Stagione 8 - Deep Space 9

di TaLon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I° Le stelle tra di noi ***
Capitolo 3: *** II° L’attesa ***
Capitolo 4: *** III° Poker face ***
Capitolo 5: *** IV Punti ciechi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Gene Roddenberry, e degli attuali detentori dei diritti. Scrivo la storia senza alcuno scopo di lucro.
Tuttavia quanto scritto di seguito è frutto del mio ingegno, e diffido chiunque da effettuarne copie, diffondere il testo, o apportarvi modifiche senza prima consultarmi ed aver ottenuto un'autorizzazione, non un silenzio assenso.

La seguente storia è piena di SPOILER su Deep Space 9, ed occasionalmente su altri prodotti del franchising.


Sono ormai passati cinque anni dal fatidico giorno.
Odo è ancora nel grande legame.
Bashir è rimasto sulla stazione spaziale, insieme a Dax, Kira e Quark.
I ferenghi stanno vivendo una nuova espansione commerciale, la fama delle femmine è di commercianti onesti, anche se non è del tutto esatto, questo ha aperto nuovi mercati al piccolo laborioso popolo.
Il Nagus non si sa come, si è ritrovato ogni giorno più ricco di prima, aprendo fondi per i rifugiati di guerra, gli orfani, i feriti e bla bla bla.
Quark ha un cuore nuove, glielo ha messo Bashir, che ha omesso di dirgli che è stato il Nagus a pagare la costosa operazione, onde evitare un nuovo infarto.
Kira, dal canto suo, ha ottenuto il comando della stazione, e Bajor sta riavviando le trattative per entrare nella federazione.
Di Sisko nemmeno l'ombra, e sua moglie, che ha partorito in mezzo a bajoriani festanti con l'aiuto di Bashir, è piuttosto alterata.
Sta cercando di ottenere un nuovo contratto commerciale in un altro quadrante, lontana dalle orde di tizi che vanno da suo figlio con devozione, per incontrare un profeta ed un leader religioso. Tuttavia il governo Bajoriano, insieme all'assemblea dei Vedek non vogliono vada via.
Hanno infatto eletto il piccolo Sisko Kai.
Cosa che sua madre non approva, ma ai Vedek importa ben poco.
Jake è tornato sulla stazione quale inviato speciale del servizio informativo della flotta, sta cercando di trattare, tra l'altro, l'indipendenza e la libertà del suo fratellino.


 

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Capitolo 2
*** I° Le stelle tra di noi ***


Data stellare: 1842474.2009132418 (11/07/2380) DS9 Alloggio del dottor Bashir
 
Le paratie grigie sono un riflesso del suo umore: Bashir, il dottor Bashir, è sprofondato nel divano del suo alloggio, il piccolo Dodo a condividere la sua solitudine.
Osservano con ammicaraione il plastico di Fort Alamo, che fagocita la maggior parte del soggiorno: i dettagli sono realizzati con cura, e dipinti interamente a mano. Lui e Miles hanno impiegato due anni a realizzarlo, comprensivo dei personaggi in miniatura i texani che presidiavano le mura, con le loro piccole armi e tutti i messicani che scalavano le mura con aria minacciosa.
 
Il dottore prese un respiro e sospirò.
Dal buio provenne una voce: “Julian spegni la luce e vieni a letto.”
Il dottore si stropicciò gli occhi: “Sto finendo un lavoro”
La sua voce stanca era un eco della sua giovialità.
Dall’altra stanza Dax sussurrò abbastanza forte da farsi sentire: “Come se ci credessi!”
Julian alzò lo sguardo dai piccoli soldati e sorrise: “Computer spegnere le luci.”
Tuttavia restò lì, ad immaginare il deserto e la missione francescana di Fort Alamo persa nel nulla: avrebbero dovuto realizzare anche la città, ma a quel punto il plastico sarebbe stato troppo grande per un alloggio standard della stazione cardassiana.
 
Ezri si girava nel letto: così tante vite per aspettare un bambino che gioca con i soldatini? “Su questa stazione non basta solo un consigliere” sussurrò appena più forte di prima.
Julian si decise a lasciare il divano, tutti avevano delle lamentele da portare avanti, in quegli ultimi cinque anni erano cambiate molte cose, e non sempre per il meglio: aveva il diritto di lamentarsi perché non poteva più giocare con il suo migliore amico? Alla loro età?
Eppure sulla sua scrivania troneggiava ancora l’olofoto che avevano scattato da Quark: lui e Miles erano in costume, ed avevano un orso polare in testa, e festeggiavano l’ultima battaglia vinta. Forse avevano salvato l’Irlanda dall’invasione sassone, o qualcosa del genere.
Volse lo sguardo al suo letto: una donna bellissima, fingeva di dormire. Aveva ragione ad essere tanto infastidita, non le aveva dato molte attenzioni ed invece le meritava tutte.
 
Scivolò sotto il lenzuolo leggero: “Dax già dormi?”
La donna sbuffò contro il cuscino, tenendo gli occhi chiusi: “Dovrei dirti di si.”
Il dottore le lasciò un bacio sulla spalla candida: “Sai dovresti disdire il tuo alloggio, così potremmo chiederne uno più grande.”
Dax si voltò verso il suo uomo: “Lo useresti solo per metterci un plastico più grande”
Il dottore le sorrise: era un uomo fortunato, si sentiva davvero fortunato…
 
Data stellare: 1842474.2009132418 (11/07/2380) Terra Alloggio di Miles O'Brien

Le luci della baia si riflettevano sulla superficie dell’acqua: Miles osservava il lento movimento delle barche a vela. Erano davvero arcaiche ed anacronistiche, da un lato c’era l’accademia della flotta stellare, dove giovani provenienti da tutto il quadrante studiavano per viaggiare tra le stelle, e dall’altro gli abitanti di San Francisco che si muovevano sulle loro barche di legno, spinte dal vento.
Il signor O’Brien non sentì i passi di sua moglie, e fu colto di sorpresa quando le lo strinse a se: “Amore è tardi, vieni a letto.”
Si voltò verso di lei fissandola negli occhi scuri: “Ho molti compiti da correggere. Alle volte credo che questi ragazzi non sappiano nemmeno cosa sia un giunto di derivazione quantizzato. Mi sembra di fare sempre un passo indietro.” Sospirò stringendo a se sua moglie Keiko
La donna sorrise contro il suo torace: “Sono ragazzi, quest’anno hai la prima classe. Impareranno!” Si staccò appena da lui, quel tanto che le bastava per guardarlo negli occhi: “Hanno l’insegnante migliore che potrebbero desiderare.”
Miles borbottò qualcosa contro la sua fronte.
“So cos’hai” sorrise
“Davvero?” chiese lui sorpreso
“Non riesci ad abituarti ad una giornata di ventiquattro ore, continui a lavorare con le ventisei che c’erano sulla stazione DS9.” Donò all’uomo un ampio sorriso “Anche i bambini hanno fatto fatica ad adattarsi”.
Miles annuì mesto, non poteva dirle di odia la Terra, di trovare i suoi studenti insopportabili, di voler tornare in prima linea “Non posso nasconderti nulla amore mio”
“Però sono cinque anni: amore dovresti parlare con un dottore.”
L’uomo si dimenò alla sola idea: “No, non i dottori, non capiscano nulla e cercano sempre di infilarti una sonda da qualche parte!!!”
Keiko sorrise, i suoi occhi scuri brillavano alla luce delle piccole navi “Bashir ti piaceva”
Miles scosse la testa “Geneticamente modificato, ecco perché: non era un dottore normale”
La donna gli sorrise ancora di più: “Io vado a letto amore, cerca di raggiungermi”
La vide scomparire dentro casa “I bambini sono da mia madre” gli gridò dal buio
Miles finalmente sorrise e seguì sua moglie in casa.
 
Più tardi nella notte O’Brien tornò a correggere i compiti: la sua tortura sulla Terra. Tornare a casa avrebbe dovuto essere un paradiso: aveva sbagliato ad accettare l’alloggio a SanFrancisco, doveva tornare a casa sua a Killarney in Irlanda. Ma a quel punto Keiko avrebbe preferito andare in Giappone dalla sua famiglia, ed avrebbero finito col litigare. San Francisco sarebbe andata bene per tutti, ai bambini piaceva, e Keiko ne era entusiasta.
Guardò la cornice olografica sulla sua scrivania: lui e Julian Bashir erano nel bar di Quark, avevano appena salvato l’Irlanda dai sassoni. Un’altra foto la sostituì: giocava a freccette con Julian e Morn: Keiko aveva ragione sentiva la mancanza di Bajor. Anzi: della stazione!
Lì aveva sempre qualcosa da fare, qualcosa di interessante non come correggere novanta test identici, che avrebbero dovuto dare tutti lo stesso risultato: aspettava di arrivare al compito giusto, il suo cadetto preferito trovava sempre soluzioni creative per i suoi test.
Ma sulla Terra avevano l’opportunità di pensare ad un terzo figlio: DS9 era troppo pericolosa.
Erano stati folli ad avere due figli in quei giorni, ma era felice della piccola Molly e di suo fratello Kyrayoshi, e forse ce ne sarebbero stati altri.

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Capitolo 3
*** II° L’attesa ***


Data stellare: 1842470.4071537291 (11/07/2380) Mercantile Xhosa, plancia
Kasidy Yates-Sisko navigava sicura tra le tempeste di plasma delle BadLands, dopo così tanti anni si sentiva a suo agio tra le anomalie gravitazionali che infestavano quella regione di spazio.
Pur di non lasciare Bajor, e la stazione spaziale, aveva accettato un lavoro per il governo cardassiano, ed oggi due settimane riforniva le neonate colonie cardassio/bajoriane poste lungo il nuovo confine.
L’ufficiale alle comunicazioni muoveva le dita sulla console: “Capitano un messaggio subspaziale dal comando della flotta stellare.”
Il messaggio era in ritardo di quattordici ore, per la flotta stellare rappresentavano un’eternità, e significavano solo una cosa.
“Risponderò nel mio alloggio” rispose Kasidy lasciando la plancia.
 
Aveva cercato di rendere il suo mercantile più accogliente possibile, negli ultimi mesi aveva posizionato vasi nei corridoi: sperava che le piccole piante potessero rasserenarla, ma sapeva in cuor suo di voler solo ricordare il suo Ben.
“Avrei dovuto rispondere in plancia”
Quella breve passeggiata non l’aveva aiutata: era impossibile fermare i pensieri, se Ben non l’avesse lasciata tutto questo non sarebbe successo. La sua vita sarebbe stata molto diversa, e ci sarebbe stata una casa su Bajor e non un alloggio sulla stazione spaziale.
Sedette alla sua scrivania: “Computer fai partire la comunicazione”
L'ammiraglio Uttan Narsu *(1): “Capitano Sisko”
Kasidy non riesce a trattenere una smorfia, non si trattava di un messaggio ma di una comunicazione diretta: “Ammiraglio!”
L’uomo le sorride attraverso lo schermo: “Ci voglia scusare per il ritardo, ma abbiamo ritenuto più opportuno parlarle di persona.”
Questa abitudine degli ammiragli di flotta di parlare al plurale la innervosiva, spesso si chiedeva se anche tra loro parlassero al plurale: noi abbiamo deciso, noi faremo…
“Mi dica ammiraglio: e che siano buone notizie!” le sue labbra erano serrate dal nervosismo
L'ammiraglio continuava ad osservare le sue mani, poste su un d-pad: “Alcune si” sorrise “Alcune no”
Kasidy alzò gli occhi al cielo: “Cominciate a stufarmi! Cosa vuol dire?”
L’ammiraglio non finse più di sorridere: “Cerchi di mantenere la calma”
La donna batté i pugni sulla scrivania facendo tremare lo schermo: “Un anno” scandì “Un Anno! Mi dica cosa avrebbe fatto al mio posto!”
L’ammiraglio annuì, non doveva prendersela con lui: era rimasto il suo unico contatto nella flotta stellare, gli altri ammiragli avevano smesso di rispondere ai suoi messaggi da tempo, alcuni le avevano addirittura chiesto perché fosse rimasta su Bajor.
“So che è molto difficile per lei, è sempre difficile. Dobbiamo aspettare che Bajor entri a pieno titolo nella Federazione, allora avremo più autorevolezza. Ma per il momento dobbiamo aver pazienza.”
“Solo perché voi volete il controllo del tunnel: io invece voglio mio figlio.” Stringeva i pugni con tale forza da conficcarsi le unghie nei palmi, tutto il suo corpo si ribellava.
“Non sappiamo ancora dove tengono suo figlio, però è un cittadino della federazione. Io la invito alla calma, e la invito a controllare meglio i suoi amici.” Pose l’accento su quest’ultima parola: negli ultimi mesi aveva assoldato dei cacciatori di taglie “I bajoriani sono un popolo mite, ma diventano particolarmente ostili su questo punto”
Kasidy scosse la testa “Lo so”
“Per loro sono stati anni di instabilità, non solo politica, e per eleggere un governo stabile hanno avuto bisogno di suo figlio”
“Un bambino di 5 anni” gridò scattando in piedi
“Per loro è l’erede dell’emissario, ed ha messo fine alle guerre di religione…”
la donna non lo lasciò finire “So bene le condizioni di Bajor, ho fatto del mio meglio per aiutarli. Ben adorava questo pianeta, l’aveva scelto come casa sua. Ma non avrebbe mai accettato una situazione del genere.”
“E nemmeno noi.” Annuì l’ammiraglio “Io sto facendo il possibile, ma i suoi amici non ci stanno aiutando, anzi: i bajoriani diventano sempre più…” prese tempo cercando una parola che non poteva dire “nervosi. Il bambino mette d'accordo tutte le fazioni dell'assemblea dei Vedek”
“Ma è solo un bambino!” disse la donna in un sussurro “Lui non sa nemmeno cosa sia un Vedek, e di certo non l’ho cresciuto credendo nei profeti” però si tratta di un bambino, l’avrebbe dimenticata? Fissava scettica lo schermo, le vane parole di un ammiraglio non le bastavano più.
“Il signor Jake Sisko sta seguendo l’entrata di Bajor nella federazione, in quanto cronista terrestre. I bajoriani sono stati molto felici della notizia, ed in questo delicato momento lui potrebbe ottenere informazioni importanti. Ci sarà una videoconferenza con il Kai, ma forse suo fratello potrà fargli visita.”
Kasidy annuì tristemente: “Si Jake non mi ha mai lasciata sola” fissava l’ammiraglio volendo ricordargli quanto poco la flotta avesse fatto per lei “Mi aveva già informata del suo ritorno.”
“Almeno sapremo se sta bene, potremo vederlo e magari capiremo dove viene tenuto.”
Questo non le dava pace, non era abbastanza: non aveva pensato spesso all’eventualità di avere un figlio, ma quando era arrivato il suo cuore si era riempito di gioia.
“Speriamo non facciano sparire anche Jake” disse “infondo è il figlio dell’emissario”
L’ammiraglio scosse la testa “Jake Sisko è un cittadino della federazione, lavora presso gli uffici stampa della flotta stellare e…”
“E cosa ammiraglio?!” insistette la donna “Anche il piccolo Ben è un cittadino della federazione, è umano come sua madre e suo padre: eppure nessuno può fare nulla!”
“Mi dispiace Kasidy, sto facendo tutto il possibile per non lasciare nulla di intentato.” Il capitano non poté ignorare il cambiamento dell’uomo: era solo in questa ricerca? La flotta probabilmente aveva interessi più pressanti: un bambino nato su Bajor e cresciuto lontano dalla Terra era meno importante di un tunnel spaziale. Se il bambino non fosse stato suo lo avrebbe capito anche lei.
“Capitano, spero di poterle dare notizie migliori, presto.”
“Lo spero anche io ammiraglio” disse mesta
“Ammiraglio Uttan Narsu chiude”
“Buon lavoro ammiraglio: Mercantile Xhosa chiude”
 
Restò a guardare lo schermo vuoto per qualche secondo: persino Kira aveva fatto di più, e lei aveva rischiato di perdere la sua posizione sulla stazione spaziale per lei.
Persino Garak aveva fatto qualcosa per aiutarla: se aveva ancora la sua nave era solo grazie al cardassiano, se poteva ancora approdare su DS9 era solo per gli accordi tra Cardassia e Bajor: tra Gul Garak e l’assemblea dei Vedek.
Bajor era un posto migliore quando c’era un governo civile, ma con la scissione dei Pah-wraiths e la scomparsa di otto Kai in soli 5 anni, molte cose erano cambiate.
 
 
NOTE:
1 l'ammiraglio Uttan Narsu è al comando della base stellare 12 quando appare per la prima volta in TNG. La base viene evacuata nel 2364, sempre durante TNG. Qui l'ammiraglio ha nuove mansioni sulla Terra.
 

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Capitolo 4
*** III° Poker face ***


Ciao, vi ringrazio per l'attesa!
Ho fatto quello che non sopporto negli autori: ho fatto una promessa e poi ho saltato le uscite.
Vi ringrazio per essere qui, e per l'apprezzamento che mi avete dimostrato fin'ora.
Spero di non avere ulteriori problemi, e spero di poter pubblicare con più regolarità.
Nel frattempo non ci saranno promesse tra un capitolo ed il successivo. ^_^
Grazie


Data stellare: 1842472.4657534244 (12/07/2380) DS9, Sala comando
  
Kira fingeva di lavorare, nascosta dal suo raktajno monitorava le comunicazioni subspaziali.
Aspettava il rientro del mercantile Xhosa, come ogni volta.
Era un suo cruccio personale non poter aiutare la sua amica Kasidy, i vedek erano sempre stati “particolari”, e con Kai Winn avevano toccato i livelli più beceri della loro storia. Almeno aveva creduto all’epoca, ma dopo lo scisma non sembrava esserci un fondo.
Aveva dovuto abbandonare i Sisko, diventare una politicante, e comunque aveva ottenuto ben poco. Garak aveva più poteri di quanti ne avesse lei.
 
Sbuffò contro il suo pad!
Sulla sua scrivania c’era ancora la palla da baseball del capitano: sarebbe tornato, non l’avrebbe lasciata lì se non avesse avuto intenzione di tornare.
Si alzò di scatto appena sentì la voce di Kasidy dire: “Qui mercantile Xhosa, chiedo il permesso di attracco.”
L’ufficiale bajoriano stava ancora rispondendo quando uscì dal suo ufficio, il traffico sulla stazione era aumentato con la pace, da quando Odo l’aveva lasciata.
Era rimasta sola sulla stazione, i suoi fantasmi la guidavano e tormentavano allo stesso tempo.
Portò la sua tazza verso il replicatore sperando che il tecnico si sbrigasse a dire su quale molo poteva attraccare il Xhosa.
“Signore?”
Il tecnico sicuramente si riferiva a lei, posò la tazza e giunse le mani dietro la schiena: “Mi dica”
Il giovane si schiarì la voce “Signore, il mercantile Xhosa ha chiesto un attracco, ma…” il giovane era impallidito ad ogni parola
“Si, certo!” gli andò incontro “eppure i cardassiani hanno piena fiducia nel capitano Yates, e non possiamo impedirgli di rifornire i commercianti sulla stazione.”
“Si signore, ma gli ordini quali sono?”
Quali voleva che fossero?
Kira alzò gli occhi al soffitto, questa era l’ennesima dimostrazione di quanto Bajor stesse tornando indietro: un soldato aveva paura di concedere un attracco perché una nave era invisa ai Vedek; ma i Vedek non potevano rilasciare ordini in merito, perché restavano un ordine religioso.
Bajor aveva ancora un governo centrale.
Eppure un giovane Bajoriano, fedele ai profeti, preferiva non contrastare direttamente un umore puramente religioso.
Il Colonnello fece un cenno con la testa: “Attivi la comunicazione” ed attese l’apertura del canale.
“Qui DS9: bentornati Xhosa”
“Kira” la voce di Casidy era comprensibilmente tirata “è un piacere sentirti”
“Grazie comandate Yates” mantenere adeguate distanze le permetteva di conservare il suo grado, e la stazione “Ci dispiace doverla mettere in attesa.” Picchiettò le dita sulla console del giovane, in attesa di un molo libero “la stazione è sempre molto affollata”
“Non si preoccupi colonnello, siamo consapevoli del traffico e disponibili ad aspettare.” rispose la voce “Il mio ufficiale alla navigazione aveva richiesto un molo in mattinata”
Kira si voltò verso i suoi uomini, ma solo uno annuì.
“Xhosa, si sta liberando il pilone 3, preparatevi all’attracco. Kira chiude.”
“Grazie colonnello: Xhosa chiude”
La donna si voltò verso i suoi uomini “Negare l’attracco ad una nave cardassiana può compromettere il processo di pacificazione.”
Nessuno dei presenti osò guardarla negli occhi “I cardassiani sono nostri alleati, i cardassiani sono i nostri vicini.” Trasse un profondo respiro “I cardassiani aprono negozi sulla stazione, e sostengono la stazione come tutti gli altri commercianti. È nostro dovere trattarli come tutti gli altri.”
Fingeva che i suoi uomini avessero in ostilità il mercantile per via dell’occupazione, ma tutti sapevano il vero motivo.
“Ora dovrò andare ad accogliere personalmente il capitano. Sapete quanto tempo mi prenderà questa incombenza?”
Gli uomini sembravano mortificati dalle sue parole, sapeva che rispettavano la sua autorità, ma tenevano troppo alla loro religione.
“Colonnello, in futuro mi occuperò personalmente delle navi cardassiane.” Il maggiore Oka Pol era lo stesso che aveva dato ordine di rallentare il Xhosa, ed il suo compito più importante era dimostrarsi il più fedele sostenitore dei vedek, ostile a Kira, e pronto a prenderne il posto.
Il suo collaborazionismo era prezioso per lei, ed era così puntuale da risultare fastidioso.
“Se desidera occuparsi personalmente delle navi cardassiane venga con me ad accogliere il capitano Yates!” si voltò verso il turboascensore senza attendere oltre.
 
Un ponte dopo l’altro fissarono ostinatamente le paratie fino a quando Oka Pol non fece un cenno con la testa.
“Mi serve la nuova mappa dei punti ciechi” disse Kira senza voltarsi
“Il pilone tre è sicuro ancora per 97 minuti”
Kira annuì: Oka aveva la sua rete di alleati, ed era bene che le non ne conoscesse i nomi, probabilmente nemmeno il giovane bajoriano li conosceva.
“Cosa hanno ordinato oggi i vedek?”
“Dobbiamo fare in modo che i cardassiani scelgano un nuovo capitano”
Kira scosse la testa “E dopo cosa faranno? I Sisko hanno una casa, ed un vigneto su Bajor”
Il giovane si voltò verso il colonnello “Non hanno pensato a questo, i vedek non hanno fatto piani così a lungo termine.” Tornò a fissare la paratia “Io credo che si siano convinti che Casidy si stuferà e tornerà a casa.”
Il colonnello fissò il maggiore: anche lei era stata così giovane, mai così alta ma sicuramente era stata giovane. Avrebbe voluto ricordare quei tempi.
O forse no: c’era l’occupazione, ed ora il suo migliore amico era un cardassiano.
“Dov’è il tuo orecchino?” chiese Kira: le orecchie del suo sottoposto erano stranamente nude, non c’era alcun simbolo della sua famiglia. Per tutta la mattina non aveva notato una cosa così importante, la barba ed i capelli l’avevano distratta? Era così vecchia?
“I vedek ritengono che sarei un alleato più credibile se smettessi di partecipare alle funzioni, e prendessi un’aperta posizione…”
“Oh per i profeti!!!” disse Kira a voce troppo alta “Digli che mi hai accecata e non posso…”
Il giovane si schiarì la gola e la donna continuò “…posso accettare dei capelli tanto lunghi, e sistemi quella barba!”
“Si signore!”
Continuarono in silenzio fino al terzo pilone, dove il mercantile stava approntando le ultime manovre di attracco.
 

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Capitolo 5
*** IV Punti ciechi ***


Premessa:
vi ringrazio per i messaggi privati, mi sono presa tempo per guardare “Star trek Picard”, ma la nuova serie tv si svolge nel 2399, mentre questa storia è ambientata nel 2380. Sto rivedendo alcune cose in funzione della supernova romulana, che comunque dovrebbe esplodere nel 2387, secondo la nuova timeline stabilita con i film di Abrams.
Sempre parlando di messaggi: non riesco a rispondere, al momento ce ne sono due che non riesco ad aprire. Ho impostato l’invio diretto verso la mia casella di posta, così non ne perderò altri.
Grazie a tutti

 
Data stellare: 1842473.4657534244 (12/07/2380) DS9, Molo d’attracco
 
Kasidy fu la prima ad uscire dal mercantile: “Colonnello, maggiore…”
Kira non la lasciò finire: “Abbiamo 90 minuti” il maggiore Oka annuì al suo fianco ed il capitano si rilassò immediatamente.
“Kira, che diavolo succede? Ho parlato con l’ammiraglio Narsu e” strinse le spalle dell’amica “Non sa dirmi nulla, cosa sta facendo la federazione?”
Il colonnello scosse la testa “So a malapena cosa fa Bajor, purtroppo il governo centrale non si è mai del tutto ripreso dalla pace con Cardassia, ed i vedek sperano di poter prendere il controllo.”
“Il controllo? Per fare cosa?” chiese
“I vedek trovano blasfemo l’uso del tunnel, e pensano che i profeti non si manifestino più a causa di tutte le navi che lasciamo passare.” Si intromise il maggiore Oka
“I vedek sanno perfettamente che gli alieni del tunnel spaziale se ne sono andati” Kira si pentì immediatamente delle sue parole; aspettava il ritorno del capitano Sisko quanto lo aspettava la sua amica.
Oka nascose le mani dietro la schiena, una cosa che lei stessa faceva spesso per aumentare la sua autorevolezza: funzionava! Il giovane sembrava ancora più alto e sembrava guardarle come la guardavano i vecchi vedek, quando da piccola saltava la funzione, o ruba delle razioni di cibo.
“I vedek credono che il giovane Sisko saprà contattare suo padre, quando sarà abbastanza grande per farlo, ed allora l’assemblea potrà ottenere un maggiore controllo sulla popolazione. Il culto dei parfait ha molti seguaci, e la speranza è che i profeti distruggano gli eretici”
“Distruggano” disse Kasidy
“La speranza è di poter stabilire la pena di morte per blasfemia.”
Kira sbuffò “Il governo centrale non accetterà mai, molti dei nostri leader sono atei, e la blasfemia copre anche l’uso delle caste: Bajor non tornerà indietro.”
Kasidy scosse la testa: “Useranno mio figlio per aumentare il consenso interno, per attirare nuovi alleati, e poi chiederanno la pena di morte per i blasfemi. Altrimenti chiederanno di ripristinare le caste, e l’ultima volta che qualcuno ci ha provato ha provocato una guerra civile.”
I tre rimasero in silenzio mentre gli uomini del mercantile scaricavano le merci.
 
“Non vedo mio figlio dalla festa del Ha'mara, sono stata una sciocca a portarlo al tempio.” Sembrava che Kasidy parlasse più a se stessa che Kira. (ho'mara è la festa che celebra l'arrivo dell'Emissario, si pratica il digiuno e l'ultimo giorno c'è una grande festa. In realtà il capitano Sisko l'ha sempre evitata, andando in missione, ma Kasidy è credente (protestante, una tipic religione statunitense) e seguendo il volere del marito di legarsi a Bajor cerca di insegnare al figlio anche la religione di questi ultimi. Che poi è basaata sul culto dei profeti, alieni extratemporali che vivono nel tunnel spaziale, e da cui discende anche Sisko.)
“Non sei stata sciocca, al capitano piacevano le celebrazioni, avrebbe voluto partecipare” sospirò “se ci fosse stato avrebbe presenziato alla festa.”
“Se fosse qui avremmo ancora nostro figlio.” Disse irata
“Forse” si intromise Oka “i vedek non hanno torto, forse il giovane Sisko potrà mettersi in contatto con il padre.” Le donne lo fissarono
Il giovane annuì con serietà, le labbra scomparse sotto la folta barba: “L’emissario riuscì a richiamare i profeti usando il cristallo dell’emissario. Ed i vedek credono che al momento giusto il giovane saprà trovare il suo cristallo, e contattare l’emissario.”
Kira scosse la testa “Non ci sono profezie riguardo un cristallo del genere.”
“Non c’erano profezie nemmeno sul cristallo dei profeti, è stato Ben a trovarle.” Aggiunse Kasidy “I vedek sperano che mio figlio possa trovare un nuovo cristallo che riaccenda il culto.”
“Oppure che possa essere egli stesso la fiammella che ridarà vita al culto dei profeti.” Disse Oka
Le porte si aprirono con un sibilo: “OH finalmente è arrivata capitano Yates” il cardassiano si bloccò non appena vide le piccola riunione.
Sorrise ai tre “Colonnello, maggiore, che insperata fortuna incontrarvi. Il capitano mi stava recapitando delle bacche pregiatissime, questo è il primo raccolto dell’anno su Cardassia” il sorriso sulle labbra dell’uomo sembrava del tutto naturale, ma Kira conosceva da tempo i suoi vicini e sapeva che riuscivano a dissimulare tutte le emozioni “Posso avere l’onore di farvene dono?” aggiunse lezioso.
“Grazie Dagruk, non sarà necessario, potremo provarle a cena, tieni un tavolo per me e per il capitano”
Il cardassiano annuì
“Maggiore lasciamo lavorare il capitano, noi ci vedremo a cena.” si voltò verso gli uomini del mercantile “Signori: buon lavoro.”
Mentre si allontanava sentì il cardassiano parlare con la sua amica: “Capitano, il maggiore non mi sembrava molto felice.”
Non riuscì a sentire la risposta della sua amica.
 
Il colonnello ed il maggiore si avviarono verso la passeggiata.
“Un the colonnello?” chiese Oka
“Un the?” ripeté meccanicamente
“Si, un the da Quark colonnello.” La donna annuì e si incamminò con il suo sottoposto verso la passeggiata.
“Deve tagliare davvero i capelli, le norme di abbigliamento per gli ufficiali sono chiare.”
“Si, è quello che hanno detto anche i Vedek” rispose lui
“Devi darmi una mappa.”
“Quando ci sarà una situazione più stabile colonnello, in questo momento ci sono alcune difficoltà tecniche.”
“Sarebbero?”
“Troppi fedeli alla religione.”
Kira annuì: i bajoriani erano diventati sempre più sconsiderati.
Sulla passeggiata il clima era decisamente più lieve.
Persino i Vorta avevano trovato spazio all’interno della passeggiata, passeggiavano con tranquillità insieme agli ufficiali della flotta stellare: con la riapertura del tunnel erano tornati persino i Weyoun, anche se lei trovava molto più divertente la versione originale.
Kira si era spesso chiesta cosa ne pensasse Odo di quella nuova creazione, e cosa stesse accadendo nel Grande Legame da quando lui si era unito agli altri fondatori.
Ma Odo non aveva inviato nessun messaggio, non aveva nemmeno chiesto a quei Vorta di parlarle, forse si era dimenticato di lei.
“Quark! Un The” disse Kira accomodandosi al bancone
“Ma certo maggiore, glielo porto subito al suo tavolo” rispose il ferengi
“Al tavolo?” Kira si guardò intorno, Morn era seduto ad un tavolo del secondo livello.
Si sedette di fronte al suo amico “Morn” disse
L’altro si limitò ad annuire, invece di sommergerla di parole come suo solito.
Il colonnello capì presto che non era lì per parlare: dal loro tavolo si poteva ascoltare tutto quello che veniva detto nella sala ologrammi.
Nonostante le riforme del nuovo Nagus, Quark incarnava il perfetto spirito ferengi.

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