Nuova Famiglia

di Miharu_phos
(/viewuser.php?uid=800035)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Uno ***
Capitolo 2: *** Parte Due ***



Capitolo 1
*** Parte Uno ***


 

 

 

Caleb era seduto per terra a giocare con il piccolo Victor, sotto lo sguardo intenerito di suo marito Jude e della direttrice dell'istituto.

 

-Si troverà molto bene con voi, complimenti per la scelta- si congratulò la donna, cercando di dissimulare la sua tensione.

 

Jude però aveva notato l'agitazione della donna e proprio non riusciva a capire cosa potesse farla stare così tanto in ansia.

 

-È stato lui che ha scelto noi- commentò il castano, lanciando uno sguardo felice al marito che ricambiò immediatamente con un sorriso soddisfatto.

 

-Anche se ha solo cinque anni sembra già molto sveglio- osservò il rasta, e la donna annuì impaziente.

 

-Concordo! Beh avete firmato tutto e potete andare- mormorò, facendo insospettire ulteriormente il ragazzo.

 

-Non pensa che dovremmo restare un altro pò qui prima di portarlo a casa? Dopotutto è solo la terza volta che lo incontriamo-

 

La direttrice si inumidì nervosamente le labbra, temendo che i due ragazzi facessero ulteriori domande.

 

-Niente affatto, sono sicura che starà benissimo. Forza andate! E tanti auguri per l'adozione- si congratulò.

 

-Caleb dove andiamo?-

 

La voce del piccolo Victor richiamò l'attenzione dei due ragazzi che istintivamente gli sorrisero, senza più badare alla donna e alle sue stranezze.

 

-Vuoi venire a casa con noi? Ci sono tanti bei giochini per te e avrai una cameretta tutta tua- spiegò il castano, facendo illuminare gli occhi del bambino che cominciò ad esultare di gioia.

 

-Si che bello! Andiamo!- gridò, per poi saltare in braccio a Jude il quale gli scoccò un bacino sulla fronte, pieno di entusiasmo.

 

-Forza si va a casa allora!- 

 

I due ragazzi salutarono il personale dell'istituto e si diressero insieme a Victor verso la propria auto.

 

Avevano acquistato da tempo sia vestiti che giocattoli per lui, fin da quando lo avevano adocchiato, per cui non fu necessario fargli portare dietro nulla, eccetto un pallone da calcio molto sporco e rovinato dal quale il bambino non si separava mai.

 

Durante il viaggio verso la nuova casa, Caleb teneva in braccio il piccolino mentre Jude, di fianco a lui, guidava con un'espressione corrucciata sul volto.

 

-Va tutto bene amore?- domandò il castano, accarezzandogli una gamba, ed il marito lo guardò, trasmettendogli la sua preoccupazione.

 

-Non ti è sembrato tutto troppo sbrigativo?- 

 

-Che cosa vuoi dire?-

 

Jude sospirò, riprendendo la concentrazione sulla strada e facendo impensierire anche il castano, che cominciò a riflettere sull'atteggiamento strano assunto dalla direttrice.

 

-Pensi che possa avere qualche malattia di cui non ci ha voluti avvisare? Per paura che non lo prendessimo?- domandò Caleb, dopo svariati minuti di silenzio.

 

Il piccolino si era addormentato fra le braccia del suo nuovo papà, e quindi i due ragazzi poterono scambiarsi tranquillamente le loro osservazioni.

 

-Ho avuto la tua stessa sensazione- ammise il rasta, senza guardare in faccia il marito ma continuando a fissare la strada.

 

-La fretta con cui ha voluto scaricarcelo, dopo solo tre incontri, e la scarsità di informazioni che ci ha fornito sulla sua vecchia famiglia, mi hanno fatto venire il dubbio che il bambino potesse avere qualche scheletro nell'armadio che lei ha voluto tenerci nascosto. Non so se si tratti proprio di una malattia o in generale di un problema di salute, alla fine potrebbe anche trattarsi di un problema mentale o a livello cognitivo. Non pensi?-

 

Caleb rifletté molto sulle supposizioni del marito e cominciò a preoccuparsi; anche lui aveva avuto una brutta sensazione ma aveva preferito non darci peso, troppo preso dai giochi che stava facendo con Victor.

 

-La sua situazione sanitaria è perfettamente in regola, abbiamo tutti i certificati tesoro- provò a rassicurarlo il castano, ma Jude sembrava comunque non essere convinto.

 

-C'è qualcosa sotto. Non si scarica così un bambino alla prima coppia che prova ad adottarlo, l'iter è lungo e mi è sembrato in qualche modo che la strada ci fosse stata spianata di proposito. Non lo so Caleb, mi sembra tutto troppo strano-

 

Il castano avvertì un brivido nel petto, accompagnato da una sensazione di terrore.

 

-Credi che i suoi genitori potrebbero essere ancora vivi?-

 

-Mh, può darsi. Sicuramente quella donna ci ha mentito su qualcosa, pur di rifilarcelo-

 

Caleb strinse a sé il piccolo Victor, baciandogli i capelli blu, e sorridendo nell'osservare i due adorabili riccioli che gli coprivano le guance.

 

-A me non importa, qualunque problema abbia io non voglio rinunciare a lui. Promettimi che non lo farai neanche tu-

 

-Saresti pronto a sopportare di tutto? Anche una grave malattia o sindrome?-

 

-Ma certo!- rispose immediatamente il castano, guardando il marito col viso alterato.

 

-Perché tu no?!-

 

Il suo tono di rimprovero era a dir poco intimidatorio e Jude dovette affrettarsi a mettere in chiaro che neanche lui avrebbe rinunciato al piccolo; fermò l'auto, giunto ormai di fronte alla grande villa nella quale abitava con Caleb da molti anni, si voltò con sguardo rassicurante verso il marito e gli accarezzò una guancia, sorridendo.

 

-Puoi starne certo amore. Neanche io voglio rinunciare a lui- mormorò, tentando di rassicurarlo.

 

Caleb sbatté ripetutamente le palpebre, poco convinto, e strinse istintivamente il piccolo fra le braccia.

 

Jude notò la sua diffidenza e lo baciò dolcemente per aumentare la sua fiducia.

 

-Sta tranquillo. Non te lo porterà via nessuno, né io né qualcun altro- mormorò, con la fronte appoggiata alla sua mentre gli accarezzava la guancia.

 

Il bambino in quel momento si svegliò ed i due uomini lo guardarono sorridenti, pronti a fargli conoscere la sua nuova casa.

 

-Quella è casa vostra?!- urlò il piccolo appoggiando le manine contro il finestrino e Caleb gli accarezzò la schiena, orgoglioso.

 

-È anche casa tua da oggi! Sei pronto a vedere la tua cameretta?-

 

-Si!!!- gridò il piccolo Victor battendo le manine e i due ragazzi si guardarono, dimenticando tutte le loro preoccupazioni.

 

Tutti e tre si diressero verso la grande casa, i due genitori ai lati ed il piccolino al centro, con le manine attaccate a quelle dei due ragazzi.

 

Appena entrati Victor cominciò a correre ovunque meravigliato, dimostrando estremo entusiasmo per la nuova casa e soprattutto grande riconoscimento per i suoi nuovi papà.

 

Jude e Caleb si guardavano felici e lo seguivano ovunque, pronti a rispondere a tutte le sue domande, che il bambino poneva a raffica, senza smettere mai di correre e saltare praticamente ovunque.

 

-Voglio che la vede anche Vlad!- mormorò poi, una volta entrato nella sua nuova stanzetta.

 

Jude aggrottò le sopracciglia e si piegò davanti al bambino, intento ad osservare i pesciolini che nuotavano nell'ampolla sulla sua scrivania.

 

-Chi è Vlad, un tuo amichetto?- domandò incuriosito, ma la reazione del bambino lo stupì.

 

-Non è nessuno- si corresse, reprimendo chiaramente quel che voleva dire.

 

Caleb aveva osservato tutta la scena e aveva preso a fissare il marito, preoccupato.

 

-Ti ha detto una bugia- gli fece notare in un sussurro.

 

Jude annuì concorde ma fece finta di nulla e continuò ad assecondare il bambino, lanciando di tanto in tanto delle occhiate complici al marito che diventava sempre più scettico e sospettoso.

 

Dopo la cena arrivò il momento di mettere a letto il bambino ed i due uomini restarono affianco al suo lettino a leggergli favole per tutta la sera, facendo voci e versacci mentre raccontavano.

 

Il bambino non faceva che ridere e non voleva proprio saperne di addormentarsi, ancora troppo eccitato per la nuova famiglia.

 

-Adesso è proprio ora di dormire però, okay Victor?- domandò dopo un po' Jude, facendo perdere il sorriso al piccolo che si infilò maggiormente sotto le coperte.

 

-Domani mi riporterete all'istituto? Sono stato bravo, voglio restare qui!- mormorò, facendo restare di stucco i due ragazzi che si guardarono confusi.

 

-Perché dovremmo riportarti? Starai qui con noi d'ora in poi- lo rassicurò Caleb ma il bambino sembrava comunque preoccupato.

 

-Qualcuno ti ha riportato lì dopo averti tenuto a casa sua?- domandò Jude intuendo le vecchie esperienze del bambino e Victor annuì triste.

 

-La direttrice dice che mi riportano sempre tutti perché sono cattivo! Ma stavolta starò buono e non parlerò di Vlad, lo prometto!-

 

Caleb spalancò gli occhi e fissò Jude allarmato, il quale ricambiò lo sguardo pieno di sospetto.

 

-Vuoi dirci chi è questo Vlad? È un tuo compagno?-

 

Il bambino si ammutolì e assunse un'espressione triste, senza dare una risposta al castano.

 

-Io farò il bravo e non ne parlerò- disse sicuro di sé.

 

-Non insistiamo- sussurrò Jude toccando il braccio del marito e quello annuì.

 

I due ragazzi una volta a letto non fecero che parlare dei loro sospetti: avevano ormai capito che la direttrice aveva intimato a Victor di non parlare di quel certo Vlad, minacciandolo con il pericolo di farlo ritornare in istituto.

 

Essendo cresciuti entrambi in ambienti a dir poco traumatizzanti, i due ragazzi erano decisi ad andare in fondo a quella storia, non per il timore di adottare un bambino problematico, ma unicamente con l'intenzione di scoprire quali fossero i suoi problemi, per risolverli e cercare di aiutarlo il più possibile.

 

-Voglio che cresca sereno. Tiene dentro di sé troppi pesi, è evidente- osservò il rasta mentre Caleb gli stava abbracciato, con la testa sul suo petto e le gambe intrecciate alle sue, sotto le coperte.

 

-Domani ci torniamo. Scopriremo tutto, sta tranquillo- 

 

Jude annuì e baciò il marito sulla testa prima di chiudere gli occhi, pronto a riposare.

 

Il loro sonno venne interrotto qualche ora dopo dal pianto di Victor, proveniente dal piano di sotto.

 

I due ragazzi scattarono giù dal letto e corsero allarmati seguendo le urla del piccolino, per poi ritrovarlo al centro del salotto, terrorizzato e avvolto dal buio.

 

-Vlad dove sei! Vieni a prendermi Vlad ho paura!-

 

Il tono del piccolo era a dir poco disperato, ed il suo minuscolo viso pieno di lacrime spezzò il cuore ai due genitori che si avvicinarono immediatamente a lui.

 

Quando Caleb provò a prendere in braccio il bambino però, quello si dimenò, continuando ad urlare.

 

-Lasciami! Voglio Vlad! Voglio tornare a casa!-

 

Il castano rabbrividì e si paralizzò all'istante di fronte a quelle parole ma Jude non si lasciò spaventare e prese con forza il bambino fra le braccia, portandolo vicino al camino mentre il marito accendeva le luci.

 

-Victor è tutto a posto, siamo noi, Jude e Caleb, sei a casa nostra ricordi?-

 

Lo sguardo di Victor era terrorizzato e guardava i due ragazzi tremante, in preda alla paura.

 

Caleb gli si avvicinò e gli porse il suo pallone da calcio, intuendo in qualche modo che quell'oggetto lo avrebbe calmato.

 

Il bambino abbracciò immediatamente la palla e lentamente i suoi singhiozzi si calmarono.

 

Dopo aver pianto sommessamente un altro pò, lentamente si addormentò fra le braccia di Jude, senza mollare la presa sul pallone, ed insieme i due uomini lo riportarono nella sua cameretta.

 

-Sapevo che c'era qualcosa sotto- mormorò Jude una volta tornato a letto, mentre Caleb sembrava ancora ferito dal gesto del bambino, e quindi non parlava, mantenendo un'espressione delusa in volto.

 

-Amore sta tranquillo! Non ti ha rifiutato, era solo spaventato, si è risvegliato in una casa che non è abituato a vedere, senza nessuno affianco. È comprensibile, succedeva anche a me i primi giorni a casa di mio padre- spiegò, accarezzando la schiena del marito che annuiva poco convinto.

 

-E se cambia idea? Se non vuole stare più con noi?-

 

-La notte le sensazioni sono amplificate, soprattutto dopo un brutto sogno. Domani tornerà lo stesso di sempre, sta tranquillo-

 

Il castano sospirò e si lasciò abbracciare dal marito, raggomitolandosi con lui sotto le coperte.

 

Erano determinati a scoprire cosa nascondevano in quell'istituto e l'indomani sarebbero senza dubbio ritornati in quel posto per chiedere spiegazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte Due ***


 

 

La direttrice osservava Jude con un'espressione di colpevolezza dipinta sul viso.

 

-Mi mostri quei documenti oppure non esiterò a denunciarla signora, la avverto- la minacciò.

 

-Non sono tenuta a mostrarveli, le informazioni private della famiglia di provenienza del bambino sono dati sensibili- si difese lei.

 

-Allora mi spieghi direttamente chi è questo Vlad di cui il bambino non fa che parlare o la faccio sbattere in galera!- mormorò con tono intimidatorio, facendo tremare la donna.

 

-Mi state per caso minacciando?-

 

-Si, esattamente come lei ha fatto con un bambino di soli cinque anni! Quindi mi mostri quei documenti e questa storia resterà qui- intimò, facendola sospirare rassegnata.

 

-Ebbene, ecco. Questa è la composizione attuale della sua famiglia- mormorò, passando al rasta un fascicolo che il ragazzo immediatamente cominciò a sfogliare.

 

 

"Madre: nome sconosciuto

Stato: deceduta

 

Padre: nome sconosciuto

Stato: deceduto

 

Figlio: Vladimir Blade

Stato: in vita

 

Figlio: Victor Blade

Stato: in vita"

 

 

Jude lesse velocemente quelle righe aggrottando le sopracciglia, per poi guardare la direttrice con sguardo interrogativo.

 

-Mi spiegate cosa c'era di tanto pericoloso nel rivelarmi che il bambino avesse un fratello? Mi state prendendo in giro?-

 

La donna voltò lo sguardo deglutendo con nervosismo.

 

-Quando una coppia scopre di Vladimir di solito prova ad adottare anche lui; poi però non appena lo conoscono cambiano idea e lasciano qui anche il piccolo- spiegò addolorata.

 

Jude la guardò di sottecchi, estremamente confuso.

 

Come si può cambiare idea su un bambino semplicemente guardandolo?

 

-Deve esserci certamente una spiegazione plausibile. Ha delle infermità mentali?- domandò tranquillamente.

 

-No, lui no. Ma non si può dire con certezza la stessa cosa di Victor. Sarò estremamente sincera con lei signor Sharp, quel bambino è molto cattivo- biascicò, provocando un risolino nel ragazzo di fronte a lei.

 

-È solo un bambino- disse Jude per sdrammatizzare ma lo sguardo serio della donna lo fece rabbrividire, e così perse il suo sorriso divertito.

 

-Aveva tre anni e mezzo e lui e Vladimir erano stati appena adottati. Si trovavano alla stazione insieme ad un assistente sociale che li avrebbe accompagnati in un'altra città, per incontrare la nuova famiglia. Il fratello, che all'epoca aveva dieci anni, lo teneva per mano ed aspettavano davanti al treno, finché Victor non lo ha spinto sui binari, senza alcun motivo.-

 

Jude scosse la testa sconvolto.

 

-Aspetti sta dicendo che ha provato ad ammazzare suo fratello?- domandò incredulo.

 

-È quello che si pensa. Il fratello continua a negare ma l'assistente sociale che li accompagnava ha visto la scena e ha confermato che sia stato il piccolo a spingere giù Vladimir.-

 

-Magari è stato solo un incidente! Per favore mi faccia parlare con il fratello, sono sicuro che dietro ci sia una spiegazione valida- la supplicò Jude ma la donna scosse il capo.

 

-È profondamente traumatizzato. E poi non è più adottabile, ormai ha dodici anni ed ha bisogno di cure speciali, presto verrà affidato ad una clinica che offre aiuto gratuito ai casi come il suo-

 

-Ma perché? Che cos'ha il bambino, me lo dica!-

 

-Beh, lui è... è disabile.-

 

Jude restò immobile per svariati secondi, poi si coprì la bocca e cominciò a pensare, cercando in qualche modo di trovare una soluzione.

 

-Ha perso l'uso delle gambe dopo la caduta. Per questo non parliamo di lui ai genitori che si interessano a Victor; è un caso disperato e vogliamo provare a salvare almeno il piccolo, facendolo adottare separatamente. Per Vlad non ci sono speranze, è grande ed in più disabile. Nessuno vuole un bambino del genere.-

 

-Si sbaglia, per me non fa differenza e sono certo che sia lo stesso per mio marito! Mi lasci il tempo di spiegargli tutto e sono sicuro che anche lui sarà d'accordo con me!-

 

-E va bene, faccia pure come vuole. Ma se dovesse cambiare idea anche su Victor, ricordate che contribuirete a traumatizzarli come hanno fatto tutte le altre coppie prima di voi-

 

-Noi non lasceremo mai Victor, ormai è nostro figlio e non lo scaricheremo come un sacco di spazzatura. È un bambino ed ha bisogno di una famiglia che gli voglia bene, così come Vladimir!-

 

Indignato lasciò l'ufficio, dirigendosi lungo il corridoio dove cominciò a massaggiarsi le tempie.

 

"In cosa ci stiamo cacciando?" Si domandò, cercando di capire se ne valesse davvero la pena.

 

Poi ripensò allo smarrimento nel quale erano piombati lui e la sorella dopo la morte dei genitori; voleva davvero cambiare la vita a quei due bambini, voleva riuscirci e l'avrebbe fatto insieme alla persona che più amava al mondo.

 

Gli mandò un messaggio chiedendogli di raggiungere l'orfanotrofio insieme al piccolo Victor ed il marito rispose subito, estremamente preoccupato, dicendo che sarebbe arrivato al più presto.

 

Quando giunsero all'istituto Jude si intenerì nel vedere il bambino attaccato al collo di Caleb, terrorizzato, mentre si guardava attorno temendo che lo avrebbero lasciato di nuovo in quel posto.

 

-Che cosa succede? Sei riuscito a scoprire qualcosa?- domandò il castano ansiosamente.

 

-È suo fratello- sussurrò Jude, facendo spalancare gli occhi del marito che per poco non mollò la presa sul piccolo per lo sgomento.

 

-Cosa intendi fare?- domandò dopo un po', intuendo le intenzioni di Jude riguardo al nuovo bambino.

 

-Non è questo il punto Caleb, c'è dell'altro. Vieni, lo incontreremo di persona- mormorò prendendo per mano il castano, sempre più spaventato.

 

Insieme si diressero nuovamente dalla direttrice che fece gelare il sangue nelle vene a Victor con un solo sguardo.

 

-Io non ho fatto niente! Sono stato bravo!- cominciò a dire, preannunciando uno dei suoi pianti.

 

-Ma no tesoro sta tranquillo, non ti lasciamo! Vogliamo solo conoscere Vlad- lo tranquillizzò Jude, attirando l'attenzione della donna che guardò la coppia con sguardo incerto.

 

-Possiamo? Per favore, è importante. Siamo realmente interessati- spiegò Jude, ma la direttrice li guardò con severità.

 

-Non basta essere interessati, bisogna essere decisi. Ha parlato con suo marito? Non vi permetterò di ferire ulteriormente quel povero ragazzino- disse con durezza, e Caleb si voltò confuso verso suo marito.

 

-Ulteriormente? Perché, che cosa gli è capitato?-

 

Jude lo rassicurò con lo sguardo, certo di conoscere abbastanza il marito per essere sicuro che la sua scelta sarebbe stata immediata, non appena lo avrebbe visto di persona.

 

-Ce lo faccia incontrare. Siamo decisi- insisté, prendendo la mano di Caleb, che si fidò ciecamente dell'altro e annuì.

 

-E va bene. Ma ritenetevi responsabili dello shock che subiranno se li abbandonerete anche voi- li avvertì, per poi cominciare a farsi strada verso il corridoio, seguita dalla piccola famiglia dietro di sé.

 

Non appena giunsero davanti alla porta del ragazzino, Victor saltò giù dalle braccia di Caleb e cominciò a saltellare felice, gridando il nome del fratello.

 

I due ragazzi si presero per mano e Jude guardò il marito fiducioso.

 

-Qualunque cosa deciderai di fare non ti biasimerò. Ma ho fiducia in te amore- gli disse, facendo aggrottare le sopracciglia del castano, che dopo pochi attimi si trovò di fronte ad una porta aperta che dava su di una grande finestra.

 

Un ragazzino in sedia a rotelle guardava verso l'esterno, e quando si voltò verso i suoi visitatori i due ragazzi notarono che assomigliava moltissimo a Victor.

 

Caleb strinse la mano di Jude e lo guardò preoccupato, ma Jude gliela accarezzò con il pollice e lo guidò all'interno della stanza.

 

-Vlad!- aveva gridato il piccolo, correndo sulle gambe del fratello e cominciando ad abbracciarlo affettuosamente.

 

Poi aveva guardato la direttrice intimorito e si era fatto piccolo piccolo fra le braccia protettive di Vladimir, che sorrideva contento.

 

-Buongiorno, voi dovete essere i nuovi genitori di Victor- mormorò gentilmente, rivelando una voce calma e pacata.

 

-E tu devi essere Vladimir. Tanto piacere, io sono Jude-

 

-E io sono Caleb- disse il castano facendosi avanti, cercando di mettere a tacere i propri timori.

 

-Vi lascio soli- aveva mormorato la donna, per poi chiudersi la porta alle spalle.

 

-Quanti anni hai?- aveva domandato Jude, nonostante conoscesse già la risposta.

 

-Ne ho dodici. Voi invece ne avete trentaquattro se non sbaglio, giusto? Mi sono informato su di voi. Vi ringrazio per quello che state facendo per il mio fratellino, e spero che non cambierete idea su di lui, è un bravo bambino- li rassicurò, cominciando a far nascere dei sospetti nel castano che guardò il marito interrogativo.

 

-Vuoi raccontarci come hai perso l'uso delle gambe, Vlad? Noi vorremmo poterti aiutare- 

 

Le parole di Jude sorpresero il ragazzo, lasciandolo perplesso.

 

Mai nessuno gli aveva fatto quella domanda di persona; tutti si informavano separatamente, per poi abbandonarlo di punto in bianco.

 

-Bene, suppongo voi sappiate già tutto ma sono felice che vogliate saperlo da me. Sarà la mia occasione per spiegare il gesto di mio fratello- mormorò.

 

Caleb guardò ancora il marito, più confuso che mai, ma non disse nulla, impaziente di capire di cosa stesse parlando.

 

-Vic, perché non vai nelle cucine a prendermi qualcosa da mangiare?- disse poi al fratellino, e quello saltò giù dalle sue gambe all'istante, fiondandosi fuori dalla stanza.

 

Restarono in silenzio per svariati secondi, e quando Caleb ruppe il ghiaccio con un "Beh?" Il ragazzino si decise a parlare.

 

Jude rimproverò il marito con lo sguardo ma quando il racconto di Vladimir cominciò, la loro attenzione fu completamente catturata dalle sue parole.

 

-I nostri genitori si sono suicidati insieme, davanti ai nostri occhi. Eravamo tutti e quattro alla stazione dei treni, ci avevano portati li per fare una gita, o almeno questo era quello che pensavamo, finché non ci hanno lasciati sulla pensilina per poi dirigersi mano nella mano davanti ai binari. Si sono buttati sotto un treno in corsa.-

 

Caleb sentì le proprie ginocchia tremare e avvertì il bisogno di sedersi, così accompagnato dal marito si accomodò sul letto, dove Jude cominciò ad accarezzargli la schiena.

 

-Continua- mormorò poi gentilmente.

 

-Victor non aveva neanche tre anni, non capiva. Li ha solo visti saltare e sparire. Poi ha cercato di seguirli, ma io l'ho fermato, avevo nove anni ed ero ancora molto piccolo ma compresi benissimo quello che era successo. Presi Victor e mi allontanai, mentre la folla si ammucchiava intorno alla tragedia. Nessuno ha mai saputo che quelli fossero i nostri genitori, e nessuno lo sa tuttora. Victor pensa che siano ancora lì, sotto ai binari. Voleva solo tornare da loro, per questo mi ha preso per mano, quel giorno di due anni fa, e si è spinto sulla ferrovia. Sono riuscito a salvarlo per un pelo ma purtroppo io non ce l'ho fatta e sono caduto giù; mi hanno salvato prima che potessero passare dei treni ma le mie ginocchia ormai erano compromesse"

 

I due ragazzi ascoltarono il racconto rapiti, troppo increduli per poter intervenire.

 

Jude abbracciò il marito stringendogli un fianco mentre il castano chiuse gli occhi, lasciando cadere una lacrima su di una guancia, che cominciò a scivolargli lungo il viso, fino ad arrivare al mento.

 

-Ci stai?- domandò in un sussurro Jude, baciandogli una guancia.

 

Vladimir nel frattempo aveva ripreso a guardare fuori dalla finestra, troppo addolorato dai ricordi.

 

Caleb guardò negli occhi il marito ed annuì, senza ombra di esitazione.

 

-Portiamoli a casa tutti e due. Voglio che siano felici- mormorò, determinato.

 

Jude gli sorrise soddisfatto.

 

-Lo sapevo, ho fatto bene a fidarmi. Ti amo Caleb- 

 

Il castano ricambiò il sorriso, appoggiando poi la testa sulla sua spalla.

 

-Vladimir- lo richiamò il rasta, schiarendosi la gola.

 

-Mi dica- rispose educatamente il ragazzino, voltandosi nella sua direzione.

 

-Vorremo adottarvi entrambi. Se per te va bene-

 

 

 

•~•~•~•

 

 

 

-Dai ragazzi sorridete, è la nostra prima vacanza insieme!- gridò Jude tenendo il bastone per selfie con una mano, mentre con l'altra manteneva i fianchi di Vladimir per riuscire a trattenerlo in piedi.

 

-E tu me la chiami vacanza? Un tour di musei non si può definire vacanza e poi io i musei li odio Jude, che palle!- si lamentò Caleb, sostenendo il piccolo sulle spalle con una mano, mentre con l'altra aiutava il fratello maggiore a rimanere sulle sue gambe.

 

-Sbrigatevi sto per cedere!- si lamentò il blu, desiderando la sua sedia a rotelle più di qualsiasi altra cosa.

 

Jude scattò finalmente la fotografia, immortalando i sorrisi della nuova famiglia, limpidi e sinceri.

 

Vlad si lasciò cadere sulla carrozzella e tirò un respiro di sollievo, sotto gli sguardi orgogliosi dei suoi nuovi papà.

 

-Ve bene mister nonmivamaibeneniente allora l'anno prossimo lo organizzi tu il viaggio di famiglia, okay?-

 

-L'anno prossimo si va in montagna, così Vlad potrà imparare a sciare- disse speranzoso Caleb, guardando il blu che gli sorrise contento.

 

-Vedrete che fra un anno caminerò sulle mie gambe, ve lo prometto!-

 

-Al massimo userai i bastoni da sci come stampelle- ridacchiò Caleb, facendo roteare gli occhi al marito, ormai rassegnato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3882188