano anche scegliere liberamente di unirsi in matrimonio con qualsiasi donna o uomo del popolo, a patto che questi non fosse già precedentemente impegnato con altri. Anche se, a dirla tutta, questa limitazione valeva solo per i WarMat di basso rango e che non avevano alcuna influenza sugli altri guerrieri. I membri dell’Assemblea potevano infatti fare ciò che volevano, a patto che ciò non andasse contro gli accordi presi da quest’ultima, una specie di riunione per discutere o di guerra, o di leggi, o anche della cena della sera prima, se non avevano voglia di parlare di questioni di maggiore importanza.
Niente, in apparenza, avrebbe potuto far vacillare il potere di questi privilegiati; o almeno, questo era quello che il volgo pensava. Questi, invece, sapevano perfettamente che un fatto, neanche troppo improbabile, avrebbe completamente distrutto l’autorità dei membri delle varie Assemblee; questo fatto, così temuto dagli uomini influenti del tempo, avvenne precisamente nel 1467, nella generazione del 1450.
La terza generazione era arrivata, e, con essa, una nuova rivoluzione; difatti, il potere di controllare i gas aveva i suoi vantaggi.
Ma lo stato gassoso aveva anche i suoi svantaggi; esso aveva una bassa velocità di movimento e, soprattutto era molto difficile da manovrare. Anche con anni e anni di addestramento, nessuno riusciva a controllare questo stato con la maestria con cui venivano controllati gli altri due.
Nonostante ciò, si rivelò molto utile in guerra, così sul campo di battaglia cominciarono a morire più persone; ma questo non era un grande problema, visto che continuavano a nascere sempre nuovi WarMat, nuovi soldati che avrebbero combattuto al posto  di quei potenti infiacchiti dalla loro posizione sociale e dai privilegi che loro stessi si erano concessi.
Bisogna dire che, nonostante la guerra regnasse sovrana quasi ovunque, ai soldati non era concesso uccidere quei giovani WarMat alla ricerca del proprio materiale, anche nel caso fossero di città diverse. Stessa regola sarebbe dovuta valere per questi giovani, ma proprio essendo tali, c’erano alcuni che non la rispettavano e si divertivano ad attaccare gli altri ragazzi.
E così gli anni furono pieni di guerre, morti, tristezza, carenza di cibo e disparità sociale.
Andò avanti per decenni, senza che nessuna delle città combattenti prevalesse sulle altre; nonostante ciò le guerre continuarono e, con esse, tutto ciò che è loro collegato.
Sarà solo dopo il 1517 che, nella regione di Andalya, dei giovani Material Warrior, chiamati “generazione ‘500”, cambieranno le guerre ed il loro stile di vita.
 
 
 
Nota dell’ idiota autore:
Salve a tutti.
Se siete arrivati fin qui non siete solo gentili, ma anche coraggiosi, quindi vi ringrazio tutti per aver letto. Adesso, se volete sopportare i miei sproloqui, come spero, restate. Non vi posso costringere ma fareste di me un drago felice.
Per prima cosa pongo un paio di domande: la prima riguarda gli WarMat (scusate la poca fantasia per il nome).
Chi si aspettava un potere del genere? E, nel caso, anche con tutte le varie differenze nelle tre generazioni?
Se c’è qualcuno che, in tutta onestà, può rispondere di sì, credo debba andare al manicomio (ah no, li hanno chiusi tutti)… ovviamente sto scherzando, ma nel caso spero tu voglia lasciare una recensione. Per gli altri, che credo saranno la maggior parte, spero di non aver deluso le vostre aspettative di chissà quali mirabolanti poteri cosmici.
Adesso, se siete ancora qui, prestatemi ancora un po’ di attenzione please… perché vi devo annunciare che il prossimo sarà anche l’ultimo della parte introduttiva in cui scoprirete molto di ciò che c’è da sapere sulla misteriosa Andalya (con tanto di bellissimi disegni fatti da Hoshi_10000; grazie Hoshi, grazie davvero, giuro che ti comprerò almeno un paio di manga entro un mese). Eh-Ehm… chiusa la parentesi.
Dicevo, dal quarto capitolo cominceranno ad apparire i nostri “generazione 500”, nati, appunto, nel 1500; so già che sarà un lavoraccio quindi, qualora voleste farmi notare i frutti del mio duro lavoro, vi pregherei di lasciare anche una breve recensione.
                                                                      Saluti dal Dragone e a presto (vi aspetto eh)

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Capitolo 3
*** Introduzione ***


Capitolo III
 
Andalya era una delle regioni in cui la guerra era cominciata poco prima dell’avvento degli WarMat; era infatti una zona particolare, in cui i problemi erano molteplici e molto diversi tra loro. In certe zone le piogge erano talmente abbondanti da far marcire le coltivazioni, in altre queste erano così rare da creare un deserto quasi invivibile. Altre  zone, soprattutto quelle situate in montagna, erano spesso affette da bufere che rendevano complicata la crescita regolare delle coltivazioni; in una zona marittima, e quindi mediamente più fertile, si assisteva invece a improvvise inondazioni.
Questa era la regione di Andalya, occupata da tre città riconosciute: Denim, situata nella zone boscosa a ovest; Leonias, situata sui monti a nord e Wailia, situata su un isola poco distante dalla costa a sud. Tra queste tre era guerra aperta da ormai più di un secolo e nessuno dubitava del fatto che avrebbero continuato così per almeno altrettanto; anzi, in molti pensavano che non avrebbero mai smesso.
La popolazione di  Leonias, considerata la più forte in battaglia, contava anche un numero mediamente basso di abitanti; la loro era una società molto rigorosa in cui i più forti comandavano e i più deboli o venivano sottomessi, o venivano uccisi. In quegli anni dominavano tre famiglie, considerate al pari degli antichi nobili, che erano comandate dai tre più grandi strateghi al tempo presenti nella città. La più importante di queste, gli Airoson, era a capo della città da generazioni, e dava origine a WarMat sempre più forti, che poi addestrava all’arte della strategia militare. Proprio nel ‘500 era nato il primo figlio dell’attuale capofamiglia, chiamato Gispel.
La seconda famiglia, gli Deyvson, da lungo tempo in conflitto con gli Airoson per il posto di famiglia più importante, avevano avuto anch’essi un figlio in quel periodo, che chiamarono Axel; questo, come Gispel, appena nato si trovava già le aspettative dell’intera famiglia sulle spalle.
E infine la terza famiglia, quella dei Knomson, solo recentemente divenuta nobile, era quella i cui membri erano più accondiscendenti e meno cruenti; qualche mese dopo le nascite nelle altre due famiglie, anche nella loro nacque un figlio, che chiamarono Unfayr.
Queste tre famiglie comandavano l’Assemblea per il semplice fatto che erano l’assemblea; tutti i membri dell’Assemblea della città, infatti, o facevano parte di una delle famiglie, o avevano dei legami molto stretti con una di esse, o ne avrebbero fatto parte.
Nel gradino sociale inferiore a queste tre famiglie stavano i WarMat che più si erano distinti in battaglia  o che più avevano aiutato nella formulazione di una o più strategie efficaci; venivano chiamati generali ma non godevano di grandi benefici, se non una paga un po’ più altra rispetto ad altri WarMat. In quegli anni si era distinto un generale, da tutti chiamato Bratum, che aveva più volte aiutato i nobili a formulare delle strategie vincenti, oltre che aver combattuto in prima linea per lungo tempo. Avendo avuto un figlio, Obsidian, nello stesso periodo dei nobili, sperava che questi concedessero ai bambini di giocare insieme, cosa che non avvenne mai.
Sotto ai generali stavano i WarMat semplici e, infine, i contadini.
Nessuno nella città poteva trascurare l’esercizio fisico, se non per malattie gravi o perdita di due o più arti; pensavano infatti che solo genitori sani e forti avrebbero potuto generare figli robusti e in salute.
Il loro nutrimento si basava sulla carne degli animali cacciati, sulle bacche raccolte e sulle piante che crescevano nei periodi più miti.
Le case, costruite prevalentemente in legno e in pietra, avevano un rialzo dal terreno che serviva a dare una maggiore stabilità e ad avere un piccolo rialzo dalla neve; tra le città era considerata la più fortunata perché, nonostante la posizione fredda, era una città preesistente e certi edifici erano molto più solidi e meglio costruiti di quelli delle altre due. L’Accademia, per esempio, era un edificio a due piani, completamente di pietra e quindi molto solido; il campo di addestramento, un tempo un arena di gladiatori, era completo di qualsiasi attrezzatura da allenamento, dalle sbarre per le trazioni, ai manichini per il tiro al bersaglio allo spazio per il combattimento corpo a corpo.
 
Gli abitanti di Denim, imbattibili e quasi invisibili nei territori boschivi, avevano una società meno rigida, ma molto più propensa alla caccia e, di conseguenza, più abituata a brevi inseguimenti, uccisioni dalla distanza e con un solo colpo; nel tempo si erano specializzati nell’arte dell’agguato ed erano diventati gli assassini migliori della regione.
Per motivi che a loro stessi non erano chiari, si proibivano di uccidere i giovani durante la ricerca del loro materiale, a meno che questi non fossero i primi ad attaccare; la loro Assemblea era formata dagli assassini o dai cacciatori migliori. Il ruolo del cacciatore era un ruolo di grande prestigio perché, vivendo loro sugli alberi, erano principalmente gli animali a riuscire ad entrare nel villaggio, peraltro circondato da una piccola muraglia di tronchi; quando questo succedeva, erano quindi i cacciatori a intervenire e a uccidere le bestie, per poi spellarle e sviscerarle al fine di poterle successivamente mangiare.
Nonostante il clima fosse caldo, e quindi teoricamente adatto alla coltivazione, la forte e perenne umidità della foresta la rendeva molto difficile, in alcune zone anche impossibile; di conseguenza gli alimenti coltivabili erano scarsi e l’alimentazione si basava su carne e frutta.
Le case, tutte costruite in legno, erano collegate da piccoli ponti sospesi, che rendevano possibile l’attraversamento della città a chiunque e senza troppi pericoli; i più giovani e spericolati si divertivano però a saltare da un albero all’altro, rischiando ogni volta di cadere ma, fortunatamente, non accadeva spesso. Oltre ai giovani, erano anche gli WarMat a spostarsi in questo modo, poiché ritenuto più rapido e quindi più utile nei momenti di crisi; solo i guerrieri dovevano allenarsi quotidianamente, e per il loro allenamento avevano creato uno spazio molto largo abbattendo quegli alberi che avevano usato per costruire le loro case e la muraglia.
La loro accademia non era altro che un altro spazio in cui, suddivisi per età, gli allievi venivano istruiti alla strategia, alle tecniche di battaglia e di assassinio; per l’allenamento usavano lo stesso spazio usato dai guerrieri, solo in un orario diverso. Al suo interno erano stati lasciati dei tronchi adibiti da bersagli per le esercitazioni di tiro con l’arco e altri a manichini per il combattimento a distanza ravvicinata, oltre a un piccolo spazio per l’arena del combattimento uno contro uno, ogni tanto anche due contro uno o due contro due; non era certo un campo d’allenamento al pari con quello della montagna, ma era lo stesso molto ben attrezzato.
 
Infine, gli abitanti di Wailia, erano sicuramente dei bravi combattenti ma, in circostanze migliori, avrebbero sicuramente vissuto di commercio e non di guerra; tra di loro erano in pochi ad allenarsi quotidianamente, poiché anche i combattenti, durante i periodi di alta marea, tendevano a rilassarsi e a dimenticare la guerra in corso. Questa situazione, all’apparenza una fortuna, era però anche una maledizione; ogniqualvolta che l’alta marea superava le aspettative, infatti, parte del coltivato assorbiva troppo sale e moriva. A causa di ciò i contadini avevano creato dei campi enormi, la cui parte più esterna rimaneva coltivata ben poco o proprio per nulla, mentre più si andava verso l’interno, più il numero di piante aumentava; nonostante queste accortezze buona parte della coltivazione andava a male o a causa dell’alta marea, che sommergeva le piante, o della bassa marea, che consisteva in una pressoché completa mancanza d’acqua.
La loro alimentazione, oltre alla parte di coltivato sopravvissuta, comprendeva i pesci che venivano pescati nei periodi in cui le maree erano stabili ed era possibile uscire con le barche; molti di questi, come il pesce palla, erano però velenosi, il che richiedeva una visita dai cuochi professionisti, che sapevano cucinare quello e altri animali velenosi in modo da renderli sia buoni che innocui.
La loro assemblea era formata principalmente da veterani della guerra o dagli WarMat che più si distinguevano in battaglia; c’era anche qualche giovane stratega, ma erano principalmente i veterani a decidere le strategie da usare in battaglia, mentre i giovani erano lì per imparare e poter essere d’aiuto come futuri aiutanti strateghi. Mettendo da parte la distinzione tra gli WarMat, era un popolo abbastanza aperto e cordiale, molto altruista con chi ne faceva parte; contro i nemici, invece, tendevano a sfogarsi il più possibile, essendo spesso molto cruenti.
La città, costruita nelle pareti di un vulcano inattivo da molto tempo, era costituita da case scavate grossolanamente nella pietra e dall’edificio dell’Accademia, posto circa al centro della città; lo spazio per l’allenamento dei giovani era invece posto ai piedi del vulcano, in un luogo privo di campi coltivati. In quel luogo, privo di una qualsiasi attrezzatura, gli insegnanti dovevano ingegnarsi per rendere il loro gruppo di studenti ben allenati, o quantomeno capaci di combattere decentemente.
Ciò in cui differivano le tre Accademie era la durata dell’addestramento, ma tutte e tre lo facevano terminare ai 17 anni di età; in montagna durava dieci anni, nella foresta otto mentre sull’isola soltanto sette. Nonostante ciò, in base al materiale di ognuno, un allenamento più breve poteva non sfavorire eccessivamente, in quanto bilanciato da un buon materiale, ed è proprio per questo che l’equilibrio tra le tre fazioni, in cui una non prevaleva mai completamente sulle altre, continuava ormai da moltissimo tempo.
 
 
 Nota dell’idiota autore:
Salve ancora dal dragone,
e grazie di stare leggendo la storia. Sappi che con questo ho finito la parte introduttiva alla storia e nel prossimo capitolo compariranno molti dei personaggi importanti della storia; quindi, se hai letto questi tre capitoli, non abbandonarmi ora ti prego…
Tralasciando questa parte dei miei scleri personali causati dal pensiero della mediocrità della mia introduzione (probabilmente causata dalla mia mancanza di esperienza come scrittore), volevo informare tutti che sì, mi sono sforzato un sacco per creare un’ambientazione plausibile; inoltre non c’è bisogno che qualcuno se ne esca dicendo che ho descritto meglio la montagna delle altre due città, perché lo so di mio, ma non potevo farci niente se si prestava molto meglio a essere descritta e anche all’introduzione di qualche personaggio.
Perché sì, quei quattro bambini saranno personaggi importanti, e non vedo l’ora di torturarli farli viaggiare alla scoperta di Andalya; ah una cosa: se pensate che questa storia sia tranquilla, un bel viaggetto per il mondo allegri e spensierati, fate meglio a prepararvi mentalmente perché ne succederanno di ogni.
Tra parentesi… mi spiace non aver potuto inserire le immagini ma sono cambiate un po’ di cose e non so più come fare. Scusatemi per questa mancanza, se potete, e continuate a leggere la storia.
Bene, penso di avervi fracassato le palle abbastanza e, dopo avervi invitato a porre domande qualora ci fosse qualcosa di poco chiaro, vi auguro una buona continuazione e,
                                                                                                           Saluti dal Dragone

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Capitolo 4
*** Capitolo 1: L'inizio non sempre è uguale per tutti ***


Anno 1517, Leonias
-… ed è a causa della mancanza di risorse naturali, comuni e rare all’interno della città che dovrete uscire di qui e andare alla ricerca del vostro materiale; siete stati addestrati fino ad oggi sia per poter sopravvivere alle bestie che ai giovani delle altre città, quindi ci aspettiamo che…-
Era circa un’ora che l’istruttore stava istruendo i cercatori di quell’anno sui pericoli che avrebbero incontrato nel mondo esterno, anche se, a dire la verità, erano stati più che informati di tutte le cose che gli stavano venendo dette; proprio per questo quasi nessuno ascoltava più quello che l’uomo diceva, ma si concentravano più a formare i gruppi per la spedizione, in base alle capacità individuali, ma anche ai legami formatisi durante i lunghi anni in Accademia.
Tre ragazzi, uno alto coi capelli rossi, uno di media statura con i capelli argentei e uno mediamente basso con i capelli castani, inseparabili da prima di entrare in Accademia, parlavano allegramente di chi avrebbe formato il loro gruppo.
-Tuo padre ti fa davvero portare i servi Gisp?- chiese il castano.
-Certo, tanto ne abbiamo talmente tanti a casa che non sappiamo neanche più dove metterli… comunque se vuoi te ne presto qualcuno Fayr- rispose il ragazzo dai capelli color argento.
-Solo a lui li vuoi prestare?! Ho sempre saputo che avevi una preferenza per lui Gisp- intervenne il rosso.
-Oh dai, non fare il permaloso Axel, tanto basta che chiedi a tuo padre che qualcuno te lo dà, dopotutto la tua famiglia non è in difficoltà come quella di Fayr-
-Mmmhh, forse hai ragione… appena l’istruttore finisce questo sproloquio vado a chiederglielo-
Mentre i tre continuavano a discutere sugli schiavi da reclutare, da un'altra parte della sala una ragazza dai lunghi capelli neri parlava con un ragazzo che, in quanto a loquacità, era pari a un muro.
-Senti Obsidian, ma tu hai intenzione di viaggiare da solo?- cenno affermativo da parte del giovane.
-Dimmi, posso accompagnarti? Cercherò di rendermi utile, lo prometto, non sarò di peso…- ottenne per risposta uno sguardo penetrante e un cenno negativo.
-Perché no? Lo sai che sono brava a medicare le ferite, a tirare con l’arco e a cucinare… cos’altro devo fare, volare?- il ragazzo non mostrò alcuna reazione.
-E poi scusa, con chi altri potrei mai andare? Col fatto che siamo i due esclusi nessuno vorrà avermi con sé, mi toccherà viaggiare da sola e sarò sempre in pericolo…- Obsidian fece spallucce.
In quel momento i due dietro di loro presero la parola.
-Se hai paura di viaggiare da sola perché non vieni con noi? Sinceramente, io e la mia fidanzata abbiamo paura di andare in giro da soli, senza qualcuno capace di usare un’arma dalla lunga distanza…-
-Già, perché è vero che il mio orsacchiottino qui è bravissimo a usare la spada, ma pensavamo che ci potesse servire un altro modo di combattere oltre quello corpo a corpo- continuò la ragazza al suo fianco.
Dopo un attimo di riflessione la mora rispose:-D’accordo, ci sto, anche perché questa specie di eremita zuccone non mi permetterebbe mai di accompagnarlo… quindi, come vi chiamate?-
-Io sono Hansark e lei è Malsya, piacere…-
-Yvaine- rispose la ragazza.
-Piacere Yvaine- rispose la coppietta in coro.
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Denim
-Allora ragazzi di quello che vi potrà succedere là fuori non me ne può importare di meno, ma di contratto devo avvisarvi di stare attenti e altre cose inutili che sapete già perché le avete già studiate; l’unica cosa che mi sento di dirvi è di sopravvivere e tornare qui con il vostro materiale, per quello che succederà dopo non dovete preoccuparvi, quindi buon viaggio. E ora andate, smettetela di importunarmi con la vostra presenza-
L’istruttore di questa città, in quanto ex-assassino, tendeva sempre a essere molto sbrigativo e spesso rude nei confronti degli studenti; nonostante ciò, si preoccupava per loro e spesso sperava di poterli accompagnare, per poterli tenere al sicuro personalmente.
-Ehi, Anya, andiamo un po’ a caccia prima di partire?-chiese un ragazzo con i capelli di un verde scuro simile alle foglie degli alberi.
-Grazie tante per l’offerta Drajul, ma non ho voglia di inseguire te e Fantohg per tutta la foresta come l’ultima volta; preferisco preparare il necessario per il viaggio, visto che voi due probabilmente farete un piccolo bagaglio con poco o nulla- gli rispose una ragazza dai capelli di un colore argenteo scuro.
-Ma scusa eh, l’ultima volta avevamo ferito gravemente una tigre e non potevamo farcela scappare- ribatté il ragazzo.
-Su Draj, non infastidire Anya, che altrimenti ci lascia senza cena per almeno una settimana- intervenne un ragazzo dai capelli neri con qualche ciuffo marrone.
-Ma Fantohg, io lo faccio per lei… è sempre così seria, dovrebbe imparare a divertirsi un po’ di più, non trovi?-
-Guarda che ti lascio davvero senza cena eh…-
Drajul allora si arrese e, praticamente trascinando l’amico, si diresse a casa sua a prendere l’arco per poi uscire a caccia; una volta usciti chiese:
-Ehi Fan, secondo te noi tre basteremo o dobbiamo chiedere a qualcun altro di accompagnarci?-
-Se tu non ti metti a inseguire ogni bestia che vedi, probabilmente riusciremo a cavarcela… sempre che Anya ci prepari da mangiare nonostante tutto-
-Oh dai, ora non fare il santerello, sono cose che pensi spesso anche tu, solo che io ho il coraggio di dirle ad alta voce-
-Il tuo in questo caso non è coraggio, è stupidità… comunque ora è meglio concentrarci sulla caccia in modo da avere delle buone scorte di carne per il viaggio-
Mentre i due vagavano per la foresta cercando un animale che potesse essere a loro gradito, nella città due ragazze reclutavano membri per formare un piccolo gruppo.
-Xemya, perché non chiediamo anche a Diaxre? Sono sicura che con le sue abilità strategiche potrà sicuramente tornare utile- chiese la ragazza castana alla sua compagna.
-Ci stavo penando proprio ora e direi che è una buona idea; dopotutto contando che solo Xanra ha rifiutato ora siamo in sei, per cui direi che Diaxre sarà ottima per arrivare a sette- le rispose la ragazza dai capelli rossi con punte di verde.
Trovata la ragazza dai capelli bianchi, le chiesero di unirsi a loro e questa accettò volentieri.
-Allora ci vediamo domani all’alba davanti all’uscita est, va bene Diaxre?- chiese la rossa.
-Benissimo. A domani allora.- fu la risposta di quella
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Wailia
-… nonostante tutte queste mie premesse, aiutatevi tra di voi il più possibile e vedete di tornare sani e salvi qui. Noi tutti vi aspetteremo a braccia aperte, quindi buona fortuna e arrivederci-
buona ricerca a tutti- concluse l’istruttore.
Nonostante il suo discorso fosse stato piuttosto lungo, tutti avevano ascoltato con attenzione, e adesso che aveva finito tutti cominciavano a parlare tra di loro.
-Ashley, hai intenzione di chiederci di accompagnarti, non è vero?- chiese una ragazza dai capelli di un colore azzurro chiaro a una bionda al suo fianco.
-La mia intenzione sarebbe quella, sì… ma prima di tutto mi sa che dobbiamo svegliare Clofus, ha dormito dall’inizio alla fine- fece quella, esponendo un sorriso che raramente lasciava il suo volto.
Un ragazzo dai capelli rossi si avvicinò a Clofus, un ragazzo dai capelli corvini, mise le mani a mo’ di imbuto vicino al suo orecchio e fece:-BUH-.
Il corvino a quel suono si svegliò all’improvviso e, dopo un attimo di smarrimento, si girò verso il fautore dello scherzo con occhi assonnati, dicendo, con voce impastata dal sonno:-Non farlo più Dharvas, lo shiai che she non dormo abbashtanza poi mi addormento ovunque. E poi non ho voglia di shtare shveglio più del necesshario finché shiamo ancora sull’ishola.-
-Oh dai, un po’ di energia, altrimenti fai addormentare anche noi. Comunque prima che ti riaddormenti, vieni con noi, il cosiddetto gruppo Ashley, vero?-
-Non mi pare di avere molta shcelta, comunque shì, verrò con voi- disse dopo un lungo sbadiglio il ragazzo.
-Ottimo. Allora ragazzi, l’alta marea comincia domani, pensate di essere pronti per allora o ci sono problemi?- chiese Ashley.
-Nessuno- rispose Dharvas.
-Idem- rispose Tebris, la ragazza dai capelli azzurri.
-Neanche io- disse un ragazzo dai capelli di un colore blu scuro.
Clofus invece si limitò a un gesto di diniego.
-Bene allora, vedete di portare tutto il necessario e di andare all’armeria a ritirare le vostre armi. Per il resto ci vediamo domani- concluse la bionda.
Mentre un gruppo si separava per prepararsi al viaggio, un altro gruppo andava formandosi; non tutti i membri di questo gruppo erano però contenti di farne parte…
-Ehi Frig, tu sarai il portaborse ufficiale, sei d’accordo vero?- chiese uno dei tanti membri del gruppo. Il ragazzo in questione, coi capelli bianchi e gli occhi di un azzurro somigliante al colore del ghiaccio, non diede risposta sapendo che tanto quella che gli era stata posta era solo una domanda retorica.
-Ok, è deciso, lui porterà almeno tre dei nostri bagagli oltre ai suoi- continuò l’altro, non notando reazione da parte della sua vittima.
A quel punto intervenne un ragazzo dai capelli di un colore verde scuro che, con un sorrisetto cattivo in volto, disse:- E se lascia cadere qualcosa, salta un pasto-
-Buona idea Vokner, davvero una buona idea- rispose un altro membro del gruppo.
Frig oramai non si ribellava nemmeno più, sapeva che era inutile, ma soprattutto controproducente; quelle poche volte che ci aveva provato era stato talmente malridotto da aver avuto il volto sfigurato per qualche settimana, per cui oramai semplicemente subiva senza reagire. E così si preparava a svolgere il compito che gli era stato assegnato, senza aspettarsi granché come ricompensa, sperando anzi che non lo punissero troppo severamente per delle sciocchezze.

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Nota dell’idiota autore:
Di nuovo salve a tutti e buona giornata.
Se ve lo state chiedendo, no, questi non sono tutti i personaggi più importanti, ne mancano alcuni che hanno un importanza fondamentale e che appariranno più avanti; per ora, invece, vorrei proporvi un gioco. Io ho lasciato volontariamente dei piccoli suggerimenti per individuare il materiale di ognuno dei personaggi da me presentati e, se volete, potete provare a indovinare due cose: la prima è chi siano effettivamente i main characters della storia e quanti effettivamente siano, mentre la seconda sarebbe quali siano i materiali di ognuno.
Sulla prima domanda non penso di potervi rispondere apertamente con “sì” o “no”, mentre mi impegnerò a dirvi quanti ne abbiate fatti giusti per la seconda, senza però dirvi quali abbiate indovinato.
Detto questo, ancora buona giornata e a presto.
Saluti dal Dragone

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