Lui è mio

di Mareblu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principe degli Inferi ***
Capitolo 2: *** Il figlio di Giove ***
Capitolo 3: *** il più popolare ***



Capitolo 1
*** Principe degli Inferi ***


Non si era mai piaciuto Nico Di Angelo e d’altronde, non era mai piaciuto neanche gli altri; non che fosse particolarmente difficile per un figlio di Ade, tuttavia più di tutti sembrava incutere timore e turbamento, e questo non passava inosservato al giovane che ovviamente ne percepiva le sfumature e gli ‘’odori’’, assai comuni in un mondo di disperazione come quello degli Inferi. Il mondo dei morti era diventata l’unica vera casa in cui Nico fosse al sicuro dagli sguardi impauruti e provocatori di cui ogni giorno veniva sommerso anche dai suoi stessi amici; del resto, le anime dei morti non potevano di certo badare ad un ragazzino tetro e inquietante, dal momento che lo scambiavano  semplicemente per uno di loro, e questa rimaneva ad ora l’unica fonte di conforto per un animo martoriato dalla sofferenza e dall’indifferenza di chi lo circondava. Ciò nonostante non gli era stato concesso di soggiornare a lungo negli Inferi, e per tale ragione era stato costretto a tornare al Campo Mezzosangue, diventato per molti una seconda casa, mentre per lui continuava ad essere solo un luogo estraneo, come del resto, lo era lui stesso di fronte agli altri semidei. In cinque anni non erano cambiate le occhiate furtive in sala mensa accompagnate da bisbigli e risatine soffocate; così come non erano mutati i soprannomi che lo avevano accompagnato dal suo arrivo al Campo e che da sempre avevano riscosso grande successo, soprattuto tra i figli di Ares:

- Guardate! C'è il figlio della morte ritornato fra noi dagli Inferi!-

- Come mai così pallido Di Angelo? Forse negli Inferi non batte il sole? -

- Ragazzi, lo vedete anche voi quel fantasma? Ah no, è semplicemente Di Angelo- 

Proprio con queste parole che gli rintronavano nella mente come uno stridore continuo e assordante, Nico si fermò lungo un sentiero nascosto tra le fronde del boschetto che circondava il Campo Mezzosangue, stremato per aver camminato a lungo per ore, completamente immerso nei suoi pensieri, quasi come un'automa. Una furia cieca si era impossessata del suo corpo celandogli qualsiasi fatica, ma ora che finalmente aveva posto fine al suo errare disperato e tormentato, una fitta lancinante aveva attraversato come unsa scossa elettrica i suoi muscoli, tesi e tremanti a causa dello sforzo eccessivo a cui erano stati sottoposti.

Nico non ci badò ma decise comunque di sedersi per riposarsi prima di riprendere il cammino verso la sua capanna , che condivideva unicamente con se stesso, essendo l'unico figlio di Ade presente al Campo. Fino a qualche anno prima quello piccolo spazio a lui riservato avrebbe potuto condividerlo con sua sorella Bianca, di due anni più grande, e così quelle mura così fosche gli sarebbero parse più calorose e il suo cuore più lieto. Sua sorella non lo aveva mai giudicato e la sua presenza lo avrebbe aiutato a sopportare quel carico insostenebile, affidato come una sciagura ai figli di Ade. Tuttavia il suo ricordo gli faceva troppo male; Bianca non era più presente tra i vivi da molto tempo, un tempo indeterminato che Nico aveva smesso di contare, dal momento che ogni giorno dalla sua morte gli era parso insignificante e semplicemente grigio, di un grigiore che gli aveva offuscato la vista così come gli aveva attanagliato il cuore, in una morsa straziante che ne aveva lacerato ogni fibra. Ad ogni suo ricordo uno spasimo di sofferenza lo attraversava e lo torturava per notti intere, fino a prosciugarne le lacrime così come ne aveva succhiato via ogni desiderio di felicità, che era morto insieme a lei. 

Il giovane figlio di Ade estrasse dal fodero la sua spada di ferro dello Stige che aveva posato distrattamente di fronte a sè e ne contemplò senza reale interesse le fattezze, così come si guarda un vecchio giocattolo prima di buttarlo via per uno nuovo, fissando per un momento la sua immagine riflessa nella lama, chiedendosi se anche essa lo giudicasse per il suo lugubre aspetto. In essa vide il volto sunto ed emaciato di un ragazzino di appena 19 anni, addolorato e accorato, ma che gli altri avevano imparato ad interpretare come infido e crudele. Non li aveva mai biasimati, persino i suoi occhi neri sembravano sprigionare solo veleno a tal punto da costringere tutti a distoglierne lo sguardo, impauriti. Nico tentò un debole sorriso che durò quel poco per accorgersi che quel che aveva davanti a sè non era più lui ma uno sconosciuto. Tremante il ragazzo posò la spada vicino al fodero vuoto e posò la testa tra le ginocchia, lasciandosi andare in un pianto disperato che ne soffocava l'anima. 

Ma se il Principe degli Inferi è tormentato, allo stesso modo è afflitta la natura intorno ad esso. Cò che dà un senso alla vita, lo dà anche alla morte, e ciò consiste nella sofferenza. 

 

Angolo Autrice:

Ebbene si, ho deciso di riscrevere e continuare una storia iniziata nel 2014 e pubblicata su questo sito ma mai terminata per ragioni ignote anche a me, perciò spero che vi piaccia questa nuova rivisitazione e buona lettura :)

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Capitolo 2
*** Il figlio di Giove ***


Le parole di Piper in quel momento risuonarono del tutto distanti e prive di significato,  del tutto contorte e incomprensibili, così come lo era quella situazione paradossale a cui Jason era stato, suo malgrado, costretto ad assistere. Ignorava soprattutto come fosse stato messo in mezzo a quella conversazione tra figli di Afrodite su cosmetici, vestiti e borsette da abbinare, sorprendendosi della ragazza, mai fino a quel momento realmente interessata a tali argomenti e sempre ritenuta, quasi da tutti, una sorta di maschiaccio. Ma ciò non cambiava che Piper McLean fosse una delle ragazze più belle che Jason avesse mai visto, e ciò che da sempre lo aveva colpito di lei erano stati i suoi magnifici occhi a mandorla dagli splendidi riflessi caledoiscopici dai riverberi marroni, verdi e talvolta blu. Da sempre si era dimostrata amorevole e premurosa nei suoi confronti e con il tempo era stata in grado di accettare le sue origini divine e trarne la propria forza; probabilmente non possedeva il vigore di un figlio di Ares, nè l'intelligenza di un figlio di Atena, nè tantomeno l'ingegno di un figlio di Efesto; non possedeva poteri spettacolari come quelli di Percy Jackson, Nico Di Angelo e perfino del suo stesso ragazzo, ma nel corso degli anni si era potuta rendere conto, attraverso numerosi pericoli e peripezie, di valere realmente allo stesso modo dei suoi amici senza dover necessitare di poteri strabilianti o di particolari abilità fisiche; aveva invece capito quanto fossero realmente importanti i sentimenti. Non si trattava di un mero sentimentalismo, ma piuttosto di una capacità, talvolta rara, di riuscire ad esternare le proprie emozioni, così come comprenderne le altrui e  avvalersene per sostenere non solo se stessa, ma tutti i suoi amici, ed è proprio grazie a questa sua capacità che Piper McLean si era dimostrata una vera eroina.  Jason si trovò in quel modo stordito in quella conversione di cui la figlia di Afrodite ne era diventata la vox media, non riconoscendo più quell'avversione che da sempre aveva provato nei confronti della superficialità materiale dei suoi fratellastri e che l'aveva spinta a distinguersi da essi attraverso un aspetto più trasandato e in particolar modo tramite il rifiuto di trucchi e di vestiti alla moda; ma già da tempo il ragazzo si era reso conto di non riconoscere più niente di quella che era stata la sua ragazza per moltissimo tempo. Il rapporto tra loro due era destinato a terminare, era sempre stato un illusione, opera della Foschia di Era, che per molti anni avevano celato a Jason quali fossero i suoi reali sentimenti e soprattutto nei confronti di chi. A lungo lo avevano tormentato pensieri spaventosi, tremendamente radicali e che avrebbero in questo modo sconvolto tutta l'aurea sicurezza che si era creato intorno. Tutti, infatti, mostravano enorme rispetto nei confronti di colui che era  il Figlio di Roma e di Giove, Pontefice Massimo, Centurione della Quinta Coorte e  Pretore della dodicesima legione, colui che aveva rovesciato il trono nero di Crono e distrutto il titano Krio con le sue stesse mani. Jason Grace si era rivelato essere un ragazzo molto serio e dall'umorismo moderato, ma allo stesso tempo  molto dolce, gentile, umile e soprattutto dallo spiccato senso dell'onore. Da sempre aveva dovuto far i conti con la responsabilità di essere il leader e il figlio del re degli dei, peso che gravava fortemente sulle sue spalle. Ma ciò che più struggeva il giovane semidio era l'essere sempre considerato ''troppo perfetto'' dai suoi amici, sempre intento a compiere tutto nella maniera migliore e nel modo più onorevole possibile. In realtà Jason si era presto ben reso conto delle sue debolezze e delle sue fragilità che necessariamente aveva dovuto mascherare di fronte agli altri per salvagurdare il suo decoro da leader romano. Tutti questi sentimenti contraddittori vorticavano frastornatamente nella mente del ragazzo, costringendolo a notti insonni trascorse a cercare il consiglio delle stelle, probabilmente le uniche a non aspettarsi nulla da lui e a non osservare minuziosamente ogni sua azione per cogliere sul fatto un minimo errore . Tuttavia le stelle non erano in grado di giovare all'animo diviso in due del giovane; da una parte infatti la sua parte di Jason Grace, umile ragazzo di non appena 20 anni, chiedeva di liberarlo da quelle catene soffocanti, dall'altra il rigido Figlio di Giove, ribadiva il suo etereo senso del dovere che non poteva permettersi di cadere in errore di fronte agli altri, neanche di fronte a se stesso. Così con il lungo corso delle notti stellate Jason sospirava amaramente implorando il silenzioso aiuto da parte di quei punti luminosi, accompagnando il loro eterno moto alle sue lacrime, estensione esteriore di un supplizio interno disperato. Nè tantomeno poteva rivolgersi al padre Giove, che sicuramente avrebbe rimproverato il figlio per la propria debolezza d'animo e lo avrebbe spronato a dimostrarsi un vero romano, ligio ai doveri e pius. Questo conflitto interiore rendeva il semidio ogni giorno più cupo, e nessuno sembrava rendersi conto del dolore che sembrava pervadere tutte le sue membra; tantomeno Piper si mostrava interessata al suo profondo stato di sofferenza, nonostante le fosse bastata un'occhiata ai suoi profondi occhi blu cobalto per rendersi conto quanto fosse intimamente tormentato. In realtà Piper si era resa conto di non contare più realmente per Jason, e che il suo maceramento interiore fosse dovuto anche in larga parte ai nuovi sentimenti che il giovane aveva cominciato a provare già da molto tempo nei confronti di Nico Di Angelo. Piper McLean dunque si era definitivamente messa da parte per amore del figlio di Giove, consapevole di non poter più provvedere alla sua felicità, e di doverlo lasciare andare. D'altra parte il giovane straziava eccessivamente il suo animo per cogliere l'estremo gesto d'amore di Piper, e così lentamente si erano allontanati l'uno dall'altro.
Ormai stufo di quella commedia imbarazzante, Jason decise di ritirarsi nella sua casa, dedicata a Zeus, la più grande e la più massiccia tra tutte. Una volta solo, con la sola presenza dell'enorme statua di suo padre alta 6 metri, collocata nel mezzo della stanza, e delle innumerevoli aquile d'oro incastrate tra le nicchie del muro, il ragazzo guardò la sua immagine riflessa nello specchio e per un momento se ne compiacque. Tutte le ragazze lo consideravano un autentico Dio vivente, perfino la stessa Afrodite si era complimentata per il suo aspetto; Jason Grace poteva vantare di tratti regali da statua romana, dagli occhi blu e dai corti capelli biondo chiaro dal taglio militare ma che dal suo arrivo al Campo Mezzosangue aveva cominciato a lasciar crescere. Molto alto, il fisico del ragazzo faceva impazzire chiunque: possente, atletico, ben proporzionato, quasi da sembrare scolpito; l'interno del braccio sinistro mostrava il tatuaggio di un'aquila romana accompagnata dalla scritta SPQR seguita da dodici linee, che testimoniavano la sua presenza al Campo Giove fin dalla sua tenera età. Ma ciò che sicuramente lo rendeva attraente consisteva in una cicatrice situata all'angolo del labbro che da piccolo si era procurato cercando di mangiare una cucitrice. Immerso nella propria contemplazione Jason si concentrò sul viso, che ogni giorno doveva costringere in un'espressione seria e priva di qualsiasi emozione,e per un attimo non si riconobbe. Ciò nonostante un lampo attraversò gli occhi vacui del ragazzo e pochi secondi dopo si trovò di fronte ad una parete vuota con frantumi di vetro sparsi per la casa e le mani insanguinate, ma con il cuore più leggero, giacchè una parte di Jason Grace aveva iniziato a prevalere sul Figlio di Giove.
-Bentornato Jason Grace-
Il ragazzo sorrise a questo pensiero e si diresse verso l'uscita della sua casa, intenzionato a riprendere in mano la propria vita, il proprio IO, senza più nascondersi dietro ad un titolo o ad un'origine divina; e la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata cercare Nico.


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Capitolo 3
*** il più popolare ***


Sorridendo maliziosamente davanti all'elegante riverbero della sua immagine nel limpido e sereno specchio d'acqua del lago , Percy considerò tra sè di essere senza dubbio il semidio più affascinante di tutto il campo Mezzosangue, tesi sostenuta anche dalle molteplici ninfe acquatiche, apparentemente molto concitate, che il ragazzo intravide nascoste furtivamente tra le alghe del fondale, intente a ridacchiare e parlottare tra di loro alla vista del figlio di Poseidone, quasi come davanti all'apparizione di un Adone mediterraneo, dai neri capelli costantemente arruffati e dai brillanti occhi verde mare. Percy se ne compiacque, per nulla sorpreso da quella reazione; del resto, con il passare degli anni, e soprattuto grazie ad intensi allenamemti, era riuscito a diventare molto muscoloso e attraente, quasi da essere paragonato ad un dio romano, riscuotendo così molto successo non solo tra semidee e mortali, ma perfino tra le stesse divinità femminili. Ora che però non gli spettavano più nuove imprese e aveva potuto finalmente iniziare a godere del suo soggiorno al Campo Mezzosangue come un qualsiasi semidio, non era stata più sufficiente la fama del suo coraggio e del suo successo a renderlo il più popolare, a dispetto di Jason Grace, ma aveva dovuto ricorrere necessariamente al suo aspetto fisico, senza rimanerne deluso. In questo periodo in cui tutto era tornato alla normalità, Percy aveva dovuto però affrontare la dura separazione con Annabeth, che non aveva mai voluto spiegargli del tutto le ragioni del suo allontanamento, asserendo semplicemente che fosse cambiato troppo e che ormai faticasse enormemente a riconoscere il ragazzo di cui si era innamorata, il suo Testa d'Alghe. Perciò, per colmare l'immenso vuoto che la ragazza gli aveva procurato, il ragazzo si era affidato esclusivamente al giudizio positivo degli altri, ricercando disperatamente il loro consenso e il loro appoggio, allenandosi intensamente ogni giorno dall'alba fino al tramonto, migliorando ulteriormente non solo il suo aspetto fisico, ma anche la sua forza; non c'era semidio che non riuscisse a stendere con un solo colpo di spada, fatta eccezione per Jason, e questo aspetto lo irritava particolarmente. Se tempo prima tra lui e l'eroe romano era potuta sorgere una profonda amicizia e alleanza, ora nei suoi confronti provava solo una forte invidia e un nutrito disprezzo, quasi da renderlo alla sua vista una sorta di rivale da eliminare ad ogni costo. Molto spesso, durante le pause tra un allenamento e un altro, Percy aveva colto l'occasione per lanciare frecciatine dolenti nei confronti del figlio di Giove, interrogando una volta un figlio di Ares, un'altra volta un figlio di Mercurio sulla permanenza, ormai molto discussa, di un semidio romano in un campo di semidei greci, riscuotendo molto successo, soprattutto tra chi non ne aveva mai accettato l'unione. Perfino durante gli allenamenti di Jason, a cui il ragazzo assisteva mal volentieri, ogni singolo errore e distrazione del romano diventavano opportunità di scherno e derisione, accolta dalla maggioranza dei semidei greci, che ne contribuivano con beffe e derisioni. Tuttavia neanche in questo modo era riuscito a eliminare quell'aura di perfezione che aleggiava intorno al figlio di Giove, finendo così per indispettire sempre di più Percy, divorato interiormente dall'invidia e dal rancore. Ma nonostante questo, guardando la propria immagine riflessa nel lago, il figlio di Poseidone capì subito chi dei due meritasse davvero la stima e la popolarità degli altri semidei, mentre l'altro avrebbe dovuto andarsene. Una scintilla di luce, quasi come un lampo inaspettato in un mare calmo, balenò negli occhi del ragazzo, che comprese, quasi come un'illuminazione, come eliminare definitivamente il suo rivale. Molto tempo prima, in uno stato di evidente ebbezza, Jason gli aveva rivelato di essere fortemente attratto da Nico, quasi al punto da voler rompere la sua relazione con Piper, nonostante procedesse a gonfie vele, ma che avesse paura di un suo rifiuto, dal momento che, come ormai era risaputo, il figlio di Ade aveva una cotta per lui. Egli stesso aveva notato inoltre, come il semidio romano si struggesse giorno e notte a causa della sua eterna indecisione; ma per sua fortuna non sarebbe durata a lungo. Il figlio di Poseidone salutò un'ultima volta il Percy riflesso nelle acque del lago, non notando lo sguardo fosco e accorato che quest'ultimo gli rivolse, prima di dissolversi del tutto tra le onde . Il suo piano era molto semplice ma funzionale: avrebbe fatto in modo che Nico lo scegliesse a Jason, essendo disposto a fingere, ma sopprattuto, essendo disposto ad ingannare lo stesso figlio di Ade. In questo modo avrebbe fatto capire al giovane romano che ormai non ci fosse più posto per entrambi, e che necessariamente uno dei due avrebbe dovuto mettersi da parte, e questo sarebbe stato il figlio di Giove. Fiero della sua trovata, Percy si incamminò deciso alla ricerca di Nico, determinato a impadronirsi della notorietà e della fama che da sempre gli erano spettate, di cui però, la sola esistenza di Jason, fin dal principio, ne aveva vietato il tanto bramato possesso.

ANGOLO AUTRICE:

Ebbene sì, ho voluto lasciare la connotazione negativa di Percy, anche se questa volta non è mosso da sentimenti amorosi come lo era nel 2014, ma sicuramente da qualcosa di più fosco.

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