Like Brothers

di kamy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Fratellone ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Separazione ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Fratellino ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Sei il mio piccolo guaio ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Dopo la missione ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Punishment ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Le lacrime di Kakaroth ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Son of man ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Allenamento ***
Capitolo 10: *** Cap.10 La bugiarda ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Scontro interrotto ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Notte, fratellino ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Vegeta, non morire ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Dragonball ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Vorrei un cucciolo ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Piccolo ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Yamcha ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Crilin ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Lacrime di sangue ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Revelation ***
Capitolo 21: *** Cap.21 You’ll be in my heart ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Incontri/Scontri ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Intermezzo ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Sempre più vicini ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Tingo ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Remember ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Gohan ***
Capitolo 28: *** Cap.28 ‘Goku’ ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Talk to me ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Prima uccisione ***
Capitolo 31: *** Cap.31Mostri ed eroi ***
Capitolo 32: *** Cap.32 Prigioniero dell’orgoglio ***
Capitolo 33: *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Capitolo 34: *** Cap.34 Prigionieri del drago ***
Capitolo 35: *** Cap.35 Febbre notturna ***
Capitolo 36: *** Cap.36 Febbricitanti ammissioni ***
Capitolo 37: *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Capitolo 38: *** Cap.38 Vegeta vuole raggiungere Kakaroth ***
Capitolo 39: *** Cap.39 Lo scontro volge al termine ***
Capitolo 40: *** Cap.40 Vegeta contro Freezer ***
Capitolo 41: *** Cap.41 Addio, fratellino ***
Capitolo 42: *** Cap.42 Il nostro sogno ***
Capitolo 43: *** Cap.43 Tutto bene quel che finisce bene I° parte ***
Capitolo 44: *** Cap.44 Tutto bene quel che finisce bene II° parte ***



Capitolo 1
*** Cap.1 Fratellone ***


Like Brothers

 

Cap.1 Fratellone

 

La navicella di Freezer vagava a velocità sostenuta, sfrecciando tra i pianeti, girando su se stessa o scendendo in picchiata attraverso lo spazio profondo. Superava decine e decine di pianeti di diverse dimensioni, alcuni di essi di un solo colore tendente al rosso, al violo o al verde, altre volte passando accanto a planetoidi con diverse sfumature. La luce dei diversi soli, quasi sempre di un giallo brillante, si rifletteva sulla sua superficie bianca cromata. Al contrario non veniva rimandata dalle grandi cupole di simil vetro, oscurate dall’interno. Solo l’immensa cupola da cui guardava il padrone della navicella, ogni tanto, rimandava alcuni riflessi sulla grande calotta azzurrina.

Man mano che si avvicinava a un pianeta, i portelloni al cui interno si trovavano le zampette di metallo candido, fremevano. Una serie di portelloni sferici contenevano navicelle bianche sferiche, simili a spore, attivante per la partenza e l’invasione.

Ogni tanto qualche minuto asteroide si abbatteva sui fianchi frastagliati, coperti da delle rivestiture simili a titanici pannelli di legno, ma resistenti agli urti cosmici.

All’interno del mezzo si profilavano labirintici dedali di corridoi di metallo, che si affacciavano si innumerevoli stanze chiuse da delle porte automatiche.

Nella parte più buia e meno illuminata del mezzo si trovavano i cubicoli adibiti a camere da letto per i saiyan, prive degli aerosi bagni del resto del veicolo spaziale.

In una di queste stanze si rifletteva la fioca luce di una torcia, abbandonata sul letto adibito anche a tavolo. Nel medesimo talamo era seduto il principe dei saiyan, intento a infilarsi la battle-suit sul corpo smagrito, ma muscoloso.

Un piccolo della sua stessa specie correva davanti a lui, agitando rapidamente le braccia e lasciandosi sfuggire delle rumorose risate.

“Vuoi stare fermo due secondi?

Non riesco a prepararmi con te che continui a correre avanti e indietro.

Perché non vai a infastidire tuo fratello o Nappa?” domandò Vegeta. Teneva gli occhi socchiusi e le labbra piegate in una smorfia, mentre era intento a infilarsi uno stivaletto.

“Voglio stare con te prima che tu parta” mormorò l’altro, con gli occhi liquidi. La sua voce supplicante risuonò sulle pareti di metallo della minuta stanzetta.

Vegeta sbuffò sonoramente, a pieni polmoni.

< Odio quando mi fai gli occhioni da cucciolo, non riesco proprio a dirti di no > pensò, scuotendo il capo. Facendo ondeggiare le ciocche more larghe tre dita che componevano la sua frangetta e muovendo la punta dei suoi notevoli capelli a fiamma.

“Facciamo così, moccioso. Puoi accompagnarmi fino alla navicella. Appena vedi che sta arrivando Lord Freezer, ti sbrighi ad andartene” cedette con tono rassegnato.

< Prima di metterti nei guai o direttamente farti ammazzare > rifletté.

L’altro saltellò sul posto, sorridendo, dimenando ritmicamente la voluminosa coda di pelliccia castana.

Vegeta finì di prepararsi, si alzò in piedi e gli sfuggì un sorriso, passandogli una mano tra i capelli e scompigliandoglieli. Si allontanò con passo marziale, l’altro lo seguì, trotterellandogli dietro.

“Fratellone…” chiamò con voce infantile.

“Io non sono Radish, perciò non chiamarmi in quel modo… Kakaroth…” rispose Vegeta, con tono esasperato.

 

 

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Capitolo 2
*** Cap.2 Separazione ***


Cap.2 Separazione


Kakaroth dimenò la coda e piegò di lato il capo, facendo ondeggiare i capelli a cespuglio, ogni ciocca mora era larga tre dita.

< Mi avrà ripetuto un’infinità di volte di non chiamarlo fratellone, come di non coricarmi la notte insieme a lui perché nel sonno scalcio… Mi basta ignorarlo > pensò, ridacchiando interiormente.

“Perché Lord Freezer vuole che distruggiamo per forza i pianeti?

A me non piace combattere. Per questo fai finta che vengo con te anche se non è vero?

Perché…” cominciò a domandare parlando a raffica.

< Quando fa così, capisco perfettamente perché Radish lo accontenta in tutto e quel colosso di Nappa lo implora.

Oh, ma io non cedo. Mi basterà fare finta di non sentirlo > rifletté Vegeta. Continuò a proseguire con passo cadenzato fino alla sua navicella candida, si voltò e rivolse al più piccolo uno sguardo glaciale.

Kakaroth si mise entrambe le manine sulla bocca, deglutendo, abbassando lo sguardo.

< Mi sa che si è davvero arrabbiato > rifletté. Sbirciò di sottecchi e guardò l’altro estrarre un telecomando, iniziando a impostare la navicella sulle coordinate. <… O forse no. Voleva solo stessi zitto. Teoricamente dovrei chiamarlo: “principe” o “vostra altezza”, ma da quando ho memoria lo chiamo solo Vegeta >. Abbassò le mani e deglutì nuovamente, battendo le palpebre.

< Ha solo nove anni ed è già alto il doppio di me alla sua età. Crescendo si farà alto come Radish.

Finirà che sembrerà lui il più grande, anche se io ho già quattordici anni.

Dannazione, in questa base sono più alto solo di Guldo e di Lord Freezer > rifletté Vegeta.

“Lord Freezer ordina, non si chiedono spiegazioni su ciò che desidera” rispose secco.

Kakaroth giocherellò con il lobo del proprio orecchio.

< Lord Freezer questo, Lord Freezer quello. Non vedo l’ora che ‘fratellone’ lo sconfigga. Me lo ha promesso!

Sono stufo lo tratti sempre così male! Non lo fa mangiare, non lo fa dormire.

Magari se non dividesse con me le sue minuscole razioni di cibo di nascosto non sarebbe magrissimo. Sono piccolo, non stupido! > rifletté, corrugando la fronte.

“Finalmente hai deciso di rimanere in silenzio.

Eri perso nei tuoi soliti castelli in aria?

O pensavi al cibo?” domandò Vegeta, aprendo il portellone della navicella.

“Se ci fossero i castelli in aria mi ci porteresti?” chiese Kakaroth.

Nell’hangar delle navicelle entrarono Nappa e Radish, indossavano le tute e avevano gli scouter attivi.

Vegeta si sistemò la frangetta, che gli era finita davanti agli occhi, dietro l’orecchio.

“Tsk, forse” borbottò.

Kakaroth si aggrappò alla sua gamba e tirò su con il naso, aveva gli occhi liquidi.

“Non andare di nuovo” piagnucolò.

< Non voglio finisca ancora nella camera rigeneratrice.

Quando torna ogni volta dorme per giorni stremato, ricoperto di ferite. Penso siano gli altri mercenari a fare i bulli con lui > gemette mentalmente.

“Non fare i capricci come tuo solito. Ora lasciami andare a vai da tuo fratello Turles. Capito?” ordinò Vegeta.

Kakaroth gli fece una linguaccia e corse via.

Vegeta scosse la testa e sospirò.

< Vorrei poterti portare via da qui > pensò.


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Capitolo 3
*** Cap.3 Fratellino ***


Cap.3 Fratellino

 

Vegeta sciolse le braccia che teneva incrociate al petto e appoggiò la mano accanto all’oblò rosso sangue, guardando lo spazio all’esterno, galassie, stelle e pianeti si susseguivano in enormi ammassi di polvere stellare.

< Mi perdo in quest’oscurità, nera come la mia anima. Non mi capacito.

Come uno come me, un mostro che vive nel sangue delle sue stesse vittime, ha potuto affezionarsi a te? Kakaroth, sei un cucciolo: così ingenuo, dalla risata che scalda il cuore. Come fa quel moccioso ad appartenere alla mia stessa razza assassina? >. Espirò rumorosamente dalle narici.

< Non assomiglia nemmeno ai suoi fratelli, uno arso dalla lussuria per ogni donzella, l’altro interessato solo alle conquiste e agli stermini.

Radish che rassomiglia nell’aspetto al padre Bardack, ma il suo grande cuore è come quello che aveva loro madre Gine >.

Chiuse gli occhi.

 

Vegeta socchiuse gli occhi e gorgogliò, dimenando la coda, intorno a lui era tutto verde. Dimenò la coda e delle ciocche di capelli neri gli finirono davanti alla fronte spaziosa.

Il neonato si dimenava all’interno della boccia criogenica, tra le bollicine che si alzavano dal liquido verdastro contenuto nel vetro insieme a lui.

Un tubo gli finiva nell’ombelico, dandogli il nutrimento e sulla bocca aveva appoggiata una mascherina da cui veniva l’ossigeno.

Vide la figura del piccolo appena nato addormentato nella boccia accanto alla sua.

Kakaroth era in posizione fetale, avvolto nella sua stessa coda. Si svegliò sbadigliando, vide Vegeta e gli sorrise.

Delle mani presero Vegeta dalla sua boccia e Kakaroth scoppiò a piangere, rosso in viso, allungando le manine verso il principe.

Le sue urla svegliarono Broly in un’altra boccia ancora, anche quest’ultimo scoppiò a piangere.

 

Vegeta riaprì gli occhi.

< La sua potenza fino a quel momento era stata di due, ma quel giorno arrivò a un livello tale che Lord Freezer lo rivalutò.

Volle prendere alla base anche lui, insieme a me e Radish. Nappa venne perché aveva il compito di proteggermi.

Da quello che so dall’esplosione che distrusse il mio pianeta si salvò anche quel bambino di nome Broly. Solo che è stato mandato a fare missioni al limitare dell’universo > rifletté.

Tsk, quel moccioso di Kakaroth non se ne fa niente del suo livello combattivo, non farebbe del male nemmeno a una mosca” borbottò.

< Anche se la sua passione per le sfide cresce di giorno in giorno, gli basta vedere una goccia di sangue per scoppiare a piangere.

Umphf, è inutile. Sono troppo affezionato a quel moccioso > rifletté.

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Capitolo 4
*** Cap.4 Sei il mio piccolo guaio ***


Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=tQObQBzd4vw&start_radio=1&list=RDtQObQBzd4vw

 

Cap.4 Sei il mio piccolo guaio

 

Turles sospirò e si sedette pesantemente sulla sedia di plastica, davanti al tavolinetto di metallo.

“Su, magia” ordinò al fratello. La sua fisionomia ricordava quella di un Kakaroth più grande, ma il giovane era abbronzato e teneva un’espressione seccata. La sua battle-suit era nero pece, quella di Kakaroth azzurra.

“No” rispose quest’ultimo, allontanando da sé un piatto colmo di tofu viola. Il suo stomaco gorgogliava e vedeva sfocato.

“Mangia!” ordinò Turles, sbattendo un pugno sul tavolo, che tremò visibilmente.

Kakaroth digrignò i denti, dimenò la coda e si alzò in piedi sulla propria sedia.

“No!” urlò.

Turles indicò il suo piatto.

“Se non mangi questo, morirai di fame” lo minacciò.

“Il frutto dell’albera della vita gli fa male” disse Radish, appoggiandosi alla parete con la schiena.

“Abbiamo solo quello per oggi” abbaiò Turles.

“Lo so, altrimenti gli avrei dato già qualcos’altro” esalò Radish, scuotendo il capo.

 

Bardack si portò una sigaretta alle labbra e aspirò, sentendo il sapore di nicotina.

“Ci siamo presi tutti i difetti degli Tsufuru, ma la nostra gente continua a fare la fame. Cambia il padrone, ma rimaniamo sempre schiavi” disse. Osservò dalla finestra e sorrise, guardando Gine addormentata sul divano.

“A me piacerebbe cucinare e non far più morire nessuno di fame” ammise Radish, piegando in avanti il capo.

Bardack consumò la sigaretta con un paio di aspirate, sbuffi di fumo coprivano il suo viso. La gettò a terra e la pestò sotto lo stivaletto.

“Impara a combattere. Se non diventi un guerriero, non potrai vivere abbastanza da realizzare nessun sogno” lo richiamò.

Il figlio abbassò lo sguardo ed annuì.

 

“Nappa ci griderà addosso se lo faremo morire di fame e il principe al suo ritorno ci ucciderà” ricordò Radish.

Turles si massaggiò la fronte.

“Odio tornare qui, alla base di Cooler non ho tutti questi problemi.

Diamine, ha la testa dura di nostro padre” si lamentò.

Kakaroth gli fece la linguaccia.

“Ho un’idea, ma è rischiosa” propose Radish.

“Mi va bene tutto” borbottò Turles.

 

***********

 

Alte piramidi di metallo si alzavano verso il cielo plumbeo, puntellate da pesanti nuvole color perla. Brulicanti palazzi della città ricoprivano il brullo terreno cinereo.

Vegeta spiccò il volo, facendo lo slalom tra dei proiettili laser e con un attacco energetico fece saltare delle barricate dietro cui erano nascosti diversi soldati alieni armati, dai capelli che andavano dal verde acqua al fucsia acceso.

< Sento la battaglia scorrermi nelle vene. In questi momenti mi sento quasi libero, forse perché posso decidere il destino degli altri.

Il sangue mi eccita, mi fa respirare. Avverto una potenza crescere dentro di me, mi rende superiore e invincibile.

Distruggerò ogni cosa e non avrò pietà >. Rise sadico, atterrando tra gli avversari, ne disarmò alcuni, strappò un fucile con il braccio del proprietario ancora attaccato, facendosi schizzare il sangue addosso, utilizzandolo per sfondare l’addome di altri due nemici.

< Delirio, follia omicida, le mie mani è come se si muovessero da sole… Oh, se mi piace > pensò. Piegò di lato il capo, facendo scricchiolare l’osso del collo. < Io sono un sovrano, il più potente >.

“Io sono Vegeta-sama!” gridò.

Le carcasse dei nemici morti si ammonticchiavano per terra, insieme alle loro armi.

 La luce dell’unico sole illuminava a fatica l’ambiente di radiazioni azzurrine.

Vegeta si abbassò schivando una gomitata diretta alla sua fronte spaziosa, saltò evitando dei proiettili laser e il suo scouter iniziò a tremare.

“Ma cos…” si chiese.

Raggiunse un nemico con un calcio alto al mento e si diede la spinta, fece una capriola in volo all’indietro e atterrò ritto in piedi.

< Questa è la prima volta che Lord Freezer mi disturba mentre sono intento a conquistare un pianeta > pensò. Fece ondeggiare la testa a destra e a sinistra, schivando i pugni del nemico diretto al suo viso. Ne raggiunse un altro con una spallata e balzò, atterrò alle spalle di uno di quelli con la pistola laser e gli spezzò l’osso del collo.

< Non posso ignorarlo, o al mio ritorno rischierò una punizione… Aspetta, la frequenza non sembra la sua. Radish? > si chiese, attivandolo.

“Chi diamine è?!” gridò.

“Fratellone!” l’urlo di Kakaroth lo assordò. Fu raggiunto da un pugno allo stomaco, sputò sangue, ma balzò sulle spalle di un altro nemico, piegato verso di lui e vi fece una capriola, nascondendosi dal primo aggressore dietro di lui.

“Moccioso, ti sei fatto male?” domandò Vegeta, sentendo Kakaroth singhiozzare.

< Dovrei chiudere, ma… Non posso lasciarlo piangere a questo modo > pensò.

L’avversario che aveva utilizzato come trampolino cercò di tagliargli la gola con una lama, il principe dei saiyan lo afferrò ai lati del viso, obbligandolo ad abbassarsi, e gli spaccò la testa con una testata. Graffiandosi a sua volta la pelle a sangue.

“Ho fameee! Turles è cattivo. Mi nasconde un ‘brutto frutto’ in mezzo al cibo” strepitò.

Vegeta utilizzò le braccia per parare le raffiche di calci e pugni di tre nemici in una volta sola.

“Passamelo” ordinò duro.

“Principe! Non abbiamo altro e…”. Iniziò a piagnucolare Turles.

“Non volevamo disturbarvi, ma non abbiamo altre idee” gli parlò di sopra Radish. Di sottofondo si continuava a sentire Kakaroth piagnucolare.

Una venuzza iniziò a pulsare sulla fronte di Vegeta.

< Come se Lord Freezer e i suoi mercenari non bastassero, mi devo sopportare anche questi idioti. Ci manca solo Nappa > pensò Vegeta. Spezzò il braccio di un nemico che gli stava puntando contro il fucile e lo utilizzò per sparare ai nuovi soldati che lo stavano raggiungendo.

“Basta così! Turles, non puoi mangiare solo quella robaccia e non puoi darla anche a Kakaroth!

Sono convinto che possiate rubare qualcosa dalle cucine” ordinò.

< Con voi non sono severi come con me. Sanno che non ci sono e non mi potrete passare niente > rifletté.

“V-va bene…” biascicò Turles.

“Ci proveremo” gemette Radish.

“Per l’amore degli dei. Com’è possibile che un intero esercita non posso fermare un ragazzino!” gridò un generale. Sul doppiopetto della sua divisa militare verde acido aveva una serie di medaglie luccicanti appuntate.

“Io non sono un ragazzino e non voglio essere disturbato quando ‘parlooo’!” sbraitò Vegeta. Balzò e gli comparve davanti con la supervelocità. Allungò il braccio davanti a sé e lanciò un attacco energetico, il generale si trasformò in cenere.

“Tutto bene?” chiesero preoccupati i tre figli di Radish.

Vegeta si mise a correre su una delle piramidi metalliche e si fermò arrivato in cima, appoggiandosi la mano sullo scouter.

“Sì, un moscerino” li rassicurò. Da lì iniziò a fare piovere una serie di ki-blast dorati. “Se dovessero esserci troppe guardie, fatemelo sapere. Sulla via del ritorno caccerò qualche animale e ve lo porterò già arrosto”.

“Grazie, fratellone!” gli disse Kakaroth, con tono festante.

“Non c’è bisogno di fare tutti questi capricci e non chiamarmi fratellone” ribatté secco Vegeta.

“Sì, fratellone” rispose Kakaroth.

Vegeta sospirò, guardando i nemici cadere uno dopo l’altro, in una serie di esplosioni, tra lontane grida confuse.

“Sei il mio ‘piccolo guaio’, Kakaroth” ammise. Un ghigno si dipinse sul suo viso.

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Capitolo 5
*** Cap.5 Dopo la missione ***


Scritto con il prompt de ‘I prompt del lunedì’.

Prompt: - Tornado.

 

Cap.5 Dopo la missione

 

Guldo guardava un piccolo oggetto dorato che teneva nella manina grassoccia, dalla pelle verde, con tutti e quattro i suoi occhi, che brillavano maligni.

“Sei diabolicamente geniale, mi piace” disse. Scoppiò a ridere e il grasso adiposo del suo corpo minuto tremò viscido al movimento.

Dodoria affondò le mani nel suo ventre ancor più lardoso, mentre la luce elettrica faceva risplendere gli spuntoni del suo corpo roseo.

“Sarà proprio un bello scherzo” gli fece eco. Le sue labbra carnose erano piegate in un ghigno.

“Oh, il nostro signore lo ucciderà” gongolò l’altro alieno.

< Non credo che lo farà, altrimenti noi tutti, lui compreso, perderemmo il nostro divertimento preferito > pensò Dodoria.

“Sarà un giochetto da ragazzi forzare la sua porta, con la mia tessera di alto livello possiamo entrare in qualsiasi stanza voglia, anche se sigillata” si vantò.

 

******

 

Kakaroth si divincolò tra le braccia di Turles, dibattendo i piedi.

“Che bello!” gridò. Dimenò le mani, sorrideva con gli occhi chiusi e dimenava la coda. “Finalmente è arrivato!” strepitò.

Turles perse la presa, mentre il fratellino gli si arrampicava sulla spalla.

“Datti una calmata, piccolo ‘tornado’” si lamentò.

La navicella candida atterrava nello spiazzo accanto alle altre si aprì, lasciando uscire degli sbuffi di fumo.

Vegeta uscì fuori, con un sospiro di sollievo.

Kakaroth spiccò il volo e levitò fino a lui, atterrandogli davanti.

“Aspetta, dove vai?!” gridò Radish, correndogli dietro insieme a Turles.

Vegeta guardò i figli di Bardack e si massaggiò il collo.

“Tsk, deduco che Nappa non sia ancora atterrato” borbottò.

Turles schioccò la lingua sul palato.

“Mio fratello è stato una peste, ma chiamami quando hai bisogno di aiuto. È un concentrato di allegria, questo piccolo tornado” disse.

“Prendimi!” gridò il bambino e saltò al collo di Vegeta.

“Sì, tornado è la parola giusta” disse Vegeta. Si sedette sulla sua navicella, appoggiandosi allo schienale morbido e se lo appoggiò sulle gambe.

“Ora io devo tornare da Cooler” disse Turles.

Vegeta gli fece un cenno di saluto.

“Vieni, ti accompagno, così intanto loro aspettano Nappa” disse Radish, seguendo Turles.

Vegeta sbadigliò e socchiuse gli occhi.

Kakaroth gli appoggiò la testa sulla spalla, avvolgendogli la coda intorno al suo braccio muscoloso.

“A proposito di tornadi… Sul pianeta ce ne sono stati tantissimi! Li ho visti tutti attraverso l’oblò. Mi hanno fatto venire fame.

Il tuo piano era fighissimo e ha funzionato e…”. Iniziò a raccontare, gesticolando, parlando abbastanza velocemente da mangiarsi alcune parole.

"Tsk" rispose Vegeta.

Kakaroth incrociò le braccia al petto e sbuffò.

“Tu non mi stai ascoltando” si lamentò.

“Umh?” chiese il principe dei saiyan. Si mise una mano davanti alla bocca e sbadigliò rumorosamente.

Kakaroth gli passò la coda dalla peluria castana sotto il naso, facendolo starnutire.

“Ascoltami!” piagnucolò.

Vegeta si passò la mano tra i capelli mori a fiamma.

“Parlavi di… Di un tornado, forse? Mnh… Scusa, Kakaroth, sono stanco. È stata una missione impegnativa, ho viaggiato a lungo perché l’hanno allungata solo a me…” chiese. Gli occhi arrossati gli si chiudevano e la testa gli cadeva in avanti.
< Non si è neanche arrabbiato… > pensò Kakaroth, mordendosi l’interno della guancia.

“Scusa, ma in questo posto mi annoio” mugolò, aveva gli occhi lucidi.

Vegeta gli ticchettò con l’indice sulla punta del naso.

“Questo perché sei un ‘moccioso’” lo punzecchiò. Ghignò sentendo l’altro mugolare.

“Non è vero” borbottò Kakaroth. Gli fece la linguaccia.

“Sì, invece… Arma segreta!” gridò Vegeta, facendogli il solletico. Il bambino rideva fragorosamente, dimenandosi, mentre l’altro gli solleticava la pancia e sotto le ascelle.
"Basta, basta! Ahahahah… Mi arrendo. Ahahah" implorò, tra le risate.

Vegeta lo fece sedere diritto sulle sue gambe e gli scompigliò i capelli.

“Ora lasciami riposare, ok?” gli chiese.

Kakaroth annuì e si accoccolò sopra il suo petto, Vegeta lo strinse tra le braccia e gettò indietro la testa, addormentandosi.

Nappa li trovò appisolati all’interno della navicella, la chiuse sorridendo, lasciandoli riposare.

 

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Capitolo 6
*** Cap.6 Punishment ***


Cap.6 Punishment

 

Vegeta si chinò, arcuando la schiena, appoggiò un ginocchio per terra e adagiò la mano, coperta dal guanto candido, sull’altro, tenendo lo sguardo basso.

“Lord Freezer, abbiamo portato a termine la missione sul pianeta Sherth” disse con tono atono.

Nappa era inchinato alle sue spalle, i muscoli in tensione, si teneva sollevato facendo leva con un pugno sul pavimento.

“La popolazione si è arresa completamente in un solo giorno di combattimento” spiegò il principe dei saiyan.

< Sento l’ira scorrermi dentro le vene… > pensò Vegeta, alzando di sottecchi lo sguardo sul dittatore.

Le labbra viola di Freezer piegate in una smorfia, sulla pelle violetta si erano andate a delineare delle rughe di espressione ed i suoi occhi rossi brillavano nella penombra.

< So di dover cedere, altrimenti mi metterei in una situazione scomoda, ma la rabbia mi acceca anche al solo pensiero di piegarmi a lui, figuriamoci quando devo, a conti fatti, realmente inginocchiarmi ai suoi piedi. Odio dovermi sottomettere ad un essere così spregevole, anche se ci ha comunque dato un posto dove stare dopo l’esplosione del nostro pianeta natale > rifletté il principe dei saiyan.

“Oh, ma dici davvero?” sussurrò Freezer. Si portò due dita alle labbra e le sfiorò, sporgendole, mentre assottigliava gli occhi. “Bravi…” li canzonò. Ghignò e allargò le braccia, mostrando i palmi, mentre la punta candida della sua coda si ergeva da sotto il sedile volante, in mezzo alle sue gambe.

Zarbon incrociò le braccia al petto, ergendosi accanto al trono levitante, dall’altro lato del dittatore spaziale si trovava Zarbon, che si stringeva l’addome rigonfio, trattenendo a stento l’ilarità.

“… Però non crediate che questo possa soddisfarmi”. Aggiunse Freezer, guardandosi le unghie nere, laccate e aguzze.

Nappa si lasciò sfuggire un basso verso, simile a un ringhio.

“Cosa volete dire?” domandò Radish, alzando di scatto il capo con aria sorpresa.

Vegeta serrò le labbra.

< Strano, sembra sospettoso > rifletté.

Freezer schioccò le dita, indicò Zarbon e spostò il dito fino ad indicare i saiyan davanti a lui, dall’altra parte del salone, rischiarato dalla luce violetta delle lampade elettriche.

“È stato trovato questo nelle tue stanze, Vegeta” disse Zarbon, alzò la mano e mostrò, adagiato sul palmo, un pomo d’oro.

“Sì, uno dei tesori del nostro adorato Lord Freezer. Volevi rubarlo, vero?” domandò Dodoria, leccandosi le labbra.

Radish impallidì.

“Questa è una sporca calunnia” ringhiò Nappa, Vegeta lo zittì con un cenno della mano.

< Nessuno è tanto stupido da derubare un conquistatore potente come Freezer e lui lo sa. Sta credendo a questa farsa soltanto per potersi divertire alle mie spalle, ma se il pensiero lo avesse davvero sfiorato, sarei già morto > pensò. Corrugò la fronte, vedendo Zarbon piegare le labbra in un sorriso, le iridi color oro gli brillavano.

“Non dovevate tentare di derubare il nostro signore” disse con voce vellutata, ma con un tono canzonatorio.

“Sì che ti dai sempre tante arie come guerriero, ma sei solo uno sporco ladro” disse Zarbon. Le spesse membrane viola sotto i suoi occhi, dalle iridi nere porcine, si gonfiarono vibrando.

< Non devo perdere la testa. Freezer vuole semplicemente punirmi. Sa che agogno la vendetta nei suoi confronti e gli piace umiliarmi proprio per questo, inoltre, infliggendomi una pena pubblica, servirò da monito per eventuali infrazioni future. Per non parlare che questi castighi sono molto spettacolarizzati, e si rivelano un’ottima distrazione nella noiosa routine dei mercenari > rifletté Vegeta.

Freezer accentuò il sorriso mostrando i denti bianchi, con la coda recuperò l’oggetto dalla mano di Dodoria.

“Zarbon, sono convinto che per te sia un gioco da ragazzi…” sussurrò mellifluo.

Vegeta vide un lampo e un dolore lancinante lo colse, mentre del sangue schizzava tutt’intorno.

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Capitolo 7
*** Cap.7 Le lacrime di Kakaroth ***


Cap.7 Le lacrime di Kakaroth

 

Jeeth si piegò in avanti e afferrò Kakaroth da sotto le braccia, sollevandolo.

“No, non andare, è pericoloso” disse.

Il piccolo saiyan dimenò la coda dalla folta peluria castana e gli tirò un calcio al bacino, facendolo gemere.

Jeeth cercò di trattenerlo, mentre l’altro si dimenava.

“Vegeta!” sbraitò il piccolo, singhiozzando. “Stava urlando, è in pericolo!”. Tirò i capelli bianchi del maggiore, strappandogliene dolorosamente una ciocca.

Jeeth assottigliò gli occhi e sospirò pesantemente.

“Lord Freezer potrebbe decidere di ucciderti, è pericoloso” lo richiamò.

“VOGLIO… IL MIO… FRATELLONE!” gridò Kakaroth. Incrementò la sua aura, Jeeth perse la presa venendo sbalzato all’indietro dall’energia, Kakaroth atterrò e si mise a correre.

Entrò nel salone, mentre Lord Freezer usciva fuori sbadigliando. Zarbon, malconcio e zoppicante, portava con sé, sostenendolo sulle spalle, un ferito Dodoria.

Nappa nascose con il suo corpo ricoperto di sangue quello incosciente di Radish.

Il bambino notò Vegeta steso a terra, in una pozza di sangue e gli si avvicinò con gambe tremanti. Kakaroth ansimava, trafelato, gli occhi arrossati e il battito cardiaco accelerato. S’inginocchiò accanto a Vegeta e lo scosse, sporcandosi di sangue.

“Perdonatemi, mi è sfuggito” disse Jeeth, affacciandosi.

Nappa raggiunse il bambino e gli coprì gli occhi con la mano.

“Sì, forse è tempo che tu cominci a vedere queste cose” sussurrò, mentre Kakaroth scoppiava a piangere, singhiozzando rumorosamente.

Jeeth guardò Vegeta, i segni delle frustate della coda di Freezer sulla schiena e tagli profondi in tutto il corpo.

“Diamine, come lo ha ridotto…” esalò.

Nappa gli porse Kakaroth e Jeeth se lo strinse al petto.

“Freezer ha ordinato di non curarlo nella vasca rigeneratrice, vuole che rimangano le cicatrici. Questa è una punizione che voleva incidergli profondamente nella carne” disse.

 

********

 

Nappa osservò la fasciatura sul suo braccio passare da bianca a rossa, impregnandosi del suo sangue.

< Mi è andata di lusso, Dodoria poteva farmi a pezzi. Radish è finite in coma due giorni per quante ne ha prese da Zarbon, anche se quei due galoppini di Freezer se ne sono pentiti. Ci hanno sottovalutato, considerato deboli e non pericolosi, e l’hanno pagata per questo, li abbiamo gonfiati di botte > rifletté. Strinse le labbra e le fece sbiancare. < Il principe d’altro canto …>.

Nappa sospirò pesantemente e scosse il capo, la coda stretta intorno alla vita. “… Ancora non sappiamo se sopravvivrà. Forza, mio piccolo Vegeta” sussurrò con voce roca.

 

********

 

Zarbon era intento a camminare nel corridoio, si fermò vedendo Kakaroth accucciato davanti alla porta metallica di Vegeta, sigillata. Teneva le ginocchia strette al petto, aveva le labbra strette e gli occhi arrossati, ma lo sguardo deciso.

Zarbon si massaggiò il petto ed espirò rumorosamente.

 

Un bambino tozzo dalla pelle verde stava accucciato davanti a una porta, il viso butterato da rana e gli occhi liquidi.

“Mi dispiace, non c’è l’ha fatta” disse il dottore.

Il piccolo Zarbon si alzò in piedi, tremando.

“Ha chiesto di te fino alla fine, ti doveva voler molto bene… Però sapeva di non avere scampo sfidando King Cold ” sussurrò il medico.

“Io sarò bellissimo per entrambi!” gridò il mercenario, correndo via.

 

Zarbon s’inginocchiò vicino a lui.

“Cosa fai qui?” gli domandò.

Kakaroth tirò su con il naso, strofinandovi contro il dorso della mano.

“Radish non mi fa entrare, dice che deve riposare, ma io… Voglio andare dal principe” disse, alzandosi in piedi e serrando i pugni.

Zarbon corrugò la fronte.

< Forse vederlo farebbe bene anche a Vegeta. My Lord Freezer voleva soprattutto punirlo a livello psicologico, prima che fisico, il ‘fratellino’ potrebbe essere la cura migliore > rifletté.

“Radish è gentile, mi abbraccia, ma Nappa ha detto che posso vedere le cose brutte adesso. Sono grande” disse Kakaroth, gonfiando il petto.

Zarbon utilizzò il suo passepartout e gli aprì la porta.

“Fila dentro, ti chiuderò io” lo invogliò e guardò il saiyan obbedire.

Il bambino si avvicinò al letto.

Vegeta era sdraiato a faccia in su, era pallido e respirava a fatica, era quasi completamente fasciato.

Kakaroth s’issò sul letto e, accoccolandosi accanto a lui con attenzione, si rannicchiò. Pianse silenziosamente e si addormentò singhiozzando, le lacrime scivolavano sul suo viso.

“Ti prometto che, quando sarò grande, ti difenderò io da quel mostro” promise nel sonno.

 

 

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Capitolo 8
*** Cap.8 Son of man ***


Capitolo ispirato alla canzone Son of man di Phil Collins, soundtrack di Tarzan.

 

Cap.8 "Son of man"

 

"Ka-Kakaroth, aspettami… una buona volta" urlò un giovane uomo, ansimando, socchiudendo i suoi occhi intensi, dalle profonde iride color ossidiana. I suoi capelli a fiamma erano neri come la notte, ed ondeggiavano ai suoi movimenti.

< Assurdo come il tempo cambi le cose, un tempo ero io quello che distanziava in velocità quel ‘mocciosetto’ ed ora gli sto dietro a malapena. È rapido come il vento e gli sto dietro con il fiato corto > pensò.

"Muoviti, "fratellone". Lo devi vedere!!" lo spronò il più giovane.

 

Il bambino si passò le mani nella zazzera di capelli mori, sporca di terra e rametti, anche di fango violetto.

“Era bello il nostro pianeta?” domandò, mentre delle ciocche aggrovigliate gli coprivano il viso tondo.

Vegeta era seduto al suo fianco, un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa per terra, aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre fissava l’oscurità spaziale sopra di lui.

“I saiyan erano davvero più forti?” chiese Kakaroth, saltellandogli intorno.

“Certo” disse Vegeta. Si voltò verso il più piccolo ed utilizzò la manica della sua tuta per pulirgli il visetto. “Un giorno sarai anche tu il più forte e crescendo diventerai anche saggio. Datti solo tempo”. Gli accarezzò la spalla.

Kakaroth chiuse gli occhi e ridacchiò.

“Un giorno sarò più forte di te” promise, mentre Vegeta gli scompigliava i capelli.

“Intanto cresci” gli rispose.

 

Vegeta si posò una mano sul fianco e respiro affannosamente, socchiudendo gli occhi.

< Il suo viso è rimasto lo stesso di quando era bambino, ma… Ormai il suo corpo è da uomo, è riuscito a farsi più muscoloso sia di Radish che di Turles.

Però… per me resta sempre piccolo, ma si capisce che paragonarlo fisicamente a quel colosso di Nappa ormai è solo una scusa > pensò, evitando d’inciampare in una roccia che fuoriusciva dal terreno.

 

“Possibile che con Turles tu debba sempre fare i capricci?” domandò serio il principe dei saiyan, mentre il bambino gli rivolgeva un sorriso monello.

“Lui è antipatico” borbottò Kakaroth.

< Deve essere difficile non avere tuo padre accanto, non hai nessuno a guidarti o a prenderti per mano. So cosa vuol dire, ma abbi fede. Comprendi questo mondo con una gentilezza e un’attenzione che a me mancano.

Vedrai, passerai dall’essere un ragazzo all’essere un uomo senza neanche accorgertene > pensò Vegeta.

 

Notò che Kakaroth si era arrestato e accelerò il passo.

< Oh, non pensavo tu avessi una tale predisposizione per la battaglia. Col la crescita hai ottenuto il potere per essere forte, ma forse è proprio perché sei saggio che non vuoi combattere. Ormai potrei portarti in missione con me, non ti devi più nascondere da Radish, ma… Così dolce e timido come avrei potuto farti vivere una vera battaglia? Preferisco lasciarti libero di a scorrazzare per lo spazio, girovagando da solo con la tua navicella, per raggiungermi solo quando ti chiamo una volta finito > pensò.

“Quando ho scoperto questa cosa, ho pensato che dovevo assolutamente fartelo vedere!” lo chiamò Kakaroth.

“Adesso arrivo!” gridò Vegeta.

 

Vegeta si lasciò cadere pesantemente su una roccia, il tanfo del sangue e dei vari focolari gli pungeva le narici. I corpi puntellavano il prato fiorito, i loro occhi bianchi lo fissavano senza vederlo.

Vegeta notò una farfalla e allungò la mano, coperta dal guanto sporco di sangue, verso di lei.

< Mi ricorda quello strano moccioso che è cresciuto con me, una cosa così pura nata e cresciuta nella battaglia > pensò.

 

< Incredibile come il suo cuore, rinchiuso nel corpo di un saiyan, riesca ad essere così puro > rifletté Vegeta, riuscendo a raggiungere Kakaroth.

"Tsk. Si può sapere cosa c'è in questo insulso pianeta, insignificante e disabitato, di tanto importante da meritare l'attenzione del principe dei saiyan?"chiese altezzoso. Si mise ritto a fatica, respirando affannosamente e ingoiando aria per riprendere fiato.

"Alza gli occhi e lo vedrai" rispose Kakaroth con tono sognante. Vegeta alzò il capo e spalancò la bocca con aria sorpresa. Una pioggia di stelle cadenti si susseguivano nel cielo rosso fuoco.

“C’è da rimanere a bocca aperta, vero?” domandò Kakaroth.

Vegeta deglutì.

“Tu-tutto qui?” dissimulò la sua sorpresa.

"Non mi sarebbe piaciuto vedere di nuovo questo spettacolo senza di te, "fratellone"" disse Kakaroth, sorridendo solare.

"Non chiamarmi "fratellone"" ripeté il maggiore per abitudine.

< Sei l’unica persona che si preoccupi così tanto per me, ma non mi sarei ugualmente aspettato queste parole da te.

Il tuo spirito s’innalza, liberalo. Un giorno camminerai a testa alta con orgoglio >.

"Umphf. Ora andiamo, Nappa e tuo fratello ci staranno aspettando" disse guardando da tutt'altra parte, i suoi occhi erano diventati lucidi.

"Sai, non accade spesso questo strano fenomeno. Pensavo che per esaudire il mio desiderio più grande ci sarebbero volute tantissime stelle cadenti" disse Kakaroth, parlando così velocemente da mangiarsi alcune parole.

"Desiderio?" domandò confuso Vegeta.

"Non te lo dico o non si avvererà" rispose il più giovane, facendo una linguaccia e ricominciando nuovamente a correre. "Stavolta non mi batti!" urlò, allontanandosi rapidamente.

"Tsk, se vinci e solo perché non mi abbasso ad un livello infantile come il tuo, "moccioso"!" gli urlò il principe, correndogli dietro.

< Vegeta, continuerò ad allenarmi senza tregua, riuscirò un giorno ad eguagliare gli allenamenti infernali in cui ti sottoponi tu. Un giorno ti difenderò, sconfiggerò Freezer e libererò te e gli altri, me stesso compreso.

La speranza nel mio cuore sarà l’ultima cosa che morirà > pensò Kakaroth, il vento gli sferzava il viso e ridacchiò, saltando.

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Capitolo 9
*** Cap.9 Allenamento ***


Cap.9 Allenamento


Figlio d'uomo, un uomo col tempo sarai.

 

"Basta. Io sono distrutto. Tocca a te Radisch" mormorò Nappa, inginocchiato sul pavimento, mentre grandi gocce di sudore colavano dal suo viso.

"No, per favore. Per oggi ho già preso la mia razione di batoste" rispose Radish, con un movimento deciso della testa, negando.

< Io e il principe siamo cresciuti insieme. Sin da piccoli ho cercato di essere alla sua altezza, volevo fare il duro per rassomigliargli. Al contrario di Kakaroth, sono sempre stato la sua ombra, grato che mi avesse preso nella sua squadra speciale, quando ancora avevamo un pianeta da bambini.

Ci si aspettava che avrebbe dimostrato una potenza senza eguali crescendo, così è stato.

Non avrei mai pensato che mi avrebbe continuato a rispettare abbastanza da permettermi di confrontarmi con lui, nonostante il divario di capacità > pensò.

“Tsk, non siete riusciti a durare nemmeno cinque minuti, sommando il tempo di entrambi” si lamentò Vegeta. Li troneggiava in volo, con le braccia incrociate.

Kakaroth, sulla porta, scodinzolò, sorridendo.

“Posso allenarmi io con te?” domandò.

Vegeta inarcò un sopracciglio, voltando il capo.

“Umphf, richiesta insolita” borbottò.

Radish aiutò Nappa a rialzarsi ed entrambi raggiunsero un angolo della stanza, accasciandosi per terra.

“Ti prego” implorò Kakaroth, gli occhi liquidi e le mani giunte.

Vegeta roteò gli occhi e atterrò.

“Muoviti” cedette.

Kakaroth partì all’attacco con un pugno e Vegeta lo schivò, spostandosi lateralmente. Ci fu uno scambio di colpi, un ghigno adornava le labbra del principe dei saiyan, mentre un ampio sorriso di sfida splendeva sul volto del più giovane.

“Si vede subito che il principe è il più forte. Soprattutto perché più che un allenamento sembra un combattimento in piena regola” bisbigliò Radish.

“Kakaroth sta crescendo, migliora ogni giorno di più. Mi sorprendono le sue capacità.

Non era stato cresciuto dai tuoi genitori in casa per il suo basso livello combattivo?” domandò Nappa.

Radish si grattò la guancia.

“Uh? Sì, era proprio una vergogna da molto piccolo” sussurrò.

< In realtà è il contrario, aveva una potenza eccessiva per una terza classe. Io sono nato normale, lui no, nostro padre voleva solo proteggerlo. Persino Turles, che arrivava quasi a pareggiare con una seconda classe, è nato con un potenziale minore > rifletté.

Vegeta parò un pugno di Kakaroth con una mano e lo allontanò con una gomitata, sentendolo gemere.

“Direi che non posso limitare a giocare contro di te, moccioso” disse, udendo Kakaroth ridacchiare.

< Con il tempo ti sei fatto ben più alto di me, mi duole ammetterlo, ma probabilmente finirai per superarmi anche nella forza. Ho sempre desiderato essere il migliore, seguendo il destino che mio padre aveva tracciato per me, ma… Tu sei come un fratello minore per me e vederti diventare un combattente provetto mi riempie di orgoglio.

Però non credere, sarò io il primo a divenire supersaiyan! > promise mentalmente Vegeta.

Kakaroth utilizzò le braccia per parare una serie di colpi diretti al viso, saltellò sul posto e balzò, si mise in posizione di combattimento.

< Le arti marziali sono un modo di vivere, quello che t’insegnano ti scorre nelle vene.

Sto utilizzando il tempo che Vegeta mi lascia, durante le missioni, per scandagliare tutte le rotte solitamente non seguite per le conquiste. Mi sto facendo insegnare tutto il possibile da guerrieri di diverse razze, ogni singola tecnica insolita mi è cara.

Non ho dimenticato la promessa di liberarci, fratellone. Tieni solo duro > pensò.

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Capitolo 10
*** Cap.10 La bugiarda ***


Scritta sentendo: Nightcore - He's a Pirate; https://www.youtube.com/watch?v=wkPCj9C1Ad4,

 

Cap.10 La bugiarda

 

"So danzare in duello la danza del crudo Ares" (Iliade libro VII).

 

< Che sonno… > pensò Vegeta, sbadigliando. La testa gli ciondolava in avanti, si raddrizzò la maglietta e sbadigliò più forte, aveva gli occhi cerchiati da profonde occhiaie. Si accorse, battendo le palpebre lentamente, di aver messo un guanto storto e lo indossò nuovamente. Lo scricchiolio dei suoi stivaletti risuonava nel corridoio, i suoi vestiti erano sporchi di sangue.

Si fermò, trovandosi davanti una figura che gli bloccava il passaggio.

Zangya lanciò in aria una moneta dorata e l’afferrò al volo, piegando di lato il capo, facendo ondeggiare i suoi orecchini che rifletterono la luce elettrica delle lampade, i lunghi capelli arancioni le ondeggiavano morbidi dietro le spalle sottili.

Vegeta corrugò la fronte, trovandosela davanti, la sua figura si rifletté nel vetro rosso dello scouter di lei.

“Ho sentito dire che il tuo livello di potenza sta aumentando. Vuoi diventare una spina del fianco per l’élite come noi?” domandò. Sporse le labbra piene e socchiuse gli occhi.

Vegeta guardò la cicatrice sul ventre di lei, lasciato scoperto dai vestiti succinti e assottigliò gli occhi.

“Tsk. La tua squadra non varrebbe niente senza tuo marito. Persino tuo figlio non è alla sua altezza” disse gelido. Fu costretto a saltare indietro, quando lei fece partire dei fili tagliente di energia dalle sue dita affusolate, cercando d’imprigionarlo.

“Noi siamo come dei” sibilò.

Vegeta balzò, facendo una capriola in aria, e si mosse, riuscendo a passare tra i fili, scivolò lungo la parete e concentrò la sua aura nella mano. Con delle piccole sferette di energia dorata a scoppio ritardato riuscì a distruggerli.

“Magari il tuo uomo, voialtri siete dei deboli. In compenso la sua potenza è direttamente proporzionale al palco di corna che gli metti” la derise Vegeta.

Zangya cercò di raggiungerlo al viso con uno schiaffo, ma Vegeta le fermò la mano.

“Forse ti ho fraintendo. Stai cercando di provarci, ragazzino?” domandò l’aliena con tono provocante. Si piegò in avanti, facendo ondeggiare i seni sodi.

Il viso di Vegeta divenne bluastro, mentre indietreggiava.

“Voglio essere il migliore per me stesso, non certo per avere le attenzioni di una come te” ringhiò il principe dei saiyan.

Zangya si allontanò la frangetta dal viso, mentre con l’altra mano gli risaliva il fianco sotto la maglia blu della battle-suit.

Vegeta fece un altro paio di passi indietro, fino a sbattere contro la parete con un suono metallico.

“Stai… lontana…” sibilò.

“Sei giovane, aitante, magari se riesco a dare un freno alla tua lingua, potresti rivelarti una buona compagnia. Chissà che tipo di amante sei” disse Zangya.

Vegeta le fermò la mano, allontanandola da sé e un rivolo di sudore gli scivolò lungo la guancia, quando la donna cerco di afferrargli la coda.

“Urca… Non ti vergogni, potrebbe essere tuo figlio come età”. La voce di Kakaroth risuonò nel corridoio.

Vegeta scattò e gli si mise davanti.

Zangya lanciò un grido acuto, Kakaroth mugolò, tappandosi le orecchie.

Zangya ne approfittò per avvilupparlo in una serie di fili, graffiandogli a sangue la pelle rosea.

Vegeta fu assaltato dagli uomini di Zangya, che apparvero tutt’intorno, ed iniziò a combatterci, abbattendoli uno dopo l’altro.

Zangya raggiunse Kakaroth e gli adagiò le mani sul petto.

“Moccioso, non ti ha insegnato nessuno le buone maniere?” domandò, mentre le sue iridi brillavano d’intensi riflessi blu.

Kakaroth cercò di liberarsi, graffiandosi a sangue, l’aliena gli afferrò la coda e arricciò un sopracciglio, notando che continuava a dimenarsi.

< Su di lui non ha l’effetto che ha sugli altri della sua specie > rifletté.

< Sento come se tutte le mie energie venissero risucchiate da questi maledetti fili!

Non voglio morire, sono troppo giovane e… Non ho ancora mantenuto la mia promessa! > pensò Kakaroth.

Vegeta fece svenire l’ultimo avversario e venne investito dall’onda d’urto dell’aura di Kakaroth che aumentava sempre di più.

Zangya indietreggiò, il suo scouter smise di funzionare, mandando un sottile fumo grigio.

Kakaroth gridò più forte, i suoi occhi divennero bianchi e i fili si spezzarono, il saiyan avanzò di un paio di passi, la raggiunse con uno schiaffo alla spalla, dato col dorso, che la fece volare via.

Zangya gemette, andando a sbattere contro la parete.

Vegeta raggiunse il minore correndo e lo afferrò per una spalla, mettendosi sulle punte.

“Kakaroth, no” ordinò duro.

< Così rischia di far capire a Freezer il suo elevato livello di potenza > pensò.

L’aura di Kakaroth scemò di colpo e il saiyan più giovane cadde in ginocchio, respirando pesantemente.

Dei passi pesanti risuonarono nel corridoio, entrambi si voltarono, trovandosi Bojack dinanzi.

“La prossima volta non lasciare la tua brandina in camera mia, la base è troppo rischiosa” sussurrò Vegeta all’orecchio di Kakaroth, che annuì distrattamente.

“Bojack, amore, meno male che sei qui. Vegeta ha cercato di approcciarmi.

Dev’essere attratto dalle donne più anziane, io ho avuto così tanta paura. Quel suo amichetto lo hai visto anche tu, mi ha picchiato” gemette Zangya, ancora stesa in terra.

Bojack guardò i suoi uomini incoscienti per terra e fece un basso ringhio.

“Nessuno tocca le mie cose” ruggì, guardando suo figlio steso incosciente per terra.

“Non è vero! Lei ha tentato di mettermi le mani addosso!” gridò Vegeta, assumendo un colorito bluastro.

“Penso non abbia preso bene l’essere stata rifiutata” esalò Kakaroth, stringendosi con una mano la ferita, superficiale, ma sanguinante, sul suo collo.

Zangya ridacchiò, appoggiandosi alla parete di metallo, stringendosi la spalla. Un rivolo di sangue le era colato dalle labbra piene e sul suo corpo si era creato un livido lì dove Kakaroth l’aveva colpita.

“Siete morti” sibilò rivolta ai due saiyan.

“Senti, non è per niente vero. Noi no…”. Iniziò a dire Kakaroth, camminando verso Bojack.

Quest’ultimo lo raggiunse con un pugno all’addome, Kakaroth si piegò in avanti sputando sangue.  

“Kakaroth!” gridò Vegeta, pallido e stravolto dalla preoccupazione.

< Stupendo, posso ammirare il mio sangue sul pavimento. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Ero solo uscito dalla mia stanza per cercare Vegeta, non è giusto! > pensò Kakaroth, cadendo in ginocchio.

Bojack fece una risata gelida e gli mise una mano massiccia davanti al viso, caricando un’onda.

“Ci vediamo all’altro mondo, pivello” disse. Il corpo del demone era in tensione, solcato da venature e gocce di sudore.

Kakaroth strinse gli occhi.

< Dannazione, non ha nessuna intenzione di ascoltarmi. Questa è la fine > pensò, tremando. S’irrigidì, il sudore gli scivolava lungo il viso, lo sentiva lungo scendere lungo le sue spalle. < Come mai il colpo non arriva? > si domandò.

Riaprì gli occhi, Vegeta era ritto davanti a lui, il viso deformato dall’ira e il braccio, con cui aveva deflesso l’onda, teso. Il colpo aveva annerito il pavimento e del fumo scuro si era alzato davanti a lui.

< Ci risiamo. Ho fatto di nuovo la figura dell’imbranato che non se la sa cavare. Ti costringo a salvarmi ogni cinque minuti. Farei di tutto per aiutarti, ma finisce sempre che sei tu a dover aiutare me > pensò.

Vegeta gli allungò una mano.

“Rimettiti in piedi” ordinò.

“Grazie, ‘fratellone’” sussurrò Kakaroth. Prese la mano e si alzò, Bojack sputò per terra.

“Deboli” abbaiò.

“Ora vedrai cosa sanno combattere due saiyan” disse Vegeta. Guardò Kakaroth che annuì ed entrambi spiccarono il volo, attaccando il demone all’unisono.

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Capitolo 11
*** Cap.11 Scontro interrotto ***


Cap.11 Scontro interrotto

 

Innalza il tuo spirito, liberalo

Un giorno camminerai a testa alta con orgoglio

Figlio d'uomo, un uomo col tempo sarai

Imparando insegnerai e insegnando imparerai

 

Radish corse nel corridoio, balzò oltre le gambe di Zangya, abbandonata incosciente contro la parete e alzò il capo.

Kakaroth e Vegeta stavano affrontando Bojiack l’uno affianco all’altro.

Radish serrò i pugni e alzò il capo.

“Smettetela alla svelta! Lord Freezer giustizierà tutti e tre scoprendo che state combattendo quando è vietato!” gridò.

Vegeta sputò un grumo di sangue ed atterrò.

< Sì, se la lucertola venisse a saperlo, non ci risparmierebbe > pensò. Il suo viso era madido di sudore, che gli faceva aderire le ampie ciocche di capelli neri al viso arrossato, e gocciolavano.

Bardack digrignò i denti.

“Non lo temo” ruggì.

“Però non vuoi perdere il tuo posto. Ti pagano bene o sbaglio?” domandò Radish, mordicchiandosi l’interno della guancia. I suoi lunghi capelli mori ondeggiavano dietro le sue spalle massicce, mentre il saiyan giocherellava con la fascetta rossa sul suo braccio.

Kakaroth riatterrò, il suo respiro era affannoso e dimenava furiosamente la coda dietro di sé, la pelliccia castana era aggrovigliata e ritta.

Bojack atterrò a sua volta, la bandana che indossava si era strappata, i suoi capelli arancioni erano gonfi e ricci, la sua pelle verde scuro umidiccia brillava sotto la luce del neon.

“Ringraziate il vostro amico, o vi avrei ucciso” ringhiò. Gli diede le spalle e si allontanò, calpestando pesantemente il pavimento di metallo con i suoi stivali.

“Vediamo di sparire, alla svelta” disse Radish.

“Umphf. Avremmo vinto noi” disse Vegeta con tono lapidario.

“Sicuramente, ma ha ragione mio fratello. Siamo rimasti qui fin troppo a lungo” disse Kakaroth.

“Nappa ci aspetta alla festa per la conquista di Nabuerk. Tutti i mercenari sono già lì, si insospettiranno se non raggiungiamo gli altri” gli ricordò Radish.

“Dividiamoci. Sia io che il moccioso dobbiamo farci una doccia, ma io ho delle scartoffie da compilare. Freezer si aspetta quei rapporti prima di domani e la cosa sarà lunga” spiegò Vegeta.

< Quindi neanche questa volta potrò riposarmi… Sì che avevo bisogno di dormire > pensò digrignando i denti.

“Allora ci vediamo dopo” disse Kakaroth, allontanandosi.

“Vedi lo stesso di fare un salto alla festa prima che finisca, o Lord Freezer potrebbe prenderla come scusa per punirti” gli ricordò Radish.

Vegeta annuì e corse via.

< Sì, esattamente come il non presentargli il rapporto. Dovrò riuscire a fare entrambe le cose > si disse. La sua vista era sfocata e il sangue delle sue ferite superficiali gli si era asciugato addosso insieme a quello che già gli macchiava i vestiti. Fece un ghigno. < Certo che Kakaroth è un guerriero formidabile. Oggi l’ho proprio visto, il suo spirito sembrava libero e si innalzava su tutti i miseri insetti e sciocchi schiavi che popolano questa base.

Combattere al suo fianco mi spronava. Imparava da me, insegnandomi a sua volta, un mutuo miglioramento e incitamento a fare di meglio >.

 

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Capitolo 12
*** Cap.12 Notte, fratellino ***


Cap.12 Notte, "fratellino"

 

Le visioni che ho visto.

 

< Guardo Kakaroth accomodarsi sulla brandina abusiva che ha sistemato in camera mia. Mi fingo infastidito, ma in realtà, mi fa piacere.

Andare alla festa è stato peggio sia di quel lavoraccio che dovrò presentare tra solo qualche ora, sia, persino, del combattimento mortale. Ogni volta che vado agli incontri pubblici con gli altri mercenari, è sempre la stessa agonia.

Mi sento giudicato dagli sguardi di tutti, è come se fossi un fenomeno da baraccone, mi studiano, mi temono e mi odiano.

Lui è l’unico che mi tratta in modo diverso > pensò Vegeta.

“Potresti dormire in camera tua ogni tanto” borbottò.

Kakaroth si stese, mentre la brandina cigolava sotto di lui.

“Buonanotte, fratellone” rispose, sbadigliando.
Vegeta roteò gli occhi, Kakaroth si addormentò di colpo, russando piano.

“Tsk, il solito…” mormorò il principe, stendendosi a sua volta sul letto.

 

Il sangue trasudava dalle pareti, gocciolava dalle sue dita.

Vegeta indietreggiò, cadaveri pallidi, dal forte odore di putrescenza, strisciavano verso di lui, allungando innumerevoli mani.

I loro occhi bianchi riflettevano la figura del principe dei saiyan, che si dimenava inutilmente, gridando. Olezzo di sudore e metallo, si mischiava all’odore nauseabondo di morte, il terrore gli faceva battere così velocemente il cuore da farglielo dolore.

“Ci hai ucciso tu!”. “È colpa tua!”. “Colpa tua!”. “Cattivo!”. “Assassino”. Lo accusavano a ciclo continuo le vittime, trascinando in una melma maleodorante.

Frezeer troneggiava sopra di lui, additandolo, tra le sue dita lattee due pezzi di legni ad x, con cui manovrava dei fili.

Il saiyan si accorse che i fili erano legati ai suoi arti, e lo muovevano, manovrandolo, mentre le voci di biasimo si confondevano in un roboante verso indistinto.

Si aprì una gigantesca porta, in lontananza, Re Vegeta lo guardava con sguardo schifato.

Vegeta vide il giudizio nei suoi occhi, cercò di chiamarlo, ma il sovrano gli diede le spalle, il pesante mantello rosso ondeggiava dietro le sue spalle possenti.

 

Vegeta si alzò di scatto seduto sul letto, il battito cardiaco accelerato, le mani sudate e gli occhi rossi. Scivolò fuori dal letto, massaggiandosi il collo e guardò Kakaroth addormentato. Scosse il capo, guardando la sua espressione serena e si sedette sul bordo dell’oblò, nascondendosi il viso con la mano.

< Per me non ci sarà mai una notte serena.

Tutte le notti gli stessi incubi. O corro in tunnel oscuri che non finiscono mai, circondato da evanescenti tentacoli di fumo viola e pesanti gas bluastri, o i morti mi conducono con loro in profondi tornanti di mera materia.

Non ci sarà mai pace per un assassino come me finché non imparerò ad escludere i sensi di colpa, ma questo vorrebbe dire escludere anche l’affetto che provo per il piccolo Kakaroth > pensò.

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Capitolo 13
*** Cap.13 Vegeta, non morire ***


Cap.13 Vegeta, non morire

 

Figlio d'uomo, guarda il cielo

 

Innalza il tuo spirito, liberalo

 

Un giorno camminerai a testa alta con orgoglio

 

 

 

“Ragazzi, dove siete? Perché è tutto buio?” domandò preoccupato il giovane Kakaroth. Camminava veloce nel corridoio.

“No, basta, no…”. Un bisbiglio maschile rimbalzava flebile, arrivando ovattato alle sue orecchie.

“Vegeta?!” gridò Kakaroth, iniziando a correre. Intravedeva le pareti ai propri lati nell’oscurità, mentre i suoi passi veloci rimbombavano rimbalzando sul metallo.

< Questo posto è così silenzioso, non è mai stato così inquietante. Perché diamine è deserto? Mai visto così, neanche da bambino > pensò.

“Vegeta!” chiamò angosciato.

< Nappa e Radish avevano una missione? Perché non sono con me? Che siano con lui? > pensò, il battito cardiaco accelerato.

“No!”. Una supplica arrivò più nitida alle sue orecchie, seguita da una risata che fendette l’aria, facendo accapponare la pelle del giovane saiyan.

< Urca, tutto questo è così spaventoso > pensò Kakaroth, serrando i denti. Corse nella direzione da cui veniva il suono, spalancò una porta ed entrò, i suoi stivaletti affondarono in una sostanza umidiccia, che li faceva come scricchiolare ad ogni passo. Kakaroth si abbassò, cercando d’intravedere il liquido, v’infilò le dita e le sollevò. Gli uscì un gemito strozzato, riconoscendo che era sangue e incrementò la propria aura, venendo avvolto da un pallido bagliore biancastro. Gridò disperato, riconoscendo un corpo abbandonato su un fianco nella pozza di sangue. Lo raggiunse, correndo come un disperato, la vittima aveva il petto scuorciato.

“Vegeta…”. Un mugolio strozzato sfuggì dalle labbra di Kakaroth, che cadde in ginocchio davanti al cadavere. Lo scosse, mentre le lacrime gli rigavano il viso.

“Tutto questo è stata colpa tua” lo accusò Freezer, dall’angolo della stanza.

“Noooo!” gridò Kakaroth.

 

“Kakaroth… Kakaroth, sveglia”.

Kakaroth venne scosso, mugolava dimenandosi nella brandina, il suo lenzuolo era caduto sul pavimento.

< Non ho mai visto Kakaroth piangere, figuriamoci singhiozzando sommessamente nel sonno.

Si sveglia di soprassalto e leggo terrore puro nei suoi occhi. Lo scontro con quel demone lo ha sconvolto a tal punto? > si domandò Vegeta.

“Calmati, era solo un incubo” disse con tono distaccato, sedendosi accanto a lui sul letto.

Kakaroth lo abbracciò.

“Vegeta, ti prego, non morire” gemette.

Vegeta sgranò gli occhi, assumendo un’espressione sconcertata, e rispose: “Certo che no”.

Gli passò i pollici sugli occhi e schioccò la lingua sul palato. “In ogni caso, anche se non dovessi esserci io, non saresti solo. Nappa, Radish e Turles saranno al tuo fianco” sussurrò.

Kakaroth gli appoggiò la guancia sulla spalla, era seduto sul letto e tremava, la schiena arcuata.

“Stai calmo e torna a dormire. Non ho proprio nessuna intenzione di morire” si lamentò il principe dei saiyan.

< Devo rimanere vivo per fare in modo che nessuno ti faccia mai del male. Non permetterò a Freezer di logorare il tuo spirito e macchiarti come ha fatto con me. Il tuo spirito è libero, e tale deve rimanere > pensò.

“Tsk, ora to…”. Iniziò a dire, si accorse che Kakaroth si era riaddormentato, abbandonato contro di lui e roteò gli occhi.

“’Notte, fratellino” bisbigliò con voce impercettibile. Si coricò nella brandina, poggiandoselo contro e lo fece riposare su di sé. Sbadigliò e si addormentò a sua volta.

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Capitolo 14
*** Cap.14 Dragonball ***


Scritta sentendo: Status symbol dei Nomadi.

Cap.14 Dragonball


 

In questo viaggio che stai compiendo

 

Ci saranno le risposte che cercherai

 

 

Il fumo invadeva la sala oscurando l’ambiente con una coltre grigiastra, l’odore di droga e tabacco si confondeva col tanfo di sudore, profumi e spezie.

Qua e là cadevano a terra dei mercenari, gruppetti irosi si lanciavano in risse agli angoli della stanza, diversi ubriachi si accasciavano sui tavolacci, c’erano scoppi di risa sguaiate e grida.

Vegeta digrignò i denti, un’aliena si avvicinò a lui, indossava solo un pellicciotto di piume rosa.

“Vuoi divertirti?” domandò, mettendogli le mani sulle cosce.

Vegeta la scostò.

“Tsk, togliti dai piedi” ringhiò.

“Oh, che caratteraccio” si lamentò l’aliena.

“Vieni qui, io sono libero” l’abbordò un altro mercenario, lei ridacchiò e corse da lui. Lo baciò, intrecciando le loro lingue, mentre gli sfilava una bottiglia di spumante color oro dalle mani.

Vegeta schioccò la lingua, osservando il barista servire diversi clienti con le sue otto braccia nerborute, un sorriso malefico sul viso.

< Il mio onore mi permette di resistere a simili vizi. Sono armi psicologiche con cui Lord Freezer li piega, rendendoli schiavi felici di essergli completamente avvinti.

Io manterrò la mia mente lucida. Questi sono i momenti migliori per ottenere qualche informazione, si può ricavare parecchio spremendo qualche ubriaco in cambio di alcool gratis. Se poi si rivelano solo idiozie e sviolinate di noiose vite personali, si possono sempre ammazzare per averti fatto sprecare minuti preziosi del tuo tempo > pensò.

Radish si sedette accanto a lui e gli avvicinò le labbra all’orecchio.

“Mi sono fatto un paio di ragazze, ma niente. Poi abbordando uno di quelli nuovi…” bisbigliò.

“Non scendere nei dettagli. Cos’hai scoperto?” ribatté secco il principe.

< Anche lui ha il suo modo personale per ricavare dati, ma è fin troppo viscido per i miei gusti > rifletté.

“Lord Freezer ha fatto virare le sue squadre migliori su Nameck. Ha sentito dire che ci sono delle sfere magiche che esaudiscono dei desideri con un drago.

Quell’idiota era stato sulla Terra e ha detto che il nostro signore non sa che c’è qualcosa del genere anche lì. Credeva fosse un trucco perché le sfere erano più piccole e sono diventate sassi davanti ai suoi occhi. L’ho convinto a non dirlo a Lord Freezer, confermandogli che sicuramente erano dei falsi rispetto a quelle di Nameck”. La voce di Radish era simile a un fruscio, coperto dalla musica a tutto volume nella saletta.

Vegeta riuscì a captare le parole dell’altro saiyan, dimenando la coda ed annuì lentamente.

< Questi, poi, sono tra i pochi momenti in cui possiamo andare in giro senza scouter senza destare sospetti.

Devo approfittare della partenza di Lord Freezer per manomettere il mio. Questa faccenda della ‘Terra’ potrebbe essere la nostra ultima chance.

Se permettiamo a quella lucertola di fare la sua mossa su Nameck prima di noi, potremmo non riuscire a liberarci mai più > rifletté.

“Avverti Nappa. Tu e lui occupatevi di eliminare quel testimone facendolo passare per incidente.

Io andrò a fare una ricognizione sulla Terra” ordinò.

“Non posso sparire subito dalla festa. Ho alcune pollastre che mi aspettano. Lo farò subito dopo” bisbigliò Radish, alzandosi in piedi.

“Sì, suppongo che sarebbe strano se sparissimo ora. Nappa, poi, sarà sicuramente ubriaco. Però vedi di non lasciare in vita l’informatore” ordinò Vegeta. Chiuse gli occhi e si posò una mano sul viso, fingendo di sonnecchiare.

Radish si diresse verso due donne dai prosperosi tre seni e delle corna sulle spalle, e sulla fronte, salutandole con dei cenni della mano. Sul viso il sorriso di un marpione, i lunghi capelli mori ondeggiavano dietro le sue spalle massicce.

 

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Capitolo 15
*** Cap.15 Vorrei un cucciolo ***


Iniziativa: Questa storia partecipa a “Non dire gatto se…” a cura di Fanwriter.it!

Numero Parole: 516

Prompt/Traccia: 30. Cat Lover!A Vs Dog Lover!B. 

 

Cap.15 Vorrei un cucciolo

 

Oltre il tondeggiante oblò rosso si susseguivano pianeti, galassie luccicanti brillavano in lontananza, soli apparivano come puntini e meteore solcavano lo spazio siderale. 

“Io continuo a preferire i cani” borbottò Kakaroth all’interno del velivolo spaziale.

“Lo so che sei un amante dei cani, ma sei mai prendessi un animale sarebbe un gatto” rispose Vegeta.

Reclinò indietro il sedile rosso della sua navicella, sentiva le gambe formicolare per il peso di Kakaroth, seduto sulle sue ginocchia.

< Prendere un altro mezzo sarebbe sospetto, visto che ufficialmente non sta venendo con me, ma… Ormai è almeno di un palmo buono più alto di me e pesa, non ci entriamo in una navicella sola. Non è come quando era bambino > pensò, serrando gli occhi.

Kakaroth sfiorava con i capelli a cespuglio il tetto della navicella bianca sferica.

“Cosa ci trovi nei gatti? Non so come fai ad amare delle creature così egoiste. I cani sono sempre allegri e ti fanno le feste” disse.

Vegeta si grattò il mento.

“I gatti fanno paura a Lord Freezer e questo è già un punto a loro favore…”. Iniziò.

Kakaroth ridacchiò.

“Forse è meglio se disattivi l’audio dello scouter, prima che ti senta” disse.

< Non può spegnerlo, o farebbero dei controlli. Potrebbero scoprire che il mio è manomesso e farsi troppe domande sul nostro viaggio > rifletté.

“Già fatto. Comunque anche i gatti sono affettuosi, semplicemente lo dimostrano in modo meno ebete.

“Insomma, sei un gatto. Vuoi anche i grattini?”. Scherzò Kakaroth. Gemette quando l’altro lo raggiunse con una gomitata delicata all’addome.

“Tsk.

Per un periodo da piccolo ho avuto un gatto. Poi l’ho fatto scappare, per noi mercenari sono vietate cose come queste. Era morbido, caldo, piccolo e faceva le fusa. Io non credo di avere nessuna di queste caratteristiche” brontolò Vegeta.

< Probabilmente neko-fratellone passerebbe il tempo a soffiare e graffiare > rifletté il più giovane.

 “Guarda che ti sento ridacchiare. Tu piuttosto sembri un cane” brontolò Vegeta.

“Sei sicuro? Radish non avrà capito male?” chiese Kakaroth.

“Mnh?” domandò Vegeta, inarcando un sopracciglio. Le gambe gli si erano intorpidite e la schiena gli diede delle fitte.

“Mi riferisco alle sfere. Mi sembra assurdo avere dei desideri senza niente in cambio. Probabilmente c’è il trucco” valutò Kakaroth.

“Sicuro, ma mi va bene tutto se riusciamo a sconfiggere Freezer” disse Vegeta. Incrociò le braccia al petto, Kakaroth si piegò posandogli la testa sulla spalla.

“Se le sfere esistono, fratellone, e vinciamo, mi prenderai un cucciolo?” implorò Kakaroth, con gli occhi liquidi.

“Se non finisci tutte le scorte di cibo da qui alla Terra, e ci fai andare in sonno criogenico fino all’atterraggio, ti farò prendere un cucciolo di qualsiasi razza tu voglia. Soltanto non farlo scoprire a Lord Freezer” ordinò Vegeta.

“Grazie, fratellone” disse Kakaroth, chiudendo gli occhi.

“Umphf, non chiamarmi fratellone” rispose meccanicamente Vegeta.

< Magari gli prendo un gatto e lo faccio contento. Magari nero e scontroso come lui.

Anche se un bel cagnolone grande e bianco lo adorerei > pensò Kakaroth, sbadigliando.

< Se davvero quelle sfere del drago funzionano, saremo liberi > pensò Vegeta, dimenando la coda.

 

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Capitolo 16
*** Cap.16 Piccolo ***


Cap.16 Piccolo

 

Kakaroth si passò il dorso della mano sulla guancia, sporca di polvere e si piegò in avanti, sputando un grumo di sangue.

Diede un calcio al cadavere del demone davanti a lui, massaggiandosi la spalla.

“Maledetto namecciano” ringhiò.

Vegeta atterrò alle sue spalle, vedendolo sporco di sangue.

“Dovevi occuparti di quel gruppo di idioti con la sfera. Mi spieghi come ti sei ridotto così?” domandò il principe dei saiyan.

“Quell’imbecille si chiamava Pilaf. Ho sconfitto lui, la ragazza e il cane che lo servivano in nemmeno cinque minuti.

Soltanto che poi è spuntato questo namecciano demoniaco di nome Al Satan. Era parecchio pericoloso” ringhiò Kakaroth, dimenando furiosamente la coda, dalla peluria aggrovigliata e sporca.

“Tsk. Avrei dovuto metterci meno con i miei nemici, soltanto che era un esercito abbastanza numeroso. Avevano anche dei cyborg” rispose Vegeta.

Si guardò intorno e vide una decina di cadaveri di demoni.

< L’avversario di Kakaroth doveva essere in grado di evocare dei minion. Avremmo dovuto portarci i saybamen > rifletté.

“Non avrei mai immaginato che un posto con abitanti dai bassissimi potenziali combattivi potesse rivelarsi un covo di matti” borbottò.

“Come si chiamava l’esercito che hai annientato?” domandò Kakaroth, grattandosi la guancia.

“Red Ribbon. A quanto pare avevano conquistato la Terra qualche anno fa, ma stavano venendo annientati da una nuova minaccia. Stavano cercando le sfere perché avevano usato quelle per assoggettare il pianeta la prima volta” spiegò Vegeta, attorcigliando la propria coda intorno alla vita.

< Anche se non aveva un grande livello combattivo, ho sudato freddo nell’affrontare il Dopompa di quell’assassino con la treccia. Quella tecnica mi ha ricordato fin troppo l’attacco di Freezer > pensò.

“Il fatto che ci sia un namecciano rende plausibile l’idea delle sfere del drago. Dev’essere scappato al cataclisma che aveva colpito Nameck” disse Kakaroth.

Vegeta impallidì vedendo un uovo gigantesco.

“Quello cos’è?” domandò, indicandolo.

“La cena, suppongo. Lo ha sputato il namecciano morendo” spiegò Kakaroth, passandosi l’indice sotto il naso. Si abbassò e prese l’uovo tra le braccia, dal suo interno provenne uno sbadiglio. “Aspetta… c’è qualcosa” sussurrò il più giovane, con un brillio negli occhi.

“Qualcosa mi dice guai” borbottò Vegeta.

La parte superiore dell’uovo si ruppe e ne uscì la testolina paffutella di un namecciano, che batté le palpebre confuso.

“Papà?” domandò, guardando il principe dei saiyan.

“Diamine. Avevo sentito dire che i namecciani potevano riprodursi anche così” brontolò quest’ultimo.

“Che carino! Possiamo tenerlo? Ha già anche i vestitini” disse Kakaroth, aiutando il bambino ad uscire dal resto dell’uovo rotto.

< Probabilmente il demone voleva ordinargli di vendicarlo, ma non è riuscito in tempo a farlo. La sua telepatia riproduttiva doveva essere compromessa.

Però nel DNA di questo marmocchio ci dev’essere qualche legame con le sfere, potrei usarlo come bussola > rifletté Vegeta.

“Dai, mi avevi promesso che potevo tenerlo un cucciolo se non finivo le scorte di cibo durante il viaggio” piagnucolò Kakaroth.

“Ti avevo detto un gatto o un cane, non un namecciano bambino” borbottò Vegeta.

< Ci mancava solo un piccolo muso verde > pensò.

“Ti supplico, fratellone” implorò Kakaroth, mentre il piccolo lo guardava con espressione astiosa.

Vegeta sospirò rumorosamente, massaggiandosi le tempie

“Non chiamarmi fratellone. Di certo non possiamo abbandonarlo, ci ha visto e lo direbbe in giro” borbottò.

“Magari da solo non riesce neanche a sopravvivere” piagnucolò Kakaroth, stringendo il namecciano al petto.

“D’accordo, teniamolo” capitolò Vegeta. Guardando l’essere appena nato muovere delle antennine verdi sul capo pelato.

“Mettimi giù, non sono un pupazzo” si lamentò adirato il piccolo, dimenandosi, rosso in volto.

“Ti va bene se ti chiamo ‘Piccolo’?” domandò Kakaroth rivolto al namecciano, che scalciava.

“Fai come ti pare, basta che mi metti giù” brontolò il namecciano, incrociando le braccia al petto.

“Però, ha un bel caratterino. Forse inizia a piacermi” valutò Vegeta.

Kakaroth lo mise a terra, Piccolo corse fino a Vegeta e gli abbracciò la caviglia, stringendo lo stivaletto bianco.

“Papà” chiamò.

“Fratellone, ti ha già adottato” disse Kakaroth.

“Tu non chiamarmi papà” disse Vegeta, indicando il namecciano. Spostò il dito su Kakaroth e aggiunse: “Tu non chiamarmi fratellone”.

 

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Capitolo 17
*** Cap.17 Yamcha ***


Cap.17 Yamcha

 

Le visioni che ho visto;

Beh, il momento si sta avvicinando ora.

 

 Vegeta udì uno schiocco e aprì un occhio, Kakaroth aveva gettato un ciocco di legno nel fuoco del falò.

“Papà, sei sveglio?” domandò il piccolo namecciano, avvicinandoglisi.

“Ohy, Vegeta, cercare quelle sfere è più difficile di quanto credevamo. Vero?” lo interrogò Kakaroth.

Vegeta serrò gli occhi, sbadigliando.

“Sapete che è ora di dormire?” domandò, nascondendosi il viso con il braccio.

Piccolo saltellò sul posto, domandandogli: “Papà, m’insegni a combattere?”.

“Quando cresci, tappo” borbottò Vegeta.

Piccolo si stese al suo fianco.

“Fratellone, dai, così vi vedo allenarvi insieme e imparo anche io” disse Kakaroth, incrociando le braccia dietro la testa.

“Tsk, magari quando ce ne andiamo da questo sasso dimenticato dalle mappe spaziali. Inoltre non sono tuo padre, Piccolo, e non sono tuo fatello, Kakaroth” borbottò Vegeta. Ascoltando il rumore prodotto dalle fiamme e lo scricchiolio della legna che si consumava.

< Chi me l’ha fatto fare? > si chiese.

Kakaroth si stese, sbadigliando piano, mantenendo le braccia intrecciate dietro la testa.

“Ora dormite” ordinò Vegeta.

“Sai che Piccolo può individuare le auree senza bisogno dello scouter? Me lo sta insegnando” chiese Kakaroth, chiudendo gli occhi.

“Ottimo, ma me lo dirai domani. Adesso è ora di dormire” rimarcò duro il principe.

“Buonanotte” dissero gli altri due, appisolandosi.

 

*******

 

Vegeta alzò il capo e nascose un sorriso dietro la mano coperta dal guanto, osservando Piccolo e Kakaroth intenti ad allenarsi.

< Il namecciano è appena nato, eppure sembra più maturo di Kakaroth.

Sento che le visioni di gloria che ho visto per quel ragazzo si stanno avvicinando sempre di più. Lo vedo felice, libero, senza costrizioni, diventa più potente ogni giorno.

Ed ora ha qualcuno con cui può divertirsi ed essere se stesso > rifletté.

Si voltò, sentendo sfrigolare, e guardò i due pesci giganti che stavano cucinandosi sul falò.

Vide una creatura azzurrina intenta a staccarne un pezzo di coda, corrugò la fronte e scattò, afferrandola.

L’essere volante strillò e si divincolò, il principe dei saiyan lo guardò.

“Un gatto?” domandò.

Kakaroth e Piccolo erano atterrati dietro di lui.

“Io non sono un gatto. Sono un folletto e mi chiamo Pual” piagnucolò la creaturina.

“Peccato, vero? Mi sarebbe piaciuto se avessi trovato un gatto, ne desideravi tanto uno” disse Kakaroth, massaggiandosi la spalla.

“Si mangia?” domandò Piccolo, indicandolo.

Paul rizzò tutti i peli e negò furiosamente la testa, abbassando le orecchie.

“Vi prego, lasciatemi stare. Io e il mio padrone abbiamo soltanto tanta fame” piagnucolò.

< Un padrone? Se non ci fosse Kakaroth avrei già fatto fuori entrambi, ma ho paura che li considererebbe vittime innocenti. Non voglio che mi veda fare queste cose > rifletté Vegeta.

Un ragazzo dal viso sfregiato, vestito da beduino, li raggiunse a bordo di una motocicletta da corsa.

“Lasciatelo stare!” gridò.

Piccolo colpì una delle due ruote con una sfera, la motocicletta inchiodò e lo sconosciuto volò in avanti. Cadde ai loro piedi con un gemito, sollevando un alto polverone.

“Nessuno grida al mio papà” disse Piccolo, incrociando le braccia al petto.

Yamcha si rialzò dolorante, premette una capsula e con ‘pop’ la sua navicella vi finì all’interno. Se la mise in tasca e serrò un pugno.

“Siete dei ladri?” domandò Kakaroth, grattandosi la guancia con l’indice.

< Se ho imparato bene a calcolare le auree, il suo livello combattivo è infimo. Certo, sempre superiore a quello degli abitanti tipo di questo pianeta, ma niente anche rispetto a quello che ci siamo trovati davanti finora > rifletté.

“Yamcha!” piagnucolò Paul, Vegeta lo lasciò andare e l’esserino abbracciò il suo padrone.

“Se volete prendervela con qualcuno, fatelo con me. Gli ho detto io di prendere da mangiare” disse Yamcha.

Kakaroth gli ticchettò sulla fronte, incrementando l’aura, e lo fece cadere a terra a gambe all’aria.

“Vegeta, sembrano davvero affamati. Perché non gli lasciamo uno dei due pesci? Non è per niente una minaccia” disse.

Vegeta schioccò la lingua sul palato.

“Va bene, andiamo a mangiare più in là” disse.

Si abbassò, vedendo Yamcha rialzarsi seduto.

“Ringrazia, mollusco. Oggi è il tuo giorno fortunato, non morirai” gli sussurrò all’orecchio.

Yamcha avvertì un brivido gelido scendergli lungo la spina dorsale.

 

*******

 

Piccolo guardò il pezzo di pesce, grande tre volte due, che gli era stato messo davanti. I suoi occhi brillarono voraci, mentre sorrideva, mostrando i suoi aguzzi canini bianchi.

“Questo pianeta è davvero povero. I suoi abitanti sono degl’infelici. Avere quelle sfere non li ha aiutati minimamente” disse Kakaroth, addentando rumorosamente un pezzo di pesce.

Vegeta era intento a divorare uno degli occhi della creatura.

“Probabilmente non sanno neanche della loro esistenza e poi… bisogna combattere per la propria felicità. Se ci si arrende o si è deboli, non la si ottiene” spiegò.

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Capitolo 18
*** Cap.18 Crilin ***


Cap.18 Crilin


Figlio d'uomo.

 

“La prossima sfera è in quella casetta… rosa. Certo che sono strani questi terrestri” disse Vegeta, atterrando su un’isoletta.

Piccolo guardava incantato il sole che si rifletteva sulle onde del mare, sorridendo.

Kakaroth atterrò vicino a una palma, i suoi stivaletti affondarono nella fine sabbia dorata.

“Questa è una delle poche case integre che abbiamo visto finora” disse.
Kakaroth raggiunse la porta, allungò il braccio e la fece cadere pesantemente all’indietro con un incremento d’aura.

Piccolo si affacciò da dietro la sua gamba e osservò all’interno della casa, indicò un anziano profondamente addormentato su una sedia a sdraio bianca.
Vegeta entrò, notò dei giornalacci osé sparsi in giro sul pavimento e li trasformò in cenere con dei calibrati ki-blast, senza danneggiare il pavimento.
“Fratellone, è al suo collo” bisbigliò Kakaroth, indicando la collana con la sfera indossata dal vegliardo.

Vegeta si avvicinò all’anziano, indossava degli occhiali da sole, che gli ricadevano storti, e la bava che colava dalla sua bocca gocciolava sulla sua camicia hawaiana.

“Dici che dovremmo rapinare un anziano?” bisbigliò Kakaroth, osservando il guscio di tartarughe enorme, con agganciate delle bretelle, appoggiato in un angolo.

“Beh, gli conviene darcela se ci tiene alla vita.

Vero, papà?” chiese il namecciano. Aveva incrociato le braccia al petto ed annuì, alzando il capo sul saiyan più grande con gli occhi liquidi.

Vegeta ghignò.

“Mi piace come ragioni, tappo” disse, sfilando la sfera dal collo di Muten. S’irrigidì sentendo dei passi avvicinarsi, Kakaroth e Piccolo si voltarono all’unisono avvertendo un’aura, tutti e tre videro un ragazzo entrare dalla porta.

Era alto il doppio del piccolo namecciano, si mise in posizione di combattimento, mentre il sole che entrava dalla finestra si rifletteva sul suo capo privo di capelli.

“Se volete fare del male al maestro, dovrete vedervela con me” minacciò. Saltellò sul posto, facendo ondeggiare gli ampi vestiti arancioni.

Kakaroth gli sorrise, avvicinandosi.

“Hai l’aria simpatica, ma non vogliamo fargli del male. Abbiamo bisogno della sua sfera per sconfiggere un conquistatore galattico” spiegò.

“Non dovresti dirglielo, non sono affari suoi” brontolò Piccolo, gonfiando le guance.

Crilin batté un paio di volte le palpebre.

“Un conquistatore? Aspettate… avete la coda. Siete voi che avete sconfitto Al Satan? Magari avete anche distrutto il fiocco rosso! Già si parla di voi, siete degli eroi!” gridò.

Vegeta si grattò la testa, scompigliandosi i capelli mori a fiamma.

< Si parla di noi? Non dirmi che Kakaroth ha lasciato vivi dei testimoni > pensò, sospirando.

“Lasciate che vi aiuti, allora. Io ho un radar che cerca le sfere” disse Crilin.

Piccolo si massaggiò la testa.

“Cercare le sfere mi stanca, papà. Preferirei usassimo un altro metodo” disse.

“Dai, fratellone. Questo tipo mi fa simpatia, portiamolo con noi” disse Kakaroth, sorridendo.

“Non sono fratello o padre di nessuno! Non ci serve un altro peso!” sbraitò Vegeta.

“Dai, amico. Per aiutare il bambino. Sono anche un bravo combattente, posso esservi d’aiuto! Sono stanco di passare il tempo qui a fare la muffa in casa del maestro aspettando la mia occasione” implorò Crilin.

“D’accordo! Però non sono tuo amico!” sbraitò Vegeta.

Muten si svegliò di scatto al grido, sgranò gli occhi vedendo il gruppetto che volava dalla finestra. Si tastò il collo, trovò la collana senza sfera e vide Crilin levitare via in lontananza e scosse il capo.

“Che diamine è successo?” biascicò.

< Beh, finalmente Crilin se n’è andato. Non dovrò più avvelenarmi con quello che cucina, almeno questo > si disse.

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Capitolo 19
*** Cap.19 Lacrime di sangue ***


Cap.19 Lacrime di sangue

 

 

L’aurora boreale di un verde intenso drappeggiava il cielo in una serie di tinte che risaltavano sullo sfondo blu notte.

 

< Preferisco la notte o la tempesta alle giornate luminose e apparentemente piene di vita

Era una bella giornata di sole su un altro pianeta quando da bambino mi comunicarono che il mio pianeta era esploso. Ed era una bella giornata sulla Terra, oggi… > pensò Vegeta. Gli effetti di luce nella volta celeste sopra di lui si riflettevano nei suoi vuoti occhi color ossidiana.

Teneva le spalle curve, il corpo rigido ed i suoi occhi erano arrossati, il cheto vento faceva ondeggiare i suoi capelli a fiamma.

 

“Nappa, ti avevo detto di non metterti in contatto con me. Ho preso questo scouter non ancora tarato per le emergenze, non per me…”. Iniziò a lamentarsi Vegeta, assottigliando gli occhi. Era seduto su una palma, sotto di lui Crilin chiacchierava con Goku, mentre Piccolo inseguiva dei gabbiani.

“Principe…” esalò Nappa, tossendo.

 

Vegeta sentiva il suo respiro profondo, aveva la vista annebbiata e le tempie gli pulsavano, alcune ciocche larghe tre dita gli erano finite davanti al viso.

 

 

“Cosa c’è?” chiese Vegeta con voce roca, corrugando la fronte.

“… Sono felice di sentirti… ragazzo…”. La voce di Nappa arrivava ovattata, affaticata.

 

Vegeta serrò un pugno, facendo scricchiolare le ossa, le nocche in tensione e il braccio che gli doleva.

< La stessa voce che mi comunicò il mio popolo, la mia gente, il mio futuro, la mia corona, erano stati spazzati via, mi ha dato le più terribili notizie che potessi ricevere dopo quelle non più tardi di qualche ora fa… >.

 

Nappa ansimava, il suo respiro era simile a un rumoroso rantolo.

“Posso sapere cos’hai?” domandò Vegeta, con tono d’urgenza.

“… Vegeta… è stato bello lavorare per te…” mormorò Nappa. Si udì un basso singhiozzo, seguito da dei forti colpi di tosse.

 

 

< Ora posso solo rivivere all’infinito quei momenti, schiacciato dall’amarezza e dal rimpianto … > pensò, serrando gli occhi. Gettò indietro la testa, sentì sapore di sale sulle labbra, mentre un gonfio rivolo di lacrime gli scivolava lungo la guancia. < Nappa era sempre stato un tipo strano, non avevo mai voluto ammettere nemmeno con me stessa che fosse come un padre per me>.

 

 

“Nappa, dannazione, mi stai spaventando. Cosa sta succedendo?!” domandò il principe, la voce deformata dall’ansia.

“Freezer, ha… ha pensato che… che fossimo pericolosi per lui… c-ci ha attaccato…”.

Alla risposta di Nappa, Vegeta si alzò in piedi, levitando sopra la palma con il fiato mozzato. Osservò con gli occhi appannati il resto del gruppo sotto di lui, diminuendo l’aura fino ad azzerarla.

 

Vegeta controllò che la sua aura fosse ancora azzerata ed espirò pesantemente.

< Avrei dovuto portarli tutti con me, avrei dovuto temere di più Freezer. In fondo lo sapevo che quel tiranno non è solo un nemico imbattibile, ma è anche un avversario subdolo… un vero mostro.

Ed io mi ero illuso pensando che loro ci sarebbero stati a vedere il giorno in cui lo avrei annientato > pensò Vegeta.

 

“Dove siete? Radish e Turles sono con te?

La navicella non è lontana, posso raggiungervi e…”. Iniziò a proporre Vegeta.

“… Sono morti…” rispose Nappa lapidario. “… davanti ai miei occhi, non ho potuto evitarlo…”.

Vegeta si allontanò in volo silenziosamente, le gambe gli tremavano e sentiva un gruppo alla gola.

“… Non è possibile…” esalò.

 

< Come dirò a Kakaroth che i suoi fratelli sono morti? >. Il respiro dei principe dei saiyan divenne profondamente irregolare. Boccheggiò un paio di volte. < Rivedo ancora il sorriso di quel folle di Turles ed i suoi modi di fare astrusi. Litigava sempre con Kakaroth solo per infastidire Radish.

Radish… mi aiutava sempre a fasciarmi le ferite come un fratello maggiore premuroso. M’incoraggiava a non mollare, come se ce ne fosse stato bisogno. Si vantava delle sue conquiste in ambito di donne, quando si vedeva che non ci provava nessun reale gusto.

Non meritavano questa fine, di annegare nel loro stesso sangue per colpa di una maledetto > pensò.

 

“…Principe, vi ho voluto bene, ma non spero di rivedervi agl’inferi con me. Meritate di meglio…” esalò Nappa come ultimo respiro.

“Nappa, non dire fesserie… Nappa?! NAPPA! NAPPA RISPONDI!

Ti prego, rispondi! NAPPAAA!”.

 

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Capitolo 20
*** Cap.20 Revelation ***


Scritto sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=qTgHiqpVCGk; Nightcore - Exit Strategy [ Omri ].

 

Cap.20  Revelation

 

Figlio d'uomo, guarda il cielo.

 

 

“Ti cerco da ieri. Perché sei scappato così? Non è da te” disse Kakaroth, atterrando alle spalle di Vegeta.

La luce della luna, circondata dagli effetti fluorescenti dell’aurora boreale si rifletteva sulla superficie dell’immenso lago davanti a loro, circondato dalle montagne.

Il principe dei saiyan sfiorò con entrambe le mani il terriccio della collinetta.

< Quando il sole è tramontato nel lago, tinto di rosso, si è portato con sé i miei dolorosi ricordi. Sembrava morire, spegnendosi lentamente nell’acqua. Mi chiedo se farò anch’io quella fine > pensò.

“Vegeta…” disse Kakaroth con voce affaticata, appoggiandogli una mano sulla spalla.

< Percepisco che qualcosa non va. Mi sembra di essere tornato bambino, quando non potevo aiutarlo o consolarlo in nessun modo. Alla fine sono solo un ragazzino che si sente sperduto > si disse.

Vegeta si strinse le ginocchia al petto, tenendo le braccia serrate, e vi appoggiò contro la testa, posando il mento sulle ginocchia.

< Se non fosse stato per Crilin non l’avrei neanche trovato. Mi ha indicato dove si trovava utilizzando il radar, in fondo le sfere le tiene ‘fratellone’ > pensò Kakaroth.

“Dobbiamo tornare da Piccolo. O vuoi lasciarlo da solo col terrestre?” interrogò il maggiore. Si sporse e guardò in viso Vegeta.

< I suoi occhi sono vuoti, è come se si fosse allontanato con la mente. Si è sganciato da questa realtà con lo spirito, come se fosse l’unico modo per soffrire meno.

Cosa lo ha così dilaniato interiormente? Cosa è successo?! >.  Si mordicchiò il labbro inferiore. < Sembra così vulnerabile, lui che è sempre riuscito a dissimulare ogni sua sofferenza >.

“Ti prego ‘fratellone’, dimmi cos’è successo. Sono abbastanza forte da poter accettare la realtà…” mormorò Kakaroth, aumentando la stretta sulla sua spalla.

Vegeta si riscosse, rabbrividendo.

< Questa è la prima volta che vedo Kakaroth così serio e teso > pensò, battendo un paio di volte le palpebre.

Con la voce rauca, disse: “Freezer ha eliminato i nostri compagni”.

Il viso di Kakaroth divenne esangue.

< … Me lo aspettavo. Non volevo ammetterlo, forse, ma avevo capito… > pensò quest’ultimo.

“Vedrai…”. Calde lacrime segnarono il suo viso, cercò inutilmente di trattenerle. “… Lo sconfiggeremo… Magari un futuro con le sfere potremo farli tornare in vita… il drago si ripresenterà tra un anno…” farfugliò.

Vegeta negò con il capo.

“Non perdi mai la speranza, vero?” domandò.

< In fondo è questa una delle sue doti migliori > pensò Vegeta. Abbassò le gambe e appoggiò la testa sulla mano di Kakaroth sulla sua spalla.

Kakaroth scoppiò a piangere, singhiozzando rumorosamente, le lacrime cadevano copiose.

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Capitolo 21
*** Cap.21 You’ll be in my heart ***


Cap.21 You’ll be in my heart

 

 

 

La luce del sole si rifletteva sul vetro a cupola della motocicletta di una giovane dai capelli azzurri.

Una manica della sua maglietta era scivolata, lasciando scoperta la sua spalla rosea, anche le diverse cinture e cartuccere che indossava le ricadevano più in basso, costringendola a rialzarsi diverse volte i suoi pantaloni.

< Ora che finalmente le sfere del drago possono essere di nuovo utilizzate, potrò finalmente chiedere il mio ‘principe azzurro’ > pensò, schiacciando un mozzicone di sigaretta sotto lo stivaletto. Si mise in sella sulla sua motocicletta.

“Io sono Bulma Briefs e se pensano di poter deridere così il mio fidanzato, si sbagliano” disse con tono secco.

Una ragazza dai lunghi capelli mori si sedette dietro di lei e le avvolse le braccia intorno al corpo.

“Il fatto che abbiano Crilin dalla loro e il tuo radar cerca sfere non c’entra, vero?” domandò quest’ultimo.

“Chichi… Certo che non c’entra il mio gioiellino, costruito con tanta fatica. Hanno umiliato Yamcha ed io devo mettere le cose in chiaro” disse Bulma.

“Non penso sia una buona idea. Potrebbero eliminarci, sono sicuramente dei combattenti micidiali” borbottò Chichi.

Bulma mise in moto e partì a tutta velocità, il vento le fece ondeggiare la coda di cavallo dietro la testa.

“Non avere paura, vedrai che riusciremo a mettere le cose in chiaro” la rassicurò con tono sprezzante. 

 

***

 

 

Kakaroth uscì dal fiume, rialzandosi in piedi, e mosse il capo, facendo ondeggiare i capelli mori, goccioline d’acqua volarono tutt’intorno, mentre altre scivolavano lungo il suo corpo muscoloso.

< Da quando abbiamo quel radar la ricerca è diventata più facile, ma…

Dopo quello che è successo…>. I suoi occhi erano arrossati, sospirò pesantemente, facendo ondeggiare i pettorali poderosi.

Udì un rumore e, guardingo, si nascose dietro un cespuglio. I suoi piedi si sporcarono di terra, mentre l’erba alta gli sfiorava le caviglie, e gli solleticava la pelle gocciolante.

< Un’altra minaccia? Non posso avvertire fratellone, si deve riprendere dal colpo. Anche perché io non sono riuscito ad essergli molto d’aiuto. Le lacrime continuano a sfuggire al mio controllo, mentre un puzzle di ricordi si forma nella mia testa. Ogni singolo momento sembra apparire come un flash solo per dirmi che quella persona in quel punto non ci sarà più ed io finirò per dimenticarmi come si stagliava, in che modo e cosa faceva >. Acquattato raggiunse i pantaloni aderenti della propria tuta e l’indossò, ancora bagnato, mentre la coda si agitava gonfia sopra i suoi glutei.

Il rumore era prodotto da dei passi leggerissimi sull’erba, che rimbombavano a causa dei suoi sensi allertati.

Sotto un albero, attraverso cui la luce del sole risultava frammentata dalla presenza delle foglie su cui si rifrangeva, Kakaroth vide una figura femminile.

“È-è bellissima…” mormorò confuso con voce quasi inudibile.

< Non avevo mai visto niente di più bello. Che sia una ninfa dell’acqua? In fondo una giovane così affascinante, quasi una bambola, dai capelli corvini, gli abiti eleganti, non troppo distante da un lago scintillante, non potrebbe essere altro.

così vicina al lago scintillante, non può essere altro. Non posso correre il rischio che lei sfugga dalle mie mani, come i petali che proprio adesso il vento ha portato via dalle sue piccole, bianche e delicate mani. Mi affascina, mentre, lei così leggiadra, sta intrecciando stupende collane di fiori. Come in stato di trance esco allo scoperto.

Mi rendo conto di non avere niente per lei. Prendo una mela dal ramo dell’albero, e mi avvicino per porgergliela > pensò.

Chichi gridò terrorizzata, mentre Kakaroth balbettava: “Ca-calma… No-non sono… Io non sono pericoloso…”.

La giovane lo raggiunse con un calcio al volto, Kakaroth non mosse nemmeno la testa, la faccia intatta, mentre le afferrava il piedino.

< Devo aver sbagliato qualcosa nell’approccio.

Se Radish fosse ancora qui con me, avrebbe saputo aiutarmi > pensò. 

“Sei bravina…”si complimentò, sorridendole gioviale. Le porse nuovamente la mela con l’altra mano.

“Lasciami... ” urlò lei spaventata, si divincolò fino a sbilanciarsi. Riuscì a liberare il piede e cadde a terra.

 “Tutto bene?” chiese lui, lasciando andare di colpo il frutto, spaventato. “Niente di rotto?” le chiese dolcemente, inginocchiandosi sull’erba accanto a lei.

 

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Capitolo 22
*** Cap.22 Incontri/Scontri ***


Cap.22 Incontri/Scontri

 

“Quindi Crilin è diventato vostro amico?” domandò Chichi.

Kakaroth annuì e le raccolse nuovamente la mela.

“Non siamo male e abbiamo le nostre ragioni, basta conoscerci” spiegò.

Chichi la prese e le loro mani si sfiorarono.

“Scusa” biascicò Kakaroth, ritraendo la propria.

Chichi la prese nella propria, con l’altra mano, arrossendo.

< Sembra il guerriero coraggioso che ho aspettato tutta la vita. Quello di cui mi parlava mio padre sin da bambina. Il cavaliere destinato ad una principessa come me > pensò.

“No, tranquillo… Anzi, vorrei tu la tenessi” sussurrò.

Kakaroth avvertiva delle vampate di calore, le sue guance erano arrossate, sentiva il sudore freddo asciugarsi sul suo corpo muscoloso. Stringeva la mano di Chichi a sua volta, con aria impacciata.

< Il mio corpo ha smesso di obbedirmi. Nessuno mi ha mai parlato di una malattia che corrispondesse a sintomi come questi.

Oh, fratellone, aiutami. Sono così diverso, timido. Solo tu puoi sapere cosa mi sta succedendo > pensò.

 

 ***

 

 “Bulma, davvero, è meglio che non infastidisci né Vegeta, né Piccolo. Quei due non hanno un buon carattere” borbottò Crilin, passandosi l’indice sul viso lì dove mancava il naso.

Bulma digrignò i denti.

“Stai zitto! Come hai osato fargli usare il ‘mio’ radar cercasfere? Sei un traditore” lo rimbrottò, appoggiando le mani sui fianchi.

Crilin roteò gli occhi.

“Senti, Kakaroth è un bravo ragazzo. Davvero un tipo a posto” disse.

“Dovresti vergognarti. Per diventare mio amico ci hai messo anni ed, invece, hai subito fatto amicizia con questi alieni pazzi” disse Briefs con tono piccato, sbattendo per terra il piede. Si piegò in avanti, accigliata. “Sono anni che ti propongo di venire a cercare le sfere con me e mi hai sempre detto che era troppo pericoloso. Invece ‘a loro’ li stai aiutando”. Proseguì a lamentarsi.

 Crilin scosse il capo, schioccando la lingua sul palato.

“Così non chiarirai un bel niente e risolverai solo di farti ammazzare. Se proprio vuoi delle scuse, e non ne capisco il motivo, perché in cambio non gli proponi di rendere più efficiente il radar?

Inoltre le tue invenzioni potrebbero di gran lunga agevolare i tempi delle ricerche” la invogliò.

< Da quando sono con loro sono migliorato tanto. Questa è l’occasione che aspettavo da tutta una vita, non posso permettere a Bulma di farla sfumare > pensò Crilin.

Bulma si grattò il collo.

< Se me li faccio amici, magari riuscirò a tenermi le sfere alla fine di tutto. Se non si tratta di questo desiderio, sarà il prossimo.

Mi conviene aiutarli > rifletté.

“Ci penserò” cedette.

Piccolo guardava Vegeta, era intento a fissare le sfere del drago che avevano raccolto, a vedervi il suo riflesso.

“Papà?” domandò il namecciano, avvicinandosi al saiyan.

Vegeta socchiuse gli occhi, chiedendo: “Cosa c’è?”.

“Sei triste?” lo interrogò Piccolo, sedendosi accanto al suo stivaletto.

“Tsk” disse secco Vegeta.

< Kakaroth mi ha detto che non supererò mai il dolore finché non lo lascerò trasparire. Mi ha promesso di sciogliere il mio cuore di ghiaccio…

Chi mai avrebbe detto che quel moccioso sapesse essere anche poetico? > s’interrogò. “ Umphf. Cosa vuoi?” borbottò.

“Se ci alleniamo, magari non sarai triste” propose Piccolo.

Vegeta gli accarezzò la testa.

“Non chiamarmi papà… e poi non è il momento. Sento un’aura sconosciuta in avvicinamento. Visto che viene con Crilin, potrebbe essere qualche altra ‘piattola’ terrestre” borbottò.

< Che sterminerei volentieri, ma qualcosa mi dice che anche Piccolo ha un cuore buono.

Ormai sono circondato, tra lui e Kakaroth > rifletté.

 

***

 

 < Tutto quello che volevo dire, l’ho scordato davanti a “lui”. Esistono davvero uomini così? È così…così perfetto, così... così principesco > pensò Bulma.

“Mi stai dicendo che il tuo aggeggio si può rompere così facilmente? Tsk, potevi farlo meglio questo ‘orologio mancato’” la derise Vegeta.

“Sei insopportabile, accidenti! Ringrazia che la grande Bulma Briefs ti abbia offerto i suoi servigi” si lamentò Bulma, indicandolo.

< Una così petulante in altri momenti l’avrei voluta far fuori, ma ora… Mi sento così depresso da star ragionando troppo. Devo essere diventato cervellotico, perché tutto sommato ne vedo le qualità.

Penso sia bella, ma non ha un fascino eccessivo. Non è un ammasso di carne compiacente come le donnacce alla base.
Un bel corpo sì, ma uno spirito eguale. Ha qualcosa nel suo essere di ammaliante… intrigante, ecco > rifletté il principe dei saiyan.

“Servigi?” la punzecchiò, vedendola arrossire.

“Di scienziata, pervertito!” sbraitò lei.

< Nessuno mette i piedi in testa a Bulma Brief! Nemmeno se ha un corpo da favola, degli addominali scolpiti, due neri occhi ossidiana in cui perdersi, un viso che sembra marmo… Oh, quanto è figo da paura…

Un attimo, sto ricominciando di nuovo > pensò, scuotendo il capo.

“Hai un’insopportabile voce da ochetta, e fai degli aggeggi che funzionano in modo discutibile. Ringrazia se ti farò restare” le disse Vegeta, incrociando le braccia al petto.

< Nonostante il suo sorriso mi prenda in giro, c’è un’ombra sul suo volto.

Il modo preoccupato in cui lo guarda Crilin a distanza, lo sguardo d’ansia di quel mostriciattolo verde che ha vicino ai piedi… Qui dev’essere successo qualcosa di grave. Sento lo stesso puzzo di tragedia che avvolse casa mia quando mio padre perse mia madre… Prima di risposarsi…

Sto perdendo il punto per cui sono venuta > pensò Bulma, scuotendo il capo.

“Che cosa stai dicendo? Ti ricordo che in cambio delle mie incredibili capacità come meccanica, esigo delle scuse per aver umiliato il mio fidanzato!” gridò.

< Già, io sono fidanzata. Per quanto il mio rapporto con Yamcha stia ristagnando, e lui stesso non è più felice con me, non è giusto io pensi cose del genere per altri.

Non che io lo abbia mai fatto…

Che mi sta succedendo? Sono passata dalla solita avventuriera, a una scolaretta timida…

Tutto perché lui sembra provenire da un’altra realtà > rifletté.

“Chiedo scusa per il tuo mollusco, allora” la stuzzicò Vegeta.

Bulma lo raggiunse a passo di marcia e gli si mise di fronte.

“Senti scimmione…”. Iniziò, ringhiando.

“Sì, gallinella?” scherzò Vegeta.

Crilin li raggiunse, pallido in volto, vedendo il saiyan ridacchiare.

Bulma era diventata completamente rosso-violacea in viso.

“Non ridere alle mie spalle, zoticone!” sbraitò Bulma.

< Ormai ne ho una certezza. Per lui tutto questo è solo una distrazione. I suoi occhi rivelano la verità, questa gelida risata è solo una facciata.

Sta cercando di ottenere il controllo nel vano tentativo di ferirmi, di umiliarmi. Non rendendosi conto che questo sembra più una schermaglia tra bambini > rifletté.

“Io ti rido in faccia, pulce”. Proseguì Vegeta.

< Cosa può far soffrire così tanto una persona? Non lo so, non ho mai provato dolori così forti.

Sono sempre stata empatica, quando voleva, ma non mi sono mai trovata di fronte niente di simile. Sì che vivo in un mondo sconvolto dalla guerra da tutta la vita > pensò Bulma.

“Adesso basta, lascialo stare, mocciosa” borbottò Piccolo. La spintonò, facendole una linguaccia. “Papà sta male!”.

Bulma impallidì.

“Questo è tuo figlio?” biascicò.

Vegeta si nascose il viso con una mano e sospirò pesantemente.

“A quanto pare l’ho adottato appena uscito dall’uovo” borbottò.

“Sì, sono suo figlio, antipatica” ringhiò il namecciano. Le morse un dito, facendola strillare.

“Oh, mamma” gemette Crilin, scuotendo la testa.

Bulma si premette la mano al petto, col dito arrossato.

“Voi non avete minimamente idea di con chi avete a che fare” si lagnò. Tirò su col naso, ignorando Crilin, che le posò una mano sul braccio. “Sono una scienziata famosissima e la più ricca del pianeta” si vantò.

“Avevo ragione a pensarti viziata” sbottò arrabbiato il saiyan.

< Che sia invidioso?

Beh, dovrai abituarsi alla mia presenza. Potrei anche far smettere di funzionare il mio radar, e obbligarli a chiedermi di aggiustarlo. Non scoprirebbero mai il mio trucco > pensò Bulma.

“Scusate il ritardo”. S’intromise la voce di Kakaroth.

Bulma si voltò e impallidì, vedendo che lo sconosciuto aveva Chichi stretta al suo braccio, nascosta in parte dietro le sue spalle possenti.

“Bulma, lui è Kakaroth. Perché non parli con lui? Ti assicuro che è simpatico”. Crilin invogliò Bulma.

“Va bene” borbottò Bulma.

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Capitolo 23
*** Cap.23 Intermezzo ***


Cap.23 Intermezzo

“Non è bellissima?” chiese Kakaroth con tono sognante.

< Penso di essermi innamorato di lei. O almeno Crilin mi ha detto che quello che provo si chiama amore.

Potrebbe funzionare tra noi?

Siamo troppo diversi, anche nel modo di vedere la vita.

Ho visto troppe cose negative per riuscire immediatamente ad immaginare una vita futura con lei. Prima dobbiamo sconfiggere la lucertola e poi si vedrà.

Vediamo, intanto, se il mio “fratellone” mi può dare qualche consiglio in merito > rifletté Kakaroth.

 “Si, una bellezza non convenzionale, anche se… se solo sapesse stare zitta, sarebbe meglio…” rispose stizzoso il principe.

“Di chi stai parlando?” chiese Kakaroth, sporgendo la testa. Vide l’altro saiyan arrossire e ridacchiò. “Io non parlavo di Bulma”.

“Un’altra parola e ti prendo a testate” lo minacciò Vegeta, posandogli la fronte sulla sua.

< Sono felice che qualcosa lo distragga. Non m’interessa se mi guarda furibondo, non ce la faccio più a vederlo così abbattuto.

Soffre perché non è riuscito a salvare ciò che rimaneva della nostra gente, della nostra ‘famiglia’, quando un tempo già non aveva potuto fare niente per il nostro pianeta e il nostro popolo > pensò Kakaroth, strofinando la fronte contro quella spaziosa del maggiore, che gli passò la mano nella zazzera mora.

“Dai, dimmi i tuoi guai” lo invogliò Vegeta, allontanandosi da lui.

< Accidentaccio, il moccioso riesce sempre ad ammorbidirmi > pensò.

“Vedi, lei non è solo bellissima. All’inizio pensavo fosse una ninfa, ma in realtà è la principessa di un regno in fiamme. Insomma, il suo castello è avvolto da un fuoco magico ed eterno, e lei è dovuta scappare. Perciò sa combattere, anche se…”. Iniziò a parlare a raffica Kakaroth.

 

****

 

< Ero così preso dai miei guai, che non mi sono accorto che si è richiuso di nuovo nella sua apatia.

Dannazione! Siamo guerrieri, la vita l’affrontiamo combattendo, non lasciandoci sopraffare > pensò Kakaroth.

“Cambiando discorso. Guarda lì” disse, indicando Piccolo addormentato abbracciato con Chichi.

Erano vicini al fuoco, mentre Bulma s’intravedeva attraverso una finestra della casa capsula che aveva evocato.

Crilin era intento a ravvivare il falò con dei legnetti.

“Ripetimi come si chiama quella ‘moretta’” indagò Vegeta.

Kakaroth si grattò un sopracciglio.

< Umh, sento puzza di fratello geloso…

Mi chiedo come l’avrebbero presa Radish e Turles se avessero sentito Crilin parlami dell’amore. Probabilmente mi avrebbero preso in giro per essere caduto vittima di una cosa simile > rifletté.

“Chichi. Ha un significato nella lingua saiyan?” domandò.

“Umh, no Kakaroth, non abbiamo nomi così.

In ogni caso, tieni la testa al suo posto. Abbiamo cose più importanti da fare” lo richiamò Vegeta.

“Suppongo tu non ti sia mai innamorato” disse Kakaroth, grattandosi una guancia. Si udiva lo scricchiolio delle fiamme.

“Tsk, moccioso, io sono superiore a queste cose” ribatté Vegeta, piccato.

Kakaroth si sdraiò per terra a faccia in su, le braccia sotto la testa.

< Non che le donne alla base inspirassero amore. Quella pazza di Zangya mi rimarrà eternamente impressa > rifletté.

“Quella Bulma, però, non mi sembra ti lasci indifferente. Vuoi dirmi che è solo qualcosa di fisico?” domandò Kakaroth. Un ki-blast gli venne lanciato contro, lo afferrò con la mano, soffocandolo tra le dita.

“Non sarà una terrestre a distrarmi dalla nostra missione.

Io sono il principe dei saiyan, non mi abbasserò al livello di una razza così inferiore” ribatté Vegeta.

< Ci risiamo con le sue manfrine. Sono tutte cose che ha imparato a memoria, ma sprofondano in lui come dei cunei fastidiosi.

Cercare di fargli avere una vita e come cercare di de-programmare un computer.

Non che io sia da meno, cammino e mi muovo sempre come se fossi un soldato impegnato in una marcia militare. Ho dovuto forzarmi per imparare a fermarmi, a godermi un tramonto o un paesaggio.

Questo pianeta Terra, poi, lo trovo particolarmente meraviglioso > pensò Kakaroth.

“Lo sai che non ci sono più donne della nostra razza? Con questo ragionamento rischiamo l’estinzione.

Approfittane, “fratellone”. Non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo”.

Fu costretto a saltare all’indietro, evitando una decina di onde, schivandole ridacchiando.

“Non chiamarmi fratellone” sbottò Vegeta, scuotendo il capo, abbassando la mano ancora brillante di energia. Le gote arrossate e gli occhi liquidi. “Smettila con questi discorsi, o mi farai arrabbiare veramente” lo rimbrottò.

< Eccolo, ora mi guarda con quell’aria da cane bastonato. Cerca di non far vedere come abbassa gli occhi depresso. Sa che un saiyan non può farsi vedere così…

Anche se… Ha passato tutto il giorno sospirando sognante a quella ragazzina dai capelli mori.

Sorrideva in modo strano, adulto. Non avrei mai potuto pensare di vedere il mio ‘fratellino’ innamorato.

Ho così paura che soffra, che tutto non vada come vorrebbe. Non saprei proprio cosa fare se lo ferissero. Non posso proteggerlo dai suoi sentimenti > rifletté.

“Andiamo a dormire, ora” ordinò.

 

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Capitolo 24
*** Cap.24 Sempre più vicini ***


“Questa storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.

Prompt: 8) Mamihlapinatapei. Dall’yaghan: sguardi tra due persone che si piacciono, ma non hanno il coraggio di fare il primo passo.

 

Cap.24 Sempre più vicini

 

< Questa città è il genere di posti che odio e che farei volentieri saltare in aria.

Troppo rumore, troppa confusione e troppa gente > pensò Vegeta.

Bulma gli mise una mano sul petto, impedendogli di attraversare la strada mentre il semaforo segnava rosso.

Un fiume di gente camminava ai loro lati, sulla panchina, mentre il sole sopra di loro si rifletteva nelle grandi vetrate degli edifici.

“Siamo arrivati” disse Bulma, indicando una cupola color crema che si ergeva in un ampio giardino. “Lì c’è il mio laboratorio. Al suo interno potrò potenziare il mio radar grazie ai macchinari giusti” spiegò.

“Tsk, era l’ora” rispose secco Vegeta.

Bulma lo lasciò passare, mentre il segnale diventava verde, osservandolo incedere con passo marziale verso la sua abitazione.

< Un pezzo della cupola è crollato e si vede che questa è una metropoli che si sta rialzando dopo essere stata in ginocchio per decenni.

Però… Io sono abituato al silenzio.

Non mi stupisco che la gallina non stia mai zitta, venendo da un posto così logorroico era il minimo.

La sua stamberga non è male, sembra un piccolo palazzo. Vedo diversi robot servitori in giro e più mi avvicino più mi rendo conto di quanto questo edificio sia enorme > rifletté Vegeta.

Bulma lo seguì, si voltò vedendo che Chichi e Kakaroth li stavano raggiungendo. Raggiunto il giardino, il principe dei saiyan osservò la giovane stretta al braccio del saiyan più giovane, sbuffando.

“Com’è che tu e lui, siete così amici, nonostante abbiate caratteri così diversi?” sussurrò Chichi a Kakaroth, notando che il principe dei saiyan la scrutava torvo.

“Lui non è come sembra. In realtà lui è come un fratello per me” rispose il saiyan più giovane.

< Mi aspettavo una domanda simile > pensò.

Chichi si sistemò una ciocca di capelli mori dietro l’orecchio.

“Scusami. Semplicemente sembra avercela sempre con tutti” ammise.

Kakaroth si passò la mano tra i capelli.

“Lo so. In molti, infatti, non riescono a vedere oltre la sua apparenza, ma… Ha fatto grandi sacrifici per aiutarmi sin da quando ero piccolo” spiegò.

< Oltre quella corazza, soltanto io riesco a vedere un fratello con facilità > rifletté.

“Davvero?” chiese la principessa, con tono incuriosito.

“Sì, mia ha cresciuto da quando ero molto piccolo, forse appena nato. Non riesco a ricordarmi, ma mi era stato raccontato” spiegò.

Chichi spalancò la bocca con aria sorpresa.

< Oh, Radish, fratello mio, mi raccontavi tu queste storie.

Perché mi manchi così tanto?! > si chiese Kakaroth. Notò Piccolo e Crilin che li raggiungevano, mentre sentiva gli occhi diventargli lucidi.

Crilin teneva per mano Piccolo, il namecciano sbuffava.

“Sei uno zio insopportabile” si lamentò.

Crilin ridacchiò, chiudendo gli occhi e lo accompagnò sulle strisce, piegando di lato il capo.

“Ti chiedo scusa” mormorò. Notò che Piccolo osservava Chichi che si teneva abbracciata a Kakaroth. Entrambi si guardavano di sottecchi, rossi in volto, ridacchiando.

“Hai notato anche tu?” chiese Crilin.

“Non capisco cosa fanno” borbottò Piccolo.

Crilin lo prese in braccio e lo sentì sospirare, il terrestre se lo cullò contro.

< Sembra molto scontroso, ma cambia tutto quando scopri che è appena uscito dall’uovo > rifletté.

“Quello che vedi lo capirai crescendo. Il mio maestro chiamava mamihlapinatapei quel modo di guardarsi. Ossia gli sguardi tra due persone che si piacciono, ma non hanno il coraggio di fare il primo passo” spiegò Crilin.

Piccolo sbuffò, mostrando i dentini aguzzi, e disse: “Vuol dire che si vogliono mangiare?”.

“No, si vogliono amare. Te l’ho detto, capirai crescendo” disse Crilin.

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Capitolo 25
*** Cap.25 Tingo ***


“Questa storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.

Prompt: 23) Tingo. Dal pascuense: chiedere un oggetto in prestito e non restituirlo.

 

Cap.25 Tingo

 

“Si sta bene in questa casa. Sembra un piccolo rifugio.

Ci hanno offerto morbidi letti, ci hanno messo a nostra disposizione dei giardini immensi. Ci hanno persino dato da mangiare i biscotti. Tu non li hai sempre amati?” domandò Kakaroth.

“Niente di tutto questo m’interessa davvero, Kakaroth. Il nostro compito è solo di ritrovare le sfere.

Sono stanco di questo pianeta” borbottò Vegeta.

< Non voglio che quella ragazza lo renda fragile o lo faccia soffrire.

Ormai l’ho capito, affezionarsi a qualcuno non è solo inutile, ma anche pericoloso. Quando chi ami finisce per morire, anche una parte di te se ne va.

Nessuno deve sfiorare il ‘mio fratellino’ neanche con un dito. Nessuno deve ferirlo! > pensò, serrando le labbra.

“Vuoi che vado a vedere io, allora, se Crilin e Piccolo stanno bene? Così tu resti con le sfere” propose Kakaroth.

“Bene” disse Vegeta, lasciandosi ricadere pesantemente sul letto. Sentì l’altro sospirare, lo ascoltò allontanarsi, aprire la porta ed uscire, chiudendosela alle spalle.

< L’ennesimo soffitto sconosciuto della mia vita, mi chiedo se mai qualcuno di questi lo considererò quello di casa mia > pensò.

 

 < Questo non è il soffitto della mia cameretta > pensò il bambino, sporgendo il labbro inferiore in un broncio. < In questo posto si soffoca, è così stretto. Voglio tornare a casa, qui fa freddo e sembra sempre tutto buio senza i soli >. I capelli neri a fiamma ondeggiavano sul suo capo, sfiorando il cuscino candido.

“Un peccato che io non sia riuscito a diventare re” borbottò.

Nappa sospirò, seduto sul pavimento.

“Sicuro di non voler giocare col piccolo Kakaroth o con Radish? Vi distrarrebbe” propose. Si massaggiò la testa. “Lo so che questo posto non vi piace e lo trovate infido, pieno di minacce, ma ci adatteremo”.

“Come diamine potrei giocare con un neonato?” borbottò il principe dei saiyan.

 

“Freezer, ti sei preso la mia casa e non l’hai mai più restituita.

Tu non mi hai mai ridato ciò che era mio ed ora non mi restano altro che luoghi sconosciuti che mi sembrano sempre dei gorghi oscuri” sussurrò roco Vegeta.

< Nappa sapeva sempre cosa pensavo o provavo in realtà > pensò.

 

Vegeta era seduto in un angolo, con le ginocchia abbracciate.

< Se trovassero Kakaroth lo ucciderebbero, è troppo piccolo per poter far parte dei mercenari di una navicella da guerra > pensò. Si mordicchiò l’interno della guancia. < Dobbiamo nascondere le sue urla con quelle d’incitamento o con Nappa e Radish che fingono di fare a braccio di ferro. >.

“Non si può entrare in quella stanza” disse gelido.

Apple posò le mani sui fianchi e piegò di lato il capo butterato.

“Mi stai prendendo in giro?” domandò gelido. Socchiuse gli occhi. “Sento odore di merda…”. Iniziò a dire.

“Radish si è preso una malattia aliena molto contagiosa sull’ultimo pianeta che ha visitato. Questo è lui. Vuoi davvero rischiare?” chiese Nappa, raggiungendoli.

 < In realtà è il pannolino di Kakaroth > pensò Vegeta.

“Al diavolo, dannate scimmie. Voi e i vostri orridi problemi…” ruggì Apple, allontanandosi con una smorfia sul volto.

Nappa s’inginocchiò davanti al principe.

“Come ti senti?” domandò, riferendosi ai tagli sulle sue guance.

“Tsk. Dimmi piuttosto come sta quella terza classe di Turles” ringhiò il bambino in risposta.

“Lui non lo hanno torturato a lungo come voi, principe” esalò Nappa.

“Quello che mi fa innervosire è che Freezer si è preso tutti i miei gioielli. Me li aveva regalati mia madre, avevano il simbolo reale.

Ci ha punito perché Turles ha cercato di nascondere almeno un anello” ribatté Vegeta.

 

Il principe dei saiyan si nascose il viso con la mano, chiudendo gli occhi.

“La pagherai, prima o poi, ladro” giurò.

 

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Capitolo 26
*** Cap.26 Remember ***


Cap.26 Remember

 

“Sei sicura… La prossima sfera si trova in una foresta?” domandò Kakaroth.

Bulma annuì, guardando Son passare la spugnetta sul corpo di Piccolo. Il namecciano era quasi del tutto immerso nella vasca, nascosto dalle bolle di sapone, che soffiava.

“Con tutti i potenziamenti che ho fatto, non dovete avere dubbi. Non posso sbagliare” rispose la terrestre, sistemandosi una ciocca di capelli azzurri dietro l’orecchio.

Kakaroth annuì.

< Dovrò dirlo a fratellone > pensò.

 

Il neonato gattonava per la stanza di metallo, avanti e indietro, raggiungeva la massiccia porta bloccata e la colpiva con delle manate date con le manine paffutelle.

Dimenava la coda da scimmietta, i capelli a cespuglio gli ricadevano intorno al viso roseo.

Raggiunse un tavolo ed iniziò a colpire una delle gambe con entrambi i piedi, ruppe il mobile che rovinò a terra, andando in pezzi con un forte rumore. Staccò ciò che rimaneva della gamba e se la portò alla boccuccia, addentandola con i dentini che stavano spuntando e le gengive arrossate.

Oggetti mordicchiati erano abbandonati in vari punti.

Il piccolo notò una pulsantiera, si sedette facendo scricchiolare il proprio pannolino e lanciò il pezzo di legno. Ci furono delle scintille, la corrente ebbe un picco e la porta si socchiuse.

Kakaroth gorgogliò, ghignando, e gattonò fuori dalla stanza, scivolando lungo il pavimento di metallo. Alzò il capo, osservando la luce che filtrava dagli oblò dei corridoi, sentì un pungente odore di cibo e lo seguì.

Lasciò dietro di sé una scia di bava che gli colava dalle labbra piene.

Trovò una stanza e s’infiltrò attraverso la porta aperta, si trovò davanti le lenzuola di seta di un letto a baldacchino. Vi si arrampicò, affondando nel materasso morbido con le ditina paffutelle.

Il piccolo si guardò intorno, vedendo il proprio riflesso in molti specchi, le pareti erano ricoperte di ritratti di Zarbon. Il bambino sbadigliò e si addormentò, rannicchiato.

 

Si risvegliò sentendosi sollevato da delle braccia muscoloso.

“Grazie agli dei polpi che ti ho trovato io, prima del padrone della stanza” gemette Radish, correndo fuori dalla camera.

Kakaroth gorgogliò infastidito, allungandosi verso una cesta di frutta fresca dentro la stanza, appoggiato su un mobiletto sotto la miniatura di uno Zarbon intento a fare il baciamano a Freezer.

Radish si avviò alla porta, udì dei passi e sgranò gli occhi; tornò indietro e si nascose sotto il letto. Tappò la bocca dei più piccolo, che iniziò a succhiargli avidamente le dita.

Si udirono dei tonfi, Radish avvertì qualcuno coricarsi sul letto, il russare di Zarbon risuonò forte nella stanza.

Kakaroth si addormentò tra le braccia del fratello, nonostante il frastuono.

 

< Se non fosse stato per mio fratello, quella volta, sarei morto.

Ultimamente i ricordi con lui si fanno sempre meno chiari, confusi e sbiaditi. Però sono sempre presenti, ogni cosa sembra richiamare lui, solo per cancellarmi quel momento > pensò Kakaroth, facendo uscire dalla vasca Piccolo.

Lo avvolse in una tovaglia ed iniziò ad asciugarlo.

“Ci sai fare con i bambini” ammise Bulma.

“Mai quanto ‘fratellone’ Vegeta. Lui mi ha sempre fatto il bagno da piccolo” ammise Kakaroth.

“Come fai a dire cose simili in modo così candido? Non hai un senso del pudore?” gemette Bulma.

“Non ci vedo niente di male, io” borbottò Piccolo.

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Capitolo 27
*** Cap.27 Gohan ***


Cap.27 Gohan

 

Figlio d'uomo, guarda il cielo.

 

< Meno male che Bulma aveva detto che non ci sarebbero stati problemi. Sono giorni che vaghiamo in questa foresta alla ricerca dell’ultima sfera.

Siamo così vicini alla fine della nostra missione, ma non ne veniamo a caso. La spia si muove di continuo, ma nessuno di noi è ancora riuscito a vederla questa spia > pensò Kakaroth, grattandosi il collo.

“Ti senti bene?” domandò rivolto a Chichi, vedendola passarsi le dita sottili sul viso pallido.

“Sì, sto solo risentendo di tutta questa umidità.

Però sto sempre meglio di Bulma, lei non è abituata a dormire per terra senza poter usare le case nelle capsule oplà” rispose quest’ultima. 

“Voi due, smettetela di chiacchierare e datevi una mossa. La sfera si è spostata di nuovo” ringhiò Vegeta.

“Forse ci conviene dividerci un gruppi” propose Crilin, prendendo la mano di Piccolo nella propria.

“Ottima idea. Io da solo, tu donna vai con Kakaroth. Tu, moretta, vai con il pelato e Piccolo” ordinò Vegeta.

< Così vedo di dividere Kakaroth da quella mocciosa per almeno cinque minuti. Sono sempre appiccicati a guardarsi negli occhi!

Ed io stesso… ho bisogno di qualche attimo lontano dalla Donna. Il suo odore mi si è attaccato addosso, lo sento nelle narici mentre dormo e…

Vorrei annusarla, stringerle i capelli ed avvicinarla a me. Giorno dopo giorno, sembra che la sua presenza mi si tatui addosso, che la sua figura si stia incidendo nei miei occhi. Non posso permetterlo! > pensò.

“D’accordo. Però ogni gruppo si porterà delle radio per comunicare” disse Bulma.

Chichi incassò il capo tra le spalle.

“Qualsiasi cosa succeda, riuniamoci, però” mormorò con tono gentile, mentre il vento le faceva ondeggiare il mantello dietro la schiena.

Nell’oscurità dovuta alle fronde spesse i suoni rimbombavano, alcune farfalle che si muovevano nell’oscurità battendo le ali creavano dei rumori distorti.

“Questo è ovvio. Kakaroth, Piccolo, state attenti a non cacciarvi nei guai” ordinò Vegeta.

“Sì, ‘fratellone’”. “Contaci, ‘papà’”. Risposero in coro.

“Io non ci provo nemmeno più” borbottò Vegeta.

Bulma si nascose la bocca con la mano, soffocando una risatina.

< Inizio a credere che abbai, ma non morda> pensò. Afferrò Kakaroth per un braccio e lo trasse con sé. “Andiamo, allora”.

 

********

 

Bulma gridò, vedendo la gigantesca testa del dinosauro avvicinarsi sempre più di lei. Saltò di lato, evitando che l’immensa chiostra di denti della creatura si chiudesse su di lui, estrasse la pistola e sparò una serie di colpi, i proiettili rimbalzavano sulle dure scaglie della pelle marrone dell’animale.

Kakaroth lo raggiunse con un’onda di energia. La bestia rovinò a terra, il suo peso fece franare il terreno.

Bulma precipitò, Kakaroth volò fino a lei e la prese al volo, sentendola urlare. Atterrò ai piedi di una cascata e l’appoggiò a terra.

“Me la cavava” borbottò la scienziata. Si alzò in piedi ed indietreggiò di un paio di passi.

“Cer…”. Iniziò a rispondere Kakaroth, prima che la montagna gli franasse addosso. Prima di svenire, udì solo gli strilli terrorizzati dell’altra.

 

*****

 

Kakaroth mugolò, vedendolo solo nero. Si portò una mano al viso, sentì qualcosa di umido sopra il suo volto, lo spostò e si accorse che si trattava di una pezzuola. Si guardò intorno confuso e si trovò davanti il sorriso di un vecchio anziano.

“T-tu… chi sei?” esalò.

L’anziano gli posò una mano sulla spalla.

“Resta sdraiato, non so come tu abbia fatto a sopravvivere” disse gentilmente.

Bulma corse nella stanza e saltò sul letto, abbracciandolo.

“Ti sei svegliato! Credevo che saresti morto!” strillò, stringendolo.

Kakaroth mugolò, sentiva il corpo dolorante.

“Non credevo ti fossi affezionata così tanto” gemette.

Bulma si mise in ginocchio sul letto, arrossendo, e rispose: “Non volevo certo che tu morissi in parte per colpa mia”. Scivolò giù dal letto, rimettendosi in piedi. “Lui è quello che ci ha salvato. Ti ha tirato fuori dalle macerie e ti ha curato” spiegò, indicando l’anziano.

Kakaroth si alzò seduto di scatto.

“Vegeta?!” gridò.

“La tua amica ha mentito sulle tue condizioni. Io non ero d’accordo, ma lei continuava a ripetere che sapendo che ti eri fatto male ci avrebbe ucciso tutti” disse l’anziano, raddrizzandosi il cappellino morbido che teneva sul capo.

Kakaroth si massaggiò la spalla.

“Bulma, mi duole darti ragione. Cosa gli hai raccontato?” domandò.

“Ha chiamato solo una volta, fortunatamente. Voleva sapere come stavi, gli ho risposto che eri a caccia” spiegò Bulma.

< Strano non si sia mangiato la foglia > pensò Kakaroth. Si voltò verso l’anziano e gli sorrise.

“La ringrazio, le devo la vita” disse con tono grato.

 

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Capitolo 28
*** Cap.28 ‘Goku’ ***


“Questa storia partecipa alla #SummerBingoChallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart”.

Prompt: Casella 42-Medicina antica

 

Cap.28 ‘Goku’

 

“Questo simpatico anziano ci ha trovato ‘sperduti’ qui in giro, quindi ha deciso di ospitarci” spiegò Kakaroth, grattandosi la testa.

“Almeno abbiamo un posto dove dormire in questa dannata foresta. D’accordo, faremo tappa qui. Lasciate le cose inutili qui dentro.

Io torno a cercare la sfera” disse Vegeta, uscendo dalla casupola.

Kakaroth lo salutò con la mano, sorridendo.

< Lo sapevo che si era mangiato la foglia, fortunatamente sono riuscito a rimettermi in piedi quel tanto che bastava appena tempo. Ho imparato negli anni a mentire abbastanza bene da non insospettirlo > pensò.

“Scimmione, non puoi ignorare così una persona che ci ha aiutato!” gridò Bulma, con le mani a conca ai lati della bocca.

Vegeta spiccò il volo.

“Dannato, ignora tutto e tutti” ringhiò Bulma.

“Bulma, facciamo come ci ha detto. Poi controlliamo i nostri radar” propose Kakaroth.

Gohan, appoggiato contro la parete, negò con il capo.

“Quel giovincello è proprio in piena adolescenza” apostrofò Vegeta.

Bulma annuì.

“Certo che sei fantastica, Bulma. Hai fatto un radar ciascuno, praticamente” disse Crilin, grattandosi la testa.

“Lo so di essere fantastica” si vantò Bulma.

Piccolo raggiunse l’anziano e gli chiese: “Hai dell’acqua di fonte per me?”.

“Certo, piccoletto” rispose Gohan.

< Sono sempre più strani i giovani d’oggi > pensò.

Chichi lo raggiunse e s’inchinò.

“Vi ringrazio umilmente e vi chiedo scusa per aver interrotto la vostra vita eremitica” disse gentilmente.

Gohan le posò una mano sulla spalla.

“Io ti conosco, ti ho visto da bambina. Tuo padre è il mio migliore amico.

Sono ancora più contento di avervi dato asilo. Anche perché qui, tra i Monti Paoz, mi sento solo.

Sono fuggito ad un mondo folle, ma ora sono anziano e sentivo il bisogno di un po’ di compagnia” ribatté.

“Lei sì che è un tipo gentile!” gridò Crilin, facendogli l’occhiolino e il segno dell’ok.

“Diamoci una mossa, anche io fremo dalla voglia di rimettermi alla ricerca della sfera” borbottò Kakaroth.

Gohan si grattò il mento.

< Penso sia scortese chiedergli di cosa parlano, anche se ho qualche dubbio > pensò.

 

*********

 

Ahi ahi ahi…” gemette Kakaroth, serrando gli occhi.

Chichi rabbrividì, fissandolo nascosta dietro la porta e si tirò indietro, appoggiandosi al muro, stringendo un pugno al petto.

< Sono così preoccupata. So che dovrei conoscerlo meglio, che è un alieno, ma quel ragazzo è così dolce, gentile, bello… ed io non c’ero neanche quando si è fatto male > pensò. Lo sentì piagnucolare ancora e scappò via, i lunghi capelli mori le ondeggiavano dietro le spalle.

“Ti farà bene, vedrai” disse Nonno Gohan, sorridendogli.

Kakaroth si passò l’indice sotto il naso e sospirò, dalle ciotole colme di olii veniva un odore forte, stomachevole.

“Non si preoccupi… nonnino” sussurrò, arrossendo.

Nonno Gohan addolcì ancor più il sorriso e gli accarezzò la testa con la mano libera, scompigliandogli i capelli mori.

Kakaroth tossicchiò, il bruciore gli faceva lacrimare gli occhi.

“Cerca di distrarti. Perché non mi parli un po’, così non pensi al fastidio” lo invogliò Gohan, tornando a massaggiargli la crema sulle ferite alla schiena.

Beh… Urca, veramente sarei più… ahi!... in-interessato… Ahiah!... a lei…”. Kakaroth tirò su col naso, continuando a piagnucolare.

Gohan guardò la sua coda da scimmia e socchiuse gli occhi.

“Dai, dalle nostre parti c’è una leggenda che parla di un certo Goku, grande guerriero di arti marziali, capace di sfidare anche gli dei con la sua insolenza. Un po’ me lo ricordi” ammise.

“Nah. Se c’è qualcuno che debba chiamarsi ‘Grande ‘re’ delle scimmie’, quello è fratellone” disse Goku. L’odore di una delle spezie sul tavolo gli pizzicò il naso, facendolo starnutire rumorosamente.

Gohan gli porse un fazzoletto, dicendogli: “Ancora un po’ di pazienza”.

Kakaroth gettò indietro la testa e chiuse gli occhi.

< Anche Nappa ci curava con la sua strana medicina antica. Sapeva di saggezza, ma aveva tanti effetti collaterali > pensò, detergendosi le labbra secche con la lingua.

“Finito” disse Gohan, finendo di fasciarlo, lo aiutò a rimettersi in piedi e lo guidò dolcemente fino al divano, Kakaroth si lasciò trasportare, pesando sulle spalle dell’anziano.

“Mi gira la testa” esalò il saiyan.

Gohan lo fece stendere sul divano e lo ragguardì: “Tranquillo, è normale. Non fare movimenti bruschi”.

Kakaroth stava con gli occhi chiusi, il respiro irregolare.

“Sai, ho sempre desiderato avere un figlio. Tu mi ricordi un po’ il ragazzo che avrei voluto che fosse” ammise Gohan. Prese un altro fazzoletto e vi si pulì le mani.

Kakaroth sentì le orecchie bollenti, mentre avvampava ancor di più per l’imbarazzo.

< Lui si sta prendendo cura di me come se fosse mio padre. Però… sento che c’è qualcosa di profondamente sbagliato.

Affezionarmi a lui in questo modo non è un po’ come appannare il ricordo dei miei fratelli e di Nappa?

Io lo avevo un padre, si chiamava Bardack ed era un grande eroe.

Inoltre non ho chiesto il parere di fratellone Vegeta. Lui sembra proprio ignorare questo nonnino, anche se ultimamente lui ignora un po’ tutti > pensò.

Si addormentò, abbandonandosi sul divanetto.

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Capitolo 29
*** Cap.29 Talk to me ***


Scritta col prompt de Il giardino di Efp de I prompt del lunedì.

Prompt: Quello che nascondono i tuoi occhi.

“Questa storia partecipa alla #SummerBingoChallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart”.

Prompt: Casella 64 - Goodbye

 

Cap.29 Talk to me

 

Vegeta fece comparire un’onda di energia nella mano e voltò lentamente la testa, guardando Bulma che lo fissava, con le mani sui fianchi.

“Perché devi essere così scontroso con quel povero vecchio? Lo ignori o peggio. Ti ricordo che ci sta ospitando” disse la donna.

Vegeta la guardò.

< Ci metterei un attimo ad alzare la mano e a minacciarla, ma non ci riesco. Non so perché, ma a vedere quella ragazzina lì, che mi fissa, mi viene solo d’arrossire. Si rende conto che è da sola con un mercenario, un potenziale assassino, in un bosco? > si chiese.

“Tsk. Con chi credi di star parlando? Io sono Vegeta-sama e non ho certo bisogno di un vecchio petulante” rispose con voce roca, facendo scomparire l’onda.

“Tutti cercano di essere gentili con te. Persino Crilin!

Quel… bambino, sì, Piccolo vuole solo essere considerato da quello che pensa sia suo padre. Vuole imitarti ed allenarsi con te. Potresti almeno essere garbato con loro!” lo rimproverò Bulma.

Vegeta guardò le iridi azzurre di lei ed arrossì vistosamente, sentendo le orecchie in fiamme.

< Non così vicina. Non venire così vicina! > pensò, mentre lei accorciava le distanze a passo di carica, la schiena leggermente piegata verso di lui.

“Non ho tempo per voi. Le sfere sono…”. Iniziò con voce rauca.

“Non hai tempo neanche per Kakaroth?” lo interrogò Bulma.

Vegeta chinò il capo, le braccia abbandonate ai lati del corpo.

Bulma si rialzò e lo guardò nel viso, in ombra, si soffermò sui suoi capelli neri a fiamma, sulla sua fronte spaziosa e sui suoi ‘occhi’.

< Cos’è quello che nascondono i tuoi occhi? Dolore per caso?

Vogliono tutti consolarti perché è davvero sofferenza quella che ti rende così scontroso? Il tuo non è il semplice dolore di un adolescente, vero?

Questo mondo è stato crudele con tutti, ma con te sembra essersi accanito.

Penso che potrei perdermi in quelle pepite nere, pozzi senza fondo e notti senza fine >.

Vegeta s’irrigidì, sentendo la mano di lei sulla guancia.

“Cosa ti è successo?” domandò Bulma, con dolcezza.

< Sento la mancanza di quando mi urlava addosso. Vorrei semplicemente scappare, ma il mio corpo non mi obbedisce, le mie gambe non corrono.

Non riesco a scacciarla! > pensò Vegeta.

“Tsk” borbottò, voltando il capo di scatto. Serrò con forza le braccia incrociate intorno al petto muscoloso.

“So che potresti uccidermi, ma…”. Bulma si mordicchiò il labbro, socchiudendo gli occhi. Scese lungo la sua guancia abbronzata, facendogli una carezza.

< In questo momento sono completamente affascinata da lui > pensò.

La luce che filtrava dalle foglie della foresta li illuminava, creando giochi di luce tutt’intorno.

“… Lasciati consolare. Dimmi cos’è che ha ferito il tuo cuore” mormorò Bulma.

< Devo essere completamente impazzita > pensò.

“N-non riesco… Non riesco a dirgli addio. Umphf, loro vorrebbero vedermi vivere la mia vita, andare avanti, ma io non riesco a farlo.

Li voglio ancora con me, al mio fianco. Rivoglio la mia famiglia, o almeno quello che mi era rimasto da loro” si confessò Vegeta.

< Dovrei ucciderla, scacciarla. Questa è solo debolezza! Mi sarà fatale!

Devo essere forte, devo farlo per Kakaroth >. Trattenne le lacrime, ma i suoi occhi si arrossarono.

“Ho perso mia madre. La mia matrigna è buona, dolce, anche se è molto più giovane di mia madre. Io, però, non ho mai saputo dire addio a mia madre. Né io, né mia sorella ci siamo riuscite.

Lei se n’è andata di casa. Ha cercato di essere forte, ma così non ha retto. Io ho semplicemente capito che le persone che amiamo non ci lasciano mai veramente” mormorò Bulma.

Vegeta ingoiò un gemito stridulo.

“Chi hai perso? Vuoi parlarmi di loro? Così li sentirai più vicini” mormorò Bulma.

Vegeta annuì, lasciando che lei continuasse ad accarezzarlo.

< Non voglio sembrarle un cucciolo indifeso, ma anche loro avrebbe voluto essere ricordati. La loro paura non era soltanto la morte, ma che questo mondo li cancellasse > pensò.

 

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Capitolo 30
*** Cap.30 Prima uccisione ***


Scritta per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE!

Prompt di D.S.: eravamo soli, io e lui, e in quel momento capii che non lo avrei abbandonato

Scritta sentendo: Nightcore - Majesty; https://www.youtube.com/watch?v=SaKnSOesrcc.

 

Cap.30 Prima uccisione

 

< Non so cosa mi sia preso con quella ‘donna’ prima. Il dolore dovrebbe fortificarmi, non rammollirmi > pensò Vegeta. Sentì dei bassi sospiri e si nascose dietro un albero, guardando oltre di esso. Impallidì, vedendo Kakaroth e Chichi intenti a baciarsi.

La mano di Kakaroth sulla gamba di lei, quelle delicate della giovane sulla sua schiena possente, le loro labbra unite, mugolavano tra un sospiro e l’altro.

< Cosa fa? Ancora è solo un bambino > rifletté, facendo una smorfia infastidita. Si mise a camminare nella direzione contraria, accelerò e si mise a correre, silenziosamente.

“Oggi sto scappando da tutto e da tutti. Sembra che il mondo sia impazzito” sibilò.

< Chi voglio prendere in giro? Kakaroth ormai non è più un bambino, è un uomo adulto. Non lo riconosco più giorno dopo giorno. Le nostre strade finiranno per dividersi, è normale > pensò.

 

********

 

< Qui, tra le braccia di Chichi, vorrei concentrarmi solo su di lei, ma ho sentito nitidamente un ramo che si spezzava poco più avanti.

Non ci vuole molto a capire che si tratta di mio fratello Vegeta.

Ricordo ancora il giorno in cui capii quanto fossimo legati.

Eravamo soli, io e lui, e in quel momento capii che non lo avrei abbandonato.

Lo avevo sempre chiamato fratellone, ma da quel giorno quell’appellativo fu diverso. Non era come con Radish e con Turles. Alla fine loro mi davano sempre il nervoso, per quanto gli volessi bene. Eravamo su pianeti diversi, pur condividendo lo stesso sangue. No, io scelsi Vegeta come fratello, le nostre anime erano affini, legate.

Quel giorno ero così eccitato. Vegeta mi aveva portato con sé, certo, non era una vera missione pericolosa, ma per era già tanto poter uscire dal nascondiglio per andarmene con lui.

L’ho sempre ammirato, nonostante tutto, nonostante anche il suo caratteraccio.

Mio fratello Radish aveva cercato di dissuadermi, facendomi capire quanto saresti stato d’intralcio al principe.

Io, però, sono sempre stato più cocciuto di lui. Ora mi manca, moltissimo, persino poterci litigare.

Nonostante fossi soltanto un pargolo, non avevo sentito ragioni e alla fine Vegeta si era ritrovato un piccolo me saltellante alle calcagna.

La ‘strana’ missione consisteva nel recuperare delle pietre in territorio nemico. Nessuna spiegazione, nessuna domanda, ma si trattava solo di dieci pietruzze in un pianeta con una razza di potenza combattiva pari a quella di un mollusco di mare.

Al massimo si poteva trovare qualche mostriciattolo. L’intero pianeta era una gigantesca massa rocciosa.

Quello che nessuno si era degnato di farci presente era che l’intero pianeta basasse il suo ecosistema su quelle pietre. Una volta rimosse dai loro alveoli di origine, tutto il pianeta iniziò a collassare.

Il terrore mi aveva subito assalito, mentre mi aggrappavo al polpaccio di Vegeta.

Cercò di raggiungere le navicelle in volo, ma c’erano frane continue. Alla fine fu costretto a balzare da un masso all’altro, mentre tutti crollavano sotto i suoi piedi. Mi teneva in braccio, stretto a sé, nonostante tutto lì mi sentivo al sicuro.

Finì per ruzzolare, ma mi protesse col suo corpo, io non mi feci praticamente nulla, mentre lui rovinava dolorosamente dentro un crepaccio.

La sua tasca si scucì, le pietre magiche presero il volo, tornando al loro luogo di origine, il pianeta smise di collassare. Non prima che Vegeta colpisse con la tempia un gigantesco masso.

Scivolai fuori dalle sue braccia, lo chiamai, ma lui rimase incosciente.

“Vegeta!”. I miei richiami si facevano sempre più forti, mentre inutilmente lo smuovevo.

Usai la mia maglietta per fasciargli la testa e fermare il sangue.

Dal centro di quella terra, però, provennero dei mostri. Prigionieri da secoli, ora che il pianeta si era quasi smembrato, si erano liberati.

Uomini immensi, completamente fatti di pietra, con delle auree per niente raccomandabili.

La paura mi gridava di mettermi in salvo, di scappare in lacrime, ma Vegeta era lì, accasciato.

“Io non ti lascio, “fratellone””. Avevo detto, anche se lui non poteva sentirmi. Avevo abbracciato il suo corpo, volevo difenderlo, ma riuscivo solo a singhiozzare.

Quando uno dei giganti tentò di schiacciarci entrambi, una cieca ira s’impossessò di me. Non sono orgoglioso di quell’oscurità nel mio cuore, ma seppi che tutta quella forza si era trasformata in qualcosa di puro. Lo stavo facendo per la persona a cui tenevo di più!

La mia potenza mi permise di polverizzare i nemici, combattendoli tutti insieme. Non m’interessava fossero creature millenarie.

Successivamente riuscii a sollevare Vegeta, anche se era più forte di me. Lo portai alla navicella, qui premetti tasti a caso.

Sono sempre stato abbastanza fortunato. Quella volta il mezzo attivò l’autoguida, riportandoci alla base.

Rimasi accanto a Vegeta per tutto il tempo. Era così strano vederlo in posizione fetale all’interno della vasca rigenerante. Le bollicine accarezzavano il suo corpo, gli scompigliavano capelli a fiamma e coda, e sembrava diventare completamente blu per la luce interna.

Giorno dopo giorno, dormivo lì, mangiavo lì. Le mani sul vetro, a guardarlo, come se distraendomi lui sarebbe sparito, per finire divorato da quel pianeta di roccia.

Gli ripetevo soltanto: “Svegliati, fratellone. Torna da me”. Come un mantra, sempre e solo queste parole.

Quando Vegeta si svegliò non volle credere lo avessi salvato. Pensò che Nappa e Radish lo stessero prendendo in giro.

Inoltre non aveva idea di quei giganti di pietra e di quello che veramente avevamo rischiato. Trovai inutile dirglielo > rifletté Kakaroth.

“Chichi… Anche io ti amo” mormorò.

< Le accarezzo le gote, fresche, morbide. Qualcosa mi dice che sono succose come le sue labbra >. “… Però ora devo andare. Credo di dover dire a mio fratello quanto tengo a te”. Aggiunse.

Chichi annuì.

“Lo capisco” disse. Socchiuse gli occhi, facendo fremere le ciglia, e gli sorrise.

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Capitolo 31
*** Cap.31Mostri ed eroi ***


Scritta per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE!

Prompt di S.G.: Perdeva tanto, troppo sangue. E insieme alla linfa vermiglia anche la sua vita scivolava via.

 

Cap.31Mostri ed eroi

 

È tuo da reclamare.

 

Vegeta si passò la mano tra i capelli mori, scompigliandoli e sospirò.

< Ricordo ancora il giorno in cui vidi con i miei occhi la vera potenza combattiva di Kakaroth. Non più indizi, ma qualcosa di evidente.

Quel giorno perdevo tanto, troppo sangue… E insieme alla linfa vermiglia anche la mia vita scivolava via > pensò.

 

“Vegeta! Vegeta, svegliati!” gridò Kakaroth, inginocchiandosi accanto al principe.

Vegeta lo guardò con aria confusa.

“Che vuoi?” domandò, mentre i suoi occhi si chiudevano, pesanti. Cercò di alzarsi, ma si accasciò nuovamente, l’attacco gli aveva trapassato la gamba, perdeva molto sangue scuro.

“Se è l’arteria, morirai” disse Kakaroth. Posò entrambe le mani sulla pelle del principe e incrementò l’aura, bruciò la pelle, richiudendola.

Aaaaaaaaahhhhhhh!” gridò Vegeta, a pieni polmoni. Strinse i denti, ricadendo semi-incosciente. Il suo viso da pallidissimo era diventato arrossato, madido di sudore.

“Non svenire. Non lasciarmi da solo sul campo di battaglia” lo implorò Kakaroth.

Vegeta allungò la mano a fatica e gli scompigliò i capelli.

“Non ci tengo, moccioso” rispose, con la bocca impastata.

“Guardate, è arrivata un’altra scimmia” disse uno degli avversari.

Il gruppetto li circondò.

< Sono usciti da sotto terra, non me lo aspettavo. Era una trappola, qualche mercenario doveva aver cantato > pensò Vegeta. Respirava affannosamente. < Kakaroth come ha fatto a sapere che ero qui? Mi seguiva a distanza con la navicella? Lo sa che non dovrebbe, è pericoloso >.

“Kakaroth, scappa…” mormorò con un filo di voce. Una fitta di dolore rischiò nuovamente di fargli perdere i sensi.

“Non ti lascerò qui da solo. Ti proteggerò” ribatté Kakaroth, alzandosi in piedi. Serrò i pugni e gli si mise davanti, con espressione combattiva.

“Ammazziamo ‘l’eroe’ e poi ci continuiamo a divertire con l’altro. Capirà che hanno attaccato il pianeta sbagliato” disse un altro degli avversari.

“Non fare lo stupido…” esalò Vegeta.

Kakaroth partì all’attacco, si mise a correre intorno agli avversari e apparvero diverse immagini residue di sé.

La decina di nemici iniziò a colpirle, con calci, pugni, sparando laser con le pistole o attacchi d’energia dalle mani; trapassando i falsi.

La testa del primo nemico volò, staccandosi dal corpo, in una pioggia di sangue. Altri due precipitarono al suolo inceneriti, un altro venne tagliato in due da un calcio.

Man mano che veniva uccisi, i guerrieri attaccavano alla cieca, gridando, si sbattevano addosso, tremanti, con le espressioni stravolte dal terrore.

Lo scouter di Vegeta iniziò a calcolare un’energia sempre maggiore, fino ad esplodere.

“N- non può… essere” biascicò il principe dei saiyan, perdendo i sensi.

 

< Quando mi ripresi avevo davanti i volti sorridenti di Nappa e Radish.

Trovai Kakaroth abbracciato a me, profondamente addormentato. Quella sua aria angelica e pura, mal si accostava a quello a cui avevo assistito.

Ancora oggi mi chiedo se non fosse un delirio dovuto alla febbre e alla ferita alla gamba >.

 

 

 

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Capitolo 32
*** Cap.32 Prigioniero dell’orgoglio ***


Cap.32 Prigioniero dell’orgoglio

 

Figlio d'uomo, un uomo col tempo sarai.

 

Lord Freezer dimenò la coda oltre il bordo del sedile volante, sorseggiando un calice di vino.

< Cari saiyan, sto venendo a prendervi. Vi abbiamo localizzati con precisione > pensò. Socchiuse gli occhi, guardando il suo riflesso nell’oblò, oltre il quale si vedeva lo spazio.

< Ucciderò il più piccolo, si sta rivelando una minaccia che non sapevo di avere qui, nella mia base. Questo spezzerà Vegeta.

Una volta da solo, sarà facile domarlo. Lo punirò in maniera esemplare e poi, da persona magnanima quale sono, lo riprenderò tra le mie fila.

Il principino è il mio personale trofeo, non voglio smettere di sfoggiarlo. Anche se è recalcitrante come un giovane puledro, finirà per lasciarsi guidare docile alla mia stalla > pensò.

“Prenderò i miei uomini di fiducia e li condurrò con me sulla… Terra” sussurrò mellifluo.

 

******

 

“Chi era quel terrestre con cui ti ho visto parlare stamani?” domandò gelido Vegeta, sentendo Kakaroth arrivare dietro le sue spalle.

“Un indiano di nome Upa. Ha visto un grande uccello, uno pterodattilo, con qualcosa che sembrava la sfera” disse Kakaroth, irrigidendosi.

Vegeta serrò un pugno, abbassando il capo.

“Finalmente potremo prendere l’ultima sfera” disse gelido.

 “… Vegeta, senti…”. Iniziò a dire Kakaroth. Gli posò una mano sulla spalla, Vegeta la spintonò, allontanandola da sé.

“Perché sei così arrabbiato con me? Cosa ti ho fatto?” domandò Kakaroth con voce rauca.

“Tsk”. Vegeta serrò gli occhi. “Tu fai mai qualcosa di sbagliato?! Sei sempre perfetto, tutti i tuoi ‘amichetti’ ti adorano. Ti stanno cambiando e neanche te ne accorgi.

Perché non te ne vai da loro e mi lasci respirare?” domandò con tono acido. 

Kakaroth sentì gli occhi pizzicare.

< Non fare lo stucchevole con me, questa volta non attacca > pensò Vegeta, sentendolo sospirare con un mugolio.

Kakaroth intrecciò la coda intorno alla gamba e distolse lo sguardo.

“Non voglio andarci senza di te” mormorò con tono dispiaciuto. Si mordicchiò il labbro. “Non preoccuparti. Tanto presto partiremo e non li rivedrò mai più… dovrò dire addio persino a Chichi. Lei la amo, Vegeta” ammise e la voce gli tremò.

Vegeta si voltò con espressione furente.

< Anche io amo Bulma, anche io mi sto legando a questo maledetto pianeta! Non voglio, non voglio soffrire ancora, non voglio provare niente! Persino tu sei un pericolo per il mio cuore! > pensò.

“Credevo volessi rimanere su questo maledetto sasso a giocare alla famigliola! Magari facendoti adottare da quel vecchio, Goahn!” gridò. La sua voce risuonò come un ruggito nella foresta. 

Kakaroth indietreggiò di un passo.

“Cosa dici?! Io e Piccolo restiamo con te” esalò. Serrò un pugno. “Piccolo ha bisogno di te. Quando si è aperto l’uovo, ha considerato te suo padre” gemette Kakaroth. I suoi occhi divennero liquidi. “… Ed io ho bisogno di te. Sei la mia unica famiglia” piagnucolò.

Un cespuglio si mosse e Crilin ne saltò fuori, indicandoli.

“Io voglio venire con voi! Non è giusto che mi abbondoniate qui come un cane!

Io vi ho aiutato con le sfere!” sbraitò.

Vegeta batté le palpebre, guardandolo stranito.

“Quando troverò le sfere, vi lascerò tutti qui. Non ho intenzione di appesantirmi con persone inutili”. Incrociò le braccia al petto e spiccò il volo.

Kakaroth sospirò pesantemente.

“Sei proprio un fratello geloso e cocciuto” brontolò.

Crilin si portò le mani alla bocca. “Io e Piccolo non ci faremo abbandonare così. Sappilo!” sbraitò.

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Capitolo 33
*** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***


Scritto per i prompt del Lunedì di Il giardino di EFP.

Prompt: Tesoro; Chiave; Cuore.

 

Cap.37 Kakaroth vs Freezer

 

Una navicella atterrò tra le montagne, alcuni alberi si piegarono, ondeggiando, a causa del vento che si alzava. Altri vennero arsi dalle fiamme dei motori, o spezzati dal peso del veicolo che atterrava.

La porta di metallo si spalancò, facendo ricadere a terra una lunga pedala di metallo.

Tre figure scivolarono fuori, avvolte da potenti auree negative.

 

*****

 

Kakaroth abbassò il capo, il suo viso si scurì.

“Quest-queste auree…” disse.

“Che succede?” chiese Crilin.

“Lord Freezer è qui” annunciò Kakaroth con voce sepolcrale.

< Lo ammetto con la morte nel cuore. Siamo stati scoperti, ed ora, a causa nostra, questo splendido pianeta è in pericolo… Chichi è in pericolo! > pensò. Proseguì a spostare rocce, col battito cardiaco accelerato. < Avevamo quasi vinto. Ci mancava solo una sfera per averle tutte! > rifletté.

“Crilin, finisci tu di liberare Vegeta. Io faccio nascondere Piccolo con le sfere… Se Freezer si avvicina, prendo tempo” disse Kakaroth. Iniziando a levitare con l’aura azzerata.

Crilin annuì, continuando a scavare, attento alle frane, guardandolo allontanarsi.

< Nei suoi occhi aveva il terrore, il suo viso era stravolto e sudato > pensò.

 

*******

 

Chichi si legò i capelli mori in una treccia, che decorò con una serie di fiori colorati.

< Perché Kakaroth ancora non torna? Spero che ‘suo fratello maggiore’ stia bene > pensò. Socchiuse gli occhi, le sue iridi more erano liquide. < Sono così legati. So che se accadesse qualcosa a Vegeta, ne soffrirebbe anche Kakaroth… Il ‘mio’ Kakaroth >.

Si passò la mano sulla corta gonna del vestito a un pezzo che indossava.

< Lui ha trovato la chiave del mio cuore, e si è trasformato nel mio più grande tesoro.

Non avrei mai pensato che sarei voluta diventare la sposa di un alieno, ma lui è un guerriero. Sembra un eroe delle favole, proprio di quelli che salvano le principesse > pensò.

 

Kakaroth afferrò la mano di Chichi nella propria, guardandola negli occhi.

“Non devi preoccuparti per me. Sono un saiyan, me la caverò” disse, rassicurante. Facendole un sorriso.

“Io…” mormorò Chichi, arrossì. “Io penso di… di essermi innamorata di te” ammise.

Kakaroth chiuse gli occhi e le posò un bacio delicato sulle labbra.

 

Chichi si voltò, vedendo il vecchio Gohan raggiungerlo.

“Quel ‘ragazzo’ ci sta mettendo troppo a tornare… e ho sentito un’aura molte potente in lontananza, insieme ad altre” disse l’anziano.

Chichi si rialzò in piedi.

“Auree nemiche…” esalò.

“Se uno di questi ‘fantomatici nemici’ faranno succedere qualcosa a quei ragazzi, se la vedranno con me” ringhiò il vecchietto.

 

********

 

Piccolo strinse a sé le sfere, premendo la schiena contro la parete di roccia, alzò il capo, osservando le grosse radici dell’albero. Dalle piccole buche filtrava ossigeno e luce.

Il namecciano sentiva il sudore scivolargli lungo il viso paffutello.

< Se qualcuno viene qui, lo uccido. Lo faccio esplodere > pensò, rabbrividendo di paura. Aveva gli occhi arrossati, le antenne ondeggiavano sulla sua testa.

I raggi facevano brillare la superficie arancione delle sferette, le stelline rilucevano.

 

*******

 

 

Freezer fece una smorfia, saltò giù dal suo sedile volante, atterrando in piedi, dimenando la coda.

I suoi occhi vermigli guizzarono. Posandosi su Kakaroth; il saiyan era piegato in avanti, con la schiena curva, ansimava, le braccia abbandonate e le dita delle mani socchiuse. Aveva la maglia strappata, all’altezza della sua spalla c’era una ferita profonda, sanguinante. Teneva le gambe aperte, gli stivaletti conficcati nel terreno.

Il changelling abbassò lo sguardo, osservando Zarbon con il ventre squarciato e la testa di Dodoria, il resto del corpo era abbandonato a un braccio di distanza.

“Notevole, ma ora vedrai la mia di potenza” disse mellifluo Freezer.

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Capitolo 34
*** Cap.34 Prigionieri del drago ***


“Questa storia partecipa alla Teen! Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp. 

Prompt: 33.Cucciolo. 

 

Cap.34 Prigionieri del drago 

 

Oh, e tutte le cose di cui hai sognato. 

 

< Quando in lontananza vedo qualcosa che luccica. Avanzo ancora di più, fino a sbucare in una gigantesca galleria sotterranea. 

Trovarmela davanti è completamente inaspettato. 

Risalendo c’è una parte dove si può camminare, dove l’acqua di bassa marea non arriva. Faticosamente riesco ad arrivarci e mi appoggio alla pietra un po’ stanca, non sono abituata a faticare tanto. 

Eccola, la vedo! La sfera arancione del drago.  

“Come c’è finita fino a qui!” grido. 

Vegeta riemerge dietro di me, e mi indica una serie di carcasse tutt’intorno. 

“Qualcuno ce l’ha portata… qualcosa vive qui dentro” mi fa notare ed io rabbrividisco. 

Mi pento di aver urlato. 

Vegeta guarda tra le mie mani la mia piccola scoperta. Sembra così diverso, il suo volto è illuminato, tutte le sue speranze si riaccendono grazie a questo piccolo oggetto, ne sembra stregato. Una fitta di gelosia mi coglie alla sprovvista, vorrei che guardasse me nello stesso modo.  

Qui dentro fa molto freddo e mentre mi ritrovo a tremare. 

Un ruggito risuona tutt’intorno e davanti a noi compare il padrone di casa. 

“U-un… un drago!” strillò, nascondendomi dietro un grosso masso > pensò Bulma. 

Vegeta ghignò. 

“Un drago che protegge una sfera del drago, mi pare giusto”. 

< Non posso incrementare la mia aura qui dentro, o ci crollerà tutto addosso. Persino io rischierei la vita. 

Speriamo che la mia forza al minimo basti per distruggere il lucertolone > pensò. 

“Quella sfera è mia, da donare alla mia nuova sposa, ‘cucciolo’” disse il drago. Ruggì, alcune rocce si staccarono dal soffitto, sfracellandosi a terra. 

Vegeta si passò l’indice sotto il naso e ribatté: “Chi ti sposerebbe mai?”.  

< Non chiamarmi cucciolo! > gridò mentalmente. 

“Voglio quella donna per farne la mia sposa. Chiaro ‘cucciolo’?” disse il drago, indicando nella direzione di Bulma con la coda. 

Umphf”. Fece una smorfia Vegeta. Si mise in posizione di combattimento e partì all’attacco, corse tra le artigliate del drago e lo colpì al muso con un calcio. 

La creatura lanciò una fiammata, Vegeta rotolò di lato, schivandola, il fuoco lo aveva sfiorato, sentiva la pelle bruciare. 

“Si dia il caso che sarà mia” disse deciso il principe dei saiyan. 

Bulma avvertì il battito cardiaco accelerare. 

< So che parla della sfera, ma sentire quelle parole mi fa battere il cuore. 

Davvero sono così folle da voler essere la sposa di quel saiyan? > pensò. 

Il drago tentò di sbranarlo, Vegeta balzò e con un pugno gli spezzò la carotide, uccidendolo. 

< Il cadavere del drago crolla sopra una delle pareti, ne segue una frana. 

Vegeta mi fa da scudo, ma so che lo fa solo per la salvezza della piccola sfera che stringo in pugno. 

In questo putiferio riesco a pensare soltanto: “Ora moriremo”. 

Quando finisce tutto, mi concedo un sospiro di sollievo.  

“Siamo bloccati qui”. La lapidaria frase di Vegeta mi terrorizza. 

Una cupa paura mi afferra mentre comincio a lamentarmi pian piano.  

“Non fare storie, ora avverto Kakaroth. Non posso utilizzare onde, o causerò un’altra frana. Mi limiterò ad incrementare la mia aura abbastanza da non fare disastri, sa che è un segnale di pericolo” mi spiegò con tono duro. Mi parla di sopra, zittendomi. 

Non capisco come faccia a mantenere un tale sangue freddo. 

Eppure vedo che sta sudando copiosamente, abbasso lo sguardo e impallidisco. Un masso lo ha colpito all’altezza della schiena. Non aveva armature, niente a proteggerlo e sta sanguinando. 

Se non ci fosse stato lui, probabilmente quella roccia mi avrebbe ucciso > pensò Bulma. 

“Sei ferito” esalò. 

Vegeta scrollò le spalle, ribattendo: “Non è niente”. 

 

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Capitolo 35
*** Cap.35 Febbre notturna ***


Scritta per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE! 

Prompt di G.B.: La mia pelle bruciava, ma il suo tocco era come acqua fresca, come un balsamo delicato che allontanava ogni problema 

 

Cap.35 Febbre notturna 

 

“Quanto ci mette Kakaroth? Riuscirà a farci uscire? Tu hai bisogno di cure” sussurrò Bulma. Aveva fatto stendere il principe dei saiyan vicino a dove si era creato un ristagno d’acqua e stava utilizzando quest’ultima per ripulirgli la schiena ferita. 

“Il terreno è friabile. Riuscire a ricavare un’uscita senza farci crollare in testa tutta la montagna non sarà facile… contando anche che noi siamo entrati da sott’acqua” le spiegò Vegeta. 

Socchiuse gli occhi, il suo viso era arrossato e la temperatura gli stava salendo, espirò pesantemente dalle narici. “Ve-vedi di… non perdere la sfera…” mormorò. 

Bulma incassò il capo tra le spalle, socchiudendo gli occhi. 

“Idiota. Per un po’ dovresti pensare a te stesso” lo richiamò. 

< La sfera l’ho nascosta tra quelle due rocce e la tengo sempre d’occhio, ma non posso certo occuparmi una mano tenendola sempre! > pensò. 

Vegeta chiuse gli occhi. 

< Sono felice che ci sia lei, in questo momento, con me… > pensò, mentre il dolore gli faceva girare la testa. La sonnolenza lo rendeva stordito, mentre il suo intero corpo era intorpidito. 

Bulma si guardò intorno, iniziò a raccogliere una serie di radici, ammontandole. 

Vegeta utilizzò una sferetta per accendere un fuocherello.  

< Le energie mi abbandonano >. Iniziò a tremare per il freddo, battendo i denti. 

Bulma si passò le mani sulle braccia. 

< Sta per perdere i sensi. Sono preoccupata per lui, ma anche per me stessa. In questo posto, l’idea di restare sola mi terrorizza > pensò. 

Si sedette accanto al fuoco, ad osservare le fiamme danzare. 

 

***** 

 

Bulma si riscosse, sentendo Vegeta iniziare a mugolare nell’incoscienza, il saiyan boccheggiava, il sudore continuava a scendere lungo il suo viso, ormai completamente vermiglio. 

“… Mnh… n-no…” gemette Vegeta, tra i gemiti. “… Freezer… no, ti prego…”. 

Bulma corrugò la fronte. 

< Ha iniziato a delirare >. Si sporse e prese dell’acqua dalla pozza, detergendogli il viso, era bollente sotto le sue dita. 

Il cadavere del drago aveva iniziato a puzzare, facendo salire una forte nausea nella scienziata. 

Vegeta aprì gli occhi di scatto, e la guardò, lei continuava a detergergli il viso. 

< La mia pelle bruciava, ma il suo tocco è come acqua fresca, come un balsamo delicato che allontana ogni problema > pensò. 

“Re-resta… Resta accanto a me, ti prego” la supplicò. Tremava sempre più forte, a causa del freddo, mentre il sudore solcava il suo corpo. 

Bulma iniziò a massaggiarlo, cercando di detergerlo il più possibile. 

“Tu vedi di resistere” gli disse. 

Vegeta chiuse gli occhi, respirando pesantemente. 

“… Mi chiedo come saresti stata… vestita da sposa… Qualcosa di tribale, ma divino… Come solo i draghi sanno essere…” farfugliò. 

Bulma scosse il capo, facendo ondeggiare i corti capelli azzurri. 

< Da quello che ho capito, non usciremo da qui prima dell’alba, o anche di più. Come faccio a fargli superare la notte? > si domandò. 

“Non voglio saperlo, sinceramente. Se mai mi sposerò sarà con un abito bianco e non con un lucertolone come marito” brontolò. 

Vegeta ansimò. 

“Su Vegeta-sei si usavano tanti veli. Non ho mai visto un matrimonio, ma mia madre me lo raccontava…” biascicò. Le sue pupille erano dilatate ed i suoi occhi color ossidiana erano liquidi. “Ti starebbe bene il bianco”. Aggiunse, ansimando. 

< Non sa probabilmente cosa dice, sta sragionando > pensò Bulma. 

“Prova a riposare ancora un po’. Resto io a controllarti” promise. 

“N-non te ne… andare…” la implorò Vegeta. 

< Non potrei neanche volendo, ma di sicuro non lo lascerei in questo stato > pensò Bulma. “Sarò accanto a te, promesso” lo rassicurò. 

< Certo che quel che so di lui non è incoraggiante. Ho potuto toccare con mano la sua voglia di litigare, e la sua tracotanza. 

Però in questo momento vorrei solo poterlo mettere sotto delle coperte. Invece siamo qui, lui in boxer ed io in intimo >. 

Continuò a bagnare la pelle arrossata e ferita di lui, ascoltandolo ogni tanto mugolare di sollievo. 

 

 

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Capitolo 36
*** Cap.36 Febbricitanti ammissioni ***


Scritta per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE! 

Prompt di S.L.C.: lui era sempre stato un guerriero, un principe, uno che non aveva bisogno di nessuno, men che meno dei sentimenti... poi... poi era arrivata lei, con quei suoi modi strambi, quei suoi capelli dal colore improponibile e lui... lui aveva scoperto di non poterne più fare a meno... 

 

 

Cap.36 Febbricitanti ammissioni 

 

Bulma socchiuse un occhio, sbadigliò e alzò il capo, scorse le spalle di Vegeta dinnanzi a lei e si svegliò di colpo, sgranando gli occhi, e si alzò seduta. 

“N-non volevo addormentarmi. Scusa” mormorò. 

< Sembra giorno inoltrato. Per quanto ho dormito? > si domandò. 

Vegeta scrollò le spalle. 

“Hai rischiato parecchio. Nel sonno mi hai… abbracciato. 

Stavo per strangolarti. Ringrazia che la febbre ha rallentato i miei riflessi e non sono scattato prima di riconoscerti” la rimproverò. 

< Alla base sono sempre stato circondato da nemici. La sua fortuna era che Kakaroth dormisse spesso con me, o l’avrei comunque uccisa prima di capire l’errore. 

Nonostante sia così… debole. Dannazione, per solo qualche graffio! > rifletté. 

Bulma gonfiò le guance e sbuffò. “Questo è il tuo modo di ringraziarmi?” domandò. 

Vegeta infilò la testa sott’acqua e la riemerse, scuotendo il capo, ed indicò il fuoco che ancora scoppiettava. 

Bulma vide che c’erano dei pesciolini intenti ad arrostire e domandò: “Quelli sono per me?”. 

“Il principe dei saiyan ripaga sempre i suoi debiti” borbottò Vegeta. Aveva ancora il viso accaldato, ma i suoi occhi erano vigili. 

Bulma prese un pesciolino per la coda, la sua espressione era interessata. Ci soffiò sopra e lo guardò. “Sto morendo di fame” ammise. Grattò via un po’ della parte bruciata e cominciò a mangiare il contenuto di carne pallida, l’odore le pungeva le narici, aumentandole la salivazione. 

Vegeta si massaggiò gli occhi con le palpebre chiuse. 

“Tu non mangi?” domandò Bulma, battendo un paio di volte gli occhi. 

“No, mentre dormivi ho divorato ciò che rimaneva del drago, abbrustolendolo con le mie onde” rispose Vegeta, strofinandosi le mani sul viso. 

Bulma fece una smorfia schifata e scosse il capo. 

< Alieno! > pensò. 

“Non dovresti affaticarti così tanto. Ieri notte stavi davvero male e non sappiamo ancora quanto tempo passerà prima che vengano a recuperarci” brontolò. 

< Ha pensato a offrirmi da mangiare. Potrei iniziare a pensare sia davvero un principe, e non solo uno scimmione tutto muscoli > pensò. 

Vegeta incrociò le braccia e arrossì, notando che lei lo fissava con attenzione. 

“Che cosa vuoi, ragazzina?” domandò. 

Bulma schioccò la lingua sul palato. 

< Se è evidente che sono più grande io! > pensò. Notò che ogni tanto rabbrividiva e corrugò la fronte. “Mettiti vicino al fuoco. Ti ricordo che avevi la febbre” lo richiamò. 

“Ho il viso accaldato” ammise Vegeta. 

< Il suo sguardo indagatore mi perfora, come se fosse fatto di spilli.  

Non ricordo quasi niente di ieri notte, ma temo di aver fatto qualcosa per cui il mio orgoglio possa rimordere > rifletté. 

Bulma finì di mangiare anche gli altri due pesci ed indicò accanto a sé. “Mettiti qui, al caldo. Non ti mordo” propose. 

Tsk”. Vegeta le si accostò. “Ringrazia che sono io e non qualche altro mercenario. In questa situazione, avrebbe potuto fraintendere le tue attenzioni” la ragguardì. 

Bulma gli sorrise. 

“Stai dicendomi di stare attenta ai malintenzionati?” domandò, con una punta di divertimento. 

Vegeta sbuffò. “Anche se per me sei ‘bruttina’, non vuol dire valga anche per gli altri” mentì. 

Bulma abbassò il capo e i suoi occhi divennero liquidi. “Bruttina?” domandò e la voce le tremò. Una lacrima le rigò il viso e fece una risatina stridula. “Non so neanche perché mi offendo. Non dovrei rimanerci male. Il tuo parere non m’interessa”. 

“Senti… guarda che piangere al massimo ti rende più brutta” borbottò Vegeta. 

Bulma si nascose il viso tra le mani singhiozzando più forte. 

“Lo doveva pensare anche Yamcha… Ecco perché mi tradiva” gemette. 

Vegeta le posò una mano bollente sulla spalla e la fece voltare, passandole i pollici sul viso umido. “No, no… Non piangere… Io non lo penso davvero… Sei bellissima, anche se sei una terrestre. Sei di un’altra razza, ma… Oh, al diavolo. 

Sei stupenda. Soltanto che non voglio ammetterlo! Va bene?” borbottò. 

Bulma fece un sorriso stentato. 

“Da-davvero?” domandò. 

Vegeta annuì vigorosamente. 

“Senti, quel mollusco ti tradiva perché era idiota. Se fossi la mia di ragazza, non oserei neanche pensarlo” borbottò. Si alzò e raggiunse la sfera, la prese e la nascose nei suoi boxer. 

Bulma si tappò la bocca con entrambe le mani, per non strillare, arrossendo. 

Vegeta camminò nuovamente verso di lei, rischiò di scivolare per una vertigine e si sedette al suo fianco, man mano i suoi occhi si fecero nuovamente liquidi. 

“Vorrei non morire così dal caldo in volto e dal freddo nel resto del corpo… Almeno saprei cosa fare” borbottò. Prese delle radici e le gettò nelle fiamme, insieme a dei rametti. 

“Stenditi. Mi sa che la febbre ti sta salendo nuovamente. Finirai ancora per delirare” disse Bulma. 

Vegeta si stese accanto a lei, il suo battito cardiaco accelerò, mentre lei gli faceva sistemare la testa sulle gambe. 

“Tu ci tieni proprio a farti incenerire” brontolò. 

Bulma prese un po’ d’acqua e gliela fece gocciolare sulla fronte spaziosa, ribattendo: “Kakaroth non ne sarebbe felice”. 

Vegeta aprì la bocca, sentendola secca, e si concentrò sulle carezze che lei gli lasciava sulla testa. Le ferite pizzicavano, il dolore si era trasformato in fastidio, ma la testa iniziò a pulsargli e la vista a sfocarsi. Mugolò, chiudendo gli occhi. 

“Anche tu non sei niente male… fisicamente intendo” ammise Bulma. 

Vegeta fece un sorriso. 

< Mi sento così dannatamente male. Però so che c’è lei, accanto a me, magari stretta a me… > rifletté. Accavallò le gambe, facendo rotolare la sfera all’interno dei boxer. 

<   Sono sempre stato un guerriero, un principe, uno che non aveva bisogno di nessuno, men che meno dei sentimenti... Poi-poi è arrivata lei, con quei suoi modi strambi, quei suoi capelli dal colore improponibile ed io... Io sto scoprendo di non poterne più fare a meno... > pensò, addormentandosi. 

Bulma lo guardò mugolare nel sonno, continuando a bagnargli il viso periodicamente, accarezzandoglielo. 

“Vedete di trovarci e alla svelta” pregò. 

 

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Capitolo 37
*** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***


Scritto per i prompt del Lunedì di Il giardino di EFP. 

Prompt: Tesoro; Chiave; Cuore. 

 

Cap.37 Kakaroth vs Freezer 

 

Una navicella atterrò tra le montagne, alcuni alberi si piegarono, ondeggiando, a causa del vento che si alzava. Altri vennero arsi dalle fiamme dei motori, o spezzati dal peso del veicolo che atterrava. 

La porta di metallo si spalancò, facendo ricadere a terra una lunga pedala di metallo. 

Tre figure scivolarono fuori, avvolte da potenti auree negative. 

 

***** 

 

Kakaroth abbassò il capo, il suo viso si scurì. 

“Quest-queste auree…” disse.  

“Che succede?” chiese Crilin. 

“Lord Freezer è qui” annunc Kakaroth con voce sepolcrale. 

< Lo ammetto con la morte nel cuore. Siamo stati scoperti, ed ora, a causa nostra, questo splendido pianeta è in pericolo… Chichi è in pericolo! > pensò. Proseguì a spostare rocce, col battito cardiaco accelerato. < Avevamo quasi vinto. Ci mancava solo una sfera per averle tutte! > rifletté. 

Crilin, finisci tu di liberare Vegeta. Io faccio nascondere Piccolo con le sfere… Se Freezer si avvicina, prendo tempo” disse Kakaroth. Iniziando a levitare con l’aura azzerata. 

Crilin annuì, continuando a scavare, attento alle frane, guardandolo allontanarsi. 

< Nei suoi occhi aveva il terrore, il suo viso era stravolto e sudato > pensò. 

  

******* 

 

Chichi si legò i capelli mori in una treccia, che decorò con una serie di fiori colorati. 

< Perché Kakaroth ancora non torna? Spero che ‘suo fratello maggiore’ stia bene > pensò. Socchiuse gli occhi, le sue iridi more erano liquide. < Sono così legati. So che se accadesse qualcosa a Vegeta, ne soffrirebbe anche Kakaroth… Il ‘mio’ Kakaroth >. 

Si passò la mano sulla corta gonna del vestito a un pezzo che indossava. 

< Lui ha trovato la chiave del mio cuore, e si è trasformato nel mio più grande tesoro. 

Non avrei mai pensato che sarei voluta diventare la sposa di un alieno, ma lui è un guerriero. Sembra un eroe delle favole, proprio di quelli che salvano le principesse > pensò. 

 

Kakaroth afferrò la mano di Chichi nella propria, guardandola negli occhi. 

“Non devi preoccuparti per me. Sono un saiyan, me la caverò” disse, rassicurante. Facendole un sorriso. 

“Io…” mormorò Chichi, arrossì. “Io penso di… di essermi innamorata di te” ammise. 

Kakaroth chiuse gli occhi e le posò un bacio delicato sulle labbra. 

 

Chichi si voltò, vedendo il vecchio Gohan raggiungerlo. 

“Quel ‘ragazzo’ ci sta mettendo troppo a tornare… e ho sentito un’aura molte potente in lontananza, insieme ad altre” disse l’anziano. 

Chichi si rialzò in piedi. 

“Auree nemiche…” esalò. 

“Se uno di questi ‘fantomatici nemici’ faranno succedere qualcosa a quei ragazzi, se la vedranno con me” ringhiò il vecchietto. 

 

******** 

 

Piccolo strinse a sé le sfere, premendo la schiena contro la parete di roccia, alzò il capo, osservando le grosse radici dell’albero. Dalle piccole buche filtrava ossigeno e luce. 

Il namecciano sentiva il sudore scivolargli lungo il viso paffutello. 

< Se qualcuno viene qui, lo uccido. Lo faccio esplodere > pensò, rabbrividendo di paura. Aveva gli occhi arrossati, le antenne ondeggiavano sulla sua testa. 

I raggi facevano brillare la superficie arancione delle sferette, le stelline rilucevano. 

 

******* 

 

 

Freezer fece una smorfia, saltò giù dal suo sedile volante, atterrando in piedi, dimenando la coda. 

I suoi occhi vermigli guizzarono. Posandosi su Kakaroth; il saiyan era piegato in avanti, con la schiena curva, ansimava, le braccia abbandonate e le dita delle mani socchiuse. Aveva la maglia strappata, all’altezza della sua spalla c’era una ferita profonda, sanguinante. Teneva le gambe aperte, gli stivaletti conficcati nel terreno. 

Il changelling abbassò lo sguardo, osservando Zarbon con il ventre squarciato e la testa di Dodoria, il resto del corpo era abbandonato a un braccio di distanza. 

“Notevole, ma ora vedrai la mia di potenza” disse mellifluo Freezer. 

 

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Capitolo 38
*** Cap.38 Vegeta vuole raggiungere Kakaroth ***


Partecipa al: The Sprint Run - I Edizione di Piume d'Ottone - la Cittadella degli Scrittori. 

Prompt: 9. Carne al sangue 

Prompt 2: 20. Puzza di fumo 

  

Cap.38 Vegeta vuole raggiungere Kakaroth 

  

Crilin aiutò Vegeta a sedersi. 

< Non pensavo che sarei mai riuscito a tirarlo fuori da solo da quella trappola. Men che meno credevo che avrei trovato Vegeta in queste condizioni e Bulma perfettamente sana. 

Sarà egoista da parte mia pensare una cosa simile, visto che si tratta di una mia amica, ma visto la minaccia incombente forse sarebbe stato meglio avere il saiyan in ottima forma > pensò. 

“Cos’è questa puzza di fumo?” domandò Bulma. 

Vegeta cercò di rimettersi in piedi, ondeggiava ed il suo viso era pallido. 

“Quel fumo e quell’aura vogliono dire battaglia…” ringhiò. Serrò un pugno. “Dimmi che Kakaroth non lo sta affrontando da solo”. 

“Beh… ecco…” esalò Crilin. 

< Non ho altra scelta > pensò Vegeta, estraendo la sfera dai boxer. “Prendi questa e portala insieme alle altre” ordinò. 

Crilin afferrò la sfera e la guardò con gli occhi vitrei. 

“Vegeta, dove credi di andare?!” gridò Bulma, vedendo che il principe dei saiyan aveva spiccato il volo. 

“Voglio raggiungere mio fratello!” urlò Vegeta, dirigendosi verso l’aura di Freezer. La sua velocità era simile a quella di un jet, il vento gli sferzava il volto e gli faceva ondeggiare i capelli a fiamma. 

  

********** 

  

Kakaroth cadde in ginocchio, ansimando. 

< Non credevo che avrei potuto tenere testa ad un mostro simile. Poi… dopo quello che gli ho visto fare…>. 

Il suo viso divenne bluastro. 

  

“Non disprezzo la carne al sangue” disse ironico Freezer. Strappò la gamba dal cadavere di Dodoria e la morse all’altezza della coscia, sporcandosi di sangue violetto. “Vuoi farmi assaggiare la tua, scimmietta?” lo sfidò. 

Kakaroth fece una smorfia, rabbrividendo. “Che schifo” biascicò, stomacato. 

  

Kakaroth rialzò il capo arrossato, rigato da gocce di sudore. I suoi capelli a cespuglio erano arruffati, la sua battle-suit era strappata e bruciacchiata in innumerevoli punti, coprendogli ormai ben poco del corpo muscoloso. 

Freezer indietreggiò, guardando la sua mano sporca del sangue che gli era colato dalle labbra spaccate.  

“T-tu... tu hai osato... ferirmi...” sibilò. Allargò le braccia, i suoi occhi color brace brillavano, mentre il suo volto era deformato dall’ira.  

< Nessuno… nessuno mai mi aveva fatto sanguinare! > gridò mentalmente. 

“Ora vedrai la mia vera potenza!” urlò, incrementando l’aura. Si piegò in avanti, ululando, mentre il suo corpo cambiava forma.  

Kakaroth sgranò gli occhi, mentre l’avversario, completamente mutato, si abbatteva su di lui senza pietà in un lampo.  

  

***  

  

Il vecchio Gohan strinse Chichi a sé, la giovane singhiozzava e piangeva.  Era scossa da tremiti e cercava disperatamente di liberarsi dalle braccia dell’anziano. 

In tutta la radura risuonavano le grida di Kakaroth, man mano che il tempo passava le sue urla di dolore erano sempre più alte e strazianti.  

Chichi gemeva e gridava insieme a lui.  

< Mi sento morire! Come se riuscissi a riconoscere ogni colpo, come se ogni attacco venisse inferto anche alla mia carne > pensava la giovane.   

< L’amore che li unisce è di quelli a filo doppio, che ti legano sia nella vita che nella morte > ammise Gohan 

  

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Capitolo 39
*** Cap.39 Lo scontro volge al termine ***


Cap.39 Lo scontro volge al termine 

  

Vegeta era pallido in volto e tremava, volando al massimo della velocità.  

< Io ero lì, intrappolato in quel buco, a cercare di portare in salvo Bulma ed intanto... >. Sentiva il fiato venirgli meno, il petto gli doleva per quanto batteva forte.  

  

Nappa era intento ad abbattere un albero con i pugni, con versi gutturali, mentre schegge della corteccia volavano tutt’intorno a lui.  

Vegeta batté un paio di volte le palpebre e piegò di lato il capo, facendo ondeggiare i capelli a fiamma.  

“Si può sapere cosa stai facendo?” domandò.  

Nappa ghignò, passandosi la lingua sui denti. “Cerco di fare un’opera d’arte”. Chiuse gli occhi e si voltò, continuando a sorridere. “Non si vede, principe?”.  

Vegeta schioccò rumorosamente la lingua sul palato.  

“Tu sei un guerriero grande e grosso. Non sembri esattamente quello che si può definire artista”. Scosse il capo. “Tsk, rischi solo di renderti ridicolo”.  

Nappa gettò indietro la testa e rise. “Non è l’aspetto che stabilisce chi è o non è un artista”.   

Vegeta roteò gli occhi.  

Nappa riaprì gli occhi e si piegò in avanti, fissandolo.  

“Principe, non permettete a nessuno di dirvi se avete la possibilità di fare o non fare qualcosa. Lasciate perdere i preconcetti. Siate ciò che desiderate!”.  

Vegeta osservò l’albero con occhio critico.  

< A me sembra un ammasso di legna contorta >. Dimenò la coda. “Tsk” rimarcò.  

Nappa serrò un pugno e lo alzò al cielo.  

"Non conta chi o cosa siete, potrete sempre spiccare il volo!" gridò.  

Vegeta gli diede le spalle, dirigendosi verso la sua navicella. “Non capisco perché ancora ti do retta” brontolò. 

  

< Non posso perdere anche Kakaroth! Non dopo che ho perso tutti gli altri > gemette il principe. < Nappa, Radish, Turles, datemi la forza. Non posso crollare adesso, non posso semplicemente svenire. Kakaroth ha bisogno di me! 

Questa è la nostra unica occasione per sconfiggere Freezer! 

Dannazione, eravamo così vicini, avevamo tutte le sfere. La nostra libertà era a portata di mano >.  

“L’aura di Freezer continua a cambiare e ad aumentare minuto dopo minuto.  

Che diamine sta succedendo?!” gridò al vento. 

< Potrebbe essere questione di secondi. Devo sbrigarmi! DEVO! > si ordinò. 

  

**** 

“Sei stato interessante e mi hai dato davvero del filo da torcere. Mi hai costretto ad arrivare alla mia ultima forma, non volevi proprio lasciarti sconfiggere” disse Freezer. Dimenò la coda bianca, dove risaltavano i segni dei denti di Kakaroth, lì dove lo aveva morso, facendogli uscire del sangue violetto.  

“Però adesso basta, scimmione”. Proseguì Freezer, scattando in avanti. Raggiunse Kakaroth con un colpo dell’indice alla fronte, facendolo volare all’indietro.  

Kakaroth gemette, mentre precipitava, allungando il braccio davanti a sé. Nel vano tentativo di afferrarsi a qualcosa, tenendo le dita socchiuse. 

La figura di Freezer era sfocata ai suoi occhi. 

Il saiyan cadde pesantemente a terra, con braccia e gambe spalancate. Tentò di rialzarsi, ma il corpo non gli obbedì.  

Freezer rise sadico, mentre il più giovane iniziava ad ansimare rumorosamente.  

“Addio” sibilò Freezer. Sollevò l’indice con un movimento teatrale e caricò un’onda rosa.  

Kakaroth chiuse gli occhi.  

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Capitolo 40
*** Cap.40 Vegeta contro Freezer ***


“Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”. 

Prompt: 62. "Uccidi, ma con fantasia.". 

Scritto sentendo: Heavy (Official Video) - Linkin Park (feat. Kiiara); https://www.youtube.com/watch?v=5dmQ3QWpy1Q. 

  

Cap.40 Vegeta contro Freezer 

  

 Freezer afferrò la mano di Vegeta nella propria, mettendogli in mano un coltello. Lo guardò negli occhi, le proprie iridi rosso sangue brillarono. 

Piegò le labbra in un ghigno e obbligò il principe dei saiyan a stringere così tanto da sbiancarsi le nocche, facendogli scricchiolare le ossa delle dita. 

“Uccidi, ma con fantasia”.  

I versi della donna legata al lettino risuonavano tutt’intorno, aveva polsi e caviglie bloccati da degli anelli di energia, il corpo avvolto da un campo di forza che mandava dei fulminelli 

“Ogni tuo omicidio deve essere un’opera d’arte”. Proseguì a spiegare il tiranno. Guidò la mano di Vegeta, la lama del coltello penetrò nella pelle verde della prigioniera. La vittima venne squartata, mentre il sangue scuro fluiva attraverso il taglio, denso, quasi solido. 

Il viso di Vegeta divenne bluastro, mentre il saiyan faceva una smorfia. 

“Sperimenta, sempre” gli soffiò Freezer all’orecchio. “Il terrore è il primo tassello per il potere”. 

  

Vegeta parò il colpo diretto a Kakaroth, facendolo volare via. 

< Metterò in pratica quello che mi hai insegnato su di te, maledetto > promise. Ringhiò e il verso risuonò nelle orecchie del saiyan più giovane. 

 Quest’ultimo riaprì gli occhi e si trovò Vegeta davanti.  

Il principe dei saiyan rimase in piedi, serrando le labbra.  

“Sei stato bravo... Kakaroth” disse con voce rassicurante. Volse lo sguardo e sorrise.  

“I-io...” esalò Kakaroth, mentre appoggiava la testa per terra, sporcandosi di terra i capelli neri a cespuglio.  

“Non preoccuparti” sussurrò Vegeta. Si mise in posizione di combattimento. “Ora riposa” disse con voce rauca.  

“Come vuoi... fratellone...” esalò Kakaroth. Chiuse gli occhi e perse i sensi.  

 Vegeta partì all’attacco.  

< Le sembianze di Freezer sono molto cambiate. Se non lo conoscessi bene, non lo riconoscerei.  

Sembra più viscido e feroce, il bianco del suo corpo lo rende una creatura albina ancora più spaventosa alla vista.  

Sa come incutere timore, ma questa volta non posso esitare. Devo vendicare tutti quelli che mi ha portato via, devo avere quel folle coraggio che non mancava mai a Turles >.  

“Maledetto, pagherai per come hai ridotto Kakaroth!” gridò.  

Freezer parava i colpi digrignando i denti.  

< Non capisco. Non è in condizioni di combattere. Come fa ad essere così potente? Perché non riesco a reagire? > pensava. Ogni volta che parava un calcio, sulla sua pelle si creava un ematoma, ogni volta che defletteva una scarica di pugni le sue ossa scricchiolavano.  

< Ho capito! L’ira lo acceca e questo rende i suoi colpi più potenti!  

A guidarlo è la forza della disperazione, gl’infonde una furia invincibile. Maledetto! Maledetti gli scimmioni come lui!  

La sua è una razza maledetta >. Si trovò a sputare un grumo di sangue, mentre un calcio più forte all’addome lo spediva all’indietro, facendolo andare a sbattere contro una roccia che franò.  

Si rimise in piedi a fatica, boccheggiando.  

Vegeta fece un ghigno maligno e raggiunse in pieno il nemico con un’onda che causò un’esplosione immane.  

Il principe dei saiyan si guardò intorno, nel denso fumo che si era venuto a creare.  

“Non ci credo, ho vinto” disse confuso. Intravedendo il corpo del mostro a terra, solcato da squarci orribili, da cui sgorgava del sangue che insozzava il terreno.  

Aveva perso entrambe le gambe.  

“Vegeta!”. La voce di Bulma risuonò, aveva raggiunto il campo di battaglia.  

Vegeta si voltò verso di lei, sorridendole. 

 

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Capitolo 41
*** Cap.41 Addio, fratellino ***


“Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”. 
Prompt: 60. “Avevi detto che lo avresti fatto...”. 
Scritto sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=Tm8LGxTLtQk; One More Light (Official Video) - Linkin Park. 

  

Cap.41 Addio, fratellino 

  

E sarai tu a scalare la montagna  

Sarai tu a raggiungere la vetta  

  

“Attento!” gridò Bulma. Freezer aveva, con immane fatica, sollevato l’indice. Il resto del suo corpo era dilaniato.  

L’onda che lanciò trafisse da parte a parte il petto del giovane Vegeta, prendendolo alle spalle.  

Vegeta divenne esangue, cadde dapprima in ginocchio e poi steso a faccia in giù.  

 “VEGEETAAAA!”. L’urlo di dolore di Bulma svegliò Kakaroth.  

Ciò che rimaneva di Freezer aveva iniziato a levitare, grondando sangue che scendeva a cascata sul terreno.  

“Avevi detto che avresti sconfitto quel mostro... Avevi detto che lo avresti fatto e io ci avevo creduto. Una volta libero pensavo che saresti rimasto con me” esalò Bulma. Si strinse le braccia intorno al petto, serrando le dita alle spalle, gettò indietro la testa e gridò di dolore fino a farsi andare via la voce, mentre le lacrime cadevano intorno a lei.  

Kakaroth si alzò seduto a fatica, vide l’altro saiyan esamine a terra. “Vegeta!” sbraitò, gattonando verso di lui.  

“Schifose scimmie... Guardate come mi avete ridotto!”. La voce di Freezer era sia straziata che iraconda.  

Bulma piangeva disperata, si lasciò cadere a terra su un fianco, priva di energia, rannicchiandosi in posizione fetale.  

“… Vegeta…” esalò Kakaroth, voltandolo a faccia in su. 

Vegeta lo riconobbe, aveva vomitato sangue e i suoi occhi non scorgevano più nulla. Tremava per il freddo, mentre il suo corpo diventava grigiastro. 

“Smettetela di ignorarmi! La pagherete voi e questo stupido sasso!”. Tuonava Freezer. 

“Vegeta… io…” gemette Kakaroth. 

< Questa volta non m’importa di frignare. Non sono un guerriero in questo momento > pensò. 

“… A-addio… fratellino…” esalò Vegeta, spirando. 

  

***  

  

Piccolo sentiva le urla, si era abbracciato le sfere e piangeva a sua volta. Alzò la testa, tremando, vedendo che Crilin lo raggiungeva.  

“Papà! Dov’è il mio papà?” piagnucolò.  

Crilin lo abbracciò, stringendolo a sé.  

< L’aura di Vegeta si è spenta. Non è difficile capire cos’è successo > pensò, cullando il namecciano.  

“... Papà...” gemette il piccolo. Le lacrime scendevano copiose lungo il suo viso scuro.  

< Non c’è niente di più terribile che comprendere che è avvenuta una perdita. Che quella persona non ci sarà più. Non sentirai di nuovo la sua voce, il calore del suo tocco. Non potrai abbracciarla, non potrai parlarle.  

Non so cosa sia successo, ma l’ho sentito. Nella gravità delle grida di Bulma, nella voce di Kakaroth. Si percepisce l’odore di morte, quando un lutto aleggia intorno a te.  

Era duro, era scontroso, ma era mio amico ormai > pensò Crilin, stringendo più forte il namecciano.  

“Vedrai, magari non è come sembra... Ora probabilmente arriverà qui, vittorioso” mentì. 

  

********** 

  

Chichi guardò in viso Nonno Gohan, vedendolo tetro.  

“Queste urla...” biascicò.  

L’anziano chiuse gli occhi, il viso segnato dalle profonde rughe.  

“... Hanno detto Vegeta, vero? Chiamano lui.” domandò Chichi. Si mordicchiò. “N-non sarà...”.  

Nonno Gohan scosse la testa, sospirando pesantemente.  

“Speriamo che il giovane Kakaroth riesca a mettersi in salvo... almeno lui...”.  

Chichi si portò entrambe le mani alla bocca, scuotendo vigorosamente la testa.  

< Tutto questo dev’essere un incubo. Non può essere vero!  

Quando mi sveglierò?! >.  

  

***  

  

< Mi è caduto il mondo addosso. Tutto intorno a me sembra diventare scuro, sfocato e inutile > pensò Kakaroth, prendendo tra le braccia il corpo senza vita di Vegeta.  

“... Vegeta...” bisbigliò con voce flebile, terrorizzata. “... Non può essere...”. Chiuse gli occhi del più grande con la mano.  “NOOOOOOOO!” gridò a pieni polmoni.  

Freezer rimase raggelato dall’espressione cupa e aggressiva che aveva stravolto il viso del saiyan più giovane.  

Gli occhi di Kakaroth brillarono d’oro. Lanciò un’onda che aprì una voragine nel terreno.  

“Perdonami, fratellone” esalò. Si alzò in piedi, stringendo Vegeta al petto, si era alzato un forte vento che faceva ondeggiare i capelli a fiamma del defunto e danzare delle foglie secche intorno a loro.  

Il rumore che si veniva a creare assomigliava ad una litania.  

< Avevo promesso che ti avrei protetto, invece ho fallito.  

Sono precipitato in uno dei miei incubi, ma questa volta non mi sveglierò. Non troverò te al mio fianco, a consolarmi, quando aprirò gli occhi.  

Freezer non doveva farlo.  

Non doveva permettersi di farlo!  

Ti vendicherò! Fosse l’ultima cosa che faccio! > giurò mentalmente. Lo posò nella fossa, delicatamente. 

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Capitolo 42
*** Cap.42 Il nostro sogno ***


“Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”. 

Prompt: 13. Dito mozzato. 

  

Cap.42 Il nostro sogno  

  

Figlio d'uomo sei un uomo che tutti vedranno  

  

Freezer ringhiò, mentre Kakaroth si voltava a fissarlo con gli occhi luminosi di rabbia.  

Kakaroth partì all’attacco.  

“Stupidi bastardi! Pagherete! Oh se pagherete!”. Le urla di Freezer risuonavano agghiaccianti.  

< Lo rivedo in lui: quel maledetto saiyan che osò sfidarmi, bandana in testa e cicatrice sul viso. La sua figura combacia perfettamente con questo altro scimmione.  

Avrei dovuto accorgermi di lui ed eliminarlo per tempo > pensava furente, lanciando onde in ogni direzione.  

Queste s’infrangevano contro il corpo di Kakaroth, andando in fumo.  

Bulma rialzò il capo, vedeva sfocato, gli occhi arrossati.  

Rabbrividì, notando che il cielo andava oscurandosi, fulmini cadevano tutt’intorno a loro dando vita ad una pioggia di scintille.  

“ADESSO BASTA!” tuonò Kakaroth, piantando i piedi in terra, affondandoli. Con un incremento dell’aura spazzò via gli attacchi energetici del tiranno.  

“Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto!” gridò il saiyan più giovane. I suoi occhi si tinsero di verde. “La pagherai!”.    

  

 “Fratellone, ho freddo” si lamentò il piccolo Kakaroth, nascondendosi sotto le coperte. Di lui si vedevano solo i capelli neri a cespuglio.  

Vegeta gli sorrise.   

“È solo un po’ di febbre, passerà presto” lo consolo.  

Kakaroth fece spuntare il visino, era arrossato ed aveva gli occhi vitrei, il naso gocciolante.  

“Tu non andartene” lo implorò con un filo di voce.  

Vegeta gli accarezzò la testa. “Certo che no. Non devi preoccuparti, ci penso io a spazzare via questa malattia” lo rassicurò con tono deciso. “Ora dormi” ordinò.  

  

I capelli di Kakaroth si tinsero di biondo, mentre stringeva i pugni fino a farsi sanguinare le mani.   

  

Tsk”. Si lamentò Vegeta, mettendo le mani sui fianchi. “Dovresti smettere di fare i capricci, stai diventando grande ormai. I saiyan non fanno così” disse Vegeta.  

< La verità è che lo faccio solo perché so che poi arrivi tu e mi coccoli.   

Mi vergogno a dirtelo. So che ti offenderesti… > pensò Kakaroth, arrossendo. Chinò il capo e sporse il labbro inferiore.  

“Scusa per i capricci, ‘fratellone’” gemette.  

“Fa niente, ma non chiamarmi fratellone” borbottò Vegeta, prendendolo in braccio.  

  

AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH”. Il grido di Kakaroth risuonò, mentre la sua aura continuava a spingere indietro Freezer, impedendo a qualsiasi attacco di raggiungerlo.  

Kakaroth piegò il capo in avanti, alzandolo a scatti. I suoi capelli iniziarono a lampeggiare, neri quando teneva la testa mesta, color oro quando la rialzava.  

Bulma gattonò fino a Vegeta, lentamente. Il viso ancora umido di lacrime.  

Le grida di Kakaroth proseguivano, levandosi sempre più fragorose.   

Il saiyan teneva gli occhi chiusi, stretti così forte da creare delle rughe sul suo viso. 

  

“Credevo volessi rimanere su questo maledetto sasso a giocare alla famigliola! Magari facendoti adottare da quel vecchio, Gohan!” gridò Vegeta. La sua voce risuonò come un ruggito nella foresta.  

Kakaroth indietreggiò di un passo.  

“Cosa dici?! Io e Piccolo restiamo con te” esalò. Serrò un pugno. “Piccolo ha bisogno di te. Quando si è aperto l’uovo, ha considerato te suo padre” gemette Kakaroth. I suoi occhi divennero liquidi. “… Ed io ho bisogno di te. Sei la mia unica famiglia” piagnucolò.  

  

“Quando troverò le sfere, vi lascerò tutti qui. Non ho intenzione di appesantirmi con persone inutili”. Incrociò le braccia al petto e spiccò il volo.  

  

Kakaroth riaprì gli occhi, il suo intero corpo brillava d’oro.  

< Il supersaiyan! Era vero! La leggenda è divenuta realtà > pensò Freezer.  

“Non può essere... Non può!” sbraitò. Allungò nuovamente l’indice.  

Kakaroth fece una smorfia e, con un’onda sprigionata dai suoi occhi, lo mozzò.  

Freezer iniziò a urlare, mentre il sangue sgorgava copioso anche dalla sua nuova ferita. Gridava di terrore, rabbia e frustrazione. Il suo corpo ridotto ormai a un moncherino. 

Kakaroth scagliò un’onda, Freezer venne spazzato via.  

“Del grande Lord Freezer non è rimasto niente, se non fumo al vento” disse con sfregio.  

Bulma lo guardava con aria spaventata.  

< Non sembra neanche lui > pensò.  

Kakaroth si ritrasformò, cadendo in ginocchio.  

< Ho vinto, ma non provo alcuna soddisfazione. Mi sento così vuoto, stanco, ferito e disperato. Questa trasformazione richiedeva un cuore puro.  

Qualcosa di alieno a noi saiyan 

Io l’ho ottenuta pensando ai nostri ricordi insieme, all’affetto fraterno che ci univa >.  

Carponi raggiunse Vegeta, Bulma gli porse il cadavere.  

Kakaroth lo strinse al petto, scoppiando a piangere. I suoi lugubri lamenti riempirono la radura circostante.  

  

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Capitolo 43
*** Cap.43 Tutto bene quel che finisce bene I° parte ***


“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”. 

Prompt: 16. Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra persona;  

Scritta sentendo: Nightcore→ Thunder  Radioactive  Believer  Whatever It Takes and MORE (Switching Vocals). 

  

Cap.43 Tutto bene quel che finisce bene I° parte 

  

Troverai il tuo posto accanto quelli  

Che ami 

  

Chichi si affacciò alla porta, i lunghi capelli neri legati in una crocchia e un kimono che le ricadeva largo sul corpo.  

Gohan! Bardack! Venite a casa, il cenone è quasi pronto!” chiamò, gridando.  

La sua voce risuonò tutt’intorno, tra gli alti alberi dei Monti Paoz. Alcuni corvi e degli pterodattili spiccarono il volo.  

Due bambini corsero nella sua direzione, il più veloce aveva i capelli a cespuglio. Nonostante il taglio degli occhi severo, aveva un grande sorriso.  

Il secondo si guardava più intorno, con due occhi curiosi. Aveva il libro sotto braccio, un cappellino rosso in testa e i capelli a caschetto.  

Chichi li controllò mentre entravano.  

“Ecco, lo sapevo, piccoli monelli. Di nuovo a fare la lotta”. Scosse il capo e ridacchiò. “Filate a lavarvi” disse, accarezzando la testa di entrambi i gemelli.  

Una risata fragorosa provenne dalla stanza accanto.  

“Ti ricordi quando anche noi ci riducevamo in quel modo, amico mio?” domandò Yuma.  

Il vecchio Gohan annuì, portandosi le mani ai fianchi.  

“Eccome, ma era anche colpa del Maestro Muten e dei suoi assurdi allenamenti”.  

Yuma gli disse: “Ha promesso che verrà anche lui. Vuole assolutamente conoscere il tuo nipote adottivo”.  

Nonno Gohan negò col capo.  

“Sbagliato i miei ‘due’ nipoti adottivi”.  

Yuma si raddrizzò il grande elmo cornuto.  

“Chissà che faccia farà quando scoprirà che sono i due che gli hanno rubato la sfera e si sono portati il suo allievo Crilin”.  

Gohan uscì dal bagno e raggiunse la madre.  

“Dov’è papà?” domandò. Guardò con la coda dell’occhio suo fratello Bardack che si era messo a ballare davanti allo specchio del bagno, utilizzando lo spruzzino della doccia come microfono.  

Dalla porta entrò Kakaroth 

“Eccomi qui, figliolo” disse. Si strofinò le mani tra loro, il suo aspetto era identico a quello di Bardack. “Siete pronti a festeggiare il Natale?” domandò.  

Alle sue spalle entrò un uomo dalla folta chioma, che gli arrivava fino alle caviglie.   

“Abbiamo fatto la spesa”.  

Radish, spostati, questi pacchi pesano”. Un altro saiyan ancora entro, del tutto simile a Kakaroth, tranne la pelle più scura.  

Turles, andiamo in cucina, così possiamo posare tutto” propose Kakaroth 

Turle annuì, borbottando: “Chi lo immaginava che i supermercati avessero così tante belle luci”.  

Radish sospirò.  

“Non le hanno sempre, sono solo per questa festa. Il... Il...”.  

“Natale” disse Gohan, chiudendo gli occhi e sorridendo.  

Bardack aspettò che le braccia del padre fossero libere e vi saltò, stringendolo.  

“Oggi viene zio Vegeta?” domandò.  

Kakaroth abbassò lo sguardo.  

  

Piccolo li raggiunse insieme a Crilin, aveva le braccia colme di sfere.  

“Possiamo resuscitarlo con queste!” gridò il terrestre.  

Piccolo annuì, gli occhi liquidi. “Possiamo riportare qui il mio papà” gemette.  

  

Kakaroth mise il figlio sulla spalla, sollevò Gohan e se lo mise sull’altra spalla. Entrambi i figli ridacchiarono, dimenando i piedi.  

“Sì” sussurrò.  

“Oggi finalmente batterò Nappa davanti agli occhi del principino” si vantò Radish. S’indicò col pollice, i suoi occhi brillavano.  

Turles ridacchiò.  

“Non ci riuscirai mai”. Bardack lo raggiunse alla fronte con un cetriolo.  

Chichi raggiunse il marito e gli mise una ghirlanda natalizia intorno al collo. “Ecco, ora sei addobbato anche tu” scherzò. Si nascose la bocca con la mano ridacchiando.  

“Come sei buffo, papà!” trillò Bardack 

Gohan ridacchiò piano. “Sembra una strana sciarpa”.  

Chichi si sistemò una ciocca dietro l’orecchio e disse: “Non vedo l’ora di far vedere a Bulma il mio vestito nuovo”.  

“Chi avrebbe mai detto che quei Bulma e ‘fratellone’ si sarebbero messi insieme” disse Kakaroth, grattandosi il naso.  

“Io!” gridò Nonno Gohan 

Bardack disse: “Papà, ti prego, tienila”. Indicò la ghirlanda. “... Voglio vedere che faccia farà zio Vegeta quando la vedrà”.  

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Capitolo 44
*** Cap.44 Tutto bene quel che finisce bene II° parte ***


“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”. 

Prompt: 15. Nastro rosso; 

Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=JThz8-nYYHs&list=RDy7CuNfVq790&index=27; Nightcore - Warriors. 

  

Cap.44 Tutto bene quel che finisce bene II° parte 

  

Bulma sorrise, guardando Vegeta levitare fino alla cima dell’albero di Natale, sistemando il puntale.  

  

Bulma alzò lo sguardo, osservando Crilin e Vegeta a poco da lei, uno in piedi davanti all’altro. 

Vegeta si rigirò il pacchetto, che il terrestre gli aveva dato, tra le mani, inarcando un sopracciglio.  

“Un dono per me?” domandò.  

Crilin si passò la mano sulla testa e ridacchiò.  

“Sì, per Natale” spiegò.  

Vegeta sciolse il fiocco rosso che teneva chiuso il presente e lo guardò con aria confusa. “Sei sicuro di volermi fare un regalo?” chiese.  

Crilin rispose gioviale: “Certo, siamo amici!”.  

  

“Donna, sei sicura vada messo così?” domandò il principe dei saiyan, ridestandola.  

“Papà, sbrigati con quell’albero! Finiremo per fare tardi!” si lamentò Piccolo.  

Crilin, al suo fianco, sbadigliò. “Potevi metterlo tu. Ti sei fatto alto come un palo della luce”.  

Umphf” si lamentò il namecciano, spintonandolo. “Non è colpa mia se voi siete tutti dei nanetti”.  

Crilin notò il sacchetto al fianco di Piccolo.  

“Lo sai che non puoi sempre recuperare tutte le sfere e tenerle con te?” domandò.  

Piccolo ribatté: “Sono il futuro Supremo, certo che posso. Inoltre preferisco essere previdente”. Incrociò le braccia al petto, sospirando. Indossava una tuta violetta, con una casacca blu scura su cui risaltava lo stemma della casata dei saiyan 

“Voi due, smettetela di punzecchiarvi. Sì, Vegeta, così è perfetta. Ora possiamo andare a prepararci” disse Bulma, passandosi la mano tra i corti capelli azzurri.  

Vegeta atterrò davanti a lei. “Sarà meglio. Se arriviamo in ritardo anche solo di un paio di minuti, Kakaroth e la sua famiglia si mangeranno tutto”.  

Bulma sospirò.   

“Voi saiyan e la fissazione per il cibo” brontolò.  

  

*** 

  

Bulma atterrò con il jet davanti alla casa dei Son. Aprì il portellone premendo un pulsante, facendo scendere Piccolo e Crilin 

Vegeta era seduto sopra il veicolo, con le gambe incrociate. Osservava un fiocco rosso.  

“Natale...” sussurrò. Fece una smorfia poco convinta. “Tsk”.  

“Amore, scendi!” lo chiamò Bulma 

Vegeta infilò il fiocco in tasca e spiccò il volo, atterrando fino a lei. Raggiunse la porta e bussò così forte da farla tremare.  

“Così finirai per buttarla giù” disse la donna.  

Vegeta rispose con un grugnito.  

< Crilin e Piccolo sono già entrati > pensò. Si voltò verso Bulma e la osservò con aria preoccupata. < La ‘mia’ donna che aspetta il ‘mio’ bambino. Non avrei mai creduto di diventare padre > pensò.  

Kakaroth aprì la porta. “Gli altri sono già a tavola. Persino Piccolo, gli ho fatto trovare dell’ottima acqua di fonte” spiegò.  

Vegeta fece una smorfia, mentre il suo stomaco gorgogliava.   

“Finalmente siete arrivati. Se facevi più tardi di così, mangiavo tutto io, “fratellone” gli disse Kakaroth. “Non chiamarmi “fratellone” rispose Vegeta, meccanicamente.   

Chichi li raggiunse e aiutò Bulma ad entrare, sorridendo nel vedere il pancione dell’amica.  

Kakaroth sorrise, facendo entrare il più grande.  

< Alcune cose sono cambiate, altre rimarranno per sempre le stesse.   

Forse un giorno torneremo nello spazio, o forse no. Nel frattempo, per noi la Terra non è un posto niente male >.   

< Che strana famiglia che siamo, ma l’importante è: “Tutto bene quel che finisce bene > pensò Nonno Gohan, guardando i due ragazzi accomodarsi a tavola. 

 

 

 

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