Our first Valentine

di Magicwand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PANCHINA ***
Capitolo 2: *** BLU ***
Capitolo 3: *** LIBRO ***



Capitolo 1
*** PANCHINA ***


Note: Ciao a tutte Swen. Questo è il primo capitolo della piccola Long che sto scrivendo per l'iniziativa prompt di San Valentino Do you want to be my Valentine? del gruppo facebook Maybe I need you. In ogni capitolo sarà presente una parola chiave della tripletta che ho scelto: Blu, Libro e Panchina. Inoltre volevo chiarire qualche cosetta su questa storia: è ambientata all'incirca nella terza stagione, comunque dopo tutti i fatti avvenuti sull'Isola che non c'è, però la seconda maledizione e la permanenza di Emma e Henry a New York non sono mai successe. Diciamo che da quando tornano dall'Isola è tutta una nuova storia. Detto questo, buona lettura e lasciate recensioni se vi va, qualsiasi consiglio o idea è ben accetto. XD 

 
CAPITOLO 1: PANCHINA
 
Finalmente le cose erano tornate alla normalità, l’esperienza sull’Isola che non c’è era stata estenuante per tutti i coinvolti; Peter Pan era stato sconfitto definitivamente, i bambini che erano voluti tornare con gli abitanti di Storybrooke, in cerca di una nuova vita, avevano trovato tutti una famiglia nella cittadina, Mr. Gold gestiva il suo negozio e aveva incominciato a stringere i legami con il figlio Neal che, a sua volta, si stava avvicinando a suo figlio Henry. I Charming continuavano ad amarsi incondizionatamente, Henry era tornato a scuola ed Emma e Regina, beh, loro battibeccavano come sempre. Si erano avvicinate dopo aver quasi perso loro figlio, o meglio, Emma cercava di passare più tempo possibile con Regina che faceva finta di non sopportarla, ma entrambe si divertivano a stuzzicarsi a vicenda.

L’unica cosa fuori dalla norma era il giorno di San Valentino, che si stava avvicinando pericolosamente in fretta. Tutta Storybrooke sembrava impazzita, ormai al negozio di fiori erano presenti solo rose, di tutte le specie e di tutti i colori, al minimarket si vendevano principalmente cioccolatini di ogni marca e bigliettini, con frasi sdolcinate, di ogni forma. 

L’unica che sembrava essere impassibile, nei confronti di quel pandemonio, era Emma. La bionda non era per niente preoccupata o ‘’emozionata’’, aveva dato buca a Uncino, che dopo il bacio sull’isola aveva incominciato a seguirla come un cagnolino, dicendogli che non ci sarebbe stato niente di più tra di loro. Inoltre, non aveva mai dato così tanta importanza ad una festa, ad una giornata per l’amore: secondo lei l’amore, quello vero, doveva essere celebrato e, soprattutto, dimostrato tutti i giorni.

Così Emma era relativamente tranquilla quando si ritrovò, ad una settima da San Valentino, nella sua giornata di riposo, a passeggiare sul molo; le era sempre piaciuto recarsi lì, quando aveva bisogno di pensare o solo di rilassarsi, fin dai primi giorni a Storybrooke, l’acqua e la brezza marina la calmavano.  Il tempo era sereno, fin troppo per una tipica giornata di Febbraio nel Maine; non faceva freddo, stranamente, e questo permise ad Emma di tenere la sua fedelissima giacca di pelle rossa aperta, sotto portava un maglione bianco.

Non si aspettava di trovare nessuno al molo, essendo quasi l’ora di pranzo erano tutti a casa o dal Granny’s, per questo rimase sorpresa nel vedere una figura seduta regalmente su una panchina, la testa rivolta verso il mare; Emma seppe subito chi fosse, per lei era impossibile non riconoscere i meravigliosi capelli castani di Regina e, per evitare di sbagliare, bastava controllare ai piedi i tacchi sempre presenti. 
Emma si avvicinò e si sedette sulla panchina, vicina ma senza invadere lo spazio della donna.
‘’Signor Sindaco, che sorpresa vederla qui.’’ la salutò Emma con tono scherzoso, sorridendole sinceramente.
Regina si voltò verso la bionda, anch’essa sorpresa di vederla in quel posto.
‘’Miss Swan, potrei dirle la stessa cosa.’’ rispose Regina, alzando un sopracciglio.
‘’Regina…penso che ne abbiamo passate abbastanza per poter iniziare a chiamarmi Emma.’’ sbuffò la bionda, divertita.
‘’Come vuole…credevo la pagassi per lavorare e tenere al sicuro la città, Em-ma.’’ disse Regina voltandosi di nuovo verso il mare, cercando di nascondere un sorriso malizioso.

Il cervello di Emma smise di funzionare per un attimo, il modo in cui la mora aveva pronunciato il suo nome aveva scatenato in lei cose che non potevano essere descritte ad alta voce; la bionda cercò di riprendersi, sorpresa lei stessa dalla sua reazione.

‘’Per favore diamoci del tu. E comunque, oggi è il mio giorno di riposo. Tu, piuttosto, non dovresti essere al municipio a fare cose da sindaco??’’
Regina alzò gli occhi al cielo, Emma la faceva impazzire a volte, se era una cosa positiva o negativa, questo ancora doveva capirlo.
‘’Volevo uscire dall’ufficio per la pausa pranzo, prendere un po’ d’aria, pensare…’’ finì in un sussurro la frase.
‘’Beh posso tenerti compagnia allora!’’ esclamò Emma felice.
‘’Se non hai niente di meglio da fare.’’ rispose la mora, evitando lo sguardo dell’altra.

Passerei tutte le mie giornate con te se potessi, pensò Emma guardando per un attimo Regina per poi girarsi anche lei verso il mare. 
I minuti passarono silenziosi, entrambe le donne perse nei propri pensieri, era raro un momento così ; di solito parlavano del figlio Henry oppure discutevano per le cose più stupide, ma non si erano mai trovate così vicine, in silenzio, per così tanto tempo, a godere semplicemente della presenza dell’altra. Emma decise che tutto ciò era troppo strano e così decise di iniziare nuovamente una conversazione.

‘’Hai visto che caos in città? Non pensavo che gli abitanti della Foresta Incantata conoscessero San Valentino.’’ disse Emma divertita, voltandosi per guardare nuovamente il profilo di Regina.
‘’In un certo senso sì, avevamo una cosa molto simile, era chiamato ‘’Il giorno dell’amore’’, e non doveva essere per forza celebrato da due innamorati, ma anche da amici o parenti.’’ lo sguardo di Regina si rabbuiò per un attimo, poi ricordandosi di chi aveva vicino, cercò di indossare di nuovo la sua maschera da sindaco; si schiarì la gola e finì dicendo: ‘’Comunque, si vede che la maledizione non ha portato solo false identità, ma anche le tradizioni di questo mondo nell’animo degli abitanti.’’
‘’Capisco…Beh a me non è mai interessato, insomma non ho mai avuto qualcuno con cui passare quel giorno e, sì insomma, sono stata delusa dall’amore fin troppe volte per poter godermi appieno questa festa.’’

Emma non sapeva da cosa derivava questa sua confessione a Regina che, stranamente, la stava ascoltando attentamente e con nuovo interesse. ‘’Tu invece? Che farai? Scommetto che sarai piena di pretendenti.’’
‘’Devo ricordarti chi sono io? Inizia con Regina e finisce con Cattiva…’’
‘’Vorrai dire ‘eri’, non sei più quella persona Regina.’’
‘’Ma lo sono stata e probabilmente una parte di me lo rimarrà sempre.’’
‘’Andiamo…sei una madre fantastica, un sindaco molto più competente di tutti i politici del mondo reale, sei forte e coraggiosa e sei cambiata, in meglio. Dovresti essere fiera di te stessa…io lo sono.’’  concluse la bionda, arrossendo appena si rese conto di ciò che aveva ammesso.

Regina rimase con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, se avesse ascoltato queste parole da qualsiasi altra persona, non le avrebbe creduto, ma sentirle da Emma…era come se un grosso peso si fosse sollevato finalmente dalle sue spalle, come se il suo cuore avesse ripreso finalmente a battere, a vivere. Non sapeva cosa o perché le stesse succedendo, ma era bello, pensò Regina, e forse un po’ spaventoso, ma non le importava. Sorrise dolcemente e voltandosi di più verso la bionda la ringraziò.

‘’Di niente…ho solo detto la verità.’’

Emma si ritrovò a guardare intensamente la mora; i suoi capelli, che ormai le arrivavano fin quasi alle spalle, i suoi occhi color nocciola, che riuscivano in modo sorprendente a esprimere mille emozioni; lei era sempre riuscita a guardare oltre le maschere di Regina, guardandole gli occhi, guardandole l’anima. Lo sguardo della bionda poi scese, fino alle sue labbra, carnose e dipinte, come sempre, di rosso, e quella cicatrice…quanto avrebbe voluto baciarla…

Ma cosa vai a pensare?! Baciarla? Sei proprio una pazza…

Emma era persa nei suoi pensieri quando Regina, che non aveva smesso di fissarla e che si era resa conto di quanto si fossero avvicinate, inconsciamente, una verso l’altra, li interruppe schiarendosi la gola per poi parlare.

‘’Comunque non ho programmi.’’
‘’C-come?’’ chiese Emma, confusa.
‘’A San Valentino, nessun pretendente, nessun programma. Sarà una giornata come le altre, come lo è stato per ogni anno a questa parte.’’ rispose Regina, divertita dalla confusione della Salvatrice.

La bionda non ci poteva credere, per tutti quegli anni nessuno aveva invitato Regina a uscire, nessuno le aveva scritto parole dolci, o regalato dei fiori o cioccolatini, nessuno si era preso la briga di preoccuparsi se avrebbe passato San Valentino da sola; in quel preciso istante Emma decise che quest’anno non sarebbe successo.

‘’E invece ce lo avrai un programma.’’
‘’Come prego?’’ rispose Regina, ora lei quella confusa.
‘’Sì perché quest’anno il 14 Febbraio lo passerai con me.’’ si alzò di scatto Emma, poggiando i pugni sui fianchi, guardando la mora ancora seduta con un sorrisetto di sfida.
‘’Con te?? Devi essere impazzita, questa giornata di riposo ti sta facendo male, ti consiglio di tornare a lavorare al più presto.’’
‘’No, sto benissimo. E ormai ho deciso.  Alla faccia di tutti i fidanzatini sdolcinati-‘’
‘’-come i Charming…’’ sbuffò Regina, alzando gli occhi al cielo.
‘’-noi lo passeremo a modo nostro. Quindi, Regina, tu e io, a cena; ti scriverò per i dettagli. Buona giornata!’’

E cosi come si era alzata, Emma incominciò ad allontanarsi altrettanto velocemente. La verità era che aveva paura di un rifiuto e così se l’era svignata il prima possibile, in quel modo, secondo la sua logica, Regina non avrebbe potuto opporsi.

Ma sei matta?!  Hai appena invitato Regina a cena, il giorno di San Valentino! Tu neanche lo festeggi San Valentino!

Regina, ancora seduta, guardò lo sceriffo allontanarsi mentre borbottava tra sé e sé. Certe volte quella donna riusciva a stupirla e confonderla nello stesso momento. Come ci riuscisse, per lei era un mistero. La mora si voltò e guardò il punto dove poco prima era seduta Emma; sul suo volto apparve un sorriso genuino, ancora lei non lo sapeva, ma era contenta che finalmente avrebbe passato con qualcuno quel giorno che l’aveva sempre fatta sentire terribilmente sola.

Swan…sei proprio un’idiota, pensò Regina, alzando gli occhi al cielo, ancora con le labbra a formare un sorriso.

Un’altra cosa che ancora Regina non sapeva era che, nel profondo del suo cuore, quella panchina era appena diventata uno dei suoi posti preferiti a Storybrooke.  

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Capitolo 2
*** BLU ***


Note: Ok, prima di preparare torce e forconi sappiate che mi dispiace da morire. Sinceramente è alquanto imbarazzante pubblicare questo secondo capitolo dopo quasi un anno dal primo, non ho neanche una buona scusa se non mancanza di tempo e ispirazione sufficiente. Però sono tornata e spero di riuscire a organizzarmi con l'università e la scrittura e prometto che il terzo capitolo non uscirà nel 2021 (XD). Detto ciò...buona lettura! (ok ora potete preparare i forconi...chiedo scusa di nuovo!)

CAPITOLO 2: BLU
‘’Oh mio dio, non ci posso credere! Come ho fatto?! Cosa faccio? Che farò?!?! Nonono devo annullare…per forza…ma no che dico, ormai l’ho fatto! E se mi sta prendendo in giro? Nono non è da lei, o forse sì..-‘’.
Emma era nel panico più totale. Stava discutendo così, ad alta voce, con se stessa, da qualche ora ormai dentro all’ufficio dello sceriffo, camminando avanti e indietro per la stanza. Mancavano due giorni a San Valentino e la bionda aveva realizzato solo ora in che cosa si fosse cacciata.

Prima di allora, era stata tranquilla, i giorni erano passati veloci, senza nuove minacce, e gli unici contatti con Regina erano stati puramente formali. Fino a quel giorno…
Mentre Emma stava oziando nel suo ufficio, con i piedi appoggiati sulla sua scrivania, la mora le aveva scritto un messaggio; Emma lo aveva aperto senza pensarci troppo, pensando che fosse un'altra incitazione per consegnare quei noiosissimi documenti che Regina voleva firmati almeno con una settimana d’anticipo. Peccato che il messaggio non trattava niente di tutto ciò.

<Miss Swan, quindi a che ora la cena? R.>

Ecco, queste erano le poche parole che avevano fatto scivolare la bionda dalla sedia, facendola finire egregiamente a terra. Emma non capiva perché all’improvviso quella cena fosse diventata la cosa più importante e spaventosa del mondo; a Emma non le era mai importata quella festa, eppure, adesso era per lei diventato fondamentale organizzare qualcosa di speciale per Regina.
Ma cosa vado a pensare, non sarà mai alla sua altezza.
La bionda stava ancora pensando a cosa rispondere a Regina quando entrò in centrale suo figlio, Henry. Il ragazzino infatti, vivendo a casa della madre adottiva, passava la maggior parte dei pomeriggi, dopo scuola, insieme all’altra madre.
‘’Ciao Ma’!’’ la salutò Henry, fermandosi sulla soglia del suo ufficio.
‘’OH HENRY, CIAO!’’ rispose Emma, a voce fin troppo alta.
‘’Mamma? Tutto bene?’’ chiese il ragazzo dubbioso.
‘’SISI, BENE, BENISSIMO, PERCHE’ LO CHIEDI?!’’
‘’Non so, sei…strana.’’  rispose Henry, entrando completamente nell’ufficio per poi appoggiarsi alla scrivania. ‘’Avanti, forza puoi dirmelo, sei in ansia per l’appuntamento con mamma.’’
‘’Comecosache?!’’  Emma si bloccò e divenne rossa, suo figlio era troppo astuto a volte, però forse Regina aveva accennato qualcosa. ‘’Sì, ok, riguarda l’appunta- no aspe, non è un appuntamento, nessuno ha parlato di appuntamento, tua madre non- si  insomma, hai capito no?’’
‘’Ma’…passerete la serata insieme…da sole…a San Va-‘’
‘’OKOK VA BENE! Ma, non è un appuntamento.’’
‘’Sì certo, e io sono Pinocchio…’’
‘’Henry! Modera l’atteggiamento!’’
‘’Io? Ma se sei tu quella che si sta comportando come una sedicenne che ha paura di una semplice ‘serata insieme’ ‘’ disse Henry, pronunciando sarcasticamente la parola ‘’serata’’.
Suo figlio aveva ragione, Emma doveva calmarsi e, prima di tutto, rispondere a Regina. Prese il telefono in mano ma si bloccò di nuovo.
‘’Non ci posso credere, dammi qua.’’ esclamò esasperato il ragazzo, strappando il telefono dalle mani della bionda.
‘’<<Ti passo a prendere alle 19.30, vestiti elegante .E. ;D  >> Ecco fatto, inviato, dovevo aggiungerci una faccina se no non sembravi tu, ora andiamo a scegliere qualcosa da metterti, dubito che hai qualcosa di elegante tra tutte le giacche di pelle nel tuo armadio…’’
‘’Ma Henry…sto lavorando…’’
‘’Se c’è un problema ti chiameranno, e poi ultimamente non succede niente in questa città. Forza sbrigati!’’
Henry lasciò il telefono a Emma e, senza aggiungere altro, si avviò verso l’uscita della stazione. Emma rimase a fissare la sua schiena finche non sparì dietro l’angolo.

 
‘’Vestiti elegante? Davvero Miss Swan? Io sono sempre elegante.’’ disse tra sé e sé Regina, le pareti del suo ufficio come uniche testimoni.

Regina non sapeva perché aveva mandato quel messaggio allo sceriffo, una parte di lei non poteva credere  che avrebbe preso parte a un’idiozia del genere, una cena con la Salvatrice, romantica per giunta! Non era da lei, tuttavia ultimamente, soprattutto dopo l’avventura sull’Isola che non c’è, le cose tra lei e Emma andavano bene, erano pacifiche, nonostante i sempre presenti battibecchi avevano raggiunto un punto di incontro, uno stato di equilibrio; e forse era proprio per questa nuova ‘’amicizia’’ che una parte di lei era nervosamente eccitata alla prospettiva di quella cena. Lasciando per un attimo da parte il progetto per la città su cui stava lavorando, la mora si mise a pensare a cosa avrebbe potuto indossare per la cena; fortunatamente grazie alla sua magia aveva sempre a disposizione un numero di abiti quasi infinito. Qualcosa di nero? Nonostante fosse il suo colore preferito forse era troppo…tetro per un’occasione del genere. Rosso? Era il colore della passione…troppo cliché.
Regina cominciò a mordicchiarsi il labbro indecisa quando all’improvviso pensò al colore perfetto…
Il sindaco, di nuovo sicura di sé, ritornò al proprio lavoro, una nuova sensazione incominciò a diffondersi nel proprio animo.

 
‘’Ma’, devi ricordarti che lo sto facendo per il tuo bene!’’
‘’Io proprio non capisco, che problema ha la mia amatissima giacca di pelle? E’…casual.’’
‘’Appunto! E noi non abbiamo bisogno di casual ma di ELEGANTE, parola che spero tu conosca.’’
Oddio…sembra proprio Regina quando parla così…ma perché finisci sempre col pensare a lei Emma?!
‘’Elegante non è il mio stile…’’
‘’Ma è quello di mamma, quindi se vuoi fare colpo su di lei devi anche impegnarti con l’abbigliamento.’’

Emma sbuffò e si limitò a seguire Henry per l’unico negozio di vestiti di cui era disposta Storybrooke. Suo figlio poteva essere dannatamente cocciuto a volte, però non aveva tutti i torti; voleva fare colpo su Regina e se indossare per qualche ora un vestito scomodo l’avrebbe aiutata nell’intento, allora che fosse così. L’unico problema era che non aveva la minima idea di QUALE vestito sarebbe stato il prescelto.

Suo figlio la segregò nel camerino e con l’aiuto di una commessa le portò vestiti su vestiti. Provò tutti i vestiti eleganti del negozio, di ogni colore e tipo: o erano troppo pomposi o troppo semplici, troppo colorati o troppo spenti, troppo lunghi o troppo corti. Alla fine vennero bocciati tutti.

‘’Su Emma il tempo stringe e tu ancora non hai un vestito, dovremo andare a chiedere a Ruby se ti può prestare qualcosa…’’ disse Henry, non ancora scoraggiato e pieno di energie.
Emma rimase in silenzio mentre l’ansia stava già incominciando a manifestarsi quando di colpo, prima di uscire dal negozio, si fermò. Lì, in un angolo del negozio, indosso ad un manichino, si trovava un completo da sera. Una camicia di raso bianca con scollatura a V, sopra un blazer di un blu marino, abbinato a dei pantaloni dello stesso colore a vita alta; come aveva fatto a non vederlo prima?!

‘’Dai Ma’ dobbiamo sbrigarci cosa ci fai lì impalata?’’
‘’Questo.’’ disse Emma quasi senza fiato.
‘’Cosa?’’
‘’Indosserò questo alla cena con Regina.’’
Sul volto di Emma comparve un sorriso contagioso, era perfetto! Elegante, sofisticato e sexy, inoltre sapeva che indossando una cosa del genere si sarebbe sentita a proprio agio.
‘’Ok abbiamo trovato il vestito, ora devi solo trovare un posto dove cenare, pensare a un regalo adeguato, cioccolatini, fiori …-‘’
Oh.
 
Due giorni dopo: San Valentino
Erano le 19:29 ed Emma Swan si trovava davanti all’entrata del 108 Mifflin Street. Non era mai stata più puntuale in vita sua, le sudavano le mani e tremavano le gambe…possiamo anche dire che non era mai stata più agitata in vita sua. Aveva pensato a tutti i dettagli, dai fiori a dove andare dopo la cena. Aveva raccolto i capelli in una coda alta, trovato dei tacchi da abbinare al completo e un trucco leggero le colorava il viso.  Non sapeva perché voleva che fosse tutto perfetto, o forse sì…la verità era che era follemente innamorata di Regina Mills, ma non avrebbe mai potuto ammetterlo ad alta voce. Emma era convinta che non sarebbe mai stata ricambiata.

Però ha accettato di uscire a cena con te.
Sì perché non le hai dato neanche il tempo di rispondere.
Ma avrebbe potuto scrivermi che rifiutava.
Penserà che sia solo una cena tra amiche.
Ma lo è…o no?

Era in conflitto con i suoi pensieri quando la porta di Mifflin Street si aprì, concedendo agli occhi di Emma la visione più bella che avesse mai avuto.

La mora indossava un vestito blu che risaltava ogni sua curva in modo perfetto, era a mezza manica e le arrivava fino alle ginocchia, era semplice ma sinceramente ogni cosa stava bene indosso a Regina. Si era lasciata i capelli mossi, ormai le arrivavano quasi alle spalle. Sul viso un trucco leggero, tranne per le labbra colorate con il suo tipico rossetto rosso. Ai piedi, da norma, dei tacchi a spillo.

‘’Chiudi la bocca Swan o ci entreranno le mosche.’’ scherzò Regina, fingendo di esserne infastidita.
Emma si riprese, rendendosi conto che effettivamente aveva la bocca aperta.
‘’S-si scusa è che…wow Regina stai…benissimo!’’ disse Emma cercando di non sembrare un’idiota cronica.
La mora abbassò lo sguardo con un lieve sorriso.

Ho fatto arrossire Regina Mills? Impossibile.

‘’Devo dire che con quel completo mi hai stupito anche tu, Em-ma.’’
Ecco, l’ha fatto di nuovo. Ma mi vuole far morire o cosa?!
‘’Mi stupisce il fatto che con tutti i colori che esistono sei riuscita a scegliere lo stesso che ho indossato io.’’ spiegò la mora sbuffando.
Ah.

Solo allora notò che stavano indossando lo stesso colore, blu. Diverse tonalità certo, il vestito di Regina era leggermente più chiaro di quello blu mare di Emma, ma sembrava davvero che si fossero messe d’accordo.
‘’Beh, chi mi dice che non sei stata tu, Regina, a spiarmi?’’ ribatté la bionda divertita.
‘’Sono molte cose Swan, ma non una spia.’’ sorrise maliziosa Regina, prima di prendere la giacca appesa all’entrata. ‘’Vogliamo andare?’’
 Beh nonostante il flop del colore del vestito, posso ritenermi fortunata se ancora non mi ha chiuso la porta in faccia.

‘’Sì certo.’’ rispose Emma abbassando lo sguardo che cadde su quello che teneva in mano.
 ‘’Ah giusto. Ehm…questi sono per te!’’ disse la bionda porgendo il mazzo di fiori a Regina. Questa guardò sorpresa prima Emma e poi i fiori, che delicatamente prese in mano.
‘’Grazie Emma…non dovevi.’’
‘’Sciocchezze! E’ San Valentino, dobbiamo provare l’esperienza completa.’’ Appena Emma si rese conto di quello che aveva detto cercò di rimediare: ‘’Ma non è un appuntamento.’’
‘’Certo che no.’’ rise Regina.
‘’Comunque sono delle Aquilegie, le rose mi sembravano troppo scontate.’’ si sentì in dovere di precisare la bionda.
‘’Sono bellissime. Vado a metterle in un vaso e possiamo andare.’’
‘’Ti aspetto.’’ sorrise Emma, avviandosi verso il suo caro maggiolino giallo. Forse questa serata non sarebbe stato un completo disastro..
‘’Credi davvero che salirò su quella trappola, Miss Swan?!’’
Mi sembrava strano…


Note finali: Piccole curiosità: ho scoperto che il colore blu simboleggia l'armonia e l'equilibrio, cosa che, se avete letto attentamente, mi sembrava adatta. Come fiore invece ho scelto l'Aquilegia perchè simboleggia un 'amore nascosto' eheheh (e brava Emma).
 
 

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Capitolo 3
*** LIBRO ***


Note: E finalmente, dopo uno hiatus sofferto di nove lunghi mesi, dopo esami universitari e crisi da blocco dello scrittore, ecco a voi il terzo e ultimo capitolo di questa mini serie. So che mi vorrete uccidere o mandare a quel paese per avervi fatto aspettare così tanto, sì, sono una stupida XD. Prometto solennemente che non pubblicherò più una storia senza averla conclusa del tutto prima, e sappiate che ho molte idee che voglio svillupare, solo che sono una lumaca a metterle per iscritto :) Spero che questo finale vi piaccia e spero di regalarvi al più presto altre storie. Alla prossima e buona lettura! SWANQUEEN 4EVER!!!


CAPITOLO 3: LIBRO
Nonostante la dubitabile sicurezza del maggiolino giallo, alla fine Regina aveva ceduto ed era salita in macchina. In quel momento stava osservando gli alberi scorrere fuori dal finestrino, mentre si allontanavano dal confine di Storybrooke, lasciando la possibilità ad Emma di lanciarle degli sguardi senza farsi notare dalla mora. Le sue mani stringevano così forte il volante che le nocche erano diventate bianche. Doveva andare tutto perfettamente, non solo non voleva fare l’ennesima figura della perfetta idiota, ma voleva anche regalare a Regina una serata dedicata solo a lei, in cui si potesse sentire…apprezzata, voluta, desiderata.

Mentre guidava in silenzio, con solo la radio accesa e l’inconfondibile ‘’presenza’’ di Regina al suo fianco, Emma poté riflettere sui suoi sentimenti per la donna in questione. Era successo tutto lentamente, come quando si completa un puzzle, pezzo dopo pezzo, fino ad arrivare all’immagine completa, quando si era resa conto all’improvviso che provava dei sentimenti imparagonabili per lei. Quando aveva riportato Henry a casa sua, dando inizio ufficialmente alle sue avventure in quella cittadina sperduta nel Maine, la incontrò per la prima volta; l’attrazione fisica fu innegabile, insomma Regina era una bellissima donna, su questo non c’erano dubbi, ed Emma non era completamente stupida.

Successivamente il loro rapporto non era stato dei più pacifici. Litigavano sempre, e quando non lo facevano si scambiavano degli sguardi omicida, ma, se proprio Emma voleva essere sincera, tutta quella aggressività derivava dalla sua frustrazione sessuale a causa della mora.

Nonostante tutto, dopo la rottura della maledizione, Emma, in un modo o nell’altro, era sempre rimasta al suo fianco, perché Regina non era più ‘’cattiva’’, molto probabilmente non lo era mai stata. Emma la capiva, capiva il suo passato, capiva che una persona come lei, che metteva sempre il bene di suo figlio davanti al proprio, non avrebbe mai commesso tutti quei peccati senza una ragione. Era cambiata, stava ancora cambiando, e man mano che passavano i giorni Emma riuscì a vedere sempre di più la vera essenza di Regina, senza le sue barriere. La Regina che arrossiva ad un complimento inaspettato, che poggiava la mano sul ventre quando era insicura, che si mordeva le labbra quando era concentrata, che sorrideva maliziosamente quando la prendeva in giro, che la minacciava di portarle in tempo un documento importante ma poi, quando questo non accadeva, alzava semplicemente gli occhi al cielo per poi dirle scherzando: ‘’Sei sempre la solita.’’.

Erano tutte queste piccole cose, per altri insignificanti, che Emma trovava adorabili e che avevano pian piano riscaldato il suo cuore. Aveva capito il perché aveva sempre protetto ed aiutato Regina: in qualche modo i loro destini erano intrecciati e non se lo sarebbe mai perdonata se le fosse successo qualcosa.
Ma Emma aveva paura di confessare a Regina tutto questo. Non sapeva se avrebbe mai ricambiato o se l’avrebbe presa per pazza, ma stavano andando a quello che era a tutti gli effetti un appuntamento romantico, insieme! Emma non sapeva come interpretare il fatto.

All’improvviso Regina ruppe il silenzio.
‘’Tutto bene, Miss Swan?’’
‘’Siamo ritornate al Miss Swan ora?’’ scherzò Emma.
‘’Sei silenziosa, qual è il problema? Ti stai già pentendo della decisione di passare la serata con me?’’
Regina cercò di nasconderla, ma Emma la conosceva fin troppo bene e aveva riconosciuto la nota di incertezza nella sua domanda.
‘’Non potrebbe mai accadere.’’ la rassicurò la bionda. ‘’Comunque siamo quasi arrivate.’’
‘’E’ ancora presto per dirlo, questa trappola mortale potrebbe cadere a pezzi da un momento all’altro.’’ disse Regina seria e leggermente preoccupata.
‘’Stai tranquilla! Questa bambina non mi ha mai delusa, può resistere a tutt-‘’

Emma non fece in tempo a finire la frase che il maggiolino emise uno strano brontolio per poi spegnersi completamente e fermarsi, grazie all’aiuto dell’autista, sul ciglio della strada.

Regina lanciò ad Emma uno sguardo assassino e per nulla sorpreso. ‘’Dicevi?’’
La bionda ricambiò  lo sguardo di traverso. Provò a riaccendere il motore un paio di volte, senza successo.
‘’Avanti, avanti…non mi abbandonare tesoro mio! Ne abbiamo passate troppe insieme, non mi lasciare così! Ritorna da me!!!’’
‘’Non ci posso credere…’’ sbuffò Regina, prima di uscire dall’auto e sbattere la portiera violentemente.
Finalmente Emma si arrese e uscì a sua volta dalla macchina. ‘’Provo a chiamare un meccanico…’’
‘’A San Valentino? Buona fortuna.’’

Ma di fortuna ce n’era poca in quanto Emma non riuscì a trovare nemmeno un meccanico o carro attrezzi disponibile per quella serata. Avrebbero dovuto aspettare la giornata successiva.

‘’Beh…non ci resta che andare a piedi.’’ sospirò Emma.
‘’Stai scherzando vero?’’
‘’Dai Regina saranno solo un paio di chilometri a piedi…’’

Non furono solo un paio di chilometri a piedi. Dato il fatto che indossavano entrambe dei tacchi e che Emma non era sicurissima di dove si trovasse il ristorante, arrivarono in ritardo per il tavolo che aveva prenotato. Dovettero aspettare, con i piedi doloranti, ancora mezz’ora affinché si liberasse un altro tavolo. Finalmente riuscirono a sedersi e Emma non ci pensò due volte a togliersi subito i tacchi.

‘’Dio mio Regina, come fai a indossare queste scarpe infernali tutti i giorni ancora non lo so.’’
‘’Per prima cosa, non ci vado a passeggio per tutto il Maine.’’
‘’HA HA HA, molto divertente.’’

Si trovavano in un ristorante italiano, con autentici cuochi italiani, di questo Emma se n’era accertata. Sapeva quanto Regina apprezzasse la cucina di quel paese e voleva sorprenderla. Era piccolo, rustico e, neanche a farlo apposta, le avevano fatte sedere nel tavolo più appartato della sala. Dopo poco un cameriere le interruppe per prendere l’ordine.

‘’Vediamo…prendo le bruschette e gli spaghetti al pomodoro.’’ ordinò Emma.
‘’E per lei?’’ chiese il cameriere a Regina.
‘’Vorrei l’assaggio di formaggi come antipasto e poi…prendo l’arrosto di maiale, per favore.’’
‘’Perfetto. Da bere cosa posso portarvi invece?’’

Emma lesse il menù dei vini ma, in tutta sincerità, non aveva idea di cosa avrebbe dovuto scegliere: i vini non erano il suo forte, di solito beveva birra. Regina doveva aver percepito il panico della bionda in quanto, dopo poco, le tolse il menù dalle mani per poi dargli una veloce occhiata.

‘’Un calice di Friuli Grave Pinot Bianco per lei, e per me uno di Brunello di Montalcino, grazie.’’
‘’Arrivano subito.’’
Emma guardò lo scambio sbalordita ma, d’altronde, c’era da aspettarselo che la mora ne sapesse più di lei riguardo l’argomento.
‘’Mi stupisce che tu non abbia preso l’insalata.’’ scherzò Emma per rompere il silenzio
Regina rimase in silenzio, alzando un sopracciglio verso Emma.
‘’Non che tu ne abbia bisogno! Per carità, hai un corpo favoloso! Ecco solo che quando lavori, per pranzo mangi sempre insalata quindi, ecco, si, credevo non mangiassi altro ahah, è stupido lo so…’’

Regina alzò una mano per interrompere i farfugliamenti della bionda. In quel momento arrivò il cameriere con il vino. Quando si allontanò Regina guardò di nuovo la bionda che intanto era diventata rossa in viso. A quel punto decise di mettere fine alle sue sofferenze, sorridendo e scherzando:
‘’Emma, non mi voglio così male. Per una volta che qualcuno mi porta fuori a cena, voglio godermi tutto quello che ha da offrire, chissà se ricapiterà mai.’’
Ma certo! Certo che ricapiterà! Regina tu meriti questo e molto altro, se solo mi darai la possibilità…
‘’Piuttosto, sei sicura che pasta col sugo sia la scelta migliore? Non vorrei che sporcassi quel splendido completo.’’
‘’Sporca-…Regina non sono una bambina, so mangiare senza sporcarmi!’’ rise Emma.
‘’Mangi come un’infante però.’’
‘’Non c’è niente di male se mi piacciono le cose semplici.’’ disse la bionda alzando il mento, quasi per sfidarla a contraddirla.
‘’No no…ma tutti quei cheeseburgers di Granny di sicuro non ti fanno bene.’’ rispose Regina prima di sorseggiare il suo vino.
‘’Beh, non ci posso fare nulla se non so cucinare neanche un uovo sodo…’’
‘’Vieni da me.’’
‘’Cosa??’’

Ho sentito bene?

Regina sembrò rendersi conto di quello che aveva appena detto e così cercò di spiegarsi meglio.
‘’Sì ecco...la sera preparo sempre la cena per Henry. Se ogni tanto hai voglia di mangiare qualcosa che non sia bagnato in litri di olio e grasso…puoi venire a mangiare da noi.’’
In quel momento Regina si stava attorcigliando le mani, tenne lo sguardo basso per tutto il tempo mentre pronunciò quelle parole. Emma sapeva che dietro quell’offerta, che alle orecchie di altri potrebbe essere sembrata di pura cortesia, si nascondeva un invito sincero. Il cuore della bionda si sciolse ancora di più e non riuscì a trattenere un sorriso quando rispose: ‘’Sarebbe un onore per me provare le tue pietanze.’’
Regina rialzò lo sguardo sullo sceriffo e sorrise anch’essa. ‘’Perfetto.’’
.
.
.
Oh mio Dio.
Regina stava gustando il suo arrosto. ‘’Gustando’’ forse è un eufemismo, sembrava stesse avendo un orgasmo da cibo. Emma, dimenticandosi della sua forchetta piena di pasta, stava ascoltando sorpresa i suoni che stavano uscendo dalla bocca della donna.
Cazzo…è divina anche quando mangia…ma la deve smettere con quei versi se no io qua svengo.
‘’Buono?’’ la interruppe Emma.
‘’Sublime.’’ rispose la mora mentre ancora masticava. ‘’Vuoi assaggiare?’’
Assaggiare cosa? La tua pelle? Le tue labbra? La tua –
‘’Ok.’’
Regina tagliò un pezzo di carne  per poi avvicinarlo lentamente alla bocca di Emma che si aprì, anche quasi per lo stupore di quel gesto così…romantico.
Lo sta facendo davvero?

Durante tutto quel momento, che durò 5 interminabili secondi, le due si guardarono intensamente negli occhi. All’ultimo gli occhi color cioccolato di Regina si posarono sulle labbra di Emma. Per un istante il mondo intorno a loro si fermò, le due incominciarono ad avvicinarsi quasi inconsapevolmente; Emma credette che si sarebbero baciate in quel momento, ma all’ultimo Regina si bloccò, schiarendosi la gola, per poi tornare al suo posto.

‘’Allora? Ti piace?’’
A me piaci tu…
‘’S-sì buono! Forse…forse avrei dovuto farmi suggerire da te cosa ordinare ahah…’’
E’ successo davvero o mi sono immaginata tutto? Forse sono già ubriaca…o forse Regina è ubriaca.
‘’Quando si tratta di cosa mettere in bocca i miei gusti sono impeccabili cara.’’
Sì…sì è ubriaca. Non c’è altra spiegazione.
‘’Tutto bene Swan?’’ chiese Regina alzando un sopracciglio.
Emma si rese conto che era da un po’ che era rimasta muta a fissare Regina.
Starà pensando che abbia dei seri problemi mentali.
‘’Splendido.’’ rise Emma imbarazzata.

La cena trascorse tranquillamente. Parlarono del più e del meno, delle avventure che avevano affrontato, di Henry, della foresta incantata, del povero maggiolino giallo abbandonato sulla strada. ‘’Dovremo chiamare un taxi per tornare.’’ suggerì Regina al riguardo.
In quel momento arrivò il loro cameriere per chiedergli se volessero ordinare il dolce. Ovviamente Emma rispose positivamente. Quando arrivarono non poté fare a meno di guardare, o meglio, salivare alla vista della fetta gigante di Red Velvet che aveva ordinato Regina. Emma aveva optato per un tortino con cuore caldo di cioccolato.
‘’ ‘Ginaaaa…mi fai assaggiare?’’ chiese Emma con gli occhi dolci.
‘’No.’’
‘’Daiii, solo un assaggino!’’
‘’Non provarci nemmeno.’’
‘’Io poi ti faccio assaggiare il mio!’’
‘’Tu hai il tuo dolce ed io il mio! Sono stata caritatevole con la carne, ma con questa meraviglia non ci penso neanche.’’
‘’Dai Regina solo…ecco solo un pezzett-‘’

Ma Emma, nella foga di cercare di rubare un po’ di dolce dal piatto di Regina, urtò con il braccio il secondo calice di vino della donna che si rovesciò, finendo addosso al sindaco.

Merda.

‘’Cazzo Regina, mi dispiace non volevo.’’
Complimenti Emma, fatti un applauso davvero. Minimo non ti rivolgerà più la parola.
Regina guardò il suo vestito rovinato e quando rialzò lo sguardo su Emma questa non riuscì a decifrare le emozioni della donna. Emma stava diventando sempre più rossa di imbarazzo e abbassò lo sguardo per evitare quello di Regina. Emma credette di essere diventata pazza quando sentì l’altra donna ridere di gusto. Rialzò lo sguardo scioccata, non sembrava una risata da una che l’avrebbe uccisa nel sonno.

‘’Regina so che sei arrabbiata, ma ti prego non uccidermi.’’
Dopo un minuto finalmente Regina riuscì a calmarsi.
‘’Sinceramente Emma, mi stava spaventando il fatto che ancora non fossi riuscita a combinare qualcosa.’’ spiegò Regina, ancora degli accenni di risata nelle sue parole.
Ho sentito bene?
‘’Ma Regina…il tuo vestito…’’
‘’Tranquilla, è solo un vestito.’’ sorrise lei.
Ed ecco un’altra prova che Regina non era più malvagia. Emma credeva che dopo quell’incidente sarebbe stata bruciata viva, oppure che avrebbe dovuto sorbirsi delle urla minacciose, ma la Regina seduta davanti a lei stava ancora sorridendo mentre mangiava soddisfatta il suo dolce.
Potrei baciarla in questo momento.
.
.
.
Il viaggio di ritorno in taxi lo trascorsero in un silenzio confortevole, guardando le stelle fuori dal finestrino e scambiandosi furtivamente degli sguardi dolci e un po’ imbarazzati. Quando Emma notò che l’autista stava per imboccare Mifflin Street lo interruppe: ‘’Potrebbe portarci al porto?’’
Regina, nonostante la sorpresa, decise di non dire nulla.
Chissà cosa ha in mente la Salvatrice.

Una volta arrivate, Emma pagò il tassista e corse velocemente dall’altra parte dell’auto per aprire la portire a Regina.
‘’Milady…’’
‘’Grazie. Vorrei sapere quale corso hai seguito per essere così galante.’’ scherzò la mora.
‘’Hey! Mio padre è il principe azzurro, la galanteria ce l’ho nel sangue.’’ rispose Emma mentre camminava verso la prossima meta.
‘’Pfff…tuo padre era un pastore prima di diventare principe, non a caso tratta le donne come pecore.’’
‘’Dubito tu abbia ragione, ma se anche fosse, IO non tratto le donne come pecore, grazie mille!’’
‘’Lo sto notando…’’ sorrise Regina, arrossendo leggermente. Emma se ne accorse e arrossì a sua volta.
Camminarono per poco lungo il molo finché non arrivarono ad una passerella.

‘’Buonasera Spugna!’’ salutò Emma.
‘’Sceriffo. Il traghetto è pronto.’’ rispose l’uomo a poppa.
Il traghetto in questione era una barca modesta, poteva ospitare una ventina di persone, con posti a sedere all’interno e due panchine posizionate all’esterno, a prua. Non aveva una scopo preciso, semplicemente Spugna si divertiva a portarla a largo ogni tanto, offrendo trasporto a persone che magari volevano rilassarsi o guardare Storybrooke da lontano, o ancora passare una domenica alternativa.

‘’Io non salgo su quell’affare.’’ annunciò prontamente Regina.
Ci risiamo.
‘’Regina andrà tutto bene, è sicuro.’’
‘’Come lo è stato il tuo caro maggiolino?’’
Emma alzò gli occhi al cielo notturno.
‘’Andrà tutto bene, durerà poco, promesso.’’
‘’Non so se lo sa Sceriffo, ma non sono una fan dei mezzi acquatici, il viaggio sulla Jolly Roger mi è bastato per il resto della mia vita.’’ sbuffò la mora, incrociando le braccia al petto, segno che Emma aveva imparato a decifrare come di ‘autodifesa’.
‘’Ti prometto che se cadi in acqua sarò pronta a lanciarti un salvagente.’’
‘’Mia umile salvatrice…’’
La bionda rise. ‘’Ti fidi di me?’’ le chiese porgendo il palmo della mano, un piede già posizionato sulla passerella.

Regina guardò prima la mano e poi gli occhi di Emma che, in quel momento, erano blu come il mare dietro di lei, illuminati solo dai pochi lampioni lungo il molo e dalla luna. E Regina non poté fare a meno di perdersi in quegli occhi e di essere travolta dalla calma più totale, perché Regina si fidava di lei, come non aveva mai fatto con nessun altro, nemmeno con Daniel. Così strinse la sua mano a quella di Emma e la seguì sulla passerella. Una volta a bordo, le due si sedettero su una delle panchine a prua; Emma non lasciò mai andare la mano di Regina. Spugna portò una coperta alle due donne, dato che l’aria era fredda e una volta a largo si sarebbe alzato il vento, per poi, una volta sciolti gli ormeggi, portare lentamente il traghetto al largo. L’aria si fece presto gelida e le due dovettero stringersi sotto la coperta, riscaldandosi a vicenda, cosa che non dispiacque per niente alle due, ma Regina mai lo avrebbe ammesso ad alta voce.

Presto si ritrovarono a cercare le costellazioni insieme, Emma mostrò tutta la sua ignoranza nell’argomento mentre Regina si divertiva a correggerla.
‘’Ti dico che quella è la costellazione dell’Ariete!’’
‘’No Emma quello è il Leone.’’
 ‘’Ariete.’’
‘’Leone.’’
‘’Ariete!’’
‘’Emma l’Ariete neanche è visibile a febbraio!’’
‘’Oh…quindi quello è il Leone.’’
‘’Esattamente.’’
‘’E quella?’’
‘’Miss Swan non sa neanche riconoscere la luna?!’’
‘’Ahahahah ti sto prendendo in giro ‘Gina.’’
Regina come risposta le diede una spinta giocosa con la spalla.

Si fermarono in un piacevole silenzio, la mora chiuse gli occhi e si perse nel suono delle onde del mare. Emma non riuscì a trattenersi dal guardarla. Era bellissima. Le piccole luci della barca le illuminavano il viso, aveva l’aria rilassata, forse Emma non aveva sbagliato a portarla lì. Con gli occhi chiusi, il viso rilassato e quelle labbra stupende…per l’ennesima volta quella sera Emma pensò che voleva baciarla.

‘’Sei stupenda…’’ disse a bassa voce, non rendendosi conto che non lo aveva solo pensato.
‘’Come scusa?’’ la guardò Regina curiosa, avendo sentito solo l’ultima parola.
Oddio…
‘’Em…ho detto…serata stupenda, vero?’’ rimediò Emma, facendo finta di nulla.
‘’Vero…Emma…perché mi hai portata qui?’’
‘’Non ti piace?’’ chiese la bionda, allarmata.
Regina rise. ‘’No, stranamente sto bene. Intendevo dire…perché qui? Non eri costretta ad allungare la serata più del necessario, credevo che dopo la cena mi avresti lasciata a casa e sarebbe finita lì…’’
‘’Perché avrei dovuto?’’ chiese Emma, completamente confusa.
‘’Perché…non so…magari non vedevi l’ora di tornare a casa, so quanto sia difficile soppor-‘’
‘’Frena frena frena. Regina, io…sono stata benissimo e tu sei fantastica e la verità… la verità è che vorrei che questa serata non finisse mai.’’ ammise Emma, guardandola dritta negli occhi, stringendole la mano sotto la coperta.
Regina la fissò, la bocca leggermente aperta, non sapeva che dire.

Mai avrebbe pensato che Emma Swan, la sua acerrima nemica, avrebbe potuto trovare piacevole una serata informale con lei. Fino a quel giorno una parte di lei era convinta che Emma le avesse chiesto di uscire per pietà, per alleviare la sua solitudine, perché era la cosa giusta da fare, perché lei era la Salvatrice. L’altra parte di Regina però aveva sperato che l’invito fosse stato sincero, che Emma volesse stare con lei, perché anche Regina voleva stare con Emma, e aveva passato molte notti sveglia, fin da quando la bionda era arrivata a Storybrooke, pensando a cosa ciò avrebbe potuto comportare. Molte volte si era scontrata con lei, molte volte l’aveva fatta infuriare, insomma, era sua nemica, non poteva essere altrimenti, ma molte volte aveva desiderato che diventassero amiche, o anche di più…molte volte si era trattenuta dall’invitarla a bere qualcosa nel suo studio, solo perché aveva paura di dimostrare le sue fragilità, di perdere il controllo. Ora però, Regina era maledettamente stanca di mostrarsi infallibile, stanca di essere sola…voleva una persona al suo fianco, una persona che, nonostante tutto, era sempre rimasta dalla sua parte, a difenderla, a supportarla; una persona che in questo momento le stava stringendo la mano e guardando come se lei fosse l’unica al mondo. Quella persona era Emma. Era sempre stata lei.
Regina dovette ammetterlo: si era innamorata della Salvatrice.

‘’Emma…io..-‘’
‘’E poi avevo già prenotato il traghetto, non potevo disdire ahah.’’
Regina alzò gli occhi al cielo. ‘’Incredibile.’’ rise.
 ‘’Inoltre’’ continuò Emma ancora ridendo, ‘’la vista da qui è favolosa…’’

Regina si voltò, seguendo la direzione dello sguardo di Emma, e vide qualcosa che poté solo definire magico. Davanti a loro, in lontananza, Storybrooke, un’insignificante cittadina per il resto del mondo, ma che per gli ex abitanti della Foresta Incantata era ormai divenuta casa, si stagliava contro il cielo notturno in tutta la sua piccola gloria. Il buio non era niente in confronto ai numerosi lampioni che illuminavano la città, un faro nel mezzo delle tenebre della foresta del Maine.  Regina quasi si commosse a quella vista. Quel luogo, nato per lo scopo di darle un lieto fine ma che per molto tempo era riuscito solo a farla sentire ancora più vuota, era ora il suo gioiello più prezioso, perché le aveva portato non solo Henry, ma anche una bionda imbranata fissata con le giacche di pelle e col farle perdere la testa, in tutti i modi possibili. Il pollice della bionda le stava accarezzando il palmo della mano quando Regina decise di voltarsi di nuovo, trovando la bionda già intenta nel fissarla.

‘’Non mi ha fissata abbastanza per una sera, Miss Swan?’’ scherzò la mora.
‘’Naah, io amo fissare le cose belle, Signor Sindaco.’’
‘’Mi farà venire il diabete con tutte queste smancerie.’’
‘’E io avrò un esaurimento nervoso se non ti bacio ora!’’

L’ho detto…
Ho sentito bene?
L’ho detto davvero??
L’ha detto davvero…
Oddio Emma l’alcol ti ha dato alla testa!
Sta arrossendo…
Insomma, voglio baciarla davvero, l’alcol mi ha dato il coraggio di dirlo ad alta voce ma…oddio perché Regina sorride? Sta forse tramando qualcosa? Come minimo mi butta in mare ora…
Ha la faccia spaventata…forse non voleva dirlo davvero?
E perché ora sembra delusa? Delusa di cosa? Forse vuole…?
Se non dice qualcosa giuro che la butto in mare.
Devo dire qualcosa…faccio finta di nulla o provo a chiederle..?
Oh, al diavolo.

‘’Posso baciarti?’’ ‘’BACIAMI.’’ dissero le due nello stesso momento.

Si guardarono per una frazione di secondo prima di unire le loro bocche in un bacio per niente innocente. Ogni loro litigio, ogni sguardo nascosto, ogni problema che avevano affrontato insieme, non avevano fatto altro che aumentare il desiderio, un tempo inconscio, delle due. Le loro bocche si muovevano insieme come se lo avessero fatto da una vita, una danza scritta nelle stelle.

Non sapevano quanto tempo fosse trascorso, ma quando decisero di staccarsi per riprendere fiato il traghetto era appena ritornato al molo.

‘’Wow…’’ disse Emma con un sorriso incredulo stampato in volto.
‘’Eloquente come sempre, Miss Swan, ma dovrò darle ragione…wow..’’
‘’Simpatica.’’ rispose sarcastica la bionda.
‘’Signore mi dispiace interrompervi, ma siamo arrivati. Sceriffo, il pacchetto che mi aveva consegnato..’’ annunciò imbarazzato Spugna.
‘’Oh giusto! Ora scendiamo Spugna, puoi darci ancora qualche minuto?’’
‘’Nessun problema.’’ l’uomo fece un piccolo inchino prima di scendere dalla barca per lasciarle sole.
‘’Emma, cos’è quello?’’ chiese Regina, confusa.
‘’Ecco volevo dartelo prima di arrivare ma…beh…mi sono un po’ distratta’’ rise la bionda. ‘’Come da tradizione volevo regalarti qualcosa oltre ai fiori. I cioccolatini mi sembravano troppo banali, un gioiello troppo importante…Henry mi ha detto che ti piace leggere, così..ecco..ti ho preso un libro…Tieni!’’ finì Emma imbarazzata, porgendo il libro incartato a Regina. Questa non seppe cosa dire, ancora una volta sorpresa da tutto quello che la bionda aveva fatto quella sera per lei, così non perse tempo e strappò delicatamente la carta.

‘’Il piccolo principe…’’

‘’L’hai già letto?’’ chiese Emma spaventata.
‘’No no, ne avevo sentito parlare ma, sai, tra un diamante distruttivo di qua e un orco mangia uomini di là, mi sono sempre dimenticata di prenderlo…Grazie.’’ sorrise Regina.
‘’Ecco, questo è sempre stato il mio libro preferito perché…nonostante il Principe si ritrovasse sempre solo nei suoi viaggi, è riuscito a creare dei legami durante la via. C’è un pezzo nel libro che cita: ‘Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.’. Ecco, in un periodo in cui pensavo di essere la persona più sola al mondo, questo libro mi ha dato la forza di non arrendermi mai e…ho fatto bene a farlo, perché mi ha portata a Storybrooke, ai miei genitori, a nostro figlio…e a te, Regina.’’

Regina, commossa, allungò una mano per asciugare la lacrima che stava lentamente scendendo sulla guancia di Emma. Con il cuore che batteva a mille, la mora si avvicinò di nuovo per dare un bacio dolce alla bionda. Quando si staccò, guardando intensamente gli occhi blu dell’altra, disse a bassa voce, sorridendo:

‘’A un nuovo inizio allora.’’

Emma era contenta di non essere svenuta per l’emozione e di aver sentito bene le parole di Regina, perché in quel momento avrebbe potuto urlare dalla gioia, potenzialmente svegliando metà Storybrooke, ma onde evitare denunce per disturbo alla quiete, che sono una noia da compilare, la bionda si limitò a sussurrare, prima di baciare di nuovo il sindaco, ‘’A un nuovo inizio.’’
 
Fin

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