Let the Fire burn the Ice

di Wolfgirl93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti questa è la mia prima storia su questo fandom e ho deciso di cimentarmi in questa AU, spero che vi piaccia e spero di ricevere qualche recensione sia positiva che negativa. Faccio una piccola spiegazione prima della lettura così che a tutti sia chiaro il mio stile, le parti di testo in corsivo sono i ricordi o dei fatti successi nel passato, mentre il testo scritto senza nessun tratto particolare è il presente.
Detto questo buona lettura!



Let the Fire burn the Ice


Let the Fire burn the Ice


























 

 



 




I knock the ice from my bones
Try not to feel the cold
Caught in the thought of that time
When everything was fine, everything was mine
(All the King's Horses - Karmina)




 

La neve era un fenomeno strano, c'era chi l’associava alla magia nera perché quel manto bianco era bello quanto letale per la natura e gli animali, c’era invece chi lo vedeva come un segno di buon auspicio, cadeva di rado e quando lo faceva portava gioia e felicità soprattutto nei bambini.
Quando due occhi smeraldini osservarono nuovamente l’ambiente ormai diventato candido capirono la verità, quella distesa bianca portava cambiamenti, sia positivi che negativi; si lasciò sfuggire un sorriso mentre, affacciato alla finestra, sentì due braccia calde e forti stringerlo da dietro e due labbra bollenti baciarlo dietro l’orecchio. Nonostante tutto non poteva odiare la neve.

 

Quella notte di dicembre la neve scendeva leggera sul suo regno, Izuku sorrideva come un bambino mentre guardava quei fiocchi scendere e imbiancare quel paesaggio sempre così serioso.

Tesoro se continuerai a stare con il naso fuori ti si ghiaccerà e poi dovremmo tagliartelo.” Scherzò sua madre entrando nella sua stanza, come sempre senza bussare.
“Mamma! Non sono più un bambino! Poi è la prima neve che vedo da quando sono nato quindi non voglio perdermela!” Si lamentò il principe mentre continuava a fissare quella distesa bianca che tanto lo affascinava.

Inko lo guardò sorridendo, suo figlio si era fatto grande e tra pochi mesi sarebbe diventato un principe a tutti gli effetti; era una sensazione strana per lei, era felice che quel momento fosse finalmente giunto ma era anche preoccupata, nei suoi sogni c’era sempre un’ombra scura che avvolgeva il suo regno e lei sperava che fosse solo un sogno ricorrente senza nessun significato.

 

La neve intanto si era propagata fino al confine del regno dove però iniziò a perdere il suo candore prendendo invece il vermiglio del sangue.

 

Padre quando sarò re farò una legge in cui permetterò a chiunque di poter giocare con la neve.” Esordì Izuku durante la cena facendo ridere la madre e quasi strozzare il padre con il bicchiere di vino.

Quando sarai re avrai molte cose a cui pensare e la neve non sarà una di quelle, te lo assicuro.” Disse austero l’uomo notando però il piccolo broncio sul viso del figlio.
“Però beh ti concedo una piccola battaglia a palle di neve più tardi.” Aggiunse con un sorrisetto che contagiò subito Izuku ma che fece inorridire Inko.

Se qualcuno di voi oserà lamentarsi della febbre giuro che lo farò dormire sulla neve!” Minacciò la donna facendo ridacchiare alcune guardie presenti nella grande sala e qualche servo.

Il castello dei Midoriya era così: Izumo, il re era, un uomo serio ma dal cuore d’oro; Inko era una regina e una madre premurosa che però all’occorrenza sfoderava il suo lato severo da regina e infine Izuku il futuro principe era un ragazzino di sedici anni che amava la vita, la sua famiglia e il suo regno.

 

In molti pensano che la famiglia Midoriya sia una leggenda, una di quelle famiglie perfette di cui si legge nei libri di favole e si usa per spaventare i bambini quando fanno i capricci, ma solo in pochi sanno che invece è tutto reale e che quella notte di dicembre il castello dei Midoriya si macchiò del sangue dei suoi discendenti.

 

La neve fredda lo avvolgeva, Izuku teneva le mani sugli occhi per proteggerli dai fiocchi freddi che minacciavano di accecarlo, cosa poteva fare se non correre? Cosa poteva fare se non esaudire l’ultimo desiderio di sua madre?

Ancora poteva vedere il corpo della donna chino su quello insanguinato di suo padre, poteva sentire il suo respiro pesante, l’odore di morte e fumo che si stava spandendo nel castello.

 

Era rimasto sveglio fino a tardi a guardare la neve, non sapeva perché ma ne era quasi ipnotizzato, si lasciò sfuggire uno sbadiglio e decise che era ora di andare a dormire quando un urlo lo gelò sul posto; avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, sua madre.

Izuku uscì di corsa dalla sua stanza e sentì un tremendo puzzo di fumo graffiargli le narici, seguì il rumore dei singhiozzi di sua madre e la scena che vide lo fece inorridire: suo padre era seduto sul pavimento mentre si premeva una mano insanguinata sul petto, il suo abito era strappato e alcuni pezzi di tessuti erano diventati scuri per via del sangue.

M-Mamma...” La voce faticava ad uscire ma bastò per attirare l’attenzione della donna che lo guardò con gli occhi gonfi di lacrime e il viso pallido, Izuku non sapeva perché stava succedendo quello ma alcuni ricordi di alcune vecchie lezioni gli vennero alla mente: guerra, morte e distruzione.

Scappa Inko, tu e Izuku dovete scappare e salvarvi, il regno verrà distrutto e io sarò l’unico che verrà portato via da questo attacco.” La voce dell’uomo era stanca e la moglie scosse la testa prima di baciargli la fronte madida di sudore.

Questo è il mio regno, se verrà distrutto io lo seguirò.”

La mente del principe entrò in un limbo di immagini e ricordi che lo trascinarono in una bolla lontano da tutto e tutti, quando riuscì a riprendere coscienza sua madre stava piangendo mentre il corpo ormai inerme di suo padre era immerso in una pozza scarlatta.

Perché stava succedendo a loro? Perché era dovuto succedere alla sua famiglia? Ogni domanda sembrò evaporare come acqua al sole quando i singhiozzi di sua madre divennero più acuti, Izuku la guardò senza sapere cosa fare, non riusciva a muoversi e temeva che se si fosse mosso sarebbe caduto a terra.

Scappa Izuku, scappa più lontano che puoi e cerca aiuto. Nessuno sa il tuo nome, nessuno ha mai visto il tuo viso quindi riuscirai a trovare un posto sicuro dove vivere.” Ci fu un attimo di silenzio, i singhiozzi scossero il corpo della donna che soffiò un bacio al figlio “Vivi figlio mio, vivi e porta con te i ricordi dei momenti passati assieme e sappi che ovunque noi saremo ti ameremo sempre e, sempre, veglieremo su di te.”

Dopo quelle parole Izuku fu trascinato fuori dal castello, una guardia lo accompagnò fino al limitare del regno, le fiamme erano ormai alte nel cielo e quella notte era piena di fumo e urla di persone innocenti.

Con le lacrime agli occhi Izuku corse via e cercò di preservare nel cuore e nella mente il sorriso di sua madre, sarebbe stato quello la sua forza, sarebbe stato quello che lo avrebbe aiutato a correre in mezzo a quel manto bianco che adesso stava odiando.

 

Corse per tutta la notte, le gambe erano fredde e rigide ma lui sapeva che doveva continuare a correre, la distesa di neve sembrava infinita non c’era segno di paesi o città in lontananza e la paura di morire congelato lo fece bloccare; cadde in ginocchio lasciandosi andare ad un pianto isterico, sua madre e suo padre erano morti, il suo regno era in fiamme, se anche si fosse salvato cosa ne sarebbe stato di lui? Cosa poteva fare ora che era solo?

Ogni domanda venne spazzata via quando il nitrire di alcuni cavalli lo risvegliò da quei pensieri, si asciugò le lacrime sulla manica del suo abito e dopo aver preso un respiro profondo riprese a correre, se volevano finire il lavoro eliminando anche lui dovevano sudare, non si sarebbe arreso, non poteva arrendersi.

I cavalli accelerarono la corsa e Izuku si ritrovò a correre affiancato da un carro mentre al cocchio vi era un solo uomo ben vestito.

“Ragazzo non so da cosa tu stia scappando ma con questo freddo e con quei vestiti leggeri morirai in poche ore, non ti farò del male, però adesso fermati i miei cavalli si stanno stancando di correre.” La voce dell’uomo era profonda ma dolce, al principe ritornò alla mente quella del padre e dopo una stretta al cuore al pensiero, iniziò a rallentare sperando di aver fatto bene a fidarsi.

Quando il carro si fermò, da esso balzò giù un uomo alto più di due metri con delle spalle enormi e delle mani altrettanto grandi, Izuku tremò e non solo per il freddo, ma l’uomo dopo avergli concesso un sorriso bonario gli porse una giacca pesante e gli aprì la porta della carrozza.

“Sono un mago errante ma sono sempre pronto ad ascoltare le storie dei viandanti e poi è davvero strano vedere un futuro principe lontano dal suo regno.”
Izuku gelò sul posto, tentò di scappare ma le grandi mani dell’uomo lo afferrarono e lo spinsero fin dentro la carrozza, chiuse gli occhi aspettando la sua inesorabile morte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Izuku urlò ma subito la sua voce gli morì in gola nel sentire qualcosa sulle labbra che gli impediva di emettere suoni.

L’uomo si passò una mano fra i capelli biondi e sospirò “So che è una cosa difficile da credere, Izuku, ma io sono dalla tua parte; lascia che ti racconti la mia storia poi se vorrai ti lascerò andare.”
Il principe lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, come poteva un uomo che lo stava rapendo chiedergli di starsene buono buono ad ascoltare una storia in attesa della sua morte? Il ragazzo strattonò il braccio dell’uomo che, senza troppa fatica, gli teneva le mani ferme dietro la schiena; quel colosso era forte e a nulla erano bastati i movimenti repentini di Izuku, non aveva altra scelta se non ascoltare ciò che l’altro aveva da dirgli e sperare che gli desse una morte veloce una volta finito.

“Mi chiamo Toshinori, sono un mago errante e conosco i tuoi genitori.”

A quelle parole gli occhi smeraldini di Izuku si spalancarono, quell’uomo conosceva i suoi genitori? Com’era possibile?

“Stavo viaggiando per i vari regni e quando arrivai nel vostro tutti erano in festa per la tua nascita, non è un’usanza molto strana chiedere ad un mago di benedire la vita del proprio figlio, così i tuoi genitori mi rivelarono il tuo nome; sai tra noi maghi vige una regola non scritta che ci impone di mantenere i segreti, se avessi rivelato il tuo nome a qualcuno la mia gola si sarebbe riempita di aghi e sarei morto soffocato. Comunque quando arrivai nel tuo regno fui accolto con gentilezza e dopo aver benedetto il bambino nato sotto il sole dell’estate, tu, decisi di rivelare ai tuoi genitori una profezia che le stelle mi avevano sussurrato poche notti prima.

Era scritto nel firmamento che tu saresti diventato un grande re ed era scritto che un giorno io e te ci saremo incontrati e tu avresti imparato come usare la magia, so che può sembrare strano ma quando ti ho visto non sono riuscito a trattenermi; per un mago avere un successore o un allievo è un onore e sapere che esisteva una profezia su questa cosa mi ha riempito il cuore di gioia.”

La voce dell’uomo si era fatta più entusiasta come se quelle parole fossero realmente piene di gioia come cercava di spiegare.

“Comunque adesso toglierò il bavaglio, ti ho rivelato le mie intenzioni e non voglio certamente costringerti a seguirmi e a imparare da me, però se vorrai farlo io saprò farti scoprire cose che non hai mai visto, ovviamente tutto questo sarà fatto dopo aver avvertito i tuoi genitori, non vorrei ritrovarmi braccato dalle guardie reali solo perché ti ho salvato.” Aggiunse Toshinori ridacchiando.

Il corpo di Izuku era ormai immobile, si lasciò liberare poi tirò su con il naso mentre guardava l’uomo, provò a schiudere le labbra per parlare ma tutto ciò che uscì fu un lamento strozzato che preannunciò l’inizio dell'ennesima crisi di pianto.

L’uomo lo guardò scioccato e senza sapere cosa fare gli posò una mano sulla spalla accarezzandola lentamente “So che è una notizia strana ma ti prego non prenderla così male, prometto che non ti prenderò come allievo se non vorrai.”

Izuku scosse il capo vigorosamente, si asciugò il viso sulla manica ormai sporca dell’abito e alzò lo sguardo verso l’uomo. “I miei genitori sono morti, il mio regno è in fiamme e io non ho potuto fare altro se non scappare...” La voce del ragazzo era spezzata e le lacrime continuavano a scendere copiose sul suo viso.

Toshinori rimase senza parole, fissò il ragazzo mentre si lasciava nuovamente andare al pianto e senza pensarci troppo lo avvolse fra le braccia stringendolo in un goffo abbraccio. “Mi dispiace tanto Izuku, so che non è ciò che vorresti sentire ma i tuoi genitori sarebbero felici di sapere che tu sei vivo, quindi non mollare, devi continuare a vivere per loro.” Si allontanò appena per posare l’indice contro il torace del ragazzo “Loro vivono qui dentro adesso e saranno sempre al tuo fianco anche se tu non puoi vederli.”

Una risata amara sfuggì dalle labbra del ragazzo, si asciugò una delle tante lacrime che gli cadeva lenta sulla guancia e alzò lo sguardo verso quell’uomo che lo aveva visto nascere. “Anche mia madre me lo ha detto ed era solita dirmi che chi muore in realtà diventa solo invisibile ai nostri occhi, solo non avrei mai pensato di capirlo in questa circostanza...”

Per quanto Izuku tentasse di essere forte, per quanto tentasse di non lasciarsi prendere dallo sconforto, non ci riusciva; non era mai stato separato dai suoi genitori, non aveva mai provato un dolore così grande.

Per fortuna Toshinori era lì e sembrò capire la lotta interiore del ragazzo, gli diede un leggero buffetto sulle guance ancora morbide e lentigginose e si allontanò andando verso un mobile chiuso, porse a Izuku una tazza piena di un liquido marroncino accompagnando il tutto con un sorriso.

“Bevi, è una varietà speciale di tea, aiuta a recuperare le forze e si dice che abbia un qualcosa di magico dentro, non posso assicurarti che il dolore sparirà dopo un sorso ma forse riuscirà a tenere a bada i brutti pensieri almeno per qualche ora.” L’uomo era in piedi di fronte a quel ragazzo, ricordava di averlo visto in fasce e adesso, con quel viso rigato dalle lacrime e quel giaccone più grande di lui, poteva vedere quello che Izuku era veramente: un ragazzino cresciuto troppo in fretta che avrebbe dovuto affrontare il mondo da solo. Il cuore del mago era sempre stato imperturbabile, riusciva a gestire ogni tipo di situazione ma quegli occhi color smerlarlo sembravano pregarlo e lui non poteva di certo rimanere impassibile, si promise di prendersi cura di quel ragazzo per poterlo veder crescere forte e coraggioso come il re che doveva essere.
“Le profezie posso sbagliare a volte?” Chiese d’un tratto il ragazzo facendo spalancare gli occhi al mago.
“A volte, ma le stelle parlavano chiaro, tu diventerai un bravo re Izuku e sono certo che in un modo o nell’altro questa profezia si compirà.” Disse l’uomo prima di accarezzare dolcemente i capelli del giovane.

 

Izuku si sdraiò sul piccolo giaciglio e provò a riposare mentre Toshinori era tornato sul cocchio per far partire i cavalli, il ragazzo non capì quanto quel viaggio fosse durato, si era addormentato poco dopo e forse quel tea che aveva bevuto lo aveva aiutato a conciliare il sonno.

Il mago gli disse che aveva dormito per quasi tre giorni di fila, aveva il vago ricordo di essersi svegliato urlando durante la notte per quei ricordi tremendi e ricordava che ogni volta Toshinori era lì con un infuso di erbe e qualche parola dolce per farlo riassopire.

Quando fu del tutto sveglio si accorse che era ormai giorno e la carrozza stava rallentando forse ormai giunta a destinazione, il principe aprì la piccola finestrina di legno che divideva l’interno dell’abitacolo dal cocchiere e dopo aver ricevuto un ‘Buongiorno’ da parte dell’uomo notò che stavano entrando nelle mura di un grosso castello.

“Questo è il castello dei Bakugou, sono venuto spesso qui, sai il principe ereditario ha un brutto vizio con il fuoco e molte volte sono accorso per curare le scottature che si era procurato o che aveva procurato ad alcuni servitori. Comunque nessuno deve sapere chi sei quindi ti presenterò come mio apprendista e se vuoi posso inventare un nome così da non dover usare il tuo.” Propose Toshinori mentre passava le dita fra i capelli arruffati del giovane, non capiva da dove venisse tutta quella confidenza ma aveva passato tutta la notte a pensare a quel povero ragazzo e un sentimento paterno gli era nato nel petto.

“Va bene, ma preferisco usare il mio nome… Nessuno lo conosce quindi non ci saranno problemi.” Mormorò Izuku che subito socchiuse gli occhi a quelle carezze, si sentiva al sicuro con quell’uomo e nonostante lo conoscesse da poche ore si sentiva come a casa in sua presenza.

Una fitta al torace colse di sorpresa il ragazzo che si ritrovò a boccheggiare mentre i ricordi di quella sera gli tornavano alla mente, come poteva dire di sentirsi a casa con uno sconosciuto quando la sua vera casa era ormai distrutta? Si sentì uno stupido e sentì la nausea pervaderlo, non poteva vivere normalmente mentre i suoi genitori erano morti per lui, non ne aveva il diritto.

“Izuku! Izuku guardami!” La voce dell’uomo era alta e il ragazzo portò gli occhi umidi verso di lui. “Ascoltami, so che non è una soluzione ma per questi giorni, almeno per il tempo che resteremo qui ti farò bene quel tea, non è una soluzione a lungo termine ma solo un piccolo aiuto. So che è difficile da accettare ma tu devi andare avanti, i tuoi genitori vorrebbero che tu vivessi senza rimorsi, quindi ti prego fidati di me.”

Izuku annuì lentamente, sapeva di dover andare avanti, sapeva che non era l’unico principe rimasto orfano per via della guerra ma era comunque difficile togliere quei ricordi dalla mente e cercare di riprendere a vivere normalmente; accettò comunque di buon grado la soluzione del mago e prima di scendere dal carro bevve una tazza di quello speciale tea.

 

Il castello della famiglia Bakugou era enorme, molto più grande del suo ed era pieno di drappi e tappeti che riprendevano il colore rosso e le sue sfumature, il principe guardava a bocca spalancata quei corridoi di pietra mentre seguiva Toshinori verso la sala del trono dove la famiglia reale lo stava aspettando.

“Sei tornato vecchio! E guarda un po’, hai anche un cagnolino adesso?” Una voce denigratoria arrivò alle orecchie del ragazzo che alzò lo sguardo incontrando due occhi color rubino che lo fissavano divertiti.

“Principe Katsuki, vostra madre sa che siete qui? Non mi costringa a fare la spia, sa che sono qui per colpa sua quindi le consiglio di tornare nella sala del trono se non vuole ritrovarsi nei guai. E comunque questo ragazzo è un mio apprendista e vi pregherei di trattarlo con riguardo.” Nonostante la voce di Toshinori fosse calma, Izuku, poteva avvertire una certa irritazione spandersi nell’aria.

“Tks, mia madre pensa che io abbia bisogno di un amico quindi da oggi il tuo apprendista eseguirà i miei ordini.” Annunciò il biondino con tono capriccioso; da quanto gli aveva detto il mago quello era il principe Katsuki che aveva ben 18 anni ma continuava a comportarsi come un bambino capriccioso.

Gli occhi di Izuku si assottigliarono, nessuno gli aveva mai parlato così e lui – nonostante fosse un principe – mai si sarebbe mai permesso di usare certe parole con qualcuno. Fece un passo avanti verso il ‘piromane’, la loro differenza di altezza era ben visibile ma questo non lo fermò.
“Io non ascolto gli ordini di un bambino viziato come te!” Sibilò il più piccolo prima di fare un inchino di scherno e tornare a seguire Toshinori; Katsuki era ancora pietrificato, quel ragazzino aveva osato parlargli in quel modo? Gli occhi rossi del maggiore divennero incandescenti e dopo aver ghignato giurò a sé stesso e a quello stronzetto che gliela avrebbe fatta pagare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


I corridoi di quel castello erano lunghissimi e quando arrivarono alla sala del trono il principino rimase a bocca aperta, la sala del suo castello era piccola e molto semplice, quella invece che aveva davanti era decorata e davvero enorme; su due troni dalle incisioni dorate vi erano un uomo e una donna e Izuku non ci mise molto a capire che fossero imparentati con il ‘piromane’ incontrato poco prima, la donna soprattutto era la copia sputata di quel ragazzo ma il suo sguardo era calmo a differenza del figlio.

“Toshinori, sei finalmente arrivato! Presumo tu abbia incontrato Katsuki visto che è, nuovamente, sgattaiolato fuori dalla sua stanza.” Disse calma la donna stringendo impercettibilmente i pugni.

Il mago fece un inchino e Izuku lo imitò abbassando lo sguardo con rispetto.

“Sì, lo abbiamo incontrato poco fa e forse il mio apprendista è stato un po’ troppo duro con lui ma sa il comportamento del principe non è sempre molto tranquillo.” Disse con un sorriso affabile prima di schiarirsi la voce. “Comunque dov’è la povera anima che vostro figlio ha deturpato?” Chiese passando subito al sodo della questione.

La regina fece passare lo sguardo dal mago fino a Izuku e poi si alzò mentre un sorriso furbo le si era stampato sulle labbra. “Se questo ragazzo è riuscito a rispondere a tono a mio figlio significa che sarà un ottimo mago un giorno e soprattutto sarà un ottimo freno per Katsuki, portalo sempre con te Toshinori.”

Izuku rimase sorpreso per quelle parole, lui aveva osato rispondere ad un principe e la regina non lo puniva, anzi lo lodava, quel castello era molto strano ma almeno non tutti sembravano dei pazzi psicopatici come il principe di quel regno.
“Vieni, la povera Colette è in camera sua, Katsuki ha deciso di dare fuoco ad un drappo nella sala da pranzo e lei per salvare l’argenteria e per cercare di spegnere l’incendio si è ustionata un braccio e buona parte del viso.” Le voci divennero sempre più flebili, Toshinori e la regina si erano allontanati e Izuku era rimasto fermo in attesa di qualche ordine.

Ci fu un rumore lento di passi poi un uomo dell’età di suo padre gli sorrise bonariamente. “Penso che avranno un po’ da fare quindi potresti esplorare il castello se ti va, sono certo che mio figlio sarà contento di accompagnarti e se non lo sarà ti accompagnerà lo stesso per ripagarti della sua scortesia.” Disse l’uomo voltando lo sguardo, Izuku si accorse solo in quel momento che Katsuki era entrato nella sala e li stava fissando con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

 

Stavano passeggiando per i corridoi di quel castello da almeno dieci minuti e Katsuki non aveva fatto altro che lanciargli improperi, maledire i suoi genitori e quel castello, quando sentì l’ennesimo sproloquio decise che era giunta l’ora di mettere la parole fine a quella cantilena.

“Ascolta! Se non vuoi accompagnarmi a me non interessa ma maledire il tuo castello e cercare ogni volta di dare fuoco a tutto solo per un tuo capriccio è da pazzi!” Aveva nuovamente alzato la voce mentre l’immagine del suo castello avvolto dalle fiamme gli tornava alla mente facendolo tremare.

Izuku non era pronto per ciò che successe dopo, fu spinto contro la parete e una mano del principe gli fu sulla gola, i suoi occhi rossi divennero più scuri e annebbiati e il ragazzino temette per la propria vita.

“Osa parlarmi ancora così e giuro che ti lancio in pasto ai nostri cani, nessuno troverà più tracce di te e nessuno piangerà la tua scomparsa.” Lo schernì con un ghigno prima di liberarlo da quella presa e riprendere a camminare.

Dopo quel giro Izuku capì che forse l’idea di rispondere a tono ad un principe non era stata la miglior scelta della sua vita.

 

I giorni passavano lenti al castello, Toshinori stava con lui la mattina per insegnargli le basi della magia e poi spariva per tutto il pomeriggio impegnato a curare la povera cameriera che era stata scottata dal fuoco, Izuku invece era costretto a passare il pomeriggio con Katsuki e ogni giorno cercava di resistere all’impulso di picchiarlo o mandarlo a quel paese per i suoi comportamenti.

Per fortuna da qualche giorno avevano trovato un passatempo che impediva loro di comunicare più del voluto e faceva sì che il tempo passasse veloce; la biblioteca del castello era enorme e oltre ad avere dei tomi di storia, arte della guerra e qualche libro di avventura vi erano anche libri di magia che Izuku aveva iniziato a studiare.

Era ormai diventato semplice passare del tempo con Katsuki, i due camminavano in silenzio per arrivare alla biblioteca poi ognuno entrava nella propria bolla quando si immergeva nella lettura di un nuovo libro.

Erano ormai passati dodici giorni dal suo arrivo e Colette stava iniziando a guarire mentre la tensione tra Izuku e Katsuki sembrava essersi allentata, o almeno così sperava il più piccolo.

“Perché vuoi diventare un mago? Il vecchio è tuo padre? Se lo fosse non vi somigliate per niente.” Commentò divertito, il biondo aveva chiuso il libro che stava leggendo e aveva focalizzato la sua attenzione sul nuovo arrivato.

“Mi è stata offerta l’opportunità di aiutare le persone quindi l’ho colta per imparare la magia e aiutare Toshinori e no, non è mio padre.” Quell’ultima frase uscì dalle labbra di Izuku con un po’ troppa freddezza, non voleva rischiare di infrangere quella tacita tregua che si era creata ma Katsuki non sembrava pensarla come lui, infatti riprese a parlare.

“Però scommetto che non sei nato in una famiglia di contadini, ti ho osservato durante i pasti e sai perfettamente quali forchette usare, come comportarti e sembra che ti venga tutto naturale.” Borbottò Katsuki sospirando “Io nemmeno riesco a ricordarmi se devo partire dall’esterno o dall’interno.” Ammise a voce nettamente più bassa, ma ovviamente Izuku era riuscito a sentirlo e aveva deciso che il momento della lettura era ormai passato.

“Vuoi che io ti aiuti? E’ questo che mi stai chiedendo?” Chiese mettendo un piccolo foglio di carta tra le pagine del tomo prima di chiuderlo con un sonoro tonfo.

Katsuki strinse i pugni e fece schioccare la lingua contro il palato, quel piccolo impertinente sembrava quasi esasperato e non avevano nemmeno iniziato per bene la conversazione, quindi come poteva chiedergli di aiutarlo con quella stramaledetta etichetta?

Izuku sospirò sonoramente poi si alzò dal suo posto e fece qualche passo verso il principe. “E’ facile capire da dove iniziare.” Disse mettendosi vicino al biondo. “La mano che impugna la spada è quella che prende la forchetta.” Spiegò indicando la mano non dominante di Katsuki, nonostante lo conoscesse da poco lo aveva visto scrivere e quindi sapeva che era mancino. “Devi partire sempre dall’esterno, mentre la mano che terrà lo scudo dovrà impugnare il coltello e anche lì si partirà sempre dall’esterno per poi arrivare fino all’ultima forchetta o cucchiaio più vicini al piatto.” Disse quelle cose con una tale dolcezza che persino Katsuki rimase sorpreso. “M-Mia madre me l’ha insegnata così.” Borbottò subito dopo imbarazzato per aver usato quel tono.

“...Grazie… Spiegata così sembra quasi semplice anche se sono esempi stupidi.” Era più forte di lui, Katsuki non riusciva a dire qualcosa di gentile, non era abituato e forse non lo sarebbe mai stato.

Izuku ridacchiò a fior di labbra per quell’atteggiamento ma alla fine fu felice di sentire quel flebile ‘grazie’. “Se ti serve una mano in altro basta che chiedi, alla fine dovrò restare qui per un po’ e tanto vale aiutarci a vicenda, no?” Chiese sorridendo, era strano come - in così poco tempo - avesse gettato l’ascia di guerra in favore di una cooperazione.

Katsuki fece schioccare nuovamente la lingua e lo guardò incerto, quel ragazzo era strano, ma la cosa più strana e a tratti piacevole, era che non tendeva a trattarlo come un suo superiore o come qualcuno di importante, lo stava trattando come un suo pari e nonostante fosse inusuale era una bella sensazione.
“Mia madre vuole che impari diversi balli, dice che mi serviranno, ma è noioso fare quelle stupide lezioni con un vecchio che a stento sta a in piedi, quindi ti andrebbe di aiutarmi?” Il biondo si sorprese della sua richiesta, lui che tendeva ad allontanarsi da tutti stava chiedendo ad un perfetto sconosciuto – che non capiva ancora se gli stesse a genio o no – di aiutarlo in una cosa così delicata come il ballo. Scosse piano il capo e schiuse le labbra pronto a dire all’altro che avrebbe fatto da solo ma poi vide gli occhi di Izuku brillare.
“Lo farò, mia madre mi ha insegnato i balli da fare alle feste di...” Il giovane si bloccò sbiancando, non doveva parlare troppo e dire ad un principe di un altro regno che lui era l’unico sopravvissuto del casato dei Midoriya, non era la scelta migliore da fare. “Mi ha insegnato i balli per le feste di paese… Però penso che siano gli stessi di voi nobili.” Disse sperando che l’altro non sospettasse troppo.

Katsuki notò quello strano comportamento in Izuku ma cercò di non badarci troppo, alla fine non si conoscevano e se voleva raccontargli una balla era libero di farlo, tanto come minimo non si sarebbero più rivisti.
“Se sai ballare quello stupido Valzer allora va bene.” Borbottò alzando già gli occhi al cielo, odiava quegli obblighi da nobile ma soprattutto odiava essere un principe, perché non poteva essere una persona normale? Perché non era nato come quel ragazzino che ora lo stava guardando con gli occhioni che brillavano solo perché aveva detto la parola Valzer?!

Katsuki non aveva potuto scegliere, era nato ed era stato trascinato in quel mondo fatto di compiti e sfarzi che sembrava fin troppo grande per lui, però forse passare del tempo con quel ragazzino lo avrebbe aiutato a scappare da quella realtà anche se per poche ore.

Era così che era nata quella loro strana relazione, Izuku passava del tempo a leggere studiare vecchi tomi di magia e quando finiva insegnava a Katsuki qualche nuovo passo di danza, tutto contornato da insulti e pestaggi di piedi da parte del biondo che si infuriava ogni qualvolta un passo non veniva come programmato, eppure era bello poter passare il tempo assieme e anche se non potevano ancora considerarsi amici ci erano molto vicini.

 

Passate quattro settimane Izuku e Toshinori dovettero andarsene, il lavoro del mago era finito e altre famiglie avevano bisogno dei suoi servigi, fu in quel giorno che Katsuki non si presentò; Izuku era rimasto ad aspettarlo per quasi mezz’ora ritardando la partenza ma del biondo non vi era nessuna traccia.

“Fa sempre così, non te la prendere.” Aveva detto Mitsuki, la regina.
Izuku sospirò e salì sulla carrozza sconsolato, quel ragazzo era strano ma alla fine forse era stato meglio così, dirsi addio di persona sarebbe stata dura per entrambi, giusto?

Katsuki guardò la carrozza uscire dal castello e strinse con forza i pugni, spostò lo sguardo sulla piccola candela accanto al letto e sorrise sfiorando appena la fiamma per sentire il calore scottante del fuoco sulla punta delle dita.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Erano ormai passati tre mesi dalla partenza dal castello dei Bakugou, i primi giorni Izuku si era posto mille domande sull’assenza di Katsuki ma col tempo erano state nascoste in un angolo recondito della sua memoria; intanto il suo addestramento con Toshinori stava continuando, sapeva che padroneggiare la magia era impossibile per lui, visto che non era nato con quel dono, ma almeno poteva imparare a creare degli intrugli magici che avrebbero aiutato le persone e questo per Izuku era molto più importante di saper lanciare incantesimi.
I due si erano recati in vari altri regni per donare il loro aiuto e Izuku aveva ormai dimenticato l’atteggiamento di Katsuki, immergendosi completamente nello studio della magia e nella preparazione di pozioni e unguenti che avrebbero curato le ferite dei soldati tornati dalle varie battaglie.

Fu in un giorno come un altro che arrivò un corvo nero per consegnare un messaggio al mago, Toshinori gli aveva spiegato che i maghi avevano diversi animali al loro servizio e che questi venivano richiamati con una formula magica e potevano trovare il loro padrone anche in capo al mondo, quel corvo infatti portava una comunicazione urgente e quando gli occhi dell’uomo si soffermarono sulle lettere scritte in quella bella calligrafia gli fu impossibile non emettere un sospiro.

“Principe è meglio andare, siamo richiesti nuovamente al castello dei Bakugou.” Tagliò corto il mago con un tono annoiato mentre sistemava le erbe in una scatola e le rimetteva nel piccole baule dove teneva le scorte.
“Il principe Katsuki ha deciso di giocare nuovamente al piromane?” Chiese Izuku guardando l’uomo che dopo avergli lanciato un’occhiata annuì sospirando.
Toshinori scrisse un piccolo biglietto con i giorni che gli sarebbero serviti per arrivare al castello e lo affidò al corvo che dopo aver preteso una piccola carezza si alzò in volo diretto nuovamente verso il castello di coloro che lo avevano evocato.

 

Ci vollero quattro giorni di cammino per arrivare al castello, giorni che Izuku aveva usato per preparare degli unguenti che avrebbero aiutato le scottature a guarire, quella volta sarebbe toccato a lui occuparti di preparare il necessario e quando arrivarono Toshinori non poté che congratularsi con il suo allievo per l’ottimo lavoro svolto.

La routine al castello era ormai la solita, la mattina si divideva tra la creazione di pozioni o unguenti mentre il pomeriggio era scandito da delle piccole lezioni di etichetta o di altri doveri regali che Katsuki non riusciva a fare, o meglio, non voleva fare.

“No Kacchan la mano che devi alzare in questo ballo è questa.” Disse Izuku mostrandogli come avrebbe dovuto fare.

Il biondo aggrottò le sopracciglia guardando quel ragazzino come se avesse appena parlato una lingua aliena. “Kacchan?” Chiese arricciando le labbra, perché nonostante tutto quel nomignolo detto da quell’impiastro suonava bene? E perché non gli era venuta voglia di prenderlo a pugni?
Katsuki scosse la testa e nascose un sorriso compiaciuto quando vide Izuku avvampare e iniziare a gesticolare sbraitando almeno per una decina di volte delle scuse.

“Chiamami come ti pare, alla fine non è che il mio nome mi piaccia poi così tanto.” Concluse secco voltando appena lo sguardo.
Fu la prima volta in cui Izuku credette di vedere le guance del principe arrossarsi, sorrise nel vederlo diventare impacciato ma non disse nulla tenendo quei particolari per sé, anche perché non ci teneva a sentire le urla dell’altro nel caso gli avesse fatto notare quei piccoli particolari.

 

La loro permanenza al castello quella volta fu più lunga, il principe aveva deciso di giocare con il fuoco in ben due stanze coinvolgendo nei suoi malsani esperimenti due cameriere e una povera guardia che ne era uscita con entrambe le braccia ustionate gravemente, infatti ci vollero circa 2 mesi e mezzo per far sì che ogni ferita guarisse del tutto.
Izuku dovette applicarsi maggiormente in quelle mattine per creare degli unguenti abbastanza forti da far guarire anche quelle ferite così profonde, mentre pestava i vari ingredienti però si promise di chiedere una spiegazione a Katsuki, alla fine se anche fosse andata male avrebbe solo ricevuto delle urla.

Mentre stavano provando per l’ennesima volta il Valzer, Katsuki sembrava particolarmente ostico nel non voler imparare quei semplici passi, Izuku provò a parlare al re.
“Tra pochi giorni ce ne andremo visto che la guardia sta guarendo bene, ma posso solo chiederti perché lo fai? Perché appicchi incendi nella tua stessa casa?” Chiese il più piccolo attendo a soppesare ogni parola nel tentativo di non far arrabbiare troppo l’altro.

Katsuki si fermò, continuò a tenergli le mani ma spostò lo sguardo altrove come se quei ricordi lo riportassero in un tempo lontano.

“Non credo tu possa capire.” Tagliò corto con la voce leggermente spazientita, lasciò la mano di Izuku ma quest’ultimo la riprese al volo stringendola fra le proprie prima di guardare quegli occhi rossi in cerca di risposte.
“Perché non provi? Alla fine non hai nulla da perdere no?” Spiegò l'apprendista mago prima di sorridere dolcemente al principe.

Il biondo arricciò le labbra ed emise un verso frustrato simile ad un ringhio, strattonò le mani del più piccolo e dopo l'ennesimo sospiro aspro si mise a sedere.

“Non volevo essere un principe, prima di venir annunciato al mondo come tale ero libero di fare ogni cosa e soprattutto quasi tutti al castello mi trattavano come una persona normale: nessun tono formale, nessun obbligo di presiedere a pranzi o cene importanti, nessun pensiero. Quando raggiunsi i diciassette anni però tutto cambiò, mia madre iniziò a trattarmi con ancora più freddezza di prima e a rimproverarmi per ogni atteggiamento che ai suoi occhi sembrava sbagliato, persi ogni amico che mi ero fatto nella servitù, perché ‘Non sta bene che un principe abbia come amici dei servi’ mi aveva detto mentre mandava via le famiglie di questi ragazzi. Ero solo e pieno di rabbia e il mio unico pensiero era quello di smettere di essere un principe, la prima volta che feci un danno con il fuoco avevo otto anni, bruciai un arazzo di mia madre e lei mi spedì in camera mia urlandomi che continuando così non sarei mai stato un principe.
Così pochi mesi dopo la mia incoronazione decisi di rifarlo dopo quello che mi aveva detto volevo sfidare nuovamente la sorte e pagare le conseguenze; diedi fuoco – questa volta di proposito – ad una tenda nella sala e quando mia madre lo venne a scoprire non mi disse che non sarei stato un principe, solo mi guardò con odio e se ne andò senza dire una sola parola. Continuai a farlo e ogni volta andava sempre peggio, ho rischiato di bruciarmi metà viso, ho persino rischiato di uccidere un servo, ma a lei non importava. Continuava a guardarmi con odio ma non mi tolse mai il titolo di principe, così alla fine capii: avrei potuto fare di tutto ma nessuno poteva farmi tornare come un tempo, questo sangue è la mia maledizione.”

Izuku ascoltò quelle parole sentendo una stretta al cuore, lui non era riuscito a diventare un principe a tutti gli effetti ma avrebbe tanto voluto esserlo, avrebbe aiutato i suoi genitori nelle faccende burocratiche e si sarebbe messo in ghingheri per partecipare ai pranzi e alle cene importanti. Lui voleva essere un principe ma il destino aveva deciso che quello non sarebbe successo, per Katsuki era invece il contrario, lui era stato costretto a diventare un principe e anche quella volta il destino sembrava ridere loro in faccia.

Sentendo quel silenzio da parte di Izuku, Katsuki ridacchiò amaramente. “Te l’ho detto che non avresti capito.” Disse con una lieve nota di tristezza nella voce prima di uscire dalla biblioteca, l’apprendista mago lo raggiunse velocemente bloccandolo per il polso.

“So che sembra strano ma io… Io lo capisco.” Disse senza riuscire a guardare l’altro negli occhi, si stava esponendo dicendo quelle cose ma dentro di lui sentiva di potersi fidare di Katsuki. “Se vorrai quando saremo assieme ti tratterò come una persona normale ok? Non che non lo abbia fatto in questi ultimi mesi ma lo farò sempre anche in presenza dei tuoi genitori.” Disse Izuku sperando che l’altro accettasse.

Katsuki lo guardò sorpreso per qualche secondo, sentì uno strano calore attanagliargli il petto e la paura lo fece quasi tremare quando sentì il cuore iniziare a battergli più veloce, non disse nulla, se ne andò velocemente lasciando Izuku con quella domanda in sospeso.

 

Passarono almeno cinque giorni senza vedersi, per Izuku era straziante non poter passare del tempo con il biondo, si era ormai abituato ai suoi modi e alla sua presenza e sentire quella mancanza era stato come riaprire una vecchia ferita che non si era ancora del tutto rimarginata; per il minore era difficile lasciarsi andare, aveva perennemente paura che se iniziava ad affezionarsi a qualcuno, quel qualcuno gli sarebbe stato strappato via o se ne sarebbe andato. Fu così che quei giorni di solitudine lo fecero chiudere nuovamente nel suo guscio, o almeno era quello che lui pensava.

La notte del quinto giorno di solitudine il ragazzino si svegliò di soprassalto, i ricordi della notte in cui aveva perso i genitori erano tornati più prepotenti che mai e lui si era ritrovato senza fiato e madido di sudore, uno strano odore gli arrivò alle narici e Izuku si sentì svenire: odore di fumo.

Uscì velocemente dalla propria stanza e corse verso la fonte di quel cattivo odore, tremò nel vedere che una scura nuvola di fumo proveniva dalla stanza di Katsuki, l'apprendista mago non ci pensò due volte, iniziò a urlare per chiedere aiuto poi aprì la porta della stanza bruciandosi leggermente le mani per il colore della maniglia di ferro.

La stanza era avvolta dal fumo ma per fortuna l’incendio era piccolo e ben arginabile, il ragazzino fu subito pronto: prese le coperte del letto del principe e le buttò sopra le piccole fiamme che dopo qualche secondo si spensero lasciando la stanza nell’oscurità. Izuku aprì la finestra tossendo per il troppo fumo e con la luce della luna riuscì a vedere dove si trovava il principe; Katsuki era a terra, le mani e le braccia erano bruciate e stava faticando a respirare, il cuore del più piccolo perse un battito ma cercò di non farsi prendere dal panico e provò a ricordare le varie lezioni di primo soccorso che sua madre gli aveva dato e le ultime lezioni che Toshinori gli aveva impartito.
Portò Katsuki fuori dalla stanza e quando vide il mago e la regina accorrere tirò un sospiro di sollievo.
“Quando sono entrato nella stanza c’era un piccolo incendio, le sue mani e le sue braccia sono bruciate e penso abbia respirato troppo fumo da svenire.” Spiegò il ragazzo tenendo ancora il principe tra le braccia.

Mitsuki digrignò i denti. “Non ne combina mai una giusta! Lo lascio alle vostre cure!” Disse stizzita prima di tornare sui suoi passi e sparire oltre i corridoi bui, Izuku la fissò scioccato, come poteva una madre lasciare da solo suo figlio in un momento così delicato?
“Non farti troppe domande pri… Izuku, la regina è sempre stata così, comunque il principe Katsuki sembra stare meglio ora che può respirare aria pulita, ma dobbiamo prenderci cura delle sue ferite.” Spiegò Toshinori guardando incerto il ragazzo e il principe che ancora era incosciente.

“Lo farò io...” Sussurrò appena l'apprendista mago mentre stringeva appena il corpo del biondo, nonostante l’allontanamento, nonostante volesse fingere che non fosse vero, era chiaro come il sole che provasse qualcosa per quel principe strano e piromane.

Toshinori sbuffò un lieve sorriso e annuì, aiutò Izuku a portare il principe nella sua stanza, dove per fortuna vi erano due letti e gli portò poi tutto il necessario per curare le ferite del biondo.

Katsuki si risvegliò la mattina dopo ancora intontito, le sue braccia erano fasciate come le mani ed era certo che la stanza che stava guardando non fosse la sua, ebbe la certezza di quel pensiero quando pochi metri più in là vide un cespuglio di capelli color smeraldo che spuntavano dalle lenzuola.

Si mise seduto e mugugnò per il mal di testa e per il bruciore a braccia e mani, ricordava poco di quello che era successo la sera prima ma era certo che era successo tutto per colpa di quel ragazzino che ora dormiva profondamente nel letto accanto.

 

I giorni passati senza Izuku erano noiosi e la presenza di sua madre peggiorava il tutto, nonostante la donna fosse sempre fredda nei suoi confronti in quel periodo sembrava più nervosa e permalosa del solito; Katsuki passava quasi tutte le ore del giorno nella propria stanza e usciva solo per cenare o pranzare, l’idea di uscire dalla stanza e incrociare il più piccolo lo preoccupava, soprattutto perché sapeva di essersene andato via senza motivo e di essere lui la causa di quell’isolamento.

Quella notte la sua mente era piena di Izuku, ogni qualvolta chiudeva gli occhi rivedeva un particolare del suo viso come le piccole lentiggini che lo rendevano ancora più carino, oppure gli occhioni verdi che sembravano scrutarlo fin nel profondo dell’anima. Aveva deciso di far tacere quei pensieri voltandosi in tutta fredda e urtando con il braccio il mobile dove la sua candela stava ancora bruciando, riuscì ad addormentarsi poco dopo ma non si era per niente accorto che le piccole fiammelle che cadevano dalla candela ormai rovesciata stavano iniziando a bruciare l’orlo della tenda.

Si svegliò di soprassalto durante la notte per la mancanza d’aria, quando aprì gli occhi vide le pareti proiettare ombre vermiglie per colpa del fuoco che stava bruciando nella sua stanza, si lasciò cadere dal letto provando ad allontanarsi ma il suo corpo sembrava non voler reagire e in poco tempo il fumo gli fece nuovamente perdere i sensi.

 

“Sei sveglio.” La voce di Izuku lo colse di sorpresa facendolo tornare con i piedi per terra.
“Ti fanno male le bruciature? Vuoi qualcosa per il dolore o vuoi dell’acqua o qualcosa del genere?” Chiese il più piccolo iniziando a parlare di fretta, Katsuki ridacchiò appena, come poteva quello scricciolo essere così energico di prima mattina?
“Sto bene, bruciano un po’ ma posso sopportare.” Disse semplicemente il biondo prima di guardare le bende che lo coprivano. “Grazie...”
Izuku si era ormai alzato dal letto e si era avvicinato al principe, gli rivolse un lieve sorriso poi scrollò le spalle “Figurati, potrei dirti che il mio lavoro ma non sono ancora un mago a tutti gli effetti.” Scherzò alleggerendo l’atmosfera diventata ormai pesante.

Parlarono per buona parte della mattina e quando arrivarono a pranzo l’atmosfera era diversa dal solito.

Mitsuki se ne stava sul suo scranno composta ma sorridente, una cosa strana visto che Izuku l’aveva vista sorridere davvero raramente.
“Questo giorno porta buone notizie.” Annunciò la regina prima di guardare il marito e successivamente spostare lo sguardo verso il figlio “Il nostro Toshinori questa mattina mi ha salvata da una rovinosa caduta e dopo una piccola visita veloce ha trovato al causa del mio malessere.” Il suo sorriso si allargò notevolmente mostrando i denti bianchi. “Aspetto un figlio.”

Quelle parole fecero spalancare gli occhi a Izuku, era contento per quella notizia ma quello che lo aveva sorpreso maggiormente fu il sorriso sorpreso e sconvolto che aveva Katsuki in volto.

‘Sono libero’ Fu quello il primo pensiero che passò nella mente del principe alle parole di sua madre, un altro figlio equivaleva a una possibilità di fuga da tutti gli obblighi, un figlio significava che poteva andarsene e vivere una vita come voleva lui; quando quel pensiero gli passò nella mente gli fu impossibile non voltare lo sguardo verso Izuku, forse avrebbe potuto anche spiegargli come si sentiva e poteva chiedergli di seguirlo nel suo viaggio lontano da quel regno che per lui era diventata una prigione.
“Tra due settimane voglio organizzare una piccola festa intima, voglio festeggiare questa notizia e voi due siete invitati.” Disse la regina posando lo sguardo prima su Toshinori e poi su Izuku.
Il mago sorrise cortesemente prima di schiarirsi la voce. “Saremo onorati di partecipare anche perché tra due settimane, il quindici luglio, sarà il compleanno del mio allievo. Ma purtroppo tra una settimana dovremmo andare perché siamo desiderati per altri incarichi, ma con lo spirito saremo con voi a festeggiare.” Spiegò Toshinori, nessuno disse altro e il pranzo continuò senza altri annunci.

 

Katsuki ci aveva pensato così tanto, aveva passato notti insonni a quella notizia, ora che vedeva uno spiraglio di luce aveva paura, paura di quello che avrebbe fatto dopo, paura di quello che lo aspettava.

Passò quei giorni sempre insieme all’apprendista mago e cercò di comportarsi nel miglior modo possibile, anche se ogni tanto quel piccoletto lo faceva imbestialire con le sue mille domande stupide. Quel tempo lo aveva aiutato a capire meglio ciò che provava, si sentiva uno stupido ad essersi innamorato di un altro uomo, sua madre lo avrebbe ucciso se lo avesse scoperto ma a lui era sempre piaciuto infrangere le regole.

Arrivò anche l’ultimo giorno di permanenza di Toshinori e Izuku, le sue ferite si erano ormai rimarginate e di quelle brutte ustioni era rimasto solo il ricordo. I due ragazzi avevano deciso di passare quell’ultimo giorno assieme come avevano sempre fatto, si era rifugiati in biblioteca e tra una lezione di ballo e una di storia della guerra si era fatta sera.
“E’ ora che vada, Toshinori mi starà aspettando e visto che abbiamo quattro giorni di cammino è meglio che mi avvi se non voglio essere sgridato.” Aveva detto il ragazzino ridacchiando appena.
Katsuki l’osservò e non riuscì a non sorridere, quella risata gli sarebbe mancata, ma era certo che l’altro sarebbe tornato, infondo non provavano entrambi la stessa cosa?
“Aspetta!” La stretta di Katsuki sul polso di Izuku si fece ferrea, tanto che il più piccolo si voltò spaventato. “S-Scusa.” Borbottò il biondo allentando la stretta. “Solo vorrei parlarti prima che tu te ne vada...” Disse lentamente cercando di trovare le parole adatte, come poteva dichiararsi a qualcuno se mai aveva conosciuto un briciolo di amore? Si sentiva uno stupido e quella cosa lo fece andare su tutte le furie, strinse i pugni e digrignò i denti.
“Katsuki dovrei andare...” Provò a dire Izuku incerto, la reazione del principe era strana ma lui stava realmente facendo tardi.

“Cazzo Izuku perché non ti dai una calmata?! Sto cercando di dirti che sono innamorato di te porca puttana!” Urlò il biondo prima di premere con forza le labbra contro quelle dell’altro.

La mente del più piccolo divenne completamente vuota, quando poi sentì quel bacio quasi violento rimase pietrificato sul posto. ‘No! Non voglio! Non voglio soffrire ancora!’ La sua mente gli urlava di scappare, di lasciarsi alle spalle quell’amore che lo avrebbe nuovamente fatto soffrire. Con un gesto dettato dalla paura spinse via Katsuki e scappò fuori dalla biblioteca diretto verso l’ingresso del castello dove Toshinori lo stava aspettando, mentre correva le lacrime iniziarono a scorrergli lungo il viso annebbiandogli la vista, correre sembrava così difficile e per un momento pensò di essere nuovamente in mezzo a quella neve che gli avvolgeva le caviglie pronta a inghiottirlo nel suo freddo abbraccio.

Katsuki rimase fermo a fissare la porta aperta da dove Izuku era scappato, sentì qualcosa di caldo scivolargli lungo le guance e si sorprese quando portando due dita a raccogliere quelle cose nuove scoprì che erano lacrime, gli uscì una risata amara mentre quelle lacrime continuavano senza sosta a scendere. “Forse non sono fatto per amare...” Sussurrò prima di scivolare piano a terra e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio mentre la persona a cui più teneva in quel momento stava partendo si portò una mano all’altezza del petto dove batteva il suo cuore e strizzò gli occhi sentendolo come bruciare come avvolto da mille fiamme roventi.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il primo giorno di viaggio passò lento, Izuku era dilaniato dai pensieri e dai sensi di colpa e fu grato a Toshinori per non aver fatto domande, ma quando arrivò il secondo giorno di viaggio il momento delle domande arrivò e il principe fu messo alle strette.
“So che non dovrei impicciarmi ma ho pensato che tu e il principe Katsuki aveste un buon rapporto, oserei dire che nei vostri occhi era nato un sentimento nuovo e profondo ma vista la tua reazione di ieri devo dedurre che non sia lo stesso da parte tua?” Chiese il mago dolcemente lasciando a Izuku tutto il tempo per rispondere.
“Io… Ho avuto paura...” Quelle parole uscirono spezzate dalle labbra di Izuku, strinse le mani sui proprio pantaloni e strizzò gli occhi. “L’amore fa sempre male, quando si ama qualcuno si finisce sempre per perderlo e per soffrire e io non voglio, non ce la faccio!” Disse singhiozzando appena, quella morsa al petto era dolorosa e lui non voleva continuare a soffrire.

“Sai, capisco che tu abbia paura, alla fine l’amore è una cosa che può spaventare ma in fondo siamo sempre attratti da ciò che ci spaventa, no?” Toshinori scompigliò i capelli di Izuku, il principe era cresciuto in quei mesi e lui non poteva che sentirsi fiero nel vedere che stava diventando un giovane uomo forte e buono. “Molti saggi dicono che l’amore è un po’ come la neve, è un fenomeno che incuriosisce tutti ma che sotto sotto ci spaventa perché non sappiamo bene come funzioni; credo sia questo che lo rende ancora più interessante, il fatto che nonostante tutti gli studi che un uomo può fare, l’amore sarà l’unica cosa a cui non saprà dare un significato. E so che tu hai paura di soffrire ma alla fine non è forse questo il bello dell’amare qualcuno? Non importa se ci sarà tristezza o se quell’amore finirà, alla fine si rimarrà sempre folgorati da quel piccolo istante di felicità che ci scalda il cuore, proprio come quando si guardano i fiocchi di neve che scendono rendendo tutto bianco attorno a noi.”

Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Izuku che si lasciò andare abbracciando con forza il mago e irrompendo in un pianto liberatorio, non sapeva perché ma quelle parole lo colpirono direttamente al cuore esponendo ogni sua singola paura.
“P-Proverò a lasciarmi andare… Ma ormai penso sia troppo tardi...” Aggiunse con un sorriso amaro.
Toshinori gli lasciò un bacio fra i capelli spettinati e gli sorrise “Se il destino vorrà farvi stare insieme allora vedrai che lo incontrerai nuovamente.” Gli disse quelle cose come se gli stesse svelando un segreto e Izuku non poté non sorridere e sperare che l’altro avesse ragione.

 

Nonostante il tempo stesse passando velocemente Izuku non riusciva a reagire, sarebbe dovuto correre da Katsuki, dirgli che anche lui era innamorato e magari sperare che quell’amore li salvasse entrambi dal loro dolore, eppure nulla di tutto ciò accadde.
Il principe era terrorizzato all’idea di lasciarsi nuovamente andare all’amore, aveva paura che il dolore di perdere nuovamente qualcuno a cui voleva bene lo potesse distruggere fino a ridurlo ad un guscio vuoto; furono inutili le parole di incoraggiamento di Toshinori, quindi Izuku lasciò passare il tempo e serbò quel sentimento nel cuore sperando che sparisse presto.

Passarono almeno quattro mesi viaggiando di regno in regno, quella routine era ormai diventata l’unica ancora di salvezza per Izuku, immergersi anima e corpo nell’imparare nuove pozioni o nuove tecniche per far guarire le persone era diventato ormai il suo pane quotidiano e il ricordo di Katsuki e di quei sentimenti era stato sepolto in profondità nel suo cuore.

 

Katsuki nel mentre si sentiva sempre più un prigioniero in quel castello, sua madre era impegnata nei preparativi per la nascita e l’unico che sembrava ricordarsi della sua esistenza era suo padre che soleva andarlo a cercare per vedere se stesse bene.

“Sai ti vedo diverso, so che non è per via della gravidanza di tua madre...” Mormorò l’uomo guardando il figlio seduto sul suo letto, gli aveva sempre voluto bene e gli doleva il cuore nel vedere come sua moglie, la madre di Katsuki, lo trattava.

“Voglio andarmene.” Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca del principe.

Il re spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche secondo prima di riuscire a trovare le giuste parole per replicare. “C-Cosa? Ma tu sei un principe Katsuki, questo è il tuo regno, questa è la tua casa!”

Il biondo si limitò a ridere, guardò il padre quasi con scherno poi si alzò dal letto fronteggiandolo.

“Una casa dove non sono voluto? So cosa pensa mia madre di me, so che vuole già più bene a quell’esserino che tiene in grembo anziché al suo primo figlio e so che tu sei l’unico a cui importa ciò che mi aspetta. Però ormai sai cosa provo, sai che non sono mai voluto diventare principe e ora che ho una via di fuga voglio cogliere l’occasione.” Disse riuscendo finalmente a parlare dei suoi sentimenti con l’unica persona che, in quel castello, teneva a lui.

Masaru, il re sospirò piano poi poggiò una mano sulla spalla del figlio prima di attirarlo a sé e abbracciarlo; quel gesto irrigidì Katsuki che però non si oppose a quell’abbraccio, anzi.

“So anche che vuoi andartene per un altro motivo, l'apprendista del mago, non è vero?” Chiese Masaru sorridendo piano lasciando una lieve carezza fra i capelli spettinati del figlio.

Katsuki si allontanò di scatto con le guance rosse e gli occhi allarmati, come faceva il suo vecchio a sapere di Izuku e dei sentimenti che provava, il biondo cercò subito di mettersi sulla difensiva ma il re gli sorrise bonariamente calmandolo con dei semplici gesti prima di parlare.

“Sai era palese, passavate così tanto tempo assieme e lui ti trattava come se fossi un suo pari e non come un principe. E poi ogni volta che i vostri sguardi si incrociavano era chiaro vedere che c’era qualcosa oltre la semplice amicizia, infatti speravo che rimanesse qui ma quando è partito con Toshinori ho capito che forse c’era qualcosa che non andava. So che andartene è ormai la tua decisione definitiva ma voglio solo che tu sappia che io ti appoggio e lo farò sempre, prima di andare chiesi a Toshinori un metodo per comunicare con qualcuno anche se fosse uscito dal castello e lui mi diede questo.” Masaru tirò fuori dalla tasca un piccolo uccellino di legno, gli toccò la punta del becco e in un attimo fu avvolto in un piccolo fumo rossastro, quando il fumo si diradò nella mano dell’uomo vi era un uccellino vero che zampettava sul suo palmo e cinguettava felice.

“Voglio che sia tu ad usarlo per comunicare con me, voglio sapere dove andrai, cosa farai e se riuscirai a seguire il tuo cuore.” L’uomo premette nuovamente il dito sul becco dell’uccellino che in pochi secondi sembrò tornare di legno, lo porse verso il figlio e gli sorrise.

 

Quella notte di settembre Katsuki uscì dal castello in piena notte, si era avvolto in un mantello, aveva preso il suo cavallo e si era portato via una borsa con dei vestiti e delle provviste; quando varcò la soglia del regno si voltò verso l’unica finestra illuminata del castello e notò la figura di suo padre che sembrava sorridergli, accarezzò l’uccellino di legno che teneva in tasca e dopo aver spronato il cavallo partì.

 

 

Toshinori e Izuku avevano passati diversi mesi in giro per i vari regni, il principe stava iniziando a fare pratica con le pozioni e ormai gli sembrava così naturale mischiare gli ingredienti per creare qualcosa di utile.

A inizio novembre furono richiamati in un regno che il mago conosceva bene.
“Il re è un mio caro amico, è strano che mi chiami visto che ha un mago personale nel suo castello ma forse è per una rimpatriata o forse è successo qualcosa di grave.” Spiegò l’uomo stringendosi appena nelle spalle, sperò davvero che fosse la prima opzione.

Izuku rimase a bocca aperta quando entrarono in quel regno, era enorme e prima di arrivare al castello vi era un grande villaggio e un grosso mercato che faceva concorrenza a tutti quelli che aveva visto nei suoi viaggi con il mago.

“Izuku ci fermeremo qualche ora al mercato per prendere gli ingredienti che ci mancano e poi andremo verso il castello, voglio essere preparato così da poter risolvere ogni problema in fretta senza dover far aspettare il re.”

Il principe si era limitato ad annuire e dopo aver preso la piccola lista che Toshinori gli aveva fatto si era diretto a cercare alcuni ingredienti districandosi fra i vari banchi di quel grosso mercato.

Pagò una delle ultime cose poi dopo aver ringraziato l’uomo dietro al bancone si voltò, lo sguardo del ragazzo si spalancò e le sue labbra formarono una ‘o’ mentre in lontananza una figura aveva catturato la sua attenzione; c’era una donna di corporatura media con dei lunghi capelli color dell’erba, il cuore di Izuku tremò per un secondo e come catturato da quella visione iniziò a camminare e poi a correre verso la donna. Possibile che fosse sua madre? Possibile che fosse ancora viva? Il principe non ci pensò nemmeno per un attimo se quello che stava vedendo era reale o no, voleva solo seguire quella donna e sapere la verità; purtroppo la calca del mercato non stava giocando a suo favore e in pochi secondi perse di vista quella figura restando con il cuore vacillante.

“Ragazzo, tutto bene, sei pallido.” La voce di Toshinori lo risvegliò dal suo stato di trance, Izuku schiuse le labbra pronto a dirgli cosa aveva visto ma subito si fermò; non era sicuro che quella visione fosse reale quindi decise di non dire nulla e tenere, almeno per il momento, quella cosa per sé.
“Andiamo, il re ci aspetta.” La lieve carezza che il mago gli regalò lo fece leggermente riprendere, gli concesse un sorriso poi lo seguì entrando dalla grande porta del castello.

 

 

La sala del trono era molto minimale, i colori predominanti erano il marrone e il nero e ogni cosa in quel castello sembrava riflettere il suo possessore: il re – che Izuku aveva scoperto chiamarsi Shouta Aizawa e il principe che sedeva al suo fianco, il cui nome doveva essere Shinsou da come gli aveva detto Toshinori - era un tipo con lo sguardo sempre annoiato e con la strana mania per il colore nero, mentre il figlio sembrava guardarlo quasi con curiosità, cosa che fece sentire un po’ a disagio il ragazzino dai capelli verdi.

“Sono felice di vederti qui Toshi, ma speravo di riceverti da solo.” Disse il re prima di spostare lo sguardo su Izuku che si strinse nelle spalle abbassando lo sguardo quasi come se volesse scomparire.

Toshinori portò una mano a stringere una spalla del principino e sorrise all’amico seduto sul trono. “Questo ragazzo è un mio allievo e io mi fido ciecamente di lui, puoi dirmi ciò che vuoi anche in sua presenza.” Disse sorridendo facendo alzare gli occhi al cielo al re.

Izuku vide il re annuire prima verso il mago poi lo vide fare un gesto della mano ad una guardia.

“Ti ho chiamato perché credo tu sia uno dei pochi a conoscerla, mi dispiace non averti avvertito prima ma lo shock l’ha abbandonata solo qualche mese fa.” Quelle parole criptiche fecero assottigliare gli occhi di Izuku, il ragazzino sentì dei passi arrivare alla sua sinistra e con lentezza spostò lo sguardo verso di essi: gli occhi del principe si spalancarono e l’unica cosa che riuscì a fare fu sussurrare una semplice parola. “Mamma?”





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Scusate per il ritardo >__< credo che anche il sesto capitolo arriverà con qualche settimana di ritardo ma prometto che arriverà, spero che la storia vi piaccia e come sempre chiunque abbia qualche consiglio o critica me lo faccia sapere, sono sempre pronta a migliorarmi!
Al prossimo capitolo! 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Gli occhi della donna si puntarono subito sul ragazzo, le ci volle almeno una decina di secondi per realizzare che quel giovane uomo di fronte a lei era suo figlio, sentì le lacrime tiepide solcarle il viso e tutto ciò che riuscì a pensare era che Izuku fosse vivo.
Inko ignorò ogni etichetta che le imponeva di comportarsi con contegno, corse fino a raggiungere il figlio e lo strinse in un forte abbraccio, saggiò il suo corpo con le braccia e le mani sperando di non sentirlo svanire come fumo tra le dita segno di un’allucinazione o di un sogno vivido, quando però sentì la stretta del giovane farsi ferrea quasi tanto la sua, capì che tutto era reale.
“Toshi, devi spiegarmi qualcosa?” Chiese il re confuso mentre guardava quella scena con il cipiglio alzato, lo sguardo che però vide sul volto del mago gli fece intuire che anche lui era scioccato.
I secondi divennero minuti e Izuku sentì che non voleva e non poteva allontanarsi dalla madre, se quello fosse stato un sogno non voleva svegliarsi e l’idea che allontanandosi avrebbe rischiato di far svanire tutto lo costrinse a rimanere in quella posizione.
“Pensavo fossi morta.” Riuscì a dire con la voce rotta dal pianto il principe mentre continuava a stringere e accarezzare la schiena della madre.
“Sono qui invece, con te.” Ci fu un singhiozzo più forte che fece tremare il corpo magro della donna, aveva perso molto peso in quell’anno, aveva dovuto sopportare così tante cose che il cibo era diventato l’ultimo dei suoi pensieri. “S-Sei cresciuto così tanto...” Riuscì a dire con lo sguardo orgoglioso, molte volte si era ritrovata a pensare che mai avrebbe rivisto suo figlio diventare grande e ora invece sembrava come il realizzarsi di un desiderio.
 

“Mi dispiace non avertelo detto prima.” Finalmente Toshinori si era ridestato dal suo torpore e si era avvicinato al re e al figlio “Quel ragazzo è il principe del regno dei Midoriya, l’ho trovato in una tormenta di neve poco dopo l’attacco al suo castello, me ne sono preso cura e devo ammettere che aveva paura di rivelare la sua identità, anche a te.” Ammise grattandosi la nuca e facendo un sorriso tirato, si era affezionato così tanto a quel ragazzo che la sola idea di esporlo a qualche rischio lo faceva stare male.
“Allora non serve che ti dica chi è quella donna, ho chiamato te perché l’abbiamo trovata che vagava nel mercato circa dieci mesi fa, era magra, stremata e vestita di stracci. L’ho riconosciuta subito, il mio e il suo regno avevano sancito un’alleanza due anni fa e quindi ricordavo ancora bene quegli occhi e quel viso dolce, è stato un duro colpo vederla ridotta in quel modo. L’ho subito portata a palazzo e ho chiamato il mio mago di corte per aiutarla ma era sotto shock e ci è rimasta per quasi 8 mesi; non dormiva, mangiava a stento e ogni volta che chiudeva gli occhi e vedeva determinate scene iniziava ad urlare chiamando il nome del marito e di un certo Izuku.” Il re fece una pausa sospirando prima di guardare il figlio, anche lui si era preso cura della donna e forse era proprio stata la sua vicinanza a farla uscire da quello stato quasi catatonico e farla tornare quasi del tutto lucida.
“Quasi due mesi fa però si è ripresa lentamente, ha iniziato a raccontarci la sua storia e io ho deciso di chiamare te, sapevo che eri in contatto con quella famiglia perché mi avevi raccontato di essere stato nel loro regno diverse volte quindi ho pensato che saresti stato contento di sapere che fosse viva, però beh, non avrei immaginato che portassi con te suo figlio.” La voce di Shouta non era accusatoria, era felice e guardava la scena di quell’abbraccio fra madre e figlio con la dolcezza negli occhi.
“Non vorrei disturbare il vostro momento toccante ma sarebbe meglio se voi due andaste in camera, sua maestà Inko ha già una stanza per sé ma immagino che vorrà dividerla con suo figlio, quindi.” Il re spostò lo sguardo su una guardia che subito si avvicinò ai due, che si erano allontananti appena per ascoltare le parole del sovrano, e indicò loro la direzione verso la loro stanza.
Izuku prima di andare si avvicinò al re, si inchinò fino a toccare il pavimento freddo con la fronte e poi cercò di trovare la voce per poter parlare.
“Vi ringrazio, vi ringrazio per esservi preso cura di mia madre. Vi devo la vita e sappiate che farò tutto ciò che è in mio potere per ripagarvi!” Izuku rimase immobile in quella posizione, si alzò solo quando sentì una mano fredda alzarsi il viso e un’altra mano sotto al braccio che lo esortava ad alzarsi.
“Alzati principe, questi inchini non si adducono ad una persona del tuo rango e poi tua madre è sempre stata benevola verso me e il mio popolo e quindi è stato un’onore e un piacere potermi occupare di lei.” Il re gli concesse un lieve sorriso prima di scompigliargli i capelli “Adesso va’ da lei, avrete sicuramente molto di cui parlare, vi farò portare la cena in camera così potrete parlare senza troppe interruzione.” Disse dolcemente prima di fare una lieve spinta a Izuku in direzione della madre.

 

Quando Izuku entrò nella stanza dove la madre aveva vissuto in quei mesi si sentì un po’ come a casa, c’era un profumo di rose nell’aria, lo stesso profumo che aleggiava nel castello.
“E’ bello sapere che sei qui, mi sono sentito così in colpa ad andarmene, non sapevo cosa fare… Ma ora che sei qui sento che potrei fare qualsiasi cosa!” Ammise preso da una miriade di sensazione che quasi gli fecero girare la testa.
Inko ridacchiò e si sedette sul letto. “Mi fa piacere vedere che non sei per nulla cambiato, sai ho pregato così tanto, ho sperato di poterti rivedere un giorno e ora so che ogni speranza e preghiera è servita a qualcosa.” Ammise la donna sorridendo dolcemente.
Passarono così la prima sera, abbracciati l’uno all’altro con il cuore pieno di gioia, avevano così tanto bisogno di parlare, di raccontare ciò che era successo in quell’anno di lontananza ma decisero di lasciare le parole ai giorni successivi.
Al mattino Izuku si svegliò di soprassalto, era stato tutto un sogno? Eppure sembrava così vivido, sentì gli occhi iniziare piano piano a pizzicare ma subito una mano calda gli accarezzò i capelli ricci e una voce dolce iniziò a cantargli una litania, si voltò verso sua madre con gli occhi umidi e si lasciò cullare dalla sua voce. Lei era lì, lei era viva, bastò quello per tranquillizzare Izuku.
Quella giornata passò lenta, Izuku conobbe un po’ di più il re e ogni qualvolta poteva lo ringraziava, a fine serata fu proprio Shouta che lo rimproverò dicendogli che quei ‘grazie’ erano diventi ormai snervanti.
“E’ sempre stato così, ringraziava tutti anche rischiando di diventare prolisso.” Spiegò Inko ridacchiando prima di spingere il figlio, totalmente rosso verso la loro stanza.
Si sedettero sul letto e capirono che non potevano più trattenere quelle parole, ci fu l’ennesimo abbraccio poi Izuku si allontanò, era arrivato il momento dei racconti, il momento di rivivere quei brutti ricordi per gioire di quel futuro che li aveva fatti ritrovare; Inko si mise seduta comoda, strinse una mano del figlio fra le sue e iniziò a raccontare.

Quando vide Izuku uscire dal castello capì che la sua ora era ormai giunta, guardò il marito dolorante e ormai pallido e decise che sarebbe morta coma una vera regina: al fianco del suo re, quest’ultimo però aveva piani per diversi per lei.
“Eccoci mio signore.” Una guardia e l’ancella della regina entrarono nella stanza e la donna portava in braccio un mantello logoro, Inko guardò i due con sguardo confuso prima di spostare lo sguardo verso il marito.
“Avevo paura che questo momento potesse arrivare, prima di firmare l’alleanza con il regno di Aizawa avevo ricevuto minacce da un regno vicino, un regno di barbari che voleva essere lui il primo a sancire un’alleanza con il regno di Aizawa. Decisi di non dare troppo peso alla cosa, come poteva un piccolo regno di barbari competere contro il nostro esercito? Beh mi sbagliavo, il loro numero è minore ma la loro strategia è stata impeccabile: ci hanno attaccati dai monti, sono scesi con il favore della tempesta e sono arrivati come ombre nella notte uccidendo buona parte delle guardie, so che non torceranno un capello ai paesani, vogliono solo far cessare la dinastia dei Midoriya perché abbiamo osato disobbedirgli.” Izumo tossì qualche goccia di sangue e cercò di parlare velocemente per spiegare il suo piano alla moglie.
“Quando ho sentito quell'odore di fumo non ho avuto dubbi, solo un regno usa il lego di betulla per annunciarsi e sapevo che quel segno era un monito che doveva valere per tutti, così ideai un piano.” L’ennesimo colpo di tosse costrinse il re a smettere di parlare ma per fortuna fu una delle sue guardie fu fidate a parlare per lui.
“Il re mi ha incaricato di scortarla fuori dal castello, andremo più lontano possibile e cercheremo qualche alleato, sarà un viaggio lungo ma ce la faremo.” Disse stringendo i pungi prima di mostrare un sorriso sicuro alla regina.
Inko scosse il capo con forza “Non ti lascerò qui da solo, non posso andarmene e lasciarti qui!” Disse ormai isterica, come poteva una regina lasciare il suo regno e il suo re?
L’ancella della donna le si avvicinò e le sorrise dolcemente “Mia signora, so che è difficile da accettare ma il re ha voluto così, ha sempre pensato che se mai fosse successo qualcosa lei e il principe sareste dovuti scappare, la prego non neghi questo ultimo desiderio al nostro re.” Spiegò dolcemente la giovane.
Inko piangeva, le lacrime erano incontrollabili e nonostante continuasse a non voler seguire quel piano dovette farlo, il marito aveva pensato a tutto: un’ancella si sarebbe vestita come lei e lei avrebbe dovuto prendere i vestiti dell’ancella e quel mantello logoro per scappare; nel trovare un uomo e una donna nella sala del trono i barbari non avrebbero osato cercare oltre e lei e Izuku – se mai lo avesse ritrovato – sarebbero stati al sicuro.
Fu così che Inko dopo un bacio al sapore di sangue sulle labbra del marito, uscì dal castello in groppa al suo cavallo e con una guardia a fianco; il loro viaggio però durò poco, delle frecce scoccate dalle torri interruppero la fuga del soldato e lei fu costretta ad andare avanti da sola.
Corse per quasi due giorni poi fu costretta ad abbondare il suo cavallo che era ormai esausto, continuò a camminare e a sperare e mentre i giorni susseguivano la sua mente perdeva sempre più lucidità, l’ultima cosa che ricordò prima di un lungo periodo di incubi e buio fu il sorriso del marito che le diceva di andare avanti.

 

Izuku ascoltò quella storia con le lacrime agli occhi, sua madre aveva dovuto sopportare tutto quel dolore e lui invece era stato fortunato ad aver trovato Toshinori, il principe abbracciò di slancio la madre e restò così per qualche minuto, voleva farle capire che sarebbe andato tutto bene ora e che non avrebbe più dovuto preoccuparsi.
Passarono così la serata, le ore passarono lente mentre loro si raccontavano ciò che era successo in quell’anno di lontananza; si addormentarono così, l’uno fra le braccia dell’altro con un sorriso sul viso e il cuore sereno, quella calma notte di gennaio finalmente li vide nuovamente assieme e con un peso in meno sul cuore.
 

Il giorno dopo fu particolare per Izuku, sua madre lo aveva svegliato presto e lo aveva portato a fare colazione, il principe sbadigliò assonnato mentre vedeva la donna parlare con il re, sorrideva e l’uomo annuì come pronto a concederle qualcosa.
Quando fu il momento di vestirsi Izuku trovò sul proprio letto degli abiti diversi, sembravano leggermente troppo grandi per lui e sembravano gli abiti che di solito indossavano i fantini, guardò confuso quegli indumenti e senza dire nulla li indossò infilando poco dopo anche i lunghi stivali di pelle. Quando uscì dalla stanza trovò sua madre con un grande sorriso.
“Sai, ho sempre sognato il momento in cui ti avrei insegnato a cavalcare, ahimè è un’usanza comune che un principe debba aver compito almeno sedici anni prima di poterlo fare ma ora non perderò tempo; ho chiesto al re Shouta se poteva prestarmi uno dei suoi cavalli e anzi, ha deciso di regalartene uno, vieni sono certo che ti piacerà!” Disse entusiasta la donna mentre camminava veloce e leggiadra verso il cortile.
Izuku aveva sempre avuto timore dei cavalli, il vederli così alti e grandi lo aveva sempre spaventato, eppure quando vide quel puledro palomino non poté non innamorarsi subito; il principe fece qualche passo verso l’anima che sbuffò dal naso facendo un passo indietro.
“Non voglio farti del male.” Sussurrò dolcemente allungano lentamente una mano verso il muso del cavallo, bastarono pochi secondi, l’animale annusò l’aria e sentendo che non c’era nessun pericolo avvicinò il muso a quella mano calda e si lasciò accarezzare.
“Quel cavallo è uno dei puledri più giovani che abbiamo, non ha ancora un nome quindi potresti dargliene uno tu visto che ora è tuo.” La voce del principe Shinsou fece voltare Izuku, non conosceva bene quel ragazzo ma gli sembrava simpatico nonostante il suo aspetto un po’ stravagante.
“Davvero? Posso?” Chiese incredulo il principino prima di voltarsi nuovamente verso il puledro che si strusciò contro la sua mano in cerca di attenzioni.
Shinsou si limitò ad annuire prima di avvicinarsi e accarezzare la criniera del cavallo. “E’ una bella femmina e sono certo che crescerà sana e forte.”
Izuku sorrise al ragazzo e annuì, pensò ad un nome per la puledra ma nessuno lo convinceva; sbuffò e accarezzò la criniera dell’animale rivelando dei peli rossicci al di sotto di quelli chiari, il principino guardò bene quel mix di colori e subito gli vennero in mente le fiamme di un fuoco.
“Fiamma...” Disse lentamente, la puledra subito nitrì e strusciò il muso contro la sua guancia di Izuku.
“Direi che le piace.” Ammise Shinsou ridacchiando appena.

Cavalcare un cavallo era strano, Izuku ascoltò i vari consigli della madre e anche se con un po’ di fatica riuscì almeno a far muovere Fiamma.
“E’ la tua prima volta e anche lei è nuova in queste cose quindi ci vorrà del tempo per entrambi ma come prima lezione direi che non è andata per niente male.” Spiegò Inko sorridendo al figlio e aiutandolo nel momento in cui dovette scendere.

I giorni seguenti furono impegnativi, imparare a manovrare le redini non era per niente facile ma con l’aiuto di sua madre e di Shinsou sembrava quasi facile; passarono almeno cinque giorni prima che Izuku riuscisse a cavalcare Fiamma senza problemi.
Sentire l’aria fra i capelli mentre il cavallo correva era una sensazione fantastica, tra il principe e l’animale sembrava essersi instaurato un bel rapporto e quando arrivò il momento di rientrare per la cena la puledra nitriva dispiaciuta.

 

Quella sera la cena fu lenta, il re chiese al principino come fosse andata la sua lezione e sorrise nel sentire il racconto, fin troppo dettagliato che gli fece Izuku, lo sguardo del sovrano poi si posò su Inko e la donna capì che avrebbe dovuto pensare anche a cose concrete adesso.
“Sapete già cosa vi aspetta il futuro? Potete stare qui quanto volete, so che il vostro regno sta faticando ad andare avanti senza un regnante ma so anche che tornare sarebbe dura.” Spiegò l’uomo guardando i due.
Inko gli sorrise, guardò suo figlio e successivamente il re. “Vorrei tornare al mio regno e far sì che Izuku diventi re, non voglio continuare a vivere nel passato e sono certa che anche mio marito vorrebbe la stessa cosa.” Disse senza nessuna incertezza nella voce.
Izuku spalancò gli occhi e per poco non si strozzò con l’acqua che stava bevendo, aveva fantasticato molte volte di diventare re, ma ora l’idea di farlo lo spaventava a morte.
Questa volta fu il principe Shinsou a prendere la parola. “Credo sia una decisione giusta, si vede che il principe ha la forza per diventare un buon re ma adesso non è il momento adatto. Mio padre sta portando avanti una guerra contro i barbari che hanno ucciso re Izumo e quindi sarebbe meglio aspettare che la situazione si calmi. Poi sono certo che mio padre sarà felice di aiutarvi in questa vostra missione, alla fine senza la vostra alleanza e il vostro aiuto la nostra economia non sarebbe fiorente come lo è ora.” Spiegò prima di guardare il padre, quel ragazzo aveva talento, le sue parole erano formulate così bene che nessuno poteva dirgli di no, neppure un re.
“Concordo con mio figlio, restate qui per qualche mese e poi vi aiuterò a riprendere in mano il vostro regno e aiuterò il principe a salire al trono.” Aggiunse il re tentando di competere in bravura con il figlio.
Izuku sorrise, con l’aiuto di altri forse salire al trono non sarebbe stato così difficile; si alzò a sua volta, fece un breve inchino non troppo profondo poi guardò il re e suo figlio. “Potete chiamarmi Izuku.” Disse dolcemente, si accorse solo in quel momento che non aveva mai detto il suo nome, nessuno gli aveva mai posto quella domanda ma lui ora voleva dirlo, svelare il suo nome era come dire loro che si fidava; Izuku fu felice di vedere i visi del re e del principe Shinsou dapprima sorpresi e poi finalmente sciolti in un dolce sorriso.
“Ti aiuteremo a diventare il re che meriti di diventare, Izuku.” Aggiunse il principe Shinsou, con quelle parole si sancì quella nuova alleanza.

 

I mesi passarono, Izuku imparò a cavalcare e lasciò che Shinsou lo istruisse su le regole che un re doveva seguire, studiò la politica e la strategia e la sua amicizia con il principe di quel regno crebbe forte e duratura.
Dopo quasi due mesi, quando marzo portò lo sbocciare dei fiori e il cinguettio degli uccellini, un messaggero portò al re Shouta la notizia che l’esercito stava rientrando e che i barbari erano stati nettamente sconfitti; quel pomeriggio di fine marzo, mentre Izuku era impegnato a leggere dei libri assieme al principe Shinsou, ricevette la notizia che a breve sarebbero partiti verso il suo regno, finalmente sarebbe tornato a casa.

 

Lo stesso pomeriggio di fine marzo Katsuki si ritrovò a passare tra i mercati di un regno, non capì cosa successe ma un luccichio chiaro come il ghiaccio attirò la sua attenzione; quando riprese il proprio viaggio, prima di salire nuovamente in sella al suo cavallo strinse fra le mani un piccolo sacchetto di pelle con dentro due gioielli, un sorriso si perse nell’aria mentre partiva diretto verso chissà quale destinazione, lasciò solo che fossero quei gioielli a indicargli la giusta strada da seguire.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sono 'finalmente' tornata con l'ultimo capitolo, scusate se ci ho messo tanto ma questo periodo non aiuta la mia creatività. Purtroppo questo capitolo non è stato betato (sempre se si dice così) e quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori o orrori. Vorrei ringraziare una mia amica che mi ha aiutato a mettere insieme alcune idee per la fic e che mi ha dato tantissimi consigli su come migliorarla, quindi questa storia è dedicata anche a lei e ora che siamo lontane spero che il mio abbraccio virtuale le arrivi ancora più forte. Grazie Martina per tutto l'aiuto che mi hai dato per scrivere questa storia!
Ci tengo molto a questa storia ma forse nella prima parte di questo capitolo sono stata un po' troppo frettolosa, comunque lascio a chi legge i giudizi.
Come sempre se volete darmi un consiglio o farmi una critica costruttiva io sono sempre disponibile, detto questo, buona lettura!


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Era ormai maggio inoltrato quando l’intera carovana si fermò al limitare di un castello, le piante erano ormai tutte bruciate, il terreno era brullo e arido e dal castello non sembrava provenire nessun segno di vita.
“La battaglia è stata tremenda e il vostro popolo è spaventato, ma sono certo che appena vi vedranno gioiranno per il vostro ritorno.” Il re Shouta, in groppa al suo stallone color della notte sorrise a Inko e le indicò il suo regno, il regno a cui era stata strappata e a cui ora stava per fare ritorno.
La guerra era stata cruenta, i barbari erano stati uccisi e il regno dei Midoriya era finalmente salvo, quando gli occhi di Izuku videro il castello dove era cresciuto, le lacrime gli rigarono il viso e il suo cuore mancò un battito.
“Sono a casa, padre.” Sussurrò fra sé mentre lentamente assieme agli altri entrava nella città, la sua città.

Quando il popolo vide entrare delle persone a cavallo ci fu un fuggi fuggi generale, le donne presero i bambini portandoli nelle case e gli uomini si armarono di qualsiasi cosa potesse ferire e si misero sulla strada per proteggere ciò che potevano; Inko guardò la scena sconvolta, il suo popolo aveva passato così tanto dolore che ora cercare di proteggersi ad ogni costo, la donna spronò appena il cavallo per andare avanti e mostrarsi a tutti ma suo figlio fu più veloce e la superò.
Fiamma scattò in avanti avvicinandosi al gruppo di uomini armati, pochi metri prima Izuku scese da cavallo e si avvicinò lentamente.
“So che non mi riconoscerete, so che per voi posso essere un estraneo ma vi giuro che da oggi in poi nessuno oserà più farvi del male! Lo giuro sul nome della famiglia Midoriya e sull’onore di Re Izumo! Sono il principe Izuku Midoriya, figlio del re che è morto per salvarmi e della regina Inko, vi prego di credermi!” Il ragazzo continuò ad avanzare lentamente ma le armi non si abbassarono.

L’intero popolo era disposto a uccidere quel ragazzo e Izuku era disposto a continuare a parlare per far ragionare gli abitanti del suo regno.

“Aspettate...” Una voce stanca si levò dalle fila secondarie di quell’esercito improvvisato, un uomo anziano si fece avanti lentamente, era disarmato e sembrava faticare a fatica; lentamente si avvicinò a Izuku, ignorando i lamenti delle altre persone dietro di lui, posò le mani sul viso del ragazzo e dai suoi occhi offuscati per la vecchiaia uscirono delle lacrime.

“Principe, siete tornato...” Furono le uniche parole che disse prima di provare a inginocchiarsi.

Izuku, però, fu più veloce e lo tirò piano verso di sé sorridendo prima di scuotere il capo.
“Non serve, la ringrazio.” Disse dolcemente prima di aiutare l’uomo a rimettersi del tutto in piedi, tutto il popolo dietro di lui impallidì, c’era chi mormorava, chi riponeva la sua arma e chi piangeva.
In pochi secondi ci fu una folla attorno al principino, ci furono urla di gioia, pianti e persino persone che ballavano; ben presto in tutto il regno si sparse la voce del ritorno del principe e quell’evento fu festeggiato da tutti con gioia.

Ci volle almeno un mese per riportare il castello alla normalità, molte guardie erano rimaste al castello e furono felici di poter aiutare la regina e il principe, così come l’intero popolo.
Nel mese di giugno ci fu persino una piccola cerimonia intima, solo Shouta e Toshinori furono invitati e fu proprio il mago a incoronare finalmente Izuku come principe; fu un’emozione nuova per il ragazzo, aveva aspettato quel momento da sempre e ora finalmente era successo.

Il giorno seguente Izuku si svegliò nella sua stanza, era stato difficile i primi tempi dormire lì senza la paura di svegliarsi di soprassalto e rivivere tutta quella sofferenza, ma man mano che i giorni passavano anche la sua paura svaniva lentamente lasciandolo ormai più tranquillo anche in quel castello pieno di ricordi.
Inko gli aveva detto di prepararsi e dopo aver seguito le direttive della madre il principe la seguì sulla grande terrazza che dava sulla grande piazza del loro regno.

Il sole era alto in cielo e l’intero popolo si era radunato pronto ad ascoltare il primo discorso della regina Inko.
“Miei cari amici, è ormai più di un anno che il nostro regno è caduto ma ad oggi ci siamo rialzati ancora più forti di prima, ma ad ogni regno serve un re e purtroppo il nostro amato re è perito per salvare me e il principe; ma mio figlio, il principe Izuku Midoriya è ormai pronto per prendere il suo posto! So che per molti di voi potrebbe essere troppo giovane, ma ha affrontato situazioni difficile ed è sempre riuscito a cavarsela egregiamente e poi io sarò al suo fianco, quindi il giorno 15 luglio, tra un mese preciso, il nostro adorato principe salirà al trono seguendo l’insegnamento del padre!” Inko urlò quelle parole con le lacrime agli occhi e il popolo urlò la sua gioia per quella notizia.

Izuku nel mentre sorrise a tutti anche se dentro di sé sentiva la paura crescere, sarebbe stato un bravo re? Sarebbe stato all’altezza di suo padre? Ogni dubbio si dissipò quando sentì la mano di Toshinori sulla spalla e vide il suo sorriso, non sarebbe stato solo, quindi poteva farcela!

“Hai sentito la notizia? Pare che il principe Shinsou sia stato invitato ad un’incoronazione, il re è già nel regno dei Midoriya e tra qualche settimana partirà anche il principe lasciando qui un consigliere.” Disse un mercante.
“Davvero? Ma chi verrà incoronato re? Se persino il principe deve lasciare il suo regno allora è qualcuno di importante.” Chiese l’altro mentre metteva a posto della merce sul suo banco.
“Dicono che sia l’unico erede dei Midoriya, Midoriya Izuku. Verrà incoronato il 15 luglio.” Concluse l’altro prima di servire una cliente.

Katsuki ascoltò quelle parole con un cipiglio alzato, Izuku Midoriya, possibile che avesse lo stesso nome del suo Izuku? Poi avevano parlato del 15 luglio, è usanza che i principi vengano incoronati il giorno del loro compleanno e se non ricordava male il mago che veniva da loro a corte aveva detto che Izuku erano nato il 15 luglio.
“Possibile che sia lui?” Chiese fra sé il biondo, non aveva mai creduto nel destino ma decise di seguirlo per quella volta e dopo aver chiesto informazioni su come raggiungere il regno dei Midoriya, si mise in marcia sperando di aver scelto la giusta via.

Il 15 luglio arrivò velocemente e Izuku, che non era riuscito a dormire la notte prima, era nella sua stanza con sua madre mentre cercava di indossare il suo abito per l’incoronazione; la donna aveva scelto per lui un vestito che riprendesse i colori del loro casato: verde e nero; lo stemma della loro famiglia infatti raffigurava un germoglio avvolto dalla fuliggine.
“E’ il grande giorno figlio mio, tuo padre ti starà guardando da lassù e sono certa che sarà felice di vedere quanto tu sia cresciuto.” Disse dolcemente prima di asciugarsi le lacrime che le stavano scorrendo sul viso.
“Grazie madre.” Aggiunse il ragazzo prima di baciarle dolcemente una guancia e abbracciarla.

La cerimonia fu pubblica, i troni furono spostati nella piazza e l’intero popolo avrebbe potuto assistere all’incoronazione, i membri della casa reale uscirono dal castello e tutta la piazza esultò nel vederli, quando però Toshinori – che nelle vesti di mago avrebbe incoronato il principe – alzò le mani verso la folla, tutti tacquero e la cerimonia poté iniziare.
“Siamo qui riuniti per volere del destino per incoronare il qui presente principe Izuku Midoriya, figlio del re Izumo e della regina Inko. Per anni la dinastia dei Midoriya è stata florida come il germoglio dello stemma di questo casato che nasce dalle ceneri più rigoglioso di prima.

Adesso invito il principe ad avvicinarsi e a mostrarsi a tutti.” Disse il mago sorridendo.

Izuku fece dei passi avanti e sorrise al suo popolo, era teso e spaventato ma quando i suoi occhi incontrarono i suoi tutto sembrò più facile; tra la folla, come se fosse una presenza in carne e ossa c’era suo padre, vestito di tutto punto che gli sorrideva.


Katsuki guardò la scena in mezzo alla folla e spalancò gli occhi, era lui, si portò una mano al cuore e la strinse con forza mentre mentalmente ringraziava qualunque cosa lo avesse condotto fino a lì.


“Izuku Midoriya, con l’autorità magica che mi è stata donata dal fato io Toshinori Yagi ti nomino centoquattordicesimo re della dinastia dei Midoriya, possa il tuo cammino sempre essere illuminato dalla luce.” Dopo aver detto quelle parole afferrò la corona, che un tempo apparteneva a Izumo, e dopo averla fatta baciare dai raggi del sole, la poggiò sulla testa dell’ormai nuovo re.
“Ecco a voi il quattordicesimo re della dinastia dei Midoriya, Midoriya Izuku!” La voce del mago tremò impercettibilmente mentre annunciava a tutto il nuovo re, l’intero popolo esultò e tra di essi anche Katsuki batté le mani e sorrise al nuovo re.

Inko si avvicinò al figlio e gli baciò la fronte e successivamente la corona prima di battere le mani assieme al suo popolo; il cuore di Izuku stava scoppiando, l’immagine di suo padre era ormai scomparsa ma al suo posto vide qualcuno che mai avrebbe pensato di rivedere: Katsuki, il biondo se ne stava tra la folla ad applaudire mentre il suo sguardo come sempre strafottente puntava verso Izuku.

Quando la cerimonia finì Izuku corse dalla madre, non poteva di certo uscire fuori dal castello solo per parlare, era un re adesso e come tale aveva dei doveri e delle regole da seguire.
“Madre, tra la folla ho rivisto quel ragazzo… Katsuki… Quindi mi chiedevo se...” Le parole di Izuku si interruppero per via delle dita della donna sulle sue labbra.
“Ho capito perfettamente, indicami chi è e lo farò scortare fino alla sala del trono. Prometto che avrete tutto il tempo per parlare.” Gli assicurò la donna prima di sorridere dolcemente lasciando sorpreso il figlio per qualche secondo.
“Grazie...”

Essere nuovamente faccia a faccia con Katsuki fu bello ma anche difficile, come poteva guardando in faccia dopo quello che aveva fatto? Era scappato dopo la confessione del biondo ma quest’ultimo non sembrava arrabbiato, o almeno era molto bravo a non farlo notare.

“Sono felice di vederti qui...” Azzardò a dire Izuku mentre accennava un sorriso impacciato.
“Un re eh? Direi che sei un bravo attore, ci ero quasi cascato sai? Per tua informazione sono scappato dal mio castello per cercarti, ho rinunciato finalmente al mio titolo lasciandolo a mio fratello e ho cercato in lungo e in largo un semplice ragazzo in compagnia di un mago e poi trovo un re.” La voce di Katsuki era stranamente calma ma nascondeva tante emozioni: rabbia, paura, amore, tristezza.
“M-Mi dispiace… Non potevo dirlo a nessuno, non ero ancora un principe quando mi hai conosciuto – sono dovuto fuggire dal mio regno prima di compiere sedici anni – quindi in un certo senso non ho mentito… Comunque ora che sei qui posso raccontarti tutto!” Propose Izuku facendo un passo in avanti verso il biondo.

“Quanti altri segreti nascondi? Devo nuovamente scoprire le cose da solo o sarai tu a dirmele?” Chiese Katsuki guardando il re senza paura, ora che aveva perso il suo titolo poteva trattare quel ragazzo come aveva sempre fatto e ne avrebbe pagato le conseguenze.
“Non ci sono altri segreti Kacchan.” Tagliò corto il re prima di voltarsi verso la grande finestra della sala del trono, guardare quegli occhi lo avrebbe solo fatto cedere e lui non voleva, non poteva, la paura che quell’amore lo portasse nuovamente a soffrire era rimasta nonostante le parole del mago.

Una lunga falcata del più grande e fu di fronte a Izuku, occhi rossi che si riflettevano in quelli verdi.
“So che c’è qualcosa che vuoi dirmi Izuku, dimmela.” Nonostante l’amore fosse nuovo per lui sapeva bene che anche l’altro provava lo stesso.
“S-Sono…” Il re abbassò lo sguardo e strizzò gli occhi. “Sono innamorato di te.” Disse tutto d’un fiato prima di crollare a terra senza più difese, aveva perso, aveva lasciato che l’amore lo trascinasse nuovamente giù.
Katsuki sbuffò una lieve risatina poi si accucciò a terra di fronte al più piccolo “Era ora, aspettavo queste parole da un anno, sai?” Disse dolcemente prima di prendere il viso del re fra le mani e baciarlo dolcemente, quando le loro labbra si staccarono il biondo diede un lieve pugno contro la spalla del più piccolo. “Da oggi in poi niente segreti o riprenderò a dare fuoco alle cose!” Disse serio prima di scoppiare in una risata che contagiò entrambi.

Katsuki poi divenne leggermente rosso, si allontanò e tirò fuori dalla tasca dell’abito un piccolo sacchetto di pelle.
“Li ho visti quando sono andato via dal castello e ho subito pensato a noi… O almeno… Beh... Hai capito!” Borbottò prima di aprire i lacci del sacchetto e mostrare due bracciali in cuoio con una piccola pietra che pendeva da ognuno di essi.
“Questo ha una pietra glaciale, la leggenda dice che queste pietre si trovino solo nei ghiacciai perenni e ogni volta che vengono strette nella mano si può sentire il freddo del ghiaccio perpetuo. Questo invece ha una pietra focaia, queste pietre si trovano solo all’interno dei vulcani in eruzione e quando vengono avvicinate al petto si può avvertire il calore bruciante della lava.” Il biondo fece una pausa riprendendo fiato, alzò lo sguardo verso Izuku poi riprese a parlare.
“Queste due pietre mi ricordavano noi, ho sempre pensato di essere un fuoco incontrollato, bruciavo ogni persona a cui mi avvicinavo e i primi tempi avrei voluto farlo anche con te; ma tu eri diverso da tutti gli altri, tu non temevi il mio calore e anzi ogni qualvolta mi avvicinavo ti scioglievo leggermente per poi tornare a mostrarmi la forza del tuo ghiaccio perenne. Sembrava che avessi un muro di ghiaccio, tutte le volte che passavamo del tempo assieme speravo di riuscire a sciogliere quella barriera per scoprire cosa nascondevi sotto ma tu ogni volta ti mostravi più inespugnabile di prima così ho iniziato a pensare che fossi come un iceberg; avevi una scorza dura a proteggerti ma la tua parte più profonda non la nascondevi all’interno ma era celata agli occhi di tutti, sotto la superficie dove nessuno avrebbe mai scoperto la verità.
Quindi vorrei che tu tenessi il bracciale con la pietra focaia, così se anche saremo lontani o sarai troppo impegnato con le sue reali faccende..” Disse quell’ultima parte ridacchiando. “Potrai sempre sentirmi vicino e magari potrai capire che il mio fuoco sarà sempre pronto a sciogliere ogni barriera che tu metterai.”
Izuku sentiva gli occhi pizzicare, si mordicchiò il labbro inferiore e lasciò che l’altro gli allacciasse il bracciale prima di sorridere e fare lo stesso con l’altro, si guardarono per qualche secondo poi si lasciarono andare ad un profondo abbraccio e ad un dolce bacio.

Quando l’inverno arrivò i due erano ancora insieme, Inko aveva accettato quell’unione, non ancora formale, con gioia e poi doveva ammettere che aveva un debole per quel biondino dal carattere un po’ scoppiettante.


La neve era un fenomeno strano, c'era chi l’associava alla magia nera perché quel manto bianco era bello quanto letale per la natura e gli animali, c’era invece chi lo vedeva come un segno di buon auspicio, cadeva di rado e quando lo faceva portava gioia e felicità soprattutto nei bambini.
Quando gli occhi di Izuku osservarono nuovamente l’ambiente ormai diventato candido, il re capì la verità: quella distesa bianca portava cambiamenti, sia positivi che negativi; si lasciò sfuggire un sorriso mentre, affacciato alla finestra, sentì le braccia calde e forti di Katsuki stringerlo da dietro e le sue labbra bollenti baciarlo dietro l’orecchio.
“Quando scappai di casa nevicava, pensai che da quel momento in poi avrei odiato per sempre la neve.” Spiegò il re crogiolandosi in quell’abbraccio. “Adesso però capisco che non la odio, come potrei se ho qualcuno che può guardarla assieme a me scaldandomi per farmi capire che non sono più solo?” Chiese dolcemente prima di baciare le labbra di Katsuki che in tutta risposta lo allontanò dalla finestra per portarlo con sé verso il letto.
Nonostante tutto non poteva odiare la neve.


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