Panthers Forever

di Amily Ross
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dillon High School ***
Capitolo 2: *** Go Panthers! ***



Capitolo 1
*** Dillon High School ***


Capitolo 1: Dillon High School

 

Dillon: lunedì 6 settembre 2006, h. 7:30

Il nuovo anno accademico alla Dillon High School è appena iniziato e con esso anche la stagione di football è alle porte, per i Panthers si preannuncia un anno carico di aspettative anche se il campionato non è ancora iniziato, la febbre del venerdì sera è già alta nella piccola cittadina texana. Il cortile scolastico inizia pian piano a riempirsi di studenti e ad animarsi di un allegro chiacchiericcio tra amici. «Che palle! Dovrò stare ancora un altro anno a sopportare Tim baciarsi con quella.» sbuffa Amily Ross –  una ragazza del terzo anno con dei capelli rossi e ricci e dei grandi e profondi occhi verdi – osservando il ragazzo che le piace: Timothy Riggins, baciarsi con la sua ragazza, Tyra Colette; al suo fianco, la sua miglior amica Allison  Jenkins – capelli castani, mossi ed occhi azzurri, si volta a guardarla e sospira. «Lo sai che quei due sono la coppia più assurda della scuola: un giorno stanno insieme, l’altro litigano come se non ci fosse un domani e non sono per nulla fedeli l’uno all’altra.» le risponde. Amy sospira e non risponde, continuando a guardare i due baciarsi, dandosi della cretina da sola, va dietro a Riggins da quando era una bambina di dieci anni ed è anche capitato che qualche volta lui l’abbia baciata – e lei ovviamente ha sempre ricambiato – ma essendone innamorata, vorrebbe capire se da parte sua c’è il medesimo interesse o è solo una delle potenziali belle ragazze della scuola da potersi portare a letto.

«Comunque non sarai l’unica a guardare il tuo bello tra le braccia di un’altra, amica mia, guarda là, la solita simpatica cozza che anche quest’anno non mollerà Jason nemmeno per sbaglio.» sbuffa Ally, guardando Jason Street e Lyla Garrity – con cui fa coppia fissa dal primo anno – baciarsi e scherzare; Amy volta lo sguardo verso i due e sospira ancora. «Quella proprio non la sopporto e se penso che dovrò sopportarla per ancora due anni mi sento male. Forse quest’anno potrei farla seriamente cadere durante una presa agli allenamenti, almeno ce ne sbarazziamo.» risponde, mettendo su il suo sorrisetto malefico. «Sei tremenda, Amy, ma è per questo che sei la mia migliore amica dalle scuole elementari.» ride Ally, distogliendo lo sguardo da quella e dal ragazzo che le piace. Amy le sorride e poi la guarda con aria furbetta. «Questo sarà l’anno buono, non so ancora come, ma vedrai che riusciremo ad averli per noi.» le dice, non sapendo nemmeno lei come, ma sapendo che entrambe riusciranno a prendersi Tim e Jason; Ally la guarda con un sopracciglio inarcato ed annuisce – poco convinta – ma annuisce, assecondando le follie della sua compagna: darebbe qualsiasi cosa per diventare la ragazza del quarterback della squadra, ma è troppo timida anche solo per pensare di soffiare il fidanzato ad un’altra ragazza – anche se quella ragazza è Lyla Garrity, la più antipatica cheerleader del mondo – Ally sa anche benissimo che nemmeno la sua migliore amica farebbe mai una cosa del genere, ma Amy è più estroversa e questo è un punto a suo vantaggio, che a differenza sua è riuscita ad avere qualche bacio da Tim, il full back della squadra di football.

La prima campanella dell’anno suona e gli studenti sono costretti a dirigersi all’interno dell’edificio. «Ragazze più tardi abbiamo il primo allenamento delle cheerleaders, ci sarete anche quest’anno, vero?» chiede Lyla avvicinandosi ad Amy ed Ally, tenendo Jason per mano; Allison arrossisce ed annuisce. «Ovvio che ci saremo, non vorrai prenderti tutto il divertimento di stare a sgambettare a bordo campo da sola a fare il tifo per i ragazzi.» risponde Amy, guardandola appena e salutando il ragazzo con un sorriso – che lui ricambia – rivolgendolo anche all’altra ragazza, che diventa ancora più rossa dei capelli della sua migliore amica; Amy la prende per mano e la trascina correndo per le scale, raggiungendo Tim e Tyra, sbattendo accidentalmente la spalla sulla schiena di Riggins, che si volta e le sorride e anche Tyra si volta, sentendo il suo ragazzo sbilanciarsi in avanti ed assottiglia lo sguardo appena scorge una massa di ricci fulvi. «Scusa, Tim, non volevo urtarti è solo che mi sono messa a correre per evitare ad Ally qualche frecciatina di Lyla.» gli dice sorridendo angelicamente, ignorando completamente la Colette, che la guarda male; Ally la guarda e trattiene una risata, una parte di lei vorrebbe ucciderla per quello che ha appena detto, l’altra non lo farebbe mai, perché sa che questo è il modo di provarci che usa con Riggins – ed anche per fare dispetti a Tyra.

«Non ti preoccupare, Amy, sono abituato ai placcaggi, dovresti saperlo… e poi tu sei un piacevole placcaggio.» risponde Tim, accompagnando la frase con un sorriso sensuale, che fa sognare la rossa ogni volta che glielo porge. «Ah… buono a sapersi.» sorride Amy, per nulla intimidita da quel sorriso meraviglioso, schioccando un’occhiata alla bionda Tyra, che stringe più forte la mano del suo ragazzo – che nemmeno ci dà peso. «Ci vediamo più tardi in campo?» le chiede Tim, continuando ad ignorare la stretta della fidanzata. «Ovvio che ci vediamo più tardi in campo, saremo anche noi lì ad allenarci e poi potremo anche beccarci in classe con qualche lezione in comune.» risponde Amy, notando la stretta che Tyra esercita sulla mano sinistra di Tim e ghignando tra sé e sé. «Sì, ci vediamo in giro.» risponde Tim, strattonando la mano e costringendo la sua ragazza a mollarlo, si lecca le labbra e per un attimo si perde nello sguardo verde ed intenso di Amy, le sorride e si avvicina dandole un bacio a stampo – fregandone altamente che la sua ragazza è lì presente – Amy sorride e di certo non lo rifiuta, vorrebbe approfondirlo, ma si dà un contegno. Tim si stacca e le sorride ancora, sorridendo poi anche ad Ally, che guarda un attimo la sua migliore amica e poi ricambia il sorriso del ragazzo, trascinando via Amy, prima che Tyra le metta seriamente le mani al collo.

«Hai finito di fare il cretino?» dice Tyra infastidita, riprendendolo di nuovo per mano e tirandolo per farlo fermare, Tim la guarda ed alza le spalle. «Veramente ho appena iniziato e non mi pare di aver fatto nulla di male, ho solo salutato due amiche.» risponde con nonchalance assoluta, mettendo su la sua faccia da schiaffi. «Ah ma davvero?! E da quando un’amica si saluta come hai fatto con Amy?» gli urla ancora contro, facendo sghignazzare Amy, che si è nascosta con Ally per guardare la scenata di gelosia; Jason sospira vedendo il suo miglior amico e la ragazza. «Eccoli che ricominciano a litigare sin dal primo giorno.» dice passando loro accanto con Lyla. «Certo però lui ogni tanto potrebbe anche evitare di fare il cretino con tutte.» risponde lei che ringrazia di non essere la ragazza di uno come Tim Riggins, la cui fama di puttaniere lo precede ancor prima della sua fama di campione di football; Jason alza le spalle ed entrano a scuola. «Come la fai lunga, Tyra, non me la sono mica portata a letto, le ho solo dato un bacio a stampo.» sbuffa Tim. «E ci mancherebbe altro, testa di cazzo, ma l’hai comunque baciata davanti a me, che fino a prova contraria sono la tua ragazza. E lo sanno tutti che ti sei fatto mezza scuola, onestamente ci credo poco che Amy non faccia parte della tua collezione.» risponde Tyra ancora alterata. «Ma parli proprio tu? Non mi pare che ti fai problemi a fare la troia con altri ragazzi, quindi non vedo perché io debba starmene buono a guardarti.» le risponde lui, assottigliando lo sguardo. «Non osare, Tim Riggins.» ringhia la ragazza, alzando la mano per dargli uno schiaffo. «Come ti pare, Colette.» risponde Tim, afferrandole il polso prima che riesca a colpirlo. «Ti odio!» gli urla contro Tyra, strattonando il braccio e facendosi mollare, lasciandolo lì ed entrando a scuola a passo veloce; Tim entra a sua volta all’interno dell’edificio scolastico, fregandosene altamente di aver litigato per l’ennesima volta con la sua ragazza.

***

Le varie lezioni si susseguono: corridoi ed aule sono gremiti di studenti che si spostano per seguire un corso od un altro, all’ora di pranzo è la mensa a brulicare di ragazzi, che ridono, scherzano e si prendono in giro, mangiando; anche qualche professore passa la pausa pranzo alla mensa, tra questi c’è il coach Taylor che osserva distrattamente i suoi ragazzi, mentre parla con la consulente scolastica – nonché sua moglie – Tami Taylor. Il pranzo procede in tranquilla armonia ed allegria, stranamente nessuna rissa avviene e di questo gli insegnanti non possono che esserne sollevati, ma è pur sempre il primo giorno di scuola e l’anno è ancora lungo ed i ragazzi di certo non andranno sempre d’amore e d’accordo, soprattutto alcuni di loro. «Tra dieci minuti vi voglio tutti in campo pronti per l’allenamento!» ordina Eric Taylor, passando accanto al gruppo di tavoli in cui stanno seduti i giocatori, guardando severamente Williams e Riggins che fino ad un attimo prima stavano battibeccando per dio solo sa cosa. «Street dì ai tuoi compagni che se non la piantano all’istante possono anche andarsene a casa.» continua Taylor guardando Brian Smash Williams rispondere a tono a Tim Riggins, che manca poco e si alza per prenderlo a pugni. «Sì, signore!» risponde il quarterback sospirando e dividendo i due compagni litiganti. «Ragazze andiamo anche noi.» annuncia Lyla Garrity, alzandosi e baciando le labbra del suo ragazzo, per poi voltasi – facendo oscillare la sua coda di cavallo – trasudando antipatia ad ogni gesto. «Giuro che la faccio davvero cadere.» borbotta Amy al fianco della sua migliore amica che ridacchia ed incrocia lo sguardo del full back e del quarterback ed arrossisce, sgomitando la compagna, Amy si volta ed incrocia lo sguardo Tim al quale sorride e segue le compagne – guidate dalla Garrity – al campo.

Dillon: lunedì 6 settembre 2006, campo, h. 15:45

I coach non sono ancora arrivati, ma la squadra guidata da Jason Street, è già sul campo a fare qualche esercizio di riscaldamento – o almeno la maggior parte della squadra. «Ciao, bellezze! Così avete deciso anche quest’anno di far parte delle cheerleaders per fare il tifo per il grande Smash Williams.» si pavoneggia il numero venti, mettendo in risalto tutto il suo fascino, peccato che dall’altra parte il suo atteggiamento da figo rimbalzi contro un muro, facendo ridere le due ragazze. «Sì, ma non siamo qui a fare il tifo per Smash, lo facciamo per i Panthers.» risponde Amy con aria furbetta, facendo annuire Ally, che coglie il doppio senso della sua risposta e lo condivide appieno, anche il ragazzo lo coglie e di certo non si esime dal dire la sua. «Ancora dietro a Street e Riggins andante?» chiede, sapendo bene quanto le due ragazze siano cotte dei suoi due compagni; Allison diventa letteralmente bordeaux e non risponde, Amily la guarda, guarda il running back ed alza le spalle. «Non penso siano affari tuoi, Smash.» risponde e lui ride, ma lei è impegnata a guardare un certo full back che arriva alle spalle del ragazzo di colore, che si volta vedendo lo sguardo della ragazza perso in contemplazione. «Parli del diavolo e spuntano le corna.» ride il running back. «Williams tappa la fogna.» risponde Tim, avvicinandosi al gruppetto e fermandosi davanti ad Amy, che lo guarda con un sorriso, lui lo ricambia e la stringe, cogliendola di sorpresa, ma facendola sorridere ancora di più, mentre inevitabilmente annega nei suoi occhi verdi.

Anche Tim annega inevitabilmente negli occhi verdi di Amy, dimenticandosi di essere sul campo da gioco per allenarsi, la guarda leccandosi le labbra – tenendola ancora stretta tra le sue braccia – e la bacia con un certo trasporto ed Amy ricambia come ogni volta che ciò accade, chiudendo gli occhi e godendosi l’ennesimo bacio del ragazzo che ama, stringendolo e sperando che prima o poi non saranno solo baci occasionali, ma qualcosa di più. Ally sorride vedendo l’espressione della sua migliore amica e nota Smash che le fa un cenno sulla tribuna scorgendo una furiosa Tyra Colette che assiste alla scena. «Non sono affari tuoi, Brian.» dice, voltandosi poi un attimo a guardare Jason in campo, che dirige ancora il riscaldamento dei compagni; aspettando che tutte le cheerleaders arrivino per raggiungerle. Amy e Tim sono ancora impegnati a baciarsi – come se tutto intorno a loro non ci fosse altro – ma l’idillio dura ancora poco. «Williams fila in campo. Riggins togli la tua lingua dalla bocca di Ross e segui il tuo compagno o venerdì starete entrambi in panchina e voi due, signorine, raggiungete le vostre compagne.» tuona la voce autoritaria di Eric Taylor, tirando il full back per il braccio, costringendolo a staccarsi da Amy. «Mi scusi, coach, è stata colpa mia.» dice la ragazza. «Va bene, Amy, ma che non accada mai più durante le ore di allenamento.» risponde il coach, con un sorriso quasi paterno. «Voi due quindici giri di campo!» ordina ai due ragazzi, senza ammettere repliche, Tim e Smash sbuffano. «Sì, signore!» si arrendono, raggiungendo il campo ed iniziando a percorrere il primo giro lungo il perimetro.

Il primo allenamento della stagione – a parte la corsa fuori programma di Williams e Riggins – procede senza altri intoppi e rimproveri, i coach osservano e dirigono i giocatori, che provano schemi di gioco, passaggi, placcaggi e scatti di velocità; a bordo campo anche l’allenamento delle cheerleaders procede nel migliore dei modi, le ragazze guidate dal capitano, Lyla, provano una nuova coreografia con tanto di prese, capriole, salti e piroette, sotto lo sguardo vigile dell’allenatrice – Amy vorrebbe veramente far cadere per terra la Garrity e sbarazzarsi di lei per il resto dell’anno – tuttavia tiene a bada il suo odio per la ragazza e mette da parte il suo istinto omicida – la guarda e quasi le verrebbe voglia di ucciderla per le occhiatine che manda a Jason in campo e sa quanto queste diano fastidio alla sua migliore amica, ma sa anche che Ally non le dirà mai nulla, perché è lei la sua ragazza ed è giusto che lo guardi così, perché lei è una ragazza troppo educata e non si metterà mai in mezzo tra loro – almeno che non sarà il destino a permetterle di farlo. Finiti entrambi gli allenamenti, coach Taylor lascia liberi i suoi ragazzi, ed anche Lyla lascia le compagne, avvicinandosi a Jason che le va incontro – togliendosi il casco. «Sei stato bravissimo, amore.» gli dice, mettendogli le braccia al collo e baciandolo, mentre Ally li guarda con invidia ed Amy sospira stringendole la mano per confortarla, mentre nota Tyra scendere dalle tribune ed avvicinarsi  al running back di colore. «Ciao, Smash.» cinguetta lei, sorridendogli, lui la guarda altrettanto sorridente e ammicca sensualmente. «Eih bionda… sicura di non aver sbagliato ragazzo? Non che la cosa mi dispiaccia, ma Riggins è lì a parlare col coach.» risponde Brian, leccandosi le labbra.

«No, non ho sbagliato affatto ragazzo, che faccia quello vuole quel deficiente.» risponde Tyra, guardando un attimo Tim che si congeda dal coach ed incrocia solo un attimo il suo sguardo, voltandosi poi verso Amy, che impegnata ad osservare Tyra e Smash non se ne accorge. «Pensi lo stia facendo per dispetto a Tim perché mi ha baciata?» chiede la rossa alla sua migliore amica, continuando ad osservare i due, che poco lontano, smettono di parlare ed annullano ogni distanza – baciandosi. «Non lo so, ma se così fosse, è il tuo momento, amica mia. Tim Riggins a ore tre.» risponde Ally divertita, vedendo il numero trentatré avvicinarsi a loro con quel suo meraviglioso sorriso da bello e dannato, che fa letteralmente impazzire Amy; Tim le raggiunge e sorride ancora, cingendo la vita della ragazza con i capelli rossi ed avvicinandosi per baciarla, anche Amy lo stringe e gli sorride, ma gli poggia l’indice sulle labbra che carezza delicatamente, per fermarlo un attimo. «Pensi che Tyra te lo stia facendo per di dispetto?» gli chiede, lui si volta a guardare gli altri due ancora impegnati a flirtare ed alza le spalle. «Non mi interessa quello che fa Tyra, ci siamo lasciati e per adesso sono qui con te, tanto anche lei è in buona compagnia.» risponde Tim, tornando a guardarla negli occhi; Amy gli sorride e non risponde, vorrebbe dirgli che è stanca di accontentarsi delle briciole e vorrebbe anche dirgli quanto lo ama, ma conserva ancora un pizzico di orgoglio che le impedisce di mandare tutto al diavolo – perché se dovesse ricevere da lui una risposta negativa ci rimarrebbe malissimo. Tim le mette la mano destra sulla nuca e le carezza i boccoli, poggiando le labbra sulle sue e baciandola, Amy ricambia il bacio e lo stringe più forte che può, ripetendosi nella sua mente quanto lo ama e quanto vorrebbe urlarlo al mondo intero, ma non lo fa. «Mi fanno impazzire i tuoi capelli.» sussurra Tim dopo essersi staccati, Amy sorride ed arrossisce leggermente, non si aspettava questo complimento. «Grazie. A me fa impazzire il tuo sorriso…» risponde, ancora lievemente rossa in viso, Tim sorride – e lei muore – le bacia il naso continuando a fissarla. «Sei bellissima, Amy.» sussurra ancora, dandole poi un bacio a stampo. «Grazie, Tim...» risponde Amy tornando di nuovo ad arrossire e non sapendo che altro dire. «Adesso vado a farmi la doccia, ci vediamo…» sorride ancora lui, dandole l’ennesimo bacio, accompagnato dall’ennesimo sorriso, allontanandosi poi verso lo spogliatoio.

***

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, campo, h. 16:15

L’allenamento è iniziato da un quarto d’ora, coach Taylor fischia ed i giocatori iniziano lo scatto in corsa. «Alla partita dovremo affrontare dei bisonti e i loro attaccanti corrono in media duecentonovanta yard. Mac quante ne fa il nostro giocatore più veloce?» dice, motivando i suoi giocatori a dare il massimo e consultando poi il suo vice. «Duecentosessantacinque.» risponde l’allenatore in seconda. «Quando affrontate un giocatore più grosso dovete essere più veloci, la velocità è fondamentale, ragazzi, dovete essere più veloci se volete batterli e dovete resistere più a lungo di loro.» continua Eric Taylor, mentre i ragazzi corrono e scattano ancora, cercando di esser più veloci possibile; a bordo campo le cheerleaders fanno il loro allenamento, e qualcuna ogni tanto sbircia i ragazzi. «Smash che cosa diavolo stai facendo?» urla il coach riprendo il suo running back migliore, che invece di correre, passeggia sul campo. «Io e i ragazzi ne abbiamo discusso negli spogliatoi, sarà una partita difficile, dovremo esercitarci sugli end off, qualcuno di noi deve fare pratica per diventare più veloce.» risponde Williams, avvicinandosi a lui. Il coach sbuffa e fa un giro su se stesso osservando tutti i giocatori. «State a sentire: aprite bene le orecchie, volevo farvi tornare a casa presto oggi, ma visto che siete in forma farete altri cinque giri di campo.» dice senza ammettere repliche, facendo sbuffare e protestare i ragazzi. «Senta noi…» tenta Smash, la cui protesta viene bloccata tempestivamente dal coach. «Che ne dite di farne altri dieci?» chiede retoricamente, alimentando ancora di più le proteste dei giocatori.

«Non vedo cosa…» tenta ancora Smash, ma ancora una volta Taylor lo blocca senza che possa finire la frase. «Oppure se non vi basta ancora altri quindici. Ti consiglio di non mettermi alla prova.» dice autoritario ed il running back di colore è costretto ad abbassare la cresta ed alzare le mani arrendendosi, mettendosi a correre per il primo giro, seguito dal resto della squadra. «Su, muoversi. Scattare!» urla Eric Taylor, mentre il suo vice fischia ed i giocatori riprendono a correre e scattare in velocità. «Muovete le chiappe!» urla ancora coach Taylor, mentre i ragazzi fanno su e giù per il campo. «Su, coraggio, non battete la fiacca, ricominciate a correre.» li riprende immediatamente, appena iniziano a rallentare stanchi, ma il coach è determinato a farli sgobbare oggi, dunque decide di farli correre con il pallone in mano – uno alla volta – mentre il resto della squadra colpisce il compagno di turno con i rusher shield;⁽¹⁾ le ragazze intanto continuano anche loro a provare le coreografie, distratte ogni tanto dall’allenamento dei ragazzi. Tim, pallone alla mano, va sotto pronto a correre. «Dai, Riggins, coraggio. Devi volare.» lo incita coach Taylor ed il full back parte correndo e venendo colpito dai compagni. «Forza, muovi quelle gambe, coraggio.» lo riprende il coach, non proprio soddisfatto del suo esercizio – solitamente è più veloce e scattante – ma stavolta è riuscito a malapena ad evitare i colpi dei suoi compagni, tenendo un’andatura oscillante; Amy sentendo il rimprovero di Taylor verso il ragazzo che le piace si ferma e si volta, rimanendo a fissare la scena. «Coraggio, figliolo, non c’è problema, ricomincia, pensa solo a correre e tieni su la testa.» continua il coach, appena Tim finisce e torna indietro per rifare l’esercizio da capo. «Coraggio, ragazzo, dai.» lo motiva ancora di più. «Non mollare!» aggiunge Mac McGill, dando man forte alle parole del collega; Tim si riposiziona, ma sembra essere completamente fuori fase, ha il respiro affannato – ma ricomincia – riparte in corsa ed i compagni lo colpiscono prontamente, ma questa volta va anche peggio della prima, il full back quasi barcolla sotto i colpi dei compagni e non corre come sa fare e per poco non rischia di cadere.

Amy è ancora lì immobile a fissarlo, iniziando a preoccuparsi, non si è persa uno dei suoi movimenti ed ha visto come barcollava – sospira – e continua ad osservarlo attentamente, sapendo benissimo perché sta facendo schifo all’allenamento, lo conosce è l’unica cosa che le viene da pensare è che la sera prima abbia bevuto come una spugna ed è ancora sbronzo. «Su, vieni qui, dai vieni.» lo richiama il coach Taylor, avvicinandosi a lui, che respira ancora pesantemente e gli si ferma davanti. «Non ti stai impegnando abbastanza, o ce la metti tutta o te ne vai a casa, agli allenamenti devi dare il massimo come tutti gli altri e lo devi fare sempre, non soltanto quando ti va. Coraggio, figliolo, provaci ancora. Ricominciamo!» lo riprende, Tim non risponde e chiude solamente un attimo gli occhi, sospirando; Amy continua ancora a fissare la scena, sorda ai richiami delle compagne e dell’allenatrice che continuano ad allenarsi. Tim sbuffa, fa qualche passo e si slaccia il casco. «Non farlo, ragazzo. Non lo fare.» lo riprende immediatamente Eric Taylor, con le mani ai fianchi e lo sguardo severo, ma il ragazzo non lo ascolta, si toglie il casco e lo lancia a terra. «Non puoi gettare la spugna, sono sicuro che non è questo che vuoi. Figliolo aspetta!» continua, senza ottenere risposta dal suo full back, che lo guardo un attimo senza dire nulla ed abbandona il campo, barcollando. «Lascialo andare, so che ha sentito suo padre ed hanno finito per litigare pesantemente.» gli dice il coach in seconda. «Capisco, ma non può fare un allenamento del genere per un litigio con quell’uomo.» protesta Taylor sospirando. «Lo so, ma sono arrivati alle grosse, Walt gli ha detto che è colpa loro se la madre si è suicidata.» risponde Mac. «Come può pensare che sia colpa sua?» chiede Eric sbalordito. «È convinto che l’abbia fatto perché lui e suo fratello non hanno fatto abbastanza per fermare i maltrattamenti del padre.» risponde il vice coach, con un dispiaciuto sospiro. «Ma non potevano, erano solo dei bambini.» continua Taylor, pronto a raggiungerlo nello spogliatoio. «Eih, eih, aspetta è facile farsi venire i sensi di colpa in questi casi.» lo ferma Mac e Taylor sospira ed annuisce, lasciando che Riggins esca dal campo, mentre lui torna ad allenare il resto della squadra.

Amy non ci pensa due volta, getta i pompon per terra e gli corre dietro, ignorando completamente il richiamo indispettito di Lyla  ed il sospiro dell’allenatrice. «Lasciala stare, tu avresti fatto lo stesso se fosse stato Jason.» la ferma Ally con un sorriso, mettendole un braccio davanti per bloccarla. “Probabilmente avrei fatto anche io lo stesso per Jason, se non ci fossi stata tu a farlo.” pensa, continuando a sorridere, celando abilmente il suo pensiero; Lyla sorride ed annuisce, la Jenkins ha ragione, lei avrebbe fatto lo stesso se fosse stato Jason e dato che Tyra non è presente – tanto più che lei e Tim si sono lasciati – è giusto che sia la Ross a correre dietro a Riggins in questo momento. Amy, come un uragano, sbatte la porta dello spogliatoio e si precipita dentro: lui è lì seduto sulla panca con la testa tra le mani totalmente perso nei suoi pensieri ed assolutamente assente. «Tim…» sussurra la ragazza, sedendosi accanto a lui e mettendogli la mano sulla coscia, sperando di ridestarlo, guardandolo preoccupata; lui alza lo sguardo e la fissa senza dire nulla, gli occhi lucidi ed arrossati ed Amy non capisce se è perché ha pianto o perché ha davvero bevuto troppo – le fa paura vederlo così, le fa male – ma lui continua a rimanere in silenzio. «Tim che ti succede? Non è da te abbandonare così un allenamento, di certo non è la prima volta che bevi, ma questa volta hai davvero esagerato, non ti reggevi nemmeno in piedi.» gli dice Amy, stringendolo e baciandolo sulla fronte, lui non risponde ancora e le poggia la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi. «Vuoi parlarne?» continua Amy, stringendolo meglio a sé e carezzandogli la nuca. «Non adesso, Amy, ma grazie per il sostegno.» dice finalmente Tim, rimanendo immobile tra le sue braccia – quasi fosse impassibile a tutto ciò che lo circonda. «Va bene, quando vorrai parlarne sarò qui ad ascoltarti.» sorride Amy, continuando a stringerlo e a cullarlo, carezzandogli la nuca ed i capelli, baciandolo sulle guance, sulla fronte ed anche sulle labbra – non pretendendo che lui ricambi – non gli è andata dietro per fare qualcosa, ma perché lo ha visto devastato  e vuole aiutarlo, anche se non ha idea di cosa sia successo, vuole essere lì per lui e sostenerlo ed amarlo in silenzio. «Qualsiasi cosa sia si sistemerà.» sussurra con dolcezza, coccolandolo ancora come se fosse il suo ragazzo – e forse un po’ lo è – Tim non risponde, ma annuisce solamente, godendosi quelle insolite e dolci coccole impartitegli da una ragazza.

***  

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, cortile di casa Garrity, h. 23:30

Dopo aver passata la serata a cena fuori, Jason accompagna a casa Lyla, è da giorni – settimane, forse anche di più – che vuole parlarle, ma non ha mai trovato le parole od il momento giusto per dirglielo, ma si è finalmente deciso a mettere in chiaro ogni cosa e tagliare la testa al toro; un po’ gli dispiace doverlo fare, soprattutto dopo la serata passata insieme nella quale lei si è divertita, ma quando si misero insieme la prima cosa che stabilirono fu di essere sempre sinceri l’uno con l’altra ed il quarterback vuole esserlo – fino alla fine – anche se questo farà male, vuole essere onesto con Lyla Garrity e porre fine ad una cosa che lo fa star male; è stato al gioco finora, ha vestito i panni del fidanzato perfetto, ma ora è giunto il momento di vuotare il sacco. Ferma la sua auto davanti casa della ragazza ed entrambi scendono: lui un po’ scocciato, lei allegra e sorridente – quasi irritante – gli si avvicina ed allarga il suo sorriso, guardandolo. «Signor Street è vero che lei lancia fino a quattrocento yard in touchdown a tre ricevitori diversi contemporaneamente?» gli chiede sorridente, Jason suo malgrado sorride ed annuisce, stando ancora a gioco. «Sì, è vero.» ammette, sorridendo, nonostante vorrebbe rimanere serio e dirle la verità. «Allora si merita un bacio.» sorride Lyla stringendolo e baciandolo – e lui ricambia – stando ancora al gioco, ancora per poco. «È vero che è dotato di poteri sovraumani ed è in grado di demolire edifici e… lanciare palle di fuoco?» continua lei, divertita da questo suo giochino.

Jason si lecca le labbra e la guarda un attimo. «Sì, è vero.» dice infine. «Ed allora mi baci lei.» continua Lyla, mettendogli le braccia al collo, Jason si morde le labbra e la bacia – pensando che le farà male sapere quello che ha da dirgli – ma è quello che sente e non può continuare così. «È vero signor Street che ama Lyla Garrity?» continua lei, tenendolo ancora abbracciato e guardandolo negli occhi, Jason ricambia lo sguardo e decide di prendere la palla al balzo e volare in meta – ora o mai più – distoglie lo sguardo e prende un respiro profondo. «È vero?» chiede ancora Lyla, vedendolo prendere tempo, lui deglutisce e scuote appena la testa. «Proprio di questo volevo parlarti, Lyla, è da un po’ che volevo farlo e non ho mai trovato le parole ed il momento giusto…» inizia e lei lo guarda schiudendo la bocca, ha già capito cosa vuole dirle, ma aspetta che riprenda. «È da un po’ che non sono più sicuro dei miei sentimenti nei tuoi confronti, ti voglio bene questo non lo nego, ma non ti amo non provo lo stesso amore che tu provi per me… mi dispiace, Lyla, non voglio continuare a stare con te e prenderti in giro, non lo meriti, sei una ragazza stupenda ed adorabile, ma io per te provo solo un grande affetto.» le dice, e lei lo ascolta e lo guarda in lacrime. «C’è un’altra, Jason?» gli chiede, guardandolo ancora negli occhi e non lasciandolo andare. «No, non c’è nessun’altra. Ho solo pensato che fosse giusto dirtelo perché ci siamo promessi che ci saremo sempre detti tutto in faccia e perché ti rispetto troppo per continuare a prenderti in giro.» le risponde con sincerità, Lyla annuisce, tira sul con naso e lo guarda ancora negli occhi. «Apprezzo la tua sincerità, almeno non hai fatto lo stronzo come Riggins che non si preoccupa di andare con tutte stando con una…» sussurra continuando a piangere. «Mi dispiace, Lyla…» le dice Jason, stringendola e dandole un bacio sulla fronte – le ha detto una mezza verità – non che negli effetti ci sia un’altra ragazza, ma è da un po’ che non sente più la stessa attrazione verso Lyla Garrity e sente qualcosa verso un’altra ragazza, ma non è nemmeno sicuro che sia amore. «Al momento non c’è nessuna, voglio solo concentrarmi sulla scuola per avere la borsa di studio per il college e sul football.» dice ancora, come se dovesse giustificarsi di qualcosa. «Va bene.» risponde Lyla, lasciandolo e guardandolo ancora un attimo. «Ci vediamo…» aggiunge subito dopo, correndo davanti la porta di casa sua, aprendola e chiudendosela alle spalle senza voltarsi – continuando a piangere. Jason rimane a guardare la porta chiusa e sospira, sapeva che ci sarebbe rimasta male, ma non aveva altra scelta che esser sincero e dirle la verità, sospira, sale in auto e ritorna a casa.

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, casa Taylor, h. 00:00

Julie ha appena dato la buonanotte ai genitori, che sono rimasti in cucina a parlare della loro giornata, finché alla tv non appare Smash Williams intervistato da un giornalista – circa il drastico cambio nel modo di allenare che il coach Taylor ha adottato rispetto all’anno precedente. «Ah… io non ho niente da dire, non vorrei mettermi nei guai.» risponde Brian alla domanda postagli dal giornalista, su cosa ne pensa lui di questo cambiamento. «Noi vogliamo soltanto conoscere la sua opinione. Sono sicuro che ne ha una.» continua il giornalista, senza perdersi d’animo. «Oh, sì, certo che ho un opinione.» risponde il running back, iniziando a stancarsi un po’. «Scommetto che è amareggiato, perché tartassa troppo voi giocatori, è così?» spara il giornalista, volendo gettare a tutti i costi benzina sul fuoco; Tami sbarra gli occhi incredula, ben conoscendo suo marito, sicura del fatto che dietro questo suo cambiamento – ammesso che sia vero – ci sia una valida spiegazione. «Secondo me il nostro allenatore dovrebbe preoccuparsi solo di farci vincere.» risponde Williams ed alla sua affermazione Eric Taylor iniziare a fremere di rabbia.

Non li sta forse allenando per questo? Non è questo quello che ha sempre fatto? Ora inizia a stancarsi di questi ragazzini che fanno sempre quello che vogliono e poi finisce che il responsabile delle loro cazzate è lui. «Ha visto? Lo sapevo che aveva un opinione sul come stanno andando le cose.» carica ancora il giornalista e l’espressione del coach si rabbuia ancora di più. «Lascia perdere.» gli dice la moglie vedendolo nero. «Che cosa ne pensa dei running back?» chiede ancora il giornalista, ma la risposta di Smash non arriva, Taylor ha spento la televisione e tirato il telecomando sul divano. «È solo uno stupido, tesoro, non dargli ascolto.» dice ancora Tami, cercando di far ragionare il marito, che nemmeno sta ad ascoltarla e prende il cordless, digitando un numero, mentre lei lo chiama ancora e lui continua ad ignorarla. «Eric che cosa fai? Lascia perdere…» continua la consulente scolastica, a quel punto il marito mette il telefono all’orecchio e sorride soddisfatto, adesso vedranno quei ragazzini chi comanda. «Dammi retta.» dice ancora Tami. «Mac voglio che… sì, certo, la stavo guardando. Voglio che la squadra si riunisca immediatamente, vi voglio tutti al campo tra mezz’ora.» dice al suo vice, senza ammettere repliche, deciso a dare una bella strigliata ai suoi ragazzi; Tami sospira e rotea gli occhi al cielo. «Sì, certo lo so che ora è. Mac ho detto che ci vediamo tra mezz’ora al campo. Grazie!» risponde Taylor al suo vice, che non è proprio d’accordo con la sua decisione, ma non ha scelta; Eric chiude la chiamata, guarda sua moglie con un ghigno sul viso e varca la porta uscendo, mentre lei sospira e lo saluta. «Non lo so a che ora torno.» le dice sbattendo la porta, facendola sospirare ancora.

Il coach McGill fa il giro di telefonate agli altri colleghi ed ai ragazzi, continuando a non comprendere e condividere la scelta di Taylor, ma è pur sempre lui il primo allenatore  e loro devono sottostare ad ogni sua decisone – che sia sbagliata o non condivisa. Tutti i ragazzi sono sorpresi da questa chiamata, nessuno di loro sa cosa aspettarsi e tantomeno ha voglia di andare ad allenarsi a notte fonda, ma sanno tutti benissimo che è meglio non alimentare ulteriormente la rabbia di coach Taylor – perché ognuno di loro sa che dietro la chiamata del vice coach c’è l’altro coach. Eric Taylor, ancora furioso per le dichiarazioni del running back, si reca a casa sua personalmente per chiamarlo. «Vestiti in fretta, andiamo tutti al campo.» gli dice, senza nemmeno annunciarsi, dopo aver sorriso alla piccola di casa Williams, che è andata ad aprire la porta sotto ordine del fratello. «Ti voglio sul pullman tra due minuti.» aggiunge il coach, guardandolo severamente e facendo dietrofront, senza aspettare risposta ed uscendo fuori. «Salutami tua mamma.» dice poi alla piccola, chiudendosi la porta di casa alle spalle; Brian fa una smorfia di disappunto, non aveva affatto voglia di questo allenamento fuori programma, ma si alza e lo segue fuori scocciato.

Al campo da gioco, coach e giocatori salgono sul pullman ed i ragazzi si guardano tra loro cercando di capirci qualcosa. «Che è successo?» chiede Smash, sedendosi accanto a Matt Saracen, il secondo quarterback, vice di Jason Street. «Non ne ho idea.» risponde il ragazzo del secondo anno, scuotendo la testa. Tim, seduto accanto a Jason, sbuffa e poggia la testa sul finestrino. «Ma quanto rompe il coach?» borbotta, facendo ridere il suo miglior amico, che concorda ed alza le spalle. «Ho parlato con Lyla, gliel’ho detto, c’è rimasta male, ma ha apprezzato la sincerità.» dice invece Jason. «Oh, finalmente, saranno almeno tre mesi che mi scassi il cazzo con sta storia del volerla lasciare, iniziavo a non sopportarti più, amico.» risponde Tim, che non ha mai sopportato Lyla Garrity appiccicata al suo migliore amico peggio di una cozza; Jason gli dà una gomitata. «Le hai anche detto che forse c’è qualche altra ragazza?» chiede Tim, sapendo benissimo che non è solo perché troppo ossessiva che l’ha lasciata. «No, non gliel’ho detto, lo sai che nemmeno io sono sicuro di questa cosa.» risponde Jason, Tim lo guarda ed annuisce con un sorrisetto furbo, sa che prima o poi si deciderà a parlare con la ragazza in questione ed allora sì che le cose inizieranno a farsi divertenti.

Il temporale non accenna a smettere, ma questo non fa desistere Eric Taylor dal suo intento, il pullman parte lasciandosi il campo alle spalle ed i giocatori sono sempre più confusi, ma nessuno osa fare domande. «Tutti giù dal pullman, muovetevi.» ordina il coach, scendendo per primo, mano a mano che i ragazzi scendono. «Coraggio, datevi una mossa.» ordina ancora. «Che vuole fare? Ci vuole ammazzare?» chiede Williams a Saracen, ancora al suo fianco. «Può darsi.» risponde il più piccolo. «Che palle!» sbuffa Tim nello stesso istante, mentre il coach urla ancora di darsi una mossa. «State in fila, tutti in fila e correte su e giù per la collina.» ordina appena sono tutti fuori e di fronte a lui; i ragazzi, non poco scocciati, alzano gli occhi al cielo. «Coraggio! Scattare!» urla ancora Taylor ed i giocatori non possono far altro che obbedire pur non avendone la benché minima voglia; Mac McGill fischia ed i ragazzi iniziano a correre, zuppi di pioggia, facendo su e giù per la collina che è praticamente un pantano di acqua e fango. «Se credete di essere dei campioni solo perché indossate la maglietta dei Panthers, vi sbagliate. Se credete di essere dei campioni solo perché tutti vi trattano con i guanti bianchi, vi sbagliate.» sbraita coach Taylor furioso, mentre i ragazzi fanno su e giù, ormai bagnati da capo a piedi.

«Ora dall’altra parte. Forza!» li incentiva Mac, e loro continuano a correre già stanchi ed appesantiti dall’acqua. «I veri campioni non si lamentano mai, i veri campioni non si arrendono.» continua ancora Taylor, livido di rabbia, guardando i giocatori che gli passano accanto – Riggins in particolare. «Coraggio! Forza! Correre!» li motiva ancora McGill. «Più svelti! Più svelti!» rincara la dose Taylor vedendoli battere la fiacca. «I veri campioni non si arrendono, non si lamentano. I veri campioni si impegnano al duecento per cento.» aggiunge ancora, mentre i ragazzi si immergono ancora nel pantano e riscendono la collina. «Non sarete mai veri campioni finché non imparerete questo.» sbraita ancora Eric, dopo un sonoro sbuffo collettivo dei ragazzi, che continuano a correre. «Tornate lassù, forza. Coraggio!» li spronano ancora gli altri coach. La fatica è ormai evidente nei volti di tutti, ma nessuno dei coach – Taylor più di tutti – hanno intenzione di porre fine all’allenamento; qualcuno cade, ma si rialza prontamente, qualcun altro inizia a rallentare ed altri iniziano a tossire affannati. «Non credi che possa bastare, ora?» chiede Mac ad Eric, vedendoli ormai esausti. «Lo dico io quando può bastare.» ringhia lui in risposta, ancora furioso, tornando poi a guardare uno ad uno i ragazzi, che ansimano e si sono fermati, riprendendo fiato. Smash incrocia lo sguardo del coach –  che lo ricambia con astio – chiude gli occhi prendendo un profondo respiro, riaprendoli e guardano i suoi compagni. «Occhi di lince, cuor di leone…» sussurra ansante. «Vinceremo…» gli fanno eco i compagni, ansanti anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» ripete Smash ora a voce più alta, con portamento fiero e determinato. «Vinceremo!» urlano gli altri più forte, determinati anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» urla ancora Williams. «Vinceremo!» continuano ancora gli altri, urlando anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» ripete Brian a squarciagola. «Vinceremo!» risponde il resto della squadra ancora più forte, mentre Eric Taylor li guarda tutti quanti, soddisfatto, annuendo impercettibilmente, mentre i ragazzi ripetono ancora una volta il motto – come fosse un grido di battaglia. «Vinceremo! Vinceremo! Vinceremo!» urlano ora tutti insieme, riprendendo a correre su per la collina determinati a dare il duecento per cento.

Eric Taylor, in mezzo al pantano, li osserva lasciando che qualcuno di loro lo travolga al passaggio, non scomponendosi minimamente, continuando ad osservarli in silenzio con cipiglio furioso – ma vagamente addolcito dalla loro rinata determinazione – per cui appena tutti lo raggiungono decide di sospendere il folle allenamento e farli risalire sul pullman per far ritorno al campo e quindi ognuno a casa propria; aspetta che tutti salgano e ferma Riggins, l’ultimo della fila, dietro Street e Williams, che salgono andandosi a sedere ai loro posti. «Quello che è successo a tua madre fa parte della vita, non è stata colpa tua, tu eri solo un bambino, sono cose che possono accadere, è stato uno spiacevole incidente.» gli dice con tono paterno. «Dovevo aiutarla invece.» risponde Tim non d’accordo. «Eri troppo piccolo per metterti contro tuo padre, non potevi fare nulla. Credimi. È stata una tragedia, ma non è stata colpa tua.» risponde ancora il coach, dandogli tutto il suo sostegno, volendo che si convinca di ciò che è giusto. Tim china il capo ed inizia a piangere, lasciando libero sfogo a quelle lacrime che ha sempre represso dentro di sé. «Eih, guardami!» lo riprende duramente Eric, afferrandogli la maglietta.

«Devi liberarti di questo senso di colpa una volta per tutte, perché tu non sei colpevole.» gli dice ancora, tornando ad assumere un tono paterno. «Sì, signore!» sussurra Tim, continuando ancora a piangere. «Dammi retta.» sorride Taylor, continuando a tenerlo per la maglietta e guardandolo. «Sì, signore!» ripete il full back alzando lo sguardo ed accennando un sorriso, chinando poi nuovamente il capo, dirigendosi verso la bussola dello scuolabus per entrare, ma Taylor lo ferma mettendogli la mano sul petto. «E ricordati: la prossima volta che abbandoni il campo durante gli allenamenti ti prendo a calci nel culo e questa è una promessa. È chiaro?» gli dice severamente, perché capisce sì il trauma del ragazzo, ma pretende che la disciplina venga rispettata e che i problemi personali vengano tenuti fuori dal campo di football. «Sì, signore!» risponde Tim, annuendo anche con la testa. «Sei in debito di un allenamento.» dice ancora il coach, il ragazzo annuisce e fa di nuovo per entrare sullo scuolabus, ma ancora una volta il coach lo ferma. «Ci vai a piedi a casa.» dichiara inflessibile, ricevendo da Tim uno sguardo scioccato e confuso – non si aspettava certo che lo lasciasse a piedi di notte e sotto la pioggia battente. «Così siamo pari.» aggiunge Eric Taylor, superandolo e salendo sul pullman, chiudendosi la bussola alle spalle, lasciandolo seriamente a piedi. «Coach…» lo chiama Tim turbato, ma lui non lo sente e si siede al suo posto. «Coach mi faccia scendere, torno a piedi con lui.» dice a quel punto Jason che, come i compagni, è sconvolto. «No, Street, è grande abbastanza da poter tornare da solo, tu e nessun altro scenderete da questo pullman. Lui ha saltato un allenamento e deve recuperarlo. Fine della storia!» risponde il coach, senza nemmeno voltarsi verso i ragazzi seduti dietro, lasciandoli sgomenti mentre osservano il compagno rimasto fuori che sospira e muove qualche passo, mentre loro non protestano e non fiatano, perché sanno che se lo facessero sarebbe davvero la fine. Lo scuolabus parte e Tim rimane davvero lì, sotto la pioggia, ancora incredulo a guardarlo andar via, sbuffa e si mette a camminare per tornare – tanto ormai più zuppo di com’è non potrà diventare.

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, casa Jenkins, h. 2:00

Amy ed Ally a casa Jenkins ignare di quanto è accaduto sulla collina che sovrasta la loro città, hanno passato la serata a guardare ben due film ed a parlare, non rendendosi nemmeno conto che si è fatto tardi e sono ancora lì a parlare di ragazzi, di sogni e di progetti per il futuro, come qualsiasi altra ragazza di diciassette anni farebbe. «Ma quindi cosa è successo oggi? Perché ha abbandonato il campo? Non è da lui e per quanto possa riuscire ad allenarsi mezzo sbronzo oggi non si reggeva nemmeno in piedi.» dice Ally spegnendo la tv ed il lettore dvd, incrociando le gambe sul divano e voltandosi verso l’amica. «Non lo so, non me l’ha voluto dire, inutile che sto qui a dirti quanto il lato impulsivo del mio carattere avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma appena l’ho visto in quel modo… con gli occhi lucidi forse anche di pianto, mi sono addolcita e l’ho stretto e coccolato, gli ho detto che qualsiasi cosa sia accaduta si risolverà e lui mi ha solo ringraziata del sostegno, ma non ha detto nulla.» sospira Amy affranta. «Non è mai stato uno che esterna facilmente i suoi sentimenti o stati d’animo, puoi ritenerti fortunata se non ti ha cacciata.» risponde Ally, beccandosi un cuscino in faccia da Amy, che però ride ed annuisce, che non l’abbia cacciata è positivo: significa che forse un po’ Tim Riggins ci tiene a lei, o forse non significa proprio un bel niente, forse in quel momento una persona od un’altra avrebbe fatto poca differenza per lui. «In ogni caso di una cosa sono certa: deve esser successo qualcosa che l’ha sconvolto, magari ha litigato di brutto con Billy ed ha bevuto tutta la notte… oppure non lo so, ma di certo non è mai venuto ad un all’allenamento ridotto così.» dice ancora Allison, mentre Amily annuisce, ripensando al pomeriggio nello spogliatoio chiedendosi seriamente cosa ha significato per lui.

«Pensi abbia gradito davvero il mio gesto o che la mia presenza gli sia stata di sostegno? Insomma fa differenza che io sia Amy o sarebbe stato lo stesso se al mio posto ci fosse stata un’altra ragazza?» chiede all’amica, stringendo il cuscino al seno e guardandola con occhi lucidi. «Amy ascoltami: Tim ha un caratteraccio, è introverso ed è anche uno stronzo, ma ha un gran cuore ed oltre ai baci che ci sono stati tra voi ha dimostrato più volte di volerti bene, cosa che con altre ragazze che ha baciato non ho visto. Non lo dico solo perché sei la mia migliore amica e vorrei vederti con il ragazzo che ami, ma perché con l’acume del mio essere osservatrice ho notato questi piccoli dettagli, non lo so se è innamorato anche lui di te, ma l’unica cosa che so è che devi approfittare del momento e capire se ricambia. È la tua occasione, Amy, sembra sia la volta definitiva che si sia lasciato con Tyra. Stagli vicino, fallo sfogare – se mai deciderà di farlo – e cerca di fargli capire che per te è importante, se anche tu sei importante per lui lo capirai da come si comporterà. Ricordati di chi stiamo palando e ricordati che Riggins non si apre facilmente, soprattutto non con le persone che non considera importanti.» sorride Allison, mettendosi in ginocchio e stringendola. «Grazie, Ally, non so come farei senza i tuoi saggi consigli.» risponde Amy ricambiando la stretta, determinata più che mai a mettere le carte in tavola con Tim; in quel preciso istante bussano alla porta e le due amiche si guardano sorprese e si precipitano insieme ad aprire e la loro sorpresa aumenta appena si trovano davanti Jason Street, bagnato fradicio.

Ally rimane totalmente inebetita a fissare il ragazzo di cui è innamorata, zuppo fradicio – quasi buffo – davanti la porta di casa sua, tutti si aspettava, ma non Jason Street; anche Amy è sorpresa di trovarsi il quarterback davanti a quell’ora della notte, ma a differenza dell’amica è lucida, la guarda un attimo e vedendola andata prende in mano la situazione. «Jason che fai qui a quest’ora? Piove a dirotto e tu sei zuppo, potevi almeno venire in auto.» gli dice, guardandolo ed invitandolo ad entrare, facendo lei gli onori di casa, spingendo anche la sua amica a rientrare. «Coach Taylor è impazzito, ci ha portati sulla collina a farci correre, da quello che ho capito perché non ci impegniamo abbastanza.» risponde il ragazzo, mentre Allison, ancora mezza sognante, è andata a prendere degli asciugamani e dei vestiti di suo fratello. Amy alza un sopracciglio e lo guada scioccata. «È impazzito del tutto.» dice, mentre le sua amica ritorna in salotto porgendo al ragazzo tutto quanto – ancora rossa in viso. «Grazie, Ally.» le sorride Jason – un po’ imbarazzato anche lui –  togliendosi la maglia bagnata ed asciugandosi il petto, Ally si trattiene dal non sbavare e guarda Amy sottecchi, che le strizza l’occhio. «Perché lo avrebbe fatto?» chiede al quarterback che alza le spalle. «Non lo so, forse non gli è andato giù il fatto che Tim abbia abbandonato il campo prima della fine dell’allenamento…» azzarda Street, indossando la maglietta del fratello di Ally; Amy sospira e sta per rispondere, ma Jason l’anticipa. «Oh, a proposito, l’ha fatto tornare a piedi così paga l’allenamento perso. Se ti sbrighi potresti beccarlo di ritorno.» le dice strizzandole l’occhio, la ragazza sorride e non ci pensa due volte, afferra velocemente le sue cose e saluta entrambi correndo alla porta.

«Amy… aspetta è tardi, resta a dormire qua.» tenta di fermarla Ally, che è ancora sconvolta dall’arrivo di Jason a casa sua ed ora che la sua amica se ne va rimangono praticamente soli. «Non posso, Ally, devo andare ad evitare che quel cretino faccia qualche altra cazzata.» le risponde Amy, strizzandole l’occhio, pensando che è arrivato il momento di approfittare della situazione per entrambe. «Ciao, Amy.» saluta Jason, mentre lei sorride ad entrambi, chiude la porta e corre in auto. «Ehm… vieni, ti mostro il bagno, così ti cambi anche i pantaloni.» dice Ally, rimasta da sola con il ragazzo, ancora imbarazzata – ma determinata a non fare la figura della cretina – Jason annuisce con un sorriso e la segue, entrando e cambiandosi, mentre lei ritorna in salotto e respira velocemente col cuore che le batte a mille per l’emozione. «Okay, Ally, niente panico c’è solamente Jason Street a casa tua e i tuoi sono fuori.» si dice da sola, dandosi della cretina, pensando anche al perché sia andato a casa sua e non a casa di Lyla o semplicemente a casa e basta, immersa nei suoi pensieri la ragazza non si accorge di lui che ritorna e le si avvicina sorridendo. «Perché sei venuto qui e non sei andato da Lyla o a casa tua?» trova il coraggio di chiedergli appena si accorge di averlo davanti. «L’ho lasciata.» risponde Jason guardandola negli occhi e sorridendo ancora; Ally annuisce e deglutisce a vuoto, il suo cuore perde un battito poi riprende a martellarle nel petto e annega letteralmente negli occhi azzurri del ragazzo che ama, non sapendo che dire o che fare.

«Scusami, sono stato avventato, non volevo metterti in imbarazzo e non dovevo piombare a casa tua in questo modo, è più da Riggs che da me.» le dice prendendo in mano la situazione e sbloccandola, Ally annuisce con un sorriso, pensando a Tim che piomba a casa di Amy nel cuore della notte e lei che ci resta. «In effetti sì, è più da lui.» concorda, continuando a guardarlo persa, ma vagamente meno imbarazzata. «Perché l’hai lasciata? A scuola vi vedevamo tutti come la coppia perfetta, vi vedevamo tutti già sposati ed affiatati come il coach e sua moglie.» dice Ally, iniziando a rilassarsi e sciogliersi un po’; Jason ride e si passa la mano sui capelli. «Sì, lo so, le voglio bene e non lo nego, ma ultimante mi sono reso conto di non amarla come pensavo, non sopporto più il fatto che debba starmi incollata tutto il giorno, stava diventando soffocante. Le ho detto che voglio solo pensare alla borsa di studio per il college ed al football ed ha capito.» le risponde Jason, continuando a guardarla negli occhi. «Capisco.» risponde semplicemente Ally, che invece non capisce perché sia venuto a dirlo proprio a lei, proprio alle due di notte passate, ma non ha coraggio di chiederglielo. «Poi, beh, ecco… sono qui perché tu mi piaci da un po’, ma mi rendo conto che questo non giustifica la mia follia di esser venuto.» le dice Jason imbarazzato, in fondo anche lui è un po’ timido in queste circostanze.

Allison sbarra gli occhi e non crede alle sue orecchie: Jason Street le ha appena detto che gli piace. Jason Street il ragazzo che ama in silenzio da anni. «No… no, tranquillo non scusarti.» riesce solamente a dire, dandosi da sola della cretina. Che razza di risposta è? Infatti lui le sorride imbarazzato e la guarda non sapendo cosa dire. «Anche tu mi piaci, mi piaci da un sacco di tempo… Jason.» ammette dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio, diventando bordeaux, continuando a fissarlo negli occhi; Jason si lecca le labbra, arrossisce anche lui e le sorride. «Bene.» dice sentendosi uno stupido, ricambiando lo sguardo e non sapendo che fare, dall’altra parte nemmeno Ally sa che fare e stanno a guardarsi come se fosse l’unica cosa che sono in grado di fare. «Accomodati… ti offro qualcosa o forse è meglio se vai a casa, è tardi e domani abbiamo scuola.» dice Ally, non sapendo che fare o cosa dire, ancora troppo frastornata da tutta la situazione. Jason si avvicina e la stringe, la guarda negli occhi e – prendendo il coraggio a due mani – la bacia, Allison si sente quasi svenire: ha sognato questo momento da anni ed ora che finalmente questo sogno è diventato realtà non riesce a crederlo vero, le sembra ancora uno dei suoi sogni; ricambia il bacio e la stretta e chiude gli occhi – se è un sogno non vuole svegliarsi. Si staccano senza fiato e si sorridono e l’imbarazzo si impossessa di nuovo di entrambi. «Vado a prendere qualcosa da bere.» dice Ally correndo in cucina, nel panico totale, invidiando seriamente la sua migliore amica che disconosce l’imbarazzo e che non l’ha mai provato ogni volta che Tim l’ha baciata e vorrebbe che lei fosse lì per chiederle consiglio, ma poi sorride e scuote la testa, perché se la immagina che ride e la prende in giro.

Jason si siede sul divano con le idee parecchio confuse, si è appena lasciato e non vuole subito buttarsi a capofitto in una nuova relazione, ma Allison gli piace veramente e la trova dolcemente adorabile, ma proprio non sa che fare il bel quarterback; appena lei ritorna le sorride e la guarda sedersi sul divano ed afferra il bicchiere di coca-cola che gli offre. «Grazie.» le dice sorridente e bevendo un sorso, continuando a guardarla, poggiando poi il bicchiere sul tavolino. «Ally… te l’ho detto mi piaci e sono felice di averti baciato e di essere qui, ma al momento non me la sento di iniziare una nuova relazione, non è per te, ma devo capire bene se è quello che voglio e se è la scelta giusta. Ho bisogno di un po’ di tempo per disintossicarmi da Lyla.» le dice sinceramente, lei posa il bicchiere ed annuisce, non si aspettava che la baciasse, figuriamoci se si aspettasse di diventare la sua ragazza già al primo bacio. «No, non mi devi nessuna scusa, invece, ti sei appena lasciato dopo tre anni è giusto che vuoi del tempo prima di metterti con un’altra ragazza. Io non voglio costringerti a fare una cosa che potrebbe darti fastidio, se vorrai restare e voler costruite qualcosa con me sarò qui ad aspettare – come ho fatto finora – se deciderai di chiudere tutto prima che inizi non ti incolperò di nulla, nemmeno se deciderai di tornare con Lyla… io non sono nessuno per poter decidere su questo.» dice Ally sorridendo, ma vorrebbe che scegliesse lei.

Jason le sorride e la stringe. «Sei dolcissima, Ally, è questo che più mi piace di te.» le dice all’orecchio, dandole un bacio sulla guancia. «Voglio passare del tempo con te, conoscerti meglio e frequentarci. Ti va?» le chiede, lievemente imbarazzato. Allison sorride. «Sì, mi va.» risponde staccandosi e sorridendogli; Jason ricambia il sorriso e le mette una ciocca dietro l’orecchio e le bacia il naso, Ally sorride e lo arriccia buffamente. «Per adesso credo sia meglio non farci vedere assieme… sai non vorrei che Lyla pensasse che l’ho lasciata per te, non vorrei creare problemi tra voi e non vorrei metterti in imbarazzo o a disagio.» le dice guardandola, sperando che non se la prenda. Allison sorride e lo stringe. «Lo so, penso sia troppo avventato, è meglio non affrettare le cose.» concorda ricambiando il sorriso; Jason sorride ancora di più e la bacia di nuovo – dolcemente – e le ricambia felice, questa volta conscia del fatto che quel bacio che ha tanto sognato è reale, che Jason Street è lì a casa sua, sul suo divano e la sta baciando – per la seconda volta in dieci minuti. Si staccano poco dopo e sorridono, si guardano e per un attimo cala il silenzio, poi lui intavola la discussione ed una parola tira l’altra – pian piano l’imbarazzo si scioglie – e senza rendersene conto passano la notte a parlare, fino ad addormentarsi abbracciati sul divano.

***

Amy alla guida della sua Ford Mustang 289 rossa del 1967, che sarà pure un po’ datata, ma è stata rimessa a nuovo ed è il suo gioiellino, sta tornando a casa quando una figura che cammina sul ciglio della strada attira la sua attenzione, sorride perché sa già chi è, lo affianca e si ferma e lui si volta a guardarla sorpreso e scazzato ed anche un po’ smarrito. «Che cosa ci fai qui? Vuoi un passaggio?» gli chiede gentilmente. «Non dovresti essere a letto a quest’ora?» le chiede lui guardandola un attimo e riprendendo a camminare, ignorandola; Amy di certo non è d’accordo. «S’è per questo anche tu dovresti essere già a letto, ma so che il coach vi ha fatto fare un bell’allenamento fuori porta ed io sto tornado adesso da casa di Ally.» sbuffa, rimette in moto e lo supera fermandosi poco più avanti e scendendo e lui sospira. «Sei ubriaco per caso?» gli chiede guardandolo negli occhi. «Lo sarò tra poco, stanne certa.» risponde Tim, sostenendo il suo sguardo, con quella sua espressione da schiaffi che Amy detesta ed ama al tempo stesso. «Che cosa ti sta succedendo, Tim? Perché devi sempre ridurti così? Perché non capisci che ti fai solo del male e ne fai a coloro che ti vogliono bene?» gli chiede in lacrime, dandogli uno schiaffo e spingendolo. «Mi fai incazzare quando fai così.» continua ad urlare in lacrime e spingendolo ancora, colpendolo con i pugni sul petto. «Calmati adesso!» le dice cercando fermarla, ma lei continua a colpirlo e a piangere. «Calmati!» ripete lui stringendola. «Non voglio vederti ridotto così, non voglio che ti butti via, mi fa stare male.» sussurra continuando a piangere ora sulla sua spalla e lui le cinge la vita e le carezza i boccoli, si allontana la guarda negli occhi e la bacia ed Amy ricambia subito, mettendogli le mani tra i capelli e stringendolo forte.

«Ti prego, Tim, dimmi che ti succede, voglio aiutarti…» gli dice dopo che si staccano, continuando a guardarlo negli occhi in lacrime, lui si morde le labbra e poi le sorride. «Ho esagerato questa volta, lo so, sono sempre mezzo sbronzo agli allenamenti, ma questa volta ho bevuto più del solito perché volevo solo dimenticare tutto…» sussurra Tim quasi con le lacrime agli occhi; Amy lo guarda confusa e gli carezza le guance, rimanendo in silenzio. «Mi dispiace…» sussurra Tim, senza smettere di guardarla. «Va tutto bene, vieni, ti accompagno a casa.» sorride Amy, carezzandogli la guancia e baciandolo sulle labbra, mettendosi al posto di guida, Tim sorride e fa il giro per salire in auto. «Grazie.» dice chiudendo lo sportello. «Di nulla, lo sai.» risponde Amy con un nuovo sorriso, partendo verso casa Riggins. Avrebbe preferito si fosse aperto, ma non l’ha fatto e lei non se la sente di costringerlo, perché lo conosce e sa che riceverebbe l’effetto contrario, ripensa alle parole della sua migliore amica e sospira. Chissà se Tim Riggins prova qualcosa per lei. «Chi ti ha dett…» inizia lui. «Lo sai chi è venut…» inizia anche lei in contemporanea, ed entrambi scoppiano a ridere. «Prima tu.» sorride Tim, Amy si volta a guardarlo e sorride. «Stavo dicendo che Jason si è presentato a casa di Ally bagnato fradicio e penso sia ancora lì.» ammette Amy con un sorrisetto furbo sulle labbra. «Oh… finalmente si è deciso.» ridacchia Tim, facendola voltare. «Lo sapevi?» chiede lei sorpresa. «Che sarebbe venuto stasera no, ma che volesse lasciare da tempo Lyla sì, sapevo anche che gli piacesse Ally, ma era un po’ confuso su questo.» risponde Tim sinceramente e con un sorrisetto di chi la sa lunga.

«Ah, interessante, quindi ogni tanto anche voi maschietti parlate di queste cose.» ride Amy, prendendolo in giro, ma lui non le risponde e si limita a sorridere. «Pensi che abbiano fatto qualcosa?» le chiede invece, mentre lei si ferma davanti casa sua, osservando il cartello giallo e blu col numero trentatré, il cognome ed il ruolo. «Scherzi? Ally appena se l’è ritrovato davanti è diventata più rossa dei miei capelli e nemmeno Jason scherzava.» dice ridendo, voltandosi a guardarlo negli occhi; Tim la guarda un attimo e scoppia a ridere, poi si avvicina e la bacia ed Amy ovviamente ricambia subito, stringendolo forte a sé. «Hai per caso litigato con Billy e ti sei ubriacato per questo?» gli chiede dopo essersi staccati. «No, non ho litigato con mio fratello.» risponde lui, continuando a guardarla negli occhi, lei lo guarda e sorride indecisa se chiedergli o meno cos’è successo. «Vuoi entrare? Billy non c’è.» propone lui. Amy lo guarda un attimo ponderando la proposta. Se entra significa passare tutta la notte con lui, e la cosa l’alletta non poco, se rifiuta perderebbe l’occasione della sua vita; sorride, ripensando al discorso che ha fatto con Allison prima che arrivasse Jason ed annuisce.

Per fortuna ha smesso di piovere, Tim apre la porta ed entrano entrambi in casa. «Faresti meglio a toglierti quei vestiti bagnati e ad asciugarti i capelli.» gli dice Amy voltandosi a guardarlo, notando che si è già tolto la maglietta e rimanendo incantata davanti al suo fisico scolpito e perfetto. «Sì, signore!» le risponde Tim ridendo e strizzandole l’occhio, aprendo la porta del bagno e prendendo un asciugamano per asciugarsi un po’ i capelli ormai umidi. «Dov’è Billy?» gli chiede guardandolo mentre si asciuga. «Non ne ho idea, sarà in giro a scopare con qualcuna.» risponde Tim, togliendosi l’asciugamano dalla testa e mettendola sul collo, mentre si toglie le scarpe e si volta a guardarla. «Guarda che non ti mangio.» le dice vedendola poggiata allo stipite della porta a fissarlo. «E chi ha detto nulla?» chiede Amy retoricamente, staccandosi ed avvicinandosi a lui, lo stringe carezzandogli la schiena e lo bacia con una certa passione e Tim di certo non si lascia cogliere impreparato e risponde anche lui con medesima passione, carezzandole i capelli e la nuca, scendendo sulle spalle e sulla schiena; Amy ha un brivido e sorride, continuando a baciarlo con tutto l’amore che prova nei suoi confronti e sentendosi al settimo cielo – le sembra impossibile essere a casa Riggins da sola con Tim mezzo nudo – mentre si baciano così. «Andiamo di là.» dice lui staccandosi e lei annuisce e sorride uscendo dal bagno, dirigendosi in salotto. «In frigo ci sono delle birre.» le dice, togliendosi i pantaloni bagnati, rimanendo tranquillamente in boxer ed entrando in camera sua per cambiarli. «Sì… grazie.» risponde Amy, che al momento ha ben altro da fissare e poi non ha voglia di una birra.

Tim ritorna poco dopo con indosso solo dei pantaloni e trova Amy seduta sul divano che lo guarda sorridendo, ricambia il sorriso e va a sedersi accanto a lei, prendendo la bottiglia di birra che aveva lasciato sul tavolino e portandola alle labbra per bere. «Basta, Tim, per favore.» sussurra Amy togliendogliela dalla mano e posandola nuovamente sul tavolino, tenendogli la mano stretta tra la sua, Tim si lecca le labbra e non dice nulla. «Vuoi parlare?» gli chiede Amy guardandolo negli occhi  e perdendosi dentro ad essi come ogni volta. «Di cosa?» chiede lui, facendo finta di non sapere dove voglia arrivare. «Di quello che vuoi.» sta al gioco Amy, carezzandogli i capelli ancora umidi e baciandogli le labbra, scendendo poi a carezzargli il petto ed accoccolandosi a lui, che sorride, la stringe e chiude gli occhi facendo un respiro profondo. «Vuoi sapere perché mi sono ubriacato così?» le chiede. «Solo se vuoi parlarne, non voglio costringerti se non ti va.» risponde Amy guardandolo in viso, vedendolo finalmente più tranquillo e rilassato – bellissimo più che mai. «Mi ha chiamato mio padre martedì sera, non si faceva vivo da almeno due anni…» sussurra Tim, rimanendo ad occhi chiusi, poggiato sulla spalliera del divano; Amy si stacca leggermente dal suo petto e si volta guardarlo sconvolta. «Ma che cazzo? Che accidenti voleva?» gli chiede, iniziando a capire, ben conoscendo i trascorsi non proprio idilliaci della famiglia Riggins, ma non immaginando nemmeno lontanamente quello che gli ha detto.

«Voleva dei soldi, come sempre, pretendeva che glieli portassi al campo da golf in cui lavora, un posto sperduto a Jackson qualcosa a non so nemmeno quante miglia da qui.» racconta Tim con voce piatta, Amy gli bacia la guancia e sospira staccandosi dal suo petto e facendogli poggiare la testa sulla sua spalla. «E tu che gli hai detto?» gli chiede in un dolce sussurro, prendendogli la mano, stringendogliela e carezzandogliela. «Gli ho detto di no, che se avrebbe voluto poteva venire qui a Dillon, ma non ne ha voluto sapere… così abbiamo iniziato a discutere ed abbiamo finito per litigare in modo pesante.» risponde lui, sollevando il viso e guardandola. «Mi dispiace, Tim.» mormora Amy, guardandolo in lacrime. «Quindi per questo ti sei ridotto così?» gli chiede ancora, Tim annuisce leccandosi le labbra ed Amy gliele bacia. «Che ti ha detto di così pesante?» gli chiede ancora, Tim chiude gli occhi e sospira ancora, mentre iniziano a scendergli le lacrime; Amy lo guarda e gli carezza le guance, non l’ha mai visto piangere così dacché lo conosce – praticamente da quando erano bambini. «Abbiamo iniziato a discutere dei tempi passati, di quando c’era ancora mia madre… gli ho detto che ha sempre fatto schifo come padre e che mi sarebbe piaciuto riallacciare il rapporto, cancellare il passato e ricominciare da capo venendo qui, ma ha detto che non metterà mai più piede a Dillon. La cosa che mi ha fatto più male è stato quello che ha detto su mia madre…» sussurra Tim, continuando a piangere senza vergognarsi di farlo davanti a lei.

«Che ha detto?» gli chiede Amy, stringendolo forte a sé, baciandogli la fronte e carezzandogli i capelli, sentendolo tremare. «Che è colpa mia è di Billy se si è suicidata… che era una mezza squilibrata e che noi non le abbiamo impedito di ubriacarsi e prendere quei maledetti sonniferi.» risponde Tim continuando a piangere e tremare. «Shhh. Non piangere, Tim, non è colpa tua. Tu eri solo un bambino e Billy era poco più grande.» gli dice continuando a coccolarlo e sentendosi quasi male sentendo il suo racconto, sapendo quanto sia stronzo Walt Riggins, ma non immaginando potesse arrivare a dire a suo figlio una cosa così grave. «Anche il coach mi ha detto che non è stata colpa mia…» sussurra Tim, stringendola ed asciugandosi gli occhi col pugno. «Ha ragione.» gli sorride Amy, baciandogli la fronte. «Lo sai che tuo padre è un grandissimo stronzo e che non è mai stato un marito ed un padre degno di esser chiamato tale. Da che ho memoria ricordo che ti sentivo parlare con Jason su quello che vi diceva o su quando picchiava voi e vostra madre, soprattutto quando era ubriaco o le cose non andavano bene. Poi se non ricordo male la tradiva anche da un sacco di tempo e quando tua madre lo scoprì lo cacciò di casa quando avevi nove anni o qualcosa del genere.» aggiunge, guardandolo negli occhi e tenendogli il viso tra le mani. «Esatto…» mormora Tim con gli occhi pieni di nuove lacrime.

«Ricordo quella sera come se fosse ieri… mamma lo amava con tutta se stessa, nonostante tutto, ricordo che quando lo cacciò inizio a bere anche lei, c’erano delle sere in cui era talmente ubriaca che, o restava a dormire in veranda sulla sedia, o sul divano e spesso eravamo io e Billy a metterla a letto. Quella notte di merda invece è andata a letto ed ha bevuto non so quanto, forse l’aveva sentito quello stesso giorno, ma non ce lo disse… ci diede la buonanotte come ogni volta che non fosse ubriaca ed andò in camera sua, la mattina dopo la trovammo riversa sul letto con una bottiglia di whisky vuota accanto ed un flacone di sonniferi, vuoto pure quello, era già morta… se solo ci fossimo accorti di quanto stesse male forse avremo potuto fare qualcosa per aiutarla. Forse mio padre ha ragione a dire che è stata colpa nostra…» racconta ancora Tim, continuando a piangere e tremare. «No, Tim, non è stata affatto colpa vostra, voi le volevate bene, ma eravate piccoli e non avreste potuto fare un granché, non devi darti delle colpe che non hai, e non devi nemmeno dare ascolto alle stronzate che dice tuo padre.» gli dice Amy con dolcezza, stringendolo di nuovo con tutto il suo amore. «Non piangere, ti prego, non sopporto di vederti così…» sussurra ancora in lacrime, guardandolo negli occhi e baciandolo. «Lo hai detto a Billy?» gli chiede ancora, spingendolo sul divano e mettendosi su di lui, sperando di riuscire a calmarlo e distrarlo. «No, non gliel’ho detto e non glielo dirò, non ho voglia di litigare anche con lui.» risponde Tim baciandole le labbra e lei sorride. «Grazie, Amy.» sorride lui dopo il bacio, mettendole i capelli dietro l’orecchio e guardandola con dolcezza.

«Di nulla… io farei di tutto per te.» ammette Amy, ricambiando lo sguardo e perdendosi in quei bellissimi occhi e nell’amore che prova per lui, indecisa se rivelargli o meno i suoi sentimenti. Tim le sorride ancora e la bacia di nuovo stringendola a sé e carezzandole la schiena da sotto la maglietta, arrivando fino al reggiseno; Amy ha un tremito sentendo la sua mano sulla sua pelle, ma sorride ed apre gli occhi per guardarlo – lui ha gli occhi chiusi – e continua a baciarla e toccarla, quasi non le sembra vero di essere a casa sua a baciarlo mezzo nudo sul divano con lui che la tocca. «Tim…» lo chiama in sussurro staccandosi dalle sue labbra, guardandolo negli occhi. «Cosa?» chiede lui, carezzandole la guancia e guardandola con dolcezza. «Hai paura? Vuoi che mi fermo?» le chiede ancora ed Amy scuote la testa. «No, non voglio che ti fermi, voglio farlo con te…» risponde arrossendo. Tim le sorride e la stringe alzandosi dal divano, tenendola in braccio e portandola in camera sua, sedendosi sul letto con lei sulle gambe. «L’hai mai fatto?» le chiede carezzandole i capelli e la guancia. «Certo che l’ho fatto, non sono vergine.» risponde Amy, guardandolo sensualmente e spingendolo sul letto; Tim la guarda eccitato e sorride anche lui con quella sensualità che gli è naturale – ed Amy si sente morire solo a guardarlo – si lecca le labbra e le mette le mani sotto la maglietta carezzandole la pancia e lei sorride contraendosi un po’ per il solletico, continuando a guardarlo incantata e persa. «Sei bellissimo…» si lascia sfuggire senza rendersene conto. «Grazie. Anche tu lo sei, te l’ho già detto…» le risponde Tim soffiandogli sulle labbra e facendola ridere, Amy lo guarda ancora negli occhi e lo bacia con passione, carezzandogli i fianchi e sentendolo contrarsi sotto di lei, sentendo anche che è mezzo eccitato.

Tim si stacca senza fiato e le toglie la maglietta, Amy lo guarda con un sorriso ed alza le braccia per sfilarla e la lascia cadere per terra, staccando i ferretti del reggiseno e lasciandoselo scivolare lentamente sulle braccia fino a che non cade sul petto del ragazzo, che ride divertito e lo lancia per terra, tirandola a sé e baciandola ancora più eccitato; anche Amy è eccitata ed ancora non le sembra vero di essere tra le braccia di Tim Riggins, che la stringono e che stanno per farlo. Lui le morde le labbra e lei gli dà un pizzicotto sul fianco, guardandolo divertita sollevandosi per potersi togliere i jeans, ma Tim è più veloce e ribalta la posizione mettendola sotto. «Ah giusto, per un attimo avevo dimenticato che fossi il grande Tim Riggins e che ti piace placcare l’avversario.» gli dice ridendo. «Quanto sei scema!» ride lui, dandole un bacio a stampo e sbottonandole i jeans, Amy – come se fosse un bimba dispettosa – gli esce la lingua per tutta risposta, ma poi ride e gli carezza i fianchi, arrivando fino all’elastico dei pantaloni della tuta ed abbassandoli lentamente, scoprendo ancora di più quell’eccitante V addominale che la manda letteralmente al manicomio; Tim la lascia fare, sapendo bene quanto le ragazze non riescano a resistergli, ma con lei in questo momento è diverso: si sente libero di essere se stesso e sente il cuore battergli come non è mai accaduto, nemmeno con Tyra la prima volta che lo fecero  e sorride, perché sa che per Amily non prova solo una semplice attrazione fisica, ma qualcosa di più profondo che solo Jason sa.

Ormai entrambi nudi si guardano un attimo perdendosi entrambi nella diversa tonalità di verde dei loro occhi e si baciano stringendosi, mentre i loro corpi ardono di desiderio e fremono l’uno contro l’altro; Amy gli carezza i capelli ed il collo e lo guarda, mordendogli le labbra e Tim se le lecca sensualmente, scendendo poi a baciarle il seno ed Amy sorride ed inizia ad ansimare, chiudendo gli occhi e godendosi le labbra di Tim sul suo corpo, che scende sempre più giù, facendola eccitare ad ogni bacio, fino a che non arriva a baciarle l’intimità e lei – inevitabilmente – si lascia sfuggire un gemito, che fa sorridere Riggins, che continua a stuzzicarla e preparala e quando è ormai pronta, risale a baciarla e la penetra, Amy gli stringe le braccia al collo e ricambia subito il bacio, allacciandogli le gambe ai fianchi e facendolo entrare del tutto in sé e lui ricambia la stretta ed inizia a spingere, chiudendo gli occhi e sentendo indistintamente il suo battito cardiaco accelerare, sentendosi invadere da quel sentimento che non ha mai provato con nessuna. Amy si stacca dalle sue labbra ansante e sorride guardandolo, Tim è meraviglioso in questo momento: gli occhi chiusi, l’espressione rilassata ed eccitata stampata sul viso e quel sorriso sereno che non ricorda di avergli mai visto e capisce che lo ama davvero con tutta se stessa e che non desiderava altro che essere lì con lui a fare l’amore – perché per lei non è solo sesso – come è accaduto con altri ragazzi o come è sempre stato per lui, con tutte le ragazze della scuola ed in cuor suo, la cheerleader, spera che anche per lui sia così.

Arrivati entrambi al limite, Tim esce e si lascia cadere al suo fianco ansante e sorridente, riapre gli occhi e la guarda; Amy ricambia lo sguardo e gli scosta una ciocca sudata dal viso, sorridendogli e stringendolo a sé baciandolo dolcemente sulle labbra e rimanendo in silenzio ad ammirarlo. Tim ricambia quel leggero bacio e prende tra le dita un ricciolo ramato ed inizia a giocarci sorridendole ed osservandola anche lui perso, per un attimo pensa a Tyra ed a tutte le altre con cui è stato e si rende conto che non ha mai provato con nessuna nulla del genere e sente quel sentimento scaldargli il cuore. Amy chiude gli occhi e lo abbraccia, dandogli un bacio sulla spalla e nascondendo il viso su di essa, indecisa se rivelargli o meno i suoi sentimenti – sentendosi quasi stupida – sognava questo momento da sempre ed ora pensa che forse ha sbagliato tutto e che non vorrebbe essere tra le sue braccia e vorrebbe alzarsi e correre via per sempre da Dillon, via persino dal Texas, e dimenticarsi dell’esistenza di Tim Riggins e dei Panthers. Tim la stringe meglio e le carezza i capelli, baciandole la testa. «Che ti prende?» le chiede, scostandole i boccoli dal viso, ma lei lo nasconde ancora di più sulla sua spalla. «Nulla.» risponde contro il suo collo, stringendolo più forte, Tim ride trovandola tenerissima e le bacia la fronte. «È stato meraviglioso.» sussurra con una dolcezza che in genere non gli appartiene, continuando a carezzarle i capelli e scendendo con le dita fin sulla schiena; Amy alza il viso e lo guarda con gli occhi lucidi – ora più che mai vorrebbe scappare da lì – e gli sorride. «Sì, lo è stato…» mormora, mordendosi e labbra e cercando a tutti i costi di trattenere quelle dannate lacrime che vogliono solo uscire, lui la guarda e sorride ancora di più, passandole i pollici sulle guancie ed asciugandole sul nascere, guardandola negli occhi ed annegandoci dentro a quel mare verde. «Amy… non piangere. Ci conosciamo da una vita e ci siamo sempre stati l’uno per l’altra, nonostante non siamo mai stati grandi amici, ma siamo sempre stati presenti nei momenti difficile che abbiamo attraversato e sappi che ho sempre provato qualcosa per te che va oltre la simpatia e l’attrazione fisica.» ammette Tim, aprendo il suo cuore ad una ragazza – evento più unico che raro.

Amy perde un battito a quelle parole e spalanca gli occhi incredula. Tim Riggins le ha appena detto di provare qualcosa per lei. «Tim…» sussurra deglutendo a vuoto, continuando a fissarlo negli occhi col cuore che le batte a mille. «Ti amo. Voglio che tu sia una presenza costante nella mia vita e voglio che tu sia l’unica ragazza con cui farlo.» sussurra Tim, guardandola anche lui negli occhi e sorridendole, carezzandole la guancia; Amy sorride e gli bacia la mano. «Anche io ti amo, Tim, sono innamorata di te da quando avevo dieci anni… e pensavo non fosse mai arrivato questo momento.» ammette Amy con le lacrime agli occhi, sentendosi la ragazza più felice dell’universo; Tim sorride e la bacia, stringendola forte a sé. «Quindi adesso dovrò lottare con tutte le ragazze della scuola, Tyra in primis?» gli chiede Amy dopo che si staccano, lui la guarda ed alza le spalle. «Con Tyra ho chiuso, non mi interessa quello che pensa o fa. Per le altre non me ne frega assolutamente nulla, tanto non sono mai state importanti e quindi non le considero. Voglio che tu sia l’unica.» risponde con sincerità. Amy sorride e lo stringe. «Ti amo, Tim Riggins, e sappi che non ho intenzione di dividerti con nessun’altra.» gli dice guardandolo seriamente negli occhi. «Farò questo sforzo, allora.» le risponde lui ridendo, beccandosi un pizzicotto sul bicipite da Amy, che poi scoppia a ridere, Tim le bacia il naso e la stringe chiudendo gli occhi e respirando il profumo vanigliato dei suoi capelli; Amy si perde un attimo ad osservarlo e sorride, accoccolandosi con la schiena contro il suo petto e chiudendo gli occhi, stringendo le sue mani ed entrambi si addormentano cullati da questo sentimento appena rivelato; tra qualche ora a Dillon sorgerà un nuovo giorno – sotto ogni aspetto.

 

***

Angolo dell’Autrice: contro ogni aspettativa mi sono buttata su questa nuova avventura senza pensarci troppo, nuovo fandom – che tra l’altro nemmeno è presente sul sito – e nuova avventura, per chi mi conosce sa che ultimamente scrivo solo su Captain Tsubasa e quindi sul calcio, dunque scrivere su Friday Night  Lights – e dunque sul football americano – sarà una bella sfida visto che non ci capisco un piffero,  già, nemmeno aver visto tutte cinque le stagioni mi ha permesso di capire a pieno come funziona, ma dato che più avanti dovrò descrivere anche le partite dovrò mettermi seriamente a studiarlo ed imparare qualcosa. xD Non so quanti di voi conoscano questa serie e quanti l’abbiano vista, io per questo devo ringraziare – ed anche un po’ incolpare – la mia meravigliosa Darling, dato che è stata praticamente colpa sua se mi ci sono bloccata e se adesso ci sto scrivendo su, ma la devo anche ringraziare, perché me ne ha praticamente fatto innamorare; come avrete già letto nelle note della storia è una What-if? quindi  non ci sarà l’infortunio di Jason e per questa ragione, alcune cose verranno cambiate, come appunto il motivo per il quale Tim abbandona l’allenamento ed in seguito ce ne saranno altre. Chi già mi conosce sa anche che, ormai, non scrivo più nulla dove non ci sia uno dei miei OC presenti e qui c’è la mia Amily Ross, accompagnata da Allison Jenkins che è l’OC della mia Darling reggina… per chiunque fosse amante delle coppie classiche Ovvero: Jason/Lyla e Tim/Tyra, mi dispiace ma non è questa la storia, non ho nulla contro di loro – okay forse la prima non la sopporto – ma la seconda mi piace, però i belli questa volta se le beccano le OC. xD rusher shield;⁽¹⁾: per chi non lo sapesse – ed io per prima non sapevo come si chiamasse – è questo coso che usano per colpire un giocatore durante gli allenamenti. Spero che questa mia follia possa venir apprezzata da qualcuno – oltre che dalla mia Darling – e spero anche che presto avremo il fandom, al prossimo capitolo. Amy

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Go Panthers! ***


Capitolo 2: Go Panthers!

Dillon: giovedì 9 settembre 2006, casa Riggins, h. 5:45

Amily apre gli occhi e sorride trovandosi davanti il viso di Tim, che dorme ancora, gli scosta una ciocca dalla fronte e ripensa alla notte appena trascorsa e la conferma che non sia stato solo un sogno ce l’ha davanti – in carne ed ossa – uno dei ragazzi più belli della scuola, che le ha confessato i suoi sentimenti ed ora è lì, addormentato al suo fianco; gli bacia le labbra e si stiracchia, guardando l’ora, poi si china su di lui e lo stringe. «Timmy?» gli sussurra dolcemente all’orecchio, baciandogli la guancia. «Sveglia, dormiglione.» sussurra ancora ed ancora lo bacia in guancia, il ragazzo borbotta qualcosa e le dà le spalle, passandosi la mano sinistra tra i capelli sudati per toglierli dalla fronte. «Dai, dobbiamo andare a scuola, domani è il grande giorno e tu devi allenarti.» dice ancora Amy, accostandosi alla sua schiena e baciandogli il collo. «Vorrei non andare a scuola…» mormora Tim stropicciandosi gli occhi e sbadigliando, sentendosi rincoglionito come se avesse bevuto. «Anche io vorrei rimanere tutto il giorno qui con te, ma ci tocca andare a scuola.» risponde Amy, baciandogli la nuca ed alzandosi. «Vai a farti una doccia, che sei tutto sudato, io preparo qualcosa per colazione.» dice mettendosi momentaneamente la sua camicia ed andando in cucina; Tim apre pigramente gli occhi ed annuisce, mettendosi seduto sul letto e prendendosi il viso tra le mani, ci mette un minuto buono prima di trovare la forza per mettersi in piedi ed un altro per riprendersi dal capogiro terribile che gli viene – strizza gli occhi – fa un respiro profondo e va in bagno a farsi la doccia.

«Ho fatto le uova strapazzate ed i pancake, inizia a mangiare, che io vado a lavarmi e vestirmi.» dice Amy appena Tim entra in cucina e si siede, poggiando la fronte sulla mano e sospirando; lei gli mette davanti i piatti ed un bicchiere con del latte e gli scompiglia i capelli bagnati, correndo in bagno a lavarsi. Rimasto solo il ragazzo inizia a mangiare senza appetito, sentendosi distrutto già di prima mattina, manda giù la colazione lentamente, tanto che Amy lo trova con ancora il piatto pieno al suo ritorno. «Stai bene?» gli chiede, vedendolo ancora lì, mentre porta la forchetta alla bocca. «Sì, sono solo stanco e vorrei tornare a letto e dormire fino a domani.» risponde il full back, ingoiando le uova e prendendo il bicchiere con il latte. «Se vuoi rimani a casa, dico io a coach Taylor che non ti senti bene, così almeno non si incazza.» risponde Amy, iniziando a mangiare. «No, sto bene vengo a scuola, non posso saltare l’allenamento dopo quello che è successo ieri.» risponde Tim, finendo le uova ed il latte, lasciando i pancake. «Come preferisci.» si arrende Amy – che da brava figlia di medico – non capisce che dietro al malessere del ragazzo c’è dell’altro; Tim butta piatto e bicchiere dentro al lavello e va in camera sua, mentre Amy finisce di mangiare e lava le stoviglie.

«Andiamo?» chiede Tim che ha indossato la felpa grigia col numero trentatré e lo zaino in spalla, tenendo in mano quello della ragazza. «Andiamo!» conferma Amy, guardandolo un attimo e vedendolo un po’ pallido. «Perché la felpa?» gli chiede, prendendo il suo zaino dalle mani del ragazzo, prende le chiavi dell’auto dalla tasca e se lo mette in spalla. «Perché mi va.» risponde Tim, prendendo le chiavi di casa ed uscendo, Amy ride e lo segue e si ferma davanti la sua auto, mentre lui chiude la porta e la raggiunge; lei lo guarda, gli stringe le braccia al collo e lo bacia. «Andiamo insieme, oppure no?» gli chiede dopo. «Andiamo con la tua, non ho voglia di guidare.» risponde Tim, Amy annuisce ed apre l’auto, mettendosi alla guida e lui si siede accanto, poggiando la testa sul sedile e chiudendo gli occhi, Amy lo osserva un attimo e parte. «Abbiamo dormito le stesse ore, eppure io non sono morta quanto lo sei tu.» constata tenendo d’occhio la strada, guardandolo sottecchi. «Tu non ti alleni quanto me e ti assicuro che l’allenamento notturno è stato sfiancante.» risponde Tim, rimanendo ad occhi chiusi, poggiato al sedile. «Va bene.» risponde Amy con un sorriso, dandogli un bacio sulla guancia e guidando poi fino a scuola.

Amy parcheggia e Tim apre gli occhi. «Guarda quei due lì.» le dice, indicando Jason ed Allison col dito, Amy si volta e li vede, sorride. «Fidati, non hanno fatto nulla, avranno parlato e si saranno addormentati sul divano, ammesso che lui sia rimasto a casa sua.» risponde, uscendo e raggiungendo la sua migliore amica, anche Tim esce ed Amy mette l’allarme alla sua auto, salutando gli altri due che vengono raggiunti anche dal ragazzo. «Ci vediamo.» sorride Ally, salutando Jason – che le sorride e resta col suo miglior amico – mentre lei trascina via Amy. «Com’è andata? Che avete fatto? Forza, racconta!» bisbiglia la rossa, lontane da orecchie indiscrete. «Ci siamo solo baciati, non abbiamo fatto altro. Abbiamo parlato per un bel po’ e poi ci siamo addormentati abbracciati sul divano.» risponde Ally sorridente e felice, Amy sorride e la stringe altrettanto felice. «Tim mi ha detto che ha lasciato Lyla perché era troppo appiccicosa e pesante.» dice, ed Allison annuisce. «Tu invece?» le chiede  guardando i due ragazzi parlare ed avviarsi verso l’interno della scuola. «Lo abbiamo fatto, è stato stupendo. Mi ha detto che mi ama e mi ha anche detto che si è ubriacato perché ha litigato con suo padre, che gli ha dato la colpa della morte di sua madre.» risponde Amy con un sorriso ed un sospiro. «Che stronzo! Ma come può avere il coraggio di dire una cosa del genere? Lo sappiamo tutti com’è andata.» sbuffa Ally. «Però immagino che tu sia riuscita a farlo riprendere alla grande, visto come avete passato il resto della serata.» aggiunge dopo furbetta. «Sì, anche se è stanco e voleva rimanere a letto.» risponde Amy sospirando ed entrando a scuola al suono della campanella, dirigendosi assieme alla compagna nell’aula in cui si tiene la lezione di lettura, dove trovano anche Lyla e Tyra – le due amiche si guardano un attimo e vanno a sedersi al loro posto.

Tim e Jason hanno invece lezione di algebra, ma nessuno dei due è particolarmente attento alla spiegazione dell’insegnate. «Che hai? Sei stravolto. Non avrete per caso passato tutta la notte a farlo…» bisbiglia Jason al suo compagno di banco. «No… sono solo stanco ed ho un sonno tremendo.» risponde Tim, sbadigliando e poggiando la testa sulle braccia, buttandosi praticamente sul banco. «Allora è come dico io: avete passato la nottata a farlo.» risponde Jason ridacchiando. «Ti ho detto di no, lo abbiamo fatto certo, ma solo una volta e poi abbiamo dormito. Semplicemente mi sono svegliato a pezzi stamattina. E no, prima che me lo chiedi non sono sbronzo.» precisa il full back chiudendo gli occhi e calandosi il cappuccio della felpa in testa. «Ora stai zitto e pensa alla lezione, che io mi faccio una dormita, sperando che quello non rompa le palle.» aggiunge, con tutto l’intento di dormire, sperando di recuperare le forze. «Ma se sei così distrutto perché non sei rimasto a casa?» chiede ancora Jason, che è parecchio stranito dal vedere il suo migliore amico in questo modo. «Perché domani c’è la partita e perché non ho intenzione di sentire il coach sbraitare o guardarvi giocare dalla panchina.» risponde Tim sbuffando. «Adesso per favore stai zitto, che mi sta scoppiando la testa e già devo sopportare quello che parla di stronzate.» aggiunge, prima che l’altro possa aggiungere altro, raggomitolandosi su se stesso scosso dai brividi e con la testa che gira. Jason sospira e decide di lasciarlo in pace, seguendo quindi la lezione – che tanto sa già che dovrà passare gli appunti anche a Tim.

A fine lezione il professore annuncia che la settimana prossima faranno una verifica, lascia i compiti per casa ed esce dall’aula; Jason dà una gomitata al suo compagno che solleva il capo e lo guarda stordito. «Buongiorno, eh. Hai dormito per due ore. Sei sicuro di stare bene? Non hai una bella cera, Riggs.» dice guardandolo negli occhi. «Sì, sto bene, non mi rompere tutto il giorno.» sbuffa Tim, passandosi la mano sugli occhi ed alzandosi, nascondendo un capogiro. «Tu invece? Che avete fatto ieri sera?» cambia discorso mentre escono insieme dall’aula. «Abbiamo solo parlato e ci siamo baciati due volte. Abbiamo deciso di conoscerci meglio, ma stabilito che non stiamo insieme per evitare di creare casini con Lyla e varie seccature.» risponde Jason a voce bassa, per evitare che altri possano sentirlo, finendo per fortuna prima che Smash li raggiunge. «Allora sono vere le voci che girano in corridoio, ma non immaginavo di vederti così stravolto, Riggins.» dice Brian, salutando i due compagni e guardando il full back. «Williams se le voci da corridoio sono quelle tra me ed Amy sì, ma non è come pensi. Quindi chiudi la bocca e non rompere.» risponde Tim, aprendo l’armadietto. «Lascialo in pace, è stanco.» dice pacatamente Jason, volendo mettere la buona. «Secondo me ha bevuto come al solito.» continua invece Smash; Tim sentendolo, si gira di scatto e se ne pente immediatamente sentendo la testa girare in modo assurdo, si morde le labbra e lo spinge. «Hai rotto, Williams, se vuoi che ti spacco la faccia basta dirlo.» dice con meno impeto di quello che vorrebbe, sentendo ancora la testa in orbita. «Ragazzi non cominciate. Tim ti manca solo la scazzottata oggi e all’allenamento non ci arrivi.» li riprende Jason, mettendo le mani sulle spalle di Riggins e bloccandolo – e lui stranamente si placa subito.

«Non ti scaldare troppo, Riggs, che a quanto sembra ti fa male. Vado in classe, ci si vede.» ride Brian, allontanandosi. «Andiamo anche noi.» sospira Street, alzando gli occhi al cielo e trascinando il compagno con sé. «Abbiamo tre ore di scienze e ci sono anche le ragazze.» dice entrando in classe. Tim annuisce, guarda la gente in aula e sorride ad Amy, dandole un bacio al passaggio ed andando a sedersi al primo posto libero che trova. «Sta bene?» chiede Ally, vedendolo pallido, Amy alza le spalle e si volta a guardarlo. «È stanco ed ha sonno.» risponde Jason, passando dal loro banco, guardando Allison e raggiungendo il compagno. «Poverino.» sospira Ally, immaginando che sia ancora per la questione della madre e tutto l’insieme che n’è seguito, guarda il quarterback e ricambia il sorriso. «Non ti fare sgamare, è appena entrata la cozza.» la riprende Amy, dandole una gomitata appena Lyla entra in classe. La lezione procede in modo tranquillo, Tim la passa con la testa sulla spalla del suo compagno ad occhi chiusi, sonnecchiando, mentre Jason lo guarda iniziando a preoccuparsi, non l’ha mai visto così ed è sicuro che non si tratta di aver bevuto troppo. All’ora di pranzo tutti gli studenti si spostano in mensa, tutta la squadra nota Riggins che non ha una bella cera e qualcuno chiede a Street che è successo, il quarterback sospira e spiega che è stanco, guardando lui stesso l’amico, che mangia per forza, abbracciato da Amy, che mangia e lo stringe.

Dillon: giovedì 9 settembre 2006, campo, h. 16:00

Le cheerleaders hanno già iniziato il loro allenamento con dieci minuti d’anticipo, la squadra di football entra in campo ed il coach McGill dà le direttive a Jason Street che inizia a far scaldare i suoi compagni con gli esercizi di stretching. «Riggins sei di nuovo ubriaco?» chiede coach Taylor, prendendo da parte il full back e guardandolo severamente negli occhi. «No, signore!» risponde il ragazzo, scuotendo il capo. «Sicuro?» chiede il coach poco convinto, vedendolo strano e con gli occhi lucidi. «Sì, signore!» risponde ancora Tim, mettendo il casco sulla testa senza abbassarlo. «Qualcosa non va, ragazzo? Non hai una bella cera.» constata ancora il coach, continuando ad osservarlo, non del tutto convito. «Sono solo un po’ stanco, stanotte ho dormito poco e male.» risponde sinceramente Tim, sentendo ancora la testa che gira ed il dolore non è passato affatto. Eric Taylor annuisce. «Va bene, va ad allenarti, ma non strapazzarti  troppo, se hai bisogno di una pausa va pure a sederti senza bisogno di chiedermi il permesso.» sorride, dandogli una pacca sulla spalla, il ragazzo annuisce e raggiunge i compagni, facendo gli ultimi esercizi di stretching; i coach decidono che il riscaldamento può bastare ed iniziano l’allenamento concentrandosi sui placcaggi usando i fisher bull⁽¹⁾ e i fisher comeback,⁽²⁾ mentre McGill fa provare dei lanci e delle prese ad altri, che simulano azioni. «Sembra che sia servita la strigliata di stanotte.» dice continuando l’allenamento ed Eric annuisce, osservando i suoi ragazzi orgoglioso, ogni tanto le tirate d’orecchio fanno bene.

Vedendoli in forma i coach decidono di simulare una partitella, Jason e Matt si schierano pronti a dimostrare di essere entrambi dei validi quarterback e Taylor fischia, dando il via al gioco. Jason Street riceve palla, si guarda attorno e lancia una parabola perfetta a Smash, che inizia a correre trovandosi addosso qualche compagno che cerca di buttarlo a terra e recuperare il pallone, Tim gli corre dietro per sventare gli attacchi e permettergli di arrivare in meta e Williams effettua il touchdown, regalando il primo punto alla propria squadra, il gioco riprende con un nuovo lancio di Jason, che questa volta passa al suo miglior amico. «Vai, Riggins, corri più velocemente che puoi.» lo incita coach Taylor; Tim corre e gli avversari gli vanno addosso ma riesce a schivarli abilmente, continuando la sua corsa – la testa riprende a girargli forte – e sente le forze venir meno, chiude un attimo gli occhi continuando a correre, determinato a dare il meglio e cercando di non badare al malessere che si fa sempre più intenso, riapre gli occhi e continua a correre, evitando un avversario che cerca di placcarlo, ma la vista gli si appanna – barcolla. «Riggins che ti succede?» chiede Mac McGill scocciato, vedendolo barcollare, Eric si avvicina al collega ed osserva il ragazzo; Amy sentendo il richiamo del coach si ferma e guarda Tim, che girà su se stesso per evitare il placcaggio, ha il fiato corto ed un capogiro più violento lo coglie all’improvviso, si ferma, perde la presa sul pallone e si accascia al suolo. «Ma è mai possibile, Riggins? Alzati!» lo riprende McGill. «Non è ubriaco, non sta bene.» risponde Taylor, correndo in campo. «Tim tutto bene?» chiede qualche compagno – tra cui Jason –  avvicinandosi a lui e chinandosi; Amy getta per terra i pompon e corre in campo anche lei. «Prendete una barella.» dice il coach di colore, mentre Taylor si china sul ragazzo ancora a terra. «È svenuto. Lasciategli spazio.» afferma, scuotendolo lievemente; Amy si morde le labbra ed inizia a piangere. «Tranquilla, vedrai che non è nulla.» la consola Jason, andandola a stringere. «Pensavo fosse solo stanchezza, non immaginavo così tanto…» continua a piangere Amy, stringendo il quarterback. «Tranquilla.» sorride ancora lui, nascondendo la preoccupazione dietro il suo dolce sorriso.

Tim Riggins viene messo sulla barella, gli viene messa la mascherina dell’ossigeno e caricato sull’ambulanza, che parte subito verso l’ospedale, sotto lo sguardo confuso e preoccupato dell’intera squadra. «Mac, continua tu, io vado con lui.» dichiara Taylor sospirando. «Coach vengo con lei.» afferma Jason, togliendosi il caso e lanciandolo per terra, il coach lo guarda un attimo ed annuisce. «Vengo anche io.» dichiara Amy, vedendo l’allenatrice darle il permesso e seguendo il  quarterback ed il coach che corrono al parcheggio, Taylor apre la sua auto ed appena i ragazzi sono entrambi dentro parte per raggiungere l’ospedale. «Jason non ti ha detto che si sentiva male o qualcosa del genere?» chiede il coach alla guida. «Mi ha detto che si sentiva stanco, oggi in classe ha anche dormito ed è stato poco reattivo per tutto il resto della giornata, a pranzo sembrava essersi ripreso, quindi non mi sono preoccupato più di tanto.» risponde lui. «Capisco. L’ho visto strano, pensavo avesse bevuto ma ha detto di no.» ammette il coach, continuando a guidare. «Non ha mentito, coach… sono stata con lui stanotte, l’ho beccato di ritorno dall’allenamento notturno che ha deciso di usare come punizione, abbiamo dormito insieme e le assicuro che non ha bevuto.» sussurra timidamente Amy, che non condivide quanto il coach abbia fatto la sera prima. «Se lo dici tu allora ci credo.» sorride Taylor. «Potrebbe esser stata colpa del suo allenamento, magari l’ha sfiancato troppo.» aggiunge la ragazza, adesso più sicura, non preoccupandosi di esprimere il suo pensiero. «Potrebbe essere che tu abbia ragione, Amy, magari era già stanco e la sfaticata ha solo peggiorato le cose.» afferma Taylor, fermandosi davanti l’ospedale; Amy scende dall’auto sbattendo lo sportello e sta per rispondere stizzita, ma Jason le mette la mano sul braccio e scuote il capo. «Non farlo, se si incazza sei finita.» le dice, facendola sbuffare ed entrambi entrano seguendo il coach –  che non li ha sentiti.

«Salve!» dice Eric Taylor, avvicinandosi al desk. «Salve, coach. Venga l’accompagno dal suo ragazzo.» risponde la ragazza, facendogli strada. «Eric cos’è successo? Mi hanno detto che è stato portato qui uno dei ragazzi, ma che non si tratta di un trauma, ma sono sceso comunque a controllare.» dice un affascinante medico con i capelli rossi e gli occhi azzurri, avvicinandosi al coach. «È Riggins, è tutto intero, ma è svenuto in campo durante l’allenamento.» risponde Eric. «Andiamo a vedere di che si tratta.» afferma il medico, voltandosi e sorridendo alla sua bambina, stranito dal fatto di vederla, ma stringendola. «Papà io… sono venuta qui per Tim, mi sono spaventata.» sussurra Amy in lacrime, stringendo il camice di suo padre, che ha già capito e le sorride. «Tranquilla, piccola mia.» sussurra con dolcezza, baciandole la testa ed entrando nella camera in cui si trova il ragazzo, avvicinandosi al collega. «È solo febbre, Caleb, mi dispiace che ti abbiano chiamato da ortopedia.» dice il medico guardando il collega. «Meno male, allora.» sorride il dottor Ross, avvicinandosi comunque al lettino e sentendo il polso del ragazzo. «Cosa ti è successo, Tim? Sei disidratato ed il tuo corpo è andato in shock.» dice guardandolo, Tim si lecca le labbra e non risponde, incrociando lo sguardo di Amy e del coach, chiudendo gli occhi e sospirando. «Caleb posso parlarti un attimo?» chiede Eric guardando Riggins. «Certo, Eric.» risponde il medico, uscendo fuori e lasciando i ragazzi nella camera, mentre il collega è uscito per occuparsi di altri pazienti; Amy si siede sul letto e prende la mano di Tim, baciandogli la tempia. «Perché non mi hai detto stamattina che ti sentivi male?» gli chiede. «Non volevo farti preoccupare, pensavo davvero fosse solo stanchezza.» risponde lui con un sorriso, Amy annuisce e lo stringe forte.

«Che succede, Eric?» chiede il dottor Ross guardando il coach. «Martedì si è presentato completamente sbronzo all’allenamento per colpa di una discussione che ha avuto con suo padre ed ha abbandonato la seduta, poi stanotte li ho fatti allenare sotto la pioggia per una punizione dato che fanno tutti come vogliono. L’ho fatto tornare a piedi perché volevo recuperasse l’allenamento saltato e fargli capire che, qualunque sia la ragione, non deve azzardarsi più a farlo. Credo sia stata colpa mia.» afferma Taylor sospirando dispiaciuto. Caleb Ross sospira e si carezza il pizzetto. «Sì, probabilmente la febbre è stata causata dall’acqua che ha preso, il fatto di aver bevuto lo ha debilitato maggiormente ed è per questo che il suo corpo è andato in shock, perché indebolito dalla febbre – che probabilmente covava già – e disidratato dal troppo alcool nel sangue quindi le due cose insieme, unite alla fatica dell’allenamento, hanno provocato il collasso.» risponde pacatamente. «Non darti alcuna colpa, Eric. Tim è un ragazzo forte ed in gamba, gioca benissimo anche mezzo sbronzo e conoscendo i trascorsi immagino abbia avuto un valido motivo per essersi spinto al limite dopo la discussione con Walt. Tu hai solo fatto il tuo lavoro punendoli, ritenendo che fosse giusto così ed immagino che tutto ciò sia scaturito dall’intervista che ha rilasciato Williams, più tutta la rabbia dei precedenti. Poteva essere Tim o qualsiasi altro dei ragazzi a sentirsi male, non crucciarti, davvero.» sorride il medico, stringendolo per le spalle, ed Eric annuisce con un sorriso. «Adesso lasciamo che riposi un po’, finita la flebo lo dimettiamo, basterà un po’ di riposo e tornerà come nuovo.» afferma, rientrando in camera ed osservando sua figlia baciare il full back.

Eric Taylor nota i due ragazzi baciarsi, non è la prima volta che vede Tim baciare Amy, la cosa non può che fargli piacere perché è una ragazza con la testa sulle spalle, a modo e responsabile: proprio quella che ci vuole per un tipo come lui, poi osserva Caleb Ross al suo fianco, che esterrefatto, osserva sua figlia e da padre – immaginando la sua Julie con uno come Riggins – non può che condividere la reazione del medico, si schiarisce la voce ed i due ragazzi si staccano immediatamente, mentre Jason se la ride sotto i baffi. Amy – come poche volte in vita sua – arrossisce e guarda suo padre un secondo, stringe la mano di Tim ed è pronta a fronteggiare il genitore. «Sì, prima che me lo chiedi stiamo insieme e non ho intenzione di lasciarlo, nemmeno se a te non andasse bene, amo Tim da quando avevo dieci anni.» dice guardando il padre, Caleb ricambia lo sguardo della sua bambina, seppur con una nota di disappunto, ed annuisce. «Ne riparleremo a casa, signorina.» le risponde, occupandosi personalmente di visitare il ragazzo – che ha avuto l’accortezza di non intromettersi nel discorso tra padre e figlia – sorride timidamente al medico e si lascia visitare.

Amy guarda suo padre che controlla la temperatura ed il battito cardiaco di Tim, mentre gli tiene ancora stretta la mano destra, poi guarda Jason che le sorride ed il coach che ha lo stesso sguardo di suo padre: il tipico sguardo da padre geloso, che se solo potesse, eliminerebbe dal mondo intero ogni pretendente della sua bambina – soprattutto se questo è uno dei fratelli Riggins. «Come ti senti?» chiede Caleb al ragazzo, constatando che la febbre è calata quasi del tutto. «Bene, dottor Ross.» risponde Tim con un sorriso; Amy sorride nel sentirglielo dire e gli bacia la guancia. «Bene, allora puoi anche tornare a casa.» dichiara il medico, togliendo la flebo dalla mano sinistra. «Mi raccomando: stai a riposo, prendi le medicine e non bere alcolici per almeno un paio di giorni.» gli raccomanda e Tim annuisce. «Caleb, Billy non risponde, non possiamo dimetterlo senza la firma di un maggiorenne.» dice un collega, entrando con in mano il modulo, il dottor Ross sospira. «Non c’è nessun altro che può venire a prenderti?» chiede a Tim che scuote la testa con un sospiro.

«Va bene anche la mia firma?» chiede coach Taylor. «Può andare bene, sì, sei il suo allenatore.» afferma Caleb, passandogli il foglio e la penna. Amy guarda il coach apporre la sua firma e lascia la mano di Tim, che si alza e viene sostenuto da Jason – nonostante non ce ne sia reale bisogno. «Papà.» lo chiama, avvicinandosi e guardandolo, lui ricambia lo sguardo ed incrocia le braccia. «Dato che Billy non c’è stasera rimango a dormire da lui, non voglio che rimanga da solo, potrebbe sentirsi male.» dice senza smettere di guardarlo negli occhi. «Come prego? Ma non esiste proprio, Amily, tu dormi a casa.» le risponde il padre integerrimo. «Allora resta lui a dormire da noi.» continua ostinata Amy, che ha già deciso e lo farà a prescindere dal suo consenso o meno, ma ha qualche asso nella manica e sa come farlo cedere. «Ma neanche per sogno.» le risponde ancora il padre. «Amy non ti preoccupare, me la cavo da solo, non sto così male e può essere che mio fratello torni più tardi.» tenta Tim, Amy lo guarda negli occhi sorridendogli e scuote la testa. «Papà lo lasceresti davvero a casa da solo? Non è detto che Billy torni o che sia sobrio da potersi prendere cura di lui, per questo volevo rimanere a dormire da lui.» continua, iniziando a sfoderare i suoi trucchetti, il medico sospira e non risponde, alzando gli occhi al cielo. «Che medico sei che lasci da solo un ragazzo con la febbre? Lasceresti mai me da sola con la febbre? No, mi lasceresti solo se sai che ci fosse  la mamma a prendersi cura di me, perché ti fidi di lei ed io non mi fido troppo di Billy e voglio rimanere con Tim.» continua la ragazza, sapendo di aver detto le paroline magiche per farlo cedere. «E va bene, dormirà a casa nostra, ma non voglio vedere atteggiamenti che potrebbero farmi cambiare idea.» concede Caleb Ross, punto sul suo orgoglio di medico. «Grazie, dottore, non sfiorerò nemmeno sua figlia.» afferma Tim, pensando che tutto questo è assurdo, sorridendo al pensare che si sono abbondantemente sfiorati la sera prima; Jason guarda il suo migliore amico e si trattiene dal  non scoppiare a ridere: non se lo immagina proprio Tim Riggins con una bella ragazza a parlare del tempo. Amy guarda Tim e ricambia il sorriso d’intesa, poi getta le braccia al collo di suo padre. «Grazie, papino, sei sempre il migliore, sapevo avresti capito.» gli dice baciandolo sulla guancia, da brava ruffiana qual è.

Caleb Ross sospira e bacia la testa della figlia, nonostante tutto, poi si volta a guardare un attimo Riggins annuisce per la sua affermazione con un mezzo sorriso e si volta verso il coach, che serra le labbra condividendo tacitamente il suo pensiero. «Grazie, Caleb. Li riporto a scuola, allora.» dice guardando i tre ragazzi che annuiscono.  «Amy io stacco tra due ore, se vuoi puoi rimanere qui, così magari Tim riposa ancora un po’ e poi torniamo a casa assieme.» dice il medico, annuendo ad Eric, guardando poi sua figlia negli occhi, che è già stretta al fidanzato. «Non ci penso proprio a rimanere due ore qui ed aspettare te, inoltre devo tornare a scuola a prendere la mia auto, poi passo a casa Riggins e prendiamo quello che serve a Tim. Ci vediamo a casa più tardi.» risponde Amy con decisione, baciando le labbra del ragazzo – un po’ per fare dispetto al padre – Caleb sospira. «Ci vediamo a casa.» dice alzando gli occhi al cielo e ricevendo una pacca sulla spalla dal coach, mostrandogli tutta la sua approvazione. «Ci vediamo.» afferma, ricevendo un saluto dal medico ed uscendo con i tre ragazzi – Jason e Tim salutano il medico con un sorriso – mentre Amy non lo degna nemmeno di uno sguardo.

***

 

«Sono a casa!» urla Amy, aprendo la porta di casa ed entrando con dietro il ragazzo. «Ciao, tesoro!» risponde allegramente sua madre dalla cucina, asciugando le mani bagnate e sorridendo alla figlia appena la vede. «Mamma Tim rimane a dormire da noi, si è sentito male e Billy non c’è.» le dice, la donna sorride ed annuisce, sorridendo poi al ragazzo che entra timidamente. «Buonasera, signora Ross.» saluta educatamente. «Ciao, Tim, è un piacere vederti. Stai meglio adesso?» gli chiede Annie Ross, carezzandogli la guancia. «Sì, sto meglio, è solo un po’ di febbre, suo marito mi ha rimesso in sesto.» risponde il ragazzo, lievemente imbarazzato, mentre Amy storce il naso ripensando al padre ed alla sua scenata in ospedale. «Ne sono contenta, tesoro, adesso mettiti seduto sul divano e riposati un po’, hai il faccino ancora un po’ pallido. Ti preparo un tè caldo.» sorride Annie dandogli un amorevole e materno bacio sulla fronte, facendolo imbarazzare ancora di più, non essendo più abituato a queste premure materne. «Ah, e chiamami Annie, come facevi da bambino.» aggiunge tornando in cucina, preparando subito il tè, facendo sorridere sua figlia. «Va bene, grazie.» risponde Tim, accomodandosi sul divano, mentre Amy gli sorride e gli bacia la guancia, sedendosi accanto a lui, che le cinge le spalle e la bacia. Annie li guarda sottecchi e sorride, ha sempre saputo della cotta di sua figlia per il più piccolo dei fratelli Riggins e non può che esserne contenta, lei a differenza dell’intera Dillon vede oltre a ciò che si dice dei due ragazzi, sa bene quanto abbiano sofferto e quanto il loro modo di vivere – poco regolare – nasconda in realtà un’incommensurabile sofferenza, ricorda benissimo come Walt Riggins trattava i due figli e la moglie e sa benissimo quanto Roxanne ne soffrisse, essendo stata la sua migliore amica sin dai tempi del liceo e vedere come siano trattati i suoi due figli dal resto della comunità la rattrista nel profondo.

«Ecco a te, Tim.» sorride dolcemente Annie, raggiungendoli e porgendo al ragazzo la tazza fumante. «Grazie.» risponde lui, prendendola, imbarazzato. «Non essere in imbarazzo, tesoro, ho visto che hai baciato mia figlia e non posso che esserne felice. So che sei un bravo ragazzo, nonostante tutto quello che si dica e sono contenta del fatto che abbiate deciso di stare insieme. Anche tua madre ne sarebbe stata contenta…» sussurra dolcemente, scompigliandogli i capelli. «Grazie, Annie.» risponde ancora Tim, sorridendo e stringendo la mano di Amy. «Peccato che il dottor Ross la pensa diversamente.» borbotta la ragazza, ricambiando la stretta di mano e baciandolo in guancia, facendo ridere sua madre. «Non preoccuparti, piccola, parlerò io con tuo padre.» risponde Annie, dandole un bacio tra i ricci rossi. «Grazie, mamma. In ogni caso a me non importa nulla del parere della gente, nemmeno di quello di papà, io voglio stare con Tim ed è quello che farò.» afferma Amy decisa ad andare fino in fondo, anche se ciò significa sfidare suo padre. «Non preoccuparti, tuo padre ha i suoi motivi, sei la sua bambina e vorrebbe sempre proteggerti, è indifferente per lui  il fatto che si tratti di Timmy o di qualsiasi altro ragazzo. In ogni caso ci parlerò io, non preoccuparti.» le risponde la mamma, dandole tutto il suo appoggio e la sua benedizione; Amily sorride e la stringe  ringraziandola con un bacio in guancia, Annie le scompiglia i capelli, poi li lascia da soli sul divano e torna in cucina iniziando a preparare la cena. Tim sorride e beve il tè, mentre Amy lo stringe e lo coccola.

***

Il dottor Ross rincasa più tardi del previsto, avendo avuto un’emergenza in seguito ad incidente stradale ed essendosi dovuto occupare di alcune ossa rotte; in casa intanto, Amy e Tim si sono messi a fare i compiti, mentre Annie si è dedicata in tutta tranquillità alla cena ed ora aspetta il marito seduta sul divano a guardare il programma del Dottor Ophra. Caleb apre la porta di casa, posa la borsa sulla cassapanca dell’ingresso ed entra in cucina, trovando solo la moglie, sbuffa impercettibilmente, mentre Annie si volta a guardarlo con un sorriso, il marito lo ricambia ed apre il frigorifero prendendo una bottiglietta d’acqua, raggiungendola sul divano, la moglie sorride e lo bacia sulle labbra, il medico ricambia il bacio poi beve. «Nostra figlia?» chiede con tono lievemente irritato, che non sfugge affatto alla donna.

«In camera sua con Tim a studiare.» risponde tranquillamente Annie, prendendogli la mano, vedendolo sbuffare ancora. «Caleb non fare così, nostra figlia non è più una bambina, sapevi che prima o poi tutto questo sarebbe accaduto. Oltretutto è anche una bella ragazza ed è più che normale che i ragazzi le vadano dietro, poi sa difendersi benissimo da sola, quindi non capisco il perché di questo tuo muso lungo.» aggiunge, carezzandogli la mano, il medico sbuffa ancora e poggia la schiena e la testa al divano, chiudendo gli occhi e passandoci sopra la mano sinistra. «Amily è la mia bambina e vorrei rimanesse tale per sempre, vorrei poterla proteggere sempre e vorrei essere ancora solo io l’uomo della sua vita, come diceva da piccola, e poi…» ammette Caleb, sospirando per l’ennesima volta. «Lo so ed è normale che sia così, amore, perché sei un padre meraviglioso ed Amy ti adora e lo farà sempre, ma ormai è anche una donna ed ovvio che non sarai più tu l’unico uomo della sua vita. E poi…» risponde Annie, dandogli un bacio in guancia – calcando maggiormente sulle ultime due parole – sapendo perfettamente cosa vogliano dire e non essendo assolutamente d’accordo con lui; il dottor Ross sospira ancora ed annuisce, in fin dei conti quando lui si fidanzò con Annie avevano la stessa età della figlia, guarda la moglie e si morde le labbra notando un certo disappunto nei suoi occhi verdi, sapendo benissimo che non ha via di scampo. «E poi… sì, è quello che pensi, non sono proprio entusiasta del fatto che sia Tim Riggins il suo ragazzo.» ammette chiaramente.

Annie sospira ed incrocia le braccia al petto, guardando il marito dritto negli occhi. «Okay, Caleb, ammetto che nemmeno io condivido a pieno lo stile di vita dei fratelli Riggins e quindi se dovessi approvare Tim come ragazzo di mia figlia non lo approverei, ma so benissimo cosa abbia spinto quei ragazzi ad esser così, ma ciò non toglie che siano entrambi dei bravi ragazzi; inoltre sono del parere che tutto questo denigrarli da parte dell’intera Dillon sia oltremodo bigotto e meschino nei loro confronti, perché non hanno scelto che la loro vita andasse in questo modo. Lo sai benissimo quanto Walt abbia fatto schifo come marito e come padre e quanto Roxanne soffrisse per questo – perché lei lo amava veramente – e quanto cercasse di farlo diventare un uomo migliore per lei e soprattutto per i suoi figli, quanto cercasse di sopperire le mancanze paterne… ma purtroppo non è mai stata una donna forte ed è finita come sappiamo e di certo quei due ragazzi non hanno alcuna colpa. Io ti conosco, Caleb, so che tu non sei bigotto, per cui vorrei che dessi a nostra figlia ed a Tim una possibilità. Io ho fiducia in quei ragazzi e conosco Amy e so che sarà in grado di aiutarlo e renderlo migliore… vorrei lo facessi anche tu, amore mio.»

Caleb la guarda con un sorriso e gli occhi lucidi. «Hai ragione, Annie, darò loro una possibilità e sono certo che nostra figlia saprà renderlo migliore anche agli occhi di tutta la comunità.» risponde stringendola e baciandola, lei sorrise, lo stringe e ricambia. «Sapevo avresti capito. Ti amo, Caleb Ross.» cinguetta allegramente Annie facendolo sorridere. «Comunque che fosse stato Tim, Jason o qualsiasi altro ragazzo non sarebbe cambiato molto, vorrei poter essere per sempre io l’uomo della sua vita e proteggerla da tutto e tutti… ma è vero, la nostra bambina è cresciuta ed è giusto che faccia le sue esperienze.» afferma il medico, arrendendosi all’evidenza dei fatti, facendo sorridere ed annuire la moglie. «Sono fiera di te.» sussurra dolcemente, carezzandogli la guancia. «Vai a chiamare i ragazzi, io metto la cena a tavola.» gli dice ancora, sottintendendo che deve a sua figlia delle scuse.

Il medico sospira e raggiunge la camera della figlia, bussando alla porta chiusa ed attendendo con una certa inquietudine che questa venga aperta; Amy, controvoglia, si stacca dal bacio di Tim e va ad aprirla – mentre il ragazzo rimasto sul letto –  prende la penna e scribacchia qualcosa sul suo quaderno. «Ah sei tu!» afferma la ragazza con freddezza, trovandosi davanti il padre; l’uomo si sente ferito dal tono gelido di sua figlia, ma le sorride e la stringe, facendola un po’ indispettire, ma ella ricambia lo stesso la stretta paterna. «Sono venuto a chiamarvi, la cena è pronta.» annuncia Caleb, dando un bacio sulla guancia di sua figlia, rivolgendo poi un sorriso al ragazzo, che annuisce e si alza. «Grazie ancora, dottor Ross.» dice raggiungendoli ed uscendo dalla camera – sorridendo ad entrambi – e superandoli, precedendoli in cucina; l’ortopedico ricambia il sorriso poi guarda la sua bambina – che lo guarda in silenzio con un lieve disappunto – ed il suo sorriso si allarga ancora di più. «Scusa per oggi, piccola mia. Io vorrei che tu fossi per sempre la mia principessa e vorrei proteggerti da tutto e tutti per non farti mai soffrire, tuttavia sei ormai una donna ed è giusto che tu prenda la tua strada, facendo da sola le tue scelte; voglio solo che tu sia felice, tesoro, e se la tua felicità è accanto a Tim Riggins non te lo impedirò, sono certo che saprai aiutarlo e renderlo un ragazzo migliore, sono fiero di te e ti sosterrò e sarò sempre pronto a proteggerti, perché sei la mia bambina e ti amo immensamente.» le dice con sincerità e cuore aperto; Amy sorride e lo stringe più forte – sa benissimo che sua madre gli ha parlato – gli dà un bacio in guancia e sorride ancora di più. «Grazie per il tuo appoggio, papà e scusa anche tu per oggi. Anche se adesso sto con Tim tu rimarrai sempre il mio principe azzurro ed il mio primo grande amore. Anche io ti amo, papino.» risponde senza più rancore, Caleb sorride con gli occhi lucidi, le bacia la fronte con tutto il suo amore e lei sorride, baciandogli contemporaneamente la guancia ed abbracciati raggiungono la sala da pranzo per cenare – facendo sorridere Annie – nel vedere che si sono chiariti e riappacificati.

***

Dillon: venerdì 10 settembre 2006, stadio, h. 21:00

È finalmente finita la fervente attesa che, per una settimana, ha tenuto tutta Dillon in eccitazione, stasera è la gran sera: la prima partita del campionato di football e tutto è pronto e perfetto, lo stadio è gremito di spettatori pronti ad elogiare e veder vincere i propri campioni; a bordo campo l’atmosfera non è da meno e, mentre le ragazze pompon fanno il loro balletto iniziale, in panchina coach Taylor dà ai suoi giocatore le ultime dritte prima di scendere in campo, così come accade nella panchina avversaria. L’ingresso in campo dei Panthers viene acclamato dall’intera Dillon come se avessero già vinto, accompagnato dall’urlo ad un sol coro: «Go Panthers!» e quando l’arbitro fischia l’inizio della partita l’adrenalina pervade l’intera comunità. Jason Street annuncia la strategia e, ricevuta palla, il quarterback lancia il pallone e subito Smash lo aggancia, correndo velocemente nella End Zone avversaria, Tim Riggins – che sembra essersi del tutto ripreso dalla febbre del giorno prima – gli è dietro e placca ogni avversario gli si pari davanti per evitare che questi riescano a rubar palla al compagno, ma quando il full back è impegnato a placcare l’ennesimo avversario, Williams viene placcato a sua volta e perde palla, lesto il numero trentatré corre e la fa sua, non c’è avversario che tenga quando i due decidono di collaborare – mettendo da parte il loro quotidiani battibecchi e frecciatine al vetriolo – Tim Riggins come un carro armato, atterra letteralmente ogni avversario e guadagna di gran carriera la meta, segnando il primo touchdown della partita e dell’anno, regalando alla sua squadra i primi preziosi punti.

La partita riprende con l’attacco dei Westerby Chaps, che si dimostrano degli avversari capaci ed ostici, ma i Panthers non sono da meno e dimostrano grande spirito di squadra – rendendo orgoglioso coach Taylor – che dalla panchina gli urla di arrestare la corsa avversaria, gli undici giocatori azzurro e oro danno il 110% e riescono a rubare palla agli avversari sulla zona delle 50 yards, l’arbitro fischia il contropiede e l’azione dei Panthers ricomincia verso una nuova meta, decisi a mettere a segno altri sei preziosi punti ed accorciare le distanze e questa volta è il running back più veloce dell’intero Texas e mettere in meta il pallone, dimostrando di esser uno dei giocatori più forti di tutta l’America. Al terzo tempo la situazione è di parità e nessuna delle due formazione riesce a metter a segno altri punti per prevalere sull’altra, la tensione tra gli spalti è alta ed ogni abitante di Dillon prega che i propri ragazzi riescano a sbloccare il risultato e vincere, ma la partita sembra procedere in stallo mentre il tempo scorre via inesorabile e solo un miracolo può sbloccare il risultato prima che l’incontro finisca. I Panthers hanno guadagnato di nuova palla ed all’ennesimo potente lancio di Jason Street tutto l’attacco parte verso la End Zone dei Westerby, il cronometro segna ormai una manciata di secondi prima della fine e Tim Riggins e Brian Williams fanno letteralmente a botte con gli avversari pur di volare in meta, il full back ne atterra quanti più può, mentre il running back corre più velocemente di quanto abbia mai fatto in tutta la sua carriera e mentre il tempo scorre via inesorabile, un avversario tenta di atterrate Smash sulle 10 yards – ad un soffio dalla meta – Riggins però è più veloce, lo spinge via ed incita il compagno di colore a correre e raggiungere l’End Zone, Williams corre e si tuffa letteralmente mettendo a segno il touchdown della vittoria e Tim gli si tuffa addosso appena l’arbitro fischia la fine dell’incontro; i Panthers di Dillon hanno vinto la prima partita di campionato e, a stagione appena iniziata, si preannuncia un’annata carica di aspettative e di vittorie. «Ti sei meritato una birra da Alamo Freeze, cretino.» dice Tim al compagno sul quale sta ancora sopra. «Grazie, Riggs, ma ora se non ti dispiace togli il tuo amico dalla mie chiappe o te lo stacco.» risponde Williams serio ma divertito, Tim ride e si alza, porgendo la mano al compagno che l’afferra per alzarsi ed insieme raggiungono i compagni in panchina e, mentre Smash viene acclamato dai compagni, Tim si ritrova le braccia di Amily al collo ed un appassionato bacio – subito ricambiato – sulle labbra, mentre Allison sorride vedendo la sua migliore e guarda sottecchi il suo bel quarterback che ne incrocia lo sguardo e le sorride ed il sorriso della ragazza sin allarga ancora più; vorrebbe correre da lui anche lei, baciarlo ed urlare a tutti quanto lo ama, ma la sua timidezza, la presenza della ex fidanzata e l’intera comunità a guardare la frenano, ma le va bene così, avrà un’altra occasione per baciare ancora una volta quelle bellissime labbra roventi che la mandano ai matti. 

 

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 Angolo dell’Autrice: Darling eccoti qua il nuovo, tanto atteso secondo capitolo di questa nuova avventura, ce la cantiamo e suoniamo praticamente da sole nel nostro fandom – ma a noi va benissimo così – ed il perché lo sappiamo benissimo. ;P ci tenevo a ringraziarti per avermi fatto conoscere questo nuovo, fantastico ed entusiasmante mondo, che alla fine mi ha preso talmente poco da volerci scrivere su – buttandomi a capofitto su una nuova storia – fregandomene altamente di averne altre tra le mani, che come ben sai, sono delle belle gatte da pelare… ma sai anche benissimo che, se non mi complico la vita, non sono felice e lo sanno ormai anche bene i poveri disgraziati che hanno la sfiga di finire tra le mie mani –così come i tuoi lo sanno – ma queste siamo noi, tesoro, e sono felice di esser la tua Crudelia, Malefica mia! ♥

fisher bull⁽¹⁾: slitte da allenamento, in breve sono degli attrezzi con i quali i giocatori provano e migliorano i placcaggi. Lo trovate Qui

fisher comeback,⁽²⁾: anche quest’altro è un attrezzo usato per gli allenamenti, per intenderci lascio Qui il link, così lo vedete per averlo maggiormente chiaro, visto che da noi sono del tutto sconosciuti, così come il football stesso lo è.

 

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