Armando y Maria

di Tide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La visita di un amico ***
Capitolo 2: *** Sull'Hermosa ***
Capitolo 3: *** Conversazione serale ***
Capitolo 4: *** Una tragedia ***
Capitolo 5: *** Il lutto e l'addio ***
Capitolo 6: *** Al ballo ***
Capitolo 7: *** Un amico in visita ***



Capitolo 1
*** La visita di un amico ***


Era ancora mattino presto, i raggi del sole erano ancora gentili sul porto di Veracruz e l’aria conservava ancora parte della freschezza notturna, ma i moli erano già affollati e navi di ogni sorta manovravano, s’allontanavano, si apprestavano.
Eduardo Ferrer aveva avuto qualche difficoltà a riconoscere la Hermosa de Cadiz in quel via vai, ma una volta individuata non la perse più di vista, mentre la nave cominciava a prendere posto nel porto.
Era rimasto un poco discosto dal molo per evitare che per qualche motivo la figlioletta che lo accompagnava si perdesse tra la folla.
La bambina, da parte sua, non sembrava affatto incline ad allontanarsi dal padre: i suoi grandi occhi, scuri come i capelli, scrutavano quasi con timore la nave e la gente che vi si affaccendava intorno.
Si strinse con più forza al padre, affondando nella sua lunga giacca blu. Eduardo le pose la mano sulla spalla e rise, abbassando uno sguardo tenero su di lei.
“Non capisco proprio di cosa hai paura, Maria” disse divertito “Il capitano Antonio Salazar è un vecchio amico. E sono certo che andrai d’accordo con suo figlio, anche se è più grande di te.”
Maria guardò il padre con un’aria tra il preoccupato e lo speranzoso. L’uomo le accarezzò i capelli con fare incoraggiante. Stava già tornando a guardare la Hermosa, quando si sentì chiamare
“Ferrer! Eduardo !”
Dall’alto del ponte un uomo dai capelli scuri e i tratti decisi, nell’uniforme dell’Armata, agitava la mano in segno di saluto, con un largo sorriso.
“Ecco Antonio Salazar.” Disse Eduardo alla figlia mentre rispondeva al cenno.
In breve il capitano fu sul molo, seguito da un ragazzo. Ferrer e la figlia si erano già avvicinati.
I due uomini si abbracciarono con entusiasmo
“Buon Dio, quanto tempo è passato Antonio!” esclamò Eduardo sciogliendo l’abbraccio. Subito diede uno sguardo al ragazzo che stava presso all’amico. Somigliava parecchio al capitano.
“E questo deve essere Armando!” aggiunse tendendo la mano al figlio di Antonio “Ma tu guarda: sei quasi un uomo!”
in effetti Armando dimostrava un po’più della sua età e le spalle cominciavano ad essere quelle di un uomo, benché non avesse che tredici anni.
“Stavi ancora in braccio a tuo padre l’ultima volta che ti ho visto.” Ricordò Eduardo.
“Anche Maria è diventata grande, Eduardo.” Fece Antonio accennando alla bambina
“Già” rise Ferrer, cercando gentilmente di impedire che la figlia si nascondesse dietro di lui “Su, Maria, saluta …”
La bambina finalmente si scostò dal padre  per fare un piccolo inchino. Armando ricambiò con cortesia e le sorrise. Maria sollevò appena lo sguardo, arrossendo visibilmente appena ebbe incontrato gli occhi scuri del ragazzo, e tornò subito ad aggrapparsi alla giacca del padre.
    
Antonio spiegò che doveva sbrigare alcune faccende riguardo la sistemazione della nave e la sua manutenzione durante la permanenza nel porto di Veracruz. Eduardo si offrì di attendere il tempo necessario, ma Salazar insistette perché l’amico, Maria e Armando si recassero a casa dei Ferrer e lo attendessero là. Eduardo promise che avrebbe rimandato la carrozza perché Antonio non dovesse pagare il viaggio, poi partì insieme alla figlia e al ragazzo.
Durante il breve tragitto, Armando rimase quieto e composto. Maria, seduta di fianco al padre dall’altro lato della carrozza, di tanto in tanto si sorprendeva a fissare l’ospite e come se ne accorgeva arrossiva e abbassava lo sguardo, temendo d’essere indiscreta. Il ragazzo fingeva di non notarlo per non imbarazzarla.
Ferrer rispettò il silenzio per alcuni minuti, poi domandò
“Come è stato il viaggio, Armando?”
“Interessante” rispose Armando “Ho imparato molte cose. E spero di impararne molte altre, prima di tornare in Spagna.”
Eduardo rise “Sì, credo che ce ne sarà il tempo. La situazione non è grave come ai Caraibi, ma tuo padre avrà il suo da fare.”
Armando aggrottò appena la fronte “Mio padre dice che i Caraibi saranno il prossimo passo.”
“Sì, sì …” fece Eduardo “Ma, come si dice, un passo alla volta ragazzo, un passo alla volta.”
Armando parve sul punto di chiedere un chiarimento sul significato della massima, ma Ferrer fu distratto dalla figlia, che gli tirava appena la manica della giacca, guardandolo con gli occhi spalancati in un’espressione interrogativa. Eduardo rise divertito
“Povera Maria, ci siamo dimenticati di te!” disse “Antonio è venuto per affrontare i pirati, tesoro, ricordi?” le spiegò
“Lasciate stare, signor Ferrer.” Disse Armando “Non deve preoccuparsi di queste cose alla sua età.”
Eduardo sollevò lo sguardo sul ragazzo con un’aria un poco perplessa, chiedendosi se Armando si ricordasse di avere solo tredici anni.
La carrozza si fermò; dal finestrino di sinistra si vedeva una villetta con un bel giardino, da quello di destra la città poco distante.
“Arrivati!” sorrise Eduardo con fin troppo entusiasmo. 
 
Come promesso, Antonio Salazar raggiunse presto la dimora di Ferrer e in breve gli ospiti furono guidati alle loro camere, fu dato loro il tempo di rinfrescarsi, quindi fu mostrata loro la casa.
Per tutta la giornata Eduardo fu molto preso dal suo ruolo di padrone di casa e con grande entusiasmo.
Maria non era gelosa delle attenzioni rivolte agli ospiti, né offesa di essere lasciata alle cure della governante, ma non era abituata a vedere per casa altre persone oltre suo padre e pochi domestici.
In fin dei conti le pareva più prudente mantenere una certa distanza finché non aveva preso le misure con l’insolita situazione.
“Quanto restano?” chiese candidamente a suo padre, quando quella sera venne ad augurarle la buonanotte.
Eduardo rise “Santo Cielo, Maria! Sono appena sbarcati, vuoi già che partano?”
Maria spalancò gli occhi perplessa, stringendo imbarazzata le coperte e tirandosele fino al mento.
“Sai, ho chiesto ad Armando come ti trova. Mi ha risposto che sei una bambina silenziosa.” Proseguì il padre con un tono di bonario rimprovero “Dovresti cercare di essere più simpatica almeno con lui che è giovane, non credi?”
Maria annuì in fretta.
“ E tu come trovi Armando?” le chiese Eduardo
La bambina sembrò pensarci un istante
“Alto.” Disse semplicemente.
L’uomo rise di gusto e le scompigliò i capelli scuri.
“Sono certo che presto avrete qualcosa di più interessante da dire l’uno dell’altro.” Concluse alzandosi dalla sponda del letto, come per lasciare la stanza.
Immediatamente Maria lo trattenne
“Sì, ma quanto restano?” ripeté mettendosi a sedere nel letto
Il padre le sorrise divertito
“Saranno nostri ospiti alcuni giorni, finché la Hermosa non dovrà salpare. E siccome Veracruz è il punto di riferimento per le azioni della nave, torneranno di tanto in tanto a farci visita nei prossimi mesi.” Le spiegò tranquillamente “Ora dormi, tesoro.”
La bambina annuì e si coricò chiudendo gli occhi, ma subito li riaprì.
“Non spegnere la luce, papà.” Disse in fretta.
Eduardo, che si stava già chinando a soffiare sul lume, la guardò sorpreso.
“Ma sono anni che non dormi col lume, Maria …”
“Lo so …” mormorò lei con un po’ d’imbarazzo “Ma avete parlato di pirati e ho pensato: se il re manda qualcuno a Veracruz contro i pirati, vuol dire che i pirati sono aumentati e serve più gente a combatterli.” Spiegò preoccupata “Non è così, papà?”
Eduardo rise di nuovo “Quanto buon senso che hai, tesoro!” esclamò “Ma non devi preoccuparti” la rassicurò subito “Non ci sono più pirati del solito, in realtà. Solo che il re ha pensato che ce ne vorrebbero meno. Capito, Maria?”
Maria aggrottò un poco la fronte, poi annuì.
“Allora spengo?” le chiese il padre.
“Va bene.” Rispose lei dopo un attimo.
“Ecco la mia bambina coraggiosa!” disse Eduardo chinandosi a darle un bacio sulla fronte, prima di spegnere la candela e allontanarsi piano.   

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Capitolo 2
*** Sull'Hermosa ***


Dopo un paio di giorni Maria s’era ormai abituata a vedersi davanti i due ospiti durante i pasti. Quanto al resto della giornata, nessuna delle sue attività abituali aveva subito ingerenze.
Tra queste attività, Maria aveva inserito, da che sapeva leggere, l’intrusione nella biblioteca del padre per prendere qualche libro. Le piaceva pensare che fosse un gesto che doveva tenere segreto, benché Eduardo se ne fosse in realtà accorto in più occasioni e non avesse mai pensato di proibirle di leggere i libri della biblioteca.
Quel mattino la bambina aveva deciso di fare una i queste incursioni mentre il padre era intendo a discutere col suo amico.
Maria entrò nella stanza a passetti rapidi e circospetti e si arrestò davanti a uno scaffale, scorrendo i titoli sulle coste dei libri con aria concentrata. La attirò un libri sulla fauna marina, sul terzo ripiano. Allungò la mano, ma mancavano ancora almeno venti centimetri perché potesse raggiungere il libro. Provò a saltare, ma per quanto si impegnasse non riusciva a raggiungere il ripiano.
Stava per tentare un’altra volta, quando inaspettatamente una figura comparve al suo fianco e sentì la voce di Armando
“Aspetta …” le disse con calma.
Senza quasi dover allungare il braccio il ragazzo prese il libro e lo porse a Maria con un sorriso cortese
“Ecco, signorina.”
La bambina strinse il libro al petto e per un istante guardò Armando come si sarebbe guardata una creatura mitologica. Non era mai stata così vicino all’ospite e non le era mai sembrato tanto alto. Poi di colpo arrossì, mormorò un grazie e corse via.
Armando si chiese per un attimo se la cosa fosse più divertente o preoccupante, prima di tornare alla sua lettura.
 
Qualche minuto dopo Armando raggiunse il padre in salotto.
Ferrer aveva offerto ad Antonio di adoperare la stanza che lui stesso utilizzava come ufficio, ma il capitano non voleva recare troppo disturbo e aveva sistemato mappe, carte, documenti e lettere su uno scrittoio in un angolo del salotto. Stava rispondendo a una missiva quando suo figlio si avvicinò.
“Vorrei mostrare a Maria la Hermosa, se è possibile.” Disse il ragazzo
Antonio lo guardò sorpreso
“Non ci avevo pensato.” Chiarì subito l’uomo, cogliendo uno sguardo interrogativo da parte di Armando
“Se è possibile.” Ripetè il figlio
“Possibilissimo,  Eduardo permettendo. Dopo tutto sono il capitano.”
“Credi le potrebbe piacere?”
“Penso di sì. Ma perché ti viene questa idea?”
Armando corrugò appena la fronte.
“Temo che abbia paura di me.” Rispose.
   
 
Come era prevedibile, Eduardo Ferrer, una volta ascoltata la spiegazione scoppiò a ridere e acconsentì a portare la figlia giù al porto quel pomeriggio: Eduardo e Antonio avevano delle faccende da sbrigare nei paraggi e Armando e Maria sarebbero stati a bordo della nave fino al loro ritorno.
La bambina in un primo momento era sembrata un po’diffidente, ma la curiosità aveva prevalso in fretta. Appena fu sul ponte della Hermosa prese a trotterellare avanti e indietro sotto lo sguardo attento di Armando. Il ragazzo prese a spiegarle le funzioni dei vari attrezzi e come funzionavano le vele, le presentò alcuni degli ufficiali e dei marinai e le mostrò alcuni degli ambienti interni. Maria ascoltava con attenzione e dopo poco cominciò a chiedere chiarimenti sui termini nautici e sui i gradi della marina. Sembrava decisamente meno in soggezione.
La bambina cercò pure di arrampicarsi sulla balaustra, per vedere meglio l’orizzonte.
“Attenta.” La rimproverò subito Armando, impedendole di procedere “Potresti cadere e sbattere sul ponte o finire in acqua. È pericoloso.”
Maria annuì in fretta, intimorita dallo sguardo severo del ragazzo. Si allontanò di un passo dalla balaustra, si mise in punta di piedi e strinse gli occhi per guardare oltre, ma rinunciò con un sospiro.
Armado scosse la testa e si chinò
“Mi permetti, signorina …?” disse mentre sollevava la bambina e la prendeva in braccio.
Maria in un primo momento  fu troppo sorpresa per ringraziare o protestare, poi il suo sguardo si perse subito ad abbracciare tutto il golfo e dimenticò immediatamente qualsiasi diffidenza; schermandosi gli occhi con una mano e aggrappandosi al collo del ragazzo scrutò per qualche istante il vasto orizzonte con grande intento.
“Ora ti metto giù, signorina.” Annunciò Armando.
Proprio mentre i piedi della bambina tornavano a toccare il legno del ponte, un tenue cinguettio venne dalle vele dell’albero di mezzana. Subito seguì una risata sommessa, cigolante, vagamente maligna. Maria e Armando volsero lo sguardo.
Sotto l’albero sedeva un vecchio con un gatto bianco in braccio; le dita ossute accarezzavano pigramente l’animale, mentre  il volto rugoso era levato verso la coffa, dove stava appollaiato un uccellino, e si contraeva in quel singolare ghigno ogni volta che si udiva il cinguettio.  
Armando fece cenno col capo a Maria che era più opportuno allontanarsi, ma una voce stridente li chiamò
“Voi, ragazzini, voi … Volete sentirla una storia?” il vecchio aveva smesso di guardare per aria e faceva loro segno di avvicinarsi. Armando gli diede uno sguardo scostante, ma il marinaio si rivolse a Maria
“Tu bambina: lo sai cos’è quello?” le chiese additando l’uccellino sulla coffa. Maria si avvicinò di qualche passo per vedere meglio.
“è un passerotto.” Rispose.
“Ih! Un passerotto!” Ridacchiò il vecchio.
La bambina sembrò volersi avvicinare ancora un poco, ma la presa ferma della mano di Armando sulla spalla glielo impedì.
“E sai che sta facendo?” continuò il vecchio
“Canta.”
Il vecchio scosse energicamente la testa
Fischia.” La corresse, come se la cosa fosse molto diversa “Fischia, il piccolo impertinente! Chiama la tempesta.” Disse, per poi tornare a ridere malignamente, tra l’irritato e il divertito, mentre tornava a guardare il passerotto.
Maria diede uno sguardo interrogativo ad Armando. In quel momento non le dispiaceva che fosse tanto alto.
“Andiamo.” Le disse il ragazzo.
“Fermo lì, ragazzo!” ordinò il vecchio marinaio con un tono improvvisamente severo “Tu sei il figlio del capitano, vero? Ricorda una cosa, ragazzo: non uccidere mai un uccello su una nave
Armando rimase un attimo interdetto e il vecchio ne approfittò per continuare
“Voglio raccontarvi una storia, così mi crederete. Non racconto frottole: mai cercare di uccidere un uccello su una nave! Fu molti anni fa, molte navi fa. E c’era un uccello, una sula …”mosse la mano, come a imitare il volo dell’animale “E girava tra le vele, si appollaiava … Proprio come quel passerotto lì ... E quando starnazzava si sapeva che sarebbe arrivata la tempesta. Avvisava, capite? Doveva essere stato un buon uomo quando era in vita, un buon marinaio. Avvisava. Ma uno dell’equipaggio cominciò a dire che era la sula a portare tempesta. È un demonio del mare, diceva! E un giorno sparò all’uccello. E la sula cadde stecchita sul ponte. Da quel giorno non soffiò più un alito di vento! La sula marciva sul ponte e la nave non si spostava di un centimetro. Un giorno, due giorni, una settimana, due settimane … Presero le ossa della sula e ne fecero una collana. Presero l’uomo che l’aveva uccisa e gli misero al collo le ossa. E sapete che fine ha fatto? Lo buttarono a mare e lo lasciarono annegare con le ossa della sula al collo! Perché lui era il Giona! E quando fu annegato si levò il vento. Era lui il Giona!” Il vecchio sollevò imperioso l’indice, sgranando gli occhi vitrei “Mai cercare di uccidere un uccello in mare, figliolo! Questa è la storia che volevo raccontarvi.”   
Armando aveva conservato un’espressione di pietra.
“E perché ha voluto raccontarla a noi?” chiese con tagliente freddezza
Il vecchio marinaio sibilò la sua risata stridente e stringendo gli occhi in una fessura fissò il ragazzo
“Perché raccontarlo, dici? Semplice, ragazzo, molto semplice.” Ghignò protendendo il suo scarno busto e il collo rugoso “Perché i morti non parlano, figliolo.” Disse tra i denti.
Seguì un istante di silenzio. Armando abbassò lo sguardo su Maria, che si era stretta a lui, senza accorgersene. Le strinse appena la spalla, per rassicurarla.
“Andiamo.” Le disse ancora e questa volta il marinaio non li fermò. Mentre si allontanavano sentirono ancora il passerotto cinguettare e il vecchio sghignazzare in risposta.
Maria si voltò d’istinto a guardarlo, ma distolse subito gli occhi e sollevò lo sguardo smarrito al ragazzo che la conduceva.
“Ti ha spaventata?” le chiese lui, continuando a guardare avanti a sé.
Lei annuì piano
“Non fargli caso.” Aggiunse fermamente Armando “è un vecchio marinaio e come molti vecchi marinai è superstizioso.”  
La bambina rimase un secondo in silenzio poi disse in fretta:
“Sì, ma tu non devi cercare di uccidere un uccello in mare.”
Armando parve un poco sorpreso e la guardò corrugando appena la fronte
“Non c’è motivo di farlo.” La rassicurò.
Maria lo osservò in volto per un istante, piegando il collo in un angolazione scomoda, che le impediva di guardare dove metteva i piedi. Era così serio che la bambina sentì di potersi fidare tanto delle sue parole, quanto della mano che le teneva sulla spalla, suggerendole il percorso con una leggera pressione.
“Attenta, signorina.” La ammonì lui quando furono in prossimità della passerella che portava al molo.
“Aspetteremo a terra.” Le spiegò con fermezza.

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Capitolo 3
*** Conversazione serale ***


Nei giorni successivi Antonio Salazar volle che il figlio lo accompagnasse sempre quando andava in città per occuparsi della Hermosa o discutere con i colleghi locali. Inoltre, la sera, erano spesso invitati la sera da figure di rilievo a Veracruz.
Armando ebbe modo di conoscere molti esponenti importanti della marina.
Ferrer aveva osservato il ragazzo in ognuna di quelle occasioni: (Armando non dimostrava più Armando non solo dimostrava due o tre anni più di quelli che aveva, ma parlava e agiva con grande cognizione.
Eduardo vi stava riflettendo, mentre, come d’abitudine, passava le ultime ore della sera a discorrere con Antonio in salotto..
“Ieri sera tuo figlio è stato molto ammirato, Antonio.” Osservò mentre si sedeva di fronte all’amico “devi esserne fiero.”
Antonio sorrise con un misto di orgoglio e affetto
“Lo sono, infatti.” Disse.
Eduardo socchiuse gli occhi con aria concentrata
“Spero che tu voglia farlo arruolare in marina, Antonio.” Disse “Ha già chiaramente la stoffa del capitano, gli servirebbe solo approfondire le conoscenze militari. A parere di tutti i miei più competenti amici Armando ha tutte le doti per avere una carriera folgorante.”
Antonio gli sorrise quietamente
“Ne ho discusso più volte con Armando” disse “Non gli ho mai nascosto d’avere delle aspettative sul suo conto, ma non l’avrei forzato se avesse deciso altrimenti.”
“Ma non l’ha fatto.” Lo anticipò trionfante Eduardo.
Antonio rise, divertito dall’entusiasmo dell’amico, poi proseguì
“Lui stesso ha espresso la ferma intenzione di entrare nell’Armata.”
Eduardo annuì con soddisfazione
“Sono certo che farà onore a suo padre e a suo nonno.” Disse solennemente.
Antonio annuì, ma aveva chinato lo sguardo e un’ombra gli passò sul volto
“A cosa pensi, Antonio?” chiese molto seriamente  Ferrer, quasi con apprensione
“A volte fa soggezione persino a me.” Sospirò Antonio “A volte penso che non sia affatto sano che un ragazzo della sua età sia così serio, così … rigido … è sempre così severo, con sé stesso in primis. Ha un tale senso del dovere, di responsabilità  …” s’interruppe assorto.
Eduardo continuò a guardare Salazar con attenzione, come si aspettasse che l’amico avesse ancora qualcosa da aggiungere. E infatti l’altro proseguì dopo un istante, l’espressione ancor più cupa
“Temo d’avergli fatto sentire troppo quanto ho sofferto per mio padre. Temo che si senta in obbligo verso di noi.”
 “Non puoi farti una colpa di aver pianto tuo padre, Antonio.” Cercò di rincuorarlo Eduardo “ Soprattutto pensando che allora avevi appena accettato d’aver perso tua moglie.”
Antonio sembrò quasi non aver ascoltato
“Non si dovrebbero mai mettere i propri fantasmi sulle spalle dei propri figli.” Disse ancora.
Ferrer annuì gravemente
“Questo è vero, Antonio, ma il passato è passato. È inutile pensare a cosa si sarebbe dovuto o meno fare. Si può solo pensare a come agire in futuro.”
Antonio sospirò:
“Come se fosse più semplice!”
Eduardo scoppiò a ridere e Antonio non poté che ridere con lui, almeno per un momento.
“A tal proposito” riprese Salazar appena Eduardo si fu ricomposto “Vorrei chiedere un tuo parere: entro un paio di giorni la Hermosa deve salpare e io devo decidere cosa fare con Armando …”
Ferrer si fece nuovamente serio e aggrottò un poco la fronte
“Vorresti portarlo con te?” chiese
Antonio annuì piano
“Sarebbe una buona occasione perché capisca appieno cosa sta scegliendo. Non vorrei che dovesse pentirsi più avanti. Armando stesso pone la questione in questi termini …”
“Ma temi per la sua incolumità.” Concluse Eduardo
“Infatti.”
Ferrer aveva assunto un’aria profondamente concentrata e parve riflettere per qualche secondo. Infine scosse la testa
“Non so cosa dirti, Antonio.” Ammise “Si trattasse di qualsiasi altro ragazzo dell’età di tuo figlio, ti sconsiglierei assolutamente di portarlo a bordo, ma trattandosi di Armando …”
Antonio annuì tra sé
“Non mi aspetto imprudenze o distrazioni da parte sua, su questo hai assolutamente ragione, Eduardo. Piuttosto tempo che sia un’imprudenza mia non lasciarlo al sicuro qui con te.”
“Capisco …” fece Eduardo, poggiando il mento sul dorso della mano, con fare meditabondo “Cerchiamo di ridurre la questione a termini temporali” propose “Se l’occasione si fosse presentata tra due o tre anni, avresti meno remore a portarlo con te?”
“Credo di sì.”
“Il rapporto tra età e pericolo sarebbe accettabile, diciamo?”
Antonio vi pensò un momento, poi annuì
“Avevo sedici anni la prima volta che accompagnai mio padre.” Ricordò “I pericoli non mancavano, ma ero ormai un uomo.”
“Bene.” Proseguì Ferrer “Pensi che tuo figlio sarà più maturo di adesso tra un paio d’anni?”
Antonio non rispose. Per quasi un minuto lui ed Eduardo non fecero che guardarsi negli occhi. Poi Salazar diede un profondo sospirò e si coprì il volto con una mano
“è una mia impressione, Eduardo …” disse stancamente “O siamo tornati da capo?”
Ferrer scoppiò nuovamente a ridere.
“Dormici sopra, Antonio” disse infine alzandosi dalla sua poltrona e dando una pacca sulla spalla dell’amico.   

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Capitolo 4
*** Una tragedia ***


 
Quando la Hermosa salpò, la scena non fu molto diversa da quando aveva preso posto nel porto: Ferrer si teneva un poco discosto dai moli per evitare che Maria si perdesse e la bambina si teneva stretta alla giacca del padre. La sola differenza era che i saluti per i due ospiti erano di arrivederci invece che di benvenuto.
Maria aveva atteso fino all’ultimo secondo e sia Armando che Antonio si stavano già voltando quando, con grande stupore di tutti, si fece avanti, tutta rossa per l’imbarazzo, per raccomandarsi che non uccidessero nessun uccello in mare, neanche se fischiava per chiamare la tempesta. Pareva tanto seria che Antonio non poté che rassicurarla  con altrettanta serietà, per poi chiedere spiegazioni ad Armando, mentre già salivano sulla Hermosa. Una volta ricevuto il resoconto dell’incontro col vecchio marinaio, il capitano scosse tristemente la testa.
“Non ne racconterà più di storie, ormai, povero vecchio.” Disse.
(sula?).
“Quando tornano?” chiese Maria quella sera, mentre il padre le dava la buona notte
Eduardo rise come al solito
“Ma come, Maria? Quando sono arrivati volevi che partissero e ora vuoi già che tornino?”
La bambina parve un po’contrariata dalla risposta spiritosa del padre: dopo tutto lei aveva fatto una domanda precisa, senza alcun sottointeso. Non poté fare a meno di pensare che Armando le avrebbe risposto molto seriamente, dandole delle date esatte e specificando in quali casi si sarebbe determinato un anticipo o un ritardo.
Nei giorni successivi Maria tornò tranquillamente alle sue attività, senza dar segni di nostalgia per gli ospiti. Pregava per loro la sera ed era rassicurata dal pensiero che, come aveva detto Armando, non c’era alcun motivo per cui sulla Hermosa qualcuno dovesse uccidere un uccello. Questo le bastava.
 
Dopo quasi due settimane il ricordo di Antonio e di suo figlio  cominciava già ad allontanarsi nella memoria per lei, quando una mattina, mentre passava in fretta per uscire in giardino, sentì un singhiozzo venire dalla biblioteca.
Si affacciò preoccupata e vide suo padre abbandonato su una sedia col volto coperto dalle mani.
“Papà!” esclamò Maria spalancando gli occhi con apprensione
Eduardo alzò immediatamente lo sguardo e cercò di ricomporsi almeno un po’
“Tesoro …” mormorò con un tremito nella voce Cercò di calmarsi con un profondo respiro e proseguì “Maria, devi sapere … é successa una cosa … una cosa terribile alla Hermosa …” la voce non gli resse per un momento e non poté trattenere un singhiozzo 
“ … Antonio è stato ucciso .” riuscì a dire infine, sforzandosi di non riprendere a piangere.
Maria non seppe come reagire e continuò a fissare il padre ad occhi sgranati
L’uomo proseguì
“Armando …”
La bambina trasalì istintivamente. Il padre se ne accorse
“No, no! Lui sta bene, Maria.” Si affrettò a rassicurarla “è rimasto ferito al braccio, ma si rimetterà presto …”
Il pensiero che almeno il ragazzo fosse salvo sembrò sollevarlo un poco
“Domani dovrebbe arrivare con la nave che li ha soccorsi” disse “ Lo ospiteremo finché … finché non sarà necessario.”
Seguì un secondo di silenzio ed Eduardo si sforzò di sorridere alla figlia, ma subito si arrese e con un sospiro disperato si ripiegò su sé stesso coprendosi il volto.
 
Ferrer andò ad accogliere il ragazzo da solo.
Maria era molto a disagio all’idea di rivedere Armando dopo quel che era successo: non osava immaginare, né poteva del tutto concepire cosa significasse, e soprattutto cosa significasse specificamente per lui, perdere il proprio padre.
Comunque quasi non incrociò il ragazzo fino al giorno successivo, durante il funerale del Capitano Antonio Salazar.
Durante la cerimonia e la sepoltura Eduardo affidò la figlia alla governante per stare vicino ad Armando.
Maria guardava smarrita il corteo di figure in nero e di nascosto osservava Armando col cuore in gola.
Il ragazzo stava immobile, il volto una maschera di pietra, lo sguardo fermo sulla bara del padre.
Anche dopo che la sepoltura fu terminata non si mosse, né distolse gli occhi, né mutò espressione.
Quasi nessuno osò avvicinarsi per fare le condoglianze: Armando esprimeva nel suo atteggiamento un dolore che non voleva e forse non poteva essere né condiviso, né alleviato.
I partecipanti si allontanarono uno alla volta, con discrezione, in assoluto silenzio, finché non rimasero che Armando ed Eduardo davanti al tumulo e Maria e la governante poco indietro.
Passarono ancora molti minuti di silenzio e immobilità, prima che Ferrer chiamasse piano il ragazzo, quasi per richiamarlo dal suo abisso di pensieri e sentimenti.
“Mi disse che Dio avrebbe avuto pietà di Sodoma se vi fossero stati anche solo dieci giusti.” Disse d’un tratto Armando con un tono calmo, ma duro come granito
 “Perciò lui ha avuto pietà di quei …” la sua bocca prese per un istante una piega colma di rancore e disprezzo 
“ … pirati” sibilò “ per non sterminare il giusto insieme all’empio.”
Serrò la mandibola e per un attimo fu troppo teso per proseguire.
“Non c’è nessun giusto.” Disse ancora cupamente “Non c’è pietà.”      

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Capitolo 5
*** Il lutto e l'addio ***


 
Armando da quel momento si chiuse in un silenzio impenetrabile.
Maria lo spiava dalla porta socchiusa della biblioteca, senza osare avvicinarsi. Il ragazzo restava là per la maggior parte del tempo, sempre immobile, seduto di fronte alla finestra, il pugno premuto contro le labbra, il volto terribilmente cupo; si appoggiava allo schienale, forse per non sforzare il braccio ferito, eppure nulla nel suo corpo sembrava rilassato.; il suo sguardo non si distoglieva neanche un istante dalla finestra, ma chiaramente non stava osservando nulla che fosse là fuori. 
Eduardo invece si sforzava di far passare le giornate in maniera regolare, secondo l’abitudine, ripetendo a Maria che era la cosa migliore sia per sé, che per lei, che per Armando. Ma il ragazzo rifiutava ogni proposta con tale freddezza e fermezza che Ferrer ne era quasi atterrito. Eduardo non poteva che pregare di vederlo almeno piangere. (meglio?)
 
Servirono ancora diversi giorni perché Armando potesse lasciare sciogliere almeno un poco il suo dolore.
Per Maria era ormai un’abitudine socchiudere pianissimo la porta e sbirciare se nulla era cambiato. La sorprese sentire un sospiro tremante e poi vedere, dalla fessura che si era aperta, che effettivamente c’era qualcosa di diverso. Il ragazzo sedeva meno rigidamente e la sua espressione mostrava una sofferenza più tenera, la mano non era più serrata in un pugno, ma aperta e poggiata con più delicatezza sulla bocca e sul volto, gli occhi erano chiusi e la guance bagnate.
La compassione non permise a Maria di allontanarsi e il pudore le impedì di avvicinarsi.
Dopo alcuni minuti Armando si passò la mano sul volto, prese un profondo respiro e aprì gli occhi. Solo allora la bambina riuscì a farsi avanti
“Armando …?” mormorò
Il ragazzo voltò il capo di scatto
“Maria … “ rispose piano. Era molto sorpreso, ma non sembrava irritato. Maria continuò ad avvicinarsi cauta.
“Cosa ci fai qui, signorina?” le chiese lui, quasi con tenerezza
La bambina si strinse nelle spalle in maniera non del tutto convincente
“Ero preoccupata.” Disse
“Per me?”
Maria annuì
“Non devi, signorina.” Tentò di rassicurarla Armando “Sto bene.”
Lei lo guardò con aria un po’severa
“Tu non stai bene. Tu hai pianto.” Disse osservando gli occhi arrossati e le guance ancora umide del ragazzo. Curiosamente la disarmante semplicità dell’osservazione strappò un sorriso  ad Armando. Si asciugò il volto, scuotendo piano la testa
“No, signorina.” Disse nel modo più rassicurante che potè “Ora non piango. Non devi preoccuparti.”proseguì tentando di sorridere alla bambina “ Io starò bene. Ma tu devi tornare a giocare nel frattempo.”
Malgrado la buona volontà, nella voce del ragazzo permaneva una nota terribilmente triste e Maria non sembrò molto convinta.
“Ti prego.” Mormorò Armando
“Non vieni?” chiese lei
“Non ancora. Ma non devi stare in pensiero. Starò meglio, tra poco.”
Maria lo osservò seriamente ancora qualche istante, poi annuì e si diresse alla porta. Sulla soglia si voltò verso il ragazzo . Lui la salutò con un cenno e uno sguardo grato.
 
Quando fu Eduardo a far visita in biblioteca, Armando era in piedi davanti alla finestra. Sembrava meno teso, pur nel suo silenzio e nella sua compostezza, e i suoi occhi guardavano senza dubbio qualcosa di concreto oltre il vetro.
Eduardo si avvicinò quasi con timore, per poter vedere cosa attirasse l’attenzione del ragazzo.
Armando  si accorse del movimento e accennò all’aquilone che svolazzava in giardino e a Maria che  correva avanti e indietro per non fargli perdere quota.   
“Almeno vostra figlia è tornata a giocare, signor Ferrer.” Disse il ragazzo “Mi fa bene saperlo. Infondo giocare è il dovere dei bambini.”
La voce del ragazzo era stanca, ma ferma e molto seria.
Ferrer lo osservò qualche istante, mentre gli tornava alla mente la conversazione che poco tempo prima aveva avuto con Antonio. Non poté fare a meno di pensare che se Armando prima dimostrava qualche anno in più della sua età, ora gli sembrava in tutto un uomo. Non c’era più speranza che un pensiero infantile passasse dietro a quella fronte severa e impassibile, dentro quegli occhi vigili e ormai da tempo disincantati.
Eduardo non poté trattenere le lacrime.
Armando si voltò con un’espressione sorpresa, che subito si fece dolente. Ferrer lo raggiunse
“Ragazzo mio …!” singhiozzò abbracciandolo forte.    
 
Le azioni di Armando avevano sempre l’aria di un atto di volontà. Il suo silenzio e la sua immobilità non avevano mai avuto nulla dell’abbandono o dell’inerzia: sembrava trattarsi di una scelta precisa ed era soprattutto questo che aveva preoccupato Eduardo.
Lo stesso fu quando il ragazzo lasciò la biblioteca e annunciò che sarebbe partito da Veracruz al più presto per fare ritorno a Cadice.
Da quel momento Ferrer rimase sbalordito dall’efficienza che Armando dimostrava nell’organizzare il ritorno in Spagna.
Tuttavia l’attività del ragazzo non aveva nulla del graduale ritorno alla vita di sempre, man mano che  le ferite dello spirito cominciavano a cicatrizzare. Ancora una volta sembrava trattarsi di una decisione, un puro atto di volontà, infondo non troppo diverso da quello di restare severamente immobile e in silenzio.
Questo non sfuggì ad Eduardo.
“Non avere fretta, Armando.” Gli disse “Anche i soldati più forti aspettano che una ferita si rimargini prima di tornare in battaglia.”
“Non si rimarginerà.” Rispose quasi con durezza il ragazzo e Ferrer rimase attonito per quanto anche quell’affermazione suonasse come una decisione “Dovendo imparare a combattere con una ferita aperta,” concluse il ragazzo “è meglio cominciare da subito.”
 
Maria osservò i preparativi a debita distanza e con grande stupore, realizzando solo gradualmente che il loro ospite partiva per restare a Cadice. D’altra parte capiva bene che non avevano motivo di trattenerlo a Veracruz.
La cosa non le dispiaceva nel senso proprio del termine, solo si rendeva conto che nulla era andato secondo i piani e anche quella partenza le dava l’impressione d’essere prematura.
Al porto, quando fu il momento di salutare Armando, lei gli raccomandò a mezza voce, arrossendo, di non cercare di uccidere gli uccelli mentre era per mare e di stare lontano dai pirati. Lui le accarezzò i capelli, dicendole di non preoccuparsi. Poi Armando tese la mano ad Eduardo, il quale, invece di rispondere al gesto, lo abbracciò commosso.
Questa volta avevano accompagnato il ragazzo fin sotto alla nave.
Il ricordo più vivido che Maria, molti anni dopo, ancora aveva di Armando Salazar, fu quello del ragazzo che si affacciava dalla balaustra per salutare un’ultima volta, con quell’espressione seria e quel fare composto.

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Capitolo 6
*** Al ballo ***


 
La signorina Maria Ferrer giunse accompagnata da un vecchio amico del padre al ballo.
Eduardo era un poco indisposto, ma aveva insistito perché la figlia si presentasse alla festa: Maria era in età da marito e pertanto era opportuno che si facesse vedere nelle occasioni mondane.
La giovane, da parte sua, ne avrebbe fatto volentieri a meno: mettersi in mostra non era mai stata la sua vocazione.
Quella sera indossava un ampio abito rosso scuro, non troppo brillante, e portava un filo di perle al collo. Il colore del vestito si accordava perfettamente coi suoi morbidi capelli scuri, che portava sempre semiraccolti.
Gli invitati di norma la notavano più perché era figlia di Eduardo Ferrer che per le sue doti di bellezza e portamento. Maria non era certamente brutta, ma nemmeno eccezionalmente bella: aveva un volto piuttosto comune, benché gradevole, era di statura media e il più delle volte dava l’impressione d’essere un po’in prestito nel contesto.
Gli occhi della ragazza guizzavano rapidamente, più sbirciando i volti che guardandoli, nel tentativo di non incrociare lo sguardo con nessuno. Aveva preso a vagare per la sala, cercando di disegnare un percorso che non rendesse troppo evidente il suo intento di raggiungere la terrazza.
“Signorina Ferrer …” si sentì chiamare d’un tratto. Voltandosi vide un giovane ufficiale dal fisico slanciato e dai baffi curati che le sorrideva cortesemente.
“Siete la signorina Ferrer, se non sbaglio …” disse ancora l’uomo, notando l’aria un poco smarrita di Maria. Lei arrossì
“Sì. Perdonatemi” disse abbassando un po’lo sguardo e accostandosi appena al gruppo di ufficiali che erano con giovane che l’aveva chiamata “Voi dovete essere l’ufficiale Gomez. Per un momento non vi ho riconosciuto.”
Gomez le sorrise rassicurante
“Non importa, signorina.” Disse “Perdonateci se vi disturbiamo, ma con i miei amici stavamo parlando proprio ora del capitano Salazar e ho ricordato che è un amico di famiglia dei Ferrer …”
Una decina di occhi ora guardava Maria con grande interesse. Le servì un istante per realizzare che si aspettavano che lei raccontasse qualcosa
“Oh … Sì, i nostri padri erano molto legati. Ogni tanto scrive, ma non l’ho più visto da quando ero bambina e lui non era che un ragazzo.”
“Non l’avete più visto?” domandò Gomez perplesso “Non ha fatto visita a vostro padre?”
Maria sbatté le palpebre, cominciando a sospettare d’essersi persa qualche novità.
“So che è stato inviato ai Caraibi” disse smarrita “ma …”
“L’ultima battaglia è stata poco lontano da Veracruz.” La informò uno degli amici di Gomez “La Silent Mary ha attraccato ieri nel porto. Pare che l’equipaggio resterà un paio di giorni in città.” 
“Può darsi che il capitano Salazar e il primo ufficiale Lesaro  si presentino qui questa sera.” Aggiunse Gomez “I padroni di casa li hanno invitati.”
“Probabilmente saranno impegnati.” Fece un terzo ufficiale, che, a giudicare dallo sguardo che gli diedero gli altri, doveva essere il menagramo del gruppo.
Maria era arrossita nuovamente
“Mi dispiace.” Disse, come per scusarsi “in questi giorni non sono scesa in città e non ne avevo sentito nulla …”
“Ma vostro padre non ve ne ha parlato?”
“è stato molto impegnato. È quasi una settimana che a malapena ci incrociamo … è probabile che abbia già incontrato il capitano Salazar in città, ma non abbia avuto il tempo di dirmelo.”
Gli ufficiali annuirono tra loro con qualche sommesso “Già”, “Probabile.” E simili
La signorina Ferrer si sentì di nuovo arrossire
“E, come avete detto, anche il capitano deve essere molto occupato” disse con una fretta eccessiva nel tentativo di scacciare l’imbarazzo. L’idea le parve di colpo infelice appena aprì bocca, ma ormai il danno era fatto.
“Intendo …” cercò di spiegarsi ancora più imbarazzata” Insomma … Dovrà esserci un processo … Dico per i prigionieri …”
“Quali prigionieri?” domandò Gomez.
Maria lo guardò ad occhi sgranati “Avete detto che c’è stata una battaglia al largo di Veracruz” disse incerta “Avranno catturato dei pirati …”
Gli ufficiali quasi risero, lasciando la signorina Ferrer di sasso
“No, signorina Ferrer” le disse Gomez scuotendo la testa “L’esecuzione c’è già stata: la Silent Mary non lascia mai sopravvissuti.”
El Matador del Mar non lascia mai sopravvissuti.” Corresse solennemente un altro degli ufficiali.
“O non lo chiamerebbero così.” Fece notare il menagramo.
Maria diede uno sguardo confuso a Gomez
“Il capitano Salazar si è guadagnato il soprannome di El Matador del Mar nei Caraibi.” Spiegò lui.
Maria annuì. Le sembrava di aver già sentito l’aneddoto da qualche parte.
“Signor Gomez” disse dopo un istante, mentre gli altri ufficiali del gruppo avevano ripreso a parlare tra loro “Non posso esservi d’aiuto, come vedete, e vorrei ritrovare il mio accompagnatore. Vogliate scusarmi.” Concluse con un breve inchino e facendo per allontanarsi. Gomez rispose chinando con garbo il capo
“è stato un piacere, signorina Ferrer.”
Maria, in cuor suo, dubitò con un certo sconforto della sincerità dell’affermazione, mentre si dirigeva alla terrazza.
Poche persone erano lì fuori, solo una coppia che parlava in disparte e alcuni distinti signori.
Maria si appoggiò al parapetto con un sospiro, chiudendo gli occhi. Quando li dischiuse, subito si persero seguendo la linea dell’orizzonte: un filo di rosso crepuscolo divideva la scura distesa del mare da quella ugualmente scura del cielo..
Non le faceva particolare impressione il fatto che Armando Salazar fosse a Veracruz, né che la Silent Mary fosse nota per non lasciare superstiti e il suo capitano per non avere pietà di alcun pirata.
Dopo tutto, quello che lei ricordava era il ragazzo, non l’uomo. Si cambiava molto col tempo e lei non era incline a crearsi aspettative su persone a malapena conosciute.
Le balenò nella mente l’immagine di Armando immobile davanti alla finestra della biblioteca, la sua figura mentre la nave salpava per Cadice.
Era passato veramente tanto tempo da allora.

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Capitolo 7
*** Un amico in visita ***


 
L’aquilone le era sfuggito di mano quasi subito. D’altra parte erano anni che aveva abbandonati i suoi giochi di bambina; tuttavia, quando aveva trovato l’aquilone infondo all’armadio, mentre cercava un nastro che aveva perso, non aveva potuto resistere alla tentazione di farlo volare dopo tanto tempo.
Ora Maia stava ai piedi di un albero del giardino guardando il quadrangolo di stoffa colorata impigliato tra i rami.
Provò a tendere la mano, ma non era abbastanza alta. Provò con un salto, reso particolarmente inefficacie dall’impaccio del vestito. Anche così mancavano quasi una ventina di centimetri perché potesse raggiungere l’aquilone.
Stava per provare una seconda volta, quando la voce calma e calda di un uomo la sorprese
“Aspettate …”
D’un tratto Maria si trovava a fianco un uomo alto, dall’aspetto imponente. Aveva capelli scuri, raccolti in una coda, tratti decisi, un profilo netto.
Gli bastò allungare la mano per recuperare l’aquilone. Lo porse alla giovane con un sorriso cortese
“Ecco, signorina.”
“Grazie …” mormorò confusa Maria, senza riuscire a smettere di fissare l’uomo ad occhi sgranati. Era certa di non averlo mai visto prima, eppure trovava qualcosa di molto familiare nella sua figura, nel suo aspetto, nei suoi modi, persino nel gesto di allungarle l’aquilone.
Stava giusto realizzando quanto fosse sconveniente guardare qualcuno e a maggior ragione un estraneo a quel modo, che lui aggiunse:
“Spero che questa volta non fuggirete.”
“Armando!” si lasciò sfuggire Maria con un sorriso splendente. Arrossì immediatamente, abbassando lo sguardo “Capitano Salazar … Perdonatemi …” si corresse, mortificata.
Il capitano sorrise
“Non fa niente, signorina Ferrer.” Disse con garbo “Dopotutto, vi ho presa di sprovvista.”
“Molto, davvero.” Ammise lei, con un sorriso un po’timido “Vi ricordate ancora …” aggiunse dopo un istante, accennando all’aquilone, un poco preoccupata di non essere stata abbastanza chiara. Ma Armando annuì rassicurante
“Ci sono almeno due cose che non si devono mai dimenticare nella vita: i propri nemici e i propri amici.” rispose molto seriamente “Sono molto grato alla vostra famiglia, signorina Ferrer.”
La ragazza non seppe che rispondere e solo mormorò un grazie un po’imbarazzato.
 “Anche voi vi ricordate.” Fece notare Salazar dopo un momento “E questo non era scontato.”
 Maria abbassò di nuovo lo sguardo, mentre un’ombra le passava sul viso
“Ricordo che avrei voluto poter fare qualcosa anche io …” riuscì a dire, terrorizzata dall’idea di essere indiscreta
“Voi avete fatto molto, signorina Ferrer.” Le rispose Armando. Il suo tono era fermo, serio e oggettivo, nulla più, nulla meno. Quel tono rese impossibile a Maria pensare che quella frase fosse un semplice gesto di cortesia. La ragazza sollevò immediatamente il viso, con un’espressione sorpresa, ma Armando aveva chinato il capo e quasi per caso il suo sguardo si era fermato sull’aquilone che Maria ora teneva in grembo, assumendo un’aria vagamente perplessa.
“Oh, l’ho ritrovato per caso …” si affrettò a spiegare lei “Di solito non … Insomma, di solito faccio cose più adatte alla mia età …”
L’uomo per un momento la osservò in viso, mentre la ragazza sembrava cercare di non incrociare lo sguardo con lui. Ne sembrò divertito.
“Devo sembrarvi terribilmente infantile …” mormorò Maria con un sorriso nervoso.
“Non credo.” Rispose Salazar, facendo cenno alla ragazza, come per invitarla a passeggiare con lui.
Maria lo guardò incuriosita, in attesa di una spiegazione
“Il fatto che vi preoccupiate di essere giudicata tale depone a vostro favore, signorina Ferrer.” Disse l’uomo  “E ricordo che eravate abbastanza giudiziosa da bambina.”
I complimenti di solito la mettevano in imbarazzo quasi quanto le critiche: aveva sempre la vaga impressione che vi fosse una certa componente di recitazione, come se rivolgere un complimento alla giovane figlia di Eduardo Ferrer fosse d’obbligo a prescindere. Ma il tono del capitano Salazar aveva l’asciutta qualità di un’osservazione e Maria non poté fare a meno di sorridere.
Per qualche istante tacquero, dirigendosi verso l’ingresso della dimora.
“Ho saputo solo ieri della vostra presenza aVeracruz.” Disse Maria, tanto per conversare. Immediatamente le venne il dubbio che quell’esordio suonasse un po’come una dichiarazione di indifferenza.
“Voglio dire …” si affrettò a correggersi “ … Intendevo che mio padre è stato talmente occupato … E io non sono scesa in città per qualche giorno  …”
Salazar le rivolse uno sguardo vagamente perplesso, poi tornò a guardare avanti a sé
“Sì, capisco.” disse seriamente “Sono stato molto occupato anche io e ho incontrato vostro padre solo ieri pomeriggio. Gli ho promesso una visita al più presto. Mi hanno detto che sarebbe stato di ritorno entro un paio d’ore, così ho aspettato in giardino. Non sapevo foste a casa.”
“Oh …” mormorò mortificata la ragazza “Sono desolata … Avrei dovuto immaginare che avreste fatto visita …”
Il capitano scosse la testa e diede un rapido cenno noncurante con la mano
“No, signorina Ferrer. A dire il vero è stato poco cortese da parte mia presentarmi senza preavviso.”
Maria fece per rispondere, ma si trattenne immediatamente, immaginando quanto inutile e imbarazzante sarebbe stato assumersi nuovamente la colpa, mettendo probabilmente l’ospite nella scomoda posizione di dover a sua volta rinnovare le scuse. Mentre cercava qualcosa di più conveniente da dire, lo sguardo, suo malgrado, le si fermò alcuni istanti sul profilo dell’uomo: Armando Salazar guardava lontano, come per poter sorvegliare la più ampia porzione di mondo possibile, il volto serio, le labbra serrate in una piega severa. Non sembrava cambiato molto da quando era ragazzo, osservò Maria. D’improvviso le balenò in mente il pensiero che non gli sarebbe piaciuto essere contraddetto quando si assumeva una responsabilità. La ragazza dovette distogliere lo sguardo per scacciare l’idea, prima che le risultasse irresistibilmente buffa.
Il capitano Salazar volse appena il capo, quasi di nascosto. Gli era sembrato che la signorina Ferrer volesse aggiungere qualcosa, invece Maria sorrideva tra sé, con lo sguardo basso, un poco assente. Gli venne in mente la buffa abitudine che Maria aveva da bambina di entrare di nascosto in biblioteca, benché nessuno avesse mai pensato di impedirglielo.
Erano quasi arrivati all’ingresso, quando si sentì il rumore di una carrozza.

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