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Sorpresa
Sasuke
imprecò tra sé. Come si era fatto convincere?
“Per
il buon nome della famiglia” – sì,
certo.
Peccato
che l’essere un Uchiha non gli fosse minimamente
d’aiuto nell’impacchettare il
gigantesco peluche che aveva davanti.
Chi
diamine regalava un cavallo di ottanta centimetri a Natale?
Assottigliò gli
occhi, contraddicendo con essi il sorriso forzato che aveva messo su
per il
ragazzino di fronte a lui.
Notare
la ragazza dietro fu quasi un caso. In prima battuta pensò
fosse pazza, o
quanto meno piuttosto stravagante, visto che gesticolava senza alcun
senso
apparente. Poi intuì che un senso c’era, eccome
– erano gesti rivolti a lui.
Per quanto colto alla sprovvista, smise di questionare quella che
pareva essere
la sua ancora di salvezza e iniziò a piegare la carta regalo
esattamente come la
ragazza stava facendo col vuoto. Il suo naturale talento nel riprodurre
con
impressionante precisione qualsiasi gesto vedesse compiere –
anche una volta
soltanto – gli tornò estremamente utile.
Ghignò
soddisfatto quando anche l’ultima traccia del cavallo
sparì dentro al pacchetto
materializzatosi sotto le sue mani. E dire che non aveva mai amato
quell’attività.
Dopo
aver salutato il bambino con un commento sul suo gusto in fatto di
regali – suppose
che la madre non avesse rilevato il sarcasmo nelle sue parole, dato che
lo
ringraziò calorosamente –, imbustò un
paio di libri – qualcuno sano di mente
c’era ancora! – e poi, approfittando del momentaneo
esaurimento della fila, si
alzò. La ragazza era ancora lì.
«Immagino
di doverti ringraziare, per prima».
Lei
gli sorrise, scuotendo leggermente la testa. «Non
c’è bisogno. L’ho fatto con
piacere».
Non
vedeva un sorriso così genuinamente radioso da – ma
certo!
«Hyuuga»
disse, cercando conferma alla sua intuizione, lo sguardo fisso sui suoi
occhi
violetti.
«Da
bambini ci chiamavamo per nome» commentò
semplicemente lei. «Ricordi, Sasuke?»
«Da
bambina balbettavi» replicò lui, ma la sua
espressione si addolcì. «Ne è
passato di tempo, Hinata».
La
vide giocherellare con un ciuffo di capelli. «Ti sono
mancata?»
Lui
sbuffò. «Mancata? Mi hai lasciato da solo a
sorbire la compagnia di Naruto,
questo è tradimento, non
mancanza» affermò serissimo.
Hinata
rise, coprendosi la bocca con la mano. Al contempo, però,
Sasuke vide la sua
espressione farsi sognante – non tardò a
capirne il perché.
«Come
sta Naruto?» domandò Hinata poco dopo, arrotolando
una ciocca con le dita e posando
lo sguardo su un punto vicino alla sua spalla.
«Non
è cambiato di una virgola» rispose, un
po’ più freddo, «e neanche tu».
Lei
gli sorrise. «Per una volta, ti sbagli»
affermò leggera.
«Sì?
Ridillo, ma guardandomi negli occhi» replicò lui
con sfida, ma non poteva
negare che quella frase l’avesse incuriosito.
Un
tossicchiare irritato lo riportò alla realtà
circostante. Si voltò, infastidito
– due famiglie aspettavano in fila davanti al banchetto dei
pacchi regalo. Il
padre di una delle due lo stava guardando torvo.
«Dovresti
andare, Sasuke» suggerì candidamente Hinata.
«Possiamo parlare più tardi».
Tornò
a guardarla come se avesse appena detto la sciocchezza più
grande di sempre. «Vieni
con me» disse, fissandola deciso.
Lei
parve esitare. «Non è il mio posto»,
balbettò alla fine. «Ho promesso a mio
padre di occuparmi dell’evento di domani, ci sono ancora
mille cose da
organizzare e…»
Sasuke
scosse la testa, bloccando quel fiume di parole agitate. «Non
è il tuo posto?»
ripeté, scettico. «Sappiamo entrambi che
è una bugia. Appartieni molto più tu a
quel banchetto di me».
La
vide riprendere a tormentarsi, incerta, i capelli. Si tolse il cappello
da
Babbo Natale che l’avevano costretto a
indossare e glielo posò in testa
– si allontanò di un passo per studiarla meglio e
si concesse un sorriso. «Aiutami
con i pacchetti e ti darò una mano con
l’organizzazione. In due non avremo
problemi, ne sono certo».
Hinata
abbassò e rialzò lo sguardo un paio di volte,
come in crisi. Un ulteriore colpo
di tosse alle spalle di Sasuke e si decise, marciando verso il
banchetto. Lui
la seguì rapido.
«Prego»,
invitò – a denti stretti – i bambini in
fila a porgergli i regali.
A
trattenere commenti poco edificanti dai loro genitori fu probabilmente
il
sorriso di Hinata, che gli passò i libri riservando a
sé l’ingrato compito di
impacchettare i peluche.
Ma
forse per lei non era poi così ingrato,
considerò spiandola
con la coda dell’occhio. Sembrava una bambina alle prese con
il suo giocattolo
preferito.
Hinata
Hyuuga… era passato molto, forse troppo tempo
da quando le aveva
riservato un pensiero. Non l’avrebbe mai ammesso a nessun
altro, ma quando era
partita per studiare all’estero c’era rimasto
davvero male.
E
adesso era qui, al suo fianco a inventare modi
fantasiosi per avvolgere
doni in forme simpatiche e mai banali.
Chissà
se era davvero cambiata.
«Sasuke!»,
«Teme!»
Sasuke
non si girò verso le voci che lo chiamavano, guadagnandosi
un’occhiata curiosa
da Hinata.
Naruto
e Sakura li raggiunsero poco dopo, mentre Hinata iniziava un nuovo
pacco.
«Non
sapevo avessi un’aiutante, Sasuke!»
esordì vivacemente Naruto, fermandosi al
lato del banchetto. Sasuke si girò a fronteggiarlo facendo
in modo di coprire
quasi del tutto la ragazza accanto a lui.
«Sto
lavorando, Naruto» tagliò corto.
«Chi
è lei, una tua amica?» domandò Sakura,
sporgendosi nel tentativo di distinguere
meglio la figura dall’altro lato del tavolino.
Prima
che Hinata potesse aprire bocca, Sasuke negò.
«Hana
è una volontaria», mentì.
«Che ci fate qui? Siamo impegnati».
Sakura
sorrise, apparentemente non toccata dal suo atteggiamento scostante.
Sollevò
una bustina e la posò di fronte a Sasuke.
«Ho
visto la pubblicità e non ho resistito»,
raccontò. «È un profumo da uomo. Il
regalo perfetto per qualcuno di speciale».
«Mi
stai chiedendo di impacchettarlo? Non vorresti una confezione speciale?»
commentò Sasuke, occhieggiando truce la busta.
A
Sakura si illuminarono gli occhi.
«Perché
nel caso, dovresti prepararlo da sola» aggiunse il
“volontario”, restituendole
il regalo.
«Buona
idea, teme! Mi farai un bel pacchetto pieno di cuori, vero
Sakura?» intervenne
Naruto, allegro – Sasuke ebbe il sospetto che si fingesse
tale per distrarre l’amica,
alleviando la delusione. Forse era solo un’impressione,
però – probabilmente lo
stava sopravvalutando.
Nel
frattempo, Hinata aveva terminato i suoi pacchetti. «Se vuoi
posso pensarci io»
si offrì incoraggiante, sorridendo a Sakura. Non capiva il
perché della bugia
di Sasuke, ma non volle smentirlo. Si chiese se Naruto
l’avrebbe riconosciuta
comunque (e chi fosse la ragazza dai capelli rosa venuta con lui; non
credeva
di averla mai vista, quando ancora viveva lì).
Sasuke
la circondò con un braccio, calcandole il cappello
più a ridosso degli occhi.
«Sei troppo disponibile, Hana»
decretò.
«Se
non è un problema», disse Sakura, schivando lo
sguardo di Sasuke. Hinata annuì,
recuperando il profumo. Ne lesse il nome – fu una frazione di
secondo, ma
Sasuke avrebbe giurato di averla vista fare una smorfia – e
procedette. In meno
di due minuti lo riconsegnò a Sakura, avvolto in una carta
blu decorata con
stelline adesive.
«Grazie».
Naruto
ammirò il pacchetto. «Bel lavoro, Hana!»
esclamò. Lei per tutta risposta
sorrise, sentendosi un po’ in colpa per l’inganno
di cui si era resa complice.
«Ora sarà meglio andare, Sakura»
aggiunse Naruto, notando il nutrito gruppo che
si avvicinava a loro con regali di tutti i tipi. «Ci vediamo
domani, teme!» –
«A domani, Sasuke» lo imitò Sakura dopo
pochi secondi. «Buon lavoro».
Lui
annuì. Imbustando alcuni dvd che gli vennero porti,
continuò a tenere lo
sguardo su di loro come per accertarsi che uscissero dal negozio.
«Non
mi ha riconosciuta» affermò Hinata dopo un
po’. Non sembrava delusa.
«Naruto
è un idiota» ribatté Sasuke tranquillo.
«Non ti ha vista bene, comunque – non
voglio pensare a quanto sarebbe rimasto qua con la scusa di
un’amica che non
vedeva da tempo».
Hinata
rise. «Per questo mi hai nascosta?»
«Certo».
Consegnò l’ennesimo pacchetto, forzò un
sorriso e lanciò un’occhiata alla compagna.
«Prima. Qual era il problema con il regalo di Sakura? Non
sembravi entusiasta».
Lei
avvampò, come colta in flagrante. «Era
così evidente?» volle sapere,
imbarazzata. Alla fine, non ricevendo risposta, sospirò
rassegnata. «Non è
niente, solo – odio quel profumo. Mi fa prudere il
naso» confessò, nascondendo
la faccia dietro una striscia di carta-regalo.
Aveva
ipotizzato molte spiegazioni, ma non questa; Sasuke scoppiò
a ridere, indifferente
alle sopracciglia alzate dei clienti davanti a lui.
«Non
penso quei due se ne siano accorti» affermò alla
fine, rassicurandola –
ghignava divertito.
Hinata
lo guardò. «Lo spero»,
sussurrò. Terminò un altro involto.
«Sembri molto più
allegro rispetto a prima», aggiunse.
Sasuke
ignorò il commento, chiudendo una confezione con un
po’ troppa forza.
«Lascia»
intervenne Hinata, rimuovendo il contenuto e preparando un nuovo pacco
con
pochi, rapidi movimenti.
«E
dicevi che questo non è il tuo posto»
sbuffò lui, notando sollevato che la coda
era praticamente finita. Il negozio stava per chiudere, in effetti.
«Grazie per
l’aiuto, Hinata».
Lei
sorrise senza rialzare lo sguardo. «Grazie a te»
mormorò, chiudendo con lo
scotch e consegnando il regalo al bambino in attesa.
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