Butterfly

di Calowphie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Azalea ***
Capitolo 2: *** Erica bianca ***
Capitolo 3: *** Glicine ***
Capitolo 4: *** Lillà ***
Capitolo 5: *** Begonia ***
Capitolo 6: *** Calendula ***
Capitolo 7: *** Garofano rosso ***
Capitolo 8: *** Camomilla ***
Capitolo 9: *** Potentilla ***
Capitolo 10: *** Willow fiore di Bach ***
Capitolo 11: *** Rosa rosa ***
Capitolo 12: *** Mimolo giallo ***
Capitolo 13: *** Amaryllis ***
Capitolo 14: *** Calla ***



Capitolo 1
*** Azalea ***


 
Azalea significa gioia, speranza e fortuna
 




Era stata una lunga giornata di inizio Marzo e, malgrado fosse ancora inverno, faceva stranamente caldo: il sole stava calando lentamente dietro gli alti palazzi di Seoul, tingendo il cielo di un rosa pastello che contrastava con le candide nuvole che creavano delle strane forme nel cielo. Erano le cinque, l’ora di punta di tutti i pendolari che finivano di lavorare era iniziata, ognuno correva disperato sperando di non perdere il proprio treno che lo avrebbe portato a casa sano e salvo; c’era chi, al telefono, sbraitava cercando di far capire al suo interlocutore cosa volesse dirgli, c’era chi rifiutava i poveri dipendenti dei negozi che disperati sventolavano davanti la loro faccia dei volantini colorati: “ Tenga signore, se porta questo nel nostro negozio le faremo lo sconto” esclamò un ragazzino dagli occhi speranzosi, indicando il negozio di pollo fritto che era alle sue spalle: “ Grazie” rispose con un sorriso gentile un uomo dai capelli castani, che agguantò il volantino, rendendo felice quel giovane ragazzo che si inchinò immediatamente.

Jin sorrise, divertito dalla sua reazione, facendo sbucare ai lati delle sue labbra carnose, due piccole fossette che, a quanto pare, non facevano altro che rendere la sua figura ancora di più bella. L’uomo camminava per la strada affollata, stando attento a non perdere le due cuffiette bianche inserite bene nelle sue orecchie, aspettava una telefonata importante e non poteva perderla: “Pronto?” rispose quasi immediatamente, non appena il cellulare nella sua tasca aveva iniziato a vibrare: “ Papà!” cinguettò una voce fin troppo acuta che si percepì fuori dagli auricolari: “ Sono arrivata a casa sana e salva” proseguì la bambina che, dall’altro capo del telefono, camminava per casa tenendo con entrambe le sue piccole manine quell’aggeggio più grande della sua stessa faccia: “ Zio Namjoon ha guidato bene questa volta?” chiese divertito Jin mentre passava la tessera magnetica della metropolitana entrando nel sottopassaggio: “ Si hahahah” rispose divertita, mentre guardava l’uomo dai capelli chiari che le faceva una linguaccia: “ Papà, tornerai a casa presto oggi?” domandò quasi sottovoce Maelyeog, mentre cercava di sedersi sul divano senza nessun aiuto: Seokjin sorrise divertito da quella sua vocina tenera e sapeva bene che uno dei motivi per cui la faceva era perché voleva qualcosa in cambio, era Mercoledì infondo ed era la serata Disney: “Può essere che io stia già tornando” ammise il castano mentre osservava il treno scorrere veloce davanti i suoi occhi, per poi fermarsi perfettamente in linea con le porte di vetro, poste davanti la linea gialla: “ Quindi possiamo vedere il film oggi?” ammise entusiasta lei saltando sul divano facendo sorridere Namjoon che cercava di tagliarle una mela: “ Inizia a pensare a quale vuoi vedere principessa” commentò il padre mentre si accingeva a salire sul mezzo pubblico, appoggiando la sua fidata valigetta tra i suoi piedi: “ Aspettami con ansia che potrei anche prendere del pollo fritto, a tra poco Maelyeog-ie” concluse Jin, mentre sentiva la piccola entusiasta salutarlo, per poi lasciargli sentire che porgeva educatamente all’amico il telefono chiedendogli di spegnerlo.

Seokjin sbuffò divertito, osservando lo schermo del telefono ora scuro: con un dito premette il tasto laterale, illuminandolo, iniziando a scrutare con amore la foto della sua bambina… o per lo meno era così che lui la considerava.

 
Esattamente quattro anni prima, Seokjin, mentre camminava verso casa distrutto e arrabbiato per l’ennesima giornata lavorativa finita male, si sedette, stanco, sul muretto di una villa, ficcando le mani nelle tasche del suo grande giubbotto beige: la testa rivolta verso l’alto, faceva penzolare i suoi capelli, mentre stiracchiava le gambe allungandole il più possibile. Come spesso gli capitava di fare durante quel brutto periodo della sua vita, si mise ad osservare le nuvole che, stranamente, in quella giornata non facevano altro che ricordargli strani animali di cui nemmeno lui ricordava il nome: “ Impazzirò” sussurrò tra se, sperando che nessuno fosse nei paraggi, in modo che non lo potesse sentire.

Mentre la calma e il silenzio cercavano di rimettere in sesto i pensieri sconnessi di Seokjin, un pianto straziante di un bambino lo riportò alla realtà, facendo scattare la sua testa in avanti con gli occhi sbarrati: il suono era troppo vicino per provenire da uno di quei appartamenti che si trovavano davanti a lui. Immediatamente il ragazzo iniziò a guardarsi attorno, quasi spaesato, individuando, dopo qualche istante, dietro a un bidone della spazzatura, un fagottino bianco che si muoveva disperato. Il ragazzo si alzò di scatto, avvicinandosi cauto a quel pargolo che sembrava esser stato abbandonato da qualche mamma non ancora pronta a crescerlo: “ Ehi piccolo, shhh non piangere” sussurrò, osservando come, mano a mano che lo portava in braccio cullandolo, si calmava, aprendo i suoi grandi occhi verde smeraldo, allungando una manina sfuggita a quella coperta bianca fin troppo stretta che gli fasciava il corpo: “Chi ha potuto abbandonare una bambina bella come te?” si chiese, osservando quel piccolo visino dalle guance arrossate per il pianto di poco prima, notando meglio i suoi lineamenti dolci da bambina.

Jin deglutì appena sospirando ed osservando nuovamente il cielo che, si stava annuvolando troppo velocemente: “ Quindi questo dovrebbe essere il segno che ti ho chiesto questa mattina?” borbottò tra lui, riportando i suoi occhi color nocciola su quelli chiari di lei sentendo il cuore stringersi: “ Andiamo a casa, che ne dici?” disse sapendo che sarebbe stato difficile ma che avrebbe protetto e amato quella bambina come se fosse stata sua.


Come se fosse stato svegliato da qualche bel sogno che non avrebbe voluto che finisse, la voce metallica che riecheggiava attraverso gli altoparlanti arrugginiti, indicò la fermata in cui Seokjin doveva scendere e, con gli occhi sgranati e una piccola corsa dopo aver ripreso la sua valigetta, riuscì a scendere poco prima che le porte si chiudessero, facendolo sospirare, per poi osservare se avesse ancora tutto e non avesse dimenticato nulla: “Guarda cosa mi fai fare” pensò divertito rimettendo il telefono in tasca, dando la colpa alla piccola di casa anche se sapeva bene che non fosse davvero colpa sua.
“Finisci di mangiare la tua mela prima di iniziare a disegnare” ammise Namjoon che, ormai, sembrava vivere più a casa di Seokjin che nella sua: da quando aveva portato a casa la piccola Maelyeog, il ragazzo si era sempre adoperato per aiutare il suo migliore amico che, quasi disperato, gli aveva chiesto aiuto anche se mai aveva capito perché aveva deciso di portarla a casa con lui quel giorno: “E’ una povera bambina indifesa, non potevo lasciarla in mezzo alla strada!” esclamava sempre Seokjin ogni volta che Namjoon glielo chiedeva e lui non poteva far altro che abbassare lo sguardo e annuire a quella risposta sempre veritiera. Per diverso tempo fu lui l’unico che seppe della sua scelta, fu lui l’unico che lo aiutò a imparare a cambiare i pannolini e fu lui l’unico che lo difese davanti a suo padre che non aveva mai accettato quella sua scelta così azzardata, proprio durante quel brutto periodo per la loro azienda di cui Seokjin  sarebbe diventato l’erede di lì a poco: “ Nammie oppa, ma io non ne voglio più di mela” borbottò la bambina tirando la camicia celeste che era infilata nei pantaloni scuri dell’uomo: “ Io voglio andare a giocare” continuò, gonfiando le guance e portando il labbro verso l’esterno mostrando il suo adorabile sguardo da cucciolo: “ Quanta mela ti rimane?” chiese Namjoon con un sospiro mentre la bambina corse ad osservare il piattino rimasto sul tavolo: “Solo due pezzi” urlò alzando al cielo due piccole dita paffute: “ Puoi andare a giocare” sentenziò l’uomo, incamminandosi verso di lei, rubando un pezzo di quel dolce frutto e ricevendo un tenero bacio sulla guancia da parte di Maelyeog poco prima che si rialzasse: “ Grazie Nammie oppa!” esclamò saltellando felice verso camera sua, tirando fuori dei fogli da un cassetto e una piccola valigetta in metallo piena di colori.

La bambina si sdraiò a pancia in giù sul suo tappeto peloso azzurro, in tinta con le pareti della sua stanza per poi stendere il foglio ancora immacolato sul pavimento freddo iniziando a creare uno dei suoi capolavori che sarebbe potuto finire sul frigo come disegno del mese, accanto alle polaroid di famiglia, incollate con delle calamite colorate scelte accuratamente proprio da lei.

Namjoon aveva ormai finito di sistemare i piatti sporchi che, sicuramente per la troppa stanchezza, Jin aveva lasciato nel lavandino e, con un tonfo, si accasciò sul divano mentre sentiva la piccola Maelyeog canticchiare una qualche canzone imparata all’asilo che vagamente gli ricordava la sua infanzia passata a correre all’aperto e arrampicarsi sugli alberi per rubare quelle grandi pere del suo vicino di casa: con un sorriso, guardò lo schermo del telefono, notando un messaggio da parte del suo amico

Sto per tornare e ho un regalo anche per te, grazie Namjoon”

Lo lesse più volte prima di sbuffare intenerito da quanto bene volesse a quel pazzo ragazzo che conosceva da quando andavano alle scuole medie: “Ti sei messo a fare lo sdolcinato ora?” rispose, divertito, notando la faccina di una manina con il dito medio spuntare qualche istante dopo: “ Se la metti in questo modo, la cover di Ryan per il tuo telefono me la tengo io” commentò poco dopo facendo muovere velocemente i pollici sullo schermo a Namjoon che, sorpreso da quel regalo, cercava disperatamente di riaverlo indietro: “Sei un caso perso Kim Namjoon” rispose alle sue suppliche Jin, aggiungendo uno smile in preda alle lacrime dalle risate, mentre la testa del minore si accasciava sullo schienale del divano, contento di aver vinto anche quella battaglia.
Finalmente Seokjin si trovò davanti casa sua e i suoi occhi stanchi sembravano aver ritrovato una certa luce ed allegria: lentamente digitò i tasti del codice per aprire la porta di casa, i quali indicavano la data in cui aveva trovato il suo tesoro e, con un sonoro scatto, la porta si aprì facendo drizzare le orecchie alla bambina che scattò in piedi e corse verso l’uscio, facendo una piccola scivolata data dalle calze bianche che ancora indossava: “Sono tornato a casa” esordì il castano ad alta voce, mentre toglieva le scarpe che non riusciva più a sopportare ai piedi, finalmente libero da quella sensazione: “Papà!” esclamò la bambina mentre correva verso di lui che, con un gran sorriso, aveva spalancato le braccia prendendola al volo e abbracciandola forte, stringendola a lui: “ Mi sei mancata principessa” sussurrò lui, strofinandole la punta del naso con la propria: “ Anche tu mi sei mancato” sorrise la piccola facendogli notare quanto fosse stata brava ad essersi fatta quei teneri codini e, anche se erano comunque storti, Seokjin si complimentò con lei, dandole un bacio sulla fronte: “ Namjoon dov’è finito? Ho una sorpresa per lui, vuoi dargliela tu?” domandò mentre l’adagiava a terra, vedendola annuire: “Shh si è addormentato sul divano!” spiegò lei, piano piano che si avvicinavano al salotto, indicando al padre la figura esausta del suo amico: “ Allora adiamo ad appoggiare il pollo in cucina e poi gli facciamo una sorpresa, ci stai?” spiegò velocemente lui: “ Ci sto” ammise la piccola alzando il pugno che colpì quello del padre.

“Allora sei pronta?” chiese l’uomo mentre si passava una mano tra i capelli scompigliati che gli davano fastidio sugli occhi: “ SI” mimò con le labbra in modo da non fare rumore,  e si avvicinò cauta alla figura del ragazzo: “ Nammie oppa” lo chiamò lei leggermente spaventata, scuotendogli piano una mano: “ Nammie oppa!” lo chiamò di nuovo, alzando la voce dato che non ebbe nessuna reazione alla chiamata di prima: “Nammie oppa!” urlò questa volta, ormai sul divano, accanto a lui scuotendolo dalle spalle: “ Cosa? Che succede? Ti sei fatta male? Ci sono i ladri?” chiese spaventato guardandosi attorno mentre la bambina, divertita, cadde sulle sue ginocchia non riuscendo a smettere di ridere: “ No scemo, ma è dormendo che curi mia figlia?” entrò in scena Seokjin dandogli una leggera pacca sulla testa: “ Hyung! Scusa non volevo addormentarmi ma questa mattina mi sono alzato presto e non ho dor-“ venne interrotto da un pacchetto verdastro apparso davanti i suoi occhi: “ Stavo scherzando Namjoon-ie, non devi giustificarti. So che fai tanto e so che sei stanco quanto me ma continui ad aiutarmi, questo è per te dato che la volevi da tanto tempo” spiegò il maggiore, mentre prendeva in braccio la piccola che appoggiò un gomito sulla sua larga spalla, volendo osservare la reazione del suo oppa : “ Scartalo che poi mangiamo!” affermò Maelyeog, muovendo la sua piccola manina davanti il volto del ragazzo. Namjoon sorrise togliendo la carta verdastra, scoprendo il suo premio già svelato poco prima dal suo amico: “ Grazie” sussurrò con un gran sorriso facendo mostrare loro le sue tenere fossette che, immediatamente, furono toccate dalla bambina che si sporse verso di lui: “ Ora possiamo mangiare il pollo fritto?” chiese lei osservando i due uomini che scoppiarono in una risata, notando quanto amasse mangiare, proprio come il suo papà.
                     
Namjoon era ormai andato a casa da qualche ora, era rimasto con loro a cena solo perché la piccola di casa Kim lo aveva quasi implorato, attaccandosi al suo braccio come se fosse stata un koala: ormai era più forte di lui, Namjoon non riusciva a dire di no a quegli occhioni dolci che lei gli riservava ogni volta che desiderava qualcosa: “ Principessa hai finito di cambiarti?” domandò Jin fuori dalla porta bianca della sua stanza non appena avevano finito di vedere il film, le braccia conserte coprivano la macchia di salsa che era finita sulla sua camicia nuova a causa di una goccia caduta da una coscia di pollo fritto e i capelli erano ormai del tutto spettinati, lasciando che alcuni ciuffi cadessero sulla sua fronte, coprendola magicamente: “ Solo un momento” ammise la bambina dalla parte opposta, avendo desiderato la privacy necessaria, dato che ormai era capace di cambiarsi da sola: “ Fatto!” esclamò aprendo la porta, alzando le braccia al cielo facendo notare al suo papà quanto fosse stata, effettivamente, brava ad indossare quel pigiama intero a forma di scoiattolo.

“ Ma la mia bambina sta diventando grande” esclamò Seokjin, abbassando lo sguardo su di lei che saltellò felice, andando a sistemarsi sotto le coperte a fiori del suo lettino: “ Oh, oh papà ho fatto un disegno per te!” si ricordò, non appena avvicinò le coperte al collo, indicando al genitore dove lo avesse poggiato così da poterglielo far vedere: Jin spalancò gli occhi sorpreso, non appena notò una figura femminile accanto a quello che doveva essere lui: “ Vieni qua che ti dico chi sono!” esclamò entusiasta la piccola vedendolo sedersi al bordo del letto appoggiando la schiena allo schienale in legno: “ Allora: questo sei tu, questo è Nammie oppa, questo è Chim oppa, questo vicino a me è Kookie oppa, questo che fa finta di fare il broncio è Suga oppa, il sole è Hobi oppa e questo che mi vuole fare il solletico è Tae-Tae oppa” spiegò indicando con il suo ditino ogni persona raffigurata: ognuno di essi era un caro amico di Seokjin che ormai erano diventati parte di quella grande famiglia, ciascuno di loro lo aveva aiutato e, lo stava aiutando, a crescere la piccola Maelyeog a cui tutti volevano un gran bene, come se lei fosse la loro piccola sorellina da dover proteggere ad ogni costo.

 “ E questa signora vicino a me? Pensavo fossi tu prima” indagò l’uomo stranamente preoccupato di quale potesse mai essere la risposta: “Nooo, non sono io quella! Io sono vicino a Kookie oppa! Quella è la mia mamma” affermò con fare ovvio, facendogli gelare il sangue: “ La tua mamma?” domandò perplesso, cercando di non farle notare la sua preoccupazione: “ Si, la mia mamma, la vedo tutti i giorni all’asilo” affermò, accoccolandosi al suo peluche preferito, tirandosi le coperte fin sopra le orecchie quasi scomparendo.

Jin sbatté le palpebre incredulo e forse anche spaventato dopo aver ascoltato l’affermazione della sua bambina che continuava a chiamarlo, ma la sua voce sembrava ovattata alle orecchie del ragazzo: “ Papà!” urlò Maelyeog con tutto il fiato che aveva in gola, spaventandolo, ma ricevendo definitivamente la sua attenzione: “ Quindi ti piace? Posso metterlo sul frigo?” Seokjin deglutì, annuendo, cercando di farle uno dei suoi sorrisi migliori: “ Grazie papà, ti voglio tanto bene” sussurrò in uno sbadiglio mentre lui le accarezzava i capelli e le baciava la fronte: “ Te ne voglio tanto anche io, buona notte principessa” rispose piano l’uomo ormai in piedi con quell’enigmatico disegno, in mano al quale avrebbe sicuramente cercato una risposta.

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Capitolo 2
*** Erica bianca ***


Erica Bianca: siginifica protezione,ammirazione e speranza che i sogni e i desideri si avverino









Seokjin uscì dalla stanza illuminata da una piccola lucina rossa posta ai pedi del letto della bambina, in punta di piedi, in modo da non fare troppo rumore, avendo paura di interrompere il sonno della piccola che, con tanta velocità, si era già addormentata tranquillamente con un sorriso sulle labbra rosee. Il castano accostò la porta bianca lasciando un leggero spiraglio che gli avrebbe permesso di correre da lei nel caso, l’avesse sentita piangere per qualche strano incubo; un sospiro contraddistinse la figura pensierosa di Jin che, senza farci caso, stringeva il disegno forse troppo forte, tanto che si stropicciò sotto le dita lunghe e irregolari dell’uomo: “ Merda!” imprecò sottovoce tra se non appena se ne accorse, iniziando a stirarlo in modo da portarlo alla sua forma iniziale e assecondare il volere della sua bambina. Con passo lento si diresse in cucina, strisciando le pantofole grigiastre sul pavimento freddo, si bloccò a guardare nuovamente quel disegno una volta giunto davanti al frigorifero, indeciso su cosa fare: “ Come fai ad essere sua madre?” si chiese non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella figura femminile dai capelli scuri: “ Non sei mai apparsa in cinque anni perché proprio ora?” proseguì facendo affiorare mille altri dubbi che iniziavano a tormentarlo senza lasciargli via di scampo.

Senza nemmeno pensarci, prese dal alto del frigo la prima calamita colorata che si trovò più vicina alle sue mani e la appoggiò con nervosismo sopra il foglio, in modo che potesse rimanere attaccato sull’elettrodomestico grigio coprendo qualche foto appiccicata da Maelyeog in precedenza. Jin si gettò sul divano, passandosi le mani tra i capelli che non riusciva più a sopportare: strinse le dita in alcune ciocche, forse per allontanare la paura di perdere quella bambina che ormai amava come se fosse davvero sua; sospirò nuovamente sentendo gli occhi bagnati da qualche lacrima che comparve agli angoli di questi e che, immediatamente, si asciugò, facendo degli ampi respiri profondi in modo da potersi calmare: “ In fondo sarebbe anche giusto che tornasse a vivere con la sua vera famiglia” pensò, osservando un punto non del tutto definito davanti a lui, imbambolandosi ad osservare quei granelli di polvere alzati da quel gatto dal pelo nero che Maelyeog aveva desiderato il Natale scorso: “ Almeno sono sicuro che nessuno ti porterà mai via a me” sussurrò Seokjin osservando gli occhi verdi del micio che lo iniziarono a scrutare, miagolando come se gli potesse rispondere.

Con un leggero sorriso e il cuore pesante, l’uomo si alzò in piedi appoggiando le mani sulle sue ginocchia sentendo la schiena leggermente dolorante: “E’ meglio andare a dormire non pensi?” sentenziò ancora rivolto all’animale, mentre guardava sul suo telefono che aveva abbandonato poco prima sul tavolino della sala e che ora era tornato in suo possesso: “Andiamo peste” lo chiamò scherzando, prendendolo per la pancia vedendolo immediatamente appoggiarsi al suo petto e cercare di scappare da sopra le sue spalle, ma il castano lo tenenne saldo fino a quando non lo appoggiò a terra, finalmente in camera sua: “ Vedi di dormire peste” lo avvisò, dandogli delle carezze sulla testa, sentendolo fare le fusa, muovendo la sua testolina contro il palmo grande della sua mano, Seokjin sorrise mentre il gatto iniziava ad incamminarsi verso la sua cuccia morbida composta da un vecchio cuscino che, Maelyeog, gli aveva regalato sostenendo di essere troppo grande per le figure che vi erano stampate sopra.
 

Erano quasi le due di notte e la luna splendeva alta nel cielo, delle stelle si potevano scorgere accanto a lei malgrado la troppa luce della città che non andava mai a dormire, al contrario della maggior parte delle persone che ci vivevano: il caos delle macchine era unito alle canzoni fin troppo alte di alcuni locali che animavano specifiche vie di Seoul, lasciando ai giovani, ma non solo, il divertimento che desideravano, accompagnato da luci a neon dai mille colori. Al contrario, in casa Kim, sembrava che il silenzio faceva da padrone anche se gli occhi spalancati del povero uomo che si continuava a girare nel letto non gli davano pace: “ Non mi mancavano per nulla le notti in bianco”  pensò, girandosi per l’ennesima volta su un fianco, spostando con i piedi le coperte che sembravano legarlo a quel letto che, più che essere un luogo in cui poter liberare la mente, sembrava essere diventato un vero e proprio calvario: la curiosità di vedere quella donna lo stava tormentando e non riusciva a lasciarlo riposare come avrebbe dovuto, dato il meeting importante che avrebbe dovuto affrontare qualche ora dopo: “ Basta, domani accompagno io Maelyeog all’asilo!” sentenziò, sbattendo il pugno sul materasso, spaventando il povero gatto che, qualche istante dopo, richiuse l’occhio che aveva aperto in modo da scrutare la zona circostante e notare se ci fosse qualche pericolo in agguato: “ Papà! Papà!” chiamò d’un tratto la piccola facendo schizzare in piedi Seokjin che, per la fretta, gettò le ciabatte sotto il letto scivolando sulle stesse e per poco cadere rovinosamente a terra: “P-papà” pronunciò di nuovo in un singhiozzo la bambina, cercando di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano: “ Ehi principessa che succede?” domandò teneramente Seokjin, nascondendo il fiatone che lo contraddistinse dopo quella sua corsa dal piano di sopra dove si trovava la sua stanza: “ P-papà..” disse solamente lei, allungando le braccia verso di lui, abbandonando il suo peluche accanto al suo cuscino. Jin si sedette vicino a lei prendendola in braccio, lasciando che si rannicchiasse il più vicino a lui, gettando le sue braccia attorno al suo collo: “ Hai avuto un brutto sogno principessa?” domandò il padre malgrado sentisse che, anche quella sera, sarebbe finita in quel modo.

Maelyeog annuì contro la maglietta del pigiama di lui, beandosi di quelle dolci e tenere carezze che riuscivano sempre a rincuorarla: “ C’era di nuovo quel brutto mostro?” chiese lui continuando a coccolarla, in modo che potesse calmarsi quel tanto che bastava per riuscire a farla dormire di nuovo: “ s-si” balbettò tirando su con il nasco, non riuscendo a far smettere di scendere le lacrime che le avevano ormai bagnato tutto il viso: “ Non preoccuparti, papà è qua con te per difenderti e cacciare tutti i mostri che ti fanno paura” sussurrò abbracciandola forte a lui, ancora inconsapevole del perché, da qualche mese, continuasse ad avere lo stesso incubo che la tormentava.

Finalmente Maelyeog smise di piangere, rimanendo accoccolata al suo papà che, teneramente, le canticchiava una tenera canzoncina che sua madre gli aveva insegnato quando era più piccolo: “ Hey principessa” la chiamò lui vedendola alzare lo sguardo e sorridere davanti alla faccia buffa che Jin le stava riservando, riuscendo nel suo intento: “Ma che fai papà” rise lei dandogli una pacca, sul braccio allontanandosi dal corpo del genitore che, senza perdere tempo, iniziò a fare altre facce buffe in modo da farla ridere il più possibile: “ Basta papà” si lamentò tenendosi la pancia, rimanendo seduta sulle ginocchia dell’uomo che cercava di non farla cadere tenendola dalla schiena: “ Torniamo a dormire?” propose Seokjin con un grande sorriso e un maggiore sollievo nel cuore: “ Si, ma solo se rimani con me” affermò la piccola, stringendo le mani sulla maglietta del suo pigiama: “ Certo principessa” rispose lui facendola sdraiare sul materasso, iniziando a coprirla con la sua coperta per poi accomodarsi accanto a lei, abbracciandola, facendola sentire nuovamente protetta: “ Grazie super papà” sussurrò lei mentre riceveva un tenero bacio sulla fronte e, come se non fosse successo nulla, tutta la preoccupazione di Seokjin svanì, riuscendo ad addormentarsi anche se per sole poche ore.
La sveglia impostata nel telefono del ragazzo iniziò a suonare al piano di sopra, facendo svegliare il gatto che si stiracchiò, allungando le zampe anteriori in avanti facendo alzare la sua coda nell’aria, muovendosi sinuosamente: un leggero miagolio accompagnò la sua camminata davanti la porta della camera dove si sedette aspettando che qualcuno gli andasse ad aprire, dato che la fame iniziava a farsi sentire. Seokjin strizzò gli occhi, irritato dal doversi alzare così presto malgrado la notte turbolenta che aveva avuto, avrebbe voluto stare a dormire con la sua bambina ancora per qualche ora, ma il dovere chiamava e non avrebbe comunque potuto perdere quella giornata di lavoro: lentamente allungò le gambe che finirono fuori dal piccolo letto in cui aveva riposato, non capendo come mai non sentisse più il braccio sinistro. Girò piano la testa, mentre iniziò a sentire meglio la canzone che aveva impostato come sveglia, e notò Maelyeog ancora addormentata che abbracciava il suo braccio con nessuna intenzione di volerlo lasciare: un sorriso stirò le labbra carnose dell’uomo, facendo palesare quelle piccole fossette ai lati delle labbra e, malgrado non volesse svegliarla, il dovere chiamava anche lei: “ Principessa, buongiorno, è ora di alzarsi” pronunciò con un tono calmo il castano, lasciandole dei piccoli bacini sulla guancia: “ Forza che dobbiamo prepararci per una nuova giornata” proseguì vedendo come, lentamente, l’iride verde dei suoi occhi tornava visibile alla sua vista: “ Ciao papà” biascicò la piccola con un sorriso, facendo qualche sbadiglio cercando di riprendersi dalla stanchezza che proprio non riusciva ad abbandonarla: “ Cosa vuole la mia principessa per colazione?” domandò, dandole un bacio sulla fronte prima di alzarsi  e percepire la freddezza di quel pavimento contrastare il caldo della pianta del piede, facendolo rabbrividire: “ Latte con i cereali!” esclamò, stiracchiandosi, dando un bacio al suo piccolo amico di pezza.

Jin annuì sorridendo uscendo dalla stanza di corsa, salendo le scale per spengere quell’aggeggio che iniziava ad infastidirlo: “Peste, ti sei svegliato in orario vedo” ammise non appena aprì la porta, vedendo il gatto strusciarsi contro le sue caviglie, per poi scappare al piano di sotto, smettendo di fare le fusa. L’uomo spense immediatamente la sveglia, dando sollievo alle orecchie di tutti i componenti della casa, ma un messaggio che fece lampeggiare il led del suo telefono, fece tornare quel brutto pensiero che lo aveva tormentato qualche ora prima: “Hyung, passo alla solita ora per portare Maelyeog all’asilo” lesse, facendo illuminare lo schermo del telefono. Jin deglutì avendo dimenticato che Jungkook, tutte le mattine, passava a prendere la bambina, per poi andare a sua volta a scuola: “Vengo con voi” scrisse senza soffermarsi sui dettagli, ricevendo semplicemente uno strano e dubbioso ok da parte del minore: “ Nuvola!” cinguettò la piccola dal piano di sotto, distraendo ancora per una volta il padre da quei brutti pensieri che, lentamente, stavano tornando a dargli fastidio.

“Maelyeog lascia giù il gatto e vieni a fare colazione” sentenziò Seokjin, una volta messo piede in cucina, già all’opera per riscaldare il latte richiesto dalla sua bambina: “Torno dopo Nuvola” ammise, lasciandogli un ultima carezza sulla testa, vedendolo allontanarsi dalla piccola che, un po’ dispiaciuta, gli fece la linguaccia, mentre era girato dalla parte opposta: “ AH! Hai appeso il mio disegno!” esclamò facendo capolino nella stanza, saltellando felice che il padre avesse mantenuto la promessa: “ Certo principessa” rispose deglutendo a fatica lui, versando cauto il liquido caldo nella grande ciotola delle principesse Disney della sua bambina: “Ma ora non abbiamo tempo da perdere, finiamo la colazione che siamo in ritardo e dobbiamo ancora vestirci” affermò indicando i loro pigiami simili, dandole poi un bacio sulla guancia e concentrandosi sul suo caffè e su quei due biscotti che usava intingerci dentro: “ E’ ora di scoprire chi ti ha abbandonato, principessa mia” pensò mentre la osservava gustarsi la sua colazione e sporcarsi il labbro superiore di latte al cioccolato. 
Il campanello di casa iniziò a squillare ad intermittenza, facendo capire alla piccola Maelyeog che Jungkook era arrivato a prenderla: “Papà muoviti, Kookie oppa è qui!” si lamentò lei, mentre Jin cercava di farle una treccia ordinata, anche se continuava a muoversi, non lasciandogli la possibilità di farla dritta: “Maelyeog stai calma, tanto questa mattina vengo anche io con voi” spiegò, vedendola immobilizzarsi di scatto, lasciandogli la possibilità di intrecciare gli ultimi capelli rimasti e chiudere il tutto con un nastro azzurro: “ Corri da lui, forza” concluse, guardando il suo lavoro allo specchio, abbastanza soddisfatto di come era uscito: “ Grazie papà” gli fece eco la bambina, saltando giù dalla sedia, facendo sventolare la gonna che usavano come divisa, sistemando su una spalla la bretella scura che le era scivolata: “ Stai attenta a non cadere” la rimbeccò l’uomo, riportando poi la sedia in cucina, infilandola sotto il tavolo: “ Kookie oppa!” esclamò Maelyeog ancora in punta di piedi e con le mani aggrappate al pomello della porta:“Finalmente, pensavo voleste farmi congelare” sorrise lui, prendendola in braccio chiudendo la porta con il tallone del piede: “Buongiorno hyung” salutò il maknae, non riuscendo a liberarsi dall’abbraccio della piccola che aveva circondato il suo collo con le sue braccine: “Ciao Jungkook-ie, dammi due minuti e poi possiamo andare” sostenne il maggiore, passando oltre a loro due, dando un piccolo pizzico sulla guancia della bambina: “ Hyung, perché hai deciso di venire con noi? Non farai tardi al lavoro?” Jin si immobilizzò sul gradino della scala che stava per pestare e fissò, per qualche istante, un punto indefinito della stessa per poi sospirare e girare la testa verso di loro: “No, oggi inizio più tardi” lo liquidò con un sorriso, mandando un bacio a Maelyeog che lo guardava curiosa proprio come il suo oppa.

Seokjin prese la sua fidata valigetta e sistemò nella tasca dei pantaloni neri il cellulare, suo fidato compagno di lavoro, scendendo poi velocemente le scale, raggiungendo i due che lo aspettavano davanti la porta con le scarpe già infilate: “Papà sei sempre il solito ritardatario” brontolò Maelyeog facendo ridere Jungkook, mentre la vide incrociare le braccia al petto e sbattere piano il piede sul pavimento: “ Scusami principessa” rise Jin, scompigliando appena quei capelli troppo ordinati per liberarsi dalla morsa dell’elastico, per poi uscire di casa e lasciare il piccolo Nuvola finalmente riposare in pace sul comodo cuscino del divano. 
“ Kookie oppa il treno!” esclamò Maelyeog saltellando sul posto, mentre vedeva il loro passaggio arrivare a grande velocità: “Per quale motivo non hai deciso di prendere il pullman che è passato prima anche se sapevi che eravamo in ritardo?” domandò Seokjin al maknae, senza smettere di correre verso la bambina che li chiamava a gran voce, facendo aumentare loro il fiatone che li contraddistingueva: “Non pensavo fosse arrivato così a pelo” ammise lui prendendo al volo Maelyeog, caricandosela sulle spalle, entrando nel treno super affollato; almeno lei non sarebbe stata schiacciata da nessuno: “Tieniti forte cucciola” sostenne Jungkook, sentendo le sue mani legarsi al collo della sua maglia bianca: “ Si oppa” affermò del tutto abituata a quella posizione: “ Jin hyung?” si girò a guardarlo il moro: “ Non hai mai pensato a quanto questo sia pericoloso?” gli chiese indicando quella posizione prima che la bambina gli prendesse il dito: “ Hyung va tutto bene, preferisci che la calca la schiacci? Tanto sono solo due fermate” ridacchiò Kookie stringendo la presa su una caviglia della bambina, ma senza farle del male.

Jin sbuffò, osservando il sorriso smagliante della figlia, sentendo l’agitazione salire mano a mano che si avvicinavano alla fermata decisiva: “Forza scendiamo” ammise lui, mentre le porte si aprivano, facendo da apri fila al loro piccolo gruppo: “ Ma che ha tuo papà oggi?” chiese Jungkook, alzando lo sguardo verso Maelyeog, avendo notato i suoi strani comportamenti: “ Penso abbia dormito male” sussurrò al suo orecchio in modo che non la potesse sentire, vedendo il moro annuire.

Il basso cancello grigiastro dell’asilo era ormai davanti gli occhi del castano che sentiva un grosso peso nel petto, il momento che non avrebbe mai voluto arrivasse era giunto e, malgrado non volesse far preoccupare nessuno, proprio non riusciva a sorridere, come se nulla stesse per accadere: “Papà entriamo?” domandò la bambina ora a terra, prendendogli la mano: “ Kookie oppa ci vediamo domani” lo salutò con manina lei, mandandogli un bacio volante proprio come Jin gli aveva insegnato: “ Ciao cucciola a domani” sorrise il moro, per poi concentrarsi sullo sguardo stranamente vitreo di Jin: “  Ciao Jin hyung, ti chiamo dopo” sottolineò, ricevendo un suo semplice gesto del capo, per poi correre preoccupato a prendere il pullman che portava alla sua scuola.

Tanti bambini, accompagnati dalle loro mamme, correvano verso l’entrata, dove una maestra con il grembiule bianco legato alla vita e una maglietta a maniche corte gialla, li aspettava, salutandoli tutti con un gran sorriso, rassicurando le loro mamme per la loro incolumità: “Mamma!” urlò Maelyeog correndo verso l’insegnate che allargò le braccia, prendendola al volo, mentre Seokjin, con gli occhi sbarrati, si avvicinava alle due ragazze ancora ferme sull’uscio della porta: “ E’ lei?” domandò a se stesso non sembrandogli normale che fosse così giovane: “ Lui è il mio papà” sorrise la bambina mentre allungava le braccia verso di lui, volendo stare ancora per qualche istante abbracciata al suo papà: “ Lei deve essere Kim Seokjin giusto? Io sono la maestra della classe di Maelyeog Min Rin piacere” si presentò con un inchino la ragazza, facendo notare all’uomo la treccia bassa che aveva fatto per raccogliere i suoi capelli: “Piacere” rispose in un sussurro lui, inchinandosi, tenendo salda la sua principessa, ancora tra le sue braccia.

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Capitolo 3
*** Glicine ***


Glicine: affetto tenero e profondo

 




Maelyeog teneva le braccia strette al collo del padre che, con uno strano movimento delle mani, fece intuire alla bambina che qualcosa non andava: “ Vuoi iniziare ad entrare Maelyeog?” domandò d’un tratto la maestra che, con un dolce sorriso, inarcò le labbra facendole stringere leggermente gli occhi scuri: “Si mamma!” esclamò lasciando un dolce bacio sulla guancia del padre che si sciolse non appena notò la dolcezza della sua piccola: “Papà ci vediamo sta sera, stai tranquillo che lei è buona non mi farà nulla” sussurrò all’orecchio di Seokijin per poi scivolare dalle sue braccia mentre si abbassava e la lasciava correre verso la sua amica che l’aspettava saltellante all’entrata: “Ha bisogno di parlare con me signor Kim?” domandò la donna, seguendo anche lei con lo sguardo, Maelyeog entrare nell’edifico: “In effetti si, avrei alcune domande” ammise lui riportando velocemente lo sguardo sul volto di lei notando i suoi tratti dolci e delicati: “ Mi dica” aggiunse solamente la maestra, spostandosi leggermente di lato in modo da dare spazio alle madri di accompagnare i figli all’entrata.

Seokjin deglutì pensieroso su come affrontare al meglio quella situazione, la madre della sua bambina era davanti ai suoi occhi: alta, dai capelli scuri e ondulati proprio come quelli ancora ribelli di Maelyeog, naso piccolo e tondo e due occhi scuri: “ Ma Maelyeog non ha gli occhi scuri” pensò Jin mentre assottigliava lo sguardo facendo sentire a disagio la povera ragazza poco più giovane di lui: “Signor Kim qualcosa non va?” domandò schiarendosi la gola lei,  per poi fare un passo in dietro sfiorando l’erba del prato che si trovava a pochi passi da loro: “S-si mi scusi” balbettò Jin, imbarazzato trovandosi perso nei suoi pensieri senza nemmeno accorgersene: “ Lei conosce la storia di Maelyeog giusto?” domandò tornando in se qualche istante dopo, smettendo di sbattere le palpebre pregando che la punta delle sue orecchie non fosse fin troppo rossa: “Certo, la nostra preside ha raccontato a tutte le maestre cosa è capitato a sua figlia” affermò, sfregando le mani leggermente bagnate sul grembiule che portava in vita cercando di calmare l’ansia che la stava torturando: “Ieri mi ha fatto un disegno nel quale c’era una figura femminile accanto a me e lei l’ha identificata come sua madre” spiegò velocemente l’uomo osservando, di tanto in tanto, l’orologio da polso sperando di non arrivare tardi alla sua riunione.

La donna osservava incuriosita e con gli occhi leggermente sbarrati il racconto dell’uomo e cercava di intuire cosa stesse per chiederle, evitando di distrarsi a causa di quella bellezza che sembrava mozzarle il fiato: “ Quando le ho chiesto dove l’avesse vista, mi ha detto che era qui e ho deciso di accompagnarla per vedere la donna che lei chiama mamma, scoprendo che è lei” concluse, deglutendo a vuoto, sentendo di essere rimasto senza saliva a causa dell’agitazione che stava provando: una piccola goccia di sudore scese lungo la tempia del castano e in cuor suo sperava di ricevere una risposta negativa da parte della ragazza che aveva davanti: “Come scusi?  Io la madre di Maelyeog?” commentò perplessa Rin cercando di riprendersi da quella affermazione del tutto errata.

Jin sgranò gli occhi leggermente sollevato da quella risposta, mentre la ragazza non riuscì a trattenere una risata che, stranamente, fece comparire un sorriso tirato sulla bocca carnosa del ragazzo: “ Io non sono la mamma di nessuno” ammise calmando la sua risata, trattenendosi la pancia, tornando ad aprire quei lunghi occhi da cerbiatto: “Maelyeog mi chiama mamma solo perché ieri abbiamo giocato alla famiglia in classe e a quanto pare ero sposata con il piccolo Dongsun e Maelyeog era la nostra bambina” spiegò ancora con il sorriso stampato sulle labbra, notando lo sguardo perplesso dell’uomo che cercava di metabolizzare il fatto grattandosi il retro della nuca per la figuraccia imbarazzante che aveva appena fatto: “Io…Mi scusi” affermò,  inchinandosi velocemente, appoggiando le mani sulle cosce leggermente tremolanti: “Non si preoccupi signor Kim è tutto apposto. Maelyeog si è molto affezionata a me, ma è come se fosse la mia sorellina malgrado lei mi continui a chiamare mamma” ammise, mentre toccava piano la spalla dell’uomo come per dargli il consenso di alzarsi e non preoccuparsi del disguido: “Mi dispiace averla disturbata, ma ero preoccupato che la madre di Maelyeog fosse tornata a riprendersela dopo tutto questo tempo” proseguì Seokjin, incredulo di aver esternato i suoi sentimenti a una totale estranea che aveva appena conosciuto: “Signor Kim la capisco, non si preoccupi; qualsiasi cosa accada verrà immediatamente contattato da me” sottolineò Rin frugando nella tasca anteriore del grembiule estraendo un foglietto colorato ed una penna iniziando a scriverci sopra velocemente: “ Prego, se ha bisogno mi chiami” concluse, porgendogli il foglietto facendo notare a Seokjin quel numero di telefono scritto con una bella calligrafia: “ Grazie” rispose lui, inchinandosi dopo che lo ebbe fatto lei, iniziando a sentire il telefono nella sua tasca vibrare, facendolo tornare alla realtà: “Ora devo andare, uno zio di Maelyeog verrà a prenderla a fine delle lezioni” spiegò abbassando leggermente il capo per salutarla: “Come sempre” sussurrò a se stessa Rin, rispondendo allo stesso gesto annettendo un dolce sorriso, per poi entrare nell’edificio e chiudersi le porte alle spalle, pensierosa.
 
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“Seokjin hyung?” una voce profonda non smetteva di chiamare il castano che, con lo sguardo perso nel vuoto, sbatteva la penna sulla sua scrivania creando un fastidioso ticchettio che stava portando ogni suo collega di lavoro allo sfinimento: “Kim Seokjin!” esclamò la voce di prima sbattendo le mani sulla scrivania facendo sobbalzare il diretto interessato che, con una faccia sbigottita, girò il volto verso la fonte di quello spavento, osservando stranito il volto di Taehyung: “Da quanto tempo sei qui?” chiese non ricordando di averlo visto arrivare: “ E’ da cinque minuti che ti chiamo” borbottò, incrociando le braccia al petto, battendo piano il piede sul pavimento grigio dell’ufficio:” Davvero? Scusami stavo pensando” sottolineò, massaggiandosi gli occhi con le dita, stringendoli per tornare alla realtà: “Di cosa hai bisogno?” domandò qualche istante dopo, cercando di nascondere la strana sensazione che provava: “ Devi firmarmi queste carte se vogliamo che il libro vada in produzione” ammise il più giovane, appoggiando sulla tastiera del suo computer una cartella dal giallo sbiadito: “Hyung” lo chiamò prima di andarsene vedendolo già alle prese con la lettura di quei pezzi di carta: “ E’ da quando sei arrivato questa mattina che ti vedo strano, è successo qualcosa?” chiese preoccupato Taehyung, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni, osservando come gli occhi scuri del suo amico si muovessero velocemente durante la lettura, scorrendo ogni riga come se fosse semplice comprenderne il contenuto: “ Va tutto bene Tae, non preoccuparti” rispose Jin alzando lo sguardo verso di lui sorridendogli, incitandolo a tornare al lavoro: “ Ti tengo d’occhio hyung” urlò mentre camminava verso il suo reparto, notando il sorriso divertito del suo amico.

Seokjin era sempre stato un ragazzo altruista e buono: cercava sempre il modo di aiutare le persone che più amava ogni volta che avevano un problema o avevano il disperato bisogno di parlare e liberarsi di ogni loro peso; ma chi aiutava lui? Il ragazzo non era mai stato capace di rivelare i suoi problemi del tutto, nascondendo sempre quello di cui lui aveva bisogno, tant’è che Namjoon, per riuscire a comprenderlo almeno un minino in più degli altri, dovette osservare i suoi comportamenti, così da poterlo aiutare il più possibile. Ma da quando Maelyeog è entrata nella sua vita, Seokjin sembrava aver trovato un piccolo pezzo di quel qualcosa che mancava. È sempre alla disperata ricerca di se stesso e di una vita che riesca a renderlo davvero felice: fino a poco prima che la sua bambina gli cambiò la vita, tutto ciò che Jin faceva era seguire quello che il padre gli obbligava a fare essendo lui l’unico figlio che aveva provato un certo interesse nel seguire le sue orme: “ Sarai l’erede della nostra azienda” gli ripeteva quasi ogni giorno addossandogli un grande peso sulle spalle, quello di non deluderlo.
 
Il castano si ridestò dai suoi interminabili pensieri non appena una pallina di carta gli colpì la testa, facendogliela alzare di scatto quasi infastidito da quel gesto: un disegno di lui dalle spalle larghe e squadrate con un grosso sorriso apparve non appena spiegò il foglio stropicciato e immediatamente capì da chi derivasse il messaggio: “ Jimin-ah, Taehyung-ah almeno potevate farmi dei capelli decenti” ammise spostando la testa di lato, osservando i due colpevoli in fondo al corridoio nascosti dietro la macchinetta del caffè. Due cuori con le dita comparvero sulle loro mani prima che la pallina volò nuovamente verso di loro facendoli scappare sorridenti proprio come lo era, di nuovo, Jin.

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“Bambini, venite tutti qui per favore” li chiamò a raccolta la giovane ragazza che qualche ora prima, quella stessa giornata, aveva chiarito alcuni dubbi del povero Seokjin: Maelyeog alzò in fretta la testa, sorridendo raggiante, sentendo la sua maestra preferita chiamarli tutti a raccolta, tanto che corse verso di lei sedendosi in prima fila muovendo i piedini a destra e sinistra facendo scontrare le loro punte: “ Ascoltatemi bene tutti, domani abbiamo un grande evento: è la giornata dei genitori” esclamò la ragazza vedendo tutti i bambini esultare felici sentendosi anche lei allegra ma, non appena posò lo sguardo su quello leggermente afflitto della piccola  Maelyeog il suo cuore si strinse e le allungò una mano in modo tale da rassicurarla: “I vostri genitori potranno stare con voi tutto il pomeriggio quindi abbiamo pensato di organizzargli una sorpresa” proseguì, mentre la piccola Kim le stringeva la mano vedendola sorridere alle sue amichette che, di corsa, si avvicinarono a lei dandole degli abbracci: “ Io e le altre maestre abbiamo pensato a una facile danza da imparare oggi e dobbiamo creare un invito che potrete portargli questa sera. Ci state?” domandò alla fine Rin alzandosi in piedi, battendo le mani insieme a quei piccoli pargoletti che saltellavano felici, questa volta anche Maelyeog: “ Al lavoro allora” concluse, facendo accomodare i bambini sulle piccole sedie in legno colorate di colori diversi per poi, con l’aiuto delle sue colleghe, dare a ognuno di loro tanti fogli colorati e mille pastelli e pennarelli con cui disegnarci sopra.

Maelyeog, come tutti i suoi amici, aveva lasciato il retro del foglio bianco, così da dare la possibilità alle loro insegnanti di scrivere il messaggio che volevano comunicare ai loro genitori: “ Maelyeog-ie” la chiamò con fare tenero la bambina dagli scuri capelli accanto a lei: “ Questa volta riusciremo a vedere la tua mamma?” ammise sincera, quella sincerità con cui i bambini riescono a rendere facili situazioni che, per i grandi, risultano difficili da spiegare. Maelyeog si strinse nelle spalle abbassando di nuovo lo sguardo sul suo disegno finendo di colorare i capelli marroni del suo papà che, su quel foglio rosa, sembravano troppo scuri per essere i suoi: “ Non lo so” rispose in un sussurro la bambina, sapendo che una mamma non l’aveva mai avuta: “ Mael, ma come mai la tua mamma non viene mai a prenderti?” le domandò Dongsun allungandosi più che poteva verso quel pennarello rosso che era così distante da lui: Maelyeog alzò lo sguardo verso il bambino che, teneramente, le sorrise, mostrandole la finestrella che si era creata sui denti davanti: “ Perché abita molto lontano da qua, così mi ha detto il mio papà” ammise, ricordandosi la risposta che Jin le aveva dato l’anno prima mentre erano al parco a giocare.

Jisoo si sporse verso di lei, notando tanti ragazzi accanto a quel grande uomo, illuminato da una strana aura che doveva essere il suo papà: “ Wow Maelyeog-ie ma quanti fratelli hai?” chiese curiosa mentre disegnava un cuoricino blu sopra la testa di quello che sembrava essere Yoongi, ricordando quel sorriso particolare da quando era venuto all’ultimo incontro con i genitori: “ Non sono i miei fratelli, sono i miei zii e voglio tanto bene a tutti loro.
Aiutano sempre tanto me e il mio papà anche se sono stanchi! Loro sono i miei supereroi anche se il mio preferito è lui” ammise indicando la figura di Jin che teneva sulle spalle proprio se stessa. I suoi due amici sorrisero, applaudendo, mentre Maelyeog alzava la testa fiera del suo disegno e del suo discorso: “Quindi domani incontreremo il tuo papà?” la piccola Kim scosse il capo in segno affermativo, pensando già di obbligarlo a venire, barattando con lui qualche pezzo della sua cena: “Ora passiamo a scrivere il vostro messaggio d’invito, preparate il colore che desiderate” ammise Rin, accarezzando la testa del bambino che si trovava davanti a lei, ricevendo un coro affermativo da parte di ogni piccolo.
 
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Il sole stava tramontando, lasciando che il cielo iniziasse a colorarsi di un dolce arancione che, alla piccola Maelyeog, ricordava tanto l’arancia che teneva in mano. La bambina era sulla soglia della porta d’uscita mentre attendeva che Hoseok arrivasse a prenderla per portarla a casa. Sapeva che, ogni volta che toccava a lui, la puntualità diventava un optional, perciò si arrendeva ad aspettare paziente, muovendosi avanti e indietro, spostando il peso sulle punte e poi sui talloni dei suoi piedini,ormai già stanchi di tenere su quelle scarpe: “Maelyeog oggi è il turno dello zio sole?” così lo aveva descritto a Rin che, con un dolce sorriso, si inginocchiò alla sua altezza fissando con lei il giardino ormai vuoto: “Si, ormai sappiamo che non è mai puntuale” affermò la bambina alzando le spalle, porgendo alla maestra il frutto chiedendole di sbucciarlo.

“Mamma ma secondo te, il mio papà domani riuscirà a venire?” chiese teneramente rompendo quel normale silenzio che si era creato tra loro: “ Certo che verrà, come oggi è venuto ad accompagnarti” ammise la maestra, porgendo degli spicchi di arancia alla bambina, ora seduta sul primo gradino delle poche scale che vi si trovavano davanti a loro: Maelyeog le sorrise, mangiando quella succosa arancia con gusto per poi sbuffare leggermente preoccupata che il suo desiderio non si potesse avverare: “Perché la mia mamma non abita con noi? Sono sicura che lei sarebbe sempre venuta a vedermi ballare” sentenziò triste, abbassando lo sguardo sulla punta delle sue scarpe ora leggermente sporche di terra.

Rin spalancò gli occhi, alzandosi, per poi avvicinarsi alla piccola che girava tra le mani l’ultimo spicchio d’arancia che le era rimasto: “Maelyeog-ie sono sicura che la tua mamma tornerà presto da te e io non vedrò l’ora di conoscerla. Lei ti vuole tanto bene e di certo le manchi tanto” cercò di rincuorarla la maggiore, avvicinandola a lei, lasciando che la potesse abbracciare e nascondere il suo volto nel grembiule ormai sporco di tempera: “MAELYEOG!” urlò una voce maschile d’un tratto, facendo sussultare la bambina che alzò lo sguardo, cercando la fonte di quel richiamo: “ Zio Hobi!” esclamò alzandosi in piedi di scatto, mentre vide la figura del ragazzo correre, ormai senza fiato, verso di lei con le braccia aperte: lo spicchio d’arancia cadde rovinosamente a terra mentre, Rin osservava la piccola Kim saltare in braccio a quel ragazzo dal sorriso contagioso: “ Scusi per il ritardo” si scusò immediatamente, inchinandosi alla maestra: “Non si preoccupi, ormai io e Maelyeog siamo abituate” spiegò, alzando le spalle, mandando uno sguardo complice alla bambina che rise assieme a lei, notando il finto sguardo offeso del ragazzo: “Mi raccomando Maelyeog, fai vedere al tuo papà l’invito per domani” concluse, salutando entrambi e inchinandosi, vedendo la bambina ancora muovere la mano verso di lei per poi sparire dietro l’angolo della strada.

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Al suo arrivo a casa, Seokjin non ricevette la calorosa accoglienza che tutte le sere attendeva con ansia: Hobi era sul divano mentre guardava disinteressato qualcosa alla televisione, intanto la sua principessa era chiusa nella sua camera, preoccupata e in ansia per quello che avrebbe dovuto chiedere di lì a poco al suo papà. Jin aveva appena finito di parlare con Jungkook al telefono spiegandogli, a grandi linee, quello che lo aveva spinto ad accompagnare con lui Maelyeog all’asilo: “ Hyung penso sia un bene che quella maestra ti abbia dato il suo numero. Ho una buona sensazione e credo che lei ti possa aiutare a trovare la mamma di Maelyeog” gli aveva detto il maknae prima di salutarlo, frase, che non riusciva a togliersi dalla testa: “Sono tornato a casa e non ricevo nemmeno un saluto?” borbottò appendendo il giubbotto all’attaccapanni per poi sentire un grosso urlo di saluto da parte di Hoseok e di Maelyeog: “Che succede Hobi? Le è successo qualcosa a scuola?” domandò sottovoce Seokjin, strisciando le ciabatte fino a raggiungere l’amico: “No, la sua maestra non mi ha detto nulla, ma credo debba darti qualcosa…Hyung, credo sia quel momento dell’anno” concluse il minore, sfregandosi una mano dietro il collo imbarazzato: “ Mi ha chiesto di sua mamma, hyung” sussurrò poi, toccando l’ampia spalla del maggiore che sembrò paralizzarsi: “Ci penso io” ammise deglutendo a fatica, ringraziando Hoseok con uno sguardo sincero per poi incamminarsi verso la stanza della sua bambina.

“Ehi principessa, da quando non ricevo un tuo abbraccio dal ritorno dal lavoro?” esordì il padre, sbucando dentro la sua stanza, vedendola giocare con le sue bambole: “ Scusa papà” balbettò, prima di correre da lui e abbracciarlo forte, facendogli sentire quando il suo piccolo cuoricino battesse in fretta: “Che succede principessa? È successo qualcosa all’asilo?” domandò preoccupato Jin, odiando vederla così giù di morale. La bambina scosse il capo, per poi sorridergli, facendogli notare come uno dei suoi dentini stesse traballando: “ Devo darti una cosa, ma mi devi promettere che ci penserai” ammise, allungando il mignolo verso di lui che venne immediatamente stretto; Maelyeog sorrise, correndo verso il suo zaino ripescando il biglietto che aveva creato, per poi porgerlo al genitore, il quale aveva benissimo capito che giorno sarebbe stato quello successivo.

Seokjin non poté far altro che sorridere davanti quell’accurato disegno che ritraeva tutti loro felici e insieme che cantavano a squarcia gola in un prato fiorito: lui era al centro, distinto da tutti perché aveva Maelyeog sulle spalle e un’aura giallastra si trovava tutt’attorno a lui: “Hai usato il cartoncino rosa perché è il mio colore preferito?” domandò lui, vedendo la piccola annuire vigorosamente: “ Dai giralo!” esclamò facendogli notare la scrittura pulita della sua maestra

 
Papà vorrei tanto averti accanto a me durante la giornata dei genitori. Sei il mio super-papà ma non sei mai venuto a vedermi ballare o a recitare e non è giusto! Ti prego vieni, ti voglio tanto bene e sei il miglior papà di sempre.
P.s: puoi chiamare anche la mamma?”

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Capitolo 4
*** Lillà ***


Lillà: significa palpiti d'amore








Gli occhi scuri del ragazzo si spalancarono dalla sorpresa non appena finì di leggere il piccolo pezzo di carta che iniziò a tremare leggermente a causa del movimento veloce delle sue mani, causato da tutta quella agitazione che non credeva di poter avere in un momento simile: “Maelyeog-ie…”  la chiamò in un sussurro, alzando lo sguardo sul volto allegro e speranzoso della sua bambina: “Sai anche tu che la mamma non può venire” proseguì l’uomo, mentre vedeva il viso della bambina spegnersi in un alone di tristezza: “ Non possiamo almeno provare a chiamarla?” chiese lei, con la voce leggermente tremolante. Seokjin sentiva il suo cuore stringersi sempre di più, non voleva rendere triste la sua piccola, se l’avesse vista piangere ancora per quell’ argomento fin troppo delicato, non se lo sarebbe perdonato così facilmente come le altre volte in cui, per depistare ogni suo sospetto riguardo alle mancate chiamate della sua mamma, gli aveva raccontato che il fuso orario con il paese in cui si trovava era troppo diverso rispetto al loro e non riuscivano mai a trovare un giusto compromesso: “Si potrebbe fare un tentativo, ma non penso possa funzionare” ammise Jin, prendendo una mano della bambina che, con il volto basso, annuì rassegnata a quella triste situazione: “ Ma ti prometto che domani verrò a vederti” affermò allungando il mignolo verso di lei, sperando che lo stringesse con il suo, sugellando quella promessa che il genitore si era imposto di mantenere.

Maelyeog alzò lo sguardo triste, osservando il dito teso del padre che le riserbò un tenero sorriso, anche il suo macchiato di una tristezza occultata: la bambina sorrise leggermente e strinse il suo miglio a quello di Seokjin per poi congiungere i pollici confermando definitivamente quella promessa che, per lei, valeva più di mille altre: “Sarò puntuale, al costo di dovermi far rimpiazzare al lavoro da Taehyung” ammise lui, baciando la guancia della bambina, senza allontanare le mani ancora strette tra loro: “ Se non mantieni la promessa sarò costretta a chiamare l’elfo delle promesse e farti portare via il mignolo” ammise, trovando un po’ di quella felicità che prima aveva perso: “ Mannaggia a me che vi ho fatto presentare” borbottò Jin, facendo scappare una risatina a Maelyeog che si liberò da quella stretta e si gettò tra le braccia del suo papà: “ mi manca la mamma” confessò nascondendo il volto nella sua camicia bianca, sentendo le braccia del castano stringerla più del solito, dandole quella sicurezza che stava cercando: “ Tornerà presto vedrai” le sussurrò anche se, in cuor suo, sapeva che non sarebbe mai tornata a cercarla.

“ Voglio essere compreso anche io nell’abbraccio” sdrammatizzò Hobi che, per tutto quel tempo, era rimasto dietro la porta lasciata leggermente aperta, osservando da quello spiraglio, ciò che stava succedendo nella stanza, rattristandosi anche lui per la situazione della piccola Maelyeog. Hoseok era sempre stato contrario al nascondere la verità alla bambina, se fosse stato per lui glielo avrebbe già detto ma, di comune accordo con anche gli altri ragazzi, avevano deciso di spiegarle la situazione al compimento del suo sesto anno di età ritenendola definitivamente più consapevole di comprendere appieno l’argomento delicato: “ Siii” cinguettò lei, alzando lo sguardo verso la voce sempre più vicina a loro del ragazzo, che si era già inginocchiato, cingendo le braccia attorno ad entrambi.
Maelyeog aveva insistito così tanto per far rimanere Hoseok a dormire a casa loro che il ragazzo non se la sentì di dire di no. Jin non poté nemmeno opporsi al volere di sua figlia, dato che era già sdraiata sotto le coperte con il suo fidato pigiama, abbracciata ad Hobi che ne aveva rubato un vecchio del maggiore prestatogli più che volentieri: “ Vedete di dormire voi due e non state a giocare fino a tardi” li ammonì il castano con un grande sorriso sulle labbra, vedendo i due ridere, ricordando tutte quelle sere in cui creavano dei fortini con le coperte e i cuscini e finivano per addormentarsi sopra l’ammasso morbido usato come protezione al pavimento freddo della camera: “ Non ti preoccupare papà: vedi, sono già sotto le coperte pronta per dormire; domani ho un grande evento da fare” ammise Maelyeog alzando il pollice in modo da fargli capire che poteva rimanere sereno: “ Sogni d’oro principessa” soffiò sulla sua fronte prima di lasciarle un dolce bacio sulla stessa: “ E a me nessun bacio della buona notte hyung?” domandò fintamente offeso il ragazzo che, grazie al letto spazioso della bambina, riusciva perfettamente ad essere comodo: “ Oh piccolo Hobi, anche tu vuoi un bacino dal tuo papà?” domandò scherzosamente il maggiore, avvicinandosi al volto del moro che immediatamente si allontanò ponendo le mani davanti la faccia sentendo la risata cristallina della bambina che si teneva la pancia dal ridere: “ Buona notte Hoseok” sorrise Seokjin scompigliandogli i capelli, per poi sentire un suo sbuffo divertito e una fugace risposta mentre usciva dalla stanza, spegnendo la luce, lasciano che la piccola lucina da notte facesse il suo dovere.
 

Esausto da quella giornata a dir poco turbolenta, Jin si trascinò su per le scale, mentre, stranamente, Nuvola non sembrava essere dello stesso parere: “ Ehi gatto, che fai davanti la porta della stanza di Maelyeog? Andiamo a dormire forza” sussurrò stentoreo, notandolo solo muovere la testa nella sua direzione, per poi rigirarla verso la porta chiusa disinteressato a quello che il padrone stava dicendo. Seokjin sbuffò, conoscendo bene quanto potesse essere testardo: “Vedi di non fare troppo baccano e lasciali dormire” ammise, puntando l’indice verso di lui, allargando gli occhi con fare minaccioso; un leggero miagolio fu l’unica risposta che ricevette per poi vederlo appallottolarsi davanti all’entrata chiusa della stanza, appoggiando la testa sulle sue zampe morbide e chiudere gli occhi.
Quel giorno sembrava che il cielo avesse qualcosa da comunicare: grosse nuvole grigiastre aleggiavano nell’aria e sembravano, minuto dopo minuto, sempre più cariche di pioggia. Un sole pallido cercava in tutti i modi di comparire nel cielo allontanando quei batuffoli di cotone grigi, ma non sembrava riuscirci anche se alcuni suoi tiepidi raggi riuscivano a bucare alcune nuvole che gli passavano davanti, ma tutto questo non riuscì per nulla a devastare l’allegria che, in casa Kim, si poteva percepire solo grazie all’entusiasmo di Maelyeog. Si era svegliata prima di tutti e, stranamente, durante la notte non aveva avuto incubi: aveva scavalcato Hobi che la teneva stretta tra le sue braccia, per poi corre in bagno e iniziare a prepararsi, cercando di non fare troppo rumore. Rimase sorpresa quando si trovò davanti Nuvola appena prima di sgattaiolare via dalla sua stanza, tant’è che dopo averlo visto stiracchiarsi, lo accarezzò un po’ vedendolo poi muoversi in modo felpato dietro di lei come se fosse diventato la sua stessa ombra: “ Ora ti do da mangiare, basta che non miagoli troppo forte” spiegò la bambina mentre si metteva sulla punta dei piedi e allungava la mano verso lo sciacquone.
In punta di piedi la bambina si diresse in cucina per poi versare nella ciotola del suo amico a quattro zampe, un po’ di croccantini dosati con un piccolo contenitore rotondo: “ Ora tocca a me fare colazione” ammise ponendo le mani sui fianchi decisa a preparare qualcosa anche per il suo papà e suo zio ancora addormentati. Furbescamente e con tutta la sua buona volontà, Maelyeog spinse la sedia verso il mobile della cucina in modo da arrivare all’alta mensola in cui si trovava del pane dolce e varie creme da poterci spalmare sopra: “ Allo zio Hobi piace la cioccolata, a papà metto la marmellata e io.. i… cereali” borbottò prendendo un ingrediente alla volta, appoggiandolo sul piano in legno che si trovava sotto di lei, facendo più fatica a prendere i suoi cereali, rimasti in fondo alla mensola.

Con un piccolo balzo attento, scese dalla sedia, riportandola al suo posto cercando di farle fare il meno rumore possibile, malgrado la stesse facendo strisciare sul pavimento: “ Nuvola, dici che potrò usare il coltello?” domandò, mordendosi il labbro mentre si guardava in giro per la stanza circospetta.
Il gatto miagolò girando le orecchie in direzione del suono che aveva percepito provenire dal piano di sopra: “ Papà sta arrivnado!” esclamò la piccola, dimenticando i suoi pensieri, iniziando a saltellare sul posto agitata. In fretta prese un piattino che, fortunatamente, si trovava nello scompartimento più basso, e ci posò sopra una fetta di pane che era riuscita ad estrarre con un po’ di fatica dal sacchetto chiuso da un laccetto bianco: “Nuvola vai a bloccarlo!” sussurrò Maelyeog preoccupata che la sua sorpresa potesse non riuscire, cercando un affidabile alleato in quel suo amico peloso che, con uno sbadiglio, si incamminò verso le scale cercando, come poteva, di ostacolare l’uomo dalla suoneria insopportabile.

Con cautela, la bambina prese un piccolo coltello colorato, iniziando a scolpire il pane a forma di cuore e, malgrado non fosse perfetto, a lei andava bene così: la musica della sveglia si spense e in cuor suo la piccola sapeva bene che Jin sarebbe sceso a momenti così, con tutta la forza che aveva, svitò il baratto della marmellata iniziando a spalmarla velocemente sulla sua forma di pane sporcando un po’ il piatto e il tavolo ripromettendosi di pulire e sistemare poco dopo. Lasciando il suo utensile ancora sporco di marmellata sul tappo del barattolo, Maelyeog si mise in piedi davanti le scale con il piatto in mano e un grande sorriso sul volto: “ Buongiorno papà” cinguettò allegra, non appena vide la figura spettinata del padre sopra le scale: “ Principessa, buongiorno ma come mai sei già sveglia?” chiese lui scendendo ogni gradino, evitando di inciampare nel piccolo animale nero che gli passava tra le gambe: “ Volevo fare una sorpresa a te e a zio Hobi e poi non avevo più sonno” ammise, dondolandosi, porgendo finalmente il suo cuore a Seokjin che ne rimase più che sorpreso: “ Lo hai fatto tu principessa?” chiese inginocchiandosi alla sua altezza, prendendole il piatto e vedendola annuire: “Sei stata bravissima” disse Jin, fiero di lei ,dandole una bacio, sulla guancia notandola felice e leggermente rossa in viso: “ Andiamo a sistemare e parare qualcosa anche per la tua colazione e quella di Hobi: sta ancora dormendo?” domandò curioso tenendole stretta la mano: “ Sì, ma lo vado a svegliare io” esclamò  Maelyeog, correndo nella sua stanza, per poi gettarsi sul corpo di Hoseok facendo sentire a Seokjin una sua sorda lamentela.
Maelyeog era nervosa, nervosa come non lo era mai stata prima di quel momento: correva ovunque per la stanza dove, le sue maestre, avevano spostato ogni banchetto al lato dell’aula in modo che tutti i genitori potessero starci per guardare i loro bambini ballare quella tenera e facile danza che erano riusciti ad imparare così in fretta: “Maelyeog-ie quindi viene la tua mamma oggi?” domandò Jisoo, avvicinandosi a lei, saltellante e con un gran sorriso sul volto, anche lei entusiasta come l’amica. Maelyeog scosse il capo ma senza perdere il sorriso, sapendo che questa volta il suo papà sarebbe arrivato di lì a poco: “ Verrà il mio papà” rispose fiera, prendendo la mano della sua amica, incamminandosi verso la maestra Rin che li stava chiamando, preparandoli per l’arrivo degli ospiti.
 

“Jimin ho bisogno di un favore” asserì Seokjin, arrivando nell’ufficio dell’amico che era intendo a correggere uno dei tanti manoscritti approvati per la pubblicazione: “Dimmi tutto hyung” rispose il minore, senza alzare lo sguardo da quelle pagine fitte di parole: “Ho promesso a Maelyeog di andare a vedere la sua recita all’asilo, ma so che mio padre verrà a controllare il lavoro mentre io dovrò andare via. Ho bisogno che tu mi copra” spiegò sentendosi leggermente codardo nel non voler affrontare il severo genitore: “ Non preoccuparti hyung, ci penso io, chiederò anche a Tae di darmi una mano” ammise facendogli l’occhiolino, alzando finalmente lo sguardo dai fogli che ancora teneva in mano.

Un grosso sorriso di gratitudine apparve sul volto più sereno di Seokjin che, sentendo la tensione abbassarsi, era molto più contendo di poter vedere, per la prima volta, la sua bambina esibirsi davanti a lui:” Grazie mille Jimin-ie” lo ringraziò con una pacca fraterna sulla spalla: “Figurati hyung” sorrise il minore, mentre lo vedeva uscire a passo svelto dalla stanza: “ Dove pensi di andare?” chiese una voce austera e profonda, che fece spalancare gli occhi di entrambi i ragazzi che sembrarono essere stati paralizzati da quel suono: “Tu non muoverai un muscolo fino a quando io sono in questa sede” proseguì quel suono acre: “ Devi lavorare non pensare a quella trovatella insolente” concluse, palesando la sua figura in un uomo alto e leggermente brizzolato, con delle spalle larghe e dagli abiti rinomati: una giacca grigia copriva quella linda camicia che tanto ricordava a Seokjin l’attenzione con cui sua madre era costretta a compiere i lavori di casa: “Perché sei già qui?” domandò con un tono basso il ragazzo deglutendo a fatica, mantenendo il più possibile la calma: “ Ho finito la riunione prima e sono passato adesso a controllare, qualche problema con ciò signor Kim?” chiese avvicinando il volto severo a quello adirato del figlio: “ No” ammise secco lui passandogli di fianco colpendogli il braccio con la spalla: “Signor Park iniziamo con lei” asserì ignorando del tutto il comportamento di Jin che, a causa di quel contrattempo, si vide costretto a rimanere al lavoro più del previsto: “Merda!” imprecò sbattendo un pugno sulla sua scrivania.
 

Più il tempo passava e più genitori arrivavano, l’orario di inizio dello show era per le quattro di quel pomeriggio e mancava veramente poco prima che l’esibizione iniziasse: “ Mael vieni a cambiarti” la chiamò Dongsun vedendola immobile davanti l’entrata, con gli occhi vigili su ogni genitore che varcava la soglia: “ Solo un momento” rispose allungando la mano stringendo quella tesa dell’amico che, malgrado le parole della bambina, iniziò a tirarla verso di lui, portandola assieme agli altri bambini raggruppati davanti alle loro maestre. Rin si accorse dello strano comportamento della bambina e immediatamente girò lo sguardo tra i genitori non notando nessuno dei parenti della piccola, nemmeno suo padre che, dal racconto entusiasmante di lei, le aveva promesso che sarebbe arrivato: un labbro tremante e gli occhi già lucidi di Maelyeog, fecero immediatamente scattare la ragazza che la prese in braccio e la portò un attimo fuori cercando di calmarla come meglio poteva.
 

Ormai l’evento di Maelyeog era iniziato e Seokjin aveva già preparato la sua borsa per sfuggire non appena lo sguardo di quell’uomo austero si sarebbe allontanato da lui: era in ritardo ma non avrebbe mai mancato  una promessa fatta a sua figlia. Il momento propizio fu l’intervento di Taehyung che, vedendo il suo amico in difficoltà, chiamò il suo capo bloccandolo nel suo ufficio a parlare di qualche strano libro che non sapevano o meno se approvarne la stampa: fu proprio grazie a quell’intervento che, Seokjin, scattò verso l’ascensore, iniziando una corsa che sperava di portarlo il più in fretta possibile dalla sua principessa.

Il fiatone era ormai insopportabile e il sudore che colava lungo le tempie non gli dava tregua, ma finalmente era entrato nella classe di Maelyeog notando che ancora non era tutto finito: “ Mi scusi, i bambini hanno già ballato?” chiese ad una donna accanto alla porta, cercando di riprendere fiato regolarmente: “ No, non ancora hanno solamente fatto vedere i loro lavori” spiegò con un sorriso, facendo risollevare il morale al castano che, con un sospiro di sollievo, alzò il collo cercando tra tutti quei bambini la sua, notandola con il volto triste,  dietro un bambino dai capelli spettinati che sembrava proteggerla. Jin iniziò disperato a fare qualche segnale in modo che Maelyeog lo notasse, ma continuava imperterrita ad osservare il pavimento, facendo sospirare rassegnato il povero Jin che immediatamente abbassò le braccia cercando di farsi largo tra i genitori davanti a lui in modo da arrivare in prima fila. Ma tutti i suoi gesti non furono vani dato che Rin notò benissimo i suoi sforzi, sorridendo, cercando di calmare la sua risata ponendo la mano davanti alla bocca: “Che carino” pensò, avvicinandosi lentamente alla bambina per poi sussurrarle all’orecchio che qualcuno la stava cercando.

Immediatamente Maelyeog alzò lo sguardo sorpresa da quella sua affermazione, cercando nuovamente con gli occhi bene aperti il suo papà tra la folla di genitori che si trovava davanti a lei e lo trovò finalmente, inginocchiato in prima fila con ancora il viso rosso per la corsa e alcune perle di sudore scendere lente dalla fronte coperta da alcune ciocche di capelli. La bambina sorrise tanto che le guance le facevano male e, non appena i loro sguardi si incontrarono, Jin portò le mani sulla testa formando un grande cuore che venne ricambiato da uno più piccolo fatto con le dita paffute della bambina.

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Capitolo 5
*** Begonia ***


Begonia: significa pericolo







 


Il tenero balletto che i bambini avevano fatto fece scaldare il cuore di Jin che mai prima di quel momento, era riuscito a vedere come si divertisse la sua bambina: Maelyeog era in prima fila, seguiva il ritmo attentamente, mimando le parole della canzone con la bocca, ondeggiando il bacino al meglio che poteva, senza mai dimenticare i passi che sarebbero seguiti. Seokjin sorrideva e non riusciva a smettere di farlo, ogni problema che aveva avuto durante la giornata con l’arrivo di suo padre svanì mentre guardava il sorriso dolce di quella bambina che gli aveva davvero migliorato la vita.

Un fragoroso applauso riempì la piccola aula non appena la musica cessò, tutti i bambini sorridenti e un po’ sudati non smettevano di saltellare e festeggiare il grande successo di quella sorpresa, abbracciandosi tutti, improvvisamente, alla povera maestra Rin che, sbilanciata, per poco non cadeva a terra: “ Siete stati bravissimi bambini!” esclamò lei quasi con le lacrime, notando quanto bene loro le volessero: “ Mamma, anche il mio papà mi ha vista!” cinguettò felice Maelyeog alzando le testa verso di lei, incrociando i suoi occhi chiari con quelli scuri della ragazza: “ Corri da lui ora o si ingelosirà” ammise sorridente la donna, notando come la piccola fosse l’unica rimasta ancora abbracciata alla sua gamba. Maelyeog annuì spostandosi da lei girando lo sguardo verso Jin che, in piedi e con gli occhi lucidi, allargò le braccia verso la bambina vedendola correre verso di lui senza farselo ripetere due volte: con un balzo fu nel suo abbraccio che la fece volare in alto raggiungendo il viso del padre: “ Sei stata spettacolare, principessa” ammise lui, dandole un bacio sulla guancia, vedendola sorridere: “ Pensavo non avessi mantenuto la promessa” borbottò la piccola, ora con il viso nascosto nell’incavo del collo del genitore: “Non potevo perdermi lo spettacolo della mia bambina un'altra volta” ammise lu,i stringendola così forte che Maelyeog si vide costretta a chiedere una tregua per riuscire a respirare di nuovo.

Un grande e tenero sorriso incorniciò i volti dei due mentre Jin riappoggiava la piccola a terra e le teneva la mano: “ Papà” lo chiamò ad un tratto lei, mentre osservava come i suoi amici fossero felici e coccolati dalle loro mamme: “Alla fine hai provato a chiamare la mamma?” domandò curiosa e con un velo di tristezza negli occhi la piccola, prendendo alla sprovvista Seokjin che, con gli occhi sbarrati annuì semplicemente inginocchiandosi alla sua altezza:” E cosa ti ha detto?” proseguì la bambina giocando con le grandi dita della mano del padre: “ Che non sarebbe riuscita a venire essendo in Giappone” le mentì ancora una volta, vedendola abbassare il capo forse rassegata dal fatto che non sarebbe mai riuscita a vedere o a ricordare il volto della donna che l’aveva messa al mondo. Immediatamente Jin l’abbracciò accarezzandole la schiena in modo da rassicurarla: “Ma non devi preoccuparti principessa, sono sicuro che presto tornerà a casa” una seconda bugia uscì dalla bocca dell’uomo mentre il suo senso di colpa non faceva altro che aumentare facendogli chiudere gli occhi nella speranza che quel momento di tensione potesse sparire al più presto.

 Rin osservò la scena mentre la madre di una bambina la stava ringraziando per il suo duro lavoro, era distratta da quel loro momento così toccante che ogni parola di gratitudine sembrava scivolarle addosso e perfino la donna se ne accorse, congedandosi con un inchino e un saluto timido, ricambiato velocemente: la ragazza sapeva bene quanto a Maelyeog mancasse la presenza di una mamma accanto, lo vedeva nei suoi piccoli tristi occhi verdi quando notava i suoi amici andare a casa mano nella mano con le loro madri, lo vedeva quando fingeva di sorridere mentre parlava di quella donna che mai aveva visto e lo notava da quando aveva iniziato a chiamarla mamma. Una lacrima solitaria scivolò sulla guancia tonda della donna e quel gesto non scappò allo sguardo ora vigile di Seokjin che, sbalordito, sussurrò velocemente qualcosa nell’orecchio della figlia per poi allontanarsi da quel tenero abbraccio e sorridere alla povera Rin che, in qualche modo, si sentì con le spalle al muro e il cuore batterle così forte che chiunque lo avrebbe sentito.

“Mamma!” esclamò Maelyeog prendendole la mano, tirandola verso di lei in modo da farla inginocchiare: “ Il mio papà mi ha chiesto se sta sera vuoi venire a cenare con noi” sussurrò nel suo orecchio mentre lei guardava sbalordita il ragazzo che si limitava ad annuire mentre la piccola alzava i pollici nella sua direzione:” Ci sto!” esclamò Rin sorridente, per poi notare Maelyeog correre da Jin come un fulmine comunicando la bella notizia: “Ti aspettiamo fuori” mimò con le labbra lui, facendola arrossire ed inclinare il capo in segno affermativo. 
 
 
“Signore, la prego di calmarsi ora” ammise la voce della segretaria del capo della più nota casa editrice del paese Kim Seohyeon, padre di Kim Seokjin: “ Non mi dica cosa devo fare! Mio figlio, l’erede di questa casa editrice se ne frega di tutti i suoi doveri per badare a una promessa fatta a quella trovatella!” esclamò adirato, battendo forte la porta del suo ufficio, spaventando la povera donna che sussultò appena: “Se la  madre l’ha abbandonata ci sarà stato un motivo non crede anche lei?” ringhiò a pochi passi dalla segretaria che, con lo sguardo basso, annuì leggermente continuando ad osservare la punta delle sue scarpe lucide: “ Come posso fidarmi a lasciare il mio impero a lui, quando scappa come un coniglio?!” urlò sbattendo un pugno contro la scrivania, facendo chiudere gli occhi della ragazza ancora in piedi: “ S-signore si deve fidare di suo figlio, e-e sa anche lei che è il più bravo e competente editore” cercò di spiegare la donna, alzando leggermente lo sguardo verso la schiena ampia dell’uomo che guardava attraverso le tapparelle grigiastre che schermavano l’ampia finestra: “ Come sempre, non capisci un cazzo e ti impicci di affari non tuoi!” sibilò severo, voltandosi verso di lei con sguardo freddo: “Vattene via” aggiunse, gelido, indicando la porta d’uscita e ignorando lo sguardo colpevole della ragazza : “Vai via!” urlò di nuovo, non vedendola muoversi, sbattendo il palmo della mano nuovamente contro la lastra di legno scuro della sua scrivania. Immediatamente la segretaria scappò fuori chiudendo, con una strana delicatezza, la porta dell’ufficio di Seohyeon balbettando delle scuse che non sarebbero servite a nulla.

L’uomo sbuffò accasciandosi sulla sedia girevole, passando le callose dita irregolari tra i capelli bianchi, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi da quella rabbia che gli stava facendo prudere le mani. Suo figlio, colui che doveva prendere il suo posto, se ne fregava dei suoi consigli e dei suoi doveri badando solo a quella bambina che mai aveva accettato nella sua famiglia: era entrata nella porta di casa sua rompendo il clima del suo nucleo familiare sempre protetto da lui stesso. Seohyeon non avrebbe mai pensato che suo figlio, conosciuto come quello razionale e dalle decisioni appurate, avrebbe preso una decisione così importante senza pensarci: “ Idiota” sibilò l’uomo pensando alla chiamata che Seokjin fece ai suoi genitori lo stesso giorno in cui aveva trovato e deciso di tenere con lui Maelyeog:

Non mi importa cosa pensiate, io crescerò questa bambina come se fosse mia figlia, con o senza il vostro aiuto”

Quelle parole continuavano a ronzare nella testa dell’uomo senza lasciargli via di scampo, ormai si stava tormentando il ponte del naso da così tanto tempo che il suo mal di testa era aumentato al posto di diminuire: “ Mio figlio è cambiato per colpa tua” ammise a voce alta per poi lanciare per terra quel porta penne blu, creato da Jin quando aveva l’età di Maelyeog.

“S-signore ha una visita è la signora Kim, la lascio entrare?” l’interfono dalla voce robotica della segretaria, risvegliò il signor Kim che, con un sbuffo, riaprì gli occhi per poi schiacciare troppo forte il pulsante di risposta: “Si” ammise secco malgrado non avesse voglia di vedere la faccia di sua moglie. Passano pochi istanti e la luce che proveniva dalle finestre del corridoio penetrò in quel buio ufficio dando fastidio agli occhi non abituati dell’uomo:

“Entra in fretta e chiudi quella porta” ammise con la mano davanti la faccia girandosi dalla parte opposta a lei:” Qualcuno è di cattivo umore mi sembra” ammise lei con un tenero sorriso, abituata a quella testa calda che era seduta davanti a lei:” Che vuoi?” domandò freddo per poi vederla ormai accanto a se con una mano sulla sua spalla:” Sono solo venuta a vedere come stava mio marito” rispose la donna, massaggiando piano quella spalla larga: “ Ti ha chiamato la segretaria Min vero?” domandò lui specchiandosi negli occhi dolci dell’unica persona che riusciva a calmarlo: “ Può essere” scherzò la signora lasciando un dolce bacio sulla fronte corrucciata di lui.
 
 
L’aula delle coccinelle era finalmente vuota, ogni tavolino era al suo posto e ogni seggiolina di legno era posta sopra di esso così che il pavimento, appena lavato, potesse asciugare più facilmente. La tiepida luce del sole riscaldava il posto ormai desolato, rimanendo l’unica coinquilina dopo che Rin chiuse la porta dietro di lei per poi appendere il suo grembiule al gancio rosso che vi era incollato sopra: con una mano cercò di stirare alcune pieghe fastidiose gesto che forse fece per perdere un po’ di tempo prima di raggiungere le due persone che giocavano fuori dal cancello d’entrata. Era da tanto che non accettava un invito ad uscire, il suo obiettivo non era di certo cercarsi un ragazzo, anche se averne uno accanto sarebbe sicuramente stato di un grande aiuto psicologico in quell’ultimo periodo difficile della sua vita: dopo la morte del padre, Rin era rimasta sola in quella grande casa che lui stesso aveva costruito e che nessuno le avrebbe portato via. Le sue amiche le erano sempre state accanto e tutt’ora lo erano, ma lei sentiva che qualcosa mancava e questo lavoro come maestra d’asilo riusciva a renderla se stessa e più felice;  un lento movimento di passi la ridestò da quei mille pensieri che fluivano nella sua mente ogni volta che si preparava per tornare a casa finita la giornata di lavoro: la borsa era ormai sulla sua spalla e i capelli ondulati erano finalmente sciolti: “Mi scusi, ha bisogno di qualcosa?” domandò Rin alla donna che, con il viso basso, strisciava i piedi sul tappetino marrone.

La signora non disse nulla, si limitò ad annuire e stringere le mani sulla tracolla di quelle borsa nera decisamente troppo vecchia per essere di una ragazza così giovane: “ Mi dica, suo figlio o sua figlia hanno dimenticato qualcosa?” domandò di nuovo Rin preoccupata notando, in lontananza, lo sguardo dubbioso di Jin che teneva stretta la mano di sua figlia: “Sono io che ho dimenticato qualcosa” finalmente parlò seppur piano, alzando finalmente gli occhi ad osservare quelli della maestra che non poté far altro che trasalire.
 
 
“ Papà ma non si gioca così!” affermò la bambina, sbattendo i piedi sull’asfalto in modo da mostrare la sua rabbia: “ Allora spiegamelo principessa! Io sono sempre stato convinto che si giocasse in questo modo” si lamentò Jin, inginocchiandosi davanti a Mael, per poi poggiare le mani sulla sua vita: “ Cosa avrò in cambio?” domandò lei alzando appena la testa, assottigliando gli occhi e guardando di sbieco suo padre che, con un ghigno, si alzò di nuovo, spolverandosi i pantaloni sulle ginocchia: “ Avrai metà della mia carne sta sera” ammise con il cuore in mano e la bambina sapeva bene quanto fosse difficile per lui condividere il suo cibo, anche se con lei lo faceva continuamente: “ Ci sto!” ammise lei schiacciando la sua mano aperta contro quella del padre, iniziando lentamente, ad insegnargli un gioco che aveva imparato quel giorno all’asilo.

Con la coda dell’occhio Seokjin osservò la figura della giovane maestra attraverso le finestre della scuola, armeggiare nel corridoio alla ricerca di tutte le sue cose: un tenero sorriso tirò le sue labbra, notando quanto fosse leggermente impacciata nel ricordare con esattezza dove avesse posizionato tutto: “Papà? Mi stai ascoltando?” chiese la piccola con le braccia conserte, le guance gonfie e la punta del piede che picchiettava sull’asfalto:” Eh? Si si certo, batto la mano destra, poi la sinistra…giusto?” cercò di rimediare al suo estraniamento Jin, sorridendo imbarazzato, alzando solamente un angolo della bocca: “Stavi guardando mamma vero?” ammise lei, alzando un sopracciglio con un piccolo ghigno sul volto: “NO!” esclamò preso alla sprovvista lui, facendole notare immediatamente la punta delle orecchie già bordeaux: “ Le tue orecchie dicono il contrario” ammise facendogli la linguaccia per poi iniziare a correre nel giardino della scuola evitando di farsi prendere da suo padre.

“Maelyeog attenta alla signora!” affermò Seokjin, prima che la bambina si schiantasse contro una giovane donna che, con il volto basso, camminava dentro il cancello scolastico: “ Mi scusi, le ha fatto qualcosa?” domandò il giovane correndo dalla bambina, appoggiandole le grandi mani sulle spalle avvicinandola a lui: “ N-no” balbettò lei mentre le mani strette alla tracolla della borsa le tremavano appena: “ Ci scusi comunque” affermò facendo inchinare Maelyeog con lui notando, dietro i capelli lisci che le coprivano il volto, degli occhi chiari.

Senza rispondere loro, la donna camminò spedita verso l’entrata dell’edificio iniziando a pulirsi le scarpe sul tappetino d’entrata. Jin prese la mano della bambina e la strinse stretta sentendo che, di li a poco sarebbe successo qualcosa: “Papà, quella signora mi fa paura” ammise Maelyeog girando il volto verso di lui che, senza farselo ripetere due volte, la prese in braccio iniziando ad accarezzarle la testa in modo da rassicurarla: “ Stai tranquilla principessa non ti farà nulla di male, è una persona come le altre solo che le piace tenere i capelli sciolti” scherzò lui vedendo la figlia guardarlo seria per poi scoppiare a ridere insieme a lui, sentendosi decisamente meglio.
 

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Capitolo 6
*** Calendula ***



Calendula: significa dolore








Rin deglutì a fatica, osservava spaesata la donna davanti a lei che, con uno sguardo serio e triste, cercava le parole adatte per spiegare cosa stesse cercando di quell’asilo ormai vuoto: “ C-cosa ha dimenticato?” chiese dubbiosa e con la voce tremante la maestra, senza muovere un passo verso la donna che fece un grande sospiro abbassando nuovamente il volto così che alcune ciocche di capelli le caddero davanti il volto minuto e cupo: “ Ho dimenticato mia figlia” sussurrò la donna, lasciando che i suoi occhi verdi si inumidissero più del previsto. Rin spalancò gli occhi: le paure e i dubbi che le erano sorti non appena la vide entrare nell’edificio, sembravano essere diventati realtà, dandole uno schiaffo in pieno volto, lasciandola pietrificata senza sapere che cosa dire o che cora fare nei confronti di quella donna tremante e ormai in lacrime: “C-chi è sua figlia?” domandò nuovamente Rin, stringendo una mano sul suo polso cercando quel coraggio che forse non era sicura di avere: “Kim Maelyeog” ammise la donna passando il dorso della mano sulle guance, asciugando le lacrime silenziose che non smettevano di solcarle il volto. La ragazza osservò Jin e Maelyeog fuori in cortile che cercavano di capire cosa stesse accadendo e il cuore non smetteva di batterle nel petto velocemente, spaventata: “ Io non posso aiutarla, ma so chi potrebbe farlo” affermò pensando che quella fosse la cosa giusta da fare, non poteva lasciare che solo lei conoscesse la verità facendo perdere la possibilità alla bambina di conoscere la donna che l’aveva messa al mondo.

Rin deglutì sentendo un blocco nello stomaco che le fece venire la nausea, lentamente si avvicinò alla signora davanti a lei poggiandole tremante una mano sulla spalla invitandola ad entrare e sedersi su una sedia trovata lungo il corridoio: “ Le porto dell’acqua va bene?” domandò la ragazza vedendola annuire per poi sparire lontano da lei, inserendo velocemente i soldi nella macchinetta aspettando che la bottiglia fresca scendesse: “Rin” la chiamò la voce profonda di Seokjin che la ridestò dai mille pensieri che le stavano ronzando nella testa: “C’è qualche problema?” domandò lui facendole notare come Maelyeog non fosse con se: “ Dov’è Mael?” chiese lei passandosi la lingua sulle labbra secche, cercando di trovare quella forza d’animo per spiegare all’uomo chi fosse quella misteriosa donna apparsa dal nulla: “ Sta giocando in giardino, le ho detto di aspettarci sull’altalene” spiegò indicando dove fosse sua figlia, facendo girare la ragazza verso la finestra, scrutando la piccola che giocava felice: “Il problema… è la donna è seduta li” sostenne Rin, facendo capire a Jin di doverla seguire in modo che lui stesso potesse parlare con lei in modo da capire come mai, la giovane maestra, ritardava ad uscire dall’edificio: “ Hai fatto bene ad entrare, le ho detto che tu puoi aiutarla a ritrovare ciò che ha perso” spiegò la giovane, lasciando che il ragazzo osservasse come continuasse a torturarsi una ciocca di capelli, nervosa per quello che poteva accadere da quell’incontro in poi.

Spaesato e dubbioso, Seokjin, seguì silenziosamente Rin che si inginocchiò davanti alla donna, porgendole la bottiglia d’acqua. Cortesemente, la sconosciuta, la ringraziò sospirando, bevendo un sorso, sistemando dietro l’orecchio una ciocca di capelli lunghi e scuri: il cuore di Jin sembrò fermarsi quando notò distintamente gli occhi verdi e grandi di quella donna che ora continuava a stringere la tracolla della sua borsa lasciando la bottiglietta nelle mani di Rin che si girò a guardare il ragazzo dietro di lei visibilmente sbiancato: “ Credo che sia meglio che parliate voi due” sussurrò, notando i suoi occhi spalancati e indagatori: “ Perché dovrei?” domandò, cercando di intuire dallo sguardo triste di Rin cosa volesse comunicargli: “ Perché sto cercando mia figlia” si intromise la donna dietro di loro, alzandosi in piedi, notando lo sguardo scioccato del ragazzo che sentì il cuore fermarsi per qualche istante. Ogni peggior incubo di Seokjin si stava avverando in quell’istante: lei, quella donna crudele che aveva abbandonato la sua piccola principessa, era davanti ai suoi occhi e non voleva crederci;  in effetti, osservandola meglio, Jin notò quegli occhi grandi e verdi gli ricordavano quelli di Maelyeog, il naso piccolo e a patata era uguale alla bambina e perfino quel piccolo neo sotto l’occhio sinistro dava tutti i segnali di essere la sua vera madre: “Sono Deana la m-mamma di Maelyeog” ammise la donna quasi in un sussurro, spaventata per la reazione del ragazzo che, se fosse stato possibile, divenne ancora più bianco in viso sentendo le mani tremare: “C-come?” balbettò Jin, mentre il cuore aveva incominciato a battere così velocemente che ebbe paura di avere un infarto di li a poco. La donna si limitò ad annuire leggermente con il capo prima di tirare fuori dalla sua borsa una piccola e vecchia fotografia, ormai stropicciata, che la ritraeva con in braccio una bambina avvolta in una coperta bianca, la stessa in cui aveva trovato avvolta Maelyeog qualche anno prima: “ Perché?” chiese in un sussurro lui sentendo gli occhi pizzicargli a causa delle lacrime che rischiavano di scendere da un momento all’altro:” Perché sei tornata proprio ora?” urlò facendo spaventare le due donne che si trovavano accanto a lui non badando al fatto che anche Mael lo avrebbe potuto sentire dal giardino: le mani di Seokjin strette ancora a quella foto malridotta, tremavano dalla rabbia o forse dalla paura di perdere l’unica persona che lui riteneva importante e che riuscisse a renderlo felice: “Quindi sei tu l’uomo che l’ha cresciuta fino ad ora? Dov’è la mia bambina adesso? È qua con te?” Daena iniziò a fare una marea di domande avvicinandosi a Jin stringendogli la camicia, implorandolo come meglio poteva con il suo coreano spiccio usando, di tanto in tanto, qualche parola inglese: “La sua bambina?” sussurrò sconcertato il ragazzo, spostando malamente dal suo braccio le mani della donna allontanandola in malo modo, lasciandosi sfuggire una risata agghiacciante: “ Solo perché l’ha partorita non significa che sia sua: lei non sa nulla di lei e, sinceramente, non so nemmeno come faccia a sapere il suo nome.” Ringhiò Jin, facendo notare a Daena il suo sguardo freddo e privo di qualsiasi emozione: “Ti aspetto alla macchina” concluse guardando Rin che, intimorita, annuì per poi osservare come, la fotografia della donna inglese, cadde a terra inerme.


Senza aggiungere altro, Seokjin, uscì dalla scuola avvicinandosi a Maelyeog, fingendo uno dei suoi migliori sorrisi mentre dentro di lui sentiva di voler solo piangere: “ Principessa possiamo andare verso la macchina, la maestra Rin ci raggiungerà a breve” ammise, mettendo le mani attorno alla bocca in modo da amplificare il suono della sua voce: “Arrivo!” esclamò la bambina, scendendo dall’altalena con un piccolo saltello, correndo dal padre più felice che mai: “Era ora che finiste di parlare voi due” borbottò la bambina con le guance gonfie mettendo un finto broncio: “Vi eravate dimenticati di me?” chiese, guardando Jin dall’alto al basso mentre lui, a quelle parole dette da lei con leggerezza, sentì una stretta al cuore: “Non potrei mai farlo” ammise, prendendo immediatamente in braccio la piccola, stringendola a se e trattenendo le lacrime che, ancora una volta, rischiavano di cadere dalle sue guance: “Papà, mi stai facendo male” si lamentò la bambina sentendo come, le braccia forti e protettive di Jin, la stessero stringendo un po’ più del previsto:” Oh… scusami principessa” ammise lui, riappoggiandola a terra, sistemandole i capelli leggermente spettinati: “Chi arriva ultimo perde!” esclamò il ragazzo cercando di non badare troppo a ciò che era successo poco prima, sperando che Maelyeog non lo avesse sentito urlare: “ Non vale papà, tu sei partito prima!” brontolò la piccola correndo dietro al genitore che, finalmente con un vero sorriso sul volto, rallentò apposta lasciandola passare avanti mentre le faceva la linguaccia.

Rin sospirò mentre Deana si era riseduta a peso morto su quella sedia, ormai diventata un posto sicuro per non cadere a terra: “ Signora Deana, ha bisogno di qualcosa?” chiese la ragazza appoggiando una mano sulla spalla della donna sentendola piangere silenziosamente: “ N-no grazie, è stata molto disponibile nei miei confronti” ammise, stringendo la tracolla della borsa, unica cosa che riusciva a tranquillizzarla almeno un poco: “So che è un momento delicato, ma deve comprendere Seokjin: ha cresciuto quella bambina come se fosse sua, la sua reazione è più che normale. La ama cos-” cercò di spiegare Rin, venendo interrotta dalla mano alzata di Deana, per poi vederla alzarsi e riprendere la fotografia da terra: “Non c’è bisogno di alcuna spiegazione” ammise piegando la pellicola in quattro, gettandola da qualche parte nella borsa, estraendo un cartoncino beige : “ Tenga questo e la prego, lo dia a lui” concluse, inchinandosi, lasciando la giovane maestra ad osservare il piccolo foglietto sul quale vi era scritto il suo numero di telefono. Deana uscì dalla scuola passando accanto alla macchina scura di Seokjin a testa bassa, mentre sentiva il suo sguardo freddo e tagliente addosso: “Papà, quella è la donna strega di prima!” esclamò la bambina, seduta sul seggiolino, indicando la donna che, spedita, si allontanava da lì, il più velocemente possibile: “Se solo sapessi chi è non la chiameresti così” pensò lui con gli occhi sgranati a causa dell’affermazione della sua bambina, per poi girarsi verso di lei e farle appena il solletico sotto il piede, ormai coperto solo dalle sue calze: “ Non si parla male delle persone che non si conosce” sottolineò il padre prima di saltare sul sedile a causa dello spavento presosi dal sentire qualcuno bussare al vetro della sua macchina.

Rin sorrideva muovendo la mano davanti la sua faccia notando come e quanto fosse divertita Mael da quel momento poco serio: “ Finalmente sei arrivata” ammise Jin abbassando il finestrino della macchina, lasciando che le sue orecchie diventassero rosse e, cercando di far finta di nulla, ristabilire quel suo atteggiamento spavaldo che lo aveva da sempre caratterizzato: “ Si, scusatemi per il ritardo, ma una mamma era venuta a riprendere un gioco che suo figlio aveva dimenticato qua” mentì la ragazza, notando subito dopo lo sguardo riconoscente di Seokjin: “Quindi quella strana signora era la mamma di un bambino che viene qua? Secondo me è la mamma di Yangwoo, quel bambino è davvero strano” iniziò a supporre la più piccola, mentre i due non poterono far altro che ridere di gusto dimenticando qualsiasi cosa negativa di quel tardo pomeriggio: “Sali, oggi la cena la offriamo noi” affermò Seokjin, muovendo il capo nella direzione opposta alla sua, vedendo Rin correre ad aprire la portiera del passeggero per poi iniziare quella serata che avrebbe dovuto distrarli da quello che era appena successo, le guance leggermente rosse.

Nel cielo, quella sera, sembrava esserci una sola luce che splendeva, oscurando tutte le altre più piccole che di solito la circondano: la luna cercava, al meglio che poteva, di rischiarare con il suo chiarore la figura slanciata e malinconica di Jin che, il più velocemente possibile, cercava di aprire la porta di casa in modo da non lasciare alla povera Rin, il peso della sua bambina sulle spalle ormai addormentata: “ Mi dispiace” sussurrò facendole strada per il corridoio illuminato da dei faretti freddi: “ Figurati non è colpa tua, sappiamo entrambi quando è stata insistente Mael a volere che fossi io a prenderla in braccio” ricordò la giovane notando un sorriso mesto sulle labbra carnose del ragazzo che, con un gesto lento e cauto, aprì la porta della stanza della bambina lasciandole lo spazio necessario per adagiarla sotto le coperte calde del suo letto, per poi lasciarle un dolce bacio sulla fronte:“Grazie per avermi dato una mano” interruppe quel silenzio il ragazzo, chiudendo la porta della stanza dietro di lei una volta fuori: “Grazie a te per la bella serata” gli fece eco lei inchinandosi, sentendosi davvero felice: “Hai bisogno di un passaggio a casa?” domandò Seokjin, resosi conto della tarda ora e di quanto potesse essere lontana la casa della giovane ragazza che, sotto quella fioca luce, fece cominciare a battere il cuore del giovane forse troppo velocemente: “No, ti ringrazio, se si svegliasse Mael e non ti trovasse, non me lo perdonerei mai” spiegò lei: “E poi non abito troppo distante da qua, mi basteranno solo due fermate di Metropolitana, puoi stare tranquillo” ammise infilando una mano nella tasca dei jeans sentendo gli spigoli duri del cartoncino di Deana, percependo nuovamente quel forte  nodo allo stomaco dovuto all’ansia: “Seokjin… avrei un ultima cosa da dirti prima di andare” bisbigliò Rin, preoccupata che il suo tono della voce troppo altro potesse svegliare la bambina.

Jin la guardò indagatorio, alzando appena le sopracciglia, dicendole di proseguire: “Prima di andarsene la mamma di Maelyeog, mi ha lasciato questo” sostenne tutto d’un fiato, tirando fuori dalla tasca il piccolo pezzo di carta porgendolo all’uomo con entrambe le mani e gli occhi chiusi, spaventata da quello che poteva accadere: “Cos’è?” chiese freddo, notando come, in un batter d’occhio, tutta la felicità e la spensieratezza di quella serata erano svanite nel nulla al solo nominare quella donna : “Il suo biglietto da visita” rispose lei, alzando lo sguardo preoccupato sul volto triste di Jin che, con cautela, prese il pezzo di carta e lo osservò attentamente facendo notare il leggero tremolio delle sue mani: “Non sei obbligato a chiamarla” ammise lei appoggiando la mano sulla sua, ascondendo il biglietto sul quale Jin era rimasto quasi ipnotizzato. Senza troppo preavviso, il ragazzo appoggiò la fronte alla spalla di lei, cercando un po’ di quel conforto che, in tutti quegli anni, non aveva ricevuto da nessuno, nemmeno dai suoi stessi genitori: “Posso stare così per qualche minuto?” domandò, mentre Rin sembrava essere rimasta paralizzata da quel contatto inaspettato; lentamente, senza rispondere verbalmente al ragazzo, appoggiò una mano sulla sua schiena muovendola lentamente cercando di dargli tutto il conforto di cui aveva bisogno: “ Sfogati pure” sussurrò lei, sentendo le mani di Jin appoggiarsi sui suoi fianchi abbracciandola, per poi bagnare la sua maglietta con quelle lacrime che aveva trattenuto per troppo tempo durante quella giornata: Seokjin non avrebbe mai lasciato andare la sua bambina anche se sapeva che, tenerla lontana da sua madre, era la cosa più sbagliata da fare.
 
Il mattino seguente arrivò troppo prepotentemente, Jin non era riuscito a dormire un granché: continuava a girarsi nel letto cercando una soluzione a quella situazione la quale sembrava avere un’unica via d’uscita, perfino Namjoon, al quale aveva raccontato tutto via messaggio prima di tentare di dormire, gli aveva consigliato di dire tutta la verità di Maelyeog: “Potrei perderla per sempre” pensò, osservando il soffitto della sua stanza sentendo il gatto grattare sulla porta, segno che volesse uscire da li. Jin si limitò a girarsi su un fianco allungando una mano fuori dal materasso in modo che Nuvola si potesse accoccolare sotto le lunghe dita del ragazzo: il biglietto da visita di Dean fu la prima cosa che gli saltò agli occhi. Non appena si soffermò ad osservare il comodino accanto a lui, i sensi di colpa, la paura e la tristezza tornarono prepotenti  e l’unica cosa che riuscì a fare, fu prendere tra le mani quel pezzo di carta, incantandosi nuovamente davanti quella serie di numeri, indeciso sul da farsi: “Papà?” lo chiamò la bambina facendolo affrettare a nascondere il foglio nel primo cassetto del comodino: “Sei sveglio?” domandò lei aprendo, in punta di piedi, la porta della sua stanza, notando il dolce sorriso di Seokjin: “Si principessa mi sono svegliato ora” aggiunse, sedendosi sul letto, appoggiando la schiena alla morbida testiera: “Posso andare a guardare i cartoni?” chiese lei, ancora sullo stipite della porta muovendosi avanti e indietro, spostando il suo peso dai talloni alla punta di quelle pantofole rosa: “Solo se prima vieni qua a darmi un abbraccio” sostenne il ragazzo allargando le braccia, vedendola correre verso di lui felice di ricevere un po’ di affetto: “Buongiorno principessa” aggiunse lui con la voce tremante facendola preoccupare: “Perché piangi, papà?” domandò subito lei asciugandogli, con la sua piccola mano, le guance ormai rigate dalle lacrime.

Con un sorriso triste Seokjin prese Maelyeog in braccio e la fece sedere tra le sue gambe, per poi asciugare in fretta le lacrime che non avrebbe voluto scendessero davanti a lei: “Piango perché ho una cosa importante da dirti sulla tua mamma principessa” iniziò il discorso lui, non sapendo dove stesse trovando tutto il coraggio necessario per parlarne, il tempo lo aveva, era sabato ed entrambi non dovevano andare da nessuna parte, ma il modo e il metodo per spiegare al meglio quella situazione delicata, terrorizzava il giovane padre: “Che cosa è successo alla mamma?” domandò la bambina girandosi verso il suo papà guardandolo preoccupata: “ Principessa devi sapere che io non so davvero chi sia la tua mamma, almeno non lo sapevo fino a ieri” ammise Jin, sentendo la gola secca e i palmi delle mani sudare: “In che senso?” domandò la bambina spaesata: lentamente Seokjin, con gli occhi lucidi, le accarezzò la testa spostando una ciocca di capelli dietro il suo piccolo orecchio: “ Io ti ho trovata quando eri molto molto piccola Mael, e ho deciso di tenerti con me e farti crescere come se fossi davvero mia figlia” aggiunse notando lo sguardo ancora più spaesato della sua bambina: “Intendi che tu non sei il mio vero papà?” domandò lei con gli occhi lucidi, stringendo la manica della maglietta del pigiama di Jin, il quale si limitò a scuotere il capo: “Ma ricordi la signora strana di ieri, quella è la tua vera mamma principessa” ammise lui sentendo il magone chiudergli la gola, notando lo stupore negli occhi della sua bambina.

Maelyeog rimase immobile a fissare un punto indefinito delle coperte del letto di Seokjin, preoccupando ancora di più il ragazzo che, piano e tremolando, le accarezzò la testa avvicinandola a lui per un abbraccio: “ Mi dispiace” le sussurrò prima di sentire un sussulto da parte della piccola che iniziò a piangere, stringendo le braccia attorno al collo di Jin: “Non voglio andare via da te papà” ammise nascondendo il volto nell’incavo del suo collo mentre lui la strinse: “Non voglio andare con quella strega; e se mi fa del male? Non mi importa se è la mia vera mamma, non voglio stare con lei” urlò disperata e spaventata di perdere l’uomo che, per tutti quegli anni, l’aveva cresciuta e amata con tutto se stesso: “Non preoccuparti principessa, non andrai da nessuna parte” sostenne Seokjin, sentendo il suo cuore spezzarsi e unirsi alla tristezza della sua Maelyeog.

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Capitolo 7
*** Garofano rosso ***


Garofano rosso: significa rabbia, risentimento






Seokjin continuò ad accarezzare piano i capelli della sua bambina fino a quando, i suoi singhiozzi, si calmarono lasciando che Maelyeog si accoccolasse ancora di più contro il collo del padre sfregando il naso, di tanto in tanto, contro la maglietta del pigiama di Jin: “Dobbiamo andare a scuola signorina” ammise lui cercando di cambiare discorso e risollevare appena il morale alla sua bambina, facendole pensare che si sarebbe divertita con i suoi amici:” Non ci voglio andare” disse lei, nascondendo ancora di più il volto nell’incavo del collo di Jin che sospirò, abbracciando, in modo ancora più stretto, la piccola: “Voglio stare a casa con te” aggiunse Maelyeog, facendo ancora di più inumidire gli occhi del padre che si alzò dal letto tenendola in braccio: “Almeno andiamo a fare colazione?” domandò lui, osservandola annuire con la coda dell’occhio facendolo sorridere appena.
Nuvola, come se percepisse la tristezza che aleggiava nella casa, vedendo il ragazzo scendere le scale, non si lamento strusciandosi contro le caviglie di Jin, ma si limitò a stare seduto agitando appena la lunga coda e muovendo appena il muso, pulendosi dietro le orecchie senza mai distogliere lo sguardo dai movimenti quasi meccanici del ragazzo che raggiunse la cucina lasciando, anche se contro il suo volere, Maelyeog sulla sua sedia, iniziando a preparare qualcosa per la colazione. Aveva deciso di chiamare al lavoro dandosi malato per passare il tempo con la sua bambina, assecondando il suo volere. Mentre Seokjin faceva del suo meglio per preparare delle frittelle decenti, Maelyeog non riusciva a far altro che osservare i suoi piedi che penzolavano, non riuscendo a toccare il pavimento troppo distante per la sua piccola statura: le mani della bambina erano incastrate le une alle altre, lasciando che alcune lacrime silenziose scendessero sulle sue guance paffutelle e arrossate, senza che ne avesse il controllo, non capendo bene nemmeno lei se era triste o arrabbiata per quello che aveva appena scoperto. Certo, era ancora piccola per comprendere tutto al meglio ma era sempre stata una bambina molto intelligente e non le ci volle molto per capire tutti i discorsi che Jin le faceva ogni volta che lei chiedeva dove fosse la sua mamma: “P-papà” lo chiamò d’un tratto lei senza alzare lo sguardo, vedendo Nuvola sdraiarsi sotto la sua sedia come se volesse in qualche modo consolarla: “Dimmi principessa” disse Jin senza voltarsi, osservando attento le piccole bolle che scoppiavano dall’impasto delle frittelle che sfrigolavano nella padella calda: “È per questo che non è mai venuta a vedermi all’asilo?” domandò la bambina sfregandosi la mano sugli occhi cercando di asciugarli al meglio che poteva.

Seokjin sgranò gli occhi togliendo la frittella dalla padella spegnendo il fuoco accovacciandosi davanti alla piccola, appoggiando le mani sulle sue ginocchia cercando così da incrociare gli occhi con quelli chiari e lucidi della bambina: “Principessa, guardami” sussurrò il ragazzo, vedendola scuotere il capo, avendo paura di averla fatta arrabbiare per averle nascosto una cosa così importante: “Mael, avevo paura anche io di darti questa notizia” ammise Seokjin in un sospiro, vedendola alzare lo sguardo di scatto: “A-avevi paura?” domandò la bambina, tirando su con il naso, vedendolo annuire: “Certo, volevo aspettare il tuo sesto compleanno e non avrei mai voluto che tu lo venissi a sapere in questo modo. Avevo paura di deluderti e avevo...” Jin non riuscì a concludere la frase che il campanello di casa suonò: entrambi si guardarono dubbiosi osservando la porta di casa come fosse un mostro: “Sarà Jungkook oppa?” domandò la più piccola, stringendo la manica del pigiama del padre come se avesse paura di essere portata via da qualche strana figura maligna che si nascondeva dietro quella porta.

Seokjin guardò l’orologio da muro che non aveva smesso un secondo di ticchettare, facendogli notare che, effettivamente, l’orario poteva segnare l’arrivo del suo amico come faceva tutte le mattine: “Vado a controllare” mentalmente si maledisse per non aver avvisato in tempo il ragazzo, facendogli allungare la strada verso la sua scuola: “Arrivo” ammise alzando appena la voce, cercando di non spaventare la bambina che, di malavoglia, dovette lasciare andare il padre sentendo il miagolio di Nuvola, decidendo di prenderlo in braccio e coccolarlo come non aveva mai fatto. Jin osservò la scena poco prima di togliersi le ciabatte, sorridendo appena davanti a quei comportamenti così dolci ma allo stesso tempo tristi; il campanello suonò nuovamente e, spazientito, Jin girò la chiave nella serratura, già nervoso: “Jungkook mi dispiace di no-“ il sangue del ragazzo si gelò nelle vene e quasi si strozzò con la sua stessa saliva: Deana era davanti a lui, sempre con la sua vecchia borsa a tracolla che stringeva forse fin troppo forte e lo guardava colpevole, mentre il ragazzo digrignava i denti, stringendo i pugni già pronto a chiuderle la porta in faccia: “Cosa vuoi? Come fai a sapere dove abito?” chiese lui cercando di bloccarle la visuale e non farle notare la bambina seduta poco distante da loro: “Vorrei parlare con Maelyeog” disse lei con quel suo fastidioso accento, facendo roteare gli occhi a Jin: “L’hai abbandonata 5 anni fa, credi che sia facile come bere un bicchiere d’acqua trovare la sua fiducia?” sibilò lui, già intento a chiudere la porta mentre lei si avvicinò mettendo una mano sull’uscio, cercando di tenerlo aperto il più possibile: “Ti prego voglio farle sapere chi sono”  lo implorò lei, facendo notare a Jin quanto quegli occhi verdi lucidi gli ricordassero quelli di Maelyeog.
Il ragazzo non disse nulla, si girò verso la bambina che era ancora intenta  ad accarezzare quel dolce gattino che, in quel momento, aveva preso il suo posto, rincuorandola con le sue fusa: Jin abbassò il capo, passandosi una mano tra i capelli, senza lasciare andare il pomello della porta. Sospirò, esausto da tutta quella situazione surreale e stava per cedere; in fondo Deana era il vero genitore di Maelyeog e sapeva che si stava comportando da egoista ma come poteva lasciare la che quella donna le facesse nuovamente del male? O forse avrebbe fatto del male più a lui che a Maelyeog? Jin alzò nuovamente lo sguardo sulla donna, sentendo il rumore del cancelletto in ferro del suo giardino aprirsi, notando la figura spaesata e confusa di Jungkook: “Vattene via non è il momento giusto ora” sibilò evitando di guardarla in faccia, così da non arrabbiarsi ulteriormente: “Ti prego, non so quando potrò vederla ho bisogno di parlare con lei” cercò di giustificarsi aumentando il nervosismo del povero Seokjin che scoppiò: “Ho detto di andare via!” urlò sbattendo forte la mano contro la porta, creando un suono sordo che fece spaventare chiunque fosse nei paraggi. Deana notò lo sguardo scioccato della bambina che, lentamente appoggiò il gatto a terra che scappò immediatamente sotto il divano: “Darling come here” disse la donna, riuscendo a scorgere i passi lenti della bambina curiosa di sapere con chi stava parlando il suo papà: Jin si girò di scatto, vedendo Maelyeog avvicinarsi a lui con uno sguardo spaventato, cercando di trovare un aiuto nello sguardo preoccupato dell’uomo davanti a lei che velocemente si fiondò da lei, prendendola in braccio e nascondendole il volto nell’incavo del collo terrorizzato e tremante: “Scusi ma lei chi è?” domandò Jungkook toccando la spalla della donna che ostruiva l’entrata di casa Kim:  “S-sono la mamma di Maelyeog” affermò imbarazzata, inchinandosi facendo spazio al ragazzo che, scioccato, non sapeva più chi delle tre figure guardare: “Aspetti fuori” concluse il discorso, entrando in casa chiudendo la porta a chiave.


“Era lei, vero papà?” chiese la bambina ancora tra le braccia di Seokjin che, seduto sul divano, osservava un punto indefinito del salone, sentendo in lontananza il tintinnio dei bicchieri mossi da Jungkook alla ricerca di acqua: “Papà..” lo chiamò nuovamente Mael scuotendolo appena vedendolo girare la testa verso di lei con quello sguardo vuoto, che mai prima di quel momento aveva visto: “Era la mia mamma?” chiese lei con una voce flebile, vedendo il ragazzo annuire alla sua domanda: “E voleva.. portarmi via?” domandò spaventata la piccola, sentendo immediatamente la voce stentorea del ragazzo negare quella domanda: “Tieni” ammise dal nulla Jungkook allungano alla piccola un bicchiere di latte caldo e uno di acqua per il suo hyung: “Oppa oggi non vado all’asilo” sentenziò lei, prendendo il bicchiere di vetro con entrambe le mani dando un sorso: “Lo avevo intuito piccola” ammise il ragazzo, scompigliandole i capelli: “Principessa ho bisogno di parlare con Jungkook per un attimo, puoi andare in camera tua?” chiese d’un tratto Seokjin con voce mono-tono, vedendo la bambina preoccupata annuire, lasciandogli un bacio sulla guancia e correre verso la sua stanza, lasciando la porta leggermente aperta volendo sapere cosa avessero tanto da dire.

Il maggiore bevve un po’ d’acqua passandosi entrambe le mani tra i capelli per poi appoggiarle sul volto distrutto: non avrebbe mai immaginato che, rivelare alla sua bambina la sua storia, sarebbe stato così snervante e spaventoso: “So che ti sto facendo perdere tempo e per questo sarò breve” iniziò dopo un attimo di silenzio, sentendo il cuscino del divano sprofondare appena sotto il peso del minore che, senza dire nulla, gli appoggiò una mano sulla spalla cercando di confortarlo come meglio poteva: “Ti prego di non dire ancora nulla ai ragazzi di questa storia, almeno fino a venerdì quando ci vedremo per cena. Per ora solo tu e Namjoon lo sapete e il tuo è stato un caso” ammise alzando lo sguardo triste sull’amico che ascoltava attentamente: “Ti spiegherò tutta la vicenda assieme agli alti, ora ti basta sapere che è davvero lei la madre di Maelyeog e sembra volerla indietro a tutti i costi… ma io non le lascerò fare nulla di tutto questo” ammise con sguardo duro, spaventando Jungkook, che annuì semplicemente: “Quando esci portala via con te, non voglio più vederla per oggi” concluse appoggiando la testa allo schienale del divano tirando l’ennesimo sospiro esasperato cercando di calmare la rabbia che provava: “Hyung” lo chiamò il giovane facendogli aprire nuovamente gli occhi: “Hai tutto il mio aiuto” ammise serio vedendo, per la prima volta in quella burrascosa mattinata, le labbra del maggiore stirarsi in un sorriso.


D’altro canto Maelyeog , nella sua stanza, mentre stringeva il suo adorato peluche di pezza, aveva ascoltato tutta la conversazione tra i due ragazzi ed ebbe nuovamente paura: non voleva andarsene da lì, non voleva lasciare la sua famiglia per quanto strana e non veramente sua, non voleva lasciare l’uomo che le aveva sempre dato tutto e che aveva combattuto contro tutti pur di renderla felice; anche se non era il suo vero papà lei lo avrebbe sempre considerato come tale e lo avrebbe amato allo stesso modo per il resto della sua vita. L’unica cosa che le venne in mente di fare era affrontare quella donna che tanto le metteva inquietudine e che parlava in una lingua che non riusciva a comprendere, voleva urlarle contro tutta la sua rabbia che, in quel momento, si stava riversando sul povero braccio di quel pupazzo: “Saluta Maelyeog prima di andare via” sentenziò la voce profonda di Jin che fece ridestare la bambina dai suoi pensieri, facendola uscire velocemente dalla stanza andando ad abbracciare il suo oppa: “Ehi cucciola” ammise Jungkook sorpreso sentendo la stretta della bambina cingergli la vita: “Sei venuta a salutarmi? Hai sentito che devo scappare a scuola giusto?” domandò il giovane prendendola in braccio vedendola annuire sempre con quel suo visino triste: “Vuoi accompagnarmi fino alla porta?” chiese lui calmando immediatamente Seokjin che era scattato sull’attenti: “Si, per favore” ammise Mael sorridendo appena al padre che non riuscì a ribattere davanti alla sua principessa.

Jungkook camminò piano recuperando il suo zaino appoggiandolo su una spalla sola, per poi stringere, nella sua mano grande, quella piccola e morbida della bambina in modo che potesse tenergli compagnia in quel piccolo viaggio fino all’uscio: “ Dobbiamo salutarci qui cucciola, ma ti prometto che venerdì ti porterò una sorpresa ci stai?” sentenziò sorridendole, allungando il mignolo nella sua direzione: “ Ma tu devi promettermi di non piangere più” concluse vedendola finalmente sorridere come aveva sempre fatto, stringendo il mignolo del più grande consolidando quella promessa: “Allora io vado” affermò Jungkook salutando entrambi con la  mano prima di aprire la porta e trovare, ancora in piedi, Deana che, compulsivamente, stringeva la tracolla della sua borsa a testa bassa: “Mael va da tuo papà” disse solamente Jungkook a voce bassa ma non vide la bambina muoversi nella direzione giusta.

In un lampo, i piedi della piccola si mossero da soli verso quella donna che, sorpresa, spalancò le braccia e sorrise pensando che anche Maelyeog aveva il desiderio di conoscerla dopo tutti quegli anni: “Vattene via!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, spingendo la gamba della donna non ricordandosi nemmeno quando fece cadere il suo pupazzo che, per tutto quel tempo, aveva tenuto in una mano: “Sei cattiva, vattene via!” urlò ancora mentre Deana, scioccata e con le lacrime agli occhi, indietreggiò ferita dalle parole così taglienti della bambina che aveva tenuto in grembo per nove mesi: “Tu vuoi portarmi via dal mio papà e io non voglio!” urlò nuovamente e ormai anche le lacrime di Maelyeog avevano iniziato a scendere lungo le sue guance arrossate per lo sforzo.

Pallido ed immobile come una statua di sale, Seokjin guardava la scena come se fosse estraneo a tutto quello, come se non fosse realmente coinvolto in tutto quel casino che si era formato davanti i suoi occhi: “Hyung!” urlò Jungkook ridestandolo, mentre correva verso la bambina che non voleva smettere di cacciare via quella donna dal cuore spezzato. Con uno slancio e una corsa mai stata così veloce, superò Jungkook, forse spingendolo appena prendendo immediatamente Maelyeog in braccio lasciando che stringesse forte la maglietta del padre e si sfogasse su di lui, liberando quella rabbia e quella tristezza che aveva in corpo: “Lo dirò un'altra volta sola, vattene via” sibilò Jin guardandola severo vedendola annuire e girarsi incamminandosi lontano da loro senza guardare in dietro: “Hyung hai bi-“  “Vai a scuola Jungkook o farai tardi, non preoccuparti ti chiamerò più tardi” sentenziò il maggiore senza lasciar finire la frase al moro che, silenziosamente, annuì accarezzando i capelli alla bambina ancora in lacrime e si incamminò verso la scuola preoccupato di tutta quella situazione.


“Cosa significa che non verrai a lavorare oggi?” ringhiò l’uomo brizzolato, stringendo tra la mano una matita dalla punta consumata: “Seokjin non me ne importa se quella senza tetto sta male! Se non ti vedrò in ufficio per le nove sei licenziato, chiaro?!” sbraitò chiudendo in faccia il telefono al figlio, lanciando la matita contro il muro bianco rompendo la mina che si sparse sul pavimento: “Non è possibile” borbottò tra lui alzandosi in piedi digitando in fretta un numero al cellulare prima di sentirlo squillare spazientendolo: “P-pronto?” una voce femminile rotta dal pianto rispose dall’altra parte della cornetta, lasciando di stucco l’uomo ancora arrabbiato da quella situazione, per lui, surreale: “Sei andata all’indirizzo che ti avevo consegnato?” domandò lui freddo, sentendola trattenere un singhiozzo: “Per mia sfortuna, si” disse l’altra triste facendo calare uno strano e preoccupante silenzio tra i due: “E perché non hai portato via quella bambina!?” sbraitò d’un tratto il signor Kim, spaventando la donna che, di scatto, allontanò il telefono dall’orecchio alzando gli occhi al cielo: “Non ho potuto farlo” ammise solamente lei, sentendolo ridere malvagiamente: “Non hai potuto? Abbiamo un patto signorina, tu porti il più lontano possibile da me quella porta rogne e tu avrai i tuoi soldi. Non ti ho contattato solo per riconciliarvi, se non fosse stato per me non te ne sarebbe fregato nulla di tua figlia” ammise infilando il coltello nella piaga ferendo ancora di più Deana.

Nessuno dei due parlò dopo quella spiegazione fino a quando l’uomo sospirò voltandosi verso la porta del suo ufficio: “Hai tempo fino a questa domenica, se non la porterai via tu con le buone, sarò costretto ad usare le maniere forti” concluse prima che lei potesse dire altro, schiacciando il pulsante rosso sulla schermata del telefono, per poi lanciarlo da qualche parte sulla scrivania, appoggiando le mani allo schienale della sedia girevole e abbassare il capo stremato. Con una occhiata veloce diede uno sguardo all’orologio che era posto sulla sua scrivania: “ Hai tempo un’ora figliolo, non deludermi di nuovo” ammise in un sussurro uscendo poi dal suo ufficio alla ricerca di una tazza di caffè che, a parer suo, lo avrebbe aiutato a calmarsi. 

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Capitolo 8
*** Camomilla ***


Camomilla: significa calma
 






Le mani grandi e forti di Seokjin continuavano a muoversi lentamente sulla piccola e incurvata schiena di Maelyeog, ancora caratterizzata da qualche sussulto causato dal pianto che non riusciva a lasciarla in pace: “Basta piangere principessa, ci sono qua io con te” ammise il ragazzo chiudendo la porta di casa con un piede, forse facendola sbattere troppo forte: “Non preoccuparti nessuno ti porterà via da me” sostenne poi cullandola sentendola distendersi lentamente: “Guarda che se continuerai a piangere farai preoccupare ancora di più Nuvola” ammise Jin, notando il gatto sfregarsi contro le sue gambe.

Mael appoggiò una mano sulla larga spalla del padre spostandosi leggermente indietro, sentendo di essere ben sostenuta dalle braccia di Seokjin che la osservò, asciugarsi gli occhi con la manica del pigiama per poi tirare su con il naso un’ultima volta: “ Eccola qua la mia bellissima principessa” sostenne il ragazzo, accarezzandole una guancia, per poi vedere un accenno di sorriso: “ Ti va se finiamo di mangiare le frittelle per poi guardare il tuo film preferito?” domandò lui,cercando di non tornare all’accaduto di poco prima e distrarla da tutta quella situazione tesa: “Si papà” sussurrò lei abbracciandolo nuovamente facendolo sospirare: una delle sue più grandi paure sembrava si stesse avverando davanti i suoi occhi e, in qualche modo, doveva risolverla: “Corri a scegliere il film, io finisco la colazione” concluse Jin prima di asciugarle il volto con la sua manica e darle un dolce e lungo bacio sulla guancia, vedendola nuovamente sorridere.

Mentre la bambina osservava le immagini sopra le copertine dei dvd assieme a Nuvola che le si era sdraiato accanto, Seokjin sembrava un automa osservando le frittelle cuocersi lentamente: le mani appoggiate sul mobile della cucina e la testa china sulla padella, inalando il dolce profumo di quell’impasto leggermente vanigliato. I capelli sulla fronte pendevano dandogli fastidio sugli occhi ma non gli importava più di tanto, il ticchettio dell’orologio gli faceva ancora compagnia, tant’è che gli diede una occhiata mentre spostava l’ultima frittella nel piatto: “Devo avvisare Rin” pensò sospirando ricordando, solo per un attimo, l’ira che il padre avrebbe provato non vedendolo arrivare al lavoro senza prima avvisare: “Principessa è pronto” disse versando dello sciroppo d’acero sui morbidi e tondi dolci: “Arrivo” cinguettò la piccola tenendo in braccio Nuvola che, con le sue zampette penzolanti, non si lamentava lasciandosi dondolare lungo il trasporto: “ Hai scelto il film principessa?” domandò Jin sentendo il telefono, lasciato sulla mensola della cucina, vibrare ignorandolo non avendo così tanta voglia di parlare con qualcuno: “ Certo! E non indovinerai mai cos’è” ammise Maelyeog  con la testa alta e ancora gli occhi lucidi masticando la sua frittella: “Sicuramente non è il re leone vero?” ammise Seokjin ironico conoscendo bene i gusti della sua bambina che, sbalordita dalla sua risposta, sgranò gli occhi facendo finta di essersi offesa: “Non è giusto però” borbottò lei finendo la colazione, incrociando le braccia al petto notando la tipica, ma sommessa, risata del padre sentendo che la tensione di qualche istante prima stava scemando anche se, quell’aria triste, non sarebbe sparita così velocemente.

Il telefono del ragazzo continuava a squillare e la cosa lo stava spazientendo. Nervoso si alzò dal tavolo lasciando che Maelyeog si andasse ad accomodare sul divano sempre accompagnata da Nuvola che, come se fosse la sua ombra, la seguiva in ogni suo movimento finendo a raggomitolarsi sulle sue gambe incrociate in modo da darle, a modo suo, tutto il conforto di cui aveva bisogno: “Pronto?” rispose Jin senza nemmeno guardare chi lo stesse cercando: “Jin hyung dove sei?” rispose la voce preoccupata di Jimin che, di nascosto sotto la sua scrivania, cercava di capire dove fosse finito uno dei suoi migliori amici: “ A casa, non vengo oggi. Maelyeog… non è stata bene” sostenne guardando con la coda dell’occhio la bambina che fingeva un sorriso: “Davvero? Mi dispiace, se hai bisogno di aiuto non esitare a chiamarmi hyung. Ti copriamo noi anche se credo che tuo padre non sarà affatto contento di non vederti qui” spiegò, deglutendo a fatica notando l’uomo vagare adirato per il suo ufficio dai muri trasparenti: “ Non mi importa di lui” rispose freddo Jin, notando il film che stava per iniziare: “Grazie per la disponibilità Jiminie ti terrò informato” concluse il maggiore senza neanche attendere il suo saluto ora ancora più nervoso di quanto già non fosse: “Papà arrivi?” lo chiamò la bambina girandosi senza dare troppo fastidio a Nuvola: “Si principessa, fammi avvisare la tua maestra non vogliamo che si preoccupi giusto?” sostenne lui camminando verso di lei accarezzandole la guancia con amore: “Giusto! Ti aspetto” concluse Maelyeog cercando di non sentire nuovamente quella brutta sensazione di solitudine e paura.
“Buongiorno maestra Rin” esclamarono in coro i bambini già seduti sulle loro piccole seggioline, ognuno di loro indossava il proprio grembiule tendente all’azzurro e facevano dondolare, chi più e chi meno, i loro piedini che non riuscivano a toccare il pavimento: “Buongiorno bambini, allora siete pronti a lavorare con le tempere?” domandò la ragazza sorridendo, cercando di fare un appello mentale così da capire chi fosse assente: “Si!”  urlarono in coro entusiasti: c’era chi batteva le mani, chi si alzò con un salto e chi già cercava di pensare a cosa avrebbe disegnato: “Maestra” la chiamò d’un tratto il piccolo Dongsun stirando il braccio verso l’alto così da attirare l’attenzione della donna: “Dimmi tutto Dongsun” sorrise Rin inginocchiandosi riman,endo in equilibrio sulla punta dei piedi: “Mael non è ancora arrivata… per caso non sta bene?” sussurrò il bambino, come se avesse paura di far preoccupare la piccola Jisoo che, seduta davanti a lui, cercava di carpire cosa stesse dicendo curiosa: “Non lo so, il suo papà non mi ha ancora chiamata. Ma ti prometto che appena inizierete il lavoro andrò a chiedere ok?” ammise la ragazza allungando il mignolo verso il bambino che, velocemente e con il ritrovato sorriso, lo strinse a sua volta tornando a sedersi al suo posto.

In effetti, quel giorno, nessuno era venuto ad accompagnare la piccola Maelyeog e solo in quel momento Rin notò le ciabatte rosa della bambina ancora rimaste nell’ingresso, un dubbio e un fastidioso presentimento, iniziarono a disturbare l’animo della maestra che, con un sospiro, cercò di nascondere quella preoccupazione sorridendo nuovamente alla sua classe: “Ok, davanti a voi avete un grandissimo foglio bianco, divertitevi con tutti i colori che avete davanti e create un bellissimo capolavoro” ammise, sentendo un grande coro di assenso da parte di tutti loro.

Lo sguardo di Rin si allargò non appena percepì il telefono che si trovava nella grande tasca del suo grembiule vibrare, chiunque sapeva che in quel momento si trovava al lavoro, per questo l’unico nome che le venne in mentre fu Jin : “Bambini la maestra Cho vi terrà compagnia un attimo quando torno voglio vedere i vostri disegni” spiegò uscendo dalla stanza, mostrando alla sua collega il cellulare che continuava a vibrare: “Pronto” rispose una volta arrivata in corridoio, muovendo la mano nervosamente nascosta nella tasca del grembiule: “Salve Rin sono Seokjin” rispose dall’altra parte la voce cupa e sussurrata dell’uomo che cercava, come meglio poteva, di non far sentire alla sua bambina quella conversazione: “ È successo qualcosa a Maelyeog?” domandò immediatamente lei, torturandosi ora il labbro inferiore: “Più o meno… sua madre si è palesata davanti casa mia e lei l’ha cacciata urlandole di andarsene… sta mattina le ho detto la verità Rin” spiegò d’un fiato Jin sentendo gli occhi pizzicare: “ Non l’avrei fatta venire lo stesso ma ora so per certo che sta fingendo di essere felice”.

La ragazza lo lasciò sfogarsi, sedendosi comodamente su quella stessa sedia che Deana aveva usato il giorno prima: “La mia più grande paura si sta avverando davanti i miei occhi e io… io mi sento così impotente” concluse la sua spiegazione inspirando profondamente cercando di calmarsi: “Seokjin” lo chiamò lei e quella voce fece sbarrare gli occhi al moro che, fino a quell’istante, erano rimasti chiusi: “Verrò a trovarvi finito il lavoro, porterò del pollo fritto, va bene? Così potrò parlare con te e con lei. Riusciremo a fare qualcosa, non lascerò che succeda qualcosa a tua figlia” ammise determinata come mai lo era stata nella sua vita: “Grazie” espirò il ragazzo sentendosi così sollevato malgrado il cuore gli palpitasse così tanto che non riusciva nemmeno lui a crederci: “Non sei solo ad affrontare questo problema, ci sono i tuoi migliori amici e ora ci sono anche io. Affidati a noi e vedrai che riusciremo a vincere, sei un padre fantastico.” concluse lei sentendo una piccola risata provenire dall’altra parte del capo, lasciando che le sue guance, inconsciamente, si colorassero: “Eri l’unica a cui potevo dire la verità, grazie per avermi ascoltato” proseguì Jin mentre Rin portò una mano al cuore cercando di calmarsi: “Allora ci vediamo sta sera” “Si, a sta sera”.

Chiusero entrambi nello stesso istante e, per un attimo, guardarono lo schermo scuro del telefono come se si aspettassero una loro nuova chiamata: “ Oh Min Rin da quando hai tutto questo coraggio?” si chiese da sola coprendosi il volto rosso con le mani non riuscendo più a smettere di sorridere esattamente come le labbra carnose di Seokjin che non riuscivano a smettere di essere tirate in un dolce sorriso: malgrado la tristezza e la preoccupazione, entrambi erano riusciti a trovare un piccolo posto luminoso in tutta quella oscurità.
“Non si è presentato! Quel cretino di mio figlio non si è presentato sul luogo di lavoro! E sai perché? Per colpa di quella bambina” disse adirato il signor. Kim sbattendo un pugno sulla scrivania digrignando i denti: “Caro calmati o ti salirà troppo la pressione” commentò la donna che, lentamente, cercava di calmarlo massaggiandogli le spalle visibilmente tese: “Non dirmi di stare calmo! Tuo figlio ci ha traditi, ha tradito la mia fiducia e non lascerò che torni in questo posto” ammise girandosi di scatto, scostandosi  dalle mani amorevoli della moglie: “ Jin è il più bravo in questo lavoro e so che non lo lascerai andare via, ti serve per far vendere quei libri che non hanno nulla di buono” commentò lei incrociando le braccia al petto rassegnata, vedendolo poi alzarsi: “Su questo ti do ragione donna” borbottò senza guardarla negli occhi tenendo la testa bassa: “Ma il suo comportamento è cambiato e ormai non lo riconosco più. Perché credi che abbia cercato quella donna? Così si portava via il nostro problema maggiore e nostro figlio sarebbe tornato quello di una volta” spiegò passandosi una mano sul volto esasperato.

La donna si avvicinò nuovamente a lui appoggiandogli una mano sulla spalla: “Voglio che Seokjin prenda seriamente il mio posto nell’agenzia, ma come può farlo se è sempre distratto da quella peste che si è portato in casa senza nemmeno dirci nulla?”  continuò appoggiando la testa sulla spalla della moglie che, piano, gli accarezzò i capelli odiando, segretamente, il comportamento egoista del marito sapendo benissimo quanto, in quegli anni, aveva dato una mano a suo figlio lasciandogli delle dritte, felice di aver compiuto quel gesto così spontaneo e altruista: “Lo abbiamo perso ormai e io non lo voglio più vedere” commentò di nuovo appoggiando le mani sulla vita della donna che rimase in silenzio, lasciandolo clamarsi del tutto sospirando di tanto in tanto.
Il sole era tramontato e in casa Kim il clima era decisamente migliorato: Maelyeog aveva saputo dell’arrivo della sua maestra e si era imposta di sorridere e prepararsi al meglio stuzzicando, furbescamente, il padre vedendolo sistemarsi i capelli per l’ospite che stava ormai per arrivare: “Come sei bello papà” ammise la piccola, saltando sul posto, lasciando che la gonna del suo vestitino floreale saltellasse con lei: “Sei stupenda anche tu principessa” sottolineò il genitore, prendendola in braccio, lasciandole un bacio dolce sulla guancia: “Ma come mai hai voluto metterti questo elegante maglione marrone chiaro?” chiese lei tirando appena la maglia del padre: “ Abbiamo un’ospite inatteso e che non è mai venuto qua, dobbiamo comunque farci trovare in ottimo stato” spiegò con non-calanche notando la piccola ridere sotto i baffi: “ E perché allora le tue orecchie sono così rosse?” domandò toccando la punta delle stesse, mentre Seokjin allontanava lo sguardo dalla piccola, sollevato nel vederla un po’ più spensierata rispetto a prima.

Maelyeog scese nuovamente a terra sistemandosi, con le sue piccole manine, la gonna in modo che non fosse troppo stropicciata: “Papà…” lo chiamò lei con un filo di voce tenendo la testa bassa: “Grazie” disse solamente senza un apparente contesto logico lasciando il genitore senza parole fino a quando il campanello di casa sunò, ed entrambi si ridestarono da un apparente stato di trance: “Vuoi andare ad aprire tu?” chiese Jin alla bambina che, in uno scatto, alzò la testa sorridente correndo alla porta ma, prima di aprirla, un po’ tremante e preoccupata per chi potesse trovare dall’altra parte, si bloccò mettendosi poi in punta di piedi e appoggiando entrambi le mani sul pomello della porta: “C-chi è?” chiese, facendo notare a Seokjin la titubanza nella sua voce ed, immediatamente, si avvicinò a lei inginocchiandosi annuendo come a rassicurarla: “Sono la maestra Rin, Mael” ammise la voce così calma della ragazza che, con un dolce sorriso, attendeva di essere accolta.

Immediatamente la bambina spalancò la porta abbracciando la donna che, per poco, a causa di quella irruente dimostrazione d’amore, perse l’equilibrio facendo quasi cadere il sacchetto del pollo che teneva in mano: “Sono molto felice di vederti anche io Mael” ammise accarezzandole i capelli amorevolmente, alzando poi lo sguardo su Jin che, appoggiato allo stipite della porta d’ingresso con le braccia conserte, si limitò a sorriderle inchinando appena il capo per darle il ben venuto in casa sua, lasciando Rin leggermente rossa in volto: “Principessa? Non credi sia meglio entrare e cenare? Inizia a fare freddo qui fuori” ridacchiò il ragazzo, sfregandosi le mani lungo le braccia notando come, con una leggera corsa, Maelyeog entrò in casa trascinando per una mano la donna che, leggermente spaesata, tolse le scarpe sorridendo a sua volta all’uomo che sentì una piacevole sensazione all’altezza del cuore.

Durante quella serata che fu stata all’insegna dei giochi, delle risate e della spensieratezza, nessuno riuscì a pensare a quello che era successo quella mattina e Seokjin fu così felice di rivedere il dolce sorriso della sua principessa così spontaneo e pieno di vita, che aveva paura di non rivedere più per colpa di quella donna che non riusciva a definire sua madre. Ma una scena tra tutte rischiarò quella giornata buia del ragazzo e non riusciva a fare a meno di allontanarsi da quello che stava osservando con così tanto amore: Maelyeog era sdraiata sotto le coperte del suo lettino mentre ascoltava calma la voce della sua maestra che, con delle marionette create con due calzini e tanta fantasia, raccontava una storia che si stava inventando sul momento e alla bambina sembrava piacere così tanto che non si accorse della figura del padre ferma all’entrata: “ E alla fine il mostro venne sconfitto dal principe ma, prima di sparire per sempre, decise di farti tanto solletico” esclamò Rin, iniziando a muovere velocemente le mani lungo i fianchi della bambina che cominciò a ridere in modo cristallino facendo illuminare il volto di Seokjin che si sentì così grato di vederla nuovamente felice come lo era sempre stata in tutti quei giorni: “Forza principessa, è ora di dormire ora” irruppe il ragazzo malgrado non avesse mai voluto interrompere quel dolce momento: “Ma papà…” borbottò Maelyeog guardando speranzosa Rin che, con un dolce sorriso, le accarezzò la guancia  lasciandole un bacio sulla fronte: “Tuo papà ha ragione Mael, ti prometto che se domani verrai a scuola continueremo solo io e te questa storia, ci stai?” chiese togliendosi i calzini dalle mani toccandole dolcemente la punta del naso, per poi vederla nascondersi meglio sotto le coperte pesanti e calde.
Seokjin sorrise lasciandole un dolce bacio sulla fronte promettendole di tornare da lei più tardi non appena avrebbe finito di parlare con la maestra Rin:“Sai papà, credo che tu piaccia alla mamma” ammise la bambina nell’orecchio del padre che arrossì leggermente, osservando con la coda dell’occhio la ragazza che gli sorrise facendogli percepire nuovamente quella dolce sensazione nel petto: “Non farti strani pensieri principessa, ora dormi” concluse lui vedendola sghignazzare stingendo meglio il suo amato peluche dando un ultimo bacio sulla guancia a Jin, per poi vederlo uscire dalla stanza senza dimenticare di accendere la piccola lucina da notte.

“Grazie per essere venuta” affermò Seokjin a Rin mentre indossava il suo lungo cappotto beige: “Non devi ringraziarmi, so che la situazione è difficile” commentò lei sorridendo mesta per poi appoggiare la borsa sulla spalla ma, prima di salutarlo, si bloccò sull’uscio girandosi di scatto: “Vuoi parlarne?” chiese semplicemente con tutto il coraggio che aveva in corpo, notando lo sguardo di Seokjin allargarsi: non si aspettava un suo interesse verso il suo stato d’animo. Senza dire nulla, Jin le indicò il divano a testa bassa mentre lei sbuffò sorridendo appena, rimettendo il soprabito sull’appendiabiti e la borsa a terra seguendo il ragazzo già seduto in sua attesa.

“ Per la prima volta nella mia vita ho così tanta paura che non so come comportarmi” disse non appena sentì il cuscino accanto a lui piegarsi: “Mio padre mi ha licenziato oggi dato che non mi sono presentato al lavoro, la madre di mia figlia vuole portarsela via e io mi sento… perso” proseguì mentre sentiva la mano di Rin sulla sua spalla. La ragazza lo lasciò sfogarsi, lasciò che si liberasse da qualsiasi cosa lo opprimesse e non disse nulla fino a quando lui non alzò il capo verso di lei, visibilmente distrutto e lei gli sorrise appena: “Sai che in tutto questo non sei solo, non devi opprimerti. Ora, oltre a tutti quei fantastici ragazzi che ho sempre visto venire a prendere Maelyeog che ti hanno sempre sostenuto, hai anche me” ammise con fermezza, guardandolo negli occhi distogliendo lo sguardo non appena il cuore della ragazza batté troppo forte: “Sei un padre fantastico e questa serata me lo ha dimostrato, credi nelle tue capacità e sarò sempre pront-“ Rin non riuscì a continuare che Seokjin l’aveva abbracciata, ne aveva bisogno, ne sentiva la necessità proprio come quel dolce e fugace bacio che sbalordì entrambi.

 

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Capitolo 9
*** Potentilla ***


Potentilla: significa amore materno








 
[Cinque anni prima]
 
 
Il cielo pieno di nuvole grigie e cariche di pioggia, lampi che iniziavano a squarciare il cielo ormai cupo e il rombo dei tuoni rimbombava nell’aria. Piccole gocce di pioggia caddero da un momento all’altro prendendo alla sprovvista chiunque fosse fuori casa: un via vai di gente iniziò a correre velocemente cercando un riparo così da non bagnarsi troppo. Anche una ragazza, dai capelli legati in un alta coda, correva con una mano sulla testa sperando che, il piccolo fagotto bianco che teneva stretto al petto, non prendesse troppa acqua. Perché quella mattina non aveva ascoltato sua suocera che le aveva raccomandato di portare un ombrello con se?

“Andrà tutto bene, non piangere” sussurrava di tanto in tanto raggiungendo, finalmente, un riparo abbastanza grande per proteggere entrambi: un sospiro di sollievo si levò dalla bocca della ragazza che osservò rasserenata quella piccola bambina finalmente addormentata che aveva smesso di piangere. Un dolce sorriso stirò le labbra di lei accarezzando piano la guancia leggermente fredda della bambina evitando di darle fastidio ma, immediatamente, quel dolce sorriso divenne amaro ricordando cosa avrebbe dovuto fare il giorno dopo. La donna alzò gli occhi al cielo avvicinando nuovamente al petto la piccola, saldamente bardata in quel marsupio bianco di stoffa forse ancora titubante di quella scelta non del tutto concordata.
Il telefono della ragazza squillò qualche istante dopo, facendo vibrare la tasca dei pantaloni in cui si trovava; tremante lo prese in mano osservando quel fastidioso nome che appariva lampeggiando: “Pronto?” rispose anche se di malumore digrignando i denti: “Dove sei?” chiese seccato la voce dell’uomo dall’altra parte della cornetta: “Davanti il supermercato, sto aspettando che spiova perché?” ripose la ragazza, osservando il cielo leggermente più chiaro: “Torna a casa, ora. Dobbiamo parlare” ammise l’uomo riattaccando senza darle ulteriori informazioni.

Deana sbuffò nascondendo nuovamente il telefono nella tasca facendo un piccolo saltello per sistemare meglio la bambina: “Torniamo dalla tua nonna” sottolineò in un sussurro, mettendo nuovamente la sua borsa a tracolla sulla testa della piccola in modo che non si bagnasse più di tanto, rigettandosi sotto quella pioggia fredda che, ormai, non le faceva più alcun effetto.
 

“Sono a casa” disse con le mani strette alla tracolla della borsa togliendosi piano le scarpe, cosa che aveva imparato a fare ormai da quando viveva in Corea da qualche anno: “ Sei arrivata tardi” sottolineò l’uomo seduto sul divano in pelle senza nemmeno girarsi ad osservarla: “Scusami, ho cercato di non bagnarmi troppo” sostenne lei in quel coreano che, ancora, era incespicante: “Non mi importa se pioveva, se ti dico di tornare a casa lo fai immediatamente” sbottò lui sbattendo la mano sul tavolino davanti a se: “Lo hai fatto?” chiese qualche istante dopo alzandosi, avvicinandosi alla donna che cercava di asciugarsi il viso con la manica della felpa scura: “Si” ripose con lo sguardo basso, mentiva: “Bene, hai fatto la cosa giusta” sostenne l’uomo accarezzandole la guancia: “E’ stata la cosa giusta per tutti” proseguì, appoggiando la fronte a quella di lei che, con gli occhi lucidi, lo osservò notandolo finalmente calmo: “Ti amo lo sai?” concluse l’uomo guardandola negli occhi, vedendola poi annuire.

Deana non avrebbe mai voluto abbandonare la sua bambina, non voleva allontanarsi da lei, voleva vederla crescere, voleva sentirle dire la sua prima parola o vederla muovere i suoi primi passi ma non avrebbe potuto. Qualcuno l’avrebbe addirittura uccisa se l’avesse tenuta con lei, le avrebbe fatto del male ma Deana non voleva vedere la sua bambina soffrire per una sua decisione ed era per questo che, durante quella lunga notte passata insonne, decise comunque di compiere quell’ardua azione il giorno dopo. L’avrebbe lasciata magari davanti i gradini di una chiesa, come aveva visto fare in un vecchio film, o l’avrebbe lasciata dai nonni ma sarebbe stata la scelta peggiore essendo loro i genitori di colui che l’aveva obbligata a lasciarla andare. Deana provò a dormire non appena osservò l’orologio digitale far brillare l’ormai tardi orario: un sospiro inudibile se non da lei, uscì dalle sue labbra mentre, velocemente asciugava una lacrima solitaria dicendo addio, nel buio e nel disprezzo di quel braccio che le cingeva la vita, a un pezzo del suo cuore che avrebbe dovuto lasciare per il suo bene.


La mattina seguente, non appena suo marito uscì di casa, corse di fretta dalla sua bambina che, come di consueto, era ancora addormentata nella sua culla: la donna anziana che l’accolse, osservando lo sguardo triste di Deana, l’abbracciò intuendo immediatamente quale fosse stata la sua scelta finale: “Mi dispiace” commentò la donna con la voce rotta dalla commozione non volendo lasciarla andare da quell’abbraccio durato forse un po’ troppo. Deana annuì leggermente, prendendo in braccio la bambina che, piano, aprì gli occhi rivelandole un dolce sorriso: “I’m so sorry darling” ammise la ragazza mentre le lasciava un lungo bacio sulla fronte uscendo di casa dopo averla preparata. Nessuno aprì bocca durante tutto il tempo che Deana rimase in quella dimora, unico suo rifugio per scappare dalla pazzia e dall’ira dell’uomo che credeva di amare: se inizialmente sembrava felice anche lui di creare con lei una famiglia, appena la bambina nacque, tutto cambiò facendolo diventare il mostro che Deana non avrebbe mai detto di trovare in lui. L’uomo che la ragazza aveva conosciuto qualche anno prima in Inghilterra, il suo paese natale, l’aveva sempre trattata come una principessa facendola innamorare; chiunque, perfino la sua famiglia, aveva accettato di lasciarla andare a vivere in Corea con lui e la gioia era apparsa nei cuori di chiunque quando avevano saputo del matrimonio. Ma nessuno, se non i genitori di lui, conoscevano quello che era diventato: il padre che rinnega la figlia, il padre che non la vuole tra i piedi perché piange troppo, il padre che aveva tentato di picchiarla per farla smettere di lagnarsi, il padre che egoisticamente aveva preferito spendere i suoi soldi per divertirsi piuttosto che per aiutare la sua nuova famiglia.

“I’m sorry” sussurrò la donna davanti quella grande villa: Deana non aveva avuto il coraggio di lasciarla per strada, aveva pensato che se, l’avesse lasciata sull’uscio di qualche famiglia benestante, avrebbero potuto crescerla al meglio facendola studiare nelle migliori scuole ricevendo l’amore che non era riuscita a darle: “Honey…” disse di nuovo osservandola serena, sistemandole meglio quella coperta bianca con cui l’aveva fasciata forse un po’ troppo stretta: “I love you so much my little darling” concluse, appoggiandola davanti la porta di quella grande casa correndo via prima che potesse svegliarsi e stregarla di nuovo con quei suoi grandi occhi verdi molto simili ai suoi e convincerla a tenerla ancora una volta.

Da quell’istante Deana decise di cambiare la sua vita dato che sapeva che il rimorso e l’amarezza l’avrebbero divorata: prese dalla borsa i fogli del divorzio che si era procurata qualche giorno prima e li compilò lasciandoli sul tavolo della cucina in bella vista così che, una volta tornato a casa, lui li avrebbe sicuramente notati. Finì in fretta di preparare le valigie e osservò, per qualche istante, il biglietto aereo di sola andata per Londra: “ Ora che sei al sicuro da quella bestia posso tornare ad essere felice” pensò tra lei infilandolo nella borsa a tracolla che da sempre l’accompagnava. Con gli occhi lucidi si fermò sull’uscio della porta osservando quel grande appartamento nel quale aveva condiviso gioie e dolori ed uscì gettando il telefono nella pattumiera per poi salire sul taxi che, prima, aveva chiamato lasciandosi alle spalle quella malsana vita con la promessa di essere riuscita a proteggere la sua prima figlia.
 

 

[Presente]
 


Il fatidico giorno in cui Seokjin avrebbe dovuto fare il resoconto della settimana burrascosa alla sua seconda famiglia era ormai giunto: sul calendario era stato perfino cerchiato di rosso, così che nessuno poteva dimenticarsi quella importante serata. Il ragazzo, ancora alla ricerca di un lavoro, era seduto sul divano con le gambe incrociate e il computer sulle stesse scorrendo su una pagina di annunci alla ricerca di qualcosa abbastanza remunerativo per poter continuare a far vivere meglio la sua piccola principessa: “Pronto?” rispose non attento al telefono che stava squillando da qualche minuto: “Jin hyung, sono Yoongi” ammise la voce profonda dell’amico facendolo scattare sull’attenti, il venerdì toccava sempre a lui andare a prendere Maelyeog all’asilo, che fosse successo qualcosa?  “Che succede ?” chiese immediatamente il maggiore, togliendosi il portatile dalle gambe così da potersi alzare in piedi: “Nulla, solo che Mael aveva sete e ci siamo fermati al supermercato più vicino, volevo chiederti se ti serviva qualcosa per sta sera” spiegò facendogli alzare gli occhi al cielo, sollevato: “No, no grazie Yoongi, abbiamo già tutto” affermò osservando la tavola già pronta per accogliere i suoi amici: “Bene. Sei troppo agitato in questi giorni hyung, qualcosa non va?” chiese ingenuamente Yoongi annuendo alla bambina che teneva in mano una bottiglietta di thè alla pesca: “Non preoccuparti, vi racconterò tutto più tardi” concluse sentendo l’amico sbuffare salutandolo poco dopo.

Jin si gettò nuovamente sul divano passandosi una mano sul volto, aveva i nervi tesi da quando Deana si era presentata a casa sua e chiunque se ne era accorto, perfino sua madre, che sentiva ormai solo al telefono, aveva percepito il suo tono di voce preoccupato: ma come poteva stare calmo? Ogni volta che salutava Maelyeog davanti il cancello dell’asilo aveva il terrore di vedere passare accanto a lui quella donna dagli occhi verdi che, come per magia, era apparsa, affermando di volersi portare via l’unica gioia che aveva avuto nella sua vita. Per fino Rin aveva cercato di calmarlo le poche volte che riuscirono a parlarsi di nuovo davanti la porta d’entrata dell’asilo: l’imbarazzo tra loro era palpabile, dopo quel bacio avvenuto così spontaneamente nessuno dei due aveva più saputo come comportarsi malgrado entrambi abbiano gradito quel dolce e romantico gesto che aveva dato loro un forte bagliore in quel buio che li stava circondando: “Sono un disastro” pensò alzandosi, per poi sistemarsi la maglietta e correre ad aprire la porta, dato il suono del campanello: “Papà!” urlò la bambina saltandogli in braccio venendo presa immediatamente dai riflessi pronti di Jin: “Bentornata a casa principessa” sostenne lui, lasciandole un dolce bacio sulla guancia: “ Zio Yoongi mi ha regalato questo” sostenne un attimo dopo, mostrando quel piccolo peluche a forma di paperella che Yoongi le aveva comprato assieme alla bevanda alla pesca di poco prima: “Lo hai ringraziato come si deve?” domandò Seokjin mostrando all’amico un sorriso di gratitudine ricambiato da un leggero movimento del capo: “Certo! Gli ho anche dato un bacio sulla guancia” sostenne Maelyeog fiera di lei, alzando appena il mento tenendo gli occhi chiusi. I due ragazzi risero a quel suo gesto spontaneo per poi vederla scivolare via delle braccia del padre e correre in camera sua, ancora con il piccolo zaino sulle spalle: “Non dovevi Yoongi” ammise sottovoce Jin camminando verso la cucina per offrirgli qualcosa: “Non preoccuparti, l’ho fatto con piacere” rispose il minore ringraziandolo per il bicchiere d’acqua che gli aveva appena dato.

Maelyeog era tornata la bambina spensierata e allegra che era sempre stata, il suo sorriso era tornato ad illuminare le giornate di Seokjin che ritornavano buie non appena si trovava da solo assorto in mille e più pensieri e dubbi, non lasciandolo respirare. Anche quella sera, dopo aver mangiato tutti assieme la cena deliziosa che il maggiore aveva cucinato per tutti, Mael non riusciva a smettere di sorridere mentre giocava con la sua famiglia: ogni ragazzo riusciva a farla ridere anche solamente con un piccolo gesto come ad esempio fece Namjoon dandole un grosso abbraccio o come fece Taehyung lasciandola acconciargli i capelli in due piccoli codini. Tutti quei ragazzi restituirono a Seokjin la speranza di cui aveva bisogno ed, infondo, Rin aveva ragione: lui non era mai stato solo.

“Jin hyung porto io Maelyeog a letto, prepara il soju” sostenne Jimin che già teneva in braccio la bambina, addormentatasi qualche istante prima mentre, tutti assieme, si erano messi a guardare un film: “Grazie” ammise solamente il maggiore già in cucina alle prese con un pacchetto di pop-corn ormai pronto. Il cuore del ragazzo iniziò a battergli così forte che quasi gli fece male il petto, non aveva mai avuto timore di raccontare loro qualcosa, come mai in quel momento tutto sembrava terrorizzarlo? “Hai bisogno di una mano hyung?” domandò Jungkook comparendo improvvisamente dietro il ragazzo facendolo saltare dallo spavento, portandolo nuovamente alla realtà: “Non farlo mai più!” esclamò con una mano sul cuore mentre la risata leggermente sommessa del maknae riempì la stanza: “Io porto la ciotola” sottolineò un istante dopo, mentre Seokjin prendeva in mano le bevande, tirando poi un grande sospiro riscovando tutto il coraggio necessario per raccontare a tutti loro quello che stava accadendo.

 
Namjoon continuava a guardare di sbieco il suo migliore amico tirandogli, di tanto in tanto, qualche colpo sul fianco vedendolo negare continuamente: “La volete piantare?” sbottò Yoongi avendo osservato quei movimenti per tutta la serata e non riusciva più a stare zitto: “Se hai qualcosa da dirci fallo e basta, sembrate due ragazzini delle medie” concluse incrociando le braccia al petto, bevendo, tutto d’un fiato, il contenuto liquoroso di quel piccolo bicchiere di vetro. Tutti i ragazzi, Seokjin compreso, lo guardarono con gli occhi sbarrati prima di cercare di capire verso chi si riferiva: “ E non fare quella faccia da pesce lesso hyung. Abbiamo notato tutti il tuo comportamento insolito e nervoso, spiegaci che succede, sai che puoi sempre contare su di noi” aggiunse Yoongi, facendo voltare gli sguardi di tutti verso Seokjin che, con lo sguardo basso, osservava le sue dita muoversi tra loro nervosamente: “La vera mamma di Maelyeog è tornata e sta insistendo per riprendersela” ammise tutto d’un fiato senza mai alzare lo sguardo sui suoi amici: “C-cosa?” domandò balbettando Hoseok: “Non credevo che la tua novità fosse così grave” sussurrò tra se Yoongi versando altro soju nel bicchiere: “Non può farlo!” urlò Taehyung alzandosi in piedi, venendo immediatamente calmato da Jimin facendolo risedere: “L’altro giorno è addirittura venuta qui” aggiunse Jungkook ricordando quell’incontro fulmineo.
 
Seokjin annuì passandosi le mani tra i capelli facendo notare a tutti loro gli occhi lucidi: “Quando non sono venuto al lavoro avevo appena detto a Maelyeog che l’avevo adottata” proseguì vedendo Jimin sbiancare: “Voi siete la mia famiglia ormai e sono sicuro che mi aiuterete a tenerla con me. Ma mi dispiace di non avervelo detto prima, non sapevo come farlo, ero in panico e il mio primo obbiettivo era far tornare Mael serena come l’avete vista oggi: era distrutta” concluse sentendo la mano rassicurante di Namjoon sulla sua spalla: “Non preoccuparti hyung” aggiunse prima di ricevere un forte abbraccio da Jimin: “L’importante è che tu sia riuscito a confidarti, sai che noi ci siamo sempre hyung, sei come un fratello maggiore per noi e siamo prontissimi ad aiutarti” spiegò il ragazzo mentre Jin sgranò gli occhi sentendosi finalmente sicuro di se: uno alla volta si unirono a quell’abbraccio fraterno lasciando cadere alcune calde lacrime sulle sue guance fredde, non si sentiva più solo e sapeva, ancora una volta, di poter contare su tutti e sei quei ragazzi così diversi da lui, ma anche così simili.
 

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Capitolo 10
*** Willow fiore di Bach ***


Willow fiore di Bach: significa avversità, ingiustizia








Erano passati alcuni giorni dopo che, Seokjin, aveva deciso di rendere partecipi a quella sua disavventura anche i suoi amici. Nessuno di loro, sorprendentemente, tirò fuori l’argomento quando la piccola di casa si trovava nei paraggi soprattutto se dovevano discutere delle ricerche che, ognuno di loro, aveva iniziato a svolgere un po’ per conto loro, un po’ sotto consiglio di Namjoon che, in tutta quella situazione, non trovava un filo logico: perché quella donna era sbucata proprio in quel momento? L’intuito del ragazzo gli diceva che sotto quella apparizione apparentemente prevedibile, c’era una storia molto più complicata di quello che poteva sembrare.
Quella mattina, come tutte le altre che ormai sembravano monotone, Seokjin accompagnò all’asilo la piccola Mael vedendola sorridergli felice come non lo era mai stata, non più così spaventata da quello che sarebbe potuto accadere. Il ragazzo si ricordava benissimo il suo sguardo terrorizzato ogni volta che, dopo quel “piccolo” incidente, la doveva lasciare tra le braccia della sua maestra preferita: non riusciva a staccarla dal suo collo, lo stringeva forte, tremava e temeva che la donna, di cui sapevano così poco, la portasse via. Ma il tempo, le cure di Jin, di Rin, dei suoi zii e dei suoi due migliori amici, avevano scalfito quel piccolo muro che, da sola, Maelyeog aveva innalzato per non soffrire più come quando Daena era giunta a casa sua.

Seokjin la vide correre ed abbracciare Jisoo, la sua migliore amica che la stava aspettando mano nella mano al piccolo ma forte Dongsun, tutti e tre con un enorme sorriso sulle labbra: “ Sembra sia tornata se stessa” ammise Rin facendo rinsavire Jin dai suoi pensieri notandolo spaventarsi e portare le mani avanti come se si dovesse difendere da un nemico, calmandosi non appena notò gli occhi dolci della donna che sorrideva appena, divertita dalla situazione: “ Si, sembra di si” ammise il ragazzo tranquillizzato avvicinandosi nuovamente a lei che, con un sospiro, cercò di calmare il suo cuore impazzito: “Sembra che Deana sia sparita di nuovo. Non si è presentata più a casa mia e nemmeno qui” sottolineò il ragazzo, puntando nuovamente lo sguardo verso la bambina che giocava nel prato sotto quegli alberi di ciliegio dai petali rosati, incapace di guardare negli occhi la donna che aveva baciato ma con cui non parlò più di quell’istante: “Dici si sia arresa?” chiese con un tono triste Rin, non ancora abituata a quel comportamento freddo di Jin: “No, credo solamente che stia cercando aiuto. Namjoon ha trovato questi” ammise sbloccando lo schermo del telefono mostrandole la foto del display di un computer: “Cos’è?” domandò lei, più che conscia di quelle assidue ricerche di cui tutti ormai avevano fatto parte.

Lei e Jin avevano continuato a rimanere in contatto, malgrado lui aveva deciso di porre una certa distanza tra loro per non affettare le cose che sembravano correre troppo. Nessuno dei due si aspettava quel bacio quel giorno, nessuno dei due sapeva come reagire e, soprattutto, nessuno dei due voleva perdere l’altro; Jin aveva intuito di aver bisogno di lei dato che riusciva a capirlo e calmarlo con un semplice sguardo, mentre Rin aveva capito di aver bisogno di Jin dato che riusciva a rimettere insieme i suoi cocci rotti attraverso una semplice ma particolare risata. Entrambi si scrivevano freddamente dopo l’accaduto, non potevano  comprendere entrambi i sentimenti altrui, troppo testardi per essere i primi ad esporsi e nessuno dei due riusciva a cedere; ma quello sembrava bastare per mantenere quel legame ballerino in cui, piano piano, sembravano conoscersi entrambi.

Jin indicò lo schermo del telefono senza proferire parola, voleva abbracciarla per potersi tranquillizzare ma sapeva di non poterlo fare. Rin prese titubante il cellulare osservando la schermata leggermente sfocata di quel computer: una scritta in grassetto delineava il nome della famosa casa editrice del padre di Jin e una sua grossa foto si trovava al centro della pagina: “Jin, io non capisco. Come può tutto questo possa essere collegato a Daena e a Maelyeog?” si chiese, alzando lo sguardo notando il volto di lui fin troppo vicino al suo, avvampando appena: “Leggi sotto la foto” sussurrò, notando alcuni sguardi indiscreti delle mamme che si avvicinavano all’entrata dell’asilo in cui i due erano appostati. Rin abbassò lo sguardo leggendo, vicino al nome dei donatori della società, il nome della mamma della bambina: del sudore freddo colò sulle tempie della ragazza: “Cosa significa?” chiese titubante Rin osservando nuovamente Seokjin che si riprese il cellulare rimettendolo in tasca, bloccandolo un istante prima: “Sembra che i due siano entrati in contatto già da molto tempo” sostenne in un sospiro allontanandosi di malavoglia dalla donna che abbassò lo sguardo, nascondendo le mani nella tasca grande del grembiule: “Non sono sicuro che tutti quei soldi siano stati donati direttamente da lei, ma so per certo che i due si conoscevano prima che si presentasse qui. Mio padre manda sempre un attestato a tutti i maggiori donatori e lo avrà mandato anche a lei” concluse Jin continuando ad osservare la sua bambina che, felice, continuava a giocare con i suoi amici poco prima che la stessa Rin li richiamasse iniziando a farli entrare in classe: “ Tienimi aggiornata su questo fatto, sai che sono sempre dalla tua parte” sostenne la ragazza mostrandogli, finalmente, quel suo luminoso sorriso che tanto gli mancava: “ Certo” rispose l’uomo, tirando quelle labbra carnose mostrando quelle piccole fossette ai lati della bocca: “ Ciao papà!” urlò Maelyeog muovendo il suo piccolo braccio  in aria alzandosi sulle punte dei piedi per essere vista più facilmente. Jin ricambiò il saluto lanciandole uno dei suoi baci volanti spostandosi appena di lato vedendola fare lo stesso prima che la sua amica la richiamasse facendola correre verso di lei: “Grazie per esserle accanto” ammise Seokjin prima di girarsi e poi incamminarsi verso la macchina, lasciando la povera Rin senza parole e con le guance rosse.
 
 

Deana era seduta sul divano scuro di casa sua, osservava nuovamente quel messaggio intimidatorio che, qualche giorno prima, il signor Kim le aveva mandato. Non era sicura che sarebbe riuscita ad arrivare a tanto, anche se si trattava della sua bambina, mai avrebbe fatto del male a quel ragazzo di buon cuore che l’aveva salvata e cresciuta come se fosse la sua vera figlia.

“Se non vuole ridartela con le buone, allora agiremo con le cattive. Ti aspetto alle otto al tribunale, tra cinque giorni. Sii puntuale”

Ne erano ormai passati tre di quei fatidici giorni e lei non aveva ancora fatto sapere nulla a Seokjin che, ignaro di tutto, proseguiva la sua vita come il resto dei giorni prima che lei arrivasse. Deana sospirò lanciando il telefono accanto a se e lo guardò spegnersi lentamente, poi appoggiò la testa sulle mani passandosi più volte le dita tra i capelli, alzando appena lo sguardo su quella lettera che era da sempre rimasta appoggiata sul tavolino tondo che si trovava in mezzo al salotto: “ Cosa dovrei fare mamma?” sospirò alzando gli occhi lucidi verso il soffitto color panna, chiedendo consiglio ad una donna che, ormai, non poteva più risponderle. Deana si alzò facendo leva sulle ginocchia coperte da una gonna chiara, prese la lettera in mano e la rigirò più volte osservando il nome di Seokjin spiccare appena sotto la richiesta di denuncia: “ Credo che sia giusto così” bisbigliò a se stessa risentendo l’eco della sua voce in quella casa deserta e quasi del tutto spoglia.

La donna si avvicinò alla sua fidata borsa scura ora appesa all’appendiabiti posto appena davanti la porta, gli uccelli appoggiati su un ramo di un albero appena fuori casa sua, cinguettavano allegri al sole che era ormai sorto ma che ancora non riusciva a scaldare tutti come si deve, lentamente sorrise amara a come, anche la natura, si prendesse beffa del suo umore decisamente cupo e poco allegro: “E’ l’unica cosa che possa fare” ammise infilando la busta nella borsa per poi avvicinarsi ad uno scaffale della cucina versando un dito di scotch in un bicchiere, malgrado l’orario mattutino: “ Sarà meglio andare prima che Maelyeog torni a casa dall’asilo” disse tirando un grosso sospiro, passandosi una mano sul volto ormai esasperata: “Questo è davvero il massimo che io possa fare?” domandò nuovamente sistemandosi la camicetta azzurra che aveva addosso, preparandosi al meglio per fronteggiare quell’uomo a cui doveva così tanto.

 

Seokjin era giunto davanti la porta di casa frugando velocemente nelle tasche del giubbotto scuro, sentiva che qualcosa non sarebbe andata bene, l’unica cosa che voleva era tornare a casa e continuare la ricerca di un lavoro, per lui e per la sua bambina. Ma, non appena infilò la chiave e appoggiò la mano sul pomello della porta, qualcuno gli toccò delicatamente la spalla come se fosse spaventato da quello che poteva accadere; Jin si girò lentamente, esasperato dal pensiero che fosse qualche scherzo di un suo amico, alzò gli occhi al cielo e pronto a dirne quattro a chiunque fosse stato: “ Tae se avevi bisogno potevi semp-“ il respiro gli si bloccò in gola, deglutì a fatica e non disse nulla, si fermò come se fosse appena stato pietrificato dallo sguardo pungente di Medusa: “S-scusami” balbettò la donna guardando l’uomo dritto negli occhi scuri che contrastavano nettamente con i propri chiari e persi: “Non sono qua per discutere, sono venuta per darti questa” ammise facendo notare a Jin quella lettera, ormai sgualcita, che teneva stretta tra la mano sinistra spiegazzandola come se non fosse nulla di troppo importante: “Cos’è?” chiese freddo lui, guardandola tremare appena per l’ansia: “Te l’ha data mio padre vero?” le lanciò quella frecciatina senza accorgersene, sgranando gli occhi appena sperando che lei non se ne fosse accorta.

Deana guardò Seokjin con la bocca leggermente aperta, gli occhi sbarrati e la mano attorno alla tracolla nera usurata, non faceva altro che tremare a causa della sorpresa decisamente non aspettata di quella affermazione: “C-chi?” balbettò lei, cercando di non fargli notare di aver fatto centro, le parole del Signor Kim le rimbombavano nella testa, non avrebbe mai fatto capire al figlio che era stato lui a cercarla, che lui l’aveva ricattata pur di portargli via quel  problema che non riusciva a lasciarlo in pace da quando era entrato nella vita del figlio: “Non provare a fingere con me” alzò appena la voce il ragazzo, strappandole dalla mano tesa verso di lui quella lettera bianca che osservò di sfuggita, piegandola e infilandola nella tasca con la promessa di leggerla non appena se ne fosse andata: “Ho letto sul suo sito web il tuo nome sotto i migliori donatori, voi vi conoscete da tempo” sibilò avvicinandosi, vedendola arretrare di un passo verso il cancello di casa sua: “N-non ho mai donato nulla” proseguì la ragazza, stringendosi alla sua borsa a tracolla.

Jin la guardò di sbieco, la rabbia negli occhi e i denti stretti chiusi in quella bocca apparentemente innocua:” Vattene” sibilò allontanandosi da lei, trovandosi di nuovo davanti la porta di casa sua sospirando appena così da rilassare le sue grandi spalle ancora tese: “ Mi dispiace” sussurrò Deana sapendo che tutto quello era successo per colpa sua. Jin aprì la porta non ascoltandola, chiudendosela alle spalle sbattendola, facendola sobbalzare appena per poi camminare via da quel piccolo cortile che non aveva fatto altro che portarle brutti ricordi.
 
 
 
Il ragazzo sbatté la porta togliendosi le scarpe con rabbia gettandole da qualche parte sotto la scarpiera in legno chiaro: “Parli del diavolo” bisbigliò, gettando le chiavi nel piccolo contenitore in vetro poco distante dall’entrata, infilò di malavoglia la mano nella tasca della giacca sfiorando con le dita la carta stropicciata di quella lettera che non aveva per nulla voglia di aprire. La estrasse lentamente e la guardò notando il suo nome scritto in stampatello maiuscolo con una bella calligrafia: “ Denuncia per patria podestà” enunciava la scritta poco più sopra tracciata in corsivo facendo bloccare il cuore di Seokjin che si sentì in gabbia; lentamente cercò con la mano libera lo schienale della sedia della cucina spostandola da sotto il tavolo così da scivolarci sopra senza mai staccare gli occhi di dosso da quel pezzo di carta così minaccioso.

Con due dita strappò la parte superiore con dei piccoli strattoni estraendo quel foglio sottile pieno di scritte e supposizioni che non era del tutto in grado di capire: distese completamente il foglio tra le mani, gli occhi gli pizzicavano sentendo che la rabbia, oltre a fargli prudere le mani, glieli stava facendoglieli inumidire, sospirò nuovamente facendo smuovere gli angoli della lettera, portò una mano tra i capelli stringendo alcune ciocche saltando le prime righe inutili di presentazione.
Jin sbarrò gli occhi non appena lesse le uniche parole che non avrebbe mai voluto sentire:

 
Avendo registrato Kim Maelyeog solamente in suo affidamento, la madre della bambina Deana Jones, richiede la sua patria podestà sulla suddetta figlia richiamando in giudizio il padre adottivo Kim Seokjin, in data 21/04 alle ore otto del mattino”
 

La lettera cadde dalla mano umida di Seokjin svolazzando lentamente adagiandosi sul pavimento pulito. Delle lacrime sfuggirono al controllo del ragazzo che, senza accorgersene, aveva coperto il viso con le mani tremanti lasciando che Nuvola, unica sua consolazione in quell’attimo, gli passasse tra le gambe miagolando appena, percependo tanto quanto lui la tristezza che aleggiava nell’aria: “ E ora che cosa faccio?” domandò a se stesso passandosi disperato le mani tra i capelli, alzando lo sguardo verso il soffitto non dando più di tanto retta all’unico amico che aveva in quel momento al suo accanto; il silenzio tormentava i suoi pensieri affollati, che stesse impazzendo? Quasi gli mancava il respiro ma sembrava che il suo incubo peggiore si stesse avverando e di certo non avrebbe mai voluto che si concludesse, non nel brutto e terribile modo che da sempre aveva immaginato.

Fu la suoneria del suo telefono a riportarlo alla realtà facendogli schiarire la voce ed asciugare le lacrime sul viso che nessuno avrebbe comunque visto: “Pronto?” rispose titubante notando il nome di Hoseok comparire luminoso sullo schermo precedentemente scuro: “Hyung… tutto bene?” chiese prima di continuare la frase il minore, sentendo il tono affranto del suo amico: “No, non c’è nulla che vada bene” ammise lasciandosi sopraffare dallo sconforto sentendo il cuore stingersi in una morsa:” Che succede?” chiese Hoseok, parcheggiando l’auto proprio davanti la casa della amico, in fondo lo aveva chiamato per avvisarlo della visita inaspettata; per un attimo ringraziò l’altoparlante Bluetooth della sua auto: “Deana, mio padre, Maelyeog… ecco cosa succede” balbettò facendo notare al minore alcuni singhiozzi: “Apri la porta hyung” concluse soltanto Hobi uscendo dall’auto riagganciando il telefono, quella brutta sensazione che aveva avvertito appena sveglio non era stata solo un’impressione.

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Capitolo 11
*** Rosa rosa ***


Rosa rosa significa tenerezza











 

Un braccio di Hobi era attorno alle spalle di Jin che, con il volto basso nascosto dalle sue mani, piangeva le poche lacrime che gli erano rimaste. Il minore cercava in tutti i modi di rassicurarlo passandogli la mano sulla schiena sperano che quel semplice gesto potesse calmarlo: quella dannata lettera che, molto probabilmente, avrebbe rovinato una famiglia, era ancora aperta e stesa sul pavimento, nemmeno Nuvola osava avvicinarvici. Hoseok la guardava sospirando per poi cercare con lo sguardo dei fazzoletti in modo che il suo hyung potesse asciugarsi il viso, non dovevano stare con le mani in mano proprio in quel momento, dovevano reagire: “Tieni” sussurrò Hobi, avvicinandogli il pacchetto. Seokjin alzò appena lo sguardo e prese l’oggetto forse con troppa irruenza, si asciugò gli occhi e trattenne il fazzoletto sugli stessi per qualche istante sospirando profondamente: “Hyung, quello che sta accadendo ora non devi sopportarlo da solo” iniziò il minore dopo un sospiro, affranto nel vedere uno dei suoi migliori amici così distrutto: “Noi ti siamo accanto. Il dolore che ora stai provando tu lo provo anche io. Nessuno di noi permetterà alla piccola di casa di andarsene da te e se per lottare dovremo andare davanti un giudice, allora lo faremo”.

Jin guardava Hoseok come se fosse una creatura mitologica: come faceva ad essere così pieno di forza d’animo quando lui vedeva solamente nero? Un leggero sorriso stirò le labbra del minore formando, con le proprie, quell’inconfondibile cuore che da sempre lo caratterizzava: “Grazie” ammise Seokjin in un sospiro mentre si alzava dalla sedia abbracciando, di impulso, l’amico leggermente spaesato da quel gesto che raramente aveva visto fare dal più grande: “Non devi ringraziarmi hyung” gli rispose Hobi ricambiando il gesto, lasciandogli delle pacche gentili sulle spalle cercando di consolarlo ancora per un po’, sentendolo rilassarsi a quel contatto così fraterno: era l’unica cosa di cui aveva bisogno ora.

Nuvola stava in disparte con il muso appoggiato alle zampe, muoveva tranquillamente la coda e girava piano le orecchie ogni volta che sentiva qualche rumore decisamente strano ma non apriva mai gli occhi. Era sdraiato sulle gambe di Seokjin che, di tanto in tanto, gli lasciava delle dolci carezze sul pelo, arruffandolo appena e sistemandolo passando la mano un istante dopo. Il ragazzo era seduto sul divano e guardava curioso quello che Hoseok stava scrivendo velocemente con il suo computer. Le ricerche non avevano mai fine e ora che avevano tra le mani quel foglio decisamente inaspettato, cercavano delle spiegazioni sul fatto che potesse essere veritiero oppure no: “Hyung, Maelyeog l’hai adottata o è in affidamento?” domandò Hoseok non ricordandosi quel dettaglio che pensava di aver sempre saputo quando, in realtà, mancava sulla lista delle cose da sapere: “Il giudice me l’ha affidata. Si era giunti a questa decisone principalmente perché non si sapeva se i suoi genitori, un giorno, sarebbero riapparsi.” Spiegò il ragazzo abbassando il capo sul gatto che aveva riaperto un occhio scrutando il volto tirato del padrone: “L’hanno abbandonata, perché mai avrebbero dovuto riprendersela? “ sottolineò Hobi, capendo di aver toccato un tasto dolente nell’esatto momento in cui notò Jin bloccare le carezze melliflue date a Nuvola: “Avevo ribattuto la stessa cosa al giudice, ma a quanto pare non ha voluto sentire ragioni “Bisogna  prendere in considerazione ogni probabilità signor Kim”  mi aveva detto puntandomi il dito contro” ammise il maggiore imitando il gesto provocatorio dell’uomo sovrappeso che aveva dovuto affrontare in tribunale cinque anni prima: “E mi è stato concesso l’affidamento. Per questo Deana ha deciso di agire legalmente: lei è la vera tutrice legale di Maelyeog e avrebbe tutte le possibilità di riprendersela, anche se non so ancora perché sia tornata dopo tutto questo tempo” concluse con la voce leggermente tremante, sentendo il miagolio dolce di Nuvola che sembrava rincuorarlo e ricordargli che non era solo.

Hobi sospirò chiudendo il portatile con un gesto veloce della mano, non valeva più la pena leggergli quell’articolo in cui spiegava come avrebbe potuto vincere quello scontro: “Hyung riusciremo a superare anche questa” ammise sorridendogli un'altra volta guardandolo, finalmente, abbozzare un sorriso rivolto a quel suo amico che, decisamente, era arrivato da lui al momento giusto.
 
 
 

Maelyeog era seduta sulla sua seggiolina in legno colorando il libro pieno di disegni che Jimin le aveva regalato durante quella fatidica festa di qualche giorno prima. Accanto a lei c’era la piccola Jisoo che le stava facendo, come meglio poteva, un ritratto. Alla fine era stata proprio Mael a chiederle di farlo: voleva un suo capolavoro prima che diventasse famosa così da potersi vantare con tutti di quanto fosse brava la sua migliore amica a disegnare: “Jisoo hai finito?” domandò Maelyeog stanca di stare nella stessa posizione: “Dammi solo un attimo” rispose l’altra passandosi una mano sotto il naso sporcandone la punta con il gessetto verde che aveva in mano: “Dai! Io voglio vederlo” borbottò curiosa l’altra, muovendosi dalla sua vecchia posizione cercando di spiare il disegno dell’amica abbassando il cartoncino nero che teneva in mano ben nascosto dalla sua visuale: “Mael!” esclamò Jisoo ridendo iniziando a scappare da lei tenendo il foglio sopra la testa lasciando che la piccola Kim la inseguisse per l’aula facendo ridere di gusto entrambe: “Tanto non riuscirai a prendermi” esclamò Jisoo guardando con la coda dell’occhio l’amica che schivava agilmente una piccola sedia in legno.

Il sorriso era ampio sui loro volti e spontaneo, finalmente nell’aula si percepiva quella felicità e tranquillità che da sempre avevano contraddistinto quel posto e Rin lo aveva notato: aveva le mani nelle tasche larghe del suo immancabile grembiule e guardava, con un dolce sorriso, come tutti quei bambini si stavano divertendo senza nessuno che li facesse preoccupare. Il suo sguardo cadde su Maelyeog e non poté nascondere quei pensieri che, fino a poco prima, la assillavano: perché il nome di Deana era nel sito del padre di Jin? Che ci sia qualcosa tra i due? Con una scossa del capo che fece muovere la sua alta coda, tutto quello svanì e si concentrò sull’aiutare il piccolo Dongsun ad allacciarsi la scarpa slacciata: “Maestra Rin” la chiamò il bambino tenendosi il lembo della maglietta leggermente sgualcita: “Posso chiederti una cosa?” domandò vedendo la ragazza sedersi a gambe incrociate davanti a lui, incitandolo a sedersi sulle proprie: “Dimmi tutto Dongsun c’è qualcosa che ti preoccupa?” chiese la ragazza vedendolo continuamente giocare con le mani.

Il bambino annuì leggermente imbarazzato a parlare di quella cosa assieme alla sua maestra: Rin sorrise accarezzandogli i capelli scompigliati, cercando di sistemarli come meglio poteva: “Mi prometti che manterrai il segreto?” chiese lui guardandola negli occhi vedendola sorridere e annuire sincera: “Te lo prometto” aggiunse stringendogli il mignolo della mano. Dongusun mise le mani attorno alla bocca e si avvicinò all’orecchio della maestra sussurrandole piano quel segreto che solo lei doveva custodire: “Ho deciso che sposerò Mael” ammise diventando tutto rosso un istante dopo. La maestra sgranò gli occhi sorpresa dalla determinazione di quel bambino che aveva sempre pensato avesse un debole per Jisoo che, in quel momento, si era sdraiata sui cuscini assieme alla sua migliore amica facendole, finalmente, vedere il suo capolavoro: “Dici davvero Dongsun?” domandò Rin vedendolo annuire con il volto basso, le guance paffute tutte rosse e un tenero ma imbarazzato sorriso stirava le sue labbra: “ Ma è una cosa bellissima! E cosa volevi chiedermi?” proseguì lei con il cuore pieno di gioia per quell’evento che non avrebbe fatto altro che rallegrare la vita movimentata di quella bambina.

Dongsun si alzò in piedi e si tirò bene giù la maglietta, si asciugò le mani sui pantaloni e alzò leggermente la testa guardando bene negli occhi Rin che sorrise ancora di più davanti la tenerezza di quel bambino dalle guance rosse: “Mi puoi aiutare a dirglielo?” disse tutto d’un fiato con il petto leggermente gonfio e ora anche la punta del naso rossa. Rin rise prendendolo in braccio regalandogli un dolce abbraccio per poi sentirlo ricambiare anche se un po’ confuso dal gesto inaspettato: “Conta pure su di me!” esclamò la ragazza alzando il pollice verso di lui che, felice come non mai, iniziò a saltellare per l’aula ringraziandola con un bacio sulla guancia: “L’orgoglioso Dongsun mi ha appena dato un bacio sulla guancia, deve essere davvero contento” pensò mentre lo vedeva allontanarsi per correre a giocare assieme ai suoi amici che lo stavano chiamando insistentemente da qualche minuto.
 
 
 
Era ormai passata l’ora di pranzo e un telefono solitario aveva iniziato a squillare interrompendo quel silenzio che si era creato nel grande ufficio del signor Kim. Uno sbuffo infastidito gli fece da eco e l’uomo lo prese in mano guardando il nome di Deana lampeggiare sullo schermo fin troppo luminoso per i suoi gusti: “Hai fatto?” disse solamente mentre un sorriso si allargava sulla bocca dell’uomo: “Ho consegnato la lettera come mi avevi chiesto di fare” rispose la donna apatica seduta sul divano a fissare un punto indefinito della stanza. Quando il signor Kim l’aveva contattata non avrebbe mai pensato di arrivare a questo punto: Jin era stato un genitore migliore di quanto lei sarebbe mai stata, ormai si era costruita una nuova vita e il rimorso di aver abbandonato la sua prima figlia era ormai scemato consapevole che qualcuno l’avesse salvata.

Era rimata in contatto con i genitori del suo ex marito ed erano stati loro a dirle che la sua piccola era stata portata via da quel posto in cui lei l’aveva lasciata. Ormai Deana aveva trovato un marito, aveva avuto un bambino e viveva in un paese poco distante da Londra, ma da quando quell’uomo l’aveva contattata offrendole un sacco di soldi di cui lei aveva bisogno, non aveva potuto dire di no: “Ottimo, ti aspetto in tribunale allora, ormai abbiamo la vittoria in tasca” ammise con una risata l’uomo passandosi una mano tra i capelli: “hai” puntualizzò sottovoce la donna sentendosi ancora più male di quanto già non fosse: “Mia cara la bambina l’hai partorita tu ed è ancora legalmente tua, prenditi le tue responsabilità e cacciala via dalla mia vita” concluse lui riattaccandole in faccia alzandosi dalla sedia schiacciando un pulsante rosso sull’interfono che aveva in ufficio: “Si signor Kim?” disse la sua segretaria sentendo lo scatto della chiamata repentina: “Chiami il mio avvocato e gli dica di venire qui il più in fretta possibile” concluse staccando il dito dal pulsante per poi bere quel poco liquore scuro che era rimasto sulla sua scrivania: il sorriso non lasciava le sue labbra, finalmente suo figlio sarebbe potuto tornare ad ereditare la sua azienda, finalmente suo figlio non avrebbe avuto più distrazioni, finalmente suo figlio sarebbe potuto tornare ad essere quel blocco di argilla che stava accuratamente modellando prima che Maelyeog entrasse nella sua vita distruggendo quello che, fino a quell’istante, lui aveva creato. L’uomo rise di gusto come non faceva ormai da molto tempo, era sempre stato contrario alla decisione impulsiva del figlio e finalmente stava riportando le cose alla vecchia normalità.
 
 
 
Il piano che Rin e Dongsun avevano escogitato era ormai pronto, il bambino era molto determinato tant’è che coinvolsero anche Jisoo in quella piccola sorpresa: quasi tutti i bambini erano fuori in giardino a giocare controllati da un’altra maestra; nel mentre Jisoo, come scusa, aveva chiesto a Mael di aiutarla a ripulire la classe dato che quel giorno era compito suo farlo. Dongsun era nel corridoio assieme a Rin che aspettavano impazienti il segnale della bambina: un pollice alzato che sarebbe dovuto sbucare dalla porta: “Sei pronto Dongsun?” chiese la maestra guardando il bambino molto agitato deglutire la poca saliva rimastagli: “S-si!” balbettò forse un po’ troppo a voce alta mentre le sue guance non smettevano di essere imporporate di rosso: “ Bene! Jisoo ha fatto il segnale è ora di agire” disse Rin mentre Dongsun le colpiva il pugno chiuso che aveva disteso verso di lui.

I due si avvicinarono alla porta della classe e immediatamente le due bambine si accorsero della loro presenza salutandoli felici: “Qualcosa non va Dongsun? Come mai sei così rosso?” chiese Mael lasciando cadere una piccola scopa giocattolo che stava usando per aiutare la sua amica. Rin fece l’occhiolino al bambino che le rivolse uno sguardo d’aiuto: “Dongusn è venuto a dare il cambio a Jisoo nelle pulizie” ammise la maestra spingendo un po’ il bambino dentro la classe vedendolo un po’ traballare nella camminata: “Jisoo puoi venire con me un attimo?” proseguì Rin prendendo la mano della bambina che non riusciva a smettere di sorridere notando la maestra farle segno di non parlare portando un dito alla bocca: “Torniamo tra poco, fate i bravi!” esclamò la ragazza correndo nello stesso punto nascosto in cui si trovava prima con Dongsun: “Maestra Rin io voglio vedere!” borbottò la bambina gonfiando appena le guance ponendo le mani sui fianchi: “Non possiamo ora, dobbiamo solamente lasciare che Dongsun usi il suo coraggio” concluse facendole l’occhiolino vedendola annuire e sedersi per terra a gambe incrociate.

Il piccolo Dongsun nel frattempo, si era avvicinato piano a Maelyeog torturando quella povera maglietta ormai del tutto sgualcita: le sorrise timidamente mentre lei sistemava quei blocchi colorati nella scatola adatta: “Maelyeog-ie p-posso chiederti una cosa?” disse inciampando a metà frase: “Certo Dongsun!” esclamò lei fermandosi mettendo le mani sulle ginocchia ben sistemate a terra. Il povero bimbo si strofinò le mani sudate sui pantaloni era ormai bordeaux e si sedette accanto alla bambina che lo guardava con quel suo dolce sorriso e gli occhi grandi, curiosi. Con tutto il coraggio che poteva esserci in quel piccolo corpo, Dongsun diede un bacio sulla guancia a Maelyeog che sgranò gli occhi sorpresa: “Mi piaci tanto Maelyeog-ie! V-vuoi essere la mia fidanzata?” urlò lui stringendo forte gli occhi.

Maelyeog lo guardò curiosa e sorpresa, non sapeva come comportarsi e non sapeva molto bene cosa comportasse essere la ragazza di qualcuno, per loro era così semplice bastava tenersi per mano ogni tanto e giocare assieme più di quanto già non facessero; Mael voleva molto bene a Dongsun e alla fine era sempre stato un bambino molto buono con lei malgrado i dispetti che le faceva per attirare la sua attenzione, così, mentre lui ancora teneva gli occhi chiusi, lei si avvicinò a lui lasciandogli a sua volta un timido bacio sulla guancia vedendolo poi scattare in piedi e con la mano premuta sul punto ancora più caldo: “Si, diventerò la tua fidanzata” disse lei sorridente mentre vedeva Jisoo e la maestra Rin correre da loro ancora più felici di prima: in fondo l’amore è una cosa così semplice.
 

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Capitolo 12
*** Mimolo giallo ***


Mimolo giallo significa tensione, paura concreta
 












Le grandi e imponenti porte in legno del tribunale facevano sentire la piccola Maelyeog ancora più piccola di quanto già non fosse: le guardava ammaliata tirando verso l’alto il piccolo nasino a patata, cercando di comprenderne tutti gli intarsi che vi si trovavano sopra; la sua mano era ben stretta in quella di Jungkook che, di tanto in tanto, le lanciava dei dolci sorrisi ma aveva notato che, i suoi occhi così scuri e diversi dai suoi, esprimevano preoccupazione mentre lei si limitava sempre a ricambiare il dolce gesto continuando a guardarsi attorno.

Ancora non le era ben chiaro per quale motivo si trovavano tutti davanti quell’edificio così imponente dai colori smorti, Jin le aveva solamente detto che il giudice doveva capire se poteva continuare a vivere con il suo papà o se era costretta ad stare con Deana. Di primo istinto Mael non poté fare altro che piangere e sbattere i piedi sul pavimento del salotto spaventando Nuvola che, con un balzo, scappò sotto qualche sedia della cucina: in nessun modo voleva andare a vivere con quella donna che, fino a qualche tempo prima, non si ricordava nemmeno della sua esistenza. Solamente grazie alle parole di conforto di Seokjin e a quei suoi lunghi e amorevoli abbracci, riuscì a tranquillizzarla anche se il suo cuore era ancora in subbuglio.

“Mael, vieni un attimo” la chiamò Jin riportandola alla realtà appoggiando lo sguardo sul volto tirato del genitore che, per l’occasione, si era vestito elegante e aveva sistemato i capelli in modo che la fronte rimanesse scoperta: “Si papà?” disse lei balzandogli davanti al volto dato che si era inginocchiato poco prima: “Quando entreremo voglio che tu faccia la brava, stai pure insieme a zio Jungkook ma per nessuna ragione voglio vederti piangere ok?” spiegò l’uomo toccandole dolcemente la punta del naso facendola ridere appena notandola scuotere la testa in segno affermativo: “Brava la mia principessa” concluse prendendola in braccio lasciando che la gonna, del suo vestitino bianco a fiori rosa, cascasse sulle sue braccia muscolose coprendole appena: “S-scusate il ritardo” balbettò una donna alle loro spalle la quale fece girare tutti i presenti facendo illuminare il volto di Maelyeog: “Mamma!” esclamò la bambina alzando le mani al cielo entusiasta di vedere anche la sua maestra preferita: “Sei riuscita a venire anche tu?” chiese Jin sottovoce avvicinandosi a Rin in modo che Mael potesse salutarla come si deve: “ Si, non sarei potuta mancare, per Maelyeog…e per te” ammise facendo una piccola pausa dopo la sua ultima affermazione, notando solo, in un secondo momento, la punta delle orecchie di Jin diventare rossastra e lui distogliere lo sguardo sorpreso dalla figura elegante che aveva davanti: “Posso chiederti un favore?” chiese schiarendosi la gola mettendo una mano a pugno davanti la bocca: “Certo” rispose la mora prendendo in braccio la bambina che la chiamava a gran voce: “ Stalle vicino anche tu” sostenne con uno sguardo serio: “Puoi contarci” rispose sorridente toccando poi in modo dolce la guancia della bambina che voleva farle conoscere ognuno dei suoi zii.

Seokjin sospirò osservandole allontanarsi da lui e non riusciva a smettere di sorridere davanti a quella tenera scena: nonostante quello fosse un giorno decisamente cupo per chiunque fosse già presente, la risata di Maelyeog e il dolce sorriso di Rin riuscivano a renderlo più tranquillo e positivo su quello che sarebbe accaduto. Jin, non appena ebbe letto quella famosa lettera, si era ripromesso di non mentire più alla sua bambina qualsiasi cosa sarebbe accaduta, era piccola certo ma molto intelligente e anche se aveva dovuto spiegarle le cose in modo molto semplice, Maelyeog era consapevole che avrebbe potuto non rivedere più il suo papà tutti i giorni come aveva fatto fino ad ora: “Conosco quello sguardo” disse Namjoon affiancandosi all’amico con le braccia conserte mettendosi a fissare anche lui le stesse persone del maggiore: “Quale sguardo?” ribatté Seokjin senza smettere di sorridere, inconsapevole di quel suo riflesso: “ Ti piace la signorina Min, non è così?” sentenziò il minore guardando l’altro con la coda dell’occhio: “Cosa?!” esclamò forse un po’ troppo forte arrossendo guardandosi attorno sentendosi osservato, portando Namjoon più vicino l’entrata in modo che non potessero sentirlo:” Possiamo evitare questo discorso proprio ora? Non ho avuto molto tempo per pensare a queste cose ultimamente” sentenziò Jin nonostante l’amico non smetteva di ghignare soddisfatto da quella sua reazione: “ Ma posso dirti che non mi lascia indifferente… ecco” affermò coprendosi il viso con le mani per un attimo, alzando poi lo sguardo in modo da non incrociare quello soddisfatto di Namjoon che, con una semplice pacca sulla spalla, lo rassicurò facendogli intuire che avrebbe mantenuto il segreto: “Andiamo prima che possano sospettare qualcosa” si congedò Namjoon iniziando a camminare con le mani nelle tasche dei pantaloni seguito, qualche istante dopo essersi calmato, da Seokjin che aveva drasticamente diminuito il rossore sulle guance quando, in lontananza, vide avvicinarsi Deana che discuteva con quell’uomo così simile a lui.
 
 
 
“Signor Kim” Fu Jimin il primo ad accorgersi della sua presenza e si inchinò davanti al suo capo che, di tutta risposta, gli regalò un glaciale sguardo seguito da uno sbuffo quando vide anche Taehyung seguire i gesti dell’amico: “Vedo che hai portato proprio tutti” affermò l’uomo guardano il figlio che si era ormai avvicinato a loro, mentre vedeva Maelyeog nascondersi il più possibile in un forte abbraccio protettivo su Rin che, comprendendo immediatamente la situazione, si incamminò seguita da Jungkook che non voleva assistere a quella scena intrisa di tensione: “Quella chi è?” continuò l’uomo osservando il figlio dall’alto in basso mentre Deana non aveva ancora alzato il viso che puntava sulle sue scarpe col tacco nere: “Non ti interessa” sentenziò Jin stringendo i pugni lungo i fianchi sentendo la mano di Hoseok appoggiarsi alla sua spalla come a fargli capire che, tutti loro, erano con lui: “Sono tuo padre dovresti portami rispetto e rispondere alle domande che ti faccio” ringhiò mentre stringeva i denti evitando di alzare troppo il tono della voce in quel luogo pubblico: “Ti comporti come tale solo quando ti fa comodo, ma quando vuoi distruggere la mia famiglia non ti importa nulla non è così?” sentenziò Seokjin guardandolo dritto negli occhi per poi indicare la donna accanto a lui che si fece piccola attorno alla sua fidata borsa, la quale sembrava essere sempre il suo unico punto di riferimento.

L’uomo sbuffò alzando gli occhi al cielo per poi liberare una risata sarcastica mentre si sistemava la giacca blu scuro che aveva addosso: “Si vede proprio che quella bambina ti ha fatto perdere il senno Seokjin” borbottò infastidito davanti allo sguardo disgustato che il figlio gli stava regalando non riuscendo più a riconoscerlo, come se qualcuno gli avesse fatto il lavaggio del cervello quando, semplicemente, aveva compreso che c’era qualcosa di più importante dei soldi nella vita: “Non tutto deve girare attorno agli affari papà” commentò il ragazzo appellandolo in quel modo con una nota di fastidio: “Ma tu non lo hai mai capito, anche dopo avermi perso” concluse girandosi ed incamminandosi verso l’entrata del tribunale, seguito dai suoi amici che, poco più distanti di lui, osservavano la scena in silenzio e con le braccia conserte cercando di non far coinvolgere Yoongi in una rissa dalla quale avrebbe rischiato grosso.

“Non farti intimorire dalle parole di quel buono a nulla” commentò l’uomo rivolto a Deana dopo essersi schiarito alla gola, colpito dalle parole taglienti del figlio: “ Riavrai tua figlia e i soldi che ti ho promesso e mi dispiace, ma non si torna più indietro mia cara. Che tu abbia il senso di colpa o meno, hai accettato le mie regole e ora continuerai a giocare fino a quando non dichiarerò la partita vinta” concluse appoggiandole una mano sulla spalla e sussurrandole tutto quello all’orecchio in modo che solo lei potesse sentirlo: “Ora entriamo, l’avvocato ci sta aspettando all’entrata” ammise, incamminandosi da solo sicuro che quella donna, ancora tremante e dal volto basso, l’avrebbe seguito nell’edifico.
 
 
 
L’aula di tribunale era ampia e ben illuminata: in fondo alla stanza, appena sopra elevato, si trovava il banco del giudice che, con la sua toga nera, stava comodamente seduto sulla poltrona che si trovava appena dietro e leggeva dei vecchi fogli ben curati che riguardavano l’argomento principale di quella seduta; l’uomo alzò appena lo sguardo quando sentì la porta aprirsi sistemando meglio gli occhiali tondi sul naso notando Rin e Jungkook guardarsi attorno spaesati non capendo bene dove si sarebbero dovuti sedere: “ Tutte queste guardie mi metto un po’ di agitazione” sentenziò a bassa voce il minore toccando la guancia a Maelyeog che ancora aveva il volto appoggiato alla spalla della sua maestra preferita: “Accomodatevi pure qui davanti” affermò d’un tratto l’uomo dai capelli brizzolati, avvicinandosi alla ringhiera in legno che separava le panche degli spettatori con l’effettivo spazio dell’accusa e della difesa: “Grazie” disse soltanto Rin avendo ben capito chi fosse: “E questa piccola signorina chi è?” chiese lui allungando la mano verso la schiena della bambina una volta che furono abbastanza vicini: “Maelyeog, si chiama Maelyeog” rispose Jungkook per lei che si girò appena guardando l’uomo di sbieco ancora stretta a Rin.

Il giudice spalancò appena gli occhi ricordando quel nome, associandolo a quella neonata che, cinque anni prima, in braccio a quella signora dai capelli corti e leggermente ondulati che guardava il figlio con gli occhi lucidi, dormiva placidamente coperta da un piccolo lenzuolo chiaro: “Siete qua per il processo del suo affido?” domandò poi ritornando serio vedendoli annuire all’unisono: “Vedo che Seokjin ha mantenuto la sua promessa” concluse poi il giudice sorridendo alla bambina che lo salutò con la mano, lasciando un po’ spiazzati Rin e Jungkook che si scambiarono uno sguardo leggermente stralunato.

La porta della stanza si aprì di nuovo lasciando entrare Seokjin che, decisamente infuriato, cercava di calmarsi muovendo le labbra: “Che succede?” chiede Rin guardando il giovane che la sorpassò e andò a sedersi al suo posto proprio appena davanti a loro: “Ha discusso con suo padre” rispose Namjoon al posto dell’amico che, con le mani tra i capelli, cercava di calmarsi e di concentrarsi su quello che avrebbe dovuto fare: “Non fraintendere non vuole ignorarti, vedrai che tornerà da te prima che tu te ne renda conto” concluse accarezzando dolcemente la testa di Maelyeog che, di tutta risposta, strinse appena in tempo il dito della grande mano del ragazzo che poi si sedette accanto a Seokjin come suo avvocato.

Rin fece sedere Mael tra lei e Jungkook mentre Taehyung, nella panca dietro di loro, le stava sistemando, con una maniacale cura, i capelli in due piccoli codini. La giovane ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura di Seokjin che, così attenta ed immobile, sembrava statuaria: era preoccupata per lui, avrebbe voluto stargli vicino e dirgli che sarebbe andato tutto bene ma non era sicura che fosse stato così, spostò lo sguardo velocemente su Maelyeog che, con il suo solare sorriso e la sua innocenza, non faceva altro che farla sorridere a sua volta facendole sperare che non sarebbe andata via dalle loro vite.

Per l’ultima volta, la porta della stanza si palancò sbattendo, questa volta, contro il muro che si trovava accanto facendo spaventare tutti i presenti: “Le chiedo un po’ di attenzione signor Kim” affermò il giudice sistemandosi, in modo poco attento, gli occhiali che, a causa del leggero sobbalzo, erano scesi sulla punta del naso: “ Mi scusi signor giudice” affermò con un accenno di disprezzo l’uomo da tutti ignorato mentre camminava davanti la donna inglese che, con un veloce sguardo, osservò sua figlia che la guardava intimorita e, ancora di più, si sentiva uno schifo ad aver accettato tutta quella situazione decisamente sgradevole: “Bene, dato che l’accusa e la difesa sono entrambi qui, possiamo iniziare la seduta. Tratteremo la chiamata in giudizio e l’apparente mancata causa che ha determinato l'abbandono temporaneo del minore, indetta dalla signora Deana Williams. La signora dichiara di rivolere l’affidamento della sua bambina Maelyeog Kim stata affidata “sine die”* cinque anni prima al signor Kim Seokjin”

Le parole del giudice fecero aumentare il battito a Jin che, con un sonoro sospiro, stringeva le mani leggermente sudate tra loro mentre cercava l’appoggio e il sostegno di Namjoon che si trovava al suo fianco: “Andrà bene” sussurrò il minore dandogli una pacca sulla spalla mentre lui annuiva piano osservando di sbieco il sorrisetto beffardo e canzonatorio del padre che si trovava alla sua sinistra: “Lascio ora la parola all’accusa; per la signora Williams parlerà l’avvocato Lee”. Ci fu un attimo di silenzio, la sedia dell’uomo che si stava alzando scricchiolò mentre la spostava all’indietro: gli occhi di tutti i presenti erano fissi su di lui, pronti a sentire cosa aveva da dire in difesa di quella donna che aveva abbandonato sua figlia.

Ma nella mente del signor Kim non vi erano pensieri negativi verso il figlio, non vi erano maldicenze verso quella piccola bambina che lo guardava sempre con uno sguardo terrorizzato, non vi era in mente nulla se non il ricordo flebile di suo figlio. Più lo guardava muovere nervosamente la gamba sotto il tavolo in legno più ricordava il passato quando lo aveva accompagnato al suo primo appuntamento e sembrava nervoso allo stesso modo, quando lo aveva visto entrare nella sua stanza in piena notte con gli stessi occhi terrorizzati dopo un incubo, quando non riusciva a smettere di torturarsi le mani per l’agitazione davanti alla sua richiesta di diventare suo successore. L’uomo ricordava quel figlio che pensava di conoscere bene, ricordava le risate che avevano condiviso e le litigate fatte perché tornato a casa troppo tardi dal coprifuoco indetto da lui stesso, ripensava senza nemmeno ascoltare il discorso scritto di suo pugno che l’avvocato Lee, suo fidato amico, stava enunciando: tutto quello lo stava facendo, a detta sua, per il bene di Seokjin perché voleva vederlo nuovamente sereno e spensierato come un tempo, perché lo rivoleva al suo fianco per andare a pescare insieme in quel lago che era ormai diventato il loro lago, ma mai avrebbe immaginato di vederlo così distrutto ed affranto, mai avrebbe pensato di sentire uscire dalla sue labbra quelle parole così taglienti nei suoi confronti, mai avrebbe pensato che tutto quello che lui stava facendo lo distruggesse a tal punto da non meritarsi più nemmeno un suo sguardo: quello, ormai, non era più il Seokjin che lui ricordava o forse lui era sempre lo stesso, forse quello che lo aveva cambiato era stato proprio lui.












*Affido "sine die": spesso accade che non si realizzino le condizioni per cui il minore possa rientrare nella famiglia di origine, per cui un affido consensuale si trasformi in giudiziale, o che un provvedimento di affido giudiziale venga reiterato, rendendo di fatto l'affido un fatto non più temporaneo, ma duraturo nel tempo. 

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Capitolo 13
*** Amaryllis ***


Amaryllis significa successo, la libertà 

 
 






La luce calda che entrava dalle finestre ampie di quel grande stanzone si contrapponeva all’aria tesa e quasi rarefatta che si poteva percepire durante la discussione che l’avvocato di Deana si stava trasportando per arrivare alla fine. Lui era sicuro di se, convinto, o forse non era affatto un bravo avvocato ma i soldi che il signor Kim gli aveva promesso bastavano per farlo diventare esperto in quel lavoro così complicato.

L’avvocato Lee concluse velocemente la sua spiegazione in cui proteggeva ampiamente Deana che, seduta con il volto basso ad osservare quel vecchio tavolo di legno, non faceva altro che annuire leggermente con il capo quando lo stesso avvocato le poneva delle chiare domande a cui lei aveva imparato a memoria la risposta grazie a quel copione fittizio che il signor Kim aveva preparato apposta per quel processo: “La ringrazio avvocato Lee per le sue delucidazioni sull’argomento. Ora passerei la parola alla difesa: farà le veci del signor Kim Seokjin soggetto imputato, l’avvocato Kim Namjoon” esplicò il giudice annuendo leggermente con il capo in direzione di Namjoon che si era alzato con uno scatto tenendo in mano alcuni fogli utili per ricordare tutto il discorso che aveva preparato. Jin aveva lo sguardo puntato sull’amico, la gamba non smetteva di ballare sotto la scrivania in legno su cui aveva appoggiato le mani leggermente bagnate per l’agitazione che continuava a provare: “Conta su di me” mimò con le labbra il minore in direzione di Jin che, con un tirato e leggero sorriso, sospirò sperando che l’amico potesse salvarlo da quella situazione che non riusciva a tenerlo calmo nemmeno mentre dormiva.

Rin teneva stretta la mano di Maelyeog mentre guardava Namjoon avvicinarsi davanti a quel piccolo scrittoio rialzato su cui il giudice osservava tutti dall’alto, la stessa agitazione che Jin stava provando in quel momento tormentava anche lei: lo stomaco era sottosopra aveva paura che, quella tenera bambina che in quel momento le sorrideva incurante di quello che stava accadendo attorno a lei, potesse sfuggirle dalle mani e non vederla più. Rin le sorrise e le accarezzò dolcemente i capelli ben sistemati poco prima dalle mani attente di Taehyung che, in quel momento, si era fatto serio proprio come tutti gli altri ragazzi seduti attorno a loro, quasi si sentì in soggezione notando quegli sguardi attenti che sembravano pendere dalle labbra di Namjoon che aveva iniziato il suo discorso: “Mamma” la chiamò a bassa voce Mael attirando l’attenzione anche di Jungkook che, con un dito sulle labbra, le intimò di fare il più piano possibile. Con un cenno affermativo del capo, Maelyeog fece avvicinare la ragazza alla sua bocca che aveva accuratamente coperto con entrambe le mani così che il suono potesse essere il più ovattato possibile: "Voglio abbracciare papà” sussurrò piano vedendo Rin spalancare appena gli occhi per poi regalarle un dolce e sincero sorriso. Nello stesso modo in cui la piccola aveva coperto la bocca, Rin le si avvicinò all’orecchio vedendola sorridere appena, divertita da quella scena: “Potrai farlo presto te lo prometto” spiegò vedendola leggermente pensierosa guardare verso il basso, iniziando a far dondolare piano le gambe che non riuscivano a toccare il pavimento piastrellato della stanza.
                                                                                                                                                   

 
Jin si passò le mani tra i capelli appoggiando in modo dritto la schiena contro lo schienale della sedia leggermente scomoda, con la coda dell’occhio guardò suo padre che, con una mano sulle spalle dell’avvocato Lee, si complimentava con lui per il discorso che aveva appena concluso, in effetti quelle parole taglienti e ben costruite di poco prima, avevano lasciato il segno anche in Jin che, non sapendo molto di tutto quello, si sentiva ancora più agitato anche se si fidava a tal punto di Namjoon che riusciva a percepire quel minimo di conforto. Il ragazzo guardò nuovamente suo padre notando le rughe sul suo volto ormai creargli dei piccoli solchi attorno alle labbra e vicino gli occhi, da quanto tempo non lo osservava ormai? I primi capelli bianchi spuntavano dalla nuca nonostante ne avesse ancora molti e Jin ricordò quella volta che, da bambino, si era divertito a legarglieli mentre dormiva, con delle piccole mollette rubate a sua madre e inconsciamente le sue labbra si stirarono in un sorriso. Ancora non aveva ben capito come mai suo padre gli stesse facendo tutto quello, non aveva intuito perché lo stava allontanando a tal punto da perderlo, Jin non lo riconosceva più: non era più quel genitore dolce che lo aveva rincuorato dopo il suo primo cuore spezzato, non era più quell’uomo sorridente che lo portava al lago a pescare, in quello stesso lago che ormai avevano denominato come loro. Seokjin si strinse il ponte del naso sentendo un piccolo sentore di mal di testa crescere in lui, suo padre era ormai un uomo lontano dalla sua vita quando il ragazzo non avrebbe mai voluto che se ne andasse, il loro rapporto sgretolato per una manciata di soldi in più che non avevano fatto altro che portare avidità nel cuore di quell’uomo che, da sempre, gli era stato vicino più di chiunque altro.

L’attenzione di Seokjin tornò alla realtà grazie alle ultime parole di Namjoon che lo citarono direttamente, catapultandolo in quella stanza dall’aria pesante: “Grazie avvocato Kim per il suo intervento. Ora, se l’accusa non ha altro da aggiungere io mi riti-“ le parole del giudice vennero bruscamente interrotte dal forte rumore di una sedia che sfregava sul pavimento, gracchiando appena: “Signora Williams si sieda per favore” le intimò l’uomo abbassando appena gli occhiali verso la punta del naso paffuto osservando contrariato il gesto sorprendente della donna che aveva fatto spalancare gli occhi di chiunque in quella stanza: “ H-ho da dire qualcosa” ammise lei sotto lo sguardo disarmato e contrariato del padre di Seokjin che, con disappunto e un leggero strattone alla sua mano, cercava disperatamente di zittirla tirandola nuovamente verso la sedia per farla sedere: “Mi dica dunque, cosa vuole aggiungere?” la intimò il giudice incrociando le braccia al petto indicandole di incamminarsi davanti a lui in modo da poterla sentire meglio.

Deana non voleva più proseguire oltre; ancora non si capacitava di aver acconsentito a tutto quello: lei non voleva arrivare a tanto, aveva solo bisogno di soldi alla fine. Certo rivedere sua figlia dopo tutto quel tempo l’aveva fatta emozionare, sentire amata ma non poteva tenerla con lei dopo tutta la nuova vita che si era creata: le parole del signor Kim arrivarono ovattate alle sue orecchie, pensava solamente a Maelyeog che, dietro di loro, assisteva a tutto quello. Deana aveva visto quanto Seokjin tenesse a lei, quanto l’amasse come se fosse sua figlia, aveva visto quante persone l’avevano protetta e amata in tutti quegli anni in cui lei se ne era lavata le mani, era stata una madre spregevole e lo sapeva infatti non smetteva di tormentarsi per quello, anche in quel momento le stava facendo stringere così forte le mani tra loro che divennero bianche: “ Respira” disse tra lei tirando un lungo sospiro strofinando le mani contro le cosce cercando di calmarsi il più possibile.

 Con uno strattone si liberò dalla presa dell’uomo al suo fianco che guardò disperato l’avvocato che, con una leggera scossa delle spalle, gli fece intuire che non c’era nulla che lui potesse fare per fermala: “Non sono un avvocato e non conosco bene le leggi che vi sono all’interno di un affidamento o di una adozione. Ma so per certo di non essere mai stata una vera madre per mia figlia Maelyeog. Me ne sono andata abbandonandola al suo destino, non ho più pensato a lei, mi sono rifatta una vita e se quell’uomo” disse indicando il signor Kim ancora seduto e con lo sguardo assente: “Non mi avesse contattato e cercato offrendomi qualcosa di cui avevo davvero bisogno, a quest’ora io non sarei nemmeno qui. A Londra ho un marito e un figlio che mi aspettano e, inizialmente, riavere Mael in casa con me mi rendeva felice ma ho visto come mi guarda, ho visto come guarda il figlio del signor Kim e come guarda tutti quei ragazzi dietro di noi” continuò girandosi nella loro direzione sorridendo mesta a tutti loro facendogli notare gli occhi leggermente lucidi: “ E posso assicurargli che io non sono degna di essere chiamata mamma da lei. Per questo, se è possibile, voglio revocare la mia potestà genitoriale verso Maelyeog e lasciare che lo stato di abbandono rimanga definitivo in modo da iniziare le pratiche di adozione in nome di Kim Seokjin”.

 Deana completò il suo discorso e una lacrima le rigò il viso ma sentiva finalmente che quel grosso peso che portava dentro era sparito, Maelyeog sarebbe sempre stata la sua bambina, la sua primo genita e le avrebbe sempre e per sempre voluto un gran bene, ma sentiva che non sarebbe mai riuscita a renderla felice come, in quei cinque anni di vita, era riuscito a fare Seokjin crescendola e amandola come se fosse sua: quella era la cosa giusta da fare e, finalmente, aveva avuto il coraggio di farlo senza pensare minimamente alle conseguenze, non le importavano più i soldi, non le importava se il signor Kim la odiasse, l’unica cosa che voleva davvero era vedere la sua bambina felice proprio come la prima volta che la vide tra le sue braccia circondata da quel morbido asciugamano rosa: “La ringrazio per le sue parole signora Williams, le terrò in considerazione per la mia decisone finale. Ora vi prego di attendermi, mi ritiro per deliberare” concluse il giudice alzandosi facendo fare la stesa cosa a tutti coloro che erano nella stanza, lasciando svolazzare appena la sua toga nera incamminandosi verso una porta scura alle sue spalle nella quale sparì, facendo calare dietro di lui un pesante silenzio.
 
 
“Papà!” esclamò la voce squillante di Maelyeog correndo verso il piccolo cancello aperto dall’uomo che, in un sonoro sospiro liberatorio, aprì le braccia verso la sua bambina che vi ci si tuffò senza esitare abbracciandolo finalmente: “Sono stata buona buona” ammise la piccola stringendosi a lui, sentendo la stretta dell’uomo più salda attorno a lei mentre si rialzava chiudendo gli occhi e assaporando ogni attimo di quel momento così cruciale: “Grazie” mimò con le labbra verso Rin che ricambiò con un leggero gesto del capo e un dolce sorriso, nascondendo la sua preoccupazione stringendo i manici della borsa che aveva tra le mani: “ Vedrai che andrà bene hyung, Namjoon ha dato il massimo ed è stato molto convincente” disse Yoongi dandogli una pacca sulla spalla accarezzando, poi dolcemente, i capelli della bambina che il ragazzo aveva tra le braccia: “ Yoongi hyung ha ragione e poi le parole finali di Deana… hanno toccato il cuore di chiunque” proseguì Hoseok alzando il pollice della mano destra sorridendogli sicuro che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Seokjin con la coda dell’occhio, notò come suo padre, cercando di non scomporsi davanti a tutti, stava discutendo con Deana che aveva il volto basso ma un leggero sorriso: “Mael vai un attimo con Rin, torno subito” ammise lasciando che la donna la prendesse in braccio, vedendola annuire e sorriderle dolcemente. Il ragazzo si incamminò verso i tre mentre i suoi più cari amici lo guardavano muoversi svelto e frapporsi tra Deana e suo padre: “Ora basta” ammise soltanto guardandolo dritto negli occhi: “Quello che è successo tra noi non deve avere nulla a che fare con lei” sentenziò il ragazzo mentre il padre lo guardava accigliato facendogli però notare la stanchezza negli occhi: “Io l’ho sempre fatto per il tuo bene, ma non sembra tu lo abbia capito” affermò l’uomo senza mai staccare lo sguardo da quello severo di Seokjin: “Se era davvero così allora avresti accettato la mia decisione di tenere  Maelyeog con me, avresti visto quanto sono felice ora e non avresti creato tutto questo” rispose il ragazzo percependo una piccola sorpresa nello sguardo del padre che si ritrasse appena facendo vagare lo sguardo altrove: “Ora il cattivo sono io” concluse in un sussurro, uscendo dalla stanza incrociando solo per un attimo, lo sguardo allegro di Mael che, nonostante tutto, si inchinò in segno di rispetto.
 
 
Era passata un’ora da quando avevano avuto quel momento di pausa, una guardia li aveva richiamati qualche istante prima di annunciare l’arrivo del giudice in aula. Tutti si alzarono in piedi osservando l’uomo sistemarsi sulla poltrona comoda che gli era riservata, appoggiò dei fogli sulla scrivania davanti a lui e lasciò che le lunghe e ampie maniche nere gli caddero appena sopra le mani, sistemandole alla bene meglio spostandole appena: “Seduti” ammise lasciando che i presenti si sedessero nuovamente comodi. Ognuno di loro aveva i nervi a fior di pelle, non sapevano cosa sarebbe successo, non sapevano quale sarebbe stato il verdetto, il padre di Seokjin, stranamente, aveva il volto basso e teneva gli occhi chiusi, i capelli ben laccati non caddero sulla fronte mentre le mani erano congiunte e nemmeno lui ormai sapeva cosa avrebbe voluto sentirsi dire: “Dopo le arringhe esposte da entrambe le parti a me presentate, posso dedurre che l’accusa portata innanzi inizialmente dalla signora Williams di riscattare la potestà genitoriale della figlia abbandonata cinque anni prima, Kim Maelyeog, sia stata da lei stessa ritirata qualche attimo prima della mia decisone finale. Le parole dell’avvocato Kim che ricordano l’art. 570 cioè il reato di cui risponde chi non contribuisce al mantenimento dei propri figli mancando alla responsabilità di riservare i mezzi di sussistenza a chi non è in grado di procurarseli da solo e lo stato di abbandono definitivo del minore, avvenuto grazie alla revoca della potestà genitoriale affermata dalla signorina Deana Williams effettiva madre della bambina; decido così di mutare l'affido in atto in affidamento preadottivo avviando il procedimento di adozione nei riguardi del signor Kim Seokjin che, in questi cinque anni, ha maturato i requisiti necessari affettivamente idonei a educare, istruire e mantenere il minore in questione. Questo è stato deciso e la seduta è sciolta.”

Il martelletto di legno picchiò sul suo appoggio rotondo, il giudice si alzò ed uscì dalla stanza: Seokjin aveva le lacrime agli occhi mentre Namjoon si era già alzato in piedi vittorioso agitandolo dalle spalle incredulo di ciò che aveva appena sentito. Nella stanza ormai non c’era più nessuna aria pesante, un boato di gioia si alzò dai ragazzi che, allegri, si erano alzati correndo da Namjoon e Seokjin ancora seduto sulla sedia: “Mamma che succede?” domandò Maelyeog effettivamente confusa tirando appena il vestito di Rin: “Succede che non sarai separata dal tuo papà Mael, vivrai con lui per sempre” spiegò la giovane donna inginocchiandosi davanti la bambina che, con un enorme sorriso, l’abbracciò sbilanciandola: “Ora puoi correre dal tuo papà” ammise lasciandola andare da Jin.

“Papà!” esclamò la bambina facendosi largo tra i suoi zii correndo verso l’uomo che aveva le mani tra i capelli ma un sorriso bellissimo: “Papà!” esclamò di nuovo la bambina ormai vicina a lui vedendolo girarsi di scatto ora più conscio di prima di quel momento meraviglioso appena trascorso: “Principessa!” la chiamò lui gettandosi in ginocchio davanti a lei con le braccia spalancate abbracciandola stretta così che non potesse sfuggire: “Possiamo vivere per sempre insieme!” esclamò la piccola gioiosa: “Sempre” sussurrò lui ancora con le lacrime agli occhi alzando lo sguardo verso Rin che, in lacrime, annuiva sorridente, felice quanto lui: “Ora possiamo andare a casa?” chiese la bambina asciugando le lacrime del suo papà accarezzandogli la guancia: “Certo” ammise rialzandosi venendo inondato da congratulazioni e abbracci da parte dei suoi amici: “ Ti aspetto lunedì al lavoro, vedi di non fare tardi”  disse soltanto la voce stentorea del padre che non lo guardò nemmeno negli occhi ma gli passò accanto seguito dall’avvocato che si inchinò appena: “Contaci” asserì Jin con un leggero sorriso.

Deana gli toccò una spalla finalmente sorridente e accarezzò i capelli di Maelyeog salutandola: “Grazie” si limitò a dire Jin vedendola scuotere il capo: “Prenditi cura di lei” concluse inchinandosi uscendo dall’edificio lasciandosi finalmente tutto alle spalle come se fosse stato un brutto sogno.
 
 
 
Quella stessa sera avevano voluto tutti festeggiare a casa di Seokjin, Maelyeog ne era stata la principessa indiscussa e nessuno di loro voleva andarsene da li. Infatti avevano optato, sotto consiglio della più piccola, di fare un pigiama party così che non potesse allontanarsi dai suoi zii e dalla sua mamma.

Era ormai mezzanotte e tutti erano già addormentati: Maelyeog nel suo letto abbracciata al suo fidato peluches mentre accanto a lei era rimasto Jungkook intrappolato dalla stretta di mano della più piccola, Hoseok, Jimin e Taehyung erano ammassati sul divano letto del salotto mentre Namjoon e Yoongi erano comodamente sdraiati sul letto della stanza degli ospiti. Jin era sul balcone di casa ammirando il cielo stellato e quella notte particolarmente fresca: “Non riesci a dormire?” domandò una voce femminile alle sue spalle: “No” rispose lui girandosi e sorridendole: “Vedo che nemmeno tu” continuò prendendole quel bicchiere d’acqua che gli stava porgendo: “A cosa stavi pensando?” chiese lei sistemandosi al suo fianco stringendosi nella giacca che, previdentemente, si era portata con se: “Mi sembra tutto così irreale che non mi sembra vero” ammise bevendo un sorso d’acqua: “Già” commentò lei osservando le stelle: “Credi che sarò un buon padre?” domandò lui di punto in bianco: “Lo sei sempre stato per tutti questi anni, lo sarai sicuramente anche per i prossimi” ammise lei sorridendogli, voltandosi verso di lui che la guardava ammaliato dalla sua bellezza: “Ma Maelyeog avrà bisogno di una mamma al suo fianco e io non potrò fare tutto da solo, soprattutto quando sarà adolescente” ridacchiarono rompendo quella piccola tensione che si era creata: “ E hai già in mente qualcuno per questo ruolo?” chiese lei vedendo la mano di Jin appoggiarsi alla sua accarezzandola piano, avvicinando il volto al suo che avvampò immediatamente: “Qualcuno lo avrei” ammise lui guardandola negli occhi lasciando che i loro sentimenti si liberassero in quel dolce e romantico bacio che entrambi desideravano ormai da tempo.

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Capitolo 14
*** Calla ***


 
Calla siginifica amore e vita eterna
 




Cinque anni dopo
 
 
 
 
 
 
 
Era una giornata di metà autunno e il sole, stranamente caldo, aveva deciso di uscire dopo che si era nascosto tra le nuvole grigie ormai da qualche giorno. Nonostante le foglie degli alberi stavano cominciando a cadere tingendosi dei tipici colori autunnali dalle sfumature calde, tutti quei fiori bianchi e rosati che decoravano la navata di una chiesa gremita di gente, creavano un’atmosfera quasi primaverile.

In fondo si trovava Seokjin che, con le mani congiunte, gonfiava il petto sospirando cercando di calmare la benevola agitazione che aveva ormai dalla sera prima. Namjoon gli mise una mano sulla spalla lasciando che il ragazzo girasse lo sguardo verso di lui e tutti i suoi più cari amici che gli sorridevano, facendolo sorridere a sua volta: “Non sono mai stato così agitato in vita mia” sussurrò Seokjin mentre sistemava per l’ennesima volta la cravatta nera in tono con lo smoking che indossava: “Lascia in pace quella cravatta hyung” sentenziò Taehyung facendo ridere Jungkook poco dopo dietro di lui.

Namjoon ridacchiò all’affermazione del maggiore e con l’ennesimo sospiro, gli abbassò le mani fermandogliele lungo i fianchi: “ Andrà tutto bene hyung, questo è il tuo giorno speciale e da qui in poi inizierà una nuova vita” asserì vedendo le labbra piene di Jin sorridergli teneramente, ringraziandolo per il supporto solamente con lo sguardo: “Hai detto le stesse cose anche quando ho trovato Maelyeog” ammise Seokjin notando, in prima fila, i suoi genitori: sua madre lo guardava soddisfatta e fiera di lui, mentre suo padre, ancora un po’ burbero e restio lo salutò velocemente con la mano per poi intrecciarla a quella della donna che gli stava accanto facendo sorridere il ragazzo che notò la goffaggine del genitore.

L’organo iniziò a suonare non appena le porte della chiesa si spalancarono: una bambina dai lunghi capelli scuri e due grandi occhi verdi, camminava lungo la navata spargendo dei piccoli petali di rosa degli stessi colori di quei bellissimi e profumati fiori che decoravano la chiesa. Un grande sorriso comparve sulle labbra di Maelyeog mentre si avvicinava al suo papà che, soddisfatto e fiero di lei, le sorrise a sua volta scendendo poi qualche gradino in modo che potesse avvicinarsi a lei: “Sei bellissima” gli sussurrò Jin quando fu a pochi passi da lei e le rubò un baciò sulla guancia che la fece arrossire: “Papà aspetta di baciare la mamma ora” asserì la bambina facendogli l’occhiolino, notando le immancabili orecchie di Jin leggermente rosse a causa del suo imbarazzo.

Maelyeog si sedette sulla panca in legno accanto a Jungkook che le aveva tenuto il posto per poi sporgersi verso il centro cercando di intravedere per prima la sposa che, nervosa, attendeva il suo momento di entrare: “Non ce la faccio” ammise la ragazza tenendo stretto il bouquet che aveva in mano, camminando avanti e indietro in quello stretto corridoio che portava poi alla porta principale. Sospirava profondamente cercando di calmare l’ansia che la stava assalendo evitando di toccarsi i capelli ben acconciati ricoperti da un sottile velo bianco: “ È il momento di entrare Rin” ammise suo cugino mettendole le mani sulle spalle coperte da un pizzo bianco ricamato facendola fermare e guardarlo negli occhi: le ricordava così tanto suo padre. Lui era l’unico che l’avrebbe potuta accompagnare all’altare, era l’unico che aveva cercato di starle vicino nonostante abitassero lontani e ormai era diventato come un fratello maggiore per lei che, quando Jin le aveva chiesto di sposarla e lei aveva immediatamente detto di sì, aveva subito immaginato lui tenerla per un braccio e camminare verso l’altare: “Andrà tutto bene Rin, è il tuo giorno speciale e so quanto sei contenta di questo. Sono sicuro che tua madre e tuo padre ti stanno guardando con un grande sorriso e sono fieri della donna che sei diventata” sostenne vedendole gli occhi lucidi. Lei lo abbracciarlo stretto sapendo benissimo che l’avrebbe capita come sempre: “Grazie” le sussurrò lui per poi spostarla e sorriderle: “Ora non piangere o mia mamma mi ucciderà per aver fatto rovinare il tuo trucco” scherzò vedendola finalmente ridere serena: “Andiamo?” domandò offrendole il braccio che Rin prese senza indugio, sapendo che da quel giorno in poi avrebbe ritrovato quella famiglia che sempre aveva cercato e che avrebbe voluto creare.
 

La marcia nuziale aveva iniziato a suonare e, dalle porte spalancate, si intravide la figura della sposa che, timidamente, alzò piano la testa notando tutti gli invitati alzarsi osservandola camminare piano verso l’altare dove Jin, con uno sguardo sbalordito, la guardava attento ad ogni suo movimento gonfiando appena il petto in modo che non potesse emozionarsi proprio sul più bello. Maelyeog non riusciva a smettere di sorridere mentre vedeva la sua mamma avvicinarsi sempre di più a lei salutandola poi con un grande sorriso sulle labbra che Rin ricambiò immediatamente inchinando appena il capo: “Trattala bene” asserì il ragazzo lasciando che Jin prendesse la mano della ragazza nella sua: “Lo farò” ammise Seokjin sicuro di se per poi guardare negli occhi la sua sposa che leggermente rossa in viso si incamminò in cima all’altare guardando le sue migliori amiche, come sempre al suo fianco, ma questa volta come damigelle d’onore.

“Sei splendida” Sussurrò Jin mentre il reverendo iniziava la cerimonia, le guance di Rin ormai in fiamme: “Sei bellissimo anche tu” ammise la ragazza sedendosi poco dopo nella sedia accanto a quella del ragazzo: “Come sempre del resto” scherzò Jin vedendola ridere sotto i baffi cercando di mantenere un contegno: “ Finalmente sono riuscito a vedere il tuo splendido sorriso” concluse l’altro sistemandosi meglio al suo posto senza mai togliere la mano da quella di lei che, rossa in viso, aveva abbassato lo sguardo sulla gonna del vestito colpendolo appena sul dorso della mano facendolo ridacchiare.
 
 

 

“EVVIVA GLI SPOSI!” urlarono in coro tutti gli ospiti che li attendevano fuori dalla chiesa lanciando dei petali bianchi che, accuratamente, Maelyeog e Hoseok avevano preparato qualche giorno prima inserendoli in dei piccoli sacchettini trasparenti consegnandoli poi poco prima dell’arrivo dello sposo il giorno stesso. Seokjin teneva Rin stretta a lui coprendola con il braccio mentre entrambi non potevano fare a meno di sorridere sereni, scambiandosi sguardi complici: “Congratulazioni!” applaudì Jimin circondando il braccio attorno alle spalle di Jin mettendosi in punta di piedi per arrivarci meglio: “Finalmente il nostro hyung avrà la famiglia che si merita” sentenziò Yoongi con le braccia conserte mentre Jin si limitò ad annuire con il capo cingendo la vita di Rin con la mano libera che lo guardò perdutamente innamorata dell’uomo che aveva appena sposato: “ Dov’è Mael?” chiese la donna guardandosi attorno salutando con una mano i parenti che non vedevano l’ora di congratularsi con lei: “Sta preparando una cosa con Jungkook” ammise Namjoon ridacchiando assieme a Hoseok: “Ma è una sorpresa che vedrete tra poco” concluse l’altro mentre, dubbiosi, gli sposi si avvicendarono a salutare tutti gli invitati, ringraziandoli per essere giunti.

Pochi istanti dopo, una lussuosa macchina bianca si parcheggiò poco più avanti a loro, due fiocchi color bianco avorio decoravano gli specchietti e da essa uscì Maelyeog scortata da Jungkook che le aprì  la portiera come un vero gentiluomo: “Papà, mamma!” esclamò la bambina correndo dai due che, con le braccia aperte, la aspettavano per abbracciarla in modo da sentirsi ancora di più una famiglia: “Ma dove eri finita?” chiese Jin prendendola in braccio baciandole la guancia: “Avevo lasciato a casa il mio regalo per voi” spiegò mentre Rin le sorrideva sistemandole il fiore che aveva tra i capelli: “Hai un regalo per noi?” Domandò la donna vedendo la bambina annuire per poi chiamare Jungkook che le consegnò una piccola borsetta bianca: “ L’ho fatto io” sostenne mentre Seokjin la poggiava a terra vedendola porgergli loro la busta. Rin la prese chiedendole di tenerle il bouquet per un momento, guardò Jin e sorrise notando solo in quel momento quanto Maelyeog fosse cresciuta, assomigliava molto a Daena ma nessuno dei due si volle soffermare troppo su questo perché sapevano che la loro Maelyeog aveva quel brillante sorriso che tanto ricordava Jin nonostante non avessero nessuna parentela biologica. Lentamente la donna estrasse dal sacchetto una cornice decorata da Maelyeog con delle scritte in rilievo e dei piccoli disegni che ricordavano tutte le loro gite fuori porta: il parco dei divertimenti alla vacanza al mare con quella strana conchiglia dalle sfumature violacee; al centro vi era una loro foto in cui tutti e tre stavano ridendo sereni, Maelyeog era in mezzo mentre accanto a Jin si poteva intravedere la coda di Nuvola che, furbo, cercava di inserirsi in quell’autoscatto: “ Mael…” la chiamò Rin con gli occhi lucidi vedendola dondolarsi sulle punte dei piedi aspettando una loro reazione: “ È il regalo più bello che potessero mai farci principessa” proseguì Seokjin inginocchiandosi vedendola immediatamente abbracciarlo, tirando per la mano anche Rin che si unì immediatamente a quel caloroso momento: “Ho voluto rappresentare la nostra famiglia per così com’è. Un po’ strana certo, ma bellissima” ammise la bambina sorridente ancora stretta in quell’abbraccio avendo scaldato i cuori dei due che, con uno sguardo complice, si sussurrarono un dolce ti amo: “ Dove sono gli sposi? Abbiamo una foto da fare” li riportò alla realtà il fotografo facendo ridere gli invitati già sistemati sui gradini della chiesa: “Andiamo, hanno bisogno di noi” ammise Jin prendendo per mano entrambe incamminandosi verso l’entrata: “Posizionatevi al centro” disse l’uomo già pronto con la macchina fotografica in mano.

Jin si sistemò alla destra di Maelyeog mentre Rin alla sua sinistra, gli sposi si tennero per mano incrociando le loro semplici fedi d’oro, si guardarono negli occhi mentre Mael sorrise facendo un piccolo saltello, i ragazzi si trovavano attorno a loro, tutti con un grande sorriso, persino il signor Kim stava sorridendo e se non lo avessero visto con i loro occhi, nessuno ci avrebbe mai creduto: quella foto è stato un nuovo inizio per tutti loro.


 
Non pensare a nulla, non dire neppure una singola parola.
Ridi soltanto insieme a me, ancora non riesco a crederci.
Tutto questo sembra un sogno, non provare a scomparire.
Proprio come una farfalla.
 
 
 
 
 

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