I protettori di Manhattan.

di Giulianazito_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’inizio ***
Capitolo 2: *** L’incontro. ***
Capitolo 3: *** L’incontro, seconda parte. ***



Capitolo 1
*** L’inizio ***


Un ragazzo dai capelli neri e ricci e gli occhi talmente scuri da non riuscire a distinguere la pupilla dall'iride, mi sta fissando attraverso la vetrina.

Si trova dall'altra parte della strada, mentre io sto leggendo un libro tranquillamente davanti un caffè nella mia caffetteria preferita.

Nonostante io l'abbia beccato a guardarmi non abbassa lo sguardo, lo distolgo io per prima.

Continuo a leggere spensierata ma sento il suo sguardo penetrante troppo vicino, mi giro di nuovo e adesso è di fronte alla vetrina del Charli's.

Questa volta non mi sta guardando, è girato di profilo e si dirige verso l'entrata.

Chiudo gli occhi e respiro profondamente, sento i suoi passi pesanti venire in questa direzione e il suo sguardo talmente potente da farmi venire il mal di testa.

Apro gli occhi e me lo ritrovo davanti.

Una figura imponente, alta circa 1.80m e dalle spalle enormi.

Indossa degli anfibi completamente neri, così come i jeans aderenti e la t-shirt, coperta da una semplice giacca di pelle.

Il mio sguardo sale lentamente sul suo volto, rimango immobile e spaventata.

I ricci definiti gli coprono leggermente la fronte, ha un piercing sul sopracciglio destro.

Una piccola cicatrice gli percorre l'angolo delle labbra.

Sorride, ma quel sorriso è tutt'altro che bello.

I suoi denti sono ricoperti da sangue ancora vivo, gli cola lungo il mento e gocciola sulla sua maglietta.

Tira fuori un coltellino dal suo stivale, rapido e deciso.
Me lo punta contro e chiudo gli occhi.

Lo sento allontanarsi e il suo coltello sfrecciare nell'aria.

Sta per colpirmi e quando la lama penetra nella mia carne mi sgretolo diventando cenere.

 

Mi sveglio di colpo, ansimando e completamente sudata.

Accendo l'abat-jour sul comodino vicino al mio letto, riempendo la stanza di una fioca luce gialla.

Controllo l'ora sul cellulare, sono le 6:00am.

Tra tre ore avrei dovuto incontrare il mio migliore amico Alarik. 

Mi alzo dal letto e decido di andare a fare una doccia e darmi una sistemata, tanto il sonno non mi sarebbe tornato comunque.

Le ore passano in fretta e Alarik mi manda un messaggio.

"Hey Ali, ho avuto un contrattempo e non riesco a passare da casa tua, vediamoci direttamente lì."

"Di la verità, sei in ritardo?" 

"No ma va.."

"Cazzate." 

Lo conosco troppo bene, ci conosciamo dalla prima elementare, siamo cresciuti insieme.

Dò un ultimo tocco al mio trucco prima di prendere le chiavi di casa e uscire.

Cerco di fare il meno rumore possibile poiché mia madre dorme ancora.

Esco di casa e metto gli auricolari, la strada fino al Charli's non è proprio breve da fare a piedi, la musica mi aiuta a far passare più in fretta il tempo.

Ovviamente Alarik non è ancora arrivato, come suo solito.

Entro in caffetteria e ordino il mio solito cappuccino mattutino, prendo posto al tavolino davanti la vetrata e mentre lo aspetto continuo a leggere il libro comprato da poco.

Passano pochi minuti e inizio a sentirmi osservata.

Provo ad ignorare questa sensazione ma è davvero troppo potente per impedirmi di guardarmi in giro.

E fu lì che lo vidi per la prima volta.

Proprio dall'altro lato della strada c'era lui.

Il suo sguardo era penetrante come nel sogno.

Chiudo gli occhi sperando di star sognando ad occhi aperti.

Qualcuno mi tocca la spalla e sobbalzo.

"Lo so che sono bello, ma non pensavo così tanto." 

Alarik.

Sorrido scuotendo la testa.

Il mio cuore sta ancora battendo velocemente ma mi rilasso quando vedo che non c'è più il ragazzo riccio per strada.

"Dai siediti, ho ordinato la tua cioccolata calda con marshmellow." 

"Mi conosci troppo bene." si siede e mi saluta con un bacio sulla guancia.

La mia spensieratezza svanisce, quando lo vedo proprio prendere posto al tavolino di fronte al nostro.

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Capitolo 2
*** L’incontro. ***


James. James. E ancora James. Questo nome continua a risuonare nella mia mente mentre fisso quel ragazzo misterioso e inquietantemente bello. Mi sta fissando con gli occhi semichiusi, come se stesse cercando di capire chi sono o se ci conosciamo. Alza la mano e accenna un saluto muovendo impercettibilmente le dita. Vengo però distratta dallo schiocco delle dita di Alarik di fronte il mio viso. "Tutto bene?" mi domanda. "Si, perdonami, stavo guardando.." il mio sguardo si sposta nuovamente al tavolino di fronte, non c'era più. "Il nulla?" continua lui la mia frase ridendo. Accenno un sorriso e annuisco. "Scusatemi.." qualcuno dietro di noi inizia a parlare. È una voce maschile, profonda e giovane. Mi scende un brivido lungo la schiena. "Sapete dirmi quanto dista da qui Central Park?" Parla lentamente, scandendo bene ogni singola parola. Il mio respiro diventa irregolare. Mi giro verso questa persona ed era lui. Esattamente come nel mio sogno ma c'era un particolare in più: sopra la clavicola destra, che sporgeva leggermente fuori dallo scollo a V della t-shirt, aveva un piccolo tatuaggio rappresentante una rosa infuocata. La rosa era vuota e le fiamme nere. Risponde Alarik mentre io resto impalata a fissarlo come un'ebete. Esce dal Charli's e solo dopo aver realizzato cosa stesse accadendo, mi alzo per seguirlo. Lo vedo entrare in un vicolo, che portava alla porta sul retro della caffetteria. "James." Lui si ferma, non ero tanto distante dal suo corpo. "Come sai il mio nome?" chiede senza voltarsi. "Io non lo so." Il rumore della città sembra ovattato dai muri del vicolo. La puzza dei bidoni della spazzatura inizia a diventare pungente, ma in questo momento sento solo i nostri respiri sincronizzati. I secondi sembrano minuti infiniti. "Almeno sai chi sono?" si volta verso di me lentamente, con le mani nelle tasche dei jeans e la testa bassa, nascosta dal cappuccio della felpa nera sotto la giacca di pelle. Scuoto la testa in silenzio. Con uno scatto felino mi raggiunge, posizionandosi davanti a me a pochi centimetri di distanza. Sento il suo respiro calmo e caldo colpirmi i capelli. "Il tuo nome mi è apparso nella mente quando ti ho visto." "Ma noi non ci siamo mai visti." Il cellulare nella mia tasca inizia a vibrare. Lo tiro fuori, è Alarik. "Non rispondi al tuo fidanzato?" mi domanda guardandomi negli occhi. Qualcosa brilla al loro interno. "Non è il mio fidanzato." rispondo secca e stacco la chiamata. "Devo andare." dice e si allontana. "No, aspetta. Io non capisco.." gli prendo il polso per fargli capire che deve fermarsi. Non si ribella, ma il suo corpo diventa rigido improvvisamente e il suo respiro affannato. "È meglio che tu non mi tocchi." il suo sguardo è fisso sulle mie dita intorno al suo polso. Tolgo subito la mano, chiedendo scusa. "Ali, cosa fai qui? Ti ho chiamata tre volte." è la voce di Alarik che risuona alle mie spalle. Mi giro verso il mio migliore amico provando a dire qualcosa, ma cosa? Che ho sognato uno sconosciuto e che magicamente si è concretizzato? Che conosco il suo nome ma non l'ho mai visto prima? "Finisco di parlare con questo ragazzo e arrivo." "Quale ragazzo?"  corruga la fronte sorpreso. Giro la testa di scatto e James si è già allontanato, scomparendo dietro l'angolo. "Nessuno, è già andato via."

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Capitolo 3
*** L’incontro, seconda parte. ***


Ormai si è fatto tardi, il sole scompare dietro gli alberi lasciando spazio al buio freddo della sera. Sono quasi vicino a casa, sto camminando nel vialetto di ciottoli nel parco che si trova accanto. Ho una cuffietta sola nell'orecchio e ascolto la musica. Intorno a me c'è solo il silenzio, in giro non c'è nessuno. I lampioni iniziano ad accendersi colorando il terreno al di sotto di un colore giallo-arancio. C'è qualcosa di strano 'sta sera. L'aria la sento torbida e pesante, più fredda del solito. Sento una folata di vento colpirmi la schiena, rabbrividisco e mi blocco fissando un punto davanti a me. Mi tolgo lentamente la cuffietta, si sente la musica andare avanti a basso volume. Qualcosa mi sfiora la spalla, mi giro di colpo. Non c'è niente. Vedo un'ombra avvicinarsi da dietro. Qualcuno mi prende il polso e mi fa girare verso di lui. È James. "Dio!" esclamo spaventata e tirando via il polso dalla sua presa. "Dio?" domanda sorpreso. "Io sono più bello." continua. "Mi stai seguendo?" faccio un passo indietro. "Non abbiamo finito la nostra discussione prima." ignora totalmente la mia domanda. "Forse perché qualcuno è andato via?" domando con tono pungente. "Non volevo che la nostra conversazione venisse ascoltata da persone indiscrete." I nostri fiati formano delle nuvolette nell'aria. "Cosa vuoi da me?" I nostri sguardi sono fissi nei nostri occhi. "Come sai il mio nome?" "Te l'ho già detto, io.." m'interrompe bruscamente. "Sisi, non raccontarmi le cazzate di questa mattina."  "Dimmelo senza girarci troppo intorno." Fa un passo avanti, eliminando completamente la distanza tra i nostri corpi. "Ti sto dicendo la verità." Il suo pollice si infila velocemente sotto il mio mento e con l'indice blocca la parte superiore, non riesco a liberarmi. La sua presa non è forte e non mi fa male, è semplicemente molto salda e ferma. "Shh." appoggia la sua fronte sulla mia e d'istinto chiudo gli occhi. Il suo profumo invade le mie narici, un sentore legnoso e mascolino; un profumo che farebbe innamorare qualsiasi ragazza. I capelli che fuoriescono dal cappuccio mi solleticano la parte superiore del naso, sono morbidi e profumati. I nostri respiri vanno a tempo. Improvvisamente rivedo il sogno che ho fatto la scorsa notte, ma invece di vederlo per intero mi appare a spezzettoni. Sento i miei occhi muoversi velocemente da un lato all'altro della palpebra. Il mio battito è irregolare. Sento freddo all'improvviso e dopo qualche secondo riapro gli occhi, James si è staccato da me e ha lasciato il mio viso. Il mio respiro è affannato, lo stavo trattenendo senza rendermene conto. Fisso il ricciolino davanti a me, riesco a vedere il suo petto fare su e giù velocemente nonostante la sua figura sia in penombra. "Cos'è successo?" domando a fatica. "Ho solo scoperto che non mi stavi mentendo."  ci separano circa una decina di passi, ma riesco ancora a sentire il suo profumo. "Ora devo andare." si gira di spalle ma non cammina. "Verrò a trovarti di nuovo." detto questo sparisce silenziosamente nel buio.

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