The first time

di hilaros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I-Hope ***
Capitolo 2: *** II-Good Actions ***
Capitolo 3: *** III-Like grains of sand ***
Capitolo 4: *** IV-That enemy called Kylo Ren ***
Capitolo 5: *** V-Like metal and magnet ***
Capitolo 6: *** VI-Lightsabers ***
Capitolo 7: *** VII-Informers ***
Capitolo 8: *** VIII-We’re strong ***



Capitolo 1
*** I-Hope ***


Angolo autrice: Ho voluto scrivere questa storia dopo aver guardato TROS, e dopo esser stata profondamente delusa dal finale. Ben meritava di vivere e vincere la sua battaglia contro sé stesso una volta per tutte, ed è per questo che ho voluto scrivere questa storia a finale alternativo, che tuttavia presenterà dei pericoli e delle nuove minacce. Spero vi piaccia ^^

~~~

 

Avevano vinto.

Solo a questo riusciva a pensare Finn, mentre riabbracciava finalmente la sua amica, di ritorno dall’ultima battaglia contro l’imperatore Palpatine. 

Non doveva essere stato facile, per Rey, combattere da sola contro quel mostro, ed anzi, l’ex assaltatore, per un minuto, aveva addirittura pensato alla pazzia di correre ad aiutarla, mentre nei cieli infuriava la battaglia tra Primo Ordine e Resistenza.

Eppure la piccola Rey c’era riuscita. Con le sue sole forze, alla fine aveva abbattuto il nemico, ed ora era soltanto grazie a lei se la Repubblica sarebbe ben presto tornata a splendere. La guerra era finita. E loro avevano vinto.

E finalmente Finn avrebbe confessato i propri sentimenti, ormai sopiti da tempo, a colei di cui si era innamorato sin dal primo sguardo.

O almeno, lo avrebbe fatto, se solo negli occhi della ragazza che stava abbracciando, in quel momento, non avesse scorto un accenno di amarezza, che non sembrava volersene andare. 

Rey non sembrava completamente appagata, non sembrava felice né soddisfatta. Ce l’avevano fatta, sì, era ovvio che si sentisse sollevata, ma... semplicemente, non sembrava contenta. E questo, Finn, lo aveva capito.

Ed era per questo che, mentre la Jedi si staccava dall’abbraccio, il ragazzo l’aveva lasciata andare, rimandando i suoi inutili e noiosi discorsi sui propri sentimenti a più tardi.

Avrebbe tanto voluto aiutarla, avrebbe tanto voluto sapere cosa le stesse succedendo, ma lui sapeva quanto fosse difficile affrontare le proprie battaglie personali, e non avrebbe mai avuto il coraggio di intromettersi in quella di qualcun altro. Tantomeno in quella della donna che amava.

 

 

Lo sentiva, quel barlume di speranza che, debole, cercava di farsi strada nell’oscurità.

Lo sentiva, Rey, eppure non riusciva a raggiungerlo. Non riusciva a renderlo, non riusciva a prenderlo.

E questo perché lei aveva visto.

Lo aveva visto spirare tra le sue braccia, lo aveva visto cadere a terra, aveva potuto percepire la forza farsi sempre più debole in lui, fino a scomparire totalmente.

Eppure adesso, dopo ormai qualche ora dalla fine della battaglia decisiva, qualcosa la stava avvertendo che, forse, non era ancora finita. Che c’era ancora speranza.

Ma lei avrebbe davvero dovuto crederci, a quella speranza? 

 

«Ben...» 

 

«Rey, che ti prende?»

 

La voce di Poe l’aveva distratta dai suoi pensieri, riportandola coi piedi per terra, in quello che ormai era un mondo sicuro, alla larga da guerre e peripezie. Alla larga da morte e disperazione.

Lo scalmanato pilota non aveva perso il suo allegro cipiglio e, sorridendole speranzoso, le si era avvicinato.

Poe era un grande generale ed un caro amico: la Jedi era grata che fosse ancora tutto intero, e che la guerra non l’avesse provato più di quanto avrebbe dovuto.

 

«Non stare qui a rimuginare! Ci sarà tempo, per quello!» aveva esclamato, circondandole le spalle con un braccio «Dobbiamo festeggiare! Abbiamo vinto solo grazie a te!»

«Mi devo... solo riprendere.» fu la risposta di lei, che abbozzò un sorriso piuttosto stanco. Non era proprio in vena di festeggiamenti, e forse non lo sarebbe stata mai... chissà, magari non era nella sua natura, o forse non si sentiva semplicemente troppo tranquilla da poter festeggiare.

No, non poteva festeggiare, non ancora. 

Doveva tornare indietro, doveva sapere cosa davvero fosse successo a Ben. Lei voleva farlo.

Ma spiegarlo ad i suoi amici non sarebbe stato per niente facile... d’altronde, loro non sapevano cosa fosse successo nella profondità del pianeta dei Sith. Loro non sapevano quale ruolo avesse giocato colui che fu Kylo Ren, in tutta quella storia.

Solo lei lo sapeva. Solo lei aveva potuto guardare davvero in faccia Ben Solo.

Ed ora che c’era una minima speranza che lui fosse vivo, doveva ritrovarlo. Doveva andare da lui.

Era un istinto che sentiva troppo forte, per poterlo ignorare.

 

«Poe... devo andare.» incalzò, fermando l’amico «Devo tornare indietro. Devo... fare una cosa importante. Devo fare ancora un’ultima cosa importante.»

«Sì? Che cosa?»

 

Eh... che cosa. Facile a chiederlo. Forse, più difficile rispondere.

 

«Beh... qualsiasi cosa sia, io e Finn veniamo con te.»

«Poe, è una cosa che vorrei fare da sola.» 

«Ma-»

«Per favore.» il suo sguardo si era fatto più scuro «Devo farlo da sola. Devo tornare indietro da sola.»

«Beh, almeno porta BB8 con te.» 

Effettivamente, la compagnia di un droide le sarebbe stata molto utile. BB8 non faceva troppe domande, BB8 era intelligente, fedele ed assolutamente non fastidioso. 

«Bene.» spostò immediatamente lo sguardo sul droide «Andiamo, BB8!»

 

~

 

‘Ben’

 

Delle voci. Delle voci che lo chiamavano. 

Ed intorno a sé, il nulla; era scuro tutt’attorno a lui, non riusciva a vedere altro che immagini sfocate. Immagini provenienti da ricordi lontani.

Il viso di sua madre, la voce di suo padre; oscurità, luce; nero, bianco; lui... Rey.

 

«Rey.»

 

‘Svegliati, Ben.’ 

 

Quella voce. Ancora.

 

‘Svegliati, Ben!’

 

La voce... la voce di suo zio?

 

Nonostante la stanchezza ed i terribili dolori che attanagliavano il suo corpo, riuscì ad aprire lentamente gli occhi, guardandosi intorno.

Non era una voce nella sua testa, no, era qualcosa... di diverso. Proveniva proprio da lì. Da dove si trovava lui, ma qualche metro più lontano. Poteva accorgersene dai suoni ovattati causati dalle sue orecchie, che continuavano ininterrottamente a fischiare. 

Cos’era successo? 

L’ultima cosa che ricordava era di essere morto. Era forse quello l’aldilà? 

Alla fine, dopo essersi rigirato su di un fianco, poté scorgere la sagoma di Luke, guardarlo con occhio critico. Era proprio come se lo ricordava... ma ora non provava più alcun odio verso di lui. Era come se tutti i sentimenti negativi, di colpo avessero abbandonato la sua mente.

Almeno per il momento.

 

‘Alzati, Ben.’

 

Vedere il viso di Luke così nitido gli faceva male. Era stata tutta colpa sua se suo padre, Luke, ed infine anche sua madre, avevano lasciato per sempre quel mondo.

Si sentiva in colpa, Ben. 

Avrebbe tanto voluto non farsi mai soggiogare da Snoke, da quella stupida creazione dell’imperatore... non avrebbe mai dovuto essere così debole. Così stupido.

Ma suo zio gli stava dicendo di alzarsi. Suo zio gli stava imprimendo l’ultima lezione, quella che l’avrebbe spinto a diventare un Jedi, a dimenticare per sempre il suo lurido passato.

Ma era davvero degno di diventare un Jedi? Era degno di presentarsi di fronte alla Resistenza a testa alta, come se non fosse successo niente? 

 

«Dov’è... dov’è Rey?» fu l’unica cosa che riuscì a dire «Sta... bene?»

 

Già... Rey. L’ultima Jedi. La nipote dell’imperatore.

Aveva tentato così tante volte di tenderle la mano come Kylo Ren, senza mai capire che lei avrebbe preso soltanto la mano di Ben Solo.

Kylo Ren era morto. L’aveva ucciso lei, tanto tempo prima, ma lui l’aveva capito solo alla fine.

Aveva compreso solo alla fine che cosa fossero i sentimenti, che cosa provasse realmente ogni volta che la vedeva, ogni volta che le parlava, ogni singola volta che aveva avuto l’onore di toccarla. Di toccare quella pelle liscia, eppure così vissuta.

L’ultima cosa che ricordava, prima di perdere totalmente i sensi, era il sapore delle sue labbra. Un sapore dolce, a tratti amaro; un sapore voluto da fin troppo tempo, ormai.

 

«Dov’è Rey?»

 

Ma Luke era già scomparso.

D’altronde, non era compito di suo zio fargli sapere dove fosse l’unico oggetto dei suoi desideri... era compito suo trovarla. Era compito suo sforzarsi per mettersi in contatto con lei.

Ma era troppo debole, Ben. Troppo debole anche soltanto per alzarsi.

Non c’erano navi rimaste intatte, lì intorno, e la sua era troppo lontana da raggiungere. L’unica era fermarsi a riprendere fiato. Rimanere fermo finché non avesse recuperato le forze necessarie per camminare.

Ma come avrebbe fatto a procurarsi acqua o cibo, su quel pianeta desolato? Come avrebbe fatto a sopravvivere per le prossime ore?

Si sentiva tremendamente disidratato ed affamato... quante ore erano, ormai, che tutto era finito? Potevano esser passati addirittura giorni, da quando Rey aveva finalmente sconfitto Palpatine, e lui, in tutto quel tempo, poteva persino non essersi neanche accorto delle ore che trascorrevano.

Si trascinò fino ad una roccia nelle vicinanze e, usando le sue poche forze rimaste, riuscì ad alzarsi a sedere, poggiando la schiena contro la superficie fredda e ruvida. Prese un bel respiro e chiuse gli occhi, attendendo.

Se era sopravvissuto fino a quel punto, una ragione ci doveva pur essere.

Doveva soltanto riprendersi.

Riprendersi, e poi andare a cercare Rey.

 



 

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Capitolo 2
*** II-Good Actions ***


Angolo autrice: Heilà, sono già tornata! E sono tornata un po' perché avevo già il secondo capitolo pronto, un po' anche perché mi sono dimenticata di fare gli auguri di buon natale a tutti i lettori di EFP! Sono proprio sbadata, scusatemi tanto, perciò... AUGURONI A TUTTI!

C3PO: È perché sei veramente goffa, autrice!

Zitto, 3PO >.<
Vi ringrazio immensamente per le recensioni, sinceramente non me l'aspettavo! Così tante in così poco tempo, wow! E non mi aspettavo neanche che ci fossero tante persone a condividere il mio pensiero su quest'ultimo film della saga! OwO
Vi devo dire, però, che a me complessivamente è piaciuto: ha risolto alcuni clamorosi buchi di trama che si erano venuti a creare nel settimo, a mio parere. È come infine hanno trattato il personaggio di Ben ed il suo finale che non mi è andato proprio giù!
Aaaanyway, spero che il secondo capitolo vi piaccia come il primo, e spero anche di poter rendere al meglio le emozioni dei miei personaggi! Buona lettura, auguri di nuovo e grazie ancora! 

C3PO: Ma io ci sarò nella storia, autrice

Tempo al tempo, mio caro droide ;)

~~~~

 

Non era riuscito in alcun modo a persuadere Rey a portare qualcuno di loro con sé e, nonostante le sue continue richieste, la ragazza aveva insistito che lei e BB8 sarebbero riusciti a cavarsela benissimo da soli.

Così, Poe l’aveva guardata salire su una navicella insieme al droide, e portandosi dietro qualche kit di primo soccorso. Non aveva avuto il coraggio di chiederle a cosa le servissero tutte quelle cure mediche, ma una mezza idea, il pilota se l’era fatta.

Non era stupido, ed ormai conosceva l’amica abbastanza da capire che cosa-o chi- la preoccupasse.

Ma Poe Dameron non era neanche uno sprovveduto: sapeva che, in cuor suo, Rey aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, di qualcuno che capisse i suoi principi e le sue intenzioni. E lui le poteva comprendere più che bene: a differenza di Finn, che probabilmente l’avrebbe fermata al suo primo tentativo di partenza, il nuovo generale della Resistenza non aveva alcuna intenzione né di fermarla, né di ostacolarla.

Ma voleva evitare in tutti i modi che all’unica Jedi a loro rimastogli succedesse qualcosa.

 

«Hey, Poe.» l’aveva chiamato Finn, avvicinandoglisi «Dove va Rey?»

 

Come volevasi dimostrare, la ragazza non sfuggiva mai all’occhio dell’ex assaltatore, che dal momento in cui l’aveva incontrata, non aveva mai fatto altro che tentare in tutti i modi di starle accanto e proteggerla, sperando che lei, un giorno, potesse ricambiare i suoi sentimenti.

Certo, Poe sapeva che tutto ciò non sarebbe mai stato possibile-o meglio, se lo sentiva-, ma non aveva alcuna intenzione di essere colui che avrebbe spezzato il cuore del suo migliore amico. 

Ed era per questo che aveva appena deciso di seguire Rey. Da solo con Chewbecca, e con il Falcon.

 

«Non ne sono sicuro.» fu la risposta del pilota «Ma converrebbe che io vada con lei.»

«Bene. Vengo con te.»

«No!» la sua risposta era stata troppo repentina, e forse fin troppo sospetta. Così il giovane tentò sin da subito di calmare il proprio tono di voce, rendendolo più rilassato «No, tu... tu resta qui in veste di generale. Come vedi, sono ancora tutti molto agitati, e ci sono parecchi feriti. Tu... mantieni l’ordine e cerca di aiutare gli altri, mentre sono via.»

Sì. Quella scusa sarebbe servita a tenerlo buono. Forse.

«Ma-»

«Finn, qua il pilota sono io.» lo interruppe «La seguirò col Falcon, e Chewbe verrà con me. Non preoccuparti, non le succederà niente.»

 

L’aveva lasciato prima ancora che potesse rispondergli e, con tutta l’intenzione di non farsi convincere di portarlo con sé, aveva fatto cenno a Chewbecca di seguirlo sul Millennium Falcon, al quale alcuni operatori, in quel momento, stavano cambiando qualche pezzo danneggiato.

Era proprio un gioiellino, quella nave: dopo tutti quegli anni, era ancora il mezzo di trasporto più veloce dell’intera galassia. Era sicuro che il Wookiee al suo fianco fosse davvero fiero di aver sempre accompagnato Han Solo nelle sue avventure su quella nave.

 

«Dove credi di andare?»

 

Quella voce, Poe non la sentiva da tanto, troppo tempo. 

Era la prima volta dopo anni, che Zorii si rivolgeva a lui con la sua vera voce, senza il casco dorato a modificarla. Ed era anche la prima volta dopo anni che, voltandosi, poté vedere il bellissimo viso della sua amica, che gli sorrideva sghemba, con il casco sottobraccio ed entrambe le mani sui fianchi.

Si era liberato di Finn, certo. Ma sarebbe stato altrettanto capace di liberarsi di lei? 

Improbabile era dire poco.

 

«Che c’è, non riesci più a stare lontana da me?» fu la risposta sarcastica del pilota, che ricambiò immediatamente il sorriso della ragazza.

«Oh, credimi, si vive molto meglio senza di te, che con te.»

«Allora torna con gli altri. Io sto partendo per una missione.»

«Quale missione?» il tono di voce della giovane sembrava genuinamente curioso «La guerra è finita, ormai. Hai altri problemi da risolvere, in giro per la galassia?»

«Più o meno.» rispose lui «Devo recuperare una persona. O due.»

«Due?»

«Lunga storia.»

 

Certo, a Zorii avrebbe anche potuto dirlo, ma se poi facendo ciò avesse davvero potuto tradire la fiducia di Rey? 

In fondo, in quegli ultimi tempi, erano diventati molto amici, e Poe sapeva che lei non sarebbe mai andata a spifferare i suoi affari in giro per la galassia. Un conto era seguirla per assicurarsi che stesse bene, ma un altro conto...

 

«Beh, ora io e Chewbe dobbiamo andare.» concluse, avviandosi verso il Falcon «Mi devo affrettare, o perderò entrambe le persone che dovrò recuperare.»

«Non c’è un posto in più, su quel catorcio?» chiese Zorii, facendo qualche passo in direzione dei due compagni «Qui è veramente noioso. Non sarebbe male partire per qualche missione, una volta ogni tanto.»

 

L’uomo ed il Wookiee si scambiarono uno sguardo più che eloquente, a quella domanda. Certo, sicuramente lei non avrebbe causato alcun problema, e sarebbe stata sicuramente pronta ad aiutare, come lo era stata durante la battaglia contro il Primo Ordine.

Ma Poe non era affatto sicuro che lei avrebbe approvato la presenza di quella persona tra i loro. Probabilmente nessuno, fatta eccezione per lui e Chewbe, che avevano un legame speciale con Leia, avrebbe mai potuto approvarlo.

Eppure, il pilota si fidava di lei.

 

Le sorrise «Dai, salta su.»

Lei tornò immediatamente ad indossare il casco «Ora sì che mi piaci, Poe Dameron.»

 

~

 

 

Era partita senza guardarsi indietro. Lei sapeva che avrebbe dovuto raccontare tutto ai suoi amici, che loro non l’avrebbero mai abbandonata o giudicata, ma aveva paura. Una paura fottuta che tutto potesse andare nuovamente storto.

E non a causa di Ben, ma a causa sua.

Aveva paura che quel sentimento di speranza che aveva avvertito qualche minuto prima non fosse stato altro che un’illusione... eppure, il sentore era ancora lì. La preoccupazione era ancora lì ad attanagliarle il petto, a dirle che non era sola, che non doveva sentirsi abbandonata, triste, devastata... perché Ben era ancora vivo.

E forse, lei non sarebbe stata l’ultima Jedi.

Erano questi i pensieri di Rey, mentre volava a tutta velocità alla volta del pianeta oscuro dei Sith, dove tutto era finito, e dove tutto, forse, sarebbe potuto ricominciare.

Ma doveva cavarsela da sola, questa volta... doveva trovarlo da sola.

Non poteva lasciare che qualcuno gli facesse del male, non di nuovo, non più di quanto già non si fosse fatto del male da solo.

Se era vivo, lo avrebbe aiutato, e poi... e poi, ci avrebbero pensato dopo al poi. Prima doveva trovarlo. Doveva confermare che fosse vivo. 

 

Ed eccolo là, il pianeta dei Sith. Eccola là, quella massa oscura fatta di pietra e dolore... un posto in cui Rey non sarebbe mai più voluta tornare, ma su cui stava di nuovo attraccando dopo soltanto qualche ora dalla sua partenza.

E tutto per colpa di quei maledettissimi sentimenti.

La giovane Jedi non aveva mai pensato che avrebbe dovuto farci i conti, un giorno, ma come le avevano sempre detto le donne su Jakku, prima o poi sarebbe arrivato il momento anche per lei. Il momento di affrontare qualcosa di più grande addirittura della guerra e della fatica, più grande del dolore che le causava vivere da sola in mezzo ai rottami, più grande di qualsiasi cosa esistente.

Erano davvero quelli, i sentimenti di cui le avevano sempre parlato quelle schiave? Era quello, ciò che normalmente altri esseri umani come lei chiamavano amore?

In fondo, amore e odio erano divisi da un filo molto sottile. E rompere quel filo... probabilmente sarebbe stata la cosa più semplice da fare.

 

~

 

«Lo sapevo.»

 

Rey era partita relativamente molto prima di loro, eppure non era stato affatto un problema, per il Millennium Falcon, raggiungerla ed addirittura superarla, se solo Poe e Chewbecca avessero voluto farlo.

Il giovane pilota aveva intuito perfettamente le intenzioni dell’amica, ed a quanto pareva, le sue intuizioni si erano rivelate completamente positive.

La nave di Rey stava infatti atterrando, di nuovo, sul pianeta oscuro dei Sith.

 

«Che ci facciamo, qui?» chiese Zorii, completamente ignara «Non dirmi che... che il Primo Ordine...»

«No.» la interruppe lui «No, niente di tutto questo. Ma qui... beh, qui ci sono le persone che sono venuto a raccattare. La vedi quella nave? Non ti sei accorta che la stiamo inseguendo da un po’?»

«Chi guida la nave?» chiese lei «La tua amica? La Jedi?»

In risposta, Chewbe emesse qualche verso di affermazione, che ovviamente la ragazza non fu in grado di capire e, mentre lei tentava in qualche modo di instaurare una bizzarra conversazione con il Wookiee, quest’ultimo e Poe si stavano preparando all’atterraggio.

E così... Rey era davvero partita per cercare Kylo Ren.

 

~

 

«BB8, resta sulla nave.»

 

Era scesa dal proprio mezzo di trasporto, caricandosi sulle spalle un paio di kit di primo soccorso, ed addentrandosi di nuovo nella gelida atmosfera di quel maledettissimo pianeta.

Si guardò intorno, Rey. Era convinta che, durante la battaglia, Ben fosse atterrato con la propria navicella, e non fosse arrivato direttamente da uno degli star destroyer del Primo Ordine.

Eppure, l’unica nave presente in circolazione, in quel momento, sembrava la sua. Non c’era traccia di altri mezzi di trasporto.

Di sicuro, nessuno aveva distrutto la nave di Ben. E come avrebbero potuto? Erano tutti impegnati nella battaglia, e le uniche due persone, oltre a Palpatine e ai suoi tirapiedi, su quel pianeta, erano stati lei ed il giovane Solo.

Questo voleva dire soltanto una cosa.

 

«Ben!»

 

La ragazza prese a correre, disperdendosi sempre di più nelle profondità del pianeta, con tutta l’intenzione di raggiungere l’esatto punto nel quale si erano lasciati, soltanto per verificare che non vi fosse traccia né del suo corpo privo di vita, né dei suoi vestiti nel caso in cui quello stesso corpo fosse scomparso appena dopo la morte.

 

«Ben Solo!»

 

Continuava a chiamarlo a gran voce, nella speranza di ricevere una qualche risposta, che però non arrivò mai, finché non raggiunse proprio quel punto. 

Il punto in cui Palpatine era morto. Il punto in cui lei, con tutte le sue forze, aveva messo la parola fine a tutta quell’assurda guerra contro i Sith. Lo stesso punto in cui lei e Ben si erano scambiati l’ultimo bacio.

Ma di Ben Solo, di Kylo Ren... nessuna traccia.

Né di lui, né tantomeno dei suoi vestiti. Sembrava completamente svanito nel nulla.

Eppure, il suo sangue secco era ancora lì, a terra. Probabilmente, guardando meglio, si sarebbe potuta scorgere anche la sagoma del suo corpo sdraiato contro la durissima superficie del pianeta.

Rey sorrise. Allora quella speranza esisteva.

Ed ora, era più viva che mai.

Chiuse gli occhi, la giovane Jedi.

Chiuse gli occhi e, facendo appello a tutte le sue energie, tentò in tutti i modi di connettersi con il ragazzo. Anche soltanto per pochi secondi.

Voleva accertarsi che fosse vivo, che stesse bene.

 

«Dove sei, Ben...»

 

~

 

Non sapeva come avesse fatto, o chi gli avesse dato la forza di farlo.

Fatto stava che, facendo appello a tutta la sua volontà, era riuscito a raggiungere la propria nave e, con una fatica che soltanto lui avrebbe potuto provare in quel momento, aveva lasciato il pianeta dei Sith, alla volta di un luogo in cui, finalmente, avrebbe potuto mangiare e bere un po’.

Fortunatamente, vagando per l’universo, aveva raggiunto un minuscolo pianeta in un sistema che non conosceva, o di cui non ricordava il nome.

Da fuori sembrava qualcosa di veramente squallido... probabilmente, il pianeta più insulso che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ma in momenti come quello, non poteva permettersi di fare lo schizzinoso.

Così, dopo aver preso un bel respiro, Ben era atterrato.

 

Non sapeva perché ma, una volta messo piede nel porto spaziale più povero che avesse mai visto, si convinse che quel pianeta non gli pareva poi così sconosciuto. 

Anzi, gli sembrava di conoscerlo. Ed anche di esserci stato più di una volta.

La gente sembrava piuttosto tranquilla, e ben pochi erano i ricchi. Ovunque si voltasse, Ben vedeva schiavi che lavoravano per i propri padroni, e mercanti che vendevano la mercanzia più antiquata che avesse mai visto in vita sua.

Il pianeta non presentava affatto alcuna vegetazione: dall’inizio alla fine del proprio cammino, il giovane aveva incontrato soltanto un mero terreno sabbioso, assolutamente non favorevole alla coltivazione di qualsiasi tipo di alimento.

 

«Mi scusi?»

 

Una voce che non aveva mai udito lo distrasse dalle sue elucubrazioni e, voltandosi, Ben vide una bambina, vestita in abiti piuttosto miseri, guardarlo con una certa curiosità.

Non sembrava far parte di una famiglia ricca. Anzi, guardandola bene, non sembrava far parte di alcuna famiglia. Probabilmente era una schiava.

Si inginocchiò di fronte a lei, per poterla guardare meglio negli occhi, e si indicò con un dito.

 

«Dici a me?» le chiese, in modo pacato.

La piccola annuì «Lei è straniero? Si è per caso perso?»

«Beh, a dire la verità...» gli conveniva raccontare gli affari suoi ad una mocciosa? Beh, in fondo gli servivano soltanto un po’ di cibo ed un po’ d’acqua. Forse quella bambina avrebbe potuto aiutarlo «Non proprio. Diciamo che sto cercando una persona, ma... la mia nave ha avuto qualche malfunzionamento, e sono a corto di provviste.»

«Ah, ho capito!» esclamò la bambina, sorridendo gentilmente «Beh, io non posseggo pezzi di ricambio per navi spaziali, ma qualche provvista ce l’ho. Potrei aiutarla!»

«Oh, beh...» d’altronde, aveva molta scelta? «È molto gentile, da parte tua.»

«Mi piace aiutare le persone. Io sono Bree, lei come si chiama?»

 

Come si chiamava, lui? Quale dei suoi due nomi avrebbe dovuto dire?

Qual era la risposta a quella domanda?

Come si chiamava. Una domanda così semplice, una risposta così difficile.

Lui non sapeva neanche chi fosse, al momento.

Ma probabilmente sentirsi dire Kylo Ren avrebbe sicuramente spaventato la mocciosa, e se la mocciosa si fosse spaventata, poi non l’avrebbe più aiutato.

Così, stringendole la mano, decise che avrebbe optato per la risposta più semplice.

 

«Ben.»

 

Faceva un caldo tremendo, su quel maledettissimo pianeta.

Ma che importava? Avrebbe preso acqua e cibo e se ne sarebbe andato, non aveva la minima intenzione di rischiare di incastrarsi in qualcosa di grosso in un pianeta così piccolo.

Effettivamente, su che pianeta erano? Avrebbe sempre potuto chiederlo alla ragazzina. In fondo, nonostante fosse palesemente una schiava, avrebbe dovuto sapere dove viveva, no?

 

«Che posto è, questo?» chiese, guardandosi intorno «Voglio dire, su che pianeta ci troviamo?»

«Siamo su Tatooine.» fu la risposta di Bree, che lo stava trascinando per la mano, come se l’avesse scambiato per la sua mammina «Tu sembri ricco. Non hai niente a che vedere con questo posto.»

 

Al sentire il nome di quel minuscolo ammasso di sabbia, Ben si bloccò d’improvviso. 

Tatooine. Ecco dov’era finito.

Quello era lo stesso pianeta sul quale era nato suo nonno, sul quale era cresciuto suo zio. Lo stesso pianeta che poteva vedere ogni tanto, nei suoi innumerevoli incubi.

Incubi di cui lui stesso era il protagonista.

No, non poteva lasciare che quelle visioni diventassero realtà. Non poteva permettere a Kylo Ren di prendere il sopravvento, non di nuovo.

Doveva andarsene da lì, ed in fretta.

Doveva scappare da quel pianeta, o le cose sarebbero soltanto peggiorate, per lui.

 

«Ecco, siamo arrivati!»

 

La dolce vocina di Bree l’aveva fatto improvvisamente tornare con i piedi per terra e Ben, vedendo la ragazzina trotterellare allegramente all’interno di quella che sembrava una modesta casupola costruita con pochi soldi e poco tempo, non poté far altro che seguirla.

In fondo, se fosse rimasto soltanto per bere e mangiare qualcosa, non sarebbe successo nulla di male. No?

 

«Papà, papà!» chiamò la bambina, entrando in casa «Ho un ospite!»

«Ah, sì? Chi è, tesoro?»

 

Un uomo di mezza età, con una folta barba castana ed una lunga chioma raccolta in una coda di cavallo, fece il suo ingresso in scena. Somigliava davvero tanto alla piccola Bree... era ovvio fosse il padre biologico, e non qualche tipo di padrone.

In fondo, quale padrone avrebbe vissuto in una casa tanto povera?

 

«Salve...» salutò cordialmente, rivolgendosi a Ben.

«Salve, scusi... il disturbo, credo.»

«Oh, no, non preoccuparti. È tanto che non vedo una faccia nuova.» gli indicò una sedia di legno «Ma ti prego, ragazzo, siediti.»

Non era proprio il tipo di sedia a cui era abituato, questo era ovvio, ma quelle persone sembravano così... gentili.

A pensarci bene, era da tanto che qualcuno non era gentile con lui. Era da tanto tempo che non provava il calore di sentirsi accettato da qualcuno, di valere qualcosa per qualcuno, tanto da farsi offrire da mangiare o da bere.

E quelle persone, a quanto pareva, di cose da mangiare e da bere, dovevano averne veramente poche.

«Da dove vieni?» gli chiese l’uomo, curioso «Non sembri affatto di queste parti.»

«A dir la verità, sono nato su Chandrila.» rispose lui «Ma al momento, sono in viaggio.»

«Chandrila, eh?» l’uomo ridacchiò «Non è il pianeta natale di Mon Mothma? La fondatrice dell’Alleanza Ribelle?»

Ma come diavolo faceva uno schiavo proveniente dal nulla a sapere tutte quelle cose? In fondo, da quel che sapeva, su Tatooine né la guerra né tutto il resto erano mai arrivati. Era un pianeta piuttosto neutrale.

Ben alzò le mani, fingendo noncuranza «Può essere, non so...»

«Ecco qua!» cinguettò la piccola Bree, salvandolo da quella conversazione scomoda e portandogli un sacchetto piuttosto riempito «Qui ci sono delle provviste ed una borraccia d’acqua. Mi spiace se è poco, ma è tutto ciò che io e il mio papà riusciamo a fare!»

«Oh, non... preoccuparti.» rispose lui, abbozzando un sorriso «Andrà benissimo. Grazie mille.»

Detto questo, si alzò dalla propria sedia, pronto a togliere il disturbo. Non voleva rimanere su quel pianeta un minuto di più, e poi... doveva ancora trovare Rey. Era questo il suo obiettivo. Si chiedeva tanto se anche lei stesse pensando a dove si fosse cacciato. O magari lo credeva morto, e neanche ci stava facendo caso.

«Hey, ragazzo...» lo chiamò il misterioso signore, costringendolo a voltarsi ancora prima che potesse raggiungere la soglia della porta «Tu somigli davvero tanto a tua madre.»

«A mia... scusi, non capisco.»

«Oh, non importa.» ridacchiò nuovamente «Ho saputo che ormai non c’è più. Per quanto possa valere, mi dispiace.»

 

Non sapeva come quell’uomo potesse conoscere sua madre, ed al momento neanche gli interessava. L’unica cosa che gli importava era prendere la sua nave ed andarsene di lì.

Così, senza neanche rispondere, fece un ennesimo cenno di ringraziamento ai due e, così com’era arrivato, sparì fuori dalla porta.

Una volta fuori, però, notò che un paio di grossi uomini con braccia robuste, seguiti da un droide, si stavano avvicinando a passo deciso proprio nella sua direzione. 

Non li conosceva, era impossibile che stessero mirando a lui. Ma allora... che diavolo volevano?

 

«Spostati, ragazzino.» gli intimò uno dei due, passandogli affianco e posizionandosi proprio di fronte alla porta d’ingresso della casa di Bree e di suo padre.

 

Oh, probabilmente se fosse stato ancora il Leader Supremo del Primo Ordine, l’avrebbe fatta immediatamente pagare a quella specie di energumeno, per essersi rivolto a lui con tale arroganza.

Ma al momento era disarmato, debole, e di certo non era più neanche il Leader Supremo, per cui non poteva permettersi una lite, nemmeno col più debole e sfrontato degli esseri umani.

Così, ignorando i suoi modi assolutamente poco cortesi, il giovane si limitò semplicemente ad osservare lui ed il suo amico bussare violentemente alla porta, costringendo il pover’uomo che abitava quella casa ad aprire con un’espressione terribilmente intimorita in volto.

Non erano di certo degli ospiti graditi da quella povera famiglia, questo era poco ma sicuro.

Si avvicinò lentamente all’ingresso della porta, appoggiandosi allo stipite a valutare la situazione.

 

«Vi prego, dateci ancora un po’ di tempo!» aveva esclamato il padre di Bree, disperato «Non abbiamo ancora tutti i soldi per pagarvi! Il nostro padrone non ci paga molto, vi scongiuro!»

«Vecchio, a me non interessa quanto ti paga il tuo padrone. Le tasse le riscuotiamo noi! Per cui, ti converrà pagare, prima che io possa farti molto, molto male!» 

«Aspetta, Rax.» l’aveva interrotto il suo amico, che nel frattempo si era avvicinato a Bree «Beh... si può sempre scendere a patti. Tu ci dai la bambina, e noi chiuderemo un occhio sulle tasse, per questa volta.»

 

Quei due schifosi maniaci.

Stavano davvero chiedendo ad un uomo la propria figlia prendendola come tassa da pagare? Neanche il generale più spregevole del Primo Ordine avrebbe mai trattato i propri sottoposti come miseri oggetti.

Lui stesso, che sosteneva il peso di innumerevoli morti sulle proprie spalle, non sarebbe mai potuto arrivare ad una richiesta tanto ignobile.

Rimanendo ben fermo nella propria posizione, Ben si infilò una mano in tasca, estraendone uno degli stemmi del Primo Ordine. Era fatto di un materiale molto prezioso, che chiunque avrebbe potuto scambiare per qualsiasi cosa.

 

«Hey.» li aveva richiamati, attirando la loro attenzione «Questo può starvi bene?»

Uno dei due bestioni si avvicinò di più alla sua figura e, dopo avergli strappato lo stemma dalle mani, iniziò a studiarlo attentamente «Mmmh... molto, molto prezioso. Dì un po’, pivello, chi sei per possedere qualcosa di così alto valore?»

«Che t’importa?» fu la risposta del giovane «Lascia stare questa famiglia, e sarà vostro. Probabilmente vale più di tutte le tasse che andrete a riscuotere oggi.»

L’energumeno si mise a ridere, per poi dargli una poderosa pacca sulla spalla «Il ragazzo ha ragione, Tegan! Sa proprio il fatto suo!»

Il suo amico sputò «Tsk. Per questa volta siete stati fortunati, ma se il prossimo mese non pagherete, mi prenderò quella bambina. Per cui, fate molta attenzione ai vostri comportamenti.»

Detto questo, i due uomini decisero di andarsene, contenti con il loro stemma nuovo di zecca tra le mani. Beh, almeno per una volta nella sua vita, Ben era riuscito ad entrare a patti in maniera pacifica e formale.

Si era quasi stupito di sé stesso.

 

«Oh mio Dio, grazie!» esclamò il padre di Bree, quasi commosso «Come posso sdebitarmi? Come? Stavano per portarmi via la mia Bree! Lei è tutta la mia vita! Grazie, sei il nostro salvatore!»

 

Lui non era proprio il salvatore di nessuno.

Per tutta la sua vita, non aveva fatto altro che distruggere. Aveva distrutto qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino: prima il cuore di sua madre, poi l’orgoglio di suo padre, poi... poi sé stesso. 

Eppure, quelle persone lo stavano trattando come se avesse appena compiuto una sorta di miracolo... quelle persone gli erano veramente grate dal profondo del cuore. Questo, lui poteva sentirlo forte e chiaro.

Non poteva credere che proprio lui, Kylo Ren, ex Leader Supremo di un’organizzazione più che criminale, avesse appena fatto qualcosa di buono. E si sentiva... bene. Si sentiva appagato.

Era questa la sensazione che si provava? Erano queste le emozioni che si sentivano, ogni volta che si offriva aiuto a qualcuno?

Questo Ben, l’aveva provato soltanto una volta in vita sua. Con Rey. 

 

Vide la bambina avvicinarglisi, con un dolce sorriso stampato sulle labbra «Grazie davvero, Ben. Hai appena compiuto un miracolo, mi hai salvata.»

«Io n... cos’è?»

Si era accorto soltanto dopo che la piccola, prendendogli la mano, aveva poggiato sul suo palmo un ciondolo. Non sembrava qualcosa di prezioso, piuttosto... un simbolo.

«Questo è per te.» gli disse «Ora siamo amici. Voglio che tu lo tenga, così ti ricorderai di me.»

«Di che si tratta?» lo sollevò a mezz’aria, facendolo penzolare ed osservandolo meglio: era una pietra assolutamente senza valore, di colore verde, molto somigliante alla tonalità dello smeraldo, incastonata in un ritaglio di legno.

«Per me è molto importante. L’aveva fatto la mia mamma. Sai... lei è morta tanto tempo fa, sul lavoro, ma è stato un incidente, ed il nostro padrone è stato così gentile da darci un aumento, quel giorno.» spiegò Bree con voce timida «Voglio darlo a te come segno della mia gratitudine. Oggi hai fatto davvero molto per noi, anche se forse non te ne rendi conto. Ogni volta che lo guarderai, ricordati di me e del mio papà.»

Era incredibile. Quella bambina gli stava regalando quello che probabilmente era l’ultimo suo ricordo della madre, e glielo stava dando come segno di gratitudine, per fare in modo che non si dimenticasse di lei.

Era come se, in qualche modo, Bree gli avesse letto dentro: era come se avesse capito che Ben non era qualcuno che aveva compiuto tante buone azioni, nella sua vita. Come se gli stesse chiedendo di ricordarsi di quanto in realtà, nel profondo della sua anima, potesse essere... umano?

Umano. Non si era mai sentito troppo umano, lui. Si era sempre sentito qualcosa di estraneo, qualcosa di troppo distaccato dalla realtà. Una persona che non faceva altro che oscillare tra il bene ed il male, come se fosse sospeso su un filo.

Eppure, in quel frangente, aveva scelto il bene. Aveva deciso di comportarsi da essere umano.

Si inginocchiò di fronte a Bree e, con fare incerto, le poggiò una mano sulla spalla «Grazie.»

«Addio, Ben. Fai buon viaggio.»

 

Aveva fatto tanti incubi su Tatooine. Così tanti che aveva avuto timore di poter compiere qualcosa di estremamente brutto durante tutta la durata del suo brevissimo soggiorno.

Già... incubi. Beh, a volte gli incubi, forse, si rivelano proprio per quello che sono. Semplicemente incubi.

Niente di troppo veritiero o premonitore.

Forse, in quegli incubi, era Kylo Ren a parlare. Forse, in quegli incubi, era addirittura Palpatine a parlare.

Forse... lui era stato troppo debole. Fin dall’inizio.

Raggiunse la sua nave e, con una calma che non aveva mai provato in tutta la sua vita, si poggiò proprio al suo mezzo, con tutta l’intenzione di bere un po’ d’acqua prima di ripartire.

 

‘Dove sei, Ben...’

 

Aveva lasciato la borraccia a mezz’aria.

Quella voce. Quella voce avrebbe potuto riconoscerla tra mille.

E quella figura. Quella figura così vicina a lui, così lontana da lui. Quella figura avrebbe potuto riconoscerla tra un milione.

 

«Rey.» 

 

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Capitolo 3
*** III-Like grains of sand ***


Angolo autrice: Ciao a tutti! Spero che abbiate passato un buon Santo Stefano e che vi stiate godendo appieno questi giorni di festa! Per quanto riguarda me, sono stata all'anniversario di matrimonio dei miei nonni! Ah, l'amour...
E a proposito di amore, sarà proprio di quello che andremo a parlare in questo e nei prossimi capitoli!

C3PO: Oh, amore? Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva tra-

Zitto, 3PO. Potresti occuparti piuttosto del momento in cui entrerai in scena? Non credo manchi ancora molto. In fondo, come potrei mai dimenticarmi di te?

C3PO: Oh, certamente, autrice. C'è qualcos'altro che io possa fare? Per esempio introdurre questo capitolo?

Beh, non sarebbe affatto male. Fai pure.

C3PO: Oh, bene! Dunque, ci terrei a ringraziare tutti coloro che stanno recensendo questa storia. Francamente, da una storia dove IO non sono il protagonista principale, non me lo sarei mai aspettato. Ma è comunque molto gradito dalla nostra autrice, che ci tiene davvero molto e terrà in considerazione qualsiasi consiglio o critica voi le lascerete, quindi di nuovo, grazie a tutti. Se vi manco, non preoccupatevi, ci sarà spazio anche per me in questa novella.
Ora vi lascio, trucco e parrucco mi aspettano.

Grazie, 3PO.
Bene, detto questo, direi che è il momento di entrare nel vivo del terzo capitolo, che ne dite? Buona lettura, e spero vi piaccia!

~~~

 


Aveva tentato con tutte le sue forze di mettersi in contatto con lui... aveva utilizzato buona parte delle sue energie per trovarlo, anche soltanto per sentire la sua voce, anche solo per poter avere un pezzo del puzzle che stava disperatamente cercando di ricomporre. 
Sembrava scomparso nel nulla, sì. Sembrava che di lui non fosse rimasto nulla... ma Rey sapeva che non era così. Sapeva che Ben era vivo, che era lì da qualche parte, nell’universo. E che anche lui, come lei, la stava cercando.
Si stavano cercando entrambi, come avevano sempre fatto.
Non vi era mai stata una volta in cui Rey non avesse sperato che Ben la trovasse e la portasse via dal suo inferno personale; non vi era mai stata una volta in cui Ben non avesse sperato che Rey lo salvasse dalla sua infinita guerra con sé stesso. Una guerra che aveva sempre continuato a perdere, battaglia dopo battaglia, finché non era arrivata lei.
Ed entrambi, in quel momento, sentivano il disperato bisogno di ricomporre quel puzzle... entrambi, in quel momento, sentivano il disperato bisogno di sentirsi, anche solo per un secondo, anche soltanto di sfuggita.
Aveva stretto i pugni e chiuso gli occhi, Rey, nella speranza di poter usare ancora un misero briciolo delle sue energie, per poter assumere anche solo un misero contatto con lui. 
Ed alla fine, come se qualcuno avesse udito le sue preghiere, come se non fosse stato affatto merito suo, come se fosse appena stato compiuto un miracolo... Rey ce la fece.
Fu un attimo. Un fugace istante.
Ma fu in grado, in quell’attimo, di poter sentire il suo battito cardiaco, esattamente come se fosse il suo; fu in grado di poter sentire il suo respiro proprio come se fosse lì, a pochi centimetri da lei; fu in grado di udire la sua voce.

«Rey.»

Sembrava sorpreso, lei lo sentiva.
Non se l’aspettava, non si aspettava che potesse arrivare a tanto, fino a consumare così tanta energia per poterlo trovare, per poter avere la conferma che era vivo e che stava bene.
Rey sorrise. Era vivo, la speranza non l’aveva ancora abbandonata. E non aveva abbandonato neanche lui.
«Ben...»
Era stanca. Tremendamente stanca.
Aveva usato fin troppa energia per quel misero contatto, ed ora si sentiva sfinita. Non aveva completamente esaurito le energie, ma aveva decisamente bisogno di una pausa.
E questo glielo dimostrò immediatamente il suo corpo: la testa iniziò a girare e, non appena riaperti gli occhi, la vista cominciò ad appannarsi, e continuò così per un istante prima che, come un cencio, non cascasse a terra a peso morto.
O meglio, sarebbe cascata a terra a peso morto, se soltanto qualcuno non l’avesse acchiappata al volo, prendendola in braccio.
Era troppo esausta per cercare di capire chi fosse quel qualcuno, ed al momento nemmeno le interessava: aveva trovato un piccolo pezzo di ciò che cercava. Ora non le restava che capire dove effettivamente fosse, ciò che cercava.

«Rey, tutto apposto?»

Era arrivato appena in tempo, Poe. 
Appena in tempo per poter sorreggere la propria amica prima che rovinasse a terra come una cretina. Non sembrava star male, sembrava soltanto stanca. Probabilmente anche lei, come aveva già fatto Leia, aveva cercato di mettersi in contatto con qualcuno.
E quel qualcuno, a quanto pareva, era ancora vivo.
Certo, c’era da aspettarselo: l’erba cattiva non muore mai, e Poe non sapeva se Kylo Ren si sarebbe potuto effettivamente definire l’erba cattiva. Ma era di sicuro l’erbaccia degli Skywalker.

~

«Rey?» la chiamò Zorii, dandole qualche schiaffetto in viso, sperando che si riprendesse «Rey, va tutto bene?»

Dopo aver recuperato BB8 e tutta la roba che si era portata appresso sull’altra navicella, i tre l’avevano portata sul Millennium Falcon, affidandola alle amorevoli cure di Chewbe, che l’aveva gentilmente accomodata su un lettino, coperta dal freddo ed accudita finché non si fosse calmata.
Anche se, in fin dei conti, sembrava piuttosto calma. Anzi, sembrava... quasi felice.

«Rey?» chiamò di nuovo l’altra ragazza, non ricevendo risposta «Niente, è completamente andata. Ma cos’hanno i Jedi, che non va?»
«Lasciala stare.» fu la risposta di Poe «Si riprenderà da sola, prima o poi.»


Era stanca, ma felice.
Poteva sentire chiaramente dei rumori e delle voci provenire ovattati dall’esterno e, nonostante non potesse riconoscerle, era abbastanza sicura che appartenessero ad i suoi amici.
Erano cocciuti come dei muli: più volte aveva ripetuto a Poe che avrebbe dovuto sbrigarsela da sola, ma lui, a quanto pareva, aveva deciso di seguirla ovunque lo stesso, come se dovesse farle da balia.
Ma, in fin dei conti, era contenta che i suoi amici fossero così insistenti: volevano soltanto il bene l’uno per l’altro, e si sarebbero protetti fino alla fine. D’altronde, se l’erano anche promesso una volta, no?
Eppure, in quel momento, i suoi unici pensieri erano per Ben. Voleva sapere dove fosse... si stava tormentando per poter sapere dove si trovasse.
Doveva riprendersi al più presto possibile.
Si sforzò di aprire gli occhi e, come volevasi dimostrare, si ritrovò, proprio di fronte alla faccia, Chewbecca e Poe, che la guardavano con un accenno di preoccupazione negli sguardi.

«Poe... Chewbe...» sbiascicò, con voce impastata «D-dov’è Ben? È... è al sicuro? Sta bene?»
Poe sorrise «Rey, tesoro, con tutto il rispetto, ma lo chiedi a me?» 
«No, io... non lo stavo chiedendo a...» cercò di alzarsi a sedere, fallendo miseramente «Ma dove sono? Come avete fatto a trovarmi?»
«Se non ti avessimo trovata, ora saresti da sola in quel luogo orribile.» si intromise Zorii «Che diavolo stavi facendo, di nuovo qui?»
«Io dovevo... fare una cosa.»

Poe aveva capito. Aveva intuito tutto quanto.
Era stata davvero stupida a pensare che avrebbe potuto tenere nascoste le sue intenzioni all’amico pilota: in fondo, il giovane aveva sempre dimostrato di essere tremendamente intelligente ed intuitivo e, nonostante fosse uno che si faceva gli affari propri, ogni volta che sentiva il bisogno di correre in aiuto dei suoi amici, lo faceva. 
Lui c’era sempre, nel momento del bisogno.
E non aveva neanche detto nulla a Zorii. Probabilmente non aveva detto nulla nemmeno a Chewbecca... era qualcosa che aveva deciso di tenere per sé stesso, soltanto per rispettare le sue decisioni.
Era una persona d’oro. Leia aveva fatto proprio bene ad affidare a lui il ruolo di generale, se lo meritava su tutti i fronti.

«Rey...» la interpellò il pilota, lanciando uno sguardo all’altra sua amica ed al Wookie «Possiamo parlare un secondo in privato?»
«Certo.» 

Come se avessero già udito le sue parole ancor prima che parlasse, i due uscirono dalla stanza, dirigendosi in cabina di comando, e lasciando i due ad i loro discorsi.
Una volta ricevuto lo spazio necessario, Poe si sedette accanto all’amica, incrociando le braccia al petto. Non gli piaceva farsi gli affari degli altri, ma in quel momento Rey aveva evidente bisogno di appoggio.
Aveva paura di essere giudicata. Questo, il giovane, l’aveva capito fin dall’inizio.
Era per questo che, nonostante non nutrisse alcuna stima nei confronti del figlio di Leia, Poe era pronto ad offrirle tutto il suo aiuto ed il suo appoggio, se lei li avesse accettati.

«Ho l’impressione» iniziò lui «Che Kylo Ren sia vivo.»
Lei non rispose.
«Altrimenti perché saresti venuta qui a cercarlo?»
Silenzio.
«Ed il fatto che tu fossi totalmente disarmata, quando ti ho riportata qui... mi fa pensare che tu non sia tornata per finirlo. Sbaglio?»
«Poe...»
«Stammi a sentire. Io non so come tu possa essere attratta da uno così, insomma, diciamo che esistono uomini di gran lunga più affascinanti.» la interruppe lui «Ma... non sei di certo costretta a vagare in giro per l’universo tutta sola con BB8. Insomma, ci siamo noi. E poi, francamente, non sono abituato a starmene tranquillo per troppo tempo. Una nuova avventura non mi dispiacerebbe.»

Rey sorrise, soddisfatta.
Aveva ragione, era stata proprio una stupida. 
I suoi amici non l’avrebbero mai abbandonata, non avrebbero mai lasciato che affrontasse una battaglia da sola.
Loro ci sarebbero sempre stati... anche in momenti come quelli. Anche quando, come stava succedendo ora, non approvavano appieno le sue decisioni.

«Torniamo alla Base.» le disse Poe «Se anche lui ti sta cercando ed è intelligente, sarà il primo posto in cui guarderà.»

~

Era sicuro di averla vista.
Era stato un fugace momento, un attimo fuggente, uno di quelli che scorrono tra le dita come granelli di sabbia, qualcosa che chiunque altro avrebbe sicuramente dimenticato nel giro di pochi istanti.
Ma non Ben Solo.
Lui non si sarebbe mai dimenticato di quel momento, perché quello poteva significare soltanto che Rey stava bene, che lo stava cercando, che aveva tentato di mettersi in contatto con lui.
Aveva sorriso, Ben, prima di bere quel tanto agognato sorso d’acqua e salire immediatamente sulla propria nave. Adesso toccava a lui.
Avrebbe girato in tondo tutta la galassia, persino tutto l’universo, pur di trovarla... si sarebbe fermato su ogni pianeta, avrebbe chiesto ad ogni passante, avrebbe sprecato anche tutte le sue energie, pur di poter di nuovo sentire la sua voce, guardare il suo viso, toccare la sua mano... baciarla di nuovo.
Avrebbe fatto di tutto, pur di riunirsi a Rey. Pur di ricominciare insieme a lei.
Ma, al momento, si sentiva troppo debole per fare appello alla forza. Doveva aspettare di riprendersi, doveva trovare un luogo in cui l’avrebbero curato ed in cui avrebbe potuto recuperare tranquillamente le forze.
E quel luogo, purtroppo-o per fortuna-, non era di certo Tatooine.
Si mise al collo il ciondolo regalatogli dalla piccola Bree e, come se non fosse mai stato più sicuro di sé in vita sua, decollò immediatamente. Non aveva una meta precisa, ma nella testa aveva soltanto un’immagine, un indizio.
Doveva cercare il Millennium Falcon.

«Non è partita da sola.» si disse, compiendo il salto a velocità luce una volta sparito oltre l’atmosfera.
No, non poteva essere partita da sola... o, pensandoci bene, avrebbe anche potuto farlo, sì, ma quei guastafeste erano sempre in mezzo ai piedi. Di sicuro, l’avevano seguita per aiutarla, mettendo in mezzo tutte quelle sciocchezze sull’amicizia e sulla fiducia.

Ben non aveva mai avuto amici, e per questo non poteva capire che cosa significasse averne qualcuno. Non poteva capire che cosa significasse aiutarsi sempre nel momento del bisogno, anche a costo della vita, anche a costo di perdere.
Non era mai stato apprezzato da nessuno, lui.
Eppure, pensandoci bene, su Tatooine un’amica se l’era fatta: era piccola, certo, ed anche debole, ma questo non significava che non avrebbe lottato per aiutarlo. Gliel’aveva detto anche lei: erano amici.
Avrebbe tanto voluto rivedere quella bambina, un giorno... sarebbe voluto tornare, in futuro, per assicurarsi che stesse bene e che tutto stesse andando per il meglio. Sia per lei, che per la sua famiglia.
Ma aveva paura. Paura che l’unica amica che si fosse mai fatto potesse ben presto dimenticarsi di lui e del piccolo aiuto che si erano dati a vicenda. Aveva paura che, in realtà, nessuno l’avesse mai apprezzato per ciò che era.
In fondo, lui era sempre stato due persone diverse, no?
Ma qual era, effettivamente, la vera identità di Ben Solo? Chi era veramente, colui che era stato Kylo Ren, Leader Supremo del Primo Ordine?
A questa domanda, probabilmente, soltanto lui poteva rispondere. E al momento, una risposta non ce l’aveva.

Ma, forse, aveva la risposta ad un’altra domanda. A quella che si stava facendo fin dal momento in cui si era svegliato, stanco e ferito.
Dov’era Rey?
Esattamente dove sarebbe dovuta essere.
Alla Base della Resistenza.

~

«Signore, vi abbiamo portato ciò che cercavate.»

Era seduto al suo tavolo personale, all’interno di quella lurida locanda frequentata da sporchi mercanti ed orribili schiavi, ma che in compenso serviva delle bibite veramente spettacolari.
Non avrebbe mai pensato, tuttavia, che durante la sua misera traversata su quel minuscolo pianeta da quattro soldi, avrebbe avuto tanta fortuna da imbattersi proprio in lui.
Kylo Ren.
O, per meglio dire, Ben Solo. Il ragazzino che, con la forza di un giunco, aveva tentato di guidare il Primo Ordine, fallendo miseramente.
Fortunatamente, due stupidissimi aguzzini del posto, che si divertivano ad andare in giro a riscuotere tasse per conto di qualcuno  del quale non conosceva l’identità, erano riusciti a portargli qualcosa di suo, giusto per confermare che ciò che aveva visto non fosse soltanto frutto della sua immaginazione, o che non si fosse semplicemente sbagliato.
Ma, come volevasi dimostrare, lui non sbagliava mai.
Ciò che aveva tra le mani in quel momento, era proprio lo stemma del Primo Ordine. Qualcosa che soltanto uno come Kylo Ren avrebbe potuto cedere così facilmente a due sconosciuti.

«Mio padre si è sempre sbagliato, sul mio conto.» affermò, pagando i due farabutti con due sacche piene di denaro «Peccato che non sarà vivo a godersi la scena, quando finalmente il vero Impero schiaccerà definitivamente quella grandissima feccia ribelle. E nel momento in cui io... manderò Kylo Ren esattamente nel posto in cui sarebbe già dovuto essere. All’inferno.»










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Capitolo 4
*** IV-That enemy called Kylo Ren ***


Angolo autrice: Ciao a tutti! Eccomi tornata con il quarto capitolo di questa long ^^. Long a cui mi sto particolarmente e lentamente affezionando, e che tenterò di finire nel migliore dei modi e seguendo alla perfezione la storia che mi sono già prefissata in testa. Ma sentiamo il mio collega che cos'ha da dire a riguardo!

C3PO: *dopo aver letto il quarto capitolo* Sembra che Ben Solo assomigli davvero molto a padron Han, in questo capitolo!

Oh beh, il nostro Ben sta pian piano cominciando il suo cammino per la redenzione, e quale modo migliore esiste, se non quello di pescare lentamente ed uno alla volta, tutti gli aspetti genetici che lo caratterizzano? Ma evitiamo di spoilerare, 3PO. In fondo, poi che divertimento ci sarebbe?
Ringrazio ancora tantissimo tutti voi per le recensioni che mi state lasciando! Capita che non risponda, molte volte, ma vi assicuro che le leggo sempre(anche più di una volta loool), e mi fanno davvero molto piacere, che siano critiche, che siano complimenti, o che siano commenti neutri. Vi adoro, davvero!

C3PO: E continuate così, mi raccomando! OH, R2 CHE SUCCEDE? STIAMO PER ENTRARE IN SCENA ANCHE NOI DUE? E QUANDO? *corre via con R2*

Buona lettura! ^^

~~

 

La Base Ribelle. Già, come aveva fatto a non pensarci prima?

Certo, stava rischiando, questo era un particolare che aveva valutato immediatamente, anche prima di cambiare rotta proprio in direzione della propria destinazione.

Ma come poteva prendere in considerazione il rischio, quando la posta in gioco si chiamava Rey Palpatine? 

Palpatine... era incredibile.

Come avesse fatto quel mostro orripilante anche soltanto ad innamorarsi di una donna fino al punto di far dei figli con lei, rimaneva un mistero. Ma, almeno, quel suo lato che nessuno probabilmente conosceva, gli aveva dato Rey. Ed aveva rovinato quel bastardo per sempre.

Come si soleva dire, due piccioni con una fava, giusto?

Si guardava intorno, Ben, mentre guidava la propria nave. Era così bello vagare nell’universo e non veder nessuno combattere. Quella situazione gli dava un senso di pace... quel senso di pace che non aveva mai provato in tutta la sua vita. 

Non aveva fatto altro che combattere, ogni giorno, ogni minuto... tutto tempo sprecato. Tempo che avrebbe potuto passare insieme alle uniche due persone che, nonostante le sue azioni, non avevano mai smesso di credere in lui. 

I suoi genitori.

Prima che morisse, non aveva neanche salutato sua madre, non l’aveva mai vista di persona, mai, se non con l’utilizzo della forza. 

Era uno stupido. Uno stupido e anche un bastardo.

Non capiva perché la grazia fosse stata concessa a lui e non a Leia, non a sua madre, a colei che gli aveva voluto bene nonostante tutto, nonostante lui non gliel’avesse mai dimostrato... non gliel’aveva mai neanche detto. 

Ma ora, Ben sapeva che cos’avrebbe dovuto fare. Anche se ancora non sapeva se avrebbe avuto la forza di farlo.

 

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando, proprio di fronte ad i suoi occhi di cenere, non si palesò proprio il luogo che stava cercando: il pianeta della Base Ribelle.

Finalmente era arrivato a destinazione, doveva solamente trovare una strategia per non farsi abbattere non appena messo piede lì sopra. Di sicuro, la sua presenza non sarebbe stata apprezzata, tantomeno da coloro che aveva fatto soffrire più di tutti.

Sperava soltanto che Rey fosse lì, e che non si fosse sbagliato clamorosamente.

Poi, appena un attimo prima che si decidesse ad entrare in fase d’atterraggio, lo vide: il Millennium Falcon.

Rey si trovava su quella nave, ne era più che sicuro.

Stava tornando anche lei... stava tornando, come se avesse capito che si sarebbero finalmente ritrovati lì. Lì, dove lui non avrebbe mai dovuto mettere piede. Lì, dove forse, finalmente, tutto sarebbe potuto ricominciare.

Così, senza aspettare oltre, l’ex Leader Supremo si adoperò per essere il più veloce possibile e, come se una scintilla gli si fosse appena accesa negli occhi, iniziò ad atterrare, entrando velocemente nell’atmosfera di quel pianeta pieno di verde e di natura. 

Non credeva di aver mai visto tanta vegetazione in vita sua. Era ovvio che avessero scelto quel luogo proprio per potersi nascondere nella natura, se fosse stato necessario.

 

Nel momento in cui finalmente mise piede a terra, poté sentire tutt’intorno a sé un’atmosfera di serenità. Quello era il pianeta sul quale sua madre era morta, poteva sentirlo, poteva percepirlo.

Una nota di amarezza si fece largo nei suoi pensieri, mentre si addentrava in una delle tante foreste verdeggianti, alla ricerca di qualche gruppo di persone. Una volta trovati gli altri ribelli, avrebbe trovato anche Rey.

Era totalmente disarmato, e sapeva cos’avrebbe significato questa sua condizione, ma a lui non importava: avrebbero potuto fargli di tutto, d’altronde se lo meritava... l’unica cosa che gli interessava, era riunirsi con Rey.

Ed eccoli lì, finalmente, i gruppi di ribelli.

C’era una certa confusione, in giro. Nessuno sembrava accorgersi della sua presenza, mentre si trovava dietro ad un albero, ad osservarli: c’era chi curava i feriti, chi cercava di ristabilire l’ordine, chi rideva e festeggiava per la vittoria... eppure, ovunque guardasse, persino sulle barelle di feriti, poteva sentire serenità e pace.

Erano felici che la guerra fosse finita; erano felici che, presto, tutto quello sarebbe diventato soltanto un ricordo da condividere con i posteri.

Non sapeva se quello fosse effettivamente il momento di uscire allo scoperto, ma se non l’avesse fatto, come sarebbe riuscito ad incontrarsi con lei? Come avrebbero fatto a ricongiungersi?

No, doveva farsi vedere, non importava cosa gli sarebbe successo.

Prese un bel respiro. Poi, tentando di calmare il battito impazzito del suo cuore, ricominciò a camminare in direzione del gruppo.

 

 

«Cosa?!»

 

Non si era spostato di lì, Finn. Aveva fatto esattamente ciò che gli aveva chiesto di fare Poe: era rimasto con gli altri in veste di generale, aiutando i medici a curare i feriti ed offrendo acqua e cibo a chiunque ne avesse bisogno. Si dovevano ancora tutti riprendere dal grande scossone che la guerra aveva portato, e lui doveva compiere il suo dovere.

Ma, proprio mentre se ne stava seduto sul tronco di un albero, ad osservare silenziosamente la situazione, aveva notato una presenza che non avrebbe mai più voluto-e dovuto- notare.

L’aveva visto, che camminava lentamente in loro direzione, con sguardo perso, come se non sapesse esattamente cos’avrebbe dovuto fare.

Kylo Ren era lì, senza alcuna arma in mano, che si guardava intorno.

Immediatamente, come se ormai attaccare qualcuno fosse diventato un istinto che non poteva più controllare, afferrò un fucile e, con la velocità di un fulmine, si puntò esattamente di fronte al suo unico, vero nemico.

Che diavolo ci faceva lui, lì? E perché non aveva tirato fuori la sua spada? Perché non si stava mettendo in posizione di difesa?

Lo odiava, quel mostro. E quella era la sua occasione per ucciderlo con le proprie mani.

Ma qualcosa lo stava bloccando. Qualcosa gli stava dicendo che, forse, ucciderlo non sarebbe stata la soluzione migliore, in quel momento.

Immediatamente, notò che tutte le squadre che si trovavano lì con lui avevano smesso di fare ciò che stavano facendo e, come saette, si erano posizionate proprio accanto a lui, con le armi puntate, accerchiando l’ex Leader Supremo del  Primo Ordine che, esattamente come qualche secondo prima, era rimasto fermo, senza né attaccarli, né minacciarli.

 

«Mani in alto, bastardo.» gli intimò, non venendo però minimamente ascoltato «Ho detto mani in alto!»

 

Come volevasi dimostrare, la sua presenza lì non era affatto gradita. E come avrebbe mai potuto esserlo? In fondo, per anni, era stato lui l’unico nemico dei ribelli; era stato lui a radere al suolo interi pianeti; era stato lui a scatenare quella maledetta guerra.

Aveva davanti agli occhi proprio FN-2187, quell’assaltatore che, durante uno dei loro attacchi, si era rifiutato di sparare a dei civili e, dopo aver aiutato un ribelle, era riuscito a scappare, voltando le spalle al Primo Ordine.

Avrebbe potuto riconoscerlo tra mille.

Certo, in passato avrebbe potuto vederlo come uno sporco traditore ma, in quel momento, ritrovandoselo davanti con quel cipiglio così deciso e pronto a sparargli al minimo movimento, doveva ammettere che lo stimava: era stato uno dei primi ad avere il coraggio di ricominciare, ed uno dei primi a sopravvivere nel farlo. Aveva avuto fegato. Lo stesso fegato che lui non aveva.

Non gli rispose... effettivamente, non lo stava neanche a sentire. Si limitò a guardarsi intorno, mentre squadre di ribelli lo circondavano, puntandogli addosso le armi.

Ad un minimo ordine, avrebbero potuto ridurlo ad un mucchio di cenere... lui lo sapeva.

Ma era disarmato e debole. Cos’altro avrebbe potuto fare, se non starsene fermo ed aspettare di morire? 

Assolutamente niente.  

 

«Che ti succede, sei sordo?!» lo incalzò di nuovo l’ex assaltatore «Metti quelle cazzo di mani sopra la testa, stronzo!»

«Stai calmo.» gli rispose infine Ben, facendo ciò che gli aveva chiesto ed alzando le mani, portandole esattamente dietro la nuca «Sono totalmente disarmato. Uccidermi adesso risulterebbe davvero sleale, da parte vostra, non credi?»

«Ah, adesso mi vieni a parlare di onestà? Tu?» gli si avvicinò, poggiandogli la canna dell’arma proprio sotto la gola «Ti conviene tenere quella fogna tappata, se non vuoi correre dei seri guai. Sono stato abbastanza chiaro?!»

«Non sono qui per creare casini.» ammise «Non voglio far del male a nessuno. Altrimenti lo avrei già fatto, non pensi, FN-2187?»

«Mi chiamo Finn.» lo corresse lui «Non osare mai più rivolgerti a me con quel nome, Kylo Ren. Non sei più il capo di nessuno.»

«Sai com’è, non credo che tu ti sia mai presentato civilmente a me. Come avrei potuto sapere questo tuo nuovo nome?»

 

~

 

Poe le aveva consigliato che, forse, sarebbe stato meglio tornare alla Base; lei non sapeva se fosse l’idea migliore... d’altronde, Ben sarebbe stato un pazzo, ad andarla a cercare proprio lì, dov’era pieno di persone che l’avrebbero ucciso alla prima occasione.

Ma, comunque, decise che, magari, non sarebbe stata una cattiva idea riprendersi un po’ e poi riprovare la connessione con la forza. Di sicuro, con quel metodo, sarebbe stato tutto più semplice.

Ma era provata, Rey. Esattamente come lo era Ben... o forse, un po’ di meno.

Era provata, sì, ma non lo era abbastanza per non poter sentire la sua energia farsi sempre più vicina, sempre più forte.

Forse... forse quello che aveva detto Poe aveva un senso. Forse quell’idea non era poi tanto campata in aria.

Una volta atterrati, scese immediatamente dalla nave, guardandosi intorno: non sentiva più nessuno festeggiare. Anzi, tutti quelli che erano lì sembravano tremendamente agitati, e stavano tirando fuori le armi.

Ben era lì, ormai era più che una certezza.

Era pazzo. Talmente pazzo che, probabilmente, si sarebbe addirittura fatto ammazzare.

 

«Poe...» sorrise, la giovane Jedi «È qui. Lo sento.»

«Qui?!»

 

Non ci poteva credere, non era possibile. Aveva riportato Rey alla Base per farla riprendere, non di certo perché credeva  davvero che Ren sarebbe sul serio arrivato a tanto, andando a cercare Rey proprio nel luogo che per uno come lui era un autentico campo minato. Era un pazzoide, su questo non c’era dubbio: era completamente fuori di testa, se davvero aveva pensato di fare una cosa del genere.

Vedendo la sua amica avanzare velocemente, probabilmente nella direzione nella quale si trovava il suo tanto agognato oggetto dei desideri, iniziò a seguirla, e Zorii e Chewbecca fecero lo stesso con lui.

Ad un certo punto, raggiunsero un cerchio di ribelli armati, pronti a sparare al primo ordine di colui che li stava comandando. 

Ed ovviamente, colui che li stava comandando, era proprio l’unica persona che Poe aveva lasciato al comando: Finn.

 

Lo stavano accerchiando, ma questa era un’opzione che probabilmente entrambi avevano valutato. Persino lui che, al centro, stava tentando in tutti i modi di non compiere mosse sbagliate, con Finn che, come da copione, gli stava puntando un’arma alla gola.

Ma non l’avrebbe ucciso, Rey se lo sentiva: Ben non doveva morire. Non lì. Non in quel modo. Non da ex Leader Supremo.

No. Ben sarebbe morto molto più tardi, da Jedi, da eroe, oppure semplicemente sul suo letto, al caldo, quando sarebbe stato troppo anziano.

Questa era una promessa che Rey gli aveva silenziosamente fatto... finché lei sarebbe stata in vita, avrebbe aiutato Ben a redimersi, lo avrebbe aiutato nel suo percorso da Sith a Jedi, e lo avrebbe protetto se necessario. Anche se sapeva che non avesse alcun bisogno di protezione.

 

«Fermi!» esclamò, facendosi largo nel gruppo ed entrando finalmente nel cerchio «Fermi, non sparate! Finn!»

Corse verso il suo amico, mettendo una mano sulla sua arma «Per favore, Finn, fermati. Non è venuto qui per fare del male.»

«E tu come lo sai?!»

 

Era arrivata, finalmente.

No, non era lì per far del male a nessuno, voleva dimenticare gli errori del passato, voleva redimersi... voleva ricominciare.

E forse, essersi addentrato in una base ribelle, sarebbe stato il primo passo. Forse, conoscendo meglio i modi di fare di quelle persone, avrebbe potuto integrarsi in qualche modo, farsi perdonare, o cose simili.

Lui non sapeva molto bene come funzionassero quelle cose... non aveva mai cercato di farsi perdonare da nessuno.

Però, Rey era lì affianco a lui. Al momento, contava solo questo.

Era lì, e stava chiedendo ai suoi amici di non sparare, di non fargli del male, mentre lui se ne stava ancora fermo sul posto, con le mani alzate dietro la testa.

Lui la sentiva, la preoccupazione di Rey. Esattamente come lei sentiva le sue emozioni... esattamente come entrambi potevano percepire l’uno il battito cardiaco dell’altra, che si faceva sempre più frenetico, ad ogni secondo che passava.

Rey era lì con lui. E Ben dovette chiudere gli occhi per un attimo, per accertarsi che quello non fosse soltanto un sogno.

 

«Non lo so.» ammise Rey, sorridendo all’amico «Lo sento.»

«Mi dispiace, ma al momento non sono in vena di fidarmi dei tuoi sensi da Jedi. Questo mostro è-»

«Finn!» lo interruppe Poe, alzando le mani verso gli altri «Abbassate subito le armi! È un ordine del generale, abbassatele subito!»

C’era un lato positivo, nell’essere il prescelto di Leia: tutti lo stavano a sentire. Ed immediatamente, come se non ci fosse stato alcun Kylo Ren lì con loro, tutti i ribelli abbassarono i fucili.

Certo, tutti. Tranne Finn.

Lui non sottostava agli ordini del generale, a lui non importava niente. L’unica cosa che voleva fare, era liberarsi immediatamente di quello che considerava ancora suo nemico.

«Finn, lascialo stare. Smettila.» gli disse il pilota, avvicinandoglisi «Non vedi che è disarmato? In quale modo potrebbe farti del male?»

«Datemi una sola ragione per cui non dovrei ammazzarlo!» sbottò l’ex assaltatore «Datemene soltanto una!»

«Finn, io-» cominciò Rey, ma venendo immediatamente interrotta da Poe, che mise una mano sull’arma dell’amico, abbassandola prepotentemente.

«È il figlio di Leia.» gli ricordò, strappandogli finalmente il fucile dalle mani «È il figlio della donna alla quale tutti dobbiamo la vita, ed è lei che mi ha nominato generale. Tu sarai pure il mio vice ed il mio migliore amico, ma qui sono io che comando ufficialmente. Quindi, cerca di stare calmo, ed ascolta quello che ti dico. Per favore.»

«Accidenti, ma sei serio?!» sbottò il ragazzo «Non so se ti ricordi bene chi è lui, ma non è solamente il figlio di Leia! È la causa di tutti i nostri mali, e tu lo stai difendendo! Sul serio, ma che vi prende?! È tutta colpa sua, se abbiamo combattuto fino a soltanto poche ore fa! E adesso che è finita la guerra che succede?! Amici come prima? Ma non fatemi ridere!»

«Se non sbaglio...» si intromise Zorii, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, in disparte «Prima che tu diventassi tutto questo gran paladino della giustizia che sei adesso, eri un assaltatore ad i suoi comandi e a quelli del Primo Ordine. Anche tu hai la tua buona dose di colpe sulle spalle.

Tutti abbiamo degli scheletri nell’armadio, e mi dispiace, Finn, ma qui... sei l’ultimo a dover parlare.»

«Chi ti credi di essere, tu, per parlarmi in questo modo?! Non mi conosci!»

«Ragazzi, per favore.» li interruppe Rey, sfinita «Smettetela. Credete che litigare e rinfacciarsi le cose in questa maniera, sia la soluzione? Non lo è, finitela.»

 

Ben, dal canto suo, non sapeva davvero cosa dire.

Quel ragazzo, l’ex assaltatore, aveva assolutamente ragione, ed a parte Rey, non riusciva a capire come mai gli altri lo stessero difendendo in quel modo: lo capivano, forse? O avevano pietà di lui?

Non lo sapeva, ma in quel momento si stava sentendo come un vero e proprio pesce fuor d’acqua.

Forse, atterrare lì e farsi vedere da tutte quelle persone era stato un errore. Forse non avrebbe mai dovuto lasciare il pianeta dei Sith, ed aspettare di morire lentamente di fame e di sete.

Forse... addirittura essersi finalmente ritrovato con Rey, si stava rivelando un grosso errore. La stava solo mettendo nei guai, se lo sentiva.

E non poteva neanche difendersi. Perché quel ragazzo aveva ragione su tutti i fronti.

 

«Ben...» sussurrò Rey, percependo le sue preoccupazioni «Non è colpa tua.»

«Questo è quello che pensi tu, tesoro.»

Nella voce del giovane si poteva sentire un forte accenno di sarcasmo mentre, stanco di tenere le mani alzate, le abbassava, puntandole sui fianchi.

«Allora, statemi a sentire.» si intromise, stanco di giocare la parte del palo «Io non sto simpatico a voi, e voi non state simpatici a me. Ma questa è una cosa che già sapevamo tutti, no? Adesso... io sono disarmato e ferito, quindi è evidente che non sia venuto qua per fare strage di ribelli. Per cui, Finn, che te ne pare di accantonare per un attimo la tua furia e fare una piccolissima tregua?»

Era incredibile quanto somigliasse a suo padre, in quel momento. Ormai lo conosceva da tempo, ma Rey non l’aveva mai visto parlare così... non l’aveva mai visto contrattare con gli altri in maniera così pacifica, tentando addirittura di sdrammatizzare.

Quella era una parte del carattere di Ben che non aveva mai conosciuto, e doveva ammettere che non le dispiaceva affatto.

«Ma ti senti, quando parli?!» Finn sembrava ancora parecchio contrariato «Una piccolissima tregua?! Con l’essere più malvagio e pericoloso della galassia?! Proprio tu vieni a chiedere una tregua?! Di tregua, te, non ce ne hai mai data, quando eravamo noi ad averne bisogno!»

«Ma senti senti!» lo canzonò Ben, avvicinandoglisi «Quando sei scappato dall’incrociatore, avrei potuto ordinare a Hux di inseguirti per tutta la galassia, pur di staccarti dal collo quella minuscola testolina di cazzo! Eppure... oh! Pensa un po’, non l’ho fatto! Perché di te non mi importava un fico secco allora, e non mi importa un fico secco adesso! Quindi, diciamo che mi devi un favore... FN-2187.»

 

Si stava lentamente temprando, Ben, ed invece di affilare la spada, stava pian piano affilando la lingua. 

Sapeva benissimo di essere nel torto, ma non sopportava il fatto di essere continuamente insultato senza poter neanche rispondere. Tantomeno da un suo ex assaltatore, che sarebbe dovuto essere l’ultimo ad aprire bocca sul suo conto.

Ma lui sapeva per quale motivo quel Finn si stesse scaldando in quel modo.

Era innamorato di Rey, questo Ben poteva percepirlo chiaramente... e non sopportava l’idea che lei desse tanta importanza alla sua presenza. Non sopportava l’idea che lui potesse diventare più importante di quell’insolente da quattro soldi, per lei.

Ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce. D’altronde, a nessuno piaceva che gli altri ascoltassero i propri segreti.

No... quel piccolo particolare se lo sarebbe tenuto per lui. Sempre se quel Finn avesse deciso di collaborare e di non mettergli i bastoni fra le ruote.

In quel caso, le cose si sarebbero potute mettere molto male.

Stava cercando di redimersi, certo, ma lui era pur sempre stato Kylo Ren, e Kylo Ren sarebbe potuto diventare davvero molto cattivo. Non si era spento facilmente, ed il suo percorso per cacciare totalmente quella parte di lui dalla sua vita era ancora lungo.

 

«Ragazzi, basta, suvvia!» aveva esclamato ad un certo punto Poe, per poi avvicinarsi a Finn e prenderlo per un braccio «Dato che Rey doveva proprio risolvere una cosa con lui, direi di lasciarli ad i loro affari da Jedi, o come si chiamano. Che ne dici?»

«Tu vuoi lasciarla sola con questo mostro?!» 

«Oh, santissimo cielo, finiscila!» Zorii si attaccò all’altro braccio, cominciando a tirarlo via «È lei quella con la spada laser, d’accordo? Noi saremmo solo d’intralcio!»

 

Rey non avrebbe mai ringraziato abbastanza Poe e Zorii per averla appena tirata fuori da una scomodissima situazione.

Lei non voleva problemi, voleva soltanto riunirsi a Ben e capire finalmente i suoi stupidissimi sentimenti. E finalmente avrebbe avuto la sua occasione per farlo.

Si avvicinò nuovamente a lui, incrociando finalmente i suoi occhi neri come la notte, sorridendogli come non aveva mai fatto, allungando una mano in sua direzione, sperando che lui la prendesse. Di nuovo.

Se la ricordava benissimo, la prima volta in cui aveva sfiorato la mano di Ben... la prima volta in cui aveva potuto comprendere davvero parte delle sue vere emozioni, la prima volta in cui si era accorta che loro due, in fondo, non erano poi così diversi.

No. Loro due erano uguali. 

Tutti avevano sempre cercato di conoscerla, senza esserci mai realmente riusciti; tutti avevano sempre cercato di comprendere le sue azioni, senza esserci mai realmente riusciti. Solo Ben ce l’aveva fatta, solo Ben la conosceva, solo Ben aveva potuto guardarle dentro, sfiorare il suo cuore... e poi, inavvertitamente, prenderselo.

Perché Ben se l’era preso, il suo cuore. E Rey non sapeva se l’avrebbe mai riavuto indietro. Non sapeva nemmeno se avesse voluto realmente riaverlo indietro.

«Sei tornato.» mormorò, mostrandogli quel sorriso che tanto avrebbe voluto sfoderare prima, senza poterlo veramente fare «Sei tornato sul serio.»

 

Aveva preso la sua mano, Ben. E da quel momento in poi, non l’avrebbe più lasciata andare.

Attraverso quel contatto... quello che sarebbe potuto essere un banalissimo contatto tra due persone, ma che per loro non lo era affatto, aveva potuto percepire tutte le sue emozioni, i suoi sentimenti. Gli stessi che stava provando anche lui in quel momento.

E in quell’istante, Ben poté vedere la verità palesarsi di fronte ai suoi occhi... quella verità che, per lungo tempo, era rimasta celata, nascosta dietro un oscuro velo oltre il quale non era mai riuscito a guardare. Ma ora la vedeva... la vedeva nei suoi occhi.

In quei due bellissimi occhi verdi. Quegli occhi che in quel momento non riuscivano in alcun modo a staccarsi dai suoi, così diversi ma allo stesso tempo cosi uguali.

E la verità era che la amava. Che si era incondizionatamente, inavvertitamente, inevitabilmente, innamorato di lei.

Ma lui, questo ancora non poteva capirlo... l’amore era qualcosa che lui non poteva ancora comprendere appieno, ma presto ci sarebbe riuscito. Perché aveva finalmente Rey al suo fianco.

Perché finalmente Rey aveva preso la sua mano.

Quel futuro che aveva visto tanto tempo prima, quella predizione che aveva fatto mentre combattevano contro gli uomini di Snoke; quando le aveva detto che, prima o poi, avrebbero combattuto fianco a fianco, non intendeva affatto ciò che credeva, non intendeva che sarebbe stata lei a passare al lato oscuro... ma che sarebbe stato lui a vedere la luce.

E fu solo in quel momento, che Ben poté capire davvero la visione che aveva visto tempo prima.

 

«Avevi forse qualche dubbio?» le rispose, ricambiando il suo sorriso «Non è così semplice liberarsi di me. Ormai dovresti averlo capito.»

«Sei un pazzo suicida.» scherzò lei «Venire fin qui... ti sei quasi fatto ammazzare.»

«Diciamo pure che ho perso prima i miei genitori, poi me stesso, e poi persino la guerra. Che altro avevo da perdere?»

Lei rise. 

No, decisamente non aveva mai conosciuto questo lato del suo carattere.

«Beh, allora preparati, Ben Solo.» disse «Perché stiamo per partire.»

«E dove andiamo?»

«Diciamo che non mi dispiacerebbe non essere l’unica Jedi, ma averne un altro. E quindi, ci andiamo ad allenare. Sarò io la tua maestra.»

Un Jedi.

Rey gli stava proponendo davvero questo? Voleva aiutarlo a diventare un Jedi?

Non sapeva se si sarebbe mai sentito davvero pronto... ma, in fondo, diventare un Jedi ed abbandonare definitivamente la sua natura Sith sarebbe stato il primo passo della sua redenzione, giusto? Era quello che voleva, in fondo.

E poi, lo aveva appena detto. Che cos’aveva da perdere? Si sarebbe ritrovato, oppure si sarebbe perso per sempre.

Avrebbe accettato la sfida. E questa volta, era contro sé stesso. Doveva abbattere il suo vero nemico... e quel nemico si chiamava Kylo Ren.

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Capitolo 5
*** V-Like metal and magnet ***


Angolo autrice: Buongiorno a tutti e buona domenica! Non so voi, ma per me questo giorno della settimana è sacro e va assolutissimamente passato in casa a rilassarsi... ed anche ad aggiornare questa long che, ormai, sta giungendo lentamente alla sua metà-più o meno-. Allora, abbiamo potuto vedere Ben e Rey affrontare ognuno la propria, piccolissima avventura mentre si cercavano l'un l'altra. Ora, finalmente, li vedremo insieme.
E questo sarà l'ultimo capitolo che pubblicherò prima del Capodanno, per cui, vi auguro fin da subito un buon anno!

C3PO: Credo che passerò questo Capodanno insieme a R2 e Chewbecca...

Sono contenta per te, 3PO! Tutti abbiamo bisogno di passare del tempo con i nostri migliori amici, giusto? E questo Capodanno è particolarmente speciale, perché stiamo entrando in una nuova decade! E voi? Siete emozionati?
Ringrazio con il cuore tutti i recensori di questa storia, in particolare Evola Who, MorganaRoisinDubh81, Calipso19, Sakti87 e Vale_Balz, che stanno recensendo tutti(o quasi) i capitoli di questa storiella; ma ringrazio tantissimo anche i lettori silenziosi(come me) che si limitano anche soltanto a dare uno sguardo! Mi rende veramente felice il fatto che questa storia stia venendo apprezzata ^^

C3PO: Hanno tutti quanti dei nomi interessanti, non trovi, autrice?
Sono dei nickname, 3PO, non i loro veri nomi!
C3PO: Ah, sì? Cielo, fantastico!
Vai a prepararti, 3PO. È il momento per te di entrare in scena.
C3PO: Davvero? Fantastico! Corro immediatamente! Devo essere perfetto ed impeccabile! Mi dovranno tirare ben a lucido!

Beh, buona lettura! ^^"

~~~

 
 

Erano partiti senza dar conto a nessuno.

Prima della partenza, Ben si era recato immediatamente sul Millennium Falcon, che avrebbero usato come mezzo, seguito da un droide protocollare-del quale ancora non aveva ben capito l’utilità e che non faceva altro che parlare a vanvera di quanto quella fosse un’idea altamente sbagliata-, ed un astrodroide di vecchio stampo, probabilmente lo stesso droide che aveva sempre accompagnato suo zio e suo padre nelle loro vecchie avventure, che diceva di chiamarsi R2-D2.

Rey gli aveva chiesto di aspettarla lì, mentre lei avrebbe salutato gli altri, informandoli su dove sarebbe andata e su quando sarebbe tornata. Era certo che, a parte quel pilota, nessuno avrebbe davvero ben capito le sue intenzioni, ma Rey era qualcuno che aveva sempre fatto ciò che le diceva l’istinto, e di certo non si sarebbe tirata indietro per via dei suoi amici.

Così Ben, piuttosto stanco, si era seduto in cabina di comando, aspettando che la ragazza finisse i suoi stupidi convenevoli.

 

«Quindi.» asserì, rivolgendosi ai due droidi, giusto per ingannare il tempo «Voi sareste...»

«Oh, mi permetta di presentarmi: io sono C3PO, relazioni umane cyborg. E lui è la mia controparte, R2-D2. Non sono molto d’accordo con le decisioni della signorina Rey, ma lei mi capirà: sono un semplice droide protocollare.»

Il perché Rey avesse insistito nel portarsi dietro quei due gli era sconosciuto, ma a pensarci bene, non gliene importava più di tanto. Avrebbero sempre potuto rivelarsi utili per qualcosa, in fondo.

In particolare quel piccolo astrodoide... sembrava quasi avere una propria personalità, nonostante fosse impossibile. Era incredibile: sembrava fosse veramente fedele ad i propri padroni, esattamente come se si trattasse di una sorta di animale domestico.

 

 

Aveva salutato tutti, dando le sue personali spiegazioni. Non voleva sapessero che avrebbe passato così tanto tempo con Ben, c’era tempo di spiegare a tutti quale tipo di sentimento li legasse. Anche perché, prima di spiegarlo agli altri, dovevano capirlo loro.

E prima di tutto, dovevano dare la precedenza alla battaglia di Ben. Doveva aiutarlo a sconfiggere quell’oscurità che stava combattendo da fin troppo tempo, e soltanto lei, fra tanti, ci sarebbe riuscita. Soltanto lei avrebbe potuto salvare Ben.

E Rey era pronta a tutto, pur di tirarlo fuori dalla sua prigione personale.

Così, dopo aver raccolto un bel po’ di cose che sarebbero servite ad entrambi, aveva raggiunto il Falcon, chiudendo definitivamente lo sportello d’ingresso e posizionando tutti i bagagli per partire all’interno della stiva.

 

«Ho finito.» annunciò, raggiungendolo in cabina di comando.

«Ce ne hai messo, di tempo.»

«Dovevo salutare gli altri.» si sedette accanto a lui «Sai, non è facile... tutta questa situazione.»

«Lo so.» 

Aveva una ferita alla testa. Non era molto profonda, ma sanguinava ancora... accidenti, Palpatine ci era andato giù pesante, con lui. Effettivamente, anche la vita ci era andata giù pesante, con Ben.

Allungò una mano nella sua direzione, spostandogli i capelli per controllare meglio il grosso taglio che aveva sulla fronte.

«Che stai facendo?»

«Vuoi disinfettare questa ferita?» sussurrò lei, sorridendogli dolcemente «È leggermente profonda.»

«Credo che sopravviverò, sai? E io ti consiglierei di partire, perché, non so se tu te ne sei accorta, ma su questo pianeta c’è gente che vuole uccidermi.» 

Rey sorrise, mettendosi immediatamente al suo posto, pronta a prepararsi per il decollo «Sono felice che tu sia tornato.»

 

~

 

Volare sul Millennium Falcon per la prima volta in vita sua era stato pesante. 

Aveva cercato di non darlo troppo a vedere, approfittando anche della guardia abbassata di Rey, che probabilmente non stava dando peso alla forza e alle sue stupidissime emozioni mentre era impegnata a pilotare, ma essere seduto sulla nave di suo padre... su quella stessa nave che aveva tentato in tutti i modi di distruggere durante la sua carriera nel Primo Ordine, aveva causato una serie di ricordi che avrebbe tanto voluto cancellare.

L’ultima volta che ricordava essere andato veramente d’accordo con suo padre, era stato quando era bambino. Era piccolo, e Han non lo lasciava ancora salire sul Falcon... ma lui... oh, lui avrebbe tanto voluto farlo. Avrebbe tanto voluto fare un giro su quella nave insieme al suo vecchio.

E glielo aveva chiesto. Ricevendo ovviamente un no come risposta.

Ma quella volta era stato un no leggermente diverso.

Perché Han, dopo aver visto il suo viso deluso e triste, lo aveva fatto salire sulla nave, lo aveva fatto sedere in cabina di comando e, pur mantenendo il mezzo perfettamente spento, lo aveva comunque lasciato giocare; gli aveva insegnato i nomi dei comandi, gli aveva insegnato come avrebbe dovuto accenderla se un giorno avesse dovuto farlo... era stata una serata meravigliosa. L’ultima serata meravigliosa passata insieme a suo padre.

Poi... tutto era cominciato ad andare totalmente a rotoli. Così, come se all’improvviso qualcosa si fosse rotto.

E da quel momento in poi... Ben vedeva tutto nero.

«Siamo arrivati!» sentenziò Rey, una volta atterrati su un pianeta che sembrava totalmente deserto, caratterizzato da meravigliose isole montagnose di roccia nera, tutte ricoperte da fitti alberi verdi, e circondate da un mare immenso.

Un pianeta che Ben aveva già visto. Un pianeta che ricordava, ma sul quale non era mai stato.

«Dove siamo?» chiese, affiancandola.

«Su Ahch-To.» rispose la ragazza «Sai, questo pianeta... è veramente bello, non trovi?»

«Sì... sì, è bello...»

 

Non voleva dirglielo. Non ancora.

Non voleva dirgli che, proprio su quel pianeta, Luke Skywalker era andato in esilio, soltanto poco tempo fa... non voleva rivelargli i segreti di quel pianeta. Non voleva dirgli che, proprio lì, si trovava il primissimo tempio Jedi. Tempio che lo spirito del maestro Yoda in persona aveva lasciato bruciare, prima ancora che Luke stesso potesse appiccare l’incendio.

Pianeta sul quale lei aveva ricevuto il suo addestramento, sotto la guida del maestro Skywalker.

Non voleva dargli tutte quelle informazioni così, a freddo. Non in quel momento critico. 

Ma gli avrebbe detto tutto una volta arrivato il momento. Anzi, una volta arrivato il momento, tra lei e Ben non ci sarebbero stati più segreti.

E non che adesso ci fossero, anzi. Ma, quel poco che Rey si sarebbe potuta tenere per sé... beh, se lo sarebbe tenuto per sé. Almeno per un altro po’.

 

«Direi che è proprio un bel posto.» commentò C3PO «Che ne pensi, R2?»

Il robottino cilindrico emise qualche bip in risposta, che probabilmente soltanto il suo amico avrebbe potuto capire.

«Come sarebbe a dire che ci sei già stato?! E non mi ci hai portato?! Sei orribile, R2, orribile!»

«Hey, 3PO.» lo interpellò Ben, a un certo punto «Renditi utile, e dammi una mano a svuotare la stiva. Le puoi fare queste cose, o sei completamente inutile?»

«Signore, per chi mi ha preso? Ovvio che posso farlo! Questo e anche di più! Lo sa chi mi ha costruito?»

«No, e non lo voglio sapere.» fu la risposta del ragazzo, che iniziò a passargli tutti i bagagli. Al momento, gli serviva la roba per lavarsi.

Non ne poteva più di sentirsi sporco. Un bel bagno lo avrebbe aiutato a riordinare le idee ed anche a profumare un po’ di più, dato che aveva ancora il sudore della battaglia appiccicato addosso. E no. Non era bello.

Alla ricerca di qualche vestito di ricambio, si imbatté in dei vecchi abiti di suo padre, probabilmente lasciati lì per anni e mai recuperati.

Certo, era tutto ciò che aveva, e si sarebbe dovuto accontentare... ma non sopportava di dover indossare gli stessi vestiti che anni prima aveva indossato anche suo padre. Han Solo. Uno dei più grandi eroi della vecchia ribellione.

Uno dei più grandi eroi della sua vita, che nonostante tutto gli aveva voluto bene fino alla fine... fino a quel momento in cui, in preda alla paura che provava verso sé stesso, Ben non l’aveva ucciso, trafiggendolo con quella stessa spada che aveva lanciato in mare, non rivedendola mai più. La spada di Kylo Ren. La stessa spada che aveva ucciso Han... e Ben Solo. 

Ma Ben Solo stava risorgendo, non tutto era ancora perduto... doveva soltanto fidarsi. Non di sé stesso, perché non avrebbe avuto senso.

Doveva fidarsi di chi gli aveva teso la mano per aiutarlo. Doveva fidarsi di Rey.

 

«Ben, è tutto okay?» 

Era entrata nel Falcon dopo essere stata ad una delle poche strutture presenti sull’isola. C’erano ancora le vecchie governanti con le quali non era andata troppo d’accordo durante il suo addestramento con Luke che, nonostante i loro disguidi, avevano promesso di aiutarla mettendo a posto una delle capanne e offrendole due letti sui quali lei ed il suo compagno di viaggio avrebbero potuto riposare.

Sulla nave c’erano doccia e bagno*, e di quello non si sarebbero dovuti preoccupare; avevano dietro un sacco di provviste, sia cibarie che mediche, e di acqua... beh, di acqua ce n’era in abbondanza. Fortunatamente, il mare su quel pianeta non era salato**, e l’acqua era perfettamente potabile.

Avevano tutto. Cosa sarebbe potuto andare storto?

«Ben?»

Non aveva fatto neanche in tempo a pensarlo. 

Proprio mentre girava i corridoi del Falcon, si imbatté nell’ultima cosa che avrebbe voluto vedere: Ben era lì, davanti alla doccia, senza assolutamente niente addosso, pronto probabilmente a lavarsi.

Rey si irrigidì sul posto: non aveva proprio nulla addosso, e per nulla, lei intendeva n u l l a. Accidenti, era ancora meglio di quanto pensasse, e di quanto avesse già visto in precedenza, e la ragazza rischiò seriamente di svenire, come se già le sue facoltà mentali non fossero state abbastanza compromesse.

Ben era talmente impegnato nel fare le sue cose che probabilmente neanche si era accorto che lei fosse proprio sull’uscio della porta, incapace anche soltanto di muovere un muscolo... e forse era meglio così, perché di scatenare la furia di Kylo Ren per un piccolissimo incidente non se ne parlava proprio. Rey non voleva affatto morire, anche se era sicura che sarebbe morta lo stesso, perché il suo cuore avrebbe smesso di reggere tutta quella pressione, di lì a poco... ne era più che sicura.

Poteva sentire la sua faccia iniziare a scottare come lava appena fuoriuscita da un vulcano. Stava arrossendo? Sul serio? Una Jedi che arrossiva? La Jedi che aveva appena sconfitto Palpatine che arrossiva? 

Dio, sarebbe andata in pazzia se non se ne fosse immediatamente andata di lì.

«Accidenti, ma vuoi chiudere questa maledettissima porta?!» sbottò ad un certo punto, attirando l’attenzione del ragazzo, che si era voltato nella sua direzione, mostrando la... la... la parte anteriore del suo corpo.

No. Questo era troppo. Quel ragazzo doveva smetterla di attentare alla sua vita, e soprattutto doveva imparare cosa fossero le buone maniere, accidenti! Ma davvero Leia non gliene aveva insegnate neanche una parte?!

 

«Che diavolo ci fai, qui?!»

Accidenti, era entrata in bagno senza alcun preavviso! Lui pensava che sarebbe rimasta fuori a fare... non lo sapeva cos’avrebbe dovuto fare, ma di certo non sarebbe dovuta essere lì! Immediatamente, come se il suo istinto lo avesse appena quasi salvato, prese uno degli asciugamani e se lo legò frettolosamente alla vita, tentando di salvare il salvabile.

Da quanto tempo fosse lì Rey, Ben non lo sapeva. Non l’aveva sentita arrivare, e di certo non aveva i sensi così attivi da poter percepire la sua presenza con la forza.

Ma aveva già visto fin troppo, per i suoi gusti. 

Beh... per lo meno, lui non si poteva affatto lamentare del proprio corpo, e quindi non credeva che a lei fosse poi così tanto dispiaciuto, ma... ma non doveva succedere e basta, dannazione! 

Era arrossito. Poteva sentirlo benissimo.

Ed anche lei era arrossita. La sua faccia aveva letteralmente lo stesso colore della sua vecchia spada laser... anzi, forse era di un rosso addirittura più vivo.

 

«Io... tu... ah! Lascia stare! La prossima volta che hai intenzione di spogliarti, evita di farlo con le porte spalancate, grazie!»

E, detto questo, la ragazza premette il pulsante della porta del bagno, chiudendosi al di fuori della stanza ed avendo finalmente il tempo di respirare.

 

~

 

Era uscito dalla doccia rigenerato ma anche sfinito. Era stanco di fare avanti e indietro... quella giornata era infinita, e non era ancora neanche arrivata la notte.

Dopo aver indossato gli unici vestiti di ricambio che aveva trovato ed aver lavato i suoi abiti neri in modo da poterli lasciare all’aperto ad asciugare, era finalmente uscito dalla nave, respirando un po’ d’aria fresca.

Il sole era in fase di tramonto. Finalmente quella giornata stava finendo. E fu in quel momento che la vide: Rey se ne stava seduta su una delle rocce, a guardare il sole scendere, riflettendo e rilassandosi. 

Senza neanche starci a pensare, come se stesse seguendo solo ed unicamente il proprio istinto, Ben la raggiunse, sedendosi accanto a lei e rivolgendo lo sguardo solo ed unicamente a lei. Il tramonto era bello, sì, ma era qualcosa a cui era abituato... Rey, invece, non era mai stata più meravigliosa.

A Rey, lui non si sarebbe mai abituato.

 

«Quei vestiti erano di tuo padre.» gli disse, senza neanche guardarlo «Ti stanno bene, sai?»

«Rey...»

 

Non aveva il coraggio di guardarlo.

Ora che finalmente erano arrivati al dunque, ora che finalmente erano giunti al punto in cui avrebbero dovuto confrontarsi con i propri sentimenti, Rey non ne aveva il coraggio.

Aveva paura che lui non provasse la stessa cosa che provava lei. Aveva paura che lui avesse la sua stessa paura. Aveva paura di tante cose... ma il pensiero peggiore, in quel momento, era il pensiero che, un giorno, avrebbe potuto perderlo.

La paura di perderlo di nuovo era la peggiore.

L’aveva già perso troppe volte.

 

Non lo stava guardando, neanche ci provava... e lui sapeva perché. Lui percepiva perfettamente il sentore di paura che stava provando lei in quel momento. E lo percepiva soprattutto perché anche lui aveva paura.

Paura di sé stesso. Paura di sbagliare. Paura di non riuscire a sconfiggere l’oscurità... paura di farle del male anche soltanto sfiorandola.

Aveva paura di farla soffrire, di non essere abbastanza per lei... di non essere abbastanza forte da vincere contro Kylo Ren.

Aveva il terrore che Kylo Ren le facesse del male.

 

«Con me, non sei mai stato Kylo Ren.» gli disse lei, come se gli avesse appena letto il pensiero, e voltandosi finalmente nella sua direzione «No... forse una volta. Ma Ren non mi ha fatto paura allora, e non mi fa paura adesso. Ben, non aver paura di qualcuno che è più debole di te.»

«Ho paura di farti del male, Rey.»

Lei non lo stette a sentire. Lentamente, come se avesse paura di romperlo, portò una mano al suo viso, per poi carezzargli dolcemente la guancia, esattamente come aveva fatto sul pianeta dei Sith, pochissimo tempo prima. Cercò di fargli sentire al meglio il calore del suo corpo, di fargli capire che non c’era nulla di cui aver paura; che lei era forte, e che lui lo era ancora di più... che insieme ce l’avrebbero fatta.

«Io ho paura che tu ti faccia del male stando insieme a te, Ben.» gli confessò, rivolgendogli un mezzo sorriso «Ho paura di non essere abbastanza... di non essere capace.»

Avevano gli stessi timori, sentivano la stessa paura. Erano perfettamente coordinati, perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda.

Ed era più che ovvio che entrambi provassero lo stesso sentimento l’uno per l’altra. Ma allora perché era così dannatamente difficile, in quel momento? Perché non era facile come lo era stato sul pianeta dei Sith? Perché quel dannatissimo tramonto stava rendendo le cose così complicate? 

Cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito, Ben carezzò dolcemente la guancia della creatura più bella che avesse mai visto... delicatamente, con il dorso della mano, come se stesse toccando un oggetto di cristallo che si sarebbe potuto spezzare da un momento all’altro. Come se Rey fosse fragile. Ma Rey non lo era affatto, non era fragile. E forse, era proprio questo che la rendeva così bella ai suoi occhi.

E proprio perché sapeva che non fosse fragile, Ben era convinto che, nonostante le paure, lei sarebbe riuscita ad andare avanti, e ad aiutare lui nel farlo. Perché lui non era come Rey, lui non era così forte... lui era fragile, era debole, era ancora troppo tormentato. Ed era per questo che si fidava di lei. Perché lei gli stava, ancora una volta, tendendo silenziosamente la mano, e stava solo aspettando che lui la prendesse.

E Ben la prese. La prese immediatamente.

Come se si trovassero di nuovo nella stessa situazione di qualche ora prima, come se fossero di nuovo l’uno di fronte all’altra dopo la dura battaglia contro Palpatine, Ben la baciò. Un bacio che, però, non somigliava affatto a quello precedente: un bacio che non rappresentava un addio, ma un nuovo inizio. Un bacio profondo, che gli permise di assaporare di nuovo le meravigliose labbra della donna che teneva stretta fra le braccia in quel momento: quel sapore dolceamaro, che sapeva di pace, di serenità... un sapore vissuto, che soltanto le labbra di Rey avrebbero potuto avere. 

 

Si era lasciata trasportare da quel bacio e da lui, permettendogli di fare tutto ciò che volesse, permettendogli di farla sprofondare con lui in quel pericoloso, ma bellissimo abisso fatto di sentimenti, paure ed emozioni.

Un meraviglioso abisso fatto soltanto di loro due.

Non avrebbe mai lasciato che paure e preoccupazioni potessero rovinare quel momento, perché quel momento era il loro... era il momento di Rey e Ben. E nessuno sarebbe mai riuscito a rovinarlo. Neanche Kylo Ren. Nessun lato oscuro si sarebbe più contrapposto tra di loro.

E questo, Rey, se lo stava ripromettendo in quel momento. Mentre, felice e più sicura di sé, assaporava le labbra dell’uomo di cui si stava innamorando sempre più, ad ogni secondo che passava.

Era riuscita a far entrare un po’ di luce nel cuore di Ben, ed era pronta a tutto, pur di aiutarlo a finire l’opera. Avrebbe fatto di tutto, pur di essere al suo fianco... e se ci avesse messo tutta la vita, beh, almeno sarebbero stati insieme per tutta la vita.

 A finire all’interno di una delle casupole di quel pianeta, non ci avevano messo troppo.

Al calar della notte, avevano entrambi spento le poche candele che illuminavano la stanza, mentre la luce della luna, che filtrava pallida attraverso l’unica finestra, era unica spettatrice di ciò che stava succedendo su quell’isola così silenziosa e solitaria, come silenziosi e solitari erano i cuori che si stavano incontrando in quel momento.

Lei si era aggrappata ai capelli di lui, quasi disperatamente, mentre lo tirava nella sua direzione, finendo per stendersi su uno dei letti, esattamente sotto il peso del corpo di lui, che invece aveva portato la propria bocca sul suo collo, succhiando un fragile lembo di pelle, lasciandovi sopra i propri segni, mentre la ragazza, istintivamente, inarcava la testa all’indietro, soffocando un gemito affannoso. 

Nel mentre, le mani di Rey erano scese fino ai lembi della maglietta di lui, e con una delicatezza quasi surreale, l’avevano sfilata, lanciandola in terra, in un angolo della stanza buia; stessa sorte subirono la cintura ed i pantaloni, così come tutti gli abiti di lei, che lui aveva tolto senza alcuna esitazione.

Lentamente, senza alcuna fretta, Rey vide Ben spostarsi, prendendo a lasciarle dolci e casti baci lungo tutto il corpo, partendo dalle leggere clavicole fino ad arrivare all’ombelico. E poi, Rey si ritrovò a dover far appello a tutte le proprie forze per non lasciarsi sfuggire qualche ansito di troppo, mentre lui, con lentezza e sensualità, le permetteva di sentire la propria lingua farsi sempre più largo in quelle pareti quasi impenetrabili, nelle quali soltanto lui aveva avuto il permesso di entrare.

Le dita di lei si piantarono in modo ancor più saldo ai capelli d’ebano di lui mentre, già stanco di quel piccolo assaggio, Ben tornava nella medesima posizione precedente e, afferrandole dolcemente i fianchi, decise di prendersela definitivamente, se lei glielo avesse permesso.

«Fallo, Ben...» sussurrò «Ti prego...»

Con gentilezza, fece combaciare alla perfezione i loro corpi, passandole una mano tra i capelli e tornando a baciarla mentre, ormai arrivato ad un punto di non ritorno, capì immediatamente che quella sarebbe stata una notte che nessuno dei due avrebbe dimenticato.

Senza staccarsi da lei, Ben la avvolse in un abbraccio dolce, delicato, ma allo stesso tempo abbastanza saldo da poter tenere il suo corpo perfettamente aderente al proprio torace, per poi lasciarsi rotolare sul letto, invertendo definitivamente le posizioni. Ora era Rey a comandare.

Ma lì non si stava lottando per nessun tipo di supremazia... no, quella non era una lotta, non era una sfida. Per la prima volta da quando si conoscevano, i due non stavano combattendo l’uno contro l’altra. 

Il ragazzo sorrise, mentre le loro mani si stringevano, lasciando che le dita si intrecciassero tra di loro. I muscoli ora tesi, ora rilassati, mentre il corpo di Rey si muoveva sinuosamente contro quello dell’uomo a cui si stava donando.

I gemiti della ragazza si mischiarono ai respiri affannosi di lui, e lentamente, entrambi percepirono di essere quasi giunti al proprio limite. Le spinte di entrambi divennero improvvisamente più profonde, quasi come se tutti e due stessero disperatamente cercando quel tanto agognato appagamento. Ben le lasciò le mani, tornando a toccare suoi fianchi lisci e ben proporzionati, stringendoli senza farle male, spronandola a non fermarsi.

Il tutto si concluse in fretta, tra capelli madidi di sudore ed occhi immersi in altri occhi; tra ansiti soffocati e baci a fior di labbra. 

Per un istante, Rey aveva creduto che sarebbe morta lì, tra le braccia di colui che, soltanto qualche tempo prima, non si sarebbe mai aspettata nemmeno di incontrare. Ben l’aveva stretta a sé ancor di più, mentre lei si sdraiava al suo fianco, poggiando la testa sul suo petto.

 

«Sei freddo.» sussurrò Rey, stremata.

Ma non era un freddo insopportabile. Anzi, era un freddo... quasi piacevole; a contatto con la sua pelle rovente, quella quasi ghiacciata di Ben creava un equilibrio perfetto.

Ed effettivamente, era proprio questo che erano. Due perfetti opposti, nella vita come nella forza; il sole e la luna, la luce ed il buio, la sicurezza e l’incertezza... tutto ciò che li costituiva era equilibrio puro. Un equilibrio che, inevitabilmente, continuava ad attirarli l’uno all’altra, come una lastra di metallo attrarrebbe una calamita.

Ben non le rispose, non disse nulla. Si limitò a lasciarle un bacio sulla fronte, prima di decidere che, forse, quella giornata avrebbe potuto giungere finalmente al suo termine.

Al sorgere del sole, lui sarebbe stato sicuramente più sereno del giorno prima... e così sarebbe stato per tutti gli altri giorni a venire.


***

*Non so se effettivamente sul Falcon ci siano bagno e doccia, ma ho pensato che, sicuramente, su una nave così grossa, ci dovrebbero essere! Soprattutto in caso di grandi traversate.

**Stessa cosa qui: non so se l'acqua del mare è dolce, ma considerando che Luke ci ha passato parecchi anni, mi sono ritrovata a pensare 'come ha fatto a procurarsi l'acqua, se era in esilio?', per cui sono arrivata immediatamente alla conclusione che l'acqua di quel mare sia potabile.



 

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Capitolo 6
*** VI-Lightsabers ***


Angolo autrice: Buon anno nuovo a tutti!! 
Allora, come avete passato il Capodanno? Io personalmente mi sono trattata bene: eravamo in un albergo a quattro stelle proprio nel centro di Roma e ci siamo divertiti tutta la serata! Spero vi siate divertiti e vi siate goduti al massimo l'ultimo giorno del 2019. Prima gioia del 2020 per me è stata scoprire che una grossa pasticceria nella quale siamo stati faccia dolci appositi senza glutine(purtroppo, combatto con una grossa allergia), e sono stata così felice che l'ho raccontato a tutti xD
Ma passiamo alla fanfiction. Eccoci qua con il sesto capitolo, il primo di quest'anno, in cui si entra anche un po' nel vivo dell'azione, finalmente. Scopriamo un bel po' di cose e, forse, ben presto conosceremo dei nuovi personaggi.

C3PO: E ci sono anche io!
Ben: 3PO, smettila di stare nell'angolo dell'autrice e vieni a renderti utile!
C3PO: Questo ragazzo è veramente insolente. Adesso capisco come mai è diventato malvagio.
Ben: Vuoi vedere quanto posso diventare malvagio, lattina? 
C3PO: Oh, cielo!
R2-D2: *boop boop*
C3PO: Come sarebbe a dire che ti sta simpatico?! Sei un traditore, R2!

~

 

Hux era un pezzente, ma di questo nessuno di loro si era mai stupito. Dopo aver fatto la soffiata a quelli della Resistenza ed averli lasciati andare, aveva sperato di farla franca, ma non c’era riuscito.

Ed ora, si ritrovava a dover pulire i compartimenti di tutte le navi e a buttare la spazzatura, con un chip impiantato sottopelle che gli impediva di fuggire.

Era questo il prezzo da pagare per i traditori e per le spie, adesso.

Non più morte, non più tortura, ma una lunga, interminabile schiavitù. Una schiavitù dalla quale soltanto il suicidio avrebbe potuto salvare i trasgressori.

Ora che sia suo padre che Kylo Ren si erano tolti di mezzo, l’uno morendo e l’altro rammollendosi fino ad azzerarsi, era lui a comandare. Dopo aver passato la sua vita ad imparare le tecniche dei Sith e a studiare la forza in tutte le sue sfaccettature, Shumal era pronto.

Avrebbe definitivamente spazzato via la feccia ribelle dalla faccia dell’universo, ristabilendo l’ordine con un nuovo, funzionale Impero; avrebbe sconfitto per sempre i Jedi, riportando definitivamente i Sith al comando della galassia; e, cosa più importante, avrebbe tolto di mezzo Kylo Ren... per sempre.

A suo padre era importato sempre e soltanto di Kylo Ren, non aveva mai dato importanza a lui. E questo perché non lo considerava abbastanza potente da poter diventare un Signore dei Sith.

Suo padre si sbagliava, e si era meritato la morte.

Sarebbe stato lui, ora, il nuovo, definitivo Imperatore.

 

«Questa è la vostra prima missione, miei fidati allievi.» sentenziò, dopo aver convocato i suoi due discepoli, potenti nel lato oscuro della forza, futuri Signori dei Sith «Trovate Rey Palpatine e Ben Solo. Li voglio vivi.»

 

~

 

Era stata svegliata da un raggio di sole che, tiepido, le aveva carezzato il viso. Arricciando il naso e rigirandosi un paio di volte nelle sottili lenzuola che coprivano soltanto in parte il suo esile corpo ancora nudo, aprì lentamente gli occhi e si volse dall’altra parte del letto. Ben non c’era.

Non si preoccupò troppo per la sparizione del proprio compagno d’avventura, anche perché, grazie a quella bella dormita, aveva recuperato gran parte delle sue energie, ed ora percepire la sua presenza lì nei dintorni non le risultava cosa difficile come invece era stato il giorno prima. Si alzò a sedere, sbadigliando sonoramente e stropicciandosi gli occhi, e solo in quel momento si accorse di essere completamente nuda.

Allora non era stato affatto un sogno: lei e Ben avevano davvero... oh santo cielo.

Si ritrovò a sorridere, Rey, mentre, imbarazzata, tornava a sdraiarsi, sbattendosi ripetutamente il cuscino in faccia. 

Era stato fantastico. Tutto della notte passata era stato assolutamente meraviglioso: la luna piena che illuminava la stanza, lei, Ben, la loro intimità, le mani che si toccavano e i respiri affannosi... tutto era stato assolutamente perfetto. E Rey ancora non credeva che, per una volta in vita sua, aveva davvero passato un momento felice e senza pensieri. 

Ancora assonnata, ma nonostante tutto piena di energie, si era alzata dal proprio giaciglio e, dopo aver raccolto tutti i suoi vestiti ed esserseli infilati alla bell’e meglio-era arrivato il momento di farsi una bella doccia e di mettere a lavare quegli stracci-, era uscita dalla casupola, venendo immediatamente inebriata dall’aria fresca e dal tepore dei raggi solari. Era una bella giornata, perfetta per rilassarsi e cominciare a sgranchire un po’ le gambe di quel perdigiorno di Ben. Perdigiorno che, per inciso, non riusciva a trovare da nessuna parte.

 

 

«Padron Ben, lei è sicuro che sia una buona idea?»

«Quante volte te lo devo ripetere, maledetto ammasso di ferraglia?! Calami un po’ più giù!»

Ormai era da più di un’ora che, insieme a C3PO-che si stava rivelando piuttosto inutile- e all’altro piccoletto, erano partiti per una spedizione all’esplorazione di quell’isola, ed anche per una piccola pesca. D’altronde, tutto il cibo che avevano sul Falcon faceva abbastanza schifo, e dato che si trovavano letteralmente in mezzo all’oceano, perché non approfittare del fatto che avrebbero potuto mangiare un bel pesce arrosto? 

Il problema, fin da subito, era stata la totale mancanza di una canna da pesca, e di certo non avrebbe usato la forza per sollevare il mare ed andare a prendere i pesci... sarebbe stato oltremodo umiliante.

No. Poteva farcela benissimo da solo.

Ed era proprio per questo motivo che si era ritrovato a testa all’ingiù, appeso ad una scogliera con quell’inutile droide che lo sorreggeva per le gambe, continuando a ripetergli quanto fosse stupida quell’idea e tutte quelle stupidissime elucubrazioni.

«Aspetta, aspetta! Forse ho preso qualcosa!»

«Oh! Santo cielo! Ce l’abbiamo davvero fatta?»

Lo avrebbero scoperto subito.

Facendo molta attenzione, Ben mosse la mano in direzione di ciò che si stava muovendo e, tentando di non lasciarselo scappare, strinse la presa.

O meglio, ciò che si stava muovendo strinse la presa su di lui.

«Dannazione!» strillò, pervaso da un dolore atroce. Forse uno dei peggiori che avesse mai provato in tutta la sua vita «3PO, tirami su, per l’amor del cielo, tirami su!»

E, proprio nel momento in cui pensava che tirando fuori la mano dall’acqua si sarebbe risolto il problema, il povero Ben si ritrovò di fronte alla tremenda, orripilante verità. 

Un granchio.

Un orribile, terrificante granchio rosso stava stringendo le sue chele sulle sue regali dita. Uno stupidissimo granchio l’aveva scambiato per il suo giocattolino personale... oh, se fosse stato ancora Kylo Ren, probabilmente lo avrebbe ridotto in poltiglia e se lo sarebbe mangiato crudo.

Ma in quel momento si sentiva particolarmente buono e, mentre pregava le proprie lacrime di non uscire, decise di utilizzare la forza per liberarsi di quell’enorme fardello.

«Maledizione, staccati!» si ritrovò ad esclamare, mentre utilizzava tutte le sue energie per combattere contro la bestia più feroce che avesse mai incontrato sul suo cammino «Santo cielo!»

Una volta liberatosi di quell’orrendo animale, decise di lanciarlo nuovamente in acqua. Sapeva benissimo che i granchi fossero perfettamente commestibili, ma non aveva alcuna voglia di averci di nuovo a che fare.

«Padron Ben, credo che lei abbia appena preso un granchio.»

«Non sei divertente, lattina.» beh, effettivamente la pesca non faceva affatto per lui. Ma perché darla vinta a quel droide? L’unica cosa che sapeva fare lui, d’altronde, era lamentarsi «Andiamo, R2. Sei l’unico veramente intelligente, su quest’isola.»

«Sa, non è carino da parte sua insinuare che io non sia intelligente! Dopo averla aiutata compiendo un’azione che non fa assolutamente parte dei miei doveri protocollari, dovrebbe essermi grato, sa?»

«Sai che ti dico? La prossima volta sarai tu a mettere le tue belle manine dorate nell’acqua ed io a tenerti per le gambe, che ne dici?»

«Oh, santo cielo!»

Il sole era particolarmente cocente, quel giorno. Non c’era segno di una nuvola in cielo, ed il mare era piatto come una tavola... era una fortuna che avesse trovato i vestiti di suo padre: probabilmente, se avesse continuato a tenere addosso i propri, completamente neri, avrebbe grondato sudore da tutti i pori.

Aveva raggiunto Rey lentamente, prendendosela comoda, e trovandola seduta a mangiare qualcosa, con degli abiti puliti addosso ed i capelli bagnati che le ricadevano lungo le spalle. Era bellissima, come al solito... ma sotto la luce calda del sole lo era ancora di più.

Ogni volta che la guardava, gli sembrava di essere in un sogno.

«Buongiorno.» gli disse lei, sorridendogli imbarazzata e cercando in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo. Era ovvio c’entrasse qualcosa ciò che era successo quella notte, e Ben non la biasimava... in fondo, era stata un’esperienza tutta nuova per entrambi «Dove... dove sei stato?»

Il ragazzo si schiarì la gola «A fare un giro.»

«Vieni con me.» lei si alzò, prendendolo per il polso e trascinandolo verso il Falcon. 

Inizialmente, Ben non capì: erano andati su Ahch-To per cominciare il suo addestramento da Jedi... ma, fino a quel momento, avevano fatto di tutto, meno che addestrarsi.

Ed il Millennium Falcon non era di certo il luogo migliore per farlo.

«Che succede, Rey?» le chiese, dopo un attimo di silenzio «È tutto apposto?»

La ragazza si bloccò di colpo, voltandosi nella sua direzione e sfoderando il più sereno dei suoi sorrisi: Ben si stava preoccupando; nonostante non ce ne fosse alcun bisogno, lui continuava a chiederle se stesse bene, se fosse tutto apposto.

Nella sua vita, nessuno lo aveva mai fatto: Rey non aveva avuto mai nessuno, vicino, che si preoccupasse così tanto e costantemente per lei. E sapere che ora c’era Ben a farlo, la rendeva veramente orgogliosa e lusingata... in fondo, quel ragazzo aveva già abbastanza preoccupazioni per sé stesso.

«È tutto okay, Ben.» trovando finalmente il coraggio di guardarlo di nuovo negli occhi, gli cinse il collo con entrambe le braccia «Devo soltanto darti una cosa, prima di cominciare il nostro allenamento.»

 

~

 

«Generale!» 

 

Dopo quelle lunghe giornate passate soltanto a combattere e a preoccuparsi, finalmente Poe Dameron avrebbe avuto il suo più che meritato riposo.

O almeno, così credeva.

Proprio mentre dormiva, avvolto nelle coperte, con BB8 al suo fianco, il nuovo generale della Resistenza si ritrovò a venir svegliato da una donna che continuava a chiamarlo.

Era Rose Tico, la combattente che, insieme a Finn, era riuscita una volta ad entrare furtivamente nell’ammiraglia del Primo Ordine. Uno dei suoi soldati migliori, ed una delle più ostinate tra le ribelli... insomma, una persona che lui aveva imparato con il tempo a stimare.

 

«Che succede, Rose?» chiese, uscendo dalla propria stanza dopo essersi malamente rinfilato i propri vestiti.

«Poe, c’è un problema.»

«Un problema quanto grande?»

«Direi enorme.» l’espressione della ragazza era preoccupata ai limiti del possibile «Vieni con me.»

Camminando a passo svelto, i due si diressero alla sala centrale, dove macchinisti e addetti ai computer stavano già lavorando. Al loro fianco, Finn, Zorii e Chewbecca che osservavano la scena con aria preoccupata e sinistra.

L’ologramma proiettato al centro della stanza non mostrava infatti nulla di buono: tutto ciò che Poe riuscì a vedere fu un puntino rosso, lampeggiante, che segnalava un grosso pericolo da qualche parte nella galassia.

«Che succede?» chiese, avvicinandosi ad uno dei suoi compagni, che immediatamente si voltò nella sua direzione, guardandolo con aria interrogativa, come per chiedergli che cos’avrebbero dovuto fare.

«Poe, due dei nostri sono andati in ricognizione ieri. Volevano assicurarsi che non ci fossero più feriti sul pianeta dei Sith, o in giro per la galassia a cercare aiuto.» spiegò Finn.

«Sì, certo, lo so. Era un mio ordine.»

«E hai fatto bene a darlo, amico, perché hanno trovato qualcosa di incredibile.» il ragazzo indicò il puntino rosso «Qui. Proprio in questo punto. Quei due sono tornati qui sicurissimi di aver visto una nuova base Starkiller, similissima a quella precedente, ma molto più grossa.»

 

Il neo-generale si gelò sul posto, nell’udire quelle parole.

La base Starkiller era ciò che di più temuto era stato durante la guerra contro il Primo Ordine... quella specie di pianeta trasformato in un’enorme arma letale, era stata costruita per poter creare una nuova Morte Nera, ma molto più difficile da distruggere e molto più attrezzata.

Ed ora, qualcuno ne stava brevettando un’altra.

Ma chi? Perché? Era sicuro che avessero spazzato via tutte le navi appartenenti al Primo Ordine... certo, era probabile che qualcuno, durante la battaglia, fosse scappato sui gusci di salvataggio, ma da lì a creare una nuova base Starkiller ce ne passava.

No, doveva essere qualcosa che chi la stava costruendo aveva in mente già da tempo. E probabilmente, chi era a capo di tutto questo-sempre che tutto questo esistesse- non doveva aver a che fare col Primo Ordine. O per lo meno, non direttamente.

 

«Io non so cosa tu stia pensando, Poe, ma si dia il caso che Kylo Ren è vivo.» continuò Finn «E se ci fosse lui, dietro tutto questo? Pensaci! Chi è stato il Leader Supremo del Primo Ordine, fino a ieri? Chi è che conosce tutti i segreti della base Starkiller?»

«Finn, andiamo.» 

L’ex assaltatore inarcò un sopracciglio, confuso «Dove?»

«Andiamo a vedere. Voglio verificare di persona che si tratti davvero di una specie di base Starkiller. Se lo è, al ritorno trarremo le nostre conclusioni.»

«Tu vuoi andare lì?! Adesso?! Senza un esercito di caccia che possa difenderci?»

«Non serve un esercito di caccia, amico.» gli passò un casco e gli fece cenno di seguirlo agli A-wing «Gli passeremo alla larga e cercheremo di non farci notare. Voglio solo dare un’occhiata, non attaccarli.»

 

Era più che sicuro che non ci fosse affatto Ben Solo dietro quella storia: in fondo, come avrebbe potuto anche solo immaginare che la Resistenza avrebbe vinto la guerra, tanto da decidere di far costruire una nuova base Starkiller? No, non aveva senso. Erano sempre stati in maggioranza numerica, e questo lo sapeva Ben Solo come lo sapeva anche Palpatine.

E, conoscendo quest’ultimo, non si sarebbe mai abbassato a ordinare di creare delle nuove armi distruttive per implementare la forza d’attacco in caso di difficoltà... si sentiva troppo superiore per poter fare una cosa del genere.

E Ben Solo era diventato Leader Supremo da troppo poco per averlo ordinato... forse Finn non se ne rendeva conto, ma Poe sapeva che in realtà Kylo Ren non comandava proprio su nessuno, all’interno del Primo Ordine: lui era soltanto una marionetta nelle mani di Palpatine.

Così, i due salirono su un paio di A-wing e, come se la guerra non fosse mai finita, partirono alla volta di quella che sembrava a tutti gli effetti una seconda base Starkiller.

 

~

 

Le spade di Luke e Leia.

Questo gli aveva dato Rey, per cominciare il loro nuovo addestramento... le spade laser di suo zio e di sua madre.

Non era molto abituato a tenere una spada Jedi tra le mani... per tre quarti della sua vita, aveva sempre portato con orgoglio la spada Sith che si era costruito personalmente, studiando il modo migliore per attaccare e non venir attaccato. Insomma, la sua spada era sempre stata una vera e propria macchina da guerra... un capolavoro che difficilmente sarebbe riuscito a replicare.

Ma in quel momento, non aveva davanti una spada Jedi qualsiasi. In quel momento, aveva davanti la spada di sua madre... la spada della stessa donna che aveva fatto soffrire per tutta la vita, della stessa donna che aveva lottato per lui, che era morta per lui. Quella stessa donna che non si sarebbe mai meritata lui come figlio.

Rey gli aveva chiesto di prendere quella che voleva, e lui aveva esitato. Aveva esitato perché sapeva perfettamente quale fosse la spada di Leia... lo percepiva, lo sentiva. Eppure, non aveva il coraggio di impugnarla, non si sentiva degno di sporcare l’elsa di quella sacra spada con le sue luride mani... non quella, non la spada di sua madre, non la spada di colei che aveva sempre creduto di aver fallito come genitore, quando in realtà, l’unico dei due ad aver fallito, era sempre stato suo figlio.

Aveva esitato, Ben. E per un lasso di tempo che gli era sembrato interminabile, non aveva avuto il coraggio di guardare Rey negli occhi... non era degno di diventare un Jedi, non era degno di ricominciare il suo cammino; non lui, non Kylo Ren.

Nel momento in cui le sue dita sfiorarono il freddissimo acciaio dell’elsa di quella spada, nella mente di Ben cominciarono a risuonare delle voci... le stesse voci, le stesse grida, di tutte le persone che aveva ucciso, di tutte le persone che aveva fatto uccidere. Senza pietà alcuna. Senza nessun ritegno.

Le grida di persone innocenti, che volevano soltanto vivere... le grida di quelle persone innocenti che lo pregavano di avere misericordia, che lo pregavano di risparmiarli. Le grida dei ribelli. 

Le grida di persone come sua madre.

«Non posso.»

Poté sentire chiara e tonda la confusione della ragazza, nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole, cercando in tutti i modi di non piangere, con il labbro inferiore che, incontrollato, tremava. Per il nervosismo, per la rabbia verso sé stesso, per la tristezza e la paura di non essere abbastanza, di non essere degno, di non essere pronto. 

Non lasciò a Rey il tempo di ribattere, perché veloce com’era entrato nel Falcon, era corso fuori, alla ricerca di un luogo sereno, dove avrebbe potuto meditare, dove avrebbe potuto pensare al da farsi. 

Che cos’avrebbe dovuto fare, Ben solo, in quel momento? Che cos’avrebbe dovuto fare, Kylo Ren?

Due persone perfettamente distinte, che però continuavano ininterrottamente a combattere per assicurarsi la sua mente ed il suo corpo. Kylo Ren contro Ben solo, l’ombra contro la luce... una guerra che non aveva fine. Una guerra che logorava quel povero ragazzo impaurito giorno dopo giorno, fino a farlo impazzire.

Era corso fuori ed aveva continuato a correre, fino a raggiungere un’alta scogliera, che si affacciava sulle coste della piccola isola. Il mare aveva iniziato ad agitarsi, ed anche il cielo, pian piano, si stava riempiendo di leggere nuvole: era come se il tempo stesse seguendo il cambiamento delle sue emozioni, proprio come un girasole segue i raggi solari, e poi muore quando il sole cala.

Si sedette sulla roccia dura e nera, Ben, rivolgendo lo sguardo alle onde che, sempre più violente, si infrangevano sugli scogli; non poté non pensare a quanto quella situazione somigliasse alla sua vita: un mare in continua tempesta, che non accennava a fermarsi, e lui, piccola bambola al servizio di un burattinaio invisibile, che veniva ripetutamente sbattuta contro il riflesso di sé stessa.

«Che cosa devo fare?» chiese a qualcuno che non avrebbe mai potuto rispondergli, alzando la testa verso il cielo; il sole che, oramai, veniva lentamente oscurato dalle nuvole. 

Ma nessuno gli avrebbe risposto.

Nessuno avrebbe mai dato retta a Kylo Ren... nessuno avrebbe voluto dar importanza a un mostro come lui.

 

«Non puoi continuare a piangerti addosso, lo sai?»

 

Una voce. Una voce che lui non aveva mai sentito, proveniente esattamente dalle proprie spalle. 

Preso alla sprovvista, Ben si alzò all’improvviso, mettendosi immediatamente sulla difensiva «Chi c’è?!»

Rimase di sasso quando, proprio di fronte ai suoi occhi, poté vedere un fantasma della forza. Di qualcuno che, però, non aveva mai realmente visto... ma che gli somigliava. Tremendamente. Guardando gli occhi del ragazzo di fronte a sé, a Ben sembrò quasi di starsi specchiando nei propri.

«Chi sei, tu?» chiese, inarcando un sopracciglio.

«Chi sono io?» chiese il ragazzo, sorridendo sghembo «Sono tuo nonno.»

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Capitolo 7
*** VII-Informers ***


Angolo autrice: Buonasera a tuttiiiii *corre in direzione dei lettori* spero stiate bene ed in salute, e soprattutto in vena di leggere e recensire, perché da ora in poi soltanto capitoli bomba!
Finalmente Ben ha potuto incontrare suo nonno Anakin: cosa si diranno e, soprattutto, quali informazioni riguardo la sua vita racconterà Anakin a suo nipote? Questo lo scopriremo soltanto continuando a leggere.
So che vi mancherà, ma per oggi niente C3PO. È impegnato a risolvere delle faccende per Ben sull'isola, e credo che se non lo farà, finirà in groooossi guai ^^"

Buona lettura!!

~~~~~

 

«Chi sono io?» chiese il ragazzo, sorridendo sghembo «Sono tuo nonno.»

 

Era sicuro di non aver sentito male: quel fantasma, quel... Jedi, gli aveva appena detto di essere suo nonno.

Ma ciò non era possibile: suo nonno, Darth Vader, il Sith che aveva servito sotto l’imperatore Palpatine durante tutti gli anni dell’Impero galattico, non poteva essere diventato un fantasma della forza. Non era assolutamente possibile.

Eppure... eppure gli sembrava di averlo già visto; in sogno, forse, o addirittura nel proprio riflesso allo specchio. Quel ragazzo aveva una strana connessione, con lui. Era quasi come se si conoscessero da una vita.

 

«Non è possibile.» sentenziò «Mio nonno era un Sith, non un Jedi. E sono abbastanza sicuro che sia morto quando era molto più vecchio di te.»

«Sai, quello che dicono è vero...» il ragazzo sembrò non averlo neanche sentito «Se vivi abbastanza a lungo, puoi vedere gli stessi occhi... in persone diverse.»

Ben non rispose, si limitò semplicemente ad ascoltare. Non sapeva se fidarsi o meno, ma d’altronde, perché colui che gli stava parlando avrebbe dovuto mentirgli sulla propria identità? Che cosa ci avrebbe guadagnato? 

«Tu hai lo stesso sguardo di tua nonna.» gli disse, sorridendo aspramente «Le somigli in tutto... anche nelle insicurezze.»

Sua nonna. Nessuno gli aveva mai parlato di lei... effettivamente, neanche sua madre l’aveva mai menzionata, forse anche perché non l’aveva mai conosciuta. Sapeva soltanto che fosse morta durante il parto, dando alla luce suo zio e sua madre, e che era stata senatrice... insomma, una persona molto importante. Ma sentimentalmente... emotivamente, sua nonna, colei che aveva amato Darth Vader, com’era stata? Forse, era arrivato per lui il momento di conoscere cose della sua famiglia che non aveva mai saputo. 

«Mi vedi così giovane, perché era questo il mio aspetto, quando ero ancora un Jedi.» continuò lui, avvicinandoglisi «Sai, ero un ragazzo con molte risorse e molti sogni. Volevo diventare un Jedi e salvare mia madre dalla schiavitù... volevo diventare un eroe.»

Nel momento in cui lo vide appoggiarsi alla scogliera, Ben tornò a sedersi. Ormai era lì... che senso avrebbe avuto non ascoltarlo, in fondo? 

«Il mio maestro fu buono, con me, nonostante fosse di pochissimo più vecchio. Eravamo come fratelli... crescemmo insieme, ed insieme affrontammo tante avventure. Era l’unico a conoscere la relazione tra me e tua nonna, quando il consiglio dei Jedi vietava qualsiasi tipo di attaccamento sentimentale.» 

Il ragazzo si voltò verso colui che raccontava di essere il proprio nonno, sgranando gli occhi. Luke non gliel’aveva mai insegnato, questo: non gli aveva mai spiegato che un Jedi non potesse avere alcun tipo di relazione sentimentale, neanche una volta. Probabilmente, questa stramba regola si era andata a perdere con il tempo... oppure, suo zio la riteneva inutile. In fondo, Luke non era mai stato un Jedi come tutti gli altri; era sempre stato diverso, e questo Ben lo aveva sempre saputo.

«Tua nonna si chiamava Padme.» lo spirito sorrise... un sorriso pieno di amarezza, di malinconia, di tristezza «Era bellissima... la donna più bella dell’intera galassia, un angelo, qualcuno che non si meritava di vivere in un mondo così duro, che non meritava di vivere nella guerra. No... tua nonna si meritava molto di più. Meritava un mondo sereno, non un mondo in cui era costretta a scappare per paura di essere uccisa. Era coraggiosa, e credeva nei sentimenti e nell’altruismo delle persone... credeva in me. Forse era l’unica, oltre al mio maestro, a farlo. E io... io li ho delusi entrambi.»

«Perché?» 

Fu l’unica parola che riuscì a pronunciare, il povero Ben. Sentendolo parlare, non gli sembrava affatto che quelle parole uscissero dalla bocca di quello che era stato uno dei Sith più temibili dell’intera galassia... quelle erano le parole di un uomo distrutto. Di un uomo che non era riuscito nel proprio intento. Di un uomo profondamente pentito.

Eppure, Palpatine gli aveva sempre detto che Darth Vader era senza pietà, che Darth Vader aveva disseminato terrore nell’universo, che Darth Vader era un esempio da seguire, per diventare un vero leader nel lato oscuro. Ma sentendolo parlare... sentendo parlare il cavaliere Jedi che era stato Darth Vader prima del proprio crollo, Ben poteva soltanto sentire dolore, sofferenza, delusione. Le stesse emozioni che sentiva lui, ogni volta che pensava di non riuscire nei propri intenti.

«Perché sei passato al lato oscuro?» chiese ancora «Perché lo hai fatto, se avevi un maestro che credeva in te ed una persona che ti amava?»

«Perché ero debole.» rispose semplicemente lui «Ero debole, eppure pensavo di essere forte. Ero vulnerabile, eppure pensavo di essere imbattibile. E questo, il consiglio dei Jedi lo capì prima di me... nessuno si fidava veramente di me, nessuno si è mai realmente fidato di Anakin Skywalker. Perché coloro che avrebbero dovuto riporre fiducia in me, coloro che sarebbero dovuti essere i miei fratelli, coloro che avrebbero dovuto insegnarmi le vie della forza... nei miei occhi vedevano soltanto Darth Vader.»

Sentendo quelle parole, a Ben sembrò di rivedere sé stesso. Sentendo quell’amarezza nella voce di colui che gli stava parlando, a Ben sembrò di risentire la stessa amarezza che aveva sentito lui, quando aveva capito che Luke, suo zio, il suo maestro, aveva avuto paura di quel ragazzo che aveva soltanto bisogno di essere aiutato. Perché Ben sapeva cosa si provasse quando tutto il mondo, persino i propri genitori, non ripongono fiducia nel proprio figlio... l’aveva vissuto sulla propria pelle, Ben Solo, ed era questa mancanza di fiducia che l’aveva portato ad odiarsi. Ad odiarsi così tanto da credere di meritare il peggio, da credere di meritare la sofferenza che si prova nel lato oscuro.

«Ho perso la fiducia nei Jedi, quando si sono rifiutati di considerarmi uno di loro. Perché è questo che stavano facendo... non mi volevano tra i piedi, non volevano che io diventassi un maestro, mi consideravano pericoloso. Ma io... io volevo soltanto completare il mio percorso. Volevo soltanto dimostrare di essere degno.

Ero da solo, Ben. Da solo, e vagavo nell’oscurità più assoluta. E poi... proprio quando tutte le mie preoccupazioni più grandi sono venute a galla... è arrivato Palpatine.» si bloccò per un istante, per poi girarsi a guardarlo «Lui ha usato le mie debolezze contro di me, e le ha usate per farmi il lavaggio del cervello. Voleva che io mi azzerassi, il suo unico obiettivo era quello di cancellare ogni misero sprazzo di luce che si trovasse ancora dentro di me... inclusa Padme. E alla fine c’è riuscito. Alla fine, anche l’unica persona che fino all’ultimo ha creduto che ci fosse del buono in me, l’ultima luce della mia vita... si è spenta per sempre. Ed io con lei. Mi sono azzerato, mi sono spento, sono diventato una marionetta nelle mani di un malvagio burattinaio. E non sono riuscito a salvarmi.»

Anakin Skywalker aveva avuto un’ultima speranza, quindi, prima che tutto finisse... Anakin Skywalker aveva conosciuto l’amore prima ancora che si unisse al lato oscuro. Anakin Skywalker aveva avuto una possibilità di salvezza, ma non era mai riuscito a salvarsi. Neanche Padme era riuscita a salvarlo.

Era triste, quella storia. Così triste che, per un attimo, Ben pensò di voler piangere per il crudo destino che era stato riservato a suo nonno. 

«Ma tu puoi ancora uscirne, Ben.» furono le parole successive «Puoi ancora uscire dal baratro nel quale sei caduto, perché ti stai già salvando. L’unica cosa che devi fare, è aggrapparti con tutta la forza che hai a coloro che credono in te.

Fidati di lei, Ben. È lei la tua speranza. Non fare la mia stessa fine... non respingerla, accoglila.»

Rey era la sua speranza? Rey provava davvero gli stessi sentimenti che aveva provato Padme per Anakin? Davvero c’era ancora una possibilità, per lui?

Ben non ne era certo... ma, d’altronde, glielo stava dicendo suo nonno, colui che più di tutti poteva comprendere ciò che stesse provando. Cos’aveva da perdere? Perché aveva così paura di provare? 

Se avesse fallito, si sarebbe tolto la vita prima ancora di far del male a qualcun altro.

Sì... avrebbe fatto così. Se il lato oscuro l’avesse chiamato nuovamente, si sarebbe tolto di mezzo, eliminando il problema.

«Tu sei un guerriero, Ben. Il più forte di tutti, perché sei riuscito a ribellarti, sei riuscito a tagliare i fili ai quali il burattinaio ti teneva appeso... hai fatto quello che io non ho fatto mai.» continuò Anakin «Devi solo prendere la mano della persona che ti ama ed affidarti a lei... perché è lei la luce. Segui la luce, Ben. Hai nelle vene il sangue di mia figlia, hai nelle vene il mio sangue... il sangue degli Skywalker. Noi saremo con te, qualsiasi cosa accada. Ben, tu sei... uno Skywalker.» 

Lo spirito di suo nonno svanì prima ancora che lui potesse rispondergli, e Ben, tutto d’un tratto, si sentì meno solo. 

Tornò a guardare il cielo, alzando leggermente la testa, notando che persino esso si stesse schiarendo nuovamente, lasciando spazio allo stesso sole che aveva illuminato l’isola fino a poco prima.

Si sentì meno solo, Ben, mentre respirava a pieni polmoni l’aria fresca della tarda mattina... si sentì meno solo, perché finalmente aveva capito cos’avrebbe dovuto fare. E si sentì più sicuro di sé stesso, perché finalmente aveva capito che, se voleva davvero seguire il consiglio di suo nonno, se davvero voleva seguire il consiglio di Anakin... doveva agire.

Si alzò in piedi, Ben Solo. Si alzò in piedi e strinse i pugni, incamerando tutta la propria concentrazione su sé stesso e sulle proprie emozioni mentre, stanco di dover costantemente contare sugli altri, arrivava alla consapevolezza che avrebbe dovuto fare da solo... lui si doveva salvare da solo, e poteva farlo soltanto affidandosi a ciò che il cuore gli diceva di fare. E il cuore, in quel momento, gli diceva che Rey era la sua luce da seguire... Rey era la sua salvezza, l’unica persona che, nonostante tutto, aveva creduto in lui. Perché soltanto in quel momento, Ben si rendeva conto che neanche i suoi genitori l’avevano fatto; no, i suoi genitori non ci avevano mai creduto, e fin da subito erano passati ai ripari, mandandolo da Luke per insegnargli le vie del lato chiaro della forza. 

Stavolta avrebbe dimostrato ad entrambi che avevano torto. Gli avrebbe dimostrato che lui era più forte dell’oscurità che lo attanagliava, che era più forte persino della luce, e che luce ed oscurità non erano altro che metafore... metafore che gente come i Jedi e i Sith usavano a proprio piacimento.

Non voleva diventare un Jedi, no... ma non voleva neanche restare un Sith. Voleva essere qualcos’altro... voleva essere il primo che, per la prima volta nella storia, avrebbe abbracciato entrambi i lati della forza, tenendosi in equilibrio fra di essi, usandoli entrambi se necessario.

Sarebbe diventato un guerriero. Il guerriero più forte della galassia.

E soltanto affianco a Rey, questo sarebbe potuto accadere.

 

«Ben...»

L’aveva visto in piedi su una scogliera, lo sguardo rivolto all’orizzonte.

Quando era corso via, affermando che non potesse scegliere una delle due spade che ancora teneva in mano, aveva deciso di non seguirlo: Rey sapeva quanto fosse dura affrontare le proprie battaglie personali, e non poteva in alcun modo intromettersi, doveva dargli i suoi spazi, esattamente come lui le avrebbe dato i propri, se fosse stato necessario. 

Ma quando aveva percepito la sua frustrazione farsi sempre più debole, aveva deciso di raggiungerlo, per stargli accanto. Perché, oltre ad aiutarlo a scatenare la tensione con quelle maledettissime spade laser-d’altronde, l’addestramento era soltanto un pretesto... lui non ne aveva alcun bisogno-, il suo obiettivo principale era quello di stargli accanto più che potesse, per aiutarlo a compiere il suo destino, a convertirsi completamente... o forse, semplicemente a ritrovare sé stesso.

Si avvicinò lentamente, Rey, raggiungendolo sulla superficie fredda e rocciosa e guardando l’orizzonte insieme a lui, senza parlare. Avrebbe aspettato che fosse lui a farlo, avrebbe aspettato che si sentisse pronto.

Non voleva rovinare tutto senza neanche cominciarlo... non voleva rischiare che Ben perdesse la fiducia in lei, perché Rey si stava pian piano rendendo conto che anche lei aveva bisogno di lui. Per un sacco di cose. E anche perché, ogni minuto che passava, si rendeva conto di quanto si stesse innamorando.

Ma d’altronde, molto probabilmente, erano sempre stati destinati a quello. 

Senza neanche provare ad incrociare il suo sguardo, la ragazza gli prese delicatamente la mano, permettendogli di scegliere se stringerla o meno.

E lui lo fece. La strinse più forte che poté, intrecciando le proprie dita a quelle di colei che più di tutti gli stava dimostrando di essergli vicino. Le strinse la mano e, lentamente, si voltò nella sua direzione, sorridendole dolcemente.

«Stai meglio?» sussurrò lei, timorosa anche soltanto di parlare, per paura di rovinare quel momento così bello.

Lui annuì «Rey... addestriamoci.»

Non ne era completamente sicura, ma la giovane Jedi, in quel momento, avrebbe potuto affermare di aver visto, per un brevissimo attimo, gli stessi occhi di Leia, in quelli del ragazzo di fronte a lei. Aveva quella stessa luce negli occhi... la luce di qualcuno che voleva farcela, contro qualsiasi difficoltà ed abbattendo qualunque ostacolo. 

E fu in quel momento che Rey capì il motivo per il quale Ben fosse davvero morto, sul pianeta dei Sith, per poi tornare quasi miracolosamente a vivere.

Ma non lo disse ad alta voce: probabilmente, lui non era ancora pronto per conoscere quella verità; anche se, in fondo, Rey era convinta che già la conoscesse.

 

~

 

«Stammi dietro, Finn.»

«Ricevuto.»

 

Grazie alle navigazioni fornite dalla base, non sarebbe stato difficile raggiungere il punto preciso nel quale si trovava quella famigerata nuova Base Starkiller di cui tutti, a quanto pareva, avevano una gran paura.

Anche Poe, a dir la verità, cominciava ad avere un serissimo timore che tutto ciò potesse rivelarsi reale; ma lui non poteva permettersi di mostrare timore: era il generale, e doveva infondere coraggio e speranza alla sua squadra. Perché era questo che Leia faceva... lei non perdeva mai la speranza, lei riusciva sempre a risollevare gli animi delle persone, e a portarle dalla sua parte.

E lui, nonostante fosse felice che lei lo avesse scelto, non era molto sicuro di essere in grado di diventare bravo come lei: Leia era il suo generale, la sua principessa, era stata come una seconda madre, per lui, e non l’avrebbe mai ringraziata abbastanza per tutto l’affetto e gli insegnamenti che gli aveva sempre dato. 

 

«Poe! Eccola! Credo di riuscire a vederla!»

 

Il flusso dei suoi innumerevoli pensieri fu interrotto dalla voce di Finn che, attraverso il microfono, riusciva a parlargli esattamente come se si trovassero sulla stessa nave. E Poe, dopo aver trovato il coraggio di guardare di fronte a sé, la vide... ed improvvisamente, il sangue gli si gelò nelle vene, come se avesse appena visto un fantasma.

Ma aveva appena visto decisamente di peggio.

Un enorme, gigantesco, mastodontico pianeta esattamente identico alla Base Starkiller alla quale erano sempre stati abituati, ma mille volte più grande, si stagliava immenso proprio di fronte agli occhi dei due soldati della Resistenza, che si ritrovavano a non aver più alcuna parola da dire. Era spaventoso. 

Era qualcosa che persino la mente di Palpatine in persona non avrebbe mai potuto partorire; era così grande, che improvvisamente, ai due sembrò che l’intero universo fosse appena scomparso per dare spazio a quella... a quella specie di cosa.

 

«Oh mio Dio...» si ritrovò a mormorare Poe, col fiato corto «Questo è...»

«È il colmo.» lo interruppe l’amico «Ma non vedi quanto è grossa? Torniamo indietro, Poe, non siamo al sicuro.»

Il giovane pilota deglutì «Non saremmo al sicuro nemmeno altrove, amico mio.»

 

Veloci com’erano arrivati, così se ne andarono, a tutta velocità, alla volta della base. Dovevano assolutamente avvertire tutti: l’illusione che la guerra fosse finita, purtroppo, era durata ben poco, ed ora si ritrovavano ancora una volta a doversi armare per combattere e, soprattutto, per nascondersi fin quando non avessero trovato un piano.

Ma Poe doveva fare anche un’altra cosa.

L’addestramento di Kylo Ren avrebbe dovuto aspettare, perché in vista di certi guai, decisamente più grossi di quanto Ren fosse mai stato, c’era bisogno di un Jedi. O di due, se l’ex Leader Supremo avesse accettato di aiutarli.

Solo lui conosceva la posizione di Rey, e solo lui era incaricato di andarla a cercare in caso di emergenza... e quella era decisamente un’emergenza.

 

«Finn, torna alla base.» disse «Avverti tutti. Io devo andare da Rey.»

«No.» fu la risposta dell’ex assaltatore «Stavolta, voglio venire con te.»

«Qualcuno dovrà pur avvertire gli altri del pericolo!»

«Non credi sarebbe meglio portarsi appresso Rey, prima? Abbiamo bisogno dei Jedi! Non possiamo di certo avanzare da soli!» 

Finn non avrebbe accettato una seconda volta di dover stare alla larga da Rey. Questo Poe lo sapeva. Ma non potevano non avvertire prima il resto della Resistenza: era dovere del generale essere con gli altri in caso di pericolo.

Rey avrebbe aspettato, dunque.

«Okay, allora prima torniamo alla base.» tagliò corto il pilota «Buttiamo giù un piano, e quando lo avremo avuto, andremo insieme da Rey.»

«Bene. Ci sto.»

 

 

I due amici non potevano di certo sapere che, intanto, alla base della Resistenza, qualcuno era già accorso ad avvertire i ribelli di ciò che stava accadendo nella galassia.

Maz Kanata, infatti, insieme a Chewbecca e a Zorii, che ormai si era integrata alla perfezione all’interno del gruppo, aveva accolto alla base due viandanti, che dicevano di essere loro sostenitori, e che avevano delle preziose informazioni da dare alla Resistenza.

Erano un ragazzo ed una ragazza, apparentemente due soldati ben addestrati, a giudicare dal loro andamento; completamente vestiti di nero, erano arrivati a bordo di due vecchi cacciabombardieri pieni di acciacchi, ma che avevano sulle ali lo stemma dell’alleanza ribelle.

 

«Sono felice che ci siano dei sostenitori così giovani e forti, nella galassia.» fu il commento di Maz, mentre il gruppo si sedeva in quelli che erano diventati i suoi alloggi «Fa sempre comodo un po’ d’aiuto in più.» 

«Chi siete?» chiese Zorii.

«Io sono Yatae, e lui è mio fratello, Yadan.» rispose la ragazza «I nostri genitori operavano nell’alleanza ribelle della Vecchia Repubblica. Siamo vostri alleati fin dalla nascita.»

«Siamo venuti ad informarvi che un grosso pericolo è in vista. La guerra non è ancora finita.»

«Si tratta di quella, vero?» Maz si mise gli occhiali per poterli guardare meglio «La nuova Base Starkiller?»

«Proprio così.» rispose lei «Al comando c’è il secondogenito di Darth Sidious. Un potentissimo Sith che prende il nome di Shumal. Si dice che abbia atteso nell’ombra per tutto questo tempo, aspettando la morte del padre per prendere il suo posto e formare un nuovo Impero. La prima cosa che faranno sarà attaccare la Resistenza per avere un vantaggio, approfittando del fatto che stanno operando in incognito, e credendo che nessuno sappia del loro piano.»

«Ma se noi attaccassimo per primi, li prenderemmo alla sprovvista, e potremmo far saltare in aria la Base Starkiller prima ancora che loro se ne accorgano.» continuò il ragazzo «E si dia il caso che noi conosciamo perfettamente quel luogo, e possiamo aiutarvi, nel caso in cui decideste di agire in questo modo.»

«Quindi... fatemi capire.» si intromise Zorii «Noi andiamo alla Base Starkiller, voi due ci guidate. Ci infiltriamo senza farci notare e facciamo saltare in aria tutti partendo dal cuore del pianeta, giusto?»

«Giusto.»

La ragazza sorrise, poi guardò Maz «Può funzionare.»

«Già, ma finché non torna il generale, non se ne fa nulla.» fu la risposta dell’anziana «Aspettiamo il ritorno di Poe e Finn. Poi si vedrà.»

Zorii non replicò, ma era sicura che Poe avrebbe accettato quel piano: tutto, pur di partire in vantaggio. E poi, conosceva quel vecchio sbruffone da troppo tempo per non poter indovinare fin da subito i suoi intenti.

Sperava soltanto che tornasse presto.

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Capitolo 8
*** VIII-We’re strong ***


Angolo autrice: PENSAVATE DI ESSERVI LIBERATI DI ME, E INVECE NO, RIECCOMI QUA!
Sembravo scomparsa, scusatemi, ma ormai le vacanze sono finite ed anche per me è arrivato il momento di tornare allo studio, purtroppo.
Voi come avete affrontato il rientro a scuola/lavoro? Spero che non sia stato tragico come il mio ^^"
Oggi non ciancerò troppo... vi lascio al capitolo! Buona lettura!!

~~~~

 

«Quindi, fatemi capire.» sentenziò Poe, dopo aver ascoltato il piano dei due ragazzi che li erano venuti a trovare, tuttavia dubitando fortemente di loro e della loro presenza alla base «Noi andiamo alla Base Starkiller e facciamo esattamente la stessa cosa che abbiamo fatto con quella vecchia.»    

«Beh, effettivamente...» fu il commento di Maz, che aveva assistito alle azioni della Resistenza fin dall’inizio della guerra contro il Primo Ordine «L’ultima volta ci erano andati Han, Rey e Finn, giusto?»    

Chewbecca lanciò un lamento di dissenso, nell’udire quelle parole.    

«Lo so, Chewbe...» la donna gli mise una mano sulla spalla «Han manca a tutti...»    

«E ho sentito dire che ha funzionato, giusto?» si intromise Yatae «Io sono abbastanza sicura che questo piano possa ancora funzionare. Vi prego di fidarvi di noi.»    

Poe si mise a riflettere: certo che avrebbe funzionato, d’altronde era piuttosto sicuro che quella Base Starkiller funzionasse esattamente come la vecchia, nonostante fosse decisamente più grossa e sicuramente molto più attrezzata ed avanzata. Avrebbero dovuto lavorarci un po’ di più, ma con un po’ d’impegno sarebbero sicuramente riusciti a farla saltare in aria: d’altronde, l’ultima volta ci erano riusciti benissimo, nonostante la tragica perdita di Han che aveva scosso moltissimo tutti... soprattutto Leia.    

«Pensandoci, non avremmo neanche bisogno di Rey, in questo caso.» commentò il generale «E se saremo bravi ad entrare e uscire in silenzio, non ci sarà neanche bisogno di combattere.»    

Finn gli mise una mano sulla spalla, stringendogliela in segno di fiducia «Qualsiasi cosa decideremo di fare, amico... io sono con te.»    

Aveva una gran voglia di rivedere Rey, Finn; aveva una gran voglia di confessarle i propri sentimenti una volta per tutte... ma, al momento, doveva dare precedenza alla Resistenza e a quella nuova, grande minaccia.    

«Okay, facciamolo.» sentenziò Poe «Voi due siete sicuri di poterci guidare?»    

«Certo che sì.» fu la risposta di Yadan «Fidatevi di noi.»    

    

~    

    

Usare sia il lato chiaro che quello oscuro della forza. Sarebbe stato davvero possibile?    

Nessuno gli aveva mai parlato di qualcuno che era stato in grado di farlo, ma quando era diventato allievo di Luke, aveva letto in diversi testi Jedi che esisteva una spada adatta a chi era in grado di utilizzare entrambi i lati della forza: era una spada laser come tutte le altre, ma il suo colore era insolitamente violaceo*. Forse, in futuro, se fosse riuscito nel suo intento, sarebbe stata la sua spada. Forse, in futuro, Ben Solo sarebbe stato completo.    

Nel frattempo, però, si stava allenando con la spada di sua madre... una spada blu, quella che usavano i padawan e i bravi spadaccini; nell’usarla, Ben sentiva una strana sensazione: era come se quella fosse la sua spada da sempre, era come se ad usarla, in quel momento, fosse Leia e non lui. E mentre combatteva con Rey, in netto vantaggio, si ritrovò a pensare ad una grossa possibilità sulla quale non aveva ancora riflettuto, da quando si era risvegliato sul pianeta dei Sith, scoprendo di essere miracolosamente ancora in vita.    

Rey era veloce, e sicuramente anche forte, ma i suoi colpi erano decisamente troppo deboli per contrastare quelli del ragazzo, chiaramente più potenti e piazzati; combattendo contro di lei, gli sembrò improvvisamente di essere tornato indietro nel tempo, al loro primo duello nella foresta... il loro primo incontro.    

Ricordava di essere rimasto colpito fin da subito, Ben, da quella ragazza così inesperta nella forza ma allo stesso tempo così promettente; ricordava di essere rimasto affascinato da come quella creatura meravigliosa si destreggiasse con tanto coraggio nella battaglia, nonostante le sue insicurezze e paure. Perché Rey, prima di scoprire le vie della forza, era esattamente come lui: insicura... un’anima vagante alla ricerca del suo posto nel mondo, qualcuno che aveva un viscerale bisogno di una guida, di qualcuno che le mostrasse la via.    

Ma Rey, la via l’aveva trovata da sola... mentre a Ben sarebbe servito un po’ più di tempo. Ancora un po’ più di tempo.    

Approfittando di un momento di distrazione da parte di lei, l’atterrò, posizionandosi esattamente sopra il suo corpo e fendendo la spada in sua direzione, ma venendo bloccato dalla sua arma: aveva riflessi ben sviluppati, la ragazza, questo doveva ammetterlo.    

«Non hai intenzione di arrenderti?» le intimò, rivolgendole un mezzo sorriso.    

Lei sorrise, spegnendo definitivamente la spada laser, credendo ciecamente nel fatto che lui non l’avrebbe colpita.     

E fu esattamente ciò che fece: spense la spada anche lui, appoggiandola al terreno, per poi abbassarsi sulla sua spalla, inspirando quello che, per lui, era il profumo più buono del mondo: il profumo di Rey, della donna che amava.     

Perché Ben ne era tremendamente innamorato... questo l’aveva capito da tempo, ma aveva sempre avuto paura di dirglielo a parole; forse non faceva parte del suo carattere, forse aveva semplicemente timore che per lei non fosse lo stesso. Anche se sapeva che non fosse affatto così, sapeva che lei provava esattamente le stesse cose... l’aveva capito fin da subito, fin dal primo momento in cui certi pensieri avevano iniziato a manifestarsi.    

    

«Come sei serio...» mormorò la ragazza, passando una mano tra i suoi folti capelli color ebano «Che ti succede?»    

«Niente.» rispose «Sono solo rilassato.»    

    

Delicatamente, lei poggiò le proprie labbra sul suo collo, lasciandogli una serie di umidi e dolci baci, mentre il ragazzo si limitava ad accarezzarle una gamba, che stava pian piano salendo lungo il suo corpo, posizionandosi esattamente sulla schiena, come se avesse l’intento di non lasciarlo andare.    

Passare da un combattimento ad una situazione come quella non era nuovo a nessuno dei due: c’era sempre stata chimica, una sorta di attrazione di qualche tipo che li aveva sempre spinti ad avvicinarsi in quel modo l’uno all’altro... ma fino a poco tempo prima, era rimasta soltanto una cosa completamente psicologica, mentre ora stava diventando qualcosa di sempre più reale, più vero, e nessuno dei due sapeva ancora come comportarsi di fronte alla situazione che stavano vivendo.    

Ma stavano bene, si sentivano bene... questo era certo.    

Lentamente, lui girò la testa per poterla guardare negli occhi e, ancora come se fosse la prima volta, la baciò intensamente, mentre con la mano risaliva il suo corpo e sfilava quasi con urgenza i suoi vestiti, poggiandoli malamente sull’erba, esattamente dove pochi secondi prima aveva poggiato la sua spada.     

«Ben... Ben.» lo interruppe la ragazza «Siamo sul prato...»    

«E?»    

«E...» le venne da ridere «E niente, continua.»    

Con una fretta quasi innaturale da parte sua, Ben si tolse la giacca di pelle, passando poi alla maglia, rimanendo totalmente a petto nudo e Rey, approfittando del fatto che si trovasse esattamente sotto si lui, si alzò a sedere, prendendo a lasciare leggeri baci lungo tutto il suo torace, soffermandosi sull’ombelico, sopra il quale lasciò un evidente, rossissimo succhiotto; per poi scendere sempre più giù, arrivando ai pantaloni fin troppo stretti che fasciavano le sue gambe e la sua vita. Rey li slacciò, senza neanche pensarci troppo.    

Poi, guidata solo ed unicamente dal proprio istinto, si concentrò su ciò che aveva davanti, passandoci sopra la lingua per più di una volta, per poi inebriarlo del calore della sua bocca, succhiando e leccando... lentamente, senza fretta, con una sensualità che nemmeno lei sapeva di avere.    

Lui ansimò. A quel punto, il passo fu breve.    

La prese per i fianchi e, di peso, la fece rotolare sull’erba, sbattendola al suolo con forza e ritrovandosi nuovamente sopra di lei.    

Passando un dito lungo tutta la lunghezza del suo torace, alla fine le strappò via i pantaloni, lanciandoli via e permettendole di aprire le gambe, attorcigliandole intorno alla sua vita; si abbassò di nuovo su di lei, concentrandosi sui suoi capezzoli, che morse e succhiò fino a sentirli duri, mentre la ragazza cercava a stento di trattenere qualche ansito di troppo, che però fu fin troppo udibile. Dopo averle bloccato i polsi con entrambe le mani, il ragazzo entrò senza porsi altri problemi, affondando completamente in lei, udendola gemere sommessamente, mentre gli permetteva di tornare sulle sue labbra, lasciando che la lingua di lui trovasse il proprio spazio nella sua bocca.     

Quel momento... quel momento era completamente diverso da quello passato la notte scorsa. Era molto più intenso, molto più istintivo, era come se stessero gareggiando, come se si stessero facendo del male; ma nessuno dei due stava provando dolore, neanche i polsi di lei che erano ancora stretti nelle mani di lui, quasi con le unghie conficcate nella pelle.    

No, non era dolore, le piaceva.    

Era sesso. Era amore. Era competizione. Era una combinazione perfetta tra tutt’e tre le cose. Come per sottolineare il fatto che fossero in competizione, alla fine la ragazza decise di fare forza sui propri polsi, liberandosi e spingendo lui, fino ad invertire le posizioni; si guardarono per un attimo... uno sguardo carico di sfida e di ammirazione, di desiderio e di amore.    

Fregandosene completamente di trattenere il proprio desiderio, la ragazza prese a muoversi su di lui in modo frenetico, mantenendo saldamente il controllo della situazione; le mani di lui, nel frattempo, si posarono sui suoi fianchi, con una presa decisa, con tutta l’intenzione di agevolarla nei suoi movimenti.    

Tuttavia, sul volto del ragazzo apparve un sorriso sghembo, che arrestò immediatamente la supremazia di lei: facendo presa sui suoi fianchi, Ben la rovesciò nuovamente sul terreno, per poi affondare nuovamente in lei, con un’impulsività che faceva assolutamente parte del proprio carattere; la ragazza lo strinse a sé, incrociando le braccia intorno al suo collo e le gambe attorno alla sua vita, in modo da accompagnare il suo bacino nel movimento. Ormai non le importava più neanche di giocare: l’unica cosa che le interessava, in quel momento, era il piacere che stava provando... che stavano provando entrambi. 

Lui strinse ancor di più la propria presa sui fianchi della ragazza, prendendo a muoverla contro di sé, con un ritmo decisamente più rapido, rendendo le spinte ancora più profonde, quando i due raggiunsero finalmente l’apice del piacere.

Si staccarono in modo svogliato, quasi come se nessuno dei due avesse veramente voglia di allontanarsi dall’altro; Ben tornò a distendersi sull’erba, con lo sguardo al cielo ancora sereno, totalmente inebriato dai colori del tramonto; Rey, accanto a lui, si appoggiò delicatamente al suo petto, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

Era un momento perfetto, forse anche migliore della notte precedente, e niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinarlo.

 

Già. Niente e nessuno.

Tranne forse Kylo Ren.

 

Nel momento in cui si ritrovò a chiudere gli occhi, Ben si sentì improvvisamente trascinare in un luogo pieno di oscurità... un luogo buio, freddo, che continuava a chiamarlo a gran voce, nella speranza di essere varcato. Lo chiamava, e Ben improvvisamente si sentì cadere... sempre più in basso, senza nessuno che riuscisse a tirarlo su, a farlo ritornare coi piedi per terra, sotto la calda luce del tramonto, dove sarebbe stato al sicuro.

All’improvviso... Ben si ritrovò da solo.

Si guardava intorno, e vedeva soltanto oscurità; cercava la mano di Rey, ma non riusciva a trovarla. L’unica cosa che riuscì a sentire, l’unica cosa che riuscì a vedere... fu proprio Rey.

Ma la ragazza non aveva quell’espressione docile e rilassata che le aveva visto in faccia soltanto pochi secondi prima, no... stava soffrendo; il povero Ben poteva sentirlo dalle urla disperate e strozzate dal pianto che gli stavano martellando la testa e le orecchie. E quegli occhi... quegli occhi pieni di lacrime. Gli occhi di qualcuno che stava tentando in tutti i modi di resistere a un dolore insopportabile. Un dolore che, forse, non aveva mai provato in vita sua.

E lo chiamava a gran voce.

«Ben! Ben, aiuto! Ben!»

«Rey!»

 

«Ben! Ben!»

 

Aveva iniziato a tremare. 

Rey non sapeva che cosa gli stesse succedendo, ma tutto d’un tratto, come se fosse improvvisamente entrato in uno stato di trance, il ragazzo non accennava ad aprire gli occhi; e tremava, si lamentava, come se qualcosa o qualcuno lo stesse torturando. 

Si era di nuovo addentrato nell’oscurità? Era questo che stava facendo?

Ma perché? Perché proprio in quel momento?

Incurante di essere ancora totalmente nuda, la ragazza si mise a cavalcioni su di lui, iniziando a scuoterlo per le spalle, nella speranza di farlo tornare alla realtà. Per lo meno, doveva provarci... non poteva starsene con le mani in mano. No, non doveva.

«Ben!» urlò «Ben, resisti! Fermati!»

 

«Rey!»

 

Aprì improvvisamente gli occhi, come se avesse appena preso una scossa elettrica.

E se la ritrovò di fronte, proprio sopra di lui, che lo guardava con occhi colmi di preoccupazione e timore... non sapeva se il timore fosse scatenato da lui, o se ne avesse per lui; e a Ben, questa volta, non andava di addentrarsi nei meandri della mente di Rey.

Non l’avrebbe mai più fatto, questa era una cosa che si era già ripromesso.

Ma, inebriato da quell’enorme sensazione di sollievo, e dannatamente felice di vederla star bene, si alzò a sedere, abbracciandola più forte che potesse. Con più foga di quanto si aspettasse di fare, in realtà.

E lei non disse niente, ricambiò e basta, lasciandolo sfogare.

Quella visione che aveva avuto... cos’era? Perché la forza stava cercando di avvertirlo? Sarebbe forse successo qualcosa a Rey? Era in pericolo?

Questo non poteva saperlo... ma Ben avrebbe fatto di tutto, affinché quella visione non si avverasse; aveva già rischiato di perdere Rey una volta, non lo avrebbe fatto di nuovo. Non ora che erano felici ed erano insieme.

No, non adesso.

 

«Ho avuto una visione.» ammise, con voce tremante, mentre la stringeva a sé «C’eri tu... e mi chiamavi. Piangevi, sentivi dolore. Chiedevi aiuto.»

Inevitabilmente, in quel momento, come se fosse improvvisamente stato schiacciato da tutto il peso che era costretto a portare sulla schiena, Ben pianse. Pianse in modo quasi disperato, singhiozzando sommessamente, preso da una pura, naturalissima crisi di nervi. Un sentimento totalmente umano, chiunque avrebbe potuto dire, ma per lui... per lui quel pianto era una sconfitta; e si sentiva così debole, in quel momento, che quasi non riusciva a guardare la sua amata negli occhi, mentre le raccontava tutto. Mentre si rendeva conto che, ancora una volta, l’oscurità aveva deciso di trascinarlo via con essa, e che lui non aveva fatto assolutamente niente per opporsi.

In quel momento, comprese la paura che i suoi genitori avevano avuto... comprese la paura che aveva avuto Luke, e comprese anche la paura che aveva avuto lui, quando tutto aveva cominciato ad andare inevitabilmente a rotoli.

«Ben...» lei lo strinse dolcemente, lasciandolo sfogare «Non mi succederà niente di brutto. Nessuno mi farà del male, io lo so... so che abbatterai quest’ostacolo. Tu sei forte, Ben. Siamo forti entrambi.»

«E se invece non fosse così? Se fossi tu a sbagliarti?»

Lei sorrise, tendendogli la mano «Ben, a volte, questo tipo di visioni non sono altro che questo. Visioni. Anch’io avevo avuto una visione nella quale ero seduta sul trono dei Sith, eppure eccomi: non sono una Sith... e di certo, non mi succederà niente di brutto, finché mi starai accanto.» 

Lui non disse niente, si limitò a prenderle la mano, mentre la ragazza lo aiutava ad alzarsi «Rivestiamoci, adesso. Ho fame, e poi credo che con l’allenamento abbiamo finito, per oggi.»

 

~

 

Il Millennium Falcon sfrecciava nello spazio profondo, perdendosi in quella miriade di stelle e pianeti che, a quanto pareva, non sarebbero mai stati tranquilli: di certo, gli eroi della Resistenza non potevano affatto dire di avere una vita noiosa, anzi; ogni volta che pensavano che il pericolo fosse scampato, ecco che all’orizzonte ne appariva un altro ancora più spaventoso e potente.

Poe, Finn, Chewbecca ed i due misteriosi fratelli si stavano velocemente dirigendo alla seconda Base Starkiller, con tutto l’intento di farla saltare in aria prima ancora che potesse diventare operativa; non si poteva rischiare un’altra guerra, non di nuovo... dovevano evitare in tutti i modi possibili di costringere nuovamente persone giovani ed ancora piene di vita a combattere di nuovo, a rischiare di nuovo, a dare di nuovo tutti loro stessi per una causa molto più grande di loro. 

«Forza, bellezza, corri.» mormorò Poe, riferendosi a quella che ormai era diventata la sua nave, lanciando uno sguardo d’intesa a Chewbe che, seduto al suo fianco, compiva il salto a velocità luce, facendoli sfrecciare dritti in bocca alla morte.

Ed eccola lì, di nuovo: la Base Starkiller che tutti temevano era proprio di fronte ai loro occhi, e Poe e Finn, che l’avevano purtroppo già potuta ammirare, rimasero nuovamente col fiato sospeso, nel constatare quanto quel lavoro fosse fatto bene; era un gioiellino, quello glielo dovevano riconoscere. Era un vero peccato che appartenesse al nemico.

«Bene, eccoci.» annunciò il pilota, girando il sedile in direzione della ragazza «Come ci entriamo?»

Lei gli rivolse un sorriso sghembo mentre, da una tasca interna della sua casacca, tirava fuori uno stemma: un simbolo che nessuno dei soldati presenti poté riconoscere, e che probabilmente apparteneva alla nuova armata guidata dal figlio di Palpatine. Accidenti, ma come aveva fatto a convincere una qualsiasi donna ad amarlo e addirittura a dargli non uno, ma ben due figli? Le cose erano due: o era una pazza svitata, oppure quel maledetto aveva usato i suoi strani poteri da Sith su di lei per convincerla.

«Che cos’è quello?» chiese Finn.

«Questo... ci permetterà di disattivare tutti i sistemi di sicurezza della Base per un minuto.» infilò lo strano stemma in un marchingegno passatole dal fratello, per poi premere qualche pulsante «In questo modo, potremo infiltrarci tranquillamente e nessuno si accorgerà di noi per un minuto buono. Puoi andare, generale.»

~~~


*: Nella trilogia dei prequel, il personaggio di Mace Windu utilizzava una spada di colore viola, che in realtà è stata scelta appositamente dall'attore; ma si è anche ipotizzato che questa spada venisse utilizzata da cavalieri Jedi che utilizzavano sia il lato chiaro che il lato oscuro della forza.

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