Shuffled Jukebox 2.0

di Francine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Glögg och Pepparkakor ***
Capitolo 2: *** #2 Do They Know It's Christmas Time (again)? ***
Capitolo 3: *** #3 Mammagamma ***
Capitolo 4: *** #4 Eppure, sentire... ***
Capitolo 5: *** #5 Cuore di paglia ***
Capitolo 6: *** #6 Come un sogno a prima sera ***
Capitolo 7: *** #7 «ἐξ ἀνάγκης» ***
Capitolo 8: *** #8 The Prettiest Star ***
Capitolo 9: *** #9 Mimosa ***
Capitolo 10: *** #10 Come cambia il vento ***
Capitolo 11: *** #11 When you come undone ***
Capitolo 12: *** #12 «Tu?» ***
Capitolo 13: *** #13 Allo specchio ***
Capitolo 14: *** #14 Forse ***
Capitolo 15: *** #15 Le luci accese nelle case degli altri ***
Capitolo 16: *** #16 Feelin' good ***
Capitolo 17: *** #17 Di Cenerentola ce n'è una sola ***
Capitolo 18: *** #18 Le ruote hanno molte direzioni ***
Capitolo 19: *** #19 Il Tempo e la Forza ***
Capitolo 20: *** #20 Infinite Dreams ***
Capitolo 21: *** #21 I predatori si riconoscono dallo sguardo ***
Capitolo 22: *** #22 Una chiazza d'inchiostro ***
Capitolo 23: *** #23 Eroe di latta ***
Capitolo 24: *** #24 Quando arriva questo futuro? ***
Capitolo 25: *** #25 Fino alla fine del tempo ***
Capitolo 26: *** #26 Ashes to ashes ***
Capitolo 27: *** #27 Sunday Morning ***
Capitolo 28: *** # 28 - Mentre il futuro diventa presente ***
Capitolo 29: *** #29 Dove comincia il mare ***
Capitolo 30: *** #30 E che sarà? ***
Capitolo 31: *** #31 Quello che chiami Amore ***
Capitolo 32: *** #32 Storia di un reduce ***
Capitolo 33: *** #33 Nella notte più profonda ***
Capitolo 34: *** #34 Sotto il cielo di agosto ***
Capitolo 35: *** #35 Come un aquilone ***
Capitolo 36: *** #36 Quando sarai grande ***
Capitolo 37: *** #37 J'entends siffler le train ***
Capitolo 38: *** #38 Savoy Truffle ***
Capitolo 39: *** #39 - Semper adams ***
Capitolo 40: *** #40 Un'idea platonica ***
Capitolo 41: *** #41 La ragazza nella neve ***
Capitolo 42: *** #42 Pulvis et umbra ***
Capitolo 43: *** #43 Ha i suoi motivi, la paura ***
Capitolo 44: *** #44. Ogni santa volta ***
Capitolo 45: *** #45 Per sicurezza ***
Capitolo 46: *** #46 Lupo Solitario ***



Capitolo 1
*** #1 Glögg och Pepparkakor ***



La verità è che ho io ho bisogno di un posto per contenere tutto quello che mi passa per la testa e che poi riverso in quelle storie che non hanno sufficiente forza nelle gambe per andarsene a spasso da sole.
Un posto che mi consenta di raccogliere tutte quelle storie che nascono al suono della musica, rincorrendo note e parole con le cuffie del mio I-pod incollate alle orecchie.
Vi avviso: la mia selezione musicale è parecchio bizzarra. Ai limiti della schizofrenia.
Al solito, patate a destra e pomodori a sinistra, grazie.
Io metto su il caffè.





#1  Glögg och Pepparkakor
Prompt: Santa Lucia
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica (Post Hades)
Personaggi: Pisces Aphrodite
Note: Tutti i grandi sono stati bambini, una volta, ma pochi di essi se ne ricordano (Antoine de Sainte-Exupéry)

 
Natten går tunga fjät runt gård och stuva.
Kring jord som soln förgät, skuggorna ruva.
II: Då i vårt mörka hus, stiger med tända ljus
Sankta Lucia, Sankta Lucia :II
(Sankta Lucia, Canto Popolare Svedese)
 

C’e stato un tempo in cui Dicembre significava un abito bianco, una cintura rossa e una corona di candele in testa. Tua madre preparava tutto in silenzio e ti svegliava con un bacio sulla fronte, la colazione sul vassoio ed un sorriso stanco.
C’era sempre luce, in casa vostra.
«Perché a volte la strada può farsi scura e allora è più facile perdersi», diceva, intrecciando rami di vischio con bacche e nastri colorati. Tu non ti saresti perduto, rispondevi, sicuro. Mai, mai, mai, le dicevi. Nemmeno nella notte più profonda. Ignorando quanto sia facile imboccare la strada sbagliata, svoltando sovrappensiero.


Note:
Anche Aphrodite è stato bambino, lassù, nella fredda Svezia, dove, dal 13 dicembre, iniziano le festività natalizie.
Due note due su questa festa. La mattina del 13 Dicembre la figlia maggiore si sveglia all'alba e prepara la colazione per la famiglia, portandola ai genitori su un vassoio in camera da letto. L'abbigliamento prevede un abito bianco (la verginità di Lucia), una cintura rossa in vita (il suo martirio) ed una corona di candele in testa (la luce che lei porta). C'è poi il corteo di Lucia (Luciatåget), che va di casa in casa cantando brani tradizionali (il più famoso dei quali si muove sulla melodia Santa Lucia, di Cottrau. Sul Mare luccica l'Astro d'argento). Lucia è in testa al corteo, con la corona di candele in testa, accompagnata da altre ragazze in coppia vestite come lei che tengono in mano una candela. Chiude il corteo una serie di bambini, anche loro con le candele in mano.

 Il Glögg è una bevanda calda e speziale simile al nostro vin brûlé. I Pepparkakor sono i biscotti svedesi allo zenzero che sicuramente avrete assaggiato, prima o poi, alla bottega svedese di Ikea.
 

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Capitolo 2
*** #2 Do They Know It's Christmas Time (again)? ***


#2  Do They Know It's Christmas Time (again)?
Prompt: Natale
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Sea Dragon Kanon, Kraaken Isaac
Note: Bisogna avere un cuore capace di pazientare; i grandi disegni si realizzano solo con molta pazienza e molto tempo. (San Francesco di Sales)



Here's to you, raise a glass for ev'ryone
Here's to them, underneath that burning sun
Do they know it's Christmas time at all?
(Band Aid, Do They Know It’s Christmas?, 1984)



Atlantide non è poi tanto diversa dalla Siberia. Cieli sconfinati sotto cui il senso del tempo rallenta, tra i silenziosi palazzi di calcedonio e le colonie di coralli, dove i giorni diventano un foglio del calendario da staccare non appena sorge il sole. Come nell’ìzbà del Maestro Camus, dove non c’era spazio per alberi addobbati e stelle comete.
Kanon non ha dimenticato. I kourabiédes, le barche di legno, la vassillopita. Atene. Salonicco. Fotinê. Saga. Vasilios. Kanon ricorda, l’elmo sul capo. Ricorda. Pianifica. E aspetta di addentare la moneta nella propria fetta. Senza fretta. C’è tanto di quel tempo, lì sotto…


Note:
Classicone che più classicone non si può, salta fuori ovunque andiate in questo periodo, vero? Ah, ovviamente parlo della versione originale, quella del 1984...

Com'è il Natale per un Santo di Athena?
Boh?
Tenete presente che i Santi non nascono necessariamente al Santuario o sono seguaci di Athena di seconda generazione. Isaac è finlandese, e le tradizioni luterane sono diversissime da quelle ortodosse, per cui il Natale coincide con l'Epifania. Atlantide è lo scenario perfetto in cui ognuno può ricordare i propri pochi Natali prima che Athena (o Poseidone) irrompesse nelle loro vite.

I kourabiédes sono dolcetti tipici del Natale, mentre la Vassillopita - la torta del Re - è una torta che nasconde all'interno una moneta d'oro. Si mangia a Capodanno e trovare la moenta nella propria fetta è auspicio di un anno prospero e felice. Edit: mi sono ricordata dove potete trovare delle spiegazioni migliori delle mie: in questa storia di avalon9.
Le barche di legno, invece, si decorano il 25 Dicembre. La Grecia è un paese fortemente legato al mare, che fa capolino anche in quelle feste che con le onde blu hanno ben poco a che fare.

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Capitolo 3
*** #3 Mammagamma ***


#3  Mammagamma
Prompt: Freddo
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Cygnus Hyoga
Note: Mai potrai smettere di amare la terra con cui hai condiviso il freddo. (Vladimir Majakovskij)


Prima posizione. L’oplita.
Freddo. Ancora. Di più. Rallenta il tuo cuore. Non ti riguarda. Nulla di ciò che hai attorno ti riguarda. È una noia. Qualcosa che non ti deve intaccare. Tu sei il ghiaccio. Freddo ed imperturbabile. Non importa quanto il sole sia caldo, non importa quanto la pioggia o il vento ti sferzino. Tu sei il ghiaccio. Ed il ghiaccio resiste. Eterno.
Sì. Così. Spezza gli atomi. Ancora.
Allarga le braccia. Seconda posizione. La croce.
Vedi la materia. Percepiscila. Rallenta gli atomi. Corrono. Perché hanno paura. Fermali. Fermali adesso. Allarga le braccia, allarga le ali, e vola, Cigno!


Note: Camus stia pur tranquillo. Questa testa dura ha imparato la lezione. Più o meno. Non cavilliamo, su!
Il consiglio d'ascolto è Mammagamma di The Alan Parson Project, pubblicata nel 1982 all'interno di Eye in the Sky.
La posizione dell'oplita è descritta qui. Siccome altrove hanno già saccheggiato la mia farina, anche ultimamente, pregherei gli eventuali malintenzionati di non infierire oltre. Grazie.

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Capitolo 4
*** #4 Eppure, sentire... ***


#4  Eppure, sentire...
Prompt: Lontananza
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Phoenix Ikki
Note: Su ciò di cui non si può parlare è bene tacere.
(Ludwig Wittgenstein)




Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
(Elisa, Eppure, sentire (Un Senso di te), 2007)

Si chiama Sindrome dell’Arto Fantasma.
È quando perdiamo una parte del nostro corpo (un piede, una mano, un dito, l’orecchio) ma il nostro corpo – il cervello – ancora la percepisce. Come se fosse ancora dove dovrebbe essere. Al suo posto.
E fa male. Come un formicolio doloroso. Perché tu sai che quella parte non tornerà indietro, ma la mente no. Nessuno l’ha avvisata di smetterla, di non cercare quella mano, quel piede, quel dito. Di ignorare quel buco al centro del petto.
Eppure, è una consolazione, vero?
Insistere. Sentirla. Percepirla. Fare affidamento su di lei. Mentre i giorni sfilano uno nell’atro. Tra ossa rotte e lividi e stanchezza. Tra cene fredde, cieli rossi di sangue, mare cobalto e unghie spezzate e pietre calcaree. Nel caldo, nel sonno, nel sole accecante, nel sudore, nella rabbia. Nella voglia di mollare tutto e tornare a casa. Nella rassegnazione che no – perché Esmeralda resterebbe da sola, perché qui manderebbero Shun – non si può. Nel silenzio. Nel conforto che ti dà sentire il suo fantasma – la sua presenza – aleggiarti attorno, come se fosse ancora al tuo fianco.



Note:
In scena ci va il pollo arrosto, stavolta. Che fa la voce grossa e gonfia il petto come un tacchino, ma sotto sotto, quello che ha più bisogno di avere accanto il fratello - quella stramaledettissima caramellina rosa! - è proprio lui.

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Capitolo 5
*** #5 Cuore di paglia ***


#5  Cuore di paglia
Prompt: Passato
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Aquarius Camus
Note: Il ricordo è un traditore che ferisce alle spalle.
(Sören Aabye Kierkegaard)




«Nostalgia, nostalgia canaglia
che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
e un incendio che non spegni mai»
(Al Bano e Romina, Nostalgia canaglia, 1987)



All’ombra del Palladio i giorni scivolano pigri come granelli di sabbia nel collo di una clessidra. Ma quando il vento scompiglia cuori e pensieri, è impossibile ignorare quel nodo che serra la gola e scioglie lo stomaco. E ti fermi a ricordare un’altra vita, un altro cielo, altri orizzonti. Altri profumi. Altri colori. Altre voci. E quell’incendio silenzioso ti artiglia le viscere senza che tu possa opporti, consumandoti il cuore in una vampata. E ridendo di te.

«Checcé?», domanda Milo, mentre le nuvole scorrono sopra le vostre teste.
«Ho qualcosa nell’occhio», rispondi, asciugandoti una lacrima furtiva.
«Sicuro», ribatte lui. «L’occhio.»



Note:
Perché Camus dice, dice, ma scommetto che sotto sotto non è poi tanto diverso da Hyoga!
Tranquilli, non ho Al Bano e Romina nell'I-pod, ma ho ascoltato questa canzone al supermercato stamani e non sono riuscita più a togliermela dalla testa...

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Capitolo 6
*** #6 Come un sogno a prima sera ***


#6  Come un sogno a prima sera
Prompt: Passato
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Saori Kido
Note: Alla figlia di volpe non si insegna la tana.
(Proverbio romanesco)



«Fiore de lillà
che m'ariporti verso er primo amore
che sospirava a le canzoni mie
e m'arintontoniva de bucie »
(Ettore Petrolini, Tanto pe' Cantà, 1932)




Le fronde dei platani sfarfallano nell’aria friccicarella di prima sera. Sfili tra la gente in punta di piedi, come i gatti; nella quiete dei vicoli di Trastevere e nel profumo di vino delle osterie di Testaccio. Una turista, dal sorriso discreto, la borsa a tracolla e profumo di lillà tra i capelli. O la figliola prodiga che torna a casa, fai tu. Ma mentre passeggi tra i marmi silenziosi della Suburra o lungo il fiume che scorre lento lento, quella che sorride sono io. Perché le ho viste, le tue labbra scintillare al Fontanone, mentre il sole scendeva e moriva e tingeva di rosso il cielo. E l’ho visto, il tuo sguardo alla Certosa brillare come il lampo del coltello nel buio del vicolo.

Ti fanno male i piedi, dici? E ci credo! Quanto hai camminato, tutto il santo giorno, vero? Perché qui è così, quando passeggi per queste vie e viuzze e piazze che si aprono all'improvviso, la cognizione del tempo un po' la perdi. E la malinconia t’assale, con l’ondata dei ricordi del tempo che fu. Quando le strade erano diverse, ma i Colli sempre sette e i sampietrini sempre traditori.

Ma stai, stai pure. Goditi la vista dal Gianicolo, ché qui si vede tutta Roma luccicare come una moneta sotto la luna piena! Riposati. Ché ce n'hai diritto pure tu. Ma sappi che io so. E io so che tu sai che io so. Ché sì, tutti hanno diritto al loro sogno, e se il tuo si chiama Saori Kido, o come caspita te pare a te, pace. Ma io so’ Roma, Minerva mia bella. E a me nun me cojoni.



Note:
Una doverosa precisazione: no, non ho delle canzoni romane sull'Ipod. Va bene tutto, ma qui si esagera. Questa canzone - che potete trovare qui nell'interpretazione di Nino Manfredi - mi sale alle labbra quando sono parecchio nervosa e parecchio stressata. Dopo tutto, si dice "Canta che ti passa", no? Peccato che non passi mai del tutto, ma tornando a noi: la canzone è la chiave con cui interpretare questa storia (non credo serva la traduzione, no?). A me piacciono i punti di vista inaspettati. Quindi, stavolta, parla Roma.
Ché se c'è qualcuno che può trattare da pari a pari con Athena - pardon: Minerva - quella è proprio Roma. Atene esclusa, s'intende.
Fricciarello significa frizzante.
I sampietrini sono la classica pavimentazione romana, fatta di blocchetti di basalto sagomati a tronco di piramide ed incastrati nel terreno. Sanno essere traditori quando piove - ché il loro manto liscio liscio diventa scivolosissimo - e quando il tacco delle scarpe vi resta incastrato in mezzo, con somma gioia dei calzolai.
Il Fontanone è la fontana alle spalle del Gianicolo, oltre il Monumento a Garibaldi, da cui inizia, appunto, via Garibaldi.
La Certosa, invece, è un angolo di pasoliniana memoria in uno dei quartieri storici della Roma del dopoguerra, sorto attorno ad un convento di suore. C'è una trattoria specializzata in cucina romana verace, ma se siete intolleranti alle frattaglie come la sottoscritta, orientatevi sulla carbonara vegetariana (con le zucchine al posto del guanciale) e i carciofi alla giudìa.
Cojonare qualcuno è un'espressione dialettale romanesca che significa 'prendere in giro'. Visto che Death Mask smoccola i suoi minchia ogni due per tre, sono sciura che chiuderete un occhio su questa svisata vernacolare, n'est-ce pas?

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Capitolo 7
*** #7 «ἐξ ἀνάγκης» ***


#7 ἐξ ἀνάγκης
Prompt: Luce
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Shun-Rei
Note: La necessità torna in volontà.
(Proverbio toscano)



 Siamo nella stessa lacrima,
come un sole e una stella.
Luce che cade dagli occhi
(Elisa, Luce (Tramonti a Nord-Est), 2001)

 
 
Il Maestro è sempre stato contrario.
Non vi ha mai detto nulla, ché capisce, il vecchio Doko, che ostacolare l’amore tra due adolescenti equivale a catturare il vento con un retino da farfalle. Ma quando ti chiede dove sia Shiryu – se si stia ancora allenando, se abbia mangiato, se abbia zappato l’orto dietro casa – tu percepisci in quella voce di foglie secche che il Vecchio Maestro è preoccupato. Per lui. Per te. Per il cammino che hai deciso di intraprendere, testarda e coraggiosa, pronta a fendere in due il mondo con la forza della roccia che si erge solitaria contro il vento e la pioggia.
Il vostro è vero amore, oppure un abbaglio? Questo si chiede più spesso che volentieri, lo sguardo socchiuso ad osservare l'acqua scrosciante della cascata. Magari, pensa il vecchio Libra, sei rimasta prigioniera tra le spire luccicanti del Drago, ammaliata dalla sua potenza e dall’ardore che colora i suoi occhi di smeraldo. Forse credi - speri? - di essere la sua scaglia inversa; ma se così non fosse? Se così non fosse, allora è solo una questione di tempo, e prima o poi sguscerai via, come una goccia d’acqua, tra qualche lacrimuccia ed un paio di graffi sul cuore. È una speranza, quella di Doko, un augurio di buona sorte che qualsiasi padre esprimerebbe per la propria figlia.

Ma al destino non ci si può opporre. Si può sperare, si può aggirare, si può posticipare un fato avverso; ma mai annullare del tutto. «Ananké che gli dei stessi fa tremare», mormora sempre più spesso Doko, lo sguardo acquoso perso dietro a qualche ricordo lontano, e tu non sai se stia parlando a te, oppure stia solo rincorrendo un’altra vita, altre voci, altri nomi, altre facce.
Ananké. La necessità. Quella che plasma tutto, Tyche inclusa.
Lo sussurri agli steli d’erba verdissima, che il vento pettina mentre giocherella con l’orlo del tuo vestito. Shiryu s’è fatto trascinare fuori, docile come una pecora. «Un po’ d’aria ti farà bene», gli hai detto prendendo le sue mani e guidando i suoi passi fino alla cascata. Ti sembra più fragile che mai, adesso, con le bende strette attorno ai suoi begli occhi feriti. E stringi forte la sua mano, perché hai paura, una paura folle, che il vento – che Athena – te lo strappi di mano e lo faccia cadere giù. Nella cascata.
«Perché stai piangendo?», lo senti chiederti, con una voce fragile, stanca. Impotente. Di asciugarti le lacrime con un dito.
«Non sto piangendo», dici – menti. «Mi è arrivata un po’ d’acqua della cascata sul viso.»
 
Necessità. Quella del guerriero, è combattere. Quella delle donne, è resistere, diceva Doko. E se lui è tornato a casa per restare – perché si vede che Athena non ha bisogno di un guerriero cieco – tu? Cosa fai, tu?
Resisti, come un faro nella burrasca che inidichi la via ai naviganti, ché la necessità delle donne non muore mai. Ché il tuo compito, adesso, è quello di brillare, per tutti e due. Il sole può offuscarsi. E splendere di meno. O spegnersi del tutto. La guarigione di Shiryu dipende da lui, dalla sua forza di volontà. Te l’ha spiegato il Maestro, prima di cadere in trance un’altra volta. Pazienza, ti dici. Stringendo forte la sua mano. Lo senti sussultare, accanto a te, ma tace. Vorrà dire che ti tirerò fuori dal buio con le mie mani. Dovessi metterci una vita intera.
 
 Note:
la povera Shun-Rei, secondo me, ha più carattere del suo spasimante che diventa cieco ogni due per tre. E ce ne vuole, di pazienza, per stare con uno problematico come Shiryu, altroché!
Il titolo è una locuzione omerica che significa "per forza". Ananké era la Necessità, la dea che impersonificava il destino ineluttabile, quello cui nessuno poteva sottrarsi. Dei compresi.
Secondo una leggenda cinese, il punto debole del possente drago è la scaglia inversa che si trova sotto al suo collo. Funge un po' da chiave di volta per le scaglie spessissime che proteggono questa creatura, e se da un lato Shun-Rei è il tallone d'Achille di Shiryu (il quale perde le staffe solo quando Death Mask la scatafrombola giù dalla cascata), lei costituisce anche il suo punto forte. Un'ambiguità, certo, che fa il paio col colpo segreto di Shiryu, che lascia scoperto il suo cuore per una frazione appena di secondo.
 

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Capitolo 8
*** #8 The Prettiest Star ***


#8 The Prettiest Star
Prompt: Stelle
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Saroi Kido - Pegasus Seiya
Note: «Mi domando» disse «se le stelle brillano perché un giorno ciascuno possa ritrovare la propria.»
(Antoine de Saint-Exupéry)


 
One day though it might
as well be someday
You and I will rise up all the way
All because of what you are
The Prettiest Star
(David Bowie, The Prettiest Star, 1973)
 
 
 
«Resta, Pegaso.»
Il tono non ammette repliche. La mascella serrata, le mani nelle mani, ti volti mentre gli altri guadagnano l’uscita alla spicciolata, senza nemmeno dargli il tempo di replicare. E anche se lui ci provasse, anche se lui dicesse «No, non posso, no, ho da fare», cosa cambierebbe? Nulla. Sarebbe solo un piacevole diversivo, una pastiglia di zucchero da lasciar sciogliere in punta di lingua. Così avanzi verso l’ascensore che conduce al tetto. L’osservatorio si è salvato dall’incendio, per fortuna. Quello vuoi mostrargli. Il dono che tuo nonno –
che suo padre – ti ha fatto per avvicinarti il più possibile alle stelle – a loro – e lasciar perdere la visione di quell’Athena burbera e zitella che ti arrivava dalla televisione.

Una pace armata, questo vuoi offrirgli. Proporgli di abbassare le armi, perché sarebbe sciocco e controproducente combattere con te. Per lui, s’intende, ché tu sei Athena e perdere contro di te è scontato. E vuoi dimostrargli che Athena –
che Saori – è più forte di lui. Più potente dei suoi pugni. Che può schiacciarlo come un insetto a proprio piacimento. Una minaccia, certo, forse anche un po’ infantile; ma nessuno ti ha dato il manuale delle istruzioni quando ti hanno rivelato di essere Athena. E il nonno non diceva forse che a volte le guerre si vincono a tavolino, proprio rilanciando con una minaccia più grave e terribile, mostrando all’avversario che sì, si è pronti a scatenare l’inferno sul campo di battaglia solo schioccando le dita?
Certo che sì. E vuoi fare qualcosa di simile con Seiya. Piegarlo, plasmarlo, domarlo, come si fa con gli stalloni focosi che sono restii al morso e alle briglie. Prima li si cavalca a pelo. Si fa capire loro chi è che comanda. Poi, e solo poi, si passa al morso e alle staffe. Con animali più docili, come i cavalli da parata –
come Jabu – si può dire che la bestiola fa tutto il lavoro da sé. E se questo ti risparmia un po’ di sudore, ti toglie un bel po’ di divertimento.
Seiya non sembra essere una bestia a cui mettere un bel pennacchio di piume. Nessuno dei cinque guerrieri di Bronzo che hai attorno sembra esserlo. Tutt’altro. Seiya ha il fuoco che gli scorre sotto pelle, nelle vene assieme al sangue, e i muscoli che non chiedono che di potersi scatenare in una corsa a perdifiato sotto le stelle.
Lo senti trattenersi, alle tue spalle. Vorrebbe essere lontano da lì, a chilometri da te e dalla tua bella casa imponente. Magari all’orfanotrofio, per chiacchierare con Miho sulla veranda. O a storpiare due accordi in un arpeggio, che si sa, è più facile rimorchiare una ragazza suonando una chitarra che un pianoforte. Eppure è lì. Perché
deve, certo. E mentre schiacci il pulsante e la cupola si solleva lentamente dal pavimento, non nascondi un sorriso spavaldo, lo stesso di quando invitavi le tue amiche e mostravi loro cosa ti avesse regalato il nonno e loro stringevano impercettibilmente le labbra. Di invidia. Seiya è lì perché deve; ma forse, la prossima volta, sarà alle tue spalle perché vuole.

«Accomodati», gli dici, entrando nel planetario e fermandoti accanto alla tua poltrona. Lui ti prende in parola e scivola in quella di fronte, le mani nelle tasche e l’aria indecifrabile. Tu sorridi. Vorresti dirgli che adesso ti ricorda moltissimo il vecchio Mitsumasa. Lo stesso modo di irrigidire le spalle, le stesse mani nelle tasche, le caviglie accavallate. Forse è troppo presto per questa confidenza. Così ti limiti a schiacciare un pulsante sul telecomando e tutto si fa buio. Ed appaiono loro. Le stelle. Come tante fiammelle, piano piano, a poco a poco, a rassicurare il cammino.
Restate con il naso all’insù per qualche minuto – lo osservi con la coda dell’occhio – poi sorridi. «Lo ha fatto costruire il nonno per me. Perché potessi conoscere meglio le stelle», butti lì con noncuranza, come se quel planetario non fosse costato una cifra spropositata. Seiya tace. «Sai, ha preferito prenderla alla lontana. Farmi appassionare, prima di rivelarmi che questo, sarebbe stato»
il mio esercito «il mio compito.»
Seiya tace ancora.
«Quando il nonno è morto, ho iniziato a ritirarmi quassù. Mi nascondevo, dovrei dire. Ma questo era il mio angolo di pace. La mia quiete, capisci? Il mondo restava fuori e io restavo qui, a fissare loro. Orione, il Cigno, lo Scorpione, la Lira, l’Aquila, l’Orsa Maggiore, il Drago…» Gliele indichi ad una ad una, con lo sguardo alcune, tracciando i contorni con le dita le altre. «Qual è la tua stella preferita, Seiya? La stella, bada bene. Non la costellazione…»
«Qui non posso fartela vedere», replica Seiya, alzandosi.
«Ah, si trova nell’emisfero australe? Non c’è problema, basta premere…»
«Non posso fartela vedere, perché
queste», e lo dice indicando con le spalle le stelle sopra la vostra testa, «sono solo pallide imitazioni. Lampadine. Le stelle vere sono un’altra cosa.», e anche se sai che Seiya sta scappando, sgusciando via come un serpente sotto la sabbia, sai altresì che ha ragione lui. Che lo spettacolo mozzafiato delle stelle è qualcosa che ti prende allo stomaco e ti toglie il respiro.

Ricordi?, sembra dirti il suo sguardo. E tu sì che ricordi. Le stelle sparse a pioggia davanti ai tuoi occhi, il fresco della sera, l’erba che ti faceva il solletico sotto ai piedi. E Seiya, che ti reggeva tra le braccia, il polso destro spezzato e lo sguardo così serio, ma così serio da farti tremare le vene. Come quando incontri un amico che non vedevi da secoli – nel tuo caso, letteralmente – e scatta quella scintilla, quel riconoscersi sotto una pelle diversa, un altro nome, un altro suono di voce. E ti sei sentita libera e abbandonata, sotto le stelle che correvano impazzite mentre Seiya ti stringeva a sé e saltavate nel crepaccio buio. Sì, le stelle vere sono un’altra cosa.
«Capisco», dici invece, rigirandoti il telecomando tra le dita. Non vuoi spegnere il proiettore, ché sarebbe una resa e non sei disposta a concedergli nulla, se non un onorevole pareggio. Per ora. «Ma purtroppo, ci si deve saper accontentare, nella vita.»
«Ti capisco. Al Santuario mi sono dovuto accontentare di loro. Quelle vere, intendo», dice Seiya infilandosi le mani in tasca, il naso all’insù.
«Si vedono bene le stelle, al Santuario?»
«Stai scherzando? Si vedono solo le stelle, laggiù. Anche le più piccole, che non sono nemmeno segnate sulle mappe astrali. Roba da togliere il fiato.» Abbassa lo sguardo su di te. E sorride.
«Va bene», gli dici – gli concedi – piegando la testa di lato, come a sembrare una povera fanciulla indifesa. «Vorrà dire che mi mostrerai la tua stella preferita al Santuario.»
«Puoi contarci, Saori.»


 
Ad Ottobre fa ancora caldo in Grecia, ma quando cala il sole la pelle si increspa come velluto pettinato controverso. Seiya aveva ragione. Il cielo sopra di voi è ingemmato di stelle sparse a pioggia. La Via Lattea assomiglia davvero ad un rivolo di latte versato sul pavimento scurissimo del cielo. Dà quasi le vertigini. Ti senti attrarre da quel mare capovolto. E vorresti caderci dentro e fluttuare tra le stelle, lasciando tutto il resto ad aspettare. È come tornare a casa, in un certo senso; e vorresti farlo con Seiya. Vorresti lasciar scivolare le tue dita nella sua presa e saltare. Insieme. Ancora una volta. Perché sai che lui non ti lascerà mai. Perché sai che rivolterebbe i quattro angoli del cielo, se solo glielo chiedessi.
E invece, Seiya dorme, l’armatura in pezzi e qualche ferita di troppo. Sono solo graffi, direbbe. Con quella sua aria spavalda che adesso ti fa tenerezza. Perché la usa per rassicurare te. Sì, sta male. Ma il tuo cosmo lo sta curando. E forse è meglio che dorma, ché le buone medicine raramente sono indolore.
Le palpebre abbassate, l’espressione serena di chi ha abbandonato ogni cruccio e ogni pena, Seiya sembra proprio addormentato della grossa. Come sotto un incantesimo. Ma non sarai tu la principessa che lo desterà con un bacio. Non più, almeno. Hai avuto un’opportunità e l’Ofiuco te l’ha strappata via. Ma hai poi davvero avuto quell’opportunità? L’avresti fatto? Saresti andata fino in fondo, oppure?

Vinci l’impulso di scostargli i capelli dalla fronte. Non vuoi svegliarlo. Deve essere esausto, povero ragazzo. Eppure, le sue labbra sono arcuate nel sorriso soddisfatto di chi ha dato il massimo e anche oltre. Quello di chi vuole solo schiacciare un pisolino, una cosa breve. Cinque minuti e mi alzo, questo direbbe. E poi ronferebbe per un’ora buona, ancora vestito, i capelli sparsi sul cuscino e un braccio abbandonato a penzolare nel vuoto.

Tu non hai cuore di svegliarlo. Non ce n’è bisogno, in fondo. E poi, a te piace vederlo riposare, coglierlo con le difese abbassate, fragile e innocente, senza tutta quella spavalderia che te lo ha reso antipatico la prima volta che vi siete incrociati, al punto che gli avresti cavato gli occhi più che volentieri se non avessi corso il rischio di dover buttare via i guanti di raso, e forse anche il vestito.
«Fa così per sentirsi più alto», ha sospirato un giorno la Fenice, guardando le nuvole oltre la vetrata della serra, il sorriso sghembo di chi la vita ha masticato e poi sputato via. Perché sapeva di fiele. «Ma se gli dici che te l’ho detto, ti tolgo il saluto…»

E adesso? Adesso che dorme, adesso che l’incubo è finito e quasi stenti a crederci, adesso che tutto sta per cominciare; adesso, cos’è Seiya per te?
La stella più splendente?
Certo che sì.
Ma questo lui lo sa già. E le parole inaridirebbero questo sentimento che vi lega. Lo farebbero diventare pericoloso, più di quanto vi è consentito. E non vuoi
questo. Vuoi solo esaudire un tuo desiderio, stavolta. Perché quest’attimo di pace non durerà in eterno. E anzi, le stelle si stanno rabbuiando e preparando per il peggio che verrà. Ma prima che tutto scorra via come sabbia tra le dita e che torniate ad essere soltanto Athena e il suo Santo, vorresti sentirgli dire qual è la sua stella. Saori lo vorrebbe. Athena già lo sa, ché chi ha gli occhi fissi ad una stella non volta lo sguardo, diceva l’Artista, tanto, tanto tempo fa. Ma Saori, la viziata Saori, la fragile Saori, l’orgogliosa Saori, la mortale Saori vorrebbe restare una semplice ragazza per una notte ancora, una soltanto. E sentirlo dalla sua voce, anche solo per una volta.
Perché anche gli dei hanno bisogno di punti di riferimento. Di un orizzonte a cui guardare, per non perdere la strada. Di qualcuno che vegli su di loro.
Ma Seiya dorme, mentre il vento accarezza il marmo del Santuario per augurargli la buonanotte; dorme sereno come un bambino, mentre Athena – mentre Saori – parla con le stelle, contandole ad una ad una.


 
Note:
Pure Athena ha bisogno di sentirsi mortale, a volte. Ogni tanto, mica sempre. Giusto quando si sente un po' giù di morale, per rammentare a se stessa quanto sia preziosa questa vita che ci sfugge e ride di noi mentre ci intestardiamo a stringerla tra le dita.
Avevo pronta questa storia da qualche giorno, ma postarla ieri mi sarebbe sembrato davvero una sciacallata. Ho alzato gli occhi al cielo, ieri sera, per osservare se, tra le stelle, ci fosse qualcosa di diverso. Qualcuno, magari. Ma non ho visto niente, ché per vedere devi sapere cosa cercare. Loro sempre le stesse; è ai miei occhi che sono sembrate diverse, in un certo qual modo. Più luminose.

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Capitolo 9
*** #9 Mimosa ***


#9 Mimosa
Prompt: Giallo
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Saori Kido - Pegasus Seiya- Dragon Shiryu - Cygnus Hyoga - Andromeda Shun - Phoenix Ikki
Note: La mimosa è, tra i fiori, quello che è il canarino tra gli uccelli
(Jules Renart)

 
Woman I know you understand
The little child inside the man,
Please remember my life is in your hands,
And woman hold me close to your heart,
However, distant don’t keep us apart,
After all it is written in the stars,
oooh well, well,
oooh well, well,
(John Lennon, Woman, 1980)
 

«Auguri», e qualcosa di giallo entra nel tuo campo visivo, assieme alla voce di Seiya.
Sbatti le palpebre. Pegaso ti sta porgendo un ramoscello di mimosa, i fiori gialli simili a tanti batuffoli impalpabili che spiccano tenui contro il bianco nitido del romanzo che stai leggendo; sorride, soddisfatto del bel nastro rosa che decora quel piccolo presente floreale, il petto in fuori e gli occhi scintillanti.

Alle sue spalle, Hyoga e Shiryu osservano la scena perplessi, come se quella manciata di fiori gialli non li convincesse del tutto, mentre Shun ti rivolge uno sguardo carico di aspettative e Ikki se ne resta in disparte, la schiena appoggiata allo stipite della porta. Come al solito, pensi. Salvando il ramoscello dalla stretta fin troppo ferma di Seiya.

«Grazie», dici. Confusa. Non sai interpretare quel gesto. Sospetti vi sia una spiegazione, dietro, anche se non dovrebbero esserci dei motivi per cui regalare dei fiori. Dovrebbe avvenire con naturalezza. Ho visto queste rose, questi anemoni, questi papaveri ed ho pensato a te. Così dovrebbero andare le cose. E invece, in questo mondo che corre e corre, quasi debba schizzar via dal proprio asse, ci si ricorda dei fiori solo per farsi perdonare qualcosa o in occasioni speciali. Date fisse sul calendario che perdono smalto e significato col passare degli anni e delle stagioni.

«Buona festa della donna», aggiunge la voce di Hyoga. Spiegandoti il senso di quei fiori. Anche se non capisci perché ti abbiano regalato della mimosa. Dove l’avranno presa?, ti domandi, avvicinandola al viso e percependo un lieve, lievissimo aroma. Eppure, dicono che non profumi…

«Pare», interviene Ikki, le braccia incrociate e lo sguardo abbassato, «che in Italia si usi regalarla per la festa della donna...»

E che c’entra l’Italia, adesso?, pensi. «Davvero?», chiedi.

Seiya annuisce.
«Me l’ha spiegato Shaina», risponde, mentre tu pensi che sì, la spiegazione è sempre sotto al nostro naso. Siamo noi che non vogliamo vederla. Shaina. La fiera e battagliera Ofiuco. Chi altri?

«Come mai?», domandi. Sorridendo.

«Ecco, a dirla tutta non è che mi ricordo la storia per filo e per segno…», inizia a dire Seiya, le braccia dietro la nuca a segnalarti imbarazzo e timidezza. «Però c’entravano qualcosa i partigiani e le loro donne…»

«E siccome noi, in un certo senso, siamo stati partigiani…», aggiunge Shun.

«Tutto torna. Insomma. Più o meno… Ma che importa? Ti piace?», conclude Pegaso. Come a dirti che sì, un senso c’era; ma c’è poi davvero bisogno di una spiegazione per tutto?

«Moltissimo. Dove avete trovato della mimosa?», domandi. Perché in Giappone non si usa. Troppo delicata e allo stesso tempo troppo sfacciata con quel suo giallo acceso. Però ti piace. Tantissimo. È come tenere tra le dita una manciata di lucciole fatte di petali. O una fila di stelle su un ramoscello verde.

«Gentile omaggio dell’albero che si trova nel parco», ammette Seiya. «Sai, quella al centro del vialetto che va verso le stalle?», e solo adesso ti accorgi che il bel nastro rosa copre un poco l’estremità spezzata – e non recisa da un paio di cesoie.

Ammutolisci.
Lo so, ti dicono gli occhi verdi del Drago. Ma lui è fatto così. E tu sì, lo sai. Per fortuna, pensi.

«Non avreste dovuto disturbarvi», ribatti. Come ti hanno insegnato a fare.

«E perché? Anche Athena è una donna, no?»

Sbatti le palpebre, ma solo per accorgerti che qualche lacrima furtiva si è impigliata tra le tue ciglia. Sei commossa. E ai tuoi occhi, questa mimosa è più preziosa che se fosse fatta d’oro. E adesso?, pensi. Accorgendoti di essere rimasta spiazzata. Dovresti infuriarti, ché quell’albero era il preferito della madre del nonno. Dovresti rimproverare Seiya, ché non si strappano i ramoscelli dagli alberi. Dovresti ribattere che si è donne tutto l’anno, e non solo l’otto di Marzo. Eppure, taci. Eppure, ti perdi nel calore di quel gesto, nell’aroma del primo pomeriggio che ti sussurra – che ti promette – che la primavera è vicina.

«Guarda, guarda… Athena è rimasta senza parole…», ridacchia Seiya, ridacchia Hyoga, ridacchiano tutti. Hanno capito. Ma tacciono. Perché le parole, adesso, sarebbero solo un vuoto orpello. Così ti unisci a loro, mascherando il tuo imbarazzo – e la tua felicità – dietro la splendente semplicità di un ramoscello di mimosa.

Note: perché ogni giorno sia l'8 Marzo.

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Capitolo 10
*** #10 Come cambia il vento ***


#10 Come cambia il vento
Prompt: Onomastico - Vento
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Scorpio Milo
Note: Nominare male le cose, è partecipare all’infelicità del mondo.
(Albert Camus)


 
Ho pensato al suono del suo nome 
a come cambia in base alle persone 
ho pensato a tutto in un momento 
ho capito come cambia il vento 
(Max Gazzè, Niccolò Fabi,
Vento d’Estate, 1999)
 
 


Il meltemi è uno sventagliare di carte da gioco sui raggi delle ruote della bicicletta abbandonata nell’aria immota del pomeriggio, la voce di ruggine della catena che protesta per qualche goccia d’olio in più. Arriva improvviso, a spettinarti i capelli e il cuore mentre l’acqua risplende azzurrissima. È la stretta di mano di un amico. Che va e viene e torna quando pare a lui. Soffiandoti all’orecchio una canzone nuova, solleticandoti con differenti punti di vista, lampanti verità che se ne restano a sonnecchiare, pigre, sul fondo della tua coscienza.
 
Lei osserva le nuvole, una gamba a dondolare pigra oltre un muretto sbeccato.
Ti ha sentito arrivare, le mani in tasca e un senso d’attesa a germogliarti nell’animo.
«È il mio onomastico, e il Santo paga da bere.»
Anche se sai che non è proprio vero, anche se quella è una scusa per un pomeriggio troppo caldo per essere Marzo, bere da soli porta pensieri tristi nel cuore, giusto?

«Anch’io sono un Santo», le dici. Restando a guardare il motivo a fiori della sua maglia, i mattoni cotti dal sole, le scritte cancellate dal tempo e dalla sabbia.

Vorrebbe ribattere qualcosa. Lo capisci dalle sue spalle tese e dalle dita strette attorno al vetro verde scuro. Invece si limita a fissare il mare e il suo sciabordio incessante.
La salsedine ti avvolge. Si attacca alla pelle – e al cuore – e a volte non sai più dove cominci l’una e finisca l’altra. Chiedilo alle case sulla spiaggia, che vi spiano, curiose, da dietro le imposte accostate. Chiedilo al sorriso stiracchiato e stanco dei pescatori. O al volo incessante dei gabbiani. O alle sue labbra tese.

«Non fa una grinza», ribatte. Voltandosi. Porgendoti la bottiglia mentre il vento giocherella, pigro, con la sua coda di cavallo. «Io pago il primo giro. Tu il secondo.»

«Vuoi rientrare sbronza al Santuario, Phi?», chiedi. Afferrando la bottiglia. Portandotela alle labbra e dando una prima sorsata. Vino rosso. Corposo. Che fa sangue. E che avrebbe bisogno di un quarto d’ora buono per decantare, prima di berlo.

«Phi?», ti chiede, negli occhi tutta la perplessità di questo mondo, e forse anche dell’altro. «Da dove salta fuori?»

«La prima lettera del tuo nome è una Phi. Il mio francese fa schifo. Parole tue. Ma Phi lo so pronunciare, no?», e la vedi annuire.

«Sembra una marca di sigarette…», commenta, il labbro inferiore piegato all’infuori.

«In qualche modo dovrò pur chiamarti, no? Preferisci Ehi, tu? Oppure Franç…»

«No! Phi va bene. Va benissimo», dice, la pelle delle braccia come acqua increspata dal vento. «Ehi. Quella è la mia bottiglia», protesta. Cambiando discorso, per non darti soddisfazione. Scoccandoti un’occhiata che incenerirebbe un nevaio.

«Il Santo paga da bere. L’hai detto tu», ribatti.

«Scroccone», biascica lei, le gambe accavallate, dandoti un’altra volta la schiena. «Guarda che non ti riporto indietro in spalle…»

«Neppure io», e lo vedi, il lampo terrorizzato che le attraversa lo sguardo. Ma è solo un attimo, un alito di vento dispettoso che lascia il posto a qualcos'altro che non sai definire. Sfida? Eccitazione? Cocciutaggine? Complicità? Chi può dirlo, con lei? «Affare fatto?»

«Affare fatto», ti dice. Scendendo dal muretto e spolverandosi via la sabbia dai jeans. Porgendoti la mano.

Attento. La sua è una pace armata, sussurra il tuo sesto senso. Ma mentre stringi quelle cinque dita in una mano e la bottiglia di vino nell’altra, sai – senti – che tutto ciò che puoi fare è lasciarti trasportare. Poco a poco. Piano, piano. Assecondando il soffio del vento.
 
 

Note: tranquilli, avete tutti una bevuta (virtuale) pagata dalla sottoscritta.

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Capitolo 11
*** #11 When you come undone ***


#11 When you come undone
Prompt: Voce
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Capricorn Shura
Note: Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche.
(Jean-Paul Sartre)


 
Can't ever keep from falling apart 
At the seams 
Can't I believe you're taking my heart 
To pieces 

(Duran Duran, Come Undone, 1991)
 

Morire fa schifo.
Morire deve fare schifo, perché altrimenti lui non potrebbe accettarlo. Non servirebbe. E invece deve servire. A cosa, non lo sa neppure lui. Ma quella è l’unica strada. Andare in pezzi per salvare un ragazzo che ha ancora tutta la vita davanti, certo. Per salvare un innocente, e forse salvare anche se stesso. Per dare un senso alla sua vita. Ai suoi sbagli. Chi rompe paga, e i cocci sono suoi, diceva Javier. Ma si potranno portare i frammenti dell’anima, dall’altra parte?

Ha sempre pensato che avrebbe visto il volto di Aiolos, prima di morire. Ognuno deve affrontare i propri demoni, alla fine, giusto? E invece, no. Invece non è il suo, il viso che emerge nel vortice di luce stellare, oscurità e sangue che evapora. È il volto di una ragazza. Frangetta corposa, capelli lunghissimi, occhi grandi. Lucenti, come quelli delle civette, ed affilati, come quelli di un’aquila. Lei è lì, ad osservarlo precipitare in un turbine ruggente. Ma non parla mentre un vento immobile gli sconquassa lo spirito. Non vuole concedergli un po’ di zucchero che gli indori una pillola velenosa. E lui sente che se lo merita. Che se lei ha deciso così, allora che così sia. Ma prima che il buio lo inghiotta, prima che tutto esploda, prima che centri la Bocca dell’Ade come una palla che s’insacca nel canestro, lui vorrebbe sentire la sua voce. Anche solo per una volta.
 
 
 
We'll try to stay blind 
to the hope and fear outside 
Hey child, stay wilder than the wind 
And blow me in to cry 
 
 

Note: non sono morta, né mi hanno rapito gli alieni; bensì, il mio computer ha ben pensato di implodere con un «PEM!!» d'altri tempi. Devo soltanto fare un po' d'ordine nell'hard disk e poi sarò di nuovo fra voi. Sì, suona come una minaccia. E forse lo è...

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Capitolo 12
*** #12 «Tu?» ***


#12 «Tu?»
Prompt: Domande
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Phoenix Ikki, Saori Kido
Note: Il modo migliore di mantenere la parola è di non darla mai.
(Napoleone Bonaparte)


Sempre e per sempre tu
Ricordati
Dovunque sei,
Se mi cercherai
Sempre e per sempre
Dalla stessa parte mi troverai
(Francesco De Gregori,
Sempre e per sempre, 2001)




«Tu…» soffi fuori. E la voce si perde, tra i tuoi capelli, i suoi vestiti e le onde del mare.
Tu?
Athena ha fatto in tempo a chiuderti la gola e a lasciarti lì, con un discorso spezzato, prima che i tuoi passi si addentrassero su terreni disagevoli. Una dea non chiede. Una dea ordina. Pretende. Esige. Non ha nemmeno bisogno di dare fiato alle sue corde vocali, una dea.
E la senti sorridere, Athena, dentro al tuo piccolo cuore. Non ti chiede dove sia finita quella piccola tiranna dai guanti bianchi, la principessa dispotica che più gridava e più restava da sola. Non te lo chiede, no. Ma al tempo stesso ti lascia con un quesito a cui rispondere, mentre storni lo sguardo dal profilo di Ikki e lo fissi sulle onde spumeggianti.
Tu? 
«Io?», domanda lui, con un’espressione di genuina perplessità. «Io, cosa?», aggiunge, ma gli occhi si sono assottigliati ed il sorriso è tornato quello strafottente di sempre.
E adesso Athena ride. Di te, delle tue necessità, della fragilità dell’essere umano.
Adesso, cosa gli dirai?, la senti chiedere, il tono di dolce rimprovero di una madre.
La verità, le rispondi. Sfoderando il migliore dei tuoi sorrisi. Perché se Athena è dea e sovrana, Saori, no. Saori è una donna – una ragazza dalle spalle da uccellino – ed una donna ha bisogno di chiedere. Per sapere che le promesse di ieri sono ancora valide, adesso che il sole è sorto ed il giorno ha cambiato nome. Per avere un appiglio più forte attorno al quale stringere le mani e l’anima.
Tu resterai sempre accanto a me, Ikki?
Ma quando fissi gli occhi in quelli blu scuro di Ikki, non ti esce il fiato. Dischiudi appena le labbra, quel «Tu?» in punta di lingua che non sa se librarsi nell’aria e divenire suono, o se restarsene lì. In attesa di tempi migliori.
Allora?, ti incalzano i suoi occhi. Non abbiamo mica tutto il giorno!, sembra dirti ogni atomo del suo corpo. E sì, ha ragione la Fenice, ché il sole sta pigramente scivolando oltre la linea di galleggiamento, e tra poco scenderà la notte. Ma l’attimo è andato. Non l’hai acciuffato. Hai lasciato scorrere i suoi capelli tra le dita, senza avere il tempismo di stringerle. E allora, così sia.
«Niente», dici, i capelli che scivolano oltre le spalle nude quando scuoti appena la testa. 
«Oh», dice lui. Col tono di chi pregusta il dolce a fine pasto, ma resta a bocca asciutta. «Per un attimo…»
«Per un attimo, cosa?», chiedi, lo sguardo curioso e attento del colore delle fronde dell’ulivo.
«Niente...» E per un istante, uno soltanto, ti sfiora l’idea che ti stia prendendo in giro. Ma è fumo negli occhi, ché Ikki ha visto e capito e sentito quel sentimento di incertezza che ti gonfia il cuore. Va e viene, come la marea sulla battigia e la luna nel cielo. «Andiamo? Sta scendendo la notte», ti dice. Porgendoti un braccio che tu accetti. Aggrappandotici, con le mani e l’anima quando il suo cosmo sfiora il tuo. E ti sussurra: «Ad un respiro da te, Athena.».


Note: Non sono convintissima di questa storia. Ero partita tanto bene con De Gregori, e poi è arrivato Baglioni, a gamba tesa, da dietro. Mah...

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Capitolo 13
*** #13 Allo specchio ***


#13 Allo specchio
Prompt: Blu
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Gemini Saga, Gemini Kanon
Note: Oculi speculum animae sunt.
(Modo di dire latino)


No one knows what it's like
To be hated
To be fated
To telling only lies.
(The Who,
Behind Blue Eyes, 1971)

 



Gli specchi non riflettono la nostra anima, ma la maschera che indossiamo di fronte al mondo.
L’unto del Signore.
La canaglia.
Quello amato.
Quello odiato.
Eppure, il volto è lo stesso. Stessi gli occhi, stessi il profilo, il portamento, la voce. Indistinguibili, ché la verità è sempre celata in bella vista. Oppure sonnecchia negli occhi di mare del tuo gemello. Un altro te. Pronto a riflettere la scintilla che si agita sul fondo della tua anima. La stessa che balugina all’interno della sua.  
Con lui non funziona.
Lui ti conosce.
Lui sa.
Per quanto tempo ancora potrai ingannare te stesso?

 

No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes.




Note: Happy Birthday, Saga and Kanon!
 

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Capitolo 14
*** #14 Forse ***


#14  Forse
Prompt: Attesa
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Leo Aiolia, Scorpio Milo, Eagle Marin
Note: È meglio il silenzio che l'equivoco.
(Arthur Rimbaud)
 



Chi di noi ne ha già un'idea? 
Il vederti e non parlarti mi dà un brivido 
folle mania di chi non sa chi sia 
un amore nuovo che sta nascendo qui 

(Audio 2, Neve, 1993)
 
 
Il fulmine non si guarda attorno. Il fulmine è. E squarcia il silenzio della notte in un turbinio di luce senza chiedere permesso.
Ma adesso che lei avanza per le strade del Santuario, la maschera sul viso e la fusciacca che dondola al suo fianco, lui ha paura anche solo di respirare.
Sta per nascere qualcosa. Lo sente nell’aria che tira, nel cosmo che s’increspa quando vede lei.
Basterebbe poco: un solo, singolo, stupido passo. Eppure, aspetta, eppure, rimanda, eppure, traccheggia.
Ché le cose preziose sono delicati cristalli di neve.
«Non vai?», chiede Milo.
«Oggi, no», ribatte Aiolia. «Domani.»
Forse.


Note:
ché secondo me, Aiolia dev'essere uno che ci va coi piedi di piombo, altroché!
Oggi il juke-box ha spalancato una finestra sul 1993 e ci sono caduta dentro. Di testa. Lasciatemi qui, per piacere. Riemergo da sola.  

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Capitolo 15
*** #15 Le luci accese nelle case degli altri ***


#15  Le Luci accese nella case degli altri
Prompt: Luce
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Pisces Aphrodite
Note:Note: C’è una crepa in ogni cosa
ed è da lì che entra la luce.
(Leonard Cohen)
 



I don’t know what more to ask for
I was given just one wish

(Röyksopp, What Else is There?, 2005)
 
 
Le luci accese nelle case degli altri sfidano il buio della notte di Stoccolma col loro alone dorato, infischiandosene del nero che vorrebbe inghiottirle. Qui dentro abita gente felice, sembrano dire quelle finestre. E a Yngve piacerebbe tanto dare un’occhiata, sbirciando oltre vetri opachi e tende accostate, solo per averne riprova, senza farsi beccare. Ma Asta tira dritto, trascinandoselo dietro, ché spiare è maleducazione e la maleducazione è così sgraziata e brutta e. E mentre le luci delle case si allontanano, Yngve si chiede che sapore abbia quella vita che filtra da dietro le tende. Quello della felicità, forse?


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Capitolo 16
*** #16 Feelin' good ***


#16  Feelin' good
Prompt: Alba
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Cancer Death Mask
Note: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»
(Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, 1958)
 



It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
And I'm feeling good
(Nina Simone, Feeling Good, 1965)
 
 
C’è un’umidità che fa spavento. Ti entra dentro, nelle ossa, ti schiaffeggia la pelle e il sangue e ti regala due adenoidi grosse come tarocchi. Ti fa gli auguri; a modo suo, s’intende.
L’aria puzza ancora di zolfo. Se allunghi la mano – l’altra, ché la sinistra trattiene una sigaretta accesa per abitudine – hai l’impressione di stringere i fantasmi dei fuochi che hanno bucato il nero della notte. E la salsedine? Sullo sfondo. Assieme al gabbiano che zampetta in cerca di cibo.
L’alba si affaccia, timida, le guance rosse dal batticuore. Un po’ ci spera, che stavolta duri, che stavolta sia diverso. Ma è solo un’illusione, una bugia che ci raccontiamo mentre saltano tappi e lavatrici attraversano finestre coi loro oblò aperti dalla sorpresa.
Ma che ti costa, stare al gioco?
Niente.
Il tempo di una sigaretta, la cenere che cade di malavoglia sulla rena compatta, e poi si ricomincia. Ma per quei cinque minuti, mentre il mondo trattiene il fiato prima di strappare l’ultimo foglio del calendario e scoprire che no, non è cambiato un cazzo, te ne sbatti altamente di quale sia la verità. Te ne racconti una tu. Diversa. Nuova. Purissima. La tua.


Note: e se non ci si sente prima, tanti auguri di Buone Feste!!  

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Capitolo 17
*** #17 Di Cenerentola ce n'è una sola ***


#17  Di Cenerentola ce n'è una sola
Prompt: Festa
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Miho
Note: Saturday's child works hard for a living
(Monday's Child, Nursery Rhyme, 1838)

 



And what costume shall the poor girl wear
To all tomorrow’s parties
A hand-me-down dress from who knows where
To all tomorrow’s parties
(Velvet Underground&Nico,
All tomorrow’s parties, 1967)
 
 

C’è una festa di Natale dai Kido, stasera, e lei non ha un vestito adatto. L’invito sul letto scotta come uno schiaffo appena ricevuto. Ma di Cenerentola ce n’è una sola. E Miho dubita che indosserebbe un abitino troppo corto di velluto rosso dalla foggia antiquata che le tira sul seno e le stringe sotto le ascelle. Eppure vorrebbe andare. Anche per osservare la festa a bocca spalancata, in punta di piedi e cuore in gola. Ma di Cenerentola ce n’è una sola. Magari un’altra volta, si dice. Forse, se e quando il suo principe azzurro si accorgerà di lei?


Note: Che festeggiate il Natale, Yuletide, il Sol Invictus o Hannukah, tanti cari auguri a tutti voi. Io quest'anno mi butto su Freyr, e senza doppisensi!

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Capitolo 18
*** #18 Le ruote hanno molte direzioni ***


#18  Le ruote hanno molte direzioni
Prompt: Miracolo
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Phoenix Ikki
Note: There is no such thing as a reluctant star.
(George Michael)

 



So now I walk in the midday sun
I never thought that my savior would come
I think it's amazing
I think it's amazing
(George Michael,
Amazing, 2004)
 
 

Le ruote hanno molte direzioni. E sanno cambiare idea.
Te lo ha insegnato lei, scommettendo su di te oltre ogni pronostico. Anzi. Se te l’avesse confidato, le avresti chiesto se avesse sbattuto la testa da qualche parte – la preziosa scrivania del nonno, per caso? – prima di riderle in faccia.
Ma Saori se n’è fregata, di te e delle tue paure.
Non c’è salvezza per chi non vuole essere salvato, dicono.
Allora, come lo spieghi il tuo camminare a testa alta? Un miracolo, forse?
Forse – sicuro.
È a questo che servono gli dei. A credere negli uomini oltre ogni ragionevole dubbio.


Note: meno tre giorni al 2017, meno tre giorni al 2017, meno...  

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Capitolo 19
*** #19 Il Tempo e la Forza ***


#19  Il Tempo e la Forza
Prompt: Avanti
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga
Note: « Non mi fermo né al primo, né al secondo, né al terzo ostacolo, perché... come dice quell'antico detto della provincia di Chiavari? "Chi si ferma è perduto!" »
(Chi si ferma è perduto, 1960)

 



Remembering
You fallen into my arms
Crying for the death of your heart
You were stone white
So delicate
Lost in the cold
You were always so lost in the dark
(The Cure,
Pictures of you, 1989)
 
 

Un guerriero è un grumo di carne e sangue ricucito alla bell’e meglio che avanza senza porsi domande. Non ne ha tempo, non ne ha la forza. Ché se li avesse, il tempo e la forza, le sue ginocchia vacillerebbero e le vene dei suoi polsi tremerebbero. Perché vedrebbe in quale direzione sono rivolti i suoi passi, verso quale abisso termina il cammino che ha scelto.
Ma si può davvero scegliere, questo cammino, oppure è soltanto un’illusione, un modo per indorarci una pillola velenosa?
Hyoga avanza, indefesso, un passo dopo l’altro.
Te ne stupisci, Étienne?
Eppure, gliel'hai insegnato proprio tu.


Note: a volte non si abbisogna né di Tempo, né di Forza, ma di coraggio. Quello necessario a non guardarsi indietro, ché altrimenti i piedi vacillano e l'abisso ci inghiotte. Un po' come succede col mostro sotto al letto: se tu non lo guardi, lui non può farti niente. Occhio: gli angeli piangenti funzionano nella maniera opposta.
Chi si ferma è perduto, diceva quel tale. Ed è vero. Never backward, always forward. Always, è stato un po' il mio mantra d'emergenza, in quest'ultimo anno. Ché, a volte, non puoi far altro che vivere. Giorno dopo giorno.
Buon anno nuovo a tutti voi.

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Capitolo 20
*** #20 Infinite Dreams ***


#20  Infinite Dreams
Prompt: Sogno
Fandom: Saint Seiya- Soul of Gold 
Personaggi: Gullinbursti Frodi
Note: Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà,
ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni
(Oscar Wilde)

 



Infinite dreams
I can't deny them
Infinity is hard to comprehend
I couldn't hear those screams
Even in my wildest dreams
(Iron Maiden,
Infinite Dreams, 1988)
 
 

Certe notti ti svegli di soprassalto, col fiato corto e brividi di freddo tra lenzuola madide di sudore.
È stato solo un sogno, ti dici, spossato, passandoti una mano sulla fronte. L’uomo del sud, l’assedio, la guerra. È stato tutto un lungo, bruttissimo sogno.
Ma quando il sole sorge, la verità si mostra nuda ai tuoi occhi.
Lui è stato qui.
Ha assediato casa tua e l’ha espugnata.
Per volontà di Odino – sia fatta la sua volontà – certo.
Eppure, quel ciondolo a punta di freccia che pende al collo di Lyfia, non equivale a vivere dentro un lungo, lunghissimo incubo?


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Capitolo 21
*** #21 I predatori si riconoscono dallo sguardo ***


#21  I predatori si riconoscono dallo sguardo
Prompt: Sguardo
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Lymnades Caça - Sea Dragon Kanon
Note: Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886)
 



It's easy to deceive
It's easy to tease
But hard to get release
(Billy Idol,
Eyes without a face, 1983)



I predatori si riconoscono dallo sguardo, ché mostrare le zanne è una promessa, e le promesse, si sa, vanno mantenute. Altrimenti, perdi credibilità.
E chi ti temerà, dopo?
Chi ti cercherà nelle ombre, sperando che tu non sia lì?
Nessuno.
«Cerca il punto debole negli occhi del tuo nemico.» Chi lo diceva?
Nessuno d’importante.
Gli occhi di Dragone del Mare sono un pozzo senza fine. L’abisso in cui specchiarti. E sul fondo, solo pezzi di vetro in rime sparse. Niente che valga la pena di rimettere assieme, niente che valga la pena di ricordare. Ed è questo a renderlo pericoloso. 


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Capitolo 22
*** #22 Una chiazza d'inchiostro ***


#22  Una chiazza d'inchiostro
Prompt: Bianco
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Lacerta Misty
Note: È perché si hanno delle aspettative che si rimane delusi.
(Haruki Murakami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, 1985)

 



Consiglio d'ascolto
(Erik Satie,
Gymnopédie I, 1888),



Non c’è niente di più bello di una pelle immacolata. È come la tela del pittore, che attende sul cavalletto. Il bianco è purezza. Perfezione. Equilibrio perfetto che abbaglia chi guarda, ammaliandolo, seducendolo, lasciandolo senza fiato.
Ma un livido è un’impetuosa secchiata di vernice sulla tela immacolata. Uno sgarbo, una violenza ingiustificata. Qualcosa che attira gli sguardi su di sé, e non per bellezza. C’è qualcosa di volgare in quel fiore violaceo che sboccia sulle guance, sulle spalle, sul collo; una chiazza d’inchiostro che profuma dell’olezzo dolciastro dei fiori recisi prigionieri in un vaso. Quello del sangue e della morte.


Note: e se poi siete così maldestri come la sottoscritta, dosi massicce di pomata a base di arnica montana e passa la paura.

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Capitolo 23
*** #23 Eroe di latta ***


#23  Eroe di latta
Prompt: Eroe
Fandom: Saint Seiya - Soul of Gold 
Personaggi: Cancer Death Mask
Note: Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.
(Joseph Campbell)

 



I, I wish you could swim
Like the dolphins, like dolphins can swim
Though nothing, nothing will keep us together
We can beat them, forever and ever
Oh, we can be heroes, just for one day
(David Bowie,
Heroes, 1977),



Presto!

Ad Aiolia non hai detto tutta la verità, nient’altro che la verità.
Non hai avuto le palle per confessare a quel moccioso che vessavi da ragazzino che ti senti come un pesce fuor d’acqua. E non per tutta questa neve del cazzo, ma perché quella stronza t’ha mollato sul più bello.

Presto!!

Aphrodite l’ha capito, ma è stato zitto, ché ognuno ha i propri demoni da mettere a tacere. I tuoi ti fanno compagnia assieme al profumo della rosa di Helena.

Presto!!!

Helena che ti sei intestardito a salvare. Un eroe di latta è sempre meglio di niente, no?


Note:
We can be heroes
Just for one day

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Capitolo 24
*** #24 Quando arriva questo futuro? ***


#24 Quando arriva questo futuro? 
Prompt: Sogno
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Sea Dragon Kanon
Note: Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
(William Shakespeare, La Tempesta, Atto IV, Scena I, 1610 ca.)

 



I gazed a gazeless stare
At all the millions here
I must have died alone
A long, long time ago
(David Bowie,
The Man Who Sold the World, 1970),


Un prestigiatore vende fumo, direbbe qualcuno.
Tu diresti che vende sogni.
E cosa è mai un sogno?
Un attimo impalpabile di felicità.
Un inganno, è vero; ma chi sogna vuole essere ingannato, ché non gl’importa un accidente di quello che gli hanno promesso. Gli importa sognare che sì, il suo desiderio divenga realtà. Facci caso: si parla sempre al futuro – Avrai. Potrai. Otterrai. – ma quando arriva questo futuro?
Al sognatore non importa.
Lui segue affascinato il gioco di ombre che tu gli proponi. Senza accorgersi di scambiare per l’oceano sconfinato la boccia per i pesci rossi in cui l’hai rinchiuso.


Note:
Che Kanon, chiamando ad Atlantide i Generali degli Abissi, abbia assemblato il proprio esercito personale - fregandosene altamente del povero Julian - non è una novità, né è una novità che i mortali si divertano a menare per il naso il povero Poseidone.
L'immagine di Atlantide come una serie di boccie per i pesci rossi mi è venuta chiacchierando con Draco Aquilius Malfoy, cosa della quale la ringrazio di cuore.

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Capitolo 25
*** #25 Fino alla fine del tempo ***


#25 Fino alla fine del tempo
Prompt: Futuro
Fandom: Saint Seiya - Ω
Personaggi: Saori Kido, Ophiucus Shaina
Note: Tomorrow belongs to those who can hear it coming.
(David Bowie, slogan promozionale per l'album Heroes, 1977)

 



Sometimes I cried my heart to sleep
Shuffling days and lonesome nights
Sometimes my courage fell to my feet
(David Bowie,
Thursday's Child, 1999),


«Pensi mai a lui?»
Non c’è bisogno di fare nomi. La crema di whiskey ha il potere di sciogliere lingue e cuori nelle notti troppo dense da attraversare, quando il mattino non sembra nemmeno concepibile.
«Tu no?», domanda, con quella sfrontatezza da gatta randagia che hai imparato ad apprezzare.
«Sempre», ribatti.
«È buffo, sai?».
«Cosa?»
«Seiya. Ci divide e ci unisce. Anche adesso», dice. Abbracciando con un gesto le bottiglie, le tende bianchissime e il panorama notturno che vi ascolta come un barista premuroso dei tempi andati.

Athena è un ponte. Troppo umana per gli dei; troppo divina per i mortali.
Ma un ponte a quale riva appartiene?
A nessuna delle due. Un ponte unisce due mondi, quando non crolla sotto il peso delle troppe responsabilità. Ma anche un ponte può credere di essere qualcos’altro. Una persona in carne, ossa e desideri, ad esempio. Qualcuno con un futuro. Saori. Non più Athena.

«Io lo aspetterò», la senti mormorare, gli occhi lucidi e la maschera abbandonata chissà dove. «Sempre.»
«Anch’io.»
Le tregue servono a tirare il fiato e a studiare meglio il nemico. Seiya tornerà, come ha sempre fatto.
E allora, sarà di nuovo battaglia. Per l’uomo. Per il Santo. Per tutti e due. 
«Fino alla fine del tempo.»

Throw me tomorrow
Only for you I don’t regret
That I was Thursday’s child




Note: e con questo capitoletto si conclude il trittico dedicato al primo anniversario della scomparsa di David Bowie.
Le feste sono finite ed è tempo di rimettersi in carreggiata. Ho abbandonato Elena e Marco per troppo tempo (per non parlare del resto!), non vi pare?
La mia piccola speranza per il 2017 è quella di tornare a leggere quelle autrici che, per un motivo o per l'altro, il 2016 ha messo in stand-by. Incrociamo le dita?

P.S. : a me Ω non è piaciuto. L'ennesima occasione sprecata, l'ennesima copia di mille riassunti (con character design che proprio #NO ed una trama messa assieme a cazzotti); ma mi è piaciuto vedere Shaina seguire comunque Athena. Anche perché è da Athena che tornerà Seiya, no? Queste due sarebbero state ottime amiche se non ci fosse stato di mezzo Seiya. Poi un giorno capirò cos'abbia il ronzino perché tutte gli cadano ai piedi (ma dove avete gli occhi? Hyoga che v'ha fatto di male?!), ma questo è un altro discorso...

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Capitolo 26
*** #26 Ashes to ashes ***


#26 Ashes to ashes
Prompt: Cenere
Fandom: Saint Seiya - Episode G
Personaggi: Capricorn Shura
Note: Earth to earth, ashes to ashes, dust to dust
(Dalla liturgia per i funerali, Book of Common Prayer, 1549)


I'm stuck with a valuable friend
"I'm happy, hope you're happy too"
One flash of light but no smoking pistol
(David Bowie,
Ashes to Ashes, 1980)



La neve è una compagna silenziosa che arriva in punta di piedi e ti avvolge in un abbraccio senza parole, nascondendo sotto una coperta candida ogni bruttura che la vita ti vomita addosso.
«Ma non fidarti», diceva Javier, «ché la neve è dispettosa. Non cancella, ma nasconde. E al disgelo, quello che ha sepolto è di nuovo lì, esattamente dove l’hai lasciato – dove l’hai dimenticato».
Aiolia è come la neve. Puro. Assoluto. Paziente.
Non dimentica, lui –  Come potrebbe?! – e, come la neve, aspetta il disgelo, quando potrà trasformare tutto l’odio e tutto il risentimento che prova in cenere.
La tua.


Note: ... e il quattro vien da sé!
Da Capricorno a Capricorno, la palla tocca oggi a Shura; chi meglio di lui, nel giorno del suo compleanno, poteva deliziarci con la sua sempiterna ossessione?
Non me ne vogliano i Capricorno all'ascolto, ma come ci sguazzano loro, nell'angst, nessuno mai. Nemmeno i Pesci.
Qui diluvia. Si vede che la neve schifa la città di Roma - e sia ringraziato il Cielo!!
Vin brûlé per tutti!!

P.S.: Sì, Marco e Elena si stanno incipriando il nasino (e lui sta spolverando gli scheletri nell'armadio), sicché portate pazienza.

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Capitolo 27
*** #27 Sunday Morning ***


#27 Sunday Morning
Prompt: Mattina
Fandom: Saint Seiya - Soul of Gold
Personaggi: Cancer Death Mask - Helena
Note: Quanti assassini sarebbero rimasti cittadini dabbene se non avessero avuto una domenica libera.
(Gesualdo Bufalino,
Il malpensante, 1987)


Sunday morning
and I’m falling
I’ve got a feeling
I don’t want to know
(The Velvet Underground and Nico,
Sunday Morning, 1966)



Allunga un braccio, nel dormiveglia. Fuori dalle lenzuola l’aria è fredda.
Solleva una palpebra. In controluce, Helena sta indossando la sua camicia sulla pelle nuda. Lei si volta e gli sorride. «Ti ho svegliato?»
«Torna qui. È ancora presto» protesta lui, la voce impastata dal sonno.
«Vado a preparare la colazione. Torno subito», e lei sgattaiola via, in punta di piedi per non svegliare i marmocchi.
Il braccio ricade sul materasso, sconfitto.
Marco sbuffa. Sbatte le palpebre.
È stato solo un sogno.
Allunga la mano, a cercare le forme di Elena nel corpo di donna che dorme accanto a lui.


Note: Aphrodite non è la sola primadonna, che credete?
Helena... ehm, Elena e Marco si fanno desiderare, me ne rendo conto. Spendete un pensiero per me, grazie!
Contrariamente a quanto si crede, Sunday Morning non è una canzone d'amore, ma una canzone sulla paranoia.
Si dice che Lou Reed e John Cale l'abbiano scritta dopo una nottata di bagordi, e il nostro Mask/Marco in Souls of Gold è abbastanza disperato da tirare fino all'alba, pur di non guardare in faccia il suo problema (quello scrigno dorato che suo malgrado gli fa compagnia).
Qui gioco tutto sul verso I'm falling, sottintendendo un in love nemmeno poi tanto velato.
Sì, lo so. Oggi è ancora sabato. Ma la domenica arriva sempre troppo presto.

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Capitolo 28
*** # 28 - Mentre il futuro diventa presente ***


#28 Mentre il futuro diventa presente
Prompt: Alba
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Aries Sion
Note: Che cos'è l'attesa? Una freccia che vola e che resta conficcata nel bersaglio.
Che cos'è la sua realizzazione? Una freccia che oltrepassa il bersaglio.
(Søren Kierkegaard)



Chiudi i tuoi occhi non voltarti indietro
Qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
E sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio
(Lucio Dalla,
Futura, 1980)


 
 
L’attesa diventa di vetro quando sta per finire. Si assottiglia, come cristallo finissimo.
E se si crepasse proprio adesso, ad un soffio dal realizzarsi, e andasse in frantumi portando tutto con sé?
Il Sommo Sion serra le mani tremanti e il cuore perde qualche battito di troppo.
E un pensiero viscido gli si riverbera nel cuore mentre l’orizzonte si fa d’argento e il futuro diventa presente.
E se lei non venisse?
E se mi fossi sbagliato?
E se?
Mi riconoscerai?, si chiede – le chiede – lo sguardo incatenato alle stelle.
Un refolo di vento gli accarezza gentile le spalle.
Ti riconoscerò.

 
Aspettiamo che ritorni la luce
Di sentire una voce
Aspettiamo senza avere paura, domani



Note: lo so, lo so.
Ma stasera non pensiamo a niente, lasciamoci cullare da Dalla e guardiamo alla luna. Senza troppe pretese.
Arrivo. Piano piano, come la luna e le maree.

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Capitolo 29
*** #29 Dove comincia il mare ***


#29 Dove comincia il mare
Prompt: Mare
Fandom: Saint Seiya - post Hades
Personaggi: Cancer Death Mask
Note: Elle est retrouvée.
Quoi ? - L'Eternité.
C'est la mer allée
Avec le soleil.
(Arthur Rimbaud)



Amore mio perché ogni volta scappo via 
e siamo così lontani dai profumi e dalla vita? 
Forse t'incontrerò dove comincia il mare 
e quando mi sveglierò sarò migliore
(Fabio Concato, Guido Piano, 1984)
 
 

Il motore canta lungo la litoranea, l’aria sul viso gli ricorda il profumo di lei. Che lo aspetta, novella Penelope.
La sua non è una fuga, è piuttosto un ritirarsi, come fa la marea dopo aver accarezzato il bagnasciuga. Un battere e levare fatto d’acqua, sabbia e salsedine che solletica naso e palato con un pizzicorino di quelli a cui non puoi dire di no.
Come la tazzina di caffè della domenica pomeriggio.
Tanto Athena – tanto Saori – lo sa che la sua fuga è solo un bluff. E che, prima o poi, andranno insieme a scoprire dove comincia il mare.

 
Note: Ho qualcosa anch'io dentro al cuore; solo che siccome odio guidare, io fino al mare ci volo.
Mi immergo.
E poi, forse, risorgo.
Oggi mi ha dato uno strappo Maskuzzo, ché in quanto a mare, correnti e paturnie lunatiche non è secondo a nessuno.
Buona domenica.

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Capitolo 30
*** #30 E che sarà? ***


#30 E che sarà?
Prompt:Musica
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Taurus Aldebaran
Note:La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.
(Johann Sebastian Bach)


O que será que será
que vive nas idéias desses amantes
que cantam os poetas mais delirantes
que juram os profetas embriagados
que está na romaria dos mutilados
que está na fantasia dos infelizes
que está no dia-a-dia das meretrizes
no plano dos bandidos, dos desvalidos
(Chico Buarque, O que serà (A flor da pele), 1976)
 


Adriano è diventato sordo. Si è forato i timpani con le proprie mani, pur di sottrarsi alla malia del flauto della Sirena. Una scelleratezza, come ha detto Sorrento. Un azzardo, come ha pianto Athena.
Perché la musica è un avversario che ti entra dentro, si scava una nicchia nel tuo cuore e resta lì, a galleggiare nei ricordi.
Scellerato? Forse.
Azzardo? Sicuro.
La sordità lo ha rinchiuso dentro una bolla, ma che sarà mai?
Gliel'addolcisce la musica. Quella che profuma d’infanzia, cocco e saudade, e che canticchia, tra sé e sé, aspettando di abbracciare quel destino che attende solo lui.


 
o que não tem governo, nem nunca terá
o que não tem vergonha nem nunca terá
o que não tem juízo”.




 
Note: O que serà è una struggente canzone di Chico Buarque, tradotta in italiano da Ivano Fossati. L'hanno cantata lo stesso Buarque, anche in italiano, il succitato Fossati, la Mannoia (e come ti sbagli?) e Mina, in quel periodo in cui la Tigre di Cremona cantava ogni cosa possibile ed immaginabile.
Io la conosco a memoria nella traduzione di Fossati, ma la versione originale, con lo strascicato accento brasileiro è qualcosa di sublime. E a me, la cadenza lamentosa del portoghese no, non piace. Chico compie un mezzo miracolo.

Lascio, di seguito, la versione tradotta da Fossati.
Non si tratta di una traduzione letterale, Iddio ce ne scambi e liberi, ché Fossati un grande paroliere; ma si tratta di una traduzione a senso, rispettosa della metrica e delle suggestioni sonore che l'originale regala.

Oh, che sarà, che sarà
che vive nell’idea di questi amanti
che cantano i poeti più deliranti
che giurano i profeti ubriacati
che sta sul cammino dei mutilati
e nella fantasia degli infelici
che sta nel dai-e-dai delle meretrici
nel piano derelitto dei banditi

[...]

quel che non ha governo né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio.

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Capitolo 31
*** #31 Quello che chiami Amore ***


#31 Quello che chiami Amore
Prompt: Amore
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Guilty
Note: Che l'amore sia tutto quel che c'è, è tutto ciò che sappiamo dell'amore.
(Emily Dickinson)


O Capitano Mio Capitano 
È che non posso lasciare 
Che nemmeno un sogno scivoli via 
Sotto nuove bandiere 
Ancora giorni e sere 
Per il tempo che ha l'anima mia 
E per me
(Fiorella Mannoia,
L’Amore con l’amore si paga, 1998)

 
 
Ti diranno che l’amore è gratis, ma ti mentiranno, ché a questo mondo tutto si paga, anche l’aria che respiri e l’anima che consumi inseguendo le stelle cadenti nel cielo.
Pensi che amare sia la risposta, ché senza amore cosa siamo noi esseri umani, se non fantocci di pezza dimenticati in un cantuccio da un Creatore distratto e crudele?
Stupido.
Quello che chiami Amore, uccide. Scavandoti un buco in mezzo al petto. Affogandoti l’anima nel pianto. Eppure, continuerai ad amare – a sperare – fintantoché avrai fiato nei polmoni. Perché questa è la maledizione dell’uomo. L’Amore. E, al contempo, la sua salvezza.


Note: mi sono abbonta a Fossati, c'è poco da fare.
A volte ci sono canzoni che suonano più forte di altre; a volte, le dita si muovono da sole, e sembrano quasi scegliere cosa ti fa meglio ascoltare.
O forse è solo la cara, vecchia apofenia che si riaffaccia quando lo dice lei, e che prova a dare un senso a ciò che un senso, alla fine, non ce l'ha. O, semmai ce l'avesse, non è bene che sia reso palese e manifesto; sennò, che gusto c'è?

Facciamo fare capolino a quella vecchia pettegola di Guilty. Che sì, ammazzerà pure Esmeralda sotto gli occhi di Ikki, ma anche lui ha un ruolo chiave in tutto 'sto bordello che è Saint Seiya. Sempre ammesso che la cara, vecchia apofenia non ci abbia messo lo zampino, e allora ciaone proprio...

In tutto ciò, ho aperto una pagina Facebook dedicata a quest'account.
Non sono un animale tecnologico, quanto un vetusto rudere analogico; ma, semmai usaste Facebook, semmai foste incuriositi, e semmai vorreste tenervi aggiornati, fate pure un salto a trovarmi (qui). Vi aspetto, non siate timidi!!

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Capitolo 32
*** #32 Storia di un reduce ***


#32 Storia di un reduce
Prompt: Morte
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Scorpio Milo
Note: ὃν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν, ἀποθνήσκει νέος
(Menandro, Δὶς ἐξαπατῶν, fr.125)


And I don't cry for yesterday
There's an ordinary world
Somehow I have to find
And as I try to make my way
To the ordinary world
I will learn to survive
(Duran Duran,
Ordinary World, 1993)



La storia di un reduce è quella di chi ha sentito il fiato putrido di Atropo sul collo, il contatto colle sue dita ritorte e viscide e i suoi denti rigidi sull’anima. Di chi la morte ha risputato, sdegnata.
Troppo stoppaccioso?
Troppo tenero?
Chiedetelo a lei. Il reduce non lo sa. Lui è troppo occupato a realizzare d’essere ancora vivo.
Come se questa fosse una colpa.
E gli altri dove sono?
Contate i cadaveri, risponde qualcuno, un’eco che si spegne, assieme alla memoria.
Muor giovane chi è caro agli dei, dicevano.
Ma quest’amore non sfiora chi deve imparare a sopravvivere.


Note: siamo tutti reduci. Di qualcosa, di qualcuno. E imparare a sopravvivere è un male necessario. Ché il mondo non si ferma, ma ti trascina con sé, infischiandosene altamente di quello che vorresti, non vorresti, o di quello che potresti anche solo pensare. Sia mai!!

La citazione è di Menandro, ed è riportata in calce nel testo.
Muore giovane, chi è caro agli dei.
Uno dei tanti palliativi che ci indorano una pillola che fa schifo, che non ha senso, che ci lascia con un girotondo di perché senza risposte a riempirci le tasche e i cuori. Perché le risposte non ci sono. Non esistono. E forse, va bene così. Perché per quanto quella pillola faccia schifo, per quanto la medicina sia amara, nessuno di noi si azzarda a dire basta.

Il periodo non è dei più felici e il mio umore malmostoso si riversa in ciò che scrivo. Come se questo avesse un senso. Doveva essere una drabble con un filo di speranza, ma credo che Elpide se ne sia andata a fare una passeggiata. E ha fatto bene. Oggi qui splendeva un sole...

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Capitolo 33
*** #33 Nella notte più profonda ***


#33 Nella notte più profonda
Prompt: Stelle
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Leo Aiolia
Note: Les gens ont des étoiles qui ne sont pas les mêmes.
Pour les uns, qui voyagent, les étoiles sont des guides.
Pour d'autres elles ne sont rien que de petites lumières.
Pour d'autres qui sont savants elles sont des problèmes.
Pour mon businessman elles étaient de l'or.
Mais toutes ces étoiles-là se taisent.
Toi, tu auras des étoiles comme personne n'en a...

(Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince, 1943)


Ma certi sogni son come le stelle
Irraggiungibili però
Quant'è bello alzare gli occhi
E vedere che son sempre là

(Eros Ramazzotti, La luce buona delle stelle, 1987)
 

I fari non servono di giorno. Servono di notte, quando il cielo si fa scuro e non si vede ad un palmo dal naso. Ecco perché, di giorno, i fari si spengono e le stelle cedono il passo alla luce del sole, diceva Aiolos.
Ecco perché, di notte, Aiolia solleva lo sguardo a cercare il Sagittario in quel mare capovolto che adesso no, non fa più paura. Perché ci sono loro, a rischiarare il cammino. A indicare la via. A portare la speranza. Loro, le stelle. Che danzano, lassù, lontane lontane, in un valzer di luce nella notte più profonda. 


Note: Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse.
Per gli uni, coloro che viaggiano, le stelle sono delle guide.
Per altri non sono che delle piccole luci.
Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi.
Per il mio uomo d'affari erano dell'oro.
Ma tutte queste stelle stanno zitte.
Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha...

Come diceva sempre de Saint Exupéry, «Tu deviens responsable pour toujours de ce que tu as apprivoisé.»; un fratello, per Aiolos. Le stelle, per Aiolia.

Non so se accostare Ramazzotti a Saint-Exupéry significhi nobilitare il primo o affossare il secondo... ad ogni modo, la sconterò io, stanotte. Voi siete innocenti ed esentati.

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Capitolo 34
*** #34 Sotto il cielo di agosto ***


#34 Sotto il cielo di agosto
Prompt: Leone
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia
Note:Tu deviens responsable pour toujours de ce que tu as apprivoisé.
(Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince, 1943)


Donde estarás cual tu camino
Sin ti me siento un clandestino
Donde yo vaya veo tu rostro
Es un eterno eterno agosto

Álvaro Soler, Agosto, 2015)
 

Si è responsabili di tutto ciò che si addomestica, ma un leone lo domi mai per davvero? Quando guardi nei suoi occhi – vertigini in cui il fuoco arde sotto le ceneri, braci che non aspettano che avventarsi su di te e dimostrarti cosa significhi il verbo domare – vedi la sua pazienza?
Aiolia non lo freni, non lo argini, non lo contieni. La sua vendetta – quel viso che non ti dà requie – ti raggiungerà, un giorno; eppure, continui a vegliare su quel cucciolo, coltivando, dentro di te, la segreta speranza che, un giorno, possiate camminare affianco, sotto il cielo di agosto.



Note: e poiché al trash non c'è mai fine, e poiché non è stato abbastanza svilente abbinare de Saint-Exupéry a Ramazzotti (per de Saint-Exupéry, sia chiaro), oggi bisso, con Álvaro Soler, mezzo spagnolo, mezzo tedesco, cresciuto in Giappone e tormento di tutte le ragazze che si chiamano Sofia.
Sì, ci sono accenni lieeeeeevi lieeeeeeeevi ad una ipotetica liaison tra Shura e Aiolia che vada oltre il maschio cameratismo e l'onore tra commilitoni. Forse. Chissà. Boh. Ognuno ci veda quel che vuole; io mi diverto a giocare coi cliché. Posso?

Donde yo vaya veo tu rostro
Es un eterno eterno agosto


 

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Capitolo 35
*** #35 Come un aquilone ***


#35 Come un aquilone
Prompt: Vento
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Sagittarius Aiolos
Note:La brezza del mattino ha segreti da dirti. Non tornare a dormire.
(Gialal al-Din Rumi)


Volar con el viento
Y sentir que se para el tiempo
Pintar el momento
Y las nubes ir persiguiendo
Saber cantar pasarlo bien
Ir por las calles y querer
Volar con el viento
Y sentir que se para el tiempo
(Alvaro Soler, Volar, 2015)


Come un aquilone, vorresti librarti nel cielo a rincorrere le nuvole che solcano a vele spiegate quell’azzurrità senza fine. E come un aquilone salire, più su, in alto, sempre più in alto, fino a toccare con un dito il soffitto del cielo, lì dove non arrivano le tue frecce. E poi ridiscendere a precipizio, le ali che ti frullano attorno e che cantano come le carte da gioco sui raggi delle biciclette; sentire il respiro del cielo sulla pelle, sollevare dispettoso sottane e cappelli e spettinare le girandole coloratissime sui balconi, mentre il vento ti accarezza il viso, sussurrandoti: «Buongiorno.».


Note: E l'aura fai son vir, come dicono i cugini di Aix-en-Provence.
Il cerchio spagnoleggiante si chiude qui, con Aiolos che se ne va a zonzo per l'aere terso alle sett'albe.
E non so se con questa drabble io abbia toccato il fondo della decenza, accostando Alvaro Soler a Gialal al-Din Rumi. Vabbé, la sconterò io, come al solito, stanotte.  

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Capitolo 36
*** #36 Quando sarai grande ***


#36 Quando sarai grande
Prompt: Padre
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Mitsuamasa Kido, Saori
Note: Non è difficile diventare padre.
Essere un padre: questo è difficile.

(Wilhelm Busch)


Chi ti risponde
ti dice: è presto
quando sarai grande
allora saprai tutto
(Edoardo Bennato,
Quando sarai grande, 1977)



Oggi Saori ti ha chiesto chi sia suo padre. Se c’è un nonno, ci sarà anche un papà, da qualche parte; eppure, quando ti ha guardato da sotto in su, nemmeno glielo stessi nascondendo in tasca, come le caramelle che le allunghi di nascosto, tu non hai saputo cosa risponderle.
Si chiama Zeus, abita sull’Olimpo e…
«Quando sarai grande, te lo racconterò.», hai detto. Non è bastato.
Ma è troppo presto, per la verità, perché dovresti anche rivelarle dove sia tuo figlio – tutti quei figli che hai immolato ad un bene superiore. Il suo.
Ed è troppo presto. Per te.
 

Note: e buona festa del papà a tutti i papà del mondo.

In Mitsumasa Kido vedo una figura genitoriale per la piccola Saori. Un nonno per necessità, a causa della differenza d’età che intercorre tra i due; ma, se c’è un nonno, o uno zio, da qualche parte qualcuno che s’è preso la briga di far nascere questa creatura c’è. Logica inoppugnabile. Ma vaglielo a spiegare alla piccola Saori, che la se stessa del mito è uscita già adulta dalla testa di suo padre…

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Capitolo 37
*** #37 J'entends siffler le train ***


#37 J'entends siffler le train
Prompt: Addio
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Shun Rei
Note: Partir, c'est mourir un peu
(Edmond Haraucourt, Rondel de l'Adieu - Seul, 1890)


J’ai pensé qu’il valait mieux
Nous quitter sans un adieu
Je n’aurais pas eu le cœur
De te revoir.
Mais j’entends siffler le train
Mais j’entends siffler le train
Que c’est triste un train qui siffle
Dans le soir.
(Richard Anthony,
J'entends siffler le train, 1962)



Il treno fischia. Chiama a raccolta i suoi passeggeri.
Io parto, voi che fate?
E lui trascina di malavoglia i piedi verso il binario.
Quell’atteggiamento non è da lui. Ohko se ne infischiava e tirava dritto scalciando ogni ciottolo che aveva la sfortuna di capitare sulla sua strada.
Ma Shiryu, no.
Vorresti correre da lui, abbracciarlo, stringerlo un’ultima volta, prima che il treno lo porti via da te.
Ma ti tremano le ginocchia, e te ne resti nascosta dietro un espositore di giornali.
Il treno fischia ancora.
Io parto, sul serio, sbuffa nell'aria fredda, conficcandotisi nel cuore come una stilettata.


J’entendrais siffler ce train
Toute ma vie…
Toute ma vie…

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Capitolo 38
*** #38 Savoy Truffle ***


#38 Savoy Truffle
Prompt: Attesa
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Aquarius Camus
Note: Qui bien attend n'attend pas en vain.
(Proverbio francese)


You know that what you eat you are
But what is sweet now turns so sour
We all know obla-dibla-da
But can you show me where you are?
(The Beatles,
Savoy Truffle, 1968)



Maman ha fatto i tartufi, ma ha detto che sono per Rémy, e tu sai che no, non li potrai assaggiare fin quando non tornerà a casa. Ma Rémy non ha orari fissi: potrebbe apparire tra qualche giorno – come mai – e i tartufi potrebbero guastarsi. E allora Maman avrebbe faticato tanto per niente. E ti dispiacerebbe. Per Maman, per Rémy e per i tartufi.
Così aspetti con ansia che ritorni, le braccia sul davanzale, il naso sul vetro della finestra sempre illuminata - il faro di Rémy -, il sapore del tartufo che si fa amaro in punta di lingua.


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Capitolo 39
*** #39 - Semper adams ***


#39 Semper adams
Prompt: Cielo
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Esmeralda
Note: Molti individui, come i diamanti grezzi, nascondono splendide qualità dietro una ruvida apparenza.
(Giovenale)


You’re a shooting star I see, a vision of ecstasy
When you hold me, I’m alive
We’re like diamonds in the sky
At first sight I felt the energy of sun rays
I saw the life inside your eyes

(Rihanna, Diamonds, 2012)


È un piccolo triangolo nel cielo. Se lui non gliel’avesse mostrata, lei avrebbe faticato parecchio a trovarla. Invece, eccola lì: a brillare contro il velluto nero della notte.
Stupenda, pensa Esmeralda, le ginocchia al petto e i lividi sulla pelle.
«Stai sempre con quello scansafatiche d’un muso giallo!», ringhiava il vecchio, mentre le faceva assaggiare la cinghia. Pazienza. I lividi passeranno. Per impedirle di vedere Ikki è sufficiente segregarla assieme ai maiali; ma quando cala la sera niente e nessuno può vietarle di sognare di essere anche lei, lassù, a brillare assieme ad Ikki, contro il cielo nero della notte.

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Capitolo 40
*** #40 Un'idea platonica ***


#40 Un'idea platonica
Prompt: Luce
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Cancer Death Mask
Note: Dixitque Deus: “Fiat lux”. Et facta est lux.
(Genesi, 1:3, Nova Vulgata)


Adesso è la verità
L'unica cosa che conta
(Elisa,
Luce (Tramonti a Nord Est), 2001)



 
 
Quando la Luce del Sole t’avvolge comprendi che non hai mai realizzato quanto potesse essere grandioso, imponente e memorabile il suo fulgido splendore.
Oh, avevano ragione i telepredicatori appresso ai quali si rincoglioniva tua madre a colpi di «Amen!» e «Alleluia!» reiterati come una giaculatoria; ma nemmeno loro, che millantavano d’avere le chiavi del Paradiso nella tasca della giacca, avevano idea di quanto sapesse essere smarginato – annichilente – quel fulgore. Contrabbandavano un pallido riflesso. Un’idea platonica. Qualcosa che non possiamo concepire. Qualcosa che ci acceca di riflesso. Qualcosa che costa caro. Pagarla colla tua anima, tutto sommato, è un vero affare.
 

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Capitolo 41
*** #41 La ragazza nella neve ***


#41 La ragazza nella neve
Prompt: Neve
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Scorpio Milo, Aquarius Camus (in absentia)
Note:Abstulit atra dies et funere mersit acerbo .
(Publio Virgilio Marone, Eneide, VI, 429)


Girl in the snow, where do you go
To find someone that will do?
To tell someone all the truth before it kills you
(Belle and Sebastien,
The Fox in the snow, 1996)



 
 
Non ti stupisce trovarla davanti alla sua lapide, oggi, né che vi siano dei narcisi sull’altra tomba. Le mani nelle tasche del cappotto, ti senti di troppo in questa bizzarra riunione di famiglia nella quiete ovattata del Kerameikos.
Poi Phi si volta e ti fa cenno di raggiungerla. C’è posto per tutti e due, sembra suggerirti quel gesto; ma tu attendi, ché con lei è meglio parlare chiaro.
Ti mostra una bottiglia di vino, tu le indichi l’inequivocabile busta di carta dell’ouzerì di Stavros.
«Hai il cavatappi, vero?», ti chiede.
«Sicuro», replichi, colmando la distanza. Oggi nevica blu, vecchio mio.

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Capitolo 42
*** #42 Pulvis et umbra ***


#42 Pulvis et umbra
Prompt: Polvere
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Aquarius Camus
Note: Pulvis et umbra sumus
(Quinto Orazio Flacco, Carmina IV 7)


Pendant que la marée monte
Et que chacun refait ses comptes
J'emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi
Le vent les portera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera
(Noir Désir,
Le vent nous portera, 2001)



 
 
C’era quell’ombra sfuggente che galleggiava nello sguardo di Rémy e alla quale non riuscivi a dare un nome.
Cos’era, quell’alone di tristezza? Cosa vedevano, i suoi occhi, posandosi sul mondo attorno a lui?
Una strada, un viso, il sorriso di maman?
E adesso, mentre il mondo sfuma in dissolvenza e il tempo va facendosi di vetro, scopri che quello stesso quid sonnecchia sul fondo della tua ombra. Sulla punta delle dita, dei capelli, sul riverbero freddo di Aquarius.
Un’eredità di polvere che il soffio d’Aurora non è riuscito a portarti via.
Avrei scommesso sulla cenere delle sigarette, ti dici. Sorridendo.


Joyeux anniversaire, mon vieux chouchou

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Capitolo 43
*** #43 Ha i suoi motivi, la paura ***


#43  Ha i suoi motivi la paura
Prompt: Paura
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Cancer Death Mask
Note: La paura non può essere senza speranza
né la speranza senza paura.

(Baruch Spinoza)


E lei è lei, non può cambiare
dolcissima e immortale.
Presto, dov'è la mia faccia più dura
che non veda che ho paura.
(Ivano Fossati,
Di tanto amore, 1979)



 
 
Morire per amore è un cliché, pontifichi, il mento fiero alzato contro un cielo nero, come un livido rabbioso che non vuole riassorbirsi.
Chi c’è dentro a quella ferraglia da quattro soldi, Marco?
Un soldato vanaglorioso che nasconde le proprie insicurezze dietro ad una maschera, cercando rifugio in un bluff.
Sei hai paura c’è sempre un perché, diceva Tonio.
Di troppo amore si muore. Sacrosanta verità. Ma, per lei, saresti disposto a crepare ancora, col sorriso sulle labbra e l’anima tra i denti. La domanda – quella che ti gela i polsi – però è un’altra: e se Athena s’accorgesse c’hai paura?


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Capitolo 44
*** #44. Ogni santa volta ***


#44 Ogni santa volta
Prompt: Rimpianto
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Leo Aiolia
Note: La vita si divide in due parti: speranza e rimpianto.
(Alphonse Karr)


But I'm a creep, I'm a weirdo
What the hell am I doing here?
I don't belong here
(Radiohead,
Creep, 1993)



 
Forse ha ragione Milo dicendoti che ti fai del male, ché la neve non risponde – come se lui non passasse ogni momento libero davanti alla croce sbozzata di Camus – ma i tuoi piedi ti riportano lì. Ogni santa volta. Non te la senti di alzarti e affrontare la tua vita nuova di zecca senza di lui, senza quel punto fermo fatto di odio, dolore e rabbia e risentimento, in quel mare in tempesta chiamato vita.
Senza aver avuto la possibilità – la speranza – meschina – meschinissima – di fissarlo nelle palle degli occhi e sputargli in faccia: “E adesso come la mettiamo, grand’uomo?”.


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Capitolo 45
*** #45 Per sicurezza ***


#45 Per sicurezza
Prompt: Ninna nanna
Fandom: Saint Seiya 
Personaggi: Takumaru Tatsumi
Note:Ninna nanna, tu nun senti | li sospiri e li lamenti | de la gente che se scanna | per un matto che commanna; | che se scanna e che s'ammazza | a vantaggio de la razza | o a vantaggio d'una fede | per un Dio che nun se vede
(Trilussa, Ninna nanna della guerra, 1914)


De la gente che se scanna
Per un matto che comanna
E a vantaggio pure d'una fede
Per un Dio che nun se vede
Ma che serve da riparo
Al re macellaro che
Sa bene che la guerra
È un gran giro de quattrini
Che prepara le risorse
Pe' li ladri delle borse
(Claudio Baglioni,
Ninna nanna, nanna ninna, 1974)



Dorme, finalmente.
Le ciglia che proiettano un’ombra lunga sulle guance rosate, i capelli sul cuscino e l’espressione che dovrebbe esserle propria – quella serena e spensierata di una ragazzina di tredici anni, non quella di chi porta sulle proprie spallucce da uccellino il peso del mondo intero – Saori dorme.

Per stasera, almeno, il Grande Tempio di Atene è come il mostro nell’armadio che la tormentava quand’era piccola, dopo la morte del nonno: fa capolino, minaccia e sconquassa tutto quello che riposa dietro le ante (stampelle, scatole, calze e scarpe), ma sparisce non appena qualcuno lascia acceso un filo di luce sotto la porta.
Solo che stavolta il mostro non è un bisogno di affetto e di attenzione da parte di una bambina rimasta sola – troppo presto e per l’ennesima volta; stavolta, il mostro è reale, e vuole la sua testa – la sua bellissima testa: com’è sveglia ed intelligente, quella ragazzina! Tanto acuta da fargli quasi paura–, costi quel che costi. O non avrebbero inviato quel debosciato di Ikki a rovinarle i piani.

Tatsumi lo sa. Saori lo sa.
Verranno. Ancora e ancora e ancora.
Fino a quando lei non sarà forte abbastanza da spodestare il Sacerdote dal trono che le appartiene e buttarlo giù dalla torre.
Ed è per questo che Tatsumi veglia. Che aspetta, fedele e paziente, che Saori si assopisca, e crolli stremata sul proprio guanciale.
Se dorme, non pensa – pur se Tatsumi è pronto a scommettere il tutto per tutto sul fatto che Saori si balocchi con la strategia anche mentre dorme -; e se non pensa, non è costretta ad affacciarsi su un panorama non proprio invitante.
Perché il signor Mitsumasa non era uno sciocco, e neppure Tatsumi è uno sprovveduto.

Un dio non scende su questa palla di fango e polvere per sgranchirsi le gambe. Sì, lo fanno. Se ne vanno a zonzo per i prati della Terra per ammazzare il tempo; dev’essere una gran seccatura attraversare l’eternità senza avere un hobby, un passatempo, qualcosa da fare. Assomiglia ad una punizione.
Quando un dio vuole farsi una sana sgambata, prende le sue precauzioni. Non si fa riconoscere. Si camuffa da viandante. Vuole passare inosservato, altrimenti sai quante richieste di grazia e di miracoli gli pioverebbero tra capo e collo?

Innumerevoli.
Come la rena del mare.

Ma se un dio si manifesta ai mortali e se vi sono mortali che lo aspettano – e stiamo parlando di guerrieri che spaccano atomi schioccando le dita, non di bonari fratacchioni dal volto rubizzo o allegre suorine con la passione per i ceci secchi e la chitarra –, allora dietro alla devozione e alla fede c’è - deve esserci - qualcos’altro.
Un piano.
E Tatsumi non è sicuro di voler conoscere i contorni della faccenda.
Meglio se, per il momento, se ne restano in ombra, una macchia scura e sfocata.

Qualcosa di non delineato fa paura, sì; ma è poco più che un’ombra e la si può scacciare accendendo una luce, come la torcia che Saori nascondeva sotto il cuscino per continuare a leggere anche dopo il suo coprifuoco, convinta che nessuno avesse scoperto il suo segreto.
Ma se ciò che ci fa paura acquista una forma e dei connotati precisi, allora non c’è da stare allegri. Allora siamo di fronte a qualcosa che pretende un confronto; ed in genere, questo confronto non è mai né piacevole, né indolore. Tutto il contrario, semmai.

La pelle dei guanti scricchiola contro il bambù della sua spada.
Non ci pensare. Non adesso, si dice, lanciando un altro sguardo alla signorina: dorme, le ciglia nerissime che sfarfallano sulle guance di pesca.
Non la lascerò sola, gli ha assicurato più volte il signor Mitsumasa, lo sguardo fisso su sua nipote che giocava ora rincorrendo un cagnolino, ora montando a cavallo, ora rivoluzionando l’arredamento della sua casa delle bambole; e i suoi paladini sono arrivati, alla fine. Ma sono come lei. Tredicenni. E distratti.
Non capiscono – non hanno ancora capito – quanto ci sia in ballo, quanto sia importante il loro ruolo. Possibile che nessuno lo abbia loro anche solo accennato?

A Tatsumi piacerebbe colmare quella lacuna nell’unico modo che conosce, facendo fare esercizio alla sua spada e rispolverando quei tre o quattro kata che ricorda a memoria; ma Saori, no.
La signorina Saori non è dello stesso avviso.
E quando mai?
Voglio prenderli col miele, gli ha detto – gli ha ribadito, tempra d’acciaio nella voce da adolescente – meno di tre ore prima, al termine di una lunga, lunghissima giornata.
Tatsumi non è convinto possa funzionare.
Un dio, di solito, parla e i mortali obbediscono. Perché funziona così. E così sempre funzionerà.

Ma Saori è testarda. Testarda come lo sono le ragazze alla sua età.
E a lui sarebbe tanto piaciuto vederla incaponirsi per un rossetto troppo rosso o una gonna troppo corta o un amorazzo non proprio presentabile.
Magari uno di quei cantanti coi capelli cotonati e i jeans troppo stretti che occhieggiano dai poster nascosti dietro le ante dell’armadio.

Invece, le è toccato in sorte un pazzo sanguinario che vuole la sua testa.

Saori mormora qualcosa in greco; accade sempre più spesso, e più spesso accadrà – gliel’aveva predetto quel Guilty, con quel sorriso sghembo e quella ragnatela di cicatrici che faceva capolino da sotto la camicia color can che fugge sporco – ma a Tatsumi non piace.
È come vedere i sintomi di una malattia manifestarsi uno dopo l’altro. Senza scampo. Senza misericordia. Ma non deve star facendo un brutto sogno. O uno da cui svegliarsi di soprassalto, i capelli incollati alla fronte e senza aria nei polmoni. Non sembra un sogno pericoloso.
Quasi sorride, mentre la voce le si smorza e reclina la testa da un lato.

È fatta. Adesso si volterà sul lato sinistro e dormirà fino al mattino. Sempre che qualcun altro messo del Grande Tempio non decida di bussare al loro uscio a quell’ora scriteriata. Non si sa mai, con i Santi di Athena. Sarà il caso di restare ancora cinque minuti.

Per sicurezza, si dice, stringendo la presa sull’elsa della spada.


Note: ovviamente, nella serie classica non sappiamo se Guilty e Tatsumi abbiano avuto l'occasione per uno scambio di opinioni circa i massimi sistemi; mi sono presa la libertà di far sì che questo accada e me ne assumo tutte le responsabilità reclamandola come farina del mio sacco rattoppato e bucherellato. Abbiate fede, arriverà il momento in cui vi mostrerò anche questa scena.

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Capitolo 46
*** #46 Lupo Solitario ***


#46 Lupo Solitario
Prompt: Istinto
Fandom: Saint Seiya
Personaggi: Lupus Nachi
Note: Se si vive in mezzo ai lupi si deve agire come un lupo.
(Nikita Kruscev)



 
Burning the ground, I break from the crowd
I'm on the hunt, I'm after you
Scent and a sound, I'm lost and I'm found
And I'm hungry like the wolf

(DuranDuran, Hungry like the Wolf, 1982)
 



Cacciare è una scarica d’adrenalina che ruggisce nelle vene mentre segui la pista lasciata dalla preda.
Puoi assaporare la sua paura e il suo cuore che rallenta nella – pia – speranza che tu passi oltre.
Ma un lupo - il Lupo di Athena – può davvero ignorare quella sete maledetta e lasciar perdere?
No, ché la tua natura – il tuo istinto - è un giogo più pesante di qualsiasi catena.
E ti spinge a muovere le zampe, ancora e ancora ancora. Gli altri – il branco – hanno bisogno di te.
Fino a quando li farai aspettare, Lupo solitario?
Fin’a quando farai aspettare Lei?



Note: sì, io a Nachi - e agli altri poveri panchinari - voglio bene. Tanto bene. Fatemi causa.  

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