Vendetta

di Miharu_phos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


 

 

Jude sorrideva mentre percorreva gli ultimi metri che lo separavano dall'appartamento di Caleb, il suo fidanzato da un anno esatto.

 

Era infatti il giorno del loro primo anniversario e anche se non aveva ancora pensato a cosa regalare al proprio ragazzo, Jude era impaziente di incontrarlo per fargli gli auguri e passare insieme la serata.

 

Caleb non era certo uno a cui si potessero regalare dei fiori o cose smielate come fedine o altri oggetti da coppietta felice; il rasta era certo che una bella rimpinzata davanti alla tv sarebbe andata bene ad entrambi, poi avrebbero coronato il tutto con una notte di passione. 

 

In fondo era solo il primo anno, e nonostante tutta la dedizione e l'amore dimostrati dal castano nella loro relazione, Jude era sicuro che esagerare con il romanticismo avrebbe spento il fuoco che ardeva fra i due ogni qual volta riuscivano a passare del tempo insieme, lavoro permettendo.

 

Non riusciva a trattenere la contentezza mentre infilava il suo doppione di chiave nella toppa ed entrava nella casa del proprio fidanzato.

 

Era intenzionato a fargli una sorpresa, aveva deciso di non suonare. Non immaginava però che un altro tipo di sorpresa fosse stata preparata appositamente per lui, proprio nella camera da letto del castano, dalla quale provenivano gemiti e sospiri alquanto sospetti.

 

Restò pietrificato mentre quelle voci fin troppo conosciute riempivano il corridoio, sul quale si affacciava la porta della stanza, completamente spalancata. 

 

Dovette compiere un grosso sforzo per non scoppiare subito a piangere e darsela a gambe senza neanche farsi vedere; ma voleva guardare, voleva essere certo che i suoi timori non fossero infondati, così riprese a camminare finché non poté osservare con i propri occhi la materializzazione della scena che si era già creata nella sua mente.

 

Caleb era su Joe e si muoveva sui suoi fianchi ansimando di piacere.

 

I suoi capelli mossi erano sciolti e completamente bagnato dal sudore, come i corpi di entrambi.

 

Joe gli stringeva i fianchi e lo aiutava nei movimenti, gemendo a sua volta, interrompendo di tanto in tanto i suoi versi per baciare il ragazzo che si dimenava sopra di lui.

 

Jude non riuscì a trattenere un urlo di disgusto, attirando l'attenzione dei due ragazzi che lentamente interruppero il ritmo dei loro movimenti, concentrando lo sguardo sul ragazzo davanti alla porta.

 

-Ehi amore. Buon anniversario- sorrise maligno Caleb, per poi riprendere sfacciatamente a muoversi sul corpo di Joe, ancora sconvolto dalla situazione.

 

-Che fai, smettila!-

 

La mano del ragazzo aveva spinto con forza il petto di Caleb, fino a farlo scendere dal proprio corpo, provocando in lui una grassa risata.

 

-Sei un cazzo di psicopatico- aveva mormorato Joe, mentre si infilava velocemente i boxer.

 

Raccolse in fretta i propri abiti e si diresse ricoperto di vergogna verso la porta, sulla quale Jude ancora guardava la scena incredulo, con la bocca tremante.

 

-Mi dispiace Jude...scusa-

 

La sua voce era sincera ed anche la sua espressione lo era ma il rasta la notò a malapena mentre fissava il volto dell'amico con la disperazione dipinta sul viso.

 

Joe non aggiunse altro e si affrettò a lasciare l'abitazione, sconvolto dalla cattiveria del proprio amante.

 

Dunque lo aveva spinto ad andare a letto con lui nel giorno del suo anniversario con Jude; ed aveva studiato il momento perfetto in cui il rasta sarebbe andato a trovarlo. 

 

La sua cattiveria lo ripugnava, nonostante anche lui avesse contribuito a tradire l'amico di una vita che era Jude.

 

All'interno della casa intanto Caleb si stiracchiava come se niente fosse accaduto, completamente nudo e privo di vergogna davanti al suo fidanzato che ormai era in ginocchio e piangeva, fermo dove Joe lo aveva lasciato.

 

-Spero ti sia piaciuta la sorpresa. Quando hai finito porta il tuo culo fuori da casa mia, amore.-

 

Jude tremava ed ascoltava le cattiverie di Caleb totalmente in preda all'incredulità.

 

Era sconvolto e totalmente preso dai singhiozzi, sotto lo sguardo compiaciuto del castano che ancora nudo lo aveva superato, per andare a prendersi una birra fresca dalla cucina, e poi era ritornato li, a godersi la scena che pregustava da oltre un anno.

 

-P-perché- aveva mormorato Jude in preda al pianto, facendo ghignare Caleb di soddisfazione.

 

-Perché te lo meriti, bastardo. Io ti odio, Jude. E se avessi potuto infliggerti più dolore in qualche modo certamente lo avrei fatto, ma questo mi è sembrato il modo più pratico.- spiegò con noncuranza il castano, prendendo un altro sorso dalla lattina.

 

-Un anno- singhiozzò il rasta, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo -un anno e tu per tutto il tempo hai solo finto- 

 

La realizzazione di quella verità sconvolse ulteriormente Jude, ancora di più rispetto al tradimento. 

 

-Intendi se scopo con Joe da un anno? Nah. Solo da qualche mese. Ci tengo a informarti però che non sono mai stato fedele, coglione. E tu non te ne sei mai accorto. Ho fatto tutto questo solo per farti affezionare e colpirti quando avrebbe fatto più male possibile. È quello che ti meriti-

 

La voce di Caleb era fredda, crudele, tagliente.

 

Si godeva la sofferenza di Jude dall'alto, con la sua intimità ancora eccitata che gli ballonzolava sotto il naso.

 

-Non capisco...- mormorò Jude in lacrime -che cosa ti ho fatto per meritare questo?!-

 

Caleb gli si avvicinò ed in un impeto di forza lo sollevò per il colletto fino a farlo mettere in piedi, contro il muro.

 

-Che cosa mi hai fatto, chiedi?! Tu mi hai rovinato la vita, pezzo di stronzo bastardo. Io ti disprezzo. Voglio vederti soffrire come un cane, voglio sentire il tuo dolore disperato, voglio vederti mentre mi supplichi. Mi fai schifo-

 

Concluse il tutto con uno sputo che Jude si prese in pieno viso.

 

Restava immobile ad ascoltare ogni singola parola, incapace di reagire.

 

Quando Caleb lo mollò lui crollò nuovamente per terra.

 

Non poteva credere che tutto quell'odio derivasse dalla loro stupida rivalità adolescenziale; era impossibile, Jude non voleva accettarlo. 

 

-Io credevo...-

 

-Io credevo, Io credevo bla bla. Tu credevi di essere il più furbo, vero Jude? Ti sei sempre sentito il migliore di tutti in quella squadra del cazzo, solo perché tutti ti veneravano come un dio. Per me sei sempre stato la feccia invece. E no, non ti ho mai amato, mai. Ti ho preso per culo per tutto il tempo, stupido coglione. E tu ci sei cascato perché sei troppo abituato alle persone che ti tengono in palmo di mano. Beh, ho solo finto, si hai capito bene, era tutta una farsa. E la cosa più esilarante e che tu eri talmente sicuro che ti amassi che ti sei fidato subito! Ma no, aspetta, hai fatto il difficile all'inizio, non lo dimentichiamo questo. Ci ho messo tre mesi per riuscire a portarti a letto. Ho dovuto sopportare sei patetici appuntamenti prima di convincerti ad essere il mio fidanzato. E poi, quando ti ho dato la chiave di casa mia, com'eri felice! Ed io già pregustavo la tua faccia del cazzo quando mi avresti trovato a letto con qualcun altro. No, non mi piace Joe se te lo stai chiedendo. Così come non mi piaci tu. Volevo solo distruggerti ed ho pensato che usare il tuo migliore amico avrebbe fatto più male. Non immagini quanto sia perverso, a proposito, sa fare certe cose che tu non riusc-

 

Una forte sberla aveva colpito il volto del castano, facendolo voltare dall'altra parte di scatto.

 

Caleb aveva osservato il proprio ragazzo rimettersi in piedi ma non si era allarmato finché questi non lo aveva colpito violentemente con la mano.

 

Si era girato nuovamente verso Jude poi, con il labbro spaccato ed un sorriso vittorioso sul viso.

 

-Tanto non potrai mai farmi male quanto te ne ho fatto io. Sei patetico, Sharp-

 

Jude si era scagliato contro il castano con rabbia, cacciando un urlo pieno d'odio.

 

Lo aveva spinto per terra ed aveva cominciato a colpirlo sul sul petto con le mani, in preda alla furia.

 

Gridava e lo insultava, colpendo sempre con meno forza, mentre il ragazzo sotto di lui se la rideva di gusto, divertito dalla sua debolezza.

 

Lo scaraventò via dal proprio corpo con uno scatto, facendolo finire contro il letto, poi si rialzò, per nulla scalfito dagli schiaffetti privi di forza che aveva ricevuto.

 

-Fai schifo anche a menare. Fatti dare un consiglio, impiccati. E adesso vattene da casa mia, bastardo.-

 

Jude era furente di rabbia ma del tutto incapace di muoversi.

 

Non aveva un grammo di forza in corpo, non sarebbe riuscito neanche a rimettersi in piedi se non fosse stato per le parole derisorie del castano.

 

-Sapevo che non saresti riuscito ad accettarlo. Sorpreso eh? Non tutti ti idoleggiano. E proprio come immaginavo non riesci a staccarti da me. Perché mi ami, tu. Ma per la prima volta nella tua vita c'è qualcuno che non ti ama per niente.-

 

Coperto dalle beffe di Caleb finalmente il rasta ebbe la forza di rimettersi in piedi ed uscire da quella casa, tremante e ricoperto dalla più profonda umiliazione.

 

Il sorriso del castano scomparve nel giro di qualche secondo.

 

Si, lui era decisamente il tipo da sacrificare tutto per un singolo momento di gloria.

 

Ed il momento era passato, intenso ed effimero, come lo aveva immaginato.

 

Andò a rivestirsi con le labbra curvate in una smorfia di amarezza.

 

Si guardò allo specchio e si sforzò di sorridere, di essere felice e soddisfatto per aver finalmente raggiunto il suo obbiettivo, per aver culminato il suo sogno di umiliare Jude.

 

Ma non ci riuscì.

 

Non si sentiva in colpa, per nulla; quella vendetta ormai era parte di lui da molto tempo.

 

Si sentiva solo estremamente vuoto ed inutile.

 

La soddisfazione era durata finché aveva potuto osservare su Jude l'effetto della sua malignità.

 

Ma quando la sua vittima era andata via tutto si era spento per far spazio alla solitudine.

 

Quel suo piano lo aveva assorbito a tal punto da fargli dimenticare la vacuità della propria esistenza prima di rincontrare Jude.

 

Aveva vissuto nel risentimento per anni, coltivandolo e nutrendolo giorno dopo giorno finché non aveva avuto la possibilità di prendersi la propria rivincita sull'altro.

 

E per quanto lui fosse restio ad ammetterlo, la messa in atto del "piano" lo aveva preso più di quel che pensava: presto fare l'amore con Jude era diventato un piacere, anzi lo era stato fin dall'inizio, come l'addormentarsi insieme e il poterlo abbracciare mentre lui non se ne accorgeva.

 

Metteva a tacere la consapevolezza di quanto quella relazione gli piacesse, convincendosi che fosse tutto parte del piano, che non ci teneva neanche un po' a Jude, che lo odiava, come aveva detto anche a lui pochi minuti prima.

 

"Ma io non lo amo" si ripeteva, tentando di convincersene.

 

"Perché non sono felice?"

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


 

 

Il campanello suonò rompendo il silenzio creatosi nella stanza in cui i due ragazzi riposavano abbracciati l'uno all'altro.

 

Mark si precipitò ad aprire, assicurandosi che il rumore non avesse svegliato il suo amico, il quale pareva essere ancora addormentato.

 

-Ehi tesoro, vi ho portato il pranzo, ho pensato che non aveste una gran voglia di cucinare così ci ho pensato io. Come sta?-

 

Mark si sforzò di sorridere prendendo la teglia ancora calda che la moglie gli porgeva, mentre fingeva di essere grato di quel gesto, congratulandosi con lei per il "profumo" che il pasto emanava.

 

-Si è addormentato solo poche ore fa, ha passato la notte a piangere. È ridotto uno straccio, poveretto- mormorò il castano facendo sospirare sua moglie dispiaciuta.

 

-Vedrai, lo supererà. Piuttosto, che fine ha fatto quel miserabile?-

 

-Non tocchiamo l'argomento, per favore. Per la prima volta nella mia vita sento di odiare qualcuno- disse Mark provocando un risolino nella moglie.

 

I due coniugi si salutarono ed il castano ritornò nella camera da letto dell'amico, trovandolo sveglio mentre si massaggiava il viso, ancora gonfio per il pianto.

 

-Scusami, ti abbiamo svegliato-

 

-Niente affatto, sta tranquillo. Chi era alla porta?- 

 

-Era Nelly, ti manda uno dei suoi famosi stufati- mormorò Mark con tono leggermente ironico, non riuscendo per nulla però a scalfire la tristezza di Jude.

 

Il rasta fissava il proprio cellulare con aria triste, mentre con le dita insicure digitava qualcosa sullo schermo.

 

-Ti prego non dirmi che è lui...-

 

"Quanto lo vorrei" pensò Jude, sospirando.

 

-No è David. Vuole venire qui per parlare-

 

Mark strinse le mani in due pugni contraendo la mascella.

 

-Che coraggio! Ma come si permette? Almeno Joe ha avuto la decenza di sparire, dopo. Lui invece non ti da neanche il tempo di metabolizzare che subito spera di ottenere il tuo perdono. Che schifo.-

 

-Non è colpa sua, Mark. Caleb li ha fuorviati tutti e due, lo sai. Lo ha fatto di proposito-

 

Jude ripensò alle lacrime che invadevano il volto di David quando si erano incontrati su richiesta di Jude, subito dopo quel che era successo a casa di Caleb.

 

-Mi dispiace tanto Jude. Mi sento un verme ed hai tutto il diritto di odiarmi-

 

Non si era giustificato, non aveva cercato neanche per un secondo di nascondere la sua relazione con Caleb.

 

Appena Jude era arrivato da lui in preda al pianto David aveva confessato, incapace di continuare ulteriormente a tradire il suo amico, soprattutto dopo quello che Jude gli aveva detto di aver scoperto su Joe.

 

-Non farlo venire Jude, per favore. Prenditi il tempo di rimetterti in piedi, per lo meno-

 

-No. Voglio sapere tutto, ogni dettaglio, anche da Joe. So che non avevano le stesse intenzioni di Caleb e so che questo non li rende meno traditori ma non importa. Posso sopportarlo.-

 

Mark si avvicinò al suo amico, abbracciandogli la testa mentre se la premeva sul petto.

 

Jude riprese istintivamente a piangere, non faceva altro dalla sera prima.

 

-Perché mi hanno fatto questo, Mark? Perché proprio loro? Mi fidavo di entrambi, erano come dei fratelli per me-

 

Mark gli baciò la testa, attirandolo a sé mentre si stendeva sul letto.

 

-Ci sono io Jude, un fratello lo hai ancora. E riuscirai a superare tutto, sei tanto forte. E poi hai anche Celia. Mi ha chiamato stamattina, è partita con i bambini e sarà qui entro sera- lo informò, provocando una forte scossa nel petto del rasta.

 

Si sentiva talmente umiliato al pensiero che tutti avessero scoperto la grossa fregatura dietro la sua relazione apparentemente perfetta; fosse stato per lui non avrebbe avvisato nessuno, ma Joe aveva immediatamente chiamato Mark chiedendogli con urgenza di aiutare Jude.

 

Quando lo aveva trovato in quelle condizioni non aveva potuto lascialo solo neanche per un secondo, lo aveva fatto sfogare sulla sua spalla e lo aveva consolato per tutta la notte, finché alle prime luci dell'alba non si era deciso a chiudere un po' gli occhi.

 

Passò una settimana prima che Jude potesse avere la forza di ricominciare ad uscire di casa.

 

E paradossalmente, la prima cosa che fece fu proprio tornare da Caleb, un gesto recidivo, contraddittorio, ma inevitabile.

 

Quando il ragazzo aprì la porta di casa per poco non gli venne un colpo.

 

Jude Sharp era tornato da lui, magari per ammazzarlo.

 

Passarono diversi secondi prima che uno dei due potesse avere una minima reazione.

 

Non parlarono.

 

Caleb si scostò facendo spazio a Jude che entrò lentamente in casa, con passo incerto.

 

Caleb si mise a guardarlo con la coda dell'occhio mentre l'altro si dirigeva verso la grande finestra del salotto che dava sulla strada.

 

La casa era uno schifo come al solito ma Jude ci era abituato, il suo ex ragazzo era sempre stato un tipo disordinato.

 

Quando si decise a guardarlo direttamente Jude abbassò lo sguardo, come se fosse lui il colpevole dei due.

 

-Scusami. Non ce l'ho fatta proprio a trattenermi-

 

Caleb lo guardò cercando di studiare il suo comportamento, che sembrava fin troppo sincero.

 

-Non volevo rovinarti la vita. Mi dispiace davvero, Caleb.-

 

L'altro lo fissò sorpreso. Jude si stava scusando? Perché?

 

-Se tu mi avessi parlato dei tuoi disagi nei miei confronti avrei fatto di tutto per venirti incontro, credimi. O forse no, forse hai ragione tu, molto probabilmente me ne sarei compiaciuto se avessi scoperto che eri invidioso di me.-

 

Caleb avvertì un pizzico al cuore.

 

Invidioso...

 

-Ma ti giuro che adesso sono cambiato e che non potrei mai, mai farti del male. Volevo solo il tuo bene, volevo solo passare con te il resto della vita, anche se non te l'ho mai detto. E so che l'ultima cosa che avrei dovuto fare era venire qui, perché non mi vuoi e dovrei farmene una fottuta ragione. Ma volevo che sapessi quanto mi dispiace per averti fatto soffrire, io non sono migliore di nessuno, tanto meno di te, e quel gioco, quello stupido gioco era solo un altro modo per accontentare le infinite pretese di mio padre. Io dovevo essere il migliore. Ma non lo ero. Tu lo eri-

 

Dal volto di Caleb non traspariva alcuna emozione eppure nella sua testa regnava il più grande sconcerto.

 

Scosse la testa, totalmente in disaccordo con le parole di Jude.

 

Come diamine faceva ad essere ancora così tanto perfetto, senza peccato, fottutamente buono, giusto, ragionevole, quasi angelico?!

 

-Tu sei il migliore, cazzo Jude, lo sei sempre stato e lo sai. Non mentirmi solo per tentare di rendere la mia esistenza meno patetica-

 

Risentire la voce di Caleb fu tremendamente doloroso ma al tempo stesso fu come riprendere una fresca boccata d'aria.

 

Jude strinse gli occhi tentando di trattenere l'ennesimo pianto. 

 

-Ti prego Caleb non voglio ricominciare, permettimi solo di scusarmi-

 

-Ma scusarti per cosa, dannazione?! Per essere stato perfetto?! Come fai ad umiliarti in questo modo Jude, me lo spieghi?-

 

-Mi dispiace- il pianto ormai aveva vinto e Jude stava cominciando a singhiozzare sotto gli occhi colpevoli del castano.

 

Caleb non riuscì a trattenersi e si avvicinò al suo ex ragazzo per stringerlo in un forte abbraccio.

 

-Va via Jude. Non ti meriti tutto il male che ti ho fatto, e la colpa mi sta logorando dentro. Non rendere tutto più doloroso.-

 

Il rasta sollevò il viso sorpreso dal gesto dell'altro, era convinto di disgustarlo.

 

Il suo labbro inferiore tremava mentre tentava di tenerlo fermo con i denti; fissava timorosamente Caleb negli occhi e lo supplicava con lo sguardo.

 

Lui proprio non ce la faceva a sostenere quegli occhi, così chiuse i suoi e strinse la testa di Jude per poi baciargli i capelli.

 

-Va via. Non ti merito.-

 

-Puoi- singhiozzò -puoi solo baciarmi per un'ultima volta e tipo, tipo fingere. Fingere di amarmi e...di non odiarmi, di non disprezzami...fingi soltanto un altro po'. Per favore-

 

Era inestimabile il grado di disprezzo che Caleb stava provando verso se stesso.

 

Era vergognoso il fatto che avesse ridotto così un ragazzo che era completamente innamorato di lui. Non c'era proprio nulla di cui andar fiero, quella che aveva conseguito non era una vittoria; era stato soltanto uno spietato e gratuito atto crudele ai danni di un ragazzo innocente.

 

-Non posso, Jude. Vai.-

 

Aveva tentato di staccarsi ma Jude aveva insistito e si era appropriato delle sue labbra senza alcun permesso, trascinandolo in un lungo e sofferto bacio.

 

Un bacio che mise completamente in subbuglio il cuore di Caleb perché per la prima volta non baciava Jude con il risentimento nel cuore, ma lo baciava esclusivamente perché gli piaceva assaporare quella bocca, scambiare la propria saliva con quella del suo eterno nemico, ed abbandonarsi alla consapevolezza che si, anche lui ne era inesorabilmente innamorato.

 

Non riuscirono a staccarsi. 

 

Finirono direttamente nella camera da letto del castano e vi rimasero per tutta la notte.

 

Jude era ignaro dei sentimenti che stavano emergendo nel cuore di Caleb ma non gli importava; pur di avere anche solo un secondo in più con il ragazzo che amava avrebbe sopportato la certezza di venire assecondato esclusivamente per compassione.

 

E Caleb si ostinò a fingere che fosse così. Tenerlo ancora in pugno in fondo era una bella sensazione e allo stesso tempo poteva mascherare la dedizione verso il rasta con la sua presunta generosità: si stava sacrificando pur di non farlo soffrire, e riuscire a farlo credere a Jude era dannatamente appagante.

 

 

 

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