La principessa perduta di Lucis

di Riku_Lucis_Caelum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Camminava per le strade di Insomnia e non c’era persona che non si voltasse a guardarla. Era così bella da non sembrare possibile.
Era alta con le curve giuste, lunghi capelli neri dai riflessi blu scuro, ondeggiavano ad ogni passo come avessero vita propria. Gli occhi blu cobalto, avevano una dolce espressione.
Vestiva di nero la sola cosa luminosa, a parte i suoi occhi era una collana con un pendente a forma di stella.
Se non fosse stata una donna, sarebbe stata la copia esatta del principe Noctis.
Camminava tranquilla, abituata a quegli sguardi fin troppo.
Era stata spesso sul “palco” ma in platea stava decisamente meglio anche se confondersi con la folla dato il suo aspetto, risultava quasi impossibile.
Passò davanti al palazzo, arrivando il più vicino che poteva ma restando comunque distante.  Non era possibile accedervi come e quando si voleva.
Per quanto lo negasse, quella vita le mancava.
Loro le mancavano.
Sapeva che sarebbero partiti, quale migliore occasione per dare un occhiata a come andavano le cose.
Poi li vide anche se da lontano, scendere le scale seguiti dal re e sul suo volto si affacciò un sorriso nostalgico.
Nemmeno si rese conto di essersi messa in modo che anche loro, volendo potessero vederla.
Vide il re arrancare poggiandosi al bastone.
Era così invecchiato da quando lo aveva visto l’ultima volta.
Si morse il labbro cercando di trattenere le lacrime.
L’istinto era di correre là da lui ma non poteva ed era così frustrante e doloroso.
Il re risalì le scale sorreggendosi ad una guardia, era così sfiancato.
Poi vide il gruppo andare vicino alla regalia, quanti ricordi solo nel vederla seppur da lontano.
Ora era il momento di allontanarsi, era meglio non rischiare.
Se si teneva a distanza non era per la paura di essere riconosciuta ma per altre ragioni ben più rischiose.

 

Qualche anno prima…

 

Se ne stava semistesa sul divano del salotto a leggere i libri, ne aveva presi parecchi e li aveva posati in terra. Suo fratello studiava poco lontano da lei, seduto alla scrivania.
Entrambi sorvegliati dalla loro giovane guardia.
A lei non dispiaceva essere controllata da lui, infondo gli piaceva e lui lo sapeva. Ma di certo una principessa e una guardia non potevano intrattenere chissà quale relazione a parte quella dettata dal ruolo.
O quanto meno, la sua guardia si poneva il problema del “rango sociale”.
Lei aveva compiuto da poco sedici anni, la maggiore età era alle porte ma, quanto poteva contare quando sei una reale?
Hai già sufficienti responsabilità ben prima di diventare abbastanza adulto per comprenderle.
Ma suo fratello aveva un destino diverso dal suo.
Lui sarebbe diventato re, lei sarebbe rimasta principessa o almeno fino a che fosse rimasta a palazzo. Ma non la allettava l’idea di lasciarlo.
Mentre era immersa nei pensieri suo fratello le si era avvicinato con in mano il quaderno.
Era solito farglieli controllare, si sedette sul divano e lei si mise in modo da far vedere anche a lui quello che controllava così da fargli notare errori qualora ce ne fossero stati.
Per la guardia vederli insieme era davvero uno spettacolo dolce, infondo aveva anche lui una sorella più piccola. Però la somiglianza e il legame che avevano loro era davvero particolare.
Sembravano dei gemelli, se non ci fosse stata l’evidente differenza di età.
Mentre li guardava gli scappò un lieve sorriso e la principessa con la coda dell’occhio vedendolo, si voltò verso di lui.
Mentre distraeva il fratellino, dedicò un dolce sguardo alla sua guardia. Ogni volta che lei faceva così, si ritrovava a fissare il pavimento dall’imbarazzo.
Quella ragazza era tremenda.
Noctis si era stancato di studiare e si era steso accanto alla sorella, prendendo sonno. La principessa continuava a leggere mentre di tanto in tanto dedicava una coccola al fratellino.
Anche se era grandicello dormiva spesso con lei. Ne avevano passate di tutti i colori e poteva capire che cercasse le attenzioni da lei. Non le dava fastidio anzi, pur essendo fratelli era raro vederli bisticciare.
Lui era un po’ scontroso ma sapeva anche come farsi perdonare.
Era assorta, lo guardava dormire, ormai il libro era passato in secondo piano poi, una coperta venne appoggiata con dolcezza sui loro corpi e guardando dietro al divano poté scorgere Ignis.
- Grazie…- mugolò la giovane mentre gli sorrideva.
- Si figuri, sua altezza ha finito i compiti?- domandò mentre faceva il giro del divano per raccogliere il quaderno del principe da terra.
- Si e me li ha mostrati…- mugolò mentre si accoccolava stringendo il fratello addormentato in grembo.
Mentre sfogliava il quaderno, con la coda dell’occhio guardava i due principi. Non riusciva a non ammirarla, sapeva che il suo rango era superiore al suo ma al cuore non poteva comandare.
Da quando la loro madre era deceduta, si erano legati ancora di più e la principessa era maturata spaventosamente, ormai era una vera regina.
Quanto meno lo era del suo cuore.

 

Qualche anno dopo, suo fratello aveva preteso di vivere fuori dal palazzo, avere un po’ più di libertà. Fortunatamente un po’ Ignis, un po’ Gladio lo tenevano sotto controllo.
Si era anche trovato un amico , un certo Prompto.
La prima volta che lo incontrò per poco lui non morì per l’imbarazzo, lo trovava adorabile.
Ormai era rimasta sola, suo padre lo incontrava di rado e ogni volta lo vedeva sempre più provato.
Era seduta alla scrivania a scrivere e copiare documenti. Cercava di alleggerire un po’ il carico del padre come poteva.
Sapeva bene quanto era stanco.
Era vestita comoda, e ciò implicava shorts e canottiera.
Capelli sempre rigorosamente sciolti. Probabilmente era poco “regale” ma infondo non le importava di sembrare elegante davanti a dei fogliacci.
Si stiracchiò chiudendo gli occhi solo un attimo quando sentì il suono di stoviglie tintinnare.
- Il thè delle cinque sua altezza…- disse l’elegante ragazzo occhialuto.
Lei sorrise con dolcezza, era solito farlo quando la vedeva particolarmente presa dal lavoro o semplicemente giù di morale.
Sembrava avere leggerle la mente.
- Grazie Ignis… ma devi già occuparti di Noct… non darti pensiero per me…- disse la giovane principessa posando i gomiti sul tavolo e la testa sulle mani assumendo un'espressione quasi da bambina.
- Non deve preoccuparsi, per…  - si bloccò quando la mano della ragazza toccò la sua.
- Non darmi del lei… ti prego… - disse con delicatezza per poi scostare la mano da quella del ragazzo.
Ignis aveva le buone maniere incorporate. Con Noctis riusciva ad essere più sciolto ma con lei, per nulla.
Quasi tutti tendevano a trattarla diversamente, a portarle quell’eccessivo rispetto che lei sentiva di non meritare così tanto.
Era solo una principessa, era solo la sorella di Noctis.
Non voleva dei riguardi speciali.
- Ci proverò… - mugolò l’occhialuto mentre le versava il tè e glielo serviva.
-Non mi basta… devi riuscirci…- aggiunse la principessa mentre prendeva la tazza di tè.
Lei forse non se ne rendeva nemmeno conto di quanto fosse speciale per lui, darle del lei era come metterla su un piedistallo. Era la sua principessa, la sola e l’unica. Da quando erano ragazzini non riusciva a togliersela dalla testa.
Il suo carattere così introverso e taciturno, gli impediva di dirgli apertamente quello che provava ma si faceva bastare questo, starle accanto e poterla vedere per lui era già una gioia.
- Non farmi bere da sola… - mugolò mentre gli aveva prontamente versato una tazza di tè e gliela stava porgendo.
E come poteva dire di no a quella dolce ragazza?

 

A furia di firmare scartoffie e leggere cose altisonanti e complesse si era fatta sera. Si alzò dalla sedia.
-Ho il sedere piatto diamine… - mugolò mentre si stiracchiava facendo scrocchiare la schiena.
Guardò l’orologio e notò l’assenza della sua guardia.  Probabilmente era tornato a palazzo ed era di sotto, ora con suo fratello doveva esserci Ignis.
Con passo svelto uscì dal salone andando di sotto, nella sala delle armi adibita anche a palestra.
In teoria solo suo fratello doveva allenarsi ma, lei lo faceva di nascosto.
Una principessa deve essere quasi come un soprammobile secondo l’idea generale. Ma lei odiava quello stereotipo.
Lei voleva sapersi difendere, voleva essere in grado di proteggere gli altri, non voleva più perdere nessuno.
Una volta davanti alla porta la aprì con cautela e lo vide.
Nonostante gli anni quella cotta non aveva sbiadito e si ritrovava a sospirare guardandolo. Ormai lei era una diciannovenne e anche lui era maggiorenne. Avevano età molto vicine, ma due “ruoli” distanti.
Le portava fin troppo rispetto.
Solo una volta riuscì a farlo cedere, fu solo un bacio rubato e a fior di labbra ma non lo dimenticò mai.
Il ragazzo se ne accorse e fermandosi, si inchinò alla giovane.
-Lo sai che non devi farlo…- disse lei entrando nella sala a braccia incrociate.
Gli arrivò davanti e lui le sfoderò un sorrisone.
- Lo so.. ma so anche che ti infastidisce…- ridacchiò la guardia.
Non c’era nulla da fare, con lui era completamente senza difese. Si chiedeva quando doveva aspettare perché lui la degnasse di un attenzione.
Erano questi i momenti in cui non sopportava il suo rango, avrebbe voluto essere solo una ragazza.
Lo sorpassò andando alla rastrelliera delle armi, prendendone una da allenamento.
Poi si posizionò davanti a lui assumendo una posa da combattimento.
Lui lo sapeva quanto la sua giovane principessa fosse abile con le armi, non era da sottovalutare. Da quando aveva memoria si erano sempre scontrati e lei, gli teneva testa.

 

Le armi si incrociavano, ancora e ancora.
L’eco dei colpi rimbombava in quella sala enorme mentre i loro corpi iniziavano a sentire lo sforzo e la fatica. Sudati ma non sfiniti, stanchi ma con quella voglia di non darla vinta all’altro.
Un altro colpo, poi riuscì a spingerlo a terra.
L’arma alla gola e la ragazza seduta sul suo ventre.
Era spaventosamente bella.
Sudata, ansimante, i muscoli tesi e lo sguardo così simile a quello del fratello eppure tanto diverso.
Così dolce, così intraprendente, così speciale.
La mano si mosse quasi da sola, scivolando in quella cascata di capelli neri, le carezzò la nuca spingendola poi, verso di lui.
Non se ne rese nemmeno conto.
L’arma di lei cadde a terra, le sue mani erano ai lati del viso della guardia mentre, cavalcioni su di lui accettava quel bacio.
Era così diverso da quando se lo diedero ancora adolescenti.
Le mani di lei erano così calde, morbide. Il suo peso su di lui era quasi impercettibile anche se il seno premuto contro il suo torace lo percepiva eccome.
Fu automatico ogni gesto, le lingue che si cercavano e le mani che carezzavano il corpo.
Poi si allontanarono, un filo di saliva ancora univa le loro lingue mentre il respiro era mozzato e affannato.
Pensava si sarebbe sentita in imbarazzo e invece, era tutt’altro quello che provava.
Desiderio,brama e possesso come mai in vita sua.
Dal canto suo la giovane guardia aveva appena fatto l’imperdonabile.
Distolse lo sguardo girando la testa da un lato, si sentiva in colpa, per lui questo non era proteggerla.
La ragazza gli prese il mento tra le dita costringendolo a guardarla.
Era arrossita, aveva gli occhi lucidi ma teneva lo sguardo del ragazzo. Una vera principessa.
- Non lo devi pensare… quanto ancora vuoi farmi aspettare? – disse sorridendo mentre assumeva un espressione più tipica di Noctis che sua.
Non se lo aspettava, non sapeva come reagire a lei, era sempre stata troppo diretta, troppo spudorata, troppo per lui.
Però era innegabile che la desiderava e lei, lo voleva almeno quanto lui se non addirittura di più.
Lui le prese il viso tra le mani, tirandola verso di sé e riprese a baciarla.

 

Ignis era dietro la porta della sala, era tornato presto. La schiena aderiva al legno mentre la testa era sollevata a guardare il soffitto. I pugni stretti mentre riusciva a sentire i respiri della sua principessa.
Chiuse gli occhi ingoiando quel nodo che si era formato in gola.
Era crudele e faceva male saperla tra le braccia di un altro.

 



P.s.
Salve a tutti e ben ritrovati ^^ la mia assenza è stata lunga ma, giustificata da vari eventi personali più o meno gravi e sopratutto... Mi si era rotto il pc. Spero che nell'attesa della conclusione di altre mie storie, questa possa intrattenervi un po'.
Si accettano come sempre ogni tipo di critica, positiva o negativa. 
Grazie per aver letto fino a qui, al prossimo capitolo <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mentre si allontanava a malincuore, sentì il motore della macchina, erano troppo vicini.
Le sfrecciò affianco e fu allora che lo sentì.
Un dolore lancinante ad un braccio, la carne che bruciava e anneriva.
Era bastato qualche secondo per causarle quella lesione.
Si coprì il braccio con una mano e cercò di allontanarsi dalla folla. Doveva tornare in Hotel e fare i bagagli. Era giunto il momento di andare anche per lei.
-L’avete notata?- disse il biondino mentre si voltava indietro.
- Chi?- borbottò il principe che si sistemava sul sedile.
- Quella ragazza mora… sembrava…- mugolò il ragazzino.
- … sembrava Noctis… - proseguì la guardia reale mentre incrociava le braccia al petto.
Quella sera lasciò la sua capitale e il giorno dopo Insomnia cadde.
Suo padre morì e lei, non era accanto a lui ma infondo, anche volendo, non avrebbe potuto stargli vicino.
Lui non si ricordava di lei, nessuno sapeva di lei.
Era nella camera di un Hotel a Lestallum quando lo venne a sapere, era così lontana da casa e così distante da suo fratello, ma infondo quella che più di tutti aveva bisogno di conforto era lei.
Il dolore al cuore era superiore del dolore al braccio.
Lo strinse mentre tratteneva le lacrime soffocandole col dolore. Faceva troppo male. Era dura vivere a quel modo.
Aprì la porta finestra che dava sul balcone, poggiò le mani alla ringhiera e guardò la città.
Cercava di non pensarci ma le lacrime erano così difficili da trattenere adesso.

 

Qualche anno prima…

 

Era con suo padre dopo tanto tempo, era così debole che dovette prenderlo sotto braccio per sostenerlo.
- La barriera ti sta indebolendo tanto padre…- mugolò la ragazza tristemente mentre lo accompagnava a sedersi su una poltrona del salotto.
L’uomo  sospirò sedendosi, era davvero stanco. La giovane principessa si sedette in terra poggiando le braccia sulle gambe del padre e la testa su di esse.
Lui dolce le carezzò la testa, quella setosa chioma nera e lucida.
- La mia bambina… - sussurrò lui mentre coccolava la figlia che a stento tratteneva le lacrime.
Perché doveva succedere tutto questo?
Perché proprio la sua famiglia doveva essere condannata a quella sorte?
Faceva male sapere che poteva perderlo da un giorno all’altro, implorava gli dei che quel giorno tardasse eppure, ogni giorno lo vedeva soffrire, indebolirsi e invecchiare.
Vedeva quello sguardo fiero così spento e stava male.
Strinse i pugni cercando di non piangere, non voleva essere debole ma, essere forte era così difficile.

Quel giorno non era riuscita a combinare nulla, era sul divano rannicchiata come se avesse perso ogni forza e ormai si era fatta sera. Fissava il soffitto, pensando e rimuginando fino a che non chiuse gli occhi. Due mani fredde le toccarono le guance facendola di colpo ridestare e quando spalancò gli occhi, aveva davanti il fratello che la guardava, indossava la divisa scolastica e dalla sua prospettiva era sottosopra.
- Sei sicuro di essere ancora vivo?- disse la ragazza posando le sue così calde, su quelle sotto zero del ragazzo.
- Certo, fa solo dannatamente freddo fuori… - puntualizzò mentre le sorrideva.
Si sentiva quasi meglio nel vederlo, era dura stare sola a palazzo. Nonostante ci fossero Ignis e Gladio, lui le mancava tantissimo.
Si tirò a sedere allargando le braccia come una bimba e lui si mise a ridere per poi mollare a terra lo zaino e stringerla forte tra le braccia. Stava diventando grande così velocemente, le sembrava che il tempo le sfuggisse di mano e che non fosse mai abbastanza.
Lo strinse forte affondando la faccia nell’incavo tra il collo e la spalla mentre Noctis posava una guancia sulla testa della sorella.
Non si dicevano molto, bastava anche solo che fossero l’uno accanto all’altra perché si comprendessero e poi, i problemi da cui lui si distanziava vivendo da solo, lei li aveva attorno tutto il giorno, tutti i giorni e sapeva benissimo quanto lei soffrisse.
- Passa il fine settimana a casa mia… stiamo assieme nh? – propose il principe mentre passava le dita tra i capelli della sorella.
Non sapeva che rispondere, da una parte voleva davvero scappare da tutto ma dall’altra, aveva delle responsabilità e non poteva fare la principessina viziata.
- Per una volta, se fai i capricci non ti biasimerà nessuno…- disse lui mentre continuava a stringerla a sé con un braccio mentre con l’altro giocherellava con i capelli.
Lei si morse il labbro cercando di trattenere ancora quelle dannate lacrime. Era tutto il giorno che si tratteneva, anzi forse erano anni che cercava di non piangere.
Ma era così faticoso, era stanca e voleva solo fermare tutto, anche solo per un attimo. Si sentiva come su un treno che corre verso un precipizio e voleva poter saltare giù per evitare la fine più tragica.
- Solo questo fine settimana… e mi aiuti a pulire…- puntualizzò mentre si distanziava guardandolo con una delle espressioni tipiche del fratello.
Lui le tirò le guance ridendo.
-Hey, non imitarmi!- esclamò mentre facevano una buffa e goffa lotta con spintoni e pizzicotti.
Mentre ridevano e si punzecchiavano, Gladio li ascoltava da dietro la porta. Aveva accompagnato lui Noctis a palazzo, non era molto educato origliare ma infondo, sorvegliarli era il suo compito.
Era bello sentire la principessa ridere. Erano giorni che si era fatta cupa e silenziosa e Noctis poi, senza che gli fosse stato riferito nulla, aveva preteso di essere portato da lei, come se sapesse le condizioni della sorella.
Non c’erano parole per descrivere il loro legame se non speciale, anche se forse era molto riduttivo.
Era talmente sovrappensiero che non si accorse che la ragazza si era affacciata dalla porta e lo fissava.
- Guardia spiona…- gli disse mentre faceva un broncio che la faceva assomigliare terribilmente al fratello.
- Non spio.. . sorveglio…- puntualizzò incrociando le braccia.
Lo squadrò dalla testa ai piedi mentre usciva dalla stanza e si metteva di fronte a lui. Era strano vederlo con la tuta e il cappellino, era abituata alla divisa tipica delle guardie.
La giovane incrociò le braccia abbozzando un sorriso divertito.
- La divisa d’ordinanza è più sexy… - disse con una punta di malizia.
La guardia sgranò gli occhi e abbassò la visiera del cappello coprendo il viso che stava iniziando ad avvampare.
- Va a preparare i bagagli, Ignis aspetta di sotto…- borbottò il ragazzo mentre le indicava la direzione della sua stanza.
La principessa ridacchiando si diresse verso la sua camera mentre da sotto la visiera, lui la guardava allontanarsi.
-Allora io aspetto giù…- a quelle parole a Gladio per poco non venne un infarto, si era totalmente dimenticato che Noctis era là e poi le loro facce erano talmente simili che per un attimo credette di avere le traveggole.
-Ah… ehm… sisi… - borbottò la guardia reale mentre cercava di ritrovare un contegno.
Era davvero dura avere a che fare con quei due, sarebbe morto giovane di questo passo.

 

Il sabato Noctis aveva scuola, per cui lei rimaneva fino alle 14 sola in casa, ma la sensazione che aveva in quell’appartamento era diversa da quando stava a palazzo.
Si sentiva tranquilla e in pace.
Aveva addosso le culottes e una canottiera nera di Noctis, era semistesa sul piano della cucina a bere il caffèlatte quando sentì le chiavi ruotare nella toppa.
Entrò Ignis, sempre elegante e preciso. In mano aveva una busta e per togliersi le scarpe la posò in terra sul gradino di parquet.
La ragazza gli andò incontro con la sua “colazione” in una mano.
- Serve aiuto?- mugolò lei prima di bere un sorso.
La guardò dai piedi alla testa senza tralasciare un solo dettaglio. Era una dea ai suoi occhi e nonostante il suo ritegno vederla così gli provocava non poche reazioni. Anche se fuori era calmo, dentro stava gridando.
Quando incrociò quelle iridi blu cobalto, scosse la testa accennando un sorriso.
Tolse le scarpe, riprese la busta e messe le ciabatte si diresse verso la cucina posando il suo bagaglio su di essa, ovviamente seguito dalla giovane.
Lei si sedette sulla sedia di fronte a lui.
- Hai fatto colazione? – domandò lui e la ragazza per risposta, ondeggiò appena la tazza che aveva tra le mani.
Immaginava che Noctis non avesse molto in casa, aveva preso l’iniziativa invitandola ma, non si era preparato per riceverla.
Un classico.
Tirò fuori dalla busta una contenitore per il cibo e aprendolo, la stanza iniziò a profumare di cannella.
Aveva fatto dei biscotti e aveva ben pensato di portarli a lei. Anzi era meglio dire che li aveva preparati proprio per lei, adorava prenderla per la gola di tanto in tanto.
- Ma sono i miei preferiti… sei impagabile… - disse lei mentre ne prendeva uno.
Sapeva a memoria i gusti della principessa, a differenza del fratello più semplici e accontentarla per lui era una gioia. Era il suo momento felice quando la vedeva sorridere e mangiare di gusto quello che le preparava.
Poi la vide, fu un gesto naturale eppure gli diede un sussulto. Con dolcezza portava il biscotto alle labbra, rosee, morbide e piene, le schiudeva per accoglierlo e poi mordeva senza quasi fare rumore.Non credeva di trovare erotico vederla mangiare eppure, iniziava a invidiare quel biscotto.
- Buoni come sempre… - mugolò dopo aver finito il primo, sentiva le guance pizzicare da quanto le piacevano.
Lui allungò una mano verso di lei, sfiorò le labbra della ragazza col pollice rabbrividendo alla sensazione che gli dava toccare la sua pelle. Lei non capiva e rimase immobile, gli occhi fissi sul ragazzo davanti a se, mentre sentiva quelle dita affusolate posarsi sulle sue labbra.
- Briciole…- disse solo quello per poi scostare la mano con la stessa delicatezza con cui l’aveva avvicinata al suo volto.
Addentò un altro biscotto mentre il giovane con gli occhiali si allontanava dalla cucina per andare a rassettare qua e là e lei, non poté fare a meno di arrossire ripensando a quel gesto.
Forse lui non si era reso conto dell’espressione con cui la stava guardando. Era così diverso dal solito sguardo che le dedicava.
C’era passione, desiderio e lei li conosceva bene quei sentimenti.
Il biscotto morsicato, stretto tra le dita e nella mente continuava a rivedere quella scena, come in un loop.
Non poteva credere che sotto quella corazza di perbenismo e serietà ci fosse tanta bramosia.
Era ancora in trance quando Noctis ritornò da scuola. La trovò seduta sul divano che  fissava un biscotto mangiucchiato.
- È passato Ignis?- domandò mentre prendeva un biscotto dal contenitore e se lo metteva tra i denti, rosicchiandolo mentre buttava a terra lo zainetto e si levava la giacca.
- Ah-ah… - disse per risposta la ragazza che non riusciva a levarsi dalla mente la scena che aveva vissuto poco prima.
Le si sedette affianco osservando il biscotto che lei stava contemplando mentre lui si finiva il suo.
- Perché lo fissi a quel modo?- domandò piegando la testa di lato come un cucciolo dubbioso.
A dire il vero non lo sapeva nemmeno lei.  Era ancora sotto shock probabilmente, ma la colpa era solo sua. Infondo Ignis era un uomo e lei sembrava essersene resa conto solo oggi, quando aveva sentito sulla propria pelle cosa si prova ad essere desiderati.
Arrossì appena per poi mangiare quello che restava del biscotto.
- Sono troppo buoni…- sussurrò lei mentre sentiva le guance pizzicare di nuovo.

 

Era domenica e suo fratello aveva invitato a casa Prompto, nonostante l’imbarazzo iniziale alla fine si era tranquillizzato e ora era seduto sul divano accanto alla giovane principessa e le mostrava le foto che aveva scattato.
Macchine, alberi e animali e poi compagni di scuola, Noctis e vari autoscatti.
La macchina fotografica era nella mani della ragazza quando, sollevandola davanti al viso del ragazzino, premette il pulsante di scatto, immortalandolo con un'espressione cucciolosa e smarrita.
- Nhf… carino… - disse mentre guardava la foto soffocando una risatina.
Ma il biondino avvampò terribilmente coprendosi la faccia con le mani. Era la prima volta che una ragazza le diceva che era carino. E per di più glielo aveva detto una gran bella ragazza.
Ricevette un pugnetto sulla testa, da un principe con una faccia parecchio scocciata.
- È mia sorella non scordarlo… e tu… non flirtare… - puntualizzò guardando la sorella mentre diceva l’ultima parte del discorso.
- Si si … - lo disse in tono canzonatorio, mentre continuava a guardare gli scatti che erano salvati nella macchina fotografica.
Lei non era solita farsi foto, le dicevano continuamente che era una bella ragazza ma lei, si vedeva decisamente normale.
Era come tutte  e probabilmente bastava guardarsi attorno per vederne almeno altre cento più belle di lei.
Prompto la osservava, concentrata a sfogliare le foto ma probabilmente era sovrappensiero. In questo somigliava a Noctis e gli scappò un sorriso dolcissimo.
Lui non aveva fratelli ne sorelle, viveva solo e la persona con cui aveva legato più di tutti era Noctis, per lui essere là con loro era meraviglioso.
- Mi faccio la doccia… torno subito… - disse il principe mentre si dirigeva nel bagno.
Erano soli sul divano, per lui era abbastanza imbarazzante. Era la sorella del suo migliore amico ma, era impossibile non far vagare lo sguardo. Un po’ era come guardare una versione femminile dell’amico e la cosa era divertente ma anche un po’ inquietante visto che trovava la ragazza molto affascinante.
Mentre si faceva mille pensieri scemi, la giovane si voltò a guardarlo e gli sorrise.
- Sei una sorta di custode dei ricordi… - lo disse con naturalezza mentre gli passava la fotocamera.
Non ci aveva mai pensato ma forse era proprio quello che faceva, collezionava ricordi, momenti fugaci in uno scatto perché sapeva che non sarebbero tornati più.
La principessa tirò su una gamba appoggiando il piede sul divano, la testa e la schiena invece poggiavano allo schienale. Lo guardava con un dolce sorriso.
Prese la macchina fotografica e scattò senza nemmeno pensarci poi arrossì terribilmente.
-S…scusami se… se ti da fastidio l…la elimino subito…- balbettò mentre abbassava lo sguardo basso.
Non sapeva nemmeno lui perché lo avesse fatto ma non aveva resistito all’impulso di scattarle una foto.
Era così naturale e dolce.
- Conserva anche il mio ricordo…- disse mentre allungava una mano e gli arruffava i capelli facendolo somigliare alla coda di un chocobo.
-Aww hehe troppo carino davvero…- la giovane scoppiò a ridere mentre il biondo ancora rosso la guardava come imbambolato.
Poi, guardò nella galleria delle immagini la foto della ragazza. Quel sorriso, quel momento sarebbe rimasto lì per sempre. Lei gli avrebbe sorriso con dolcezza per tutta la vita ma poi, penso a quello che le aveva detto.
Così dolce, così triste.
Eppure lo avrebbe fatto, avrebbe custodito quell’istante per sempre, in quello scatto.

P.s.
Salve ^^ eccomi col secondo capitolo che spero possa piacervi. 
Mi sono divertita molto con le parti di Prompto, non smettevo di immaginarmelo mentre scrivevo > < troppo adorabile ^^ 
Al prossimo capitolo, intanto provo anche a proseguire le altre storie abbiate comprensione <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Era ancora a Lestallum, non voleva lasciare quel posto ne aveva la forza di farlo. Suo padre era morto e se non lo avesse visto andare via con i suoi occhi, con le notizie che giravano, avrebbe pensato che anche la notizia sul decesso del fratello potesse essere vera.
Erano passati almeno un paio di giorni e iniziava ad annoiarsi di stare in stanza e poi ormai era sera e c’era parecchia vita per strada.
Dal balcone vedeva le strade piene di gente e in mezzo a quella folla notò loro quattro. Di uscire non se ne parlava, anzi, doveva andare via prima di farsi nuovamente male.
Il braccio iniziava a pizzicare, era il segnale che erano troppo vicini.
Si vestì in fretta e furia e mise tutto in uno zaino poi, scese dalle scale di servizio facendo il percorso più lungo per aggirarli, ma fu inutile.
La guardia reale la vide, un'ombra nera correre via e le sembrava la stessa ragazza che avevano visto il giorno della partenza.
- Torno subito…- disse lui mentre si dirigeva a passo svelto all’inseguimento della giovane donna.
Quando giunse nella piazza era immerso nel caos più totale, c’era così tanta gente e così tante ragazze ma lei era diversa da tutte quelle che erano là.
Quella ragazza era diversa.
Fu quando gli balenò in testa quel pensiero che la vide. Lo stava guardando a qualche metro di distanza. Aveva il cappello nella mano e lo teneva  davanti alle labbra.
Sembrava quasi che in quell’istante il tempo si fosse rallentato e le persone, fossero scomparse. Poi la avvertì, quella nostalgia era come un pugno nello stomaco, faceva così male e non capiva perché lo provasse in sua presenza, non la conosceva, eppure le era mancata così tanto.
Non sapeva nemmeno il suo nome ma voleva urlarle di non andare via.
Rimase pietrificato a guardarla mentre lei lenta abbassava il cappello mostrando il viso. Era così simile a Noctis da dare i brividi.
Era surreale.
Scattò veloce in avanti riuscendo ad afferrarle il polso prima che lei tentasse qualsiasi mossa.
- Non sai nemmeno chi sono… nh?- domandò la giovane mentre guardava la mano di lui stringerla.
Non sapeva che rispondere. Lei aveva perfettamente ragione eppure, ora quella sensazione era più palese. Nostalgia, rimpianto, tristezza e desolazione.
Quella voglia di stringerla a sé per non farla fuggire.
- So che non voglio lasciarti andare…- rispose lui che non avrebbe allentato mai la presa.
Lei sorrise dolcemente sollevando lo sguardo e incrociando così, gli occhi ambrati di lui. Era maturato tanto ma era sempre lo stesso passionale di sempre.
- Ma dovrai farlo… - mentre lo diceva allungò una mano sfiorandogli la guancia, carezzando appena quella cicatrice.
L’ultima cosa che vide di lei fu un sorriso e poi, si rese conto di stringere solo il nulla.
La ferita sembrava bruciare e aveva preso a sanguinare impregnando le bende. Era solo un'illusione eppure aveva subito i danni da quel contatto.
Evidentemente le regole era più severe di quanto credeva, non poteva aggirarle.
Era un monito, un castigo.
Lo guardava da lontano, stringeva il pugno amareggiato mentre lei, si mordeva il labbro inferiore soffocando quel dolore che bruciava più della ferita.


Qualche anno prima…
Passava sempre più tempo da sola, ormai le scartoffie erano la sola compagnia e l’armeria era lo sfogo delle sue frustrazioni. Era scesa a farsi la sua solita sudata serale come ormai faceva da un paio di settimane, aveva rotto diversi fantocci, lacerato un sacco da boxe e spaccato un paio di armi d’allenamento.
Era frustrata, delusa e sfogava tutto contro gli oggetti inanimati.
Nonostante fosse la sua guardia, lei e Gladio si incrociavano sempre di meno e non era solo perché andava a trovare Noct.
Addosso aveva un odore diverso.
Quando avvertiva quel profumo le ribolliva il sangue ma lei non era il tipo di persona che si sfogava sugli altri, per quanto fossero poi colpevoli, si teneva tutto dentro e lo sfogava in modi più costruttivi anche se al momento erano più che altro “distruttivi”.
- Hey, che combini qui sotto da sola?- era seduta in terra quando lui la trovò.
Piegò la testa all’indietro notando la guardia che le si avvicinava con le braccia incrociate, non si aspettava di trovarlo lì a quell’ora visto che ormai era solito fare più tardi.
- Tu piuttosto… è notte fonda e sei a zonzo?- le disse freddamente la principessa mentre si alzava e si asciugava la fronte con la maglietta scoprendosi la pancia.
La guardia effettivamente non è che avesse troppe scusanti per essere in giro a quell’ora visto che poi, da come era abbigliato si capiva che era appena tornato. Non era con la divisa d’ordinanza e sapeva benissimo che non era  stato da Noctis.
Addosso aveva quell’odore dolciastro.
- Nh… lascia perdere…- aggiunse poi lei cercando di distogliere lo sguardo.
Lo sentiva addosso a lui quel maledetto odore che stava iniziando ad odiare.
Non ce la faceva a sopportarlo, non ce la faceva a sopportare quella situazione, era difficile persino guardarlo in faccia e fingere che non le importava nulla.
Fece per andarsene, superandolo senza nemmeno guardarlo ma lui a quanto pare non era troppo d’accordo e la afferrò per un braccio senza stringere troppo.
- Cosa c’è?- mugolò voltandosi a guardarlo.
Lo fissava dritto in viso, quello sguardo tanto dolce non era mai stato tanto gelido, era la prima volta che lo guardava così. Lo strattonò costringendolo a mollare la presa poi si voltò andandosene dalla stanza senza dire niente, a testa alta e senza mostrare il suo dolore.
Non avrebbe fatto la ragazzina gelosa, infondo lui non era suo.
Lo aveva sempre saputo.
Guardia e principessa nulla di più eppure, faceva dannatamente male.


Quel fine settimana era scappata di nuovo da Noct ma questa volta era stata lei a chiederlo.  Voleva ridurre al minimo la possibilità di incontrarlo, le faceva solo male, voleva stare con il fratello e magari giocare alla console con Prompto.
Aveva bisogno di essere una ragazza normale per qualche giorno e soprattutto di stare lontana dal palazzo.
- Allora io vado… ci vediamo intorno alle 14…- disse Noctis seduto sul gradino di parquet mentre si allacciava le scarpe.
-Si a dopo… - si abbassò poggiando le mani sulle spalle del fratello, posando un bacio dolce tra i capelli di lui per poi risollevarsi.
Non ci voleva un grande intuito per accorgersi che era affranta e non erano solo le solite preoccupazioni. Era qualcosa che non gli diceva e non poteva nemmeno obbligarla a farlo.
Si alzò in piedi e salutandola con la mano scappò via dalla porta. Era presto e di rimettersi a dormire non le andava, tanto non ci sarebbe nemmeno riuscita.
Si sedette sulla sedia vicino alla cucina a bere il caffè latte sospirando afflitta.
Si sentiva stupida ma che poteva farci?
Si mise una mano sul volto mentre sentì girare la chiave nella toppa.
Era Ignis, aveva una busta in mano come l’ultima volta però, lei questa volta non si alzò, rimase seduta a guardarlo con la testa poggiata sulla mano e il gomito sul marmo del ripiano.
Fece tutto il rito del cambio di scarpe e ripresa della busta, seguito costantemente dagli occhi di lei.
- Sua altezza, cosa la impensierisce?- domandò lui mentre si avvicinava al ripiano della cucina.
Lei si era voltata, lo seguiva con lo sguardo e non aveva intenzione di distoglierlo.
- La mia immaturità… - disse la giovane principessa con un sorriso triste dipinto in volto.
Lui la guardava e dentro moriva. Vederla così lo faceva stare male all’inverosimile, poteva immaginare cosa la affliggesse, non era difficile.
- Non siete immatura… - borbottò mentre dalla busta tirava fuori un contenitore rotondo col coperchio.
Lo aprì svelando una torta, era praticamente perfetta sembrava di una pasticceria ma lei sapeva che l’aveva fatta tutto da solo.
Era coperta di panna e glassa bianca, probabilmente dentro era al cioccolato. Lo conosceva e sapeva che si divertiva a prepararle le cose che le piacevano.
Con un dito sfiorò il bordo della torta raccogliendo della panna e la portò alle labbra.
Il giovane cercava di non guardarla ma era davvero impossibile.
Quanto era bella.
Quello sguardo dolce e profondo, i capelli neri come la notte e le labbra carnose quanto bastava da essere appetitose. Invidiava qualsiasi cosa fosse stata così fortunata da sfiorarle.
La principessa lo vide ancora, come quella volta. Il bagliore del desiderio ardere nel profondo degli occhi del giovane.
Allungò una mano togliendogli gli occhiali, posandoli sul ripiano. Ignis era bello, era sciocco dire il contrario. Aveva quello smodato rispetto per lei e poi, quella brama. La vedeva ogni volta che lui le posava gli occhi addosso, fin da ragazzini era stato così e forse sarebbe stato quasi meglio innamorarsi di lui che la desiderava così tanto.
La giovane gli carezzò la guancia, il suo sguardo era affranto e Ignis non poté non notarlo. Strinse i denti trattenendo la rabbia e posò delicato una mano su quella di lei.
- Non piangere… - mugolò lui mentre la ragazza  cercava con tutta se stessa di trattenere le lacrime.
Lui sapeva quanto era forte, non la vedeva mai piangere. Forse era la donna più forte che conosceva e odiava vederla così sapendone poi il motivo.
Era furente, avrebbe voluto spaccare la faccia a quel bellimbusto ma probabilmente l’avrebbe fatta soffrire.
Il ragazzo si piegò sulla cucina quanto bastava perché le sue labbra si posassero sulla fronte della ragazza. Lei chiuse gli occhi, le labbra le tremavano ma non avrebbe pianto, non poteva essere debole.
Sentì le labbra di lui lentamente scendere verso la punta del naso, sulla guancia poi avvertì il suo respiro sulle labbra e voltò la testa scendendo di corsa dalla sedia.
Era di spalle, poggiata alla parete del corridoio, affianco alla stanza di Noct. Non poteva credere che Ignis potesse arrivare a tanto, che lei potesse arrivare a tanto e ora come ora, non era abbastanza in se per resistergli.
Due braccia la strinsero da dietro per la vita con dolcezza, le mani poggiavano sul ventre di lei, mentre la testa del ragazzo era sulla sua spalla, i capelli le solleticavano appena il collo e lei si mordeva il labbro inferiore.
Lui non riusciva a starle lontano, forse era crudele approcciarsi a lei a quel modo in quel momento di debolezza ma, odiava vederla star male, avrebbe fatto tutto per lei.
- Basta una parola e andrò via… - mugolò il giovane.
Ci fu solo il silenzio mentre lei stringeva le mani di Ignis che aveva sul suo ventre.


Le mani di lui erano tiepide, delicate e dolci, la stringeva possessivo per la vita tenendola seduta sulle sue gambe a cavalcioni. Dolci baci a fior di labbra che mai avrebbe creduto possibile poterle dare, quella pelle liscia e calda che aveva bramato e desiderato per anni ora poteva toccarla.
La ragazza stringeva tra le mani la camicia del giovane, tremava e rabbrividiva mentre si rendeva conto di quanto tutto fosse surreale e dannatamente dolce.
Gli voleva bene da sempre ma non credeva di poter arrivare a questo.
Stretta tra le sue braccia in quella stanza che aveva un odore tanto famigliare.
- A che pensi? – le sussurrò il ragazzo sulle labbra mentre le mani percorrevano la schiena da sotto la maglietta.
Le mani si posarono sul viso di Ignis, con dolcezza gli accarezzava le guance e lo vide chiudere gli occhi e non riuscì a non sorridere nel vederlo tanto rilassato a quelle semplici carezze.
Era così diverso da Gladio, comprenderlo era complicato però una cosa ora la capiva mentre la stringeva a sé e le posava di nuovo le labbra sulle sue.
L’amava più di quanto lei lo avrebbe mai potuto amare.
Un morso sulle labbra abbastanza forte da ridestarla ma non troppo da farle male, lui se ne era accorto, lo aveva capito che ora non era più là con la testa ma stava pensando ad altro.
Le sorrise per poi spostarle le mani un po’ più su da dove si teneva aggrappata.
Non c’era bisogno che le dicesse nulla, era una chiara e silente richiesta.
Un bottone alla volta, lentamente gli apriva la camicia, scoprendo quel corpo che mai avrebbe immaginato tanto tonico. Probabilmente non era la sola che in segreto si allenava. Una volta completamente aperta le posò una mano sul torace, caldo e liscio e lui non faceva una piega, stava fermo e la guardava in viso.
Percorse la linea tra i pettorali fino alla pancia fermandosi poco prima dell’ombelico, cercava di razionalizzare quella situazione ma nella sua mente c’era solo caos, rammarico e rimpianto.
Senza preavviso la strinse forte, la maglia l’aveva sollevata abbastanza perché la sua pelle toccasse quella del ragazzo che la teneva in braccio.
- Smetti di pensare ad altro…- mugolò lui dandole un piccolo morso sulla spalla.
Quel morso non faceva male, riusciva ad essere delicato anche in quello, gli passò le mani tra i capelli tirando appena all’indietro per fargli piegare la testa e poterlo guardare.
Lo baciò profondamente mentre col suo corpo lo spingeva giù facendo cadere lui sul letto e lei, su di lui.


Era seduta sul divano a mangiare una fetta di torta quando Noctis tornò a casa, c’era anche Prompto con lui e come la vide corse verso di lei saltando sul divano.
- È buona? – domandò il biondino, se avesse avuto una coda probabilmente avrebbe scodinzolato.
Lei per risposta, ne prese un po’ con il cucchiaino avvicinandolo alle labbra del ragazzino, premette appena facendogliele schiudere e fargliela così assaggiare.
- Che ne dici? – mugolò lei mentre piano gli toglieva il cucchiaino ormai vuoto dalla bocca.
Lui mugolava il suo assenso facendo si con la testa mentre masticava a bocca chiusa, poi la vide prendere altra torta e mangiarla dallo stesso cucchiaio e avvampò.
Non ci aveva pensato ma, era come un bacio indiretto.
- È passato Ignis vedo… - disse il principe mentre tagliava una fetta di torta per se e l’amico.
- Nh… ti ha cambiato le lenzuola…- disse mentre guardava davanti a se e continuava a mangiare il dolce.
Quel piccolo appunto gli suonò abbastanza strano, le aveva cambiate il giorno prima e gli sembrava surreale che Ignis preciso com’era se lo fosse dimenticato.
Portò la torta all’amico e poi tutti e tre seduti sul divano la mangiarono assieme.
Voleva non dirlo ma gli uscì spontaneo.
- Perché le ha cambiate? Erano pulite… - mugolò prima di infilare in bocca un po’ di dolce.
Ci fu silenzio, mangiavano tutti e tre ma Prompto avvertiva qualcosa, come una sorta di tensione ed era strano visto come andavano sempre d’accordo.
- Si sono sporcate…- la giovane principessa disse solo quello e riprese a mangiare.
Non chiese di più, sapeva che non le avrebbe dato delle risposte e poi, l’adulta tra loro era lei, non doveva sempre essere così protettivo e apprensivo.
Nonostante l’iniziale gelo, presto l’atmosfera cambiò e fu anche grazie all’amico di suo fratello. Giocarono insieme alla console e si prendevano in giro.
Passarono un bel pomeriggio e alla fine Noct si ritrovò entrambi addormentati nel salotto. La sorella sul divano e Prompto seduto a terra con la testa poggiata dove riposava lei.
A vederli così beati gli scappò un sorriso.
Svegliarli era quasi un peccato, ma non gli andava di lasciarli da soli, così prese tre coperte, qualche cuscino e una volta sistemati i due ghiri si mise a dormire in terra nel salotto con loro due.

P.s.
finalmente l'ho caricato, chiedo scusa per metterci sempre così tanto ma, ho praticamente la mia esistenza che mi rema contro. Detto ciò spero appreziate questo capitolo, ho cercato di non essere esplicita ^^ come sempre commenti e critiche sono bene accetti. Ci vediamo al prossimo capitolo 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Era presso il molo di Galdin o per lo meno in un luogo là vicino, presto avrebbe trovato il modo di arrivare ad Altissia. Sapeva che stavano facendo lo stesso percorso e che era pericoloso per lei avvicinarli ma non aveva scelta, nonostante tutto voleva aiutarli, voleva aiutare suo fratello se possibile, anche se lui non aveva idea di chi lei fosse.
La ferita ancora le doleva mentre lentamente seduta sul letto di un Hotel si cambiava le bende stringendo i denti. Infondo se l’era cercata, sapeva che non doveva stare così vicino a loro ma era così dura.
Si morse il labbro inferiore mentre stringeva la fascia attorno al braccio, era frustrata e si sentiva sola.
Si chiedeva se il prezzo pagato valesse davvero tutto questo dolore ma, infondo poteva ancora vederli anche se da lontano. A distanza ma poteva ancora stare con loro e con suo fratello.
Si lasciò cadere all’indietro nel letto guardando il soffitto bianco, poi chiuse gli occhi crogiolandosi nei ricordi dolce amari della sua vita che ormai era meno che un sogno.

 

Qualche anno prima…

Era alla scrivania e come suo solito era sommersa da scartoffie e documenti, quanto avrebbe voluto una pausa, erano settimane che lavorava come una matta. Voleva si aiutare il padre ma, era anche un modo per non pensare ad altro.
La sua guardia reale era lì anche oggi, aveva preso ad essere più presente nell’ultimo periodo e addosso non aveva più quell’odore odiosamente dolciastro.
Non si erano più parlati molto e poi lei di mettersi a discutere con lui non aveva assolutamente voglia, né voleva chiedergli spiegazioni. Era stato chiaro sul loro rapporto e lei stava cercando di metterci una pietra sopra nonostante fosse arduo visto quanto ora facesse sentire la sua presenza.
Mentre distrattamente leggeva un documento lo guardava sottecchi.
Mani lungo i fianchi e schiena dritta, lo sguardo fisso davanti a sé ma che di tanto in tanto si spostava su di lei. La scrutava e non era solo per sorveglianza, lei sapeva che moriva dalla voglia di chiedergli mille cose. Dal canto suo nonostante le sue scelte, non aveva certo represso l’affetto per lui, era difficile dimenticare un amore decennale così su due piedi.
La porta si aprì rompendo quel silenzio.
- Sua altezza… il thè…- mugolò il giovane occhialuto.
Con una mano teneva il vassoio con su teiera, tazzine e biscotti, con l’altra apriva la porta.
Nella stanza si avvertiva una tensione terrificante, sembrava di essere una gabbia di belve feroci pronte a sbranarsi. Mentre portava il vassoio alla ragazza la guardia lo stava uccidendo con lo sguardo ma a Ignis sembro non importare assolutamente. Non era lui quello “di troppo” nella stanza.
Posò il vassoio sulla scrivania versando due tazze di thè, una per la sua principessa e una per se, voleva restare in quella stanza. Voleva infastidirlo e vedere se aveva abbastanza palle per affrontarlo, o quanto meno per rivolgere una qualche parola a lei ma, in queste settimane non aveva fatto altro che guardarlo con astio, evitarlo e scrutare la giovane principessa.
Si bevvero il loro thè, lei era tornata quella di sempre come se nulla fosse successo e da una parte ne era consapevole anche se, nel suo cuore ci aveva sperato, avrebbe voluto essere almeno più di questo per lei ma quel posto era riservato a quel soggetto poco raccomandabile che nemmeno sapeva apprezzarla.
Passò un po’ di tempo prima che Ignis uscisse dalla stanza ma non prima di aver lanciato un'occhiataccia alla guardia reale. Una volta chiusa la porta alle sue spalle Gladio girò la chiave nella toppa togliendola e mettendola nella tasca, lo fece silenziosamente così che la ragazza non se ne accorgesse nemmeno visto che, era con gli occhi su quelle scartoffie.
Il ragazzo lasciò la sua postazione, dentro stava ribollendo di rabbia, gelosia e possesso ma sapeva che la colpa era solo sua, lei non aveva fatto altro se non quello che lui aveva chiesto ma non pensava sarebbe stato così tremendo. L’idea che qualcuno che non fosse lui la toccasse lo faceva ribollire.
Le arrivò davanti sbattendo i palmi sulla scrivania facendola sobbalzare e aderire con la schiena alla sedia.
- Fino a dove sei arrivata con lui?- disse la guarda rabbiosa.
La moretta era sorpresa, lo aveva visto furente ma con lei mai, però non gli avrebbe mostrato paura. Si posò con le mani sulla scrivania e si sollevò piegandosi in avanti finendogli faccia a faccia nonostante l’evidente differenza d’altezza, lo guardava in viso.
- Non ti riguarda… torna al tuo posto…- disse gelidamente la giovane.
Non lo fece anzi le afferrò un polso tirandola verso se, stringeva  per non farla allontanare.
- Dimmelo…- era serio, furibondo e se possibile anche triste.
-Tu una guardia, io una principessa… sei stato chiaro con me  più di una volta…- asserì la ragazza senza distogliere lo sguardo né fare resistenza per liberarsi dalla stretta.
Lei aveva ragione, era stato lui a decidere che era “intoccabile” e ora pagava il prezzo della sua stupidità, lei aveva cercato conforto tra le braccia di un altro e infondo non era diverso da quello che aveva fatto lui.
Pretendeva risposte che non era tenuta a dargli, voleva qualcosa che non gli era dovuto proprio perché lei non gli apparteneva.
Nessun legame se non quello di principessa e guardia.
- Ora puoi lasciarmi andare Gladiolus?- mugolò la ragazza.
Non se lo aspettava, non lo aveva mai chiamato con il suo nome per intero ma, non voleva lasciarla, non voleva finisse a quel modo.
Non era pronto a rinunciare a lei così ed era consapevole che stava accadendo per colpa sua. Infondo cosa si aspettava dopo quello che le aveva fatto?
No, non poteva finire così.
Le afferrò l’altro braccio tirandola sulla scrivania facendo cadere tutto quello che vi era sopra, i documenti si sparsero a terra mentre la lampada di vetro sbattendo sul pavimento si spaccò in mille frammenti.
Era semi-seduta sulla scrivania sostenuta per le braccia dal ragazzo, era spaventata da quella situazione ma lo conosceva, la sua indole e il suo essere così testardo. Ma aveva fatto tutto lui, le aveva chiesto implicitamente di smettere di morirgli dietro e adesso faceva le scenate?
- Lasciami… - disse di nuovo la ragazza cercando di mantenere il controllo della situazione.
Lo guardava negli occhi che tanto adorava quando lui, tirandola per i polsi la costrinse ad un bacio, violento e passionale, forzato che la lasciò attonita e incapace di reagire.
Stringeva i pugni ma era davvero impossibile divincolarsi, la costringeva ad accettarlo e aveva la forza per farlo. La lingua sfiorava la sua mentre la tirava verso di lui trascinandola sulla scrivania portandola dal lato dove si trovava lui e per quanto tirasse indietro le braccia per fare resistenza, non otteneva nulla.
Il ragazzo mise fine al bacio rendendosi finalmente conto di quello che davvero stava facendo alla sua principessa.
Lei lo guardava, gli occhi lucidi e le guance rosse, tremava ma guardandola e pensando che “quello” l’avesse toccata, la rabbia gli faceva ribollire il sangue.
La tirò verso di sé di nuovo facendola stendere sulla scrivania e riprese a baciarla con foga e rabbia, era violento e indelicato eppure, aveva smesso di fare resistenza. Per quanto potesse detestare quello che le aveva fatto quello che provava per lui era così immenso da far sparire tutto.
Chiuse gli occhi rilassando la schiena sulla scrivania, lui le lasciò i polsi iniziando a stringerla per i fianchi mentre lei gli ansimava sulle labbra e gli metteva le braccia al collo lasciandosi andare tra quelle braccia così grandi.

 

Gladio uscì dalla stanza di corsa coprendosi il viso con una mano, non notò nemmeno Ignis che camminava nel corridoio andando dalla parte opposta a quella in cui lui si stava dirigendo a passo svelto.
Non capiva ma quel comportamento era sospetto, così affrettò il passo andando nella stanza dove prima era la principessa.
La trovò in ginocchio a terra che raccattava fogli con lo sguardo perso.
- A…altezza?- mugolò l’occhialuto mentre notava poco più in là, la lampada di vetro in frantumi.
Sembrava ci fosse stata una lotta la dentro ma, lei non sembrava ferita.
Si chinò e inginocchiandosi davanti a lei le sollevò il viso con una mano.
Aveva gli occhi lucidi e le labbra arrossate.
- Sto bene… davvero… ah… attento ai vetri non voglio che ti tagli serve una scopa…- borbottò lei distogliendo lo sguardo alzandosi poi in piedi.
Lui era ancora a terra in ginocchio e la guardava con dolcezza anche se lei, non riusciva a guardarlo nemmeno negli occhi, era la prima volta che non riusciva a sostenere uno sguardo, lei che non lo avrebbe abbassato nemmeno di fronte agli Dei.
Non era sciocco, lo aveva capito e probabilmente quello che le stava mostrando ora era disagio e senso di colpa. Si alzò anche lui e le sorrise.
- Vado a prenderla io… - si voltò andando verso la porta.
Anche se le sorrideva, non era affatto felice e mentre usciva dalla stanza e chiudeva la porta, si mordeva il labbro inferiore reprimendo quei sentimenti anche se era davvero arduo.La desiderava, l’amava ma non era sua e non lo sarebbe mai stata, lo sapeva che era impossibile eppure non aveva smesso di sperare che forse un giorno, lei lo avrebbe guardato come guardava la guardia reale.

 

Passarono i mesi, tutto era abbastanza tranquillo. Il rapporto con Ignis era come al solito mentre Gladio sembrava essersi avvicinato di più, niente di ufficiale ovviamente ma era come una sorta di tacito accordo tra loro e le andava bene così. Il solo problema era il fastidio reciproco che correva tra i due ragazzi, se c’era occasione non la perdevano per punzecchiarsi e per questo, non poteva che biasimare se stessa.
Era alla scrivania come sempre quando iniziò a sentirsi poco bene, le mani le tremavano e non riusciva a scrivere nemmeno una parola .
-Tutto bene?- le domandò Gladio vedendola leggermente strana.
Si teneva una mano sul ventre mentre una era sulla bocca, aveva la nausea ma era strano, non era solita soffrirne. Si alzò dalla sedia, forse stendersi sul divano le avrebbe giovato ma, ebbe come una vertigine e capì che al divanetto non ci sarebbe nemmeno arrivata.
- Gladio… chiama… gh…-  non riuscì nemmeno a finire la frase quando iniziò a tossire in maniera convulsa.
La guardia reale spalancò la porta urlando nel corridoio che serviva aiuto dirigendosi poi immediatamente dalla ragazza. La sosteneva per le spalle non capendo che diavolo le stesse accadendo, non smetteva di tossire ma poi, crollò sulle ginocchia perdendo i sensi e sulla mano della giovane lo vide.
Sangue misto ad una sostanza nera e vischiosa, la ragazza aveva perso i sensi mentre Gladio urlava nella stanza allertando tutto il palazzo.
Quando aprì di nuovo gli occhi era nella sua stanza e accanto al letto, seduto su una sedia c’era suo padre, la stava carezzando dolcemente ma aveva un sguardo triste.
-Padre… cosa…. – un altro colpo di tosse, le facevano male persino le costole.
Non vedeva suo padre con quell’espressione dalla morte della madre, iniziava a chiedersi che cosa stesse accadendo al suo corpo, perché all’improvviso era crollata a quel modo e ora fosse completamente senza forze. Mentre si arrovellava sentì urlare per il corridoio.
-Levati! Devo andare da lei!- era Noctis e lei si tirò a sedere con tutta la forza che aveva.
- N…Noct! – uggiolò lei mentre la tosse ricominciava a tormentarla.
Il giovane principe entrò nella stanza correndo dalla sorella, si buttò sul letto con tutte le scarpe prendendola per le spalle poggiando la fronte su quella di lei. Si copriva la bocca mentre tossiva ancora e ancora e dalle mani iniziava a colare sangue e quella sostanza nera.
- Hey… di..dimmi che posso f…fare… - il ragazzo era davvero nel panico, la guardava e si sentiva impotente.
La giovane scosse la testa smettendo gradualmente di tossire, il padre le porse un fazzoletto così che potesse pulirsi e fu allora che la principessa capì.
- È la piaga… - le mani le tremavano mentre stringeva tra di esse il fazzoletto candido che piano, si sporcava di sangue.
Era condannata a morire e poi a diventare un mostro ma, mentre pensava queste cose sollevò lo sguardo incrociando quello lucido e smarrito del fratello minore seduto davanti a se. Non sapeva come consolarlo, non poteva mentirgli dicendo che sarebbe guarita perché era impossibile.
- Non è vero… ora starai meglio vedrai, vero pa… dre… - mugolò mentre si voltava verso il genitore.
Era seduto in silenzio, lo sguardo basso, un uomo stanco e sconfitto, nella mano stringeva le coperte e non proferiva parola, poi la mano della figlia si posò sulla sua e lui sollevò lo sguardo.
Erano la davanti a lui, i suoi bambini ormai troppo grandi per stargli seduti sulle gambe, erano diventati adulti in fretta. Era dura accettare l’idea di perdere anche uno solo di loro, preferiva morire lui al loro posto.
- Non piangere padre… - mugolò lei vedendo gli occhi del genitore farsi lucidi.
Il re si mise una mano sul viso cercando di trattenere le lacrime, doveva accettare la sua impotenza e doveva accettare che sua figlia stava morendo, la piaga l’aveva infettata e presto o tardi l’avrebbe portata via da lui.
Noct in silenzio osservava la scena, gli sembrava tutto troppo surreale da accettare. Lei non doveva morire, non poteva morire.
Quella notte nonostante fossero anni che non lo faceva, Noctis si mise a dormire con lei. Non ne aveva voluto sapere di lasciare la stanza e lei si era ritrovata a stringerlo tra le braccia per farlo addormentare mentre lui la abbracciava forte, quasi fino a farle male.
Era notte fonda e lei di dormire non ne voleva proprio sapere, ci aveva provato ma finiva solo per girarsi e rigirarsi nel letto col rischio di svegliare Noctis così, si alzò e in camicia da notte decise di farsi una passeggiata nel corridoio per andare a prendere un bicchiere d’acqua, magari le sarebbe venuto sonno.
Stava uscendo lentamente dalla stanza quando fatto il primo passo si voltò notandoli. Ignis e Gladio erano entrambi là, probabilmente volevano delle spiegazioni ma era così difficile dirlo con delicatezza.
C’era poco da girarci attorno e nulla poteva indorare quella pillola.
Subito Ignis le si avvicinò prendendole una mano, era così fredda.
- Dovreste andare a letto sua altezza… - mugolò lui cercando di forzarsi a non sembrare troppo preoccupato.
Lei sorrise e strinse la mano del giovane.
- Non c’è pericolo che io, mi ammali più di così…- poi voltò lo sguardo verso la guardia.
Gli posò una mano sul braccio, così caldo. Indossava la divisa d’ordinanza che lei tanto adorava, specialmente addosso a lui.
- Sto morendo… - le uscì quasi da solo, mentre con un sorriso triste guardava il ragazzo che aveva davanti e stringeva la mano di quello che la stava sostenendo, fu diretta e brutale.
Si fece tutto silenzioso, ormai era evidente che entrambi i ragazzi avessero superato i loro diverbi, lei stava morendo e la loro sarebbe stata una futile guerra.
Non sarebbe potuta mai appartenere a nessuno dei due. Lasciò la mano del giovane avviandosi per il corridoio, camminava lentamente, a piedi nudi sulla moquette stringendosi nelle spalle, poi la sentì, una mano sfiorarla e intrecciarne le dita con le sue e voltandosi vide al suo fianco Gladio con un sorriso dolce.
- Posso?- disse facendole capire che voleva accompagnarla e lei annuendo con un cenno della testa, iniziò a camminare piano tenendo la mano alla sua guardia.
Ignis li guardava camminare, era rimasto sulla porta e cercava di essere forte almeno quanto il suo “rivale”.

 
 
 
p.s.
ed ecco il quarto capitolo, aspetto come sempre critiche e commenti, mi aiutano a capire se vado nella giusta direzione ^^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Altissia era sotto attacco, il leviatano scatenava la sua furia devastando quella splendida città mentre suo fratello combatteva per avere la sua approvazione. Lei era là, abbastanza lontana per non farsi male e abbastanza vicina per vedere quando venne presa alle spalle. Il braccio le venne torto costringendola a piegarsi in avanti gemendo dal dolore.
- Ma chi abbiamo qui? Diamine sembri quasi quel principino…- disse l’uomo che la stava trattenendo.
Aveva i capelli rossi quanto il sangue che aveva sulle sue mani, in viso un sorriso sadico e divertito mentre le torceva il braccio.
Gli tirò un calcio su una gamba così che lui allentasse la presa e così fù, approfittò di quel breve momento per divincolarsi ed evocare una delle sue armi puntandola contro di lui.
Le sembrava abbastanza sorpreso, tanto che ridacchiò sollevando le mani.
- Usi le armi dei Lucis ma, non ti conosco… chi sei? – mugolò l’uomo per nulla infastidito dall’arma ma più che altro dalla sua ignoranza.
Moriva dalla voglia di capire chi fosse quella che aveva davanti.
- Qualcuno di cui devi preoccuparti… - disse la giovane puntandogli l’arma contro il petto premendo appena.
Il fatto che non subisse danno standogli vicino voleva dire solo una cosa, lui non la conosceva già da prima di quegli eventi infausti ed era un bene, perché sapeva cosa aveva fatto e cosa stava facendo.
Era stato lui a condannarla a morte e ora continuava a fare del male alla sua famiglia.
Sentì un grido e si voltò vedendo il fratello precipitare in acqua, voleva gettarsi per salvarlo ma, non poteva.
- Dannazione… - uggiolò la giovane mentre usava la sua arma per spostarsi e scappare lontana da quell’uomo.
Non era finita ma ora le premeva la vita del fratello, doveva salvarlo e fu allora che lo vide, correva come un forsennato prendendo a calci e pugni ogni sorta di avversario.
-Salva Noct! – urlò la ragazza tenendosi a distanza mantenendo la visuale su di lui.
Quando la guardia si voltò vide quella ragazza, stava balzando sui detriti con la stessa tecnica di Noctis, lanciava la spada per poi teletrasportarsi lasciando una scia luminosa, i capelli neri e lunghi sembravano un mantello, se non fosse stato per quella lunga chioma l’avrebbe scambiata per il principe.
La vide indicargli il punto dove era Noctis e seguì l’indicazione della moretta senza farsi troppe domande, se lui era in pericolo e lei poteva aiutarlo non gli interessava altro.
Quando poi fu certa che fosse al sicuro, si allontanò da quella che una volta era la città per inseguire quell’uomo. Lo avrebbe fermato, a costo della vita.

 
Qualche anno prima…

Ormai era l’ombra di se stessa, la piaga la stava divorando. Era seduta nel letto, la schiena appoggiata alla spalliera e leggeva un libro. La pelle si stava facendo più bianca e sul collo si intravedevano le venature scure, tipiche dell’infezione.
Mangiava appena visto che ogni volta che ingeriva troppo cibo lo vomitava assieme a quel denso liquido nero.
Nella sua stanza era raro che fosse sola, Noct non la lasciava un attimo e aveva dovuto litigarci per convincerlo ad andare a scuola. Ignis era sempre premuroso e presente, cercava di darle da mangiare il minimo ma che fosse nutriente a sufficienza, ogni volta che a causa della malattia stava particolarmente male, lui le era sempre affianco. Gladio non era da meno, nonostante i suoi modi impacciati cercava di starle vicino. Il solo che non era spesso presente era suo padre, si era fatto cupo e silenzioso. Probabilmente non accettava tutto questo ed infondo come poteva biasimarlo.
La guardia era seduta sul letto e la guardava, piegato in avanti con i gomiti sulle ginocchia.
- Non sono bella da vedere… smettila …- mugolò la principessa senza distogliere lo sguardo dal libro.
Lui sorrise e rise, era bello vedere che non perdeva il suo caratterino nonostante stesse male e poi, lei era sempre bella anche non se ne era mai resa conto. La malattia la stava logorando lentamente ma la trovava sempre splendida. Certo era dura pensare che se ne stesse andando un giorno alla volta.
Lui non era come Ignis, non sapeva fare niente di speciale però qualcosa c’era che poteva fare solo lui.
Si alzò piano e di sorpresa la prese in braccio facendole cadere il libro e sobbalzare per la sorpresa.
- Gladio! – uggiolò agitata la moretta.
Lui non sentì ragione e con la principessa tra le braccia prese a camminare, uscì dalla stanza andando per i corridoi meno affollati poi, si diresse verso il giardino interno.
- Su… apri il vetro… - le disse lui con tranquillità tenendola senza alcuno sforzo.
La giovane aprì la porta finestra e uscirono fuori, l’aria aveva un odore così diverso da quello che respirava nella sua stanza, era tanto che non usciva da là.
La guardia si sedette sulla panchina con lei sulle gambe e sorrise spostandole piano i capelli dietro un orecchio.
- Ti ci voleva un po’ d’aria… - lo disse con sincerità ma la guardava con rammarico.
Non lo aveva mai visto così, aveva anche preso a farsi crescere i capelli e la barba era incolta, sul viso troneggiava la cicatrice che si era fatto per proteggere suo fratello.  Gli carezzò piano il viso con quelle mani gelide, sfiorò con dolcezza la parte di cicatrice sulla guancia sorridendo appena.
- Prenditi cura anche di te… non solo di Noct… ok?- si raccomandò la ragazza.
Gladio la guardò negli occhi, poi posandole un dolce bacio sulla fronte la strinse delicatamente tra le braccia, ora le sembrava così fragile che temeva di farle male anche solo abbracciandola.
Rimasero seduti là fuori per un po’ a chiacchierare e lui tentava di strapparle qualche sorriso, Noct era poco dietro, appena tornato da scuola. Si era poggiato al muro di fronte alla finestra, aveva ancora lo zaino a tracolla sulla
spalla e li guardava triste, Prompto era con lui.

Voleva rivedere la ragazza e nella mano aveva un mazzo di fiori, guardava la scena accanto all’amico restando in silenzio. Era così dolce eppure così triste vederla sorridere nonostante tutto quello che stava passando.
- Dei… non portatemela via…- mugolò sommessamente il principe.
Il biondino non disse nulla, strinse solo i pugni tremando mentre qualche petalo cadeva a terra volteggiando lentamente prima di toccare il suolo.

 

 La settimana che seguì la piaga l’aveva portata allo stremo, sul corpo i segni dell'infezione erano sempre più evidenti e lei a stento si muoveva. Era stesa nel letto e faticava a respirare.
Aveva gli occhi chiusi perché ormai anche tenerli aperti per lei era un dispendio di energia eccessivo.
Stava morendo, lo sentiva, quando due braccia la sollevarono di peso dal letto e una mano delicatamente le carezzò la fronte.
-Pa…dre…- sussurrò piano lei riconoscendo in quella carezza il genitore.
- Non ti lascerò morire…- disse l’uomo con la voce tremante.
Non capì subito chi fosse ma riconosceva il profumo che avevano addosso, ne era certa anche se era così tanto tempo che non lo vedeva che, quello che la stava portando in braccio fosse un caro e vecchio amico.
Presero delle scale e qualche ascensore poi sentì il freddo del pavimento e intravedeva appena un bagliore.
Una dolce carezza, delle mani che ricordava e si sforzò per poterlo vedere.
I lineamenti duri, i capelli cortissimi e lo sguardo serio, se possibile non era cambiato per nulla e non era invecchiato di un giorno.
- Cor…- sussurrò appena la giovane e lui le carezzò la fronte spostandole i capelli.
- Avrei voluto incontrarti in altre circostanze principessa…- disse l’uomo tristemente.
Lei accennò un sorriso poi sentì un calore al petto e voltando appena lo sguardo vide il cristallo era così luminoso, si chiedeva perché l’avessero portata là quando iniziò nuovamente a tossire, riuscì a voltare appena la testa sputando in terra quel denso liquido nero poi la udì, una voce gentile che parlava con il padre.
- Quindi accetti il patto? – domandò la voce.
L’uomo non ebbe nemmeno un attimo di esitazione, non poteva assolutamente permettere che accadesse tutto questo.
- Si, ma salvala…- disse il re a cui inizia a tremare la voce.
-Anche se la perderai lo stesso?- domandò di nuovo quella voce mantenendo sempre la stessa cadenza.
Ci fu solo silenzio, i passi incerti mentre si poggiava al bastone raggiungendo la sua bambina, si inginocchiò accanto a lei, le carezzò i capelli mentre le lacrime iniziavano a scendere lente e inesorabili.
- Perdonami… se ho scelto per te… perdona questo padre egoista…- mugolava mentre riempiva di dolci carezze il viso della figlia.
Non era pronto a vederla morire, avrebbe fatto di tutto per poterla salvare, anche perderla, anche non rivederla, gli stava bene tutto purché fosse viva.
L’uomo sollevò lo sguardo sul cristallo annuendo in lacrime il suo assenso a quel patto e mentre la sua bambina riprendeva colorito e il respiro, lui sapeva che la stava perdendo, diede un'ultima carezza, delicata su quel viso che presto avrebbe dimenticato.
Cor la riprese tra le braccia e la portò via, il più lontano possibile dal palazzo mentre il monarca restava a terra in ginocchio piangendo le sue ultime lacrime.

 

Si svegliò in un posto che non conosceva, in un letto che non era suo. La finestre erano chiuse anche se la luce filtrava dalle persiane, di fuori si sentiva il vociare e i suoni della città. Si alzò velocemente senza capogiri e ne fu sorpresa.
Dove si trovava?
Perché non era nella sua stanza?
-Perché sono viva?- mugolò guardandosi le mani.
Posò a terra i piedi, e si diresse all’unica finestra di quel monolocale e aprendola respirò a pieni polmoni l’aria della sua città.
Da lontano vedeva il palazzo, casa sua e si chiedeva come poteva essere finita in quel posto, l’ultima cosa che ricordava era Cor che la portava in braccio e suo padre che le chiedeva perdono in lacrime.
Andò verso l’armadio trovandovi dentro vestiti tutti della sua misura e lo trovò più che strano, surreale.
Mise uno shorts nero e una canotta dello stesso colore, prese le chiavi che erano sul tavolino in mezzo alla stanza e si affrettò ad andare in strada.
Correva come una forsennata, tutti si voltavano a guardarla ma nessuno la avvicinava e quando fu nei pressi del palazzo, fu come immobilizzata.
Le gambe non si muovevano, erano salde a terra e non poteva muoversi di un solo millimetro.
-Perché mi fate questo… ? Voglio tornare a casa…- disse lei con la voce che le tremava.
Fu allora che la sentì, una voce, quella voce che parlava con suo padre.
- Se torni, morirai… se ti avvicini a loro morirai…-
Non le disse altro e la lasciò libera di proseguire, ma  non lo fece. Fissò il palazzo stringendo i pugni, trattenendo le lacrime capendo cosa fosse successo.
Non sarebbe tornata a casa mai più.
Non avrebbe più abbracciato suo fratello, parlato con Ignis, giocato con Prompto…

 

...Gladio…

 

Faceva male anche solo pensarlo ma sarebbe stata così ora la sua vita.
Imparò a osservare a distanza, non smise mai di allenarsi e non pianse mai una volta.
Per strada la gente non faceva che guardarla, sparlava e sussurrava notando la sua incredibile somiglianza col principe, con suo fratello ma nessuno immaginava che lei, fosse sua sorella.

Lei era meno di un ricordo, era un ombra e nell’ombra doveva restare.


Ma non avrebbe lasciato morire suo fratello.

 
P.s.
Lo so ci ho messo molto a caricarlo ma, tra problemi di vario tipo più o meno gravi non avevo tempo e mi sto sforzando di finire le storie sospese. Piano piano ce la farò e spero non passi troppo per i nuovi capitoli ^^ e spero abbiate gradito questo. Alla prossima

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Non potè impedire a quell’uomo di fare i suoi comodi, non riuscì a fermarlo perché loro erano sempre troppo vicini. Non riuscì a impedire che suo fratello finisse nel cristallo.

La città era invasa da mostri fuori controllo e non poteva avvicinarsi, non aveva sufficiente forza per abbatterli  né tanto meno alleati che potessero aiutarla.
Era sola.
Col passare del tempo, tutto peggiorava. Le notti si facevano più lunghe e i daemon era sempre di più, la gente moriva.
Tanti diventavano alcuni di loro e tanti diventavano solo un ricordo.
Era in piedi su una roulotte cappottata in un'area di sosta abbandonata e guardava il cielo non più luminoso come un tempo, il sole che calava e poi il buio e tutto diventava spaventoso.
La notte non era romantica come una volta, nessuna luna, niente stelle. Solo una coltre scura e gelida. Eppure lei non aveva paura.
Lei col la morte ci aveva danzato e ormai, attendeva solo il prossimo giro di valzer. 
E tutto per colpa di quell'uomo.
Si rigirava tra le dita la collana con il pendente a forma di stella ripensando ancora un’ultima volta al suo passato chiudendo gli occhi.
L'amore della sua famiglia, l'affetto degli amici. Le mancava tutto del suo passato ma, ora era lì, in quell'oscuro presente e aveva un compito.
Non le avrebbe più portato via nulla, le aveva tolto la vita, la famiglia, la casa, l’amore… ma ora basta.
Ci avrebbe provato, avrebbe fatto di tutto per fermarlo anche morire se fosse servito, non aveva nulla da perdere.
Viveva isolata dalle città più affollate, temeva di incontrarli visto che si erano messi a fare i cacciatori. Chissà quanto erano cambiati, mentre lei, si vedeva sempre piccola e gracile ma, non era affatto così. Era diventata una bella donna, più alta e matura, i capelli lunghi sempre sciolti e lucidi, bellissimi erano cresciuti molto, sul braccio la cicatrice del suo errore di gioventù, un monito onnipresente della sua condizione. Si era stabilita in un piccolo nucleo di persone e cacciatori il più vicini possibile a Insomnia, avevano la luce e riuscivano a provvedere ai loro bisogni grazie agli angoni che mantenevano il generatore principale a Lestallum e rifornivano i nuclei di materiali e materie prime. Se ne stava seduta su una sedia di plastica un po' malridotta davanti alla roulotte in cui abitava, aveva chiuso gli occhi qualche secondo rilassandosi quando sentì una strana sensazione e li riaprí immediatamente rendendosi conto di quello che aveva davanti.

Due uomini dall'aspetto familiare, fin troppo e il cuore le mancò un battito, sia per lo spavento che lo stupore.
Uno di loro era alto, muscoloso con i capelli medio lunghi e scuri legati alla meno peggio in un codino e la barba. Su un occhio una cicatrice che gli arrivava fino alla guancia. Accanto a lui un giovane, elegante e composto, capelli castano chiaro e un portamento distinto, indossava gli occhiali scuri anche se era notte e di tanto in tanto si poggiava alla spalla dell'altro. 
Li guardava senza riuscire a staccare gli occhi, che erano ormai lucidi e non capiva perché il suo corpo non stesse bruciando ma, era così felice di vederli dopo tutto quel tempo. Erano a pochi passi da lei, non erano mai stati così vicini in quegli anni come adesso.
Il più grande dei due si sentì osservato e nemmeno il tempo di voltarsi, intravide con la coda dell'occhio una figura dannatamente familiare infilarsi in una roulotte.
-Aspettami qui…- disse posando una mano sulla spalla del compagno.
Si diresse verso la roulotte in cui aveva visto entrare quella figura e si poggiò con una mano alla porta.
Una parte di lui voleva bussare ma, poi cosa le avrebbe detto? L'aveva incontrata spesso negli anni, un'oscura copia del suo amico che non si avvicinava mai abbastanza, sempre sfuggente come fosse uno spettro e ora, li separava una porta.
Lei dal canto suo era stupita, spaventata e confusa e si guardava le mani aspettando di bruciare ma, non succedeva nulla e stava tremando come non mai.
Senti i passi dell'uomo scricchiolare sul brecciolino e la terra dissestata, stava per allontanarsi e realizzò che se era la sua unica occasione per stare con lui un'ultima volta, non se la sarebbe lasciata sfuggire. Corse verso la porta aprendola senza fiato, come se avesse corso chilometri e l'uomo, con le mani nelle tasche si voltò vedendola finalmente da vicino.
Una bella donna, più o meno della sua età. I capelli scuri e gli occhi blu come il cielo di notte, ora da vicino la notava ancora di più, quella mostruosa somiglianza con il principe di Insomnia, la sua esatta copia al femminile e come ogni volta che la vedeva, quella sensazione di nostalgia, tristezza e rimpianto senza capirne la ragione.
Anche se somigliava così tanto a lui, non la conosceva, non aveva senso provare quei sentimenti.
-Non… non andare… ti prego…- mugolò la donna mordendosi il labbro inferiore, le tremava la voce.
L'uomo si voltò andando verso di lei fermandosi a qualche passo, sentiva il suo profumo e più le stava davanti più la sensazione era maggiore, più la guardava e più pensava che era una delle donne più belle che avesse visto.
Voleva dirle tante cose, aveva così tante domande da farle però, in quell'istante quando lei timidamente gli tese la mano, passarono tutte in secondo piano.
Sfiorò con delicatezza quella piccola mano che ora, stava tremando e senza nemmeno rendersene conto aveva intrecciato le dita con le sue.
Non si dissero nulla, ma non smisero di guardarsi nemmeno un secondo, si perdeva in quelle iridi scure e lucide mentre senza opporre resistenza si faceva trascinare da quella bellissima e misteriosa donna nella roulotte.

Dopo quella volta non si incontrano più, non perché lei non volesse ma, perché stargli troppo vicino aveva ripreso a sortire i suoi devastanti effetti. Ancora non capiva perché, quella sola e unica volta gli era stato concesso quel piccolo, breve e fugace attimo di libertà.
Ma non le importava infondo.
Era persa nei pensieri, in quell'alba nera come la notte più scura quando lo sentì, l'ululare dei daemon e capì che qualcosa si stava smuovendo. Era molto vicina ad Insomnia, la zona se possibile più pericolosa, nemmeno i cacciatori si avvicinavano così tanto ma, era pur sempre casa sua. Quei mostri, sembrava come la stessero chiamando e chissà, probabilmente era davvero così.

La principessa ormai donna, era davanti ai cancelli del palazzo. Uccidere qualche daemon per raggiungerlo non era stato difficile ma, ora arrivava il peggio. Una volta varcato, sapeva che non sarebbe tornata indietro.
Fece prima un passo poi, un altro e pensava, ricordava.
La sua amata città in tutto il suo splendore, la sua vita, prima che quell'uomo distruggesse la sua famiglia.
La rabbia prese il sopravvento e iniziò a correre verso il palazzo più veloce che poteva. 

Uccideva tutto quello che ostacolava il suo cammino fino all'entrata, poi, corse nei corridoi stretti del piano inferiore imboccando l'ascensore.
Stranamente funzionava o forse, no, non era strano perché lui, stava aspettando. 
I suoi passi riecheggiavano nella sala del trono deserta. Scricchiolavano al calpestare dei detriti e lei, era a testa alta come le era stato insegnato da suo padre.
Lui, quell'uomo era là. Seduto su un trono che non era suo a beffarsi della vita degli altri e quando la vide, le sorrise malefico.
-Sei così simile a lui… eppure, tu chi sei?- disse sistemandosi a sedere sul trono.
Era sorpreso che ci fosse un altro essere sulla terra ad essere stato cancellato dalla storia, era un fantasma dei Lucis esattamente come lui e mentre si perdeva nei ragionamenti, un bagliore comparve tra le mani della donna, era una lancia e lui sorrise divertito.
Non aveva idea di chi fosse ma era chiaro che fosse di stirpe reale, non aveva più dubbi al riguardo.
Cancellati, eliminati, dimenticati, non c'erano da nessuna parte eppure erano uno davanti all’altro.
-Ti distruggerò… -
E a quelle parole era già balzata al di sopra di lui, ma, era più veloce di quanto pensasse e nemmeno il tempo di affondare la lama nella carne che le era alle spalle.
Le passò una mano tra i capelli, lisci, neri e lunghi.
Non c'era un solo dettaglio di lei che non le ricordasse il principe Noctis. 
Così, per lui ucciderla era dannatamente più facile.
Andò avanti per ore, ogni arma del suo arsenale era stata usata e ora, volteggiavano in cerchio attorno alla principessa come una barriera e per l'uomo davanti a sé, era lo stesso.
Era circondato dalle sue stesse armi.
Era come guardare un losco riflesso di sé e non le piaceva.
-Mi hai portato via tutto!- le gridò lei per poi partire  all'attacco con tutta la rabbia e lui, allargò le braccia attendendo il colpo della giovane.
Sangue, tanto tanto sangue mescolato con il denso liquido nero dell'infezione.
Si erano colpiti a vicenda però, lui le stava sorridendo.
La lama della giovane era passata a parte a parte e dal corpo del suo avversario grondava quel nero liquido. Mentre, dal suo, non faceva che colare sangue, così tanto e così caldo.
Dall'addome lo sentiva gocciolare lungo le gambe fino a terra in densi rivoli.
-... tu non puoi uccidermi…-
Eppure gli faceva male, male come mai nella sua vita immortale. Pensava che solo quel principino potesse nuocergli seriamente ma, aveva fatto male i conti ma, ormai era chiaro che lei non era più un pericolo.
Le mise un dito sotto il mento, guardava quel viso, bellissimo e fiero, quegli occhi pieni di rabbia.
- Mi dispiace che non sia andata come nei tuoi piani... - disse ancora una volta mentre estraeva l'arma dal corpo della donna.
Lei cadde in ginocchio nella pozza del suo stesso sangue, si sentiva sempre più pesante, sentiva sempre più freddo.
Aveva fallito, non aveva concluso niente.
Lui era vivo, suo fratello era in pericolo e lei, stava morendo.
Non gli avrebbe detto addio, non lo avrebbe rivisto.
Iniziarono a scendere una ad una, piccole lacrime lungo le sue guance senza che lo volesse, tutto il dolore che per anni aveva trattenuto, goccia a goccia scivolava lungo le guance mischiandosi al sangue, al rimpianto, alla tristezza e alla delusione.
-Ho… fallito…- continuava a ripetere sommessamente mentre, si dissanguava lentamente. 
Non poteva sapere quanto, quel combattimento avesse destabilizzato il suo avversario, non sapeva che, quello non era un fallimento.
L'uomo la lasciò lì a terra a morire abbandonando la stanza arrancando appena, quella ferita infertagli da quella giovane, bruciava e non accennava a guarire.
Era tutto silenzioso, era tutto così… pacifico.
Non sentiva più il corpo, non poteva muoversi ma, riuscì a sollevare gli occhi verso il trono e quasi le sembrò di vederlo, il suo passato, così vivido che tra le lacrime e le sfuggì un sorriso.
Vedeva suo padre seduto su quel trono allungare la mano verso di lei, con in viso quell'espressione dolce che solo di rado mostrava.
Sollevò appena la mano come voler afferrare quella del genitore, il suo corpo, si cristallizzò e poi, svanì lentamente in piccoli globi di luce che si unirono al cristallo lasciando in terra solo la sua collana con il pendente a stella.


Camminava a piedi nudi, in uno dei corridoi del palazzo reale. Forse uno dei più lunghi, pieno di porte con stanze di cui ricordava a malapena il contenuto. Era poco illuminato ad esclusione delle lampade alle pareti che fiocamente facevano un po' di luce, l'atmosfera era ovattata, come in un sogno.Vide una porta leggermente aperta, era solo uno spiraglio ma, vi filtrava la luce. La spinse appena con la mano ed era la sua stanza, e su una sedia, vicino al letto c'era un uomo. Lei si avvicinò e lo abbracciò cingendolo per le spalle sospirando.
-Padre… - sussurrò con dolcezza la ragazza mentre una delle mani dell’uomo si poggiava sulle sue.
Si voltò guardando la ragazza mentre tenendola per la mano la portava davanti a se.
-La mia bambina… la mia preziosa figlia…-disse lui con gli occhi lucidi.
Lei sorrise e si inginocchiò a terra posandogli la testa sulle gambe come faceva tanto tempo fa e lui, con dolcezza le carezzava i capelli.
Finalmente non era più solo un ricordo, un’ombra, era di nuovo con la sua famiglia e mentre si lasciava coccolare dal padre, una mano sulla spalla la ridestò e voltandosi lo vide.
Quegli occhi così simili ai suoi e quei capelli del colore del cielo di notte. Non si alzò, gli tese la mano e lui la prese con dolcezza e a quel semplice tocco le si riempirono gli occhi di lacrime.
Aveva avuto un destino infausto, non era riuscita a salvarsi, non era riuscita a salvarli però, almeno nella fine, era con loro.
Non più perduta, non più dimenticata.


Il suo nome era… 

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