Wonderin' if I could sneak out the back

di dinyrd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto va male... ***
Capitolo 2: *** ... ma non malissimo. ***



Capitolo 1
*** Quando tutto va male... ***


Note: sotanzialmente 13k di disagio. Mi piace non prendermi troppo sul serio, quindi eccomi qua. Spero che qualcuno si possa divertire nel leggere questa cosa, così come mi sono divertita io nello scriverla. Presto anche la seconda parte! Buone feste! .。*゚+.*.。(❁´◡`❁)。.。:+*










 

Se Tobio si trova in quella situazione – la fronte premuta sul pavimento dell’appartamento d’Hinata Shoyo, la punta delle orecchie rosse in perfetto pendant con la sua faccia e la voglia di morire che lo sta sopraffacendo – è tutta colpa di Oikawa Tooru. È sempre colpa del suo egocentrico senpai se si trova in situazioni imbarazzanti, effettivamente. Ma quel giorno ha decisamente superato il ridicolo. Forse quella è la sua cappella sistina delle situazioni imbarazzanti, soprattutto perché Shoyo sta ridendo ininterrottamente da almeno un quarto d’ora (e insomma, deve essere inumano ridere così tanto senza respirare no? Forse sarebbe svenuto e al suo risveglio Tobio avrebbe potuto far finta di non aver detto nulla).

La ragione principale di tutta quella situazione, è ripiegata su se stessa otto volte nella sua tasca, come se riducendo la superficie occupata da quel maledetto pezzo di carta, tutte le sue sventure potessero diminuire. Ovviamente, essendo questa cosa impossibile, niente è cambiato e la partecipazione al matrimonio dei suoi senpai sembra pesare sempre di più con il passare del tempo. Se l’avesse portata in giro un giorno di più, probabilmente non sarebbe più riuscito a muoversi.

“Fammi capire bene, Kageyama. Oikawa e Iwaizumi si sposano tra due settimane e tu vuoi che io ti accompagni come tuo finto fidanz-“ Hinata non riesce a finire la frase e scoppia ancora una volta a ridere. Tobio, imbestialito dalla poca comprensione del suo migliore amico, alza finalmente la testa dalla sua posizione di supplica e con un'aria più irritata che mai, pondera se prenderlo a pugni possa annichilire completamente le sue possibilità di ricevere quel favore.

“Teoricamente, per loro, saresti il mio vero fidanzato”, l’irritazione nella voce di Tobio è evidente e fa solo ridere Shoyo di più, almeno fino a quando non gli va di traverso la saliva e inizia a tossire come un forsennato. Deve essere stato il karma.

“Perché non ci vai da solo?” la domanda di Shoyo è rauca dalla tosse.

“Perché, hai presente che frequento quella lezione con Kindaichi, no? E quello stronzo mi ha detto che lui ci va con Kunimi. E poi ha insinuato che ovviamente io andrò da solo, perché nessuno mi sopporta. E ovviamente ho dovuto contraddirlo e non ci ho neanche pensato prima di dirgli che ci sarei andato con il mio fidanzato”, più ripensa a quel momento, più si prenderebbe a sberle da solo.

“E non puoi comunque andare da solo, perché?” Hinata sembra genuinamente confuso, Tobio non può neanche dargli troppo torto.

“Perché Kindaichi è uno sporco spione e l’ha detto a Oikawa, che mi ha chiamato per chiedermi chi è lo sfortunato e io potrei avergli detto che lo scoprirà da solo.” Un sospiro spezza le parole di Tobio, si sente davvero un coglione. “All’inizio non volevo dire niente ad Oikawa, ti pare? Volevo dire a Kindaichi che avevo rotto, ma poi ha tirato in mezzo lo sposo e mi sono fatto prendere la mano” Tobio è sicuro che se digrignasse un altro po’ i denti, questi inizierebbero a cadere. Ma in quel momento sembra davvero l’unica cosa che possa alleviare il suo fastidio.

“Non ci posso credere, sei un’idiota!” la voce d’Hinata trema, come se stesse per scoppiare a ridere di nuovo. Tobio ringrazia una divinità a caso quando, con un colpetto di tosse, quello si riprende.

“Credevo che questo fosse stato appurato già nel momento in cui ho mantenuto i contatti con certe persone, ma adesso ho davvero tanto bisogno che tu mi dia una risposta, perché altrimenti dovrò inscenare la mia morte per evitare questo matrimonio”, Shoyo cerca di piegare gli angoli della bocca verso il basso per non scoppiare di nuovo a ridere, si chiede da quanto tempo l’altro sia diventato così melodrammatico e non trova risposta, forse lo è sempre stato. Ma lui stesso ha con se la sua dose di drammaticità e disagio, quindi non è davvero nelle condizioni di giudicarlo.

“Perché me fra tutti?” chiede alla fine il rosso.

“A chi altro potrei chiedere una cosa simile? Solo a te!” Tobio è così sincero che il cuore di Shoyo vacilla un po’, gli occhi blu lo guardano fisso nei suoi e si sente un po’ tornato alle superiori, quando quegli occhi gli facevano un po’ tremare le gambe e un po’ battere troppo velocemente il cuore (una cosa passeggera, che si era fatto passare, lo giura).

“Beh, se la metti così… però voglio qualcosa in cambio” la schiena di Tobio si raddrizza all’improvviso, sembra un po’ diffidente mentre stringe le labbra in una linea sottile, quasi volesse ribattere col cazzo, ma poi forse pensa che l’alternativa a Shoyo è quella di essere svergognato in pubblica piazza davanti a tutta la vecchia squadra dell’Aoba Johsai. A quel punto è disposto a scendere a patti, a dare all’amico tutto quello che vuole, anche il culo (beh, se proprio glielo dovesse chiedere, insomma, forse potrebbe pensarci su, tipo per dieci minuti, forse cinque, sono decisioni che necessitano di tempo per essere prese, no? Ma non ci deve pensare in quel momento, sia mai che gli si legga in faccia).

“Che cosa vuoi?” capitola infine, si muove scomodo su se stesso, le ginocchia iniziano a fargli male visto che sarà almeno mezz’ora che ci si è seduto sopra, quindi mentre Hinata assume un’espressione pensierosa che mal gli si addice, decide di spostarsi sul divano nel posto vicino a quello occupato dall’amico. Affonda nei cuscini con uno sbuffo soddisfatto, non si alzerebbe mai più. Se non avesse gli allenamenti alle sei, prenderebbe in considerazione di vegetare in quel punto per tutto il resto della giornata. Si sente stanchissimo, mentalmente e fisicamente provato dalle nozze, ancora prima che queste abbiano atto.

“Ci penserò e te lo farò sapere, credo proprio che sarà qualcosa in proporzione a quanto sarà sgradevole il matrimonio”, decide infine Shoyo. Tobio non sa se sia peggio non saperlo subito, cosa l’altro vuole in cambio, o se sperare che quello se ne dimentichi e che faccia buon viso a cattivo gioco solo in nome della loro amicizia.

*

Ovviamente, succede che Hinata non si dimentica. Anzi, sapere di dover prendersi due giorni di ferie dal lavoro, perché Oikawa vuole sposarsi a Kyoto sotto i ciliegi in fiore – come se a Tokyo non ci fossero – lo irrita all’inverosimile. Si lamenta per tutta l’ora di aereo che li aspetta per arrivare all’aeroporto di Osaka e successivamente per i cinquanta minuti di Uber fino a Kyoto e all’Hotel, dove si svolgerà la cerimonia quel sabato, tiene il muso.

“Mi dovrai offrire due settimane di meatbun solo per avermi fatto saltare il lavoro e le lezioni” si lamenta ancora Shoyo, mentre Tobio tira fuori tutte le valigie da solo, sia mai che qualcuno lo aiuti.

“Forse ti stai dimenticando di due cose importanti: sto perdendo anche io le lezioni, per non parlare degli allenamenti, e non ti posso offrire due settimane di cibo, con tutto quello che mangi. Sono uno studente universitario: sono povero per definizione.” Hinata sbuffa ma non insiste, suonerebbe anche come una vittoria, se Tobio non stesse praticamente andando al patibolo.

“Senti Kageyama,” inizia Shoyo, ha recuperato la sua valigia e giocherella con la maniglia. Sembra quasi intimorito, con un espressione timida che non gli sta bene in viso e che cozza tremendamente con il suo carattere. “Ma credi che ci crederanno? Davvero?” Tobio scuote la testa in segno di diniego, gli si avvicina e gli da una botta leggera sul braccio con il suo gomito. Come se volesse riscuoterlo.

“Ti ho già detto che dobbiamo chiamarci per nome, devi resistere solo questi quattro giorni. Poi ti dico che sono sicurissimo che ci cascheranno tutti” lo rassicura Tobio.

Nelle due settimane da quando hanno stretto il patto al momento in cui sono saliti sull’aereo che li ha portati a quello sciagurato evento, hanno architettato tutto nei minimi particolari – il che, prendendo atto di entrambi i soggetti, ha richiesto un bel po’ d’impegno e organizzazione. Ovviamente hanno una storia pronta sul come si sono messi insieme – qualcosa che Oikawa, conoscendolo, vorrà sapere sicuramente – due selfie scattati nei giorni passati in diverse occasioni come sfondo per i telefoni, una serie infinita di aneddoti sui trascorsi insieme – che non sono neanche inventati, a ben vedere, solo romanzati in chiave romantica (come quella volta che si sono trovati a correre via da un branco di anatre impazzite, nella loro versione romanzata si tenevano la mano). Tobio aveva anche letto che certe bugie, per essere più veritiere, devono essere anche un poco imbarazzanti; quindi ecco che avevano messo a punto anche una finta storia sulla loro prima, imbarazzantissima e fallimentare, volta. Un colpo di genio, a parere di Hinata. Poi ovviamente c’era tutta la parte del contatto fisico, che non sembrava un problema, sarebbe forse stato un po’ imbarazzante, prendersi la mano. O abbracciarsi. Ma poteva sempre non essere necessario. I baci d’altro canto, sicuramente sarebbero stati qualcosa di cui discutere in modo più approfondito, nell’architettare il loro piano. Ma entrambi erano arrivati alla conclusione che se fosse sorta la necessità, l’avrebbero fatto a basta (nessuno dei due aveva ammesso, neanche a se stesso, neanche per il tempo di un sospiro, che speravano che l’incombenza sorgesse, che forse volevano baciarsi, che forse questa storia dell’essere finti fidanzati, quando si erano girati ottusamente intorno per anni, poteva finire proprio male).

Quindi eccoli li, stretti nelle loro giacche, spalla a spalla – all’incirca, Shoyo non era cresciuto così tanto dalle superiori – e coperti dalle loro bugie, pronti ad entrare nella hall dell’hotel, cercare l’intera Seijo e prenderli tutti per il naso.

Non c’era stato neanche il bisogno di cercarli, a ben pensare. Tobio inciampa in Kentato Kyotani appena esce dalla stanza che è stata loro riservata, si ferma di scatto e Shoyo gli sbatte contro le spalle.

“Ciao” lo saluta, Kyotani gli rivolge quel cipiglio infastidito che non l’ha mai abbandonato dalle superiori, alza il mento in segno di saluto e poi guarda quasi incuriosito Hinata alle sue spalle. Ovviamente, sono usciti dalla stessa stanza. Le implicazioni della cosa, anche se ovvie – sono fidanzati, grazie tante – fa arrossare in punta le orecchie di Tobio, il naso d’Hinata viene raggiunto dal rossore delle sue guance, e se quelle sono le premesse per la loro Menzogna, sono abbastanza fregati.

“Siete qui per il matrimonio di Iwaizumi senpai?” domanda Kyotani, è forse la frase più lunga che gli abbiano mai sentito dire. Ma a ben pensarci è anche la prima volta che lo incontrano con addosso qualcosa di diverso dalla divisa della squadra.

“Si, stavo giusto per scrivere a Oikawa per fargli sapere che siamo arrivati” risponde Tobio, solleva anche il telefono, come un’idiota. Kyotani alza un sopracciglio nella sua direzione, evidentemente lo trova strano, ma non abbastanza da evitare di scuotere le spalle e fargli un cenno del capo verso il corridoio, invitandoli a seguirlo.

“Ci stiamo incontrando tutti nella hall” inizia ad informarli Kyotani, preme il pulsante dell’ascensore e lancia un lungo sguardo a Shoyo, sembra abbastanza confuso. Tobio pensa che forse non l’ha riconosciuto, ma gli sembra un po’ irreale. Se ha riconosciuto lui, deve aver riconosciuto anche Hinata – dopotutto facevano coppia fissa alle superiori (non nel modo in cui però gli sarebbe piaciuto).

“Non sapevo che fossi amico degli sposi”, anche senza soggetto nella frase è ovvio che Kyotani si stia riferendo a Shoyo. Quello sussulta quasi, come colto alla sprovvista. Probabilmente non credeva che l’altro ragazzo gli avrebbe rivolto la parola.

“Non lo sono, infatti” si limita a rispondere, alza un poco le spalle con un aria non curante, ma risulta rigido e ridicolo. Tobio istintivamente gli passa un braccio sulle spalle, in un mezzo abbraccio, cercando di impedirgli altri gesti simili.

“è il mio fidanzato” interviene quindi Kageyama, in modo troppo affrettato per sovvenire qualsiasi domanda l’altro ragazzo possa fare. Kyotani annuisce, sembra pensieroso, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, ma non deve riuscirci perché si limita a scrollare le spalle nuovamente e a precederli nella strada verso l’ingresso dell’hotel.

“Tobio-chan!” Kageyama vorrebbe girarsi, fare marcia indietro, chiudersi in stanza e non uscire fino a domenica mattina, quando sarà ora di fare il check-out, prendere un uber, l’aereo e tornare tra le confortanti mura del suo dormitorio universitario. Oikawa però glielo impedisce, gli si lancia addosso come se non lo vedesse da anni – magari fosse stato così – e lo abbraccia così stretto che sembra soffocarlo. Cosa probabile, visto il soggetto.

“Oikawa-san” lo saluta, gli pianta le mani sul petto e cerca di allontanarlo, ma quello sembra una piovra e non fa che stringerlo più stretto. Tobio si sente abbastanza imbarazzato e la risata di Kindaichi – è sicuro che sia lui, l’ha sentito talmente tante volte ridere di lui che ormai lo riconoscerebbe tra mille – lo fa solo sentire peggio.

“Quando sei arrivato? Perché non mi hai scritto?” chiede Tooru mentre viene trascinato via da Hajime, accorso in soccorso del loro povero kohai. Tobio tossicchia, si stende delle pieghe inesistenti sulla t-shirt e lancia un occhiata al tritolo a Kindaichi – che però non sembra notarla, mentre da di gomito a Kunimi, gli occhi di entrambi fissi su Shoyo al suo fianco.

“Siamo arrivati adesso, ti stavo per scrivere, quando abbiamo incontrato Kyotani in corridoio” risponde. Sente i palmi delle mani un po’ sudati, lo stomaco pesante e la gola un po’ annodata.

Siete, tu e il tuo ragazzo” inizia Oikawa, gli occhi che automaticamente vanno su Shoyo. Istintivamente quello intreccia le loro mani insieme, solleva il mento e fieramente incontra lo sguardo di Tooru.

“Ciao, Oikawa-san. È passato un po’ di tempo, eh” lo saluta ad Hajime regala un lungo sguardo e un sorriso. Il viso di Oikawa s’illumina come quello di un bambino a Natale, raddrizza la schiena di scatto e artiglia il braccio di Iwaizumi come se stesse per svenire dalla gioia.

“Iwa-chan, è Hinata Shoyo! Ho vinto!” la voce gli trema dalla gioia, sembra anche volersi fiondare su Shoyo, forse per abbracciarlo, ma la mano di Hajime lo tiene incollato al posto. Kageyama lascia una lunga occhiata interrogativa al più raggionevole dei suoi senpai, chiedendosi cosa intenda con vinto – Tobio, dal suo canto, ci sta solo perdendo la dignità – ma quello si limita a scuotere la testa e a fargli cenno di lasciar perdere. Ci pensa Yutaro, che in vent'anni non ha ancora imparato a farsi i cazzi suoi e che è, insieme ad Oikawa, la fonte primaria di tutte le sventure di Tobio, a rendere chiara la situazione a tutti, ridendo in modo sguaiato del broncio di Kunimi.

“Non è colpa mia, caro Akira, se avevi scommesso sul tipo biondo occhialuto. Era ovvio anche ai sassi che questi due si volevano entrare nelle mutande dalle superiori, e dire che sei sempre stato il più sveglio tra noi due”, le sue parole sono seguite da un silenzio imbarazzante, lo scappellotto di Watari che lo raggiunge sul collo rimbomba nella hall.

“Non importa, non importa. Sono io il vincitore morale di questa scommessa! Andiamo al bar, oggi Shoyo-chan è il mio eroe, bevi quello che vuoi, offro io!” Oikawa è così esaltato che a niente valgono le proteste imbarazzate di Hinata o il silenzio teso di Tobio. Scaccia la mano di Iwaizumi con una scrollata del braccio, afferra il polso di Shoyo e inizia a tirarselo verso quello che, presumibilmente, è l'ingresso del bar dell'hotel. La mano del rosso è però ancora ancorata a quella del compagno, così che si ritrovano entrambi trascinati, in uno strano trenino confuso e troppo entusiasta, Oikawa davanti a tutti borbotta che deve sapere tutto, da un tavolo Hanamaki e Matsukawa ammiccano divertiti.

Sono lì da appena mezz'ora e Tobio è già stanco.

 

Quando quella sera riescono finalmente a tornare in stanza, sono talmente stanchi e intontiti dalle chiacchiere, che Shoyo fa appena in tempo a togliersi le scarpe, che s'infila sotto le lenzuola e inizia a russare. Kageyama lo guarda un po' schifato, rovista nella sua valigia per trovare il pigiama, si cambia e mentalmente spunta la prima giornata di torture. Meno una, manca solo il giorno dopo, e il matrimonio. Nessuno sembra sospettare niente su di loro, anzi, si sono dimostrati fin troppo entusiasti della notizia. S'infila a sua volta sotto le coperte, il naso affondato nella federa del cuscino e nell'odore poco famigliare dell'ammorbidente usato dalla lavanderia dell'hotel, sente l'emicrania battergli dietro gli occhi, non si rende neanche conto di essersi spostato un po' più verso la fonte di calore al suo fianco, si addormenta come un sasso.

*

A svegliarli la mattina dopo sono una serie di colpi alla porta, insistenti e duraturi, non si lasciano scoraggiare dalla mancata risposta.

“Arrivo” sbiascica Tobio, Shoyo non si muove di un millimentro, si ritrova a guardarlo per un lungo secondo preoccupato che non respiri. Quando vede il petto abbassarsi e alzarsi in modo regolare, si tranquillizza: non è morto, è solo uno stronzo con il sonno pesantissimo. Si ritrova a passarsi le tira tra i capelli per cercare inutilmente di dargli una piega accettabile, mentre raggiuge la porta, ma la visione nello specchio del suo pigiama tutto storto e spiegazzato, gli fa perdere qualsiasi speranza di avere un aspetto quantomeno umano. Ha ancora la faccia gonfia di sonno e gli occhi appiccicosi, chiunque stia bussando si merita indubbiamente la zaffata del suo alito pre-lavaggio dei denti. Socchiudendo l'uscio, gli appare d'avanti l'occhio verde di Hajime, Tobio sospira un po' sollevato: non riuscirebbe a sopportare l'altro suo senpai senza almeno mezzo litro di caffè in corpo – e preferirebbe non incontrarlo comunque di mattina, o di pomeriggio, o di sera, o mai. Non lo detesta, ha sempre avuto un grande rispetto di Oikawa come giocatore, è solo che come persona è estenuante. Hajime si sta sicuramente assicurando un posto in paradiso e la santificazione post morte, sposandolo.

“State ancora dormendo?” La domanda è molto retorica e non necessita di risposta, Tobio apre un po' di più la porta e inevitabilmente gli occhi dell'altro vanno sul fagotto di coperte che ancora dorme sul letto.

“Tooru vuole andare a fare colazione in una caffetteria qui vicino, ha letto delle recenzioni su internet su quanto i loro waffle siano 'fotonici' o qualche stronzata simile, siete dei nostri?” domanda, le sinapsi di Tobio si connettono quel tanto da fargli dare una risposta sensata, fanno dei collegamenti tutti loro – tra cui la parola caffetteria, connessa con la parola caffè, che all'improvviso si trasforma in paradiso e sicuramente uno dei posti più giusti del mondo – e invece di grugnire come l'animale che non è, annuisce in modo molto dignitoso. Per quanto possa essere dignitoso avere una scia di saliva secca che gli scende sul mento senza che neanche se ne sia reso conto.

“Certo, sveglio Shoyo. Ci prepariamo e scendiamo. Ci vediamo tra mezz'ora?” domanda, Hajime annuisce, lo saluta e si avvia nel corridoio. Kageyama è sicuro che a due porte da loro ci sia la stanza di Yahaba, ma non lo vede fermarsi a bussare.

“Lo avrà già fatto” scuote le spalle. Non è importante, deve svegliare il procione in letargo che è nel letto.

 

Esce fuori che la colazione è un uscita a quattro. Tobio e Hinata lo scoprono solo dopo aver salutato Oikawa e dopo che questo si è dimostrato entusiasta di andare a fare colazione con i suoi pupilli e che ancora non gli hanno raccontato come si sono messi insieme. Tobio, che non sapeva nemmeno che potessero essere considerati i pupilli di Oikawa (un qualcosa che sembra a metà tra il nome di una band poraccia conosciuta solo dai suoi componenti e il nome di qualche setta che sacrifica vergini a divinità pagane) che ha cercato di schiacciarli in tutti i modi e in tutti i luoghi, si sente immensamente tradito dal senpai meno psicolabile e che in quel momento sta lanciando uno sguardo immensamente infastidito all'udire gli ultrasuoni del suo futuro consorte.

“Merdakawa, riesci a non rompere le palle fino al caffé?” borbotta truce, Oikawa lo guarda come se gli avesse sussurrato parole d'amore. Shoyo, che forse il caffé dovrebbe inniettarselo in vena direttamente, vegeta in piedi, il peso quasi completamente appoggiato alla spalla sinistra di Tobio, che dal canto suo si chiede se il suo senpai sia completamente stupido.

La caffetteria è bella, però. Se Kageyama avesse qualche competenza di design d'interni, apprezzerebbe l'ambiente spazioso, l'arredamento minimal, l'abbondanza di verde e il tono pastello delle stoviglie. Ma non ne ha di competenze, quindi la caffetteria è bella perché la cameriera gli porta il caffé e lui ci può finalmente annegare dentro. Il sospiro di solievo di Shoyo è quasi comico e può vedere Iwaizumi sorridere da dietro la sua tazza mentre anche lui prende un sorso di quella bevanda salva vita. Oikawa è stupidamente contento dei suoi waffle – che ha ordinato per tutti, e se Kageyama avesse voluto ingrassare a dolcissimi bocconi di cinnamon rolls? - e ha di nuovo iniziato a parlare a macchinetta di qualsiasi cosa gli passi per la testa.

“Insomma, questa sera abbiamo deciso di fare l'addio al celibato separati. Stiamo dividendo tutte le coppie, perché altrimenti non è divertente. Sai che noia se ad un certo punto Matssun e Makki spariscono per scopare da qualche parte? Quindi meglio che li dividiamo tutti. Ovviamente il mio sarà più divertente di quello di questo vecchiaccio di Iwa-chan, quindi sto reclutando dalla mia parte solo le persone divertenti, ovviamente Shoyo-chan è mio, Tobio-chan è troppo serio e noioso. Non vedo l'ora che il piccoletto si ubriachi e mi racconti tutte le figure di merda del perfetto Tobio” quando finalmente Kageyama e Shoyo riescono a risorgere dal loro stato di morte cerebrale, sentono solo la parte del discorso più preoccupante.

“Cosa?” domanda poco intelligentemente il rosso, sembra apprezzare i waffle, perché li sta divorando a grandi bocconi mugulando di piacere ad ogni morso. Lo stomaco di Kageyama si contrae al suono. Erano anni che non passavano più tanto tempo insieme, e forse questa vicinanza forzata – e maledetto lui, ha fatto tutto da solo – potrebbe riportare a galla cose che gli piace pensare e autoconvincersi, con la più seria delle espressioni, rannicchiato ai piedi del suo letto nel dormitorio, dopo che si è segato con l'immagine in testa di due famigliari occhi ambrati e di due labbra estremamente rosse e invitanti, che siano passate alle superiori, che sono state passeggere e che Hinata è solo un amico molto carino negli standard dell'essere carini, ovviamente, no homo.

“L'addio al celibato, Shoyo? Ci sei?” Oikawa ha anche la faccia di sembrare scocciato dal ripetersi, come se l'averli trascinati fuori all'alba (l'orologio da polso di Kageyama che segna le undici e un quarto ha sicuramente qualcosa che non va) per stordirli di chiacchiere, sia stata una loro idea e che, di consequenza, la loro mancanza d'interesse, sia una grave mancanza nei suoi confronti. È tutto sbagliato ovviamente, ma Tooru è fatto così e tutti lo sanno, anche Hajime sembra averci perso le speranze e, a parte dargli una leggera gomitata e un occhiata ammonitrice – che l'altro non sembra percepire, proprio zero, segnale non pervenuto – non dice niente.

“Si, si, Oikawa-san scusami. Sono un po' assonnato” si scusa, è incredibilmente rispettoso, molto più rispetto delle superiori dove non faceva altro che urlare Grande Re in una maniera molto imbarazzante ogni volta che vedeva il maggiore. Kageyama ha sentito dire la sera prima, da quella pettegola di Kindaichi – un giorno gli si annoderà la lingua, a furia di sparlare degli altri – che potrebbe essere tutto a causa del matrimonio. “Il matrimonio – ha detto – è una cosa seria. Adesso i senpai sono adulti e lui li rispetta, che mente semplice”, l'ultima affermazione era sembrata tutto, tranne che un complimento. Tobio si era ritrovato a fulminarlo per l'ennesima volta in quella sola giornata. Non ricordava che Kindaichi fosse così sgradevole; certo, c'era stata tutta quella questione del Re del campo – che coglione, lui e quell'altra bocca larga che lo accompagna dalle medie – ma poi forse se ne era dimenticato, complice il fatto che fossero in due ambienti totalmente diversi e che le loro interazioni erano ridotte solo a quelle sul campo, rigorosamente dalle parti opposte della rete, grazie tante, ma anche quando poi si erano ritrovati a seguire un corso comune in università, Kageyama non ricordava che fosse così, forse un po' petulante – una caratteristica che si trascinava da sempre ma che sicuramente, con Oikawa come guru di vita, non aveva fatto altro che accentuarsi – ma mai così ostile. Eppure, oltre a ridere della sua capigliatura, non è che Hinata avesse mai fatto niente di davvero degno di nota per cui prendersela tanto.

“Shoyo-chan, ormai sei parte della famiglia. Il fidanzato del mio Tobio-chan! Puoi sicuramente chiamarmi Tooru, sei come un figlio per me!” gli schiamazzi di un ben conosciuto idiota strappano Kageyama dai suoi pensieri, ci mette un paio di secondi a capire cosa intenda – e quando ci riesce, si aspetta quasi che davanti a lui, tra i suoi waffle ormai quasi freddi e la macchia di caffé lasciata dal fondo della sua tazza, si palesino i documenti necessari a un eventuale adozione. Fortunatamente, questo non accade. L'unica cosa che appare è la manata piena di Iwaizumi sul collo del compagno e l'irritazione che gl'indurisce ancora di più i lineamenti.

“Deficiente, smetti di parlare come se avessi partorito Kageyama. Il tuo Tobio, eh? Ricordatelo quando ti lamenti perché è più bravo di te.” quella è quindi la prova definitiva che anni di contatto stretto, a tratti strettissimo, con Oikawa, non è sufficiente a diventare immuni dalle sue stronzate, e prima o poi anche i santi, gli angeli custodi e Gesù stesso – che in quell'epoca deve essersi palesato all'umanità sotto le spoglie di Iwaizumi Hajime per salvarli da una piaga ben peggiore del peccato originale, cioè Oikawa Tooru – perdono la pazienza, che c'è un limite alla quantità d'idiozie che una persona può dire dal momento in cui si alza a due ore dopo, un totale di parole limite che può dire e poi basta, tipo il limite di caratteri di twitter o qualcosa simile. Insomma, un modo per spegnerlo ci deve pure essere.

“Sei geloso Iwa-chan? Lo sai che tutti sono miei, ma io sono solo di una persona” Shoyo scoppia a ridere al tono civettuolo, quasi si soffoca con l'ultimo sorso di caffé quando Iwaizumi prova a spingere l'altro giù dalla sedia – ma Oikawa gli si è già abbarbicato addosso come se fosse la sua scialuppa di salvataggio e lui fosse in mezzo al naufraggio del Titanic, come se fosse una cozza e Iwaizumi il suo scoglio.

“Va bene, Tooru, ma ricordati che Tobio è mio. Non mi piace condividere” ammicca Shoyo, lo guarda con una strana luce negli occhi, il sorriso che gli arriccia le labbra allude a qualcosa – che non c'è, che non c'è, che non c'è, Tobio se lo ripete come un mantra nella mente – e Kageyama si sente lo stomaco annodarglisi, è sicuro di essere arrossito e si sente un po' intimidito dalla sicurezza con cui l'altro ha detto quelle parole.

“Iwa-chan, io li amo” piagnucola Oikawa riportandolo alla realtà, solo allora Tobio si rende conto di essersi fissato a guardarlo. Sposta lo sguardo sulla tazza, ormai vuota, che stringe ancora tra le mani, Hinata ride come se niente fosse.

“Vado a prendere qualcos'altro da bere, volete qualcosa?” si risolve a domandare per scappare da quella situazione, il cervello – che non è mai stato particolarmente acuto per la comprensione dei suoi sentimenti – sta andando in panne, sapeva che quell'idea gli si sarebbe ritorta contro. Indubbiamente, mentre si alza e sente le gambe tremargli un po' sotto lo sguardo felice del rosso, quello che provava per l'altro alle superiori – che ha cercato di sopperire dicendosi che sono migliorissimi amici – non è passata per niente. No homo, stocazzo.

 

La sera, Kageyama finisce stretto in un taxi con il gomito di Yutaro tra le costole e un piede schiacciato da quello di Kyotani. Sul sedile anteriore Matsukawa borbotta qualcosa sul fatto che non sia possibile che sia lui quello noioso tra lui e Hanamaki, sopratutto perché nessuno dei due lo è, e se uno dei due lo fosse quello sarebbe il rosa suo compagno e non lui. Hinata è sparito quasi un'ora prima, i jeans fin troppo stretti – che avevano fatto in modo che gli occhi di Tobio non si spostassero dal suo fondoschiena neanche un secondo – e una felpa rosa con su scritto 'Bride's team' sul davanti, Oikawa gli aveva telefonato dicendo di raggiungelo al piano terra e promettendogli una serata di gioie e perdizioni, Kageyama si era un po' preoccupato per la sorte del suo accompagnatore a quelle promesse – non che stesse origliando la conversazione, ma il tono della famosa sposa era abbastanza alto da non avere bisogno del vivavoce – solo che poi aveva pensato che anche a lui quella sera sarebbe toccato un addio al celibato e, se con Oikawa più o meno poteva immaginare a cosa l'altro sarebbe andato in contro (anche perché un certo night club era stato nominato per gran parte del pranzo, Hinata aveva riso un sacco all'idea e Kageyama, fresco della sua presa di coscienza dei suoi nuovi-vecchi sentimenti, si era sentito un po' invidioso nei confronti dei ballerini, che probabilmente avrebbero avuto le attenzioni d'Hinata addosso per tutta la sera), lui non ha ben capito dove stessero andando, sa solo che stanno precedendo Iwaizumi sul posto.

Che poi, a ben pensarci, è strano che lui sia finito in quel gruppo, considerando sopratutto il fatto che è Oikawa quello che si diverte di più ad infastidirlo e che lui stesso non sia un grande amicone di Hajime – non che lo fosse di Tooru, ma quello non sembrava averci mai fatto caso – e sopratutto la cosa più terribile sono i suoi comapgni d'avventura, come li aveva definiti Yahaba. Li sui sedili posteriori sono tutti e tre troppo alti perché possano trovare una posizione confortevole, ma almeno Kageyama e Kyotani non stanno avendo una crisi epilettica, al contrario dell'altro, che continua a spostarsi sul posto quasi fosse tarantolato.

“Si può sapere che cos'hai da agitarti così tanto?” sbotta alla fine Tobio, già Kindaichi gli è indigesto come persona quando sta zitto e fermo, figurarsi quando le sue ginocchia continuano a cozzare contro la sua povera coscia. Quello lo guarda come se gli fosse spuntata un'altra testa.

“Lo sai dove stiamo andando, Re?” quanto è sgradevole? Tanto. Kageyama lo detesta.

“No, non ne ho idea” risponde, non credeva che in realtà gli altri lo sapessero.

“Ah no?” Matsukawa gli ammicca dallo specchietto retrovisore ma non sembra voler aggiungere altro, Kageyama scuote le spalle beccandosi un occhiataccia da Kentaro e un borbottio a mezza bocca. Se si fosse trattato di qualcun'altro forse Kageyama avrebbe attaccato briga, ma le braccia dell'altro sono più grosse delle sue – e Kageyama batte una palla in salto ad una velocità media di 110 km/h – quindi forse è meglio lasciarlo borbottare e fare finta di niente. Piùttosto, meglio prendersela con Kinadichi che ormai sta sviluppando un fisico da sollevatore di polemiche, più che da pallavolista. Glielo fa notare, perché non è capace a stare in silenzio e perché è giusto che possa infastidirlo a sua volta.

“Kindaichi, sei ingrassato?” forse non è la cosa giusta da dire – non lo è affatto – perché quello scatta verso di lui, le sopracciglia così aggrottate da essere diventate una sola e con una mano gli stritola l'avambraccio (non è neanche vero che è ingrassato, è solo per dargli fastidio. Quanto è permaloso, non sa stare al gioco!).

“Che cazzo hai detto?” Urla, il tassista si lamenta degli schiamazzi, Mattsukawa cerca di sedare la rissa, ma solo dopo una sosta sul ciglio della strada, delle scuse dovute e un cambio di posti – con Kyotani che finisce al centro come spartiacque tra i due bambini – riescono a raggiungere il locale dove, presumibilmente, dovranno festeggiare l'ultimo giorno di Iwaizumi da uomo libero e cercare di fargli cambiare idea.

Non è un locale chissà quanto particolare, assomiglia a qualsiasi altro bar a Tokyo – e per l'ennesimo volta Kageyama si chiede del perché quei due sono dovuti arrivare così lontani per sposarsi quando potevano farlo a due passi dall'appartamento dove già convivono (che è comuque troppo vicino al dormitorio dove vive Kageyama, ma non crede che qualche posto sulla terra sia abbastanza lontano per non farsi tormentare dal suo senpai, se Oikawa si trasferisse sulla luna, d'altro canto...) – e Tobio è quanto più determinato a non ubriacarsi. Ha un po' paura di tradirsi, in realtà. Se dovesse dire qualcosa che non dovesse corrispondere alla realtà che hanno costruito tutto intorno a loro, quel bozzolo di confortante bugia, lui e Hinata? Hinata che d'altro canto non ha mezze misure, che probabilmente è in qualche night club circondato da spogliarellisti e starà bevendo cocktails colorati – perché è un'adorabile idiota che a più di vent'anni si fa ancora comprare dai colori più che dai sapori – da cannucce a forma di pene (figurarsi Sua Maestà Eccenticità non ha mezze misure. O fa finta di essere etero per tutte le superiori, o urla il suo amore per il cazzo ai quattro venti. Potrebbe essere più discreto, meno folle, certo. Ma se non fosse così forse i suoi kohai non gli vorrebbero il bene che gli vogliono e forse Iwaizumi non si starebbe condannando ad una vita di cure psichiatriche, solo per amore. E poi nessuno ha mai creduto che fosse etero centopercento, Iwa-chan che bella la vagina vorrei averla anche io per quanto mi piace, ma per favore). Forse Tobio sente un po' il bisogno di bere e, oh, che casualità, Iwaizumi è arrivato in quel momento e il bar offre la formula Nomihodai e loro la stanno proprio scegliendo.

Tobio crolla tra la terza birra e il secondo shot di vodka liscia, non ha ben chiaro quale delle due lo abbia portato a poggiare la testa sul tavolo e a sospirare sconsolato. Iwaizumi, che sta bevendo in modo più moderato del suo testimone – Matsukawa sta decisamente esagerando e probabilmente vomietrà sulla strada del ritorno e menomale che dovrà occuparsene Hanamaki una volta tornati in hotel – e in generale di tutto il suo parterre, lo guarda incuriosito.

“Ti senti male Kageyama?” domanda, Kageyama prova a scuotere il capo ma si era dimenticato di averlo pogiato sul legno e quindi non riesce a farlo, sente un saporaccio in bocca e mentre sbiacica che sta bene, pensa se per caso, per sentirsi un po' meglio, dovrebbe ordinare qualcos'altro da bere. Un'altra birra, forse. Anche se non gli piace troppo il sapore amaro. O magari un vodka lemon, gli piace la limonata e anche la vodka, forse dovrebbe davvero, dopotutto la vodka è l'alcol che elimina l'alcol, giusto? O più probabimente deve solo pisciare e bere dieci litri d'acqua.

Sta giusto per girarsi verso Kyotani e chiedergli se vuole qualcos'altro da bere, così che possa ordianare anche per Tobio – in modo che non debba barcollare verso il bancone – quando Kindaichi gli afferra un gomito e gli dice qualcosa con aria concitata e tono strascicato all'orecchio. Ha bevuto parecchio anche lui, che è anche l'unico motivo per cui l'ha toccato di sua spontanea volontà senza la necessità di spintonarsi a vicenda.

“Cosa?” chiede Tobio, che non ha ben afferrato quello che l'altro gli ha detto. Quello lo guarda esasperato, ha gli occhi lucidi e sembra prendersi un secondo per metterlo bene a fuoco, poggia il cellulare sul tavolo e sorride come si sorriderebbe ad un bambino che non capisce le cose. Tobio lo ignora, guarda il cellulare sul tavolo e lo sa anche lui, dai meandri della sua mente annebiata, che non è una buona cosa che una persona ubriaca stia... messaggiando? Qualsiasi figura di merda che il mattino dopo Kindaichi scoprirà di aver fatto, non vuole assolutamente che gli sia imputata.

“Ho detto che Kunimi mi sta mandando delle foto e devi vederle anche te assolutamente, subito, ora” a quelle parole Tobio si riprende un po', se sta messaggiando con il suo ragazzo, sono poche le figuracce che possa fare che già non ha fatto, poco male. Poi si rende conto che, a conti fatti, lui non ha nessun motivo per vedere le foto del fidanzato di Kindaichi e non le vuole neanche vedere, quelle del suo di fidanzato d'altrocanto – non ha neanche la forza di ricordarsi che non è vero niente, perché lo vorrebbe davvero davvero tanto e i sogni son deeeesiderii di felicitààà – si riscuote, ridacchia della canzoncina che ha in testa, poi ride in modo più aperto. Davanti a lui compare un'altra birra, anche davanti a Kindaichi, che i tavoli siano magici? No, è solo Matsukawa che indice l'ennesimo brindisino per Hajime e il matrimonio e alla faccia di Ushijima, e che c'entra? Tobio non lo sa, ma urla lo stesso la sua approvazione e ingurgita mezzo bicchiere in un sorso. Il sapore gli rimane sulla lingua in modo sgradevole e quasi gli viene un conato, lo manda già con un'altra sorsata di birra e torna a dare la sua attenzione a Kindaichi. Quello ha avvicinato la sedia alla sua, un fatto unico mai successo in tutti gli anni che si conoscono, e le loro teste si scontrano quando entrambi si chinano sullo smartphone di Yutaro e sulla conversazione con Aki , Tobio potrebbe vomitare e la birra non ne sarebbe neanche la causa principale.

Sul display fanno sfoggia una serie di foto e dei commenti molto grammaticati di Kunimi, a quanto pare è astemio – così gli borbotta Kindaichi nelle orecchie mentre scorre la conversazione verso l'alto per trovare la prima foto – ma se quelle immagini vogliono dire qualcosa, si sta divertendo lo stesso. Kindaichi scorre una serie di foto di Oikawa che infila banconote negli slip di un ballerino piùttosto avvenente, ma non ha la metà del sex appeal di Hajime e Tobio lo ammette senza problemi, anche se il suo tipo è più basso e rosso, e rompicoglioni e con gli occhi brillanti e il sorriso scintillante e oh, gli sta proprio ammiccando dallo schermo del telefono.

“Ciao” sussurra, Kindaichi quasi cade dalla sedia a furia di ridere, gli da una testata e quasi rovescia il bicchiere di birra. Un terremoto su due gambe, praticamente.

“Deficiente stai salutando la foto del tuo ragazzo, io non ci posso credere!” l'ululato di Kindaichi attira l'attenzione di tutto il tavolo, Kyotani, che fino a quel momento era riuscito a ignorarli e a condurre una conversazione più o meno sensata con Hajime ed Issei, si trova trattonato da una mano di Kindaichi, che gli si è attaccata ad una spalla in cerca di sostegno dalla sua inevitabile discesa verso il pavimento del bar.

“Lasciami, cazzo” se lo scrolla di dosso. Poi Tobio non lo sa cosa sta succedendo, perché i suoi occhi e i suoi pensieri sono tutti per lo schermo luminoso del cellualare. Nella foto, Shoyo ha un braccio attorno al collo di Kunimi, in un mezzo abbraccio troppo ubriaco per il bene di chiunque – Tobio pensa che sia incredibile come Hinata faccia amicizia facilmente con le persone – con la mano che non si regge a Kunimi fa il segno della vittoria e il sorriso che gl'incurva le labbra è così grande da arricciargli gli occhi. È un sorriso che Kageyama conosce bene, l'ha visto sorridere così inumerevoli volte e tante altre ha desiderato che lo facesse solo per lui. Solo allora nota cosa c'è attorno agli occhi dell'altro: gli occhiali di Oikawa. Quel bugiardo! Tobio l'ha sempre saputo che non ne aveva bisogno per davvero! Però... si fissa a guardare la foto, sta proprio bene. Cazzo.

Lo stomaco gli si aggroviglia – e potrebbe essere colpa della birra – e la gola gli si secca. Yutaro smette di bisticciare con Kyotani, torna vicino a lui e guarda sua volta la foto.

“Belli, vero?” sospira, Tobio annuisce, poi realizza che è un plurale. Gira la testa di scatto per fulminare l'altro con lo sguardo, ma si trova con il suo viso incredibilmente vicino. Fa per tirarsi indietro quando anche Kindaichi si gira a guardarlo, sono così vicini che quasi si baciano. Tobio si allontana di più, in fretta, il desiderio di baciare Kindaichi è pari a quello che ha di baciare Oikawa: zero. Le guance di Kindaichi si arrossano e Kageyama non si sente tranquillo proprio per niente, si schiarisce la gola e abbassa lo sguardo.

“Belli?” sbiascica Tobio, “non puoi limitarti a fare i complimenti al tuo ragazzo e a lasciare a me il mio?” si sta innervosendo, non vuole che Kindaichi metta le mani o gli occhi o anche solo il pensiero su Hinata. Quello sembra aver colto il messaggio e storce un poco le labbra.

“Era un commento oggettivo, è molto bello. Io non me la prenderei se tu dicessi che Akira è bello” lo rimbecca, Tobio scuote la testa, sente l'idiozia che ha detto l'altro rimbalzargli sulla fronte.

“Non credo che Kunimi sia bello, io” ribatte.

“Fai male, perché lo è e molto. Ha sempre quest'aria scocciata, ma in realtà è dolcissimo, stiamo pensando di andare a vivere insieme dopo la laurea” Tobio vorrebbe diventare sordo in modo istantaneo, perché cazzo Kindaichi sta dicendo queste cose a lui? Che cosa gliene frega! Non sono nenche amici!

“Perché lo dici a me?” domanda, il filtro bocca-cervello completamente fuso. Kindaichi lo guarda un po' timido.

“Perché sei mio amico!” suona convinto e Tobio è sconvolto. Il mondo si è capovolto. Kindaichi lo sta prendendo per il culo, sicuramente. Al centopercento. Oppure si è rincoglionito molto.

Scende un silenzio imbarazzante, Tobio accetta con gratitudine il cocktail che gli viene servito, ascolta in silenzio il nuovo brindisi e beve in automatico. Hajime lo guarda, sembra contento. Beh, è il suo cazzo di addio al celibato, è anche normale.

“Akira mi ha mandato un'altra foto, c'è anche Shoyo. T'interessa vederla?” domanda. L'astio di Tobio cala in proporzione al suo drink. Quando beve l'ultimo sorso, ha la testa decisamente leggera e molta voglia di vedere la foto. Si avvicina quindi lui, questa volta, con la sedia. Si sposta fino a quando non gi si affianca e sono di nuovo entrambi attaccati allo schermo.

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Capitolo 2
*** ... ma non malissimo. ***


Note: seconda ed ultima parte di questa epopea di disagio. Non forse la cosa migliore che io abbia mai scritto, ma va bene uguale. Buon Anno! 








Un'ora più tardi, Hajime costringe sia Kageyama ché Kindaichi a uscire per prendere una boccata d'aria. Si trascinano fino ad una panchina a pochi passi dall'ingresso del locale e si lasciano entrambi cadere seduti. Tobio si sente leggero come una piuma, ha le membra molli e la testa che non riesce a stare dritta. Kindaichi gli ha detto che sono amici, no? La cosa lo fa ridere molto e probabilmente il giorno dopo quello si rimangerà tutto, ma inconsciamente è forse l'amicizia di Kindaichi che brama fin dalle medie. Dopotutto non può negare che sia stato proprio il suo rifiuto ad aver costituito gran parte delle sue pare adolescenziali – che detta così, potrebbe quasi pensarsi che lui avesse una cotta per l'altro, ma no. Davvero, questa volta, no. Si accascia quindi sulla spalla di Yutaro, sospira sconsolato una nuvoletta di condensa e aspetta che l'altro dica qualcosa. Ma forse tocca a lui parlare, si sente la lingua incredibilmente sciolta e forse è per quello che tartaglia un poco, o forse dipende solo dal fatto che non è abituato a parlare dei suoi sentimenti – nemmeno con se stesso, figurarsi con Yutaro Non-Schiaccio-Le-Tue-Alzate Kindaichi.

“Mi piace davvero tanto, Shoyo” borbotta, ha in bocca la sciarpa dell'amico e la sputacchia fuori.

“Ci credo, è il tuo fidanzato. Sarebbe strano il contrario” certo, il suo fidanzato. Tobio si morde le labbra, gli viene un poco da piangere. È la sensazione di quando vuoi qualcosa e non puoi permettertelo; avere Shoyo come finto fidanzato è come avere il conto corrente in rosso durante il black friday.

“Siete disgustosi, cazzo”, continua intanto Kindaichi imperterrito, “sono anni che non facevate altro che mangiarvi con gli occhi. Avrei giurato che aveste fatto un passo avanti quando eravano all'ultimo anno, le cose sembravano un po' meno tese. Io credevo che aveste scopato, Akira che invece vi foste dichiarati amici del cuore. Avevo ragione!” è quasi comico quanto suoni trionfante. Tobio sente un capogiro, chiude gli occhi e un singhiozzo gli sfugge dalle labbra.

“Aveva ragione Kunimi” dice senza pensarci, non è possibile che le sue parole abbiano delle ripercussioni sulla sua bugia di adesso, no? Kindaichi scambia il suo singhiozzo per il verso di un ubriaco e sussulta un verso di vittoria che lo fa sobbalzare a sua volta.

“Si cazzo, lo sapevo! Ma aspetta...” il silenzio scende tra di loro, Tobio resta con gli occhi chiusi. Sente la salivazione aumentare, lo stomaco gli fa davvero male e si costringe a inspirare profondamente ed espirare con lentezza, nel disperato e stranamente razionale tentativo di non vomitarsi addosso. Passano tre respiri prima che il senso di nausea diventi più blando, un sottofondo costante a tutte le sensazioni che prova in quel momento. Tobio si stringe un po' di più nella sua giacca di jeans e si pente un po' di aver messo una camicia per uscire e non una felpa. In quel momento Kindaichi sembra risorgere dalla sua morte cerebrale, si gira di scatto verso di lui e Tobio è costretto a reggersi con una mano sulla panchina per non cadere di faccia sul cazzo dell'altro – e grazie tante, ma no? Sono appena diventati amici, non ci tiene particolarmente ad avere anche determinati benefici (non li vuole e poi è sicuro che Kunimi lo disintegrerebbe all'istante e ancora ci tiene alla sua vita).

“Che ti prende” si lamenta, la nausea che gli scuote lo stomaco, nuovamente vispa e attiva.

“Non state insieme, vero?” che ha da urlare, Tobio non lo sa. Allunga una mano verso di lui e gliela sbatte contro la bocca, voleva solo azzittirlo, fargli capire almeno di abbassare la voce – dopotutto non possono sapere quando Hajime e gli altri verrano a controllare che non si siano azzannati al collo in un impeto di rabbia – ma probabilmente gli fa solo male, perché Kindaichi gli afferra il polso e gli sposta di malagrazia tutto il suo braccio, per poi toccarsi la bocca con le sopracciglia aggrottate – forse in nome del loro rapporto nuovo di zecca, dovrebbe regalargli una crema all'acido ialuronico per il compleanno, Yachi una volta gli ha detto che previene le rughe – mugugna qualcosa riguardo l'essersi morso la lingua e lo maledice. Ma si riprende subito da questo suo trauma.

“Non state insieme, vero? Ho ragione?” stavolta sta attento a non urlare. Lo guarda come una decenne guarderebbe la propria amica del cuore alle elementari, decisamente fuori luogo, fuori target e sbagliato in ogni modo.

“Ma che dici! Stiamo insieme da sei mesi” ribatte Tobio, ben intenzionato a tenere in piedi la bugia che è stata messa in atto sopratutto a causa di Kindaichi e della sua stupida lingua lunga da comare.

“Non mi tornano i conti” borbotta l'altro, i conti di cosa, Kageyama non lo sa. Il telefono gli vibra nella tasca dei jeans e quello che l'altro sta borbottando perde sempre più di senso.

“Smettila” impone alla fine Tobio, per quanto strascicare la parola possa essere imperativo. L'altro comunque smette di fare congetture e si limita ad osservare Kageyama che si contorce per sfilare il telefono dalla tasca dei pantaloni troppo stretti.

Questa volta la foto arriva a lui da parte di Shoyo. La apre senza pensarci due volte e quasi ci rimane secco. In primissimo piano, Hinata ha ancora sul naso gli occhiali finti di Oikawa, e ride. Kageyama, che l'ha sentito talmente tante volte ridere da sapere benissimo quale suono abbia – e che (onestamente parlando, a cuore aperto, sarà colpa dell'alcol probabilmente oppure è solo cotto a puntino) vorrebbe sentire per tutto il resto della sua vita, ecco – un po' s'imbroncia: Shoyo sembra si sta divertendo tantissimo, mentre lui è diventato l'amichetta del cuore di quel disagiato di Kindaichi. Gli occhi gli cadono su quello che l'altro regge in mano e che probabilmente è il soggetto principale della foto, sopratutto perché il messggio ubriaco e sgrammaticato che gli manda dopo – Sto mprwndo aajajajajaj1!1 – si può riferire soltanto a quella cosa che stringe in mano. Al boquet pene che, Kageyama non vuole neanche saperlo davvero, forse ha afferrato, nelle prove generali per il lancio del vero boquet –che di certo non ha forma fallica.

'Tooru dive che stsnotte garemo ub saccccoo du srsso', proclama il messaggio dopo. Kageyama vorrebbe gettarsi dalla panchina e morire all'istante. Invece l'unica cosa che Dio – o chi per lui, insomma. Non è particolarmente religioso – gli concede è l'ennesima risata di quella comare di Kindaichi che, come ogni giorno della sua vita (che Tobio provvederà a rendere breve, brevissima, un altro paio di minuti al massimo, se non la smette di mettere il naso nei suoi affari) non si fa i cazzi suoi.

“Mandagli una foto anche tu!” ulula divertito direttamente dentro il suo orecchio, visto che ancora sta appollaiato sulla sua spalla come un condor.

“Non ce l'ho un... boche... boteq, questo coso!” cede in fine, la lingua pesante che inciampa sulle parole e la gola seccata da quel messaggio che è una presa in giro e niente più. “Iwaizumi senpai è sicuramente più sobrio di Oikawa” asserisce l'ovvio in fine. Yutaro, che a quanto pare non si sta riprendendo per niente dalla sbronza, gli propone quella che sembra essere a metà tra l'idea del secolo e l'idiozia più grande che un essere umano possa mai fare.

“Mandagli una foto del cazzo!” il modo in cui lo dice è così entusiasta che Tobio, che si sente anche un po' stanco e assonnato, ci pensa su davvero. Non è convinto, ma è come se il suo stupido corpo rallentato facesse tutto da solo, e sta già annuendo e si sta portando una mano ai pantaloni per staccare il bottone. Kindaichi sta per svenire dal ridere, è probabile che non stia respirando più. Ad interrompere l'inevitabile, a dimostrazione che esiste un qualche essere superiore, arriva Hajime. Guarda interrogativo entrambi prima che i suoi occhi raggiungano le mani di Tobio, anche allora, invece di ridere di lui, si limita a sfilargli il telefono e a metterselo in tasca.

“Abbiamo finito, torniamo in hotel” li avverte alla fine. Sbiascica un poco anche lui ma sembra sereno ed in pace con il mondo. Tobio ne è davvero contento. È anche contento di tornare in hotel, o almeno lo è fino a quando non è costretto a far fermare il taxi per correre in strada a vomitare.

Tornato in camera, Hinata ancora non è tornato. Si chiede distrattamente cosa stia facendo, vorrebbe vederlo, ne ha davvero voglia, s'infila il pigiama per inerzia e afferra il cellualre, ben intenzionato a mandargli un messaggio solo che crolla addormentato appena s'infila sotto le lenzuola.

*

La mattina del dday, anche conosciuto come il matrimonio, Tobio si sveglia strano. Strano con lo stomaco sottosopra, strano con un cerchio alla testa che lo sta uccidendo, strano con un petto poco famigliare appiccicato alla schiena, strano con un qualcosa di decisamente duro che gli spinge sul retro della coscia. Quel tipo di strano, ecco.

In un primo momento, con le meningi che gli battono a tempo con l'emicrania che gli balla il tip tap dietro agli occhi, reliazza soltanto che quello che gli sta russando nelle orecchie è Shoyo. Che è sua la mano placidamente appoggiata sui suoi fianchi. Poi pensa, con un poco di stizza, che è lui la parte piccola del cucchiaio, quindi. Che è così che funziona? Che in un modo o in un altro è sempre Shoyo a predominare? Poi, ah... cazzo.

Beh, si. Presumibilmente, è proprio quella determinata parte anatomica che gli sta molestando la coscia. Improvvisamente sveglio e vigile, Tobio sente il rossore irradiarglisi dal naso fino alle orecchie. Cerca di essere razionale – perché non sarebbe normale lanciare il proprio fidanzato fuori dalla finestra, neanche se ti sta indirettamente molestando – prende un respiro profondo, profondissimo, non è che può svenire e riinvenire direttamente al momento della cerimonia, in modo da lasciare l'imbarazzo all'altro e fare finta di niente? Ovviamente no. Trascorsi un paio di minuti d'imbarazzante stallo mentale e fisico, decide che sono grandi e le cose vanno affrontate di petto, allunga quindi una mano all'indietro alla ceca e quasi non salta via dal letto scaravendosi lui stesso dalla finestra, possibilmente per morire sul colpo, non c'è altro modo che possa superare quel momento: sotto il palmo della sua mano c'è solo pelle.

Con la testa dolorante e i pensieri ancora vagamente annebbiati, pensa che potrebbe essere un sogno. Un incubo? Qualcosa nel mezzo, probabilmente. Si pizzica l'avambraccio e sussulta dal dolore, cazzo. Non sta dormeno.

“Shoyo” lo chiama a voce un po' più alta. Quello mugola qualcosa e, cosa che non credeva essere possibile, gli si stringe ancora di più addosso. La mano adesso gli si è artgliata al gianco, una gamba gli s'insinua tra le sue e la presenza diventa troppo da sopportare persino per lui. Già di malumore, in una giornata che potrebbe solo peggiorare, Tobio decide che non gl'importa se Hinata si sveglia. Non gli importa perché è nudo. Non gl'importa più di niente. Vuole solo che quella giornata finisca il prima possibile.

Si alza quindi senza grazia dal letto, l'altro viene un po' trascinato dall'impeto di Kageyama – complice anche il fatto che metà dei suoi arti siano attaccati al corpo del moro – e si sveglia giusto in tempo per vedere Tobio sbattersi la porta del bagno dietro le spalle.

In doccia a Tobio viene un poco da piangere. Si concede qualche lacrima sotto al soffione della doccia – perché può far finta che non siano lacrime vere, lo sanno tutti che se piangi in doccia non vale come pianto vero e proprio – e si sente davvero un coglione, non sa neanche perché stia piangendo. Si sente solo incredibilmente triste, spossato, ha mal di testa, gli fa male lo stomaco, vuole davvero tanto tornare tra le quattro confortanti mura del suo puzzolente dormitorio (lontano da almeno due fermate di metro dall'appartamento di Hinata), sprofondare nel materasso bitorsoluto del suo letto per almeno due giorni interi e smettere di esistere. Ma non può, con un gesto arrabbiato della mano si asciuga il viso, è un gesto inutile perché il getto d'acqua glielo ribagna all'istante, ma la sensazione di aver portato via le lacrime lo fa sentire già un po' meglio. Stira le spalle, finisce di sciacquarsi e esce. Hinata intanto ha iniziato a bussare alla porta in modo piuttosto insistente. Tobio ne rimane un po' sorpreso, la porta non è chiusa a chiave. E di solito l'altro non si fa nessun problema a fare i suoi porci comodi mentre anche lui è nel bagno – un po' sorride se pensa a quella prima volta, alle superiori, in cui Hinata si era fermato a dormire a casa sua e aveva deciso d'irrompere in bagno mentre lui si lavava i denti per fare la cacca Kageyama, funzioni corporee di base. Hai presente? – che forse gli sia rimasto un po' di pudore? Un briciolo di vergogna? Si sarà rivestito? Non gli interessa, quanto urgente sia il bisogno dell'altro. È arrabbiato e si asciugherà con tutta calma. Qual è la velocità minima del phon?

 

La location della cerimonia è molto bella. Tobio, impachettato nel suo completo più bello – che gli fa delle gambe chilometriche e un culo da paura, per non parlare di come la giacca gli stringe le spalle, Hinata ci ha lasciato gli occhi sopra (anche se Tobio non lo sa) – non ha bisogno di competenze di design per rendersi conto che tutto è stato architettato con la massima cura. I ciliegi sono belli, come è ovvio che siano, e il rosa fa un bel contrasto con l'arco di fiori gialli sotto cui si svolgerà la cerimonia. Le sedute sono normali, il che è strano visto chi si sposa, ma lungi da lui lamentarsene. Finisce seduto in seconda fila, da un lato Shoyo chiacchiera con Kunimi come se fossero amici da una vita (Kageyama ammette che è bellissimo nel suo completo, che gli piace il tono serio che da a quella figura ancora così fanciullesca, che sembra adulto e uomo) e quella pettegola di Kindaichi – che fortunatamente non ha ancora avuto modo di abbordarlo – seduto vicino ad Akira lo guarda scuotendo la testa e accennando a Shoyo, gli ammicca, che cazzo vuoi cerca di comunicargli Tobio con lo sgurdo, ma quello non capisce niente – come suo solito – e annuisce. A cosa, è dato saperlo soltanto a Dio o a chi per lui.

Iwaizumi quasi mozza il fiato in gola a metà dei presenti quando arriva davanti al podio dove probabilmente consacrerà la sua vita alla santità. Tobio ammette candidamente che da uno come Iwaizumi Hajime si farebbe piegare, ecco. Sopratutto in quel momento. Non che comunque qualcuno lo debba sapere. Tanto meno Oikawa. E Kindaichi, che non la pensa neanche tanto diversamente da lui, ne è sicuro. Hajime sembra un po' nervoso, si passa una mano sul retro del collo e continua a guardare l'orologio da polso ogni venti secondi, con una cadenza talmente regolare che Tobio conta addirittura tre minuti prima che Issei gli si avvicini a grandi passi per rassicurarlo su qualcosa. Kageyama si chiede se sia nervoso perché crede che Oikawa possa avere dei ripensamenti. E quasi non si trova a ridere al pensiero che qualcuno possa volere davvero tanto bene – che qualcuno lo possa amare – a quel tormento umano che è Tooru. Un po' però gli si scalda anche il cuore, è bello che sappiano che ci saranno sempre l'uno per l'altro, che ci sono sempre stati, un po' li invidia – un po' no, perché si parla sempre di Oikawa, e lui di certo non ci vorrebbe vivere a contatto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Non ne regge neanche tre di ore. Hajime è sicuramente alieno.

Alla fine, con un ritardo di dieci minuti, si presenta anche quell'egocentrico dell'altro senpai. Bello e altezzoso come un modello che sta sfilando con addosso l'ultima collezione Gucci alla fashion week, perde di credibilità appena raggiunge il suo quasi marito e lo abbraccia come se non lo vedesse da trent'anni – passati tutti sull'altopiano tibetano in compagnia di caprette selvatiche, dato che sta anche per piangere – alla scena, Tobio sente già qualcuno tirare su con il naso.

La cerimonia risulta essere piacevole. Non piacciono molto i matrimoni, a Kageyama, e dalla brevità del rito probabilmente neanche a Iwaizumi. Allo scambio dei voti, a Tobio sale un po' di commozione, Shoyo non smette di sorridere e giura di averlo visto asciugarsi una lacrima. Meno discrete sono le famiglie degli sposi: la nonna di Oikawa – una signora deliziosa che Tobio conosce dalle medie e che lo ha riconosciuto all'istante, asserendo che Tobio mio, come sei sciupato, anche il mio Hajime è così magro! Deve essere l'aria di Tokyo! – ha iniziato a piangere commossa appena suo nipote ha messo piede nel luogo della cerimonia. La madre di Hajime è un po' più discreta, stringe la mano del marito e si asciuga le lacrime con mani tremanti. La sorella di Oikawa sembra impassibile, più concentrata a tenere a bada suo figlio ormai adolescente – e ovviamente annoiato a morte da quelle stronzate per adulti sentimentali – ché a piangere perché suo fratello si sta sposando. D'altrocanto ci pensano i suoi genitori a far scendere qualche lacrima e a far brillare qualche sorriso anche per lei.

Il posto dove si consumerà la cena è dall'altra parte del parco dell'hotel, sotto ad un gazebo immerso tra i ciliegi. Il sole sta calando intorno a loro e tinge tutto di arancio mentre finiscono di scattare le ultime foto di rito. Tobio ha fame. Tantissima. Quindi appena il fotografo si dice soddisfatto, cerca con lo sguardo un tavolo libero, solo per scoprire che non può scegliere dove sedersi, perché ovviamente i posti sono assegnati e se sognava di stare in un angolo con Shoyo – che ha parlato ben poco con lui da quella mattina, deve essersela presa un po' per il bagno – e magari passare inosservato il tempo giusto per ingozzarsi, bere un paio di bicchieri, sgattaiolare in camera, fare le valigie e contare le ore fino al loro rientro a casa, invece, per l'ennesima volta in quei tre giorni infernali, si ritrova circondato da tutta la vecchia Seijou. La giornata, che è già iniziata male, peggiora soltanto.

Il cibo è buono, normale. Incredibilmente. Oikawa, che adesso è Oikawa-Iwaizumi, Tobio-chan, ci credi? (no, non ci crede che Hajime lo abbia fatto davvero), gli piomba addosso a metà del secondo primo, letteralmente addosso. Gli si spalma sulla schiena e lo schiaccia addosso al tavolo, quasi non gli finisce la faccia nel piatto.

“Tobiooo” urla, probabilmene lo hanno sentito anche su Plutone. I suoi timpani implodono su loro stessi e la sua carriera da pallavolista è finita, non sentirà mai più il fischio dell'arbitro. Tooru ha probabilmente già bevuto in un modo allarmante per essere solo le sette e mezza di sera e perché sia il proprio matrimonio. Il tavolo rugisce un applauso quando anche l'altro sposo approda da loro, visibilmente più sobrio e meno esagitato del marito (che è un po' la normalità conoscendoli).

“Vi state divertendo?” chiede Hajime, gli occhi gli brillano di felicità e Tobio ne gioisce lui stesso, è un po' meno contento della zavorra che ancora non lo ha mollato.

“Se fossi stato più piccolo ti avrei voluto come pagetto, sei così cariiino. Ma anche Shoyo-chan, anzi lui è più cariino di te e più educato, vorrei adottarlo” gli piagnucola Tooru nelle orecchie, Tobio se lo scrolla di dosso definitivamente, quello incespica nei suoi stessi piedi, si tiene al bordo della sedia e poi passa a tormentare il tavolo successivo. Shoyo lo guarda per la prima volta negli occhi da tutta la giornata, sembra un poco in imbarazzo e Kageyama si chiede se sia a causa del matrimonio, di quello che è successo quella mattina o di Tooru. O forse delle occhiate insistenti di Yutaro, che continua ad ammiccargli ogni volta che per sbaglio i loro sguardi s'incrociano – magari potrebbe chiudere gli occhi e fare finta di essere cieco.

“Va tutto bene?” gli sussurra avvicinandoglisi all'orecchio. Hinata annuisce, sembra essere un po' a disagio e la mano di Kageyama fa quasi tutto da sola nell'appoggiarglisi sulla coscia e il pollice disegna quelli che vorrebbero essere rassicuranti segni circolari. Tobio un po' s'irrigidisce quando si rende conto di quello che sta facendo e si aspetta quasi che l'amico gli scacci la mano, ma quello non lo fa. La osserva brevemente senza dire niente. Sposta un po' la sedia più vicina a lui, e socchiude le labbra come se volesse dire qualcosa, ma quell'impiccione di Kindaichi – che vincerà un award come persona con il peggior tempismo mai incontrata nella vita di Tobio – si sporge verso di lui sopra al tavolo.

“Tobio, accompagnami in bagno!”

 

“Si può sapere cosa vuoi?” il tono di Kageyama è palesemente irritato. Kindaichi, che sta appoggiato a uno dei lavandini e che in bagno non ci doveva andare per niente, lo osserva con un sopracciglio inarcato. Come si permette! Glielo spaccherà entro fine giornata.

“Mi dispiace, stavate avendo un momento, non me ne ero accorto” Tobio lo vuole affogare nel gabinetto.

“Certo che stavamo avendo un momento, è il mio fidanzato. Saresti contento se ti rompessi le palle mentre hai da fare con Kunimi?” Kindaichi alza anche l'altro sopracciglio, Tobio digrigna i denti (lui non ci riesce, le sa solo corruciare).

“Dipende, insomma. E poi non eravate così indaffarati, volevo solo sapere se stanotte ti sei dato da fare” ammicca. Tobio non gli scoppia a ridere in faccia solo perché è sconvolto.

“Ma che t'importa!” l'urlo rimbomba tra le piastrelle.

“Te l'ho detto, amici! E poi non voglio sapere cosa avete fatto, solo se finalmente vi siete messi insieme sul serio!” asserisce serissimo.

“Tu sei pazzo”, Tobio è sconvolto. Kindaichi non stava scherzando la sera prima sulla questione amicizia e la cosa che lo irrita di più è che sotto – molto sotto, tipo nel nucleo della terra – lui ne è anche contento.

“Stiamo insieme” insiste, ma lo sguardo che gli ricambia l'altro non gli lascia una bella sensazione.

“Smettila, non è vero. Shoyo l'ha detto ad Akira ieri sera, che state facendo finta” lo rimbecca, quasi gongola alla faccia sconvolta di Kageyama. È troppo shoccato per dire qualsiasi cosa. Quindi Kindaichi rincara la dose.

“Va bene. Lo so che sono stato uno stronzo e che forse è tutta colpa mia, anche se te sei stato un cretino a dire una stronzata simile. Non dovevo dirlo a Oikawa. Possiamo fare finta di niente?” no che non possono, Tobio glielo vorrebbe dire. Urlare in faccia, anzi. E vorrebbe anche spaccarsi la testa contro il dispenser di fazzoletti vicino al lavandino. Invece non fa niente, rimane zitto. Si accascia contro la parete alle sue spalle e si sente stanco, svuotato e mai come in quel momento vuole andarsene senza guardare in faccia nessuno. Non Kindaichi e le sue dubbie buone intenzioni, non Akira che è un impiccione al pari del suo compare, né gli sposi e sopratutto Shoyo.

“So che sei arrabbiato,” inizia di nuovo Yutaro. E no, non lo sa, non è arrabiato. A questo punto è solo stanco, stanchissimo. “e mi dispiace davvero per essere stato una testa di cazzo tutti questi anni. So che ti piace Hinata, voglio solo aiutarvi a mettervi insieme per davvero, senza dirlo a nessuno, ovviamente” Tobio non ci sta, per quanto l'latro possa essere sincero, per quanta buona volontà possa mettere nelle sue parole. Tobio non le vuole più sentire. Non vuole nessun aiuto, nessuna intrusione. Le cose con Shoyo si erano assestate prima di quello sfortunato evento, andava tutto bene. Poteva fare addirittura finta che l'altro non gli fosse mai interessato, eppure adesso sembra tutto di nuovo incasinato come alle superiori. Shoyo non lo riesce a guardare negli occhi e non sa neanche il perché, lui vorrebbe solo baciarlo fino a togliergli il fiato e fino ad annegare se stesso nelle labbra dell'altro, ma non lo può fare perché è finto, tutto finto.

“Stanne fuori, Kindaichi” si limita a dirgli quindi, sollevandosi dal muro. Raddrizza un po' le spalle, si sente davvero il morale sotto ai piedi ma è consapevole di non poter lasciare il matrimonio senza suscitare domande.

“Ma io-” inizia Yutaro testardo, “Davvero, basta. Va bene così. Mi piace, e quindi? Non credo che né tu né Kunimi abbiate il diritto di mettervi in mezzo. Non conoscete la situazione, non sapete se mi va bene essere solo suo amico. Non sapete quello che ho mandato giù per tutti questi anni, facendo finta di niente. Non voglio che vi mettiate in mezzo e roviniate tutto” sbotta Tobio interrompendolo. Kindaichi ammutolisce per un lungo istante, quando sembra che non abbia più niente da aggiungere Kageyama decide che è ora di tornare al tavolo. Magari qualche bicchiere di vino lo aiuterà a svuotare la mente.

“Mi dispiace davvero” è l'ultima cosa che si sente dire.

“Non fa niente.”

 

“Tutto bene Tobio?” la voce di Shoyo è un poco impastata dall'alcol, ma lui sembra ancora abbastanza lucido da rendersi conto che Kageyama ad un certo punto, dopo essere tornato dal bagno, è diventato più taciturno. Tobio annuisce alla domanda, lascia vagare lo sguardo sulla pista da ballo dove gli sposi hanno appena aperto le danze (è sicuro che Tooru abbia pianto un po' durante il loro primo ballo ed è anche sicuro che la presa di Hajime sui suoi fianchi snelli si sia stretta un po' di più. Disgustosamente belli: li detesta), prima di spostarli sulla sedia al suo fianco che si è appena mossa da sola. Sopra ci si siede Shoyo, appoggia il suo drink mezzo consumato sulla superficie del tavolo più vicino e gli si accosta un poco.

“è per qualcosa che ha detto Kindaichi?” domanda ancora, Tobio lo guarda senza parlare. Gli occhi gli scivolano sull'incavo della gola adesso messo a nudo dal bottone che l'altro ha aperto a un certo punto della serata.

“è per quello che ho detto ad Akira?” insiste.

“Perché cazzo lo hai fatto?” scatta quindi Tobio, che ha superato da un bel pezzo la soglia di sopportazione per quella sera e l'ultima cosa di cui gli va di parlare è del tradimento del suo fidanzato.

“Ero ubriaco!” prova a giustificarsi. Tobio non la trova una scusa accettabile, anche lui era ubriaco la sera prima. Eppure non ha fatto saltare tutto, non ha aperto la bocca per spifferare tutto a chi non lo doveva sapere, non si è svegliato nudo. La vergogna della situazione, sapere che Kindaichi e Kunimi sanno della loro menzogna, gli pesa sulle spalle come un macigno e ha di nuovo voglia di scappare via. Prova a calcolare mentalmente quanto gli potrebbe costare un volo di ritorno anticipato per Tokyo quella sera stessa, o se magari sarebbe meglio tornare direttamente a Miyagi per una settimana, potrebbe darsi malato con la squadra, con l'uni anche, evitare il suo compagno di dormitorio e sprofondare nel conforto della sua vera casa. Le lacrime gli fanno pizzicare il naso, chiude gli occhi perché ha paura che siano diventati lucidi e si sente un'idiota. Cosa spera di ottenere? La sua vita non è un film, anche se dovesse scappare, Hinata non correrebbe in aeroporto per lui, non lo bacerebbe come se fosse l'ultimo momento che potrebbero passare insieme per il resto della loro vita, come se fosse davvero importante. Non lo farebbe perché non c'è niente di vero in tutto quello che stanno avendo.

“Tobio...” attacca nuovamente Hinata, dato il suo prolungato silenzio. Kageyama vorrebbe solo che smettesse di pronunciare il suo nome come se provasse davvero qualcosa per lui, con quel tono dolce e preoccuato, realmente interessato a quello che sta succedendo dentro alla sua testa.

“Tobio-chan!” Kageyama spalanca gli occhi, non ne scende nessuna lacrima e se ne stupisce, visto il magone che sente pesargli sul petto. Ma la cosa che lo stupisce di più è che per la prima volta nella sua vita è contento di versi davanti Tooru.

“Vieni a ballare!” il sorriso che gli regala è così ampio che potrebbe fargli il giro del volto.

“Non sono molto bravo” cerca di rifiutare, ma poi pensa che se non andasse a ballare con il suo senpai probabilmente scoppierebbe a piangere davanti a Shoyo. Quindi, nonostante le sue parole, si alza comunque dalla sedia e si aggrappa al braccio che il maggiore gli sta offrendo (neanche fossero ad un ballo dell'ottocento, come quelli che ha visto in quei film tratti da libri che lui non ha mai letto), sente lo sguardo di Hinata pesargli sulle spalle, le parole che non si sono dette aleggiano tra di loro e rendono l'aria pesante e velenosa. Ancora aggrappato al braccio di Tooru, nel primo vero contatto volontario anche da parte sua, scappa nel mezzo della pista da ballo.

 

“Che cosa succede con Shoyo?” la testa di Tobio sembra riaccendersi dallo stato di standby in cui l'aveva messa nel momento in cui si era ritrovato a ballare Despacito in un gruppo capeggiato dalla vivacissima nonna di Tooru (“Ha iniziato a fare zumba lo scorso anno, Tobio-chan! È bravissima!), in quel momento invece Oikawa gli ha messo le mani sulle spalle, e stanno dondolando un lento un po' impacciato – Tobio cerca con lo sguardo Hajime e lo trova a ballare con sua madre, un po' rosso in volto. Lei gli dice qualcosa all'oreccio e gli occhi di lui sembrano un po' lucidarsi.

“Niente” ed è forse la cosa più sincera che abbia mai detto da quando ha ricevuto l'invito per quell'evento. Tooru borbotta qualcosa, poi gli schiaccia il piede (Kageyama sente che l'ha fatto di proposito), e gli passa le mani dietro al collo avvicinandolo di più. Non crede di essergli mai stato tanto vicino in tutta la sua vita. Si sente a disagio.

“Non fare il coglione, Tobio. Per una volta, non rovinare tutto” gli sibila nell'orecchio. Il sorriso non gli lascia le labbra neanche per un secondo, dall'esterno potrebbe anche sembrare che gli stia dicendo qualcosa di amichevole, in realtà è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Tobio si sente colmo di rabbia, e triste e vuole solo che le persone si facciano i fatti propri. Lui non ha mai chiesto niente su Tooru e Hajime, non ha chiesto di essere invitato al matrimonio, non ha chiesto di diventare l'amichetta del cuore di quel pre-adolescente di Kindaichi, non ha chiesto niente di tutto questo, non ha mai voluto mettere il naso negli affari degli altri – figurarsi, non è in grado neanche di gestire i suoi di problemi – quindi perché tutti sembrano interessati a chi è nel suo cuore o nelle sue mutande?

“Non sto rovinando niente” decide quindi di rispondere dopo aver contato fino a dieci e poi a ritroso fino a zero (l'alternativa è picchiare uno degli sposi e rovinare la giornata a tutti). E poi è vero: neanche lui riuscirebbe a rovinare le cose che non esistono.

“Allora come me la spieghi la faccia del piccoletto?” insite. Gli danno davvero fastidio le persone inistenti, e poco importa che lui sia innamorato del più grande rompicoglioni del pianeta, che se si fissa su una cosa non lo molla neanche per sbaglio, perché Shoyo non conta, lui è un caso speciale.

“Non credo di dover spiegare niente, sono affari nostri.”

“Tobio, ieri sera era così ubriaco da non tenersi dritto. Non riusciva a smettere di straparlare, e sai chi continuava a mettere in mezzo in ogni discussione? Te, idiota! Un manzo da paura l'ha approcciato e lui l'ha chiamato Tobio e ogni volta che lo sentivo parlare stava dicendo quanto ti ama, e quanto sei bello e anche intelligente. Lo abbiamo preso tutti in giro, e lui non ha comunque smesso.

Ci ha solo detto che non ti conosciamo abbastanza, che se ti vedessimo con i suoi occhi, allora anche noi non potremmo fare a meno di amarti. Akira era sconvolto. Quello che intendo dire, è che sappiamo tutti che sei un'idiota e ti vogliamo bene. Ma quel ragazzo, Tobio, quel ragazzo conosce tutti i tuoi difetti, è forse la persona che ti conosce meglio al mondo, ed è incredibilmente innamorato di te. E tu sei così disgustosamente innamorato di lui da farmi venire il vomito ogni volta che ti vedo guardarlo, e oggi è tutto il giorno che le cose vanno male. Non credere che non abbia visto che non vi siete parlati quasi per niente. E sono preoccupato, perché so quanto sia bello stare con chi si ama e per quanto rancore io ti possa aver portato in passato e per quanto mi piaccia tormentarti ogni giorno della tua vita, voglio davvero che tu possa essere felice.” il monologo di Oikawa s'interrompe con la musica. Tobio è stordito. Ha ricevuto così tante informazioni in così poco tempo che potebbe scoppiargli la testa da un momento all'altro. Le mani di Tooru lasciano il suo collo, gli batte un paio di pacche sulle spalle, come se lo stesse rassettando e gli sorride un'ultima volta.

“Fai la cosa giusta Tobio. Io adesso vado da mio marito” lo saluta, gli spinge la fronte con le dita e fa per allontanarsi. Qualcosa monta dentro al petto di Tobio, gli scalda la pancia e gli apre il cuore e la mente. È il momento di rischiare, lo sa. Le parole di Oikawa gli rimbombano dentro le orecchie e si ripetono in loop.

Si fa largo fino a dove ha lasciato Hinata mezz'ora prima e non lo trova. Con un senso di panico crescente – dove è andato? È tornato in camera? Se ne è andato definitivamente? Ha perso l'ccasione? - si guarda in giro e lo vede sulla pista. Ha in faccia l'espressione più triste che gli abbia mai visto, e sta pestando i piedi di Akira mentre gli piagnucola qualcosa sulla spalla. Gli ochi di Tobio saettano subito sul perimetro della pista, li dove sono ammassate le sedie per chi vuole evitare di rendersi ridicolo. Trova subito chi gli interessa, appoggiato alla spalliera della sedia, Kindaichi sta riprendendo la scena del suo povero intollerante fidanzato costretto a ballare.

“Kindaichi” lo chiama avvicinandosi, quello alza gli occhi all'istante e quasi gli cade il telefono dalle mani quando gli strattona il braccio per farlo alzare.

“Che vuoi?”

“Non volevi aiutarmi, caro amico mio?” calca sulla parola amico in modo un po' ironico, Kindaichi storce le labbra infastidito dal tono, ma non dice niente. Si alza dalla sedia e sembra pronto a seguirlo in capo al mondo per permettergli di effettuare la propria conquista. Tobio un po' ne è grato, un po' pensa che Yutaro sia un coglione.

“Cosa devo fare?” lo dice con il tono serio di un soldato che deve andare in guerra. Tobio, a cui la siruazione sta sicuramente più a cuore di qualsiasi altra persona nell'universo, crede che sia un po' esagerato.

“Niente. Vieni a ballare con me e stai zitto. Nel momento giusto ti riprendi Kunimi, così io posso dire tutto a Shoyo” non è neanche un piano, e se dovesse esserlo farebbe acqua da tutte le parti. È sbagliato il momento, è sbagliato il modo. E se quello che ha detto Oikawa dovesse essere stato una bugia – o peggio, dovesse essere stato tutto dettato dall'alcol in corpo la sera precedente – sarebbe uno sfracello. Ma in quel momento non riesce a importarsene. Sente ancora il petto caldo di coraggio e preferisce non pensare ai se e ai ma. Vuole essere adulto finalmente e affrontare la questione di petto.

C'è un leggero bisticciare con Kindaichi su chi debba condurre, la scampa Yutaro e Tobio si ritrova a digrignare i denti irritato, poi approdati in pista dondolano il più vicini possibile alle loro metà e nel momento in cui il lento sfuma in un altro – ma quanti sono? – Kindaichi richiama l'attenzione di Akira. Gli dice qualcosa all'orecchio e Kunimi si scusa con Shoyo, gli sorride incoraggiante – che cosa inquietante – e praticamente si aggrappa al suo fidanzato mentre iniziano a ballare. Soli in pista, gli occhi di Tobio e di Shoyo s'incrociano. Con due falcate Tobio lo raggiugne, gli sorride e gli porge una mano.

“Me lo concedi questo ballo?” è imbarazzato lui stesso per come è uscita la richiesta, ma gli occhi d'Hinata brillano un po' mentre gli afferra la mano con la sua, quindi non riesce neanche a vergognarsene per bene. Stringe le mani attorno ai fianchi di Hinata e quando quello gli mette le mani dietro al collo per la prima volta in quella giornata si sente bene. Nel posto giusto.

“Va tutto bene?” gli chiede, perché nonostante tutto il viso del rosso sembra ancora un po' spento. Quello annuisce un poco, seppellisce il viso nell'incavo del collo di Tobio e per un attimo ha paura he possa sentire quanto gli sta battendo velocemente il cuore. Poi ci ripensa, e che lo senta pure. Che Hinata sia consapevole che gli fa venire la tachicardia.

“Devo dirti una cosa” sussurra sul suo collo, se non fosse così vicino Tobio non lo avrebbe neanche sentito.

“Anche io” asserisce serio. O la va o la spacca. Il momento è ginto.

“Vai prima tu” lo incoraggia. Tobio prende un respido profondo, spera che debbano dirsi la stessa cosa. Lo allontana un poco e lo guarda negli occhi. Deglutisce a vuoto e poi, con una serietà che non ha mai avuto nemmeno in campo, annuncia.

“Mi piaci. Tanto. Ma davvero, non per finta. E vorrei che uscissimo insieme e facessimo tutte quelle cose che fanno i fidanzati, perché anche se non mi piacciono con te sarebbero meglio. Rendi tutto migliore” è la dichiarazione più impacciata che abbia mai fatto – e anche l'unica, grazie – ma Hinata scoppia a piangere lo stesso. Gli abbraccia il collo quasi disperato e Tobio non capisce se va bene o se ha fottuto tutto.

“Anche io” ansima tra i singhiozzi Hinata.

“Anche io voglio tutto questo, con te, solo con te” riesce a dire alla fine, tirando un po' su con il naso. Tobio gli asciuga un paio di lacrime con il pollice e alla fine, finalmente, lo bacia.

Quando si scosta, davanti a lui Shoyo ha un sorriso felice, gli stringe il petto in un abbraccio che Tobio ricambia, mentre dietro alle spalle d'Hinata, Kindaichi alza i pollici in segno d'approvazione.

Che idiota, cazzo.

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