Stupid Traditions!

di MusicAddicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: AKA Little Black Riding Hood and the Bad Wolf ***
Capitolo 2: *** II: AKA My door’s always open… in the literal sense! ***
Capitolo 3: *** III: AKA Santa's improbable helper ***



Capitolo 1
*** I: AKA Little Black Riding Hood and the Bad Wolf ***



ATTENZIONE: QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA MINI-SERIE CRONOLOGICA, è LA SECONDA DI TRE, QUINDI NON LEGGERLA SENZA PRIMA AVER LETTO LA PRECEDENTE ('Stupid Mistletoe!') GRAZIE!!!


Disclaimer: I personaggi appartengono solo alla Marvel, non ci guadagno nulla a scrivere ... anzi , credo ci smenerei pure XDD perché stavolta sono impazzita più del solito (Kevin, se puoi , perdonami... ma un po' tutti i personaggi ^^')


stupid-traditions


Capitolo I: AKA Little Black Riding Hood and the Bad Wolf

"È una follia!" tuona Patricia.
"Non potresti mostrarti un pochino più comprensiva?" alza gli occhi Jessica, mentre giocherella con la cerniera del suo stivaletto, spaparanzata sul suo divano.

Chi non riesce a rilassarsi nello stesso modo è Trish, che passeggia avanti e indietro nervosamente, nel poco spazio che le concede il corridoio stretto.

"Hai ragione. Ti ho sempre dato il mio pieno sostegno, in tutto quello che fai, perchè stavolta dovrebbe fare differenza?" le sorride comprensiva. "Perché questa è una spropositata, ingiustificata, irresponsabile follia!" sbotta nuovamente, con tutto il tono di rimprovero con cui è capace di caricare la sua voce.

Stanca di tutto quel girovagare si lascia cadere su una sedia lì vicino.

"È come se Cappuccetto Rosso, anzi, Nero, considerati i tuoi colori, fosse uscita di senno e andasse volontariamente dal Lupo Cattivo a farsi divorare!" aggiunge, dopo qualche momento di riflessione.
"È un Lupo Cattivo che sostiene di aver perso il vizio," controbatte Jessica, alzandosi per andare verso di lei. "Io devo capire fino a che punto. La sua recitina al Centro Commerciale non mi ha ancora del tutto convinta. Voglio scoprire se è solo una messinscena ... o se sta davvero cercando di provarmi qualcosa. So già come fare." argomenta la detective, caparbia come il suo solito.
"Passando tutto il giorno di Natale con lui?" ripete l'amica, ancora incredula.

"È stato lui a darmi l'idea... e mi ha già fatto avere anche il suo nuovo indirizzo." la informa l'altra.
"Non è un buon motivo per andarci!"
"È un ottimo motivo. So quel che faccio. E ho un buon piano... molto meglio di quando volevo farmi rinchiudere in quel carcere di massima sicurezza!"
"Qualsiasi cosa sarebbe meglio di quel piano!" borbotta Trish.

"Stai forse riconoscendo che quindi anche questo è un buon piano?" perora la sua causa Jessica, insistente come e peggio di un venditore porta a porta. "Oh andiamo, Trish, non mi succederà nulla. Sai che so come difendermi!"

"So solo che niente ti farà cambiare idea, quindi... se proprio vuoi fare questo salto nel buio... almeno fallo con un paracadute!" risponde enigmatica Patricia.

Va a recuperare la sua borsa, estraendo quello che sembra una torcia d'argento con due strane estremità.

"Un taser?" deduce subito Jessica, anche se un po' scettica a riguardo.
"Oh no, ti prego, non ridurlo solo a questo. Puntalo contro Killgrave e lo mandi a nanna fino al 2020. Senza contare che è estremamente doloroso." le spiega, porgendole la preziosa arma. "Wil me lo aveva dato, nel caso qualcuno controllato da Killgrave mi aggredisse..." spiega.
"Okay, se proprio ti fa stare più tranquilla, porterò il tuo giocattolo con me!" accetta quella offerta Jessica.
"Semmai dovrebbe far stare più tranquilla te!" ribatte la bionda.

"Sbaglio o è un modo per darmi la tua benedizione?" indaga la mora.
"Ho forse qualche altra alternativa?" si arrende Trish.
"No, se non quella di fidarti di me. E aiutarmi con gli acquisti e aiutarmi a portare tutto a casa di Killgrave."

"Portare tutto cosa? E di quali acquisti parli? Che cos'hai in mente?" si acciglia la speaker.
"Oh, lo vedrai. Però se ne parla domattina, tanto abbiamo ancora due giorni di tempo." spiega l'amica.
"In effetti sì, sarà il caso che me ne vada a dormire, si è fatta l'una." prende le sue cose Trish, per poi infilarsi il cappotto.
"Non te l'ho chiesto io di precipitarti da me a chiedermi com'è andato l'incontro con Killgrave!" le rinfaccia Jessica.
"Scusami, ma ero troppo curiosa per aspettare fino a domattina!" ridacchia l'amica.
"E comunque, Trish, sappi che ho intenzione di coinvolgere anche te a un certo punto del mio piano!" le comunica Jessica, accompagnandola alla porta.
"Uh, sì, lo sai che sono sempre disponibile per un po' d'azione!" sorride la bionda.
"Uhmm, sì, azione... già..." ripete la mora, creando un alone di mistero.

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"Giù dal letto, Kevin! E, sorridi, è Natale!" urla a pieni polmoni Jessica, una volta raggiunta la sua camera da letto.

Del resto, per lei è stato un gioco da ragazzi forzare la serratura della porta blindata e sbarazzarsi temporaneamente di tutto il personale di servizio e ora può aggirarsi indisturbata per quella stanza.

Oltre al grande letto matrimoniale posizionato al centro, ai lati fanno bella mostra di sé due armadi, probabilmente traboccanti dei suoi eleganti completi. Vicino alla finestra c'è una scrivania in mogano, con una poltrona sopra la quale è posizionata una camicia appena stirata, piegata in modo impeccabile e poco più distante un maglione blu di cachemire.

- Poche cose ma essenziali e tutte in ordine maniacale... è proprio da lui.. mi stupisce che non ci sia un solo accenno di viola; forse non ha avuto ancora il tempo di personalizzare un po' la casa. – trae le sue conclusioni Jessica.

Dopo la sua 'gentile' incursione, Kevin non può che svegliarsi di soprassalto, alquanto frastornato, guardandola a metà fra il sognante e l'incredulo; ma anche lo scocciato, notando il quadrante della radiosveglia che indica che sono solo le sette e mezza di mattina.
In un primo momento si chiede se non stia sognando per davvero.

- No, la Jessica dei miei sogni si sarebbe infilata sotto le coperte, sarebbe scivolata vicino a me e avrebbe cominciato a baciarmi; prima sulla bocca, poi sul collo, sul petto e sempre più giù, fino a darmi il migliore dei buongiorno... - riflette lui, che ancora non ha proferito una sola parola.

Si tira su a sedere sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera, rivelando così che è a petto nudo, e la guarda meglio.

Del resto nella stanza c'è penombra a sufficienza perché entrambi abbiano piena visuale l'uno dell'altra.

- Inoltre, la Jessica dei miei sogni sarebbe stata molto meno vestita e decisamente meglio, molto meglio di così! - considera, facendo una smorfia di disappunto, arricciando il naso, alla vista del suo abbigliamento.

In effetti, la ragazza indossa uno di quei classici maglioni Natalizi, di lana pesante, molto largo e coprente, in prevalenza rosso, ma con una base nera e nel mezzo un intarsio che ricorda in qualche modo la neve, ripreso poi anche sul bordo delle maniche.


 

Jessica nel mentre è presa dalle sue paranoie.

- È a torso nudo? Perché diavolo è a torso nudo? È inverno, per dio, si dorme vestiti! Avrà altre parti scoperte? Jessica, smettila di fissargli il petto... è vero che lo hai baciato un'infinità di volte, ma perché te lo ordinava... di dare un bel morso a quei capezzoli non me lo ha mai chiesto però... no, resta concentrata sull'Operazione Natale da Incubo! - si ammonisce.

"Allora, non parli nemmeno più? Gli elfi di Babbo Natale ti hanno rubato la lingua?" sbuffa lei, innervosita dal suo silenzio.

- Sì, questa è senza ombra di dubbio la Jessica vera! - apprende Kevin, per poi sorriderle.

"Buongiorno, mia cara. Non starò nemmeno a chiederti come tu sia entrata. Quindi, davvero hai scelto di non festeggiare il Natale con me? Allora qualcosa di buono devo averlo pur fatto se Babbo Natale avvera i miei sogni!" mormora, stopicciandosi gli occhi per svegliarsi meglio.

"È più probabile che Satana abbia deciso di trasformare i tuoi incubi in realtà!" ribatte Jessica, acida, incrociando le braccia all'altezza del petto.

Quel movimento fa sollevare leggermente il suo maglione, scoprendo così una sensuale parte nuda di stomaco che la separa dai blue jeans.
E Kevin non se ne perde un solo attimo.

"Prima che ti alzi da lì, non sarai nudo anche là sotto, vero?" si accerta la detective.

Kevin sorride sornione, spingendo di colpo via le coperte, per poi rivelare che almeno i pantaloni del pigiama lungo li indossa.
"Come hai visto, no, mia cara, ma se vuoi posso provvedere subito!"
"Nei tuoi sogni!" sbotta Jessica, che in cuor suo è solo sollevata.

- Tanto ora ci penso io a vestirti! - pondera lei, allontanandosi momentaneamente, sotto lo sguardo perplesso del padrone di casa, che ne approfitta per andare in bagno e cambiarsi con un pantalone classico, un pezzo fra i suoi tanti completi, stavolta opta per un blu scuro.

Il petto però, notando un certo interesse da parte della sua ospite, decide di lasciarlo scoperto.

Jessica fa ritorno dopo qualche minuto, reggendo una bassa confezione rettangolare, avvolta in una luccicante e variopinta carta da regalo.

"Per me? Ma che carina. Se mi fai pure un regalo, non ho alcun motivo di pensare che sia un incubo." sorride lui, prendendolo dalle sue mani.
"Tu intanto aprilo, prima di parlare!" sogghigna minacciosa lei.

Una volta aperto, Kevin capisce a cosa si riferisse Jessica.

Solleva dalla confezione un maglione molto simile al suo nei colori, in quanto è in stile Natalizio, di lana pesante che alterna righe rosse a righe nere.

"È uno scherzo, vero?" ringhia, sbattendoglielo in faccia.
"Non credo proprio, caro il mio damerino!" ribatte lei, beffarda. "Oh, andiamo, avrei potuto essere mooolto più perfida. Sai ce n'erano anche di adorabili con le renne, gli abeti o i pupazzetti di neve!" prosegue, facendogli fare un'espressione ancora più disgustata.

"Altro che non festeggiare il Natale, la verità ho deciso di festeggiarlo in tutte le sue stupide tradizioni! E tu lo farai con me!" gli anticipa, con un ghigno sadico in volto
"Così mi metti più paura dello spirito del passato, del presente e del futuro insieme!" si finge terrorizzato lui, per poi mettersi a ridacchiare.

Jessica lo guarda piuttosto stupita.

"Tu conosci 'A Christmas Carol'?"
"Certo che sì. L'ho letto più volte e l'ho visto in tv, in ogni possibile versione. Io sarei un eccellente fantasma del Presente. Elegantissimo, sobrio, raffinato e... terrificante." si pavoneggia l'incantatore.

"Tale e quale a come sei ora, insomma!" alza gli occhi lei, per poi puntare al maglione "Okay, forse non vestito così!"
"Ah-ah.ah, come siamo spiritosi. Non resterò con questa..." si prende una pausa per non andare in escandescenze e non fare un turpiloquio per definire quel maglione. "Questa cosa addosso a lungo, lo sai." riferisce.
"Allora per essere un fantasma in tutto per tutto ti manca solo il passaggio a miglior vita, fammi un cenno se posso esserti utile in questo!" si diverte un mondo a provocarlo lei.
"Certo, a tuo rischio e pericolo... se mi fai diventare un fantasma, sappi che passerò tutta la mia eternità a tormentarti..." le annuncia lui, mettendosi nella classica posizione da fantasma.

"Bbrr, ora sono io che tremo a quella prospettiva!" ridacchia lei. "Chiudi il becco, aspirante fantasma del presente e assillo continuo in ogni momento e seguimi fuori..." lo esorta lei, trotterellando giù per la rampa di scale.
"Fuori... vuoi dire in giardino giusto?" tentenna lui, seguendola con un ritmo molto meno vivace.

Parlando di fantasmi, per il timore che si sta impadronendo di lui potrebbe veramente rimanerci secco sul colpo.

"No, citrullo, fuori in strada, andiamo a fare i canti di Natale!" gli annuncia, con un'ancor più inquietante attitudine festosa, aprendo la porta principale.
"A fare che?! E vestito così?! No, no, no; nel modo più assoluto!" obietta lui, fermo sulle sue posizioni, richiudendola.
"Quale parte di giornata da incubo non hai afferrato? E questo è solo l'inizio! Certo... a meno che non vuoi che me ne vada..." lo ricatta lei, più subdola che mai, perché sa di averlo in pugno.

Oh, eccome se lo sa.

"E va bene, va bene... andiamo a seguire queste stupide tradizioni!" si arrende lui, uscendo e sbattendo la porta, prima di chiuderla. "Anche se un duo di cantori non si è mai visto, saremo ridicoli, oltre quello che siamo già..." borbotta il suo disappunto mentre si incamminano.

Non lo dirà mai apertamente a Jessica, ma deve ammettere che quell'atroce maglione se non altro tiene un gran caldo.
"Su un punto ti do ragione... in due sarebbe stupido..." svolta con lui a un angolo dove qualcuno li sta aspettando.
"Ecco perché saremo un adorabile quartetto!" conclude fiera Jessica, indicandogli un non troppo entusiasta Malcolm e una Trish a dir poco furibonda.

"Quando hai parlato di azione, non era certo questo che avevo in mente io!" le rinfaccia la bionda, con gli occhi blu ridotti a due fessure glaciali.
"Ti ho solo comunicato che volevo coinvolgerti. Non ho mai specificato che tipo di azione fosse!" si difende la mora.

"Almeno a te lo ha comunicato, Trish... io non ho ancora capito che ci faccio qui!" si lamenta il ragazzo di colore, per poi rivolgersi alla sua condomina. "So solo che ho aperto il tuo insulso regalo e seguito tutte le istruzioni sul biglietto... indossarlo e presentarsi qui a quest'ora... con i testi..." borbotta il ragazzo di colore.
"I testi?" li guarda sospettoso Kevin, prima che Trish – che è stata scelta come incaricata da Jessica – estragga dallo zaino che ha portato con sé i fogli con le lyrics delle più famose canzoni di Natale e li passi anche a Jessica e Killgrave.
"Lo stiamo facendo sul serio allora!" brontola Killgrave.
"Un entusiasta quanto me a quanto vedo!" lo fa sorridere Patricia, prima che osservi meglio sia lei, sia l'Afroamericano.

Trish ha un maglione rosso con le renne bianche, Malcom uno rosso coi pupazzetti di neve bianchi e le slitte blu.

"Comincio a pensare che davvero per me hai avuto un occhio di riguardo!" bisbiglia a Jessica.
"Te l'ho detto. E poi siamo in pendant... possiamo dire che indossiamo dei maglioni... aspetta.. com'è che ami definirci tu? Ah, sì, inevitabili!" replica lei, con un tono che non potrebbe essere più ironico.

"Non mi è ancora chiaro perché Jessica ti abbia voluto qui, ma non mi fai più paura, Killgrave, e poi ormai sono mesi che ho chiuso con quella robaccia. Non c'è più niente che tu possa fare per controllarmi!" lo sfida.
"Ah sì, vogliamo vedere?" sogghigna impavido l'incantatore.


Jessica interviene con la prontezza di una maestra d'asilo con due bambini che stanno litigando.

"Tu, non provocarlo!" ammonisce Malcolm, prima di girarsi verso Kevin "E tu, se provi qualcosa di strano, ho un taser così potente che gli esperimenti dei tuoi genitori a confronto sono un solletico!" lo mette in guardia, mostrandogli la torcia che ha in una grande tasca interna del maglione.

"Ma che simpatico giocattolo..." commenta calmo Kevin. "Ha un'aria così... militare!" calca l'ultima parola, lanciando uno sguardo più che eloquente a Patricia.

"Sì, okay, è un regalo del mio ex ragazzo che giocava un po' troppo al super soldato, che vuoi farci?" lo affronta sagace la bionda, facendolo sorridere.


Non può fare a meno di notare che sia Jessica, sia Killgrave si sono riferiti a quell'arma tecnologica di ultima generazione chiamandola 'giocattolo'.

- Forse meglio non segnalare a Jess quanto quei due in certe cose siano simili! -

"Vi siete cautelati, vedo, di certo non siete degli stolti!" ridacchia l'incantatore. "Ma sto facendo il bravo e voglio continuare a farlo." aggiunge, con incredibile pazienza.

"Finché c'è la tua ragazza a metterti la museruola lo farai di sicuro!" dice la sua Malcom.

A Jessica, nonostante la temperatura tutt'altro che tropicale lì fuori, ribolle il sangue nelle vene e diviene paonazza in volto.

"Che cazzo hai detto?" sbotta, con il suo consueto aplomb.

"Museruola a parte, mi piace lo scenario che hai descritto!" gongola Kevin.

"Killgrave, ordinagli di non parlare più, ti autorizzo io, alla fine non è nulla di malvagio... solo qualcosa che si merita!" propone Jessica, guardando minacciosa Malcolm.
"Ma ti servo.. dobbiamo cantare!" tenta di difendersi il suo vicino.

Jessica bisbiglia qualcosa all'orecchio di Kevin.

"Sicura che posso?" chiede conferma lui.
"Me ne prendo io la piena responsabilità, quindi... divertiti!" concede il suo nullaosta lei.

Kevin si avvicina a Malcolm, che comincia a temere il peggio.
"Non aprirai più la bocca finché non cominceremo la prima canzone!" ordina perentorio, caricando di carisma ogni sillaba pronunciata.

Malcom lo ascolta inerme, dopodiché per quanti sforzi faccia, non c'è più verso che riesca a separare le labbra, pur non avendole fisicamente incollate.

"Ora va molto meglio!" sogghigna Jessica.

"Mi mancava tutto questo, che meravigliosa sensazione!" sogghigna Kevin.

"A cuccia, tu, e vedi di non riprenderci troppo gusto; questa è stata solo un'eccezione alla regola!" riprende subito le redini del comando la detective.
Kevin alza le mani in segno di concetto recepito.

Trish si limita a osservarli in silenzio.

- Altro che redenzione, quei due sono un'associazione a delinquere!-

Mentre stanno per raggiungere la prima casa, Jessica è colta da un dubbio atroce.

"Un momento! Kevin, non è che poi farai eseguire anche quello che canti? Voglio dire, se facciamo 'Go, Tell It On The Mountain' non è che poi ci ritroviamo con orde di gente che va a scalare montagne e colline per annunciare che Cristo è nato?" corruga la fronte la mora.

In un primo momento, Kevin si mette a ridere, per l'assurdità di quell'ipotesi.

"Noooo..." la tranquillizza, "Non ho mai ordinato nulla cantando... non che io canti spesso però." comincia a farsi cogliere dai dubbi anche lui, specialmente pensando alle estensioni che ha raggiunto il suo potere... "Facciamo che non mi lasciate parti da solista!" trova come valido compromesso.
"Facciamo che leviamo quella canzone dal repertorio!" trova una soluzione ancora più saggia Jessica. "E anche 'Oh, Come, all ye Faithful', non voglio migrazioni di massa a Betlemme!"
"Facciamo che gli facciamo cantare 'Jingle Bells', 'Silent Night', 'Rudolph, The Red- Nosed Reindeer' e altre canzoni simili che non possono creare grossi danni e ci diamo una mossa, perché il povero Malcolm sta per esplodere!" decide per tutti Trish e risulta abbastanza convincente.

Finalmente il primo campanello viene suonato e la prima porta aperta, da una famiglia che li accoglie gioiosa, pronta ad ascoltarli.
Tre cantori su quattro sorridono, uno semplicemente ancora non può farlo, finché non intonano il primo 'Silent Night' e il breve incubo di Malcolm ha finalmente fine.

Ogni esibizione è un successo e non sembrano esserci effetti collaterali su chi ascolta Killgrave, che tra l'altro si distingue anche per saper cantare piuttosto bene.

"Hai mai pensato di darci un taglio con l'attività da psicotico maniaco del controllo e provare con la musica? Se fai un singolo te lo lancio nella mia trasmissione." offre Trish, ma Kevin non si lascia abbindolare.

Al terzo isolato e circa dodicesima performance, il quartetto decide che può bastare e ciascuno riprende la propria strada.

Due su quattro ancora percorrendo lo stesso sentiero, perché la giornata che Jessica ha pianificato per Killgrave è soltanto all'inizio.
Per ora lui sembra reagire sorprendentemente bene agli stimoli, ma la ragazza ha ancora parecchi assi nella manica da giocarsi.

TBC

Ehmm... siete arrivati fin qui senza chiudere frastornati la pagina ai primi paragrafi?
Uh... buono allora...

Sinceramente... non lo so nemmeno io come sia potuta uscire questa... cosa  *lo dice con lo stesso tono con cui Killgrave ha indicato il suo maglione (che per altro è adorabile, altro che atroce!)*

Avete notato qualche riferimento? ;) Comunque se riesco ne metterò un altro piccino picciò <3

Rido troppo immaginandomi Kevin che canta la canzone menzionata prima trasformando tutti quelli che lo ascoltano in profeti che vanno per monti e colline XDD

Non lo so... forse il finale di stagione misto alla magia del Natale (che non percepisco, ma di cui amo farcire le mie storie, lol) mi ha fatto venire questa voglia di fluff a tratti comico, che per quanto assurdo spero di rendere un minimo accettabile ^^'

Oh se non lo fosse, rideteci su e basta, ogni tanto serve anche un po' di leggerezza (sì vabbè un po', non un quintale come quello che ci sto mettendo io)
Liberi di dirmi quel che volete... accetto anche lanci di pomodori.. magari non marci, ecco XDD

*chiede venia, augura di nuovo BUON ANNOOOO e , se c'è qualche temerario lo attende nel prossimo capitolo ;P*

p.s. ringrazio tutte le immagini che si trovano di sti due su Google perché sono un toccasana per la mia ispirazione deviata, lol.. e anche perché mi hanno fatto realizzare la cover, che più inerente di così non potevo proprio ^^'

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Capitolo 2
*** II: AKA My door’s always open… in the literal sense! ***


“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”
Prompt 3 Pro Natale: Decorare l’albero

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Capitolo II: AKA My door’s always open… in the literal sense!
 
“Casa, dolce casa!” canterella Jessica, col massimo dell’ironia, mentre Killgrave gira la chiave nella toppa.
Inutilmente, a quanto pare.
“Io direi più ‘Porta, defunta porta’!” sbotta Kevin. “Non so nemmeno perché prima io mi sia preso la briga di chiuderla, visto che tanto non funziona più!” espone i fatti, muovendo la porta avanti e indietro.

“È anche vero che prima che uscissimo, per esprimere il tuo disappunto, l’hai sbattuta molto violentemente!” gli fa presente Jessica, con una chiara, finta innocenza.
“Non darmi colpe che non ho, Signorina scassina-porte!” le rinfaccia Killgrave. “C’era davvero bisogno di rendermela inutilizzabile? Se mi scrivevi che arrivavi, sarei sceso ad aprirti io stesso e con un sorriso!” aggiunge con un artefatto tono mellifluo.

“E rovinare così l’effetto sorpresa?” scuote la testa lei. “Che palle! Tutte queste storie per una porta… fra due giorni ti mando un fabbro, contento?” alza gli occhi al cielo.
“No che non sono contento, oggi chi mi sorveglia, visto che sono pure sprovvisto del mio personale?” puntualizza lui, contrariato. “A proposito, è troppo disturbo chiederti di dirmi che fine hanno fatto?”

“Li ho messi tutti nel tuo garage. Tutti a nanna. O forse a quest’ora qualcuno di loro sarà anche sveglio; ma stanno comunque tutti nel tuo garage, che mi sembra di aver capito che sia anche insonorizzato.” spiega lei.
“Una dozzina di persone ammassate nel mio box… poverini, che orribile Natale!” commenta Kevin, con disapprovazione.
“Non giocare a fare il compassionevole, tu li tieni lontani dalle loro famiglie da mesi perché ti servano!” lo accusa lei, che non perde mai occasione di incolparlo per qualcosa.

“È qui che ti sbagli, mia cara. Nessuno di loro ha una famiglia, scelgo sempre persone senza legami, sole. Come me.” le svela, con un amaro sorriso.

“Non hanno una famiglia?” ripete lei, alquanto stupita, anche per quel sorriso così inusuale sui suoi lineamenti che sprizzano il più delle volte sfrontatezza e derisione.

“Proprio così e, prima che ti azzardi a pensarlo, non certo a causa di un mio intervento, erano già così, quando li ho trovati.” chiarisce lui. “Io ormai sono la loro famiglia.” aggiunge, dopo una breve riflessione, dettata dal suo ego smisurato.
“Allora saranno contenti se li ho resi orfani per un giorno!” torna a essere pungente Jessica, ma solo perché Kevin ha fatto altrettanto. E gliene è grata, perché non crede di saper gestire bene il suo lato più vulnerabile.

“Ouch, colpo basso, Signorina, questa non te la perdono!” si finge ferito Killgrave.

“E comunque io ho una porta d’ingresso scassata da mesi e vivo benissimo… dovresti saperlo anche tu, contando tutte le tue incursioni.” gli rinfaccia la bella mora, inasprendo il tono.
“Beh, contarle tutte… alla fine sono state soltanto due.” precisa lui con fare superficiale, grattandosi una guancia con la bocca semiaperta, come se ci dovesse pure pensare.
“Per me sono già troppe! Ad ogni modo, quando ti verrà in mente di farmi la terza, scrivimi prima, così anche io verrò ad aprirti personalmente, magari non proprio con un sorriso, pensavo più ad un pugno che ti spacchi il naso… ma in fondo non è un po’ la stessa cosa?” sfodera un sorrisetto impudente.
“Ma almeno il Natale non dovrebbe scaldarti un po’ di più il cuore?” cerca di farla sentire in colpa lui.
“Semmai mi sto gelando le chiappe!” è la ‘sensibile’ risposta che riceve.
“Gran belle chiappe!” fa il suo apprezzamento Killgrave, girandosi per ammirarle i glutei tondi e sodi, ben fasciati nei jeans.
“Chiudi il becco, porco!” sbotta lei, rimettendolo al suo posto. “Porta scardinata o no, ci decidiamo ad entrare?”

Visto e considerato che la porta è già aperta, Jessica decide di non farsi problemi ed entra in casa senza troppi convenevoli.

Kevin la segue e appena varcata a soglia fa qualcosa che lui reputa indispensabile.
Del resto, ormai hanno finito di esibirsi.

“Finalmente! Non avrei potuto sopportarlo addosso a me un solo secondo di più!” ringhia, sfilandosi dalla testa in fretta e furia il maglione e gettandolo in malo modo sul divano bianco.
“Mi aspettavo che lo gettassi direttamente nel caminetto!” commenta Jessica, che davanti al caminetto ci si è messa davvero.
Girata di schiena. Non mentiva quando ha detto che le si stavano gelando le chiappe. Quel maglione, per quanto pesante e largo, ha l’unica pecca di esser corto in vita.

Ora può anche essere riuscita a risolvere il problema del raffreddamento, ma gliene si presenta uno molto più allarmante.
- Accidenti a lui! Si è messo di nuovo a petto scoperto!-

“Oh no, mia cara, non potrei mai gettarlo, in fondo è pur sempre un tuo regalo!” le sorride lui, rigirando il maglione dal verso giusto e ripiegandolo con fin troppa cura. “Purché se ne stia il più lontano possibile dalla mia pelle!” aggiunge, acido, facendola ridere.

I problemi di Jessica però si complicano quando anche Kevin si mette davanti al fuoco.
Date le condizioni in cui riversa lui, ne necessita sicuramente più di lei.

Le fiamme crepitanti gli rischiarano il volto, ora disteso, con un sorriso che lo attraversa, ma senza alcuna malizia.
Torcendo leggermente il busto dalla sua posizione, Jessica nota questo e molto altro, come la leggera peluria che gli adombra il petto e la linea disegnata dagli addominali appena pronunciati su quel fisico così asciutto, che però detiene una particolare attrattiva.
Allungando il collo giusto un altro po’, Jessica può intravvedere la cintura di cuoio marrone che gli regge i pantaloni, cercando di capire a quale foro l’ha infilata.
Kevin si accorge di avere gli occhi della ragazza su di sé e voltandosi di scatto ne ha la conferma; cosa che fa cambiare subito direzione dello sguardo a una Jessica in vistoso imbarazzo.

Killgrave sorride fra sé e sé.


- Oh sì, certo, mi odi, sono un essere spregevole, ti ho rovinato la vita e tutto quanto, ma un’occhiata intanto non la disdegni. Oh, Jess, se solo lo ammettessi, potrei fare molto di più che lasciarti guardare e basta! -
 
“Ti conviene andarti a coprire, se non vuoi che ti venga un accidenti… non che a me importerebbe qualcosa!” frena le sue bollenti fantasie la freddezza del tono di Jessica.

Tuttavia il bel persuasore non si lascia abbattere minimamente.

“Ti importerebbe, ti importerebbe eccome!” canterella strafottente lui, prima di salire su per le scale, tornando solo quando ha addosso un morbido e caldo maglione blu, per la precisione quello che Jessica ha visto sulla poltrona.
Jessica però non è più davanti al fuoco, né tantomeno in salotto.
Lui odia perderla di vista, anche se ha poco senso che se ne sia andata, lei stessa si è imposta di passare tutta la giornata insieme.

“Jessicaaaaa!” prova a chiamarla, mentre si aggira per le stanze.

“Che ti strilli? Sono qui!” fa capolino lei dalla cucina, che è già riuscita a trovare e fare sua.
In mano ha una ciotola rossa con gli ingredienti per il ripieno che sta rigirando con un cucchiaio di legno.


Raggiungendola, Killgrave nota su un tavolo un tacchino che è riuscita a scongelare, un paio di altre ciotole con all’interno diverse preparazioni, una specie di tortino dall’aspetto incerto e vari utensili da cucina; ma la cosa che più cattura la sua attenzione è il grembiule nero che indossa lei, su cui spicca una scritta in fucsia.
“Super Cook?!” la legge ad alta voce, fra lo scettico e il divertito.

“Sì, e allora? Un regalo di Trish. Aiuta a motivarmi.” spiega telegrafica lei, posando il ripieno per dedicarsi al tacchino, che pulisce con una spugna imbevuta d’acqua.

“Quella non è motivazione, semmai è una grande bugia.” commenta asettico Killgrave.


“Che stronzo!” ringhia Jessica, mostrandogli il terzo dito.

“Mi ricordo quando ho provato a lasciarti cucinare e non si è mai rivelata essere stata una buona idea.” persiste lui.

“Stavolta lo sarà!” spergiura lei, infilando con rabbia una mano nelle cavità del tacchino ed estraendone le interiora.

Forse in quel momento sta pensando di poterlo fare con Killgrave stesso e deve essere di questo avviso anche lui, perché cambia subito registro.

“Però, non c’è che dire, notevole!” si complimenta. “Lo avevi mai fatto?”

“No, ma se ben ricordi ho decapitato un cadavere a mani nude… questa a confronto è una passeggiata!” fa spallucce lei, prendendo la ciotola del ripieno.

Kevin le si avvicina, rimanendo a pochi passi da lei, con le braccia conserte e un sorriso colmo di ammirazione.

“Jessica Jones, non smetti mai di sorprendermi!” la elogia, questo prima di portare alla sua attenzione un piccolo particolare. “Un tacchino intero e siamo solo noi due? Non avrai esagerato?”

“Che Natale è senza tacchino?” ribatte lei, infilando nella cavità del volatile il composto di carote, patate e salsiccia. “È simbolico e poi vorrà dire che il tuo personale avrà qualcosa di diverso da mangiare nei prossimi giorni!” sorride, tirando a sé la bottiglia di olio e le spezie.

“Io la vedo più come un’ingiusta punizione che un premio apprezzato…” non riesce a tenere a freno la lingua Killgrave.

Jessica gli lancia contro la frusta da cucina ma lui si abbassa in tempo.

“Hey, ma come siamo suscettibili!” ridacchia, mentre la guarda spargere l’olio sul tacchino, seguito da qualche manciata di sale e una spolverata di spezie tutto intorno, prima che cominci a massaggiarlo energicamente.

Kevin perde ogni voglia di fare lo spiritoso, rapito da quella visione.

Anche Jessica se ne accorge.

“Ma che...? Smettila di guadarmi così!” si innervosisce lei.
“Non ci riesco…è una cosa così erotica!” mormora lui, con la voce resa più roca.

“Ma tu sei un depravato!” sbotta lei, smettendo subito. “Se proprio ti eccita esser cosparso di olio, spezie e poi infornato, dimmelo, che ti accontento!” gli fa calare subito la libido lei, prendendolo in giro per smorzare ogni tensione sessuale… perché anche Jessica l’avverte e vuole difendersi come può.

“Non è questo che avevo in mente e lo sai!” controbatte lui, mentre, dopo essersi pulita le mani, Jessica provvede a infornare il tacchino.

“Oh, lo so bene cosa hai in mente, ma non accadrà, non sono qui per questo!” mette in chiaro la detective, prendendolo per un polso, un po’ in  malo modo.

“Che fai?” si acciglia lui, liberandosi, ma solo perché lei non sta mettendoci alcuna forza.

“Qui abbiamo finito.. che poi… abbiamo, tu non hai fatto un cazzo, sono io che mi sto facendo un culo così!” brontola lei, levandosi il grembiule e gettandolo sul piano di lavoro in marmo.

“Eccola la mia Principessa Oxfordiana!” alza gli occhi lui. “Se volevi un aiuto bastava chiedere…”

“E per cosa? Al tacchino ci ho già pensato io, il pudding l’ho fatto due giorni fa…”

“Aspetta un attimo, quello è un pudding?!” si accerta l’incantatore, indicando quel tortino deformato.

Jessica applica la strategia dell’ignorarlo.

“La frolla  per i mince pie  è in frigo e il ripieno l’ho già preparato io a casa…” continua il suo elenco lei.
“Non so se esserti riconoscente per questo… o solo terrorizzato!” borbotta lui.
“Se non la pianti giuro che ti ficco la testa dentro una planetaria!” lo minaccia Jessica, furente.

Per un frangente di secondo Kevin è tentato di risponderle ‘Perché, sai pure che cos’è una planetaria?’ , ma ci tiene troppo alla vita.

“Bene, qui non serve fare altro per ora… andiamo!” riprende a trascinarlo in malo modo giù per le scale.

In pochi secondi sono di nuovo in salotto.

“Ho capito, vuoi che ci rilassiamo un po’ sul divano?” ammicca lui, suadente.


“Non hai capito un accidenti, semmai voglio che guardi dietro il divano.” lo istruisce lei e così fa.

Finalmente il persuasore si accorge di qualcosa che non aveva ancora visto.

“Che cosa sono tutti questi scatoloni?” domanda incuriosito, cominciando ad aprirli.
Nella più piccola trova un puntale, poi a seguire un piedistallo da montare, altri parti di struttura, molte fronde in materiale sintetico e un cospicuo numero di decorazioni.

“Non stai facendo sul serio…” protesta lui.
“E invece sì, ma stavolta sarai tu a darti da fare… su, dài, costruisci l’albero… ho visto una scala dietro quella porta,” indica Jessica, mettendosi sdraiata in panciolle sul divano, come se fosse a casa sua.

E a Kevin piace vederla così, perché in cuor suo si augura davvero che un giorno, magari nemmeno troppo lontano, quella possa diventare davvero casa sua. Casa loro.

“Vedo che le stupide tradizioni me le stai facendo seguire una ad una!” sbuffa, cominciando a montare i pezzi.
“Inesorabilmente.” annuisce lei, afferrando dal tavolino la prima rivista che trova e cominciando a sfogliarla distrattamente. “Poi lo decoriamo insieme,” gli promette, lasciandolo lavorare.

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Costruire l’albero non lo smuove più di tanto… è un’attività di fai-da-te come un’altra; qualcosa con cui ha poca manualità, è vero, ma in un modo o nell’altro riesce a cavarsela e senza chiedere aiuto a nessuno, una novità non irrilevante per lui.
Perfino Jessica, una volta che Killgrave colloca anche l’ultima parte di quell’albero di ben due metri, si ritrova a fargli i complimenti.


Il difficile arriva quando cominciano a decorarlo.
Non tanto quando mettono le ghirlande.
Per farlo contento, Jessica è riuscita a trovargliene anche di viola.
È quando comincia ad appendere le palline, le stelle, le pigne, gli angioletti e tutto il resto, che lui comincia ad avere qualche difficoltà.

Gli scivola una delle palline dorate dalla mano, che fortunatamente trova l’impatto morbido del tappeto a mantenerla integra.
Tuttavia è Kevin che sta andando in pezzi.

Cade come in uno stato catatonico, osservando l’albero, ancora per tre quarti spoglio, in totale silenzio.
Di questo si accorge anche Jessica, che sta allestendo l’altro lato.
Non lo sente più parlare (per lo più lamentarsi o ciarlare di quanto sia kitsch non avere nemmeno un vero albero e di quanto frivole siano le decorazioni) e questo la insospettisce.
Sporgendosi dalle fronde lo vede lì, fermo, immobile, a osservare le poche decorazioni messe con gli occhi lucidi.
In un attimo è dietro di lui, con una mano sulla spalla, non per colpirlo, ma per confortarlo.

“Hey, che c’è?” mormora con un tono dolce che forse non ha mai utilizzato neanche sotto il suo comando.

Basta quel suo leggero tocco a scuoterlo un po’ da quel torpore.

“Non avevo più fatto l’albero di Natale. L’ultimo risale a quando avevo nove anni. Mamma non comprava mai le decorazioni all’ingrosso, le piaceva crearle lei… e preparava dei biscotti da appendere, che erano duri come il marmo … era un disastro totale in cucina, in questo me la ricordi… e papà ogni anno voleva creare una vernice sempre più verde perché il nostro albero doveva essere il più brillante…e lui non falliva … io invece ci appendevo i miei giocattoli o ci incollavo sopra le figurine dei giocatori di Rugby…” comincia a raccontarle lui, prendendo una pausa. “Riesci a immaginarlo un albero più sconclusionato di così? Con sopra cose difficilmente commestibili, cosparso di uno spray, probabilmente tossico.. e pieno di roba che col Natale c’entrava meno di niente… ma era il nostro albero, ci piaceva così… con tutte le sue imperfezioni…” sospira lui. “Mi mancano un sacco quelle imperfezioni…” aggiunge a fatica, con la voce rotta dalle troppe emozioni.

Di nuovo quel Kevin fin troppo umano, che Jessica non sa come gestire.
Fa qualcosa che mai si sarebbe aspettata e ancora meno lui.
Lo abbraccia da dietro, Avvolge delicata le bracca attorno alla sua vita e lo stringe a sé, senza dire niente.
Non sta abbracciando Killgrave, l’artefice delle morti di Luise e Albert Thompson, il sociopatico arrivista che non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere un obiettivo.
Sta abbracciando Kevin, che i suoi genitori li ha persi da molto prima e che se per un solo momento ha creduto di averli ritrovati, sentendo quella pugnalata ha visto infrangersi le sue speranze, friabili come non lo erano mai stati i biscotti di chi gliel’ha inferta.


“Grazie.” mormora Kevin, separandosi da quell’abbraccio, per poterla guardare negli occhi.

“Lo sai che un anno ho fatto l’albero con le fiaschette di whisky e una quantità imbarazzante di mini alcolici che servono sugli aerei? Che dici, forse è il caso che replichiamo anche qui?” cerca di sdrammatizzare Jessica.

E funziona, perché Kevin torna a sorridere.
“No, no, atteniamoci al tradizionale. Vedrai che non mi blocco più.”

Ed è davvero così, dopo circa mezz’ora d’intenso lavoro l’albero è completo in ogni sua parte e vederlo a Kevin non fa più così male… forse perché quello è un albero diverso, seppur ancora un po’ impreciso;  un albero che spera con tutto se stesso di poter rivedere anche l’anno successivo: quello è l’albero suo e di Jessica.
“Niente male davvero.” approva anche lei.

“Andiamo a vedere come stanno i miei dipendenti? Magari si son svegliati, ormai è mezzogiorno passato.” propone il padrone di casa.
“Perché? Non ti basto io?” lo provoca lei.
“Al contrario, vorrei sempre e solo te…” mormora lui. “Però è anche vero che è Natale, perciò, sempre che siano svegli, posso fare di meglio che far passare loro un giorno intero dentro a un box.”
“Tipo?” si incuriosisce lei.
“Che ore sono di preciso adesso?”
“Le 12:20.”
“Sta’ a vedere, piccola.”

Killgrave armeggia un po’con il suo cellulare, alla ricerca di un numero che poi digita, lasciando la chiamata in viva voce, così che Jessica possa sentire tutto.

Amarone, Buongiorno e Buon Natale!” lo saluta una voce solare che denota una gran disponibilità.
“Se non sei il titolare passamelo, e anche se non dovesse essere lì trovamelo.” salta i convenevoli il persuasore ed evidentemente il titolare dev’essere lì, perché qualche minuto dopo qualcun altro si mette dall’altra parte del telefono.

“Risponde il titolare, prego, mi dica come posso esserle utile!”

- Certo che così gliele servono su un piatto d’argento! – pensa Jessica, che ancora non si capacita di vederlo esercitare il suo potere anche a quella distanza.

Anche se però con lui Killgrave sceglie di non esercitarlo subito.

“Non è che avreste un tavolo per dodici persone per oggi, diciamo intorno alle 13:00?”

Per poco il titolare non gli scoppia a ridere in faccia.

“Mi scusi, Signore, ma… me lo chiede oggi, il giorno stesso di Natale? Ma è ovvio che siamo al completo!”

Jessica continua a stare in silenzio, guardando Killgrave, che ammicca complice verso di lei e poi riprende a parlare al telefono.

“Oh, ma il punto è che io non te lo chiedendo, te lo sto ordinando. Prepara un tavolo per dodici, saranno da te alle 13:00. Porterai ai commensali una rassegna della tua miglior cucina Italiana e, ovviamente, offre la casa.”

“Ma certo, Signore. Offre la casa. Prepariamo tutto, subito, Vi aspettiamo per le 13:00.” replica il titolare, quasi come lobotomizzato.
Killgrave chiude la chiamata soddisfatto, guardando Jessica con lo stesso orgoglio di un bambino che ha finito di recitare la sua poesia sopra la sedia.

“Lo puoi fare anche per telefono quindi?” si acciglia lei.
“Sbalorditivo, vero?” sogghigna lui. “Ma solo perché quel ristorante è nel raggio di novanta metri, ricordi?” spiega lui, rimettendosi in tasca il cellulare.

“Okay, ora andiamo a vedere se i tuoi dipendenti sono svegli, altrimenti ci sarà un grande tavolo vuoto all’Amarone…”

Lo sono, tutti quanti, e per Jessica è quasi paradossale vedere Killgrave concedere quel giorno di libertà a quei dipendenti.
Li osserva meglio: al di là dei colpi che ha inferto lei per stordirli, nessuno di loro sembra deperito o che risenta di una qualsiasi carenza fisica, non ci sono segni di violenza su se stessi, né tanto meno c’è anche solo un’ombra di terrore nei loro occhi.

- Che li stia davvero trattando come persone, in questi ultimi mesi? – non può fare a meno di chiedersi, mentre riversa tutta la sua attenzione sull’incantatore.

Senza nessuna inflessione di comando, lui li informa del ristorante che a modo suo ha ‘prenotato’.
L’unico accenno di comando lo usa soltanto per accertarsi che si ripresentino il mattino seguente; dopodiché li lascia andare, stupiti e contenti.

“Non sembri nemmeno tu…”osserva Jessica, davvero colpita, mentre rientrano.
“Jessica, mi stai facendo scoprire che usare il mio potere è appagante anche quando io non ne traggo alcun vantaggio personale… anzi, in questo caso son rimasto pure senza cuoco!” commenta, un po’ contrariato nell’ultima parte.
“Ma non ti serve un cuoco, tu hai me!” si pavoneggia Jessica, tornando in cucina.

Ora che l’impasto ha riposato a sufficienza, può proseguire nella preparazione dei mince pies.

Tutto sembra procedere per il meglio, ma proprio quando sta mettendo nell’altro forno i dolcetti, il tacchino nel primo forno comincia a prendere rapidamente fuoco.

“Cazzo! Oh, no, cazzo, no, noooo!” impreca la detective, così forte che accorre anche Kevin, rimasto in sala.

“Vedi, Jess, queste cose il mio cuoco non le avrebbe fatte!” le rinfaccia lui, seppur con tono pacato, rimanendo appoggiato allo stipite a osservare le fiamme che divampano da dentro il forno.
“Che poteri inutili che hai! Non puoi dire a questo dannatissimo tacchino di smettere di bruciare?” si agita lei.
“Hey! Non prendertela coi miei poteri, sei tu che hai quello di essere un super impiastro ai fornelli!” controbatte lui, alquanto divertito.

“Non startene lì impalato, aiutami!” lo esorta lei, mentre le fiamme non accennano a diminuire.
“Non ci penso proprio, magari se indossavo ancora quello stupido maglione…”

Jessica però sa che carta giocarsi… e non c’entrano i poteri. Semplice e subdola strategia femminile.

“Oh, se ci fosse qui Luke; lui sì che si tufferebbe impavido tra le fiamme per recuperare il mio tacchino!”

- Grazie al cazzo, con quel potere sono capaci tutti! – alza gli occhi Killgrave, prima di avvertire le stilettate di gelosia, nonostante quello sia un capitolo ormai chiuso.

“Levati da lì!” ringhia lui, rimboccandosi le maniche e scostando Jessica dal forno, per occuparsene lui, armato di strofinacci bagnati.
Con un po’ di fortuna, destrezza e qualche lieve scottatura alle dita, riesce a togliere dal forno il tacchino… o  quel che ne resta.
“Oh, mio eroe!” lo apostrofa sarcastica Jessica, rispedendolo in sala a guardare la TV.

Lei ha un pranzo da allestire.
Verso l’una lo chiama a tavola, una tavola che si è sforzata di apparecchiare al meglio con una tovaglia pregiata, piatti di ceramica cesellata posate di argento e bicchieri di cristallo, peccato che sia tutto disposto un po’ a casaccio.

Kevin se non altro apprezza lo sforzo, raggiungendola mentre lei porta al centro della tavola lo sventurato tacchino.
“Temo che il tuo palato sopraffino stavolta dovrà dimostrarsi un pochino clemente!” mette le mani in avanti lei.
“Quanto clemente?” la scruta Killgrave.
“Moooolto clemente!”

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“Beh, ricapitolando… alla fine le porzioni le avevi calcolate giuste, perché la parte non carbonizzata del tacchino è bastata giusto per due persone…” riepiloga Kevin a fine pranzo… se così si può chiamare.
“Sul pudding è meglio che non mi pronuncio, quanto ai mince pies… sanno solo di Brandy, il che non è affatto una cosa cattiva!” aggiunge, prendendone un altro.
“Forse l’unica cosa davvero buona che ho combinato!” sospira demoralizzata lei, agguantando l’ennesimo dolcetto ripieno e apprezzandone l’alto tasso alcolico.
“Non direi… l’insalata era ottima!”
“Grazie al cazzo, Kevin, era già pronta!” si autocommisera ancora di più lei.
“Vuol dire che almeno sai aprire una busta e condirla!” affonda il colpo lui, prima della mossa finale.
“Jessica…”
“Sì…”
“Sai che a confronto di quello che ho mangiato, o dovrei dire non mangiato, oggi … quel panino scadente nella stanza insonorizzata era una cena Gourmet?”

TBC


Che dire di questo capitolo… posso chiamarlo capitolo? Concentrato di deliri suona meglio… scherzi a parte qui c’è di tutto… si va da un po’ di sana tensione sessuale che fra loro non manca mai; a qualche momento di introspezione e tenerezza (spero vi abbia emozionato un po’ la scena dell’albero) , a ¾ di capitolo in cui si punzecchiano, perché sì… poi c’è finito dentro un po’ Bake off, un po’ Quattro ristoranti, un po’ Cucine da Incubo e un po’ Cortesie per gli Ospiti… oops ^^’
Io so solo che ho una voglia matta di provare a fare i Mince Pies XD

Se Kevin non urla il nome di Jessica almeno una volta ad episodio non è contento.
Che Jessica sia un disastro culinario credo sia canon, l’ho riscontrato in parecchie fic, ma al di là di questo è una cosa che non fatico affatto a immaginarmi, poi Krysten può anche essere la prossima Masterchef USA ma di sicuro non lo è Jessica XD

Sulla questione OOC sto per aprire una parentesi che però è anche spoiler quindi ne parlo un po’ più giù

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




tutto nasce da una domanda che mi sono posta ‘Se Jessica avesse risparmiato la vita a Killgrave, questo non lo avrebbe spinto ad esserle così riconoscente da provare a cambiare, pur magari facendo qualche scivolone ogni tanto?’
Più che altro è la situazione in cui li ho volutamente messi ad essere molto poco plausibile, ma mi piace immaginarmi che quelli veri bene o male, reagirebbero così
Nella serie ce ne sono di momenti più ‘leggeri’ fra di loro ed è a quelli che mi ci aggrappo con tutte le forze, esasperandoli un po’ ^^ ‘


Detto questo spero vi continui a piacere e spero divertire, con ogni probabilità il prossimo sarà l’ultimo di questa storia, per poi passare alla terza fase della trilogia XD
grazie a chi è arrivato fin qui, se vi va di dirmi qualcosa (c’è qualche scena particolare che vorreste vedere? se riesco, provo ad accontentarvi) , accetto anche insulti, fatevi avanti <3

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Capitolo 3
*** III: AKA Santa's improbable helper ***


Heylà,
grazie mille per il sostegno, a chi si avventura a leggere, ancor di più a recensire e … qualcuno l’ha messa nei preferiti? OMGOMD davvero? awwwwwww mille e mille grazie <3
eccoci alla fine ;)

“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp” Prompt 16 Pro Natale: Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra persona

stupid-traditions


Capitolo III: AKA Santa’s improbable helper

”Se hai finito di denigrare la mia cucina…” sbuffa stizzita Jessica, cominciando a sparecchiare.
“Non credo che finirò mai di denigrare la tua cucina!” la interrompe Kevin, sprezzante, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza, che gli toglie via il piatto in malo modo, facendo solo finta di rovesciarglielo addosso.
“Attento a come parli, potresti anche denigrare le mie doti da cameriera!” ottiene l’ultima parola lei, in quella piccola diatriba.

Kevin si alza da tavola, forse per sfuggire ad altri possibili tiri mancini di Jessica, forse per provare ad aiutarla a sparecchiare.
Infatti lei è sorpresa quando lo vede portare una ciotola al lavello.
“No, lascia pure, qui faccio io… prometto che non farò saltare in aria la tua lavastoviglie!” scherza lei.
“Non lo so, sei troppo gentile…” si insospettisce lui. “Tu pianifichi qualcosa!”
“Oh ci puoi scommettere, ti concedo giusto un’oretta di riposo e poi ti darai un gran da fare!” gli preannuncia lei, prima che lui si congedi, divorato dalla curiosità … e dall’ansia, conoscendola.

- In che cosa mi sono cacciato?-
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“NO! No, no, no, no e ancora no!” protesta vivamente Kevin non appena Jessica estrae da uno scatolone un inconfondibile costume rosso, una parrucca bianca e una barba bianca finta che ben si abbinano ai morbidi e caldi bordi delle maniche, della giacca, dei pantaloni e del cappello.
“Non fare il bambino!” ignora le sue lamentele Jessica, tirandogli addosso quel costume che tanto lo disgusta. “Ho provato a cercarne uno viola, ma non ce l’avevano e non c’era tempo per provare a tingerlo!”
“Non è questione di viola!” puntualizza lui, ancora profondamente schifato, “È questione che… insomma, ho una dignità!”
“Non oggi!” controbatte perentoria lei. “E poi, se ci pensi, sono buona.  Avrei potuto portarti al Rockefeller Center, tra miriadi di persone; invece resterà tutto confinato a un parchetto che c’è vicino casa mia, che nel pomeriggio sarà sicuramente pieno di famiglie coi loro bambini.”

“Bambini, hai detto?” ripete lui, con una smorfia di disapprovazione che contorce i suoi bei lineamenti.
“Oh sì, bambini che saranno molto felici di fare due chiacchiere con l’aiutante di Santa Claus e ringraziarlo per i doni ricevuti.” gli preannuncia irremovibile lei. “E non dimenticare che ho questo,” aggiunge, mostrandogli in un flash il taser che ha ancora nella tasca centrale del maglione. “Quindi, non provare a fare scherzi. Sai che sono determinata e molto veloce!” gli intima.
“Lo so, lo so…” si arrende lui, sbuffando, cominciando a sfilarsi la cintura e abbassare la zip dei pantaloni. “Però sei anche molto vogliosa se resti qui a goderti tutto il mio spogliarello!” lancia ghignante la sua frecciatina, senza mancare il suo bersaglio che arrossisce all’istante.
“Ti aspetto alla porta d’ingresso, e vedi di muoverti!” borbotta Jessica,  lasciando la sala a passi affrettati..

Giusto il tempo di una piacevole passeggiata e i due arrivano a Dewitt Clinton Park.  Varcano i cancelli che conducono al parco, passando sotto la struttura rossa ad arco e costeggiando la fontana con le rane colorate.
Tra i rami spogli degli alberi che si stagliano lungo tutto il sentiero, i raggi di sole che vi filtrano attraverso creano dei fantastici giochi di luce, riflettendosi anche su quell’asfalto un po’ ghiacciato.
Ovunque si guardi intorno, un Killgrave in vesti davvero insolite vede solo famiglie con i loro figlioletti appresso.
Le famiglie possono anche essere poche, non più di cinque o sei, ma in ognuna di essa è difficile trovare genitori con un figlio unico.
In definitiva, ci sono troppi bimbi che stanno correndo verso Kevin, incuranti di poter scivolare lungo la strada. E vestito com’è non è nemmeno difficile capire perché stia suscitando tanta attrattiva.

“Jessica, non mi piace qui… torniamo indietro…” borbotta lui a disagio, mentre prendono posto su una delle panchine.
“Non ho mai detto che ti sarebbe piaciuto.” ribatte irremovibile la detective.
“Ma questa non fa nemmeno parte delle stupide tradizioni!” protesta il persuasore.
“E credi che non lo sappia?” sogghigna lei, ancora più perfida, prima che il più intrepido fra i bambini si faccia avanti.

Un bimbo castano riccioluto, con vispi occhi nocciola, che non può avere più di sei anni.

“Ma… sei Babbo Natale!” esclama entusiasta, per poi scrutarlo meglio “No, non puoi essere lui, sei troppo magro!” rettifica subito dopo, deluso.
“Ma guarda che brillante detective!” brontola Killgrave, alzando gli occhi. “Jess, perché non lo arruoli nella tua agenzia?” le bisbiglia, prima di rivolgersi al suo piccolo ascoltatore. “Proprio così, non sono Babbo Natale, quindi perché mai dovresti perdere il tuo tempo con me?” gli dice, sforzandosi pure di non farlo passare per un comando.

Tuttavia, Jessica è pronta con la sua contromossa.

“Esatto, bambini, non è Babbo Natale, ma è uno dei suoi aiutanti, c’era anche lui stanotte sulla slitta che vi ha portato i regali; coraggio, venite a ringraziarlo, potete anche saltargli in braccio!” esorta la piccola folla lei.
Prima che si avventino su di lui, Kevin si volta truce verso Jessica, dicendole ‘Ti ucciderò’ con il solo labiale.

Lei si spinge verso il suo orecchio.

“Mi ami troppo per farlo!” sussurra, dandogli scacco matto.

- Quanto è vero, accidenti! – riconosce lui, prima di ritrovarsi seduto in grembo come pioniere proprio il primo bimbo che gli ha parlato.

Jessica è un fascio di nervi, lì in piedi sull’attenti, pronta a intervenire, ma non sembra esserci bisogno.

“Che vuoi, poppante?” si limita a chiedergli Killgrave, un po’ scorbutico.

Il bambino sfodera un sorrisone entusiasta.

“Mi hai portato l x box e proprio il videogioco che volevo, grazie, aiutante di Babbo Natale, sei in gamba!” si complimenta lui, dandogli una pacca sulla coscia, prima di scendere.

È il turno di un’ esile bambina sui quattro anni, dai boccoli d’oro, che leggiadra gli si siede in grembo.

“Ciao, aiutante di Babbo Natale, è bellissima la bambola che mi hai portato e anche l’album da colorare con quella scatola gigante di pennarelli… io però volevo un unicorno!” mormora lei, sgranando i suoi occhioni blu.

È così dolce che per un attimo Kevin è tentato di andare a prendere un cavallo qualsiasi, colorarlo con varie vernici variopinte e attaccargli sulla fronte la cialda di un cono gelato, pur di far avere a quell’adorabile bambina un unicorno.
Riesce a ravvedersi in tempo, sebbene ancora un po’ scombussolato.

“Magari il prossimo anno, Milady, eh?” borbotta impacciato lui, riempiendola di gioia, prima di prenderla e rimetterla a terra, il più delicatamente possibile.

A turno i bambini si alternano, così come quello che hanno da dire, e Killgrave bene o male sopporta tutte queste interazioni ben oltre la solita soglia di contatto umano a cui è abituato.

Non dice niente nemmeno quando è un bambino in evidente sovrappeso a sedersi su di lui, mettendo in difficoltà le sue gambe mingherline; cosa che a stento fa trattenere Jessica dal mettersi a ridere.

“Hey, piccolo, tu non vuoi dire niente a Babbo Natale?” esclama Jessica, rivolta a un bambino smilzo, girato di spalle tutto intento a calciare violentemente la corteccia secca di un albero.
Di certo non la più lodevole delle attività.
Il bambino, che ha all’incirca sette anni, si volta verso di loro, passandosi una mano fra i capelli castani, ora ancora più spettinati, e avvicinandosi con diffidenza a Killgrave, scrutandolo coi suoi grandi occhi scuri, indagatori e l’aria imbronciata.

“Che è un idiota, questo voglio dirgli!” ringhia, calciandogli uno stinco.
“Ouch!” sbotta Kevin, ma Jessica è a un tiro di schioppo da lui.

“Dico, tu e il tuo capo siete ciechi, non le sapete leggere le letterine? Non lo volevo lo schifosissimo trenino, io volevo la pista delle macchinine, è stato un Natale da schifo ed è colpa tua!” sfuria il bambino.

Killgrave lo fulmina con lo sguardo, tanto che il bambino sembra avvertire un’incombente minaccia.

“Quando sarai a casa giocherai con il dannato trenino perché non hai mai avuto un giocattolo più bello. E ora stattene buono in un angolo, zitto e fermo finché non vai a casa!” gli impone e, com’è facile prevedere, il bambino fa proprio come gli è stato detto.

“Guai a te se mi dici qualcosa! Sai che non ho fatto nulla di allarmante e quel moccioso pestifero era il maledetto re dei capricci!” si giustifica lui, rivolto a Jessica, che in effetti non interviene contro di lui in alcun modo.

“In fondo lo sei stato anche tu!” gli fa notare lei, mentre riprende il giro dei restanti bambini che lo vogliono avvicinare.
Nel giro di mezz’ora ogni bambino ha avuto il suo turno e Killgrave e Jessica si apprestano ad andare.

“Aspettate!” li ferma la voce di una donna, che poi corre verso di loro, facendoli voltare.
“Avete avuto un’idea deliziosa per far divertire i bambini, di solito per queste cose bisogna fare ore e ore di file nei negozi; così è stato tutto più bello e spontaneo!” si complimenta la signora, una delle mamme, evidentemente.

“Ci sembrava una cosa carina…” taglia corto Jessica, ma la donna ha occhi solo per quell’atipico Babbo Natale.
“Mi scusi, lei  è  disponibile anche come babysitter? David non è mai stato così tranquillo!” spiega la donna, indicando il figlioletto che si rivela essere il più pestifero fra i bambini, con la sua vitalità ora ridotta a quella di un’ameba.

Killgrave la fissa fra l’offeso, il sorpreso e lo sconcertato, ma è Jessica a parlare per lui.

“Mi creda, non le conviene, tanto domani a quest’ora suo figlio sarà tornato la solita peste!” le annuncia. “Senza, offesa, si intende!”
“Nessuna, offesa, anzi!” ridacchia la mamma. “Piuttosto… David sta bene, vero? È così strano, se ne sta là, immobile e non dice nemmeno una parola…” borbotta, preoccupata.
“Ma nooo, sta solo facendo il gioco del silenzio, Kevin è bravissimo a farlo fare!” lo giustifica Jessica, quando in realtà vorrebbe strangolarlo.
“Proprio così… appena gli dice che andate a casa vedrà che si riprende.” la rassicura anche Killgrave, certo di quello che afferma.

“Deve essere così, senza dubbio.” si rasserena la donna, per poi rivolgersi a Jessica. “‘Comunque suo marito è bravissimo, si vede che ci sa proprio fare con i bambini!”

“Oh no, non è affatto mio marito!” precisa subito Jessica, tra l’imbarazzato e lo stizzito.

“Non ancora.” sorride suadente Kevin, togliendosi la lunga barba finta approfittando del fatto che, a parte David, i bambini stanno giocando fra loro.

“Non se lo lasci scappare, Signorina, siete una così bella coppia!” sorride loro la donna.

“Mia cara signora, credo che lei ed io andremo molto d’accordo.” sfodera un sorriso a trentadue denti Kevin. “Se vuole ci vengo anche gratis a casa sua, a badare a suo figlio e rinchiuderlo in un arm… ehmm… voglio dire, insegnargli un po’ di disciplina!”
“Ma niente di tutto questo accadrà. Sarà meglio andare ora, abbiamo ancora un mucchio di cose da fare!” intervene Jessica, spintonandolo via con sé.
“Spiacente, Madame, la mia futura mogliettina non è d’accordo, sarà per un’altra volta!” si gira verso la giovane mamma un’ultima volta Kevin.
“Chiamami ancora ‘futura mogliettina’ e giuro che ti infilo il taser là dove non batte il sole!” ringhia Jessica, mentre si avviano all’uscita.
“Se provi a farmelo a letto potrebbe anche essere interessante!” la prende in contropiede lui, lanciandole uno sguardo conturbante.
“Oh, chiudi quel cazzo di becco!” alza gli occhi lei. “Piuttosto, cos’è questa storia che rinchiudi i bambini negli armadi?” si acciglia, sospettosa.
“Noo, niente, dicevo per dire…” fa il vago lui.

Lungo il tragitto verso casa, dalla vetrina di un bar nelle vicinanze, Jessica e Kevin incrociano due volti noti.
“Ma quelli non sono…?” incalza il secondo.
“Eh già, sono proprio loro. Quei maglioni non mentono.” appura la seconda.
“Con quale coraggio li indossano ancora?” osserva Kevin, disgustato.
“Credo che i loro maglioni siano l’ultima cosa a cui pensano…” ridacchia Jessica, che forse ha già capito come stanno le cose.


A riprova della sua tesi, sembra proprio che Trish e Malcolm siano così presi a parlare concitati, guardandosi negli occhi mentre stringono una cioccolata calda fra le mani, da ignorare tutto il resto del mondo, inclusi i due curiosi fuori in strada che li stanno spiando.

“Andiamo via, prima che ci vedano…” suggerisce Kevin. “Soprattutto prima che mi vedano, devo ricordarti come sono ancora conciato?”

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“E comunque, devo riconoscerlo, oggi sei stato davvero bravo… anche se con quel bambino ho temuto il peggio!” riepiloga Jessica, mentre si concede l’ultima fetta che le è stata generosamente ceduta.
Per cena, i due hanno ripiegato su una pizza a domicilio che effettuasse consegne anche quella particolare sera.

“È quello che ho cercato di dirti più volte. Se già mi avevi migliorato come persona, quando te ne sei andata, lasciandomi a morire o quasi dopo l’incidente con l’autobus… quella notte al porto è stata ancora più catartica.” spiega lui, tormentando l’ultimo bordo di pizza avanzato, prima di trovare il coraggio di guardarla negli occhi. “Se non ti prendi gioco dei miei sentimenti e credi sul serio in me, Jessica, io posso e voglio essere un uomo migliore.”

Lei lo ascolta con attenzione, ma preferisce non dire niente; anzi, trova quasi necessario spostare la conversazione su argomenti più frivoli.


“Sono le nove passate, che ne dici di concludere la giornata con un film? Però scelgo io!” propone lei, portandolo in salotto.
Dalla sua borsa estrae la custodia di un dvd, la cui cover è già tutto un programma.

“Guardiamo questo… chissà mai che ti entri un po’ di spirito Natalizio!” decide lei, inserendo il dvd nel player.

“Altro spirito Natalizio?” si lagna Kevin, pur mettendosi comodo sulla parte destra del divano.
“Non te ne inculcherò mai abbastanza!” ribatte lei, occupando la parte sinistra e premendo ‘play’.


Molte canzoncine, avventure un po’ surreali e ondate di buoni sentimenti dopo, il film giunge a conclusione.

“Quel compositore era così determinato, temuto, rispettato e aveva il controllo su tutto… non mi spiego proprio come possa aver vinto quel sempliciotto privo di ogni decoro ed eleganza…” scuote la testa con disapprovazione Kevin, spegnendo il televisore.

“Perché i cattivi non vincono mai, mettitelo bene in testa!” gli fa una linguaccia Jessica, recuperando il dvd. “Sono quasi le undici, sarà bene che ora vada…” mugugna, guardando l’orologio.

Kevin si alza, allontanandosi dalla stanza, solo per poi farvi ritorno con in mano un pacco rettangolare, avvolto in una raffinata carta dorata.

“Appunto, Natale non è ancora finito e tu non hai ancora ricevuto il mio regalo.” mormora lui, allungandole la scatola.

Un po’ sorpresa, Jessica la accetta, cominciando a scartarla.

“C’è una cosa che non ti ho detto, a Patsy quella mattina non ho chiesto solo di portarti lì.” le svela il bel persuasore.

“Ah, no?” si mette sulla difensiva lei.

- Era tutto troppo bello per essere vero, chissà cosa pianifica quel sadico bastardo; come minimo ora mi farà lottare contro la mia migliore amica e qui dentro c’è un’arma! – va nel panico lei, anche se non lo dà a vedere.

“Ricordi quando vi siete messe a provare qualsiasi cosa nei camerini? Beh, sono stato io a chiederle di coinvolgerti in quello che all’apparenza sembrava solo un gioco… e invece Patsy mi ha mandato le foto di qualsiasi cosa provassi… te le ha scattate di nascosto, senza che tu te ne accorgessi… “ continua a spiegarle lui.

- La sta prendendo un po’ troppo alla lunga per dirmi che devo battermi all’ultimo sangue con lei …- aggrotta le sopracciglia la bella detective, decidendo che forse le conviene aprire quel pacco una volta per tutte.


“A me interessava solo che tu provassi i vestiti da sera; ma ti saresti insospettita troppo, allora ho mischiato tutti i generi, così nessuno avrebbe spiccato e io intanto avrei ottenuto quello che volevo. Ce n’è uno che quando lo hai provato … wow, ho capito subito che era quello giusto.” conclude lui.

Jessica scoperchia la scatola, finalmente scartata, e dentro ci trova un abito che ricorda benissimo, con tanto di borsetta color oro coordinata. Durante quella prova abiti sconclusionata con Trish, quando aveva provato quello si era guardata allo specchio, fantasticando di camminare su un red carpet. Le stava in modo divino, ma il prezzo a quattro cifre era davvero proibitivo… e poi lo sapeva che stavano solo giocando.

E invece ora tiene fra le mani proprio quel vestito rosso, lungo, con un piccolo strascico, a maniche cortissime, appena sotto la spalla, con disegni di trasparenze lungo il decolté e la linea delle gambe che lo rendono sì audace, ma mai volgare.

“Kevin… ma…” rimane senza parole Jessica, vergognandosi per le cose pessime che ha precedentemente pensato.

- Beh… non c’è bisogno che lui lo sappia!- decide lei, continuando a stringere quell’abito a sé.

“È la reazione che volevo.” le sorride lui. “Lo proveresti, così lo posso vedere dal vero, non solo in foto?” si azzarda a chiederle, preparandosi a un rifiuto.

“Mi sembra il minimo…” mormora lei, dileguandosi con la scatola.

Da bravo perfezionista compulsivo, Kevin approfitta di quei minuti per salire sulla scala e sistemare l’albero nei punti che lo convincono di meno e per poco da quella scala non cade, quando lei fa ritorno.

Lui la chiama spesso ‘visione’ ma stavolta, in quell’abito così elegante e raffinato, lo è davvero.

E poi c’è qualcosa di diverso, che nella foto che gli ha mandato Patricia mancava.

“Ma… tu stai sorridendo.” mormora incredulo lui, scendendo dalla scala per andare verso di lei. “Non ti ho nemmeno chiesto di farlo, a parte che non mi ubbidiresti.”

“Sorrido, perché mi va di farlo.” lo rincuora lei, raggiante. “Kev, io non ti ho fatto nemmeno un vero regalo…” borbotta qualche secondo dopo, quasi provando rimorso, appoggiando la borsa nella scatola.

Tutto a un tratto lui le si avvicina ancora di più, prendendole le mani nelle sue e stranamente lei lo lascia fare.

“Hai ragione, mi hai scassinato una porta, mi hai tolto tutto il personale, mi hai fatto indossare cose orribili, mi hai umiliato in ogni modo possibile, mi hai fatto fare un pranzo atroce, mi hai messo nelle situazioni più imbarazzanti che io riesca a ricordare, mi hai fatto vivere situazioni da incubo… eppure questo è il Natale più bello della mia vita.” mormora lui, sorridendole nel modo più dolce di cui lei abbia memoria.

Jessica si scosta da lui, per andarsi a cambiare nuovamente.

Ritorna nel salotto con la scatola sottobraccio e di nuovo addosso quel maglione ingombrante, per lui così inguardabile.
Tuttavia, in fondo, lei gli piace anche così.

“Hai detto che ti ho fatto passare il più bel Natale di sempre, giusto?” domanda retorica lei, appoggiando momentaneamente la scatola a terra per andare in direzione dello scatolone delle ghirlande avanzate, estraendone una viola.

Cammina sinuosa verso Kevin, che la guarda come rapito.


“Vediamo se posso rendertelo ancora migliore!” ammicca lei, avvolgendogli la ghirlanda attorno al collo, come se fosse una sciarpa.

Lui non capisce bene cosa abbia in mente, ma comincia a farsi un’idea quando lei prendendolo per le estremità della ghirlanda lo tira a sè, sotto l’albero di Natale, dalla parte dove li sovrasta il vischio.

“Pensavo che lo odiassi!” la provoca Kevin.
“E lo odio ancora… ma, sai, stavolta mi tocca seguire tutte le stupide tradizioni!” ridacchia lei, prima di avvolgergli le braccia attorno al collo e baciarlo un po’ più a lungo di quanto richieda la tradizione.
“Ora sarà davvero il caso che vada.” annuncia lei, raccogliendo le sue cose e infilandosi il giubbotto.

“Jessica?” la chiama lui prima che esca.
“Sì?”
“Se ci pensi, ho le foto di tutto quello che hai indossato quella mattina, anche le cose più improponibili… ho materiale con cui ricattarti per anni.” sogghigna lui.
“Ho girato un intero video di te vestito da Babbo Natale con quei bambini… non cominciar una guerra che perderesti in partenza!” gli dà scacco matto lei, facendolo ridere, prima di uscire una volta per tutte.

Osservandola dalla finestra mentre si allontana, Kevin ha un solo obiettivo.

- Bene, Jess, ora troviamo l’occasione adatta per farti indossare quel vestito!-

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FINE

Lo dico, non lo dico? Lo dico: la terza e ultima shot della trilogia (perché stavolta dovrebbe far la brava e rimanere una shottina) sarà ‘Stupid New Year!’ ;)

tornando a questa… capito perché c’era romantico fra i generi? Forse ho esagerato, me ne scuso, ma non ho proprio saputo resistere

Quanto al fluff, noo lì non mi scuso, mi dovreste conoscere ormai, lo sapete a cosa andate incontro se leggete le mie storie! XD

A proposito, non ho figli né tantomeno sono sposata, ma quella mamma che parla con loro per quanto li shippa potrebbe benissimo essere una mia self-inserted version, lol!

Kudos, cookie -o qualsiasi cosa bella ci sia da darvi- per voi se avete capito che film hanno visto ;)

Se vi va di farmi sapere che ne pensate … o tirarmi addosso gli avanzi di panettoni e pandori farciti con la crema.. fatevi sotto XD

Grazie per aver letto e subito i miei deliri.

‘Notte, che è tardino…

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