Run, baby, run!

di MusicAddicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: Whaaaaat?! ***
Capitolo 2: *** II: Let's try the human way ***
Capitolo 3: *** III: This is Hell! ***
Capitolo 4: *** IV: Working hard ***
Capitolo 5: *** V: Drastic solutions ***
Capitolo 6: *** VI: It takes a Miracle not to go crazy! ***



Capitolo 1
*** I: Whaaaaat?! ***


Disclaimer: niente di tutto ciò mi appartiene, è tutta proprietà indiscussa di quegli straordinari angeli o demoni sotto mentite spoglie che siano di Neil Gaiman e Terry Pratchett (R.I.P. :’( )
Chiedo scusa ai due eccelsi se continuo a profanare così indegnamente le loro creature!!

Ciao di nuovo ^^
siete stati fin troppo gentili con il mio ‘debutto’ e non so come ringraziarvi.
Quindi ehmm.. è anche un po’ colpa vostra se ci riprovo.
E poi non sia mai che possa passare per un’autrice seria, mi sembra doveroso provarvi quanto la mia mente possa essere degenere.

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Capitolo I: Whaaaaat?!

“Noi… COOOOSA?!”
Lo shock fu tale che a Crowley caddero quasi tutti i pezzetti di pane che aveva in mano e finì per lanciarne solo uno nel laghetto delle anatre, dove se ne erano ammassate tre.

Tre anatre e un solo minuscolo pezzetto di pane. Gli uccelli acquatici si studiarono con lenti sguardi di sfida, spostando lo sguardo dall’ambito bottino alle scomode rivali.
Pochi secondi dopo era un susseguirsi di starnazzamenti e piume perse nel tentativo di manifestare la propria supremazia.
Crowley osservava quello spettacolo con un sorrisetto compiaciuto.
In fondo, anche se su una scala molto ristretta, era riuscito a seminare un po’ di sana discordia.

“Mi hai sentito bene!” ribadì Aziraphale, ponendo prontamente fine a quello scenario così poco gradito ai suoi santi occhi.
E per farlo non dovette nemmeno ricorrere a un miracolo, gli bastò prendere altro pane spezzato dal sacchetto che condividevano e fare un lancio ben assestato, con cibo a sufficienza per tutte le anatre; cosa che riportò l’armonia ad aleggiare su quelle acque.

“È soltanto una momentanea sospensione delle nostre attività, è un’interruzione delle nostre abituali occupazioni, è un insieme di meritati giorni di riposo e relax, è…”
“Aziraphale, lo so che accidenti è una vacanza!” si innervosì Crowley, soprattutto perché odiava quando gli si spiegavano le cose, come fosse un deficiente. “Quello che non capisco è perché vuoi che ce ne facciamo una io e te!”
“Io sostengo che sarebbe qualcosa che ci aiuterebbe ulteriormente ad amalgamarci fra gli umani; perché è un qualcosa che loro ricercano di continuo, oserei dire che lo bramano,” spiegò pacato l’angelo. “Pertanto, ritengo che solo sperimentandolo noi stessi sulla nostra pelle… beh quella di questo corpo che ci hanno assegnato… possiamo capire veramente il valore di questa loro usanza.”

Aziraphale gli aveva infiocchettato tutto quel bel discorso, come se fosse l’arringa del più prestigioso tra gli avvocati.
La verità è che aveva fatto lunghe prove, nascosto nella sua libreria, una volta cacciato via anche l’ultimo dei clienti che osavano avvicinarsi troppo ai suoi adorati libri, col rischio di acquistarne sul serio uno.
Aveva cercato le argomentazioni più adatte, studiato gli esempi a cui ricorrere, se necessario; aveva dosato il tono di voce, capito a che parti della sua esposizione dovesse conferire maggiore enfasi.
E i risultati di tanto duro lavoro non si stavano facendo attendere.

Crowley lo stava ascoltando silenzioso, in posizione rilassata sulla panchina, le gambe semi aperte, fasciate dai jeans neri che a ogni secolo parevano farsi sempre più stretti e audacemente rivelatori.
Le braccia erano distese lungo la sponda della panchina, la testa lievemente reclinata verso l’angelo, la bocca un po’ distorta dal continuo mangiucchiarsi delle labbra.
Tutti segnali che l’angelo stava ottenendo la sua piena attenzione.

E l’angelo voleva ottenerla, eccome. Sì, è vero, era importante avvicinarsi quanto più possibile a ogni significativa esperienza umana, ma a smuoverlo verso quella direzione era un’altra inconfessabile verità.
Lui e Crowley si erano sì fatti compagnia per ben sei millenni, che non sono pochi, ma, presi singolarmente, non erano mai lunghi periodi: le loro strade il più delle volte si incrociavano per pochissimi giorni, a volte solo una manciata di ore, il tempo di una tentazione, una benedizione o di salvarsi la vita l’un l’altro.
Convincere Crowley avrebbe voluto dire passare ininterrottamente ben due settimane - forse anche tre – con lui, dividendo il loro tempo in parti eque.
Era questa l’esperienza che non vedeva l’ora di affrontare.

“Ti dirò, angelo, non sembra affatto male quest’idea della vacanza.” sorrise il demone, con un luccichio negli occhi gialli che Aziraphale non poté cogliere attraverso i suoi occhiali. “E dove proponi di andare? La Luna, Mercurio, Marte, Giove, Venere, una galassia inesplorata?”

Tutte proposte davvero allettanti, peccato che l’angelo dovesse rigorosamente declinarle.

“No, mio caro, a dire il vero, pensavo a qualcosa di molto più umano. Una spiaggia, una vacanza al mare. Dicono abbia alte probabilità di relax, miste a divertimento, una combinazione di certo non deleteria!” cercò di convincerlo e sembrò riuscirci.
“Il mare, eh? In effetti non ne vedo uno da quando uno dei vostri esagitati l’ha aperto in due per farci passare tutta la sua gente!” borbottò Crowley, torcendo tutto il busto in direzione del suo interlocutore.
“Certo che ha dovuto farlo, e lo ha anche richiuso al momento giusto per liberarsi una volta per tutte del vostro esagitato e del suo esercito!” si infervorò il bell’angelo.
“Hey, non ti scaldare! Parità, come sempre.” gli sorrise Crowley, alzando le mani in segno di resa.

“Quindi, davvero ti piace l’idea del mare? Io pensavo a Malibu…”
“Ohh sì, Los Angeles, città così peccaminosa, nonostante il nome che le hanno dato!” ridacchiò il demone.
“Non è poi così peccaminosa…” bofonchiò Aziraphale, senza suonar così convinto come si era imposto.
Certo, bastava non considerare la vita dissoluta, gli abiti provocanti, l’alto potere corrompente del denaro, le tentazioni che pullulavano per ogni dove e nemmeno per vie demoniache… okay, forse quella battaglia a parole l’aveva vinta Crowley.

“Allora, ce la faremo questa vacanza? Accetti?” gli domandò, quasi temendo un repentino rifiuto.
“Accetto, ma solo se una sera facciamo un salto anche a Las Vegas; lì sì che sanno cosa sia una tentazione, anche più di una!” sogghignò il suo eterno nemico/amico/e forse qualcosa di più.
A suo rischio e pericolo, Aziraphale strinse la mano che l’altro gli aveva già teso, accettando quella condizione.
Dopotutto, lui stava per porne una più fondamentale.

“Crowley, non credo di averti detto ancora tutto. Quello che voglio condurre è un vero e proprio esperimento, del tipo: quanto riusciremo a comportarci da umani?” gli rivelò, una volta per tutte.
Crowley si levò gli occhiali, per fargli vedere quanto quell’informazione gli aveva fatto sgranare gli occhi.
“Intendi niente miracoli?” si stupì.
“Nemmeno il più piccolo; da quando faremo la valigia per partire a quando torneremo e la disferemo. Ovvio, viaggiando con metodi rigorosamente umani.” gli propose il biondo.

Crowley si risistemò gli occhiali, fissandolo a fondo, in silenzio, per qualche minuto, con uno sguardo indecifrabile degno del migliore giocatore di poker.
Poi emise la sua sentenza, con una piccola risatina.
“Interessante. Folle, inutile, insensato, ma interessante.”
Aziraphale gli sorrise, rincuorato.

“Ottimo, allora lo faremo. Se ci pensi, ho agito per tempo a chiedertelo. Sta per finire febbraio e la vacanza sarebbe bello farla a luglio. Io credo che dovremmo fare tutto in modo umano… anche riguardo la possibilità di andarci!” si spinse all’estremo l’angelo.
Stranamente si sentiva fortunato.
“Intendi … pagando? Soldi veri, non miracolati? A una stupida agenzia di viaggi? E questi soldi come li dovremmo ottenere?” partì con il terzo grado Crowley, sempre più basito.
“Beh… io ogni tanto qualche libro son costretto a venderlo, purtroppo… quindi ho da parte qualcosina. E tu, non lo so, magari potresti vendere qualche tua pianta…”

“Che coooosa?!” lo aggredì Crowley. “Non mi separerò MAI da Rhapsody, Crazy Little Thing, Bicycle, Pressure, Ga Ga, Dust, Magic, Want e Miracle! Loro sono mie, devono tremare sotto i miei ordini, se lo scordano di andare da qualcuno che canti loro canzoncine e infiocchetti le loro foglie!” sfuriò, gesticolando come un pazzo.
“Okay, okay, come non detto!” lo rabbonì Aziraphale, per poi sollevare un sopracciglio, con un’espressione tra il curioso e il divertito. “Chiami le tue piante con frammenti di canzoni dei Queen?”
“Certo, conosci forse nomi migliori? Cioè… le avrei anche chiamate direttamente Freddie 1, 2, 3 , 4 ,5,
6, 7, 8 e 9… ma poi sarebbe suonato troppo da fanboy, non credi?” chiese un consiglio Crowley, assalito dal dubbio e già dimentico della sua rabbia precedente.
Del resto i Queen operavano su di lui un vero e proprio miracolo, sempre.

“Eh sì, caro… ma giusto un po’. Così invece è molto meglio!” gli diede corda l’angelo, mentre continuava a domandarsi silenziosamente cosa significasse ‘fanboy’.
Doveva essere una parola che si era appena inventato.

“Piuttosto, quando ti decidi a regalarmene una tu di piantina? Così la chiamo Best Friend.” mormorò il rosso, cogliendolo di sorpresa.
“Ohh…” arrossì l’angelo con un sorriso, guardandolo di sottecchi.

“Ho trovato! vieni con me, angelo, ho un’idea su come fare la nostra vacanza!” lo prese per un braccio, alzandosi con lui dalla panchina.
“Ma dove andiamo?” lo seguì il biondo, mentre lasciavano St. James Park.
“Hai mai sentito parlare degli umani che tentano di cambiare la loro vita affidandosi alla fortuna? Questo è ciò che faremo anche noi!” annunciò lui.

Crowley riuscì a trovare in poco tempo una tabaccheria nelle vicinanze ed entrò con Aziraphale.

“Bene, angelo, lascia che ti presenti una delle ultime invenzioni di questi primi anni ’90: i gratta e vinci.” gli spiegò il demone, mentre attendevano che servissero i clienti davanti a loro.
Aziraphale osservava con aria curiosa i rettangolini di carta colorati multicolore che pendevano dalle pareti dietro la cassa.

Di quel periodo che stavano vivendo, Crowley aveva fatto suo il gel a lunga tenuta e si divertiva a modellarsi i capelli - portati corti ma con un folto ciuffo - come se gli uscissero dai lati dei piccoli cornini che gli si addicevano molto.
Aziraphale non aveva disdegnato il perossido d’idrogeno che conferiva ai suoi capelli un biondo ancora più luminoso.

“Ma che cosa sono?” domandò sottovoce a Crowley.
“Lo chiamano anche lotteria istantanea: prendi un biglietto, ne gratti il contenuto e se riesci a soddisfare i requisiti richiesti, puoi vincere. Si va dall’equivalente necessario a comprarti un altro biglietto… a un bel gruzzoletto che, se non ti cambia la vita, di sicuro te la migliora!” gli chiarì il rosso.
“Oh, ma che gradevole invenzione!” sorrise estasiato Aziraphale.
“Oh sì, le nostre file sono aumentate notevolmente di numero, fra gente che ha perso casa pur di grattare in modo ossessivo compulsivo quei foglietti e chi è passato da quello a ben più nocive forme di gioco d’azzardo. Raramente Satana è stato così di buon umore!” ridacchiò soddisfatto l’altro.
“Oh no, buon cielo! Occorre che qualcuno ponga rimedio a questa piaga!” si allarmò il biondo. “Certo è che prima, per combatterla, devo capire meglio con cosa ho a che fare.” borbottò, estraendo dalla tasca una sterlina e attendendo il suo turno.
“Mi sembra ovvio…” ridacchiò Crowley.

“Buongiorno, desidera?” domandò il cassiere, gioviale.
“Uno di quei…” tentennò Aziraphale, non ricordandone il nome.
“Gratta e vinci!” venne in suo soccorso il bel demone, bisbigliandoglielo all’orecchio.
“Gratta e vinci,” completò la frase, con un tacito ringraziamento al suo accompagnatore.

Una volta ottenuto quanto richiesto, i due si appoggiarono in fondo al bancone.

“Fa’ del tuo meglio, angelo!” lo esortò Crowley, producendogli una monetina per grattare.
“Questo numero deve comparire in tutte e tre le colonne, vediamo se sarà così!” lesse la consegna Aziraphale.
Grattando, si accorse che quell’obiettivo non era affatto così facile da raggiungere come credeva.
“Ho perso!” si lagnò sconsolato, avvertendo l’impulso di stracciare quel biglietto che tanto lo aveva illuso, se non fosse che Crowley glielo sfilò prontamente di mano.

Gli sorrise suadente, facendogli un buffetto sulla guancia e avvicinandosi languido al suo orecchio.
“Angelo, lo sai cosa dice un detto umano? Sfortunato nel gioco, fortunato in amore.” mormorò, mettendo quanta più carica erotica possibile nella sua voce da incantatore, mentre sfiorava il corpo dell’angelo col suo.
Aziraphale si scostò all’istante, percosso da un lungo brivido, misto a una vampata di calore.
“Uh! Ma, certo… io sono un essere di puro amore. Per forza, devo essere fortunato lì!” sviò quell’esplicita avance, come se niente fosse.

Crowley sbuffò, ma poi sorrise, ricordandosi del foglietto che teneva in mano.
Lo agitò un po’, come per volerlo liberare dalla polverina di cui era cosparso, ma chissà perché quel movimento riuscì a spostare anche i numeri di quelle colonne.
“Molto bene, cioè… voglio dire, molto male! E ora andiamo a riscuotere, vieni!” sogghignò, portando l’angelo con sé verso il cassiere.
“Ma riscuotere cosa?” si accigliò il biondo.

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 “Crowley! Questo è barare!” gli rinfacciò Aziraphale, mentre si allontanavano dal tabaccaio, prima che attirassero troppa attenzione su di loro.
Aziraphale poteva giurare di aver visto anche una troupe televisiva in procinto di avvicinarsi.
In effetti, vincere ben 5.000 sterline in un tranquillo quartiere della City of Westminster non è qualcosa che accadeva ogni giorno.

“No, questo è provare a sperimentare una meritata vincita umana… forse giusto con un piccolo aiutino dal basso! E poi il massimo era 50.000 sterline, non ho nemmeno peccato di Cupidigia, se ci pensi.” precisò il rosso, con finta innocenza. “Fatto sta che non possiamo averli subito, ci vorranno almeno un paio di mesi, giusto il tempo per andarci poi a prenotare la vacanza, in modo umano!”
“E va bene, ammetto che è stato un aiuto che ci serviva.” riconobbe il biondo, non capendo cosa gli stesse consegnando l’altro.

“Questo è il biglietto vincente e questa la ricevuta. Però a provare l’entusiasmante esperienza umana di reclamare la vincita alle Poste Inglesi ci vai da solo!” sbottò Crowley. “Io me ne vado a terrorizzare un po’ le mie piante e a dormire un po’.” si congedò, allontanandosi con la sua andatura dinoccolata e lasciandolo solo.
Tuttavia, Aziraphale era tutto fuorché demoralizzato. Quel pomeriggio lo avrebbe visto protagonista di una missione di tutto rispetto.

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“Oh, è stato tutto così emozionante,” gli raccontò la sera stessa, mentre cenavano al Ritz. “C’era questa fila così ordinata, scandita da un sistema elettronico che faceva avanzare solo pochi numeri per volta, ognuno al relativo sportello. Non capisco perché alcune persone si dimostrassero così insofferenti per un po’ di attesa!”
“Angelo, non tutti hanno l’eternità davanti come me e te.” commentò Crowley, mescolando il suo caffè, prima di berlo.

“Poi è arrivato il mio turno, ho fatto la richiesta e mi hanno fatto anche compilare un modulo in ogni sua parte,” continuò il suo racconto il biondo, un po’ su di giri per tanta burocrazia.
“Capisco il tuo entusiasmo, anzi no, non lo capisco… ma alla fine, i soldi ce li danno o no?” tagliò corto Crowley, al quale però non era sfuggito un dettaglio, non irrilevante.

“Oh sì, certo, ce li verseranno su un conto cointestato che ho fatto aprire proprio oggi: il conto Crowraphale!” lo informò l’altro con un sorrisone.
Ma così ampio e radioso come quello che stava sfoggiando Crowley.
“Allora quel nomignolo ti piace!”
“Ha un bellissimo suono, non posso negarlo…” arrossì l’angelo.

“Come spero non mi vorrai negare perché stasera non hai ordinato il dolce.” lo interrogò Crowley, che quel dettaglio non se l’era dimenticato.
“Beh, non mi va…” restò sul vago il biondo.
“Angelo…”
“Ho già mangiato a sazietà, stasera… era tutto squisito e ...”
“Aziraphale, guarda che non me la bevo! Me lo vuoi dire perché non hai mangiato il dolce? E ora che ci penso, hai bevuto anche pochissimo vino?” lo mise alle strette l’altro.

“E va bene. Forse c’è ancora una cosa che devo dirti…” si incupì l’angelo.
“Oh no, non stai bene, sei malato?” si allarmò il demone. “No, aspetta, ma che cazzo mi fai dire? Noi non ci possiamo ammalare!” si tranquillizzò da solo.
“E infatti sto benissimo. Però c’entra con la vacanza che voglio fare con te.” mugolò l’altro. “Saremo al mare, in una spiaggia. Si presume molto poco vestiti.”
“Oh sssssì, presumi benissssimo!” sibilò il demone, accendendosi di desiderio al solo pensiero.

Aziraphale portò la sedia più vicina alla sua, prendendogli pure una mano.
“Ecco, caro, io…”
“Sssì?” si dondolò più vicino a lui Crowley.
“Voglio arrivare in forma per la prova costume!” sentenziò fiero l’altro.

Crowley per poco non cadde dalla sedia.

“La prova costume?” provò a ripetere, ancora incredulo.
“Sì, perché ti stupisci tanto? Di certo è un’invenzione demoniaca, scommetto! Con quella sensazione di disagio costante che ti fa sentire inadeguato ai modelli standard con cui continuano a tampinarti per ogni dove…” borbottò l’angelo, infervorato.
 “Coooosa?! Semmai quella è una vostra stupidissima invenzione, quel continuo spronare a una vita equilibrata, a mangiar sano, a lavorare su se stessi per migliorarsi… bleeaah mi viene l’orticaria solo a parlarne!” controbatté il demone, fingendo di grattarsi convulsivamente.

“Non mi importa chi l’abbia inventata, fatto sta che voglio superarla!” ribadì determinato Aziraphale.
“Angelo, lo abbiamo già fatto questo discorso, più di un secolo fa. Se è ancora quel rompicoglioni del tuo capo che ti mette in testa queste cazzate, io…” spergiurò Crowley.
Non sapeva nemmeno lui ancora bene cosa, ma qualcosa avrebbe fatto.

“Non c’entra niente Gabriel, anzi, è un bel po’ che non mi parla. Non è qualcosa che mi è stato detto di fare, è un qualcosa che voglio fare io, per provare a me stesso che è un limite che sono in grado di superare.” chiarì il biondo, sgranando i suoi occhi azzurri con la sua migliore espressione da cucciolo. “Solo per quest’estate, poi tornerò alle mie abitudini, come sempre. Ma voglio riuscirci, o quantomeno provarci… solo che da solo è troppo complicato. Mi aiuterai, caro?”
Caro.
Ormai l’angelo lo aveva in pugno e lo sapeva bene.
Crowley non poteva resistergli quando usava quel tono di voce, quello sguardo supplichevole e soprattutto quell’appellativo così affettuoso.

Buffo.
Lui che era un demone tentatore di talento indiscusso, faticava a resistere.
Doppiamente buffo.
Avrebbe aiutato un angelo.
Triplamente buffo.
Avrebbe aiutato un angelo a non cadere in tentazione.

“D’accordo, angelo. Nonostante non approvi questa tua sciocca ossessione nemmeno un po’, ti aiuterò; se per te è così importante.”
“Non sai quanto lo sia!” gli sorrise riconoscente l’angelo.
“Ma sappi che non sarò affatto tenero.” lo mise in guardia.
“Oh, ma io non voglio che tu sia tenero!” scosse la testa l’altro, fiducioso.
“Ti farò vivere un vero inferno!” gli garantì.
“E io lo affronterò con il sorriso stampato in faccia!” ribatté caparbio il biondo.
Si strinsero la mano per suggellare il loro nuovo accordo.

“Perfetto, angelo. Andiamocene da qui, perché necessiti di riposo.” lo spronò Crowley, alzandosi da tavola.
“Hai ragione.” lo seguì l’altro, lasciando il conto pagato e una mancia d’accompagnamento.
“L’allenamento comincerà subito domani mattina.” lo informò il rosso, mentre gli faceva strada verso la Bentley.
“Non potrei chiedere di meglio!” asserì il biondo.
“Alle cinque ad Hyde Park!” precisò, mettendo in moto.
“Alle cinque ad Hy…. Alle cinque?!” strabuzzò gli occhi Aziraphale, sconvolto, mentre la Bentley sfrecciava per le strade con la consueta non curanza di chi la guidava.

Crowley si tolse gli occhiali, per guardarlo nel modo più sadico possibile.
“Quale parte di Inferno non hai colto?”

TBC

Preparatevi a vedere un Crowley versione Personal Trainer intransigente, anche più determinato del suo allievo!
Vaneggiamenti a parte, questa storia è ambientata poco prima che nasca l’Anticristo … che poi sia nel libro sia nella serie non ho mai capito di preciso che periodo sia… io presumo la fine degli anni ’90 il libro e i giorni nostri la serie, ma non ne sono certa… però facciamo finta che sia così . Io mi ispiro alla serie, siamo nei primi anni '90 e questo da circa quasi un ventennio di libertà ai nostri adorati^^’

Ci son stati un paio di riferimenti alla shottina che ho già scritto su di loro, ma non è necessario leggerla per comprendere questa.

Che poi… comprendere cosa? È un delirio puro che scrivere a tarda ora non aiuta di certo XDD
Ma se vorrete seguirmi in questa follia, spero vi diverta ^^
Buonanotte!

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Capitolo 2
*** II: Let's try the human way ***


Buon tardo pomeriggio! Alla fine ce l’ho fatta ad aggiornare, anche se questo capitolo non so da dove sia uscito, non era ciò che pensavo di scrivere… è successo di nuovo, questi due fanno come vogliono (ditemi che succede anche a voi altre autrici di non tenere mai a bada i protagonisti!)… tra l’altro sono spuntati pure altri due personaggini di passaggio che potrebbero esservi familiari ;)
Fluff!Alert e Crazy stuff!Alert direi, questi avvertimenti sono necessari…
Scusate se è un po’ lunghetto…


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Capitolo II: Let’s try the human way


Aziraphale si accorse che stava saltellando mentre si avvicinava all’entrata della sua libreria.
Dopotutto, Crowley era già sfrecciato via con la sua macchina, poteva lasciarsi andare a uno slancio di entusiasmo.
Il suo piano aveva dato i frutti sperati.
Crowley sarebbe stato dalla sua parte nella guerra… ai chili di troppo.
Con lui non poteva fallire.
Certo, un minimo di impegno però doveva mettercelo anche lui, anche più di un minimo.
E poi dopo quello sarebbe cominciata la loro vacanza.
Loro due sempre insieme, a ridere, scherzare, passeggiare e magari…

- Meglio non correre troppo con la fantasia, Azi!– si redarguì da solo.

Girò la chiave, aprì e richiuse la porta dietro le sue spalle e si portò al centro della libreria.
Le ore di assenza si facevano sentire e Aziraphale si strinse la giacca più attorno a sé, mal sopportando quel freddo pungente.
Stava per schioccare le dita per farsi comparire un tè, o meglio, una densa e fumante cioccolata calda.
All’occorrenza, aveva anche un piccolo cucinotto dove prepararseli come faceva ogni umano nella propria quotidianità, ma vista l’ora tarda non lo solleticava l’idea di usare stoviglie e mettersi a lavare tutto.
Prima di veder compiuto il suo desiderio, si fermò.

- No, Principato, datti un contegno, una cioccolata calda non è certo consona a chi sta per iniziare un processo di dimagrimento ferreo! – si autoconvinse, sapendo che c’erano altri metodi per scaldarsi.

Ecco perché schioccò le dita, ma solo per far comparire un caminetto rustico, che ben si adattava all’arredamento, posto dietro le due poltrone color crema che c’erano agli angoli del grosso tappeto dalle tonalità calde e le fantasie vagamente orientali.
Soddisfatto dal confortante tepore che scaturiva, Aziraphale si sistemò sulla poltrona a sinistra, estraendo da sotto di essa qualcosa a cui teneva particolarmente, quasi in modo morboso.
Non poteva decisamente considerarsi un libro da angeli buoni e meticolosi, tutt’altro.
Per questo Aziraphale lo nascondeva con così tanta cura.

- Se Gabriel mi sorprendesse con in mano questo libro me lo distruggerebbe all’istante… e forse non solo il libro! – pensò, non gradendo affatto quella prospettiva.
 
Ma il suo capo era lontano miliardi di miglia e almeno sette cieli, quindi non aveva motivo di preoccuparsi.
Voleva rileggere alcune pagine, per tirare l’orario e farsi trovare pronto all’alba all’appuntamento concordato con Crowley.
Tuttavia temeva di cedere a quell’insidia prettamente umana chiamata abbiocco, ne poteva avvertire i sintomi dopo tutte le energie spese per convincere Crowley a collaborare.
Ecco perché ritenne opportuno farsi comparire fra le mani una graziosa radiosveglia, che sistemò sopra il piccolo tavolino rotondo con vari libri impilati.

- Giusto per sicurezza… - si disse, accorgendosi che le palpebre cominciavano già a farsi molto più pesanti.

************* (Contemporaneamente)


Chi non dormiva affatto era Crowley; del resto lui la pennichella l’aveva già fatta al pomeriggio… e poi aveva un sacco di cose importanti da fare.

- Altro che quegli adorabili chiletti in più… il cervello si dovrebbe far ridurre, così se non altro penserebbe meno a queste cazzate! – rimuginava tra sé e sé.

Anche se non condivideva le ragioni di quella missione, l’aveva presa a cuore.
Perché, contrariamente a quello che si può pensare sui demoni, lui un cuore lo aveva eccome.

Sfidando la sua poca, se non pressoché inesistente passione per la lettura, si era fatto comparire fra le mani un manuale su come diventare motivatore, ma aveva preferito apprendere le restanti ventinove lezioni di trenta in un più pratico videocorso in vhs.
Verso le tre passate aveva già appreso ogni nozione possibile, ma ancora non gli bastava.

Sempre rimanendo seduto in modo scomposto sulla poltrona, con i piedi sul tavolo, accese la TV, cominciando uno zapping frenetico, alla ricerca di stimoli e idee, fino a che giunse a un canale dove era appena iniziato un film che davvero poteva fare al caso suo.
Riguardarlo gli avrebbe solo giovato, lui poi con quelle scene così violente e crude ci andava a nozze!

Proprio quando stava per avvicinarsi uno dei suoi momenti preferiti, due figure purtroppo a lui familiari invasero la scena.

“Gloria a Satana!” disse Ligur.
“Gloria a Satana!” gli fece eco Hastur.
“Ehilà,  Cip e Ciop!” li sbeffeggiò Crowley, senza scomporsi.

I due lo guardavano basiti, senza capire.
“Niente, è un cartone che fanno sulla Terra su due esserini infernali, me li ricordate!” chiarì il rosso, con un gesto frenetico della mano. “Non ci si vedeva da quanto? Due, forse tre secoli… certo è che non mi mancavate!” sbuffò.
“Nemmeno tu, ma dobbiamo parlarti!” spiegò Ligur, velenoso, mentre Hastur si limitava a fissarlo con il suo solito astio.
“Vi ascolto, anche perché pare che non abbia alternative!” rispose Crowley con fare annoiato, appoggiandosi la faccia su una mano messa a pugno, il gomito appoggiato sul bracciolo della poltrona.
“Volevamo sapere come vanno le cose.” replicò Hastur.
“C’è fermento ai piani bassi, l’Armageddon si sta avvicinando.” continuò Ligur.
Crowley alzò gli occhi, tanto erano nascosti dalle lenti scure.

Non aveva mai sopportato questo parlar grosso dell’inferno, un po’ come i pescatori che esagerano sempre sulle dimensioni dei pesci che hanno pescato.
E, in tutta onestà, quello era un pesce che Crowley si augurava non venisse mai realmente preso all’amo.

“Per Satana! Non vedo l’ora, lo attendiamo da così tanto!” alzò il pugno con tutto l’entusiasmo che riuscì a fingere e gli altri due se la bevvero, annuendo in risposta.
“Pazienta, collega. Forse non sarà quest’anno e nemmeno il prossimo o il prossimo ancora… ma qualcosa è nell’aria, tieniti pronto.” lo informò Hastur.
Fu un vero sollievo per Crowley sapere che l Armageddon non era ancora poi così vicino.

“Tanto che siamo qui, perché non parlare delle azioni del giorno?” propose Ligur.
“Oh sì le azioni!” approvò entusiasta Hastur, guardandolo con occhi adoranti.
“Le azioni…” ripeté Crowley, decisamente con molto meno entusiasmo.

- I peccati è bello farli commettere e basta, perché perdere tempo a fare gli spacconi e vantarsi di chi ha commesso la cosa più grave? Cos’è, c’è una nomina ‘Demone del Mese’ forse? In ogni caso, dovrebbero darla a me! – considerò Crowley, prima di ascoltarli con interesse palesemente finto.

“Oggi ho convinto un ragazzino a taccheggiare un negozio per la prima volta. Tempo dieci anni e svaligerà le banche, poi sarà nostro!” si vantò il demone moro e di carnagione scura, con aria pienamente soddisfatta di sé, mentre accarezzava l’iguana che aveva in testa.
“Io oggi ho convinto un uomo in un bosco a dare fuoco a tutto e prima che potessero arrivare i soccorsi era già troppo tardi, ogni cosa rasa al suolo!” rise malvagiamente Hastur.

Crowley dovette fare uno sforzo per contenersi e non andare in escandescenze. Il pensiero di tutte quelle povere piante distrutte lo angosciava fin nel profondo del suo animo nero.

- Un conto è terrorizzarle un po’, ma bruciarle, che crudeltà disumana… oh, già, siamo demoni!- ponderò.

“Tra sette anni sarà un efferato piromane e poi sarà nostro!” concluse il demone biondo dalla carnagione pallidissima.
“Se proprio ci tenete a saperlo, prima del pisolino ho causato uno sciopero non annunciato in tutta la rete del metro di Londra.” li informò il demone dai capelli scarlatti e dalla carnagione vagamente abbronzata. “A Piccadilly Circus ho scatenato l’Inferno... metaforicamente parlando!” sogghignò, fiero di sé, ma senza aspettarsi ovazioni.

- Figuriamoci se questi due babbei capiranno mai l’evoluzione del ragionare su larga scala, altro che un’anima per volta! – rifletté.

Hastur e Ligur infatti non capirono.
“Che cos’è un pisolino?” domandò Hastur, accigliato.
“Credo che sia un tipo di cibo!” rispose Ligur, che adorava dare l’impressione di quello che sapeva sempre tutto, soprattutto vedendo come Hastur pendeva dalle sue labbra ogni volta, con lo stupore negli occhi.
Crowley li maledì dentro sé per non aver colto la grandiosità del suo gesto, ma quello che i due non poterono ignorare è quello che stava per succedere.

Mentre parlavano, il film aveva proseguito il suo corso, nonostante l’intrusione e il protagonista non tardò ad arrivare, armato del suo fidato fucile.
Il proiettile, come da copione, freddò la sua vittima, ma di riflesso finì per colpire anche Ligur a una spalla.

Si trattava solo di una ferita superficiale, ma il demone moro gridò come se lo avessero ferito a morte.
“Ligur, noooo!” urlò Hastur, ancora più disperato, stringendolo a sè e, accecato da una furia omicida, si fece comparire un mitra, giustiziando tutti, fino all’ultima comparsa più irrilevante.
“Una reazione un filino esagerata, forse, per un graffietto, nemmeno reale, al tuo fidanzatino?” alzò gli occhi Crowley, stavolta togliendosi gli occhiali per far vedere loro la sua esasperazione.
Hastur sussultò e dilatò le pupille, staccandosi da Ligur, che gli era rimasto abbracciato per tutto il tempo, così bruscamente da mandarlo a terra.
“Il mio cosa?” tuonò il demone biondo.
“C’è da dire che però siete riusciti a rendere il film ancora più interessante!” ridacchiò Crowley. “Tanto basta così, ho appreso a sufficienza.”
“Appreso cosa per cosa?” domandò Ligur, rialzandosi, fissandolo con lo sguardo torvo.
Mai come lo sguardo che rivolse a Hastur, che dopo quel comportamento aveva molto da farsi perdonare.
“Spiacente, ragazzi, questi sono malvagissimi affari miei!” e puntò il telecomando verso la tv,  pronto a farli sparire.
“Crowley, ti odiamo!’ urlarono, prima di svanire del tutto e tornarsene all’Inferno.
Crowley sventolò la mano sorridendo, finché lo schermo si annerì. 
“Il sentimento è reciproco, miei molto poco stimati colleghi!” parlò, ormai solo a se stesso.

Guardò l’orologio.
Erano le quattro e venti passate.
Mancava davvero poco all’appuntamento ad Hyde Park.
Gli angeli erano sempre molto puntuali, era una cosa risaputa.
Tuttavia Aziraphale ben più di una volta si era dimostrato l’eccezione che confermava la regola.
Crowley lo conosceva bene, per questo, da bravo demone, aveva deciso di non fidarsi.

Dieci minuti dopo, con uno schiocco di dita aveva aperto la porta chiusa della libreria, entrando, senza fare rumore.
Già da lontano poteva scorgere la figura dell’angelo, addormentato sulla poltrona.

- Interessante, non ero io quello che ama sonnecchiare? – pensò, avvicinandosi e gettando un’occhiata anche al caminetto.
- Oh, angelo mio, e così avevi freddo? Ti scalderei in modi ben più dilettevoli… - cominciò a fantasticare a occhi aperti.

Osservandolo meglio, Crowley si accorse che Aziraphale stringeva un libro a sé, quasi come se fosse un peluche.
Non era il più azzeccato dei paragoni, considerato quant’era spigoloso e reso fragile dall’usura del tempo.
Incuriosito, Crowley si avvicinò ancora di più, cercando di intravvedere il titolo.
Già il colore della copertina, rosso scuro, non si addiceva ai suoi soliti canoni. Il braccio dell’angelo copriva gran parte del titolo, lasciando solo intravvedere un ‘Pa’ sopra e una ‘L’ sotto, con una strana incisione ancora più in basso.
Il tutto con un carattere dorato che creava un profondo contrasto.
La curiosità era troppa e Crowley tentò di scostare quel braccio, con quanta più circospezione possibile.
“Paradise…” lesse a bassa voce, alzando gli occhi.

- E ti pareva, cos’altro poteva leggere un angelo?-

Fu solo quando spostò del tutto il braccio arrivando a leggere anche quel ‘Lost’ che cambiò tutto.

Quel libro lui lo conosceva dolorosamente bene, la Cacciata dal Paradiso. Non solo quella di Adamo ed Eva, ma anche la sua.
Una strana malinconia cominciò ad assalirlo.

Mentre continuava a osservare rapito quella copertina, si accorse che Aziraphale aveva cominciato a stiracchiarsi nel sonno, probabilmente stimolato dal braccio che gli aveva toccato.

- Oh, merda, no, no, no, no, no… - si allarmò Crowley, la mente troppo annebbiata perché potesse suggerirgli un qualsiasi miracolo demoniaco per cavarsi d’impiccio.

L’angelo aprì gli occhi, guardandolo, con un’espressione calma – forse addirittura gioiosa? – sul suo volto riposato.

“Mm…Crowley…” mormorò con un largo sorriso Aziraphale, come se il demone fosse ancora all’interno del sogno così piacevole che stava facendo.

Questo prima che la consapevolezza lo investisse con l’irruenza di una doccia gelata.
“CROWLEYYYY!!!” urlò, scandalizzato.
Lo spavento fu tanto da fargli spuntare le ali, senza che lo volesse, cosa che lo portò a ricevere un’improvvisa spinta che finì per farlo cadere col sedere a terra, in modo davvero poco aggraziato.

“Ti svegli così ogni mattina, angelo?” esordì Crowley, scegliendo di mascherare tutta la sua precedente agitazione con il suo solito irriverente sarcasmo.
“Che ci fai qui?” borbottò il biondo, massaggiandosi per la botta ricevuta.
Quell’involucro umano era fin troppo sensibile al dolore.

“Mi assicuravo che fossi puntuale… e direi che ho fatto proprio bene a intervenire!” fece un sorrisetto l’altro.
“Ma, non era necessario… avevo anche messo una sveglia…” protestò l’altro, mandando via le sue ali, che gli ostacolavano il rimettersi in piedi.
“Oh sì, questa, vuoi dire?” replicò Crowley, afferrando la radiosveglia a forma di nuvoletta sul tavolino. “Posso apprezzare il tentativo, ma vedi, angelo, se non la programmi resta solo un inutile complemento d’arredo!” gliela sventolò davanti, per fargli capire che non era inserito alcun allarme.
“Oh…” mugugnò sconfitto Aziraphale, riuscendo finalmente ad alzarsi.

“Che ci fa un angelo come te con un libro così peccaminoso?” lo interrogò Crowley, indicandogli il libro finito aperto sul tappeto.
Aziraphale si precipitò a recuperarlo, miracolando le pagine ingiallite che si erano stropicciate e riponendolo sotto la poltrona.
“Oh beh, sai, parla della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden… e allora mi ricorda te, quando ti ho conosciuto la prima volta…” mormorò imbarazzato, incapace di affrontare il suo sguardo e preferendo tenerlo fisso a terra.

Fatto sta che in questo modo evitò di vedere un demone che si era commosso, ma che si affrettò a farselo passare.

“Pensa che Johnny me la voleva regalare una prima copia del suo poema… anche perché, chi credi gli abbia dato una spintarella?” ammiccò sornione “Mai come coi Fiori del Male di Baudie, quanto ci siamo divertiti il secolo scorso e quante soddisfazioni mi ha dato!” aggiunse, con fare un po’ nostalgico.

Qualsiasi cosa per provocare il suo bell’angelo.
-Baudie?!-  ripete fra sé e sé Aziraphale, controllandosi per contenere l’enorme gelosia.

“Ti riferisci forse a Baudelaire?” domandò invece con finta nonchalance e un tono pacato.
“Sì, proprio a lui. I poeti maledetti e gli Impressionisti hanno reso il diciannovesimo secolo così interessante. Quanto Assenzio ci siamo bevuti insieme io, Manet e Degas!” sorrise il bel demone.

Aziraphale aveva sentito anche troppo e il livello di gelosia stava salendo vertiginosamente.
- E mai una sera che tu ti sia degnato di invitarmi coi tuoi amichetti a provare questo Assenzio! -

“Sarà meglio andare!” sbottò, stizzito, schioccando le dita per conferirsi l’outfit più consono.
E lo trovò in una morbida tuta color avorio di cotone felpato, con fascetta in coordinato che gli teneva indietro i riccioli più ribelli. Ai piedi, comode scarpe da ginnastica, rigorosamente bianche.
“Sono pronto!”

Inutile dire che era un pasticcino tale che il demone se lo stava mangiando con gli occhi.

Questo prima che, guardandolo meglio, Aziraphale finalmente si rendesse conto che c’era qualcosa di diverso anche in lui.
“Crowley, santo cielo! Come ti sei conciato?” lo interrogò, mettendolo più a fuoco.

Lui aveva degli anfibi neri, non che non li avesse mai indossati prima.
Quello che esulava dal suo solito look era la tenuta militare che indossava con tanto di cappellino con visiera in coordinato.

Aziraphale si sarebbe morso la sua santa lingua piuttosto di dirglielo, ma doveva ammettere che era bello da togliere il fiato anche così.

“Ah, lo hai notato finalmente, eh? Beh, questo serve per il tuo allenamento, poi vedrai.” gli anticipò, lasciando con lui la libreria.

“Certo che è molto meno divertente circolare a quest’ora, non ci sono pedoni da rischiare di mettere sotto!” si lagnò Crowley, mentre la sua Bentley sfrecciava verso Hyde Park avendo un motivo in più per infrangere senza ritegno ogni limite di velocità.
“Giuro che a costo di farti rallentare ne faccio comparire uno finto per miracolo!” sbottò Aziraphale, impanicato, reggendosi a qualsiasi cosa trovasse.

In un tempo decisamente record, i due arrivarono a destinazione.
Incuranti dell’aria pungente di quel primo mattino Londinese, si incamminarono per il Parco, ovviamente deserto, motivo in più perché Crowley si togliesse gli occhiali, con grande gaudio di Aziraphale che adorava i suoi occhi.

Proseguirono finché Crowley non lo portò a un’aiuola costeggiata da un selciato dove al centro c’era una grande fontana rettangolare.

“Direi che qui è perfetto.” disse, per lo più a se stesso, prima di cambiare espressione e soprattutto tono di voce.

“Apri bene quelle orecchie traboccanti di crema pasticcera, soldato Aziraphale, dovrai fare almeno dieci fottutissimi giri attorno alla fontana e non ti inventare scuse del cazzo!” lo istruì, con disciplina glaciale.

Aziraphale, lo guardò confuso, sconvolto da un tale linguaggio così sconvenevole.
“Ma cosa…”
“Muoversi, ho detto, March!” tuonò Crowley.
“Uh sì vado!” obbedì Aziraphale, cominciando il primo giro.

- Non è il caso che gli faccia notare che siamo ancora a Febbraio e non a Marzo! – considerò, avvertendo fatica già al terzo giro.

“Crowley, io…” borbottò affannato.
“Vuoi forse battere la fiacca?” urlò il demone.
“No…”
“Nosssssignore, prego!” lo corresse, sibilando.
“Nossignore, davvero!” si sforzò di urlare anche Aziraphale, trovando le energie per arrivare a ben sette giri.
Gli ultimi tre giri furono una tortura infinita, qualcosa che il povero angelo non aveva mai sperimentato: gli doleva ogni muscolo e sudava anche da zone che non pensava di avere, la sua bella tuta ormai era un accavallamento di chiazze.
Però riuscì a concludere il decimo, non seppe nemmeno lui come, fatto sta che ci riuscì, per poi crollare a terra, esausto.

Se Crowley fosse stato il solito Crowley avrebbe gioito per il raggiungimento di quel traguardo da parte del suo amico e si sarebbe complimentato con lui.
Ma lui doveva restare nel suo ruolo integerrimo e sapeva di doverlo fare per Aziraphale.

“Cosa fai, soldato Aziraphale, batti la fiacca? In piedi, l’allenamento è solo all’inizio!” sbraitò, impassibile, andando verso di lui.
Aziraphale non accennò minimamente a muoversi.
“Non t’azzardare a metterti a dormire, sai? In piedi, pigrone!” lo spronò.
“Non ce la faccio…” esalò il biondo.
“ ‘Non ce la faccio’ esiste solo nel dizionario dei falliti, vuoi essere un fallito, tu?” insistette il rosso.
“Nossignore…” replicò debolmente.
“Non ho ssssentito!”
“Nossignore!!!” ci mise più enfasi Aziraphale, rialzandosi, pronto a seguirlo.


Arrivati in un punto dove c’era spazio a sufficienza, Crowley schioccò le dita per far apparire una di quelle strutture per allenamento delle braccia e delle spalle che aveva visto nel film.

“Devi percorrerla in due maledetti minuti avanti e indietro, non voglio sentire storie, intesi?” gli intimò.
“Oh beh, se non altro non devo correre… e le altezze non mi hanno mai spaventato.” si arrampicò Aziraphale, pronto a cominciare.
Si lasciò andare, afferrando la prima sbarra con le sole braccia e dandosi la spinta per raggiungere la seconda, di quell’infinita serie.
Sadicamente, Crowley ne aveva fatta comparire una ben più lunga di quella del film.
A metà strada, Aziraphale si accorse che non era affatto semplice come pensava.

“Che fai lì, penzoloni? Vuoi passare tutto il resto dell’eternità appeso lì come un salame?” lo derise il demone.
“Nossignore… mi riposo solo un po’…”
“Riposarti! I rammolliti riposano, come quel buono a nulla di Sandalphon, non sarai mica come lui, vero?”

Crowley sapeva bene quanta poca simpatia il suo angelo nutrisse nei confronti di quel suo superiore, ecco perché fece leva su questo.

“Mai!” ringhiò Aziraphale, spinto da una grinta che gli permise di arrivare fino in fondo.
“Ce l’ho fatta!” sorrise, ma Crowley non era disposto a concedergli tregua.
“A far cosa? La prima parte, vorrai dire!”
“Ma…” tentennò il biondo.
“Il percorso completo prevede che tu torni indietro e sei già in un fottutisssssimo ritardo, ssssbrigati!” lo spronò il rosso.
“Non se ne parla!” si impuntò Aziraphale.
Crowley si impegnò ad entrare nel suo personaggio il più possibile.
“Se non fai quel percorso a ritroso, giuro che ti faccio ricomparire le ali, poi te le strappo piuma per piuma e ci faccio un cuscino con scritto sopra NULLITÀ!!!!” urlò con quanto fiato aveva in gola.
“Uh, ma che modi!” borbottò stizzito l’angelo, ma se non altro, eseguì gli ordini, anche se con una fatica immane.

“Bravo, angelo, ora scendi giù.” lo invitò Crowley, un po’ più tranquillo. “Visto che hai detto che ti piacciono le altezze, per te sarà una passeggiata arrampicarti in cima a quell’albero!” indicando uno degli alberi ormai spogli del lungo viale, dall’altezza ben poco incoraggiante.
Sospirando, Aziraphale cominciò a muovere i primi passi, puntando i piedi nella corteccia rinsecchita, senza successo.
Ed è qui che Crowley fece l’errore di entrare troppo nel suo personaggio.
“Sei una vergogna per gli occhi, Palla di Lardo!”
Fu un attimo.
Aziraphale perse la presa e cascò a terra. L’impatto non fu doloroso, poiché era salito appena di qualche centimetro, ma erano state le parole del suo amico ad annientarlo.
Quello che lui credeva un amico.
“Hai ragione tu, sono inguardabile e disgustoso!” si accasciò in un angolo, scoppiando a piangere, seppellendo la testa fra le ginocchia piegate.

Crowley fu accanto a lui in un istante, toccandogli una spalla con fare esitante.
“No, angelo, scusami, è colpa mia, la situazione mi è sfuggita di mano. E’ che ho rivisto Full Metal Jacket, ma tu che ne puoi sapere? Un film così meravigliosamente crudo e violento non lo guarderesti mai. Il punto è che il Sergente Hartman sembrava potesse fare al caso mio, ma ho esagerato… quello è un soprannome che lui dà a una recluta e…”
Aziraphale non lo stava nemmeno a sentire, continuando a piangere, offeso nel profondo del suo animo immacolato.
“Angelo…”
“NO! Chiamami come mi merito, chiamami Palla di Lardo!” ribatté fra le lacrime.
Era troppo.


“Accidenti a me e alle mie idee del cazzo!” si maledì Crowley, tornando coi suoi abiti scuri usuali.
“Azi, davvero, era tutta una recita, ho sbagliato tutto e poi non lo volevo dire sul serio, devi credermi!” perorò la sua causa, facendo qualcosa che non faceva mai: lo abbracciò da dietro, cercando di calmare i suoi singulti.
“Dav.. davvero?” guaì l’angelo, con la testa ancora nascosta.
“Te lo giuro sulla mia Bentley che non volevo dirlo! Se proprio devo trovarti un nomignolo per farti reagire, quello sarebbe ‘Muffin su due gambe’, che dici?” mormorò Crowley, senza interrompere il suo abbraccio.
L’angelo si scostò un poco, quel tanto che bastava per rialzare la testa e affrontare il suo sguardo.
Si asciugò le lacrime, tirò su con il naso e si mise anche a ridacchiare.
“Beh, sì, di sicuro si adatta molto di più a me!”

Crowley gli sorrise in risposta e lo aiutò a rialzarsi.
“Vieni, Muffin, ce ne andiamo da qui, direi che per oggi ti ho spremuto a dovere…” decise il rosso, facendo sparire ogni traccia di quello che aveva fatto comparire.
Del resto erano quasi le sette di mattina e il Parco cominciava a popolarsi un po’ di più.
“Davvero mi porti a casa? Non è un altro trucco e poi, che so, mi farai nuotare in una piscina piena di alligatori?” si intimorì Aziraphale, mentre salivano in macchina.
“Non darmi idee per il futuro, angelo!” ridacchiò Crowley, mettendo in moto.
 
“Eccoci arrivati, sono certo che non ti metterai a vendere nemmeno un libro per oggi!” commentò Crowley, una volta tornati a Soho.
“Non farò entrare nessuno, li caccerò anche in malo modo se serve!” borbottò il biondo, facendolo ridere. “Voglio solo la mia poltrona!” aggiunse, in procinto di andare via.
Crowley lo fermò, afferrandolo per un braccio, ma senza forza.
“Aspetta, prima che tu vada, voglio darti una cosa. Chiudi gli occhi!” gli disse e l’angelo decise di fidarsi.

Il rosso schioccò le dita, facendo comparire quello che desiderava.
“Ora puoi aprirli.”
Eseguendo quanto detto, Aziraphale si ritrovò a fissare un buffo, quanto adorabile, pupazzetto mingherlino con i capelli rossi, i vestiti scuri e degli occhiali da sole che si potevano anche togliere, rivelando dei simpatici occhietti gialli da serpente.
“Crowley, ma…”
 “Se proprio ci tieni ad avere qualcosa che ti ricordi me, questo se non altro è molto più morbido da sssstringere, rispetto a quello sssstupido libro!” disse tutto d’un fiato il demone, in attesa di una reazione.
“È bellissimo, grazie!” gli fece un sorrisone Aziraphale, molto colpito, scendendo dalla macchina con quel regalo così prezioso per lui.
“A domani!” sparì dalla sua vista Crowley, lasciandolo piacevolmente perplesso.

TBC


Se siete arrivati fino a qui, qualche nota:
- Una volta a Milano scattò davvero uno sciopero non preannunciato del metro e fu il delirio! Chissà, forse c’era lo zampino di Crowley anche allora XD
- Pagherei qualsiasi cifra per una scena in cui Crowley chiama Cip e Ciop Hastur e Ligur, lo trovo mooolto canon, come il suo guardarsi quei cartoni animati XD
- Ligur e Hastur sono shippabilissimi, non mi convincerete mai del contrario (ah, per quello che succede mi sono ispirata alla scena quando Crowley è al cinema e Hastur appare dentro al cartone)
- Mi piaceva l’idea che Azi stringesse un libro a mo’ di peluche, poi le reminiscenze scolastiche mi hanno fatto venire in mente cos’ha scritto John Milton e la mia mente ha urlato ‘Bingo!’, il resto è venuto da sé.
- Sono della scuola di pensiero secondo cui, da bravo demone tentatore quale è , Crowley nel corso dei millenni sia stato anche un gran amatore e secondo me Poeti Maledetti e Impressionisti per lui possono essere stati ottimi trombamici XD (sì sa, che l’amore, quello vero è solo per un certo angelo)
- March (che è l’esclamazione che si usa nelle marce militari) in Inglese significa anche Marzo quindi è solo non traducendolo che poteva venirmi quel giochino di parole ^^’
-  Non avete idea di quanto sia stato spassoso scrivere l’allenamento in stile Full Metal Jacket (molto più ovattato, ovvio) , trovo canon che Crowley apprezzi quel film ^^’
- Chi non lo vorrebbe un pupazzetto così? <3

 
Ok, la smetto di blaterare, spero solo vi abbia divertito, ma, coraggio, fatevi avanti, accetto qualsiasi opinione ;P
alla prossima ^^

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Capitolo 3
*** III: This is Hell! ***


‘Sera a tutte, una volta tanto non scrivo a notte fonda, non è da me XD
Ammetto che ultimamente a notte fonda sento la voce di un certo Dottore sussurrarmi dal cofanetto dei DVD  ‘guardami, guardami, guardami’ ed è quasi più persuasivo di Killgrave (avrò modo di ‘conoscere’ anche lui prima o poi)

Ve lo dico già, in questo capitolo mancano metà delle cose che volevo metterci, ma avrei sforato troppo, quindi finiranno nel prossimo ^^’


Va anche detto che per come l’avevo plottato io all’inizio doveva partire dalla scena della palestra… invece interferenze di un certo angelo e un certo demone hanno portato a questo… ‘Personaggi che fanno come cavolo gli pare’ parte cento quattordicesima ^^’

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Capitolo III: This is Hell!


Le ultime forze che gli erano rimaste, Aziraphale le impiegò per girare il cartellino sulla porta, di modo che indicasse a chiunque passasse di lì che la libreria era chiusa.
Il solo pensiero di aggirarsi per i corridoi o arrampicarsi per la scala per cercare libri sugli scaffali, avvicinarsi e allontanarsi dal bancone o, molto più semplicemente, il solo pensiero di camminare ancora, per l’angelo era fuori discussione.
Tanto che, perfino per raggiungere il suo bagno, Aziraphale ricorse a un piccolo miracolo che potesse tele-trasportarlo lì.
 
Non con pochi lamenti, si chinò per mettere il tappo alla grande vasca blu in fibra di vetro e resina, con delle screziature celesti che ricreavano un sofisticato effetto marmo.
Aprì il rubinetto dell’acqua calda, versandoci un po’ di bagnoschiuma alla vaniglia e mentre attendeva che si riempisse, cominciò a spogliarsi, anche se non fu affatto un’impresa facile.
Non c’era un solo osso o muscolo che non gli dolesse.
Tolto anche l’ultimo indumento, stringendo i denti per lo sforzo che quell’ultimo piegamento costituiva, Aziraphale si immerse nel tepore dell’acqua, lasciandosi inebriare dal profumo che emanava.

- Finalmente un po’ di pace! – rifletté fra sé e sé, lasciandosi scivolare più in avanti, in mezzo a tutta la schiuma che si era creata.

I suoi muscoli affaticati ne stavano sicuramente traendo un apprezzabile giovamento.
Sarebbe probabilmente potuto restare in ammollo per l’eternità, ma decise che un’abbondante mezz’ora poteva bastare.
Tuttavia, prima di uscire dalla vasca gli venne voglia di chiamare qualcuno, più che altro per ringraziarlo per come stesse prendendo a cuore quella faccenda.

- Ecco, forse è meglio che ometto la parte del ‘prendere a cuore’ quando parlo con lui – si appuntò mentalmente, mentre con uno schiocco di dita faceva comparire il telefono che teneva di sotto.

Sollevò la cornetta e compose il numero desiderato.

Alzò gli occhi sentendo la solita segreteria che invitava a lasciare un messaggio con stile, pensando che avrebbe dovuto richiamare più tardi, invece poi sentì di nuovo quella voce, ma non più registrata in un nastro.

“Angelo, sei tu?”
“Crowley! Non è prudente da parte tua rispondere così! E se fossero stati i tuoi capi a chiamarti?” si preoccupò il biondo.
“Naaah, se vogliono dirmi qualcosa, loro usano metodi molto meno classici di un telefono!” fece spallucce Crowley, mentre slacciava i jeans con una mano libera. “Ma se proprio ti fa stare più tranquillo, d’ora in poi risponderò sempre ‘Pronto?’ quando non so chi possa essere, okay?”
“Sì, così è molto meglio…” si rassicurò l’angelo.

“Ma tanto lo sapevo che eri tu…” mormorò il rosso, facendo scivolare i jeans fino ai piedi già denudati, per poi liberarsene.
“Davvero? E come?” si intrigò l’altro.
“Sesto senso.” replicò Crowley, entrando nel box doccia bordeaux che ben si abbinava ai colori scuri del suo appartamento.
“Ad ogni modo, ti volevo ringraziare per l’allenamento di stamattina. È stato durissimo, nessun dubbio a riguardo, ma mi ha lasciato addosso quella stanchezza piena di soddisfazione personale, perché sai di aver adempito al tuo dovere e..”
Aziraphale interruppe quello che ormai era diventato un monologo per uno strano rumore che sentiva dall’altro lato del ricevitore… come acqua che stava scorrendo.

“Caro, per caso ti sta piovendo in casa?”
“No, è che sto facendo la doccia.” lo informò l’altro.
“E come fai a parlarmi ancora al telefono?” si stupì il biondo.
“Oh, è facile! L’ho miracolato per togliergli momentaneamente il filo e portarmelo appresso. Che io sappia, gli umani stanno già lavorando a una cosa del genere, per ora sono solo prototipi o roba che possono permettersi solo i ricconi… ma in futuro chissà mai che questa roba non prenda piede … e la mia gente potrebbe farne un ottimo utilizzo per ingrossare le nostre file!” spiegò lui, alzando la voce per farsi sentire nonostante il getto della doccia calda sotto il quale era.
“Non se la mia gente saprà farne un utilizzo migliore!” controbatté l’angelo, prima di giungere a un punto cruciale. “Crowley, quindi mentre ti sto parlando… sei nudo?”


“Quante persone conosci che fanno la doccia vestiti?” ridacchiò il demone, cominciando a insaponarsi. “Mi ci voleva una bella doccia rigenerante, dopo esser stato appresso a te, è un bel dispendio di energie anche quello, non credere, eh!” aggiunse, strappando un sorriso all’angelo.

Questo prima di porgli una domanda decisiva.

“Tu che stai facendo?”
“Sto guardando la TV!” si agitò Aziraphale, parlando senza pensare.

Il suo interlocutore però era più lucido che mai.

“Tu nemmeno ce l’hai la TV!” puntualizzò,.

Aziraphale era più teso di una corda di violino e a quell’osservazione sussultò spaventato con lo sfortunato esito di far cascare dal bordo su cui erano appoggiati la bottiglia del bagnoschiuma, lo shampoo e i sali, che finirono nella vasca, con quell’inconfondibile suono onomatopeico.
Pluff.

“Un momento… sento l’acqua anch’io. Allora sei nella tua vasca!” dedusse il demone, per poi modulare la sua voce col tono più sexy possibile. “Io nudo, tu nudo… sai, angelo, questa telefonata sta diventando davvero interessante.”
“Io no.. non potevo immaginare che…” balbettò Aziraphale, progressivamente sempre più scosso, anche perché sentirlo parlargli così stava cominciando a dargli qualche problema nelle parti basse.

Lo stesso piacevole stimolo che aveva Crowley.

- Il mio bell’angelo nudo in una vasca, coperto solo da nuvole di bagnoschiuma, che potrei soffiare via, fino a che… -

Il demone chiuse gli occhi, accarezzandosi la nuca con una mano, immaginando che non fosse la sua mano, per poi scivolare verso la gola e poi giù ai pettorali, praticandosi carezze e stuzzicandosi un po’. La cosa gli stava piacendo un sacco e qualcuno se ne era accorto.

Aziraphale si era spinto la cornetta così vicino all’orecchio che poteva anche rischiare di perforarsi il timpano.

- Sono gemiti quelli?-
Rimase fermo immobile, a mordersi le labbra quasi fino a farle sanguinare e a concentrarsi il più possibile su cose poco sexy.

- Mi serve qualcosa di orribile, qualcosa di disgustoso, qualcosa che mi dia il voltastomaco… ecco, tipo Sandalphon con un babydoll! Eeewww, che immagine rivoltante! – riuscì ad azzerare la sua potenziale libido.


Ignaro della battaglia che Aziraphale aveva appena avuto contro se stesso, Crowley continuava a parlargli.

“Azi, te lo immagini se inventassero dei telefoni coi quali potremmo vederci mentre ci parliamo? A proposito, angelo, ma tu chiami spesso la gente quando sei nudo?” lo provocò.

- Oh no! – andò nel panico più totale Aziraphale, perdendo la presa della cornetta che finì dentro la vasca, con una sola possibile conseguenza.

Sentendo il rumore della chiusura di chiamata e poi della linea libera, Crowley sorrise divertito, prima di dar il dovuto sollievo a se stesso.
Del resto lui non aveva certo problemi con la propria sessualità.
Certo è che, con tutti i pensieri che stava facendo su un certo angelo dai capelli di nuvole, quel getto avrebbe dovuto regolarlo ben presto su gelido.


A qualche miglio di distanza, qualcun altro dalla sua vasca era finalmente uscito, avvolgendosi in un accappatoio celeste e cercando di distogliere la sua mente dalla conversazione appena avuta e da quello che gli era stato detto.


- Meno male che non avevo in mano un asciugacapelli! – ponderò sollevato, recuperando dall’acqua quella cornetta ormai fuori uso… questo prima di schiccare le dita e riportarla alla condizione originaria.

- Cosa mi è saltato in mente? D’ora in poi mai più chiamate dalla vasca! – si ammonì.

Una volta vestito, tornò fra i suoi amati libri, decidendo che ‘Delitto e Castigo ’ avrebbe potuto fare il suo dovere nel riportarlo sulla retta via, allontanando il pensiero di certi demoni dai capelli di fuoco, goduriosi sotto la doccia.

Tra un paragrafo e l’altro lo sguardo gli cadeva sul pupazzetto occhialuto che aveva sistemato sulla poltrona di fronte alla sua.

- Almeno tu sei innocente, non certo come il soggetto del quale sei stato modellato a immagine e somiglianza! – ponderò, finendo per prenderlo, giocarci un po’ a togliergli e rimettergli gli occhiali, per poi sistemarlo accanto a sé.

Furono sufficienti un paio di capitoli, prima che le palpebre gli si facessero pesantissime.
L’allenamento, la vasca e tutte le emozioni contrastanti nel corso della telefonata lo avevano proprio spossato.
Era a malapena mezzogiorno, ma il pensiero di mangiare non lo sfiorava nemmeno, il che andava a favore della sua dieta.
Voleva solo dormire.

- Giusto il tempo di un pisolino veloce, mi ricarico un po’ le batterie, poi magari nel pomeriggio capace che riapro pure il negozio. – decise con atteggiamento volenteroso, richiudendo il libro e appoggiandolo sul tappeto con cura.

 - Certo che con quest’abitudine che mi è presa di dormire ultimamente potrei anche crearmi una camera da letto… però per ora andrà bene la poltrona.  Tanto è solo questione di un’oretta e mi sveglio… - proseguì nelle sue considerazioni, rannicchiandosi e stringendo a sé il pupazzo.

Decisamente era molto più morbido di un libro.
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Quando Aziraphale riaprì gli occhi ne trovò un paio grandi, gialli e serpentini che lo fissavano da vicinissimo.
“Ci siamo svegliati, Principato dei dormiglioni, è da mezz’ora che me ne sto qui seduto a osservarti!” lo salutò Crowley, che, appunto, era seduto a gambe incrociate sul tappeto, accanto alla poltrona.

Aziraphale stava ancora cercando di riprendersi dal torpore del sonno.

“Speravo di trovarti ancora nella vasca, mi è andata male!” continuò a parlare il rosso, per poi  indicare il pupazzetto che l’angelo stava ancora stringendo, senza gli occhiali. “Ma sei una visione anche così!” sorrise dolcemente.

Forse perché ormai si era abituato, forse perché sotto sotto, un po’ sperava in un suo ritorno, questa volta Aziraphale – ormai completamente sveglio- non si agitò più di tanto.
“Questa cosa che tu mi vieni a svegliare sta diventando un po’ troppo ripetitiva!” bofonchiò l’angelo, alzandosi, così come fece Crowley.
“Giusta osservazione. Qualche volta potresti venire tu a svegliare me!” lo prese in contropiede il demone.

Aziraphale rimase a fissarlo imbambolato per un po’, poi si decise a parlare.

“Sei venuto qui per far merenda insieme?” chiese, anche per allontanarsi da quel campo minato.

Il demone lo guardò con la sua più efficace espressione confusa.

“Merenda?! Angelo, semmai potremmo fare colazione, visto che sono le otto e mezza di mattina; ma il massimo che ti concedo è un centrifugato di frutta e verdure proteico.” replicò Crowley, intransigente, ma Aziraphale era fermo soltanto alla sua prima parte di discorso.

“Come otto di mattina? Oh, buon cielo! Ho davvero dormito per quasi un giorno intero?” si allarmò, portandosi le mani aperte sulle guance.
“Un pivellino, confronto a me che ho dormito per un secolo; ma non è affatto male come inizio!” sfoderò un sorrisetto d’approvazione il rosso.

“Come mai non sei vestito da Marine isterico?” domandò il biondo, indicando i consueti abiti del demone.
“Nuovi metodi di allenamento oggi. Anzi, vedi di cambiarti, così ti porto in palestra. Conciato così, damerino, non ti fanno nemmeno entrare!” lo avvisò Crowley.
Palestra. Aziraphale nel corso degli ultimi decenni ne aveva sentito parlare, ma non ne aveva un’idea granché precisa.
Si allontanò, borbottando qualcosa e nel giro di pochi secondi fu di ritorno con una tuta celeste, con la felpa a maniche lunghe che aperta rivelava una T-shirt bianca, come le scarpe, e un borsone blu con dentro una bottiglia d’acqua, un asciugamano, un cambio e altre cose che sarebbero potute tornare utili.
“Ho letto che si usa fare così…” commentò, uscendo con un Crowley sorpreso quanto intrigato.

- Ma cos’è? Ha un armadio pieno di questi completini sportivi cossssì dannatamente sssssexy? –
 
La Bentley si fermò nel parcheggio di una delle più prestigiose palestre di Londra nel quartiere Mayfair e Crowley fece strada ad Aziraphale.
“Oh sì, certo, molto divertente da parte tua portarmi a una palestra con questo nome!” sbuffò l’angelo, indicando la grossa insegna dove campeggiava la scritta rossa ‘Virgin
“Cos?... Ma no, angelo, ti sbagli. È una catena di palestre famosissima in tutto il mondo, solo il meglio per te. Non è colpa mia se si chiama così!” si giustificò il demone.
“Oh, quand’è così… che aspettiamo ad entrare?” tornò di ottimo umore l’angelo.

Tuttavia, ancora una volta, quello stato d’animo ebbe una durata effimera, perché una volta entrato in quell’enorme struttura, cominciò a guardarsi attorno, con un’espressione progressivamente sempre più sconvolta.
C’erano cose troppo insolite ai suoi angelici occhi: biciclette strane, che restavano sempre ferme, anche se la gente ci pedalava forsennatamente; così come un inquietante tappeto dove qualcuno correva a più non posso, ma restava sempre bloccato nello stesso punto. C’era qualcun altro seduto su una panca che alzava e abbassava una leva attaccata a dei pesi considerevoli dietro la propria schiena, emettendo versi quasi disumani. C’era chi stava seduto a gambe divaricate su una scomodissima attrezzatura che quasi impediva alle gambe di tornare unite, per quanti sforzi facessero.

“Io qui non percepisco affatto amore!” sentenziò, guardando Crowley spaesato.
“Uh beh, forse non amore nel senso più romantico del termine, ma ti assicuro che ci sono un sacco di vecchi che fanno i piacioni con le ragazzine oppure donne molto facili che fanno le svenevoli appena vedono una tartaruga…” replicò Crowley.
“Come quelle che si trovano nel giardino?” lo guardò stralunato Aziraphale. “Anche se io ho sempre preferito le lumache!”
“No, mentecatto di un angelo, intendo i pettorali a tartaruga che hanno gli uomini… alcune donne ci vanno matte!” chiarì il demone.

“Capisco… anzi, aspetta un attimo, ora capisco davvero dove mi hai portato! Questo è un girone infernale!” saltò alle conclusioni più sbagliate possibili Aziraphale, agitandosi.
“Angelo, ma che caz…”
 “Sì.. tutte queste anime dannate, poverine, guarda come faticano… e come se la ridono quei loschi figuri che le osservano! Confessa, sono Ligur, Hastur, Dagon e qualche altro tuo amichetto tuo sotto mentite spoglie, non è forse così?” alzò la voce l’angelo, indicando uno a uno i personal trainer che, sentendosi chiamati in causa, si voltarono a guardarlo storto.

“Ma quale inferno? E poi non sono miei amichetti quelli! Meno ho a che fare con loro, meglio sto!” precisò Crowley, stizzito. “Comunque, Aziraphale, vedi di darti una calmata, è tutto un colossale equivoco e…”
“Io non ci rimango in questo girone!”
“Ti ho già detto che non è un fottuto girone!”

“Ci sono problemi, Signori?”
Sentendo una voce cavernosa alle loro spalle, le due entità soprannaturali si voltarono, trovandosi faccia a faccia con uno dei personal trainer, quello più imponente.
“Uh? Noooo, stavo solo spiegando che…” si affrettò a trovare una giustificazione Crowley, mentre Aziraphale si limitò a mostrare il suo sorriso più accomodante.

“La invito a far calmare il suo ragazzo perché sta disturbando tutti i nostri clienti coi suoi schiamazzi!”
Il tono dell’istruttore era calmo, ma il modo in cui li stava guardando non prometteva niente di buono.

“Non sono il suo ragazzo!” starnazzò Aziraphale, agitatissimo.
“Vieni, angelo, usciamo un attimo…” lo trascinò fuori con la forza Crowley.
“Oh sì certo, non è il suo ragazzo… e io sono la Regina Elisabetta” pensò ad alta voce l’istruttore, guardandoli uscire.

Con una pazienza che non sapeva nemmeno di avere, tornando verso il parcheggio Crowley chiarì ogni cosa ad Aziraphale… o almeno credeva di averlo fatto.

Tornarono alla palestra, fermandosi alla Reception stavolta, dove li accolse una ragazza dall’aspetto tonico forse con dei muscoli troppo pronunciati sulle braccia e le cosce che il suo top con pantaloncini lasciava in bella mostra.

“Ciao belli, allora avete deciso di iscrivervi alla nostra palestra? Ne sono contenta!” commentò lei, sorridente, mentre masticava rumorosamente un chewing-gum.
“Uh! No, è solo lui che si iscrive, io non ho bisogno di nessuna palestra!” precisò Crowley, stranito.
“Ne sei sicuro Capelli-Buffi? Sei tutto pelle e ossa, ci sarebbe da lavorare parecchio su di te!” insistette la receptionist, squadrandolo dall’alto in basso.
“NO! Per Satana, io sto benissimo così!” ringhiò in risposta Crowley, indispettito soprattutto per il nomignolo che lei gli aveva affibbiato.

- E pensare che ho ucciso per molto meno! – considerò il demone, trattenendo i suoi istinti.

“Garantisco io, dolce fanciulla. Lui mi accompagna e basta, sono io quello che dovrà lavorare parecchio!” le spiegò Aziraphale, con la sua consueta gentilezza e un abbagliante sorriso.

“Andiamo… un serpente muscoloso non si è mai visto!” borbottò Crowley, incurante di farsi sentire, guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza, mentre cercava i documenti di routine.

“Perfetto, direi che si può cominciare con un abbonamento da tre mesi con te, sei d’accordo, Pasticcino-Zuccheroso?” ammiccò la receptionist in direzione di Aziraphale, sporgendosi verso di lui e soffiando un pallone che per poco non andò a sfiorarlo, prima di riscoppiarle sulle labbra, che si leccò davanti a lui, prima di riprendere a masticare.
L’ angelo la guardò, arrossendo imbarazzato e indietreggiando prudentemente di qualche passo,  mentre lei gli allungava il modulo di iscrizione sul bancone.
Era rosso anche Crowley, ma di collera, avendo sentito e visto chiaramente quell’avance al suo angelo.

Aziraphale si innervosì guardando meglio quel documento, rimanendo con la biro a mezz’aria.

“Un momento, che cos’è questo foglio e perché ci tenete così tanto ad avere la mia firma? Allora ho ragione io, questo è un contratto per l’anima e voi siete tutti dei demoni, tu più di tutti!” disse, indicando la ragazza che sussultò offesa. “Io non vi firmo proprio nulla e qui non ci resto un minuto di più!” sbottò, lanciando la biro contro l’ennesimo pallone che stava soffiando la receptionist, bucadoglielo.
“In teoria sarebbe solo un modulo di iscrizione, come ce l’ha ogni dannatissima palestra…” gli chiarì Crowley in un bisbiglio, alzando gli occhi. “Ma sono d’accordo sul resto, andiamocene!” approvò, portandolo via sotto le occhiate stranite di tutti.

Una volta arrivati alla Bentley, Crowley si ricordò di avere una faccenda in sospeso.
“Torno subito, tu aspettami qui!” disse, camminando nuovamente in direzione della palestra.

Di lì a poco una sventurata quanto poco simpatica receptionist si sarebbe vista comparire in un flash un grosso serpente minaccioso dai grandi occhi gialli e fauci spalancate con un imponente sibilo, e sarebbe caduta a terra svenuta.
La cosa successivamente sarebbe stata archiviata solo come una brutta allucinazione dovuta allo stress per il troppo lavoro.


Crowley risalì in macchina con un’espressione fin troppo compiaciuta, che non sfuggì ad Aziraphale.

“Dì la verità, tu là dentro hai fatto qualcosa, non è così, Capelli- Buffi?” lo punzecchiò.
“Chiudi il becco, Pasticcino-Zuccheroso!” ribatté Crowley, sulla stessa falsariga. “Col gran casino che hai combinato non dovresti nemmeno parlare!” lo rimproverò, mettendo in moto.

“Hai ragione, mi dispiace.” guaì l’angelo, sopraffatto dai sensi di colpa per il suo comportamento sconsiderato.
“È chiaro che non sei pronto per una palestra… e non credo lo sarai mai!”
“Mi dispiace!”
“Ti si è rotto il disco, angelo?” ridacchiò il demone.
“Tanto vale riportarmi a casa, niente allenamento per oggi.” si imbronciò il biondo.
“E infatti è a casa che ti sto portando, ma la mia. L’allenamento lo faremo lì.” lo informò il rosso. “Da te sarebbe più scomodo, hai libri ovunque!”

Aziraphale si accese di entusiasmo, anche se non lo diede a vedere.

- Questa è la prima volta che mi porta a casa sua. Si, certo, è solo a scopo sportivo, ma è qualcosa! –


TBC

Capelli-Buffi e Pasticcino-Zuccheroso vi aspettano alla prossima puntat.. ehmm al prossimo capitolo, dove Crowley ridarà prova di quanto possa essere un ottimo personal trainer, dalle mille e più risorse.

Rido troppo perché ho scoperto che Dagon dovrebbe essere il Signore dei Moscerini (flies) e invece è stato tradotto ‘Signore degli Schedari’ (files) XDDD

Spero di avervi strappato almeno un sorriso (io mi sto divertendo un sacco a scrivere e immaginarmi questa storia delirante ) , se vi va lasciatemi un segno del vostro passaggio, anche piccino picciò ^^

Alla prossima!


Lu

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Capitolo 4
*** IV: Working hard ***


Non credo vi ringrazierò ma abbastanza per il calore e l’entusiasmo che avete per questa fanficcina deirante che però mi diverto una cifra a scrivere <3
si prosegue:

coverrbr


 
Capitolo IV: Working hard

Crowley in effetti non gli fece fare nessun giro turistico, semplicemente lo portò nel corridoio dov’era solito guardare la tv, facendo apparire un tappetino da allenamento sul pavimento e invitandolo a sdraiarsi lì.
“Faremo un po’ di piegamenti, non ti serve nessuna stupida struttura da palestra dopotutto.” lo istruì.

Aziraphale si sdraiò e Crowley si chinò vicino a lui, distendendogli le gambe.
“Ecco, distendi anche le braccia, dietro la testa, e poi cerca di alzarti con il busto!” lo istruì, tenendogli fermi i piedi.
“Cosa? Ma è difficilissimo, non ci riuscirò mai!” protestò Aziraphale.
“Non è questo lo spirito giusto, angelo, almeno provaci!” lo redarguì Crowley.

E l’altro ci provò, riuscendo a sollevarsi solo di qualche misero millimetro dal pavimento.
“Puoi fare di meglio, anche perché peggio è impossibile.” borbottò il demone.
“È troppo difficile!” si lagnò l’altro.
“Deve esserlo!” insistette Crowley, capendo che doveva trovargli uno stimolo. “Ecco, ci sono!” disse, mentre il biondo riprovava a risollevarsi, con lui che gli teneva saldi i piedi. “Pensa di afferrare la tua spada infuocata!”
Di infuocato ci fu solo lo sguardo che gli lanciò Aziraphale, riuscendo comunque a ultimare quel sollevamento, per poi tornare in posizione.
“Mi prendi in giro? sono quasi seimila anni che non ho idea di dove sia finita!” si innervosì Aziraphale.

“Ecco, bravo, così, angelo, la grinta mantienila per l’esercizio, io ti cambio esempio… ecco, allora
 pensa di afferrare una crepe!”
Il secondo esempio parve funzionare a dovere, perché Aziraphale riuscì a fare ben venti piegamenti, per tre sessioni, tra una pausa e l’altra.

“Ottimo, angelo!” si congratulò il rosso.
“Dov’è la mia crepe?” domandò il biondo.
“Da nessuna parte, non ti ho mai detto che ce ne fosse una!” chiarì il demone.
“Mi hai imbrogliato!” sbottò l’angelo.
“Ti ho incentivato!” lo corresse ‘altro.
“Ti odio!” ringhiò Aziraphale.

Crowley si finse offeso.
“Ma come? Queste cose orribili pronunciate da un essere pieno di amore come te?” si divertì a punzecchiarlo.

“Al momento sono solo pieno di fame e frustrazione!” sbuffò l’interpellato.

“Ora piega le gambe e rimani sdraiato con la schiena.” gli diede il nuovo esercizio Crowley, ignorando le sue lamentele.
“Ma.. come, ancora?” protestò il biondo.
“Sì, poi se fai anche queste sessioni, facciamo una pausa con uno spuntino.” gli sorrise.

Aveva letto da qualche parte qualcosa sul compromesso. Il bastone e la carota. Qualcosa del genere.
Anche se Crowley difficilmente credeva che il suo angelo potesse mai avere interesse per le carote.
E men che meno voleva picchiarlo con un bastone.
La verità è che Crowley e il linguaggio figurato delle tecniche di motivazione anni ’90 faticavano ad andare d’accordo.

“Non è un’altra illusione?” lo guardò diffidente Aziraphale.
“Hai la mia parola, angelo. Ora, forza, venti piegamenti. Questo dovrebbe essere più facile rispetto al primo!” disse l’altro, tenendogli le caviglie.
“In che modo sarebbe più facile?” protestò l’angelo, facendo una fatica immane, ma riuscendo comunque ad adempiere al suo dovere.

E Crowley fu di parola, perché gli diede giusto il tempo di darsi una rinfrescata e poi uscirono nei dintorni.

“Vedi, Azi, l’importante è che cominci una dieta che prediliga verdura e frutta…” lo consigliò Crowley, indicandogli un ortofrutticolo in lontananza.
Non capì perché Aziraphale corse in una direzione del tutto opposta.

“Verdura… mmph …non è diffhhicile come regola, mi piace!” bofonchiò a bocca piena, raggiungendolo, mentre si strafogava di patatine fritte.
“Nooo! Non è quello che intendevo!” sbottò Crowley, strappandogliele di mano.
“Ma perché? Tu hai detto verdura, le patate, fino a prova contraria, sono verdura!” si impuntò l’angelo, cercando di riprendersele e maledicendo dentro sé l’altezza superiore dell’altro che glielo rendeva impossibile.
Non era certo il caso di ricorrere a un miracolo per cose così futili.
“Ma il fatto di essere fritte e immerse in un litro d’olio NON aiutano la tua causa, angelo!” ribadì il demone.

Non gliel’avrebbe mai detto, ma la situazione lo stava divertendo un sacco, anche perché gli ricordava che, cucinato in un altro modo, quell’ortaggio circa un secolo e mezzo prima, mischiato a un po’ di astuzia da parte sua, gli aveva fatto ottenere un bacio da Aziraphale … o per lo meno qualcosa di molto simile.
Ma nessuno dei due era mai tornato sull’argomento.
Questo lo divertiva di meno.
Certo avrebbe potuto giocare d’astuzia ancora e magari ricattarlo con un bacio per fargli avere le ambite patatine.
Però Crowley si ricordò che Aziraphale gli aveva chiesto aiuto come amico per aiutarlo in qualcosa che lui riteneva importante.
Ecco perché rinunciò al suo tornaconto, gettando le patatine in un cestino.

“Tu!” si rivolse a lui in tono accusatorio. “Vieni, torniamo da me.”
“È stato un po’ troppo breve come spuntino!” si lagnò Aziraphale, seguendolo.

“Okay, angelo, basta piegamenti per oggi.” lo informò Crowley e Aziraphale accolse la notizia con enorme sollievo.
“Proviamo qualcosa di totalmente diverso.” disse, accendendo la TV e posizionando il videoregistratore.
Uno semplice schiocco di dita ed ecco apparire una collezione di coloratissime VHS con sopra una bionda dal corpo prorompente, strizzata in indumenti strettissimi dai colori fin toppo vivaci.

Aziraphale da lontano aveva sbirciato la scritta ‘Aerobica per principianti’ ma ancora non aveva capito di cosa si trattava.
E non lo capì nemmeno quando il video cominciò e vide tutta quella gente piegarsi e sollevare la gamba in modi che non pensava fossero né umanamente né celestialmente possibili.
“Uh! No, angelo, quella è solo la sigla!” lo tranquillizzò subito il demone.

E infatti, Aziraphale nel video vide arrivare la protagonista, che dopo un caloroso benvenuto cominciò a fargli fare una serie di rotazioni col collo che non trovava affatto difficili seguire.
Senza contare che c’era anche un piacevole e stimolante sottofondo musicale.
“Ohhh, questo mi piace!” mormorò il biondo.
“Ne ero certo.” sogghignò il moro.

Poi fu la volta delle spalle, delle braccia, della torsione del busto.
E anche fin qui tutto bene.
E poi era tutto così divertente che Aziraphale nemmeno sembrava accorgersi della fatica.
Per essere precisi, non si era accorto proprio di nulla.

Passarono i minuti, divennero quarti d’ora, mentre il video andava avanti e Aziraphale si dava un gran da fare, tutto preso a vedere gli altri fare i suoi stessi esercizi, forse lo faceva sentire parte del gruppo e non sembrava nemmeno notare come quei compiti assegnati stessero gradualmente facendosi sempre più difficili.
Fu la volta degli esercizi sdraiati a terra, sull’apposito tappetino.
Dopo un po’ Aziraphale era impegnato in una biciclettata immaginaria, con le gambe che spingevano nel vuoto e le braccia piegate dietro la testa.
Tutto questo senza che notasse alcunché di insolito.
Fu la volta delle sforbiciate. E ancora nulla.

Fu solo quando si ritrovò a fare un piegamento tale da portarlo a stringersi le sue stesse caviglie stando disteso, che si accorse che, no, molto probabilmente lui prima non indossava dei leggins bianchi, né una canottiera azzurro fluo in un tessuto sintetico.
Senza contare che quel bianco così attillato e trasparente e quella posizione così esplicita lasciavano ben poco spazio all’immaginazione.

Crowley se ne stava stravaccato sulla sua poltrona a guardarlo, un gomito appoggiato al bracciolo con la mano che gli sorreggeva il viso.
Si era anche tolto gli occhiali per ammirarsi il suo angelo, appieno, senza filtri.
Praticamente gli mancava solo un secchiello di popcorn.

“Crowley!” esclamò Aziraphale col suo miglior tono accusatorio, prima di rimettersi composto.
“Che c’è? Ti ho solo aiutato a entrare un po’ più nel mood!” si giustificò l’altro, con il suo migliore sorriso da finto innocentino.

“Da quanto tempo mi hai messo addosso questa roba?” domandò Aziraphale, accorgendosi che aveva anche una fascetta per capelli in tono con la canotta.
“Non saprei, da quando hai iniziato gli esercizi di rotazione del collo?” fece spallucce l’altro. “Però ti dona un sacco!” ammiccò.
“Oh, buon cielo!” schioccò le dita Aziraphale, tornando con la sua sobria tuta celeste.
“Te lo concedo solo perché l’allenamento è finito.” replicò l’altro, recuperando il VHS dal videoregistratore. “Quando vuoi, seguimi in cucina, ho qualcosa da mostrarti.”


Dopo essersi dato una rapida rinfrescata, Aziraphale raggiunse Crowley in cucina.
Fu alquanto sorpreso di vedere che, non solo la tavola non era apparecchiata, ma non c’era nemmeno un piatto.
Tuttavia, c’era Crowley tutto impegnato a versare in un recipiente di plastica ricolmo per tre quarti d’acqua un po’ di quello che all’angelo sembrava del terriccio, calibrandolo con cucchiaiate meticolose; prima di sigillare il tutto con un coperchio e agitare con notevole vigore.
“Caro, quando hai finito con il diserbante per le tue piante, poi pensi anche a me?” cercò di attirare la sua attenzione, con un certo tono di lamentela nella voce soave.
“Quali piante, scusa?” lo guardò perplesso il rosso, continuando a shakerare per bene.

Aziraphale lo osservava divertito, aveva un’attitudine particolare per quelle attività, non faticava a immaginarselo vestito da cameriere.

- Magari vestito di bianco, tanto, fantasia per fantasia, meglio esagerare! – sognò ad occhi aperti, forse anche per distogliersi dalla fame che lo stava dilaniando.

“A parte che Miracle, Want e Pressure sono a stecchetto per almeno due giorni perché mi hanno deluso profondamente,” borbottò Crowley, riportandolo alla realtà. “Guarda che questo è per te!” disse, appoggiandogli davanti il contenitore scoperchiato.
Aziraphale osservò per qualche silenzioso minuto quel liquido giallognolo sfrigolare nel recipiente.
“Ma… che cos’è?” domandò sconcertato.
“È alla banana.”
“Non risponde alla domanda ‘che cos’è?’” insistette l’angelo.
“Oh. Okay, è il tuo pranzo.” tagliò corto il demone.

“In che modo può esserlo? Un pranzo comporta qualcosa da masticare…” protestò indignato Aziraphale.
“Non sempre, angelo; è questa la novità. Tutto un nuovo modo di nutrirsi e non hai idea dei benefici che ne puoi trarr.. eewww, guarda che orribili parole mi fai dire!” fece una smorfia disgustata Crowley.

Mai quanto era disgustata quella di Aziraphale che non smetteva di fissare quel beverone poco invitante.
Non si era bevuto le cose che gli stava dicendo Crowley e men che meno si sarebbe bevuto quella specie di pozione magica andata a male.
“Ma come? Io che mi ci metto tutto d’impegno a preparartelo e non mi dai nemmeno la soddisfazione di assaggiarne un goccetto?” lo esortò, facendogli anche una voce buffa e un finto broncio.

- Ci sa proprio fare. Appresso a un bambino ce lo vedrei troppo! – sorrise l’angelo, decidendo di onorare le fatiche dell’amico.
Sollevò il bicchierone, lo fissò un’ultima volta e prese una sorsata tutto di un fiato.
Ci provò a mandar giù, ma non c’era verso che ci riuscisse.

“Questa cosa fa più schifo dello schifo stesso!” sputò a terrà, guardando truce chi quella sbobba improponibile gliel’aveva addirittura offerta.
“Oh, suvvia angelo, quante storie, non può essere così terribile!” sbottò Crowley, strappandogli il bicchierone di mano per prendere un sorso, che assaporò per bene qualche secondo. “E infatti non lo è. Mi ricorda un po’ le pareti dell’Inferno!” ridacchiò, riponendolo sul tavolo.
Aziraphale lo guardò sconvolto.

“Perché? Non mi vorrai dire che le hai pure leccate?”
Crowley annuì con fin troppa fierezza. “Oh sssìì e, ti dirò, anche se c’è un divieto a riguardo, grosso come una casa, sssono irresssisstibili!” sibilò, avvicinandosi all’angelo con fare dinoccolato e altamente provocante. “E io non ssso resistere alle cose proibite!” aggiunse, percorrendogli la guancia con una rapida leccata.

Aziraphale per poco non cadde dalla sedia, prima di scostarla e alzarsi.
“Crowley!!!” fu tutto quello che riuscì a dire, temendo di discorporarsi per la troppa emozione.

Pur di tenerlo a bada e di trovare qualcosa per azzerare gli effetti collaterali che quella presa d’iniziativa stava avendo su di sé, il biondo si rimise a bere, con uno sforzo immane, svuotando tutto il contenuto.

“E bravo il mio angelo!” sorrise compiaciuto il rosso. “Vedrai che farà effetto e non sentirai più la fame.”

- Ma chi ci pensa più al cibo, dopo quello che mi hai fatto? Ho bisogno di riempire la mia vasca di ghiaccio e immergermici per un’ora! – ponderò allarmato il biondo.
“Caro, non so davvero come ringraziarti per il tuo aiuto. Ora però sarà meglio che vada. Ogni tanto devo ricordare a me stesso che ho una libreria da tenere aperta!” cercò una scusa plausibile.
“Direi che per oggi ti sei allenato a sufficienza.” approvò il rosso. “Uh, vuoi portarti via i VHS? Così vai avanti anche da solo…” gli offrì Crowley in un eccesso azzardato e imprevisto di gentilezza.

- Ma che razza di coglione sono? Mi privo dell’unica valida scusa che potevo avere per averlo sempre qui? – si rimproverò, tentato di mordersi la lingua.

“Uh, no caro… credo sia meglio che rimangano da te. Sai che non ho la TV e non intendo apportare queste modifiche troppo moderne nella mia libreria, neppure con miracoli temporanei!” si impuntò Aziraphale.

- Fossi così coglione da privarmi dell’unico motivo plausibile che ho per ricapitare qui a casa sua! –

“Allora direi che possiamo andare avanti… qui da me, domattina, stessa ora?” azzardò Crowley con finto fare causale.
“Sì, mi sembra la soluzione giusta. L’aerobica mi piace molto più del trattamento militare o delle infernali palestre!” ridacchiò l’angelo.
“Me ne sono accorto!” gli sorrise il demone, mentre lo accompagnava all’uscita. “Allora, a domani,” lo salutò.
“A domani.” replicò il biondo, languido. Sembrava quasi restio ad andare via.

“Ah, angelo?” lo chiamò, mentre aveva varcato già la soglia.
“Sì?” si voltò l’interpellato.
“Posso vestirti ancora mentre ti alleni?” azzardò il demone.
“Mi sembra un giusto prezzo da pagare!” ammiccò l’angelo, prima di andarsene.

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Quel giorno era stato un trionfo di verde acido e arancione antinebbia, ma si era rivelata un’altra mattinata proficua.
Un Aziraphale particolarmente sorridente raggiunse la cucina, tenendosi gli indumenti che Crowley gli aveva scelto.

“Sai, alla fine quel bicchierone imbevibile me l’ha tolto davvero l’appetito ieri.” gli rivelò.

- E anche il sonno… ma no, continuo a pensare che quella sbobba non c’entri nulla! – rivelò a se stesso.

“Tranquillo, oggi niente beverone. Ho trovato qualcosa di diverso, che scommetto ti piacerà di più!” lo sorprese Crowley, aprendo un armadietto dal quale tirò fuori una scatola.

Aprendola, ne estrasse una barretta di cioccolato, che consegnò al biondo.
“Questo è un altro tipo di pasto sostitutivo. Per prima cosa, è consigliabile bere molta acqua prima di cominciare a mangiarlo…” lo istruì Crowley, tutto preso a leggere le note sulla scatola.

“Queshhsta cofa è diabolicamente buona!” esultò Aziraphale, incapace di smettere fino a che raggiunse l’ultimo boccone.
“Ma, come, angelo? L’hai già finito? Dovevi farla durare almeno un’ora!” si allarmò il demone, voltandosi verso di lui, allibito.

“Non lo sapevo, ma potrei mangiare queste cose una dietro l’altra per un’ora!” ridacchiò, leccandosi le dita impiastricciate di cioccolato.

Fu Crowley a desiderare fortemente una doccia che lo inondasse di ghiaccio.

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Nemmeno quella notte Aziraphale riusciva a chiudere occhio, ma stavolta non erano tormenti amorosi.
 Aveva un disperato bisogno di qualcosa, qualcosa per cui aveva sviluppato una sorta di dipendenza.

“È tutta colpa di Crowley! Lui mi ha creato questo problema, lui me lo risolverà!” decise, ignorando che fossero le due di notte passate e schioccando le dita.

In un istante fu a casa di Crowley. In salotto c’era la pila dei VHS che continuavano a utilizzare, in cucina metà di una bottiglia che Crowley doveva essersi bevuto per conto suo.
Si avventurò per un’area della casa in cui non era mai stato: la camera da letto.
C’era sufficiente penombra da permettergli di vedere tutto nitidamente: le parenti scure, l’arredamento minimale, le lenzuola nere di velluto e sotto il demone dormiente. Sereno. Rilassato.

Cercando di fare il minimo rumore possibile, Aziraphale raggiunse l’altro lato del letto.

“Crowley?” provò a chiamarlo sottovoce.
Niente.

Aziraphale salì sull’altra parte del materasso, strisciando verso il suo orecchio.

“Crowley, sveglia sono io…” riprovò, ma fu un altro tentativo a vuoto.

- E se… - fu solleticato da un’idea l’angelo, decidendo d metterla in pratica.

Passò una mano delicatamente sul volto di Crowley, per spostargli indietro le ciocche più intransigenti, dopodiché gli leccò repentino la guancia.

Crowley dapprima fece un largo sorriso compiaciuto, poi aprì gli occhi, quel poco che bastava a fargli capire che, no, non era stato solo un sogno.

“Angelo?! Che paradiso ci fai qui?” si allarmò, sobbalzando così in fretta che rischiò di cadere dal letto.
“Non eri tu a dirmi che dovevo venire a svegliare io te qualche volta?” ammiccò con fare innocente il biondo.

- Cazzo, ma io non ti sveglio in questo modo… e spero tanto tu non tolga le coperte! – si augurò Crowley, avendo evidenti problemi in una determinata parte del corpo, forse frutto anche della fase rem.

Un dettaglio non meno importante: Crowley dormiva nudo.
Un motivo in più per augurarsi che ad Aziraphale non venisse in mente di tirare le coperte.
Per fortuna o purtroppo, Aziraphale in quel momento aveva tutt’altre mire.

“Posso avere un’altra barretta?” domandò quanto più cortesemente possibile.
“Cosa?!” replicò stordito l’altro.
“Una di quelle deliziose barrette che mi hai fatto assaggiare a pranzo!” cercò di essere più preciso.
“Uh! Sì, sì, qualsiasi cosa che non comporti che io mi debba alzare da qui!” replicò brusco l’altro, ancora in evidente difficoltà.

Così evidente da non farsi venire nemmeno in mente che con un piccolo miracolo demoniaco almeno al problema della sua totale nudità avrebbe potuto porvi rimedio.
O forse era il suo inconscio a non volerlo fare.

“Scendi in cucina, vai all’armadietto che c’è vicino al frigo e trovi la scatola sul secondo ripiano…” gli diede tutte le indicazioni.

L’angelo si alzò dal letto, in procinto di far quanto suggerito, ma poi si voltò verso Crowley.
“Che c’è?” sbottò l’altro.
“Non mi ricordo più dove hai detto che sono!” ammise l’altro, con una risatina imbarazzata. “Non è che mi ci puoi accompagnare tu?”
“No che non posso!” berciò l’altro. “Okay, ho trovato!” disse, schioccando le dita.

Come d’incanto, la scatola che c’era in cucina finì nelle smaniose mani del biondo.

“Grazie infinite, caro!” sorrise, scartando subito la prima barretta.
Il sensuale modo in cui si mise a mangiare quella barretta diede ancora più filo da torcere a Crowley.
Non era esattamente filo, ma una torsione avrebbe di sicuro aiutato a smorzare i bollenti spiriti.
 
“E comunque, angelo, guarda che quelle cose le vendono nei supermercati!”
“Forse… ma così è più divertente!” gli lanciò un sorriso furbetto Aziraphale. “Grazie ancora e buonanotte, caro!” schioccò le dita, sparendo con la scatola.
Ora sarebbe stato Crowley quello che non avrebbe più chiuso occhio.

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Crowley ci teneva ad essere un personal trainer efficace, per questo nel corso dei giorni seguenti preparò un programma quanto più possibile variegato per il suo angelo.

La prima idea gli venne affittando un campo da tennis.
Fece posizionare Aziraphale  - in un adorabile completo di pantaloncini e maglietta bianchi immacolati – da una parte del campo e lui si mise dall’altro, vicino a un macchinario che Aziraphale trovò istintivamente inquietante.

Ancora di più non appena Crowley lo accese e lui si ritrovò minacciato da una miriade di palline velocissime che puntavano a lui, provenendo per ogni dove.

“L’intento sarebbe respingerle con la racchetta che hai in dotazione!” provò a spronarlo Crowley e Aziraphale capì cosa doveva fare, cominciando a respingerle una a una, provandoci un certo gusto.
“Ecco bravo, così, difenditi e respingi tutte le cose brutte che arrivano!” continuò a incitarlo. “Pensa che sia un po’ come la tua spada infuocata!”

“Ouch!” gridò Crowley, non appena la racchetta che gli aveva scagliato contro Aziraphale andò a segno, colpendolo a un fianco.
“Ouch!” si lamentò un Aziraphale mitragliato a ripetizione da quelle palline malefiche, senza più possibilità di difendersi.
“Lo sai che sono sensibile sull’argomento!” inveì l’angelo, prima di cambiare inflessione nel tono di voce. “Caro, non è che lo spegneresti adesso?”
 
Poi fu la volta del nuoto, ma fu un enorme buco nell’acqua, per citare un’espressione tanto amata da Crowley.
Fin dalle prime bracciate in acqua, senza sapere bene come, Aziraphale si emozionò a tal punto da farsi comparire le ali, che si inzupparono subito d’acqua, rendendosi pesantissime e trascinandolo a fondo.
Questo prima che un aitante demone intervenisse in suo soccorso, tuffandosi prontamente.

Anche il pattinaggio a rotelle non si rivelò una scelta saggia, Crowley aveva perso il conto delle volte in cui Aziraphale aveva rischiato di
discorporarsi; erano più le volte che finiva a terra che quelle in qui riusciva a mantenere una posizione eretta per un tempo soddisfacente.

Cosa avevano in comune tutti quei tentativi? Le barrette con le quali l’angelo accompagnava ogni suo break.
Anche quel giorno non fece eccezione.

“Angelo, non starai esagerando?” lo mise in guardia Crowley, vedendogli scartare la seconda di seguito.
“Ma no, tanto sono dietetiche!” ribatté l’altro tutto felice, mangiandosela di guasto.
“Non funziona esattamente così, Aziraphale!” rimbrottò ‘altro, ma il biondo nemmeno lo stava più ascoltando.

“Sai cosa mi piacerebbe provare?” disse Aziraphale, alla fine del suo spuntino. “Equitazione!”
“Te lo puoi anche scordare!” si rifiutò categoricamente Crowley. “Lo sai che ho un pessimo rapporto con i cavalli. E poi, scusa, in cosa consisterebbe la tua attività fisica? Semmai è il cavallo che dovrebbe salire in groppa a te!” si lasciò sfuggire.

Aziraphale gli rivolse un’occhiata di fuoco e gelida allo stesso tempo.

“Screanzato!” sbottò, mettendogli il muso e allungando il passo per allontanarsi da lui.

Crowley gli corse subito dietro, con tutte le intenzioni di fare pace.

“E dài, Muffin, non fare così, hai capito quello che volevo dire!”
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Come ogni programma di allenamento che si rispetti, giunse il momento di valutare il risultato alla fine di quella settimana di esercizi più disparati.
Aziraphale fissava impavido la bilancia che gli aveva fatto comparire davanti Crowley, senza temere nulla.
O almeno così credeva.
Salendoci sopra, Aziraphale ebbe un’amara sorpresa.

“Un chilo… sono ingrassato di un chilo! Ma com’è possibile?” si disperò, per poi rivolgere uno sguardo supplichevole a Crowley. “Non è un tuo miracolo per farmi dispetto, vero?”

Il demone lo guardò mortificato.

“No, angelo, sai che non ti farei mai una cosa simile… è proprio un chilo vero!”

“Ma…”

“Ho cercato di dirtelo, hai esagerato troppo con quelle barrette, non ti fanno bene!”
“Quelle barrette sono opera dell’Inferno!” sbraitò Aziraphale, puntandogli il dito contro.
“Magari fossero così creativi là ai piani bassi. Macché, sono solo frutto delle multinazionali del fitness!” replicò il demone.

Aziraphale aveva già perso la sua precedente grinta, abbattendosi.

“E’ inutile, non c’è speranza per me!” guaì, con la voce rotta e Crowley fece l’unica cosa che gli venne in mente.

Lo abbracciò forte, gradendo quella vicinanza fra loro e quella sensazione di donargli conforto.
Due cose che un demone non avrebbe di certo dovuto provare; ma lui era stato da sempre sopra le righe.

“Ma no, angelo, sai che c’è? E’ che non ci abbiamo provato ancora seriamente.” lo consolò il rosso, ma in realtà quelle cose le stava pensando per davvero.

Nuove idee si stavano sviluppando nella sua mente.

“Tu.. tu dici?” tirò su col naso Aziraphale.
“Oramai è un dato di fatto: i metodi umani con te sono inutili; ma non temere, so io come motivarti.”
L’angelo lo guardò con fiducia, ritrovando nuova speranza.
“E come pensi di fare, caro?”
Crowley sogghignò, avendo già un piano preciso.
“Lascia fare a me, angelo.”

TBC

Mwahahwh, come sono perfida; il povero Azi barretta-dipendente dopo tutta quella faticata si ritrova pure con un chiletto in più, ma le barrette iperproteiche mangiate alla stregua di uno snack mica potevano perdonare ^^’
reminiscenze di quando, decenni fa, la dieta delle barrette l’ho fatta per davvero, ma io una me la facevo durare anche due ore, lol XD
I beveroni invece no, non mi ci sono mai avventurata, non so chi se lo ricorda lo Slim Fast (noo non potete essere vecchie quanto me lol lol) , comunque mi sono ispirata a quello

Tranquille che con la prima parte ci siamo quasi, così poi li spediamo in vacanza (che è un po’ tutto quello che trovate nella mia pseudo cover ;) )
Ebbene sì, alla fine ho deciso che questa è il sequel di ‘Chips’, non che la dobbiate leggere per forza, solo che ci sono dei collegamenti che, almeno a me, sembrano funzionare ^^’
Mi diverto un sacco a far perdere le staffe ad Azi ogni volta che si parla della sua spada infuocata, se ci pensate bene, lo fa anche nella serie, okay, non nel modo plateale in cui gliel’ho fatto fare io, LOL

ehmm… per le leccate sulla guancia si ringrazia sentitamente un certo Killgrave che me le ha ispirate, soprattutto la seconda, davvero… mancava solo la lucetta viola in camera di Cro XDD

spero vi sia piaciuta e che vi abbia strappato qualche risata, ma accetto anche qualsiasi critica … che la mia ispirazione deve smetterla di drogarsi non vale, lo so già, ma a quanto pare non c’è un rimedio XD
appuntamento con un shottina che spero arrivi entro Halloween, il crossover con DW e, se qualcuno conosce Fright Night c’è qualcosina anche in quella sezione che prima o poi aggiornerò
‘Notte, perché , come sempre, è tardissssssimo!!

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Capitolo 5
*** V: Drastic solutions ***


Ehmmma da quanto non aggiorno?
Cosa dite? Persa in un altro fandom? Nuuu, ma chi, io?
 ^^’
Senza contare che prima o poi questi due fandom li faccio collidere …

Tornando a questa, mille milioni di grazie per il vostro splendido supporto <3
Spero di farmi perdonare la troppa attesa …



coverrbr


Capitolo V: Drastic solutions


“Intendi riprendere gli allenamenti con la sveglia all’alba e te vestito da soldato pazzoide?” si interessò Aziraphale.
“No, niente di tutto questo… in effetti sto pensando a una corsa mattutina, ma a un orario accettabile… e no, niente uniforme, non mi servirà per spronarti.” rivelò l’altro, ancora un po’ scosso dalle sensazioni di quell’abbraccio.

- Peccato, mi piaceva vestito così… ma chi prendo in giro? Lui mi piace, sempre! – fece le sue considerazioni l’angelo, mentre faceva sparire la bilancia con un violento schiocco di dita.


Era troppo foriera di cattive notizie per permetterle di restare lì nel suo bagno.

“E dovrò rinunciare anche all’aerobica?” chiese, con un tono fin troppo titubante, prima di lasciare la stanza.

- Non potrò più andare a casa sua così regolarmente! – si allarmò dentro di sé.

“Cosa?! Ngk! No davvero!” si agitò il demone, pronto a correre ai ripari, mentre lo seguiva in salotto.

“Secondo me è una delle cose che più hanno dato frutti in questa tua insensata caccia ai chili di troppo, che, ribadisco, per me non hai!” commentò lui, guardandolo serio in volto, ambra dorata che si tuffava in un celeste argenteo.

Per quanto profondo il suo sguardo, non bastò a smuovere le convinzioni dell’altro.

“Certo che li ho e questa caccia è tutto fuorché insensata!” si impuntò il biondo, coprendosi l’addome pronunciato con le braccia.

“Il punto è che le lezioni di aerobica restano!” riprese la parte fondamentale del discorso Crowley.

- Col cavolo che rinuncio a farti indossare quei completini così sssssssexy! – ponderò, così eccitato all’idea da sibilare nella sua stessa mente.

“Sono le barrette quelle che devi totalmente eliminare dal tuo nuovo stile di vita!” lo redarguì il demone.
“Queste?” replicò l’altro, facendosene comparire una fra le mani e scartandola fremente. “Non posso, non ci riesco, sono come una droga… ed è tutta colpa tua!” continuò perentorio, commettendo due azioni non molto consone ad un Principato Guardiano della Porta orientale come lui.

- Parlare di droghe. Semmai era Crowley l’unico che potesse dire qualcosa a riguardo. Lui Woodstock mica se l’era perso e ricordava ancora di non aver mai visto oscillare la sua mano così lentamente e in tutta quella miriade di colori.
- Incolpare altri della propria negligenza.

Per quanto gli dispiacesse non averlo avuto con sé nel primo caso, Crowley decise non solo di assumersi la sua parte di responsabilità nel secondo, ma anche di fare qualcosa per aiutarlo.
Due comportamenti che decisamente non figurano sulla lista ‘cose da fare’ di un Demone Serpente Tentatore come lui.

“Hai ragione, prima che te lo dicessi io, tu non sapevi nemmeno che esistessero,” riconobbe il rosso, schioccando le dita in contemporanea al morso che Aziraphale stava affondando nella barretta proteica. “Così però te le faccio dimenticare di sicuro!” gli promise, con un sorriso sghembo.

Giusto il tempo che il suo palato registrasse quel nuovo sapore e l’angelo sputò a terra schifato quel boccone così ambito fino a qualche secondo prima.
Si sentiva così offeso nella sua sfera del gusto che schiantò a terra anche il resto della barretta, ancora avvolta per tre quarti nel suo involucro dorato.

Vittoria su tutti i fronti per Crowley, che lo fissava con aria soddisfatta, appoggiato con la schiena contro uno scaffale dei libri.

“Ma è atroce… disgustoso, rivoltante!” si lamentò il biondo, passandosi più volte entrambe le mani sopra la lingua a penzoloni, quasi volesse rimuovere le papille gustative, una a una. “Che… che cosa hai fatto?” lo interrogò, una volta calmatosi.

“Te lo ricordi quel beverone che trovavi atroce, che all’inizio hai scambiato per il diserbante delle mie piante?” lo interrogò il demone, attendendo che l’altro annuisse. “Per te d’ora in poi quelle barrette sapranno esattamente di quello, non c’è tuo miracolo che possa annullare il mio; a meno che non scelga di farlo io stesso!” spiegò.

“Oh, Crowley!” esclamò Aziraphale.

In un primo momento non fu chiaro se fosse un’esclamazione di risentimento, di sollievo, dettata dall’esasperazione o chissà che altro ancora.

“Grazie, caro.” si addolcì in un sorriso pieno di riconoscenza, avendo finalmente capito la preziosità di quel gesto.

“Almeno non avrai più dipendenze che ti distolgano dall’obiettivo!” fece spallucce Crowley, con fare distaccato, anche se di quella gratitudine se ne era goduto ogni istante.

“Decisamente questo mi è d’aiuto.” annuì il bell’angelo, per poi mordersi il labbro inferiore, combattuto se dovesse o meno fare quella richiesta e alla fine si azzardò. “Certo che se ci fosse anche un contro-miracolo che faccia assumere al sedano, alle carote al vapore o al riso in bianco… che so il sapore delle crepes, della crema chantilly … della cioccolata calda o delle crostate?”

“Sì, certo… poi magari perché non praticarti anche un miracolino per non farti sentire più alcuna fatica fisica?” ribatté piccato Crowley. “Scusa, angelo, ma allora tanto valeva che praticassi su te stesso una stupidissima lipossssuzzione , no?” continuò imperterrito, alzando gli occhi al soffitto e incrociando le braccia all’altezza del petto, in un atteggiamento di chiusura.

“Hai ragione…” bofonchiò mesto l’altro, abbassando il capo verso il pavimento e vergognandosi delle sue esose pretese.

“Ho ragione sì, Aziraphale. Io ti ho solo smussato lievemente la cima, ma la scalata della benedetta montagna devi fartela tutta tu.” lo rincuorò, prima di infilarsi nuovamente gli occhiali scuri.

“Con la tua guida posso scalare anche l’Everest!” esultò l’angelo roteando in aria una mano chiusa a pugno.

“Direi che ora me ne posso andare, devo organizzare un piano di allenamento a prova di angelo ambizioso e motivato!” gli sorrise l’altro, lasciando il negozio di libri con la sua andatura sinuosa.

Aziraphale lo guardò da lontano finché di lui non restò che un puntino sbiadito, prima di andare verso la sua poltrona da riposo.
Se l’indomani, a giudicare da quello che aveva in mente Crowley – qualsiasi cosa essa fosse -, gli si prospettava una giornata intesa, era bene che facesse quanto possibile per mantenere le energie.

Si accovacciò comodamente sulla poltrona, tirando a sé il pupazzetto di cui gli aveva fatto dono il bel demone.
“Sai, l’originale non la ama molto come parola, quindi lo dico solo a te!” mormorò, giocherellando con il pupazzetto, mentre continuava a togliergli e rimettergli gli occhiali. “Quando vuoi, sai essere davvero carino!” sorrise a quella versione inanimata del suo demone, dandogli un prolungato bacio a stampo su una delle guanciotte, prima di stringerlo a sé e chiudere gli occhi.

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Crowey fu di parola, perché l’indomani si presentò al negozio di Aziraphale, in mattinata, sì, ma a un orario accettabile.
Sfortunatamente per lui lo trovò già in piedi e sveglio, senza pupazzetti compromettenti da abbracciare.

“Sono curioso di vedere cosa mi aspetta!” esclamò festoso l’angelo, scalpitando nell’ennesima tuta celeste.

“Seguimi fuori.” lo invitò Crowley, senza che l’angelo notasse un volume che aveva sgraffignato con tanta rapidità.
Aziraphale obbedì, ma una volta fuori fu stupito di vedere che non c’era alcun allestimento che facesse pensare a un allenamento: per strada c’erano solo le macchine che scorrevano, le vetrine dei negozi, i marciapiedi e i passanti.


“Hai cambiato idea, niente allenamento?” gli domandò.

Il demone scoppiò a ridere sprezzante.

“Al contrario, angelo, sarà uno dei più intensivi, solo che richiede davvero molta semplicità. Dovrai fare il giro dell’isolato, correndo, fino a quanti giri lo decido io.” gli annunciò, con tono calmo, fin troppo calmo.
“Sono già stanco solo al pensiero.” borbottò il biondo, tirandosi più vicino il cappuccio della felpa per ripararsi dal freddo di quella mattinata di fine Inverno.

“Lo immaginavo, ma ho capito che il segreto per farti fare le cose è darti degli incentivi.” gli svelò l’altro, con un sorriso furbetto.

Questo causò una serie di pericolose associazioni mentali all’angelo.

- Incentivi del tipo? Per ogni giro dell’isolato che faccio mi dà un bacio? – cominciò a fantasticare, guardando in un punto impreciso della strada.                   
 – Aziraphale, vecchio mio, cosa sono questi pensieri impuri? Gli angeli non baciano… non in quel modo che stai pensando almeno! – si redarguì da solo.  – Ecco sì, un bell’abbraccio per ogni giro, mi piace, un abbraccio morbido, caldo e prolungato, stringerlo a me, accarezzare il suo… -

“Angelo, che fai, dormi in piedi?” lo riportò sul pianeta terra la voce di Crowley , che di morbido non aveva niente.

Aziraphale tornò a rivolgergli l’attenzione, sussultando quando si accorse di che cosa teneva in mano.

“Se ben ricordo è uno dei tuoi preferiti, dico bene? Con tutte quelle volte che ti sei vantato di avere pure la sua dedica!” sbuffò Crowley, mentre sfogliava fin troppo velocemente e con poca cura il libro delle profezie di Nostradamus.

Aziraphale si sentiva già male così.

“No! Gira le pagine più lentamente, è delicato!” si raccomandò, portandosi le mani sulle tempie, in un gesto di disperazione.


“Hey! Non sei tu a dirmi cosa devo fare, semmai è il contrario. Diciamo che se non fai tre giri dell’isolato entro dieci minuti puoi anche dire addio a questo bel libretto, perché ne strapperò via una pagina per volta, finché non rimarrà che la copertina!” sogghignò malefico il demone.

Aziraphale gli rivolse il suo miglior sguardo deluso.

“Così è questo l’incentivo…”

“Privarti di una cosa a te molto cara se non fai quello che dico? Sì.” riassunse beffardo Crowley.

Aveva proprio l’aria di chi si stava divertendo un mondo e questo innervosiva ancora di più l’angelo, solitamente noto a tutti per la sua pacatezza.

“Crowley io…”

“Hop hop, hop, angelo… fossi in te farei andare quelle gambette… non te l’ho detto che i dieci minuti sono già scattati venti secondi fa? Ventuno, ventidue, ventitre… “ gli mostrò il cronometro Crowley, sempre più perfido.

“Cosa? Noooo…” si disperò Aziraphale, cominciando a correre a più non posso.

“Non toccare più quel libro!” gli impose, quando, circa tre minuti dopo gli ricomparì nella visuale, a primo giro compiuto.

Crowley fu sorpreso quando lo vide ricomparire la seconda volta, a distanza di due minuti e quarantacinque secondi.

Per il terzo e ultimo giro impiegò .. oltre tre minuti e Crowley cominciò a preoccuparsi, ma quando mancavano all’incirca dodici secondi, la figura stanca ma nitida di Aziraphale si palesò e, sudato come pochi, tagliò l’immaginario traguardo.

“Notevole, Azi, ce l’hai fatta ed entro i tempi stabiliti!” gli sorrise Crowley, fiero di lui, lanciandogli il prezioso e inestimabile volume che l’altro si affrettò a prendere con la dovuta cura.

“Ora ti lascio andare a fare il tuo bagno, te lo sei meritato.” aggiunse, stranamente senza alcuna malizia nel tono.

Quella pensò ad aggiungerla Aziraphale

- No caro, io sono stato così bravo che mi merito te nella vasca da bagno! – si stupì per i suoi stessi pensieri, cominciando a considerare che forse avrebbe dovuto dotarsi anche di una doccia. Che emettesse solo acqua fredda, gelida, se possibile.

“Ti ringrazio.” fu quello che realmente disse, con il massimo dell’affabilità. “Però, se mi riprendo, nel pomeriggio verrei a fare un po’ di aerobica da te, quella è divertente!” ammiccò.

“Ohh sì, progetto già di farti indossare un completino viola e blu che ti starà d’incanto!” ammiccò suadente l’altro, tornando verso la sua Bentley.

Tutto sommato, potevano ritenersi entrambi soddisfatti. Avevano un appuntamento. Più o meno.

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Il ‘regno del terrore’ di Crowley sembrava funzionare.
Ogni giorno metteva alla prova Aziraphale con un libro diverso.
Le profezie di Robert Nixon, quelle della Gipsy Martha, o ancora Delitto e Castigo , Gente di Dublino, Ragione e Sentimento, Ultime lettere di Jacopo Ortis, ll Giovane Holden.

Ogni giorno Crowley trovava un libro diverso, una prima edizione a cui Aziraphale teneva in modo quasi morboso, e lo sfidava a superare i suoi limiti.
E li superava.
Se prima i giri che a fatica portava a compimento erano tre, progressivamente erano diventati quattro e negli ultimi giorni era riuscito a compierne sei.
i pomeriggi che passava facendo aerobica erano quasi un relax, a confronto e poi era il momento preferito, sia dell’angelo, sia del demone, ma non se lo sarebbero mai detti.

Ineffabili impiastri, in materia di sentimenti. Il secondo perché era convinto di non poterne avere, il primo perché gli avevano sempre fatto credere di non avere che quelli.

“Angelo, ma se riprovi a salire sulla bilancia? A me sembra che quella tuta cominci ad andarti larga…” disse Crowley una mattina, additando i suoi morbidi pantaloni color crema che non sembravano più aderire tanto alle sue forme.
“Non è vero, è solo l’elastico che comincia a cedere…” fece spallucce il biondo. “Allora, cominciamo? Oggi voglio fare sette giri!” annunciò, ambizioso come poche volte.

“Sette? Sei sicuro? Proprio oggi che ho questo?” cercò di farlo desistere Crowley, mostrandogli la prima edizione de Il Paradiso Perduto, quella che più nascondeva gelosamente.

Aziraphale ebbe un attimo di esitazione, ma poi fu sopraffatto dall’orgoglio e da un senso di competizione contro se stesso.

“Premi il cronometro, ti dico che saranno sette giri!” gli intimò e l’altro eseguì.

Furono sì sette giri, ma il settimo lo portò a compimento quattordici secondi dopo lo scadere dei dieci minuti.

“Ngk… in fondo sono quasi dieci minuti netti, per me va bene così…” incespicò Crowley.

“No, non è vero, non farmi sconti. Dovevano essere dieci minuti e, fosse anche solo di un secondo, ho fallito.” rettificò Aziraphale, guardandolo con occhi colmi di lacrime. “Fa’ quello che devi fare…” lo esortò, con un tono e uno sguardo che non ammettevano repliche .


E a Crowley non restò che eseguire quella spietata condanna. Strappò la prima pagina, con movimenti lenti, che forse altro non facevano che causare più dolore al suo povero angelo. Infatti capì che doveva aumentare il ritmo, finché del libro non restò che un ammasso di fogli gettati sull’asfalto.

Aziraphale non parlava più, fissandoli con occhi vacui.
Fu solo allora che Crowley gli si avvicinò, schioccandogli le dita davanti al viso per svelargli come stavano davvero le cose.

“Angelo, guarda un po’ meglio…” lo esortò.

Aziraphale guardò di nuovo quei fogli, accorgendosi che avevano assunto tutto un altro contenuto… c’erano spartiti, molti, con parole sopra, che inneggiavano alle cose belle che tirano su l’umore, c’è n’erano altri con un trucchetto per imparare a memoria le note e combinarle fra loro, c’è n’era un altro con svariati tipi di saluti.

Aziraphale cambiò completamente espressione, non appena quella meravigliosa realizzazione lo colpì.

“Ma… questo.. questo è…” guardò Crowley, con la gioia che sfavillava di nuovo nei suoi occhi di cielo.

“Lo script di quello stupidissimo ‘Tutti insieme appassionatamente’? Sì. Erano i tuoi libri solo quando te li mostravo all’inizio… ma se avessi fallito, a rimetterci sarebbe stato solo e soltanto questo, travestito da volume diverso ogni volta, grazie a un mio piccolo miracolo demoniaco.” gli spiegò Crowley, fiero di sé e di essere l’artefice del ritorno di quel sorriso radioso sul volto del suo prezioso angelo.


“Awww, Crowley!”

“Volevo l’originale, ma quel bastardo del tuo capo deve custodirlo chissà dove con un’attenzione manicale e.. oh!”
Crowley non parlava più perché Aziraphale lo aveva stretto nel suo abbraccio.

“Ora che hai scoperto il trucco dovrò ricorrere a un altro metodo!” alzò gli occhi il rosso fingendo di esser stato infastidito da quel sentimentalismo e staccandosi da lui, ma questo solo per non tradirsi. “Piuttosto, vedi di farmi un favore e pesati!” insistette, schioccando le dita e facendo apparire la famigerata bilancia.


Aziraphale cominciò ad agitarsi.

“No, no, no , no, io non ci risalgo su quella spregevole invenzione demoniaca!” si intestardì Aziraphale, capriccioso come un bimbo di tre anni, tanto che Crowley lo dovette spintonare, senza comunque spostarlo di un centimetro, per la forza con cui si stava opponendo l’altro.

“Puoi scommetterci che è una nostra invenzione, alcuni miei colleghi si son dati un gran da fare. Io però ho inventato quel circolo vizioso che ti spinge a mangiare ancor di più per la frustrazione di non esser riuscito a perdere peso…” ridacchiò Crowley.
“Sei un mostro senza cuore!” lo insultò Aziraphale, che intanto però era salito.

Dovette solo attendere che l’ago della bilancia si collocasse nella giusta posizione, prima di saltare addosso a Crowley, per l’ennesimo abbraccio.

“Crowley, caro! Cinque chili, ho perso cinque chili!” esultò, combattendo l’impulso poco composto di mettersi a saltellare.
“Bravo angelo, il trucchetto dei libri ha funzionato. Finalmente hai raggiunto il tuo obiettivo!” si congratulò il demone.
“Scherzi? Non l’ho ancora raggiunto, questo è solo l’inizio!” lo corresse il biondo.


“Ma... cosa stai dicendo? Sei un figurino!” ritentò Crowley.
“Non mi prendere in giro… guarda qui!” insistette Aziraphale, alzandosi la felpa quel tanto che bastava a pizzicarsi fra le dita un rotolino di ciccetta per mostrarglielo.

- Fallo ancora e non rispondo più di me! – lo fissò imbambolato Crowley, tentato di prenderlo e far l’amore con lui sopra la bilancia, ma per fortuna o purtroppo Aziraphale si ricompose, prendendo le distanze.

“Capisci? Non mi basta ancora… mi aiuterai? Mi serve un’altra delle tue idee. Mi serve ancora il mio personal trainer preferito.” lo implorò e adulò l’angelo.

Giusto, concentrarsi su un nuovo programma di dimagrimento era quello che gli serviva per calmare i bollenti spiriti, perché stava andando a fuoco.

- Uhmm fuoco? Sì, può funzionare – si fece da solo i complimenti per l’idea che gli era appena venuta.

“Non ti preoccupare, sono pieno di risorse, solo che servirà qualcosa di efficace e forse so già cosa.” gli anticipò. “Però temo che ti servirà di nuovo la sveglia a forma di nuvoletta, ma stavolta programmala, alle cinque sarò da te.”

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Crowley fu puntuale come un orologio, ma trovò ad attenderlo un Aziraphale altrettanto puntuale.
Finalmente aveva capito come far funzionare correttamente la sveglia.

Sulle prime luci dell’alba furono a destinazione, di nuovo Hyde Park.
La zona era pressoché ancora deserta, i primi avventori probabilmente si sarebbero avvistati verso le sette.

Avevano tempo a sufficienza.
Crowley trovò un lungo sentiero di selciato, ben isolato dai fiori, dai prati e da tutto il verde circostante.

“Due cose sembra che abbiano funzionato: la corsa, quindi correrai e… gli incentivi. Prima erano i libri, ora… che ne diresti della tua vita?” commentò il rosso, con tono causale.

“La mia… cosa?!” si allarmò l’angelo.

“Intanto comincia a correre, sono ... quella parola che piace tanto a te, ti do un bel po’ di vantaggio!” lo informò, facendolo partire con una pacca sulla coscia quasi come se fosse un cavallo.

E Aziraphale scattò in avanti, mentre Crowley si godeva lo spettacolo di quel fagottino di crema – il colore che aveva indossato quel giorno – impaurito.

Poi vide comparire dietro di sé una lunga miccia.
Dopo qualche secondo la miccia si accese, partendo dall’estremità iniziale.
“È fuoco infernale… “ alzò la voce Crowley, perché lo sentisse. “Sì,  è vero che lo sto facendo andare lentissimo, ma non ti conviene farti raggiungere!”
“Tu… tu sei un pazzo sadico, immorale!” lo rimbeccò l’angelo, andando nel panico.
“E tu sei leeeeeeeento!” lo canzonò Crowley, spronandolo ad aumentare il ritmo.
“Se raggiungi quegli alberi in tempo ti salvi!” lo istruì e così fu. Il fuoco svanì così come era comparso.

Aziraphale raggiunse gli alberi indicati quando restavano ancora ben tre quarti di miccia da percorrere.
“Ottimo lavoro, angelo!” si complimentò il demone.
“Sarà…” commentò Aziraphale, faticando a respirare. “Ma a me è sembrato un po’ esagerato come metodo!”

“Dici? Vediamo che riesci a combinare domani…” lo guardò con sufficienza Crowley.

Ad Aziraphale per poco non schizzarono le orbite fuori dagli occhi, tanto li spalancò.

“Vuoi.. vuoi dire che intendi rifarlo?”

-------------------------------------
Così fu, Crowley mandò avanti quell’allenamento estremo per almeno un paio di settimane.
Ogni volta aumentava gradualmente la lunghezza del percorso e ogni volta Aziraphale superava i suoi record.

Arrivò un giorno che, forse il percorso troppo lungo, forse lo scarso riposo della notte precedente, forse il troppo allenamento sostenuto, Aziraphale si ritrovò in evidente difficoltà.

Correndo mise giù male il piede, inciampando con l’altro e finì rovinosamente a terra.

Pensava che Crowley stoppasse il fuoco all’istante, ma non fu così.

“Crowley?” lo chiamò impaurito, la supplica evidente nel suo tono di voce.

Infatti Crowley quel messaggio fra le righe lo recepì benissimo, peccato avesse anche una risposta tagliente pronta.
“Sssspiacente, angelo, ma non faccio sssssssconti ai pappamolla!”

Aziraphale era a dir poco terrorizzato, anche perché era arrivato pure un crampo al ginocchio a complicargli le cose.

“Ma.. Crowley!” riprovò a smuoverlo a pietà.

Un tentativo inutile.

“Hop, hop, hop angioletto, se ti sbrighi fai ancora in tempo a rialzarti e sfuggirgli.” ribatté l’altro, privo di ogni sensibilità.

Aziraphale ci provò a rialzarsi, ci riuscì pure, ma dopo pochi metri di corsa il ginocchio gli chiedeva tregua e lui si fermò, incurante del suo destino… con Crowley ancora più incurante, evidentemente, visto che si limitava a fargli ciao ciao con la mano.

- In fondo ho vissuto seimila anni, una bella età… - si disse il biondo, pur profondamente deluso da quello che credeva un suo caro amico, prima di essere raggiunto dal fuoco.

Le fiamme lo attraversarono, lasciandogli solo un leggero pizzicorino, prima che si estinguessero del tutto.

Crowley gli trotterellò davanti.
“Ho forse detto fuoco infernale? Intendevo artificiale, scusa!” gli rivelò, col più innocente dei sorrisi.

“Tu! Tu…”

Crampo o no, Aziraphale gli fu addosso in un lampo, stavolta per cercare di strangolarlo “Brutto demone bugiardo, io.. ti discorporo!”
“Amo avere le tue mani addosso, in ogni modo, angelo!” tossì divertito Crowley e bastò questo per far fermare subito Aziraphale, che gli rimase a cavalcioni, imbambolato.

“Almeno ora sai pressappoco cos’ho provato nel 1941 quando ho camminato su quel suolo consacrato!”  gli ricordò, con tono più mellifluo, liberandosi dalla sua morsa.
“Oooohhh.” fu tutto quello che riuscì a dire l’angelo.

Quella notte e quello che Crowley aveva fatto per lui erano indelebili nella sua memoria millenaria.

“Fantastico, ora non funzionerà nemmeno questo di trucchetto… che altro posso inventarmi?” si arrovellò la mente il bel demone.

Aziraphale di sua spontanea volontà fece comparire una bilancia e ci salì.

“Oh, buon cielo! Dall’ultima volta ho perso altri sette chili e mezzo, per un totale di quasi quattordici!” esultò il biondo, fiero dei suoi progressi e da quel fisico che già da qualche giorno percepiva un po’ più asciutto.

“Fantastico…” mormorò poco entusiasta Crowley, che di quei chiletti in più aveva già un’infinita nostalgia, ma tutto sommato poteva abituarsi anche a quella versione un po’ più tonica.
“Io… io credo di essere soddisfatto così dei miei risultati raggiunti.” decise di concludere gli allenamenti Aziraphale. “Ora sarà solo questione di stare attento a quel che mangio, almeno fino alla partenza…” riflettè ad alta voce, mentre scrutava Crowley. “Piuttosto tu mi sembri un po’ troppo secco…” borbottò, muovendo qualche passo verso di lui.
“Non.. non abbiamo mai de…detto nulla riguardo a me!” balbettò l’altro, muovendone altrettanti indietro.
“Io credo che due o tre chiletti in più ti donerebbero!” decise Aziraphale per entrambi.

Crowley scappò via correndo, terrorizzato al pensiero di doversi mettere a mangiare così tanto.
Non aveva fatto i conti però con quell’Aziraphale che ora era molto più agile e allenato alla corsa, il ginocchio nemmeno gli doleva più.
Per l’angelo fu uno scherzo raggiungerlo ed acciuffarlo, tirandolo per il nastro argentato che era solito portare a mo’ di cravatta. “ Preso! E non provare a serpentare via!”

“A fare che?” borbottò confuso Crowley.

“Beh, direi ‘sgattaiolare', ma non mi sembra che tu sia un gatto!” lo fece sorridere l’angelo.
”Non serpenterò da nessuna parte,” si arrese il rosso “Allora, dove mi porti?”

-------------------------------------------------------

Qualche ora più tardi erano al Ritz, al loro tavolo che si era miracolosamente liberato.

Da una parte c’era Aziraphale che sospirava sulla sua insalata di verdure, rigorosamente scondita; dall’altra c’era Crowley che fissava con terrore tutte le portate che lo sovrastavano.

“Oh, andiamo , non fare il bambino. Puoi partire da quelle tartine al caviale, che sono buonissime!” lo spronò, prendendone una dal vassoio e avvicinandola alla bocca dell’altro, che si decise ad aprirla, lasciandosi imboccare.

L’angelo fu soddisfatto nel vederlo finalmente mangiare, questo prima di accorgersi di qualcos’altro che lo stava mettendo in istantanea difficoltà.

“Crowley! Caro… la tartina l’hai finita da un pezzo, quello è il mio dito!” lo avvisò, anche se dentro di sé non voleva che smettesse quello che stava facendo al suo pollice all’interno di quella bocca bollente, con la lingua biforcuta che ogni tanto entrava in gioco, avviluppandolo.

Quando credette di essere a tanto così dal discorporarsi per le vampate che lo stavano assalendo, Crowley liberò il pollice da quella sensuale prigionia, guardandolo con fare provocatorio.

“Oops, angelo, ma come sono sbadato!”

--


TBC

Un bel po’ sadico questo Crowley, vero? ;)

Riuscite a immaginarvelo Azi tonico? Io sinceramente no, ma l’importante è che sia contento lui XD
Finalmente ora sono pronti per la vacanza… la considererei la seconda parte della fanfiction ;)

Mi sono divertita un sacco a scrivere questa parte (okay, da amante di ‘Tutti insieme appassionatamente’ forse anche più di Gabriel ho sofferto per quello script, lol), l’avevo fra gli appunti da quando ho progettato questa storia, non vedevo l’ora di darle forma… spero di aver fatto un lavoro accettabile ^^’

le sensazioni di Crowley sulle sensazioni di Wooodstock si rifanno a una battuta che Spike fa nel suo primo episodio in BTVS quando parla della sua mano che ondeggiava XD … ma poi può anche darsi che in un’altra mia storia un certo qualcuno con un Tardis ce li porti davvero a Woodstock gli Ineffabili… ma io non vi ho detto nulla ;P

vedete perchè non devo postare nel cuore della notte? Perché poi mi dimentico le cose importantissime: parlando di aerobica, guardate che meraviglia mi ha regalato Marta/GladiaDelMarre <3 aawww grazie infinite, tesora, tu mi vizi <3
regalino-marta
Liberi di dirmi quel che più vi aggrada.

Se bazzicate Fright Night , il prossimo aggiornamento sarà lì… coi miei tempi biblici XD

‘notte

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Capitolo 6
*** VI: It takes a Miracle not to go crazy! ***


Come sempre, sono in ritardo super epico, ve la ricorderete ancora questo delirio di storia? ^^’
 
Spero di farmi perdonare la troppa attesa …



coverrbr


Capitolo VI: It takes a Miracle not to go crazy!

“Ma come ‘tutto completo’? Di già? Anche voi? Va bene, grazie lo stesso. Buona giornata… anche se dovreste cercare di essere meno completi!” riattaccò il telefono del suo negozio Aziraphale, sbuffando.

“Che cos’era quella, angelo, una minaccia?” ridacchiò Crowley, stiracchiandosi dalla poltrona dov’era seduto.
Seduto… meglio dire stravaccato nel più scomposto dei modi.
“Ti faccio un corso accelerato se vuoi farti temere al telefono o risultare quanto più sgradevole possibile.” si offrì volontario.
“No, Crowley, non mi metterò a fare commenti indelicati sulle parentele di chi incontra il tuo disappunto o insinuare che madri o sorelle in questione facciano mestieri poco glorificabili; come ti ho visto fare qualche volta!”  borbottò Aziraphale, pronto a comporre un nuovo numero.

“Ma non ti sei ancora stancato, angelo?”
“Giammai, caro, solo perché è la ventesima struttura che mi risponde così nel corso della mattina?” replicò pacifico dalla sua postazione, lui che sedeva composto, con la colazione appoggiata al bancone, per la precisione un piatto di uova alla coque e una spremuta d’arancia.
Bevve un uovo e lo accompagnò a una sorsata dal bicchiere.

“Sul serio mi vuoi convincere che ti piace quella roba?” indagò il demone.
“Beh non saranno crepes, ma è pur sempre fatto con le uova ed è qualcosa di Francese.” fece spallucce l’angelo. “È una colazione proteica che mi aiuterà a mantenere il mio peso forma.” aggiunse con fierezza.

Era passata ormai una settimana abbondante dagli ultimi allenamenti ingegnati da Crowley e  Aziraphale stava mettendoci un impegno maniacale nel mantenere quei risultati raggiunti con così tanta fatica.
E al contempo non aveva abbandonato l’idea di far acquisire a Crowley qualche chiletto in più.

Non che non gli piacesse nel suo stato attuale, probabilmente lui lo avrebbe amato anche con dieci chili in meno, cosa che di sicuro non avrebbe giovato alla salute del demone; molto meglio rimpinzarlo un po’.
E poi la verità è che non resistiva alla sottile tentazione di potersi vendicare un po’.

“Bah…” borbottò Crowley, sprofondando un altro po’ nella sua poltrona.
“Invece di guardare tanto il mio piatto vedi di svuotare il tuo! E non rimuovere nulla con uno schiocco di dita!” si raccomandò il biondo.
“Vuoi scherzare? Ho una pila di pancake così grande che a malapena riesco a vederti la faccia!” si lamentò Crowley, infilzando con la forchetta uno dei pancake per poi lasciarlo ricadere in cima alla pila, in malo modo.
“Il solito esagerato! Devi cominciare la giornata mangiando qualcosa.”
“Qualcosa, non il fabbisogno alimentare dell’intera dannata Soho!” rilanciò il rosso.
“Più forchettate e meno scene madri, cara la mia primadonna melodrammatica!” lo apostrofò l’angelo.

“Invece di badare a me, vedi di andare avanti con la ricerca dell’hotel, visto che hai deciso di fare con il metodo umano fin da subito.” lo canzonò il rosso, prendendo nuovamente un pancake dal piatto e allungando una mano sotto il tavolo, mentre, non vista, l’altra schioccava le dita.
“È vero, non sarebbe obbligatorio, visto che ho detto che avremmo dovuto smettere di ricorrere alla magia da quando prepariamo i bagagli per la vacanza; ma ieri sono andato in una di quelle cose che chiamano agenzie di viaggi… non c’è la stessa disciplina rigorosa che c’è alle poste.” cominciò a spiegare Aziraphale. “Però c’erano queste due signorine così gentili che mi hanno chiesto dove volevo andare, solo che volevano pensare a tutto loro e volevano un compenso eccessivo a mio parere per farlo. Alla fine si tratta solo di chiamare qualche hotel e prenotare un volo… ho cercato di farglielo capire e loro, un po’ meno gentilmente mi hanno dato tutti questi cataloghi, con tutti gli hotel da chiamare. Ci son scritte anche tutte le cose che potremmo fare una volta là.” lo informa Aziraphale, finendo un altro uovo alla coque.

“Attività tipo?” si interessò Crowley, constatando che il suo miracolino demoniaco aveva fatto effetto, dando alla creatura apparsa sotto il tavolo la frittella che teneva in mano.
“Beh, per esempio potremmo andare a Venice Beach, graziosa di giorno, poco raccomandabile dopo il tramonto, ti piacerebbe. E potremmo pranzare in un bistrot vicino a un’imponente biblioteca, quello piacerebbe a me.” illustrò il biondo, leggendolo da uno dei cataloghi che aveva a disposizione.
“Sì, si può fare.” approvò Crowley, mentre da sotto il tavolo faceva sparire seconda e terza frittella di seguito, camuffando i versi che provenivano con colpi di tosse.
“Poi c’è anche il Getty Museum…” proseguì Aziraphale.
“Ngk!” manifestò il proprio disappunto il rosso, fingendo di impiccarsi con il suo cravattino argentato.
“Ho capito!” sbuffò l’angelo.
“Di sicuro ti piacerà Santa Monica, c’è un Luna Park sul molo e poi c’è il tratto finale della Route 66, la chiamano anche la strada maledetta, avvolta nella nebbia, dalla quale molti non hanno più fatto ritorno…” gli raccontò Aziraphale, con voce tetra per ricreare la giusta atmosfera.
“Uhh, sì, figo, anche se non ci porterei mai lì la mia Bentley. E comunque niente batterà mai la M25!”
“Ma certo, Crowley, certo!” assecondò il suo ego l’angelo, alzando gli occhi.
“Uhhh, c’è il Museum of Jurassic Technology!” si esaltò il biondo.
“No!” spense il suo entusiasmo in partenza Crowley, mentre si disfaceva anche del quarto pancake.
Gliene rimanevano solo altri tre.
“Guarda che almeno a uno di questi musei mi ci dovrai portare!” si impuntò Aziraphale. “Io di sicuro verrei con te al Griffith Observatory, a guardare il cielo notturno. So quanto ami le stelle.” gli strappò un sorriso l’angelo. “E guarda che vista spettacolare si può godere da lassù!” perorò la propria causa, mostrandogli la foto col panorama mozzafiato.

- Oh, angelo, sei tu la vista spettacolare, sempre!- rimuginò il demone.

“Ah, poi c’è anche Disneyland…”
Disneyland!” esultò Crowley.
“Se no c’è anche Rodeo Driv…”
Disneyland!”
“Beverly Hi..”
Disneyland!”
Sunset Bou…”
“Disneyland! Disneyland!”
Bel Ai…”
Disney-cazzuta-land!” vinse quel dibattito Crowley.

“E Disneyland sarà, bambinone di seimila anni che non sei altro!” si arrese Aziraphale, per poi accorgersi di qualcosa. “Uh, guarda che bravo che hai quasi finito i pancake!” si compiacque, vedendo che ne erano rimasti solo due.
Il terzo stava scomparendo sotto il tavolino, ma un ringhio di troppo catturò l’attenzione del bel Principato.
“Un momento! E quello cos’era?”
“Ngk! Io?” si agitò Crowley, prima che da sotto il tavolo si sentisse abbaiare.
“Sempre tu?” lo sfidò Aziraphale, con la sua migliore espressione scettica.
“Ehmm…”
“Crowley…” usò il suo tono di rimprovero Aziraphale, avvicinandosi.

“Tu hai detto che non dovevo far sparire i pancake schioccando le dita, non che non potessi far apparire qualcosa che mi aiutasse a farli sparire!” mise le mani in avanti il demone.
“E quindi tu dagli Inferi hai evocato chissà quale spaventosa,  orribile…” intuì l’angelo, chinandosi per guardare sotto il tavolino. “… adorabile, dolcissima, incantevole creaturina.” si sciolse, vedendo quel cucciolo di BullDog Inglese bianco e nero tutto intento a mangiare il pancake allungato da Crowley.

“Più che dagli Inferi, l’ho evocato da un allevamento che c’è qui vicino, nessuno se ne accorgerà.” specificò Crowley. “Dalle mie parti so che stanno allevando un Segugio Infernale, ma lo riservano a cose molto più importanti.” borbottò, ma Aziraphale nemmeno lo ascoltava più.

Si era sdraiato sul pavimento, prendendo in braccio il cucciolo e mettendoselo sul petto.
“Sei così morbidoso, soffice, con tutte queste pieghette…” mormorò Aziraphale, strapazzando di coccole il cagnolino, che uggiolava contento.
Chi non lo era affatto era Crowley, geloso di quelle attenzioni.

- Chissà se mi trasformo in serpente, se coccolerebbe così anche me, forse è solo tipo da cani carini e teneri!-

“Beh, lo eri anche tu, prima della stupida dieta!” gli rinfacciò il rosso.
“Non osare paragonare quei miei odiosi chili di troppo a questa meraviglia!” ribatté il biondo, rialzandosi. “E sforzati di mangiare almeno quei due miseri pancake che rimangono, senza trucchetti!” comandò e mugugnando tutto il tempo se non altro il demone obbedì.
“Bene, visto che non mi serve più, posso restituirlo all’allevamento…” annunciò Crowley, puntando le dita verso il cagnolino, pronto a schioccarle.
“Noooo!” lo riprese in braccio Aziraphale, stringendolo a sé. “Lui rimane qui, sarà la mascotte perfetta per la mia libreria e quando sarà più grande gli insegnerò a ringhiare a chi vuole le prime edizioni!” fantasticò ad occhi aperti l’angelo, machiavellico.

Un lato di lui che Crowley amava particolarmente.

“Lo hai detto tu che all’allevamento non lo noteranno, no?”
“Angelo, stai forse suggerendo di rubarlo? Io lo avevo solo preso in prestito!” mise in chiaro Crowley.
“Ma lo hai visto che musetto?” argomentò l’angelo, allungandogli il cucciolo verso il viso.
Due occhioni color ghiaccio lo salutavano vivaci, accompagnati dallo scodinzolio della minuscola codina che gli smuoveva tutte le pieghette nere del dorso, col panciotto bianco che sballonzolava.
“In effetti…” si intenerì anche Crowley.
“Allora, lo teniamo, ci stai?” lo tentò l’angelo.

Sì, quando ci si metteva, Aziraphale diventava un ottimo tentatore.
Aveva fatto notevoli progressi dai tempi della taverna di Petronius.

“Lo chiamerò Heaven!”
“Ma anche no!” protestò Crowley. “Molto meglio Hell.”
“Ci vorrebbe una via di mezzo…” pensò l’angelo, mettendo il cucciolo a terra per accarezzarsi il mento, reggendosi il gomito con l’altro braccio.
“Spero proprio tu non voglia chiamarlo Purgatory…” borbottò Crowley, disgustato, prima di addolcirsi, chinandosi per chiamare a sé il bulldog.
“Ci sono! Ecco qualcosa che ha che fare sia con me che con te, qualcosa un po’ mio e un po’ tuo: Miracle.” si illuminò Aziraphale, cercando l’approvazione dell’adorata nemesi.

Il demone sorrise compiaciuto.

“Miracle, sì, mi piace. Anche una delle mie piante si chiama così.” sogghignò, sollevando il cucciolo da sotto le zampotte. “Sei contento, Miracle? Da oggi sei ufficialmente il nostro cane.” lo strinse a sé, con Miracle che, come se avesse capito, per riconoscenza strofinava il muso contro la sua guancia ossuta.

Aziraphale era in brodo di giuggiole a guardarli.

- Ha davvero detto ‘nostro’? Un po’ mio e un po’ suo. Come se fossimo una famiglia! – si emozionò.

Prese Miracle dalle braccia di Crowley e lo appoggiò sul bancone.

“Vediamo se mi porti fortuna.” disse, prima di riprendere l’elenco degli hotel da chiamare.
E fu così, perché, ponendo quella domanda che non aveva fatto altro che rievocare tutta mattina, finalmente sentì una risposta diversa.
“Davvero? Non sta scherzando, giusto?”
“Aziraphale, ultime notizie per te, ristoratori e albergatori difficilmente scherzano quando si tratta di dirti che hanno posto.” gli spiegò Crowley.
“Uh, allora è fantastico, ma certo che prenoto! Avrà al più presto la nostra caparra.” confermò Aziraphale, prima di ricordarsi qualcosa di fondamentale. “Un momento, accettate anche i cani?” si preoccupò, ma non ce ne fu motivo, perché ancora una volta quell’hotel rispose alle sue aspettative.

“Chi è il portafortuna di papà?” tirò a sé Miracle Aziraphale.
“Papà?” ripeté stupito Crowley.
“Beh, gli umani lo fanno…” bofonchiò l’angelo, sentendosi messo sotto esame. “Tu puoi essere la mamma!”
“NGK! Cosa? Perché?” si agitò l’altro.
“Se ci pensi, in un certo senso gli hai dato vita!”
“Io non ho dato vita a un accidenti di niente, ho solo schioccato le dita e dall’allevamento pedigree dov’era… poof, è arrivato qui.” spiegò il rosso. “Non possiamo essere tutti e due i papà?” si lasciò contagiare.

“Così sarà, ora muoviamoci, il mese prossimo si parte, ci sono un mucchio di cose da fare, senza contare gli acquisti per Miracle, gli serve una cuccia, un guinzaglio, magari dei giochini e poi le pappe giuste, perché sai, non credo che i pancake rientrino nella sua dieta consigliata…”
“Ho capito, ho capito, andiamo, angelo!”

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I giorni sembrarono volare.
Se era vero che Aziraphale aveva mantenuto intatti i risultati raggiunti, era vero che anche Crowley aveva risentito del trattamento riservatogli dall’angelo.

“Hai visto? Due stramaledetti chili li ho presi!” commentò Crowley, scendendo dalla bilancia che aveva fatto comparire.
“Ti ho fatto ingozzare come un tacchino per settimane e hai solo messo su un paio di chili che neanche so dove si vedano?” borbottò l’angelo.
“Parla per te, io già mi sento che tutto mi va un po’ stretto.” si lamentò il demone, facendo il gesto di allentarsi i pantaloni aderenti.
Tutto quello che ottenne fu uno sguardo alla ‘Bitch Please!’ da parte dell’angelo.

“Coraggio, non sono venuto qui solo per monitorare i tuoi progressi, praticamente non pervenuti; anzi, ormai ci rinuncio!” si arrese il biondo. “Sono qui perché domani partiamo e tu non hai ancora fatto le valigie!” gli ricordò.

Ricordava quando era stato a casa del demone per fare gli esercizi, faceva un po’ strano  essere invitati lì senza quella scusante, ma era assai piacevole.

“È inutile non ci riesco, non vuole entrarci nulla di quello che voglio portare; non so come tu abbia fatto le tue, sicuramente ricorrendo alla magia!” lo accusò Crowley, mentre accumulava sulla sua poltrona più simile a un trono tutte le cose che avrebbe voluto portare con sé.

“Nessuna magia, mio caro, è solo questione di un po’ di ordine e metodo! Finché ti ostini a volerci infilare dentro una tua pianta sfido che non riesci a chiudere la tua valigia!”
“Con uno schiocco di dita ci riuscirei eccome!” ribatté l’altro, incrociando le braccia al petto e sbuffando.
“Ti ho già detto che la magia è bandita fino al nostro ritorno.” insistette l’angelo.
“Sei sicuro che non ci può proprio entrare? Okay, forse Pressure è un po’ grande, nemmeno Ga Ga, che è piccolina?” domandò speranzoso.
“No caro, se anche solo riuscissi a farcela entrare, non sopravvivrebbe tutte quelle ore chiusa in uno spazio così stretto.” gli spiegò pazientemente il biondo, riuscendo a farlo desistere e riportare la pianta fra le altre.

“Però ti concedo di schioccare le dita per garantire loro di avere sempre luce e acqua a sufficienza.” trovò un valido compromesso l’angelo.
“Uhmpf.. sì, ma non solo. Mi assicurerò anche che la mia voce risuoni puntualmente, più volte al giorno, perché se quelle signorine pensano di poter far come pare a loro in mia assenza si sbagliano di grosso, devono sempre temermi, anche quando non sono qui!” sogghignò malefico.
“E sia, ti concedo anche quello.” alzò gli occhi il biondo, prima di occuparsi di quella missione apparentemente impossibile che era preparare la valigia al più caotico e disordinato fra i demoni.

Un’ora dopo circa ammirava soddisfatto il suo risultato.
Miracle, vedendo quel giaciglio di abiti ripiegati con cura ci saltò subito sopra, accucciandosi.

“Aww, ma non c’è bisogno che entri in valigia anche tu, verrai in vacanza con noi, questo è certo.” lo prese in braccio Crowley.

Avevano deciso che Aziraphale lo tenesse con sé al negozio, sia perché aveva più spazio a disposizione, sia per preservare le piante di Crowley, sia perché a casa propria il demone ci passava davvero poco tempo, ospite fisso com’era nella libreria di Aziraphale.

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Il giorno della partenza, presentandosi puntuali all’aeroporto, Crowley e Aziraphale sperimentarono sia l’abbrezza del check in, con quell’ansia che il bagaglio superasse il peso consentito, sia quella di un ritardo nel volo.
Tre ore per la precisione.
Crowley si prodigò in un lungo lamento, passandosi le mani sulla faccia con lentezza struggente e anche Miracle sembrò manifestare il suo disappunto con qualche debole ringhio.
“Inconvenienti da umani, non lo trovi entusiasmante?” si esaltò Aziraphale, che amava sperimentare ogni possibile tipo di esperienza, anche le meno simpatiche.
Così dicendo non fece che guadagnarsi un’occhiataccia da parte del rosso.
“Non ti dico niente che è meglio.” brontolò. “Credo che farò un giro al Duty Free per ingannare un po’ il tempo.” decise, alzandosi e prendendo Miracle al guinzaglio “Andiamo, da bravo, vieni con papà!”

Aziraphale li guardò allontanarsi con un moto d’orgoglio.

Circa un’ora dopo un felicissimo Crowley fece ritorno come fiero proprietario di un modellino Bentlley, fedelissimo nella riproduzione di ogni minimo dettaglio.
“Quando l’ho vista non ho resistito, almeno mi mancherà di meno la mia!” fece un sorrisone, prima di riporre l’acquisto nel suo bagaglio a mano.
E riuscì a farcela stare senza l’aiuto di Aziraphale, né tantomeno della magia.

Arrivò il momento di imbarcarsi e poco prima del decollo Crowley cominciò ad agitarsi.
“Che c’è, caro? Sei preoccupato per Miracle? Lo abbiamo messo nel trasportino può volare qui con noi, nessuno verrà a portarcelo via.” lo rassicurò Aziraphale, mentre un paio di hostess procedevano nell’esporre le principali misure di sicurezza.
“No, non è quello … è che tra un po’ voleremo, giusto? E… se l’aereo va troppo in alto? Se mi brucio? Lo sai che ormai io lassù non sono più gradito…” mormorò, con un sorriso triste.
Aziraphale si sporse verso di lui quanto più gli consentiva la cintura di sicurezza, per poterlo abbracciare.
“Oh, Cro, per me sei ancora graditissimo. E comunque no, ci vogliono ben altre altezze per arrivare davvero lassù.” lo confortò. “Vorrà dire che quando saremo a Los Angeles io salirò sul metrò con te, il più profondo che riusciamo a trovare, che dia a me l’idea di scendere negli Inferi.” gli propose come compromesso.
“Oh, angelo!” sorrise il rosso, un po’ più a suo agio. “Ti posso tenere la mano mentre decolliamo?”
“Ma certo, caro.”

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Ormai erano già al loro secondo giorno ufficiale di vacanza.
Fin dal primo giorno, mettersi in costume aveva catturato l’attenzione di ciascuno sull’altro, apprezzando notevolmente quanto adocchiato.
Certo, al demone mancavano le forme morbide dell’angelo, ma si stava abituando anche a quella versione un po’ più atletica.
Crowley aveva esordito con degli slip neri, mentre Aziraphale con dei comodi boxer celesti, lunghi poco sopra il ginocchio.
Quella mattina invece era Azi ad aver optato per degli slippini, in fantasia tartan su sfondo blu, mentre Crowley aveva osato con degli attillati boxer pitonati, lui che serpente lo era davvero.

Il primo giorno Crowley aveva preferito non dire nulla, ma trovando lo stesso scenario anche il secondo, non poteva rimanere zitto.
Quella spiaggia di Malibu, nonostante l’alta stagione, era sempre deserta.
“in questa spiaggia non c’è mai nessuno… non lo trovi strano?” gli domandò, mentre passeggiavano lungomare con Miracle, che la sabbia fina e l’acqua fredda dell’oceano li aveva amati fin da subito.
“Beh, sarà che qui è pieno di spiagge e allora…” azzardò Aziraphale.
“Angelo?”
“Oppure non a tutti piace la vita da mare..”
“A Malibu? Mi prendi per idiota? Aziraphale, sicuro di non c’entrare nulla?” lo scrutò Crowley coi suoi occhi gialli indagatori spalancati.

Del resto non c’era nessun altro in giro.
“Beh…” annaspò l’angelo, messo sotto torchio.
“Ebbene? O dovrei dire emmale?” disse il demone.
“Okay, okay. Potrebbe darsi che, sai,  a causa di una piccola svista, la gente continui a vedere questa spiaggia costantemente piena!” rivelò il biondo, il più innocentemente possibile.
Crowley lo guardava tra lo stupito e il divertito.
“Sei diabolico!” scoppiò a ridere.
“Non puoi dirmi questo!”  lo guardò addolorato l’altro.

“Ma scusa, ai gestori non verranno dei dubbi se vedono che siamo gli unici clienti della spiaggia?” domandò il rosso.
“Può sempre darsi che anche i gestori vedano pieni la spiaggia, i registri … e pure gli incassi!” rivelò il biondo.
“L’inferno non avrebbe niente da insegnarti!” rise ancora più forte l’altro.

“Zitto tu, vogliamo parlare del tuo cappellino?” lo mise alle strette Aziraphale.
“Beh, che c’entra? C’è il sole... serve a ripararsi, ha una visiera… l’ho preso in un negozio souvenir…”
“Con la scritta ‘Occult forces do it better’?” lo sfidò l’angelo.

Crowley  sogghignò fiero, aggiustandosi meglio sulla testa il cappellino nero con quella scritta rosso brillante 
“Fighissimo, vero?” ghignò.  “E, comunque, non guardarmi così, io non sono certo ricorso a una frode fiscale!” gli rinfacciò.

“L’ho già detto che sei sempre esagerato?” sbuffò Aziraphale.

“Esagerato, ma generoso.” ammiccò il bel demone.

Incurante del divieto, fece comparire  qualcosa fra le sue mani, per poi farne dono all’angelo.
Era un cappellino come il suo, ma celeste e con la scritta argentata ‘Ethereal forces do it better’

“Tu non puoi essere occulto, angelo.” mormorò, sistemandoglielo sulla testa cosa che lasciò il bell’angelo senza parole.

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Erano tornati all’ombrellone da un po’ ma Aziraphale continuava a lagnarsi.

“Amo questo posto, ma questo sole non dà tregua e nemmeno il tettuccio del lettino sembra voler collaborare e io…”

All’improvviso si ritrovò con tutta l’ombra che potesse desiderare, così piacevolmente rinfrecante, e alzando lo sguardo ne capì il motivo.

Crowley aveva fatto comparire le sue grandi ali nere, schermandolo con una.
Aziraphale lo fissò  interrogativo.
Crowley si limitò a fare spallucce, per poi notare che anche Miracle aveva notato quelle ali e stava giocosamente mordicchiando quella lasciata libera.

“Tu 6000 anni fa mi riparasti dalla prima pioggia… direi che siamo pari!” bofonchiò, facendo apparire un largo sorriso sul volto di Aziraphale, che tornò a bearsi di quell’ombra.

Quando si fu riposato a sufficienza, Crowley fece sparire le ali, lasciando giusto qualche larga piuma nera  per far giocare Miracle.

Si sedette sul lettino prendisole che stava adoperando l’angelo, causando pochissimo spostamento col suo peso pressoché irrisorio.

“Certo che sono stato un idiota. Mi sono scervellato con così tanti esercizi, quando in realtà sarebbe bastato ricorrere all’infallibile ginnastica orizzontale.” commentò il rosso.

Aziraphale fu incuriosito dall’argomento e nel massimo della sua ingenuità si mise vicino a lui, formulando una semplicissima richiesta.

“Ah sì? E di cosa si tratta? Puoi mostramela?”

Per tutta risposta, Crowley si alzò, abbassandosi con nonchalance i suoi boxer di fronte a lui.
Tanto rapido quanto nudamente esplicito.

“Cos? No ma, aspetta… io non intendevo..aaaaaaaaaaaaaaaaaaahh!” scappò via un Aziraphale sconvolto e scandalizzato sfrecciando fra gli ombrelloni chiusi.

Crowley si rivestì, alquanto divertito.
- Guardalo come corre ancora il mio angelo.. e stavolta senza alcun trucchetto!-

TBC

Trovo canon un Crowley che si rende poco amabile al telefono, quando non è Azi dall’altra parte, si intende ;)
Così come trovo canon Cro che si impunta per andare a Disneyland! XD
Lo so, non era previsto, doveva solo essere una trovata ingegnosa di Crowley, ma quando ho visto questo cosino patafrulloso (e o dico da gattara irriducibile!) ho deciso che dovevano tenerlo
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Ce lo vedo troppo Azi a perdere la dignità e buttarsi a terra per coccolarlo <3

Riuscite a immaginare Crowley con due chiletti in più? Per me è fantascienza XD e comunque non si vedrebbero manco per sbaglio.

Visto che finalmente hanno iniziato la vacanza? Spero vi sia piaciuta la scena dell’ala così come è piaciuta scriverla a me <3

non dico ‘a presto’ perché suonerebbe troppo ipocrita ^^’
Il prossimo aggiornamento sarà in zona Frigh night per chi la segue, poi dovrò pensare i crossover, entrambi ^^’
besos

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