Christmas Time di Sacchan_ (/viewuser.php?uid=82631)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dazai osamu/Nakajima Atsushi ***
Capitolo 2: *** Nakahara Chuuya/Nakajima Atsushi ***
Capitolo 3: *** Dazai Osamu/Sakunosuke Oda ***
Capitolo 4: *** Dazai Osamu/Nakajima Atsushi ***
Capitolo 1 *** Dazai osamu/Nakajima Atsushi ***
L'ennesima occhiata
all'orario
mostrato sul display del cellulare fece capire ad Atsushi che era
giunto il momento di rinunciare al suo intento e tornarsene a casa.
Il freddo pungente di
dicembre congelò il suo respiro
lasciandolo evaporare fuori dalle sue labbra, a nulla servì
la
sciarpa arrotolata al collo: con una temperatura così solo
una
coperta calda e un camino avrebbero dato sollievo.
Il nuovo arrivato
dell'Agenzia indietreggiò fino a toccare
con la schiena il portone dell'appartamento dove viveva la persona che
stava aspettando per poi scivolare a terra.
Sulle ginocchia teneva
sdraiato con cura un bouquet di fiori
confezionato con artemisie e dalie, dove al centro spiccava una grande
stella di natale, adornata da camelie rosse. La carta intonata e i
fiocchi contribuivano a tenerlo saldo, soprattutto a resistere alla
troppa forza con cui il ragazzo lo teneva involontariamente tra le
mani.
Nascosto tra le foglie vi era persino un bigliettino d'auguri, unito a
una dedica destinata proprio alla persona a cui era rivolta.
Atsushi
ripensò all'imbarazzo provato nel pomeriggio quando lo fece
confezionare alla commessa del negozio di fiori.
"Sono per la tua fidanzata?"
"Ah! Ehm, no... sono per un mio
collega, il mio superiore! Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ha
fatto per me!" Rispose imbarazzato, tradendosi soltanto grazie al
rossore sulle guance sicuramente non dovuto al freddo.
"Ho capito. Allora
lascia fare a me!"
La sua intenzione era
darglielo di persona, ma farlo in ufficio alla mercé di
tutti
era decisamente fuori discussione!
La signorina Yosano, Naomi e la
signorina Haruno non avrebbero perso l'occasione di fargli delle
domande in coro, mettendolo alle strette. Per non parlare del signor
Rampo, che avrebbe capito tutto all'istante, sfruttando le sue
ultra-deduzioni, costringendolo con il ricatto a comprargli ogni tipo
di
leccornia dolce da mangiare.
Ipotetizzando tutto
questo, Atsushi sospirò formando un'altra nuvoletta: venti minuti dopo mezzanotte
e del signor Dazai ancora nessuna traccia!
"Insomma dove si
sarà cacciato?" Lamentò ad alta
voce soffiandosi sulle mani.
Ormai era davvero sul punto di
rinunciare e tornarsene verso il suo appartamento; immaginò
Kyouka preoccupata davanti a una cena già fredda, forse non
era
proprio destino che il signor Dazai ricevesse quel misero regalo dalle
sue mani.
Un bouquet di fiori,
poi! Eppure quel
consiglio inaspettato, arrivato dalla persona più
inaspettata tra tutte non gli sembrò affatto
una pessima idea all'inizio.
Ma ora che lo girava e
rigirava tra le mani, visto l'andamento
delle cose, il pensiero di ritornare a casa e cestinare via quel misero
mazzo diventava sempre più persistente.
Eppure, quella mattina
entrando in ufficio, vedendo la signorina Haruno
affacendarsi nell'impacchettare tutte quelle scatole, la
curiosità fu così tanta che Atsushi stesso
sentì
il dovere di farle qualche domanda.
Perché lo
stava facendo? A che pro? Che significato aveva regalare qualcosa a
qualcuno, perché a Natale, poi?
Lui di Natale non ne
sapeva proprio nulla, all'orfanotrofio non si
festeggiava nessuna festività, di doni non ne aveva mai
ricevuti
perciò non poteva conoscere la sensazione di
felicità
trasmessa nell'atto del ricevere un regalo.
Fortunatamente la
signorina Haruno era davvero una donna dotata d'infinita pazienza!
"Oh, Atsushi! Andare in cerca di
un
regalo è la dimostrazione del tempo che hai perso per fare
felice una persona! Vedere l'emozione di chi lo riceve è un
momento magico e insostituibile. Possono esserci mille significati
dietro a un regalo, anche quello dell'esprimere qualcosa che a parole
non diresti mai! E ora, guarda! Questo è il tuo! Non
è
una sensazione bellissima riceverne uno?"
Così Atsushi si ritrovò un pacchetto color oro
tra
le mani e un sentimento di calore misto a gratitudine nel cuore.
Capì persino il comportamento di Kyouka quando il giorno
prima
rifiutò la sua compagnia nel fare acquisti per le vie del
centro
di Yokohama e il suo titubamento alla sera nello sviare le domande da
lui rivolte.
Comprese persino di
essere in ritardo rispetto agli altri, ma nulla era
perduto! Quel pomeriggio era la sua metà giornata libera ed
era
ancora in tempo per andare a cercare dei regali per tutti i membri
dell'Agenzia! Ebbe persino idee per tutti, ma Dazai... beh,
lui
era un enigma persino su questo!
Ancora dieci minuti e
poi me ne vado,
pensò il ragazzo volgendo lo sguardo al cielo. La notte era
fredda, ma con le nuvole spazzate via dal vento e un'aria molto
più secca le stelle risultavano ben visibili. Se si fosse
ammalato al punto tale da non potersi recare in ufficio avrebbe dato la
colpa a quell'inutile spreca-bende, mormorò a se stesso
socchiudendo gli occhi.
"Uh? Atsushi-kun?"
Gli occhi
eterocromatici del ragazzo si aprirono lentamente richiamati
da quella voce pari a una apparizione surreale. Ci volle qualche
secondo per mettere a fuoco la figura esile del suo superiore immobile,
sui primi gradini della tromba di scale. Se era finito ad addormentarsi
ancora non distingueva il sogno dalla realtà.
"Signor Dazai
è tardi! Dov'è stato finora?" Si
allarmò il giovane ricevendo soltanto un'occhiata
dubbiosa dal più grande.
"Ero fuori a bere,
c'è qualche problema con questo?" Rispose Dazai gesticolando
appena con una mano sollevata.
Atsushi
sollevò le spalle a disagio: effettivamente non era cosa
che gli competeva immischiarsi negli affari privati del suo mentore
dopo il lavoro, la domanda gli era semplicemente uscita spontanea senza
rifletterci; solo dopo si ricordò del bouquet di fiori
ancora
adagiato sulle sue gambe, ma come darglielo?
"Tu, piuttosto, mi hai
aspettato qui davanti fino adesso?" Gli
domandò Dazai curioso avvicinandosi di qualche passo,
infilandosi una mano in tasca alla ricerca della chiave per aprire la
porta del proprio appartamento.
Come risvegliatosi da
un sogno, Atsushi scattò in piedi come
solo lui sapeva fare; il mazzo di fiori stretto in pugno e premuto
contro il fianco.
Ora o mai
più!
"Ecco, tenga!"
Gridò a sguardo basso, spingendolo direttamente
nelle mani di Dazai, per poi chinare il busto in modo esagerato. "Mi
scusi se l'ho disturbata a un orario così tardi! Comunque,
se
non le piacciono i fiori o ne è allergico si senta libero di
buttarli via!"
Tutta l'ansia e la
trepidazione, incrementata dall'attesa di quel
momento, trovarono sfogo in quel modo, portando Atsushi a desiderare di
scappare via da lì. Anche perché non aveva alcuna
spiegazione da dare in merito al battito accelerato del suo cuore, ora
che lo aveva visto arrivare sano e salvo davanti al suo appartamento.
Peccato che uno
strattone ad altezza gomito bloccò la sua
immediata fuga, Atsushi si girò giusto in tempo per vedere
la
mano bendata di Dazai trattenerlo saldamente per un braccio.
"Aspetta." Lo
bloccò Dazai, portandolo a sussultare e desiderare
di sparire sotto terra.
Chissà perché non aveva
minimamente pensato alla probabilità che potesse verificarsi
una
situazione simile, come detective ne aveva ancora di strada da fare! Ma
Dazai spostò l'attenzione da lui al bouquet, alzandolo ad
altezza occhi per studiarlo attentamente.
"Mi stai forse facendo
credere che, dopo esser rimasto tutto questo
tempo ad aspettarmi per darmi questo, ora te ne andresti via
così?" Lo riprese, canzonandolo leggermente e lasciandolo
andare. Atsushi indietreggiò di qualche passo pensando a
come
rispondergli.
"Beh..."
L'interesse di Dazai
venne catturato dal bigliettino color rosa che
spuntava tra le foglie e i petali color carminio. Lentamente lo
estrasse per poi leggerne il contenuto, il tutto sotto lo sguardo
impensierito di Atsushi, che nulla poté fare se non restare
immobile e deglutire.
Il suo corpo
trovò rilassamento solo quando vide il suo
superiore sorridere al soggetto del foglietto, e meno male che tutta
l'agitazione stava lentamente scomparendo per davvero.
"Atsushi-kun, tu non
conosci il significato dei fiori, vero?"
Il ragazzo
spalancò appena gli occhi, aspettandosi di tutto
tranne che una domanda del genere.
Come al solito il signor Dazai si rendeva una persona indecifrabile e
ancora non capiva se era un
talento naturale o cosa.
"So che ogni fiore
simboleggia qualcosa, ma da qui a dire che ne
conosco il significato..." Rivelò Atsushi a disagio, per
niente
contento dell'aver messo in mostra un'altra sua lacuna di conoscenza.
Fortunatamente Dazai annuì soddisfatto, come se quella
risposta
appena ricevuta fosse del tutto superflua, poiché ne era
già a conoscenza.
"Sai, penso che chi ha
confezionato questa composizione per te abbia
esattamente capito cosa volevi dirmi." Rispose sorridente, stringendo
con cura i fiori all'altezza del petto.
Atsushi gli
riservò uno sguardo curioso e spaesato, in trepida attesa
nel capire dove il suo superiore volesse arrivare.
"Le dalie e le
artemisie significano riconoscenza e la stella di natale
è palesemente un augurio di buona fortuna..."
Spiegò
Dazai, facendo volutamente una pausa per indurre Atsushi ad ascoltarlo
con maggiore attenzione, evitando intenzionalmente di menzionare altro.
"E le camelie?"
Domandò timidamente Atsushi, iniziando a capire
che forse era proprio lì che voleva arrivare.
In effetti il sospetto
diventò realtà quando lo vide
sorridergli maliziosamente e indicare l'appartamento dietro di loro.
"Beh, per
quelle che ne dici di entrare e di scoprirlo da solo?"
L'anno scorso scrissi una serie
di flash/oneshot a tema Natale su BSD, ma non le pubblicai mai qui su
EFP; perciò quest'anno ho pensato: perché no?
Quest'anno rimedio e le pubblico anche su questa piattaforma! E poi
trovo adorabili le storie ambientate in questo periodo dell'anno, voi
no?
Anticipazioni del prossimo chapter:
Quante
probabilità potevano esistere per due persone, facente
parte di due fazioni completamente diverse, incontrarsi nel pomeriggio
inoltrato in una delle vie più trafficate della
città?
Tra tutti chissà perché il nuovo pupillo di
Dazai, quello
per cui Akutagawa sembrava nutrire un odio smisurato e che, a vederlo
così, non dimostrava poi quale forza eppure era stato in
grado
di metterlo al tappeto. L'aspetto di Nakajima Atsushi era veramente
quello della persona più pura e innocente che potesse mai
esistere sulla faccia della Terra, persino ora che lo fissava a occhi
sbarrati, con i muscoli leggermente tesi e un'espressione mista a
meraviglia e stupore sul volto.
Chuuya allentò le spalle, schioccando di poco la lingua.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Nakahara Chuuya/Nakajima Atsushi ***
Ogni qual volta che Nakahara
Chuuya si ritrovava nell'ufficio di Ougai
Mori, leader della Port Mafia, aveva sempre più
l'impressione di trovarsi sul posto sbagliato nel momento sbagliato.
Come era possibile che
l'uomo dal più alto rango della Mafia
finiva sempre per cedere ai piagnistei di una bambina saccente e
capricciosa come Elise?
Di per sé
il fatto che un uomo di mezza età come lui
desse retta a una ragazzina non rappresentava un grosso problema, fino
a quando la Port Mafia manteneva tale la reputazione che si era
aggiudicata nel corso degli anni, il problema si presentava quando
Mori, pur di non deludere la sua Elise, gliela
smollava appresso, riducendo così le urla della piccola.
Per l'ennesima volta
il membro esecutivo sacrificò il suo giorno
libero per portarla in giro al posto del suo superiore, alla ricerca di
preziose leccornie da divorare, tutte a tema natalizio visto il
particolare periodo dell'anno.
L'uomo
sospirò osservando il suo riflesso rifratto nello
specchio della vetrina di un negozio; quantomeno la piccola Elise
sembrava essersi calmata dopo aver visto tutti quegli addobbi
e quelle luminarie che percorrevano le vie del centro di Yokohama, per
non
parlare della carrellata di panettoni farciti, tronchetti, pandori e
omini di pan di zenzero.
Dicembre era un mese
problematico per tutti; ma per lui, i cui giorni
liberi si potevano contare sulle dita di una mano, trovare del tempo
per se stesso era davvero una rarità.
Inoltre non
disprezzava passeggiare per le vie della sua
città di tanto in tanto; anzi, gli dava la
possibilità di
apprezzarla in misura maggiore, persino in un momento così
frenetico come il periodo natalizio.
Chuuya
lasciò perdere quei pensieri e tornò a
focalizzarsi sulla piccola Elise quando, riprendendo a camminare,
sbatté involontariamente contro la spalla di qualcuno.
"Mi scusi... ah!"
Quante
probabilità potevano esistere per due persone, facente
parte di due fazioni completamente diverse, incontrarsi nel pomeriggio
inoltrato in una delle vie più trafficate della
città?
Tra tutti
chissà perché il nuovo pupillo di Dazai, quello
per cui Akutagawa sembrava nutrire un odio smisurato e che, a vederlo
così, non dimostrava poi quale forza, eppure era stato in
grado
di metterlo al tappeto. L'aspetto di Nakajima Atsushi era veramente
quello della persona più pura e innocente che potesse
esistere sulla faccia della Terra, persino ora che lo fissava a occhi
sbarrati, con i muscoli leggermente tesi e un'espressione mista a
meraviglia e stupore sul volto.
Chuuya
allentò le spalle, schioccando di poco la lingua.
"Rilassati, ragazzo.
Come vedi sono qui per conto mio e non in servizio. Non avrei nemmeno
il motivo per attaccarti ora."
La sua schiettezza
sembrò rilassarlo, al punto tale da fargli distendere il
viso.
"La ringrazio e mi
scusi. Mi ha solo preso di sprovvista."
Solo allora Chuuya
notò che le mani del ragazzo erano impegnate
a tenere delle buste, dalle quali facevano capolino diversi pacchettini
regalo.
Forse li
osservò perfino troppo intensamente dato che si
sentì domandare se anche lui si trovava lì per il
medesimo motivo.
Quante sciocchezze,
pensò Chuuya; alla Port Mafia non c'era certo il
tempo di poter farsi dei regali l'uno con l'altro -solo Mori riempiva
di doni Elise, ma quello lo faceva sempre, mica solo a Natale- tuttavia
non rispose, proprio per questo il neofita dell'Agenzia si
lasciò andare a qualche confidenza in più.
"Ho preso dei regali
quasi per tutti, mi manca solo quello per il
signor Dazai... ma lui è così difficile che sono
in alto
mare. Uhm, dato che lei è stato il suo ex-partner magari ha
dei
consigli da darmi?"
A quella domanda
Chuuya strabuzzò gli occhi fuori dalle orbite,
lo stesso Atsushi capì di aver osato chiedere troppo
iniziando a
ridacchiare nervosamente.
"Ragazzo, l'unica cosa
che regalerei a quell'idiota suicida sono solo due calci nel sedere."
Nakajima Atsushi si
grattò la nuca ancora più a disagio
contribuendo a far voltare il viso di Chuuya per trovare una scappatoia
a quella particolare situazione così imbarazzante.
Un negozio al di
là della strada attirò la sua attenzione,
grazie al suo via vai di clientela che entrava e usciva.
"Fiori..."
Mormorò sottovoce.
"Uh?"
"Dei fiori andranno
benissimo." Rispose focalizzandosi sulla gente
presente in negozio, piena di bouquet colorati tra le braccia. " In
realtà non hai bisogno di regalargli chissà cosa.
Qualsiasi regalo tu gli faccia sarà perfetto, dato che sei
tu a
darglielo."
Non fu sicuro che il
ragazzino capì esattamente cosa intendesse;
di sicuro aveva attirato la sua attenzione verso gli
allestimenti esposti in vetrina.
In quel momento Elise
gli si avvicinò tirandogli appena il
cappotto per avere la sua attenzione; Chuuya annuì e si
sistemò meglio il cappello in testa.
"Beh, per me
è ora di andare."
Non aspettò
un saluto o una risposta, anche perché il
ragazzo dell'Agenzia sembrò ancora preso nell'osservare il
negozio di fiori, indeciso se tentare o meno. Si era già
persino
allontanato di qualche passo quando la sua voce attirò
nuovamente la sua attenzione.
Ruotando di poco gli
occhi lo vide con il busto chinato appena nella sua direzione.
"Grazie e buone
feste."
Chuuya non gli
rispose, ma si limitò soltanto a scrollare le
spalle prima di attraversare la strada e sparire tra la folla.
Parole: 851
Anticipazioni del prossimo
capitolo:
"La tua memoria fa acqua come al solito, mio caro Odasaku. Charles
Dickens è l'autore di questo racconto; uno scrittore inglese
che, nella lettura occidentale, viene considerato uno dei
più
popolari."
L'uomo chiamato Osadaku alzò la mano in direzione del
barista per fargli notare che il suo bicchiere era vuoto.
"Perché lo stai leggendo?" Proseguì. "Che fine ha
fatto quel
volume sul suicidio che ti porti sempre appresso?"
Dazai sorrise voltandosi
leggermente verso l'amico, non proferendo parola ma lasciando che
quest'ultimo continuasse.
"Stai cercando di
entrare in pieno spirito natalizio?" Ironizzò
voltandosi verso le vetrate del bar dove era possibile vedere le
luminarie appese contro le abitazioni e le strade. "Tu non fai niente
per caso, e finora il Natale mai ti aveva toccato minimamente. Allora,
dimmi, perché ora sei qui accanto a me che leggi questo
libro?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Dazai Osamu/Sakunosuke Oda ***
Del Bar
Lupin
Dazai Osamu si
considerava ormai un cliente abituale; questo lo capiva persino quando,
sedendosi al solito posto centrale del bancone, il proprietario, unico
barman, gli faceva trovare pronto il suo whiskey
preferito annegato nel ghiaccio.
Dazai
lo ringraziava con un cenno del capo, poi prendeva in mano
il liquore, lo portava alla bocca e lo sorseggiava lentamente, infine
lasciava passare ore e ore immerso nei ricordi.
Quella
sera precedeva la vigilia di Natale, bere in quel bar era parte di un
rito che andava avanti da anni.
Ma
non era solo: accanto al bicchiere teneva un libro, uno di
quelli in formato tascabile, che si poteva tranquillamente nascondere
in una borsetta o nella tasca di un giubbotto esageratamente grande.
"A Christmas Carol?"
Sakunosuke
Oda, il membro dal rango più basso della Port Mafia,
fissava quel libro con occhi meravigliati, mentre portava alle labbra
il suo bicchiere e lo svuotava a piccoli sorsi.
Il
demone-prodigio della Port Mafia annuì soddisfatto della
risposta.
"Vedo
che sei preparato, Odasaku."
L'altro
alzò gli occhi al cielo nell'intento di ricordare qualcosa,
la mano destra intanto sfregava il mento.
"A
Christmas Carol di... mmm, Char... Charles..."
Il
nome dell'autore sembrò proprio non volere venir fuori dalla
sua bocca, fortunatamente Dazai gli andò immediatamente in
soccorso.
"La
tua memoria fa acqua come al solito, mio caro Odasaku. Charles
Dickens è l'autore di questo racconto; uno scrittore inglese
che, nella lettura occidentale, viene considerato uno dei
più
popolari."
L'uomo
chiamato Osadaku alzò la mano in direzione del barista per
fargli notare che il suo bicchiere era vuoto.
"Perché
lo stai leggendo?" Proseguì. "Che fine ha fatto quel
volume sul suicidio che ti porti sempre appresso?"
Dazai
sorrise voltandosi leggermente verso l'amico, non proferendo parola ma
lasciando che quest'ultimo continuasse.
"Stai
cercando di entrare in pieno spirito natalizio?" Ironizzò
voltandosi verso le vetrate del bar dove era possibile vedere le
luminarie appese sulle abitazioni e le strade. "Tu non fai niente
per caso, finora il Natale mai ti aveva toccato minimamente. Allora,
dimmi, perché ora sei qui accanto a me che leggi questo
libro?"
Dazai
non replicò immediatamente in quanto Odasaku aveva
colpito direttamente nel segno, da buon amico che
dimostrava ogni giorno di essere; però saper
anticipare le mosse e le frasi di coloro che gli ruotavano attorno era
da
sempre il suo maggior pregio e dono, cosa che lo aveva aiutato nella
sua ascesa al rango attuale.
Aspettava
soltanto che Odasaku gli desse il pretesto per tirarla fuori.
Rilassando
le spalle prese un respiro profondo, in attesa di riordinare le parole
nella mente.
"Lo
trovo un buon libro. Di quelli da leggere adesso, davanti al calore
di un camino. La storia di Ebezener Scrooge rappresenta perfettamente
l'avidità dell'uomo che sia applicata al denaro, al successo, al lavoro... ci
mostra come l'uomo sia un essere avido e assetato di
potere e la fine che sarà destinato a fare se percorre
quella
strada."
Rimarrà solo e
abbandonato da tutti, pensò il giovane
Esecutore lasciando il tempo all'amico di elaborare quanto appena
detto.
Odasaku però non
era il tipo di uomo che si poteva definire
avido, ma faceva parte della Mafia: chi nella Mafia non lo era?
Perciò poteva
comprendere.
"Cerchi una salvezza? Molto
spesso si dice che la risposta la si può trovare nei libri,
la stai cercando lì?"
Dazai scoppiò a
ridere di gusto: in realtà era felice, molto anche.
"Sapevo che non mi avresti
deluso." Rispose solenne spingendo via il
bicchiere, lasciando sì che il barman lo recuperasse per
lavarlo. "Del resto sei l'unico che riesce a capirmi fino in
fondo. Non so se cerco esattamente una salvezza, come la chiami tu, ma
mi sono trovato a immaginare i miei spiriti del passato, del presente e
del futuro come guide. E sono certo che il mio spirito del Natale
passato sarebbe me stesso da bambino, pronto a ricordarmi i motivi per
cui sono entrato nella Port Mafia."
Odasaku lo guardò
interessato, poggiando il palmo della mano sul
mento, dimenticando persino il suo secondo bicchiere ordinato apposta
per sopportare Dazai quando si trovava in vena di sproloquiare.
"Poi ho fantasticato su chi
potesse essere il mio spirito del Natale presente e non posso fare a
meno di pensare a te."
Odasaku spalancò
gli occhi nel sentire quella frase, era incredulo che Dazai parlasse
davvero così.
"Saresti sempre pronto a
mostrarmi la verità delle cose"
Gesticolò lui con un dito. "Facendomi aprire gli occhi
persino su
ciò che non vedo."
Al tuttofare della Port Mafia
scappò una risatina per
l'imbarazzo; in realtà era preoccupato perché per
Dazai
lasciarsi andare a confidenze in quel modo era qualcosa del tutto
anormale.
"Per ultimo penso allo
spirito del Natale futuro e tutto mi diventa nero."
Ora Odasaku fu certo che il
suo iniziale sospetto diventò
realtà: quella era una delle sere dove Dazai necessitava di
una
mano per sostenersi, ma conscio anche del suo ruolo di giovane
Esecuotore non l'avrebbe mai
chiesta direttamente, tantomeno a un suo subordinato. Lui si trovava
lì apposta per dargliela.
"Ti stai sbagliando. Il
racconto di Charles Dickens ci mostra che non
è mai troppo tardi mutare se stessi, perché
migliorandoci
possiamo cambiare la visione che gli altri hanno di noi e farci
trasformare in meglio. Perciò, se ci pensi, nemmeno il tuo
futuro è nero come lo vedi."
Il viso di Dazai Osamu
finalmente si rilassò, eliminando
quell'aura austera che la sua posizione nella Mafia gli imponeva,
mostrandone una molto più gioviale,
facendo risaltare i suoi soli diciotto anni di età.
"Vai sempre oltre le mie
aspettative, Odasaku."
Quattro anni dopo, nella sera che precedeva la vigilia di
Natale, il detective della Agenzia Armata Investigativa si
trovava nuovamente in quello stesso bar, munito dello stesso libro di
allora. Ma nella sedia alla sua destra la persona che fu il suo
migliore amico, capace di risollevargli il morale, non faceva
più parte del suo mondo.
"Ciò nonostante continuo ancora a chiedermi chi
possa mostrarmi
il mio futuro, caro Odasaku." Mormorò a se stesso, conscio
che
nessuno poteva sentirlo.
Solo un movimento alle sue spalle attirò la sua
attenzione:
Dazai Osamu si voltò appena in tempo per scorgere il viso
affannato e senza fiato del suo nuovo sottoposto.
"Dazai-san!"
Parole: 995
Anticipazioni del prossimo
capitolo:
"Hai
scelto quella sedia."
Mormorò ancora stupefatto e Atsushi lo guardò non
capendo. "Voglio dire... potevi scegliere di sederti ovunque, di non
sederti affatto, oppure di andartene, ma tu hai scelto proprio quella
sedia!"
Staccando gli occhi da
lui il più giovane preferì
guardarsi le mani ancora strette a pugno e solo allora notò
un
bicchiere ripieno di liquore intoccato e un libro poggiato
lì a
fianco. Era un libro di letteratura straniera, non l'aveva mai letto,
ne era sicuro, eppure il titolo non gli era nuovo; forse gli era
capitato di trovarne una copia nella biblioteca del suo orfanotrofio.
Già, là c'erano tanti libri.
"Non capisco..."
Mormorò ancora assorto, non in risposta al suo superiore ma
per la situazione in generale.
Dazai prese un sorso dal
suo bicchiere, scrollando di poco le spalle.
"Non serve che tu lo
faccia." Lo rassicurò. "Davvero."
Lo sguardo di Atsushi si
spostò dalle sue mani a lui, che
assaporava con gusto il suo liquore, fino al bicchiere che
sembrò non appartenere a nessuno e al romanzo che apparve
messo
lì per un motivo preciso. Collegò tutto questo e
qualcosa
nacque nella sua mente, forse era qualcosa di azzardato da dire, ma...
doveva provare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Dazai Osamu/Nakajima Atsushi ***
Solo un
movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione:
Dazai Osamu si voltò appena in tempo per scorgere il viso
affannato e senza fiato del suo nuovo sottoposto.
"Dazai-san!"
Di tutte le persone che conosceva Nakajima Atsushi era di
sicuro quella
più facile da leggere tra loro; non che per lui, ex Demone
Prodigio della Port Mafia, ci fossero particolari
difficoltà, ma
il ragazzo in questione mostrava sempre una naturalezza disarmante, di
quelle capaci di strapparti un sorriso per la loro
genuinità.
Soprattutto quando poi si gli si presentava davanti armato
di quello
sguardo misto tra il terrorizzato, lo spaesato e lo smarrito,
accompagnato dall'immancabile fiatone per aver corso da destra a
sinistra.
"Atsushi-kun! Sembra che finalmente tu mi abbia trovato!"
Esordì, soffocando quella voglia di ridere e prenderlo
in giro.
Il ragazzo sollevò le spalle drizzandosi sulla
schiena.
"Signor Dazai è tardi! Perché non
torna nel suo appartamento?"
L'uomo non riuscì a trattenersi e
portò
le nocche delle dita alle labbra; non rise per non sbigottirlo
ulteriormente, ma contenersi gli costò davvero parecchia
fatica.
"Sto solo bevendo qualcosa da solo, c'è qualche
problema con questo?"
Le braccia di Atsushi tornarono subito ad afflosciarsi
contro i fianchi.
"E me lo dice così? Come se non fosse un
problema?"
Mormorò ad alta voce demoralizzato, ripercorrendo con la
mente
tutta la fatica fatta per cercarlo e ringraziando mentalmente Kunikida
per essergli andato in soccorso, dandogli quella soffiata su quel bar
sito nei bassifondi delle strade di Yokohama.
Dazai poté solo immaginare tutta la fatica e lo
stress di cui il
ragazzo si era fatto carico per riuscire a scovarlo, ma non si sentiva
in colpa. Al contrario, trovava la cosa estremamente divertente.
"Beh, visto che ora sei qui, che ne dici di farmi
compagnia?"
Gli occhi di Atsushi si spalancarono più del
possibile:
da un punto di vista esterno non c'era nulla di male in quella domanda,
anzi fu la cosa più naturale che qualcuno avrebbe potuto
chiedere. Ma il signor Dazai era un enigma vivente, un calcolatore nato
e ogni sua parola e azione venivano prese in considerazione come un
secondo fine; Atsushi lo aveva imparato standogli accanto
perciò
avvertì un senso di spiazzamento e di stupore, al punto tale
da
non riuscire a dargli una risposta immediata.
"Mmm..."
Disagio era ciò che provava. Averlo trovato era
già
abbastanza per lui, ma restare anche in sua compagnia, per giunta in un
bar a bere, era qualcosa di davvero inaspettato.
"Dai! Ti assicuro che in questo bar servono anche
analcolici." Lo
esortò nuovamente l'altro, mostrando ancora quella
disinvoltura
che tutto sembrò tranne che sincera. Allora, il
più piccolo,
annuì e adocchiò il primo sgabello libero,
sedendosi
lentamente sopra, sollevando le mani e poggiandole entrambe con i pugni
chiusi sopra il legno del bancone.
"Dunque..." Iniziò a parlare nuovamente in
imbarazzo, per poi notare di non essere ascoltato.
Stranamente il signor Dazai gli apparve sorpreso.
"Hai scelto quella
sedia."
Mormorò ancora stupefatto e Atsushi lo guardò non
capendo. "Voglio dire... potevi scegliere di sederti ovunque, di non
sederti affatto, oppure di andartene, ma tu hai scelto proprio quella
sedia!"
Staccando gli occhi da lui il nuovo arrivato dell'Agenzia
preferì
guardarsi le mani, solo allora notò un
bicchiere ripieno di liquore intoccato e un libro poggiato
lì a
fianco.
Era un libro di letteratura straniera, non l'aveva mai
letto,
ne era sicuro, eppure il titolo non gli era nuovo; forse gli era
capitato di trovarne una copia nella biblioteca del suo orfanotrofio.
Già, là c'erano tanti libri.
"Non capisco..." Mormorò ancora assorto, non in
risposta al suo superiore, ma per la situazione in generale.
Dazai prese un sorso dal suo bicchiere, scrollando di poco
le spalle.
"Non serve che tu lo faccia." Lo rassicurò.
"Davvero."
Lo sguardo di Atsushi si spostò dalle sue mani a
lui, fino al bicchiere che
sembrò non appartenere a nessuno e al romanzo che pareva
messo
lì per un motivo preciso. Collegò tutto questo e
qualcosa
nacque nella sua mente, forse era qualcosa di azzardato da dire, ma...
doveva provare.
"Qui si sedeva forse quella persona di cui mi ha parlato
quella volta al cimitero?"
In un primo momento non ricevette risposta, ma solo un
fruscio
proveniente dalla sua sinistra. Le braccia di Dazai si piegarono e le
mani ora sostenevano il mento in una postura completamente interessata.
"Che cosa te lo fa pensare?"
Era certo che non ci sarebbe stata alcuna risposta diretta,
era
consapevole persino che avrebbe finito per mettersi ancora
più
in difficoltà in quella situazione, però non
poteva
nemmeno scappare: che figura ci avrebbe mai fatto? Dove erano finiti i
suoi propositi di affrontare tutto di petto?
La via della sincerità non era forse la
più facile da percorrere?
"Beh, il tono che ha usato adesso è lo stesso che
usò allora." Gli fece notare, sottolineando come la sua voce
tendeva sempre
a diventare più malinconica e dolce quando ricordava quella
persona.
Finalmente Dazai rise con gusto, spazzando via quella
nostalgia che
lo aveva portato quella sera a rifugiarsi in quel bar pieno di ricordi
legati al suo passato. Accanto a lui il suo subordinato continuava a
guardarlo con la bocca semiaperta, sperando di non aver riaperto ferite
ancora schiuse. "Se ti dicessi che è così, che la
persona che si sedeva
su quella sedia è effettivamente chi stiamo parlando che
cosa
faresti?" Gli domandò fissandolo intensamente negli occhi;
in
verità l'invito a restare era partito solamente con
l'intenzione
di giocare un po' con lui, di studiare le sue reazioni, di metterlo in
imbarazzo perché lo trovava carino vederlo nel panico, ma
non
voleva spingersi oltre.
Forse anche Atsushi andava oltre le sue
aspettative e la risposta che ne sarebbe seguita avrebbe determinato la
verità su questo.
E a capo chino, con le palpebre che si disturbavano tra il
libro e
l'evitare il contatto visivo, Atsushi soffiò delicatamente
la sua
opinione.
"Mi chiederei se avessi il diritto di stare qui."
La musica del locale si spense e le luci si affievolirono,
guardandosi
attorno Dazai notò che la maggior parte dei clienti se ne
era
già andata e che il proprietario del bar aveva
già
iniziato a spazzare il pavimento e pulire i tavoli. Effettivamente
l'orologio, che segnava ormai l'una di notte, metteva in mostra anche
l'orario
di chiusura.
Alzandosi lasciò scivolare sul banco delle
banconote per pagare, facendo un cenno al proprietario che di
lì
a poco se ne sarebbero andati anche loro due.
"Un'ottima risposta, Atsushi. Chissà magari in
futuro avremo
modo di riparlarne meglio. Sarebbe davvero interessante se lo
facessimo. Oh, a proposito del libro: è tuo, te lo regalo."
Alzandosi in fretta per seguirlo il ragazzo
afferrò il volume in
questione e salutò il padrone del bar con un piccolo
inchino,
raggiunse infine Dazai fuori trovandolo sotto una delle luminarie
addobbate
per Natale, qualche fiocco di neve cadeva dal cielo sciogliendosi a
terra a contatto con l'asfalto.
Dopotutto era dicembre, uno dei mesi più gelidi
dell'anno.
"Aspetti! Come sa che non ho mai letto questo libro prima
d'ora?"
Dazai gli sorrise, nascondendo le mani nelle tasche
dell'impermeabile per proteggerle dal freddo.
"Non lo sapevo. L'ho semplicemente intuito, sappiamo tutti
che ti piace
leggere."
Atsushi lo girò e rigirò tra le mani
più
di una volta, ammirandone la copertina e sfogliandone qualche pagina,
lasciandole scorrere sotto i suoi polpastrelli.
"Andiamo ora? Fa
davvero freddo stanotte, poi sono curioso di vedere quale regalo hai
scelto per me."
Se possibile la candida pelle di Atsushi si
colorò di rosso più di quanto il gelo potesse
fare.
E poi il mazzo di fiori, con tanto di dedica a lui
destinato, lo aveva
lasciato al sicuro in un vaso dentro al suo appartamento. Significava
che per darglielo doveva invitarlo dentro?
Parole: 1253
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3874070
|