il colore del cielo stellato

di K ANTHOS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60 ***
Capitolo 61: *** Capitolo 61 ***
Capitolo 62: *** Capitolo 62 ***
Capitolo 63: *** Capitolo 63 ***
Capitolo 64: *** Capitolo 64 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO PRIMO

 

-Papà? Papà perché te ne vai? Ti prego, non puoi stare con me ancora un po’? Ti prego rimani un altro po’, non mi lasciare, papà…- Anna si svegliò di soprassalto, madida di sudore e disperata come non mai.

Erano tre mesi esatti che il padre era morto d’infarto durante uno dei suoi viaggi d’affari. Lo aveva sognato così nitidamente che sembrava fosse lì vicino a lei: l’uomo camminava con passo spedito mentre raggiungeva la carrozza per una nuova partenza ma Anna in cuor suo sapeva che stava partendo per sempre.

Da qui nasceva la sua disperazione mentre cercava in sogno di convincerlo a non partire.

Le lacrime le scendevano a rivoli sulle guance tanto da non permetterle di distinguere bene gli oggetti della camera da letto che la circondavano.

Era notte fonda eppure l’udito finissimo della donna che l’aveva cresciuta e amata come una figlia fece si che Teresina, la governante storica di casa Adinolfi, si materializzasse per confortarla come aveva sempre fatto.

 

L’avvocato Luigi Adinolfi nei mesi precedenti la sua morte era stato molto irrequieto ma non tanto da allarmare la figlia Anna.   Si era dedicato ad attività finanziarie molto rischiose legate all’importazione di oggetti e manufatti preziosi da immettere sul mercato locale. Aveva avuto fretta di accumulare più ricchezze possibili e si era dato molto da fare movimentando tutte le sue liquidità ma l’ultimo carico, quello più impegnativo per lui economicamente, gli fu fatale e lo mise, ad insaputa di Anna, nella condizione finanziaria più disastrosa che si potesse realizzare.

Si era affidato a persone poco raccomandabili nonostante il suo carissimo amico e collega Marcello Lambiati lo avesse sconsigliato fermamente: era avvocato anche lui, ma assai più cauto nell’investire i soldi che scaturivano dalla sua attività forense.

Il padre di Anna era partito la mattina presto da Viterbo per raggiungere Civitavecchia e controllare che fine avesse fatto il carico di merce proveniente dalla Spagna: le notizie erano state pessime come pessimo era il tempo rigido e terribilmente freddo del mese di gennaio. Era partito in tutta fretta per andare a controllare di persona la realtà dei fatti, lui che si era sempre sentito al sicuro da qualsiasi raggiro.

Fu sulla strada del ritorno in carrozza, incredulo e distrutto dalla presa di coscienza del suo disastro finanziario e dalla futura condizione di disagio della figlia, che l’infarto lo colpì.

 

Gli ultimi mesi erano stati terribili per Anna.

L’unico conforto che la rasserenava era la visione del padre in sogno, ed accadeva abbastanza spesso: non sempre le parlava, ma il vederlo felice e rilassato era per lei una consolazione enorme che la distraeva anche dalla sua triste ed improvvisa condizione.

Per fortuna non era sola: Teresina ed il marito Giulio le rimasero accanto e soprattutto l’aiuto dell’avvocato Lambiati fu più di tutti per lei indispensabile.

Era diventato una sorta di angelo custode: si era dato da fare tantissimo subito dopo la morte del padre per non farle perdere tutte le proprietà ereditate dai genitori ma la situazione era tutt’altro che semplice, soprattutto per una ragazza di diciotto anni completamente estranea e lontana dal contesto finanziario che adesso doveva suo malgrado imparare ad affrontare.

Anna era cresciuta protetta dal padre, dall’incondizionato amore che nutriva per quella bambina che a soli quattro anni era rimasta orfana della madre per una malattia improvvisa quanto inaspettata.

L’avvocato, troppo affezionato al ricordo della moglie, non si era voluto risposare pur avendone avuto l’opportunità: era un uomo piacente e sereno, cordiale e di compagnia, amava stare con gli amici che frequentava assiduamente, soprattutto avvocati come lui o notai, con i quali andava a caccia o condivideva semplicemente un liquore, un sigaro e un po’ di chiacchiere davanti ad un camino acceso. L’avvocato aveva in cuor suo serenamente deciso di dedicare il resto della sua vita al commercio, all’avvocatura e a rendere felice la figlioletta.

Non le faceva mai mancare nulla ma non la crebbe viziata e capricciosa e del resto il carattere di Anna si dimostrò subito dolce e remissivo, privo di artifici e vezzosità che facilmente avrebbero potuto conquistarla in quella ricca condizione economica.

La famiglia Adinolfi possedeva infatti un intero palazzo con un ampio giardino al centro di Viterbo che si affacciava su Piazza d’Erbe, una delle zone più frequentate della città.

In questa piazza aveva sede il rinomato Albergo dell’Angelo, motivo della presenza di numerosi vetturini in attesa di clienti attorno alla Fontana dei Leoni e vi si svolgeva inoltre un antico e movimentato mercato rionale. Le tende colorate che sporgevano a protezione delle vetrine dei negozi davano un senso di eleganza e movimento alla piazza da cui si snodavano le altre attività commerciali verso Via del Corso e Via Roma.

Il padre era proprietario anche di numerosi magazzini e di alcune dimore in affitto, dentro e fuori la città, da cui affluivano discrete quantità di denaro, quello stesso che l’avvocato aveva deciso nell’ultimo anno di investire così copiosamente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO SECONDO

 

Ad un inverno triste e assai rigido era seguita una primavera molto piovosa e buia in completa sintonia con i sentimenti che imperavano nel cuore di Anna.

-Bambina mia allontanati dalla finestra e vieni a bere un po’ di tè caldo, ti scalderà e ti farà bene anche allo spirito- Teresina si dava da fare e cercava sempre di scuoterla da quel suo fissare i movimenti della piazza attraverso la finestra bagnata di pioggia del salotto.

-Sì, arrivo, grazie Teresina-

Stava aspettando una nuova visita dell’avvocato Marcello Lambiati per ragionare su come salvare dalla vendita la casa in cui viveva ed alcuni magazzini dal cui affitto avrebbe avuto una rendita sufficiente per permetterle una vita dignitosa.

Anna non se ne preoccupava, aveva altri struggimenti nel cuore e l’ultimo pensiero era per lei continuare ad avere una vita benestante ed agiata.

Quello che si vociferava sul padre le arrivava alle orecchie tramite Teresina e Giulio i quali, facendo commissioni per la città, intercettavano di tanto in tanto i pettegolezzi della gente e Anna puntualmente insisteva per conoscerli.

Soffriva per la commiserazione delle persone, per i commenti continui verso il padre dissipatore ed ingenuo: lei non lo aveva mai giudicato, avrebbe dato il suo consenso a qualunque progetto le avesse sottoposto. L’immagine che veniva dipinta in città era quella di un uomo schiavo del denaro, della cupidigia e dell’egoismo ma questa stessa immagine non corrispondeva a quella del padre che Anna aveva sempre adorato fin da piccola per la sua generosità. Ci doveva essere un’altra spiegazione, un’altra causa per giustificare il movimento incessante di capitali attuato negli ultimi tempi dal padre e confermato dalle banche. Qualcosa che lei non sapeva doveva averlo forzato ad essere imprudente ed ingenuo e si era prefissata di riuscire a scoprirlo, con tutte le sue forze.

Rammentava con piacere il gusto dello stare insieme a lui che semplicemente e profondamente stimava e amava. 

Non le importava di essere osservata insistentemente la domenica al ritorno dalla messa: era concentrata unicamente sulla perdita dell’affetto del padre, sul ricordo delle chiacchierate con lui, delle uscite con il calesse e delle risate che facevano insieme per le più futili cose.

Usciva comunque di rado e sempre su insistenza della governante, anche solo per comprare qualcosa al vicino mercato: lei la seguiva ma i suoi pensieri la portavano altrove.

 

Sentì suonare al portone e poco dopo apparve l’avvocato Lambiati sulla soglia d’ingresso del salotto.

-Buongiorno avvocato, grazie per essere venuto, accomodatevi pure qui- Anna indicò una poltrona.

-Buongiorno cara-

-Gradite un po’di tè? Lo ha appena fatto Teresina o forse con   questo freddo preferite un liquore?-

-Un tè caldo andrà benissimo, grazie Anna-

Si erano sistemati di fronte al camino acceso da cui ogni tanto una scintilla sembrava volerli colpire ma che veniva inesorabilmente respinta dal paraschizzi in ferro: su Anna il movimento del fuoco aveva una influenza quasi ipnotica.

-Come vi sentite oggi? Mi sembrate un po’ più serena-

-Sì, un po’-

-Sono qui perché forse sono riuscito a capire come fare per salvaguardare la casa e farvi avere una sufficiente rendita. Purtroppo buona parte delle proprietà di vostro padre Luigi dovranno essere vendute per saldare i debiti ma dai calcoli minuziosi che ho fatto, e voglia Iddio senza la presenza di imprevisti, dovreste riuscire a salvare una piccola parte del vostro patrimonio- fece l’avvocato.

Anna sembrava ascoltarlo attentamente ma la sua espressione di quiete apparente non si tramutò in sollievo. Lambiati non riuscì subito a decifrare la mancata reazione di Anna ad una simile notizia ma poi comprese che erano altri i pensieri che la turbavano e ci sarebbe voluto ancora del tempo per vederla più sollevata nello spirito.

-Sono contenta, grazie avvocato, ma la mia vera preoccupazione in questo momento è sapere se potrò permettermi di mantenere Teresina e Giulio: non voglio che si trovino in difficoltà per colpa mia. Posso capire che siano rimasti qui con me perché mi vogliono bene e mi sono affezionati, ma non posso approfittare della loro generosità- gli disse Anna.

Il pensiero di averli accanto così premurosi ma senza poter pagare loro lo stipendio la tormentava.

-Secondo i miei calcoli li potrete tenere con voi ma dovrete licenziare quasi tutto il resto della servitù, credo anzi che potrete permettervi di tenere Gina per le faccende domestiche-

-Sarebbe molto importante per me trovare una sistemazione a quei servitori che dovrò mandare via. Se poteste, avvocato, sentire per una sistemazione anche per loro sarebbe perfetto. Non voglio che altri risentano della disgrazia che mi è capitata-

-Farò del mio meglio Anna. Vostro padre era il mio migliore amico e non lascerò nulla di intentato per salvaguardare la sua memoria e soprattutto voi che più di tutti al mondo adorava- disse l’avvocato Lambiati.

Fino a quel momento Anna aveva bevuto il tè fissando il fuoco e quasi nascondendo il viso dietro la tazza di porcellana ma a quelle parole due grosse lacrime le brillarono sul volto e più non seppe trattenersi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


                                  CAPITOLO TERZO

 

All’inizio di maggio le condizioni climatiche migliorarono e cominciarono a presentarsi più assiduamente in casa le amiche che aveva da sempre frequentato: Carla, Angela ed Emilia, anche loro figlie di avvocati molto noti in città. Con loro si intratteneva volentieri a casa per un tè oppure le seguiva ubbidiente per andare a vedere le vetrine delle modiste.

-E’ incredibile come la moda cambi al giorno d’oggi! - Emilia era tra le quattro quella che più seguiva la tendenza del momento ed era preoccupata di non riuscire a starle dietro.

-Io sto cercando un vestito per un pranzo a casa di parenti ma ancora non ho deciso il colore- disse Carla preoccupata.

Angela più che ai vestiti era interessata a guardare i giovanotti che con passo frettoloso si spostavano per affari tra i vari uffici della città.

-Andiamo a bere un tè da Schenardi? Ti andrebbe Anna?- chiese Angela.

-Sì, magari con qualche pasticcino- aggiunse ridacchiando Carla.

-Sì, volentieri- fece Anna.

-Guarda, guarda chi si vede! Laggiù c’è il figlio del notaio Fanelli. Ha un’aria molto indaffarata, sapete se ha già cominciato a lavorare con il padre? Mia madre dice che è molto intelligente e potrebbe dare molto alla comunità. Forse si dedicherà alla carriera politica…Chissà se è fidanzato….- Angela ora sembrava parlare a se stessa e seguiva il filo dei suo pensieri a voce alta.

-Di certo è uno dei ragazzi più desiderati dalle madri per le loro figlie…- rispose, non senza ironia, Carla.

-Io preferisco la famiglia del giudice Felicetti- fece Emilia.

-Forse volevi dire che preferisci la compagnia di Matteo Felicetti solamente…- la piccò Carla.

Anna con loro si sentiva a casa, a suo agio, e in alcuni momenti anche spensierata: non le facevano mai domande su quello che era successo al padre, dei suoi assurdi affari commerciali e meno che mai le facevano domande su come avrebbe affrontato la sua vita da quel momento in poi: non sapeva dire se si fossero messe d’accordo o se tutte avessero adottato inconsapevolmente quella tecnica di approccio nei suoi confronti. Era grata di una sola cosa: che avessero ancora piacere di andare a farle visita e che nessun familiare avesse loro proibito di farlo.

-Il mese prossimo vado dai miei parenti vicino ad Ancona e credo che rimarrò con loro per tutta l’estate. Voglio fare passeggiate a cavallo e andare a tante feste- Emilia era molto emozionata per il viaggio ed era tutta concentrata nei preparativi.

-Anna, i miei genitori vorrebbero sapere se ti piacerebbe venire con noi a Firenze per due settimane: ci sono tanti posti da visitare e la città non dovrebbe essere ancora troppo calda- le chiese Carla.

-Ringrazia tantissimo da parte mia la tua famiglia Carla ma credo che accetterò l’invito di mia zia Costanza, andrò da lei per l’estate- mentì Anna.

-Che peccato Anna, potevamo divertirci davvero molto insieme- le rispose Carla dispiaciuta.

Qualcosa era cambiato dentro di lei, sorrideva e parlava pacatamente con loro ma il suo cuore era stremato. Questa improvvisa e inaspettata sofferenza l’aveva fatta maturare suo malgrado prima delle compagne d’infanzia: le guardava con un distacco via via crescente soprattutto quando gli argomenti si facevano frivoli. Rispondeva per monosillabi o annuendo eppure, nonostante questo, apprezzava sinceramente i loro tentativi di tirarla su di morale.

-Potremmo fare un giro in carrozza uno di questi giorni se vi va…- fece Carla.

-Sì, certo. A proposito, il prossimo lunedì devo andare dalla modista, potremmo andarci insieme e prendere le misure per un vestito estivo o una camicetta…- Emilia era emozionata al solo pensiero.

-Io preferirei fare una passeggiata al Corso…- sentenziò Angela.

-Già, non ti stanchi mai di osservare il figlio del notaio Fanelli…Però io ti vedo bene con il figlio dell’avvocato Gatti…- fece Carla.

-Chi? Riccardo Gatti? Sai bene che non mi piacciono i ragazzi con i capelli rossi!- rispose Angela indispettita.

-Lo so, ma un giorno potrebbe diventare calvo come il padre ed il tuo problema sarebbe risolto…- sghignazzò Carla.

Argomenti futili e leggeri come questi potevano occupare la mente delle sue amiche per ore: Anna si distraeva con loro ma tornava poi immancabilmente a cercare nella solitudine il conforto dai suoi tristi pensieri.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO QUARTO

 

La scusa di partire per la tenuta della sorella del padre non era poi senza fondamento.

Da qualche giorno aveva ricevuto dalla zia Costanza una lettera di invito a raggiungerla nella sua tenuta di campagna dove da diversi anni si era ritirata, ma Anna ancora non aveva deciso cosa risponderle. La zia non si sentiva bene da tempo e avrebbe gradito la sua compagnia.

 

Carissima nipote,

ogni giorno prego Nostro Signore affinché porti nel tuo cuore un po’ di sollievo.

So quanto stai soffrendo, mio fratello era un padre impagabile e attento ma sai anche che puoi sempre contare sul mio aiuto, di qualunque natura esso sia.

E’ mio desiderio che tu mi raggiunga alla tenuta non appena avrai sistemato con l’avvocato Lambiati le faccende burocratiche relative all’eredità.

Come ben sai la gotta non mi abbandona e anche se è un po’ migliorata con i consigli del medico sono tuttavia nell’impossibilità di fare grossi spostamenti e venirti così a trovare. Mi farebbe molto piacere la tua compagnia poiché sulle mie figlie non posso quasi più fare affidamento e la tua presenza per me sarebbe di grande sollievo.

Spero che deciderai di raggiungermi al più presto.

Ti ho nel cuore e ti stringo con affetto, che Dio ti benedica,

zia Costanza

 

Della lettera d’invito era a conoscenza anche la governante Teresina che a insaputa di Anna era sempre in contatto epistolare con la signora Valliti per aggiornarla dello stato di salute della nipote. Entrambe le donne erano concordi sul fatto che un cambiamento di ambiente le avrebbe giovato immensamente e i ritmi semplici della campagna e lo stare all’aria aperta l’avrebbero distratta e tenuta occupata molto di più di una monotona vita cittadina.

C’era sempre fermento alla tenuta: erano numerosi i lavoratori stagionali e i contadini che risiedevano nelle zone attorno alla villa padronale, inoltre non si sarebbe annoiata tra escursioni a cavallo e visite alle varie fattorie.

La signora Costanza era una donna di grande cultura ed aveva dimostrato sempre molto affetto per Anna.

Gradiva la sua compagnia, la serenità e la calma con la quale affrontava le cose di tutti i giorni e questo la faceva sentire tranquilla e in pace con se stessa: chiacchierando con lei quasi si dimenticava dei suoi acciacchi.

La donna aveva un carattere forte e tenace ma cedeva facilmente alle tentazioni della gola. Nonostante le raccomandazioni dei medici, infatti, non era mai riuscita a seguire una dieta appropriata: non era neppure potuta andare al funerale del fratello a causa della gotta che la costringeva spesso a letto, il solo pensiero di spostarsi le dava sofferenza.

Aveva inoltre un'indole tendente al rancore verso chi si comportava in modo inopportuno nei suoi confronti, era sicuramente dispotica ma, presa con quella dolcezza che lei stessa non aveva mai ricevuto, si trasformava in una donna migliore e portata all’ascolto. Anna la conosceva bene e aveva il carattere giusto per starle accanto.

Lo stesso avvocato Luigi era molto legato alla sorella e quando

passava per motivi di lavoro dalle parti della tenuta non mancava mai di farle un saluto affettuoso, anche se veloce.

Suo marito Adolfo, famoso notaio di Grosseto, era morto da diversi anni ma già molto tempo prima e per una oscura ragione la donna lo aveva allontanato dalle sue proprietà di famiglia e non ne aveva più voluto sapere nulla, mantenendo con lui i contatti unicamente per il bene delle due figlie Luisa e Agnese.

Le due sorelle avevano sposato uomini facoltosi, erano matrimoni combinati a tavolino dalla zia, come combinato era stato il suo matrimonio e, a giudicare dalla riuscita di quest’ultimo, la sua esperienza personale in merito non era servita per rendere felici le due figlie, anzi. Si erano allontanate dalla madre proprio a causa del suo carattere autoritario e brusco che mai le aveva assecondate nei desideri e nelle aspirazioni personali. L’unica libertà che si erano concesse era il loro allontanamento dalla sua vita, il disinteresse per i suoi beni e la rottura quasi completa dei rapporti con lei. Il risentimento che si era accumulato nei loro cuori era diventato duro e impenetrabile.

Da molto tempo Anna non visitava la tenuta, forse un anno e mezzo o due, e ponderando a lungo la decisione e su insistenza di Teresina e Giulio nel giro di una decina di giorni decise di scrivere alla zia e confermarle la partenza, ma non senza qualche titubanza.

 

Carissima zia Costanza,

grazie per l’invito che ho deciso infine di accettare.

Comprendo la vostra preoccupazione nei miei confronti, so che volete distrarmi dai miei pensieri ma vi assicuro che più il tempo passa e più sono serena.

Sarò ben felice di aiutarvi in tutto ciò che più vi servirà e non vedo l’ora di passeggiare nello splendido giardino della vostra villa.

Giulio ha già organizzato tutto: partirò all’alba del prossimo lunedì e, se non ci saranno problemi lungo la strada, arriverò prima di sera.

Con affetto, Anna

 

Era la prima volta che Anna partiva da sola senza la compagnia del padre e questo la rattristava e preoccupava molto, ma l’unica cosa che veramente la rassicurava nella partenza era la presenza dell’avvocato Lambiati a Viterbo, il suo angelo custode su questa terra, la sola persona che in quel momento poteva condurla verso le giuste soluzioni da adottare per riportare ordine nella sua vita.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Anna non era la sola persona ad aver sofferto per la morte di suo padre.

L’avvocato Marcello Lambiati da quel triste giorno si era dedicato con tutte le sue forze a cercare di sistemare la condizione finanziaria della ragazza. Certamente i motivi che lo spinsero ad occuparsi alacremente del caso non furono mossi solo dalla solida e storica amicizia con Luigi o dalla condizione di solitudine della ragazza: l’uomo sapeva da cosa si originava la frenetica e delirante attività finanziaria dell’amico.

Durante l’estate precedente il padre di Anna, sicuramente affaticato da una vita ricca di impegni, aveva cominciato ad accusare strani dolori al torace che inizialmente aveva trascurato. Poi un giorno, passando per Roma, si convinse di farsi visitare da un noto dottore.

Dopo vari controlli e visite la diagnosi che ne scaturì non fu rassicurante, tutt’altro. Preso da un senso di smarrimento iniziale, cominciò a fare i conti con quello che gli aveva detto il medico: il suo cuore cominciava a dare segni di cedimento e doveva per lo meno cominciare a cambiare stile di vita se voleva avere qualche possibilità in più di vivere.

Questo tipo di diagnosi purtroppo non era nuova per lui poiché molti membri della sua famiglia in passato erano morti a causa di infarti in età giovanile. Lo spettro di questa maledizione familiare si riaffacciava nella sua vita non ancora sessantenne. Non disse nulla alla figlia, inorridito da quello che solo la sua immaginazione poteva per il momento vedere: lasciarla sola senza una madre e non ancora preparata alle difficoltà della vita. Oltretutto, non essendo fidanzata, non poteva neanche godere del sollievo di sapere che qualcuno un giorno si sarebbe preso cura di lei, come lui aveva fatto fino a quel momento.

L’unico con cui riuscì a confidarsi fu proprio il suo amico Marcello.

Una fredda sera di ottobre, davanti al camino scoppiettante del salotto, gli scaricò addosso tutta la gravità delle sue condizioni di salute, insieme al suo frettoloso quanto claudicante programma di investimento finanziario.

 

-Marcello, non sai quanto ho penato nelle ultime settimane e non ti caricherei di un fardello simile se non avessi bisogno del tuo sostegno morale- disse sconsolato il padre di Anna fissando le fiamme del focolare.

Era abbattuto moralmente ma saldo nella voce.

L’avvocato Marcello rimase inizialmente impietrito poi si riscosse e cercò, come il suo mestiere gli aveva insegnato, di dare una risposta all’amico carissimo.

-Luigi, sono senza parole…Tutto mi sarei aspettato di sentire da te stasera ma non questo. Non so cosa dire. Sono sgomento. Cos’hai intenzione di fare ora? -

-Non so quanto Iddio mi abbia lasciato da vivere e sinceramente non mi importa, ma mi tormenta pensare ad Anna sola. Non avrò mai il coraggio di dirglielo, lo so già. Preferisco che la vita faccia il suo corso. Ho bisogno di vederla serena e se le dessi una notizia del genere la sprofonderei nella più cupa disperazione: non so se riuscirei a sopportarlo. Non so se mi comprendi… secondo te sono egoista o peggio ancora sono un vigliacco a non volergliene parlare? - chiese Luigi.

-Penso che dovresti ridurre le tue attività e rilassarti, pensare alla tua salute, fare un viaggio con Anna, allentare i tuoi ritmi intendo e credo comunque che sia più corretto da parte tua portare Anna a conoscenza dello stato della tua salute. Lo penso seriamente Luigi, non la trattare come una bambina, ormai ha diciotto anni- concluse serio Marcello.

 

Ma i programmi dell’avvocato Luigi erano esattamente l’opposto delle calde raccomandazioni dell’amico Marcello e dei medici che lo avevano visitato: voleva accantonare più soldi possibili per Anna, accelerare le possibilità di guadagno nel breve termine al fine di garantirle un futuro dignitoso, soprattutto nel caso in cui non si fosse mai sposata. Voleva andarsene serenamente sapendo di averle dato tutto quello di cui avrebbe avuto necessità e lui, Marcello, doveva garantirgli la gestione del patrimonio: gli chiedeva di essere, in confidenza, il tutore di Anna.

La gestione del patrimonio non sarebbe stata un problema ma Marcello espresse disappunto e contrarietà al resto del programma: ne vedeva tutta la pericolosità poiché la fretta non portava mai buon consiglio e provò ripetutamente a farlo desistere dai suoi propositi perché dopotutto la sua situazione economica era più che sufficiente per garantire un futuro dignitoso ad Anna.

Ma poi, di fronte alla fermezza dell’amico, non gli rimase che cedere promettendogli ogni cosa.

 

L’ipotesi di trovare un marito per Anna non era mai stata presa in considerazione poiché le sue idee in merito erano piuttosto chiare e non aveva mai avuto bisogno di confrontarsi con l’amico per chiedergli un parere.

Un bravo e coscienzioso padre, soprattutto benestante come lui, si sarebbe dato da fare già da molto tempo per trovare un buon partito alla figlia e sicuramente lo avrebbe trovato perché molti tra i suoi colleghi erano palesemente interessati alla bellezza nascente di Anna. Dalla devozione che provava per la figlia scaturivano chiare considerazioni a riguardo, giustificate da una lunga lista di matrimoni infelici contratti nella sua famiglia: sapeva benissimo che il matrimonio combinato era la regola, quella stessa che lui aveva voluto tenacemente eludere nella scelta della donna da amare. Si era sposato infatti piuttosto tardi ma con un esito felicissimo. Aveva incontrato la futura moglie Giulia ad una festa tra amici: era una giovane ragazza, esile, elegante, spiritosa e acuta nelle osservazioni, figlia di un commerciante di tessuti molto noto tra le signore in città. Si erano osservati a lungo per tutta la serata e come risultato si erano invaghiti l’uno dell’altra.

Il resto accadde come la cosa più semplice del mondo: il matrimonio, la nascita di Anna e tanta serenità fino, purtroppo,

alla morte improvvisa della adorata moglie.

Due anni prima l’avvocato Luigi aveva casualmente, o forse volutamente, sondato il campo per capire i reali desideri della figlia.

Lei gli aveva serenamente e forse ancora fanciullescamente elogiato l’importanza di avere accanto un ragazzo che le volesse bene: l’esempio fuori da ogni regola dei suoi genitori era per lei un traguardo da raggiungere con tutte le sue forze.

Del rispetto reciproco, dell’intesa e dell’amore tra i suoi genitori non ne sentiva parlare solo dal padre ma anche da Teresina, dai parenti e dagli amici che venivano ogni tanto a trovarli.

Questo fortunato esempio la rendeva certa delle sue aspettative, sicura che qualcosa di buono le sarebbe venuto incontro senza doverlo cercare e questo le dava una calma e una serenità indubbie nel modo di porsi alla vita.

L’amore, come valore assoluto, cementava nel suo cuore e la faceva sentire forte e ottimista riguardo ogni cosa.

Il padre era felice di questa sua fermezza ma allo stesso tempo ne era un po’ impensierito poiché la felicità si poteva manifestare certamente senza cercarla ma poteva anche non presentarsi mai: non voleva rischiare di illuderla, non se lo sarebbe mai perdonato.

Desiderava ardentemente per lei la sua stessa felicità, cosciente ora che non ne sarebbe mai stato testimone. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Le parole di Adinolfi riecheggiavano nella mente dell’avvocato Lambiati da mesi.

Le aveva analizzate e rimescolate, giustificate e poi confutate, ma il risultato alla fine per lui non cambiava: Anna aveva tutto il diritto di sapere cosa era successo al padre e le ragioni che lo avevano spinto a comportarsi in un modo così azzardato.

Il motivo era per lui anche troppo ovvio: voleva scagionare la figura del padre dall’accusa di cupidigia agli occhi della figlia.

La malignità della gente si canalizzava ancora sull’argomento ma con il passare del tempo i pettegolezzi si sarebbero placati, però nel cuore di Anna il dubbio, come un tarlo, avrebbe potuto offuscare ed alterare il ricordo della correttezza morale del padre.

Per lui tenere all’oscuro Anna non era stata una decisione corretta e mai l’aveva condivisa. Aveva a suo tempo facilmente accontentato l’amico ma ora il fardello di un tale segreto più passava il tempo e più non lo sopportava. Adesso che Anna aveva deciso di partire per raggiungere la zia in campagna sentiva più pressante il desiderio e la necessità di dare una risposta alle tante domande che la ragazza si era fatta negli ultimi mesi.

Un presentimento poi lo spronava più di tutti ovvero l’ascendente della zia sulla nipote: c’era la possibilità, non tanto remota, che l’anziana e autoritaria donna decidesse della sua vita e la convincesse a sposarsi come già aveva fatto con le figlie.

Forse, nel peggiore dei casi, neanche sarebbe più rientrata a Viterbo: sarebbe potuta partire con il marito e vendere tutte le sue proprietà per procura. Era un argomento troppo delicato da affrontare per via epistolare, sarebbe stato vigliacco non guardarla negli occhi mentre le parlava, voleva prendersi tutte le responsabilità della sua scelta e avrebbe accettato di essere pesantemente ripreso o addirittura offeso: chissà quali sentimenti avrebbero agitato in quel momento il cuore di Anna.

La ragazza aveva affrontato il lutto in modo troppo composto e stranamente sereno: l’avvocato vedeva che si teneva tutto il suo dolore dentro ma non si sentiva così in confidenza con lei da spingerla a sfogarsi delle sue angosce e la osservava e ascoltava con rispetto e comprensione.

Con questo turbinio di possibili accadimenti futuri nella testa decise infine di andarle a parlare prima che partisse per la tenuta.

Anna aveva notato nei giorni vicini alla partenza un cambiamento di umore nell’avvocato, di solito era sereno e gioviale mentre negli ultimi tempi lo trovava distratto e stranamente taciturno.

Si presentò all’improvviso a casa sua un pomeriggio.

Dopo essersi accomodati nello studio del padre, Anna gli aveva offerto un liquore digestivo alle erbe. Trovarsi in quella stanza fu motivo di maggiore suggestione per l’avvocato Lambiati poiché sembrava che la presenza dell’amico fosse ancora più chiaramente percepibile.

Anna pensava di dover firmare delle pratiche all’ultimo minuto, anche se sapeva che Lambiati aveva la procura a suo nome su tutto: aveva messo nelle sue mani la sua vita, si fidava ciecamente di lui come aveva sempre fatto il padre e con questo sentimento si apprestava ad ascoltare ciò che aveva da dirle.

L’avvocato sembrava cercare le parole nel liquido del bicchiere che faceva nervosamente vorticare e cominciò a parlare non senza un po’ di titubanza.

-Anna, sapete quanto io vi stimi… Devo parlarvi di una cosa importante. E’ una cosa che volevo dirvi da tempo ed ho dovuto aspettare a lungo per trovare il momento adatto- l’avvocato aveva preferito un inizio cauto e rilassato, ciononostante una sensazione d’ansia invase il petto di Anna.

-Ricorderete bene quanto gli affari di vostro padre siano stati…movimentati prima che morisse. La sfortuna e le attività illecite di un gruppo di delinquenti vollero che l’ultimo carico di beni proveniente dalla Spagna sparisse per mare e con esso quasi tutto il patrimonio di vostro padre - Anna cominciò a sentire il cuore agitarsi in petto, il presentimento di una rivelazione importante si faceva strada in lei.

-Non ve ne ho parlato finora perché avevo promesso a vostro padre di tacere, di non farvi sapere nulla e, se oggi sono qui a raccontarvi ogni cosa, sappiate che lo faccio non senza sentirmi tormentato dal rimorso di aver tradito la fiducia del mio amico più caro - tutto questo preambolo pietrificò la ragazza, non sapeva cosa stesse per accadere, quale rivelazione l’attendeva ed il respiro le si fece sempre più trattenuto.

-Durante l’autunno dello scorso anno vostro padre ha cominciato a sentirsi poco bene, non so se ve ne eravate accorta: ogni tanto aveva dei dolori al centro del petto e saliva le scale un po’ più affannosamente… ma sicuramente con voi dissimulava…- continuò Lambiati quasi parlando tra sé e sé.

-Passando per Roma… ricordate il viaggio per il caso Angelelli vero? Si era fatto visitare da uno specialista che ha confermato purtroppo quello che più temeva: era malato di cuore e non sarebbe vissuto molto a lungo- Lambiati si fermò un attimo vedendo lo sguardo sgomento di Anna, poi ritrovò il coraggio e riprese.

-Molti membri della sua famiglia erano morti in giovane età per infarto come sapete e lui sentiva oramai avvicinarsi la stessa inesorabile sorte- Anna cominciò a piangere in silenzio ma non si mosse da dove era seduta, era come pietrificata e voleva continuare ad ascoltare.

-Vi ha nascosto la verità perché non avrebbe sopportato di vedervi infelice e turbata: voleva dedicarsi a voi per il tempo che gli rimaneva, serenamente. Io, Anna, sono stato l’unico con cui si è confidato, sapevo tutto ma mi ha fatto giurare di non dirvi nulla – concluse Lambiati dispiaciuto.

-Forse… forse credeva che fossi troppo debole per affrontare un dolore del genere, mi ha voluta proteggere fino alla fine come ha sempre fatto…- osservò Anna con gli occhi gonfi di lacrime.

-No, non parlerei di debolezza Anna, vostro padre ha sempre avuto la convinzione che avevate una grande forza, sapeva che sareste riuscita a sopportare il… dopo. Forse, e gli si può concede, voleva finire i suoi giorni godendosi la vostra inconsapevole serenità, la vostra gioia di vivere, il vostro affetto privo di disperazione. Vogliamo chiamarlo egoismo, vigliaccheria? Io lo vedo come un suo intimo e spontaneo ultimo desiderio da esaudire e condividere senza chiedersi troppi perché- l’avvocato parlava con il cuore.

Anna si era alzata dalla poltrona dello studio e stringendo più forte attorno a sé lo scialle si avvicinò alla finestra per guardare il giardino: era come se tra i cespugli di rose cercasse la figura del padre. Si sentiva sgomenta, nella mente andava cercando tutti quei piccoli indizi nel suo comportamento che potevano a suo tempo aver fatto pensare a lui come ad un malato di cuore e che poteva aver trascurato, ma non riuscì a trovare nulla. Lei non si era accorta mai di niente, il padre doveva aver dissimulato i suoi malori con grande abilità per amor suo: era riuscito nel suo intento, sicuramente aiutato dallo stare molto tempo nello studio a compilare carte e scrivere missive.

Era riuscito a mettere in atto alla perfezione il piano che Lambiati le aveva appena esposto.

Lei non sapeva in quel momento come giudicare i desideri del padre, pensava di conoscerlo profondamente e mai si sarebbe aspettata da lui una decisione tanto estrema. Era arrabbiata con lui? Era mortificata per questa sua mancanza di fiducia? Lo avrebbe perdonato e giustificato? Il senso di impotenza che la pervadeva la lasciava senza capacità di giudizio.

Lambiati l’aveva raggiunta alla finestra preoccupato perché non capiva come stesse reagendo.

-Anna come vi sentite? Vi faccio portare qualcosa da Teresina? - disse premuroso e non senza preoccupazione.

Le domande nella testa di Anna erano diventate come un fiume in piena, così tante da non riuscire a capire da quale cominciare. Una strana ed innaturale rabbia le cominciò a montare dal cuore contro se stessa, per la sua superficialità, per il suo non essersi accorta di nulla, per poter essere sembrata una persona frivola e ingrata agli occhi del padre, così facile da distrarre… come una bambina dai suoi capricci.

Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Lo stomaco le faceva male ed in gola aveva un nodo che le rendeva difficoltoso fare domande.

-Perché… perché avete aspettato tutti questi mesi per dirmelo, perché avete sentito la necessità di rompere il giuramento solo ora? – Anna non riusciva a guardarlo negli occhi, aveva il presentimento di qualche nuova rivelazione.

-Anna, ci sono alcune cose che ancora non sapete, azioni di vostro padre di cui non vi dovete dare alcuna colpa…Da esse è scaturita in me la necessità di dirvi tutto…- riprese l’avvocato con esitazione.

Anna sentì un brivido scenderle giù lungo la schiena.

-L’errore più grande che ha fatto Luigi, a mio avviso, è di essersi buttato anima e corpo in azzardi finanziari di ogni tipo. Era preoccupato di non potervi garantire un futuro sufficientemente sereno. Era ossessionato dal garantirvi rendite tali da farvi essere libera anche di non sposarvi se voi lo aveste voluto. Vi voleva pensare libera di vivere la vostra vita. Vi adorava, lo sapete, eravate il suo unico vero tesoro a questo mondo- confessò Lambiati.

La ragazza era quasi in stato di choc: avevano sempre condotto una vita agiata ma lei non aveva mai inseguito l’opulenza. Aveva sempre pensato che gli affitti di case e magazzini sarebbero bastati all’economia domestica di due persone: aveva sempre creduto che se il padre avesse smesso di fare l’avvocato non sarebbe mancato loro nulla. Non si era mai data pensiero di calcolare al centesimo le entrate di denaro proprio perché conducevano una vita che, rispetto ad altre famiglie, era sicuramente meno sfarzosa. Evidentemente il padre guardava avanti: voleva proteggerla e mantenerla nella sua autonomia, voleva la garanzia della felicità per lei.

La fretta lo aveva condotto verso quello che più di tutto non voleva: mettere Anna in uno stato di indigenza tale da farla dipendere da altri.

-L’ho sconsigliato, ho provato a farlo desistere. Quello che possedeva era per voi sufficiente, ma era come ossessionato dal tempo… La fretta gli ha fatto abbassare la guardia, la cautela non lo ha consigliato e il fato ha messo sulla sua strada gente non timorata di Dio… Avrebbe dovuto prendersi una pausa dal lavoro e dedicarsi a se stesso ma ha fatto il contrario e si è gettato anima e corpo nel lavoro. Il resto lo sapete…- concluse Lambiati.

-Mio padre è andato in rovina per colpa mia, per le mie stupide idee romantiche e fanciullesche…- Anna parlava a se stessa, come se fosse stata sola in quella stanza. Era in preda al panico, imbambolata da troppe rivelazioni che avevano una natura quasi assurda ai suoi occhi.

-Anna, ognuno di noi reagisce alla morte che si avvicina in modo diverso. Vostro padre era cambiato: si dimenticò di sé e si concentrò solo su di voi. Se l’amore è un limite lui ha toccato il punto più alto- questa era la sola verità per Marcello Lambiati.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Anna passò la notte completamente insonne: provava angoscia e un forte senso di colpa. Camminava avanti e indietro dal letto alla finestra e analizzava minuziosamente tutti i ricordi dei mesi precedenti la morte del padre: si convinceva di qualche suo segno di stanchezza ma poi conveniva che fosse una forzatura. Suo padre aveva dissimulato la sua malattia come un attore consumato e l’unica cosa certa che ne veniva fuori era che lui non ci fosse più.

Alle prime luci dell’alba si scoprì più fatalista di quanto pensasse: era esausta per l’assurdità della situazione, la testa le scoppiava,

la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò.

 

Teresina la lasciò dormire e Anna si svegliò con le campane della chiesa che reclamavano il mezzogiorno. Si sentiva più stanca di quando si era coricata ed il mal di testa non le era passato.

Teresina, sentendo del movimento in camera, entrò ed aprì le tende: un fascio di luce brillante investì il tappeto della camera e l’aria fresca che entrava dalla finestra diede un po’ di sollievo alla ragazza.

-Anna come ti senti, mi sembri pallida e stanca, vuoi che ti porti la colazione in camera? - chiese premurosa la governante.

-No, grazie. Ho bisogno di uscire da questa stanza, vorrei vestirmi e scendere- rispose lei.

-Ieri sera è successo qualcosa di spiacevole, non è vero bambina mia? L’avvocato Lambiati mi ha detto di prendermi cura di te, di starti più vicina del solito. Ma come potrei più di così? Non riesco a darmi pace da quando è morto il signor Luigi… - Teresina era sinceramente preoccupata e ad Anna non rimase che confidarsi con lei.

Tra pianti e singhiozzi le spiegò l’accaduto della sera precedente e per lei fu quasi una cura: scoprì che raccontare tutti gli avvenimenti che l’avevano condotta dove ora si trovava le dava sollievo, era come se per la prima volta acquistasse sicurezza e prendesse coscienza che la sua vita andava avanti nonostante tutto. Fu da quel momento che cominciò a scuotersi di dosso quello stato di smarrimento e torpore che durava da mesi.

 

Il lunedì della partenza era prossimo e Anna aveva diverse cose da fare: la casa padronale era piuttosto grande e diede ordine a Teresina e Gina che in sua assenza venissero chiuse all’uso molte stanze, non prima però di aver arrotolato tappeti e coperto di teli i mobili. Non provava rammarico per questa riduzione di spazio, la casa era stata sempre troppo dispersiva per loro e se fosse servito vendere gli arredi o affittare casa gli oggetti erano già tutti puliti e impacchettati.

Dopo la morte del padre era così entrata nell’ottica dell’economia e del risparmio che si era già, prima che della casa, occupata della vendita dei cavalli e delle carrozze.

Tre cavalli vennero infatti venduti con rammarico già a febbraio e l’unica cavalla a restare fu Nina, una giumenta di colore sauro dorato, dolce e mansueta, a cui era molto affezionata e che sperava, nonostante tutto, di poter mantenere.

Parlò a lungo con Giulio, il marito di Teresina, al quale raccomandò che se ne prendesse cura e la facesse uscire dalla stalla spesso e per qualsiasi commissione. Lasciò inoltre nella rimessa solo il leggero calessino che usava spesso con Nina e vendette le due carrozze pesanti rimaste senza tiro: una era ancora nuova e Giulio riuscì a spuntare un buon prezzo mentre l’altra, essendo usata, diede poco guadagno.

Anche il giardino fu oggetto delle raccomandazioni di Anna perché quel piccolo angolo di paradiso a cui il padre teneva tanto doveva essere mantenuto come un gioiello: in quel momento le peonie erano al massimo del loro splendore, le camelie erano alla fine della loro fioritura, mentre le ortensie cominciavano a dare il meglio di sé. Ma tra i brevi camminamenti e i bassi cespugli dedicati all’arte topiaria, e sotto lo sguardo rilassato delle statue di peperino delle nicchie laterali, i muri coperti di rose rampicanti dominavano l’ambiente con il loro effetto trionfale e variopinto. La preferita dell’avvocato era una rosa che nasceva bianca ma che sbocciando acquistava una tenera sfumatura rosa-salmone: aveva un gambo breve e sottile che rendeva il fiore cadente e umile nella sua straordinaria eleganza.

Il giardino, interno e nascosto, non era grandissimo ma era stato progettato con amore e dedizione lungo vari anni dal padre, uno dei suoi tanti passatempi.

Anna lo attraversò con devozione odorando ed annuendo alla bellezza del posto. Questo luogo le sarebbe mancato tantissimo e voleva, prima di partire, aspirarne avidamente i profumi e riempire il più possibile gli occhi dei suoi colori.

Non sapeva precisamente quanto sarebbe stata via: la zia Costanza aveva nella sua tenuta un giardino più vasto ed articolato, ma non era frutto dell’amore diretto del suo padrone come questo.

 

La domenica che precedette la partenza due furono le tappe immancabili per Anna: la visita ai genitori nel cimitero monumentale poco fuori la città e la messa al Santuario della Quercia per rinnovare un voto fatto tempo prima.

Arrivò al cimitero accompagnata da Giulio con il calessino trainato dall’immancabile Nina, la strada era poco trafficata quella mattina.

Volle raggiungere la tomba di famiglia da sola per un momento di raccoglimento tutto suo. Tra le braccia portava i più bei fiori che la mattina presto aveva raccolto nel giardino di casa e soprattutto tante rose bianche sfumate di rosa-salmone.

Quando andava a trovarli il nodo in gola si ripresentava puntuale e dopo pochi minuti le guance le si rigavano di lacrime: pregò intensamente per le loro anime e perché l’accompagnassero durante il viaggio che affrontava per la prima volta da sola e non senza un po’ di paura.

Aveva noleggiato una carrozza veloce con l’aiuto dell’avvocato Lambiati e avrebbe viaggiato con tutte le comodità, ma pensare di lasciare per un lungo periodo casa ed essere in balia delle decisioni della zia in un posto così lontano le dava pensiero.

La confortava però il sapersi protetta da due simili angeli custodi: il bene che si provava in vita non poteva disperdersi dopo la morte, sentiva che il Signore non lo avrebbe permesso e credeva fermamente in cuor suo che non potesse essere diversamente.

Lasciò il cimitero girandosi più volte a guardare, faticava a lasciarli ma si era ripromessa di ritornare presto a Viterbo, non aveva intenzione di stare via per l’intera estate.

Giulio si diresse con calma verso la salita che conduceva a Porta Fiorentina per girare poi a sinistra verso il lungo viale che li avrebbe portati, dopo due chilometri, a La Quercia.

Era dispiaciuto per la partenza di Anna, aveva condiviso con la moglie l’angoscia per la ragazza ma il suo carattere taciturno gli impediva di esternare il suo rammarico e parlare apertamente con lei. Le dimostrava il suo affetto coprendola di attenzioni e facendo tutto quello che poteva esserle di sollievo. Era sempre contento di accompagnarla e anche Anna, che lo conosceva bene, ne era felice.

Il santuario della Madonna della Quercia era una nota meta di pellegrinaggio che custodiva la Santa Immagine della Vergine e del Bambino raffigurati su una pesante tegola. Secoli addietro un contadino l’aveva fatta dipingere e mettere su un albero di quercia di fronte alla vigna di sua proprietà: da quel momento numerosi furono i miracoli ad essa attribuiti.

La Madonna fu la prima figura a cui si appellò Anna nel momento di massimo sconforto, l’aveva pregata a lungo dopo la morte del padre e continuava ancora adesso a recitare il rosario tutti i giorni.

In virtù di questo amore e di questa devozione dopo il funerale si era inginocchiata in raccoglimento davanti all’immagine sacra e aveva fatto un voto: chiese alla Vergine di intercedere per il padre, perché la sua intensa attività economica in cerca di guadagno non pesasse sulla sua anima e gli impedisse di ricongiungersi alla madre. In cambio Anna aveva promesso che non avrebbe più mangiato nessun tipo di carne per un anno.

Questa astensione prolungata l’avrebbe affrontata senza fatica, sostenuta dalla preghiera e dal pensiero del padre.

Alla luce delle ultime rivelazioni l’accusa di cupidigia nei confronti del padre in cuor suo era decaduta, ma volle comunque rinnovare il voto fatto alla Vergine.

Arrivò a casa poco dopo l’una, mangiò nella cucina con Teresina e Giulio quindi si diresse in camera per gli ultimi preparativi: le sembrava di aver fatto tutto ma poi si ricordò che mancava ancora una cosa, la lettera all’avvocato Lambiati.

 

Carissimo Avvocato,

quando leggerà questa lettera sarò già partita per la tenuta di mia zia Costanza. Abbia pietà di me perché in cuor mio desideravo incontrarvi e salutarvi di persona, ma poi ho desistito. Vi avrei angosciato di nuovo con le mie lacrime e non volevo, spero che quando ritornerò mi presenterò a voi più serena di adesso. Voglio che sappiate quanto vi sono grata per avermi messa a conoscenza della verità, parto proprio per questo con il cuore più leggero.

Vi scriverò dalla tenuta e vorrei che voi faceste altrettanto se ci saranno novità riguardo l’eredità di mio padre.

Vi ringrazio di cuore per tutto quello che avete fatto per me finora, vi saluto con grande affetto,

Anna

 

Avrebbe consegnato lei stessa la missiva presso la casa dell’avvocato poco dopo la partenza.

Lambiati la trovò qualche ora dopo sulla tavola apparecchiata per la colazione vicino alla tazza del caffè: letta la lettera i suoi baffi si inarcarono esprimendo sollievo e compiacimento per quello che aveva pochi giorni prima deciso di fare.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Partì all’alba di un giorno umido e freddo.

Anna strinse forte a sé Teresina, anche lei visibilmente commossa, ed abbracciò Giulio prima di salire in carrozza. Era come salutare due familiari che avevano condiviso con lei tutte le sue pene, forse le uniche persone rimaste su questa terra che provassero per lei un sentimento sincero e profondo. 

Purtroppo il viaggio non fu dei migliori.

Le strade erano bagnate e rese scivolose per un improvviso acquazzone notturno che aveva causato non pochi rallentamenti e deviazioni. Fecero numerose fermate per far riposare i cavalli ma anche per informarsi sull’agibilità delle strade dai contadini del posto e per verificare che le corde che assicuravano il bagaglio non si fossero allentate per gli scossoni. Più si avvicinavano alla tenuta più le strade erano dissestate per il maltempo, destinate com’erano prevalentemente al passaggio di mandrie di bovini e di pesanti carri per il trasporto di materie prime.

Era tanto che non viaggiava così a lungo e pur essendo giovane non vedeva l’ora di arrivare per scendere da quella tortura in forma di carrozza. Partì all’alba con il buio ed il freddo ed arrivò nel pomeriggio con un sole caldo e brillante che Anna volle interpretare come segno di buon auspicio.

La tenuta della zia Costanza era talmente estesa che arrivava a toccare la costa tirrenica e comprendeva non solo parte della maremma toscana ma anche una piccola parte di quella laziale.

Il territorio collinare, a tratti pianeggiante, era punteggiato da casali dove vivevano le famiglie di contadini che si occupavano di porzioni di territorio.

Erano circa millecinquecento ettari tra boschi, pascoli, aree destinate a grano, orti e frutteti che Anna durante le varie permanenze aveva visitato solo in parte.

La villa padronale era ampia ed elegante, la zia l’aveva scelta come sua residenza perché era ubicata in un posto elevato e con una splendida vista verso l’Argentario.

Era ben ventilata, fresca d’estate ma riparata dai venti di Tramontana d’inverno per la presenza di una sughereta che la proteggeva a nord-est. L’aveva arredata elegantemente con tessuti ricercati, mobili importati e statue perché pur conducendo una vita ritirata non disdegnava di invitare parenti e amici per non sentirsi troppo sola. 

Il giardino retrostante che dava su una ampia vallata verso il mare era magnifico e curato nei minimi dettagli: venne progettato diversi anni prima da un noto architetto fatto venire appositamente da Firenze e del quale si occupavano due giardinieri che vi si dedicavano alacremente in ogni periodo dell’anno.

Poco lontano dalla villa, a tradire la vocazione contadina e speculativa del posto, si potevano scorgere magazzini e stalle che solo un occhio attento poteva giudicare come tali: nella loro progettazione l’architetto curò molto la presenza di decorazioni come capitelli, paraste, cornicioni nel sottotetto e sopra gli ingressi che avevano la funzione di far risultare gli edifici in completa armonia con la villa principale.

Anche le case dei contadini e dei servi addetti alla cura del luogo potevano essere considerate di lusso per la disponibilità di acqua potabile dalle vicine fontane, gli ampi portici e la presenza di impianti fognari.

La zia aveva anni addietro ereditato dalla famiglia questa enorme azienda che con la sua gestione diretta era diventata anche molto redditizia, a testimonianza del suo carattere volitivo, forte e autoritario, votato agli affari e alla gestione oculata del patrimonio.

Anna non conobbe mai, almeno fino a quella estate, il motivo dell’isolamento in campagna della zia stranamente coincidente con l’allontanamento dalla sua vita del marito: neanche suo padre era stato in grado di darle una ragionevole motivazione, era sempre reticente in merito ogni volta che lei provava a toccare l’argomento.

Vide in lontananza il viale alberato di pini che conduceva alla villa ed emise un profondo sospiro di sollievo.

Il profumo delle ginestre entrava dal finestrino della carrozza intenso e gradevole e Anna chiuse gli occhi mentre lo aspirava avidamente.

Assunta, la governante personale della zia, l’aspettava sullo scalone di ingresso: la carrozza attraversò il cancello ornato ai lati da due grandi anfore e girò a destra seguendo il viale che costeggiava il giardino antistante la villa, quindi si fermò senza sobbalzi di fronte alla donna.

Anna scese accolta dal suo saluto riverente mentre la portava a conoscenza del fatto che la zia la attendeva nel salotto del primo piano poiché aveva ancora qualche difficoltà a muoversi a causa della gotta.

La ragazza la raggiunse, si salutarono calorosamente e si abbracciarono commosse: tanti fatti dolorosi erano accaduti dal loro ultimo incontro circa due anni prima.

-Anna non sai quanto sia dispiaciuta per non essere stata presente al funerale, questa gotta è una punizione sotto tanti punti di vista-

-Zia carissima, comprendo la difficoltà della situazione, non avrei mai preteso che faceste questo lungo viaggio in condizioni di salute proibitive e ho sentito comunque la vostra vicinanza: siete sempre stata molto gentile e premurosa con me- fece Anna.

-Sei pallida e molto magra nipote mia. Devi cercare di farti una ragione dell’accaduto e guardare avanti quanto prima- la zia aveva una visione concreta della vita.

Anna decise di raccontarle la verità che lo stesso avvocato Lambiati le aveva confessato: la zia voleva molto bene al fratello e quando comprese chiaramente le ragioni del suo comportamento si sentì angosciata e triste.

-Purtroppo Anna nella nostra famiglia molti sono morti d’infarto, lo sai. Anche nostro padre morì che non aveva ancora compiuto cinquant’anni: sembra che la maledizione di casa Adinolfi ogni tanto si manifesti. Deve essersi sentito prossimo alla morte e fatto dominare dal panico, un brutto consigliere. Avrebbe dovuto comunque dirmi tutto… Lo avrei potuto aiutare con gli affari per lo meno, non sono esperta di prodotti importati ma in qualche modo avrei potuto consigliarlo- la zia valutava, anche se tardivamente, una soluzione.

-Zia, credo sia inutile pensare a queste cose, mi sono fatta le stesse domande per così tanto tempo e non mi sono mai data una risposta definitiva: il destino aveva deciso per noi in questo modo e papà ci ha lasciato per sempre- concluse tristemente Anna.

Tra la stanchezza del viaggio e lo sconforto provocato dai ricordi si sentì venire meno le forze: le due donne parlavano, senza rendersene conto, da quasi due ore e ora Anna si sentiva stanca.

-Anna, basta parlare. Vai a rinfrescarti, riposati e scendi più tardi per la cena. Mi troverai ad aspettarti nella sala da pranzo attigua alla cucina, vai bambina mia- la zia Costanza aveva molte cose su cui riflettere dopo le ultime rivelazioni.

Il futuro di Anna le stava molto a cuore e forse i presentimenti dell’avvocato Lambiati non erano poi senza fondamento.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Dopo aver riposato Anna scese per la cena nella sala dove la zia consumava abitualmente i suoi pasti: non era la stanza di rappresentanza usata per gli ospiti ma era una stanza comunque luminosa, fresca ed accogliente, arredata con vetrine ricche di collezioni di piatti dipinti a mano e quadri campestri alle pareti.

Il lungo tavolo centrale era sempre apparecchiato con ricercatezza tra bicchieri di cristallo, tovaglie ricamate e fiori provenienti dal giardino. Anche i tessuti d’arredamento erano ricamati, eleganti e leggeri: la zia Costanza mangiava abitualmente in questa sala d’estate e l’aveva arredata con una certa ricercatezza solo per compiacere se stessa.

Anna non mangiò molto, gradì più che altro della frutta e dell’acqua limonata. L’aria in questa stagione era ancora fresca e ventilata quindi dopo cena le due donne, protette da uno scialle, si sedettero sulla terrazza a guardare la lastra dorata del mare dietro cui calava il sole all’orizzonte: la zia per camminare si aiutava nel suo passo incerto con un bastone da passeggio e, se necessario, con il sostegno di Assunta.

-Vedi Anna che paradiso? Ogni sera il tramonto è diverso, il sole gioca con le nuvole e ci regala sfumature di colore sempre diverse…- Anna era rapita da quella visione e divertita dall’espressione estatica della zia.

-Sì, è bello qui, tramonti come questo in città non se ne vedono zia- l’ora che volgeva al tramonto era la più ricca di ricordi e malinconia per Anna, ma qui l’aria aperta, i profumi e i colori l’arricchivano di elementi che inducevano alla serenità e alla quiete.

Subito dopo il tramonto Anna si ritirò in camera per cercare finalmente di rilassare la schiena dopo tante ore di scossoni in carrozza. La stanza, arredata molto riccamente, era quella della figlia maggiore della zia, Luisa, che ormai da diverso tempo viveva a Firenze con il marito.

La zia Costanza le aveva assegnato una giovane cameriera di nome Chiara che le aveva sistemato tutti i bagagli e posizionato sulla toeletta tutti i suoi oggetti personali, compresa una foto del matrimonio dei genitori da cui Anna non si staccava mai durante i viaggi, prima per avere sempre con sé la madre ed ora per dare uno sguardo ad entrambi i genitori prima di coricarsi.

Chiara era la figlia del fattore della tenuta, era una ragazza di circa quindici anni con uno sguardo sveglio e sbarazzino: si vedeva che era cresciuta in una famiglia felice e spensierata ed Anna dopo aver scambiato con lei qualche parola provò, pentendosene, un po’ di invidia. Si muoveva in modo sicuro e svelto, conosceva la casa e sapeva già dove trovare tutte le cose, doveva essere stata istruita in modo efficace da Assuntina. Per un attimo la immaginò come quella sorellina che tanto aveva desiderato e mai avuto e le venne da sorridere.

-Volete che vi porti dell’acqua per la notte signorina Anna? Mi hanno detto che avete mangiato poco, forse vi posso portare anche qualcosa dalla cucina…- disse premurosa Chiara.

-Dell’acqua andrà bene, grazie Chiara- ad Anna piaceva quella ragazzina frizzante, la distraeva e divertiva con il suo modo disinvolto di fare: non provava per Anna la soggezione solita che la servitù sentiva verso persone di classe superiore, forse proprio a causa della sua giovane età.

Dopo averla aiutata a prepararsi per la notte, la ragazza le augurò la buonanotte e si accomiatò.

Finalmente Anna era sola con i suoi pensieri e sapeva che questo d’ora in poi sarebbe stato molto difficile da realizzare: la sua presenza alla villa era motivata anche dal fare compagnia alla zia e distrarla dai suoi dolori.

Anna disse le preghiere della sera e senza accorgersene sprofondò in un sonno ristoratore privo di sogni e di interruzioni, favorito dal silenzio della campagna e dall’aria fresca notturna.

Si svegliò all’alba con il canto del gallo: dalla sua stanza si udivano i primi movimenti attutiti dei lavoratori della tenuta.

Li ascoltò curiosa per un po’ poi, completamente sveglia, decise di alzarsi e di andare alla piccola cappella della tenuta con il suo libro delle preghiere per recitare il rosario. Alle sei e trenta, con la testa coperta da un fazzoletto bianco finemente ricamato, entrò nella piccola cappella a cui si accedeva dal piazzale d’ingresso della villa: era semplice, ad una navata, con pochi banchi per lato. Gli intonaci bianchi facevano risaltare le decorazioni in peperino e l’unico elemento lussuoso del luogo era la vetrata con l’immagine della Vergine con il Bambino, incorniciata da gigli, che la zia aveva commissionato ad un famoso vetraio di Roma. Il luogo risultava di primo mattino luminoso e accogliente: Anna lesse il brano della Bibbia aperta sul leggio accanto all’altare, lo meditò poi andò a sedersi per recitare il rosario e meditare questa volta sui Misteri. La recita del rosario era la sua fonte giornaliera di conforto, non ne poteva più fare a meno: rientrò per le sette giusto in tempo per fare colazione con la zia.

-Ti sei alzata molto presto oggi, credevo volessi dormire un po’ di più per ritrovare le forze dopo il viaggio…- osservò la zia Costanza mentre beveva del caffè.

-Ho dormito così bene che all’alba ero già sveglia zia. Poi sono andata in cappella per recitare il rosario. Ho notato che avete fatto ridipingere di bianco le pareti e sembra ancora più luminosa- disse Anna bevendo del tè e mangiando una fetta di torta alla frutta.

-Cosa ti piacerebbe fare questa mattina? Se vuoi visitare la tenuta ti puoi far accompagnare da Chiara-

-Grazie zia, mi piacerebbe vedere cosa è cambiato dall’ultima volta che sono stata qui. E mi piacerebbe poter passeggiare nel giardino, è bello come l’ultima volta? - chiese con entusiasmo Anna.

-E’ lo stesso di prima con qualche varietà di fiori in più. I miei giardinieri hanno creato qualche nuova aiuola, rimarrai sorpresa anche tu Anna del colore di questi nuovi fiori- la zia era fiera del suo giardino come il padre di Anna lo era del suo.

Anna vi entrò passando per l’ampia porta a vetri che dava sulla terrazza e prima di immergersi in esso lo guardò dall’alto: siepi di varie altezze e tonalità di verde regalavano magnifici giochi geometrici al visitatore e poi macchie colorate di rose erano messe nei punti di snodo dei camminamenti, spesso bordati di piccoli fiori viola che delimitavano il piano di calpestio in pietra.

La ragazza scese dopo aver individuato i fiori di cui parlava la zia per vederli da vicino: erano splendide rose inglesi basse e rifiorenti di color arancione chiaro mentre poco più in là un’altra aiuola faceva sfoggio di rose bianche profumatissime i cui petali sembravano macchiati nei margini da gocce d’inchiostro rosa. Anna si sedette sulla panchina posizionata strategicamente dai giardinieri per permettere alla padrona di casa di godere di un tale spettacolo e stette a lungo in quel luogo fissando le corolle e le api ronzanti, mentre nella mente cercava di immaginare come sarebbe stato il suo prossimo futuro.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Prima di rientrare e cambiarsi per il pranzo Anna decise di passare per le scuderie dove lavorava Fiore, lo stalliere che da diverso tempo era diventato il responsabile dei cavalli della zia. Era il buttero storico della tenuta, aveva poco più di sessant’anni e a causa degli acciacchi dell’età si era ritirato a fare un lavoro che non lo esponesse troppo alle intemperie: era infatti debole di polmoni, facile alle bronchiti e ai raffreddamenti e aveva dovuto con rammarico rinunciare al suo posto di capo dei butteri e mettere la sua esperienza con gli animali al servizio della padrona.

Per la zia Costanza fu un grande guadagno, nessuno aveva più pazienza e dimestichezza con i cavalli di lui, li comprendeva al volo, ci parlava e sapeva prenderli con dolcezza per far fare loro quello che voleva: un dono indispensabile per l’allevamento della tenuta.

Anna ne aveva un buon ricordo, un uomo taciturno, dolce e operoso che con lei però parlava volentieri.

Lo trovò che stava sistemando selle e finimenti e lo salutò calorosamente.

-Buongiorno signor Fiore sono Anna Adinolfi, vi ricordate di me? Come state? – Anna si avvicinò all’uomo indaffarato.

-Signorina Anna? Siete proprio voi? Come siete cresciuta! – Fiore era rimasto senza parole, circa due anni prima aveva parlato con una ragazzina graziosa mentre ora si trovava di fronte una bellissima ragazza.

-Sono proprio io signor Fiore, non ho resistito alla voglia di incontrarvi- Anna strinse le sue mani: aveva sempre sentito un affetto particolare per lui, forse il feeling che l’uomo provava con i cavalli qualche volta, come in questo caso, funzionava con le persone.

-Che piacere rivedervi! E’ da così tanto tempo che non venite a trovare vostra zia…Piuttosto voglio farvi le mie più sentite condoglianze. Abbiamo saputo della disgrazia dai domestici della villa e abbiamo provato tanta amarezza per voi. Vostro padre era una persona buona e gentile e non meritava di morire così presto. A questo mondo servono persone come lui, ma purtroppo nostro Signore decide per altre vie…- continuò calorosamente Fiore.

- Grazie di cuore, so che siete sincero, grazie- fece Anna commossa.

Fiore la distrasse dall’argomento facendole visitare l’intera scuderia. L’edificio era pulito e ordinato e nella decorazione la struttura poteva ricordare l’interno della cappella della tenuta. Il tetto era a doppio spiovente, al centro correva un largo corridoio che terminava alle due estremità con una grossa porta scorrevole in legno: a destra e sinistra del corridoio si aprivano i vani che custodivano i cavalli, ognuno con una ampia finestra.

Nella parte mediana si trovavano ambienti dedicati: la selleria, presso cui si custodivano finimenti e selle, un vano per le attività del maniscalco ed infine un vano per i vari attrezzi di pulizia dell’area.

I cavalli, rispetto a due anni prima, avevano subito modifiche sostanziali di numero e razza: si facevano nuovi incroci per irrobustire i bellissimi cavalli maremmani utilizzati dai butteri e nuove razze avevano arricchito la scuderia. Anna riconobbe stalloni arabi, purosangue inglesi e gli immancabili maremmani.

I cavalli, tra nitriti e sbuffi, erano rumorosi e più di tutti uno che sembrava volesse materialmente buttare giù la porta ed andarsene da quel posto.

La costante sostituzione della paglia e la buona ventilazione rendevano l’aria più che accettabile nei pressi della villa padronale, aiutata anche dalla giusta esposizione ai venti stagionali. Anna salutò Fiore e corse a cambiarsi per il pranzo.

-Hai incontrato Fiore? Hai visto come tiene le scuderie? Ho perso un bravo buttero e ho guadagnato un eccellente stalliere! Si sta dando molto da fare anche con gli incroci, ha un occhio straordinario per le giumente- la zia era orgogliosa del suo lavoro.

-Sì, si vede che ama il suo lavoro. Zia volevo chiedervi se potevo andare a cavallo qualche volta – si fece coraggio Anna.

-Certamente, ma vorrei che all’inizio ti facessi accompagnare, giusto per prendere dimestichezza con il cavallo e con la zona- fece la zia.

-Ti andrebbe Anna di leggermi qualcosa più tardi, dopo che mi sarò riposata? C’è un libro che mi piacerebbe leggere ma la vista mi si stanca facilmente – alla zia Costanza piaceva ascoltare novelle e poesie, la sua biblioteca era molto fornita e adesso che aveva a disposizione la nipote ne avrebbe sicuramente approfittato.

-Zia lo farò molto volentieri- Anna era emozionata per il consenso ottenuto.

Mentre la zia riposava la ragazza decise di gironzolare per la proprietà, era curiosa di vedere cosa facessero i contadini a quell’ora calda. C’erano delle donne che spazzavano, altre che portavano gli ortaggi dall’orto alla cucina padronale passando per l’ingresso della servitù, altre ancora indaffarate a portare grossi cesti con il bucato da stendere in una zona a prato dotata di lunghi fili esposti al sole.

La curiosità di Anna venne attirata più di tutti da un gruppetto di bambini accovacciati a terra e intenti a guardare il passaggio operoso e frenetico delle formiche.

-Primo perché non prendiamo un po’ di acqua e la mandiamo giù per il buco? - disse uno.

-No, lo abbiamo fatto ieri! Oggi mettiamo una cavalletta morta e vediamo come la fanno passare per quel buco stretto. Tu rimani qui a controllare Secondo-

Il ragazzino della cavalletta sembrava il capo di quel branco di teppistelli e Anna lo seguì con la coda dell’occhio per vedere dove andasse.

-Primo però sbrigati che la mamma vuole che torniamo a casa! – Dal nome gridato a gran voce Anna capì che il ragazzino più grande era il fratello maggiore e le venne da sorridere per la mancanza di fantasia dei genitori nell’assegnare i nomi. Fu quindi ancora più curiosa di sapere quanti fratelli e sorelle avesse e come si chiamassero.

Primo sbucò da dietro la casa contadina così veloce che quasi investì Anna.

-Vi prego di scusarmi signorina…non vi ho vista, non volevo farvi male…- Primo era quasi spaventato per l’accaduto e Anna lo tranquillizzò: parlava pronunciando la esse con la lingua tra i denti e questo lo rendeva ancora più curioso ai suoi occhi.

-Non ti preoccupare, non è successo niente, stai calmo- e gli fece un gran sorriso.

Primo lì per lì non l’aveva riconosciuta, poi prese coraggio e disse:

-Ma tu sei la signorina Anna vero? La parente della padrona che viene da Viterbo…- mentre parlava si torceva le dita delle mani in preda all’emozione e sembrava scavasse nella memoria guardando con gli occhi in alto e di lato.

-Sì, sono io- fece Anna.

-E’ vero che sei rimasta sola e non hai fratelli o sorelle? - la domanda fu spiazzante, come solo i bambini sanno fare, senza malizia.

-Sì, anche questo è vero- rispose serenamente Anna.

Primo ci pensò un attimo e poi disse:

-Io ho tanti fratelli e sorelle e se vuoi te ne presto uno così non sei più sola…- la risposta la commosse profondamente.

-Sei veramente gentile, quando mi sentirò sola ti chiederò di prestarmi una sorellina o un fratellino per giocare, grazie-

-Ora devo andare dalla mamma ma ci rivedremo vero? Io abito qui alla tenuta e mi chiamo Primo, ciao- e scappò via di corsa salutandola con la mano.

Anna lo valutò da lontano, doveva avere circa sette anni.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il salotto della zia Costanza era un’ampia stanza arredata con mobili scuri, vasi di fattura cinese, tessuti damascati, tavolini con gli immancabili fiori provenienti dal giardino e vari divani e poltrone: era un ambiente molto fresco durante le ore pomeridiane e questo ne faceva il luogo ideale per rilassarsi, leggere un libro o semplicemente chiacchierare.

Passarono il pomeriggio leggendo e commentando brevi novelle.

La zia, a dieta per la gotta, assaggiava ogni tanto della frutta di stagione mentre Anna sorseggiava del tè freddo: durante quelle ore dedicate alla lettura la ragazza si sentì rilassata, quasi serena, per la prima volta dopo tanto tempo.

-Vedi Anna come si sta bene in campagna di questa stagione? Ed anche d’estate non è male, qui è comunque fresco e ventilato soprattutto la sera, ma mai nessuna delle mie figlie ha la compiacenza di venirmi a far visita, neanche in periodi favorevoli come questo, nessuna da quando sono sposate! - la zia pareva irritata, l’argomento poteva farla agitare molto e ci voleva un po’ di diplomazia per affrontarlo. Anna conosceva benissimo le ragioni che tenevano lontane dalla madre le due figlie Luisa e Agnese poiché aveva sempre mantenuto con entrambe un contatto epistolare. I loro matrimoni erano stati combinati a tavolino dalla madre e questo gesto era sembrato alle due ragazze una forzatura che pensavano di potersi risparmiare. Non avevano problemi economici e ciò avrebbe consentito loro di avere più tempo per frequentare la vita di società ed incontrare così la persona più adatta ai loro caratteri.

Eppure la zia ebbe ad un certo punto della sua vita come unico scopo quello di trovare dei buoni partiti per le figlie. Forse lo aveva fatto in buona fede poiché in precedenza le due ragazze si erano invaghite di uomini che non le piacevano o avevano dei precedenti discutibili. In breve tempo la signora Costanza trovò per la primogenita il figlio di un facoltoso notaio di Firenze mentre per la seconda un ricco ufficiale di Napoli.

Anna cercò di trovare delle spiegazioni plausibili che facessero tranquillizzare la zia.

-Zia, lo sapete meglio di me che conducono vite molto impegnate, hanno sposato uomini facoltosi e sono spesso in viaggio con loro…-  Anna cercò di essere più diplomatica che poteva.

-Cara Anna la verità è che i figli sono tutti degli ingrati. Mi sono dedicata a loro, non le ho mai trascurate: i migliori maestri, i migliori abiti, viaggi di studio e visite alle più belle città d’arte. Eppure ecco come mi ripagano, con la più brutta delle monete: il disinteresse, l’indifferenza- l’amarezza della donna era palpabile.

Erano due modi completamente diversi di affrontare una stessa situazione: il primo dal punto di vista di una ragazza che sente la necessità di assecondare il richiamo del cuore e il secondo che viene incontro alla visione lucida e concreta della realtà da parte di una donna di salute cagionevole che cerca di sistemare tutto e tutti prima di andarsene.

-Date loro del tempo, sapete bene che forse avrebbero voluto un po’ più di autonomia nella scelta della loro sistemazione…- azzardò Anna.

-Lo so, lo so. Mi stanno facendo pagare le mie scelte, ma un giorno mi ringrazieranno vedrai!- La zia era una roccia inamovibile, solo aggirabile.

-Sento di dovermi riposare un poco Anna, sento le dita del piede dolenti, ho bisogno di stendermi. Ci vediamo dopo per la cena cara- la zia fece segno alla sua cameriera di avvicinarsi.

-Sì zia, ci vediamo per cena- Anna seguì con lo sguardo la zia che usciva dal salotto aiutata da Assuntina.

Si guardò intorno, finì di bere il suo tè e decise di fare una passeggiata.

Girò senza meta per il giardino della tenuta aspirando profumi diversi in ogni angolo poi si diresse verso l’aia, curiosa di vedere se c’erano i bambini di prima.

Trovò infatti Primo vicino all’abbeveratoio dei cavalli che si occupava di una bambina di circa due anni.

Il bambino la vide da lontano, la salutò con la mano e le si avvicinò tenendo per mano la piccola.

-Ciao, voglio farti conoscere mia sorella Barbara, ha un anno e mezzo e oggi mi devo occupare di lei perché mamma non si sente bene- disse Primo tutto d’un fiato.

-Non si sente bene? Cosa vuoi dire?- chiese premurosamente Anna.

-La mamma deve partorire una sorellina o un fratellino- aggiunse il bambino.

-Un altro bambino? Ma quanti siete in famiglia?- Anna era molto curiosa di sapere quanti fossero ma erano comuni famiglie numerose tra i contadini.

-Siamo sei figli e ora arriverà il settimo: ci sono io, Secondo, Giulia, Lisa, Quinto e Barbara la più piccola. Se avrò una sorellina si chiamerà Lucia e se sarà maschio Settimio- mentre elencava i nomi in ordine d’età Primo si aiutava con le dita delle mani, intanto la sorellina si mordeva, bagnandole di saliva, le manine come se avesse un gran fastidio in bocca.

-Io Babba- faceva la piccola.

-Come? Cosa mi stai dicendo? - chiese Anna.

-Ti sta dicendo il suo nome: Barbara-  intervenne il giovane traduttore.

-Per favore toglimi una curiosità: chi ha scelto di chiamarvi così, mamma o papà?-

-Mamma ha deciso che avrebbe scelto i nomi delle femmine e papà quelli dei maschi, è semplice-  la faccia di Primo era quella di un bambino che spiegava una cosa ovvia.

Anna in cuor suo ebbe il dubbio di lotte interne alla famiglia tra una moglie più consapevole e un marito con poca fantasia e legato evidentemente alle più semplici tradizioni contadine.

-E gli altri fratelli e sorelle dove sono?- fece Anna.

-Papà li ha mandati da parenti e vicini per stare con la mamma e avere la casa libera perché dovrebbe arrivare presto l’ostetrica Caterina. Io che sono il più grande mi occupo di Barbara invece- Primo spiegava in modo disinvolto una prassi che aveva visto messa in atto già diverse volte.

Anna si era trattenuta in salotto con la zia a lungo il pomeriggio e l’ora della cena era arrivata presto, quindi si affrettò a rientrare.

-Ciao Primo, ciao “Babba”. Devo tornare alla villa ma ci rivedremo domani, così mi farai avere notizie della tua mamma. Se avessi bisogno di qualcosa sai dove trovarmi Primo- Anna li salutò e rientrò per rinfrescarsi e cambiarsi d’abito.

-Buonasera zia, avete riposato bene? L’aria è fresca e ventilata, è un piacere passeggiare per la tenuta- disse Anna.

-Se non avessi questo fastidio al piede avrei riposato sicuramente meglio, nipote mia. Per non parlare della dieta che devo seguire, mi infastidisce il solo pensiero, ma so che è importante per cercare di stare bene…Il dottor Turchetti è rigidissimo in merito. Eppure ogni tanto mi prendo qualche libertà- ammise la zia facendole l’occhiolino. Non voleva rinunciare al suo bicchierino serale di cherry o di limoncello.

-Dovreste però essere più scrupolosa nel seguire la dieta altrimenti il dottore se ne accorgerà e poi vorrei, prima di ritornare a Viterbo, vedervi nuovamente in salute- disse Anna preoccupata.

-Figliola, non mi ricordare che dovrai tornare a casa altrimenti mi sentirò ancora più sola con la mia gotta, lo sconforto prenderebbe il sopravvento e non riuscirei più a seguire serenamente la mia orribile dieta- disse agitata la zia.

I ricatti morali non piacevano ad Anna: la limitazione della sua libertà l’aveva già messa in conto venendo a stare con la zia Costanza ma avrebbe lottato strenuamente per essere libera di prendere le sue decisioni nel momento opportuno senza restrizioni.

-La cuoca ti ha preparato della cacciagione…Gemma ha un dono particolare per preparare questi manicaretti!- disse deliziata la zia Costanza pur sapendo di non poterne assaggiare.

-Zia devo dirvi una cosa riguardo al mangiare carne…- Anna non trovava le parole e non voleva farla arrabbiare, sperava nella sua comprensione.

-Vedete…ho fatto un voto alla Vergine Santissima dopo la morte di papà… Le ho promesso di non mangiare carne per un anno, ma ciò che Le ho chiesto in cuor mio non ve lo posso confidare zia…- Anna era intimorita dal suo possibile giudizio, non voleva mancarle di rispetto rifiutando il cibo a tavola e l’unico modo era di dirglielo subito e direttamente.

La zia sgranò gli occhi e restò a fissarla per qualche secondo a bocca aperta.

-Andiamo bene! Io posso mangiare pochissima carne e tu per niente…Che bella coppia siamo a tavola, che tristezza!-

La donna aveva compreso la situazione e aveva fatto una battuta divertente: Anna non poteva essere più sollevata e, insieme, scoppiarono a ridere.

-Assuntina devi dire a Gemma di non portare a tavola la selvaggina…Quello che mangerò io andrà bene anche per mia nipote d’ora in poi…Praticamente Anna seguirai la mia dieta per la gotta…forse è un bene per me, eviterò molte tentazioni.

Il tuo voto sarà indirettamente una benedizione anche per me-

Anna condivise con la zia il suo pasto a base di pasta e verdure, a cui seguì una macedonia di frutta e solo per lei zuccherata: questo era il bello della zia Costanza, se stava con persone gradevoli usciva fuori tutta la sua ilarità e il suo ottimismo, ed in questo le ricordava tanto il suo adorato papà.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Da cinque giorni Anna era arrivata alla tenuta.

Cominciava a prendere confidenza con gli orari della vita quotidiana della zia, con quelli della servitù e con i turni dei contadini a lavoro nei campi.

Come ogni mattina si era alzata presto e prima di colazione era andata in cappella per la recita delle preghiere e del rosario. Sotto l’immagine della Vergine quella mattina qualcuno aveva sistemato delle rose bianche molto simili a quelle che Anna vedeva nel giardino della sua casa a Viterbo: la nostalgia del padre, della sua casa e di Teresina e Giulio si manifestò subito con un nodo alla gola. Le lacrime le inondarono gli occhi così velocemente che neanche se ne rese conto: la vita in campagna era piena di distrazioni che l’avevano per un po’ allontanata dai suoi problemi, ma adesso con quelle rose, sola ed in preghiera, si sentì nuovamente sopraffare dalla tristezza. Le mancava tantissimo il padre, la sua risata di cuore, le passeggiate con lui.

Lo rivedeva spensierato nel salotto con gli amici mentre chiacchieravano di caccia, di affari, di viaggi.

Mai avrebbe pensato che la sua vita sarebbe cambiata all’improvviso così velocemente ed in un modo tanto nefasto.

Le venne una gran voglia di scrivere a Teresina per avere notizie da casa, quindi si asciugò gli occhi, baciò il crocifisso del rosario appena finito di recitare, si fece il segno della croce ed uscì dalla cappella.

Puntò spedita allo scrittoio della sua camera, aprì il mobiletto e tirò fuori carta, penna e calamaio: aveva ancora un quarto d’ora prima della colazione e usò tutti e quindici i minuti.

 

Carissimi Teresina e Giulio, come state?

vi scrivo con molta nostalgia nel cuore. Sto bene qui con la zia, non mi fa mancare nulla e mi copre di attenzioni, è molto buona con me e ho modo di distrarmi con tante cose, ma penso molto alla mia casa e a voi due. La tenuta è splendida e faccio lunghe passeggiate nei giardini della villa: come vorrei che ne vedeste la bellezza! Penso molto al giardino di papà, mi rattrista non poter assistere alla sua fioritura e mi manca tanto Nina (date una carezza da parte mia alla mia adorata cavallina).

Vorrei sapere qualcosa sui lavori domestici di cui avevamo parlato prima della mia partenza, se avete sistemato il mobilio e tutte le suppellettili. L’avvocato Lambiati vi viene a trovare in mia assenza? Salutatelo calorosamente da parte mia.

Spero di non avervi fatto troppe domande ma la mia nostalgia è forte. Vi prego di mandarmi presto vostre notizie.

Salutatemi Gina, vi stringo forte, Anna.

 

La risposta non si fece attendere e Anna, dopo due giorni, ricevette la sua tanto desiderata lettera di risposta.

 

Carissima bambina mia,

posso immaginare cosa significhi per te questo viaggio,

è il primo dopo tanto dolore ed è per questo che spero tu stia usando al meglio questo tempo per distrarti e riprendere quei colori che da troppo tempo non vediamo sul tuo viso. Sento in cuor mio che tuo padre avrebbe voluto vederti felice e sorridente nonostante tutto. So che tua zia ti vuole molto bene e sia io che Giulio confidiamo nella sua protezione.

Con Gina abbiamo quasi finito di sistemare tutte le stanze che in futuro rimarranno inutilizzate e la casa prende sole e aria ogni giorno come se ci fossi tu dentro. Il giardino è una bellezza che purtroppo possiamo goderci solo noi, ma ora devi occuparti solo della tua felicità bambina mia. Nina è viziata da Giulio, mangia ed esce tutti i giorni per una passeggiata in città, sta benissimo.

Per quanto riguarda l’avvocato, ogni tanto passa a salutarci e ti anticipo che è molto ottimista sulla sistemazione delle tue finanze malgrado tutto. Noi stiamo bene, non hai motivo di preoccuparti, riposati e allontana dalla mente i brutti pensieri.

Ci manchi molto, preghiamo per te ogni giorno.

Ti aspettiamo a braccia aperte, con affetto,

Teresina e Giulio.

 

Nessuno può comprendere l’enorme felicità che inondò il cuore di Anna dopo la lettura di quelle parole: furono balsamo per la mente e per lo spirito della ragazza. Scese in fretta lo scalone per raggiungere la tavola apparecchiata per la colazione e ci mise così tanta energia che anche la zia notò in lei il cambiamento d’umore.

-Buongiorno Anna, tutto bene? Mi sembri eccitata. E’ successo qualcosa?- chiese la zia con un po’ di disappunto.

-Buongiorno zia Costanza. Sì, ho ricevuto una lettera da Teresina. Avere notizie da casa è di grande conforto per me, mi sento felice…- Anna aveva il fiatone per l’eccitazione e per la corsa.

-Ti hanno riferito qualcosa dell’avvocato Lambiati?-

-Sì, sembra sia riuscito a salvare qualcosa della mia eredità, quel tanto che mi permetterà di rimanere nella mia casa ed avere una piccola rendita- rispose sollevata Anna.

-Ne sono contenta cara…- la zia la guardava pensierosa e con insistenza.

Anna percepiva la titubanza della zia, era come se si stesse trattenendo circa un argomento, poi la donna decise di affrontarlo.

-Anna, con tuo padre hai mai parlato della possibilità di sposarti?-

La felicità di Anna lasciò il posto ad un brivido freddo lungo la schiena.

-Alla luce di quanto è successo forse, se non hai mai affrontato l’argomento con tuo padre, potresti pensarci tu ora. Potrebbe essere la soluzione a tutti i tuoi problemi finanziari e alla tua solitudine in città. Ci hai mai pensato Anna?- questa era la zia che Anna temeva, quella calcolatrice e autoritaria.

Anna sbiancò in volto, comprese pienamente che la zia aveva maturato l’idea di trattare i sentimenti della nipote con la stessa superficialità con cui aveva trattato quelli delle figlie. Era un argomento su cui non avrebbe mai ceduto, la sua libertà di scelta era intoccabile e sacra e, pur provando in quel momento ostilità verso la zia, cercò di dominarsi e trovare le parole più adatte per farle capire come la pensava.

-Siete in errore zia, con papà affrontai l’argomento già lo scorso anno. Voleva la mia felicità, non mi avrebbe mai dato in sposa ad un uomo che non mi stimasse. Voleva che mi prendessi tutto il tempo necessario per trovare l’uomo giusto per me. Il suo, come sapete bene, è stato un matrimonio d’amore e desiderava che fosse così anche per me. Ho messo in conto anche l’eventualità di non sposarmi mai: è per questo che l’avvocato sta lavorando alacremente per sistemare le mie finanze e permettermi di essere libera di decidere della mia vita, proprio come desiderava mio padre- la voce di Anna era ferma e non tradiva minimamente la tensione scaturita dall’intrufolarsi della zia nella sua vita privata.

-Mio fratello era un incorreggibile sentimentale, figlio dei suoi tempi, ma la realtà è sempre diversa, si rischia di andarci a sbattere contro- puntualizzò la donna piccata.

Nessuno si era mai permesso di contrariarla apertamente: la nipote era l’unica persona a cui lo aveva permesso senza dare in escandescenze. Nel profondo l’ammirava per il suo coraggio, per la sua docilità senza servilismo. Per una donna come lei era difficile trovare qualcuno che la contraddicesse.

Dopo colazione Anna uscì dalla villa per schiarirsi le idee, era molto agitata ma ferma nei suoi propositi. Meditò per un attimo la fuga se la zia avesse continuato a insistere sull’argomento matrimonio. Aveva bisogno di scaricare i nervi e si dedicò ad una passeggiata a passo svelto attraverso i viali che costeggiavano la villa. Dovette camminare quasi un’ora per ritrovare la calma e questo suo girovagare la condusse alla scuderia di Fiore.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Erano già alcuni giorni che le sue passeggiate terminavano con una visita ai cavalli della tenuta. Il primo giorno che entrò nelle scuderie per far visita al signor Fiore le rimase impresso il frastuono proveniente da una delle stalle, dove un cavallo colpiva lo sportello della sua rimessa con le ginocchia e nitriva furiosamente come se volesse uscire e fuggire da quel posto. Quando vi ritornò la volta successiva decise di seguire quel gran chiasso e giunse poco dopo ad un edificio esterno adiacente alla scuderia, un luogo che Anna conosceva bene sin da bambina.

Il famoso architetto fiorentino che ristrutturò l’intera tenuta non ebbe il coraggio di toccare e rimaneggiare quella struttura che risaliva ancora al primo insediamento della famiglia del padre della zia in quel luogo: aveva qualcosa di magico e sacro e questa sensazione che Anna aveva provato da bambina si rinnovava ogni volta che tornava a visitarlo. Era un ambiente ampio, tinteggiato di bianco, con soffitto a capriate molto alto, diviso in basso in quattro ampie rimesse per i cavalli e con grossi finestroni su due lati. Ma la cosa che più invitava ad entrare in quel posto era l’andirivieni dei rondoni dall’ampia porta principale verso i nidi distribuiti un po’ ovunque all’interno dell’edificio. Era un piacere per Anna ascoltare il loro trillo e vedere il frenetico volo fatto d’improvvise virate in un ambiente comunque per loro così ristretto: i rondoni riutilizzavano, aggiustandoli, gli stessi nidi ogni anno fatti di crini, piume e fili di lana, cementati insieme dalla loro saliva e dal fango. Erano costruiti in alto in corrispondenza delle travi e più in basso utilizzando come appiglio antichi chiodi o ganci che molti anni prima, e per altri motivi, erano stati fissati. I nidi con il passare delle stagioni erano diventati molto grandi. La cosa che incuriosiva Anna erano inoltre le colate di guano che scendevano verso il basso dai due lati dei nidi tanto da disegnare sui muri una fitta struttura di paraste aventi come capitello i piccoli rifugi dei rondoni. Era il posto più suggestivo e sorprendente della tenuta.

La laboriosità di quel condominio vociante era rotta a tratti dal putiferio prodotto da un enorme cavallo nero che appena vide Anna si fermò immobile.

Era solo, come fosse stato messo lì in isolamento. Era un giovane e splendido stallone di razza frisona, nero come la notte e bello come pochi. Anna si avvicinò cautamente per non spaventarlo e vedendo su un tavolino vicino un cesto di mele verdi ed un coltello le venne l’idea di tagliare a metà un frutto e provare a offrirglielo per valutarne la reazione. Lo stallone, durante tutti i movimenti di Anna, rimase immobile. Anna prese coraggio e con la mano ben aperta offri metà mela all’animale: solo dopo qualche secondo, annusando l’aria e sbuffando dalle narici, si decise a prenderla con i denti e a masticarla. Lo stesso fece cautamente con i pezzi successivi. La ragazza, visto il clima disteso che si era instaurato, approfittò della sua distrazione per toccargli il naso e la fronte: rispetto a lei sembrava un gigante ma un gigante molto trascurato. Notò che era sporco, le zampe rovinate sulle ginocchia per il continuo bussare e anche la paglia era imbrattata di feci. Senza dubbio era molto trascurato e sembrò molto strano ad Anna che Fiore permettesse una cosa simile: sicuramente ci doveva essere una spiegazione, inoltre il cavallo riprendeva ad essere rumoroso non appena si allontanava e questo le dispiaceva e la rattristava.

Quella mattina, dopo il chiarimento con la zia, Anna si ritrovò di nuovo da lui: avevano sempre più confidenza l’uno dell’altra e lei ora cominciava a parlargli dolcemente, a raccontargli piccoli aneddoti che lui sembrava gradire. Ora riusciva a toccarlo, senza che lui sobbalzasse, anche sulle guance e sulla criniera.

In quel momento passò di lì Fiore spingendo una grossa carriola piena di fieno e non appena vide la scena si fermò di colpo a bocca aperta.

-Signorina Anna, cosa state facendo? Allontanatevi da quel cavallo immediatamente! – Il modo perentorio con cui esordì Fiore spaventò entrambi: il cuore di Anna ebbe un sussulto mentre lo stallone si impennò nitrendo.

-Cosa succede? Perché lo avete spaventato?- chiese lei agitata.

-Nessuno vi ha avvisata di stare lontana da lui?- disse allibito Fiore.

-E perché? Cosa ha fatto?- fece Anna.

-E’ indomabile, morde chiunque gli arrivi sotto tiro- Fiore era visibilmente in difficoltà.

-Cosa state dicendo signor Fiore, ma se sono giorni che lo accarezzo e gli do da mangiare!- replicò la ragazza non credendo a quanto le era stato detto.

Fiore, attonito, non riuscì a dire altro e visto che il cavallo si era innervosito per la sua improvvisa comparsa uscì e fece cenno ad Anna di seguirlo.

-Da quanto tempo è così mansueto con voi signorina?-

-Quasi da subito direi…- ammise Anna.

-Questo cavallo ci è stato regalato dai suoi precedenti padroni che, visto il carattere, hanno rinunciato ad addomesticarlo. Anche con noi non si è comportato diversamente e stavamo valutando se abbatterlo o tenerlo confinato solo per la riproduzione- Fiore la mise brevemente al corrente della situazione per evitarle dispiaceri ma Anna, che si era affezionata a lui e conosciuta ora la sua storia, pensò immediatamente ad una possibile soluzione. Le sembrò la cosa più mostruosa del mondo anche solo pensare di abbattere una creatura del genere e decise di proporre al buttero la prima soluzione che le venne in mente.

-Ascoltate signor Fiore, mia zia mi ha dato il permesso di andare a cavallo…Se voi volete con questa scusa posso venire qui dopo colazione…Potrei tranquillizzarlo mentre vi prendete cura di lui e della sua stalla e io sarei felice di mettermi a vostra completa disposizione pur di salvarlo. Nel tardo pomeriggio, quando mi congedo dalla zia con la scusa di una passeggiata, posso venire di nuovo, almeno finché sarò qui, poi certo non so…- un turbinio di ipotesi giravano nella testa di Anna.

-Ma una cosa è sicura, io voglio aiutarlo e mia zia me lo impedirebbe quindi non lo dovrà mai sapere…Vi prego signor Fiore, fatemi contenta, date una possibilità a…A proposito come si chiama questo cavallo?- chiese Anna.

-Ercole- rispose Fiore mentre meditava le sue parole.

-Mai nome fu più calzante! Ditemi di sì signor Fiore, diamogli questa opportunità…Proviamo a farlo diventare un cavallo di buon carattere. Se potesse parlare ci racconterebbe cosa ha dovuto passare da quando è venuto al mondo: è un cavallo sensibile ed intelligente, so che anche voi lo pensate, altrimenti non lo avreste mai preso nella scuderia- Anna lo stava letteralmente implorando.

Il suo ragionamento non faceva una piega e Fiore cedette volentieri al piano ma non senza il pensiero di cosa sarebbe successo se la padrona lo avesse scoperto.

Fiore colse al volo l’occasione che gli si presentava pur di salvare lo stallone, soprattutto ora che aveva avuto la prova che una breccia si era aperta nel suo terribile carattere: i cavalli, da buon buttero, erano tutto per lui, il motivo della sua stessa esistenza.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Da quel momento Anna ebbe uno scopo verso cui incanalare le sue energie quotidiane: le giornate infatti erano sempre più lunghe e avrebbe avuto modo di tenersi sempre impegnata per non pensare troppo alle sue vicende personali.

Di distrazioni, a parte Ercole, ne aveva già tante: le passeggiate nel giardino e nei viali alberati, le letture pomeridiane, i racconti degli aneddoti familiari della zia spesso riguardanti il suo papà e i bambini della tenuta capeggiati dall’imprevedibile Primo.

Anna ormai aveva imparato a conoscerlo: era un bambino brillante ed intelligente ma se poteva fare uno scherzo per riderci su con gli altri ne era ben contento, poi era premuroso, quasi protettivo, con i fratelli e le sorelle e anche molto responsabile riguardo i lavori che spesso gli spettavano alla tenuta in aiuto del padre contadino.

Anna si era affezionata a lui e a tutti gli altri bambini che volentieri la raggiungevano per salutarla quando la vedevano passeggiare: era per loro una bella e gradita novità. Anna era sempre gentile a differenza di molte altre persone che venivano a trovare la padrona della tenuta, poi rispondeva sempre alle loro domande, non li liquidava velocemente o diceva loro di stare zitti perché non capivano niente. I bambini infatti non si aspettavano molto dagli adulti: i genitori, troppo oberati di lavoro, li controllavano poco, erano come degli uccellini che una volta lasciato il nido se la dovevano cavare da soli e diventavano per forza di cose autonomi presto.

Anna non aveva fratelli e quella breve esperienza fu per lei molto importante per capire pienamente quanto si era persa con la morte prematura della madre. Con loro parlava, giocava e rideva spensieratamente.

Primo era diventato fratello nuovamente con Settimio.

-Ho un nuovo fratellino che si chiama Settimio! Piange sempre ma quando gli faccio le linguacce smette subito, sai?- fece Primo.

Sentir pronunciare la esse del nome del fratello con la lingua tra i denti fu motivo di divertimento per Anna che non seppe trattenersi dal ridere. Ora rideva più spesso, anche le persone che la incontravano tutti i giorni se ne erano accorte: la vacanza lontano da casa cominciava a dare i suoi frutti.

-Ma la tua mamma come sta Primo?- chiese lei.

-Bene, bene. Ha ricominciato a cucinare per fortuna perché papà non è proprio capace- rispose pensando a ciò che per lui era veramente importante in quella situazione.

Anna provò pena per quella donna che subito dopo aver partorito ritornava come nulla fosse alle incombenze quotidiane di una famiglia numerosa e decise di aiutarla come poteva.

-Primo, accompagnami alle cucine, voglio che porti qualcosa da mangiare a casa tua in modo da far riposare la tua mamma: si deve riposare ed occupare di Settimio per qualche giorno, va bene? Hai capito?- fece Anna.

-Sì- rispose Primo con la sua esse tra i denti.

 

Anna aveva cominciato la sua routine mattutina prima del solito: dopo colazione la zia era dovuta tornare nella sua camera in attesa del medico per una visita di controllo.

L’impegno che aveva messo nel seguire le indicazioni del medico per tenere a bada la sua gotta cominciava a dare frutti: la zia stava molto meglio e qualche volta, caldo permettendo, la accompagnava a fare una passeggiata nel giardino.

Quindi Anna quella mattina fu libera di uscire dalla villa con la scusa di fare una passeggiata a cavallo in compagnia di Fiore ed ebbe in questo modo più tempo da dedicare al recupero di Ercole.

Fiore aveva cominciato la rieducazione dello stallone unicamente presenziando alle premure di Anna nei suoi riguardi: le mele con le carezze, i grattini sul muso, poi la brusca e la striglia fin dove si arrivava da fuori la porta.

Fiore riusciva a mantenere la stalla pulita facendolo spostare nella rimessa accanto attraverso una porta in ferro condivisa, quindi lo riportava al suo posto.

La presenza di Anna permetteva all’uomo di fare tutto con calma, il cavallo non si sentiva minacciato ma protetto e curato.

Anna aveva iniziato a spazzolarlo da fuori avvicinandosi a lui con una scaletta finché un giorno si sentì abbastanza sicura da strigliarlo direttamente nella rimessa.

I giorni passavano e piano piano Fiore si insinuò nell’intesa tra Ercole ed Anna: Ercole iniziò a mangiare dal palmo della sua mano e finalmente gli permise di passargli la striglia e la brusca sul collo e sui fianchi.

Ercole rimaneva di fondo ancora irrequieto, nessuno tranne loro lo avvicinava per prendersene cura: lui non lo avrebbe ancora permesso.

Il fatto di essere spesso fuori il mattino iniziava a metteva Anna in difficoltà di fronte alla zia.

-Vai a cavallo con Fiore o ti accompagna qualcun altro Anna?- chiese curiosa d’un tratto la zia Costanza un pomeriggio mentre Anna leggeva.

-Solo con Fiore, come mi avevate raccomandato voi zia- rispose non senza trepidazione Anna.

La situazione diventava rischiosa e per non destare sospetti le venne in mente di fare almeno qualche giro in calesse con Fiore, tanto per farsi vedere da lei.

-Il signor Fiore mi insegnerà ad andare in calesse oggi. Secondo lui devo imparare, gli ho spiegato che a Viterbo abbiamo una giumenta e un calessino leggero e che se imparassi ad usarlo sarebbe più sicuro per me- azzardò Anna.

-Ma non ti può insegnare Giulio? Comunque se credi sia importante per te fallo pure- la zia Costanza aveva fiutato qualcosa e ora Anna sperava di averla distratta dalla sua curiosità.

 

- Signor Fiore, per allontanare qualsiasi sospetto da mia zia che mi vede troppo presa dai cavalli, le ho detto che oggi mi avrebbe vista prendere lezione su come si conduce il calesse. Vi prego trovate il tempo questo pomeriggio di fare un giro insieme a me, anche breve…- lo pregò Anna.

Alle sei in punto, salutando la zia con la mano, Anna sfrecciò aggrappata alle tirelle davanti alle finestre della villa padronale accompagnata dall’immancabile Fiore: l’uomo sembrava irrigidito e preoccupato dallo stile di guida di Anna.

La zia Costanza, con occhi a fessura, la osservava percorrere il viale alberato per uscire dalla tenuta e fare la sua annunciata lezione di guida: lei, che ne aveva viste tante nella sua vita, si chiese, sorseggiando una limonata fredda, che cosa stesse architettando da un po’ di tempo sua nipote.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Un pomeriggio, dopo le letture, la merenda e le chiacchiere spensierate con la zia, Anna decise di andare a trovare i bambini all’aia, era un po’ che non lo faceva. Tutto il tempo libero ormai lo dedicava ad Ercole e ai consigli indispensabili di Fiore. La zia andò a riposare la gamba distendendosi sul letto, lei la salutò e uscì dall’ingresso principale per dirigersi alle case dei contadini.

Primo, insieme ai fratelli e alle sorelle, stava giocando a nascondino nonostante il caldo.

-Ciao Anna ti va di giocare un po’ con noi?- chiesero eccitati i bambini appena la videro. Gli adulti non partecipavano mai ai loro svaghi e la presenza di Anna era sempre motivo di felicità.

-Ho circa mezz’ora, poi devo raggiungere il signor Fiore nella scuderia…- Anna non voleva deluderli e decise di fermarsi.

Si misero in cerchio e fecero tutti insieme la conta per sapere chi doveva mettersi con la faccia al muro.

Primo fu scelto dalla sorte e andò ad appoggiarsi alla casa più vicina nascondendo il viso contro il braccio piegato.

-Primo non fare come al solito che guardi da sotto il braccio, eh- disse Quinto.

-Già, non fare il furbetto come sempre- rincarò Lisa.

-No, no, non guarderò…- rispose il ragazzino sghignazzando.

Primo cominciò a contare e tutti corsero a nascondersi: Secondo dietro l’abbeveratoio, Lisa più furbescamente dietro dei sacchi di semi, Giulia corse come il vento dietro casa, Barbara e Quinto sparirono verso il lavatoio.

Anna valutò velocemente il luogo in cui si trovava e decise di nascondersi in una vicina rimessa per i cavalli: fece una gran corsa, infilò la porta d’ingresso, si appiattì contro il muro e cercò di trattenere il fiato e di non far rumore, poi tese l’orecchio per ascoltare i suoni provenienti dall’aia.

-Via!- era il grido di Primo che avvisava l’inizio della ricerca.

Qualche istante e Secondo venne trovato, Primo corse ed eliminò il fratello dal gioco toccando il muro e gridando:

-Tana per Secondo!-

Lisa, colta dall’eccitazione, cominciò a ridere e fece subito individuare al bambino il nascondiglio, quindi Primo partì alla ricerca degli altri.

Anna non si era minimamente accorta della presenza, dietro un cavallo maremmano, di un ragazzo.

Era appena arrivato alla tenuta con gli altri butteri dopo giorni di duro lavoro dedicato al raduno di una mandria di mucche maremmane.

Si era tolto i guanti con i denti e ancora li teneva in bocca, aveva rovesciato la staffa sulla sella e stava slacciando la cinghia del sottopancia, quando d’un tratto vide entrare nella rimessa una ragazza che aveva tutta l’aria di nascondersi da qualcuno che la inseguiva. Aveva il fiatone e la camicetta, ricca di balze sul seno e sulle braccia, assecondava il suo respiro profondo, a stento trattenuto. Il ragazzo rimase fermo ad osservarla: era magra ma ben proporzionata, la pelle candida, il viso bellissimo e i capelli castani, colpiti in parte dal sole del pomeriggio, vibravano di riflessi dorati.

Pensò di non aver mai visto una ragazza più bella.

L’osservazione scrupolosa di Leonardo venne interrotta dal grido improvviso di Primo che aveva trovato Anna ed era corso alla tana per gridare il suo nome. Anna scomparve dal muro velocemente come era arrivata e a Leonardo ci vollero diversi secondi prima di capire se avesse visto qualcosa di reale o se il sole caldo gli avesse giocato un brutto scherzo. Lasciò il cavallo e corse fuori ma non vide nessuno, erano spariti tutti, l’aia era vuota. Tornò indietro e finì di occuparsi del suo cavallo maremmano: gli tolse la sella, gli versò dell’acqua fresca e gli mise un po’ di biada nella mangiatoia. Meditò di chiedere spiegazioni alla cugina Chiara su ciò che era ormai sicuro di aver visto.

Anna e i bambini si erano spostati in una zona ombreggiata della tenuta per giocare a “mosca cieca”, il sole era troppo rovente e questa volta la conta indicò Anna come il giocatore che doveva “accecarsi”.

-Anna abbassati che ti bendo con il fazzoletto- disse Quinto premuroso, tra tutti quello più riservato.

-Va bene Quinto ma non stringere troppo- fece Anna.

I bambini ridendo presero Anna e la trascinarono al centro del cortiletto: la fecero girare su se stessa per farle perdere l’orientamento e il gioco ebbe inizio.

-Sono qui! Io qui! Vieni a prendermi, da questa parte…- era un continuo richiamo di voci. I bambini le giravano vorticosamente attorno ridendo e tirandole la gonna, mentre Anna cercava di prenderne uno e di indovinare chi fosse. D’un tratto le risate dei bambini furono più forti e Anna, con le braccia tese, riuscì a prendere e trattenere per il braccio qualcuno che capì subito non poteva essere un bambino: la mano le scivolò lungo l’avambraccio coperto di una morbida peluria e si fermò in una mano grande e forte, quella di un uomo. Anna si ritrasse di scatto e si sfilò la benda dagli occhi mentre i bambini ridevano a crepapelle.

-Vi prego di scusarmi… sembra sciocco ma non è colpa mia, i bambini si divertono a mettermi in difficoltà…- si giustificò Anna visibilmente imbarazzata.

Il ragazzo di fronte a lei era alto e ben fatto, forgiato dal lavoro e dalla cavalcatura, aveva gli occhi neri, profondi ed intensi, e la barba incolta di alcuni giorni: la fissava quasi accigliato mentre lei si scusava e questo mise Anna in agitazione, poi si aprì in un ampio sorriso e le disse:

-Non vi preoccupate signorina, la banda di piccoli delinquenti capeggiata da Primo è conosciuta da tutti qui alla tenuta e sembra che negli ultimi giorni sia aumentata di un elemento… Con permesso-

Il ragazzo era rimasto folgorato dalla visione improvvisa degli occhi di Anna: erano di un blu scuro molto intenso, quasi del colore della notte, e donavano alla bellezza della ragazza un fascino indiscutibile.

Le guance di Anna, dopo essere stata fissata a quel modo, presero fuoco e si sentì scuotere nel profondo, agitata da un mare interiore in tempesta: era il ragazzo più affascinante che avesse mai visto.

Lo stomaco le si strinse in un dolore che sconfinava nel piacere. Rimase turbata e dopo che il ragazzo si fu allontanato dalla sua vista le ci vollero diversi minuti perché riuscisse a dominarsi e a ritrovare la calma.

Leonardo era sicuramente un bel ragazzo, ammirato da tutte le giovani donne della tenuta: non passava inosservato e non solo per il suo fascino ruvido e forte, ma anche per quel suo modo di fare sicuro e calmo.

Era abituato ad avere un particolare effetto sulle donne ma il rossore improvviso di Anna non fu motivo per lui di autocompiacimento, piuttosto rimase turbato perché per la prima volta in cuor suo provava una sensazione così violenta e del tutto nuova: nessuna ragazza lo aveva affascinato e soggiogato insieme come Anna.

Leonardo era riuscito ad incontrarla e a parlarci, non era stata quindi frutto di un’allucinazione della sua testa accaldata: mentre raggiungeva con finta compostezza gli altri butteri al fontanile si faceva più chiara in lui la sensazione che la sua vita, da quel momento, non sarebbe stata più la stessa.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Anna raggiunse Fiore ed Ercole per una breve passeggiata fuori dalla scuderia. Fiore teneva il giovane stallone per la capezza e la ragazza gli era accanto: era la seconda volta che lo facevano uscire, il cavallo sembrava ancora titubante ma doveva comunque imparare a socializzare con il posto e gli altri cavalli, era fondamentale creargli una sua tranquillizzante routine.

Mentre camminavano anche Fiore si accorse della sua distrazione, era come assente, la sua testa chiaramente pensava ad altro.

-Signorina, non vi sentite bene, mi sembrate distratta questo pomeriggio, è successo qualcosa alla villa? - chiese premuroso lo stalliere.

-No signor Fiore, non è successo nulla, ho solo un po’ di mal di testa- rispose distrattamente Anna.

-Se volete possiamo fare un percorso più breve, così potrete rientrare prima- propose Fiore.

-No grazie, ci tengo che Ercole stia più tempo possibile fuori dalla sua rimessa, non so quanto tempo resterò alla tenuta e voglio poter serrare i tempi della sua rieducazione…- Anna era molto preoccupata per questo. I cavalli avevano bisogno di un lavoro paziente, lungo e costante e se Ercole non si fosse abituato a Fiore per tempo non sapeva come avrebbe potuto risolvere la situazione.

Il cavallo era diventato ancora più bello con le cure quotidiane di Fiore: il mantello scuro era così lucido da riflettere l’azzurro terso del cielo con un effetto di luce vibrante; i folti crini ondulati ben spazzolati si muovevano ondeggiando al vento, sembrava il modello di una statua equestre, il leggendario amico di un eroe classico di cui si legge nei libri di scuola.

Ma il tempo dedicato da Anna ad Ercole non passò inosservato. Chi lavorava alla tenuta si era accorto di questa frequentazione, ed il pericolo che la notizia potesse arrivare alla zia Costanza era reale. Fiore cercava di portare lo stallone fuori nell’orario meno frequentato dalla gente della tenuta, ma la voce cominciò a correre soprattutto tra chi si occupava di cavalli: quando il terzetto passava, chi era intento in qualche lavoro nei dintorni delle stalle si fermava a fissarli, increduli dell’insolita scena. 

La notizia del piccolo miracolo fatto da Anna con il giovane stallone cominciò a circolare e crebbe l’aura di mistero e di fascino della giovane ragazza seppure già alimentata dalla sua storia personale come dai suoi modi umili, dalla sua riservatezza e dal suo essere poco propensa alle frivolezze.

Le stesse voci arrivarono al gruppo di butteri appena rientrato alla tenuta. Si erano rinfrescati al fontanile dopo essersi occupati dei cavalli e si erano seduti in un posto fresco, all’ombra di alcune querce, per bere e ritemprarsi.

Chiara, la cugina di Leonardo, era accorsa con caraffe d’acqua, qualche bottiglia di vino e della frutta. Dopo aver abbracciato e baciato il padre, abbracciò il cugino scambiando con lui qualche battuta.

-Bentornato cugino! Sembri un altro con questa barba, ma sei bello come sempre!- esordì Chiara.

-Vorrei vedere te come ritorneresti dopo aver lavorato per l’intera giornata a schivar corna con questo caldo e sotto il sole- sorrise Leonardo.

-Credo che le ragazze della tenuta apprezzeranno questo tuo nuovo aspetto…Non fanno che chiedermi di te…Sono in attesa tutte di un tuo cenno, lo sai!- continuò la cugina.

-E aspetteranno ancora, ma non hanno nulla da fare le tue amiche? Ci sono altri ragazzi da prendere in considerazione, come Cesare!- Il ragazzo gli stava accanto e Leonardo accompagnò la frase con una sonora pacca sulla spalla dell’amico da cui si alzò

una nuvola di polvere. Tutti cominciarono a ridere e a darsi pacche e colpi di cappello gli uni verso gli altri tanto da muovere un unico polverone. Chiara si allontanò di qualche metro e si godette la scena al sicuro.

-A proposito di donne Chiara, chi è la ragazza che giocava con i bambini poco fa? Era molto distinta, sicuramente ospite della padrona…- chiese con trattenuto interesse Leonardo.

-Ma come, non l’hai riconosciuta? E’ la nipote della signora Costanza, la figlia dell’avvocato Adinolfi che è morto a gennaio. Beh…un po’ è cambiata, ora è una donna che ha subìto un grosso dispiacere…Io per ora sono la sua cameriera personale, sai?- gli disse Chiara compiaciuta.

-Veramente? Non l’ho riconosciuta…L’ultima volta che è stata ospite della tenuta era una ragazzina e ora mi sembra completamente un’altra persona. Mi ricordo che era sempre in giro con la zia ed il padre, non l’ho mai vista giocare con i figli dei contadini però…- ragionò il giovane.

-Penso che la padrona l’abbia invitata per distrarsi, pare che il padre abbia perso tutto ciò che aveva in affari poco chiari…Non ho mai conosciuto l’avvocato Adinolfi, ma so che lei è una persona molto umile e gentile, ha anche aiutato la mamma di Primo subito dopo il parto e poi gioca e intrattiene i suoi figli quando ha tempo- puntualizzò Chiara.

-E così tu sei la sua cameriera personale?-

-Già. E poi non sai della storia di Fiore e del cavallo frisone!-

-Quale storia?-

Non appena sentirono nominare il cavallo frisone tutti gli uomini presenti si girarono verso Chiara per ascoltare e lei si sentì in quel momento lo sguardo di tutti addosso. La presenza di Ercole era ben risaputa e molti dei butteri si facevano beffe amichevolmente di Fiore perché non era riuscito con tutta la sua esperienza a domarlo. Era stato un affare averlo avuto senza pagare, ma aveva tirato fuori subito il suo caratteraccio ed erano settimane che lo stalliere cercava di rieducarlo utilizzando tutta la sua pazienza: non voleva ammettere di essere stato incapace di ammansirlo, di renderlo docile, per lui sarebbe stata una sconfitta personale.

Chiara spiegò quello che era successo durante la loro assenza mentre gli uomini, in silenzio, l’ascoltavano e si ritempravano bevendo all’ombra. 

Eppure la storia che una semplice ragazza, e non Fiore, avesse salvato dal macello lo stallone sembrava ai loro occhi tutta da indagare e approfondire: forse Chiara non ne sapeva poi molto.

La notizia dell’arrivo della nipote della padrona li interessò più di qualsiasi altra cosa: il lavoro di Fiore con Anna era l’argomento di punta, il più originale mai sentito e avevano deciso di interrogare direttamente lo stalliere quella sera stessa.

I butteri, stanchi e provati, tornarono quindi alle loro famiglie.

Il clima alla tenuta era spensierato e allegro e le donne erano indaffarate per i preparativi della festa: quella sera mogli e figli avrebbero festeggiato il loro ritorno e avrebbero ascoltato con curiosità notizie e aneddoti del loro viaggio.

Anche Aurelio Balestra, il papà di Chiara e fattore della tenuta, era curioso di sapere quello che aveva combinato Fiore in sua assenza.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


-Signora Costanza, il fattore Aurelio e suo nipote chiedono di potervi parlare- annunciò Assuntina entrando nello studio della villa. Anna l’aveva raggiunta dopo la passeggiata con Ercole e le stava facendo compagnia chiacchierando di viaggi.

La zia aveva saputo che i butteri, dopo quasi due settimane, erano rientrati e aspettava nello studio l’arrivo del fattore per il resoconto accurato del conteggio delle sue mucche maremmane.

Il luogo paludoso ed impervio aveva reso il lavoro più difficile e lungo del previsto: la mandria era sparsa in una ampia zona verso il mare e i butteri avevano faticato non poco per radunare tutto il bestiame.

Aurelio li aveva seguiti con il nipote Leonardo per insegnargli il lavoro di conteggio e registrazione della mandria sul campo, un lavoro difficile e pericoloso di cui sarebbe stato direttamente responsabile in futuro quando lo avrebbe sostituito nel suo ruolo: l’uomo non aveva infatti figli maschi e si era allora dedicato alla preparazione e all’istruzione del nipote.

Negli ultimi mesi gli aveva affidato compiti di sempre maggiore responsabilità e li aveva portati a termine con ottimi risultati dimostrando di esserne all’altezza.

All’origine di questa preparazione c’era l’infortunio che Aurelio aveva subito l’anno precedente mentre soprintendeva lo sbrancamento di una mandria: una maremmana lo aveva caricato a testa bassa mentre era in sella e le corna della mucca lo avevano letteralmente alzato dal suolo con tutto il cavallo. Dopo secondi che sembrarono minuti, e con l’aiuto degli altri butteri, la mucca abbassò la testa ma il cavallo, ormai terrorizzato, si imbizzarrì e disarcionò il fattore: l’urto a terra fu tale che si fratturò il femore e gli ci vollero diversi mesi per riprendersi. Fu in quell’occasione che cominciò ad avere bisogno dell’aiuto del nipote.

Leonardo dimostrò di avere da subito la stoffa del comando e la predisposizione genetica per quel lavoro che aveva visto fare allo zio e, prima di lui, al nonno Pietro.

 

-Prego signor Aurelio, Leonardo, accomodatevi, bentornati- disse la signora Costanza.

I due uomini entrarono e rimasero in piedi, Leonardo un passo più indietro dello zio. Si erano lavati e cambiati per presentarsi alla villa: il ragazzo si era anche sbarbato e dimostrava meno anni di quelli che Anna gli aveva attribuito poco prima. Non si aspettava di rivederlo così presto e appena lo riconobbe, visibilmente in imbarazzo, abbassò gli occhi e rimase seduta dov’era.

Non immaginava fosse il nipote del fattore, non si ricordava di lui, forse non aveva mai avuto occasione di incontrarlo.

-Buonasera signora Valliti e buonasera anche a voi signorina Anna- Anna aveva ricambiato il saluto ed era tornata a fissare le mani in grembo.

-Siamo appena arrivati e vi volevo lasciare il plico con il conteggio accurato della mandria. Sarà molto contenta di sapere che il bestiame è molto numeroso ed in buona salute, il clima di quest’anno ha favorito i giovani vitelli con erba abbondante- Aurelio era visibilmente soddisfatto.

La signora Costanza venne però distratta da un’altra cosa mentre il fattore parlava: stava osservando lo sguardo fisso e insistente di Leonardo sulla nipote. Sembrava la stesse studiando nei minimi particolari, facendo scorrere gli occhi dalla testa ai piedi: sicuramente non era lì per lo stesso motivo dello zio.

Anna non si era minimamente accorta di questo gioco di sguardi e la zia, piccata dalla sua sfacciataggine, chiese di poter parlare ad Aurelio in privato e mandò fuori dalla villa il ragazzo, mentre Anna prese la palla al balzo e si ritirò in camera sua prima della cena.

-Signorina Anna, prima che andiate vorrei farvi le mie condoglianze, ho saputo della perdita di vostro padre, era un uomo gentile ed intelligente, mi dispiace molto- disse il fattore.

-Vi ringrazio tanto signor Aurelio, con permesso- Anna uscì dalla stanza.

-Signor Aurelio, ho bisogno di chiarire con voi in questo momento una faccenda piuttosto delicata che non riguarda la tenuta-

Il fattore non capiva di cosa parlasse, erano accadute cose di cui era all’oscuro?

-Ho visto come vostro nipote fissa Anna, vorrei che gli rammentaste subito qual è il suo posto. Leonardo è un bravo ragazzo, un giorno può darsi prenda il vostro posto qui alla tenuta, ma vi avverto che non tollererò forme di maleducazione come quella a cui ho appena assistito- la signora era risoluta poiché un campanello d’allarme involontario le era suonato nella testa favorito dall’imbarazzo di Anna.

-Ci deve essere stato un malinteso signora…Mio nipote non l’ha mai incontrata, non la conosce…Comunque gli parlerò se è questo che desiderate…-

Il fattore era visibilmente in difficoltà: era venuto per motivi di lavoro e veniva ripreso dalla padrona a causa degli sguardi del nipote. La situazione era piuttosto bizzarra per lui.

Ma la signora ci aveva visto giusto.

Leonardo era corso in casa e si era sbarbato e cambiato sperando in cuor suo di poterla rivedere: l‘occasione si era verificata e con tutta la buona volontà non sarebbe mai riuscito a distogliere lo sguardo da lei, sentiva la necessità di osservarla, di memorizzare il suo atteggiamento, il suo sguardo, come si muoveva, la sua voce.

Era una necessità che gli nasceva da dentro il petto, dallo stomaco, più forte di qualsiasi volontà. Aveva anche percepito lo sguardo di rimprovero e di disapprovazione della sua padrona ma lo ignorò, era come se non lo riguardasse.

Anna, in preda all’agitazione, era andata in camera sua, si sentiva le vene delle tempie pulsare: non era stata in grado di alzare gli occhi, si era sentita in imbarazzo come non mai, colta da un insolito turbamento interiore.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Il fattore ritrovò Leonardo sull’aia a chiacchierare con gli altri butteri.

La serata era fresca e ventilata, perfetta per una cena all’aperto.

Stavano sistemando i tavoli in un’unica fila e alcune donne portavano i teli di lino per apparecchiare.

In un grande braciere, protetto dai venti, ardeva allegra della legna di quercia: l’intenzione era quella di arrostire molta carne.

I bambini correvano per l’aia e ridevano felici e rumorosi, mentre contadini e butteri si scambiavano battute e scherzi.

Le adolescenti confrontavano le loro preferenze riguardo il gruppo di giovani butteri seduti vicino al fontanile. Leonardo non era mai perso di vista da due ragazze, figlie di contadini, innamorate perdutamente di lui da tempo.

L’atmosfera era rilassata e gaia quando si presentò il fattore che, con aria pensosa, si avvicinò al nipote.

-Leonardo dovrei parlarti un attimo, puoi venire in casa?- la faccia dello zio era indecifrabile e il ragazzo lo seguì senza fare storie.

Entrarono e lo zio lo guardò dritto negli occhi: era nervoso, doveva parlargli e non voleva che qualcuno ascoltasse.

-Che cosa stai facendo Leo? La padrona ha voluto farmi notare il tuo comportamento in casa nei confronti della nipote…- disse lo zio con finta calma.

-Quale comportamento?- fece vago Leonardo.

-Hai o non hai fissato tutto il tempo la signorina Anna? Ma che ti gira per la testa? Ti sei sempre comportato in modo giudizioso… non fare mattate o qui ci giochiamo il posto, capito?- lo zio si stava innervosendo ancora di più, non voleva essere preso in giro. Conosceva quella donna, non aveva mai sbagliato un giudizio su qualcuno, aveva un sesto senso per capire il carattere delle persone e agiva di conseguenza senza rimorsi e pensieri. Mettersi contro di lei equivaleva ad un suicidio.

-Sì, lo ammetto zio, l’ho guardata… non ho resistito, è bellissima…- Leonardo ammise l’evidenza, lo stomaco quasi gli faceva male.

Aurelio prese per le spalle il nipote e lo scosse.

-Ma sei impazzito, ti rendi conto di quello che dici? Stai lontano da quella ragazza o dovrò prendere provvedimenti. Ma cosa pensi, di essere alla sua altezza? Solo perché hai studiato pensi di essere allo stesso livello di quella gente? Scendi sulla terra e ritrova la testa figliolo, altrimenti ti scapriccio io con le buone o con le cattive. Fila alla festa e prendi seriamente in considerazione di sposarti con una di quelle brave ragazze che ti vengono dietro da anni! E non voglio più tornare sull’argomento-

Lo zio era stato perentorio e inflessibile: uscì di casa lasciando il nipote solo con i propri pensieri.

Leonardo dovette aspettare invece qualche minuto prima ritrovare se stesso: aveva ammesso stupidamente la sua debolezza, forse se avesse taciuto o negato sarebbe stato più libero di agire… Ma più libero di fare cosa? Comprese che lo zio aveva ragione, innamorarsi di una ragazza di quella estrazione sociale equivaleva a perdere il senno. Solo nei suoi sogni poteva pensare di farlo. Comprese suo malgrado che lo aspettava un’estate penosa e tormentata, non vedeva che sofferenza di fronte a sé.

Uscì di casa e si diresse alla festa con malcelato nervosismo.

-Leo che ti succede? Eri così spensierato poco fa!- la cugina Chiara che lo conosceva bene si accorse subito del cambiamento di umore dei due uomini della sua casa e cercò d’indagare: il padre era stato un muro di gomma e provò allora con il cugino.

-Non ci sono problemi con il lavoro vero?- continuò lei.

-No Chiaretta, non è successo niente…- ma la cugina capì che qualcosa di importante si erano detti e decise di aspettare il momento giusto per ottenere le sue informazioni.

Verso la fine della cena arrivò finalmente l’ospite più atteso, Fiore.

-Buonasera Fiore, vieni a bere un goccetto qui con noi…abbiamo saputo dello stallone, vieni qui e raccontaci…- tutti gli chiedevano la stessa cosa ma lui era reticente nel parlarne. La storia, che doveva rimanere segreta, era diventata di pubblico dominio e diversamente, in una comunità come quella, non poteva essere.

-Non c’è nulla da raccontare. Mentre eravate via il cavallo si è rilassato e ora lo sto domando, brutto branco di ubriaconi vagabondi!- Fiore si stava rifacendo delle prese in giro dei butteri.

-Non ce la racconti tutta vecchio brontolone… sappiamo dell’aiuto che ti ha dato una bella fatina!- lo sfottevano ora dell’aiuto che aveva ricevuto.

-Non c’è nessuna fatina, avete capito male…Troppi pettegolezzi vi hanno oscurato il cervello, brutti scansafatiche- era difficile per Fiore negare la presenza di Anna.

-Sai Leo che all’inizio fu lei ad avvicinarlo dandogli delle mele e raccontandogli delle storie? Me lo ha detto la signorina Anna, ma ha paura che la cosa arrivi alle orecchie della zia e prega tutti di non farne parola con lei- precisò Chiara al cugino.

-Com’è di carattere questa Anna?- fece Leonardo.

-Si vede che ha sofferto molto. Fissa spesso la foto dei genitori sul comodino e qualche volta la vedo piangere. Va tutte le mattine in cappella per recitare il rosario alla Vergine, inoltre Assuntina mi ha confidato che non mangia carne, forse ha fatto un voto alla Madonna- gli confidò la ragazza.

-Ma cosa dici, è impossibile che non mangi mai carne e come le è venuto in mente di fare una sciocchezza simile?- Leonardo era quasi scioccato. Di fronte a sé aveva vassoi pieni di carne di vario tipo e pensare di non mangiarne, per un buttero, era quasi un sacrilegio.

Fiore intanto veniva pressato di domande e continuava a negare il coinvolgimento di Anna, ma sarebbe stato difficile proteggerla ora che alla tenuta erano tornati i butteri: il segreto di Fiore assomigliava sempre di più al segreto di Pulcinella.

La lunga serata terminò con canti e brindisi davanti al fuoco e, mentre tutti si divertivano, l’unica cosa che girava per la mente di Leonardo non era l’avvertimento dello zio Aurelio ma la visione improvvisa degli occhi blu di Anna.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Anna terminò la recita del rosario, ne baciò il crocifisso, fece il segno della croce ed uscì dalla cappella. Fece scivolare sulle braccia il velo che le copriva la testa e si diresse alla villa per fare colazione con la zia, come di consueto.

La zia Costanza la osservava mentre beveva la sua tisana ma non vide nulla di diverso nei suoi atteggiamenti: non voleva farle domande inopportune eppure cercò d’indagare meglio sui suoi programmi mattutini.

-Cosa farai questa mattina cara?- la stava osservando con occhi a fessura aspettando la risposta.

-Farò la mia solita passeggiata e poi forse farò un giro in calesse, sempre se il signor Fiore ha tempo…- non vedeva l’ora di togliersi di dosso quello sguardo indagatore.

-Ho fatto arrivare una giumenta molto bella per te da una fattoria qui vicina, è giovane e molto docile. Se vuoi la puoi prendere per fare delle passeggiate, sempre con Fiore ovviamente- specificò la donna.

-Grazie zia, sarebbe bellissimo, grazie- era una scusa in più per poter andare da Fiore e Ercole la mattina dopo colazione.

 

Uscendo dalla villa attraversò l’aia e incontrò una donna con in braccio un neonato, era la mamma di Settimio.

-Buongiorno signorina Anna, io sono Matilde la mamma di Primo- la donna era sorridente e rilassata.

-Come state signora, vi sentite meglio? E’ la prima volta che vi vedo a passeggio con Settimio… è bellissimo, complimenti…- Anna fu molto felice di conoscerla e guardando il bambino riconobbe una forte somiglianza con Primo.

-Sto bene ora, grazie. Volevo ringraziarvi per tutte le gentilezze che avete rivolto a me e ai miei figli, in casa nostra non si parla d’altro- le disse la donna.

-Non mi dovete ringraziare, per me è stato un piacere. Ho saputo che avete avuto un parto difficile e mi piaceva aiutarvi. Poi avete dei figli dolcissimi e intelligenti, è bellissimo parlare con loro…- Anna era sincera, quei bambini erano la sua distrazione preferita.

-Signorina Anna, domenica prossima battezzeremo Settimio e ci chiedevamo se vi avrebbe fatto piacere essere presente, per noi sarebbe un onore, lo battezzerà frate Egidio di un eremo qui vicino- la donna non sapeva se poteva esserle cosa gradita e soprattutto se Anna riteneva opportuno un invito da parte di contadini, ma lei accettò.

-Ne parlerò con mia zia, se mi darà il consenso sarò felicissima di partecipare, grazie- era così tanto che non assisteva ad un battesimo che si sentì emozionata.

 

Anna raggiunse Fiore alla rimessa. 

Lo stalliere aveva già iniziato ad occuparsi di Ercole: lo stallone cominciava a fidarsi di Fiore anche senza la presenza di Anna. Lo aveva strigliato ed era bellissimo e non appena vide Anna si volse verso di lei smanioso di attenzioni. Era un cavallo molto intelligente e la ragazza lo capiva nelle sue intenzioni anche solo guardandolo nei suoi grandi occhi scuri: c’era qualcosa di magnetico e struggente, era un animale che per qualche motivo aveva sofferto ed era molto sensibile ai movimenti bruschi o ai rumori molesti, soprattutto se provenivano da persone a lui estranee. Eppure la sua rieducazione cominciava a dare i suoi frutti, Fiore era riuscito a mettergli la sella e lo faceva girare nel tondino per farlo abituare a questa nuova cosa, sempre sotto gli occhi attenti di Anna.

Quella mattina i butteri erano indaffarati con la domatura di un cavallo in un tondino poco lontano: era un tondino particolare perché al centro aveva un palo al quale veniva, più o meno lontano, legato il cavallo da domare.

-Signor Fiore ma cosa stanno facendo i butteri in quel tondino laggiù?- Anna vedeva un gran movimento di uomini.

-Stanno domando un giovane puledro, signorina Anna- le rispose Fiore.

-Non è pericoloso? Lo spazio nel tondino non è molto ampio…- valutò Anna.

-No, lo spazio è giusto, il cavallo da domare va stretto tra il cavallo del domatore e la recinzione per evitare che si butti a terra- continuò Fiore.

Alcuni uomini erano appoggiati alla staccionata del tondino per guardare e dare consigli ad un altro uomo che era sceso dal suo cavallo per salire in groppa al puledro da domare. Con grande attenzione e senza spaventarlo aveva afferrato le redini, aveva messo il piede nella staffa ed era salito in sella svelto e sicuro, pronto per contrastare la sua repentina ribellione.

-Sicuramente bisogna essere concentrati, qualsiasi distrazione può essere fatale al giovane Leonardo- Fiore aveva già riconosciuto il cavaliere e, ora che guardava meglio, anche Anna si rendeva chiaramente conto che in groppa all’animale era salito proprio Leonardo.

La ragazza d’un tratto divenne nervosa, il respiro le si fece più affannoso e si vide costretta a distogliere lo sguardo: Fiore tradusse questa agitazione con la paura per la ragazza di vedere una scena che poteva avere come esito un infortunio.

-Non vi agitate signorina, Leonardo è giovane ma non è il primo cavallo che doma- la tranquillizzò Fiore.

Il cavallo sgroppava, scartava e saltava cercando di disarcionare il giovane cavaliere.

Dopo l’iniziale lotta l’animale cominciò ad essere meno agitato e più controllabile: ora Leonardo lo incitava facendogli sentire i comandi con le gambe e agiva sulle redini per trattenerlo. Ogni tanto lo colpiva con i finimenti per provocare le ultime reazioni.

Una gran nuvola di polvere si era alzata dal tondino, la lotta volgeva al termine, il cavallo ormai esausto pareva ubbidire a Leonardo che continuava a farlo girare in tondo.

Quando la confusione volse al termine Anna ritrovò la calma e si concentrò nuovamente sui movimenti fluidi del corpo di Ercole. Continuò ad imporsi di non guardare, le era sembrata una scena troppo pericolosa e non avrebbe voluto vedere il ragazzo cadere e farsi male.

Leonardo poco dopo uscì dal tondino, vide con la coda dell’occhio la silhouette di Anna appoggiata alla staccionata e si fermò a fissarla.

-Hai forse finalmente trovato laggiù quello che cercavi?- chiese ironicamente il suo amico Cesare. Si era accorto dei continui sguardi di ricerca di Leonardo intorno alla scuderia e ora che lo vedeva fissare Anna capì il motivo. Il ragazzo non lo ascoltò neppure.

-Non la guardare o ti brucerai gli occhi amico…- Leonardo in tutta risposta lo colpì con il cappello sul braccio alzando una nuvoletta polverosa.

-Lo dico seriamente Leo, è molto carina ma non ti mettere nei casini per lei, non è per te amico…- evidenziò Cesare.

-Non è carina… è meravigliosa! C’è qualcosa nel suo modo di fare che mi sconvolge e vorrei capire il perché…- Leonardo valutava un modo per avvicinarla.

-Sei il solito testone senza speranza- fece Cesare con gli occhi al cielo.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


-Signor Fiore, mia zia mi ha detto di aver fatto arrivare una giumenta molto docile che posso usare per fare qualche passeggiata, sapete dov’è nella scuderia?- chiese Anna.

-Certo signorina, finito qui vi porto a conoscerla, si chiama Perla-rispose Fiore concentrato sui movimenti di Ercole.

Quando rientrarono per mettere Ercole nella sua rimessa, incrociarono il gruppo di butteri del tondino: gli uomini salutarono Fiore e Anna e valutarono di persona i risultati del lavoro sul frisone.

Erano tutti meravigliati del suo cambiamento caratteriale e anche se non era ancora facile avvicinarsi per toccarlo la strada era stata comunque aperta. Essendo impegnato a tenere Ercole e a parlare dei risultati dello stallone, Fiore chiese il favore a Leonardo di far vedere ad Anna la nuova giumenta: Leonardo non avrebbe potuto chiedere di meglio e la accompagnò da Perla.

Anna era in modo evidente in imbarazzo: non capiva perché di fronte a quel ragazzo si sentiva goffa e inadeguata eppure doveva cercare di controllarsi, era pur sempre la nipote della padrona.

-Avete intenzione di andare a cavallo, signorina?- Leonardo cercava di rompere il ghiaccio e farla parlare significava avere la possibilità di poterla guardare, di osservarla. Anna sentiva addosso il suo sguardo insistente e faceva fatica a concentrarsi su quello che doveva dire.

-Sì, forse…- le parole le si spegnevano nel petto per mancanza d’aria.

-E’ molto bella… dallo sguardo e dal modo in cui si muove si vede che è molto docile e buona… Mia zia deve avermela fatta avere proprio per non preoccuparsi…- osservò Anna.

-Il fatto che sia docile e buona non vuol dire che non possa essere imprevedibile e mostrare un carattere caparbio e capriccioso- Leonardo, appoggiato con un braccio al garrese di Perla, diceva queste cose mentre la fissava insistentemente, come se stesse alludendo ad altra cosa piuttosto che alla giumenta: Anna si sentì più in imbarazzo di prima. Il ragazzo era impolverato ma molto attraente: sotto il panciotto indossava una camicia chiara che esaltava l’ampiezza e la forza delle sue spalle, facendola sentire piccola e sovrastata.

-E’ appena arrivata in scuderia e possiamo esaminarla insieme se volete…- fece Leonardo.

Le controllò i denti alzandole la grossa testa, le orecchie e facendo scendere lentamente la mano sul collo arrivò giù fino allo zoccolo anteriore e lo ispezionò affinché non avesse del materiale estraneo, poi con la mano continuò lungo il fianco e dalla coscia della giumenta, piano per non innervosirla, ridiscese per controllare lo zoccolo posteriore con lo stesso scrupolo con cui aveva controllato l’anteriore. Quando si rialzò diede improvvisamente una pacca sull’anca della cavalla, la ragazza e la giumenta ebbero insieme un sussulto. Anna, suggestionata dalla frase a doppio senso di prima, aveva subìto l’ispezione meticolosa come qualcosa che la riguardasse personalmente, e ne fu disorientata.

-Credo che non avrete problemi con lei… è un bell’esemplare…- fece il ragazzo.

-Voi che ne pensate, vi piacciono i cavalli?- chiese poi piegando di lato la testa.

Anna si sentì più sicura dopo questa domanda e, piccata per il doppio senso, lo guardò dritto in volto riuscendo a sostenere il suo sguardo e disse:

-Io li adoro e so già che questa è una splendida cavalla, mansueta e docile, che non mi darà alcun problema e soprattutto non credo che dimostrerà un carattere caparbio o comunque difficile in futuro- Anna cominciava a manifestare il suo disappunto, forse aveva anche lei inconsciamente risposto con un doppio senso.

-Siete brava a giudicare i cavalli… con le persone fate la stessa cosa?- la pungolò Leonardo con gli occhi a fessura rimanendo in attesa di una risposta.

Lei era esitante, non sapeva se doveva rispondere o era solo una domanda provocatoria.

-Dal vostro silenzio sembrerebbe di sì… Di me, per esempio, cosa ne pensate?- la provocò ancora Leonardo. Voleva sondare il suo carattere ora che ne aveva la possibilità, sapeva dalla cugina che era un tipo taciturno e timido, poco propenso ai pettegolezzi.

-Non credo sia una domanda opportuna…- Anna abbassò il viso confusa.

-Insisto… non mi offenderò, lo giuro…- la incalzò il giovane.

L’esitazione venne meno e Anna divenne un fiume in piena. Una sua dote era quella di osservare le persone e di ricavare dal modo di gesticolare, dal tono della voce e dalla espressione facciale molte informazioni, riusciva a conoscerle profondamente anche solo guardandole: Leonardo l’aveva provocata proprio su questo campo e ora l’insistenza di lui ebbe la meglio.

-Siete un uomo taciturno ma dallo sguardo esprimete sicurezza nelle vostre capacità, sapete bene ciò che fate e cosa volete, avete un’ottima opinione di voi stesso e tendete a primeggiare sugli altri. Nonostante questo avete l’intelligenza e l’umiltà di stare ad ascoltare le persone che hanno più esperienza di voi. Siete di buon cuore e disponibile, vi ho visto parlare e giocare con i bambini e divertirvi sinceramente con loro…- Anna fece una analisi meticolosa e onesta del ragazzo di fronte a lei, poi si fermò esitante. Stava per sottolineare l’ascendente che Leonardo aveva sulle donne: le era capitato di vedere gli sguardi persi delle ragazze della tenuta al suo passaggio ma parlare, lei come donna, di un argomento tanto delicato non lo reputò assolutamente opportuno e si fermò.

-Mi avete lasciato senza parole… Sembra che mi conosciate da tempo, ma vi vedo titubante, forse avete tralasciato qualche particolare imbarazzante?- era un uomo sicuramente sfrontato e questo costrinse Anna, dopo qualche istante di esitazione, a rispondergli per le rime.

-Siete così ostinato, testardo e cocciuto che solo una donna perdutamente innamorata di voi potrebbe sopportarvi una vita intera…- Anna era esplosa, Leonardo aveva abusato della sua pazienza e la sua educazione si era incrinata. La sincerità di lei lo lasciò stupefatto tanto da non saper rispondere, e Leonardo non era tipo da poche parole se provocato.

-Signorina Anna, si è comportato bene Leonardo? Vi ha mostrato le doti della vostra giumenta?- dopo essersi occupato di Ercole Fiore era entrato nella rimessa quando il clima sospeso era palpabile. Si accorse di una strana tensione nell’aria e li osservò per qualche istante. I due ragazzi si guardavano seri e silenziosi, poi Leonardo si riprese e disse:

-Credo che la signorina Anna abbia apprezzato la mia… la mia abilità nel trattare i cavalli… Con permesso signorina, Fiore…- Uscì dalla rimessa con un’espressione indecifrabile, il cuore gli bussava nel petto e la mente era in subbuglio: Leonardo era oramai irrimediabilmente attratto da Anna.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


La domenica del battesimo di Settimio era prossima. Anna aveva chiesto alla zia il permesso di assistere alla cerimonia nella piccola cappella della tenuta e la donna aveva faticato non poco per darle il suo consenso. Valutava il pericolo di esporla a quella gente e soprattutto a quel ragazzo che palesemente aveva dimostrato di essere attratto da lei.

Anna aveva insistito, le aveva raccontato del parto della donna e dell’amicizia con i figli di lei. La signora Costanza l’aveva vista sincera e decise infine di darle il permesso di partecipare.

Aveva preparato come regalo per il bambino una piccola riproduzione della Madonna della Quercia di Viterbo a cui lei aveva fatto voto mesi prima, una immagine che aveva portato con sé e a cui teneva molto.

Quella domenica mattina il cielo era limpido, senza nuvole e di un azzurro profondo: Anna aveva deciso di indossare ancora la gonna nera che portava in segno di lutto ma l’abbinò questa volta con una bella camicia di pizzo sangallo bianca con delle balze sul petto e sulle maniche. Alla base del collo mise l’unico gioiello a cui veramente teneva, un bellissimo cammeo raffigurante il profilo di una giovane donna appartenuto alla madre.

Anna si sentiva molto felice e l’unico motivo di disturbo era il pensiero dell’incontro con Leonardo che alcuni giorni prima aveva trattato in modo maleducato, perdendo inopportunamente la pazienza. Questo suo atto di maleducazione le era costato un costante rimorso e prima della cerimonia aveva intenzione di chiedergli scusa.

Uscì dalla villa e si avviò verso la cappella poco distante.

Diversi contadini erano già arrivati e nel vedere Anna si meravigliarono della sua presenza: non era consueto che un membro della famiglia dei proprietari si abbassasse a presenziare ad una delle numerose nascite nella tenuta. Per la famiglia di Primo la sua presenza fu un onore e dopo averla salutata le presentarono frate Egidio, colui che avrebbe amministrato il sacramento al bambino. Era un frate piuttosto magro e piccolo di statura, aveva i capelli e la barba bianchi ma il suo passo era sicuro e svelto: il suo viso esprimeva gioia e serenità e Anna scoprì che era un piacere parlare con quell’uomo. Aveva una sensibilità rara e si interessò ad Anna facendole molte domande personali.

Prima della cerimonia si era ripromessa di chiedere scusa a Leonardo e vedendolo arrivare con Fiore li aspettò prima di entrare nella piccola chiesa.

-Buongiorno signorina Anna, oggi lei rende la giornata ancora più speciale a questa bella famiglia- Fiore era sincero.

-Buongiorno signor Fiore, lei è troppo gentile- rispose la ragazza.

-Buongiorno signor Leonardo…posso parlarvi un attimo? - chiese Anna con sicurezza.

-Buongiorno signorina, certamente, vi ascolto…- Il ragazzo era sereno, per niente turbato o offeso.

-Vorrei chiedervi scusa per la mia mancanza di tatto, non so cosa mi sia preso e non ho attenuanti, vi prego di scusare la mia maleducazione…- Anna era sincera ed erano due giorni che si preparava mentalmente per parlargli.

-Non dovete scusarvi…avete solo detto quello che pensate di me…del resto io stesso ve l’ho chiesto- Leonardo non si aspettava un atto di così grande umiltà e rimase nuovamente spiazzato da lei.

Anna non si sarebbe mai accostata all’eucarestia con il cuore minato dal senso di colpa del peccato. Dopo aver assolto il suo dovere entrò in cappella e i genitori di Settimio la fecero sedere accanto a loro durante la cerimonia.

Il sole del mattino raggiungeva l’altare attraverso la vetrata del piccolo abside, donando un’aura di sacralità del tutto speciale al posto.

La vetrata colorava l’altare con le Sacre Scritture, il frate che amministrava e anche le persone della prima fila di banchi tra cui Anna: la sua camicetta sembrava dipinta di lapislazzuli e agli occhi di Leonardo anche lei divenne un’opera d’arte. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: la fila di piccoli bottoni del corpetto che dalle scapole scendeva verso i glutei aveva qualcosa di dolorosamente magnetico.

Finita la cerimonia la raggiunse Primo con la sorellina Barbara che le si buttò addosso abbracciandole la gonna all’altezza delle ginocchia.

-Ciao Babba, fai attenzione o mi farai cadere…- disse contenta Anna.

-Mio piccolo, Babba grande…- disse la bimba.

-Sì, Settimio è molto piccolo e tu sei grande grande…- Anna sorrise e sulle guance apparvero due fossette che Leonardo non aveva mai visto fino a quel momento.

Quel sorriso fu il colpo di grazia: ormai tutti si erano resi conto che qualcosa in lui era cambiato, erano alcuni giorni che Leonardo aveva sempre la testa da un’altra parte. Quando gli chiedevano qualcosa, dovevano ripetergli la domanda e rimanevano in dubbio se avesse veramente capito. Sospirava spesso e si appoggiava sovente alla staccionata per fissarne un particolare.

Il vero pericolo per lui rimaneva l’avvertimento minaccioso, ovviamente inascoltato, dello zio Aurelio poiché il suo cuore e la sua mente percorrevano involontariamente strade nuove e mai battute prima.

Poco dopo la raggiunsero anche le altre sorelle di Primo.

-Cos’è quella cosa che hai al collo Anna? E’ bellissima…- chiesero Giulia e Lisa.

-Si chiama cammeo, è fatto con una conchiglia ed era di mia madre. C’è raffigurato il volto di una ragazza- rispose pacatamente Anna.

-Per favore abbassati Anna che lo vogliamo vedere da vicino…- la ragazza acconsentì e si sedette sui talloni per far ispezionare il gioiello.

-E’ ancora più bello visto da vicino e c’è anche un bellissimo uccellino…- i bambini erano tutti meravigliati.

-Bambini, ora devo andare, comportatevi bene. Forse ci vedremo domani pomeriggio- Anna salutò tutti e si diresse dalla zia che la aspettava per il pranzo.

Frate Egidio la salutò con un gran sorriso e, stringendole le mani, si raccomandò che lo andasse a trovare all’eremo.

-Se sentirai la necessità di parlare con qualcuno Anna, vieni a trovarmi all’eremo, che Dio ti benedica cara- frate Egidio conosceva la sua storia attraverso il racconto diretto della zia Costanza, di cui era confessore personale.

Matilde l’aveva pregata di restare per il banchetto ma Anna accampò la scusa di pranzare con la zia per evitare di partecipare ad un pranzo al quale non avrebbe potuto mangiare quasi nulla: sarebbe sembrata maleducata e comunque non voleva dare spiegazioni della sua personale scelta di non mangiare carne.

Leonardo voleva proporsi di accompagnarla a casa e stava lottando con se stesso se farlo o meno ma per fortuna il signor Aurelio lo anticipò.

-Signorina Anna, posso accompagnarvi? Dovrei parlare con la signora Costanza di una cosa riguardante la tenuta- fece il fattore.

-Certamente signor Aurelio, con piacere- rispose Anna.

Leonardo li seguì con lo sguardo fino a quando sparirono dietro l’edificio e invidiò sinceramente lo zio anche solo per quei pochi minuti passati a parlare con lei.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


La giornata era trascorsa serenamente e durante il pomeriggio di quella domenica anche la zia Costanza si era concessa una passeggiata nel bellissimo giardino fiorito. Le giornate erano diventate più lunghe e più calde ed era un piacere anche per lei, che stava meglio, poter uscire al sole. I giardinieri avevano sistemato scenograficamente ai lati dello scalone d’ingresso al giardino pesanti vasi di ortensie fiorite: i grossi fiori globosi donavano all’ambiente una eleganza raffinata impareggiabile.

-Anna, passeggiare con il piede che quasi non mi fa più male è una vera gioia per me. La vista poi di questi colori è un balsamo per il cuore- la zia si sentiva in pace con se stessa.

-Sì zia, in questa stagione si sta proprio bene alla tenuta e ci si sente appagati e sereni passeggiando in questo giardino- aggiunse Anna.

-Assuntina mi ha detto che hai conosciuto frate Egidio al battesimo: ho fatto bene a darti il consenso per partecipare, così hai avuto modo di conoscerlo. Se questo giardino è balsamo per i nostri occhi, lui lo è per le nostre anime, figlia mia- si capiva che la zia aveva una grande opinione di quel frate.

-E’ il mio confessore personale e forse ho resistito in tutti questi anni a tanti dispiaceri proprio grazie alle sue parole, alla sua disponibilità…- confessò la zia.

-Mi ha detto di andarlo a trovare se sentirò la necessità di parlare con qualcuno, mi è sembrato molto gentile…- le disse Anna.

-Quando vorrai farlo ti potrà accompagnare Fiore…- la donna pensò che avrebbe potuto darle effettivamente un gran sollievo parlare con il frate delle sue angosce. La nipote stava meglio da quando era arrivata, aveva un viso più disteso e sereno, ma vedeva chiaramente nel suo sguardo che l’ultimo periodo della sua vita ancora incombeva prepotente nelle sue giornate. Spesso la vedeva triste, in disparte e con gli occhi lucidi a fissare un punto dell’orizzonte: forse parlare con frate Egidio poteva veramente esserle di conforto.

-A proposito di battesimi Anna, una ragazza che ha lavorato alla villa diversi anni, Bianca, ha partorito un bambino due giorni fa.

Ha lasciato il suo lavoro per seguire il marito nella tenuta che possiedo a circa dieci chilometri da qui e le sono molto affezionata: ti assomiglia nel carattere e mi è molto dispiaciuto quando ha scelto di sposarsi e partire... Se non ti è di fastidio, mi piacerebbe che le portassi un regalo da parte mia per la nascita del suo primogenito-

-Certo zia, ne sarò felice, ditemi quando volete che vada e lo farò- era la prima volta che sentiva la zia dimostrare affetto per una semplice domestica. Anna pensò che forse l’età le stava addolcendo il carattere.

-Forse potresti andare domani mattina dopo colazione, se non hai da fare altre cose- anticipò la zia.

Anna ci pensò un attimo, avrebbe dovuto rinunciare a far visita a Ercole e Fiore, ma non poteva certo rammaricarsi di questo con la zia, quindi accettò senza esitazioni.

-Va benissimo per me zia. Avviserò Fiore di accompagnarmi domani allora…-

-No Anna, domani mattina ti accompagnerà Aurelio perché deve visitare con il marito di Bianca alcuni campi di grano da raccogliere e ispezionare le attrezzature che occorreranno per farlo, ma non ti preoccupare non ci metterà molto- la donna, efficiente com’era, aveva già previsto la risposta di Anna e aveva organizzato il piccolo spostamento.

 

L’indomani, a malincuore, Anna raggiunse la scuderia con il regalo sotto braccio: indossava sopra il corpetto una giacca leggera e aderente con doppi bottoni sul davanti e un cappello di paglia che l’avrebbe protetta dal forte sole nascente. Trovò il calesse pronto per la partenza ma il signor Aurelio non si vedeva ancora e si mise ad attendere accanto all’ingresso della scuderia. Fiore era già uscito con Ercole perché la rimessa era vuota e rimase sola in attesa. All’improvviso apparve Leonardo, usciva dalla casa dello zio a passo svelto: aveva giacca e cappello e si stava infilando i guanti. Sembrava avere una gran fretta e puntò, con disappunto di Anna, proprio verso di lei.

-Prego signorina Anna, salite sul calesse che siamo pronti per partire…Vi aiuto così vi sistemate meglio- parlava come se tutto fosse stato predisposto a dovere ma qualcosa era stato cambiato nel programma del giorno ad insaputa della ragazza.

-Ma cosa sta succedendo? Cosa ci fate voi qui? Mia zia mi ha detto che il signor Aurelio mi avrebbe dovuto accompagnare perché aveva delle questioni lavorative da discutere con un contadino…- Anna era palesemente confusa.

-Non vi preoccupate, ho già parlato con mio zio: questa mattina ha un forte dolore alla coscia che aveva fratturato tempo fa e mi ha chiesto di sostituirlo, sempre che a voi non dispiaccia…- la ragazza ovviamente non poteva avere nulla da obbiettare e salì al suo posto aiutata dal predellino e da un solerte Leonardo.

Non appena furono al loro posto il ragazzo prese le tirelle e con fare sicuro incitò il cavallo a prendere velocità e a dirigersi verso il viale d’ingresso della tenuta. La manovra sembrò anche troppo sbrigativa ad Anna, ma la giustificò pensando che fossero già in ritardo sulla tabella di marcia. Passando davanti agli ultimi edifici della scuderia sbucò all’improvviso il signor Aurelio, sembrava avesse corso: era affannato e quando si accorse che Anna lo guardava la salutò con un cenno della testa.

Anna ricambiò il saluto e si rimise a guardare in direzione del cancello d’ingresso. In quel momento il gesto del fattore fu tutto per il nipote: strinse la mano a pugno e la alzò energicamente in aria agitandola con fare minaccioso.

Il ragazzo aveva chiesto allo zio di poterlo sostituire quella mattina e ovviamente la risposta fu una nuova lavata di capo ma Leonardo non volle piegarsi e seguendo l’istinto del suo cuore corse in camera a mettersi qualcosa di pulito e decoroso, calzò il cappello e prese al volo i guanti dal cassetto. Raggiunse il calesse approfittando del fatto che lo zio stava finendo di dare gli ordini del giorno ad un contadino. Quando Aurelio sentì il calesse prendere velocità fuori la scuderia i giochi erano fatti.

In principio non volle credere a quanto ascoltava con le sue orecchie ma poi corse fuori e vide con i suoi stessi occhi il nipote sfrecciare verso l’uscita: non gli rimaneva che fare buon viso a cattivo gioco.

Vedendo lo zio furibondo Leonardo deglutì dolorosamente pensando a cosa lo aspettava al suo ritorno: decise comunque di godersi il viaggio e di affrontare stoicamente la sua punizione al momento opportuno.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


-Mi dispiace molto per vostro zio, pensavo si fosse completamente ripreso dopo l’incidente- esordì Anna.

-Diciamo che sta bene signorina Anna, ogni tanto però ha delle fitte dolorose, ma vedrete che gli passeranno presto… Forse già questa sera lo vedremo muoversi in modo molto più sciolto…- il solo pensiero dello zio faceva venire i brividi a Leonardo.

Gli aveva palesemente disubbidito, forse per la prima volta in vita sua, e questo rendeva l’atto ancora più oltraggioso visto il motivo che lo aveva mosso. Non sapeva bene quale sarebbe stata la punizione più idonea per lui, non gli aveva mai fatto perdere le staffe a quel modo e l’unica speranza per Leonardo era che con il passare delle ore lo zio si calmasse un po’, ma c’era poco da sperare. Aurelio era un uomo corretto e onesto ma inflessibile e categorico, il carattere giusto per tenere a bada tutti i lavoratori di una grande azienda come quella e non aveva fatto mai sconti a nessuno, neanche al nipote: la futura reazione nei suoi confronti era, per Leonardo, completamente oscura.

Una volta lontano dalla tenuta il cavallo prese una andatura più lenta nettamente in contrasto con la fretta iniziale ed Anna se ne accorse.

-Non siamo più in ritardo ora?- il viso di Leonardo era per Anna indecifrabile: lui non riusciva a guardarla negli occhi a causa del colpo di testa che aveva appena fatto ma di cui non era minimamente pentito, era come se il cuore lo giustificasse di ogni sua inopportuna azione.

-Non vorrei farvi fare un viaggio scomodo così ho deciso di andare un po’ più lentamente del solito- mentì il giovane.

-Voi dunque dovrete parlare con il marito della signora Bianca, giusto?- fece Anna.

-Certamente signorina, quando necessario mi capita di sostituire lo zio alla tenuta…- continuò lui.

Ci furono parecchi minuti di silenzio imbarazzante poi Leonardo cercò di rompere il ghiaccio, non sapeva quando l’avrebbe rivista e sentiva la necessità di parlarle.

-Vi trovate bene qui alla tenuta con vostra zia signorina? – chiese lui.

-Sì, benissimo. E’ sempre stata gentile con me e lo è ancora di più adesso. E’ praticamente l’unica parente che mi è rimasta-

-Allora vi fermerete qui a lungo…-

-No, non penso che potrò restare qui molto a lungo. Un carissimo amico di famiglia sta cercando in questi giorni di sistemare la mia situazione finanziaria e una volta organizzato tutto tornerò alla mia vita in città-

-Quindi rientrerete presto? -

-Penso prima della fine dell’estate…Ho dovuto prendere un

periodo di pausa da tanti avvenimenti, sicuramente questa vacanza mi ha giovato, per lo meno sono stata molto fuori all’aria aperta, cosa che faccio di rado a Viterbo-

-So di cosa parlate, mia cugina Chiara mi ha detto di vostro padre, mi dispiace molto per voi…-

-Già…- Anna cadde in un silenzio prolungato.

-La morte di vostro padre ha a che fare con l’astinenza dal mangiare carne?-

-Sapete molte cose di me signor Leonardo…-

-Penso che non sia una buona decisione quella che avete preso. Se volete essere veramente in forze e andare a cavallo dovete nutrirvi meglio, siete molto esile. Fiore potrebbe giudicarvi troppo debole anche per Perla…-

-Vi ringrazio per i vostri consigli ma forse è meglio che vi concentriate sulla strada… Andate troppo piano e arriveremo per pranzo se continuate così…- Anna cominciava a essere infastidita per le troppe domande personali e cercò di distrarlo su altri argomenti.

-Conoscete il signor Arnaldo, il marito della signora Bianca?-

-Certamente, è una brava persona e solo un tipo come lui poteva conquistare il cuore della signora Bianca…-

Anna era ancora più curiosa di conoscerla, anche Leonardo ne tesseva le lodi come la zia.

-E’ una di quelle donne che con uno sguardo capiscono di cosa hai bisogno, è molto intelligente e sensibile- continuò il giovane.

-E’ molto fortunato allora questo signor Arnaldo…-

-Direi proprio di sì- confermò Leonardo sorridendo.

 

Dopo poco più di un’ora di viaggio arrivarono alla fattoria. Non era molto distante dalla strada ed il casolare dava l’impressione di essere in buone condizioni. Era un edificio sviluppato molto in altezza con rimesse per gli attrezzi poco lontane. La campagna circostante era ben curata con alberi da frutto e orti, mentre più lontano dominavano ampie colline destinate alla coltivazione del grano: i terreni erano suddivisi in grosse superfici regolari separate da linee di querce e sottobosco, l’impressione era quella di un enorme lavoro di ricamo contornato da vari tipi di verde. Una leggera brezza rinfrescava l’aria ed il posto emanava un senso di calma e di pace, era un luogo di ritmi ancora lenti e antichi.

Arnaldo e Bianca erano usciti dalla porta non appena li avevano visti entrare nella proprietà ed ora li attendevano sorridenti sul piazzale.

Leonardo si fermò vicino all’ingresso del casolare, tirò il freno del calesse, scese e si avvicinò al lato di Anna per aiutarla a scendere.

Era molto premuroso e la aiutò prendendola per la vita e facendola delicatamente scendere a terra: il ragazzo sembrò per un attimo non volerla lasciare andare ed Anna, appoggiata con le mani alle sue braccia, avvertì chiaramente la sua esitazione e si sentì in difficoltà. I due coniugi li stavano infatti guardando e avevano palesemente percepito l’intesa tra i due giovani, più precisamente la sensazione di Bianca era che Leonardo fosse innamorato della ragazza.

-Benvenuta signorina Anna, io sono Bianca e questo è mio marito Arnaldo…- un grande sorriso accompagnò il saluto di Bianca a cui fece seguito quello del marito.

-Buongiorno e benvenuta signorina, è un piacere fare la vostra conoscenza… Leonardo…- salutò il ragazzo con una stretta di mano energica.

-Buongiorno, ho sentito molto parlare di voi, è un piacere per me incontrarvi…- Anna si riprese e li salutò disinvoltamente.

Bianca invitò i due ragazzi ad entrare: la casa era semplice ma accogliente, non molto grande ma luminosa. Sulla tavola di fronte al camino c’erano alcuni dolci appena fatti, delle ciliegie e una grande caraffa di acqua limonata, un piccolo paradiso dopo un viaggio polveroso.

Entrambi bevvero e assaggiarono le deliziose ciliegie appena raccolte poi il contadino ricordò a Leonardo che era lì per lavorare.

-Bianca, io e Leonardo dobbiamo fare un giro per la proprietà per valutare quando raccogliere il grano, vi lasciamo e vi raggiungiamo più tardi, con permesso- i due uomini partirono a cavallo mentre le due donne ebbero finalmente la possibilità di conoscersi.

-Come mai sei venuto tu al posto di tuo zio Aurelio? Non sta bene?- chiese Arnaldo appena si furono allontanati.

-No, no, sta benissimo, è una lunga storia…- tagliò corto Leonardo.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Bianca condusse Anna nella sua camera da letto dove un bambino piccolissimo dormiva in una culla di legno: Matteo era bellissimo, assomigliava alla mamma e dalla espressione beata doveva aver bevuto latte a sazietà. Anna lo guardò e per un attimo provò invidia per una felicità tanto grande: si chiedeva in cuor suo se anche lei un giorno avrebbe avuto un simile dono del cielo.

Le due donne tornarono nella ampia stanza con camino e Anna le consegnò il regalo che aveva portato da parte della zia: Bianca lo aprì e vi trovò biancheria e vestiti per il bimbo, alcuni finemente ricamati, sicuramente adatti per il giorno del battesimo.

-Ringraziate tanto da parte mia vostra zia signorina, piuttosto come sta la signora Costanza? L’ultima volta che l’ho vista aveva grossi problemi con la sua gotta…- chiese preoccupata Bianca.

-Ora sta abbastanza bene, segue la dieta che le ha indicato il medico… Ogni tanto si prende qualche libertà con il limoncello e i dolci ma nell’insieme è molto scrupolosa nel mangiare- puntualizzò sorridendo Anna.

-E voi come state? Vostra zia mi ha tanto parlato di voi e non vedeva l’ora che la raggiungeste alla tenuta…Voleva avervi sotto gli occhi per vedere se eravate effettivamente in salute come scrivevate…- disse Bianca.

-Mia zia mi ha detto quanto era legata a voi e il fatto che sappiate così tanto di me ne è la prova. Sto abbastanza bene, ma come dicono sempre tutti ci vuole del tempo per ritrovare la serenità- fece Anna sospirando e abbassando lo sguardo.

-Siete una ragazza molto dolce e buona, non sarete a lungo sola… Credo che la vostra bellezza abbia già mietuto vittime a quanto ho visto…- Bianca era sincera e diretta con Anna. Voleva sondare il campo, la situazione che si veniva a creare poteva essere deleteria per entrambi: era preoccupata sia che Leonardo si illudesse e soffrisse inutilmente, sia che Anna, in uno stato psicologico delicato come il suo, cercasse conforto nelle braccia sbagliate dimenticando il suo status sociale.

Bianca provava simpatia per entrambi: il nipote di Aurelio lo conosceva da quando era bambino e per quanto riguardava Anna, dopo i racconti della signora Costanza, aveva la sensazione di conoscerla da sempre. La ragazza rimase spiazzata dalla sua sincerità, mai si sarebbe aspettata una simile osservazione da una persona che conosceva da così poco tempo e dopo un attimo di esitazione rispose.

-Se vi riferite al signor Leonardo, credo vi siate sbagliata…E’ solo molto gentile perché sono la nipote della padrona e null’altro- la ragazza le parlava guardandola negli occhi, con sicurezza, eppure Bianca notò un fremito di fondo nella sua voce. Forse aveva detto la verità o forse Anna stava solo cercando di convincere se stessa, sta di fatto che le sue guance cominciarono a tingersi per l’imbarazzo.

Il pianto improvviso di Matteo ruppe la tensione e la donna andò a prenderlo per farlo vedere ad Anna.

-E’ veramente un bel bambino, dovete esserne orgogliosi… Lo posso tenere tra le braccia? – chiese emozionata Anna.

-Certamente…eccolo il mio ometto…- fece Bianca.

Non ricordava di aver mai preso un neonato tra le braccia, aveva quasi paura di fargli del male: il bimbo era leggero, aveva pochi capelli e muoveva le manine cercando di portarle alla bocca. Sembrava guardarla e notò che aveva gli occhi scuri della stessa sfumatura di quelli di Leonardo. Questo pensiero le fece correre un brivido improvviso lungo la schiena.

Anna riconsegnò il bimbetto nelle mani esperte della sua mamma e rimasero a chiacchierare come due vecchie amiche di vari argomenti. Per la giovane fu come una terapia inaspettata, si sentiva più serena e calma, le stesse sensazioni che aveva avvertito entrando nella proprietà con il calesse.

Decisero quindi di uscire all’aperto per sedersi all’ombra della facciata e Bianca mise di nuovo nelle braccia di Anna il figlioletto per andare a prendere una cosa in casa.

In quel momento, dopo circa due ore di assenza, giunsero i due uomini a cavallo.

Leonardo vide da lontano Anna con il piccolo ed ebbe una stretta allo stomaco: avrebbe dato tutto l’oro del mondo affinché quella donna, quel bambino e quella tenuta avessero fatto parte della sua vita.

Dopo un’altra mezz’ora abbondante di chiacchiere i due ragazzi ripartirono alla volta della tenuta, erano rilassati e contenti ed il clima del viaggio di ritorno fu più disteso di quello dell’andata.

-Non sentirete minimamente nostalgia della tenuta e di posti come questo quando sarete andata via? – disse Leonardo scrutando Anna.

-Oh sì che avrò nostalgia di questi posti e della zia con il suo giardino fiorito, dei figli di Matilde e poi del signor Fiore che mi sta aiutando con Ercole: senza di lui non so che fine avrebbe fatto il cavallo…-

-Come avete fatto a conquistare quello stallone riottoso? Avete un segreto? - Anna lo guardò di sbieco da sotto il cappello di paglia e due fossette apparvero sulle sue guance.

-Quale segreto potrei nascondere ad un buttero come voi? E’ ovvio che io e quel cavallo proviamo simpatia l’uno per l’altra e basta, non c’è alcun segreto vi assicuro…- le veniva da sorridere.

-Vi state prendendo gioco di me? Sicuramente lo avrete conquistato con qualche erba succulenta o con qualche frutto…o con qualche pozione magica!-

-Mi state dando della strega, mi sembra un po’ troppo da parte vostra- e si misero a ridere insieme.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Il calesse oltrepassò il cancello d’ingresso della tenuta giusto in tempo per l’ora di pranzo.

Il lungo viale alberato riecheggiava del suono degli zoccoli del cavallo al trotto e del frinire assordante delle cicale nel caldo sole di mezzogiorno.

Leonardo ridusse l’andatura del cavallo al passo, raggiunse l’ingresso delle scuderie e si fermò con il calesse proprio davanti allo zio Aurelio che con aria molto seria e i pugni stretti sui fianchi lo stava aspettando.

Aurelio aiutò Anna a scendere e lei, forse intuendo un clima di tensione tra i due, cercò di placare gli animi.

-Come state signor Aurelio? Va meglio la vostra gamba? -

 chiese gentilmente lei.

-La gamba…? Ah sì, la gamba… Ho massaggiato molto olio di arnica e ora mi sento meglio signorina, grazie…- rispose lui spiazzato, gettando una brutta occhiata al nipote.

-Voglio ringraziarvi per avermi fatto accompagnare dal signor Leonardo, è stato gentilissimo e ho viaggiato comodamente. E’ stato un valido sostituto, però la prossima volta mi aspetto la vostra compagnia signor Aurelio, ho tante cose da chiedervi sulla vita nella tenuta- Anna lo stava blandendo e le sembrava di riuscire nel suo intento dallo sguardo più rilassato dell’uomo.

-Arrivederci e buon pranzo allora- terminò Anna.

-Buon pranzo a voi signorina- le risposero i due uomini in modo molto teso.

Appena si fu allontanata Aurelio si girò verso il nipote e lo fulminò con lo sguardo.

-Sparisci dalla mia vista oggi o dovrò dartele di santa ragione qui, davanti a tutti. Domani mattina ne riparleremo e deciderò il da farsi. Mi stai mettendo in un grosso guaio- gli disse lo zio sforzando di dominarsi.

Anna si diresse in camera per rinfrescarsi e cambiarsi, poi raggiunse la zia Costanza nella sala da pranzo.

Le raccontò della bella mattinata passata insieme a Bianca e al suo bambino, ma evitò di parlare dello scambio di conducente del calesse per paura di dover rispondere a domande imbarazzanti.

La donna fu contenta di sapere che la tenuta era ben curata e che Bianca era felice con la sua famiglia. Parlarono dei regali graditi e dei ringraziamenti della giovane mamma.

La zia aveva notato quanto Anna fosse spensierata e più ciarliera del solito durante il pranzo, parlare con quella donna le doveva aver fatto davvero bene.

Dopo pranzo fecero una passeggiata nel giardino e si fermarono sulla panchina davanti alle rose che ricordavano ad Anna quelle del padre nella sua casa in città. Stettero lì a parlare per circa un’oretta poi la donna sentì la necessita di ritirarsi in camera per riposare.

La ragazza ne approfittò per raggiungere Fiore e vedere cosa stesse facendo con Ercole.

Era oramai l’inizio di giugno e Fiore decise che era giunto il momento di occuparsi della domatura di Ercole: lo stallone si era abituato a girare nel tondino con la sella ed ora una persona qualificata doveva cominciare ad abituarlo alla cavalcatura. Il lavoro sarebbe stato lungo, molto difficile e soprattutto pericoloso, sia per la potenza del puledro che per la sua dimensione imponente.

Anna trovò Fiore che parlava con un uomo che non aveva mai visto alla tenuta. I due si salutarono e Fiore la raggiunse.

-Buongiorno signorina Anna, ho saputo che questa mattina è andata a trovare la signora Bianca, spero stia bene e anche il suo figlioletto…- chiese l’uomo.

-Buongiorno a voi signor Fiore, la signora sta benissimo ed anche Matteo. E’ una bella fattoria quella del marito Arnaldo, produttiva e ben tenuta- osservò Anna.

-E’ sempre stato un bravo contadino, onesto e giudizioso, è fortunata vostra zia ad averlo con sé- puntualizzò l’uomo.

-A proposito di bravi uomini, stavo parlando con un buttero di una vicina fattoria, Alberto, molto noto perché bravo nel domare animali difficili… Stavo pensando a lui per Ercole, è giunta l’ora di domarlo signorina, sarà un lungo lavoro ma va fatto- la mise al corrente Fiore.

-E’ già ora di domarlo? Siete stato bravissimo con lui, sono molto contenta- Anna era visibilmente soddisfatta ma allo stesso tempo preoccupata. Sapeva quanto poteva essere pericoloso farlo ed era in pensiero non solo per il buttero ma anche per il frisone.

Andò da Ercole e lo coccolò a lungo, avrebbe dovuto presenziare le prime volte che veniva cavalcato poi, come aveva fatto Fiore con la sella, avrebbero continuato da soli, senza di lei.

La felicità di vederlo entrare a pieno diritto nella scuderia della zia e comunque di salvarlo da altra fine fu enorme.

Quel pomeriggio portò ad Ercole mele e qualche zuccherino: il cavallo aveva un aspetto nobile, altero e i suoi occhi intelligenti erano tutti per lei. La spingeva con il muso o le mordeva delicatamente le mani mentre i crini lunghi e ondulati qualche volta le coprivano il viso facendole il solletico. Sarebbe rimasta con lui più a lungo ma volle andare all’aia per incontrare, come aveva promesso, i bambini di Matilde.

Giulia, Lisa e Barbara stavano giocando insieme davanti alla porta di casa. La più piccola era piagnucolosa e si mordeva le mani bagnando con la saliva il colletto del vestitino. La guancia sinistra era stranamente arrossata e calda.

-Babba che cosa ti succede? Hai sbattuto la guancia per caso piccola? - Anna non comprendeva la natura del suo tormento e la prese in braccio per consolarla un po’.

Leonardo passò per caso con una sella tra le braccia da riporre in selleria e si fermò a guardare la scena divertito.

-Signorina, la bambina ha sicuramente un dente che sta per spuntare e le fa male…mi viene in mente una soluzione da usare subito…- fece lui.

Posò la sella e da un finimento nuovo di cuoio largo circa due centimetri ne tagliò un pezzo lungo circa dieci. Anna non riusciva a capire cosa stesse facendo e lo guardava incuriosita.

-L’ho visto fare a mio zio con Chiara quando aveva l’età di Barbara…- chiarì Leonardo e porse la striscia di cuoio alla bambina che cominciò a morderla di gran gusto e a tranquillizzarsi.

Anna ne fu sconcertata e divertita insieme, non aveva mai visto una cosa del genere.

-E così vi sapete prendere cura proprio di tutti, anche dei bambini. Non vi facevo così bravo…-

La bambina era ora presa dal suo nuovo giocattolo e non si interessò più ad Anna.

-Ho mille qualità nascoste signorina, spero abbiate modo di conoscerne altre fintanto che rimarrete qui con noi…con permesso- Leonardo riprese la sella e la salutò con un ampio sorriso.   

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


La mattina seguente il signor Aurelio portò a conoscenza il nipote della punizione che aveva deciso di assegnargli.

Visto l’interesse dimostrato per i viaggi in calesse decise di mandarlo in giro per le proprietà a dare una prima valutazione dello stato di maturazione del grano, un lavoro indispensabile che andava fatto per stabilire la data di raccolta.

-Ho potuto notare che non ce la fai a starle lontano, in questo modo dovrai farlo per forza. Voglio che usi questi giorni per analizzare il tuo comportamento e rinsavire al più presto. Lo dico per il tuo bene Leonardo. Se la padrona decidesse di mandarti via, sai che non farei nulla per farle cambiare idea. Sei dalla parte del torto con il tuo modo di fare, ritorna al tuo lavoro e dimenticala- Aurelio non sapeva più che fare: se lo avesse riempito di pugni non sarebbe servito a nulla, il nipote era diventato indifferente a qualsiasi tipo di richiamo.

Il lavoro lo avrebbe impegnato circa due giorni poi, al suo ritorno, Aurelio avrebbe navigato a vista, decidendo di volta in volta come comportarsi.

Nei due giorni di assenza di Leonardo nella tenuta si continuò a lavorare sodo come sempre, l’unica cosa che cambiò furono le temperature che aumentarono con un caldo che diventava sempre più fastidioso. Anche il vento, che solitamente era una brezza rinfrescante, cominciava ad essere caldo e sgradevole.

Il terzo giorno Leonardo rientrò dal suo viaggio di lavoro stanco e accaldato. Non si era risparmiato e aveva fatto tutto quello che lo zio gli aveva comandato di fare, tranne ovviamente rinsavire.

Tutto quello che doveva fare lo eseguiva pensando ad Anna, ai suoi occhi bassi e alle sue fossette disarmanti: stando solo si era reso conto che era innamorato perso e che una via d’uscita per lui non c’era, non la vedeva, non capiva come trovarla e del resto non sapeva se fosse ricambiato nei suoi sentimenti. Quando Leonardo le parlava lei sembrava in imbarazzo e confusa ma poteva semplicemente essere dovuto al suo carattere taciturno e riservato.

Il viaggio, in definitiva, gli era servito unicamente per farlo sentire più disperato che mai: lontano da Anna si era reso conto oggettivamente della sua condizione e lo sconforto, che scaturisce dalle situazioni senza via d’uscita, cominciò a dominarlo.

 

Anna quella mattina uscì come al solito molto presto per andare in cappella e quando vi entrò un caldo soffocante, provocato dal sole attraverso la vetrata, la bloccò sulla soglia. Valutò il da farsi e decise di recitare il rosario camminando in una delle strade secondarie e ombrose che portavano ai campi della tenuta: portò con sé, oltre al rosario, il libro delle preghiere con l’elenco dei Misteri da meditare. Fece il segno della croce e si incamminò.

 

Nelle scuderie Fiore aveva fatto uscire dalla rimessa Ercole per far controllare i ferri dal maniscalco, giunto molto presto alla tenuta.

Il cavallo non era a suo agio, era la prima volta che incontrava quell’uomo e Fiore con molta pazienza lo teneva per la cavezza e lo tranquillizzava parlandogli e accarezzandolo.

Il maniscalco mise una sopra l’altra le cassette dei suoi attrezzi non badando ad impilarle nel modo corretto e mentre armeggiava con lo zoccolo posteriore di Ercole diede un colpo con il piede al gruppo di oggetti che caddero finendo contro una scala in ferro. Il frastuono prodotto dalla scala che cadeva in terra fu tale che il puledro scartò violentemente riuscendo a liberarsi dalla presa di Fiore, correndo poi al galoppo fuori dalla scuderia e travolgendo come un treno tutto quello che veniva a trovarsi sulla sua strada. Fiore, colto dal panico, corse fuori gridando ad un operaio di prendere immediatamente un cavallo per inseguirlo. Ercole, terrorizzato, infilò la prima strada che conduceva ai campi, proprio quella che stava percorrendo a piedi Anna.

La ragazza, tutta concentrata nella preghiera, sentì in lontananza delle grida e successivamente un rumore di zoccoli sempre più nitido: non pensò ad un pericolo imminente poiché credeva fosse uno dei butteri a cavallo ma poi riconobbe le grida di Fiore. Il pover’uomo aveva visto la traiettoria del cavallo e urlando cercava di richiamare l’attenzione di Anna.

Quando finalmente si girò era ormai troppo tardi: Anna si trovava in corrispondenza di un ponticello che scavalcava il fossato di scolo delle acque pluviali del piazzale della villa delimitato da due muretti bassi. Nel momento in cui il cavallo le fu addosso si tirò in disparte inciampando sul muretto e cadendo nel piccolo fossato.

Il cuore di Fiore si fermò per qualche secondo e, completamente bianco in volto, di corsa la raggiunse.

-Oh Mio Dio! Signorina Anna, signorina Anna parlatemi per l’amor del cielo, vi prego… come state? Cosa vi fa male? - Fiore era sconvolto.

Gente accorreva dalla tenuta per portare aiuto.

Anna aveva battuto il braccio destro e anche la tempia le pulsava: sentiva un dolore acuto, così forte da impedirle di aprire gli occhi mentre parlava con Fiore.

-Fiore…Fiore dovete promettermi una cosa… Qualunque cosa mi succeda non fate del male ad Ercole… Me lo dovete promettere Fiore- Anna aveva come unico pensiero di salvare il puledro, prima che la portassero via o svenisse per il dolore. Sapeva in cuor suo cosa gli sarebbe successo mentre veniva curata e non voleva che accadesse.

-Ve lo prometto signorina, ve lo prometto, ma ora non agitatevi…- Fiore le era accanto.

-Ma cosa ci facevate qui a quest’ora…- chiese Fiore per distrarla.

-Ero andata in cappella per… la recita del rosario. Era troppo caldo e ho fatto una passeggiata…- sussurrò a fil di voce Anna.

Era accorso anche il signor Aurelio.

-Portate un carro, sbrigatevi! E andate a chiamare immediatamente il dottore- il fattore sapeva mantenere il sangue freddo e gestì i soccorsi.

Leonardo era arrivato di corsa da casa ed era senza fiato, alla vista di Anna rimase sconvolto e si affrettò a scendere nel canale per aiutarla.

-Signorina Anna…Oh Signore… Anna, come vi sentite? - il ragazzo le sosteneva la testa: la camicia gli si sporcò di sangue e sentì una stretta al cuore.

In due, Leonardo e Fiore, la sollevarono delicatamente per appoggiarla sul carro: una macchia scarlatta si stava lentamente allargando a metà braccio e un rivolo di sangue scendeva dai capelli verso la tempia destra. Tutti vennero colti dall’angoscia, sembrava più grave di quanto si aspettassero.

Anna svenne e cominciò a riprendere i sensi mentre veniva trasportata nella villa e appoggiata sul divano del salotto: intorno a lei era tutto un fermento di persone.

Leonardo e Fiore erano rimasti ammutoliti da una parte a guardare le donne che, nell’attesa del medico, tamponavano con garze le ferite.

-Portate del ghiaccio, svelte… svelte…- fece Assuntina.

La donna cominciò a sbottonarle la camicetta dietro il collo per sfilarle la manica e raggiungere la lacerazione al braccio: Leonardo rimase folgorato dalla pelle d’alabastro di Anna e dalla morbida curva della spalla che dalla base dell’orecchio scendeva verso la ferita. Fu invaso da un senso di debolezza allo stomaco, i suoi occhi scuri erano un pozzo di desiderio, era sconvolto, avrebbe voluto avvicinarsi e baciarla, confortarla, stringerla a sé come avrebbe fatto il più devoto dei fidanzati con la cosa più preziosa della sua esistenza, ma si dovette trattenere.

Quando arrivò il medico fecero uscire tutti: proprio in quel momento arrivò la signora Costanza.

Fiore deglutì dolorosamente: toccava a lui dare spiegazioni alla padrona di quello che era accaduto alla nipote.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Fiore e Leonardo seguirono la signora Costanza nel suo studio: il momento della verità stava per arrivare, il momento in cui la donna avrebbe scoperto il motivo per il quale Anna frequentava così assiduamente la scuderia. Fiore si sarebbe preso tutta la responsabilità dell’accaduto a costo di venire licenziato, la donna era un osso duro ma lui la conosceva da sempre, i due provavano un grande rispetto reciproco.

-Signor Fiore ho bisogno di una spiegazione fintanto che il medico si prende cura di mia nipote… Avete da dirmi qualcosa in merito?- lo sguardo della padrona era di ghiaccio, da far tremare le gambe.

-Signora Costanza, le dirò tutto e mi prendo la piena responsabilità dell’accaduto - Leonardo era in piedi accanto a lui con il solo pensiero di come stesse la ragazza.

-Da quando è arrivata alla tenuta la signorina Anna ha manifestato una simpatia speciale, ricambiata, per il puledro di razza frisone, Ercole, che ci hanno… consegnato da una vicina tenuta- cominciò l’uomo.

-Già, ricordo quello stallone ostinato e ribelle… Se ne sono sbarazzati regalandolo a voi, vorrete dire…- Fiore non aveva da ribattere, quella donna era troppo arguta e perspicace.

-Io avevo difficoltà a domarlo e lei si è proposta di aiutarmi tranquillizzandolo durante tutto il periodo di rieducazione. Ha lavorato così bene insieme a lei che il cavallo è prossimo ad essere cavalcato: questa mattina il maniscalco ha fatto cadere una scala in ferro ed il frastuono improvviso lo ha fatto fuggire terrorizzato. La signorina stava passeggiando sulla strada che porta ai campi e il puledro l’ha fatta cadere nel canale. Questo è tutto- fece Fiore.

La zia rimase immobile alcuni secondi poi sentenziò:

-Abbattete quell’animale, subito. Non lo voglio più vedere qui-

Fiore fu colto dal panico, credeva che la simpatia di Anna per Ercole bastasse per salvarlo, ma si era sbagliato.

-Signora non posso- ribatté con fermezza Fiore.

-Cosa vuol dire che non potete?- la donna ebbe uno scatto d’ira.

-Ho promesso poco fa a vostra nipote che nessuno avrebbe fatto del male ad Ercole e voglio rispettare la mia parola. Vi chiedo una sola cosa, aspettate prima di decidere e parlate prima con vostra nipote, per favore signora- Fiore era calmo e pacato.

-Il cavallo è mio, vorrei ricordarvi, non di mia nipote…- fece lei quasi ruggendo.

-Signora so quanto le volete bene, non datele questo dispiacere proprio ora. Ercole è stato per lei un importante motivo di distrazione dalle sue angosce personali…Per favore pensate a questo…- Fiore non sapeva più a cosa appellarsi. Era ovvio che l’ordine della signora sovrastava qualsiasi volontà della nipote e pregò in cuor suo che non insistesse nell’abbattimento, altrimenti avrebbe dovuto metterlo in atto.

Passarono alcuni secondi che sembrarono un’eternità poi la signora, ritrovando la calma, gli disse:

-Ho molta stima di voi Fiore, sono disposta ad aspettare per parlare con mia nipote, non voglio darle altro motivo di tristezza, ciononostante vi ritengo direttamente responsabile per non avermi informato di una decisione tanto folle… farvi aiutare da mia nipote a domare un cavallo… Dovevate essere veramente disperato! – Nuovamente la perspicacia della donna colpì come un randello l’amor proprio dello stalliere.

Fiore era riuscito nel suo intento, aveva smosso i giusti sentimenti nel cuore di quella donna severa e aveva guadagnato del tempo prezioso per Ercole.

-Come vi ho già detto, signora, mi prendo tutta la responsabilità di quanto accaduto e sono pronto a pagarne il prezzo- Fiore la guardava dritta negli occhi, sincero e franco come sempre.

-Andate, vi farò sapere cosa ho deciso- la donna non mancò di gettare un’occhiata indagatoria al viso preoccupato e sconvolto di Leonardo, era la prima volta che lo vedeva in quello stato e la manica sporca di sangue dimostrava palesemente il suo coinvolgimento nel soccorso alla nipote.

Ci volle una buona mezz’ora per recuperare lo stallone terrorizzato: lo ritrovarono in un campo a brucare dell’erba medica a qualche chilometro dalla tenuta. Fiore se ne occupò personalmente come sempre, riportandolo nella sua rimessa e dandogli da mangiare. Rimase nella scuderia in trepidante attesa di qualche notizia dalla villa che riguardasse lo stato di salute di Anna o il suo futuro lavorativo.

 

Il medico visitò scrupolosamente Anna. Tastò delicatamente e a lungo il braccio dolorante: qualcosa le aveva provocato una lacerazione superficiale da cui usciva del sangue ma per fortuna l’osso non risultò rotto. Per quanto riguardava la ferita alla testa, il dottore si trovò costretto a mettere un paio di punti di sutura tra i capelli e la cosa non fu facile: le somministrò prima un blando analgesico poi in tre la tennero ferma ed Anna subì, non senza qualche lamento, la delicata ma veloce operazione.

Venne portata in camera sua, le misero una camicia da notte e cadde in un sonno ristoratore.

La notizia delle sue buone condizioni di salute fece il giro della tenuta in un attimo: Fiore e Leonardo tirarono il più profondo sospiro di sollievo della loro vita e ripresero le loro attività quotidiane sollevati.

Rincuorato dalla notizia, a Leonardo venne all’improvviso in mente che Anna, a quell’ora, andava sicuramente in cappella ma non capiva il perché di quella deviazione. Quando l’aveva sollevata per metterla sul carro non aveva con sé il rosario e il libro delle preghiere, quindi decise di andare a perlustrare il fossato.

Gli ci vollero pochi secondi per trovare entrambi nascosti tra l’erba e li prese. Guardò il rosario e sapendo che era di Anna non resistette e ne baciò il crocefisso poi si diresse a casa deciso a consegnare i due oggetti alla cugina Chiara: Leonardo non sapeva che quella era la prima volta che, indirettamente, baciava sulle labbra la sua adorata Anna.

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


-Papà? Sei nello studio? Ah Eccoti… come sei giovane papà, quasi non ti riconoscevo… come sei bello…-

Erano cinque mesi che il papà di Anna era morto: quel pomeriggio, dopo l’incidente con Ercole, lo ritrovò nel sonno. Non lo sognava da mesi e gli apparve più giovane di quando era morto. Era bello ed elegante, sicuro di sé mentre lavorava ad un caso nel suo studio. Anna si sentì serena ed appagata nel vedere in sogno il padre che stava bene.

Si risvegliò improvvisamente nel suo letto tutta dolorante: con la caduta anche le costole erano indolenzite ma il suo principale pensiero fu per il cavallo.

Subito vide Chiara nella penombra che le chiedeva se voleva qualcosa da bere.

-Sì grazie Chiara, ho una gran sete- fece lei.

-Sono tutti preoccupati per voi qui alla tenuta…Come vi sentite?

-Come se un cavallo mi avesse investito…- Anna sorrise, lo spirito era buono nonostante tutto.

-Come sta il cavallo? Non è stato…- chiese Anna.

-No, non vi preoccupate, se ne sta prendendo cura Fiore signorina-rispose sorridendo Chiara.

 

La zia Costanza venne informata della sua condizione di salute direttamente dal medico e non le rimase che attendere che si risvegliasse per poterle parlare.

Giunse da lei prima di cena e si sedette sulla poltrona accanto al letto: il suo sguardo era severo ed Anna ne percepì tutto il peso. Le aveva nascosto una cosa importante che accadeva dentro le sue scuderie con un suo stallone, si vergognava di passare per una bugiarda anche se aveva agito a fin di bene.

Le lacrime le cominciarono a scendere silenziose lungo le guance prima ancora che la zia aprisse bocca.

-Sono molto delusa dal tuo comportamento… Mi sono sentita tradita e proprio da te… Mai avrei pensato di essere presa in giro dalla persona a cui ho dato più fiducia- aveva una voce fredda, quella stessa che usava con le proprie figlie.

-Perdonatemi zia, non volevo prendervi in giro, volevo salvare il frisone, solo questo e se ve lo avessi detto non mi avreste mai dato il vostro consenso- confessò Anna.

-Pensi di affrontare sempre tutto con questa tua tattica sotterranea?

Non ti facevo così ostinata e decisa, quasi pericolosa a questo punto. Avresti potuto farti seriamente male. Come mi sarei sentita secondo te se ti fosse successo qualcosa per colpa di quello stallone indomabile? Ma non è colpa tua, Fiore si è comportato come un’egoista sfruttando la tua simpatia per quella stupida bestia- sentenziò la zia.

-No zia, vi sbagliate, ho chiesto io al signor Fiore di aiutarmi con Ercole, non è stato il contrario! Lui non ha alcuna responsabilità- chiarì la ragazza.

-Voglio farlo abbattere quanto prima… Lo stalliere mi ha detto della promessa che gli hai strappato… Non voglio ferirti ma è meglio così, guarda come ti ha ridotta…- la zia Costanza sembrava provata.

-Zia, in nome di Dio vi prego di non farlo. Quel cavallo ha sofferto ed è impaurito ma sta lavorando molto bene con Fiore, dategli una possibilità… Tra poco lo domeranno…E’ un animale stupendo e intelligente, non sfigurerà nella vostra scuderia. Sapete quanto amo i cavalli, fatelo per me e papà, vi prego. Lui me lo avrebbe permesso, lo so, l’ho anche sognato questo pomeriggio…- Anna era disperata, non sapeva più a cosa appellarsi.

-Anna sai che ti voglio bene… Oggi ho pensato di perderti e non me lo sarei mai perdonato. Se è questo che vuoi per essere felice ti do il permesso di occuparti dello stallone, ma mi auguro che non mi nasconderai mai più qualcosa, soprattutto se riguarda la mia tenuta: non gettare alle ortiche la fiducia che ho riposto in te- la donna aveva gli occhi lucidi, aveva messo a dura prova i suoi nervi e ne era uscita stremata.  

Prima di cena Leonardo sottopose ad un vero interrogatorio la cugina, in cuor suo ringraziò il cielo che fosse la cameriera personale di Anna.

-Come sta? L’hai vista?- chiese trattenendosi. 

-Certo che l’ho vista…Sta abbastanza bene, anche se ha dolori da tutte le parti e non lo dice. Oggi pomeriggio è venuta sua zia in camera e non sai quanto è stata severa con lei… L’ha fatta piangere accorata… le ha detto che voleva abbattere Ercole- la ragazza aveva origliato dal corridoio.

-Ma con che coraggio la maltratta ora che non si sente bene? Pensa di aiutarla così? - sbottò Leonardo.

-Le ferite sono profonde? Sente molto dolore?- continuò lui.

-Quella della testa un po’ lo è, ma ha già smesso di sanguinare e la contusione al braccio è estesa ma per fortuna non profonda. Comunque il dottore le ha lasciato qualcosa nel caso sentisse molto dolore, domani poi dovrebbe ripassare per le medicazioni. Quante cose vuoi sapere…-  

Quella sera dopo aver cenato Leonardo consegnò alla cugina il rosario ed il libretto delle preghiere.

-Li ho trovati nell’erba, puoi consegnarli tu alla signorina Anna?-

Leonardo aveva messo nel libretto un fiore di campo, sperava che Anna apprezzasse il gesto e non si sentisse troppo sola confinata nella sua stanza.

 

Il giorno successivo l’incidente il ragazzo raggiunse Fiore alle scuderie: durante la notte un pensiero lo aveva tormentato e aveva preso una decisione, sempre se lo stalliere era d’accordo.

-Fiore, ho una proposta da farti- fece lui.

-Sentiamo che ti frulla per la testa… Ultimamente sei strano, non si riesce a capire cosa pensi…- anche Fiore lo aveva notato.

-Vorrei domare io Ercole- non prese scorciatoie nel dirlo.

-Questa è bella… E perché? Non credo tu abbia sufficiente esperienza con un animale forte come quello. Ci vuole anche il fisico, tu sei muscoloso ma asciutto, non mi sembra che la cosa si possa fare- Fiore si sfregava il mento mentre gli parlava e valutava la sua proposta.

-Voglio farlo per Anna, la signorina Anna…- gli sfuggì.

-Anna…vero? Non è che ti stai invaghendo di quella ragazza?- Fiore lo guardava di sbieco.

-Ma che dici? E’ che siamo quasi coetanei e mi sembra strano chiamarla signorina, ormai ci conosciamo…- fece Leonardo.

-Mantieni le giuste distanze ragazzo o ti brucerai… Non so se mi spiego- suggerì Fiore.

-Per quanto riguarda Ercole ho già ingaggiato Alberto Lotti…Te lo ricordi? L’anno scorso venne a domare un altro stallone riottoso come lui, ma fu un lavoro più facile- rammentò l’uomo.

-Insisto Fiore, voglio provarci-  il ragazzo non demordeva.

-Per me non hai esperienza, se non ti fidi del mio giudizio prova a parlarne con tuo zio, fatti consigliare da lui…- concluse Fiore.

Leonardo si sentì deluso, aveva esperienza sufficiente ma Fiore non si fidava con uno stallone superbo come quello. Conosceva la fama di Alberto ed era sicuro di non spuntarla. Sarebbe stato inutile parlarne con lo zio.

Eppure voleva farlo, per lei, per farle capire che era bravo in quello che faceva e poteva essere una scusa per incontrarla, nonostante i moniti dello zio Aurelio: Leonardo non sapeva come sarebbe andata a finire ma una cosa la sapeva, non voleva trascurare nessuna occasione per starle accanto. 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


La mattina seguente Anna era tutto un dolore, aveva voglia di alzarsi ma anche il solo girarsi nel letto era penoso.

Verso le dieci arrivò il dottore che disinfettò le ferite e

cambiò le bende.

-Per fortuna non ci sono infezioni, va tutto bene signorina ora vi dovete solo riposare…- le disse.

-Quanto ci vorrà per stare bene?-

-Dovete avere pazienza, quando l’indolenzimento si sarà attenuato potrete alzarvi. Abbiate cura del braccio e fate mantenere la ferita sempre pulita. Ci rivedremo tra qualche giorno per togliere i punti…-

-Grazie dottore- disse delusa Anna.

Come avrebbe fatto a stare chiusa in camera? Voleva vedere come stava lo stallone…Se le avevano mentito? Se la zia lo aveva fatto abbattere? Mille domande la tormentavano.

Dopo la visita entrò Chiara con il vassoio del pranzo e lo appoggiò sul tavolino accanto al letto.

-Che aspetto ho Chiara? Si vede che mi sento una completa stupida?- fece Anna.

-Ma cosa dite? Di cosa dovete rimproverarvi? Io vengo da una famiglia di butteri dove i cavalli vengono addirittura prima delle mogli! -  Chiara rideva di cuore.

La ragazza la metteva sempre il buonumore, aveva una spiegazione saggia per ogni cosa.

-A proposito di butteri, mio cugino Leonardo ha ritrovato nel canale dove siete caduta questi…- prese dalla tasca il rosario ed il libro delle preghiere e li mise sul comodino.

-Ringrazialo, è stato gentile come al solito…- Anna era in imbarazzo. Aveva chiare nella testa le sue esclamazioni dopo averla vista ferita, si ricordava con quanta delicatezza le avesse sostenuto la testa e l’avesse appoggiata sul carro.

-Scusa Chiara ma tuo cugino abita con voi? Non vive con i suoi genitori?- azzardò lei.

-No signorina, mio cugino non ha mai conosciuto il padre che morì prima della sua nascita, invece la madre venne a mancare che aveva appena compiuto sei anni. Mio padre lo ha praticamente adottato e poi con il fatto che non ha figli maschi lo ha fatto istruire per diventare in futuro il fattore della tenuta al suo posto…- raccontò Chiara.

-Per istruire cosa intendi Chiara?- forse la ragazza si era spiegata male.

-Intendo che mio cugino ha studiato con un maestro personale-

-Un maestro personale? E il signor Aurelio se lo è potuto permettere?- la curiosità le aveva fatto passare persino la fame.

-In realtà l’istruzione di mio cugino l’ha pagata interamente vostra zia Costanza-

-Mia zia? E per quale motivo?- la cosa si faceva interessante.

-Credo abbia parlato con mio padre a suo tempo e sapendo che sarebbe stato il futuro fattore lo ha voluto preparare al meglio: con lui sarebbe la terza generazione di fattori Balestra, sapete?-

-Ma non ti è sembrato strano tutto questo? E così tuo cugino ha studiato come me, con un maestro personale? - non riusciva a crederci. Lo vedeva più sicuro e smaliziato degli altri butteri ma sinceramente pensava fosse perché era il nipote del fattore.

Aveva deciso che avrebbe al momento opportuno chiesto conferma di tutto alla zia, ma non ora che si doveva far molto perdonare.

Anna mangiò il contenuto del vassoio continuando a pensare alle parole di Chiara: appena finito lo spostò e prese il libro delle preghiere. Il giorno prima non aveva finito di recitare il rosario e oggi ancora non lo aveva fatto.

Aprì il libricino ai Misteri del giorno e vi trovò un bellissimo fiore di campo: si emozionò talmente, intuendone il mittente, che si commosse e dimenticò per un po’ il dolore al braccio.

 

Leonardo era preso dalle sue attività quotidiane in aiuto dello zio, ma non mancava di gettare involontariamente un occhio allo stallone quando gli arrivava sotto tiro.

Sentiva che domare quel cavallo era pienamente nelle sue possibilità, nelle sue forze e non lo pensava per orgoglio.

Valutava il da farsi e le conseguenze: avrebbe potuto provare a farlo nonostante Fiore ma presto, visto che l’arrivo di Alberto era imminente.

-Cesare te la sentiresti di aiutarmi a fare una mattata delle mie? - fece lui con sguardo pronto.

-Cioè? Cos’hai in mente? - Cesare aveva paura di quello sguardo che conosceva da quando era bambino.

-Voglio domare Ercole, ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti-

-Ma tu sei completamente pazzo! So cosa ti ha detto Fiore e condivido i suoi dubbi sulle tue possibilità di riuscirci. Quello stallone mette giudizio, soprattutto ora che la signorina non può essere presente per calmarlo! Hai visto Alberto che energumeno che è? E’ l’unico uomo che può fargli sentire le gambe ben strette attorno alle costole…- il solo pensiero lo preoccupava.

-Io sento che posso farcela, l’importante è il metodo e la forza, quella che occorre nelle gambe, ce l’ho tutta – fece lui serio.

-Ma perché lo vuoi fare…Se ci pensa Alberto, a te cosa importa?-

-Lo voglio fare per lei, per Anna. Voglio dedicarle questo lavoro e lo voglio fare mentre è convalescente. Quando verrà a vederlo saprà che sono stato io a occuparmi della domatura…- Leonardo voleva che fosse orgogliosa di lui.

-Se non ti ammazzi prima, ovviamente…- disse Cesare alzando gli occhi al cielo.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


All’inizio del terzo giorno dopo l’incidente Anna si sentì meglio e decise di scendere in sala da pranzo per fare colazione con la zia.

Si sedette al suo posto in silenzio dopo averle augurato il buongiorno e non ebbe il coraggio di parlare.

-Come ti senti oggi Anna?- esordì la zia dopo qualche minuto.

-Molto meglio grazie, altrimenti non sarei scesa…- era intimorita, l’aveva ferita profondamente mentendole.

-Non devi affaticarti anche se ti senti meglio, non puoi sapere se qualche costola ha risentito del colpo. Preferirei che non uscissi dalla villa…o avevi intenzione di farlo?- la zia non si fidava più come prima.

-No, no zia Costanza, non mi sento di uscire ancora. Stavo pensando di andare in salotto a leggere, poi mi ritirerò di nuovo in camera mia per riposare- in camera avrebbe posizionato con l’aiuto di Chiara la poltrona vicino alla finestra per vedere i movimenti dei contadini nell’aia e distrarsi.

-Bene… sono contenta- la donna era rilassata, contenta nel vedere la nipote riprendersi velocemente.

 

Verso le dieci Anna risalì le scale molto indolenzita e raggiunse la sua camera, fece spostare la poltrona e finalmente si mise a sedere di fronte alla finestra da cui entrava una leggera brezza.

Circa venti minuti dopo notò uscire dalla scuderia Ercole completo di sella e cavezza, sospinto da Leonardo e da Cesare: il cavallo non sembrava molto convinto della cosa, era esitante e tutti insieme presero la direzione dell’area dei tondini che purtroppo Anna non vedeva perché rimaneva dietro l’edificio che custodiva i cavalli.

Pensò che forse Fiore li attendeva al campo, ma qualcosa non le tornava poiché Leonardo non si era mai occupato fino a quel momento dello stallone. Decise quindi di far prendere informazioni a Chiara e tornò a rilassarsi guardando il contrasto netto che il cielo blu faceva con le foglie scure delle querce.

 

-Sbrigati, prima che se ne accorga Fiore, forza andiamo- faceva Leonardo.

-Ma come fai… Come fai ogni volta a convincermi ad aiutarti? E’ un mistero per me…- disse ad alta voce Cesare.

-E’ che mi vuoi bene Cè…- era vero. Cesare aveva sempre stravisto per Leonardo, per lui era come un fratello maggiore.

Ercole venne portato nel tondino e legato con la cavezza molto vicino al palo centrale mentre Cesare entrò cavalcando il maremmano docile e fidato di Leonardo.

-Mi raccomando Cesare, non voglio che tu ti faccia male, capito? - disse lui preoccupato rivolto all’amico.

-Farò attenzione Leo, come sempre- rispose Cesare concentrato.

Leonardo respirò profondamente e infilò una cavezza di cuoio con due redini sopra quella che già indossava Ercole, quindi la passò a Cesare che cominciò a farlo girare in senso antiorario tenendolo alla sua destra tra la staccionata ed il suo cavallo: il maremmano lo contrastava con la sua mole e allo stesso tempo lo tranquillizzava con la sua docilità. Cesare fece diversi giri con lo stallone finché non lo sentì tranquillo e calmo. A quel punto Leonardo, pronto e concentrato, entrò nel tondino: fece fermare i due cavalli e fece posizionare la testa di Ercole sul collo del maremmano, quindi si mise sulla sua sinistra, si fece passare le redini dall’amico, infilò il piede nella staffa e svelto e sicuro gli salì in groppa. Il quartetto cominciò a girare costringendo il frisone a fare i primi movimenti: Cesare continuava a costringerlo contro la staccionata ma Ercole cominciò a fare il pazzo ribellandosi e cercando di scaricare dalla sella Leonardo. Furono i secondi più lunghi della vita del ragazzo che poco dopo venne disarcionato e lanciato al di sopra della staccionata. Liberatosi dell’intruso, lo stallone ritrovò pian piano la calma.

-Ti sei fatto male Leo? - chiese con apprensione Cesare.

-No, ma ci è mancato poco, sembrava di stare sopra un toro…- Leonardo si rialzò cercando di capire se aveva qualcosa di rotto, quindi si avvicinò di nuovo alla staccionata.

-Ne hai abbastanza per oggi?- fece Cesare.

-Assolutamente no, ho la testa più dura della sua io…- Leonardo si ricaricò per provarci di nuovo.

Ripresero tutto dall’inizio e poco dopo Leonardo si ritrovò a volare nuovamente sopra la staccionata, questa volta con qualche ammaccatura.

-E ora cosa hai deciso di fare Leo?- ridacchiava Cesare.

-Non c’è due senza tre…-fece lui ancora più motivato.

La terza volta Ercole scartò, si dimenò, cercò in tutti i modi di farlo scendere dalla groppa ma poi, stanco, cominciò a cedere.

Il frisone era accaldato, il sole forte e la fatica lo avevano sfiancato.

Cesare non credeva ai suoi occhi: Leonardo cominciò a fargli sentire le gambe contro le sue costole per incitarlo a camminare e agì sulle redini per farlo virare un po’ a destra o un po’ a sinistra. Ogni tanto il ragazzo lo colpiva con l’estremità dei finimenti per provocarlo e fargli consumare le ultime energie: lo stallone era stanco e non meno lo era Leonardo completamente madido di sudore, impolverato e provato per le tante cadute, ma era anche molto soddisfatto. Continuarono a farlo girare lentamente per altri venti minuti, quindi lo liberarono del peso e, tranquillizzato, lo riportarono nella rimessa premiandolo con la miglior biada.

Il lavoro sarebbe stato lungo, poteva durare mesi interi ma ormai Leonardo era riuscito a trovare l’approccio giusto. I due ragazzi si dovevano sbrigare per mettere Fiore davanti al fatto compiuto ed evitare di far venire Alberto.

-Domani mattina alla stessa ora per favore aiutami di nuovo Cesare- fece Leonardo stanco morto.

-Certo amico mio, non mancherò- Cesare era completamente sbalordito, senza parole. Ai suoi occhi Leonardo era ora un vero eroe.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Il mattino successivo i due ragazzi, puntuali, ripresero dalla rimessa Ercole e si diressero al tondino.

Il cavallo aveva capito immediatamente che avrebbe dovuto sottoporsi allo stesso trattamento del giorno precedente ed era ancora più irrequieto: cercò di impennarsi e di scartare e solo la testardaggine di Leonardo lo piegò e lo costrinse ad entrare.

Faticarono effettivamente di più, Ercole era intelligente e lo si vedeva da come ostacolava tutte le loro mosse. Leonardo venne ripetutamente disarcionato ma, come il giorno prima, riuscì ad avere la meglio sul frisone e cominciò a farlo girare al passo.

Fiore quella mattina aveva da fare in un recinto poco distante ed era ritornato alla selleria per delle redini che aveva dimenticato.

Il vociare dei due giovani lo richiamò al tondino per vedere cosa stesse succedendo e rimase a bocca aperta nel vedere la scena:

Leonardo completamente impolverato e sporco, quasi irriconoscibile, stava in sella ad Ercole che, stremato pure lui, gli obbediva non senza riluttanza.

Fiore si avvicinò cautamente e, incredulo, non sapeva se indignarsi o ridere smodatamente.

-Ma cosa diamine avete combinato voi due? Leonardo ma cosa hai fatto…- era sbalordito e sconcertato, non credeva ai suoi occhi. Il ragazzo aveva agito, come sempre faceva, di testa sua e non lo aveva palesemente ascoltato: ora Fiore doveva fare i conti con la sua tenacia e la sua bravura e non gli rimaneva che fargli tanto di cappello.

-Ho evidentemente fatto un errore di valutazione con te ragazzo…- ammise Fiore sistemandosi il cappello sulla testa.

-... mi hai lasciato senza parole, non so se avercela con te o abbracciarti…- ora rideva soddisfatto e appagato.

-Ho comunque faticato molto, se vuoi saperlo. Ci sono riuscito solo perché volevo vedere la tua vecchia faccia stravolta, proprio come ce l’hai adesso…- Leonardo si faceva amichevolmente beffe di lui. Era molto difficile lasciare quell’uomo ostinato e bruciato dal sole senza parole e questa volta c’era riuscito.

-Dovrò dire ad Alberto Lotti di non venire più… E forse anche in futuro non avremo più bisogno di lui…- Fiore si strofinava il mento soddisfatto. Era da quando aveva smesso di domare cavalli per motivi di salute che non c’era stato più un eccellente domatore su cui fare affidamento alla tenuta.

 

La polvere che si alzava dal tondino fu visibile anche dalla finestra della camera di Anna: la ragazza fissò assorta quella macchia giallastra alzarsi in cielo e cominciò ad intuire che qualcosa di importante stava accadendo.

-Hai chiesto cosa facevano tuo cugino e Cesare con Ercole ieri mattina?-

-Sì signorina, ho chiesto a mio cugino e mi ha detto di aver eseguito un ordine di Fiore…-

-Quale ordine?-

-Non so precisamente-

-E questa mattina cosa stanno facendo? Della polvere si sta alzando dalla zona dei tondini laggiù…-

-Se volete più tardi mi informo signorina Anna-

-Sì, grazie Chiara-

Anna osservò preoccupata il polverone disperdersi.

 

Leonardo riportò Ercole nella rimessa accompagnato da Fiore che, soddisfatto, non riusciva a fermarsi dal dargli delle grandi pacche sulle spalle dalle quali si alzava una polvere sottile.

-Vedrai come sarà contenta e soddisfatta la signorina Anna, sarà una bella notizia per lei… gliela vuoi dare tu? - fece Fiore al ragazzo.

-No, non le dire nulla, le faremo una sorpresa. Se lo merita dopo tutto il lavoro che ha fatto con Ercole. Adesso lasciamola tranquilla, facciamola riprendere dall’incidente…- voleva essere sicuro che il cavallo si comportasse nel migliore dei modi, che fosse avviato bene alla domatura prima di farglielo vedere.

 

Quel pomeriggio Anna riprese le sue attività quotidiane con la zia alla villa: lessero e commentarono le notizie di cronaca dei giornali locali bevendo un tè e assaggiando qualche dolcetto che Assuntina aveva appena sfornato per l'occasione.

-A proposito di novità Anna, volevo informarti che la prossima settimana avrò ospiti- esordì la donna.

-Li conosco zia?- fece Anna.

-Sono vecchi amici di famiglia ma non credo tu li abbia mai incontrati, però tuo padre li conosceva molto bene...- disse la signora Costanza scavando nella memoria.

-... Lodovico Corelli, il figlio, è un giovane avvocato di Grosseto e suo padre Carlo è un imprenditore conosciuto e apprezzato, produce ed esporta prodotti di cancelleria. Riceve commissioni anche dallo Stato- disse lei con orgoglio.

Anna non aveva mai sentito parlare dei Corelli e questo la indispettiva molto sul fatto che fossero amici di famiglia.

-Veramente non è solo un viaggio di piacere. Il signor Corelli è rimasto vedovo circa quattro anni fa e vorrebbe investire parte dei suoi guadagni in una tenuta da lasciare un giorno al figlio. Vorrebbe venire a vedere i pro e i contro di una scelta del genere e gli farebbe piacere visitare le mie proprietà e consultarsi con Aurelio. Forse suo nipote potrebbe trovare presto lavoro come fattore presso di loro…- la zia sembrò molto soddisfatta quando manifestò la possibilità che Leonardo se ne andasse.

Anna lo notò chiaramente e non seppe darsi una motivazione plausibile: pensò che forse non si intendevano a causa dei loro caratteri ostinati o, più probabilmente, considerò che doveva esserci dell’altro che lei ignorava.

Si chiese allora perché lo avesse fatto studiare ed avesse investito così tanti soldi sulla sua preparazione se poi voleva approfittare della prima occasione per allontanarlo dalla tenuta.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


La mattina del sesto giorno Anna non aveva più dolori e si sentì molto meglio: l’ematoma al braccio si era riassorbito, la ferita richiusa ed un ampio livido si spostava quasi a vista d’occhio verso il gomito e l’avambraccio.

Il medico sarebbe inoltre venuto nel pomeriggio a toglierle i punti.

Dopo colazione si vestì e fermò il braccio destro con un lungo fazzoletto intorno al collo.

Chiese il permesso alla zia di poter far visita a Fiore e allo stallone e avuto il consenso uscì.

Era così tanto che non usciva all’aria aperta che il sole la accecò all’istante e ci volle un po’ perché i suoi occhi ritornassero a vedere normalmente.

A quell’ora del mattino Fiore era solito occuparsi di Ercole nel tondino quindi, se non lo avesse trovato nella scuderia, si sarebbe subito diretta lì.

Leonardo era fuori la rimessa di Ercole, lo stava preparando con sella e finimenti, ora la mattina era lui che si occupava del suo addestramento.

Il cavallo quando la vide sembrò andarle incontro ed Anna commossa lo abbracciò sotto il collo e gli fece dei grattini sul muso.

-Bentornata signorina Anna, finalmente siete uscita dalla villa: avete un ottimo aspetto, si vede che state meglio- fece Leonardo con un gran sorriso.

-Buongiorno a voi signor Leonardo, sì mi sento meglio e vedo che vi siete occupato egregiamente di Ercole, è magnifico- Anna era felicissima di vedere che non veniva trascurato.

-Come vi sentite? Mia cugina mi ha detto che migliorate a vista d’occhio…- Anna gli stava mettendo in bocca delle zollette di zucchero e il cavallo sembrava gradire molto.

-Sì, oggi il dottore mi toglie i punti, ma ho un livido bruttissimo che sembra muoversi lungo il braccio…- osservò Anna.

-Ci vorrà del tempo prima che vada via del tutto e… niente che vi riguardi può essere bruttissimo…- Leonardo non riuscì a trattenere l’apprezzamento.

Le era davanti, la sovrastava, lo sguardo dritto ed eloquente perso nei suo occhi blu: Anna distolse bruscamente il viso, non riusciva a guardarlo, sembrava in quel momento una cosa al di sopra delle sue forze.

L’attrazione tra di loro era evidente ma qualsiasi tipo di legame sarebbe stato impossibile a priori, lei ne era pienamente cosciente, sicuramente più di Leonardo che nonostante tutto si proponeva e dichiarava velatamente, proprio come stava facendo ora.

Anna si sentì profondamente turbata.

-Buongiorno signorina, è un vero piacere riaverla qui con noi…- Fiore l’aveva vista in lontananza e le era andato incontro per salutarla.

-Buongiorno signor Fiore, sono contenta anch’io… di rivedervi…- il cuore le bussava nel petto e faticava a parlare.

-Ora che state meglio, Leonardo vi vorrebbe fare una sorpresa… Siamo orgogliosi alla tenuta del suo lavoro con Ercole…- spiegò l’uomo.

Anna non capiva di cosa stesse parlando: era ancora scossa per il complimento, per lo sguardo di Leonardo, per le sensazioni che provava e, confusa, non comprese subito a cosa facesse riferimento Fiore.

-Venite signorina, vi farà piacere vederlo a lavoro…- fece Fiore. Leonardo era molto emozionato, aveva rischiato l’osso del collo e la sua reputazione per arrivare a questo momento.

Prese il cavallo e lo condusse nel tondino vuoto senza il palo centrale. Cesare lo attendeva al suo interno: il ragazzo alzò il cappello in segno di saluto ad Anna che si sedette all’ombra su una panca in peperino.

Cesare tenne fermo Ercole per le briglie e diede il tempo a Leonardo di prepararsi: il giovane domatore lo tranquillizzò con pacche e parole sussurrate quindi si fece passare le briglie, infilò il piede nella staffa e salì in groppa sicuro e fermo. Ercole dapprima scartò un poco ma la risolutezza di Leonardo lo rimise in riga e lo costrinse dolcemente a procedere al passo.

Anna era senza parole, assistette in silenzio all’intera scena senza chiedere spiegazioni, nemmeno a Fiore che le era accanto in piedi.

Ora si spiegava il polverone che si alzava dalla zona dei tondini ogni mattina:

-Ercole finalmente è in salvo signor Fiore. Dobbiamo esserne fieri, abbiamo tutti dato qualcosa per arrivare a questo risultato- disse emozionata, guardando il frisone procedere.

-Sì signorina, dobbiamo esserne tutti orgogliosi- fece Fiore di rimando.

Ma altri sentimenti, altre considerazioni si fecero strada nel suo cuore mentre guardava assorta e affascinata la figura splendida e forte del cavaliere in sella al suo cavallo: Anna venne colta da un improvviso senso di vuoto.

Era attratta da Leonardo, ora ne era certa: in questo momento aveva la possibilità di guardarlo ed osservarlo senza doversene vergognare. Era l’uomo giusto per lei e mai lo avrebbe detto per quel suo carattere tenace e risoluto, per lei che riusciva sempre a venire incontro a tutti smussando gli angoli del suo carattere, adattandosi agli altri per quieto vivere.

La vita era la solita beffarda.

Alla luce dei sentimenti che ora la dominavano, era sempre più cosciente che prima se ne fosse andata dalla tenuta prima avrebbe superato quella fase primordiale di innamoramento, altrimenti sarebbe stato troppo tardi: lei sola, con il suo carattere remissivo, poteva mettere fine ad una attrazione che sarebbe potuta sfociare solo nel dolore dell’incompiutezza.

Anna guardava la scena e pensava assorta a tutto questo.

Leonardo gettò una rapida occhiata verso di lei e quando la vide intuì il suo malessere: forse con la domatura di Ercole aveva messo la parola fine alla permanenza di Anna in quella tenuta, forse non era stato scaltro come avrebbe dovuto.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Anna rientrò alla villa abbattuta e triste. La felicità che provava nel sapere Ercole in salvo venne spazzata via dalla consapevolezza di dover partire: si sentiva nuovamente sola contro il mondo come poco dopo la morte del padre.

Il suo abbattimento fu tutto il contrario di quello che avrebbe pensato di vedere sua zia Costanza all’ora di pranzo.

-Ho saputo da Fiore che Ercole ha dato ottimi risultati con la domatura… perché allora mi sembri scontenta?- la zia era molto sensibile ai cambiamenti di umore di Anna, ormai la conosceva bene.

-Stavo pensando zia che forse è ora che io ritorni a casa… Sono circa due mesi che mi ospitate e credo sia giunto il momento di occuparmi di persona dei miei problemi legati all’eredità- Anna teneva il viso fisso sul piatto mentre con la forchetta giocherellava, inappetente, con dell’insalata.

-Ma cosa stai dicendo? Ai problemi finanziari sta pensando l’avvocato Lambiati e poi eravamo d’accordo che ti saresti fermata almeno fino all’Assunta…- fece la donna presa in contropiede.

-Sento di dover rientrare in città zia… Potrei ritornare a farvi compagnia a Natale o a Pasqua dell’anno prossimo- continuò lei.

-Non sono minimamente d’accordo… Poi ho questi ospiti di cui ti ho parlato e ai quali vorrei presentarti Anna. Per ora non te ne andrai… Ne riparleremo quando il signor Corelli sarà partito con il figlio…- la zia era categorica.

-Insisto zia, sento la necessità di tornare a casa mia…- Anna stava diventando supplichevole, non sapeva come convincerla della partenza.

-No Anna, ora non partirai e non ne voglio più parlare-

Le si gelò il sangue nelle vene: la partenza era l’unica soluzione per lei e ora, si chiedeva, come avrebbe fatto a sopravvivere a quella situazione?

 

Dopo la routine pomeridiana con la zia ritornò in camera sua e decise che non sarebbe più uscita il pomeriggio: mentre leggeva nel salotto un breve racconto, la sua mente si era dedicata freneticamente alla ricerca di una strategia che le impedisse di incontrare ancora Leonardo. La mattina avrebbe potuto raggiungere Ercole dopo l’addestramento, quando il giovane era lontano per altri lavori, mentre nel pomeriggio non si sarebbe più mossa dalla sua stanza: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, questo sarebbe stato da quel momento in poi il suo motto ispiratore.

 

Chiara, sicuramente sospinta nelle domande dal cugino Leonardo, le chiedeva spesso spiegazioni.

-Come mai non uscite più a vedere il lavoro di Ercole signorina? Sta facendo grandi progressi sapete?- faceva Chiara.

-Ultimamente ho un gran mal di testa che non mi permette di uscire… forse a causa della caduta della scorsa settimana- si giustificava Anna.

E così continuò finché la carrozza dei signori Corelli non apparve alla base dello scalone d’ingresso alla villa.

Erano due uomini molto distinti ed eleganti: il giovane aveva dei baffi sottili, secondo la moda cittadina, e un aspetto sveglio e vivace; il padre aveva invece uno sguardo rapace che tradiva il suo essere portato per gli affari. Scesi dalla carrozza, raggiunsero la padrona di casa nel salotto degli ospiti.

-Buongiorno signora Costanza, è un vero piacere rivedervi…- disse il padre a cui fece eco il figlio.

-Buongiorno signora Costanza, vedo che la vostra gotta è migliorata dall’ultima volta che ci siamo visti- esordì il giovane.

La zia li aveva incontrati a Grosseto l’anno prima mentre era ospite di una sua cara amica ed in quell’occasione la gotta le aveva cominciato a fare molto male.

-Buongiorno a voi. Sì, sto un po’ meglio ed è un vero piacere per me rivedervi…Vi presento mia nipote Anna Adinolfi, è qui per farmi compagnia durante il periodo estivo- spiegò la donna.

I due la salutarono con un cenno della testa ed il giovane non ebbe scrupolo di indugiare sulla ragazza con occhio interessato, cosa che questa volta non fece alterare la zia.

-Accomodatevi prego… Allora, signor Carlo, voi sareste interessato all’acquisto di una tenuta nel grossetano?- cominciò la donna.

-Sì. Come vi anticipavo nella mia lettera ho discrete quantità di denaro inutilizzato e vorrei investirlo acquistando una bella proprietà… Mi piacerebbe più in là trasferirmi e fare vita di campagna- disse l’uomo.

-Certamente qui alla tenuta avrete modo di schiarirvi le idee su eventuali dubbi: non è facile, vi assicuro, gestire una proprietà grande come questa ma certamente non mancano le soddisfazioni. Ho un fattore, Aurelio, affidabile e competente senza il quale non avrei potuto farcela in questi anni- fece lei.

-Mi rendo conto signora Costanza delle vostre difficoltà e come donna di certo non avete potuto seguire da vicino tutta la gestione…- notò l’uomo.

-Vi assicuro, signor Carlo, che fino a cinque anni fa era facile trovarmi in giro per la tenuta a controllare le aziende con il fattore…- non era piaciuta a quella donna tenace e risoluta la puntualizzazione del signor Corelli.

-Cosa avete fatto al braccio signorina Anna?- esordì diretto Lodovico.

-Ho avuto un piccolo incidente in campagna e mi sono fatta male al braccio e alla testa…- rispose educatamente Anna guardandolo.

Il ragazzo non le dava alcuna suggestione, poteva osservarlo senza sentirsi confusa, ma questo suo modo di fare venne interpretato da lui in maniera del tutto diversa: secondo la sua esperienza Anna lo osservava e sosteneva il suo sguardo perché ne era rimasta affascinata.                  

Anna non fu mai peggio travisata ed il giovane pensò di aver fatto breccia nel suo cuore.

-Dopo aver viaggiato a lungo in carrozza forse vi andrebbe di fare una passeggiata nel giardino…- fece la zia.

-Certamente signora, con grande piacere- rispose il signor Carlo.

Il gruppo si avviò verso la veranda che conduceva al giardino esterno: il signor Carlo aveva preso sottobraccio la zia Costanza mentre Lodovico con fare sicuro prese la mano sinistra di Anna e la agganciò al suo braccio destro.

La ragazza lo lasciò fare controvoglia poiché la mano del giovane era stretta in modo inopportuno e troppo familiare sulla sua.

Anna sopportò la tortura del contatto ma non l’espressione compiaciuta che la accompagnava: quell’uomo si era fatto un’idea sbagliata della sua disponibilità e decise che alla prima occasione glielo avrebbe fatto notare.

-Signora, il giardino è una meraviglia… La villa è molto bella ma mai ci si aspetterebbe un angolo di paradiso come questo nascosto al suo interno!- la donna era lusingata.

Lodovico pensò che l’espressione del padre si adattasse perfettamente ad Anna e le gettò un’occhiata eloquente: la giovane, se avesse potuto, sarebbe partita all’istante per tornare a Viterbo.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


La notizia dell’arrivo della famiglia Corelli fece velocemente il giro della tenuta e giunse alle orecchie di Leonardo.

-Chiara chi sono queste persone? Li hai visti?- chiese Leonardo.

-Sì, sono due uomini molto distinti… Li ho visti passeggiare nel giardino subito dopo il loro arrivo- fece lei.

-Passeggiare soli?- indagava il ragazzo.

-No, la signorina Anna sembrava molto intima con il figlio…- precisò Chiara.

Leonardo inghiottì amaro: era diventato molto nervoso negli ultimi giorni. L’assenza di Anna cominciava a pesargli, aveva capito che cercava di evitarlo e valutava che, se fosse stato meno esplicito con lei, sarebbe tornata a vedere l’addestramento di Ercole.

La notizia dell’arrivo in villa di quel ragazzo fu motivo quindi di maggiore amarezza: Leonardo stava sperimentando per la prima volta in vita sua la gelosia.

Sapendo che Anna aveva ripreso ad andare in cappella per la recita del rosario, gli venne in mente di lasciarle un pensiero: su suggerimento di uno dei giardinieri della villa, il mattino seguente si fece consegnare una rosa, la preferita di Anna, e la pose sul primo banco di fronte all’altare.

Quella mattina, puntuale, Anna varcò la piccola soglia, l’aria ora non era più afosa: dopo l’incidente la contadina che si occupava delle pulizie aveva aperto le finestre laterali consentendo all’aria della notte di rinfrescare l’ambiente. La ragazza notò la rosa e risalì immediatamente al mittente di quel gentile pensiero: subito si sentì in colpa nei confronti di Leonardo, soprattutto per quello che aveva fatto per lei occupandosi di Ercole e venne suo malgrado sopraffatta da un senso di amarezza.

Prima di uscire prese la rosa, la guardò e la posò con gli altri fiori nel vaso di cristallo sull’altare in segno di completa rinuncia a quell’amore impossibile.

 

La zia Costanza fece preparare dalla cuoca un pranzo sontuoso, ricco di cacciagione, dolci e frutta.

Anna assaggiò molto poco di quello che era in tavola e il malumore serpeggiava in lei poiché si sentiva costretta ad essere sempre presente con gli ospiti della zia, soprattutto quando si ritirava in camera per riposare: la sua libertà era venuta ormai meno e questo le generava un certo nervosismo.

-Signorina Anna, vi andrebbe di fare una passeggiata nei dintorni della tenuta? Potreste mostrarmi qualche magnifico scorcio di paesaggio…- fece Lodovico.

-Non credo ci siano scorci che voi non abbiate già visto…- rispose di rimando Anna.

-Suvvia, nipote mia, accompagnalo alle scuderie… Sapete che Anna adora i cavalli? Si è recentemente occupata della domatura di un frisone…- la zia disse questa cosa non senza una certa stizza.

-Veramente? E così vi piacciono i cavalli…Allora dopo pranzo possiamo andare a vederlo insieme…- Lodovico era un entusiasta che sapeva coinvolgere poco chi lo ascoltava. Anna era stata nuovamente obbligata a fare qualcosa contro la sua volontà: sarebbe andata molto volentieri a vedere Ercole ma non con lui certamente.

-A proposito di tenute signor Carlo, le volevo dire che abbiamo qui un giovane molto portato per fare il fattore, Leonardo, nipote del mio stesso fattore, se siete interessato potrei farvelo conoscere…- fece la donna.

Quando Anna sentì nominare Leonardo quasi le andò un pezzetto di macedonia di traverso.

-Sì signora Costanza, molto volentieri. Se me lo raccomandate voi deve essere di certo un bravo lavoratore- rispose lui.

 

Il momento di uscire purtroppo arrivò, Lodovico la prese sottobraccio e insieme si avviarono verso le scuderie: era da diversi giorni che evitava di andarci e solo una volta aveva incontrato Fiore per puro caso. Anche questa volta Anna se lo trovò di fronte che portava del fieno in una stalla.

-Buongiorno signor Fiore- fece Anna in evidente imbarazzo.

-Buongiorno signorina, è un po’ che non vi vediamo da queste parti, ma forse il motivo lo comprendo adesso…- il riferimento a Lodovico la fece arrossire e si liberò all’istante del braccio del ragazzo.

-Il signor Lodovico è un ospite della villa e vorrebbe vedere Ercole, sempre se è possibile…- chiese Anna.

-Certamente signorina, ogni vostro desiderio è un ordine per me…- ora Fiore lo guardava di sbieco con una faccia eloquente, non gli era piaciuto fin da subito il giovanotto di città con i baffi impomatati.

Ercole, imponente e fiero, la vide da dentro la rimessa e si accostò alla sua mano: era sempre contento quando Anna lo avvicinava per fargli le coccole.

-Notevole questo cavallo… Degno di una carrozza reale!- Ercole aveva conquistato anche Lodovico, come faceva del resto con chiunque lo vedesse.

Il quel momento arrivò Leonardo, aveva visto Anna da lontano entrare nelle scuderie con un uomo e d’impeto volle affrontare subito la situazione, come era suo solito fare.

-Buongiorno signorina Anna, è diverso tempo che non venite a farci visita…- Leonardo le si era rivolto con fare autorevole guardandola negli occhi e Anna sentì immediatamente una stretta dolorosa allo stomaco che quasi le impedì di parlare.

-Buongiorno signor Leonardo, è qualche giorno che non mi sento bene e ho evitato di fare visite alla scuderia- mentì lei.

Si sentiva chiaramente giudicata da lui e la frequenza del suo respiro accelerò quasi all’istante.

Lodovico non poté fare a meno di sentire nell’aria una leggera tensione nervosa e il respiro accelerato di Anna alla vista di Leonardo gli suggerì che tra i due ci fosse una certa familiarità.

-Allora voi siete Leonardo, il futuro fattore dell’azienda di mio padre…- Lodovico reputò opportuno adottare con Leonardo un atteggiamento sicuro e spavaldo, soprattutto in presenza di Anna.

-Mi dispiace ma non so nulla di vostro padre e della sua tenuta- rispose lui bruscamente mentre continuava a guardare Anna palesemente a disagio.

-Certo, è una notizia così nuova che certamente neanche voi ne siete a conoscenza…- gli fece notare Lodovico.

-No, credo proprio vi siate sbagliato. Io lavoro qui solamente e da nessuna altra parte- sottolineò lui.

-Ma Anna, non è lui il Leonardo di cui parlava vostra zia durante il pranzo?- Anna avrebbe pagato una fortuna pur di non essere interpellata e dover parlare.

-Sì… è proprio lui- confermò la ragazza tenendo gli occhi bassi.

-E’ evidente che non siete a conoscenza delle necessità della vostra padrona… Forse la vostra presenza è di troppo da queste parti…- l’osservazione fu al veleno e l’antipatia tra i due era ormai segnata, chiaramente provocata dal comune interesse per Anna.

La sopportazione di Leonardo di fronte ad un uomo arrogante come quello raggiunse il colmo e fu solo per la forte stretta al braccio che gli diede Fiore che evitò di dare una risposta che avrebbe potuto costargli il lavoro immediatamente.

-Con permesso signori…- Lodovico si era alzato il cappello e aveva messo fine a quello scambio di frecciate.

Quando si furono allontanati Leonardo si sfogò con Fiore.

-Ma cos’è questa storia del padre e della tenuta? Chi è quel deficiente di città a cui si accompagna la signorina Anna?- aveva molte domande a cui dare una risposta, ma la cosa che più gli bruciava erano le sue mani addosso alla donna che amava.

-Leonardo dammi retta, non fare colpi di testa o ti giochi il lavoro qui, prendiamoci un po’ di tempo per saperne di più- Fiore, che era affezionato al ragazzo, lo calmò e lo seppe consigliare in modo saggio, come sempre.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


La giornata era stata piuttosto lunga e stancante per Anna, troppe emozioni si rimescolavano e non sapeva se avrebbe resistito anche alla rivalità di due giovani ostinati.

Aveva pensato di chiedere alla zia di essere dispensata dalla presenza costante con gli ospiti ma lei come al solito fu categorica e non ne volle sapere.

-Anna, credo invece che ti faccia bene frequentare qualche persona del tuo livello. Non puoi isolarti qui e pensare solo di frequentare Fiore. So che è un periodo di pausa e riflessione per te ma ci tengo che tu esca un po’ dal guscio… Non ti ispira simpatia Lodovico? E’ un bel ragazzo e molto intelligente, sembra si voglia dedicare alla vita politica… Sicuramente la sua vita non sarà noiosa, tutto tribunale e casa per intenderci- il monologo della zia, quello sì che annoiò la ragazza. La zia Costanza era un muro e quando era ostinata e inflessibile come ora le venivano sempre in mente le cugine e la loro fuga da quel posto.

Il giorno successivo i Corelli, accompagnati dal fattore, partirono per fare un giro nelle varie fattorie della tenuta: la raccolta del grano era in pieno svolgimento ed in lontananza era facilmente udibile il vociare nei campi delle persone chine sui mazzi di grano da legare in covoni e accumulare al sole.

Il paesaggio era più suggestivo che mai: una enorme distesa di spighe dorate e ondeggianti dominava le colline, i campi sembravano ora lucidi e ora opachi secondo l’onda che li sospingeva. Il vento causava un diffuso fruscio prodotto dal delicato attrito delle spighe ed il frinire delle cicale accompagnava incessantemente quello spettacolo.

Anna finalmente era libera di fare una passeggiata e le vennero in mente Primo e tutti i suoi fratelli e sorelle: era da tempo che non li incontrava e si diresse verso l’aia.

La zona a quell’ora era semideserta, un cane giocava con una pigna e alcuni gatti dormivano all’ombra. Poco dopo apparvero Giulia e Lisa rincorse da Barbara.

-Ciao bambine, come state? E’ da così tanto che non vi vedo…- le si allargò il cuore quando le vide, le erano mancati i loro sorrisi e i giochi tutti insieme.

-Ciao Anna, Primo ti ha aspettato qui tutti i giorni per giocare e proprio oggi che ci sei lui è andato nei campi con il babbo… Ti fa ancora molto male il braccio? - le chiesero le bimbe.

-No, quasi per niente, tra qualche giorno tolgo la fascia. Mi dispiace per non essere più venuta da voi ma vi prometto che domani tornerò di nuovo così saluterò anche Primo. E Settimio come sta? - fece Anna.

-Mangia e dorme sempre Anna, è proprio dolce…- fece Giulia.

Anna si intrattenne con le bambine per un po’ poi sentì la necessità di parlare con Fiore. Il comportamento sfrontato e arrogante di Lodovico era stato imperdonabile e voleva scusarsi.

Lo trovò nella selleria che prendeva dei finimenti per Ercole.

-Buongiorno signor Fiore… -

-Buongiorno signorina Anna…-

-Stavate andando da Ercole?-

-Sì, gli ho preparato nuovi finimenti, è un cavallo che ci darà molte soddisfazioni…-

-Sono qui perché volevo scusarmi, ho portato da voi quell’uomo e gli ho permesso di essere arrogante, non l’ho saputo rimettere al suo posto. Vi chiedo scusa, a voi e al signor Leonardo, non si doveva permettere di venire a fare il padrone in casa d’altri…- si scusò la ragazza.

-Leonardo ci è rimasto molto male… Non vi ha vista per giorni e poi vi siete presentata con quell’individuo… Se posso essere sincero non mi piace per niente…- confessò lui.

La sincerità di Fiore costrinse Anna a spiegarsi con l’uomo che l’aveva sempre trattata con gentilezza e rispetto, non voleva passare per un’ingrata.

-Voglio essere sincera anch’io con voi signor Fiore… Sapete che vi stimo tantissimo e… non voglio solo scusarmi per il signor Lodovico ma anche per il mio comportamento… Il mio problema è che mi sto affezionando a tutti voi e più passa il tempo, più sarà difficile per me allontanarmi da questo posto…- confessò Anna.

-Non dovete scusarvi per il comportamento d’altri e per quanto riguarda l’affezionarsi…- Anna lo interruppe, voleva liberarsi dal senso di colpa che le gravava sul cuore da quando aveva pensato di non farsi più vedere.

-Lasciatemi finire, vi prego. Ho chiesto alla zia Costanza il permesso di partire e me lo ha negato, vuole che rimanga fino all’Assunta… Ma credo che… dovrò partire comunque prima- Anna stava facendo uno sforzo enorme per dominarsi, gli occhi le si erano riempiti di lacrime e stava lottando con se stessa per non farle scendere.

-Ve lo dico perché se me lo avesse dato, il consenso intendo, forse sarei stata così maleducata da partire senza salutarvi pur di non soffrire… Ed invece mi sono accorta in questi giorni di soffrire lo stesso…- Anna piangeva in silenzio con gli occhi bassi e Fiore la guardava commosso.

-Signorina, qui vi hanno voluto bene subito tutti, me compreso, non solo per la vostra umiltà e dolcezza ma anche perché avete il dono di parlare con qualsiasi persona alla pari, senza alterigia o arroganza, una cosa rara per persone del vostro livello… Il problema poi non è solo vostro… ci siamo affezionati tutti e anche Leonardo ha sofferto in questi ultimi giorni. Ha cambiato visibilmente umore, è molto taciturno. Forse l’unica soluzione è godersi questo periodo spensieratamente e poi in futuro avrà motivo di venirci a trovare spesso come faceva vostro padre…- Fiore le regalò il suo più bel sorriso: era riuscito a darle un po’ di serenità.

Anche Anna gli sorrise di rimando, si asciugò gli occhi e decise di accompagnarlo a prendere Ercole.

Quando Leonardo la vide arrivare con lo stallone insieme a Fiore non credette ai suoi occhi.

-Buongiorno signor Leonardo, voglio scusarmi per non essere più venuta a vedere l’addestramento di Ercole. Da oggi cercherò di non mancare più- Anna lo lasciò a bocca aperta, era riuscito a stupirlo ancora una volta.

Leonardo prese il frisone e sotto lo sguardo attento della ragazza cominciò il suo lavoro mattutino.

Anna ripensò alle parole di Fiore e capì che aveva ragione, doveva cercare di stare serena e vivere quello che la giornata aveva da offrirle, quindi si sistemò all’ombra sulla panca di peperino e, questa volta, Fiore le sedette accanto.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Quello stesso pomeriggio, con una scusa, la zia costrinse Anna ad accompagnare Lodovico che partiva per visitare una zona della tenuta dedicata all’allevamento delle mucche maremmane.

L’uscita in calesse non fu per Anna rilassante e spensierata: il dubbio che la zia cercasse di farle piacere l’avvocato la colse con un brivido lungo la schiena e cominciò a percepire, questa volta a sue spese, il trattamento che avevano subito Luisa e Agnese da parte della madre.

Era sempre più sicura che la zia stesse tramando qualcosa nei suoi confronti e l’interesse di Lodovico verso di lei ebbe l’effetto di confermare i suoi sospetti.

-Signorina Anna, con voi qui è ancora più piacevole fare questa passeggiata in calesse… è un vero onore per me- esordì Lodovico.

-Vi ringrazio, siete molto gentile- fece Anna.

-Vi assicuro che non sto esagerando, la vostra compagnia renderà questa visita in azienda l’uscita più felice della mia permanenza presso vostra zia- disse lui con entusiasmo.

-Vi ringrazio- rispose brevemente lei.

-Vi fermerete ancora a lungo alla tenuta? La signora Costanza mi ha detto che dovrete rientrare entro l’estate in città…-

-Sì, ho questioni finanziarie in sospeso e tra non molto rientrerò-

-Deve essere molto difficile per una donna sola affrontare problemi di natura finanziaria…-

-No, vi sbagliate, non sono sola. Ho un carissimo amico di famiglia che si sta occupando di tutto per me…-

-Per “carissimo amico” intendete un pretendente?- Anna lo guardò e capì dove la stava portando con le sue domande.

-Ovviamente no, è un amico di mio padre dai tempi dell’università…- precisò lei.

-Perché dite ovviamente…Siete una bellissima ragazza e sicuramente di pretendenti ne avrete molti in città…-

-No, nessuno, conduco una vita piuttosto ritirata-  provò a tagliar corto Anna.

-E’ un vero peccato… Se continuate così nessuno conoscerà che pietra preziosa si cela dietro le mura della vostra casa…-

-E’ un argomento che per il momento non mi interessa-

-Mi state dicendo che non avete intenzione di sposarvi e di creare una famiglia con un bravo giovane?-

-Non so, per ora non ci penso…- la stretta al cuore che avvertì Anna contraddiceva le sue parole: sapeva che stava mentendo a se stessa.

-Non vorrete mica farvi monaca vero? Ho conosciuto alcune bellissime ragazze di Grosseto che hanno deciso di dedicare la loro vita al Signore… Ne sono rimasto sconcertato… Non sarà mica il vostro caso signorina? -

-Non ho mai escluso nulla dalla mia vita, potrebbe anche essere… in futuro…- Anna aveva già pensato mesi prima a quella possibile soluzione ma il suo cuore, ora, le indicava altre vie.

-Eppure vi vedo titubante, forse non mi raccontate tutta la verità… Del resto ci conosciamo da così poco… Forse potrei venirvi a trovare in città quando verrò in tribunale a Viterbo per lavoro…- azzardò il ragazzo.

Anna era quasi in preda al panico ma doveva pur rispondere qualcosa.

-Mi sembra poco conveniente che mi veniate a trovare in casa, visto che vivo sola… Forse un giorno che la zia Costanza verrà a trovarmi- sapeva in cuor suo che questa possibilità era remota.

-La prossima volta quando sarà?- insistette lui.

-Forse verso Natale…- mentì lei nella speranza che quella tortura terminasse.

-Avete intenzione di fare concorrenza a mia zia con l’allevamento di mucche maremmane?- la ragazza sperava di deviare l’argomento con questa domanda.

-Se compreremo la tenuta vicino Grosseto, ci dedicheremo anche all’allevamento del bestiame ma per il mercato di Firenze in questo caso. Vostra zia non ha nulla da temere- fece lui soddisfatto.

La visita all’azienda durò quasi tutto il pomeriggio ed Anna rimase veramente impressionata dalla grandezza delle mucche al pascolo e dalla ampiezza delle loro corna. Riconobbe alcuni butteri che erano arrivati con Leonardo la prima volta che lo incontrò alla tenuta.

-Buongiorno signorina Anna- Domenico e Cesare salutarono la ragazza con una levata di cappello e le si avvicinarono.

-Buongiorno signori- rispose Anna.

-E’ venuta a vedere il lavoro che facciamo in campo?- le chiese Cesare.

-In verità ho accompagnato il signor Lodovico che vuole farsi un’idea di cosa voglia dire allevare mucche maremmane- confessò lei.

-E’ un lavoro duro e se ne accorgerà presto se ha intenzione di fare un giro con noi- fece Domenico.

Lodovico era infatti salito su un cavallo e li aveva raggiunti per partecipare all’attività di raduno.

Dopo circa mezz’ora fu di ritorno ed era visibilmente spaventato.

-Me la sono vista brutta…Una enorme mucca voleva caricare il mio cavallo ma il signor Domenico è riuscito a dissuaderla- fece lui.

In cuor suo Anna rideva a crepapelle, pensò che la mucca doveva essere stata attratta dai suoi modi fini e dai suoi baffi impomatati, ma si trattenne dal ridere apertamente.

  

Leonardo aveva osservato l’uscita di Anna con Lodovico e, innervosito, aveva deciso di raggiungere lo zio Aurelio per chiedergli se sapesse qualcosa della ricerca di un fattore da parte dei Corelli. Da quando i due uomini erano arrivati alla tenuta lo zio era stato sempre impegnato ad accompagnarli nelle loro visite e Leonardo non aveva avuto ancora modo d’incontrarlo.

-Zio ho bisogno di parlarti…- Leonardo lo trovò che aggiornava dei dati in alcuni registri.

-Dimmi Leonardo, c’è qualche problema?- fece lui.

-Sai se la signora Costanza vuole licenziarmi?- chiese lui a bruciapelo.

-Ma cosa stai dicendo… perché me lo chiedi?- lo zio gli apparve stranamente nervoso e preoccupato, aveva aggrottato le sopracciglia e assunto una strana espressione, quasi turbata.

-Lodovico Corelli è venuto in scuderia a vedere i cavalli e mi ha riferito che la padrona mi ha indicato come fattore per la loro nuova tenuta…- spiegò Leonardo innervosito.

-Non ne so nulla… Si deve essere sbagliata. Del resto ha investito molto sulla tua preparazione per sostituirmi in futuro…- Aurelio pensava ad alta voce mentre si grattava il mento.

-Io non me ne vado di qui. Ci sono cresciuto e non mi può sbattere fuori a suo piacimento…- il ragazzo era visibilmente arrabbiato.

-Domani mattina vado da lei con i registri della raccolta del grano… Chiarirò tutto, non ti preoccupare, ora vai ai tuoi lavori ragazzo mio…- Aurelio lo liquidò velocemente.

Leonardo uscì: avrebbe dovuto aspettare la mattina successiva per chiarire tutto, un tempo che sembrava un’eternità per un uomo impulsivo come lui.

Lo zio invece era rimasto ammutolito per la notizia, era quasi sconvolto, gli frullavano nella mente gli avvenimenti accaduti tanti anni prima, ma gli ci volle poco per convincersi che avrebbe lottato con tutte le sue forze contro quella donna ostinata pur di garantire la presenza del nipote nella tenuta.

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Aurelio aspettò che la padrona finisse la colazione con i suoi ospiti poi la raggiunse nel suo studio per verificare i registri da lui compilati negli ultimi giorni. Era teso, lo si capiva da come stringeva i registri in mano.

-Buongiorno signora Costanza- fece il fattore.

-Buongiorno signor Aurelio, è tutto a posto con i registri?-

-Sì, come sempre signora, ora ve li mostro ma, se me lo permettete, non prima di aver parlato di un argomento di cui sono venuto a conoscenza…- l’uomo cercò di controllarsi.

La donna aggrottò la fronte, non sapeva a cosa facesse riferimento il fattore.

-Sto parlando del fatto di aver raccomandato Leonardo ai signori Corelli come fattore della loro futura tenuta…- Aurelio la guardava dritta negli occhi con atteggiamento severo e la donna non riuscì a nascondere un certo imbarazzo mentre tentava di giustificarsi.

-Era solo un suggerimento… vostro nipote, che io sappia, è perfettamente in grado di gestire una tenuta… voi lo avete in questi anni istruito molto bene…- agli occhi di Aurelio la signora si stava arrampicando sugli specchi.

-Non devo rammentarvi, spero, il patto che tanti anni fa avete accettato riguardo Leonardo, se lo avete dimenticato sono qui per ricordarvelo. E’ stata una questione di coscienza e di giustizia e voi siete stata a suo tempo d’accordo…- Aurelio era irremovibile, non si sarebbe fatto spaventare dalla sua autorità, era pronto anche ad andarsene con il nipote pur di farle mantenere la parola.

-Non l’ho dimenticato, è da quel giorno che la disgrazia è entrata in questa casa…non me lo rammentate, è il mio incubo più ricorrente… E va bene, non tornerò più sull’argomento- fece la donna.

-Tentare di mandarlo via non è la soluzione: non è colpa di Leonardo se ogni singolo giorno della vostra esistenza vi ricorda quello che è successo per colpa di vostro marito…- dopo quest’ultima puntualizzazione l’uomo non volle aggiungere altro.  

 

Dopo colazione Anna raggiunse le scuderie, era riuscita a liberarsi dagli ospiti della zia e a non essere coinvolta in gite in calesse di nessuna natura.

Alla rimessa di Ercole trovò solo Leonardo intento a sistemargli la sella serrandogli bene la cinghia del sottopancia.

Leonardo notò la sua titubanza nell’accostarsi.

-Non vi preoccupate signorina Anna, Fiore sarà qui tra poco- non voleva metterla in difficoltà e senza dire altro continuò a preparare il cavallo.

Anna si avvicinò ad Ercole e cominciò ad accarezzargli il collo: il frisone gradiva le sue carezze e le dava delle spinte col muso.

-E andato bene il giro in calesse signorina? - chiese il ragazzo non senza nervosismo.

-Sì grazie, abbiamo incontrato Domenico e Cesare al pascolo- fece lei.

-Vi siete trovata bene con quel Lodovico?- la domanda era un po’ troppo personale ma Leonardo non resistette nel fargliela.

-Sì, abbastanza. La zia Costanza ha insistito perché andassi… ne avrei fatto volentieri a meno- Anna continuava a coccolare lo stallone e a fargli dei grattini sul collo.

-Mi sembra molto interessato a voi… o forse mi sbaglio…- averla sola in quel luogo gli impediva di essere prudente.

-No, non credo…- Anna cominciava ad essere nervosa, pensò per un attimo di andarsene senza dare spiegazioni, a costo di essere maleducata.

-Vi fa ancora male il braccio?- continuò lui.

-Domani tolgo la benda al collo ed il dottore vuole che cominci ad usare il braccio, ma con prudenza- rispose lei.

Leonardo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era un piacere per lui guardarla ed ascoltarla: non resistette ed appoggiò la mano su quella con cui carezzava lo stallone.

-Non andate via, non partite Anna…- la guardava con occhi innamorati e sinceri.

-Cosa? Come dite?- Anna era confusa, non avrebbe mai pensato che si sarebbe permesso di parlarle in quel modo, il cuore prese a batterle più veloce.

-Io devo tornare… Ho la mia casa, i miei ricordi- cercava di raccogliere i pensieri.

-Dovete o volete tornare? Potreste rimanere qui alla tenuta e… potreste farne nuovi, di ricordi…- Anna sfilò la mano da sotto la sua e questa volta in preda alla rabbia gli disse:

-Ho deciso di tornare e assistere all’addestramento di Ercole, voi volete farmi pentire della mia decisione… Ma perché, perché volete rovinare una così bella amicizia…- si sfogò Anna.

-Lo sapete meglio di me che tra noi c’è più di un’amicizia…- Leonardo la guardava come se le avesse detto la cosa più scontata e palese del mondo.

Anna era senza parole, lo fissava sgomenta mentre percepiva le guance prendere fuoco: sentirselo dire così direttamente fu un’emozione violenta per lei.

Udirono i passi di qualcuno che si avvicinava e Leonardo riprese a sistemare le briglie.

-Buongiorno signorina Anna, siamo pronti Leonardo?- chiese Fiore.

-Sempre pronti…- gettò un’occhiata ad Anna che si era ricomposta e si diresse al campo grande.

Anna assistette all’addestramento senza dire una parola, era pietrificata, cosciente di essere proprio nei guai e non riusciva a vedere una via d’uscita se non la tanto desiderata partenza.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Quando Anna ritornò alla villa, Fiore si avvicinò a Leonardo guardandolo con espressione severa.

-Cosa stavi combinando prima ragazzo con la signorina Anna? Era rossa in volto, oserei dire sconvolta… Le devi aver detto qualcosa di sconveniente testone che non sei altro… vero?- chiese Fiore alterato.

-Niente che lei non sapesse già…- fece lui calmo.

-Ascolta zuccone, quella ragazza ne ha passate ultimamente tante, non serve che adesso ti ci metti tu… Ho visto come le giri attorno e parola mia se non la finisci ti riempio di sberle. Cosa ti sei messo in testa che si innamori di uno come te? Del nipote del fattore?- continuò lui.

-Già lo è ma non lo vuole ammettere- fece Leonardo sicuro.

-Anche fosse è una cosa impossibile…Vedrai che la signora ha già in mente di farle sposare quell’avvocato di Grosseto… Se solo immaginasse come ti stai comportando con la nipote ti farebbe sparire dalla faccia della terra. Prega Iddio che quella ragazza non gliene parli o sarai spacciato- Fiore era su tutte le furie.

-E non ti meravigliare se da domani non verrà più a vederti addestrare Ercole…- Fiore parlava scandendo le parole con il dito indice alzato in segno di ammonimento verso Leonardo.

Il ragazzo sapeva che doveva giocare d’anticipo sugli avvenimenti. La presenza di quell’uomo e la possibilità che Anna partisse per la città lo facevano meno prudente.

 

Anna si era presentata a tavola taciturna e pensierosa.

-Anna non ti senti bene oggi?- le chiese la zia.

-Mi fa un po’ male il braccio… e ho un po’ di mal di testa. Se non vi dispiace zia dopo pranzo vorrei potermi riposare un po’- chiese Anna.

-Certo che puoi, anzi devi- la zia era suscettibile a questi suoi cambi d’umore.

-Non vi sentite allora di venire a fare una passeggiata in giardino con noi dopo pranzo signorina Anna?- Lodovico non voleva perdersi la sua compagnia.

-Credo che oggi mi dovrò riposare, mi dispiace- disse lei.

-Vuol dire che domani mattina faremo una passeggiata nel giardino subito dopo colazione, sempre se vorrete- propose lui.

-Sì, domani mattina…- Anna aveva trovato la scusa per non andare alle scuderie l’indomani ed in futuro sarebbe andata da Ercole solo quando sapeva ci fosse sicuramente Fiore.

Non avrebbe più assistito all’addestramento, la decisione di presenziare di nuovo era risultata sbagliata e soprattutto doveva trovare presto una scusa per ritornare a Viterbo.

Tutto infatti cominciava ad andarle stretto, tutto si faceva complicato.

Nella sua camera, seduta sulla poltrona, Anna ripensava alle parole di Leonardo e a come le aveva dette, al suo sguardo. Avrebbe voluto tanto avere qualcuno con cui confidarsi e parlare ed invece era sempre destinata ad affrontare tutto quello che le capitava in solitudine. Le emozioni le implodevano dentro senza via di fuga, la devastavano, gli occhi le si riempivano di lacrime e lo stomaco diventava debole e dolorante.

Si chiedeva il perché le capitassero così tante cose tutte insieme. Come si sarebbe dovuta comportare? Fare finta di nulla fino alla partenza o affrontare Leonardo subito e rimetterlo al suo posto? Non sapeva se il suo carattere docile e remissivo l’avrebbe assistita. Molto probabilmente no.

Quando scese per la cena era un po’ più serena: aver analizzato tutte le possibili soluzioni al suo problema l’aveva, se non altro, tranquillizzata.

-Anna volevo dirti che il signor Aurelio domani pomeriggio va da Bianca e Arnaldo, se vuoi puoi andare con lui, mi ha detto che te lo aveva promesso e che ti avrebbe fatto piacere- disse la donna.

-Certo… vado volentieri, ma solo con lui…- fece Anna.

-Perché, con chi altri potresti andare?- chiese la zia.

-No… nel senso che con il signor Aurelio non mi annoierò, ha tante cose da raccontare sul suo lavoro alla tenuta…- Anna si rammentò della promessa di portarla con lui la volta successiva.

La notizia di quella breve gita la rese felice, avrebbe incontrato di nuovo Bianca ed il piccolo Matteo e avrebbe vissuto finalmente un pomeriggio spensierato.

 

Il mattino seguente, come promesso, Anna fece una lunga passeggiata con Lodovico nel giardino della villa. Sedettero a lungo sulla panchina da cui si godeva la vista di un ampio bordo di ortensie fiorite. Il cielo era limpidissimo e una lieve brezza rendeva l’aria ancora gradevole a quell’ora.

-Uscite con il fattore questo pomeriggio signorina Anna?- Lodovico se avesse potuto avrebbe sostituito volentieri il signor Aurelio.

-Sì, vado a trovare la signora Bianca ed il suo bambino. E’ una persona dolcissima… L’ho conosciuta grazie alla zia- Anna ne parlava in modo deliziato mentre ammirava la fioritura.

-E’ piacevole passeggiare e parlare con voi… Mi sento a mio agio…- Il ragazzo era sempre pronto a farle qualche complimento ma Anna cercava di tagliare sul nascere argomenti per lei imbarazzanti.

-Vi ringrazio, siete molto gentile- rispose brevemente lei.

-Sapete, presto partiremo. Mio padre deve tornare in azienda e io al mio studio associato… Ho passato due settimane splendide, soprattutto grazie alla vostra compagnia e volevo chiedervi se fosse possibile incontrarvi ancora…- Lodovico sembrava seriamente intenzionato con Anna.

La ragazza venne colta in contropiede, non si aspettava una domanda come quella e non sapeva cosa rispondere.

-Io, signor Lodovico, non affretterei troppo le cose, ci conosciamo da così poco tempo…- esordì lei.

-L’attrazione tra due persone non è questione di tempo ma di alchimia…- Anna sentì immediata una stretta al cuore: era quello che aveva sempre pensato dell’amore e le tornò alla mente lo sguardo di Leonardo nella scuderia.

In quell’istante Lodovico divenne serio e prese la mano di Anna tra le sue. Lei capì subito le sue intenzioni e volle essere sincera.

-Non voglio illudervi signor Lodovico, non ve lo meritate da parte mia di essere preso in giro. Vi ho già detto che in questo momento l’amore non è una priorità nella mia vita- disse lei serenamente.

-Voglio dirvi che io so aspettare… Posso aspettare che vi siate sistemata e poi potremmo scriverci e incontrarci di nuovo…- insistette lui.

-Non so… E’ un po’ di tempo che non so più cosa stia succedendo alla mia vita… Mi chiedete delle cose a cui non so rispondere… Mi dispiace- fece lei confusa.

-Ammiro la vostra sincerità e voglio pensare che in futuro ci sarà la possibilità di incontrarvi ancora- Lodovico non aveva perso la speranza con Anna.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Erano circa le tre del pomeriggio quando Anna trovò il signor Aurelio ad aspettarla nel calesse: questa volta il fattore era stato molto prudente ed aveva mandato Leonardo a fare una commissione in una tenuta vicina.

-Signorina Anna, sono qui, vi aiuto a salire…- Aurelio la aiutò a sistemarsi comoda e quando tutto fu pronto incitò il cavallo con le tirelle e prese la direzione dell’uscita.

Il viaggio fu molto piacevole per Anna, il fattore le spiegò come si chiamavano le zone che attraversavano e i nomi delle famiglie che abitavano le piccole tenute gestite per conto della zia. Le raccontò anche aneddoti e fatti accorsi ad alcuni contadini con il bestiame che resero l’oretta di viaggio piacevole e divertente.

Quando le due donne si rividero si salutarono calorosamente.

Il bambino era visibilmente cresciuto e cambiato così tanto che Anna quasi faticò a riconoscerlo.

-Matteo è diventato un altro… E’ totalmente cambiato ma è sempre bellissimo…- Anna ne era rapita.

-A questa età sono in evoluzione continua: mangia e dorme, questo è il suo lavoro…- Bianca rideva, era innamorata del suo ometto.

Le due donne, rimaste sole, si sedettero fuori all’ombra a godersi il panorama con qualcosa di fresco da bere. Matteo, in braccio alla mamma, era appagato.

-Come state ora Anna?- chiese Bianca.

-Abbastanza bene, mi sono ripresa dall’incidente ma il braccio lo sento ancora un po’ debole…- le rispose lei.

-E la signora Costanza con i suoi ospiti? Ho conosciuto il signor Corelli anni fa… Un tipo corretto ma molto legato al denaro e agli affari… Il figlio invece com’è?- chiese curiosa la donna.

-Il figlio Lodovico è un avvocato, mi sembra molto sveglio e la zia mi ha detto che vorrebbe entrare in politica… Mi è stato molto vicino durante la sua permanenza, so di piacergli…- Anna sentiva di potersi confidare con Bianca.

-Veramente? Ed è un problema per voi?- chiese Bianca scrutandone l’espressione del volto.

-Questa mattina si è praticamente dichiarato… Stanno per partire e mi ha chiesto se potevamo incontrarci ancora…- Anna abbassò lo sguardo.

-Vi ha dato fastidio il suo comportamento? Non si è comportato correttamente con voi?- la incalzo lei.

-No, no, tutt’altro. E’ sempre stato gentile e pieno di attenzioni ma pensando a lui non provo una strana debolezza allo stomaco, i battiti del mio cuore non accelerano quando mi guarda e non ho sentito il viso prendere fuoco quando mi ha preso la mano…- Anna parlava in modo ispirato.

-Dalla descrizione che fate sembra che abbiate già provato l’ebbrezza dell’innamoramento Anna- le fece notare Bianca.

La ragazza a quelle parole girò di scatto il viso verso di lei e la guardò negli occhi con aria sorpresa, quella donna sapeva leggerle nell’anima.

-Sì… tempo fa…- fece lei in imbarazzo.

-Per un ragazzo in città?- fece la donna.

-Sì, ma un amore non corrisposto…- mentì lei.

Bianca, che ormai sapeva leggere l’espressione del suo viso, capì che stava mentendo e le venne subito in mente Leonardo. La situazione doveva aver preso una strana piega alla tenuta e volle indagare un po’.

-Leonardo come sta? Lavora ancora alla tenuta con lo zio?- le domande le sarebbero servite per capire i suoi sentimenti ed Anna, confusa, le rispose.

-Sta bene, si sta occupando della domatura di Ercole ed è molto bravo…- un lieve rossore accompagnato da una accelerazione del respiro la tradirono.

-Anna, siete sicura di non esservi innamorata di lui? Cosa sta succedendo tra di voi?- fece lei preoccupata.

Dopo un attimo di esitazione Anna venne sopraffatta dalle lacrime, profondi singulti la scuotevano, era di fronte all’unica donna a cui poteva chiedere consiglio.

-Leonardo mi ha fatto capire da tempo che mi vuole bene…-

-E voi Anna, lo corrispondete?-

-Sì… - quella ammissione fece venire un brivido a Bianca, i suoi timori si erano avverati.

-Cosa avete intenzione di fare ora?-

-Assolutamente nulla, cerco di tenerlo lontano da me nell’attesa di partire…- la ragazza era sconvolta.

-Non lo sa nessuno, neppure lui. Lo sapete solo voi ora…-

-Leonardo non è un uomo che lasci perdere facilmente, è molto ostinato… E voi siete troppo trasparente nei sentimenti, sicuramente si è accorto che lo ricambiate Anna…-

-Sapete meglio di me che è un amore impossibile, non oso pensare all’ira della zia se solo sapesse che provo attrazione per lui. Sono terrorizzata dal suo giudizio, mi impedirebbe in ogni modo di amarlo… Mi sento la persona più infelice di questo mondo… Cosa devo fare Bianca, ho bisogno di un consiglio e non posso parlare con nessuno se non con voi…- le lacrime le rigavano il viso.

-...non so se riuscirei a reggere il giudizio delle persone che mi conoscono, ho già vissuto questa situazione dopo la morte di mio padre: tutti pronti a sparlare e a giudicare, è stato terribile, non potete immaginare quanto ho sofferto. Lo stesso trattamento lo subirebbe Leonardo, non so se sopporterei di vederlo ferito e umiliato- fece Anna turbata.

-Posso solo dirvi Anna che ogni amore, ogni felicità ha un prezzo… voi quanto siete disposta a pagare?- le chiese Bianca.

-Cosa volete dire?-

-Sapete che mi sono sposata tardi, volevo aspettare e trovare la persona giusta per me, quella con cui dividere gioie e dolori… Ho avuto molti pretendenti, anche ben collocati socialmente, ma il cuore ha prevalso e sono stata premiata con l’amore infinito di Arnaldo. Sono una contadina, moglie di un contadino, e sono felice e serena. Queste due cose nessuno dei miei pretendenti me le avrebbe potute dare…- Questa era stata la scelta di Bianca, ora Anna avrebbe dovuto fare la sua.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Durante il viaggio di ritorno Anna rimase assorta: si era sfogata con Bianca e indubbiamente le aveva fatto bene ma non era riuscita a capire ancora come comportarsi.

Lei non era coraggiosa, non era in grado di lottare per se stessa, era capace di prendere a cuore le cause degli altri ma la volontà e la determinazione l’abbandonavano sulle questioni che la riguardavano direttamente.

Si chiedeva, se fosse stato ancora vivo, cosa le avrebbe consigliato il padre: sarebbe stato severo o indulgente con lei?

Alla fine di tanti ragionamenti fu sincera con se stessa, sapeva in cuor suo che non avrebbe mai saputo affrontare il giudizio della zia Costanza.

-Signorina Anna, vi sentite stanca?-  chiese con premura Aurelio. La vedeva distratta e taciturna, completamente diversa da prima.

-Sì, un po’- rispose lei.

-Sapete che vostra zia vuole dare una festa alla tenuta prima della partenza dei signori Corelli?- il fattore voleva distrarla negli ultimi minuti di viaggio.

-Veramente? Non me ne ha mai parlato…- fece lei.

-Avrà luogo al campo grande, ci saranno cibo e bevande e i butteri daranno dimostrazione delle loro abilità. Penso si farà dopodomani, sempre se non ci saranno impedimenti- precisò lui.

Leonardo era nella selleria con Domenico e Cesare: si stavano accordando per la festa e quando avvertì da lontano l’arrivo del calesse uscì e li aspettò. Aurelio si fermò all’ingresso della scuderia e aiutò la ragazza a scendere.

-Buongiorno signorina Anna- Leonardo aveva un’espressione indecifrabile.

-Buongiorno signor Leonardo- Anna lo salutò senza scomporsi, come se il giorno prima non fosse successo nulla.

-Siete andata a trovare la signora Bianca?-

-Sì, Matteo è cresciuto tantissimo…-

-Questa mattina non siete venuta al campo per vedere i progressi di Ercole…-

-No, avevo preso un impegno con il signor Lodovico…- Anna glielo disse guardandolo negli occhi.

Questa volta fu Leonardo a sentirsi disorientato… Gli stava facendo capire che si era impegnata sentimentalmente con quell’uomo?

-Doveva essere una cosa molto importante per voi… Anche domani mattina sarete impegnata con quell’uomo?- Leonardo ebbe un fremito d’ira, mentre parlava aveva assunto un‘espressione accigliata.

-Credo proprio di sì, vogliate scusarmi- la ragazza gli rispose in modo fermo e risoluto, salutò e ringraziò Aurelio e si ritirò per prepararsi per la cena.

Leonardo fu colto dal dubbio, pensò che qualcosa doveva essere accaduto per renderla così sicura di sé, qualcosa che forse riguardava proprio l’avvocato di città.

 

La cena fu come al solito ricca di portate e gli ospiti intrattennero le due donne con i racconti delle loro escursioni in azienda.

Si parlò anche della festa che la zia stava facendo organizzare da Aurelio per salutare i due illustri ospiti.

-A proposito signora Costanza, ho parlato con il fattore e mi ha detto che in realtà il nipote è già impegnato qui alla tenuta e non potrebbe prendersi l’onere di gestirne un’altra…- volle precisare il signor Carlo.

-Sì, avete ragione… Ho fatto un errore di valutazione, vi ho proposto Leonardo senza prima valutare la cosa con il signor Aurelio, vogliate scusarmi…- rispose gentilmente la donna.

-Non c’è alcun problema signora, non vi preoccupate-

Anna osservava la zia come ipnotizzata: non sembrava affatto contenta di quella decisione, come se avesse dovuto cambiare idea su Leonardo e proprio a causa del fattore. 

Quando i due uomini si ritirarono nelle loro stanze per la notte la zia chiamò a sé Anna.

-Anna, volevo chiederti un altro favore, sempre se non sei stanca del viaggio di oggi…-

-Certo che no zia, chiedetemi pure…-

-Domani mattina vorrei che ti facessi accompagnare all’eremo di frate Egidio, dovresti portargli una busta: contiene un’offerta per i monaci. Quest’anno purtroppo ho tardato nel dargliela a causa della gotta. Solitamente approfitto di una domenica, assisto alla messa e mi fermo a parlargli. Vorrei che andassi domani, potrebbe essere piacevole anche per te scambiare due parole con lui, sa essere di grande conforto-

La donna aveva grande stima di lui e pure Anna, che lo aveva conosciuto il giorno del battesimo, ebbe l’impressione di un uomo di grande umanità.

 

L’indomani mattina Anna si alzò presto come al solito, andò alla cappella e, dopo aver fatto colazione insieme, la zia le consegnò la busta per il frate.

-Mi raccomando Anna, porta a frate Egidio i miei saluti e digli che quando mi sarò ripresa andrò a trovarlo…- 

-Sì zia-

Anna uscì e si diresse alle scuderie. L’eremo non era più distante della tenuta dove abitavano Bianca e Arnaldo, ci avrebbero messo meno di un’ora per raggiungerlo però la strada era ricca di curve e tornanti.

Stava pensando alla difficoltà del viaggio quando vide accanto al calesse, pronto e ben vestito, Leonardo.

-Buongiorno signorina Anna- esordì lui calmo e tranquillo.

La ragazza ebbe un tuffo al cuore.

-Cosa ci fate voi qui? Non mi deve accompagnare vostro zio o Fiore?- chiese lei spiazzata.

-Mi dispiace ma dovrete accontentarvi di me signorina. Sono tutti impegnati a organizzare la festa di vostra zia, ci sono solo io disponibile… Se vi da’ fastidio la mia presenza posso chiedere ad un contadino di accompagnarvi…-

Anna era senza parole e gli rispose balbettando qualcosa:

-No, ovviamente no… Solo che… non mi aspettavo voi…- ed era sincera.

-Allora saliamo e andiamo, la strada non è delle migliori…- fece lui asciutto e serio.

Fu subito chiaro che questa volta il viaggio sarebbe stato un vero tormento per Anna.

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Il calesse partì spedito verso l’uscita della tenuta e imboccò la strada che conduceva a est.

Rimasero in silenzio per buona parte del viaggio poi Anna quasi indispettita da quel silenzio innaturale parlò.

-Perché non parlate signor Leonardo? Di solito siete così ricco di argomenti…- il suo tono era provocatorio.

-Sì, una cosa ce l’ho da chiedervi signorina… Non eravate impegnata questa mattina con l’avvocato Corelli?- Anna lo guardò sconcertata e capì in quel momento quale era il motivo per il quale sembrava immusonito e insoddisfatto.

-Siete geloso…- le sfuggì.

-No affatto, mi aspettavo di vedervi partire insieme all’avvocato ed andare con lui da frate Egidio, chissà poi per quale motivo…-

-Ecco chiarito perché siete così taciturno e scontroso. Il lato migliore del vostro carattere esce allo scoperto- Anna non riuscì a trattenersi dall’essere sarcastica.

Il silenzio ripiombò tra i due.

Questa volta fu Leonardo che lo ruppe.

-Vi chiedo scusa, ultimamente sono un po’ nervoso… e se devo essere sincero non so più come avvicinarvi, mi sembra sempre di passare dalla parte del torto, di offendervi, di superare il limite- Leonardo era indispettito.

-Avete questa sensazione proprio perché è quella corretta… Mi state volontariamente mettendo in difficoltà con quello che dite… e fate. Dovete… dovete rimanere al vostro posto e basta, questo dovete fare- Anna cercò di mantenere la calma.

-Vi prometto che oggi mi comporterò bene e non vi arrecherò disagio signorina Anna- con questo clima poco disteso giunsero all’eremo.

L’edificio era seminascosto dagli alberi, soprattutto enormi cipressi, dai quali stormi di passeri entravano e uscivano. Solo la facciata della piccola chiesa alla quale si accedeva per una ripida scalinata era ben visibile e aperta.

Frate Egidio li raggiunse poco dopo il loro arrivo e Anna gli andò incontro felice di rivederlo.

-Buongiorno, è un piacere incontrarvi di nuovo…- Anna gli strinse le mani e contraccambiò il suo ampio sorriso.

-Ciao Anna, vedo che stai bene, meglio di quando ti ho incontrato alla tenuta per il battesimo… E questo bel ragazzo chi è? Il tuo fidanzato?- l’affermazione mise visibilmente in imbarazzo Anna mentre Leonardo non si trattenne dal sorridere apertamente.

-No frate Egidio, sono il nipote di Aurelio, il fattore della signora Costanza- fece lui.

-Che strano… mi sembravate proprio una bella coppia insieme… Comunque venite, accomodatevi, ci sono delle panche qui vicino all’ombra- fece il frate contento.

-Io aspetterò al calesse se non vi spiace… con permesso- Leonardo si allontanò.

-Ho portato una busta per voi da parte della zia. Vi porto i suoi saluti, verrà a farvi visita quando si sentirà di affrontare il viaggio- esordì Anna.

-Ringrazia tanto tua zia, è sempre molto gentile con noi. Possiamo fare molto per i poveri con il suo aiuto- fece il frate.

-Nel calesse ci sono anche due sacchi di farina e altri generi alimentari a cui penserà il signor Leonardo-

-Il Signore vi benedica, grazie-

-Tu come stai Anna? Ti sei un po’ distratta dalle tue sofferenze durante questa permanenza da tua zia?-

-Sì… ma ho come l’impressione di essere sempre coinvolta in nuove situazioni… La vita alla tenuta è più varia ed estenuante della vita di città! La zia ha degli ospiti che presto partiranno e non ho avuto un attimo di respiro…-

-Che mi dici di quel ragazzo Anna?-

-Quale ragazzo?-

-Leonardo-

-Cosa volete dire…?-  Anna aveva il cuore in gola.

-Mi sembra, da come ti guarda, che ti sia molto affezionato… Sicura che non sia il tuo fidanzato?-

-Sicurissima frate Egidio… vi sbagliate, è molto premuroso con me solo perché sono la nipote della padrona…- fece lei a disagio.

Rimasero a conversare a lungo sotto i cipressi: Anna gli parlò del padre e dei motivi che lo avevano spinto ad essere poco prudente, del suo amore sconfinato per lei, di quanto le mancasse.

Il frate ebbe una parola gentile per ogni cosa e Anna ritrovò in lui la dolcezza e la benevolenza di un padre.

Quando si salutarono frate Egidio le chiese di mandargli Leonardo, voleva parlargli solo qualche minuto e non l’avrebbe fatta aspettare a lungo. La ragazza non capiva il perché di quella richiesta e appena arrivata al calesse si spiegò con Leonardo.

-Frate Egidio sembra voglia parlare con voi…-

-Con me? E di cosa?-

-Mi dispiace ma non lo so, non me lo ha detto-

Il frate lo aspettava sorridente alla base della scalinata che portava alla chiesetta.

-Caro Leonardo, volevo parlarti un attimo- esordì il frate.

Leonardo non immaginava cosa volesse dirgli di tanto importante.

-Ti voglio raccomandare Anna, ho come l’impressione che tu le voglia molto bene. Mi raccomando, trattala con delicatezza, è un fiore in boccio in una notte di tempesta. Proteggila e prenditi cura di lei- Frate Egidio gli strinse affettuosamente le mani e se ne andò.

 

-Cosa voleva frate Egidio da voi?- chiese incuriosita Anna sulla via del ritorno.

-Mi ha detto di salutare calorosamente mio zio Aurelio…- mentì lui.

Durante il viaggio nessuno dei due parlò, avevano entrambi troppe cose per la testa a cui ripensare.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Mentre Anna era da frate Egidio, la zia Costanza nel suo ufficio si occupava dei particolari organizzativi della festa di commiato con il fattore.

-Avete sistemato il campo? E i tavoli per il rinfresco?- chiese lei.

-Sì, il campo è a posto e domani pomeriggio, un’ora prima che entrino i butteri, farò bagnare bene il terreno dentro e fuori, in questo modo eviteremo che la polvere con il vento dia noia signora. I tavoli li sistemiamo domani mattina, le cuoche e le domestiche penseranno al resto- rispose il fattore meticoloso.

-Dove avete deciso di sistemare le sedie per me e i miei ospiti?-

-Al di sopra del campo, sull’erba, dove c’è un po’ di rialzo. In quel punto vedrete bene e il vento dovrebbe anche allontanare da voi residui di polvere, se ce ne fossero-

-Comunque volevo ricordarvi che subito dopo i butteri rientreremo in villa, voglio cenare comodamente in sala da pranzo con i signori Corelli e mia nipote. Il rinfresco è per i butteri e tutti voi che lavorate alla villa- la donna era stata colta da un atto di generosità nei confronti dei suoi lavoratori, voleva che tutti fossero contenti come lo era lei in quel momento. Il signor Carlo ed il figlio sarebbero partiti la mattina successiva: sarebbe stato un bel modo di salutarli.

-Certamente signora, come desiderate- il signor Aurelio uscì dallo studio per sistemare le ultime cose.

 

I signori Corelli frattanto si erano dedicati ad una rilassante passeggiata nel giardino della villa.

-E’ un gran bel posto questo… un giardino veramente splendido. Vorrei crearne uno così nella nostra tenuta… che ne pensi figliolo?- fece il signor Carlo.

-Sarebbe molto elegante, di sicuro effetto sui nostri ospiti…- gli rispose Lodovico.

-Mi sembra che la vita di campagna ti sia piaciuta dopotutto. Come vedi non è così male, ti sei ricreduto?-

-Per alcune cose sì, per altre non ho cambiato idea. Adoro la vita all’aria aperta, lo ammetto, ma seguire i lavori dei campi o degli allevamenti non è affar mio, io sono un avvocato e ho altre ambizioni nella vita…-

-Lo so figliolo, è per questo che dovremo trovare un bravo fattore, onesto e affidabile come il signor Aurelio…-

Sotto il lato nord del giardino passava uno stretto sentiero che conduceva ad un fontanile dove le domestiche della villa andavano a lavare e stendere i panni. Non era visibile dal giardino e proprio in quel momento risaliva, affaticata, una ragazza con un grande cesto di panni puliti sottobraccio: era Chiara.

Li sentì parlare e, incuriosita, si fermò un attimo ad origliare, la ragazza non era nuova a queste cose.

Non le erano molto piaciuti i signori Corelli: il giovanotto esprimeva boria e senso di superiorità che non lo rendevano molto simpatico; il padre, con il suo piglio arcigno, le faceva invece un po’ timore.

-Ho visto che hai gradito molto la compagnia di Anna…-

-Sì, penso sia una ragazza bellissima e molto dolce. Per me sarebbe perfetta… ma non so cosa lei pensi veramente di me, è molto taciturna e del resto sta uscendo da una situazione difficile e dolorosa. Non mi dispiacerebbe poterla corteggiare…- ammise Lodovico.

-E allora fallo, stalle dietro… soprattutto per quello che ti può portare…-

-Cosa vuoi dire?-

-Hai intenzione di avviarti alla carriera politica, non è vero? Sua zia è una fonte inesauribile di contatti e consensi… utilissima se sposi la nipote che adora- l’uomo valutava sempre il profitto su ogni cosa ed in questo caso lo aveva analizzato molto bene, il figlio avrebbe avuto un gran vantaggio da quel matrimonio.

Chiara ebbe un sussulto a quelle parole, le sembrava di aver carpito l’inganno del secolo.

-Non credo sia così facile… L’amore è una cosa molto seria per quella ragazza…-

-Ma non per la signora Costanza… Sai che ha scelto lei i mariti delle sue figliole? Figurati se avrebbe scrupoli a farlo con la nipote… Se vuoi ne parlo questa sera in privato con la signora Costanza e sentiamo lei cosa ne pensa… Mi sembra molto ben disposta verso di te, credo ti aiuterà. Se lo farà, niente ti impedirà di ottenere il suo aiuto anche in politica figliolo…-

-Va bene, parlaci stasera… dille che sono innamorato di lei e disponibile a impegnarmi seriamente…- Lodovico si sentì rincuorato, forse avrebbe ottenuto l’amore di Anna per altre vie.

Chiara sentì i passi dei due uomini che si allontanavano, riprese il cesto di panni e corse verso la villa tutta emozionata per aver ascoltato una conversazione tanto intima quanto importante.

 

La sera stessa, dopo cena, il signor Carlo chiese alla signora Costanza di poter parlare in privato con lei.

-Mi dica signor Carlo, ha bisogno di qualcosa prima della partenza?- chiese premurosa la donna.

-No signora, piuttosto vi volevo chiedere una cosa molto delicata per conto di mio figlio-

-Prego, dite pure…-

-Sapete che in queste due settimane mio figlio Lodovico ha avuto modo di frequentare vostra nipote Anna… e lui non è stato insensibile alla sua bellezza e alla sua umiltà… Credo si sia seriamente innamorato di lei-

-E’ una cosa bellissima signor Carlo…- esclamò sorpresa.

-Mi ha detto che ha provato a chiedere alla signorina se poteva corteggiarla e andare a trovarla in città in occasione di qualche udienza ma lei è stata molto restia… Lui non ha capito se anche lei è attratta o se si è sentita intimorita dalla sua richiesta. Lodovico è perfettamente cosciente del periodo difficile che sta attraversando e non ha insistito… Però lui le voleva far sapere che se sua nipote esprimesse il desiderio di frequentarlo, lui sarebbe più che felice di farlo- concluse l’uomo.

-Mi prendete alla sprovvista… Non immaginavo tanto trasporto da parte di vostro figlio… Posso parlarne con lei e farvi sapere poi. Certamente sarebbero una bella coppia… ne sarei veramente felice- la donna era quasi emozionata, sarebbe stata una grande cosa per lei sistemare con un ottimo partito pure la nipote.

-Prima della vostra partenza vi farò sapere qualcosa, statene certo signor Carlo- concluse soddisfatta.

 

Chiara era riuscita a tacere durante tutto l’orario di lavoro alla villa ma quando si presentarono il padre ed il cugino a casa per cenare la ragazza non riuscì più a trattenersi: sentiva la necessità di raccontare a qualcuno cosa aveva origliato in giardino e non avrebbe trovato orecchie più attente di quelle di Leonardo.

-Devo dirvi cosa ho sentito oggi pomeriggio al giardino…- non stava più nella pelle, aveva gli occhi sgranati e parlava in modo concitato.

-Calmati… Ma di cosa stai parlando?- fece Aurelio.

-Stavo portando i panni dal lavatoio alla villa, costeggiavo il muretto a nord che delimita il giardino quando ho sentito i Corelli, padre e figlio, che parlavano…- fece lei agitata.

-Di cosa parlavano?- Leonardo sembrava molto interessato.

-Se solo sapeste…- fece lei agitando le mani.

-Allora parla…- Leonardo cominciava a perdere la pazienza.

-Sembra che il signor Lodovico si sia innamorato della signorina Anna, ma non sa se è ricambiato e vorrebbe sposarla. Ha chiesto al padre di chiedere aiuto alla signora Costanza questa sera. Sono quasi sicuri che la padrona riuscirà a convincerla. Ma non è tutto…- i due uomini erano rimasti a bocca aperta e sapendo che c’era dell’altro rimasero in silenzio.

-Il signor Carlo è sicuro che se riuscirà a far sposare il figlio con la signorina Anna, la signora Costanza userà tutte le sue conoscenze per aiutarlo nella carriera politica… Questo è il vero motivo che spinge il signor Carlo Corelli…- Chiara aveva detto tutto d’un fiato e si sentiva finalmente lo stomaco libero da quel peso.

-Brutti bastardi… maledetti traditori…- Leonardo alla fine del racconto era esploso in un attacco d’ira. Aveva preso tra le mani lo schienale della sedia e la sbatteva ripetutamente a terra, sembrava la volesse rompere in mille pezzi.

-Quanto è vero Iddio se la costringeranno a sposarsi li ammazzo questa sera stessa…- urlava arrabbiato.

-Ma cosa stai farneticando, devi starne fuori, non ti mettere nei guai o ti ammazzo io prima che combini tu qualcosa…- lo zio Aurelio era fuori di sé per la reazione sproporzionata del nipote. Sperava, avendolo visto nelle ultime settimane più tranquillo, che se la fosse tolta dalla testa ed invece era ancora completamente perso per lei, la sua reazione lo confermava.

Chiara che assisteva impotente a tutte quelle imprecazioni e ragionamenti rimase senza parole, non aveva mai intuito niente fino a quel momento.

-Se la convincono la rapisco e non ci troverete più…- Leonardo aveva un’espressione risoluta e determinata, come se avesse già da tempo pianificato quella possibile soluzione.

-Sei completamente impazzito… ritorna in te… quella ragazza non è per gente del nostro livello. E’ normale che si sposi con un ragazzo benestante…-

-Io lo so che mi ama, non vuole ammetterlo, ecco… Questo matrimonio sarebbe la causa della sua e della mia infelicità… Devo parlarle, non avrò pace altrimenti…- era come se stesse parlando con se stesso.

-Tu non parlerai proprio con nessuno, si sono ritirati per dormire, cosa vuoi fare una sceneggiata davanti a tutti? Non sei nemmeno sicuro di essere ricambiato… - Aurelio cercava di farlo calmare, non lo aveva mai visto in quello stato ed era preoccupatissimo.

Chiara, ascoltando la loro conversazione, capì tutto: le gambe le si fecero molli e calò seduta su una sedia lì vicino completamente ammutolita.

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Quella che passò Leonardo fu la più brutta nottata della sua vita: aveva vagato per la casa con le mani spesso tra i capelli valutando come comportarsi l’indomani.

Lo zio Aurelio era stato categorico, non avrebbe dovuto fare pazzie: gli aveva promesso che lo avrebbe aiutato, non sapeva bene come, ma non doveva fare pazzie in cambio.

Leonardo si era tranquillizzato dopo la promessa dello zio e non tanto per le parole in sé, ma perché dal suo sguardo il ragazzo aveva intuito che avesse per le mani una possibile soluzione. Aurelio adorava il nipote, era stato sempre un giovane con la testa sulle spalle, testardo e ostinato sicuramente ma corretto con tutti. Aveva la capacità di fare le cose bene facendole a modo suo e questo era sempre bastato allo zio.

Se veramente quella ragazza ricambiava in modo sincero e passionale l’amore di Leonardo lui sarebbe stato disposto a smuovere verità che altrimenti avrebbe taciuto per sempre.

 

Quella mattina, come sempre, Anna si recò alla cappella per la recita del rosario ed entrando questa volta vi trovò un bocciolo di rosa rossa. Appena lo vide lo prese delicatamente e lo osservò girandolo tra le dita. Leonardo era un uomo tenace e nonostante le sue rimostranze non smetteva di corteggiarla ricordandole costantemente il suo affetto.

Questa volta il bocciolo le strappò un sorriso e lo tenne nelle mani finché non baciò il crocefisso a conclusione del rosario. Ripose il fiore nel solito vaso di cristallo, fece il segno della croce e uscì per raggiungere la zia nella sala per la colazione.

Leonardo era uscito presto, ancora stordito dal mancato riposo, e aveva chiesto al giardiniere di trovargli un bocciolo del giusto colore: per fortuna la quantità e varietà di fiori del roseto della villa era tale che l’uomo non ebbe difficoltà a trovarlo e a consegnarlo al ragazzo. Leonardo giocava le sue ultime carte, voleva che i suoi sentimenti fossero ben chiari ad Anna prima che la situazione prendesse una strana piega.

 

Prima di fare colazione la zia Costanza chiese alla nipote di raggiungerla nello studio: Anna obbedì senza fare domande.

-Cara Anna ho una notizia bellissima da darti…-

-Di cosa si tratta zia?-

-Ieri sera il signor Carlo mi ha confidato che suo figlio si è innamorato di te Anna-

-Sì, lo so. Mi ha chiesto di potermi incontrare ancora a Viterbo-

-Ma è splendido bambina mia, favoloso! E non mi hai detto niente? E’ un ottimo partito, il padre è molto ricco e lui si vuole dedicare alla carriera politica…-

-Gli ho già risposto che per ora non penso al matrimonio- tagliò corto lei.

-Ma cosa dici? Certo adesso sei ancora molto provata da tutto quello che è successo, ma vedrai, tempo qualche mese e perderai anche tu la testa per lui… E’ un gran bel giovane-

-Non ci penso per niente zia, sarà pure un gran bel giovane come dite voi ma io sono insensibile al suo fascino, non sono innamorata di lui-

-Innamorata di lui? Ma di cosa parli Anna, devi sposare qualcuno che ti dia sicurezza economica e un ottimo posto in società, questo devi fare e basta-

-Ho risorse finanziarie sufficienti per potermi mantenere…-

-Mantenere fino a quando? Comunque non potrai più permetterti lo stile di vita di un tempo, ne sei consapevole?-

-Certo, perfettamente-

-Non ti facevo così ostinata Anna. Pensaci bene, questo è un treno che passa una sola volta nella vita…-

-E’ la mia vita zia, solo mia. Non cederò a nessun ricatto…-

-Intendi riferirti a Luisa ed Agnese? Mi stai mancando di rispetto Anna, non permetterti di giudicarmi- la zia era visibilmente offesa e arrabbiata, Anna l’aveva punta sul vivo.

-No, non giudico la decisione di nessuno…Voglio solo dire che mi adatterò alla mia nuova vita e non scenderò a compromessi con nessun uomo per motivi di denaro, mai-

-Se non hai altro da aggiungere puoi andare…-

Anna si era alzata e stava andando via ma si girò e le disse:

-Vi chiedo scusa se vi sembro irragionevole, ma la mia libertà di scelta viene prima di tutto… e di tutti-

Anna aveva le lacrime agli occhi, si sentiva in trappola. Controbattere le affermazioni della zia l’aveva svuotata di ogni energia. Era forse la prima volta che doveva lottare contro un adulto e di quella autorevolezza per giunta, ma c’era riuscita perché la zia era andata a toccare argomenti che Anna reputava inviolabili.

Completamente provata, si diresse alla sua camera e vi trovò Chiara che sistemava il letto.

-Oh Signore, cosa vi è successo signorina?- fece Chiara.

-Uno scambio di vedute con mia zia… vuole che mi sposi…-

-Con il signor Lodovico?-

-E tu come lo sai? -

-Ma voi lo amate? -

-No, mi è indifferente. Quanto vorrei essere a casa mia a Viterbo…- era la seconda scena di disperazione a cui assisteva Chiara.

-Devi farmi un favore Chiara-

-Tutto quello che volete signorina-

-Vai giù nella sala e informa la zia che non mi sento molto bene e che non scenderò per colazione, grazie-

-Vado subito…Vi porto la colazione salendo?-

-No grazie, l’appetito mi è passato-

 

-Carissimo signor Carlo, credo che quella richiesta che mi avete fatto non andrà in porto. Mia nipote è ostinata, ha idee ancora romantiche, forse le ci vorrà un po’ più di tempo per farsene una ragione…-

-Noi sappiamo aspettate, vero Lodovico? Non possiamo mettere fretta ad un bocciolo di rosa, ha i suoi tempi per fiorire…-

-Sì signora Costanza, sono disposto ad avere pazienza ed aspettare. Mi rimetto nelle vostre mani…-

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


I contadini della tenuta avevano cominciato presto a sistemare e organizzare tutto per la festa del pomeriggio: il campo grande dove i butteri avrebbero dimostrato le loro abilità agli ospiti era tutto ben pulito e spianato. Aurelio si era raccomandato di bagnare bene sia il piazzale che il campo e di posizionare con cura dei tavoli addossati al muro di una casa che avrebbero accolto cibo e bevande in abbondanza per tutti i presenti.

Numerose panche erano state sistemate vicino alla staccionata mentre un piccolo gruppo di sedie, portate direttamente dalla villa per la padrona e i suoi ospiti, erano state collocate in un punto più alto per permettere una visione ottimale dello spettacolo equestre.

Tutti gli abitanti della tenuta erano in fermento più di quanto fossero in normali giornate lavorative, Anna osservava dalla finestra della sua camera persone indaffarate attraversare continuamente l’aia.

Ci mise diverso tempo per riprendersi: era molto agitata, temeva di essere stata troppo indisponente con la zia che le voleva bene e la ospitava da mesi in casa sua.  

Qualcosa però le diceva che la donna sarebbe tornata alla carica con la stessa proposta perché conosceva la sua tecnica persuasiva dai racconti che le avevano fatto le due cugine.

Era in cuor suo terrorizzata e aveva paura di doverla affrontare nuovamente: non voleva sembrare una ingrata ai suoi occhi eppure, se fosse stata lì vicino a lei in quel momento, le avrebbe detto esattamente le stesse parole, perché erano parole che le uscivano dal cuore.

Non sapeva quanto avrebbe ancora resistito in quella casa, l’unica soluzione possibile continuava ad essere la tanto sospirata partenza.

 

Chiara, non appena ebbe finito le parti più gravose del lavoro del mattino, trovò tempo per correre a cercare Leonardo e lo trovò al campo grande.

-Leo devo parlarti subito…- Chiara aveva corso e aveva bisogno di qualche istante per respirare.

-Cosa è successo? Non sarà mica che…-

-No!- lo interruppe subito la ragazza.

-La signorina Anna ha avuto una spiacevole conversazione con sua zia. E’ salita in camera prima di colazione in lacrime e si è sfogata con me… La zia le ha chiesto di fidanzarsi con Corelli…- il fiato le mancava ancora.

-E lei…- il ragazzo era in apnea.

-Lei ha rifiutato… Mi ha detto che le è indifferente, capisci?-

-Lo ha detto proprio lei a te? O lo hai inventato tu adesso?- fece lui agitato, riprendendo a respirare.

-Ma che dici? Sono le sue testuali parole…- non aveva ancora finito di dirlo che il cugino la abbracciò così forte che la alzò da terra, la baciò e la fece roteare più volte tanto che Chiara quasi perse l’equilibrio quando la lasciò andare.

-Lo sapevo, lo sapevo… lei mi ama lo so- Leonardo si era tolto il cappello e lo sbatteva festante contro la coscia.

-Calmati Leo, questo lo pensi tu… A me non ha parlato mai di te…- Chiara non voleva che il cugino giungesse a conclusioni sbagliate e diverse dai fatti che gli aveva raccontato.

-Chiara io lo sento che mi ama, è un libro aperto per me…- la guardava dritta negli occhi.

-Ciò non toglie che non vedo soluzioni al tuo problema… E’ una ragazza diversa da noi… Non ti illudere Leo, odierei vederti infelice, lo sai che farei tutto per te, sei come un fratello- Chiara era seriamente preoccupata per lui.

-Devo trovare una soluzione… Ci deve essere una soluzione- la mattina successiva i Corelli sarebbero partiti e lui pensò che avrebbe di nuovo avuto il campo libero per corteggiarla e scoprire se veramente lei lo ricambiava.

 

Anna si era vestita ed era scesa: aveva accuratamente evitato di incontrare sia la zia che i suoi ospiti, sarebbe stato troppo imbarazzante.

Voleva fare una passeggiata per scaricare la tensione e trovare il coraggio di affrontare gli sguardi eloquenti di tre persone durante il pranzo. Non sapeva se ce l’avrebbe fatta ma non poteva sfuggire a quella sgradevole situazione, non vedeva come.

La sua coscienza era pulita e continuava a ripeterselo per darsi coraggio.

Leonardo la vide di lontano che attraversava l’aia nella direzione delle stalle e decise d’impeto di parlarle, ogni occasione sarebbe stata buona.

Anna era andata direttamente alla rimessa di Ercole, aveva aperto il portello ed era entrata per coccolarlo e sentire il suo affetto sincero per lei. Aveva appoggiato la testa sul suo collo, udiva il sangue pulsargli forte e calmo, sarebbe rimasta ad ascoltare i battiti tranquilli del suo cuore per sempre.

Si sentiva più serena accanto a quello stallone, come se lui potesse materialmente proteggerla da ogni male.

-Buongiorno signorina Anna…- fece Leonardo.

La ragazza ebbe un sussulto per lo spavento mentre Ercole, che lo aveva veduto prima, rimase fermo nella sua posizione.

-Mi avete spaventata…Vi prego di non farlo mai più…- pensava di aver trovato un angolo di pace ma si sbagliava.

-Vi mancava Ercole?-

-Sì, mi è di conforto nei momenti tristi…-

Anna era palesemente provata, Leonardo notò che aveva gli occhi rossi ed ancora gonfi per il pianto.

-E’ successo qualcosa di spiacevole? Mi sembrate turbata…-

-Niente che vi riguardi- Anna era tornata a coccolare il frisone.

-Io… io avrei necessità di parlarvi…- Leonardo cercava un modo per aprire l’argomento.

-E’ una cosa che riguarda Ercole o la festa di oggi pomeriggio?-  Anna aveva il sospetto di sapere quale potesse essere l’argomento e sapeva che non avrebbe retto ad un altro confronto riguardante i suoi sentimenti.

-No…- fece lui esitante.

-Allora ne potremmo parlare più tardi per favore?-

-Volete che vi lasci sola?-

-Sì, per favore. Ho bisogno di mettere insieme le idee…-

-Allora ne parleremo più tardi, con permesso- Leonardo calzò il cappello e uscì dalla rimessa.

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Il pranzo fu una tortura: Anna rispondeva per monosillabi e non partecipava alle conversazioni. Teneva gli occhi bassi nel piatto e nel suo cuore un misto di senso di colpa e fermezza nelle proprie opinioni si mescolavano vorticosamente.

La zia era nervosa sia per il suo comportamento nello studio che per il suo atteggiamento a tavola.

I Corelli dal canto loro compresero il clima di tensione tra le due donne e scelsero di fare finta di niente.

-Carissima signora Costanza siamo veramente dispiaciuti di dover partire domani mattina. I vostri preziosi consigli e quelli del vostro fattore mi saranno utilissimi quando finalmente entrerò in possesso delle mie terre. E spero che un giorno, quando mi sarò sistemato, vorrete farmi il dono di una vostra visita. Anche vostra nipote è la benvenuta- disse il signor Carlo.

-Vi ringrazio tantissimo, siete molto gentile e se la gotta mi darà tregua spero vivamente di potervi far visita- rispose calorosamente la donna.

-Grazie signor Corelli- fece Anna.

-Oggi pomeriggio sarete con noi al campo grande o ancora non vi sentite bene?- chiese delicatamente Lodovico.

-Penso che verrò, mi sento già meglio grazie-

-Sarebbe un vero peccato assistere senza la vostra gentile presenza…- Lodovico si dimostrava particolarmente gentile con lei, sapeva della sua risposta alla zia ma non voleva partire senza una speranza.

 

Il momento della festa animata dai butteri si avvicinava.

I cavalieri indossavano un panciotto marrone sopra la camicia bianca arrotolata sulle maniche, pantaloni scuri e comodi, alti stivali di cuoio e sulla testa l’immancabile cappello a tesa media.

Erano una decina e facevano riscaldare i cavalli facendoli girare e scartare nel grande campo.

Leonardo era uno di questi, non voleva perdersi un divertimento come quello e anche Cesare e Domenico facevano parte del gruppo.

Anna uscì dalla villa sottobraccio a Lodovico che la accompagnò a sedersi su una delle comode sedie preparate dal fattore.

La ragazza indossava gli stessi abiti del battesimo di Settimio e sul collo, appuntato alla camicetta, portava il cammeo della madre che non dimenticava mai di mettere nelle occasioni importanti.

Anna era bellissima e Leonardo si innervosì alla vista dei Corelli.

La zia Costanza e il signor Carlo erano vicini e commentavano la qualità dell’organizzazione mentre Anna continuava a non avere voglia di parlare. Si sentiva stanca mentalmente, non vedeva l’ora che tutto finisse per potersi ritirare nella sua camera e pensare a come comportarsi l’indomani.

Le famiglie dei contadini e gli operai stagionali della tenuta erano stati invitati e una grande confusione animava il luogo: agli occhi di Anna sembravano tutti felici e spensierati.

Tutto era pronto e il signor Aurelio chiese di fare silenzio dando così inizio alla festa.

I butteri, schierati in fila, cominciarono a muoversi seguendo delle precise coreografie: i cavalli, mandati al trotto, si incrociavano pericolosamente senza mai toccarsi, con un ritmo sempre più veloce e vorticoso. Alla fine del carosello la gente applaudì fragorosamente.

Seguì una staffetta tra due squadre e poi un’altra ancora, sempre accompagnate dall’incitamento festante delle numerose persone presenti e i butteri dimostrarono come al solito grande prontezza nel muoversi.

Ci furono anche prove di abilità individuali e dimostrazioni di affinità e intesa tra buttero e cavallo. Gli applausi continuarono rumorosi alla fine di ogni dimostrazione e anche Leonardo fece una bella figura con una prova di agilità che consisteva nel muoversi velocemente evitando di far cadere degli ostacoli.

Seguì il gioco della rosa: due squadre, con al braccio appuntata una rosa di colore diverso, dovevano riuscire abilmente a sfilarla ai loro avversari difendendo al contempo strenuamente la propria, avrebbe vinto il gruppo che per primo fosse riuscito a sottrarre tutte le rose alla squadra rivale. Ne venne fuori una battaglia fatta di accelerazioni, scarti improvvisi e cambi di direzione che fecero divertire tutti. La squadra della rosa rossa vinse e Domenico, con un gesto romantico, donò la rosa della vittoria alla moglie che lo guardava da bordo campo ammirata.

La festa dei butteri durò circa un’ora e doveva terminare con il gioco della sedia.

Nove scranni vennero velocemente sistemati in un ampio cerchio nella parte interna del recinto: i dieci cavalieri partecipanti avrebbero dovuto girarvi attorno fino a quando il fattore non avesse dato un preciso segnale con il quale tutti i butteri sarebbero dovuti smontare da cavallo e prontamente mettersi seduti nella sedia più vicina. Chi rimaneva in piedi veniva eliminato ed una sedia era quindi tolta dal cerchio.

Di solito una bella ragazza veniva scelta come dama, una ragazza che avrebbe dovuto premiare il vincitore.

Prima che questo accadesse si videro la signora Costanza ed il signor Carlo ritornare sottobraccio verso la villa.

-Mi dispiace signor Carlo, la gotta comincia a darmi fastidio, se volete potete rimanere fino alla fine della festa, io mi siederò in salotto ad aspettarvi- fece lei dolorante.

La presenza di ospiti nelle ultime due settimane le aveva dato motivo di trascurare la sua abituale dieta e ora ne sentiva tutti gli effetti.

-No signora Costanza, insisto nell’accompagnarvi, scambieremo qualche parola in salotto bevendo un buon liquore…Venite, appoggiatevi a me- fece lui premuroso.

Anna si stava alzando per seguirli ma Lodovico la trattenne:

-Non andate via Anna, tra poco la festa sarà finita e rientreremo insieme…- le disse.

-Sì… come volete- avrebbe preferito rientrare ma lo accontentò.

-Signorina Anna, venite a fare la dama del gioco della sedia? E’ quello che conclude la festa e sarebbe per noi un onore la vostra partecipazione…- le chiese Fiore.

-No, non credo sia una buona idea…- Anna non voleva andare,

anche perché non sapeva cosa dovesse fare precisamente.

Tutti la incitavano ad alzarsi e alla fine accettò per quieto vivere. Si avvicinò all’ingresso della staccionata e da lì presenziò al gioco.

-La ragazza che ci fa l’onore di essere la dama di questo ultimo gioco è la signorina Anna…- fece Fiore a gran voce, e aggiunse:

-… è lei che darà un bacio al vincitore!-

Il sangue di Anna si gelò per un istante, se lo avesse saputo non avrebbe mai accettato quel ruolo ed in cuor suo pregò che Leonardo non vincesse.

-Ragazzi… spero vorrete favorirmi nel gioco- disse divertito Leonardo ai suoi amici.

-Non ci pensiamo per niente…- gli risposero Cesare e Domenico.

-Ti daremo battaglia, così tirerai fuori il meglio di te…- Cesare, dispettoso, gli fece l’occhiolino.

Lodovico si irritò per il trambusto provocato dall’arrivo in campo di Anna, non lo reputò opportuno ed un forte senso di gelosia lo colse nel vedere Leonardo felice e motivato nel gioco.

Gli venne un’idea, si avvicinò a Fiore e gli disse qualcosa nell’orecchio per meglio farsi sentire nella confusione del momento.

Il viso di Fiore espresse sorpresa e si diresse da Aurelio che sembrò dare a fatica il suo consenso. Il fattore raggiunse Cesare e gli chiese di cedere il suo cavallo al signor Lodovico: avrebbe giocato lui al suo posto.

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Con grande sorpresa di tutti, e soprattutto di Anna, Lodovico prese posto nel largo cerchio formato dai butteri.

I ragazzi si guardarono l’un l’altro chiedendosi a cosa fosse dovuto il cambio di programma nel gioco ma subito furono pronti per cominciare. Aurelio dette il via: i cavalli cominciarono a girare vorticosamente verso sinistra mentre gli uomini tenevano d’occhio le sedie al centro del campo.

Improvvisamente il fattore gridò:

-Ora!-

Tutti si fermarono, smontarono da cavallo e si gettarono a sedere sulla sedia più vicina: Enrico venne eliminato mentre Lodovico e Leonardo cominciarono a scambiarsi sguardi eloquenti.

Aurelio ebbe un brutto presentimento e suo malgrado fece riprendere il gioco. Gettò un’occhiata severa al nipote che risaliva a cavallo, Leonardo lo guardò e si girò per nulla intimorito.

Il giro vorticoso riprese e i cavalli, per il caldo e la stanchezza, cominciarono ad essere lucidi di sudore.

Nella seconda lotta per la sedia uno dei butteri riuscì scherzosamente a sfilarla ad un compagno che, sicuro della presa dello schienale, si stava abbassando per sedersi: l’uomo cadde a terra tra fragorose risate, i due si strinsero la mano e il buttero poco accorto venne eliminato.

Questo tipo di lotte giocose si facevano più frequenti al calare del numero dei partecipanti ed Anna, che le osservava inquieta, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di potersi allontanare da quel luogo.

Comprendeva infatti dai loro sguardi che la rivalità dei due giovani li avrebbe potuti portare oltre il semplice gioco.

Rimasero in tre, Lodovico, Leonardo e Giuseppe, a contendersi due sedie: al momento del segnale i due rivali puntarono la stessa sedia e ne nacque una battaglia fatta di spintoni e strattonate per accaparrarsela. Il gioco si era trasformato in una rivalsa personale e non ci volle molto perché passassero ad azzuffarsi direttamente. Cominciarono a rotolarsi nel campo, ogni tanto uno dei due riusciva ad assestare un pugno all’altro.

I primi ad accorrere furono Fiore e Aurelio: provarono a dividerli ma tanta era la foga dei due che faticarono non poco:

-Fermatevi per l’amor del cielo, smettetela… Leonardo fermati!- lo zio lo richiamava inutilmente.

Anche Giuseppe cercò di separarli senza risultato, quindi arrivarono di rinforzo gli altri butteri.

Tra chi incitava alla lotta e chi cercava di sedarla, venne fuori una gran confusione. Il vociare della gente era crescente e Anna, di fronte a quella scena riprovevole, decise di ritirarsi alla villa, non sarebbe stata lì un minuto di più a guardare.

Prese il sentiero lastricato che costeggiava l’aia, il fragore delle grida riecheggiava tra le facciate delle case contadine nel cortile deserto, quando sentì delle urla attutite di aiuto.

Si guardò intorno e non vide nessuno, stava per procedere quando sentì la voce di una ragazza che gridava: la seguì e si ritrovò all’ingresso della limonaia poco distante dal cortile.

La scena che vide la fece trasalire: un uomo, uno degli operai stagionali della tenuta, teneva ferma contro il muro una ragazza. La abbracciava e baciava mentre lei si dimenava cercando di allontanarlo: le aveva strappato la camicetta e i capelli le si erano sciolti lungo le spalle, Anna la riconobbe, era Martina la figlia di uno dei contadini.

-Per l’amor di Dio fermatevi… allontanatevi da lei vi ho detto…-  gli intimò sconvolta, ma le sue parole non sortirono alcun effetto su quell’uomo.

La ragazza implorava di essere aiutata e Anna, con occhio frenetico, si guardò attorno e trovò il bastone con cui tenevano aperta la porta della limonaia nelle giornate di calore intenso.

Con tutta la forza che poteva racimolare in quel momento di paura e concitazione lo colpì sulla schiena.

L’uomo ebbe un sussulto e si allontanò da Martina. Accusò il colpo per alcuni secondi, il tempo necessario perché Martina cercasse rifugio dietro ad Anna. La ragazzina era scossa dal pianto ed era nel completo panico.

L’uomo, abituato alle fatiche della vita dei campi, si riprese subito e si rivolse ad Anna.

-Maledetta puttana… Adesso ti faccio vedere io qual è il tuo posto…- le si avventò addosso e la prese per il collo.

-Scappa Martina, chiedi aiuto, corri…- prima che le impedisse di respirare, Anna riuscì a far rinsavire Martina che corse via.

-Adesso ti faccio vedere io come si trattano le signorine ricche come te…- l’uomo era completamente ubriaco, emanava un puzzo insopportabile di vino e Anna cercò di tenerlo lontano da sé con le braccia tese.

Cominciò a sentire uno strano dolore alla base del collo, le stava premendo il cammeo contro la gola e faticava a respirare, pregava in cuor suo che accorresse qualcuno e furono secondi interminabili.

La spinse quindi contro il muro e cominciò a premere più forte. 

Iniziava a mancarle l’ossigeno e a vederci male e tentò con la destra di afferrare qualcosa, qualsiasi cosa fosse a portata di mano. Sentì sopra un vaso lì accanto un oggetto spigoloso. Era un mattone: lo afferrò e con le ultime forze rimaste lo scagliò contro la testa dell’uomo.

Cadde seduto a terra con la tempia grondante di sangue: un vistoso taglio era apparso sul sopracciglio e la zona si stava gonfiando a vista d’occhio. Si lamentava sommessamente e Anna, completamente priva di forze, scivolò con la schiena lungo il muro della casa e si ritrovò seduta sui talloni.

Martina era corsa al campo e si era raccomandata ai primi due uomini della tenuta che aveva incontrato.

-La signorina Anna è in pericolo, un operaio l’ha aggredita…- la notizia passò di bocca in bocca e il putiferio dal campo passò alla limonaia.

Un gran vociare animato si avvicinava, Anna non vedeva bene ma riconobbe le voci di Fiore e di Cesare.

-Mio Dio signorina Anna, cosa vi hanno fatto…- Cesare, nel vederla in quello stato, si era fatto prendere dal panico.

-Signorina Anna come vi sentite?- Fiore cercava di farla riprendere sostenendole la testa.

-Solo un attimo Fiore, ho bisogno di respirare, non ci vedo bene…- Anna aveva sul collo i segni delle dita che l’avevano stretta e un po’ di sangue affiorava nei contorni del cammeo facendolo risaltare di più sulla camicetta bianca.

-Dovete chiamare le autorità… ha aggredito Martina…- fece lei riprendendosi.

-Ci pensiamo noi signorina a lui, qui non abbiamo bisogno di nessuno…- le rispose Domenico.

Giunse poi il signor Aurelio che con sangue freddo richiamò i suoi uomini e valutò la situazione.

-Andate a prendere le sue cose e portate un carro- il fattore sapeva cosa fare: gli avrebbero finito di dare una bella lezione e lo avrebbero rispedito da dove era venuto lasciandolo alla prima stazione di posta.

Arrivarono in quel momento Leonardo e Lodovico sporchi, impolverati e con la faccia piena di ecchimosi: il primo aveva uno zigomo gonfio e sanguinante, il secondo il sopracciglio tagliato.

-Brutto bastardo cosa le hai fatto…- Leonardo si era scagliato furibondo contro quell’uomo ma lo trattennero.

La giustizia nel latifondo era una cosa che aveva sempre riguardato la padrona e il suo fattore, le autorità non erano mai state chiamate e nemmeno in questa occasione sarebbe successo.  

-Ce la fate a camminare fino alla villa? Altrimenti vi prendo in braccio- fece Fiore.

-Sì, ce la faccio…-

Anna lentamente raggiunse il salotto della zia e si sedette esausta sulla poltrona, la donna alla vista della nipote in quello stato quasi svenne:

-Cosa ti hanno fatto Anna, o mio Dio, chiamate il dottore…- la donna non capiva cosa potesse esserle successo.

Ora che si sentiva al sicuro ed il pericolo era passato le lacrime le salirono agli occhi e cominciarono a rigarle le guance, mentre profondi singulti iniziarono a scuoterla nel profondo: l’adrenalina lasciava il posto alla paura.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Lodovico raggiunse Anna in salotto e la zia Costanza cominciò a farsi un’idea sbagliata di quello che poteva essere successo in sua assenza.

-Qualcuno ti ha mancato di rispetto? Lodovico siete corso in suo aiuto? Cosa avete combinato?- la donna in quei momenti concitati cercava di capire.

Portarono un bicchiere d’acqua ad Anna che con mano tremolante riuscì a berne un sorso: il dolore si faceva sentire quando deglutiva.

-Un operaio ha tentato di fare violenza su Martina, ho provato a fermarlo… ma era ubriaco e ha aggredito pure me…- Anna diede una breve spiegazione tra le lacrime.

-Come ti è venuto in mente di fare tutto da sola?- la zia venne colta da un attacco d’ira.

-Dovevi correre a chiamare qualcuno e basta…- fece lei.

-Erano tutti al campo, lei urlava e il mio istinto mi ha detto di fare subito qualcosa…- Anna piangeva e non sapeva bene per cosa, se per il dolore, per la paura, per la zuffa tra Leonardo e Lodovico, per se stessa.

-Hai sbagliato… come al solito hai fatto di testa tua… Mi farai morire accorata…- la zia era al contempo spaventata e arrabbiata.

-Perdonatemi zia, non ne faccio più una giusta… sono stanca, voglio andare via…- le disse esausta.

-Vai nella tua camera cara, appena arriva il dottore ti raggiungerà lì, aiutala Chiara…- la zia aveva inteso quell’andare via come un volersi ritirare nella sua stanza, invece Anna si riferiva a qualcos’altro.

Non aggiunse nulla, salì in camera accompagnata da Chiara, si tolse la spilla e sfilò la camicetta, disinfettò la ferita e poi chiese alla ragazza di aiutarla a preparare i bagagli.

Voleva partire la mattina successiva, sentiva di doverlo fare, era ora per lei di lasciare quel posto.

La signora Costanza venne messa al corrente di quello che era successo alla nipote direttamente da Aurelio:

-Avete sistemato quello scarto di fogna? Come ha osato mettere le mani su mia nipote?- chiese la donna indignata.

-Era ubriaco ma ora i miei uomini penseranno a lui, non vi preoccupate, vi farò sapere domani mattina- fece Aurelio.

-La ragazzina come sta?-

-La signorina Anna, ritirandosi prima dalla festa, l’ha salvata…- Aurelio era ammirato del suo coraggio.

-Sono contenta per lei e per la sua famiglia, sarebbe stata un’onta spregevole…- sentenziò lei.

-E il signor Lodovico? Non si sarà fatto male da solo vero?-

Aurelio ora doveva dare un’altra imbarazzante spiegazione.

-Si è azzuffato con un uomo durante il gioco della sedia…-

-Com’è possibile... che c’entra l’avvocato?-

-Ha voluto partecipare al posto di un buttero… ed è venuto alle mani con Leonardo- ammise Aurelio.

-C’è sempre di mezzo vostro nipote nelle zuffe!- fece la donna esasperata.

-E il motivo quale sarebbe?-

Aurelio avrebbe preferito mordersi a sangue la lingua pur di non dirle il motivo.

-Questione di rivalità…-

-Per cosa… o per chi?-

-Vostra nipote… era la dama del gioco…- Aurelio non poté aggiungere altro.

-Santo cielo! Chi ha avuto l’idea malsana di sceglierla come dama? Lodovico deve aver avuto un attacco di gelosia poverino… Non avrei dovuto lasciare la festa, lo avrei impedito-

-E’ stata una zuffa senza grosse conseguenze dopotutto…-

-Ma cosa state dicendo… vostro nipote ha picchiato un mio ospite che domani rientra in città con un taglio sul sopracciglio… Che vergogna!-

 

Le valigie di Anna erano pronte, ora si trattava di aspettare il momento giusto per parlare con la zia.

Il dottore la medicò e le lasciò dell’olio di arnica sul comodino: il fermo della spilla era stampato sulla sua pelle ma il taglietto era superficiale. Molto più visibili erano invece i lividi sul collo: i segni delle dita lasciate da quell’uomo erano impressionanti sulla sua pelle d’alabastro.

Quando il dottore uscì, chiese a Chiara di andare a vedere dove fosse la zia, aveva bisogno di parlarle.

La raggiunse nel suo studio dopo cena:

-Zia, dovrei parlarvi-

-Anna entra, come ti senti?-

-Mi fa male il collo… Sembra che capitino tutte a me ultimamente-

-La famiglia di quella ragazzina ti sarà grata per sempre. Aurelio ti porta i ringraziamenti dei suoi genitori-

-Grazie zia-

-Cosa volevi dirmi?-

-Voglio partire domani mattina con la carrozza postale delle cinque, vi chiedo solo un passaggio per raggiungere la stazione di posta…-

-Ma cosa dici? Perché vuoi andare via?- fu un fulmine a ciel sereno per lei.

-Sono stanca di testa, non solo fisicamente. Sento la necessità di ritrovare me stessa. Ho bisogno della mia casa, dei miei ricordi, mi sento confusa e smarrita… Persino il ricordo di papà va sfumando. Mi sembra di aver vissuto già due vite…- Anna era molto provata, stanca ma determinata.

-Non sei in condizione di viaggiare dopo quello che è successo-

-Sì, lo sono, mi ha visitata il dottore-

-Preferirei che ti riposassi prima-

-Insisto, voglio andare, vi prego di non ostacolarmi zia… è ora che io vada-

-Va bene… se è quello che vuoi. Parlerò con Aurelio… Allora ci salutiamo qui, adesso…-

-Sì, grazie di tutto. Non voglio zia che pensiate che io sia un’ingrata… Sono venuta per distrarmi ed in parte ci sono riuscita. Altre cose sarebbero potute andare diversamente… Vi scriverò non appena sarò arrivata, grazie ancora- Anna era commossa.

La zia si avvicinò a lei e la strinse forte:

-Buon viaggio bambina mia-

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


Aurelio organizzò il viaggio di rientro di Anna: Fiore l’avrebbe accompagnata al luogo di partenza, aiutata con i bagagli e avrebbe aspettato che partisse.

Era molto preoccupato per come avrebbe reagito il nipote già scosso dagli ultimi avvenimenti subiti dalla ragazza:

-Leonardo voglio che tu sappia che la signorina Anna sta per partire, ritorna a Viterbo…-

-Quando?-

-Domani mattina, prenderà la coincidenza delle cinque e Fiore la accompagnerà- il ragazzo si era rabbuiato in volto.

-In queste ultime settimane le è capitato di tutto, deve sentirsi stanca. Un po’ la comprendo ma io le devo parlare, ne ho bisogno-

Il ragazzo era sereno nel dirlo, aveva la necessità di sapere direttamente dalla sua bocca se lei ricambiava i suoi sentimenti, una soluzione poi l’avrebbero trovata.

Il vero problema secondo lui erano la sua timidezza e la sua educazione che di fatto le impedivano di esternare in modo diretto quello che provava. Leonardo in questo era molto diverso: cresciuto in fattoria con tante persone, aveva imparato ad essere onesto con se stesso e con gli altri, si sapeva spiegare e far capire. Certamente con i sentimenti poteva essere più complicato ma aveva visto lui stesso come un cuore innamorato trovi subito la sua strada e parli in modo semplice e chiaro al cuore dell’altra.

Doveva parlarle, a tutti i costi. 

 

Anna passò una notte tremenda, insonne e piena di pensieri.

Il collo le faceva molto male e si alzò più volte per fare un massaggio con l’olio di arnica. Il nodo alla gola provocato dal pianto non la abbandonava ed anche quello tormentava il suo collo indolenzito.

Se non avesse dormito quella notte avrebbe viaggiato stanca già alla partenza: si stese sul letto e si impose di riposare.

Pensò molto a Leonardo, ai suoi occhi, al suo modo di muoversi e parlare, alla sua spensieratezza in campo, a quanto era felice con i suoi amici. Sentì una stretta al cuore. Come avrebbe fatto senza di lui? Forse sarebbe morta di dolore per la lontananza ma non aveva altra scelta. Si faceva del male pensandolo sposato con una delle contadine della tenuta, immaginava i loro figli e la pienezza di una vita semplice e felice, come l’aveva scelta per sé Bianca.

Solo a notte fonda riuscì a prendere sonno. Alle quattro la vennero a svegliare, si alzò e si preparò in fretta. Fece una veloce colazione con la domestica in cucina e si diresse all’ingresso per raggiungere Fiore che intanto aveva caricato i bagagli. Era ancora buio ma un tenue chiarore cominciava ad apparire ad est.

-Buongiorno signor Fiore, vi hanno costretto ad una levataccia oggi per colpa mia-

-Buongiorno… non dite così, non sapete quanto sia dispiaciuto per questa partenza. Come vi sentite piuttosto?-

-Meglio…- mentì lei.

-Ne abbiamo passate tante insieme signorina e non finirò mai di ringraziarvi per avermi aiutato a salvare Ercole- Fiore era visibilmente commosso.

-Voi non sapete quanto mi mancherete entrambi…Vi prego signor Fiore, occupatevene come se fosse il mio cavallo…- le lacrime le salirono di nuovo agli occhi.

Un’ombra le venne incontro, la sagoma di un uomo alto prese forma accanto a lei, lo riconobbe subito per il fremito che le procurava allo stomaco.

-Signorina… Anna vi devo parlare, me lo avevate promesso ricordate?-

-Sì… ma… forse è meglio salutarci…- Anna aveva la voce poco ferma, Leonardo lo percepì e non volle cedere.

-No, dobbiamo parlare… Ho bisogno di sapere Anna…-

-Non c’è niente da sapere…Torno a casa alla mia vita e voi rimarrete qui a vivere la vostra- ringraziava Iddio che fosse ancora notte, il suo volto l’avrebbe tradita.

-Io vi amo, fin dal primo momento che vi ho vista ho capito di appartenervi…-

-Dimenticatemi… lasciatemi stare vi prego- non sapeva se avrebbe resistito a quella situazione, era la sua ultima prova prima della partenza.

-Voi Anna mi amate? Provate la stessa passione, la stessa stretta allo stomaco che provo io ogni volta che penso a voi? Io Anna ho abbastanza forza e coraggio per lottare per entrambi… Insieme niente ci può fermare, insieme saremo la coppia più felice di questo mondo- era sincero e la sua voce ferma.

Anna sentiva che stava dicendo la verità ma era anche vero che lei, con il suo carattere remissivo, non avrebbe mai trovato il coraggio di combattere come avrebbe fatto lui.

Non era sicura, come lo era Leonardo, che avrebbe retto alla valanga di giudizi ed insinuazioni che le sarebbe piovuta addosso dopo aver scelto per marito un fattore, seppur istruito.

Da questo punto di vista era debole e vile però, d’altro canto, non avrebbe neanche sopportato di vederlo esposto al disprezzo delle persone che conosceva, non voleva fosse umiliato, come era già capitato a lei dopo la morte del padre, da quella società spietata e senza cuore in cui era cresciuta.

Lo amava più di se stessa, lo sentiva, e non le rimase che mentirgli:

-Leonardo, provo molto affetto per voi, vi ammiro tantissimo per il vostro buon cuore e per le vostre abilità, sarete un eccellente fattore… ma non voglio illudervi, non vi amo, mi dispiace… perdonatemi…- per riuscire a dirgli una cosa così cattiva, falsa e dolorosa Anna fece una violenza inaudita a se stessa.

Lo vide retrocedere e quasi barcollare: inghiottì amaro nel vederlo così ferito, stava per cedere ma trovò la forza di salire in carrozza.

-Addio Leonardo, buona fortuna, per tutto- Fiore mosse le tirelle e la carrozza si allontanò.

Leonardo rimase ammutolito, era completamente avvinto dal dolore, il cuore gli si era come pietrificato.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Il viaggio, dopo quello che aveva detto a Leonardo, fu tremendo:

tra il dolore al collo per gli scossoni e il dolore al cuore per aver ferito l’uomo che amava, le sembrò di non farcela neanche a terminare il viaggio. Aveva trovato in se stessa la forza di rinunciare alla cosa per lei più importante, lo aveva fatto per il bene di entrambi, e ora?

Sarebbe tornata a casa sola e distrutta, forse proprio ora sarebbe cominciata la vera tortura per lei, e provò paura.

Arrivò, dopo numerose soste, che era quasi buio. Nessuno la aspettava perché aveva deciso la partenza su due piedi e non aveva avuto il tempo di mandare una lettera a casa.

Bussò al portone, sentì dei passi ed apparve sull’uscio il volto che conosceva e amava fin da piccola, quello della sua governante Teresina.

-Anna… bambina mia che ci fai qui, cosa ti è successo, hai un aspetto spaventoso…-

Anna le si buttò al collo e si mise a piangere a dirotto come aveva fatto mesi prima alla notizia della morte del padre.

-Teresina mia, come sono infelice… vorrei morire… Non voglio più vivere senza di lui, l’ho ferito, sono stata meschina e debole-

La povera donna rimase sbalordita dalle sue affermazioni, valutò  che doveva essere successo qualcosa di veramente sconvolgente alla tenuta per vedersela arrivare in quello stato, eppure neanche dalla signora Costanza aveva ricevuto alcuna lettera.

-Adesso entra e saliamo in camera, voglio sapere tutto quello che ti è successo. Giulio… Giulio scendi, è tornata la signorina Anna, corri a prendere le sue valigie all’ingresso…- la donna lo chiamava con voce tremante.

Era una dura prova per lei vedere la bambina che aveva cresciuto in quelle condizioni.          

-Oh buon Dio, signorina Anna… cos’è successo?- fece Giulio appena vide la ragazza disperata.

La aiutarono a salire le scale e la fecero sedere sulla poltrona nella sua camera da letto.

Giulio scese a prendere i bagagli all’ingresso.

-Sono scappata Teresina, dalla zia e da Leonardo-

-Chi è questo Leonardo?-

-E’ il nipote del fattore… Gli ho mentito… Gli ho detto che non lo amo, e invece lo adoro, adoro tutto di lui. Ma perché sono così sfortunata!-

-Spiegami, angelo mio, cosa è successo?-

-Come vivrò senza di lui? Senza il suo sguardo, senza il suo amore?-

Anna parlava e si sfogava con Teresina perché si sentiva al sicuro oramai.     

-Innamorarsi non è una cosa brutta… Sei fuggita da tua zia perché temevi il suo giudizio? Ti ha detto qualcosa di spiacevole?-

Anna scrollò la testa.

-No, lei non lo sa. E’ questo il vero problema, io non ho il coraggio di affrontarla mentre lui è pronto a tutto. Ma dopo che gli ho detto che non lo amo sicuramente mi odierà…- Anna riprese a piangere disperata.

-Teresina consigliami ti prego o morirò, mi cederà il cuore lo sento…-

-Adesso calmati e cambiati, continueremo a parlare mentre farai un bel bagno. Ma cosa sono questi segni sul collo… Oh Signore cosa ti hanno fatto…- Teresina cominciò a piangere pure lei in preda allo sgomento.

-Non ti preoccupare, non è niente. Un uomo ha cercato di usare violenza su una ragazzina, ho provato a fermarlo ma mi ha preso al collo… la ragazzina ora è salva, sai?- un accenno di sorriso le fece comparire le fossette sulle guance, la governante capì che doveva aver vissuto molto intensamente gli ultimi mesi.

 

Leonardo, dopo aver sentito la verità di Anna, rimase sgomento: non si presentò a casa per pranzo, prese il suo cavallo e fece una lunga cavalcata.

Quando ritornò trovò Fiore nella scuderia ad aspettarlo.

-Ti avevo detto che persone di quel livello non possono scendere al nostro… Mi dispiace comunque per te… Odio vederti disperato così- gli disse Fiore affranto.

-Mi sono illuso… era tanto che me lo diceva, ma in cuor mio sentivo che mentiva, che si tratteneva dal dire che mi amava… Il mio cuore mi ha tradito, solo lui- Leonardo cercava di giustificarla nonostante il dolore che le aveva procurato.

-Penso sia facile innamorarsi di una donna come lei: è bellissima e molto dolce, forse se avessi avuto la tua età anche io mi sarei innamorato perdutamente- Fiore desiderava consolarlo.

-Quanto ci vorrà? Quanto ci vorrà per guarire Fiore? Mi sento come se non avessi più la terra sotto i piedi… I miei punti di riferimento non ci sono più…- il ragazzo era sconvolto e smarrito.

-L’unico consiglio che posso darti è di tenerti impegnato e poi lascia fare al tempo, i giovani guariscono velocemente…-

-Io non guarirò mai Fiore, la cosa più bella che poteva capitarmi nella vita è partita questa mattina, per sempre…- gli occhi gli si fecero lucidi.

-…tu sei sempre stato saggio Fiore, seguirò il tuo consiglio- la risposta era quella di un uomo che seppur ferito si rialzava e guardava avanti, questo era il carattere di Leonardo.

 

Dopo il bagno Anna si sentì meglio: Teresina si accorse anche del segno che aveva al braccio destro mentre Anna le fece vedere il punto esatto della ferita alla testa.

-Parola mia Anna, sembra che tu sia andata in guerra più che a far visita a tua zia in campagna…- la battuta fece ridere Anna e le ricordò al contempo che doveva scrivere alla zia.

Scese in sala da pranzo e mangiò qualcosa quindi, un po’ rincuorata, si ritirò in camera per dormire.

Si addormentò, dopo tanto tempo, nel suo letto e sognò il padre.

Erano su un calesse trainato da Ercole in una giornata di sole splendente. Il padre teneva le tirelle: si voltò verso di lei sorridente e le strinse con la sua mano grande e forte il ginocchio in un gesto di affetto. Quel contatto la fece sentire felice e appagata e l’immagine serena del padre l’accompagnò nel riposo per tutta la notte.

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


La signora Costanza, in una mattinata di luglio, si ritrovò sola.

Anna era partita all’alba e i signori Corelli prima di pranzo.

Un senso di vuoto e solitudine dominava nella villa.

Ripensò a quello che era successo alla nipote e giudicò di averla forse trattata male quando avrebbe dovuto lodarla per aver salvato dalla violenza una ragazzina. Analizzò anche il suo volerla far sposare per forza con l’avvocato e anche lì si sentì in colpa.

Forse stava invecchiando o forse era quella solitudine forzata che la portava ad analizzare i suoi comportamenti in modo puntiglioso.

Nel tardo pomeriggio Aurelio, accompagnato da Leonardo, la raggiunse nello studio per fare il punto sulla raccolta del grano e la vendita di bestiame.

-Buongiorno signora Costanza, non mi dilungherò molto, le faccio brevemente il sunto della situazione…- fece Aurelio.

Il fattore sapeva che la signora aveva nuovamente la gotta e non voleva stancarla più di tanto.

Leonardo era in piedi accanto a lui, sembrava stranamente afflitto e taciturno, la signora se ne accorse subito sensibile com’era ai cambi d’umore altrui.

Mentre Aurelio parlava sfogliando e analizzando i registri con i dati, lei lo guardava assorta: i suoi occhi le ricordarono dolorosamente quelli del marito, l’unica cosa di lui che Leonardo aveva ereditato.

La chiusura del registro fece risvegliare la donna dai suoi tristi pensieri.

-Grazie signor Aurelio, lei è una persona impagabile…-

I due uscirono e raggiunsero Chiara per la cena.

 

-Come ti senti Leonardo?- gli chiese Chiara mentre versava un mestolo di minestra di lenticchie nel piatto del padre.

-Mi sento stanco, privo di forze. Non immaginavo sarebbe finita così… mi sono illuso…- era seduto di fronte al piatto, lo fissava ma non lo vedeva.

-Mi dispiace per te, ti sei andato ad innamorare della ragazza sbagliata…-

-Non è una cosa che puoi decidere a tavolino Chiara, ne sapremo riparlare quando ti innamorerai tu di qualcuno…-

Leonardo non mangiò nulla e si ritirò in camera.

Sapeva che non avrebbe dormito, i suoi pensieri ritornavano tutti allo scambio di frasi con Anna. Passava e ripassava le sue parole e più le ascoltava nella sua mente e più gli sembravano recitate, in qualche modo forzate. Ma cosa poteva fare? Se gli avesse detto che l’amava l’avrebbe portata via e sarebbero spariti per sempre, questo era il suo piano. Si sarebbero potuti nascondere a casa di un contadino per partire poi nel momento più opportuno.

Ma le cose, contro ogni sua previsione, erano andate diversamente.

 

La mattina successiva al suo ritorno Anna scrisse alla zia:

 

Carissima zia Costanza,

il viaggio è andato bene. Il collo è sempre un po’ dolorante ma con le cure di Teresina guarirà presto. Abbiate cura della vostra alimentazione, vi scriverò presto di nuovo,

con affetto,

Anna

 

Aveva scritto due righe anche all’avvocato Lambiati per fargli sapere del suo rientro a Viterbo, quindi chiese a Giulio se poteva spedirgliele quanto prima.

Doveva parlargli per sapere nei minimi dettagli come era riuscito a sistemare i vari aspetti della sua situazione finanziaria, voleva sapere se poteva restare nella sua casa in città o avrebbe dovuto presto affittarla.

Dopo la morte del padre, quando la situazione sembrava più nera del previsto, aveva pensato di ritirarsi in un piccolo appartamento collocato sopra uno dei magazzini del padre: vi aveva abitato per diverso tempo un suo ragioniere ma avrebbe dovuto rinunciare a Teresina e Giulio e questo pensiero le causava un grande dispiacere.

Anna aveva deciso di tenersi impegnata in tutti i modi per non pensare a Leonardo, tuttavia ancora non se la sentiva di avvisare le sue vecchie amiche che era tornata per il rischio imbarazzante di dover dare loro spiegazioni riguardo i lividi sul collo, era sicura che ne sarebbero state disgustate.

Non voleva incontrarle e per esserne sicura non uscì di casa.

Scese nelle stalle e ritrovò Nina bella e docile come sempre: la coccolò come faceva con Ercole e la nostalgia per lo stallone condusse i suoi pensieri a Leonardo, alla sua bravura e alla sua tenacia nel riuscire a domarlo.

I ricordi erano tutti dolorosi perché tutti le erano cari.

Aveva vissuto mesi bellissimi alla tenuta e conosciuto persone stupende: le mancavano le parole sagge di Fiore, le risate cristalline di Chiara e i tanti bambini dell’aia.

Pensò a quante cose belle aveva trovato e perso in così poco tempo: si appoggiò al collo di Nina e pianse in silenzio.

 

Nel pomeriggio la raggiunse l’avvocato Lambiati e Anna fu felicissima di rivederlo, era un po’ come avere accanto a sé il padre.

-Carissima Anna, bentornata, è un piacere rivedervi, come state?- l’avvocato, appena l’aveva vista, aveva notato una vena di malinconia nei suoi occhi blu.

-Buongiorno avvocato, è un grande piacere anche per me rivedervi. Vorrei dirvi che sto bene ma in realtà mi sento un po’ stanca per il viaggio- mentì lei.

L’avvocato Lambiati la conosceva da quando era nata e capì subito che c’era dell’altro, tuttavia non la volle forzare: se Anna voleva raccontargli qualcosa lo avrebbe fatto nel momento per lei più opportuno.

-Sì, mi sembrate un po’ provata, sicuramente è per il viaggio…Vostra zia come sta Anna?-

-Continua a soffrire con la gotta… Sono arrivati degli ospiti alla tenuta… i signori Corelli, e la zia ha faticato non poco a seguire la sua dieta-

-Ho già sentito parlare di questi Corelli… il figlio dovrebbe essere avvocato. Credo di averlo incontrato una volta a Grosseto in uno studio associato…-

-Sì, credo siano proprio loro…-

-Anna, sono qui non solo per darvi il benvenuto ma anche per portarvi a conoscenza di quello che sono riuscito a salvare della vostra eredità- esordì Lambiati.

Anna era spaventata ed allo stesso tempo impaziente di sapere, erano mesi che aspettava questo momento e rimase ad ascoltarlo come in apnea.

-Ebbene… la casa rimarrà vostra e anche i due magazzini di via san Lorenzo, sapete bene che uno dei due ha un piccolo appartamento all’ultimo piano che potrete affittare separatamente. Tra l’affitto di quello e dei due magazzini potrete permettervi di vivere una vita decorosa… certamente Anna, le spese per viaggi o cose costose non le potrete più fare…-

L’avvocato era dispiaciuto, afflitto, non sapeva come indorarle quella pillola amara, invece Anna prese quella notizia come la più bella che le avrebbe potuto dare e con le lacrime agli occhi si alzò e lo abbracciò stretto stretto.

-Grazie, grazie di tutto, ho sperato di poter rimanere nella mia casa ma non lo credevo possibile e invece le cose si sono sistemate! Sapete, non mi importa di viaggi e abiti costosi, era tutto in funzione dello stile di vita che conducevo ma ora non ha più senso. Mi adatterò benissimo…- le fossette alle guance erano profonde, Anna era contenta.

Lambiati, che si aspettava lacrime di disperazione, rimase invece disorientato dalla sua reazione di pura felicità.                             

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Come ogni mattina Leonardo si diresse dal giovane frisone.

Con l’addestramento costante era diventato molto più disciplinato e socievole tanto da affezionarsi, dopo Anna e Fiore, anche a Leonardo che aveva imparato a poco a poco a lavorare in armonia con quello stallone testardo ma dall’aspetto nobile e dal portamento fiero.

Per il ragazzo i tempi erano maturi per verificarne il comportamento fuori dal campo chiuso, si doveva infatti abituare a stare vicino ad altri cavalli, alle persone e a tutto ciò che faceva parte della tenuta.

Nella sua mente il passo successivo sarebbe stato prepararlo per il calesse e considerò quanto poteva essere bello viaggiare per la tenuta con un esemplare come quello: gli stava dando tante soddisfazioni, Ercole lo aveva ripagato della sua perseveranza.

Lo accarezzò passandogli le mani un po’ ovunque, prima era Anna che lo tranquillizzava semplicemente con la sua presenza, poi lo preparò all’uscita con la sella e i finimenti: aveva tutta l’aria di essere il cavallo di un re.

Leonardo lo portò fuori la scuderia, salì in groppa e, al passo, lo avviò verso una strada sterrata che conduceva ai campi.

L’aria era ancora fresca per quell’ora ma le cicale avevano già iniziato il loro canto assordante ed ipnotico.

Ercole rispondeva bene ai comandi di Leonardo ed anche incrociando altri butteri rimase pressoché impassibile seguendo le indicazioni del suo cavaliere.

Una volta lontano dalla tenuta lo mandò al trotto, il cavallo dimostrava di avere una eleganza ed una forza tali che emozionarono Leonardo.

Lo incitò ancora e per un breve tratto lo fece galoppare.

A Leonardo sembrò per alcuni secondi di volare.

La potenza sprigionata da quelle zampe forti e aggraziate lo ripagò del lavoro di settimane.

Quando rientrò nelle stalle incontrò proprio Fiore.

-Hai visto che risultati? Non credo che Alberto sarebbe riuscito a fare tanto in così poco tempo!- Leonardo era molto soddisfatto di sé e quell’uscita era stata provvidenziale: gli aveva fatto dimenticare per un po’ l’amarezza del suo amore non corrisposto.

-Mi hai stupito già la prima volta che ti ho visto domarlo al tondino, come potrei stupirmi adesso! Hai fatto un lavoro eccezionale, la signorina Anna…- Fiore si zittì di colpo e si morse la lingua.

-So cosa stavi per dire Fiore, ne sarebbe fiera anche lei… Forse ingenuamente ho confuso la sua ammirazione con l’amore…- Leonardo divenne nuovamente serio e pensieroso.

-Ti chiedo scusa Leo, sono solo un vecchio stupido…-

-No Fiore, lo stupido qui sono io…- lo interruppe Leonardo e riportò lo stallone nella sua rimessa.

Tolta la sella e i finimenti gli diede una buona razione di biada e mentre lo strigliava ripensò dolorosamente a quel giorno in cui aveva appoggiato, proprio in quel punto, la sua mano su quella di Anna.

 

Viterbo era afosa e calda in quei giorni.

Anna non era mai uscita di casa da quando aveva fatto ritorno e l’unica persona che veniva a trovarla era l’avvocato Lambiati.

Si mise seduta in salotto vicino alla finestra ad ascoltare il vociare delle persone che entravano ed uscivano dai negozi e dall’albergo della piazza, il rumore di sottofondo dell’acqua che zampillava incessante dalla fontana dei leoni accompagnava la sua infelicità.

-Anna cosa hai deciso di fare? Di rinchiuderti in casa e non uscire più?- le chiese preoccupata Teresina.

-Non riesco a scuotermi da questa condizione, sento il cuore a pezzi ed il senso di colpa per avergli mentito mi distrugge- le lacrime le rigavano le guance.

Aveva poco appetito e questo allarmava non poco la povera governante.

-Potresti fare un giro in calesse con Giulio, se vuoi è pronto in pochi minuti… Bambina mia devi reagire o la tua salute ci rimetterà, non hai mangiato quasi nulla a pranzo- le fece notare Teresina.

-Ringrazia Giulio, comprendo che siate preoccupati per me ma non mi sento di uscire- le rispose malinconica e tornò a fissare un punto qualsiasi della piazza.

In quel momento bussò al portone l’avvocato Lambiati che salì le scale e trovò Anna alla finestra: la ragazza non fece nulla, a differenza delle altre volte che andò a trovarla, per dissimulare il suo stato d’animo.

Gli sembrò come logorata, fiaccata dai suoi stessi pensieri.

-Anna, vi volete decidere a dirmi cosa vi sta succedendo? E’ per l’eredità? Siete preoccupata? Non me ne vado finché non vi sarete confidata con me…- le disse risoluto.

L’avvocato aveva intuito fin dal suo arrivo che qualcosa la disturbava ed aveva atteso invano che si confidasse con lui: ora che l’aveva trovata palesemente disperata insistette ed ottenne ciò che voleva sapere.

-E’ una situazione spiacevole avvocato… Più passa il tempo e più divento debole e non riesco a nascondere i miei sentimenti… Fino a poco tempo fa mi sentivo sicura della mia scelta ma adesso…- Anna sembrava parlare più a se stessa che all’avvocato.

-Di cosa state parlando Anna, per l’amor del cielo spiegatevi!- fece lui spazientito.

-Mi sono innamorata, ecco cosa mi è accaduto…- Anna oramai aveva perso ogni prudenza.

-Non mi sembra una cosa tanto grave…Vi siete innamorata dell’avvocato Corelli e lui non vi corrisponde?- chiese preoccupato.

-No avvocato, mi sono innamorata, corrisposta, del nipote del fattore di mia zia…- Anna, ancora più disperata dopo la sua ammissione, tuffò il viso tra le mani e pianse, non riuscendo più a trattenersi.

Da parte sua Lambiati rimase senza parole, una situazione alquanto bizzarra ed inverosimile per un avvocato abile come lui.

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


Erano diversi giorni che Leonardo lottava con la propria disperazione. Lo zio Aurelio lo teneva sempre occupato anche con incarichi inventati su due piedi: più era indaffarato e più gli sembrava il Leonardo di sempre. La sera invece, quando si mettevano fuori casa a prendere un po’ di fresco, diventava taciturno e di tanto in tanto sospirava.

Cesare, Domenico e tutti gli altri butteri, vedendolo così malinconico, cercavano di distrarlo con battute e aneddoti, lì per lì sembrava funzionare ma poi Leonardo tornava immancabilmente ad essere serio e silenzioso.

-Leonardo, prepara il carro che andiamo da Arnaldo e Bianca…- gli ordinò una mattina lo zio Aurelio.

-Cosa andiamo a fare da Arnaldo?- chiese Leonardo.

-Lo so io, tu obbedisci- fece lui perentorio.

In quell’oretta di viaggio Leonardo non disse quasi nulla.

Aurelio in cuor suo sperava che parlare con Bianca gli potesse fare bene, secondo l’uomo, infatti, le pene d’amore potevano essere alleviate confidandosi con una donna: solo loro erano in grado di rincuorare un uomo ferito nell’animo e Bianca per lui era la sola che potesse farlo.

-Buongiorno a voi signori… Quale motivo vi ha spinto a venirci a trovare oggi signor Aurelio?- fece Bianca.

-Devo parlare con Arnaldo di…della lavorazione dei terreni prima della semina- Bianca comprese che stava mentendo dalla sua espressione smarrita. Poi lo stesso Aurelio le fece un cenno indicando Leonardo.

Subito la sua attenzione si spostò sull’espressione affranta e triste del ragazzo e comprese al volo il problema.

-Arnaldo puoi portare con te Matteo? Devo parlare con Leonardo un momento…- gli disse Bianca a bassa voce.

-Certo… ci penso io- Arnaldo capì la situazione, prese dalle braccia della moglie il bambino e si allontanò con il fattore.

-Leonardo mi aiutereste a prendere una brocca d’acqua dal fontanile, devo fare l’impasto per il pane, se mi aiutate mi farete un gran piacere, del resto vostro zio si è portato via Arnaldo…- fece lei.

-Non c’è problema, vado subito…-

-Mi sembrate molto serio e abbattuto oggi, è successo qualcosa alla tenuta?- chiese Bianca con fare disinvolto.

-E’… è partita la signorina Anna, ma lo sapevate già, vero?-

-Sì, me lo hanno detto, ma era tanto che desiderava fare ritorno a casa…-

-Sì, è vero…-

-E’ per questo che siete malinconico?-

-Sì, oramai lo hanno capito tutti alla tenuta…-

-Capito cosa?-

-Mi sono innamorato di lei e ho ricevuto la più grande delusione della mia vita in cambio…- il ragazzo terminò la frase con un sospiro.   

Bianca e Leonardo si sedettero.

-Non capisco…vi siete dichiarato? Avete trovato il coraggio di farlo?-

-Sì, la mattina stessa che è partita le ho chiesto se mi amava… dovevo saperlo… Io, in diversi momenti, le avevo fatto capire cosa provavo… ma lei non si era mai espressa, sempre taciturna e timorosa…-

-E lei?-

-Mi ha risposto che mi ammira, che prova dell’affetto per me ma che non mi ama… Sono rimasto pietrificato dal dolore. Ho sempre letto nei suoi occhi qualcosa di diverso: il suo rossore, il suo respiro, il suo imbarazzo nel vedermi, tutto mi faceva pensare che sentisse la stessa passione che io provo per lei…- gli occhi gli si fecero lucidi.

-Se mi avesse detto che mi amava avrei avuto la forza di lottare per entrambi, saremmo stati felici insieme nonostante tutto, ma non è stato così. Devo aver scambiato la sua ammirazione per passione… mi sono illuso- Leonardo era molto provato.

Bianca capì che Anna aveva fatto la sua scelta: aveva rinunciato a lui, lo aveva lasciato al suo mondo ed era partita per sempre con il suo dolore. Non aveva trovato in sé il coraggio, doveva aver già sofferto troppo ed era impaurita.

Eppure in cuor suo Bianca non pensava che la scelta di Anna fosse corretta, qualcosa le diceva che aveva preso la via sbagliata. Lei lo amava profondamente ed il ragazzo che aveva di fronte la ricambiava con un’adorazione evidente: perché doveva andare a finire così? Perché non potevano amarsi lasciando fuori tutto e tutti dalle loro vite?

-Non è giusto…- sbottò lei innervosita.

-…non è corretto, è un’ingiustizia, un amore così non può essere gettato alle ortiche, meritate di essere felici e basta…- un senso di sdegno le salì dallo stomaco e subito decise di aiutare chi tra i due aveva la possibilità ed il coraggio di cambiare le sorti di quell’amore impossibile.

-Cosa volete dire signora Bianca? Cosa è un’ingiustizia?- fece Leonardo non capendo a cosa facesse riferimento.

-Caro Leonardo, rianimatevi! Non siate triste perché non ne avete motivo! Vostro zio ha scelto oggi la persona giusta per darvi conforto- una luce strana brillava negli occhi della donna.

-Cosa volete dire?- Leonardo continuava a non capire.

-Voglio dire semplicemente che qui, su questa panchina, poco tempo fa, Anna si è confidata con me… Piangendo disperata ha ammesso di amarvi più della sua stessa vita…-

-Come? Cosa avete detto?- Leonardo pensò di aver capito male le sue parole.

-Vi ho detto che Anna vi ama alla follia, ma non ha il coraggio come voi Leonardo di affrontare lo scandalo che ne verrebbe fuori…- riassunse lei.

Leonardo si drizzò come una molla dalla panca, cominciò a camminare avanti e indietro con le mani nei capelli, lo sguardo sgomento e agitato.

-Ma allora non mi ero sbagliato… Lo sapevo che mi stava mentendo… Il mio cuore mi diceva che era così ma ho smesso di ascoltarlo quando ho sentito le sue parole di rifiuto. Eravamo al buio e le è stato più facile mentirmi…- Leonardo non stava più nella pelle, voleva partire immediatamente e mettere in atto il piano che aveva progettato da settimane.

-Se non fossi venuto da voi oggi, se non vi avessi parlato, ora sarei ancora un uomo senza una speranza di felicità!- Leonardo strinse tra le braccia Bianca e la fece roteare per la contentezza. Arrivarono in quel momento Aurelio, Arnaldo e Matteo.

-Cosa sta succedendo qui?- fece Aurelio.      

-Succede zio che parto, vado a prendere la mia Anna a Viterbo e diventerò l’uomo più felice su questa terra!-

Aurelio aggrottò la fronte e saettò uno sguardo di rimprovero a Bianca:

-Cosa avete combinato…Vi lascio insieme a lui per consolarlo e lo ritrovo che vuole partire per fare uno scandalo…-

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


Il viaggio di ritorno con il carro durò pochissimo: Leonardo aveva spinto il cavallo al galoppo, era pronto a racimolare il prima possibile tutto quello che gli occorreva per la partenza.

Aurelio dal canto suo era rimasto stupito dalle rivelazioni di Bianca, a quanto pareva Anna aveva confidato a lei il suo amore per il nipote proprio il giorno che erano partiti insieme con il calesse.

Mai avrebbe immaginato uno scambio di argomenti come quello tra le due donne, si era evidentemente venuta a creare una intimità inaspettata e aveva sicuramente scelto la confidente sbagliata, o forse quella giusta, per il nipote: solo il tempo lo avrebbe potuto dire.

-Leonardo devi ragionare, non puoi fare tutto di testa tua. Aspetta un attimo, pensiamo ad una soluzione…- Aurelio era preoccupatissimo.

-So quello che devo fare zio… ci avevo già pensato da tempo… Partiremo e ci fermeremo per un po’ presso amici, poi cercherò lavoro come fattore in una azienda vicino Siena… So che cercano gente…- Leonardo, mentre parlava, controllava attentamente la tensione delle tirelle.

-Non fare uno scandalo ti prego, non mettere quella ragazza in condizione di dover lasciare tutto… non distruggere la tua e la sua vita…-

-Zio, lasciami fare…- disse lui deciso.

-Lo so che sei ostinato, è come parlare al vento con te…- l’uomo aveva pochissimo tempo per decidere come comportarsi. Aveva una sola carta da giocare per evitare lo scandalo e sapeva su chi fare leva. Durante quel breve viaggio di ritorno capì che i tempi erano ormai maturi, che la verità sarebbe venuta a galla e un senso di sollievo inondò dopo tanti anni il suo cuore.

 

Era molto caldo a Viterbo già di primo mattino ed Anna cercò un po’ di refrigerio in giardino. Decise di sedersi sulla panchina accanto alla fontana, l’aria sembrava più fresca in quel punto.

Le ortensie, coloratissime, la facevano sentire meno sola perché le riportavano alla mente le spiegazioni del padre sulle sfumature di colore legate alla diversa acidità del terreno. La coltivazione di fiori era la sua passione, il suo svago e durante la sua assenza Giulio si era preso cura del giardino con grande abilità.

Si sentiva protetta, le sembrava che in quel piccolo angolo di paradiso nessuno la potesse disturbare.

Eppure le ritornarono alla mente le parole dell’avvocato del giorno prima:

-Anna avete fatto bene a mentirgli, il vostro è un invaghimento giovanile, presto lo dimenticherete e riprenderete la vostra normale vita. Vi rendete conto che non potete abbassarvi ad amare il nipote di un semplice fattore?-

Era rimasta in silenzio mentre parlava, sapeva che quella considerazione era la sola che poteva aspettarsi non solo dall’avvocato ma da tutto l’ambiente che aveva sempre frequentato. Voleva bene a Lambiati ma vide che ragionava anche lui senza mettere in primo piano il cuore: anche lui si era sposato per convenienza? Questo pensiero la fece sentire ancora più sola e disperata. L’unica persona con cui poteva parlare liberamente era la sua governante Teresina, figlia di una ricamatrice, che guardava con distacco queste problematiche:

-Mi spieghi come avrei fatto a sopportare Giulio una vita intera se non lo avessi sposato per amore bambina mia? Mi rendo conto che a certi livelli il dio denaro è la causa dell’eclissi del cuore e a farne le spese siete voi giovinette innamorate. Noi per te vogliamo la felicità Anna, niente di meno della felicità e veglieremo su di te finché vorrà il buon Dio-

Teresina e Giulio erano di fatto i soli che le rivolgevano parole di conforto.       

 

Leonardo scese in gran fretta dal carro e corse in casa: prese un gran borsone e ci mise dentro tutti i suoi vestiti poi tirò fuori da sotto una mattonella un sacchetto contenente i suoi risparmi e si precipitò alla porta per raggiungere la scuderia e prendere il suo cavallo.

Sull’uscio di casa apparve lo zio che lo fermò:

-Leonardo devo parlarti- il suo sguardo era fermo e risoluto.

-Non voglio sentire nulla zio, non mi convincerai a restare…-

-Non voglio farti restare… ho necessità di parlarti… c’è forse un modo per risolvere tutto e non dare scandalo…-

-Ma cosa dici! E’ impossibile… Ti stai inventando adesso qualcosa per farmi rimanere, vero?-

-No, c’è una seppur remota possibilità che tu ottenga il consenso dalla signora Costanza…-

Leonardo lo guardò come fosse uscito di senno:

-Se vai a raccontare a quella donna cosa sto per fare è capace di ammazzarmi e seppellirmi in qualche angolo della tenuta, sei impazzito zio?-

-Non credo Leo. Se è vero… se sei sicuro che Anna scapperà con te e provocherà uno scandalo lei non avrebbe motivo di negarti il permesso di sposarla-

-E’ una pazzia… la fermerebbe prima e con i suoi metodi di convincimento la porterebbe da qualche parte… non la rivedrei mai più!-

-No, intendo dire che la signora Costanza mi è debitrice di un grosso favore…- esordì Aurelio.

-Ma quale favore vai farneticando zio… Fammi passare…- Leonardo si era spazientito, tutte quelle chiacchiere gli facevano solo perdere del tempo prezioso.

-Leonardo, per quanto dolorosa possa essere, è tempo che tu conosca tutta la verità…-

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


Aurelio era sempre più convinto che quella fosse l’unica via percorribile, l’unica che potesse salvare il nipote.

-Leonardo tu sai quanto ti voglio bene, ti ho cresciuto come un figlio da quando avevi poco più di sei anni-

-Lo so zio e ti ringrazio, senza di te non so dove sarei ora…-

-Te lo dico perché voglio che tu tenga bene a mente l’affetto incondizionato che ti ho dedicato in questi anni… Ma per il tuo bene… ti ho nascosto la verità su chi fosse tuo padre-

-Cosa stai dicendo? Quale verità? Mi hai sempre detto che mio padre è morto prima che io nascessi in un incidente…-

-Tua madre e io ci mettemmo d’accordo su quella versione Leonardo, ma la verità è diversa…-

-E come sarebbe allora questa verità? Chi sarebbe mio padre?-

Aurelio pareva faticare non poco a parlare di ciò che per ventiquattro anni si era impegnato a nascondere.

-Tuo padre è Adolfo Valliti, il marito della signora Costanza…-

Leonardo rimase come paralizzato, non riuscì a respirare per alcuni secondi.

-Non è possibile… mia madre è stata la sua amante? E’ per questo che quella donna non mi ha mai sopportato?-

-No, in verità le ricordi un fatto doloroso, di cui anche lei è stata vittima-

-Spiegati zio, cosa è successo allora…-

-Tua madre, come sai, è stata la sua cameriera personale, la signora la adorava, la portava con sé ovunque. Quando quella primavera vennero, lei ed il marito, per visionare i lavori di ampliamento alla villa accadde l’irreparabile. Il notaio aveva il vizio del bere, quello stesso che alcuni anni dopo lo avrebbe portato alla morte-

-Cosa successe?-

-Avevano dato una festa con alcuni amici ed il marito si era ritirato per primo in camera perché completamente ubriaco. Quando la signora Costanza salì per andare a dormire lo ritrovò nella sua stanza: aveva usato violenza su tua madre. Completamente fuori di sé, fece preparare i bagagli del marito e lo cacciò dalla tenuta e dalla sua vita per sempre, non lo rivide più, mantenne i contatti con lui solo per il bene delle figlie. Ma c’era dell’altro, tua madre rimase incinta di te e la signora Costanza non la abbandonò: per il forte senso di colpa che provava nei suoi confronti si occupò di lei mandandola in una delle sue fattorie a partorire, con la speranza che un giorno potesse riprendere il suo posto... invece tua madre non volle più tornare nella villa e decise di occuparsi unicamente di te. Sara era molto credente, quando seppe della tua esistenza non volle saperne di abortire, ti prese come un dono della provvidenza, eri bello come il sole e forte come una roccia, ha riversato su di te tutto l’amore di cui era capace. Prima che morisse di malaria mi ha chiesto di prendermi cura di te e l’ho fatto. Ti ho cresciuto come un figlio, così lei avrebbe voluto… La signora Costanza si è occupata della tua educazione, ecco perché sei l’unico bambino ad aver studiato di tutta la tenuta…- Aurelio sembrò una diga in piena, tutto quello che aveva taciuto per anni venne finalmente fuori e la sua coscienza si alleggerì di un peso enorme. Nella sua vita non sapeva se avrebbe mai rivelato a Leonardo la verità su suo padre ma il destino evidentemente aveva predisposto tutto in maniera diversa. La verità vinceva su tutto e tutti.

-Sono frutto di una violenza carnale… Mia madre è stata violentata da quel bastardo ubriacone e nessuno, neppure tu, lo ha ammazzato?- lo sguardo del ragazzo era di sgomento.

-Cosa avrei dovuto fare? Sarebbe stato uno scandalo inaudito, la vita di molte persone sarebbe stata distrutta, non solo la nostra…-

-Già, il solito sistema di insabbiamento della verità per far finta di essere tutti felici… E’ uno schifo, sono disgustato dalla condotta di tutti voi!- Leonardo era esploso, si sentiva distrutto da quella rivelazione.

-Non perderti Leonardo, concentrati sull’amore di tua madre, che ha lottato per te e per la tua felicità e non ti dimenticare di me e di Chiara che ti vogliamo bene, questo spero lo saprai…- Aurelio era commosso e le lacrime gli scendevano silenziose.

-Perché non me lo avete mai detto prima?-

-Saresti cresciuto nell’odio, di questo eravamo sicuri io e Sara: avresti forse odiato la tua ingiusta condizione, forse tua madre per aver taciuto la verità e forse anche la signora Costanza che fu vittima anche lei di un marito alcolizzato ed egoista…-

Aurelio continuò:

-Tu sei una persona stupenda, sei amato da tutti Leonardo, perché il tuo cuore è puro e sereno, lo è sempre stato… Il germe dell’odio non ha mai attecchito in te… Sara aveva visto giusto, ti amava troppo per non sapere cosa fosse veramente giusto per te. La tua vera sfortuna è stata aver perso così presto una madre meravigliosa come lo era lei. Sara ha sempre vegliato su di te e chissà se questo tuo amore per Anna non sia un segno, una indicazione che lei ti vuole vedere felice e vuole in parte restituirti ciò che è giusto che tu abbia. Sei figlio di un uomo facoltoso, è vero, ma la cosa veramente importante è che sei stato tanto amato ed è questo quello che conta- Aurelio aveva parlato con il cuore in mano e non avrebbe potuto fare diversamente.

L’amore per quel nipote era troppo grande per vederlo finire intrappolato in uno scandalo, non lo voleva lui e non lo avrebbe voluto Sara: si decise allora ad andare a parlare con la padrona.

-Aspettami qui Leo, dammi una possibilità, se le cose non andranno come spero sarò io stesso ad aiutarti nella fuga- Aurelio lo guardava serio e risoluto.

Leonardo, seduto con la testa fra le mani, si sentiva smarrito, non sapeva più cosa pensare: troppe emozioni avevano riempito la sua mente nell’arco di poche ore. Cercò di dominarsi e di capire quale fosse la priorità in quel momento della sua vita, se lasciarsi andare allo sconforto dopo quella rivelazione o reagire capendo cosa contasse veramente per lui: la visione del sorriso di Anna fu la risposta.

-Sì, ti aspetto… e qualunque sarà la sua risposta io andrò da Anna…- lo sguardo di Leonardo era determinato.

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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


Aurelio si ricompose, era appena sopravvissuto all’ora più estenuante di tutta la sua vita: il nipote che voleva partire per dare inizio ad uno scandalo che gli avrebbe rovinato la vita e soprattutto il dover raccontare una verità che faticosamente aveva tenuto nascosta per tanti anni.

Era quasi esausto e ancora doveva affrontare la signora Costanza.

Si presentò all’ingresso della villa padronale prima di pranzo. Assuntina lo annunciò alla donna ancora occupata nello studio.

-Buongiorno signor Aurelio, cosa succede oggi?-

-Signora… devo parlarvi di una cosa molto importante…-

Aurelio era in difficoltà, non sapeva bene quali fossero le parole più giuste per introdurre l’argomento.

-Dite pure…- dalla sua espressione la signora Costanza capì che doveva essere qualcosa di spinoso da trattare e questo la incuriosì molto.

-Una cosa che riguarda Leonardo… e non solo- lo sguardo della donna divenne di colpo serio e teso.

-Un argomento di quale tipo?- fece lei.

-Sapete che vostra nipote si è occupata in questi mesi di Ercole…-

-Certamente…- il malumore che sentiva crescere dentro le diede la conferma che doveva essere accaduto qualcosa di grave.

-Inizialmente Fiore si occupò di lui poi mio nipote subentrò nella domatura…-

-Sì, rammento…- il suo nervosismo aumentò di colpo.

-La signorina Anna e Leonardo hanno avuto modo di incontrarsi praticamente ogni mattina… e si sono molto affezionati l’uno dell’altra…-

-Signor Aurelio vi avevo già avvisato la prima volta che vostro nipote ha messo gli occhi su mia nipote Anna in questo studio… Se è successo qualcosa di irreparabile vi riterrò direttamente responsabile insieme a lui…- la donna si era alzata di scatto, il colore del viso, per l’ira, le era talmente cambiato da trasfigurarlo.

-Non è successo nulla, almeno per ora…- si affrettò a dire.

-Cosa diavolo volete dire?-

-I due ragazzi si amano, vostra nipote non ha avuto il coraggio di parlarvene ed è partita perché non riusciva più a gestire la situazione-

-Non è possibile! Mi state mentendo! Mia nipote non ha mai fatto trasparire nulla riguardo ad una cosa simile…-

-Vostra nipote Anna ha sofferto moltissimo per la morte del padre e non ha trovato in sé il coraggio di parlarvi di Leonardo: tiene al vostro giudizio più di quanto possiate pensare e sta soffrendo perché non vuole dare scandalo e darvi così un dispiacere. E’ tornata a Viterbo con la disperazione nel cuore…- riassunse lui.

-Meglio così allora! Per lei soprattutto! Ha usato la testa finalmente!- la signora Costanza cercava di riprendersi da quella notizia scioccante.

-Non è così semplice…-

-Cioè? Cosa volete dirmi?-

-Leonardo sapete come è fatto… non è tipo da arrendersi e lasciar perdere, soprattutto se c’è di mezzo la sua felicità e quella della signorina Anna, che letteralmente adora-

-Cosa vuole fare, uno scandalo?- mentre lo diceva un fremito le corse lungo la schiena.

-Esattamente… e andrà fino in fondo. Vuole raggiungerla prima possibile e convincerla a fuggire… e ci riuscirà, lo so-

-Siete pazzi, non lo permetterò mai…- era fuori di sé.

-C’è una sola soluzione signora Costanza e vorrei che la prendeste seriamente in considerazione…- Aurelio era molto calmo nel dirlo.

-Quale?-

-Poco fa ho raccontato tutto a Leonardo…-

-Ma siete impazzito del tutto? E il nostro accordo?- la donna sbiancò in volto.

In quella nefasta situazione di molti anni prima, la signora Costanza aveva promesso che si sarebbe occupata di tutto quello di cui avesse avuto bisogno il bambino, istruzione compresa, e che successivamente avrebbe sostituito lo zio come fattore alla tenuta: in cambio pretese ed ottenne che Leonardo non avrebbe mai dovuto conoscere la verità riguardo la sua nascita. 

-Lui non vuole nulla, non ha rivalse da fare…Vuole solo il vostro consenso alla loro unione, poi sparirà per sempre dalla vostra vita signora-

-Non lo posso fare, non posso far sposare Anna con il nipote di un fattore… Come siamo caduti in basso…- considerò amareggiata.

-Sono semplicemente innamorati, non è successo nulla di grave se non ai vostri occhi…-

-Sarebbe comunque uno scandalo, si verrebbe a sapere tutto…-

-Partiranno e andranno a vivere lontano da qui… Non vi interessa rendere felice vostra nipote dopo tutto quello che le è successo?-

-Sì, voglio la felicità di mia nipote ma mettendole accanto un uomo come l’avvocato Corelli, non un buttero maremmano…- le sue risposte diventavano sempre più velenose.

-A proposito di Lodovico e della zuffa al campo grande… c’era della rivalità tra i due, c’era un motivo preciso per il quale sono venuti alle mani…- rammentò lei all’improvviso.

-Sì, l’avvocato aveva visto in Leonardo un rivale, il resto lo sapete…-

-Non avete mantenuto il patto… lo caccerò da qui subito…-

-Io mi appello al vostro senso di giustizia signora…- Aurelio giocava la sua ultima carta e forse il suo lavoro alla tenuta.

-Ma cosa dite…-

-E’ figlio di vostro marito, non potete averlo dimenticato… Mia sorella ha subito violenza da lui: lo sapete benissimo che Leonardo non è colpevole di nulla, è stato una vittima… esattamente come Sara. Sono io, e solo io, che faccio appello ai suoi diritti di figlio…Vi chiedo come atto di giustizia di permettergli di sposare vostra nipote, solo e unicamente questo! Niente altro se non la vostra benedizione! Non voglio vederlo rovinato da uno scandalo, gli voglio bene, è un bravo ragazzo, giudizioso e intelligente e questo lo sapete anche voi. In nome di Dio aiutatelo, anzi, aiutateli ad essere felici insieme, se lo meritano- Aurelio aveva parlato in modo accorato, aveva gli occhi lucidi ma era determinato, non disperato.

Sapeva, in cuor suo, che comunque fosse andata a finire quella discussione i due ragazzi si sarebbero ritrovati, per sempre, ma sapeva anche che quella era la sua unica possibilità per provare a sistemare tutto senza scandali.

L’uomo vide muovere qualcosa negli occhi di quella donna ostile, qualcosa di simile ad un senso di colpa. La signora Costanza si sedette e per qualche attimo rimase assorta: nella sua mente ritornò a quella sera di ventiquattro anni prima.

 

Era diretta in camera, aveva passato una serata allegra con ospiti che conosceva da tempo e che erano da poco andati via. L’unica cosa che l’aveva rattristata era stato il comportamento del marito: aveva come al solito bevuto troppo, tanto che si dovette ritirare prima del tempo. Aveva deciso di parlargli, la situazione era diventata insostenibile, il marito dimostrava di non sapersi più controllare nel bere e non faceva che metterla in imbarazzo di fronte agli ospiti, per non parlare del suo carattere irascibile ed egoista che a malapena riusciva a contenere.

Mentre saliva le scale un pianto sommesso richiamò la sua attenzione e si accorse che veniva proprio dalla loro camera, la luce era ancora accesa e la porta socchiusa.

Entrò e si trovò di fronte ad una scena che le gelò il sangue:

Sara, la sua giovane cameriera personale, era seduta a terra in un angolo della stanza con la camicetta e la gonna strappate mentre il marito, stanco e ubriaco, stava seduto sul letto con un’espressione attonita.

La ragazza piangeva a dirotto nascondendo il viso tra le mani, le tumefazioni sul suo volto denunciavano le percosse che aveva subito.

La donna capì cosa era accaduto e colta dall’ira cominciò ad inveire contro il marito:

-Brutto schifoso bastardo… Cosa hai fatto a Sara? Maledetto ubriacone, ti odio, ti odio!- la donna urlava ma l’uomo non sembrava darle ascolto.

Era talmente fuori di sé che prese a picchiarlo schiaffeggiandolo e graffiandolo sul volto:

-Ti odio, ti odio, devi sparire dalla mia vita, che tu sia maledetto...-

Quando ritornò in sé fece uscire Sara mandandola nelle stanze della servitù, quindi chiamò una cameriera e fece preparare in fretta i bagagli del marito. Lo rispedì direttamente a Grosseto, il suo matrimonio era finito per sempre e la vergogna di quell’atto infame ed ignobile non l’abbandonò più.

 

-Vi darò un po’ di tempo per pensarci signora… dopo pranzo tornerò per sapere la vostra decisione… Con permesso-

Aurelio uscì dallo studio lasciando la donna senza parole, abbattuta e sconvolta.

 

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


La signora Costanza non pranzò affatto, si ritirò dal suo studio direttamente nella propria camera da letto in preda ad una forte emicrania.

Aveva molto a cui pensare ed in un breve lasso di tempo, non poteva nemmeno spedire una lettera alla nipote per chiederle spiegazioni: questa volta si sentì veramente sola.

Pensò ad Anna, al dispiacere che aveva vissuto ad inizio anno, alle sue idee riguardo il matrimonio. Forse in qualche modo le aveva accennato qualcosa ma anche ripensandoci non sarebbe riuscita ad immaginarla innamorata di quel ragazzo.

Pensò a Leonardo, non lo odiava, ma ogni volta che incrociava il suo sguardo un brivido la percorreva: i suoi occhi, gli stessi del padre, dolorosamente le rammentavano il motivo della fine del suo matrimonio ed il confinamento in quella tenuta.

Pensò a Sara, a quella ragazzina a cui si era tanto affezionata, silenziosa e dal sorriso dolce che aveva il dono di capirla al volo. Le era stata di grande conforto in varie occasioni a causa dei comportamenti collerici e violenti del marito e mai avrebbe immaginato che ne sarebbe stata anche lei vittima.

Pensò anche al fratello Luigi a cui aveva sempre voluto molto bene e del quale conosceva le idee romantiche trasmesse poi alla figlia. Era un uomo buono, capace di grandi atti di generosità: cosa avrebbe consigliato ad Anna?

 

Aurelio non si aspettava molto da quello scambio di vedute ed argomentazioni.

Sapeva che la signora aveva un carattere tenace e ostinato: il senso di colpa poteva fare breccia nel suo cuore, sapeva quanto era affezionata a sua sorella Sara, ma più di tutti, pensò Aurelio, poteva convincerla la paura di un eventuale scandalo che sarebbe stato per lei un’onta vergognosa ed ingestibile.

Tornò a casa in attesa che il tempo passasse.

Leonardo stava fuori l’uscio a fissare un punto all’orizzonte: era visibilmente traumatizzato dalla notizia che aveva poco prima ricevuto e vederlo passare dalla felicità assoluta al turbamento più cupo fu un duro colpo anche per suo zio.

-Come ti senti figliolo?-

-Non lo so nemmeno io… non so più che pensare… mi viene in mente mia madre e mi sembra di non conoscerla. Come ha fatto ad accettarmi? Mi ricordo di lei i sorrisi, gli abbracci e i baci. L’ultima cosa che avrei pensato è di essere frutto di una violenza…- quando Leonardo ripensava alla madre ricordava sempre il suo affetto dolce e avvolgente.

-Questa è la forza dell’amore Leonardo… la stessa forza che spinge te alla ricerca della felicità con Anna-

-Sì, forse è così…-

-Dopo pranzo torno da lei… Le ho lasciato del tempo per riflettere, e comunque dopo potrai partire... Ti voglio dare qualcosa a proposito-

Aurelio entrò in casa e uscì poco dopo con un rotolo di banconote.

-Queste sono per te e per Anna… Per la vostra futura vita insieme…- Aurelio, commosso, tese il braccio verso il nipote.

Leonardo rimase senza parole.

-Zio non posso prenderli…-

-E’ quello che ti avrei comunque dato se ti fossi un giorno sposato. Pensavo che ti saresti innamorato di una delle ragazze della tenuta e invece… Comunque sono qualcosa per iniziare. Sei un ragazzo intelligente, riuscirai nella vita, lo so- gli disse serio.

Leonardo lo abbracciò, mai avrebbe immaginato il suo appoggio ed il suo conforto, pensava anzi che avrebbe cercato come all’inizio di dissuaderlo in tutti i modi.

-Non resta che aspettare…- lo zio era trepidante.

 

-Chi mi dice che vostro nipote non si stia prendendo gioco di me? Ho bisogno di sapere direttamente da mia nipote Anna come stanno veramente le cose. Se è tutto vero e lei insiste, pur di evitare lo scandalo la appoggerò e le darò il mio consenso…- Aurelio era entrato nello studio, si era tolto il cappello e senza dire una parola si era messo di fronte alla donna seduta alla scrivania e l’aveva ascoltata esprimere i suoi dubbi.

-C’è una persona che gode di grande credibilità presso di voi e che potrà confermarvi tutto quando vorrete signora… è Bianca, la moglie di Arnaldo-

-Cosa c’entra Bianca adesso?- fece lei presa in contropiede.

-E’ stata la confidente di vostra nipote riguardo Leonardo…-

-Insomma tutti erano a conoscenza di questa storia tranne me!- la donna si era spazientita, comprendeva l’avvicinamento di Anna a Bianca, era una donna che sapeva ascoltare le pene altrui, ma rimase comunque delusa dal comportamento fatto di sotterfugi della nipote.

-Scriverò allora ad Anna, se proprio desidera sposarsi con vostro nipote avrà la mia benedizione…- dire questa frase le costò uno sforzo enorme ma allo stesso tempo il suo cuore si alleggerì di un peso, il peso del senso di colpa nei confronti di Sara.

Aurelio era visibilmente sollevato e felice per la sua decisione:

-Leonardo sta per partire, la porterà lui stesso alla signorina Anna- le disse.

-Vuole partire proprio oggi?-

-Vi avevo accennato che avevate poco tempo per decidere signora…-

-Va bene, datemi il tempo di scriverla… Non sarà semplice farlo-

Circa quindici minuti dopo gli consegnò la missiva:

-Con questa spero di essermi liberata da qualsiasi debito nei confronti vostri e di vostro nipote- gli disse amareggiata.

-Grazie signora Costanza, credo che abbiate fatto un atto di giustizia nei confronti sia di Sara che di mio nipote, grazie-

Aurelio tornò da Leonardo con il cuore colmo di felicità per l’insperata conclusione.

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


Appena ebbe in mano la lettera Leonardo si preparò a partire. Aveva indossato abiti comodi per cavalcare e infilato nella sacca vestiti puliti: era sua ferma intenzione di cambiarsi fuori città prima di presentarsi a casa di Anna. C’era l’eventualità che avesse ospiti e non voleva metterla in imbarazzo più di quanto facesse la sorpresa del suo arrivo.

Quando fu pronto salutò con un lungo abbraccio Chiara e si diresse alle stalle dove trovò Fiore e lo zio Aurelio ad aspettarlo.

Fiore teneva per le briglie Ercole che aveva tutta l’aria di essere stato preparato per un lungo viaggio: una scorta d’avena era stata infatti posizionata a cavallo di una sella nuova, comoda e ben lucida.

-Cosa vuol dire questo?- fece Leonardo.

-Non vorrai lasciarlo qui questo testone, sono sicuro che scapperebbe per venirti a cercare…- Fiore era contento per lui.

-Con questo stallone volerai da Anna figliolo…- Aurelio aveva avuto l’idea di farglielo usare, con lui sarebbe arrivato sicuramente prima che avesse fatto notte: Ercole era tutto energia e forza.

-Grazie zio… grazie Fiore…vi voglio bene- fece Leonardo commosso.

-Salutaci la signorina Anna… buon viaggio e fai attenzione…-

Il ragazzo ascoltò le loro raccomandazioni, li abbracciò e montò a cavallo: partì in direzione della città trepidante e con il cuore colmo di emozioni.

 

L’avvocato Lambiati venne a trovarla nel pomeriggio, aveva dei documenti da farle firmare e voleva sincerarsi che stesse bene. Negli ultimi giorni era molto distratta, rispondeva per monosillabi e guardava sempre fuori della finestra. Era diventata inappetente e l’avvocato comprese che l’infatuazione per quel ragazzo era lontana dall’essere superata, ci sarebbe voluto molto più tempo per dimenticarlo.

-Anna come state? Siete sempre distratta, ho il dubbio che non abbiate ascoltato quello che vi ho detto poco fa…- fece lui.

-Ho il cuore a pezzi, non riesco a reagire a questo senso di vuoto… Ho il dubbio di non farcela…- Anna era sincera con lui anche se conosceva bene quale era la sua opinione in merito e sapeva di non potersi aspettare alcun conforto da parte sua.

-Dovete darvi più tempo e certamente dovreste distrarvi uscendo qualche volta…Volete che vi accompagni io a fare una passeggiata? Potremmo prendere un tè a piazza del Comune o potreste incontrare le vostre amiche… Parlare con loro vi gioverebbe, ne sono certo- l’avvocato era gentile e disponibile con lei ma Anna non volle sentire ragioni e continuò ad assecondare l’intima esigenza di stare in casa lontano da tutti.

-Vi ringrazio ma… non mi sento di uscire. Mi dispiace…-

Lambiati decise allora di distrarla parlandole degli avvenimenti accaduti in città nei mesi in cui era stata assente e rimase fino al tardo pomeriggio a conversare con lei.

 

Il viaggio di Leonardo fu impegnativo ma non difficoltoso, era stato un pomeriggio molto caldo ma anche ventilato, con un cielo blu senza nuvole.

Il cavallo non deluse le sue aspettative dimostrandogli di avere molta forza e resistenza e anche un buon temperamento.

Fece alcune soste per permettere ad Ercole di riposare all’ombra e bere, tutto filò liscio e solo nella sua testa imperava tanta confusione.

La rivelazione del nome del padre fu difficoltosa da accettare e meno ancora il doloroso pensiero della violenza subita dalla madre, una donna dolcissima che non meritava un atto ignobile come quello. Ripensava al comportamento inaspettato dello zio che credeva ostile al suo amore e che invece si era rivelato fondamentale per ottenere la benedizione da quella donna burbera ed ostinata. Aveva appena vissuto la giornata più sconvolgente della sua esistenza, ed ancora non era finita.

Giunse nei pressi della città prima che facesse buio, si sentiva stanco ma era anche molto emozionato al pensiero di rivedere Anna.

Prima di varcare l’ingresso di Porta Faul si fermò presso un fontanile ombreggiato dove si rinfrescò e cambiò d’abito: indossò i vestiti freschi di bucato e ben stirati che aveva portato con sé dalla tenuta e calzò gli stivali buoni dei giorni di festa perfettamente tirati a lucido.

Il suo portamento in sella unitamente all’aspetto fiero e nobile del frisone avrebbero infine egregiamente completato l’eleganza della sua figura di cavaliere.

Quando Leonardo fu pronto montò a cavallo, varcò le vicine mura e costeggiò il torrente Urcionio che divideva in due versanti la città di Viterbo. Attraversò il Ponte Tremoli ed entrò nella zona che conduceva al centro storico: salendo da via Macel Gattesco giunse a Piazza delle Erbe, la piazza dove abitava Anna.

Il posto era ricco di negozi e botteghe, un lato era dominato da un raffinato albergo ed al centro della piazza, eleganti ed aggressivi, emergevano i quattro leoni della fontana.

A quell’ora le attività commerciali erano quasi tutte chiuse, le poche persone che vedeva si affrettavano a fare ritorno a casa mentre un vetturino sostava paziente attendendo possibili clienti. Il suo ingresso non passò inosservato poiché Ercole attirava gli sguardi e Leonardo si affrettò a chiedere ad un passante quale fosse la casa dell’avvocato Luigi Adinolfi.

Appena giunto davanti all’edificio Leonardo smontò e rimase in piedi vicino alla fontana: erano giorni che desiderava vedere Anna e parlare con lei, eppure l’esitazione lo colse.

E se fosse rimasta sulla sua decisione di rinunciare al loro amore? Come si sarebbe dovuto comportare? L’avrebbe implorata? Avrebbe dovuto insistere o desistere? Del resto Anna non era a conoscenza della benedizione della signora Costanza ottenuta grazie alla tenacia di suo zio Aurelio.

Mentre era distratto da tutti questi dubbi, un uomo molto distinto con il bastone da passeggio ed un paio di baffetti impomatati uscì dal portone di casa Adinolfi in direzione di via Roma.

La luce del salotto era ancora accesa e pochi istanti dopo si affievolì: quello fu il segnale per Leonardo che ospiti in casa non ce n’erano più.

Doveva andare a bussare al portone ma venne colto nuovamente dall’esitazione: questa volta intervenne involontariamente Ercole in suo aiuto.

Anna, dopo la conversazione con l’avvocato Lambiati, era rimasta in salotto a finire di bere la sua tisana: dalla finestra socchiusa sentì nitrire forte un cavallo.

La ragazza era abituata ad ascoltare i rumori provenienti dalle carrozze in attesa di dare un passaggio ma questo in particolar modo attirò la sua attenzione. Continuò a bere mentre nella sua mente apparve la figura elegante e nobile di Ercole. Riascoltò il nitrito e questa volta qualcosa in lei scattò, posò la tazza sul piattino e rimase nuovamente in ascolto.

Il successivo nitrito la fece correre alla finestra: un enorme frisone dominava la piazza facendo sembrare persino i quattro leoni scolpiti dei gattini inoffensivi. Un ragazzo alto e ben vestito lo teneva per le briglie e sembrava stesse aspettando qualcuno.

Anna sentì un fremito allo stomaco ed un brivido le percorse la schiena fino al collo, senza pensarci un attimo corse giù per le scale, aprì il portone e gli andò incontro.

-Anna cosa succede? Dove stai andando?- Teresina la vide sparire dalla stanza in un istante.

La ragazza si fermò a pochi metri da lui, lo fissò ammutolita come se stesse guardando un fantasma, qualcuno che non credeva possibile fosse di fronte a lei. Leonardo era affascinante, i suoi occhi innamorati ed eloquenti, si era tolto il cappello e si era come paralizzato nel vederla: Anna era bellissima e con il calar del sole i suoi occhi erano diventati più chiari e profondi.

Si guardarono per un tempo che sembrò interminabile.

Leonardo in cuor suo sapeva che doveva aspettare, era lei che doveva fare il primo passo, toccava a lei questa volta dimostrargli il suo amore.

Poi si fece coraggio:

-Buonasera Anna, sono qui perché… Ercole aveva molta nostalgia di voi…-

Appena aprì bocca Anna lo raggiunse e gli si avvinghiò alla vita: lo teneva stretto, come se avesse paura che potesse sparire e andare via per sempre, le lacrime le scendevano silenziose.

-Anna… amore mio…- Leonardo lasciò le briglie e ricambiò il suo abbraccio.

-Anna, dove hai trovato il coraggio di dirmi quelle cose, come hai potuto ferirmi a quel modo… Dopo che mi hai parlato sono come morto…- la voce di Leonardo era appassionata.

-Non me lo ricordare ti prego… Quando sono salita su quel calesse sono morta io… Sono stata crudele e cattiva, perdonami Leonardo… perdonami- 

Sentivano in quel momento di non aver più bisogno di nulla, erano sazi e appagati l’uno dell’altra.

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


-

Giulio si era avvicinato discretamente:

-Anna accomodatevi pure in casa con il vostro ospite, Teresina vi sta aspettando…- Giulio era curioso di conoscere l’uomo che aveva conquistato il cuore della loro Anna.

I due giovani, molto provati emotivamente, si sciolsero dall’abbraccio ed Anna presentò l’ospite inatteso:

-Giulio, questo signore è Leonardo Balestra- Anna lo guardava orgogliosa e felice e Giulio, dopo averlo opportunamente salutato con una calorosa e sincera stretta di mano, prese le redini dello stallone per condurlo nelle stalle del palazzo accanto a Nina.

-Penserò io al vostro cavallo signore, con permesso- fece l’uomo.

Anna e Leonardo entrarono in casa accolti da una sorridente Teresina:

-Buonasera signore, accomodatevi. Voi dovreste essere Leonardo… non è vero?- Teresina guardò il giovane ragazzo ed ebbe la sensazione di aver già visto quello sguardo tenace e fiero.

-Buonasera signora, sì, sono Leonardo Balestra- fece lui.

-Sarete stanco… la cena è quasi pronta e credo che Anna sarà felice di avervi accanto a tavola. Vado ad apparecchiare per due in sala da pranzo, con permesso-

La domestica rimase meravigliata dalla figura bella e vigorosa di Leonardo, si vedeva che era un ragazzo che lavorava all’aria aperta, aveva una prestanza fisica che in città era difficile vedere tra i ragazzi di buona società.

-Sì, grazie Teresina…- Anna non riusciva a staccarsi dal suo braccio.

Dopo aver tanto ed inutilmente sofferto non lo avrebbe lasciato andare per niente al mondo: ora conosceva pienamente il valore di quell’amore assoluto.

Adesso che erano soli Leonardo le prese il viso tra le mani e indugiò a lungo sui suoi occhi blu:

-Questi sono gli occhi della mia Anna, il colore è quello del cielo stellato di una notte d’estate e queste sono le fossette della mia Anna…- era come rapito, gli occhi della ragazza erano ancora umidi.

Le accarezzò delicatamente le fossette con i pollici, erano mesi che desiderava farlo, si avvicinò e la baciò.

Anna si sentì quasi mancare le forze per l’emozione, troppi giorni di sofferenza e afflizione l’avevano indebolita e ora tutta questa felicità improvvisa era quasi troppo per lei.

-Dobbiamo ringraziare Bianca per questa felicità Anna- le rivelò Leonardo.

-Cosa c’entra Bianca?-

-Questa mattina sono andato con lo zio da Arnaldo e ho avuto modo di parlare con lei… Mi ha visto completamente afflitto per causa tua e ha ritenuto un atto di giustizia riferirmi quello che le avevi detto di me…-

-Mi vergogno tanto… con lei non riuscivo a mentire ed invece proprio con te ho trovato il coraggio di farlo… Non so dirti il perché, non lo so nemmeno io…- gli disse Anna ripensando a quel giorno a casa di Bianca.

-Se non mi avesse confidato che mi amavi anche tu, in questo momento saremmo ancora due anime in pena. Le sarò debitore per tutta la vita-

-Ora mi sento sicura del mio amore, sono pronta a partire per andare ovunque tu vorrai Leonardo… Non voglio più stare senza di te…- gli disse con sguardo fermo e risoluto.

-Sono venuto fin qui solo per te Anna, non ti lascerò più…-

-Cosa pensi di fare ora? Non mi importa dello scandalo o del giudizio di mia zia, voglio essere felice e basta…- Anna, forse per la prima volta nella sua vita, era determinata riguardo quello che voleva.

-Non ci sarà nessuno scandalo amore mio… Ho tante cose da raccontarti…- la rassicurò il ragazzo.

Salirono lo scalone ed arrivarono in sala da pranzo. La casa di Anna non era lussuosa come quella della signora Costanza ma aveva il fascino del palazzo storico con soffitti alti a cassettoni e dipinti a fascia sulla sommità dei muri ed anche il mobilio, seppur semplice, era finemente cesellato.

Leonardo rimase per un attimo in contemplazione degli ambienti che attraversava:

-Anna… io non potrò mai darti questo tipo di vita-

-Sono solo cose Leonardo, il nostro amore è ciò che conta… L’ho capito in questi giorni che pensavo di averti perso per sempre…-

Teresina li raggiunse con la cena, la prima che i due ragazzi mangiavano insieme. Erano visibilmente emozionati e Leonardo molto più di lei trovandosi in un posto come quello con la donna che amava.

-Devo raccontarti tante cose… Intanto ti porto i saluti dello zio Aurelio, di Chiara e di Fiore, a cui manchi tantissimo-

-Grazie di cuore…-

-Ho qui inoltre una lettera da parte di tua zia…-

-Una lettera? Le è successo qualcosa?- Anna si era di colpo allarmata.

-No Anna, qui c’è la sua benedizione alla nostra felicità-

-Cosa stai dicendo? Com’è possibile?- Anna era incredula, era impossibile che la zia le avesse permesso di amare il ragazzo che aveva di fronte.

-Adesso mangiamo, sono affamato Anna, dopo cena avremo tutto il tempo che ci serve per parlare: oggi è stata la giornata più estenuante di tutta la mia vita, ma anche quella che mi ha riportato inaspettatamente da te- Leonardo le strinse affettuosamente la mano.

 

Tersina servì i due giovani durante tutta la cena, non aveva mai visto Anna così felice e serena da mesi.

Non potevano fare a meno di osservarsi e sorridere, il fatto di mangiare insieme alla stessa tavola, di stare vicini e potersi liberamente guardare negli occhi fu una gioia enorme per entrambi.

Teresina stessa guardando Leonardo felice e a suo agio con Anna ebbe la sensazione che quel ragazzo occupasse il giusto posto che gli era stato assegnato dal destino.

Dopo cena fece accomodare Leonardo sulla poltrona e Anna sul divano, la domestica era attenta a che il ragazzo non si prendesse troppe libertà con kei: vedeva come si guardavano complici e innamorati e questo rendeva Teresina molto prudente.

La donna si mise seduta accanto al camino a ricamare un telo mentre i due giovani, tenendosi per mano, si confrontavano sugli ultimi accadimenti alla tenuta.

Anna lesse la lettera della zia e chiese ulteriori spiegazioni a Leonardo.

-Qui scrive che ci dà la sua benedizione se veramente sono innamorata di te… ma come ci sei riuscito?- fece Anna meravigliata.

-Un po’ la paura di uno scandalo Anna, ma in realtà devo tutto alla rivelazione di mio zio Aurelio nel momento in cui ha capito che sarei venuto da te e ti avrei anche rapita pur di averti- fece lui sincero.

Quella frase sfrontata e scandalosa fece partire il campanello di allarme di Teresina che cominciò a guardarlo con occhi diversi.

-Vedi, questa mattina ho saputo chi era veramente mio padre… Sia mia madre che mio zio me lo hanno tenuto nascosto perché non crescessi nell’odio e con inutili aspettative. Sono figlio di tuo zio Adolfo…- Leonardo lo nominò quasi con disgusto.

-No… non è possibile…- Anna era incredula.

-Tuo zio ha usato violenza su mia madre: a quel tempo era la cameriera personale di tua zia che ha nascosto tutto pur di non fare uno scandalo… Come vedi è un’abitudine per lei…- il suo sarcasmo non mitigò la notizia ad Anna che rimase scioccata e senza parole.

Mai avrebbe pensato che lo zio sarebbe stato in grado di  commettere un atto vergognoso come quello.

Anche Teresina era rimasta senza parole, aveva incontrato diverse volte il notaio Valliti e faticò non poco a crederlo un violento.

-Leonardo… non so cosa dire… e tu come ti senti, come l’hai presa questa notizia?- fece lei.

-Sono disgustato, ma lo zio mi ha spiegato le ragioni che hanno indotto mia madre a tenermi e ad amarmi nonostante tutto-

-Ora che ci penso… questo spiega il mistero dei tuoi studi privati alla tenuta… Mi ricordo quando me ne parlò Chiara…- fece Anna.

-Già. Si è occupata di me dopo la morte di mia madre, mi ha permesso di studiare… Forse anche questo ha fatto leva su tua zia, il senso di colpa nei confronti di mia madre…- Leonardo non riuscì ad andare avanti, il suo ricordo era sempre molto doloroso per lui.

Anna si alzò, si inginocchiò di fronte a lui e lo abbracciò stretto: era stata sicuramente una giornata incredibile per lui.

-Credo sia ora che tu vada a riposare amore mio, Teresina ti ha preparato una stanza, non è molto grande ma è sicuramente confortevole, del resto tutte le altre sono state chiuse pensando di dover affittare la casa al mio ritorno…-

-Sono così stanco Anna che potrei dormire in groppa ad Ercole!-

-Piuttosto domani mattina devo salutarlo e coccolarlo, lo devo anche ringraziare per averti portato da me…- Anna era raggiante.

-Buonanotte Anna…-

-Buonanotte Leonardo…-

-Prego, da questa parte signor Leonardo- Teresina lo accompagnò all’ingresso della sua camera che era sullo stesso piano di quella di Anna.

-Solo una cosa…Voglio ricordarvi che Anna non è sola, ci siamo io e Giulio a proteggerla… Io dormirò qui fuori sul divanetto e… volevo dirvi che ho il sonno molto leggero- l’espressione del suo volto era di avvertimento.

-Sono contento che Anna non sia sola signora Teresa…- Leonardo era allo stesso tempo spiazzato e divertito dal suo ammonimento.

-…ma non starete un po’ scomoda lì tutta la notte?-

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Capitolo 59
*** Capitolo 59 ***


Il mattino seguente Anna si alzò presto.

Aveva passato la notte quasi insonne per tutti gli avvenimenti e le rivelazioni della sera precedente ed anche per l’emozione di dormire sotto lo stesso tetto con Leonardo.

Mentre aspettava che si svegliasse e scendesse per fare colazione, andò a trovare Ercole. Era in buona compagnia, pareva che avesse simpatizzato con Nina tanto erano vicini e si annusavano.

Li guardò insieme, sembravano lei e Leonardo sotto forma di cavalli: lui nobile e sicuro di sé, lei dolce e remissiva.

Questo pensiero la fece sorridere. Li coccolò a lungo entrambi: si sentiva finalmente appagata e felice in quella casa a cui era tanto affezionata e dentro la quale erano ora riunite tutte le anime belle che amava e adorava.

Giulio la raggiunse portando del fieno sulla carriola.

-Buongiorno Anna, siete riuscita a dormire dopo tutte quelle emozioni?- Giulio era come sempre sorridente e di buon umore.

-Sì, ci ho provato almeno…-

-Credo che il vostro fidanzato sia sveglio… L’ho sentito scambiare qualche battuta con Teresina… Non lo lascia in pace un momento poveretto…- l’uomo rise sommessamente.

Sentir dire la parola fidanzato la fece trasalire, era la prima volta che sentiva Leonardo definito a quel modo e le fece molto piacere.

Raggiunse la cucina e lo trovò sulla porta che parlava con Teresina:

-Spero non vi faccia male la schiena stamane signora Teresa…Vi avevo detto che quel divanetto era molto scomodo secondo me…- Leonardo continuava a prendere bonariamente in giro la donna e quando vide Anna le andò incontro e la strinse forte a sé:

-Pensavo fossi uscita senza di me… Buongiorno amore mio- la baciò sulla bocca di fronte alla governante che cominciò a schiarirsi la gola per sottolineare l’inopportunità di quel gesto.

Anche Anna rimase colpita dal suo impeto, ma pensò che Leonardo era fatto così e spontaneamente manifestava la sua felicità.

-Buongiorno Leo…- Anna lo guardò e valutò quanto fosse bello anche appena alzato.

-Dopo colazione vorrei rispondere alla lettera della zia per ringraziarla del suo appoggio- disse Anna.

-Anche io devo mandare una lettera e se non ti dispiace chiedo che mi diano la risposta al tuo indirizzo…- fece lui.

-A chi scrivi?-

-Ad un proprietario terriero vicino Siena, so che sta cercando un fattore con grande esperienza… E’ il lavoro giusto per me Anna. Se sei d’accordo vorrei sistemarmi con un buon lavoro poi potremmo sposarci e andare a vivere nella tenuta di questo proprietario…-

-Leonardo anche io posso contribuire al nostro mantenimento… Ho alcuni magazzini in affitto e non dimenticare che possiedo questa casa…-

-Sì, lo so Anna, ma non puoi pensare che io viva di rendita sulle tue spalle… Non ne sarei capace. Non vedo altra soluzione che cercare un lavoro come quello di mio zio e non per vantarmi sono molto bravo, lo sai-

-Sei il più bravo, lo so- le fossette di Anna divennero profonde.

 

Carissima zia Costanza,

non so dirvi con quanta gratitudine io accetti la vostra benedizione, amo tantissimo Leonardo e desidero più di ogni altra cosa sposarlo. Vi chiedo scusa se vi ho tenuto nascosto questo sentimento ma ero sicura che sarei stata osteggiata dal vostro giudizio. Voglio ricordarvi quanto vi sono affezionata e che per me il vostro consenso alla nostra unione ha un valore inestimabile.

Grazie di cuore,

con affetto,

Anna

 

Anche Leonardo approfittò quella mattina per scrivere allo zio Aurelio.

 

Carissimo zio,

il viaggio è andato bene e ho ritrovato la mia Anna.

Mi ama, proprio come mi aveva confidato la signora Bianca: ti prego di ringraziarla da parte mia e dille che le siamo debitori della nostra felicità. Mi fermo nella casa di Anna per qualche giorno in attesa della risposta per un lavoro da fattore vicino Siena.

Sicuramente passerò alla tenuta prima di partire per restituirti Ercole che è stato indispensabile per giungere prima di notte da Anna.

E’ stato bravissimo, il lavoro di addestramento ha richiesto tanto impegno ma mi ha completamente ripagato.

Ti manderò presto una lettera per farti sapere qualcosa riguardo il nuovo lavoro ma sono fiducioso.

Dai un bacio da parte mia a Chiara.

Un saluto a Fiore e a tutti i butteri.

Con stima e affetto,

Leonardo

 

Fecero una passeggiata per la città un paio d’ore e rientrarono per pranzo.

-E’ una città piccola e facilmente percorribile a piedi… Credevo fosse più grande Anna-

-Sì, ma c’è un grande movimento di gente e merci…-

Mentre parlavano si sentì bussare al portone, la loro passeggiata non era passata inosservata in città: era l’avvocato Lambiati.

I due giovani si guardarono e Leonardo intuì la preoccupazione di Anna.

-Cosa gli dirò ora… Lui non è d’accordo, lo so- fece lei allarmata.

-Affrontiamo la situazione serenamente Anna… Mi hai detto che è una brava persona e che ti ha aiutato in tutto questo tempo…-

-Sì, è vero. Spero capisca…-

-Buongiorno avvocato, prego si accomodi…- fece lei.

-Buongiorno Anna, ho saputo che avete ospiti…-

-Sì, vi presento Leonardo Balestra… lavorava per mia zia Costanza alla tenuta…- Anna era in imbarazzo, non era riuscita a presentarlo come avrebbe dovuto.

-Quel Leonardo Balestra?- le fece lui.

-Sì, quello…- disse lei.

-Buongiorno avvocato, Anna mi ha parlato molto di voi- Leonardo distese il braccio per stringergli la mano ma l’avvocato esitò e non fece altrettanto.

-Cosa sta succedendo Anna? Non mi dite che avete ceduto a questa pazzia…Volete fare uno scandalo?- Lambiati si era alterato, il suo volto era sdegnoso.

-Signore, cosa state dicendo… Anna ha la benedizione di sua zia e credo che abbia tutto il diritto di amare chi meglio crede!- fece Leonardo innervosito.

-La benedizione della signora Costanza Valliti?- chiese meravigliato.

I due uomini si guardarono dritti negli occhi, l’avvocato ebbe l’impressione di essere di fronte ad una persona decisa ed ostinata: considerò che lo sguardo ed il modo di atteggiarsi di Leonardo emanavano autorevolezza e credibilità; valutò che era indubbiamente un uomo consapevole di sé, per nulla vittima della propria condizione sociale, un uomo istruito ed intelligente. Che fosse anche di bella presenza non c’era dubbio.

-Avvocato, se vi accomodate potremo parlare con calma, senza agitazione, serve una spiegazione è ovvio e ve la daremo, io e il mio fidanzato, insieme…- finalmente Anna trovò il coraggio di usare quella definizione.

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Capitolo 60
*** Capitolo 60 ***


L’avvocato accettò l’invito di Anna e si sedette sulla poltrona in pelle del salotto, il suo sguardo era ancora eloquente.

Ci fu un momento di silenzio poi Anna cominciò a raccontare cosa era successo il giorno precedente: indispettito per come lo aveva trattato, Leonardo stette in disparte mentre lei parlava.

Lambiati non rimase, come tutti, sbalordito dalla rivelazione del comportamento violento di Valliti.

-Questo purtroppo non mi meraviglia…Troppo spesso ho visto vostro zio esagerare con il bere e trattare in modo spregevole la signora Costanza… Mi dispiace molto per voi signor Balestra… Deve essere stata una rivelazione scioccante…- l’avvocato cominciava a guardare il ragazzo con occhi diversi, soprattutto ora che comprendeva il senso di familiarità che emanava il suo sguardo.

Leonardo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare, al cambiamento di tono dell’avvocato si rilassò e cominciò anche lui a guardarlo sotto un altro aspetto.

-Ciò non toglie, giovanotto, che non abbiate la possibilità materiale di mantenere lo stile di vita nel quale è cresciuta Anna. La costringereste ad una vita di rinunce, una cosa che voi non potete comprendere, mi dispiace dirvelo-

Lambiati era stato sincero, aveva toccato l’unica nota dolente per Leonardo, il motivo che lo rendeva nervoso: l’impossibilità di garantire ad Anna le comodità a cui era abituata, se ne era reso subito conto entrando in quella dimora.

Anna ribatté prontamente alle sue affermazioni, era il suo cuore che parlava:

-Non è un problema per me avvocato, sapete già che il mio stile di vita è nettamente cambiato dalla morte di mio padre… Non vedo perché dovrebbe peggiorare sposando Leonardo…-

-Anna, non posso dire che l’avvocato abbia torto, ti ho già fatto notare che tutto questo è proibitivo per me- Leonardo indicava l’ambiente che li circondava.

-Vedo con piacere che vi siete posto il problema quindi…- gli fece Lambiati.

-Il vero problema avvocato è che non posso rinunciare a lei… Ho passato dei giorni terribili di afflizione e scoramento che non avevo mai provato in vita mia… C’è qualcosa di profondo che ci lega e che supera qualsiasi problema economico. Mi sono innamorato di lei a prima vista ed Anna ha lottato per mesi per cacciare dal cuore questo sentimento, eppure eccoci qui paghi l’uno dell’altra. E’ vero, non posso permettermi molto ma quello che posso guadagnare come fattore sarà più che decoroso per noi-

anche Leonardo aveva parlato con il cuore, ma l’avvocato rimase comunque perplesso.

-Ho paura che dopo un primo momento di euforia e felicità  andrete a scontrarvi con la realtà della vostra condizione Anna. Sapete benissimo che verrete allontanata da tutte le famiglie altolocate della società, è quello che accade a tutti quelli che cadono in disgrazia…Voi Anna avete già avuto un assaggio di questo comportamento meschino dopo che cominciarono a circolare le voci su vostro padre e sul suo disastro finanziario. Nessuno vorrà frequentarvi e forse dovrete andarvene da questa città…- gli occhi dell’avvocato Lambiati si velarono di tristezza.

E continuò:

-Non riesco ancora a credere a quante cose siano successe dalla morte del mio amico Luigi… Avevo pensato per voi un futuro diverso Anna. Neanche vostro padre avrebbe mai immaginato un simile epilogo della vostra vita. Vi adorava come la cosa più preziosa di questo mondo…-

Il ricordo del padre le fece salire le lacrime agli occhi:

-Mi adorava come io adoravo lui… ma tra questa società ipocrita e Leonardo non credo di avere dubbi sulla mia scelta. Forse l’unica cosa che mi dispiacerà sarà perdere la vostra amicizia… ogni volta che entrate in questa casa, mi sembra che da un momento all’altro mio padre possa uscire dal suo studio per venirvi incontro…- Anna cominciò a piangere scossa dai singulti.

L’avvocato si commosse a tal punto che si alzò e andò ad abbracciarla stretta.

-Parola mia Anna, vi accoglierò sempre a braccia aperte nella mia casa e di qualsiasi cosa abbiate bisogno, in nome dell’amicizia che mi legava a vostro padre, io vi sarò accanto- Lambiati era sincero.

Quella che sembrava dover essere una discussione ostile e senza via d’uscita si tramutò in un avvicinamento, in una conferma di stima reciproca.

L’avvocato rimase con loro per pranzo ed ebbe occasione di dare conferma all’impressione iniziale che aveva avuto di Leonardo conoscendolo meglio.

Era un ragazzo giovane ma con la testa sulle spalle, di un’intelligenza brillante e pronto ad osservazioni anche divertenti.

Lambiati si sentì a suo agio per tutto il tempo.

Quando l’avvocato uscì, Leonardo decise di dedicarsi ad Ercole: si era fin troppo riposato nella stalla ed era ora di fargli fare un po’ di movimento.

Giulio lo seguì insieme ad Anna con il calesse trainato da Nina.

Fu un pomeriggio spensierato e divertente per tutti, fecero un lungo giro che li condusse alla fonte del Bullicame, una sorgente calda di acqua sulfurea a poco più di due chilometri dalla città: alti vapori si innalzavano dal centro della fonte, l’acqua vi ribolliva globosa ed incessante trovando poi sfogo in un rivolo che si disperdeva in mezzo alla vegetazione bassa e sofferta.

Leonardo ne rimase molto impressionato ed Anna si divertì a vederlo in quel modo, disorientato e incredulo.

Il ritorno fu altrettanto piacevole con i due giovani che conversavano vicini seppur da differenti altezze: Anna lo osservava, rapita dalla sua figura elegante e forte in completa armonia con i movimenti del frisone.

A cena Teresina preparò della cacciagione apposta per Leonardo: la donna non smetteva di tenerlo d’occhio quando era in casa con Anna e simpaticamente il ragazzo glielo faceva notare.

-Signora Teresa, questa sera dormirete sul divanetto o sulla panca fuori la mia porta?- Leonardo si divertiva un mondo a punzecchiarla.

 

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Capitolo 61
*** Capitolo 61 ***


Le due lettere giunsero ai loro destinatari.

Aurelio fu molto felice per il nipote e anche Chiara che però dovette dare la notizia del suo recente fidanzamento allo stuolo di giovani ragazze che lo adoravano, non corrisposte, da anni.

Anche Cesare e Domenico dovettero ammettere che la perseveranza nel suo caso lo aveva molto ben ripagato.

-Hai capito il nostro Leonardo… Daje e daje ha ottenuto quello che voleva… Pure tu Cè, perché non ti ci metti d’impegno con qualcuna? Ora che il campo è libero forse hai qualche possibilità pure tu…- Domenico lo prendeva apertamente in giro mentre radunavano la mandria.

-Fatte li mejo cavoli tua Domè… E sì che vojo fa la fine tua… tu moje t’ha bello che domato…- gli rispose di rimando Cesare.

 

La lettera di Anna ebbe un effetto inaspettato su sua zia.

La signora aveva avuto modo di ripensare a tutta la vicenda: non si era pentita affatto della benedizione data ai due giovani, era stato in definitiva un buon modo per cercare di riparare a tutto il male fatto a tante persone dal marito, ma le venne in mente qualcosa che avrebbe potuto affossare per sempre i suoi sensi di colpa.

Fece chiamare il fattore nel suo studio e l’uomo arrivò poco prima di pranzo:

-Buongiorno signor Aurelio, ho ricevuto una lettera da mia nipote Anna con la quale mi conferma di essere innamorata di vostro nipote, proprio come aveva detto Bianca… devo darvi atto che mi avete detto la verità… Per caso sapete quali sono i suoi piani? Ha già trovato lavoro da qualche parte che voi sappiate?- fece lei interessata.

-So che è in contatto con un proprietario terriero che cerca un fattore ma non so dirvi di più. E’ in attesa di una sua risposta, poi partirà-

-Sono queste le sue intenzioni allora… Penso di avere di meglio per mia nipote signor Aurelio, ora vi spiego…-

 

Due giorni dopo Anna ricevette una lettera da parte della zia Costanza:

 

Carissima Anna,

in questi giorni ho avuto modo di pensare a tutto quello che è accaduto. Non sono pentita della mia benedizione, se pensi che Leonardo sia l’uomo giusto per te ne sono felice.

Ho saputo dal signor Aurelio che sta cercando un lavoro, è giusto e corretto da parte sua ma non sopporterei di vederti in difficoltà economica, sei pur sempre la figlia del mio adorato fratello.

Una volta sposati anche Leonardo entrerà di diritto a far parte di questa famiglia e credo sia opportuno che abbia la possibilità di permettersi una donna della tua estrazione sociale.

Ci ho pensato molto e credo che sia suo diritto, come unico figlio maschio di tuo zio Adolfo, ereditare parte dei suoi beni.

C’è una tenuta di circa seicento ettari nei dintorni di Orvieto. La proprietà è dominata da una villa signorile con annesse scuderie e vari casali: ci sono oliveti e frutteti, i terreni sono adatti anche per la coltivazione di cereali mentre una grossa parte è adibita a pascolo e boschi.

La villa è in discrete condizioni mentre il territorio è stato trascurato da quando è morto tuo zio Adolfo. Se vorrete vi farò dono della proprietà come regalo di nozze: ho fatto alcuni calcoli e credo che la rendita che ne trarrete, viste le capacità di Leonardo, vi permetterà di vivere più che decorosamente.

Ne ho già parlato con il signor Aurelio e si è detto disponibile a visionare la tenuta con il nipote per vedere cosa occorra per permettergli di iniziare a coltivare.

Credo sia giusto e corretto che il tuo futuro marito erediti parte del patrimonio di quell’uomo che uno strano destino ha purtroppo scelto per lui come padre.

Aspetto tue notizie prima di avviare le pratiche con il mio notaio.

Bambina mia, ti stringo forte,

con affetto,

tua zia Costanza.  

 

Anna lesse la lettera tutta d’un fiato e la rilesse di nuovo perché pensò di aver capito male.

Le mani le cominciarono a tremare e si dovette mettere seduta poiché le gambe non la reggevano più per l’emozione.

Il consenso a quella unione veniva pienamente confermato dalla zia attraverso la donazione a Leonardo di parte dei beni dello zio Adolfo: Anna considerò quello come un generoso atto di giustizia.

-Teresina, Teresina…- Anna piangeva e rideva insieme.

-Santo Cielo… Anna cosa è successo?-

La donna si era precipitata in salotto, non capiva cosa avesse letto di tanto importante da renderla così euforica.

-Teresina… Dov’è Leonardo? Ho una notizia straordinaria per lui…-

-Credo sia con Giulio in giardino…-

-Vallo a chiamare, sono così emozionata che non mi reggono le gambe…-

-Vado subito Anna…-

Leonardo corse su per le scale e raggiunse Anna.

-Mi hai mandato a chiamare? Cos’è successo?-

-Leggi amore mio, mia zia ha un gran cuore, un dono perfetto per te… per noi, non avremo più problemi… staremo sempre insieme!-

Anna gli passò la lettera e Leonardo dopo averla letta rimase serio, assorto nei suoi pensieri.

-Ma non sei felice? Cercavi lavoro come fattore e invece ora diventerai proprietario terriero…-

-E’ la proprietà di famiglia di quell’uomo… di un ubriacone violento… Se fosse in vita mi disprezzerebbe come un bastardo, non gli importerebbe nulla di me…-

Anna rimase senza parole, l’euforia sul suo volto lasciò posto al disagio, non aveva pensato che Leonardo avrebbe potuto considerare quella proprietà sotto quell’aspetto.

-Cosa vuoi fare… rinunciare?-

-Non lo so… voglio pensarci-

-Sei ancora arrabbiato per ciò che hai scoperto… Ma pensaci… potrebbe essere una cosa molto importante per te. Orvieto non è lontana da Viterbo…-

Anna non si era minimamente accorta di quanto profondamente lo avesse fatto soffrire la notizia di chi fosse il padre e della violenza che aveva subito la madre. Non conosceva questo suo lato caratteriale, questo suo tenersi tutto dentro soffrendo in silenzio. Aveva accantonato quel dolore in fondo al cuore, si era concentrato su Anna e sul suo amore e ora questa notizia lo metteva nuovamente di fronte alla realtà.

Anna capì che la situazione era molto delicata e l’ultima parola sarebbe comunque spettata a Leonardo.

-Amore mio, prenditi pure del tempo… e voglio dirti che qualunque cosa deciderai per me andrà bene- Anna voleva fargli sentire la sua vicinanza, fargli capire che non era solo.

-Ho bisogno di fare un giro… di pensare. Prendo Ercole… tornerò dopo pranzo- non la guardò neppure negli occhi mentre parlava, era palesemente turbato e inquieto.

Leonardo cavalcò per ore, non vedeva nemmeno i sentieri che imboccava, l’importante per lui era muoversi.

Pensò a cosa avrebbe dovuto farne di quell’offerta: doveva accettare e fingere di essere contento di possedere qualcosa che era appartenuta ad un mostro, un violento? Considerò con amarezza che forse sarebbe stato meglio se non avesse mai saputo nulla di quella vicenda.

Leonardo si ritrovò così in solitudine ad affrontare la prova più ardua della sua intera esistenza: in alcuni tratti spingeva Ercole al galoppo, in altri trovava un po’ di pace e lo riduceva al passo, l’andatura del cavallo esprimeva il suo turbamento.

Non si accorse che si stava facendo sera, che Anna lo aspettava e sicuramente era in pensiero per lui. Si sentiva stanco e ancora non aveva deciso cosa fare.

Giunse a Piazza delle Erbe poco prima dell’ora di cena.

Anna era in pena, erano ore che si struggeva cercando di capire dove fosse andato, come lo avrebbe ritrovato se gli fosse accaduto qualcosa.

Si presentò all’ingresso della stalla con Ercole completamente sudato, entrò e si occupò subito di lui togliendogli la sella e strofinandolo con cura con della paglia pulita per asciugarlo, intanto lo stallone iniziò a rilassarsi dedicandosi alla biada della sua mangiatoia.

Giulio lo aveva sentito entrare e andò ad avvisare del suo arrivo Anna che si precipitò da lui.

-Leonardo…- Anna corse ad abbracciarlo.

-Scusami Anna, non mi sono reso conto di essere stato via così tanto…-

-Sono stata molto in pensiero per te… Non sapevo più cosa pensare…-

-Perdonami, non so che mi succede… pensavo di aver superato il trauma di questa notizia, ma evidentemente non è così. Il pensiero di poter diventare come lui, violento ed egoista, mi tormenta…-

-Ma cosa dici… tu non sei come mio zio… Quello era un uomo infelice che affogava nel vino la sua amarezza. Lui e mia zia non si sono mai amati Leo, noi ci vogliamo bene invece, io ti amo. Ascoltami ti prego… Devi riportare Ercole alla tenuta, vero? Allora chiedi consiglio a tuo zio Aurelio e con lui potresti andare a vedere la proprietà se vuoi, come ti ha consigliato mia zia… Poi deciderai. Nessuno ti farà fretta amore mio.

-Sì, potrei fare così… Forse mio zio mi può dare un consiglio-

Avere Anna accanto a sé fu un conforto enorme per lui in quel momento.

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Capitolo 62
*** Capitolo 62 ***


Dopo cena parlarono a lungo in salotto e, indipendentemente da quello che avrebbe deciso di fare, Leonardo voleva programmare il loro matrimonio.

Alcuni mesi sarebbero stati indispensabili per permettergli di organizzarsi nel lavoro, che fosse stato a Siena o a Orvieto.

-Mi dispiace Anna di non averti portato l’anello di fidanzamento, sono partito dalla tenuta in fretta e senza sapere come sarebbero andate le cose tra di noi… ma la prossima volta che verrò lo avrò con me, te lo giuro: voglio che tutti sappiano che sei mia…-

Non voleva partire proprio ora che dopo tanto penare si erano ritrovati, ma non poteva fare altrimenti.

-Leo, se non ti dispiace, io vorrei indossare come anello di fidanzamento quello che mio padre regalò alla mamma…Ci terrei tanto, è un anello che per me ha un grande valore affettivo e tu potresti utilizzare i soldi risparmiati per meglio sistemarci in futuro…- Anna aveva deciso di chiederglielo prima che partisse.

-Dici sul serio o è solo per non farmi spendere?- Leonardo la guardava con fare indagatore.

-No amore mio, ci terrei veramente… Se mi dai un minuto lo vado a prendere…-

Teresina assisteva come sempre in disparte ai loro colloqui ma questa volta cominciò a sentirsi di troppo, almeno in quella circostanza voleva lasciarli soli e con una scusa scese in cucina.

Anna tornò con una piccola custodia di raso blu e la mise nelle mani del fidanzato. Il ragazzo la aprì e vide un elegante anello sormontato da un solitario che sprigionava i bagliori dell’arcobaleno: non si intendeva di diamanti ma in vita sua non ne aveva mai visto uno così bello e lucente.

-Sai che non me lo sarei mai potuto permettere un anello come questo…- Leonardo rimase senza parole nell’osservarlo.

-Sia come sia, a me piacerebbe indossarlo… sempre se a te non dispiace, è ovvio…- Anna sorrideva felice.

Leonardo prese l’anello e lo infilò all’anulare di Anna poi  avvicinò la sua mano alla bocca e lo baciò:

-Ora siamo ufficialmente fidanzati Anna…-

-Sì, è così…-

I due giovani si guardarono eloquenti negli occhi e suggellarono quel momento baciandosi e tenendosi stretti, almeno fin quando Teresina reputò opportuno ritornare da loro per mettere fine a quel pericoloso silenzio.

 

Leonardo partì prima dell’alba con Ercole, se non ci fossero stati problemi sarebbe arrivato alla tenuta prima di pranzo.

Ebbe quindi molto tempo per ripensare alla proposta della signora Costanza e comunque non vedeva l’ora di parlarne con suo zio Aurelio.

Portava con sé anche una lettera di Anna per sua zia con la quale la ringraziava profondamente del regalo e la informava che rimetteva la decisione finale, se accettarlo o meno, nelle sole mani di Leonardo.

Il ragazzo giunse alla scuderia poco prima di mezzogiorno e vi trovò Fiore:

-Bentornato Leonardo, ti vedo finalmente felice e soddisfatto, la signorina Anna sta bene?-

Leonardo smontò da Ercole ed abbracciò Fiore:

-Sì, sta bene ed è andato tutto bene, oltre ogni mia aspettativa e come saprai abbiamo anche la benedizione di sua zia…- Leonardo era visibilmente contento e appagato.

-Vado a casa, faccio una sorpresa a Chiara e allo zio, ci vediamo dopo Fiore, ciao-

-Ciao ragazzo mio-

 

Trovò Chiara intenta a preparare qualcosa sul fuoco del camino, il profumo era così intenso e stuzzicante che il ragazzo affamato lo odorò fin da fuori la porta.

-Ecco la mia cugina preferita!-

-Leonardo! Finalmente sei tornato, fatti abbracciare!- Chiara aveva le lacrime agli occhi, erano accadute così tante cose che ancora faticava ad immaginare Leonardo ed Anna insieme.

-E’ andato tutto come speravi cugino?-

-Sì Chiara, ci amiamo e presto ci sposeremo…-

-Sono senza parole… So che sei deciso e tenace, ma riuscire a sposarti con una ragazza simile…- Chiara lo aveva sempre ammirato perché sapeva quello che voleva e faceva di tutto per riuscire ad ottenerlo.

-Papà, a proposito, mi ha detto tutto… sono molto dispiaciuta per quello che è successo alla zia Sara…-

-Grazie Chiara, è stata una notizia traumatizzante per me… ma dov’è lo zio? Ho bisogno di parlargli…-

-Dovrebbe arrivare a momenti. Intanto vatti a lavare che apparecchio-

Lo zio Aurelio arrivò poco dopo: abbracciò il nipote e si commosse così tanto nel vederlo che si dovette mettere seduto.

-Quante cose sono accadute figliolo, la tua vita è cambiata in meglio e per sempre, sono felice per te e per la signorina Anna-

-Sono finalmente felice zio, non lo avrei mai creduto possibile… Anna mi ama…- Leonardo sprigionava contentezza e soddisfazione da tutti i pori.

Fu una riunione di famiglia importante per lui: ebbe modo di rilassarsi sentendosi a casa ed ebbe anche l’opportunità di parlare con lo zio della tenuta che la signora Costanza voleva donargli.

-Secondo me figliolo è una occasione unica, la signora ti dà la possibilità di avere una vita agiata, del resto non permetterebbe mai alla nipote di vivere in ristrettezze. Ne ho parlato con lei, ti consiglia di andare a visionare la tenuta e di decidere… Poi lo sai che voleva bene a tua madre, è un modo per farsi perdonare…-

Ascoltò lo zio attentamente, gli parlava con il cuore in mano ma anche Leonardo era mosso da sentimenti che nascevano dal cuore.

-Zio, il solo pensiero di abitare in una casa dove ha abitato lui… non lo so ma mi dà un gran fastidio…-

-Dimenticati di lui… Pensa solo al bene tuo e di Anna… Avrete dei figli da mantenere e far studiare e senza quella proprietà sarà difficile farlo. Dopotutto anche se era la sua casa di famiglia vi ha abitato solo in gioventù e successivamente di rado durante i periodi estivi… quell’uomo era sempre in viaggio per un motivo o per l’altro. Andiamo a vederla insieme, forse ti piacerà così tanto che tutto il resto passerà in secondo piano…-

Aurelio riuscì a rincuorare il nipote tanto da fargli decidere di partire entro pochi giorni.

 

La signora Costanza lesse la lettera di Anna che le consegnò Chiara ed espresse il desiderio di incontrare Leonardo nel pomeriggio, voleva parlargli per sapere come stesse la nipote.

-Buongiorno Leonardo… avete fatto buon viaggio?-

-Buongiorno signora. Sì grazie, ho viaggiato benissimo…- Leonardo la guardava con una espressione indecifrabile.

-Vi ho mandato a chiamare perché vorrei sapere come sta Anna… Ha ancora i lividi al collo?-

-Sì, qualcuno ancora si vede e soprattutto il taglietto della spilla, ma lo nasconde bene con il colletto alto. Se volete sapere se è felice, penso lo sia profondamente, come lo sono io ora…Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto per noi e anche per il vostro dono, ma comprenderete che ho saputo solo di recente la verità su quello che è successo a mia madre e ho qualche difficoltà ad accettare un bene di famiglia di vostro marito…-

-Non fatevi scrupoli… Aveva già abbandonato le sue proprietà ben prima che ci sposassimo… Non gli è mai importato nulla della terra, ero sempre io che cercavo di mantenerla in ordine e renderla produttiva nonostante le sue resistenze. Potremmo anzi dire che se vi occupaste di quella tenuta gli fareste un dispetto…- un sorriso malizioso e beffardo comparve sulla bocca di quella donna austera ed anche Leonardo, forse per la prima volta, sorrise di rimando al suo cospetto. Il ghiaccio tra i due era rotto: due persone con lo stesso carattere tenace e risoluto si erano per la prima volta avvicinate e avevano trovato un’intesa, contro ogni previsione.

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Capitolo 63
*** Capitolo 63 ***


Qualche giorno dopo Leonardo e Aurelio partirono all’alba alla volta della tenuta del notaio Valliti estesa tra Orvieto ed il lago di Bolsena.

Giunsero all’ingresso della proprietà poco dopo mezzogiorno, il custode era stato avvertito per tempo del loro arrivo e li aspettava sul portale d’ingresso alla villa.

L’immagine che dava l’edificio dall’esterno era quello di una villa signorile di discrete dimensioni ma trascurata da diverso tempo: l’erba era cresciuta nelle grondaie del tetto, i muri che la circondavano erano incrostati di terra e muschi mentre siepi e arbusti, nati per caso, erano stati lasciati crescere con noncuranza un po’ ovunque.

La prima impressione confermò appieno quello che gli aveva raccontato la signora Costanza.

Varcarono quindi il portone d’ingresso e si ritrovarono in un ampio atrio che dava accesso a diversi vani: un salone doppio dominato da un grande camino scolpito, un elegante studio con biblioteca ed una sala da pranzo luminosissima.

I soffitti erano alti e decorati con cassettoni scolpiti, le pareti nella sommità facevano sfoggio di affreschi con scene di vita campestre e animali domestici che bene si accordavano con il paesaggio circostante il villino.

Un’altra grande porta vetrata su modello di quella della tenuta della signora Costanza si apriva dal salotto su uno spazioso balcone da cui si poteva osservare un giardino ormai del tutto abbandonato: antichi giochi geometrici di siepi basse erano sfuggiti e trascurati, piante di limoni quasi secche dominavano i vasi di terracotta disposti in fila contro il muro del giardino, persino la fontana centrale era vuota d’acqua e piena d’erbacce. Salirono l’ampia scalinata che portava al piano superiore e si ritrovarono in un luminoso corridoio da cui si accedeva alle camere. Quel piano era in definitiva meglio mantenuto del resto della villa, la sensazione che ebbe Leonardo fu quella di trovarsi in una dimora sontuosa e guardò meravigliato lo zio:

-Mi sento a disagio, non so se saprei abituarmi a vivere in un posto del genere, non mi sentirei a mio agio… non c’entro niente con questo posto per ricchi…- il ragazzo era frastornato da tanto lusso.

-Leonardo non ti focalizzare su questo, alla villa e al giardino penserà Anna, il tuo compito figliolo è là fuori… tu devi far tornare ad essere produttiva questa terra… Non sarà un lavoro facile ma con l’esperienza che ti sei fatto, hai tutte le carte in regola per riuscirci…- Aurelio indicava con la mano le colline che si estendevano a perdita d’occhio verso l’orizzonte.

Aprirono la vetrata che dava accesso al balcone della facciata e respirarono profondamente quell’aria dolce e ventilata.

L’odore della campagna prodotto dalla mescolanza del profumo dei fiori e delle erbe riscaldate dal sole li investì e i due uomini si guardarono eloquenti: quella tenuta era un dono del cielo.

 

Mangiarono qualcosa nella grande cucina al piano terra e poco dopo partirono per fare un lungo sopralluogo delle campagne: dolci colline e ampi spazi pianeggianti si alternavano, la zona era ben ventilata ed anche con tutto il caldo della stagione estiva i due uomini sentirono di trovarsi in un posto accogliente e ben posizionato. La terra sembrava grassa e adatta sia per coltivare che per allevare bestiame.

La proprietà contemplava alcuni poderi minori che erano stati dati in affitto e i due vollero andare a parlare con gli affittuari per avere ulteriori notizie sulla vocazione di quel territorio.

Leonardo cominciò a considerare che gli affitti sarebbero stati utili per gli investimenti iniziali in macchinari e attrezzature di vario genere ma che ci sarebbe anche voluto molto lavoro per risistemare la villa: per questo motivo valutò che avrebbero potuto abitare a Viterbo fintanto che non fosse stata pronta.

Quando Leonardo si accorse di fare mentalmente queste valutazioni, capì in cuor suo che aveva accettato di prendersi cura della tenuta e di affrontare la sfida di riportare all’antico splendore quel magnifico posto.

Leonardo abbracciò lo zio, i suoi consigli erano stati fondamentali per fargli superare quel delicato momento e per guardare con fiducia ed ottimismo alla possibilità che gli dava la signora Valliti di cambiare la sua vita e quella di Anna per sempre.

Si fermarono a dormire nella villa ed il giorno dopo ripartirono, Aurelio per la tenuta in maremma e Leonardo in direzione di Viterbo per parlare con Anna:

-Arrivederci a presto zio…Ti devo molto… Non sarei così felice se non avessi avuto la fortuna di crescere con te, grazie- fece Leonardo commosso.

-E’ stato un onore per me aver mantenuto la parola con mia sorella… dopotutto aveva ragione lei, averti cresciuto con amore ti ha permesso di essere un uomo migliore figliolo, ti voglio bene Leo-

-Ti voglio bene anch’io zio-

 

Leonardo arrivò da Anna prima di sera, la ragazza intuì dal suo sguardo euforico la decisione che aveva preso:

-Anna, amore mio, è un posto bellissimo, con lo zio lo abbiamo in parte visitato ed è incredibile…-

-Sono felice Leo, felice di vederti sereno finalmente…-

-Sì, ho parlato con tua zia…-

-Hai parlato con mia zia? E cosa vi siete detti? Mi siete sembrati sempre cane e gatto!- Anna era incredula.

-Non ci crederai, ma abbiamo scoperto di intenderci su diverse cose ed è stata anche molto gentile con me questa volta. Sicuramente è per merito tuo Anna, perché mi ami e si fida del tuo giudizio…-

-Allora dobbiamo decidere che fare… Possiamo programmare il nostro matrimonio…- fece Anna.

-Sì, e dobbiamo decidere se stare qui a Viterbo o rendere abitabile nuovamente la villa e trasferirci subito…-

-Vorrei che decidessi tu amore mio. Se pensi sia più importante occuparsi della coltivazione del terreno e dell’acquisto del bestiame, possiamo posticipare i lavori alla villa e trasferirci poi…- Anna cominciava a fare valutazioni che un tempo non avrebbe mai pensato di fare.

-Stai pensando proprio come farebbe la moglie di un fattore…- Leonardo, orgoglioso di lei, la strinse tra le braccia e la baciò con trasporto: Teresina alzò gli occhi al cielo in segno di resa.

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Capitolo 64
*** Capitolo 64 ***


Furono mesi molto impegnativi quelli che precedettero il matrimonio.

Leonardo era ormai assorbito dall’avvio dei lavori stagionali della tenuta e portava avanti i suoi impegni in modo egregio: aveva acquistato un certo numero di capi di bestiame ed ingaggiato alcuni butteri, mentre una volta al mese raggiungeva la sua Anna in città per qualche giorno.

I mesi volarono, c’erano così tante cose da organizzare tra la nuova proprietà e la villa che non si accorsero del passare del tempo.

Anna intanto si era occupata dei preparativi del matrimonio: si sarebbero sposati il primo sabato del mese di febbraio.

A gennaio venne infatti celebrata la messa per il primo anniversario della morte del padre ed il periodo di lutto che Anna voleva rispettare in sua memoria terminò.

Conoscendo Leonardo, non avrebbe aspettato più del dovuto per convolare a nozze con la donna che amava.

Avevano deciso per una cerimonia semplice e per pochi intimi, sarebbe stata presente la famiglia Lambiati al gran completo e poche altre persone che avevano continuato a dimostrarle affetto nonostante quello che era accaduto al padre l’anno precedente. Sarebbero state presenti anche le sue amiche Carla, Angela ed Emilia ma senza i rispettivi genitori: Anna non chiese loro spiegazioni ed accettò la loro scelta in linea con quanto profetizzato dall’avvocato Lambiati riguardo la sua emarginazione dalla società viterbese, era così felice che non se ne curò affatto.

La ragazza aveva parlato di Leonardo con loro presentandolo come giovane proprietario terriero, ma non aveva voluto dare troppe informazioni per evitare per quanto possibile eventuali scandali.

Nei loro progetti c’era la sistemazione e l’organizzazione del territorio della tenuta, che sarebbe stata la principale fonte di reddito della nuova famiglia, e solo successivamente si sarebbero occupati del restauro del villino per il quale avrebbero dovuto investire molti soldi. Avevano deciso infatti di abitare per tutto il tempo necessario nella casa di Anna a Viterbo ed in seguito di trasferirsi nella nuova casa, senza fretta. Dopo sposati avrebbero raggiunto come graditi ospiti la tenuta della zia Costanza festeggiando nuovamente l’evento alla maniera dei butteri con una grande festa nell’aia insieme a tutti gli amici e ai dipendenti della tenuta. La donna, per motivi di salute, si era infatti risparmiata lo spostamento in carrozza e li aveva invitati nella sua villa per il viaggio di nozze. Una proposta accolta con grande emozione dai due giovani che permetteva a Leonardo di stare vicino alla sua famiglia per un po’ di giorni e ad Anna di ringraziare e coccolare la zia principale artefice di tanta felicità.

 

Il giorno del matrimonio arrivò, benedetto da una giornata mite e soleggiata.

Anna raggiunse a piedi la chiesa di Sant’Angelo in Spatha, poco distante da casa, accompagnata da Teresina, Giulio e dall’avvocato Marcello Lambiati che la teneva sottobraccio.

In questa occasione fu lo stesso avvocato che si propose di sostituire la figura del suo carissimo amico Luigi, un ruolo che l’uomo svolse egregiamente.

Anna indossava un abito in pizzo molto elegante aderente nel punto vita e con delle ampie maniche: una lunga fila di bottoncini di raso bianco le scendeva da dietro il collo lungo la schiena.

Utilizzò inoltre, in ricordo della madre, il velo finemente ricamato di cui aveva fatto sfoggio il giorno del suo matrimonio.

Il piccolo gruppo di persone venne osservato con curiosità dai passanti e dalle persone affacciate alle finestre: buona parte dagli abitanti della zona conosceva ed apprezzava il carattere umile e buono di Anna e non volle perdersi il suo passaggio.

Leonardo, elegantissimo, l’aspettava vicino all’altare insieme a don Pietro.

Accanto a lui c’era l’amico di sempre Cesare e l’impagabile zio Aurelio che teneva sottobraccio una emozionatissima Chiara.

La visione di Anna commosse Leonardo che rimase abbagliato dalla figura delicata e splendente che gli veniva incontro nella luce del mattino: gli occhi di Anna erano del blu più bello che avesse mai visto, le fossette gli sembrarono più incantevoli e seducenti che mai e Leonardo, impulsivo com’era, si dovette trattenere dal baciarla appena le fu accanto.

Organizzarono il pranzo nella sala banchetti dell’albergo Antico Angelo nella stessa Piazza d’Erbe dove lavorava un noto cuoco che preparò un menù appositamente per l’occasione.

Fu un giorno di festa e felicità per tutti.

 

Avevano salutato gli invitati e si erano ritirati in casa stanchi ma felici.

Il grande camino era acceso e la giovane coppia di sposi si trattenne per un po’ in salotto.

-Sai cosa mi ha detto mio zio Aurelio?-

-Cosa Leo?-

-Quando rientreremo a Viterbo dalla tenuta tua zia Costanza ci permetterà di prendere con noi Ercole…- le rivelò felice.

-Veramente?- come se la zia non le avesse già concesso abbastanza: Anna era al settimo cielo.

-Amore mio, riempiremo la stalla di cavalli e la villa di bambini, saremo la coppia più felice di questo mondo…Vado a vedere come si sono sistemati lo zio, Chiara e Cesare, poi ti raggiungo in camera- Leonardo la baciò.

Anna e Teresina avevano nei giorni precedenti risistemato e messo in uso le camere nel lato di casa che dava su Via del Corso: i loro ospiti avrebbero dormito per la prima volta in vita loro in stanze riscaldate da un camino confortevole e arredate con mobili eleganti.

 

Il camino della loro camera era acceso: una fiamma calda e piacevole ondeggiava morbida.

Teresina stava disponendo la camicia da notte di Anna sulla poltrona vicino al letto.

Leonardo entrò in camera e vide la governante che armeggiava con l’abito da sposa di Anna.

-Cosa state facendo signora Teresa?-

-Aiuto Anna a prepararsi per la notte…-

-No, grazie, aiuterò io Anna a cambiarsi- Teresina rimase senza parole, le sembrò piuttosto sconveniente quella richiesta da parte sua.

Leonardo le si avvicinò alle spalle, la attirò a sé cingendole le braccia intorno alla vita e sussurrò all’orecchio di Anna:

-Questo vestito mi ricorda quello che indossavi per il battesimo di Settimio… Ancora me lo ricordo e mi rammento quanto ho desiderato sbottonarlo…- la baciò dietro l’orecchio.

-Questa volta che posso farlo, voglio godermi l’apertura di ogni singolo bottone…-

-Leonardo…- Anna lo ammonì con lo sguardo. Teresina era ancora in camera.

-Signora Teresa domani mattina potrebbe portarci la colazione intorno alle sette e mezza? Se non le spiace potrebbe lasciarla fuori la porta? Penserò io poi a portarla dentro-

-Cosa volete che vi porti?- chiese lei attenta.

-Tutto quello che c’è di buono in dispensa signora- Leonardo le fece un ampio sorriso.

-Allora buonanotte…- fece la governante.

-Buonanotte Teresina, grazie- fece Anna.

La donna uscì dalla stanza e si avviò verso le scale.

Leonardo ebbe un sussulto, si era dimenticato di chiederle una cosa e si affacciò alla porta divertito.

-Signora Teresa, questa notte non dormirete qui fuori sul divanetto, vero?-

 

 

               

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