Neurotic

di One_Di
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** 1. Un luogo di pace ***
Capitolo 3: *** 2.Non andrà bene ***
Capitolo 4: *** 3.Warriors ***
Capitolo 5: *** 4. Il suo ragazzo ***
Capitolo 6: *** 5. Ricominciamo ***
Capitolo 7: *** 6. Il tuo cognome? ***
Capitolo 8: *** 7. Non posso andare via ***
Capitolo 9: *** 8. Togliti di mezzo! ***
Capitolo 10: *** 9. Autodifesa ***
Capitolo 11: *** 10. E' il tuo ragazzo? ***
Capitolo 12: *** 11. Devo parlarti ***
Capitolo 13: *** 12. Non farti più vedere! ***
Capitolo 14: *** 13. Torna qui ***
Capitolo 15: *** 14. Fotografia ***
Capitolo 16: *** 15. Non sono pazza! ***
Capitolo 17: *** 16. Nuova coppia ***
Capitolo 18: *** 17. Al diavolo! ***
Capitolo 19: *** 18. Uno strano effetto ***
Capitolo 20: *** 19. Mi spaventa ***
Capitolo 21: *** Wattpad ***



Capitolo 1
*** Premessa ***



                                                                                                                             
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Salve a tutti! Prima di cominciare a leggere questo libro (molto autobiografico per quanto riguarda le caratteristiche della protagonista), mi sento in dovere di fare una piccolissima premessa, per evitare fraintendimenti futuri. Anche perché l'argomento che tratterò potrà sembrare molto simile alla realtà di oggi, anche se in verità non lo è affatto. 

-Premetto di non essere una ragazza malata mentale, poi capirete il perché (certo qualche disturbo sì, ma nulla di preoccupante).

-Premetto di non avercela con alcuna religione, razza, etnia o altro, il libro è solo a scopo di intrattenimento.

-Premetto che il contenuto non ha nulla a che vedere con le vicende attuali che non starò qui ad elencare.

Detto questo armatevi di coraggio e di tanta voglia, spero davvero che vi piaccia, anche perché io ne sono già innamorata. E ricordate che con me nulla è dato per scontato, tante sorprese vi attendono durante tutto il libro. Buona lettura! E ricordate che vi voglio bene ❤️

 

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Capitolo 2
*** 1. Un luogo di pace ***


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20 Novembre 2018

"Non abbiate più alcuna paura! Con i nuovi programmi di sicurezza potrete dormire sonni tranquilli! Presto non dovrete più temere ad uscire di casa! Detroit tornerà ad essere un luogo di pace."

Era la millesima volta che quelle parole risuonavano in tutti i telegiornali della zona.

Detroit, una città in cui la malavita aveva preso il sopravvento, era la mia città.

Potevamo stare tranquilli, certo, se solo avessero preso le misure di sicurezza di cui lassù al governo andavano tanto fieri.

La minaccia di cui si parlava da ormai troppo tempo era un gruppo degli assassini che, per l'amor del cielo, non ammazzavano chiunque, ma avevano delle vittime prestabilite: sicari.

Persone ben addestrate, le quali si macchiavano la pelle per denaro. Uccidere per soldi, e qui ricadeva parte della mia critica: psicopatici.

Per loro il denaro era l'unico valore fondamentale per cui valeva la pena togliere la vita, non conoscevano nulla del rispetto, della libertà ed altri sentimenti che ogni giorno influenzavano la vita mia e di altre migliaia di persone che vivevano in quella città.

E intanto pregavo giorno e notte di non trovarmi mai sul loro cammino o di non essere qualche loro vittima innocente, il che capitava spesso.

Le persone sparivano continuamente e per quelle ritrovate purtroppo, non c'era mai stato nulla da fare.

Il mio nome era Alexis Moore, ma gli amici mi chiamavano Ellis, per via del mio amore incondizionato verso Emily Brönte. 
Il suo libro accompagnava sempre le mie giornate, era come un porta fortuna, lo portavo dietro ovunque andassi.

La mia vita era stata segnata da molti alti e bassi, più bassi che alti.  Mi ero trasferita dalla mia amata California a Detroit, nel Michigan, dove il clima non era affatto dei migliori.

Non era stato facile, un trasferimento a quella giovane età, lasciare la tua casa e i tuoi amici, per un luogo completamente estraneo e differente, in tutti i campi. 
Per quanto non fossi brava nelle relazioni sociali, avevo comunque trovato degli ottimi amici, uno tra tutti Alec, il migliore in assoluto, la nostra amicizia andava avanti ormai da otto lunghi anni.

Che sfigata, penserete, ma le amiche femmine proprio non mi andavano a genio.

Sempre a sparlare di chiunque, a pensare alle unghie rifatte e la nuova e costosa borsa di Chanel. Io non avevo borse, ma zainetti senza alcuna marca, non avevo unghie rifatte, avevo le mie naturali e non sparlavo di chiunque, per quello c'era mia madre.

Il nostro rapporto non era il classico madre-migliore amica-figlia, anzi da quando ci eravamo trasferite era quasi assente. Dopo che mio padre ci aveva 'lasciate' come aveva raccontato, avevamo cambiato vita, rapporto compreso.

Una cosa strana però c'era, da quando eravamo lì era diversa, quel posto l'aveva cambiata.
C'era qualcosa che la spaventava, era palesemente chiaro.
Usciva raramente di casa e si preoccupava molto di più sui i luoghi che frequentavo, non che ne frequentassi parecchi, ma era sempre lì a fare domande su tutto e su tutti, motivo in più per cui c'erano continui battibecchi tra noi.

Le continuavo a ripetere di dover mettere piede fuori di casa e lei continuava a darmi della pazza.
A me. 
In quei otto lunghi anni c'era stata poco, forse a causa di questi continui cambiamenti, ma stava di fatto che stavo bene da sola, ci ero cresciuta.

La mia nuova vita, a tratti monotona, era costruita attentamente da università e casa di Jace, il mio ragazzo.

Stavamo insieme solo da sette mesi e per me era tutto, era come conoscerlo da una vita. Trascorrevamo quasi ogni giorno insieme e per quanto avessi paura di perderlo, mi dimostrava sempre il contrario.

Non era un tipo tranquillo, passava gran parte del suo tempo a prendersi a botte con qualcuno, ma nonostante ciò non aveva mai alzato un dito contro di me.

Io invece, ero una ragazza del tutto normale. Avevo la cellulite sulle gambe e le smagliature sul seno a causa dei continui cambiamenti di peso, non me ne facevo una colpa, amavo il mio corpo e stavo bene con me stessa, un concetto che avrebbero dovuto capire un po' tutte le ragazze della mia età, così forse l'avrebbero finita di criticare tutto e tutti.

Dopotutto chi è che a vent'anni non ha la cellulite? Solo quel figo del mio ragazzo. 
E Alec.

"Per l'amor del cielo, sei in televisione, potresti vestirti meglio!" Sbottò mia madre facendomi ruotare gli occhi al cielo, mi alzai posando la tazza del tè nel lavandino, poi corsi di sopra in camera mia, indossando i miei jeans preferiti ed una felpa rubata da Jace. Dopo essermi preparata presi le mie cose e mi diressi alla porta.

"Dove vai?" Me l'aspettavo, sempre quel tono pungente quando stavo per mettere piede fuori di casa.

"Da Jace", risposi semplicemente ma fui di nuovo bloccata.

"Non hai l'università?" Domandò accigliata.

Mia madre non aveva mai sopportato Jace, avevamo avuto molti disguidi su questo ed era la principale causa per cui il nostro rapporto non andava a gonfie vele. Avevamo stabilito che io mi sarei fatta la mia vita e lei la sua, ma ogni volta era lì con qualcosa da dire.

Non voleva ammetterlo, ma io credevo anzi ne ero sicura, che c'entrasse la sua età, era di sei anni più grande di me. Non che per me fosse un problema, ma lei era un po' troppo tradizionalista.

"E' domenica", risposi.

"Oh..e vai da sola?"

"Sì mamma. Casa sua è qui vicino, non serve prendere l'auto." Sbuffai aprendo la porta.

"Sta attenta, chiamami!"

La chiusi alle mie spalle percorrendo il vialetto alberato prima di cominciare a camminare verso casa sua. Non era molto lontana, solo qualche chilometro.

Il freddo però cominciò a penetrarmi nelle ossa, non ne ero una grande amante, amavo la mia California, il mare ed il sole, le temperature rigide non facevano per me.

Ecco un altro dei motivi per cui quel trasferimento era stato così sofferto, metti un'amante del mare in montagna, non riesce a stare per più di un mese.

Io invece avevo resistito per otto lunghi anni, non avevo idea di come fosse stato possibile.

Allungai il passo, il cielo cominciava ad annerirsi, non volevo restare lì fuori neanche un attimo in più.

Sentii un rumore provenire da dietro un cespuglio, sobbalzai guardandomi attorno, ma erano misure di sicurezza obbligatorie quelle, da far venire i brividi.

Lì fuori, ad ogni ora del giorno, in qualunque posto ti trovassi, ti sentivi perennemente osservata e forse lo eri davvero.

Finalmente giunsi a destinazione, la sua auto non era lì, ma facendomi coraggio decisi di entrare.

La mia attenzione però fu catturata da un volantino appeso ad un palo, l'ennesimo volantino che riportava le persone scomparse. Guardando bene la foto mi portai una mano davanti la bocca non potendo credere ai miei occhi.

 

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Capitolo 3
*** 2.Non andrà bene ***


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"Sei venuta qui da sola?" Jace spalancò gli occhi, rimproverandomi.

"E' tutto apposto, non c'era bisogno di..-"

"Maledizione, Ellis! Non devi uscire da sola mai più, intesi?" Alzò il tono di voce, porgendomi un bicchiere d'acqua. "A quest'ora poi."

"Jace non ho intenzione di restare chiusa in casa perché anche oggi un criminale ha deciso di uscire invece che scopare."

"Tu non puoi sapere cosa hanno in testa! A loro non importa ciò che pensi, e soprattutto di una ragazza che si intromette sul loro passaggio, come puoi notare da queste continue sparizioni."

"Mi...mi dispiace, ho visto il volantino qui fuori", abbassai la testa, preoccupata per le sue condizioni fisiche e mentali.

"Isabelle non ha mai fatto del male a nessuno", mormorò con gli occhi pieni di lacrime. "Aveva solo sedici anni, e tutta la vita davanti", si sedette poggiando i gomiti sul tavolo, incredulo, come me del resto.

"Dove sono i tuoi genitori?" Chiesi poggiandogli una mano dietro la schiena, accarezzandolo.

"Ad organizzare un funerale, a quest'ora sarebbe già morta", rispose con lo sguardo assente.

Che bastardi senza cuore.

Era solo una ragazzina. Non avevamo un gran rapporto, era molto timida e se ne stava sempre per conto suo, ma le volevo un gran bene, l'unica cosa che sapevo di lei era che fosse bella quanto suo fratello.

"Mi dispiace", non sapevo cosa dire. "Se posso fare qualcosa io..-"

"Se si potesse fare qualcosa l'avrei già fatta", rispose duro accarezzandosi le nocche arrossate.

L'aveva rifatto. Quando era solo era solito prendere a pugni tutto ciò che gli capitava davanti, era il suo modo per stare bene ripeteva ogni volta che gli ordinavo di smettere.

Mi prese per un braccio portandomi accanto a sé, mi baciò così d'un tratto, un bacio che approfondii subito. Ci spostammo in camera sua, si sedette ai piedi del letto facendomi salire a cavalcioni. Gli accarezzavo i capelli, le guance, le labbra, volevo farlo stare bene, in tutto e per tutto, anche se in quel momento era un po' difficile riuscirci. Se lui stava male, stavo male anch'io, e viceversa.

"Ho così tanto bisogno..", mi sussurrò spostando una mano sulla mia coscia. "Di te", continuò ed in un attimo mi ritrovai sotto di lui.

***

Aprii gli occhi sbadigliando, l'immagine di un Jace tranquillo e addormentato mi si presentò davanti agli occhi, facendomi sorridere.

Gli accarezzai i capelli sentendolo mormorare qualcosa ancora con gli occhi chiusi, strinse la mano sul mio fianco attirandomi al suo corpo.

"Che ore sono?" Chiese assonnato.

"Le nove, è passato così in fretta questo pomeriggio", mi lamentai accoccolandomi al suo petto, invasa da un calore indescrivibile, mi sentivo al sicuro.

"Beh lo sai, quando stai bene, il tempo vola", sorrise lasciandomi un bacio sulla fronte, in quel momento il mio cellulare squillò.

"Mamma?" risposi ruotando gli occhi al cielo. "Oh...", sospirai, Jace era passato sopra di me a torturarmi il collo.

"Ellis! Dove sei?"

"Da Jace mamma", chiusi gli occhi beandomi di quel tocco, insistette.

"Quando torni? Hanno fatto un altro assalto dieci minuti fa", il suo tono era ansioso, era preoccupata.

"Tra poco...smettila!", sussurrai a Jace, giuro che l'avrei ucciso.

"Ellis torna a casa, Jace è..-"

"Sta tranquilla", la interruppi sedendomi al centro del letto portando il lenzuolo sul mio petto, Jace passò a baciarmi la schiena nuda.

"Alexis non farmi storie!" Urlò come una psicopatica.

"Sei tu che devi.." mi fermai a causa delle sue labbra. "Ci vediamo dopo!" Alzai la voce, leggermente irritata.

"Certo che a tua madre non vado proprio a genio", rise sedendosi accanto a me.

Persino lui se n'era accorto.

"Non è questo, è che dovrebbe uscire un po' di più, resta a casa quasi ogni giorno, mi assilla con questi continui assalti...-"

"Si preoccupa, è normale, soprattutto quando decidi di uscire da sola."

"So cavarmela", alzai le spalle guardandolo, lui ricambiò leggermente confuso. "Sto scherzando!"

"Meglio", mi lasciò un bacio sulla guancia tornando a sdraiarsi, mi allungò un braccio ed io feci lo stesso, appoggiandomi al suo petto.

Il mio cellulare squillò di nuovo, dallo schermo intravidi di nuovo il suo nome e lo lasciai squillare senza rispondere.

"Credo sia ora che ti accompagni", disse lui cominciando a vestirsi.

"Uff, vorrei tanto dormire qui con te", mi morsi un labbro osservandolo.

Ma se solo avessi provato a proporglielo, avrebbe dato di matto.

"Beh direi che per oggi tu l'abbia fatta preoccupare già abbastanza", scherzò porgendomi una mano e facendomi alzare.

Ci rivestimmo e salimmo nella sua auto, durante il breve tragitto era abbastanza silenzioso, ma la sua mano non aveva mai smesso di stringere la mia.

"Ti chiamo dopo", disse parcheggiando fuori casa.

Annuii e lo baciai, un bacio che approfondii portando una mano tra i suoi capelli, non volevo lasciarlo andare.

Aprii gli occhi notando che i suoi fossero già spalancati mentre guardava dietro di me, mi voltai anch'io e notai mia madre spiarci dalla finestra.

Sospirai per poi scendere dalla sua auto, aspettò che aprii la porta di casa per poi correre via.

"Ellis? Sei tu?" Udii dalla cucina, come se non lo sapesse.

"Sì!" Sbuffai posando la borsa sul divano, ben presto fui in compagnia della sua presenza.

"Non intrometterti, ok?" Le dissi calma, non avevo voglia di litigare ancora.

"Non voglio farlo, ma non darmene modo."

"Non te lo sto dando infatti."

"Stare con quel ragazzo non ti fa bene, ma l'hai..-"

"Tu non lo conosci!"

"Nemmeno tu! E' più grande di te", ammise per la prima volta. "Passa gran parte del suo tempo a prendersi a botte con qualcuno, non ha continuato gli studi. Cosa ti aspetti da un tipo come lui?"

"Ti ho detto che non lo conosci, l'età non c'entra nulla, è molto più intelligente di persone che vengono alla mia università e contro di me non ha mai alzato un dito."

"Ed io spero che questo non accada mai. Ma ragiona una buona volta, non ti porterà nulla di buono."

"Questa conversazione sta sfociando nel ridicolo", dissi cominciando a salire le scale, dirigendomi in camera mia.

"Non andrà bene", sentii pronunciare.

"Non intrometterti nella mia vita", dissi ancora chiudendo la porta. "Se tu hai fallito non prendertela con me", sussurrai, sapevo che se l'avessi detto ad alta voce me ne sarei pentita.

Avere un genitore contro era straziante, soprattutto se in ballo c'era una persona a te cara, ma io avevo non avevo intenzione di mollare, continuavo a lottare per noi, dopotutto la vita era la mia, vivevo quella relazione in prima persona, lei non doveva rientrarci.

Controllai il cellulare non notando alcun messaggio, volevo scrivergli io, ma conoscendo la situazione in famiglia decisi di farmi da parte, anche perché mi avrebbe telefonata lui, così aveva detto.

Mi mancava un sacco, avrei tanto voluto sapere come stesse, aveva indirettamente perso una sorella e volevo stargli vicina in un momento come quello.

Faceva parte di ogni relazione, esserci in ogni momento, bello o brutto che fosse.

Mi sdraiai sul letto fissando il soffitto, il silenzio mi circondava. Stare da soli con i propri pensieri non era sempre una gran cosa, spesso il silenzio, così pericolosamente rumoroso, può ucciderti.

Presi il cellulare tra le mani, speravo di scorgere una vibrazione, ma nulla, nemmeno dopo una decina di minuti.

E così, in preda alla delusione, mi addormentai.

 

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Capitolo 4
*** 3.Warriors ***


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Wayne State University.

Era quello il cartello verde-oro che si ergeva imponente davanti ai miei occhi, ormai ogni mattina.

La struttura era immensa, del tutto nuova con più di cento edifici, un'intera città.

Ed io mi ci trovavo bene, non una delle mie scelte preferite ma sapevo adattarmi.

Era la mia seconda casa ormai, avevo un sacco di amici, era il posto in cui mi sentivo più al sicuro, dopo le braccia di Jace, ovviamente.

Parcheggiai l'auto e camminai verso l'entrata con la testa abbassata sul cellulare, non si era fatto sentire, neanche uno stupido messaggio.

Ero combattuta, indecisa se aspettarlo oppure abbattere il mio schifoso orgoglio e scrivergli.

Prevalse la seconda opzione, gli scrissi un buongiorno ed un po' indecisa inviai.

"Buh!" Qualcuno urlò facendomi sobbalzare, in seguito udii una risata, la sua risata contagiosa.

"Dio, Alec mi hai fatto prendere uno colpo!" Mi portai una mano al petto.

"Heilà California! Sai che si guarda avanti quando si cammina?" Chiese ironico.

"Sai che potresti far morire d'infarto qualcuno se sbuchi così all'improvviso?"Rise.

"Come stai stamattina?" Chiese osservandomi curioso.

"Bene, ma potrei stare meglio quando questo ragazzo davanti a me comincerà a salutarmi coma una persona civile", dissi posando il cellulare in tasca.

"Beh questo ragazzo si deciderà non appena tu ti convincerai ad offrirgli ripetizioni."

"Non se ne parla, te l'ho proposto in estate ed hai categoricamente negato", incrociai le braccia al petto.

"Andiamo, lo sai che ero impegnato con.." si portò una mano tra i capelli, imbarazzato.

"Ma certo, quindi hai scaricato una tua cara amica per vederti con Jessic..-"

"Shhh, lì ci sono i suoi amici, puoi abbassare la voce?" Mi portò una mano davanti la bocca che leccai facendolo allontanare. "Che schifo!" Urlò attirando l'attenzione di quei ragazzi.

Lo guardai alzando un sopracciglio, poi entrambi scoppiammo a ridere, varcando la porta d'ingresso.

***

"E' riuscita a dirmi che non hanno rapito nessuno, stavolta", spiegò prendendo un vassoio anche a me cominciando a scegliere il pranzo.

"Corktown non è una molto lontana da qui, si stanno avvicinando", tremai al solo pensiero.

"Non preoccuparti, a meno che tu non sia una ricercata pericolosa", alzò le spalle ed io lo colpii con un piede. "Aia!"

"Non posso stare tranquilla, con mia madre che mi chiama quattro volte al giorno aggiornandomi sugli assalti, ancora non capisco cosa ci abbia a che fare", sospirai. "Questo qui!" sorrisi nell'accorgermi che ci fosse il mio piatto preferito: pollo con patatine.

"Ha semplicemente paura, Ellis, sente delle continue sparizioni, per un genitore non è facile, loro vorrebbero starci dietro qualunque cosa facciamo."

"Meglio di no", scossi la testa ripensando a Jace. "Mi taglierebbe la testa", scherzai.

"Era necessario fare questo bellissimo paragone?" Domandò ironico facendomi scoppiare a ridere. "Del pollo anche a me, grazie", mi seguì, poi entrambi prendemmo posto a sedere.

"Certe volte penso di dovermi arruolare anch'io, mi farei bei soldi", rise portando un pezzo di pollo alla bocca.

Lo guardai male, poi successivamente spostai l'attenzione sul mio piatto, stavo morendo di fame.

"E comunque in questi giorni ho visto i volantini, come sta Jace?" Chiese riportando in un attimo tanta tristezza dentro di me.

"Non bene, sono preoccupati, insomma.." alzai le spalle.

"Immagino, deve essere terribile."

"Già", lo guardai controllando di nuovo il cellulare, ma nessuna risposta, e lentamente la fame cominciò a volare altrove.

Come il mio sguardo, che si era fermato su Alec.

Era un ragazzo molto simile a me, non a caso ci eravamo conosciuti in una biblioteca, io cercavo Emily Brönte, lui un posto tranquillo.

Era anche un ragazzo niente male, ci avrei fatto un pensierino ma all'epoca era fidanzato. Al momento non più perché era un coglione.

In senso buono.

Nonostante questo tra di noi era nata una fantastica amicizia, che durava da ben otto anni, un'eternità.

"Cosa c'è?" Chiese osservandomi curioso, spalancai gli occhi cercando ad una scusa sul perché lo stavo fissando da ben cinque minuti.

"E' Jace.." dissi controvoglia.

"Cos'è successo?"

"E' da ieri sera che non lo sento, il che è strano. Stamattina gli ho mandato un messaggio e non mi ha ancora risposto."

"Forse sarà impegnato con la sua famiglia."

"L'ho pensato e lo capirei, ma almeno un messaggio, aveva detto che si sarebbe fatto sentire. Sono preoccupata."

"Gli hai mandato solo un messaggio?" Chiese ed io annuii.

"So che non è molto..-"

"In realtà non è servito a nulla, telefonagli."

"Lo farò più tardi", alzai le spalle ed in quel momento fummo invasi dall'intera squadra di basket.

"Ciao ragazzi! Com'è andata la partita?" Domandò Alec.

"Bene, se Eithan non si fosse addormentato sull'ultimo pallone, avremmo stabilito un nuovo record a quest'ora", si lamentò Chad.

"L'importante è aver vinto", dissi io. "Adesso dov'è Eithan?"

"A disperarsi da qualche parte", scoppiarono a ridere sotto le mie occhiatacce, lo intravidi da lontano mentre si avvicinava a noi, e la sua faccia non era delle migliori.

Si sedette accanto a me sotto gli sguardi attenti e divertiti dei suoi compagni.

"Hei Scott, come va la panchina?" Rise Aaron.

"Ragazzi, basta! Capita a tutti di sbagliare!"

"Grazie Ellis, sei l'unica che mi capisce", appoggiò una testa sulla mia spalla ed io lo accarezzai, rincuorandolo.

Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, mi trasmettevano tanta felicità, eravamo davvero un bel gruppo.

Improvvisamente si avvicinò una ragazza, prese posto accanto a Chad e cominciò a parlare con i ragazzi. Alec ed io ci guardammo, incuriositi, sembrava già conoscerli tutti.

"Ellis, Alec lei è Jade, si è unita al nostro gruppo stamattina. Sai che tifa per noi Warriors?" Aveva davvero gli occhi a forma di cuore, mi fece ridere in quel momento.

"Piacere", ci salutò lei leggermente imbarazzata, porgendomi una mano che non tardai a stringere sorridendole in risposta.

La osservai, nessun'unghia rifatta, zainetto di chissà quale marca, era sulla buona strada.

Sembrava davvero una ragazza intelligente e alla mano e le mie sensazioni a pelle non sbagliavano mai.

Guardai Chad facendogli 'sì' con la testa, aggiungendo un 'mi piace', lui ammiccò facendomi un sorriso sornione.

Di solito aspettavano un mio parere, un certo sesto senso femminile che mi faceva distinguere le classiche ochette da una come Jade.

Trasmetteva una sensazione positiva, verso di lei non mi sentivo affatto in competizione, come mi ci ero sentita con qualcun'altra, si sa che tra donne c'è tutto tranne che solidarietà, ed in quel momento ero positiva.

"Avete finito i corsi?" Domandò Chad alzandosi in piedi.

Sorrisi, perché di solito quelle domande portavano sempre a qualcosa di bello, ovvero un'uscita tutti insieme.

"Sì!" risposi.

"Io no", disse Alec ricevendo un'occhiataccia generale, me compresa. "Ma se mi guardate così allora ho finito", continuò alzandosi.

Lo seguii anch'io dando un'occhiata al mio piatto intatto, assurdo come la fame potesse scomparire così da un momento all'altro.

"Non hai toccato cibo", mi rimproverò Alec, cominciando a seguire gli altri.

"Eccolo! Ragazzi può aggiungersi anche un mio amico?" Domandò Jade.

"Mi è passata la fame", mi giustificai.

"Lì dentro c'era il pollo", disse. "Con le patatine", sottolineò.

"Lo so, Alec."

"Allora cerca di nutrirti, perché ho promesso a tua madre che in assenza di Jace mi sarei preso cura io di te", spiegò.

"Tu cosa? E perchè?" Chiesi un pizzico irritata, non sopportavo quel comportamento, non avevo bisogno di protezione, di qualcuno che si prendesse cura di me, sapevo cavarmela da sola, certo non sempre, ma comunque non avevo bisogno di una guardia del corpo.

"Perché devi mangiare, Ellis, senza fare storie!"

Scossi la testa osservando i ragazzi davanti a me, si erano fermati a chiacchierare con qualcuno.

"Piacere mio!" Udii da quel qualcuno, tentavo di scorgere cosa stesse accadendo ma mi trovavo in fondo al gruppo ed erano tutti alti due metri, finché non si spostarono facendomi intuire la situazione.

"E loro due sono Ellis e Alec", Chad mi presentò un ragazzo che non tardò a porgermi la mano.

Alto, moro. 

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Spazio autrice!
Salve a tutte! Allora come sta andando la storia? Non vedo l'ora di farvi leggere i prossimi capitoli 🥰
Vi ricordo che, se la storia vi sta piacendo, di inserirla nella biblioteca così da avere tutte le notifiche in caso di aggiornamento! Ho anche ripreso il vecchio account instagram, per chi volesse mi chiamo heyitsmvg. 
PS. C'è un orario preciso in cui vorreste i capitoli? Tipo mattina o pomeriggio o comunque un orario ben definito?
A presto!❤️❤️

 

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Capitolo 5
*** 4. Il suo ragazzo ***


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"Piacere, Zayn", mi porse la mano che non tardai a stringere.

"Io sono Ellis", sorrisi, i suoi occhi mi avevano catturata sin da subito, così lucenti e profondi.

"Ed io sono Alec", ricambiò il mio amico di fianco, spingendomi per un braccio.

Aveva frainteso sicuramente. Lo osservavo sì, ma ero curiosa. Aveva dei lineamenti particolari, non sembrava del tutto Americano, per questo mi ero soffermata forse un po' troppo su di lui.

Ero una ragazza molto curiosa, dovevo sempre conoscere tutto di tutti, o almeno di chi mi interessava e se non avevo la possibilità di indagare per fatti miei, ero capace di rovinarmi l'intera giornata, come se l'ansia non bastasse.

Ma nonostante ciò avevo un ragazzo ed ero felicissima insieme a lui.

"Beh andiamo!" Ci richiamò Eithan.

Arrivammo al Juice bar, il nostro bar di fiducia, lo frequentavamo spesso.

I ragazzi, Jace compreso, conoscevano molto bene il proprietario Byron, che ogni volta ci teneva riservato un tavolo fuori sotto il gazebo coperto, per dieci persone.

"Ciao ragazzi!" Ci salutò sorridente come al solito. "Dodici la prossima volta?" Rise contandoci.

"Sì, Byron, abbiamo due nuovi arrivati!"

Ordinai il mio solito amato tè alla pesca prendendo posto accanto ad Alec e Jade, durante il tragitto mi era capitato di scambiarci qualche parola, era anche simpatica, aveva avuto un bell'effetto su di me, cosa al quanto rara, quindi ero contenta.

Riuscivo ancora a relazionarmi con persone del mio stesso sesso, wow.

D'un tratto mi arrivò un messaggio da Jace, lessi il tutto più sollevata.

Passò qualche minuto mentre ero intenta a decidere cosa rispondergli, quando quei messaggi ne diventarono dieci e poi venti, fin quando alla fine il mio telefono squillò.

"Pronto?" Sussurrai impaurita, Alec mi guardò.

"Ellis perché non mi rispondi? Dove sei?" Domandò duro.

"Ti sto aspettando da ieri sera, Jace. Ti sembra questo il modo di...-"

"Ho avuto da fare", si giustificò.

"Un messaggio Jace, non ho chiesto tanto."

"Dimmi dove sei", ignorò la mia affermazione, odiavo quando lo faceva.

"Jace, lascia stare, ci sentiamo dopo."

"Ellis, dimmi subito dove sei", non era una domanda.

"Sono al bar con i ragazzi."

"Arrivo subito", disse e senza neanche darmi il tempo di dire qualcosa, attaccò.

"Come va?" Mi chiese Alec.

"Bene, bene."

"Ellis c'era quella sera, può raccontarvelo, vero Ellis?" Mi indicò Aaron, io lo guardai sorpresa, avevo perso il filo. "Ellis ci sei?"

"E' un po' preoccupata per Jace", rispose Alec per me.

"Chi è Jace?" Chiese Jade curiosa.

"Il suo ragazzo", disse quest'ultimo apparendo da dietro l'angolo.

"Arrivo subito ragazzi!" Mi alzai sotto gli sguardi curiosi e lo raggiunsi, decisa a chiarire una volta per tutte le sue assenze ingiustificate.

Ci spostammo in un angolo in cui non c'era nessuno, mi guardava silenzioso.

"Hai fatto presto", lo provocai incrociando le braccia al petto.

"Ero dietro l'angolo."

"Dietro l'angolo significa che mi stavi seguendo?"

Non rispose, così girai i tacchi con l'intenzione di andare via.

Mi prese per un braccio e mi voltò, baciandomi.

Ricambiai allacciando le braccia dietro al suo collo.

"Non sparire mai più, per favore", lo pregai guardandolo negli occhi.

"Mi dispiace, ho avuto da fare, non ho pensato minimamente a nulla", rispose con lo sguardo assente.

Ed io lo capivo, non era bello trovarsi in una situazione del genere, ma sparire in quel modo, non faceva altro che preoccuparmi.

"Vieni con me?" Chiese.

"Non posso, sono con i ragazzi adesso, ci vediamo più tardi", lo baciai di nuovo ma non accennava a lasciarmi andare. "Jace.."

"Dì ad Alec che se si avvicina qualcuno.."

"Tranquillo", risi nervosa, quando faceva qualche minaccia riusciva sempre a spaventarmi.

"A dopo, salutami Alec", dopo un ultimo bacio andò via.

Ritornai dai ragazzi con un sorriso sulle labbra.

"Hanno fatto pace", intuì Chad.

"E così Zayn tu vieni da Las Vegas?" Domandò Eithan, erano intenti ad ascoltare la sua storia con molta attenzione.

"Los Angeles", lo corresse il moro.

"Non farci caso, non capisce mai al primo colpo", dissi scatenando una risata generale.

"Ho uno strano modo di vedere le cose", si giustificò alzando le braccia.

"Anche Ellis viveva in California", disse Chad attirando l'attenzione di tutti su di me, ed io odiavo certe situazioni.

"Davvero?" Chiese Zayn, apparentemente sbalordito.

"Davvero", risposi sorseggiando il mio tè. "San Diego."

"E come mai ti sei trasferita qui?" Aveva lo sguardo sorpreso, solo un Californiano come me poteva capire quanto fosse difficile e raro trasferirsi in un posto così lontano anni luce dal soleggiato litorale.

"E' una lunga storia", risposi.

"Scusami."

"Tranquillo, magari un giorno te la racconterò", ammiccai.

"Guarda che io le ricordo bene le cose", disse lasciandomi sorpresa, sembrava molto curioso come me.

"Uh, il ragazzo è sveglio", pronunciò Chad facendomi sorridere.

Si avvicinò anche Byron chiacchierando con i ragazzi. Ogni tanto scambiavo qualche parola con Jade e notavo lo sguardo di Zayn su di me, cambiandolo ogni volta che lo guardavo.

Ben presto cominciai a scambiarmi messaggi con Jace, non lo vedevo da soli dieci minuti e mi mancava già da morire, non sapevo se fosse una cosa positiva o negativa ma stava di fatto che provavo un qualcosa di davvero forte per lui.

"E tu Byron avendo un locale di successo e così conosciuto, non hai paura che possano venire a cercare anche te?"

"La paura non manca certo, più per mia moglie e le mie figlie, ma non ho mai fatto del male a nessuno quindi non vedo perché debbano venire a cercare proprio me", rise.

"Possiamo parlare d'altro?" Sbottai attirando solo l'attenzione di Zayn ed Alec, quei discorsi non mi piacevano affatto, mi spaventavano.

Quest'ultimo poggiò una mano sulla mia stringendola forte.

***

"Sono ufficialmente nella merda!" Mi lamentai sotto gli occhi preoccupati di Alec. "E' troppo difficile quest'esame e mi mancano parecchi appunti, non ho potuto seguire e non so come fare, Alec aiutami."

"Vorrei tanto tesoro, ma l'unica cosa che mi viene in mente è perché non mi hai dato ascolto sul corso da seguire."

"Grazie Alec, sei davvero un amico", risposi ironica guardando quella montagna di carte in presa ad un attacco di panico. "Psicologia non la supererò mai!"

"Eddai non dire così, un po' di positività!"

"Positività? E dove la trovo?"

"Non lo so", rispose, volevo tanto prenderlo a schiaffi.

"Smettila di giocare con quel cellulare, solo perché non segui il mio stesso corso non significa che tu non debba aiutarmi", gli puntai un dito contro.

"Vorrei aiutarti ma ne capisco meno di te in psicologia, tesoro."

"Shhhh!" Sentimmo per l'ennesima volta, eravamo in biblioteca, e stavamo urlando come pazzi.

"Hei ragazzi!" Ci interruppe Zayn. "Cosa studiate?"

"Beh in realtà Ellis..", mi indicò così il moro prese a guardarmi.

Portai una mano tra i capelli aggiustandoli al meglio, la sua presenza mi metteva leggermente a disagio, non lo conoscevo molto bene, forse era quella la spiegazione.

"Dimmi che studi psicologia", lo pregai.

"Ti serve qualche appunto?" Chiese lasciandomi a bocca aperta, guardai Alec che ricambiò alzando le spalle.

"A quanto pare seguo il tuo stesso corso ma sono al terzo anno, quest'esame l'ho dato l'anno scorso, se ti serve qualcosa sono qui", tirò dallo zainetto una montagna di fogli impilandoli sul tavolo.

"Mh mi servono solo..." dissi sfogliando tra tutte quelle carte. "Questi qui, posso?"

"Ma certo, se vuoi posso spiegarti qualcosa, se non comprendi. So quanto sia difficile questa materia, anch'io ho avuto bisogno d'aiuto."

Guardai Alec, insicura.

"Beh veramente, mi servono solo gli appunti, ma grazie lo stesso", cercavo il modo più carino per rifiutare eppure mi sentivo in colpa, si era offerto per aiutarmi, mi aveva prestato delle sue cose salvandomi letteralmente la vita.

"Ok, tranquilla, ci vediamo allora", ci salutò scomparendo da qualche parte.

Lo guardai andare via, poi il mio sguardo si posò su Alec che mi stava già guardando, dubbioso, mentre sfogliava quei fogli.

"Cosa c'è?" Chiesi.

Alzò le spalle.

"Ordinato il ragazzo", obiettò guardando i suoi appunti.

 

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Capitolo 6
*** 5. Ricominciamo ***


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Guidai velocemente diretta a casa di Jace. Al cellulare era sembrato un po' strano e la mia estrema sensibilità ne era certa. Riuscivo a capire quando una persona era giù di morale, da un semplice messaggio o dal tono di voce.

E questo riusciva a condizionare anche il mio umore.

Ci eravamo dati appuntamento a casa sua, come al solito, visto che mia madre era contraria anche solo a vederlo girare nella nostra.

Ed io accettavo la situazione, l'importante era vederlo e stare in sua compagnia, non il luogo.

Non avrei rinunciato a lui, a noi, per alcun motivo al mondo, se potevo lottare era giusto farlo, fino in fondo.

"Sono sotto la doccia", lessi il suo messaggio scendendo dall'auto, era di qualche minuto fa.

Salii i tre gradini alzando il tappeto e trovando la chiave.

Chiusi la porta alle mie spalle, prestando attenzione all'assoluto silenzio che mi si presentò davanti, dal bagno non proveniva alcun rumore.

"Jace? Sei qui?" Dissi non ricevendo alcuna risposta, feci qualche passo notandolo seduto sul divano, davanti a lui c'era la tv.

Spenta.

"Jace!" corsi verso di lui trovandolo con lo sguardo fisso nel vuoto. "Jace, tutto bene?" Chiesi preoccupata togliendomi la giacca e poggiando la borsa sul tavolino davanti a lui.

Mi abbassai sulle ginocchia accarezzandogli il viso, i capelli erano ancora umidi.

"Mi manca così tanto, Ellis", sussurrò con le lacrime agli occhi. "Era tutta la mia vita, non riesco ancora a..a credere che...", sospirò.

Mi alzai sedendomi a cavalcioni, si passò le mani davanti al viso asciugandolo, poi le posò ai lati dei miei fianchi.

"Vedrai che la troveranno, troveranno tutti. La polizia sta facendo il possibile", non sapevo cosa dire, qualsiasi cosa non riusciva a colmare quel vuoto e lo sapevo.

"Oggi è mercoledì, di solito ogni mercoledì passavamo un'intera giornata al parco, solo per noi due", ricordò provocando anche a me gli occhi lucidi.

Non piangevo spesso, anzi tendevo sempre a farmi vedere forte da chiunque, ma in quel momento mi si sciolse letteralmente il cuore.

"Jace se c'è qualcosa che io possa fare.."

"Non andartene mai, ti prego", mi disse piantando gli occhi nei miei.

"E dove dovrei andare?" Chiesi retorica accarezzandogli il viso.

Chiuse gli occhi ed io gli lasciai un bacio sul naso, mi fece sdraiare salendo su di me, mi lasciò un dolce bacio sulle labbra per poi scivolarmi accanto.

Poggiò la testa sul mio petto e lentamente chiuse gli occhi.

Si addormentò, profondamente, come un bambino.

Mi teneva stretta per i fianchi ed intanto gli massaggiavo la schiena.

Volevo farlo stare bene, volevo vederlo sempre felice ed avrei fatto qualunque cosa.

Passarono dieci minuti, o forse di più. Lo guardavo dormire, era così tranquillo, finché il mio cellulare squillò.

Maledii mentalmente quell'oggetto, Jace aprì gli occhi disturbato.

"Non è niente, tranquillo."

"Quanto ho dormito?" Si alzò mettendosi seduto, prese la borsa dal tavolino cercando il cellulare.

"Non molto", risposi sedendomi dietro di lui.

"E' Alec", disse alzandosi.

"Pronto?"

"Ellis, dove sei?"

"Dio, Alec, scusami, me ne ero completamente dimenticata."

"Tranquilla, ma dove sei?"

"Sono da Jace, possiamo fare un altro giorno?"

"Certo, non preoccuparti!"

"Grazie!"

Poggiai il cellulare nella borsa sbuffando, mi ero completamente dimenticata del nostro appuntamento, ma in fin dei conti, ero lì a fare compagnia al mio ragazzo.

A proposito, di lui non c'era più traccia.

"Jace? Dove sei?" Camminai verso il salotto dando un veloce sguardo in cucina.

"Sono qui!" Pronunciò dalla sua camera, lo raggiunsi trovandolo sul letto mentre fissava il soffitto.

"Come va?" Chiesi impaurita.

Scosse la testa, alzandosi e venendo verso di me. In un attimo mi sfilò la maglietta gettandola sul pavimento.

***

Forse avevo compiuto un gesto estremo.

Pensavo a tutto ciò per l'intero il tragitto, avrei voluto cambiare direzione e tornarmene a casa.

Avevo chiesto a Zayn di aiutarmi con psicologia, ebbene sì.

I suoi appunti erano schematizzati bene, ma era una materia che proprio non voleva entrarmi in testa ed avevo bisogno di qualcuno in grado di spiegarmela.

Avrei invitato anche Alec, così da non essere troppo imbarazzante, ma aveva da fare e comunque era un qualcosa di estraneo anche per lui.

L'unico era Zayn, purtroppo.

Camminavo a passo svelto, volevo arrivare il prima possibile per poi terminare il prima possibile.

Lo intravidi da lontano già seduto al tavolo, mi aspettava.

L'ansia cominciò ad impossessarsi di me, morivo dalla voglia di tornare indietro, mandargli un messaggio per annullare l'incontro, ma uno non avevo il suo numero, due mi aveva già vista.

Mi salutò alzando la mano, sorrisi e lo raggiunsi.

"Hei, sei arrivata", rise portando l'imbarazzo alle stelle.

"S-scusami, stavo..", mi fermai pensando ad una scusa, lui mi osservò curioso. "Stavo per dimenticare i tuoi appunti, sono tornata indietro".

"Avremmo fatto anche senza, tranquilla. Ti ho ordinato un tè alla pesca", disse.

Sapeva ascoltare, parecchio, quella cosa mi stupì.

"Grazie", sorrisi poggiando il cellulare sul tavolo, notando un messaggio di Jace.

"Mi manchi", lessi e sorrisi.

"Anche tu." Risposi.

"Sei pronta?" Mi richiamò facendomi tornare con i piedi per terra.

"Ehm, certo."

"Sono contento tu abbia accettato il mio aiuto, è una materia difficile e anch'io ho avuto difficoltà, mi sarebbe piaciuto avere qualcuno che me la spiegasse come sto per fare con te."

"Sappi solo che una volta non basterà", risposi, quel commento  sembrava un po' troppo ambiguo. "Nel senso che ti assillerò continuamente oggi, finché non mi entrerà tutto", continuai tentando di aggiustare la situazione. "In testa", spiegai imbarazzata.

"Beh deve essere così, se qualcosa non ti è chiaro devi chiedere, puoi fare tutte le domande che desideri", rispose, il suo tono pacato mi mise subito a mio agio.

Cominciò a spiegare ed io feci un po' di fatica nel concentrarmi, i suoi occhi mi scrutavano assiduamente, erano così luminosi, non potevo fare a meno di fissarli.

Quel ragazzo aveva uno strano effetto su di me.

"Ma i tuoi occhi sono davvero così..", mi fermai sperando non l'avessi detto ad alta voce, Zayn si fermò guardandomi confuso.

"Cosa?"

"Niente!" Alzai la voce così come alzai il mio corpo da quella sedia.

"Va tutto bene?" Domandò preoccupato, come dargli torto.

"Vado un attimo a vedere a che punto sono con le nostre ordinazioni, ho un po' sete", dissi entrando nel Juice, mi poggiai al bancone tirando un sospiro di sollievo.

Portai una mano nei jeans cercando il cellulare, la mia intenzione era chiamare Alec e pregarlo di raggiungerci, ma la mia mano toccò il vuoto.

Voltandomi verso Zayn mi accorsi che il mio cellulare era lì davanti a lui.

"Ellis? Va tutto bene?" Domandò Byron.

"Certo, volevo solo...sapere a che punto è il mio tè", mentii e lui guardò dietro di me.

"Natalie li ha appena portati al tavolo", indicò facendomi sentire leggermente ridicola.

"Oh..ok, grazie", mi voltai ma mi fermò.

"Va tutto bene? Sei strana", domandò ancora.

"Va benissimo, non preoccuparti."

"Quel ragazzo ti sta dando fastidio?" Indicò Zayn.

"No, certo che no, ora vado!" Lo salutai dirigendomi verso quest'ultimo.

Ero imbarazzatissima ma in quel momento mi preoccupata di più il fatto che Byron e Jace fossero grandi amici.

"Hei, volevo avvisarti ma sei corsa dentro ed hai lasciato il cellulare qui", pronunciò sorseggiando il suo drink.

"Sì, me ne sono accorta dopo", alzai le spalle.

'E poi comunque non hai il mio numero', pensai.

"Come mai hai deciso di iscriverti a questo corso?" Domandò per spezzare quel silenzio imbarazzante.

Dovevo raccontare del mio trasferimento e del fatto che arrivata in un paese del tutto nuovo decisi di iniziare degli studi del tutto lontani anni luce dalle mie ambizioni solo perché non avevo altra scelta?

Non mi sembrava il caso.

"E' una lunga storia", risposi liquidando la domanda con un sorriso.

"Che ha a che fare con il tuo trasferimento?" continuò facendomi spalancare gli occhi. "Anche l'altra volta hai detto che era una lunga storia, ho solo collegato", alzò le spalle, non distogliendo un attimo lo sguardo da me.

Lo feci io però, restando in silenzio.

"Non volevo, scus..-"

"Non ho una bella storia alle spalle. Semplicemente cerco di raccontare la parte migliore alle persone, evitando tutto il resto."

"Ti capisco, beh sappi comunque che non a tutti interessa solo il lato positivo di una persona. Non volevo entrare comunque nei tuoi affari, devo solo spiegarti psicologia, non essere il tuo psicologo."

"Non preoccuparti", sorrisi ripensando alle sue parole, aveva tanto cervello e funzionava alla grande.

"Ricominciamo."

Cominciò a spiegarmi quella materia da capo, lottai con tutta me stessa per non incantarmi sui suoi occhi o su qualcos'altro, in poche parole mi focalizzai sul suo discorso, cercando di capirci qualcosa.

"Ti ho preparato anche delle esercitazioni", mi mostrò un foglio. "Devi solo compilarle", me lo porse insieme ad una penna. "E poi qui ci sono dei riassunti, dovrebbero facilitarti."

"Grazie", tanta gentilezza mi sorprese. "Adesso compilo queste."

Passarono vari minuti di silenzio, avevo la testa abbassata solo sul mio foglio, gran parte delle frasi le avevo già completate, altre mi aiutavo sbirciando degli appunti, finché non mi fermai, in difficoltà.

"Queste devi metterle qui", spostò la sedia accanto a me, avvicinandosi un po' troppo.

Mi indicò qualcosa su quel foglio, non riuscii a capire cosa, la sua presenza era troppo vicina alla mia.

Alzai lo sguardo infrangendo tutti i miei limiti, mi trovai ad un centimetro dal suo viso non appena anche Zayn cominciò a fissarmi.

Il suo sguardo si spostava dai miei occhi alle mie labbra, restai per un attimo senza fiato per poi ritornare con i piedi per terra.

Voltai lo sguardo altrove notando Byron osservarci attentamente, poi mi allontanai.

"Direi che abbiamo finito", si portò una mano tra i capelli.

"Sì, grazie Zayn, non ho compreso ogni cosa ma la maggior parte sì, poi con i riassunti sarà tutto più semplice", dissi cominciando a mettere i quaderni nel mio adorato zainetto rosa.

Il mio cellulare squillò, mi sorpresi nel vedere che fosse Jace.

"Hei!" Risposi allontanandomi.

"Ellis ti sto mandando messaggi da ore, dove diavolo sei?" Sbottò, la sua voce era dura, era arrabbiato.

"Sono a studiare, Jace, che succede?"

"Non voglio spaventarti, ma devi correre a casa, adesso", in sottofondo sentii le sirene dell'ambulanza.

"Che è successo?"

"Dove sei che ti passo a prendere!"

"Sono qui vicino Jace, sto arrivando."

"Ellis non azzardarti a venire qui da sola, potrebbero essere ancora a piede libero."

"Chi?" Tremai.

"Muoviti, ti aspetto."

Attaccai tornando al tavolo, presi lo zainetto e mi voltai.

"Che succede?"

"Era Jace, ha detto che devo correre a casa mia, è successo qualcosa", mi allarmai, il moro mi prese per un braccio.

"Ti accompagno."

Annuii seguendolo in macchina, Zayn partì e velocemente arrivammo a destinazione, non potetti crederei ai miei occhi e allo scenario spaventoso che mi si presentò davanti.

 

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Capitolo 7
*** 6. Il tuo cognome? ***


 

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C'erano tre o quattro auto della polizia, più un'ambulanza.

Spostai lo sguardo verso casa mia e notai la porta d'ingresso riversa oscenamente sul pavimento.

"Cosa diavolo è successo qui?!", mi portai una mano al petto sentendo il cuore battermi forte, scene del genere le avevo viste solo nei film.

Zayn si fermò ed ebbi l'occasione di fiondarmi fuori dall'auto.

"Grazie", dissi prima di chiudere la portiera.

Disse qualcosa in risposta, ma non lo ascoltai, la mia mente era offuscata.

Camminai verso il vialetto ancora incredula, era ciò che temevo, lo sapevo, ma perché proprio in casa mia?

Ero spaventata, al massimo.

Qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla e sobbalzai urlando.

"Hei, sono io", rispose Zayn seguendomi. "Scusami."

Jace uscì dalla porta d'ingresso e mi corse incontro abbracciandomi.

"Ellis! Finalmente!" Lo strinsi forte tentando di calmare il battito ormai accelerato. "Questo qui cosa ci fa qui?" Chiese ad alta voce, facendo in modo che ascoltasse.

"Eravamo a studiare, che è successo? E' ciò che penso?"

"Sì, lo è. I poliziotti hanno detto che hanno tenuto una conversazione con tua madre, non so cosa si siano detti ma..-"

"Come sta lei?" Dissi correndo verso l'entrata.

"Ellis!" Quest'ultima mi corse incontro abbracciandomi, mi tirai indietro leggermente imbarazzata a quel gesto improvviso.

"Cosa è successo?" Chiesi per l'ennesima volta, qualcuno doveva pur darmi una spiegazione.

Mi guardai intorno, a parte qualche lampada rotta, non c'era nulla fuori posto.

"Bene signora Moore, non è successo nient'altro?" Domandò quello che aveva tutta l'aria di essere un detective.

"No, nulla", scosse la testa tenendosi il polso dolorante, non me la contava giusta.

Si spostarono in cucina, mentre Jace mi poggiò le braccia attorno al collo abbracciandomi.

"Come stai?" Mi chiese premuroso.

"Bene, vorrei solo capirci di più", mi voltai notando Zayn immobile sulla soglia della porta.

"Sono sicuro che sapranno dirci qualcos'altro, dobbiamo solo avere pazienza", spiegò accarezzandomi il viso. "Lui chi è?" Chiese ancora.

"Mi chiamo Zayn", rispose attirando la sua attenzione.

"Non mi pare di averlo chiesto a te", ribatté duro il mio ragazzo.

"Ma stavi parlando di me", alzò le spalle il moro, del tutto calmo.

Di solito quando Jace usava quel tono, la gente che gli stava davanti cominciava ad intimorirsi e scappare via, il moro invece era del tutto tranquillo.

"Jace, basta", lo allontanai ed in quel momento dalla cucina uscì un poliziotto seguito da mia madre.

"Signorina Carter, possiamo farle qualche domanda?" Mi chiese.

Mi guardai intorno non convinta che ce l'avesse con me, ma ben presto capii che l'interpellata fossi proprio io.

"C-Carter?" Domandai scioccata.

"Lei porta il mio cognome", spiegò mia madre.

"Il tuo cognome?!" Credevo che i miei occhi non si fossero mai spalancati così tanto. "Ma cosa..-"

"Le domande le faremo la prossima volta", Jace mi poggiò le mani sulle spalle attirandomi al suo corpo, non riuscivo a crederci.

"Ellis devo parlarti", interruppe Zayn prendendomi per un braccio, mi portò sulla soglia della porta. "Vedi..-"

"Credo che il tuo tempo sia finito qui, ti ringrazio per averla accompagnata, adesso puoi andare", Jace mi si parò davanti indicandogli la strada di casa.

"Spostati!" Ordinò Zayn.

"Neanche per sogno."

"Jace smettila."

"E' lui che deve smetterla."

"Devo parlare con lei", spiegò allargando le braccia, Jace gli si avvicinò pericolosamente.

"Adesso tu vai via, con le buone o con le cattive", disse cominciando a tirarsi su le maniche.

"Non mi fai paura", lo sfidò Zayn, presi Jace per la maglia tirandolo via.

"Jace basta!" Alzai la voce. "Zayn possiamo sentirci domani, per favore", lo pregai con gli occhi, lui annuì e dopo un'occhiataccia nei confronti di Jace se ne andò.

Certe volte il suo comportamento mi irritava da morire, eravamo anche in presenza di un poliziotto diamine, non pensava a nulla.

"Bene, noi andiamo, manderemo qualcuno ad aggiustare questa porta, intanto una pattuglia è già a lavoro e vi sorveglierà ogni giorno, a presto", ci salutò ed io corsi da mia madre.

"Adesso tu mi spieghi tutto!" Le puntai un dito contro.

"Non ora", rispose guardando Jace alle mie spalle, quest'ultimo sbuffò per poi andare via.

"Era lui il problema? Per una volta non puoi fare finta che non ti stia sulle palle? Finta che faccia parte della famiglia?!"

"Lui non fa parte della famiglia", rispose calma, quella frase mi fece male.

"Spiega", la ignorai seguendola in cucina.

"Non c'è nulla da spiegare, Ellis. Da quando tuo padre se ne è andato ho deciso di metterti il mio cognome, non c'è mai stato, non ha saputo prendersi cura di te, di noi", scosse la testa. "Ho preso una decisione affrettata."

"Avresti dovuto parlarmene."

"Lo so, ma per me la normalità è questa."

"Che cosa? Che ci abbia abbandonate o no, resta comunque mio padre", risposi. "Cos'è successo con questi sicari invece?"

Mi guardò confusa.

"Questo", le presi il polso tirando su la manica e scorgendo un enorme livido. "Perché non hai detto nulla alla polizia? Chi stai tentando di coprire?"

"Non sto tentando di fare nulla, non è importante."

Sospirai. "Stai impazzendo, devi mettere piede fuori di casa, si può dire che tu sia più al sicuro lì fuori che qui dentro."

Non rispose, tipico, ma non me ne sorpresi.

***

"Desidera qualcos'altro, signorina Carter?" Scherzò Alec posando sul tavolo i nostri cappuccini, comprensivi di cornetto.

"Fin quando non avrò scoperto chi sono, preferisco tenere il mio cognome, grazie", risposi cominciando a mangiare.

"Scusa, mi sembra così assurdo", prese posto accanto a me notando il mio cellulare squillare, ma non mi mossi. "Non rispondi? E' Jace."

"Il suo comportamento sempre più oppressivo non mi piace per niente. Ieri stava quasi per prendere a botte Zayn, e lì davanti c'era un agente di polizia, diamine. Certe volte non sa proprio controllarsi, mi fa paura."

"Gli da fastidio Ellis, è comprensibile, è il tuo ragazzo. Scommetto che gli dia fastidio anche il fatto che tu adesso sia qui con me."

"Non posso farci nulla, Alec. Dovrebbe fidarsi di me."

"Questo non lo metto in dubbio, però lo sai com'è fatto, un po' troppo impulsivo."

"Già un po' troppo", ripetei notando Zayn e Jade entrare nel bar, si diressero verso la cassa ed in quel momento ebbi la sensazione di nascondermi e non farmi vedere, ma osservandolo quella sensazione fece spazio al desiderio di fargli sapere che io fossi lì.

Jade si voltò e ci salutò animatamente, attirando l'attenzione del suo amico, che prese a guardarci.

Presero le loro ordinazioni camminando verso di noi, Alec mi guardò ma io abbassai lo sguardo sul mio piatto.

"Hei ragazzi! Come state?" Domandò Jade, Zayn prese posto accanto a me, era silenzioso.

Lei ed Alec cominciarono a chiacchierare, ogni tanto sentivo lo sguardo del moro su di me, finché decisa feci scontrare i nostri occhi.

"Come stai?" Mi chiese.

"Bene", annuii. "E tu?"

"Abbastanza."

"Zayn scusa per Jace, è un po' particolare e..-"

"Tranquilla, so riconoscere uno stronzo quando lo vedo", rise, accanto a noi quei due erano persi in una lunga conversazione, per cui alzò leggermente la voce.

"Beh ha un carattere un po'..."

"Non mi piace mettermi nei guai, per farmi scattare devono toccarmi qualcosa di davvero importante, non sono il tipo da risse e altro, non era il mio intento col tuo ragazzo", alzò le spalle.

"Lo so, io ce l'ho più con lui che con te in realtà", spiegai.

"Sta attenta", sussurrò prima di alzarsi.

"Perché?"

"Tipi come lui non sono affidabili", ammiccò seguendo l'amica fuori dal bar.

"Come chi?" Mi chiese Alec, io lo stavo ancora guardando mentre andava via, riflettendo sulle sue parole. "Ellis?"

"Nessuno", dissi alzandomi. "Andiamo?"

Mi riaccompagnò a casa in auto, poco prima di parcheggiare diede uno sguardo veloce in giro per poi fermarsi.

"Hanno aggiustato in fretta la porta", mi fece notare.

"Sì, ieri", risposi prendendo le mie cose sparse un po' in tutta la macchina.

"Bene, altrimenti eravate mie ospiti", lo guardai ed un sorriso spontaneo mi si aprì sul volto.

"Grazie, Alec", lo abbracciai.

"Non devi ringraziarmi, Ellis, sono otto anni che ti sopporto!" Rispose divertito.

Gli lasciai un leggero pugno sulla spalla poi mi diressi verso casa, mi persi qualche secondo suglia soglia della porta per navigare su internet, scrissi Carter e sicari sulla barra delle ricerche che non furono molto produttive. Leggevo di vittime e assalti, e se fosse stato una vittima innocente?

Non aveva senso, perché nascondermelo, ero abbastanza grande per sapere la verità.

Aprii la porta udendo delle voci provenire dalla cucina.

Era mia madre, al telefono. Stavo per interromperla ma quella conversazione mi attirò particolarmente.

"Non siamo più al sicuro", era impaurita. "Sì, sì, ma devo trovare il modo. No, sicuramente no."

Con chi diavolo stava parlando?

"Dobbiamo trasferirci subito!" Affermò decisa.

 

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Capitolo 8
*** 7. Non posso andare via ***


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Avevo ascoltato bene?

Davvero quelle parole erano uscite dalla sua bocca?

Era impensabile una cosa del genere, così la interruppi brusca.

"Mamma?" Misi piede in cucina sotto i suoi occhi spalancati. "Con chi parli?" Le sussurrai, lei alzò un dito facendomi aspettare.

"E'...è Grace tesoro", spiegò.

Grace era una cara amica d'infanzia di mia madre, erano cresciute insieme e di conseguenza aveva cresciuto anche me.

"Adesso devo andare, è arrivata Ellis...sì proprio lei", quella frase mi fece riflettere.

"Non mi riconosce più?" Domandai in totale tranquillità.

"Ci sentiamo!"

"Di cosa parlavate?" Enunciai dura, non volevo esserlo, ma l'intero discorso era così surreale, di certo non poteva decidere qualcosa per me.

"Dobbiamo andarcene da qui, Ellis", disse d'un fiato, quasi avesse paura della mia reazione.

Io restai immobile, in silenzio, ero calma, ed era fuori discussione.

"Non se ne parla", risposi tornando in salotto.

"Qui siamo in pericolo, Ellis, per una volta, dammi ascolto!" Mi seguì.

"E dove vorresti andare? Parigi? Roma? Perché sai che per stare davvero al sicuro dobbiamo fare tantissimi chilometri?"

"Io credo che..-"

"E' assurdo! Io non affronterò un altro trasferimento. Qui ho tutto, amici, Jace, per quanto possa essere contraria al luogo e al clima, non posso andare via da qui", spiegai, sperando comprendesse.

"Lo so, so quanto possa essere complicato un trasferimento, ma qui siamo in pericolo, non posso rischiare che ti accada qualcosa."

"Non devi preoccuparti per me, non l'hai mai fatto", mi morsi la lingua dopo quelle parole.

Era la verità, ma non avrei voluto dirla in quel modo.

"Lo so e me ne pento, ma voglio farlo adesso."

"Non ne ho bisogno, sto bene qui."

"Smettila di fare sempre di testa tua, cerca di capire cosa è giusto per te, una volta lo capivi, Ellis!" Aveva tutta l'aria di essere un rimprovero.

"So cosa è giusto per me, e lo è questo posto", solo l'idea di abbandonare Jace e Alec mi distruggeva.

"Ma..-"

"Facciamo una cosa, se tu vuoi andartene fa pure, io resto qui."

"Io non ti lascio sola."

"Allora non ci sarà alcun trasferimento", Obiettai irritata correndo in camera mia, la sentii sussurrare qualcosa, ma non volevo più ascoltare una parola di quel discorso.

***

"Avevi detto che mi avresti aiutata!" Si lamentò mentre mi dirigevo alla porta. "Ellis!" Mi richiamò.

"Lo so, ne sono consapevole, ma devo correre a studiare, Zayn mi sta aspettando!"

"Zayn? Chi è Zayn?"

"Un amico che mi aiuta con lo studio, ciao!"

Camminai verso il Juice, quella sarebbe stata la volta buona.

L'esame si avvicinava ed io dovevo darmi assolutamente una mossa. Mentre camminavo a passo svelto continuavo a ripetermi una cosa, una promessa che avevo fatto a me stessa, prima di accettare nuovamente il suo invito: non guardarlo negli occhi.

Aveva uno strano fascino ed i suoi occhi che ti scrutavano ovunque, non aiutavano per niente, soprattutto ad averli a dieci centimetri di distanza.

Lo intravidi da lontano, seduto sempre al solito posto, mentre era chinato col volto sul cellulare, davanti a lui mille fogli di carta, l'ansia cominciò a salire.

"Hei!" Lo salutai. "Sono in ritardo?" Chiesi controllando l'orologio.

"No, ehm..sono io in anticipo", rispose facendomi spazio.

"Questo è tutto ciò che mi aspetta?" Indicai quei fogli pieni di scarabocchi, rise.

"Ebbene sì, tutti per te. Questi sono i riassunti, e queste sono le esercitazioni da compilare", mi porse una penna.

"Così non è che mi invogli", spalancai gli occhi sotto le sue continue risatine divertito. "Almeno uno dei due si diverte", sussurrai sedendomi di fronte a lui.

"Bene, vuoi che ti cominci a spiegare la parte teorica?"

"Ehm.." cioè significherebbe tenerti davanti e fissarti negli occhi mentre parli? No. "No, cioè, sarà meglio compilare le esercitazioni, per la teoria mi aiuterò con i riassunti", finsi un sorriso.

"Oh, ok!" Mi porse due fogli. "Li voglio in venti minuti!"

Passò un po' di tempo, precisamente non sapevo quanto, era lui a tenere il conto. Avevo la testa abbassata sul mio foglio mentre cercavo di concentrarmi, nella mia testa era tutto in confusione, Zayn davanti a me, il trasferimento, mia madre che continuava a mentirmi su mio padre perché sì, erano tutte bugie le sue.

Facevo fatica a concentrarmi e forse il moro lo notò.

Cambiò postazione, sedendosi accanto a me, proprio come l'ultima volta.

'Non alzare lo sguardo, Ellis, non permetterti', pensavo.

"C'è qualcosa che ti turba?" Sussurrò facendomi alzare il viso su di lui

Qualche brivido mi attraversò la schiena.

Mi faceva così uno strano effetto.

"C-cosa.."

"Di solito quando non sai qualcosa cerchi di sbirciare sui fogli, adesso nemmeno li consideri ed hai una brutta aria", sapeva osservare, forse anche più di me.

"Sarà l'esame", alzai le spalle tentando di convincerlo, ma non ci riuscii ed il suo volto ne fu la prova.

"È mia madre", posai la penna sul tavolo. "Vuole trasferirsi", non sapevo perché lo stavo raccontando proprio a lui, forse perché era presente quando avevano fatto irruzione a casa mia.

"Come mai?"

"Ti ricordi l'assalto a casa mia giusto?" Annuì. "Mia madre continua a ripetere che qui siamo in pericolo e vuole andare via."

"E tu?"

"Io voglio restare qui, ho tutto, non posso abbandonare questa vita."

"E' comprensibile, da un lato. E' tua madre ed è normale che voglia proteggerti."

"Proteggermi? Zayn sono cresciuta da sola, non c'è mai stata per me, adesso sono abbastanza grande per proteggermi da sola", risposi forse in tono troppo duro. "Scusami, mi sta mandando fuori di testa questa situazione", mi passai le mani tra i capelli.

"L'America è piena di gente come loro, se dovessi trasferirti dovresti andare molto più lontano."

"Cosa vorresti dire?"

"Ho avuto anch'io problemi in California con sicari del genere, non nego che all'epoca ne ero davvero spaventato, ma adesso se ne vedessi uno, credo che un pugno in faccia non glielo toglierebbe nessuno", rise.

Lo guardai male lasciandogli un pugno sulla spalla.

"Tutto qui? Devo darti lezioni di auto difesa", sorrise contagiandomi.

"Non fare cazzate, Zayn", mi guardò. "Capito?"

"Sì, capito", sbuffò.

"Promettimelo!"

"Te lo prometto", alzò le mani. "Bene, dove eravamo rimasti?"

Lo guardai pregandolo con gli occhi. "Non guardarmi così, abbiamo ancora tanto da fare!"

In quel momento una Jade del tutto sorridente ci raggiunse.

"Ciao ragazzi!"

"Hei Jade, cosa ci fai qui?" La salutò Zayn.

"Devo prendere due frullati", enunciò sorridente.

"Per?" Domandò lui curioso.

Di tutta risposta Jade gli poggiò le braccia attorno le spalle abbassandosi al suo orecchio.

"Vero che stasera mi lasci guidare la tua macchina, Zayn?" Cambiò discorso facendogli gli occhi dolci.

Lui la guardò, alzando un sopracciglio.

"Ti prego!" Cantilenò facendomi ridere, erano così buffi, sembrava di rivedere me e Alec.

"E va bene, ma solo per questa volta."

"Sì certo, come le ultime tre volte", rise lei guardandomi. "Allora vengo a prenderti io bellezza, passo alle nove!"

"Certo!" Risi guardando la faccia di Zayn, era leggermente preoccupato.

***

"E così andate al cinema?" Chiese Jace dall'altro capo del telefono.

"Sì, Jade passa a prendermi tra poco", sbadigliai continuando a truccarmi.

"Sei stanca?"

"Mi sono appena svegliata, questo studio mi uccide", mi lamentai. "Sei sicuro di non poter venire con noi?" Chiesi speranzosa.

"Non posso, tesoro. Sono con i miei genitori a.." si fermò ed io capii tutto.

"Oh...scusami, e...-"

"Se faccio in tempo vi raggiungo", tentò di tranquillizzarmi, sorrisi continuando a mettere il mascara.

"Ci conto."

"Cosa indosserai?" Domandò dopo un attimo di silenzio.

"Mh qualcosa..", risposi dando uno sguardo all'orario, mancavano solo dieci minuti all'appuntamento.

"Tipo?" Sussurrò, tentava di provocarmi, e decisi di restare al gioco.

"Una gonna.." Farfugliai.

"Quale?" Chiese subito.

"Quella corta fin sopra al ginocchio", sorrisi immaginando la faccia che potesse avere, non mi aveva mai proibito nulla, ma comunque provava un enorme fastidio, soprattutto se non poteva essere lì con me.

"Smettila", rispose facendomi scoppiare a ridere. "Dai."

"Non ho nulla da mettere, Jace."

"Il tuo armadio è pieno di vestiti", sempre la stessa risposta.

"Lo so, ma non ho nulla da mettere!" Mi lamentai ancora.

"E chi verrà?"

"I ragazzi, più Jade."

"Ci sarà anche quello lì? Zayn?" Dal suo tono capii che fosse infastidito.

"Non so, credo di sì, ormai fa parte del gruppo", spiegai, restò in silenzio per qualche secondo mentre mi continuavo ad aggiustare i capelli. "Jace? Ci sei?"

"Sì, verrò anch'io!"

"Davvero?" Sorrisi.

"Certo, accompagno i miei a casa e ci vediamo lì."

"Ti aspetto!"

"A dopo tesoro!"

Posai il cellulare da qualche parte correndo a vestirmi, non indossai nulla di particolare, era solo una semplice uscita tra amici.

Passarono davvero pochi minuti quando udii il suono di un clacson e successivamente mia madre chiamarmi dal salotto.

"C'è qualcuno per te!" Urlò.

"Arrivo!"

Presi la borsa e mi catapultai giù dalle scale, la salutai con un piccolo cenno di mano, ancora un po' infastidita dal suo comportamento, poi mi diressi verso la porta.

"Dove devi andare?" Chiese.

"Al cinema con i ragazzi, non preoccuparti e non aspettarmi sveglia!" Aprii la porta.

"Mi preoccupo e sì, ti aspetto sveglia", udii richiudendola alle mie spalle.

Camminai lungo il vialetto dirigendomi verso quell'auto nera, mi avvicinai aprendo la portiera e salii di scatto richiudendola dietro di me.

Ma al suo interno, non mi aspettavo di trovarci proprio quella persona seduta al lato guidatore.

"E tu cosa ci fai qui?" Pronuncia sorpresa, Zayn rise divertito nel vedere il mio volto al quanto confuso.

"Buonasera anche a te", disse facendomi sentire una stupida.

"Scusami..cioè...Jade aveva detto..."

"Lo so, ma circa dieci minuti fa mi ha chiesto di passarti a prendere perché Chad le aveva proposto di andare con lei", alzò le spalle mettendo in moto.

Partimmo, il cinema distava più di qualche minuto e solo l'idea di dover passare un bel po' di tempo in sua compagnia, mi metteva i brividi.

"Oh, considerando il fatto che era contentissima di guidare la tua auto.." dissi provocandogli un sorriso.

"Pericolo scampato, no?" Disse ottenendo una risata in risposta.

Mi aveva letteralmente spiazzata e forse l'aveva capito a giudicare dal mio sguardo iniziale.

Lo guardai, come mio solito, la sua mano era salda sul volante, l'altra fissa sul cambio. Improvvisamente il mio sguardo fu ricambiato, mi sporsi in avanti e lui rallentò. Si avvicinò al mio viso e senza pensarci annullammo tutti i centimetri rimasti tra noi.

 

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Capitolo 9
*** 8. Togliti di mezzo! ***


 

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"Tutto bene?" Mi chiese interrompendo i miei pensieri.

Spalancai gli occhi abbandonando il pensiero poco casto che avevo appena fatto e tornando coi piedi per terra, mi guardava confuso.

"Ellis, ti senti bene?" Come biasimarlo, il mio guardo era perso nel vuoto.

"Oh...sì, certo", scossi la testa, poco convincente.

"Un'amica che ti abbandona per un ragazzo", si finse offeso continuando a guardare la strada.

"In questi giorni ho notato un certo feeling tra di loro", spiegai, avrei solo voluto prendermi a schiaffi.

"Se fai attenzione ai loro sguardi, capisci ogni cosa", mi guardò ed io ricambiai, pochi secondi e poi tornò a guardare davanti a sé.

Passò qualche minuto in totale silenzio, tenevo la testa verso il finestrino finché una canzone molto familiare passò per radio. Il volume era basso così portai una mano su di essa per alzarlo.

Ma forse il moro pensò lo stesso e le nostre mani si scontrarono.

Inutile spiegare la sensazione che mi provocò quel tocco, era assurdo come potesse avere un tale potere su di me.

Non riuscivo a spiegarmelo.

"Scusa", dicemmo entrambi.

"Allora, hai studiato?" Chiese per cambiare discorso.

Lo guardai facendo un piccolo sorriso.

"Non ci credo!"

"Non è colpa mia, lo studio mi porta sonnolenza", alzai le mani tentando di giustificarmi, senza risultato.

"Quindi ti sei addormentata? Ti ho scritto persino dei riassunti per facilitarti!" si finse arrabbiato, io non facevo altro che ridere.

"Lo so e hai ragione, studierò", promisi, quella volta fu lui a ridere.

"Non ridere!"

"Mi fa ridere il fatto che tu sia così convinta, in realtà."

"Be' dovrò pur farlo quest'esame", sbuffai.

"Vorrei aiutarti, ma non so più cosa fare."

"Se potessi andare tu al mio posto mi faresti un grande favore!"

"A meno che la studentessa Ellis non si fosse tagliata i capelli e fatto crescere la barba, sarebbe fattibile", disse ed io scoppiai a ridere immaginando la scena.

Arrivammo a destinazione in meno tempo di quanto avessi immaginato, perdendomi nelle risate non mi ero accorta di quanto fosse volato.

Fuori il cinema intravedemmo tutti i ragazzi, Jace compreso, il quale non appena notò la nostra auto, cominciò a guardarci.

Zayn mi guardò, come se volesse chiedermi scusa. Ruotai gli occhi al cielo annoiata, non avrei voluto litigare, non lì davanti a tutti.

"Ellis..-"

"Va tutto bene", risposi brusca scendendo dall'auto, salutai i ragazzi poi mi avvicinai a lui, il quale inaspettatamente non proferì parola, poggiò solo un braccio attorno al mio collo attirandomi a sé.

"Muovetevi, il film sta per cominciare!" Disse Chad incamminandosi verso le sale.

"Che film avete scelto?" Chiesi ma Jace non mi rispose. "Jace?"

Alec mi passò il biglietto ed io spalancai gli occhi.

"Non ci credo!" Quest'ultimo rise seguendo gli altri. "Lo sapete che odio i film di fantascienza!"

Nessuno mi rispose, in quel momento capii che la maggioranza aveva ragione. Arrivammo in sala e le luci erano già spente, io e Jace ci sedemmo la fila avanti a loro, era così silenzioso, forse sapeva che quello non sarebbe stato il momento di litigare.

Il film cominciò ed io non facevo altro che sbuffare, mi conoscevano da tanto tempo, conoscevano i miei gusti, non riuscivo a credere che avessero scelto proprio quel genere.

Dopo pochi minuti mi arrivò qualcosa sulla testa e scoprii fosse un popcorn, porsi loro il dito medio che fu schiaffeggiato da qualcuno.

Ad un certo punto sentii la mano di Jace posarsi sulla mia, lo guardai scoprendo che il suo sguardo era già fisso su di me, mi baciò di scatto, un bacio furtivo che stavo aspettando da un bel po'.

Portai una mano nei suoi capelli approfondendolo, dentro di me cresceva sempre più il bisogno di lui, avrei tanto voluto essere altrove.

Un altro popcorn si fermò sulla mia testa, interrompendoci, li guardai notando Chad e Jade molto vicini, e Alec che rideva seguito dal moro.

Tornai a guardare quel film che di interessante aveva soltanto gli attori e Jace fece intrecciare le nostre mani.

"Vado un attimo in bagno", dissi, in realtà avevo solo bisogno di un po' d'aria.

Uscii da quella sala sbuffando attirando l'attenzione di qualche ragazzo, tutti dovevano sapere quanto fossero noiosi e irreali i film fantascientifici.

Camminai verso i bagni scorgendo una figura poggiata contro il muro, aveva le braccia incrociate e la testa voltata altrove ma non mi ci volle molto per capire che fosse Zayn.

"Hei! Che ci fai qui?"

"Quel genere di film non mi piace per niente", rispose.

"Siamo in due, non capisco cosa ci trovino di così interessante", sbuffai.

"Gli effetti speciali sono scarsi e la storia non è da meno", spiegò, il mio sguardo era attirato da una locandina che annunciava un film horror in una sala lì vicino, lo guardai sorridente.

"Cosa c'è?"

"Vorrei tanto imbucarmi in questa sala."

"Ti piace l'horror?"

"Molto, anche se poi diventa complicato dormire la notte", dissi facendolo ridere.

Restammo in silenzio, finché mi ricordai di una cosa.

"Zayn scusa per prima, se ti ho risposto..-"

"Non devi scusarti, Ellis. E' tutto apposto."

"Certe volte i suoi sguardi sono peggio di un horror."

"Immagino ne discuterete a casa", alzò le spalle.

"Non farmici pensare", ruotai gli occhi al cielo.

"Be' io comunque rientro, che fai vieni?"

"Preferisco imbucarmi in un'altra sala, grazie!"

Sorrise e andò via, lasciandomi lì sola. Fui tentata nel voltarmi, ma restai immobile assorta nei miei pensieri.

"Adesso è davvero ridicolo!" Una voce più che conosciuta arrivò alle mie spalle, voltandomi mi accorsi di un Jace alquanto irritato camminare a passo svelto verso di me.

"Cosa?"

"Ho sorvolato sul fatto che passi metà del tuo tempo con lui, ho sorvolato sul fatto che siete arrivati qui insieme, ma adesso...adesso è imbarazzante!" Alzò la voce.

"Jace calmati, non è successo nulla."

"Sì, al momento non è nulla", mi prese per un braccio facendomi spalancare gli occhi, mentre i suoi invece erano pieni di rabbia. "Ma se va avanti così questa storia non oso immaginare a cosa arriverà."

"Jace lasciami", il suo sguardo mi faceva paura, non aveva mai alzato un dito contro di me, non in quel modo.

"Se c'è qualcosa che devo sapere, voglio saperlo subito."

"Non devi sapere niente, non è successo niente! Adesso lasciami, per favore!"

"Va tutto bene?" Sentii un'altra voce avvicinarsi, era Zayn che era rimasto lì a guardare tutta la scena.

"Sì, è tutto apposto!" Rispose Jace tenendo lo sguardo fisso nel mio, non si era neanche accorto che era stato il moro a pronunciare quelle parole.

"Allora lasciale il braccio", Ordinò Zayn arrivando accanto a noi, fu in quel momento che Jace lo notò.

"Togliti di mezzo!" Ringhiò, tentando di impaurirlo, piano riuscito male.

"Se tieni le mani a posto allora può essere che mi tolga di mezzo."

Mi lasciò avvicinandosi a lui e guardandolo rabbioso, il moro era lì del tutto tranquillo, sembrava non fagli alcun effetto.

"Jace.." Mi misi in mezzo allontanandoli. "Smettila."

Partì un destro dritto al viso di Zayn, ma con la mano libera riuscii a fermarlo.

"Jace è ridicolo!" Urlai.

"Ridicolo? Io sono quello tradito e devo starmene fermo?" Sbraitò.

Spalancai gli occhi a quella stupida affermazione, non me l'aspettavo, non da lui, aveva frainteso tutto alla grande.

"Ma che cosa dici?!" Non rispose, scosse la testa e andò via. "Jace!" Lo rincorsi ma il suo passo si fece sempre più svelto. "Jace non c'è niente!" Speravo di farlo tornare indietro e invece uscì dal cinema.

Mi portai le mani tra i capelli a quell'incredibile scena, in tutto ciò Zayn era dietro di me, aveva assistito, e ciò mi fece sentire ancora più ridicola.

"Stai bene?" Chiese. "Non deve azzardarsi a metterti le mani addosso Ellis! Se non fossi arrivato io, cosa sarebbe successo?"

Non risposi, ma infondo aveva ragione.

Sapevo però che Jace si fosse pentito, sia di quello che aveva fatto e sia di ciò che aveva detto.

Le parole però, ferivano più dei gesti.

"Vieni, andiamo dai ragazzi!"

***

Passarono due giorni.

Due giorni senza sue notizie, senza sentirlo, nulla.

Non rispondeva a messaggi e chiamate, era sempre così ogni volta che c'era stato un litigio.

Lasciavamo che la rabbia sbollisse, per poi riprendere a vederci più forti di prima.

Morivo dalla voglia di vederlo, di sapere come stesse e così andando contro anche a mia madre, uscii a piedi diretta a casa sua.

"Si sta facendo buio, Ellis. Non puoi..-"

"Torno subito!"

Camminai a passo svelto, il freddo mi perforava la pelle, non ne ero abituata, non a quelle rigide temperature. Mentre camminavo mi rendevo conto di quanto mi mancasse la California e di quante volte mi ero ripromessa di tornarci per qualche fine settimana.

Giunsi a casa sua bussando al campanello, restai cinque buoni minuti lì fuori ma nessuno venne ad aprirmi.

Eppure la sua auto era parcheggiata lì, doveva essere in casa, senza dubbio.

"Jace apri!" Spostai lo zerbino non notando alcuna chiave, era solito conservarla lì. "Ti prego Jace!" Bussai ancora, ma nulla.

In preda alla delusione andai via, dritta verso casa, finché un rumore mi fece trasalire.

 

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Capitolo 10
*** 9. Autodifesa ***


 

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"Allora com'è andata?" Chiese Alec non appena misi piede fuori la porta.

"Bene, direi. Non riesco a credere di essermi tolta un tale peso dalle spalle!" Sospirai facendo un sorriso sornione.

"Sei fortunata, ho parlato con qualche ragazzo che ha provato quest'esame prima di te e mi ha raccontato che hanno bocciato quasi tutti, i professori sono molto esigenti."

"Be' non ha tutti i torti", alzai le spalle riponendo i libri nel mio zainetto.

"Che ti prende? Sei strana."

"Te l'ho detto, non riesco a credere di esserci riuscita."

"E Jace? Si è fatto sentire?" Domandò ancora.

"No", scossi la testa, non volevo pensarci, non volevo corrergli ancora dietro. "Sono andata fino a casa sua, Alec, non ha voluto parlarmi", alzai le spalle.

"Lui di cosa è convinto?"

"E' convinto che tra me e Zayn ci sia qualcosa, non posso fare niente per togliergli questo pensiero, siamo spesso insieme è vero, ma è un amico, come tutti voi. Non so cosa fare!"

"Forse dovresti aspettare che si faccia vivo, chissà ci riflette e quando sbollirà la rabbia, lo rivedrai."

"E' esattamente ciò che spero."

"Hei ragazzi!" Ci richiamò Jade. "Venite agli allenamenti?" Era emozionata, io e Alec ci guardammo maliziosi.

"Arriviamo!"

Giungemmo in palestra dove Chad e i ragazzi avevano cominciato l'allenamento, appena ci vide sorrise, ormai era un rito fisso e a noi faceva più che piacere supportarli.

Sugli spalti c'era seduto Zayn, con lo sguardo fisso sul cellulare, non si accorse di noi, neanche quando presi posto accanto a lui.

"Ciao", lo salutai, mi diede una rapida occhiata seguita da un cenno di mano per poi tornare su quello schermo.

Alzai le spalle guardando Jade mentre osservava contenta i ragazzi, o meglio, Chad.

Alec si sporse in avanti cercando il mio sguardo, che ricambiai subito con un sorrisetto.

"Qualcuno si è preso una bella cotta", cominciò attirando l'attenzione di Jade.

"C-Cosa?"

"Ma guardati, i tuoi occhi sono a forma di cuore!" Dissi io.

Abbassò lo sguardo, decisamente imbarazzata.

"Wow Ellis, abbiamo fatto centro, o meglio canestro!" Mi diede un cinque e scoppiammo a ridere.

"Ma cosa dite!" Rise nervosa continuando a guardare Chad, il quale una volta fatto canestro si voltò verso di lei sorridendole.

Sorrise istintivamente ricambiandolo, poi si fermò guardandoci.

"Siete incredibili voi due!" Arrossì, che cosa tenera.

"Sareste una bella coppia", ipotizzò Alec.

"Approvo, di solito sono sempre circondati da quelle stupide ochette che non capiscono nulla di basket ma lo usano solo per far colpo su di loro. Tu sei diversa", risposi, mi guardò poi spostò lo sguardo su Zayn ancora immerso sul suo cellulare.

Lo guardai anch'io meravigliandomi di tanto interesse nei confronti di quell'aggeggio, ma prima che potessi dire una parola, squillò il mio.

Il mio cuore prese a battere più forte ma non appena lessi il nome 'mamma' mi calmai.

Mi allontanai raggiungendo un ripostiglio vuoto, entrai e chiusi la porta.

"Mamma?"

"Ellis, tesoro, tutto bene?"

"Sì, bene, ho dato un altro esame, è andata bene", dissi.

"Menomale, hanno fatto un altro assalto, volevo sapere come stessi."

Non si era minimamente interessata al mio esame, nessuna domanda, niente, a lei interessavano solo quegli assalti, ecco perché stava perdendo la testa, lasciava che quegli assassini fossero parte principale della sua giornata, non parlava d'altro.

"Sto bene, non lo sapevo nemmeno", sbuffai, e non volevo saperlo.

"Ok, ci vediamo a casa."

"Certo!" Attaccai facendo un lungo sospiro, poi misi il cellulare in tasca voltandomi, ma la figura di Zayn mi fece sobbalzare.

"Dio!" Urlai. "Ma sei pazzo?"

"Scusami, non volevo spaventarti."

"Se non avessi voluto spaventarmi avresti bussato a quella porta", risposi sedendomi sulla panchina.

"Com'è andato l'esame?"

"Bene, non ho preso il massimo ma..bene, ti ringrazio per..-"

"Non devi, tu avresti fatto lo stesso."

"Non per psicologia", sorrisi.

"Non è tanto complicata, c'è solo bisogno di studio continuo."

"E' vero, però sono davvero contenta."

"Anch'io per averti aiutato", disse facendo calare il silenzio.

"Hai...hai sentito del nuovo assalto?" Chiesi tentando di tenere vivo il discorso.

"Sì, poco fa. Non so davvero cosa pensare, se qui siamo al sicuro oppure no."

"Nessun posto è al sicuro purtroppo, ieri sono stata da Jace e.." Mi fermai guardandolo.

"E?" Mi spronò.

"Scusa è che, non voglio annoiarti con questa storia."

Zayn prese una sedia e si sedette davanti a me.

"Se sono qui è perché non mi annoi, avanti parla."

"Visto che non rispondeva al cellulare sono andata da lui, ma non ha aperto la porta e durante il ritorno, ho sentito un rumore dietro dei cespugli, sono corsa via, ho avuto così tanta paura, poi adesso vengo a sapere dell'ennesimo attacco e...non lo so, non mi sento al sicuro", incrociai le braccia al petto accarezzandole.

Zayn si alzò di scatto, si guardò intorno poi mi porse la mano.

"Cosa c'è?"

"Vieni con me."

"Dove?"

"Avanti!" Un po' indecisa afferrai la sua mano tirandomi su.

Uscimmo dalla palestra senza dare nell'occhio, percorremmo quel corridoio giungendo davanti ad una stanza.

"Zayn dove stiamo andando?"

"Lo vedrai", aprì la porta mostrandomi una sala di karate.

"Possiamo stare qui?"

"E' aperta a tutte le ore", rispose chiudendo la porta.

"E cosa ci facciamo qui?"

"Hai bisogno di qualche lezione di auto difesa, Ellis", disse ed io scoppiai a ridere. "Sono serio, devi saperti difendere da sola."

"Si perché se malauguratamente finissi sul percorso di un sicario, avrei tutto il tempo di difendermi da un'arma mortale", replicai ovvia.

"Non ti serve solo in questo caso, può servirti sempre, ogni giorno. Aiuta a controllare la tua paura."

Ci posizionammo al centro della sala, si mise davanti a me mostrandomi la sua mano aperta.

"Colpisci qui", ordinò. "Forte."

Lo feci, ma senza alcun risultato. "Tutto qui? Più forte! Immagina che questa sia la faccia di una persona che proprio non sopporti."

"Immaginerò che sia la tua allora", dissi prima di sferrare un forte pugno nella sua mano, che chiuse bloccando la mia dopo aver pronunciato quella frase. "Sto scherzando!" Risi contagiandolo.

 

"Comincia a fare caldo qui", mormorò dopo un paio di minuti di duro allenamento. "Facciamo una pausa", enunciò sedendosi su una sedia fissando il cellulare.

"Ti concedo solo pochi minuti", dissi sfidandolo. "Dopodiché ti prenderò a botte", dopo le mie parole si alzò in piedi con un sorrisetto sulle labbra.

"Ah davvero? Vediamo allora."

Risi cercando di afferrarlo ma senza riuscirci, si tirava indietro molto spesso e così passavamo il tempo a girare avanti e dietro senza interrompere il contatto visivo.

Finalmente lo presi per le braccia tirandolo per terra, il mio scopo era quello di farlo cadere, incrociai le gambe con le sue facendolo riversare sul pavimento.

Sorrisi vittoriosa ma, ahimè, le sue mani erano poggiate sulle mie braccia e mi tirò per terra proprio sul suo corpo.

Le sue mani finirono sui miei fianchi mentre rideva contagiandomi, le mie invece erano sul suo petto e quando aprì gli occhi passai qualche istante a perdermici dentro.

Il suo volto tornò serio e cominciammo a fissarci senza smettere un secondo. Rabbrividii parecchio, era così snervante rabbrividire ad ogni suo gesto.

Feci pressione con le mie mani sul suo petto e mi rialzai tornando lucida, lui mi seguì passandosi una mano tra i capelli.

"Direi che impari in fretta", osservò imbarazzato.

"Be' ho una buona memoria", dissi controllando il cellulare, alcune chiamate di Jace e dei messaggi di Alec in cui mi chiedeva che fine avessi fatto e di raggiungerli al Juice.

"Sono con Zayn, è tutto apposto." Scrissi e velocemente inviai.

"Lo so, mi ha già avvertito Jade, se aspettassi te morirei di paura." Ricevetti in risposta.

"I ragazzi sono al Juice, andiamo?" Mi anticipò.

"Certo", risposi ed inaspettatamente mi prese per mano uscendo da quella stanza, percorsi il tragitto verso la sua auto preparandomi psicologicamente a tutte le domande a cui mi avrebbero sottoposta.

***

Ero a casa, da sola.

Era raro che mia madre mettesse piede fuori, per quel motivo ne approfittai per godermi quel silenzio in santa pace.

Uscii dalla doccia e mi rivestii velocemente, nonostante il freddo facesse capolino sulla mia pelle.

Scesi in salotto sedendomi sul divano, ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.

Mi alzai di corsa essendo convinta fosse mia madre, avendomi avvisata pochi minuti prima del suo ritorno, ma quella davanti a me era tutta un'altra persona.

Era Jace.

Lo lasciai entrare senza dire una parola, avevo parlato e dimostrato fin troppo, in quel momento toccava a lui.

"Finalmente ti ho trovata", disse, lasciandomi confusa.

"Tu?"

"Sì, io, volevo fare chiarezza una volta per tutte Ellis."

"Jace sono giorni che non ti fai sentire, sono persino venuta a casa tua, vado contro chiunque ogni giorno pur di vederti solo un attimo e il tuo ringraziamento sarebbe non aprirmi la porta? Lasciarmi lì da sola? Ma lo sai che..-"

"Io non...non ero in casa."

Sospirai.

"Non mi credi?" Chiese.

"Questo non c'entra."

"Lo so io cosa c'entra, è quel ragazzo."

"Zayn?" Risi. "Lui non c'entra assolutamente niente."

"Lo vedo da come ti guarda, Ellis, state insieme ventiquattro ore su ventiquattro, mi menti sul fatto che saresti venuta la cinema con quella lì e invece scopro tutt'altro. Io non so..-"

"Non ti ho mentito, non lo farei mai Jace. E' questione di cosa voglio io, non gli altri, lo capisci?" Incrociai le braccia al petto, cominciavo ad irritarmi.

Si sedette sul divano portando una mano sul viso, sospirando.

"Non capisco cosa ci sia di così tanto difficile in questo concetto, mi conosci, sai che certe cose non le farei mai. Sai che alla base c'è rispetto."

Mi porse una mano invitandomi a stringerla, odiavo quando ignorava le mie parole per provocarmi in quel modo.

"No, Jace", mi prese per mano facendomi sedere sopra di lui. "Non è bello sentire certe cose dal tuo ragazzo, soprattutto quando cerchi di dimostrare quanto ci tieni e vieni fraintesa."

"Lo so, mi dispiace. Ero incazzato e vedervi insieme non ha aiutato, non ci ho visto più. Non lo credevo davvero."

Non risposi, mi portò una mano sotto il mento per cercare il mio sguardo ma voltai il viso altrove.

Non sapevo cosa fare.

"Ellis?" Mi richiamò stringendo la mano che era poggiata sulla mia gamba. "Mi dispiace, non volevo dire quelle cose, sai che quando sono arrabbiato perdo il controllo."

"Purtroppo sì, lo so", risposi.

"Guardami."

"Jace non è questione di dire..-" Mi voltò il viso e mi baciò, era così irritante il suo comportamento ma tenevo così tanto a lui.

Mi lasciai trasportare, dalle sue labbra, dalle sue mani che finirono ai lati della mia maglietta, ma non potevo perdere il controllo, non in quel momento.

"Jace.." mi staccai ma le sue labbra ricercarono velocemente le mie, "Jace no..", udii il rumore dell'auto di mia madre e mi alzai abbassandomi la maglietta.

Quest'ultima entrò in casa e Jace si alzò dal divano palesemente imbarazzato.

"Salve signora Moore", la salutò con mia grande sorpresa, di solito andava via direttamente, riconoscendo quanto lei non lo sopportasse.

"Puoi chiamarmi Irina", Rispose lei facendomi spalancare gli occhi e non solo a me.

Lo dicevo io che un po' d'aria le avrebbe fatto bene.

Jace le sorrise e annuì, poi dopo avermi salutata andò via.

Raggiunsi mia madre in cucina, era intenta a preparare il pranzo quando si bloccò nello scorgere il mio sguardo confuso.

"Cosa c'è?" Chiese.

"Puoi chiamarmi Irina?" Ripetei le sue parole, cercando una spiegazione, lei rise.

"E' la tua vita, Ellis."

"E da quando sei convinta di ciò? Fino a ieri..-"

"L'ho capito un po' tardi ma l'ho capito. Non posso negarti di vedere il tuo ragazzo, hai vent'anni e sei grande, solo tu puoi sapere quanto ti faccia stare bene", sembrava sincera.

La guardai accigliata, ma il suo sorriso mi fece cambiare idea.

"Sono contenta che tu abbia preso questa decisione. Jace non è come sembra, è solo una corazza, ha perso una sorella e..-"

"Che cosa?"

"Sì, è stata rapita dai...be' da loro", abbassai la voce impaurita.

"Oh..", rispose, palesemente senza parole. "Diamine! Si è sporcata", indicò la sua maglietta, "Puoi andare a prendermene un'altra?"

"Sì", corsi di sopra aprendo il primo cassetto che mi capitò davanti, trovando mille magliette colorate. "Rosa ti va bene?" Urlai.

"Certo!" Rispose.

La presi tra le mani scoprendo dei foglietti di carta, tutti stropicciati sotto di essa.

Avevo una brutta sensazione, ma decisi comunque di leggerne qualcuno.

"Non avrete scampo!"

"Farai meglio a tacere!"

"Ti abbiamo trovata!"

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Spazio autrice 
Due capitoli in due giorni, certo che sono brava. Come sta andando la storia? Potrà sembrare scontata all'inizio, ma vi ripeto che è solo l'inizio😏. 
Se non l'avete ancora fatto, potreste aggiungere la storia alle seguite ❤️

 

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Capitolo 11
*** 10. E' il tuo ragazzo? ***


 

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Spalancai gli occhi portandomi una mano davanti la bocca, incredula.

Il mio cuore prese a battere più forte, per un attimo temetti il peggio.

Avevo mille domande in testa, non sapevo cosa pensare.

Scesi di corsa di sotto con quei foglietti tra le mani e quando fui in cucina li poggiai sul tavolo sotto i suoi occhi complici.

"Sapevo che li avresti trovati", disse.

"Cosa sono?" Domandai scioccata. "Chi li scrive? Perché li conservi? Cosa diavolo sta succedendo?!"

Sospirò per poi sedersi e girarseli tra le mani. Era silenziosa, la osservavo confusa, tutto quel silenzio mi stava mandando fuori di testa.

"Mamma!"

"Lo sai chi li manda, Ellis, sei abbastanza intelligente per capirlo."

"Perché? Perché a noi? Cosa abbiamo fatto? Perché "ti hanno trovata"?"

"Non lo so, sono impaurita quanto te!"

"Non è vero, se lo fossi stata li avresti portati alla polizia, e invece non dici nulla, li conservi, a cosa serve tutto questo?"

"Sono stata alla polizia, dieci minuti fa. Non possono farci niente, Ellis. Loro dicono di pensarci, ma sono criminali troppo numerosi e pericolosi."

"Quindi per questo stupido motivo noi dobbiamo essere in pericolo?! Perché la polizia non può intervenire?!"

"Dicono che più di pattugliarci qui fuori non possono fare altro, è un'organizzazione troppo pericolosa, devono agire con cautela."

"Cautela", risi. "La sorella del mio ragazzo è sparita, questa storia va avanti da anni e anni", pronunciai schifata.

Mi sentivo così arrabbiata che se mi fossero capitati tra le mani li praticamente avrei ammazzati.

Provavo un odio così profondo nei loro confronti, non era da me, affatto.

"Ellis il massimo che possiamo fare è stare attente, ok? In qualunque posto tu vada, sempre."

Poggiai le mani sul tavolo, guardandola.

"Non può andare avanti così, lo sai vero?" Ed ecco che la rabbia cominciò a svanire, lasciando spazio alla mia parte razionale, formata dall'ansia e dalla preoccupazione, non era vita quella.

"Lo so, lo so benissimo, ma sta attenta."

***

"E così la palla finì proprio dritta sul suo viso, sbam, cinque punti di sutura", raccontò Chad ridendo, stavamo facendo una passeggiata approfittando della bella giornata di sole.

"Ah! Deve essere doloroso!" Risposi stringendo i denti, una palla da basket sul viso, non era roba da poco.

"Lo so, ma fortunatamente si è ripreso bene, ogni tanto sbaglia qualche passaggio ma non ci lamentiamo."

"Non vi lamentate?" Rispose Eithan contrariato.

"Dai Scott, non te la prendere, resti il punto fondamentale della squadra."

"E comunque, stasera..-"

"Stasera bisogna festeggiare", lo interruppe Chad ricevendo un'occhiataccia. "Per questo abbiamo prenotato un tavolo al Plan B", spiegò.

"Lo so, me ne ha parlato Jade, peccato che Alec non possa venire."

Intravidi Zyan da lontano, lui altrettanto, venne verso di noi seguendoci.

"Hei Malik! Dove sei diretto?"

"Ho accompagnato Jade da una sua amica, proprio dietro quella casa lì", rispose e in lontananza intravidi il Juice bar.

"Ragazzi vi va qualcosa da bere?" Proposi scrivendo un messaggio anche ad Alec.

"Veramente noi dovremmo andare in palestra, sarà per un'altra volta, Ellis", ci salutarono. "Ci vediamo stasera ragazzi!"

"A me va", rispose Zayn, attendevo con ansia la risposta di Alec, sperando fosse positiva.

"Non posso, sono con i miei genitori, magari appena finisco passo", lessi spalancando gli occhi.

Restavamo solo noi due, di nuovo.

"B-Bene", sussurrai fingendo un sorriso.

Ci sedemmo ed ordinammo i nostri drink, inutile dire che mi sentivo leggermente fuori luogo. La sensazione che avevo di lui procedeva in quel verso, c'erano momenti in cui mi sentivo totalmente a mio agio, ed altri in cui sentivo l'imbarazzo penetrarmi fin dentro le ossa.

E quello era uno di quei momenti.

Pensavo solo a quella sera, mi sarei divertita, avrei bevuto un po' e avrei dimenticato anche solo per qualche ora tutto il marcio che mi circondava, ne avevo bisogno.

Come avevo bisogno di sapere come mai il moro mi fissava da quando avevamo preso posto.

"Tutto bene?" Chiese leggendomi nel pensiero, scossi la testa, fu la prima cosa che mi venne in mente di fare. "Che succede?" Chiese ancora.

Non sapevo cosa dire, non sapevo se dire qualcosa.

"Qualcuno ci minaccia, Zayn", sputai fuori, era l'ultima persona alla quale mi sarei mai aspettata di dirlo, e invece era la prima a cui l'avevo detto.

"Vi?"

"In questi giorni ho trovato dei foglietti di carta con delle minacce, del tipo 'non avete scampo', 'ti abbiamo trovata', mia madre dice che la polizia può fare ben poco.." sbuffai. "In realtà non so cosa fare."

"E' ciò che penso?"

"Sì, lo è. Purtroppo sì. Sono spaventata, di solito lascio che tutto mi scivoli addosso ma stavolta è diverso. Hanno toccato casa mia, mia madre, me indirettamente, non capisco perché, non so cosa sia successo a mio padre ma credo che c'entri qualcosa con loro...è tutto così complicato", mi sfogai.

"Non c'è chiarezza."

Stavo per rispondere ma fui interrotta da Natalie con le nostre ordinazioni.

"No per niente, non so nulla di certo", dissi cominciando a mandar giù il mio tè. "Spero di venirne a capo, perché pensarci mi sta solo mandando fuori di testa."

"Lo spero per te, davvero. Anche a me capita spesso di pensarci, mia madre è molto preoccupata, credo che se le accadesse qualcosa morirei."

Mi sorprese, vedere tanto affetto nei suoi confronti mi fece quasi male. Pensare che il nostro rapporto era quasi assente.

"Non so cosa fare", alzai le spalle.

"Non puoi farci nulla purtroppo. Ma come mai pensi che tuo padre c'entri qualcosa?"

"Ho fatto delle ricerche, e tutte lo collegano a quei sicari, non vorrei fosse stato solo una vittima innocente", spiegai sotto il suo sguardo curioso. "Vorrei solo averlo conosciuto, tutto qui."

"Anch'io", rispose sottovoce.

"Non hai mai conosciuto tuo padre?" Chiesi sbalordita.

"No, non è così. E' solo un po' più complicato", sorrise cercando di alleggerire la tensione, ma non gli credetti comunque.

"Troppi vuoti, in questa vita", dissi, lui rise.

"Eh già, un po' troppi", aggiunse.

"Mi manchi", Lessi da parte di Jace, sorrisi poi guardai Zayn, il quale ricambiava lo sguardo.

"E' il tuo ragazzo?" Chiese.

"Cosa?"

"Al cellulare."

"Oh sì, abbiamo chiarito", annuii.

E' un ragazzo come gli altri, Ellis, è un tuo amico, perché provi quasi fastidio nel dirgli quelle cose?

"Credo che sia meglio andare", mi alzai in piedi.

"Ti accompagno."

"Dopo torni da solo?" Gli domandai preoccupata.

"Be'.."

"Sta attento", sorrise.

"Sempre."

***

"Questa è la fila? Entreremo dopodomani!" Si lamentò Jade stringendo il mio braccio.

"Questa è la fila per le liste, i tavoli sono laggiù", indicai.

"Te ne intendi?" Alzò un sopracciglio.

"Un po'", risposi osservando Jace discutere con Chad.

"Zayn a che punto è?"

"Ha detto che stava arrivando con Eithan, a breve saranno qui."

Tra la folla apparve un gruppo di tre ragazze, una delle quali con dei capelli rosso fuoco, impossibile non notarle. I loro abiti erano i più succinti che avessi mai visto, le classiche immancabili in ogni discoteca.

Nonostante questo non mi sentivo inferiore, amavo il mio corpo e seppure indossavo semplici abiti coprenti rispetto ai loro, mi sentivo bene con me stessa.

Avessero capito anche loro quel concetto, avrebbero evitato di conciarsi in quel modo.

"Ci mancavano solo loro!" mi disse Jade, osservando Chad preoccuapata.

"Sta tranquilla."

"Ma non hanno freddo?" Mi chiese.

"Non ne ho idea."

Finalmente arrivarono il resto dei ragazzi, Jace mi prese per mano ed entrammo in quel locale tanto grande quanto affollato, l'odore dell'alcol era nell'aria, non vedevo l'ora di svuotare mente e pensieri, pur stando in compagnia della persona che più amavo.

La serata cominciò e i bicchieri cominciarono a riempirsi, uno dopo l'altro mandavo giù velocemente, riuscivo a reggere l'alcol, conoscevo i miei limiti.

Qualcuno mi poggiò le braccia sulle spalle e accorgendomi fosse Jade cominciammo a muoverci a ritmo di musica.

La testa cominciava a girare ma accompagnata dal volume alto era una combinazione perfetta.

Intravidi Chad osservare Jade, Eithan e anche Zayn divertirsi parecchio.

Persi di vista Jace però, da quando me ne ero accorta era passato un bel po'.

"Chad!" Urlai nel suo orecchio. "Dov'è Jace?"

"In pista!" Rispose lui lasciandomi sorpresa.

Che bisogno aveva di andare in pista, se io e i suoi amici eravamo lì?

Gli mandai un messaggio, chiedendogli dove fosse e sperando avrebbe risposto al più presto.

Il mio sguardo fu catturato dal moro, che si muoveva lento con ancora il suo drink tra le mani, gli sorrisi per poi continuare a guardarmi intorno.

Ed ecco che lo vidi, era poco distante dal nostro tavolo, mentre era intento a parlare con qualcuno, qualcuno dai lunghi capelli rossi.

 

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Capitolo 12
*** 11. Devo parlarti ***


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Spalancai gli occhi davanti a quella scena.

Non erano solo due parole, era una lunga conversazione, Jace sembrava conoscerla, forse anche troppo bene.

Come faceva a conoscere gente del genere? Per l'amor del cielo, non ero una ragazza che giudicava chiunque, ma il suo solo modo di vestire, gesticolare mentre parlava e il suo sorrisetto da gatta morta lasciavano intendere a meraviglia che tipo di ragazza fosse.

Ed io non ho mai giudicato, ho sempre e solo descritto le persone, tramite i loro modi di fare.

"Non è possibile!" Ero incredula, in preda ad un attacco di rabbia.

Ma restai immobile, incrociai le braccia al petto e li fissai discutere per un po', ridevano, si toccavano, mi fece così male che non riuscii a muovere un muscolo.

"È assurdo Jace!" Urlai, ma nessuno poté ascoltarmi.

"Hei!" Qualcuno mi toccò la spalla, voltandomi vidi Zayn.

"Guarda!" Indicai quei due. "Non ha senso!"

Il moro mi guardò, sorseggiò ancora il suo drink per poi restarmi definitivamente accanto.

Intanto quei due avevano cominciato a muoversi, tutto mi fece intendere che stessero ballando insieme, non era possibile, forse l'alcol mi stava facendo immaginare tutto o forse quest'ultimo era servito al mio ragazzo a giocare un brutto scherzo.

"Ma dai, mi prendi in giro", sbuffai ancora.

Vidi Zayn scattare e fare un passo verso di loro, ma lo fermai per un braccio attirandolo a me, non stavo immaginando un bel niente.

"Lascia perdere!" Mi voltai tornando dai ragazzi, Jade mi afferrò nuovamente strusciandosi su di me, ed io risi per poi continuare a fare lo stesso.

Presi un altro drink mandando giù tutto, quel liquido mi bruciò la gola e il sapore dell'alcol ben presto si fece strada nella mia bocca. Mi sentivo così leggera, di solito quando Alec era con me, mi proibiva di bere così tanto, massimo due bicchieri, poi cominciava a guardarmi malissimo.

Invece quella notte sentivo che tutto mi era consentito, dopotutto in quel momento toccava a Jace 'prendersi cura' di me, ma essendo alquanto indaffarato avevo campo libero.

"Basta così!" Zayn mi tolse quel bicchiere dalle mani ed io lo guardai sconvolta.

"Dammelo, subito!"

"No, hai bevuto fin troppo", si avvicinò sussurrandomi ad un orecchio, rabbrividii percependo il suo fiato sul collo.

Mi allontanai guardandolo malissimo.

"L'ultimo, promesso", risposi e lui avvicinò nuovamente il bicchiere verso di me, feci un lungo sorso bevendo quasi l'intero liquido rimasto, lui sbarrò gli occhi ritirandolo subito, cosa che mi fece ridere.

Mi avvicinai al suo orecchio e con fare lento ma deciso, come fatto da lui in precedenza gli sussurrai: "Reggo l'alcol, tranquillo."

Mi allontanai con un sorrisetto riprendendo a ballare con Jade e Chad, era tutto perfetto.

La serata passò davvero molto in fretta, a parte qualche telefonata persa da parte di mia madre e i messaggi senza risposta per Jace, proseguì bene.

In un attimo Jade e Zayn mi presero per mano portandomi fuori, erano le cinque del mattino e il locale cominciava a svuotarsi.

Lì all'ingresso c'era più gente di quanta ce ne fosse all'interno, l'effetto dell'alcol cominciò a sparire e pian piano tornai lucida.

"Avete visto Jace?" Domandai ricevendo una risposta negativa.

Continuavo a telefonargli ma non era raggiungibile, ero terribilmente preoccupata.

Non era normale quell'atteggiamento, sparire per un'intera serata.

L'aria era gelida, Chad mi prestò la sua giacca ed io ne fui più che riconoscente, ero lì mentre li fissavo intravedendo da lontano Jade e Zayn discutere animatamente, soprattutto quest'ultimo.

"Ragazzi che succede?" Chiesi avvicinandomi.

"Niente, Ellis", rispose lei.

"Il fatto è che..-" fu interrotto da alcune frasi pronunciate dai ragazzi.

"Che fine hai fatto?"

"Sei sparito un'intera serata!"

Tornai da loro trovandomi faccia a faccia col mio ragazzo, non era ubriaco, sembrava più che lucido.

"Ne parliamo in macchina", mi disse duro, osservando il mio sguardo trucido.

"Non ne parleremo da nessuna parte, perché non torno con te!" Risposi voltandomi verso Jade.

"Ellis non fare così!" Mi afferrò stretta per un braccio facendomi scivolare la giacca di Chad dalle spalle.

"Jace!" Urlai.

In un attimo Zayn gli fu addosso, allontanando le sue mani dal mio corpo, mi spaventai parecchio considerando che eravamo appena usciti da un locale, con tutta quella quantità di alcol in corpo, non poteva filare tutto liscio.

"Devi smetterla di metterle le mani addosso!" Sbottò il moro fissandolo malissimo.

"Tu mi hai stancato ragazzino", Jace lo prese per il collo della camicia strattonandolo malamente.

"Smettetela!" Alzai la voce attirando l'attenzione di Chad, che accorse per dividerli.

"Jace basta!" Disse quest'ultimo portandolo nel parcheggio.

"Deve smettere di guardarla!" Sbottò riferendosi a me, guardai Zayn farmi 'no' con la testa, poi mi voltai seguendoli.

"Ne ho abbastanza dei suoi interventi, Chad, davvero!" Lo sentii sfogarsi ancora mentre si avvicinava alla sua auto.

"Ellis, tutto bene?" Mi sussurrò quest'ultimo.

"Sì", gli porsi la giacca ringraziandolo. "Posso tornare con te?" Lui mi guardò, palesemente sorpreso dalla mia richiesta.

"Certo che puoi, ma forse Jace ha più bisogno di te in questo momento."

"E per tutta la serata dov'era?"

"Ellis, vieni!" Mi ordinò lui dall'altra parte, ruotai gli occhi al cielo per poi seguirlo.

"Ci vediamo domani ragazzi!"

Durante il tragitto ero più silenziosa che mai, né una parola, non uno sguardo, niente. Volevo solo tornare a casa ed addormentarmi al caldo, al più presto. Avevo la testa voltata verso il finestrino, trattenevo le lacrime, non avrei pianto davanti a lui, non avrei pianto davanti a nessuno, non era mio solito mostrarmi debole.

Ma nonostante ciò sentivo che qualcosa era cambiato, lui stesso era cambiato oppure era la mia fiducia nei suoi confronti, ad essere calata un po'.

Avevo mille domande senza risposta, la testa piena di cose non dette.

Dopo qualche chilometro mi accorsi che la strada che aveva imboccato non era quella verso casa mia, sbuffai per poi guardarlo, uno sguardo ricambiato.

"Hai sbagliato strada", dissi nel modo più acido possibile.

"Lo so", rispose.

In quel momento mi squillò il cellulare, era un numero sconosciuto così rifiutai.

"Dobbiamo parlare!" Disse tenendo le mani fisse sul volante.

"Io non ho niente da dirti", scossi la testa.

"Ellis non deve più avvicinarsi a te!"

"Di chi stai parlando?"

"Del tuo nuovo amichetto."

"Il mio amichetto? Vogliamo parlare della tua amichetta invece?!" Alzai la voce, cogliendolo di sorpresa.

"Chi?"

"Di quella ragazza con cui hai passato l'intera serata, Jace. Non dirmi che non è vero perché l'ho visto con i miei occhi, non hai risposto ad un messaggio!" Mi sfogai. "Ti sembra normale? Noi lì e tu da solo con quella ragazza chissà a fare cosa!"

"E' una mia amica", spiegò facendomi ridere. "Non ci vedevamo da tanto, ho perso cognizione del tempo, c'era troppa gente lì dentro, all'improvviso non vi ho visto più."

"Smettila."

"Sì, certo! Litigare era ciò che volevi, no?"

"Io non volevo niente!" Urlai. "Volevo solo passare una bella serata con te."

"Con me", rise.

"Sì con te. Con te che hai rovinato ogni cosa!"

"Già, tanto la colpa ricade sempre su di me."

"Stavolta sì, in pieno."

Non poteva giustificarsi in quel modo, e da un lato mi faceva male il fatto che non riuscivo a credergli.

"Sei sparito un'intera serata Jace! Non cinque minuti da dedicare ad un'amica, avete anche ballato insieme!"

"Non è ciò che stai pensando."

"Allora cos'è? Eh?! Parli tanto di Zayn e di quanto ti dia fastidio ma non ci pensi due volte a..-"

"Ellis sono geloso!" Confessò facendomi sbarrare gli occhi.

Jace non era il tipo che esternava i suoi sentimenti, in sette mesi quella fu la prima volta in cui lo disse e mi sorprese.

"Non puoi giustificarti così!"

"Non mi credi?" Mi guardò con gli occhi spalancati, non risposi.

"Portami a casa", voltai lo sguardo verso il finestrino.

"Perfetto!"

Passarono altri minuti di incessante silenzio, ancora non riuscivo a credere che avessi accettato a tornare con lui, in quel momento avrei voluto accanto chiunque, ma non lui, non lui.

"Perché diavolo non ti fidi di me?!" Urlò sbattendo una mano sul volante, sobbalzai guardandolo, la vena sul suo collo era gonfia, i suoi occhi sbarrati, sembrava fuori di sé.

Non risposi, sospirai pesantemente sperando non facesse alcuna cazzata.

"Ellis ti prego", disse ancora.

"Ne parliamo domani, adesso portami a casa."

"No, devo..." Sospirò.

"Jace, portami a casa", cominciai a spaventarmi.

"Perdonami, ho fatto una cazzata", disse fissandomi negli occhi.

"Jace cosa...Jace!" Urlai ma fu troppo tardi, dei fari mi abbagliarono la vista ed un rumore assordante giunse alle mie orecchie, seguito da un forte dolore alla testa.

La poggiai sul sediolino sentendo qualcosa bagnarmi la fronte, prima di subito mi accorsi fosse sangue.

Strizzai gli occhi ringraziando la cintura di sicurezza per avermi salvato la vita, Jace al mio fianco cominciò a muoversi lentamente.

"Ellis! Ellis stai bene?!" Non riuscivo a dire una parola, scese dall'auto correndo al mio lato, aprì la mia portiera accarezzandomi il viso. "Dio, Ellis! Ti senti bene? Dimmi che stai bene!"

"Sto bene", risposi sperando che chiudesse la bocca.

"Adesso chiamo un'ambulanza."

"No, sto bene, non è nulla!"

Si allontanò cominciando a discutere con l'altro ragazzo, spostai la testa sul sediolino, i problemi erano appena cominciati.

***

"Direi che sei stata molto fortunata e te la sei cavata solo con tre punti!" Alec mi osservò attentamente.

"Sì, la ferita era leggermente profonda", risposi accarezzandomi la fronte.

"Sempre più di quanti ne faccia Eithan", Chad lo prese in giro facendoci ridere.

"Com'è andata con Jace?" Mi chiese Jade preoccupata.

"Non lo sento da due giorni, praticamente da quando sono andata all'ospedale", alzai le spalle. "In realtà non ho intenzione di vederlo", continuai e forse un po' mentii.

"Quindi non hai idea di come stia?"

Scossi la testa.

"La prossima volta vengo anch'io", disse Alec.

"Non vedo l'ora!"

Sorrisi per poi dare uno sguardo al cellulare, ma come immaginavo non c'era alcun messaggio.

Lasciavamo sbollire la rabbia, soprattutto dopo un litigio pesante come quello. La cosa che mi faceva riflettere era che seppure ci provassi, non riuscivo a fidarmi completamente di lui. Sentivo che qualcosa era cambiato, che la mia stessa fiducia era calata, speravo fosse solo una sensazione, ma purtroppo era così, e in sette mesi non mi era mai capitato.

"Hanno fatto un altro attacco, proprio ieri, hai visto Ellis?"

"Considerando il fatto che ho passato le ultime ventiquattro ore in ospedale, non ho visto un bel niente Alec."

"Tua madre come l'ha presa?"

"Meglio non parlarne!" Risi.

"Ragazzi devo andare, sta per cominciare la lezione", ci salutò Jade.

"Vengo anch'io", la seguì Chad ed io le feci un occhiolino.

"Tu vieni Ellis?" Domandò Chad tenendo la porta aperta per me.

"Due minuti e arrivo", gli indicai il cellulare, lui capì ed entrò.

In realtà non avevo intenzione di chiamare nessuno, avevo usato quella scusa per restare un po' da sola.

Tra Jace, mia madre e loro, non avevo avuto tempo per me stessa.

Incrociai le braccia al petto appoggiandomi al muro, ma ben presto la mia presenza fu accompagnata da quella del moro.

Si avvicinò a me restando silenzioso, mi osservava la fronte e lo vidi stringere i pugni.

"Come stai?" Domandò calmo.

"Bene", annuii. "E tu?"

"Una meraviglia", rispose. "Spero tu sia sincera."

"Perché dovrei mentire?"

"Perché sappiamo entrambi con chi hai a che fare."

"Jace non è..-"

"E' pericoloso, so per certo questo. E a proposito di lui, devo dirti...-"

"Zayn lascia perdere."

"Io non lascio perdere un bel niente."

"Non ho voglia di parlarne", aprii la porta d'ingresso dandogli le spalle.

"Certo, meglio coprire chi ti fa del male!"

"Jace non...non mi fa del male", tornai da lui, sapevo di avere torto, ma il male fisico era ben differente da quello mentale, e lui me ne stava procurando un bel po'.

"Sei impazzita, Ellis?" Mi guardò con gli occhi spalancati.

"No, non lo sono, davvero, sto bene!"

"Un ragazzo che ti mette le mani addosso, non dovrebbe neanche considerarsi tale!"

"Jace non..-"

"E quello?" Indicò la mia fronte. "E' stato il gatto?"

"E' stato un incidente! Nel vero senso della par..-"

"Già proprio quando eravate insieme, che coincidenza non trovi?!"

"Non devo darti spiegazioni", mi diressi verso l'uscita dell'università, la voglia di seguire i corsi era volata a quel paese.

"Non dire che non ti avevo avvisata!" Alzò la voce seguendomi.

"Zayn non sei nessuno per dirmi cosa fare, non immischiarti in affari che non ti appartengono!" Il mio tono era duro, spalancò gli occhi palesemente deluso, poi si voltò andando via.

Corsi verso la macchina mettendo in moto ed uscii dall'università, avevo bisogno di stare da sola, davvero in quel momento.

Intrapresi una stradina che portava fuori città, un lungo viale alberato mi accompagnava lungo la strada, era da un po' che non lo attraversavo.

Mi portai una mano nei capelli aggiustandoli al meglio, i miei polpastrelli toccarono quei cerotti che mi solcavano la fronte, mi guardai allo specchietto, prendendo coscienza di quanto era riuscito a fare quel ragazzo.

"Basta, non sono qui per pensare a lui", dissi a me stessa, ma pensarci mi veniva quasi spontaneo.

Decisi di tornare indietro, lungo il tragitto udii un piccolo bip provenire proprio dalla mia auto, mi fermai a pochi passi dall'università spegnendo il motore.

Quel rumore continuava già da un bel po', impossibile come non avessi fatto ad accorgermene, forse ero invasa dal rumore dei miei pensieri.

Improvvisamente il mio cellulare squillò, non mi allarmai sin da subito, avevo detto ad Alec che sarei entrata con loro e mancavo già da venti minuti, più che comprensibile il fatto che si fosse preoccupato.

Ma quello non era Alec.

Era Jace.

Lessi più volte quel nome, sperando di non aver letto male, il mio cuore batteva all'impazzata, tanto che abbassai il finestrino respirando aria pulita, seppur gelida.

"Pronto?"

"Ellis, sono io."

"Hei, come stai?" Chiesi provando a mettere l'orgoglio da parte.

"Devo parlarti."




Autrice
Heilà ragazzi! Come state? Io bene. 
Allora vi sta piacendo? Vorrei conoscere qualche parere per verificare se posso andare avanti con la pubblicazione (se vi sta piacendo), oppure devo fermarmi qui hahaha

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Capitolo 13
*** 12. Non farti più vedere! ***


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Se il mio cuore batteva già all'impazzata non appena avevo letto il suo nome sul display, dopo quelle parole voleva sbalzarmi decisamente fuori dal petto.

"D-Dimmi", sussurrai forse troppo a bassa voce.

"Ellis ci sei?"

"Sì, ci sono."

"Ellis io...io ti.."

Ero spaventata ed emozionata allo stesso momento. Poche sere prima mi aveva confessato la sua gelosia, in quel momento speravo in qualcosa di più, ed ero più che pronta a ricambiare.

"....Io ti ho tradita", disse ed io sperai di aver sentito male.

"Cosa?" Mi portai una mano al petto trattenendo il respiro, non poteva aver detto una cosa del genere.

"Mi dispiace, non so cosa dire, non riuscivo più a tenermelo dentro."

"Ti dispiace?!" Sentii il mio cuore spezzarsi letteralmente in tanti piccoli pezzi, provai talmente tanta delusione da non riuscire a dire o fare nulla.

Fu un momento in cui il mio orgoglio costruì un muro così alto, da mostrarmi quasi insensibile.

"Io non volevo, ma è capitato", udii ancora.

"Non volevi, non so se ti rendi conto di ciò che mi stai dicendo", sospirai rimandando indietro le lacrime, non avrei pianto, non mi sarei mostrata debole, non gli avrei dato alcuna soddisfazione.

"Mi farò perdonare, te lo prometto!"

"Tu per me sei morto, Jace, davvero."

"Non dire così, è..-"

"Lasciami solo dire che..sei un coglione, non farti più vedere!"

"Ellis..-"

Staccai spegnendo il cellulare, poggiai le mani sul volante pensando a ciò che era appena successo.

Le mie sensazioni non sbagliavano mai, in quel momento mi sentivo così male, la mia autostima era a pezzi.

"Sei una cogliona! Una grande cogliona! Sapevo che non c'era da fidarsi, che stupida!" Urlai accorgendomi delle lacrime che mi solcavano il viso. "Smettila di piangere", mi asciugai gli occhi, ma continuavano a venir giù ininterrotte.

"Vaffanculo!" Urlai ancora portando le mani davanti al mio viso. "E' uno scherzo spero, è tutto uno scherzo, non p-può essere."

D'un tratto intravidi un'ombra proprio accanto a me, voltai il capo alla mia sinistra scorgendo un ragazzo fissarmi curiosa.

"Dio!" Urlai spaventata.

"Scusa, scusami, non volevo spaventarti", disse sistemandosi qualcosa dietro la schiena.

"Chi sei?!" Chiesi asciugandomi gli occhi.

"Passavo di qui per caso, ho sentito le tue...mh..urla e...tutto bene?" Chiese ancora, non l'avevo mai visto, né all'università né in giro per la città.

"Sto benissimo", risposi poggiando la mano sulla chiave pronta per mettere in moto ma mi fermai, volevo sapere di più su quel ragazzo.

"Cos'è successo se posso sapere?" Si appoggiò su un fianco accanto allo specchietto laterale, incrociò le braccia al petto e mi osservò.

Mi sorprese la sua curiosità.

"Nulla", scossi la testa.

"Vuoi dire che quelle urla non erano niente? E poi il tuo viso...", mi indicò.

Era solo un estraneo, una persona che non avrei più rivisto, quindi perché non parlarne.

"Sono appena stata tradita dal mio ragazzo, e un po' me l'aspettavo."

"Ti aspettavi che..-"

"Nel senso che, da un po' notavo che le cose tra di noi, non so, hai presente quella strana sensazione che ti fa diventare diffidente senza un motivo valido?"

"Be' sì, mi capita spesso con le persone", ridacchiò.

"Ecco, ho avuto le mie risposte", alzai un sopracciglio.

"Bel modo per scoprirlo, avrebbe potuto dirtelo di persona."

"Be'..."

"Così un calcio nelle palle non gliel'avrebbe tolto nessuno", disse facendomi ridere.

Lo guardai fisso negli occhi, erano di un verde smeraldo, ipnotici.

"Sto bene", ripetei.

"Stai cercando di convincere me o te stessa?" Domandò, aveva le labbra di un rosso acceso.

"Cosa..-"

"Tendi a nascondere i tuoi sentimenti, così gli altri possono notare solo la parte forte di te, o almeno questo è ciò che ho capito da questi cinque minuti", alzò le spalle.

"Tu chi sei?" Domandai perplessa.

"Mi chiamo Edward, piacere" sorrise. "Spero che tu stia meglio, non dare ascolto a questi ragazzi, sono degli stronzi."

"Be' grazie del consiglio."

"Adesso vado, è stato un piacere", disse sparendo un attimo dopo.

Quell'incontro mi aveva un po' sorpresa, era stato così gentile e strano allo stesso tempo, alzai le spalle mettendo in moto e tornai all'università.

Proprio lì fuori, vidi Zayn seduto su una panchina intento a fumare una sigaretta. Scesi dall'auto e lo osservai qualche secondo, poi gli corsi incontro, e nello stesso istante in cui lo feci, delle lacrime cominciarono a scivolarmi sul viso.

Lo abbracciai, così di scatto. Lo colsi di sorpresa, poi gettò la sigaretta ricambiando e stringendomi stretta.

"Ellis! Che è successo?" Domandò preoccupato, le mie lacrime non aiutavano a calmare la situazione. "Giuro che se ti ha fatto qualcosa.."

"Lui ha....l-lui mi ha.."

"Calmati, coraggio."

"Jace mi ha tradita", singhiozzai. "Non posso crederci."

Non disse nulla, eravamo lì, l'uno nelle braccia dell'altro, in silenzio, e quella fu l'unica cosa positiva.

"Che bastardo", sussurrò. "Se lo vedo lo ammazzo."

Non riuscivo a dire una parola, quello fu l'unico momento in cui mi accorsi di quanto fossi stata stupida. Non me lo sarei aspettato, però non avevo comunque voluto fidarmi delle mie sensazioni e se non mi fidavo io di me stessa, chi l'avrebbe fatto?

"Ellis", mi richiamò accarezzandomi la schiena, riuscii finalmente a mettere una fine a quelle lacrime, sciogliendomi dalle sue braccia e voltandomi di spalle. "Hei", mi poggiò una mano sulla spalla tentando di girarmi nella sua direzione.

"Scusa è che..non volevo.." scossi la testa.

"Non volevi far cosa? Farti vedere così?" Non risposi, mi asciugai gli occhi portando via tutto il trucco colato, mi sentivo un mostro.

"Non...non dirlo a nessuno, ok?" Lo pregai.

"Non hai intenzione di farlo?"

"Non lo so."

"Dovrai farlo però, si faranno tante domande e a te non farà bene nascondere le cose. Quindi meglio parlarne e chiudere la questione prima di subito."

"Lo farò", annuii indecisa.

"Ellis!" Era la voce di Alec. "Che fine hai fatto?" Mi richiamò da lontano.

Mi voltai verso di lui osservandolo spalancare gli occhi, forse il mio viso non era dei migliori.

"Che è successo?" Chiese preoccupato.

Guardai Zayn mordendomi un labbro, poi gli presi la mano e lo portai con me da Alec, più che decisa a raccontargli ogni cosa.

***

Eravamo al Juice, tutti insieme, tutti tranne lui ovviamente.

Mi sentivo diversa, incompleta, ma sapevo che fosse solo un momento temporaneo.

Jace non mi meritava, persone come lui le avevo sempre condannate a stare lontane da me.

Ma quando è la persona di cui ti fidi di più a farti del male, è un po' difficile accettarlo per poi lasciarla andare.

Ero in quella fase, in quel limbo in cui ti chiedi perché quella persona abbia fatto una cosa così grave a te stessa, ti chiedi che cosa hai fatto per meritarlo, se hai sbagliato qualche passaggio, ma poi arrivi alla conclusione che non sei tu il problema.

I ragazzi sapevano tutto, glielo avevo raccontato e non ne parlavano, per fortuna.

Conoscevano il momento leggermente delicato, sapevano cosa dire e cosa no, quando non era il momento.

Ero seduta tra Alec e Jade, quest'ultima aveva poggiato una mano sulla mia, notandomi assente.

Non ero assente, ero pensierosa, come mio solito.

Non sopportavo quel comportamento, era come se mi facessero sentire una vittima, ed io non lo ero affatto. Non ero debole, ero solo temporaneamente fuori controllo.

"E noi abbiamo un'idea molto bella per il suo compleanno", quelle parole mi riportarono sulla terra, sentii lo sguardo di tutti i ragazzi su di me, e fu impossibile non pensare al fatto che il mio compleanno fosse sempre più vicino.

Il suo compreso.

"Cosa?" Risposi ed in quel momento Natalie con le nostre ordinazioni arrivò al tavolo.

"Ellis questo è per te", mi porse un biglietto arrotolato male. "Non so chi lo manda, me l'ha dato Byron."

Annuii aprendolo, la calligrafia era familiare, le parole ancora di più.

"Perdonami", c'era scritto, alzai lo sguardo notando Jace seduto ad un tavolo più avanti al nostro con due amici, non mi stava guardando, forse non in quel momento.

Mi alzai di scatto attirando l'attenzione di chiunque, non appena i suoi occhi si poggiarono su di me, mi allontanai con una scusa.

"Ellis il tuo tè!" Disse Alec.

"Arrivo subito!", camminai a passo svelto girando l'angolo del bar, non volevo vederlo, non volevo stare in sua compagnia.

Ma forse il mio gesto, un po' troppo frettoloso, mi mise nei guai.

Jace apparì da dietro l'angolo guardandomi fisso negli occhi.

"Cosa vuoi?" Scattai acida.

"Parlarti e chiarire."

"Chiarire? Dopo quello che hai fatto ti aspetti che io voglia chiarire?!"

"Senti Ellis, è stato un incidente, lo so, lo ammetto! Sono un coglione e se vuoi puoi prendermi a schiaffi per quanto ti pare, ma se sono qui è perché voglio dimostrarti che..-"

"Io non voglio che tu dimostri niente, Jace. Per me non esisti più."

"Per favore, non dirmi questo."

"Cosa pensi che debba fare, Jace? Perdonarti?"

"So che ti ci vuole tempo, lo so e..-"

"Potrò avere a disposizione tutto il tempo del mondo", scossi la testa. "Ma ormai..-"

"Io so che ci tieni ancora a me."

"Mentirei se dicessi il contrario", confessai. "Ma credo che sia una cosa normale, dopo tanto tempo."

"E' più che normale, ed io provo le tue stesse cose."

"Come puoi provare lo stesso se hai fatto....quello che hai fatto?" Lo guardai delusa ed anche un po' schifata.

"E' stato un errore, non volevo farlo, devi credermi."

"Come posso crederti? Dopo ciò che mi hai detto?" La mia voce tremava.

"Io sono sicuro che posso fare qualcosa per farti tornare da me, ma credo che ci sia qualcosa che ti frena."

Risi.

"Per favore Jace, vattene", gli indicai la strada per il bar.

"Ellis, dammi del tempo", rispose cambiando espressione, tenne lo sguardo piantato dietro di me e confusa mi voltai anch'io.

Zayn si era appena avvicinato a noi.

"Che succede qui?" Chiese.

"Va via!" Lo minacciò Jace.

"Sei l'ultima persona a dirmi cosa fare", rispose il moro. "In questo momento", aggiunse.

"Non devo dare alcuna spiegazione a te, ok? Sto parlando con lei, e saresti pregato di sparire", provò a spiegarglielo con le buone.

Ma Zayn non si mosse di un centimetro.

"Jace basta, per favore. Chiudiamo qui la faccenda, non voglio più..-"

"Ellis io ti amo", disse facendomi spalancare occhi e bocca. "Non posso rinunciare a te, per favore."

"Tu..sei un coglione", frenai le lacrime chiudendo gli occhi.

"Lo so, sono qualsiasi cosa e lo ammetto, mi prenderei a schiaffi io stesso ma per favore, dammi un'altra possibilità."

Osservai il moro, che aveva fatto un passo indietro, poi tornai a guardare il ragazzo davanti a me, facendo mescolare i nostri sguardi.

"Sei un coglione.." avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi. "Va via per favore."

"Cosa c'è che ti frena? Hai un altro per caso?!" Alzò la voce irritato, guardando il moro dietro di me.

Non risposi, non perché avessi qualcosa da nascondere, semplicemente non riuscivo a ragionare e dire qualcosa di sensato.

D'un tratto Jace se ne andò, senza dire una parola, e quel gesto un po' mi lasciò sconvolta.

Mi voltai da Zayn per chiedergli spiegazioni, ma lui alzò le spalle venendomi incontro.

"Tutto bene?" Chiese.

"Non..non mi ha mai detto...ti amo", pronunciai con lo sguardo perso nel vuoto.

"Magari sa quanto tu ci tenga e l'ha detto solo per cercare di convincerti", lo guardai inizialmente male, poi chiusi gli occhi. "Se questo è amore, Ellis."

"So che non c'è stato amore, Zayn, lo so! Però è difficile accettarlo. La mia autostima è a pezzi."

Ero stata tradita, non lasciata.

Aveva preferito un'altra a me e quel pensiero mi faceva crollare, era un colpo davvero basso.

"Starai meglio, te l'assicuro", mi alzò il volto con un dito e mi abbracciò stretta.

Ricambiai, ne avevo tanto bisogno.

"Adesso torniamo dai ragazzi", mi poggiò un braccio sulla spalla.

Ma prima di girare l'angolo, udimmo delle urla e degli spari.

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SPAZIO AUTRICE
Qui comincia la "seconda" parte della storia, ci saranno taaaante novità. 
Vi chiedo solo una cosa, come sta andando la storia? Vi sta piacendo? Mi farebbe piacere conoscere i vostri pareri, anche se forse è un po' presto🙈
A domani❤️

 

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Capitolo 14
*** 13. Torna qui ***


 

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Zayn mi tirò per un braccio appoggiandomi al muro, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, lì c'erano tutti i nostri amici.

"Dio, Zayn!" Mi portai una mano davanti la bocca, lui mi intimò di fare silenzio, poi pian piano si sporse per cercare di capirci qualcosa. "Erano degli spari vero? Sono loro?" Domandai non ricevendo alcuna riposta. "Sei pazzo, torna qui!" Lo tirai verso di me, via da quell'angolo che dava sul bar.

Poggiò le mani al muro ai lati della mia testa e mi guardò negli occhi, mi colse alla sprovvista, era davvero molto vicino al mio viso, per un attimo mi sembrò di non capirci più nulla.

Cominciò a mordersi il labbro mentre il suo sguardo si spostava dai miei occhi e leggermente più in basso, come il mio del resto.

Fu un momento così intenso, durò pochi secondi ma era come se il tempo si fosse fermato.

Sentimmo dei passi verso di noi, si spostò allontanandosi di scatto e ci ritrovammo faccia a faccia con Jace.

Restò lì per qualche secondo, guardava me e di conseguenza Zayn, scuotendo la testa.

"Jace andiamo!" Lo richiamò un suo amico tirandolo via.

"Ellis!" Arrivò Alec. "Ellis come state?"

"Alec cos'è successo?" Domandai allarmata.

"E' successo al bar?" Chiese Zayn, stranamente calmo.

"Per fortuna no, hanno colpito il supermercato accanto, i ragazzi sono fuggiti dentro", spiegò col fiatone.

"Dov'è Jade?" Domandò il moro guardandosi intorno.

"Sta bene, è con Chad all'interno del bar. Si può sapere cosa ci fate qui?"

"E'... J-Jace", dissi e lui mi abbracciò.

"Zayn!" Udimmo urlare poi qualcuno gli corse incontro, saltandogli letteralmente addosso.

"Jade!"

"Ho avuto tanta paura, Zayn!" Disse lei stringendolo.

"E' passato, tranquilla!" Tentò di calmarla.

***

"Questo ti piace? L'ho comprato stamattina, starebbe molto bene qui", mia madre indicò il muro appena sopra la televisione, aveva sempre avuto una grande passione per i quadri, una passione che per quanto avesse provato a trasmettermi, non ci era mai riuscita.

"Mh..credo di sì, non lo so", risposi provocandole una risata.

"E' brutto, vero?"

"No, no affatto..è che.."

"Non sono cose che ti riguardano", alzò le spalle.

Non volevo deluderla, nell'ultimo periodo, precisamente da quando aveva accettato Jace, provavamo ad andare d'accordo e molto spesso ci eravamo riuscite. Ma c'erano comunque parecchie cose che non avevamo in comune e che stavamo riscoprendo con un po' di ritardo.

Meglio tardi che mai.

"Devo andare adesso, ho un appuntamento con Jade."

"Stai bene, Ellis?" Chiese bloccandomi sulla soglia della porta.

"C-Cosa?" Quella domanda mi sconvolse.

"Ti sento strana, da qualche giorno", notò.

L'estrema sensibilità l'avevo pur presa da qualcuno.

"Te l'ho detto, quell'assalto al supermercato mi ha un po' scossa, ma va tutto bene, tranquilla."

"Non è questo, vero?"

"Dove vuoi arrivare?"

"A Jace", pronunciò facendo calare il silenzio, compreso il mio sguardo.

Chiusi la porta di casa e mi sedetti sul divano, lei mi seguì.

"Non ne parli più, non lo vedo più, non vorrei che...-"

"Adesso potrai dire che avevi ragione, potrai dire 'te l'avevo detto', 'non dovevi fidarti'.."

"Di cosa stai parlando?"

"Ci siamo lasciati", dissi d'un fiato. "Mi ha tradita", proseguii.

Mi guardò sorpresa, forse non se lo sarebbe mai aspettato, visto il modo in cui mi ero battuta così tante volte per lui. Dare ragione ad un genitore era come cadere nella sua trappola, d'ora in poi sarebbero solo seguite frasi già fatte mentre tentava di farmi capire che il mondo girava come diceva lei.

"Mi dispiace", inaspettatamente mi sorprese. "Ma sono esperienze che seppur negative ti fanno prendere coscienza di chi hai davanti. Avrei potuto continuare a dirtelo all'infinito ma c'è stato un motivo per cui ti ho lasciato vivere la tua vita, affinché facessi le tue scelte."

"Sbagliate", aggiunsi.

"Non potevi saperlo, Ellis", scosse la testa. "Non pensare di essere sbagliata, non pensare di aver sbagliato tutto, forse il tuo unico sbaglio è stato tenerci troppo."

"Be' dopo tanto tempo, è normale tenerci. Mi sento così..non lo so, non riesco a spiegarmi il motivo di un gesto simile. Può continuare a dirmi all'infinito di aver fatto un errore, ma ormai non mi fido più. Ogni cosa che mi dice, va al vento in modo automatico."

"E' normale, tesoro. Ci vuole così tanto per acquistare la fiducia di qualcuno, ma un istante per perderla."

"E' vero", mi alzai sentendo gli occhi bruciarmi, volevo correre in camera mia, ma mia madre mi si parò davanti.

La abbracciai istintivamente, dopo tanti anni lo feci, scoppiai a piangere tra le sue braccia.

Un lato positivo c'era, avevo ritrovato parte di quel rapporto perduto, in parte proprio a causa di Jace.

"Non voglio vederti così, tesoro. Meriti di meglio."

"Io..so, so che passerà, ma è difficile."

"Lo so, adesso probabilmente non ti fiderai neanche di te stessa, è più che comprensibile, Ellis."

"Sarà meglio che vada", dissi sciogliendomi dalle sue braccia, asciugandomi per l'ennesima volta il trucco colato.

"A truccarti?" Domandò facendomi ridere.

"Anche. I ragazzi si staranno chiedendo che fine abbia fatto", risposi salendo le scale.

***

Ero in biblioteca già da un bel pezzo ormai.

Ogni tanto mi piaceva passarci le ore, quel silenzio mi aiutava a riflettere, a rilassarmi a fare tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento.

Stare in pace con me stessa, in totale silenzio.

Posai il mio amato libro in borsa e dopo una rapida occhiata in giro uscii percorrendo le lunghe scalinate, fino al parcheggio.

Posai tutto in macchina mandando un messaggio ad Alec e chiedendogli dove fosse.

"Sono al Wayne's con i ragazzi, ti stiamo aspettando", Rispose.

Il Wayne's era un piccolo parco, situato proprio fuori l'università. Era un luogo di incontro per tutti gli studenti, ci passavamo le giornate intere lì dentro.

"Abbiamo delle novità", aggiunse scatenando la mia curiosità.

"Del tipo?"

"Vieni qui e scoprilo!"

"Ti odio!" Scrissi senza ottenere risposta, ma potevo giurare che avesse un sorrisetto sul volto. Mi conosceva così bene, sapeva quanto odiassi aspettare.

Poggiai il cellulare sul sediolino intenta a mettere in moto, ma dall'altra parte della strada intravidi un volto familiare, più che conosciuto in realtà.

 

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Capitolo 15
*** 14. Fotografia ***


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"Edward?" Domandai scendendo dall'auto, attraversò la strada e mi raggiunse di corsa.

"Hei!" Mi salutò con un cenno di mano. "Anche tu qui?"

"In biblioteca?" Chiesi sorpresa.

"Sì, ogni tanto ci passo le giornate", spiegò, sembrava imbarazzato.

"Davvero? Non ti ho mai visto però."

"So nascondermi bene", rise.

Perché avrebbe dovuto?

'Sta scherzando, Ellis.'

"Senti adesso che ti ho vista, ho ricordato una cosa che non ti ho chiesto l'ultima volta."

Sospirai, sperando non mi chiedesse di Jace.

"Come ti chiami?" Domandò spiazzandomi.

"Ellis", enunciai e lo osservai stringere i pugni. "Hai ragione non mi sono presentata", alzai le spalle, sentendomi una stupida.

"Che bel nome", disse guardandosi intorno, sembrava avere fretta di andare via.

"Io vengo qui spesso, mi aiuta molto e non riesco a stare senza il mio porta fortuna", indicai il sediolino dove erano riposte un po' troppe cose.

"Quale dei tanti?" Rise.

"E' un libro di Brönte."

"Ah ecco perché.."

"Conosci Brönte?"

"Ahm..no, mai sentito. Adesso devo scappare però, ci vediamo in giro!"

"Certo", lo guardai andare via, per la seconda volta in modo strano.

Rientrai in auto sfrecciando verso il Wayne's, erano tutti lì ad aspettarmi, tranne Zayn.

"Eccola!" Urlò Chad.

"Hei ragazzi! Come state?"

"Tutto bene e tu?" Alzò un sopracciglio, ricambiai il sorriso annuendo.

"Bene perché dobbiamo dirti una cosa. Allora praticamente..-"

"Perché devi essere sempre tu a dare le buone notizie?" Lo interruppe Eithan.

"Perché se non stai zitto il prossimo pallone ti arriva nelle pal..-"

"Ok!" Alzai la voce. "Potete spiegarmi?" Risi.

"Facciamo un po' alla volta, ok? Allora visto che tra pochi giorni è il tuo compleanno e i corsi terminano dal quindici al sette gennaio..-"

"Tranne gli esami!" Si lamentò Jade.

"Abbiamo pensato di...vai Eithan."

"Di andare a trascorrere tre giorni alla spa!" Urlò felice facendomi scoppiare a ridere. "Così festeggeremo il tuo compleanno e avremo qualcosa da regalarti, visto che ogni anno ci metti in difficoltà", alzò le spalle.

"Un po' di tatto, cazzo!" Lo rimproverò Chad.

"E' perfetto! Era un po' che ci pensavo e non avevo idea di come festeggiare, ero anche giunta alla conclusione di non fare nulla di speciale, sinceramente", in un attimo calò la tristezza sul mio viso.

"Bisogna festeggiare, tesoro. I ventun anni sono importanti!"

"Come i ventidue", rispose Eithan.

"O i ventitré", continuò Jade.

"O..-"

"Ok, ho capito, grazie ragazzi!" Avevo un sorriso stampato in volto quando si avvicinò Alec con una porzione di patatine tra le mani.

"Ti hanno già avvisata?" Domandò con la bocca piena.

"Sì, è perfetto!" Risposi prendendone una. "E dove andremo?" Chiesi eccitata.

"Al Blue Chip Casinò, non è molto distante, ho visto le foto su internet, è spettacolare!"

"Dobbiamo solo vedere cosa ne pensa Zayn", disse Jade scambiandosi uno sguardo d'intesa con Chad.

Li osservai curiosa, a causa di Jace non avevo avuto tempo per dedicarmi alla loro quasi storia d'amore, ma in quel momento ero decisa ad indagare più che mai.

"Tu digli che sarà per Ellis e accetterà senza pensarci", rise Alec facendomi tornare con i piedi per terra.

"Cosa?" Chiesi sorpresa, il mio sguardo era fisso su quei due tanto da aver ascoltato male.

"Niente!" Ma forse avevo ascoltato benissimo.

***

"E così abbiamo tre tipi di consumo di paesaggio, materiale..", Zayn era intento a ripetere da ore ormai, ed io ero lì a fargli compagnia visto che avevo delle ore buche.

Sbadigliai osservando il cellulare, il tempo passava ed il sonno cominciava a farsi sentire.

Sbirciai qualche foto nella galleria, ero solita a farlo quando avevo ben poco da fare, ma ben presto una foto con Jace mi si parò davanti agli occhi, facendomi restare di sasso.

"Cosa guardi?" Mi chiese il moro sporgendosi in avanti verso di me.

"Nulla, ho dimenticato di cancellarla", gli mostrai la foto e la sua espressione cambiò.

"Cancellata?"

"Sì", annuii decisa.

Tornò a ripetere a voce alta, posai il cellulare accanto a me sospirando pesantemente, tanto che si fermò ad osservarmi.

"Domani è il suo compleanno, secondo te devo fargli gli auguri?" Chiesi un po' stupidamente, conoscendo già la risposta.

"Ovvio che no", rispose subito, io ruotai gli occhi al cielo sbuffando. "Devi cercare di andare avanti, Ellis. Tutto questo non ti porterà da nessuna parte."

"Lo so, infatti ne sono più che convinta", sorrisi guardandolo negli occhi, un sorriso che fu ricambiato subito.

Restammo a fissarci per un po', secondi, forse minuti. Non riuscivo a descrivere i suoi occhi, erano come un richiamo, eppure erano semplici occhi scuri.

Si morse il labbro e continuò a ripetere, voltando la testa altrove.

D'un tratto un gruppo di sei o sette ragazzi irruppe in aula, spezzando quel silenzio che si era creato. Il loro parlare continuo fece stufare Zayn, il quale si alzò sbuffando.

"Andiamo?" Mi chiese porgendomi la mano che non tardai a stringere seguendolo.

Lo vidi dirigersi verso la sua auto ed un po' indecisa mi avvicinai.

"Vado a ripetere a casa, qui c'è troppa gente. Vieni con me?" Chiese.

"Oh...", mi schiarii la gola. "Ok!"

Arrivammo a casa sua, mi sentivo leggermente in imbarazzo ma da come aveva detto durante la strada, i suoi genitori non erano in casa.

Forse riusciva a intendere anche più di quanto sembrasse.

"E questo è il mio angolo", disse aprendo una porta mostrandomi la sua camera, era piccola ma piena di tante cose.

Intravidi delle foto con delle ragazzine più piccole, scommisi fossero qualche suo parente, erano così simili. La foto li ritraeva insieme lungo un'enorme spiaggia ed un tramonto invidiabile e che avrei riconosciuto ovunque.

"Da quanto sei qui?" Chiesi, lui alzò la testa e mi guardò curioso.

"Qui?"

"A Detroit", indicai le foto. "Qui eri in California", dissi con un velo di tristezza.

"Oh sì, i bei tempi", commentò. "Siamo qui da sei anni e ancora non passa giorno in cui non ne senta la mancanza."

"Ti capisco benissimo", sorrisi fissandolo, era seduto ai piedi del letto con in mano dei libri e ben presto il silenzio calò in stanza.

Si sentivano i suoi continui mormorii, mentre io guardavo quel muro pieno di foto sempre più curiosa, mi faceva bene osservare i vari luoghi della mia tanto amata California.

Improvvisamente sentii un rumore provocato dai libri, come se fossero stati chiusi velocemente, e in un secondo mi accorsi della presenza del moro proprio dietro di me.

Mi voltai sorpresa di così tanta fretta, piantò i suoi occhi nei miei e pian piano avanzò, fino a farmi toccare la scrivania.

Mi ci appoggiai fissandolo, il mio cuore batteva all'impazzata, il suo sguardo si spostò sulle mie labbra, mordendo le sue.

"Zayn..", lo bloccai qualche centimetro prima di farle combaciare. "Non posso."

"S-Scusami", indietreggiò passandosi una mano tra i capelli.

"Scusami tu è che..so che non dovrei pensarci, ma non voglio usare te per..per dimenticare lui, non te lo meriteresti e a me non aiuterebbe."

"Tranquilla", disse. "Non so cosa mi sia preso, vado a prepararti qualcosa da mangiare", volevo tanto fermarlo, ma sapevo che fosse solo una scusa per uscire da quella stanza.

Così lo lasciai andare.

Mi poggiai alla scrivania ripensando a ciò che gli avevo detto, anche con molta fretta. Era tutto vero, dentro di me sapevo di non volere più Jace, ma contemporaneamente avevo paura di avvicinarmi a lui, per paura di usarlo come scusa.

Non riuscivo più a capire nulla, era tutto troppo confuso nella mia testa.

Ma un qualcosa era certo: provavo qualcosa di forte nei confronti del moro, era una strana sensazione che non riuscivo a spiegare, oppure non volevo.

Poggiai una mano sulla scrivania toccando un pezzo di carta fuoriuscire dal cassetto. Mi guardai intorno cercando di scorgere l'ombra di Zayn ma non ce n'era traccia, così lo aprii prendendo quel foglio tra le mani.

E non l'avessi mai fatto, i miei occhi non si erano mai spalancati in quel modo nel vedere una fotografia.

 

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Capitolo 16
*** 15. Non sono pazza! ***


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Non riuscivo a credere ai miei occhi!

Cosa ci faceva una sua foto lì? Su quel manifesto?

Tremai, al solo pensiero tremai di brutto, chi diavolo avevo conosciuto fino a quel momento?

Un fantasma?

"Ecco...", arrivò Zayn con in mano un vassoio. "Che succede?" Chiese preoccupato.

"Zayn che significa questo?" Gli porsi quel foglio tremante.

C'era davvero raffigurato il volto di Edward, con sotto una piccola didascalia: scomparso da cinque anni.

Era lo stesso manifesto di Isabelle, la sorella di Jace, rapita dai sicari.

"L'hai...-"

"Io l'ho visto!" Confessai facendogli sgranare gli occhi.

"Davvero? Dove?"

"Era in giro, non sono pazza, l'ho visto davvero!" Lo guardai sperando non mi prendesse per stupida.

"Ellis è scomparso da cinque anni."

"So leggere, ma so anche cosa ho visto", risposi riprendendolo in mano e scrutando attentamente quella foto, non potevo essermi sbagliata.

"Ellis..lui.."

"Solo ha detto di chiamarsi Edward, non Harry", lessi il suo nome non potendo credere ai miei occhi. "Harry Styles?"

"Edward? Sei sicura di ciò che dici?"

"Certo, devo chiamare questo numero", presi il cellulare ma Zayn mi tirò via il foglio dalle mani.

"No, non puoi."

"Zayn se è scomparso davvero, potremmo..-"

"Ellis sai quante telefonate hanno fatto a questo numero? Non è bello ricevere false notizie, ci hanno girato intorno già per troppo tempo."

"False notizie? Zayn ti sto dicendo la verità, non sono pazza!" Sbottai uscendo dalla sua camera, lasciandolo lì.

"Io ti credo!" Mi bloccò sulla soglia della porta. "Ma è la tua parola contro la loro, se crederanno che dici una cosa non vera, si ritorcerà tutto contro di te, non è una bella situazione, credimi."

"Aveva gli occhi verdi", Sussurrai. "La foto è in bianco e nero, ma lui aveva degli occhi...così...verdi", continuai. "Non sono pazza, te lo giuro."

"Ti credo", scese le scale venendo verso di me. "Ma puoi farci ben poco."

"Sono così spaventata", sussurrai.

"Va tutto bene", si avvicinò accarezzandomi un braccio.

"Perché ce l'hai tu quel manifesto?"

"Mia madre lavora per un'agenzia di volantinaggio, quando all'epoca è scomparso, la notizia l'ha colpita parecchio, aveva la mia stessa età e per lei era come un figlio, così l'ha tenuto."

"Tu non lo conoscevi?"

"No, certo che no", scosse la testa.

"Mi sembra tutto così assurdo", mi sedetti sul divano portando la testa tra le mani. "Sarà meglio che vada", sospirai.

"Ti accompagno!" Prese le chiavi della macchina ed insieme uscimmo.

Durante il tragitto non parlai molto, ero intenta a pensare e non ero l'unica. Zayn aveva la testa da un'altra parte, era così evidente quanto fosse in sovrappensiero. Passammo fuori al Juice ed intravidi Jace chiacchierare con Byron, sospirai pensando al fatto di non poterlo evitare, purtroppo abitavamo nello stesso quartiere, frequentavamo gli stessi luoghi, era impossibile non trovarselo davanti così da un momento all'altro.

Chiusi gli occhi per tutta la durata del passaggio davanti a loro, non fui neanche in grado di capire se mi avesse vista oppure no, ma in quel momento stavo bene con Zayn.

Non mi pentivo di niente, non avevo fatto niente di sbagliato.

Stavo solo con chi apprezzava la mia compagnia, e la mia persona.

"Sai, i ragazzi hanno detto di voler trascorrere il mio compleanno alla spa."

"Quand'è il tuo compleanno?"

"Il quindici, tra due giorni, ma partiremo domani, precisamente al Blue Chip Casinò, spero di aver capito bene", spiegai non ricevendo alcuna risposta. "Tu ci verrai?" Chiesi leggermente in imbarazzo.

"Tu vuoi che venga?" Mi guardò con un sorrisetto sul volto, sorrisi.

"Come vuoi, mi è indifferente la tua presenza", alzai le spalle.

"Ma davvero?" Portò una mano sul mio fianco facendomi il solletico, sobbalzai scoppiando in una risata.

"Fai parte del gruppo, devi esserci."

"Quindi solo perché faccio parte del gruppo o c'è altro?" Mi guardò, stava tentando di farmi dire qualcosa? A giudicare dal suo volto divertito e dal suo tono.

"Solo..", mi fermai bloccando la sua mano che si stava per avvicinare di nuovo al mio fianco, la rinchiusi tra le mie ed un sorriso spontaneo si aprì di nuovo sul suo viso. "Vieni e basta, ok?"

"Certo", rise arrivando fuori casa mia, lì in giardino c'era mia madre, prese a guardarci non appena Zayn parcheggiò poco distante da lei.

"Ci vediamo, grazie per tutto Zayn."

"E di che, a domani!"

Scesi dall'auto sotto gli sguardi investigatori di mia madre, aveva un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

"Chi era?" Domandò maliziosa, sapeva come mettermi in imbarazzo.

"Si chiama Zayn e..-"

"Ed è molto carino", sorrise.

"Sì ed è solo un amico", risposi aprendo la porta d'ingresso.

***

"Hai preparato la valigia?" Domandò Alec dall'altro capo del telefono.

"Ho quasi finito, se..-"

"Ellis mancano solo due ore, e saremo lì da te."

"Lo so, non ci vorrà molto, staremo via solo tre giorni."

"Sai che se arrivo lì e non sei pronta ti prenderò a schiaffi per tutta la durata del tuo compleanno?"

"Che cosa carina da dire ad una tua amica che domani compie gli anni!"

"Lo so, pochi complimenti grazie! Fa presto!"

"Se tu mi lasciassi andare."

"Sto per attaccare, ti conviene muoverti!"

Posai il cellulare sul letto riempiendo gli ultimi spazi di quella valigia, eravamo in pieno autunno e non riuscivo a credere di dover tirare fuori di nuovo dei costumi, solo l'idea mi faceva rabbrividire.

Erano brividi di felicità in parte, ero così emozionata.

'Perché c'è Zayn', pensai.

"No, certo che no!" Dissi ad alta voce.

Avevo bisogno di uno psicologo.

Portai i bagagli in salotto correndo ad aprire la porta, qualcuno aveva bussato ed ero quasi del tutto convinta che fosse mia madre.

E invece no.

Non avrei dovuto aprire quella porta, ma era stato più forte di me. Non potevo lasciarlo lì, non dopo tutto ciò che eravamo stati.

Io a differenza sua concedevo qualche spiegazione, non sparivo per giorni.

Solo che ero lì a pentirmene, mentre il suo sguardo si posava sul mio viso.

"Ti ho vista con Zayn, in questi giorni", disse.

Incrociai le braccia al petto. "Jace cosa vuoi?"

"Voglio farti ragionare."

"Io non..-"

"Ellis ti prego, ascoltami."

"Ok, ti ascolto, ma ti conviene far presto."

"Dimmi qualsiasi cosa, qualsiasi e la farò. Ti voglio nella mia vita, Ellis. Posso aspettare quanto vuoi, te lo giuro. Ma non mi abbandonare, non anche tu."

Scossi la testa, mi prese per le braccia e mi costrinse a guardarlo.

"Ti amo Ellis, la mia vita non è nulla senza di te, ci ho provato, ho provato ad andare avanti, ma non ci riesco. Ho sbagliato, ne sono consapevole e la prima cosa a cui ho pensato è stato dirtelo, avrei potuto nascondertelo e continuare a stare con te ma non l'ho fatto! Non l'ho fatto perché ci tengo davvero troppo a te e io...io non voglio perderti."

Sembrava sincero, i suoi occhi erano lucidi, le sue mani spaccate e il suo tono era instabile.

"Tu..tu mi hai avuta in tutti i modi, mi hai sempre avuta accanto a te ed io mi sono sempre fidata. Hai rovinato tutto, Jace. Ogni cosa, è andata perduta in quell'attimo", deglutii. "Non posso far finta di niente."

"Non ti sto chiedendo questo."

"Non posso, Jace. Non mi fiderei più, non mi fido", scossi la testa.

"Possiamo lavorarci su ed io farò di tutto."

Non risposi, abbassai lo sguardo al pavimento.

"Hai un altro?" Chiese facendomi alzare la testa.

"Cosa? No."

"Quel...Zayn", strinse i pugni pronunciando quel nome. "Se non ci fosse lui che ti ronza sempre intorno, adesso..-"

"Ci sei sempre stato solo tu", confessai facendolo avvicinare, ma indietreggiai. "Jace no."

"Mi ami anche tu, Ellis, lo so. Non possiamo mandare all'aria tutto questo solo per un ragazzino che..-"

"Zayn non c'entra niente! Sei tu che.." Mi bloccai.

"Cosa?"

"Sei un coglione", dissi.

"Lo so, e sono tanto altro te l'assicuro. Per favore, torna."

Scossi la testa, e dai suoi occhi cadde una lacrima, seguita da un'altra e un'altra ancora.

"N-non so più cosa fare", scoppiò in lacrime davanti ai miei occhi, era una scena orribile, mai visto in quelle condizioni.

"Jace, per favore", sospirai accarezzandogli un braccio, volevo che la smettesse, mi faceva male vederlo in quello stato.

Mi abbracciò, poggiò la testa sulla mia spalla e mi strinse forte a sé.

"Se...se cambi idea, sai dove sono, hai il mio numero, sai dove abito, sai tutto di me ormai."

"Smettila di piangere, per favore!"

"Ti aspetterò per sempre", si sciolse dalle mie braccia asciugandosi il viso e finalmente si calmò. "Domani è il tuo compleanno, avevo pensato di..-"

"Jace, non conta più", scossi la testa e lui annuì.

"Sei in partenza?" Chiese notando la mia valigia.

"Sì."

"E dove..." Si fermò. "Immagino ci sia anche lui", disse pungente.

"Potevi esserci anche tu", alzai le spalle, ne avevo abbastanza delle sue frecciatine.

"Questo è vero, io allora vado."

In quel preciso momento entrò mia madre, Jace la salutò cordialmente poi sparì chiudendo la porta alle sue spalle.

"Che è successo?"

"Nulla, vado a fare una doccia. Tra un po' arriveranno i ragazzi."

Giunsi in bagno spogliandomi di tutti i vestiti, mi gettai sotto una doccia calda dimenticandomi di spegnere la mente.

Pensare e ripensare, non faceva bene a nessuno. Davanti ai miei occhi chiusi c'era l'immagine del suo volto afflitto e rigato dalle lacrime, le sue parole che non mi aveva mai detto e il suo essere debole che mai aveva mostrato nei miei confronti.

Era più che sincero e da un lato lo apprezzavo tanto, ma non c'era più fiducia e non sapevo se fosse ritornata.

"Ellis i ragazzi sono qui!" Urlò mia madre dal basso.

Uscii dalla doccia asciugandomi il viso avvolgendo il mio corpo in un asciugamano.

"Cosa? Sei ancora lì?" Pronunciò Alec da fuori la porta.

"Ho avuto da fare!" Risposi aprendola e ritrovandomi la figura del mio migliore amico, compresa quella del moro proprio davanti a me. "Z-Zayn", sussurrai stringendo l'asciugamano attorno al mio corpo.

"Ti aspettiamo di sotto", disse quest'ultimo leggermente rosso in viso, poi sparì giù per le scale, lasciando me e Alec lì.

"Jace è stato qui", lo avvisai prima che potesse dire qualsiasi cosa.

"Quando?"

"Venti minuti fa."

"E cosa voleva?"

"Chiarire, ma..", mi fermai abbassando la testa al pavimento, chiusi gli occhi.

"Adesso non pensarci, vestiti e raggiungici di sotto, questi tre giorni devi svagarti e goderteli a pieno, farò in modo che tu stia bene, te lo prometto", disse facendomi alzare di nuovo la testa.

Un sorriso si aprì spontaneo sul mio viso, era una persona davvero speciale, una di quelle rare a cui importa davvero di vederti star bene.

"Muoviti!" Mi mandò un bacio volante poi se ne andò.

Chiusi la porta cominciando a vestirmi, leggermente più sollevata. Aveva ragione, avrei dovuto svagarmi, da quel momento in poi avrei pensato solo a me stessa.

Anche se il colpo era stato duro, durissimo, mi sarei rialzata più forte di prima.

Li raggiunsi di sotto trovandoli tutti insieme mentre chiacchieravano con mia madre, ormai c'era un bel rapporto e lei li conosceva tutti, Zayn e Jade di meno ma comunque sembravano in sintonia.

"Noi andiamo Irina, ci vediamo tra tre giorni", la salutò Alec seguita dagli altri.

"Ciao ragazzi, divertitevi!"

Arrivò il mio turno, la guardai e lei mi fece un gran sorriso.

"Divertiti, Ellis, mi raccomando."

"Tu starai bene?"

"Certo, c'è Grace con me", disse ed io la abbracciai.

"Quasi dimenticavo", prese un pacchetto dalla borsa porgendomelo. "Questo aprilo domani, ti voglio bene."

"Anch'io mamma!"

Percorsi il vialetto alberato scorgendo tre auto già tutte quasi piene, mi guardai intorno indecisa.

"Dov'è la mia valigia?" Chiesi.

"E' qui, su vieni!" Mi disse Zayn aprendo la portiera della macchina di Chad.

Mi fece salire facendomi accomodare nel mezzo, tra lui e Alec, sul davanti invece accanto al guidatore c'era Jade, che già osservavo da un po' con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

Ogni tanto Chad mi guardava dallo specchietto retrovisore lasciandomi intendere quanto fosse felice, non facevo altro che ridere.

"Tutto bene?" Mi chiese Zayn a bassa voce.

"Sì, benissimo", risposi sorridendo.

Ero emozionata e forse un po' perché c'era quella bella persona al mio fianco, avrei avuto modo di conoscerlo meglio e la cosa mi piaceva tanto.

Le ore passarono lente, la stanchezza si fece ben presto sentire, chiusi gli occhi poggiando la testa da qualche parte, avevo bisogno di riposare.

 

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Capitolo 17
*** 16. Nuova coppia ***


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Aprii gli occhi disturbata dalla musica fin troppo alta per i miei gusti, sbadigliai accorgendomi di esser poggiata con la testa sulla spalla del moro, il quale dormiva proprio accanto a me.

Mi tirai su scorgendo Chad guardarmi dallo specchietto e mi voltai verso Alec, anche lui addormentato.

"Certo che guidi malissimo, hai fatto addormentare tutti", scherzai svegliando Zayn.

"Sì certo, come se non ti fosse piaciuto", rispose ridendo, scossi la testa intravedendo da lontano il nostro hotel.

Era una struttura immensa, ricoperto di vetrate, un lusso pazzesco, restai con la bocca spalancata mentre Chad si occupò di parcheggiare proprio davanti l'entrata.

"Ci siamo ragazzi!" Alzò la voce risvegliandoli. "Ragazze cominciate ad entrare, noi prendiamo i bagagli."

"Era ora!" Esclamò Eithan appoggiato alla sua auto. "Vi eravate persi?"

"Chiedilo a Chad", risposi facendo scoppiare una risata generale.

"Più lento di mia nonna mentre fa l'uncinetto!"

"Sono prudente!" Si difese.

Risi prendendo Jade per mano per poi trascinarla dentro.

Era un hotel fantastico, la hall era grandissima decorata in bianco e oro, mi sembrava quasi un sogno essere lì e soprattutto si trovava solo a poche ore di distanza da casa, da quell'inferno.

Era un hotel fantastico, la hall era grandissima decorata in bianco e oro, mi sembrava quasi un sogno essere lì e soprattutto si trovava solo a poche ore di distanza da casa, da quell'inferno        

Ma non ero lì per pensare a quello.

"Buongiorno, avete una prenotazione?" Chiese gentilmente la ragazza alla reception.

"Sì, ehm..," Guardai Jade indecisa, la quale indicò me. "Moore?"

"Oh eccovi", scrisse qualcosa su un quaderno osservandoci curiosa. "Al telefono hanno detto che ne eravate..-"

"Stanno prendendo i bagagli", risposi e da lì a qualche minuto la hall fu invasa brutalmente dai numerosi ragazzi, una scena che mi fece ridere.

"Oh, perfetto! Le camere sono pronte, al quinto piano troverete le due triple, una quadrupla ed una doppia infondo al corridoio", ci porse le chiavi ed una volta presi i nostri bagagli ci dirigemmo all'ascensore.

"Quinto piano?" Sussurrai emozionata.
 

"Su ragazzi, sistematevi e mettete il costume che scendiamo in piscina, vi voglio tutti qui tra dieci minuti", ci avvisò Chad indicando il pianerottolo sul quale affacciavano tutte le stanze.

Avevo un sorriso stampato in faccia da quando avevamo messo piede in quell'hotel, non riuscivo a pensare ad altro, mi sentivo così serena.

Zayn mi sorrise e mi lanciò un ultimo sguardo prima di chiudere la porta alle sue spalle, cosa che feci anch'io osservando Jade mentre si dava da fare a disfare la valigia.

"A cosa pensi?" Mi chiese curiosa.

Scossi la testa intravedendo il costume che aveva poggiato sul letto. "L'azzurro è il colore preferito di Chad", dissi facendola voltare.

"Non...non lo sapevo", balbettò chiaramente in imbarazzo.

"Ora lo sai", risposi maliziosa, il suo sguardo così innocente mi fece ridere. Mi cambiai anch'io poi qualcuno bussò alla porta.

"Siete pronte?" Era Alec.

"Arriviamo!"

Ci dirigemmo in piscina, un'ampissima sala anch'essa contornata da larghe vetrate che davano sul verde panorama esterno, di sera avrebbe fatto di certo un altro effetto.

Ben presto uno ad uno si tuffarono in piscina mentre io ero ancora vestita, e infreddolita.

Mi spogliai lentamente restando in costume, poggiai i miei vestiti su un lettino e spostai lo sguardo su Zayn, il quale stava già ricambiando da un bel po'.

"Bene, credo che...no!" Urlai non appena quest'ultimo mi prese in braccio dirigendosi al trampolino. "Zayn no, ti prego! E' fredda, devo prima abituarmici!" Mi dimenai, ma non appena salì i primi gradini mi aggrappai con le braccia al suo collo per non cadere.

Il tutto era accompagnato dalle risate dei ragazzi.

"Ti prego, no", lo guardai dritto negli occhi, lui sorridente ricambiò e prima di poter dire qualsiasi altra cosa, una montagna d'acqua mi sovrastò.

"E' fredda!" Urlai salendo in superficie sotto gli sguardi divertiti di Jade e Chad. "Me la pagherete!"

"Allora Ellis, ti piace?" Mi raggiunse Alec.

"E' bellissimo", annuii. "E la cosa buffa è che si trova a sole tre ore da casa."

"E' vero, era da un po' che lo adocchiavo su internet ed ho pensato subito al tuo compleanno e a quanto ti piacesse la piscina", spiegò schizzandomi dell'acqua in faccia.

Da lontano vidi Chad e Jade molto vicini, chiacchieravano e sembravano molto in confidenza, me ne accorsi subito ed Alec ricambiò.

"Sta nascendo una nuova coppia", mi sussurrò per poi dirigersi verso Eithan.

Improvvisamente sentii due grandi mani poggiarsi sui miei fianchi, sobbalzai rabbrividendo, ricordando che quei brividi erano dovuti solo a causa di una persona e a causa di un solo tocco.

A quando il suo corpo sfiorava il mio.

"Sono io", disse nel mio orecchio, mi morsi un labbro girandomi a guardarlo. "Mi dispiace per prima, ma dovevo farlo", ammiccò.

"Già, non potevi proprio farne a meno", scherzai provocandogli una risata.

Mi voltai lasciando che i nostri corpi si sfiorassero, le sue mani erano ancora poggiate sui miei fianchi nudi, i nostri occhi erano mescolati insieme e la cosa stava diventando sempre più pericolosa.

Inaspettatamente mi abbracciò facendoci combaciare in tutto e per tutto.

Ben presto la pelle d'oca si fece spazio dovunque e molto probabilmente se ne accorse. Restammo in quella posizione per molto tempo, non c'erano parole, neanche sguardi, solo silenzio e tanto calore.

Avrei tanto voluto chiedergli il perché di quel gesto, ma abbandonai l'idea dopo pochi minuti.

Fummo interrotti dai ragazzi che avvisarono di tornare in camera, erano eccitati dall'idea di frequentare il casinò, non che fossero giocatori accaniti, ma ogni tanto si lasciavano tentare dal gioco d'azzardo.

Io sbuffai non intendendomene per niente, ma decidemmo comunque di salire con loro.

Ben presto sparirono tutti nelle loro stanze, lasciando me e Zayn da soli sul pianerottolo.

Non disse nulla, tra di noi c'erano solo sguardi, così intensi e profondi, seguiti da sorrisi, ero così in confusione.

"Ci vediamo dopo", disse, io annuii dirigendomi in fondo al corridoio.

Chiusi la porta alle mie spalle attirando l'attenzione di Jade, la quale uscì dal bagno in accappatoio.

"Wow, sei già pronta per il tuo spasimante", risi facendole sgranare gli occhi.

"Che intendi?" Mormorò ridendo nervosamente.

"Vi ho visti, a te e Chad" non rispose. "Puoi stare tranquilla, lo conosco bene e so quando gli piace una persona, e con te è palese", ammiccai.

"E tu allora? Guarda che..-" Fu interrotta da qualcuno che bussò alla porta.

"Siete pronte?" Urlò Chad.

"No!" Risposi io aprendo la porta, Jade corse in bagno.

"Perché no?" Spalancò gli occhi notandomi ancora in costume. "Non dirmi che...-"

"Non ne ho molta voglia e poi devo ancora fare la doccia."

"Jade viene?" Domandò sottovoce.

"Certo, si sta facendo bella per te. Anche se, spero la porterai in un posto migliore di un casinò quando torneremo a casa."

"E' il mio intento", mi sussurrò facendomi ridere.

"Eccomi!" Una voce giunse alle mie spalle. "Con te parliamo dopo", mi rivolse uno sguardo complice per poi sparire insieme ai ragazzi.

"Divertitevi!" Urlai chiudendo la porta a chiave.

Ero sola, finalmente un po' di solitudine, ogni tanto ci voleva.

Mi chiusi in bagno lasciando che la voce soave di Ed Sheeran accompagnasse tutta la durata della mia doccia calda e rilassante, durante la quale non riuscivo a non pensare alle sue mani sui miei fianchi e al modo in cui mi aveva tenuta stretta, quasi ad aver paura che fossi scivolata via da lui.

Nella mia testa però, tutta quella situazione non faceva altro che confondermi, volevo capire se quei brividi, quel bisogno di averlo accanto era dettato da una semplice attrazione nei suoi confronti, oppure dal bisogno di dimenticare una storia passata.

E temevo, nel mio cuore, che fosse la seconda opzione.

Ne fossi stata anche solo un po' convinta, lo avrei allontanato senza pensarci, e invece non riuscivo a farlo, per qualche assurdo motivo.

Di sicuro pensarci sotto la doccia non alleviò i miei pensieri e le mie paure così decisi di smetterla.

Mi asciugai indossando una larga felpa rosa e poi passai ad asciugarmi i capelli. Fissavo la mia figura nello specchio, tentando di leggere nei miei occhi quale fosse la risposta giusta, ma ogni volta che provavo solo ad immaginare Zayn al mio fianco, uno strano brivido si levava su di me.

"Cosa devo fare?" Dissi a me stessa. "Rispondimi Ellis!"

Per prima cosa, avevo bisogno di quello psicologo.

Uscii dal bagno sbuffando, ero intenta a piegare i miei vestiti quando bussarono alla porta.

"Cosa hai dimenticato? Oh Zayn..ciao", non mi aspettavo di vederlo lì, per quanto potesse sembrare scontato un gesto del genere.

"Hei, hai visto i ragazzi?" Chiese entrando in camera.

"Sono andati al casinò."

"Davvero?"

"Non te l'hanno detto?"

"Forse ero sotto la doccia, non me ne sono accorto", sembrava strano però.

"Oh..sì, loro sono andati lì, sapevo c'era un secondo fine per scegliere quest'hotel", risi.

"Tu perché sei qui?"

"Non mi piace molto il gioco d'azzardo", scossi la testa. "Per quanto in questi anni abbiano tentato di farmici avvicinare, non è un mondo che mi appartiene."

"Comprensibile", si passò una mano tra i capelli guardandosi intorno.

"Scusa devo mettere in ordine questi e arrivo", lo avvisai camminando su e giù per la stanza. "La tua amica è molto disordinata", lui rise.

"Lo so, gliel'ho sempre detto ma è fatta così!"

Ritornai notandolo seduto ai piedi del letto matrimoniale, mi fece cenno di sedermi accanto a lui e lo feci con un pizzico di imbarazzo.

"Allora come procede?" Domandò.

"Alla grande e poi ho già dato quasi tutti gli esami, quindi non potrebbe andare meglio", sorrisi.

"Andiamo, non siamo qui per parlare di università", si lamentò, io alzai le mani tornando a guardarlo.

Calò di nuovo il silenzio, gli unici a parlare erano i nostri sguardi.

Lo intravidi leggermente più vicino, non mi mossi di un centimetro finché si tirò indietro sospirando.

Comprensibile, dopo ciò che gli avevo detto a casa sua.

Forse aveva paura di essere usato, e lo comprendevo in pieno.

Anche se quel gesto, di allontanarsi, mi lasciò delusa.

"Allora..-"

"Che ne dici di fare un giro nell'hotel?" Chiese cambiando discorso.

"Ci sto!" Sorrisi, si alzò prendendomi per mano.

Scendemmo nella hall avvicinandoci ad una piantina, avremmo dovuto usarla se non volevamo rischiare di perderci, quella struttura era complessa almeno quanto un labirinto.

"Qui c'è il ristorante, e qui ci sono i ragazzi", indicò il casinò. "Quindi noi andiamo di qua."

Camminammo lungo dei corridoi immensi, li percorremmo per qualche minuto finché non avemmo più idea di dove andare.

"Direi che ci siamo persi!" Scoppiai a ridere osservando il suo volto preoccupato.

"Di qua!" Intraprese un corridoio con su scritto 'spa', infondo al quale c'era una piccola reception con due ragazze che cominciarono a guardarci curiose.

"Buonasera!"

"Malik", lo guardai confusa.

"Dobbiamo entrare qui?" Gli sussurrai.

"Sì", rise prendendomi per mano.

"Da questa parte", ci accolse un ragazzo. "Io sono Andrew e questi sono i vostri spogliatoi", ci condusse verso due sale separate. "All'interno troverete gli asciugamani, mi raccomando mettete il costume, non biancheria e..ci vediamo qui fuori quando siete pronti."

"Perfetto!" Rispose Zayn guardandomi curioso. "Fa presto."

Non ci stavo capendo nulla, chiusi la porta guardandomi intorno, era successo tutto così velocemente da aver dimenticato un piccolissimo dettaglio.

Io non avevo un costume.

 

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Capitolo 18
*** 17. Al diavolo! ***


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Quello era un bel problema, considerando le parole di quel ragazzo.

'Niente biancheria' aveva detto, dopotutto costume e biancheria era la stessa cosa, no?

"Ellis, sei pronta?" Zayn bussò da fuori la porta facendomi sgranare gli occhi, lui invece aveva un costume?

"Sì, arrivo", non sapendo cosa fare tolsi solo il reggiseno avvolgendo l'asciugamano attorno al mio corpo.

"Eccomi!" Aprii la porta indecisa stringendo quella stoffa tra le mie mani.

Andrew ci portò in una stanza dove c'erano due lettini posti vicini, fu avvicinato da un'altra ragazza ed entrambi ci fecero sdraiare a pancia in giù.

Ero così imbarazzata e lo sguardo del moro non aiutava per niente.

"Rilassati", pronunciò Andrew scoprendo la mia schiena nuda, poggiò l'asciugamano sui miei glutei e cominciò a spargere della crema gelida su tutta la superficie.

Strinsi gli occhi a quel contatto per poi riaprirli e scoprire Zayn ridere di gusto alla mia espressione.

Quel ragazzo cominciò a massaggiare ed io cercavo con tutte le mie forze di trattenermi per non cacciare versetti di approvazione.

Mi sentivo in paradiso, i massaggi sulla schiena erano il mio punto debole, collo compreso.

D'un tratto sentii una mano posarsi sul mio braccio, aprii gli occhi scorgendo Zayn massaggiarmi su e giù con un sorriso in volto.

Quel massaggiatore poteva essere il migliore del mondo, ma nulla poteva battere il tocco delicato del moro, sguardo complice compreso.

"Mh.." mugugnai provocandogli una leggera risata.

"Come sto andando?" Chiese Andrew, credeva ce l'avessi con lui.

"Bene", annuii richiudendo gli occhi, la mia attenzione era concentrata sui polpastrelli di Zayn che continuavano a muoversi lenti.

I miei occhi si spalancarono non appena quel ragazzo cominciò ad alzarmi l'asciugamano che tenevo poggiata sul retro delle cosce, alzai la testa attirando l'attenzione del moro.

"Basta così", disse quest'ultimo alzandosi. "Dobbiamo andare."

Lo ringraziai mentalmente tentando di riportare l'asciugamano lungo la mia schiena per coprirmi, ma senza risultato, così mi aiutò lui dopo aver allacciato quello strato di stoffa attorno la sua vita.

"G-Grazie", mi misi a sedere coprendomi al meglio, Zayn spostò lo sguardo altrove chiudendo gli occhi.

Era così gentile, tentava sempre di mettermi a mio agio ed in quel momento la prova fu schiacciante, non aveva nulla a che vedere con tutti quei ragazzi maliziosi che non aspettano altro che vederti nuda.

"Andiamo", mi prese per mano portandomi agli spogliatoi, il suo tono era duro, era scattato in piedi non appena quel ragazzo aveva cominciato a sfiorarmi le gambe.

Feci una doccia veloce e mi rivestii, raggiungendolo fuori.

"Ce ne hai messo di tempo", scherzò.

"Mi stavo rilassando", sorrisi seguendolo.

"Non ti sei già rilassata abbastanza?" Chiese, non riuscii ad interpretarlo come una semplice domanda o una frecciatina.

"Com'è andata?" Domandarono quelle due ragazze alla reception.

"Benissimo, grazie mille!"

Percorremmo nuovamente quei lunghi corridoi illuminati, non avevo idea di dove eravamo diretti, ma lui a differenza mia sembrava orientarsi meglio.

"Non credi sia meglio fermarci a leggere una piantina?"

"Questo è il ristorante", indicò. "Hai fame?"

"No", in realtà avevo voglia di restare un altro po' con lui.

Da soli.

Prima che arrivassero i ragazzi.

"Devo prendere una cosa in camera", dissi pentendomene subito, sperai non avesse colto l'invito indiretto. "Se resti al ristorante, ci possiamo vedere dopo", continuai peggiorando solo la situazione.

"Vengo con te", aveva intuito tutto e mi sentii una stupida.

'Se ha accettato un motivo ci sarà' pensai.

Arrivammo in camera e lo vidi sedersi ai piedi del letto, io mi chiusi in bagno, facendo dei respiri profondi.

'Avanti Ellis, l'hai invitato tu, adesso non puoi restare chiusa qui dentro, farai la figura della bambina'.

Avrei potuto restare lì ed aspettare che si fosse addormentato.

Oppure avrei chiamato quello psicologo.

Aprii la porta sbirciando ciò che stesse facendo, era sdraiato a pancia in su con gli occhi chiusi.

'Perfetto, l'hai fatto addormentare!' Pensai.

"Shh!" Dissi ad alta voce con lo scopo di far tacere tutte quelle vocine dentro la mia testa, il moro non si mosse.

Mi sdraiai su un fianco accanto a lui, portai una mano sotto il mio viso, osservandolo.

Capelli folti, barba curata, tutto perfettamente allineato.

Portai una mano tra i suoi capelli percependo l'imbarazzo svanire in quello stesso istante, non c'era motivo di provarlo, aveva già disintegrato tutte le barriere in precedenza concedendomi quel breve massaggio.

Continuai a massaggiare finché la sua testa scivolò nella mia direzione, continuando a tenere gli occhi chiusi.

"Sei brava", sussurrò. "Quasi più di quella massaggiatrice."

"Quasi?" Mi fermai facendolo ridere, portò una mano sulla mia invogliandomi a continuare.

"Molto di più", concluse richiudendo gli occhi. "Ora va meglio."

"Sei mai stato innamorato?" Chiesi improvvisamente.

"Purtroppo sì", rispose vago.

Quella risposta mi fece riflettere facendomi sorgere due quesiti, se continuare a fare domande oppure no, così badai per la seconda opzione.

"Ho detto purtroppo perché..", aprì gli occhi. "Non è andata bene."

"Ma comunque è stata una bella cosa, no? Perché pentirsene?"

"Non me ne pento, solo avrebbe potuto comportarsi in modo diverso."

"Ehm.."

"Si è trasferita, poteva non farlo ed ha scelto di lasciarmi andare, è scappata."

"Mi dispiace, non credevo che..-"

"E' passato, insomma è stato un brutto periodo, ma col tempo impari a crescere e a renderti conto di chi vale la pena tenere accanto a te. Pensi a quanto sei stato stupido a stare dietro una certa persona che non ha fatto altro che trattarti male."

"Spero sia così", mi lasciai scappare.

"Lo sarà, fidati e poi se sarà davvero destino con quella persona vi rincontrerete."

"Dio, spero di no", scherzai facendolo ridere.

"Ti capisco sai", come poteva capirmi? "Non è una bella situazione, la fiducia crolla a picco."

"Hai presente quando ti fidi ciecamente di una persona ma poi succede questo e..vorresti fidarti ancora, perché la conosci bene ma..qualcosa ti blocca", sospirai. "E' tutto così complicato."

"Meglio non parlare di lui adesso", la mia mano si spostò sulla sua guancia, si voltò di lato piantando i suoi occhi scuri nei miei, si avvicinò ed io continuai a massaggiarlo.

Poggiò una mano sulla mia chiudendo nuovamente gli occhi, in quel momento avrei solo voluto che si fosse avvicinato di più.

Ma ciò non accadde.

Ad interromperci furono delle urla provenire dalla porta, mi alzai di scatto spaventata.

"Auguri!" Ad uno ad uno i ragazzi entrarono in stanza urlando con in mano una torta.

"La ventunenne più bella del mondo!" Disse Alec prima di abbracciarmi.

"Mi avete fatto prendere un colpo! E' a nutella?" Chiesi a Chad e lui annuì abbracciandomi.

"Auguri, avevo perso la cognizione del tempo prima", mi sussurrò Zayn alle mie spalle, mi voltai e lo abbracciai.

"Non preoccuparti!" Lo strinsi. "O meglio sì, devi farti perdonare", dissi al suo orecchio, rise.

***

"Mi prendi anche un bicchiere d'acqua?" Chiesi ad Alec mostrando i miei infallibili occhi dolci.

"Hai intenzione di dare altri ordini per tutta la durata del tuo compleanno?" Chiese alzandosi.

"Dai, restano solo sei ore", sorrisi. Eravamo al ristorante, verso le sei del pomeriggio organizzavano un rinfresco con bibite e snack.

"Le più lunghe della mia vita", urlò in risposta.

"Che cogl...stupido", mi corressi, dire le parolacce non era da me.

Ma ne pensavo tante, davvero.

"Stava per dedicarmi una parolaccia, vero?" Chiese a Chad porgendomi il bicchiere.

"Una bella parolaccia", alzò le spalle.

"Sai il suo viso contorto e attento a non sbagliare mi hanno fatto capire subito la situazione."

"Che poi non c'è nulla di male a dire parolacce, Ellis."

"Sono una valvola di sfogo", spiegò Alec.

Io guardavo Jade, scuotendo la testa.

"Sono anni che va avanti questa storia", mimai con le labbra, procurandole una risata.

"Se non vuole dire parolacce non saranno affari vostri, non tutti sono uguali", mi difese e le mandai un bacio volante.

Improvvisamente arrivò Zayn, in costume.

"Malik credo tu sia arrivato tardi."

"In realtà volevo solo avvisarvi che vado in piscina, se volete unirvi a me..", spiegò guardandomi, io guardai i ragazzi leggermente imbarazzata dalla sua presenza seminuda.

"Arriviamo", rispose Jade, la quale prese a guardarmi maliziosa.

"Ok, allora vado", ci salutò andando via.

"Potevi anche mandare un messaggio, Zayn", lo prese in giro Chad ridendo.

"Va a farti fottere", rispose lui sparendo dalla porta.

"Vedi Ellis? Dire le parolacce non è una cosa tanto grave."

Ruotai gli occhi al cielo alzandomi.

"Hai caldo?" Mi disse Chad spingendomi per un braccio.

"C-Cosa?"

"Vuoi andare a fare un bagno?"

"Chad!"

Uscimmo dal ristorante dirigendoci alle nostre stanze, non appena chiusi la porta, Jade prese a guardarmi sedendosi sul letto.

"Ho capito che oggi è il mio compleanno ma non dovete stare tutti a fissarmi così, mi fate paura."

"Ti guarderei di meno, ma sai il fatto di avervi trovato anche insieme su questo letto, da soli, ieri sera, mi ha fatto pensare molto", rispose con un sorrisetto.

"Non.."

"E poi abbiamo un discorso in sospeso io e te."

"Davvero?"

"Vi ho visti ieri, in piscina, abbracciati", disse.

Spostai lo sguardo altrove sentendo il calore crescere dentro di me.

Non sapevo cosa dire, non sapevo se raccontarle della mia sensazione oppure no, ciò che mi spingeva a farlo era il desiderio di sapere cosa stava realmente accadendo, e se anche lei aveva qualche dubbio al riguardo, così decisi di parlare.

"Non è semplice, affatto. Quando sono con lui, provo una sensazione strana, comincio a.." mi fermai. "A tremare, in senso buono, credo. Quando invece si allontana da me.." sospirai. "Non....non sto bene."

"C'è attrazione", mi guardò. "E tanta."

Allora non ero pazza.

"Non so come sia possibile", suonò come una giustificazione, stavo comunque parlando con la sua migliore amica.

"Accade e basta."

"E' questo che non capisco, con Jace non era così, non avevo questa sensazione, non mi è mai successo. Non me lo spiego, con lui c'era del sentimento."

"Non ci deve essere per forza del sentimento affinché ci sia attrazione fisica, Ellis. Spesso succede e basta, anche con chi conosci poco."

"E' così...Dio!" Imprecai sedendomi accanto a lei.

"Pensi ancora a Jace?" Chiese.

"Se devo dirti che c'è ancora qualcosa con lui, no. Il sentimento è crollato dopo ciò che ha fatto, ma non nego che ogni tanto mi torna in mente. Non vorrei che nella mia testa cerco di dimenticarlo con Zayn, io non voglio una cosa del genere, non lo merita e a me non aiuta."

"Sono sicura che non è così, sei solo confusa, ma se Zayn ti fa stare bene e provi tutte quelle cose, un motivo c'è."

"Io vorrei soltanto...capire perché ha fatto quello che ha fatto. A volte provo ad interrogarmi, ho fatto qualcosa di sbagliato? Gli ho creato qualche mancanza? Non riesco a trovarci un valido motivo, perché farlo se poi dobbiamo soffrire entrambi?"

"Ellis forse la spiegazione è che una spiegazione non c'è. Capita, potrebbe essere il discorso come l'attrazione fisica, arriva e non riesci a fermarlo, è..-"

"Non riesci a fermarlo? Era sobrio, non era drogato o altro, sapeva ciò che faceva ed ha scelto di...-"

"Lo so, ma magari sarà stato solo un errore, magari non l'ha fatto con l'intenzione di ferirti, perché a quanto ne sapevo la vostra storia andava alla grande, non avrebbe avuto motivo di farlo."

Mi sorprendeva come Jade, migliore amica del ragazzo che tentava un piccolo approccio con me, tentava di 'scusare' il mio ex.

"Non...non ci sono scuse, per me non esiste più."

"Ecco, dovresti smetterla di pensare e dare qualche opportunità in più", la guardai confusa. "Se Zayn ti fa stare bene e riesce a farti, temporaneamente, dimenticare di Jace, perché non provarci."

Restai in silenzio.

"Non intendo chiodo scaccia chiodo, non fraintendermi. E' che vi guardo, ho notato che c'è complicità, sei serena, anche lui lo è con te e non l'ho notato solo io", ammiccò. "Quindi perché non dargli una possibilità."

Era ciò di cui mi stavo convincendo in quei giorni, ma dopo ciò che avevo detto a Zayn, avevo notato un certo cambiamento nei miei confronti.

"E poi è un bravissimo ragazzo e non te lo dico solo perché lo conosco da un po', anzi forse questo dovrebbe aiutarti."

"Non metto in dubbio il suo carattere, anche se ci conosciamo poco ho piena fiducia in lui, una cosa stranissima in questo periodo. E poi...Dio, rabbrividire ad ogni suo gesto", mi torturai un labbro guardandola.

"Sareste bellissimi insieme, secondo me", alzò le spalle. "Adesso metti il costume che devi andare in piscina da lui."

"Io?"

"No, io. L'ha detto a tutti noi ma entrambe sappiamo che intendeva dirlo a te."

"Solo se vieni anche tu."

Mi guardò alzando un sopracciglio. "Ok, ok, muoviti!"

Mi preparai, più psicologicamente che fisicamente ed entrambe ci dirigemmo in piscina.

Qui trovammo Zayn in acqua poggiato al bordo e Chad seduto su un lettino intenti in una lunga conversazione.

"Sono arrivate, finalmente", disse quest'ultimo alzandosi e venendo verso di noi.

Ero intenta a spogliarmi e rabbrividire dal freddo quando Chad mi prese di peso in braccio.

"No! Mettimi giù!" Urlai. "Chad ti odio, mettimi giù!"

"Come vuoi!" Mi gettò in acqua ridendo.

"Ci sarà una volta in cui entrerai in piscina come una persona civile?" Chiese ironico Zayn, lo guardai male schizzandogli dell'acqua in faccia.

"Vorrei saperlo anch'io!" Mi lamentai, Jade si avvicinò osservandoci.

Aveva uno strano sorrisetto sul volto, ricambiai voltando lo sguardo altrove, fui più che sicura che le mie guance erano rosso fuoco, e se l'avesse visto Chad sarebbero stati guai seri per la mia vergogna.

"Ah..è tutto così rilassante", disse Jade poggiando la testa al bordo piscina.

"E non hai ancora visto la spa", rispose Zayn.

"La spa? Ci sei stato senza di me?"

"Ci siamo stati ieri", mi indicò. "Mentre voi eravate al casinò", spiegò.

"E com'è?"

"Fantastica!" Rispose posizionandosi accanto a me.

"Ti ricordo che hai un esame signorina", disse Chad. "Cerca di non perdere la concentrazione!"

"Lo so", rispose Jade. "Mi sto solo godendo questi giorni, prima di tornare sui libri", sbuffò e Chad le sussurrò qualcosa all'orecchio. "Ok arrivo, ragazzi noi andiamo un attimo nella hall", avvisò guardando Zayn, poi mi rivolse un occhiolino.

"Dovremmo andarci di nuovo alla spa", dissi per smorzare la tensione creata vista la poca distanza tra me e il suo corpo.

"Quando vuoi", sorrise poi mi guardò, dritto negli occhi. Restò in silenzio, io non fui da meno, speravo facesse un passo.

Ci speravo davvero, finché non si tirò indietro, di nuovo.

"Vengo anch'io", disse seguendo l'amica verso la scaletta, sospirai sentendomi una stupida.

L'avevo fatta grossa nell'allontanarlo in quel modo a casa sua, l'avevo spaventato di sicuro e non dovevo di certo meravigliarmi se aveva quell'atteggiamento.

Si fermò sul primo gradino e si voltò verso di me, intanto Jade e Chad erano già spariti, lo vidi chiudere gli occhi per poi riaprirli e fare uno scatto verso di me.

"Al diavolo!" Lo sentii imprecare prima di correre letteralmente nella mia direzione.

 

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Capitolo 19
*** 18. Uno strano effetto ***


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Dopo il suo improvviso scatto corse verso di me chiudendomi il viso tra le mani.

Mi baciò, così d'un tratto.

Annullò tutte le distanze cogliendomi di sorpresa. I miei occhi erano spalancati ma un attimo dopo poggiai le braccia al suo collo attirandolo a me.

Mi spinse indietro poggiandomi al bordo piscina, le sue mani erano salde sui miei fianchi nudi.

Fu un bacio dolce e intenso, e inaspettato, del tutto inaspettato.

Fummo interrotti da un applauso e qualche gridolino, staccandomi intravidi Chad e Jade osservarci dalla porta, entrambi con un sorriso sulle labbra.

"A quanto era quotato?" Le chiese lui.

"Meno di zero", rispose lei, risi per nascondere l'imbarazzo, sentendo già la mancanza delle sue labbra.

Poggiai la testa nel suo petto per evitare di mostrare a tutti le mie guance rosse, Zayn poggiò le mani sui miei capelli accarezzandoli.

"Ellis cosa c'è?" Chiese ironico Chad, gli alzai un dito medio facendolo ridere.

"Avete finito?" Era Zayn, il suo tono era incerto, basso, imbarazzato.

"Cosa c'è tesoro? Perché sei tutto rosso?" Rise Jade, alzai la testa e li guardai, sorridente.

"Forse vogliono essere lasciati soli", intuì Chad.

"Oh, l'hai capito", rispose Zayn, quello fu sicuramente il momento più imbarazzante della mia vita.

"Andiamo via", ci salutarono sparendo subito dopo.

Il moro mi guardò nuovamente, mi lasciò un bacio sulla fronte per poi cominciare ad accarezzarmi la schiena.

Era così bello essere cullata tra le sue braccia, i brividi non mancavano e di sicuro non erano dovuti dal freddo.

Si sistemò tra le mie gambe facendomele aggrappare ai suoi fianchi, mi poggiò con la schiena al bordo e cominciò a mescolare i suoi occhi nei miei.

La pelle d'oca occupò gran parte del mio corpo e se ne accorse eccome.

"Non sapevo di farti quest'effetto", sussurrò sulle mie labbra, ed io non ci credevo affatto.

"E'...è l'acqua.." risposi sfiorando un minimo contatto.

"Sì, certo", disse annullando nuovamente tutte le distanze.

Baciarlo era così appagante, dentro il mio stomaco c'era uno scoppio di sensazioni contrastanti, sarei riuscita a gestirle ancora per poco.

Ma le sue labbra erano così morbide, un richiamo al quale era impossibile non rispondere.

Si staccò improvvisamente, poggiò la fronte sulla mia e prese a guardarmi.

"A cosa pensi?" Gli chiesi scrutandolo attentamente.

"Sono spaventato", quell'affermazione mi sorprese.

"Zayn non...non devi pensare a ciò che ti ho detto quel giorno. Capisco come ti possa sentire, ma non ti mentirei mai", e ne ero certa.

Non rispose, fece un lungo sospiro poggiando le mani sul bordo dietro di me.

Non mi guardava negli occhi, il suo volto era rivolto chissà dove, io al contrario lo fissavo sperando mi credesse.

"Hei", poggiai le mani sul suo viso. "Zayn..-" Mi interruppe baciandomi di nuovo.

"Sarà meglio andare", mi prese per mano e mi portò verso la scaletta, che utilizzammo quella volta.

Avvolsi il mio corpo in un accappatoio ed uscimmo da quella sala. Durante il percorso era silenzioso, ma le nostre mani erano intrecciate. Riuscivo a sentire cosa provasse e per quanto potesse avere paura, avrei fatto di tutto pur di dimostrargli che si sbagliasse.

"Va a farti una doccia, poi andiamo a mangiare", disse fermandosi fuori la porta della sua stanza, all'interno della quale provenivano delle voci, segno che i ragazzi fossero già tornati.

"Va bene", mi alzai sulle punte e gli lasciai un ultimo bacio sulle labbra poi mi diressi verso la mia camera.

Un attimo prima di entrarci e scoprire che fosse vuota, mi voltai ad osservare uno sguardo già ricambiato, gli feci un piccolo sorriso poi entrai lasciando la porta socchiusa.

Mi gettai sotto la doccia bollente riacquistando il calore perduto in quei giorni, poteva anche essere una piscina riscaldata e al coperto, ma a meno che non ci fossero trenta gradi all'esterno, soffrivo il freddo, tantissimo.

Impiegai cinque minuti, volevo far presto, l'idea di rivederlo mi eccitava tantissimo.

Mi asciugai i capelli raccogliendoli in una coda e proprio in quel momento feci caso al fatto di non aver usato per niente il trucco, in quei due giorni.

Ero sempre stata una ragazza attenta, al cercare sempre di essere impeccabile in ogni occasione, quando ero con Jace ci pensavo tantissimo e invece in quel momento non ne sentivo il bisogno.

Perché solo il suo sguardo mi faceva sentire bella.

Mi guardava come se fossi la cosa più bella che esistesse, essendo una che dava molto peso ai gesti e poco alle parole, i suoi occhi trasmettevano quella sensazione.

E quel pensiero mi faceva impazzire.

Uscii dal bagno posando i miei vestiti sul letto, tempo di qualche secondo e sentii dei passi dietro di me.

Sorrisi, il moro mi voltò e mi baciò. Fu inutile descrivere come reagì il mio corpo a quel contatto.

Lo spinsi indietro facendolo sedere ai piedi del letto, salii a cavalcioni e restammo in quella posizione per chissà quanto tempo.

"E' il più bel regalo di compleanno che avessero potuto farmi", sussurrai sulle sue labbra, sorrise tenendo ancora gli occhi chiusi.

Allacciò le mani dietro la mia schiena, stavo per spingerlo sul letto ma mi bloccai, o meglio qualcuno mi fermò.

"Ellis, sei lì?" Era Jade.

"Sì, sono qui, che succede?"

"Ho dimenticato la chiave, puoi aprire?"

Guardai Zayn e dopo avergli lasciato l'ultimo bacio mi alzai aprendo la porta.

"I ragaz...Zayn, ciao. Spero di non aver interr..-"

"Non hai interrotto niente, Jade", scosse la testa camminando verso di lei, le sussurrò qualcosa all'orecchio che la fece ridere, poi se ne andò.

Immaginavo lo sguardo che potesse avere, infatti evitai di guardarla per evitarmi un'altra situazione imbarazzante.

***

"Cucina internazionale e si vede, è davvero ottima!" Commentò Eithan.

"Non hanno il pollo con le patatine, non capisco dove sia tutta questa internazionalità", mi lamentai leggendo il menù.

"La zuppa era ottima!"

Eravamo tutti a tavola a cenare, quelli erano i miei momenti preferiti, momenti in cui eravamo tutti insieme, ed io adoravo il mio gruppo.

In più c'era un altro particolare, la mano di Zayn che da sotto il tavolo stringeva la mia.

Avevo un sorriso sornione stampato in faccia, Chad ogni tanto ci guardava per poi spostare lo sguardo su Alec, già proprio lui che non era a conoscenza di nulla.

E doveva saperlo, solo non avevo ancora trovato il momento giusto per farlo.

Improvvisamente il mio cellulare vibrò, lo ignorai continuando a parlare con Jade proprio di fronte a me. Dopo qualche minuto, illuminai lo schermo scorgendo il nome di Jace sul mittente e i miei occhi si spalancarono, speravo solo non se ne fosse accorto Zayn.

Lo lasciai perdere, girai il cellulare con lo schermo verso il tavolo continuando a chiacchierare con i ragazzi, non avrei lasciato che un brutto ricordo rovinasse quel bel momento.

D'un tratto però cominciò a squillare e fu proprio il moro a farmelo notare.

Sbuffai prendendolo tra le mani, ma i miei occhi lessero il nome 'Mamma' e mi tranquillizzai, non del tutto però, non volevo fosse successo qualcosa.

"Arrivo subito", mi allontanai. "Mamma?"

"Ellis, tesoro auguri, come procede?"

"Dio, mi hai fatto prendere un colpo, tutto bene, tu come stai?"

"Bene bene, a parte la tua mancanza, bene."

"Spero tu ti sia divertita abbastanza senza di me, da domani mi riavrai tra i piedi", risi e quella cosa mi sorprese, il fatto di scherzare liberamente con lei mi mancava.

"Non vedo l'ora", rispose. "Ci vediamo domani!"

"Un bacio!"

Tornai dai ragazzi posando il cellulare in tasca, tempo di qualche minuto poi ci alzammo camminando verso l'ascensore.

"Cosa vogliamo fare?" Chiese Chad.

"Io sono un po' stanco", rispose Zayn. "Vorrei andare a dormire se non vi dispiace", quella frase mi sorprese.

"Tu stanco? Come mai?" Lo provocò Eithan, lui non rispose. "Ok allora ti seguo anch'io, domani andiamo via ed ho una valigia da preparare", rispose camminando sul pianerottolo.

I ragazzi aumentarono il passo lasciando me e Zayn indietro, non mi aveva degnato di uno sguardo.

"Hei! Che ti prende?" Domandai bloccandolo sulla soglia della porta.

"Nulla, spero solo tu sia sincera."

"Sincera?"

"Ellis, non voglio discutere. So cosa pensi e devo solo cercare di...di.."

"Non ti fidi di me", risi, davvero scioccata.

"Parli ancora con il tuo ex e ti aspetti che io mi fidi?"

"Io non parlo con nessuno, Zayn e se non credi alle mie parole non so cosa dirti."

Mi guardò silenzioso, incrociò le braccia al petto e scosse la testa.

"Io capisco come ti senti, hai paura e lo capisco davvero, ma devi darmi una possibilità", che strano, proprio io che avevo deciso di chiudere col genere maschile, mi trovavo lì a convincerne uno.

"Non è facile."

"Lo so, ti parla una che è stata appena tradita e non so perché lo stia facendo", mi portai una mano davanti la bocca. "M-Mi sono espressa male..."

"Ti sei espressa benissimo."

"Non capisco perché non riesci a capire un concetto così facile, si tratta di ciò che voglio io, non gli altri. Se non sei pronto a darmi fiducia dovresti dirmelo adesso, anzi avresti dovuto pensarci prima di baciarmi."

Rise scuotendo la testa.

"Perfetto, come non detto", lo lasciai lì dirigendomi in camera.

E mi lasciò andar via in quel modo.

Non mi voltai indietro, le sue parole, il fatto che avesse zero fiducia nei miei confronti, mi destabilizzava. Certo era appena iniziata, ma nel modo del tutto sbagliato.

Una base dovrebbe esserci, e invece sembrava esserci il nulla.

 

La notte era calata ormai da un bel po'. Continuavo a girarmi e rigirarmi in quel letto, tanto grande quanto scomodo. Jade al mio fianco dormiva beatamente ed io ero lì a chiedermi un po' di tutto.

Forse stavamo correndo un po' troppo, avremmo dovuto frequentarci di più, conoscerci meglio. L'unica cosa di cui ero certa era la mancanza di quelle labbra.

Una volta provate era difficile stare lontana da loro.

Improvvisamente il mio cellulare si illuminò, di nuovo, era già la terza volta in due minuti. Mi sporsi scorgendo un numero sconosciuto, nessun nome, niente.

Ma il contenuto di quei messaggi mi fecero subito intuire a chi appartenessero.



Angolo Autrice
Ragazze! Buonasera! Come state?
Io ho bisogno di voi, vedo che la storia ha visualizzazioni ma vorrei sapere cosa ne pensate, anche solo due parole, in modo da capire se posso continuarla. Sarebbe molto importante per me, grazie per chi lo farà. Ah e dalle recensioni ovviamente dipendono anche gli aggiornamenti *faccinamaliziosa* ehehehh
A presto xx

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Capitolo 20
*** 19. Mi spaventa ***


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"Sei sveglia?"

"Dormi?"

"Ci sei?"

Erano quelli i messaggi ricevuti, contenuto che mi fece pensare a Zayn.

"Chi sei?" scrissi con gli occhi ancora socchiusi, dopo mezzo secondo me ne arrivò un altro.

"Esci", lessi e la cosa mi fece aprire del tutto gli occhi. Presi una felpa dall'armadio ed uscii chiudendo la porta alle mie spalle tentando di non fare il minimo rumore.

Il corridoio che mi si presentò davanti era semi buio, illuminato dalla luce soffusa di una lampada posta in qualche angolo. Camminai verso la stanza del moro scorgendo qualcuno poggiato ad un muro, fu una scena alquanto inquietante.

Appena gli fui vicino, scontrai i suoi occhi lucenti, mi prese per mano e senza dire una parola mi portò con sé.

"Dove stiamo andando?" Gli chiesi, una domanda alla quale non ci fu risposta.

Salimmo un'infinità di scale, camminava a passo svelto davanti a me senza voltarsi indietro, nonostante lo chiamassi.

"Zayn..cosa..?" Strinsi gli occhi tentando di leggere qualche cartello, ma era tutto così buio.

Aprì una porta e quello che mi si presentò davanti mi lasciò senza fiato, completamente.

Un solarium pieno di lettini e poltrone rotonde giganti per massimo sei persone, tutte per noi.

Alzai gli occhi al cielo scorgendo una miriade di stelle, come poteva sapere che amassi tutto quel panorama, mi chiedevo.

Ma forse non lo sapeva, era soltanto una grandissima coincidenza.

"Ti piace?" Arrivò dietro di me poggiando le mani sui miei fianchi, si sporse al lato del mio viso lasciandomi un bacio sulla guancia.

"Molto", risposi ancora incantata e godendomi il suo tocco sulla schiena.

"Lo speravo. Vieni, sediamoci qui", mi sussurrò prendendomi per mano, si poggiò su quelle grandi poltrone facendomi spazio.

Mi sdraiai accanto a lui poggiando la testa sulla sua spalla, mi strinsi nella felpa a causa del freddo e continuai a guardare il cielo.

Il silenzio, quelle piccole luci che scintillavano proprio sopra di noi, mi suscitavano così tanti ricordi, indescrivibili, era tutto così rilassante.

"Senti volevo.." cominciò, ma si bloccò non appena mi alzai, mi sedetti sulle ginocchia davanti a lui e lo guardai.

"Io volevo sapere a cosa è dovuta la tua non fiducia", sbottai ironica.

"Ellis, non dovresti tirar fuori proprio quest'argomento."

"Perché mai? Siamo qui per questo." Incrociai le braccia al petto rabbrividendo dal freddo. "La fiducia è alla base di un rapporto."

"Un rapporto per prima cosa deve essere chiaro."

"Vuoi dire che io non lo sono?"

Mi guardò senza rispondere.

"Sei serio?!"

"Be' risulta leggermente difficile capirlo quando ti allontani da sola per parlare al cellulare col tuo ex!"

"Non..non era lui, era mia madre!"

"Ho letto il suo nome sul display, Ellis, non sono stupido."

Stavo per rispondere ma era la verità, solo leggermente confusa.

"Fraintendi", sbuffò. "Jace potrà esserci all'infinito Zayn, anzi temo che ci sarà visto che è finita a causa sua, ma questo..-"

"Allora perché te la prendi così tanto se mi sale qualche dubbio, lo faresti anche tu al mio posto", rispose con gli occhi spalancati.

Non sapevo affatto cosa dire, aveva più che ragione, quindi io lì cosa ci stavo a fare? Perché mi aveva baciata?

Restai in silenzio portando le mani sulle braccia, avevo addosso una felpa ed il mio corpo stava per andare in ipotermia.

Dopo qualche secondo vidi Zayn togliersi la felpa restando solo con una maglietta a mezze maniche. Spalancai gli occhi quando lo vidi porgermela.

"Mettila!" Disse.

"Zayn sto bene, mettila tu, fa..-"

"Mettila e basta", Mi ordinò, la indossai sulla mia respirando il suo profumo.

Mi sedetti tra le sue gambe avvolgendo le mie attorno ai suoi fianchi e lo guardai.

"Zayn devi sapere una cosa. Se non avessi voluto, ti avrei mollato uno schiaffo, in piscina. Non sarei qui adesso, partiamo da questo."

"Lo so, so più di quanto tu possa immaginare. So che siamo nella stessa situazione, io capisco te e tu capisci me."

"Quindi il problema dov'è?"

"Mi sto rimettendo in gioco", rispose. "Ed era una cosa che avevo promesso a me stesso di non fare, non più e adesso che ci sono...quasi dentro, mi spaventa."

"Se non ti fidi almeno un po', come posso..." mi fermai. "Come può andare avanti?"

"Hai frainteso, io mi fido di te, ciecamente."

"Adesso perché..-"

"Perché quando ti prometti una cosa del genere è perché non hai ancora perso la testa, poi arriva quella persona e ti fotte completamente il cervello." Disse d'un fiato, facendomi restare senza parole.

"Io.." mi prese per i fianchi attirandomi al suo corpo. "Io.."

"Tu?" Sorrise, quel sorriso mi distese ko, soprattutto a pochi centimetri di distanza.

Poggiai la fronte sulla sua passandogli un dito sul labbro inferiore, lo baciò lentamente ed i brividi non tardarono ad arrivare.

"Mi hai fatto prendere un colpo prima", sussurrai.

"Perché?"

"Credevo che...che non avresti più voluto...v-vedermi", a cosa era dovuto tutto quell'imbarazzo? Diamine Ellis, smettila.

"Per un attimo l'ho pensato", disse ed io mi allontanai spalancando gli occhi, rise per poi prendermi un braccio e riavvicinarmi. "Ma poi ho sognato il tuo sorriso", pronunciò e subito dopo mi baciò.

Gli presi il viso tra le mani schiudendo la bocca, strinsi le gambe attorno al suo corpo sentendomi leggermente in colpa, facevano meno di dieci gradi e passando le mani sulle sue braccia mi accorsi della pelle d'oca.

"Forse dovresti riprendertela", mi staccai dalle sue labbra cominciando a sbottonare la felpa ma mi fermò tirando di nuovo su la zip.

"Non è il freddo", disse baciandomi nuovamente, sorrisi per poi riscaldarmi tra le sue braccia.

"Non ero al telefono con Jace comunque", dissi. "Mi aveva scritta ma..-"

"Ti credo", rispose posando nuovamente le labbra sulle mie, come se ne sentisse il bisogno assoluto.

"Davvero, non..-"

"Shh!"

Poggiò una mano dietro la mia schiena capovolgendo la situazione, salì su di me e pregai Dio si fermasse, non volevo perdere il controllo. Passò a torturarmi il collo, baciava, mordeva, leccava con voracità, spalancai gli occhi tentando di trattenermi con tutte le mie forze.

Lo sentii ridere sul mio collo ad un mio improvviso gemito, colsi l'occasione per spostarlo e farlo riavvicinare alle mie labbra.

D'un tratto si fermò, si riposizionò dritto e mi attirò al suo petto.

"Meglio così", sussurrò davvero a bassa voce.

Sorrisi in risposta poggiando la testa sulla sua spalla, ripresi a guardare le stelle perdendomici dentro.

"Vorrei tanto fare un viaggio", disse improvvisamente, leggendomi nel pensiero.

"Stavo pensando la stessa cosa, di solito quando guardo le stelle ripenso a tutti i posti in cui sono stata."

"C'è un luogo che vorresti rivedere?" Domandò curioso.

Mi presi qualche secondo per pensarci, poi la risposta arrivò in automatico.

"Quando avevo nove anni, feci un viaggio a Parigi con mia madre. Ricordo di una notte d'estate, eravamo sotto la Torre Eiffel e ci fermammo a guardare il cielo. Fu una sensazione bellissima e ripensarci non lo è da meno."

Il moro ascoltava il mio discorso in silenzio, chissà cosa gli passava per la testa, ero quasi curiosa di saperlo.

"Tu invece? C'è qualche luogo in particolare?" Mi voltai su un lato alzando la testa per guardarlo, lui scosse la testa.

"Da ricordare non c'è nulla, vorrei solo farne dei nuovi."

"Come mai non hai nulla da ricordare?"

"Non sono stati fatti con le persone giuste."

"Scusami, non..-"

"Non è niente", sorrise accarezzandomi il braccio, dannata me e la mia curiosità.

"Ti porterò a fare un bel viaggio", promisi e non stavo scherzando.

"E dove?" Chiese voltandosi verso di me, mi poggiò una mano sul viso e mi accarezzò la guancia.

"Sorpresa", alzai le spalle, sorrise.

"Voglio saperlo adesso."

"Adesso dovresti soltanto coprirti, fa troppo freddo."

"Oppure potrei fare così", disse tirandosi su la maglietta, spalancai gli occhi abbassandogliela subito, rise.

"Vuoi tornare dentro?" Domandò.

"No, sto bene qui", risposi sentendo gli occhi diventare sempre più pesanti.

Mi poggiai sul suo petto richiudendoli pian piano, sotto le sue continue coccole e rinchiusa al caldo in due felpe, fu quasi impossibile non addormentarsi.

***

"Eccoli!"

"Sono qui!"

Aprii gli occhi disturbata da alcune voci, davanti a me apparvero Alec, Jade e Chad abbastanza preoccupati.

"Vi abbiamo cercati dappertutto!" Tornai con la testa sul petto del moro ma Alec mi interruppe nuovamente. "Sei impazzita per caso?"

"Alec ci hai trovati, siamo qui, stiamo bene", sbottai risvegliando anche Zayn.

"Hai idea da quanto tempo vi stiamo cercando? Non porti neanche il cellulare con te da quando? Potevi avvisarmi."

"Sai Alec, alle cinque di mattina era un po' complicato", rispose Zayn, il mio amico lo guardò male.

"Su andiamo, dobbiamo tornare a casa", disse Chad.

"Abbiamo tutto il giorno", mi lamentai.

"No, abbiamo superato l'orario del check-out, già da un bel po'!" Mi porse una mano aiutandomi ad alzare.

Camminammo verso le nostre camere, Jade, Alec ed io eravamo davanti, lasciando dietro Zayn e Chad.

"Hai qualcosa da raccontarmi, a quanto pare", mi sussurrò Alec palesemente deluso.

Annuii continuando a camminare a testa bassa, quando una frase mi fece riflettere.

"Ma non hai freddo a mezze maniche?" Sentii pronunciare da Chad.

Mi ricordai della felpa del moro e mi voltai andandogli incontro, un leggero imbarazzo si dipinse sul mio viso, non appena gliela porsi sotto gli sguardi curiosi e maliziosi di Chad.

"Tieni Zayn, grazie", gli sorrisi, lui ricambiò imbarazzato.

"Potevi tenerla", disse non appena Chad si allontanò lasciandoci soli.

"Era solo per educazione, è già mia", risposi stringendola tra le mani come se fosse una cosa davvero preziosa. Lui rise poi mi appoggiò al muro, lasciando che i ragazzi si allontanassero del tutto.

"Hei", dissi osservando le sue labbra, mi sciolse i capelli posizionandomeli sul collo attentamente, poi riprese a camminare.

"Così va meglio", giustificò il suo comportamento facendomi sorgere il dubbio di alcuni segni rossi sul mio collo ed avevo ragione.



 

Il viaggio di ritorno fu abbastanza tranquillo, e un po' triste a dire la verità. Avevo trascorso tre giorni da sogno e più mi avvicinavo a quella che era Detroit, più l'ansia cominciava a crescere dentro di me, non potevo vivere in quel modo, non più.

Ma mi sentivo un po' più sollevata, sarei tornata a casa con qualcosa in più, ovvero la presenza di Zayn al mio fianco.

Mi aveva tenuta la mano stretta per tutto il tragitto, ogni tanto Alec spostava lo sguardo e mi sentivo leggermente in colpa, gli avrei raccontato ogni cosa, nel minimo dettaglio, ma quando avrei elaborato un po' i pensieri.

In quel momento, l'unica cosa certa, era la preoccupazione.

Chad parcheggiò fuori casa mia, il moro scese con me aiutandomi con la valigia, la posò per terra e prima di chiudere il bagagliaio mi baciò. Un bacio a stampo, veloce, ma con la promessa di vederci presto.

"Ci vediamo ragazzi!" Li salutai ad uno ad uno scorgendo mia madre osservarmi dalla finestra.

Corsi verso di lei e non appena aprì la porta, le fui addosso e la abbracciai stretta.

"Mi sei mancata così tanto!" Disse.

"Anche tu, mamma! Come stai?"

"Bene, Grace è stata qui questi giorni. A te com'è andata?"

"Una meraviglia, l'hotel era stupendo e..-"

"E per caso c'è qualche novità?" Conoscevo quell'espressione, aveva sicuramente notato qualcosa.

"Be'.." farfugliai.

"Va al sodo, ti ho vista con questo ragazzo qui fuori", disse maliziosa.

"Zayn?" Mi passai una mano tra i capelli. "Diciamo che le cose tra noi vanno molto bene", spiegai.

"Più che bene!" Esultò. "Mi piace, sembra così un bravo ragazzo."

"Lo è mamma, adesso vado a disfare questi bagagli", corsi di sopra con lo scopo di sottrarmi a quelle domande imbarazzanti e ci riuscii a meraviglia.

Poggiai il cellulare sul letto aprendo la valigia, odiavo farlo, aveva un brutto significato, significava la fine di un viaggio.

Sentii il mio cellulare vibrare, ma forse ero troppo indaffarata nel notare un piccolo pacchetto fuoriuscire dai vestiti, lo guardai curiosa soffermandomici su, ma il cellulare vibrò di nuovo.

Sbuffai aspettandomi dei messaggi di Jace, non mi sarei meravigliata più di tanto, ma era solo Alec.

"Ellis scusami, scusami tanto." Lessi nel primo messaggio.

"Non avrei voluto fartelo vedere così, ma l'ho trovato su internet e credo tu debba vederlo." Scrisse ancora.

"Riguarda tuo padre, ti prometto che ne parleremo da vicino."

Invio di un link.

 

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Capitolo 21
*** Wattpad ***


Salve a tutte!
Non è un capitolo, ma volevo soltanto informarvi che questa storia si trova su wattpad e lì sono molto più avanti, se avete voglia di leggerla la troverete lì! <3

 
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