Perché te ne sei andato?

di Miharu_phos
(/viewuser.php?uid=800035)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritrovarti ***
Capitolo 2: *** Riviverti ***



Capitolo 1
*** Ritrovarti ***


AVVERTENZE: la storia parla di tematiche delicate molto comuni purtroppo e mi rendo conto che qualcuno potrebbe sentirsi ferito nel vedere delle situazioni così tragiche trattate in una semplice fanfiction. Mi dispiace, spero di non dar fastidio a nessuno ed in tal caso mi scuso prima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

• • •

 

 

Un abbaglio, ecco cosa sembrò.

 

Jude non poteva credere ai suoi occhi.

 

Shawn spingeva il carrello della spesa qualche metro più avanti e non si era accorto di nulla; parlava con tono basso e chiedeva pareri su quello che intendeva buttare nel carrello.

 

Non era cambiato di una virgola, Shawn.

 

Ad essere cambiato infatti non era lui ma il ragazzo che gli camminava affianco, con la schiena ricurva ed i capelli che gli ricoprivano la fronte e le guance in modo disordinato.

 

Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva visto Caleb? Quanto tempo era passato dal loro ultimo bacio, dalla loro ultima notte insieme?

 

Avrebbe dovuto avere all'incirca venticinque anni ormai, così come Jude.

 

L'ultima volta che si erano visti ne aveva a malapena una ventina; ora gli sembrava addirittura più giovane.

 

Era cambiato moltissimo: capelli lunghi e mossi, guance incavate, profonde occhiaie, occhi dalle pupille talmente dilatate da sembragli completamente neri anziché verdi.

 

Li ricordava fin troppo bene i suoi occhi, gli stessi con i quali lo aveva guardato mentre gli diceva che lo amava e che non si sarebbero mai lasciati, che avrebbero passato il resto della vita insieme, che si sarebbero sposati.

 

E poi, semplicemente, il buio.

 

Quegli occhi erano spariti da un giorno all'altro, assieme a tutte le sue promesse; Caleb non si era più fatto vivo, la sua casa era deserta ed il suo cellulare squillava a vuoto, finché un giorno il numero di Jude era stato bloccato.

 

"É finita, scusami"

 

Tutto quello che Jude aveva ricevuto erano state queste tre misere parole.

 

Ce ne aveva messo di tempo per riprendersi, era andato a finire addirittura in terapia. 

 

Quattro anni di relazione buttati nel cesso.

 

E poi, dopo cinque anni eccolo lì, il suo ex ragazzo, il suo ex futuro marito: Caleb che se ne andava a passeggio con quel bastardo di Shawn.

 

Era per lui che l'aveva lasciato? Jude non avrebbe potuto saperlo con certezza questo ma intanto i due piccioncini erano davanti a lui a fare la spesa come una coppietta felice.

 

Il ragazzo con cui aveva buttato anni della sua adolescenza era lì, spensierato, e camminava lento, rilassato, tranquillo.

 

Indossava abiti larghi e parlava piano; il suo tono era calmo, per niente arrogante come lo ricordava.

 

Lui ovviamente non lo aveva visto: troppo perso nei suoi pensieri, troppo svogliato anche solo per guardarsi intorno.

 

Eppure Jude non era cambiato poi così tanto, sarebbe stato impossibile passare inosservato.

 

Il ragazzo continuò a seguirli con nonchalance, fingendosi preso dai propri acquisti, mentre si sforzava di capire le parole che i due si scambiavano a voce bassa e tranquilla.

 

Jude avrebbe voluto piazzarsi davanti a loro e urlargli "beccati! Siete due bastardi traditori!" ma non ne avrebbe mai avuto il coraggio, e poi gesti così plateali non erano decisamente da lui.

 

Voleva solo capire, capire perché Caleb lo aveva lasciato così senza neanche una spiegazione, capire perché adesso si era messo con Shawn e soprattutto perché fosse cambiato così tanto.

 

Continuò a pedinarli anche fuori dal supermercato, non comprò nulla, lasciò semplicemente il carrello pieno vicino alle casse e si allontanò sotto lo sguardo a dir poco sconvolto dei commessi.

 

Vide la coppietta raggiungere la macchina all'interno della quale li attendeva un'altro ragazzo dai lunghi capelli biondi e lisci.

 

Nonostante la sua pettinatura per Jude fu facile riconoscere anche lui: era Axel.

 

Quei tre stronzi erano rimasti amici dunque; e Caleb aveva messo da parte il suo ragazzo senza problemi mentre aveva mantenuto i rapporti con quegli altri due che non vedeva dai tempi delle superiori.

 

Ricordava che all'epoca Axel era molto amico di Caleb, tanto che ogni giorno passava da casa per accompagnarlo a lavoro; a quei tempi Jude aveva chiesto anche a lui che fine avesse fatto il suo ragazzo ma il bugiardo aveva detto di non saperne nulla e che non erano più amici già da un po'.

 

Jude non ci aveva creduto ma non aveva insistito, l'ultima cosa che voleva fare era pensar male di uno di quelli che erano stati i suoi migliori amici, così aveva lasciato perdere e si era chiuso nella sua depressione.

 

E invece in quel momento erano proprio davanti a lui, tutti e tre, tutti sorridenti e felici come vecchi amiconi.

 

Axel fu l'unico a notare la presenza di Jude.

 

Era sempre stato uno dei più svegli ed in una frazione di secondo riuscì a leggere il disprezzo ed il risentimento negli occhi di Jude, ormai liberi dagli occhialini.

 

Aveva sostenuto quello sguardo con determinazione, senza farsi notare dagli altri due.

 

Shawn aiutava lentamente Caleb a rientrare in macchina, quasi come se per quest'ultimo fosse difficoltoso fare dei movimenti, e si mise accanto a lui sui sedili posteriori.

 

Jude lo vedeva bene anche attraverso i vetri; teneva lo sguardo basso, sembrava sofferente e si toccava la bocca come se si stesse sentendo poco bene.

 

Axel rientrò in auto senza staccare lo sguardo da Jude, uno sguardo ormai estremamente dispiaciuto.

 

Lanciò un'ultima occhiata intuitiva al ragazzo, occhiata che Jude colse alla perfezione, e mise in moto la sua auto mantenendo un'andatura lenta in modo che Jude potesse seguirlo con la propria macchina.

 

Il rasta era veramente confuso e non aveva idea di cosa diamine stesse accadendo ma la richiesta di Axel era stata chiara, voleva essere seguito.

 

Attraverso i vetri dell'auto che gli stava davanti Jude poteva osservare come Shawn stringesse a sé Caleb che sembrava stare sempre più male.

 

Magari aveva l'influenza, forse questo avrebbe anche spiegato il perché di quell'aspetto a dir poco cadaverico.

 

L'auto di Axel si fermò davanti ad un bel palazzo lussuoso, un posto decisamente fuori dalla portata delle tasche di Shawn o Caleb ma sicuramente degno della famiglia Blaze.

 

Jude si fermò ad una ventina di metri da lui e lo osservò mentre apriva la portiera per far uscire i due ragazzi; Caleb era ormai completamente aggrappato a Shawn e si trascinava a fatica.

 

Fu solo in quel momento che Jude percepì qualcosa di strano, qualcosa di anomalo; non sembrava per niente una semplice influenza quella di Caleb.

 

Notò perfettamente lo sguardo di Shawn ruotare nella sua direzione dopo che Axel gli si fu avvicinato per sussurrargli qualcosa all'orecchio; lo aveva avvertito della sua presenza, e Shawn aveva annuito guardando il biondo dagli occhi neri con espressione rassegnata.

 

Dopodiché i due ragazzi erano entrati nel palazzo ed Axel si era incamminato nella sua direzione; Jude era sceso dall'auto e lo aveva aspettato incapace di muovere anche un solo passo verso di lui.

 

Non si erano salutati, non si erano abbracciati o scambiati alcuna parola di riconciliazione.

 

-Che cos'ha- aveva detto solamente Jude, in preda al terrore.

 

Axel non aveva parlato, gli aveva solo offerto la mano e lo aveva guardato con gli occhi lucidi.

 

Jude l'aveva afferrata tremante, sentiva l'atmosfera incupirsi sempre di più ed era terrorizzato dall'idea di andare in fondo a quella storia.

 

Il biondo lo aveva guidato senza staccare le mani neanche un secondo; era un gesto talmente pieno di dolore e rassegnazione da far paura a Jude, il quale lo osservava sentendo l'astio iniziale sciogliersi per far spazio ad un'ansia crescente.

 

Avevano preso l'ascensore, senza separarsi, erano giunti al sesto piano ed avevano continuato a camminare in silenzio lungo il corridoio ben arredato.

 

Giunsero davanti ad una porta decorata da una targhetta dorata che recitava "Blaze-Froste".

 

Jude decise di non farsi troppe domande, sentiva che la sua curiosità sarebbe stata pienamente soddisfatta di lì a poco, una volta che quella porta si fosse aperta.

 

-Aspetta- mormorò Jude, bloccando la mano di Axel che stava per suonare il campanello di casa sua.

 

-Dimmi solo cos'ha. Dimmelo tu Axel, per favore. Non voglio scoprirlo così, non voglio scoprirlo da lui.-

 

La voce di Jude era piena di paura e lo sguardo di Axel era troppo lucido per non far trasparire il più grande dolore.

 

-Tumore al cervello. È quasi alla fine.-

 

Jude sentì chiaramente qualcosa spezzarsi dentro di sé, nel profondo.

 

Le ginocchia cominciarono a tremargli e lasciò la mano di Axel il quale gli si avvicinò immediatamente per afferrarlo ed impedirgli di cadere per terra.

 

Lo strinse a se senza riuscire a trattenere i singhiozzi mentre percepiva il tremore di Jude farsi sempre più forte, sempre più incontrollato.

 

-Mi dispiace Jude- singhiozzò il biondo sinceramente pentito -mi dispiace, io volevo dirtelo, anche Shawn voleva ma lui ce lo ha vietato, ha minacciato di lasciarsi morire, di rifiutare le cure-

 

-Perché- soffiò solamente Jude, incapace di pronunciare anche solo un'altra parola.

 

-Lui ti amava Jude, ti amava davvero, ha rinunciato a te per il tuo bene. Lo diceva sempre. Non voleva rovinarti la vita, non voleva che sapessi. Ci ha costretti a nasconderti tutto perché ti amava troppo-

 

La voce di Axel era sempre più rotta e non faceva che aumentare il dolore che aveva cominciato a sprigionarsi dentro Jude.

 

Emozioni incontrollate e contrastanti si agitavano nel suo petto: rabbia per essere stato tenuto allo scuro, riconoscenza per essersi presi cura di Caleb, gelosia per non essere stato colui al quale chiedere aiuto. 

 

E soprattutto pena, tanta pena e dolore per quello che Caleb aveva attraversato, tutto mentre lui passava le giornate a raccontare al suo psicologo quanto il suo ex fosse stato malvagio e insensibile.

 

-Quanto- singhiozzò -quanto gli resta-

 

Axel si staccò di poco, accarezzando con premura le guance di Jude il quale si scostò, ancora troppo arrabbiato.

 

-Non lo sappiamo, ma non molto. Si è ripresentato due volte, la prima volta non era grave, lo abbiamo preso in tempo, lo hanno operato e sembrava riprendersi a dovere. Ma dopo un anno è ricominciato tutto, solo in modo più aggressivo, nonostante la chemio. Questa cosa lo ha distrutto, voleva lasciarsi andare e smettere di lottare, smettere di curarsi, diceva che era tutto inutile e che sarebbe morto comunque. Ma lo abbiamo convinto e alla fine ha acconsentito ad operarsi di nuovo. Ma era troppo tardi. Ha subito tre operazioni negli ultimi due anni, la terapia non è servita a niente, non si riusciva a fermarlo. Si è rassegnato, ed anche volendo lottare non ci sarebbe più molto altro da fare. Ha avuto le migliori cure nella clinica di mio padre, Jude, te lo posso garantire.-

 

Il ragazzo ascoltava tutto senza parlare, era a dir poco sconvolto e travolto dalla disperazione.

 

Si sentiva così incolpa, così impotente.

 

Come aveva potuto odiare il ragazzo che avrebbe dovuto sposare? Come aveva potuto passare così in fretta dall'amore all'odio, dopo tutto quello che avevano condiviso?

 

Jude era disgustato da se stesso, si odiava per aver messo ancora una volta se stesso al primo posto, per non aver insistito abbastanza, per non aver indagato sulla sparizione improvvisa di Caleb.

 

Jude si staccò definitivamente dall'altro e ritornò verso l'ascensore.

 

-Jude dove stai andando?! Torna qui ti prego!-

 

Axel era sconvolto, non poteva credere davvero che Jude, il ragazzo per cui Caleb aveva sacrificato tutto, fosse così impaurito da scappare dopo aver percepito la gravità della situazione.

 

-Io non me lo merito, Axel, non merito di vederlo, non merito di rovinargli quello che gli resta da vivere così, con la mia presenza inopportuna, dopo tutto l'odio che ho covato nei suoi confronti per tutti questi anni. Non posso Axel, lui non merita questo dolore ed io non sono degno di lui, dei suoi sacrifici. Non sono degno di nulla!-

 

La voce di Jude era fortissima, si era lasciato andare più del dovuto, tanto da attirare l'attenzione di Shawn che si era affacciato fuori dalla porta di casa, guardando i due ragazzi di fronte all'ascensore.

 

Jude aveva voltato subito lo sguardo, non sarebbe mai riuscito a sostenere anche gli occhi di Shawn, non dopo tutto quello che gli aveva raccontato Axel, non dopo tutta l'agonia che loro tre, senza di lui, avevano vissuto negli ultimi cinque anni.

 

-Amore vieni dentro. Lasciami parlare con lui.-

 

Jude collegò le parole di Shawn con la targhetta sulla porta, poi osservò le loro mani, decorate dalla fede.

 

Si sentì doppiamente stupido.

 

Era stato totalmente tagliato fuori dalle loro vite.

 

-No Shawn, io me ne vado. Non posso più stare qui.-

 

Il ragazzo gli era corso incontro e lo aveva fermato, Jude aveva cominciato a dimenarsi e a piangere, ma l'altro lo teneva bloccato fra le sue braccia, mentre faceva cenno ad Axel di rientrare in casa.

 

Poi Jude si era rassegnato ed aveva stretto a sua volta l'altro che aveva cominciato ad accarezzargli la schiena affettuosamente.

 

-Mi dispiace tanto Jude. Io non sapevo neanche che voi due foste fidanzati, me lo ha detto Axel dopo, quando sono venuto a stare qui. Per un anno lui è stato completamente solo a prendersi cura di Caleb, ha preso questo appartamento per lui ed ha rinunciato addirittura agli studi pur di aiutarlo a dovere. Quando ci siamo ritrovati mi ha raccontato tutto e mi sono subito offerto di aiutarlo. Non volevamo tagliarti fuori Jude, devi credermi. Ma è stata la cosa migliore per tutti, soprattutto per Caleb, che a malapena parlava con noi.

Lo sai quanto lui sia orgoglioso, non voleva farsi aiutare all'inizio, figuriamoci se avrebbe mai permesso che ti raccontassimo tutto. Sperava di guarire e ritornare da te una volta che tutto fosse finito. Non ha mai smesso di amarti, non ha mai smesso di parlare di te. Voleva solo evitarti tutto questo dolore.- 

 

Jude piangeva dirottamente contro il collo di Shawn mentre questi gli raccontava ogni cosa.

 

Gli raccontò di come Axel aveva ritrovato Caleb svenuto nel suo stesso vomito una mattina, mentre passava a prenderlo per portarlo a lavoro.

 

Gli raccontò di come lo avesse subito accolto in casa, obbligato a fare i controlli, obbligato a lasciare il lavoro, a smettere di essere così testardo e orgoglioso ed accettare l'aiuto economico che l'amico gli offriva.

 

E di come più volte, sia lui che Shawn, avessero litigato con lui riguardo a Jude, e al suo diritto di conoscere la realtà dei fatti.

 

Ma quello era stato l'unico desiderio che Caleb li aveva supplicati di rispettare.

 

Perché avrebbe significato rovinare la vita della persona a cui teneva maggiormente e non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Jude aveva incassato tutto, parola per parola, senza aggiungere o chiedere nulla.

 

Avrebbe soltanto voluto esserci stato per il ragazzo che amava, ma questo avrebbe significato molto probabilmente arrecargli ulteriore dolore.

 

-Ed ora cosa dovrei fare, Shawn? Lui non vuole vedermi. Mi manderebbe via, si arrabbierebbe con voi, starebbe male. È meglio che lui non lo sappia.-

 

Jude diceva queste parole con la morte nel cuore, consapevole di ferire anche Shawn con quelle affermazioni.

 

Ma quest'ultimo gli prese le mani, stringendole nelle proprie e lo rassicurò.

 

-Rivederti è stato il suo più grande desiderio per tutti questi anni. Non lo ha mai ammesso, ha sempre negato, ha detto che non dovevi sapere e che se ne sarebbe andato in silenzio, lasciandoti credere che fosse uno stronzo, lui preferiva così. Ma non riusciva a mentire quando parlava di te. I suoi occhi si riempivano d'amore ogni volta in cui ti pensava, anche se gli faceva male. Avrebbe tanto voluto poterti abbracciare e dirti quanto ti amava. Ti ama ancora, Jude, questo non è mai cambiato. Ha solo paura, si vergogna e sente che non ne varrebbe la pena di darti un simile dispiacere perché sa che gli manca...poco. Ma credo che se potesse vederti ancora una volta potrebbe vivere i suoi ultimi giorni in preda alla felicità, finalmente.-

 

-Avremmo potuto vivere insieme questi cinque anni Shawn, cazzo! Avrei potuto stargli accanto e pagargli le cure, accompagnarlo durante le visite, le operazioni, assisterlo in casa! E invece non ci sono stato, perché non sapevo niente, e perché ho passato tutto questo tempo ad odiarlo a morte! E tutto per colpa vostra dannazione!- 

 

Shawn annuiva, consapevole di avere colpa quanto gli altri in quella storia. 

 

Né lui né Axel si sarebbero mai perdonati per aver assecondato Caleb, e se ne rendevano conto soltanto dopo aver visto la reazione disperata e rabbiosa di Jude che ormai non poteva fare a meno di provare profonda rabbia nei confronti di entrambi.

 

-Che senso ha che io adesso entri lì, in quella casa? Avrei dovuto tenerlo con me, curarlo, amarlo...e invece mi avete tolto questo diritto!-

 

Shawn non sapeva più cosa dire e non intendeva giustificarsi oltre; sentiva di non poterselo permettere dopo tutto quello che aveva detto il rasta.

 

-Quindi adesso non venirmi a dire che posso entrare in quella casa e andare ad abbracciare il mio ragazzo, il ragazzo che voi mi avete portato via, come se niente fosse, fingendo che lui non stia per morire, fingendo che io non abbia sprecato del tempo prezioso che avrei potuto sfruttare per dirgli quanto lo amavo e per dargli tutto quello che ho! E non mi toccare più, mi avete rovinato la vita, siete stati voi a farlo, non la sua malattia. Stategli accanto fino- singhiozzò incapace di pronunciare parole complete -f-fino alla f-fine!-

 

Detto ciò il rasta si chiuse in ascensore, dove si rannicchiò in un angolo in preda alle lacrime.

 

Shawn non poté trattenerlo ed una volta entrato in casa guardò il povero Caleb rannicchiato per terra accanto alla porta, mentre piangeva in silenzio coprendosi il viso con le mani.

 

-Mi dispiace- biascicò nel pianto, mentre Axel gli accarezzava la schiena, rivolgendo lo sguardo al marito che si piegava davanti al castano, pronto a consolarlo.

 

 

••••

 

 

[Scusate per eventuali errori anche per quel che riguarda la malattia, se ne trovate e ve la sentite potete correggermi.]

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Riviverti ***


 

Per Jude fu impossibile riuscire a riposare quella notte.

 

Il volto scavato di Caleb lo perseguitava, la sua voce sommessa e debole gli risuonava nelle orecchie tormentandolo.

 

E soprattutto il senso di colpa e la rabbia non permettevano ai suoi muscoli di rilassarsi, né alle sue palpebre di chiudersi.

 

Quanto tempo gli restava, ancora? 

 

Nessuno avrebbe potuto specificarlo, in certi casi non si può mai sapere; c'è un limite, certo, ma esistono anche le eccezioni, i casi particolari.

 

Ma Caleb era sempre stato un ragazzo sfortunato, Jude lo sapeva. Non gli restava molto.

 

Con quale forza avrebbe potuto trattenersi in quel letto, riposare, andare a lavoro, sapendo tutto ciò?

 

Come avrebbe fatto ad andare avanti con quella consapevolezza nella mente, che in una casa a qualche chilometro dalla sua il ragazzo che non aveva mai smesso di amare stesse morendo?

 

Semplicemente non poteva.

 

E se davvero gli mancava così poco, come poteva pensare di aspettare di sentire quella notizia da un momento all'altro senza fare nulla, senza aver tentato tutto il possibile, senza averlo abbracciato il più che poteva, senza avergli detto quanto lo amava?

 

No che non poteva, non era possibile, e si vergognò per essersi imposto di restare lontano da quella situazione che lo riguardava più di quanto riguardasse Shawn e Axel, che in tutto ciò si erano solamente ritrovati travolti senza possibilità di fuga.

 

Avrebbe dovuto essere una sua responsabilità curare il proprio fidanzato ed invece, nonostante tutti gli anni involontariamente sprecati, lui stava scegliendo di restarne fuori ancora, di lasciare il compito a qualcun altro.

 

Non è possibile.

 

Per la prima volta Jude decise di ignorare la propria coscienza che tentava a tutti i costi di trattenerlo fuori dalla vita di Caleb.

 

Aveva scelto lui che le cose andassero in quel modo, era vero, ma c'erano ancora così tante cose che avrebbe voluto dirgli, così tante carezze, così tanti baci che ancora reclamava, così tanto affetto che non aveva potuto dargli e che in quel momento gli traboccava dal cuore, impaziente.

 

Perché trattenersi? Perché sprecare ulteriormente del tempo prezioso, solo per paura di soffrire di più? Non era già stata un'agonia per entrambi stare lontani tutto quel tempo?

 

Jude scattò in piedi asciugandosi le guance bagnate e si vestì con i primi abiti che gli capitarono a tiro.

 

Non gli importava più di niente, aveva pochissimo tempo, perché aveva esitato?

 

Senza neanche pettinarsi o indossare i suoi stupidi occhiali si precipitò in strada, verso la propria auto e cominciò a guidare.

 

Erano le tre di notte circa ma che importava dell'orario ormai? Ogni ora era preziosa.

 

Non esitò neanche un secondo nel suonare al citofono che riportava i cognomi dei due ragazzi; tutto il suo autocontrollo, il suo portamento, la sua educazione, potevano amabilmente andare a farsi benedire.

 

Dopo circa un minuto sentì il portone scattare; avevano capito subito.

 

Quando giunse al piano in cui si trovava l'appartamento di Axel si ritrovò Shawn sul pianerottolo ad aspettarlo, fuori dall'ascensore.

 

Aveva un sorriso appena accennato e senza neanche salutarlo gli sussurrò "vieni, entra" mentre si dirigeva verso la propria porta socchiusa.

 

Jude lo seguì senza emettere il più flebile suono e varcò la soglia di casa con incredibile impazienza mista a paura e tensione.

 

-Lui sta dormendo, va a letto molto presto. Se vuoi posso svegliarlo, dorme da parecchio, non sarà un problema.-

 

Jude non riuscì a trattenere altre lacrime prepotenti che si impossessarono immediatamente dei suoi occhi.

 

Sentir parlare di lui faceva così male, sembrava così maledettamente irreale.

 

Scosse la testa.

 

-Voglio aspettare che si svegli. Dimmi- tirò su col naso -dimmi soltanto dov'è, devo vederlo-

 

Shawn annuì e cominciò a fargli strada lungo il corridoio.

 

La casa era molto ben arredata, mobili di buon gusto, tappezzeria lussuosa, bei quadri.

 

Jude fu così contento di sapere che il suo Caleb aveva passato quegli anni in un posto così piacevole.

 

C'era una porta socchiusa che Shawn spinse silenziosamente, facendo cenno ad un letto matrimoniale nel quale si sarebbe potuto affermare che non stesse dormendo nessuno; il corpo del castano era talmente piccolo e magro da sembrare solo un mucchio di stracci fra tutte quelle coperte.

 

Jude trasalì quando notò una testolina ricoperta da capelli radi ed estremamente corti.

 

Guardò Shawn confuso e l'amico fece cenno ad una parrucca spettinata che riposava su di una testina poggiata sul comodino.

 

-Vai, avvicinati. Ha il sonno pesante, non se ne accorgerà- gli sussurrò una voce conosciuta.

 

Jude si voltò e riconobbe Axel nel buio, con lo sguardo assonnato ed i capelli raccolti in uno chignon appena abbozzato. 

 

Il biondo abbracciò il marito da dietro e gli posò il mento sopra una spalla mentre entrambi osservavano il rasta dai capelli sciolti e disordinati.

 

-Vieni Ax lasciamolo solo- mormorò poi Shawn, percependo l'imbarazzo di Jude, ed il marito acconsentì, allontanandosi assieme a lui verso il corridoio.

 

Jude deglutì timoroso e cominciò a muovere qualche passo verso il letto.

 

Si inginocchiò davanti al lato in cui dormiva il castano e lo osservò mentre questi dormiva beato e ignaro di tutto.

 

-Sei ancora così bello- sussurrò Jude cercando di non cedere nuovamente al pianto.

 

Il buio mascherava in parte i tratti malati del ragazzo, regalando a Jude un'immagine a dir poco perfetta e angelica del suo fidanzato.

 

Si perché era ancora il suo fidanzato, Jude non riusciva a pensarla diversamente e non vedeva l'ora di ribadire quel concetto una volta che Caleb si fosse svegliato.

 

Non riuscì a trattenersi, voleva toccarlo; gli accarezzò il viso, la testa quasi nuda, gli baciò le mani ormai estremamente sottili, se le posò sulle guance immaginando delle carezze affettuose da parte dell'altro.

 

-Sei veramente un dormiglione- mormorò abbozzando una risata mentre si asciugava l'ennesima lacrima.

 

Voleva disperatamente baciarlo ma decise che per quello avrebbe aspettato il suo risveglio, sempre che il ragazzo in questione si fosse dimostrato d'accordo.

 

Provò ad immaginare la sua reazione: si sarebbe quanto meno infuriato, sia con lui che con gli amici; poi lo avrebbe cacciato via, dicendogli che non aveva bisogno di lui, e alla fine si sarebbe arreso e si sarebbe lasciato coccolare sbuffando.

 

Jude sorrise pregustando il tutto e continuò ad osservare il suo angelo mentre riposava sereno.

 

Aveva sempre amato guardarlo dormire, nonostante non avessero passato chissà quante notti insieme all'epoca in cui erano fidanzati.

 

-Ti amo- soffiò chiudendo gli occhi mentre stringeva sulle labbra una delle sue mani leggère.

 

-Jude! Vieni a metterti sul divano, dormi adesso, dai!-

 

La voce preoccupata di Shawn richiamò l'attenzione del ragazzo, completamente perso nelle sue fantasie assieme al suo ragazzo dormiente.

 

Jude sorrise annuendo e chiese ancora un minuto con il castano, ricevendo un sospiro in risposta da parte del ragazzo che lo osservava sulla porta.

 

Rimboccò le coperte a Caleb e gli baciò teneramente la fronte, sorridendo contro il calore di quella pelle chiara e sottile.

 

Poi lasciò la stanza socchiudendo la porta, non prima di aver dato un'ultima occhiata al suo amore.

 

Erano circa le sette del mattino quando Jude venne svegliato dalla voce gentile di Shawn.

 

Axel beveva del caffè da una grossa tazza, era vestito di tutto punto, stava certamente andando a lavoro.

 

Porse del caffè anche al rasta che accettò subito, aveva dormito solo un paio d'ore e ne avrebbe certamente avuto bisogno.

 

Shawn stava sistemando la colazione su di un vassoio, lanciando delle occhiate a Jude per fargli capire che Caleb era sveglio; Jude sentì un pizzico al cuore.

 

-Io vado tesoro, tienimi tu informato.- aveva mormorato il biondo, dando un bacio al marito prima di lasciare l'appartamento.

 

Jude aveva sorriso.

 

-Sono felice per voi- aveva detto dopo aver preso un sorso di caffè, dirigendosi verso Shawn che gli sorrideva riconoscente.

 

-Che cosa aveva ieri? Si sentiva poco bene?- domandò dopo un po', sorprendendo l'altro.

 

-Ha spesso la nausea durante il giorno. E poi si stanca subito, gli basta una camminata ed ha bisogno di mettersi a letto. Ma sai quanto è testardo, vuole uscire di casa almeno una volta al giorno- 

 

Jude annuì curvando le labbra in un minuscolo sorriso.

 

Gli faceva piacere in un certo senso sapere che Caleb avesse conservato il suo carattere ribelle.

 

-Andiamo? Gli ho parlato, lui aveva capito tutto già ieri sera. Gli sta bene, puoi venire- lo rassicurò, facendo spaventare ulteriormente il rasta.

 

-Come sarebbe? Mi ha sentito?-

 

-Urlavi come un forsennato, ti avrà sentito tutto il palazzo- ridacchiò Shawn -ma sta tranquillo, non è arrabbiato. Ha molta paura. Ha paura di quello che tu potresti pensare di lui e di come è cambiato. È diventato molto insicuro e si vergogna. Sii gentile-

 

Stavolta il suo tono si era fatto serio ed un tantino commosso.

 

Jude annuì.

 

Vai prima tu. Fallo mangiare, fallo vestire se preferisce. Voglio aspettare che sia pronto.-

 

-Fosse per lui non sarebbe mai pronto, Jude. Vieni adesso. Tieni, portagliela tu la colazione-

 

Jude esitò qualche secondo prima di accettare il vassoio, poi si decise finalmente a prenderlo e cominciò ad avviarsi con passi insicuri verso la camera da letto.

 

La porta stavolta era spalancata e Caleb era in piedi davanti alla finestra, con lo sguardo rivolto all'esterno.

 

Mentre si riscaldava le mani sul calorifero sembrò non accorgersi che qualcuno fosse entrato nella sua stanza.

 

Indossava la parrucca. Jude sorrise e sospirò intenerito.

 

Posò il vassoio sul tavolino, richiamando l'attenzione di Caleb che si voltò di scatto per poi rigirarsi immediatamente verso la finestra.

 

Jude si morse le labbra e tentò di dare una sistemata ai suoi capelli, era un vero idiota, non si era neanche pettinato prima di andare ad incontrare il suo ragazzo.

 

Strinse gli occhi e si fece coraggio.

 

-Ciao...-

 

Caleb non rispose, sembrava farsi sempre più piccolo contro quel calorifero a cui si aggrappava come se fosse la sua salvezza.

 

Le forze lo abbandonarono non appena quella voce si fu librata nella stanza.

 

Jude gli si avvicinò preoccupato, non capiva se stesse scivolando o se si stesse rannicchiando di sua volontà.

 

-Ciao Cal, sono io- mormorò Jude piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.

 

Caleb nascondeva il viso e non parlava. Gli fece una tenerezza incredibile, sembrava un bambino.

 

Il rasta gli accarezzò un braccio ma Caleb lo respinse.

 

-Sono- tentò di non cedere per l'ennesima volta al pianto -sono J-jude, amore sono io, sono il tuo ragazzo. Caleb amore guadami-

 

Il castano scosse la testa cominciando a singhiozzare, senza avere il coraggio di sollevare il viso.

 

Si strappò con violenza la parrucca dalla testa e si rannicchiò maggiormente su se stesso cominciando a piangere dirottamente.

 

-No, Caleb non fare così, hey, amore guadami! Tesoro ti prego guardami, non avere paura-

 

Jude tentava di accarezzare il ragazzo difronte a lui ma quello non faceva che scansarlo, come un animale ferito.

 

-Sei tu che dovresti avere paura! Perché sei venuto? Perché hai dovuto saperlo, perché Jude! Non vedi quanto faccio schifo?!-

 

Jude si sentì morire per le parole rabbiose di Caleb, pronunciate con una voce talmente rauca e sconnessa da non sembrare la sua.

 

Cadde all'indietro piantando i palmi sul pavimento, incapace di reagire; si aspettava una reazione brusca ma questo era peggio di ciò a cui si era preparato.

 

Il castano non si muoveva, molto probabilmente non ne aveva la forza ma avrebbe voluto.

 

Jude fece appello a tutto il coraggio che aveva, avrebbe sopportato di tutto pur di riconciliarsi con il suo amore.

 

Si mise in ginocchio abbassando il capo sulle gambe sottili del castano, mentre ci si aggrappava delicatamente.

 

-Mi dispiace così tanto, sono stato uno stupido, non ti ho più cercato, mi sono arreso perché ero convinto che non mi volessi più. Sono imperdonabile amore mio, avrei dovuto insistere, avrei dovuto continuare a cercarti in capo al mondo pur di sapere quello che stava accadendo. È stata solo colpa mia. Avrei così tanto voluto esserci amore, non chiedo neanche il tuo perdono perché non ho scuse. Mi dispiace così tanto-

 

Caleb tremava, ascoltava tutto e non parlava.

 

Lasciò che il suo ragazzo gli piangesse sul grembo, avvertendo ogni suo singhiozzo penetrargli in profondità, sotto la pelle, contro le ossa deboli.

 

Era sorpreso, non si aspettava quelle parole, si aspettava solamente risentimento e pietà.

 

Lentamente il suo pianto si acquietò e cominciò a risollevare il viso timidamente.

 

Jude lo sollevò a sua volta, aveva il volto inondato dal pianto e Caleb non riuscì a sopportare il suo sguardo, dovette voltarsi.

 

Il rasta cercò le sue mani che il castano gli concesse debolmente.

 

-È colpa mia, sono io che l'ho voluto. Tu non hai colpe Jude. Non sei costretto a stare qui, non fa niente.-

 

L'altro scosse la testa avvicinandosi a Caleb.

 

Portò una mano a quel dolce e piccolo viso che aveva già accarezzato la notte precedente.

 

Caleb si negò, girando la testa ma Jude non smise di insistere finché non ebbe afferrato, senza troppa forza, il volto del suo fidanzato.

 

Gli baciò delicatamente la testa.

 

Il castano ebbe un fremito; pensava che la sua testa dovesse risultare disgustosa in quelle condizioni ma in realtà non era poi tanto diversa dall'aspetto che aveva da ragazzino, se non fosse stato per la mancanza della cresta.

 

A parte quello l'unica differenza erano le cicatrici.

 

Jude le baciò senza timore, sperando di non far male all'altro che se ne restava rannicchiato ed immobile, sovrastato dal rasta.

 

-Non ho mai smesso di amarti. Ti prego permettimi di farlo ancora. Non potrò mai perdonarmi di non esserti stato accanto in tutti questi anni. So che non è possibile rimediare ma, ti prego, permettimi di rimanere qui. Con te.-

 

Caleb ormai si era calmato.

 

Era stupito dalle reazioni di Jude che sembravano fin troppo preparate, poco istintive.

 

Poi si ricordò che in fondo il suo ragazzo era sempre stato così, e che molto probabilmente si era preparato tutto ciò che doveva dirgli prima di incontrarlo.

 

-Perché ieri sera te ne sei andato?-

 

La voce di Caleb si era calmata ma era pur sempre scossa e rauca.

 

-Vieni? Mettiamoci sul letto, adesso ti spiego tutto, mh?-

 

Jude stava cercando di ridarsi un contegno, si asciugava le lacrime velocemente e tirava su col naso che non faceva che colare a causa del pianto.

 

Il castano acconsentì alla richiesta e respinse l'aiuto dell'altro che tentava di sostenerlo nella risalita.

 

Ci aveva messo anni ad accettare quel tipo di aiuto da Shawn e Axel, non sarebbe stato altrettanto accondiscendente con Jude.

 

Jude appoggiò il vassoio pieno sul letto e Caleb si rannicchiò fra le coperte, cominciando a fare smorfie per il cibo davanti a sé.

 

-Sono un codardo. Ho avuto paura e sono scappato. Temevo la tua reazione, temevo di peggiorare tutto quanto, temevo di star male. Tutto questo mi è caduto addosso nel giro di un secondo e non sono riuscito a gestirlo. Sono disgustoso, sono un miserabile Caleb. Scusami. Ma non ci riuscivo a starti lontano. Anche adesso sono qui perché sono un egoista. Ma ti amo maledettamente tanto e non ci riesco, davvero non ci riesco a lasciarti in pace.-

 

Caleb abbassò il viso.

 

-Non posso accettare che ti rovini la vita per me.-

 

-Sei tu la mia vita-

 

Le mani di Jude avevano afferrato quelle di Caleb e le stringevano con delicatezza, timorose di fargli del male.

 

-E cosa farai dopo? Io sto morendo Jude. Non c'è più tempo per noi. Ti farai soltanto del male. Era quello che volevo evitarti, è un peso troppo grande da portare.-

 

Le mani di Caleb si ritirarono sul suo grembo, rifiutando ancora quelle dell'altro.

 

-Sei tu la mia priorità, non mi frega che cosa ne sarà di me dopo, perché non vedo un dopo in tutto questo. Voglio solo stare con te il più possibile, voglio darti tutto l'amore di cui ti sei privato. Permettimelo Caleb-

 

Il castano si voltò, grattandosi la nuca.

 

-Fa come vuoi. Io ti ho avvisato. L'avevo fatto per te.-

 

Si stava arrendendo, come aveva previsto.

 

-Ma non voglio vederti piangere o dire cose melense. E ti avviso, io non posso più scopare con questo catorcio che mi ritrovo al posto del corpo. Così cambi subito idea se magari credevi diversamente-

 

Jude rise piano, per nulla divertito ma rise, per far piacere all'altro.

 

-Posso baciarti adesso?- 

 

-La mia bocca ha il sapore del vomito, non sarebbe una bella cosa- lo informò il castano, senza riuscire ancora a guardare l'altro negli occhi.

 

-Mi basta che la lingua ti funzioni, per il resto posso sopportare tutto. E poi secondo te perché ti ho portato il caffè?- mormorò il rasta, porgendogli la tazza piena di caffè ormai tiepido.

 

Caleb gli tirò un minuscolo pugno sul braccio, poi accettò la bevanda e buttò giù con disgusto un paio di sorsi.

 

-Ti prego porta tutto via, oggi non sono in vena- si lamentò, toccandosi la bocca disturbato.

 

Jude annuì e portò subito via la colazione, più tardi avrebbe cercato di convincerlo a mangiare.

 

Quando tornò in camera trovò Caleb davanti allo specchio che si sistemava la parrucca.

 

-Ti ricordi quando li avevo così? Non sono più riuscito a farmeli crescere-

 

Il rasta gli si avvicinò abbracciandolo da dietro, mentre si specchiavano insieme.

 

L'altro si irrigidì, poi cercò di scansarsi dal corpo dell'altro ma il rasta questa volta utilizzò la sua forza e lo afferrò per la vita mentre questi si girava.

 

Si ritrovarono viso contro viso, finalmente gli occhi che si incontravano.

 

-Non distogliere lo sguardo...fatti vedere. Sei così bello.-

 

Jude parlava mentre inseguiva gli occhi del compagno, poi prese ad annusargli il collo, lasciandoci bacini delicati che lentamente raggiunsero anche le guance incavate.

 

-Ti avevo detto di non fare il melenso- mormorò, spingendolo delicatamente.

 

Jude lo afferrò ancora con ulteriore forza e fece incontrare prepotentemente le loro labbra, violando subito la bocca del castano che stringeva gli occhi tentando di opporsi.

 

-Ti prego faccio schifo! Jude no!-

 

Non riuscì a lamentarsi oltre perché il rasta, per nulla disgustato dalla bocca del fidanzato, continuò ad insistere inseguendo la sua lingua, seppure intrisa del sapore di medicinali.

 

-Vaffanculo. Mi stai facendo male. E non ti eccitare, fai schifo, sei un necrofilo per caso?-

 

Il rasta sorrise, guardando il gonfiore che gli si era creato in basso, e che Caleb aveva subito percepito.

 

-Significa che non fai schifo come credi. Adesso mi lasci continuare?-

 

-Lasciami in pace, maniaco. Mi stai molestando, sono un povero malato indifeso ti dovresti vergognare, stai usando la tua forza sopra una persona nettamente più deb-

 

-Ma stai zitto- ridacchiò l'altro afferrandolo per le cosce che subito si incrociarono attorno al suo bacino.

 

Caleb strinse le braccia al collo del rasta mentre le loro labbra si incontravano nuovamente, ma stavolta in due sorrisi.

 

Finalmente le loro lingue si cercarono in modo reciproco ed il bacio poté intensificarsi, ricordando ad entrambi i lunghi baci di un tempo.

 

Jude si stese sul letto, tenendo su di sé il corpo leggero del castano che subito gli si avvinghiò, in cerca di maggior contatto.

 

-Sei- lo baciò -sei un fottuto pervertito, fra un po' -lo baciò ancora - fra un po' mi buchi il pigiama con quel lanciarazzi che hai fra le gambe. La smetti? Io non ti aiuto, sono cazzi tuoi!-

 

Entrambi scoppiarono a ridere e Caleb scese dal corpo dell'altro per evitare di peggiorare la situazione.

 

-Vado a farmi una doccia fredda, ho capito...prima però mi prometti una cosa?-

 

Caleb si era già rannicchiato fra le coperte, soffriva particolarmente il freddo da quando aveva perso tutto quel peso.

 

-Cosa?-

 

-Che mi sposerai- mormorò Jude, assumendo tutto ad un tratto uno sguardo serio e pieno di speranza.

 

Caleb sospirò abbassando lo sguardo.

 

-Perché devi rovinare tutto?-

 

Jude si sentì colpire dritto al petto con quella frase. Dunque non voleva più sposarlo. O forse era solo perché gli sembrava inutile, date le circostanze.

 

Stava per rimangiarsi tutto ma il castano parlò prima.

 

-Sarai vedovo. Io lo avevo detto che sei un necrofilo- mormorò scherzando, poi alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi di Jude, inumiditi dalle lacrime.

 

-È un si?-

 

-Vai a farti la doccia, pervertito.-

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3877808