La moneta di Giuda

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


“Cavolo,fratellino...sei ancora al Pc?! Sono le 8 di sera e dovevamo andare fuori a farci una pizza decente. Non ne posso più di mangiare gli avanzi che ci sono nella dispensa del bunker. Andiamo!!!” esclamò seccato il maggiore dei cacciatori, quando affacciatosi al grande salone del bunker, si rese conto che il fratello era ancora assorto in una delle sue ricerche. “Sam?!” lo richiamò, quando si rese conto che Sam non sembrava averlo sentito. ”Sammy??!!” lo chiamò con più decisione e rimprovero.
“Credo di averci trovato un caso, Dean!” fu la risposta che ricevette a quel suo richiamo.
“Ok! Ma non può aspettare fino a dopo il mio hamburger doppio e il tuo cibo da conigli con bacon vegano?!” chiese indicando al fratello le scale per uscire dal bunker, ma Sam non sembrava riuscire a staccare gli occhi dallo schermo. “Ma porca...” esclamò frustrato, avvicinandosi, sconfitto, al minore. “Ok! Sentiamo. Di che si tratta?!”
“Non ne sono sicuro. Forse un qualche rito demoniaco, o di stregoneria pesante o forse una maledizione..”
“Wow! Vedo che hai le idee chiare!!” lo prese in giro.
“No...il fatto è che sono certo di aver letto già qualcosa del genere ma non riesco a ricordare dove!”
“Questo mi fa davvero paura!” continuò , ironico.
“So che ha a che fare con la religione ma non so..”
“E perdi anche colpi!” ma questa volta Sam alzò lo sguardo dal pc, e fissò truce il maggiore.
“La smetti di fare lo stronzo!?” lo ammonì, serio.
“Fare lo stronzo era l’unico modo per farti staccare gli occhi da quello schermo e ci sono riuscito.” asserì vittorioso. ”Ora! Che facciamo?!” chiese lasciando a Sam l’organizzazione di quella nuova missione.
Il minore ci pensò su, guardò un’ultima volta il pc e poi battè il pugno sul tavolo.
“Mettiamoci in viaggio. Sono convinto che in macchina mi verrà in mente.” fece prendendo i suoi appunti e il computer. 

Il giovane si alzò dalla sua sedia e si avviò verso il corridoio che portava alle loro stanze stanze.
“Ehi, Sammy?” lo richiamò il maggiore.
“Si?”
“Di grazia…mi dici almeno dove dobbiamo portare i nostri culi da cacciatori?!”
“Non te l’ho detto?”
“No, amico. Eri così impegnato a darmi dello stronzo che non me lo hai detto.” fece ironico.
“Las Vegas. Si va a Las Vegas!” disse compiaciuto mentre Dean strabuzzava gli occhi.
“Las Vegas in Nevada?!”
“No, quella in New Mexico!” ribattè sarcastico ma serio, Sam.
“Non scherzare su queste cose, Sammy!!” replicò con tono serio.
Sam, scosse appena la testa, divertito. “Ok! Sì, quella in Nevada!”
Dean si riprese, entusiasta.
“La Las Vegas di “quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas”?”
“Sì, Dean!” rispose con tono accondiscendente.
“La Las Vegas intesa come La Mecca del gioco d’azzardo?”
“Sì!” rispose ancora.
“Las Vegas, la città...”
“Se stai per dire “la città che non dorme mai”, giuro che ti prendo a pugni.” e solo in quel momento Dean sembrò riacquistare lucidità. 

Avanzò a grandi passi verso il minore che lo fissava stranito, lo sorpassò e lo anticipò alle stanze.
Dopo qualche falcata si voltò verso Sam e con aria seccata: “Beh!! ti muovi o no? Las Vegas ci aspetta. Partiamo tra un’ora. Domani per ora di pranzo siamo lì. Iniziamo le indagini nel pomeriggio, troviamo il probabile bastardo e poi ci diamo a qualche giorno di balordi!” fece soddisfatto del suo piano e si stranì quando vide Sam ridere. “Beh! Che c’è? Non ti piace il mio piano?”
“Bagordi, Dean. Si dice bagordi, non balordi!!”
Dean scosse sconcertato la testa. ”Balordi, bagordi...a me basta che ci sia un tavolo da poker dove tu possa fare le tue cose alla Rain Man e un tavolo da biliardo dove io possa vincere un nuovo set di candele per la mia Piccola. Andiamo, ora muovi il culo!!” fece con entusiasmo quasi correndo verso la sua stanza.
“Non dovevamo mangiare?!” chiese il minore.
“Mangeremo per strada come al solito! Muoviti!!!!” gridò Dean dal corridoio.


Quando si misero in viaggio, Dean era entusiasta e batteva le dita a tempo di musica sul volante, continuando a ripetere a Sam quello che avrebbero fatto in quei due giorni di “ferie” a caso finito, mentre Sam , invece, continuava a picchiettare sui tasti del suo portatile. Quando ad un certo punto, il minore sbottò in un modo che Dean proprio non si aspettava.
“Porc…..” e poi quasi soddisfatto. “Giuda!!!”
Dean sgranò gli occhi dalla sorpresa.
“Ehi, fratellino!! che linguaggio!!” ironizzò, Dean. “Bastava che mi dicessi di stare zitto!” fece fintamente offeso credendo che quell’imprecazione fosse rivolta a lui e alle sue chiacchiere.
“Cosa?!” fece, invece, confuso, Sam, guardandolo. “No!! non ce l’avevo con te. Mi sono ricordato finalmente che cosa mi ricordavano questi omicidi.” si giustificò.
“E vuoi condividere con la classe?!” replicò ironico Dean.
“I primi due cadaveri. Trovati di lunedì. Un prete e una suora che lavoravano in una cooperativa agricola di riabilitazione. Lui inchiodato alla ruota del molino che girava ancora, lei morta con chiari segni di strangolamento. Tra i reperti: una moneta e una corda.” iniziò a spiegare. “Il secondo duplice omicidio. Una settimana dopo, di martedì.   Lui impresario di pompe funebri morto per strangolamento. Il compagno, morto schiacciato da 5 casse funebri di legno massello. E come per l’altro, sono stati trovati una moneta e una corda.” fece ancora, riassumendo quello che leggeva dai rapporti di polizia.
“Cavolo!! C’è altro?!”
“Sì. Il mercoledì della settimana successiva. Marito e moglie, entrambi paramedici. Lui è stato impalato e bruciato con olio bollente, lei trovata strangolata! Sulla scena: una moneta e una corda.” fece perplesso.
“Ma potrebbe essere un….” dubbioso anche il maggiore.
“Sì, infatti la polizia ipotizza un serial Killer.” lo anticipò Sam.
“Non potrebbe essere?!” domandò Dean , guardandolo di tanto in tanto, per non distogliere troppo lo sguardo dalla strada.
“Non lo so, Dean. Di modus operandi da serial killer ce n’è, ma sono convinto che ci sia qualcosa di rituale sotto. Qualcosa di...” fece pensieroso.
“Soprannaturale?!”
“Sì!” ammise , deciso.
“Si sa qualcosa dei reperti trovati sulle scene degli omicidi?!”
“La moneta sembra di fattura antica,probabilmente epoca romana. La corda, vecchia anche lei, ma non dicono altro!” fece leggendo dai resoconti forensi.
“Ok! Controlleremo noi e faremo il punto. Prima hai detto che ti sei ricordato perché questi omicidi ti ricordavano qualcosa. Spiega!!”
“La settimana di Giuda.” fece Sam.
“Cosa?!” fece stranito Dean.
“Una delle leggende legate all’apostolo di Gesù. Dopo aver venduto Cristo per 33 denari, preso dal senso di colpa, si impicca. In una di queste leggende si dice che , da quando Giuda fu portato all’Inferno, settimana dopo settimana viva lo stesso supplizio come punizione.” e iniziò a leggere dal pc. “Lunedì i diavoli l'inchiodano a una ruota e lo lasciano a girare. Il martedì viene disteso sopra un erpice e caricato di grandi macigni. Il mercoledì viene posto a bollire nella pece, poi impalato su uno spiedo. Il giovedì viene scaraventato in una voragine di ghiaccio. Venerdì viene ingozzato di piombo fuso, mentre altri diavoli lo scorticano e lo salano. Sabato dentro una prigione piena d'insetti immondi è costretto a bere rame liquido. La Domenica viene lasciato in pace.” finì di leggere dal portatile, dopo aver richiamato la pagina della leggenda macabra.
“Ok! Assodato che Giuda abbia una settimana di merda e decisamente impegnata che andrà avanti per l’eternità, come lo colleghiamo agli omicidi, a parte la somiglianza con le sue torture?”
“La moneta e la corda, secondo me.” riflettè Sam. “La moneta richiama quelle che ebbe Giuda per il tradimento, la corda..quella che usò per impiccarsi. Per me, sono oggetti maledetti, reliquie maledette, che in qualche modo, agiscono sull’agire di chi ne viene in possesso.”
“Un po’ come successe per quel nichelino della guerra di Secessione ?!”
“Esatto!” asserì Sam. “ E se è così, dovremo stare attenti a metterci le mani sopra!”
“Col cavolo che ci metteremo le mani sopra!” sembrò ammonirlo il maggiore, memore dei danni che fece l’antica monetina bellica. ”D’accordo!! per ora, quello su cui possiamo essere sicuri è quando colpirà. Giovedì prossimo!”
“Giusto. Quindi abbiamo circa una settimana per capire cosa fare e come mettere fine a tutto!” convenne Sam e il maggiore non potè che essere d’accordo.
Dean sorrise e schiacciò sull’acceleratore.


Come da  tabella di marcia del maggiore dei Winchester, arrivarono a Las Vegas verso mezzogiorno. Presero una camera di motel alla solita periferia, primo piano,stanza infondo al corridoio, la più vicina all’uscita di sicurezza. Come da prassi.

La prima cosa che fecero fu mettersi i loro abiti da federali e recarsi negli uffici di polizia.
Riuscirono ad avere , come al solito, i verbali dei vari omicidi, ma ebbero qualche problema per i due reperti a cui erano principalmente interessati.
“Il capitano aveva dato ordine di consegnarli al laboratorio per farli analizzare, ma l’agente che doveva riconsegnarli a noi, quando ha aperto la busta reperti l’ha trovato vuoto. Non sa spiegare come possa essere successo. E la cosa strana è che...”
“Cosa ci può essere di più strano di un agente che si perde per strada delle prove d’omicidio?!” fece Dean , usando tutto il suo tono da federale. “Io lo definirei grave, più che strano!”
“Lei ha ragione ma vede...” e tentennò, appena, guardandosi intorno.
“Cosa?..parli liberamente!” lo incoraggiò Sam, notando l’atteggiamento furtivo.
“Quei reperti o almeno i reperti anche degli altri omicidi hanno fatto tutti la stessa fine. Spariti prima che potessero essere archiviati. Ma i risultati delle analisi non hanno senso...non...”
“In che senso non hanno….senso?!” chiese Dean.
“Sulla corda e sulla moneta c’erano tracce di sangue e tracce biologiche di ognuna delle vittime.” riferì l’agente interrogato.
“Delle ultime due vittime! E’ fattibile.” fece Sam.
“No, di tutte e sei le vittime!” lo corresse il poliziotto.

Sam e Dean si guardarono di sottecchi e come se si fossero letti nel pensiero, si allontanarono dal bancone e uscirono dall’edificio.
“Ma come è possibile, Dean? Questo significherebbe che sono sempre gli stessi oggetti.” fece stranito Sam.
“Che scompaiono per poi ricomparire sulla scena del delitto successivo.” convenne Dean. “Quindi metterci o non metterci le mani sopra sembra essere ininfluente!”riflettè preoccupato.
“Ma come….”
“Oggetti maledetti, Sam. Chi può dire come agiscano!”
“Ma ora sono spariti, come facciamo a scoprire chi colpiranno?!”
Dean sembrò rifletterci, poi suggerì la cosa più plausibile e, per lui,  più noiosa.
“Passiamo ai raggi X le vite delle vittime, vediamo se hanno qualcosa in comune, se c’è qualcosa che li collega. Insomma...facciamo quello per cui ti sbavi!” asserì guardando il minore che lo fissò in rimando. “Ricerche, fratellino. Ricerche.” e si avviarono all’Impala.
“Idiota!!” fece Sam mentre si infilava in macchina.
“Nerd...” rispose Dean e poi. “Stronzo!” e mise in moto, sorridendo appena.

Con quelle ricerche da fare, che si rivelarono numerose tra persone da sentire e documenti e verbali da mettere insieme, i giorni passarono. Perfino il tanto desiderato week-end di Dean andò a farsi friggere, con tanto di imprecazione colorita da parte del maggiore.
“Non ci posso credere. Sono qui a Las Vegas da quasi una settimana e non so nemmeno ancora come è fatta una slot machine. Mi vergogno di me stesso!”
“Sii orgoglioso invece, Dean!!” lo punzecchiò invece Sam. “Lo fai per il bene superiore!”
“Il mio bene superiore è uscire di qui, infilarmi in un casinò e cercare di mettere insieme un po’ di soldi. Anzi, un bel po’ di soldi!!!” disse col broncio, il maggiore.
“Andiamo!! fa’ il bravo, mangia un po’ di frutta per merenda, finisci i compiti e poi se avrai finito di fare il tuo dovere, ti porto fuori a giocare!”
Dean lo fulminò con lo sguardo. “Te la stai godendo, vero?”
“Io? Ma che dici????!!!” esclamò con aria innocente.
“Che stronzo!” sbottò Dean, infilando di nuovo il naso nell’ennesimo incartamento.

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Capitolo 2
*** .2. ***


Era ormai il mercoledì successivo al loro arrivo e nella loro stanza, dopo aver mangiato un hamburger che Dean aveva letteralmente divorato, non lesinando improperi all’ennesima insalata biologica di Sam, i due fratelli, erano decisamente sotterrati da foto raccapriccianti dei vari omicidi, delle scene del crimine, dei vari verbali sia della polizia locale che dei laboratori forensi.
“C’è più sangue in tutte queste foto, di quello che ho sputato all’Inferno!!” sbottò ad un certo punto, frustrato Dean.
“Già, questi poverini sono morti in una maniera assurda. Ma, senti….io credo di aver trovato un collegamento. Sia a livello personale che ...come dire...cittadino.”
“Sul serio?!”
“Sì...allora: i primi due morti sono il prete e la suora, giusto?”
“Sì, e quindi?!”
“Il prete , secondo alcune indiscrezioni, voleva spretarsi.”
“Un provetto padre Ralph!!” esclamò Dean.
“E lei, la suora..a quanto pare aveva il vizietto del gioco. In modo discreto ma comunque faceva le sue puntate.”
“Wow!!” ironizzò.
“La seconda coppia: quelli delle onoranze funebri. Indovina?” fece retorico. “Sono quelli che hanno organizzato il funerale ai due religiosi. Uno dei due stava per lasciare l’altro. E l’altro, per ripicca, si dava allo shopping selvaggio.”
“ Vero amore a quanto pare. E la terza coppia?” fece sempre più interessato Dean alla teoria, che per ora reggeva, del fratello minore.
“I paramedici che erano di turno quel giorno e che sono accorsi per primi quando sono stati scoperti i corpi dei due becchini. Lei si dava da fare con i colleghi sull’ambulanza, mentre il maritino cornuto provava a vincere qualche mano di poker.” fece , più o meno convinto della sua teoria. “In un modo o nell’altro, queste sei persone erano collegate tra loro, anche se non si conoscevano nemmeno, e con quello che quegli oggetti maledetti rappresentano.”
“Tradimento, avidità...!” asserì Dean. “Sembra di essere in Seven!” citò.
“Lo pensavo anche io!!” convenne il minore. “Già, ma ora il nostro problema non sono i peccati di cui sono colpevoli le prossime vittime, quanto è come scoprire chi è che attirerà i nostri oggetti e che in qualche modo è collegato agli omicidi!!” riflettè Sam.
In effetti poteva essere chiunque. 

Dean iniziò a fare ipotesi. Dalla prima coppia di agenti accorsa sul posto, dal medico o l’infermiere che avevano provato a portare una qualche disperata cura al pronto soccorso o magari solo dichiarato l’ora del decesso.
Tutti sembravano essere possibili vittime.

“No!” esclamò ad un certo punto Sam, bloccando Dean e quella sua lista di eventuali vittime.
“No? In che senso no!?!” chiese , stranito il maggiore.
“Facci caso. Le vittime sono sempre legati tra loro. Compagni, marito e moglie e sì...beh!...in un certo senso anche i due religiosi.” fece presente Sam.
“Tra loro c’è un legame forte che sia d’amore o religioso!” convenne Dean, convinto di quell’ipotesi.
“Già!” sospirò Sam.
“Quindi dobbiamo trovare qualsiasi coppia che abbia avuto a che fare con questi primi tre omicidi?” azzardò il biondo.
“Penso proprio!”
“Beh!! fratellino, credo che non abbiamo altro, ma almeno è qualcosa da cui possiamo partire. E dobbiamo darci da fare perché oggi è mercoledì e se non capiamo chi è e come agisce, per domani ci ritroveremo con altri due cadaveri. Abbiamo poche ore.” rispose Dean e vedendo lo sguardo diventato improvvisamente preoccupato, quasi gelido del minore, cercò di rassicurarlo.
“Ehi! Sammy, che c’è?..andiamo! Abbiamo affrontato di peggio e in minor tempo. Che ti prende?!” disse sorridendogli in modo sicuro.
“No... è che pensavo a….”
“A chi?!”
“A noi!” rispose secco Sam.
“Noi? In che senso?!” replicò stranito, Dean.
“Noi siamo decisamente legati e stiamo avendo decisamente a che fare con questi omicidi!” fece mentre la sua voce si incupiva e diventava sempre più preoccupata.
Dean gli sorrise, anche se il suo stomaco si contrasse. Sam non aveva torto.
“Beh! Sammy...se siamo sotto tiro di questa maledizione sapremo cosa fare e lo faremo, anche perché domani è giovedì e che siamo noi o che sia qualche altro povero bastardo, quella moneta e quella corda, torneranno a colpire!! E poi non credo che potremmo essere noi.” fece mentre si avvicinava al suo borsone per prendere un caricatore e un pugnale che avrebbe sistemato ad arte sotto i suoi vestiti. ”Fidati di me, Sammy!”
Sam gli sorrise, forse confortato. Si decise e prese anche lui, la sua pistola dal borsone.

Poi un colpo secco. Alla testa. Un dolore forte e veloce che gli spense il cervello e ogni pensiero. 

Sam stramazzò al suolo, mentre alle sue spalle, Dean, pistola alla mano, fissava il sangue che aveva sporcato il calcio dell’arma. Il sangue di suo fratello. 

“O forse non dovresti fidarti, fratellino!” sibilò Dean.
Sul suo viso una freddezza inusuale.
Improvvisa. Gelida , crudele. 
Gli occhi stretti in una feroce fessura. I lineamenti quasi distorti in una smorfia maligna.
“Non hai idea di quante volte tu mi abbia tradito. Ruby, Samuel, Amelia, Castiel e perfino con Charlie con la scusa del marchio. Tutto alle mie spalle. Andartene via  lasciandomi con papà. Sempre tu, solo tu... prima di me. E riguardo l’avidità...” fece chinandosi verso il fratello svenuto. Gli afferrò la testa dai capelli così da poterlo guardare in faccia. “..la tua avidità ha migliaia di sfumature, caro fratellino. Magari riguardasse solo i soldi. Sarebbe facile!!”

Dopo di che, con la mano, ignorando il sangue della ferita del minore che la sporcava, agguantò Sam dal collo del giacchetto e iniziò a trascinarlo sul pavimento. Poi in un breve tratto di corridoio, giù per i pochi scalini dell’uscita di sicurezza dato che erano al piano terra e poi, incurante delle abrasioni e ferite che stava causando, continuò sull’asfalto fino a raggiungere l’Impala al suo posto nel parcheggio posteriore del motel.
Aprì il portabagagli con le chiavi che si prese dai jeans, afferrò il minore da sotto le braccia e con poca attenzione lo gettò dentro la macchina. Ma prima di richiuderlo, sorrise mellifluo.
“Troppo facile così!” asserì sibillino. Da una tasca laterale del portabagagli prese delle fascette di plastica e legò polsi e piedi di Sam, stringendo più del dovuto e sogghignando soddisfatto del sangue che vide ad uno dei polsi recisi. “Meglio andare sul sicuro.”
Chiuse lo sportellone, andò verso il lato guidatore. Aprì e si sedette al posto di guida.
Sull’altro sedile, una corda e una moneta. 

Era mercoledì. Il tramonto.
Il giovedì sarebbe arrivato appena tra sei ore e con un Dean ormai sottomesso a quella terribile maledizione, non sembrava che Sam potesse avere più scampo. 

Sam sarebbe morto in una maniera atroce e poco dopo di lui, stando alla maledizione stessa, anche Dean avrebbe trovato la morte.
Che la fine dei Winchester fosse davvero arrivata?

Quando Sam riuscì a riaprire gli occhi, una scarica elettrica fatta di puro gelo gli corse lungo tutta la spina dorsale. Strinse le palpebre per mettere a fuoco il posto in cui si trovava e le condizioni in cui era.
Sentiva freddo, un freddo tale che nemmeno si rese conto di sbattere i denti. Le dita gli facevano male e così anche quelle dei piedi. Sentiva la pelle che gli tirava al punto che, quando cercava di spostarsi per osservare il posto in cui si trovava, gli pareva come se gli si stesse strappando via dalla carne.
Una cella frigorifera. Era in una dannata , stramaledetta, cella frigorifera.

Il giovedì viene scaraventato in una voragine di ghiaccio...” si ritrovò a ricordare il cacciatore in difficoltà.

Provò ancora a muoversi, ma il modo in cui era a terra, glielo impediva. Si rese conto di avere mani e piedi legati con una fascetta di plastica e quando provo a fare qualche movimento con i polsi, gemette dolorosamente. Nonostante il gelo che avvertiva, gli sembrò di sentire la striscia di plastica entrargli nella carne lacerata.
“Dannazione… dannazione!!” imprecò.
Il freddo che provava era tanto. Non riusciva a smettere di tremare, di far battere i denti. Perfino gli occhi gli bruciavano perché ormai seccati dall’aria fredda che c’era nella cella.
Solo quando riuscì a guardare verso il portello di chiusura, lo vide.
Dall’oblò al centro del portellone, Dean.
Eppure non sembrava Dean, quello.
Il suo volto lo guardava indifferente, distaccato. I suoi occhi erano spenti e segnati da una sottile linea del classico liquido nero ectoplasmatico. Niente emozioni in quello sguardo. Solo la consapevolezza di star vedendo un uomo che stava morendo in quel modo assurdo.
“Dean!!!” provò comunque a richiamarlo. “Dean, so che ci sei. So che sei...che sei ancora lì. Combatti quel….quel figlio di puttana...” si sforzò di reagire Sam, combattendo per primo, contro la spossatezza che l’ipotermia gli stava inevitabilmente portando. “Andiamo...ne ho ….ne ho commessi di sbagli...ne ho...fa-fatte di stronzate...ma io...” e dovette fermarsi perché una violenta sensazione di gelo fin dentro le ossa e il cervello, gli provocò degli spasmi improvvisi.
Stare a -15 senza potersi muovere peggiorava la sua situazione e capì che sarebbe peggiorata ancora quando vide che il termostato scattò e segnò -16. “Dean...” tentò di continuare. “so...so di averti de-deluso tante...tante volte. Ma..io non ti ho...mai...mai tradito. Non...non lo farei...farei mai.” e ormai quelle parole erano dei balbettii tremanti. “..preferirei...mo-morire piuttosto...piu-ttosto che tradire...tradire te!” e a quel punto, quando l’ennesima scarica gelida gli trafisse il corpo attraversandolo dalla testa ai piedi, Sam d’istinto guardò ancora il regolatore della temperatura: -18.
Di questo passo aveva poco tempo. Decisamente poco tempo. Ma era troppo debilitato dal freddo e dalle membra gelate per poter reagire in un modo diverso da quello che stava tentando.
Risvegliare Dean.
Terrorizzato anche dal fatto che sapeva quale sorte sarebbe spettata anche al maggiore una volta che lui fosse morto lì dentro.

Guardò di nuovo verso l’oblò e quel viso assente era ancora lì che lo fissava. Che lo guardava morire un po’ alla volta. Guardava quel viso inespressivo sapendo però che da qualche parte lì dentro, Dean stava lottando come lui. Ne era certo. Non poteva non essere così. Dean aveva lottato contro il soggiogamento di Michael. Sam era certo che lo stesse facendo anche adesso.
“Dean...” fece. “Dean...” provò a ripetere ancora, mentre gli effetti della bassa temperatura del suo corpo si facevano sentire. La perdita di lucidità, la quasi incapacità di muovere anche solo un dito, la sensazione di non riuscire più a capire dove si trovava, una pesante sonnolenza. L’unica e forse ultima cosa che la sua mente riuscì a razionalizzare fu: sto morendo.
E allora non potè fare altro.
“Dean!!!!” esalò, dopo di che, tutto divenne buio. Inghiottito da un implacabile gelo.

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Capitolo 3
*** .3. ***


Fuori da quella porta della cella frigorifera, Dean, completamente in balìa dell’entità che godeva nel fare un simile male, si dibatteva nella sua stessa mente.
Gridava il nome del fratello poiché attraverso quegli occhi prigionieri della maledizione poteva comunque vederlo morire. Ma per quanto disperato nel sentirsi incapace di un qualsiasi aiuto, Dean provava a liberarsi, a districarsi da quella prigionia spiritica.
Poi un panico più forte e potente lo sopraffece perché capì che il suo corpo si stava muovendo. Non vedeva più Sam. Non poteva più rendersi conto di cosa accadeva a Sam.

No...no… torna indietro. Lasciami andare...lasciami andare...Torna da Sam...fammi vedere come sta Sam...” gridava.

Non poteva lasciarsi sconfiggere così. Aveva tenuto testa ad dannato marchio biblico, al soggiogamento di Michael, doveva a tutti i costi tentare di tenere testa ad un semplice fantasma assassino e poi...poi c’era Sammy.
Sam che era in pericolo. Sam che stava morendo in quel modo assurdo, congelato. Sam che prima di morire avrebbe avuto negli occhi l’immagine di suo fratello, del suo assassino. Sam che nonostante tutto, aveva chiamato il suo nome, prima di lasciarsi andare.
E poi i suoi occhi li videro.
Quegli oggetti maledetti.
Dean vide le sue mani prendere la moneta e posarla a terra. Poi si vide prendere la corda, passarla intorno ad un architrave sopra la sua testa, fare un nodo scorsoio.
No! non poteva permetterlo.
Non poteva lasciare che accadesse.
Lottò con tutto se stesso. La sua mente lottò contro le sue mani che volevano mettersi quella corda al collo.
Ogni suo pensiero si focalizzò, disperato e potente, contro ogni intenzione assassina dello spirito. Con una forza che forse non usò nemmeno contro Michael.

E tutto in Dean divenne più feroce quando si rese conto che lo spirito stesso iniziava a vacillare, preso di sorpresa da una simile e potente resistenza.
“Ti ha tradito più e più volte!” disse quella che non sembrava più nemmeno la sua voce.
No!!” gridò a sé stesso. “Sammy morirebbe per me. Sam è morto per me!!
“Ha sempre pensato prima a lui… al suo tornaconto che fosse materiale o affettivo!” lo tentò ancora.
Ti sbagli...ti sbagli...figlio di puttana. Mio fratello non lo ha mai fatto. La mia vita è importante per lui. Io sono importante per lui. Lasciami andare!!!” urlò ancora con più forza.
“La sua avidità fa ribrezzo. Non può restare impunita!!” lo ammonì cercando di sottometterlo di nuovo.
Tu non hai idea di chi sia mio fratello. Non c’è persona al mondo che sia generosa quanto lui. Ha rischiato la sua vita per me innumerevoli volte. Rischia la sua vita ogni giorno per gente che non conosce.” diceva a quel lui così diverso da lui. E sentiva la sua forza farsi sempre più potente, mentre quella dello spirito si affievoliva man mano. Quindi insistette. “Tu sei l’assassino, tu sei il traditore..
“No!” sibilò lo spirito.
Traditore della vita umana ogni volta che ne prendi una.
“No!!”
Tu sei l’avido!
“No! No!”
Avido di ogni respiro umano!” andò avanti a colpire in quella maniera, poiché sentiva che funzionava.
“Nooo!”
Tu meriti la morte. E una morte che sia per sempre!!
“No!!!”
Va’ all’inferno, figlio di puttana. Lasciami andare!!” e questo era decisamente un ordine pieno di ogni forza che Dean avesse dentro di sé.
Un gridò feroce, doloroso, inumano e poi, lo spirito ormai debole e sconfitto si arrese. Infatti dopo aver urlato quella sua sconfitta, l’entità, con uno scatto violento fu scaraventato fuori dall’animo del cacciatore e in quello stesso istante Dean vide andare in fiamme sia la moneta che la corda.

Per un attimo si accasciò al pavimento. Doveva riprendere fiato. Doveva resettare e riavviare il cervello da quella assurda prigionia.
Per un attimo. Solo un attimo.
Poi…
“Sam...no!! Sammy!!” sussurrò in panico.

Si rimise immediatamente in piedi e corse verso la cella frigorifera. Guardò all’interno. Sam era immobile al centro del locale. Istintivamente fisso il termostato: -20
“Cazzo!!” esclamò.
Aprì immediatamente e non appena la porta fu abbastanza aperta da lasciarlo passare, una folata d’aria gelida si infranse contro di lui. Dean tremò istintivamente, ma non si lasciò fermare. Corse dal fratello privo di sensi.
Lo chiamò e richiamò senza avere risposta.
Il minore aveva le labbra livide, il volto pallido. Una leggera brina gli copriva il bordo delle labbra , degli occhi e parte del viso.
Dean non attese oltre. Lo afferrò per le braccia e lo trascinò fuori. Con cautela tagliò le fascette ai polsi e poi quelle alle caviglie. Prese la bandana nel suo giacchetto e l’avvolse attorno al polso destro di Sam. Poi prese quella di suo fratello e fece lo stesso al polso sinistro.
“Dio!! sei gelato. Devo...devo riscaldarti. Devo portarti al caldo..devo...” e continuando a fare mente locale a come salvare il fratello, lo afferrò da un braccio e se lo issò a spalla. 

Un ospedale sarebbe stata la scelta ideale, ma come spiegare quello che era successo a Sam e come ne erano venuti fuori? Troppe spiegazioni da dare e lui voleva spendere quel tempo per aiutare il fratello e non inventare storie o giustificazioni a medici e date le condizioni di Sam, anche alla polizia. Non erano del posto. Si erano già fatti passare per federali. Come avrebbe giustificato la loro presenza in quella fabbrica di celle frigorifere?
Chiamare Castiel che si trovava in Wisconsin per un demone ghoul, sarebbe stato inutile. L’angelo c’avrebbe messo comunque troppo tempo per raggiungerli  e fare qualcosa. Doveva cavarsela da solo.
Lui e Sam. Come sempre. 

Così mise il fratello in macchina mettendo a manetta il riscaldamento e tornò al loro motel. Rientrò dall’ingresso di sicurezza per non essere visti. E facendo quel percorso a ritroso non potè non notare le tracce lasciate dal sangue di Sam. La ferita alla testa.
“Ok! Ok! Sistemeremo anche questa Sammy. Vedrai che rimetterò a posto anche quella tua testaccia dura, fratellino e magari ne approfitto per darti una sforbiciata. Ma tu non farmi scherzi, ok?, non mollare. Continua a lottare. Continua a respirare, Sam. Mi hai capito?!! Continua a respirare!!” continuava a ripetere per darsi forza e sperando che Sam potesse, in qualche modo, sentirlo. 


Quando entrò nella stanza, sistemò Sam sul letto. Gli tolse i vestiti che da ghiacciati erano ormai un ammasso di stoffa bagnata e fredda. Lo infilò sotto le coperte e senza curarsi dei modi, sfilò lenzuola e coperte anche dall’altro letto e glieli mise addosso.
Andò nel bagno e riempì la vasca di acqua calda.
Sam ne avrebbe di certo avuto sollievo e mentre vedeva il fratello , ancora svenuto, coperto fino al mento dall’acqua fumante, si premunì di curargli le ferite ai polsi e alla testa.
Quando l’acqua ormai divenne tiepida, Dean, tentò di svegliarlo ancora. Lo richiamò ancora. Ma niente.
Il minore non sembrava riprendersi e a quel punto, una sorta di panico tuonò nella mente di Dean.
Che il gelo avesse già fatto danni irreversibili?

Poi, però vide le pupille di Sam, muoversi sotto le palpebre chiuse.
“Sì...Sammy. Sì, reagisci, combatti. Andiamo, amico. È solo un po’ di freddo. Hai affrontato di peggio!!” si entusiasmò e così dicendo, lo tirò fuori dalla vasca, lo asciugò, lo riportò a letto e lo coprì con lenzuola e coperte e poi andò al termostato della stanza, alzandolo al massimo.
“Ok! volevo Las Vegas?, beh!! per adesso dovrò accontentarmi del calore del suo deserto qui dentro!!” ironizzò, il maggiore.

Era ormai giovedì da qualche ora e le successive 24 ore, Dean le passò accanto ad un Sam che di tanto in tanto passava dal tremare come una foglia a stati di completa incoscienza. Oppure a volte, il minore, apriva gli occhi e si ritrovava di fronte un preoccupato Dean, ma ancora confuso dal suo stato fisico e mentale, sembrava voler sfuggire al maggiore e allora Dean era costretto a prenderlo per le spalle, a parlargli con tutta la calma possibile, a fargli capire che era lui, che era Dean e non più lo spirito che li aveva quasi uccisi. E solo quando Sam, costretto a letto dalle mani di Dean e ad ascoltare quella che riconobbe come la voce vera del fratello maggiore, si lasciava andare e lentamente perdeva di nuovo i sensi.

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Capitolo 4
*** .4. ***


La mattina della domenica, Dean, decisamente stremato, se ne stava seduto ad una poltroncina accanto al letto dell’altro. La testa poggiata nel palmo della mano, le gambe alzate e poggiate su una sedia di fronte a lui. Gli occhi che, nonostante i suoi sforzi a non cedere, si rifiutavano di rimanere aperti.

Così, dopo aver dato un ultimo sguardo al minore che sembrava dormire, finalmente rilassato e con una temperatura di nuovo accettabile, Dean, cedette, e chiuse gli occhi.
Non potè dire per quanto tempo sonnecchiò in quella posizione, fatto sta che ad un certo punto, una voce, confusa ma comunque conosciuta, iniziò a girargli per la mente. A richiamarlo con un tono familiare.
“Dean!!”
“Sì..cinque minuti...” bofonchiò assonnato.
“Dean!!”
“Sì,Sammy! Ho capito..cinque minuti...sistema la tua roba...arrivo!!” fece il maggiore, sistemandosi sulla seduta, tenendo ancora gli occhi chiusi.
“Ehi!! vuoi svegliarti o devo prenderti a calci in culo!!” e solo a quell’esortazione decisamente colorita, Dean aprì gli occhi  e si tirò su di scatto.
“Sammy!!” esclamò sorpreso. “Cazzo…sei sveglio, finalmente!!” fece , spingendo via la sedia e avvicinandosi al fratello, sempre più lucido.
“Sì, sono sveglio e ti sto chiamando da un’eternità!” fece l’altro. “Ma che modo balordo di prenderti cura del tuo fratellino ferito e fin di vita!!”
“Sì, già...sì. È che io...io ero stanco…” iniziò a scusarsi, imbarazzato.
“Dean!”
“..ho passato gli ultimi tre giorni a...” fece ancora, mostrandosi in colpa. “E poi l’essere stato la marionetta di quel figlio di….”
“Dean!!!” con più decisione.
“Sì!?” ammutolendosi e restando in ascolto del richiamo del minore.
“Ti stavo prendendo in giro, idiota!!” scherzò, sorridendo sollevato mentre rilassava la testa sul cuscino.
“Stronzetto!!” replicò Dean,sorridendo anche lui. “Come stai? Come ti senti?” chiese , ora, appena più serio.
Sam, provò a tirarsi un po’ su e Dean lo aiutò ad appoggiarsi alla spalliera del letto.
“Mi sento a pezzi, i muscoli mi fanno un male cane manco avessi corso la maratona di Boston ma in compenso sono vivo.” riassunse il modo in cui si sentiva. “Allora? Mi fai un riassunto di quello che è successo?!”

Dean, a quel punto, si sedette sulla sedia e raccontò al fratello di come, dal parlare con lui del caso, si era ritrovato prigioniero del suo stesso corpo, di essersi visto mentre lo colpiva alla testa, di averlo trascinato fino all’Impala. La porta della cella frigorifera che si chiudeva, la temperatura che calava, Sam che si faceva sempre più stremato al freddo, la corda che si tendeva al soffitto, la moneta.

“Cazzo!! è stata davvero brutta questa volta!!” convenne Sam, dopo aver sentito la storia e aver capito che c’era altro ma che Dean non sembrava ancora pronto a rivelare. Come ogni volta che arrivavano ad un passo dalla morte.
O per lo meno , quello che aveva provato, da “posseduto”.
Quindi, per il momento, lasciò stare.

Nel pomeriggio, convinse Dean che stava bene, che aveva voglia di un caffè caldo, anzi no, bollente e che soprattutto stava morendo di fame. Il maggiore si lasciò convincere e lo avvisò che sarebbe uscito solo per comprare qualcosa da mangiare e poi sarebbe tornato in camera perché...“Sammy, hai bisogno ancora di riposare!”

Quando, Dean rientrò nella stanza del motel, sbirciò verso i letti, ma li vide entrambi vuoti. Andò verso la stanza del bagno e anche quella risultò vuota. Così si sporse oltre la piccola parete divisoria tra zona giorno e quella notte.

“Ehi? Sei qui!” fece Dean quando finalmente trovò Sam.
Il minore era seduto su una poltrona ad angolo che veniva coperta dal paravento che serviva come separè nella stanza tra soggiorno e zona letto.
Si rese conto che il giovane, riscosso dal suo richiamo, lo stava fissando con….aria perplessa. Troppo pensierosa.
E di certo sul viso c’erano tracce di un sonno ben poco rinfrancante.
“Che ci fai qui, fratellino?!”,chiese lasciando sul tavolo le buste del fast food.
Sam non rispose.
”Già che c’ero, ho fatto anche il pieno alla mia Piccola...Mangiamo qualcosa e ce la filiamo. Ho pensato volessi andare via di qui il prima possibile!?”
Sam attese a rispondergli, poi, quasi senza rendersene conto, disse: “Tu? Tu che vuoi scappare via da Las Vegas proprio non...è da te!!” ed era maledettamente sincero.
Dean, però, intuì a cosa il fratello si stesse riferendo. Quella parte del racconto che la mattina aveva omesso. E su cui lui aveva lasciato che sorvolasse.
“Andiamo, sputa il rospo!!!” lo incoraggiò, Sam.
Dean esalò un respiro colpevole da tempo trattenuto in fondo ai polmoni.
“Dio...ti ho quasi ucciso.” confessò, finalmente, ma ancora incredulo e in colpa,Dean.
“Dean, no!”
“Io non so come...”
“Dean!! Ora smettila!”
“Ma...”
“Non eri tu. Non eri in te!” sbottò , ora, decisamente contrariato da quel senso di colpa inutile. “Anzi, sai che ti dico??, che dovrei essere io a ringraziarti e non tu a scusarti!”
“Ma cosa...”
“Dean...hai spezzato una maledizione con la sola forza della tua volontà. Mi hai salvato, amico.” gli fece presente con convinzione.
“Sammy, io..”
“Ascolta, avrei fatto di certo la fine del surgelato se tu non fossi stato così forte da opporti a quello spirito incazzato da chissà quanto!”
“Sì, in effetti era davvero incazzato!” ammise Dean , ripensandoci.
“Ok!, quindi smettila di sentirti in colpa e spiegami come hai fatto a tirartene fuori!”
“Grazie a te!” lo stupì il maggiore.
“In che senso?!”
“Lo spirito, nella mia testa, continuava a ripetere che mi avevi tradito ancora e ancora, che eri avido di ogni cosa, ma ad un certo punto sono riuscito a contrastarlo. A...sbattergli in faccia...o qualunque cosa avesse al posto della faccia...” ironizzò. “..quello che veramente tu hai fatto per me. A quello che hai rinunciato per seguirmi in questa vita da quando venni a prenderti a Stanford. Dei sacrifici e delle rinunce che hai fatto senza mai risparmiarti. Mai una volta!” fece con decisione.
“Dean, papà era un cacciatore. Tu lo sei e io...io lo sono e lo sono sempre stato.” e poi, con tono dolcemente sincero che era tipico del minore: “Tu sei mio fratello, la mia famiglia. E io farei di tutto per te, lo sai!”

Per qualche momento , i due fratelli, rimasero in silenzio, come per assimilare e confermare quello che quella vita significava per entrambi.

“Ok! Ora dimmi...era davvero, cioè, era davvero Giuda?!” chiese curioso Sam per spezzare quel momento.
Non che non lo apprezzasse, ma com’era il motto preferito di Dean? “Niente momenti sdolcinati!!!
“Cioè, voglio dire, non che faccia differenza. In fondo abbiamo avuto a che fare con Lucifero, Caino…per non parlare di Chuck!! Quindi Giuda, non mi sorprenderebbe più di tanto!!”
“No, Sam. Non era Giuda.” lo sorprese Dean.
“Ah no?!” rispose altrettanto sconcertato Sam. “E allora chi era?”
“Senti...in questi giorni che eri fuori gioco , ho letto parecchio e da quello che ho scovato tra le tante cose, è che per quanto Giuda sia ricordato come un traditore che ha agito per avidità, in effetti, dai vari scritti antichi, non c’è traccia di un suo essere un assassino o una cosa del genere. Non ha mai fatto male a nessuno fisicamente. Questo spirito invece era un sadico bastardo che godeva a massacrare le sue vittime. Forse quando era in vita è venuto a conoscenza di quella filastrocca su Giuda e una volta morto in modo tragico a causa della sua di avidità, ha fatto di quella filastrocca una sua forma di vendetta.”
“Quindi la moneta e la corda non erano quelli di Giuda?!” azzardò Sam.
“No, erano solo oggetti maledetti e poi non c’è certezza che esistano davvero reliquie del genere. Quando Giuda si pentì e riportò indietro il denaro ricevuto, il Sinedrio non volle riprenderselo perché lo considerava impuro, oggi lo chiameremmo denaro sporco. Con quei soldi fu acquistato un campo per seppellire gli stranieri e poi chissà in quante altre mani è finito. Lo stesso vale per la corda. Nessuno ha certezza che ne esista ancora un qualche frammento. Pensa che per quanti frammenti della Croce su cui fu crocefisso Gesù Cristo esistono, si possono costruire diverse navi. C’è un mercato enorme intorno alle reliquie sacre! Dovresti saperlo!!” asserì.
Infondo anche loro avevano contrattato con il sangue di un Santo per il teschio di San Pietro!
Sam , durante quel resoconto, guardò letteralmente basito, il maggiore che , di contro, si sentì osservato.
“Che c’è?” chiese.
“Cavolo!! hai davvero letto e fatto ricerche!!?” lo prese in giro Sam.
“Ma che simpatico!!” replicò offeso, l’altro. Sorridendo però al sorriso dell’altro.
“Quindi in conclusione abbiamo avuto a che fare solo con uno dei tanti spiriti incazzati neri!” asserì Sam, prendendo il caffè ancora bollente che gli stava porgendo Dean.
“Decisamente! Quel bastardo è stato capace anche di rovinarci il nostro soggiorno a Las Vegas!” fece frustrato  il maggiore, e in quel momento il telefonino di Sam, squillò.

“Ehi,Castiel!” esclamò il giovane. “Che succede , amico?! Ancora in Wisconsin?”
“...”
“ Minnesota?? Wow!! stai facendo gli straordinari!!” fece Sam.
“...”
“Pensi che sia una possessione?!” domandò.
“...”
“Ok! Ce la fai ad occupartene da solo!?” fece, mentre Dean, a quella richiesta, lo guardò stupito.
“...”
“Io e Dean abbiamo un caso importante per le mani e credo che ci porterà via di sicuro qualche altro giorno!!”
“...”
“Sammy, ma cosa...” si fece avanti Dean, velocemente zittito dal minore.
“D’accordo. Allora ci teniamo in contatto. Mi raccomando, fa’ attenzione!”
“...”
“Tranquillo. Terremo gli occhi aperti!” e mise giù.

Guardò Dean che lo guardava letteralmente esterrefatto.
“Vuoi spiegarmi o devo tirare ad indovinare cosa ti è passato per la testa?” domandò curioso.
“Siamo a Las Vegas, no?”
“Cosa?!” esclamò confuso ma sorridente, Dean.
“Era il nostro patto. Risolviamo il caso e ci prendiamo qualche giorno di pausa nella città che non dorme mai.”
“Sul serio? Lo stai dicendo sul serio?!” domandò con un tono misto di confusione e entusiasmo.
“Mai stato così serio!” fece , mentre si avviava verso la sua roba e mentre passò accanto al maggiore, questi lo fermò per un braccio.
“Chi sei? Dov’è quel nerd di Sam? Cosa ne hai fatto di mio fratello?! O forse il freddo di quella cella frigorifera ti ha mandato in corto il cervello?”
“Smettila di fare lo stronzo o ci ripenso e chiamo Castiel per dirgli che lo raggiungiamo.” parve minacciarlo Sam.
“Non sia mai!” fece entusiasta, l’altro. “Las Vegas arriviamo!!” quasi gridò superando Sam, che lo guardò, ormai, più rilassato. “Ah, Sam?!” gli gridò dal bagno, Dean, dove si era andato a dare una sistemata. “Sta’ lontano dal tuo pc. Non vorrei che qualche altro finto apostolo si facesse venire voglia di farci la pelle mentre infilo una banconota nel costume di una starlette!”

Sam, dopo aver ascoltato quella specie di ammonimento, sorrise guardando verso le sue cose, e poi pensieroso, fissò il suo pc.
Ci pensò su un attimo.
“Ok!, amico. Prenditi una vacanza anche tu!”fece,riponendolo nel suo borsone.
Un attimo dopo, Dean, lo trascinava letteralmente fuori dalla loro camera.


Almeno per qualche giorno sarebbero stati solo due ragazzi normali che si godevano la vita, qualche birra, dei panini da sballo, magari un paio di ragazze.Poi sarebbero saliti di nuovo sulla loro fidata auto e il mondo e il male che lo affliggeva sarebbero tornati a chiedere il loro scotto.

 

" Il buio non è una novità per me...
Non lascerò che mi riducano in polvere,
so che c'è un posto per noi,
per noi che siamo gloriosi.
Sono coraggioso, sono ferito, questo sono io..."
(This is me by The Greatest Showman o.s.t.)



 

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