Sui Generis

di SSJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'intervallo (Romantico) ***
Capitolo 2: *** L'intervallo, 2 (Comico) ***
Capitolo 3: *** L'intervallo, 3 (Horror) ***
Capitolo 4: *** Casus Belli (Storico) ***
Capitolo 5: *** Donne (introspettivo) ***
Capitolo 6: *** Di ciano, auguri e autocertificazioni... (Demenziale) ***
Capitolo 7: *** Gioie della vita (sentimentale) ***
Capitolo 8: *** Il telefono è morto (triste) ***
Capitolo 9: *** Quindici secondi (drammatico) ***



Capitolo 1
*** L'intervallo (Romantico) ***



L’intervallo (Romantico)
 
La campanella suona vivace.
Come un fiume in piena, gli studenti affollano i corridoi e si riversano giù per le scale e poi fuori, nel cortile, per godersi i quindici minuti d’intervallo che viene ogni giorno concesso loro.
Lei e io rimaniamo in classe. Chiudiamo la porta e ci baciamo.
“Li hai?” mi domanda sensuale.
“Sì.”
“Scrivania prof?”
“Perché no…”
Si sfila gli slip da sotto la gonna e si siede sul bordo della cattedra.
Ci abbracciamo.
Avvinghia le gambe al mio bacino, accogliendomi dentro di sé con un sospiro.
‘Ti amo, bambina.’
Il piacere pervade il mio corpo, poco prima che la campanella suoni di nuovo la fine dell’intervallo.
 

***

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Capitolo 2
*** L'intervallo, 2 (Comico) ***


L’intervallo (Comico)
 

La campanella suona: intervallo.
Tutti si fiondano in cortile, a consumare merendine all’olio di palma e a scambiarsi le figurine dei Pokemon.
Io e Gisberta rimaniamo in classe.
Mi bacia e sul suo viso compare un’espressione leggermente interrogativa.
“Scusa, ieri sera zuppa di cipolle,” confesso imbarazzato.
“Fa niente. Scrivania prof?”
“OK.”
Si leva le mutande da sotto la gonna e si siede sul bordo della cattedra.
Ci abbracciamo.
Il tavolo cigola e, pochi istanti dopo, cede sotto il nostro peso, rovinandoci a terra.
Lei ha addirittura due unghie rotte, io ho il ciuffo di capelli completamente sfatto. Una catastrofe.
La cattedra è distrutta.
La campanella suona segnando la nostra fine.
 


 
***

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Capitolo 3
*** L'intervallo, 3 (Horror) ***



L’intervallo, 3 (Horror)
 

Un suono sinistro segna l’inizio dell’intervallo.
Tutti si accalcano verso l’uscita.
Io e lei rimaniamo soli.
Ha una strana luce negli occhi, oggi.
Mi avvicino, cercando d’intuire le sue aspettative.
“Ti voglio.”
Sorrido soddisfatto ed estraggo un preservativo dal portafoglio.
“No, non metterlo. Spogliati completamente,” mi ordina.
“Eh? Sei matta? Mica abbiamo così tanto tempo!”
“Lo so, ma io ho fame adesso.”
Non ho il tempo di reagire. Con degli artigli affilatissimi mi strappa tutti i vestiti di dosso.
Spalanca la bocca, piena di migliaia di denti aguzzi. Tento di scappare, ma i suoi denti lacerano la mia carne facendomi urlare di dolore.
Suona la campanella.
Troppo tardi, merenda conclusa.
 


***

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Capitolo 4
*** Casus Belli (Storico) ***


Casus belli (Storico)
 
 

Guidato più dall’impulso che dalla ragione, scelse di risvegliare il mastino assopito.
L’odio verso l’Impero lo aveva reso tanto cieco da non permettergli di capire che il sentimento non fosse altrettanto condiviso. La conquista di Sagunto, tradimento eclatante del Trattato dell’Ebro, lo inebriò a tal punto che decise di marciare su Roma.
Ma scatenare una guerra contro chi l’arte bellica l’aveva inventata non fu la strategia migliore che il giovane Annibale potesse seguire.
Quando dodici anni dopo vide rotolare davanti a sé la testa del fratello, capì che il suo sogno di liberazione, o piuttosto di conquista, era fallito e che l’ora di tornare a difendere Cartagine era ormai giunta.
 
 
***
 

N.c.A: La seconda guerra Punica iniziò proprio dalla presa di Sagunto (219 a. C.), città spagnola assediata per ben 8 mesi dal giovane Annibale e da lui conquistata, ignorando il Patto dell’Ebro. Quest’ultimo era un trattato in cui Roma imponeva a Cartagine (rappresentata da Asdrubale il vecchio, cognato di Annibale) di non espandersi a nord dell’Ebro. Ma Annibale, che fin da piccolo era stato ‘istruito’ all’odio verso Roma, scelse di attaccare la roccaforte, più come gesto provocatorio, che come reale interesse nella conquista. Il successo lo inebriò e decise di liberare gli Italici dal potere dell’impero.  Partì con gli elefanti e varcò le Alpi.
In dodici anni di guerre, battaglie e morti (centinaia di migliaia) riuscì ad arrivare in Puglia. Poi chiese aiuto al fratello minore (Asdrubale Barca) il quale lasciò la Spagna e accorse in suo aiuto con 56000 uomini. Morirono tutti in un’epica battaglia sul fiume Metauro (nelle Marche), dove lo stesso Asdrubale perse la vita e gli fu tagliata la testa, fatta pervenire ad Annibale.
Ho letto che il comandante cartaginese fece un errore enorme, nell’affrontare questa conquista della penisola italica.
Era convinto che il suo odio verso Roma fosse condiviso dal popolo italico e che quindi le popolazioni conquistate a cui lui voleva dare la ‘libertà’ lo aiutassero nella sua impresa. Invece poche città risultarono essergli riconoscenti, mentre la maggior parte della penisola non era per niente insoddisfatta del governo di Roma.
Per questo non gli fu possibile raggiungere il suo obiettivo.
Infine.
Annibale dovette correre in aiuto di Cartagine, lasciando l’Italia, ma fu tutto inutile. Cartagine cadde pochi anni dopo sotto l’assedio dei romani che la sottomisero definitivamente.

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Capitolo 5
*** Donne (introspettivo) ***


Donne (Introspettivo)


Delicate, forti, fragili, tenaci, ricche, emotive, pazienti, intelligenti, argute, romantiche, diplomatiche, insegnanti, economiste, casalinghe, cuoche, baby sitter, sarte, psicologhe, pediatre, infermiere, mamme, nonne, figlie, nipoti, mogli, amanti.
A volte tutte concentrate in un’unica persona capace, nella stessa giornata, di essere triste, felice, arrabbiata, allegra, preoccupata, rilassata, serena, infuriata, sconsolata, orgogliosa, ma in grado di regalare sempre un sorriso.
Amarvi, desideravi, donarvi piacere, regalarvi un fiore, o rubarvi un bacio, per un uomo sono i motivi per cui vale la pena vivere.
E siete belle, anche quando piangete, quando dormite o quando vivete ogni singolo istante della vostra meravigliosa vita.
Siete la più semplice ma importante parola del mondo.
Donne.

***


NA: Auguri a tutte le donne, siete meravigliose.

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Capitolo 6
*** Di ciano, auguri e autocertificazioni... (Demenziale) ***



Di ciano, auguri e autocertificazioni... (Demenziale)



“Maaaaaaax! Ci sei?”
“Lukas?! Cosa fai qui? Perché non sei a casa?”
“Firmi il biglietto per Kim?”
“E non potevi spedirmelo per mail?”
“No, se me lo ritornavi firmato non potevo stamparlo. Mi è finito il ciano e stampare in sfumature di grigio fa un po’ Christian Grey e poi un biglietto di auguri senza colori… Insomma non è un funer…
“OK, Lukas, bloccati. Te lo firmo ‘sto biglietto, basta che poi torni a casa e non esci più, se non per estrema necessità, ok?”
“Questa era estrema necessità… Ho anche l’autocertificazione, guarda!”
Gliela passo assieme al biglietto da firmare.
“Lu, ‘ho finito il ciano’ non è una buona motivazione.”
 
***

NA: Anche se ho ispirazione azzerata e il periodo non è proprio il top per scrivere, ho voluto comunque mantenere una promessa fatta tempo fa. Tanti auguri Kim per i tuoi 10 anni su Efp.
PS: Gli auguri sono anche da parte di Yonoi, visto che Max e Lukas sono personaggi di nostra invenzione.
Alla prox!
SSJD



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Capitolo 7
*** Gioie della vita (sentimentale) ***




Gioie della vita
 
La vita è come andare in bicicletta:
se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.
(A. Einstein)
 

Ricordo ancora il giorno in cui mi accovacciai a fianco a te. Le lacrime agli occhi e la tua voce ferma a consolarmi.
“È ora che impari ad andare senza rotelle, altrimenti non arriverai mai lontano.”
“Ma io non sono capace!” risposi arrabbiato.
Deponesti le chiavi nella tua cassetta degli attrezzi e gettasti le rotelle ormai consunte nella spazzatura.
“Andiamo, ti insegno io.”
Ricordo la tua costante presenza al mio fianco, la tua mano solida sotto il sellino, ad assicurarmi l’equilibrio necessario per evitare rovinose cadute.
Quando finalmente riuscii a pedalare da solo, sentii la tua presa rilassarsi.
“Guarda sempre davanti!” mi gridasti orgoglioso mentre mi allontanavo, finalmente sorridente.
 
 
 
Ora sono qui, centinaia di migliaia di chilometri dopo quel giorno. Davanti a me un paesaggio mozzafiato.
La salita è stata dura, ma la soddisfazione di una vista senza fine, sulle montagne innevate, ripaga il mio sforzo.
Vorrei che tu fossi qui a dirmi ancora una volta di coprirmi, prima di iniziare la discesa.
Non ho scordato i tuoi insegnamenti. Guardare avanti, sempre.
Da piccolo non potevo capire quanto questa fosse una metafora della vita.
Anche se ora siamo lontani, so che più mi approssimo alla cima, più ti sento vicino.
Grazie per avermi insegnato a praticare questo sport, che per molti è fatica, ma per me è pura gioia.
 
 
****

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Capitolo 8
*** Il telefono è morto (triste) ***


Il telefono è morto.
 
 
Al funerale verranno tutti: caricabatteria, auricolari, custodia. Addirittura, la pellicola di ricambio protettiva dello schermo ha detto che parteciperà.
Niente lacrime.
Solo tanta tristezza per gli anni di onorato servizio trascorsi assieme, come suoi ausiliari.
Il caricabatteria si raggomitolerà in un angolo, sentendosi ormai inutile e perso.
Gli auricolari verranno solo per far presenza: a loro non è mai importato molto a quale Bluetooth fossero collegati.
La custodia arriverà, nel suo abito rosso vermiglio, assieme alla pellicola protettiva, che cercherà di consolarla, dicendole che non è stata colpa sua.
Saranno tutti riuniti, proprio come una volta, quando erano felici, nuovi e utili.
 
***
 
Il trillo incessante li disturbava in continuazione: ma perché nessuno si degnava di rispondere?
E sì che la suoneria era impostata a un volume che andava da alto a estremamente fastidioso.
Il telefono squillava tutto il giorno e il caricatore si chiedeva perché fosse ancora attaccato alla corrente, con la ricarica al massimo delle sue potenzialità.
La custodia si lamentava del fatto che, se il telefono fosse stato collegato al Bluetooth, almeno la suoneria se la sarebbero sorbita gli auricolari.
Un incubo.
Solo verso sera era arrivato il proprietario del dannato smartphone e, dopo averlo letteralmente ‘reciso’ dal caricabatteria, aveva risposto incastrando il telefono tra orecchio e spalla.
 
***
 
“Hey, no, aspetta, cosa stai facendo? Hey, dico a te, stupido scemo! Perché ci stai riponendo in questo sacchetto puzzolente? È solo il cellulare che è morto, noi potremmo essere ancora utili!
No, aspetta, non gettare tutto nella spazzatura! Non sai che un telefono va nella differenziata? E poi perché butti anche noi? Se il tuo stupido telefono è morto è solo per colpa tua, così impari a farlo cadere nel gabinetto! Ma noi? Noi cosa c’entriamo? Questo è il riconoscimento per tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi anni? Mai avremmo pensato di dover partecipare al nostro stesso funerale…”
 
 
Fine
 

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Capitolo 9
*** Quindici secondi (drammatico) ***


«Ci è voluto solo un istante perché gli staccassero la testa, ma la Francia non ne avrà una così neanche in un secolo.»
J. L. Lagrange
 
Quindici secondi
 
“Tradimento, Monsieur? Che accusa infamante, non siete più un esattore”.
Meste parole gettate al vento.
Il suo interlocutore aveva la mente palesemente rivolta a tutt’altro, rispetto al verdetto di condanna a morte appena inflittogli.
Che la Francia lo reputasse un traditore era nulla confronto alla minaccia che la storia non lo ricordasse come scienziato.
Guardò il suo fidato e triste collaboratore e disse:
“Amico mio, il giorno in cui la mia testa verrà recisa, costringerò il mio cervello a battere ancora le ciglia. Voi dovrete annotare per quanti secondi continuerò a farlo”.
L’uomo fece cenno positivo col capo.
“Lo farò, Monsieur Lavoisier,” confermò il fedele aiutante in lacrime.
 
Fine
 
 
N.C.A.: l’8 maggio 1794, in Francia venne giustiziato mediante ghigliottina il più grande chimico della storia: Lavoisier.
La sua condanna a morte mise fine al lunghissimo lavoro di ricerca e scoperte, che ancora oggi sono la base della chimica moderna.
Fu condannato perché, per finanziare le sue ricerche, aveva dovuto accettare l’incarico di esattore delle tasse: lavoro non propriamente ‘popolare’ nel periodo della Rivoluzione Francese.
Da qui la condanna come ‘traditore del popolo’.
La vicenda che ho raccontato credo sia più una leggenda che un dato di fatto, ma mi affascinava l’idea di un uomo che per dimostrare di essere più interessato alla scienza che alla politica del suo paese, avesse deciso di donare questo ultimo esperimento all’umanità. 
 
 
 
 
 

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