Il disappunto del Re

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Farsi da parte ***
Capitolo 2: *** Un duello squilibrato ***
Capitolo 3: *** La rivolta del popolo ***
Capitolo 4: *** Faccia a faccia con un vecchio amico ***
Capitolo 5: *** L'incendio della supremazia ***
Capitolo 6: *** Le rovine della vittoria ***



Capitolo 1
*** Farsi da parte ***


Sentiva mancarsi le forse ogni giorno che passava.
La vecchiaia era giunta togliendogli quasi tutto lo spirito che possedeva in gioventù.
La morte era vicina, ma Artù non voleva darsi per vinto.
Avrebbe combattuto e difeso il suo regno fino alla morte, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze.
“Ho bisogno di qualcuno che mi possa appoggiare. Ma chi? I miei consiglieri mi hanno tolto le spalle consigliandomi di farmi da parte e lasciare il mio regno che ho difeso con il sangue ad uno sconosciuto qualunque. Ma non accetterò mai questa fine. Nemmeno se non ci fossero altre possibilità. Il Regno verrà distrutto con me dentro. Questa è la mia volontà.”
Aveva sempre ripetuto al suo popolo e ai suoi consiglieri che non avrebbe mai abdicato, nemmeno se gli avessero promesso di rimanere a salvaguardare il regno.
Lui voleva essere in prima fila, come ha sempre fatto.
Ma ogni giorno che passava, i suoi problemi aumentavano sempre di più.
Gli invasori e i nemici del Re erano pronti per colpire il suo Regno in ogni momento, mettendo a dura prova il suo esercito che diminuiva sempre di più.
“Maestà, stiamo rischiando di rimanere senza difese. Dobbiamo arrenderci.”
“Non se ne parla nemmeno” aveva risposto Artù ad uno dei suoi consiglieri “Combatterò io in prima linea. Fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Maestà, non siete in grado. È troppo pericoloso.”
“E chi l’ha detto? Ho combattuto guerre molto peggiori. Quei barbari non mi fanno paura.”
Tutto questo era successo all’incirca cinque anni fa’ e anche quella volta Artù, con i suoi pochi uomini, erano riusciti ad avere la meglio contro 10.000 anime.
“Le guerre non si vincono con gli uomini, ma con le strategie. Me l’ha insegnato Merlino.”
Già Merlino, ma che fine aveva fatto?
Da quando Artù era diventato Re, il vecchio mago si era ritirato a vita privata con il suo Anacleto ad Honolulu, senza mai fare più ritorno.
“Ormai sono quasi passati più di sessant’anni. La mia speranza di rivederti si è affievolita, Merlino… Ma continuerò sempre a combattere. Quell’istinto non me lo porterà via nessuno.”
E difatti stava ancora continuando a combattere nonostante le intemperie di corte.
Per quanto tempo il vecchio Artù sarebbe sopravvissuto?
< Maestà, posso disturbarvi? >
< L’hai già fatto, Sir Robert > rispose il Re con voce grave < Che cosa ti porta qui nella sala del trono? >
< Non so se per voi è una brutta o buona notizia maestà, ma credo che i consiglieri abbiano trovato un degno sostituto che prenderà il suo posto il mese prossimo. >
Ma Artù non rispose, facendo finta di nulla e continuando a fissare la vetrata.
< Maestà, avete sentito quello che vi ho detto? >
< Ho sentito benissimo, Sir Robert. Non sono né sordo, né sciocco e né stupido. >
< Maestà, non ho mai pensato tutto ciò… >
< Certo, come no… E sentiamo, da dove proviene il mio successore? >
< Fa parte del vostro Regno e ha vent’anni. Però ignoro ancora il suo nome. >
< Un ventenne che prende il mio posto? Ma non sa nemmeno come si guida un regno. >
< Nemmeno voi quando siete salito al trono sapevate come guidare un regno, maestà. >
Appena Artù si girò verso il suo consigliere, quest’ultimo capì di essere stato inopportuno.
< Maestà, non volevo mancarvi di rispetto… >
< Ma l’avete fatto. E non siete né il primo e né sarete l’ultimo… Vi siete tutti messi contro di me. E per cosa? Perché sono vecchio? Avete ragione: io sono vecchio! E non mi vergogno di ammetterlo! Però c’è una bella differenza tra essere vecchi ed essere inutili. >
< Maestà, se mi lasciaste spiegare… >
< Avete già parlato fin troppo, Sir Robert. Perché non tornate da quelle sanguisughe che ho per consiglieri e mandate avanti voi il Regno al posto mio visto che siete molto bravi? Avanti. Gli invasori si burlerebbero di voi e vi impiccherebbero una volta che il Regno cadrà. >
Non riuscendo a rispondere alle frecciate del suo Sovrano, Sir Robert si ritirò con la testa china.
“Questo consiglieri hanno rovinato i miei ultimi anni del Regno. Ma anche se le energie stanno venendo meno, non gli darò questo tipo di soddisfazione. Mai.”
Per Artù fissare il trono in cui aveva seduto per più di mezzo secolo era diventato una cosa quotidiana ma nell’ultimo periodo insopportabile.
“Questo trono appartiene a me più di chiunque altro. Non posso lasciarlo al primo che capita. Nemmeno se fosse il condottiero più bravo del mondo.”
Ma i suoi pensieri furono ancora interrotti da un altro dei suoi consiglieri.
< Sir Matthew, anche voi siete venuto a deridermi per la mia vecchiaia? >
< Non potrei mai, maestà. >
< Sareste il primo, sapete? >
< Noi non penseremo mai di mancare di rispetto alla maestà vostra. >
< Però continuate a farlo… Ma non vi preoccupate. Non gli do minimamente peso… Che cos’avete da dirmi? >
< Maestà, il nuovo condottiero di Camelot vorrebbe conoscervi personalmente il prima possibile, se voi acconsentite a questo desiderio. >
< Ho forse altra scelta, Sir Matthew? >
< C’è sempre una scelta, maestà. Potete anche non vederlo mai in vita vostra. >
< Sarebbe da maleducati, non credete? Perché io mi dovrei umiliare dinanzi ad un condottiero giovane e pieno di vita? Sarebbe da sciocchi, non credete? >
< Maestà, qualora voi crediate sia meglio non saperne nulla, noi del consiglio appoggeremo questa vostra scelta. >
< Sarebbe la prima volta che fareste ciò, sapete? Comunque non temete. Conoscerò il mio presunto successore… Ma questo non vuol dire che gli darò il mio trono e il mio Regno. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Maestà, sinceramente non so cosa pensare… >
< Vi confesso una cosa, Sir Matthew: se qui in nostra compagnia ci fosse il più grande mago di tutti i tempi, i vostri sotterfugi maligni finirebbero all’istante… Ma purtroppo, come ho detto prima, vi siete coalizzati contro di me. >
< Maestà, noi… >
< Adesso finiamola con le discussioni. Devo vedermi con i cavalieri della tavola rotonda. >
< A proposito dei cavalieri, credo che alcuni abbiano rifiutato l’invito, maestà. >
< E perché avrebbero fatto una cosa così meschina? >
Ma Sir Matthew non voleva parlare per non mettere di mezzo i suoi superiori.
< Parla! O ti taglio la lingua! >
< Sono i vostri consiglieri superiori che hanno obbligato i vostri cavalieri a non presentarsi oggi. Hanno pensato che sarebbe stato meglio fare da soli. >
< Vogliono impedire anche me di andare al consiglio? >
< No, non potrebbero mai… >
Mentre la rabbia stava aumentando sempre di più, Artù impugnò la sua spada che aveva tolto dalla roccia ormai tanti anni fa’.
< Questa spada sembra non avere più valore… Ma per me conta più di qualsiasi altra cosa… Conducimi dai miei consiglieri. >
< Maestà, io non so se è una buona idea… >
< Hai forse paura di loro, Sir Matthew? >
< Non ho detto questo, maestà. >
< Ma lo lasci ad intendere… Comunque non ti preoccupare. Sei sotto la mia personale protezione. È giunto il momento che i loro misfatti per tramare alle mie spalle finiscano alla svelta, altrimenti la situazione mi potrebbe sfuggire di mano personalmente. >
< Maestà, con tutto il dovuto rispetto, credo che stia già accadendo. >
< Sì, hai ragione. Hanno troppo potere… Ma il loro potere presto finirà. >

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Capitolo 2
*** Un duello squilibrato ***


Artù avanzava verso la sala dei consiglieri accompagnato da Sir Matthew.
< Sir Matthew, cosa state facendo? Non occorre che mi seguite. Posso arrivarci benissimo da solo. >
< Non lo metto in dubbio, maestà. Ma non voglio che la maestà vostra sia da solo contro quel gruppo di sanguisughe come l’avete sottolineato voi. >
Sentendo quelle parole, Artù fu colpito.
< Ammiro il vostro coraggio e la vostra lealtà, Sir Matthew. Ma è un cammino che posso fare da solo. >
< Se posso permettermi, un aiuto non guasterebbe in questo caso, maestà. Loro sono assetati di sagnue oltre ad essere più giovani di voi. >
< Farò finta di non aver sentito > replicò adirato il Re.
< Scusate maestà, ma non sapevo con quali altri termini dirvelo. >
< Siete molto diretto… Non so se in una vita come questa potrebbe servire a molto. Finireste in guai seri. >
< Finché siete vivo, mi sentirò protetto come non mai. >
< Mi fa piacere sentirvelo dire. Anche perché deduco che sono parole molto sincere le vostre. >
< Non oserei mai mentirvi, maestà. >
Una volta giunti dinanzi al portone della sala dei consiglieri, Artù si sentiva più arrabbiato e afflitto che mai.
“Sono senza un alleato… Non avrei mai pensato che la mia vita avesse preso una via così inapsettata.”
Appena Artù aprì il portone, tutti gli occhi dei presenti si riversarono verso di lui.
Le conversazioni si interruppero all’istante, fissando ogni singolo movimento del vecchio Re.
< Cosa avete tutti voi da guardarmi? > domandò Artù visibilmente scocciato < Sono il vostro Re. Non si usa più inchinarsi alla mia presenza? >
Ma i presenti non ubbidirono alle parole del loro Re, guardandosi a vicenda estraniati.
< Pensate che essendo un folto gruppo riuscirete a soppiantarmi? Questo è tutto da vedere. >
< Maestà, vi do il benvenuto alla tavola rotonda > fece Sir Robert con tono compiaciuto.
< Tacete, traditore. Voi siete il peggiore qua dentro. >
< Ma io non ho fatto niente… Se vi ho recato in qualche modo offese e ingiurie alla maestà vostra, vi giuro che sono solo bugie e nefandezze. >
< Smettetela di parlare. Il suono della vostra voce mi fa solo innervosire. >
Allontanandosi dal suo Re con fare guardingo, Sir Robert cercò di guardarsi intorno per trovare un degno alleato che lo potesse difendere in quel frangente.
Ma per paura della rabbia introversa del vecchio Re, tutti i presenti non osarono aprir bocca.
< Allora, veniamo al dunque… Qualcuno di voi, a parte Sir Robert, può degnarmi di presentare i suoi… Come posso dire… problemi. >
< Maestà, il Regno sta attraversando un periodo di crisi e di guerre che il popolo e i soldati impegnati sui confini del Regno non riescono a difendere. >
< Caio, vecchio mio, perché voi non siete con loro? >
< Perché dovevo preservare questo incontro, maestà. >
< Non mi sembra una scusa molto afferrata nel vostro senso, Caio… Non fatemi pensare male. Non vorrei offendervi in nessun modo. >
< Nessuna offesa, maestà. Parlate liberamente. >
< Io credo che voi, insieme a tutti questi presenti, siate qui in mia presenza per sfuggire ad una guerra che avete dato per vinta ai nostri avversari… Ma non è così che ho addestrato i miei soldati e i miei consiglieri in tutti questi anni.
Le parole le porta via il vento, ma i fatti storici e le guerre rimangono immutati nel tempo.
Voi, come vili codardi, rimanete qui solo per il piacere di vedermi abdicare. Dite la verità. >
Parlando tra di loro fitto fitto, Artù capì che aveva colto nel segno.
< Maestà, credo che queste parole non siano giuste nei nostri confronti. >
< Sir Pilade, quello che pensate non è affare mio. Preferisco andare avanti per la mia strada senza ascoltare nessuno di voi. >
< Voi siete solo un vecchio brontolone che ci ha deriso per troppo tempo > fece Sir Robert prendendo la parola < Ma adesso è venuto il momento di cambiare. >
< Sir Robert, vi permettete di parlarmi così? >
< Sì, mi permetto eccome! Voi non avete nessun rispetto per tutti noi! >
< Perché voi?! Non fate altro che tramare alle mie spalle da troppo tempo… Ma questa situazione deve finire alla svelta. >
< E finirà, state tranquillo. >
Una voce in fondo alla sala risuonò nelle orecchie di tutti i presenti spostando i loro sguardi verso di lui.
< Chi ha avuto il coraggio di parlare? Si faccia avanti. >
< Sono stato io, maestà. >
Un giovane ragazzo di appena diciotto anni, camminava a passo molto lento per ritrovarsi dinanzi al suo Re.
In alcune sembianze, il Re pensò che fosse una sua piccola rappresentazione di quando era in giovane età.
< Come vi chiamate, ragazzo? >
< Questo non ha importanza, maestà. Sono solo un umile soldato che si ritrova qui dinanzi a voi per sfidarvi in una battaglia che metterà in gioco il futuro di questo Regno. >
< Ed io dovrei combattere contro un umile mio servitore? Non mi sono mai abbassato per così poco. >
< Avete forse paura di non essere alla mia altezza, maestà? >
< Dico solo che un combattimento sarebbe alquanto insoddisfacente visto che sappiamo chi sarà il vincitore. >
< Ovvero io, maestà. >
Sentendo come era sicuro di sé, Artù fu molto interessato e compiaciuto.
< Vi credete migliore di me solo perché siete giovane? >
< Non solo questo… Credo che il vostro tempo sia finito Artù e non avendo nessun vostro erede, credo che sarebbe meglio farvi da parte per lasciare spazio a me. >
< Giovane ragazzo, non darò mai la mia corona nemmeno a Dio in persona. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Allora sfidatemi, se non avete timore di me. >
< L’unico mio timore è la tua insolenza irriverente… Non è così che si governa un Regno, sappilo. Anche se tu avessi la meglio contro di me, non cambierebbe niente. >
< Forse no… Ma avrò avuto il piacere di sconfiggervi. >
Prendendo in mano le loro rispettive spade, il cavaliere misterioso fece capire al vecchio Re che si destreggiava bene.
< Aspetto la tua mossa, ragazzo. Vedi di non deludermi. >
Acconsentendo alla richiesta del suo Re, il giovane cavaliere si precipitò contro di lui picchiandolo forte e obbligando il Re a difendersi in tutti i modi.
< Senza gli scudi sarà una sfida ancora più divertente > rispose il ragazzo sorridente e sempre sicuro di sé.
< Canta pure quanto vuoi, giovane gallo. La nostra sfida è appena cominciata. >
Il vecchio Re, anche se non praticava un combattimento ufficiale da molti mesi, riusciva sempre a combattere e a difendersi come un abile spadaccino.
< Siete molto bravo, maestà. Ma non potete schivare per sempre i miei colpi. >
< La stessa cosa vale per te, ragazzo. >
< Se riuscirete a sconfiggermi, vi confesserò il mio nome. >
< Quale onore… Non mi interessa sapere il nome dello sconfitto. Non per altro sarebbe molto imbarazzante per voi. >
< Non ho mai fatto una figuraccia con nessuno dei presenti. Nemmeno se volessi. >
< Ricordati che c’è sempre una prima volta. >
< Ma non oggi… >
Mentre il giovane cavaliere picchiava sempre più forte sulla spada di Artù, quest’ultimo iniziava a percepire segni di stanchezza.
< Lo vedete, maestà? Non ce la fate più. Arrendetevi finché siete in tempo. >
< Se io mi arrendessi, anche il mio Regno sarebbe perduto. E questo non posso permetterlo. >
< Il vostro Regno sarà in buone mai… le mie. >
< Preferisco vederlo bruciare in tutti i suoi punti piuttosto che darlo a voi. >
< Siete molto crudele a dire questo. Non mi conoscete nemmeno. >
< Avete ragione… Ma ho capito che siete un vile impostore e presto vi toglierò quel sorriso compiaciuto dalla vostra lurida faccia. >
< Parlate quanto volete, maestà. Non vi servirà a niente. >
Mentre il sudore stava ricoprendo il viso del Re, il giovane cavaliere si sentiva sempre più galvanizzato e fresco.
< Provate a difendervi da questo. >
Appena il giovane cavaliere riuscì a disarmare il suo Re, non perse tempo per infliggergli il colpo di grazia.
Ma l’avvento di Sir Matthew evitò che Artù fosse ucciso.
< Che cosa state facendo? Toglietevi di mezzo. >
< I miei complimenti Sir Alastor, avete vinto. Adesso però riponete la vostra spada nel fodero e finiamola qui. >
< No. io e il Re non abbiamo ancora finito. >
< Temo per voi di sì… Artù non si merita una fine indegna come questa. Mettetevelo bene in testa. >
< Sir Matthew, non dovevate… >
< Più tardi riceverò la punizione che merito, maestà > fece l’uomo prendendo la parola < Ma non posso vedervi uccidere così. Farebbe troppo male. >
Una volta che il giovane cavaliere sin convinse delle parole di Sir Matthew, decise di porre fine al combattimento e di dichiararsi nuovo Re d’Inghilterra tra gli applausi scroscianti di tutti i presenti.
< Venite, maestà. Andiamocene. >
Senza curarsi di tutti gli sguardi addosso, Artù diede sfogo a tutta la sua rabbia.
< Non dovevate fermare il nostro combattimento! Era un duello all’ultimo sangue! >
< Maestà, ve l’ho già detto… >
< Quel dannato poppante si crede più forte di me. Ma questa volta ha vinto grazie alla sua dea bendata… Si deve mettere in testa che il nostro scontro non è finito qui. >
< Lo rammenterà, maestà. Ma adesso voi avete bisogno di riposarvi. >
< No Sir Matthew, non ho tempo da perdere. Ho un Regno da riconquistare > disse infine il vecchio re deposto prima di lasciare il corridoio principale del castello e recarsi nel cortile del castello dove ad attenderlo c’era una folla inferocita pronta ad accanirsi contro di lui.

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Capitolo 3
*** La rivolta del popolo ***


Artù fissava con occhi sconcertati il suo popolo inferocito che si stava accanendo contro di lui, accusandolo di aver portato il Regno sull’orlo della rovina.
< Maestà, sarebbe meglio rientrare > gli consigliò Sir Matthew vedendo come la situazione stava precipitando in maniera notevole.
Ma Artù non voleva sapere di abbandonare le sue responsabilità, decidendo anche di affrontare il suo popolo a muso duro.
< Non posso tirarmi indietro 0ora, Sir Mattehw. Non ora che non ho più niente da perdere. >
< Perderete la vita se rimarrete qui. Ci stanno lanciando tutto addosso. >
< Maledetto! >
< Traditore! >
Questi erano solo alcune delle offese impartite al povero vecchio Re, che rimaneva inerme dinanzi a tanta rabbia.
“Quel cavaliere di cui ignoro anche il nome è stato molto abile a tramare contro le mie spalle e fare in modo che il mio stesso popolo si potesse rivoltare contro di me.”
< Vecchio Re, come pensi di fare di salvare tutti noi? ormai gli invasori sono alle porte. Non riusciremo mai a difenderci! >
< Come osate rivolgervi al vostro Sovrano in questo modo?! > tuonò Sir Matthew.
< Lui non è più il nostro Re. È Liber, figlio di Lancillotto, ad avere preso il Regno nelle sue mani per salvare il salvabile. >
“Cosa? quindi vuol dire che il figlio di un mio fedele compagno di battaglie ha osato usurpare il mio trono?”
< Quel ragazzo non sa cosa sta facendo > disse semplicemente Artù con tono calmo < Anche se è diventato appena Re, ciò non toglie che riuscirà nel suo intento di salvare il Regno di Camelot. >
< La situazione non potrebbe mai essere peggiore di così, vecchio Re. >
< Chiamami Artù, contadino. Io non mi sento affatto vecchio anche se la mia età è molto avanzata. >
< Siete vecchio perché avete perso contro un ragazzo più giovane di voi. Dite la verità. >
< Sì esatto e non mi nascondo. Le sconfitte nella vita sono sempre dietro l’angolo. >
< E questo non vi pesa? >
< Certo che sì. Infatti farò di tutto per riconquistare il mio Regno e il mio onore. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< E di noi? cosa ne sarà? >
< Il Regno non è mai stato in pericolo > fece Sir Matthew andando in difesa del suo Re < Questo Liber ha innalzato una guerra contro Camelot solo per riuscire a prendere il Regno e diventare l’uomo più potente sulle spese del vero Re di Camelot. Tutto questo piano è stato orchestrato contro il nostro Artù! >
In quel momento Sir Matthew cercava di essere il più convincente possibile, ma sapeva bene che l’odio e la rabbia del popolo era molto più grande.
< Sir Matthew, cosa state facendo? >
< Sto cercando di salvarvi in qualche modo, maestà. Questi uomini non vedono l’ora di togliervi di mezzo. >
< Non credo che arriverebbero a tanto… >
< Ahahah ma non fateci ridere. Come potete riuscire a riconquistare quello che fino a poco era vostro? >
< La mia spada non ha mai fallito… >
< Fino ad oggi, s’intende. >
< Gli incidenti di percorso capitano sempre… Ma la fortuna gira, caro contadino. Ed io farò ritornare il Regno di Camelot nel posto dove merita, facendo sparire la paura degli invasori e le guerre che stanno devastando questo paese. >
< Ma allora è vero o no degli invasori! Bon ci stiamo capendo più niente! >
< A tempo debito saprete > disse infine Artù facendosi largo tra la folla.
< Vecchio Re, stavolta siete riuscito a convincerci. Ma la nostra guerra e la nostra agognata voglia di vivere non si placa qui. La gente sta continuando a morire e noi dobbiamo agire. >
< Che cosa volete davvero, buonuomo. >
< La mia famiglia non mangia da più di due giorni, ormai. Io, come tutti i miei compagni, pretendiamo giustizia. Non possiamo perire ancora a lungo. Non ce lo meritiamo. >
< Avete ragione… Quello che è in mio potere, vi prometto che salverò il nostro Regno. Perché se Camelot esiste è grazie a voi. Ed io non cancellerò mai quello di buono abbiamo fatto insieme negli ultimi cinquant’anni. >
Il vecchio contadino fu quasi emozionato dalle parole di Artù, ma fece di tutto per nascondere tutta la sua commozione.
< Sapevo che uccidervi era una cosa sbagliata, maestà. >
< Chi ha indotto tutti voi a ribellarvi contro di me? Il nuovo Re Liber? >
< Maestà, vi prego di perdonarci. Non volevamo. >
< La vostra rabbia ha offuscato la mente di tutti i presenti… Ma saprò ripagare questo affronto. >
< Volete forse punirci? >
< No. Anche perché sarebbe ingiusto nei vostri confronti… Il Regno di Camelot ha bisogno di rimanere unito e noi dobbiamo essere alleati. Lo capite, vero? >
< Maestà, vi seguiremo ovunque voi vogliate. >
< Però prima devo cercare di capire il perché quell’uomo ha voluto usurpare il mio trono. Ma qualcosa mi dice che non ci metterò molto… Lasciate liberi me e il mio compagno. Non ve ne pentirete. >
Acconsentendo alla richiesta del loro unico Re, Artù e Sir Matthew si fecero strada tra la folla inferocita sotto lo sguardo attento e inviperito del nuovo Re Liber.
 
 
< Non posso credere che quel branco di zoticoni abbiano lasciato libero quel vecchio e il suo dannato consigliere! >
< Artù Pendragon è molto bravo con le parole, maestà. Non era così difficile per lui fare breccia nel cuore ferito del popolo. >
< Al diavolo quei dannati contadini! Loro non capiscono niente! >
< Maestà, voi siete il nuovo Re. Sta a voi salvarli dalla miseria e portarveli dalla vostra parte. >
< Non m’interessa minimamente niente di loro. Io voglio poter governare questo Regno e farlo diventare il più prosperoso di tutta l’Inghilterra! >
< Non potremmo mai farlo senza l’appoggio dei nostri sudditi. Artù diceva… >
< Non m’interessa cosa pensava quel maledetto! > sbraitò Liber con tono rabbioso < Mio padre ha fallito nel prendere il suo Regno alle mie spalle. Adesso tocca a me… Vi rendete conto che non posso fallire? >
< Capisco la vostra frustrazione, ma cercate di pensare lucidamente… >
< Sir Robert, voi da che parte state? >
< Dalla vostra parte, maestà. >
< Allora vedi di comportarti di conseguenza o voi non sarete fortunato come Artù e il suo consigliere… Anche se sono riuscito a diventare Re di Camelot sconfiggendo il vecchio Artù, la mia missione non è ancora finita: presto il popolo capirà da che parte dovrà stare. >
< Ne sono assolutamente certo, maestà. >
< Allora vedete di agire. Non abbiamo molto tempo. >

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Capitolo 4
*** Faccia a faccia con un vecchio amico ***


< Maestà, perché dobbiamo vagare senza una metà in questo bosco poco lontano dal vostro castello? >
< Perché sarà in questo punto che ricomincerò a riprendere il mio regno. >
< Ma scusate, come farete? >
< Ancora non ci ho pensato, Sir Matthew. >
Il giovane consigliere del Re non riusciva a capire le reali intenzioni del suo Sovrano.
< Maestà, secondo me questa è tutta una perdita di tempo. >
< Se pensi questo vuol dire che non ti fidi del tuo Sovrano. >
< Io non voglio essere contro le vostre idee, anzi… >
< Allora stai a vedere. >
Proseguendo e camminando verso una meta imprecisa, Sir Matthew si domandava molto spesso come il suo Re potesse camminare ininterrottamente per diverse ore senza mai fermarsi nemmeno a bere. >
< Caro Sir Matthew, ho combattuto guerra che nemmeno tu puoi credere. Ho sofferto la fame, al sete e la mia vita era in costante pericolo… Con il passare degli anni mi sono sempre abituato, anche se negli ultimi tempi sono rimasto rinchiuso nel mio castello a governare. >
< Ma allora perché non combattete in prima linea per proteggere il vostro Regno? >
< Perché non c’è niente da proteggere, Sir Matthew. >
< Che cosa? spiegatevi meglio, maestà. >
< Non è ancora del tutto chiaro? Quella che Liber ha organizzato per giungere al trono e mettersi il popolo contro di me, è soltanto una montatura. Non esiste nessuna guerra… La guerra che voi tutti credete si trova oltre quest’immensa isola. >
< Voi considerate la Gran Bretagna come un’isola? >
< E cosa sarebbe, secondo te? non siamo attaccati alla terraferma. >
< Sì, avete ragione… >
< E comunque la cosa che mi dispiace di più è come il mio popolo sia arrivato a credere a tutte queste menzogne. Da oggi ho capito che si sente molto insicuro di me e delle mie intenzioni, pensando di essere in costante pericolo. >
< Hanno molto a cuore la loro vita, maestà. >
< Sì, ed è un vero peccato non essermene accorto prima… Loro chiedono solo garanzie. Non gli importa diventare ricchi, l’importante è vivere con dignità. >
< Maestà, non credete che siamo molto fortunati a governare un popolo come questo? >
< Perché parlate al plurale, Sir Matthew? >
< Oh, scusate. Non volevo mancarvi di rispetto. >
< Non l’hai fatto, ragazzo mio… Forse hai ragione a dire che questo Regno deve essere governato tutti assieme. Altrimenti non saremmo mai un Regno stabile. >
< Quindi cosa avete intenzione di fare? >
< Ritrovare me stesso, Sir Matthew. >
< E credete che camminare all’infinito potrebbe cambiare qualcosa? >
< Sono convinto che i seguaci di Liber ci stanno già dando la caccia… Non troveranno mai pace finché non mi avranno ucciso personalmente. >
< Se ciò pensate questo, vuol dire che non siamo ancora fuori pericolo. >
< Perché? Credevi di andare a fare una passeggiata di piacere? >
< Ovvio che no, però… >
< Devo solo rivedere un mio vecchio amico. Poi torneremo al castello appena sarà possibile. >
< Ma non vi dovevate allenare? >
< Non ho bisogno di allenarmi, Sir Matthew. La spada la maneggio meglio di chiunque altro. >
< Ma allora perché contro Liber avete rischiato di rimanere ucciso? >
< Perché non avevo combattuto con il cuore. >
Sir Matthew era estasiato nell’ascoltare le parole del suo Sovrano.
< Maestà, voi siete l’uomo più saggio che io posso incontrare nel mio cammino. >
< Dopo la mia morte, troverai altre persone meglio di me, Sir Matthew. >
< Questo sarà impossibile, maestà. >
< Non ti credere… La vita segue percorsi a noi imperscrutabili… Eccoci giunti in fondo alla foresta. >
Dinanzi ai loro occhi, Artù e Sir Matthew non potevano credere di godersi un panorama mozzafiato su una scogliera dove l’Oceano infrangeva le sua alt onde.
< Avete visto, Sir Matthew? Qui non c’è nessuna guerra. Solo un territorio dove la pace e il silenzio regnano sovrano. >
< Ed è per questo che lo considero il posto più bello del mondo. >
Sentendo una voce dietro le loro spalle, i due sobbalzarono dalla sorpresa.
< Lancillotto, non avrei mai pensato di ritrovarvi dinanzi a questo splendido panorama > fece il Re abbracciando un suo vecchio amico.
< Quando vi ho visto camminare verso questa direzione, ho deciso di seguirvi. >
< Perché non ci hai detto che volevate venire con noi. Sarebbe stato più interessante, Sir Lancillotto > replicò Sir Matthew inchinandosi al suo cospetto.
< Vi prego buonuomo, chiamatemi semplicemente Lancillotto. Ormai non faccio più parte dei cavalieri della tavola rotonda. >
< Questa notizia mi rammarica molto, Lancillotto… Perché hai deciso di abbandonarmi senza dirmi niente? >
< Perché sapevo benissimo che non l’avresti presa bene. >
< Quindi hai deciso di dartela a gambe come un codardo? >
< Artù, abbiamo combattuto molte guerre insieme, trionfando su ogni campo di battaglia… Ma arriva un momento della nostra vita in cui dobbiamo dire basta e guardare al nostro futuro. >
< Ma il nostro futuro è assieme, Lancillotto! Voi mi avete lasciato da solo contro Liber. >
< Già… Liber… Credevo di averlo cacciato per sempre da queste terre, ma invece… E’ riuscito a tornare. >
< Il che dobbiamo ringraziare i miei consiglieri che mi hanno voltato le spalle proprio come avete fatto voi. >
< Attento, maestà. Io vi ho servito con riverenza senza mai tradirvi un solo istante. >
< Abbandonando la barca, è come se voi mi avreste tradito. >
< Non avrei mai pensato che mio figlio fosse una reale minaccia per questo Regno. >
< Se voi eravate rimasto con me, a quest’ora non ci saremmo mai ritrovati in questa situazione. >
Sir Matthew non riusciva a capire cosa stava succedendo realmente.
< Scusate un momento, Lancillotto > fece l’uomo interrompendoli.
< Ditemi, Sir Matthew. >
< Liber è vostro figlio? >
< E’ solo un bastardo nato da una relazione voluta con una strega tanti anni fa’… Quella donna mi aveva maledetto fin da quando avevo deciso che i miei precisi doveri erano verso la corona e non verso la mia famiglia. >
< Quindi anche quella volta siete scappato come un codardo, vero? >
< La mia famiglia eravate voi, Artù… Mi rincresce aver dato alla luce un figlio del demonio. >
< Eh già… Adesso che è abbastanza grande d’intendere e di volere, il nostro nemico ha abbastanza alleati per tenermi lontano dal mio Regno fino alla mia morte. >
< Senza dimenticare che vi darà la caccia, maestà. >
< Grazie per avermelo ricordato, Sir Matthew > fece Artù con tono sarcastico.
< Cercherò di rimediare ai miei errori facendovi ritornare sul trono, Artù. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< E’ un compito molto arduo per un vecchietto come voi, Lancillotto… Credete davvero di essermi d’aiuto? >
< Se potete farlo voi, lo posso fare anch’io. Sarò pure più vecchio di voi, ma so ancora combattere. >
< Stupendo! Quindi che ne dite di un duello come ai vecchi tempi? >
< Ma dobbiamo tornare al castello! >
< Ci sarà tutto il tempo per ritornare… Vostro figlio non farà altri danni. >
< Voi che ne sapete? >
< Istinto da Re, vecchio mio. >
< Questa poi. Da quando in qua pensate questo? >
< Scusate l’offesa, ma vostro figlio è solo un bamboccio viziato che non oserà rovinare tutto quello che abbiamo costruito insieme finché sarò in vita. Vuole colpire quando sarò morto. >
< Maestà, siete sicuro di questa cosa? >
< Sir Matthew, non mi sono mai sbagliato fino ad ora… Un piccolo duello non ha mai fatto male a nessuno. Siete pronto, Lancillotto? >
< Non vedo altre possibilità. >
Ma prima di cominciare il loro allenamento, i tre uomini furono colti alla sprovvista e circondati da una decina degli uomini di Liber.
< Bene. Questa giornata è piena di sorprese > fece Lancillotto cercando di sdrammatizzare la situazione.
< Non per me. Mi aspettavo che prima o poi ci avrebbero raggiunti. Per questo vi ho detto di duellare con me. Per scaldarci e passare un po’ il tempo. >
< Voi siete incredibile, maestà. >
< Oserei dire pieno di sorprese > replicò Sir Matthew.
< Sir Matthew, voi sapete combattere’ > gli domandò il Sovrano.
< Sinceramente non me la cavo male, perché? >
< Perché credo che dovremmo unire le forze se vogliamo uscire indenni da questo combattimento… Sei pronto? >
< Come volete voi, maestà. Io vi seguirò fino alla morte. >
< Bravo. Così mi piaci… Prestagli una delle tue spade, Lancillotto. Tra poco ci divertiremo come hai vecchi tempi. >

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Capitolo 5
*** L'incendio della supremazia ***


Artù, Lancillotto e Sir Robert erano circondati dagli uomini di Liber, ma il vecchio Re non si sentiva per niente in pericolo.
< Perché state ridendo, maestà? >
< Rido di queste povere vite, Sir Matthew. Come si può servire un uomo senza un briciolo di lealtà… Perdonate se manco di rispetto a vostro figlio, Lancillotto. >
< Potete dipingerlo come più vi aggrada, maestà. >
< Arrendetevi o sarà peggio per voi > gli intimò una delle guardie.
< Altrimenti cose succederà se non accettassimo la resa? >
< Non ci resterà altro che uccidervi, maestà. >
< Addirittura mi dipingete con questo nome? Allora per voi sono ancora il vostro Re > rispose Artù divertito.
<
< Liber è solo un traditore che ha osato colpirmi nel momento mio più debole. Come fate a servire un impostore del genere? >
< Lui non è un impostore! > gridò una delle guardie < E’ il nostro Re. E dobbiamo portargli rispetto. >
< Come prima lo portavate a me? Voi non avete la minima idea di chi siano i veri ideali… Ma se avete deciso di mettervi contro di me, non mi resta altro che condannarvi a morte. >
< No, maestà. Andrà in modo diverso. >
Sguainando le loro spade, le guardie reali di Liber si precipitarono contro Artù per colpirlo a morte in ogni punto vitale.
Ma il Vecchio Re aveva a seguito due dei migliori spadaccini di tutto il Regno, disarmando in pochi minuti alcune di quelle guardie e uccidendone altre.
< Ormai siete rimasto solo > fece Artù con tono vittorioso < Dovete arrendervi al mio volere e non vi prometto che non vi succederà niente di male. >
< E’ qui che vi sbagliate, maestà > mormorò la guardia che prima aveva sfidato a duello Artù con tanto ardore < Appena tornerò al castello, Liber mi farà giustiziare per aver fallito. Ormai il mio futuro è segnato in tutti i sensi. >
< Non devi dire così, ragazzo… Tu vivrai. Perché sotto sotto sei un bravo ragazzo. >
< Mi piacerebbe avere la stessa vostra speranza, maestà. Ma sono un traditore ai vostri occhi. Non merito di vivere. >
< Se hai paura di tornare a Camelot, ci torneremo insieme… Adesso finalmente ho capito di non essere così vecchio come pensavo. Ho ancora alcuni anni per guidare questo Regno… Ma quando morirò, ci sarà un erede degno che possa portare avanti la dinastia dei Pendragon. >
< Adesso non pensiamo alla vostra morte, maestà > rispose Sir Matthew con tono convito < Adesso avete un castello da riconquistare. >
< Sì. E lo faremo tutti assieme. >
< Mi dispiace maestà, ma io ho deciso di non venire > fece la guardia.
< Perché no? Che cosa ti prende adesso? >
< Non faccio più parte di questo Regno. Sono un doppiogiochista. E secondo la legge di questo Regno, sono paragonabile ad un disertore. >
< Non dire sciocchezze > replicò Lancillotto < Sei un giovane ragazzo. Non ti avremmo mai mandato al patibolo. >
< Lo so, ma non mi sento più di questo Regno. Mi dispiace. Possiate capire i miei sentimenti >
Guardandosi a vicenda con sguardo stupefatto, alla fine Artù acconsentì alla richiesta della giovane guardia.
< Buona fortuna per tutto. Spero che il buon Dio possa avere pietà di te e che illumini il tuo cammino. >
< Ci penserete già voi maestà a riportare questo Regno nel posto a cui spetta. >
< Grazie per la tua fiducia che riponi nei miei confronti. Adesso vai per la tua strada > replicò Artù fissando il giovane ragazzo allontanarsi verso un futuro migliore.
< Maestà, credete che… >
< Lui ha voluto seguir il suo destino. Adesso tocca a noi seguire il nostro. >
< Il ritorno a Camelot sarà molto più problematico del previsto, sapete? >
< L’ho messo in conto, Lancillotto. Ma dimenticate una cosa: il popolo è dalla nostra parte. >
< Lo credete davvero? >
< Me l’hanno fatto capire prima che potessi giungere qui. Ed io mi fido di ognuno di loro… Gli ho promesso che avrei riportato il regno allo splendore originale di un tempo ed è quello che farò, non ci saranno morti di fame e mendicanti che chiedono l’elemosina per strada. Il mio prossimo Regno sarà il più prosperoso del mondo a costo di mettere in mezzo le mie personali finanze. >
< Maestà, non potete prendere i soldi del Regno! > protestò Sir Matthew con tono veemente.
< Sono i miei soldi, Sir Matthew. E se io ho deciso di regalarli al mio popolo, è quello che farò. >
< Se voi credete che questa sia la decisione migliore… >
< Intanto mi riprenderò il mio Regno. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
 
 
Appena ai consiglieri di Liber giunse voce che il suo esercito aveva miseramente fallito, essi avevano paura di dirlo al loro Re.
< Tocca a te questa volta, Sir Robert. Tu sei il personale consigliere di sua maestà. >
< Sir Caio, non credi che dovremmo farlo insieme? >
< Assolutamente no. È un tuo personale problema. >
< E’ un problema di tutti… Sir Pilade, voi che cosa ne pensate? >
< Non sfiderò mai la pazienza di nostra maestà. Non se ho la mia vita molto cara. >
< Quindi mi state dicendo che dovrò sbrigarmela da solo? >
< Esatto, Sir Robert. >
Il giovane consigliere fu molto indignato nello scoprire che a suo seguito aveva solo dei cavalieri e dei consiglieri codardi che non riuscivano a sostener le loro responsabilità.
< Va bene… Ma vi avverto di una cosa: se sarò condannato mi avrete tutti sulla coscienza. Non scordatelo. >
< Ne dubito fortemente > sussurrò Sir Caio.
< Sir Caio, non pensate che io non abbia sentito. >
< Potete sentire quello che volete… Niente mi fa più paura della decisione di Liber. >
< Dannai codardi. Rimpiangerete tutto questo! >
Con la rabbia che gli ribolliva nelle vene, Sir Robert avanzò nelle stanze private di Liber trovando tutto il coraggio necessario per parlare al suo Re.
“Sapevo che non dovevo tradire Artù. Questa è la punizione divina dell’altissimo.”
Bussando alla porta di Liber, Sir Robert entrò di strafogo senza prima ottenere il permesso.
Appena alzò lo sguardo, Sir Robert vide il suo Re intento a fissare il fuoco delle sue candele che illuminavano la stanza.
< Maestà, mi spiace disturbarvi… >
< Sir Robert, siete venuto qua per informarmi della spiacevole notizia, vero? >
< Non più spiacevole di quella dei vostri soldati che hanno osato tradirvi. >
< Loro erano legati fin dal principio da Artù… Era naturale che mi avrebbero tradito da lì a poco. Ma non gliene faccio una colpa. In fondo li ho forzati a mettersi dalla mia parte per conquistare il trono. >
< Maestà, cosa avete intenzione di fare? >
Ma Liber non rispose, fissando con sguardo divertito Sir Robert.
< Ditemelo voi, Sir Robert. Siete voi il mio consigliere. >
< Io sinceramente… non so cosa fare… >
< Ahi ahi ahi, mio caro Sir Robert. Anche voi vi siete ritrovato solo? Gli altri consiglieri non vi appoggiano perché hanno paura di me… Che codardi, non è vero? In fondo io sono un essere umano che Dio ha scelto per guidare questo Regno… Perché tanto timore nei miei confronti? >
< Perché loro hanno cara la vita, maestà. E non si sognerebbero mai di mettersi contro di voi. >
< E voi? Non avete cara la vita? >
< Certo… Ma ad ognuno di noi rimane un compito gravoso da portare a termine, non trovate? >
< Esatto, Sir Robert… Devo dire che ammiro molto il vostro coraggio. Non vi facevo così determinato. Credevo che fosse un traditore come tutti gli altri, ma mi sbagliavo… Ed è per questo che ho deciso di lasciarvi vivo. >
< Sul serio? >
< Sì… a meno per ora… Ma adesso che Artù sta tornando nella sua dimora con l’appoggio di tutto il popolo, credo che sia arrivato il momento di cancellare tutto quello che Artù ha conseguito in tutti questi anni. >
< Maestà, come credete di fare? >
< C’è solo un’unica possibilità per distruggere il tutto in poco tempo: un incendio molto gravoso distruggerebbe tutto il castello e gran parte di questo Regno. >
< Che cosa? volete distruggere la vostra casa, maestà? >
< Questa non è mai stata la mia casa, Sir Robert… Il fantasma del mio nemico aleggia in questo posto. Ed io non posso sopportarlo. >
< Maestà, vi pregherei di pensarci notevolmente a questa decisione… >
Impugnando un candelabro a cinque braccia, Liber diede fuoco alla sua stanza sotto gli occhi attoniti di Sir Robert.
< Avete visto, Sir Robert? La mia vendetta contro Artù e i suoi alleati è appena cominciata. >
< Maestà, siamo ancora in tempo per tornare indietro… >
< No, Sir Robert. Non tornerò mai indietro… E se voi vi metterete contro di me, non dovrò fare altro che togliervi di mezzo. Ormai non mi servono più consiglieri come voi. >
Non sapendo cosa fare, Sir Robert decise di scappare al più presto dal castello, ma prima di uscire dall’edificio fu fermato dalla folla inferocita che gli piantò in corpo un forcone uccidendolo all’istante.
< Venite con me, amici miei. Liber si trova in questa direzione. >

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Capitolo 6
*** Le rovine della vittoria ***


La rivolta del popolo di Camelot s’interruppe dinanzi alle fiamme che stavano divorando il castello.
< Accidenti! Qui sta bruciando tutto! >
il fuoco stava divorando tutto quello che trovava sulla sua strada, mentre il fumo nero rendeva impossibile vedere un palmo dal naso.
< Dobbiamo portare dell’acqua per spegnere questo incendio! >
Ma il popolo non ebbe il tempo necessario per fermare una simile catastrofe a cuasa proprio di Liber, che vagava nelle fiamme come se fosse proprio il diavolo in persona e uccideva tutte le persone che gli capitavano a tiro.
< Tu! Hai osato distruggere il castello! >
< Questo Regno non mi appartiene in nessun modo > rispose Liber con tono cupo < E se non appartiene a me, lo distruggerò con le mie mani. >
< Non hai nessun diritto di farlo! >
< E chi me lo impedisce? Voi? Non fatemi ridere. Non avete i mezzi necessari per sconfiggermi. >
Agguantando il suo arco che portava dietro la schiena, Liber scoccò una moltitudine di frecce uccidendo tutti i rivoltosi presenti mentre continuava a muoversi dalle fiamme.
Sembrava davvero che il fuoco non gli potesse fare minimamente male, lasciando tutto lo stupore ai pochi sopravvissuti
< Via!!! >
Battendo in ritirata, i rivoltosi si dileguarono fuori dal castello mentre il fumo nero si era impegnato nei loro polmoni.
< Ragazzi, ma cos’è successo? >
< Liber… sta dando fuoco al castello > rispose uno di loro mentre stava tossendo.
< Cosa? Il nostro Re sta distruggendo la sua dimora? >
< Lui non è il nostro Re… E’ solo un impostore. >
< Ma che diavolo… >
Nel mentre i rivoltosi stavano discutendo tra di loro, Liber si divertiva a uccidere la gente con le sue frecce nella torre meridionale del castello dove le fiamme non erano ancora arrivate.
< Scappate se avete il coraggio! Prima o poi morirete tutti! >
Tra il caos generale, i popolani riuscirono a uscire dalle mura del castello mentre anche alcune guardie si unirono a loro.
< Il castello si sta incenerendo e noi non possiamo fare niente per fermare questa follia! > fece uno dei consiglieri.
< Se ci fosse stato Artù, sarebbe andato tutto diverso. >
< Qualcuno ha forse fatto il mio nome? >
Il vecchio Re di Camelot si ergeva sul suo stallone mentre fissava la sua dimora andare a fuoco.>
< Che sta succedendo qui? Il mio castello sta bruciando! >
< E’ stato Liber, maestà. >
< Che cosa? Come ha potuto? >
< Noi… non lo sappiamo… >
< E Sir Robert? Dove si trova quel traditore? >
< Mi dispiace maestà, ma l’abbiamo ucciso > rispose uno dei rivoltosi.
< Non avreste dovuto… Adesso non sapremo il perché di questa follia. >
< C’è da saperlo? Quell’uomo vuole distruggere tutto quello che avete costruito, maestà. Va fermato immediatamente. >
< Certo che va fermato! Fatemi entrare nel castello. >
< Maestà, mi oppongo. È troppo pericoloso > ribadì Sir Matthew.
< Sir Matthew, non ricominciate con i vostri consigli. Non posso rimanere inerme mentre il mio castello va a fuoco. >
< Maestà, ci penseremo i e Lancillotto ad uccidere quell’uomo. >
< Non ci pensate nemmeno > replicò Artù con tono fermo < E’ una questione che riguarda me soltanto… >
< Maestà, vi prego… Non potete rischiare di rimanere ucciso in questo istante. >
< Non vi preoccupate. Non succederà mai niente di tutto ciò… E comunque dovrete mettervi l’animo in pace perché non ci sarà nessuno in grado di farmi cambiare idea. >
Avanzando verso il castello mentre le fiamme continuavano ad essere persistenti, Artù non si preoccupò minimamente di quello che gli stava accadendo intorno.
< Liber! Fatevi vedere! Codardo! >
Mentre le sue urla stavano riecheggiando nel castello, Artù non riusciva a vedere quello che gli stava accadendo intorno.
“Se non riesco a trovarlo prima del tempo c’è il rischio di rimanere incenerito.”
ma nel mentre continuava a guardare intorno ai vicoli del castello ricoperti dal fumo, una freccia lo andò a sfiorare sulla spalla, facendo imbizzarrire il cavallo.
Cadendo a terra malamente, Artù riuscì a malapena ad alzarsi.
< Devo dire che avete una mira quasi infallibile, Liber. >
< Siete voi che siete stato molto fortunato, Artù. >
Mentre Liber teneva sotto tiro il vecchio Re, quest’ultimo non accennava a muoversi di un millimetro.
< Come vi sentite nel vedere il vostro castello ridotto in cenere? >
< Sarete maledetto per sempre, Liber. >
< Le maledizioni non servono in questo frangente. Soprattutto quando noi due siamo ad un passo dalla morte. >
< Mi dovete ancora la rivincita dell’ultimo duello. >
< Non sarebbe la stessa cosa, Artù… Non ora che ho io il coltello dalla parte del manico. >
< E credete davvero che serva a qualcosa? > fece Artù alzando lo sguardo.
< Che intendete dire? >
Improvvisamente, un trave di legno cadde in testa al giovane Liber schiacciandolo subito dopo al suolo.
“Avete avuto quello che vi meritate. “
Mentre anche il pavimento sotto i loro piedi stava cedendo, Artù decise di correre al riparo mentre il fumo gli annebbiava la vista.
“Non riesco a vedere niente…”
Inciampando subito dopo su di un pezzo di stoffa, per poco Artù non venne divorato da una voragine formatasi in mezzo al salone principale.
Con le sue residue forze, il vecchio Re cercava di alzarsi e riprendere la sua fuga dal castello.
“Allora è questa la mia fine… L’importante è che quell’impostore non sia più un problema.”
Mentre le forze del vecchio re stavano venendo meno, le sue braccia stavano perdendo  tutte le energie, mettendo a rischio la vita del povero Re.
“E’ finita. Non riesco più a sorreggermi.”
Ma prima di venire divorato dalle fiamme, il vecchio Re fu salvato tempestivamente da Lancillotto e da Sir Matthew.
< Maestà! Resistete! >
Facendo un ultimo sforzo, Artù riuscì a risollevarsi con l’aiuto del suo guerriero più fidato e del suo consigliere, riuscendo a uscire nel cortile del castello mentre l’edificio stava crollando incessantemente.
“Ancora non riesco a credere di essere riuscito a salvarmi” pensò Artù prima di svenire.
< Maestà, svegliatevi! > gridò Sir Matthew.
< Lasciatelo in pace. È solo svenuto. >
< Ne siete sicuro? >
< Dobbiamo portarlo subito da un medico per controllare la sua salute. Ho paura che abbia ingerito troppo fumo. >
< Non occorrerà scomodare un medico. Sto bene > fece improvvisamente Artù richiudendo gli occhi.
< Maestà, allora non eravate svenuto. >
< Ovvio che no! Ci vuole ben altro per togliermi di mezzo. >
< Maestà, so che non è il momento adatto, ma vorrei sapere di mio figlio… E’ morto? >
< Mi dispiace Lancillotto, ma tuo figlio è stato inghiottito dalle fiamme. >
< Non così in fretta >
La voce perentoria di Liber risuonò nelle orecchie dei presenti come un macigno.
Il giovane impostore si ergeva malamente sulle sue ginocchia mentre i suoi vestiti logori erano stati bruciati dalle fiamme.
< Nemmeno il diavolo vuole avere a che fare con voi, Liber. >
< Potete ben dirlo… Non morirò finché non avrò portato a termine la mia missione. >
< Liber! >
Il gridò perentorio di Lancillotto squarciò il cielo emanando subito dopo un silenzio surreale.
< Buon pomeriggio, padre. Vi vedo in gran forma. >
< Come avete potuto usurpare il trono di un mio carissimo amico e distruggere tutto quello che aveva fatto di buono? >
< Perché anch’io volevo vedere come ci si sentiva essere un Re… E poi Artù mi è sempre stato antipatico visto che le vittorie conseguite nella storia erano attribuite solo a lui. >
< Che cosa t’importa di tutto ciò?! >
< Voi avete vinto molte battaglie da solo, padre! Senza l’aiuto di Artù! Come fate ad essere così cieco dinanzi a questa realtà? Rispondete! >
< Non sono affari che ti riguardano, Liber… Artù ha guidato questo Regno con tutte le sue forze, senza far mancare niente né a me né a tutto il suo popolo… E tu vorresti rinnegare tutto quello che ha fatto? Dovresti vergognarti. >
< L’ho fatto per voi, padre… Osate non riconoscere la mia volontà e la devozione che ho per voi? >
< Non riconoscerò una simile follia causata solo da te… Meriti di morire. >
mentre la frustrazione si stava impadronendo del giovane ragazzo, Artù riuscì ad anticipare lo scoccare della sua freccia e a freddarlo uccidendolo definitivamente.
Mentre Lancillotto non riusciva a credere a quello che aveva assistito, decise di non parlare più con nessuno di tutto quello che è successo.
< Lancillotto, so che non è il momento adatto visto la perdita di vostro figlio, ma ho assoluto bisogno di voi per rifondare questo Regno, >
< Artù… dovete sapere che io non ho mai avuto un figlio… Quello era il figlio del diavolo. Colui che era sangue del mio sangue non avrebbe mai fatto una cosa del genere. >
< Mi dispiace. Davvero. >
Abbracciandosi a vicenda per cercare di colmare la disperazione reciproca, Artù e Lancillotto unirono le loro forze per ricostruire un Regno devastato dalla furia del male fatto a persona.
< Caio! Pelide! Sarete voi a coordinare i lavori mentre noi ricercheremo le risorse adatte > gli ordinò Artù.
< Maestà, dobbiamo proprio? >
< Dovete rimediare in qualche modo al vostro tradimento nei miei confronti, no? >
< Sì, avete ragione. >
< Allora mettetevi al lavoro. Non c’è un minuto da perdere. Questo Regno deve essere rifondato prima della mia morte. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Ci riusciremo. Ve lo promettiamo, maestà. >
< Bravi. Così vi voglio! Determinati come me > disse infine il vecchio Re prima di commemorare le perdite tra il suo popolo che non avevano mai smesso di lottare per lui.
“Non verrete mai dimenticati. Vi do la mia parola d’onore.”

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