Forse gli piaci abbastanza

di Meli_mao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quando il telefono non squilla ***
Capitolo 3: *** L'eccezione e la regola ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Il locale era particolarmente affollato quella sera. Il chiacchierio della gente sovrastava persino la musica di sottofondo, e il rumore dei bicchieri sui tavoli sembrava una melodia a sè stante.

Lucy Heartfilia era seduta con le gambe strette e la schiena rigida e teneva in mano un bicchiere di Martini bianco cercando di mescolarlo appena con lo stuzzicadenti e l’oliva che ci era affogata dentro.

Osservava il movimento rotatorio con estrema attenzione, cercando di non sembrare troppo annoiata, ma nemmeno troppo euforica, mentre il biondo di fronte a lei parlava del suo lavoro lanciandole occhiate sul suo generoso decolletè ben nascosto sotto il vestito a collo alto.

“Quindi tu vendi case...” buttò lì lei, alzando lo sguardo cioccolato su di lui e rilassandosi contro lo schienale della sedia. Sorrise debolmente, incrociando le gambe sotto il tavolo iniziando a sentire un leggero fastidio ai piedi stretti da troppe ore in quei sandali alti.

“Sì, io e il mio assistente abbiamo un’agenzia in città. Ma non ti preoccupare, non sono tipo da manifesti pubblicitari sui pullman o sulle pareti dei palazzi”. Entrambi risero, continuando a guardarsi.

“Solo sulle panchine dei parchi allora” celiò lei sempre sorridendo sinceramente divertita.

Lui scoppiò a ridere di nuovo “Sì, potrei dire che è così” concluse guardando la cameriera che sopraggiungeva al loro tavolo.

“Volete ordinare di nuovo?” chiese cordiale, smuovendo una lunga chioma argentata e sorridendo con gli occhi.

Lucy guardò il ragazzo davanti a lei, incerta.

“Non saprei” iniziò lui “Vuoi ancora qualcosa?” le chiese garbato.

“Se devi andare non c’è problema...” iniziò la bionda cercando di nascondere il disappunto “Se invece hai ancora del tempo, per me va bene!” concluse, lasciando che la cameriera le ritirasse il bicchiere ormai vuoto.

Sting si guardò un attimo attorno, distrattamente, e dopo un’occhiata alla cameriera in attesa, con un’alzata di spalle sorrise appena “Certo, un altro giro” proruppe infine, mentre Lucy di fronte a lui trattenne appena un brivido di emozione.

“Un altro Martini?” le chiese, annuendo subito dopo alla giovane in piedi davanti al tavolo.

Quella riprese il suo vassoio e si allontanò veloce.

 

Il vento freddo di Magnolia in inverno le pungeva il viso mentre invano cercava di coprirsi il collo con la sciarpa. L’entrata luminosa del locale dietro di loro lanciava strani colori sul marciapiedi mentre Lucy e Sting si avviarono a passi lenti lungo la strada.

I tacchi della ragazza picchiettavano sull’asfalto lentamente, finché lui non si fermò a guardarla. Era bello, questo lei lo sapeva. Uno dei ragazzi più belli con cui non fosse mai uscita. Alto, atletico, ben proporzionato, un sorriso gentile e uno guardo malandrino. La guardava come se volesse mangiarla con gli occhi, fissandole a più riprese le labbra e percorrendo il suo corpo con occhiate maliziose di cui si era compiaciuta. Del resto, non ci aveva mica impiegato tre ore a scegliere quel vestito per niente.

Niente seno fuori, ma metterlo in evidenza è un’altra cosa. L’abito le fasciava il busto come una seconda pelle, agganciandosi al suo collo e scendendo aderente lungo i fianchi. La gonna non troppo corta le metteva in risalto le gambe magre che coi tacchi e quei dieci centimetri in più la facevano sembrare un modella pronta a sfilare. Il cappotto lasciato volutamente aperto affinché lui potesse vedere ad ogni passo il leggero spacco laterale.

“E’ stato bello conoscerti” disse lui, aprendosi in un sorriso sereno.

“Anche per me, grazie della bella serata” Lucy si sporse verso di lui per un leggere abbraccio.

Sting le lasciò un bacio sulla guancia veloce.

“Allora ciao, ci sentiamo” concluse incerta lei. Un paio di passi all’indietro e si incamminò voltandosi. Sul volto stampato un sorriso felice.

Lui se ne stette qualche istante sul marciapiedi con le mani sprofondate nelle tasche, guardandola andarsene. Aspettò che lei si voltasse a guardare sopra la spalla, le dedicò un altro sorriso, alzò appena una mano in segno di saluto e poi si incamminò nella direzione opposta.

La bionda aspettò che ci fossero diversi metri fra di loro prima di afferrare di colpo il telefono e far partire la chiamata rapida.

“Com’è andata?” la voce dall’altro capo trillò entusiasta prima di ogni cosa.

“Ciao anche a te” Lucy non trattenne una risata “Comunque è andata bene, lui è carino e credo proprio che in questo momento stia per mandarmi un messaggio” un sorriso malandrino le increspò le labbra “Non appena avrà finito di guardarmi il culo in lontananza”.

Anche l’altra rise.

“Passi da me per cena? Sono da sola...”

“Okey” La bionda svoltò l’angolo e alzò una mano per chiamare un taxi.

“Ah Erza...” gridò nel telefono “Porto io il dolce” disse prima di riattaccare.

 

Sting prese il cellulare controllando i messaggi e la mail e sbuffò spazientito.

Alla fine si decise e compose il numero che ormai sapeva a memoria.

“Ciao” disse non appena sentì rispondere dall’altro lato “Stavo pensando a te e mi chiedevo se fossi libera per cena...” tentò, la voce incerta.

“E’ un pensiero davvero carino da parte tua, Sting” la ragazza rispose piano, insicura “Ma stasera sono davvero molto stanca, non ti offendere ma preferisco stare a casa”

“Figurati...” rispose lui deluso. Il silenziò calò fra di loro, mentre il rumore delle macchine disturbava la linea.

“Posso richiamarti fra poco?” la ragazza non aspettò la risposta, frettolosamente riattaccò il telefono e Sting se ne stette lì, in mezzo alla strada, a guardare lo schermo del cellulare ormai spento nelle sue mani.



 

Angolo dell’autore:

Buongiorno. Sono passati anni e sono passate anche tante e tante storie, ma ho deciso di tornare. E siccome ultimamente sono particolarmente invasata con Fairy Tail… eccomi qua.

L’idea è venuta dopo aver rivisto “La verità è che non gli piaci abbastanza”, così mi sono immaginata i nostri personaggi a che fare con le classiche situazioni di coppia. Amore e non amore.

Spero ovviamente che l’idea possa piacere. È passato davvero molto tempo quindi per me sarà già un onore sapere che l’avete letta.

Grazie in anticipo.

 

 

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Capitolo 2
*** Quando il telefono non squilla ***


CAPITOLO UNO

Quando il telefono non squilla

 

 

“Non hai sentito suonare il mio telefono, vero?”

Sting Eucliffe uscì dal bagno con l’asciugamano in vita e i capelli ancora completamente bagnati. Afferrò il suo cellulare controllando al volo lo schermo.

“Cosa me lo chiedi a fare se poi controlli tu?” brontolò il suo amico seduto sul divano, intendo a ingurgitare patatine e sorseggiare birra.

“Comunque no” concluse, voltandosi appena verso il biondo.

“Cazzo...” si lasciò sfuggire burbero, raggiungendo l’altro davanti alla tv.

“Yukino mi ha detto il solito posso richiamarti fra pocoiniziò melodrammatico “Ma è passata un’ora e ancora nulla” afferrò una delle birre appoggiate sul tavolino e fece un lungo sorso.

“La richiamo?” fissò i suoi occhi in quelli dell’amico che perplesso lo stava fissando quasi dispiaciuto.

“Tu?” chiese quello, dubbioso “Assolutamente no!”

Se c’era una cosa che Natsu Dragneel non capiva proprio era come fosse possibile diventare così patetici per una donna.

“Forse dovrei richiamarla per dirle che ormai sono a casa...” continuò imperterrito Sting.

“Cosa?” Natsu quasi si ingozzò con una patatina.

“Sono le dieci di sera, cosa vuoi dirle...”

“Le dirò che sono a casa ormai, quindi niente cena...” Il biondo si alzò di slanciò, con un unico obbiettivo in testa.

“No!” ritentò Natsu, sempre più stralunato “Non ti ha più richiamato, vuol dire che non voleva venire con te a cena” cercò di mettere la verità sotto il naso dell’altro senza risultato.

“La chiamo e le dico che ormai sono apposto, che quindi se voleva chiamarmi ormai di lasciar stare. Così lo sa! È un’idea geniale!” il discorso perverso stava iniziando a prendere una piega strana.

“Certo così se poi lei davvero volesse richiamarti...” ma non concluse la frase, sia perché ormai Sting aveva fatto partire la chiamata, sia perché nemmeno Natsu sapeva dove avrebbe portato quel discorso. Scosse il capo rassegnato, i suoi capelli rosati gli solleticarono la fronte.

Nel mentre il telefono suonava e suonava, mentre il biondo col viva-voce inserito osservava l’amico annuendo sempre più convinto.

Poi il silenzio. Sting si illuminò appena, sicuro di sentire la voce all’altro capo rispondere. Invece, solo un secondo dopo, la segreteria telefonica lo fece tornare coi piedi per terra.

Il rosato lo guardò arricciando le labbra, lanciandogli un sorriso triste.

Erano amici da una vita, quasi dividevano la stessa casa abitando uno di fronte all’altro sullo stesso pianerottolo. Si erano addirittura scambiati qualche ragazza, anni addietro. Ma Yukino aveva in qualche modo diviso i loro sentieri. Sting si era preso una di quelle cotte adolescenziali che Natsu faticava ancora a comprendere. Perché sì, lei era una gran bella ragazza, ma Sting avrebbe potuto avere l’intero quartiere ai suoi piedi. E il grave era che non concludeva più con nessuna da quando aveva in testa lei.

“Dai vestiti, sto morendo di fame...” gli disse appena, riappogiando la birra sul tavolo e alzandosi per afferrare la giacca.

L’amico gli sorrise riconoscente, voltandosi verso il bagno.

“Arrivo subito” sussurrò, sbattendo la porta alle sue spalle.

 

Gray Fullbuster abitava in uno di quegli attici moderni e tecnologici con vista su tutta la città. Gli amici lo prendevano spesso in giro per la sua ossessione per il minimal, con cui aveva arredato casa. Dicevano che rendeva il tutto sterile e freddo. La verità era che la sua ragazza, Lluvia, aveva scelto gran parte del mobilio e lui non aveva trovato nulla da obbiettare. Tuttavia, chi li conosceva non riusciva nemmeno minimamente a pensare che fosse proprio lei quella dai gusti così ospedalieri, mentre lui si sarebbe fatto andar bene qualsiasi cosa.

Perché lei era bizzarra, a partire dal colore dei suoi capelli e dal suo strano modo di parlare sempre in terza persona. Perché amava il mare, il colore del cielo. E perché chiunque l’avesse conosciuta non poteva non adorarla, nonostante tutto, per la sua gentilezza e per la sua bellezza. Perché era facile innamorarsi di lei, del suo sorriso candido come la neve ma così accecante come il Sole. Mentre lui era sempre stato il taciturno, quello in disparte. Il ragazzo popolare per via di amici popolari, con cui si era ritrovato coinvolto a sua insaputa. Gray era il ragazzo bello e solo, che non manifestava mai un sentimento, perché esporsi non era conveniente per nulla nella vita.

Quando si richiuse la porta di casa alle spalle un profumo di arrosto aleggiava per la stanza.

“Sono tornato” disse appena, mollando la borsa della palestra per terra e sporgendosi verso la cucina.

Lluvia, coi suoi lunghi capelli blue gli dedicò un sorriso da sopra la spalla, senza spostarsi dai fornelli. Lui le si avvicinò piano, lasciandole un bacio sulla nuca da dietro.

“Tutto bene?” le chiese, sporgendosi a guardare le padelle sul fuoco. Non era un buon segno che lei stesse cucinando tutta quella roba.

“Oh sì!” Ma la sua voce risultò un’ottava più alta del normale.

Gray alzò un sopracciglio, inclinando il capo per incitarla a parlare.

“Lluvia ha appena finito di parlare con sua sorella...” buttò lì candidamente, assaggiando con un cucchiaio il sugo.

“Mmh...” la incitò lui, dirigendosi verso il cassetto per iniziare ad apparecchiare.

“Beh, Levi ha comunicato a Lluvia che si sposa!”

La bomba era sganciata.

Il ragazzo ci mise qualche attimo di più per afferrare la tovaglia, irrigidendosi appena.

“Davvero?” iniziò cauto “Bello...” emise incerto.

Lei si bloccò con un coperchio a mezz’aria.

“Sul serio Gray pensa che sia bello?” si voltò per guardarlo in faccia, con gli occhi spalancati e le labbra contratte.

“Certo che lo penso...” insistette lui, dedicandole un occhiata “Gajil sembra un bravo ragazzo” concluse.

“Quindi Gray crede sia bello che Levi e Gajil si sposino, ma non crede che noi invece siamo strani non sposandoci” un sorriso ironico smosse le labbra di Lluvia mentre appoggiava il coperchio nel lavandino.

Lui non trattenne una mezza risata, afferrando ora i bicchieri e le posate.

“No...” allungò appena la “o” in modo ironico “Te ed io abbiamo solo deciso di non sposarci” mollò tutto sul tavolo e le si avvicinò con calma.

“Le persone che si sposano sono strane” continuò. Lluvia sbuffò una mezza risata.

“Perché pensaci un attimo, se sono davvero così felici perché sentono tutto questo bisogno di sbandierarlo?” le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchia, e con l’altra mano le accarezzò un braccio.

“Se hai bisogno di mettere i manifesti sei solo una persona insicura” fece un gesto vago con la mano, tornando subito dopo ad accarezzarla. Lei sorrideva impercettibilmente.

“Persa a te e alle tue amiche… hai un grande rapporto con loro, siete amiche da anni, condividete tutto, no?” incalzò sicuro.

Lei annuì senza fiatare.

“Ecco, ma non senti il bisogno di andare a firmare un documento e a pagare qualcuno perché accerti questo vostro rapporto, giusto?”

Lluvia scosse il capo divertita.

“Certo, Lluvia ha capito”

“E quindi perché dovrebbe essere diverso fra me e te… io ti amo, mi sono impegnato con te” e dicendolo lanciò un occhiata rapida all’intera casa “Facciamo tante cose insieme, una bella vita. Perché non possiamo solo essere felici e basta?” si staccò da lei, guardandola sicuro.

Lei distolse lo sguardo.

Probabilmente aveva ragione, questo Lluvia lo sapeva. Eppure non riuscì a nascondere una sensazione di insoddisfazione generale. Si strinse nelle spalle, nell’istante esatto in cui lui si allontanò da lei. Tenne lo sguardo alto, con un sorriso finto divertito, cercando di sembrare come sempre assolutamente d’accordo con lui.

“Ti aiuto con la cena” Gray le scivolò accanto, afferrando la padella dal fuoco e preparandosi a portarla in tavola.

Juvia rimase immobile, in piedi, in mezzo alla stanza. Adesso che gli dava le spalle poté abbassare lo sguardo dondolandosi sui talloni come in procinto di far qualcosa senza sapere esattamente cosa.

Annuiva ancora con la testa ripetendosi il discorso di lui nella mente, ma gli occhi lucidi non erano esattamente d’accorso col suo cervello.

Lo osservò con la coda dell’occhio, serio e concentrato mentre riempiva i piatti di entrambi. Lo vide leccarsi un dito accidentalmente sporco di sugo, e sorriderle come se niente fosse subito dopo.

Non si seppe spiegare come, ma all’improvviso tutto ciò che con fatica aveva costruito in quegli anni le parve incompleto.

Le sembrava vuota la sala da pranzo, troppo bianca la cucina. O ancora troppo semplice la cornice con le loro foto appesa al muro. Il divano senza cuscini le parve totalmente inappropriato, mentre la televisione spenta in mezzo al muro era un quadro incompleto e mal riuscito, totalmente solo.

Le mancava un tassello, un tassello di tutto. Si sentì all’improvviso un puzzle lasciato a metà. E più guardava il ragazzo moro davanti a lei, più si chiedeva se fosse davvero lui l’altra metà che per tutta la vita aveva aspettato, inseguito, raggiunto e quasi sposato. Ma al tempo stesso si chiese anche se quella sensazione sarebbe cambiata una volta avuto un anello al dito. D’istinto si osservò la mano sinistra, sfiorando l’anulare con il pollice. Forse dopotutto non era quello il problema.

Amava Gray, ne era convinta. Lo amava da così tanto tempo, da quando era un ragazzino magro con cui prendeva l’autobus per andare a scuola. L’aveva amato tutti gli anni in cui lui cresceva e diventava uomo con qualcun’altra, mentre usciva a bere con gli amici e faceva tardi le notti in discoteca. L’aveva amato il giorno in cui per caso lui l’aveva riconosciuta al supermercato e le aveva sorriso ricordandosi il suo nome. Tremava ancora ripensando al primo messaggio ricevuto da lui il giorno dopo e al loro primo appuntamento ufficiale. Aveva trovato romantico il tocco leggero e intimorito delle labbra di lui sulle sue, così diverso dai baci che gli aveva visto dare alle altre prima. Si era creduta speciale quando lui l’aveva portata in quella casa vuota, dicendole che se a lei fosse piaciuta lui l’avrebbe comprata perché era solo il suo parere che lui voleva. Gliel’aveva lasciata arredare, sorridendo ogni volta che tornava dal lavoro e la vedeva intenta a scegliere un colore per le pareti o per qualsiasi altra cosa e la prendeva in giro perché tanto avrebbe comunque fatto tutto o bianco o azzurro.

E poi lo amava ora, perché non avrebbe mai saputo che lei in quel supermercato ci andava tutti i giorni per vedere lui, e ancora perché non sospettava minimamente che lei sapesse i nomi di tutte le ragazze con cui era uscito e li tenesse scritti su un file al pc con tanto di password segreta. O che quando aveva visto lui entrare in quel palazzo la prima volta aveva pensato che lì ci abitasse un altra, ed era rimasta tutto il giorno a piangere a casa finché come un’idiota non aveva scoperto che quell’appartamento era vuoto ed era per loro due, insieme.

Non c’erano mai stati “ma” o “però”. Eppure in quel preciso attimo in cui il suo sguardo cadde sulle sue dita, Lluvia riuscì solo a pensare che tutto l’amore che lei poteva dare forse non sarebbe stato più sufficiente.

 

 

Lucy camminava per la stanza vuota, guardandosi attorno incuriosita, lanciando di tanto in tanto occhiate allo schermo del cellulare stretto in mano.

“La state sistemando bene” quasi urlò, cercando di sovrastare il casino degli operai che picchiavano al piano di sopra.

Erza le sorrise allegra, sistemandosi i capelli rossi dietro le spalle.

“Ancora nessuna chiamata?” buttò lì osservando il telefono della bionda.

Lei scosse il capo, rassegnata.

“Sarà impegnato con il lavoro” tentò dolcemente, stringendosi la coda.

“Dopo una settimana...” Lucy si accigliò ironica.

“Magari è fuori città” ritentò l’altra.

“I messaggi arrivano lo stesso” la bionda sbuffò spazientita.

“Beh senti...” Erza la oltrepassò dirigendosi verso la cucina “Gerard ed io non ci siamo sentiti per mesi, MESI, dopo il nostro primo incontro ed ora...” aprì le braccia con un sorriso “Ora abbiamo preso casa insieme ed è fantastico”

“Davvero?” Lucy la seguiva senza ascoltarla troppo.

La rossa aprì il frigo, prese un budino pronto al cioccolato e ne diede uno all’amica che ringraziò.

“Panna?” ma Lucy scosse il capo, riafferrando il cellulare per guardare se mai fosse arrivato qualcosa.

“Ora smettila!” l’altra si parò di fronte a lei, perentoria, con un’espressione criminale in volto.

“Quando ti ho dato il numero di Sting l’ho fatto perché ti distraessi un po', non perché diventasse un ossessione per te” continuò a fissarla con un’espressione arcigna.

“Ha detto che dopo il lavoro si ferma sempre a quel locale dove mi ha portata l’altra sera, il Fairy Tail” Lucy distolse lo sguardo dalla figura dell’amica che ancora era di fronte a lei con la mani sui fianchi.

“Forse dovrei passare a farci un giro...” tentò abbassando la voce. Ma Erza l’aveva sentita benissimo.

“Ti prego, non farlo!” le disse, addolcendo lo sguardo come se avesse davanti un cucciolo di cane.

La bionda le dedicò un sorriso insicuro, cercando di assecondarla. Ma la mano attorno al telefono si strinse a pugno. Ormai aveva deciso.

 

Natsu se ne stava con la fronte appoggiata contro il piano freddo della scrivania, sommerso da fogli e fogli che avrebbe dovuto visionare e firmare. Fuori dalla porta sentiva la musica alta del locale e vedeva le ombre dei clienti passare avanti e indietro con i loro cocktail in mano.

Qualcuno bussò, obbligandolo a tirarsi su.

“Ehi Natsu” la figura sorridente di una delle ragazze del locale fece capolino nell’ufficio “Posso?”

Lisanna era la fotocopia della sorella maggiore. Stessi capelli argentei, stesso sorriso cortese, stesso modo di camminare, stesso seno prorompente. Lui grugnì appena, afferrando una penna al volo.

Mira, la sorella maggiore, lavorava da lui da anni. Ormai affidava a lei quasi ogni cosa. Era affidabile e disponibile e i clienti la adoravano. Intere comitive di ragazzi venivano lì da tempo solo per lei. Così quando il rosato aveva saputo che Lisanna cercava lavoro, non aveva assolutamente obbiettato nulla alla sua assunzione. Senza contare che lei e lui si conoscevano da molto prima, da quando il locale era ancora in mano al vecchio Makarov, il nonno di Natsu, e loro due ragazzini ci andavano dopo la scuola e si sedevano a studiare (Lui per lo meno ci tentava) e Lisanna lo interrogava, mentre Mira gli suggeriva le rispose.

E poi era cresciuto, e gli ormoni avevano avuto la meglio. E lei era bella, e così vicina e disponibile. Ed era stato facile. Perché lei era innamorata di lui da sempre. Aveva persino pensato di ricambiarla per un po'. Ma poi aveva benedetto i consiglio di Sting, sul mai esporsi troppo.

Perché una volta passata l’intesa sessuale si era reso conto che non poteva darle tutto il resto. Ed era stato semplice allontanarsi, lo era sempre se non avevi mai detto qualcosa di compromettente prima. Perché se lei si era illusa lo doveva solo a sé stessa, non a lui.

Ma da vero idiota con Lisanna ci ricascava un po' troppo spesso, soprattutto quando era sommerso dal lavoro e non aveva avuto tempo per trovare qualcuna. Lei era sempre lì, col suo sorriso e la scollatura provocante.

“Scusami se ti disturbo” la ragazza interruppe i suoi pensieri candidamente “Sai mi chiedevo se riesci a darci una mano, il locale è pienissimo e Mira avrebbe bisogno di un aiuto al bancone”

Natsu ci pensò un attimo, guardandola perplesso e riguardando la montagna di documenti davanti a lui.

“Sono davvero occupato” emise con uno sbuffo.

“Si tratta solo di un’ora, finché c’è l’orario aperitivo” ritentò lei “Poi potrei trovare il modo per farmi perdonare per averti distolto dal tuo lavoro” aggiunse sempre con un sorriso angelico.

Lui alzò un sopracciglio.

“Mmh senti Lis, quello che abbiamo fatto ogni tanto è davvero carino” sottolineò appena la parola con la voce, muovendo la penna a mezz’aria. Lei si irrigidì sulla soglia della porta, afferrando lo stipite con una mano.

“Però stasera ti ho messo in turno proprio perché io dovrei finire queste cose e non posso stare sul banco” continuò imperterrito “Più stai qui con me a parlare più di la restano indietro con il lavoro da fare, no?” le chiese.

Si sentì un idiota nel vedere il suo sorriso spegnersi di colpo. Perché era vero, lui era fatto così e lei era stata una piacevole distrazione in diversi momenti della sua vita, ma la conosceva da anni ed essere così stronzo con lei era comunque fuori luogo, dato che non era un’estranea.

“Scusami” aggiunse cercando di mettere una toppa allo strappo che aveva appena fatto.

Lei si strinse nelle spalle.

“Tutto bene?” incalzò di nuovo “Appena finisco vi raggiungo” acconsentì infine, non troppo convinto.

Lei annuì con un flebile “Grazie” e si voltò per andarsene.

“Ah Lis” la richiamò lui. Lisanna si voltò speranzosa, guardandolo dolcemente.

“Mi chiudi la porta?” chiese Natsu prima di cominciare finalmente a leggere il primo plico di documenti con uno sbadiglio.

Il sorriso che increspò le labbra della ragazza divenne di ghiaccio. Tornò sui suoi passi, afferrò la porta e se la sbatté alle spalle, prima di tornare al lavoro.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Buonasera. Ho aggiornato abbastanza presto dal momento che volevo iniziare a far entrare nel vivo la storia, iniziando a dare un poco di spessore a tutti i personaggi. Non vi nascondo che sono un’inguaribile romantica e che sto ancora valutando un paio di modifiche per alcuni personaggi rispetto alla trama originale. Ma è ancora tutto da vedere. Nel mentre eccovi il primo capitolo. Spero vi piaccia.

Vorrei ringraziare di cuore daimler (Seguo la tua storia e la adoro), The Rosablue91, Cri cri (sto leggendo anche le tue storie su Natsu e Lucy e mi piacciono un sacco) e Sissi1978 per avermi lasciato un commento positivo. Siete state gentilissime. Spero che la storia continui a piacervi.

A presto

Meli_mao

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Capitolo 3
*** L'eccezione e la regola ***


CAPITOLO DUE

L’eccezione e la regola

 

 

Quando Lucy appoggiò il sedere sullo sgabello di legno del bancone del Fairy Tail ringraziò mentalmente di aver indossato un vestito leggero, perché lì dentro si moriva di caldo.

Appoggiò i gomiti e si sbilanciò quanto bastava per accavallare le gambe. Scorse fra i tavoli la stessa cameriera che le aveva servito Martini una settimana prima e poi concentrò lo sguardo sul ragazzo di fronte a lei che andava su e giù servendo la gente.

Non aveva la divisa come gli altri, ma un camicia bianca con le maniche girate fino ai gomiti, un tatuaggio in evidenza e il colletto slacciato. Gli occhi verdi si muovevano veloci fra la gente, e i capelli rosa risaltavano in contrasto con il bianco del suo sorriso. Rimase a fissarlo per qualche minuto, le labbra schiuse e la testa appoggiata al palmo della mano, finché lui non puntò il suo sguardo su di lei, regalandole un sorriso.

“Ciao, predi qualcosa?” le chiese.

“Ah no no “ Lucy si riscosse “Aspetto una persona” borbottò guardandosi attorno.

“Ah si?” lui si allontanò appena afferrando dei bicchieri da sotto “Appuntamento romantico?” il tono gli uscì malizioso.

Lei esplose in una risatina isterica.

“Non so se posso considerarlo tale” alzò gli occhi al soffitto, dondolandosi appena sullo sgabello.

Lui si bloccò un attimo a guardarla incuriosito.

“Sting e io siamo usciti solo una volta, quindi...” stava iniziando a parlare a vanvera.

“Sting?” Natsu parve sorpreso “Sting Eucliffe?” chiese, avvicinandosi a dove era seduta lei.

Lucy si immobilizzò sul posto emettendo un “Sì” incerto.

“Sting non passa stasera” Il rosato continuò a guardarla serio “Si è dimenticato del vostro appuntamento?” le chiese, dispiaciuto.

Lei boccheggiò un attimo, agitandosi.

“Oddio, no… quando ho detto che avevo un appuntamento non era proprio così...” cercò di dire, osservandolo dirigersi verso un cassetto. Ne estrasse un cellulare.

“Te lo chiamo!” Natsu le dedicò un sorriso gentile e lei quasi cadde per terra. Si sporse in avanti sollevandosi d’impeto, e urlò una serie di no, allungando le braccia quasi come se potesse afferrare lui e il cellulare insieme.

Il ragazzo si immobilizzò aprendo gli occhi più del dovuto, senza capire, ma ripose il telefono richiudendo il cassetto.

“La verità è che passavo di qui, così per caso… e mi sono chiesta se magari avrei potuto incontrarlo” mentre lo diceva ad alta voce si rese conto ti quando assurda potesse sembrare la questione. E soprattutto di quanto patetica potesse uscirne lei.

Lui si era avvicinato appoggiando le mani sui fianchi, dedicandole tutta la sua attenzione.

“Perché sai, l’altra sera lui ha dimenticato da me...” cominciò a frugare nella borsa disperatamente alla ricerca di qualcosa “Questo pacchetto di fazzoletti, ecco” sollevò il pacchetto davanti alla faccia, cercando di evitare lo sguardo diretto del ragazzo di fronte a lei che ora sembrava mezzo divertito.

“Un pacchetto di fazzoletti?” lo sentì chiedere, la voce ironica e uno schiocco di lingua.

“Sì beh, magari ne ha assolutamente bisogno...” continuò lei farfugliando.

“Fazzoletti di carta...” Natsu afferrò divertito il pacchetto mezzo vuoto, osservandolo con attenzione.

“I fazzoletti servono sempre quando meno te lo aspetti… e se non li hai...” Fu un errore sollevare gli occhi in quelli di lui, perché Lucy si morse la lingua e si zittì di colpo sotto l’occhiata canzonatoria di Natsu.

“Okey, glielo ridarò io...” lui trattenne a stento una risata, mentre lei lo osservava seria.

La vide guardarsi le mani, con le unghie rosse e un anello semplice sul dito, e poi sollevare di nuovo gli occhi cioccolato nei suoi. Nel mentre Natsu era tornato serio. Un po' gli faceva pena.

“Piacere, mi chiamo Lucy” iniziò lei, cambiando nettamente tono di voce “Ho visto Sting settimana scorsa, e sai...” Natsu si era sporto verso di lei, appoggiando i gomiti sul bancone e piegandosi in avanti.

“Beh sai… Lui non mi ha mai richiamata e così ho pensato che se magari l’avessi incontrato per caso...” la bionda abbassò la voce a un sussurro. Vide le labbra di lui schiudersi come per dire qualcosa, ma non uscì nulla.

“Scusami!” disse infine, alzandosi “Sono un’idiota, me ne vado!” afferrò la borsa, con lo sguardo basso.

“No aspetta… aspetta” lui la bloccò cercando di toccarle il braccio “Ti offro da bere ok? Resta almeno per un drink...” si aprì in un sorriso gentile, mentre lei ancora lo guardava incerta.

“Solo due minuti, ok?” ritentò. La vide annuire piano, e lanciare ancora un’occhiata intorno. Poi si risedette, lentamente.

Natsu non si seppe spiegare perché ma avrebbe voluto strapparle un altro sorriso, come quelli che le aveva visto fare fino ad ora. Che fosse un sorriso insicuro, divertito o freddo non gli interessava. Voleva solo vederla sorridere di nuovo.

Si allontanò per prendere un bicchiere al volo, mentre continuava a guardarla.

“Due minuti” le ripeté di nuovo, sicuro.

 

“Mi sembri una ragazza apposto”

Natsu Dragneel da dietro il bancone osservava Lucy un’espressione dispiaciuta, mentre lei manteneva lo sguardo basso sul bicchiere di analcolico fra le mani. Il bar completamente voto e l’insegna “chiuso” illuminata sulla porta. I ragazzi attorno a loro intenti a sistemare e pulire tutto.

“Quindi voglio essere onesto con te...” continuò imperterrito il ragazzo, gonfiando il petto e dandosi il tono da uomo esperto.

“Sting non ti chiamerà mai!” concluse perentorio, drizzando bene la schiena pronto ad affrontare lo sguardo glaciale della bionda.

“Ah davvero?” quella mollò il bicchiere e incrociò le braccia sotto il seno, sollevando il mento per guardare meglio il ragazzo che aveva di fronte. Sulle sue labbra un sorriso sinceramente divertito.

“E come lo sai?” chiese, piegando appena il capo di lato.

Natsu colse la sfida, e ricambiò il sorriso ironico prima di allargarsi nella sua spiegazione della vita:

“Perché sono un uomo, bambolina. E facciamo tutti così...”

Distolse appena lo sguardo per guardare Mira sistemare l’ultimo tavolino pulito e poi tornò a dedicare tutta la sua attenzione alla prorompente ragazza davanti a lui.

“Mi ha detto che è stato bello conoscermi” aggiunse lei a mo’ di spiegazione come se la cosa bastasse a giustificare ogni sua azione.

Il rosato emise uno buffo socchiudendo gli occhi e scuotendo il capo, sporgendosi pericolosamente verso di lei e sogghignando come se la cosa lo divertisse più di tutto.

“Non importa se ti ha detto che sei una persona fantastica, che sei bellissima e che con te è stato meglio che con sua nonna domenica a pranzo...” si appoggiò al bancone coi gomiti, così vicino al suo viso da arrivare a smuoverle i capelli col suo fiato “E’ passata più di una settimana e non ti ha mai richiamata, no Lucy?”

Per nulla intimorita lei diminuì ancora di più lo spazio fra di loro, concentrata sul discorso e fissando le labbra di lui come se stessero dicendo una qualche verità superiore.

“O forse mi ha chiamata, ma io non ho ricevuto la telefonata. O il messaggio. O ha perso il mio numero. O è scoppiata una bomba in ufficio e...” elencò contando con le dita.

Lui esplose in una risata e si rialzò di colpo, allontanandosi da lei e dal suo alito caldo. Alzò gli occhi al cielo esasperato, portandosi le mani sui fianchi.

“O forse semplicemente è sparito perché non gli interessa rivederti” si decise a guardarla dritto negli occhi, vedendola prendere fiato senza però dire nulla. Arricciò le labbra in un broncio delizioso, chiudendo le palpebre più volte. Sembrava proprio non voler accettare quella come risposta definitiva.

“Sì” e sembrò costarle davvero molto quella parola. Poi si illuminò, puntando di nuovo gli occhi su di lui “Ma la mia amica Erza non ha sentito uno per un mese intero dopo il loro primo appuntamento. Poi si sono rivisti per caso in biblioteca ed ora sono felicemente sposati” soddisfatta alzò il mento come se fosse la vincitrice di un qualche duello.

“Certo...” Natsu pareva quasi rassegnato. Ma poi si riscosse subito con un semplice “La tua amica Erza è un’idiota! O se meglio vuoi vederla è solo un’eccezione, un’eccezione rara” sottolineò con la voce l’ultima parola.

“Un’eccezione?” Lucy era perplessa “Beh e se fossi anche io un’eccezione?!”

Lui sogghignò “No tesoro, tu non sei un’eccezione. Tu sei la regola”

“Ma che diavolo...” lei fece per afferrare le sue cose ed alzarsi, ma una mano le bloccò il braccio sul legno freddo e umido del piano bar.

“La regola è questa: se un uomo non ti chiama, non vuole chiamarti!” la mano calda di lui strinse appena la presa.

Lei guardò prima il suo braccio imprigionato poi lui, seria e infastidita.

“Davvero?!” buttò lì ironica.

“Esattamente” la presa si indebolì, e la mano di lui si ritrarre lentamente.

“Senti, credimi… io scarico donne spesso e volentieri “ ignorò l’espressione ironica di lei “E so per certo che se un uomo si comporta come se non gliene fregasse un accedenti di te è perché davvero non gliene frega un accidenti di te!” soddisfatto restò immobile in attesa.

Lucy Heartfilia era bella, viziata ed abituata ad avere qualsiasi cosa. Ma in quel momento, improvvisamente, si rese conto che era stata rifiutata, e non poteva farci proprio nulla. Si sentì una completa idiota ad non essersene resa conto da sola. Le era servito un ragazzo in un bar, di cui ancora non conosceva il nome, che le aveva offerto analcolici per tutta la sera e le aveva fatto una lezione sui sessi come se fosse un insegnante e lei una ragazzina alle prime armi.

Tutte quelle uscite e quelle relazioni basate sull’apparenza e sulla prima impressione, quando la verità era lì davanti a lei da sempre.

“Grazie” riuscì solo a dire, lasciandolo spiazzato “Mi sei stato molto utile ed ho molto su cui riflettere!” concluse sinceramente soddisfatta.

Gli sorrise, riconoscente, allungando la mano verso di lui.

“Sono Lucy, come già sai, Lucy Heartfilia!” attese con il braccio teso a mezz’aria.

Lui scoppiò a ridere prima di afferrare la sua mano piccola e fredda.

“Natsu, Natsu Dragneel” disse solo. E lei percepì un’improvvisa ondata di calore non appena le loro pelli si toccarono.

 

 

Il sole si infrangeva sulle vetrate della redazione obbligandola a chiudere gli occhi per la troppa luce. Il riscaldamento era troppo alto e per un attimo si chiese come fosse possibile doversi mettere una vestito leggero in pieno inverno solo perché in quell’ufficio il termostato era impostato sui trenta gradi.

Erza scosse il capo scostando i lunghi capelli sulla schiena, mentre Lluvia di fronte a lei le mostrava distratta un articolo incompiuto che tentava di scrivere da settimane.

Quando Lucy entrò trafelata, correndo e con ancora il residuo di trucco della sera prima, entrambe si girarono a guardarla sorprese.

“Tutto bene?” tentò la rossa incerta, mentre Lluvia allungava la mano per pulirle una riga nera sotto l’occhio.

“Sì… cioè non ho dormito, ma sì” La bionda strinse al petto un plico di fogli scritti a mano, scarabocchiati a penna e leggermente stropicciati.

“Dimmi che hai finalmente finito quell’articolo sui massaggi Thai in città...” Erza l’osservò dall’alto dei sui dieci centimetri in più con aria minacciosa, addolcendosi poco dopo nell’osservare la macchia di caffè sul suo vestito.

“Ma che ti è successo?” le chiese infine, indicandole la chiazza.

Lluvia la stava osservando come si osserva un cucciolo di cane abbandonato al parco.

“Vi devo dire una cosa importante...” cominciò ignorando bellamente le loro espressioni preoccupate “Ieri sera ho finalmente capito tutto!” si avvicinò alla sua scrivania trascinandosi dietro le altre due.

“Vi ricordate quando uscivo con quel tipo, il belloccio con gli occhiali da sole anche con la pioggia, che mi tradiva e non faceva nulla per nasconderlo”

Lluvia si illuminò “Loki!”

“Esatto lui! Beh e che la mia amica Cana mi aveva detto che anche il suo ragazzo l’aveva tradita più volte senza problemi, ma all’improvviso si erano chiariti ed ora vivevano insieme felici e contenti da anni… vi ricordate?” incitò non trattenendo l’euforia.

“Lluvia ricorda” ammise l’amica, mentre l’altra era ancora troppo perplessa per rispondere.

“Bene. Il punto è che Cana era l’eccezione!” strinse convulsamente i fogli al petto tremando per l’emozione.

“La verità è che se un uomo ti tradisce all’inizio lo fa semplicemente perché non gli piaci abbastanza!” sganciò la massima con il sorriso in volto, restante a guardare le due amiche davanti a lei.

Non vedendo un riscontro continuò:
“Partiamo dall’inizio: Hibiki, il biondo affascinante che ogni volta vedeva un bel culo e delle belle tette mi lasciava per qualche giorno. Ecco io mi ero così illusa che credevo che tornasse da me perché dopotutto erano le mie tette e il mio culo i più belli. Invece lo faceva solo per scroccare un letto gratis e cibo dal mio frigo. O ancora Mest, il ragazzino che mi lasciava ripetutamente per tornare dalla sua ex morosa! E ogni volta io aveva un’amica che aveva un’amica che conosceva una o aveva una vicina che aveva avuto ragazzi uguali identici ai miei, ma che alla fine erano tornati da loro e le avevano sposate e vivevano felici e contenti” prese fiato “Ma quelle sono solo delle dannate eccezioni! Mentre noi non siamo eccezioni, noi siamo le RE-GO-LE!” Scandì la parola alzando il tono di voce, fissando le altre due e annuendo con la testa.

Passarono alcuni secondi in cui nessuna di loro si mosse. Restarono tutte a fissarsi sconvolte. Poi lentamente Lluvia cominciò a parlare a bassa voce.

“Lluvia non è sicura di aver capito bene...” si grattò una guancia cercando di concentrarsi “Lucy sta dicendo che se Lluvia sente una donna parlare di come sia stata per dieci anni con un uomo e di come questo l’abbia poi alla fine sposata… questa è un’eccezione”

Lucy annuì convinta.

“Mentre la regola è che uomini come Grey che stanno con donne come Lluvia per cinque anni senza sposarle… non le sposeranno mai!”

“No!” all’unisono sia Erza che Lucy si fecero serie, scuotendo il capo convinte.

“Okay è quello che ha detto...” iniziò la rossa.

“… Ma tu non centri assolutamente nulla” la bionda scuoteva il capo energicamente.

“Non parlavo di te… io parlavo di me… dei miei rapporti...” farfugliò.

“Sì, lei parlava di rapporti...” Erza non sapeva più come continuare.

Lluvia annuì appena, spostando lo sguardo da una all’altra.

Forse aveva bisogno di richiamare Natsu e chiedergli qualche dettaglio in più, pensò Lucy mentre continuava a blaterare frasi sconnesse.

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Buona sera, eccomi qui dopo una settimana. Mi stupisco anche io della precisione haha

ad ogni modo ci tenevo a questo capitolo perché è anche l’incontro/scontro con il vero tema della storia. E soprattutto Natsu inizia ad interagire con Lucy.

Non mi sono dimenticata di Gerard, Erza, Yukino ecc infatti il prossimo capitolo si incentrerà più su di loro. Come sempre sono contenta che la mia idea piaccia, ma a prescindere non esitate a farmi sapere cosa ne pensate.

Grazie a Cri cri: Esattamente come detto tutto da te hahaha, Natsu e Lucy sono un po' la mia fissa, soprattutto ultimamente, quindi non potevano essere altri che loro due i pilastri centrali. Sting e Yukino sono una coppia che fino a poco fa ho considerato di rado, ma lui continua ad affascinarmi molto come personaggio. Anche se, per qualche arcano motivo, la mia mente si allarga e lo vede bene con Brandish, che considero mega gnocca. Ma questa è un’altra storia… hahah grazie ancora per i commenti. Spero continui a piacerti.

DULI96: Sono contenta ti piaccia l’idea e la storia e che tu la segue. Spero che continuerai a farlo, e ti ringrazio soprattutto per il commento. A presto.

Sissi1978: Oddio che dire, prima di tutto sono contenta ti piaccia la storia ovvio. Secondo mi sembra giusto dire che sì, l’idea era di partire già con coppia che “mi piacciono” e cercar di dar loro un finale diverso, distaccandosi per forza di cose da quello che è stato il film. Motivo per cui sono già partita con coppia come Erza e Gerard, piuttosto che Sting e Yukino. Poi chi vivrà vedrà, non ho ancora scritto il finale. E sì, mia cara, mi hai dato un dispiacere HAHA, io Lisanna non posso odiarla, ma non ne capisco il senso come personaggio. Nel manga è abbastanza snobbata, anche il suo ritorno, non ha dato un risvolto significativo al gruppo. Soprattutto parlo di Natsu. Non si è aggiunta a loro, e non la si vede interagire particolarmente con i protagonisti. Per assurdo non è servita nemmeno a far ingelosire Lucy. Detto questo, l’averla inserita nella storia come conquista occasionale del rosato non è stato un dispetto, quanto più un riconoscere fra di loro un legame. Purtroppo l’aver scelto Natsu per quel ruolo ne ha influenzato anche l’atteggiamento per le donne. Ma nonostante tutto ciò spero tu possa trovare piacevole la storia comunque e spero di non deluderti.

A presto.

Meli_mao

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