Un Natale da ricordare

di ballerina 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima di iniziare... ***
Capitolo 2: *** Tornare ad amare ***
Capitolo 3: *** Famiglia ***
Capitolo 4: *** Ormoni fuori controllo ***
Capitolo 5: *** Litigi pericolosi ***
Capitolo 6: *** Un Natale da ricordare ***



Capitolo 1
*** Prima di iniziare... ***





Nuovo Natale, nuova storia... è già, visto il successo dello scorso anno ho deciso di cimentarmi ancora una volta in una storia a tema natalizio ( tranquilli, non ho abbandonato le altre storie, le ho messe semplicemente in pausa fino a fine festività). Non sarà lunghissima, cinque capitoli al massimo, ma spero comunque che vi terranno compagnia in questi giorni di festa. 

l'idea iniziale era quella di pubblicare un capitolo al giorno a partire dal giorno 21 ma aimè a causa di impegni improvvisi non sono riuscita nel mio intento. Sono partita con il piede sbagliato, lo so ma ho intenzione di rimediare... come? Postando i primi due capitoli oggi in modo da recuperare il giorno perduto. 

Auguro a tutti voi una piacevole e serena lettura e colgo l'occasione, anche se con qualche giorno di anticipo, di augurarvi anche un felice e sereno Natale. 💋   

 

PS. Dedico questa storia a SweetPaperella e sweetnight87... sono loro che mi hanno ispirata a scrivere, senza il loro supporto questa storia probabilmente non sarebbe mai venuta al mondo. ♥️

Vi lascio qui in basso l'immagine di copertina che ho scelto e se siete pronti ad immergervi in questa nuova avventura scorrete sulla freccetta in basso, il primo capitolo vi sta aspettando! 
 

 

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Capitolo 2
*** Tornare ad amare ***



 


POV KILLIAN

Ed eccoci giunti ancora una volta a quella che è considerata dalla maggior parte degli abitanti di questo pianeta la festa dell’anno per eccellenza: il Natale. L’atmosfera che si respira durante il periodo natalizio credo sia la più particolare in assoluto: ci sono valori e tradizioni da rispettare, si abbelliscono le case, le strade e i negozi con addobbi e luci a tema, ci sono mercatini natalizi in ogni angolo della strada e chi più ne ha ne metta. È una festa sentita da tutti, dai più piccini con le loro letterine per il signor Babbo Natale ai più grandi i quali utilizzano la scusa di questa festività per riunire la famiglia e passare del tempo di qualità insieme, senza che il lavoro o i rancori passati influenzino i loro animi. Nessuno è immune al fascino del Natale... nessuno, tantomeno io. Credevo di esserlo in realtà ma da alcuni anni a questa parte ho scoperto di sbagliarmi. 

Inizialmente, come ogni bambino in questo mondo, anche io amavo il Natale. Aspettavo il mese di Dicembre con ansia, era l’unico periodo dell’anno in cui per almeno quindici giorni mio padre non partiva per le sue missioni lavorative e ricordo ancora come se fosse ieri che la cosa che mi divertiva di più in assoluto, oltre alle cene passate in famiglia, era escogitare insieme a mio fratello Liam dei piani, a detta nostra infallibili, per beccare babbo natale in flagrante e smascherare la sua vera identità. Avevo la stoffa del pirata fin da piccino non c’è che dire ma ahimè a quei tempi non ero molto bravo e prontamente ogni volta mi ritrovavo addormentato in qualche angolo strategico della casa ad apprendere di aver fallito miseramente il mio piano. Era tutto incredibilmente bello, sopratutto visto con gli occhi di un bambino, ma poi con il passare degli anni la mia vita subì molti cambiamenti e la magia scomparve. Mia madre morì, mio padre ci abbandonò vendendoci ad un marinaio da strapazzo e mio fratello.. beh anche lui mi lasciò. Non c’era più nulla per cui valesse la pena festeggiare e di conseguenza l’essenza del Natale svanì miseramente dalla mia vita ma sopratutto dal mio cuore. Solo un anno credetti di aver ritrovato nuovamente la voglia di festeggiare, quando entrò a far parte della mia vita Milha, il mio primo grande amore, ma anche lì la cosa svanì drasticamente, visto cosa successe, facendomi addirittura odiare nel profondo questa festa. Con l’odio e la vendetta nel cuore promisi a me stesso di non farmi abbindolare mai più ne dall’amore ne da quella “stupida” festività e in un primo momento credetti sul serio di esserci riuscito ma poi... beh... poi incontrai Emma Swan e lei.. lei ha stravolto la mia esistenza completamente facendomi rivalutare tutte le mie certezze. 

Non è stato per nulla semplice far breccia nel suo cuore, ma con caparbietà e tenacia sono riuscito, agli inizi, quantomeno a farmi notare. Sapevo, anche se faceva la sostenuta e negava l’evidenza, che qualcosa di me l’aveva colpita e questo mi spinse, nonostante cercasse in tutti i modi possibili immaginabili di respingermi, a non arrendermi e a continuare a combattere per lei, per ottenere la sua stima, la sua fiducia... il suo cuore. Ci sono riuscito? Ci sono voluti tre anni, ma si!  Ne è valsa la pena? Si. Lo farei di nuovo? Assolutamente si e sapete perché? Perché grazie a lei so finalmente cosa significa amare. 

Devo tutto alla mia Emma, ha reso la mia vita migliore dal primo momento che i miei occhi si sono posati su di lei e con il passare degli anni le cose non sono  cambiate: ogni giorno mi regala qualcosa per cui vale veramente la pensa vivere. 

Credevo di aver raggiunto il massimo della felicità ottenendo il suo amore ma quello era solamente il primo gradino della scala della felicità. Gradino dopo gradino, in questi anni, ho raggiunto molti  altri traguardi, uno più bello dell’altro e ogni volta ho sempre creduto di essere arrivato in cima. A quanto pare non è così, sto ancora salendo e la domanda che spesso mi pongo è: ma merito davvero tutto questo? 

Non lo so in realtà ma forse, vivendo, un giorno lo scoprirò. 

Come avrete potuto capire la mia visione dell’amore è parecchio cambiata nel corso di questi anni ma non è la sola ad aver subito una mutazione: c’è un’altra cosa che con Emma ha preso una piega diversa ed è proprio il mio atteggiamento nei confronti del Natale.  Dopo la morte di Liam e a seguire quella di Milah sono sempre “scappato”, se così si può dire, da questa festività. Non c’era nulla per me da festeggiare, anzi... questo particolare periodo dell’anno mi metteva addirittura tristezza. Tutte le famiglie si riunivano mentre la mia.. beh la mia non c’era più. Vedere  tutto quel clima di festa mi angosciava, mi riportava alla mente ricordi troppo dolorosi e così prendevo la mia adorata Jolly e scappavo il più possibile lontano. Da quando conosco Emma ho fatto notevoli passi avanti anche su questo e anche se c’è stata ancora qualche volta, soprattutto agli inizi, in cui sono fuggito via, adesso posso ammettere con orgoglio che non fuggo più... non ne ho più bisogno; tutto quello che desidero è qui con me.

Ricordo come se fosse ieri il nostro primo Natale insieme, è stato a dir poco magico... perfetto. Eravamo solamente io e lei, a bordo della jolly roger avvolti in un piumone a guardare il cielo stellato con in sottofondo le onde del mare.  Non avrei mai creduto che un Natale così si sarebbe potuto battere e invece, come al mio solito, sbagliavo. Se il primo Natale come coppia era stato perfetto il secondo, passato insieme anche ad Henry lo è stato ancora di più. Si poteva superare anche quella di perfezione? Si.. il Natale successivo, dopo lunghi battibecchi sopratutto con suo padre, ho avuto finalmente l’onore di essere considerato a tutti gli effetti parte della sua famiglia e poi il quarto... beh il quarto è stato il nostro primo Natale da marito e moglie e quindi... beh diciamo solo che è stato speciale. .. talmente speciale che non avevo grandi pretese per il Natale di quest’anno, credevo fermamente che non si potesse andare più in alto di così e invece la mia Emma ha voluto stupirmi ancora una volta anticipandomi che il Natale per eccellenza non era ancora giunto a destinazione ma che sarebbe arrivato molto presto. Era la notte tra il 6 e il 7 Maggio, non dimenticherò mai quella data, era stata una giornata a dir poco infernale: avevo lavorato per dodici ore di fila al porto e l’unica cosa che volevo fare una volta tornato a casa era stendermi sul letto e dormire come minimo per 24h consecutive. Cenai giusto per non far preoccupare Emma la quale ultimamente era sempre un po’ agitata dopodiché mi andai a coricare. Crollai subito tanta era la stanchezza ma nel bel mezzo della notte venni svegliato proprio da mia moglie la quale non faceva altro che girarsi e rigirarsi nel letto. Credevo stesse avendo un incubo così mi sporsi verso di lei per svegliarla, ma non appena posai una mano sulla sua schiena si voltò subito facendomi capire che in realtà era già sveglia. “ non riesco a dormire” rispose, con aria alquanto scocciata, dopo l’ennesima mia domanda per cercare di capire cosa le stesse in realtà succedendo... era una dormigliona di prima categoria, era in grado di dormire anche quando la città era minacciata da qualche cattivo e di conseguenza era chiaro come il sole che dietro quella sua risposta si nascondesse altro. Provai ad insistere nella speranza di ricavarne qualcosa di utile per aiutarla, ma l’unica cosa che ottenni fu quella di farla innervosire ancora di più. “Non ho nulla, smettila di insistere e torna a dormire!” Non volevo che fosse in collera con me, odiavo quando questo accadeva, così mi scusai per essere stato troppo insistente e le chiesi se aveva voglia di ingannare il tempo guardando un bel film. Mi guardò dubbiosa, sapeva che ero stanco, ma dopo averle confessato che non sarei stato in grado di rimettermi a dormire sapendola sveglia acconsentì alla mia proposta. Lasciai scegliere a lei il film da guardare sperando che nel vedere qualcosa di suo gradimento si sarebbe tranquillizzata ma niente da fare… spiandola con la coda dell’occhio riuscivo ancora a vedere il suo stato d’animo inquieto. Come poco prima pensai di chiederle se fosse tutto ok ma mi trattenni dal farlo, si sarebbe nuovamente arrabbiata ed era l’ultima cosa che volevo. Provai quindi a far finta di nulla e stringendola a me cercai di concentrarmi sullo schermo. Non ero un gran fan dei film o della televisione in generale, preferivo di gran lunga parlare o fare altro quando avevo  lei accanto, ma devo ammettere che aveva scelto proprio un bel film quella sera e già dopo i primi dieci minuti ero completamente immerso nella storia. Luci soffuse, coccole e popcorn... è questo il mix perfetto per una serata all’insegna del relax ma alla mia mogliettina non piacciono molto queste cose così... tradizionali; no... a lei piace stravolgere le carte in tavola ed ecco che in meno di un secondo passammo dal una serata all’insegna del relax ad una serata all’insegna del mio quasi ricovero in ospedale. 

  • sono incinta! - ecco cosa disse di punto in bianco durante la visione del film senza prima introdurre l’argomento o quanto meno girarci un po’ intorno. Due parole, due semplici  parole che messe insieme, una accanto all’altra, mi lasciarono interdetto per buoni venti o trenta secondi. Non sapevo cosa dire, o meglio.. non riuscivo a dire nulla, la comunicazione tra bocca e cervello si era improvvisamente interrotta rendendomi semplicemente un cretino con la bocca spalancata. I suoi enormi occhioni verdi non vedendomi replicare a quella sua affermazione decisero di farsi coraggio e incontrare il mio sguardo, il quale era fisso su di lei già da un bel po. Non so cosa videro in realtà, ma qualsiasi cosa esprimesse il mio viso non sembrò piacerle affatto. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime e con uno scatto, che neanche gli atleti alle Olimpiadi, provò a scappare il più lontano possibile da me. Solo a quel gesto il mio corpo decise di riattivare le sue funzioni: l’afferrai per un braccio e senza esitazioni la feci girare verso di me e feci l’unica cosa sensata: la baciai. Il mio cuore mi stava urlando di fare questo non appena la sua bocca aveva finito di pronunciare quella frase ma il mio corpo evidentemente ha avuto bisogno di qualche secondo in più per elaborare la cosa. Non fraintendetemi, non è che non fossi felice della notizia, anzi.. ero emozionantissimo all’idea se proprio dobbiamo dirla tutta ma non era in programma un nuovo arrivo in famiglia in quel momento, non ne avevamo ancora mai espresso il desiderio e forse proprio perché non era nei nostri piani originali ci misi un po’ di più a comprendere cosa effettivamente stesse succedendo. 
  • Ripetilo! - dissi staccando per un secondo le mie labbra dalle sue - Ripetilo ancora!!! - non sembrava ancora pronta a farlo, era terrorizzata ma non capivo se era a causa mia o se era semplicemente spaventata dalla sua stessa notizia. - Ho bisogno di sentirtelo dire ancora! Ti prego amore... 

Prese un profondo respiro e buttando fuori tutta l’aria ripetè quelle due paroline magiche che se prima mi avevano mandato in cortocircuito il cervello adesso mi sciolsero il cuore come un gelato al sole. - Sono incinta! - la baciai di nuovo, non riuscivo a fare altro se non ancorarmi alla sue labbra. Era la notizia più inaspettata ma allo stesso tempo più bella di sempre che non potevo far a meno di dimostrarle quanto ero felice all’idea. 

  • È ... è una notizia pazzesca amore mio! Pazzesca... davvero pazzesca. Tu sei pazzesca.... - ok forse il mio cervello era ancora un po’ sconnesso, lo ammetto,  ma sfiderei voi a trovarvi nei miei panni. - Non posso ancora crederci... sul serio? - annuì ma differenza mia senza il ben che minimo entusiasmo. Scrutai il suo sguardo attentamente alla ricerca di una risposta a quel suo comportamento ma non riuscii a capire poi tanto. Non mi sembrava infelice, mi sembrava più che altro terrorizzata. - Dimmi qualcosa amore, ti prego... - odiavo vederla rifugiarsi nei suoi muri.
  • S... sei... sei davvero felice? - dal modo in cui me lo domandò si capiva perfettamente che aveva paura a chiedermelo e questo mi diede la conferma che a spaventarla ero stato proprio io con il mio silenzio iniziale. L’abbracciai con quanta più forza avessi in corpo e le diedi un ulteriore bacio per poi inginocchiarmi, alzarle la maglia del pigiama e baciare anche il suo ventre che era ancora piatto ma che al tempo stesso nascondeva una nuova piccola vita al suo interno. 
  • No, non sono felice... la parola felice non si avvicina minimamente a quello che sto provando in questo momento... sono più che felice amore mio, sono entusiasta!!!! È la notizia più bella che potessi darmi... davvero! - stava per replicare ma l’anticipai prendendo nuovamente la parola. - Mi hai spiazzato con quelle due parole, non me le aspettavo.. ecco perché ho avuto quella reazione idiota, ma credimi... non c’è nulla che mi renderebbe più felice che avere un figlio con te. - finalmente la vidi sorridere. - Da quanto lo sai? 
  • Una sett... no, due settimane a dire il vero... 
  • due settimane? E perché non me ne hai parlato prima? Ti sei tenuta dentro un segreto così importante per tutto questo tempo? Perché amore? 
  • Avevo paura... non ne abbiamo mai parlato... o meglio, abbiamo detto di aspettare e goderci ancora per un po’ la nostra vita da marito e moglie... io avevo paura che tu non fossi d’accordo... che non lo volessi... io non riuscir... - ancora una volta la zittii baciandola, stava solamente sparando cavolate. Ero felice, felice come non lo ero mai stato in vita mia e il merito era tutto suo che aveva questo potere di sorprendermi sempre. Naturalmente però la mia Emma è una capocciona e per capire a pieno che non scherzavo minimamente sulla mia felicità ha impiegato un mese intero. Ho sudato sette camicie per convincerla che la mia gioia era reale, pensava che volessi semplicemente farla contenta, ma poi durante la prima ecografia è successa una cosa stranissima per me... mi commossi sentendo un cuoricino battere. Piansi come un bambino e questo l’auto a capire finalmente che non stavo scherzando e che ero più felice che mai di diventare papà. 

Immaginare di diventarlo in un futuro non ancora scritto è una cosa meravigliosa ma viverlo sulla propria pelle e sapere che presto una creaturina entrerà a far parte a tutti gli effetti della tua vita, stravolgendotela a pieno, è a dir poco mozzafiato. Dal momento esatto in cui Emma mi ha comunicato questa grande notizia il mio cuore si è ingrandito a dismisura creando un posticino speciale tutto dedicato al mio futuro lui o la mia futura lei. Abbiamo deciso fin da subito di non voler conoscere il sesso, abbiamo pensato che la sorpresa sarebbe stata di gran lunga migliore del sapere e di sicuro questo avrebbe enfatizzato al massimo il momento del nostro primo incontro. Il solo pensare di doverla vedere immersa nel dolore mi metteva parecchio in agitazione, non ero per nulla sicuro di potercela fare senza svenire o morire di crepacuore ma al tempo stesso non avevo la minima intenzione di lasciarla da sola ad affrontare tutto quello e pertanto l’unica soluzione era quella di farmi forza per lei... per loro. 

Mancavano ancora dei mesi al suo arrivo, avevo tutto il tempo quindi per prepararmi psicologicamente al lieto evento ma se dovessi dirvi che ero tranquillo... beh... vi direi una bugia. Avevo paura di non essere all’altezza di tale compito, in fondo non ho mai avuto un buon esempio di figura paterna da cui prendere spunto, cosa avrei fatto se non avessi saputo capire al volo le esigenze di mio figlio? David diceva che era tutta questione di esperienza e che tutto mi sarebbe venuto naturale una volta stretto tra le braccia, ma chi mi assicurava che non lo dicesse solo per tranquillizzarmi? Non avevo risposta a quella domanda, solo il tempo mi avrebbe aiutato a capire se era la pura verità o meno ma come ho detto anche prima di tempo ce n’era ancora un bel po’ quindi potevo ancora non entrare nel panico. 

Il suo arrivo era previsto, secondo i calcoli del suo ginecologo, intorno alla metà di febbraio... il 18 per la precisione sarebbe scaduto il tempo ma siccome non era la sua prima gravidanza il medico le disse chiaramente che molto probabilmente a quella data neanche ci sarebbe arrivata e che di sicuro avrebbe partorito prima. “Il 14 Febbraio! Nascerà il 14 febbraio”  le dicevo almeno una volta al giorno “ il frutto del nostro amore nascerà esattamente il giorno della festa degli innamorati”. Ero convinto di questo, mi sentivo come un sesto senso e non mancavo occasione di ricordarlo. Emma mi diceva che le facevo venire l’ansia in quel modo: “sembra quasi tu sia già  pronto ad un conto alla rovescia... rilassati Killian! mancano ancora dei mesi”, ma era più forte di me, non riuscivo a trattenermi, non vedevo l’ora di poter gridare al mondo intero di essere diventato papà. 

Contavo i giorni che mi separavano dall’incontro più importante della mia vita con impazienza, comprai addirittura un calendario, di cui Emma non sapeva l’esistenza onde evitare che mi prendesse in giro,  per stare al passo con i giorni e per assicurarmi di non sbagliare nulla; sembravo un bambino in attesa di Babbo Natale e a proposito di Natale.... se avevo considerato gli ultimi 4 perfetti avevo sbagliato: quelli erano stati “quasi” perfetti, mancava ancora qualcosa per renderli tali ma a quei tempi ancora non lo sapevo. il Natale perfetto sarebbe arrivato presto... quello stesso dicembre nella famiglia Jones si sarebbe festeggiato un Natale speciale, il primo di molti altri. Un Natale con un ospite d’eccezione... un Natale composto da una moglie, un marito e un meraviglioso pancione.

Note dell'autore: Buongiorno e ben ritrovati a tutti voi... credevate fossi scomparsa vero? E invece no... eccomi qui, ancora una volta,  a torturarvi durante le festività natalizie. Come avrete potuto notare leggendo non ci siamo ancora addentrati nel vivo della storia, Ho preferito partire dalle origini e svelare qualcosina in più sul passato dei nostri protagonisti. In questi capitolo abbiamo conosciuto un pochino meglio i sentimenti contrastanti di Killian e come l'amore lo abbia fatto cambiare , nel prossimo ( che vi ricordo sarà postato oggi stesso) vedremo qualcosina riguardante invece la nostra cara salvatrice... siete pronti a saperne di più? Si? Allora tenetevi sintonizzati 😜
PS. Qualcuno di voi mi ha esplicitamente chiesto di non utilizzare la stessa immagine di copertina  per tutti e cinque i capitoli così, visto che sono buona e che ascolto sempre (o quasi 😝) le vostre richieste ecco a voi un''immagine extra. Spero che vi piaccia. 

 

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Capitolo 3
*** Famiglia ***


 

POV EMMA

 

Se cinque anni fa qualcuno mi avesse presa da parte dicendomi che la mia vita sarebbe drasticamente cambiata, diventando sotto ogni punto di vista meravigliosa, credo che gli sarei scoppiata a ridere in faccia o nella peggiore delle ipotesi lo avrei preso seriamente a calci nel sedere. Per tutta la vita ho sempre desiderato una sola ed unica cosa: una famiglia, ma mai e poi mai avrei creduto che tale desiderio un giorno si sarebbe davvero realizzato.

 Sono passata dall’essere una bambina problematica, che si metteva nei guai un minuto si e l’altro pure, ad un’adolescente per nulla responsabile. Non ho mai avuto qualcuno che mi riportasse sulla retta via o detto che stavo facendo una stupidaggine, sono sempre stata lasciata a me stessa e di conseguenza chi mai avrebbe tenuto sotto il suo stesso tetto una persona poco affidabile come me? Ve lo dico io: Nessuno. 

Tante famiglie ci hanno provato in realtà, devo essere onesta su questo, ma nessuno è mai riuscito a farmi sentire come si suol dire “a casa”. Ho sempre attribuito la colpa di questa cosa a loro, ma solamente adesso che ho una visuale differente della vita mi rendo conto che la colpa in realtà è sempre stata solamente mia. Non ho mai dato loro modo di avvicinarsi a me nel giusto modo, di conoscermi, di dimostrarmi che in realtà ci tenessero a me. Li allontanavo a prescindere da tutto e li portavo ad un punto dove l’unica soluzione per riavere in famiglia la pace e la tranquillità era riportarmi indietro. Solo con due famiglie mi sono trovata bene ma anche lì il caso ha voluto che succedesse qualcosa per cui mi rimandassero indietro o addirittura che scappassi io stessa. Forse il sortilegio oscuro ha influito perché questo accadesse, non lo so, ma di sicuro il dovermi allontanare da due “quasi” famiglie perfette mi ha segnata a tal punto da portarmi a commettere l’unica cosa che mi ero sempre ripromessa di non fare ovvero ripetere lo stesso errore dei miei genitori biologici. 

Quando si è bambini si pensa alla mamma e al papà come unica e sola famiglia ma da adolescente le cose cambiano e oltre alla famiglia, chiamiamola tradizionale, si insinua nella mente il pensiero di formarsi in un  futuro una propria famiglia, formata da un marito e perché no da dei figli.  Nonostante non avessi mai avuto l’affetto da parte di un genitore ogni tanto anche a me capitò di fantasticare sulla possibilità di diventarlo un giorno ma poi prontamente tornavo alla realtà e abbandonavo completamente l’idea convincendomi che nella mia famiglia originale, molto probabilmente, c’era un gene incompatibile con la genitorialitá  e di conseguenza, onde evitare di ripetere il loro stesso errore, sarebbe stato meglio non mettere al mondo nessuno. Con un pensiero come questo nella mente si deduce che la responsabilità in certi campi era da dare per scontata no? Ma una come me poteva mai essere responsabile su qualcosa a quei tempi? Assolutamente no ed ecco che mi ritrovai seriamente nei guai restando incinta a 18 anni appena compiuti. Sapevo perfettamente come funzionasse la cosa e i rischi che comportavano determinate azioni eppure anche lì permisi a me stessa di prendermi troppe libertà autoconvincendomi che a me non sarebbe mai accaduta una cosa del genere.

Devo ringraziare la mia buona stella che sia accaduto con Neal, di cui ero seriamente innamorata e non prima con uno sprovveduto qualsiasi, ma soprattutto devo ringraziarla maggiormente per essere finita in carcere proprio durante quel periodo. Eh già... sembra strano vero? Eppure è così... se fossi stata da qualsiasi altra parte in quel momento, dopo la batosta presa con Neal, dubito fortemente che avrei portato avanti la gravidanza visto i miei pensieri. 

Abortire è stata la prima cosa che mi venne in mente di fare una volta letto il risultato del test di gravidanza ma grazie alle guardie del carcere, sopratutto una, la quale mi prese talmente a cuore che assistì addirittura anche al parto, rivalutai l’idea iniziale e decisi di optare per l’opzione mento tragica ma al tempo stesso più dolorosa: mettere al mondo “mio figlio” ma darlo via. È proprio questo l’errore che mi ero tanto ripromessa di non commettere: abbandonare come io stessa ero stata abbandonata... Ho sempre odiato i miei genitori per avermi fatto questo torto, come si poteva abbandonare un neonato così, senza nessun motivo logico? Non ho mai saputo darmi una risposta fino al giorno in cui capitò a me la stessa cosa. Io avevo un motivo più che valido per compiere quel gesto, non sarei stata in grado a 18 anni e senza una casa di prendermi cura di un bambino cosi piccolo e questo mi fece aprire una visuale diversa di quelli che erano stati fino a quel momento i miei pensieri. Dopotutto forse anche loro, i miei genitori biologici, avevano avuto i loro buoni motivi per compiere quel gesto e forse, come nel mio caso, la colpa non era la mia... qualcosa doveva avergli impedito di tenermi con loro. 

Devo ringraziare le guardie del carcere per questa nuova consapevolezza, è tutto merito loro se non ho preso la strada più breve; molto probabilmente se non ci fossero state loro a farmi ragionare a quest’ora Henry non sarebbe neanche qui... di sicuro non sarebbe stato qui.

Henry.. il mio Henry... credevo sarebbe stato più semplice allontanarmi da lui una volta nato eppure fu tutto tranne che semplice. Credevo di essere pronta a farlo, erano nove mesi che mi preparavo all’idea dopotutto. Ricordo di aver pensato le seguenti parole:  “soffrirai fisicamente per qualche ora ma poi sará tutto finito... l’unico ricordo di lui sará unicamente questo:il ricordo dei dolori parto... nulla di più!”

Una bugia... non era nient’altro che una bugia quella. In realtà la cosa che ricordo di meno è proprio quella che credevo sarebbe rimasta per sempre incisa nella mia mente. Del parto in se non ho ricordi precisi se non il fatto che ero spaventata a morte per quello che stava accadendo al mio corpo, quello che ricordo con esattezza però è il prima e naturalmente il dopo. Per nove mesi abbiamo vissuto a stretto contatto io e lui, viveva dentro di me e io... beh, nonostante non lo accettassi, non potevo far a meno di vivere per lui. Siamo diventati “grandi” insieme, ci siamo alleati con la scusa delle nausee per avere dei permessi speciali per un’ora d’aria in più, abbiamo litigato quando io volevo dormire mentre lui al contrario si divertiva a tenere delle feste dentro di me... un rapporto di simbiosi il nostro, fatto di amore e odio, che per anni il solo ricordo è stata la mia tortura, ma che adesso costudisco come un dono prezioso in quanto nessuno oltre a me ha mai avuto modo di avere un rapporto così intimo con lui, neanche la stessa Regina che lo ha praticamente cresciuto.  “Intruso”... così lo chiamavo: “Buongiorno intruso, già sveglio oggi?” “Che ti prende oggi intruso!” “Ehi guarda che ti dico bene intruso... vedi di iniziare a fare le valigie che tra poco parte lo sfratto”. Ogni giorno trovavo il pretesto di fargli ascoltare la mia voce, trovavo buffo ma anche tenero il fatto che si muovesse ad ogni mia domanda come se volesse rispondermi... mi stavo affezionando in realtà a quella presenza, d’altronde era il mio compagno di cella per eccellenza no? Eppure anche se la maggior parte delle volte parlavo con lui per “insultarlo” la verità è che dentro me stessa stavo cercando di godermi a pieno il più possibile quei momenti prima della fine. Non ero molto coerente con me stessa lo so, volevo darlo in adozione ma al tempo stesso desideravo continuare ad averlo vicino... mi piaceva la piega che aveva preso la nostra convivenza, non sempre ma quasi almeno... Con lui li con me non mi sentivo più sola. Ero bipolare forse? Mmh.. lo pensai seriamente per un periodo ma la realtà dei fatti era semplicemente un’altra : ero già completamente innamorata di lui. 

Il tanto temuto sfratto un giorno però arrivò sul serio, non ricordo molto come ho già detto prima, ma una cosa di sicuro non non l’ho mai dimenticata.  Mai fidarsi delle dicerie di paese, dietro di loro nascondono sempre qualcosa che non ti dicono. Mi hanno sempre detto che il primo incontro visivo tra madre e figlio scaturisce un amore indissolubile tra i due... non si può non amare un figlio se lo si guarda negli occhi e di conseguenza se volevo darlo via avrei dovuto evitare questa cosa. Ero dubbiosa sul da farsi ma alla fine, anche se durante quei mesi la curiosità di vederlo almeno mezza volta, per sapere da chi avesse ripreso i suoi tratti,  mi era passata di mente decisi di non farlo... non potevo tenerlo con me e legarmi a lui e di conseguenza innamorarmi non rientrava assolutamente nei piani. Di sicuro è una notizia veritiera questa, non lo metto assolutamente in dubbio, ma di certo non è l’unica cosa che instaura un legame speciale tra madre e figlio... io ne so qualcosa.  Se mi avessero  avvisata che sarebbe accaduta la stessa cosa anche con il semplice ascoltare la sua voce molto probabilmente avrei proposto al medico di farmi fare un cesareo onde evitare che questo accadesse, invece no... non mi dissero nulla lasciandomi affrontare da sola le amare conseguenze. Impiegai ore per far nascere Henry e anche se ho ricordi sfogati di quel momento ci sono cose che non smetterò mai di tenere impresse nella mente: il dolore, lo sfarfallio delle luci e la sua vocina squillante. Il dolore passa nell’immediato posso garantirvelo ma quel suono... beh quel suono è di sicuro uno dei più belli esistenti sulla faccia della terra e devi essere proprio un mostro per non innamorartene all’istante. Il pianto a pieni polmoni di “mio” figlio risuonò nella stanza come un fulmine a ciel sereno quel giorno facendomi sorridere in automatico e come se non bastasse proprio mentre stavo per voltarmi verso la parete opposta, onde evitare di essere tentata di vederlo, i miei occhi si imbatterono in un piedino minuscolo che usciva fuori dal telo verde in cui il medico lo aveva avvolto per pulirlo. Fu una frazione di secondo ma quell’immagine affiancata alla melodia di sottofondo del suo pianto mi fecero totalmente perdere la testa per lui. Altro che occhi dentro occhi... non c’è bisogno di un gioco di sguardi per innamorarsi del proprio figlio, ci si innamora di lui e basta senza riserva alcuna. 

Nei dieci anni avvenire non è passato un singolo giorno in cui non mi sia pentita o maledetta per la decisione presa ma rimediare e tornare sui proprio passi era pressoché impossibile ormai: avevo optato per un’adozione chiusa, tutte le informazioni relative a me o ai suoi genitori adottivi erano riservate, per tanto non avrei mai potuto ritrovare il mio bambino.

Provai ad andare avanti con la mia vita facendo finta che questo capitolo non fosse mai esistito ma per quanto ci provassi la mia mente tornava, volente o nolente, sempre lì. Mi capitava di andare a lavoro e mentre ero nel bel mezzo delle mie mansioni d’ufficio ritrovarmi a fare ricerche sui possibili istituti e case famiglie esistenti di Boston, oppure quando ero in strada, o per commissioni domestiche o sempre per lavoro, ritrovarmi spesso e volentieri al parco ad osservare i genitori con i propri figli cercando di scorgere una possibile somiglianza con me o Neal in uno di quei bambini, tornare a casa e piuttosto che leggere un libro o guardare un film fissarmi ore e ore su l’unica ecografia, l’ultima per la precisione, che avevo deciso di tenere... ogni cosa che facessi lui risultava il protagonista indiscusso... tutto girava intorno a lui.  Ero fermamente convinta che prima o poi sarei finita in analisi per questo, stavo perdendo di vista la mia vita per pensare ai miei errori passati, mi stavo isolando da tutto e da tutti... avevo smesso di vivere, stavo cercando semplicemente di sopravvivere e tenermi a galla. Non so per quanto altro avrei resistito in quelle condizioni senza impazzire,  non per molto credo, ma poi, proprio nel momento in cui ne ebbi più bisogno un angelo si presentò alla mia porta donandomi nuovamente la voglia di vivere. Era il giorno del mio ventottesimo compleanno, ero appena tornata a casa dopo una giornata intensa di lavoro e per fare qualcosa di diverso dai miei soliti compleanni, ovvero mettermi a letto e dormire sperando passasse in fretta, tirai fuori dalla borsa un cupcake comprato proprio in mattinata e dopo acervi messo una candelina sopra provai ad esprimere un desiderio sperando in un miracolo. Ero convintissima che non avrebbe funzionato, non ero di certo una bambina che credeva che un desiderio ti avrebbe cambiato la vita, eppure qualcosa successe. Chiamiamolo destino, fato... non lo so, quella sera però qualcuno, un bambino, bussò alla mia porta e con una semplice frase ad effetto: “mi chiamo Henry, sono tuo figlio” mi donò nuovamente la voglia di vivere. Fu uno shock inizialmente, mi sarei aspettata di tutto dalla vita tranne che questo, ma presto iniziai a familiarizzare con questa nuova realtà. Iniziavo ad essere felice ma questo era sonante l’inizio.  Non solo avevo ritrovato il mio bambino ma grazie a lui, a distanza di un anno trovai anche la mia famiglia d’origine e anche se alquanto bizzarre, ebbi  finalmente risposte su quello che era sempre stato il mio dilemma esistenziale. Una vita difficile senza ombra di dubbio la mia ma al tempo stesso piena di sorprese e cose inaspettate. Finalmente dopo anni e anni di ricerca finalmente conoscevo anche io il vero significato di felicità o meglio parte del significato. Mancava ancora una cosa nella mia vita: l’amore. Avevo sperimentato cosa significasse amare e per quanto la cosa fosse senza ombra di dubbio allettante e affasciante decisi di rimanerne a debita distanza. Amare andava a braccetto con la parola sofferenza secondo me e siccome avevo già sofferto abbastanza ora che avevo finalmente un po’ di serenità non volevo nuovamente cadere nel baratro. Servì a qualcosa tenersi a distanza dall’amore e fare la sostenuta? No perché di tante persone che incontrai sul mio cammino suscitai l’interesse, e mi innamorai a mia volta, proprio di colui a cui piacevano le sfide. Killian Jones, meglio conosciuto con il suo nome d’arte capitan uncino, la persona più egocentrica di questo mondo piombò nella mia vita in maniera improvvisa e senza che me ne rendessi conto, tra un odioso modo di fare e l’altro, mi fece cadere letteralmente ai suoi piedi facendomi scoprire che l’amore non ha niente a che vedere con la parola sofferenza se si trova la persona giusta. Già... Killian Jones è la persona giusta... la mia persona giusta e dopo anni di fidanzamento e un matrimonio eccoci finalmente giunti a tagliare il traguardo più importante di tutti per una coppia: costruirci una famiglia tutta nostra. Siamo già una famiglia, marito e moglie costituiscono già da se una famiglia... poi abbiamo anche Henry che Killian considera a tutti gli effetti come suo figlio a renderci tale, ma presto arriverà anche il frutto del nostro amore a riempirci la vita di gioia e questo non potrebbe renderci più felici. Devo essere onesta, inizialmente ho avuto qualche difficoltà ad accettare la cosa, non lo avevamo programmato, non avevamo mai parlato dell’eventualità di allargare la famiglia e di conseguenza la prima paura che mi sfiorò la mente una volta aver scoperto della gravidanza fu: “ e se Killian non ne fosse felice?” Evitai di dirglielo per due settimane, avevo troppa paura che i nostri equilibri si sarebbero spezzati, ma poi le nausee iniziavano a farsi sempre più insistenti e la scusa di avere l’influenza  che  mi ero pietosamente inventata non avrebbe retto ancora per molto. Glielo dissi di getto, senza girarci minimamente attorno e con mio grande stupore si rivelò esserne entusiasta. Che fosse una semplice copertura la sua? Un fingere per non darmi troppi grattacapi visto che non si poteva porre rimedio al danno fatto? Pensai anche questo lo ammetto e inutili furono le sue parole di incoraggiamento per tentare di farmi cambiare idea. Sono una gran testa dura, lo sono sempre stata, difficilmente riesco ad abbandonare le mie prime impressioni nonostante esse possano essere completamente sbagliate, ma c’è una cosa che fortunatamente ogni tanto mi fa rivalutare le cose ed è il mio super potere... Riesco a vedere e a capire quando qualcuno mi sta mentendo. Con Killian ogni tanto fa cilecca purtroppo, sopratutto quando tenta di tranquillizzarmi su qualcosa... ho sempre paura che dica cose solo per rincuorarmi e di conseguenza non riesco ad andare oltre i miei muri, ma se con le sue parole spesse volte ho delle difficoltà non posso dire altrettanto per il suo sguardo. le sue pietre azzurre sono come un libro aperto per me ed è proprio quando smisi di ascoltare le sue parole che tutto mi fu più chiaro: nell’esatto momento in i suoi occhi si posarono per la prima volta sull’immagine di nostro figlio, che ai tempi era ancora solamente un minuscolo puntino, ed udì il suono che faceva il suo cuoricino ecco che ebbi finalmente l’assoluta certezza che le sue parole erano pura verità: amava già incondizionatamente il frutto del nostro amore e quei suoi occhi lucidi ne furono la prova schiacciante. 

Accantonata quella paura il mio cervello iniziò ad elaborarne altre e iniziai a pensare di non essere all’altezza di tale compito. Ero una mamma è vero, c’era già qualcuno nella mia vita che mi chiamava in quel modo e che dipendeva, per alcune cose, da me ma non era la stessa cosa... Ho iniziato ad occuparmi di Henry che era già grande e autonomo, per molte cose non ha mai avuto bisogno di me; con questo bambino sarebbe stato tutto diverso invece, con lui avrei dovuto iniziare dal principio.... e se non ne fossi all’altezza? “Ti stai preoccupando inutilmente.” “Vedrai... ti verrà tutto naturale.” “Sei una mamma fantastica con Henry, vedrai che con lui o lei sarà lo stesso.” Ogni singolo membro della nostra famiglia provò a darmi conforto nella speranza di alleviare le mie paure ma la verità è che con i loro modi di fare mi misero ancora di più in allarme e più i mesi passavano e più il panico si impossessava di me. Desideravo questo bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo, non vedevo l’ora di poterlo stringere tra le braccia credetemi, contavo i giorni che mi separavano al suo arrivo ma allo stesso tempo ero pietrificata dalla paura. Credete sia tutto? Eheheh no! Ad aggiungersi a tutto questo poi ci furono i così chiamati sbalzi d’umore o sbalzi ormonali... beh casa mia divenne un vero e proprio campo di battaglia, ogni giorno vi era un motivo o anche più di uno per avercela con qualcuno e quasi sempre quel qualcuno era quel poveraccio di mio marito. Quanta pazienza amore mio... ancora adesso mi chiedo come non abbia deciso di scappare di casa a gambe levate. Davo di matto per qualsiasi cosa... qualsiasi: lo spazzolino lasciato sul lavandino piuttosto che nel bicchierino apposito, il troppo rumore, il troppo silenzio.... anche un semplice buongiorno poteva portarmi ad una crisi di nervi se detto in un momento per me sbagliato. Per non parlare dei pianti... ero un continuo piangere: mangiavo e piangevo, guardavo un film e piangevo, vedevo mamme con i propri bambini in giro per strorybrooke e piangevo... la nostra cittadina in pratica ha rischiato l’inondazione un giorno sì e l’altro pure. Per non parlare della magia... era meglio non nominarla. Riuscii a darmi un contegno e a placare i miei sbalzi d’umore solamente durante il settimo mese di gravidanza ma solo perché capitò di mezzo il periodo più bello dell’anno: il Natale e di conseguenza ero troppo impegnata ad arredare la casa e a fare le mie ormai famose raccolte di beneficenza per bambini meno fortunati per potermi perdere nei miei abissi ormonali. Quello fu di certo l’unico  periodo di pace sia per me e per gli altri avuto in tutta quella gravidanza anche se, se proprio devo essere onesta, ricordo che anche in quell’occasione ci fu uno scontro a fuoco abbastanza importante. Eh già... come dimenticarlo. Forse a pensarci bene, visto anche le conseguenze che ne scaturirono fu addirittura il peggiore di tutti. Tutto partì da una stupidaggine, da una piccola cosa che si sarebbe potuta risolvere facilmente con del semplice e sano dialogo ma che io ho voluto trasformare in un vero proprio show segnando in maniera indelebile quel Natale. 

 

Note dell’autore: Eccomi qui! Credevate che me ne fossi dimenticata vero? E invece no. ogni promessa è un debito ed eccomi quindi pronta  a mostrarvi questo secondo capitolo. Questa mattina abbiamo parlato di Killian, dei suoi Natali passati e della sua difficoltà ad accettare l’amore nella sua vita dopo le sue spiacevoli disavventure, in questo capitolo parliamo invece di Emma che a quanto pare non se l’è passata poi tanto meglio di suo marito. Si sono trovati quei due diciamo così ehehehehe 

Insieme ne hanno passate davvero tante e lo sappiamo bene ma io ho voluto regalare loro un’altra avventura da aggiungere alla loro inestimabile collezione. Siete pronti a sapere di più? Se si vi do appuntamento a domani. 😘 ciaoooooo 

PS. Come nel capitolo di questa mattina non posso non accontentare una delle mie lettrici più accanite regalandole un’ulteriore immagine riassuntiva.

 

 

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Capitolo 4
*** Ormoni fuori controllo ***


 

POV KILLIAN 

Dopo una giornata movimentata alla ricerca degli ultimi regali perfetti e una riunione familiare a casa dei Charming per stabilire gli ultimi dettagli per la cena del 24 Dicembre Emma crollò in un sonno profondo proprio sul divano di questi ultimi facendo preoccupare il piccolo Neal il quale credette fosse morta. 

  • Mamma mamma! - strillò venendo verso di noi che a differenza di mia moglie eravamo ancora seduti a tavola. - Ma domani sera Babbo Natale mi porterà il regalo che ha chiesto Emma per me anche se lei non ci sará? - chiese con fare angelico suscitando l’interesse di tutti i presenti me compreso. Emma non ci sarebbe stata? E perché mai?
  • Possibile che tu non faccia altro che pensare ai tuoi regali tesoro? Te l’ho già detto: Babbo Natale ti porterà tutto ciò che hai chiesto solo se farai il bravo bambino. Chiedere in continuazione non cambierà di certo la risposta... anzi, potrebbe addirittura non piacergli questa tua insistenza a Babbo Natale. - rispose sua madre esausta di ripetere ormai sempre le solite cose.
  • Ti ho fatto un’altra domanda però io! - incrociò le braccia al petto - voglio sapere se Babbo Natale mi porterà lo stesso il regalo di Emma!!!
  • Certo che te lo porterà, perché non dovrebbe? E poi domani tua sorella festeggerà con noi come tutti gli altri anni quindi non vedo perché tu debba preoccuparti così. - gli scompigliò i capelli regalandogli un amorevole sorriso. Da quando aveva scoperto che nella pancia di sua sorella cresceva un bimbo, Neal aveva iniziato a manifestare i primi segni di gelosia e più la pancia cresceva più questi aumentavano a dismisura. Adora Emma, passa più tempo in casa con noi che con i suoi genitori... l’idea che presto sarebbe arrivato in famiglia un bambino più piccolo di lui non lo entusiasmava affatto, aveva paura che sua sorella con questo nuovo arrivo smettesse di volergli bene. 
  • No che non verrà mamma!!! Emma domani non ci sarà!  - insistette.
  • A no? E perché mai tesoro? Te lo ha forse detto lei? - eravamo tutti convinti che avrebbe detto qualcosa riguardante il suo futuro “nipotino” ma la risposta che diede ci lasciò tutti per un attimo spiazzati. 
  • Emma è morta! 
  • Emma è... andiamo Neal, non si gioca su queste cose! Smettila di fare lo sciocchino e vieni a sedersi, c’è il dolce.! Anzi, fai una bella cosa, vai a chiamare anche tua sorella...
  • Uffa mamma ma mi ascolti quando parlo? Emma è morta! Come fa a mangiare il dolce se è morta? Se non mi credi vieni a vedere! stavamo giocando sul divano con le costruzioni e poi di colpo ha chiuso gli occhi e non mi ha più risposto. - fino a quel momento anche io, come Snow, pensavo che il bambino stesse semplicemente giocando ma quando pronunciò quell’ultima frase un po’ mi allarmai. Era stata male un paio di settimane addietro ed era stata addirittura in ospedale per qualche giorno. Stava bene adesso ma era ancora in fase di ripresa... se Neal non stava scherzando? Morta no, ci mancherebbe altro, ma se si fosse sul serio sentita male? In fondo Neal era solo un bambino di sei anni, che vuoi che ne capisca di queste cose? Mi alzai da tavola e a passo sostenuto raggiunsi il salottino seguito a mia volta anche dal restante della nostra famiglia... Emma era seduta in malo modo sul divano e aveva tutta l’aria di stare riposando. Il suo respiro era regolare, colorito normale e  non aveva nessuna espressione di sofferenza sul volto. Di sicuro stava riposando ma per essere convinto di non sbagliare mi avvicinai a lei e provai a svegliarla dolcemente sussurrandole parole dolci all’orecchio . Rispose mugolando qualcosa del tipo “smettila di rompere” o qualcosa di simile... non riuscii a comprendere a pieno le sue parole in realtà ma una cosa era certa:stava bene, era semplicemente stanca.
  • Mamma che... che succede? - Neal non aveva dato peso a quello che aveva detto fino a poco prima ma quando ci vide accorrere verso Emma in quel modo così frenetico e preoccupato si spaventò anche lui. 
  • Niente tesoro stai tranquillo ok? La tua sorellona sta semplicemente riposando, si è stancata molto oggi. - provò a spiegargli nell’intento  di tranquillizzarlo. 
  • Ma Emma non si addormenta mai quando gioca con me mamma! lei non è  mai stanca, lo dici sempre anche tu! È quel bambino cattivo che sta nella sua pancia che la fa dormire sempre vero? Perché non si cerca un’altra casa quello lì? Ci sono già io come bambino... non ce ne serve un altro. - cercammo tutti di non ridere per quella sua uscita. 
  • Neal ne abbiamo già parlato ricordi? - fu David ad intervenire questa volta prendendolo dalle braccia di sua moglie per stringerlo tra le sue - È una bella cosa quella che sta accadendo a tua sorella, non devi sentirti triste per questo. 
  • Invece sì... - rispose con gli occhi lucidi. 
  • ma no sciocchino... Una nuova persona sta per aggiungersi alla nostra famiglia, cosa c’è di triste in questo? 
  • Che è un bambino... sono io l’unico bimbo di questa casa... e se quando arriva questo qui Emma smetterà di volermi bene? Io non voglio che lei voglia più bene a lui. Lei mi conosce da più tempo... - stavo per intervenire ma David mi anticipò riprendendo la parola. Aveva notato che il piccolo parlava del bambino in arrivo al maschile: “Lui”, dava per scontato che fosse maschio... e se fosse quello il problema che lo affliggeva di più? 
  • Lui??? Ma lo sai che non si sa ancora se sarà un maschietto o una femminuccia? Chissà, magari nella pancia di Emma non sta crescendo un bimbo, come pensi tu, ma bensì una bimba... - il viso di Neal si contrasse in una smorfia epica, a quanto pare non aveva minimamente pensato a quella possibilità - che ne pensi campione: sarebbe bello avere una nipotina con cui giocare e a cui raccontare storie vero? 
  • NOOO!!! Non mi piacciono a me le femmine. Solo Emma e mamma... non voglio altre femmine.  - di male in peggio insomma, se prima non gli andava a genio l’idea di un nuovo bambino adesso, con questa nuova visuale, odiava proprio la cosa. Ben fatto Charming!
  • Ehi Neal... tesoro, perché non vieni a sederti un po’ qui vicino a me è? - Ci girammo tutti nella direzione da dove proveniva quella voce: Emma a quanto pare si era svegliata... lo credo bene, con tutto quel baccano... - Allora??? Avanti piccoletto che stai aspettando? -  non se lo fece ripetere ancora e saltando giù, letteralmente, dalle braccia di suo padre, corse verso il divano per poi accoccolarsi in braccio a sua sorella. Fui tentato di dirgli qualcosa, Emma non doveva fare sforzi e di sicuro un bambino di sei anni, per quanto piccoletto potesse essere, non era di certo un peso piuma, ma Emma capendo le mie intenzioni mi zittì con un semplice sguardo per poi dedicarsi completamente al suo fratellino. - Ho sentito quello che hai detto tesoro e credo sia arrivato il momento di parlare seriamente io e te. - disse regalandogli un sorriso sincero. 
  • Sei.. sei arrabbiata con me? - si mise subito in allarme. 
  • Ma no, certo che no tesoro, ma cosa ti viene in mente!!! Sono solo un po’ preoccupata e mi piacerebbe provare ad aiutarti. - quelle parole lo tranquillizzarono nell’immediato. Era a dir poco incredibile l’effetto che aveva su di lui. - Riesci a spiegarmi in poche parole cos’è che più ti spaventa di questo nuovo arrivo? 
  • Ho paura che... che tu... che tu smetta di... di volermi bene. - andò dritto al sodo anche se con leggera difficoltà.
  • E perché dovrei smettere di volertene è ? 
  • Perché... perché... ecco.... no niente! 
  • avanti dimmelo! - lo spronò - lo sai che puoi dirmi tutto, sono o non sono tua sorella?
  • È proprio per questo.... lui... lui sarà tuo figlio mentre io... mentre io sarò solamente tuo fratello... - si portava dietro quel fardello da parecchio tempo ormai e ora che  era riuscito a buttato fuori si sentì finalmente libero di mostrare anche la sua parte più vulnerabile. Pianse e inutile dirlo Emma, causa i suoi ormoni ormai totalmente fuori controllo, pianse insieme a lui. - perché piangi? - chiese subito il bambino spaventato di aver detto qualcosa di brutto che potesse averla ferita in qualche modo. - sono stato io? Ho.. ho...
  • No amore non hai fatto nulla di male te lo assicuro, ma ascoltami attentamente ok? - lo guardò dritto in quegli occhi verdi così simili ai suoi - Togliti immediatamente questa stupidaggine dalla testa mi sono spiegata? Non devi più neanche pensarle certe cose. È vero, sto per avere un figlio a cui vorrò senza ombra di dubbio bene, ma questo non cambierà nulla tra di noi.
  • Come lo sai? 
  • Lo so perché ho già un figlio se ricordi e non mi sembra di Averti mai trascurato per lui.
  • Henry è grande.... quello lì invece... - indicò il pancione - è piccolo, più piccolo di me.
  • Non fa differenza... loro sono loro e tu sei tu, non ho nessuna intenzione di trascurarti piccola peste. 
  • Davvero? 
  • Ascolta... ho già Henry con cui hai un meraviglioso rapporto, sto per avere un altro bambino e un giorno forse ne avrò anche altri, ma tu... tu resterai sempre il mio solo e unico fratellino pestifero. Occupi un posticino speciale nel mio cuore Neal... nessuno sarà mai in grado di portartelo via. 
  • Giura!
  • Te lo giuro e poi... e poi cosa credi? Che smetterò di invitarti a casa per giocare solo perché ci sará un altro bambino che chiederà le stesse tue attenzioni? Scordatelo! Io adoro giocare con te e non potrei mai rinunciare a questa cosa. Per non parlare del fatto che ho bisogno di un piccolo aiutante non appena questo bambino sarà nato. Avrò di sicuro bisogno di qualcuno che mi aiuti a dargli da mangiare, a fargli il bagnetto e a raccontargli delle storie. Io non so raccontarle molto bene, lo dici sempre anche tu, quindi avrei bisogno....
  • Io io iooooooo!!!!! Ti prego Emmy, posso essere io il tuo aiutante?  - non la fece neanche finire di parlare che subito si propose. improvvisamente sembrò rivalutare tutte le sue priorità. Se prima quel bambino era un nemico a tutti gli effetti adesso, con le parole di sua sorella, era diventando il mezzo per eccellenza per poter passare molto più tempo con la sua Emma. 
  • Non potrei chiedere di meglio nanerottolo. - si abbracciarono. Incredibile... Avevamo provato di tutto in quei mesi per far accettare a Neal la cosa ma a quanto pare avevamo tralasciato la cosa più importante. Avevamo tenuto Emma all’oscuro di tutto onde evitare che si preoccupasse inutilmente, era semplicemente la gelosia ingenua di un bambino in fondo no? ma parte il fatto che lei aveva capito benissimo cosa stesse succedendo, potevo leggerlo chiaramente dal suo sguardo anche se non diceva mai nulla, avevamo tralasciato un piccolo dettaglio: le paure di Neal riguardavano Emma... solamente lei sarebbe stata in grado di annientare i suoi mostri interiori e regalargli nuovamente  un po’ di serenità. 
  • Oooook tutto bene quel che finisce bene no? - Fu Regina a parlare questa volta  riportandoci al vero motivo per cui eravamo lì riuniti- si è fatto tardi, Emma sta praticamente dormendo in piedi e noi ancora non abbiamo stabilito gli ultimi dettagli per domani. - la cena della vigilia si sarebbe tenuta a casa Mills quell’anno ma come da tradizione le mansioni erano suddivise: ognuno di noi si sarebbe occupato di qualcosa. 
  • Io ho già pronti gli antipasti e le tovaglie con i coperti sono già in macchina.  - esordi Snow con il suo solito entusiasmo.
  • Molto bene, io ho preparato la lasagna, va solo messa in forno e per quanto riguarda i secondi con i contorni me ne occuperò direttamente domani mattina. - replicò Regina la quale posò il suo sguardo su Emma. 
  • Non guardarmi con quella faccia, per domani avrai i tuoi dessert. Alcuni li avevo già preparati in realtà solo che.. beh... qualcuno - si massaggiò la pancia - ha chiamato il servizio in camera per un ordine speciale questa notte e... - scrollò le spalle come a dire “il resto è storia” 
  • Vedi di non rispondere ad altre chiamate extra del tuo coinquilino e spazzolarti anche quelli di domani allora!  - la prese in giro - e ricordati dei tavoli. Hai detto che li hai tu giusto? Io ne ho solo due ma mi servono per esporre le pietanze... se non vogliamo mangiare per terra...
  • Si sì, come ti ho già detto per telefono li ho io e non ci crederai mai ma sono già pronti. Ho chiesto a Killian di tirarli fuori proprio l’altro giorno, devo solamente dargli una pulita prima di metterli in macchina. - accidenti i tavoli, me ne ero completamente dimenticato. - A proposito amore... dove li hai sistemati?- oh cavolo.. e adesso??? Per tutto questo mese ero riuscito a non farla alterare seguendo alla lettera tutte le sue istruzioni, non ero certo che me la sarei cavata per quella, involontaria, insubordinazione. 
  • Beh... lo stavo facendo proprio come mi avevi chiesto tu amore mah... sai il lavoro... spugna mi ha chiamato per... - vidi il suo sguardo cambiare improvvisamente, da rilassato e sorridente divenne serio... molto serio. Il periodo di pace a quanto pare stava per finire... una nuova tempesta ormonale stava per travolgerci tutti. Dovevo fare qualcosa, il suo sguardo non prometteva nulla di buono. - Amore, amore ascoltami ti prego, ti prometto che domani mattina prima che tu apra gli occhi saranno in giardino già  pronti per essere messi in macchina... - dissi tutto d’un fiato facendo ridere tutti tranne che lei; era una tragedia quella, cosa c’era da ridere tanto? -  Anzi, facciamo così: entro le nove saranno già a destinazione presso casa Mills ok???? Contenta?  - ne susseguirono secondi di silenzio e quello non era per nulla un buon segno conoscendola.  Ero  pronto alla sua ira... beh più o meno, ma poi improvvisamente scoppiò a ridere anche lei lasciandomi sorpreso. Incredibile come riuscisse a passare dall’essere arrabbiata al ridersela alla grande in meno di mezzo secondo. 
  • È incredibile il potere che ha questa pancia non trovate? - disse rivolta verso i nostri familiari - Ha paura di me, Riesco a metterlo in riga semplicemente schioccando le dita. Mi dispiace quasi abbandonare questo potere quando lui o lei nascerà. 
  • Tranquilla tesoro mio, hai potere di terrorizzarmi anche senz...
  • Zitto tu! Una cosa ti avevo chiesto di fare... una, e tu non l’hai fatta. - uhm... e ti pareva che non doveva rimproverarmi? 
  • Amore ti ho dett...
  • Non ti voglio ascoltare, potrai parlarmi di nuovo quando avrai portato a termine la tua mansione. - ok era arrabbiata, si stava trattenendo solamente perché non eravamo soli. Non si metteva per nulla bene la cosa, molto probabilmente sarebbe stata una nottata lunghissima quella, fatta di silenzi e battutine sarcastiche se come al suo solito non avrebbe preso sonno ma a differenza di quello che immaginavo, il rientro a casa non fu affatto pessimo, anzi... non solo prese sonno subito evitandomi l’ennesima ramanzina, che ero certo fosse arrivata una volta rimasti soli, ma nel cuore della notte, svegliata di sicuro dal nostro piccolo terremoto, svegliò anche me ma a suon di baci e abbracci con l’intento di finire il restante della notte in maniera decisamente più ravvicinata. 
  • Emma non credo sia il caso... - provai a fermare le sue avance prima che fosse troppo tardi. 
  • A no? Che c’è... ti faccio schifo per caso? - ero sposato con una bomba ad orologeria, non vi era più alcun dubbio. Non si poteva più neanche  parlare con lei che subito scattava o si metteva sulla difensiva - No perché in tal caso basta dirlo! 
  • Emma...
  • No.... Emma un corno! Sei tu che mi hai messo incinta quindi adesso ti prendi i frutti di quello che hai seminato compresa una moglie cicciona!  
  • Non dirle neanche certe stupidaggini, sei meravigliosa e lo sai che lo penso seriamente.  - provai a recuperare in extremis dandole un bacio a fior di labbra e sperando che non mi mordesse a sangue... fidatevi, non sarebbe di certo la prima volta. 
  • Sono talmente meravigliosa che mi rifiuti... tze lascia stare, sei patetico. - mi diede le spalle e mettendosi su un fianco e coprendosi fino alla testa provò a riprendere sonno. 
  • Lo sai perché ti sto rifiutando... non essere sciocca. 
  • No, non lo so!  - rispose acida. Che gran testa dura guarda. Era più semplice ragionare con lei ai tempi in cui non andavamo per nulla d’accordo. Doveva darsi una calmata, se avesse continuato di questo passo prima di febbraio questa gravidanza l’avrebbe portata di sicuro ai matti. 
  • Sai quello che ha detto il medico... - come vi ho già detto era stata poco bene e anche il bambino ne aveva risentito parecchio procurandole addirittura delle contrazioni a detta del medico indesiderate. Le era stato consigliato assoluto riposo per dieci giorni ma di restare comunque sul chi va la e non farle fare sforzi inutili anche per i giorni successivi in modo da farla riprendere completamente. Il sesso era la prima cosa che ci aveva vietato per quei dieci giorni ma ancora adesso, che il periodo critico sembrava essere passato, avevo paura ad andare oltre, non volevo che avesse delle ricadute ma sopratutto non volevo che accadesse nulla al nostro bambino. - sarebbe sensato aspettare ancora qualche giorno in più  non credi? Si insomma... non vorrei che a causa mia tu o lui/lei...
  • Certo che hai un ego smisurato di te stesso! Hai paura di mandarmi in ospedale? E chi sei? L’incredibile Hulk?  - disse ironica - Ma falla finita e  tornatene a dormire va! Mi è passata la voglia... dopo questa poi... -

come al solito avevo sbagliato, ultimamente qualsiasi cosa facessi per lei era sempre sbagliata in realtà, di sicuro non sarebbe stato diverso se avessi accettato le sue provocazioni, anzi... mi avrebbe mandato a quel paese sul più bello etichettandomi con l'aggettivo “porco schifoso”. Con il cuore un po’ inquieto per via di quella discussione fuori programma tentai di riprendere sonno anche io ma non appena chiusi gli occhi lei iniziò a sbuffare e a commentare ad alta voce: “Uff... e i tavoli no... e questo no.... uff...” sapevo che erano gli ormoni a parlare per lei, molto probabilmente nel giro di trenta secondi si sarebbe anche calmata ma non riuscii a non sentirmi colpito da quelle parole, in fondo se si sentiva angosciata era a causa mia no?provai a fare qualcosa, mi avvicinai a lei con l’intento di spupazzarmela un po’ e stranamente da quello che immaginavo non mi rifiutò. Miracolo! 

  • ma lo capisci che lo faccio per te? - le sussurrai all’orecchio alternando le parole ai baci - È per non farti stare male ulteriormente tesoro... Mi sono spaventato quel giorno e non voglio che accada più una cosa del genere, non voglio che succeda nulla ne a te ne a questo bambino. 
  • Sono passati più di dieci giorni, di riposo forzato ne ho avuto anche a sufficienza, direi che può bastare no? E poi sono io quella che è stata male, so io cosa ho provato in quel momento, fisicamente parlando, se ti dico che sto bene credimi no? Il bene del bimbo prima di ogni cosa, lo so, non sono una sprovveduta ma se sto bene perché tu non puoi alleviare le sofferenze della sua mamma? - adesso aveva preso a guardarmi con i suoi occhi supplichevoli. Sapeva che non sapevo dire di no a quello sguardo e se ne stava palesemente approfittando. 
  • so che stai bene, ma stai facendo una marea di cose per questo Natale: la raccolta giocattoli per i bambini dell’orfanotrofio, tutti quei dolci che Regina ti ha commissionato neanche dovesse sfamare un esercito e non per ultimo il fatto che sei uscita da Storybrooke per due giorni di fila pur di trovare il regalo che ti ha chiesto tuo fratello. 
  • E capirai che fatica... 
  • Per una donna incinta in ripresa è fatica anche quella fidati. Non voglio stressarti più del dovuto, tutto qua.
  • E se ti dicessi che così facendo mi metteresti in una condizione di stress maggiore? Lo stress va scaricato amore non credi? - perché doveva essere così maledettamente provocante mentre mi sussurrava quelle parole? - Non vorresti vedermi più rilassata amoruccio? - “Resisti Killian, resisti” continuavo a ripetermi a mente ma tutto ha un limite e io quella sera lo superai alla grande cedendo alle sue suppliche. Facemmo l’amore fino alle prime luci dell’alba dopodiché crollammo sfiniti entrambi. Purtroppo per me la sveglia suonò prestissimo il giorno seguente, nonostante fosse la vigilia di Natale avrei dovuto lavorare, ma mi bastò guardare l’espressione rilassata sul volto della mia bella per farmi riprendere dallo stato vegetativo in cui mi ritrovavo. Sembrava averle fatto veramente bene la nostra seratina piccante e la cosa non poté che rendermi felice. Dopotutto forse aveva ragione lei e di sicuro, per aver portato a termine il mio compito coniugale, sarei anche stato immune dai suoi rimproveri per tutta la giornata. Ottimo no?  Le diedi un bacio al volo stando attento a non svegliarla, le lasciai un bigliettino sul cuscino per darle il buongiorno dopodiché corsi a lavoro. Nessun rimprovero avevo detto vero? Beh... le cose non andarono esattamente come le avevo immaginate.

 

 

POV EMMA 

Non dormivo così bene da una vita. Quando quella mattina mi svegliai ricordo di aver pensato tra me e me “wow... sono rinata”. In quei lunghi sette mesi mai avevo dormito così bene, quella vigilia di Natale a quanto pare sembrava essere partita nel migliore dei modi. Approfittando di quel momento più unico che raro decisi di concedermi ancora altri cinque minuti di puro relax tra le calde lenzuola del mio letto ed è in quel preciso istante che notai un bigliettino sul cuscino del mio uomo. 

 

Dormivi così bene che ho preferito non svegliarti... buona vigilia di Natale amore mio... tornerò nel pomeriggio come promesso per passare questa meravigliosa giornata insieme a te... voi. Non strapazzarti troppo mi raccomando, ci ho già pensato io ieri sera 😜, ti amo... tuo Killian” 

 

Come si può non amare quest’uomo? È arrogante, egocentrico, presuntuoso e a volte troppo sicuro di se... ma è anche dolce, sensibile e premuroso... lo amo immensamente e lo amo ancora di più per la pazienza che ha dimostrato in quel periodo. In 24h avevo la capacità di cambiare umore praticamente sempre: arrabbiata, felice, triste, euforica... passavo dal ridere al piangere in meno di cinque secondi e viceversa ma lui è sempre stato accanto a me, non mi ha mai lasciata da sola, nonostante, e me lo dico da sola, io fossi davvero insopportabile. Avevamo moltissimi programmi per quel pomeriggio ma se non mi alzavo dal letto e non terminavo, anzi... iniziavo da capo, la mia mansione culinaria per la cena di quella sera, molto probabilmente non avremmo avuto modo di fare nulla. Controvoglia decisi quindi che fosse il caso di mettersi a lavoro, mi alzai, feci una doccia veloce dopodiché veloce giù in cucina ad impastare torte e biscotti. Andava tutto alla grande ma poi inaspettatamente fui colpita da un attacco di nausea. Era dal terzo mese che non mi capitava più una cosa del genere, dopo il primo  trimestre non avevo avuto più problemi ne con gli odori dei cibi ne con nulla... se non fosse stato per la pancia e per gli sbalzi d’umore forse neanche mi sarei ricordata di essere in dolce attesa,  perché adesso quell’improvviso fastidio? Cercai di non pensarci, Feci giusto una piccola pausa uscendo fuori in giardino a prendere una boccata d’aria ma la cosa non sembrò per nulla migliorare, il mio stomaco si stava ribellando. Provai a farmi una bella tazza di the allo zenzero... l’unica cosa che di solito riusciva miracolosamente a fermare il tutto ma quel giorno fu la goccia che fece traboccare il vaso e che mi portò, subito dopo il primo sorso, a chiudermi in bagno per oltre trenta minuti. Credo di aver tirato fuori anche l’anima... Se mi ero alzata carica come mai prima di allora quella mattina di sicuro in quell’ istante ero tutto fuorché carica. Mio figlio non ancora nato stava avendo la meglio su di me facendomi prevedere già chi avrebbe comandato in casa: Nausee 1 Emma 0. Non potei far altro che tornare a stendermi per qualche minuto e aspettare che la situazione migliorasse un pochino. Ci volle un’ora abbondante ma alla fine riuscii sia trascinarmi fuori dal letto sia a finire i miei manicaretti. “ adesso un bel filmetto natalizio e poi...” non ebbi neanche il tempo di elaborare  il mio pensiero che il suono del mio cellulare mi riporto alla realtà. Era Regina... di sicuro voleva assicurarsi che i suoi dolci arrivassero intatti a destinazione. 

  • tranquilla, non ho divorato nulla se è  questo che ti preoccupa - le dissi ridendo - Tuo nipote ha deciso di inaugurare questa fantastica vigilia a suon di nausee quindi i vostri dessert sono ancora tutti intatti maestà. - volevo semplicemente essere ironica, non volevo di  erto che si preoccupasse, ma purtroppo quella è l’unica cosa che suscitai in lei con quelle parole. 
  • Stai... stai bene??? Vuoi che venga a darti una mano? Non so... Vuoi riposarti un po’? Facciamo così: due minuti e sono da...
  • No no no Regina, sto bene... è tutto passato, non c’è bisogno che tu venga qui. - la rassicurai. 
  • Sei sicura? No perché io qui ho finito tutto quindi se...
  • Ho detto che sto bene, tranquilla... volevo essere semplicemente ironica visto che ormai mi consideri un pozzo senza fondo.... - rise anche lei. 
  • Beh... ammettilo: un po’ lo sei...
  • Grazie, grazie davvero, me ne ricorderò! - la minacciai scherzosamente 
  • Comunque non ti chiamavo per i dolci... beh... non solo per quelli almeno..
  • Ah no? E a cosa devo l’onore di questa chiamata? C’è forse qualche problema? 
  • No no, ma che problema, è una sciocchezza in realtà - mmmh Regina è una che ha tutto sotto controllo, se mi stava chiamando e non era per la mia mansione nello specifico significava che qualcosa doveva essere necessariamente successo.
  • Dimmi pure... 
  • no ecco io.... a dire il vero non cercavo te. 
  • Ah no? E chi cercavi? - Esitò un po’ a rispondere tanto che fui costretta a riformulare due vuole la stessa domanda - Regina... allora? Chi stai cercando? Henry è appena uscit...
  • Tuo marito in realtà! 
  • Mio marito? Cercavi Killian? Ma come.... non lo hai già visto stamattina per i
  • per i tavoli....- esclamammo all’unisono? 
  • Che succede? Sono rotti? Sporchi? Killian non ti ha portato tutti quelli che avevi chiesto? dimmelo perché  lo faccio fuori se è così! - senza rendermene conto iniziai a dare di matto tanto che Regina, dal modo in cui cerco di chiudere la chiamata, si maledì mentalmente per aver tirato fuori nuovamente questa storia. Ripensandoci adesso era una gran cavolata, non ci sarebbe voluto nulla per rimediare a tali problemi, ma ai tempi quella storia mi mandò in bestia completamente tanto da far accadere l’impossibile.  
  • Emma dai lascia stare non...
  • Regina dimmi che problema c’è con i tavoli. 
  • Ma no niente è che..
  • REGINAAAAA!
  • Ok ma non dare di matto.... - pausa infinita - non sono ancora arrivati. 
  • CHE C....
  • Non è un problema Emma davvero... di sicuro avrà avuto del lavoro che non poteva aspettare. Lo chiamavo giusto per sapere a che ora più o... - riattaccai senza neanche farla finire di parlare e iniziai a digitare un messaggio chilometrico destinato a Killian Jones. Scrissi di tutto in quell’sms credetemi, stavo facendo una vera e propria apocalisse per nulla, ma poi un barlume di buon senso mi convinse a non inviare il messaggio e a cancellarlo. Spirito natalizio? A Natale siamo tutti più buoni? Macché.... non premetti invio solamente perché un sms non sarebbe bastato ad esprimere la mia rabbia. Avrei aspettato il suo ritorno e allora si che sarebbero stati guai seri  per lui. 

 

 

Note dell’autore: buonasera a tutti e buona previgilia di Natale. Vi state preparando psicologicamente al carico di cibo  esagerato di domani? Io ci sto provando ma non sono ancora pronta credetemi ehehehehehhe

Ecco a voi il terzo capitolo di questa mini fanfiction, la storia inizia a prendere piede: c’è una cena della vigilia da organizzare ma qualcuno, un  pirata a caso, a dimenticato di portare a termine la sua mansione per tempo scatenando l’ira di una donna “poco incinta” 😅 Dite che Emma lo perdonerà facilmente o lo farà tribolare di brutto?  In fondo sono solo dei semplici tavolini no? Fatemi sapere le vostre opinioni a riguardo e nel mentre io vi rinnovo l’appuntamento per domani. Ciao ciaoooooooo 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Litigi pericolosi ***


 

POV KILLIAN

l’idea di dover lavorare anche il giorno della vigilia di Natale, mentre la maggior parte delle famiglie era già  in giro a godersi la festività,  non è che mi andasse poi tanto a genio. Anche io avevo una famiglia con cui trascorrere in armonia questa giornata dopotutto ma il lavoro che mi ero scelto non prevedeva giorni festivi e di conseguenza dovetti resistere all’impulso di scappare via prima e affrettarmi a concludere il tutto in un orario decente. Dal programma che mi ero fatto mentalmente non avrei dovuto prolungarmi oltre le 14 del pomeriggio e feci tutto ciò che era in mio potere per far sì che tale tabella venisse rispettata. Tutto sembrava procedere alla grande, erano solamente le 12 e già eravamo a buon punto, con un po’ di fortuna avremmo terminato anche prima del previsto, ma poteva davvero andare tutto liscio come l’olio senza nessun inconveniente? Naturalmente no e infatti proprio mentre ero immerso nei miei pensieri ad immaginarmi l’entusiasmo di mia moglie nel vedermi rincasare in anticipo ecco che qualcuno mi riportò con i piedi per terra mandando in frantumi tutto ciò su cui avevo appena fantasticato. 

  • Capitano, hai un minuto? - sentii chiamarmi dalla passerella della nave. Regina?!? Cosa ci faceva Regina li? 
  • Regina!!! - esclamai sorpreso di vederla. - cos... come mai da queste parti? 
  • Ho bisogno di parlare con te... è urgente! - “È urgente”... quelle parole non so perché le collegai al fatto che mia moglie fosse incinta e di conseguenza iniziai ad allarmarmi. 
  • È... è forse successo qualcosa ad Emma? - neanche il tempo di finire di pronunciare la frase che ero già con il telefono in mano pronto a chiamare mia moglie e a pochi passi dalla passerella. Le mie gambe si muovevano da sole ed erano già in marcia per raggiungerla. 
  • Ehi ehi ehi Fermo, dove credi di andare! Emma sta bene, non le è successo nulla! - mi tranquillizzò per poi fare una delle sue solite battutine sarcastiche - Certo che parli tanto di lei e di quanto sia suscettibile in questo periodo ma tu non mi sembri tanto diverso... sei per caso un tantinello in apprensione paparino? - rise. - comunque a parte gli scherzi, Emma sta bene sul serio, credo almeno, ma è proprio di lei che devo parlarti... ecco... beh... io credo di aver combinato involontariamente un casino! 
  • Come un casinò Regina? Che... che genere di casino? Che hai fatt.... no!No ti prego non dirmelo! Non dirmi che le hai fatto battutine sul suo aspetto o sul fatto che ultimamente non fa altro che mangiare. - non sarebbe di certo stata la prima volta - lo sai quanto è suscettibile in questo momento!!!!! - scossi la testa con disappunto - Lo sai quanto tempo impiego per calmarla ogni volta? Non ne hai idea fidati! 
  • Non le ho detto nulla di tutto questo! Non sono mica così stupida! So quando  è il momento di scherzare e quando no... non è a causa mia che...
  • e allora che succede? Che genere di casino hai combinato? - ve lo giuro, il fatto che stesse bene mi rassicurava e non... se Regina era venuta fino al porto per parlarmi di sicuro c’era qualcosa di negativo sotto.
  • Ho provato a chiamarti, tu non mi rispondevi così ho chiamato lei. Non ricordavo che fossi a lavoro e... beh mi sono lasciata scappare una cosina! 
  • Che genere di cosina?
  • In teoria nulla di particolarmente rilevante, era solo una domanda la mia in realtà, ma lo sai anche tu che ultimamente reagisce in maniera esagerata ad ogni cosa. 
  • Non ti seguo...
  • Il punto è che io sapevo che... si insomma, ero rimasta a ieri quindi non avevo idea che tu... 
  • Che le hai detto Regina? Parla dannazione! - credetemi quel girarci intorno così inutile mi stava mandando fuori di senno. Quanto ci voleva a parlare? Non poteva essere di certo così grave la cosa. 
  • Le ho chiesto dei tavoli! - esclamò facendomi immaginare il resto. Bene... avevo ragione dopotutto a dire che non era grave la situazione... era senza ombra di dubbio una cosa di gran lunga peggiore.... una catastrofe proprio. - Eravamo rimasti che entro le nove saresti passato, ho aspettato un po’ ma poi si sono fatte le undici, dovevo iniziare a sistemare per questa sera  e.... 
  • E hai pensato bene di chiamarla????? REGINA CAVOLO!!!! C’ERI ANCHE TU IERI SERA O SBAGLIO?!?! HAI VISTO COME HA REAGITO QUANTO HA SCOPERTO CHE AVEVO DIMENTICATO QUELLO CHE MI AVEVA CHIESTO... COME TI È VENUTO IN MENTE ANCHE SOLO DI NOMINARLA LA PAROLA TAVOLI CON LEI!!! - ma era stupida o cosa? Anche un bambino ci sarebbe arrivato.
  • Credevo servisse una mano a prepararlo, chiamavo per sapere se aveste bisogno di aiuto, non pensavo che...
  • Hai detto bene, non hai pensato e ora non solo mi partirà l’intero pomeriggio, che avevo deciso di dedicarle per farla rilassare, nell’assemblare tavoli ma dovrò anche sentire la sua ira... perché suppongo che sia arrabbiata vero? - chiesi conoscendo già la risposta. 
  • È per questo che sono qui in realtà! - oddio c’era anche dell’altro? - Mi ha riagganciato il telefono in faccia ed è più di un’ora che non la sento. L’ho chiamata, le ho mandato messaggi a rotta di collo ma sembra neanche averli mai visualizzati... ho capito che sia arrabbiata mah..
  • E perché mai sei qui a parlarne con me allora, Dovresti essere a casa mia a controllare che stia bene e non le sia successo nulla non credi? - iniziai a dire nel panico più totale mentre camminavo avanti e indietro per la mia nave incapace di fare qualsiasi cosa se non inveire contro Regina. - oh mio Dio....  e mi hai pure detto che sta bene.... ma sei cretina?
  • Killian...
  • KILLIAN COSA È ? POTREBBE ESSERLE ACCADUTO DI TUTTO NON CI HAI PENSATO??  Un pianto isterico, un attacco di panico... o peggio ancora un mancamento! Devi andare immediatamente da.... no lascia stare, ci penso da me! Teletrasportami a casa. - la vidi indugiare per qualche secondo -  allora? che cosa stai aspettando?
  • Ehm... forse.... forse io poss...
  • FALLOOOOOO!!! - sussultò ma non esitò oltre e con un gesto della mano, dopo essersi raccomandata di tenerla informata su tutto, mi materializzò in casa mia. Andai subito alla ricerca di mia moglie per vedere in che condizioni fosse  ma di lei non vi era traccia. Cucina, salone, bagno, camera da letto... persino la cameretta futura di nostro figlio ispezionai ma nulla... dove accidenti si era andata a cacciare? La chiamai sul cellulare pensando che magari fosse uscita a prendere una boccata d’aria ma come successe a Regina  non ottenni riposta neanche io . Mi precipitai fuori per andare a personalmente a cercarla ma proprio mentre stavo per oltrepassare il cancello udii degli strani rumori provenire oltre il capanno. Corsi alla velocità della luce in direzioni dei rumori, scongiurando una qualsiasi sciagura e fu lì che la trovai: in salute ma intenta a pulire i famosi tavoli. 
  • Emma, tesoro.... - le corsi in contro riprendendo finalmente respirare - Grazie al cielo stai bene, ho temuto il peggio amore mio! - Alzò solamente per un secondo il suo sguardo verso di me dopodiché tornò al suo lavoro ignorandomi completamente. - Regina è venuta al porto in ansia perché non le rispondevi al telefono e sapendo che non è da te non rispondere mi sono preoccupato anche io. - Niente da fare, non riuscii ad ottenere la sua attenzione nonostante sapessi per certo, visto il modo poco delicato con cui strofinava il panno su quei tavoli, che mi stesse ascoltando. Era arrabbiata nera, non ci voleva un genio a capirlo, ma dovevo trovare ugualmente il modo di farla parlare: doveva sfogarsi e tirare fuori tutto quello che aveva dentro, quello stress non Faceva bene ne a lei ne al nostro bambino. - A quanto vedo è passato tuo padre per i tavoli... hai fatto benissimo a chiamarlo sai? - sparai la prima cosa che mi venne a tiro - Ricordami di ringraziarlo, questa mattina purtroppo non ho avuto proprio il tempo materiale di tirarli fuori. - bingo! Con quell’ultima affermazione ebbi finalmente la sua completa attenzione. 
  • Sì certo... mio padre... se aspettavo mio padre stavo fresca... “finisco una cosetta di lavoro e ti raggiungo” - gli fece il verso - Certo, come no! È più di un ora che lo sto aspettando! - se suo padre non era corso in suo aiuto e Regina non era passata da casa mia chi era stato a farsi carico di quel lavoro? Stavo per chiederglielo ma prontamente lei mi anticipò. - Quello che vedi qui è tutta farina del mio sacco “tesoro”, se c’è qualcuno a cui dei baciare i piedi perché ti ha risparmiato questo lavoro snervante quella sono io,  non mio padre! - Cosa?!? Aveva fatto tutto da sola? Ma era forse impazzita? Quando la settimana prima Regina aveva chiamato per la questione tavoli le avevo assolutamente vietato di entrare nel capanno senza di me, non doveva fare alcun tipo di sforzo e la cosa non era di certo cambiata. Era incinta per la miseria, possibile che non ci arrivasse da sola? Sono tavoli di plastica è vero ma li avevo sistemati e incastrati dietro altre cose di gran lunga più pesanti e che di conseguenza rendevano quel posto per lei off limits. Sapevo a cosa stessi per andare in contro con quello che stavo per dirle ma non potevo di certo tenere per me il mio disappunto. C’era di mezzo la sua salute, non potevo di certo passarci sopra.
  • Scusami??? Potresti gentilmente ripetere? - dissi sperando ci fosse qualcosa di sensato sotto. 
  • Che c’è sei sordo per caso? - rispose già con il piede di guerra. - Ho tiratori fuori i tavoli e sono io che li sto tirando a lucido. 
  • Io non sono sordo ma a quanto pare te si! Sbaglio o ti avevo detto di non entrare nel capanno, ad ammazzarti di fatica, per nessuna ragione al mondo? Come accidenti ti è  venuto in mente di fare tutto da sola è? Non potevi...
  • Alt!!! Ti stoppo subito Killian! Tu mi avrai anche detto di non farmi carico di questa cosa ma ti sei anche preso l’impegno di farlo tu stesso. 
  • E infatt... - mi parlò sopra.
  • Dovevi farlo la settimana scorsa e non l’hai fatto, dovevi farlo questa mattina e non l’hai fatto lo stesso... cosa pensi, che mi sarei messa ad aspettare, la manna dal cielo in attesa del miracolo? Come tu non hai mantenuto fede alla parola data non l’ho fatto neanche io, non puoi assolutamente venirmi a fare la morale per questo.
  • Posso eccome Emma, io non aspetto nessun bambino a differenza tua! Non ti ho detto di tenerti lontano da questa mansione per semplice capriccio o perché mi sento l’uomo di casa che vuole fare le mansioni più pesanti da solo per far vedere chi comanda... voglio semplicemente che non vi accada nulla, non mi sembra così difficile da capire. 
  • Mi stai dando della stupida per caso? Mi stai dicendo che non ci arrivo o che non me ne importi nulla? - ed ecco il suo vittimismo venir fuori - Lo so perché mi hai detto di farmi i fatti miei ma i tavoli non hanno vita propria, non si montano da soli e di conseguenza, se non lo fai tu, qualcuno lo dovrà pur fare no? 
  • Lo avrei fatto io, non so più in che lingua dirtelo!  Ti ho dato una parola e come sempre l’avrei rispettata. - ripetei per l’ennesima volta sperando seriamente fosse l’ultima.
  • Ah si?!? E quando di preciso? Al posto del nostro pomeriggio romantico? - sbuffò - Ma certo è ovvio... come ho potuto anche solo pensare di riuscire a passare del tempo con te senza avere qualcosa da fare o nessuno tra i piedi...
  • Ma la smetti di essere così maledettamente melodrammatica? Ho capito che sono gli ormoni a parlare al posto tuo ma c’è un limite a tutto tesoro mio. Ad eccezione di quando sono lavoro ti ho mai trascurata? Non mi sembra, cosa ti fa pensare che lo avrei fatto proprio oggi è? Ok hai ragione, ho dimenticato di sistemare i tavoli prima di andare al porto ma non è mica la fine del mondo! Li avrei sistemati in cinque minuti una volta tornato a casa o prima di andare da Regina. - possibile che non riuscisse a capire un concetto così elementare? 
  • È tutto semplice per te vero?!?! Hai pensato a Regina in tutto questo? Quella poveraccia sono sette giorni che ci ha chiesto un favore, sette... non uno e noi siamo ancora qui a discutere con questi maledettissimi tavoli davanti agli occhi.  Ha una cena da organizzare, una casa da sistemare e per quanto possiamo essere tutti imparentati sai che ci tiene a fare una bella figura. Non puoi presentarti all’ora di cena con i tavoli in mano e dirle: “ecco a te” senza sperare che non ti incenerisca... le  servono di gran lunga prima e di sicuro non ci vogliono cinque minuti per prepararli. A montarli forse ma a pulirli? Hai una vaga idea di quanta polvere ci sia in quel capanno? Non credo... per non parlare di dove erano nascosti. Le superfici erano dietro i lastroni di marmo e ok, lo sapevo già, ma  ricordavi esattamente anche dove avevi messo le gambe? - non sapevo se rispondere o meno, non ne avevo la più pallida idea in realtà di dove le avessi sistemate l’ultima volta, ma anche se lo avessi saputo, vista la sua espressione facciale, non sarebbe stato un bene per me controbattere, pertanto rimasi in silenzio e la lasciai continuare. - No vero? - rise in maniera del tutto sarcastica - ti dico solo che mi ci sono voluti più di quaranta minuti per scovarle, erano dalla parte opposta, esattamente nell’ultimo ripiano in altro di quello scaffale.  Non credo le avresti trovate in cinque minuti... a momenti non trovi neanche le mutande che sono nel tuo comodino... - ve lo giuro, dopo la frase “ultimo ripiano dello scaffale”  non sentii più nulla di quello che stesse blaterando. Ultimo ripiano.. ultimo.... quello scaffale era alto quattro metri, se le gambe erano state riposte li come ha fatto lei a trovarle e a prenderle? Aspettai che finisse il suo lungo monologo dopodiché, cercando di mantenere la calma e sperando che ci fosse una risposta logica alla mia domanda,  provai a chiederle spiegazioni. 
  • Se non sono indiscreto, tesoro, potrei sapere come ci sei arrivata fino a lì? 
  • E che importa come io ci sia arrivata, quello che ti stavo dicendo è che...
  • No no no no no no, frena un momento signorina! Mi hai massacrato fino ad ora a suon di brutte parole, adesso tocca a me fare domande. Come ci sei arrivata a prendere quelle cose? E non rispondermi con altre domande inutili perché non attacca. - il fatto che non mi avesse risposto subito non faceva presagire nulla di buono. 
  • Come vuoi che l’abbia prese... con la magia inteligentone!!! - disse dopo averci pensato su per qualche secondo.n
  • E vuoi che me la beva? Non usi la magia dal terzo mese di gravidanza e l’ultima volta che lo hai fatto hai quasi fatto esplodere l’intera casa; se avessi seriamente utilizzato la magia a quest’ora come minimo ci sarebbe stata un inondazione su tutta Storybrooke. - da quando era incinta aveva seri problemi nell’utilizzare la magia,  non riusciva più a gestirla e pertanto stava miseramente mentendo. 
  • Mandi a fuoco un forno a microonde una volta e vieni subito etichettato come piromane. - disse indignata - Ho imparato a gestirla ok?
  • No, me lo avresti detto in caso... - risposi con fare ovvio. Ormai era chiara la verità ma volevo che fosse ugualmente lei a dirmelo, volevo vedere se aveva sul serio il coraggio di confessarmi una cosa del genere. - allora? Sto ancora aspettando. La verità per favore. - iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una possibile via di fuga ma ahimè non ve ne erano, l’avevo accerchiata. 
  • Sono salita prima sulla sedia e poi sullo scaffale contento adesso? - contento? Ero tutto fuorché contento. Alla sedia ci ero arrivato ma credevo che da lì avesse utilizzato qualche oggetto, non so una scopa o qualcosa di simile, per aiutarsi e invece  no, si era messa addirittura in piedi su un mobile scricchiolante e per nulla sicuro. Se già l’idea della sedia mi faceva arrabbiare con questa confessione persi letteralmente le staffe. 
  • Non... non dici sul serio vero? Ti sei arrampicata su quel mobile con quella pancia? Io... io non parole... Emma?!?!  Per... perché lo hai fatto? Per cosa? Per degli stupidì tavoli? Hai messo a rischio la vita di nostro figlio per degli stupiti tavoli per una stupida cena???? Io... io...
  • Killian....
  • KILLIAN COSA È?!? - sbottai -  MA CAPISCI O NO CHE DEVI DARTI UNA CALMATA E RIGUARDARTI È? MALEDIZIONE! NON SEI PIÙ DA SOLA, C’È UN BAMBINO DENTRO DI TE. - sbattei i pugni contro uno di quei tavoli facendola sobbalzare all’indietro. - NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI PER QUESTA TUA STUPIDA INCOSCIENZA! 
  • Non ho fatto null...
  • E SE FOSSI CADUTA? COSA AVRESTI FATTO SE FOSSI CADUTA È? AVRESTI AMMAZZATO NOSTRO FIGLIO TE LO DICO IO! 
  • Io non...
  • MA TI IMPORTA DAVVERO QUALCOSA DI QUESTO BAMBINO? NO PERCHÉ A ME NON SEMBRA PROPRIO... NON TI COMPORTERESTI COSÌ ALTRIMENTI. Forse... forse è  per questo che eri dubbiosa sul dirmelo subito o meno.  Non avevi paura della mia reazione quindi.... forse la verità è che non sapevi se volevi tenerlo! - lo ammetto forse avevo un tantino esagerato con quelle parole ma uscirono dalla mia bocca senza che io riuscissi a contenermi, si era comportata da ingenua, sarebbe davvero potuta finire davvero molto male quella storia e io ero arrabbiato. Ci rimase malissimo, i suoi occhi si riempirono di lacrime, non credo si aspettasse una frase del genere detta da me... lanciò il panno che stava usando a terra con forza e dopo avermi letteralmente mandato a quel paese con parole che non sto neanche qui a ripetere la vidi correre verso la sua macchina. Non era assolutamente in se in quel momento, era fuori questione quindi che prendesse la sua quattro ruote. Le corsi dietro e la raggiunsi prima che potesse mettersi in auto afferrandola per un braccio e costringendola a guardarmi.
  • CHE ALTRO VUOI E’?!? NON TI SEI ANCORA STANCATO DI INSULTARMI? - sbottò mentre in contemporanea piangeva. Mi sentii uno schifo, non volevo ci restasse così male, volevo solamente che capisse di aver commesso un errore...
  • Lo so che ci tieni a questo bambino... non volevo ferirti...
  • MA LO HAI FATTO!!! SEI STATO UNO STR... AAAAHHHH - un secondo prima mi stava urlando contro e il secondo dopo era piegata in due su se stessa tenendosi la pancia con espressione dolorante. 
  • EMMAAAAAAA! - tentai di prestarle soccorso - oddio Emma; è... è tutto ok amore? - ci mise un po’ a rispondermi, qualsiasi cosa avesse avuto l’aveva lasciata senza fiato. 
  • Non... non chiamarmi amore... - rispose mentre riprendeva fiato e si ricomponeva. - arrivederci!  - stava sul serio per mettersi in macchina dopo quello che era appena successo? 
  • Tu non vai da nessuna parte! - dissi categorico 
  • Non puoi decidere per me! - dopo quello che le era accaduto, per me, la discussione di poco prima era passata già in secondo piano, per lei a quanto pare no.
  • Forse, ma posso prendere decisioni per nostro figlio e di conseguenza, fin quando lui sarà dentro di te, volente o nolente dovrai ascoltare anche la mia opinione. 
  • Sono stufa di ascoltarvi ok? La tua opinione, quella di mia madre, mio padre, Regina... a momenti anche mentre sono a lavoro qualcuno cerca di dispensarmi consigli. Non fate altro che dire le stesse cose: “non fare questo” “non fare quello” bla bla bla.... sono incinta diamine non sono mica malata, mettetevelo in testa una buona volta ok? - prese un respiro - pensavo che questa gravidanza sarebbe stata diversa... più gioiosa, vissuta... tze.. quasi quasi mi sentivo più a casa mia in prigione. - io avevo ferito lei, lo ammetto, ma con quelle parole mi aveva appena ripagato con la stessa moneta. - lasciatemi respirare ok? Non vi chiedo altro.
  • Io...
  • Vai a consegnare i tavoli a Regina, portale anche i dolci che sono in frigo...
  • E tu? Te ne andrai in giro da sola dopo quello che ti è appena successo? Mi dispiace, odiami pure, ma non se ne parla. Adesso rientriamo a casa, chiamiamo Whale e gli chiediamo cosa fare.  - altro che uscire... non aveva capito proprio nulla misá
  • Purtroppo per te sono adulta, non puoi costringermi a fare ciò che vuoi tu. Sto bene, era solo una fitta, ne ho già avute e a quanto pare non è successo nulla. Sono ancora viva 
  • Sei stat....
  • E non dirmi ancora una volta che sono stata male... lo so da me e so anche che sono guarita. Dentro di te lo sai anche tu o non saresti venuto a letto con me ieri sera... 
  • io.... ti prego non andare, non sto tranquillo. 
  • Potevi pensarci prima di farmi sentire un vero schifo... devo smaltire la rabbia e il dolore che sto provando.  Non provare a seguirmi, ci vediamo stasera. Ah... -si volto prima di mettersi in macchina - non dire di questa litigata a nessuno... anzi di a Regina che abbiamo chiarito. 
  • Perché lo abbiamo fatto sul serio?
  • No, ma non merita di rovinarsi la festa per noi... - non riuscii a dire nulla: un coglione.... ero stato un coglione, avevo lasciato che si mettesse in macchina e andasse via senza provare a fermarla, ormai era troppo tardi, non potevo più raggiungerla, non sapevo neanche dove fosse diretta in realtà, sperai solo che tornasse a casa quanto prima, che non le accadesse nulla ma sopratutto sperai che non mi stesse mentendo e che si sentisse per davvero in forma.

 

Note dell’autore: E anche il quarto capitolo di questa storia è ufficialmente stato postato. Cosa dire, siamo quasi giunti alla fine, manca solamente l’aggiornamento di domani e poi scopriremo finalmente le sorti di questo Natale per la famiglia Jones. Per ora nulla di buono sembra esserci all’orizzonte, Emma continua ad inveire contro Killian per ogni piccola cosa e lui, spaventato per il gesto fatto da lei, la ripaga con la stessa moneta ferendola nel profondo. Avrà fatto bene Emma ad allontanarsi o così facendo farà solamente peggio compromettendo per sempre il loro rapporto? Lo scopriremo domani nella resa dei conti 😉 per il momento vi mando un grosso bacio e auguro a tutti voi una magnifica vigilia di Natale. Tanti auguri 🥳
 

 

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Capitolo 6
*** Un Natale da ricordare ***


 

POV EMMA 

Misi a moto il mio adorato e vecchio maggiolino e senza indulgiate oltre o tornare sui miei passi iniziai a guidare verso una meta a me ancora del tutto sconosciuta. Guidare è sempre stata una delle cose che più mi ha aiutato nei periodi di buio e sofferenza, mi aiuta a non pensare... mi rilassa mettiamola così e in quel momento era l’unica cosa di cui avevo bisogno. Forse avevo un tantino esagerato a farmi carico di quel compito viste le mie condizioni come dire... “ingombranti?” Sapevo come la pensava al riguardo Killian e sapevo anche che si sarebbe arrabbiato a dismisura se solo mi avesse colta in flagrante. Ero psicologicamente pronta alla sua ira, anzi... a dire il vero io ero anche più arrabbiata di lui se proprio dobbiamo dirla tutta, ma non ero decisamente pronta alla sua cattiveria. “Ti interessa sul serio di questo bambino? No perché a me non sembra!” Sentivo quelle parole rimbombarmi nel cervello in continuazione e non potei fare a meno di buttarmi ancora più giù. Non lo avrei mai creduto capace di ferirmi eppure... eppure lo aveva fatto e faceva male... faceva terribilmente male. Quando ho scoperto di essere incinta non ho pensato neanche per mezzo secondo alla possibilità di non tenerlo, amavo già incondizionatamente quella piccola creaturina che cresceva dentro di me e l’avrei difesa anche al costo della mia stessa vita. L’unica cosa che mi preoccupava a quei tempi era la reazione di Killian, quella è la sola e unica verità, ed per questo che presi del tempo prima di dirglielo, avevo paura, ma diciamocela tutta: anche se avesse detto di no io lo avrei tenuto ugualmente, su questo non vi è  alcun dubbio. 

Erano forse gli ormoni quindi a farmi sentire uno schifo e a farmi reagire in quel modo esagerato? Forse in parte è così, in fondo sono sempre stata una persona in grado di celare bene le emozioni, ma dall’altra sapere che pensava una cosa del genere mi feriva e non poco. 

Durante il tragitto fui costretta ad  accostare l’auto un paio di volte, le lacrime mi impedivano di vedere correttamente la strada e come se non bastasse il mio bambino aveva iniziato a lamentarsi di nuovo sferrandomi di tanto in tanto dei colpi belli assestati e facendomi tornare la nausea come quella mattina. “Tesorino mio che c’è è? Preoccupato anche tu per il papà?” Dissi massaggiandomi il ventre con l’intento di far calmare quel terremoto, di solito funzionava sempre “ il papá ti ama incondizionatamente e anche io.  Risolveremo tutto stellina mia, te lo prometto”. Chiacchierai con il mio pancione per oltre venti minuti ma l’inquilino che ci viveva non era intenzionato a calmarsi quel giorno. Non sapevo come altro fare per tranquillizzarlo, la mia voce e le passeggiate in auto erano le uniche due cose con cui di solito riuscivo ad ottenere risultati ma di sicuro non era il caso di continuare a guidare, era rischioso mettersi in marcia in quello stato. Forse dovevo chiamare e farmi venire a prendere... No, non volevo tornare a casa ne tantomeno confessare a Killian che i dolori erano riiniziati. Avrebbe collegato la cosa alla questione tavoli e avremmo finito per peggiorare la situazione tra di noi. Non volevo litigare nuovamente con lui così decisi di proseguire giusto di qualche altro km dopodiché mi fermai in un centro commerciale, l’ultimo aperto a Storybrooke. La macchina non era stata una buona idea per il bambino... forse una sana passeggiata per i negozi a tema natalizio ci avrebbe fatto bene ad entrambi. 

Che dire...Trovai giovamento immediatamente, non appena iniziai a camminare sparì tutto: sia i dolori che le nausee. Allora vedi che abbiamo ragione noi donne a dire che lo shopping è salutare?!? 

Con animo decisamente più sereno decisi quindi di addentrarmi per i vari negozi alla ricerca di qualcosa di inutile, ma soddisfacente, da comprare. Andai in profumeria,  in un negozio di calzature e per non farmi mancare nulla diedi un’occhiata anche ad un negozio per bambini dove non ero solita andare. Non sapevo se fosse un maschietto o una femminuccia quindi tanto valeva non essere tentati da roba che di sicuro avrei dovuto cambiare. Rimasi incantata da alcune tutine bianche, ricamate con dei disegnini gialli, a cui si potevano far incidere  delle frasi personalizzate. Pensai subito a Killian, a quanto sarebbe stato tenero comprarne una a nostro figlio e farvi incidere sopra qualcosa che si riferisse a lui, ad un super papà, ma poi collegai il cervello e visto ciò che era accaduto poco prima mi passò completamente la voglia. Uscii dal negozio e continuai  a camminare imperterrita su e giù per tutto il centro commerciale e solo dopo averne visitato all’incirca  metà decisi di fare un piccolo spuntino: il mio inquilino si stava nuovamente lamentando e necessitavo di sedermi un pochino. Ordinai un trancio di pizza ai quattro formaggi e mentre aspettavo che il mio ordine arrivasse controllai il cellulare: 12 chiamate perse e un sms. Il mittente? Ma naturalmente Killian Jones. 

 

“ lo so... non vuoi sentirmi e probabilmente hai anche ragione  ma almeno mandami un sms dicendomi che stai bene. Sono preoccupato per te... per voi, non avevi un bell’aspetto quando sei andata via... per non parlare di quel mancamento. Torna a casa ti prego, ho paura che possa accadervi qualcosa di brutto. Mi dispiace per prima... ho esagerato, non dovevo urlarti contro in quel modo e sopratutto non dovevo dirti quella cosa... lo so amore mio, lo so che ami questo bambino incondizionatamente, credimi... non ho mai pensato il contrario. Sono state parole al vento, dettate solamente dalla rabbia e dalla paura. Sarebbe potuto succederti di tutto in quel capanno e non ci sarebbe stato nessuno a soccorrervi. Come avrei fatto in quel caso? Io non posso assolutamente perdervi, ne morirei... Ti prego Emma... perdonami e torna a casa... Killian”

 

Conoscendomi, di norma, avrei chiuso il telefono senza una risposta e avrei continuato le mie cose fregandomene di cosa potesse pensare lui, tra i due ero decisamente io la più stronza quando mi ci mettevo, ma non ero propriamente me stessa in quel periodo: ero incinta e questo faceva di me una cazzona di prima categoria. Non appena lessi le sue parole mi commossi e improvvisamente tutta la rabbia repressa di poco  prima scomparve come per magia. Piangevo come una bambina e al tempo stesso ridevo... “papà ci vuole bene amore, hai sentito?” Senza esitare presi il telefono e composi una possibile risposta: gli dissi che stavo bene, che ero al centro commerciale e che presto sarei tornata a casa per incassare il nostro trattato di pace, ma proprio mentre ero sul punto di inviare l’sms mi fermai di colpo. Ero contentissima che avesse ammesso di aver sbagliato e dentro di me lo avevo addirittura già perdonato ma volevo ancora farlo tribolare un po’. Ve lo dicevo che ero bipolare! Cancellai il messaggio e lo corressi con un semplice “ci vediamo da Regina alle 20.” Niente di più niente di meno. Sarebbe impazzito di sicuro non sapendo dove fossi ma avevo un modo per farmi perdonare che lo avrebbe mandato di sicuro in un brodo di giuggiole facendolo sciogliere come un gelato al sole. Cosa avevo in mente? Beh inizialmente pensai ad un completino intimo, lui impazzisce letteralmente per queste cose, ma poi ricordandomi che non avevo esattamente il fisico di un tempo e che molto probabilmente mi sarei sentita ridicola mandando all’aria tutto, optai per una cosa decisamente più dolce che non riguardava solamente noi ma anche il nostro gioiellino. Tornai di corsa, così si fa per dire visto le mie ormai ingombranti dimensioni, nel negozio dedicato agli articoli di prima infanzia dove ero stata poco prima, presi l’oggetto in questione e aspettai che mi venisse fatto un bel pacchetto regalo. Mi avviai  alla cassa per poter pagare ma improvvisamente una fitta, ben più forte di quelle avute fino a quel momento, mi colpì in pieno prendendomi alla sprovvista e facendomi urlare di dolore. Mmmh... Qualcosa non andava.

  • signora! Signora si sente bene? - disse la commessa allarmata venendomi incontro e accorgendosi solo in quel momento della protuberanza sul mio ventre. - O mio Dio.... ma lei è incinta! Portatemi una sedia presto! - strillò al personale per farsi sentire. Si mobilitarono tutti nell’immediato lasciando tutto ciò che stavano facendo e in meno di trenta secondi ero già seduta e con un bicchiere d’acqua tra le  mani. Stavo avendo una scarica di  fitte fortissime, simili a quelle avute qualche tempo prima quando fui ricoverata e la cosa non mi piaceva per niente. Stavo seriamente per entrare nel panico e quel via vai di persone che si era fatto attorno a me non mi tranquillizzava di certo. - Vuole che chiami un’ambulanza? - chiese uno dei commessi che era lì con me.
  • No no no, l’ambulanza no! Mio marito! Chiami mio marito! - dissi cercando freneticamente il mio telefono nella borsa e passandoglielo. Provò una... due... tre volte ma niente, il suo cellulare squillava a vuoto. Maledizione. Non ci voleva. 
  • Mi dispiace.... - si scusò il ragazzo per non essere riuscito ad essermi di aiuto nel modo in cui avevo chiesto - però mi scusi se insisto ma  credo sia meglio chiamarla un’ambulanza... solamente per precauzione signora. - non dissi nulla, aveva ragione, quei dolori non promettevano nulla di buono. Lo lasciai compere il 911 ma proprio mentre stava per spiegare all’interlocutore dall’altro lato dell’apparecchio cosa stesse succedendo gli chiesi di passarmi il telefono. Pensando volessi spiegare io stessa i sintomi alla guardia medica acconsenti a darmi il cellulare ma a sua gran sorpresa feci una cosa inaspettata: riagganciai. - co... cosa? Signora mah...
  • Sto bene... è tutto passato! - improvvisamente i dolori erano nuovamente cessati. 
  • Si ok mah.... non credo che....
  • Ho avuto una giornata particolarmente stressante e venire qui forse mi ha stancata più del dovuto. Tornerò a casa, ho la macchina proprio in uno dei primi parcheggi, e se dovesse ripresentarsi la cosa andrò prontamente in ospedale. 
  • Non è prudente mettersi alla guida signora, insisto per...
  • So quello che faccio, non metterei mai il mio bimbo a rischio. Mi è già successo e l’unica cosa che mi hanno consigliato di fare è stata quella mettermi a riposo. - riposo forzato ad essere onesti - Forse avrei dovuto dar loro più ascolto, non dovevo rimettermi subito in moto. Li chiamerò per sicurezza ma per ora preferisco non chiamare l’ambulanza. - non sembrò molto convinto della mia risposta ma mi lasciò comunque fare a patto che chiamassi il mio medico prima di mettermi in marcia. Che carino fu a preoccuparsi per me.  Naturalmente whale mi prese a male parole quando gli raccontai della mia giornata e dei miei sintomi e mi ordinò di tornare immediatamente a casa, prendere uno dei medicinali che mi aveva già somministrato la volta precedente e di mettermi a riposo. Pensai immediatamente da Regina e alla sua cena, non volevo che venisse rovinata a causa mia così chiesi a whale se sarebbe stato un problema presenziare. Sarei rimasta a casa senza proteste se mi avesse detto che fosse un rischio per il bambino ma mi disse che se stavo buona e tranquilla sul divano potevo benissimo prendere parte alla cena a patto che il mattino seguente sarei corsa in ambulatorio da lui per degli accertamenti. Seguii alla lettera tutte le sue indicazioni è una volta aspettati venti minuti, per accertarmi che nessun altro dolore mi colpisse, ringraziai i ragazzi che mi avevano soccorsa e mi diressi verso gli ascensori per prendere il maggiolino e tornare a casa. 

 

POV KILLIAN 

 

Presi il telefono più è più volte per chiamarla ma ogni volta squillava a vuoto... non voleva sentirmi, questo ormai lo avevo capito, ma era incinta di mio figlio cavolo... doveva quantomeno informarmi su dove fosse e come stesse visto quanto accaduto poco prima. Ero stato un’incosciente a permetterle di allontanarsi, avrei dovuto prendetela di peso e portarla a casa incurante di ogni suo se o mah. Adesso era sperduta chissà dove per la città e io non avevo la ben che minima idea su dove andare a cercarla. Provai a chiamarla ancora e ancora ma sempre con scarsi risultati cosi decisi di cambiare tattica e di scriverle un sms. Lo lesse e questo mi fece quantomeno tirare un sospiro di sollievo, se guardava il cellulare voleva dire che stava bene no? Per la risposta ci volle un po’ più tempo ma alla fine arrivo anche quella “ci vediamo da regina alle 20” . Le avevo chiesto dove fosse e come stesse in realtà ma su quello mi ignorò volutamente. Voleva farmi tribolare la signora e ci stava riuscendo alla grande. Per tenermi occupato e non pensare feci quello che mi chiese di fare ovvero andai da Regina a consegnarle sia i tavoli che i dessert per la cena di quella sera. Bastò guardare il mio viso per capire che qualcosa non era andata per il verso giusto.

  • Ho combinato un vero casino non è così? - disse pensando di conoscere già la risposta - Mi... mi dispiace Killian, io....
  • Non hai fatto nulla tu in realtà! La colpa è solamente mia. Se mi fossi ricordato di quei stramaledettissimi tavoli per tempo quest’ora non saremmo neanche qui a parlarne. 
  • Si è arrabbiata tanto non è così? Avete discusso suppongo...
  • Discutere non è abbastanza. - risposi - Era più che arrabbiata ma poi come un gran cretino ho ribaltato la situazione facendola scappare via. - mi guardò incuriosita non capendo a pieno. - Quando sono tornato a casa dal porto l’ho trovata in giardino a sistemare i tavoli e ingenuamente ho pensato che fosse passato David ad aiutarla. Macché.... ha fatto tutto da sola e per prenderli si è addirittura arrampicata su uno scaffale vecchio quasi quanto me rischiando seriamente di farsi del male
  • Ha fatto cosa???? Ma è forse impazzita????? - disse a voce sostenuta come se lei fosse lì e volesse rimproverarla anche lei per quel gesto.
  • Non parlarmene guarda... mi sono arrabbiato talmente tanto che siamo finiti a litigare e.... 
  • che hai combinato? - chiese prima che potessi finire la frase immaginando già che avessi combinato qualcosa. Le raccontai per filo e per segno cosa fosse successo qualche ora prima, comprese quelle assurde parole e quella sottospecie di mancamento avuto e naturalmente anche lei ci mise il carico da undici ricordandomi di quanto fossi stato stupido.  - Killian ma.... ma sei idiota o cosa???? Se gli avessi rifilato una cosa del genere qualche mese fa, quando non era ancora incinta, ti avrebbe incenerito a suon di magia o quantomeno dato un destro come si deve, adesso che è già in dolce attesa mi meraviglio di come tu sia ancora in vita. Ma ti sembrano cose da dire????
  • Io non.... io non ciò visto più. Ho pensato a cosa sarebbe potuto succedere e la rabbia e lo spavento hanno preso il sopravvento su di me dando fiato alla bocca. 
  • Per non parlare poi che l’hai lasciata andare via!!!! Si è sentita poco bene, lo hai visto con i tuoi stessi occhi e non l’hai fermata? col cavolo che doveva andarsene. Al diavolo che avevate discusso: dovevi prenderla e trascinarla a casa... anche per i capelli se fosse stato necessario. - come se non lo sapessi già! - Sei tale e quale a quel cretino di Robin in questo.... un allocco! Ma vi fanno con lo stampino a voi uomini? 
  • Non c’è bisogno che tu mi ricordi di quanto io sua stato stupido, lo so benissimo da me... spero solo che quando torni sia decisamente di umore migliore. Vorrei provare a parlarle... non voglio che la nostra prima vigilia “quasi in tre” si trasformi in un ricordo da evitare. La voglio vedere felice e spensierata e voglio esserlo a mia volta. 
  • E tu resisterai fino alle venti di questa sera senza neanche provare a chiamarla di nuovo? Manca ancora un bel po... Non ci credo neanche se lo vedo. 
  • Che io lo voglia o meno devo provare a rispettare la sua decisione... forse in questo modo mi perdonerà con più facilità.
  • Ho capito... - alzò gli occhi al cielo - Hai bisogno di una mano. Dammi il cellulare! 
  • Cosa? Perché? - domandai 
  • Beh... perché così non sarai tentato. Lo sappiamo entrambi che non resisteresti alla tentazione di chiamarla  e siccome vorrei che la mia festa non venisse rovinata da musi lunghi o strambi scontri a fuoco sarà meglio che qualcuno ti tenga a bada -  scossi la testa rassegnato ma allo stesso tempo divertito - Avanti Jones: fuori il cellulare e fila in casa a sistemare i tavoli, c’è un banchetto da preparare. - la guardai come a dire “fai seriamente?” Ve lo giuro... ormai provavo un odio profondo verso quei tavolini. 
  • Certo... almeno passerai il tempo in maniera utile piuttosto che crogiolarti su un divano con una bottiglia di rum scadente tra le mani. - non aveva poi tutti i torti, di sicuro era quello che avrei fatto se avessi deciso di tornare a casa. 

Le diedi ascolto e per tutto il pomeriggio mi tenni occupato cercando di rendermi utile e aiutarla al meglio. Ci raggiunse anche Snow intorno alle 19:00 per dare una mano e la prima cosa che notò, da perfetta mamma apprensiva, fu proprio che sua figlia non era lì con noi e naturalmente mi fece milioni di domande a tal proposito ancor prima di salutarci. “ È a casa a riposare, ci raggiungerà a breve” cercai di tagliare a corto e di essere il più naturale possibile per non farle sospettare nulla, non era necessario che sapessero anche i miei suoceri,  ma non sembrò per nulla soddisfatta della mia risposta. “ sono venuto semplicemente per portare i tavoli a Regina, voleva venire anche lei ma ho insistito perché non lo facesse. Meno si stressa meglio è” continuai sperando che questa volta la risposta fosse soddisfacente, sembrò beversela ma quando verso le 20 e 10 Emma non era ancora arrivata tornò all’attacco con altre domande.

  • Ma la lasci venire da sola? Non sarebbe meglio se la passassi a prendere tu? Visto che non è  ancora arrivata potresti chiamarla e... - iniziò a dire seguita a ruota da David il quale non perse occasione per criticarmi.
  • Sarebbe il minimo visto che è incinta! Bah... la cavalleria è proprio morta! Dove andremo a finire io proprio non lo so.
  • Lo ha deciso lei, io non centro nulla. Lo sai bene che non vuole essere trattata con i guanti o da malata in questo periodo quindi... 
  • Ma lasciarla sola ad affrontare un viaggio non è comunque un bene!
  • Un viaggio? Sei serio? Sono solo due minuti di macchina David... - ai ai ai... se solo avesse saputo. Lo vidi pronto a replicare ma prontamente Regina ci fermò chiedendomi di raggiungerlo in cucina. Sapeva che ero nervoso e immaginava che anche solo un’altra  mezza parola da parte di David mi avrebbe portato a commettere cose di cui mi sarei amaramente pentito in seguito. La ringraziai mentalmente, aveva appena evitato che mia moglie rimanesse orfana. 
  • Tieni - mi porse il mio cellulare. - Visto che a quanto pare sta facendo la preziosa chiamala e dille per quanto altro ancora deve farci attendere! È in ritardo di un quarto d’ora e non credo che la coppia azzurra berrà ancora per molto le scuse che stai mettendo su. - Emma non è mai stata un tipo puntuale, tutt’altro, di conseguenza non ero per nulla preoccupato per quel suo ritardo ma doveva comunque sbrigarsi a raggiungerci, se non accelerava i suoi tempi i miei suoceri avrebbero potuto captare qualcosa e allora si che si saremmo ricordati questo Natale per sempre. Composi il suo numero e sperando che non desse di matto attesi una risposta.... segreteria telefonica! Maledizione! “Magari è  in un punto dove non prende bene” pensai, ma anche le successive chiamate diedero lo stesso esito. 
  • Non riesco a mettermi in contatto con lei! - riferii a Regina la quale spostava il suo sguardo dai Charming, seduti in sala, all’orologio appeso sulla parete. Erano le 20:20... altri dieci minuti e di sicuro anche loro si sarebbero messi a chiamarla per capire dove fosse finita. Dovevo assolutamente impedirlo così, dopo essermi messo d’accordo con Regina sul fatto di aggiornarci telefonicamente in caso di novità,  inventai la prima scusa che mi venne in mente con i miei suoceri  e andai personalmente a cercarla. 
  • Cambio di programma, vado a prenderla io! Aspettatemi qui, arriviamo in un attimo. 

Non sapevo dove fosse stata per tutto il pomeriggio e di conseguenza non avevo la più pallida idea sul dove cercarla. Gironzolai un po’ per il centro di Storybrooke, fermandomi tra le varie tappe anche da Granny, ma niente, li non c’era. Provai sulla jolly Rogers, in biblioteca, alla Spa... girai qualsiasi posto mi venisse in mente ma niente... Emma sembrava essersi dissolta nel nulla. “Casa” Forse era a casa. Era stata tutto il giorno fuori, pensate che non sarebbe passata da lì per una doccia “al volo?” Provai a verificare ma anche quella teoria si rivelò errata. Iniziavo seriamente a preoccuparmi, ormai aveva quaranta minuti buoni di ritardo e per quanto fosse una ritardataria cronica e volesse farmela pagare non ci aveva mai lasciati nel mistero senza mandare almeno un minuscolo misero sms che ci informasse che almeno fosse tutto ok. Misi le mani in tasca per prendere il cellulare e vedere se fosse arrivato qualcosa, magari non avevo sentito la chiamata, ma improvvisamente mi sentii chiamare da dietro. 

  • Regina!!! - esclamai sorpreso di ritrovandomela alle spalle - è... è arrivata? Perché non mi hai...
  • Ho provato a chiamarti non so quante volte ma a quanto pare sembra che tu sia diventato sordo. - disse contrariata. Mi stava chiamando? mah.... ohhhh! Mettendo le mani in tasca mi resi conto solo allora di aver lasciato il cellulare. 
  • Maledizione, deve essere rimasto in cucina! - strinsi il pugno della mia unica mano con forza onde evitare di colpire qualcosa. 
  • Quando te lo dico che sei idiota....
  • Taci!  Dimmi invece: è a casa tua?  ti prego dimmi di sì. Ho provato a cercarla dappertutto mah....
  • No, purtroppo non è ancora arrivata ma sono qui perché non riesco più a tenere a bada i tuoi suoceri. Stanno iniziando ad insospettirsi e a fare domande strane. Forse è il caso di...
  • No! Non voglio creare allarmismi inutili. Troviamola e torniamo a casa! 
  • Dove Killian? Non sappiamo neanche da dove iniziare! Hai girato già tutto mi hai detto no? Perderemmo un sacco di tempo e loro se ne accorgerebbero...
  • Non può essersi dissolta nel nulla però!!!! - esclamai frustrato.
  • Bene... molto bene! Avevo ragione dunque.... - disse una voce familiare alle nostre spalle facendoci sobbalzare - Ma che bravi... proprio una bella messa in scena avete messo su! 
  • David... come.... 
  • Ti ho seguita Regina! - ci guardò entrambi con uno sguardo carico di rabbia -  che ti dicevo Snow? Ci stavano mentendo spudoratamente entrambi! - disse contrariato - Volete dieci che cosa accidenti sta succedendo? Perché mia figlia non si è ancora presentata? Che gli hai fatto pirata? - vi giuro che non reagii solamente perché avevo altro per la testa altrimenti una bella strigliata non gliela avrebbe risparmiata nessuno.
  • Niente che debba interessarti David. Mi ha detto che sarebbe tornata per le venti, ti basti sapere questo. 
  • Sono le 20:50 e mia figlia non è ancora qui. Voglio sapere se devo iniziare  preoccuparmi o se tu brutto pirata da strapazzo l'hai fatta scappare con qualche tua stupidaggine. - ok adesso era davvero troppo. Feci per avvicinarmi a lui con l’intento di prenderlo per il bavero di quella orrenda giacca e dargli una lezione ma Regina mi fermò prendendo lei la parola. 
  • Hanno discusso e Emma ha deciso di allontanarsi per un po’, tutto qua! Voleva stare un po’ per conto suo.
  • E perché avete litigato Uncino?????? Che le hai fatto è? - anche questa volta fu Regina a rispondergli; credetemi avrei voluto seriamente mettermelo sotto i piedi in quel momento. 
  • Non credo che ci interessi sapere i motivi della loro discussione, sono cose loro dopotutto, quello che dobbiamo capire è dove accidenti possa essere finita. 
  • Lo sapevo che era colpa tua... sei un incosciente! 
  • David adesso mi ha seriamente scocciato! Non sai neanche di quello che stai parlando quindi finiscila all’istante.
  • Non saprò di cosa sto parlando ma una cosa la so bene... È incinta! È incinta capisci? Aspetta un bambino e tu la lasci girovagare in giro da sola per la città in preda agli ormoni impazziti? Ma che razza di uomo sei è? Potrebbe accaderle qualsiasi cosa! 
  • AAAAAALT!!!!! NON VOGLIO SENTIRVI PARLARE UN MINUTO DI PIÙ! RISPARMIATEVI QIESTE PATETICHE SCENEGGIATE PER QUANDO L’AVREMO RITROVATA. SIETE RIDICOLI. - wow... Snow che prende la sua posizione e inveisce anche contro suo marito è un evento da segnare sul calendario. 
  • Concordo con Snow, inveirvi contro non ci riporterà Emma! Io opterei per dividerci, in quattro sarà più semplice trovarla. - aveva ragione, litigare non ci avrebbe riportato Emma indietro. Annuii e gli altri fecero lo stesso. - bene! Ci vediamo tra mezz’ora qui per aggiornarci. 

Dividemmo la città in quattro aree e ognuno di noi perlustrò una zona diversa ma come successe precedentemente con le mie ricerche anche questa volta non avemmo alcun riscontro. Aveva più di un ora di ritardo adesso e la cosa inizia ad essere seria. Non era da lei sparire così, sopratutto dopo aver dato una parola. Iniziai a non capirci più nulla, mi sentivo impotente  e al tempo stesso un idiota. Aveva ragione David... ero stato un incosciente a mandarla via da sola. E se le fosse successo qualcosa? Oddio non credo che me lo sarei mai perdonato. 

  • Ok, è  chiaro che da solo non siamo in grado di tirare fuori neanche un ragno dal buco. - esclamó David con il suo solito fare da Leader - Di sicuro si è nascosta per non farsi trovare, sappiamo come reagisce quando è ferita - mi guardò brutto - ma una chiamata ai tirocinanti che sono in stazione direi di farla ugualmente. Chiederò loro di  mandare un paio di pattuglie a controllare i confini e il bosco, non possiamo continuare così ad aspettare una manna dal cielo. - di sicuro sta bene ma potrebbe anche essere rimasta a piedi e non poterci contattare visto che il suo telefono sembra essere staccato... in più non può usare la magia per raggiungerci perché sappiamo bene tutti cosa succederebbe in caso. Un aiuto non ci farebbe di certo male non trovate? - l’idea di farci aiutare non era per nulla sbagliata ma se pensava che me ne sarei rimasto con le mani in mano ad aspettare un possibile riscontro da parte degli agenti si sbagliava di grosso. Io avrei continuato a cercare la mia Emma indipendentemente da tutto. 
  • Aspettate! Ho trovato! David sei un genio. - esclamò Regina per poi dissolversi in una nuova la di fumo e riapparire solamente  una quarantina di secondi dopo. - La magia! Perché non ci ho pensato prima. Possiamo usare la magia. È lei che ha problemi ad usarla, non noi. - ci illuminò facendo apparire due oggetti, entrambi molto familiare, tra le sue mani. - Verserò la pozione di localizzazione su questa sua sciarpa e il gioco sará fatto... Ci condurrà dritti da lei. - improvvisamente riniziai a sperare. Come avevamo fatto ad essere così stupidi? Anche un bambino sarebbe arrivato a questa soluzione prima di noi. Attendemmo in assoluto silenzio che Regina versasse la pozione sull’oggetto prescelto dopodiché, quando quest’ultimo  si mise in marcia, iniziammo a seguirlo. Percorremmo un paio di km a piedi poi ci fermammo improvvisamente perché Regina ricevette una chiamata che la destabilizzò un pochino. La vedevo ascoltare l’interlocutore dall’altro lato del telefono  con bocca semi aperta e con un’espressione tra il sollevato e il preoccupato. “ si... ok... va bene... arriviamo!” Queste sono le uniche parole che le sentii dire ma già il fatto che pronuncio la parola arriviamo mi fece capire che la persona con cui stava parlando era di sicuro  Emma. mi affrettai a chiedergli delucidazioni ma quello che mi rispose mi lasciò spiazzato e allo stesso tempo mi pietrificó sul posto. 
  • Non... non era Emma mah.... beh so esattamente dov’è!
  • Ah si? E dove? Sta bene? È tutto ok? - le stavo praticamente facendo il terzo grado. 
  • Non mi hanno detto poi molto se non che si è sentita poco bene e l’hanno portata in ospedale. - in ospedale? La mia Emma era in ospedale? Non volevo credere a quelle parole. Non poteva essere vero.... stava bene quella mattina, era serena, rilassata.... non la vedevo in quel modo da mesi ormai eppure grazie a me adesso stava nuovamente poco bene. La colpa di tutto era ancora una volta mia. Ignorai le chiacchiere che sentivo attorno a me, non avevo tempo per pensare a loro, e mi misi in marcia verso l’ospedale. Dovevo raggiungerla al più presto ma è anche vero che da dove ci trovavamo l’ospedale era completamente dall’altra parte della città. Avrei impiegato una vita ad arrivare ma Fortunatamente Regina mi diede un piccolo aiuto magico e in meno di un secondo io e tutto il restante della famiglia ci ritrovammo nella sala d’attesa dello storybrooke general hospital. La prima cosa che deci fu quella di far chiamare whale dall’altoparlante. Era lui che teneva in cura Emma ed era lui che a quanto pare aveva preso in mano il suo caso. Ci venne detto di attendere e che al momento il medico era occupato, non aveva solo lei come paziente, ma attendere non sapendo cosa si sta attendendo non era affatto rassicurante. Andai ad appoggiarmi su una panchina in fondo al corridoio, isolata da tutto quel gran caos, in modo da essere lasciato in pace ma anche lì mio suocero venne a rompermi le scatole. Non mi inveii contro questa volta, anzi... mi rassicurò e mi chiese addirittura scusa. In un altro momento non avrei esitato un secondo a prenderlo in giro in quanto era stato il primo dei due a cedere ma quello non era esattamente il momento. Mi limitai ad annuire e una volta che si di seduto anche anche lui attendemmo con ansia di sapere qualcosina in più. Dovetti attendere per oltre un’ora e mezza ma alla fine un’infermiera si decide ad uscire e ci diede le prime basilari informazioni.
  • La signora Jones adesso sta bene, è ancora con il dottor whale per degli accertamenti ma sia lui che lei mi hanno detto di dirvi di stare tranquilli: gode di ottima salute. 
  • E il bambino? Mia moglie è  incinta! Come sta il bambino? Le avete fatto un ecografia? Avete fatto tutti gli accertamenti del caso? Sta bene? Siamo stati qui neanche un mese fa a causa del forte stress che le ha causato delle contrazioni anticipate. - la vidi sorridere. - siete sicuri di non aver lasciato tutto al caso? 
  • Certo che sì, stanno entrambi bene, non deve preoccuparsi. 
  • Possiamo riportarla a casa già oggi quindi? - chiese a quel punto Snow - è la vigilia di Natale, vorrei evitare che la passasse da sola in questo posto. 
  • Su questo devo darvi una delusione purtroppo, la signora Jones non ha il permesso di lasciare l’ospedale per almeno i prossimi due giorni... mi dispiace. - non mi importava nulla della cena, se Emma aveva bigino di cure ero il primo a volere che rimanesse li. Di cene ne avremmo potute fare a milioni una volta ripresa ma se trascuravano il suo stato di salute ci sarebbero state spiacevoli conseguenze,
  • Posso vederla adesso? - chiesi sperando una una risposta affermativa. Volevo vedere con i miei occhi  che stesse bene.
  • In questo momento è ancora con whale ma non credo che vi faranno attendere molto: un quarto d’ora al massimo. Aspettate qui, vi chiamerà direttamente lui. - si congedò lasciandoci nuovamente in attesa. Odiavo attendere, soprattutto in una situazione del genere, ma almeno mi aveva tranquillizzato sul fatto che non le fosse accaduto nulla e quindi risciò a gestire l’attesa senza impazzire. Il quarto d’ora della ragazza si rivelò essere decisamente abbondante, passarono oltre trenta minuti in realtà ma alla fine anche whale si decise a raggiungerci.ci disse le stesse cose della ragazza solamente con qualche dettaglio in più. Emma stava bene adesso, anche il bambino ma come la volta precedente ha avuto dei problemini a causa del troppo stress e dei troppi sforzi. 
  • Sono dovuto intervenire in maniera più invasiva questa volta ma ora è davvero tutto sotto controllo. Non avrà più questo genere di ricadute -  disse sorridendomi. Che accidenti significava che era intervenuto in maniera invasiva? Bah... poco importava, la cosa che più aveva importanza è che i miei due amore stavano finalmente bene ed erano fuori pericolo entrambi. 
  • Posso vederla adesso vero? - rimase a fissarmi con aria criptica - ti prego whale, potrei impazzire altrimenti. Non la vedo da questo pomeriggio... ho assolutamente bisogno di vederla. 
  • Io non avrei obiezioni al riguardo ma Emma.... - fece una pausa guardando tutti noi - Beh lei mi ha chiesto espressamente di far entrare per prima Snow. - cosa? Emma voleva vedere per prima sua madre? Mi stava mettendo al secondo posto dopo tutto quello che era successo quel pomeriggio? Ci rimasi malissimo inizialmente ma in fondo era comprensibile quel suo gesto. Avevamo avuto una brutta discussione e forse non era ancora pronta ad affrontarmi. Sua madre magari con un po’ di fortuna e qualche discorso sulla speranza l’avrebbe portata a calmarsi e avremmo potuto finalmente chiarirci una volta per tutte. Non ero più arrabbiato devo essere onesto, non me ne importava più niente dei tavoli, del fatto che si fosse sforzata e tutto il resto. Mi importava solo che stesse bene, il resto era tutto superfluo.  Vidi Snow sparire di corsa verso i corridoi per raggiungere sua figlia con aria gioiosa, quella era la prima volta in assoluto che Emma manifestava il forte desiderio di volerla vedere in un momento di difficoltà e lei non poté che esserne felice. Non è mai riuscita, visto il caratterino di mia moglie, ad esserle vicino nei suoi momenti di debolezza, neanche per una semplice febbre, Emma si è sempre affidata a me in quei casi  facendola rimanere molto male alle volte, quindi il fatto che avesse richiesto la sua presenza non poté far altro che farla sentire  finalmente importante. Non mi dispiaceva poi tanto il fatto che Emma avesse voluto incontrare sua madre prima di me, di sicuro voleva sfogarsi con qualcuno che non fossi io... era l’attesa però che mi stava sul serio distruggendo l’anima. Avevo una voglia matta di rivederla, di abbracciarla, di  baciarla che ogni secondo passato lì ad aspettare mi sembrò una vera e propria tortura. Quando un’ora dopo Snow tornò da noi aveva gli lucidi e leggermente arrossati. 
  • Tutto... tutto bene Snow? C’è forse qualche problema?- domandai allarmato nel vederla così “emozionata” ma lei scosse la testa in segno di negazione e con la mano, mentre mi sorrise, si asciugò due lacrime che incontrollate erano uscite dai suoi occhi.   
  • Vuole vederti mah.... beh... è spaventata. Teme il vostro confronto.
  • Spaventata??? E di cosa? - chiesi non capendo. Emma era spaventata da me? Questa di che era una novità. 
  • Si ritiene responsabile di quello che è successo e... beh ha paura che tu le dia la colpa per aver rischiato di perdere il bambino. 
  • Ma questo è assurdo! Abbiamo discusso ok, le ho detto parole poco consone dettate dalla rabbia ma non le pensavo sul serio... ero solo spaventato. La amo più della mia stessa vita Snow, tu lo sai bene e anche lei in fondo lo sa, come potrei mai incolparla di qualcosa? Quello che è successo è successo, voltiamo pagina e andiamo avanti. 
  • È quello che ho provato a dirle anche io per più di un’ora ma niente... non riesco a farla ragionare in nessun modo. Pensa di aver rovinato tutto e che tu per questo non la perdonerai mai. Ha pianto come non l’ho mai vista fare, mi ha fatto una tenerezza incredibile credimi... 
  • Ma è assurdo!!!! 
  • lo è e non... in realtà. Cioè, mi spiego... c’è anche dell’altro che deve dirti oltre alla vostra litigata ed è quello che la spaventa di più. - doveva dirmi dell’altro? Oltre al nostro scontro di quel pomeriggio c’era altro che aveva paura di confessarmi? 
  • Deve dirmi altro? - annuì - E cosa? È grave? Non mi avrà mica tradito vero? - ve lo giuro pensai di tutto in quel frangente.
  • Non essere sciocco... sai che non lo farebbe mai. 
  • E allora cos’è che la spaventa così tanto??? Dimmelo Snow! Ho bisogno di sapere per aiutarla. 
  • Non spetta a me dirtelo, deve farlo lei... stanza 352, mi raccomando però, non essere troppo duro con lei. 
  • La amo Snow, non c’è nulla che non possiamo affrontare insieme. Sta tranquilla, abbatterò i suoi muri anche questa volta. - senza aggiungere altro diedi loro le spalle e mi incamminai verso l’enorme corridoio che mi separava dalla mia amata. Avevo il cuore che mi batteva all’ impazzata, ero un po’ agitato se devo essere onesto, ma non appena varcai la soglia della sua camera il mio cuore per un momento, una frazione di secondo, smise di battere per poi riprendere a farlo in maniera incontrollata. La mia Emma era nuovamente davanti a me, bella come sempre, se non di più, ma non era sola. C’era qualcun’altro a farle compagnia in quella stanza ed era l’unica persona che mai mi sarei aspettato di vedere li in quel momento. Ora tutto aveva senso, le parole di Snow, le sue lacrime e non per ultime le possibili paure di Emma... 

La mia mente aveva elaborato le peggiori tragedie fino a qualche minuto prima: tradimenti, segreti mai confessati... pensai davvero di tutto ve lo giuro tranne che a quello. Davanti ai miei occhi vi era la visione più bella di questo mondo: mia moglie Emma stava stringendo tra le braccia un batuffolino rosa, avvolto in un lenzuolino verde, alto su per giù quaranta centimetri. Fissavo quel piccolo esserino incredulo, non mi aspettavo minimamente di ritrovarmelo li, di persona. 

  • io... io... io non... - vidi Emma cercare di sforzarsi per formulare una frase di senso compiuto ma le emozioni ebbero la meglio su di lei e scoppiò in lacrime senza riuscire a dire nulla. Le corsi incontro e l’abbracciai... li abbracciai, lui... o lei, ancora non avevo capito se fosse un maschietto o una femminuccia, era tra di noi. 
  • Shhhh è tutto ok! Va tutto bene amore, sta tranquilla. 
  • Non... non è... non è vero! Non... non va bene.... non va per niente bene! Non... non...
  • Ehiiii.... tesoro calmati.
  • Non... non doveva andare così.... io... io.. - era impanicata, poche volte nella mia vita l’avevo vista così indifesa e la cosa mi fece male... odiavo vederla in quello stato. 
  • Emma amore guardami per un secondo ok? Lascia parlare me. - le alzai il mento in modo che i suoi occhi potessero incontrare i miei. - Va tutto bene, fidati.
  • No. - rispose singhiozzando. 
  • Perché no? Spiegati... - le asciugai le lacrime che imperterrite continuavano ad uscire dai suoi occhi come se non ci fosse un domani. - spiegami perché ti sentì così! - non rispose - avanti tesoro, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa... qualsiasi! - rimarcai l’ultima parola. 
  • Non... non dovevo scappare via in quel modo, dovevo darti retta... ho avuto quel forte dolore prima di andare via e già la mattina avevo avuto delle nausee strane... - ah... quello non lo sapevo - erano tutti sintomi ma io arrabbiata per una stronzata li ho ignorati mettendo a rischio la sua vita!!!! Sono una persona orribile Killian... che razza di madre fa questo è? 
  • Emma... eri sopraffatta dalla rabbia, nessuno avrebbe riconosciuto in quei sintomi un campanello d’allarme. Sta tranquilla ok? Io non sono arrabbiato, io lo so che non hai messo in pericolo la sua vita. 
  • È NATA IN UN ASCENSORE KILLIAN!!!!! - era nata cosa???? Quella rivelazione mi lasciò per un momento sorpreso e perplesso allo stesso tempo ma mai quanto l’altra rivelazione: nata.. al femminile... era.. era una femminuccia? 
  • È... è una bambina? - dissi emozionato passando il mio sguardo da mia moglie a mia figlia che vi assicuro ero lo spettacolo più bello della natura. - abbiamo una figlia? - annuì tra un singhiozzo e l’altro. - e me lo dici così amore??? - niente da fare, non riusciva a far altro che piangere. C’era qualcosa che non riusciva a dirmi, qualcosa che la stava logorando dentro a tal punto da non farla gioire per la nascita della nostra piccolina. Avremmo dovuto essere in estati per questa inaspettata sorpresa ma lei non lo era e io, per quanto avessi voluto festeggiare, non potevo farlo se non risolvevo il suo problema.  - Emma... Emma per favore calmati...
  • Come... come faccio è? Ho rovinato tutto! 
  • Ma tutto cosa è? Non hai rovinato nulla amore mio... - le accarezzai il viso. 
  • Si invece - insistette.
  • E allora spiegami, raccontami cosa c’è che non va! 
  • Sapevo quanto... quanto... - prese un respiro - quanto  ci tenessi ad assistere alla sua nascita... ne abbiamo parlato milioni di volte in questo lungo periodo e ora... ora grazie al mio orgoglio del cavolo tu non... tu.... io ti ho impedito di vivere questa esperienza. Ti ho... ti ho negato la... la possibilità di vedere tua figlia venire al mondo e... e... e ho negato a lei un papà nei suoi primi istanti di vita. - finalmente si era liberata di quel pesante fardello che le stava logorando l’anima. 
  • E stai così male per questo? Perché hai paura che io potessi rinfacciarti o esserci rimasto male di questo??? Ma non devi neanche pensarle queste cose amore!!!! Emma... a me importa solo che voi stiate bene, il resto non conta.
  • Però...
  • Però cosa? Tu credi seriamente che sarei riuscito ad assistere al parto senza svenire? Io ne dubbio... e se sei preoccupata per lei. beh, lei neanche lo ricorderà quel momento da grande. Fidati, è tutto ok. 
  • Non.. non lo so. L’ho messa in pericolo... 
  • Shhh.... è tutto passato, adesso è qui e sta bene, non conta altro. - l’abbracciai di nuovo e aspettai che si calmasse un pochino. 
  • È stato... è stato orribile....
  • Vuoi raccontarmelo? - annuì ma ci mise un po’ prima di prendere la parola. 
  • Ero al centro commerciale.... volevo prenderti un pensierino per farmi perdonare per i miei modi di fare quando mi sono iniziata a sentire male. Pensavo fossero le solite fitte, non avevo la più pallida idea che avessi iniziato il travaglio.  Ho chiamato Whale,  mi ha detto di tornare a casa e mettermi a riposo ed era quello che avevo davvero intenzione di fare se solo non fossi rimasta bloccata in ascensore. 
  • C.. che... che cosa? Sei rimasta bloccata in ascensore? - mi aveva accennato  che nostra Figlia fosse venuta al mondo in un ascensore ma credevo in ospedale, affiancata da personale qualificato.... non avevo capito che avesse partorito in un ascensore qualunque di un qualsiasi centro commerciale. - amore io non ne avevo idea! Potevi chiamarmi...
  • Ho provato, ma lì il telefono non prendeva... “ fuori servizio”. Ho provato a suonare l’allarme ma nessuno sembrava avermi sentita. Ero nel panico più totale e come se non bastasse poco dopo mi si sono rotte anche le acque. Me la sono vista veramente brutta Killian, ero da sola e lei aveva deciso di voler nascere nell’immediato. Pensavo di avere tempo, che il travaglio durasse di più,  ma a quanto pare sbagliavo. Già dalla mattina a quanto pare ero in travaglio, quella era di conseguenza la fase finale. Ho davvero temuto di non farcela, credevo che sarebbe morta ma poi è avvenuto il miracolo. Dei passanti mi hanno sentita urlare di dolore credo e hanno avvertito ambulanza e vigili del fuoco. Quest’ultimi hanno aperto un varco rompendo il tettuccio dell’ ascensore e mi hanno finalmente raggiunta. Il loro intento era quello di tirarmi fuori e portarmi in ambulanza, la quale era proprio lì fuori ad aspettarmi, ma la bambina era già in parte fuori ormai non potevano assolutamente spostarmi. Uno di loro corse fuori a chiamare il medico ma quando tornò con i soccorsi la bambina era già nata. Mi ha aiutato l’altro vigile del fuoco a farla nascere. Gli devo la vita di nostra figlia. - non le feci aggiungere altro, mi fiondai sulle sue labbra e la baciai. Aveva vissuto ore di puro panico povero amore mio, era ancora spaventata a morte potevo vederlo ma  c’ero io con lei adesso e non doveva più temere nulla. 
  • Vorrà dire che lo ringrazierò personalmente per aver aiutato le mie donne preferite. - le diedi un secondo bacio - non ci pensiamo adesso però, se non ti dispiace vorrei.... - indicai quella piccola meraviglia che nel mentre parlavamo dormiva tranquilla - me la faresti conoscere? Sono sette mesi che aspetto di prenderla in braccio. - mi rimase a fissare come a voler capire se effettivamente fosse tutto ok dopodiché mi sorrise e me la mise tra le braccia. - Fa piano, Emma.... non ho tolto l’uncino, non vorrei...
  • Non dire sciocchezze, sei suo padre, non le farai mai del male. - esclamò affidandomela.  non potete capire che emozione fu prenderla in braccio per la prima volta. Era minuscola è incredibilmente simile a sua madre nei lineamenti: stesso naso, stesse labbra... stesso colore dei capelli. Non potevo ancora vedere il colore dei suoi occhi perché dormiva ma ero più che sicuro che anche quelli fossero di Emma. 
  • Sono azzurri! - mi disse come se mi avesse letto nel pensiero - i suoi occhi... sono azzurri. - mi sorrise. 
  • È meravigliosa Emma, hai fatto un ottimo lavoro amore mio.

Passai ore a spupazzare la mia piccolina e a coccolare contemporaneamente mia moglie. Ero incredulo, il giorno prima eravamo ancora in due e poi improvvisamente eccoci già in tre. Ero felice, felice come non ero mai stato in vita mia. 

  • possiamo entrare? - disse  improvvisamente Regina affacciandosi alla porta della stanza
  • Venite venite! - risposi con un sorriso enorme. Non vedevo l’ora che conoscessero la persona che avevo contribuito a mettere al modo. Più di tutti volevo vedere l’espressione di David pero... questa volta avrebbe potuto solamente complimentarsi. - Swan ma cosa combini è? Girano voci che non ti fidi molto del sistema sanitario di Storybrooke. - la prese in giro per poi venire accanto a me e rubarmi mia figlia. 
  • Che ti dicevo David! È o non è meravigliosa? - chiese Snow al suo maritino.
  • Infatti David, dicci dicci… cosa ne pensi? - continuai io guardandolo e sogghignando. Non servirono parole, le sue lacrime di gioia parlarono per lui. 
  • Mamma mamma!!!!!! - ci raggiunse anche Henry con a seguito Neal - un ascensore? Davvero mamma???? - wow, le notizie volavano veloci. 
  • È già, tua madre deve sempre sorprenderci. 
  • Figo però!!!! Devi assolutamente raccontarmi tutto, devo essere preparato per quando mi chiederà di raccontarle la favola della buonanotte. Sono sicuro che sarà la preferita. 
  • Lo penso anche io ragazzo.. lo penso anche io. - lo appoggiai. 
  • Per colpa di questa qui adesso Babbo Natale non ci troverà in casa e non mi lascerà i regali. - anche Neal dovette dare il suo contributo. 
  • Neallllllllll - lo sgridò sua madre. 
  • Ha ragione invece, non rimproverarlo. Si è fatto tardi. Portatelo a casa e andate a riposare anche voi, è stata una giornata faticosa per tutti. - mi dispiaceva mandarli via ma colsi comunque la palla al balzo delle lamentele del mio cognatino per poter stare da solo con le mie due donne. Capirono immediatamente la mia necessità e senza che dovetti aggiungere altro, dopo la promessa di vederci l’indomani per festeggiare il Natale tutti insieme, riconsegnarono la nostra pupetta tra le braccia di una Emma ancora sconvolta e si congedarono. 
  • Guarda guarda chi si è svegliato - la sentii improvvisamente dire una volta rimasti soli - sei pronta a dire quella cosa a papà? Si????— posò il suo sguardo dalla bambina a me. - avvicinati, c’è una cosa che devi vedere. - era seria e la cosa mi turbò un poco. Che ci fosse qualche altro problema? - Questo che sto per mostrarti è il regalo che avevo pensato di farti per farmi perdonare dei miei stupidi comportamenti. Immaginavo che l’avresti custodito gelosamente nel cassetto della tua adorata jolly e invece.... - scostò il lenzuolo della piccina mostrandomi in tutto il suo splendore il suo vestiario. Indossava una meravigliosa tutina bianca con ricami gialli con su scritto “ perdona la mamma papa!” - e invece si è trasformato nel suo primo outfit. - scrollò le spalle. - perdonami Killian, perdonami ti prego. 
  • Mmmh e va bene, ti concederò la grazia ma solo se mi dirai il suo nome. - dissi scherzandoci su, ma quale perdono? Non aveva bisogno di farsi perdonare. Non ero mai stato in collera con lei, la mia era solo preoccupazione.
  • Non ne ho scelto nessuno in realtà, non ha ancora un nome... voglio che sia tu a sceglierlo. - mi disse passandomela di nuovo. Avevo pensato ad un’infinità di nome in quei mesi devo essere onesto ma nessuno fu più appropriato di quello che mi venne in mente quella sera guardandola in tutto il suo splendore. Era perfetto per lei e rispecchiava perfettamente i nostri stati d’animo di quel pomeriggio. 
  • Ce l’ho! - esclamai - Hope... Potremmo chiamarla Hope. Speranza... il sentimento che ha prevalso su di noi per tutta questa giornata. Che ne dici? Potrebbe piacerti? 
  • Hope dici??? Hope Jones... mi piace! 
  • Davvero? - sorrisi felice - e tu? Tu che ne dici signorina? - mi rivolsi alla mia piccola  principessina- ti piace questo nome? -iniziò ad agitarsi tutta sgambettando a più non posso.  - si? Ti piace? Aggiudicato allora, ti chiamerai Hope. - le baciai una guanciotta paffuta mentre con le manine cercava di afferrare il mio uncino. 
  • Sembrerebbe piacerle - esclamò Emma sorridendo - e le piace anche il tuo uncino. Senti Killian... avrei voluto che questa giornata fosse diversa, meno travagliata... volevo continuare la tradizione dei Natali belli e invece... e invece ho rovinato tutto. Scusa se ti ho rovinato il Natale... - ancora? Ancora con questa storia? 
  • Rovinato il Natale? Emma ma sei impazzita? Non dirlo neanche per scherzo. Non hai rovinato proprio nulla anzi.. mi hai regalato il Natale più bello di sempre, il Natale che tutti vorrebbero... il Natale per eccellenza... Emma tu mi hai donato una figlia e me l’hai donata in un giorno magico… il resto non conta. 
  • Mah...
  • No, niente ma... Non voglio più sentirti dire una cosa del genere intesi?  Tu Emma Swan non mi hai rovinato il natale... tu mi hai appena donato un Natale da ricordare. 

 

Note dell’autore: e dopo cinque giorni di punti di vista e litigi eccoci giunti alla fine di questa storia. Vi aspettavate un finale del genere? Io inizialmente no ma poi, scrivendo scrivendo ho avuto l’illuminazione. Sinceramente parlando non mi piace molto come è venuto il capitolo, avrei potuto fare di meglio, ma tra lavoro, cene, cenette ecc ecc non ho avuto il tempo materiale per rielaborare il tutto. Ho concluso l’ultima parte oggi stesso calcolate (tra una pietanza e l’altra) ma non mi va di lasciarvi senza aggiornamento e di conseguenza ho deciso di pubblicare ugualmente. Spero che a voi piaccia quello che ho scritto e se così non fosse... beh, siete liberi di insultarmi 😂😂😂😂 speriamo bene. 

Ps. Il travaglio di Emma vi comunico che è stato veloce perché iniziato già dal mattino, cosa lo ha fatto scattare.... una certa notte di fuoco. 😂😂😂😂😂😂 sarà il nostro piccolo segreto ok? Non ditelo ad Emma e Killian. Buon natale a tutti voi. A prestooooo
 

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