Principi di indeterminazione

di Shaara_2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***
Capitolo 29: *** Buone Feste ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Principi di indeterminazione



 
Capitolo 1

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​⧫⧫⧫

Questo è amore: volare verso un cielo segreto, far cadere cento veli in ogni momento.

(Rumi)
 

⧫⧫⧫
 

 

Come ogni sera, Rey si sedeva sull’uscio della casa dei Lars. Dava un’occhiata al deserto che la circondava. Osservava i due soli calare sotto la linea dell’orizzonte. Aspettava che svanissero in silenzio. E, come ogni sera, si sentiva sola. Sola, come era sempre stata. Sola, come non era stata mai.

Luke e Leia le erano apparsi quando aveva deciso di dare una sepoltura simbolica alle loro lightsaber. Ma, da allora, non li aveva più visti.

Così come non aveva più visto i suoi amici della Resistenza. Chissà se ancora si ricordavano di lei? Certo, era felice che adesso tutta la Galassia fosse in pace. Ogni cosa aveva ripreso il suo posto. Il male era stato vinto per sempre. Nella sua mente si immaginava che ormai tutti fossero felici. Tutti. Forse, quasi tutti. E lei? Che cosa poteva dire di se stessa? Aveva preso il cognome di Luke, ma niente era cambiato. Tranne che nessuno sarebbe tornato a prenderla. Almeno non chi sperava. E, da quella solitudine interiore, nasceva ogni sera la stessa domanda: lei, chi era?

“Una diade nella Forza” le aveva detto Ben, poco prima di morire.

“Una diade spezzata” ripeteva a se stessa ogni sera.

Ma, poi, si alzava per chiudere la porta. Guardava la luna alzarsi nel cielo e aspettava in meditazione. Lievitando, gravitava a mezz’aria.

Luke e Leia le erano apparsi una volta. Era molto concentrata, quella volta. Forse, se si fosse concentrata abbastanza, avrebbe potuto vederli ancora. Forse, era solo una speranza. Ma lei sperava ancora di poter rivedere… Ben. Chissà se era diventato tutt’uno con la Forza? Chissà perché non si era fatto mai vedere? Che fine aveva fatto? Possibile che un esperto delle vie della Forza, come lui, non avesse imparato ad apparire dopo la morte?

O, forse, era offeso con lei. Forse, aveva sperato invano che lei gli cedesse un poco della sua energia vitale, prima di morire. Lei non si era nemmeno accorta che gliel’aveva lasciata tutta, fino all’ultima goccia. Aveva dato tutto a lei, senza tenere nulla per sé. E, così, era morto, dandole appena il tempo per un bacio. Morto. Ed era per sempre.

A quel pensiero, cominciò a piangere. Non era la prima volta. Anzi, lo faceva sempre. Ormai, era l’unica cosa che riusciva a fare. Spegneva il fuoco esausta e si buttava nel letto. E, sdraiata su quel vecchio materasso, che era stato di Luke, piangeva fino a che non le mancava il respiro. Fino a che il sonno non la rapiva.

Quello era il suo unico conforto. Nel sonno, traditore, riviveva tutti i suoi incubi. Lei che affrontava Palpatine. Lei che era impotente, mentre Ben veniva lanciato dentro ad una fossa. E, poi, quel mare di fulmini. Sentiva ancora il dolore della sua pelle che si lacerava. E il lezzo della carne bruciata. Non c’era scampo da quell’incubo. La sua morte si ripeteva all’infinito, alternata solo dalla morte di Ben. E lei era sempre impotente. Non poteva fare nulla. Solo piangere. Ma, da qualche tempo, i suoi sogni erano mutati.

Per qualche ragione inspiegabile, ultimamente, alla fine dei suoi incubi, le appariva una farfalla.

Una farfalla blu e luminosa. Non le aveva mai viste nella realtà, eppure, era certa che dovessero esistere da qualche parte. E, per quanto potesse sembrare strano, la facevano sentire meglio.

A volte, pensava che fosse Ben che cercava di darle conforto. Forse era tutto quello che riusciva a fare, dopo aver passato quasi tutta la vita prigioniero del lato oscuro. Però, ogni notte, la farfalla era più chiara, il suo colore più vivace, la sua luce più intensa.

Così, infine, decise di seguirla. Se quella farfalla era davvero Ben, avrebbe trovato un modo per parlargli o di insegnargli ad apparire nella sua forma umana. Forse, stava già facendo tutto il possibile. Forse, non l’aveva dimenticata. Non poteva esserne certa, ma voleva saperlo.

Così, con questi pensieri di speranza, si addormentò nel suo letto. Senza lacrime e rimpianti, ma solo con la speranza di vederlo ancora.

Come il sonno prese il sopravvento, cominciò a sognare. Rivide gli ultimi mesi della sua vita. Li affrontò in silenzio e, come ogni volta, uccise Palpatine e poi attese di rivedere Ben. Le bastava rivivere quell’attimo in cui lo baciava. Lui stava lì fermo a guardarla. Felice, estasiato e con gli occhi di chi stava vivendo per la prima volta. Era stato fantastico poterlo toccare e stringere tra le braccia. Aveva sentito il suo calore avvolgerla. L’aveva sentito tremare nella sua stretta. Poi, mentre ancora metteva a fuoco le immagini, le aveva sorriso. In quel momento, si era sentita felice. Ed era certa che l’uomo che aveva davanti non era più Kylo Ren, ma Ben Solo. Il suo Ben.

Con l’emozione di rivederlo ancora, rimase lì, ferma, a guardare il proprio corpo inerme, mentre giaceva morta sul pavimento. Aveva appena ucciso Palpatine. E, sì, era morta anche lei, come tutte le sere in cui riviveva quell’incubo, ma Ben sarebbe andato presto a salvarla. Così attese. Tanto, il sogno che riviveva era sempre lo stesso. Ben l’avrebbe baciata, trasferendo la sua forza vitale nel suo corpo. Ancora una volta, sarebbe morto dopo pochi minuti ma, per un attimo, sarebbe stato suo. Le sarebbe bastato quello. Giusto un attimo.

Sognando di assaggiare quelle labbra, attese ancora e ancora. Ma, ad un certo punto, capì che qualcosa doveva essere cambiato, perché Ben non usciva più dal fosso. Non la salvava. Ed era vero che quello era un sogno ma, comunque, qualcosa non tornava. A quel punto, si chiese: “E se io non fossi del tutto morta?” Poi, osservò una piccola lucina blu venire verso di lei. Il puntino si accese e, infine, si trasformò in farfalla e cominciò a volare intorno alla sua testa. La guardò con occhi colmi di speranza. Che fosse Ben? “Ben? Sei tu?” chiese, osservando la farfalla. Ma nessuno le rispose. “Ben, lo so che questo è sogno, per favore rispondimi! Non puoi lasciarmi anche nei sogni. Per favore, torna da me.” Ma non sentì alcuna voce risponderle. Invece la farfalla cominciò ad allontanarsi con quel suo volo rapido e serpeggiante.

Così, con aria curiosa e il cuore che incalzava nel suo petto, iniziò a rincorrerla. In sogno, si alzò dal suo letto, aprì la porta e uscì dalla casa su Tatooine.

Camminò sul mare di dune, per ore e ore. Inseguì la farfalla fino alle aride rupi di Jundland Wastes. Arrivata lì, con un balzo, cominciò a volare, fino alle vette più alte. Ma, raggiunta la cima, che imperversava sul mare di sabbia, trovò una piccola grotta. Un passaggio stretto, frastagliato e angusto, che nessun uomo avrebbe mai desiderato attraversare.

“Lo so che questo è solo un sogno” disse a voce alta. “Ma io non mi sento di entrarci.”

Fu a quel punto che la farfalla tornò indietro. Le volò accanto per qualche secondo, per poi lanciarsi dentro alla fessura. Rey sospirò e, facendosi coraggio, entrò nella grotta.

Era buio, c’era umido, un caldo insopportabile e uno strano odore di zolfo. Sapeva che era un sogno, ma camminò talmente tanto da avvertire un forte dolore ai piedi. Si guardò le caviglie e sussultò.

“Cavolo!” esclamò stupita. “Sono uscita scalza.”

E, proprio mentre lo diceva, come ci si può aspettare da un incubo, scivolò per terra e una lieve corrente d’acqua tiepida la trasportò fino al fondo della grotta.

“Dove diavolo sono?” disse, guardandosi intorno, senza però riuscire a vincere le tenebre.

In effetti, non si vedeva nulla. Così, cercando di abituare gli occhi all’oscurità, tentò di avanzare a tentoni nel vuoto. Annusò il pesante odore di zolfo. Poi, dal nulla, la farfallina apparve di nuovo.

“Sei tu?” le disse, con un sorriso.

Rey la seguì, ignorando la corrente. La seguì fino a scoprire una sorgente. Un sorgente di acqua sulfurea e luce. Entrambe sgorgavano da una grossa lastra di cristallo azzurra. Azzurra come la farfalla. Rey si avvicinò, facendosi milioni di domande ma, poi, quando fu davanti all’enorme Kyber di cristallo, spalancò la bocca per ciò che aveva davanti. 

Le luci altro non erano che milioni di farfalle che volavano e volavano, disegnando figure che illuminavano l’oscurità della grotta. L’odore di zolfo era intenso. Rey cercò la sua farfalla blu, senza trovarla. Come attratta da una forza invisibile, si buttò dentro al fiume che scorreva sotto la sorgente. Prima un piede e poi l’altro e poi dentro, fino al collo. Ma qualcosa ancora la chiamava, così si immerse fino ad arrivare al fondo. Trasse un grosso respiro, nuotando fino a toccare qualcosa. Sembrava un cristallo. Ma, quando lo toccò, fu pervasa da uno strano presentimento. Osservò il suo palmo mentre era posato sul fondo. Allontanò il viso per capire meglio.

“Che cos’è?” si domandò, incuriosita.

Lo analizzò con attenzione. Una grandissima lastra opaca, ma ancora in grado di riflettere la luce, faceva da letto al fiume delle mille farfalle. Una immensa superficie calda e potente.

“La Forza” pensò, mentre assorbiva l’energia di quel materiale. “Sembra un grandissimo kyber, legato alla Forza. Perché la farfalla mi ha portato qui?” si domandò, mentre cercava di guardare oltre al cristallo. “Perché sto sognando questo posto?”

Poi, una piccolissima luce, oltre al vetro, attirò la sua attenzione.

“Aspetta, c’è qualcosa qui dentro.”

Incuriosita, guardò attraverso il fondo e vide un grande spazio vuoto, come una stanza. E, in lontananza, riuscì a intravedere una piccolissima luce accesa. Qualcuno stava seduto davanti ad una scrivania. Non era certa, ma sembrava una figura umana. L’immagine sembrava intenta a sfogliare dei grandissimi libri. Li scorreva avidamente e li metteva da parte, come se stesse cercando qualcosa. Con una spinta dei piedi, Rey si appoggiò con tutto il corpo sul cristallo per vedere meglio. Per sentire più energia. E, proprio in quel momento, la figura oltre al vetro alzò lo sguardo. Milioni di luci avanzarono verso di loro. Ma non erano farfalle. La figura, dall’aspetto umano, mosse il volto. Rey spostò gli occhi, facendo un un balzo all’indietro. Il suo cuore smise di battere. L’aria cominciò a mancare. Le piccole luci le andarono incontro, alternando milioni di riflessi argentati con bagliori multicolori. Ma lei non si curò di loro. Cercando di trattenere il fiato, osservò il nervosismo con cui la figura oltre al vetro spostava i libri, come se stesse cercando di vederla meglio. Le luci diventarono più grandi e Rey si girò per osservarle, comprendendo che erano solo degli strani pesci luminosi. Chissà perché le erano corsi incontro? E, per quale strana ragione, sembravano intenti ad avvolgere la sua forma.

“Che volete da me?” gli domandò, cercando di evitarli.

Ma poi la figura davanti a lei catturò, di nuovo, la sua attenzione. Ora che lo vedeva meglio, era certa che fosse un uomo. Era avvolto da un grosso mantello. Un cappuccio ricopriva il suo capo. Eppure, le ricordava qualcosa. Lo vide alzarsi di scatto. Non poteva dirlo con certezza, ma quell’uomo sembrava allarmato, perché sollevandosi dalla scrivania, fece cadere numerosi libri. Poi, spostato il lungo mantello da un lato, si precipitò verso il cristallo. I pesci luminosi cominciarono a volare tutto intorno e Rey si rese conto che era a corto d’ossigeno.

“Com’è possibile? Questo è solo un sogno!”

Ma non poteva più resistere, così cominciò a risalire, mentre milioni di farfalle colorate le andavano incontro, lanciandosi verso di lei. Quasi fino a sfiorare l’acqua. Fino quasi a toccare i piccoli pesci colorati che le nuotavano intorno. L’uomo posò le mani contro al vetro. Bagliori di luci scintillanti ondeggiavano oltre il pelo dell’acqua, ma lei continuava a guardare sotto. Verso il pesante cristallo kyber. Verso l’uomo avvolto nel mantello. Ed era quasi fuori dall’acqua quando, lui, si tolse il cappuccio, mostrando il suo viso. Improvvisamente, i piccolissimi pesci luminosi cominciarono a coprire il cristallo, come se volessero impedirle di vederlo. Ma lei lo vide. Il suo volto apparve chiaro come un raggio di luce. E non c’era altro da dire. Questo era un sogno o forse un incubo. Ma non lo stesso incubo di tutte le sere. E tutto ciò che sapeva, adesso, era che non poteva più stare dentro l’acqua. Doveva uscire. Doveva respirare. Doveva lasciare quell’immagine, quell’uomo. Ma le bastò meno di uno solo sguardo per capire chi avesse davanti. Fece un ultimo sforzo, mentre le bolle scuotevano l’acqua in piccoli cerchi.

E, come se stesse per morire, come se dirlo a voce alta bastasse a farla restare, pronunciò il suo nome: “Ben.”

 

Butterfly Star Wars

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Destiny of a Jedi - John Williams

 


 


 

Angolo della scrittrice 

Ciao a tutti. Poiché la depressione mi sta rendendo difficile finire l’altra storia, ho pensato di lasciarvi questo racconto breve. Saranno al massimo dieci capitoli, quindi, spero di non annoiarvi troppo. Non preoccupatevi se all’inizio è deprimente, il lieto fine è terapeutico e non vi posso rinunciare. So che non è carino chiederlo, ma sapere che cosa ne pensate è terapeutico, come il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’daii. Buona lettura (Ps: per favore passate a ringraziare IndianaJones che, come sempre, edita quello che scrivo. Grazie Ale <3)

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

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⧫⧫⧫

Un amico invisibile cammina al nostro fianco.

Un amato è con noi

nel segreto del nostro cuore.

Un maestro delle opere e delle prove ci mostra il cammino.

Un creatore delle cose ci utilizza e fa di noi il suo strumento.

(Sri Aurobindo)

⧫⧫⧫

Rey si svegliò in affanno. Il cuore le batteva forte nel petto. Un senso di oppressione le dava il capogiro. Le orecchie le fischiavano. Ed era sudata, talmente sudata da aver bagnato tutto il letto.

“Che diavolo è successo? Devo aver fatto il sogno peggiore di sempre.”

Tossì, come se le fosse mancato il fiato. Si guardò attorno, strizzando gli occhi. Dei raggi di luce arrivavano dal piano di sopra. Osservò il pulviscolo ballare dentro ad un raggio di sole, riflettendo piccolissimi bagliori dorati. Dei bagliori così tenui da vedersi appena. Comunque, abbastanza luminosi da farle notare la confusione della stanza. La coperta era stata lanciata lontano. Il cuscino era scomparso e i suoi piedi…

“Oh, mamma mia, sono un disastro!” sbottò, facendo una smorfia.

Tirò su la camicia da notte per vedere meglio. Muovendo velocemente una mano, si accarezzò le gambe e poi le caviglie. Scosse la testa, portando una mano alla tempia.

“Che sogno assurdo!”

Osservò i tagli e le ferite che aveva tra le dita dei piedi e rimase a pensare.

“Possibile che fosse proprio un sogno?” disse a voce alta. “Per le stelle, sto diventando pazza.”

Prese un telo dalla pila di lenzuole pulite, posate sopra al comodino. Iniziò a sbatterlo, come per scuoterlo dalla polvere.

“Adesso, parlo a voce alta, come i matti.”

Inclinò la testa per asciugare il viso e continuò a spostare il tessuto dietro al collo, cercando di togliere il sudore dai capelli.

“Luke, se tu almeno potessi sentirmi…” Fece un profondo sospiro. “Sarebbe tanto bello poterti parlare ancora.” Posò il telo mezzo bagnato sul letto. “Ti prego, Luke, dimmi cosa vuoi che faccia…”

Si alzò in piedi, ma solo con l’intento di mettersi in ginocchio.

“Ti prego, Luke, mostrami la strada. Io, da sola, non so che cosa fare. Ho fatto tutto quello che la Forza mi ha chiesto, ma non riesco ad andare avanti. Non senza di lui…”

Rimase in silenzio, continuando a lungo a pregare Luke e la Forza, concentrandosi con tutta se stessa. Ma, dopo ore e ore passate in ginocchio, vedendo che nessuno accorreva in suo sostegno, si abbandonò al pianto.

Era tutto come prima. Tranne che, questa volta, non aveva nemmeno baciato Ben mentre dormiva. Non aveva neanche ricevuto un abbraccio o una stretta di mano. E quel sogno era tutto ciò che le restava. Tutto ciò per cui aveva ancora viveva.

“Ben, aiutami almeno tu.”

Si alzò in piedi, camminando verso il frigorifero. “Ben, almeno rispondimi. Perché non ti fai vedere?”

Portò un braccio in alto, strofinandosi gli occhi pieni di lacrime. Un certo languorino cominciò a far rumore nel suo stomaco. Ma aveva altri pensieri.

“Ben, lo sai che non posso vivere se non posso stringerti almeno in sogno.”

Bloccò il braccio a mezz’aria, spalancando la bocca, sorpresa. La memoria cominciò a fluire sempre più nitida.

“Aspetta… il sogno…” roteò gli occhi verso l’alto, cercando di ricordare meglio. Più dettagli. Più colori. Piccolissime fantasie ingarbugliate. Poi, di colpo, fermò le braccia di lato. Come se stesse per volare.

“Una farfalla, ho visto una farfalla. Una bellissima farfalla blu che…”

“Signorina Skywalker?” una voce sconosciuta la chiamò dal piano di sopra.

Rey strabuzzò gli occhi per la meraviglia.

“Chi può essere a quest’ora?” Corse per le scale, vedendo che l’alba, con i suoi soli gemelli, era già passata da un pezzo.

“Per le stelle! Quanto ho dormito?” Cercò una vestaglia. Non poteva di certo presentarsi in quel modo.

“Forza, BB-8, vagli incontro. Cerca di dirgli qualcosa. Chiunque sia, prendi tempo, cercherò di sistemarmi velocemente.”

BB-8 fece un lungo verso metallico.

“Lo so, lo so, che non puoi fare tutto tu” replicò Rey, allargando le braccia, indispettita per l’insolenza del droide. “Però, in questo caso, non posso di certo presentarmi in camicia da notte!”

Il droide continuò a far sentire le sue ragioni e Rey sbuffò spazientita. “Perché non dovrebbe darti ascolto? Sanno tutti che sei il mio aiutante, in questa fattoria.”

“Signorina Skywalker, è in casa?” continuò l’individuo all’esterno, alzando la voce.

“Presto, vai! Lascia almeno che mi dia una pettinata.” Rey spinse BB-8 verso la porta. “Avanti, BB-8!” biascicò, stringendo i denti. Con un grugnito lo trascinò fino alla soglia, spingedolo fuori con l’uso della Forza. “Vai!” gli ordinò, agitando le mani. “Sai benissimo gli sforzi che abbiamo fatto per sistemare questa fattoria, dopo che gli Darklighter l’hanno abbandonata.”

“Bip, bip, bipppppppp”

BB-8 fece un suono sommesso, come se si vergognasse di qualcosa, per quanto i droidi possano provare vergogna. Comunque abbastanza, perché Rey cominciò ad urlare, arrotolandosi i capelli in tre panini dietro la testa.

“Arrivooooo. Ci metto solo un secondo! Intanto le ho mandato il mio assistente… se ha fretta, può chiedere a lui.”

Quando Rey uscì, trovò BB-8 intento a mostrare cisterne di umidità di tutte le forme a una vecchia signora velata. Rey osservò la donna. Era totalmente coperta di veli, tranne il viso scoperto, rugoso e apparentemente imbronciato. In una mano teneva un piccolo sacco morbido e scuro che arrivava quasi fino alla sabbia. Nell’altra mano teneva legato un vecchissimo Bantha. A guardarli insieme, Rey avrebbe detto che i due avevano più o meno la stessa veneranda età. Chissà perché si era fermata alla sua fattoria? Non le sembrava il solito cliente che andava a comprare acqua condensata dalle vaporiere dei Lars. Rey fece un passo avanti, incuriosita dalla donna ma, quando i loro occhi si incontrarono, ebbe un sussulto.

“Signorina Skywalker” disse la vecchia.

“Ma lei, ma lei…” Rey non poteva credere a quello che vedeva. L’anziana signora sembrava proprio la nomade che aveva incontrato un anno prima, quando era arrivata sul pianeta per onorare la morte di Luke e Leia.

“Mi avevano detto che era andata via…” continuò la vecchia, accarezzando la pelliccia del Bantha.

“No, no, sono solo molto impegnata con la fattoria e…” rispose Rey, allisciando la vestaglia.

“Ah, capisco” disse la signora. “Comunque, non sono qui per fare domande… sono qui per una vecchia promessa.”

Rey si toccò i capelli sudati, cercando di ricomporli alla bell’e meglio.

“U-una promessa?”

“Lasci che mi presenti” la donna allungò una mano raggrinzita, allargando le labbra in un caloroso sorriso senza denti. “Mi chiamo Ana Bold. Sono la figlia di Nella Bold. Anche la mia famiglia coltivava umidità, un tempo. Mio nonno era un carissimo amico di Owen.”

Rey si grattò la testa, confusa, senza accorgersi di aver rotto uno degli elastici che le tenevano i capelli.

“Ehm… Di chi?”

“Di Owen Lars” ripeté la vecchia, osservando il bantha leccare il piccolo droide sulla sabbia.

“Bip- bip-bip” esclamò BB-8.

“Ah, ma forse lei non lo ricorda, non era neanche nata. Owen Lars era lo zio di Luke Skywalker: suo padre, immagino…”

Rey indietreggiò, cercando di tenere i capelli che uscivano in tutte le direzioni dalle crocchie sulla testa. Era così concentrata a sembrare calma e a tenere i capelli a posto che, indietreggiando, scivolò all’indietro. Due passi scomposti e cadde per terra, sbattendo contro l’immondizia e finendo sepolta da decine di contenitori di vapore.

“No, no, non era mio padre” gridò, da sotto il mucchio di bidoni che la sommergevano. Mosse l’unico dito rimasto libero per far fluire la Forza e, mentre i bidoni volavano, si rialzò, abbassandosi la vestaglia. Vestaglia che si era aperta, rivelando la sua camicia da notte fradicia e le gambe zeppe di lividi e tagli.

“Luke non era mio padre” ripeté Rey, imbarazzata. “Era più uno zio.”

La donna abbassò lo sguardo, non curandosi della risposta.

“Signorina, dai suoi piedi si direbbe che lei abbia attraversato il deserto completamente scalza!”

“Ehm, completamente?”

Rey allungò la camicia da notte, piegando le gambe, in modo da nascondere i suoi tagli.

“Lasci perdere…” disse, sospirando e osservando BB-8 che versava dell’acqua nella bocca del Bantha. “Ho fatto un brutto sogno e mi sono svegliata così…”

“Oh, un sogno?...” sussurrò la donna. “I sogni sono porte. Come pensi, così accade” le disse ancora, fissandola negli occhi.

“Co-come?” Rey si grattò la testa, ma ormai iniziava sospettare che la donna avesse da tempo perso qualche rotella.

La vecchia le sorrise.

“Giovane Skywalker, non temere, tutto è legato, tutto è interconnesso. Ma qualcuno sapeva che avresti avuto bisogno d’aiuto.” La donna cominciò a frugare nel sacco, ma Rey iniziava a sentirsi stanca.

“Senta, è stata una notte difficile… che tipo di contenitore posso darle per il vapore condensato?”

“Ah, ah” rise l’anziana signora, “saranno sempre notti difficili, fintanto che l’antico simbolo non sarà ricomposto.”Rey era sempre stata molto gentile e paziente, ma un anno di solitudine e rimpianti le aveva lasciato poco spazio per la sopportazione.

Entrò in casa di corsa e uscì porgendo alla donna un bidone azzurro. “Tenga, glielo regalo.”

“Ragazza mia” la vecchia fece un cenno, agitando le mani verso il basso. “Non sono qui per questo, mia cara.”

“Allora, perché è qui?”

La donna abbassò il volto, estraendo un vecchissimo libro dal suo sacco. Lo prese in mano e ci soffiò sopra, sollevando una nuvoletta di polvere e rivelando un’antichissima rilegatura di pelle con un’incisione centrale. Un simbolo orizzontale dall’apparente forma di pesce.

“Ecco” disse la vecchia, con un tono più morbido. “Questo è il mio debito.”

“Co-cosa?” disse Rey, scuotendo le mani e indietreggiando per non prendere il dono. “Che cos’è?” domandò, mentre BB-8 tornava da lei, esclamando qualcosa.

“BB-8, ho capito che il Bantha ti ha detto che la signora è tanto gentile, ma adesso è meglio se stai da una parte.” Abbassò la voce per non farsi sentire dall’anziana. “Mi sembra un po’ strana, stalle lontano.”

Rey allungò un braccio, per spostare BB-8 dietro di lei, con fare protettivo.

La signora fece un passo avanti, continuando a porgerle il libro.

“Tanti anni fa, un maestro Jedi venne in soccorso di mia madre. Se io sono nata è grazie a lui. Ma, prima di morire, il Maestro chiese un favore a mia madre. Le disse che, un giorno, gli Skywalker sarebbero tornati e che avrebbero avuto bisogno di aiuto.”

“Gli Skywalker?” Rey la guardò con sospetto. “Io non sono proprio una Sky…”

“Oh, i dettagli non servono, il Maestro mi disse che, prima o poi, se il giovane Skywalker avesse fallito, la Forza si sarebbe rivelata un’altra volta e una giovane sposa avrebbe compiuto la profezia…”

“Una sposa?”

Rey rimase a guardarla con gli occhi spalancati e una smorfia sul viso. Possibile che quella vecchia avesse attraversato le dune infuocate proprio per dire tutte quelle follie? Una sposa, poi… che idiozia. Lei era sola da un anno. E single, ma non per scelta. Il suo amato era morto e, di certo, non era nella spirito di trovarsi un nuovo amante. Quella donna era di certo pazza.

“Questo libro glielo manda il Maestro Jedi Qui Gon Jinn. L’ultima volta che lo vidi era con il suo giovane padwan e un bambino.”

“Un bambino?”

“Sì, un bambino. Dovrebbe essere suo nonno: Anakin Skywalker, mi pare.”

“Ooooh, andiamo!” esclamò Rey. Ma la vecchia continuò a parlare.

“Era il figlio di Shmi, la seconda moglie di Cliegg_Lars, il padre di Owen Lars, zio di Luke Skywalker: suo padre.”

“Le ho già detto che Luke non era mio padre!” Rey sbuffò, perdendo la pazienza. “Comunque non mi interessa il libro, prenda questo bidone di vapore condensato e vada!”

“Non posso andarmene, se non accetterai questo libro.” La vecchia cambiò voce, che per un attimo sembrò disperata, quasi implorante.“La mia famiglia ha promesso che pagherà il debito con il Maestro, ma io sono troppo vecchia per tornare un’altra volta.”

La donna porse di nuovo il libro a Rey che, questa volta, lo prese tra le mani.

“Che libro è?”

“Non lo senti?” le sussurrò, spalancando gli occhi. “È un libro sulla Forza. Qui c’è tutto quello di cui avrai bisogno per far aprire le acque.”

Una goccia di sudore cadde sulle labbra di Rey e un lieve odore di zolfo catturò i suoi pensieri.

“Zolfo?” mormorò tra sé e sé. “Nel sogno di questa notte nuotavo nelle acque sulfuree. E se non fosse stato un sogno?”

Il cuore di Rey cominciò a battere all’impazzata. E se quella donna non fosse lì per un semplice caso? E se ci fosse veramente stato un collegamento? E se veramente quel libro le fosse stato inviato da un antico Jedi che conosceva il futuro?

La donna le sorrise.

“Bambina, ci sono tante cose che devi imparare. Hai mai sentito parlare dei Principi di indeterminazione?”

“Principi di indetermicosa?” ripeté Rey, con aria curiosa. “No, che cosa sono?”

“Veramente, non sai di che cosa sto parlando?”

Rey scosse la testa, confusa.

“Il principio di indeterminazione è un’antica teoria, secondo la quale tutto ciò che esiste può variare cambiando il punto di osservazione. Quando noi osserviamo qualcosa, essa muta in base a chi la osserva e l’atto dell’osservare modifica la realtà osservata. Tutto è energia e tutto è interconnesso…”

“Questo dovrebbe dirmi qualcosa?”

“Oh, ragazza. Hai proprio bisogno di questo libro. Il Maestro è stato saggio a mandartelo.”

Rey osservò il pesce inciso al centro della copertina.

“Non aver paura dei tuoi sogni” sussurrò ancora la vecchia. “Tutto è energia, tutto è interconnesso…”

E, mentre diceva questa frase, la donna cominciò ad allontanarsi dalla casa dei Lars.

Rey rimase a guardarla, domandandosi quale fosse il sogno e quale la realtà.

“Aspetti” disse, gridando verso l’anziana signora. “Che cosa dovrei fare di questo libro?”

L’anziana alzò una mano, senza voltarsi verso di lei, e una voce soffocata dal vento le rispose.

“Mettiti le scarpe, la prossima volta…”
 



Note:

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Nella Bold https://starwars.fandom.com/wiki/Nella_Bold

Bantha https://en.wikipedia.org/wiki/Bantha
 


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti e grazie per esservi fermati a leggere questa storia. Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno recensito o mi hanno aggiunto in qualsiasi categoria. Siete fantastici grazie <3

Ps: per favore passate a ringraziare
IndianaJones che, come sempre, edita quello che scrivo. Grazie Ale <3

Non so se può farvi piacere conoscere le mie ispirazioni ma, per i più curiosi, ho pensato di mettere un po' di bibliografia sotto ad ogni capitolo.

Bibliografia:

  • Rumi - dialogo con l'universo: Gli insegnamenti spirituali del grande poeta mistico persiano Giuliana Colella (è un trattato che spiega le poesie di Rumi tra fisica e metafisica. Da qui ho preso tutte le poesie)
  • QED. La strana teoria della luce e della materia Richard P. Feynman e F. Nicodemi (è una lettura semplice e accessibile a tutti. Per chi vuole capire la meccanica quantistica, ma non conosce la fisica. Feyman lo scrisse per una sua amica che non aveva studiato fisica. Purtroppo morì prima dell'uscita del libro, ma ha permesso a Feynman di lasciarci questo dono)
  • I principi fisici della teoria dei quanti Werner Heisenberg e M. Ageno (da qui ho preso l'idea del titolo ed è l'ipotesi su cui si basa la storia. L'idea dei principi di indeterminazione li ho presi proprio da questa teoria della fisica quantistica. Comunque non vi preoccupate questo è un racconto e io sono solo un'idiota che per elaborare un semplice pensiero deve prima leggere miliardi di cose per confonderle come meglio può dentro un minestrone fantascientifico. )
  • Bushido: La Via del guerriero AA. VV (solo per alcune idee)
  • Opere vol. 9/2: Aion. Ricerche sul simbolismo del Sé Carl Gustav Jung (questo perchè sono talmente folle da mettermi a cercare idee nel simbolismo)
  • Astrofisica 1 - Dal Big Bang ai Buchi Neri: Relatività ristretta e generale, Modello Standard, Stelle di neutroni, Buchi Neri, Radiazione di fondo, Onde ... (Panoramica Scientifica dell’Universo) Ettore Accenti (questo perché sono ignorante e forse la mia idiozia si nasconde all'origine del tempo)
  • Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo Stephen Hawking (emmm, questo perché avevo bisogno di capire se i buchi neri potevano avere un senso in questa storia, non ne sono ancora convinta, ma ormai vi devo rifilare sta frittata di idee....)
  • Star Wars - Down of Jedi - https://readallcomics.com/category/star-wars-dawn-of-the-jedi/ (da qui mi sono ispirata per la trama, se volete leggere una storia bellissima vi ho messo il link. Questa è la storia Reylo che avrei voluto vedere al cinema... se siete interessati su Reddit ho trovato una spiegazione che evidenzia le correlazioni tra questa storia con TFA e TLJ. Non dico altro altrimenti mi innervosisco, però se volete leggerlo anche voi vi metto il link)

Ps: come potete vedere il fatto che io legga tanto è inversamente proporzionale alle mie capacità di scrittura, ma ci sto lavorando... è probabile che in un multiverso alternativo ci sia una me che scrive benino e non legge un cavolo.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Immagine presa dal sito che puoi trovare qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

L’altra notte durante il sonno mi hai chiesto: come stai? Chiuso fuori dalla vita, aspettando, piangendo. 

(Rumi)

⧫⧫⧫
 

   
 

La farfallina blu volava in cerchio. Girava e girava, come se cercasse la sua attenzione, e Rey continuò a domandarsi se quello fosse solo un sogno.

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchina, sull’uscio della casa di Luke. “Tutto è interconnesso…” continuò a ripetere Rey, inseguendo la farfalla.

D’un tratto, un pesante odore di zolfo riempì le sue narici. Era di nuovo dentro la grotta. Non ricordava neanche di essersi addormentata, ma quello sembrava proprio lo stesso sogno della notte precedente.

L’unica cosa che ricordava con certezza era che aveva cominciato a leggere. Il libro che le aveva lasciato la vecchina sembrava senza senso. Parlava di elementi, di lune e dimensioni parallele. Di insiemi finiti di universi in cui la Forza poteva scomporsi. Di sicuro, troppo al di sopra delle sue conoscenze. E non era certa che le sarebbe bastata una sola lettura per capirne il significato.

Fece un passo nell’oscurità, cercando la farfalla. “Tutto è energia” ripeté dentro di sé e un piccolo puntino blu si fece strada nel buio. Era la sua farfallina colorata, era tornata per illuminare il suo sentiero. Allungò una mano verso di lei.

“Sei tornata?” fece in tempo a dirle, quando una corrente tiepida avvolse le sue gambe e la trascinò sul fondo. “Tutto è interconnesso” ripeté una voce interiore. “Interconnesso con che cosa?” si domandò, mentre entrava nell’acqua. 

Si fermò per un istante, osservando nuvole di farfalle multicolore volare intorno alla fonte. La loro bellezza le dava come dei brividi. Fece un passo, scorgendo dei pesci luminosi venirle incontro. Chiuse gli occhi. Aspirò l’odore intenso di zolfo e andò avanti verso il centro del fiume. Prima una scarpa e poi l’altra e poi dentro, fino al collo.

Fece un grosso respiro, nuotando fino a toccare qualcosa. Sembrava un cristallo. Una grandissima lastra opaca, ma ancora in grado di riflettere la luce.

Un’immensa superficie calda e potente.

“La Forza” disse a voce alta, aprendo le mani per  assorbire l’energia di quel materiale.

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. 

Guardò in alto il gioco di luci che le farfalle componevano sopra il pelo dell’acqua. Guardò i piccoli puntini luminosi andarle incontro dal fondo del fiume. Si avvicinavano piano piano, assumendo la forma di pesci una volta che le stavano intorno.

“Perché sto sognando questo posto?”

Poi, d’un tratto, vide un piccolissimo bagliore, oltre al vetro. “Tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia. E a quel punto, ebbe un sospetto. “Aspetta! C’è qualcosa qui dentro.” Con un crescente senso d’angoscia, guardò attraverso il fondo e vide un grande spazio vuoto, come una stanza. E, in lontananza, una piccolissima luce accesa. Una scrivania, apparentemente vuota. Non era certa, ma ricordava di aver visto un uomo, dall’altra parte. Una figura intenta a sfogliare dei grandissimi libri. Con una spinta delle scarpe, si appoggiò con tutto il corpo sul cristallo per vedere meglio, per cercare l’uomo. Per sentire più energia. E, proprio in quel momento, si ricordò il suo nome.

“Ben!”

Milioni di luci avanzarono. Ma non erano farfalle. L’ombra, dietro al vetro, le apparve di fronte, come un faro. Una Forza. Rey alzò gli occhi, facendo un balzo all’indietro. Il suo cuore iniziò a battere veloce. L’aria cominciò a mancarle. Piccoli bagliori colorati le ballarono intorno, alternando milioni di riflessi argentati con luccichii multicolori. Ma lei non si curò di loro. Cercando di trattenere il fiato, osservò il nervosismo con cui l’uomo spostava le mani sulla lastra che li separava, come se stesse tentando di vederla meglio. Come se potesse prendere più energia.

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia.

Si toccò le labbra in cerca di un lamento, una parola o una sola espressione per dire quello che provava.

“Tutto è interconnesso” sussurrò, senza sapere perché.

“Rey?” la chiamò l’immagine dall’altra parte della lastra, facendosi strada sulla condensa che appannava il suo lato.

Il bagliore delle farfalle si fuse con gli scintillii emanati dai pesci, come un caleidoscopio luminoso. Rey osservò il movimento di colori e luci vorticare tutto intorno, come se lei stessa fosse il fulcro del disegno.

“I sogni sono porte. Come pensi, così accade” le aveva detto ancora la nomade, ferma sull’uscio di casa.

Rey spostò lo sguardo sulle proprie mani. Quattro curve si diramavano  dalle dita in direzioni opposte. E in quel momento capì che, forse, era davvero tutto interconnesso. Sogno o realtà non era importante ma, a quel punto, poteva di nuovo sperare. Come se percepisse i suoi pensieri o fosse veramente molto sorpreso, lui si mosse di scatto, cadendo all’indietro.

“Ben!” La voce di Rey uscì fioca e distorta, come quella di un incubo.

“Sono qui” le rispose, tornando da lei, come se galleggiasse nell’aria.

Rey lo osservò, mentre stava immobile, dall’altra parte del vetro. Alto, magro, con i capelli scuri, leggermente arricciati, appena sotto le orecchie. Gli occhi grandi e pieni di emozioni. Non parlava, ma era come se gridasse.

“Ben!” urlò ancora, attaccandosi al vetro. “Perché non sei tornato da me?” Le lacrime si affacciarono nei suoi occhi. Il cuore cominciò a perdersi e l’anima si espanse, cambiando forma. Il gioco di luci cessò all’improvviso.

“Rey?!” fu tutto quello che riuscì a rispondere Ben, spalancando gli occhi come se vedesse un fantasma.

Le farfalle cominciarono a volteggiare nello spazio oltre al pelo dell’acqua. I pesci spostavano interi flussi di correnti colorate.

Lui rimase immobile, fissandola con gli occhi spalancati, lo sguardo perso e senza fiato.

“Rey, sei tu?” le disse, incredulo, aggrappandosi al cristallo Kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivista.”

“Per la Forza, Ben!? Perché sei qui? Che cos’è questo posto?”

Ben abbassò gli occhi. Ma lei lo incalzò, facendo altre domande, sempre più disperate, sempre più ansiose.

“Perché non mi sei mai apparso come fantasma? Perché mi hai lasciata sola?”

“Mi dispiace” sussurrò, facendo scorrere le unghie sullo spesso Kyber che li separava. Abbassò lo sguardo, con un’espressione colpevole. “Sono qui, non so da quanto tempo. Sono prigioniero.”

“Tu sei…?” Rey inclinò il viso, trattenendo le parole.

Ma lui si affrettò a risponderle: “No, non sono morto. Per questo non sono stato in grado di venire da te. Ma potevo sentirti.” 

Una lacrima solcò il suo viso e, per un attimo, si allontanò dal vetro.

“Ben...” Rey colpì il Kyber con violenza, come per spaccarlo. “Ben!” ripeté ancora, perdendo il controllo. Voleva toccarlo e stringerlo tra le sue braccia. Voleva sentire il suo calore. Accarezzare le sue labbra morbide, i suoi capelli, le sue mani gentili.

Un riflesso di luce le danzò sul volto, illuminando i suoi occhi e costringendola ad alzare un braccio per ripararsi.

Lui sollevò una mano all’altezza del suo viso, come se volesse proteggerla.

Senza pensare, posarono le mani agli estremi opposti del vetro.

Una nuova energia li fece tremare. Potevano percepire la Forza anche senza toccarsi. Si guardarono sorpresi, turbati e con il cuore in tumulto.

Una miriade di pesci cominciò a riempire il cristallo con la loro presenza, luce dopo luce.

Rey osservò gli occhi di Ben precipitare sulle sue labbra.

“Perché mi guardi in questo modo?”

Una corrente più forte la afferrò per le caviglie, costringendola a muovere le gambe nell’acqua.

“È che io…” le rispose, dolcemente.

Ma la corrente era sempre più forte. L’odore di zolfo più intenso.

“Vorrei…” continuò lui, senza fiato.

E lei si ricordò di come l’aveva baciato, quando si era risvegliata sul pavimento di Exegol. L’aveva fatto con impeto, seguendo un istinto. Cosa avrebbe fatto, adesso, se non ci fosse stato quel vetro? Lo guardò, muovendo gli occhi per studiarlo meglio. Era sempre bellissimo.

“Mi sei mancata” sussurrò lui, spezzando il silenzio.

Il cuore le balzò nel petto. Mosse le gambe per restare sul posto, finché una scarica di rabbia la spinse a dare pugni e calci contro al kyber.

“Fermati” le disse Ben, lasciando cadere la mano lungo il fianco. “Non serve a niente, Rey.”

Ma lei si lanciò contro la lastra, con tutta la sua forza, venendo poi scagliata lontano, come se fosse un riflesso della sua stessa energia.

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. 

Rotolò nell’acqua fino a sentire che le mancava l’aria. Non le importava nulla. Sarebbe morta annegata, ma prima voleva toccarlo. Invece, dovette arrendersi all’improvvisa carenza d’ossigeno.

“Com’è possibile?” si domandò tra sé e sé. Ma, costretta dalla necessità, riemerse, prese aria, e tornò da Ben.

 

“Se si potesse spaccare con la Forza, tu credi che non ci avrei già provato?” le disse con urgenza, quando lei tornò contro il vetro.

“E, quindi, come facciamo a romperlo?”

“Non lo so, sono bloccato qui con tutti questi libri. Li studio e li studio, ma non ho trovato nessuna risposta.”

“Che libri sono?”

“Sono dei libri sulla volontà della Forza Vivente e la Forza Cosmica e sulla necessità di trovare un equilibrio. Ma, per lo più, non hanno senso. È come se gli mancasse un pezzo.”

“Tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia. E se fosse stato vero? “I sogni sono porte. Come pensi, così accade” si ricordò all’improvviso. E, con lo stesso istinto che l’aveva spinta a cercarlo sul fondo di un fiume sulfureo, gli disse:

“Ben, tra tutti i tuoi libri, ce n’è uno con un pesce sulla copertina?”

 

Lui si voltò a guardare i libri, come se cercasse una risposta, poi si voltò verso di lei.

“Perché mi fai questa domanda?”

Rey sbatté le palpebre, pensando alle parole giuste per spiegargli i suoi pensieri.

“Perché, quando ero sveglia, è venuta a trovarmi una vecchia e mi ha portato un libro con un pesce sulla copertina. Diceva cose strane. Era convinta che fossi la figlia di Luke e…”

 

“La figlia di Luke?” Ben sorrise, abbassando lo sguardo, come divertito. “Pensavo che avessi passato giusto qualche settimana con Luke. Come mai ti crede sua figlia?”

 

Rey spostò gli occhi, cercando di nascondere il rossore sulle sue guance.

“Ecco… dopo che sei morto, non me la sentivo più di stare con la Resistenza. Da un anno vivo su Tatooine, nella fattoria di tuo zio. Ho sistemato alcuni vaporatori e…”

“E?”

“Mi faccio chiamare Skywalker…”

 

“Cosa?” Ben non riuscì a trattenere una risata. “Perché proprio Skywalker?” Cercò di non ridere mentre lo diceva. “Perché non…” Solo, pensò, senza riuscire a finire la frase. Poi lasciò cadere il discorso.

 

Lei sollevò gli occhi con aria interrogativa, cercando di non arrossire un’altra volta, ma l’acqua era tiepida e questo non aiutava. Così gli disse di aspettare e tornò in alto a prendere fiato.

 

Un respiro e poi un altro. 

“Per le stelle” disse a voce alta, con la testa fuori dall’acqua. Respirò il forte odore di zolfo, ma non poteva nascondere il tumulto che provava dentro. Chiuse gli occhi, accarezzandosi le labbra, dolcemente, lentamente. Non aveva mai baciato nessuno, prima di Ben. Portò le mani alla testa, disperata. “No, non posso pensarci ancora! Non adesso!” Ma il pensiero era più forte. Quanto avrebbe voluto toccare ancora quelle labbra, quei capelli mossi e leggermente spettinati.

Se solo non ci fosse stato quel vetro…

Sospirò, allontanando quell’idea. Diede uno sguardo alle farfalle che continuavano a volteggiare sopra la sua testa e i pesci sul fondo. Tutto brillava e danzava intorno a quel muro di Kyber. Prese fiato e tornò contro il vetro, di fronte a Ben.

 

“Mi hai parlato di un libro con un pesce sulla copertina” le disse a bruciapelo, senza più il sorriso sul volto.

“Sì. La vecchia mi ha detto che un maestro Jedi le aveva rivelato una profezia.”

“Che cosa ti ha detto?”

“Mi ha detto che sua madre era stata salvata da un Jedi e che questo le aveva chiesto un favore.”

“Quale favore?”

“A quanto pare, sua madre promise al Maestro di portare un libro ad una sposa di cognome Skywalker e lei ha pensato che quella sposa fossi io.” Arrossì di nuovo. Ma, questa volta, Ben non si fermò a valutare la sua emozione.

“Una sposa?” Ben abbassò gli occhi, facendo una faccia sconvolta. “Rey, forse, tu…?”

“No!” si affrettò a gridare lei, senza permettergli di finire la domanda; ma non poteva neanche dirgli che lo amava al punto da sognarlo tutte le notti e di restare in vita solo per quel sogno.

“Quindi sei…”

“Libera” si affrettò a dire. “Sola, come mi hai conosciuta…”

Il viso di Rey divampò e Ben non nascose un sorriso, addolcendo la sua espressione.

“Oh” esclamò con un sussurro, ma i suoi occhi tornarono alle sue labbra.

Rey sospirò rassegnata. “Maledetto vetro” pensò dentro di sé, lasciando andare le braccia. Sollevò il viso, percependo l’intensità dello sguardo di Ben e un timido sorriso di sollievo. Ma, quando i loro occhi si incontrarono, il suo cuore andò in fiamme e il fiato tornò a mancarle. Doveva dire qualcosa.

“La vecchia mi disse che, se il giovane Skywalker avesse fallito, la Forza si sarebbe rivelata un’altra volta e una giovane sposa avrebbe compiuto la profezia…”

“Una profezia? Quale profezia?”

Rey si toccò le ciocche che uscivano dai panini e galleggiavano verso l’alto.

“Non lo so, ma credo che la risposta sia in questi libri.”

 

Ben si spostò, facendole segno di aspettarlo con una mano. Andò verso la pila di libri e cominciò a rovesciarli e a scaraventarli in tutte le direzioni; infine, ne afferrò uno molto, rovinato e, galleggiando nell’aria, tornò da lei.

 

Rey lo accolse con un sorriso, restando immobile a guardare i suoi occhi brillare. Lo osservò cambiare espressione, mentre la fissava con quel suo sguardo intenso e colmo di un mal celato desiderio.

Ah, quanto avrebbe voluto distruggere quella lastra…

 

“Con il simbolo di un pesce ho trovato questo” le disse, indicando la copertina consunta.

Rey abbassò la testa per vedere oltre al vetro. Poi la rialzò di scatto, sorpresa.

“Allora è vero!”

 

“Che cosa?” incalzò lui, cercando un senso sul simbolo del libro.

 

“Nel libro che mi è stato donato ho trovato scritte queste parole:

 

Per questo i maestri Je’daii, prima del loro tramonto, divisero le loro conoscenze in più libri e li nascosero nei luoghi più dimenticati della Galassia. E, se questo non fosse bastato, usarono la Forza per celare un’antica profezia e un ultimo libro accessibile solo ad un eletto: la profezia della sposa Skywalker.”

 

“La sposa Skywalker?” ripeté Ben, portando una mano al mento. “Tu pensi che abbia a che fare con noi? Che altro ti ha detto la vecchia?”

Rey si staccò dal vetro.

“Mi ha fatto discorsi assurdi su un principio di indeterminazione o qualcosa del genere. Tu ne hai mai sentito parlare?”

Ben mosse le labbra in una smorfia. “Da quel che so,il principio di indeterminazione è una teoria scientifica usata per il teletrasporto da un sistema all’altro, ma i danni molecolari che si avevano nella trasposizione delle molecole, diventavano sempre più gravi dopo ogni viaggio. E, per questo, non è stata più usata.”

Rey mosse le mani nell’acqua.

“Non è di questo che mi ha parlato la vecchia. Lei mi ha detto che, secondo la sua teoria, tutto ciò che esiste può variare cambiando il punto di osservazione. Poi ha detto che, quando si osserva qualcosa, essa muta in base a chi la osserva e l’atto dell’osservare modifica la realtà osservata.”

Ben strinse gli occhi, concentrandosi a pensare.

“Tu credi che abbia a che fare con noi? Con il fatto che io sono bloccato qui? E con l’evidenza che ci incontriamo solo nei sogni?”

“Cosa?” Rey scosse il viso,  facendo un’espressione sorpresa.

“Ben, come sai che questo è un sogno?”

Il ragazzo spostò i capelli che gli erano caduti sul viso, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Non so dove sono, né come ci sono arrivato, ma ho spesso fame, come quando ero vivo… In questo posto è pieno di cibo e di libri, così l’unica cosa che posso fare è leggere e nutrirmi, ma a volte mi addormento. E, quando sono sul punto di svegliarmi, io…”

Respirò a bocca aperta, come se stesse per rivelare un segreto. La voce divenne più bassa. “ Io ti sogno e…”

 

“Ti sogno anche io!”rispose Rey, senza aspettare che finisse di parlare.

 

I due si fissarono per un istante, poi Rey risalì a prendere ossigeno. Gli aveva solo detto che lo sognava, ma lei si sentiva nuda, come se gli avesse detto che lo amava. Ripensò ai suoi occhi, al movimento delle sue labbra, mentre le confidava i suoi pensieri. Ripensò al profumo della sua pelle e a quel leggero tocco di barba. Baciarlo su Exegol era stata un’emozione fortissima. E, adesso, se solo non ci fosse stato quel vetro, forse, avrebbe trovato l’audacia di sfiorare la sue labbra e…

Il suo cuore perse un colpo, un nodo allo stomaco la strinse fino a farle sentire i brividi e… e lei fu certa di esser viva.

 

Quando ritornò, Ben era fermo con il libro in mano, apparentemente concentrato nella lettura.

 

Rey accavallò le gambe, sedendosi sul fondo, restando sorpresa del fatto che Ben non si girasse a guardarla.

 

“Ben?” lo chiamò, portando una mano sul vetro all’altezza del suo viso.

L’energia cominciò a scorrere, passando attraverso il kyber e rendendo la lastra luminosa. I pesci colorati ripresero a danzarle intorno e milioni di luci coprirono il vetro.

Ben percepì la sua Forza e mosse una guancia intorno all’ombra della sua mano, come se potesse percepire una lieve carezza. Entrambi chiusero gli occhi, godendo di quel breve scambio di energia.

“Energia… Tutto è energia, tutto è interconnesso…” le aveva detto la vecchia, e a questo ricordo spalancò gli occhi.

“Ben, e se dopo la tua morte qualcosa ti avesse portato in un’altra dimensione?”

 

Il ragazzo non rispose, ma spostò il vecchio libro contro il vetro, mostrando a Rey cosa aveva trovato.

 

“Questo libro si intitola :Il libro di Bogan: La luna di zolfo.”

 

Rey inclinò il viso, seguendo il movimento delle dita di Ben.

 

“Leggi anche tu” le disse, con gli occhi spalancati, indicando una frase.

 

17

 

Si narra, infatti, che se un giovane Skywalker fallirà, una giovane sposa la Forza riunirà. 

Per liberare il suo amato, attraverserà il tempo e lo spazio, chiudendo le crepe tra le dimensioni e riunendo tutte le fazioni. Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione, Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.”

 

L’immagine, presa dal CD The Last Jedi, è stata orribilmente modificata da me… Se volete sentire la musica associata a questo pezzo, cliccate sulla foto. 

(Ci stava bene Across the Star, non è vero?)
 

 
 

 Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati o i messaggi che mi scrivete, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere, e per questo vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è vostro!

Vi ringrazio per essere passati di qua e aver letto le follie che scrivo.

Un grazie di cuore anche a IndianaJones25 che ha riletto e corretto questo capitolo con la sua immancabile attenzione. Senza di lui non credo che sarei mai riuscita ad arrivare fino a questo punto.  Grazie mille IndianaJones25. Non so come potrei fare senza di te.

Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per le sue storie che sono bellissime. Se cliccate sul suo nome “IndianaJones25” potrete andare nel suo profilo per leggere la storia che preferite.

Ricordo a chi mi segue che, continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni settimana. Destiny's Force riprenderà appena mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, se mi aggiungete tra i preferiti o in qualsiasi altra categoria sarò veramente felice. Lo so che non sono una grande scrittrice ma, se vi piace questa lettura, per favore, fatemelo sapere. 

Un caro saluto a tutti, grazie di aver letto le mie storie e a presto.

Ps: se volete sapere quando uscirà il prossimo capitolo, aggiungetemi tra i bookmarks Ao3 (clicca su Ao3 per trovare la mia storia), vi arriverà una mail ogni volta che pubblicherò un nuovo capitolo. Anche i Kudos sono molto graditi <3

 

Shaara
 


Appunti e spiegazioni
 

Ciao a tutti, come avete letto fin dal primo capitolo, questa storia è ispirata agli antichi Je’daii. Per chi non ha molta voglia di leggere tutti i riferimenti che ho allegato, ecco qui una breve sintesi:

Secondo la letteratura di Star Wars, in seguito ad una manifestazione della Forza, il pianeta Tython partorì, dal suo interno, due lune: Ashla e Bogan.

Queste lune rappresentavano il lato chiaro e il lato oscuro della Forza. Tython divenne così l’elemento equilibratore tra queste lune e Forze. In seguito, nove sensibili alla Forza fecero un sogno, si recarono sul pianeta, e cominciarono a studiare la Forza nella sua interezza. Questi nove individui, con il tempo, divennero il primi maestri Je’daii.

Per tanto tempo ci fu la pace, perché la Forza influenzava fortemente il pianeta. Quando un sensibile alla Forza perdeva l’equilibrio veniva mandato sulla luna relativa al lato più debole,  in modo che, questa esposizione, lo riportasse in equilibrio.

Dopo molto tempo, altri individui (i Rakata sensibili al lato oscuro) invasero Tython per incrementare il loro potere e da quel momento si scatenò una Guerra della Forza. In seguito alla violenza di questa guerra, un maestro usò il lato oscuro e le Forcesabers per sconfiggere i nemici, ma, poi, lui stesso venne corrotto dal lato oscuro. Alcuni allievi lo seguirono e cominciarono a combattere contro gli Je’daii. Alla fine, i devoti al lato chiaro vinsero la guerra, lasciarono Tython per trasferirsi a Ossus e fondaro l’ordine Jedi, ispirato solo al lato chiaro (Ashla). Da allora, il lato chiaro e il lato scuro, e i loro relativi ordini, non furono mai più in pace.

 

Per arricchire questa storia, le due lune con Tython mi hanno fatto pensare agli elementi alchemici elementari e ho pensato di fare una trasposizione tra gli elementi alchemici e la Forza che in questo caso è rappresentata da Tython e le sue lune.

 

Riferimenti degli elementi nell’alchimia:

 

Zolfo = maschile = spirito

Mercurio = femminile = anima

Sale =  Elemento equilibratore = corpo/materia

 

Trasposizione degli elementi alchemici, dei personaggi e dei simboli in questa storia:

 
  1. Ashla = luna di Tython legata al lato chiaro della Forza = mercurio = anima = emozione rappresentata in questa storia: amore = personaggio: Rey

  2. Bogan = luna di Tython legata al lato oscuro della Forza = zolfo = spirito = emozione rappresentata in questa storia: paura = personaggio: Ben Solo

  3. Tython = Pianeta della Forza = Elemento equilibratore delle due lune =  sale = corpo = emozione rappresentata in questa storia: equilibrio = personaggio Finn

 

Nell’alchimia classica gli elementi mercurio, zolfo e sale rappresentano rispettivamente anima, spirito e materia.

 

Per risolvere questa storia ho immaginato l’esistenza di tre libri legati alla Forza:

 
  • Il libro di Ashla. La luna di mercurio.

  • Il libro di Bogan. La luna di zolfo.

  • Il libro di Tython. Il sale della libertà.

 

Come nell’alchimia la somma degli elementi dà vita alla pietra filosofale, nella mia storia esisterà un quarto libro che rivelerà la profezia della sposa Skywalker.

 

Carissimi lettori, so che questa storia è un minestrone della mia fantasia, leggetelo come un puro e, forse, stupido sfogo contro la mancanza di fantasia dell’Episodio IX.

 

Ps: non vi spaventate se mischio alchimia, elementi di meccanica quantistica, elementi di psicologia, letteratura Star Wars e poesie di Rumi. Sono solo le fonti da cui prendo spunto per le mie idee, ma la storia è, e resterà, una favola a lieto fine ambientata in una Galassia molto, molto lontana.


Bibliografia:

Odine Je’daii https://starwars.fandom.com/it/wiki/Ordine_Je%27dai

Guerra della Forza https://starwars.fandom.com/it/wiki/Guerra_della_Forza

Spiegazione sulla fine dell’ordine Je’daii https://scifi.stackexchange.com/questions/128787/why-did-the-jedi-turn-totally-light-side

Primi Jedi https://starwars.fandom.com/wiki/Prime_Jedi

Tython https://starwars.fandom.com/wiki/Tython/Legends

Luna di Bogan https://starwars.fandom.com/wiki/Bogan

Luna di Ashla https://starwars.fandom.com/wiki/Ashla_(moon)

Psicologia e Alchimia: Carl Gustav Jung Opere vol. 12: Psicologia e alchimia

Eugène Canseliet e altri 1: Alchimia. Nuovi studi di simbolismo ermetico e di pratica filosofale

Articolo che lega il pensiero di Jung con l’alchimia. https://www.google.it/amp/s/www.parsifal.info/mercurio-alchemico-confronto-tra-alchimia-astrologia-e-mito/amp/

Zolfo - spiegazione alchemica https://it.m.wikipedia.org/wiki/Zolfo_(alchimia)

Mercurio - spiegazione alchemica 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Mercurio_(alchimia)

Sale - spiegazione alchemica 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sale_(alchimia)

Significato della sillaba Om (Questo articolo mi è servito per immaginare come far riunire le dimensioni e i pianeti)

https://www.supernaturalcafe.it/articoli/qual-e-il-vero-significato-della-sillaba-om/
 



Ps: Ogni personaggio descritto tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

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A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

⧫⧫⧫

La brezza dell’alba ha segreti da dirti. Non tornare a dormire.

Devi chiedere quello che davvero vuoi. 

Non tornare a dormire. 

C’è gente che va avanti e indietro attraverso le porte dove i due mondi si toccano. 

La porta è tonda e aperta. 

Non tornare a dormire.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

Rey si svegliò in affanno. Il cuore che batteva all’impazzata. Un senso di oppressione che le faceva girare la testa. Le orecchie che fischiavano, come se fossero in risonanza con un suono indefinito. Ed era fradicia, talmente bagnata da aver inzuppato tutto il letto.

“Che diavolo è successo?” si domandò a voce alta. “Devo aver fatto un altro sogno orribile.”

Tossì, come se fosse a corto d’ossigeno, guardando tutto intorno. Strizzò gli occhi, osservando dei raggi di luce arrivare dal piano di sopra. Guardò il pulviscolo danzare dentro ad un raggio di sole, riflettendo piccolissimi bagliori dorati, dei bagliori così tenui da vedersi appena. Comunque, abbastanza luminosi da farle notare la confusione della stanza. La coperta era appallottolata sotto al letto. Il cuscino sembrava esploso.  Si guardò i piedi con uno strano presentimento.

“Che diamine!” sbottò, facendo una smorfia. “Perché sono andata a dormire con le scarpe?”

Sfilò la camicia da notte, totalmente fradicia. Muovendo lentamente una mano, si accarezzò le gambe, poi le caviglie, l’addome, infine passò le mani in mezzo al petto, fermandosi sullo sterno. Scosse la testa, portando le dita alle tempie.

“Un altro sogno!”

Osservò delle piccole croste giallastre e i numerosi graffi sulle gambe. Saranno sempre notti difficili, fintanto che l’antico simbolo non sarà ricomposto” le aveva detto quella strana vecchia il giorno prima.

“Sarà stata un sogno anche la vecchia?” disse a voce alta. “Per le stelle, sto diventando pazza.”

Prese un telo verde dalla pila di lenzuole pulite, posate sopra al comodino. Iniziò a scuoterlo, come per liberarlo dalla polvere.

“Che cosa mi sta capitando?”

Sollevò la testa verso la luce, cercando di detergere il sudore dai capelli. 

“Luke, se tu almeno potessi aiutarmi…” Fece un profondo sospiro. “Mi mancano i tuoi consigli.” Posò il telo mezzo bagnato sul letto. Si alzò in piedi, ma solo con l’intento di piegarsi in ginocchio.

“Ti prego, Luke, mostrami la strada. Non so che cosa fare. Ho fatto tutto quello che la Forza mi ha chiesto, ma non posso vivere senza di lui… Ti rendi conto che vivo solo per un sogno?”

Rimase in silenzio, continuando a pregare Luke e la Forza, concentrandosi con la speranza di vederlo apparire. Ma, dopo ore e ore passate vedendo che nessuno accorreva in suo sostegno, si abbandonò al pianto.

Era tutto come prima. Tranne che, mentre piangeva, una lacrima cadde su un vecchissimo libro.

“Kriff! La vecchia di ieri mi ha portato questo.” Aggrottò le sopracciglia, prendendo il libro tra le mani. “Almeno questo è reale.” Cominciò a sfogliarlo velocemente, senza fermarsi sui dettagli. Poi, piegò la rigida copertina sopra una mano.

“Il libro di Ashla. La luna di mercurio.” Accarezzò il pesce dorato inciso nella pelle della rilegatura.

“Dovrebbe dirmi qualcosa?”

Senza troppa convinzione, cominciò a sfogliare le pagine con attenzione. Lesse a voce alta:

 

Il libro di Ashla. La luna di mercurio.

 

1

Quando il vuoto era l’unica forma, la Forza vivente dormiva insieme alla Forza Cosmica. Ed erano un tutt’uno. E tutto era in pace.

Poi la Forza vivente provò un sentimento. Un pensiero, o forse solo un sogno d’amore. E l’amore prese forma. Acqua, Etere e Fuoco nacquero da questa emozione, e tutto mutò.”

 

Rey fece una smorfia, girando pagina. “Non si capisce niente” disse tra sé e sé, continuando a leggere a voce alta.

 

4

Amore e paura e sacrificio furono rinchiusi in uno scrigno. Un pianeta colmo di vita e vegetazione. Lo chiamarono Tython e, poiché era bello, e tutto era in equilibrio, le Forze tornarono a dormire.

 

7

Ashla, nata dal mercurio, figlia dell’amore, rappresentò il lato chiaro della Forza, mentre Bogan, nato dallo zolfo, rappresentò tutte le paure e divenne il lato oscuro della Forza.

 

10

Così gli Je’daii iniziarono a praticare una nuova religione, che vedeva nell’equilibrio tra il Lato chiaro e il Lato oscuro il centro della sua ideologia. 

 

13

In questo modo, la pace durò per moltissime ere, ma un giorno qualcuno nella Galassia cominciò a studiare la Forza per conquistare il potere. Iniziò così una guerra e, dopo anni e anni di ostilità, gli Je’daii si divisero.

 

16

Per questo i maestri Je’daii, prima del loro tramonto, divisero le loro conoscenze in più libri e li nascosero nei luoghi più dimenticati della Galassia. E, se questo non fosse bastato, usarono la Forza per celare un’antica profezia e un ultimo libro accessibile solo ad un eletto: la profezia della sposa Skywalker.

 

“Ecco qua, la profezia della sposa Skywalker” disse a voce alta, posando il libro sul comodino. “Chi saranno questi maestri Je’daii?” Si alzò in piedi, lasciando precipitare il libro per terra. “Forse potrei chiedere a Maz! Lei conosce un sacco di persone e sa tante cose!”

 

Si vestì velocemente, sistemandosi i capelli in tre panini, e si mosse verso il frigorifero. Prese una razione dal congelatore, aprì la confezione e mise una barretta verde dentro una tazza.

“Bip,bip, bip.” BB-8 cominciò a rotolarle intorno. 

“Buongiorno, BB-8, hai dormito bene?”

Aggiunse dell’acqua, prendendola da un vecchio armadio di legno dove teneva diversi recipienti. Rimase ad osservare il cibo che prendeva forma con un malcelato sorriso. Adorava guardare il cibo gonfiarsi di liquidi. Da quando si era messa a vendere vapore acqueo, non era più rimasta a corto di cibo e questo le sembrava un grandissimo risultato. Decisamente superiore alle sue aspettative.

“Bip, bip, bip” aggiunse il droide, sollevando un’antenna nella sua direzione, e lei smise di sorridere.

“BB-8, che cosa vuoi dire con bentornata? Non sono mica uscita, non vedi che mi sono alzata adesso dal letto?”

“Bip, bip, bip” aggiunse BB-8, accendendo una piccola lucina e proiettando un’immagine nella sala.

Rey lasciò cadere la tazza per terra. Tutto il pavimento si colorò di un liquido verde e schiumoso. E lei restò immobile ad osservare la proiezione con le mani sulla bocca.

Nell’immagine si vedeva lei, in camicia da notte, mentre correva in una grotta piena di farfalle. Milioni di luci colorate le gravitavano intorno. E, di lato, c’era un grandissimo Kyber perfettamente levigato, come un grandissimo vetro. Sopra il cristallo, scorreva una cascata di acqua limpida e calda. Così calda da offuscare di condensa la telecamera.

Rey lasciò cadere una mano dal viso.

“Hai ripreso tutto?”

Ma il droide smise di proiettare le immagini.

“Bip, bip, bip” rispose, con un tono sommesso.

“Cosa vuole dire che non potevi seguirmi? Fammi vedere le altre immagini.”

BB-8 riaccese il proiettore e mostrò l’ultima scena. Stava fermo, davanti ad un fiume di acqua calda. L’acqua cadeva da una cascata e il soffitto era pieno di farfalle colorate e luminose. Poi l’immagine tornò a Rey, mentre entrava nell’acqua. Milioni di luci colorate le andavano incontro dal fondo del fiume, e una piccola farfalla blu sembrava accompagnarla verso il centro del piccolo lago che si era formato a ridosso del grande vetro fatto di un finissimo cristallo Kyber.

“Che cosa?” disse sconvolta, spalancando la bocca. E in quel momento le tornò in mente una frase che le aveva detto la vecchia. “I sogni sono porte. Come pensi, così accade.”

Rimase un attimo perplessa e poi cominciò a correre, inseguita da BB-8.

“Bip, bip, biiiiiip” Il droide la seguì all’esterno, ma non fece neanche in tempo a protestare che Rey l’aveva sollevato per sistemarlo nel retro del suo spider.

BB-8 cercò di sistemarsi le antenne, mentre lo speeder, sfrecciando nel deserto, sollevava la sabbia a grande velocità.

 

Arrivati a Mos Eisley, Rey scese in fretta dallo speeder, andando dritta verso un locale malfamato.

BB-8 fece appena in tempo a raggiungerla che la vide circondata da alieni loschi e non proprio rassicuranti.

 

“Cosa ti porta qui, bambolina?” fece uno Hutt, particolarmente grasso e sporco, che le andò incontro per primo.

Rey osservò la bellissima Twi’lek che l’orribile Hutt teneva in catene, e trattenne una smorfia di disappunto.

“Ho bisogno di un passaggio, per me e per il mio droide.”

BB-8 si affrettò a rotolare dietro a Rey, non sentendosi molto al sicuro.

L’Hutt tirò la catena della Twi’lek, strattonandola solo per il gusto di essere crudele.

“E dove vorresti andare, principessa?”

“Ho bisogno di un passaggio per Takodana, il prima possibile.”

“Takodana? È molto lontano… ci vorranno molti soldi, lo sai, non è vero?” aggiunse l’Hutt, prendendo un enorme calice ricolmo di una bevanda alcolica dalla schiuma strabordante.

“Posso pagare” rispose Rey, sollevando la testa e non badando a come l’Hutt faceva leccare il bordo del bicchiere alla bellissima Twi’lek in catene.

“Bene!” disse l’Hutt, posando il bicchiere e alitando sul viso di Rey.

“Bip, bip, bip” la avvisò BB-8.

“Non preoccuparti, BB-8, so bene con chi ho a che fare” gli rispose Rey, osservando la Twi’lek avventarsi sul bicchiere dimenticato sul tavolo.

“Dimmi, ragazza, come pagherai?” L’Hutt accennò un sorriso, accarezzando il viso di Rey con fare lascivo.

Rey scacciò le dita dell’Hutt con la Forza, girandogli il polso da un lato fino a farlo gridare.

“Posso pagarti con il vapore condensato” gli rispose, sbattendo i denti. “Dimmi solo quanto ne vuoi in cambio del passaggio.”

Rey gli torse il polso, lasciandolo gridare per qualche minuto. Alla fine l’Hutt urlò a gran voce, lasciando andare la catena.

“Va bene, dieci barili per te e il tuo droide andranno bene.”

Rey allentò la presa sul polso dell’alieno.

“Dieci barili, e la garanzia che nessuno ci darà fastidio” sentenziò Rey.

La giovane Twi’lek, nel mentre, sentendo la catena libera dalla presa del suo padrone, smise di bere la schiuma alcolica, guardandosi intorno.

Le due ragazze si osservarono senza dire nulla.

“D’accordo!” disse l’Hutt, muovendo a stento le dita della mano. “Lasciami andare, adesso!”

La Twi’lek fece un gesto fugace in direzione di Rey e, con un lieve sorriso, si allontanò verso la parte in penombra del locale.

Rey lasciò andare il polso dell’Hutt.

“Va bene” gli rispose, in tono deciso. “Quando è previsto il primo volo?”

L’Hutt guardò fuori dal vetro del locale, scansando una tenda logora e sporca di numerose macchie d’olio.

“Parte tra cinque minuti.” Con un dito indicò una nave da trasporto in lontananza, che stava cominciando a scaldare i motori.

“Bene!” gridò Rey, allargando il sorriso. Prese una mano dell’Hutt a gran velocità e gli disse: “Ora non faccio in tempo a portarti le taniche di vapore. Te le farò avere dopo che sarò tornata, intesi?”

L’Hutt la guardò di sbieco, pronto a sbottare, ma lei gli mostrò l’elsa della sua lightsaber, nascosta appena sotto una piega della sua tunica.

“Che nome devo dire, per poter partire?”

L’Hutt ringhiò, trattenendo un lamento. “Brongo, digli che stai partendo a nome di Brongo” rispose, spostandosi a cercare il bicchiere con aria furiosa.

Rey corse fuori verso la nave, seguita da BB-8 e, mentre camminava a gran velocità, sentì l’Hutt urlare.

“ Chi ha preso la mia Twi’lek? Dov’è andata? Qualcuno ha visto una Twi’lek verde con una catena?”

Takodana, Castello di Maz Kanata.

 

“Dimmi, bambina” le disse Maz, facendola accomodare a un tavolo della sua taverna. “Come fai a distinguere quando sei sveglia da quando stai sognando?”

“Ecco, io non lo so” disse Rey, guardando le sue caviglie gonfie.

BB-8 rotolò dietro alla sedia di Rey, girandosi a guardare tutto intorno. Il locale di Maz era stracolmo di persone ubriache. Alcune parti della taverna apparivano ancora diroccate, dopo l’attacco del Primo Ordine, avvenuto anni prima, ma grossomodo la struttura sembrava essere stata rimessa a nuovo.

Un gruppo di musicisti suonava l’ Hypolliope horn cluster e Maz, ogni tanto, si girava per elogiarli.

E mentre la musica scorreva, altre persone di ogni razza e specie continuavano ad entrare nella taverna, chiedendo da bere.

“A me sembra un sogno” continuò Rey “ma, poi, quando mi sveglio, ci sono dei segni che mi fanno dubitare che, in qualche modo, io abbia viaggiato veramente.”

“Aspetta” le disse Maz, interrompendo il suo discorso per osservare un gruppo di Zabrak già ubriachi entrare nella sua taverna.

“Conosciamo le regole” gridò uno di loro in direzione di Maz.

“Bene” rispose Maz, girando le lenti dei suoi occhiali. “Allora, siete i benvenuti.”

Ma il gruppo di Zabrak, facendosi spazio per arrivare al bancone dove servivano da bere, senza volerlo spinse il musicista Infrablue Zedbeddy Coggins di lato, facendo cadere il suo strumento.

“Ma porca miseria!” esclamò il musicista, con tono allarmato. “Sapete quanto costa questo strumento?”

“Chissenefrega” sbottò lo Zabrak più vecchio, scavalcandolo con una gamba. “Ci importa solo di bere.”

Maz si girò ad osservare la scena, scuotendo la testa.

“Va sempre peggio” sussurrò a voce bassa.

“Che cosa?” domandò Rey, allontanandosi dai suoi pensieri.

“C’è qualcosa che non va, come una distorsione nella Forza” aggiunse Kanata, allontanandosi dal tavolo per andare ad aiutare l’artista.

Coggins prese lo strumento tra le mani, guardando gli altri musicisti e poi voltandosi verso Kanata.

“Non ho più voglia di suonare” disse Infrablue, lasciando il suo strumento tra le piccole mani di Maz.

“Non fare così!” gli disse lei in tono autoritario, mentre tutta la taverna si girava a guardare la scena.

Maz girò con nervosismo le lenti dei suoi occhiali. Ma il musicista sembrava come confuso.

“Non è per quello che è successo, Maz” disse l’alieno, abbassando i propri occhiali. “È che non mi va proprio più di suonare…”

“Devi resistere” replicò Maz, posando la piccola mano arancione sulle spesse dita bitorzolute del musicista.

“Io, io… non posso” le disse l’alieno, scappando dalla taverna.

 

“Maz, che succede?” chiese Rey, capendo che c’era qualcosa che non andava. Si alzò dalla sedia per raggiungere Maz ma, mentre andava nella sua direzione, anche gli altri tre musicisti posarono i loro strumenti per terra e se andarono a bere, con delle espressioni confuse.

“Va sempre peggio!” le disse Maz, facendo un sospiro.

“Non capisco” rispose Rey. “Come mai se ne sono andati tutti i musicisti? C’è qualcosa che non va?”

Maz fece un sospiro. “Vedi, mia cara, nessuno vuol fare più niente. Hanno tutti perso la voglia di vivere. Ma la situazione sta peggiorando. Guardati intorno.”

Rey guardò il locale stracolmo di persone ubriache e nullafacenti. Nel momento in cui si girò verso i baristi, vide anche quelli prendere un bicchiere con un liquido schiumoso e lasciare il bancone, camminando verso l’esterno, con aria confusa.

“Lo senti?” incalzò Maz. “Non senti che la Forza sta abbandonando questo mondo? Non senti, come se mancasse energia?”

Rey guardò Maz, con aria confusa. “Tutto è energia, tutto è interconnesso…” le aveva detto la vecchia. E, a quel punto, intuì qualcosa. La Forza era come sbilanciata. 

Tutto d’un tratto, le tornò in mente il sogno della notte prima.

Era sul fondo di un lago.

Ben le stava davanti, oltre ad un vetro. Aveva un libro tra le mani e la fissava con aria sconvolta. Sulla copertina del libro c’era un pesce, intarsiato nella pelle consunta. Ma, pur essendo il simbolo uguale a quello del libro che le aveva dato la vecchia, il pesce sembrava andare nella direzione opposta.

Una diade nella Forza, le aveva detto Ben. 

Rey capì e spalancò gli occhi.

 

“Vieni, ti faccio vedere” le disse Maz, toccandola per un braccio e scuotendola dai suoi pensieri. “Seguimi” continuò, facendole  segno di andare con lei.

“Cosa?” rispose Rey, come se si stesse svegliando da un sogno.

La ragazza, senza fare caso a quello che faceva, cominciò a seguire Maz per il castello. 

“Io, io mi stavo addormentando…” sussurrò, guardando BB-8 con aria allarmata.

“Bip, bip, bip” le rispose il droide per consolarla.

“Grazie, BB-8, lo so che mi sarai sempre vicino. È un vero piacere sapere che mi sei amico.”

Salirono le scale, superando diverse parti del palazzo ancora distrutte a causa del bombardamento del Primo Ordine, per raggiungere gli alloggi privati di Maz.

 

“Venite” fece l’aliena, portandoli dentro ad una stanza. Il locale era appena illuminato da una finestra sull’esterno, da un lato c’era un tavolo con poche sedie di legno, un letto, un piccolo armadio e un’intera parete piena di monitor.

Maz posò una mano su uno schermo posizionato in basso.

Con un segno sul plasma, i visori si accesero, mostrando numerosi pianeti contemporaneamente.

 

Rey raggiunse Kanata mettendosi alle sue  spalle e lei si girò a guardarla con aria seria, mostrandole la situazione. 

 

“Guarda, questo è  Fallen, questo è Aleen Minor, questo è Christophsis, ma potrei mostrartene tanti altri, dentro e fuori dal nucleo interno. Tutta la Galassia è ridotta in questo stato. E la cosa va avanti da un anno.”

“Che cosa vuoi mostrarci, Maz?”

L’aliena mosse il pollice e l’indice dentro al visore al plasma, facendo ingrandire i dettagli di ogni pianeta, fino alle città, fino a riprendere le piazze principali.

“Osserva” la invitò l’aliena, ingrandendo i visi di alcuni abitanti sdraiati nelle piazze.

“Che cosa stanno facendo?” sussultò Rey, notando tantissimi alieni sdraiati per lo più con i bicchieri in mano. “C’è una festa galattica o stanno festeggiando qualcosa?” chiese ancora la ragazza, arrotondando le sopracciglia.

“No, mia cara. Il fatto è che, se la Forza Vitale e la Forza Cosmica perdono la loro energia, è la vita stessa che perde il suo senso. Guardali, nessuno combatte più, nessuno si arrabbia, ma non va bene neanche per le emozioni positive, sono tutti apatici, ormai non vanno neanche più a lavorare… la gente sta perdendo interesse per ogni cosa.”

Rey fece un balzo di terrore all’indietro.

“Tutto è energia, tutto è interconnesso…” “Maz!” gridò Rey, mettendo le mani sul volto. “Perché sta succedendo questo?”

Maz si allontanò, prendendo una bottiglia da un piccolo armadio, al lato della finestra.

Rey osservò i raggi del sole entrare controluce e, senza fiato, si mise di nuovo a sedere.

Maz le versò da bere, guardando BB-8 immobile sotto le gambe di Rey. “Lo so che sei preoccupato, BB-8. Ma si sistemerà tutto” disse la Kanata in direzione del droide, mentre si metteva a sedere accanto a Rey, facendo un sospiro. “Bevi questo, mia cara.”

Rey prese il bicchiere, bevendo appena un sorso e girandosi a guardare Maz con aria interrogativa.

“Vedi, bambina” cominciò la Kanata. “Si racconta che l’universo venne creato da una scintilla quando la Forza Cosmica e la Forza Vivente si incontrarono…”  

Maz cominciò a raccontare tutta la leggenda sulla Forza e sulla nascita di Tython e le sue lune. Una storia che Rey aveva appreso grazie al libro che le aveva portato l’anziana signora sull’uscio di casa. La donna che l’aveva chiamata Skywalker.

“E così Ahsla e Bogan, diventarono una manifestazione dei due Lati della Forza” concluse Maz, con tono paziente.

"Ho letto questa cosa nel libro che mi ha dato la vecchia!" esclamò Rey, con un sussulto.

“L’hai già letto?”

“Certo” ribadì Rey, con fare sicuro e un grande sorriso ingenuo. “L’ho letto nel libro.”

Maz prese la bottiglia e versò di nuovo da bere. “Quale libro?”

“Vedi” disse Rey, guardando di nuovo verso la finestra. “Da quando sono morti Luke e Leia, io mi sono trasferita su Tatooine, nella casa di Luke. So che ti sembrerà strano ma, un giorno, è passata una vecchia e io le ho detto di chiamarmi Skywalker. Dopo un anno, la vecchia è tornata è mi ha detto che aveva un libro per me.”

“Mmmm, ragazza mia, credo di capire…” Maz si portò una mano sul mento. “Raccontatami di più.”

“La vecchia sembrava pazza, mi ha dato questo libro, dicendomi che un Maestro Jedi aveva chiesto a sua madre un favore e che questo libro era per me. Il libro sembra riferirsi ad una profezia su una certa sposa Skywalker…” Rey arrossì, abbassando lo sguardo.

“Coraggio, bambina. Non temere il mio giudizio. Vai avanti.”

“Ecco…” la voce di Rey cominciò a tremare. “Io ho preso il cognome Skywalker, ma tu sai che io non sono parente di nessuno… però, sai, la profezia parla di una sposa e io…”

“Tu?”

Rey divenne paonazza. “Io non mi vedo con nessuno.”

“Proprio con nessuno?” domandò Maz, ruotando le lenti degli occhiali. “Tu sai che con i miei occhiali posso vedere se qualcuno sta mentendo?”

Il volto di Rey sbiancò all’improvviso. Per la vergogna si coprì le guance, spalancando gli occhi in preda al panico. “Ecco…” balbettò, “nessuno vivo…”

“Oh, bene, cominciamo ragionare.” Maz le sorrise, mostrandole tutti i denti. “Chi è l’amato con cui ti vedi?”

Rey portò le mani avanti, agitandole nell’aria. Senza volerlo fece cadere il bicchiere pieno della bevanda schiumosa che le aveva offerto Maz, alzandosi in piedi confusa.

“Ecco io…” La voce le si incrinò. “Non è che mi veda veramente con qualcuno…” Si alzò dalla sedia, superando il tavolo di legno, mettendosi di spalle alla finestra per osservare il liquore espandersi sul pavimento.

“Coraggio, tesoro, continua a raccontare”

Rey si piegò, guardandosi intorno in cerca di un tessuto per asciugare il pavimento.

“Io, in realtà sogno qualcuno.”

“Oh, ecco qua, svelato il mistero!” disse Maz, quasi ridendo.

Rey spalancò le pupille, diventando paonazza. Corse verso il tavolo e afferrò un tovagliolo, pensando che sarebbe bastato per raccogliere il liquido caduto. Poi tornò dove era scivolata la bevanda.

“E dimmi, bambina” aggiunse Maz, allargando il sorriso, “il ragazzo con cui ti vedi è forse il figlio di Han e Leia?”

 

Immagine presa dal sito che puoi vedere qui. Per sentire il tema della musica di Rey, clicca sulla foto. 

 
 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati o i messaggi che mi scrivete, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere, e per questo vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è vostro!

Vi ringrazio per essere passati di qua e aver letto le follie che scrivo.

Un grazie di cuore anche a IndianaJones25 che ha riletto e corretto questo capitolo con la sua immancabile attenzione. È stato talmente veloce che questa settimana posso pubblicare due capitoli. Grazie mille IndianaJones25. Sei il mio eroe!

Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per le sue storie che sono bellissime. Se cliccate sul suo nome “IndianaJones25” potrete andare nel suo profilo per leggere la storia che preferite.

Ricordo a chi mi segue che, continuerò a pubblicare un capitolo (o due) di questa storia ogni settimana. Destiny's Force riprenderà appena mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX.  Il prossimo capitolo di questa storia uscirà martedì. Ti aspetto!

Cari lettori, se mi aggiungete tra i preferiti o in qualsiasi altra categoria sarò veramente felice. Lo so che non sono una grande scrittrice ma, se vi piace questa lettura, per favore, fatemelo sapere.

Un caro saluto a tutti, grazie di aver letto le mie storie e a presto.

Shaara

 Ps: questo e il prossimo capitolo sono di transizione per il capitolo Sei dove Rey, Ben e Finn si troveranno "in qualche modo" insieme... buona lettura <3


Appunti e spiegazioni

Ciao a tutti, come avete letto fin dal primo capitolo, questa storia è ispirata agli antichi Je’daii. Per chi non ha molta voglia di leggere tutti i riferimenti che ho allegato, ecco qui una breve sintesi:

Secondo la letteratura di Star Wars, in seguito ad una manifestazione della Forza, il pianeta Tython partorì, dal suo interno, due lune: Ashla e Bogan.

Queste lune rappresentavano il lato chiaro e il lato oscuro della Forza. Tython divenne così l’elemento equilibratore tra queste lune e Forze. In seguito, nove sensibili alla Forza fecero un sogno, si recarono sul pianeta, e cominciarono a studiare la Forza nella sua interezza. Questi nove individui, con il tempo, divennero il primi maestri Je’daii.

Per tanto tempo ci fu la pace, perché la Forza influenzava fortemente il pianeta. Quando un sensibile alla Forza perdeva l’equilibrio veniva mandato sulla luna relativa al lato più debole,  in modo che, questa esposizione, lo riportasse in equilibrio.

Dopo molto tempo, altri individui (i Rakata sensibili al lato oscuro) invasero Tython per incrementare il loro potere e da quel momento si scatenò una Guerra della Forza. In seguito alla violenza di questa guerra, un maestro usò il lato oscuro e le Forcesabers per sconfiggere i nemici, ma, poi, lui stesso venne corrotto dal lato oscuro. Alcuni allievi lo seguirono e cominciarono a combattere contro gli Je’daii. Alla fine, i devoti al lato chiaro vinsero la guerra, lasciarono Tython per trasferirsi a Ossus e fondaro l’ordine Jedi, ispirato solo al lato chiaro (Ashla). Da allora, il lato chiaro e il lato scuro, e i loro relativi ordini, non furono mai più in pace.

 

Per arricchire questa storia, le due lune con Tython mi hanno fatto pensare agli elementi alchemici elementari e ho pensato di fare una trasposizione tra gli elementi alchemici e la Forza che in questo caso è rappresentata da Tython e le sue lune.

 

Riferimenti degli elementi nell’alchimia:

 

Zolfo = maschile = spirito

Mercurio = femminile = anima

Sale =  Elemento equilibratore = corpo/materia

 

Trasposizione degli elementi alchemici, dei personaggi e dei simboli in questa storia:

 

  1. Ashla = luna di Tython legata al lato chiaro della Forza = mercurio = anima = emozione rappresentata in questa storia: amore = personaggio: Rey

  2. Bogan = luna di Tython legata al lato oscuro della Forza = zolfo = spirito = emozione rappresentata in questa storia: paura = personaggio: Ben Solo

  3. Tython = Pianeta della Forza = Elemento equilibratore delle due lune =  sale = corpo = emozione rappresentata in questa storia: equilibrio = personaggio Finn

 

Nell’alchimia classica gli elementi mercurio, zolfo e sale rappresentano rispettivamente anima, spirito e materia.

 

Per risolvere questa storia ho immaginato l’esistenza di tre libri legati alla Forza:

 

  • Il libro di Ashla. La luna di mercurio.

  • Il libro di Bogan. La luna di zolfo.

  • Il libro di Tython. Il sale della libertà.

 

Come nell’alchimia la somma degli elementi dà vita alla pietra filosofale, nella mia storia esisterà un quarto libro che rivelerà la profezia della sposa Skywalker.

 

Carissimi lettori, so che questa storia è un minestrone della mia fantasia, leggetelo come un puro e, forse, stupido sfogo contro la mancanza di fantasia dell’Episodio IX.

 

Ps: non vi spaventate se mischio alchimia, elementi di meccanica quantistica, elementi di psicologia, letteratura Star Wars e poesie di Rumi. Sono solo le fonti da cui prendo spunto per le mie idee, ma la storia è, e resterà, una favola a lieto fine ambientata in una Galassia molto, molto lontana.

 


Bibliografia:

 

Rumi - Dialogo con l'universo: Gli insegnamenti spirituali del grande poeta mistico persiano Giuliana Colella (è un trattato che spiega le poesie di Rumi tra fisica e metafisica. Da qui ho preso tutte le poesie)

Star Wars - Down of Jedi - https://readallcomics.com/category/star-wars-dawn-of-the-jedi/ (da qui mi sono ispirata per la trama, se volete leggere una storia bellissima vi ho messo il link. Questa è la storia Reylo che avrei voluto vedere al cinema... se siete interessati su Reddit ho trovato una spiegazione che evidenzia le correlazioni tra questa storia con TFA e TLJ. Non dico altro altrimenti mi innervosisco, però se volete leggerlo anche voi vi metto il link)

Odine Je’daii https://starwars.fandom.com/it/wiki/Ordine_Je%27dai

Guerra della Forza https://starwars.fandom.com/it/wiki/Guerra_della_Forza

Spiegazione sulla fine dell’ordine Je’daii https://scifi.stackexchange.com/questions/128787/why-did-the-jedi-turn-totally-light-side

Primi Jedi https://starwars.fandom.com/wiki/Prime_Jedi

Tython https://starwars.fandom.com/wiki/Tython/Legends

Luna di Bogan https://starwars.fandom.com/wiki/Bogan

Luna di Ashla https://starwars.fandom.com/wiki/Ashla_(moon)

Psicologia e Alchimia: Carl Gustav Jung Opere vol. 12: Psicologia e alchimia

Eugène Canseliet e altri 1: Alchimia. Nuovi studi di simbolismo ermetico e di pratica filosofale

Articolo che lega il pensiero di Jung con l’alchimia. https://www.google.it/amp/s/www.parsifal.info/mercurio-alchemico-confronto-tra-alchimia-astrologia-e-mito/amp/

Zolfo - spiegazione alchemica https://it.m.wikipedia.org/wiki/Zolfo_(alchimia)

Mercurio - spiegazione alchemica 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Mercurio_(alchimia)

Sale - spiegazione alchemica 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sale_(alchimia)

Significato della sillaba Om (Questo articolo mi è servito per immaginare come far riunire le dimensioni e i pianeti)

https://www.supernaturalcafe.it/articoli/qual-e-il-vero-significato-della-sillaba-om/

 


Ps: Ogni personaggio descritto tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

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A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

 

Il mondo invisibile ha altre nuvole e altre acque che le nostre, 

possiede un altro cielo e un altro sole. 

Ciò è percepito soltanto dagli eletti;

(Rumi)

 

⧫⧫⧫

 

Takodana, Castello di Maz Kanata.

 

“E dimmi, bambina” aggiunse Maz, allargando il sorriso, “il ragazzo con cui ti vedi è forse il figlio di Han e Leia?”

 

A quel punto, Rey rimase immobile con le mani strette sul tovagliolo.
 

“Co-come fai a saperlo?”
 

Maz si avvicinò, ruotando le lenti dei suoi occhiali, e Rey si ricordò della prima volta che l’aveva incontrata.

 

Si trovava in un sotterraneo del suo castello. Aveva percorso un lungo corridoio e poi si era trovata davanti ad una porta. C’era una serratura sulla porta. Aveva allungato una mano per spingerla, ma la porta si era aperta da sola. La camera oltre la soglia era ancora più buia del corridoio. Sotto le volte e nelle nicchie di pietra, Rey aveva visto casse accatastate alla rinfusa e scaffali pieni di antichi manufatti. Il busto di un uomo sconosciuto, con la barba, giaceva sul pavimento, accanto a un antico scudo fatto di un ignoto metallo dorato. Teloni e drappi coprivano oggetti in disordine. Non sembrava esserci un senso in quell’ammasso di manufatti diversi.

Benché curiosa di conoscere le funzioni e le origini di quegli oggetti, li ignorò e si addentrò nella camera, fino a un tavolo su cui era appoggiato un forziere molto antico. A guardarlo, non aveva nulla di speciale, nulla di prezioso. Eppure, tra tutti gli oggetti custoditi in quella stanza, lei era stata attratta solamente da quello. Dietro di lei, BB-8 non emetteva il minimo suono, nonostante l’agitazione. Il forziere non era chiuso a chiave e lei decise di aprirlo. Fece un respiro ansioso, poi si girò di scatto e si ritrovò a fissare un corridoio impressionante, la cui architettura ricordava il vecchio Impero.

Ed era stato in quel momento che la spada l’aveva chiamata.

 

“Ti ricordi che cosa ti dissi?” le sussurrò Maz, accanto a lei.

 

Rey fece un cenno con la testa, mentre i ricordi riafforavano.

 

Con un balzo della mente, tornò indietro a due anni prima. Rivisse il momento in cui, nelle cantine di Takodana, la spada l’aveva chiamata, e lei l’aveva visto per la prima volta. Kylo Ren, l’alter ego di Ben Solo. In quel momento, non sapeva a che cosa sarebbe andata incontro e aveva avuto paura.

 

Ma Maz era lì con lei e in qualche modo sapeva.

 

“Qualunque cosa – chiunque – tu stia aspettando, vedo nei tuoi occhi che già conosci la verità… non tornerà mai. Ma c’è chi ancora può fare ritorno. Con il tuo aiuto.”  Erano state queste le parole di Maz…

 

Il viso di Rey si rigò di lacrime. “No,” le aveva detto allora. Ma Maz aveva insistito.

 

“Quella spada laser era di Luke, e di suo padre prima di lui. Sta chiamando te. L’appartenenza che cerchi non è dietro di te, è davanti a te. Non sono un Jedi, ma conosco la Forza. Attraversa e circonda tutte le cose viventi. Chiudi gli occhi. Percepiscila. La Luce è sempre stata lì, ti guiderà. La spada. Prendila!”

 

Le lacrime uscirono copiose a quel ricordo e Maz si avvicinò ancora.

Rey si asciugò le lacrime, voltandosi a guardare l’aliena.

“Tu sapevi?”

Maz annuì con la testa. “Non sapevo tutto, ma percepivo qualcosa. Tutto è interconnesso, tutto è energia”

Rey la fissò, sbattendo le palpebre, e Maz continuò a parlare.

“Il Lato chiaro e il Lato oscuro devono coesistere in equilibrio, è così che funziona la Forza.”

Rey fece un sospiro, strozzando un lieve singhiozzo e abbassando la testa.

“Dimmi, bambina, chi altri lo sa?”

Rey scosse il viso, senza rispondere.

“Non l’hai detto a nessuno.” Maz si grattò i pochi capelli bianchi sulla testa. “Eppure, io credo che qualcuno già lo sapesse.”

“Che cosa vuoi dire?” chiese Rey, spostando il viso di scatto.

Ma Maz continuò con le sue domande.

“E ora, dimmi: lui com’è morto?”

Rey fece un passo all’indietro, lasciando andare il tovagliolo. Lo guardò mentre cadeva sulla macchia lasciata dalla bevanda e si affrettò a pulire il pavimento, mettendosi in ginocchio.

 

“Quando c’è stata la battaglia contro il Primo Ordine… Palpatine, voleva che io mi unissi a lui. Mi disse che se l’avessi colpito con odio, la sua anima sarebbe entrata in me  e io avrei preso il suo posto… ma con me c’era Ben Solo.”

“Ben Solo, hai detto? Non Kylo Ren? Quindi, alla fine, ha trovato la strada?”

“Sì” rispose Rey, quasi senza fiato. “Ben aveva capito di aver sbagliato a scegliere il lato oscuro, aveva capito che era stato raggirato da mio nonno e voleva salvarmi.”

 

Maz fece una pausa, come se si aspettasse altri dettagli. Poi lasciò perdere e cominciò a parlare. “Sapevo che quel ragazzo sarebbe tornato…” Si inchinò per fermare Rey che ancora sfregava il tovagliolo sulla macchia fatta dalla bevanda.

 

Rey si fermò, guardando il pavimento.

“Ma c’è di più” aggiunse, riprendendo a pulire. “Ben diceva che io e lui eravamo una diade nella Forza e, quando abbiamo unito le nostre energie, abbiamo combattuto insieme contro Palpatine.”

 

“Proprio come suo padre!” sbuffò Maz. “Prima combina i guai e poi, all’ultimo minuto, si ravvede e sistema tutto.” Kanata sorrise, guardando verso la luce. Poi abbozzò una smorfia sarcastica. “Un vero Solo, dopotutto.”

 

Rey si alzò in piedi, lasciando il fazzoletto per terra e andando a posarsi sul ripiano del cassettone accanto alla finestra.

“Ma, quando abbiamo unito le nostre Forze, Palpatine ci ha attaccato con i suoi fulmini. Ben è stato lanciato dentro ad un dirupo, mentre io sono riuscita a riflettere la sua energia con entrambe le lighsaber, ma poi…” Rey si fermò, sentendo i singhiozzi del pianto strozzarle la gola.

“Coraggio, racconta” la sollecitò Maz.

“Io, io…” balbettò Rey, tra i sussulti sempre più evidenti. “Io, per lo sforzo, sono morta.”

“Morta? Non mi sembri affatto morta!”

“Ecco, io… sì, ero morta, ma Ben era sopravvissuto. Così, si è fatto forza ed è uscito dal fosso. Mi ha guarito con la Forza ma, quando io mi sono svegliata, ho fatto appena in tempo a salutarlo che lui…”

Rey non nascose più le lacrime e Maz le posò una mano sulla spalla.

“Lui è morto” aggiunse Rey, con la voce bassa e interrotta dal pianto.

 

Il silenzio scese nella stanza. Anche la luce proveniente dall’esterno sembrò affievolirsi.

Poi, Maz parlò con voce roca. “Morto? Ne sei sicura?”

“Certo.” Rey scosse la testa, come infastidita. “Perché me lo chiedi?”

 

E, a quel punto Maz, si allontanò da Rey, riprese la bottiglia dall’armadio, prese un nuovo bicchiere e riempì quest’ultimo della stessa bevanda schiumosa di pochi minuti prima.

“Bevi questo” le disse con dolcezza, poi la invitò a sedersi accanto a lei, prendendole le mani.

 

“Vedi, mia cara, quando è morta Leia… io stavo con lei.”

“Leia?” sussultò Rey. “Ho percepito la sua morte.”

“Noi siamo state grandi amiche in passato e, così, sono andata a darle un ultimo saluto. Ma, proprio mentre stavo lì, ho sentito come una scintilla. Un’alterazione nella Forza, e poi è scomparsa…”

“Si è unita alla Forza?”

“Sì” rispose Maz, grattandosi il mento, “ma io credo che abbia solo usato la sua energia per salvare suo figlio. Lo stava aspettando…”

“Non capisco. Che cosa vuoi dire?”

“Io credo…” sussurrò Maz, interrompendo il discorso per bere un sorso del liquido verde, direttamente dalla bottiglia. “Io penso che Leia abbia usato la sua energia per salvarlo. Per trattenerlo in vita.” Maz sollevò gli occhiali per guardare Rey negli occhi. “Per te e per lui… ma, poiché la Forza non era in equilibrio, il suo corpo si è disperso secondo il Principio di Indeterminazione.”

“Il Principio di Indeterminazione? È la stessa cosa che mi ha detto la vecchia. Ma che cosa vuole dire?”

“Oh, bambina, sono vecchia e stanca per questi discorsi complessi, ma la risposta è molto semplice. Il tuo amato è vivo, ma in un’altra dimensione!”

 

 

Outer Rim, pianeta di Crait.

 

“Finn!” urlò Poe, scendendo dal suo Ala-X per inseguirlo. “Sei sicuro che qui troveremo il cloaked binary beacon?” n 

“Certo!” gridò Finn, correndo tra le dune di sale del deserto di Crait. “Ho cercato ovunque. L’ultimo posto in cui l’ho visto è stato questo.”

Finn cominciò a smuovere il sale con un aspiratore, fermandosi per verificare ogni pezzo che trovava, per poi svuotare l’aspiratore dalla polvere bianca poco oltre ai suoi piedi. Infine, si girò a guardare Poe, che gli stava dietro.

“Sei sicuro che questo sia il punto dove abbiamo combattuto contro il Primo Ordine?” gli chiese con voce leggermente alterata.

“Certo! Ho inserito le coordinate.”

Poe incrociò le braccia sul petto, sporgendosi per osservare meglio gli oggetti che Finn aveva scovato in mezzo alla sabbia. “Trovato nulla?”

“Niente!” sbuffò Finn, facendo spallucce. Poi si alzò per andare verso un altro punto, si piegò e riprese a cercare.

“Sei sicuro che questo cloaked binary beacon ci porterà da Rey?” continuò Poe, fingendosi indifferente.

Finn interruppe la ricerca per alzarsi in piedi e tornare davanti all’amico, puntandogli un dito sul naso.

“Certo! Questo puntatore glielo diede Leia. Ricordo perfettamente quando Rey mi disse che quello di Leia era rimasta su questo pianeta.”

“E se Rey si fosse sbagliata?”

Finn abbozzò una smorfia, spostando il dito sul petto di Poe con fare irritato.

“Tu sai benissimo che razza di sogni sto facendo da giorni.”

Poe spostò il dito di Finn con un colpo, scuotendo le mani nell’aria.

“Finn, sono solo sogni! Non puoi dare retta ad una cosa che non è reale, avanti! E poi, come fai a fidarti di un sogno? Chi crederebbe mai che Rey possa annegare in un mare di mercurio? È assolutamente assurdo! Pensaci!”

Finn, spazientito, piegò le braccia sui fianchi, accigliandosi. 

“Ti ho già raccontato di aver percepito un legame con la Forza. Io la sento, capisci?” Sbuffò, quasi esasperato. “Se io sogno che lei annega in un metallo liquido, potrebbe voler dire che è in pericolo!”

Anche Poe piegò le braccia sui fianchi, alzando un dito fino a toccare il naso di Finn.

“Non sarebbe più facile se ammettessi che hai preso una cotta per lei e che ancora non ti è passata?”

“Pffff, ma che stai dicendo?” Finn spostò il volto da un lato, stringendo la bocca e sbuffando rumorosamente.

“Avanti” lo esortò Poe, toccandogli una spalla. “Pensi che non me ne sia accorto? Hai ignorato Rose, e pure quell’altra che ti inseguiva… Come si chiamava?”

Finn sbuffò di nuovo, girandosi di schiena e riprendendo a cercare. “Jannah, si chiamava Jannah.”

“Esatto!” Poe lo seguì, piegandosi sull’amico ancora di schiena. “Prima sembravate così intimi, grandi cavalcate nei prati e poi…”

Finn spense un attimo l’aspiratore, spostando il sale con le dita, fingendo di ignorare l’amico.

“E, poi, te ne sei uscito con la solita frase: dov’è Rey?” 

Poe piegò la testa per osservare Finn tirare fuori qualcosa da sotto la sabbia.

“Stai zitto e aiutami. Sembra incastrato” ringhiò Finn, facendo un grosso sforzo per riuscire a estrarre quello che aveva trovato.

Ma Poe continuò il suo discorso, sempre più infervorato. 

“Lo dici a tutte, capisci?”

Finn sollevò gli occhi al cielo, continuando a tirare.

“Smettila e aiutami.”

“È questo che sbagli, amico, io te lo devo dire. Cioè, se vuoi farti una storia va bene, ma così le rovini tutte. Insomma, se sei innamorato di Rey, tu devi andare da lei, dirglielo e, se ti dice di no, te la scordi. Non è che devi dire a tutte: dov’è Rey? Perché poi quelle…”

Poe non fece in tempo a finire la frase che la sabbia cominciò a tremare. Un piede di Poe venne inghiottito dal sale, poi un altro, e poi sprofondò fino al collo.

“Finn!” gridò Poe verso l’amico.

Ma lui fece appena in tempo ad alzarsi per vedere il pilota crollare dentro ad un cratere di sale.

“Poe!” urlò, guardando l’immenso fosso che si era creato all’improvviso. “Poe?!” urlò ancora e, quando si piegò per guardare in fondo al cratere, la voragine si allargò, trascinandolo dentro insieme ad un mare di polvere di sale.

 

 

Takodana, Castello di Maz Kanata.

 

“Ma se Ben è vivo, come faccio a raggiungerlo?”

“Be’, questo è un tema complesso. Però, se siete una diade nella Forza, fino a che sarete vivi, tutta l’energia sarà legata al vostro equilibrio.”

Maz scosse la testa, bevendo un altro sorso dalla bottiglia. Poi lo ingoiò in fretta, dicendo a voce bassa: “Ora mi spiego che cosa sta capitando da circa un anno e perché tutti gli esseri viventi hanno perso la voglia di vivere. Il fatto che non vi riusciate a trovare genera uno scompenso nell’armonia della Forza.”

Kanata trasse un ultimo sorso e posò la bottiglia vuota sul tavolo, provocando un rumore sordo.

“Bisogna assolutamente che riusciate a tornare nella stessa dimensione prima che ogni essere vivente si lasci andare all’oblio.”

Rey sgranò gli occhi, restando rigida e con la bocca spalancata.

“Ora raccontami di quella vecchia!” Maz si alzò dalla sedia, andando vicino alla finestra. “Che cosa ti ha detto della profezia? Avanti, bambina, parla!”

Rey, prese il bicchiere dal tavolo e lo avvicinò alle labbra per  bere un sorso della sostanza verde e schiumosa, poi si fece coraggio.

 

“Come ti ho raccontato prima, da un anno vivo nella fattoria dei Lars e mi faccio chiamare Rey Skywalker. E, proprio in questi giorni, sono stata contattata da una vecchia che dice di aver conosciuto il maestro Qui Gon Jinn che, tanti anni fa, salvò la vita di sua madre. In cambio, il maestro le chiese un favore.”

“Mia cara, mi sembra che questo me l’hai già detto.” Maz fece un sospiro. “Vai avanti.”

“Il favore consisteva nel dare un vecchio libro ad una sposa Skywalker e la vecchia pensò che, quella Skywalker della profezia, fossi proprio io.”

“Mmmm” borbottò Maz, rimettendosi gli occhiali. “Parlami della profezia.”

“Ecco… La vecchia mi disse che, se un giovane Skywalker avesse fallito, la Forza si sarebbe rivelata un’altra volta e una giovane sposa avrebbe compiuto la profezia…”

“Questa non mi sembra la profezia in se stessa, ma una premessa. Cos’hai trovato nel libro che ti ha dato?”

“Nel libro non ho trovato molto, sembrano tutti punti sconnessi. L’unica parte che parla della profezia è questa.”

Rey aprì la sua borsa, tirando fuori il vecchio libro e aprendolo all’ultima pagina. Aspettò che Maz ruotasse le lenti degli occhiali e poi cominciò a leggere.

 

“16

Per questo i maestri Je’daii, prima del loro tramonto, divisero le loro conoscenze in più libri e li nascosero nei luoghi più dimenticati della Galassia. E, se questo non fosse bastato, usarono la Forza per celare un’antica profezia e un ultimo libro accessibile solo ad un eletto: la profezia della sposa Skywalker.”

 

“Mmmm” borbottò ancora Maz, rimettendo a fuoco gli occhiali per guardarla negli occhi. “Questo libro ti sta dicendo che gli antichi Je’daii conoscevano la profezia, ma non ti ha rivelato la profezia nel suo insieme. Certo che, con queste poche informazioni, sarà difficile poter fare qualcosa.”

A quel punto, Rey si lasciò andare a un profondo sospiro, preparandosi a parlare. “Ecco, io… non ti ho detto tutto.”

“Bene, allora, racconta.”

“Vedi, sta accadendo che, da qualche giorno, io e Ben ci incontriamo nei sogni.”

“I sogni sono porte” aggiunse Maz, guardando fuori dalla finestra. “Come pensi, così accade. Ma questo già lo sai, vero bambina?”

Rey fece un sì con la testa e, poi, si alzò anche lei dalla sedia, raggiungendo Maz accanto alla finestra.

“Per un anno ho sognato gli ultimi momenti della nostra esistenza… lui che mi dava la sua energia vitale, lui che scompariva nel nulla…”  Rey tirò su con il naso, portando le dita di una mano intorno ad un occhio.

“Poi ho iniziato a vedere una farfalla. Una piccolissima farfalla azzurra. Mi guidava in sogno verso una grotta, in cima ad una montagna. Io avevo paura, ma poi entravo in una spaccatura nella roccia. Oltre la spaccatura c’era una grotta. Nella grotta c’era una vena d’acqua calda e sulfurea che, ogni notte, mi trascinava sul fondo in una grandissima stanza dove c’era una sorgente che sgorgava da un Kyber immenso, levigato e trasparente come un vetro. Poi, una notte, la farfalla volò al centro del piccolo lago che si era formato sotto la cascata. Io la seguii e, quando mi trovai con i piedi dentro l’acqua, una corrente più calda mi portò sul fondo. E, nel punto più basso, mi accorsi che il fondo del fiume altro non era che un ulteriore lato del Kyber, e che io potevo guardarci dentro.

Così, mi posai contro a questo cristallo e sentii la Forza. Subito dopo vidi Ben.”

“Ben Solo” precisò Maz, con aria attenta, senza bisogno di chiedere conferme.

“Sì!” Rey guardò verso l’esterno. In quel momento il sole di Tokadana allargò i suoi raggi sopra le nuvole dorate, e lei sentì l’intensità della luce aumentare fino a scaldarle la pelle. “Da quel momento, iniziammo a parlare.”

Rey abbassò la voce, guardandosi i piedi. “All’inizio, pensammo che fosse solo un sogno.” Mosse le mani come se volesse spiegarsi con i gesti, ma poi riprese a parlare. “Be’, sì, cioè, era un sogno, ma in qualche modo era più che un sogno.”

“Non preoccuparti, Rey, ho capito di cosa stai parlando. Vai avanti.”

“Ad un certo punto, iniziai a ricordare le parole dell’anziana signora che era passata a cercarmi.”

“Bene, se le hai ricordate, devono essere importanti.”

“Ecco, lei mi disse…” Rey sollevò lo sguardo, con aria assente. Saranno sempre notti difficili, fintanto che l’antico simbolo non sarà ricomposto.

“Un simbolo? Quale simbolo?” esclamò Maz, staccandosi dal bordo della finestra.

 

E Rey guardò lontano, restando assorta nei suoi pensieri “Tutto è energia, tutto è interconnesso…” le aveva detto la vecchia. In un attimo, la sua mente era di nuovo sul fondo del lago, dentro al sogno della notte prima.

Ben le stava davanti, oltre ad un vetro. Aveva un libro tra le mani e la fissava con aria sconvolta. Sulla copertina del libro c’era un pesce intarsiato nella pelle consunta. Ma, pur essendo il simbolo uguale a quello del libro che le aveva dato la vecchia, il pesce sembrava andare nella direzione opposta.

Una diade nella Forza, le aveva detto Ben.

Rey, questa volta, si rese conto che era quello il simbolo che stava cercando e spalancò gli occhi, tornando vigile.

 

“Il pesce!” esclamò, scuotendo la testa e posando le mani sulle spalle di Maz. “I nostri libri sono collegati da un pesce. I libri, in cui abbiamo trovato il simbolo, parlano della Forza, degli elementi e degli Je’daii! Ci deve essere una connessione!”

“Bene, Rey, cerca di ricordare altro.”

“Sì!” Rey alzò le mani, stringendo i pugni soddisfatta. “Ora ricordo: il libro di Ben parla della profezia.”

Portò una mano alla tempia, concentrandosi per ricordare le parole esatte. “Mi ricordo Ben leggere queste parole:

 

17

 

Si narra, infatti, che se un giovane Skywalker fallirà, una giovane sposa la Forza riunirà. 

Per liberare il suo amato, attraverserà il tempo e lo spazio, chiudendo le crepe tra le dimensioni e riunendo tutte le fazioni. Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione, Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.”

 

“Rey, questo è grandioso!” esclamò Maz. “È un grandissimo indizio.”  Anche Maz chiuse i pugni, piegando le braccia in un’esclamazione silenziosa. Poi, si spostò verso i visori, inserendo delle coordinate sullo schermo. “Ecco guarda qui.”

 

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Maz indicò un pianeta sullo schermo, ingrandendolo fino a far comparire le due lune che gli gravitavano intorno.

“Questo è Tython e queste sono le sue due lune, Ashla e Bogan. I primi sensibili alla Forza si trasferirono sul pianeta per studiare l’energia nella sua essenza e, così, scoprirono che la vita sul pianeta era legata all’equilibrio tra tutti i lati della Forza.”

“Non capisco, erano Jedi che studiavano entrambi i lati della Forza?”

“Non erano Jedi. A quell’epoca, gli Jedi non esistevano. Erano dei religiosi che cercavano l’equilibrio al centro delle due Forze. Ma poi arrivò la guerra. I Rakata, sensibili al Lato oscuro, vennero sul pianeta per sfruttare quell’energia, creando uno squilibrio. Alcuni Je’daii, per combatterli, sfruttarono le loro stesse armi: le Forcesaber.

“Vuoi dire le lightsaber?”

“No, allora non esistevano. I Rakata, però, usavano queste lame fatte di particolari kyber sensibili al Lato oscuro. Così, per combatterli, anche alcuni Je’daii le costruirono e alla fine vinsero la guerra. Ma, l’esposizione al Lato oscuro, necessaria per controllare le lame, li portò alla corruzione e così si separarono dall’ordine, diventando i precursori dei Sith.”

“E quindi, gli Jedi?”

“È come pensi, bambina. Gli Je’daii che ebbero paura di quelle armi, in particolare quelli più sensibili al Lato chiaro, lasciarono il pianeta e fondarono un nuovo ordine: gli Jedi.”

“E gli Je’daii? Che ne fu di loro?”

“Intendi dire gli abitanti del pianeta?”

Rey annuì con la testa.

“Vedi, i non sensibili alla Forza dovettero abbandonare il pianeta molto tempo prima, mentre i pochi sensibili che rimasero sul posto, dopo tante guerre, semplicemente smisero di praticare la loro religione… e gli Je’daii vennero dimenticati.”

“Ma, allora, la profezia?” domandò Rey, grattandosi la testa confusa.

“Be’, da quel poco che sappiamo, la profezia richiama l’ordine Je’daii e il pianeta di Tython. Secondo me, dovresti provare a contattare Ben con la Forza direttamente da quel pianeta. Io penso che solo insieme sarete in grado di trovare la soluzione a questo enigma. Ma cercate di fare presto. Quando la Forza non è più in equilibrio, tutto l’universo staziona in una precarietà pericolosa. Tutto ciò che esiste potrebbe finire.”

 

Maz cliccò un pulsante sul fondo dell’ultimo monitor e un led cominciò a lampeggiare. Un allarme altalenante iniziò a risuonare e una piccola aleena, con indosso una strana tuta rossa, si presentò nella stanza di Maz.

“Boss, mi hai fatto chiamare?” chiese l’aleena, con voce civettuola.

“Presto, portate la mia ospite e il suo droide su Tython” ordinò Maz, con voce grave. “Sistemateli in una postazione comoda, fatte mangiare la ragazza e, soprattutto, lasciatela riposare. Non deve pensare a nient’altro. Intesi?”

Maz si avvicinò all’aleena, scrutandola da vicino, come se la stesse controllando in ogni dettaglio.

 L’aleena saltellò sul posto, agitando le mani. “Certo, certo, Boss!” Poi si girò verso Rey, tendendole una mano. “Presto, ragazza, andiamo! Quando Maz mi guarda in quel modo, non c’è da scherzare!”

 

Rey la seguì, salutando Maz con una mano. Avrebbe voluto abbracciarla, ma era successo tutto così all’improvviso che, praticamente, si ritrovò a ripercorrere mentalmente tutto il loro discorso mentre scendeva le scale del castello.

Si girò a guardare Maz che la salutava dalla finestra e, seguendo la piccola aleena, salì a bordo di una nave da trasporto. Con il cuore in gola e l’ansia di chi sta andando incontro al suo destino, si accomodò sulla sedia accanto all’aleena. Osservò le piccole dita dell’aliena muoversi rapide sulla consolle e, con i pensieri che si aggrovigliavano tra loro, lentamente, scivolò nel sonno.

“I sogni sono porte.” sussurrò a se stessa, mentre sprofondava dentro ad un sogno. “Come pensi, così accade…”

 

Butterfly Star Wars

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Destiny of a Jedi - John Williams

 

 


Angolo della scrittrice:

Carissimi lettori e lettrici,

vi ringrazio per i messaggi e i commenti che mi avete lasciato e un ringraziamento speciale anche a chi ha aggiunto questa storia in qualsiasi categoria. Vi amo tutte, grazieee. Lo capisco che possa sembrarvi una cosa superflua ma, per me, è la motivazione che mi spinge a scrivere.

Sono cosciente che ancora non sono bravissima nella scrittura, nonostante i miei sforzi, ma sto facendo il possibile per allietare il vostro tempo e scrivere qualcosa di originale. Per questo, se mi aggiungete in qualsiasi categoria, io saprò che siete presenti e che gradite questo impegno. E il mondo Reylo risplenderà sempre più forte, perché Reylo è anche amore e amicizia. È un incontro oltre al tempo e lo spazio… (se solo Disney l’avesse capito…)

Come avete potuto notare, la scorsa settimana ho pubblicato due capitoli. IndianaJones25 mi ha appena detto di aver rivisto anche il capitolo 6 e, quindi, probabilmente pubblicherò un nuovo capitolo anche questo venerdì. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per il carissimo IndianaJones25 che mi aiuta con così tanta passione (e non è neanche Reylo, ma piano, piano lo sto traviando...). Grazie di tutto Indy. Sei sempre il migliore!

Da questo capitolo in poi non voglio ammorbarvi con le mie idee e riflessioni. Magari, se la cosa vi piace, metterò tutto nell’ultimo capitolo.

Ricordo a chi mi segue che Destiny's Force riprenderà quando avrò finito questa storia.

Un caro saluto a tutti e un abbraccio virtuale.

Shaara

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 

Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

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⧫⧫⧫

L’anima è come uno specchio nitido,

il corpo è la polvere che lo ricopre.

Non si distingue la bellezza che è in noi

perché siamo sotto la polvere.

Il modo in cui fai l’amore è il modo in cui Dio sarà con te.

Gli amanti non si incontrano finalmente in qualche luogo.

Sono sempre stati l’uno nell’altro.

Solo dal cuore puoi toccare il cielo.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

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Outer Rim, pianeta di Crait.

 

“Finn” gridò Poe verso l’amico.

Ma lui fece appena in tempo ad alzarsi per vedere il pilota crollare dentro ad un cratere di sale.

“Poe!” urlò, guardando l’immenso fosso che si era creato all’improvviso. “Poe?!” urlò ancora e, quando si piegò per guardare in fondo al cratere, la voragine si allargò, trascinandolo dentro insieme ad un mare di polvere bianca.

 

Finn arrivò sul fondo, rotolando su immense montagne di sale che si sgretolavano ad ogni suo rimbalzo. Continuò a ruzzolare e ribaltarsi, causando continue esplosioni tra le montagne di polvere, fino ad atterrare in quello che, ipoteticamente, poteva sembrare un fondo.
 

“Per tutte le nane bianche giganti!” esclamò, togliendosi il sale di dosso.
 

“Poe? Stai bene?” urlò, scuotendo la testa e cercando con preoccupazione l’amico. Si alzò sulle gambe ancora tremanti e si mise a camminare nell’ampia stanza fatta interamente di sale bianco. Tutto era rivestito di una polvere scintillante. Un bagliore arrivò dall’alto e illuminò un angolo laterale, mostrando centinaia di sottili pilastri di sale cristallizzato che formavano un disegno spettacolare.
 

“Oh” sussurrò, restando impressionato. Poi mosse un passo, notando dei piccoli buchi nel terreno, come dei minuscoli vortici in cui il sale scorreva come aspirato dall’interno. Più avanti, altri disegni sulle pareti attirarono la sua attenzione. Sembravano come delle  fessure intagliate tra i sottili pilastri da cui, invece, il sale veniva spinto fuori, creando montagnole di polvere bianca e nuovi piccoli pilastri che sarebbero stati solidificati dal tempo.

“Poe?” continuò a chiamare, girandosi di continuo per osservare quello splendore. Era talmente rapito dalla bellezza di quel sale cristallizzato, sparso un po’ ovunque, da non accorgersi di un piccolo flusso di polvere bianca che scorreva come un fiume, appena poco alla sua destra.

Meravigliato, allungò una mano per sfiorare un bellissimo intarsio nella parete di cristallo quando, affondando un piede nella corrente di aria e sale, venne trascinato dentro ad una cascata.

“Aiuto, Poe!!” urlò, sentendosi perso, ma la caduta non era molto alta e, dopo pochi secondi, si trovò con il sedere dolorante contro il terreno. 

“Ahia! Poe? Ci sei?” Ancora tremante, si scrollò di dosso una fitta polvere di sale, tossendo a più non posso. E, quando riuscì a liberare gli occhi, la prima immagine che vide lo lasciò a bocca aperta.

“Poe! Che diavolo ci fai qui? E perché non rispondevi, quando ti stavo chiamando?”

 

Poe stava di schiena, piegato contro una piccola montagna di sale con una mano affondata dentro una sorta di pozzanghera bianca.

 

“È qui!” esultò, facendo un segno all’amico con l’altra mano. “L’avevo visto qui!”

 

“Stai farneticando? Hai sbattuto la testa?” Finn si avvicinò stupito, posandogli una mano su una spalla.

 

“Ho trovato il cloaked binary beacon” esclamò Poe, guardando Finn, senza togliere la mano dalla strana poltiglia. “Ho fatto in tempo a vederlo mentre cadevo.”

 

“Mentre cadevi?”

 

“Esatto! Ma non l’ho perso d’occhio neanche un istante e, infine, l’ho visto finire qui dentro.”

 

Finn diede una pacca sulla spalla a Poe e spostò l’amico per prendere il suo posto.

 

“Che fai? C’ero quasi arrivato!” brontolò, guardando Finn infilare anche lui una mano dentro alla pozza salata. “Ho capito, fammi spazio…”

 

Poe ricominciò a cercare finché aprì la bocca, con aria estatica. “L’ho preso!” urlò felice, trascinando fuori l’oggetto, sotto lo sguardo incredulo di Finn.

 

“C’è l’hai fatta?” esclamò Finn, esultando e poi sollevando le sopracciglia, cominciando a contorcersi con delle strane smorfie sul viso.

 

“Che succede?” gli chiese Poe, preoccupato.

 

Finn ingrigì in un solo secondo. “Qua-qualcosa, mi sta tirando la mano…”

 

“Che diavolo?” disse Poe, aiutando l’amico a tirare fuori il braccio dalla pozza biancastra. “Forza, tiriamo insieme!” Strinse i denti nello sforzo, fissandolo negli occhi spalancati per la paura.

 

“Poe!” Finn iniziò a tremare e ad agitarsi, sentendo il suo braccio afferrato da qualcosa. “Poe, è la Forza, lo sento!”

 

“Ancora con questa Forza? Concentrati e tira.”

 

“Poe!” il volto di Finn divenne sempre più grigio. “Mi sta chiamando, Poe, aiuto!”

 

“Cosa posso fare? Dimmi?! Coraggio tira, tira più forte!”

Poe tirò con tutte le sue forze, fino a quando il braccio di Finn venne fuori dalla pozza, facendolo barcollare all’indietro. Ma non venne fuori dalla pozza da solo, perché c’era qualcosa nella sua mano. Incastrato tra le dita di Finn, era stretto un vecchissimo libro.

“Che cos’è?” chiese Poe, un po’ sorpreso.

 

Finn prese in mano il libro, soffiando sopra la copertina e sgranchendosi la mano incastrata. “Sembrerebbe un libro.”

 

“Questo lo vedo.” Poe si grattò i riccioli, spostando un po’ di sale dalla testa. “Era questo che ti impediva di togliere la mano? Ti eri incastrato?”

 

Finn lo guardò con gli occhi confusi e la bocca spalancata, come se un pensiero si fosse bloccato nella sua mente.

 

“Non lo so… è stata come una sensazione.” Si girò, dando le spalle a Poe, cercando qualcosa.

 

“Che tipo di sensazione?” chiese il pilota, con aria preoccupata.

 

“Non lo so…” Finn abbassò il capo, allungando una mano per aprire le dita di Poe e sorridere nel vedere che stringeva il cloaked binary beacon di Leia.

 

“Ho sentito la Forza chiamarmi per nome e, poi, sono rimasto incastrato.”

 

Poe rimase serio, lasciando che Finn afferrasse il cloaked binary beacon dalle sue mani.

“Che cos’è quello?” domandò Poe, indicando la rilegatura del libro.

 

Finn cliccò sul piccolo tasto del cloaked binary beacon, verificando che fosse ancora funzionante e, quando un led rispose al suo comando, sorrise.

 

“C’è un simbolo disegnato, lo vedi?”

 

“Un simbolo?” Finn abbassò la testa, grattando la crosta di sale che ricopriva la copertina.

 

“Un pesce!” sussultò Poe. “Sembra un pesce.”

 

Finn fece spallucce, girandosi verso l’apertura da cui entrava la luce. Fece alcuni passi e poi si girò di nuovo verso l’amico.

“Andiamo?”

 

“Andiamo?” ripeté Poe. “Dove vorresti andare, adesso?”

 

“Il cloaked binary beacon funziona, dobbiamo trovare Rey.”

 

Poe fece un segno con la testa. Camminò veloce fino all’apertura che si era aperta con la loro caduta. Con passi slanciati si arrampicò tra i cristalli di sale e, fuoriuscito dal cratere, allungò una mano verso Finn.

 

“Hai ragione, andiamo a prendere Rey.”

 

 

Deep Core pianeta Tython.

 

Immagine presa da questo link 

 

Le sembrava un’eternità che nuotava in un mare d’argento. Nuotava e vagava, senza direzione, dentro ad un liquido denso e vischioso. Il sapore del metallo nella bocca. Le narici secche e le orecchie ovattate, come se fosse oltre cento metri sotto al livello del mare. 

 

“Dove mi trovo?” si domandò Rey, girandosi intorno in quel mare senza luce. Il mondo vorticava intorno a lei e tutto le sembrò come confuso.

 

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. Lo ripeté dentro di sé, ruotando su se stessa. Dov’era il basso e dov’era l’alto? In che direzione doveva andare? Il cuore cominciò a batterle velocemente. Una riga di sudore si staccò dalla testa, attraversando quel mare denso, senza fermarsi. Il liquido, semplicemente, la fece passare, scostandosi come se fosse un veleno.

 

“Che cos’è questo posto? Nei sogni precedenti c’era dell’acqua calda, la luce di una farfalla.” Adesso, nuotava in un mare di metallo liquido, senza sapere dove andare. Si sentì disperata e persa.

 

“E adesso?” Chiuse gli occhi, cercando la luce dentro se stessa o un piccolo puntino blu che le facesse strada nel buio. Lo vide in qualche anfratto della sua mente e lo chiamò a sé, sempre più confusa.

 

“Aiuto!” implorò, vorticando in quel mare senza fine. Ma il punto sparì, riportandola alla dimensione del mercurio. 

“Dove sei?” La sua farfallina colorata, che fine aveva fatto? Allungò una mano, come se potesse trovarla nel metallo. Cominciò a piangere, sentendosi persa.

 

“Dove sei?” continuò a domandare, quando una corrente più fredda, di un liquido ancora più denso, avvolse le sue gambe e la trascinò sul fondo. Il cuore cominciò a battere sempre più forte, sempre più velocemente, fino a farle male.

 

“Tutto è interconnesso” ripeté, cercando di farsi coraggio. “Interconnesso con che cosa?” si domandò, mentre rotolava nel liquido denso.  Un giro e dopo un altro. Senza controllo.

Poi, la corrente si fermò per un istante. Rey prese fiato, osservando sottili fasci di flussi discontinui, che andavano e venivano, ruotando con movimenti e densità variabile, in modo da girarle tutto intorno. La loro bellezza le dava come dei brividi.

 

“Dove sono?” Senza fiato, mosse un braccio sentendo un leggero fruscio venirle incontro. Chiuse gli occhi, cercando di sentire di nuovo quel sussurro.

 

“È una voce?” si domandò, piangendo. Aspirò l’odore metallico e andò avanti, verso il centro del mare. Spostò un braccio e poi un altro e poi le gambe, spingendo in avanti con il collo.

Andò in apnea, nuotando fino a toccare qualcosa. Sembrava un un piano solido. “Una lastra” pensò, cominciando a tremare.

Un’immensa, estesa, fredda e potente lastra di pietra. Almeno così sembrava. Così sentiva.

 

“La Forza” disse a voce alta, aprendo la bocca e lasciando uscire delle bolle d’aria. Si attaccò alla lastra per assorbire l’energia di quel materiale.

 

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. Ma adesso si sentiva morire. Il fiato era sempre più corto. Il cuore sempre più impaurito. Lo spirito sempre più perso.

Guardò in basso il gioco delle correnti che ruotavano tra loro.

 

“Rey.” La voce sempre meno soffusa, sempre più presente.

 

Si appoggiò ancora alla lastra, sentendo un rumore venirle incontro, sempre più forte, sempre più intellegibile e, a quel punto, capì di trovarsi dentro ad un sogno.

“Perché sto sognando questo posto?”

Poi, d’un tratto, sentì sempre più chiaramente un sottofondo, come un lento vociare, oltre la lastra.

 

“Rey.” Qualcuno la chiamava a gran voce.

 

Tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia. E, a quel punto, ebbe un sospetto.

 

“Aspetta! Sento qualcosa venire da qui dentro.” Con un crescente senso d’angoscia, mosse le braccia per spostare il liquido dal vetro. E, facendosi un piccolo spazio per poggiare l’orecchio, sentì una voce chiara e roca arrivare da lontano. Non era certa, ma le ricordava la voce di un uomo, qualcuno che già conosceva o aveva conosciuto da qualche parte. Forse in un altro sogno.

 

“Rey!”

 

Le lacrime sgorgarono copiose, facendosi spazio nel mare di mercurio. Le orecchie cominciarono a vibrare. Altre lacrime solcarono i suoi occhi, creando come dei cristalli, che cadevano giù e giù, facendosi strada nel mare di mercurio.

Con una spinta delle scarpe, si appoggiò con tutto il corpo sul cristallo per sentire meglio, per ascoltare la voce dell’uomo. Per catturare più energia. E, proprio in quel momento, si ricordò il suo nome.

“Ben!”

 

Tutto cominciò a galleggiare, ma non erano farfalle, né pesci. Solo fasci infiniti di un mare di metallo argentato che portavano l’eco di una voce diversa, mentre scivolava nel fondo.

 

“Rey!”

 

Qualcosa si mosse oltra al vetro. Una Forza. Rey alzò gli occhi, facendo un balzo all’indietro. Il suo cuore iniziò a battere veloce. L’aria nei suoi polmoni cominciò a mancare. Piccole distorsioni di un’eco lontana, poi più voci, come un canto.

 

“Rey, dove sei?”

 

Ma lei non si curò di quel richiamo. Cercando di trattenere il fiato, sentì uno scricchiolio oltre alla lastra di vetro. C’era qualcuno oltre al kyber, lei poteva sentirlo.

 

“Ben, sei tu?” Si appoggiò con tutto il corpo contro la lastra, facendosi spazio nel metallo. Come se potesse raggiungerlo. “Tutto è energia.” 

Si toccò le labbra in cerca di un lamento, una parola o una sola espressione per dire quello che provava.

“Tutto è interconnesso” sussurrò ancora.

 

“Rey?” ripeté la voce dall’altra parte della lastra.

 

“Sono qui!” gridò, facendosi spazio tra le vibrazioni e i frastuoni che rimbombavano tra le distorsioni della stessa eco.

Rey trattenne il poco fiato che le restava per ascoltare.

 

“Rey, sono io” le disse una voce che lei discerneva dal rimbombo di quello strano mare liquido e denso. “Sono Ben!”

 

“Rey, dove sei?” urlò un’altra voce. E lei si sentì confusa. Conosceva anche quella voce. Ma dov’era esattamente? Dove si trovava? Dove doveva andare? Da dove venivano tutte quelle voci? Era ancora dentro ad un sogno?

“Rey, sei in pericolo!” sentì gridare in lontananza.

 

“Ben, sto cercando di raggiungerti. Dimmi come devo fare! Che cosa hai letto nel tuo libro?

 

“Ascoltami, Rey” le disse Ben, con voce tesa. E, questa volta, era certa che la voce fosse proprio la sua. “Ho letto il libro, c’è un collegamento con la Forza, gli elementi elementari e le lune Tython, ma io sono prigioniero da qualche parte, in un’altra dimensione, e questo genera uno squilibrio nella Forza.”

La voce di Ben si fermò per un istante e Rey ebbe come uno strano senso d’angoscia, accorgendosi di non avere più ossigeno nei polmoni.

“Lo so che mi stai cercando, ma devi rinunciare” le disse, dopo una lunga pausa. “Devi svegliarti, adesso. Per favore, ascoltami, sei in pericolo.”

 

Rey spalancò gli occhi, sentendosi terrorizzata e muovendo le braccia e le gambe in cerca di una via d’uscita.

Il sudore imperlò il suo corpo, scivolando oltre al mercurio.

Il panico la fece urlare. “Aiuto! Ben, dove sei?” Si girò, sentendo il fiato mancare e il mercurio farsi strada tra le proprie labbra. Un sapore secco e metallico avvolse i denti e la lingua, facendola impallidire.

“Sto-sto morendo!” pensò, ansimando sempre più forte. “Sto annegando in un mare di mercurio.”

Mille bolle fuoriuscivano da bocca e naso, mentre apriva le braccia, cercando di galleggiare, ma l’aria era sempre meno.

Sempre meno.

“Aiutami, Ben!”

 

 

“Poe, sei sicuro che questo sia Tython?” Finn sfrecciò fuori dall’Ala-X, con un dito premuto sul cloaked binary beacon.

 

“Certo, ho messo le coordinate esatte” rispose il pilota, accendendo una holo mappa e cercando qualche punto di riferimento. “Siamo nel pieno della valle Tythonian Gnarls, in prossimità del Delta del fiume Tythos. Qui dovrebbero esserci le rovine dei templi Jedi, ma sospetto che la foresta si sia mangiata tutto.”

 

Finn lo fissò, come se stesse ancora aspettando una risposta, poi avvertì qualcosa in lontananza, che attirò la sua attenzione. Una specie di riverbero di energia, che lo fece bloccare.

 

“Tutto a posto?” gli domandò Poe, fissandolo di traverso. “Sembri scosso.”

 

Finn scosse la testa. “Sì, sto bene, ma sento l’eco di una voce. Sta chiamando qualcuno.”

 

Poe si morse l’interno della bocca, senza fare altre domande. Deglutì e toccò una spalla all’amico. “Allora, che dice il segnale? È vicina?”

 

Finn girò il cloaked binary beacon, come se avesse perso la direzione. “Non capisco, il segnale si è spento. Eppure la segnalava qui, da queste parti.”

 

Poe vide Finn assumere una tonalità grigia. “Che succede? Si è rotto?”

 

“No, la sento! Sta… sta andando incontro a qualcosa. La Forza. La Forza la sta chiamando.”

 

“Dov’è, Finn? Riesci a capire dove si trova?”

 

Finn spalancò gli occhi, come se vedesse oltre alla foresta. “Non lo so, ma è in pericolo!”

 

“Ehi, voi!”

 

Dal mezzo della fitta vegetazione che si stendeva in ogni direzione, uscì di corsa, con aria trafelata, una piccola aleena.

 

“Scusate, avete visto una ragazza?”

 

“Una ragazza?” chiese Poe, con fare sospettoso.

 

“Sì” balbettò l’aleena, prendendo fiato, posando le mani sulle ginocchia. “Una ragazza umana, non troppo alta.” L’aleena si risollevò, respirando a fatica. “Insomma… non troppo alta per essere un’umana. Magra, con i capelli castani raccolti con tre panini dietro la testa. Stava dormendo sulla nave. Ma, come siamo atterrati, è uscita di corsa. Sembrava pazza. Dormiva e parlava. Poi è scomparsa.”

 

“Tre panini? Sonnambula?” Finn cominciò ad agitarsi.

 

“Stai calmo, non siamo neanche sicuri che sia lei.” Poe si piegò, avvicinandosi all’aleena. “Come si chiama la ragazza che stai cercando?”

 

L’aleena si spostò all’indietro, con fare sospettoso. “Rey, si chiama Rey. Ma voi perché lo volete sapere? E, soprattutto, l’avete vista?”

 

Proprio in quel momento, il cloaked binary beacon si accese di nuovo.

“Di qua!” gridò Finn, avanzando oltre il fogliame. “È oltre il delta del fiume. È in pericolo.”

 

Poe corse veloce dietro all’amico, seguito dall’aleena e, tra i cespugli e gli alberi secolari, videro BB-8 rotolare verso di loro.

 

“BB-8!” gridò Poe, correndogli incontro.

 

“Ecco il droide!” gridò l’aleena. “Questo droide era con lei quando è scesa.”

 

“Lo sappiamo!” le rispose Poe, continuando a correre. “Rey è nostra amica. Finn ha percepito la sua presenza con la Forza e ha sentito che è in pericolo.”

 

“La Forza?” domandò l’aleena, sorpresa. “Ma gli Jedi non erano estinti?”



 

 

“Aiutami, Ben!”

 

E, a quel punto, il suo cervello cominciò a spegnersi.

Un vuoto sospeso tra luce e oscurità. Un melma argentea tutto intorno. “Non voglio perderti, Ben…”

 

Ormai sull’orlo della follia, sentì un rumore intenso, come se qualcuno stesse prendendo a picconate una lastra di ghiaccio.

L’ultima bolla uscì dalla sua bocca, mentre il cuore batteva sempre più lentamente, sempre più piano. Senza ossigeno.

Il suo corpo fu scosso da un fremito.

“La paura…” pensò, sforzandosi di tenere aperti gli occhi. “Che cos’è la paura, se non l’opposto dell’amore?”

 

“Rey, sto arrivando!” gridò la voce lontana.

 

I suoi sensi percepirono un suono, come quello di un vetro in frantumi, un rumore intenso come quello di un cristallo che esploda in miliardi di frammenti, milioni di scintille di piccolissime schegge di kyber, di spazio, di tempo, di Forza. Un’energia liquida, come un mare voluttuoso di mercurio che si spostava, facendola volteggiare e travolgendola come un maremoto. Poi un grido squarciò l’abisso.

 

“Rey, sono qui!”

 

Un’onda galleggiò sui suoi capelli, sui piedi abbandonati, sul corpo ormai molle e disteso, su un filo di luce, sul fiato che le mancava. Il buio denso della morte.

Uno tsunami che si abbatteva contro quello che restava di un sogno e una figura avvolta nella luce le andò incontro.

E, con l’ultimo soffio di vita, lo vide nuotare verso di lei.

 

Disperato, la prese per mano, tirandola dentro la stanza, oltre al vetro che li separava.

L’onda attraversò la lastra, rimbalzando contro tutte le pareti, spaccandole in pezzi, come se tutto fosse fatto di cristallo. Ma l’uomo, dalla sagoma di luce, la portò verso l’alto. Verso l’aria.

Aria, aria, aria, chiedevano i suoi polmoni.

 

L’uomo spostò il mercurio dalla sua bocca, baciandola con urgenza.

 

Il cuore riprese a battere veloce. Le mani sudate a muoversi.

Aria, aria, aria, continuavano a gridare le sue cellule.

 

L’ombra di luce, spostò il liquido denso dalle sue narici, soffiando ancora nella sua bocca.

 

Aria, aria, aria, il cuore non poteva più farne a meno.

Un altro affondo di quelle morbide labbra e l’uomo, davanti a lei, le scoprì gli occhi dal mare d’argento. La luce divenne pressante, come l’affanno. 

Tossì con violenza.

Il cuore riprese a battere veloce. Tutto divenne senza fiato. Uno strano formicolio dalle labbra le avvolse tutto il corpo.

“Aria, aria, aria” disse, sputando mercurio.

Un forte spasmo la scosse dall’interno. E, come se l’energia le stesse scoppiando dentro al petto, per un attimo, lo vide.

“Ben?”

 

Lui le sorrise dolcemente, con gli occhi avvolti nel pianto. Le mani calde e il respiro talmente alterato da non riuscire a parlare.

 

Ma poi, a stento, trattenendo la luce, si piegò per baciarla ancora sulla bocca.

“Sei troppo importante per me” le disse piangendo e portando una sua mano alle labbra, per baciarla ancora e ancora. Come un uomo disperato. Come se l’intero universo stesse per avvolgerlo e farlo sparire.

 

Rey rimase a guardarlo, oltre l'orizzonte del tempo. Quella linea sottile che separa lo spazio tra un battito e l’altro del cuore. Un solo battito, ma in quel battito Rey visse una vita intera.

Poi Ben deglutì e avvicinò le labbra al suo orecchio, la voce ridotta a un sussurro.

 

“Non puoi attraversare questa dimensione senza morire. Non devi più farlo. Lasciami andare.”

Ben lo disse in fretta, come un soffio di maestrale. Un forte odore di zolfo cominciò ad invadere l’aria.

 

“No” gli rispose Rey, allungando una mano per accarezzargli il volto, ma era freddo e distante, come fatto di marmo.

 

“Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita.”

 

“No!” grido lei, mettendosi seduta e riprendendo a respirare con ansia.

 

“Non cercarmi più, ti ho detto!” ribadì Ben, con un’espressione più dura. Si alzò in piedi, lasciando cadere le sue mani e andando in fondo alla stanza.

 

D’improvviso, il vetro cominciò a ricomporsi, appena in mezzo ai loro corpi. In un attimo, il Kyber era di nuovo integro. Rey lo vide freddo e rigido dall’altra parte. Senza emozione, gelido come una lastra di marmo.

 

“Sono morto, Rey. E questo è solo un sogno.”

 

 

Una farfalla blu le apparve dal nulla e Rey si accorse di essere sdraiata su uno scoglio, accanto ad un fiume fatto di un liquido denso, che scorreva veloce. Le mani tese verso il fondo, macchiate d’argento. Cominciò a tossire e a sputare, come se avesse ingoiato del metallo. Si sentiva come se il liquido le fosse entrato dentro, fino ai polmoni. Un sapore amaro le rendeva la bocca arida e l’aria sembrava mancarle.

Aria, aria, aria, ne sentiva un urgente bisogno. 

Sentì un forte impulso nello stomaco e si alzò in ginocchio, piegandosi per vomitare. E, mentre guardava in basso le macchie di mercurio smuoversi sotto ai suoi piedi, sentì di nuovo una voce.

 

“Rey? Dove sei?”

 

Restò sorpresa, perché questo non poteva essere un sogno.

 

“Rey, rispondi!” Un’altra voce si unì in sottofondo. 

 

“Rey, Maz mi ucciderà. Per favore, rispondi” Ma lei non riusciva più a parlare.

 

Un freddo atavico cominciò a salirle dalle gambe. Un freddo così intenso da farla tremare.

 

“Rey, resisti, arriviamo!” E, anche se il freddo le faceva battere i denti, lei sorrise, perché finalmente sapeva a chi appartenesse quella voce. Il gelo si fece più forte, più duro, e cominciò a spingere contro la sua pelle come milioni di spilli. Un dolore che andava via via aumentando, sempre più intenso a mano a mano che ne prendeva coscienza. Doveva reagire. Doveva almeno tentare.

 

“Finn, sono qui!” gridò, sentendo la lingua attaccata al palato. Era veramente affondata nel mercurio? Era stato un sogno? O era tutto vero?

 

“Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita” le aveva detto Ben e, sogno o meno, sembrava molto sincero. Duro e freddo, come non era stato mai. Mai. Cominciò a piangere mentre le sagome di Finn, Poe e l’aleena diventavano visibili. Poi divenne tutto sempre più veloce.

 

Finn si piegò su di lei, con gli occhi allarmati. “Rey stai bene?”

 

“Guardala, non sta bene, sta vomitando quella cosa argentata!” sbottò Poe, prendendo una coperta termica dal suo zaino e avvolgendo la ragazza.

 

“Che cosa hai fatto? Volevi ucciderti? Ti ho sentito nella Forza” le sussurrò Finn, chiudendole la coperta sul petto e aiutandola ad alzarsi.

 

“Io, io?” cercò di rispondere.

 

“Finn, secondo me non è il momento.” Poe allungò un braccio per spostare i capelli bagnati dal viso di Rey. “Diamine, sta andando in ipotermia.”

 

“Rey, perché l’hai fatto?” chiese Finn, come se riuscisse a percepire l’eco di un sogno. Un’energia liquida e densa che, adesso, sembrava assopita ma che, poco prima, l’aveva chiamato, per fargli sentire che era in pericolo.

 

“Coraggio, portiamola alla nave. Ho un droide medico che si prenderà cura di lei” disse l’aleena, tirando Finn per un braccio. “Se Maz venisse a sapere che mi è scappata subito dopo l’atterraggio, di certo mi farà la pelle.”

 

“Finn, io, io…” riuscì a dire Rey, guardando a fatica l’amico negli occhi.

 

“Non importa” le rispose con dolcezza, prendendola in braccio. “Ora sono qui…” prese fiato, sorreggendo il suo corpo sottile e poi aggiunse sottovoce: “Per te.”

 

Poe abbozzò una smorfia, guardando prima verso l’alto e poi verso il viso di Rey, sempre più pallido e stanco, sempre più vuoto e ceruleo. Assente. “Rey, stai bene?” I suoi occhi si dilatarono, preoccupati.

 

“Rey” la chiamò ancora Poe. Ma Rey non sentiva più nessuno chiamarla, solo il vuoto e l’assenza di ogni elemento.
 

E l’universo si spense.


 

 

Immagine presa da qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

Ben and Rey Love Theme (Reylo Theme) 

Samuel Kim Music

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che ha riletto e corretto questo capitolo con la sua immancabile attenzione. Senza di lui, forse, non sarei qui a raccontarvi questa storia. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate sul suo nome “IndianaJones25” potrete andare nel suo profilo per leggere la storia che preferite.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni settimana. Destiny's Force riprenderà appena mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, se mi aggiungete tra i preferiti o in qualsiasi altra categoria ne sarò veramente felice. <3

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: Vi giuro che c'è il lieto fine, sto solo facendo passare il treno del dolore di Ben Solo.
 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Immagine presa dal sito che puoi trovare qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

Vaghi da stanza a stanza alla ricerca di una collana di diamanti che è già intorno al tuo collo.

Vaghi da villaggio in villaggio sul tuo cavallo, chiedendo a tutti “qualcuno ha visto il mio cavallo?

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

“Sei troppo importante per me” le aveva detto tra le lacrime. Scosse la testa, lasciando cadere delle ciocche di capelli sul viso. Come aveva fatto a farsi sfuggire in quel modo i suoi sentimenti? Era decisamente senza un briciolo di midollo. E non era stato il richiamo della luce a fargli dire quelle cose. Era stata come una pulsione interna. Qualcosa di incontrollabile. Qualcosa che lo rendeva debole.

 

“Kriff!”

 

Diede un pugno sul grosso tavolo di legno, lanciando imprecazioni minacciose contro il nulla che lo circondava. Un colpo e poi un altro. Sbatté il polso così forte da sentire un bruciante dolore salire fino al braccio.

Determinato a voler distruggere qualsiasi cosa, scalciò la sedia di sughero, facendola cadere rumorosamente. La polvere, che ricopriva le montagne di libri consunti dal tempo, si caricò di nuova energia, volando tutto intorno. Un forte odore di zolfo gli strinse le narici.

 

“Krif! Krif! Krif!” 

 

Maledì tutte le Galassie di cui conosceva il nome, finché, sconsolato, si lasciò cadere sopra il pavimento. Il freddo della lastra di kyber lo colpì alle gambe. Non si era mai sentito così miserabile. Senza pensare, mosse le mani per riscaldare i muscoli delle cosce che avevano toccato il fondo.

 

“Non c’è via d’uscita da questa maledizione!” 

 

Con nervosismo portò una mano sulle labbra, abbandonandosi al disperato ricordo di quell’istante in cui era riuscito a baciarla.

Pianse, rinnegando se stesso e imprecando in ogni lingua che conosceva. Pianse fino a che il freddo non gli penetrò nelle ossa.

 

“È quello che merito ma, krif… Non potevo morire e basta?”

 

Afferrò tutti i libri che riusciva a prendere con le braccia e li scagliò contro il muro di kyber che circondava la stanza.

 

Urlò come un pazzo nel vederli esplodere e dissolversi al contatto con la lastra di cristallo, e li maledì ancora. 

 

“Perché sono qui?” tuono, sull’orlo della follia. “Perché adesso devo sognarla in questo modo?”

 

Si alzò in piedi, lanciandosi per colpire il kyber, causando milioni di scintille e un feroce riverbero nella Forza.

 

“È questa la mia punizione? Vederla farsi una vita senza di me? Trovarmi costretto a convincerla di dimenticarmi perché sopravviva?”

 

Il freddo gli fece battere i denti, ma lui non si curò di quella sensazione corporea. Si lanciò contro al cristallo con tutta la forza che possedeva, sperando di polverizzarsi come la carta dei libri.

 

“Aaaaaaaah!”

 

Un’ondata d'energia lo spinse all’indietro, con una violenza tale da scaraventarlo oltre al tavolo di legno, con la parte sinistra del corpo surriscaldata e carica di un’energia elettrica e dolorosa.

 

“Perché io non posso morire!” gridò con disperazione contro il cristallo che lo teneva prigioniero.

 

E, mentre guardava se stesso trasfigurarsi nel riflesso del Kyber, osservò il grosso tavolo di legno ribaltato per terra.

Sbatté forte le palpebre, osservando un’ombra più scura.

 

Con aria arrogante e confusa tornò indietro per vedere sotto al tavolo. Lo sollevò spostandolo di lato, guardando verso il basso.

 

“Che cos’è questa?”

 

Si piegò contro l’ombra scura, spostando cumuli di polvere antica come il tempo. Dalla bocca le sue parole evaporarono trasformandosi in condensa gelata.

 

“Sembra una porta…” sussurrò. “Sembra disegnata nel Kyber.” 

 

Allungò le mani verso la maniglia. Era dorata, metallica e lucente, come se fosse stata appena montata sulla porta.

 

“Maledetti sogni” grugnì, afferrandola con una presa decisa. “Per le stelle, sembrava disegnata!” ringhiò, mentre la abbassava, sperando di aprire la botola. La maniglia divenne calda al contatto della sue dita. L’odore di zolfo aumentò e Ben, seppur infastidito, provò a tirare il manico verso di sé, amplificando il controllo sulla Forza.

 

“Dove potrà portare?” Aumentò l’energia sui muscoli delle braccia, sforzandosi per aprire, ma la porta non si mosse neanche di un millimetro. Tirò e tirò, sbattendo i denti e facendo forza anche con i muscoli della schiena.

 

“Se fosse un passaggio?” 

 

Una riga di sudore scivolò sul suo viso. I capelli ondeggiarono all’indietro. Un’altra ondata di sudore solcò i muscoli della schiena e altre arrivarono a tradire il suo sforzo, ancora e ancora, fino a che, esausto, digrignò i denti fino quasi a spaccarseli. Ma la porticina si mosse appena. Una luce uscì dalla fessura insieme a un rumore instabile, come il tuono di un terremoto. Il grido di un caos senza tempo avvolse tutta la stanza.

 

“Che diavolo può essere?”

 

Tirò più forte, questa volta usando tutta la Forza che aveva. 

 

“Aaaaaaah!”

 

Gridò, temendo che gli si sarebbero spezzate le braccia per la tensione. Ma, come in reazione al suo gesto, un vortice di luci colorate lo circondò, un suono secco rimbombò dentro i suoi timpani, una ventata di energia parve attraversarlo da parte a parte e la piccola fessura si chiuse di nuovo, facendolo rimbalzare all’indietro.

 

“Kriff!” sbuffò con sdegno, quando una pila di libri che aveva urtato gli si rovesciò addosso. Cominciò a starnutire a più non posso quando quell’odore intenso di polvere e zolfo gli penetrò nelle narici. Poi, però, quando riuscì ad aprire gli occhi, vide una piccola farfalla blu volare allarmata sopra la sua testa.

 

“E tu?” le disse, guardando il piccolo insetto svolazzare in cerchio. “Da dove sei uscita?”

 

 

Deep Core pianeta Tython


“Sei troppo importante per me” le aveva detto piangendo e prendendole una mano per baciarla. Veramente provava questo per lei? Era per questo che l’aveva salvata? Ripensò al tocco caldo e morbido delle sue labbra e il cuore riprese a battere veloce. Poi, l’aveva visto farsi rigido e teso. Gli occhi di pietra e il volto indurito in un’espressione di indifferenza. Si era alzato in piedi e le aveva rivolto delle parole orribili.
 

Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita.”
 

“No!” sussurrò in una parte della sua mente. Ma la frase: C’è chi ti ama” continuava a ripetersi, come un disco rotto, nella sua memoria. Quindi, lui non l’amava. Le stava dicendo di trovarsi un altro compagno. Non era possibile. “No, no!” Scosse la testa per allontanare quel pensiero. Cominciò a respirare con ansia, ripetendo le parole di Ben. “Non cercarmi più!” le aveva ripetuto con un’espressione più dura. Si era alzato in piedi, andando in fondo alla stanza. Il kyber, che sembrava scomparso, era di nuovo tra loro. Poi, senza emozione, gelido come una lastra di marmo, le aveva detto ancora: Sono morto, Rey. E questo è solo un sogno.”

 

“Noooooo” cominciò ad urlare, dando un colpo contro qualcosa. Qualcosa che, adesso, la chiamava a gran voce.

 

“Rey! Che succede? Svegliati!”

 

Rey aprì gli occhi accorgendosi che, anche quello, era stato un incubo, ma non sembrava un sogno la persona che aveva davanti.

 

“Finn?”

 

Il ragazzo le sorrise, stringendole le braccia.

 

“Rey, stavi urlando. Che cosa ti sta succedendo?” Il suo viso sembrava teso in una smorfia contorta tra gioia e apprensione.

 

“Finn, sei qui? Come mi hai trovato?” Rey sollevò le labbra in un sorriso felice, incredula di avere l’amico al suo fianco. Poi si guardò intorno. Poe era dietro di lui, in piedi proprio accanto al suo letto, gli occhi gonfi per la preoccupazione e una mano saldamente stretta su una spalla di Finn. E, dietro a loro, un’aleena armeggiava con un holonet, parlando a squarciagola.

 

“Si, Maz, l’abbiamo trovata. Ora sta bene.”



 

 

“E tu?” le disse, guardando il piccolo insetto volare. “Da dove sei uscita?”

 

Ben si alzò, seguendo il volo spasmodico della farfalla, come una scia di luce e calore che riscaldava quel grande stanzone freddo, circondato dal kyber.

 

Con le pupille dilatate per la sorpresa, la osservò volare all’impazzata per poi stancarsi e posarsi su una parete. Una piccola scintilla diede vita ad una minuscola luce.

 

Ben spostò la testa incuriosito, osservando delle onde liquide di luce che si diramavano in cerchi crescenti a partire dal punto in cui le piccole zampe della farfalla avevano toccato il kyber.

 

“La Forza!” esclamò, avvicinandosi all’insetto. “In te scorre la Forza.” Abbassò la voce, assumendo un tono più dolce, come se non volesse spaventare la farfalla.

 

“Da dove vieni?” sussurrò, allungando una mano per catturarla. Ma, quando gli fu a meno di un palmo, la farfalla ricominciò a volare, posandosi, di tanto in tanto, sulla parete della stanza. E, ogni volta che si posava, altre luci si diramavano, come onde liquide dentro al kyber.

 

Ben portò una mano al mento, osservando perplesso il fenomeno, poi andò nel punto in cui aveva scaraventato il libro di cui gli aveva parlato Rey nel sogno. Lo prese tra le mani, accarezzando il pesce inciso nella copertina, prima di aprirlo.

Lesse a voce alta:

 

“Il libro di Bogan. La luna di zolfo.

 

2

 

Il fuoco divenne zolfo, l’acqua si trasformò in mercurio. La Forza Cosmica ebbe paura e, dalla sua emozione, fuoco e acqua cominciarono a scontrarsi. Combatterono con così tanta energia da sciogliersi nella stessa materia e dal loro incontro nacque il sale, capace di plasmare tutti gli elementi.

 

5

 

Ma, un giorno, qualcosa mutò. Qualcuno attaccò Tython per acquisire il potere delle Forze e da quel giorno i tre elementi si divisero, trasformandosi di nuovo.

 

8

 

Nonostante la divisione, tutto restò in pace perché Tython, nato dal sale, sacrificava la sua energia per tenere le lune equidistanti ed in equilibrio.

 

11

 

Nuove generazioni nacquero dopo di loro e, ben presto, fu chiaro che anche il più piccolo scompenso nella Forza era in grado di causare grandi eventi naturali sul pianeta che veniva scosso da pesanti uragani, maremoti o terremoti.

 

14

 

Chi continuò a praticare il lato chiaro della Forza fondò un nuovo ordine, “gli Jedi”, e abbandonó Tython, mentre chi rimase fedele al lato oscuro, a sua volta, creò un suo ordine che promise la distruzione del lato chiaro.

 

17

 

Si narra, infatti, che se un giovane Skywalker fallirà, una giovane sposa la Forza riunirà.

Per liberare il suo amato, attraverserà il tempo e lo spazio, chiudendo le crepe tra le dimensioni e riunendo tutte le fazioni. Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione, Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.”

 

Ben sbuffò, posando il libro sul pavimento e sedendosi per terra. Il freddo del Kyber lo colpì nuovamente. “Non si capisce niente” disse tra sé e sé. Poi cercò la farfalla, restando sorpreso di trovarla posata sulla sua spalla.

 

“Tu appartieni al lato chiaro della Forza, non è vero?” 

 

Osservò l’insetto sollevarsi in volo, per danzare in cerchio sulla propria testa e poi toccare di nuovo le pareti ai lati della stanza.

 

“Stai cercando di dirmi qualcosa?”

 

Ancora una volta le pareti reagirono al suo tocco, con piccoli bagliori di luce. Bagliori che si disperdevano nel kyber con piccole onde concentriche, che si diramavano verso l’esterno, come se minuscoli sassi avessero colpito un materiale liquido.

 

“Ma il kyber non è liquido” osservò Ben, sollevandosi da terra e avvicinando le dita al kyber. Con attenzione si soffermò per analizzare come anche le sue dita provocassero lo stesso fenomeno.

 

“Il kyber reagisce al lato chiaro! È così, farfalla?”  

 

La farfalla si posò di nuovo sulla sua spalla. E Ben, come se volesse un’ulteriore conferma, cominciò a sfiorare le pareti della stanza con una delicatezza innaturale.

 

Ad ogni tocco, la sua prigione di cristallo reagiva, sprigionando piccole luci proporzionali alla pressione delle sue stesse dita. Bagliori che si disperdevano come onde di luce liquida dentro al kyber.

 

“Sono stato prigioniero per un anno in questo posto, senza capirlo.”

 

Ben si mise al centro della stanza, guardandosi intorno. La sua prigione era un paralellepipedo perfetto, interamente rivestito di Kyber. Una lastra spessa e indistruttibile, apparentemente trasparente, ma di fatto avvolta dal nulla. Solo quando sognava Rey, riusciva a vedere attraverso quelle spesse mura. Ma, adesso, gli era diventato più chiaro che la lastra reagiva solo al lato della Forza che in lui era meno potente: il lato chiaro della Forza.

 

“Il lato chiaro della Forza. Questa stanza reagisce al lato chiaro della Forza!” disse a voce alta. Ormai il concetto era chiaro.

 

Rimase in piedi, riflettendo sulla sua stessa osservazione. Ma la farfalla si posò sul libro di Bogan e questo non poteva più essere un caso.

 

Con determinazione lo riprese tra le mani. Andò verso il tavolo di legno e, con un gesto delle dita, usò la Forza per rimetterlo al suo posto, prendendo lo sgabello di sughero per sedersi.

 

Questa volta, posò il libro con un tocco lieve, girando le pagine, facendo un’incredibile attenzione per non sgualcirle.

 

“Ecco qui…” sussurrò, sentendosi invadere il corpo da un brivido.

 

Mosse una pagina lentamente, posando le dita tra le righe. Guardò la farfalla e strinse le labbra, come se stesse cercando la sua attenzione e, poi, cominciò a leggere:

 

“8

 

Nonostante la divisione, tutto restò in pace perché Tython, nato dal sale, sacrificava la sua energia per tenere le lune equidistanti ed in equilibrio.

 

11

 

Nuove generazioni nacquero dopo di loro e, ben presto, fu chiaro che anche il più piccolo scompenso nella Forza era in grado di causare grandi eventi naturali sul pianeta che veniva scosso da pesanti uragani, maremoti o terremoti.”

 

“Tu sei qui per me, non è vero?” avvicinò lo sgabello al tavolo, raddrizzando la schiena e voltando velocemente le pagine. 

 

Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione, Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.”

 

La farfalla riprese a volare sulla sua testa.

 

“Quindi, questo è un messaggio per me. Tython, Ahsla e Bogan si trovano nel Deep Core e si narra che ci vivessero gli antichi Je’daii: un ordine precedente agli Jedi che adorava entrambi i lati della Forza e credeva nell’equilibrio tra i due lati.”

 

Abbassò gli occhi, osservando la farfalla posarsi sulle sue dita con fiducia e si meravigliò che questo stesse accadendo.

 

“Stai facendo sul serio?”

 

Normalmente, gli animali percepivano il suo lato oscuro per istinto e si tenevano lontani. Anche la farfalla, fino a quel momento, era rimasta entro un certo margine di distanza, ma adesso…

 

“Quindi se, in qualche modo, il mio esistere fosse collegato a questi pianeti, il mio scompenso verso il lato oscuro dovrebbe generare delle alterazioni nella Forza e dei disastri sul pianeta di Tython, se non in tutta la Galassia. E, quindi, ragionando per assurdo, io dovrei trovarmi sulla luna di Ahsla costretto a meditare sul lato chiaro per ritrovare l’equilibrio.”

 

La farfalla si staccò dalle sue dita per volare nella stanza, toccando e ritoccando le pareti, causando continui slanci di energia.

 

“Mi stai dicendo che il lato chiaro è tutto intorno a me e devo solo collegarmi all’energia di questo pianeta? E se invece fossi solo pazzo, e stessi sognando anche questo?”

 

Ben si alzò di scatto dal tavolo, con aria feroce e irrequieta. 

 

“Tu sai che non è possibile!” 

 

Prese lo sgabello e lo lanciò contro la parete di kyber. Milioni di scintille di Forza fecero vibrare la stanza. 

 

“Io sono legato al lato oscuro, io sono il lato oscuro” gridò, rovesciando di nuovo il tavolo.

 

“Lo capisci che questa è una condanna? Non troverò mai l’equilibrio che serve!” urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, spalancando la bocca e piegandosi per lasciarsi andare alla rabbia.

 

“Non mi salverò mai! Non esiste l’equilibrio!”

 

Il suo istinto prese il sopravvento sulla ragione e si lasciò andare alla rabbia. La collera era tutto ciò che conosceva. Non sapeva dare altra forma ai suoi sentimenti e quando il furore bruciò tutte le sue energie, esausto, si abbandonò al pianto.

Se solo avesse potuto morire…


Butterfly Star Wars

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

Destiny of a Jedi - John Williams

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi peremette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni martedì e venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, sono qui per voi. Piangiamo insieme nell’attesa che riportino indietro Ben Solo.

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: piccolo spoiler: questi due capitoli sono di transizione. Potete vederli come la seconda e la terza fermata del treno del dolore di Ben Solo. Però, dal capitolo 9, Ben, Finn e Rey si incontreranno di nuovo e… ne vedrete delle belle ;)

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Immagine presa dal sito che puoi trovare qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

“Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.”

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

“Quindi, sei venuto a cercarmi perché continuavi a sognare che morivo in un mare di metallo liquido?”

 

Rey continuò a fissarlo con aria incredula, ancora seduta nel letto dove si era svegliata. Si guardò intorno, riconoscendo l’accampamento che l’aleena aveva montato su Tython. Poi tornò a guardare Finn. Non poteva credere che anche l’amico avesse, in qualche modo, condiviso i suoi stessi sogni.

 

“Sapessi quanto era insistente!” aggiunse Poe, accarezzando la spalla di Finn. “Dov’è Rey? Cosa starà facendo Rey? Dobbiamo trovarla. Rey è in pericolo…”

 

Rey gli sorrise perplessa, poi tornò a guardare Finn che si era seduto sul bordo del letto.

 

“Finn, io…” 

 

Per un attimo, provò una forte tenerezza per lui. Le voleva veramente così bene. Osservò il ragazzo mentre impallidiva, senza una motivazione palese.

 

“È vero? Ti sei preoccupato per me in questo modo?” gli chiese sottovoce. “Oh, Finn…” Non sapeva che cosa dire.

 

Lui fece uno scatto all’indietro, arrossendo furiosamente.

 

“Ecco, io…” 

 

Portò una mano sulla testa, grattandosi i riccioli neri e ruotando lo sguardo per fulminare Poe che ancora rideva.

 

Il pilota cambiò espressione, spostando con delicatezza la mano, ancora stretta sulla sua spalla.

 

“Era un modo per aiutarti… dovrai pur dirle qualcosa, no? Diglielo!” insistette Poe.

 

Rey girò lo sguardo, notando la faccia di Finn diventare livida con il labbro inferiore tremolante.

 

“Dirmi che cosa?” gli chiese, prendendo le mani dell’amico tra le sue.

 

Il ragazzo abbassò gli occhi, fissando le loro dita che si sfioravano, e Rey lo vide quasi in difficoltà, mentre tratteneva il respiro per dirle:

 

“Io faccio sogni strani. Lo so che ti sembrerà assurdo, ma io, da un anno, continuo a sognare che ti sei innamorata di…”

 

“Ma non è questo che devi dirle!” Poè sbuffò, dandogli uno schiaffo sulla schiena.

 

L’aleena li guardò con un’espressione incuriosita.

 

“Perché? C’è qualcosa che non deve dirle?”

 

Ma Rey non ascoltò nessuno, continuando a fissare Finn con rinnovato interesse.

 

“Sogni? Innamorata?” Fece spallucce, quasi pronta a lasciarsi andare ad una risata. Vedere Finn imbarazzato in quel modo aveva qualcosa di comico.

 

“Lo so, lo so…” Finn lasciò le mani di Rey, per gesticolare un movimento di dissenso.

 

“Sembrerà assurdo, ma è un incubo ricorrente. Io mi dico che non è vero. Ma questo sogno mi perseguita.” Abbozzò un sorriso incerto.

 

“Insomma, vuoi dirglielo o no?” Poe piegò le braccia sui fianchi. “Ci stai girando intorno.”

 

“Allora, ho ragione!” sbraitò l’aleena, mettendosi davanti a Poe con braccia conserte. “Voi le state nascondendo qualcosa?”

 

“Ma no!” Poe spostò un braccio nell’aria per aggiungere enfasi e l’aleena saltellò di scatto, terrorizzata dalla possibilità che il pilota la colpisse in pieno volto.

 

“Ehi, fai attenzione! Sei grande e grosso e non sai neanche dove metti le mani!” sbuffò la piccola aliena.

 

“Dirmi cosa, Finn?”

 

Rey si sentì confusa. Era evidente che c’era molto più di un sogno che le stavano nascondendo. “Che cosa sogni esattamente?” gli chiese, sbattendo le ciglia e raddrizzando la schiena.

 

A quel punto, Poe sbottò più per allontanare quella piccola aleena petulante che per raccontare i sogni di Finn.

 

“E basta! Finn, dille che sogni che si è innamorata di Kylo Ren e facciamola finita!”

 

“Oh!” esclamò Rey, spalancando gli occhi e arrossendo di colpo. Non poteva essere vero. Il suo cuore smise di battere.

 

Finn rimase bloccato, con la bocca spalancata. Poi, rimanendo nel punto esatto in cui era seduto, immobile come un armadio di legno, spostò le pupille per osservare i suoi occhi colpevoli.

 

Non poteva negarlo.

 

Un solo sguardo tra loro ed entrambi capirono che, quell’uscita di Poe, poteva essere più vera di quello che tutti credevano…

 

“Finn, io… non ho trovato il modo di dirvelo…” Le parole le uscirono di getto, nonostante i pensieri si mescolassero in preda all’agitazione.

 

Poe avanzò verso di lei, spalancando le braccia confuso, senza accorgersi dell’aleena lungo la sua traiettoria, che emise un grido furioso.

 

“Ora mi hai stancato, pilota!” urlò, tenendosi il naso appena colpito dalle cinque dita di Poe.

 

“Rey, stai dicendo che tu veramente ti sei…” Poe non badò alle urla rancorose dell’aleena. Avanzò ancora, fissando Rey con un’espressione sconcertata.

 

Lei si alzò dal letto, portando le mani alla faccia e scoppiando a piangere. Non poteva essere vero. Doveva essere tutto irreale. Ma, invece… Cercò di spiegarsi, tenendo a bada le lacrime.

 

“Lo so che vi ho nascosto tante cose…” singhiozzò, lasciando cadere i capelli sul volto.

 

“Eravamo nemici, ma la Forza ci ha unito. È accaduto contro la volontà di entrambi… ma poi ci siamo sentiti vicini e soli…”

 

“Vicini?” ripeté Poe, come se fosse un’eresia.

 

“Soli?” Finn scosse la testa basito, con un’espressione al limite tra incredulità e delusione. 

 

“Tu e Kylo Ren vi siete sentiti soli? Quello è un mostro assassino, e tu non sei mai stata sola! Avevi noi, avevi me…” Tacque, balbettando stralci di parole senza senso.

 

“Ti ha torturato!” aggiunse Poe, mettendosi di fronte a lei.

 

“Mi ha quasi ucciso!” Finn si alzò in piedi di scatto, mettendosi accanto a lei. Poi le parlò lentamente. Ma il suo tono era gelido. 

“Voleva uccidere tutti noi!”

 

Si fermò con le mani in alto e lei seguì il movimento delle sue dita, sospettando che volesse colpirla. 

 

Ma lui si fermò, terrorizzato per il suo gesto; nascondendo l’imbarazzo, portò velocemente le mani sulle gambe, muovendole avanti e indietro con un gesto nervoso. 

 

“Come hai potuto innamorarti di lui? Perché è quello che è successo, io l’ho visto nei sogni… voi vi amate.”

 

Rey cominciò a scuotere la testa, ma non poteva negare.

 

“Lui…” aggiunse Poe, ma le ultime parole di Finn sembravano averlo bloccato. Rimase fermo, con la bocca mezza aperta, come se cercasse le parole giuste. Poi, con la faccia di uno che ha appena preso una sberla, posò una mano sulla spalla di Rey, parlandole con dolcezza. 

 

“Ha usato quei metodi per convincerti? È entrato nella tua… mente?”

 

Finn si portò entrambe le mani sulla faccia a quelle parole. Poi diede uno strattone a Poe, allontanandolo da lei.

 

“Non le ha fatto il lavaggio del cervello, Poe, l’ho visto nel sogno. L’ha salvata. Le ha salvato la vita due volte perché la ama…”

 

Rey avrebbe desiderato sparire.

 

“Mi dite che cosa sta capitando?” chiese l’aleena, mettendosi in mezzo tra di loro. Spinse le ginocchia di Finn e Poe con forza, costringendo entrambi ad allontanarsi da Rey.

 

Era arrivato il momento di dire la verità. “Mi dispiace tanto, Finn… noi siamo una diade nella Forza, opposti eppure eguali. Siamo come due parti di una stessa cosa. Io non ho scelto di innamorarmi di lui. Né lui di me. È accaduto e basta… ma lui non è come voi credete.” Non riuscì a dire altro, perché i singhiozzi la costrinsero a fermarsi.

 

“Ma di chi state parlando?” L’aleena, dal basso della sua statura, continuò a cercare di capire il discorso.

 

“No, Rey!” Lo sguardo di Finn, adesso, era pieno di fuoco.  “Non crederai di convincermi in questo modo?” Il ragazzo mosse le mani per aria, avvicinandosi a Poe che lo fissava sconcertato.

 

Rey portò le mani alla testa, sperando che non dicesse quelle parole, ma Finn era sempre più furioso e sputò tutto quello che pensava.

 

“Tu lo ami e vuoi tirarlo fuori da qualsiasi posto in cui sia finito prigioniero! L’ho visto nel sogno! Eri persino disposta ad annegare nel mercurio… Credi che non lo sappia?!”

 

Rey si lasciò trasportare da pianto, ma questa volta lo fece in silenzio. Era tutto vero, e i suoi amici avevano il diritto di conoscere la verità.

 

“Finn, tu sai…” gli disse Rey balbettando, senza riuscire a terminare la frase.

 

“Che cosa stai dicendo?” Poe fece una smorfia, sconcertato. Poi afferrò l’amico per un braccio, costringendolo a guardarlo. 

 

“Chi è finito prigioniero? Kylo Ren è prigioniero? Che cosa volevi dire con annegare nel mercurio? Sapevi già che l’avremmo trovata su questo pianeta?”

 

Ma Finn abbassò gli occhi, senza rispondere all’amico.

 

“Di che diavolo state parlando?” L’aleena iniziò a spazientirsi. “Maz mi aveva informato che la ragazza era un po’ particolare, ma non mi aveva detto che i suoi amici erano ancora più pazzi di lei!”

 

“Niente è stato un caso, amico…” Finn ignorò la piccola aleena, mordendosi le labbra. Guardò Poe con l’aria di un uomo sconfitto e, chiudendo gli occhi, si mise a sedere sulla sedia di fronte al letto di Rey, lasciandosi cadere all’indietro.

 

Poe si piegò su di lui, posando le mani sulla sedia.

 

“Che cosa non mi hai detto, Finn? Allora non erano sogni. Tu la sentivi nella Forza. Per questo avevi tanta fretta di cercarla. Sapevi che era vero! Sapevi che era in pericolo.”

 

Poe sembrava più scosso di quello che mostrava e Rey poteva percepire il suo tumulto.

 

Finn perse il respiro. “No, Poe, non ti ho mentito. Erano sogni. Ma poi, quando siamo andati su Crait, in quel deserto di sale, mi sono sentito incredibilmente connesso con la Forza.”

 

Ora sì che Rey era curiosa, di che cosa stava parlando Finn? “Che cosa vuoi dire?” 

 

Poe si rialzò, mettendosi dritto. “Che cosa hai sentito? Su Crait abbiamo preso il cloaked binary beacon per ritrovare Rey. E quindi?”

 

Rey lo osservò irrigidirsi, in piedi davanti a Finn, mentre rimaneva interdetto tra i suoi pensieri. Ma poi notò qualcosa fargli cambiare espressione e, colmo d’angoscia, lo vide impallidire fissando Finn negli occhi.

 

Rey chiuse gli occhi nel vedere Finn perdersi nell’eco di un rimpianto. Forse anche lui non aveva sempre detto tutto…

 

Poe fece un profondo respiro, distogliendo lo sguardo da Finn. “Il libro. Su Crait hai trovato quel libro.”

 

Rey e Finn smisero di respirare.

 

“Avete trovato un libro, e allora?” borbottò l’aleena, agitando le mani. “Sapete che Maz mi ha assunto per assicurarsi che questa ragazza si riposasse? Mi sto quasi stancando di voi.” Guardò verso di loro con occhio assassino.

 

“Finn…” la voce di Rey tremò nell’aria. “C’è un altro libro? Qu-quale libro?” sussurrò, toccandosi il volto.

 

Poe risollevò lo sguardo verso l’amico, con occhi colmi di speranza. E Rey notò che Finn scuoteva la testa, come se si trovasse davanti ad una imperdonabile sconfitta. Poi Finn parlò, fissandosi le scarpe.

 

“Ho sfogliato il libro…”

 

Finn posò i gomiti sulle ginocchia, senza riuscire a sollevare lo sguardo da terra. “Pensavo di sapere tutto dai sogni ma, quando ho aperto il libro, ho capito che c’era molto più…” Portò la testa tra le mani, sconsolato.

 

“Che-che cosa hai letto?” Rey si sentì pervadere da un forte brivido e non era certa di voler sapere che cosa avesse trovato l’amico, ma era importante. Forse era la chiave di tutto quel groviglio. Forse, con il suo aiuto, avrebbe trovato il modo per liberare Ben… Forse… Doveva sapere, era sempre più urgente. Finn doveva dirle tutto, doveva…

 

I loro occhi si incontrarono, tra speranza e disperazione, e Rey capì quale sforzo la Forza gli stesse chiedendo.

 

“Il libro…” sussurrò Finn, con un filo di voce.

 

“Che cosa c’è scritto? L’hai letto tutto?” Rey voleva celare la sua emozione, ma le parole uscirono come un fiume.

 

“Non tutto” rispose Finn, fissandola in volto. Poi sospirò, continuando a parlare “L’ho solo sfogliato, ma le ultime parole del libro mi hanno fatto capire che tutto quello che avevo visto non era solo un sogno.”

 

“Che cosa hai letto, Finn?” domandò Poe, abbassando le spalle.

 

“L’ultima frase è stata quella che mi ha fatto capire tutto. Diceva: 

 

Ma tu che dal fato sei stato scelto, trova Ashla e Bogan, fai svelto. Se la tua amica vorrai aiutare, dal mercurio la dovrai salvare.” 

 

Finn si accarezzò i capelli, senza più riuscire a continuare.

 

“Che cosa stai dicendo?” Poe era sempre più perplesso, ma non fece altre domande e Finn fece un cenno con la testa, continuando a spiegare.

 

“Nel libro c’era scritto di cercarla dove si trovano Ashla e Bogan.”

 

Rey sentì il suo sguardo colpirla come la lama di un Jedi, ma non aveva finito.

 

“E tu sai che questo è il nome delle lune di Tython.” Rey sospirò, prendendo fiato.

 

“È esattamente dove ci troviamo noi!” gridò l’aleena, cominciando a camminare nella stanza. Si fermò proprio davanti a Finn.

 

“Quindi tu” disse, indicandolo con un dito, “hai sognato che dovevi salvare la tua amica da un mare di metallo liquido, che è esattamente dove l’abbiamo trovata. Mentre il libro, che hai preso per un caso, quando cercavi il cloaked binary beacon, per rintracciare la sua posizione…” 

 

L’eleena riprese a camminare e si spostò lontana da loro, tra la porta e il letto.

 

“Il libro ti diceva già che Rey sarebbe stata qui, sotto le lune di Tython, e che l’avresti dovuta salvare da un mare di mercurio.”

 

Tutti e tre si voltarono a guardare l’aleena, che sembrava aver capito ogni cosa. Poi l’aliena corse in mezzo a loro con un’espressione sorridente.

 

“E se fosse tutto un caso?”

 

 

Erano passate ore da quando aveva sfogato la sua frustrazione contro quella involontaria e contorta prigionia e contro al messaggio, senza logica, intuito dai libri.

 

Si alzò dal pavimento freddo come una lastra di ghiaccio e si guardò intorno. Il tavolo era di nuovo al suo posto. Anche lo sgabello di sughero, con la pila di libri sul tavolo, e una moltitudine di altri tomi, dispense e rotoli, erano di nuovo in ordine. Tutto era tornato al suo posto. Le librerie, sospese a mezz’aria, erano di nuovo perfettamente allineate con il tavolo. Le pareti erano lucide e cristalline, eppure dense e pulsanti come attraversate dalla vita, dall’energia. Di fianco al tavolo, una bottiglia d’acqua era di nuovo piena, e il piatto era di nuovo coperto di cibo, suddiviso in piccole barre colorate.

 

Ben sospirò, sconfitto. Niente era cambiato. Questo era ancora il suo incubo. Era di nuovo solo, con in più la consapevolezza della sua impossibilità a trovare un equilibrio con il lato chiaro della Forza. Non poteva combattere contro se stesso. Aveva abbandonato il lato Chiaro con dolore e, ora, non sapeva più come tornare indietro. Era uno sforzo troppo grande per le sue sole energie. Per la sua volontà e la violenza della sua collera.

 

“È tutto come prima prima…”

 

Si avvicinò al tavolo per bere dalla bottiglia. Le labbra quasi bruciarono al contatto con il vetro gelido, ma quando l’acqua colò giù per la gola sembrò ancora più fredda, al punto da causargli un leggero tremore.

 

Un rumore d’acqua che scorreva lo indusse a voltarsi per guardare la vasca che si riempiva, come ogni giorno. Valutò l’ipotesi di farsi un bagno e lentamente si avvicinò. Ma, poi, fece una smorfia, constatando quanto anche quell’acqua fosse gelata.

 

Si accigliò, gonfiando la bocca in una smorfia, e osservò la farfalla volare intorno a lui, quando si tolse la maglia scura.

 

“Tu credi che abbia paura di un po’ d’acqua gelata?” disse alla farfalla, quasi con tono di sfida, mentre si toglieva i pantaloni e il resto dei vestiti per entrare nella vasca. “Questo è nulla, rispetto agli insegnamenti di Snoke.”

 

Accennò con le labbra una specie di sorriso, prima di immergersi completamente sotto l’acqua. Andò sotto, senza più badare al freddo o al tempo che, in qualche modo, scorreva.

 

Riemerse di scatto, tremando per il gelo. Prese un asciugamano dalla mensola sospesa, e lo legò intorno alla vita, rimettendosi i vestiti senza fretta. Ma qualcosa, come un riverbero nella Forza e un fischio nelle orecchie, catturò la sua attenzione, inducendolo a vestirsi con più energia.

 

Allacciò le scarpe velocemente e infilò il sottile maglione di lana nera sulla pelle. Con un altro telo strofinò i capelli bagnati, per togliergli l’acqua e, sentendo il collegamento arrivare, corse verso la scrivania, al centro della stanza.

 

“Rey?” sussurrò, girandosi per cercarla intorno.

 

Non provava quella sensazione da almeno un anno. Da quando era morto, non era più riuscito a collegarsi con Rey da sveglio. Le uniche interazioni avvenivano nei sogni. Eppure, era certo che il legame si stesse riaprendo.

 

“Dove sei?” Ruotò il busto in tutte le direzioni. Vide la luce di una candela risplendere sul tavolo. Si stava ripetendo tutto esattamente come nei sogni; con la differenza, però, che adesso era sveglio.

 

“Rey!” chiamò, sentendo l’energia gridare nelle sue vene. La sentiva, ma non riusciva a vederla. Eppure, era come se fosse tutto intorno. Poi osservò la farfalla.

 

“Ma che diavolo stai facendo?”

 

 

“E quindi è andata così? Su Exegol, avete combattuto insieme contro Palpatine e Kylo Ren ha usato tutta la sua energia per riportarti in vita” riassunse Finn, con gli occhi sgranati.

 

“Ed è morto lui!” Poe fece una smorfia, sedendosi sul letto.

 

“Ma se è morto, come fa a sentirlo?” chiese l’aleena, guardando Rey. “E poi, cosa c’entrano questi libri?”

 

“È morto, ma non è proprio morto” chiarì Finn, con voce adirata.

 

“Ben? Sei tu?” sussurrò all’improvviso Rey, girandosi con lo sguardo tutto intorno.

 

C’era un’energia nella Forza, qualcosa che la stava attirando, ma non avrebbe saputo proprio dire che cosa fosse. Era come una luce interiore, una candela nel buio, una pulsazione altalenante, come un’onda che si disperdeva andando verso la riva. Era la prima volta che sentiva quel richiamo dopo tantissimo tempo. Dopo che Ben era morto. Ma, adesso, era certa che quello fosse il loro collegamento che riprendeva vigore. Poteva essere merito del libro ritrovato da Finn?

 

“Finn, dov’è il tuo libro?” Rey fissò l’amico con un’espressione entusiasta.

 

Il ragazzo aprì la sua borsa, porgendole il vecchissimo tomo e lei lo afferrò, allargando le labbra in un sorriso radioso.

 

“Finn. C’è un pesce.” Non fece caso allo sguardo confuso dell’amico e si spostò dietro al letto, come se stesse ballando nella stanza.

 

“Che cosa sta facendo, adesso?” chiese l’aleena, osservando Rey muoversi in cerchio.

 

Poe si alzò dal letto, andando verso Finn. “Tu sai che cosa le prende?”

 

Finn chiuse gli occhi come se si stesse concentrando per percepire qualcosa di invisibile e innaturale. “La Forza, la sta chiamando…”

 

“Che cosa?” L’aleena si avvicinò a Finn, incrociando le mani al petto. “E che cosa le starebbe dicendo?”

 

Finn ruotò gli occhi all’indietro, cominciando a stancarsi di quella petulante aleena. “Non è che le parli proprio, è più che altro una sensazione, no? Ma che razza di domande fai?”

 

“Lascialo in pace.” Anche Poe guardò l’aliena spazientito. “Non vedi che si sta concentrando?”

 

“Non è un problema.” Finn addolcì la sua espressione guardando verso Poe. “Lasciamole chiedere tutto quello che vuole.” Poi si girò, cercando l’amica. “Rey, vuoi dirci che cosa hai sentito?”

 

Ma, quando Finn e Poe si voltarono per cercarla, Rey era sparita.

 

“No!” L’aleena si mise le mani sulla testa, terrorizzata. “È scomparsa di nuovo!”

 

 

“Ma che diavolo stai facendo?”

 

Ben guardò ancora una volta la farfalla sollevarsi in volo per danzare in cerchio attorno alla sua testa, prima di posarsi e riprendere il volo contro le pareti della stanza.

 

“Stai cercando di dirmi qualcosa che io non capisco…”

 

Ancora una volta, le pareti reagirono al suo tocco, con piccoli bagliori di luce e sempre più insistenti riverberi nella Forza. Bagliori che si disperdevano nel kyber con piccole onde concentriche. Riflessi che si diramavano verso l’esterno, come se minuscole pietre avessero colpito un materiale liquido.

 

“Ma il kyber non è liquido” ripeté Ben, avvicinando le dita per toccare di nuovo il kyber. Con attenzione e calma, toccò ancora le pareti per analizzare come anche le sue dita provocassero lo stesso fenomeno.

 

“Il kyber reagisce al lato chiaro!”  

 

La farfalla si posò di nuovo sulla sua spalla. E, a quel punto, gli fu chiaro che, per amplificare l’energia e connettersi con Rey, avrebbe dovuto ricorrere al lato chiaro della Forza. Non c’era altra via.

 

“Maledizione!” urlò, sentendo il cuore accelerare, come se stesse impennando per affrontare una salita molto ripida.

 

Si avvicinò al vetro, connettendosi con l’alternanza delle sue onde. Una vibrazione e poi un’altra.

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso.” Lo disse senza pensare, come se ripetesse un’eco lontana, come una voce che risuonava nel suo interno.

 

Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, accarezzando il cristallo e sforzandosi di restare connesso con la sua luce interiore. Era piccola, fragile e incostante, ma poteva tenerla in vita. Poteva lottare con se stesso, ma avrebbe mantenuto accesa quella maledetta fiammella.

 

Un pensiero nella Forza, energie e simboli contrastanti gli gravitarono intorno, come per magia. Un sogno ad occhi aperti. 

 

“Resterò connesso, costi quel che costi!” I suoi occhi brillarono di frammenti di stelle. Poi, un pianeta e le sue lune si delinearono nella sua mente.

 

“Tython. Posso vederlo.”

 

Ben continuò a restare calmo e concentrato nella luce. Continuò a sfiorare il Kyber, cercando di rimanere sintonizzato con l’energia vitale.

 

La farfalla riprese a volare come impazzita. La Forza si ampliò, dentro e fuori dal cristallo.

 

Ben respirò piano, facendo entrare ed uscire l’energia dai suoi polmoni, dalla sua pelle, dai suoi occhi, dalle sue vene, emanando un impercettibile bagliore. Un riverbero nella Forza. 

 

Ad ogni tocco delle sue dita, la sua prigione di cristallo reagiva, sprigionando piccole luci, proporzionali alla pressione delle sue mani. Bagliori che si disperdevano come onde liquide dentro al kyber.

 

“Posso vedere le sue lune: Ahsla e Bogan.”

 

Cominciò a levitare con le mani appoggiate sul muro della sua prigione. Si accorse che, per lo sforzo di restare nel lato Chiaro della Forza, stava sudando. Era stanco. Aveva il fiatone e i pensieri si attorcigliavano nella sua mente, come se stesse affrontando una dura battaglia. Ma il richiamo della luce era più forte. Sapeva che quello sforzo l’avrebbe connesso a Rey ed era disposto a tutto, pur di trovarla.

 

“Percepisco l’energia, sono connesso. I tre pianeti hanno bisogno di energia. La Forza sta chiedendo equilibrio.”

 

Grugnì nello sforzo di restare alla luce.

 

“Sono io che sto spostando l’equilibrio, i miei pensieri possono far cessare il caos.”

 

Guardò la farfalla, restando perplesso.

 

“Se io sono in equilibrio, il caos può essere placato.”

 

Ma l’energia cominciò a trascinarlo verso l’immagine nella sua mente, come se volesse trasportarlo dentro ad un sogno. 

 

Le lune di Tython cominciarono a ruotare dentro ad un orbita velocissima. Tutto cominciò ad aggrovigliarsi nel mezzo di un disegno di oscurità e sconfitta. Le due lune esplosero, causando un immenso buco nero che cominciò ad assorbire tutta la materia che aveva intorno.

 

Per un attimo, vide Rey svegliarsi da un sogno. Si avvicinò a lui, guardandolo con terrore.

 

“Che cosa stai facendo, Ben?”

 

La osservò mentre si alzava in piedi velocemente, ma poi la vide dissolversi come se fosse stata assorbita da un immenso vortice in grado di dissolvere la sua essenza, fino a ridurla ad appena una linea di materia granulosa. Come se fosse scomparsa nel centro di grandissimo buco nero. 

 

Nel giro di pochi secondi, vide milioni di sostanze e miliardi di stelle trasformarsi in una pasta luminosa e densa che veniva divorata dalle fauci del buco nero.

 

“No!” gridò, disperandosi per quello che vedeva.

 

Aprì gli occhi di scatto, terrorizzato.

 

“Sono io il buco nero. Sono io che sto distruggendo tutto!”

 

Si staccò dal vetro, perdendo l’equilibrio.

 

Osservò la farfalla volare come impazzita, sbattendo contro al kyber, più e più volte. Questa volta il kyber non reagiva con dolcezza, ma ad ogni scontro emanava energia e Ben sapeva quanto fosse dolorosa.

 

“Sono io la causa di tutto!” esclamò, portando le mani alla testa.

 

Aveva perso il suo equilibrio.

 

“No, no, no! Devo stare calmo.”

 

Chiuse di nuovo gli occhi, mentre il suo cuore annaspava tra battiti irregolari e un improvviso sudore freddo. Il gelo della stanza gli attanagliava la pelle. Le orecchie fischiavano. Il suo corpo reagì con violenti tremori. La sua pelle divenne livida. E la gola si strinse al punto che quasi non riuscì più a respirare. Ansimò, sul limite della pazzia.

 

“Nooooooo” urlò, perdendo la calma, ma chiuse i pugni, con la ferocia di una belva. E, invece di perdere il controllo, si elevò in meditazione, attraendo la farfallina nella sua orbita.

 

Un’ondata di luce si formò tutto intorno e la farfalla smise di sbattere contro il kyber, bloccandosi a mezz’aria, come in una lunghissima planata.

 

Ben aprì di nuovo gli occhi, con calma, concentrandosi per mantenere le pulsazioni regolari. Cacciò indietro lee urla del suo odio, contenendole in uno spazio remoto della sua mente. Il freddo era dentro ai suoi polmoni, quasi gelati, ma lui poteva resistere alla rabbia.

 

Aprì una mano per accogliere l’insetto. La farfallina era viva. L’energia risentiva la perdita del suo equilibrio, ma poteva imparare a controllarlo. Ciononostante, la visione che aveva avuto gli fece paura.

 

Poteva essere lui a far perdere l’equilibrio ad ogni elemento del creato. Poteva distruggere ogni cosa.

 

Se la sua energia o la sua rabbia si fossero riversate sulla Forza, sarebbe stato lui il buco nero che avrebbe risucchiato ogni cosa. Ripensò alle parole scritte sul libro.

 

Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione, Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.”

 

E, a quel punto, ebbe chiara la situazione. Doveva liberare l’universo dalla sua presenza. Doveva riuscire a contattare Rey. Se lui fosse stato prigioniero, in una dimensione tra le due lune, c’era solo una cosa fare. Il libro lo diceva chiaramente. 

 

Le due lune dovevano essere distrutte. 

 

La collisione sarebbe stata la soluzione a tutti i problemi della Galassia e avrebbe liberato anche Rey. Se fosse morto per sempre, anche il collegamento nella diade si sarebbe interrotto.

 

Per quanto gli potesse sembrare assurdo, ancora una volta, doveva morire perché lei vivesse.

 

Sembrava veramente incredibile questa considerazione, ma forse era la sola parte mancante perché abbracciasse il lato chiaro della Forza. 

 

Il suo sacrificio per salvare Rey su Exegol era stato un atto momentaneo, dovuto più ad un istinto che ad altro. Questa volta, invece, sarebbe stata una scelta, una scelta consapevole. Ma non poteva realizzarlo da solo. Rey doveva aiutarlo e, in questo modo, si sarebbe rivelata, in tutti i sensi, la Skywalker destinata a quell’impresa.

 

Doveva solo riuscire a contattarla e restare lucido per convincerla.

 

Non poteva più incontrarla dentro ad un sogno. Doveva aiutarla a portare a compimento la profezia. Far collidere le Lune, per riportare l’equilibrio.

 

Portò le mani contro al Kyber, restando in levitazione. Posò i palmi con delicatezza, osservando il cristallo reagire.

 

Respirò lentamente, facendo spazio nella sua mente. Aprì i suoi polmoni alla luce del cosmo. Sentì un rumore di fondo provenire da una notte senza tempo. La rotazione di un intero sistema solare, con pesanti vibrazioni, attraversò tutta la materia, si rifletté nelle sue membra, spingendosi oltre, fino alle sue cellule. E ancora avanti, fino alle parti più piccole della sua essenza e, quando con uno strappo nel vuoto, sentì di appartenere all’essenza stessa della vita, spalancò gli occhi attratto da qualcosa. E in quel momento la vide.

 

“Ben?”

 

Questa volta non era la sua immaginazione. Era lei, ed era viva, in carne e ossa come la ricordava.

 

Tutto il suo corpo trasalì nello sforzo di mantenere aperto il legame. La guardò, restando senza fiato. Lei era lì, immobile, confusa, ma incredibilmente sorridente. Stava sorridendo proprio a lui? Poteva essere felice di rivederlo? Il suo cuore perse un colpo, mentre intontito per l’emozione apriva e chiudeva le labbra, cercando le parole giuste per trattenerla. Infine la chiamò, quasi senza fiato.

 

“Rey?”

 

Immagine presa da qui.

Per sentire la musica che mi ha ispirato mentre scrivevo questa parte del racconto clicca sull’immagine:

Ben and Rey Love Theme (Reylo Theme) 

Samuel Kim Music

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti sono il motore che mi spinge a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. 

Un grazie galattico anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima e mi supporta in ogni modo possibile. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino o un commento anche nel suo profilo. (Sii generosa, sii Reylo!)

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni martedì e venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: piccolo spoiler: questi due capitoli sono di transizione. Però, dal capitolo 9 ci sarà una piccola svolta nella trama. Una svolta che sarà... come dire… un po’ meno mistica e molto più materialistica…


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 
 

Ecco la sorpresa: abbiamo una copertina per questa Fan Fiction.

Ringrazio Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso. Grazie per la tua arte.
Per vedere altri suoi disegni clicca qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

Io sono la Luna, dappertutto

e in nessun luogo.

Non cercarmi al di fuori;

abito nella tua stessa vita.

Ognuno ti chiama verso di sé;

io ti invito solo dentro te stesso.

La poesia è la barca

e il suo significato è il mare.

Vieni a bordo, subito!

Lascia che io conduca questa barca!

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 

“Ben?”

 

Questa volta non era la sua immaginazione. Era lei, ed era viva, in carne ossa come la ricordava.

 

Tutto il suo corpo trasalì nello sforzo di mantenere aperto il legame. La guardò, restando senza fiato. Lei era lì, immobile, confusa, ma incredibilmente sorridente. Stava sorridendo proprio a lui? Poteva essere felice di rivederlo? Il suo cuore perse un colpo, mentre intontito per l’emozione apriva e chiudeva le labbra, cercando le parole giuste per trattenerla. Infine la chiamò, quasi senza fiato.

 

“Rey?”


***


Rey sentì la sua voce solida e chiara, proprio come la prima volta che l’aveva sentito su Ahch-To.

 

Corse fuori dall’accampamento che l’aleena aveva posto nella valle di Tythonian Gnarls, in prossimità del delta del fiume Tythos, e andò in direzione della voce.

 

“Rey, puoi sentirmi?”

 

“Ben!”

 

Il fiume scorreva veloce e Ben Solo stava proprio di fronte a lei, dalla stessa parte della riva, ma questa volta con un’espressione decisamente più attonita di tutte le altre volte in cui l’aveva incontrato.

 

“Sei tu?” gli chiese, spostando la testa di lato come se cercasse di capire se fosse proprio reale. In effetti, la maggior parte delle loro interazioni erano avvenute in circostanze misteriose, molto spesso sul confine dei sogni. Per il resto, avevano lottato così a lungo e strenuamente che, alla fine, i loro veri incontri si erano ridotti a pochissimi episodi… fino a quel bacio che aveva decretato il termine della loro relazione. Forse relazione non era nemmeno la parola giusta ma, adesso, aveva altro a cui pensare. Come, per esempio, riuscire a capire in che modo fosse reale questa visione.

 

“Sono, io…” le rispose, come se non riuscisse a credere a quello che vedeva, ma restava immobile, spalancando la bocca mentre scansionava la sua figura.

 

“E… sei vivo?”

 

“Sono vivo, credo di trovarmi bloccato dentro ad una dimensione parallela che si trova tra le due lune di Tython.”

 

“Anche io sono su Tython e credo di essere sveglia, quindi questo è un collegamento e non un sogno…”

 

“Rey...” la interruppe, abbassando la voce, e lei rimase immobile e zitta, profondamente intenta a respirare e ad ammirare la sua immagine.

 

“Mi… mi dispiace…” balbettò, con una voce incerta.

 

Rey ebbe un sussulto. Per che cosa era dispiaciuto, veramente? Per quello che aveva fatto, per il dolore che aveva causato durante il suo passaggio al lato oscuro, o per quello che c’era stato tra loro?

 

“Io devo chiederti scusa per tante cose” aggiunse, con la voce di un uomo sotto tortura. “Ma non è facile…” disse ancora, stringendo le labbra come per soffocare un doloroso tumulto.

 

“Potevi pensarci prima” si sbrigò a rispondergli, con aria alterata. Avrebbe voluto aggiungere brutto bastardo, ma era già morto espiando i suoi peccati e, forse, non era il momento di fargli provare altro rimorso. Adesso voleva soltanto capire come avessero fatto ad incontrarsi.

 

“Che cosa hai fatto, per far accadere questa connessione?” esclamò, con aria ferma e decisa. 

 

Nei sogni non aveva nascosto le proprie emozioni, ma le risposte di Ben l’avevano ferita. Non voleva mostrargli quanto fosse felice di rivederlo. Nonostante tutto, non lo meritava. Dimenticami, non cercarmi più, sono morto, erano state le ultime parole che le aveva detto nel sogno e lei si era sentita tradita per quelle affermazioni. Sospirò, cercando di distogliere la mente dalla delusione e si concentrò su quello che era realmente importante.

 

“Ti ho visto morire e scomparire su Exegol, com’è possibile che riesca ancora a vederti come se fossi vivo?”

 

Ben fece un balzo, e Rey capì che, in qualche modo, percepiva il suo rancore. Era possibile che gli incontri degli ultimi giorni fossero stati reali? Erano veramente solo dei sogni, oppure c’era qualcosa di più?

 

Rey lo vide cambiare espressione, stringendo i pugni contro le gambe e avvicinandosi a lei con quel suo passo lento e altezzoso.

 

“È vero, sono morto su Exegol” le disse con fare intimidatorio, quasi stizzito. “Ma, subito dopo, ho aperto gli occhi e mi sono trovato dentro a questa stanza.”

 

“Una stanza?” Rey ricordava quella spiegazione. Ne avevano parlato nei sogni, ma adesso non era più sicura di nulla. Quel sogno era condiviso o era stata solo lei ad immaginare ogni cosa?

 

“Sì” le rispose lui, inclinando il viso come se la stesse studiando. “La cosa più simile a cui la posso paragonare è una stanza. Una stanza fatta interamente di Kyber. È un luogo legato alla Forza.”

 

Lo sapeva già, ma non poteva chiedergli se il sogno fosse reale. “Quindi… sei vivo…?” Indietreggiò di un passo, mantenendo un’espressione alterata. Sogno o meno che fosse, era ancora arrabbiata per quello che le aveva detto. E… aveva sbagliato a baciarlo su Exegol…

 

Ben fece un cenno con il capo. “Mi vedi, sono qui… prigioniero. Immagino di essere stato trasportato dentro la Luna di Ashla per meditare sul lato chiaro.”

 

“La luna di Ashla?” La ragazza sgranò gli occhi, torcendosi le mani con nervosismo e sbalordimento. “Come gli antichi Je’daii?”

 

“Ah, tu li conosci…” La voce del giovane si abbassò di qualche ottava. Il suo sguardo discese su di lei quasi con lascivia, come se, in qualche modo, intendesse sedurla. Rey fece una smorfia, indietreggiando ancora: quell’atteggiamento manipolativo la infastidiva.

 

“Mi stai prendendo in giro?” gli rispose con voce sarcastica, stringendo le labbra e amplificando l'espressione accigliata.

 

Ben diede una scrollata di spalle, come se si fosse stancato della tensione che si era creata tra loro. Si girò di schiena, andando verso un grosso tavolo di legno scuro da cui prese un libro. Poi si girò, con un modo di fare che poteva sembrare nervoso. “Rey, ascolta. Non so quanto durerà questa connessione. Ho delle cose importanti da dirti. Vedi questo libro?”

 

Rey osservò il simbolo di un pesce inciso nella copertina e, senza dargli il tempo di aggiungere altro, aprì la borsa, prendendo gli altri due tomi con lo stesso simbolo.

 

Il ragazzo sgranò gli occhi, restando immobile. Quasi incredulo. “Allora, non era un sogno?”

 

Questa volta fu lei ad avanzare, mettendo in evidenza i simboli sopra le copertine. “Come vedi, tutti i libri hanno un pesce inciso nella rilegatura.”

 

Ben indietreggiò, spalancando la bocca, con fare confuso. “Quindi, sono più di due…”

 

“Ben, sei stato tu a creare la connessione o sono stati questi libri? Il secondo tomo l’ha trovato Finn. Come l’ho preso in mano, ho sentito la connessione aprirsi.”

 

Il ragazzo portò una mano alle labbra, accarezzandole senza accorgersi del suo gesto. Poi parlò quasi sovrappensiero.

 

“Ho avvertito un’alterazione nella Forza. Dove mi trovo è sensibile al lato chiaro e mi sono sforzato di amplificare quell’energia. Almeno, per quanto mi è possibile…”

 

Rey non sentì neanche una parola, perché i suoi occhi continuavano a seguire il pollice di Ben mentre giocava con le sue labbra. Erano grandi, rosse e perennemente in movimento. Si spostavano al contatto con le dita come se fosse qualcosa di piacevole. Come se cercasse altro contatto. Altre carezze…  Sarebbe stato incredibile poter provare a fare lo stesso con le sue stesse dita… Chissà quanto erano morbide?

 

“Mi stai ascoltando?”

 

Ben abbassò il viso come se si stesse sforzando di ammettere qualcosa che gli costava un’enorme fatica. Ma, nel parlare, lasciò cadere le braccia e Rey capì, in quell’istante, di aver speso tempo prezioso solo ad osservare la bocca di… 

Per le stelle, che diavolo le stava prendendo? Si era persa nel guardare le labbra di un morto! No, no, lei non era mai caduta così in basso. Mentre cercava di riprendere il controllo della propria mente, si accorse che Ben le stava ancora parlando. Chissà che cosa aveva detto poco prima?

 

“Ho fatto tutto quello che potevo per amplificare il lato chiaro.”

 

Lei trasalì, incontrando il suo sguardo. C’era dolore e disperazione in fondo a quegli occhi.

 

“Questa prigione è la mia punizione” aggiunse, mordendosi un labbro. “In qualche modo, il mio equilibrio crea uno scompenso nella Forza. Un tempo, gli Je’daii mandavano le persone a meditare sulle lune per trovare l’equilibrio. Tython per restare abitabile aveva bisogno che le due lune, e tutti i suoi abitanti, restassero in equilibrio. Ma, in questo caso, credo che il mio equilibrio sia un pericolo per il tuo mondo. Mi devi aiutare!”

 

“Riguardo alle lune e agli Je’daii, ho letto qualcosa nel mio libro.” Gli sorrise, cercando di mostrarsi comprensiva. “Ma non capisco: che cosa c'entra il tuo equilibrio con tutto il resto?”

 

“Rey, sono qui da un anno” sbuffò, spazientito.

 

“È un anno che sei morto, Ben.” Forse lui non si era reso conto del tempo che era passato dal quel maledetto giorno su Exegol. Poi chiarì. “Non capisco che cosa vuoi dire.”

 

“In un anno” ripeté lui, avvicinandosi lentamente, come una belva alla preda, “non ho mai fatto altro che piangermi addosso. Ma, per qualche ragione che non so spiegare, è entrata una farfalla nella mia prigione e mi ha fatto capire come la mia mancanza di equilibrio stia mettendo a rischio ogni cosa.”

 

“Continuo a non capire, che cosa staresti mettendo in pericolo? Hai avuto qualche rivelazione dal tuo libro? Lo hai letto da qualche parte?”

 

“No, l’ho visto… in una visione.”

 

Ora sì che poteva sbuffare. Con tutti i sogni che aveva fatto lei negli ultimi tempi… “Ben, è un anno che ho visioni… Non è reale!”

 

“No, ascolta!” Il suo viso sembrò più pallido del solito. “La visione è stata chiara. Era una proiezione della Forza. Non un sogno. Se io non dovessi trovare l’equilibrio, sarò la causa della scomparsa di tutto il tuo mondo… devi far esplodere le due lune…”

 

“Ben, è stato un sogno… come quello in cui mi salvavi da un mare di mercurio, o quello in cui mi dicevi di dimenticarti…”

 

Ben atteggiò le labbra in una smorfia, poi fece un altro passo, fissandola negli occhi, come se volesse penetrarla da parte a parte. “Non è tutto ciò che ho detto…”

 

Rey smise di respirare, restando immobile.

Le parole “sei troppo importante per me” risuonarono nella sua mente, rendendo irrazionale ogni altro pensiero. L’aveva detto veramente? Ma, allora, questo poteva voler dire solo una cosa: i sogni erano condivisi. Quindi, in qualche modo, era davvero successo tutto quello che aveva sognato? Oppure…

Un momento, perché Ben stava continuando ad avanzare? 

Il cuore cominciò a batterle così in fretta che Rey ebbe il dubbio di riuscire a trattenerlo dentro al petto. Mosse le mani quasi in preda al panico, quando la sua voce la fece trasalire.

 

“Rey…”

 

Alzò gli occhi, trovandoselo di fronte. Era tremendamente bello mentre la fissava con un'espressione incerta tra il desiderio e il tormento.

 

“Rey!” sentì gridare da qualche altra parte. Conosceva quella voce. Si girò come se non capisse da dove arrivasse quel suono.

 

Poi la voce di Ben le ricordò quanto fosse vicino. 

 

“Rey, devi far andare le due lune in collisione e impedire che lo squilibrio dipenda da me.” Fece una pausa, e il suo viso divenne meno teso. Come rassegnato. “Non sarò mai completamente in equilibrio… Sei in pericolo.” Una luce brillò nei suoi occhi. “Ascolta: se farai collassare le lune di Tython,  spezzerai anche la diade…”

 

“È quello che faremo, brutto bastardo!” urlò Finn, raggiungendo Rey e afferrandola per un braccio.

 

“Stai lontano da lei!” tuonò Ben, con fare minaccioso.

 

“Finn, tu puoi vederlo?” Rey spalancò gli occhi, non sapendo più cosa pensare. “Finn, tu lo vedi?”

 

“Finn, sei impazzito? Con chi diavolo te la stai prendendo?” Poe rimase indietro, guardando Rey e Finn parlare in maniera concitata verso un albero accanto alla riva del fiume.

 

Poe si voltò a guardare l’aleena fare spallucce.

 

“Sei il traditore!” sussurrò Ben, mantenendo il suo tono basso, ma con evidente espressione di scherno. “Non dirmi, hai perso la testa per lei e sei venuto a salvarla dal cattivo… non è così? Ma, forse, non conosci bene tutta la storia…”

 

“Come diavolo è possibile che vi stiate vedendo?” Rey si guardò intorno con espressione confusa. Poi notò Poe e l’aleena, notevolmente più impressionati di lei, che la fissavano incerti.

 

“Io ti ammazzo! Bastardo! Lasciala stare, hai capito?”

 

“Finn, ti prego mantieni il controllo!” urlò Rey, andando da Finn e cercando di trattenerlo per un braccio. Ma lui si scagliò contro l’immagine di Ben. O non era un’immagine?

 

“Se quello si avvicina!” le disse Finn a denti stretti, fissandola con gli occhi iniettati di sangue.

 

“Non è reale” gli ribadì Rey, cercando di farlo calmare. “E, se lo fosse, ci deve essere una ragione se la Forza ci sta unendo.”

 

Poco distante da loro, Ben lo fissava ridendo. “Ma sì, traditore, calma i tuoi nervi.” Il ragazzo inclinò il viso con fare divertito. Gli parlò con aria di sfida, come se avesse davanti qualcosa di molto piccolo e soltanto fastidioso, come una pulce. “Cos’è successo, traditore?” aggiunse, socchiudendo gli occhi e mostrandogli i denti. “Ti sei stancato di fare le pulizie per la Resistenza?”

 

Finn si scagliò contro di lui, estraendo il suo blaster per colpirlo. Prese la mira nel centro del petto, preparandosi a sparare.

 

“Oh, che paura” lo canzonò Ben, spingendo i pettorali verso l’esterno. “Avanti, colpisci…”

 

“No, no!!” Usando la Forza, Rey spinse Finn per terra e fece volare via il blaster. “Finn, ti prego!”

 

Poe si avvicinò per sollevare l’amico, aiutandolo ad alzarsi. “State bene? Sembrate pazzi!”

 

“Sono pazzi!” aggiunse l’aleena, ridendo a crepapelle. “Siete tutti pazzi, mi domando perché Maz mi abbia assegnato a questa missione! Qui serviva un medico. Uno psichiatra, per essere precisi.”

 

“Rey, il legame si sta sciogliendo… leggi i libri, e porta le lune in collisione. Io morirò, ma tu sarai libera…”

 

“No, Ben…” Rey corse in direzione del ragazzo, comprendendo che la connessione stava svanendo. “Non lo farò, Ben, non accetterò mai che tu muoia.” Cadde in ginocchio, mentre l’immagine si dissolveva.

 

Finn rimase immobile con il viso trasfigurato dalla rabbia, ma Poe andò verso di lei, facendo un profondo sospiro e posando delicatamente una mano sulla sua spalla.

 

“Sistemeremo tutto, Rey. Non sei sola.”

 

Rey guardò Poe negli occhi. Sapeva che era sincero, ma sapeva anche che nessuno poteva capirla. A parte Ben…

 

Si piegò per raccogliere i due libri che erano caduti sul terreno. E, quando Finn le bloccò il polso, lei lo fissò come se gli stesse rivolgendo una domanda. Lo avresti ucciso davvero? Era questo che avrebbe voluto domandargli, ma era troppo delusa e non le uscì una parola.

 

Finn abbassò gli occhi, facendo un pesante sospiro. “Mi dispiace” le disse, senza lasciarle andare il polso.

 

Rey si sollevò. Aveva sentito le accuse che Finn aveva rivolto a Ben. Sapeva che erano esagerate e che Finn stava reagendo alla sua provocazione. Ma c’era dell’altro nell’aria. Qualcosa che aveva sempre cercato di non vedere. E Ben era stato chiaro nell’insistere che non fosse il solo ad amarla… Forse anche lei aveva sempre avuto quel sospetto. Ma, adesso, c’era qualcosa di diverso. E, soprattutto, una domanda. Perché la Forza aveva fatto trovare il terzo libro proprio a Finn? Cosa le stava chiedendo veramente, la Forza?

 

“Mi dispiace per la mia reazione” sussurrò Finn, portando una mano alla testa.

 

Lei abbassò gli occhi, guardando la mano di Finn ancora avvolta attorno al suo polso. Altre domande sfiorarono la sua mente, ma non aveva più voglia di discutere con lui. Così sospirò, lasciando scivolare il secondo libro nella mani dell’amico.

 

Finn abbassò lo sguardo verso il tomo, lasciando andare il polso della ragazza. Il suo viso divenne contrito, come se avesse compreso di non essersi comportato come lei si aspettava. Poi i suoi occhi assunsero una tonalità insicura, mentre lui balbettava ancora delle scuse. “Rey, io… Mi-mi dispiace. Devi capire che lo detesto… ma non voglio cedere all’odio. Tu sei la persona più importante per me…”

 

Rey trasalì a quelle parole, provando un misto d’ansia e terrore, ma poi l’amico si mostrò sincero.

 

“Sei mia amica, Rey, voglio conoscere tutto quello che mi hai nascosto finora. Lascia che ti aiuti…”

 

Poe, accanto a loro, posò un braccio intorno al collo di Finn, spingendolo a tornare verso l’accampamento e voltandosi per verificare se anche l’aleena si fosse decisa a seguirli.

 

“Sono qui, pilota” gridò l’aliena. “Vieni, aiutami a portare i matti dentro l’accampamento… forse è il caso che mangiamo qualcosa. Magari è solo un calo di zuccheri e non ci sarà bisogno di legarli” disse con tono divertito, poi scoppiò a ridere.

 

***

 

Erano passate otto ore da quando Rey aveva cominciato a parlare. L’aleena aveva imbastito un pranzo frugale e avevano persino fatto uno spuntino e, da quel momento, Rey non aveva mai smesso di raccontare.

 

Aveva rivelato tutto, dal rapimento di Kylo Ren, ai loro incontri nella Forza sull’isola di Ahch-To, persino della fuga sulla Supremazia, quando aveva sperato di riportarlo a casa…

 

I suoi amici erano rimasti molto calmi, mentre spiegava. 

 

Poe era impallidito quando lei aveva rivelato di non essere mai stata torturata da Kylo Ren, anche se era certa che non avesse capito in pieno che cosa volesse dire quando aveva tentato di spiegargli che tipo di intrusione si fosse creata tra le loro menti.

 

Si era dovuta trattenere persino quando aveva raccontato di averlo baciato su Exegol. In effetti, non le era ancora chiaro perché avesse raccontato anche quel dettaglio. Forse, voleva sottolineare il fatto che lei non vedesse Ben come un mostro, ma l’espressione di disgusto dei suoi amici l’aveva fatta desistere dal raccontare ulteriori dettagli… come, per esempio, quanto avesse pensato a quelle labbra morbide, o a quei pettorali scolpiti e, soprattutto, a tutte quelle cose che aveva visto e provato nelle visioni, quando si erano toccati le mani. No, quelli in particolare non erano dettagli da approfondire.

 

“Ma, quindi, questi libri a che cosa servono?” chiese Poe che, a giudicare dalla faccia pallida e sconvolta, non sembrava aver capito molto sulla Forza.

 

“I libri sono il tramite con cui sta cercando di parlarci la Forza.” 

 

Finn mosse le mani, come se potesse spiegare a gesti un concetto inspiegabile.

 

“Quindi la Forza vi parla? Ho ragione?” cantilenò l’aleena, posando una brocca con una bevanda calda sul tavolo della sala pranzo.

 

Finn guardò le pareti della casupola, con le loro finestre circolari che illuminavano la piccola sala grigia. I raggi di luce filtravano attraverso i vetri, illuminando la cucina bianca su un lato, e rimbalzando con chiazze di luce fino al tavolo, facendo risplendere le due sedie di materiale plastico su cui stavano seduti Finn e Poe e il piccolo divanetto bianco, dove si era sdraiata Rey.

 

“Ma certo che no! La Forza non parla” obiettò Finn, sollevando gli occhi verso il soffitto.

 

“Ma se non parla, come farete a capire come uscire da questa situazione?” domandò Poe, grattandosi la testa e versandosi la bevanda fumante in una tazza.

 

“Io credo, che dovremmo contattare Ben per provare a leggere i libri insieme” disse Rey, mettendosi a sedere e allungando una mano verso la brocca fumante.

 

“Mettici lo zucchero!” L’aleena le porse una zuccheriera metallica. “È più buono.”

 

“Rey, capisci che io…” Finn scosse la testa, osservando Poe riempire una seconda tazza con la bevanda bollente.

 

“Finn, io capisco il tuo sforzo. Ma è proprio necessario… Ben era molto spaventato. Mi ha chiesto di far esplodere le lune per far cessare il collegamento, capisci che cosa mi sta chiedendo?”

 

Poe passò la tazza con la bevanda fumante a Finn, che lo ringraziò con un sorriso. “Grazie, Poe, potevo farlo io.”

 

“Per così poco…” Il pilota abbassò una mano, mostrando con un gesto quanto poco gli fosse costato. Poi abbozzò un timido sorriso verso l’amico.

 

“Ma, se le lune dovessero esplodere, come faremo a sapere che è veramente morto?” Finn aprì le braccia con aria incerta.

 

Rey aprì la bocca sconcertata. Veramente Finn voleva che Ben morisse? Dopo tutto quello che lei aveva raccontato per mostrare quanto fosse cambiato e pentito?

 

“Ma come morto? Finn, non è questo il punto! Noi dobbiamo trovare il modo per riportare la Forza in equilibrio. Non crederai mica…”

 

“Rey” la interruppe Finn. “Lui ha detto che il suo squilibrio distruggerà tutto l’universo.” Si girò, cercando il consenso di Poe. “Lui stesso ti ha detto di far esplodere queste lune. Lui è sempre stato il problema. Lascia che risolva quello che lui stesso ha creato.”

 

Poe vide la faccia di Rey sbiancare e si precipitò a versarle dell’altra bevanda. “Io non l’ho detto” aggiunse il pilota, alzando le mani dopo aver posato la tazza sul tavolo.

 

Rey era sconvolta. Ben aveva già dato la vita per salvarla e permettere alla Resistenza di vincere quella guerra e, ancora una volta, Finn cercava il modo di ucciderlo?

 

“Devo riconoscere” sottolineò Rey, con aria stizzita, “che, da te e Poe, mi aspettavo di meglio…” Arrossì per il senso di rabbia che la soffocava e prese la tazza fumante dal tavolo.

 

“Però, i tuoi amici dicono il giusto, Rey” esordì l’aleena, che era stata silenziosa fino a quel punto. “Se quello che il ragazzo fantasma dice della Forza è vero, ogni volta che lui perde l’equilibrio qualcosa si spezza. Non hai visto nel castello di Maz? Non ti ha mostrato cosa sta capitando nella Galassia?”

 

Rey abbassò la testa, senza rispondere.

 

“Noi non l’abbiamo visto” aggiunse Poe, allungando un braccio intorno alle spalle della sedia di Finn. “Che cosa vi ha mostrato Maz?”

 

L’aleena fece un sospiro, bevendo un lungo sorso della bevanda prima di rispondere.

 

“Maz mi ha mostrato che l’energia vitale di ogni specie della galassia si sta come… spegnendo.”

 

Li fissò per un momento, prima di riprendere la tazza in mano e guardare dentro il liquido che ballava tra le sue dita. 

 

“È da un anno che non nascono più cuccioli o bambini di nessuna specie… non è solo la vita di quel ragazzo, la posta in gioco…”

 

Poe spalancò gli occhi, fissando l’aliena. “Veramente? Ma questo chi te l’ha detto? È stata Maz?”

 

L’aleena deglutì e sollevò i suoi grandissimi occhi per fissare Poe. “Certo, Maz sta studiando da tantissimi anni gli squilibri della Forza. Mi ha detto che questa ragazza avrebbe portato l’equilibrio, ma non pensavo che fosse tutto così contorto.”

 

Rey, Finn e Poe si fissarono in silenzio. Poi Finn posò la sua tazza sul tavolo, abbassando la testa.

 

“D’accordo, Rey. Proviamo a parlarci.” Finn si alzò, seguito da Poe. “Però, adesso ho bisogno di riposarmi. Lo faremo domani.”

 

I due si diressero verso l’uscita e Rey li seguì a passo svelto, fino alla porta della baracca.

 

“D’accordo, vi aspetterò domani.”
 

 

Immagine presa da qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine.

John Williams - Finn's Confession




 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente.

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Vi chiedo scusa del rallentamento, ma è un periodo che ho molto lavoro e dovrò rallentare la scrittura. Per favore, continuate a farmi sapere cosa ne pensate perché mi aiuta a scrivere, nonostante tutto… Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Tanti baci galattici per tutti voi.

Shaara

Ps: piccolo spoiler: non potete immaginare quello che i nostri idioti galattici preferiti stanno per fare… forse potrei dover cambiare il colore al quadratino giallo…

Ps2: Dedico questo capitolo a tutti coloro che stanno male, a coloro che hanno preso il virus, alle amiche/i Reylo che ora sono in quarantena, per le amiche che vivono in Cina e hanno paura, per chi è uscito da una brutta malattia, e anche a tutti quelli che ancora ci sono dentro. Se è vero che tutto è collegato e tutto è energia, in questa storia abbiamo la Forza e allora che la Forza di questa storia si allarghi fino ad abbracciarvi tutti/e.


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)
 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate
qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

In verità siamo una sola anima,

tu e io.

Appariamo e ci nascondiamo,

tu in me, io in te.

Ecco il significato profondo

della mia relazione con te.

Poiché fra te e me non esistono

né tu, né io.

Siamo al tempo stesso

lo specchio e il volto.

Siamo ebbri della coppa eterna.

Siamo il balsamo e la guarigione.

Siamo l’acqua di giovinezza

e colui che la versa.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 


“D’accordo, Rey. Proviamo a parlarci.” Finn si alzò, seguito da Poe. “Però, adesso ho bisogno di riposarmi. Lo faremo domani.”

 

I due si diressero verso l’uscita e Rey li seguì a passo svelto, fino alla porta della baracca.

 

“D’accordo, vi aspetterò domani.”

 

 

Rey si ritirò nella propria stanza. Era di piccole dimensioni con le pareti grigie, dello stesso materiale plastico di tutto l’accampamento messo in piedi dall’aleena. Davanti alla porta c’era una piccola finestra circolare, coperta da una tenda di tessuto azzurro che Rey, però, preferiva tenere sollevato per poter guardare all’esterno. Vecchie abitudini di quando viveva su Jakku. Sotto la finestra, c’era un letto da campo e di lato una cassa che fungeva da armadio. Non che a lei servisse, tutto il suo corredo stava comodamente nella borsa. Tranne il libro con il pesce in rilievo, quello lo teneva sul pianale di una sedia accanto al letto. Rigorosamente aperto all'ultima pagina.

 

16

 

Per questo i maestri Je’daii, prima del loro tramonto, divisero le loro conoscenze in più libri e li nascosero nei luoghi più dimenticati della Galassia. 

E, se questo non fosse bastato, usarono la Forza per celare un’antica profezia e un ultimo libro accessibile solo ad un eletto: la profezia della sposa Skywalker.

 

Erano giorni che lo leggeva e lo rileggeva, di continuo.

 

Eppure, non riusciva a trovare un senso per quello che stava vivendo. Una connessione. L’unica cosa certa era che i libri erano riferiti alla Forza e che, per qualche strana ragione, anche Finn e Ben erano collegati. 

 

“Chissà in che modo?” pensò, sdraiandosi nel letto e sbadigliando a bocca aperta. Forse era arrivato il momento di fare un sonnellino. Posò il libro sulla sedia e poi sganciò la cintura.

 

“Tre libri e tre persone collegate dalla Forza.”

 

Si tolse gli stivali e il resto degli indumenti. 

 

Sale, mercurio e zolfo… chissà se troverò mai un senso a queste parole.”

 

Andò a fare una doccia e, con la pelle ancora umida, si infilò una camicia da notte. Forse, erano mesi che non si concedeva tutte quelle attenzioni, ma la pancia piena prometteva sonni meno agitati del solito. Chissà quale sogno avrebbe fatto, quella notte?

 

“Possibile che Ben sia davvero in un’altra dimensione?”

 

Alzò le spalle, sperando di incontrarlo nei suoi sogni. Forse avrebbero potuto approfondire l’argomento in qualche modo. Forse…

 

“Chissà se è solo un sogno…”

 

O, forse, era tutto un incubo. Probabilmente aveva solo sognato, all’infinito, gli ultimi momenti della sua esistenza. Ed ora, le sembrava una vita che non sognava di baciare Ben sulle labbra e…

 

“Non devo pensarci.” Guardò la finestra, sospirando. “Mi affiderò alla Forza.”

 

Nel cielo terso brillavano un’infinità di stelle quella notte e, viste da quella piccola stanza, sembravano ferme e luminose come piccoli diamanti incastonati nel cielo.

 

Si sciolse i capelli, cercando Tatooine nell’orizzonte. Ma era troppo lontano per poterlo distinguere dagli altri pianeti. Così, si passò una mano sulla testa, allungando i capelli ancora bagnati, sognando di tornare verso casa con Ben.

 

“Il mio Ben.”

 

Sospirò, continuando a guardare il cielo e, senza neanche rendersene conto, chiuse gli occhi e prese sonno.


***

 

Uno strano brusio la destò nel cuore della notte, risvegliandola quasi d’improvviso.

 

“Che cos’è questo rumore?”

 

Stropicciò gli occhi, sudata e confusa, guardandosi intorno. Le orecchie continuarono a fischiarle, mentre metteva a fuoco la stanza.

 

“Che succede?” biascicò, sbadigliando e sollevandosi nel letto.

 

Un raggio di luna entrava attraverso l'oblò, illuminando parte della stanza e un angolo preciso del suo letto.

 

L’angolo esatto in cui vide Ben.

 

Spalancò gli occhi di colpo, sorpresa da quella inaspettata connessione. Ben stava meditando, almeno a giudicare dalle gambe incrociate e dallo sguardo perso nel vuoto. Ma, quando la vide, sembrò cadere dentro un precipizio, finendo con un tonfo sul materasso del suo letto.

 

“Per le stelle!” esclamò il ragazzo, con la faccia di uno che avesse appena sbattuto contro delle rocce infuocate.

 

“Ben?” Rey continuò a stropicciarsi gli occhi, stravolta. “Sei proprio tu? La Forza ci ha di nuovo connessi?”

 

Vide Ben fissarla con sgomento, tastando il letto con entrambe le mani, come se non potesse credere di riuscire a toccarlo.

 

“Sembrerebbe di sì. Sì!” 

 

Rey notò che le stava rispondendo a stento. Si toccava nervosamente il pomo, d’adamo con l’espressione e lo sguardo di un uomo che non creda ai suoi occhi. 

 

“Sta-stai dormendo?” le disse, quasi balbettando.

 

Rey intuì che la guardava come se ci fosse qualcosa di strano. 

 

“C’è qualcosa che non va?”

 

Cercò di capire che cosa stesse osservando con quell’aria incredula e, dopo un istante di perplessità, si rese conto che la sua camicia da notte era sollevata, tutta storta e stropicciata, orribilmente arrotolata intorno alla vita. Le sue gambe erano nude. E le mutandine grigie… oh, per le stelle! Quelle erano in piena vista, persino un po’ rientrate tra le natiche.

 

“Oh, ecco.” Sollevò gli occhi, come se volesse rimproverarlo per quello sguardo indiscreto, e Ben si affrettò a girare il viso dall’altro lato, fingendo indifferenza.

 

“Ehm…” sospirò lui, mantenendo una voce falsamente controllata. “Stavo meditando su quello che ho appreso dai libri.”

 

“Immagino…” gli rispose sarcastica, cercando di districare la camicia da notte dai fianchi per coprire le gambe.

 

Lui rimase impassibile.

 

“Mi dispiace per Finn…” aggiunse Rey, notando il suo sguardo fisso verso la parete vuota della stanza. “A volte si fa trasportare troppo dalle sue emozioni, ma ha il cuore buono. È un brav’uomo.” Tirò l’elastico delle mutande, rimettendo a posto l’indumento, poi arrossì, pensando ancora all’espressione sbigottita di Ben.

 

“Puoi girarti, adesso…” esclamò, mentre lui si voltava. 

 

Gli rivolse un timido sorriso, distogliendo lo sguardo. Finalmente era riuscita a liberare la camicia da notte. Si lisciò i capelli, fingendo di non notare i suoi occhi studiarla come se fosse appartenuta a una razza sconosciuta.

 

“Va-va bene…” le disse, prendendo fiato. “Forse il traditore ha ragione.”

 

Lo guardò inclinando il viso. Era serio?

 

“Rey” la fermò, sbattendo le labbra come un pesce rosso. “Posso sentire il tuo letto.”

 

“Il-il letto?” Avrebbe potuto urlare anche per molto meno, ma si limitò a guardare il punto in cui Ben affondava con il suo corpo, facendo inclinare il materasso. Il suo peso era solido e visibile, talmente presente da piegare il materasso in più punti. Quindi il legame si stava rafforzando?

 

“Esatto! Mi sento come se fossi qui. Lo percepisco.”

 

Rey si grattò la testa, asciugando una riga di sudore sotto al labbro.

 

“Tu dici che questa alterazione nella Forza sia dovuta ai libri?”

 

Lui annuì, nascondendo un leggero colorito sulle guance e lasciando scivolare i capelli neri sul viso. “Sembrerebbe la cosa più plausibile. Hai avuto modo di leggere quello che ha trovato il disertore?”

 

“No, mi ha solo accennato qualcosa, ma domani proveremo a connetterci con te per leggerli insieme.”

 

Ben rimase immobile, ma era evidente che fosse teso. Le sue spalle sembravano essersi bloccate nel cemento.

 

“Non mi sembra una buona idea.”

 

“Avanti, Ben, lui ha trovato il terzo libro!” Rey si mise carponi sul letto, scivolando più vicino al ragazzo. “Ci sarà pure una ragione.”

 

Rey vide Ben seguirla con lo sguardo, con gli stessi occhi con cui si seguirebbe lo spostamento di un serpente. Ma per lei era naturale avvicinarsi alle persone, quando doveva cercare di convincerle.

 

“Tu non credi che la Forza ci stia chiedendo qualcosa?” Inavvertitamente gli toccò una mano. “E non chiamarlo disertore, lui è mio amico!”

 

Ben spalancò gli occhi, come se il serpente l’avesse morso, ma non spostò la mano, anzi, irrigidì ulteriormente i muscoli del collo. Rey lo notò contorcersi in modo strano, prima di parlare.

 

“Io credo che - qualunque sia il suo nome - sia un disertore e, quindi, per principio, qualcuno di cui non ci si può fidare!”

 

“Ben, per favore. Non puoi essere così categorico persino adesso!”

 

Il volto di Ben era teso e i suoi occhi lanciavano scintille. Rey non si curò del calore delle sue dita e avanzò, sfiorandogli un polso. Non era possibile che Ben fosse ancora così attaccato ai ferrei principi del Primo Ordine.

 

“Cosa vorresti dire?” 

 

Rey vide i suoi occhi precipitare sul proprio polso, ma era convinta che fosse per quello che stavano dicendo e, no, non poteva accettare che Ben fosse ancora così ostinato. Persino adesso che lui era… era… si domandò se poteva usare quella parola.

 

“Vuoi dire morto?”

 

Fu a quel punto che Rey si rese conto di avergli letteralmente preso una mano. Le sue dita erano enormi, tese e insieme morbide sotto al suo tocco. Un momento, da quanto tempo lo stava sfiorando in quel modo?

 

Arrossì, fingendo indifferenza, e ritraendo la mano. Anche lui tirò via le dita, ma Rey dubitò su chi fosse stato l’ultimo a nasconderle.

 

“Morto? Sì, volevo dire quello…” Mosse le mani, facendo dei cerchi nell’aria. Era sempre più evidente che il suo cervello fosse nel panico. Doveva spiegarsi meglio.

 

“Ben, quello che intendo dire è che, con tutto quello che tu stesso hai fatto… hai ucciso Snoke, mi hai aiutato ad uccidere Palpatine, e poi ti sei sacrificato per guarirmi…”

Si interruppe, sollevando gli occhi per guardarlo. La frase giusta sarebbe stata: resuscitarmi in cambio della tua vita, ma a distanza di un anno, non riusciva ancora credere che quell’evento fosse accaduto sul serio.

 

“È così…” le rispose con un soffio.

 

Ben sospirò e Rey si domandò se si fosse pentito di quel gesto. Forse era stato solo un momento. Forse non sapeva neanche quanto gli sarebbe costato quello sforzo, forse lei aveva persino mal interpretato il suo gesto, ricambiando con quel ridicolo bacio.

 

“Non mi sono pentito di averlo fatto, se è questo che ti stai chiedendo.”

 

“Io?” Rey indicò se stessa con le dita contro al petto. “Io non mi stavo domandando questo, semmai mi stavo chiedendo se mi hai veramente baciata nel sogno?”

 

Lui sbiancò e, anche se era apparentemente fermo, ondeggiò come se stesse per cadere. Lo vide spostare le gambe, dalla posizione che aveva assunto per meditare, allungandole verso il pavimento con la stessa cautela di qualcuno che creda di bruciarsi al contatto. Poi, la guardò con un’espressione esageratamente profonda e lei si rese conto di che cosa gli avesse veramente chiesto.

 

“Veramente vuoi saperlo?”

 

Lei scosse la testa. “No, non volevo dire esattamente questa cosa.” Si sentì pervadere da una minaccia sconosciuta che le faceva battere il cuore all’impazzata, come se stesse scappando da un pericolo imminente. Sarebbe stato meglio mantenere la calma o concentrarsi verso il nucleo più profondo della Forza, ma era troppo imbarazzata e le parole non uscivano più con una giusta cognizione di causa.

 

“Cosa volevi dire?” Lo sguardo di Ben sembrava confuso.

 

“Io pensavo che il sogno distorcesse la realtà, forse stavo sognando anche quando ti ho baciato su Exegol.” E no… non era affatto vero, ma come riuscire a districarsi da quel disastro che stava combinando con le parole?

 

“Davvero?” Ben si ritirò nel suo angolo, facendo una smorfia di profonda delusione.

 

“Aaah!” Rey si lasciò scappare un piccolo grido, sbattendo le mani sul letto e sedendosi accanto al ragazzo. “Perché mi hai baciata nel sogno?”

 

Vide Ben osservarla dall’alto della sua ombrosa figura. Il volto di pietra. “Non ti ho baciato, tu stavi annegando. Quella era… era la respirazione artificiale.”

 

“Quindi tu… ?” Ora sì, che si sentiva confusa. Dunque, non la stava baciando? Lui le aveva solo detto di dimenticarlo. Ed era morto. Quindi, tutto quel barlume di speranza per cui la Forza li stesse collegando per darle un’altra possibilità… e soprattutto la convinzione che lui ricambiasse i suoi sentimenti? Così, non era vero niente? L’aveva salvata dalla morte, ma non l’amava… mentre Finn…

 

“Ma tu, invece?” abbozzò Ben, simulando un’aria altezzosa. Ma lei notò chiaramente che il labbro inferiore gli batteva nervosamente contro ai denti.

 

“Io, no!” Eccola qua, era caduta nelle sua stessa trappola. Ora avrebbe dovuto spiegare perché l’aveva baciato su Exegol. No, no, questo era decisamente imbarazzante. Si mise le mani in testa, percependo il suo sguardo insistente, ma non alzò gli occhi per verificarlo. Di certo, lui avrebbe notato che era furiosamente a disagio. Talmente rossa in volto e nervosa che sudava persino sotto alle ascelle. Che patetica figura, per un Jedi…  Come venire fuori da quell’argomento che lei stessa aveva stupidamente proposto?

 

No che cosa? Non ho ancora fatto la domanda.”

 

La voce di Ben le sembrò spazientita e tesa e questo non aiutò il suo stato d’animo e quelle righe di sudore freddo che, in qualche modo, le stavano scivolando sulla schiena. Era sempre più imbarazzata. In qualche modo, doveva pur dire qualcosa per tirarsi fuori da quella situazione. 

 

“Ecco, appunto, fai la domanda. Ma fai presto, ché ho molto sonno!” Guardò verso la cassa di lato alla finestra, concentrandosi nel pensare se ci fosse qualcosa che poteva prendere o fare per distogliere l’attenzione. Ma, a quelle parole, il ragazzo reagì, cambiando voce e assumendo un tono particolarmente basso e altalenante.

 

“Mi dispiace, io non pensavo che la Forza ci potesse collegare in questo modo.”

 

Rey alzò gli occhi per analizzare quelle fluttuazioni nel suo timbro ma, quando i loro sguardi si incrociarono, sentì come se qualcosa le stesse precipitando dentro allo stomaco e un leggero formicolio iniziò a fremere nel suo addome. Ciononostante, non voleva offenderlo… era certa che stesse ancora facendo tutto da sola.

 

“Ma no, Ben, non scusarti”

 

Il ragazzo continuò ad osservarla con una accigliata espressione pensierosa, ma non disse niente.

 

Però, come se già non fosse abbastanza in imbarazzo, dovette pure sollecitarlo a parlare, perché sembrava aver perso la lingua.

 

“Coraggio, cosa stavi dicendo?”

 

Rey si prese i capelli, spostandoli da un lato della nuca, accarezzandoli e tirandoli dentro ad un palmo. Ma lui stava zitto e fermo. Così, sospirando e imprecando interiormente, con una falsa e patetica impazienza, sollevò le ciglia per scrutarlo.

 

“Rey, io…” I loro occhi si incontrarono.

 

Improvvisamente, Rey sentì il sudore diventare caldo e, per qualche ragione sconosciuta, il suo viso si fece talmente bollente da sospettare che avrebbe presto preso fuoco. Forse, l’unica soluzione rimasta era scappare da quella stanza.

 

“Ecco, io…” continuò Ben.

 

La voce del giovane si fece più tesa e lei non lo degnò più d’uno sguardo. Ma, dentro di sé, era certa che si stesse mordendo un labbro, perché la sua voce, in genere bassa e atona, le sembrò stranamente tremolante. Forse l’aveva messo in imbarazzo. Che stupida, pensò tra sé e sé, ma Ben prese fiato e parlò come se stesse rincorrendo le sue stesse parole.

 

“Volevo chiederti perché mi hai baciato, su Exegol…”

 

Oh no. Ma non gli aveva detto che era un sogno? Forse non aveva capito. Sì girò a guardarlo di nuovo, notando che stringeva i denti e le mani con evidente disagio. Ora sì, che si era messa nei guai. Alla fine, come aveva sempre sospettato, era sempre stata lei a manifestare un certo tipo di iniziativa, mentre da parte sua non era mai arrivato nulla. Faceva eccezione soltanto quella misteriosa richiesta di unirsi a lui sulla Supremazia. Ma, anche in quel caso, lui era piegato al lato oscuro e, del resto, stava solo rivendicando la legge tipica dei darksider: la famosa legge dei due, quella per cui un maestro e un apprendista si alleano fino a che, uno dei due, non elimina l’altro. Di certo, non una gradazione accettabile nel suo senso di romanticismo. Ma, un attimo, aveva sentito bene? Ben le aveva chiesto espressamente perché l’aveva baciato su Exagol? E adesso che cosa avrebbe dovuto dire?

 

“Io?” gli rispose, fingendo una irreale indifferenza.

 

Ben mosse le mani come se fosse ovvio e lei roteò gli occhi all’indietro, cercando qualche idea per sminuire il suo gesto. Chissà che cosa le avrebbe chiesto, se avesse saputo che era un anno che lo sognava… e che avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di riaverlo al suo fianco. Magari una parvenza di verità avrebbe aiutato…

 

“Be, sì” gli disse, lanciando i capelli sciolti all'indietro.

 

sarebbe una risposta?” sbraitò Ben, come se fosse deluso. 

 

Lo vide perdere la pazienza, poi si avvicinò a lei con una strana e fastidiosa aria di sfida. “è la tua risposta?”

 

“No!” gesticolò di nuovo nell’aria, prendendo coraggio. “Mi puoi ripetere la domanda?”

 

Lo vide inclinare la testa, come se la stesse studiando. Ma la cosa più preoccupante le sembrò la distanza tra loro, che si accorciava sempre più ad ogni singola parola.

 

“Ti ho chiesto se mi hai baciato perché eri riconoscente per averti salvato.”

 

Per le stelle! Ben non aveva capito niente. 

 

“Sì, sì!” abbozzò lei in fretta, contorcendosi e contraddicendosi con il movimento della testa. “Perché me lo stai chiedendo?” Rispondere con un’altra domanda era sempre stata una buona scelta, nella contrattazione dei pezzi di ricambio su Jakku. Magari poteva funzione anche lì.

 

Ben si ritirò nella sua posizione, andando indietro sul letto fino a toccare il muro con la schiena e avvicinando le gambe al petto.

 

Le sembrò offeso e distante mentre rispondeva, vagando nella stanza con lo sguardo. 

 

“Rey!” esclamò, con tono vagamente spazientito. “Quando mi hai baciato, non ho sentito la Forza.”

 

“Non l’hai sentita?” Veramente era quella la domanda? “Io però sì.” Poi ripensò al tocco che gli aveva dato poco prima. “In effetti…”

 

“In effetti che cosa?”

 

Ora sembrava più curioso e lei rifletté bene a quello che stava per dire, perché non voleva sbagliare di nuovo le parole.

 

“Poco fa, quando ti ho toccato, non ho sentito niente.”

 

“Niente?” Ben abbozzò una nuova smorfia, a cui lei non seppe dare un nome.

 

“Non ho sentito la Forza!” precisò, gesticolando in modo da non toccarlo anche se le stava vicino.

 

“Be’, questo è strano. Quando ci colleghiamo, la Forza è forte nella diade.”

 

Rey spalancò la bocca, comprendendo i suoi dubbi. “Pensi che il nostro legame si stia affievolendo?”

 

“Affievolendo direi di no, dato che dopo un anno ci siamo di nuovo connessi. Ma sta cambiando.”

 

“Tu dici che…” Rey mosse la bocca da un lato, meditando su questa variazione. “Sia un cambiamento dovuto ai libri?”

 

“Non saprei, ma quando in passato ci siamo sfiorati le mani, abbiamo avuto tutte quelle visioni. Mentre, adesso…” Ben abbassò la voce e Rey non fu sicura che avesse finito la frase.

 

“Ah, sì, ho capito che cosa stai dicendo.” Rey si mosse, quasi per istinto, allungando una mano verso di lui. “Tu dici che noi…”

 

“Vuoi fare una prova?”

 

Lo vide abbassare lo sguardo verso la sua mano. Ma i suoi occhi erano colmi di stelle. Forse il riflesso della luna si era spostato sul suo volto. Rey si girò per vedere se fosse merito dell’oblò lasciato aperto.

“Perché no” rispose lei, cercando di controllare le proprie dita mentre tremavano.

 

Lui tese il braccio, fino a sfiorarla con la punta di un polpastrello.

 

Rey trattenne il fiato, ma non era la Forza che la stava facendo esplodere. Era semmai una strana e sconosciuta forma d’emozione, qualcosa che non ricordava di aver mai provato prima.

 

Guardò le loro dita che si sfioravano cercando di respirare regolarmente, ma sembrava molto difficile e anche Ben pareva come frastornato. Poi, di colpo, ritrasse la mano.

 

“Non funziona.”

 

“No.”

 

“Eh, no.”

 

“Quindi?”

 

“Non so! Potremmo riprovare con la mano piena…”

 

Meno male, ora era lui che lo stava chiedendo. Lei non credeva che ci sarebbe potuta riuscire. “Certo” gli sorrise, sentendosi meno tesa.

 

Lo vide allungare la mano con gli occhi spalancati. Forse, era in imbarazzo. No, non poteva essere. Era sempre stato così convinto e seduttivo con lei. La timidezza non gli si addiceva. Eppure… quando le prese la mano, stringendola nel palmo, ebbe quasi l’impressione che stesse arrossendo. Anzi, addirittura boccheggiava, come se stesse toccando le spine di un pesce velenoso, di quelli che, se per sbaglio li tocchi, ti esplodono tra le dita, lanciandoti steso tra mille tormenti. Non sembrava molto esaltato da quella esperienza.

 

“Tutto okay?” gli domandò, quasi avvilita per la sua reazione. Possibile che quel tocco gli avesse fatto così schifo? Se era così, chissà che diavolo poteva aver pensato quando l’aveva baciato su Exegol. Anzi no, quello lo sapeva per certo. L’aveva preso per un ringraziamento. Certo che…

 

“Sì, sì, tutto okay!” le disse di colpo, come se le parole gli uscissero da chissà quale parte del cervello. “Solo, mi chiedevo… visto che la Forza non si sta facendo sentire… mi domandavo, ma tu l’hai sentita, quando ci siamo baciati?”

 

“Io?” Si toccò di nuovo sul petto. Questa volta, il suo cervello girò a vuoto e non riuscì a dire nulla.

 

“Sì. Tu. Cos’hai sentito, quando ci siamo baciati su Exegol?”

 

“Siamo?” ripeté a caso, cercando una connessione che non fosse con i battiti del proprio cuore.

 

“Vo-vorresti riprovare?”

 

Non era certa che quella fosse una domanda. Guardò fuori dall’oblò, verificando se, per caso, non si stesse rivolgendo ad un’entità a lei invisibile ma, poi, notò che la fissava con uno sguardo molto, molto strano.

 

“Tu credi che funzionerà?” Ruotò gli occhi nella stanza e no, non c’era nessuno. Solo lui e il riflesso della luna sul suo viso.

 

“Forse non sono riuscito a sentire la Forza perché stavo morendo.”

 

“Forse, sì.” Rey si toccò le orecchie, domandandosi se si stessero muovendo al ritmo dei propri battiti cardiaci. Battiti che, in quel momento, erano totalmente fuori controllo.

 

“Bene, quindi avvicinati” continuò, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.

 

“Io?”

 

“Be’, sì, sei più alto.”

 

“Mmm, già.”

 

Ben si piegò, inclinando il viso. E lei si soffermò a notare il movimento della sua bocca. Rigida e contratta e in perenne tumulto.

 

Si avvicinò in apnea, ma l’inclinazione era sbagliata e il naso di Ben le entrò in un occhio.

 

“Ahi!”

 

“Scusa.” Ben si alzò di scatto, con il volto impaurito. Di certo non si accorse di aver posato una mano sulla sua spalla.

 

“No, niente. Riproviamo. Forse è meglio dall’altro lato.”

 

“Mmm, sì, okay, di certo è meglio.”

 

Ben si inclinò dall’altro lato, con gli occhi chiusi e le labbra contratte. Praticamente immobile.

 

Rey si avvicinò quasi fino a far sfiorare le loro bocche ed ebbe come la sensazione che Ben avesse emesso un verso simile ad un guaito.

 

“Ti ho fatto male?”

 

“No, non mi hai neanche toccato.”

 

“Ma ho sentito come un verso.”

 

“Non saprei, saranno animali? Per caso, dove sei tu, ci sono bestie allo stato brado?”

 

“Uhm, sì. Possibile.”

 

“Bene.”

 

“Bene.”

 

“Vu-vuoi riprovare?” 

 

Rey non sentì nemmeno l’altra mano sulla spalla perché, prendendo un’eccessiva rincorsa, si lanciò per far toccare le loro bocche.

 

Quando le loro labbra si sfiorarono non fu la Forza, però, a farsi sentire. Ma fu di nuovo quello strano vuoto nello stomaco, che richiedeva un immenso afflusso di sangue nelle orecchie. Di sicuro tutto si spostava da quelle parti, perché non aveva mai sentito il cuore batterle così forte dentro ai timpani.

 

Ben commentò di nuovo con un impercettibile guaito.

 

“Tutto a posto?”

 

“Sì” le rispose, spostandosi i capelli all'indietro. 

 

“Sentito niente?”

 

“No, e tu?”

 

“No.”

 

“Forse non eravamo messi proprio in questo modo.”

 

“No?”

 

“No. Tu avevi una mano qui dietro la nuca e mi tenevi l’altra mano.”

 

“Così?” chiese lui, allungando timidamente le dita dietro al suo collo. 

 

Ma la situazione precipitò quando le prese la mano, incrociando le dita. Una forza invisibile la costrinse a muoversi dal posto che occupava, mentre il cuore impazzito prendeva il sopravvento su ogni pensiero razionale.

 

Entrambi respirarono a fior di labbra e Rey trovò che vedere gli occhi di Ben, totalmente concentrati a fissare le sue labbra, fosse una delle cose più pericolose ed emozionanti che le fosse mai capitata.

 

“Così va meglio?” sussurrò lui, incredibilmente vicino al suo orecchio. Era così caldo, in prossimità della sua pelle, che poteva persino distinguere il suo odore o il battito del suo cuore.

 

“Sì…” gli rispose, abbassando gli occhi sulle sue labbra piene e appena dischiuse.

 

“Mi sembra che…” balbettò Ben, come se stesse per immergersi in un mare in tempesta.

 

“Sì?” gli domandò, senza rendersi conto di aver cominciato a mordergli con delicatezza il labbro inferiore.

 

Ben, sul principio, non si mosse, ma lo sentì come sciogliersi mentre il suo respiro accelerava. Strani e indecorosi rumori si alternarono al suo ansimare sempre più corto.

 

“Ricordo…” le disse, baciandola tra una parola e l’altra. “Che tu…”

 

Il fiato di Rey divenne sempre più fuori controllo, quando le mani di Ben cominciarono a muoversi su di lei, come se fossero possedute da un’energia misteriosa. Qualcosa che la faceva contorcere ad ogni tocco ed ogni centimetro di pelle che lui liberava dalla stoffa. E si rese presto conto che anche lui ansimava ferocemente, mentre cercava di finire quella frase che gli si strozzava all’infinito sulla bocca.

 

“Su Exegol, tu… mi sfioravi le labbra” riuscì a dirle, mentre affondava la lingua nella sua bocca, totalmente perso e immerso nell’esplorare universi che Rey non sospettava neanche che esistessero.

 

E forse lei avrebbe anche voluto rispondergli o sfiorare le sue labbra, come lui suggeriva, ma tutto ciò che sembrava riuscire a fare era ricambiare i suoi baci e toccare il suo corpo senza sosta, inarcando la schiena ogni volta che lui gemeva nel suo orecchio.

 

Non avrebbe saputo definire tutto quello che provava.

 

Non avrebbe neanche saputo spiegare come fossero finiti sdraiati sopra il letto, con le gambe incastrate uno sull’altro.

 

Di sicuro, non doveva essersi accorto che la sua camicia da notte si era sollevata, perché prima sembrava così timido per aver visto un solo pezzo di gamba mentre, adesso, faceva scorrere le mani con un movimento fluido sulle sue cosce, guardandole e baciandole con un’ inafferrabile disperazione.

 

E, ad ogni centimetro che toccava, continuava a dirle che era bella e che sarebbe morto mille altre volte se avesse potuto sfiorarla ancora e vederla felice. E che non c’era niente di più bello e amato nella galassia e poi… non riuscì più a dire niente, perchè, senza una ragione, si mise a piangere contro la sua spalla.

 

Li per lì, Rey non seppe che cosa fare. Forse, stava sbagliando qualcosa. Così, cominciò ad accarezzarlo come lui stava facendo con lei. Di sicuro, quello aiutò a calmarlo.

 

Ma il rumore, il rumore dei lamenti che faceva ogni volta che lei gli sfiorava il petto, era qualcosa di incredibile. E, di certo, non era stata la Forza a strappargli di dosso i vestiti e lasciarli increduli a specchiarsi uno negli occhi dell’altra.

 

“Non ho mai smesso di pensare a te” le disse all’improvviso, quasi d’un fiato.

 

“Anche io” gli disse lei, fissando i suoi grandi occhi neri. Ma lui li chiuse per baciarla ed avvolgerla più stretta contro al suo petto.

 

Rey girò la testa, per fissare ancora una volta la finestra, quando i suoi baci si fecero più esigenti. Le mani calde, posate appena sotto al suo sterno, e il volto impaurito di un ragazzo che non sa come chiedere o, forse, come esprimere le sue emozioni.

 

“Rey…” la chiamò con una voce supplichevole e un certo riflesso ai margini della Forza. Lei lo guardò con attenzione, osservando la sua mano posata sul suo addome. Sembrava incerta e leggermente tremante. Appariva così fragile che si domandò se, un suo rifiuto, avrebbe potuto ucciderlo.

 

“Sì?”

 

“Posso?”

 

Gli sorrise appena, deglutendo a stento e, al suo cenno, lui le prese una mano con dolcezza, accompagnandola sul proprio fianco e poi nel basso ventre, dimenticando insieme ogni altra cosa esistente nell’universo.

 

E, l’indomani, quando Finn e Poe entrarono nella sua stanza, pensando di trovarla sola, lei si sentì come morire.

 

Ben era ancora lì, addormentato sopra di lei. Non era svanito come era accaduto altre volte. Ma stava lì, confuso, con i capelli scarmigliati e i muscoli in vista. Forse anche troppo in vista.

 

Rey spalancò gli occhi nello stesso istante in cui incontrò lo sguardo di Finn. Lo vide girarsi verso Poe, come se avesse visto qualcosa di orribile e disastroso. Un mostro in procinto di divorarla.

 

Anche Ben sbiancò di colpo, mettendosi in piedi e cercando di coprirsi come poteva. Si girò a guardarla, con la stessa espressione intimidita di un bambino che avesse appena rovinato qualcosa.

 

Rey, in un primo momento, si sentì così felice di vedere Ben ancora nella sua stanza. Ancora nel suo letto. Non riusciva a credere a tutto quello che si erano detti. A come si fosse sentita unita a lui con lo spirito e il corpo. Si era sentita come a casa.

 

Lo sguardo incendiato di Finn e Poe sulla porta, però, le ricordò che doveva fare qualcosa. Dire qualcosa. Loro non potevano capire e probabilmente non l’avrebbero capita mai.

 

“Cosa diamine state facendo?” urlò Finn, chiudendo le mani a pugno e avanzando verso di loro.

 

“Che cosa succede, Finn?” gli disse Poe, pallido e con gli occhi incerti, timidamente puntati su di lei.

 

“Per le stelle!” esclamò Ben, tenendo stretto un lenzuolo sul davanti. “Digli qualcosa o gliela dirò io…”

 

“Finn!” esclamò lei, affrettandosi ad afferrare la camicia da notte e infilandola al contrario. “Non è come stai pensando…”

 

“Ah, no, immagino…” Finn si girò a guardare Poe che stava  ancora con la bocca spalancata e che, fondamentalmente, non aveva capito nulla.

 

“C’è quel diavolo di Kylo Ren, con lei” sputò Finn, senza riuscire a guardarlo in faccia. Ma il pilota gli credette immediatamente, stringendo la bocca in un’espressione sconcertata.

 

“Che cosa vuoi fare?” gli chiese Poe, restando immobile.

 

E Rey si concentrò su quello che stava per dire, invece di pensare a Ben. Non poteva più pensare a quello che era successo tra loro. Non poteva pensare a come si muovessero i suoi muscoli sulla sua pelle o al suono dolce dei suoi respiri tra i capelli. Non poteva ripensare alla sua bocca che scivolava nella sua. O a quanto fosse stato evidente che lei non avesse mai fatto nessuna delle cose che avevano fatto e, men che mai, nessuna di tutte quelle che ancora avrebbe voluto fare insieme a Ben. Di colpo, si domandò come sarebbe stato fare l’amore con lui e il mondo le sembrò girare molto più forte.

 

“Rey, stai bene?” le sussurrò Ben, infilandosi il maglione di lana.

 

Rey si concentrò, allontanando i suoi precedenti pensieri. “Sì, Ben, è tutto okay.”

 

“Okay un corno!” tuonò Finn, facendola sussultare.

 

“Finn, ti prego” gli rispose lei con dolcezza. “Ascolta prima che cosa ho da dire.”

 

“C’è ancora Kylo Ren?” domandò Poe, con fare sempre più nervoso, girando la testa come se Ren dovesse rivelarsi da un momento all’altro.

 

“Poe, aspetta. Finn non è in sé” lo bloccò Rey, allungando le braccia per fermarlo.

 

“Finn, che vuoi fare?” chiese il pilota, ignorandola e cercando la sua arma.

 

Finn gli sorrise con un ghigno di rabbia. “Visto che Kylo Ren non sembra voler scomparire da solo…” biascicò, guardando l’amico, “facciamolo scomparire noi, una volta per tutte.”

 

Poe ricambiò il sorriso, accendendo il suo blaster.

 

“Sarà un piacere.”

 

 

Immagine presa da qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine.

John Williams - Finn's Confession

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, sono qui per voi. Piangiamo insieme nell’attesa che riportino indietro Ben Solo.

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 

Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 


AAA: Appello per tutti i lettori. Salva gli scrittori di Fan Fiction dall’oblio. Quando passi, lascia un commento. Non cambierai il mondo, ma renderai lo scrittore di Fan Fiction più felice. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 
 

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate
qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

⧫⧫⧫

O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso,

ché da simile viaggio la terra diventa purissimo oro.

Cerca bene in te stesso

ciò che vuoi essere,

poiché sei tutto.

La storia del mondo intero sonnecchia in ognuno di noi.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 


“Finn, che cosa hai mente?” gli domandò Rey, alzandosi in piedi e sistemandosi la camicia da notte per coprirsi le gambe.

 

“Stai ferma dove sei, Rey.” L’ex stormtrooper neanche la guardò, ma si limitò a puntare il blaster contro di lui. Tutto questo era quasi comico. Un pidocchio che minacciava un elefante. Se non fosse stato per Rey, l’avrebbe già strangolato contro al muro.

 

“Fai attenzione a come parli, traditore.” Era meglio tenerlo a bada, fino a che Rey non si fosse convinta per la soluzione che lui le stava suggerendo dentro al legame.

 

Ma, probabilmente, Finn poteva percepire il suo odio e lo vide puntare il blaster contro la sua testa. Così, restò immobile per studiare meglio la situazione.

 

“Finn, no!” urlò Rey, mettendosi davanti alla traiettoria del plasma.

 

“Togliti da davanti, Rey! Non vedi che cosa ti sta facendo?” Finn strinse i denti, avvicinandosi all’amica, senza però osare toccarla. “Ti sta plagiando…è solo un bastardo…”

 

Poi vide Rey e Finn girarsi verso qualcuno che doveva essere con loro nella stanza, anche se per lui era del tutto invisibile. Immaginò che fosse il pilota, perché Rey gli rispose come se lo conoscesse da tanto tempo.

 

“Poe, non lo puoi vedere perché si trova in un’altra dimensione della Forza. Ma è cambiato, non è più come voi lo ricordate.” Poi aggiunse, con un’espressione ridicolmente più dolce. “Per favore, Finn! E anche tu, Poe… lasciatelo in pace!” 

 

Rey parlava con un tono apparentemente deciso e fermo.

 

Ma lui sapeva che era confusa. Normalmente, non avrebbe reagito in quel modo. Si sarebbe difesa. Forse, avrebbe usato la Forza per rispondere a quella intrusione nella sua stanza.

 

Ed era vederla così delusa che gli faceva più male. Stava lì in piedi, come se volesse fargli da scudo. Voleva difenderlo, nonostante tutto. Come se, poi, fosse necessario…

 

Ma una stretta al cuore lo agitò mentre la osservava.

 

Sembrava così piccola, persino indifesa.

Aveva i capelli scarmigliati, con alcune ciocche castane piegate intorno al collo. Il viso pallido, gli occhi gonfi e stanchi, con alcuni piccoli lividi sopra le scapole, forse per un eccesso dei baci infuocati che le aveva dato appena qualche ora prima.

 

E lui stesso si sentiva confuso e incredulo per tutto quello che stava vivendo negli ultimi tempi.

 

Dopo un intero anno di niente, tutto era avvenuto così in fretta, dalla scoperta che il suo equilibrio nella Forza avesse delle ripercussioni nell’universo di Rey, fino a quell’incredibile riunione. Forse era tutta colpa della diade che li legava, ma sembrava come se fosse tutto impazzito. Tutto stava avvenendo senza alcun senso logico.

 

Sospirò, scuotendo la testa senza riuscire a reagire.

 

“Non sono d’accordo” mormorò Rey, con fare nervoso e stanco.

 

“Secondo me, se spari sopra al letto lo centri” aggiunse Finn, agitando il blaster.

 

Continuò ad osservare Rey e Finn discutere animatamente con qualcuno nella stanza. Forse, gli interlocutori invisibili erano più di uno. Ma lui non li sentiva.

 

In passato, aveva acquisito un tale controllo sul lato oscuro da riuscire a dominare praticamente ogni cosa o persona. Ma, da quando si era svegliato dentro quella stanza fatta di Kyber, ogni sua certezza era diventata traballante. Compreso quello che c’era stato con Rey la notte prima. Non poteva smettere di pensarci. Quello era stato decisamente incredibile.

 

Si era lasciato andare ad un desiderio provato a lungo in segreto e mai condiviso con nessuno. Mai svelato o concesso, nemmeno a se stesso. Aveva pensato di poter tenere a bada anche quell’emozione e, invece, si era sentito come se fosse stato solo una montagna di polvere. Al solo contatto con le labbra della ragazza, si era sciolto come se il suo lato oscuro fosse inconsistente. Meno che sabbia al vento, spersa in un immenso deserto.

E la cosa più incredibile era che, nonostante tutti gli anni passati ad accrescere la sua oscurità, per la prima volta, si era sentito felice. Talmente pieno e carico di… qualunque cosa fosse quello che stava provando… che, molto probabilmente, avrebbe ucciso…

 

E uccidere Finn, in quel momento, gli sembrò proprio la soluzione a quel fastidioso rumore che sentiva in sottofondo. Se non fosse stato per Rey…

 

“Finn, per favore, calmati.” Rey quasi piagnucolava, ma lui poteva percepire la confusione che albergava nella sua mente. La vergogna di essersi fatta trovare nuda insieme a quello che, almeno agli occhi del traditore, doveva essere un nemico.

 

Ma, forse, c’era dell’altro…

 

“Non puoi vederlo, Poe, è qualcosa che sta accadendo tra noi e la Forza” disse l’ex assaltatore, con aria concitata. “Punta l’arma contro Rey. Sono certo che il bastardo resterà fermo. Voglio essere io ad ucciderlo!”

 

No, questo non poteva accettarlo. Non avrebbero puntato nessun'arma contro Rey.

 

“Finn, non puoi farmi questo!” Vide gli occhi Rey cominciare a piangere, trasformando il suo viso in una maschera di lacrime.

 

Qualcuno nella stanza doveva avergli risposto, rifiutando di colpire Rey, perché il traditore andò su tutte furie, lanciando imprecazioni.

 

“Finn, ascolta Poe e stai calmo” sospirò Rey, che cominciava ad apparire preoccupata.

 

“Ti ho detto di puntare l’arma contro Rey” gridò il verme. “Se tu gli concedi il beneficio del dubbio, quel demonio la porterà al lato oscuro. Non vedi che lei lo ama?”

 

Oh, beh, questa era bella. Il traditore se n’era accorto! Forse, era meno stupido di quanto potesse sembrare…

 

“Poe, fai come ti dico!” continuò ad urlare Finn, facendogli fischiare le orecchie. “Quel bastardo ci tiene a lei. È pericoloso, dobbiamo giusto tenerlo fermo. Gli sparerò io, stai tranquillo.”

 

“Finn, ascolta Poe e abbassa l’arma.” Ben vide Rey e Finn muoversi e parlare nervosamente verso qualcosa che gli era precluso, ma era troppo sconcertato e assorto nei suoi pensieri per dargli importanza. Del resto, gli sarebbe bastato muovere un dito per annientare quell’inutile assaltatore reietto. Ma c’era un pensiero che lo bloccava e che lo turbava nello stesso tempo. Perché Rey lo stava comunque difendendo? Con una leggerissima vibrazione della Forza, lei avrebbe potuto annientarlo e, invece, si lasciava condizionare da quell’essere.

 

Non era la prima volta che percepiva molto più che un semplice interesse nello sguardo del traditore, ma quello che più di tutto lo offendeva era che Rey continuasse a volergli bene. Lo stava difendendo anche adesso. Lo reputava suo amico. Un lusso che, forse, a lui non aveva mai concesso…

 

La rabbia gli fece rompere un capillare dentro un occhio. Un forte senso di vendetta pervase il suo cuore e, con il volto teso e livido, si girò per studiare le sue mosse. Ma la voce di Rey irruppe tra i suoi pensieri, congelandoli in un solo istante.

 

“Devi ascoltarmi, Finn” gridò Rey. “Per quanto ti possa sembrare incomprensibile - e capisco benissimo il tuo odio - lui non è tuo nemico. Non più!”

 

Oh, questa sì che era bella.

 

Se Rey gli avesse dato retta, questo problema non ci sarebbe mai neppure stato. L’avrebbe ucciso, riportandolo ad essere il niente che era sempre stato. Neanche come stormtrooper era mai valso tanto e, adesso, valeva meno che mai. Non era altro che un piccolo uomo che faceva leva sui sentimenti benevoli di una ragazza.

 

Ma, forse, dopo tutto quello che c’era stato tra loro, poteva anche chiamarla la sua ragazza… Oh, sì, la sequenza di parole gli piaceva. Rey poteva dirsi la sua ragazza.

 

In quel momento Finn, probabilmente poiché la figura invisibile non faceva quello che gli chiedeva, puntò il blaster alla fronte di Rey.

 

“Finn? Non vuoi farlo davvero!” balbettò Rey, alzando le mani e cominciando a tremare.

 

Vide Rey sbandare e cadere per terra, come se fosse stata bruscamente spinta da qualcuno che non vedeva. Poi sentì Rey e Finn perdere il controllo.

 

“Basta, fermatevi!” Rey portò una mano alla bocca, di certo era una conseguenza di quello che stava capitando.

 

Finn, invece, si contorceva e si agitava sul posto, come se qualcuno di invisibile stesse cercando di sfilargli il blaster dalle mani e lui volesse impedirlo.

 

“Finn, Poe ha ragione! Ti stai comportando come un pazzo. Non ha senso che mi minacci. Non ha senso neanche il tuo desiderio di vendetta. Come ti ho detto, lui è dalla nostra parte” disse Rey, asciugandosi le lacrime.

 

Ma Ben non sentì quelle parole: vide solo Finn che puntava un blaster sulla sua ragazza e una specie di ombra che la spingeva di nuovo fuori da quella traiettoria. Ecco! Quella era la cosa importante. Chissà se la Forza l’avrebbe sostenuto per fare quello che aveva in mente.

 

Del tutto ignaro dei suoi pensieri, Finn si girò verso l’essere invisibile per rispondere.

 

“Poe, tu non capisci…”

 

Era il momento giusto. Aveva visto fare queste cose da suo padre mille volte, quando era un bambino. Ora, con la giusta spinta interiore, gli sembrò tutto molto più facile di quanto avesse mai pensato. Si morse l’interno delle labbra, osservando Finn con attenzione. Giusto un secondo prima di agire.

 

“Lui sta cercando di portarla al lato oscuro! Possibile che non lo capisci? La mia è solo una strategia per renderlo inoffensivo…” Che idiota, ancora cercava di persuadere i presenti delle sue convinzioni. Peccato che lo stesse facendo con le mani occupate da un blaster carico e acceso, e senza più un barlume di controllo.

 

Gli sembrò il momento perfetto. Con un balzo, fu sopra l’ex assaltatore. Gli venne quasi da ridere quando comprese che la Forza gli dava il permesso di toccarlo.

 

Ben afferrò Finn per il colletto delle sua camicia chiara.

 

Gli occhi sconvolti di Finn gli fecero inarcare la bocca in un ghigno divertito. Poi alzò le spalle e lo colpì con un destro sulla faccia, mandando l’ex stormtrooper a sbattere contro qualcosa.

 

“Per tutte le costellazioni della Galassia, Ben!” gridò Rey, portandosi le mani sulla testa.

 

“Se l’è meritato” le rispose sbuffando, con un’espressione sarcastica, che per un momento lo fece assomigliare più che mai a suo padre.

 

“Krif! Ben!” imprecò Rey, girandosi prima verso di lui e, poi, in direzione di qualcuno che lui non poteva vedere.

 

“Ben lo può colpire e gli ha dato un destro!” spiegò Rey, guardando il punto dove Finn era crollato, mezzo accartocciato su se stesso, e con il volto contuso e arrossato.

 

Ma Ben ci stava proprio prendendo gusto e, già che c’era, sperimentò anche il sinistro, schiacciando il naso di Finn contro qualcosa che poteva sembrare una parete. Era tanto tempo che non si divertiva in questo modo. Ben non poteva più smettere di ridere.

 

“Lo sai da quanto tempo sognavo di farlo?” disse al traditore, muovendo le nocche che adesso gli facevano male. Forse aveva esagerato con la spinta.

 

“Basta, Ben!” strillò Rey, facendo vibrare la stanza. “Dovevamo solo discutere dei libri. Vi rendete conto di quello che state facendo?” Rey ruotò il viso, fulminando tutti i presenti con lo sguardo.

 

Finn si scosse come stordito, mentre il suo sguardo sembrava una palla da ping pong. Immaginò che stesse seguendo gli spostamenti della persona invisibile mentre si spostava.

 

Poi vide Rey gridare con tutto il fiato che aveva in gola.

 

“Mi volete spiegare che cosa vi sta prendendo? Siete diventati tutti pazzi?”

 

Ma Ben non badò al suo sguardo quando, approfittando della distrazione, scaraventò Finn contro al punto esatto dove l’aveva visto accartocciarsi, ridendo mentre lo vedeva rotolare.

 

“Basta, Ben!” gli urlò Rey, con la voce sfinita.

 

Forse stava un po’ esagerando. Ma lui non aveva nessuna voglia di smettere. Inoltre, il traditore aveva osato rialzarsi e, nonostante la stazza ridicolmente minuta, aveva persino tentato di colpirlo. Anzi no, l’aveva proprio colpito in pieno volto. E lui era stato costretto a rispondere con un pugno all'addome. Mancava davvero poco perché quel moscerino vomitasse, forse doveva dargliene un altro.

 

E sì… lo vedeva che Rey gridava disperata e li rincorreva, cercando di fermarli. Ma prendere a pugni il traditore era la cosa più divertente e soddisfacente che gli fosse capitata negli ultimi anni e no, non aveva affatto voglia di smettere. Anzi, se solo avesse potuto, lo avrebbe preso a sberle in eterno.

 

Se non fosse stato che… quel bastardo non sapeva fare a pugni, ma sapeva colpire bene in mezzo alle gambe e, in quel modo, l’aveva mandato a terra, costringendolo a contorcersi con un manifesto e doloroso ghigno disegnato sul volto.

 

Nonostante le fitte di dolore, riuscì a vedere Finn sputare un dente mentre afferrava di nuovo un blaster. Era un uomo senza fantasia.

 

Dopo tutti i colpi che gli aveva dato, però, decise di provare con dei calci nel sedere. Aveva visto sua madre cimentarsi con quelle pedate su suo padre, quando era piccolo, e solo ora scopriva quanta soddisfazione potessero dare. Il disertore era perfetto per quell’esercizio, volava in avanti con leggerezza, manco fosse stato una palla. Però, il suo viso era trasfigurato dalla rabbia. Se prima aveva avuto un dubbio, ora era certo che il disertore fosse totalmente fuori di sé. E questo lo rendeva pericoloso.

 

Rey riprese ad urlare. “Vi ho detto di fermarvi!”

 

Ma sapeva che le urla di Rey non l’avrebbero bloccato. Doveva farlo lui… Così aprì la mano, concentrandosi sulla Forza…

 

“Ho detto basta!” tuonò ancora Rey e, di colpo, si trovò a  lievitare nell’aria, accorgendosi di essere sospeso insieme al traditore.

 

Ma fu a quel punto che accadde qualcosa nella stanza, perché Rey li lasciò cadere, facendoli sbattere per terra.

 

“Che cosa succede, Rey?” le disse, senza poter osservare nient’altro all’infuori della ragazza immobile, mentre Finn, ancora sdraiato per terra, piagnucolava con lamenti isterici, sputando e imprecando contro di lui.

 

Poi vide Rey arrossire, abbassando la faccia.

 

Voleva chiederle che cosa stesse succedendo, ma Rey non gli diede neanche il tempo di formulare la domanda.

 

“È arrivata Maz Kanata!”

 

“Krif!” imprecò, prendendo a pugni un muro.

 

“La… la conosci?” Rey gli sembrò di nuovo stordita e, forse, avrebbe dovuto dirglielo prima, ma lei capì tutto da sola…

 

“Ah, sì, capisco… era un’amica di tuo padre…”

 

Vide Rey girarsi di nuovo verso la nuova arrivata e osservò con apprensione le guance della ragazza accendersi di un evidente rosso carminio.

 

Di certo, Maz stava parlando male di lui. Era ovvio che lo odiasse per quello che aveva fatto alla sua famiglia e non si meravigliò che Finn e Rey rimanessero fermi come due scolaretti, mentre Maz, molto probabilmente, stava infangando il suo passato. Ma, ad un certo punto, Rey si volse ancora verso di lui.

 

“Ha detto che ti perdona” gli sussurrò, sapendo già come avrebbe reagito.

 

E lui non avrebbe voluto piangere, ma qualcosa nel suo cuore si infranse…

 

*** 

 

Dopo l’arrivo di Maz, parlarono a lungo.

 

La Kanata ascoltò tutte le versioni dei presenti, persino quella di Ben.

 

Rey cercò di restare calma, ripetendo le parole che sentiva lentamente, valutando come riuscire a ripeterle senza offendere nessuno. Non voleva che Ben venisse giudicato o distrutto psicologicamente, non ora che si stava sforzando di contenere il suo lato oscuro. Ma non poteva neanche modificare quello che le veniva detto, perché avrebbe perso la sua fiducia.

 

Così, gli diede il tempo di pensare, di ponderare le parole. Rispettando i suoi tempi e le sue burrascose emozioni.

 

Ben non poteva sentire le parole che venivano dette nella stanza. Riusciva a sentire solo Finn e lei. Ed era sempre lei a fargli da tramite, ripetendo tutto con delicatezza: le parole di Maz, gli sfoghi di Poe e, persino, le ragioni di Finn e le incomprensioni che li avevano portati a picchiarsi come due idioti.

 

Ma, nonostante gli argomenti pungenti, Ben ascoltò in silenzio. Forse era quella la sua vera punizione. Mettersi a nudo di fronte a tutti. Giustificare le sue azioni. Ma lei era paziente. A volte, soprattutto quando si parlava delle sua famiglia, perdeva il controllo. In altre piangeva. Prendeva tutto sul personale, come se l’intera guerra fosse stata creata dai suoi familiari appositamente per abbatterlo.

Era evidente che c’erano ancora antichi rancori che non erano mai stati appianati o discussi. Forse, ci sarebbe voluto del tempo perché lui riuscisse a vedere al di là dei suoi sbagli e oltre il velo del lato oscuro con cui era abituato a scontrarsi.

 

Ma, nonostante le sue scelte, non era mai stato del tutto e pienamente colpevole. Sembrava, più che altro, che qualcuno l’avesse usato, approfittando di ogni debolezza o di quelle evidenti paure che avevano, da sempre, accompagnato la storia della sua famiglia, per manipolarlo a proprio piacimento. E lei poteva vederlo, nonostante quello che dicevano Finn e Poe. E anche Maz riusciva a percepire quanto, in fondo al suo cuore, fosse profondamente pentito. E non era perché piangeva o dava i pugni contro al muro. No, la verità era che Maz sapeva, in qualche modo sapeva… così come l’avevano sempre saputo Han e Leia. E, probabilmente, era stata quella certezza che non li aveva mai fatti arrendere. Mai.

 

Mentre Rey l’aveva capito quando si erano toccati le mani. In quel momento, di inattesa intimità, si era sentita immersa nelle emozioni di Ben. E, in quel modo, aveva sperimentato quanto in realtà fosse sensibile.

 

Forse, era stato quel eccesso di sensibilità a farlo crollare più e più volte, e a causargli quei continui ondeggiamenti da un lato all’altro della Forza. A muovere il suo destino. A renderlo una preda di Palpatine, di Snoke e persino di se stesso. Ma sapeva anche, e con estrema certezza, che Ben era cambiato. Il lato oscuro l’aveva piegato, dopo tutto quel tempo stretto nella sua morsa, ma non era mai riuscito a spezzarlo completamente. Non c’era riuscito del tutto e, forse, era proprio per quella ragione che era finito in quella specie di limbo. Quella prigione che lo teneva bloccato, come se per uscire dovesse pagare un riscatto. Un riscatto che forse era scritto in quei libri che nessuno capiva.

 

Ma, ad un certo punto, Rey sentì che Maz riusciva a intuire le parole di Ben. E, forse, era per la stessa ragione che spronava tutti a dire ogni cosa. A mettersi a nudo e a lasciarsi andare. Ed era ancora Maz che incitava tutti a non arrendersi, perché, in qualche modo, lei era proprio come Leia: caparbia e ferma nelle sue certezze, attenta e apparentemente sempre pronta ad accogliere tutti. Anche ad accogliere ancora Ben, dimenticando il passato.

 

Rey lo guardava negli occhi mentre ripeteva le parole di Maz. Lui sembrava sconvolto. In certi momenti pareva non crederle neppure, quando lei gli ripeteva quelle parole di speranza e perdono. Ma poi si arrese e lei sentì nel legame che si era lasciato andare.

 

L’unica cosa, però, su cui lui e Maz erano in evidente disaccordo, era quando Ben chiedeva di distruggere le lune, condannandolo a morte e spezzando la diade.

 

Maz sbuffava e gli ripeteva di continuo, come un disco rotto, che, se la Forza non l’aveva ancora ucciso, di sicuro doveva avere altri piani per lui.

 

Erano quelli gli unici momenti in cui Finn interveniva. Per assurdo, era d’accordo con Ben. Ma lei lo trovava fastidioso, perché sapeva bene che Finn, in fondo, dava ragione solo al fatto che Ben dovesse sparire per sempre.

 

Ma la cosa che le sembrò strana, più di tutte, fu vedere Poe starsene in disparte. Lo vide ascoltare in un angolo, senza dire niente. Forse era colpa del fatto che lui e l’aleena fossero gli unici a non percepire la Forza.

 

Però, ad un certo punto, fu proprio Poe ad intervenire, chiedendo a Finn del libro. Il suo era l’unico che ancora non era stato analizzato. Perciò li presero tutti e tre e, stando in cerchio, cominciarono a sfogliarli, fino a che Ben si accorse che c’era qualcosa di strano.

 

Prese in mano il suo volume, chiedendo a lei e Finn di accostare tutti i libri, in modo che potesse vederli. E, quando i tre libri furono sotto i suoi occhi, fu l’unico a notare che i pesci che ornavano le copertine potevano incastrarsi l’uno sull’altro, per  formare un disegno.

 

E, quando questo mistero divenne palese, decisero di leggere i libri a turno. In questo modo, senza che nessuno se ne fosse accorto prima, scoprirono che, sopra ogni paragrafo, c’erano dei numeri. Erano i numeri che servivano a comprendere il testo dei tre tomi e fu soltanto quando iniziarono a leggere nell’ordine giusto che tutto divenne più chiaro:

 

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

1

 

Quando il vuoto era l’unica forma, la Forza vivente dormiva insieme alla Forza Cosmica.
Ed erano un tutt’uno. E tutto era in pace.

Poi la Forza vivente ebbe un sentimento.
Un pensiero, o forse solo un sogno d’amore.
E l’amore prese forma.
Acqua, Etere e fuoco nacquero da questa emozione, e tutto mutò.


Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

2

 

Il fuoco divenne zolfo, l’acqua si trasformò in mercurio.
La Forza Cosmica ebbe paura e, dalla sua emozione, fuoco e acqua cominciarono a scontrarsi.
Combatterono con così tanta energia da sciogliersi nella stessa materia e dal loro incontro nacque il sale,
capace di plasmare tutti gli elementi.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

3

 

Come il seme attecchisce nella terra,
il sale si unì allo zolfo e al mercurio e tutto l’universo si formò in equilibrio.
Ma, poiché queste emozioni reclamavano il loro spazio,
la Forza Cosmica e la Forza Vivente decisero di nasconderle e trasformarle. 

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

4

 

Amore e paura e sacrificio furono rinchiusi in uno scrigno.
Un pianeta colmo di vita e vegetazione.
Lo chiamarono Tython e poiché era bello, e tutto era in equilibrio,
le Forze tornarono a dormire.

 

Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

5

 

Ma un giorno qualcosa mutò.
Qualcuno attaccò Tython per acquisire il potere delle Forze e da quel giorno i tre elementi si divisero,
trasformandosi di nuovo.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

6

 

Il Sale rimase nel nucleo di Tython,
ma dal suo interno uscirono due lune ognuna a rappresentare un sentimento opposto.
Ashla e Bogan.

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

7

 

Ashla, nata dal mercurio, figlia dell’amore, rappresentò il lato chiaro della Forza,
mentre Bogan, nato dallo zolfo, rappresentò tutte le paure e divenne il lato oscuro della Forza.

 

Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

8

 

Nonostante la divisione, tutto restò in pace perché Tython,
nato dal sale, sacrificava la sua energia per tenere le lune equidistanti ed in equilibrio.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

9

 

Anni dopo, attratti da un sogno, nove maestri arrivarono dallo spazio.
Nove templi furono costruiti.
Gli esseri viventi nati dall’amore, dalla paura e dal sacrificio,
vennero qui per studiare queste Forze dando origine agli antichi Je’daii.

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

10

Così gli Je’daii iniziarono a praticare una nuova religione,
che vedeva nell’equilibrio tra il lato chiaro e il Lato oscuro il centro della sua ideologia. 

 

Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

11

 

Nuove generazioni nacquero dopo di loro e ben presto fu chiaro che
anche il più piccolo scompenso nella Forza era in grado di causare grandi eventi naturali sul pianeta
che veniva scosso da pesanti uragani, maremoti o terremoti.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

12

 

Per questo, quando qualcuno perdeva l’equilibrio,
veniva mandato sulla luna legata al lato opposto a quello in cui eccedeva.

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

13

 

In questo modo la pace durò per moltissime ere,
ma un giorno qualcuno nella galassia cominciò a studiare la Forza per conquistare il potere.
Iniziò così una guerra e dopo anni e anni di ostilità gli Je’daii si divisero.

 

Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

14

Chi continuò a praticare il lato chiaro della Forza fondò un nuovo ordine, “gli Jedi”, e abbandonó Tython,
mentre chi rimase fedele al lato oscuro a sua volta creò un suo ordine che promise la distruzione del lato chiaro.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

15

In seguito, i due ordini si schierarono politicamente a favore della Repubblica e dell’Impero e, da allora,
continuarono a combattersi senza sosta.

 

Il libro di Ashla. 

La luna di mercurio.

 

16

 

Per questo i maestri Je’daii, prima del loro tramonto,
divisero le loro conoscenze in più libri e li nascosero nei luoghi più dimenticati della Galassia.
E, se questo non fosse bastato,
usarono la Forza per celare un’antica profezia e un ultimo libro accessibile solo ad un eletto:
la profezia della sposa Skywalker.

 

Il libro di Bogan.

La luna di zolfo.

 

17

Si narra, infatti, che se un giovane Skywalker fallirà,
na giovane sposa la Forza riunirà.

Per liberare il suo amato, attraverserà il tempo e lo spazio,
chiudendo le crepe tra le dimensioni e riunendo tutte le fazioni.
Ma, per risolvere la primordiale indeterminazione,
Ahsla e Bogan dovrà portare in collisione.

 

Il libro di Tython.

Il sale della libertà.

 

18

 

Per riunire la Forza in ogni lato,
l’antico simbolo dovrà essere trovato.
Quando l’antico simbolo sarà svelato,
il segreto dell’indeterminazione sarà rivelato.

 

Ma tu che dal fato sei stato scelto,
trova Ashla e Bogan, fai svelto.
Se la tua amica vorrai aiutare,
da mercurio la dovrai salvare.

 

~


Rimasero tutti senza fiato. Nessuno parlava, nessuno faceva ipotesi. Ma tutti si fissavano l’un l’altro, sconcertati. In effetti, lei cominciò a farsi domande e a chiedersi a che cosa sarebbe servito credere in quei libri. Lo stesso Ben era fermo, confuso, con gli occhi spalancati e senza fiato. Molto probabilmente anche lui non sapeva cosa pensare, cosa fare, cosa credere.

 

Sembrava tutto così inconcepibile, assurdo e fuori da ogni normale concetto di logica… ma, in verità, c’erano tante cose che, in quel momento, non trovavano un senso.

 

Come il fatto che, senza sapere perché, Ben aveva preso la sua mano e con il pollice accarezzava il suo palmo. Lentamente, con una dolcezza che ancora non conosceva. Con così tanto trasporto da farle provare i brividi lungo la schiena.

 

Accorgersene fu come tornare da un lungo viaggio e riuscire ancora a sentire il sapore del gusto esotico che ci si è lasciati alle spalle. Ma, in quel momento, non c’era niente dietro di lei e, forse, non c’era niente neanche nel futuro. Ma tenere la sua mano stretta le dava un grande senso di presente.

 

Un presente caldo, che l’avvolgeva e la guardava come se non ci fosse nient’altro al mondo. Come se la sua vita fosse iniziata e finita in quel preciso momento. E, pelle contro pelle, era impossibile non percepire come per lui fosse la stessa cosa. Un sentimento nuovo, eppure antico come la vita, qualcosa a cui non si può sfuggire, nemmeno abitando in due universi paralleli. Un’emozione che li faceva tremare e sentire vivi.

 

Qualcosa di talmente percepibile da doversi girare per vedere se altri la notavano, ma l’unico che la stava ancora osservando era Finn.

 

Rey sospirò, sentendosi a disagio. Non avrebbe voluto che Finn la guardasse in quel modo. Ma, allo stesso tempo, non poteva farci niente perché, anche se era passato un anno, anche se Ben erano stato un nemico, anche se nessuno poteva capirla, il suo cuore le diceva chiaramente, e senza più alcuna ombra di dubbio, che qualsiasi cosa fosse accaduta da lì in avanti, nulla avrebbe più cambiato quella singola verità: lei amava Ben. E non poteva farci niente.

 

Poi, Ben si accorse di quello che stava facendo. Si guardarono tutti e tre e Ben ritrasse la mano, arrossendo. Sembrava un bambino. Forse si vergognava e non l’aveva nemmeno fatto volutamente.

 

La mano di Rey restò sospesa a mezz’aria. Avrebbe voluto dirgli qualcosa e fargli capire che a lei quel contatto faceva piacere. Ma il ragazzo, in imbarazzo, si piegò per riprendere il suo libro e, quando lo toccò, fu il momento in cui accadde qualcosa che nessuno si aspettava.  

 

“Che cosa hai fatto?” domandò Finn, restando sorpreso. “Hai usato la Forza?”

 

“Non sono stato io” disse Ben, guardandosi intorno, per poi riportare gli occhi su di lei.

 

Ma non fu il solo, perché tutti si girarono a fissarla e, in quell’istante, senza dirsi niente, compresero che i libri erano molto più che tre semplici volumi di racconti. Senza preavviso, come mossi da una qualche energia misteriosa, tutti i tomi scomparvero e ne apparve solo uno. Un unico piccolo libro, che brillava tra le sue mani.

 

“Io non ho fatto niente.” Rey sollevò lo sguardo, cercando Maz, poi ritornò a fissare ciò che era apparso. Un solo libro, con i tre pesci intersecati sulla copertina, leggero e compatto tra le sue dita.

 

“E questo che cos’è?” domandò Finn, facendola sentire incerta. 

 

Ben non attese neanche un secondo per dare una risposta e, ancora prima che lui finisse la frase, lei sapeva che non poteva essere altrimenti.

 

“Quello…” Ben sollevò lo sguardo. “Quello è il libro della profezia.” La fissò come se il suo cuore fosse stato trafitto dalla lama di un Jedi. “La profezia della sposa Skywalker.”
 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni martedì e venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, sono qui per voi. Piangiamo insieme nell’attesa che riportino indietro Ben Solo.

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: Un abbraccio a tutti <3 Vi voglio bene. 

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate
qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

⧫⧫⧫

Nel momento in cui accettiamo i problemi

che ci sono stati assegnati,

le porte si aprono.

Non sei una goccia nell’oceano.

Sei l’intero oceano in una goccia.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 

“Che cosa hai fatto?” domandò Finn, restando sorpreso. “Hai usato la Forza?”

 

“Non sono stato io” disse Ben, guardandosi intorno, per poi riportare gli occhi su di lei.

 

Ma non fu il solo, perché tutti si girarono a fissarla e, in quell’istante, senza dirsi niente, compresero che i libri erano molto più che tre semplici volumi di racconti. Senza preavviso, come mossi da una qualche energia misteriosa, tutti i tomi scomparvero e ne apparve solo uno. Un unico piccolo libro, che brillava tra le sue mani.

 

“Io non ho fatto niente.” Rey sollevò lo sguardo, cercando Maz, poi ritornò a fissare ciò che era apparso. Un solo libro, con i tre pesci intersecati sulla copertina, leggero e compatto tra le sue dita.

 

“E questo che cos’è?” domandò Finn, facendola sentire incerta. 

 

Ben non attese neanche un secondo per dare una risposta e, ancora prima che lui finisse la frase, lei sapeva che non poteva essere altrimenti.

 

“Quello…” Ben sollevò lo sguardo. “Quello è il libro della profezia.” La fissò come se il suo cuore fosse stato trafitto dalla lama di un Jedi. “La profezia della sposa Skywalker.”

 

***

 

“Che cosa vuoi dire, Ben?” Rey piegò le palpebre verso il libro ancora posato tra sue mani. Trasudava gli echi di antiche maledizioni, il profumo avvizzito di una remota speranza e  un impalpabile alone di magia o, meglio ancora, una Forza.

 

Finn la osservò trattenere il respiro con quella sua espressione fragile: sembrava un fuscello mosso dal vento, proprio sul punto di spezzarsi. Avrebbe voluto correre per abbracciarla e farle sentire che era al sicuro, capita, amata. Ma, come fece per alzarsi, Poe lo fermò trattenendolo con un palmo.

 

Si voltò per osservare i suoi occhi morbidi, la curvatura leggermente arricciata delle sue labbra e un leggerissimo movimento della guancia.

 

Finn fece un cenno con il capo, come se volesse anticipare una domanda, ma l’amico lo capì, senza che lui dicesse una parola. Perché Poe era così: sempre un passo avanti.

 

C’era sempre stato un legame speciale tra loro, fin da quando si erano conosciuti sul Finalizer, e questo legame si era intensificato dopo la fine della guerra. Forse era per questo che gli era rimasto accanto. O, forse, era stato Poe a stare accanto a lui? La sua mente volò tra mille conclusioni diverse, finché la voce dell’amico lo riportò nel presente.

 

“Aspetta” gli sussurrò il pilota, a bassa voce. “Lasciala parlare.” 

 

Finn ebbe un brivido nel sentire il calore della sua mano, tenacemente posata sul braccio, come se lo volesse trattenere. Era una sensazione insolita, elementare, conosciuta eppure straniera, e non avrebbe saputo dire se dovesse sentirsi confortato o in pericolo. Ma Poe continuò a fissarlo con i suoi grandi occhi scuri, imperscrutabili e sinceri, dandogli speranza e un certo senso di sollievo. Sapeva che poteva sempre contare su quello sguardo.

 

Deglutì, tornando a guardare la mano di Kylo Ren muoversi languidamente tra le dita di Rey. C’era come una luce tra loro, come un'aura chiaroscura che gli ballava intorno ogni volta che si avvicinavano. Ma lui la sentiva come una scintilla di fuoco acceso, pronto a bruciarlo ad ogni contatto. Non riusciva a sopportarlo. Il suo cuore e il suo cervello stridevano, come se stessero urlando parole contrastanti e lui non sapesse più a chi dare ragione. Così, si mise a sedere, aspettando gli eventi e aspettando Rey. Percepiva i suoi dubbi attraverso la Forza, come un mare in movimento, trattenuto a malapena da una tempesta. Ma sapeva che Rey l’avrebbe raggiunto, doveva solo aspettare che lei decidesse di condividere i suoi pensieri. 

 

Ma non lo fece.

 

Spalancò gli occhi quando la vide girarsi a guardare Ren. Aveva scelto lui. Cercava il suo sguardo, la sua approvazione. Gli sembrò impossibile. La sua Rey, gentile, premurosa, perfetta. La sua amica non si era rivolta a lui, al contrario guardava quel demonio con amore. Era impossibile. Gli sembrava una follia permettere quella relazione. Quello era un mostro, un assassino. E Rey era una ragazza ingenua e lui, dentro di sé, sentiva di doverla difendere, proteggere da tutto. Forse anche da se stessa. Sentiva come una voce che lo esortava ad aiutarla. Era come un istinto, come una spinta o forse solo un pensiero irrazionale che gli faceva credere che una fanciulla non fosse in grado di scegliere da sola.

 

Gli occhi Poe lo chiamarono, distogliendolo da quei cupi pensieri, e tutte le sue certezze andarono in frantumi.

 

“Finn?”

 

La voce calma di Poe lo fece tranquillizzare. Seguì il suo sguardo tornando sul viso Rey, su quelle mani strette, che nessun altro poteva vedere. Sul suo respiro affannato. Gli occhi gonfi di lacrime. Continuò ad osservare il viso della ragazza contorcersi dentro ad un grido senza voce. Le sue emozioni disperate risuonarono come un’eco nella Forza. Seguì i movimenti delle sue mani, che lasciarono le dita di Ren per scivolare sopra quel libro logoro. Il libro della profezia. Lo sfogliò come se le pagine fossero delle lame affilate. Poi, la senti tirare su con il naso, cominciando a leggere a voce alta:

 

Il libro dell’indeterminazione e dell’equilibrio

 

Venne la notte e poi venne il giorno.

La Forza Cosmica e la Forza Vivente si andarono incontro,

per stabilire un nuovo accordo.

Una scheggia di oscurità fu posta nel cuore di un neonato, affinché l’equilibrio fosse ritrovato. 

Le due Forze usarono un granello di sale, 

per spostare tutto il mare.

Una lacrima cadde sul sale e da questa nacque l’amore. 

Quando i pianeti cominciarono a ruotare, 

un malvagio avvolse il mondo nel male. 

La Forza Cosmica e la Forza Vivente 

affidarono il fato ad un innocente.

Zolfo e mercurio presero forma umana 

e una nuova diade si trovò a metà strada.

Il legame tra loro non può essere spezzato, 

ma la morte può alterare tempo e spazio. 

Se un solo lato dovesse mancare, 

l’intero universo farà crollare. 

Ma se uno Skywalker perdesse la via, 

tu non scordare la profezia. 

Giovane sposa, non devi temere, 

se il tuo sposo vorrai riavere.

Senza sosta, ritrova il lato mancante 

e oltre al sogno sarai trionfante. 

Amore, paura e sacrificio 

saranno il prezzo per tornare al principio.

Quel che fatto è fatto e non c’è soluzione, 

ma all’inizio vi fu l’indeterminazione. 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, 

mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare. 

E tu che sei sale, 

nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

Si aprano le acque, si sollevi il mare, 

infuri la tempesta, si spostino le lune, 

se ciò che ami vorrai salvare, 

i tre simboli dovrai far combaciare. 

Ashla, Bogan e Tython, 

tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, non indugiare, 

segui la via dove porta il tuo cuore. 

E quando la fine coinciderà con l’inizio, 

nove maestri giudicheranno il tuo servizio. 

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, 

in cambio un dono avrai. 

E quando tutte le lune saranno nella stessa dimensione, 

l’amore sarà l’unica indeterminazione.

 

Quando Rey smise di leggere, tutti rimasero in silenzio, cercando di collegare tra loro fuggevoli pensieri irrisolti o, forse, restando soltanto senza parole.

 

Che cosa volevano dire quelle rime? Finn non lo sapeva. Però, avrebbe fatto qualsiasi cosa perché Rey fosse felice e, vederla invischiata in un altro problema a causa di Ren, lo faceva soffrire tremendamente. Ma la sua voce si rifiutò di uscire.

 

Fu l’aleena a parlare per prima.

 

“E quindi? Cosa sarebbe questo libro? Sarebbe questa la profezia?”

 

Maz si voltò per guardare Rey. Il suo viso era accigliato come un cielo nuvoloso. “Allora, bambina? Che cosa ne pensa Ben Solo?”

 

Rey restò immobile, ma Finn notò che il mostro strinse una mano alla ragazza, fino a farle sbiancare le nocche. Li vide guardarsi per un istante, poi entrambi sospirarono in silenzio. Gli occhi di Kylo si fecero più gentili, sussurrando qualcosa all'orecchio di lei.

 

Sentì come delle scintille vibrare nell’aria. Finn era certo di odiarlo. Come poteva un animale di quel genere fingersi così cortese? Era certo che fosse solo un modo per circuirla. Possederla, come una fiera brama la sua preda. Come avrebbe voluto costringerla ad allontanarsi da lui. Se non fosse stato pieno di lividi, avrebbe fortemente desiderato prenderlo a pugni. Ma quel fetente era pure più forte di lui. Era solo un misero bastardo. Ciononostante, e con sua grande sorpresa, la voce di Kylo gli sembrò dolce mentre parlava con Rey. Sembrava un bambino che parlasse alle rose. Un’immagine decisamente in contrasto con quel dispotico tiranno che ricordava.

 

“Io penso” le disse gentilmente, guardandola come se non ci fosse nient’altro al mondo, “penso che la profezia stia avvalorando la tesi di riportare Ahsla e Bogon alle origini. Ovvero, nel nucleo di Thyton.”

 

“Ben, no!”

 

Rey lo bloccò, sollevando le dita sulle sue labbra e interrompendo la voce del bastardo. Finn lo odiava, eppure doveva riconoscere che con lei si stesse rivelando molto diverso da quel mostro che ricordava. Sembrava veramente una fiera capace di trattenere il suo istinto più selvaggio.

 

“Per favore…” le sussurrò Kylo, avvicinando il viso alle labbra della ragazza. Avrebbe quasi pensato che stessero per baciarsi. Che schifo! Finn avrebbe anche potuto vomitare, nel vederli in quel modo. Eppure, doveva ammettere che Kylo Ren sembrava cambiato. Forse, quello che raccontava Rey era vero. No, non poteva essere cambiato. Mosse le mani, scuotendo la testa. Non era possibile.

 

“D’accordo” sussurrò Rey, accarezzando ancora e sempre più lentamente il viso di Kylo Ren.

 

Finn girò lo sguardo infastidito, ma per qualche ragione anche in lui scorreva la Forza, e questo doveva pur voler dire qualcosa.

 

“Kylo Ren pensa che la profezia stia avvalorando la tesi di riportare Ahsla e Bogon alle origini. Ovvero, nel nucleo di Thyton.”

 

“Ben Solo!” abbozzò Maz, piegando le braccia sui fianchi. “Ancora con questa storia di farti esplodere?”

 

Rey la guardò con un’espressione allarmata, rivolgendosi verso Kylo. “Maz è stanca di sentirti parlare di far esplodere te e le lune… e anche io!”

 

Finn non disse niente, ma vide Ren abbozzare un sorriso. Sembrava quasi felice per quelle affermazioni, poi il suo viso riprese quella sua espressione sarcastica. Indubbiamente stava fissando lui. I suoi occhi sembravano bruciare mentre lo scrutava. Ebbe un brivido. Che cosa voleva Ren da lu? Forse voleva intimidirlo, ma Rey gli prese una mano e Ren cambiò nuovamente espressione, prima di parlare:

 

“Guarda il libro, qui lo dice chiaramente: 

 

Il legame tra loro non può essere spezzato, 

ma la morte può alterare tempo e spazio. 

Se un solo lato dovesse mancare, 

l’intero universo farà crollare.”

 

Ren spostò i suoi capelli neri con una mano.

 

“Parla di noi, della diade. La profezia aveva previsto anche l’alterazione tra le dimensioni e la perdita di equilibrio della Forza.”

 

Non poteva dargli torto. Finn si sentì in dovere di intervenire. “Quindi, qual è la tua idea?”

 

Poe lo guardò con aria confusa. Di sicuro, non poteva né vedere né sentire quell’essere spregevole. “Finn, che cosa succede?”

 

“Finn” ripeté Maz, paziente, “vorresti metterci al corrente di quello che vi state dicendo?” Maz si avvicinò a lui, ruotando le grandissime lenti in prossimità del suo naso.

 

“Ehi, amico!” Poe gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla. “Non far arrabbiare Maz.”

 

Finn fece una smorfia, mentre la mano calda di Poe scivolava sulla sua gamba. In effetti, non si era mai chiesto perché l’amico tenesse sempre una mano su di lui. Un piccolo forno sempre vivo, sempre presente e pronto a ricordargli la sua esistenza. Caldo, ma non… spiacevole. Anzi, era come una compagnia confortante. Vitale, quanto i sorrisi che sapeva elargire alle persone che amava. Poe era…

 

Maz incalzò, avvicinando il suo viso per fissarlo talmente da vicino da non scorgere più il suo naso.

 

“Allora, Finn?” Il tono di Maz sembrava impaziente.

 

“Ho solo chiesto a Ren qual è il suo piano” disse, come se fosse confuso. Spostò la testa per allontanarsi da Maz e, nel muoversi, si sentì addosso gli occhi di Kylo, penetranti, neri, angoscianti come un pozzo senza fondo. Ma adesso gli mancava qualcosa.

 

Scrutandolo meglio, capì che gli mancava quell’alone d’odio e rancore che da sempre accompagnava la sua figura. A guardarlo bene, aveva sempre lo stesso aspetto di Kylo Ren, ma la vicinanza di Rey lo rendeva un altro uomo. Per istinto si girò a cercare lo sguardo di Poe, come se solo guardare il volto dell’amico potesse appianare i suoi dubbi, o distoglierlo da quel pensiero.

 

“Ti ha rubato la lingua un rancor?” domandò Maz, ancora immobile davanti a lui. “Qual è il piano?”

 

“Pe-per me, far esplodere le due lune di Thyton, potrebbe essere un’idea…” biascicò Finn, quasi senza pensare. Poi, gli venne in mente che avrebbe significato anche la morte di Kylo Ren e gli scappò un sorriso. Ma Rey lo fissò con gli occhi accigliati, senza aggiungere altro.

 

Sapeva che la stava deludendo ma, del resto, aveva visto anche lei che tipo d’uomo fosse Ren. L’aveva picchiato quasi senza una ragione… anche se… ripensandoci, anche lui avrebbe reagito in quel modo, se qualcuno avesse puntato una pistola alla testa di Poe. Forse… Aspetta? Che pensiero assurdo, come gli era venuto in mente un simile paragone? D’un tratto, i suoi pensieri si aggrovigliarono. Si grattò la testa, cercando di capire se stesso, come se una voce interiore gli stesse facendo una confessione ma, prima di riuscire a sentire quelle parole, la voce di Ren gli fece dimenticare ogni altro pensiero.

 

“Io credo che ci siano anche troppe conferme” aggiunse Kylo, ripetendo alcune parti delle rime:

 

“Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, 

mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare. 

E tu che sei sale, 

nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

... 

i tre simboli dovrai far combaciare. 

Ashla, Bogan e Tython, 

tutto tornerà al suo phanteon.”

 

Rey ripeté le parole di Kylo, poi aggiunse:

 

“È vero, ci sono delle conferme sulla diede, sugli errori che si sono susseguiti, sulla storia degli antichi Je’daii e anche sulle lune di Thyton, ma non c’è scritto da nessuna parte che facendole esplodere tu riesca a tornare con noi. Al contrario, le rime dicono:

 

Giovane sposa, tu non tremare, 

segui la via dove porta il tuo cuore. 

... 

E quando le lune saranno nella stessa dimensione, 

l’amore sarà l’unica indeterminazione.”

 

Rey si alzò in piedi come se quel gesto la rendesse più convincente.

 

“Questo vuole dire che…” Ren strinse i pugni mentre parlava, come se volesse nascondere il suo nervosismo. “…grazie a te la Forza tornerà in equilibrio, ma…” si alzò anche lui in piedi, toccandosi la testa con un’espressione infelice, poi aggiunse: “Non abbiamo scelta, Rey…”

 

Ren non finì la frase, ma Finn aveva capito a che cosa volesse alludere. Ripensò alle rime. “Tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.” Era una frase che parlava da sola. Forse era chiaro che la Forza gli stesse chiedendo un pegno per la sua malvagità. Solo Rey si rifiutava di comprenderla.

 

“E quindi, Solo?” Maz si spazientì e camminò velocemente verso Rey. Forse si era avvicinata intuendo che accanto a lei si trovasse Ben Solo. “Quale sarebbe il tuo piano?”

 

Tutti restarono immobili, come se aspettassero che Rey riferisse le parole a Ren. Ma lui l’avrebbe sentito senza dover aspettare, e forse i suoi pensieri risuonarono nella Forza, perché Ren la fissò con uno sguardo profondamente intenso, prima di parlare.

 

“La mia idea è questa.”

 

Ren sospirò prima di esprimersi, lasciando intendere quanto quel pensiero lo turbasse. Ma fu solo un istante, poi cambiò di nuovo espressione, addolcendo il suo viso per osservare Rey. 

 

“Sulla faccia orientale di Exegol, l’impero ha lasciato le Death Star Destroyers che in quel momento erano fuori uso. Come sapete, le navi al servizio di Palpatine erano dotate di uno speciale laser gravitonico, simile a quello della Morte Nera. Ebbene, quel superlaser è in grado di distruggere un pianeta. La mia idea è quella di rimettere in funzione una di quelle navi. Modificare la potenza dei laser in modo da non distruggere totalmente le lune.”

 

Finn ascoltò Rey, mentre ripeteva le sue parole, ma vide Poe agitarsi sulla sedia, come se il sedile fosse bollente, così decise di intervenire.

 

“Siamo sicuri che questa non sia una trappola?”

 

Poe lo guardò, alzando un sopracciglio, e Maz cominciò a ridere a squarciagola.

 

“Finn, Ben vive nella diade. Hai almeno capito il suo piano?”

 

Ci pensò, comprendendo che, forse, non ci aveva ancora ragionato abbastanza. Fece un sospiro, lasciando cadere le braccia. Ma, poco prima che ammettesse la sua frustrante incomprensione, Poe intervenne.

 

“Ho capito.” Poe cominciò a gesticolare. “Ammesso e non concesso che sia possibile riparare una nave imperiale, ammettendo persino di riuscire a regolare i cannoni laser, in modo da non disintegrare l’intero pianeta, l’idea di Kylo è buona. In pratica, sta proponendo di bombardare una faccia di Thyton e spingere le Lune fuori dalla loro orbita gravitazionale in modo che precipitino contro il pianeta. È questa la sua interpretazione di ritornare all’origine?”

 

Finn rimase interdetto, non era affatto convinto che fosse un buon piano, ma vide Ren sorridere quando Rey gli ripeté ogni parola espressa dai presenti.

 

“Esatto!” continuò Ren. “L’idea è quella! Con il superlaser possiamo creare un cratere abbastanza profondo da contenere quello che resterà delle lune dopo l’impatto. Se la nostra interpretazione delle rime è giusta, sale, mercurio e zolfo sono solo delle allegorie dei diversi lati della Forza, rappresentati anche dalle Lune.”

 

“Come fai a dirlo?” Finn era perplesso per quella risposta, qualcosa non gli tornava. Si alzò anche lui in piedi e aggiunse: “Se Ahsla è il lato Chiaro e Bogan rappresenta il lato Oscuro, la Forza è sempre stata rappresentata da due estremi. Non c’è un terzo elemento!”

 

“Oh sì che c’è, Finn.” Maz intervenne prima ancora che Rey ripetesse le sue parole a Ren. “È evidente che non conosci bene la Forza. La Forza è un’unità composta da due estremi opposti che ruotano intorno ad un perno. Il perno stesso è la Forza. La Forza è tutto. Quella che è sempre stata vista come l’opposizione di due lati è soltanto un errore che si è venuto a creare dopo che l’ordine degli antichi Je’daii si estinse.”

 

“Quindi…” balbettò Finn, sgranando gli occhi e grattandosi la testa con molta più enfasi di prima, “vuoi dire che, oltre ad un lato Chiaro e un lato Oscuro della Forza, esiste anche un…”

 

“Un lato grigio, Finn: l’equilibrio tra i due lati” rispose Maz con un’espressione serafica.

 

Finn non riuscì più neanche a sollevare le mani per grattarsi. Che cos’era questo lato grigio? E, se Rey e Ren rappresentavano una diade, allora lui… lui era… “Aspetta” aveva bisogno che Maz gli schiarisse le idee; perché se Ben avesse rappresentato Bogan e Rey Ahsla, avrebbe voluto dire che la Forza voleva che lui fosse…

 

“Tu sei Thyton, Finn.” Rey spalancò gli occhi, lasciando andare la mano di Ren per potersi spostare verso di lui.

 

Per la prima volta Rey lo guardò con occhi diversi, spalancati e scintillanti, come non li aveva mai visti… “Quindi tu, puoi aiutarmi a riportare Ben nella nostra dimensione. È per questo che scorre in te la Forza!”

 

La ragazza gli venne incontro. Per la prima volta, il suo viso era colmo di una gioia che non le aveva mai visto. E sapeva che stava pensando di liberare Ben Solo, ma vederla avanzare in quel modo gli diede un brivido. Un sentimento assopito che si svegliava dal letargo. Un motore che si accendeva e gli rombava nel petto.

 

“Finn, hai capito quanto sei importante?” gli sussurrò Rey, porgendogli una mano.

 

La guardò avvicinarsi a lui, lentamente, con un sorriso smagliante stracolmo di speranze. In passato le sarebbe corso incontro per abbracciarla, ma era trascorso un anno da quando avevano sconfitto la flotta di Palpatine su Exegol. Un anno durante il quale aveva pensato a lei ogni giorno. 

 

Per un anno si era domandato se il suo sentire la Forza fosse un segno. Un legame creato dalla Forza per perpetuare una nuova generazione di Jedi. Si era immaginato di percorrere le vie della Forza, vestito di bianco, accanto a lei… avrebbero avuto dei figli e li avrebbero cresciuti come Jedi. Nella sua mente era stato già tutto stabilito. Tranne che, per un lunghissimo anno, Rey non l’aveva mai cercato… mai…

 

“Quindi, Finn rappresenta Thyton?” intervenne Poe, alzandosi dalla sedia per portarsi accanto all’amico.

 

Finn si girò verso di lui, sentendo di nuovo il calore della sua mano calda posata sulla sua spalla. Era caldo come il fuoco rassicurante di un camino in una notte di pioggia. I loro occhi si incontrarono e non trovò nessuna malizia quando Poe allungò l'altra mano per posarla sulla spalla di Rey.

 

Lui era fatto così, abbracciava sempre le persone che riteneva importanti. Le toccava, regalava loro i suoi sorrisi colmi di entusiasmo. Poe era quel genere di amico che ti faceva sentire importante. Quello che non ti abbandona. Quello con la battuta sempre pronta e il cuore grande per far sentire gli altri amati. Poe era… 

 

“Finn, aiutami” gli disse Rey, regalando un sorriso ai suoi amici e ricambiando la stretta di Poe. I tre ragazzi si strinsero e Rey continuò a chiedere il suo aiuto.

 

“Se i versi sono veri, dicono di andare dove porta il cuore. E il mio cuore mi dice che tu mi aiuterai.”

 

Finn si scostò dall’abbraccio. Il suo cuore batteva velocemente, il braccio di Poe era sempre stretto sulla sua schiena e lui avrebbe fatto di tutto per far felici i suoi amici, ma aiutare Ren…

 

Di colpo alzò lo sguardo, notando Ren in piedi a fissare il loro abbraccio. Era scuro nei vestiti e nel volto. Rassegnato e con le braccia strette contro al corpo. Esprimeva talmente tanto dolore da fargli sentire in bocca un amaro sapore di tristezza. Era un mostro, ma amava Rey e, nel darle la sua energia vitale, aveva in parte sanato le sue colpe. Per quanto grandi e imperdonabili che fossero le cattive azioni che aveva commesso, adesso era imprigionato in una non vita, senza pace e senza morte. Una condanna eterna che, forse, sarebbe proseguita anche dopo la morte di Rey. Decisamente una pena enorme. E, per un breve momento, provò compassione per il mostro che poco prima gli aveva rotto un dente. Fu solo un attimo, un piccolissimo e fragile pensiero, ma fu in quell’attimo esatto che chiuse gli occhi e decise di aiutarlo.

 

“Va bene, Rey. Ti aiuterò a salvarlo…”
 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: Un abbraccio a tutti <3


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte.
Hai uno stile meraviglioso. Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

Quando si attraversa un periodo difficile, quando tutto sembra opporsi a te…
quando senti che non potresti sopportare un altro minuto, non mollare!
Perché è quello il momento e il luogo in cui il destino cambierà.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

Così Finn aveva accettato di aiutarla. Era stata un’emozione che le aveva fatto scoppiare il cuore. Finn era sempre stato speciale. Ora le sembrava tutto più chiaro. Il legame, la diade, quell’amicizia così importante.

 

Finalmente le era diventato evidente perché, in qualche angolo del suo cervello, avesse sempre continuato a pensare a Finn. Ed era quasi una risposta banale ora che leggeva gli eventi alla luce della profezia.

 

Le loro vite erano state legate dalla Forza e, come gli elementi elementari, avevano bisogno uno dell’altra. Anche se il legame tra loro, fino a quel momento, si era manifestato con sentimenti diversi. Come se l’Energia primordiale, con loro tre, avesse scelto di replicare le diverse sfumature dell’amore. E Rey, adesso, sentiva la certezza che, se loro avessero collaborato, di sicuro sarebbero riusciti a salvare Ben… e con lui anche l’equilibrio della Forza.

 

“Possiamo salvare Ben, possiamo salvare tutti…”

 

Era questo che le diceva il suo cuore. Il messaggio carpito da tutti quei libri misteriosi ormai le sembrava sempre più chiaro. Così come era diventato chiaro a tutti che lei fosse la Skywalker della profezia… ma una cosa proprio non le tornava: perché i libri si riferivano a lei come ad una sposa?

 

Sospirò, guardando il libro spesso e logoro tra le sue dita. Aveva deciso di tenere quel tomo per sé, per rileggerlo e meditare ancora sulle parole della profezia. Lo strinse forte contro al petto, chiudendo gli occhi in cerca di un segno tangibile. Ma una fitta al cuore le ricordò una nuova evidenza: Ben non era più apparso.

 

Guardò fuori dall’oblò della sua stanza. Quel giorno c’era un sole meraviglioso, ma lei non sognava di uscire a scoprire quel pianeta come avrebbe fatto una volta. No. Lei sognava di poter vedere ancora Ben.

 

“Il mio Ben” ripeté, come se fosse una preghiera, stringendo a sé le braccia e sperando che la Forza li connettesse ancora una volta.

 

“Ben, perché non vuoi vedermi?” disse a voce alta, sperando che in qualche modo lui la sentisse. Ma il legame taceva.

 

Dopo che avevano deciso come portare la profezia a compimento, Ben era scomparso. La Forza non li aveva più collegati, così come non era più riuscita a sognarlo.

 

“Ben, che punizione è questa? Perché non vuoi più vedermi?”

 

Ormai erano giorni che non lo sentiva. Cercava di stimolare il legame come poteva, lo chiamava, meditava, cercava persino di modificare i propri sogni, ma non cambiava nulla. Il collegamento tra loro era terribilmente assente. E, dopo tanta attesa, pensò che Ben si fosse offeso.

 

L’ultima volta che si erano visti, lui aveva fatto finta di niente, ma si era accorta benissimo del suo sguardo cupo quando si era avvicinata a Finn. Quando l’aveva abbracciato. Quando l’aveva ringraziato per il suo aiuto. Possibile che Ben avesse frainteso il suo atteggiamento?

 

Ma qualcosa era successo. Aveva sentito un silenzioso grido di dolore nella Forza. Come un urlo. Una lacerazione. Una disfatta.

 

Apparentemente, Ben era rimasto fermo, come pietrificato. Ma lei lo conosceva abbastanza bene da sapere quanto stesse soffrendo. Lui non aveva mai avuto dei veri amici. Non si era mai appoggiato a nessuno. Non aveva mai conosciuto qualcuno su cui poter contare. Lei era stata la prima persona di cui si fosse fidato. Per questo non riusciva a non pensare a quello sguardo da cane bastonato che aveva assunto poco prima di sparire.

 

Era così triste da sembrare quasi disperato. Lui, che aveva voluto essere il più grande maestro oscuro mai esistito. All’improvviso, le era sembrato solo un uomo che andava in pezzi.

 

Ma la cosa che le faceva più male era il pensiero che, se non fosse riuscita vederlo, non avrebbe potuto spiegargli quanto per lei fosse importante. Quanto desiderasse potergli stringere le mani e quanto pensasse ancora a tutto quello che era successo tra loro… i suoi occhi pieni di stelle, la sua bocca gonfia dai baci, le sue mani bollenti e amate… 

 

Prese fiato, lasciandosi cadere sul letto. Non aveva mai provato emozioni così forti. Ma i ricordi dei suoi occhi colmi di luci e desideri lasciarono il posto all’immagine del suo volto contratto e deluso, dopo che lei era andata incontro a Finn…

 

L’aveva visto indietreggiare, i capelli scuri di Ben che ricadevano sul suo viso, come se fossero rami di un salice piangente, appena mossi dal vento. La sue labbra, prima gonfie e rosate, erano state sostituite da una dura linea di dissenso. No. Non poteva lasciarlo con quel dubbio. Doveva vederlo subito. Doveva spiegarsi, parlargli, stringergli le mani e fargli che capire che lui era importante, che lui era… era… no, non riusciva a dire quelle parole. Per quanto non riuscisse a fare altro che pensare a lui.

 

“Torna da me, Ben…”

 

Sospirò, concentrandosi in levitazione. Socchiuse gli occhi guardando un raggio di luce che filtrava da fuori. Milioni di particelle ballarono nell’aria, colorandosi d’oro e d’argento. E, proprio quando riuscì a sintonizzarsi con il respiro della Forza, qualcuno bussò alla sua porta.

 

“Rey? Posso parlarti?”

 

La voce di Finn arrivò da dietro le ante di legno. Rey si alzò dal letto, trascinando il proprio cuore affranto fino alla porta, la aprì e salutò l’amico.

 

“Ciao, Finn.” Gli sorrise. “Mi cercavi?”

 

“Sì, io… avevo bisogno di parlarti.”

 

Rey lo osservò mentre si grattava nervosamente la testa. Il suo cuore ebbe l’istinto di saltare un battito. Cosa voleva dirle con quell’espressione così dura e tesa stampata sul volto?

 

“Va bene.” Continuò a sorridergli, nascondendo un pensiero fugace. Si morse le labbra, indicando il tavolino con le due sedie su uno dei lati della stanza, invitandolo a sedere.

 

“Vuoi da bere?” gli domandò, mentre il ragazzo si accasciava sulla sedia.

 

“Okay, grazie.” 

 

Rey gli porse il bicchiere, ma era evidente che anche Finn fosse a disagio. Lo vide scuotere la testa, sollevando la bocca in un sorriso imbronciato. E non c’era bisogno della Forza per sapere di che cosa le volesse parlare. Però finse indifferenza, versando del caf freddo nel bicchiere di Finn.

 

“Ecco io…” Il ragazzo afferrò il bicchiere, guardando il caf ballare all’interno.

 

“So di che cosa mi vuoi parlare, Finn.” Le era talmente chiaro che decise di affrontarlo senza indugiare. “Vuoi sapere di me e di Ben…”

 

“Sì, be’… ecco…” Finn sollevò il volto con un’espressione seria e composta, ma non del tutto convinta. “Io mi chiedevo perché…”

 

“Perché lo amo, nonostante tutto?” lo prese a bruciapelo. 

 

L’amico spalancò la bocca ancora livida e dolorante per i colpi che gli aveva dato Ben giorni addietro. Ma Rey decise di restare ferma a guardarlo senza più sorridergli. Le parole che Finn aveva usato nei suoi riguardi non le avevano fatto piacere. 

 

Chi era Finn per giudicare i suoi sentimenti? Come poteva decidere che cosa fosse giusto o sbagliato per lei, come se lei non fosse in grado di prendere delle decisioni da sola? Certo, e su questo non poteva dargli torto, Kylo Ren era stato un mostro. Ma era stato abusato da quel malvagio di Palpatine in tutti modi possibili. Gli aveva tolto tutto per una stupida vendetta contro la sua famiglia. E, se ancora tutti lo vedevano con mostro, lei sapeva che in realtà era stato una vittima. Come lo era stata lei. Una vittima di cui tutti avrebbero sempre avuto paura. Perché la Forza era sì un grande potere e una grande responsabilità, ma anche una condanna…

 

“Ecco io…” Finn iniziò a parlare, catturando la sua attenzione.

 

Rey ebbe come un sussulto, domandandosi perché avesse tanta paura di esprimersi. Ma, se l’argomento fosse stato ancora quello a cui stava pensando, non l’avrebbe aiutato. Così rimase impassibile a bere il suo caf freddo mentre Finn deglutiva a vuoto.

 

Il ragazzo sollevò gli occhi dal pavimento, asciugandosi delle gocce di sudore che gli colavano sulla fronte. Poi prese coraggio, strofinando velocemente le mani sulle gambe.

 

“Vedi io… mi ero chiesto perché proprio io e te avessimo ricevuto il dono della Forza e…”

 

Spalancò gli occhi in evidente imbarazzo. Poi inclinò la testa come se dovesse spingere le parole fuori dalla bocca, senza riuscire ad esprimersi.

 

“Dimmi tutto, Finn, non temere.” Nel suo cuore avvertì delle piccole fitte di dolore e, a quel punto, intuì di aver travisato i pensieri dell’amico. Ma il nuovo sospetto non la rassicurò affatto. Perché Finn, forse, non voleva parlare di Ben, bensì di…

 

“Ecco, io…”

 

Finn interruppe i suoi pensieri.

 

Lo osservò mentre, con evidente disagio, si stringeva le mani fino a far sbiancare le nocche. Poi le parlò tutto d’un fiato, arrossendo sempre più violentemente dopo ogni parola.

 

“Ecco… io…  io ti voglio bene, Rey!”

 

“Anche io, Finn!” 

 

La ragazza gli rispose d'impulso, sentendo il suo cuore battere sempre più forte. Era proprio questo che voleva dirle? Di colpo si sentì turbata, ma Finn prese il sopravvento, parlando a dirotto come se fosse un rubinetto rotto.

 

“Il fatto è che, per tanto tempo, sono stato convinto di una cosa e poi…” 

 

Finn lasciò cadere le braccia come se si stesse arrendendo a qualcosa che lei non riusciva a capire.

 

“Vedi… sì, io penso che lui non ti meriti.”

 

Rey sospirò, prese il caf e diede un lunghissimo sorso alla sua bevanda, senza rispondere. Rimase immobile come se fosse diventata di pietra. Avrebbe voluto dirgli che non doveva preoccuparsi per lei, che lei sapeva controllare i suoi sentimenti ed era certa che Ben fosse cambiato ed era anche convinta che meritasse una seconda occasione, perché la sua vita era stata tutto un inganno. Ma Finn la prese alla sprovvista.

 

“Rey…”

 

Si avvicinò a lei come se qualcosa gli bruciasse dentro. Si sporse dalla sedia, respirando velocemente. Le prese le mani come se stesse per confidarle un grandissimo segreto. E lei si fidava di Finn, gli aveva sempre voluto bene. Talmente bene che, prima di innamorarsi irrimediabilmente di Ben Solo, aveva sentito una leggera attrazione per quel ragazzo buffo e gentile. Aveva un cuore d’oro e cercava sempre di proteggerla. Era talmente prodigo di attenzioni che persino adesso, che le stava parlando, improvvisamente, le aveva preso le mani. Un momento! Che cosa sta succedendo? pensò tra sé e sé.  Perché, guardandolo da quella distanza, le sembrò che fosse sul punto di confessarsi o di baciarla.

 

“Io penso che tu possa avere di meglio, Rey…”

 

Finn le parlò così da vicino da farle sentire il calore della sua pelle e il suo respiro che ondeggiava lentamente, stretto in uno spasimo di tensione dipinto sul suo viso pallido.

 

“So badare a me stessa, Finn” gli disse dolcemente.

 

E sapeva che l’amico stava valutando il suo permesso per avvicinarsi ancora ma, stranamente, non si sentì in pericolo quando le poggiò una mano sulla nuca. Anzi, con estrema sicurezza, allungò un braccio per posarlo fraternamente su una spalla del ragazzo.

 

“Il fatto è che ti ho pensata tanto…” le sussurrò, scorrendo i lineamenti del suo viso con lo sguardo.

 

Rey rimase immobile. Finn stava superando un sottile confine, eppure percepì qualcosa di più forte di un’improvvisa, calda e incontrollata richiesta di intimità. 

 

“Che cosa vuoi dire?” lo incoraggiò, sentendo nella Forza il suo crescente disagio.

 

“Ti ho pensata così a lungo” continuò, accarezzandole la pelle sottile intorno alle orecchie con le sue mani grandi, scure e piene d’emozione.

 

“Così a lungo da pensare a te ogni giorno, ma…”

 

“Non capisco, Finn, cerca di essere più chiaro.”

 

“Il fatto è che tu non c’eri.”

 

Rey sollevò una mano sul viso di Finn. Non aveva mai fatto un gesto così intimo a nessuno che non fosse Ben e, per un attimo, si sentì esposta. Finn avrebbe potuto fraintendere il suo gesto.

 

Ma lui abbassò lo sguardo, spostando una mano per posarla su quella dell’amica. 

 

“Io ho pensato di essere follemente innamorato di te…”

 

“Finn…” 

 

Il cuore di Rey cominciò a battere forte come un tamburo, ma non si spostò da quell’intreccio di mani.

 

“Tu sai che il mio cuore appartiene ad un altro.”

 

“Ma, poi…” continuò il ragazzo, come se non l’avesse neppure sentita parlare. “Poi, ho capito, Rey…”

 

Le sue labbra tremarono, sull’orlo di sfocate emozioni. 

 

“Avevo bisogno di trovarmi qui e vederti… avevo bisogno di stringerti tra le mia braccia…”

 

Rey capì cosa volesse dirle l’amico. Era come una farfalla che volava oltre le pareti della stanza. Un’emozione nascosta e da poco compresa. Per questo, sentendosi al sicuro, si avvicinò ancora a lui per abbracciarlo più stretto.

 

“Oh, Finn, penso che sia una cosa bellissima. Non devi vergognarti.” 

 

Finalmente riuscì a sorridergli con tutto il cuore. Era felice che Finn avesse deciso di confidarsi.

 

“E così, adesso, hai capito?” soggiunse con un sussurro, stringendolo forte contro il suo petto, come se volesse cullarlo.

 

“Io…” sospirò il ragazzo. E, se fosse riuscito a terminare la frase, forse quel loro abbraccio sarebbe sembrato meno compromettente, ma quando Ben apparve nella stanza attraverso il legame, vedendoli così intimi e stretti, lasciò cadere tutti libri che teneva tra le mani.

 

“Che cosa state facendo?” Ben impallidì, aprendo le labbra, senza dire altro. Ma i suoi occhi gridavano. Sembravano specchi che andavano in frantumi.

 

Rey e Finn si guardarono a vicenda, con un'espressione mista tra angoscia e paura. Le mani di Rey cominciarono a tremare, mentre il suo corpo diventava preda di violenti brividi freddi. Perché la Forza le stava facendo questo? Ben la stava fraintendendo.

 

No, Ben, non pensare male. Per me ci sei solo tu pensò, prima di reagire. Ma era troppo tardi. Il volto di Ben era talmente contratto da sembrargli più colmo d’ira della volta che si erano affrontati nella foresta di Tokodana.

 

“Ben!” sussurrò, andandogli incontro. Era totalmente nel panico.

 

Persino Finn si mosse di scatto, negando quello che sembrava innegabile.

 

“So che sembra così, ma non è quello che stai pensando…” Finn indietreggiò, vedendo Ben avanzare verso di loro.

 

Rey fece un altro passo e il suo cuore andò in affanno, furioso come un cavallo al galoppo. Batteva e batteva e non c’era bisogno di grandi spiegazione per vedere il dolore trasfigurare i lineamenti di Ben.

 

Rey portò le mani verso di lui. 

 

“Ascolta, Ben, non è successo nulla.” 

 

Rey cercò di sembrare calma, ma il suo animo era pronto ad esplodere come se fosse stata una miccia lasciata accesa. Avrebbe voluto dirgli di più, ma Ben piegò il viso da un lato, come  se stesse cercando di trattenere un grido o forse solo parole di disprezzo. Ma, invece di gridare e reagire con violenza, si limitò a fissarla negli occhi e poco dopo scomparve.

 

Rey e Finn rimasero fermi a guardarsi. Nei loro occhi sembrava che fosse passato un temporale. Il fiato sembrava fuoco quando attraversava i polmoni e l’aria faceva ardere il profumo della più miserabile forma di tristezza. L’ombra di un tradimento si alzò tremula nella stanza. Aveva commesso un errore imperdonabile. Come avrebbe fatto a convincere Ben che non era successo proprio niente?

 

“Mi dispiace” le disse Finn, lasciando cadere il capo verso il basso. Un rantolo di nervosismo prese il posto della sua voce.

 

“Lo disprezzo, ma non fino a questo punto…”

 

Rey, invece, alzò il viso per guardare l’amico.

 

“Non importa, Finn, non abbiamo fatto niente di male. Quando finalmente riuscirò a parlarci… capirà.”

 

Finn annuì, ma non sembrava convinto. 

 

“Io non voglio che tu soffra ancora, Rey… Meriti di essere felice.”

 

Rey sospirò, come se quella fosse una risposta, poi riprese le mani all’amico, sorridendogli senza avvicinarsi oltre.

 

“lo so che sei mio amico, Finn. E apprezzo che tu voglia difendermi. Ma non ce n’è bisogno. Ben è cambiato e ci amiamo.” Spezzò il sorriso, mordendosi l’interno della guancia. “Se mai riuscirò ancora a vederlo…”

 

Finn assunse un’espressione depressa e seriamente dispiaciuta. “Digli che…” aggiunse una smorfia, come se stesse compiendo un’impresa superiore alle sue forze. Ma, quando lo disse, la guardò fissa negli occhi. “Digli che mi dispiace.”

 

Rey ricambiò lo sguardo, con un timido rinnovato entusiasmo. 

 

“Lo farò!”

 

Si sorrisero ancora una volta, poi Finn lasciò le sue mani per tornare da Poe. Però, quando fu dinanzi alla porta, Rey lo chiamò indietro. 

 

“Finn!”

 

Il ragazzo si girò, senza riuscire a dire niente.

 

Rey mosse di nuovo un passo nella sua direzione, mordendosi le dita nervosamente.

 

“Riguardo a quello che volevi dirmi…”

 

Finn, quasi inciampò nei suoi stessi piedi mentre camminava verso l’uscita.

 

Ma Rey non badò alla sua espressione confusa e, cercando di essere gentile, aggiunse: “Penso che dovresti dirgli quello che provi…”

 

Finn ebbe un sussulto, ma dissentì con la testa. Poi posò un palmo contro lo stipite della porta, guardando il pavimento. Respirò più in fretta, come se stesse percorrendo una salita, quindi la guardò di nuovo negli occhi.

 

“Ti ringrazio di avermi permesso di capirlo…”

 

Rey gli rispose con dolcezza, scostandosi una ciocca di capelli sfuggita dall’acconciatura. 

 

“È stato un piacere.”

 

Il ragazzo abbassò la maniglia, pronto a lasciare la ragazza sola con le sue ombre; ma, prima di andar via, si girò un’ultima volta a guardarla.

 

“Ti voglio bene, Rey.”

 

Lei gli sorrise con l’espressione più gentile che riuscì a regalargli, nonostante il cuore spezzato e la paura angosciante di aver ferito Ben in modo irreparabile. Tuttavia, nonostante il dolore che provava, riuscì a rispondergli. 

 

“Anche io.”
 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: Un abbraccio a tutti <3


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate
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A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

⧫⧫⧫

La paura è senza motivo.
Essa è immaginazione,
e vi blocca come un paletto di legno può bloccare una porta.
Bruciate quel paletto.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

  

Finn aveva appena mosso un passo oltre la stanza di Rey, quando Poe, Maz e l’aleena arrivarono dietro alla porta.

 

Finn fu sorpreso da quell’arrivo inaspettato, ma cercò di nascondere la sua espressione nervosa.

 

A Poe, però, bastarono appena pochi secondi per capirlo, non aveva bisogno di troppe spiegazioni per sapere che cosa gli stesse passando per la testa. Così tamburellò con le nocche sulla porta, preparandosi nell’ardua impresa di tentare di stemperare la tensione dell’amico.

 

“Tutto bene?” domandò, fingendo indifferenza ed entrando nella stanza. Poi, guardò Finn dritto negli occhi, come era solito fare, con la faccia mezzo seria di chi sta per fare una battuta divertente. Ma era solo apparenza. Era la solita maschera che usava indossare quando gli stava vicino. Un maschera che durò il tempo di un pensiero, poi lo sguardo di Finn lo colpì come uno schiaffo contro al viso.

 

Un brivido gli percorse la schiena e lui fu costretto a irrigidirsi per nasconderlo. Ma non poteva evitare di notare come Finn fosse abbattuto, con il volto stravolto e una riga di tristezza che gli deformava il profilo. Che si fosse dichiarato con Rey e fosse stato respinto?

 

Si girò per analizzare lo stato d’animo di Rey. Se le sue supposizioni erano esatte, anche lei sarebbe apparsa un po’ scossa. E difatti era tesa, frustrata, con gli occhi lucidi, come se stesse trattenendo a stento le lacrime. Chissà che cosa si erano detti? Ma il risultato era evidente e lampante, proprio sotto gli occhi di tutti. Qualcosa doveva essersi spezzato tra loro. Così, sospirando, decise che avrebbe potuto dare un piccolo aiuto. Un soccorso ai cuori infranti che non avrebbe mai voluto vedere…

 

“Rey?” Aggrottò le sopracciglia, tirandole verso l’alto. “Finn?” domandò ancora, facendo finta di sbuffare.

 

Lentamente si girò a guardare prima uno e poi l’altra, in modo da studiarli entrambi. Ne dedusse che doveva per forza essere successo qualcosa di spiacevole e concluse che non fosse il caso di fare altre domande, anche perché Rey e Finn sembravano imbarazzati, delusi e persino un tantino nervosi. Che fare, per risollevare la situazione?

 

Ma sì! Poteva continuare a fingersi l’amico irriverente che era sempre stato. Per questo, andò a posarsi sulla spalla di Finn, fingendo di guardarlo con quella sua espressione mezzo divertita. Ma non era affatto divertimento quello che provava per quello stupido e cieco ex stormtrooper. Era qualcos'altro…

 

Qualcosa da nascondere e preservare… un sentimento tanto bruciante quanto fastidioso e proibito e per questo non necessario. Ma lui era abituato a ignorare le sue emozioni, così indossò la solita maschera superficiale e scrocchiò le giunture del collo, fingendo l’ennesimo sorriso di scherno.

 

“Allora? Volete stare qui a girarvi pollici tutto il giorno?” Piegò la testa, stringendo Finn per le spalle e allungando una mano per trascinare Rey più vicino.

 

“Siete pronti per riparare una nave del Primo Ordine?” Si voltò di nuovo per guardarli entrambi e poi, senza attendere una risposta, li trascinò con sé fino alla nave da trasporto predisposta da Maz.

 

Rey e Finn si sedettero dietro a Poe, mentre Chewie predisponeva i motori per il decollo.

 

“Awwwwwww” grugnì Chewie, spostando il muso verso l’alto.

 

Poe si girò per sorridergli e dirgli che non serviva a niente lamentarsi che il sedile era troppo stretto, mentre C-3PO esclamava preoccupato, nella direzione di R2-D2: “Oh, cielo! Come faremo a riparare una Death Star Destroyers senza avere le specifiche di progetto?” Alzò le mani verso l’alto, mostrandosi sempre più preoccupato. “Oh, cielo! Alterare la portata di un superlaser, poi, sarà come giocare d’azzardo. Dovremo andare a tentativi, sperando di ricadere nella probabilità più ottimistica.”

 

“Bip-bip-biiiiiip” lo interruppe R2-D2. Il messaggio era chiaro. 

 

Avevano tutti paura, ma Poe non voleva che fosse la paura a vincere quel momento. Così, prese la decisione di sollevare comunque il morale dei suoi amici.

 

“Tu che ne pensi, BB-8? Sei anche tu così pessimista?”

 

BB-8 cominciò a rotolare avanti e indietro, tra lui e Rey, ma la ragazza lo afferrò per le curve della sua struttura.

 

“Andrà tutto bene BB-8. Ti fidi di me?”

 

BB-8 emise un breve sibillo per accennare una risposta e Rey accarezzò la sua lamiera tondeggiante con un’espressione affettuosa.

 

Poe scosse la testa sorridendo, la sua amica si era proprio affezionata al suo droide!

 

“Grazie, BB-8,” sussurrò Rey, sollevando gli occhi in direzione di Poe. “Lo so che posso sempre contare sul tuo appoggio.” E lui sapeva che lo stava dicendo a voce alta perché tutti la sentissero. Forse, soprattutto lui…

 

Poe mascherò un sorriso compiaciuto e si girò verso i suoi amici.

 

“Allacciate le cinture, si parte!” 

 

Il suo sorriso si allargò nel notare le pupille di Finn dilatarsi poco prima di entrare nell’iperspazio. Poi, la velocità della luce gli tolse ogni pensiero, ogni respiro, ogni ricordo di quella pelle scura e calda che amava stringere tra le sue braccia.

 

Milioni di scintille saettavano intorno alla nave. Lo scricchiolio delle lamiere gli fece stringere i denti, mentre attraversavano intere galassie alla velocità della luce. Le mani strette sui comandi. Gli occhi strizzati, come se l’universo stesse per esplodere. Poi il bagliore divenne più tenue, la tensione meno stringente e le lamiere rallentarono lentamente lo stridio delle vibrazioni. Era a quel punto che, generalmente, accadeva il miracolo.

 

La velocità della nave diventava sopportabile e, tra scintillii indefinibili e ronzii terrificanti, appariva l’universo così come ogni uomo lo ricordava: milioni di stelle e luci sparse nel cielo. Disegni di costellazioni che splendevano a rischiarare la vastità di una notte senza fine. Poi, apparve Exegol. Una sfera appesa nell’universo, apparentemente immobile, grigia e interamente ricoperta di una cupa foschia. Lo stesso tetro pianeta dove avevano combattuto l’ultima battaglia contro il Primo Ordine un anno prima.

 

“Siamo quasi arrivati” disse, con voce sommessa, non appena la nave si trovò in prossimità della faccia orientale del pianeta.

 

Poe aveva seguito le coordinate esatte, le stesse che erano stata riferite da Solo. Ma, nonostante tutto, sorvolando il pianeta disabitato, rimase stupefatto nel vedere le distese di navi appartenute alla Sith Eternalfleet del Primo Ordine. E fu come tornare indietro nel tempo in un solo secondo. Il suo cuore si fermò nel notare la punta della Steadfast usata dal Generale Pride durante la battaglia di Exegol. La carcassa languiva contro il terreno, totalmente sconfitta. Quella nave, che era stata il fiore all’occhiello del Primo Ordine, adesso giaceva spezzata in più tronconi conficcati contro il suolo, come se qualcuno li avesse lanciati da lontano, con l’esatto intento di farli accartocciare contro al terreno. Tutto intorno, tra rottami e lamiere, un mare di Star Destroyer appartenute alla Sith Eternal Fleet perfettamente allineate e ferme. Probabilmente, erano state abbandonate a se stesse dopo la pesante sconfitta. Una flotta morta, che non avrebbe volato mai più. Ma, dopo una prima visione, scendendo sempre più a bassa quota, fu evidente come anch’esse fossero state colpite da resti di lamiere e parti scomposte di navi da guerra che, probabilmente, dovevano essere precipitate in modo sparso e distruttivo proprio sopra i velivoli abbandonati.

 

Poe sentì il sangue gelare nel vedere quella vastità di navi sul suolo di Exegol. E, scendendo sempre più in basso, fu sempre più chiaro anche a tutti gli altri che le navi, con cui contavano di portare a termine l’operazione, versavano in un pessimo stato. Dal cielo doveva essere precipitato un fiume di rottami tale da rendere qualsiasi mezzo totalmente inagibile. Non sarebbe stato uno scherzo riuscire a farne funzionare anche una soltanto. Con un leggero senso di sconforto, girò gli occhi verso il copilota.

 

La risposta di Chewie non si fece attendere: “Hwwww awww, awwwhh.” La pensava proprio come lui. Ci sarebbero voluti mesi per sistemare un mezzo agibile. E chissà quanto ci sarebbe voluto prima di rendere funzionante un laser gravitonico per poter bombardare Tython e farvi rientrare le lune. Eppure Rey, con il suo solito ottimismo, riuscì a vedere un’alternativa.

 

“Guardate là!” La ragazza si slaccio la cintura, indicando una nave semi nascosta dentro ad un hangar.

 

Finn, per la prima volta dopo ore, guardò l’amica con aria sollevata. Poe fece in tempo a notarlo con la coda dell’occhio che Finn le aveva già risposto, assumendo via via un'espressione sempre meno tesa. Ma i suoi occhi erano spalancati e increduli come se lo ritenesse impossibile.

 

“Ma… quella… sembra proprio…” balbettò Finn, spalancando la bocca e scuotendo il capo. Il suo labbro tremò sconcertato e Poe si sbrigò a dargli man forte, prima che il suo amico cadesse nel panico. Chissà quali terribili ricordi doveva avergli scatenato quella visione.

 

“Non è che sembra, Finn… Direi che è proprio una Star Destroyer di classe Xyston.” Ma neanche lui fece in tempo a finire la frase che Rey si stava già preparando per l’atterraggio.

 

“Oh, cielo!” riprese a balbettare C-3PO in direzione di R2-D2. “Una Star Destroyer Xyston come quella usata dal Comandante Chesille_Sabrond per distruggere il pianeta Kijimi.”

 

R2-D2 gli rispose con un enfatico “bip piiiiiiiiiiip” e solo allora anche Finn si decise a prepararsi per scendere.

 

“Se riusciamo a rimettere in aria quella nave, praticamente avremo tutto ciò che ci serve per creare un cratere su Tython!” Finn sembrava decisamente felice per quella scoperta.

 

Poe spense i motori, preparandosi ad aprire i portelloni delle nave e a rincorrere l’amica. Non aveva nemmeno avuto il tempo di spegnere la nave, infatti, che Rey  era partita di gran carriera, seguita dai R2-D2, BB-8 e da un C-3PO sempre più riluttante e preoccupato per la riuscita della missione. Con lei erano andati anche Chewie, Maz e l’aleena. Praticamente, si erano fatti trovare sulla porta già da quando aveva cominciato le manovre di atterraggio.

 

Ma Finn era rimasto perplesso e seduto sulla sua sedia fino a che non aveva finito di occuparsi delle procedure sulla plancia. Che lo stesse aspettando?

 

Lo scrutò, colmo di domande, mentre si infilava il blaster nel fodero. Poi lo vide alzarsi, come se fosse un automa, con gli stessi occhi vitrei di un uomo che ha lasciato la testa in un’altra dimensione.

 

No, non lo stava aspettando. Di sicuro si era illuso. Così sospirò, intuendo che Finn fosse solo ancora nervoso per quel qualcosa che era successo con Rey. E lui non era certo di voler indagare a fondo su che cosa si fossero detti i suoi amici. Ma ignorare il problema non l’avrebbe certo reso inesistente e teneva troppo a quello stupido assaltatore per lasciarlo bollire nel suo brodo. Fece un altro sospiro e si decise a parlare.

 

“Vuoi parlarmi di quello che è successo con Rey?”

 

Si avvicinò a Finn per rassicurarlo e farlo sentire compreso, amato. Con quel suo solito amore fraterno che poi così fraterno non era… Ma tanto, come sempre, Finn non si sarebbe accorto dei suoi sentimenti, del palpito che provava quando gli sorrideva, dell’emozione che gli suscitava il solo averlo vicino.

 

Finn gli sorrise all’improvviso e lui si dimenticò di ogni cosa.

 

“Oh, Rey…”

 

Finn  abbassò il capo, arrossendo.

 

“Avevi ragione, Poe.”

 

“Ragione?” domandò il pilota, pensando di dirlo al suo interno.

 

“Certo, avevi ragione anche questa volta.”

 

“Io ho sempre ragione!” gli rispose, sollevando le labbra in un mezzo sorriso.

 

Finn rise di gusto e Poe pensò che sarebbe potuto morire solo per quella visione, ma Finn, fortunatamente, tornò serio e distante.

 

“Rey lo ama. Lo ama follemente. Lo ama così tanto da essere certa che sia cambiato. Lo ama al punto da preferire la morte, piuttosto che vivere senza di lui.”

 

Poe si rabbuiò ancora prima che Finn finisse la frase. E certo era grave che Rey avesse perdonato Solo per le atrocità che aveva commesso. Era grave che Rey ritenesse il sacrificio di Ben sufficiente per riscattarlo agli occhi della Galassia. Ma lui si fidava della sua amica, sapeva che il cuore di Rey era grande quanto la sua Forza, ma sapeva che anche Leia aveva perdonato suo figlio e, come Rey, non aveva mai smesso di amarlo e aspettare il suo ritorno alla luce. Per questo, anche se aveva odiato Ben Solo con tutte le sue forze e a lungo, aveva sempre saputo che Rey e Leia avrebbero sempre creduto in lui. E, forse, era stato proprio quell’amore incondizionato a salvarlo. Ma non era il pensiero di un riscattato Ben Solo a turbarlo, e nemmeno Rey.

 

Quello che lo feriva era vedere Finn soffrire per Rey. Si sarebbe mai accorto dei suoi sentimenti? Se anche si fosse arreso all’evidenza che Rey era innamorata di un altro, avrebbe mai potuto accoglierlo come qualcosa che non fosse unicamente un amico? E, se anche Finn si fosse mostrato gioviale e libero sentimentalmente, come avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto dirglielo? Così, a bruciapelo? Oppure avrebbe fatto finta di niente, lasciando che fossero gli istinti a dominare la scena? I suoi occhi ruotarono in un pensiero di terrore. E se si fosse lasciato andare e Finn avesse deciso di respingerlo con odio? Il suo viso divenne pallido al solo pensiero. No, no. Questo non doveva accadere. Sarebbe stato meglio restare in solitudine, piuttosto che dover rinunciare alla sua amicizia… No, lui…

 

“Perché fai quella faccia?”

 

Finn si girò verso di lui, avanzando di qualche passo fino a raggiungerlo. “Lo so, può sembrare assurdo, ma è così.”

 

Una mano di Finn si alzò, allontanandosi dal suo corpo come se volesse toccarlo. Poe ebbe un sussulto nell’accorgersi che le dita di Finn stavano per poggiarsi sul suo viso.

 

Il suo cuore cominciò a pompare ossigeno e il suo volto cambiò colore. No, non doveva permettere che i suoi sentimenti rovinassero tutto. Trattenendo un gemito tra i denti, stringendo l’addome, quasi fino a farsi mancare il fiato, si allontanò da quella mano.

 

Finn lo guardò in modo strano, lasciando la mano sospesa a mezz’aria. Il suo volto sembrava confuso e un leggero rossore comparve sulle guance dell’assaltatore. Possibile che l’avesse offeso?

 

“Io… io…” balbettò, indossando la sua feroce maschera dell’ilarità irriverente. “Non capirò mai le femmine!”

 

Gli sorrise, sperando che il resto del suo corpo non lo tradisse. Ma la sue braccia non riuscivano mai a stare al loro posto.

In un secondo, abbandonarono i suoi ordini e si lanciarono per abbracciare Finn intorno alle spalle.

 

Finn gli sorrise di nuovo e ancora una volta Poe si costrinse a sembrare indifferente.

 

“Forse è arrivato il momento di fidarci di Rey” gli disse, ricambiando il sorriso.

 

Le sopracciglia di Finn si incurvarono incerte.

 

“Mi stai dicendo che vuoi fidarti Kylo Ren? Credi veramente che ora sia veramente tornato a essere Ben Solo?”

 

Poe allargò il braccio libero, trascinando Finn fuori dalla nave.

 

“Penso solo che non capisco le donne, ma molte volte hanno ragione… ho già sbagliato una volta a non fidarmi di Holdo, ma non sbaglierò con Rey…”

 

“Cosa stavate facendo?” gridò Rey, vedendoli arrivare. “Sapete che racconteremo ai posteri di aver riparato un turbolaser senza di voi?”

 

Poe alzò una mano, accelerando il passo. “Signorina Rey, lei sa che sono il miglior pilota della Galassia?”

 

“Questo è tutto da vedere!” gridò Rey, ridendo ed esultando con Maz per essere riuscita a forzare il portellone della Star Destroyer Xyston. “Tra l’altro” aggiunse la ragazza, “non è detto che un buon pilota sia anche un buon meccanico!”

 

Poe la raggiunse con Finn al seguito. “Signorina Rey, lei non sa di chi sono figlio io…”

 

Rey rise sotto ai baffi, andando incontro a Poe e a Finn con una grossa chiave inglese in mano, muovendola contro il loro viso come se fosse una minaccia. Poi, indicò un corridoio che probabilmente avrebbe portato alla sala di controllo e aggiunse:

 

“Potrei decisamente dire la stessa cosa…”

 

 


Angolo della scrittrice:

Carissimi, vi chiedo scusa per l'imperdonabile ritardo. Molti di voi che mi conoscono sanno che ogni tanto ho i miei periodi "oscuri". Purtroppo ho avuto qualche problema con il lavoro. Incredibilmente, in questo periodo, c'è stato più lavoro che sotto natale e non sono riuscita più a leggere o scrivere... A peggiorare la situazione si sono organizzati tutti gli elettrodomestici di casa, in primis la lavatrice che ha allietato il mio tempo con ben due meravigliosi allagamenti, seguiti da una felice settimana in pieno 1800, ovvero senza frigo, aspirapolvere e lavatrice. (Come vi dicevo si è rotto tutto...). Grazie al signore (grazie signore, grazie, grazieee) almeno le consegne continuano a farle perciò, forse, mangerò tramezzini per un po', ma adesso almeno sono tornata al nostro secolo...

 
Detto questo, di cui posso immaginare non ve ne fregherà un fico secco, eccomi qui con un nuovo capitolo. In realtà ho aspettato di averne almeno tre già scritti e disponibili in modo da non dovervi più far aspettare a lungo.
Tra l'altro, adesso, avrò qualche giorno libero e quindi avrò più tempo per scrivere le miei storie e leggere le vostre.

Vi abbraccio tutti con affetto non tanto virtuale e vi aspetto la prossima settimana.
 
Visto che quest'anno cadono vicine:
 
Buona Pasqua e Chag Pesach Sameach! 
E un saluto a tutti coloro che hanno da poco festeggiato la Laylat ul Bara’ah.
Per non dimenticare nessuno, un saluto a chi tra poco festeggerà il capodanno Indiano (Baisakhi).
Sempre nel periodo dal 10 al 13 Aprile cadono tantissimi eventi del calendario Buddista (tutti bellissimi, Auguri a tutti voi.)

Visto che questo storia è ispirata ad un principio della maccanica quantistica vi saluto con una frase di Stephen Hawking:

"Einstein sbagliò quando disse: -Dio non gioca a dadi-. La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere."

 
Note:

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Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Ci vediamo venerdì <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

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⧫⧫⧫

Il cielo aperto beve dalle loro coppe rotanti, il sole si veste con l’oro della loro generosità. 

Quando due di loro s’incontrano, non sono più a lungo due. Sono uno e seicentomila.

Le onde dell'oceano, ecco ciò a cui più somigliano quando il vento fa dall’unità i numeri.

Questo accade al sole quando si divide in raggi. Il disco del sole esiste, ma se vedi solo i raggi potresti dubitarne.

La combinazione umano-divino è un’unità.

La pluralità è l’apparente separazione dei raggi.


(Rumi)

⧫⧫⧫

 

“Sei sicura che partirà?” Poe si mostrò poco convinto. Ma Rey fece un timido sorriso verso l’amico.

 

“Certo che funzionerà: ho riadattato le griglie rimaste intatte della Steadfast, in modo che i due elettrodi combaciassero con lo screen greed e l’accelerator greed originali.”

 

Poe seguì con lo sguardo il potenziale movimento che gli ioni avrebbero fatto per poter essere focalizzati fuori dalla camera di scarica attraverso le aperture.

 

Poi, con uno slancio, si spostò oltre la lamiera del vano motore superiore, arrampicandosi con le braccia.

 

Finn lo seguì con lo sguardo, grattandosi la testa. Rey sorrise nel vederlo mimare i movimenti di Poe con la stessa espressione inebetita che mostrava quando Maz e Chewie rivangavano il passato usando solo la lingua Shyriiwook. Era evidente che non doveva aver capito un accidente.

 

“Quindi, tu pensi che da qui…” suppose Poe, indicando l’elettrodo che Rey aveva agganciato alla camera di scarica pochi minuti prima, per poi muovere la mano indicando un’altra parte del motore. “...proprio da qui, il secondo catodo riuscirà ad attrarre ed espellere gli elettroni necessari a neutralizzare la carica positiva del fascio ionico?”

 

Rey sospirò, alzando le braccia. “Lo spero, Poe. È un mese che proviamo! Deve funzionare per forza!”

 

“Un mese esatto” ripeté Finn, scivolando fino al punto in cui Rey stava accovacciata cercando di sistemare la valvola del propulsore.

 

Rey sollevò le pupille per guardarlo, arrestando per un secondo il movimento del saldatore. Ma, quando i loro occhi si incontrarono, li abbassò subito, fingendo di soffiare sull’ultima saldatura effettuata. Non rispose. Non avevano più parlato dall’ultima volta che Ben li aveva sorpresi a scambiarsi confidenze e non sapeva neppure se avesse voglia di riprendere l’argomento, visto che Finn non si era mai dichiarato con Poe, mentre Ben… Be’, lui era proprio scomparso.

 

Fu l’aleena a riprendere l’argomento, ignorando di spezzare, in questo modo, tre cuori in un solo colpo.

 

“È inutile che la guardi in quel modo, fustacchione, dovresti saperlo che è innamorata di un’altro…” ridacchiò, scendendo dai barili impilati da cui cercava di riparare una paratia parzialmente basculante. Noncurante delle occhiate omicide dei due umani e dello sguardo atterrito della ragazza, l’aleena continuò a camminare verso di lei.

 

“Allora, bellezza?” Fece un’altra manciata di piccoli passi saltellanti, poi aggiunse: “Notizie del tuo sposo?”

 

Rey cambiò espressione, perdendo ogni traccia del suo gioviale sorriso.

 

Sospirò, non sapendo che cosa dire. Strinse le labbra, lasciando che si grinzissero quasi fino a farle sparire dentro ad una smorfia indolenzita e, solo a quel punto, Finn le tornò vicino con aria protettiva.

 

“Potresti farti gli affari tuoi!” rispose acido, piazzandosi in mezzo.

 

Rey rimase in silenzio, non era affatto necessario che Finn la difendesse, ma allo stesso tempo non amava parlare di Ben… 

 

Almeno, non amava più parlarne da quando era scomparso. Non da dopo che l’aveva vista abbracciata con Finn. Ben doveva aver frainteso il loro gesto. Lei sapeva che Ben era convinto di non meritarla e, nel vederla in quello stato così confidenziale, esattamente nel modo in cui l’aveva vista con Finn, doveva avergli lasciato spazio al fraintendimento. Di certo, doveva essersi convinto che, essendo lui il colpevole dello squilibrio nella Forza, e soprattutto a causa alle malefatte che aveva commesso nel passato, non ci fosse per lui altra scelta che la morte. Ma, quello che meno di tutto riusciva a sopportare, era il fatto che Ben la credesse destinata a stare con Finn. E lei, senza volerlo, aveva alimentato quel terribile dubbio. Probabilmente era proprio per questo che le stava lontano. Almeno, questa era la sola ragione plausibile che fosse arrivata a scovare. Del resto, perché evitarla nonostante il legame che li univa? Loro erano una diade…

 

Eppure, non era proprio del tutto sparito. Ogni tanto riusciva a vederlo mentre studiava, mentre leggeva, altre volte ne sentiva appena la voce o le vibrazioni dei pugni che scaricava contro le pareti, come milioni di missili decisi a distruggere ogni cosa. Ma erano solo pochi istanti. Come delle distrazioni, durante le quali lui non si accorgeva di aver lasciato aperto il legame. Poi, però, si rendeva conto che lei era lì. La guardava come se fosse un demone, con un'espressione più sofferente che offesa, e subito dopo il legame svaniva. Era un mese che, ogni volta che si vedevano, lui scompariva quasi subito, senza darle neanche un attimo per spiegare la situazione. Non le lasciava neanche il tempo di una parola, un gesto, un lamento. Nulla.

 

Avrebbe voluto dirgli che tra lei e Finn non c’era niente, non c’era mai stato niente! Avrebbe voluto spiegargli che il suo cuore gli apparteneva. E forse non solo il cuore… Avrebbe voluto parlargli della notte che erano stati insieme, di come si era sentita completa e finita, stretta tra le sue braccia, di come la Forza avesse cantato quando l’aveva baciata con ardore e di come fosse perfetto il suo corpo o di quanti e quali tipi di brividi sapesse darle quando le accarezzava la schiena e…

 

Avrebbe potuto parlargli per ore e ore, se solo le avesse dato il tempo per spiegarsi. Ma lui le negava ogni cosa e la nave che avrebbe portato a compimento la profezia sarebbe stata pronta molto presto.

 

Doveva essere pronta molto presto!

 

Perché la situazione, nella Galassia, stava precipitando. Senza il lato oscuro a riequilibrare la Forza, sembrava che gli esseri viventi stessero perdendo l’interesse per la vita. Maz le aveva spiegato bene il fenomeno dell’equilibrio. All’inizio, l’assenza del lato oscuro aveva reso tutti più miti. Le guerre erano cessate e interi popoli, in lotta da millenni, avevano interrotto le ostilità, dimenticandosi persino del motivo per cui avevano iniziato a combattere. Ma, poi, gli effetti di quella mancanza avevano portato ad un calo generale delle nascite, mentre sempre più persone si lasciavano andare ad uno stato di mortale abbandono.

Interi pianeti, senza più la voglia e l’energia di combattere per vivere e senza più niente per cui fosse necessario lottare, cedevano all’eutanasia collettiva. Gli uccelli smettevano di volare, i pesci si spiaggiavano in branchi e molti quadrupedi di varie specie non trovavano più necessario vagare in cerca di cibo, o combattere per guadagnare il diritto alla riproduzione. E tutto questo perché la vita stessa aveva bisogno di equilibrio. La vita e la morte, la guerra e la pace, il bene e il male, la luce e il buio, tutto aveva bisogno di equilibrio e di esistere insieme al suo opposto. Esattamente come lei aveva bisogno di Ben… forse, anche lei stava morendo, senza di lui… forse, anche lei aveva iniziato una lenta discesa verso l’oblio. Ma non voleva cedere… lei non poteva cedere, non ora che la nave era quasi pronta. C’era una profezia da avverare e una sposa da…

 

Ecco appunto: se il suo destino fosse davvero stato quello di unirsi a Ben come una sposa, come avrebbe potuto riuscirci, se lui continuava ad ignorarla? No, non potevano continuare in quel modo. Doveva uscire da quella situazione. Doveva parlargli, o almeno tentare. Lei doveva per forza…

 

“Bene, Rey!” disse Maz, avanzando a passo vivace verso di lei e distogliendola dai suoi pensieri. “Vedo che siete riusciti a riparare questo motore.”

 

C-3PO, come un cagnolino che scodinzola in cerca di attenzioni, seguì Maz per spiegarle le ultime migliorie che avevano apportato al propulsore.

 

“Ho fatto alcune simulazioni.” La voce del droide protocollare si impennò con un leggero gridolino di soddisfazione. Maz si girò distogliendo, per un attimo, lo sguardo da Rey.

 

Bastò quel gesto per convincere un esultante C-3PO a dettagliare le sue osservazioni.

 

“Le analisi dicono che i macroioni, già dopo le prime mille iterazioni, ci restituiscono una fuga di particelle dal flusso primario lungo la direzione radiale. Da una prima stima, questo “spreading” diventerà più consistente con il passare del tempo, sino a quando, raggiunta la   condizione stazionaria, il numero di macroioni che entrerà dal piano di uscita del propulsore eguaglierà quello che esce dalle frontiere aperte del dominio.”

 

Maz si girò di scatto, ruotando i suoi grandi occhiali. “Non ho capito: volerà o non volerà?”

 

“Oh, cielo!” rispose C-3P0, sollevando le braccia e gesticolando come una vecchia pettegola messa alle strette. “Certo che volerà, e potrà portarci nell’iperspazio in meno di tre parsec!”

 

“Uh!” Maz sussultò entusiasta. Sembrò sul punto di fare altre domande a C-3P0, ma invece si girò a guardare Rey con aria preoccupata.

 

“Ci sono novità da Solo? Come sta il ragazzo?” 

 

Senza voltarsi a guardarla, Rey sentì il rumore provocato dagli occhiali di Maz mentre girava quella rotella che non sembrava avere mai fine, per sondarla fino alla ossa. Non ebbe bisogno di muovere le pupille per sentire che Maz le stava appena ad un passo dal proprio naso. E fu quasi sicura che Maz riuscisse a scorgere persino i battiti del suo cuore, perché subito dopo si tirò indietro, ruotò nuovamente gli occhiali e fece dei curiosi colpi di tosse cambiando argomento.

 

“Touch, touch” tossì, ruotando il busto per avvicinarsi a Finn. 

 

“Allora? Sei pronto?”

 

Finn spalancò gli occhi, cominciando a sudare come tutte le volte che Maz gli rivolgeva una domanda. Sembrava sempre che lei fosse sul punto di rivelare chissà quale verità sul suo conto, ma poi si fermasse all’ultimo secondo, aspettando che fosse lui a parlarne.

 

Ogni volta, Rey si domandava se Maz non avesse per caso anche qualche dono divinatorio, oltre a percepire il mistero della Forza. Perché era certa che Finn non avesse mai rivelato un suo pensiero a chicchessia e, di certo, avrebbe evitato di confidare qualsiasi cosa a Maz.

 

“Quindi non c’è niente che devi dire, Finn?”

 

Rey continuò ad osservare il suo amico, mentre sudava sempre più imbarazzato e sembrava non sapesse più dove volgere lo sguardo. Finn guardava Maz, poi guardava lei e poi guardava Poe, quindi tornava con gli occhi su Maz. E il pilota, ogni volta, interrompeva le sue faccende e si fermava a ricambiare lo sguardo, come se anche lui fosse curioso di sapere quali misteri nascondesse Finn e se finalmente si fosse deciso a rivelarli.

 

Ma Finn non diceva niente. Riusciva a malapena a balbettare qualcosa di indecifrabile o a ripetere le ultime sillabe del discorso di Maz. A volte Rey pensava che Maz lo prendesse in giro. Ma, ormai sempre più spesso, aveva il dubbio che Maz avesse delle intuizioni sempre più azzeccate o, forse, che quei suoi occhiali le permettessero veramente di vedere in fondo all’anima. Perché, se tutte le altre volte le domande erano concentrate su Finn e i pensieri che lui non si decideva a condividere, quel giorno Maz sembrò voler toccare delle note dolenti e ancora non del tutto risolte. Ma, per una volta, non era da Finn che voleva risposte.

 

“Io credo che sia arrivato il momento di parlare con Solo. Non lo credi anche tu, Rey?”

 

Questa volta fu lei a sudare, mentre Maz faceva girare la messa a fuoco dei suoi occhiali.

 

“Ben, non si fa vedere da un po’, Maz…”

 

Non avrebbe voluto parlarne in pubblico. Da un lato, non apprezzava che gli altri conoscessero i suoi pensieri e, dall’altro, temeva che le assenze di Ben fossero scambiate per il lato oscuro del suo carattere. Un lato che non poteva essere cambiato, neanche da tutta la luce della Forza, né da lei e, forse. soprattutto da lei…

 

“Rey, è passato un mese! La profezia si può avverare solo se tutti gli elementi partecipano. Ti ricordi? 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.”

 

Rey arretrò d'un passo, ma Maz le prese le mani tra le sue.

 

“Non lo capisci, bambina, senza di lui non sarà possibile riportare l’equilibrio nella Forza. Ogni giorno che voi trascorrete ignorandovi l’un l’altra, milioni di specie si estinguono. Tu devi convincerlo ad aiutarvi.”

 

Rey sentì le proprie labbra tremare senza controllo. Avrebbe voluto togliere le mani dalla stretta di Maz per portarsele sul viso e nascondere la sua espressione sconfitta. Ma l’aliena le teneva strette e non le sembrò educato strapparle da quella posizione.

 

“Maz, io non so cosa fare… non sta nella stanza accanto, sta in un’altra dimensione! E non mi da modo di parlargli.” La voce di Rey divenne sottile come quella di una bambina e lei stessa rimase meravigliata di come il suo tono fosse così simile ad un lamento.

 

Maz continuò a tenere una mano imprigionata tra le sue dita, utilizzando l’altra per girare ancora una volta le sue enormi lenti. Poi il suo viso divenne più dolce e i suoi occhi più stretti, come se stesse cercando le parole più gentili per farsi capire.

 

“Siete una diade nella Forza, Rey. Io non credo che tu abbia bisogno di essere invitata… e lui non è più un principe, ma un prigioniero… e, anche se ancora non te ne fossi resa conto, sei tu a tenerlo… in vita. Siete interconnessi… è questo l’equilibrio nella Forza. Non possiamo abbandonare l’equilibrio ai piccoli litigi tra amanti.”

 

Rey sentì le proprie guance prendere fuoco. Questa volta tolse velocemente le mani da quelle di Maz, non pensando più se fosse o meno educato, decisa più che mai a nascondere il suo colorito sempre più accesso.

 

“I-io…” la sua voce tremò, cercando una risposta sensata. Ma non c’era un senso a quello che aveva detto Maz. Stava praticamente dando tutta la colpa a lei. Ah, questa sì che era bella!

 

Se fosse dipeso da lei, Ben non sarebbe neanche mai passato al lato oscuro. Inoltre, se avesse veramente avuto il potere di tenere prigioniero o liberare Ben Solo, non avrebbe pianto, un anno intero, la sua morte in solitudine e abbandono. Maz si stava certamente sbagliando e, infine, quelle parole la mettevano in cattiva luce davanti ai suoi amici. Come se fosse colpa sua… come se dipendessero da lei le idee strampalate e pessimiste di Ben Solo. Eh, no! Non avrebbe permesso, con il suo silenzio, che tutti pensassero che lei non stesse facendo niente. Nessuno avrebbe nemmeno dovuto pensare che l’assenza di Solo dipendesse da lei. Ma, mentre tutti la osservano con occhi curiosi, sospendendo le loro attività sulla nave, lei sentì la sua lingua incollarsi al palato, come se volesse respingere la possibilità di difendersi da quelle accuse.

 

“Non dirmi che, con tutto quel legame che vi unisce, non sei in grado di convincere quel ragazzo a darti attenzione.”

 

Questa volta la sua lingua reagì, ma non nel modo sperato. Neanche una sillaba uscì dalla sua gola, ma un riflesso interno la costrinse a spalancare la bocca come se volesse urlare. Se solo le parole che voleva gridare ai quattro venti fossero uscite come lei comandava… Ma il suo corpo sembrava ribellarsi ad ogni comando, limitandosi a farla arrossire, sudare e far battere il suo cuore forte come un tamburo nel bel mezzo di una processione. E lei avrebbe voluto potersi difendere e spiegare come Ben chiudesse il legame ogni volta che lei provava a parlargli, o ricordare tutte le volte che, in quel mese, si erano incontrati e lei l’aveva inutilmente pregato di ascoltarla. O come avesse cercato di spiegargli che tra lei e Finn non c’era mai stato niente, tranne una grande e sincera amicizia. E che lui, Ben, era di certo meritevole del suo amore e non solo perché erano legati dalla diade. Dopo un anno e un mese che pensava a lui notte e giorno, era ormai arrivata alla consapevolezza di amarlo. E non lo amava per la Forza, la diade o tutte quelle cose mistiche che fino a quel momento li avevano legati. No. Lei lo amava come uomo. L’avrebbe amato anche se non avesse avuto neanche un briciolo di quel talento legato all’energia Cosmica. Se solo lui le avesse dato tempo e spazio per dirglielo… tanto tempo e tanto spazio, per trovare l’audacia di cercare le parole giuste per spiegarglielo… lei, forse, e con tanto coraggio, che ancora non aveva trovato, sarebbe riuscita a dirglielo. E non sarebbe stata l’unica cosa che gli avrebbe voluto far sapere, ma il solo pensarci la fece arrossire di un colore così intenso da temere che la sua pelle potesse accendersi come una lampadina. 

Ma, di certo, tra tutte le varietà di cose che avrebbe voluto dirgli, non ce n’era neanche una che si potesse condividere con i presenti… Così, mentre si sforzava per mantenere il colorito del viso un po’ meno acceso, nessuna parola le sovvenne in sua discolpa. Solo un imbarazzato silenzio.

 

Silenzio e imbarazzo che Maz, senza nessun riguardo, osservò da una distanza sempre minore. E, nel silenzio assordante in cui era rimasta incastrata, mentre lei abbassava il capo senza riuscire a parlare, Maz piegava le labbra, assumendo un’espressione sempre più maliziosa.

 

“Rey” aggiunse Maz, allargando il sorriso e spostandole il mento con tre dita. “Non vorrai farti spiegare da me, come si convince un uomo ad ascoltare…”

 

Il colorito di Rey virò al magenta, mentre un tic nervoso cominciò a farle ballare l’occhio destro. Che cosa le stava dicendo esattamente Maz? Di colpo, pensò che le sue budella avessero deciso di stringersi, fino a strozzarla dall’interno, da quanto si sentì a disagio.

 

“I-io…” balbettò, cercando di risponderle, ma tutto ciò che le veniva in mente erano gli occhi offesi e amareggiati di quell’idiota di Ben Solo. Ma la cosa più incredibile era che lei dovesse essere sgridata per entrambi. Come se fosse stata colpa sua che quel ragazzo, viziato e irascibile, non la voleva ascoltare.

 

“Ma io sto già facendo il possibile!” riuscì a gridare tutto d’un colpo, come se la lingua si fosse finalmente arresa alle richieste del suo cervello.

 

“Di sicuro non il possibile che intende Maz” sghignazzò l’aleena, girandole intorno e sollevandole una parte del tessuto della tunica proprio all’altezza del sedere.

 

Gli occhi di Finn diventarono enormi e il suo collo si allungò a dismisura, analizzando con estrema attenzione il punto esatto che l’aleena stava evidenziando con grande generosità per i presenti.

 

“No…” disse a bassa voce Maz, facendo un segno all’aleena perché la smettesse. Ma la piccola aliena continuò molto divertita.

 

“Qui sembra tutto a posto!” continuò, arrampicandosi sulla sua schiena. Se Rey non fosse stata paralizzata dalla vergogna, pensò che l’aleena sarebbe presto trapassata a miglior vita e non per cause naturali.

 

“No!” ripeté Maz, muovendo le mani per fermare l’aleena con un movimento delle dita sempre più animato e deciso. Ma l’aleena continuò a spostarsi intorno al suo corpo, come se nulla fosse.

 

Finn fece una smorfia sgomenta, mentre Poe, dopo un primo momento di sconcerto, cominciò a ridere.

 

“Che diavolo stai facendo?” riuscì finalmente a dirle Rey, tentando di divincolarsi dalla piccola aliena petulante, e cercando di capire le sue intenzioni, minacciandola con lo sguardo.

 

“Qui sembra tutto buono per fini riproduttivi” proclamò l’aleena, infilando la testa proprio dentro al retro dei pantaloni di Rey che, esausta, la sollevò per il collo, rimpiangendo di non essere lei la parte più oscura della diade.

 

Proprio mentre Rey stava per lanciarle un fulmine di Forza, Maz intervenne, facendo scivolare l’aleena oltre le mani di Rey.

 

“Prima di tutto, gli umani si riproducono dall’altro lato” disse Maz a denti stretti, cercando di contenere un malcelato attacco di riso. “E poi, la ragazza sarà giovane e inesperta, ma ti garantisco che tutti gli umani nascono con i giusti stimoli riproduttivi e adeguati organi a corredo… e non è affatto necessaria nessuna verifica.”

 

“Nessuna messa a punto?” L’aleena sembrò interdetta per quella scoperta. “È tutto già pronto all’uso e non va estratto nulla?”

 

Maz mosse la testa in un “no” agonizzante tra le risate che tentava di trattenere. Nel mentre indicò all’aleena la porta, perfettamente riparata e funzionante.

 

Poe ormai rideva senza più riuscire a tenersi, mentre Finn cercava di mantenere un certo contegno ridendo sotto i baffi.

 

Solo Rey era rimasta pietrificata e paonazza e offesa, ancora con le mani strette per tenersi la tunica il più aderente possibile al corpo. La sua espressione sembrava davvero quella di qualcuno prossimo a compiere una strage.

 

“È meglio se vai a vedere se la cena pronta…” aggiunse Maz, spingendo l’aleena fuori dalla sala macchine della Star Destroyer Xyston.

 

“I-io…” continuò a balbettare Rey, sempre più imbarazzata. Ma, questa volta, Maz intervenne per toglierla da quella situazione di disagio.

 

“Rey, la mia amica non conosce bene gli umani… ma sono certa che, anche senza bisogno di messe a punto, tu troverai un modo per convincere Solo a darti ascolto…” Un leggerissimo ghigno passò in un lampo sul suo viso, mentre Poe, ormai, sbatteva i palmi sulla schiena di Finn, da quanto rideva a crepapelle. Forse sarebbe morto ridendo.

 

“Tu sai che c’è poco da ridere” gli disse Maz con una certa severità, avvicinandosi e cominciando a ruotare i suoi occhiali. “O vuoi che cominciamo a parlare di te?”

 

Rey vide Poe mettersi dritto in un solo istante, il volto serio con le labbra strette. “Io non nascondo niente, Maz, e i miei stimoli riproduttivi…”

 

“Sono certa che sara meglio se taci…” ghignò Maz, muovendo le sopracciglia in direzione di Finn e subito dopo verso Poe.

 

Rey rimase basita a guardarli sbiancare nello stesso momento. Fece per parlare e distogliere l’attenzione dai suoi amici, quando l’aleena ritornò nella sala macchine, portata sulla spalla di Chewie come se fosse stata una grande regina del passato e il wookiee il suo leggiadro destriero.

 

“La cena è pronta!” gridò l’aleena, seguita dai versi di Chewie.

 

“Arrrrr ahhrrrr grrr” aggiunse il wookiee, con tono quasi trionfante. E, all’ultimo grrr, gli occhi di Maz si accesero.

 

“Ah, se cucina il mio fidanzato, devo proprio assaggiare!” esclamò, raggiungendo i suoi amici e recandosi a passi veloci verso la cucina dell’accampamento.

 

Fu in quell’istante che Rey, Finn e Poe si guardarono tra loro. Tutti e tre sembravano esser stati travolti da un uragano.

 

“È solo Maz…” sospirò Poe, rimettendosi a posto i capelli.

 

“È solo Maz” gli fece eco Rey, facendo un sospiro e avviandosi anche lei verso le cucine.

 

“Dite che con quegli occhiali riesca a leggere anche i pensieri?” aggiunse Finn, non del tutto convinto, portando le braccia intorno al collo dei suoi amici.

 

Rey e Poe gli sorrisero e poi si guardarono tra loro. La loro amicizia era sempre un dono prezioso. Talmente grande e talmente sincera, da farli sentire subito più vicini.

 

Ma, poco prima di entrare e raggiungere gli altri nelle cucine dell’accampamento, Rey si fermò per spiegare meglio la sua posizione ai suoi amici. Poe e Finn cambiarono espressione e lei ebbe la certezza che sapessero di che che cosa e soprattutto di chi volesse parlare, perché, in un attimo, i loro occhi virarono in un’espressione più cupa e tesa. Ma lei fece finta di niente, cercando dentro se stessa l’energia e il coraggio per raccontare i suoi pensieri.

 

E fu proprio nel momento in cui la voce si decise ad uscire, che apparve qualcosa in fondo al corridoio.

 

All’inizio sembrò solo un puntino blu luminoso. Qualcosa che si muoveva contro la parete come se fosse il riflesso della luce di uno specchio mosso dall’esterno della finestra. Ma, poi, guardandolo bene, Rey notò che il puntino azzurro si divideva in due riflessi paralleli che si agitavano nello stesso momento, causando lo spostamento del piccolo e lucente bagliore. Avvicinandosi ancora, e lasciando i suoi amici a pochi passi, notò che la piccola fonte di luce era una piccola farfalla. Una farfalla blu che volava veloce e che, in un batter di ciglia, era già oltre la porta della sua camera. Non ci volle molto per capire che quella farfalla l’avrebbe portata da Ben. Così, prendendo un grande respiro, si mosse per seguirla, salutando i suoi amici con la mano.

 

“Tutto a posto?” le domandò Finn, aggrottando la fronte.

 

“Sì, Finn, voi andate” gli rispose di getto la ragazza, cercando di mostrare un sorriso rilassato. “Vi raggiungerò dopo…”

 

“Dopo quando?” chiese ancora Finn, non capendo del tutto quello che volesse dire. Ma Poe strinse il braccio intorno al suo collo, e a quel punto anche Finn smise di fare domande.

 

“Lasciala andare, Finn…” gli sussurrò, tenendolo più stretto.

 

Rey vide gli occhi di Finn farsi più grandi, ma non avrebbe saputo dire se fosse per lei che si erano mossi con emozione o per quella mano sul suo collo, sempre meno attenta alle apparenze. Ad ogni modo, il bagliore della farfalla era sempre più lieve e lei non poteva perdere quell’occasione. Così, alzò ancora una volta una mano per salutare i suoi amici e di corsa entrò nella sua stanza. 

 

Fu grande la sorpresa nel vedere Ben leggere un libro in lievitazione. Il fatto era che non solo Ben stava in levitazione all’incontrario, ma la farfalla azzurra gli si poggiava sul viso ripetutamente, costringendolo a muoversi e a reagire per spostarla, esattamente come si farebbe con una mosca fastidiosa. E, probabilmente, fu proprio l’esasperazione a fargli alzare gli occhi e muovere le mani con l’intento di scacciarla.

 

Ma fu quando il libro cadde per terra, e lui si trovò con le mani aperte per allontanare il bellissimo quanto fastidioso insetto azzurro, che Rey decise di agire nell’unico modo che le venne in mente in quell’istante.

 

Nel spostare gli occhi dal libro, di colpo la vide. I suoi occhi e il suo corpo ondeggiavano, cercando disperatamente di mettersi nel verso giusto, o forse stava solo cercando l’energia per chiudere il legame e sparire.

 

Di sicuro, se Rey ci avesse pensato a lungo, non avrebbe agito in quel modo. Ma lei non pensò a nulla e, per una volta, lasciò che fosse il suo istinto a trovare una soluzione.

Per questo, prima ancora che Ben riuscisse a cambiare posizione, si accostò al ragazzo appeso all’ingiù, gli afferrò il viso e lo baciò sulle labbra senza lasciargli neanche il fiato per respirare. Aprì la bocca, appena il tempo per sussurrare:

 

“Non sparire, Ben. Non ora…”

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che è sempre presente e mi permette di andare velocissima anche con le revisioni. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. Per favore, lasciate un cuoricino anche nel suo profilo.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: 

Piccolo angolo divertente.
 

Come tutti voi, anche sono prigioniera dentro casa. C'è da dire che le mie giornate sono più o meno tutte uguali. Lavoro, cucino, dormo, a volte lavoro pensando a cosa cucinare o viceversa. Insomma, a furia di fare sempre le stesse cose si finisce per confondersi.

 

Ebbene, una volta alla settimana cucino la faraona. Adoro la faraona, generalmente la faccio lessa, così un giorno ci faccio il brodo e il giorno dopo mangiamo il lesso. Interessante vero? E sì! La faraona mi piace, ma mai avrei pensato di renderla protagonista anche della mia storia.

 

Così, circa una settimana fa, mentre scrivevo questo capitolo non mi accorsi di aver scritto questa cosa:

 

"Rey rimase basita a guardarli sbiancare nello stesso momento. Fece per parlare e distogliere l’attenzione dai suoi amici, quando l’aleena ritornò nella sala macchine, portata sulla spalla di Chewie come se fosse stata una FARAONA e il wookiee il suo leggiadro destriero.  

 

Avete letto bene? Anche io l'avevo letta tante volte prima di consegnare il capitolo al mio caro e fidato Beta IndianaJones25, e forse non me ne sarei accorta ancora se lui non mi avesse risposto con una ricetta alternativa.

 

Ebbene, per la cronaca, lui la fa ripiena al forno con un contorno di patate. Quando lessi la sua ricetta pensai di correre in cucina per togliere la FARAONA dalla pentola a pressione e infilarla nel forno. Ma un dubbio mi sovvenne all'improvviso: come faceva IndianaJones25 a sapere che stavo cucinando proprio la FARAONA?

 

Quindi, corsi al PC per vedere meglio dove Indy avesse messo il commento rendendomi conto di quello che in realtà avevo scritto. Mi era capitato di scrivere cose ridicole in passato. Ma questa credo che le superi tutte.

 

Grazie IndianaJones25 per farmi ridere così tanto! In tuo supporto è impagabile, a volte penso che scrivo solo per leggere le tue battute! 

 

Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

⧫⧫⧫

Cuore, dissi, quale dono è stato entrare in questa cerchia degli amanti, vedere oltre il vedere stesso, arrivare a sentire dentro il petto.

Anima mia, da dove sorge questo respiro? Come mai questo cuore che batte?

Uccello dell’anima, parla con le tue parole e io capirò.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

Era da circa un mese che non la vedeva.

 

Un mese senza smettere di sognare e agognare, pensando di continuo a lei e alle sue labbra dischiuse. E poi al movimento dei suoi fianchi quando, facendosi coraggio, aveva accarezzato la pelle fragile delle sue gambe nude e tese. E al calore che emanava il suo petto e al profumo dolce che l’aveva inebriato mentre vagava tra le pieghe del suo collo.

 

Ma, ogni volta che i suoi pensieri inciampavano in quel ricordo o che il suo corpo manifestava dolorosi rimpianti, si era sforzato di rivangare in quale modo avesse contribuito alla distruzione di interi mondi, con quale lascito di dolore avesse condannato la Galassia e, infine, a quale disarmonica follia avesse costretto la Forza se, ancora, dopo la sua morte, l’intero equilibrio del creato dipendeva dalla sua vita. O, forse, sarebbe stato più corretto definirla non vita?

 

Del resto, che cos’era lui, se non un prigioniero? Un non morto? Guardando addietro, tutta la sua vita era stata solo un susseguirsi di inganni, prigioni e prigionieri. Forse solo quell’ultimo anno della sua misera vita era stato il suo primo vero anno di libertà, se non per un’esistenza puramente fisica, almeno lo era stato per il suo intelletto, finalmente libero da padroni e ingombranti maestri.

 

Ma, dopo la scoperta della profezia e un destino che gli pareva ormai chiaro, non aveva avuto altra scelta che allontanarsi da lei per restituirla ad un fato di cui lui avrebbe rappresentato nient’altro che una miccia, lo stoppino di un’esplosione tra le diverse sfaccettature della Forza che reclamavano il suo martirio. E lui non si sarebbe tirato indietro. Non avrebbe cercato vie di fuga o una strada alternativa, né avrebbe accettato qualsiasi compromesso pur di restare in vita. Viltà che aveva già compiuto per anni, da quando era stato accolto come apprendista da Snoke. Apprendistato che era iniziato soprattutto come una fuga dai tragici eventi che si erano seguiti dopo l’incendio del tempio… Ma quella, ormai, era acqua passata. Non poteva pensarci ancora e, soprattutto, non adesso. L’unica cosa che gli importava veramente, adesso, era la felicità di Rey. Ed era per questo che si era fatto da parte.

 

“Se le dimensioni in pace vorrai far tornare,
mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.

E tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.”

 

Ormai conosceva i versi della profezia a memoria ed era certo che quei passi fossero rivolti proprio a lui. Del resto, Rey era troppo pura e troppo buona… in una parola, Rey era perfetta e, quindi, non avrebbe mai potuto stare con un poco di buono come lui. L’attrazione fisica, che c’era tra loro, era di sicuro stata alimentata dal legame nella Forza. Legame che aveva mostrato una nuova fastidiosa presenza: Finn. Il traditore, con la sua immancabile connessione nella Forza. Lui si era rivelato la risposta a tutti i suoi dubbi. Come aveva potuto illudersi che una ragazza come Rey fosse stata creata apposta per se stesso? Una diade di luce e oscurità, opposta in tutto, come due magneti di polarità inversa. Ma, come due magneti, irrimediabilmente attratti uno dall’altro.

 

Rivedeva di continuo quella notte di un lontanissimo mese ormai passato, quando erano stati insieme, cedendo ad un’incalzante e irrefrenabile attrazione. Il suo cuore sembrava esplodere nel ricordo della realizzazione di quell’unico, inaspettato miracolo della sua inutile esistenza, mentre stava nudo e disteso nel letto di Rey. Un ricordo che sembrava perso in un tempo remoto, quando tra loro non c’erano altro che due corpi stretti da un’emozione travolgente, quando ogni guerra sembrava vinta e tutte le speranze attese. In quel momento, si era davvero illuso di essere lui lo sposo della profezia. 

 

Ma, poi, l’aveva vista con Finn. I loro occhi sorridevano come mai gli aveva sorriso. Serena, soddisfatta e fiera. Tutti aggettivi che lui non avrebbe mai potuto regalarle. Lui conosceva solo il dolore. Dolore, agonia e tradimento. E solo questo sarebbe riuscito a darle… No, non c’era spazio nella vita di Rey per un tale tormento. Lui non l’avrebbe trattenuta solo per egoismo e desiderio. Non c’era mai stata una speranza per lui e, nonostante il loro legame, si sarebbe fatto forza per lasciarla andare. Dopotutto, lei aveva Finn. Lui sarebbe morto e, con la sua stessa morte, sarebbe finito anche il legame che li univa… Sembrava facile a dirsi… ma, poi, non passava neanche un solo secondo senza che pensasse a lei. Persino in quel momento, mentre leggeva, lievitando a testa in giù, gli sembrava di vederla.

 

Solo che, diversamente dalle altre volte, lei sembrava più vera. Stranamente, il legame sembrava più solido e chiaro di tutte le altre volte in cui l’aveva appena intravista. Anche il suo viso sembrava diverso: non piangeva e non lo implorava di ascoltarlo, non spariva nel momento in cui lui realizzava la sua presenza. 

 

A prima vista, però, c’era qualcosa di diverso. Forse, la Forza aveva di nuovo cambiato strategia, oppure era tornata alla fase dei sogni, quello strano momento in cui non si riesce più a distinguere un’allucinazione da ciò che è reale. O invece, molto più semplicemente, era sempre stato tutto irreale. Poco meno di una fantasia. La fantasia di un fantasma.

 

Ah, come sarebbe stato facile se non fosse mai esistito. Soprattutto quel passato così ingombrante. Dannazione! Sospirò, maledicendo se stesso. Come avrebbe voluto che fosse stato solo un brutto sogno…

 

D’improvviso, gli tornò in mente una frase che aveva sentito pronunciare da Rey:

 

I sogni sono porte. Come pensi, così accade.”

 

Sospirò più forte. Come sarebbe stato meraviglioso risvegliarsi bambino nel lettone di sua madre e suo padre e scoprire che niente era ancora cambiato. Forse, se quello che stava vedendo fosse stato proprio un sogno, sforzandosi, sarebbe riuscito a tornare indietro con il pensiero. Rivivere una vita intera come l’aveva sempre sognata. Diventare un politico, come sua madre sperava, o più facilmente un contrabbandiere, come gli aveva sussurrato una volta suo padre - ed era sicuro che sarebbe stato più divertente. Poi l’avrebbe incontrata.

 

Sarebbe sceso dalla sua bella nave. L’avrebbe salutata con gentilezza e poi l’avrebbe invitata a cena. A cena, sì, come facevano gli uomini galanti d’un tempo. Una gentilezza che lei avrebbe di certo gradito. L’avrebbe attesa dentro al ristorante e lei sarebbe arrivata per lui. Bellissima nel suo abito da sera, sorridente e decisa, proprio come la sognava in quel momento. Sarebbe stato tutto così normale. Quasi prevedibile. Una prevedibilità che gli sembrava un lusso. Ma, forse, era solo perché stava gravitando a testa in giù che quel sogno sembrava non voler finire.

 

Sì, perché la Rey del suo sogno, dopo aver oltrepassato la porta, continuava ad avanzare. Un passo dopo l’altro. Una visione sempre più chiara. Calma, bella, decisa e con gli occhi pieni di stelle.

 

Chiuse gli occhi, sognando la realizzazione di desideri inconfessabili. Ripensò a quella frase: “I sogni sono porte. Come pensi, così accade.” Sembrava tutto così reale…

 

Lei che gli si fermava accanto. Lei che lentamente allungava le mani per toccarlo. I peli che si rizzavano dentro ad un brivido caldo. Il respiro che si faceva affannoso mentre le mani delicate di lei gli sfioravano l’addome, causandogli un’improvvisa impennata al moto del suo cuore e un certo doloroso turgore decisamente più in basso. Ma lei non avrebbe badato a quei sussulti o, forse, ne sarebbe stata lusingata. Poi, quelle piccole mani avrebbero sollevato il suo maglione di lana, per salire verso l’alto. Pelle su pelle, avrebbero accarezzato un addome sempre più teso, fermandosi ansanti sulla rotondità dei suoi pettorali, che lui avrebbe stretto al passaggio delle sue dita, per il solo gusto di vederla spalancare gli occhi con entusiasmo.

 

Oh, sì, avrebbe fatto così, la Rey del suo sogno.

 

Ma non si sarebbe fermata, le sue mani si sarebbero separate verso ambiziose esplorazioni, sempre più esigenti. Una mano sarebbe scivolata verso il basso, ad alimentare un fuoco che già ardeva senza bisogno di ulteriori accensioni. L’altra, più pudica, sarebbe invece salita oltre le clavicole, attraversando il suo collo sensibile per poi posarsi sulle sue labbra.

Mentre lui, concentrato e sognante, quasi in preda al delirio della sua immaginazione, sarebbe rimasto immobile a godere di quelle carezze. Mani come ali di farfalla. Mani che volavano. Mani che stringevano. Palmi che osavano, dita che varcavano l’umidità della sua bocca. Dita sempre più audaci, che lui avrebbe stretto, morso e accarezzato con la lingua, strette tra i denti, succhiato… Con dolcezza, per non farle male, ma abbastanza intensamente da farla gemere e poi…

 

Un attimo!

 

Aprì di colpo gli occhi nel sentire un respiro in affanno che, incredibilmente, non era il proprio. Attimi di agitazione, e poi…

 

“Che-che cosa?”

 

“Stai zitto e baciami!” La voce e il calore di Rey, ad un passo dalla sua faccia, non sembravano poi così immaginari.

 

“Re-Re-Rey, se veramente tu?” balbettò. Decisamente troppo poco immaginari.

 

Si accorse che non era un sogno soltanto poco prima che lei lo afferrasse con entrambe le mani per baciarlo ancora, ancora, ancora.

 

Il suo cuore barcollò quasi nel panico. Chi l’aveva fatta entrare? Era un sogno? Era un legame? Era un altro scherzo della Forza?

Di certo, non sembravano affatto un sogno le sue labbra morbide e calde. Decisamente calde e invitanti. Così invitanti da perdere la testa. Altro che luce dei Jedi…

 

Cercò di girarsi mentre il respiro si faceva più veloce.

Il suo cuore batteva all’impazzata, mentre ad occhi aperti cercava di tornare a testa in su, senza strappare il legame, senza smettere di baciarla, senza smettere di toccarla con sempre maggior entusiasmo.

 

Ma le sue mani, quelle piccole mani, che lo sfioravano, stringevano e premevano nei punti esatti in cui il suo corpo chiedeva… Oh, quelle mani, senza alcun timore… lo stavano facendo impazzire. Forse avrebbe perso il senno e la ragione. Forse poteva lasciarsi andare a quelle agognate e bellissime mani…

 

Un momento! Perché la stava baciando in quel modo? Non aveva deciso di allontanarla? Non aveva deciso di lasciarla andare da Finn?

 

Cadde in piedi tutto d’un colpo.

 

Il viso di Rey era ancora sorridente e le sue braccia aperte, calde e pronte ad accoglierlo. Ben scosse il capo come per svegliarsi. Non poteva essere vero. Aveva lasciato Rey a sorridere a Finn, si era promesso di lasciarla andare, di liberarla da quel legame e quella attrazione che li stringeva. E adesso?

Se avesse ceduto proprio in quel momento, tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.

 

Aveva vissuto un’intera vita di egoismo e senza amore. E, adesso, voleva recuperare. Non voleva essere più egoista. Doveva lasciarla andare. La Forza aveva deciso che lei fosse di Finn…

 

“Ben, ti devo parlare” disse Rey, parlando in fretta, come se temesse di vederlo scomparire. “Per favore…”

 

L’ultima frase la pronunciò in un sussurro. La voce di Rey gli sembrò ancora più calda e invitante delle sue labbra. La testa cominciò a girargli velocemente. E il suo corpo gli mandò messaggi sempre più chiari sul fatto che non avesse nessuna intenzione di dar ragione all’intelletto. No, non poteva cedere, non doveva cedere!

 

Come se avesse dimenticato come si fa a respirare, ondeggiò in uno spasmo, mentre apriva e chiudeva le labbra come quelle di un pesce fuori dall’acqua. Se solo avesse potuto tuffarsi tra quelle braccia o bere da quella bocca, come se fosse stata l’unica fonte di vita. In passato, non avrebbe pensato due volte, prima di prendersi qualsiasi cosa gli desse una certa soddisfazione, ma lei era Rey. La sua Rey. E prendere per egoismo non era più qualcosa che desiderava.

 

E lasciarla in pace, lasciarla alla profezia, almeno prima di perdersi tra le sue labbra, gli era sembrato quasi possibile. Ma vederla così, mentre si specchiava nei suoi occhi, così piena di vita e speranza e di quella strana luce, sentendosi bruciare di quel calore così intenso che… Oh, no! Stava di nuovo cedendo. No, lui non avrebbe ceduto a quella frattura nel suo granitico portamento. No, lui era sempre stato determinato e non avrebbe deluso se stesso anche questa volta… almeno questa volta.

 

Con uno sforzo colossale, tra uno scricchiolio delle sue membra e un affannoso respiro, strinse i pugni contro le proprie gambe. La bocca lasciò il suo perenne broncio, mentre alzava il mento per prendere le distanze. Poi parlò, dandosi il suo solito altezzoso contegno.

 

“Rey, basta! Voglio che vai da Finn!”

 

La tenne stretta per le braccia, occhi negli occhi. Il suo corpo urlava richieste diverse da quelle che erano appena uscite dalla sua bocca, ma anni e anni passati nell'abnegazione di quello stesso corpo, d’improvviso, tornarono utili. Almeno, fino a che lei non riprese a parlare.

 

“Ben, non hai capito. A me non interessa Finn e lui non è interessato a me!”

 

Le parole sembravano semplici da capire, ma la comprensione divenne molto più confusa quando Rey sollevò le mani sul suo busto, accarezzandolo, girando l’indice proprio sui suoi pettorali, lentamente, con una inafferrabile e beffarda dolcezza. Poi sollevò le palpebre, battendo le ciglia in un’espressione infantile, che nulla aveva a che fare con quello che stava facendo l’altra sua mano posata sulla schiena che, senza chiedere il permesso a nessuno, era scesa sopra un fianco, puntando sempre più verso il basso. I suoi occhi rotolarono all’indietro in un’istintiva domanda: voleva forse toccargli il sedere?

 

Ben deglutì, scompigliandosi i capelli alla rinfusa. La confusione divenne tale da chiedersi se Rey stesse ancora parlando. Forse sì, forse… Non gli era più tanto chiaro neanche se lui fosse ancora un fantasma nella Forza o che cosa. C’era qualcosa che lo distraeva da ogni altro pensiero. Qualcosa di fin troppo rigido e reale. Forse, doveva concentrarsi di più su quello che Rey stava dicendo…

 

“Non è questo, dico.”

 

Per le stelle, gli stava parlando eccome! E lui aveva sentito solo il calore delle sue dita. Che cosa stava dicendo? Certo, se lei, proprio in quel momento, non gli avesse afferrato un gluteo, stringendo forte, forse avrebbe capito qualcosa di più. Però poteva fare più attenzione. Deglutì ancora, cercando di afferrare il discorso.

 

“Il fatto è, Ben, che noi proviamo dei sentimenti l’uno per l’altra. Lo capisci?”

 

Certo che la capiva, in particolare capiva quella mano che lei aveva fatto scivolare sotto la sua camicia e che strisciava sui suoi addominali tesi. I suoi muscoli erano sempre stati scolpiti alla perfezione. Era sempre andato fiero del suo corpo. Sapeva che la sua statura e la sua stazza accrescevano il suo aspetto austero. In passato erano serviti a incutere più timore, a mostrarsi più imponente o a manifestare la sua forza. Dall’altra parte, sapeva che il suo aspetto non lasciava indifferente il gentil sesso, e persino qualche giovanotto del Primo Ordine faceva qualche sospiro di troppo al suo passaggio. Ma lui aveva sempre ignorato ogni cosa. Aveva imparato a contenere ogni sua emozione o desiderio. Con l’impegno e la meditazione era riuscito a soffocare ogni pulsione o desiderio che non fosse dedicato al lato oscuro. Pensava di essere riuscito a frenare tutti i suoi istinti, eccetto quelli legati all’ambizione e al potere.

 

Eppure, non avrebbe mai detto che, con il giusto stimolo, stranissimi e sconosciuti desideri potessero risvegliarsi sul suo corpo decisamente sempre più rigido, dolorante e teso. Trattenne il fiato, strozzando un impercettibile sospiro di anticipata nostalgia. Poi forzò il suo viso in un’espressione stizzita, strappandole le mani di dosso. Chissà se, attraverso il legame, lei poteva capire quanto stesse fingendo?

 

“Rey, quando riuscirete a riparare una nave e il suo maledetto cannone, io sarò morto.”

 

Si compiacque con se stesso per il proprio tono austero e altezzoso. E sì, in altri tempi, truppe e popolazioni intere sarebbero cadute ai suoi piedi imploranti e tremanti per la paura. Ma Rey, quella incredibile e ostinata ragazzina, sembrava non badarci affatto, continuando a sorridergli.

 

“Lo so che stai barando, Ben…”

 

Maledetto legame! Lei sentiva che stava cercando di dissuaderla… Arrossì al solo pensiero che lei avesse recepito anche altre molto poco nobili emozioni, poi si fece serio e triste, deciso a non nascondere più le sue paure.

 

“Rey, dimenticami: sono un condannato. Vuoi capirlo?”

 

“Ben, sei tu che non vuoi capire. Ti rifiuti persino di ascoltare te stesso…”

 

Rey sollevò le mani con l’intenzione di toccarlo ancora una volta, ma lui non poteva permetterlo. Se solo l’avesse sfiorato, anche soltanto per un istante, sarebbe crollato. Avrebbe dovuto ammettere quello che provava. Ma ammettere i suoi sentimenti, e in questo caso crollare davanti ad un’innegabile evidenza, avrebbe ridotto anche la possibilità che lei si salvasse. Poteva rassegnarsi al proprio fato, ma che almeno lei sopravvivesse al destino e a quella profezia della Forza, che non prometteva niente di buono se non per il rinnovato equilibrio dell’Energia Cosmica. No, non avrebbe permesso che anche lei soccombesse. Per questo forzò ancora il timbro della sua voce, per sembrare più sicuro e distante.

 

“Il tuo posto è con Finn.” Piegò la bocca in un morso, stringendo il labbro inferiore fino a sentire il sapore dolciastro e ferroso del sangue. “Rey, non può essere un caso che anche in lui scorra la Forza.”

 

Gli occhi di Rey ondeggiarono tra la paura e l’offesa. Era terribile vederla soffrire, ma era necessario che lei rinunciasse all’idea di salvarlo. Doveva farlo per lei. Così si avvicinò e, con freddezza, le toccò una spalla.

 

“Per me, quello che tu chiami Finn è sempre stato solo un traditore ma, pensandoci bene… Lui è l’uomo giusto per te.”

 

“No!” rispose in tono secco la ragazza.

 

Ben sentì il suo cuore fermarsi quando una lacrima le solcò il viso. Di colpo, Rey gli spostò con sgarbo la mano dalla spalla, allontanandosi di qualche passo. Se voleva farla scappare da lui, forse c’era riuscito. Doveva solo girare ancora un po’ il coltello nella piaga.

 

“Tu sai che ho ragione. Lui non ti ha mai delusa. Non ha mai compiuto atti malvagi, lui non ha mai…” Si fermò, cercando la forza di terminare quella frase. Ma non la trovò e fu lei a completare quelle parole lasciate in sospeso.

 

“Vuoi dire ucciso nessuno? Passato al lato oscuro?”

 

Ben si morse le labbra con più vigore, facendo di nuovo un passo verso di lei. “Lui non ti ha mai deluso. È così!”

 

Rey si voltò di scatto, come se fosse stata offesa da quell’affermazione o solo come se stesse incassando il colpo. Poi si spostò, andando verso il tavolino della sua stanza, accasciandosi contro una sedia. Lui la seguì con lo sguardo, cercando di non ascoltare il suo stesso respiro teso e doloroso come punte di spilli.

 

“Questo non c’entra nulla” gli disse lei, afferrando una brocca di caf dal tavolo per versare del liquido dentro ad un bicchiere.

 

Lo versò, ma non cominciò a bere. Al contrario, fissò la bevanda scura ballare dentro al contenitore di vetro. Poi sollevò gli occhi verso di lui, con aria seria e decisa.

 

“Io voglio bene a Finn!” Fece un cenno con la testa nella sua direzione, come se volesse una conferma. “Sono certa che puoi sentire quello che provo nella Forza.”

 

Lui rispose con un sospiro. Era vero.

 

E, a quel punto, lei gli sorrise ancora una volta. Se fosse stata una partita a scacchi, avrebbe detto che il Re era sotto scacco. 

 

“Ben, accetta quello che senti e quello che provo per te.”

 

Ben rimase pensieroso. Quel legame di Forza lo rendeva nudo davanti agli occhi della sua avversaria. Ripensò agli scacchi. Se il Re fosse stato sotto assedio, c’erano solo tre possibilità per evitare di perdere la partita: spostare il Re in una casella libera, interporre un altro pezzo o prendere il pezzo avversario che dava scacco al Re.

 

Provò con la seconda opzione: “Rey, capisci che anche Finn mi vede. Lui ha un legame, con me, con te. Non siamo più una diade.”

 

Ma, a quanto pareva, anche Rey sapeva giocare a scacchi. Il sorriso della ragazza si allargò compiaciuto. Ancora una volta scacco al Re. Ora era costretto a fare una mossa obbligata. Rimase in silenzio, meditando sulla prossima azione, ma intanto Rey fece la sua mossa.

 

“Ben, tu vedi solo quello che vuoi. La tua mente è distorta. Però, io so che puoi vedermi e sentirmi e so che provi lo stesso che provo io. Non puoi negarlo.”

 

Doveva ancora pensare. Prese fiato e tempo: “Sì, sento…”

 

Ma Rey lo incalzò con un abile scacco matto:

 

“Non senti che io ti amo? Che ti desidero?” E, nel dirlo, posò il bicchiere e si mosse con decisione verso di lui, fissandolo con degli occhi imploranti e generosi.

 

Era la fine. “Tu mi… tu mi…” La sua voce balbettò, senza una ragione.

 

Il Re era perso! Incastrato in un angolo dalla sua Regina.

 

Rey avanzò, andandogli sempre più vicina. Era più bassa e mingherlina di lui, ma si alzò in punta di piedi come se volesse parlargli sulle labbra.

 

“Hai capito bene, ma forse posso essere più incisiva…”

 

Il Re era sotto scacco e lui riusciva a pensare solo ad una cosa. A quanto fosse bella la sua regina e a quanto fosse stato matto lui, pensando di poterle resistere. Forse avrebbe dovuto cederle da subito tutta la scacchiera. Ma sì. Al diavolo tutte le partite. Chiuse gli occhi, arrendendosi all’impulso di baciarla e sprofondare nella sua bocca senza contegno. La baciò con rabbia e incontrollato ardore, mentre lei gli afferrava i capelli con altrettanta passione.

 

Bocca contro bocca, lingua contro lingua e parole che interrompevano quell’irrazionale e spregiudicato abbandono.

 

La voce di Rey gli accarezzò un orecchio. “Se solo tu…”

 

Che altro poteva dire? “Io… sì, Rey…”

 

Le labbra calde di lei gli afferrarono il lobo di un orecchio, allungando la punta della lingua fino a fargli scappare un gemito che proprio non riuscì a trattenere. Se Rey avesse continuato a stordirlo in quel modo, non era più certo di riuscire a mantenere il suo intangibile contegno. Poi la bocca di Rey superò ogni sua attesa.

 

“Ti amo, Ben. Dimmi che mi ami anche tu…”

 

In un solo istante, crollarono intere galassie. Si rimise rigido e serio, scostando la ragazza dalla sua bocca per guardarla in modo molto più che confuso. Incredulo era la parola giusta. Che cosa gli aveva appena detto Rey? Aveva detto che lo amava? No, non era possibile, oppure sì? Sì, era decisamente vero perché, incredibilmente, l’amore era in grado di attraversare il tempo e lo spazio e, adesso, gli arrivavo nitido come un impulso del suo proprio essere. Come una luce. Come un laccio intorno al cuore. E avrebbe voluto risponderle e dirle quello che provava, ma anni e anni spesi nell’assoluta negazione di ogni emozione non erano facili da mettere da parte, così le rispose con un discutibile:

 

“Che cosa?” 

 

Ma la ragazza sapeva bene cosa stava chiedendo e persino cosa stesse pensando e si trattava soltanto di…

 

“Ammettilo, Ben…” Ecco, l’aveva detto lei. Ma come fare ad esternarlo senza impazzire? No. Scosse la testa. Era più facile negare.

 

“Rey, mi stai chiedendo qualcosa che io…” Negare e negare. Anche senza una plausibile ragione. O forse era proprio quella negazione, la sua resa?

 

“Dillo, Ben…”

 

Il tono di Rey si fece più pressante. Perché voleva saperlo? Doveva proprio dirlo o sarebbe bastato schiacciarla contro un letto, senza più pensare a nient'altro che non fosse stato baciarla per tutta l’eternità? Ma le parole rotolarono tra gli scogli del suo passato inglorioso, frantumandosi prima di uscire. E, tutto quello che venne fuori, fu un modesto scusarsi, senza sapere neanche di che cosa.

 

“Rey… scusa, è che io…” Che cosa poteva dirle? Che era stato il leader del lato oscuro e che l’oscurità non prevedeva l’amore? Fosse stato vero… E lei ci avrebbe creduto?

 

“Ben, perché fai così?”

 

I suoi occhi tornarono a bagnarsi di lacrime. Si sentì un vero idiota, ma quelle parole erano veramente difficili da dire. Forse impossibili.

 

“Ben, tu devi dirmelo…”

 

La vide portare le mani sul viso, prima di mettersi a piangere. Ecco qua. Le stava di nuovo spezzando il cuore. No, non era questo quello che voleva. Non voleva spezzarle il cuore. Lui sperava di vederla felice. Aveva ragione, aveva sbagliato a cedere al desiderio. Lei doveva tornare da Finn. Solo così sarebbe stata felice.

 

“Rey, devi tornare da Finn. Non sarai mai felice vicino a me.”

 

Rey raccolse le lacrime, singhiozzando in silenzio con piccole e intense scosse del suo esile essere. Un grido di dolore risuonò nella Forza. Poi parlò, come se quelle parole potessero salvarla da un naufragio. “Io non…”

 

“Non mi interessa chi sei stato… so che adesso sei cambiato… e, comunque, io ti amavo anche prima… solo che non lo sapevo… Ma adesso lo so e voglio stare con te. A qualsiasi costo, Ben. A qualsiasi prezzo.”

 

“No” ribadì lui, dandole le spalle. Forse, in quel modo, non si sarebbe accorta che anche lui stesse piangendo.

 

“No, Rey. Tu non puoi amarmi…” Fece un sospiro tanto grande e profondo da aprire un varco tra il tempo e lo spazio. Poi incalzò, abbassando la voce: “Io sono un mostro…”

 

Ma Rey non demorse, né al suo tono fiero e distante, né alle sue spalle, e men che mai, alle sue stupide lacrime.

 

“L’amore non ha limiti, Ben. Io lo so, ed è per questo che tutti meritano una seconda occasione.”

 

“Non io…” le disse secco, girandosi di scatto.

 

“Ma certo!” gli rispose, ignorando il suo tono minaccioso. “Tu meriti una seconda occasione, e anche io…” E, nel dirlo, gli afferrò una mano.

 

“Basta, Rey…” Abbassò gli occhi, senza togliere la mano da quel piacevole intreccio. Poi si fece forza. Una volta aveva fatto un sogno molto simile. Un sogno in cui le chiedeva di dimenticarlo. E, poiché l’aveva già vissuto nel sogno, sapeva che quelle parole l’avrebbero convinta. Alzò la schiena, sollevando il mento prima di parlare. I suoi occhi divennero fessure.

 

Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita.”

 

“No!” gridò la ragazza, decisa ad ignorare tutto quello che diceva. Ma lui poteva allontanarla ancora.

 

“Sono morto, Rey. Non c’è altra via d’uscita.”

 

“No, non è vero, Ben, ascolta…”

 

E forse, se avesse insistito ancora, l’avrebbe convinto. Forse, se avesse ripreso a baciarlo, noncurante delle orribili parole che le stava dicendo, sarebbe caduto ai suoi piedi chiedendole perdono. Forse, se quelle mani avessero ripreso ad accarezzarlo senza pudore, avrebbe ammesso di amarla oltre ogni limite e ragione, a dispetto dei ruoli giocati nella guerra, a dispetto delle estremità della Forza. Perché lei era veramente tutto ciò che aveva e l’amava come non aveva mai amato nessuno. Mai. Solo che non sapeva come dirlo. Ma, in quell'istante, inopportuno come non mai, Finn entrò nella stanza.

 

“Rey? Disturbo?”

 

La ragazza ebbe un sussulto. Fece un tale salto, tra spavento e disapprovazione, che, per un attimo, Ben pensò che sarebbe caduta in avanti. O, forse, si stava lanciando verso la porta, apposta per strozzare Finn?

 

“Per le stelle, Finn!” gli disse Rey, con tono accorato. Sul viso le si disegnò un’espressione che parve tutto tranne che felice.

 

“Non si bussa prima di entrare?” continuò la ragazza, rossa in viso. Veramente voleva strozzare Finn, per aver interrotto il loro discorso?

 

La osservò mentre si spostava a passo deciso verso l’amico. Le mani che si alzavano in un’accesa protesta.

 

“Perché diavolo sei entrato?”

 

“Scu-scusa, Rey…” Gli occhi del ragazzo si spalancarono, forse capendo solo in quel momento di aver interrotto qualcosa.

Sollevò le palpebre, ingrandendo le pupille, non appena lo vide.

 

Di sicuro, a quel punto, considerato l’affanno e il viso paonazzo di Rey, doveva aver intuito che tipo dialogo potesse aver interrotto.

 

“Allora?” incalzò Rey, battendo un piede per terra.

 

Ben non poté che sorridere per quella ridicola scena. Ma, in ogni caso, Finn gli aveva permesso di raggiungere il suo scopo. Ora doveva solo convincere Rey ad andare con quel traditor… No, doveva imparare a usare il nome giusto. Rey doveva andare con il suo amico e abbandonarlo al suo destino. Però, tutto aveva considerato, tranne che anche Finn avesse una partita in corso. E, forse, non stavano giocando alla stesso gioco.

 

“Volevo solo dirti che mi ha chiamato Maz.”

 

Finn divenne serio e anche Rey cambiò espressione.

 

“Che cosa ti ha detto?”

 

Anche Ben si avvicinò, intuendo che fosse qualcosa di veramente importante, tanto da vedere Finn scaraventarsi nella stanza di una ragazza, senza bussare.

 

Finn abbassò il volto, come se provasse una sorta di vergogna. Che si sentisse in colpa per dover annunciare la possibilità della sua morte?

 

“Ecco…” In quel momento alzò gli occhi su lui. Entrambi sapevano di vedersi e, se non fosse bastato, entrambi potevano sentire la loro rispettiva presenza nella Forza.

 

“Lei e Chewie sono riusciti a sbloccare il cannone della Star Destroyer Xyston.”

 

“Questo vuole dire che la nave è pronta? Fino a quale potenza potrà sparare?” chiese Ben, facendo un altro passo.

 
“Da una stima, potrebbe arrivare a circa 219 GeV.”
 

“Bene” rispose Ben, toccandosi il mento. “Una carica così elevata sarà di certo in grado di spostare le lune dal loro punto di equilibrio. Ma se qualcosa dovesse andare storto, e tutta la massa delle lune dovesse concentrarsi in un solo punto, sareste in grado di gestirlo?”

 

“Che diavolo state dicendo?” si intromise Rey.

 

“I… io… non lo s…” balbettò Finn, allargando le braccia.

 

“Quindi, Maz e Chewie hanno amplificato la portata del cannone?” domandò Rey, comprendendo in quel momento a quale pericolo stessero andando incontro.

 

Ben si girò a guardarla quasi con un'espressione derisoria. Era certo che quel bel sogno, in cui lei si ostinava a credere, sarebbe presto finito e, adesso, le impossibili capacità a cui avevano portato il turbolaser sembravano dare spazio a possibilità sempre più concrete di una sua veloce dipartita.

 

“Ben, come fai a sorridere?” Tornò vicina a lui a passo veloce. “Lo capisci che è pericoloso?”

 

Rey lo guardò con gli occhi e le mani tremanti, ma lui non poteva mostrarsi titubante. Era quello il suo destino. Eppure non riuscì a guardarla, perché un tuffo al cuore gli tolse anche il respiro. Con un nodo alla gola, che non lasciava spazio ad altri pensieri, si girò di colpo, per non guardarla più nel viso. Poi disse:

 

“Bene, era quello che aspettavo!” Almeno la voce non tradì le sue attese. Ora sì, che sembrava di nuovo l’uomo freddo e senza emozioni che aveva finto di essere per una vita intera.

 

“Cosa?” bofonchiò Finn, lasciando intendere di aver compreso che la sua interruzione avesse causato molti più danni di quello che pensava. “Vuoi dire che tu, sei pronto per…” Si grattò la testa, confuso. “Questo vuol dire che tu vuoi sacrificarti per portare in equilibrio la Forza?”

 

“Certo!” rispose subito, stringendo i pugni e assottigliando gli occhi fino a renderli appena due fessure.

 

“Io non sono d’accordo” gridò Rey, muovendo le mani con fare sempre più nervoso. “Una carica così potente potrebbe ucciderti.”

 

“Rey, tu sai che è giusto così” le rispose con tono cortese, come se volesse calmarla.

 

Ma lei si infuriò ancora di più, voltandosi sempre più agitata nella direzione di Finn.

 

“Voglio parlare con Maz, sono certa che se mi desse altro tempo potrei tarare il turbolaser entro un margine di sicurezza accettabile.”

 

“Rey, io…” Finn, provò a rispondere qualcosa.

 

Ma lui era ancora in vantaggio. “Tu non farai un bel niente! Non sai nemmeno quale spazio occupo dentro le lune. In qualsiasi caso, salvarmi sarà impossibile!” rispose di scatto, vedendo Rey e Finn sussultare come se li avesse spaventati entrambi. Bene, era questo il segreto, doveva apparire molto spaventoso. Lo stesso mostro che tutti avevano odiato e temuto. Almeno, in questo modo, Rey l’avrebbe dimenticato presto.

 

“Tu devi restare con Finn, è un uomo buono, è lui che merita il tuo amore… lascia che io paghi le mie colpe. Sarà Finn a prendersi cura di te, dopo che io…”

 

Non finì la frase, ma calò il silenzio nella stanza di Rey e, forse, anche nel mondo tra le due dimensioni. Un silenzio assordante, in grado di assorbire tutti i pensieri e che, al contempo, lasciava passare una tristezza tale da fermare tutti i cuori.

 

Ben si girò sentendosi gli occhi addosso. Erano gli occhi del traditore. Il suo sguardo, però, non sembrava più pieno di rabbia e fuoco. Sembrava più… qualcosa come… compassione. Ah! Quanto odiava la compassione! Ma, in quel momento, gli parve di non riuscire a reggere più neanche una parola. Se avesse aspettato ancora, sarebbe caduto in ginocchio piangendo come un bambino. E lui avrebbe accettato volentieri la morte, ma mostrarsi in quel modo…

 

“Io farò quello che posso…” sussurrò Finn, lasciando in sospeso la frase.

 

Ma lui non poteva resistere un altro momento davanti a loro. E, stringendo i pugni contro la lastra Kyber che delimitava la sua prigione, senza dire niente, scomparve. Ciononostante, mentre tornava nel vago universo fatto di niente a cui apparteneva, si sentì tirare. Non erano mani, ma solo un lieve sentire attraverso la fioca energia che ancora lo teneva in vita. Due lacci, come due corde tese che partivano dal suo cuore per tirare chissà dove. Ma erano delle corde solide e che, nel stringerlo, si rinvigorivano e gli davano forza. Energia che muoveva energia. Tutto è energia. Tutto è interconnesso. Fu solo un fugace momento, un timido pensiero. Poi guardò verso l’alto, per trattenere le lacrime, scorgendo due piccole farfalle blu volare sopra la propria testa.

 

“Due?” si domandò, mentre le lacrime cadevano.

 

“Due!” si rispose, sospirando e accettando quelle sottili corde di luce attorcigliarsi sempre più in profondità, intorno sul suo cuore. 

 

Quando le farfalle azzurre si posarono sulla sua spalla, certo che nessuno lo sentisse, sollevò le mani sul viso e pianse.

 

Quelle farfalle erano l’essenza delle persone che, nonostante tutto, l’amavano. E lui non lo meritava, ma una parte di sé sapeva che né Rey né Finn, l’avrebbero mai più lasciato solo. Anche se, in fondo, non lo meritava. E, forse, era questo legame quello che qualcuno chiamava vero amore… o incondizionata compassione. Se solo avesse avuto l’opportunità per essere un uomo migliore…

 

 

Angolo della scrittrice:

 

Ciao a tutti,

questa settimana sono stata talmente concentrata nella scrittura del capitolo 17 che ieri mi sono dimenticata di pubblicare.

Esatto! Mi sono dimenticata. C'è da dire che i giorni, ormai, sembrano tutti uguali. Tra l'altro, adesso, ogni venerdì sarò in cassa integrazione e, quindi, avrò più tempo per completare questa storia. Be’, almeno spero visto che, ogni volta che scrivo un capitolo, non sono mai soddisfatta e lo scrivo e riscrivo da tutti i punti di vista. Poi, esausta, mi rompo e lo mando in correzione ad IndianaJones25 e molto spesso ci facciamo un sacco di risate.

Detto questo, eccoci qui con un nuovo capitolo che non è altro che la premessa per il prossimo. Poiché temo che il disegno finale di questo quadro non sia ancora chiaro, voglio raccontarvi il senso di questo capitolo.

Come sapete, non è da tanto che scrivo e anche se studio e, adesso sto facendo un corso di scrittura creativa, non è che sia poi così preparata… perciò, a volte, mi trovo a dover spiegare le cose che faccio (o meglio che vorrei fare) a parole mie.

Ebbene, a volte mi sembra che per passare da un punto all'altro di un percorso narrativo non mi serva una linea retta, ma un elastico. Esatto, un elastico che tiri una corda immaginaria che porti questo o quel carattere a schiantarsi (in questo caso sarebbe più corretto dire lanciarsi) in una determinata situazione. È come se, ad un certo punto, i personaggi, non potessero fare altro che saltare in quel punto, magari andando a sbattere contro un altro personaggio, anch'esso sospinto da un elastico invisibile che, a furia di essere troppo tirato, esplode, lanciando tutti i partecipanti verso quel preciso finale.

Per questo tutte le elucubrazioni mentali dei miei personaggi: le loro negazioni, i ripensamenti, e soprattutto le paure, sono le motivazioni interne che spingono (anzi che tirano) quell'elastico. In sostanza, anche se adesso non lo potete del tutto vedere, ci sono quattro elastici che stanno per scattare verso un finale pazzesco (spero in senso positivo), ma che alla fine salverà tutti. Perché, e qui lo ribadisco, Ben Solo è sicuramente caduto, probabilmente è stato un mostro, forse un killer e un bieco assassino. Ma tutti, tutti, possono trovare in sé la forza di affrontare le proprie paure, i propri fantasmi, e il loro lato oscuro, e combattere ogni giorno per cambiare il mondo. E se il mondo fosse troppo grande da cambiare, ognuno di noi resterebbe comunque un eroe se, almeno, riuscisse a cambiare sé stesso o vincere le proprie ombre.

E Ben Solo l'ha fatto. L'ha fatto persino in quella schifezza di TROS, perciò, secondo me, riportarlo in vita, dargli un finale migliore o ricongiungerlo a Rey, poteva essere soltanto uno sforzo di fantasia. Come è possibile che gli scrittori di oggi possano accettare di scrivere storie senza speranza e fantasia?

Io sarò pure un’apprendista di questa terra fin troppo difficile da capire, ma non potrò mai rinunciare né alla speranza, né alla fantasia, e per questo che, nel bene o nel male, sto scrivendo queste storie.

Visto che mi avete sopportato fin qui, rinnovo quello che vi ho detto fin dall'inizio, cioè che questa storia avrà un lieto fine, ma prima tutto andrà male e poi malissimo. Perciò, sedetevi sulla sedia e gustatevi come il finimondo si trasformerà in una rinascita. Detto questo passiamo alle cose importanti.

Come sempre devo ringraziare il mio Beta IndianaJones25 che è sempre presente e mi supporta in ogni modo possibile. Meriterebbe una medaglia, ma sono certa che un commento o un click sul cuoricino nella sua pagina potrebbe, comunque, fargli piacere. Per questo, amiche e amici siate generosi. Cliccate su quel cuoricino e, se potete leggete le sue storie che sono tutte bellissime.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia.

Infine, oltre a ringraziare tutte le persone che mi seguono, vi ricordo che tutti noi che scriviamo su EFP lo facciamo gratis e solo per l'amore del fandom, ma i commenti sono la benzina che alimenta il nostro motore.

Se non ve la sentite di scrivere un commento, ricordatevi che se cliccate sulle icone: cuoricino, stellina e foglietto, si incrementa un contatore che noi possiamo vedere, e sapere che ci siete è una gioia incredibile. Se potete, fatemi sapere che ci siete...

Un abbraccio a tutti 

 Shaara
 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì prossimo <3

Shaara

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 

Grazie infinite a Gothic’s Hollow per questa fantastica opera d’arte. Hai uno stile meraviglioso.
Grazie per la tua talento. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams


⧫⧫⧫

Ho bisogno d'un amante che,

ogni qual volta si levi,

produca finimondi di fuoco

da ogni parte del mondo!

Voglio un cuore come inferno

che soffochi il fuoco dell'inferno

sconvolga duecento mari

e non rifugga dall'onde!

Un Amante che avvolga i cieli

come lini attorno alla mano

e appenda, come lampadario,

il Cero dell'Eternità, entri in

lotta come un leone,

valente come Leviathan,

non lasci nulla che se stesso,

e con se stesso anche combatta,

e, strappati con la sua luce i

settecento veli del cuore,

dal suo trono eccelso scenda

il grido di richiamo sul mondo;

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 
 

Erano ore che Poe ripeteva le operazioni che avrebbero dovuto compiere per portare a termine la missione. Ogni tanto Maz interveniva per essere certa che tutti avessero capito o per stimolare le domande. In effetti, detta così, sembrava facile.

 

L’idea era quella di usare la tecnica dell’impatto cinetico – ovvero colpire le due lune per spostare la loro orbita fino a farle precipitare contro Thyton. Ma per farlo si organizzarono diverse fasi, ognuna con il suo grado di pericolo e margine di incertezza.

 

Fase 1. Maz, dal suo incrociatore, avrebbe tracciato la rotta per far spostare l’asse delle due Lune. Nel frattempo Poe sarebbe sceso con il suo Ala-X fino all’atmosfera di Thyton per verificare la bontà del piano e, nel caso si fosse rivelato necessario, per aggiungere qualche carica di esplosivo nel punto esatto in cui si volevano far convergere i piccoli corpi celesti che orbitavano intorno al pianeta.

 

Fase 2. Rey, Finn e Chewie avrebbero sparato con i turbolaser della Star Destroyer Xyston, fino a creare due crateri sulla superficie di Thyton. I due crateri avrebbero dovuto essere essere talmente grandi da poter accogliere le due piccole Lune.

 

A questo punto avrebbe preso avvio la terza fase, quella più complicata. Usando i raggi del turbolaser, avrebbero dirottato le lune fuori dal loro asse di equilibrio fino a farle entrare nell’orbita gravitazionale di Thyton che, se tutto fosse andato come previsto, le avrebbe inglobate, grazie alla forza di gravità, verso il suo nucleo.

 

Fase 4. consisteva nello scappare il più in fretta possibile, in modo da non essere risucchiati dall’energia sprigionata dallo scontro dei corpi celesti.

 

Ma poi arrivava la quinta fase, quella che, per il momento, era presente soltanto nella mente di Rey. Questa consisteva nel riuscire a liberare Ben dalla prigione della Forza. Ma, su come mettere in pratica questo punto, Rey era ancora molto dubbiosa. L’unica cosa che la facesse comunque ben sperare era il fatto che continuasse a vedere Ben attraverso il legame. E, poi, c’erano quelle parole della profezia che, però, non le erano del tutto chiare:

 

“Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, 

in cambio un dono avrai. 

E quando tutte le lune saranno nella stessa dimensione, 

l’amore sarà l’unica indeterminazione.”

 

Be’, a parte il senso non proprio cristallino dell’ultimo libro, ce la stavano veramente mettendo tutta per realizzare quello che la profezia stava chiedendo. E lei, dentro di sé, continuava a sentire una sorta di speranza, come una piccola luce sempre accesa. Ma che dire di Ben? Voleva veramente salvarsi? Ogni suo parola sanguinava morte e rassegnazione. Non poteva biasimarlo per sentirsi colpevole ma, nella sua feroce oscurità, doveva pur essere rimasta una traccia di egocentrismo e passione. Un’emozione, anche egoistica, che la reclamasse per sé. Invece, continuava a rifiutare le sue dimostrazioni d’affetto come se tra loro non ci fosse mai stata una speranza. Neanche adesso che era arrivata a dirgli che l’amava sembrava disposto a cedere. Come se quel sentimento non si fosse già palesato da tempo. Eppure, era stato tutto evidente fin dalla prima volta che si erano toccati le dita. Il legame aveva reso tutto così nitido e chiaro, al punto che i loro sentimenti erano apparsi come una nuvola di fumo, talmente sottile e chiara da poterla respirare. Ed era stato facile immergersi e credere in quella emozione. Ma non era stato altrettanto banale realizzarla nella propria mente, accettarla e infine ammetterla a parole.

Tutti passi molto complessi che lei era riuscita a fare, ma che lui si ostinava a negare o che, fondamentalmente, non poteva ammettere. E lei sapeva bene che cosa volesse dire. Perché dichiarare i propri sentimenti l’avrebbe esposto, l’avrebbe fatto sentire fragile e nudo, proprio come si era sentita lei nel dirglielo a bruciapelo. E, forse, almeno era questa la sua ultima convinzione: Ben non era ancora pronto per confessare i suoi sentimenti. Ma, anche se lei nutriva la speranza che presto anche lui avrebbe ceduto alle sue stesse emozioni, ormai non c’era più tempo.

 

Il piano e le macchine, tutto era stato predisposto fino al più piccolo dettaglio. E, se voleva che Ben si salvasse, dovevano per forza unire le energie, non solo per portare a termine il piano, ma soprattutto per far convergere le lune senza intaccare la dimensione in cui Ben era ancora vivo. Del resto, Maz, la profezia e persino il loro legame nella Forza, tutto le diceva che la loro esistenza era interconnessa. Ma come salvarsi entrambi dall’esplosione delle lune o dal senso incomprensibile della profezia? L’unica strada era quella di provare a portare a termine il piano insieme. E, come se già quei dubbi da soli non fossero stati abbastanza, c’era pure la ritrosia di Ben che si ostinava a non volerla ascoltare. Che altro poteva fare per convincerlo a collaborare, se lui si rifiutava persino di sentire quello che aveva da dirgli? 

 

Rey sospirò, scuotendo la testa. Le aveva provate proprio tutte. E, pur con tutta la sua buona volontà, Ben l’aveva sempre respinta… Forse si stava sbagliando. Forse non c’era veramente nulla da fare. Continuando a scuotere la testa, ripensò agli ultimi istanti in cui erano stati insieme. Rivide i suoi occhi spalancati, la bocca semichiusa e lo sconcerto delle sue labbra in perenne tumulto. Sbatté le ciglia, pensando a come si era sentita piccola in quel momento.

 

“Perché scuoti la testa, Rey? Non sei d’accordo?” chiese Maz, fissandola davanti alla proiezione dell’holonet centrale.

 

Rey alzò la testa, accorgendosi solo in quel momento di essersi distratta, per non dire persa, tra i suoi pensieri.

 

“Scusa, Maz, non ho sentito l’ultima frase. Puoi ripetere?” Altro che frase. Era rimasta talmente concentrata sul pensiero di Ben che, molto probabilmente, aveva perso tutto il piano.

 

“Be’, in pratica, volevo sapere se te la senti di guidare la fase dell’impatto cinetico, o se preferisci che la coordini Chewie.”

 

Rey si girò, accorgendosi di trovarsi sotto l’occhio di tutti i presenti. Allargò le pupille, arrossendo di colpo. Forse un sì molto confuso poteva bastare?

 

“Ehm, sì…” Iniziò a fare dei cenni molto decisi, alzando e abbassando la testa. “Sì, sì. Certo. Non sarà un problema.” 

 

Si guardò intorno, domandandosi quanto fosse stata convincente, ma il volto malizioso di Maz e la curvatura divertita negli occhi di Finn le fecero che capire che, forse, almeno due dei presenti avevano notato la sua distrazione.

 

“Rey…” Maz fece per parlare, ma Finn non le permise di fare neanche mezza domanda, lasciando l’aliena a bocca aperta. Ma poi quest'ultima ruotò le sue pesanti lenti per guardarlo meglio e, come se gli avesse potuto leggere l’animo, assunse un’aria divertita quanto perplessa.

 

“Ehm” tossicchiò Finn, mettendosi rigido nella sedia. “Quando pensate che potremo mettere in pratica questo piano?” aggiunse con aria attenta, fissando una Maz sempre più pensierosa.

 

“La Forza è stata fin troppo tempo senza equilibrio, Finn.” Anche Maz cambiò espressione, assumendo un’aria più triste e rassegnata. “Se tutti voi siete d’accordo, si potrebbe mettere in pratica il nostro piano domani.”

 

“Domani?” ripeté Rey, alzandosi di scatto dalla sedia. “Ma, ma…” cominciò a balbettare. “Ma… Ben? Non dovremmo parlarne prima con lui?”

 

Maz non le si avvicinò, restando impassibile a guardarla.

 

“Sei riuscita a parlarci?” Lo sguardo dell’aliena parve triste e indagatore.

 

“Ecco, io…” Rey abbassò gli occhi, sentendo un’enorme senso di smarrimento. Lei ci aveva provato, ma Ben travisava sempre ogni sua azione. “Ci ho provato, Maz…”

 

“Solo non è più Kylo Ren. È cambiato…” la interruppe Finn, mostrandosi molto sicuro di quello che stava per dire.

 

Rey vide Poe osservare l’amico con molta attenzione. Anche Finn notò il suo sguardo, ma senza perdere quell’aria convinta continuò a parlare.

 

“Come tutti sapete, anche io posso vederlo e parlarci, e quindi ho sentito le sue intenzioni. Lui desidera che Rey sia felice e pensa che l’unico modo per farla felice sia sacrificarsi e liberarla dal loro legame. Ma…”

 

“Ma?” chiese Maz.

 

“Ma?” le fece eco Poe.

 

“Io penso che sia cambiato. Si è già sacrificato per Rey e, se in qualche modo è ancora vivo, è possibile che la Forza abbia per lui altri progetti.”

 

“Mmmm” sussurrò Maz, toccandosi il mento. “E hai un piano per convincerlo a partecipare o per salvarlo?”

 

Finn allargò le braccia, con aria sconsolata. “Purtroppo no…”

 

Tutti rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi Maz si girò, spegnendo l’holonet e abbassando la testa.

 

“Bene, allora è tutto confermato. Andate a dormire. Per arrivare a destinazione ci vorranno circa sedici ore. Non possiamo più perdere tempo…”

 

Nel silenzio generale, tutti si ritirarono lentamente verso le loro stanze.

 

Rey era uscita senza rivolgere la parola a nessuno. Non aveva dato retta nemmeno a BB-8 che le rotolava intorno, cercando di trattenerla. Aveva salutato appena anche Chewie, che aveva tentato di parlarle, e aveva ignorato lo sguardo triste e curioso di Poe. Così, con la morte nel cuore, senza dire niente, si era avviata verso la sua stanza. Ma non l’aveva fatto perché volesse evitarli: la verità era che, nella sua testa, c’era spazio per un solo pensiero. Come poteva salvare Ben? Forse la speranza di ritrovarlo era sempre stata solo un’illusione. Una fantasia in cui solo lei credeva. Mentre Ben si era arreso. E, se questo non fosse stato abbastanza, l’indomani sarebbe finito tutto. Finito, sì, ma in che modo?

 

Passeggiò per i corridoi, pensando e ripensando a cosa poteva fare, ma non c’era una soluzione possibile e il suo cuore, ormai, era solo un cuore ferito. Un cuore ferito e abbandonato. Se Ben l’avesse amata, si sarebbe sciolto per la sua dichiarazione. Invece, era rimasto persuaso nelle sue convinzioni. E non poteva negare di averlo sentito turbato, quando gli aveva detto impudicamente di amarlo. Ma lui aveva fatto resistenza, avevo stretto il legame e, poi, come un'ombra, era scomparso. Forse era vero che non meritava il suo amore. Ma lei provava quel sentimento e, giusto o sbagliato che fosse, sapendo che anche lui provava la stessa cosa, le sembrava assurdo che si ostinasse a negarlo. Forse doveva lasciarlo andare. Forse…

 

“Farai questo per me?”

 

Una voce la colpì da dietro ad una porta. A quel suono  sussultò come se fosse stata colpita da un sasso. Era la voce di Finn. Ma con chi stava parlando? Forse si era deciso a dichiarare i suoi sentimenti a Poe. Allora, perché sentiva il legame tirare in quel modo? Chiuse gli occhi, attratta dall’energia. La Forza, la Forza era tutta intorno. Un’energia che si espandeva in mille luci e colori interiori, una musica capace di entrare nell’anima. Filamenti invisibili di una tela composta di pura luce. Maglie di un’invisibile ragnatela che sembravano tirarla. Perché la Forza la stava chiamando? Poi, di colpo, l’inaspettata risposta.

 

“Ti ho sempre visto come un traditore, pronto ad approfittare delle situazioni a tuo vantaggio, ma devo ammettere di averti sottovalutato…”

 

Rey sbiancò. Il suo cuore smise di battere, mentre un sapore amaro si faceva strada nella sua bocca. Possibile che quella voce fosse - fosse - di Ben?

 

Scosse la testa, incredula. Da quando gli aveva detto di amarlo si sentiva lei stessa confusa. Lo vedeva ovunque, lo sentiva ovunque… quella poteva essere solo un’ultima prova della sua imminente ossessione. O, forse, stava impazzendo? Aveva visto diverse ragazze perdere il senno per una fallita relazione amorosa, quando viveva all’avamposto di Niima. Sapeva che fosse possibile dare i numeri per amore, ma perché sarebbe dovuto capitare proprio a lei? E proprio dietro la porta della stanza di Finn, poi? No, no, di sicuro si stava sbagliando. Però, anche se non era proprio il suo modo di fare, con passo furtivo si avvicinò alla porta chiusa dell’amico e posò un orecchio sull’anta per ascoltare.

 

“Non hai risposto…” 

 

Il cuore di Rey fece un balzo, era di nuovo la voce di Finn. Finalmente avrebbe sentito se Ben era con lui. Ma, poi, perché lei non poteva vedere la propria metà della diade ed era invece Finn a vederlo? Perché il legame stava cambiando in quel modo? Si grattò la testa, domandandosi se fosse veramente pazza, quando la voce di Ben proruppe da dietro la porta di Finn, togliendole il respiro.

 

“Devo confessarti che avevo pensato la stessa cosa. Ma non avrei mai detto che avrei potuto contare sul tuo aiuto.”

 

Rey restò di stucco. Aiuto per fare che cosa? In quale modo potevano accordarsi Ben Solo e Finn? No, dopo i loro trascorsi non poteva trattarsi di niente di buono. No, no, no e no! Lei doveva sapere che cosa si stessero dicendo. Probabilmente, Ben gli stava affidando il compito di prendersi cura di lei dopo la propria morte. Non poteva trattarsi d’altro. Era ufficiale: Ben Solo era proprio un cretino. E, arrivati a questo punto, ormai, le era sempre più chiaro che in fondo non l’amava abbastanza. Forse non l’aveva mai amata. Non c’era altra risposta. Altrimenti non avrebbe rinunciato a lei così facilmente.

 

“E, quindi, tu saresti veramente disponibile a fare questa cosa?” domandò ancora Finn, da dietro la porta, senza nascondere una voce incredibilmente stupita.

 

“Certo” rispose Ben, senza perdere tempo. “È arrivato il momento che mi assuma le mie responsabilità” aggiunse subito dopo, sempre più convinto. “Ho indugiato anche troppo.”

 

Indugiato a fare che cosa? pensò Rey, fremendo ad ogni parola. Che diavolo stavano organizzando quei due? L’ira e l’apprensione le fecero accapponare la pelle. No, non poteva più aspettare. I sudori freddi lasciarono spazio ad una feroce e cocente rabbia e, certa che non sarebbe mai stata d’accordo con le loro intenzioni, esplose dando un colpo contro la porta.

 

“Ora basta!” gridò, spalancando l’anta di legno con la Forza. Adesso era proprio stufa di come quei due stavano gestendo questa connessione. Tanto lo sapeva di che cosa stessero parlando. Doveva prendere la situazione in mano e impedire a quei due idioti di rendere irrisolvibile l’unica speranza che ancora la Forza le stava dando. Ma, forse, Ben si era pentito di quello che era successo tra loro. Forse… no, non era più un dubbio a quel punto. Di sicuro Ben non l’amava veramente. Era stata tutta una grandissima illusione e Ben era il re degli inganni. E sì, era questo che pensava mentre li minacciava sull’uscio della stanza.

 

“Voi due!” gridò, in preda a tutta la sua collera. “Sono stufa delle vostre macchinazioni!”

 

Ma il viso di Ben, come prevedibile, sbiancò di colpo e la sua voce tremò come se fosse stato colto di sorpresa.

 

“Rey?” Le sue labbra si mossero come onde in preda ad un feroce e impetuoso vento gelato. “Hai sentito tutto?”

 

No, non aveva sentito molto, per la verità, ma non aveva dubbi su quello che stavano architettando alle sue spalle e si era stancata di subire quella situazione. Basta dubbi e basta incertezze. Del resto, Maz era stata chiara. Non c’era più tempo da perdere. E, se anche ci fosse stata una profezia, che avrebbe potuto salvare Ben dalla morte e dalla prigione tra le dimensioni, senza il suo aiuto non sarebbe riuscita a fare niente.

 

“Rey, io penso che tu stia travisando. Lascia che ti spieghi.”

 

Ben fece un passo verso di lei, poi si fermò come se stesse aspettando qualcosa da Finn. Finn che, invece, rimase immobile senza dire niente.

 

Era troppo. “Basta, Basta…” disse Rey, portandosi le mani alle orecchie. Ne aveva le tasche piene.  Ben l’aveva delusa mentre Finn… be’, con lui era stata ben più che paziente. Ora, però, la sua pazienza era al limite.

 

“Tu non vuoi salvarti, la verità è questa” gli urlò, guandarndolo con astio.

 

“No, Rey, ti stai sbagliando” le rispose il ragazzo, facendo un altro passo ancora più incerto del precedente.

 

“Penso che tu debba ascoltarlo, prima di dare un giudizio…”

 

Finn, finalmente, aveva detto qualcosa, peccato che lei non volesse più ascoltarlo. Anzi no, lei non voleva proprio più sentire nessuno!

 

“Rey, ti posso garantire che non è quello che stai pensando.”

 

“Ah, no?” portò le mani sui fianchi, mostrando tutta la sua rabbia e stizza in quel gesto.

 

“E, allora, dimmi: di che cosa stavate parlando? Dimmelo, se hai il coraggio! Dimmi quello che pensi, senza mentirmi.” La rabbia le annebbiò gli occhi e i pensieri, rendendoli cupi e densi come una fitta coltre di nubi.

 

Ben fece ancora un passo verso di lei, e così si accorse che non era solo la voce a tremare, ma tutto il suo essere.

 

“Rey, non è così facile per me…”

 

“Ecco, appunto!” Lo additò sollevando un braccio. Le nubi stavano per esplodere in un fragoroso temporale. “La verità è che non hai niente da dire.” Urlò sempre più forte, facendo tremare persino Finn che era rimasto immobile come una statua di sale. “La verità è che tu non mi ami! Forse non mi hai mai amato! Il tuo è stato solo un inganno che, infine, ti ha imprigionato!”

 

E con quelle parole, devastata nel corpo e nell’anima, con il cuore fradicio come sotto ad un temporale, scappò dalla stanza di Finn. Scappò da quella evidenza. Dalla delusione, dalla mancanza d’amore di Ben, dal silenzio di Finn e dalla consapevolezza che tutto, tutto ciò che lei aveva fatto, tutto ciò che aveva sperato e tutto ciò che pensava di aver costruito con Ben, non era altro che uno stupido sogno. In fondo, non era stata altro che una bambina che credeva ancora alle favole. Una bambina stupida e testarda che non voleva ammettere che il bellissimo principe azzurro, purtroppo, era anche il cattivo della storia. E come un cattivo sarebbe finito. Morto… Ma le favole non finivano sempre con il lieto fine?

 

“Rey, aspetta”

 

Si girò, rendendosi conto che Ben continuava a seguirla. O meglio a rincorrerla. Come un folle le era corso dietro, cercando di raggiungerla. E, adesso, mentre lei stava immobile, con le mani piegate sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, lui stava ancora lì a qualche passo da lei. Sudato, ansimante e fiero. Ma con quelle labbra tremanti e gli occhi gonfi di vento come se una bufera stesse per avvolgerlo. Possibile che un sogno potesse seguirla come un incubo?

 

Forse era questa la verità: il loro non era mai stato un sogno, ma un incubo. E, adesso, si stava manifestando in tutta la sua ossessiva realtà. Il loro amore non era mai esistito. Ma la sua voce e il suo corpo continuavano a cercarla. Probabilmente era stata la sua mente, il desiderio o la sua cecità ad aver creato quell’incubo. O, più semplicemente, era solo un nuovo aspetto del legame. Un legame fin troppo reale. Talmente vivo da farlo sembrare tangibile, proprio lì, dietro di lei, con gli occhi imploranti come quelli di uomo pregno di emozioni e sentimenti diversi dal puro egoismo e l’ambizione personale. Possibile che la sua immaginazione le avesse fatto vedere solo quello che desiderava? Era quindi così crudele il legame nella Forza?

 

“Concedimi un istante…” le disse Ben sottovoce, interrompendo, con un solo respiro, tutti i suoi pensieri.

 

Era una voce fioca, smorzata, come un punto calmo in mezzo ad un uragano. Un suono liquido e frusciante come il rumore delle onde che sbattono contro un terrapieno. Avrebbe voluto resistergli e fingersi indifferente. Ma il suo cuore gridava con troppa veemenza per riuscire a ignorarlo. Così, respirando a fatica, si girò per guardarlo in tutta la sua altezza. E lui stava ancora lì, appena ad un passo da lei. Immobile, stanco e fremente come non mai. Poi le sue labbra si mossero per parlare.

 

“Questa volta sei tu che devi ascoltarmi.” 

 

Ben mosse la mano fino a posarla sulla sua spalla. Di colpo le nuvole del temporale si allontanarono, facendo esplodere il sole su tutta la sua pelle. Il freddo che aveva dentro si disciolse partendo da quel contatto. Poi lo vide alzare l’altra mano, insicura e tesa verso di lei. Trattenne il fiato prima di udire la voce di un uomo che sembrava la stesse implorando.

 

“Rey…”

 

Il suo cuore avvampò guardando quella mano dischiudersi per accogliere la sua, tremante e protesa verso di lei.

 

Non disse niente, ma il calore del suo corpo mutò, facendole bruciare mente e anima, ossa, ogni cellula, ogni anfratto nascosto. Tutto, tranne le mani. Quelle rimasero immobili, attaccate ai fianchi e fredde. Fredde come se non potessero scaldarsi se non attraverso uno scambio di pelle.

 

“Per favore…” aggiunse Ben. I suoi occhi la fissarono con l’intensità di una calamita davanti al suo opposto complementare.

 

Non era la prima volta che Ben le tendeva quella mano. E non si sarebbe mai aspettata che lo facesse ancora. Perché la stava chiedendo? Alzò il viso per leggere la sua espressione. Aveva il volto pallido, la pelle diafana e lucente come un cristallo purissimo. Gli occhi grandi, saturi di lacrime come pioggia. La bocca carnosa e in continuo movimento e quei capelli neri, leggermente spioventi sul davanti, fatti apposta per generare altre ombre sulla sua espressione marmorea. Sembrava la statua di una divinità. Un essere bellissimo e irraggiungibile. Un’entità inadeguata per sopportare il peso dell’amore terreno, ma capace di catturare insieme ogni forma di desiderio. La forma di un compagno ideale. Un dio della pioggia e del vento. Un corpo marmoreo e scolpito nell’acciaio. Ma il cuore?  Aveva un cuore, questo dio?

 

“No!” gli rispose, alzando di scatto il mento.

 

Lo sguardo di Rey, da colmo di bellezza, si fece più duro. Ripensò al silenzio e all’imbarazzo che era seguito alla sua dichiarazione e al dolore che aveva provato quando, tra ansia ed emozione, gli aveva confessato di amarlo. Che cosa aveva sperato: che lui si buttasse ai suoi piedi? Che il loro amore fosse la certezza che avrebbe reso l’equilibrio alla Forza? No, erano tutte utopie. Ma, presto, sarebbe tutto finito… Neanche sedici ore e Ben non sarebbe stato che un ricordo. O forse non sarebbe mai esisto.

 

Sospirò, tra rabbia e delusione. Decise di aver parlato e ascoltato troppo e, sull’onda della disperazione, aprì la porta della sua stanza, sbattendola per  chiuderlo fuori. L'uomo e il dio, la pioggia e il vento. Non voleva più nessuno. In fondo era stato lui a chiederle di dimenticarlo. Bene, avrebbe cominciato proprio da questo momento esatto.

 

“Apri questa porta!” gridò il ragazzo, posando le mani contro al legno.

 

Rey sentì il suo cuore perdere i battiti, come le perle di una collana strappata per distrazione. Cercò di rimetterli in ordine, sforzandosi di controllare ogni respiro. Ma chi avrebbe controllato la Forza? La Forza le aveva mai chiesto che cosa ne pensasse lei, prima di agire?

 

No, l’aveva sempre dovuta subire e, questa volta, sarebbe stata uguale a tutte le altre. Inspirò, facendosi coraggio, e il legame tirò tutti i suoi fili. E, crudelmente, ne creò di nuovi in modo che la distanza, di fatto una semplice porta, diventasse qualcosa di doloroso. Ma erano sempre stati dolorosi la distanza e il legame. Tutta la sua esistenza era stata scolpita nell’amarezza e nella pena. Cosa avrebbe dovuto fare: arrendersi? Farlo entrare? E per dirgli che cosa?

 

Sconfitta, restò immobile davanti alla porta, ascoltandolo bussare e chiamare il suo nome. Si sarebbe arreso? Forse no, ma ormai che importava? Mancavano sedici ore. Troppo poche per cambiare il loro destino. Forse avrebbe dovuto dirglielo. No, urlarglielo. Forse, se solo avesse saputo…

 

“Rey, apri. Mancano solo sedici ore all’impatto. Per favore, ascoltami.”

 

Rey spalancò gli occhi. E questo come lo sapeva? Che fosse stato Finn a rivelargli i dettagli del piano? Quindi sapeva tutto? Oppure Finn aveva mentito solo per farlo sparire per sempre, arrogandosi il diritto di decidere al posto della Forza chi avrebbe dovuto vivere o morire? Voleva saperlo. Non poteva aspettare ancora. Toccò la maniglia di getto e gli aprì, quasi senza pensare.

 

Spostò l’anta, lasciandolo passare, guardandolo mentre avanzava con sicurezza nella sua stanza. Ben si mosse quasi indifferente. Lo vide andare dritto verso il letto e mettersi a sedere come se niente fosse. Come un ragazzo normale. Come un amico di lunga data. Come un… vivo? Ma non era prigioniero del legame?

 

Strabuzzò gli occhi, spostandosi verso di lui, con il cuore che ondeggiava tra la felicità e l’ira.

 

Ben stava seduto accanto alla panca che le faceva da comodino come se fosse stato un confidente che torna a confessarsi. Come se quel posto, il letto, la cassa, la sedia, tutto, fosse suo. Lo osservò mentre, serafico, prendeva il libro dalla sedia per posarlo lentamente sulle gambe. Aprì una pagina indicando un punto tra le righe della profezia. Forse era di quello che voleva parlarle. Ma chissenefrega, pensò stizzita. Lei voleva sapere cosa gli avesse detto Finn.

 

“Quindi, sai tutto?” Lo guardò piccata, aspettando una risposta.

 

Ben alzò lo sguardo, con fare distratto. Come se tra loro non fosse mai accaduto niente di strano, come se l’indomani non sarebbe successo niente di assurdo. Come un pazzo che si ostinava a non vedere l’evidenza.

 

“Ho sentito il vostro piano. Vi state esponendo ad un enorme pericolo.”

 

Allora sapeva tutto? Quindi, quell’indifferenza che stava mostrando, non era casuale. Un impeto di rabbia la fece sbottare:

 

“È troppo tardi per parlare. E visto che, a quanto pare, sei in grado di apparire e sparire a tuo piacimento attraverso il legame, questo mi ha fatto capire che del nostro piano non te ne sia mai fregato niente. Bene! Sappi che, se adesso stai pensando che io sia stata qui ad aspettarti, ti stai sbagliando di grosso! E adesso rispondimi: Finn ti ha detto tutto?”

 

Rey si morse le labbra, ma lo fece più per la collera che per seduzione. Dopo, fece qualche passo incerto, avvicinandosi al letto.

 

“Ti devo parlare…” bisbigliò Ben, seguendola con lo sguardo.

 

Per un attimo le sembrò che il ragazzo non l’avesse nemmeno sentita, perché stava immobile, appoggiato sul materasso, con la bocca semiaperta. La guardava come se fosse una dea in procinto di creare un nuovo mondo.

 

Rey rimase turbata da quello sguardo e, trattenendo il respiro, ingoiò la saliva. Era difficile resistere a quel viso adorante e a quel corpo teso e pronto a scattare ad un semplice cenno. Come sarebbe stato facile cedere in quel momento. Dimenticare tutto, lasciando che fosse il desiderio a decidere il loro fato. Ma la ragione era tutto ciò che l’aveva tenuta in vita su Jakku e non avrebbe ceduto lo scettro delle sue azioni al sentimento. Non ancora…

 

“Quindi?” lo sollecitò a rispondere, con fare stizzito. Fece un altro passo, fermandosi in piedi davanti a lui. “Quindi!” ripeté, squadrandolo dall’alto al basso e concedendosi del tempo per respirare. Poi gli versò addosso la sua ira, come se fosse stata una secchiata di vernice contro un muro. “Quindi, non hai niente da dire?”

 

Con un gesto gli strappò il libro della profezia dalle mani.

 

Ben le sorrise confuso, lasciando le mani sospese, sollevando un labbro da un lato come se sapesse che, in fondo, lei lo stesse solo provocando.

 

“Ti devo parlare. Quello che stai dicendo, del legame, non è vero.” Lo disse con voce ferma, poi si alzò in piedi lentamente, con eleganza, fissandola con quel suo sguardo penetrante, oscurandola con il suo corpo marmoreo.

 

Rey inspirò come se stesse compiendo uno sforzo per rispondere o solo per pensare lucidamente, poi strinse i denti. “Ah, no? Allora come spieghi tutte le volte che ho cercato di parlarti e tu sei scomparso?”

 

Fece un passo all’indietro, portando il libro contro il petto, come se fosse un muro in grado di tenerlo lontano. Ma lui non distolse lo sguardo. Anzi, scosse la testa, cercando di raggiungerla ancora una volta.

 

“Io non volevo farlo.”

 

Questa volta Rey non indietreggiò, ma non perché non lo ritenesse necessario. Fu solo perché il movimento dei capelli di Ben fece esplodere il loro profumo nell’aria. Com’era possibile che, pur vivendo come un fantasma in un’altra dimensione della Forza, continuasse a profumare in quel modo? Avrebbe dovuto respingerlo, ma era talmente vicino, e il suo profumo erano talmente sensuale, da confonderla. Ma lei non poteva permettersi di cedere. Al contrario, doveva attaccare.

 

“Pensi che io ti creda?”

 

“Devi credermi.” 

 

Rey osservò la mano di Ben allungarsi per accarezzarla su un braccio. Accarezzarla? Le nocche scivolarono lentamente inseguite dal suo sguardo caldo. Per un attimo, si sentì mancare il respiro. Ma, poi, Ben riprese a parlare, fissandola di nuovo negli occhi.

 

“Forse lo pensavo… A volte ho veramente desiderato sparire, ma non sono mai stato io a dominare il legame.”

 

I suoi occhi le sembrarono sinceri. Così sinceri da farle tremare le gambe. No, no, lui era il re degli inganni. Non doveva capitolare per due parole gentili e una carezza affettuosa.

 

“Certo che sei stato tu” gli rispose, distogliendo lo sguardo. “Altrimenti, come avresti fatto a raggiungere Finn nella sua stanza?”

 

Ben scosse la testa, afferrandola con forza per un braccio.

 

“Ti stai accanendo nel giudicare le apparenze solo per il tuo personale disappunto.” Posò gli occhi sul libro stretto sul suo petto. “Ma non ti biasimo. Sono sempre stato un mostro. Non potresti pensare diversamente. Ciononostante, devi fare attenzione. La rabbia porta al lato oscuro. E tu ti stai lasciando andare senza controllo.”

 

Questa volta Rey saltò all’indietro, come se fosse stata colpita da un’offesa. Ora stava davvero esagerando.

 

“Ah, sì? Io mi starei lasciando andare? Senti questa…”

Era incredibile quello che stava dicendo. Sollevò gli occhi, incendiandolo con un’espressione incredula. “Dunque, vorresti essere tu a dirmi come si fa a non cedere al lato oscuro?”

 

“Rey, basta!” rispose il ragazzo, abbassando la voce e facendo scivolare un dito sopra i bordi del libro che Rey stringeva contro al petto. “Mancano solo sedici sedici ore!”

 

Un fremito la percorse, infiammandole il sangue, nel vedere quel dito accarezzare il profilo del libro così stretto e premuto contro al suo seno.

 

Rey sentì il fiato mancare e le ginocchia farsi molli come un budino. Ma, invece di cedere ai propri desideri, contrattaccò con veemenza: “Credi che non lo sappia? Io non posso sparire e comparire a mia discrezione.” Forse la sua voce non sembrò così sicura e furiosa quanto sperava. “Inoltre, io non ho il tempo di piangermi addosso, trasformando le mie colpe in un pretesto per fregarmene. Perché è questo quello che hai fatto fino ad ora!” Beh, almeno gli aveva detto quello che pensava.

 

“Ma neanche io!” le rispose Ben bruscamente. “Diversamente da quello che credi, il legame non è qualcosa che posso controllare.”

 

Lei continuò a fissarlo negli occhi come se, guardandolo fisso, l’avrebbe costretto ad essere sincero. Ma, contrariamente alle attese, Ben si contrasse, spostando la mano dal libro posato sul suo seno fino alla fronte. E, dopo aver scompigliato nervosamente i capelli, le rispose alzando la voce.

 

“Che diamine stai dicendo? Ti sembra che io me ne stia fregando?”

 

Si, ne era certa. “Ne sono sicura. Ammettilo!”

 

Prese le distanze. Ben era troppo affascinante per lasciarla indifferente. Persino quando esplodeva nelle sue stesse emozioni sprigionava un fascino irresistibile. Non doveva saperlo. No, non glielo avrebbe detto. “La verità è che tu non provi quello che provo io!”

 

E, con quelle parole, si allontanò da lui, andando verso il tavolo, nell’angolo opposto della stanza, lasciandosi crollare sopra una sedia.

 

Ben la seguì con lo sguardo, lasciando cadere le mani contro il corpo.

 

Poi scosse la testa, cercando di mantenersi calmo. “È la volontà della Forza e tu lo sai bene!” Spalancò gli occhi, come se un’idea avesse illuminato i suoi pensieri.

 

“Aspetta, è questo il problema per cui non vuoi ascoltarmi? I tuoi sentimenti…”

 

Rey perse il respiro. “Vattene, sei un mostro senza cuore.”

 

Ma lui avanzò a passi veloci, raggiungendola e lasciandosi sprofondare nella sedia accanto a lei.

 

“Diamine, Rey, è per questo che mi stai trattando in questo modo?”

 

Rey posò il libro sul tavolo, evitando il suo sguardo indagatore.

 

Non voglio più parlare con te di questo argomento. Penso di aver detto già abbastanza. Parliamo del piano.”

 

Ben allungò le braccia sul tavolo, come se volesse raggiungerla. L’espressione incredula. “Dopo quello che mi hai detto? Tu vuoi parlare del piano?”

 

Rey seguì le sue mani fermarsi appena poco prima del libro.

 

“Te l’ho detto. Io ho fatto tutto ciò che era in mio potere, per salvarti, per tirarti fuori dal lato oscuro, per strapparti da Snoke, per renderti libero, per proteggerti, e persino per proteggere il nostro amore. Ma tu, in fondo, mi hai sempre respinto…”

 

Ben spalancò la bocca, come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena sentito. 

 

“Io ti ho respinto?”

 

Prese il libro della profezia con rabbia dal tavolo. Poi scosse la testa come se fosse incredulo.

 

Rey sbatté le ciglia diverse volte, prima di rispondergli.

 

“Tu…” ma la voce le mancò senza motivo.

 

Questa volta Ben strinse i pugni.  “Forse ti dimentichi che mi hai sempre attaccato tu per prima, senza mai permettermi di parlare? Forse ti sfuggono tutte le occasioni che ho sempre cercato di darti e che tu ti sei ostinata a rifiutare?”

 

“Quello che dici è ingiusto!”

 

Ben prese il libro, sbattendolo con tonfo secco sul tavolo. 

 

“Ma è la realtà, hai creduto in me solo davanti a Palpatine, tuo nonno. Solo quando non avevi più niente da perdere. Ma, prima di quel momento, hai ignorato ogni mia iniziativa per trovare un accordo. Una soluzione, un’intesa che permettesse ad entrambi di stare insieme e, perché no, di essere felici. Tu credevi di ignorare il lato oscuro che viveva in me. Credevi che mi stavi mettendo davanti alla possibilità di scegliere tra te e il lato oscuro. Ma non ti sei mai accorta che io avevo già scelto… fin dalla prima volta che ti ho offerto la mia mano… è sempre stato Ben a chiedertelo. E tu lo sai…”

 

Rey rabbrividì. Sapeva che Ben aveva ragione. Ma, a quel punto, poteva solo negare.

 

“Non voglio sentire!” Negare a oltranza. “Stai cercando di farmi credere qualcosa di diverso dalla realtà. Se così fosse, perché sei stato così freddo quando ti ho detto quello che provavo?”

 

“Freddo?”

 

Le mani di Ben si bloccarono a mezz’aria con il libro della profezia in mano, come se fosse indeciso se sbatterlo o lanciarlo. “Ti ricordi chi sono? Dove vivo e come ho fatto a trovarmi qui?”

 

Certo che lo sapeva, ma non era quello che la faceva soffrire. Era il fatto che Ben non avesse mai ammesso i propri sentimenti. Anzi, aveva taciuto persino davanti alla sua ammissione, mostrandosi indifferente, e questo non la rendeva solo infelice, ma le scatenava una rabbia incontenibile. Una rabbia che chiedeva il suo spazio e che alla fine esplose.

 

“Ammettilo, tu non mi ami! Mi hai ingannato solo perché volevi che mi unissi a te, mentre adesso vuoi semplicemente liberarti del legame. La verità è che preferisci morire, piuttosto che restare legato a me nella Forza.”

 

Ben era seduto al di là del tavolino rotondo. Ma era talmente imponente rispetto al pianale che, pur restando seduto, gli bastò allungare le braccia e sporgersi in avanti per afferrarla con entrambe le mani.

 

“Per le stelle, Rey, è questo quello che pensi di me?”

 

Rey gli scostò le mani, con forza, e lui si alzò in piedi come se non volesse neanche più un semplice tavolo a separarli.

 

“Perché credi che ti abbia dato tutta la mia forza vitale su Exegol? Pensi che fosse perchè mi ero totalmente ricreduto sulla volontà della Forza? Perchè finalmente ero ritornato ad essere un vero Jedi? Sentiamo, cosa credevi?” La sua voce era tesa, ma Ben mantenne un contegno quasi regale. Restò rigido a fissarla, immobile proprio davanti a lei. Poi si chinò su di lei, spostandole i capelli dal viso e sollevandole il mento con dolcezza, ma anche con un mal celato desiderio.

 

Rey strinse le labbra, nascondendo quanto quel gesto le annebbiasse la vista, poi strappò via il mento dalle sue dita. “Smettila, e non toccarmi! Vattene!”

 

Ma non servì a nulla, perché lui abbassò le braccia sui suoi fianchi, cingendoli lentamente, come se volesse sedurla.

 

“No, non la smetto. Prima voglio la tua risposta.” La sua voce divenne sempre più roca.

 

Rey ebbe un brivido, ma non demorse. “Non lo so perché… dimmelo tu.”

 

Lui le sorrise e, seppur furioso e ferito, avvicinò il viso inclinandolo come se volesse parlarle dentro ad un orecchio.

 

“Perché vuoi che te lo dica, non basta quello che senti nella Forza?” sussurrò piano. “Non è forse ovvio?”

 

Il fiato di Rey si fece più corto. Che fosse un’ammissione?

 

“No, non è ovvio per niente” gli disse lentamente, lasciando che la voce le tremasse, quando le labbra di Ben si posarono sul suo collo. Con calma, a bocca aperta. Brivido dopo brivido. Calore contro calore. Pelle contro pelle.

 

“Ma davvero?”

 

Rey inspirò, cercando di mantenere il contegno. Ma quando lui si fermò per soffiare sulle sue clavicole, fissandola negli occhi, senza celare un sorriso selvaggio, avrebbe voluto alzare le mani e schiaffeggiarlo fino a farlo gridare. E, invece, chiuse gli occhi, espirando in silenzio.

 

“Lascia che ti spieghi a parole mie…”

 

E, socchiudendo gli occhi, si lanciò sul suo collo. Le baciò la gola, la curvatura del mento, la mascella, fino a tornare sull’orecchio che lambì senza fretta, lasciando che la lingua rotolasse sul lobo e accendendola di un fuoco interiore che sembrava volerla uccidere, polverizzarla.

 

“Non ti basta sentire quello che provo?” le sussurrò ancora, facendola rabbrividire. Ma il freddo durò solo un momento, giusto il tempo di sentire Ben baciarle la fronte, poi gli occhi, il naso, le estremità della bocca.

Era come un fuoco pulsante in grado di arroventarla fuori e dentro. Una vertigine tra le pieghe del tempo. Un canto audace e irrefrenabile come un richiamo. Un’estensione della Forza. Un bisogno ancestrale che finalmente trovava il suo centro. Un vuoto cosmico o forse un buco nero con la massa di milioni di soli, ma tutti ben aggrovigliati e pulsanti nelle sue viscere. Come una pulsar che risuona la sua eco nella spazio. E lei era il radar in grado di captare ogni infinitesima variazione di tutte le forme di energia presenti nell’intero universo. Un Universo che chiedeva aria, aria, calore e continue carezze. Prese fiato, domandandosi se avesse ancora la forza di girarsi per afferrare quelle labbra.

 

Anche Ben si fermò, ansimando come se stesse scalando una montagna. “Ti ho convinta?”

 

“No…” riuscì a dire con il fiato strozzato e il cuore che sembrava voler uscire dalla cassa toracica. Si girò per assaporare il calore delle sue labbra. Quanto le era mancata quella bocca turgida e calda? Ma Ben si spostò, beffandosi di lei e prodigandosi per baciarle dolcemente il collo, fino ad arrivare alle sue clavicole.

 

“Tu sai che io non posso ammetterlo…” Un bacio caldo e poi un altro. “Non così apertamente…” 

 

Le mani di Ben vorticarono sulla sua schiena, spostandosi davanti. Poi catturò il suo sguardo, fermandosi di colpo e lasciando scivolare i suoi occhi sulle sue labbra. Infine, tra un sospiro soffocato e un lamento, riprese a parlare: “Mi sento come se quelle parole mi bruciassero sulla lingua, vorrei dirle, ma si polverizzano prima di uscire.” Respirò, prendendo fiato sulla sua bocca.

 

Rey gemette e lui, senza più timore, con due mani allargò i drappi della veste di Rey, scoprendole il petto e baciando la parte alta dello sterno. 

Rey osservò la propria pelle risplendere alla luce fioca che entrava dalla finestra, rimbalzando fino a riflettersi dentro gli occhi di Ben. Il respiro le mancò del tutto e, per un attimo, sperò che Ben prendesse immediatamente tutto ciò che voleva. I brividi si accavallarono come onde, mentre lui la divorava con lo sguardo, allargando sempre più il drappo, lasciando esposta sempre più pelle sensibile, tesa, strepitante per quel contatto che la stava facendo impazzire. Le sembrò che il petto le bruciasse in ogni punto in cui Ben riuscisse a raggiungerla con il suo respiro sempre più corto e caldo. Così corto e caldo da rendere insopportabili i vestiti e la distanza tra il suo seno e la bocca di Ben.

 

“Ben, ti prego…”

 

Si sporse in avanti, lasciando che il ragazzo posasse le sue labbra sulle sue costole magre; o forse lui era rimasto fermo, ed era stata lei a costringerlo a quel contatto, perché si accorse che rideva, alternando una risata goffa a dei suoni osceni, carichi come probabilmente doveva essere il suo corpo, turgido e teso, come una nuvola pregna di pioggia. Sembrava la corda di un arco pronto a scattare. A proposito, perché non l’aveva ancora toccato?

 

“Rey…” la voce gli uscì come un gemito soffocato, quando lei gli posò le dita sul petto. E la schiena fece uno scatto in avanti, come se fosse stato pervaso da brividi e lampi. Milioni di scariche elettriche che rendevano il suo corpo sempre più carico e teso. E teso…

 

“Capisci cosa sto cercando di dirti?”

 

Rey si fermò, come se si rendesse conto solo in quel momento che Ben le stesse mostrando il suo amore con i gesti. Poi lo afferrò per la testa, stringendogli i capelli con le dita.

 

Ben emise un ringhio e si lasciò dirigere fino a che le loro bocche non furono allineate, talmente vicine da sentirne l’umidità e quasi poterne gustare il sapore.

 

“Voglio che tu sappia…” Ben gemette, ansimando e incalzando la stretta. Poi interruppe la frase, stringendola più forte. Le mani si mossero come barche alla deriva e la baciò con tutto l’ardore, il dolore, la rabbia e l’amore che aveva dentro.

 

“Io esisto, solo per i tuoi baci” le disse ancora, prendendo fiato.

 

Lei gli sorrise, avvicinandolo a sé. Si lasciò sollevare dalle sue grandi mani che la adagiarono sopra al tavolo. Il cuore esplose in scintille e piccolissimi cocci di vetro, e non ci fu bisogno di chiedere quale fosse l’urgenza o il desiderio. Semplicemente allargò le gambe, lasciando che lui si incastrasse tra le sue cosce. Stretto, stravolto, sorridente e fragile, eppure appagato e felice come se quel contatto fosse tutto ciò che ancora lo tenesse in vita.

 

“Credo di aver capito…” gli rispose, spostando i lombi contro il suo bacino. Non c’era affatto bisogno del legame per sapere quanto Ben la stesse desiderando e quanto il suo corpo fosse pronto. Ma non disse nulla. Si limitò a sorridergli, felice di sentirlo e stringerlo tra le sue braccia. Finalmente uniti e certi del sentimento di entrambi.

 

“Vuoi che continui?” le domandò, scostandosi per studiarle il volto.

 

“Sì…”

 

A quella risposta lui sgranò gli occhi. Le afferrò un polso e cominciò a leccarlo. Poi salì sul palmo, infine le afferrò un dito e, guardandola come se volesse entrarle dentro con gli occhi, lo infilò in bocca, succhiandolo dolcemente.

 

“Per le stelle, Ben, che diavolo è questo?”

 

“Direi l’antipasto… tesoro”

 

L’aveva chiamata tesoro? Chiuse gli occhi, lasciandolo fare. Certo che se quello era l’antipasto… non era sicura di come sarebbe arrivata al dolce. Forse si sarebbe arresa molto prima. Se continuava così, non avrebbe superato neanche il primo. Fece un respiro profondo, sperando che quel tessuto, che ancora li separava, non si strappasse all'improvviso. In quel caso, ne era certa, l’antipasto avrebbe anche concluso la cena.

 

“Tesoro…”

 

L’aveva chiamata di nuovo tesoro o stava soltanto  sognando? Aprì gli occhi, accorgendosi che lui la fissava immobile, con gli occhi persi e la labbra gonfie dai baci. Perché si era fermato? Non aveva detto che era solo l’antipasto? 

 

“Si?”

 

“Sei sicura?” 

 

Lei allargò le labbra con un sorriso. Gesto che di certo lo turbò, perché divenne rigido e teso, allontanandosi di scatto, come se avesse sbagliato qualcosa. Ma lei non lo lasciò andare, al contrario lo avvicinò a sé, mordicchiandogli il mento.

 

“Sposami!” gli disse senza fiato.

 

“Cosa?”

 

“Sposami, se mi ami, sposami.”

 

Rey quasi si trattenne nel vedere il suo viso stravolto come se stesse cadendo da un altopiano, totalmente paralizzato e incapace di fare domande. Così decise che era arrivato il momento di togliergli ogni dubbio, e giocare a carte scoperte.

 

“Ascolta, Ben. La profezia parla di una sposa. Ci mancano solo sedici ore all’impatto delle lune. Per sposarmi basterebbe un minuto.”

 

“Vuoi che ci sposiamo? Adesso?”

 

Lui spalancò gli occhi mezzo divertito, poi ingrandì le pupille come se, all'improvviso, gli fosse stata rivelata una verità in cui non avrebbe mai sperato.

 

“La sposa Skywalker!”  Si grattò la testa. “Krif, Rey, la sposa Skywalker! Vuoi cavalcare la profezia?”

 

“Mmmm, sì… anche…”

 

Ben arrossì, poi la sua faccia diventò incredula.

 

“Allora?”

 

Ben rise, accarezzandosi i capelli. “Cosa vuoi che ti dica?”

 

“Puoi dirmi di sì” sussurrò lei, attorcigliandogli le braccia intorno al collo e lasciando scivolare un’altra volta le labbra sulla sua bocca.

 

Ben approfondì il bacio, lasciando andare un lamento quando si staccò per guardarla.

 

“Allora… hai tutti i sì di questa dimensione e anche di tutte le altre…” E, senza più aspettare una risposta, la baciò con forza, liberandole i seni dai drappi della stola bianca e afferrandoli tra le mani calde, senza più contegno.

 

Rey ansimò, contraendo le gambe. Se non si fosse fatta forza avrebbero consumato il matrimonio molto prima di celebrarlo, così raccolse tutta la sua volontà per spingerlo oltre al suo petto.

 

Ben protestò per un attimo, poi sollevò il viso più stravolto che curioso. “Per le stelle, Rey, vuoi che sia tuo marito, no?”

 

“Non sei ancora mio marito.” Rey si strinse la tunica, rimettendola a posto. Scese dal tavolo e prese Ben per mano, trascinandolo fuori dalla stanza. Ora le era tutto chiaro. Ora sì che sapeva cosa fare.

 

Ma Ben no. 

 

“Non ti piaceva il tavolo?”

 

“Per le stelle, Ben, mancano sedici ore!”

 

“Ti garantisco che a me non basterebbero neanche sedici millenni… però, se il problema era il tavolo…” 

 

Rey lo fissò quasi contrariata. Aveva capito che dovevano prima sposarsi? Sicuramente, Ben aveva afferrato meglio l’idea della consumazione del matrimonio, così lo tirò con più veemenza.

 

“Andiamo.”

 

“Non capisco se mi stai proponendo qualcosa di erotico o hai deciso di anticipare l’impatto con le Lune?”

 

Rey scoppiò a ridere, poi si fermò per rispondergli con calma. “Dobbiamo andare da Finn e Poe, almeno Finn può vederti. Testimonierà che ci stiamo sposando sul serio.”

 

“Mmmm” mormorò Ben, sollevando le mani con una smorfia di disgusto. “Dobbiamo per forza sposarci davanti a tutti?” Il ragazzo scoppiò in una risata piuttosto nervosa.

 

“Be’, di fatto ci vedrà solo Finn. Hai problemi?”

 

Il ragazzo si passò una mano sui capelli, leggermente confuso. “Ti ho già risposto…” Poi la voce gli divenne più calda. “Non cambio idea così facilmente. Però, se vuoi, posso riprendere l’argomento di prima…”

 

Rey lo scostò con un piccolo colpo su una spalla. Sapeva benissimo quale argomento volesse riprendere. Così evitò di rispondergli e riprese a trascinarlo per i corridoi.

 

“Avanti! Siamo quasi arrivati.”

 

Neanche bussò davanti alla porta di Finn, ma, tanto, lui non aveva mai bussato davanti alla sua porta. Così non si preoccupò che potesse offendersi.

 

“Finn, alzati, ho bisogno del tuo aiuto.”

 

Finn era sdraiato dentro al letto, con un libro in mano e tutti i capelli spettinati. Li fissò a lungo con la bocca spalancata, come se non fosse sicuro se fossero veri o se stesse già sognando. Poi si girò a guardare Ben, come se lui potesse dargli una risposta.

 

Ben capì al volo e alzò le mani, facendo un passo indietro.

 

 “Non guardarmi. Io non dirò niente.”

 

Così, Finn riportò gli occhi su di lei.

 

“Che cosa ci fate qui? Ma quanto dura questo legame? Praticamente vedo Ben di continuo!”

 

Ben scoppiò a ridere, mentre Rey avanzò nella stanza di Finn come se niente fosse. 

 

“Finn, abbiamo poco tempo.”

 

Il ragazzo posò il libro sul letto. Guardò l’ora sul suo orologio e poi guardò Rey un’altra volta.

 

“Rey, è l’ora del riposo, tra circa quindici ore probabilmente saremo tutto morti.”

 

Rey gli si avvicinò, prendendolo per un braccio.

 

“Finn, sbrigati, chiama tutti!”

 

Questa volta Finn, noncurante di trovarsi davanti ad una signora, si mise i pantaloni, restando perplesso a guardare i suoi ospiti inattesi.

 

“Diamine, Rey, sono in mutande!” Sospirò chiudendo la cintura e infilando una maglietta. “Ma che diavolo hai mente?”

 

“Io e Ben ci stiamo per sposare, tu sei l’unico che possa vederci entrambi, quindi farai da testimone.” Si sentì allegra nel dire quelle parole. E Ben era rimasto fermo e imbambolato, ma non l’aveva contraddetta. Quindi era d’accordo? Di certo, era d’accordo su quello che sarebbe accaduto dopo la cerimonia. Rise al solo pensiero, poi si girò di nuovo verso l’amico che continuava a fissarla come se non fosse convinto.

 

Finn si grattò la schiena con tutti i vestiti. “Testimone di che cosa?” La faccia passò dallo sbigottito all’incredulo. Poi si girò di nuovo a fissare Ben, che alzò di nuovo le mani spostando la testa.

 

“Come vedi, io mi sono già arreso, ti consiglio di fare lo stesso…”

 

A Rey scappò un sorriso, ma si trattenne fissando l’amico.

 

“Finn, la profezia. Io e Ben stiamo per sposarci!”

 

“E… ?” balbettò il ragazzo, spalancando la bocca.

 

Rey lo spinse fuori con forza. Prese Ben per mano, notando che anche lui rideva sotto i baffi e, con aria decisa, si avviò nel corridoio verso la stanza di Poe. Fece qualche passo, poi si fermò per vedere se l’amico si fosse deciso a seguirli. Osservò la mano di Ben stretta e salda nella sua e con soddisfazione incontrò il suo sguardo. Poteva un gesto sostituire le parole?

 

“Sì…” le sussurrò Ben, con bacio sulla fronte.

 

Un miliardo di farfalle volarono nel suo stomaco. Non aveva bisogno di altre risposte. Così si girò a guardare Finn che lentamente, stravolto dal sonno e dalla notizia del matrimonio, dondolando come uno zombie, avanzava verso di loro.

 

Gli sorrise, sentendo che per la prima volta non era lei a fare la volontà della Forza e, forse, non era più nemmeno un suo strumento. Forse era tutto parte della stessa energia, come un grandissimo sogno interconnesso e trasversale a milioni di vite e dimensioni. 

 

Forse ogni cosa accadeva per un suo scopo e meccanismo segreto. Ognuno era parte di un enorme ingranaggio in cui ogni mossa significava un movimento. Tutti si sentivano unici meccanismi solitari e, invece, partecipavano tutti insieme al movimento d’insieme. Ma solo quando tutti spingevano dalla stessa parte, l’ingranaggio scattava in avanti, lasciando passare ogni essere vivente in un altro punto. Un’evoluzione, una continua evoluzione, un’energia che genera energia, come un moto perpetuo.

 

Così ripensò quello che le aveva detto la vecchia su Tatooine. Tutto è energia, tutto è interconnesso…” E, seguendo un filo logico a lei incomprensibile, rivide se stessa e tutto l’amore che aveva guidato le sue scelte. Pensò alla paura di lasciarsi andare di Ben e, di colpo, le tornarono in mente le parole della profezia:

 

“Amore, paura e sacrificio 

saranno il prezzo per tornare al principio.”


Per un attimo ebbe paura. Ma non poteva più aver paura. Mancavano solo sedici ore… o forse anche meno, ma dentro di sé era certa che quello che sarebbe accaduto non sarebbe stata la fine, bensì l'inizio… perché, ovunque l’avesse portata quella storia, tutto era energia e tutto era interconnesso… e, in qualche modo, l’ingranaggio avrebbe mosso il meccanismo
 
 
Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, 

scusate il ritardo... non è successo nulla, solo non riuscivo a mettermi al PC. Come state, tutto bene? Io sono uscita di casa dopo quasi due mesi di clausura. Mamma mia, chissà cosa sarà domani. Io ho paura. E voi?

Ma torniamo alla storia... avete notato che ha cambiato colore? Che ne pensate del colore arancio? Vi piace o preferite il ROSSO?

Ora vi saluto con i soliti ringraziamenti e vado a vedere la serie di Marco Polo su Netflix.

Prima di andare via, passate a salutare il mio Beta 
IndianaJones25, un po' d'amore per le sue storie lo farà felice. Se cliccate qui, potrete leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Se poi ne avete voglia, lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Il cuoricino è il mio preferito.

Un abbraccio virtuale a tutti e baci a tutte le aleene.

Shaara
 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa. Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da Alcalafalas per le mie storie. Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione.

Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

Per sentire la musica di questo capitolo cliccate sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

Posa la tua gota un istante su questa guancia ebbra.

Fammi dimenticare la guerra e la ferocia in me.

Ho in mano queste monete d'argento:

dammi il tuo vino di luce dorata.

Tu hai schiuso le sette porte del ciel,

ora posa la tua mano unifica sul mio cuore serrato.

Tutto ciò che ho da offrire è questa illusione: me stesso.

Dagli un soprannome, ché almeno questo sia reale.

(Rumi)

⧫⧫⧫
 

 

Il matrimonio venne celebrato relativamente in fretta. In quattro e quattr'otto si trovarono riuniti nella sala mensa, che fu riorganizzata per l’occasione. Il grande tavolo venne addobbato con una tovaglia blu nuova di zecca, mentre dei fiori bianchi vennero raccolti per abbellire l’ambiente.

 

Lui e Rey stavano in piedi davanti a Maz che officiava la celebrazione, mentre Finn stava appena ad un passo da loro come unico testimone.

 

Tutti gli altri assistevano seduti su delle sedie arancioni, qualche metro dietro a Finn.

 

La luce fioca della luna lasciava filtrare un vivace pulviscolo argentato dalle finestre lasciate aperte. Pulviscolo che ballava alla luce iridescente dei lampadari lasciati tutti accesi per far sembrare che ci fosse un evento. Una festa o qualche incontro formale. Nell’insieme, sembrava bellissimo. Le tende blu svolazzavano verso la notte e tutto il paesaggio dietro di loro sembrava immerso in una fantastica quanto irreale magia.

 

Ma Ben tutto questo non lo poteva vedere.

 

Perlopiù gli venne descritto da Finn, appena ad un passo da loro, visto che Rey aveva passato una buona mezz’ora a scambiare abbracci e piangere con tutti i partecipanti alle nozze, praticamente tutti invisibili agli occhi di Ben.

 

Così, ebbe il tempo di pensare. Lentamente deglutì, cercando un dialogo con se stesso. Si sentiva strano, fuori luogo ma presente, emozionato, sbagliato, giusto e persino felice. Guardava Rey senza riuscire a parlare, chiedendosi continuamente se quello che stesse vivendo fosse vero. Per alcuni istanti ebbe persino la sensazione di assistere al matrimonio di un altro, come se fosse una figura esterna. Era tutto così assurdo, fuori dal tempo e persino dalla ragione. Tutte quelle persone che gli stavano intorno, anche se non le poteva vedere, erano lì.

 

Certo erano tutti lì per Rey, per la Forza, eppure, in qualche modo, erano lì anche per lui. Come se delle diramazioni della sua vita passata avessero preso una strada alternativa, tale per cui i suoi peccati non fossero mai esistiti o fossero stati come… dimenticati. Ad ogni modo, quella sua nuova essenza, quella vita non vita, gli sembrò il simbolo di una stravagante rinascita. Come se, di tutte le parti che componevano quel se stesso così rotto e insofferente, si fosse salvata solo la parte perdonabile o la parte migliore.

 

E non sapeva dire se fossero quei pensieri, la bellezza di Rey o quello strano sorriso compiaciuto di Finn ma, ad un certo punto, notò una strana luce raggiungerlo. Dapprima vide come un pulviscolo filtrare da un angolo grigio di un punto indefinito. Ma, nel notarlo, il punto di luce si allargò come i raggi del sole che si espandono quando si apre una finestra.

 

E fu in quell’istante che le vide: tre farfalle lontanissime che volavano piano piano, rincorrendosi come se fossero felici.

 

Le guardò avvicinarsi, sentendo il suo cuore battere più forte. Non era la prima volta che vedeva quei bellissimi insetti azzurri. Ma, in quell’istante, mentre le osservava danzare una sull’altra, per un brevissimo momento, pensò a loro. I suoi genitori, suo zio, il suo maestro… Li sentì vicini, felici e fieri di qualcosa a lui incomprensibile, eppure reale. Li sentì espandere come la luce, come se parti di suo padre, di sua madre e di suo zio continuassero a vivere in quel pulviscolo luminoso, reso manifesto solo dalla presenza danzante di tre insetti e milioni di puntini argentati e luminosi. Come una sorta di magia capace di legare epoche e mondi diversi, come una Forza, invisibile eppure chiara come la luce della luna che continuava a filtrare il suo bagliore dalle finestre lasciate aperte. Un bagliore tangibile che filtrava attraverso la carne e le ossa, trasformandosi in sentimento ed emozione. Qualcosa di forte e indicibile che avvolgeva il cuore e tirava quella corda invisibile che lo legava a Rey.

 

Rey che, all’improvviso, si inchinava come per prendere qualcosa e, con gli occhi rigati dal pianto, si sollevava verso di lui.

 

“È per te…” gli disse commossa, mentre gli mostrava un anello con due pietre gemelle azzurre posato sul suo palmo.

 

Quando Rey allungò la mano verso di lui e lui abbassò gli occhi, il suo cuore ebbe un sussulto. Lei gli sorrise e fu quello il momento in cui lo riconobbe.

 

“L’anello di mia madre…” disse a bassa voce, spalancando le pupille per la sorpresa.

 

Rey asciugò le lacrime che sgorgavano fluide dai suoi occhi. Forse avrebbe dovuto abbracciarla, ma in qualche modo si sentiva inadeguato per dire o fare qualsiasi cosa e, forse, comprendendo le sue emozioni, fu proprio Rey a parlare per prima.

 

“Maz ha detto che è per te. Ha detto che, se Leia fosse stata viva, avrebbe voluto donartelo…”

 

Ben non disse niente. Trattenne a stento il groppo che gli stringeva la gola e, respirando lentamente, prese il gioiello dal palmo di Rey, poi le afferrò la mano e, trattenendo il respiro, glielo infilò nell’anulare.

 

“Per la Forza, Ben! Che cosa stai facendo?”

 

Le sorrise, prendendo fiato. “Maz ha ragione, sono certo che se mia madre fosse stata qui, mi avrebbe donato questo anello, solo per il piacere di fartelo avere in questo momento.”

 

Rey lo osservò commossa, senza riuscire a dirgli molto, ma lui le indicò le farfalle volare intorno a loro.

 

E a quel punto anche lei le notò, spalancando gli occhi sempre più incredula. “Tu pensi che…”

 

“Sono loro, non vedo altre risposte.”

 

Rey lo fissò, lasciando che il riflesso delle farfalle e della luce della sera facesse brillare tutte le sue emozioni. Luci e lacrime come polvere di stelle. La magia che li stringeva e li avvolgeva oltre ad ogni immaginazione e misura. Così, restarono immobili a fissarsi in quel confine tra milioni di sogni e mondi apparentemente inconciliabili, eppure tutti reali, come strati nascosti di un’immagine velata che solo l’amore poteva liberare strato dopo strato. Emozione dopo emozione, sentimento e ragione. Tutto era interconnesso. Tutto era sempre stato una primitiva forma di energia, con un contenitore materiale intorno. E restarono lì, per un tempo indefinito, a respirare l’amore, la magia, il sogno e la speranza di esistere insieme.

 

Poi Finn fece finta di tossire.

 

Si girarono a guardarlo, ricordandosi che solo lui poteva vederli entrambi. La sua espressione sembrava stupita e rotta dal pianto. Possibile che avesse percepito tutto quello che loro sentivano e vedevano?

Poi Finn tossì di nuovo. Ben vide Rey e Finn girarsi a sorridere verso un punto molto in basso. Rey ringraziò, mormorando qualcosa che lui non riuscì a capire, ma la vide piegarsi verso il pavimento, come se un nano le stesse posando qualcosa sulla testa. Infine si alzò, mostrandosi a lui coperta da un velo. Era bianco e le nascondeva il viso.

 

Si emozionò come un bambino quando capì che per baciarla avrebbe dovuto sollevare quel velo. Sembrava una cosa banale, ma quel gesto gli parve raffigurare un rito di passaggio e chissà se il senso di quel velo sarebbe stato applicabile anche per la sua condizione. Ma i suoi pensieri vennero rotti da una risata di Finn che, tra un acuto e l’altro, gli spiegò che il velo arrivava direttamente dal marsupio di un’aleena presente al matrimonio.

 

“L’aleena ha detto che porta il velo da sposa nel marsupio, perché nella vita non si mai che cosa può capitare.”

 

“E questo vi sta facendo ridere in questo modo?”

 

“Shhh” li redarguì Rey, muovendo una mano nella loro direzione. Così Finn si piegò di lato per parlargli più vicino all’orecchio. 

 

“Tu non ridi perché non hai visto l’aleena…”

 

Ben rimase incerto, cercando di capire il discorso del ragazzo, ma dovette rinunciare del tutto quando questi cominciò a dargli gomitate da strozzare il respiro su un fianco.

 

“Devi dire sì! Avanti! Dì di sì!”

 

Comprendendo all’incirca il punto in cui era arrivata la  cerimonia, prese fiato sentendo il cuore battere all’impazzata e,  senza fermarsi a pensare, si sbrigò a pronunciare le sue promesse e infine a perdersi in una strana sensazione fatta di gioia mista ad una travolgente confusione. Era proprio come se qualcuno l’avesse appena tirato fuori a viva forza da . Veramente si era appena sposato?

 

Quello che seguì quell’istante fu pura follia.

 

Non ebbe neanche il tempo di togliere il velo dalla faccia della sposa per baciarla perché lei lo afferrò per mano e cominciò a correre, trascinandolo da qualche parte. Chissà dove diavolo lo stava portando con quella fretta. Allontanò il continuo susseguirsi di pensieri lussuriosi, quasi tutti che iniziavano con un velo e finivano sopra un tavolino posato chissà dove. Si domandò dove la neo sposa lo stesse portando e pregò la Forza che non volesse chiudere il legame proprio in quel momento. Se la Forza voleva che Rey diventasse una sposa, ebbene, questo era accaduto e l’idea che adesso il legame potesse scemare gli procurò un brivido freddo e una ventata d’amara inquietudine.

 

E fu proprio in quell’istante che Rey si fermò, cominciando a fissarlo in modo strano.

 

“Puoi vedere dove siamo?”

 

Ben si girò, cercando di mettere a fuoco il paesaggio senza riuscirci. Scosse la testa. “No, mi dispiace. Vuoi descrivermelo tu?”

 

“Siamo nel pieno della valle di Tythonian Gnarls, in prossimità del Delta del fiume Tythos. Qui un tempo si trovavano le rovine dei templi Jedi, ma non sono riuscita a vederne nessuna.”

 

“Probabilmente sono qui intorno. È possibile che, oltre ai templi Jedi ci siano quelli Je’daii.”

 

“Sì, è possibile…” gli rispose Rey, girandosi a guardare il paesaggio con aria felice. “Mi piacerebbe vederne uno.”

 

“Forse, potremmo riuscire a trovarli, provando ad armonizzare le nostre energie con il pianeta.”

 

“Cioè, tu useresti il lato oscuro e io il lato chiaro?”

 

Ben portò una mano alla testa, spostandosi i capelli all’indietro. 

 

“Non proprio, tu immaginalo come se dovessi unirti con un tuo strumento ad un’orchestra che sta già suonando. L’idea è quella di trovare l’armonia tra le note del tuo strumento e il concerto del pianeta.”

 

Rey lo guardò poco convinta. “Praticamente tu pensi che noi potremmo diventare tutt’uno con l’energia vitale emessa dal pianeta?”

 

Questa volta le sorrise, avvicinandosi di un passo. “Sì, in un certo modo…”

 

“Va bene” sentenziò lei, mostrandosi entusiasta dell’idea. Si sedette esattamente dove si trovava, trascinandolo giù con sé.

 

Ben si sedette per terra, incrociando le gambe. Poi, spiegò a Rey come usare la Forza per compiere quella sorta di viaggio astrale. Ma non dovette parlare a lungo perché lei sembrava capire al volo e, con pochi respiri, si trovarono entrambi sintonizzati nell’eco della Forza vitale. Mano nella mano, luci e ombre, brividi e sorrisi. Quello che accadde dopo, però, superò ogni sorta di immaginazione. Nessuno dei due l’aveva previsto o avrebbe mai pensato che potesse accadere qualcosa di simile. E tutto ciò che videro dal quel momento in avanti fu talmente incredibile da lasciarli basiti, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata per la meraviglia.

 

Come d’incanto, dal nulla qualcosa prese forma. Prima sentirono un suono molto simile al canto degli uccelli. Il profumo dei fiori e delle foglie bagnate dalla bruma della sera. Un ruscello. Poi apparve una foresta, con un fiume azzurro e limpido che gli scorreva intorno. Dopo, Ben distolse lo sguardo, venendo catturato dalla luce della luna. Si perse un attimo in quell’incanto, respirando e godendo di quei  profumi, colori e suoni. Ma, quando posò di nuovo gli occhi verso il basso, un’intera città fantasma era apparsa tutto intorno.

 

Gli echi di un’epoca lontana gli mostrarono dei grandi templi squadrati, costruiti di pietre color mattone alternate a pietre azzurre. Poi palazzi e case di legno e pietra dipinta con colori accesi. Tutto intorno, distese di prato verde alternate ai fiori e acqua, acqua che scorreva e frusciava da tutte le parti. Sembrava un vero paradiso. Ma la cosa più incredibile fu comprendere che entrambi potevano vederla. Così, a bocca aperta, felici e sorpresi, restarono per qualche minuto in silenzio a guardare il paesaggio emergere dalla notte. Quando il velo del sogno si dissolse, e si trovarono seduti sul pavimento di un’antica città Je’daii, Rey gli strinse una mano, respirando lentamente.

 

Forse temeva che quel meraviglioso incanto sparisse. Ma non accadde. Al contrario, quel mondo meraviglioso cominciò a popolarsi di figure. Vecchi, bambini, uomini, alieni di ogni specie. Tutti sembravano intenti a fare la loro vita. Ogni persona sembrava impegnatissima a compiere qualcosa, passandogli accanto senza vederli. E loro restarono fermi, trattenendo il respiro e tenendosi per mano, come se stessero assistendo ad una magia.

 

Ben non fece in tempo a chiedersi quanto sarebbe durata quella incredibile follia, quando, da un tempio Je’daii, vide uscire nove maestri. Li riconobbe per  i loro abiti chiari che li coprivano fino a piedi.

 

Ebbe appena il tempo di notarli mentre uscivano in gran fetta che sentì risuonare la loro voce in lontananza.

 

"Nella luce vi è oscurità e nell’oscurità vi è luce. Questo è ciò che siamo noi tutti. Non esseri prigionieri del Bogan o dell’Ashla. Battersi per vivere nell’equilibrio. Questo è ciò che Tython ci ha insegnato, è pericoloso fare diversamente. E il pericolo è con noi…  sempre."

 

Era stato un uomo dalla pella scura a pronunciare quella frase. Doveva essere qualcuno di molto importante, perché gli altri maestri gli stavano intorno, guardandolo con grande rispetto.

 

Poi, tra gli otto, una giovane donna con un sacco di tela appeso su un fianco si fece avanti uscendo dal gruppo.

 

“Maestro Ketu, è l’ora!”

 

Ketu smise di parlare e tutti i maestri sembrarono agitarsi. 

 

“Sei sicura che siano già arrivati?” disse un maschio cataro che sembrava chiamarsi Tem Madog.

 

“Certo, Tem: se le cose sono andate per il verso giusto, a quest’ora dovrebbero aver già scoperto la profezia” rispose la ragazza, agitando il lungo sacco di tela scura.

 

“E se non avessero capito il senso della profezia? E se non avessero intuito la grande opportunità che gli stiamo dando?” aggiunse un selkath molto nervoso.

 

“State calmi” sussurrò il maestro, muovendo le mani verso il basso. Fece per parlare, grattandosi il mento, quando la giovane maestra si voltò, apparentemente strizzando gli occhi verso di loro.

 

“Eccoli!” sussultò la ragazza. “Sono loro” aggiunse, correndogli incontro.

 

Ben e Rey riuscirono appena a guardarsi. Il cuore a mille, la testa che elaborava possibili soluzioni. Ma non fecero in tempo a dirsi niente, perché la giovane maestra li raggiunse, bloccandoli sul posto e cominciando a parlare con enfasi.

 

“Finalmente!” gli disse, piegandosi per un inchino di benvenuto.

 

Ben guardò di nuovo Rey con aria sbigottita. Si alzò in piedi, porgendo un braccio a Rey per aiutarla ad alzarsi. Poi sollevò un sopracciglio, scrutando meglio la giovane maestra.

 

“Tu puoi vederci?”

 

“Certo!” rispose la ragazza, saltellando felice. “Vi stavamo aspettando già da un pezzo. Ma venite, vi mostro la stanza.”

 

“La stanza?” domandò Rey, con faccia incredula, spostando freneticamente lo sguardo dalla ragazza a Ben.

 

“Non siete voi gli sposi Skywalker?” disse la ragazza, giocherellando con il sacco di tela.

 

“Ehm, sì!” accennò Rey, sempre più confusa. Poi si avvicinò alla fanciulla, di poco più bassa di lei, per toccarla.

 

“Sei… sei viva? Oppure è tutto un sogno?”

 

La ragazza ridacchiò, quasi arrossendo. Dopo un po’, scuotendo le spalle, si voltò a cercare gli otto maestri che erano rimasti fermi, appena fuori dal tempio, guardando nella loro direzione.

 

“Beh, non è facile spiegare tutto adesso… ma presto vi sarà tutto chiaro.”

 

“Eh no, ragazza!” Ben l’afferrò per un braccio, accorgendosi come la giovinetta sembrasse viva e fatta di carne. Per un attimo, non seppe cosa pensare, ma era lì con Rey e non avrebbe lasciato sua moglie in una situazione così assurda, senza alcune spiegazione plausibile. “Ora ci spieghi bene o dovrai vedertela con me!”

 

La ragazza fece un sussulto. Cercò di allontanarsi dalla sua stretta, allargando gli occhi impaurita.

 

“Ben, così la spaventi. Lasciala stare!” gli intimò Rey, sfiorandogli la mano che stringeva la giovane maestra.

 

“Ciao, io sono Rey” le disse ancora, allungando una mano.

 

“Nella, Nella Bold(1)”  rispose la fanciulla, stringendole la mano.

 

“Sai che mi sembra di aver già sentito il tuo nome?”

“È un nome comune” rispose la giovinetta, sollevando le spalle.

 

Le due ragazze si sorrisero e Ben liberò il braccio della fanciulla, continuando a guardarla con sfiducia.

 

“Capisco che adesso siate confusi, ma vi garantisco che presto saprete tutto. Diciamo che questo è un regalo del tempio Je’daii. Quello che state vedendo è uno spazio senza tempo in cui siamo rimasti… sospesi. Come sapete, tutto è collegato e tutto è interconnesso attraverso l’energia. Semplicemente, vi concediamo di vivere qualche ora come se foste ancora…”

 

La ragazza si fermò interdetta, mordendosi un labbro come se stesse cercando le parole.

 

“Come se io fossi ancora tra i vivi…” aggiunse lui.

 

La ragazza annuì, sorridendo incerta. “Sì, in un certo senso…”

Poi si girò a guardare gli altri maestri, che dapprima la fissarono, poi andarono per la loro strada. Infine, cominciò a camminare, facendogli un cenno di seguirli.

 

“Non è abbastanza… dicci di più, ragazza!” Questa volta Ben non l’afferrò per il collo come avrebbe voluto, ma la invitò a proseguire con voce minacciosa.

 

La fanciulla sospirò e, giocherellando con il sacco di stoffa che le pendeva da un lato della lunga veste chiara, si decise a parlare.

 

“Voi avete letto la profezia?”

 

“Sì” le disse subito Rey, precedendo ogni altra risposta.

 

“Sta tutto scritto lì…”

 

“La profezia non è chiara. Al contrario, è criptica e confusa. Che cosa avremmo dovuto dedurne?” aggiunse Ben, fissandola più da vicino.

 

La ragazza arrossì, accarezzandosi le guance per la vergogna. Poi guardò Rey, prendendo sempre più colore.

 

A Ben venne persino il dubbio di aver suscitato l’interesse della fanciulla la sua espressione diffidente, che aveva tenuto fino a quel momento, si tramutò un sorriso. Sorriso che non sfuggì a sua moglie, che prima sollevò un sopracciglio, guardandolo in modo strano, ma che poi sorrise di nuovo, rivolgendosi alla ragazza.

 

“Che cosa vuole dire il Principio di Indeterminazione? Se noi dovessimo riuscire a riportare le lune di Thyton all’origine, riequilibrando tutti i lati della Forza, ci assicuri che poi avremmo la certezza di vivere insieme?”

 

“Oh” sospirò la giovane maestra. “Il Principio di Indeterminazione è applicabile solo al mondo della meccanica quantistica… se voi cercaste di razionalizzarlo al di fuori di quell’universo ne avreste una visione parziale… ma…” continuò, guardandoli entrambi e spostando la testa da uno all’altra, come se volesse essere sicura che entrambi la stessero ascoltando. 

 

“Il Principio di Indeterminazione rende impossibile conoscere nello stesso momento la distanza e il tempo percorso da una particella nello spazio. Ma è attraverso questo principio che si basano i viaggi nel tempo e, volendo, è lo stesso principio che vi sta permettendo di sperimentare questo piccolo viaggio astrale che state vivendo adesso. Quello che conta, nella meccanica quantistica, non è solo lo spostamento della particella, ma soprattutto l’occhio di chi la sta osservando. Chi guarda la particella spostarsi diventa tutt’uno con il fenomeno e, in qualche modo, ancora una volta, è tutto interconnesso…”

 

Ben e Rey si scambiarono un’occhiata, deglutendo insieme, e, poi, senza bisogno di dirsi niente, tornarono a girarsi verso la ragazza con aria confusa.

 

“Ehm” accennò Rey, grattandosi il mento come se quel movimento potesse aiutarla a far girare meglio gli ingranaggi del cervello. Poi aggrottò il naso con una smorfia, rivolgendosi alla ragazza con una voce lieve e leggermente infantile. “Non è che ho proprio capito… ma dimmi chiaramente: la profezia, il Principio di Indeterminazione o questa energia interconnessa di cui parli, libereranno Ben?”

 

“Tu non hai ancora capito?” rispose la giovane, lasciando cadere il sacco sul pavimento di selciato. “È l’occhio di chi guarda a determinare il risultato, e l’energia non è che una porzione del tutto che ci circonda e di cui anche noi facciamo parte. È come un sogno che noi possiamo attraversare o dirigere, facendo ben attenzione ai nostri pensieri e desideri interconnessi. Perché l’energia non esiste fine a se stessa, ma è alimentata dal principio stesso che nutre la sua esistenza…”

 

“Ci stai prendendo in giro?” le disse Ben, tornando a un centimetro dal suo viso.

 

Ma questa volta la ragazza si adombrò, facendo un passo all’indietro.

 

“Voi due siete nati per questo… vi sono state date tutte le armi, tutte le istruzioni per compiere il viaggio. Dovete solo ascoltare il vostro cuore. Vi state ostinando a vedere tutto con la mente e con la ragione. Ma le informazioni necessarie sono dentro di voi, lasciatele fluire… I sogni sono porte. Come pensi, così accade. Vi è stato detto tutto più volte…”

 

Ben si voltò a guardare Rey, per capire che cosa volesse fare della ragazza. Non aveva capito niente delle sue spiegazioni enigmatiche, ma non era più tanto certo di volerla fulminare con un lampo di Forza. Ormai, aveva compreso che la ragazza non avrebbe mai parlato chiaramente e, comunque, si era stancato di ascoltarla. Così attese che Rey manifestasse una qualche intenzione, ma stranamente lei rimase immobile a pensare e la piccola maestra li incalzò di nuovo con un largo sorriso.

 

“Insomma, lo volete questo regalo o no?”

 

Rey annuì e la maestra la prese per mano.

 

“Venite con me!”

 

Rey si girò per guardarlo, impedendogli di dire altro ma, trascinandolo per un braccio, lo costrinse a seguire la fanciulla. Poi gli sorrise di nuovo. Felice, come se fosse certa che, seguendo la giovane maestra, avrebbero trovato qualcosa di speciale. Un regalo, un dono della Forza, forse un altro miraggio, probabilmente superiore a quel mondo incantato in cui erano immersi da più di qualche minuto. Oppure, Rey aveva capito quelle parole enigmatiche della profezia. Non ne era certo…

 

Così, la osservò mentre saltellava, seguendo la ragazza.

 

Anche la giovane Je’daii sembrava ondeggiare e saltellare, pressapoco come Rey. E, intuendo che le due ragazze, in un altro tempo e dimensione, forse sarebbero diventate amiche, rinunciò ad esprimere i suoi dubbi e seguì la giovane maestra fino dentro ad un palazzo lussuoso.

 

Arrivati all’ingresso, un’anziana Twi'lek gli andò incontro.

 

“Posso aiutarvi?”

 

Ben si girò a guardarsi intorno, sbalordito. Per la prima volta dopo anni, si trovava dentro un bellissimo albergo. L’interno del palazzo sembrava un posto lussuoso. Sul pavimento di pietra era stato posato un magnifico tappeto rosso, che attraversava tutta la sala e proseguiva lungo la scala a chiocciola che portava al piano di sopra. Passata la porta si accedeva ad un piccolo ingresso, illuminato dal bagliore di centinaia di lucerne argentate, incastrate in eleganti intarsi di legno che circondavano le pareti. E, poco sopra le lucerne, erano appesi degli affreschi bucolici, raffiguranti delle grandissime vallate con enormi mandrie di Bantha. Dal soffitto pendevano decine di lampadari che alternavano dei cristalli trasparenti a delle preziose gemme di kallistan dai cangianti toni turchesi. Su un lato dell’ingresso, vi era un piccolo divano di velluto azzurro, posto proprio davanti al bancone tutto intarsiato con insolite figure di animali. Ai lati del bancone, invece, proprio intorno alla vecchia Twi'lek che li guardava piccata, spiccavano nove statue di ceramica finissima, tutte raffiguranti i maestri Je’daii in meditazione o mentre chiamavano la Forza.

 

“Ci scusi per il ritardo. I nostri ospiti hanno un po’ faticato per trovare la strada” disse la giovane Je’daii alla vecchia Twi'lek, poi si girò verso di loro, facendogli un cenno di venire avanti. “Eccoli, sono gli ospiti che attendevamo!” continuò sorridendo e, da quel momento, tutto cominciò a vorticare, come se il tempo avesse deciso di accelerare per comprimersi più in fretta.

 

“Bene. Accomodatevi” rispose l’anziana Twi'lek, facendo un piccolo inchino.

 

Poi gli chiese di seguirla, facendoli accomodare in una stanza enorme, lussuosa come quelle che aveva visto nei grandi hotel di Alderaan, quando era piccolo e sua madre lo portava ancora con sé.

 

Le porte della stanza erano dorate e ricche di intarsi variopinti. Le pareti cariche di candele. Dal soffitto pendevano numerosi lampadari e le finestre erano abbellite da tende di un intenso colore azzurro.

 

La camera da letto, adiacente all’ingresso, era anch'essa arricchita da tende lussuose, arazzi e da un gigantesco letto a baldacchino. Ma, quello che colpì più di tutto sua moglie, fu il tavolo posto nel grande salone, imbandito di stoviglie d’argento, preziosi broccati e un mare di leccornie, zuppe e piatti gonfi di pietanze d’ogni tipo.

 

“Per tutte le stelle” sospirò Rey, sgranando gli occhi.

 

“È tutto per voi, miei cari.” L’anziana Twi'lek le sorrise compiaciuta. E Rey saltellò felice, tirandolo con una mano.

 

“Ben, hai visto?”

 

La guardò per qualche minuto senza riuscire a parlare. Possibile che stessero veramente vivendo quel sogno condiviso? Era tutto vero? O stava ancora una volta illudendosi di ogni cosa? Ma sì, ormai non era più importante.  Così, restarono sorpresi e felici a guardarsi, quasi senza più chiedersi perché gli Je’daii, la Forza, o semplicemente quel sogno condiviso si stesse sviluppando in quel modo imprevisto, eppure meraviglioso. Ma nessuno dei due osò fare domande o interrompere l’anziana governante dell’albergo che vantava le bellezze delle stanze o la piccola maestra Je’daii che parlava senza sosta. E, forse, passarono ore o solo minuti ma, ad un certo punto, entrambi si sorpresero a sentire:

 

“Quindi noi andiamo… godetevi la luna di miele…”

 

La maestra si avvicinò di nuovo e, quando si trovò davanti a loro, si tolse dal collo una catenina con un piccolo ciondolo.

 

Ben la fissò incuriosito, ma la ragazza ignorò il suo sguardo, aprì la mano di Rey e vi depose la catenina con il suo ciondolo triangolare in mano.

 

“Ti servirà se avrai ancora dubbi” le disse dolcemente.

 

“Mi servirà?”

 

Rey abbassò il capo verso l’oggetto, scoprendo una curiosa incisione sull’argento. Spostò la testa per guardarlo negli occhi, spostando lentamente le dita. E solo a quel punto Ben riconobbe il simbolo che aveva visto nei misteriosi libri apparsi e scomparsi da quando aveva ritrovato Rey. Tre pesci sembravano nuotare in tre direzioni. Tre come i libri. Tre come i pianeti, tre come gli elementi, tre come il legame che adesso li univa alla Forza in modo misterioso.

 

“Grazie!”

 

Rey era rimasta senza parole, ma lui si sentiva ancora diffidente. Cosa volevano dire qui tre pesci interconnessi? Per questo afferrò la ragazza mentre si avviava fuori dalla stanza.

 

“Aspetta!”

 

La fanciulla sollevò gli occhi, allargando le labbra in un sorriso leggermente ironico. Sapeva che né lui né Rey avevano capito la profezia? Era cosciente che quell’oggetto, appena donato, avrebbe soltanto incrementato la loro confusione? Ma, più di tutto, chi era quella ragazza? 

 

“Chi sei?”

 

Ben ebbe milioni di dubbi all’improvviso. Lui non aveva mai ricevuto niente di disinteressato… mai…

 

“Che cosa vuoi? Perché ci stai aiutando?” le disse, con austera freddezza. “Tu sai chi sono io?”

 

Ben vide la fanciulla strizzare gli occhi per fissarlo senza esitazione.

 

“Lo saprebbe qualsiasi Je’daii…” gli rispose deglutendo, ma alzando la testa con aria fiera.

 

Il ragazzo rimase turbato da quella risposta ma, indicando il ciondolo nella mani di Rey, riprese a parlare.

 

“Perchè ritieni che ci servirà questo oggetto?”

 

La giovane maestra rise.

 

“Non servirà a te, ma a lei…”

 

Ben e Rey si guardarono ancora una volta.

 

“A me?” Rey si posò le mani sul petto, come se volesse essere certa che le parole fossero indirizzate proprio a lei. “In che senso?”

 

La maestra la guardò sorridendo.

 

“Lo scoprirai…” Poi si avviò verso la porta. “Devo andare, il tempo sta per scadere.” Fece un passo, guardando l’anziana Twi'lek che l’aspettava sulla porta.

 

La fanciulla e la Twi'lek si fissarono con aria greve, poi l’elegante signora fece un cenno alla ragazza.

 

“Dobbiamo proprio andare, siate felici…” disse la giovane maestra.

 

Anche la Twi'lek li salutò con un inchino, facendo un gesto con una mano verso il grandissimo tavolo imbandito. E forse quel curioso gesto sembrò far brillare di un incanto ancora maggiore gli occhi di Rey che, infilandosi la catenina al collo, si avviò per osservare meglio le leccornie che quei gentili ospiti volevano offrire per il loro matrimonio.

 

“È tutto per voi” sussurrò la Twi'lek, congedandosi.

 

“Sì, sì…” rispose Rey, afferrando un pomo con una mano e restando immobile a guardarlo con ammirazione.

 

“Ben, non essere così diffidente. Che importa se è un sogno o realtà o chissà cosa, godiamocelo fintanto che dura.”

 

In risposta sollevò un sopracciglio per guardare sua moglie. Sua moglie? Solo la parola gli fece girare la testa. Proprio lui si era sposato? Lui, che aveva giurato più e più volte di restare innocente per tutta la vita. Innocenza che non conosceva… persa e tradita da fin troppo tempo. Ma qualcosa si poteva recuperare…

 

“Vieni?” gli sussurrò Rey, addentando un frutto.

 

Ben le fece un cenno con una mano. I discorsi confusi e misteriosi erano usciti dalla porta ed entrambi, adesso, sembravano assorti verso un’attrattiva maggiore: che nel caso di Rey era una tavola imbandita, mentre nel caso di Ben era solo Rey.

 

“Non vieni?” gli ribadì la ragazza, prendendo una forchetta in mano e girando intorno al tavolo. “Mmmm, non so proprio da dove iniziare!” sospirò ancora, spalancando gli occhi sulla tavola imbandita.

 

Lui, invece, senza dire niente, restò a guardarla mentre studiava quel banchetto appetitoso. Troppo appetitoso. Come resistere? E come fare per spiegare a quegli occhi innocenti le sue voglie? Perché, che fosse un sogno o meno, anche lui era veramente molto affamato, ma non di cibo. Il suo era più un desiderio intenso, bruciante, che lo rendeva ogni secondo più lucido, teso e bramoso, come un felino che annusava la sua preda.

 

“Arrivo…” le disse, deglutendo e scuotendo la testa. Era ancora lucido? Rey poteva sentire i battiti confusi e roboanti che facevano tremare il suo cuore? Poteva sentire le pulsioni dei suoi desideri?

 

Non si pose altre domande e andò a chiudere la porta a chiave, cercando lo sguardo di sua moglie con insistenza. Lei sembrava felice, saltellava sbocconcellando tutto ciò che vedeva, emettendo lamenti e suoni lussuriosi. Così lussuriosi da fargli perdere più volte il respiro e pure la parte più razionale del cervello.

 

“Eccomi…” sussurrò, avvicinandosi a lei, con un pizzico di timore.

 

Lei lo ignorò, sporgendosi verso un grosso cesto ricolmo di frutta.

 

“Mi hai chiamato?” la voce quasi gli tremò nel solo guardarla. E no, sua moglie non stava affatto pensando a quello che stava pensando lui. Ma non c’era verso di contenere le ambizioni del suo corpo. Così sospirò, prendendo tempo e fingendosi quasi indifferente. Quasi…

 

“Volevi dirmi qualcosa?”

 

Si accostò a lei, bloccandole una mano mentre portava un frutto alla bocca. Era rosso, maturo e dall’aspetto molto succoso. Respirò il profumo del frutto e quello di sua moglie, meditando quale fosse quello più inebriante e sublime. Ma quando il suo naso fu a contatto con la pelle di lei, un’elettricità sotterranea incendiò le sue vene. Sarebbe riuscito a contenere a lungo la sua passione?

 

“L’ho dimenticato…” rispose lei, quasi stupita dall’impeto del suo gesto.

 

Non poteva più aspettare. La guardò intensamente sbattere le ciglia sorpresa, mentre lui celava a fatica il suo pungente desiderio. Ma non la forzò. Al contrario, si limitò a divorarla con gli occhi nell’attesa che fosse lei a concedersi.

 

“Che cosa mangi?” le domandò, schiarendo la voce. Poteva ancora resistere. Se aveva fame, sua moglie doveva mangiare. Lui avrebbe tenuto a bada le sue voglie. Forse…

 

Lei lo fissò, senza rispondere.

 

E lui non sapeva più se era un dubbio, un assenso o l'inizio di una domanda, ma decise di interpretarlo come una risposta. No, non avrebbe più aspettato. Si piegò per afferrarle un polso e baciarlo come aveva fatto prima che lei decidesse di sposarlo. Chissà se adesso gli avrebbe permesso di…

 

“Che cosa stai facendo?” domandò lei, piccata, bloccandolo con la bocca ancora attaccata al suo polso. Tutta l’enfasi dei suoi muscoli si paralizzò, lasciandolo immobile come una statua.

 

“Mangio il frutto…” rispose, titubante e leggermente confuso. Possibile che lo interrompesse ogni volta che provasse a sedurla?

 

“La frutta va prima sbucciata…” esclamò la ragazza, generandogli uno strano effetto in numerosi centri neuronali, che probabilmente andarono in corto circuito, facendo affluire il sangue in una sola parte del corpo che, adesso, si faceva sentire decisamente molto sveglia e curiosa. Riuscì a trattenere un ringhio felino solo grazie al suo potente autocontrollo, ma non era certo se sua moglie lo stesse provocando o, al contrario, stesse solo cercando di smorzarlo. Fatto sta che, mentre decideva sul da farsi, Rey spostò frutta e vassoi dal tavolo, sedendosi sopra e incastrando le proprie gambe tra le sue.

 

Trattenne un gemito e un impulso maldestro del basso ventre per rispondere con le ultime briciole di un intelletto sempre più sfuggente.

 

“Interessante… E adesso?”

 

Mosse le labbra in un ghigno, mascherando un respiro sempre più a corto di ossigeno. Idee sempre più convulse che gli ruotavano nella mente, ma di fatto un solo pensiero: a che gioco stava giocando sua moglie? L’aveva voluto sposare prima di concludere e, adesso, si era tuffata in questo strano gioco fatto di frutta e risposte inconcludenti. Chissà se sarebbe stato in grado di spostare l’attenzione dal cibo sulla tavola ad altri tipi di pasti? Non era mai stato un seduttore, ma il suo corpo bruciava e non c’era altra soluzione che tentare una cura a quel veleno che sembrava volergli strappare a morsi tutti gli organi. Organi quasi tutti gremiti da farfalle volanti, ormai diventate rapaci famelici, e tutti pronti a divorarlo dall’interno, morso dopo morso. No, la sua cura era proprio lì davanti a lui, se solo fosse riuscito a suscitare il suo interesse con le parole…

 

“Dimmi, come dovrei sbucciarlo questo frutto?”

 

Era stato divertente? Mah, si sentiva solo un idiota alle prese con una cotta travolgente e pochissime idee sempre più confuse. Si spostò i capelli scuri dal viso, sollevando un sopracciglio, dubbioso. Che dire a quel punto, per non sembrare ancora più ridicolo?

 

“Non so proprio da dove cominciare…” Ecco, aveva detto la verità. Sollevò gli occhi in alto, sentendosi sempre più stupido. Perché l’avevano mandato al campo Jedi? Perché? Continuando così, non avrebbe assolto i suoi doveri coniugali neanche dentro ad un sogno.

 

“Io inizierei dal picciolo…” gli sussurrò lei, scuotendolo dai suoi timori e girando un dito nel velo bianco, con aria seducente.

 

Il velo? Mia moglie ha ancora il velo?

 

“Che marito imperdonabile…” Con un sorriso malvagio, afferrò il tessuto finissimo posato sul capo di lei. Lo strappò via con violenza, gettandolo di lato come se volesse distruggerlo.

 

“E poi?”

 

Il velo era andato e sua moglie sembrava voler giocare al suo stesso gioco.

 

“E poi… che cosa dovrei fare, a questo frutto senza più il picciolo?”

 

“Beh, io in genere sono diffidente. Prima di mangiare la frutta la annuso…”

 

La annusa? Ben la guardò sconcertato, spogliandola con gli occhi. Fuoco e fiamme ardevano nelle sue vene. Poi spostò più lontano leccornie e cesti di frutta, fregandosene che alcuni pomi rotolassero verso il basso. Li seguì con gli occhi, osservandoli mentre scivolavano oltre ai cesti. Contò i battiti che sembravano cadere più in fretta di quei pomi rossi. Infine, si avvicinò al collo di sua moglie per annusarla e, finalmente, poté posare le labbra con piccoli baci leggeri e soffici sulle sue braccia, sul collo, sul mento. Respirò, come se fosse la prima volta che lo faceva dopo mille anni. Brividi e calore percorsero ogni anfratto della sua pelle. La guardò quasi in estasi, poi, lasciò scivolare le sue labbra verso il basso, slacciando la fascia che teneva stretta la tunica di sua moglie. Una sola domanda, in cerca di conferma…

 

“Così?”

 

“Mmmm” rispose lei, con un sospiro che sembrava fatto di luce.

 

Le sue pupille rotolarono all’indietro, mentre ogni altra fibra si perdeva tra sogni, desideri inconfessabili e una passione sempre più travolgente. Come il più ingenuo degli amanti, lasciò che il suo cuore prendesse fuoco mentre i suoi occhi diventavano acquosi e liquidi, pronti a godere di quell’immagine che lo fissava con gli occhi spalancati. Aspetta, era stata lei a portarlo in quel gioco, perché adesso lo stava fissando in quel modo?

 

“Così?” domandò più incerto. Poi, riprese ad annusarla e baciarla ovunque e lei lo aiutò a slacciare la cintura dei propri calzoni, si tolse gli stivali e, quando anche le sue gambe restarono nude, riprese a guardarlo con gli occhi rotondi e le labbra dischiuse.

 

“Ben, ti prego, baciami.”

 

A quelle parole, sentì le proprie gambe sciogliersi e le sue cellule correre in ogni direzione come se avessero perso l’obiettivo e non sapessero più dove andare. Però, adesso, era certo: Rey l’avrebbe fatto impazzire. E, come un pazzo, si piegò su lei, allargandole le cosce per baciarle, sfiorarle e toccarle fino a che non la sentì gemere e fremere tra le sue braccia. Sembrava lo stelo di un piccolo fiore smosso dal vento. Così piccolo e tenero tra le sue labbra calde. Poteva cogliere quel fiore?

 

“Così?” le chiese ancora, accarezzando le ginocchia tese.

 

“Così…” la sentì rispondere.

 

Ebbe un brivido, accorgendosi che le gambe di lei tremavano ad ogni bacio, carezza e lamento. Erano già stati in intimità senza concludere e, in quel momento, non si era fatto molte domande. Ma, vista l’insistenza per farsi prima sposare, gli venne in mente una domanda. Che per lei fosse la prima volta?

 

La baciò risalendo le gambe. “Così?” domandò ancora a bocca aperta, lentamente, lasciando che la sua pelle bruciasse sotto ai suoi tocchi. Poi, senza staccare mai gli occhi dai suoi occhi, le posò una mano in mezzo alle gambe, sentendo che rabbrividiva e ansimava sempre più forte.

 

“Così?” questa volta ridacchiò, vedendola arrossire.

 

“Ben, che cosa hai deciso? Stai cercando di farmi morire?”

 

Rey posò i gomiti sul tavolo, stringendo le ginocchia. Gesto che lo fece sorridere ed eccitare insieme. Sì, era vergine. L’ultima volta che erano stati insieme, l’aveva toccata senza neanche pensarci e lei si era lasciata andare in piena fiducia, ma adesso erano sposati e quindi poteva…

 

“Che cosa stai pensando?” gli chiese lei, leggermente stravolta e con i capelli in subbuglio.

 

“Sto decidendo che cosa assaggiare…”

 

Parole a cui Rey rispose con un gemito stretto tra le labbra chiuse. Ben deglutì, perdendo il controllo. Non avrebbe retto oltre. Neanche un solo secondo. Così, prendendo fiato e non curandosi più del proprio cuore, che andava a mille sul punto di esplodere, si incastrò con un gesto rapido tra le sue gambe tese.

 

“Così?” le domandò, mordendole il collo come avrebbe fatto un vampiro assetato di sangue.

 

Lei ebbe un fremito che si irradiò fino a lui, fino ad attraversare le sue stesse ossa, strappandogli un lamento. Se non l’avesse presa subito, forse avrebbe finito prima ancora di cominciare. Però, l’idea di possederla lo rendeva insicuro e confuso. Per questo restò immobile, deglutendo la saliva e cercando il modo per non spaventarla. Ma, forse, si stava preoccupando oltremodo, perché lei cominciò a mordergli le labbra, cercando i suoi occhi.

 

“Ben, mancheranno meno di 15 ore…”

 

Quella conferma gli tolse ogni dubbio. Sollevò le labbra in un sorriso crudele, poi l’afferrò per i fianchi e le sfilò le mutandine lasciando esposta la sua pelle. Il cuore gli batteva a più non posso. Il sangue scorreva sempre più veloce nelle sue vene e i suoi occhi erano gonfi e saturi della bellissima immagine di sua moglie tremante e pronta per accoglierlo. Quante volte aveva sognato di prenderla? Forse fin dalla prima volta che l’aveva vista da sola, persa dentro ad una foresta innevata. E adesso, che tutto era cambiato, poteva veramente farla sua? Era meritevole di quel dono? La guardò ergendosi in piedi in tutta la sua altezza.

 

“Devo dirti una cosa” le sussurrò, restando davanti a lei, con gli occhi che la scrutavano e l’aspetto altezzoso, come se potesse entrare dentro di lei solo con uno sguardo.

 

“Okay…”

 

Rey fece per chiudere le gambe, ma lui le tenne ferme e larghe, afferrandole le ginocchia e sollevando un labbro come se fosse una rivalsa. La sentì fremere all’idea di restare così esposta sotto al suo sguardo. Ma subito la rassicurò:

 

“C’è una cosa che sfugge a questo Principio di Indeterminazione. Qualcosa che non ho mai pensato prima di conoscerti e che adesso mi sta devastando, ma voglio che tu lo sappia.”

 

La ragazza lasciò sbattere le ciglia più volte, rilassando le gambe e lasciando che lui respirasse e godesse della sua nudità a suo piacimento.  Poi sollevò gli occhi per guardarlo.

 

“Il Principio di Indeterminazione?” la vide grattarsi i capelli già scarmigliati, sciogliendo inavvertitamente due delle tre crocchie arrotolate sulla testa.

 

Ben osservò i capelli ricadere sulle sue spalle della ragazza, poi aggiunse.

 

“C’è qualcosa che sfugge al Principio di Indeterminazione” ripeté più lentamente, con gli occhi più lucidi, le labbra più gonfie e la voce più roca.

 

“Che cosa vuoi dire?” rispose lei, con una voce quasi supplichevole, mentre le mani di lui tornavano a ghermirle le cosce nude.

 

“C’è qualcosa che il tempo e lo spazio non potranno mai cambiare. C’è qualcosa che forse non è un principio, ma è determinatissimo.” Sospirò ancora, divorandola con uno sguardo insieme beffardo e crudele.

 

“Ti amo, Rey. Quello che provo per te, non sarà mai incerto. Al contrario è la cosa più sicura e determinata della mia inutile esistenza.”

 

Rey prese fiato, spalancando gli occhi, senza più dire una parola. A quel punto fu lui a fremere. La spogliò di quel poco che le restava addosso, con lo stesso spirito di un uomo in procinto di cadere nell’abisso e, senza respiro, senza parole, senza fiato, rimase immobile a fissarla un’ultima volta, prima di precipitare.

 

Ma non precipitò, lì, sul tavolo. Al contrario la sollevò con delicatezza, come se fosse una dea, la sua dea, e la portò sul letto. La fece appoggiare sui cuscini morbidi e si baciarono come se tutto fosse stato creato apposta loro. Come se fossero due predestinati, due elementi complementari, due dèi. Due metà di uno stesso ingranaggio che si completava in una sola essenza. Un ingranaggio che si univa e si chiudeva un cerchio ondeggiante. Forza, su forza. Luce e ombra. Stelle e cielo. Pelle contro pelle, respiro dentro a respiro. Fuoco e acqua dischiusi nella stessa coppa fatta di sogni interconnessi. Zolfo e mercurio in perfetto equilibrio. Onda contro onda. Un oceano di suoni e piaceri mai provati. Celati, tramortiti, negati, nascosti eppure vivi, pulsanti e liquidi. Poi, chiuse gli occhi e, nella magia di un sogno condiviso, divennero una sola cosa, al punto che lui stesso perse la certezza di essere vivo, morto o soltanto nel purgatorio dei jedi. Si dimenticò persino di essere parte della stessa Forza, fino al punto di comprendere che, se quello che stava vivendo fosse stato un sogno o un miracolo partorito dalla sua vivida immaginazione, ormai non era più una cosa importante. Perché tutto ciò in cui credeva adesso era che lui l’amava ed era riamato. Rey lo voleva e non le interessava chi era stato e se mai sarebbe diventato un Jedi, un uomo giusto o semplicemente un uomo vero. Così, stretto nell’abbraccio dell’amore che tutto può e tutto perdona, per un attimo, lasciò andare la sua stessa esistenza alla Forza. Abbandonandosi totalmente. Come un pesce si abbandona alle onde. Si lasciò andare al mare primordiale, fatto di pura luce. Un’energia vitale, una  forza liquida, pura, invincibile. Una luce nitida che scaturiva dal loro incontro. E a quella luce si abbandonò, fondendosi in essa e accettando ogni suo volere, persino l’incertezza che l’indomani tornasse ad essere un uomo libero o soltanto un pulviscolo luminoso che brillava nella foschia della sera.

 

Ma una cosa, ora, gli era certa: qualsiasi cosa la Forza gli avrebbe chiesto in cambio di una nuova vita, l’avrebbe accettata. Avrebbe dato tutto per avere l’occasione di ricominciare. Tutto ciò che era in suo potere in cambio di una vita in cui potesse soltanto amare ed essere riamato. E unendosi a Rey, nell’armonia della loro essenza, senza neanche accorgersi, annegò il mostro, lasciando rinascere l’uomo (2).


 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, 

come state? Tutto bene? Come procede la vostra Fase 2? La mia fase 2 è uguale alla 1, solo ho più paura perché in giro vedo di tutto: gente senza mascherine, gruppi di persone o ragazzini, persone che ti vengono addosso, e pochissimi che conoscono il valore della misura di un metro

L’unica cosa positiva è che riesco a fare sport. La mia insegnate mi ha fatto fare un corso di recupero personalizzato dopo che, a gennaio, mi ero fatta male con la schiena e, a parte kilogrammi presi, mangiando come una disperata, per il resto mi sento in forma.

Tornando alla storia, spero che il matrimonio vi sia piaciuto. Ben e Rey, meritavano più spazio insieme nel film, rispetto ai cinque minuti concessi dopo la redenzione di kylo e, quindi, eccoci qua con questa storia. Per chi ama conoscere i dettagli e le ispirazioni, più avanti vi ho lasciato qualche nota aggiuntiva.

Prima di andare via, passate a salutare il mio Beta IndianaJones25, un po' d'amore per le sue storie lo farà felice. Se cliccate qui, potrete leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Se poi ne avete voglia, lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Il cuoricino è il mio preferito.

Un abbraccio virtuale a tutti e baci a tutte le aleene.

Shaara


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 
 

(1) Nella Bold è citata nel capitolo 2. È un personaggio appartenente alla Leggende di Star Wars che venne addestrata dal maestro Qui Gon Jinn. Qui viene inserita come collegamento tra i capitoli. Da notare che Nella Bold, essendo stata la padawan di Qui Gon, non può essere vissuta millenni prima della nascita degli Jedi. Ma, nella storia, ormai si è capito, c’è qualcosa che lega spazio e tempo e i maestri Je’daii sono in grado di dominarli entrambi.
 
 (2) Come sapete, avevo già usato questo simbolo nel capitolo 11. I tre libri, trovati da Rey, Ben e Finn avevano ognuno un pesce nella copertina. Solo quando loro tre hanno unito i libri si è composto il simbolo con i tre pesci incrociati che ho preso in prestito dalla simbologia Celtica. Però, non mi sembra di avervi raccontato che, dalla mitologia celtica, ho preso anche il significato. Il simbolo in questione si chiama triquetra ed ha vari significati. Nella simbologia cristiana, per esempio, rappresenta la trinità. Nella cultura preislamica, era una rappresentazione delle tre dee. Per gli antichi Celti rappresentava l’aspetto femminile del divino. Femminile perché è la madre che genere la vita. Raffigurava la triplice divinità: Fanciulla, Madre e Anziana. Mentre le sue tre punte rappresentano i tre elementi dell'essere vivente: lo spirito, il corpo e la mente. Infine, gli spazi interni rappresentano le emozioni che ci rendono felici come gioia, amore e pace. Quindi assume anche il significato di amore e perfetto equilibrio. Così, alla luce di questo racconto, finalmente posso scriverlo chiaramente, ho voluto associare un simbolo con il senso della storia. Per saperne di più https://mondotatuaggi.altervista.org/triquetra/

(3) Quando ho pensato a questa storia, volevo riscrivere la storia di Alcione e Ceice, presa dalle metamorfosi di Ovidio, ma poi ho letto il famoso libro che lega la poesia di Rumi alla meccanica quantistica e ho partorito questa idea. Però, ho lasciato il concetto della metamorfosi (anche se l’ho rivista più da un punto di vista alchemico). Il mio riferimento è il Rosarium Philosophorum, il quale attraverso le varie fasi di nigredo, albedo e rubedo, porta ad un processo di morte e rinascita nella ricerca della perfezione spirituale (ma anche materiale, sotto alcuni punti di vista). Poiché, però, questa è una favola romantica, le rinascite finora raccontate sono solo dei passaggi da una fase ad un’altra. Per esempio, nel caso di Rey, Ben e Finn, questi dovevano superare dei limiti che ho immaginato per loro. Per esempio Rey doveva superare il suo stesso amore che quasi la rendeva cieca davanti al significato della profezia. Per Finn si è trattato di arrivare a perdonare Kylo, fino al punto di riuscire vedere che, dentro Kylo Ren, ha sempre albergato Ben Solo. Mentre per Ben il limite era quello di superare il fatto di essere stato Kylo Ren e il desiderio nichilista espresso in TROS. Solo superando chi era stato e desiderando di essere solo un uomo, per me, in questa storia, poteva essere perdonato dalla Forza. Il passaggio di Ben l’ho raccontato in questo capitolo. Come idea mi sono ispirata all’epopea di Gilgamesh. In particolare all’idea dei Sumeri secondo i quali, il passaggio dell’essere umano, da animale a uomo, era reso possibile solo attraverso l’amore (inteso in tutti i sensi) di una donna. https://www.indiscreto.org/nellepica-di-gilgamesh-essere-umani-significa-abbandonare-lo-stato-animale/   Come in Destiny’s Force, il matrimonio ha una doppia valenza, sia quella del racconto che una sorta di “nozze alchemiche” tra i due elementi opposti e complementari. Sono un po’ fissata con questa idea, ma io la amo tantissimo :-)

 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa. Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da Alcalafalas per le mie storie. 

Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione.

Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

Quanti mondi si trovano nello spirito, e quant’è vasto l’oceano dello spirito!

In quel dolce oceano, le nostre forme si muovono rapidamente, come coppe sulla superficie dell’acqua.

Prima di venir riempite, galleggiano come recipienti sul mare, ma quando il recipiente è colmo affonda.

(Rumi)

⧫⧫⧫


 

 

“Siete pronti?”

 

A 20.000 km di quota dal baricentro della luna di Bogan, diretto verso Tython, Poe Dameron pilotava il primo Ala-X di una formazione trail; tutti i caccia erano in fila, a distanza di qualche metro l’uno dall’altro.

 

“Maz, sei sicura che quello sia il punto esatto?”

 

“Avanti, Dameron, molla il carico e falla finita.”

 

Poe ridacchiò per un momento dalla sua cabina di pilotaggio, ma subito dopo diede il comando e i tre velivoli dietro di lui ruppero la formazione; Ala-X 2 virò a sinistra, Ala-X 3 a destra e Ala-X 4 seguì il 2 a sinistra. Poe tenne il muso puntato sul punto d’atterraggio indicato da Maz, e spinse la manetta fino al massimo della corsa, accendendo i postbruciatori posteriori.

 

Se tutto fosse andato come previsto, si sarebbe trattato di un gioco da ragazzi. La sua squadra avrebbe rilasciato l’esplosivo nei punti dove avrebbe dovuto crearsi il cratere e, in poche ore, avrebbero ripristinato l’equilibrio nella Forza, esattamente come da piano.

 

In fondo l’idea di Maz sembrava abbastanza chiara e, tutto sommato, un pilota come lui aveva superato missioni molto più complesse di quella.

 

“Procediamo con l’atterraggio” disse ai suoi compagni, predisponendosi ad attraversare l’atmosfera di Thyton.

 

Secondo quanto avevano stabilito, ogni componente della squadriglia sarebbe arrivato da una direzione leggermente diversa, atterrando uno dopo l’altro a una distanza di venti secondi. Questo avrebbe creato un muro del suono costante, tale da non turbare l'effimero equilibrio del pianeta, già pesantemente messo in crisi dalla perdita di armonia della Forza. Poi, una volta messi dei segnalatori di posizione, ogni caccia avrebbe sganciato una parte del carico esplosivo, avrebbe virato e sarebbe tornato indietro per un secondo passaggio, e poi per un terzo e un quarto. Se tutto avesse funzionato secondo i piani, tutte le bombe sarebbero state rilasciate nel perimetro individuato per formare il cratere.

 

Gli Ala X sfrecciarono quasi a Mach 1, con i motori che ruggivano e i gas di scarico che bruciavano rilasciando leggere strisce di fumo nella scia del cielo di Tython.

 

“Bene, sganciamo!” disse Poe alla squadriglia.

 

Alla velocità con la quale viaggiava nel pieno dell’operazione, Poe non poteva sapere che cosa stessero facendo Finn e Rey in quel preciso momento.

 

Aveva soltanto il suo waypoint fissato nel computer di bordo, e teneva il muso in linea con un segno rosso sul display a sovraimpressione olografica, concentrandosi soprattutto sui sistemi di allarme e sulle montagne tutto intorno alle rovine delle antiche città Je’daii, in modo da volare il più possibile a bassa quota senza impattare con il suolo.

Poe osservò la foschia scura che si avvicinava sempre più al parabrezza del suo caccia; anche lì, a trecento metri di quota, non si era diradata completamente. Qualche secondo dopo entrò dentro al fumo denso, e un attimo dopo volava di nuovo nel cielo limpido verso est, non troppo lontano dal vecchio faro diroccato. Sapeva di essere passato sopra il punto di sgancio perché lo diceva l’indicatore del waypoint, quindi tirò la manetta e cominciò a virare, trattenendo il fiato.

 

“Pronti alla Fase uno?” biascicò dentro al comlink, risalendo in picchiata. “Finn, Rey, a che punto siete?”

 

Dalla Star Destroyer Xyston, Rey, Finn e Chewie risposero con la voce rotta dall’emozione.

 

“I turbolaser sono pronti, Poe, quando vuoi puoi ripartire per far detonare le cariche esplosive” gli rispose Rey, accendendo il suo Holotransmitter perché Poe la potesse vedere durante le operazioni.

 

Finn gli apparve poco dopo, seguito da Chewie che lo salutò con un grugnito.

 

“Awwww, Roarrrr, awww.”

 

Poe sollevò le palpebre. incerto nel fissare i volti dei suoi amici. Cercò di concentrarsi per nascondere quel senso di insicurezza che gli dava vedere Finn sorridergli con quell’espressione così tesa e preoccupata. Che stesse temendo per lui? La sola idea gli procurò una tale stretta al cuore che dovette tenersi stretto alla cloche per non sbandare o non perdere l’ultimo waypoint fissato sul computer di bordo. Così, cercò di concentrarsi sulle divertenti proposte del wookiee.

 

“Molto cortese da parte tua, Chewie. Anche io spero di poterti offrire presto una birra duros.”

 

“Avanti, ragazzi, parleremo dei festeggiamenti dopo che avremo portato a termine l’operazione. Rey, Chewie siete pronti per la Fase due?”

 

“I turbolaser sono pronti, Maz” rispose Rey con aria tesa.

 

“Tutto bene, Rey?” le domandò Poe, osservando il monitor con la coda dell’occhio.

 

“Sì, Poe” sussurrò la ragazza. “Solo che da questa mattina ho perso la connessione con Ben…” La vide deglutire senza riuscire ad aggiungere altro. Del resto si era, almeno a quanto diceva Finn, sposata con il figlio prodigo del Generale Organa. Dunque, era lecito che, non vedendolo o sentendolo attraverso quel misterioso legame della Forza, tanto decantato da Finn, si sentisse preoccupata. Ma come poteva aiutarla lui, in quel momento? Distolse lo sguardo dal computer di bordo per concentrarsi sull’espressione triste dell’amica. Poi seguì con gli occhi una mano di Finn allungarsi fino a posarsi sulle dita di lei. E il suo cuore parve cadere nel vuoto. Un tonfo e poi la botta finale al suono della sua voce calda:

 

“Coraggio, starà facendo di tutto per connettersi con te…” le sussurrò Finn, guardandola con quei suoi occhi grandi e sinceri. “È la volontà della Forza…”

 

Poe li osservò nello schermo, combattendo con le sue emozioni interiori. Sapeva che Finn cercava solo di consolarla ma, ogni volta che li vedeva così vicini, lui avvertiva come una fitta. Una sofferenza letale, una forma di gelosia manifesta solo dentro al suo stomaco in subbuglio. E ogni volta non sapeva come fare a contenere i battiti del proprio cuore che, da regolari e palpitanti, diventavo lenti e tristi come ombre avvolte dalla foschia. Ma Rey era sua amica… e meritava conforto. E, anche se non riusciva a non sentirsi geloso della ragazza, sapeva che le parole di Finn l’avrebbero aiutata e perciò aggiunse: “Finn ha ragione.” Deglutì, tirando una guancia con un leggero spasmo della mascella. “Se la Forza vuole questo, lui sarà con noi… in qualche modo.”

 

“Ottima risposta, Poe!” intervenne Maz, dalla plancia della sua nave. Poi aggiunse: “Mi sai dire se la mia cara amica aleena ha finito le operazioni di sgancio?”

 

“Maz, noi abbiamo fatto, possiamo rientrare” rispose Poe, guardando sul monitor la posizione della sua squadra. “Un momento: dov’è Ala-X 4?”

 

Poe guardò nell’holonet principale, già sapendo di vedere Maz portare una mano alla testa, in preda ad una contenuta disperazione.

 

“Maz, io…” Fingendo un sorriso sarcastico, sollevò le labbra. “Quell’aleena è imprevedibile.” In testa un solo pensiero: dove diavolo si era cacciata quella maledettissima piccola e petulante aliena?

 

“Poe, hai perso di vista la mia amica?” Il tono di Maz non gli sembrò per niente cortese. Così, cominciò a cercare tracce o segnalazioni di cui non avesse tenuto conto mentre scrutava le espressioni di Finn. Come aveva potuto distrarsi in quel modo durante le operazioni? Lui, il miglior pilota della Galassia o quasi… Ma non c’era niente da fare. Non c’era traccia di quella disgraziata di una aleena

 

“Ala-X a rapporto!” Poe si sbrigò a riaprire la comunicazione con i velivoli della sua squadra e, con tono quasi avvilito, sussultò stringendo il suo comlink contro la bocca: “Avete visto Ala-X 4, avete visto dove è andata l’aleena?”

 

“Signore, l’abbiamo persa di vista durante l’ultimo sgancio” rispose il pilota dell’Ala-X 2. “Stava atterrando nei pressi del rudere del vecchio faro Je’daii.”

 

“Per tutti i rancor di Dathomir!” sbottò Poe, dando un pugno contro il suo sedile. “Dov’è l’ultimo punto di contatto?”

 

I due si scambiarono le informazioni sulla posizione, poi Poe decise di cercarla con un volo di ricognizione a bassa quota, mentre Ala-X 2 e 3 tornavano alla base.

 

“Vuoi che mandi dei droidi da ricognizione?” gli chiese Maz, con aria sempre più sconsolata. Il cuore di Poe ebbe un altro tonfo. Ogni battito pulsava più di disperazione che d’orgoglio. Poi disse: “No, andrò giù io, non ha neanche lanciato un SOS, sarà atterrata da qualche parte. Voi procedete con la Fase due, tanto ci vorrà del tempo prima di mandare le lune fuori dai loro assi di rotazione.”

 

“Poe, sei sicuro? Tython non è un posto sicuro per te. Si sta preparando una grande tempesta di Forza, non potresti sopravvivere…” gli disse Rey, parlando molto lentamente e con un’espressione talmente seria da sembrare innaturale.

 

“Ma scusa, come puoi dire questo, se ci siamo stati fino a pochi minuti fa? Che cosa potrebbe essere cambiato?” domandò Finn, grattandosi la testa con aria dubbiosa.

 

“Tython è sensibile alla Forza” spiegò Rey, agitando le dita nell’aria. “Ieri ho fatto un altro sogno condiviso con Ben. Durante il legame, abbiamo visto i maestri fondatori dell’ordine Je’daii. Ci hanno permesso di stare con loro in una sorta di città sospesa tra il tempo e lo spazio, ma per farlo hanno usato l’energia della Forza e, forse, a causa della scomparsa di Ben, questo dispendio di energia ha causato un’alterazione profonda nell’equilibrio del pianeta.”

 

“Ne sei sicura?” chiese Finn, inclinando la testa per osservare meglio dei grossi nuvoloni neri carichi di energia.

 

Poe lo seguì con lo sguardo ma, poi, i suoi occhi furono catturati da delle raffiche improvvise che, a velocità sempre maggiore, trascinavano dei piccoli tornado verso di loro. Vortici e cicloni che conquistavano terreno, scaricando fulmini e lampi di energia, che si facevano vistosamente più grandi mano a mano che avanzavano. Sotto le nuvole scure, altri lampi sempre più violenti e una fitta pioggia si scaricavano sui resti dell’antica civiltà Je’daii, mentre i tornado si fermavano per strappare pesanti massi di pietra e parti di vegetazione. Il pianeta, da solare e pieno di vita, si stava lentamente trasformando in una furia infernale.

 

Poe alzò gli occhi, osservando Ala-X 2 e 3 uscire dall’atmosfera e, stringendo i muscoli della mascella, riprese il comlink in mano per parlare con i suoi amici.

 

“Vado a cercare l’aleena. Voi procedete con la Fase due.”

 

“Questo è escluso, Poe. Cerca l’aleena, ma non tardare. L’equilibrio del pianeta è sempre più precario e tu non hai la Forza…” Maz sospirò, abbassando lo sguardo verso il tavolo della plancia della sua nave e Poe rimase turbato nel percepire la sua angoscia. Ma non poteva lasciare quella stupida aleena sul pianeta, così fece una virata, spostando la barra a velocità massima, per tornare indietro a cercarla.

 

L’Ala-X di Poe sorvolò l’ultimo punto di contatto con l’aleena un paio di volte; i rotori sulle ali del suo velivolo erano puntati avanti per poter servire da enormi propulsori. Sorvolò le rovine di un’antica città Je-daii a mille metri di quota, con una velocità al suolo di oltre duecento chilometri orari, senza trovare neanche una traccia del suo caccia stellare.

 

Poi diede meno gas, passando per l’ennesima volta sopra le rovine di un antico Faro. L’Ala-X rallentò mentre virava, rimanendo in volo stazionario sopra le macerie. Si sporse e guardò in basso, come se da un minuto all’altro potesse scorgere il velivolo dell’aleena. La mano era sempre posata sui comandi del cannone laser KX9 di cui ruotava la canna a sinistra e a destra, pronto a rispondere a qualunque minaccia. Indirizzò una preghiera silenziosa alla Forza. Poi avvisò Maz dal suo comlink personale, per informarla sul punto in cui sarebbe atterrato.

 

Fu a quel punto che vide un bagliore.

 

Scese dalla carlinga con il casco in mano, correndo nella direzione della luce. Fiumi, torrenti, foglie e rami gli andarono incontro o forse fu lui a precipitargli sopra, cadendo o sbattendoci contro ancora e ancora. Graffio dopo graffio, colpo dopo colpo. Cadendo e rialzandosi in una corsa a perdifiato verso la luce. Un bagliore azzurro che sapeva di infinito. Un riverbero che illuminava un’imminente tempesta. Che diavolo stava capitando su quel pianeta?

 

La terra tremò all’improvviso e oscuri boati gli causarono feroci sussulti. Gli uccelli si alzarono in volo con grida disperate, mentre mandrie di bestie mai viste correvano in tutte le direzioni, terrorizzate e convulse. Le nuvole nere erano sempre più basse. Un vento potente sembrava voler spazzare via ogni forma di vegetazione, che lentamente veniva strappata dal suolo, venendo poi risucchiata da piccoli e micidiali tornadi che diventavano sempre più grandi e violenti. Ogni cosa, da bellissima com’era stata, era diventata pericolosa e ben presto il senso di sconfitta e paura divenne la sua unica compagnia. Ogni istante che restava sul quel pianeta impazzito poteva benissimo essere l’ultimo. Addio Finn, pensò in un angolo del suo cervello. Ma, poi, strinse i denti, scacciando quel pensiero. Non era pronto per gli addii, così procedette a passo sempre più svelto, imprecando a voce alta.

 

“Maledetta Aleena!” sbuffò, spostandosi i capelli bagnati dal viso.

 

Poi, di colpo, una luce abbagliante colpì i suoi occhi, come se quel bagliore potesse accecarlo o lasciarlo senza fiato. Turbato, portò una mano contro il viso, per proteggersi dalla luce azzurra, e poi si piegò su se stesso, sussultando nell’eco di un terribile e fragoroso boato.

 

WRRRRRRRRRRR.

 

Un fulmine era caduto a qualche chilometro dalla sua posizione. La pioggia si rovesciava con fitte sempre più tenaci. Una nebbia, odorosa di prato strappato alla terra, catturò le sue narici. Per un attimo pensò che sarebbe morto lì, fradicio e disteso sulla radura di un pianeta, molto probabilmente, in procinto di scoppiare. Poi, con il corpo tremante e il cuore che batteva all’impazzata, cominciò a correre verso l’unica costruzione ancora vagamente visibile. La pioggia scendeva copiosa, trascinata dai forti venti che non promettevano nulla di buono, e lui sollevò la testa verso i resti del faro.

 

Ma fu a quel punto che la vide: la luce azzurra, di nuovo, e poi l’aleena. Stava in cima al faro diroccato e, come un’idiota, si divertiva a fare ruotare quella luce celestiale. Ma gliene avrebbe dette quattro non appena l’avrebbe presa. 

 

“Aleenaaaaa, che diavolo stai facendo?!”

 

Si precipitò su per la scale, facendo gli scalini a due a due, almeno quelli che c’erano ancora. La struttura, in parte crollata, aveva ancora alcuni scalini di pietra che perlopiù si sgretolavano al suo passaggio. Pietra dopo pietra, cadevano ad ogni suo passo. Ma lui non pensò neanche un istante a tutto ciò che gli franava sotto i piedi, perchè lui, adesso, aveva solo un obiettivo: strozzare l’aleena con le sue stesse mani. Ma, quando la vide aggeggiare con un’enorme tanica di carburante in mano, rimase sorpreso. Restò a bocca aperta, con un grido silenzioso incastrato tra i denti.

 

“Che diavoleria stai facendo?” riuscì finalmente a dire, riavutosi dalla sorpresa.

 

L’alena gli sorrise, lasciandolo stupito e senza parole. 

 

“Era ora che arrivassi, pilota!” gli rispose, spostando la tanica con un ultimo sforzo della schiena. Poi alzò una mano, facendogli segno di avvicinarsi, per nulla turbata dal suo aspetto omicida e, facendo una smorfia per lo sforzo, aggiunse: “E dammi una mano, mica posso fare tutto da sola!”

 

Poe strinse i pugni, afferrando l’alena per il collo. 

 

“Hai disubbidito agli ordini, sei punibile con la corte marziale. Lo sai che per colpa tua stai facendo saltare le operazioni?”

 

La piccola aleena strabuzzò gli occhi come se fosse stata colpita da un’accusa pesantemente ingiusta.

 

“Io non sto facendo saltare le operazioni di nessuno, è che il mio velivolo era difettoso. Si è praticamente spento il computer di bordo e gli spinterogeni hanno smesso di alimentare i propulsori. Solo per un miracolo sono riuscita a planare senza schiantarmi su questo pianeta. Tu, piuttosto, che cosa diavolo stavi facendo, per non accorgerti che l’ALA-X 4 era uscito dai radar?”

 

Poe alzò un pugno con aria minacciosa. Ma l’aleena lo bloccò, lasciandolo senza fiato.

 

“Vuoi che lo dica io, che stavi guardando il giovane assaltatore anziché concentrarti sulla missione? O pensi di capirlo da solo?”

 

Poe posò l’aleena per terra, lasciandole andare il collo e grugnendo maledizioni sottovoce. Ma la piccola aliena lo incalzò con un rimprovero.

 

“Quindi, io sono atterrata qui per miracolo, e per quanto la tua testa bacata riesca a pensare solo ad una cosa, una volta che sono fortunosamente atterrata sul pianeta, sono stata accolta dalla farfalle. Le vedi? Sono ancora qui con noi. Hanno deciso di aiutarci a portare a termine la missione.”

 

Poe strabuzzò gli occhi impaurito, senza neanche girarsi intorno per vedere se, veramente, ci fossero delle farfalle vicino all'aleena. Che quell’esserino petulante  fosse pure pazzoide?

 

“Diavolo di un’aleena, ti sembrava il momento di rincorrere le farfalle? Perché, dopo l’atterraggio, non ci hai chiamato con il tuo comlink personale?”

 

“Ma come potevo fare?” gli rispose lei, aprendo le sue piccole e corte braccine aliene. “Le farfalle blu avevano fretta, mi hanno portato qui e io ho capito che dovevo accendere questo faro.”

 

“Questo Faro vecchio di millenni? Adesso?”

 

“Adesso!”

 

Poe lasciò cadere il casco dalla frenesia di mettersi le mani in testa per urlare contro l’aliena. La sua follia era esasperante.

 

“Perché Maz ti ha assegnato a questa missione?! Tu sei pazza! Pazza e pericolosa!”

 

L’aleena, noncurante delle grida di Poe, tornò sui comandi del faro e, dopo aver giocato in modo apparentemente casuale sui resti della cabina di controllo, si girò trionfante a guardarlo.

 

“Eccolo, si è acceso del tutto!” disse, fissando una farfalla azzurra che le volava intorno.

 

“Che fai, adesso, parli con gli insetti?” Poe prese l’aleena per un braccio, trascinandola per qualche metro.

 

“Aspetta!” lo fermò lei, con aria preoccupata. “Lascia che saluti i miei amici!”

 

“Le farfalle?” tuonò Poe, irrigidito dalla collera, sempre più impaziente.

 

“Se tu ci vedi solo farfalle ed eventi casuali, non è certo colpa mia!” sospirò l’aleena, agitando le sue piccole mani in segno di rimprovero. “Le farfalle sono gli spiriti del passato, capisco che tu non riesca a vedere oltre al tuo naso, ma le farfalle, a volte, sono dei messaggeri. Dei portatori di pace; gli spiriti di antichi maestri. Delle anime legate alla Forza.”

 

“Sì, certo, e io sono un maestro Jedi…”

 

Poe non aveva intenzione di perdere un minuto di più: si caricò l’aleena su una spalla e, a passo spedito, raggiunse in fretta il suo caccia stellare e decollò per lasciare il pianeta prima che fosse troppo tardi.

Ma il faro dietro di loro rimase acceso, emanando la sua antica e meravigliosa luce azzurra. Una luce in grado di attraversare lo spazio, oltre al pianeta e tutto ciò che gli gravitava intorno.

 

*

 

E fu quella luce la prima cosa che vide Rey, guardando verso Tython. Una luce blu pulsante, come un nucleo che si espandeva dal centro del pianeta verso l’atmosfera e, poi, oltre nello spazio, fino alle orbite delle due lune e ancora, ancora per arrivare fino a lei. Una luce che esplodeva con l’energia di una stella in fondo al suo petto.

 

Booom. “Che cosa è stato?” Boom, boom. Il suo cuore batteva come impazzito. Boom. Guardò Finn, accanto a lei, domandandosi se potesse sentire i suoi rintocchi.

 

Boooom.

 

Con le mani tremanti e un nodo in gola si girò, cercando gli occhi del suo amico. “Finn, la vedi?” gli chiese titubante, cercando di contenere le proprie emozioni. Perché la luce non era solo una radiazione blu proveniente dal pianeta, era più un’energia pulsante: una Forza. Qualcosa che la faceva fremere e che, segretamente, temeva di dover rivelare. “Tu, la…” Alzò un dito in direzione del raggio luminoso.

 

“Lo vedo anche io.” Finn le rispose tutto d’un fiato, sbigottito, sconvolto, voltandosi a guardarla e scuotendo la testa come se, in quel modo, potesse allontanare tutte le sue paure. Poi sospirò, arrendendosi all’evidenza. “È quello che penso?”

 

“Tu, che cosa senti?” Rey deglutì fiato e saliva, cercando di liberare mente e cuore dalle milioni di domande che affollavano le sue viscere.

 

“La sento come... è come… Come definirla? Sembra un’emanazione della Forza… un’energia. Posso percepirla come se fosse ovunque, eppure in nessun luogo. Come se…”

 

“Come se fosse connessa con il mio cuore” aggiunse Rey.

 

“E con il mio.” Finn lo disse dentro ad un grande sospiro. Ma Rey poteva percepire la sua emozione. La Forza li stava chiamando e non erano più da soli.

 

Poi la luce esplose, emanando un bagliore molto più grande e fu a quel punto che entrambi riuscirono a vederlo.

 

Un puntino blu luminoso che diventava sempre più visibile, come una sfera azzurra, fatta di pura luce pulsante. E, al centro, un nucleo appena percettibile. Ma presente e con un proprio nome.

 

“Ben Solo!” mormorò Finn, come se vedesse un fantasma. Lo guardò deglutendo, sconcertato, con gli occhi sempre più spalancati e fuori dalle orbite. “Rey, questo non è un sogno o un miraggio. Quella è l’essenza di Solo, ma, adesso, ora, si trova nella nostra dimensione.”

 

Rey gli fece un cenno con la testa e Finn cambiò espressione, tornando con le mani sui comandi davanti a lui, parlando a voce bassa. Le dita rigide.

 

“È la profezia?”

 

Rey fece per rispondergli, ma la voce di Poe, risuonando all’improvviso nell’interfono, li distolse dalla visione.

 

“Presto, sparate sulle lune! Dobbiamo passare alla Fase due, immediatamente!” gridò il pilota, uscendo a tutta velocità dall’atmosfera del pianeta. Una scia grigiastra segnava le sue acrobazie nello spazio. “Non vorrei sembrare pessimista, ma quel pianeta sta per esplodere.”

 

Rey osservò il volto pallidissimo dell’amico nel comlink della nave e, prima ancora di riuscire a fargli una domanda, vide l’aleena spuntare da dietro una spalla di Poe.

 

“Yuuiuuuuuh!” gridò l’aliena, agitando una mano. “Passata bene la prima notte di nozze, mia bella sposina?”

 

Rey arrossì, dimenticandosi di colpo dell’energia celeste e sforzandosi di non mostrare le proprie mani tremanti per l’imbarazzo. Poi, con le dita strette sui comandi, le disse: 

 

“Grazie per il velo; è stato molto gentile da parte tua prestarmelo. Però, temo che si sia un tantino rovinato…”

 

“Non dirmi che l’avete usato per fare dei giochini?”

 

Rey valutò se sarebbe bastato un solo fulmine di Forza per incendiarsi fino a diventare cenere e sparire dal mondo visibile, ma l’aleena, trattenendo un ghigno divertito, si sbrigò ad aggiungere:

 

“Non preoccuparti, ne ho un altro!” Le sorrise con il muso incollato al comlink di Poe, poi srotolò un altro velo dal marsupio.

 

Rey vide Poe inorridire davanti all’aleena che gli ballava su una spalla con un velo bianco in testa.

 

“Ma levati!” gridò il pilota, livido dal dissenso. “Odio questa specie…”

 

“Hai un velo in testa, con chi vorresti sposarti?” domandò Finn, rivolgendosi all’aleena e mettendosi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere.

 

“Non datele corda, è pazza!” dichiarò Poe, scuro in viso.

 

Ma l’aleena saltellò sull’altra spalla del pilota, allargando con le dita il sorriso del suo ospite. “Noi aleene siamo di bocca buona…” ridacchiò, spostando il velo sulla testa di Poe e intonando una canzoncina.

 

Rey e Finn risero di gusto mentre Maz, finalmente, si rassenerava.

 

“Poe, me l’hai riportata viva!” sussultò Kanata, girando i suoi occhiali come se volesse guardare meglio attraverso il collegamento olografico.

 

“Non per molto…” biascicò il pilota.

 

“Sei un bravo ragazzo” aggiunse Maz, poi si voltò per guardare dentro al grande schermo che aveva davanti. “Aspettate, che cos’è quella luce?”

 

“Puoi vederla?” domandò Rey, battendo ripetutamente le ciglia. Quindi tutti potevano vedere l’essenza di Ben?

 

“Sì…”

 

A quella risposta, tutti si concentrarono sulla luce azzurrognola, che dal pianeta si estendeva in una linea equidistante tra le due lune e Tython. Un punto convergente e luminoso con al centro un nucleo blu acceso, luminoso e pulsante. Vivo.

 

“Diamine, che cos’è quello?” chiese Poe, sgranando gli occhi.

 

“È la proiezione del faro Je’daii, bel pilota, come hai fatto a non capirlo? Poco fa mi hai persino detto di essere un Jedi!”

 

“Ma quale Jedi?” sbottò Poe, quasi paonazzo. “Se fossi stato un Jedi, a quest’ora la tua specie sarebbe estinta!”

 

“Chi disprezza, compra!” ridacchiò l’aleena, cambiando spalla.

 

Ma Rey non poteva più aspettare. Lei voleva che tutti sapessero di quel dono della Forza.

 

“È lo spirito di Ben!” disse tutto d’un fiato, come se si stesse liberando di un peso. Poi, sentendosi gli occhi puntati addosso, si girò a cercare la sua borsa per prendere il libro della profezia. Non c’era una vera ragione per quella scelta, eppure, come se una voce le avesse parlato dentro ad un soffio di vento silenzioso, sentiva che era importante averlo tra le mani in quel momento. Proprio in quel momento. Come se fosse lo stesso libro a chiederglielo.

 

“Ben?” ripeté Poe, guardando con disprezzo l’aleena giocare con il velo.

 

Rey non gli rispose, limitandosi a prendere il libro, estraniandosi da tutto ciò che aveva intorno. Poi, come se tornasse ad immergersi dentro ad un sogno, con gli occhi cercò il simbolo dei tre pesci intarsiati sulla vecchia e consunta copertina. Che cosa volevano dire? E perché, vedendo quella luce blu e trasparente, le tornavano in mente le acque del fiume sotterraneo che aveva visto nel sogno ricorrente fatto su Tatooine?

 

“Wraaarrrr” sbottò Chewie, alzandosi in piedi.

 

“Mi state dicendo che quella luce è lo spirito di Solo?” domandò il pilota, spostandosi dagli occhi i capelli bagnati dalla pioggia, che sfuggivano da sotto al casco. Il suo volto dondolò dentro ad un confuso dissenso, ma le sue mani rimasero ferme, per sfuggire alla furia del pianeta. Poi, guardando l’aleena sorridergli con tutti i denti di fuori, schifato, si girò a cercare i suoi amici. I pensieri mescolati nella più totale confusione. “Aspetta! Come fa ad essere Solo? Non avevi detto che era morto su Exegol?”

 

Era evidente che Poe si stesse rivolgendo proprio a lei, così, distogliendo gli occhi dal libro, Rey gli rispose.

 

“Il suo corpo è scomparso nella Forza quando stavamo su Exegol. Fino a questo momento, l’ho potuto vedere solo io dentro al legame, ma, come sai, anche Finn è riuscito a vederlo, grazie alla profezia. Ma, quella lì, quella luce, penso che sia un’emanazione della sua Forza. Penso che la profezia lo stia rendendo, come dire… visibile?”

 

“La Forza si sta espandendo attraverso le dimensioni” aggiunse Finn. Poi allargò le braccia, sembrando lui stesso sorpreso dalle parole che gli erano uscite. “Beh, insomma, più o meno…”

 

“Ora ho capito cosa volevano gli spiriti!” lo sbeffeggiò l’aleena, saltellando ripetutamente sulla stessa spalla di Poe. “Quindi, quella che vediamo, è un’emanazione della Forza: l’energia vitale di Solo?” Poi allargò il sorriso, guardando il suo ospite. “A dire il vero, io avevo capito che sarebbe tornato tutto intero… non solo un pezzettino.”

 

Poe cercò di afferrarla, tirando una mano indietro, senza riuscirci. E lei ridacchiò beffarda, allungandosi come una mangusta per parlargli dentro ad un orecchio. “Hai capito, mio bel pilotino?”

 

“Per tutti i Rancor di Endor!” esclamò Poe, agitando le braccia indietro per cercare di acciuffare l’aleena che, divertita, scorrazzava tra le sue spalle e il busto, evitando di farsi prendere. 

 

“Se ti prendo ti faccio sparire dentro ad un buco nero!” Poe si morse le dita, poi aprì le mani in una smorfia per niente divertita.

 

“Metti le mani sulla cloche, pilotino, altrimenti il buco nero rischiamo di farlo noi due. Non lo trovi romantico?”

 

“Te lo do io, il buco nero…”

 

Poe si voltò di scatto, abbandonando tutti i comandi del caccia stellare.

 

“Basta cincischiare!” li bloccò Maz, intervenendo per riportare l’attenzione sulla missione. “Poe, torna qui alla base, dobbiamo procedere con la Fase due. Rey, Finn, Chewie siete pronti con i turbolaser per generare l’impatto cinetico?”

 

Rey abbozzò un sì con un cenno del capo, poi si voltò a guardare Finn nell’attimo stesso in cui il cerchio di luce si stabilizzava esattamente al centro tra Tython e le sue lune.

 

Finn cliccò sul monitor per verificare che tutto fosse a posto e poi si voltò verso Chewie, aspettando un’ultima conferma.

 

“Roowwwrrr.”

 

“Perfetto!” Il tono di Maz, divenne più fermo. “Se il mio fidanzato dice che è tutto pronto, vuole dire che è così. Preparatevi con il conto alla rovescia e sparate.”

 

Rey cominciò a contare: “Dieci, nove, otto… tre, due, uno!”

 

“Sparate su Ahsla!” gridò Maz, con voce ferrosa.

 

Finn prese la mira, ruotando i turbolaser verso il punto stabilito. Poi sparò il primo colpo. Seguì il colpo di Rey, poi Chewie e via a ripetizione, fino a vedere il retro della piccola luna incurvarsi in una forma irregolare e sempre meno stabile.

 

Infine la luna prese fuoco, trasformandosi un grandissimo asteroide, prendendo velocità ad ogni istante che passava e viaggiando ad altissima velocità verso il centro del pianeta.

 

“Si sta spostando verso Tython!” grido Finn, quasi sorpreso.

 

“Vai!” esclamò Poe, sollevando un pugno con entusiasmo.

 

L’impatto cinetico riuscì a modificare il semiasse maggiore, l'ecletticità e l’inclinazione del piano orbitale della piccola luna. Ashla perse l’inclinazione del suo asse di rotazione. Per un istante, ebbe un incremento del momento angolare. Incremento che modificò la massa della piccola luna, causando lo spostamento del baricentro. Poi, per effetto della nuova massa planetaria, la forma della luna si alterò. Fu una sequenza perfetta di eventi fisici e gravitazionali che modificarono il piano orbitale, facendo  precipitare la luna contro al pianeta madre con un impatto micidiale e glorioso. Massa contro massa. Terra e cielo. Energia contro materia.

 

“BAAAAAAAAAAAAAAAAM!”

 

Nell’istante dell’impatto, una grande quantità di lava cominciò ad uscire da tutti i vulcani del pianeta. Un fumo nero di cenere e lapilli fuoriuscì dai crateri attivi. La crosta del pianeta si spaccò e il magma fuso tornò in superficie. In pochissimi istanti, il pianeta madre cominciò a ruotare più veloce nella sua stessa orbita, coprendosi di lava e di un pesante fumo nero. Ma, di fatto, tutto andò esattamento come previsto.

 

“Urra!” gridò l’aleena, ancorandosi sulla spalla di Poe. Poe che stava ancora in volo, con il suo piccolo Ala-X, in viaggio verso la nave di Maz.

 

Maz, Rey, Finn e persino Chewie, però, fecero un balzo sulla sedia e si fermarono per esultare di quel successo.

 

“E adesso?” chiese Finn, guardando verso al monitor in attesa degli ordini di Maz.

 

“Colpite l’altra luna” ordinò la Kanata dalla sua nave. E Rey prese la mira. Guardò un’altra volta la piccola sfera luminosa, situata ancora nel mezzo tra Bogan e Tython e sparò con il turbolaser contro la facciata della luna. Finn e Chewie la seguirono a ruota.

 

“Boooom, boom, boom” Un colpo e un altro, due, tre, mille colpi di Turbolaser.

 

Un grappolo di esplosioni e spinte tali da fa cambiare orbita alla piccola massa grigia. Orbita che, poco dopo, si rivelò molto diversa da tutti i calcoli matematici che avevano pensato.

 

“Booommmmm.”

 

Una fitta al cuore, come se qualcuno avesse stretto un laccio fino a strapparlo. Un giramento alla testa, un fischio alle orecchie e il profumo di qualcosa di lontano, già visto e già vissuto. Dei fiori che crescevano sopra a dei cristalli Kyber dai mille colori e farfalle, farfalle ovunque. Poi la visione cambiò, dandole uno strano senso di freddo e bagnato intorno alle caviglie. Sopresa per la senzazione frizzantina e l’ondata di profumo di fiori, spostò lo sguardo osservando i propri piedi, scoprendoli piacevolmente immersi in una riva. La riva di un fiume trasparente e rigoglioso. Milioni di piccoli pesci colorati le nuotavano intorno alle caviglie con fare curioso. Rey sorrise a quella meraviglia, poi alzò lo sguardo verso l’alto. Era giorno. Una nuvola ballerina attraversò un cielo terso. Giorno? Ma come? Nel suo sogno aveva sempre incontrato Ben dentro ad una grotta. Un grotta, appunto, non aveva mai visto il cielo. Che il sogno fosse cambiato?

 

“Bommm.”

 

Quell’ultimo boato interruppe la visione, riportandola sulla Star Destroyer Xyston. Il cielo terso, il profumo di fiori, i pesci, le farfalle e l’acqua frizzantina avevano lasciato la scena. La visuale era cambiata. Un cupo e vorace sentimento di paura aveva preso il posto del vecchio e caro ottimismo. Nessuno rideva, neanche l’aleena sembrava più voler scherzare. Che cosa era sucesso?

 

“Fsssssssssssss.” Un suono come un fischio. Da dove stava arrivando? Quanto era veloce? Il cuore a mille. Poi capì la verità di ciò che stava capitando.

 

La luce in mezzo ai pianeti, il riflesso del faro Je’daii, rimasuglio materiale dell’essenza energetica di Ben Solo, si stava affievolendo e, quel che era peggio, Bogan, la seconda luna di Tython, non stava compiendo le evoluzioni orbitali attese. Tutt’altro. La Luna legata al lato oscuro si allontanò dal punto d’impatto, vagando nello spazio sempre più veloce e distante dall’obiettivo iniziale.

 

Il cuore di Rey fu stretto da un laccio invisibile. La luce pulsava con sempre minor vigore. E la Forza lentamente scemava. Un brivido percorse la sua schiena. E adesso? pensò dentro di sé.

 

“E adesso?” chiese Finn, fissandola con il volto tirato dalla paura.

 

“Non lo so.”

 

Rey si alzò in piedi, prendendo un casco da pilota nello stesso istante in cui Poe, con il suo piccolo caccia, invertiva la rotta e cominciava a rincorrere la Luna cercando di fermare la sua corsa.

 

“Non puoi fermarla, Poe” disse dentro al comlink, sperando che il pilota la sentisse. Poi, senza ascoltare le urla e le raccomandazioni dei presenti, uscì dalla plancia della nave correndo verso i ponti di decollo.

 

Corse, corse e corse. Il battito del suo cuore come unico compagno e una riga continua nella sua mente. Quella luce azzurra che legava i pianeti, la Forza e la vita di Ben.

 

Con quest’unico pensiero, salì su un Ala-X e si inoltrò nello spazio. Velocissima, concentrata e totalmente assorta in un unica speranza.

 

“Non perderò Ben Solo. Non questa volta.”



Angolo della scrittrice:

Ciao aleene, come state?

Pronti per la ripresa di tutte le attività?
Ieri ho incontrato la mia parrucchiera, non so se era più disperata lei o io con il mio cespuglio infernale! Comunque, le ho chiesto un preventivo… dopo due mesi senza le sue cure, ho bisogno di un restauro.

Tornando alla storia.
Finalmente, eccomi qui, pronta per lasciarvi con un nuovo capitolo di questa Fan Fiction. Orami la storia è quasi finita. È una sensazione strana, non sono mai arrivata così vicina al finale come questa volta. Non so se sono più emozionata o preoccupata. Inoltre, non so se riuscirò a raccontare l’idea che ho in mente. Per questo è possibile che ci metta più tempo prima di riuscire a pubblicare un nuovo capitolo. Siate pazienti. Non sono molto veloce. Inoltre, sono sempre preda della mia perenne insicurezza. I vostri commenti sono la benzina che fa andare il mio motore. Grazie per ogni cosa mi scriverete.

Comunque, seguendo il consiglio di MorganaRoisinDubh81 e di Angel Of Fire. Ora sono anche su Wattpad. Venite a trovarmi 😊

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni venerdì. Destiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia.

Se poi ne avete voglia, lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Il cuoricino è il mio preferito.

Un abbraccio virtuale a tutti e baci a tutte le aleene.


Shaara

 
Ps: Ho notato che diverse persone hanno aggiunto Destiny’s Force tra le seguite e preferite. Ragazzi, sono lusingata! Grazie di cuore a tutti, spero tanto di non deludervi. 

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

  Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da
Alcalafalas per le mie storie. 
Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.
 

⧫⧫⧫

 

Là fuori, ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo:

ti aspetterò laggiù.

Quando colui che cerca raggiunge quel campo

si stende e si rilassa:

là non esiste credere o non credere.

 

(Rumi)

 

⧫⧫⧫

 

 

Poe spinse i motori al massimo. Quando raggiunse la piccola luna, che per inerzia vagava senza meta nello spazio, un pensiero gli balenò nella mente. Scosse la testa, allontanando l’ombra della paura, e si decise a condividerlo con l’aleena.

 

“Servirebbero le spinte congiunte di più propulsori, uno per ciascun verso degli assi cartesiani, per evitare che Bogan prosegua incontrollato il suo moto in assenza di resistenza aerodinamica.”

 

L’aleena si fermò per fissarlo negli occhi. “Cariche esplosive?”

 

“L’idea è quella.”

 

“Abbiamo sganciato quasi tutto quello che avevamo su Tython, come pensi di fare?”

 

Poe sollevò un labbro in un sorriso rassegnato, poi sospirò. “Intanto spariamo quello che abbiamo…”

 

“Che cos’hai in mente, Poe?” gli domandò Rey, apparendo contemporaneamente sui radar e sullo schermo olografico.

 

Il pilota guardò sbigottito il piccolo Ala-X che viaggiava nella sua direzione.

 

“Che cos’hai in mente tu, ragazza?” ridacchiò, mentre la vedeva avanzare. “Lo sai che, fuori della tua nave, sono io il comandante?”

 

Rey gli sorrise, allacciando il casco sotto al mento e girando l’inquadratura su BB-8, perfettamente agganciato nel suo scomparto. “La luce si sta affievolendo. Dobbiamo portare giù la luna di Bogan prima possibile.”

 

“È esattamente quello che sto cercando di fare… Torna alla base!”

 

“Avanti, Poe. Non vuoi che due vecchi amici vengano in tuo soccorso?”

 

“No. Gli Jedi si devono occupare della Forza, lascia il lavoro sporco ai vecchi piloti…” Le fece l’occhiolino, tappando la bocca all’aleena, prima che dicesse una delle sue idiozie. “Rey, occupati della luce…”

 

“Cosa?”

 

“Fai in modo che la luce non si spenga. Senza luce, non c’è futuro. Mi hai capito?” Poi salutò la ragazza, portando una mano alla fronte.

 

“Che intenzioni hai?” domandò Rey, con aria turbata. Ma Poe le sorrise un’ultima volta, quindi spostò la leva dei generatori 04-Z Novaldex alla massima potenza, chiudendo la comunicazione.

 

L’Ala-X di Poe sfrecciò in direzione di Bogan, avvitandosi nello spazio fino a raggiungere la Luna che, apparentemente, sembrava rallentare il suo moto. Fissò le coordinate sul computer di tracciamento ANq 3.6 e si girò ancora una volta a cercare l’attenzione dell’aleena che adesso sostava accanto lui, appena sopra la plancia.

 

“Vuoi che lo faccia io?” gli domandò l’aleena, fissandolo in modo severo.

 

“No, va bene così.”

 

Poe, con il volto rigido e serio, cliccò sul pulsante di attivazione dei tubi di lancio MG7 Krupx. “Sei pronta?”

 

L’alenna gli sorrise, ripiegando il velo per metterlo nel marsupio. “Sono nata pronta. Spara.”

 

Poe ricambiò il sorriso, armando i siluri protonici. “Tre, due, uno…”

 

 

Un lampo di luce illuminò lo spazio sopra l’Ala-X di Rey nello stesso istante in cui un bagliore improvviso cominciò ad espandersi intorno a Tython.

 

Finn e Maz apparvero sull’holonet del suo piccolo caccia stellare, cominciando a parlare contemporaneamente e ad alta voce.

 

“Che diavolo state facendo, tu e Poe?” tuonò Maz, con un’espressione mista tra inquietudine e timore. “Sono io che sto coordinando le operazioni.”

 

“Rey”  la voce di Finn sembrava turbata. Il fatto che si grattasse la testa fugava ogni dubbio su quanto fosse preoccupato e confuso. “Perché Poe non mi risponde?”

 

Booom.

 

L’eco di un'esplosione risuonò nello spazio come una vibrazione della Forza.

 

“Poe!” gridò Rey, unendosi ai ripetuti richiami di Finn.

 

“Poe, perché non rispondi?”

 

Ma, mentre Finn si accordava con Maz per un cambio del piano, la ragazza si incurvò su se stessa, come se qualcosa la stesse chiamando. Sollevò la testa, tenendosi l’addome. “Che cos’è questa…” Guardò dal vetro anteriore del suo caccia stellare, sgranando gli occhi per la sorpresa. La sua non era solo una sensazione. Era più una forza, sottile e tesa.

 

“Una luce?” mormorò, toccandosi la bocca e rallentando i propulsori. “La luce” ripeté a voce alta, orientando gli schermi verso Tython. E di colpo capì.

 

Non era un’immagine che si poteva percepire a occhio nudo, la luce che vedeva era lo spettro visibile di una radiazione trascendente al tempo e allo spazio. Un’eco che vibrava nella sua mente, nelle ossa e dentro ad ogni sua cellula. Un richiamo che pulsava espandendosi, ad ogni battito, dentro la sua anima. Una fiamma ardente.

 

“Devo andare.”

 

Provocando un lieve rollio delle ali, tirò la cloche verso il basso, spingendo il suo velivolo in una cabrata, poi invertì la rotta, puntando il muso della carlinga verso Tython. Spalancò gli occhi dentro ad un sospiro. “Il faro di Tython” sussurrò ancora, stabilizzando il caccia stellare.

 

“Rey, vuoi dirmi qualcosa?” Finn parlò con la voce frantumata dall’ansia. I suoi occhi sembravano supernove in procinto di esplodere. Il suo volto sudava stretto tra panico e paura.

 

“Poe vuole far cambiare rotta alla luna, ma qualcosa mi sta chiamando verso la luce.” Aumentò la potenza dei motori. “Devo andare.”

 

“Quella luce?” Finn fece una smorfia, aprendo le labbra come se stesse per parlare, ma la voce di Maz tuonò prima che lui riuscisse a spiegarsi.

 

“Rey, Poe, questa anarchia non aiuterà il piano. Mi volete dire che cosa state facendo?”

 

Rey fissò lo schermo, domandandosi se ci fosse un modo per ritornare nello schema del piano studiato da Maz, senza perdere il contatto con il richiamo della luce. Poi girò gli occhi verso il caccia di Poe che seguiva la traiettoria della luna e, infine, guardò verso il bagliore azzurrino proveniente da Tython. Abbassò le ciglia fino a sfiorare il viso, mordendosi le labbra con vigore. Fece un sospiro.“Ecco, io…” non sapeva che cosa dire. Ma non poteva abbandonare i suoi amici senza neanche una parola. “Poe sta cercando di far cambiare rotta alla luna. Volevo raggiungerlo per aiutarlo, ma ho sentito qualcosa attirarmi verso Tython. Mi dispiace, Maz. Devo andare.”

 

Boooom. 

 

Un colpo di siluri protonici colpì Bogan d’improvviso.

 

Booom.

 

Un altro colpo partì dai cannoni del caccia stellare di Poe.

 

Boooom. Boooom, Booom.

 

Poe continuò a sparare a ripetizione. Ma gli occhi di Rey, ormai, guardavano soltanto verso Tython. La sua mente, il suo cuore, le sue viscere, tutto la portava verso la luce che si affievoliva sempre più. Ancora e ancora, diventando sempre più effimera.

 

“Ho capito, Rey” proruppe Maz, interrompendo i suoi pensieri. “Dobbiamo coordinarci per salvare il piano. Rey, devi pensare a quello che ti sta chiedendo la Forza.” Poi Maz si girò di lato, cercando l’attenzione delle persone che stavano con lei sulla plancia della sua nave. Rey seguì i movimenti dell’aliena con gli occhi, poi la vide sorridere verso lo schermo.

 

“Chewie, pensi di riuscire a portare quel trabiccolo verso Tython? Penso che il pilota pazzo voglia prendersi tutti i meriti di questa operazione. Poi andrebbe in giro a cianciare di essere il miglior pilota della Galassia e, tu ed io, sappiamo che non è vero.”

 

“Wrrrrraarrrr” grugnì il wookiee, facendo un sì con il muso.

 

“Bene” gli rispose Maz, tornando a girarsi verso di lei. Rey ebbe un sussulto. Possibile che Maz avesse veramente capito tutto? Era possibile che anche Maz sentisse la Forza? Ma l’aliena non le diede il tempo di farsi altre domande perché subito riprese i fili del piano, dando ordini a tutti i partecipanti.

 

“Rey, Finn, andate a vedere se è possibile fare qualcosa per quella luce proveniente dal pianeta. Ma fate attenzione.”

 

“No, andrò da sola!” 

 

Rey fissò Maz con aria convincente. Sarebbe stato pericoloso. Ben era la sua metà dentro alla diade, e non voleva che anche Finn fosse coinvolto. La vita di Ben era strettamente legata alla sua stessa esistenza e non era necessario che altre persone si mettessero in mezzo. O che rischiassero la vita per lei. Per loro. Anche se, ormai, era chiaro a tutti che Maz ritenesse Finn importante proprio a causa di quel suo strano legame che univa loro tre alla Forza. Loro tre…

 

“Noi tre” ripeté a voce alta. E il numero tre assumeva, adesso, un ruolo speciale nella sua mente. Tre era diventato un valore fondamentale per quella missione. Un numero ricorrente. Tre i pianeti, i libri, gli elementi, e loro stessi. Tre persone, unite dentro una profezia che la vedeva protagonista. Una profezia che chiedeva di far tornare i tre i simboli in uno solo, per rivelare un altro libro celato nella Forza. Tre erano i pianeti che dovevano convergere in un’unica massa, tre gli elementi che dovevano fondersi in una sola sostanza e… 

 

“Siamo legati…” sussurrò, più a se stessa che al resto della squadra. 

 

“È così, Rey, tutto è energia” le rispose Maz, sollevandosi gli occhiali. Forse non aveva bisogno di quelle strane lenti per capire le sue emozioni. Forse Maz aveva capito quel disegno da sempre e, adesso, stava aspettando che anche lei ci arrivasse. “Tutto è interconnesso” aggiunse l’aliena.

 

Il cuore di Rey riprese a battere veloce, mentre puntava l’iperguida verso il fulcro della luce. “Tutto è energia, tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia su Tatooine. Lo ripeté ancora una volta a voce alta, osservando la scia dell’Ala-x di Finn che sfrecciava dietro di lei per raggiungerla.

 

Boom.

 

Un altro siluro protonico lanciato da Poe colpì la luna di Bogan.

 

Booom, bommm boom. Poe faceva fuoco a ripetizione, senza sosta, come se non ci fosse più tempo, fiato o energia, come se tutto stesse per finire.

 

“Che dobbiamo fare? Che cosa senti?” le sussurrò Finn, fissandola dal suo caccia stellare, che ora volava affianco al suo.

 

Rey spostò la cloche verso l’alto, puntando verso Tython. Uno sguardo verso il pianeta avvolto nella lava, poi accese i propulsori alla massima potenza.

 

“Voglio raggiungere la luce. È lì che sta Ben. È da quel nucleo che sta arrivando il richiamo della Forza.”

 

“Rey, quel pianeta sta per esplodere. Se Poe riuscisse a far spostare l’orbita della Luna, forse non avremo più il tempo di scappare.”

 

“La Forza mi sta chiamando, Finn. Torna indietro. Questa non è la tua battaglia.”

 

Ma questa volta il ragazzo le sorrise senza esitazione. “Ti ricordi la profezia?

 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare. 

E tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare. 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

 

Ti ho lasciato sola troppo a lungo. Questa volta non andrai da nessuna parte, senza di me. Salveremo Ben Solo insieme.”

 

“Cosa?” gli domandò Rey, con un sorriso sbigottito. Veramente Finn ricordava la profezia a memoria? Davvero Finn voleva salvare Ben Solo? Forse stava di nuovo sognando.

 

Ma il ragazzo non le diede il tempo di aggiungere altro e deglutendo le disse ancora: “Tu devi andare dove ti porta il tuo cuore, Rey… ma, questa volta, ti starò vicino. La Forza ha scelto anche me e deve esserci una ragione.”

 

“Finn, io…” Che dirgli? Che stava mettendo a rischio la sua vita per salvare Ben Solo? Non serviva, tutti lo stavano già facendo. Improvvisamente salvare Ben, e salvare l’equilibrio della Forza, era diventata la stessa cosa. Un’unione oltre la ragione, oltre la frenesia della guerra e l’orgoglio. Oltre al tempo. Aldilà di ciò che fosse giusto o sbagliato, adesso si vedeva un campo. E tutti si stavano incontrando là. In quell’unico punto convergente. In un nucleo di luce senza tempo e senza spazio. Una trascendenza. Un’utopia fatta di pura luce. Un regno fantastico, che si nutriva di energia, perdono, unione, amore. E, con gli occhi bagnati da questa nuova consapevolezza, guardò il suo amico, oltre il vetro che li separava e proteggeva dallo spazio infinito. Poi gli disse due sole parole, ammantate di amicizia e riconoscenza: “Ti ringrazio.” Le uniche che ancora poteva ripetere: “Grazie.”

 

Finn le sorrise con gli occhi del cuore. La guardò commosso, lucido e vibrante, oltre al vetro del suo velivolo. Un movimento della cloche e i due Ala-X entrarono nell’atmosfera incandescente di Thyton, riuscendo ad atterrare, per un soffio, accanto al vecchio faro.

 

Un lampo di luce illuminò il cielo nero.

 

Rey e Finn si fissarono preoccupati, scendendo dai caccia stellari e mettendosi a correre sul terreno divelto e sconquassato dai venti.

 

“La temperatura è altissima, non possiamo stare qui a lungo!”

 

“Devo trovare Ben! Finn, vai via, prima che sia troppo tardi!”

 

“No, verrò con te!” Finn le sorrise. “Dovresti smettere di dirmi che cosa devo fare.”

 

“Sì?” ridacchiò lei, saltellando tra i massi fumanti per l’alta temperatura della superficie. “Sbrighiamoci…”

 

La situazione del pianeta era estrema. Scosse telluriche, scoppi di vulcani in eruzione, fulmini e lampi attraversavano l’orizzonte non troppo lontano, mentre forti venti facevano sgretolare grandi ammassi di rocce, che cominciavano a ruotare come sospinti da forze misteriose.

 

Tutto sembrava fragile e oscuro, esattamente sul punto di esplodere.

 

In lontananza un fumo denso e scuro, sormontato da fiamme altissime, rosse e tremolanti, indicava il punto di impatto della prima luna.

 

“Quella è Ashla” indicò Finn con un dito, prima di correre dietro a Rey dentro ai ruderi del faro Je’daii.

 

“Sì sente” gli rispose lei. “La Forza è sbilanciata. Se non troviamo Ben e facciamo tornare questo mondo in equilibrio, temo che il pianeta esploderà. E noi con esso…”

 

Finn la guardò a bocca aperta, fermandosi per asciugarsi delle righe di sudore che, ormai, scendevano copiose dal suo viso.

 

“Mi prometti che quando questa storia sarà finita ti dedicherai a qualcosa di meno pericoloso? Che ne so, il ricamo? La pesca?”

 

Rey rise di grosso, tenendosi l’addome ed evitando, per un pelo, di scivolare sul terreno infuocato.

 

“Io mi darò al ricamo e alla pesca se tu farai il maestro jedi, siamo d’accordo?”

 

“Io maestro Jedi. Mi ci vedresti?”

 

“Almeno quanto vedo me con una rete da pesca.” Gli fece l’occhiolino e poi, con un salto, arrivò in cima ad un muro di mattoni azzurri, da cui si poteva entrare dentro al faro. “Però, come maestro jedi, potresti sorprendermi.”

 

“Oh, ma come potrei fare il maestro Jedi? Dovrei abbandonare Poe, e io non potrei mai lasciarlo da solo con le sue incredibili avventure spaziali.” Scosse la testa, guardando verso l’alto. “Si metterebbe subito nei guai…” Deglutì senza girarsi a guardarla.

 

“Se la caverà…” Rey si morse la gengiva dall’interno. Sapeva che Finn era preoccupato per Poe. Ma come aiutarlo? Insieme guardarono il cielo in cerca di qualche segno, una luce, una meteora, ma era giorno sul pianeta di Tython e non era facile scrutare il cielo. Poe, di sicuro, stava lottando per portare a termine l’operazione. Rey conosceva la tenacia e la testardaggine del suo amico. Ma, pur con tutta la sua buona volontà, sarebbe riuscito Poe, da solo, a cambiare l’orbita di quella luna? E lei e Finn? E Ben? Avrebbero portato a compimento la profezia?

 

Scosse la testa, lasciando il naso per aria, senza smettere di guardare il cielo.

 

Forse si stava sbagliando a seguire il proprio cuore. Forse sarebbe dovuta restare con Poe e aiutarlo a sparare alla piccola luna in balia dello spazio e degli eventi. Forse avrebbe dovuto fare tante cose differenti. A cominciare dal non aver paura del lato oscuro di Ben Solo. Avrebbe potuto portarlo a sé molto tempo prima. La Forza sarebbe stata in equilibrio e nessuno, oltre a loro, avrebbe pagato il prezzo di quella mancanza di armonia. Nessuno. Ma adesso era troppo tardi per i ripensamenti. Poteva solo andare avanti.

 

“Andiamo.” Finn sollevò le labbra con un sorriso triste. “La temperatura sta salendo. Presto l’aria sarà irrespirabile.” Le tese una mano e lei lo seguì dentro al rudere diroccato.

 

Salirono gli scalini due a due, con il fiato corto e il cuore negli occhi. Rey si girò più volte per aiutare Finn, mentre le mura si sgretolavano al loro passaggio e, altrettante volte, fu sorretta da Finn poco prima di precipitare nel vuoto.

 

“Vedi che dovevo venire con te per aiutarti?” le sorrise, togliendosi il casco e asciugandosi il sudore con un guanto.

 

Anche Rey si tolse il casco, entrando in una sala in cima al vecchio faro. I vetri dell’antica struttura erano quasi tutti in frantumi, sparsi per terra, e gran parte del lato esposto ad ovest sembrava essere crollato da poco tempo. Un fumo denso avvolgeva ogni cosa. E tutto sembrava in precario equilibrio, come se stesse per crollare. In bilico. Ad un passo dal baratro.

 

Fece un passo e il pavimento scricchiolò, staccandosi in piccoli pezzi proprio accanto ai suoi piedi.

 

Rey si affacciò sul vuoto lasciato dalle pietre cadute sotto di lei, osservando la polvere giallognola alzarsi verso l’alto, mischiandosi con un pulviscolo grigio per volteggiare nello spazio intorno. Poi sentì chiamare il suo nome.

 

“Rey, vieni a vedere.”

 

Così corse, non immaginando di trovarsi davanti a quella scena. Accanto a Finn, milioni di farfalle azzurre coloravano il pavimento dell’ultima sala rimasta integra nonostante il tempo e la devastazione del pianeta.

 

“Nooo!” gridò Rey, buttandosi a terra per cercare di curarle con la Forza. Ma Finn la trattenne per un braccio.

 

“Sono morte, Rey, lasciale andare.”

 

Come se non lo avesse neppure sentito, continuò a gridare. “Nooo, nooo!”  Camminò a carponi, nella speranza di trovare almeno una farfalla ancora viva. Almeno una. Che cosa era stato? Perché aveva aspettato tanto, prima di tornare sul pianeta? Perché aveva esitato? Lei poteva salvarle. Aveva sentito la Forza chiamarla. Se solo fosse arrivata prima…

 

“No, io potevo, Finn, io potevo salvarle!” Cominciò a piangere, senza sapere più che cosa fare.

 

Finn la sollevò dal pavimento mentre, disperata, continuava a cercare una farfalla da salvare. Un ultimo soffio di vita, non ancora volato via. Poi, di colpo, la luce azzurra proiettata dal faro si spense.

 

Fu come se il silenzio e il vuoto avessero forma tangibile. Un peso immenso e insopportabile.

 

“Devi pensare a Ben. Non c’è più tempo…” Finn deglutì mentre lo diceva e Rey capì che neanche lui credeva a quello che stavano vivendo. Ma su una cosa aveva ragione: se la Forza fosse scesa oltre al punto di non ritorno, non ci sarebbe più stato scampo per nessuno. Se la Forza era così debole, persino sul pianeta che della Forza era sostanza e sostegno, doveva reagire. Poi il pensiero volò oltre, fino a lui: Ben. Era ancora vivo?

 

“Finn.” Il cuore di Rey batteva all’impazzata, il caldo le turbava il corpo quanto la visione della farfalle morte le turbava l’anima. E Ben? Tutto sembrava perduto. O forse no. Una mano le sfiorò un braccio.

 

“Rey…”

 

Si girò a guardarlo negli occhi e vide Finn che la fissava con aria tesa ma convinta. Forse era vero che doveva stare con lei fino alla fine. Forse, nella sua semplicità, Finn aveva ragione. Così si affidò all’unico pilastro che ancora la reggeva. Lo guardò, trattenendo le lacrime. E infine parlò, quasi sull’orlo della disperazione: “Finn, che cosa devo fare?”

 

“Concentrati” le rispose l’amico, le dita posate sul suo braccio, il cuore in mano. “Siete uniti nella Forza. Se tu vivi, lui vivrà in te. Siete indissolubili. Un’unica cosa, imprescindibile. Cerca la sua scintilla nella Forza. Cerca l’energia. Se è tutto collegato, ci sarà un modo di salvarlo.”

 

Rey lo fissò, lasciando cadere le lacrime sul pavimento distrutto, sulle ali azzurre delle farfalle. Sul vuoto di quel momento fatto di ombre e tempesta.

 

Fulmini e saette caddero tutto intorno. I vetri, sopravvissuti al tempo, si frantumarono. Altri vulcani cominciarono ad eruttare e Rey spalancò la bocca nel vedere la lava scorrere con fiumi di fuoco, proprio verso la loro direzione. A quel punto capì che non sarebba mai uscita viva da quella situazione. E guardò il suo amico sorriderle con fiducia.

 

“Puoi farcela.”

 

Strinse i pugni piangendo e, mettendosi a sedere sul letto di farfalle, posò le mani sulle ginocchia. La disperazione e la sconfitta divennero la sua bandiera, ma non era sola in quella tempesta. Accanto a lei c’era Finn. L’amicizia, anche quella era un legame indissolubile, proprio come l’amore. E a quell’ultimo pensiero cercò lui: Ben. Dov’era finito? Era morto? Si era spento come una luce o, come diceva Finn, continuava ad esistere dentro all’energia?

 

Chiuse gli occhi, concentrandosi in meditazione nella Forza e, senza accorgersi di starlo facendo, strinse il ciondolo che aveva al collo. I pesci intarsiati nell’argento vibrarono colpiti da una scintilla di luce. Un unico raggio che filtrava oltre al cielo scuro, separandolo in due lati con un fascio luminoso al centro.

 

Finn la osservò mentre portava il ciondolo fuori dalla maglia. Poi la guardò, deglutendo più volte, prima di parlare.

 

“Tre pesci come nei libri…” le disse sottovoce, sedendosi accanto a lei e prendendole una mano. Poi continuò:

 

Amore, paura e sacrificio saranno il prezzo per tornare al principio.

Quel che fatto è fatto e non c’è soluzione, ma all’inizio vi fu l’indeterminazione. 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.”

 

“Finn, conosci i versi della profezia a memoria?” Questo fatto la sorprese. Forse la vita su quel pianeta misterioso stava per cessare, ma lei gli sorrise. “Come fai a ricordarla così bene?”

 

“Non lo so. Mi è rimasta in mente da subito.” Mosse le labbra, stringendo più forte la sua mano. “Cercavo di capire in che modo eravamo legati e, alla fine, questa profezia mi ha dato tutte le risposte. Amore, paura e sacrificio erano le emozioni che ancora ci bloccavano. Noi, uniti, eravamo qualcosa di più delle nostre stesse paure. ”

 

“In che senso ci bloccavano?” gli domandò Rey, senza capire.

 

“Ci ho pensato molto, dopo aver ascoltato la profezia. Poi ho capito: ognuno di noi seguiva il suo obiettivo personale, incurante dei sentimenti dell’altro. Ma avevamo bisogno uno dell’altro per essere una sola cosa con la Forza. Per superare noi stessi. Erano i nostri errori a rendere la Forza instabile. Il nostro egoismo. Tu sei sempre stata la luce di questa storia, Rey. Come Ben era la parte oscura di un tutto molto più grande di lui. Ma vi amavate e questo avrebbe permesso alla Forza di restare in equilibrio.”

 

“Finn, io, non so cosa dire…”

 

“Ascoltami. Non dovevamo lasciarti da sola, dovevamo crederti fin dal principio. Se noi fossimo stati al tuo fianco, Ben non sarebbe morto e, ora, tutta la Galassia sarebbe in pace e con lei la Forza. Ma, questa volta, non ti lascerò da sola. L’equilibrio, la profezia, dipende da noi. Tutti noi.”

 

Finn le accarezzò il viso, sfiorando le dita tra le sue.

 

“Connettiti a Ben, ti aiuterò a farlo tornare.”

 

E, all’improvviso, Rey ripensò al verso della profezia che continuava a ripetersi come un mantra nella sua mente.

 

Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare. 

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

 

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

 

Il mio cuore, pensò tra sé e sé. Chiuse gli occhi, concentrandosi in meditazione, e in quel momento lo vide.

 

“Ben!” gridò entusiasta.

 

E lui, avvolto in una luce bluastra, alzò una mano in segno di saluto e, con il volto segnato dal pianto, le sorrise. Deglutì, senza asciugare le lacrime, e poi, con la voce roca di chi ha smesso da tempo di credere nella speranza, le disse:

 

“Non pensavo che vi avrei più rivisto.”

 

 

Booom, Booom, Boom.

 

Poe sganciò un altro siluro, chiudendo gli occhi quando l’impatto generò una luce accecante.

 

“Questo era l’ultimo, pilota” gli disse l’aleena, guardando dentro ai monitor.

 

Poe notò il suo sguardo incupirsi con rassegnazione ed esultò quando i cannoni della Star Destroyer Xyston, e tutta l’artiglieria della nave di Maz, cominciarono a spare verso la piccola Luna.

 

BOOOOM.  

 

Poe seguì il raggio del turbolaser come se fosse un miracolo. Con gli occhi sgranati, la bocca aperta e il cuore di chi si era sentito ad un passo dalla morte.

 

“Volevi prenderti tutti i meriti, vero, pilota?” Maz apparve nel suo comlink personale. “Riaccendi le comunicazioni, se non vuoi che spariamo l’ultimo colpo su di te…”

 

“Appena in tempo, comandante!”

 

Poe riaccese l’holonet generale, sorridendo come un ragazzino beccato con la marmellata in mano. “Non volevamo coinvolgervi, Maz. Era un piano rischioso, e io e il mio copilota volevamo essere certi di non mettervi in pericolo.”

 

L’aleena saltellò in bella vista.

 

“Bah, che follia!” sogghignò Maz, stringendo l’inquadratura. “Il pericolo è la nostra passione, pilota.  E ora levati, che spariamo l’ultimo siluro. Se questo fallisce, falliremo anche la missione.”

 

“Aspetta: e Finn? Rey? Perché non li vedo?”

 

“Se fossi rimasto collegato, non avresti questa sorpresa, pilota…”

 

“Maz, che cosa vuoi dire?” Il volto di Poe impallidì in un istante. Poi si girò a guardare verso Tython, accorgendosi che il suo profilo diventava rosso e luminoso, probabilmente in procinto di esplodere.

 

“Che cosa sta capitando? Non capisco. Maz? Dove sono Finn e Rey?”

 

“Sono andati su Tython. La Forza stava perdendo energia. Se non facciamo cadere questa luna contro Tython, probabilmente non ci sarà più niente da salvare. E adesso levati di mezzo, che spariamo l’ultimo colpo che abbiamo.”

 

“Cosa?!”

 

La nave di Maz orientò i cannoni protonici verso Bogan, nello stesso istante in cui la Star Destroyer Xyston, guidata da Chewie, puntava i turbolaser.

 

BAAAAAAAAM.

 

Un colpo solo e Bogan cominciò a precipitare nell’orbita di Tython.

 

La luce azzurra si riaccese nel cielo. Un raggio luminoso che si estendeva come una mano, avvolgendo Bogan dentro al suo bagliore lucente e vivace. Una forza traente che richiamava il pianeta. Poi, di colpo, la luna si fermò, bloccando la sua traiettoria, restando ferma a galleggiare, come sospesa, senza più una direzione.

 

“Non era abbastanza!” gridò Maz, urlando per la frustrazione.

 

Una fiammata esplose dalla sua nave.

 

Poe guardò dal vetro del suo Ala-X, vedendo la nave di Maz prendere fuoco a ripetizione. “Che cosa sta succedendo? Maz?”

 

L’aliena si collegò a scatti, tra mille ronzii e distorte ripetizioni.

 

“I cannoni protonici si sono surriscaldati troppo, la sala macchine è esplosa, stiamo evacuando la nave. Poe, ti nomino comandante dell’operazione! Fai quello che vuoi, ma fai andare quella luna contro Tython!”

 

“Sarà fatto, Maz!” disse il pilota, guardando verso l’aleena accanto lui. Poi prese il comlink in mano, certo di portare a termine le ultime operazioni.

 

“Chewie, occupati del soccorso di Maz e del suo equipaggio. Io e l’aleena, qui, penseremo al resto. Che la Forza sia con te, amico…”

 

“Awwrrrr, awwwrrrr” grugnì il wokiee, girandosi a dare ordini al resto dell’equipaggio per cambiare la rotta dell'imponente nave da guerra.

 

Poe e l’aleena gli sorrisero salutandolo e, in quel momento, capì che anche quella strana creatura aliena aveva compreso le sue intenzioni. Forse era d’accordo. O, più probabilmente, non c’era più scelta.

 

“Mi dispiace. Non c’è altra soluzione. Però, se vuoi, sei ancora in tempo per andare.”

 

“Noo!” rispose la piccola aliena, addossandosi intorno ad un suo braccio con tenerezza. “Resterò con te.”

 

Poe la vide aprire il marsupio per prendere il velo. Quasi incredulo ed esterefatto, la osservò mentre si posava il velo in testa, proprio come una sposa.

 

“Sono pronta” gli disse ancora, sorridendo con quei suoi piccoli dentini aguzzi.

 

“Hai capito quello che voglio fare?” domandò Poe, vagamente confuso.

 

“Certo, vuoi schiantarti contro Bogan per darle un’ultima spinta e farla precipitare contro Tython.”

 

“Ah” sospirò il pilota, trattenendo le lacrime agli occhi. “Sei sicura?”

 

“Certo, e sono d’accordo. Però…”

 

Poe si commosse. “Mi dispiace, non sono stato un bravo compagno di squadra… io non sono abituato a condividere le miei idee, le mie azioni… sono una testa calda… e non sono neanche il miglior pilota della Galassia, quello era Han Solo…” Si morse il labbro, lasciando scivolare una lacrima.

 

“Naaah, sei perfetto” gli disse l’aleena, spostando una mano in aria, come se dovesse scansare lo spazio che li divideva. “Però, prima dell’impatto, devo chiederti un favore…”

 

“Un favore?” ripeté il pilota, levandosi il casco. “Certo, quello che vuoi…”

 

“Ecco io…” sospirò l’aleena, giocando con le dita e il velo. “Io sono vergine e vorrei chiederti se volessi essere mia moglie. È il mio unico desiderio…”

 

“Moglie?!” Gli occhi di Poe uscirono dalle orbite, mentre il viso gli prendeva fuoco tra vergogna e frustrazione. “Aleena, hai detto moglie?”

 



Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, scusate il ritardo. In questo periodo ho di nuovo molto lavoro e ho meno tempo per leggere e scrivere. Però, grazie anche allo sforzo di IndianaJones25, che ha rivisto tutto in pochissimo tempo, sono riuscita a pubblicare il capitolo entro oggi. Grazie IndianaJones_25, sei il miglior Beta della terra!

Mi dispiace, siamo quasi alla fine di questa storia. Mancano circa tre capitoli e un epilogo… Però, voi non temete, anche se ancora non si capisce, ci sarà il lieto fine.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa Fan Fiction ogni domenicaDestiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Se poi vi fa piacere, lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Il cuoricino è il mio preferito. Ricordatevi che un commento, anche minuscolo, è il regalo più grande che potete fare a noi apprendisti scrittori. 

Un abbraccio virtuale e baci a tutte le aleene.

Ci vediamo domenica prossima.
 

Ps: Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉

my.w.tt/eNUA52GnA6


Shaara

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da 
Alcalafalas per le mie storie. 
Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.
 

⧫⧫⧫

Se ti distanzi

solo per un'ora

dal tuo pensiero infinito...

Cosa pensi che accadrà?

(Rumi)

⧫⧫⧫
 

Poco prima che Rey e Finn diventassero visibili, Ben si accorse di aver pianto. Con angoscia e a lungo, come non avrebbe mai pensato di poter fare. Ma non era per la morte in sé che stava piangendo, bensì per il semplice fatto che non avrebbe più rivisto la sua sposa. Rey, la sua luce. La sua stella gemella. La sua metà nella diade della Forza. Così, mentre la sua energia vitale evaporava, insieme allo spazio che creava la sua prigione di Kyber, si era abbandonato allo sconforto.
 

Immagine dopo immagine, pensiero dopo pensiero, atomo dopo atomo. 

 

“Sto… sto scomparendo!”

 

Qualcosa aveva rotto l’equilibrio e il suo mondo trascendente aveva cominciato a scomparire, come la fiamma di una candela che si spegne in assenza di ossigeno. Così la sua immagine diventava ogni istante più diafana. Più lucida e trasparente, come se fosse fatta di nulla, oltre che di un sottile pulviscolo luminoso.

 

“Non è possibile…”

 

In quel momento gli fu chiaro come il desiderio di liberare Rey dalla diade fosse solo una bugia. Lui non voleva che Rey soffrisse per colpa sua, ma non voleva neanche lasciarla. Non adesso che il solo averla trovata l’aveva reso un uomo diverso. E per questo avrebbe lottato. Ma come?

 

“Io non posso morire adesso.”

 

Si girò in cerca di quella piccola farfalla che l’aveva guidato fino a quel momento. Ripensò a quando lo spirito, che viveva dentro quel fragile corpo di insetto, gli aveva mostrato come mantenere l’equilibrio. Si piegò su se stesso in meditazione e si concentrò verso il lato chiaro.

 

BOOOOM.

 

Un’eco nella Forza e il lato più chiaro della sua prigione cominciò a scricchiolare. E, con un fruscio sinistro, lentamente si crepò, allargando le sue fratture per tutta la parete. Il rumore divenne un lamento sottile che echeggiava nella Forza, come un grido. Un’anima ferita. La parete vitrea implose, fratturandosi con diverse venature trasversali profonde e intarsiate da milioni di parti e frammenti. E Ben deglutì la sua stessa angoscia, annusando l’odore metallico e polveroso dei frantumi che cadevano contro il pavimento.

 

Booooom.

 

Un altro scoppio in lontananza.

 

“Che cos’è stato?” disse ancora, avvicinandosi alla parete di cristallo. Posò le mani sul vetro ridotto in frammenti, percependo l’energia del lato chiaro scemare, come se qualcuno l’avesse strappata dal suo centro.

 

“La Forza sta perdendo l’equilibrio.”

 

Accarezzò la parete rigata, avvertendo come un grido. Un richiamo. Una luce oltre alla parete.

 

“Ben!”

 

Sentì chiamare il suo nome.

 

Agitato e con le mani tremanti accarezzò ancora il cristallo. 

 

“Posso darti stabilità usando il lato oscuro” disse, rivolto verso la parete di kyber.

 

Era ridicolo quel pensiero, ma stava cercando di salvare l’equilibrio della sua stessa prigione. Eppure doveva farlo, perché l’energia che attraversava ogni cosa stava per crollare. E con essa il suo universo parallelo, la prigione di Kyber che lo teneva in vita. Tutto era collegato. Tutto splendeva in un complesso insieme di forze interconnesse. E tutto era parte della stesso nucleo. La distruzione di una singola parte avrebbe causato la caduta dell’equilibrio che reggeva quell’insieme in vita. Sempre che quella potesse davvero chiamarsi vita.

 

“Devo fare qualcosa.”

 

“Rey, puoi sentirmi? La Forza ha bisogno di più oscurità!”

 

Chiuse gli occhi, concentrandosi sempre più intensamente, ma ad ogni sforzo la sua immagine sembrava sempre più vitrea e traslucida, sempre più inesistente.

 

“Avete fatto cadere Ahsla prima di Bogan?” disse a voce alta, sperando che Rey potesse sentirlo. Non aveva bisogno che qualcuno rispondesse alla sua domanda. “Ma non avete pensato che tu sei legata al lato chiaro. Avete sbilanciato la Forza e l’energia vitale si sta disperdendo nel nulla.”

 

Ma Rey era troppo lontana per raggiungerlo. Quando, finalmente, un pensiero lo fece sorridere. In quel momento gli fu chiaro perché la Forza aveva unito quell’impostore alla diade. E sorridendo alla sua stessa ingenuità, cominciò a chiamarlo per nome.

 

“Finn, puoi sentirmi?” Mise le mani più vicine nella fessura che lentamente si apriva, dilaniando il Kyber.

 

“Se io sono il lato oscuro e Rey è il lato chiaro, tu sei la Forza che sta al centro alla rotazione perenne dei due opposti.”

 

Sospirò, cominciando a piangere.

 

“Finn, concentrati, tutto è collegato, tutto è energia… Tu non puoi non sentirmi.”

 

Una lacrima cadde verso il basso, ma ormai la sua stessa materia era poco più che un ologramma sospeso nel vuoto. Meno che polvere. Appena un disegno nella luce.

 

Chiuse gli occhi, abbandonandosi al suo destino e in quel momento le vide. Tre farfalle che acquistavano consistenza mano a mano che si avvicinavano. Le osservò, percependo la loro energia diventare materia fino a sfiorarlo.

 

“Voi?”

 

Un tocco che interruppe l’evaporazione della sua figura nel nulla e il vuoto riprese la forma originaria. La forma di una mano calda e scura, seguita da un incredibile e sconcertato sorriso da ragazzo.

 

“Finn!” esclamò, sentendosi pervadere da un calore persistente, poi i suoi occhi, tornati nitidi, furono colpiti da un bagliore, e infine la vide: “Rey!”.

 

Spalancò la bocca incredulo. Ondate di luce e di calore gli stringevano il respiro e il pensiero, ma la gioia era più grande di qualsiasi dolore. Così, sussultando, sudando e piangendo, le sorrise esausto:

 

“Non pensavo che vi avrei più rivisto.”

 

“Ben!” La voce di Rey quasi tremava. Aveva conosciuto quella ragazza dotata di una forza d’animo talmente grande da non sembrare umana e, adesso, la vedeva vacillare. Forse anche Rey aveva perso il suo equilibrio con la caduta della luna di Ashla. Ma si teneva a Finn, come se lui fosse l’unico pilastro ancora in grado di reggere il suo peso.

 

Faceva un caldo infernale, adesso che il suo corpo era tornato ad essere materia, e la luce che aveva intorno non proveniva più dal Kyber in rovina, ma dall’esterno. Improvvisamente, non si trovava più nella sua prigione. Si guardò intorno, analizzando il nuovo spazio che lo circondava.

 

Sembrava una struttura diroccata. In fondo alle poche pareti ancora in piedi, dei vetri mostravano un pianeta travolto da eventi naturali catastrofici. Forti venti facevano sbattere le parti basculanti delle rovine. Nere nubi solcavano l’orizzonte da tutti i lati e fiumi di lava si muovevano a gran velocità verso di loro. Dove diavolo era finito?

 

“Ben, dobbiamo unire le nostre energie per salvare questo pianeta!” La voce di Finn si piegò fina a diventare tremula.
 

“Dobbiamo salvare la Forza.”

 

Ben si girò a guardare Rey, che adesso faceva dei sì con la testa ad ogni parola detta da Finn.

 

“Il piano non sta andando come previsto” aggiunse la ragazza, mordendosi le labbra. “Ashla è caduta, ma Bogan ha cambiato direzione… non riusciamo a farla precipitare contro Tython. Se le lune non ritorneranno all’origine non si avvererà la profezia, e a quel punto non sappiamo che cosa potrebbe accadere…”

 

Ben ripensò all’attimo prima di incontrarli, quando la sua stessa esistenza si stava riducendo a niente, ma non volle turbarli. Si limitò a fare un cenno con la testa verso l’esterno.

 

“Siamo su Tython?”

 

Finn si asciugò il sudore, togliendosi la giacca da pilota e anche Rey fece lo stesso. Ben notò come entrambi stessero sudando e facessero fatica a respirare. L’ambiente era incredibilmente caldo.

 

“Sì” gli disse Rey, poi indicò in lontananza un muro di fumo e fiamme. “Quella è Ahsla… ma stiamo per esplodere… la temperatura sta salendo.” Rey allargò le mani, mostrando la sua impotenza con un solo gesto.

 

“Direi che siamo ormai al punto di rottura dell’equilibrio di questo pianeta…”

 

Rey accennò un sì con testa, poi spostò le labbra in una smorfia di tensione. “Anche Tython pare aver perso il suo equilibrio. Non resisteremo a lungo. Devi aiutarci.”

 

Gli occhi di Ben la osservarono con dolcezza. Sollevò le sopracciglia, accennando un sorriso, e valutò se fosse il caso di darle una carezza, ma Finn lo incalzò.

 

“Dobbiamo unire le energie, come i pianeti.”

 

“Come i pesci” aggiunse Rey, mostrandogli la medaglietta regalata dalla ragazza Je’daii in quello strano sogno condiviso che era stato il loro matrimonio.

 

“Quindi, quel ciondolo era reale?”

 

“Forse non solo il ciondolo…” gli rispose Rey, arrossendo violentemente e portando istintivamente una mano all’addome.

 

“Oh…”

 

Ben le sorrise sinceramente, valutando se fosse il caso di trascinarla contro di sé e baciarla, quando Finn gli afferrò la mano stringendola come se fosse dentro ad una pinza. Una parte del suo cervello elaborò come polverizzarlo nella Forza, ma riuscì a controllarsi e si limitò a fissarlo con le sopracciglia incurvate in un evidente dissenso.

 

“Non abbiamo molto tempo” biascicò Finn, un po’ spaurito e un po’ contrariato. “Quando Rey ti ha detto uniti come i pesci nel ciondolo, non era in senso figurato.”

 

Ben tenne per sé le bestemmie e strinse la mano di Finn, incastrando le dita dell’altra tra quelle di Rey. Solo in quel momento si accorse che sua moglie aveva già la mano di Finn stretta nella sua. La fissò con un’espressione altera, come se volesse chiederle spiegazioni, ma quando le loro dita si toccarono una nuova ondata di energia si accese tra di loro.

 

Una piccolissima sfera rossa cominciò a gravitare tra i loro corpi e, di colpo, il faro si accese.

 

Una scossa, come un lampo. Un fulmine cadde sulla punta dell’antica costruzione e il raggio azzurro del faro si disperse nell’etere, superando l’atmosfera e viaggiando nello spazio.
 

Allontanandosi verso l'infinito.

 

 

L’onda luminosa si espanse nello spazio, come l’onda dispersiva di un sasso lanciato in uno stagno. La luce fotonica si stagliò sopra il vetro del piccolo Ala-X come se fosse il raggio di un sole acceso solo per loro. Un sole piccolo, chiaro e lontano, ma comunque grande. Grande abbastanza da riaccendere la speranza.

 

“Sei pronta, Aleena?”

 

“Per essere pronta, sono pronta, ma prima posso fare l'inserimento? Devo solo tirare e chiudere e…”

 

“Non provarci o ti faccio esplodere prima di toccare Tython.”

 

L’aleena gli sorrise, con quei piccoli dentini aguzzi e gli occhi stretti e sognanti.

 

“Paura? Sei vergine anche tu?” Sollevò una mano per accarezzargli un braccio e Poe fu costretto a muoversi velocemente per evitare quel contatto.

 

“Non toccarmi! Che schifo!”

 

“Oh, vuoi fare la scena in cui fingi che io non ti piaccia?”

 

“Ma quale scena?” abbozzò Poe, distogliendo lo sguardo dallo schermo. Forse era meglio esplodere contro un asteroide che permettere a quella cosa di procedere nelle sue assurde e ridicole richieste. Tutto avrebbe pensato in vita sua, tranne che morire accanto ad un’aleena arrapata.

 

“Ora mi preparo, tesoro…”

 

L’aleena spostò il sedere verso l’alto, muovendo una mano dentro al piccolo indumento che le copriva la parte posteriore del corpo e, poi, agitò una manina dentro la stoffa con delicate mosse laterali.

 

“Aspetta che estraggo il coso…”

 

“Tu non estrai un bel niente…”

 

Poe strabuzzò gli occhi, comprendendo che, se voleva portare a termine l’operazione, doveva prendere una decisione molto, molto in fretta.

 

“Eccomi, amore, sono pronta!”

 

La bocca di Poe si aprì più per ridere di quella situazione ridicola che per la preoccupazione dell’imminente impatto.

 

“Pronta un corno! Cerca di levarti di mezzo e anche di corsa!”

 

Senza lasciarsi distrarre da quell’orrenda visione, inserì le coordinate di Bogan, accendendo il comlink un’ultima volta, poi vide l’aleena fissarlo con una certa emozione.

 

“Sono tua…”

 

Poe sbiancò, spalancando gli occhi. “Kriff! Aleena, ma che… e vuoi mettere via quel coso?!”



 

 

Quando Maz riuscì a salire sulla Star Destroyer Xyston capitanata da Chewie, si trovò a sciogliersi tra le enormi braccia pelose del Wokiee. Aveva lottato per tutta la vita, ma adesso si sentiva una superstite alla peggior partita contro a un destino avverso.

 

“Awwrrrr” ruggì il Wookie, stringendola più stretta, e lei pianse. Disperatamente e senza sosta. Tutto sembrava perduto.

 

Per tutta la vita aveva combattuto con tenacia contro l’Impero, il primo Ordine, il Lato Oscuro e milioni di altri nemici che, nel tempo, avevano cercato di ridurre il suo piccolo mondo, e con esso tutta la Galassia, a un luogo tetro e pericoloso. E, alla fine, quelle battaglie erano state vinte. Tutte. Ma alla sconfitta definitiva della corruzione della Forza non era seguita la consacrazione di una forma di equilibrio tra le due energie opposte e complementari. Tutto sembrava essere stato vano.

 

“Oh, cielo, Maz! Che cosa è successo?” C-3PO le si avvicinò lentamente, seguito da R2-D2.

 

“Bip, bip, bip” disse il piccolo droide. C-3PO si girò verso l’amico. “No, R2-D2, non penso che sia ancora morto nessuno.”

 

Maz li guardò appena, persa dentro ai suoi pensieri. Si era prefigurata una nuova epoca di pace, segnata dalla nascita di una nuova ideologia. Un’idea che avrebbe messo insieme il lato chiaro con un nuovo lato oscuro, epurato dalla corruzione e dagli eccessi. Solo due lati complementari in perfetto equilibrio per difendere la vita in ogni sua forma.

 

Una nuova generazione di Jedi grigi avrebbe solcato le vie dello spazio, attraversando le stelle, per portare un nuovo messaggio di speranza. Una speranza che adesso sembrava sconfitta.

 

“Arrr arrarrw” grugnì il Wookie, sembrando dispiaciuto. E lei dovette farsi forza per potergli rispondere.

 

“Non lo so, Chewie. A giudicare da quello che vedo, temo che non si salverà nessuno…”

 

“Oh, cielo, che diavolo è quella luce?” sospirò C-3PO, con quella sua voce metallica e lagnosa.

 

Un fruscio metallico emesso da R2-D2, sintesi di una grande esclamazione robotica, e tutti si voltarono a guardare verso lo schermo.

 

Una luce azzurra si stagliava dal centro del pianeta di Tython, diffondendo il suo bagliore per tutta la sala. Tutti i presenti dovettero coprirsi gli occhi, guardando quello strano fenomeno.

 

Poi arrivò una luce rossa e, infine, tutte le gradazioni di colore si mescolarono tra loro, come in un caleidoscopio.

 

“Awwwrrr.” Chewie si portò le zampe alla testa, sconfortato.

 

“Oh, cielo! A quale tipo di fenomeno stiamo assistendo?” si lagnò C-3PO, andando avanti e indietro, seguito da R2-D2.

 

Maz li osservò, restando ammutolita dalla strana visione. Ma, del resto, che cosa avrebbe potuto dire, per confortare i suoi amici? Niente, solo la verità che era in grado di vedere.

 

“Sono riusciti ad unire la Forza, ma Bogan è fuori controllo.”

 

Il cuore di Maz si gonfiò in preda alla paura. Sapeva che quei pochi attimi avrebbero cambiato la Galassia, ma sempre più le sfuggiva l’esito di quell’impresa che aveva creduto di poter dominare. Si era sbagliata. Non erano riusciti a dominare nulla, e meno che mai la Forza.

 

Ogni sogno di riportare l’equilibrio aveva perso consistenza da quando Rey e Finn erano atterrati su Tython, interrompendo ogni comunicazione. Che cosa fare? Sperare che quella testa calda di Poe riuscisse a far collassare Bogan con un atto eroico? Fare lei stessa un atto eroico, salvando Poe e la sua giovane amica Aleena da morte certa?

 

Tutto ciò in cui aveva sperato sembrava fallito, quando la luce proveniente da Tython cambiò intensità, virando verso un colore diverso, tingendosi di una lattiginosa colorazione avorio.

 

“Oh, cielo! Oh, cielo!” esclamò C-3PO, accelerando il suo movimento ansioso. “Che cosa sarà, adesso, questa luce?”

 

“È l’unione delle energie” rispose Maz, mentre il Wookiee grugniva di soddisfazione. “Stanno cercando di riequilibrare i lati… ma non capisco che cosa abbiano in mente.”

 

“Bip, bip, bip” aggiunse il droide e C-3PO poté modulare la sua voce con un tono meno terrorizzato.

 

“Mi stai dicendo che quello che vediamo è lo spettro risultante dall’incontro dalla luce rossa e blu dei due lati della Forza? Oh, cielo!” Il droide mosse le mani meccaniche nell’aria, cercando l’attenzione di Maz. “E quindi questo vorrebbe dire che le energie di Rey, Ben e Finn sono riuscite a convergere in questa stessa dimensione?”

 

Maz girò gli occhiali, come se potesse analizzare persino le emozioni cibernetiche del droide. Poi sollevò lo sguardo, come se non vi avesse trovato materia intelligente.

 

Un lampo di luce maggiore e la luce si espanse fino ad avvolgere Bogan come se fosse una mano che attira a sé una sfera.

 

“Oh, cielo, stanno cercando di far impattare Bogan contro Tython con la Forza. Ma cosa accadrà a Rey e Finn, quando la Luna gli cadrà addosso?”

 

Maz guardò in basso, traendo un grande respiro. “Moriranno.”

 

 

Il comlink personale di Finn vibrò all’improvviso. Il ragazzo sollevò lo sguardo titubante verso l’amica, domandandosi che cosa fare.

 

Rey slacciò velocemente la mano dalle sue dita. “Rispondi.”

 

“Rey, l’operazione…”

 

“Avanti, traditore, rispondi e sbrigati” aggiunse Ben, approfittando della pausa per asciugarsi il sudore e abbracciare la sua sposa.

 

“Mi sei mancata.”

 

Finn arricciò le sopracciglia. Per quanto avesse perdonato Ben Solo per essere stato Kylo Ren, ancora gli faceva una certa impressione vederlo lasciarsi andare a quelle effusioni. Un po’ imbarazzato, si mosse per cliccare sul pulsante di accensione del suo dispositivo personale, lasciando apparire il suo interlocutore.

 

“Ciao, sono Poe.”

 

“Poe! Sei tu!” gridò entusiasta.

 

Quando vide il pilota, senza casco, i capelli scarmigliati e la tuta stropicciata, pensò che gli fosse successo qualcosa, ma quello che lo colpì di più furono i rumori anomali che arrivavano dal suo caccia stellare.

 

Come dei battiti continui, alternati da una voce in lontananza.

 

“Amoreeee?!”

 

Vista la situazione, non fu certo di aver sentito le parole con esattezza e, anzi, doveva esserci un’interferenza, visto quello che riusciva a percepire.

 

“Liberami, tesoro… ho estratto il coso.”

 

Il coso? Si grattò la testa confuso per l’interferenza che sembrava voler sovrastare quella comunicazione.

 

“Amore, apri questa porta!”

 

Altre urla e battiti, apparentemente finiti nel suo stesso segnale di comunicazione stellare. Forse la mancanza di armonia della Galassia provocava delle interferenze anche nelle comunicazioni galattiche. Si grattò nuovamente la testa, sempre più perplesso ma, poi, la voce dolce di Poe lo portò a dimenticarsi di quelle strane grida, del piano, della Forza e persino che stesse per morire.

 

“Poe, che cosa sta succedendo?” si sbrigò a domandargli. E, mentre lo diceva, la scia luminosa della Forza smorzò la sua energia.

 

“Ragazzi, questa missione sta per finire e… avrei preferito che andasse in un altro modo” gli sussurrò Poe, con il suo sorriso smagliante e sincero. Una scia luminosa attraversò i suoi occhi, come polvere di stelle.

 

“Poe, abbiamo trovato il modo di far convergere la Luna di Bogan. Lentamente si sta spostando grazie alla nostra energia condivisa, hai visto?”

 

Poe gli sorrise accarezzandosi i riccioli scuri, appena bagnati di sudore. “Non ci riuscirete. La velocità di spostamento con cui state interagendo con la forza di gravità di Bogan è troppo debole. Tython è al collasso. Esploderete prima che Bogan arrivi contro al suolo.” Poi, però, gli fece l'occhiolino. “Ma ho un’idea…”

 

Rey reagì per parlargli, ma un boato fece tremare la stanza.

 

“Poe, non fare sciocchezze!” urlò la ragazza.

 

E Finn sentì il suo cuore sussultare. Che cosa gli stava dicendo esattamente il suo amico più caro? Quali erano le sue intenzioni?

 

“Poe, che diavolo hai mente?”

 

“Oh, niente di speciale, per una testa calda come me. Spero solo che tutto vada come previsto. Ma dovette promettermi una cosa: quando vedrete Bogan arrivare verso Tython, dovete mettervi in salvo. Scappate, siete ancora in tempo.”

 

“No!” gridò Finn, alzandosi di scatto e precipitandosi a guardare fuori.

 

Fiumi di lava schizzavano in tutte le direzioni, trasportando ammassi più o meno densi di materia, mentre fulmini improvvisi squarciavano il cielo avvolto da nuvole scure.

 

“È la fine…” disse Finn, guardando all’esterno e perdendo un respiro. Forse l’ultimo della sua vita, ma Poe, dal suo ologramma, gli sorrise come se avesse una conoscenza a lui straniera.

 

“Non è la fine, Finn.” Poe sembrava felice nel dirlo. “Fidati di me, questo è solo l’inizio.”

 

“L’inizio di che cosa? Non ti capisco!” gridò Finn, nel momento in cui un’interferenza distorse l'immagine del pilota. La sua testa andava a mille e non era per il caldo, il sudore o l’aria che lentamente si riempiva di polvere e fumo. Tutto gli sembrò così caduco che la morte gli parve l’unica imminenza possibile.

 

“No!”

 

Con fare disperato si girò ad osservare Rey e Ben, che avevano allungato di nuovo le mani verso il cielo. Stavano ancora cercando di portare Bogan contro Tython. Avrebbe dovuto aiutarli, ma loro due avevano unito l’energia in un solo fascio di luce che, ora, virava sui toni dell’indaco. La diade era tutt’uno nella Forza.

 

Li guardò, pensando di intervenire, quando Poe riprese a parlare.

 

“Finn, avrei voluto dirti tante cose…” il suo sorriso beffardo gli fece mancare il respiro.

 

“Aspetta, che cos’hai in mente, Poe?! Parla!”

 

Una lacrima solcò il suo viso già umido di sudore, quando l’immagine di Poe cominciò a vibrare come se l’interferenza si stesse accentuando.

 

“Ti ricordi la profezia?” gli disse Poe, mentre la sua voce diventava metallica. 

 

E tu che sei sale,
nel sacrificio mostrerai il tuo amore.


Si aprano le acque, si sollevi il mare, 
infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare,
i tre simboli dovrai far combaciare.

Ashla, Bogan e Tython, 

tutto tornerà al suo phanteon.”

 

“Certo che la ricordo!” gridò Finn, cercando di percepire la posizione di Poe con la Forza. Era prossimo ad entrare nello spazio gravitazionale di Bogan per lanciarsi come un missile contro la Luna. Sapeva che tutta la potenza di fuoco a loro disposizione era finita o andata perduta. Ma non poteva accettare che Poe si immolasse in una missione suicida. No! Doveva impedirlo.

 

“Fermati!” urlò Finn disperato, comprendendo l’estremità di quel gesto.

 

“Poe, lascia che ci pensiamo noi, è il nostro destino!”

 

“No, tu non hai capito. Questo non è il destino: è una scelta. Hai presente quando siamo andati su Crait?”

 

“Certo! Il pianeta di sale.”

 

“Esatto, il sale, Finn. Non devi per forza essere tu quel sale. Lascia che sia io e…”

 

Finn vide Poe prendere fiato, come se stesse per entrare in apnea, poi lo guardò dritto negli occhi.

 

“Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ma sono innamorato di te, Finn. Mi sentivo un idiota per questo, ma la profezia ha reso tutto più semplice.”

 

Poe fece un’ultima volta l’occhiolino all’amico, poi mosse la cloche verso l’alto.

 

“Addio!”

 

Neanche un istante e un boato riecheggiò nella Forza.

 

BOOOM.

 

Un’esplosione di luce. E poi il silenzio, seguito da un fischio lontano e una strana sfera infuocata che, adesso, diventava visibile persino nel cielo di Tython. Come una cometa.

 

“Noooooo” urlò Finn, comprendendo, solo in quel momento, le parole di Poe. Tutte le parole. Tutte insieme. L’amore, il dono della sua vita e… perché la vita doveva essere così crudele?

 

Grazie al gesto di Poe, la Forza non aveva più bisogno del loro sacrificio. Lui, con il suo solito giocare d’azzardo, li aveva fregati tutti, immolandosi al loro posto.

 

E tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.”

 

Questo diceva la profezia. Finn credeva che sarebbe stato lui ad immolarsi per la salvezza di tutti. Invece…

 

Il cuore di Finn sembrava essersi spezzato in milioni di frammenti per quella decisione scellerata di Poe. L’amava e non gliel’aveva mai detto. Se solo avesse potuto farlo. Il pilota, il suo compagno, il suo amico di ogni avventura, l’amava di un amore sincero, e lui non gli aveva mai detto niente. Non gli aveva rivelato che quel sentimento era ricambiato. Quanto tempo sprecato inseguendo desideri inesistenti. Quanto inutile dispendio d’energia. Ora sì, che il suo cuore era vuoto.

 

“Noooo” si maledì, dentro al rimorso. L’amore perduto era qualcosa di troppo grande da poter accettare. “Non è giusto” aggiunse piangendo e mettendosi le mani in testa. “Io, io non gliel’ho detto.”

 

BOOOOM.

 

Un altro boato nella Forza e Bogan si accese di nuova luce, un bagliore di fuoco e visibile persino attraverso la densa atmosfera polverosa di Tython.

 

“Voglio morire anche io…” urlò ancora Finn, buttandosi a terra in ginocchio e battendo i pugni per terra. “Non è possibile!” Aveva perso tutto. L’amore, l’amico, il compagno. Tutto chiuso in una sola persona, e lui non aveva più niente. Niente. “Non è possibile” piangeva e urlava disperato, ma Rey e Ben lo afferrarono stretto per le braccia.

 

“Finn, dobbiamo andare…”

 

Il volto sorridente di Poe era nei suoi occhi, come un miraggio nel deserto, e lui era troppo stordito per comprendere che cosa stesse succedendo tutto intorno. Così, con il cuore strappato e un singhiozzo disperato, si lasciò andare.

 

Gli occhi di Ben lo fissarono con la stessa intensità di una notte senza stelle.

 

“Il pianeta sta per esplodere. La profezia sta per compiersi.”

 

Finn deglutì lacrime e saliva, restando immobile a guardare Ben Solo che continuava a trascinarlo fuori da quella stanza e da quello spazio.

 

“Avanti” gli intimò il ragazzo. “Quando Bogan arriverà al suolo non ci sarà più speranza neanche per noi.” Ben lo fissò con il riflesso di una cometa incandescente dentro agli occhi. La voce che sembrava uscire dall’infinità del caos.


“Forse so come uscirne. Ti fidi di me?”

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, 

ho fatto prima del previsto. Ne approfitto per avvisarvi che In questi giorni dovrò seguire un corso e, probabilmente, avrò meno tempo del solito.

Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro domenica.

Prima di andare via, passate a salutare il mio Beta IndianaJones25, un po' d'amore per le sue storie lo farà felice. Se cliccate qui, potrete leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni domenicaDestiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Se poi ne avete voglia lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Sentire che cosa ne pensate, sarà un vero piacere.

Un abbraccio virtuale a tutti e baci a tutte le aleene. 


Shaara

Ps: Attenti al coso...

 

Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

 Ps: Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉

my.w.tt/eNUA52GnA6

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22


⧫⧫⧫

Oh Porta, sii aperta per colui che cerca la Porta, affinché grazie a te le scorze possano giungere al nocciolo.
Sii aperta fino all’eternità, oh Porta della Misericordia, sala d’accesso a “Nessuno è simile a Lui”.

 D’altronde ogni respiro, ogni molecola è il luogo della visione di Dio,
ma finché non è aperta chi può dire “Là c’è una porta?”.
A meno che il Guardiano non apra la porta, quell’idea non nasce nel cuore dell’uomo.
Ma quando la porta è aperta, egli resta sbigottito; la speranza,
il desiderio gli fanno spuntare le ali, ed egli comincia a volare.

(Rumi)

⧫⧫⧫


“Ben, che cosa hai mente?”

 

Rey fissò il suo amato con le lacrime agli occhi, poi sospirò, ingoiando la propria disperazione. Milioni di lacrime caddero dal suo viso. Poi, cercando di trattenere i singhiozzi, provò a farsi forza per dare un po’ di conforto al suo amico. La sua pena le stritolava il cuore.

 

Finn era un uomo distrutto. Stava inerme, totalmente abbandonato tra le loro braccia, con il cuore affranto e il peso del sacrificio di Poe a gravare sulle spalle. I suoi occhi erano pieni di lacrime, il volto sudicio di polvere e sudore. E la bocca aperta per gridare il nome del suo amore perduto.

 

“Poe, che cosa hai fatto?!” ripeteva straziato.

 

Il suo lamento si ergeva alto e disperato tra esplosioni di lapilli e crolli improvvisi. Lampi e fulmini accendevano e spegnevano il cielo scuro, facendo scricchiolare i contorni della struttura. Almeno, quella dei pochi muri che ancora si reggevano in piedi.

 

Un colpo di vento, una scarica di saette, e Rey fu scossa da un brivido di paura.

 

“Che cosa è stato?”

 

Si piegò su se stessa, sentendo il fruscio del vento che si incuneava dentro a piccoli tornadi. Suoni di frane e tempeste che si univano agli ululati delle povere bestie abbandonate ad un atroce destino. Il caldo era diventato insopportabile e una fitta coltre di terra, cemento, briciole di fogliame infuocate e chissà cos’altro rendeva l’aria torbida e sempre meno respirabile.

 

Finn tossì, inciampando ad ogni singulto e Rey, quasi sul punto di lasciarsi andare alla disperazione, cercò gli occhi del suo uomo.

 

“Dobbiamo sbrigarci!” disse, asciugandosi una caldissima riga di pianto, ma il caldo torrido diventava sempre più soffocante. “Tra poco soffocheremo!”

 

Ben la guardò con gli occhi lucidi e l’aria stravolta. Si stirò i capelli fradici di sudore dietro le orecchie, poi accennò un sì con la testa.

 

“Andiamo.”

 

Rey lo seguì, accelerando il passo e cercando di spostare le proprie lacrime con il gomito. Se volevano salvarsi da quell’incubo dovevano fare presto. Non c’era più tempo, neanche per piangere. Dovevano essere veloci, più veloci della discesa di Bogan contro al suolo di Tython, più svelti della lava che gli andava incontro, più scattanti dei venti che infuriavano, strappando alberi e montagne. Più rapidi della morte che cercava di raggiungerli.

 

“Di qua” disse Ben, ma un pungente odore di terra e cenere precedette il crollo improvviso di un pilastro. Si fermarono per tossire quell’aria diventata fetida e granulosa e, in quel momento, il massetto del piano superiore si sgretolò sopra le loro teste, facendoli barcollare. Altra polvere si levò nell’ambiente e il caldo sembrò ancora più insopportabile.

 

“Ben, attento!”

 

Il ragazzo si mosse di lato, costringendo anche Rey e Finn a spostarsi in modo da non essere travolti, ma subito dopo una grossa trave di granito gli cadde ad un passo dai piedi, sollevando altra polvere scura e insidiosa, dal forte lezzo di marcio e stantio.

 

Tutti e tre cominciarono a tossire e a coprirsi il naso con il tessuto degli indumenti che indossavano.

 

“Vivi per miracolo…” sussurrò Rey, cercando di sollevare Finn che, caduto in ginocchio, non sembrava più voler collaborare per andarsene.

 

“Avanti, Finn! Non vorrai che ti prenda in braccio!” Ben sbuffò con aria spazientita, girando il viso per guardare l’esterno. Un tornado si avvicinava al faro con una violenza inaudita. Incredibili tremori del terreno facevano vibrare le pareti, e il caldo torrido era diventato soffocante.

 

“Avanti, Finn” gli sussurrò Rey, con tono implorante.

 

Il ragazzo spalancò gli occhi come se tutta quella distruzione lo stesse confondendo.

 

“È meglio non guardare.”

 

Ben fece un movimento obliquo con la testa e atteggiò la bocca in una smorfia di concentrazione.

 

Rey lo osservò mentre si guardava intorno, cercando un punto solido da cui scendere le scale. Poi alzò lo sguardo dritto verso di lei.

 

“Come siete arrivati fino a qui?”

 

“Abbiamo preso due Ala-X.”

 

“Sono molto distanti?” Ben spostò il naso, indicando la luna di Bogan sempre più prossima all’impatto con il suolo.

 

“No” tossì Rey, tentando disperatamente di spostare la polvere e il sudore che ormai si erano mischiati alle sue lacrime. “Stanno qua sotto… sempre se ci arriviamo vivi.”

 

Ben alzò le spalle in risposta.

 

Fece un passo, ma una parte delle scale di pietra crollò di lato, costringendoli ad attaccare la schiena contro alle pareti. Tutti e tre urlarono quando la pelle sfiorò le antiche mura.

 

“Kriff! La parete è rovente!”

 

“Se non ci sbrighiamo, tra poco il pianeta ci farà arrosto” rispose Rey, aiutando Finn a tenersi in piedi.

 

“Avanti!”

 

Fecero un salto verso l’esterno, nello stesso istante in cui un lampo squarciava il cielo. Un vulcano, in lontananza, eruttò con violenza e il terreno si aprì in centinaia di fratture che strapparono la vegetazione, facendola cadere verso l’abisso.

 

Altri tre passi e Rey individuò gli Ala-X ancora integri, nonostante il feroce dissesto intorno a loro.

 

“Eccoli!” disse guardando verso Ben, poi si girò a studiare l’aspetto di Finn, aggrottando le sopracciglia in un arco. “Pensi di riuscire a correre?”

 

“Penso di sì…”

 

Saltarono insieme, unendo le energie. Volarono nell’aria arroventata, lasciando che l’ombra di Bogan, in procinto di entrare nell’atmosfera di Tython, impressionasse le loro retine nello stesso identico e disperato istante.

 

“Kriff, saliamo sui caccia e sbrighiamoci!”

 

“Ben, sono monoposto, come facciamo?”

 

“Tu sei più piccola, prendi Finn e cercate di entrarci in qualche modo…”

 

Rey sentì il peso dello sguardo di Ben concentrato su di lei. Entrambi ansimavano per l’aria densa e calda, ormai diventata poco respirabile. Poi le tornò in mente il discorso di Poe e un brivido le fece temere che anche Ben potesse sacrificarsi per salvarli. L’aveva già fatto una volta.

 

“No, tu prenderai Finn!”


Ben la guardò quasi divertito.

 

“Io? Ma ti sei accorta della mia stazza?” Aprì le braccia, agitando le mani per discutere, ma gli sovvenne che quello era il gesto che faceva suo padre quando tentava di convincere sua madre a cambiare idea. Capì immediatamente che non avrebbe funzionato e caricò il povero Finn sulle spalle, esattamente come si prende un sacco di patate. “Ti sembra normale che debba pilotare un Ala-X con un traditore come scialle?”

 

Rey gli sorrise, accarezzandogli il viso, spostando fuliggine e polvere dalla sua guancia. “Lo farai per me.”


 

Dalla Star Destroyer Xyston, ormai lontani dall’orbita di Tython, Maz e Chewie guardavano impotenti l’imminente collisione dei pianeti.

 

“Oh, cielo!” esclamò C-3PO, abbassando la testa verso il basso, come se qualcuno avesse mollato i bulloni che la legavano al collo.

 

La luce azzurra, proveniente dal centro di Tython, si spense come un ologramma che si dissolve in piccolissime particelle luminose. Particelle che svanirono una ad una, come piccole lucciole all’approssimarsi del mattino. Un mattino che, in quel momento, sembrava incredibilmente lontano.

 

“Awwww roooorrr” grugnì il Wookiee in tono malinconico e Maz gli appoggiò una mano intorno al braccio.

 

“No, Chewie, non possiamo fare niente, tranne pregare la Forza…”

 

Voltarono lo sguardo dai monitor con le lacrime agli occhi e, con il cuore a pezzi, osservarono Bogan squarciare l’atmosfera di Thyton.

 

L’impatto era imminente.

 

Se Rey e Finn erano ancora vita, quella sarebbe stata l’ultima possibilità per scappare in tempo. Ma nessuna nave uscì dall’orbita, nessun segnale arrivò dal pianeta e nessuna via di comunicazione dava ancora segni di vita. Tutto era andato perduto. L’unica speranza era che Rey e Finn riuscissero a volare via prima della catastrofica caduta della seconda luna.

 

BOOOOM. Il fragore del boato di Bogan che si schiantava contro al suolo tolse loro ogni speranza.

 

Poi le lune cominciarono a collassare sul pianeta. Nuvole di gas si elevarono oltre l’atmosfera e un silenzio irreale avvolse tutta la nave.

 

Era finita.

 

 

Un boato impressionante squarciò il cielo di Thyton, causando un terribile clangore. La terra cominciò a tremare e voragini enormi si aprirono improvvisamente in tutte le direzioni, facendo scivolare uno dei due Ala-X verso il centro del pianeta.

 

“Kriff, e adesso?” gridò Rey, voltandosi verso di lui.

 

“Non ci voleva!” gli rispose, cercando di non mostrare il suo stato d’animo angosciato, poi si voltò per sincerarsi delle condizioni del ragazzo. “Diamine, Finn, cerca almeno di tenerti in piedi!” Non voleva sembrare senza cuore, sapeva benissimo che stava soffrendo, ma senza di lui c’era una grossa probabilità di fallire in quell’ultima possibilità che avevano per riequilibrare la Forza. Lo osservò scuotendo la testa, vedendolo totalmente accasciato sulle spalle di sua moglie.

 

“E adesso?” gli domandò ancora Rey, con voce disperata.

 

La lava era ormai prossima alla loro posizione e il caldo era diventato talmente torrido e soffocante da riuscire a respirare appena. L’odore della terra bruciata e della pietra incandescente aveva riempito le narici e la gola, rendendo tutto al limite della sopportazione umana. E lui non poteva farci niente. Ormai era chiaro a tutti che la vita sul pianeta fosse prossima alla fine.

 

“Se non facciamo qualcosa moriremo su questo pianeta.” Rey sospirò, lasciando cadere la testa e lui si allungò verso di lei, cercando di prendere Finn sotto braccio, in modo da sgravare sua moglie da quel peso.

 

“Lo prendo io, sei sfinita.”

 

La ragazza, stremata, lasciò che lui caricasse il suo amico sulle spalle, poi lo guardò con gli occhi lucidi e le labbra tremanti.

 

“Ben, che cosa possiamo fare?”

 

Quanto avrebbe voluto avere la soluzione. Ma neanche lui sapeva più che cosa fare. Aveva pensato che sarebbero riusciti a scappare dal pianeta, usando gli stessi velivoli con cui Rey e Finn erano atterrati. Ma ogni tentativo di fuga era diventato vano e, adesso, sembrava che non ci fosse più nessun modo di uscire da quella situazione. Come poteva salvare sua moglie e il suo giovane amico? Prese tempo per non abbandonarla alla disperazione.

 

“Ascolta: che cosa diceva la profezia?”

 

Rey lo fissò, contenendo a stento un sospiro tratteggiato da spasmi di paura.

 

“Rey, Solo…”

 

Ben si girò nella direzione della voce e vide Finn pulirsi gli occhi con le nocche, cercando di rimettersi in piedi. Il volto sembrava smarrito come se si stesse svegliando in quel momento da un brutto sogno.

 

“Scusatemi” disse il ragazzo, respirando appena. “Ora… ora sarò con voi. Non possiamo salvarci se non siamo uniti.”

 

Ben notò il sorriso di Rey aprirsi e di rimando le sorrise. Allungò un braccio per prendere le dita di sua moglie e, ignorando il profondo desiderio di abbracciarla, porse l’altra mano verso Finn.

 

“Va bene” disse sospirando, poi ripeté la domanda alla sua donna.

 

“Rey, la profezia, che cosa diceva?”

 

Lei alzò le sopracciglia e, dopo averlo guardato con attenzione, cominciò ad enunciarla sottovoce:

 

“Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare.

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

 

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

 

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio.

 

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai. E quando le lune saranno nella stessa dimensione, l’amore sarà l’unica indeterminazione.”

 

Ben le sorrise, sentendosi addosso lo sguardo di Finn. Si voltò come per chiedergli se volesse dirgli qualcosa, ma il ragazzo spostò lo sguardo verso sua moglie.

 

“Rey” disse Finn, muovendo le labbra lentamente come se fosse attanagliato da indicibili dolori. Spostò all’indietro i capelli ricci e sudati, muovendo il naso per l’intenso odore di zolfo e polvere che si alzava dal pianeta in fiamme. Poi gli diede uno sguardo fulmineo, come se non fosse sicuro di quello che stesse per dire e, infine, formulò la domanda: “Rey, la profezia parla di te. Sei tu la sposa della profezia. Che cosa ti dice il tuo cuore?”

 

Rey distolse lo sguardo dagli occhi di Finn per posarli su di lui e Ben non seppe dire se provasse più un fremito per l’intensità degli occhi di sua moglie o per una paura improvvisa. Ma restò calmo con quel suo fare incomprensibile e dall’apparenza arrogante. Sapeva che quel suo modo di fare avrebbe celato le sue emozioni più vere. Del resto, se avesse mostrato la sua angoscia, era certo che non sarebbe più riuscito a far sentire sicura sua moglie. E, in quel momento, la calma e la concentrazione erano tutto ciò su cui potevano ancora contare. Finn aveva ragione: a questo punto, solo Rey poteva sciogliere la Profezia.

 

“Io, io…” disse Rey, balbettando tra mille colpi di tosse. “Forse la profezia si sbagliava, io non so cosa fare…” Abbassò la testa con aria mortificata e sconfitta, ma Ben le strinse più forte la mano che teneva tra le dita. Com’era piccola, si ritrovò a pensare, ma scosse la testa allontanando quei pensieri e subito si mostrò più attento:

 

“Uniamo le energie. Forse è solo questo che ci sta chiedendo la Forza.”

 

Rey lo fissò ancora volta, poi probabilmente decise che avesse ragione perché, data la mano libera a Finn, chiuse gli occhi concentrandosi in meditazione.

 

Ben notò Finn fargli un cenno con il capo, prima di chiudere anche lui gli occhi e unirsi alla meditazione di Forza con Rey.

 

I fulmini iniziarono a cadere in prossimità del faro. I vulcani ripresero ad eruttare e un fiume di lava li circondò, facendo liquefare la montagna che reggeva la costruzione. Il faro crollò nel liquido magmatico, sgretolandosi come un giocattolo di plastica nel fuoco di un camino. La terra tremò un’ultima volta e un nuovo squarcio nel terreno accolse il secondo Ala-X mentre le sue lamiere prendevano fuoco all’improvviso. 

 

Ben sgranò gli occhi e, con un movimento della mano, attirò il piccolo droide verso l’alto.

 

“Stai su” aggiunse a bassa voce, come se non volesse distogliere Rey e Finn dalla concentrazione.

 

BB-8 volò, emettendo luccichii intermittenti, e loro tre si strinsero in un abbraccio, sollevandosi nell’aria proprio un attimo prima di venire travolti da un’ondata di lava rovente. Ma nessuno si accorse del pericolo appena scampato, perché la Forza chiedeva loro tutta la concentrazione possibile.

 

Un forte vento alzò un pulviscolo scuro e scintillante tutto intorno al pianeta e, mentre i loro corpi levitavano, ondeggiando nell’aria, una grande massa di gas fuoriuscì dal nucleo del pianeta.

 

Rey e Finn cominciarono a tossire copiosamente, come se stessero per soffocare, e Ben aumentò la sua emissione di energia per tenerli a galla più in alto, nell’atmosfera ancora respirabile.

 

“Che cos’è quel gas che sta uscendo dal sottosuolo?” chiese Rey, inspirando a fatica.

 

“Non saprei” rispose Ben, accigliandosi in un’espressione angosciata. “Ma non promette niente di buono…”

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto stava collassando contro al nucleo incandescente. La Forza di gravità prese il dominio dello spazio e del tempo, facendo collidere persino gli atomi di idrogeno che fuoriuscivano dal nucleo del pianeta e che, trovandosi in mezzo a quell’atmosfera satura e surriscaldata, aumentarono progressivamente la frequenza e l’intensità delle loro oscillazioni, diventando sempre più caldi, ben oltre il limite della sopportazione umana.

 

Fu a quel punto che, a furia di scontrarsi, gli atomi di idrogeno cominciarono a scaldarsi, ancora e ancora, fino a diventare luminosi. La superficie di Thyton si apprestava a trasformare il pianete in una stella.

 

“Ben!” gridò Rey, disperata. “Fa troppo caldo, e l’aria è irrespirabile…”

 

Il marito la guardò, mordendosi le labbra.

 

“Ben” lo chiamò ancora Rey. “Stiamo per morire”

 

“Non permetterò che tu muoia!”

 

Come se fosse stato morso da un felino affamato, si girò verso il basso, cercando un’idea per uscire da quella situazione. Ma nulla gli sovvenne. Così rimase fermo ad osservare i fiumi di lava incandescenti che diventavano una massa gelatinosa e argentea. Un mare liquido e brillante, denso come il mercurio.

 

Poi osservò le montagne disfarsi come polvere. Bianche e soffici come se fossero fatte di sale. Ma fu il forte odore di zolfo a colpirlo. Guardò in alto il cielo denso e teso, improvvisamente diventato rosso, e squarciato da lampi e tuoni assordanti. Se il caos primordiale fosse stato rappresentabile, l’avrebbe descritto esattamente in quel modo.

 

Eppure, fu proprio quella visione a ricordargli qualcosa. Il barlume di un’idea improvvisa e una frase che continuava ad echeggiare nella sua mente. “Tutto è energia…”

 

E qualcosa tornò alla memoria…

 

Quando stava in quella via di mezzo tra la vita e il sogno. Proprio quando aveva perso la speranza di ritrovare Rey e la sua vita non era altro che furia e tormento. Nel preciso istante in cui si stava lasciando andare alla disperazione, in quel momento esatto, aveva assistito ad un miracolo. Si trovava nella sua prigione di Kyber e lui aveva perso la speranza ma…

 

Una piccola botola(1) si era aperta.

 

Era stato solo per un istante, ma era certo che quella piccola porta si fosse aperta proprio sulla bocca dell’inferno. Ma, contro ogni previsione, quella piccola fessura era stata sufficiente a far passare una farfalla azzurra.

 

Da dove vieni?” le aveva chiesto, sopraffatto dall’evento ma, poi, non aveva più cercato una risposta e, forse, proprio ora che si trovava ad un passo dal baratro, tutta quella assurdità che stavano vivendo trovò un senso. Tutto, persino la sua morte su Exegol, e forse tutta la sua stupida vita.

 

Ridacchiò, facendosi prendere da uno strano senso di euforia, nonostante stesse per morire, nonostante fosse già morto su Exegol, nonostante tutto quello che aveva vissuto fino a quel momento. Ora tutto aveva un senso.

 

Guardò Rey, trovando i suoi occhi e le sorrise, cercando di farle capire quanto lei fosse importante.

 

“Se uniamo la Forza…” cominciò a dire verso sua moglie, ma la ragazza lo precedette, lasciandolo senza parole.

 

“Non voglio lasciarti…” gli disse ancora, guardandolo con gli occhi bagnati dal pianto. Nel suo viso poteva scorgere la luce del suo amore sincero e il velo di disperazione che attanagliava ogni suo pensiero. Non lo aveva ancora capito, ma lui sapeva che, da lì in avanti, avrebbe dovuto compiere gli ultimi passi da sola.

 

“Lo so…” le rispose con un soffio di voce, sperando che anche lei potesse percepire la profondità del suo sentimento. Ma fu Finn ad interrompere quel momento, come sempre…

 

“Stiamo per morire” aggiunse il giovane, girando la testa per guardarsi intorno. “È stato un onore conoscervi…  Spero almeno che il nostro sacrificio, unito a quello di Poe, riporti l’equilibrio nella Forza.”

 

Ben lo guardò sospirando, poi si girò come se stesse cercando qualcosa ai margini dell’orizzonte. L’odore di zolfo aumentò, rendendo l’aria ancora più densa fino a costringerli a tossire saliva e sangue.

 

“Che cosa cerchi, Ben?” gli domandò Rey, sul punto di lasciarsi andare, soffocando lentamente e senza più speranza.

 

E lui la guardò, sforzandosi di sorriderle. Doveva darle la Forza per fare quello che era necessario. Così allargò le labbra, chiuse gli occhi un momento, e poi lasciò che il suo amore si liberasse nella Forza. Ormai restava pochissimo tempo…

 

“Rey, che cosa ti aveva detto quella vecchia che ti parlò per prima della profezia?”

 

“Co… cosa?” cercò di biascicare Rey, tremando furiosamente e tossendo nella vana ricerca d’ossigeno. Un rivolo di sangue le calò dalla bocca.

 

“Che cosa ti disse quella vecchia?” insisté Ben. “Rey, niente è accaduto per caso, tutto è collegato, ma solo tu puoi salvarci. Solo tu…”

 

“Che cosa stai dicendo?” sussurrò la ragazza, rantolando con disperazione. Poi la vide sforzarsi per ricordare: “Mi disse: i sogni sono come porte, come pensi così accade.” Prese aria, con fare rassegnato. “Forse si era sbagliata.”

 

Una lacrima cadde dagli occhi di Rey e Ben la seguì nella sua traiettoria verso al nucleo incandescente del pianeta.

 

“Non si era sbagliata, Rey… il ciondolo che ti ha dato la Je’daii. Tu sai che cosa devi fare… la profezia è compiuta.”

 

“Cosa?” disse ancora la ragazza, guardandolo con un velo di sgomento.

 

Avrà capito? si domandò Ben, stringendo la bocca per nascondere le lacrime. infine si lasciò andare.

 

“Ti amo, Rey… ricordati che qualsiasi cosa accadrà, il mio sentimento per te è assoluto. Se, quando arriverà il momento, non saprai che cosa credere, pensa che ti amo da sempre e sempre ti amerò. Questa è l’unica certezza.”

 

“Anche io ti amo, Ben…” lo disse piangendo.

 

E, come dentro ad un incubo irreale, strappando uno squarcio nella dimensione tangibile, una piccola botola fatta di Kyber apparve davanti ai loro occhi.

 

“Che diavoleria è mai questa?” chiese Finn, spalancando la bocca.

 

“Il principio di indeterminazione.”

 

Ben chiuse gli occhi per un attimo, poi fissò Rey con aria seria e greve e guardò un’ultima volta sua moglie. Non aveva ancora capito. Ma l’avrebbe fatto presto. Le fece un cenno d’assenso con la testa e sospirò l’unica cosa che ancora le poteva dire.

 

“Ora, tutto dipende da te…”

 

E, tra luccichii e suoni stridenti, improvvisamente, la piccola porticina si aprì.


 

Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. 

Un ringraziamento speciale per IndianaJones25 che edita sempre con grande attenzione tutti i miei capitoli. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni domenica. Destiny's Force, invece, riprenderà quando questa storia sarà finita. 


Carissimi questa fan fiction è quasi finita. Ogni volta che mi metto al PC penso che sto per scrivere l’ultimo capitolo ma, poi, tra dialoghi e descrizioni, finisco il numero di parole tollerabili per un capitolo e sono costretta a fermarmi. Però, ormai siamo agli sgoccioli e mi domando se avete capito come finirà questa storia. Vi avviso che, qualunque cosa stia per accadere, questa storia avrà il suo lieto fine, sia per Rey e Ben che per gli altri personaggi. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate… 

Per chi non ha voglia di scrivere un commento può aggiungere questa storia tra quelle preferite, seguite o ricordate e io saprò che ci siete. Vi aspetto :)

Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

 


Note:

(1) La botola è citata nel capitolo 7

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.

Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da Alcalafalas per le mie storie. 

Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

 

⧫⧫⧫

 

L’anima è come uno specchio nitido,

il corpo è la polvere che lo ricopre.

Non si distingue la bellezza che è in noi

perché siamo sotto la polvere.

(Rumi)

⧫⧫⧫
 

 

“Ben, che cos’è questa?” gridò Rey, mentre il caos avvolgeva il suo corpo materiale.

 

“È l’unica speranza che ho per salvarvi… vi prego, fidatevi di me.”

 

Ben entrò nella botola(1), trasformandosi in un’immagine inconsistente; subito si girò verso di loro per tendergli una mano.

 

Finn deglutì, guardandolo di traverso, le labbra aperte tra dubbio e sofferenza.

 

“Solo, se entriamo là dentro moriremo?”

 

Rey distolse lo sguardo dal suo amico, ma il dolore lancinante del suo corpo che si scioglieva, emanando un forte odore di carne bruciata e frammenti di luce, le rendevano meno nitida l’immagine. Eppure, avrebbe potuto giurare di aver visto il suo corpo dissolversi in un brillante liquido argentato e denso.

 

“Sì” gli rispose Ben, mordendosi un labbro quasi incorporeo. “Ma qualcosa di noi continuerà a vivere…”

 

“Continuerà a vivere…” ripeté Rey, spostando il viso per osservare l’espressione di Finn mentre, perplesso, decideva se saltare o meno dentro la botola di luce e salvare almeno la scintilla d’energia che, di fatto, era la loro anima. Ma fu quando notò il corpo di Finn avvolto in un pulviscolo biancastro che iniziò a comprendere il senso della profezia. Per questo raccolse tutte le sue energie per spiegare quello che pensava. Chiuse gli occhi per attingere a tutte le forze che le restavano e poi parlò:

 

“Ben, lo so che vuoi salvarci, ma devi tornare qui.” 

 

Gli occhi del ragazzo si spalancarono sorpresi e lei ricambiò il suo sguardo con infinito amore. Era l’unica cosa che ancora le restava.

 

Ben le sorrise e, senza fare domande, tornò indietro. E lei, senza mai lasciare il suo sguardo, notò quanto fosse sbigottito nell’osservare la sua immagine dissolversi in una sottilissima polvere giallognola dal pesante odore di zolfo. Ma non disse niente, almeno non subito. Non fino a che lei riuscì a manifestare la sua angoscia:

 

“Ben…”

 

Lui le sorrise ancora una volta, ma questa volta con aria rassegnata e incerta. “Se resteremo qui, di noi non resterà niente…” le sussurrò con fare calmo, senza neanche un filo di timore.

 

Rey lo guardò, accarezzandogli il viso per l’ultima volta.

 

“Lo so!”

 

Poi, dopo avergli dato un leggero bacio sulle labbra, si girò verso Finn che, con gli occhi spalancati e sofferenti, continuava a fissare entrambi in attesa di una risposta. Ma, quando i loro occhi si incontrarono, il ragazzo, con la voce rotta per lo strazio delle carni, si sforzò di domandare:

 

“E adesso?”

 

 

 

Una potente deflagrazione provocò una grave interferenza su tutti i sistemi di controllo della Star Destroyer Xyston.

 

Maz guardò oltre l’oblò della sala di controllo, portando le mani alla testa.

 

“Noooo” gridò, senza riuscire a fermare il suo dolore.

 

Anche Chewie urlò, osservando l’incredibile immagine che aveva davanti. Poi la nave cominciò a tremare, sconvolta dall’eco di invisibili onde d’energia.

 

Un rumore sordo, come una pulsazione capace di amplificarsi solo dentro alle orecchie dei presenti. Un sapore di sangue e morte che, improvvisamente, colava nella gola.

 

Un lampo di luce improvviso.

 

Una pioggia di meteore.

 

Frammenti di materia che dal pianeta si spostavano in tutte le direzioni. Luci contrastanti, brucianti, polverose e complementari colorarono l’immensità della notte, seguite da suoni disomogenei, striduli e capaci di far accapponare la pelle di ogni forma vivente sulla nave.

 

Un’altra esplosione di luce e tutti caddero a terra, cercando di proteggersi.

 

Sinistri rumori metallici precedettero lo scricchiolare delle paratie. Ogni parete vibrò, producendo dei suoni stridenti. Un tuffo nel vuoto, come se improvvisamente la nave precipitasse verso il basso, e tutti i presenti vennero sbalzati prima in alto, poi in avanti, senza riuscire a mantenere la propria posizione.

 

Le mani  che si aprivano e si chiudevano nel disperato tentativo di afferrare qualcosa. Lacrime e urla come uniche spettatrici della scena.

 

Poi la nave si avvitò su se stessa.

 

Qualcuno riuscì a tenersi ai freddi infissi metallici, altri rotolarono tra i cocci  appunti dei numerosi vetri infranti. Tutto fluttuava, vagando in ordine sparso.

 

Fogli di carta, suppellettili e oggetti vari, lasciati nei cassetti, adesso volavano un tutte le direzioni, mentre le ante degli scaffali si aprivano all'improvviso, andando a sbattere una contro l’altra, ondeggiando pigramente come il tintinnio delle drizze che battono sull’albero di una barca a vela.

 

Un altro rumore sordo, un ulteriore lampo di luce, un altro scatto all’indietro e tutti cercarono istintivamente un riparo o un punto stabile su cui tenersi. Ma tutto era vano.

 

Altre urla e grida avvolsero la nave.

 

R2-D2 rotolò sulla schiena, mentre C-3PO implorava aiuto con le gambe metalliche rivolte verso al soffitto… o, forse, stava volando e quello era il pavimento?

 

Poi tutto cessò e la nave tornò in equilibrio.

 

Cumuli di polvere e di oggetti vari caddero verso il basso e un odore intenso e urticante, come quello del catrame infuocato, penetrò nelle narici e nella gola, facendoli tossire per qualche istante.

 

Chewie, riuscito a restare incolume, aiutò Maz a rialzarsi e insieme si precipitarono verso gli schermi, portando le mani contro la bocca.

 

Un nuovo lampo luminoso attraversò lo spazio infinito.

 

Questa volta non riuscirono neanche ad urlare, perché quello che avevano davanti agli occhi li lasciò talmente perplessi da togliere ogni pensiero, sicurezza o possibilità di comprensione.

 

Thyton, Bogan e Ashla si erano uniti in una sola massa. Una massa rossa di lava fusa e di probabili polveri fatte di elio che ora esplodevano in un’incessante reazione a catena. E fu in quell’istante che fu chiaro a tutti: il pianeta e le sue sue lune erano diventati una stella.

 

“Waaaaaarrrr” tuonò Chewie, scuotendo la testa e Maz trovò ben poco per rincuorarlo, essendo lei stessa rimasta senza parole e con l’animo ridotto in poltiglia.

 

“Non c’è più niente da fare, Chewie… Thyton si è trasformato in una stella.”

 

Abbassò la testa, sconfitta, cercando altre affermazioni per riportare la speranza, ma niente le sovvenne. Poi il suo comlink personale suonò, distraendola dalla sua angoscia.

 

Maz, più per lo shock che per la reale intenzione di conoscere chi fosse il suo interlocutore, rispose.

 

Una voce, roca e distante, l’accolse mentre il caldo nella stanza cominciava a diventare insopportabile:

 

“Ciao, Maz, volevo dirti che sono nel tuo locale… e, sarà che ho comprato questo nuovo Hypolliope horn cluster da paura, ma guarda quanta gente. Il locale è pieno!”

 

Lo Zabrak, dall’aria vistosamente euforica, girò la telecamera del suo comlink per mostrarle il locale. Diversamente da quando lo aveva lasciato adesso era stracolmo di musicisti e ospiti. Di sicuro un numero che andava ben oltre le poche persone depresse e malinconiche degli ultimi anni. Inoltre, moltissime coppie erano intente in gesti affettuosi o maliziosi balli scatenati. Di certo la disarmonia di cui aveva tanto sofferto tutta la Galassia, indotta dalla mancanza di equilibrio della Forza, sembrava passata.

 

Ma il cervello di Maz, ancora sconvolto dalla scomparsa di Rey e dei suoi amici, e dalla deflagrazione di Tython, non riuscì ad elaborare la notizia. Tutto ciò che, però, riuscì a fare fu interrompere il pianto che le stringeva la gola. E non seppe mai se lo Zabrak, non certo noto per la sua sensibilità e comprensione, avesse deciso di farle quella confessione per pena o solo per mancanza di tatto, ma di sicuro Maz reagì di scatto sentendo le sue parole:

 

“E poi, lo so che non ci crederai, ma… mia moglie è incinta, e anche mia cognata e pure mia figlia, e la figlia di mia figlia, e persino l’Izby di Gwellis_Bagnoro, che credevo fosse maschio.”

 

Maz spalancò gli occhi. “Anche l’Izby? Ma non era maschio?” 

 

Poi fissò Chewie, prendendogli un’enorme zampa calda e pelosa tra le sue dita. Un leggero odore di pelliccia sudata le ricordò quello che avevano passato e tutti gli sforzi fatti per riportare l’equilibrio nella Galassia, ma fu il sapore dolce e salato delle lacrime a farle capire l’immensità del sacrificio dei suoi giovani amici.

 

Rey, Finn, Poe, l’aleena, Ben e persino Han, Luke, Leia, Obi-Wan… Tutti quelli che avevano perso la vita, combattendo contro la corruzione del lato oscuro o il dominio di un solo lato, da che lei avesse memoria, tutti avevano contribuito a riportare la pace tra i lati della Forza. E grazie al loro sacrificio la vita aveva, finalmente, ripreso a fluire.

 

Infrablue, sei un genio!” esclamò l’aliena.

 

Ma a fu quel punto che il musicista Infrablue Zedbeddy Coggins (2) le si rivolse con un tono confuso:

 

“Maz, mi stai ascoltando?”

 

Ma Maz era troppo felice per quella scoperta e, senza più dargli attenzione, chiuse quella conversazione.

 

“Chewie!” gridò verso l’amico, entusiasta. “Ce l’hanno fatta!”

 

“Warrr roooraarra?”

 

“Certo, hai capito bene. Hanno riportato l’equilibrio nella Forza!”

 

“Warrr arrarrrrrr” aggiunse il Wookiee, scuotendo vistosamente la testa.

 

“Come? Parla più lentamente, non ho capito che cosa mi stai dicendo.”

 

Poi Maz notò gli occhi enormi del Wookiee illuminarsi per qualcosa che lei non riusciva a capire. Ma, stranamente, quegli occhi, normalmente bonari e sinceri, adesso continuavano a fissare un punto lontano, oltre all’oblò della plancia. Cosa stava cercando di dirle? Era come se non riuscisse a percepire quel senso che permeava al di là delle parole dell’amico. Qualcosa che non si poteva comprendere attraverso le parole. E, forse, fu per quello che Chewie ripeté la domanda.

 

“Warrr arrarrrrrr?”

 

Confusa, seguì quello sguardo terrorizzato con un’enorme sfera rossa impressa nella retina. E fu a quel punto che spalancò anche lei la bocca, perdendo ogni logica e ragione.

 

“Oh cielo! E quello che cos’è, adesso?” sospirò C-3PO, toccando R2-D2 che gli rispondeva con suoni metallici per niente rassicuranti.

 

“Bip, bip, bip.”

 

E, con voce rassegnata, C-3PO gli rispose: “È stato bello anche per me fare la tua conoscenza…”

 

Maz sgranò gli occhi incredula, portando gli occhiali davanti alle pupille.

 

“Warrr arraiiiiii!” La voce di Chewie divenne sempre più agitata.

 

E Maz, non potendo fare altro, dopo aver girato le lenti in tutte le direzioni, prese gli occhiali e li lanciò all’indietro.

 

Il rumore di vetri in frantumi fece calare il silenzio nella sala, poi C-3PO interruppe quella pausa.

 

“Oh, cielo!” disse il droide, portando le mani dorate sulla testa.

 

E Maz, sempre più inebetita, tornò davanti al computer di bordo per valutare, con i suoi stessi occhi, se le sue analisi fossero plausibili.

 

“Non posso crederci!” esclamò l’aliena, guardandosi intorno. Come se sentisse un caldo improvviso, si tolse il gilet, posandolo delicatamente su di una sedia. Si asciugò una riga di sudore dalla fronte e fissò sbigottita il suo amico, come se stesse per domandargli qualcosa. Ma non fece in tempo a dire nulla perché il Wookie la precedette.

 

“Aarrrr, roooorrr?”

 

Anche R2-D2 era arrivato alla stessa conclusione.

 

“Biiip! Biiiip!”

 

“Oh cielo, ma che sta capitando? Sembrerebbe che la massa di Tython stia collassando in un buco nero.”

 

C-3PO cominciò a gironzolare a vuoto nella stanza, agitando i presenti che già versavano nel panico.

 

“Wrrrrarrrr” urlò Chewie, agitandosi e colpendo per errore R2-D2, che rotolò su se stesso.

 

“Biiippppp” rispose il droide, con tono più preoccupato che offeso e Maz alzò le braccia verso l’alto.

 

“Ho capito, ho capito!” disse l’aliena, muovendo le mani in aria, tentando di riportare la calma sulla nave. Certo, però, quello che stava vedendo non era una cosa normale anche se, di sicuro, la Forza ci stava mettendo il suo zampino. Sì, la Forza, pensò Maz. Ma per fare cosa? Stremata dalle urla si girò verso i droidi.

 

“Un po’ di silenzio!” gridò l'aliena, battendo un pugno sul tavolo.

 

Maz avrebbe voluto concentrarsi per arrivare ad una soluzione, ma i presenti sembravano troppo agitati per lasciarle il privilegio di pensare o, forse, non c’era più tempo, così Maz si decise a rispondere.

 

“Va bene, basta! Avete ragione, lo vedo anche io: il buco nero si sta espando…”

 

Tutti cominciarono nuovamente a gridare, mentre Maz cercava una soluzione per non finire nella forza attrattiva della stella morente. D’improvviso, la mente, le immagini e il dolore cominciarono a vorticare nella sua testa, facendole perdere il senso di ogni convinzione. E, mentre anche lei cedeva all’orrore e alla paura, Chewie avanzò nella sua direzione, portandosi accanto al monitor.

 

“Wrrrrr. Roarr aww rrrr?”

 

La voce del Wookiee le sembrò calma e convinta, come se avesse afferrato qualcosa. E Maz lo guardò con aria contrariata, totalmente in preda al panico.

 

“Per la Forza! Chewie, aiutami a spostare questa scatoletta di latta del Primo Ordine. Dobbiamo scappare prima che il buco nero ci inghiotta!”

 

Ma Chewie, sempre più calmo, ripeté la domanda.

 

“Wrrrrr. Roarr aww rrrr?”

 

“Chewie, ma ti sembra il momento?” Maz scosse il Wookiee, afferrandolo per il pollice. “Dobbiamo andare, Chewie!”

 

Ma il Wookiee ignorò la sua agitazione e, contro ogni logica, fermò la nave, abbassando la velocità dei motori.

 

Fu a quel punto che Maz dovette costringersi a guardarlo e ascoltarlo mentre ripeteva, ancora una volta, la stessa domanda.

 

“Wrrrrr. Roarr aww rrrr?”

 

E, come se improvvisamente ne intuisse il significato, Maz si calmò per rispondergli.

 

“Che cosa? Vuoi sapere che cos’è il Principio di Indeterminazione di cui parlava la Profezia?”

 

Maz fece un profondo respiro. Si allontanò un momento per riprendere gli occhiali da terra, poi li mise sulla fronte, così, con le lenti rotte come se non fosse successo niente. Infine, si sedette su una sedia, proprio davanti al grandissimo oblò che affacciava sull’immane buco nero in espansione. Si grattò la fronte, facendo un gesto a Chewie perché le si sedesse accanto.

 

Il wookiee avanzò lentamente e, quando le fu di fronte, cominciò a parlare.

 

“Wrrrrr. Roarr aww rrrr?”

 

“Ho capito” rispose l’aliena, prendendo fiato. “Vuoi sapere che cos’è il Principio di Indeterminazione.“

 

 

 

“E adesso?” le chiese Finn, trattenendosi a stento dal gridare di dolore.

 

“Abbracciamoci” sussurrò Rey, mentre le sue carni diventavano liquide.

 

E, quando si abbracciarono stretti, Rey gli rispose con un filo di voce:

 

“Siamo noi gli elementi della Forza. Insieme, siamo l’energia che plasma la materia, se riportiamo tutto al principio, potremo plasmare l’universo come se tutto fosse stato solo un sogno. Possiamo riportare l’equilibrio…

 

Finn deglutì quella poca saliva che ancora non gli si era seccata nella gola, ormai quasi totalmente ricoperta di sale. Poi, spalancando gli occhi di colpo, le rispose.

 

“Stai dicendo che noi siamo la Forza, e con il nostro pensiero, le nostre speranze, le nostre controverse emozioni e il nostro equilibrio condiviso, possiamo cambiare la realtà oggettiva?”

 

Finn scosse la testa, confuso. “Che cosa ti fa credere che sia così, chi ti dice che questa non sia solo la nostra fine?”

 

Ben, disfatto dal dolore, con una lieve risata sarcastica, sollevò un sopracciglio e gli rispose:

 

“Finn, la conosci a memoria, ripeti le parole della profezia…”

 

Una lacrima argentea cadde dal viso Rey, scivolando su un piccolo accumulo di sale che si era formato sopra un cristallo di zolfo.

 

I loro corpi si fusero dentro una scintilla di luce e le parole di Finn continuarono a risuonare nella magnificenza della Forza:

 

Venne la notte e poi venne il giorno.

La Forza Cosmica e la Forza Vivente si andarono incontro per stabilire un nuovo accordo.

Una scheggia di oscurità fu messa nel cuore di un neonato, affinché l’equilibrio fosse ritrovato.

Le due Forze usarono un granello di sale, per spostare tutto il mare.

Una lacrima cadde sul sale e da questa nacque l’amore. Quando i pianeti cominciarono a ruotare, un malvagio avvolse il mondo nel male. La Forza Cosmica e la Forza Vivente affidarono il fato ad un innocente.

Zolfo e mercurio presero forma umana e una nuova diade si trovò a metà strada.

Il legame tra loro non può essere spezzato, ma la morte può alterare tempo e spazio.

Se un lato verrà a mancare, l’universo farà crollare.

Ma se uno Skywalker perde la via, non scordare la profezia.Giovane sposa, tu non temere, se il tuo sposo vorrai riavere.

Con coraggio ritrova il lato mancante e oltre al sogno sarai trionfante.

Amore, paura e sacrificio saranno il prezzo per tornare al principio.

Quel che fatto è fatto e non c’è soluzione, ma all’inizio vi fu l’indeterminazione.

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.

E tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare.

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio. Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai. E quando le lune saranno nella stessa dimensione, l’amore sarà l’unica indeterminazione.

 

 

“Quindi, Chewie, vorresti sapere che cos’è il Principio di Indeterminazione.”
 

Maz fece un grande respiro, poi cominciò a spiegare:
 

“Vedi, quando noi entriamo nel mondo delle particelle subatomiche, non valgono più le regole della fisica classica come la gravità e la relatività, che tengono insieme le Galassie e fanno girare i pianeti intorno alla loro stella. Nel mondo dell’infinitamente piccolo, ai margini di un buco nero o nelle vicinanze delle grandi onde d’urto magnetiche - prodotte da fenomeni catastrofici come le esplosioni stellari - ecco, in quelle particolari circostanze, le uniche regole che ancora valgono sono quelle del Principio di Indeterminazione.

Secondo questa legge della meccanica quantistica, è impossibile misurare esattamente la posizione e la velocità di una particella in un dato momento senza incorrere in un’incertezza ineliminabile. Detto in altri termini, non si può conoscere in maniera oggettiva, precisa e deterministica la realtà fisica; ma occorre adottare un modello probabilistico, poiché c’è qualcosa di casuale nella materia che è impossibile determinare con precisione.

Uno sconcertante aspetto del principio di indeterminazione è che l’atto stesso dell’osservazione modifica gli oggetti osservati. Ovvero, nel momento stesso in cui le particelle vengono misurate, cambiano velocità o direzione. Quindi, possono essere misurate come particelle o come onde a seconda della misura che si effettua, ma nel momento in cui riusciamo a  misurarle, tutte le altre misurazioni perdono significato.

A quel punto, chi cerca di misurare qualcosa, non è più solo un osservatore ma svolge un ruolo partecipe: la cosa osservata, infatti, muta in base a chi l’osserva e l’atto dell’osservare modifica la realtà osservata.

Hai mai sentito il detto: come pensi, così accade?

 

Ecco, i grandi pensatori di tutte le epoche hanno spesso immaginato che i nostri pensieri fossero come quelle particelle:

unici eppure duali, come il fotone che può essere sia particella che onda di luce. Ma quando cercheremo di misuralo riusciremo solo a cogliere una delle sue ipotetiche posizioni. Di fatto la misura sarà sempre indeterminata. 

 

Lo stesso fenomeno accade per il pensiero, non sappiamo come si trasmette e come mai alcune idee, per esempio, si manifestino contemporaneamente in più angoli dell’universo. Un giorno nessuno sa niente, e il giorno dopo: puff, tre scienziati scoprono la stessa cosa. È come se tutto fosse collegato.

 

È come se tutto fosse interconnesso, attraverso un percorso invisibile che nessuno più misurare o comprendere, ma solo accettare. E in quel momento, la realtà perde il suo significato di causa ed effetto.

 

Fino a che non arriviamo alla consapevolezza che ogni particella non esista da sola, ma si sposti seguendo il ritmo di qualcosa di più grande, in un immenso collegamento con il tutto. Un tutto che è anche energia e, attraverso il perenne fluire di questa energia, tutto è interconnesso.

 

E qui viene il bello o, se vuoi, la domanda a cui ognuno di noi può cercare di dare la sua interpretazione: che cos’è questa energia che muove le particelle interconnesse nell’universo?”

 

“Awww, rooooarrrr.”

 

“Come? Oh, Chewie, che cos’è che non hai capito?”

 

“Rooorrr, wraarara.”

 

“Se sono morti?”

 

Maz abbassò la testa, stringendo un labbro sottile fino a farlo diventare ceruleo. Poi gli rispose:

 

“Come posso saperlo? Ormai, sono finiti dentro al buco nero in cui sono collassati Thyton, Ahsla e Bogan. Certo, non posso negarti che spero siano riusciti a raggiungere un’altra dimensione come è successo a Ben Solo. Però, come ti ho spiegato, dentro ad un buco nero l’unica regola che vale è il Principio di  Indeterminazione… Non c’è nessuna certezza…”

 

“Wrrra rooor.”

 

“Cosa? Se conosco la parola entanglement?”

 

“Roorr, wrrar.”

 

“Certo che la conosco! So bene che questa parola significa intreccio inseparabile. E so pure che è un fenomeno visibile nella fisica quantistica tale per cui due particelle, apparentemente separate nello spazio, sono in realtà legate (come stato quantico o spin) tra di loro.  Perciò, se si colpisce una particella, anche l’altra cambierà direzione e viceversa.”

 

“Rararr, wroror.”

 

“Caspita Chewie, ho capito che cosa vuoi dire! L’entanglement è un fenomeno di correlazione tra le particelle che viola il Principio di Indeterminazione.”

 

“Waroror!”

 

“Oh, cielo, perché non ci ho pensato prima!” sospirò Maz, dando un lieve colpo sul tavolo. “Mi stai dicendo che se il loro legame nella Forza è riuscito a superare il tempo, lo spazio e persino le dimensioni… allora, forse, è possibile che quell’energia che li ha tenuti uniti fino a questo momento, l’abbia fatto per un motivo?” Maz si alzò in piedi come se fosse stata colta da una folgorazione, andando a posare una mano sul cuore dell’amico e rivolgendogli un sorriso.

 

““Rr rrorr wra rrrawarr?”

 

“Come Chewie, che cosa c’entra adesso la Forza con l’energia che muove l’universo?” Maz si bloccò di colpo, spalancando gli occhi, poi portando le mani davanti per coprirsi la bocca esclamò:

 

“Oh, Chewie… sei sempre stato speciale.”

 

Maz chiuse gli occhi, lasciando che quel senso di speranza e tristezza sedimentasse nei suoi pensieri, dandole un briciolo di serenità per poter continuare a parlare senza scoppiare in lacrime. Ma l’amico le sfiorò una guancia con il suo pollice caldo e rugoso e lei, fosse solo per la dolcezza di quel contatto, aprì gli occhi per ascoltare la sua voce.

 

“Wrrar?”

 

Maz trattenne una lacrima. 

 

“Vuoi sapere se secondo me si troveranno ancora?”

 

Rimase un attimo in silenzio, ma sentì gli occhi del Wookiee su di sé, pesanti come nuvole in procinto di esplodere sotto forma di pioggia scrosciante. Per questo si fece forza e si voltò per fissare quei grandi occhi scuri, ammantati di lacrime e bagliori d’infinito. Poi, sussurrandolo appena, Chewie sospirò la sua risposta.

 

“Raw roorr… wrrr.”

 

Maz osservò una lacrima scivolare dagli occhi del Wookiee, e mentre la speranza superava il confine della conoscenza, raccolse quella lacrima, restando incantata ad osservare come in una sola goccia potesse essere contenuto il riflesso di tutto l’universo. E, abbagliata da quella meraviglia, gli rispose:

 

“Lo so, Chewie, è quello che penso anche io: l’amore è sempre la risposta…”

 

 

Angolo della scrittrice:
 

Ho scritto questo capitolo in una settimana. Penso che per scrivere questo capitolo mi sarebbero serviti anni e anni di revisioni e riscritture.

Credo che questo sia il capitolo più difficile e peggiore che abbia mai scritto. L’idea di incastrare alcuni fenomeni della meccanica quantistica, con il pensiero metafisico e quindi aprire la possibilità che la realtà percepita dal nostro cervello (che risponde al principio di causa-effetto, paradigma della psicologia moderna) sia solo un di cui della realtà esistente, non è una mia teoria, ma un concetto molto dibattuto e mai dimostrato fino ad ora e, quindi, totalmente classificabile come metafisica.

 

L’ampliamento di questi concetti con la trascendenza, in particolare con la poesia di Rumi, ma ci sono dei concetti simili nelle opere di Dante, Platone e persino San Francesco, è un’idea che ho letto nel libro: Rumi - dialogo con l'universo, di Giuliana Colella, da cui ho preso l’idea.

 

L’idea di mischiare questi concetti con la saga Star Wars e legare il tutto con unìallegoria alchemica (che ho voluto riplasmare solo tre elementi) è una follia tutta mia.

 

Chiedo scusa a tutti gli esperti se non sono riuscita a spiegare ogni cosa come meritava.

 

Come avete capito, Rey, Ben e Finn ora sono un tutt’uno con la Forza, ma la storia non è finita e, se mi perdonate questo capitolo, da qui in poi verrà il bello… Il dark moment di questa storia è quasi finito. Da questo momento in poi ci sarà la risalita. Come vi ho promesso ci sarà il lieto fine anche se adesso non è ancora visibile. Se volete un indizio sta tutto nella profezia…

Insomma, avete capito come arriverà il lieto fine?

Un ringraziamento speciale per IndianaJones25 che edita sempre con grande attenzione tutti i miei capitoli. Inoltre, abbiamo sperimentato che l'entanglement ha colpito anche i nostri neuroni perché, quando ho gli raccontanto come finirà questa storia, mi ha rivelato che la sua avrà incredibilmente un finale molto simile. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni domenica. Destiny's Force, invece, riprenderà quando questa storia sarà finita. 


Carissimi questa fan fiction è quasi finita. Dovrebbero mancare massimo tre capitoli... Non lasciatemi proprio adesso che siamo arrivati al finale. Vi aspetto :)

Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

 


Note:

(1) La botola è citata nel capitolo 7
 

(2) Il personaggio Infrablue Zedbeddy Coggins è citato nel capitolo 4


Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24


⧫⧫⧫

Universi su universi han preso immagine e forma: 

quale dunque di queste immagini è l’immagine nostra?

(Rumi)

⧫⧫⧫


 

Maz e Chewie restarono affacciati al grande oblò della nave, guardando verso l’esterno.

 

Il cuore di Maz batteva senza sosta, ritmico, pulsante, in attesa, cosciente che, da lì a poco, tutto ciò che conosceva sarebbe cambiato. Era come trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo. Assurdo. Talmente grande e incredibile da poter essere paragonato ad un incommensurabile finale.

 

Eppure, rifletté, a ben vedere quella strana sensazione che nutriva nel profondo era un po’ più simile alla spasmodica attesa del venire alla luce. Una rinascita. Perché quella paura atavica e misteriosa le sembrava decisamente più vicina ad una grande aspettativa, piuttosto che ad una esplosiva fine dei giochi.

 

Inoltre, la sua fronte imperlata di sudore, l’amaro sapore delle lacrime, la polvere odorosa di metallo e il calore del corpo di Chewie, non troppo distante dalla sua posizione, le davano come un senso di anticipazione di qualcosa che stesse per arrivare. E lei ormai aveva capito che qualcosa permeava sempre attraverso l’energia, riflettendosi nei suoi pensieri, come l’ombra di una eco lontana. Le era chiaro che il passato e il futuro erano legati dalle pieghe del tempo, e una lieve vocina interiore continuava a ripeterle che non era tutto finito.

 

“Non ancora” ripeté a voce bassa. “Non ancora.”

 

“Wrrarr?” le domandò il Wookiee con dolcezza.

 

E lei si girò per specchiarsi in quei grandi occhi scuri, dedicando qualche attimo per ammirare come l’animo del suo amico, affacciato attraverso le sue pupille, risplendesse con la stessa intensità con cui brillavano le stelle di fronte all’orizzonte degli eventi. Un orizzonte che si snodava appena ad un passo dell’abisso del maestoso buco nero che un tempo era stato Thyton.

 

“Non lo so, Chewie” gli disse con un tono mesto e per nulla rassegnato. “Non so dirti se ho paura.”

 

Abbassò il capo, guardando i propri piedi.

 

“È che si ha paura quando non si hanno certezze, mentre io…”

 

Maz si fermò per riprendere il gilet che aveva lasciato sulla sedia. Alzò gli occhi verso l’amico, mentre indossava l'indumento, poi gli disse:

 

“Io non ho perso la speranza.”

 

Ma fu quando finì quella frase che si accorse di come tutti coloro che erano presenti sulla nave stessero piangendo.

 

“Coraggio!” disse a voce alta, cercando di rincuorarli. Ma sapeva che la speranza è l’espressione di un’emozione troppo intima per poterla condividere a parole. La speranza è un’esperienza mistica e non si può insegnare agli altri come trovare la fede. Perciò, si limitò a ripetere dolcemente le stesse frasi, sperando che la Forza trovasse il modo di penetrare anche nelle menti e nei cuori dei suoi compagni.

 

“Siate forti” ribadì, guardandosi intorno. “Andrà tutto bene” disse ancora, ma fu vano.

 

Tutti piangevano, guardando Thyton e le sue lune trasformarsi in un vortice di materia polverosa, mentre un nucleo senza luce si allargava dove un tempo c’era stato un pianeta pieno di vita.

 

Tutti si stringevano impotenti, mentre Maz teneva stretto il pollice caldo e peloso di Chewie, rimembrando silenziosamente tutte quelle amicizie strappate troppo presto dalla vita terrena.

 

Sospirò, domandandosi ancora una volta il perché la Forza avesse chiesto quell’immenso sacrificio e, anche se in cuor suo avesse trovato una risposta, il suo animo continuava a gelare per la recente perdita.

 

Poi un fruscio di fondo la riportò all’imminenza di quella situazione. Sebbene, ormai, per Rey e i suoi amici non vi fosse più niente da fare, adesso erano loro a trovarsi in prossimità del buco nero. E, se non si fossero spostati in tempo, accendendo i motori e attivando l’iperguida per uscire velocemente dall’orbita di Tython, sarebbero stati risucchiati al suo interno. Inesorabilmente e per sempre.

 

“Wrrooarr” grugnì il Wookiee, posando una zampa sulla piccola schiena dell’aliena per avvolgerla completamente in un caldo abbraccio peloso. Un lieve odore di pioggia le ricordò quanto quel Wookiee fosse un amico sincero, così gli sorrise, cercando di riprendere fiato.

 

“È il momento di andare, Chewie. Accendi i motori.” Gli accarezzò il mignolo per mostrargli quanto ricambiasse il suo affetto.

 

Ma un’ulteriore deflagrazione spaccò Thyton in mille pezzi, facendogli fare uno slancio verso l’infinito per poi costringerlo a ripiegare contro al nucleo oscuro e denso del buco nero.

 

“Niente può sfuggire ad un buco nero, neanche la luce” aggiunse l’aliena, parlando con se stessa.

 

Milioni di detriti luminosi vennero risucchiati nell’irregolarità centrale, formando una spirale lucente che si spostava in un elegante e lenta danza mortale. Polvere di stelle, meteore, detriti, lune e pianeti avvolsero l’orizzonte e Maz cominciò ad agitarsi quando un forte odore di lamiera fusa le diede la prima avvisaglia di quello che stava realmente capitando.

 

“Forza, Chewie, sta diventando pericoloso!” gli disse con forza, cercando i suoi occhi, ma lui le sorrise senza dire niente.

 

Poi dei forti tremiti scossero la nave e Maz, vista l’immobilità del Wookiee, si precipitò verso i comandi per avviare personalmente i motori alla massima potenza. Ma, ancora una volta, Chewie la fermò con un sorriso.

 

“Wraror…”

 

Questa volta le indicò un punto esterno oltre l’oblò, mostrandole un’immagine che nessun sistema elettronico avrebbe mai potuto misurare con esattezza.

 

Maz guardò oltre il vetro della sala di controllo, portando le mani alla testa. Un pianeta rigoglioso di vita con due bellissime lune splendeva davanti ai suoi occhi.

 

L’aliena strizzò le palpebre, scuotendo la testa incredula.

 

“Chewie? Sto sognando o quelli sono Thyton, Ahsla e Bogan come potevano apparire all’alba dell’era Je’daii?”

 

“Wroooar rooorrror” grugnì il Wookiee.

 

Maz piegò le sopracciglia in un’espressione sbalordita, poi  si diede un pizzicotto per capire se fosse sveglia o stesse sognando. Infine tornò davanti ai monitor, per vedere Thyton alle sue spalle che si trasformava in un violento e silenzioso buco nero. Fu a quel punto che capì perché non fosse più necessario avviare i motori.

 

“Chewie” sussurrò l’aliena, sentendo il silenzio abissale impadronirsi della stanza. Per la prima volta avvertì un freddo stringente, ben oltre la solita percezione della Forza, poi esclamò:

 

“Siamo sull’orizzonte degli eventi del buco nero(1)! Quello che ho visto finora, quindi, era il passato?”

 

“Wrrrarr” grugnì l’amico, chiudendo gli occhi. E lei rimase perplessa. 

 

“Ho capito” disse al Wookiee, deglutendo lentamente. “Quello che vedo oltre all’oblò è il futuro.”

 

Si tolse gli occhiali con le lenti frantumate e si strofinò gli occhi, studiando il volto del Wookiee con stupore. “Da quanto tempo l’avevi capito?”

 

Ma l’amico non rispose, si limitò a guardare verso l’esterno con occhi colmi di speranza.

 

“Quello che non capisco è da quanto tempo siamo fermi sull’orizzonte degli eventi.”

 

Il Wookiee alzò le spalle poi, sedendosi di nuovo sulla sedia, rimase a guardare l’infinito che si distendeva oltre al vetro. In silenzio.

 

La nave ebbe un piccolo scossone e Maz dovette aggrapparsi a una maniglia di sicurezza per non cadere. Ma, quando il movimento ondulatorio si fermò, cadde per terra e, nel rotolare sul pavimento, un oggetto le scivolò da una tasca.

 

Maz lo prese tra le dita e nel guardarlo capì che era l’anello di Leia, lo stesso che aveva dato a Rey poco prima del matrimonio. Ma a questo punto, che cosa era accaduto realmente? Aveva assistito o meno ad un matrimonio nella Forza?

 

Scosse la testa mentre la nave perdeva stabilità, precipitando nel vuoto e, mentre formulava un ultimo pensiero, vide una farfalla azzurra volare nella sua direzione fino a posarsi sulle sue dita.

 

La osservò, sorridendo al piccolo insetto, e a quel punto capì le parole che Leia ripeteva spesso:

 

“La speranza è come l’alba. Se ci credi solo quando la puoi vedere non supererai mai la notte.”

 

La piccola aliena rise a voce alta, poi, voltandosi verso il suo amico Wookiee, gli disse ancora:

 

“Portami da loro…” e Chewie, lanciando un grido di furore che nessuno oltre a Maz poteva capire, prese il controllo della nave e si lanciò in picchiata oltre l’orizzonte degli eventi.

 

Ogni immagine perse consistenza e tutto ciò che credeva di sapere precipitò nell’infinito. E una notte senza stelle e senza luce inghiottì ogni cosa.

 

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio.

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai…

 

Finn si svegliò ripetendo quelle parole.

 

“Che cosa è successo?” disse, come risvegliandosi da un sonno agitato.

 

Strizzò gli occhi, cercando di capire se fosse realmente sveglio, e si mise in ginocchio.

 

Fece una smorfia con la bocca, grattandosi la testa con due mani con fare frastornato, poi, ancora con gli occhi spalancati per la sorpresa balbettò:

 

“Dove mi trovo?”

 

Si girò a guardarsi intorno sbalordito. Era vivo, constatò guardandosi le braccia e mettendosi in piedi.

 

Si trovava dentro ad una stanza molto ampia e dall’aspetto imponente. Sul pavimento di kyber azzurro era posato un magnifico tappeto che attraversava tutta la sala, fermandosi davanti a nove giganteschi scranni in legno. Ognuno incastonato in cima ad un tronco che, apparentemente, sembrava provenire dal nulla. Sopra ogni scranno si trovava una piccola cupola di pietra rossa, sospesa a mezz’aria, e illuminata dal bagliore di centinaia di lucerne argentate. Ogni lucerna sembrava incastrata nella pietra attraverso un cuneo di metallo dorato, circondato da eleganti intarsi di legno che attraversavano la cupola da un lato all’altro. Ai due lati della stanza rettangolare, due lunghe file di colonne di kyber, anch'esse azzurre, separavano la grandissima area degli scranni dalle pareti laterali, dividendo l’ambiente in tre parti tutte luminose, come se un sole intero fosse affacciato proprio di fronte a loro. Un sole intenso e dal caldo bagliore dorato, bellissimo, eppure accecante.

 

Una luce così forte da costringere Finn a sollevare una mano per riuscire a guardare di fronte.

 

“Che cos’è questo posto?” disse stupefatto, sentendo il proprio animo aprirsi verso la bellezza di quel mondo ignoto. Girò le pupille in tutte le direzioni quando qualcosa attirò la sua attenzione verso un punto indefinito.

 

Un musica di fondo era udibile, ma non era certo se fosse il canto di un coro femminile o il suono di un qualche strumento misterioso. Prima che avesse potuto trovare una risposta certa, però, i sensi del ragazzo vennero catturati da un dolcissimo profumo di foglie, così intenso da lasciargli un leggero gusto amaro in fondo alla gola.

 

“Vieni avanti, Finn” disse una voce gentile e lui trasalì nel sentir chiamare il suo nome. Ma quando un vento leggero gli mosse i capelli,si rese conto di star bene e di non avere nulla da temere. Non era mai stato meglio.

 

Il suo corpo era integro, sano e scattante. Certo, la sua mente aveva freschi i ricordi degli atroci dolori patiti mentre il suo corpo si polverizzava ma, adesso, ogni tormento era cessato. Al contrario poteva dire di trovarsi in un luogo la cui temperatura era perfetta, con l’umidità perfetta, il suolo perfetto, il profumo perfetto.

 

Eh no! pensò Finn. Questo deve essere un sogno, non può essere vero. Chiuse gli occhi, immergendosi nella perfezione che percepiva con ogni suo senso, e si domandò: Come può essere vero?  E, con sorpresa, si accorse che i suoi pensieri fluivano nitidi, senza barriere, come se danzassero nell’aria davanti a lui.

 

“No, Finn” gli rispose la stessa voce di poco prima. “Questo non è un sogno, a meno che tu non lo voglia. E non temere, possiamo sentire la tua voce, perché adesso sei nella Forza. Siamo tutti parte della Forza.”

 

Finn trasalì e impallidì per la paura. Ma avvertì come se qualcosa gli stesse suggerendo che non doveva averne..

 

“Non aver paura” aggiunse una voce diversa. E, come se ogni cosa che pensava potesse materializzarsi davanti ai suo occhi solo perché la stava pensando, nove figure apparvero nella stanza, ognuna seduta sopra uno scranno. E tutte lo fissarono sorridendo.

 

“Chi-chi…” balbettò il ragazzo. Deglutì. “Chi siete?”

 

Quasi in risposta alla sua domanda, una aliena che appariva piccolissima, rispetto alla sedia che la ospitava, si fece avanti e Finn, turbato, balzò all'indietro.

 

“Aleena!” esclamò. “Ma allora sono morto! Sono morto? Dov’è Poe?” disse con aria sempre più confusa, ma la piccola aliena gli sorrise con dolcezza e, andandogli incontro, con una mano gli indicò i presenti.

 

“Ciao, Finn, sono felice di vederti. Il mio vero nome è Elena, ma, se vuoi, puoi ancora chiamarmi Aleena. Anche se, per essere precisi, quella è solo la mia specie.”

 

Finn distolse lo sguardo dall’Aleena per guardarsi intorno. Tutti i presenti erano scesi dagli scranni e ora camminavano verso di lui con il loro vestiti chiari e svolazzanti in quella strana brezza leggera.

 

Un’altra ondata di profumo di foglie bagnate colpì il suo olfatto, e lui si grattò il naso, trattenendo uno starnuto e un crescente stupore.

 

“Io-io… continuo a non capire…” balbettò a voce sempre più bassa.

 

La luce amplificò il suo riverbero sui sorrisi degli umani e alieni che, adesso, lo circondavano. Continuarono a contemplarlo con quegli sguardi luminosi per alcuni istanti, finché una ragazza dall’aspetto molto giovane ruppe il silenzio.

 

“Noi siamo i maestri Je’daii. Abbiamo aspettato il vostro ritorno per così tanto tempo che stavamo per perdere la speranza.”

 

“Il vostro ritorno?” ripeté Finn, grattandosi il naso con insistenza, fino a lasciare un pesante segno rosso sulla punta. D’improvviso il prurito si trasformò in fastidio.

 

“Avete portato equilibrio nella Forza” disse un una vecchia Twi'lek, facendo un passo verso di lui.

 

“Vi siete sacrificati, mettendo da parte il vostro ego, le vostre ambizioni, i vostri più intimi desideri” aggiunse un umano dai grandi occhi nocciola.

 

“Avete dato tutto alla Forza e, adesso, sebbene onestamente vi meritiate un dovuto riposo, il vostro compito nel mondo materiale non è ancora finito” disse ancora un selkath che pareva chiamarsi Naro.

 

Finn indietreggiò, più sorpreso che turbato. “Io, io non capisco…” Abbassò lo sguardo verso la piccola Aleena, che lo fissava sghignazzando mettendo in mostra i suoi piccoli dentini aguzzi, e aggiunse: “Quale compito?”

 

“Tutti abbiamo un compito” gli rispose l’aleena. “Tutti abbiamo un percorso.”

 

Finn non la fece finire, riprendendo a fare domande. “Un percorso, in che senso? Come…” Ma, questa volta, fu l’aleena a interromperlo.

 

“Vedi, Finn, la domanda giusta non è come, ma quando.”

 

Il ragazzo fece una smorfia, cominciando a grattarsi i riccioli neri con crescente nervosismo. Fece per aggiungere altre domande, ma l’aliena, prevedendo i suoi dubbi, gli rispose:

 

“Quando occupiamo uno spazio materiale, non riusciamo a vedere oltre al palmo del nostro naso e solo quando torniamo a essere un tutt’uno con l’Energia riusciamo a vedere il disegno d’insieme e lo scopo per il quale siamo stati creati. Così, cadiamo preda di noi stessi, delle nostre paure, delle aberrazioni, a volte…” L’aleena si fermò e la ragazza umana, che faceva sì con la testa fin dall'inizio del discorso, prese la parola.

 

“Ma cadere non è importante, perché il disegno dell’energia è far fluire l’energia stessa in un moto alternato di luce e oscurità. Tutti partecipiamo in questa danza, ma noi Maestri cerchiamo di dare la spinta giusta perché l’equilibrio di questa alternanza non cessi. E questo era il compito che ti era stato assegnato…”

 

Finn spalancò la bocca. “Mi è stato assegnato un compito? Quando?”

 

“Ecco: l’ha detto!” L’aleena sorrise ai presenti. “Vedete che avevo ragione?”

 

I nove maestri Je’daii si guardarono, sorridendo tra loro compiaciuti. Finn li osservò senza capire di che cosa stessero parlando, ma il selkath abbassò la testa verso l’aleena che saltellava sul posto con aria soddisfatta.

 

“Avevi ragione, è pronto!” Le sorrise, posando una mano sulla spalla dell’aleena.

 

“Pronto per che cosa?” chiese Finn, cominciando a capire che la situazione gli stava sfuggendo di mano.

 

“Finn” disse un alieno verde di una razza sconosciuta. “Saresti disposto a darci una mano per mantenere questo equilibrio?”

 

“In che senso una mano?” Ormai, dal nervosismo, si grattava dappertutto. Il segno rosso sul naso ormai sembrava un’autostrada. “Non ho capito bene, potreste spiegarmi meglio?”

 

“Bene, quindi è deciso!” ribadì la ragazza, togliendo da una sacca di stoffa un piccolo oggetto trasparente che richiamava vagamente la forma di un pesce.

 

“Deciso cosa?” Finn cominciò a dondolare su se stesso.

 

“Certo, sono d’accordo” disse l’alieno verde. “Ma non può farcela da solo. Avrà bisogno di aiuto.”

 

“Scusate, state parlando di me…” Finn era sempre più agitato. “Potete spiegarmi?”

 

Il selkat si grattò la barba. “Potrebbe aiutarlo quel pilota.”

 

“Il pilota?” L’aleena richiamò l’attenzione dei maestri ridendo divertita. “Sarebbe perfetto!” ridacchiò ancora, guardandolo fisso negli occhi.

 

Finn cominciò a percepire un discreto senso di angoscia e finì per agitare le mani mentre parlava.

 

“Non parlate di me come se non ci fossi! Io vi sto ascoltando e non ho capito nulla.”

 

Un Chagrian si accarezzò un tentacolo, osservandolo di sbieco. “Dite che riuscirà a farlo?”

 

“Ma certo!” risposero in coro tutti i maestri.

 

Il ragazzo, ormai, sembrava aver perso del tutto la cognizione di ogni cosa. “Un attimo, cosa dovrei fare?”

 

L’aleena gli sorrise ancora una volta, poi gli fece l'occhiolino. “Buon viaggio!”

 

“Buon… che?”  Finn aprì le braccia, spaventato, e in un istante un piccolo buco nero apparve dal nulla.

 

“Un momento, non vorrete mica…“ 

 

Ma non fece in tempo a finire la frase che il piccolo buco nero si ingrandì e lo risucchiò al suo interno, portando via la bellezza di quel posto, i maestri Je’daii, il benessere, il clima perfetto, la luce, le frasi incomprensibili e persino il profumo di foglie bagnate.

 

Il mondo di Finn scomparve di nuovo e, finalmente, tutto cominciò…


***

 

...tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore. 

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio…


Ben si svegliò come se le parole della profezia riecheggiassero nella sua mente. 

 

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai…

 

Aprì gli occhi di colpo e, guardandosi intorno, capì di trovarsi in un posto a lui sconosciuto.

 

 ...in cambio un dono avrai...

 

“Dove mi trovo?”

 

Si mise in piedi, più in fretta che poteva, e subito notò il volto incuriosito con cui veniva osservato da nove maestri Je’daii seduti comodamente su altrettanti scranni di legno.

 

“Che cos’è: un sogno?”

 

Una luce calda e intensa colpì il suo viso.

 

...E quando le lune saranno nella stessa dimensione...

 

Le parole della profezia si fermarono di colpo, ma una sensazione di piacevole benessere lo pervase. Un profumo di corteccia lo colpì così intensamente da costringerlo a guardarsi intorno convinto di poter vedere un predatore farsi strada in una fitta foresta di sugheri.

 

Ma solo il lento ondeggiare di un mare lontano lo colpì, come se fosse una musica sempre più prossima alle sue orecchie.

 

“Chi siete?” domandò, stringendo i denti.

 

Continuò a guardarsi intorno sbigottito, piegando le gambe per portarsi in una posizione pronta all’offensiva e, quando percepì l’eco della Forza, allungò una mano verso i nove maestri che, per nulla sorpresi, si guardarono tra loro, perdendo lo stampo del loro imperituro sorriso.

 

“Che diavolo volete da me? Perché sono prigioniero?” disse tra i denti.

 

Uno dei nove maestri diede un colpo ai braccioli della sedia e, sollevandosi di scatto, gli andò incontro.

 

“Mi chiamo Neru. Siamo gli spiriti dei maestri Je’daii che per primi portarono l’equilibrio nella Forza. E no, non sei prigioniero” disse il maestro. “Sei un’ospite.”

 

Ben alzò il labbro da un lato, piegandolo in un sorriso sarcastico.

 

“Ospite?” sbuffò. Era certo che lo stessero canzonando.

 

“Esatto” aggiunse una Twi'lek, accarezzandosi le appendici prensili ai lati della testa.

 

“Quindi siete voi che mi avete imprigionato nella Forza per tutto questo tempo?”

 

“Noi?” rispose un alieno verde che non riuscì a catalogare. “Non noi… lei!” aggiunse, sorridendo e allungando i piedini verdi fuori dallo scranno con l’intenzione di scendere. “Forse hai dimenticato il detto: i sogni son come porte, come pensi così accade.

 

“Ah, basta con questi giochetti!”

 

Guardò in alto spazientito e, facendo scattare la mascella, aprì la mano per colpirli con la Forza, ma nulla accadde. Lì per lì non ci badò, perché una piccola aliena, ancora più piccola e magra dell’alieno verde, gli andò incontro con un sorriso tempestato da piccolissimi dentini aguzzi.

 

“Ben Solo, neanche un giorno che sei sposato e già vai in giro a minacciare gli sconosciuti?”

 

Ben sollevò le sopracciglia, guardando la minuscola aliena sorridergli con fare divertito. Poi la vide frugare nel vestito, tirando fuori un velo bianco, vagamente strappato.

 

“Lo riconosci?” gli domandò l’aliena.

 

Ben ebbe uno scatto, mentre il suo cuore pompava sangue come se stesse per esplodere. Lo riconosceva eccome!

 

“Il velo di Rey! Che cosa le avete fatto?!” Scattò in avanti per afferrare la piccola aliena, ma quando pensò di averla afferrata per il collo, la sua mano l’attraversò come se fosse solo un ologramma.

 

Sbatté le ciglia, domandandosi come fosse possibile, ma poi ripensò al fatto che fosse morto - più volte. E, quindi, adesso, che diavolo gli stava capitando?

 

“Non capisco…” grugnì, osservando meglio l’aliena sorridente e per nulla preoccupata dai suoi gesti minacciosi.

 

“Non puoi colpirci, Ben Solo. Noi siamo la Forza” gli spiegò un selkath con fare vagamente assonnato.

 

L’aleena riprese a sorridergli e lui si mise dritto in piedi con il suo fare altezzoso. Poi, dopo averci pensato un attimo, ripeté un’altra volta: “Che cos’è, un sogno? Che cosa c'entra tutto questo con Rey?”

 

“Se questo è un sogno o solo illusione, dovresti chiederlo a lei…” aggiunse un Chagrian, muovendo un tentacolo in alto per grattarsi la testa.

 

“Mi state infastidendo!” Piegò i pugni, trasformando il sorriso in un ghigno, e tutti i maestri abbassarono lo sguardo, seguendo il movimento delle sue dita.

 

“Non puoi più usare la Forza” gli spiegò Neru.

 

Ben mosse nervosamente i muscoli della mascella.

 

“Hai assolto ai tuoi compiti, sei caduto e risorto dalla corruzione del lato oscuro, pagando ogni tuo debito con l’amore e il sacrificio. La Forza non ti chiederà più nulla…”

 

A quel punto, terrorizzato, Ben guardò le sue stesse mani e comprese perché non era riuscito ad usare i suoi poteri. Non aveva più la Forza. Aprì le mani e la bocca, fissando le sue dita con fare attonito. Il cuore perso in un dolore senza fine. La Forza, la conoscenza di ogni suo aspetto e meccanismo, avevano mosso tutta la sua vita, alterato il suo destino… come poteva farne a meno? Sarebbe stata una privazione troppo grande persino come… come morto. E di colpo sbiancò con un solo pensiero. Senza la Forza avrebbe rivisto Rey?

 

Inorridito e confuso spostò lo sguardo dalle mani, per fissare i nove Je’daii che, adesso, gli stavano intorno.

 

Una ragazza gli parlò, sorridendogli con dolcezza, e lui la riconobbe subito come Nella Bold(2), la giovane che gli era andata incontro su Tython il giorno del matrimonio.

 

“Tu?” le disse, sempre più pallido in viso.

 

La ragazza aprì le mani come se volesse accoglierlo tra le sue braccia, poi inclinò il capo annuendo con la testa.

 

Ben non sapeva più che cosa pensare. Che cosa voleva dire tutto quello che aveva visto e vissuto e chi era veramente quella ragazza?

 

“Ben, voglio che tu sappia che noi siamo soddisfatti delle tue scelte. Abbiamo apprezzato i tuoi sacrifici e il tuo cambiamento profondo e per questo sei stato perdonato.”

 

Gli occhi di Ben si gonfiarono di emozioni e non bastò quel vento leggero per lasciarle andare. Ma, poiché non era più certo che quello non fosse solo un altro sogno, fece l’unica domanda di cui desiderava conoscere la risposta.

 

“Ho capito, questa è la parte finale della profezia.” Si incupì, ripetendo l’ultima parte. Ormai anche lui la conosceva a memoria:

 

“E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio.

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai.

E quando le lune saranno nella stessa dimensione, l’amore sarà l’unica indeterminazione.”

 

Le labbra di Ben cominciarono a tremare e fu Nella Bold a parlare al suo posto.

 

“Fai la domanda, Ben Solo…”

 

“Se tutto è indeterminato, la rivedrò ancora?”

 

I nove maestri sorrisero, guardandosi tra loro, mentre l’eco delle parole della profezia si gonfiava come onde dentro alla marea. Ogni parola risuonava in un’eco senza fine, alternandosi alla voce di antichi maestri dimenticati.

 

“Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai.”

...

 

“I sogni sono come porte. Come pensi, così accade.”

 

“...se un giovane Skywalker fallirà, una giovane sposa la Forza riunirà.”

...

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso…”


Ben rimase attonito e silenzioso ad ascoltare quelle voci, fino a che Neru, fissandolo con serietà, gli rispose:

 

“Tu cosa sogni, Ben Solo?”

 

 
Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, vi ringrazio per la pazienza e mi scuso ancora del ritardo. È un periodo che ho moltissimo lavoro e non riesco a stare appresso a tutto.
Però vi ringrazio di avermi seguita fino a qui.
Il capitolo come avrete capito non è finito e la prossima settimana uscirà la seconda parte… però non è ancora finito. Resistete... all’ultimo si scoprirà tutto. Anche se penso che molti di voi abbiano già capito... tutto.
 
Prima di salutarvi devo fare un doveroso ringraziamento a 
IndianaJones25 che beta tutti i capitoli con instancabile attenzione. Grazie Indy! Per favore andate a mostrare i vostro amore anche alle sue storie che sono bellissime.
 
Un abbraccio virtuale a tutte le amiche e gli amici vecchi e nuovi ❤
 
Tanto amore je’daii per tutti e baci dalle vostre amiche aleene…
 

Shaara

 


Note:

(1) Secondo alcune teorie, sull’orizzonte degli eventi di un buco nero sarebbe possibile vedere il passato e il futuro. Per non ammorbarvi con le mie fantasie fantascientifiche vi lascio a delle piacevoli letture di approfondimento:

 
Per chi ama l’astrofisica

(2) Nella Bold è citata nel capitolo 2 e 18.

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

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NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

⧫⧫⧫

 

“Venne la notte e poi venne il giorno.

La Forza Cosmica e la Forza Vivente si andarono incontro 

per stabilire un nuovo accordo.

Una scheggia di oscurità fu messa nel cuore di un neonato, 

affinché l’equilibrio fosse ritrovato.

Le due Forze usarono un granello di sale, 

per spostare tutto il mare.

Una lacrima cadde sul sale 

e da questa nacque l’amore. 

Quando i pianeti cominciarono a ruotare, 

un malvagio avvolse il mondo nel male. 

La Forza Cosmica e la Forza Vivente 

affidarono il fato ad un innocente.

Zolfo e mercurio presero forma umana 

e una nuova diade si trovò a metà strada.

Il legame tra loro non può essere spezzato, 

ma la morte può alterare tempo e spazio.

Se un lato verrà a mancare, 

l’universo farà crollare.

Ma se uno Skywalker perde la via,

 non scordare la profezia.

Giovane sposa, tu non temere, 

se il tuo sposo vorrai riavere.

Con coraggio ritrova il lato mancante 

e oltre al sogno sarai trionfante.

Amore, paura e sacrificio 

saranno il prezzo per tornare al principio.

Quel che fatto è fatto e non c’è soluzione, 

ma all’inizio vi fu l’indeterminazione.

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, 

mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.

E tu che sei sale,

 nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

Si aprano le acque, si sollevi il mare, 

infuri la tempesta, si spostino le lune, 

se ciò che ami vorrai salvare, 

i tre simboli dovrai far combaciare.

Ashla, Bogan e Tython, 

tutto tornerà al suo pantheon.

Giovane sposa, tu non tremare, 

segui la via dove porta il tuo cuore.

E quando la fine sarà l’inizio, 

nove maestri giudicheranno il tuo servizio. 

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, 

in cambio un dono avrai. 

E quando le lune saranno nella stessa dimensione, 

l’amore sarà l’unica indeterminazione.

⧫⧫⧫

 

 

Poe si svegliò di scatto, confuso, stordito, cantilenando ancora le ultime parole pronunciate:

 

“Basta cantare, Aleena, basta almeno adesso!”

 

Si ritrovò a terra in una stanza luminosa fatta di Kyber, due colonne di pilastri luccicanti e nove scranni con otto esseri senzienti seduti sopra. Tra loro vi erano alcuni umani. Decisamente una visuale molto diversa dall’ultima che ricordava. E quella la ricordava bene: era il terreno riarso di Bogan, appena un secondo prima dello schianto.

 

“Vieni avanti!” Una voce rimbombò nella sala e lui restò un po’ sorpreso, un po’ intimorito, un po’ pensieroso, mentre lentamente si rialzava.

 

“Chi siete?” Li fissò di traverso, portando una mano verso la fondina del blaster. “Dove mi trovo?” Sentì il freddo del metallo sotto le dita. “Che cosa volete da me?” Non era sicuro ma, nel dubbio di capire le loro intenzioni, si preparò a sparare.

 

“Non temere…” disse una voce femminile.

 

Ma non si sentì ugualmente sicuro fino a che, nel riflesso della luce che arrivava dal fondo della stanza, guardando verso il basso, riconobbe una figura. Una piccola figura a lui nota. Un essere vivente che pensava non avrebbe mai più rivisto.

 

“Benvenuto tra noi, pilota!”

 

Poe sgranò gli occhi, togliendo la mano dal blaster. Il suo cuore batté più forte, con sorpresa e un pizzico di gioia. Anche se non avrebbe mai ammesso con nessuno che, in fondo, si fosse quasi affezionato a quella piccola, grande, rompiscatole. Però, quando la vide aprire le braccia per andargli incontro, subito le sorrise.

 

“Aleena!” Fece una smorfia a mezza bocca. “Che diavolo ci fai qui?”

 

L'aliena ridacchiò, saltellando sul posto. “Sei stato bravo, Poe. Ho avuto fiducia in te fin dal primo minuto che ti ho visto. Ma adesso… adesso hai mostrato a tutti noi di che pasta sei fatto: hai perdonato il tuo nemico, hai espresso il tuo amore incondizionato, hai aiutato chi aveva bisogno, superando le divergenze di parte e, soprattutto, ti sei sacrificato sperando di salvare altre vite.”

 

In quel momento una piacevole brezza marina, trasportando un delicato odore di salsedine, lo colpì in pieno viso. I capelli ricci cominciarono a svolazzare, mentre una profonda pace interiore pervase il suo animo.

 

“Non capisco, dove mi trovo?” disse, guardandosi attorno.


“Che cos’è questo posto?” continuò stupefatto, sentendo il proprio spirito aprirsi verso la bellezza di quel mondo ignoto. Girò le pupille in tutte le direzioni quando qualcosa attirò la sua attenzione verso un punto indefinito.

 

L’Aleena aprì le braccia. “Sei nella Forza, adesso.”

 

“La Forza?” domandò attonito. Che cosa stava cercando di dirgli, quell’aliena dispettosa?

 

“Esatto” ribadì l’Aleena, sbattendo le ciglia. “Non hai mai sentito parlare dei maestri Je’daii? Noi siamo stati i primi.”

 

“Noi?” balbettò, sentendosi sempre più confuso. “I primi?”

 

E l’Aleena, lasciando che la luce riflettesse sui suoi dentini aguzzi e brillanti, inclinò la testa, guardandolo di sbieco.

 

“Quindi non li conosci?” ridacchiò, ma Poe sapeva che lo stava prendendo in giro come suo solito. Poi, però, la sua espressione divenne seria e Poe l’ascoltò con attenzione quando riprese a parlare.

 

“Molto tempo prima della Repubblica e dell’Impero, ancora prima che apparissero i primi Jedi, per millenni abbiamo cercato di mantenere l’equilibrio tra tutti i lati della Forza. Ma, con il passare degli anni, dopo l’intervento dei malvagi Rakata e la formazione dei due schieramenti Jedi e Sith, la nostra conoscenza è andata perduta. E con essa l’equilibrio.”

 

“Quindi tu sei…” Poe si grattò i capelli, scuotendo la testa incredulo. “Tu saresti una maestra della Forza? E se io posso vederti, vuole dire che anche io sono nella Forza!”

 

Sbarrò gli occhi, sempre più perplesso. “Ma com'è possibile?” Allargò le braccia, agitando le mani. “Io non ho la Forza!”

 

In quel momento tutti i presenti scesero dagli scranni, andandogli incontro.

 

“Non ancora…” sussurrò l’Aleena, allargando il sorriso fino alle pieghe degli occhi.

 

La luce aumentò e gli spiriti dei maestri Je’daii si misero in cerchio, allungando la mano destra nella sua direzione. Il cuore di Poe perse un battito. Strizzò gli occhi, perplesso, non sapendo veramente cosa pensare. Poi arricciò le labbra in una smorfia e aggiunse:

 

“Cosa intendi dire con non ancora?”

 

I maestri Je’daii, intorno a lui, gli sorrisero.

 

“Vuole dire che hai superato la prova e vorremmo chiederti di diventare uno di noi.” Il volto dell’Aleena divenne più dolce.

 

“Io?” Portò le mani al petto, indicando se stesso. “Ma come posso aiutarvi, se sono morto?”

 

Una ragazza dall’aspetto molto giovane fece un passo avanti.

 

“In realtà, non sei del tutto morto.

 

Poe iniziò a non capire più nulla. Ricordava benissimo quando la sua nave si era schiantata contro la luna. “Mi state prendendo in giro?”

 

“No, Poe” disse un una vecchia Twi'lek, allungando il palmo della mano sinistra verso di lui. “Capisco che tutto questo possa sembrarti assurdo, ma dopo che Bogan si è fuso con Thyton, avete permesso alla Profezia di tornare al principio. Tu, i tuoi amici, siete tutti in bilico dentro ad un varco spazio-tempo. Dietro a voi c’è il passato così come l’avete vissuto ma, qui davanti a noi, c’è un futuro diverso. Una curvatura in grado di far coincidere due strade, altrimenti parallele.”

 

“Cosa?” disse Poe, guardando l’Aleena per chiederle conferma. “Mi state dicendo che è possibile cambiare il passato? O stiamo parlando del futuro?”

 

“Tutto è possibile alla Forza, ma ogni cosa ha un prezzo” aggiunse un umano, strizzando i suoi grandi occhi nocciola.

 

“Un prezzo? E cosa potrei darvi, se sono già morto?”

 

Un selkath, di nome Neru, gli sorrise e prese la parola.

 

“Vedi, Poe, noi abbiamo fatto il nostro tempo. E adesso abbiamo bisogno di giovani, valorosi e forti, disposti a sostituirci nel mondo materiale.”

 

Poe indietreggiò sempre più sorpreso. Non era possibile.

 

“E state pensando a me? Ma cosa potrei fare io, che non sono neanche un Jedi? Non saprei neanche da dove iniziare…”

 

Abbassò lo sguardo, cercando l’Aleena.

 

“Tu sei una persona buona, Poe, e, poi, non sarai solo…”

 

“No?

 

L’Aleena riprese a sorridergli.

 

“Ti insegnerò tutto io…” sussurrò.

 

Poe fece un passo indietro. Non era sicuro che quella fosse una buona idea. Le sue performance, in vita, non erano state proprio delle migliori. Era stato arrogante, imprudente e spesso ottuso e presuntuoso. Talmente presuntuoso e testardo da aver causato persino la perdita di vite umane e aliene. No, lui non era la persona giusta…

 

“Ci sarà Finn” aggiunse l’Aleena. “Anche lui diventerà un maestro Je’daii.”

 

Poe fece una smorfia, cominciando a grattarsi il mento.

 

“Finn? Finn sarà uno Je’daii?” Per un attimo pensò che la testa gli stesse per esplodere. Era morto? Stava sognando o cosa?

 

L’Aleena annuì, scuotendolo dai suoi pensieri.

 

“Hai capito bene.”

 

Si avvicinò ancora, per sussurrargli sempre più da vicino.

 

“Con il tempo, arriveranno altri maestri e voi li accoglierete, li istruirete, ve ne prenderete cura, fino a che l’antico credo sarà ripristinato e tutta la Galassia sarà in equilibrio.”

 

“Ma come posso fare?” Poe si piegò per guardare l’aliena negli occhi. “Non ho la Forza… e tu lo sai.”

 

I nove maestri si strinsero intorno a lui e Neru riprese la parola.

 

“Ti basterà prendere una delle nostre mani e diventerai uno di noi. Sarai istruito e ti basterà seguire la via. Sarà l’amore a guidare le tue scelte e la compassione muoverà i tuoi passi. Non è difficile come pensi…”

 

Poe tentennò guardando i maestri. Non si sentiva pronto, né all’altezza della proposta, ma l’idea di vedere ancora Finn e di poter ancora stare vicino a lui, gli dava un senso di gioia e di speranza. Forse, con un po’ d’aiuto, avrebbe quasi potuto accettare…

 

“Avanti, Poe” sussurrò l’Aleena. “Prendi la mia mano.”

 

La fissò negli occhi. “Quindi, tu sapevi già ogni cosa…”

 

“Coraggio, Poe…” disse ancora l’aliena, ignorando la sua domanda. “Il vostro compito nel mondo materiale non è ancora finito… La vita dei tuoi amici dipende da te…”

 

Poe guardò l’aliena, quell’esserino piccolo e capriccioso che l’aveva tormentato praticamente da quando l’aveva conosciuto. Gli venne quasi da ridere pensando a come si fosse divertita a schernirli tutti, fingendosi ottusa, distratta e tante altre cose che era meglio neanche pensare. Chissà se l’aliena sapeva che sarebbe arrivato in quel punto, chissà se con i suoi scherzi avesse mosso i suoi passi, scuotendolo, fino a farlo arrivare a quella scelta, e chissà se quando aveva estratto il cos…

 

“Pilota? Mi sta venendo un crampo alla mano…” ghignò l’Aleena, appena ad un passo da lui, sottraendolo ai suoi pensieri.

 

E in quel momento sorrise. Forse, pensò Poe, così come la Forza gli stava dando una nuova occasione, anche lui poteva dare una nuova occasione alla Forza. Sospirò, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Chiuse gli occhi e smise di pensare. Ma, quando li riaprì, allungò la mano per afferrare quella della piccola Je’daii.

 

“D’accordo!”

 

I nove maestri si guardarono compiaciuti. Un selkath abbassò la testa verso l’Aleena che gioiva con aria soddisfatta.

 

Tutti i maestri posarono una mano sopra quella di Poe e, mentre un’energia luminosa si irradiava tutt’intorno a loro, un piccolo buco nero comparve nella stanza.

 

“E questo cos’è?” domandò Poe.

 

Mentre lo diceva, il vortice oscuro si ingrandì e il suo corpo cominciò a dissolversi in un doloroso fumo nero.

 

Tutto di lui venne risucchiato al suo interno, portando via la bellezza di quel posto, i maestri Je’daii, il profumo del mare, la luce e tutti i suoi pensieri ma, mentre lo spazio e il tempo si incurvavano, una voce arrivò in quel restava delle sue orecchie.

 

“Ho dimenticato di dirti…” La riconobbe subito come la voce dell’Aleena. Strabuzzò quel che ancora esisteva degli occhi e, mentre svaniva dentro al buco nero, sentì l’Aleena gridare:

 

“Ho dimenticato di dirti che partorirai con dolore…”

 

…il suo corpo svanì nel vuoto, ma i suoi atomi rimasero perplessi molto, molto a lungo…

 

 

 

Rey si svegliò, sentendo delle parole echeggiare nella sua mente. 

 

“Se amore, paura e sacrificio in pace porterai…

 

Si stropicciò gli occhi, sentendo in lontananza il lento frusciare di un corso d’acqua sotterraneo. Un lieve profumo di fiori prese il posto dell’odore di sale, zolfo e mercurio e una brezza leggera spostò i suoi capelli, lasciando ondeggiare i lembi delle sue vesti. Delle voci in lontananza:

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso…”


Batté le ciglia al ritmo del suo cuore, sentendo il cuore battere velocemente. Un ritmo pressante che allargava i suoi polmoni con un moto quasi doloroso. Una voce in sottofondo.

 

“I sogni sono come porte. Come pensi, così accade…”


Il suo corpo lentamente si risvegliò dal torpore, i battiti divennero più lenti, le fitte al petto meno dolorose. L’aria tornò ad essere leggera e tiepida. Respiro dopo respiro, battito dopo battito.

 

“E quando tutte le lune saranno nella stessa dimensione…”


Tutto intorno percepì qualcosa, come un fruscio. Un’eco. Nel dormiveglia dei suoi sensi, si rilassò come se stesse sognando e la sua essenza tornò nel lieve dondolio dell’acqua. Una soluzione pulsante, viva. Sentì il suo corpo cullato da un liquido prima tiepido e gentile e poi sempre più freddo, dal movimento fluttuante.

 

“...l’amore sarà l’unica indeterminazione…”


Come dentro ad un sogno, vide un paesaggio assolato. Il cielo limpido, con qualche nuvola passeggera, il canto degli uccelli e una lieve brezza marina. Sentì il frusciare delle foglie tra i rami e, controluce, vide delle farfalle. Cominciò a contarle: uno, due…

 

Alla terza farfalla un’onda frizzante le colpì le caviglie e lei abbassò gli occhi, accorgendosi solo in quel momento di avere i piedi immersi in un corso d’acqua. Un torrente, bellissimo, che portava verso una cascata. Sospirò, immergendosi in quella bellezza, e un profumo di fiori primaverili arrivò sul suo viso, insieme a delle gocce d’acqua gelata che la fecero scuotere dal suo torpore, portandola in stato di dormiveglia. Un sonno vigile.

 

“Tu cosa sogni…”


Si alzò. Avanzò per il torrente sempre più consapevole che quello fosse un sogno. Sentì qualcosa tirare. Vide dei pesci saltare fuori dall’acqua, dopo sentì quello stesso laccio tirare più forte. Qualcosa che la trascinava avanti e ancora, verso la cascata. Un ricordo cominciò a prendere forma. Due intensi occhi scuri. Due occhi angosciati, un cuore diviso tra oscurità e luce, stritolato nell’impossibilità di trovare una risposta al suo dolore… poi il fumo, un bagliore, le grida, il dolore e l’esplosione della materia. E infine la voce. Una voce che tutto pervadeva e tutto conosceva.


“Tu cosa sogni, Ben Solo?”


Nel sentire quel nome si svegliò di colpo.

 

“Ben Solo!” disse a voce alta.

 

Si trovò sdraiata sopra un pavimento di Kyber. La stessa sensazione piacevole del sogno. Lo stesso profumo di fiori e brezza marina, la stessa voce.

 

“ ...in cambio un dono avrai…”


“Dove mi trovo?” 

 

Si alzò lentamente, questa volta era sveglia, osservando stupita l’espressione serafica e benevola di nove maestri Je’daii, seduti su altrettanti scranni sospesi nell’aria.

 

“Chi siete?”

 

Una luce calda e intensa accarezzò il suo viso e una sensazione di piacevole benessere la pervase. Il profumo di fiori si intensificò e Rey pensò che fossero gli stessi Je’daii ad emanarlo nella stanza.

 

“Benvenuta, Rey Skywalker o, forse, dovrei chiamarti Rey Solo” le disse una Twi'lek, toccando le proprie appendici prensili ai lati della testa.

 

Rey la osservò con curiosità mentre abbassava il viso, ma non riuscì a vedere i volti degli altri maestri perché gli scranni erano controluce.

 

“Mi conoscete?” domandò, portando una mano alla fronte per vedere meglio. Dov’era? Chi erano queste persone? Come mai si trovava davanti a degli esseri senzienti che sembravano gli antichi maestri Je’daii?

 

Fu a quel punto che vide due figure, una alta e una bassa, alzarsi e andarle incontro.

 

Quando entrarono nella sua visuale, spalancò la bocca, sbatté le ciglia per qualche secondo e, poi, riconoscendole, corse ad abbracciarle.

 

“Aleena! Nella Bold! Siete voi?” Era talmente felice di rivederle che quasi non riuscì a crederci. Si piegò per abbracciare l’aliena, guardandola negli occhi.

 

“Come siete arrivate qui? Che cos’è questo posto?”

 

La piccola Aleena le sorrise soddisfatta e pure leggermente commossa.

 

“Rey, sono felice di rivederti! Mi dispiace per non averti detto niente prima, ma non potevo influenzare le tue scelte.”

 

Rey spalancò le pupille. “Tu sapevi?”

 

L’aliena le accarezzò i capelli, di nuovo perfettamente legati nei suoi caratteristici tre panini.

 

“Noi siamo qui da molto tempo… abbiamo aspettato migliaia di anni perché una coppia di opposti si manifestasse.”

 

La voce divenne più flebile o solo leggermente più triste. 

 

“Una diade nella Forza…”

 

A quelle parole, Rey tornò consapevole di tutto il suo passato. Le sue origini, il suo abbandono, la morte dei suoi genitori, Leia, Luke, Han, i suoi amici e Ben Solo.

 

“Ben Solo” ripeté a voce alta. “Dov’è lui?”

 

Si alzò in piedi, lasciando le mani dell’aliena e fissando la giovane umana che aveva conosciuto durante il matrimonio nella Forza.

 

“Siamo morti insieme… la Profezia è stata esaudita con la nostra morte” disse, restando rivolta verso la ragazza.

 

Nella Bold annuì e lei voltò lo sguardo verso gli altri maestri che la studiavano in silenzio. Rifletté su cosa dire, fece una pausa, e poi parlò pensando di aver trovato le parole giuste, e di aver capito abbastanza.

 

“Io e Ben Solo, con l’aiuto di Finn, abbiamo compiuto la Profezia. Con la nostra scomparsa, e il ricongiungimento delle Lune di Thyton, abbiamo portato la Forza in equilibrio. Non esiste più nessun lato. La Forza è unita e la sua manifestazione nel mondo materiale è cessata.”

 

I sette maestri ancora seduti si alzarono e raggiunsero Nella Bold e l’Aleena.

 

“Quello che dici corrisponde alla verità.”

 

Le disse un maestro Je’daii che si presentò come Neru.

 

“Difatti” proseguì, “riteniamo che tu possa chiedere un dono in cambio del sacrificio che hai compiuto per ottemperare la Profezia.”

 

“Quindi” sussurrò Rey, facendo un mezzo sorriso, “voi siete la Forza?” Allargò le labbra in un sorriso pieno. “E io…” Sollevò le sopracciglia con un’espressione incredula. “Se è così, potrei chiedervi qualsiasi cosa?”

 

“Certo. Ma ricorda che, se chiederai di tornare nel mondo materiale, dovrai attraversare il passaggio spazio-tempo aperto dal buco nero. E dentro a quel passaggio valgono solo le leggi del Principio di Indeterminazione” le disse una Twi'lek, muovendo le appendici prensili della testa verso l’alto.

 

Rey spalancò gli occhi. Se anche avesse chiesto di vedere ancora Ben Solo, ci sarebbe comunque stato un margine di indeterminazione per cui sarebbero rinati, ma in due dimensioni diverse o in due epoche, chissà…

 

Li guardò, non sapendo cosa fare. Ma la piccola Aleena le prese la mano e la guardò con dolcezza.

 

“Noi non possiamo intrometterci con le tue scelte, ma a volte la risposta alle nostre domande è scritta in un atto di fede… una corda invisibile che unisce il tutto alla stessa energia. Hai mai dato un nome a quell’energia?”

 

Rey la guardò, cercando di capire. Sentì come se una verità trascendente fosse celata in quelle parole. Si sforzò di pensare, concentrandosi sulla summa di tutte le esperienze vissute nella sua breve e triste vita. Roteò gli occhi, ancora assorta nei suoi pensieri; ma, quando una brezza leggera spostò i suoi capelli e un lieve odore di fiori e salsedine raggiunse le sue narici, capì che il suo cuore sapeva già cosa fare. Il suo cuore lo sapeva da sempre, forse aveva solo avuto bisogno di diventare immateriale per riuscire a sentirlo gridare.

 

“Voglio tornare con Ben Solo.” Lo disse tutto d’un fiato, come se ci fosse un tempo limitato per parlare.

 

Osservò i volti dei maestri, analizzando se nei loro volti vi fosse qualche forma di risentimento o speranza disattesa, ma li vide restare immobili con l’aria serafica e benevola, esattamente come li aveva visti fin dal primo momento.

 

A quel punto guardò l’Aleena che, sotto di lei, sorrideva compiaciuta e poi guardò Nella Bold, che la fissava con occhi attenti.

 

“Io credo che posso chiedere questo, sì…” aggiunse Rey, sollevando la schiena, risoluta. Per la prima volta in vita sua, non aveva alcun dubbio. Certo, non era sicura che quello fosse il modo di chiedere qualcosa alla Forza ma, del resto, anche lei, adesso, era parte della Forza. E se quello era un sogno e se i sogni sono come porte… quel che desiderava si sarebbe realizzato.

 

“Rey Solo…” le sussurrò un piccolo alieno verde, di una razza che non aveva mai visto.

 

“Sì” rispose, ma questa volta si sentì felice. Per quanto, rinascere e ritrovare Ben avrebbe comunque conservato un margine di incertezza, implicito nel Principio di Indeterminazione, sentì dentro di sé che aveva fatto la scelta giusta. E, mentre lo pensava, vide la luce allargare i suoi raggi.

 

“Tu hai capito?” le chiese l’alieno.

 

“Sì. Io sono parte della Forza. Sono una parte dell’energia che tutto crea e tutto unisce. Il mio pensiero nella Forza si manifesta come realtà nel momento in cui riesco a visualizzarlo nitidamente. Nel momento in cui ci credo. E l’amore è quella corda che unisce il tutto. La linfa segreta dell’energia, il cuore pulsante della Forza stessa.”

 

Aprì le mani e il profumo di fiori aumentò. Mosse un dito e il pavimento si riempì di un’acqua limpida e cristallina che, con un’onda leggera, bagnò i piedi a tutti i maestri Je’daii.

 

“Io sono Ashla…” disse ancora, lasciando scivolare una lacrima.

 

L’acqua si trasformò in sale.

 

La luce si volse in oscurità e Rey cercò di visualizzare Ben. Lo trovò ancora feto, nella pancia di sua madre, e aprendo le braccia instillò una scheggia di luce nel suo cuore.

 

“Fermati!” gridò l’Aleena. “Non puoi cambiare tutto. Troppi eventi sono concatenati. Concentrati sul futuro.”

 

“Ma io…” sussurrò lei. “Posso evitare che soffra, che tutti soffrano o muoiano per colpa sua o mia…”

 

“No” le rispose l’Aleena, scuotendo il capo. “Luce e oscurità sono legate. Potrebbe non esserci un futuro per nessuno se l’equilibrio sarà spezzato di nuovo. Ricordati che stai ricreando tutto dall’origine. La vita e la morte non possono smettere di alternarsi…”

 

Rey sentì una fitta al cuore. Come avrebbe voluto ricostruire tutto così come lo sognava. Ma un’altra voce si fece avanti.

 

“Rivaluta la tua scelta senza alterare la strada che ti ha portato fino a qui” biascicò un selkath, spostando gli artigli.

 

“Allora, riportatemi indietro. Dove possa trovarlo ancora.”

 

“Se tornerai indietro, avrai sempre il Principio di Indeterminazione da mettere nel conto…” le ribadì un Chagrian, usando un tentacolo per grattarsi una guancia.

 

“Va bene…” rispose lei con tono deciso, ma dopo che lo ebbe detto le gambe cominciarono a tremarle… Era la decisione giusta? Avrebbe trovato Ben Solo?

 

“Così sia” dichiarò Neru, mentre un vortice fumoso si apriva nella stanza. “Ma ricordati… ogni cosa ha un prezzo…”

 

“Che intendete dire?” domandò, ma i pensieri cominciarono a rincorrersi e la realtà, lentamente, cambiò la sua forma.

 

Il buco nero si ampliò, risucchiando i suoi capelli, le sue ossa, le sue lacrime amare e tutti i suoi sogni.  Ma i suoi pensieri rimasero appesi nell’aria così come se fossero farfalle che, esplodendo in milioni di colori, volarono verso ad un cielo azzurro.

 

Cielo che poco a poco scomparve.

 

I nove Je’daii si dissolsero poco dopo, seguiti dagli scranni, i pilastri di Kyber, il pavimento, il profumo dei fiori e la luce.

 

Tutto venne inghiottito dal piccolissimo buco nero.

 

Poi venne la notte… e tutto cominciò.


 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, vi ringrazio per la pazienza e mi scuso ancora del ritardo.

Ho avuto così tanti problemi familiari che anche se volessi raccontarli non saprei da dove iniziare. La mia vita è stata come sospesa. Non è stato un problema legato al covid, ma emergenze arrivate un po' così, come spesso accade nella vita, quando ti capitano tanti problemi tutti insieme.

Comunque i malati sono stati dimessi e lentamente, tra punti e pomate, la vita riprende come sempre.

Prima di tutto, voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno scritto e sostenuto in privato. Siete stati una gioia e una benedizione. Non potrò mai smettere di ringraziarvi. A volte basta poco per legare le persone e solo un gesto per farle felici. Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno dedicato una mail o un pensiero. Siete tutti e tutte nel mio cuore.

Tra l’altro vorrei congratularmi con chi mi ha scritto che si è laureato e chi ha finito la scuola.

Sono emozioni bellissime. Vi ringrazio di averle volute condividere. La gioia è come una magia che si diffonde da persona a persona, e avevo veramente bisogno della vostra positività.

La notizia grandiosa è che non solo ho ripreso a leggere, e piano piano riprenderò tutte le storie che stavo seguendo su EFP, ma ho anche ripreso a scrivere. Per dirla tutta: ho finito questa storia.

Visto che vi ho fatto attendere tanto, procederò con due pubblicazioni settimanali (martedì e venerdì) con queste date:

 

Capitolo 25 → 31/97/2020

capitolo 26 → 04/08/2020

Capitolo 27 → 07/08/2020

Capitolo 28 → 11/08/2020

Epilogo       → 14/08/2020

 

Prima di salutarvi devo fare un doveroso ringraziamento a IndianaJones25 che beta tutti i capitoli con instancabile attenzione e che è sempre il mio angelo custode virtuale. Grazie Indy! Per favore andate a mostrare i vostro amore anche alle sue storie che sono bellissime.

 Un abbraccio a tutte le amiche e gli amici vecchi e nuovi.

Sono felice di avervi incontrati anche se solo virtualmente 

 

Shaara

 


Note:

Aleena: https://starwars.fandom.com/wiki/Aleena 

Selkath: https://starwars.fandom.com/wiki/Selkath

Chagrian: https://starwars.fandom.com/wiki/Chagrian

Twi'leks: https://sta-wars-jedi-order-wiki.fandom.com/it/wiki/Twi%27lek

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.

Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da Alcalafalas per le mie storie. 

Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

⧫⧫⧫

Io non sono di questo mondo né dell'altro,

non del cielo né del purgatorio.

Il mio luogo è il senza luogo,

la mia traccia è la non traccia.

Non è il corpo e non è l'anima,

perché appartengono all'anima del mio amore.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 

Rey si svegliò con il cuore che le batteva forte. Un senso di oppressione le dava il capogiro. Le orecchie fischiavano come venti sinistri. Ed era sudata, talmente sudata da aver bagnato tutto il letto. Un sibilo oltre alle persiane le fece spalancare gli occhi.

 

“Per la Forza!” esclamò, portandosi le mani sul viso. Allungò un braccio verso il comodino, tastandolo come se volesse capire dove si trovasse. Sentì il vento di Tatooine battere contro le finestre, sollevando polvere e muffa secca, e fece un sospiro.

 

“Continuo a fare questi sogni assurdi” disse tra sé e sé.

 

Prese fiato, inspirando ed espirando il lieve odore di vecchio tipico della casa dei Lars. Ma, riconoscere il luogo in cui era andata ad abitare dopo la sconfitta del Primo Ordine, non le diede quel senso di pace e conforto di cui aveva bisogno. Al contrario si sentì perplessa.

 

“Questo era proprio pazzesco…” rifletté, sistemandosi i capelli.

 

Diversamente dai sogni fatti nei giorni precedenti, l’ultimo le era sembrato particolarmente reale. Così reale che più volte aveva sentito il cuore battere forte e il suo corpo reagire all’ambiente circostante. Per non parlare delle emozioni. Era stato tutto così nitido: il matrimonio nella Forza, la prima notte di nozze e poi la missione, l’esplosione dei pianeti e l’incontro con i maestri Je’daii. Avrebbe potuto raccontare i dettagli per ore.

 

Ogni cosa le sembrava ancora talmente viva da lasciarla quasi stordita e piena di domande a cui non sapeva dare una risposta.

 

Si guardò attorno, cercando qualche ricordo concreto del sogno, ma tutto ciò che vide fu la sua solita realtà. La vecchia casa di Luke era sempre la stessa: sommersa di polvere, in mezzo al deserto. E lei era ancora lì, da sola, con BB-8 come unica compagnia. Nessun futuro, solo silenzio e dune di sabbia. Le persone che aveva amato erano morte. Quanto a lei, cercava soltanto di sopravvivere.

 

Strizzò gli occhi, ancora assonnata, guardando dei raggi di luce arrivare dal piano di sopra. Osservò il pulviscolo ballare nell’aria, riflettendo piccolissimi bagliori dorati. Dei bagliori così piccoli da vedersi appena. Comunque, abbastanza luminosi da far brillare la confusione nella stanza. Il tavolo, il comodino accanto al letto e i panni sporchi, gettati alla rinfusa, uno specchio rotto, abbandonato per terra, e la finestra da cui filtrava la luce. Tutto sembrava cosparso come da un sole liquido. Ma lei si sentiva diversa: in parte triste e in parte dubbiosa.

 

“Oh, mamma mia, sono un disastro!” sbottò, guardandosi le gambe sempre piene di lividi.

 

Si fermò stupita da quella affermazione.

 

“Un attimo!” borbottò a voce alta. “Perché mi sembra di aver già vissuto tutto questo?”

 

Scosse la testa e sfilò la camicia da notte. Si vestì velocemente, cominciando a perdersi nei suoi pensieri, ma senza farsi distrarre abbastanza per non sentire il vociare meccanico di BB-8 proveniente dal piano di sopra.

 

“Cosa?”

 

Le sembrò strano, però ebbe proprio l’idea che stesse parlando con qualcuno. Un umano, a giudicare da come si esprimeva.

 

“BB-8?” lo chiamò. “Con chi stai parlando?”

 

La mascella scivolò in una smorfia di sorpresa nel rivivere la stessa scena. BB-8 che parlava con un’anziana, la donna che la scambiava per la figlia di Luke, lasciandole un libro, e infine la profezia.

 

“Aspetta, aspetta.” Mosse le mani in aria, parlando a voce alta.

 

“Non può essere già accaduto. Queste sono solo fantasie. Sogni!”

 

BB-8 cominciò a salutare l’individuo che aveva bussato alla porta. E solo allora corse di sopra, raggiungendo il piccolo droide.

 

“Addio” sentì dire mentre guardava le dune.

 

In lontananza vide una figura andare via. Sembrava una donna, piccola e magra, con un sacco che arrivava quasi fino a terra e un vecchio Bantha che le camminava accanto.

 

“Chi era?” chiese, guardando BB-8 e cominciando a grattarsi la testa.

 

BB-8 si girò emettendo un piccolo verso e Rey strabuzzò gli occhi. I suoi battiti cominciarono ad aumentare.

 

“Ana Bold?” disse, senza più capire se stesse ancora sognando. Non era già successo? Non aveva già conosciuto quella donna? Non le aveva regalato un libro con un pesce inciso sulla copertina?

 

“Non ti ha dato niente per me?” balbettò, ma BB-8 affermò che fosse solo passata per un saluto.

 

“Un saluto?”

 

Confusa, corse dentro casa a cercare il suo bastone. Udì un rumore in lontananza, come il motore di una nave da trasporto. Si coprì la testa, bevve un sorso d’acqua e si precipitò verso il deserto, seguita da BB-8 che rotolava dietro lei, lasciando una scia sulla sabbia infuocata.

 

Fece qualche passo quando l’ombra di una nave oscurò il cielo sopra di lei.

 

“Chi può essere?” disse a BB-8.

 

Si fermò, alzando una mano sulla fronte per ripararsi gli occhi. Il rumore dei motori si fece più forte e la sabbia cominciò a roteare, risucchiata dalla manovra di atterraggio del velivolo.

 

BB-8 fece un rumore metallico e lei gli rispose:

 

“Non so chi siano.” Guardò la nave, impugnando il bastone, poi tornò a voltarsi verso BB-8. Un sorriso forzato: “Tranquillo, non sembrano minacciosi.”

 

La nave atterrò vicino a lei, che strinse gli occhi per vedere meglio. Nuvole di sabbia cominciarono a formarsi intorno. Il caldo del deserto sembrò aumentare, amplificato dal rombo del motore. Ma, quando il ponte levatoio toccò terra, inaspettatamente riconobbe due figure. Una di loro si agitava sul posto come impaziente.

 

“Rey!”

 

“Ragazzi!” gridò, andando incontro a Poe e Finn.

 

Era un anno intero che non li vedeva e adesso le sembrava incredibile che avessero deciso di farsi vivi esattamente pochi istanti dopo la fine di quell’incredibile sogno. La vita era proprio un mistero, pensò mentre affondava gli stivali nelle dune di sabbia. Il riverbero del sole lasciò posto alla sagoma dei suoi amici che correvano verso di lei e, quando l’immagine divenne più nitida, notò una terza figura estremamente minuta. Di sicuro doveva trattarsi di una razza aliena.

 

I tre continuarono ad avanzare. Finn allargò le braccia fino a che non la raggiunse, la prese per la vita, la sollevò da terra e cominciò a farla roteare nell’aria.

 

“Finn! Mettimi giù!” ridacchiò.

 

L’ex assaltatore le sorrise. “Anche io sono felice di vederti.”

 

L’amico la posò a terra fissandola con allegria e lei senza sciogliere l’abbraccio si girò verso Poe, allungando la mano.

 

“Come stai?” le chiese il pilota, prendendo il palmo tra le sue dita.

 

“Come sempre, Poe. È tutto come sempre…”

 

Rey fissò i grandi occhi scuri di Poe, la barba leggermente incolta e il sorriso serafico, come se fosse in pace con l’universo. Anche il suo profumo sembrava diverso, ricordava l’odore del mare.

 

“Hai più sognato Luke?” domandò Poe.

 

“Luke?” Ripeté quel nome senza capire, continuando ad osservare l’amico in cerca di quel qualcosa che lo rendeva così strano ai suoi occhi.

 

“O Leia…” aggiunse Finn, con una voce più dolce.

 

“Ma voi, come lo sapete?” domandò, sgranando gli occhi. Era tutto sempre più inverosimile. Dopo la morte di Ben su Exegol e la sconfitta di Darth Sidious, non li aveva più visti e, men che mai, gli aveva raccontato i suoi segreti.

 

“Rey?” disse una voce stridula. “Tutto bene?”

 

“Cosa?” Guardò in basso e le pupille le si spalancarono nel scoprire che a parlare era stata un’Aleena. Una piccola Aleena vestita di bianco.

 

“Aleena?” Socchiuse la bocca in una domanda silenziosa.

 

“Rey!” ridacchiò l’aliena con tono insolente. “Chiamami Elena.” Allargò un sorriso. “È il mio nome.”

 

Rey chiuse gli occhi, dandosi un pizzicotto per vedere se fosse sveglia.

 

“Ahi!” esclamò, mentre si pizzicava il braccio. Probabilmente si era solo illusa di essere sveglia mentre invece continuava a sognare. Però il pizzicotto faceva male e questo poteva dire solo una cosa: era tutto vero. Strizzò gli occhi verso il basso, riguardando l’aliena saltellante.

 

“Che diavolo sta succedendo?” Agitò le mani in aria, andando all’indietro. “Non è possibile… perché sta capitando questo?”

 

“Che cosa non è possibile, Rey?” domandò Poe, appoggiandosi al suo bastone di legno con un vistoso pomo di Kyber azzurro.

 

“Forse…” sussurrò Finn, sfiorandole un braccio.

 

“Sarebbe meglio se ti sedessi e ci raccontassi quello che hai visto” continuò l’aliena, avvicinando una sedia con la Forza.

 

Quello fu il punto in cui Rey comprese che forse non era stato tutto un sogno… Era stato qualcosa di più… ma che cosa?

 

Il cuore cominciò a pulsarle più forte, il fiato divenne più corto, le mani cominciarono a sudare e la mente cominciò a correre come impazzita.

 

“Poe, tu…”

 

Lo squadrò, come se vedesse il suo abbigliamento solo in quel momento. Il bastone con il pomo di Kyber, le vesti chiare con una larghissima gonna pantalone sotto la giacca. Un abbigliamento decisamente insolito, per un ex pilota della Resistenza.

 

“Finn? Che cosa devi dirmi?” Portò le mani alla testa, sempre più confusa, e indietreggiò ancora. “Voi… voi siete Je’daii!” Battè le ciglia più volte. “Ma, allora…”

 

Senza dire altro cominciò a correre, lasciando i suoi amici a bocca aperta.

 

“Dove sta andando?” Finn guardò Poe, grattandosi la testa.

 

Corse verso le aride rupi di Jundland Wastes. Corse senza più pensare a cosa fosse vero, falso o solo una teoria della sua mente. Corse fino a perdere il fiato, fino a sentire il suo cuore scoppiare e le gambe dolere. Corse fino alla vetta più alta. Fino all’estremità dei sogni. Senza più porsi domande sul passato o sull’avvenire. Corse, sapendo che era solo il presente quello che voleva e che poteva ancora cambiare.

 

“È da qui che sono passata nel sogno” disse, preparandosi a salire sulla montagna.

 

Guardò in alto, ricordando il punto esatto da cui era riuscita ad accedere alla grotta fatta di Kyber. Cercò di balzare sulla cima con la Forza, ma non riuscì a fare neanche un salto. Non si scoraggiò e, senza indugiare, cominciò a scalare le vette. Salì passo dopo passo. Pietra dopo pietra. La roccia franò in qualche punto, ferendole le mani. Vide del sangue uscire dalle dita, ma lei non si arrese. Andò avanti ancora e ancora, ignorando il caldo, il sudore, lo scricchiolio delle ossa, il sudore che le colava nella schiena e le grida di Finn che intanto l’aveva raggiunta.

 

“Rey, aspetta, non puoi farcela da sola” gridò l’amico.

 

Ma lei ignorò la sua voce, spinta soltanto dalla frenesia di arrivare. Un passo e poi un altro, verso l’alto, senza sosta. Solo un pensiero nella mente. Una speranza. Un laccio stretto intorno al cuore.

 

“Rey!”

 

Non lo ascoltò, avviandosi verso la cima. Il laccio la tirò così forte da farle male. Sapeva che, qualunque cosa fosse, quel dolore riguardava Ben Solo. Lo sapeva, era come una luce che ardeva nel suo cuore e non poteva far spegnere quella fiammella. “Non ora” disse stringendo le labbra.

 

Un’ultima arrampicata e arrivò sulla cima.

 

“Rey, lascia che ti aiuti” gridò Finn, che saliva con poderosi slanci di Forza.

 

Lo osservò per un attimo, mentre Poe e l’Aleena li seguivano a ruota. Rimase confusa per un istante ma poi, dopo un ultimo sforzo, arrivò all’ingresso di una grotta. Un passaggio stretto, frastagliato e angusto, che nessun uomo avrebbe mai osato attraversare. E, forse, proprio per questo sorrise, mettendosi di fianco per cercare di passare.

 

“Ben Solo, sto arrivando!”

 

Entrò dentro la grotta. Era buio, c’era umido, un caldo insopportabile e uno strano odore di zolfo. Seguì quel tanfo pesante, tossendo fino in fondo alla caverna. Sentì il rumore di un corso d’acqua che scorreva veloce e, subito dopo, quello provocato da Finn che entrava cercando di seguirla.

 

“Rey, aspettami!”

 

Si girò per cercarlo e lui con uno slancio nella Forza la raggiunse.

 

“Per le stelle, Rey, corri più veloce di un fathier!”

 

Finn si piegò sulle ginocchia, riprendendo fiato, e le sorrise.

 

“Per certe cose non serve la Forza” disse Rey, ricambiando il sorriso e asciugandosi il sudore dalla fronte.

 

“Andiamo?” allungò una mano verso l’amico.

 

“Sei sicura?”

 

“Mai stata così sicura.” Aiutò Finn con un braccio e insieme avanzarono nel buio pesto della grotta.

 

“Non si vede nulla” si lagnò Finn.

 

“Non è con gli occhi che devi guardare, questo è un posto speciale che ho visto nei miei sogni.”

 

Finn si fermò di scatto. “Nei sogni?” Le mise una mano sulla spalla. “Aspetta, non possiamo andare alla cieca solo per un sogno.”

 

“Finn” disse lei, con aria rassicurante. “Non preoccuparti, i sogni sono come porte…” Gli prese un braccio e continuò ad avanzare.

 

“Sei sicura di star bene?” ribadì il ragazzo, ma una luce attirò la loro attenzione nello stesso istante in cui finì di parlare. Una luce abbagliante composta da milioni, miliardi di farfalle multicolore, che gli andarono incontro, come se volessero investirli con le loro ali colorate.

 

“Andiamo, dobbiamo seguire il torrente.” Rey sorrise, facendogli l’occhiolino.

 

“Un torrente?” Finn continuò a guardarla sbigottito. “Sei sicura? Sei già stata qui?”

 

Rey rise e cominciò a correre verso la cascata che adesso appariva nitida. Una cascata di acqua sulfurea che precipitava da un immenso monolite di Kyber azzurro.

 

“Di qua!”

 

Le farfalle cominciarono a volare seguendo il corso d’acqua fino ad una sorgente.

 

“Dove stiamo andando?” domandò Finn, guardando il paesaggio che lentamente cambiava fino a trasformarsi in una prateria selvaggia, ricca di vita e farfalle.

 

“Tra poco lo vedrai.”

 

Da un grande bacino in cui si trovava dell’acqua stagnante uscivano ogni tanto dei getti di vapore caldo e sulfureo, poi la sorgente si trasformava in lago.

 

Finn cercò il suo sguardo, ma lei non poteva dire niente. Non era quello il posto che aveva visto nel sogno. O meglio, tante cose sembravano uguali: c’erano le farfalle, la cascata, il kyber, la sorgente, il lago e l’odore di zolfo. Quello che era cambiato era il contorno: non c’erano più le stalattiti che pendevano dal soffitto di una grotta lugubre, ma un cielo limpido attraversato soltanto da nuvole passeggere.

 

Si guardò intorno, con le gambe sempre meno stabili.

 

“È cambiato qualcosa!” proclamò, ma non spiegò i dettagli al suo amico.

 

“Rey, Finn, fermatevi!”

 

Si tuffò nell’acqua, senza ascoltare le voci di Poe e dell’Aleena che, intanto, l’avevano raggiunta. Finn la seguì immediatamente.

 

“È pericoloso!” urlò Poe, ma lei ignorò i loro richiami. Al contrario cominciò a nuotare in quell’acqua agitata da molteplici correnti.

 

Mosse le braccia con forza, nuotando verso il fondo, fino a toccare qualcosa. Riconobbe una lastra fatta di un materiale denso e solido, in grado di riflettere la luce. Sembrava un cristallo.

 

“È un Kyber!” urlò verso Finn, quando entrambi riuscirono a mettere la testa fuori dall’acqua per prendere fiato.

 

“Sei sicura di quello che stiamo facendo?” domandò l’amico.

 

Rey annuì.

 

“Conosci questo posto?” gridò Poe dalla riva, facendo un passo verso l’acqua.

 

“Sì, ma è cambiato qualcosa!” E subito dopo, mentre prendeva aria per immergersi ancora, sentì una forza tirarla verso il basso. Come un richiamo, un’emozione, una paura che prendeva forma dall’abisso, qualcosa a cui non sapeva dare un nome.

 

“Devo andare!” disse prima di immergersi.

 

Finn fece una smorfia, poi guardò brevemente verso Poe e l’Aleena e si immerse sott'acqua anche lui.

 

“Dove state andando?” gridò Poe, ma nessuno rispose.

 

La voce di Poe venne attutita dalle correnti mentre Rey e Finn continuavano a nuotare verso il kyber.

 

Quando lo raggiunsero osservarono la grandissima lastra azzurra, ma Rey non si sentiva convinta. L’acqua era calda. Pochi pesci. Qualche alga solitaria. Tutto sembrava immobile, spento, come se qualcosa avesse risucchiato l’energia. Non era più il kyber che aveva visto nel sogno. La Forza sembrava scomparsa, perlomeno lei non riusciva più sentirla.

 

Toccò la lastra, sperando di sentire calore, ma nulla accadde tranne che, dopo qualche tocco, un branco di piccoli pesci colorati cominciò a nuotare verso di lei.

 

Improvvisamente il corso d’acqua prese vita. Diversi animali uscirono dal riparo delle alghe e dagli anfratti degli scogli, rendendo quel posto più allegro.

 

Guardò Finn sollevare le sopracciglia, allargando le braccia come se volesse rispondere a qualcosa che lei non aveva chiesto, oppure era una domanda. Forse voleva chiederle della Forza. Probabilmente anche lui si era accorto che lei non riuscisse più ad usare quell’energia che l’aveva pervasa così intensamente. Pensò che fosse il caso di tornare fuori dall’acqua per parlarne con lui, invece rimase ferma ad osservare Finn mentre interagiva con il Kyber. Osservò le sue dita mentre si avvicinavano alla lastra. Allontanò il viso per capire meglio.

 

“Che cos’è?” sembrò chiederle Finn, muovendo una mano e lei gli indicò di toccarla, muovendo il mento verso il basso.

 

Finn analizzò la lastra con maggior attenzione. La toccò, allargando gli occhi spaventato quando gli parve che reagisse al suo tocco. Ogni volta che posava un dito, una luce fioca si diramava verso l’alto e delle piccole correnti, come corde abbandonate nell’acqua, sembravano sprigionarsi dai suoi palmi.

 

Vedendo la Forza agire come nel sogno, anche lei toccò la lastra, ma nulla accadde, né all’acqua, né al Kyber. Non aveva più la Forza e, mentre spalancava gli occhi per la scoperta, un breve ricordo attraversò la sua mente.

 

“Ogni cosa ha prezzo…” le aveva detto un selkath nel sogno.

 

Rimase perplessa, concentrandosi sui ricordi, ma Finn la distolse dalle sue riflessioni trascinandola con la testa fuori dall’acqua. “Che cos’è questo posto?” le chiese Finn, spostando le braccia per restare a galla.

 

Rey ansimò, prendendo fiato e passando una mano sugli occhi, il sapore dell’acqua dolce nella gola.

 

“Oltre quella lastra c’è una stanza. Una specie di prigione nella Forza. Nel sogno ho visto che lì era tenuto prigioniero Ben Solo, dopo la sua morte su Exegol. Finn, lo so che non sei d’accordo, ma voglio liberarlo.”

 

“Ben Solo?” balbettò Finn, guardandola di traverso. Scosse la testa con le labbra incurvate in una smorfia, e con occhi indagatori la fissò: “Vuoi dire il figlio della Principessa Organa?”

 

“Finn, non ho tempo per spiegarti… ma, se non lo libero subito, non so cosa potrebbe succedere. Io, lui, e pure tu, siamo legati alla Forza. Se lui non sopravvive, non ci sarà mai equilibrio.”

 

Finn spalancò le labbra, guardandola spaventato. “Rey, di che cosa stai parlando?” Mosse le braccia per tenersi a galla.

 

Rey prese fiato, nascondendo l’agitazione che aveva dentro, ma ci sarebbe voluto troppo per spiegargli ogni cosa in quel momento, perciò disse all’amico:

 

“Finn, devi fidarti di me, ti spiegherò tutto dopo.” 

 

Andò un’altra volta di sotto, tornando davanti alla lastra spenta e silenziosa, e vide un banco di pesciolini luminosi nuotare verso il fondo. Si ricordò di averli già visti nel suo sogno e li seguì fino al centro della sorgente. Nuotò dietro la loro scia luminosa, attraversando le correnti, allontanandosi dalla luce dei Soli di Tatooine, rimasta fuori dall’acqua. Avanzò incurante del pericolo e li seguì fino al punto più scuro e fitto del fondale. Rimase immobile, trattenendo il fiato. Solo il suo cuore sembrava muoversi in quel punto morto. Un vuoto quasi assoluto, interrotto dai suoi battiti sempre più veloci. Poi un guizzo. Un movimento leggero e il fondale cominciò ad emanare un lievissimo bagliore. Tre pesci comparvero all’improvviso. Tre grossi pesci luminosi che ruotavano in cerchio, portando con sé la luce e una scia d’acqua che alimentava le correnti della sorgente.

 

Erano tre pesci azzurri e lucenti che nuotavano veloci come se volessero mordersi la coda, senza mai riuscirci.

 

Rey si spinse contro corrente, fino a sentire il fiato corto, ma non risalì immediatamente. Al contrario si limitò a guardare quegli animali meravigliosi, lasciandosi trasportare dalle onde. Se la Forza l’aveva portata lì, di sicuro c’era un motivo.

 

Si abbandonò, comprendendo di essere al centro di tutti i vortici di luci e correnti sommerse. I tre pesci cominciarono a ruotare intorno a lei.

 

Ruotavano e ruotavano, come se danzassero in un girotondo luminoso.

 

Qualche bolla uscì dalla sua bocca e lei chiuse gli occhi, concentrandosi sulle parole che avevano risuonato nella sua mente per tutto il sogno.

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso”.

 

Aprì le mani, abbandonandosi alle onde, mentre Finn tentava a fatica di raggiungerla.

 

“In cambio un dono avrai…”

 

Spalancò gli occhi, realizzando di trovarsi a corto d’aria.

 

“L’amore sarà l’unica indeterminazione…”

 

Un po’ d’acqua le entrò nelle narici, mentre i capelli si disfavano dai panini che li tenevano raccolti. Fece una mossa per uscire, ma un laccio invisibile la catturò, tirandola verso il centro della sorgente.

 

“Indeterminazione…”

 

Una catenina con un ciondolo si sollevò verso l’alto, dondolando tra le correnti come i suoi capelli. Lo riconobbe per un soffio. C’erano tre pesci disegnati in cerchio. Allungò una mano per riprenderlo, ma le sfuggì dal collo, senza che lei potesse fermarlo.

 

Tra le onde e le correnti, rivide il volto impaurito di Finn che cercava di raggiungerla. Ingoiò parecchia acqua prima di capire che stava cercando di tirarla fuori dal vortice usando la Forza. Il suo sguardo era teso. Disperato. Sembrava compiere uno sforzo immane, come se la Forza non fosse abbastanza.

 

C’era qualcos’altro che governava le correnti di quel corso d’acqua sotterraneo, oltre alla Forza.

 

Finn l’afferrò per un braccio, ma la corrente la trasportò ancora più a fondo.

 

Altre bolle uscirono dai suoi polmoni, nei bronchi e infine dalle narici. L’ultima scorta di ossigeno necessaria alla vita, ma lei non si arrese e, sulla scia delle onde, si lasciò trascinare, seguendo i tre pesci sempre più giù, nell’abisso, dove un’altra lastra di Kyber rosso faceva risplendere le alghe e i pesci tutto intorno.

 

I tre pesci azzurri sparirono, infrangendosi come vetri rotti contro al Kyber, mentre Finn era risalito in superficie, probabilmente per chiedere aiuto.

 

Altre parole sentite nel sogno echeggiarono nella sua mente. 

 

“I sogni sono come porte…”

 

E, concentrando le ultime energie rimaste, senza fiato, disperata e con il cuore che pulsava forte nelle orecchie, mentre il suo corpo sbatteva contro il Kyber rosso del fondo, consumò le ultime tracce di ossigeno per rivelare quello che aveva capito dal sogno.

 

“Non c’è nessuna indeterminazione. L’amore è l’anima della Forza che tutto unisce e tutto lega; l’unico vero atto di fede e io ci credo, perché amo Ben Solo.”

 

Il fiato le mancò del tutto, ma una luce cominciò ad illuminare il fondale.

 

Il vortice si dissolse in bolle e scintille luminose, l’acqua sembrò risucchiata dall’interno e, di colpo, si sentì sprofondare, come un sasso lanciato dentro ad un lago. Cercò l’ossigeno, quel poco che restava, ma era finito. L’ossigeno era finito, le restava solo il sapore dell’acqua che le penetrava dentro fino alle ossa.

 

Stava per morire.

 

Aria, aria, aria chiedeva il suo corpo ad ogni spasmo. Ogni sua cellula diventava pesante e le braccia e le gambe si contorcevano in movimenti involontari che la spingevano verso il basso, sempre più lontana dal cielo azzurro di cui poteva ancora scorgere le nuvole. Ma non aveva più forze, né aria, né fiato…

 

Vide tre sagome scure, di cui uno pareva Finn, venirle incontro. Poe e l’aliena si agitavano, usando inutilmente la Forza per salvarla. Tre figure, molto simili ai pesci luminosi che ruotavano sopra di lei, come se fossero tritoni che cercavano di mordersi la coda. Come l’immagine del ciondolo che aveva perso. L’insieme dei tre elementi che un tempo avevano governato le origini della Forza.

 

Poi accadde qualcosa.

 

I volti dei suoi amici scomparvero e lei sentì una voce risuonare nella sua mente. Non era la Forza, ma qualcosa di più intimo e ancestrale. Qualcosa di così potente da far entrare in risonanza ogni cosa, ogni pietra, alga, pesce, e le sue orecchie. Tutto sembrò vibrare al timbro di quella voce lontana, ma carica di energia come uno tsunami. Una voce simile ad un rumore. Il lieve cigolio di una porta che si apriva in un mondo lontano.

 

Dal silenzio assoluto prese forma una stanza, poi delle sagome in controluce.

 

“Tu cosa sogni, Ben Solo?” Una voce aliena di cui non poteva vedere il volto fece la domanda.

 

“Sogno di essere un uomo migliore e vivere accanto a lei…”

 

Era la voce di Ben. Il suo Ben, perso in un’altra dimensione.

 

Tre lacrime scivolarono dai suoi occhi. Si mossero seguendo le correnti, pesanti come macigni. Caddero verso il basso andando verso l’abisso. Come perle luminose squarciarono l’oscurità. Ormai le vedeva appena e il fiato le mancava al punto che si sentiva morire ma, quando le lacrime si posarono contro il Kyber, seguì una deflagrazione e il fondale esplose in milioni di frammenti. Un’onda d’urto micidiale, che sembrava travolgere ogni cosa. Le piante, i pesci, i sassi e tutto ciò che vedeva. Tutto il lago, la cascata e la sorgente venivano travolti dalla potenza dell’esplosione.

 

Cercò di resistere a quell’energia, ma venne travolta. Il suo corpo rotolava nell’acqua, nelle onde, tra le correnti, tra sassi e le alghe strappate. Poi tutto diventò buio e freddo. Umido e denso come la notte. 

 

Come un’oscurità senza fine.

 


 

Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. 

Un ringraziamento speciale per IndianaJones25 che edita sempre con grande attenzione tutti i miei capitoli. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Carissimi, questa fan fiction è quasi finita. Sono emozionata perché ho iniziato diverse storie, ma non sono mai riuscita ad arrivare al finale. Questa sarà la prima. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!

Per chi non ha voglia di scrivere un commento può aggiungere questa storia tra quelle preferite, seguite o ricordate e io saprò che ci siete. Però, per dirla tutta, un commento è persino meglio della Forza! Vi aspetto :)

Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara
 

Giusto un reminder con le date delle prossime pubblicazioni:

Capitolo 27 → 07/08/2020

Epilogo       → 11/08/2020

 


Note:

Aleena: https://starwars.fandom.com/wiki/Aleena 

Selkath: https://starwars.fandom.com/wiki/Selkath

Chagrian: https://starwars.fandom.com/wiki/Chagrian

Twi'leks: https://sta-wars-jedi-order-wiki.fandom.com/it/wiki/Twi%27lek

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

Grazie infinite a Laura Barcali per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Grazie Laura, non vedevo l’ora di poter pubblicare il tuo disegno. 

⧫⧫⧫

Ho bisogno d’un amante che, ogni qual volta si levi,

produca finimondi di fuoco da ogni parte del mondo!

Voglio un cuore come inferno che soffochi il fuoco d’inferno

sconvolga duecento mari e non rifugga dall’onde!

Un amante che avvolga i cieli come lini attorno alla mano

 e appenda, come lampadario, il cero dell’eternità,

 entri in lotta come un leone, balente come Leviathan,

non lasci nulla che se stesso e con se stesso anche combatta,

e strappati con la sua luce i settecento veli del cuore,

dal suo trono eccelso scenda il grido di richiamo sul mondo.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 

Rey riaprì gli occhi poco dopo. Era a riva, distesa per terra. Zuppa d’acqua e polvere di Kyber fin dentro all’anima, un fischio incessante nelle orecchie, il tanfo dello zolfo dentro al naso. Finn le stava accanto e le teneva una mano. L’aria incerta e il viso stanco. L'avevano portata a riva, chissà come, chissà quando. Non ricordava nulla.

 

“Respira Rey, respira…” le diceva l’amico, accarezzandole i capelli.

 

Cercò di parlare ma la sua gola era stretta. Guardò in alto, il volto contratto e terrorizzato di Finn, le nuvole che sembravano correre veloci e un prato verde colmo di fiori. Un ruscello con delle farfalle che volavano tutto intorno. Il profumo della primavera. La vita che tornava a splendere.

 

Tentò di mettersi a sedere.

 

“Dove siamo? Che cosa è successo?” domandò a Finn.

 

“Calma, stavi per annegare. Non so cosa sia stato, ma la grotta è esplosa, tutto è esploso a dire la verità, polverizzato per essere precisi, e ora c’è questa oasi, qui, in mezzo al deserto.”

 

“Io…” cercò di parlare mentre una marea calda d’acqua e vomito le risaliva dall’interno. Tossì con forti mosse convulse dello sterno. Tossì e sputò acqua per alcuni minuti. Poi riuscì a prendere un po’ d’ossigeno. Aria, aria, aria. Altra aria e il cuore cominciò a non darle più quella fitta pungente ad ogni battito. Aria, aria, aria. La voce strozzata e gli occhi ancora spalancati. Cercò il fiato per parlare a Finn che le stava accanto:

 

“Credevo di dover usare la Forza per liberare Ben Solo.” Scosse la testa con aria sconfitta. “Ma non potevo…”

 

Finn la guardò di nuovo con gli occhi spalancati, un leggero rossore sul volto.

 

“Rey, tu non hai la Forza. Non l’hai mai avuta… e Ben Solo è morto in missione, insieme a sua madre. L’ultima missione della Resistenza contro quel pazzo di tuo nonno, ti ricordi?”

 

Rey scattò in piedi, tossendo e prendendo aria, ma le forze le mancarono e cadde in ginocchio.

 

“Che… che cosa?”

 

“Il Principe Ben Solo è morto per salvarti, non ricordi niente?” I suoi occhi la fissarono con uno sguardo angosciato, mentre si piegava per aiutarla a rialzarsi.

 

“Principe?” disse tra feroci colpi di tosse. L’aria le mancò di nuovo. “Non era il Leader Supremo del Primo Ordine? Non si faceva chiamare Kylo Ren?” sussurrò Rey, domandandosi se fosse morta un’altra volta.

 

Finn strinse gli occhi, rendendoli piccoli piccoli.

 

“C’è stato un tempo, molto lontano, in cui il Principe venne rapito da Palpatine. Pare che volesse portarlo al lato oscuro, ma suo padre e suo zio Luke riuscirono a salvarlo e a riportarlo da Leia.”

 

Rey rimase stupita. Era viva, ma non aveva mai vissuto quella vita. Era come essere finita in una dimensione parallela, in cui tutte le cose erano andate diversamente da come lei le conosceva. Era evidente che il sogno che aveva fatto la notte prima non fosse poi così assurdo. Al contrario, quel breve momento in cui aveva preso il suo posto come Ahsla nella Forza, doveva essere bastato a cambiare il futuro. O il passato, o quell’altra dimensione. Insomma, non era chiaro che cosa avesse fatto, ma qualcosa doveva essersi sviluppata in un modo alternativo.

 

“E suo padre, e Luke, che fine hanno fatto?” domandò, sentendo una pressante fitta al petto.

 

“Luke è morto combattendo contro Palpatine, ha usato la sua lightsaber e quella di Leia e gli ha riversato contro la sua stessa energia oscura. Si dice che abbia sentito le voci di tutti i Jedi.”

 

Rey ricordò di aver sconfitto suo nonno allo stesso modo, ma non riuscì a dire altro. Ciononostante, nella sua mente, milioni di domande cominciarono a vorticare molto più freneticamente dei pesci in fondo alla sorgente.

 

“E Han Solo?” domandò timidamente.

 

In quel momento Poe e l’Aleena arrivarono di corsa, agitando le braccia in direzione di Finn.

 

“Finn, vieni a vedere, c’è qualcosa in fondo al torrente. Abbiamo bisogno del tuo aiuto.”

 

Rey sentì un nodo alla gola e quel laccio stretto intorno al cuore tornò a tirare.

 

“Sembra un uomo” gridò l’aliena. “È venuto fuori dall’acqua, dopo che il Kyber è esploso all’improvviso.”

 

Rey si paralizzò, ma una lieve speranza si accese nel suo cuore.

 

Cominciò a correre nonostante le gambe instabili, il fiato corto, sputando acqua dalla bocca e domandandosi se puzzasse più di zolfo o di sudore, ma con una speranza accesa nel cuore e un laccio di luce che la tirava e le dava la forza di avanzare.

 

“Rey, dove stai andando?”

 

Finn la seguì, prendendola sotto braccio.

 

“Certo che sei strana. L’avevo detto ad Han, che non dovevi andare a vivere da sola nella vecchia casa di Skywalker.”

 

Rey si fermò per un attimo, allargando un sorriso. Fece per parlare verso l’amico, sempre più preoccupato, ma una nave, a lei nota, sorvolò il cielo sopra di loro.

 

Un rombo conosciuto sollevò polvere e sabbia e il suo cuore riprese a battere velocemente per la sorpresa.

 

Osservò il Millennium Falcon mentre atterrava sul prato.

Notò che i suoi amici Je’daii, intanto, avevano cominciato ad usare la Forza per curare il malcapitato uscito dall’acqua sulfurea.

 

“Dev’essere rimasto incastrato sotto le macerie quando la cima della montagna è esplosa” disse Poe, rivolto verso l’Aleena.

 

Lei annuì e la guardò con un sorriso sbilenco.

 

Rey la osservò sorridere e sentì il cuore battere più forte. L'Aleena sapeva tutto. Le avrebbe anche fatto qualche domanda, ma Finn li raggiunse di corsa.

 

“È arrivato Han!”

 

Rey si voltò per guardare controluce. Sollevò una mano per proteggere gli occhi.

 

“Ehi, Rey!” gridò l’uomo, mentre scendeva dalla nave.

 

Al suono di quella voce sentì un forte senso di gioia. Un’emozione che non provava da tanto. Lo salutò con una mano, mentre lui avanzava a passo svelto verso di lei. Gli sorrise, ma non lo aspettò. Non poteva più aspettare. Il laccio la tirava talmente forte da non lasciarle la forza di pensare ad altro che non fosse Ben Solo. In qualche modo, un sottile legame dentro al cuore continuava ad alimentare quel senso di speranza che le faceva mancare il respiro, ma questa volta in modo positivo. 

 

“Ciao, Han!” Sollevò una mano, ma continuò a correre verso l’uomo svenuto, sperando, anzi sentendo il desiderio sempre più vivo che quell’uomo fosse proprio colui che attendeva.

 

“Rey” la chiamò Han.

 

Si girò e, questa volta, rallentò in modo che Han potesse correrle accanto, dirigendosi insieme verso il malcapitato.

 

“Come stai?” le disse l’uomo, affrettando il passo.

 

“Han, è lui…” balbettò, sentendo come un secondo battito pulsare nelle sue orecchie.

 

Han si fermò e le sorrise.

 

“Lo so…”

 

Rey spalancò gli occhi incredula.

 

Han Solo le sorrise ancora, questa volta abbassando lo sguardo e cambiando espressione, poi guardò l’uomo riverso con il viso contro i ciottoli della riva, inchinandosi per girarlo.

 

“Questa notte ho fatto sogno” le disse, senza togliere gli occhi dall’uomo agonizzante.

 

“Non respira, ma il suo cuore batte ancora” sussurrò Finn a voce bassa.

 

Rey e Han spalancarono gli occhi.

 

Senza pensarci due volte, Finn, Poe e l’Aleena tesero le mani con più energia verso l’uomo per terra e, in quel momento, Rey vide i ciondoli, con un pesce inciso, che pendevano dal collo dei suoi amici.

 

“Voi!” esclamò, guardando i pesci luccicare in rilievo nelle targhette argentate. “Voi avete preso il nostro posto! Ecco che cosa è cambiato!”

 

L’uomo svenuto cominciò a sputare acqua e Finn mosse le pupille velocemente come se lo stesse studiando, o forse stava solo cercando di metterlo a fuoco. Lo guardò per qualche secondo e rialzò lo sguardo verso di lei.

 

“Siamo Je’daii, Rey, non ricordi?” le disse Finn, guardandola con dolcezza. “Noi cerchiamo l’equilibrio nella Forza.”

 

L’uomo svenuto tossì, e Rey si piegò per fargli un massaggio al petto. Ad ogni suo tocco sembrava reagire con segni di vita sempre più evidenti. Decise di fargli la respirazione bocca a bocca e, preparando il respiro, gli spostò i capelli, scoprendo il suo viso.

 

“Ben!” gridò, aumentando l’energia del massaggio sul petto. “Ben, sei vivo?” Posò le labbra sulla sua bocca per soffiarci dentro.

 

Han afferrò una mano al ragazzo, portandola al petto, e lui reagì muovendo le dita.

 

Finn, Poe e l’Aleena si guardarono stupiti.

 

“Com'è possibile?” chiese Finn agli amici.

 

Poe aprì le braccia, mentre l’aliena sollevava da terra un grosso pezzo di Kyber azzurro.

 

“La Forza è un’energia misteriosa, che tutto lega e tutto unisce come se fosse una magia. Un mistero insondabile è nascosto dentro ognuno di noi e un piccolo miracolo è racchiuso in fondo al nostro cuore. Ma solo la fede può darci il coraggio di crederci davvero, e solo il vero amore può alimentare quella fede.”

 

Ben Solo aprì gli occhi. “Rey…”

 

Han si piegò verso di lui, aiutandolo a sedersi. “Coraggio, ragazzo, coraggio.” L’abbracciò senza riuscire a contenere le lacrime. “Pensavo di averti perso.”

 

Ben, mezzo tramortito, ancora scosso dalla tosse, lo abbracciò stretto e commosso, come se avesse attraversato l’inferno.

 

“Anche io, papà…” ma non disse altro, e sollevò i suoi intensi occhi scuri verso di lei.

 

Rey sentì tutto l’universo in quello sguardo. La Forza che non aveva più, l’energia che tutto unisce e tutto lega e l’amore, un amore che aveva attraversato lo spazio e il tempo e forse anche tutti i lati della Forza stessa. Tutto era compresso negli occhi di Ben Solo, mentre con uno sguardo profondo continuava fissarla.

 

“Ben” gli disse lei, piegandosi per abbracciarlo. “Sei tornato!”

 

Lui la strinse tra le sua braccia, ancora senza fiato, con le lacrime agli occhi e il cuore strabordante d’emozione. Un’emozione così forte che Rey riuscì a sentirne ogni battito. E, ad ogni rintocco del cuore del suo amato, pianse, ma con tutta la gioia e l’amore che aveva dentro. Un amore immenso, grande come la speranza.

 

“Mi sei mancata!” riuscì a dirle in un soffio, affondando le mani nei suoi capelli scarmigliati.

 

Tutti rimasero in silenzio e Rey lo fissò negli occhi. Il laccio nel cuore era tornato ad avvolgere il suo muscolo cardiaco come se fosse stato un fazzoletto. Non c’era più un solo punto che non pulsasse in accelerazione, mentre cercava immagini e parole per poter dire a Ben quanto l’amasse e quanto fosse felice di vederlo ancora. Lo guardava, gli sorrideva e, anche se non poteva più percepirlo nella Forza, non l'aveva mai sentito così vicino come in quel momento.

 

“È tutto finito” gli sussurrò lei in un orecchio e lui la strinse più forte con le sue mani calde e callose.

 

“Non ho la Forza” le disse sottovoce.

 

“Neanche io…”

 

Risero, continuando a fissarsi come se stessero per baciarsi incuranti di quello che avevano passato, della sensazione di morte che era rimasta intrisa nelle loro ossa e di tutta la luce che brillava nei loro occhi mentre si guardavano ancora increduli.

 

Poe allungò una mano verso di lui, per aiutarlo ad alzarsi.

 

“Bentornato, Solo.”

 

Ben afferrò la sua mano, guardandolo di sbieco. Rey capì che anche a lui sembrava strana tutta quella cordialità da parte dell’ex pilota della Resistenza, ma non disse nulla. Poi lo vide guardare verso il basso, sgranando gli occhi, come se avesse visto un fantasma.

 

“Aleena!”

 

“Hai fatto un buon viaggio?” gli domandò l’Aleena e Rey notò gli occhi di Ben lanciare uno sguardo incendiario mentre fissava la piccola aliena sorridente.

 

Da quello sguardo Rey fu certa che quello era lo stesso Ben Solo che conosceva, quello sbagliato e rotto che aveva distrutto mezza Galassia in cerca di se stesso, ma proprio quello di cui si era innamorata e per il quale aveva realizzato la Profezia.

 

Han prese Ben sotto braccio e Rey si sbrigò a sorreggerlo dall’altra parte.

 

Come se non fosse accaduto nulla, Han si avviò verso il Millennium Falcon, aiutando il figlio a salire la rampa. Guardò Rey sorridendo e le fece l’occhiolino. Poi rivolse un saluto ai tre Je’daii rimasti a guardarli, un po’ sbigottiti e po’ sorpresi.

 

“Ci vediamo in giro!” disse Han, sollevando una mano verso i tre maestri. Poi le fece cenno di entrare nella nave e Ben la strinse più forte.

 

“Dove vanno?” domandò Finn, toccandosi i vestiti bagnati e cercando di strizzarli.

 

“E che ne so?” rispose Poe.

 

“A vivere la loro vita” disse l’Aleena.

 

Poi la porta del Millennium Falcon si chiuse.

 

Un grugnito e un caldo abbraccio peloso li stritolò con forza.

 

“Chewie!” esclamò Ben, abbracciando il Wookie, ma non gli disse niente. Del resto, chissà che rapporto c’era stato tra loro in questa vita, ma tutto si sarebbe immaginata Rey tranne che il Wookie si sedesse dietro ad Han, lasciando il posto di copilota a Ben, che spalancò gli occhi per la sorpresa e si girò a guardarla, come se non sapesse che cosa fare.

 

Lei lo incoraggiò con la testa e Han si girò a guardarlo.

 

“Sei pronto, ragazzo?”

 

Ben sorrise, cominciando le manovre e fissando il padre con fare divertito.

 

“La prossima volta piloto io!”

 

Han e Chewie risero di gusto e Rey pensò che, forse, in quella vita, Ben dicesse sempre quella frase e Han si facesse delle grosse risate, lasciandogli il posto da copilota; e magari, sotto sotto, stava veramente valutando se non fosse il caso di lasciare quel posto a suo figlio. Ma subito dopo vide Han scuotere la testa e sorridere a Ben che, ancora incredulo, continuava fissare suo padre. Fu a quel punto che Han spostò la mano su quella di Ben. Lo guardò con amore e poi gli disse:

 

“Sei a casa, Ben.”

 

“Lo so.”

 

La nave prese il volo e Rey si sporse in avanti per baciare suo marito mentre sorrideva, si fissarono per un istante e finalmente si sentirono a casa.

 


Angolo della scrittrice:
 

Ciao a tutti, sono quasi incredula, questa è l'ultima puntata! La prossima settimana ci sarà l'epilogo. Penso che la storia vi sembrerà completa solo dopo la lettura dell'epilogo, vi giuro, non vedo l'ora di farvelo leggere.

Nonostante i miei sforzi, non ero mai riuscita ad arrivare a questo punto. Mai! Per ora non voglio dirvi di più, vi scriverò un lungo saluto la prossima settimana.

Vi aspetto martedì con l'epilogo.

Prima di salutarvi, voglio ringraziare 
IndianaJones25, senza il suo aiuto e il sostegno costante, forse, non sarei mai arrivata a questo punto. Sei il migliore IndyAle, grazie con tutto il cuore. Sei unico!

Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo.

Carissimi, questa fan fiction è quasi finita, per favore fatemi sapere cosa ne pensate. Se la storia vi è piaciuta, potete anche condividerla su twitter o tumbrl. Se guardate in fondo vi lascio i miei riferimenti così, se vi va, potete passare a trovarmi.

Vi anticipo che ho già iniziato a lavorare su una nuova storia. Sarà una storia originale, il periodo sarà tra la fine della Rivoluzione Francese e l'ascesa di Napoleone e ci sarà un eroina, non troppo Mary Sue visto il periodo, e diversi cavalieri più o meno oscuri, ma soprattutto ci sarà l'amore e ci sarà la guerra. Niente più lune esplosive e Aleene, mi dispiace, ma saranno sostituite da una trama ricchissima di colpi di scena, amori impossibili, tradimenti... e lieto fine… Non vedo l'ora di farvi leggere quello che sto scrivendo. Spero di poter partire a settembre. Sto anche valutando di aprire un nuovo account per non mischiare il Fantasy con i romanzi originali, quindi se volete continuare a seguirmi o restare informati sulle prossime pubblicazioni scrivetemi o mandami la vostra mail tramite Twitter o Tumblr.

Se potete aggiungete questa storia tra quelle preferite, così anche altre persone decideranno di leggerla.

Vi aspetto martedì per l'epilogo.

Un abbraccio a tutti e grazie di aver letto la mia storia. Vi voglio bene <3

Shaara


Ps: ​Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6
 


Prossime pubblicazioni:

Epilogo       → 11/08/2020
Nuova storia Originale --> 4/09/2020


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NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Grazie infinite a Laura Barcali per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Grazie Laura, non vedevo l’ora di poter pubblicare il tuo disegno. 

 

⧫⧫⧫

“Venne la notte e poi venne il giorno.

La Forza Cosmica e la Forza Vivente si andarono incontro 

per stabilire un nuovo accordo.

Una scheggia di luce fu messa nel cuore di un neonato, 

affinché l’equilibrio fosse ritrovato.

Le due Forze usarono un granello di sale, 

per spostare tutto il mare.

Una lacrima cadde sul sale 

e da questa nacque l’amore.”

⧫⧫⧫

Shaara

 

 

Uno stormo di Uccelli Lanterna sorvolò il palazzo reale di New Alderaan. Superò le ali esterne dell’edificio, che delimitavano la corte d’onore con le sue bugne sporgenti, gli archi d’accesso e le nicchie d’alabastro.

Gli uccelli continuarono il loro volo sopra i tetti fino a raggiungere il giardino retrostante, posandosi sui rami delle querce che costeggiavano il prato fiorito.

Alcuni piccoli volavano appena e i genitori si alternavano nell’andare a caccia di libellule e bruchi per sfamare quei becchi perennemente aperti e lamentosi.

Ben li osservò mentre si riposavano in attesa. Le luci del giorno erano alte e lui era tornato a casa solo da poche ore.

Aveva fatto una doccia, si era messo un pigiama, una vestaglia da camera, e aveva fatto un pisolino sul divano, pensando che si sarebbe svegliato con lo schiamazzo dei gemelli.

Da quando Rey e i bambini avevano deciso di dare da mangiare agli Uccelli Lanterna, questi li avevano presi in parola e ogni giorno si facevano trovare sempre più rumorosi e impazienti nel giardino.

Arrivavano puntuali, alle dieci in punto.

Guardò l’orologio, restando perplesso. A quell’ora i bambini avrebbero già dovuto essere di fuori con gli avanzi del pane.

Strano! pensò tra sé e sé, riflettendo se fosse meglio andare a vedere di persona o farsi trovare a leggere il notiziario galattico nella terrazza.

 

“Buongiorno, Principe.”

 

Ben sollevò le sopracciglia alla vista di C-3P0 con un vassoio tra le braccia.

 

“Buongiorno, C-3P0. Sai a cosa sia dovuta, tutta questa calma?”

 

“I bambini sono nella stanza padronale con sua eccellenza, se è quello che voleva sapere.”

 

Ben osservò la scalinata che portava ai piani di sopra. I tre archi bugnati, sormontati da quattro colonne, proseguivano verso l’alto, terminando con quattro sculture alate che costeggiavano le balaustre.

 

“Sono tutti svegli?”

 

“La senatrice e i bambini di sicuro, suo padre ha fatto colazione adesso. Però non capisco perché devo servire anche un Wookie puzzolente. È almeno la sesta volta che chiede di mangiare, in un’ora.”

 

“C-3PO, sei un droide protocollare. Mi spieghi perché hai deciso di servire la colazione a tutti?”

 

“Signorino Solo… oggi ricorre la scomparsa di… ho bisogno di tenermi impegnato.”

 

Ben fece un passo, posando una mano sulla spalla del droide.

 

C-3PO abbassò gli occhi e Ben aprì una tasca della vestaglia, estraendo un piastra dorata.

 

“Penso che sarai felice di sapere che abbiamo recuperato tutti i dati, mentre il rivestimento esterno mi sarà consegnato questa mattina. Le fabbriche della Bratan Engineering l’hanno ricostruito seguendo la copia originale.” Gli sorrise. “R2-D2 sarà presto con noi.”

 

“Oh, cielo!” esclamò il droide, cominciando a camminare avanti e indietro. “Come sono felice signorino Solo… ops, mi scusi, Vostra Eccellenza!”

 

“Bene, possiamo provare ad accenderlo subito dopo pranzo. Adesso vado a dire ai bambini che gli Uccelli Lanterna sono già arrivati.”

 

“Oh, cielo, oh, cielo!” C3P-O continuò a vagare emozionato. “Vado subito ad avvisare del vostro arrivo.”

 

Ben si lanciò per le scale. “Non preoccuparti, vado io.”

 

Finite le scale, si avviò nel corridoio. Dopo il colonnato, che dava sul chiostro interno, iniziavano le camere da letto. Ad ogni modo, lui era interessato ad una camera in particolare: quella dove stava sua moglie.

 

Anche a distanza di anni sentì il suo cuore gonfiarsi, rendendo dolorosi i battiti e aumentando la circolazione sanguigna in diversi punti del suo corpo. Tra questi c’erano i polmoni, ma ben più sotto nascondeva un altro tipo di eccitazione.

Dopo il matrimonio, gli avevano detto che per un uomo, dopo tanti anni di convivenza, sarebbe stato normale abituarsi alla bellezza di sua moglie e che la relazione sarebbe stata più monotona. Un po’ come dire che ci si abitua a tutto. Be’, lui non doveva essere tra quegli uomini visto che, nonostante i gemelli e il bambino in arrivo, ogni volta che ritornava da un viaggio d’affari o un incontro con il Governo Galattico, sentiva un crescente desiderio di tenerla tra le braccia. Desiderio che sfociava spesso in un piacevole aggrovigliamento tra le lenzuola e in una chiacchierata che durava fino all’alba, spesso accompagnata da champagne e risate. Decisamente qualcosa a cui non era possibile abituarsi, come il profumo di glicine e margherite che emanava sua moglie quando era felice.

 

Si avvicinò a cuor leggero, i passi veloci, una leggera tensione tra le gambe e pensieri per niente pudici nella mente. Ma delle vocine lo colpirono come una secchiata d’acqua fredda.

 

Una voce alterata per simulare un timbro strozzato. 

 

“Sono Darth Vader: Luke Skywalker, vieni con me al lato Oscuro della Forza.”

 

“No! Io sono tutti i Jedi, e tutti gli Je’daii e pure mezzo rancor!”

 

Il suo cuore si impietrì fino a togliergli il fiato. Rimase fermo, posando le spalle contro al muro, appena fuori dalla camera da letto. Pensò a come avrebbe dovuto comportarsi per non sembrare un padre indifferente, ma neanche troppo autoritario. Di sicuro doveva fare qualcosa. Ma che cosa? Non poteva permettere che i suoi figli fossero esposti alla tentazione del lato Oscuro, neanche per gioco. E, per quanto fosse certo di questo pensiero, non sapeva proprio come reagire. Un raggio di luce, seguito da una voce femminile, prese la situazione in mano, come se avvertisse il suo turbamento.

 

“Anakin e Luke, giocate un’altra volte a Jedi e Sith e mamma vi fa il culetto rosso come le piume degli Uccelli Lanterna…”

 

Sorrise nel sentire la voce calda di sua moglie, ma il bambino rispose con tono alterato e lievemente altezzoso.

 

“Tu non hai la Forza, mamma, non sai cosa sia un Jedi!”

 

“Ora mamma ti da tre schiaffoni e vedrai che il lato Oscuro ti passa subito…”

 

“Ma, mamma!” disse Luke.

 

“Sei ingiusta!” aggiunse Anakin, con tono offeso, seguito dal rumore di qualcosa che andava a sbattere contro il muro. Molto probabilmente le ciabatte di Rey che il bambino doveva aver lanciato sotto al letto.

 

“Vi avviso che sto per innervosirmi” rispose Rey, con il tono di qualcuno che stava per perdere la pazienza.

 

“Mamma, tu stai difendendo il Lato Oscuro!” protestò uno dei gemelli.

 

Ben portò una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere. Rimase appoggiato al muro, immaginando la scena. Sua moglie in piedi, mentre piegava pigiami davanti all’armadio, con indosso la sua vestaglia rosa. I due bimbetti, che saltavano sul letto, con i pigiami a righe, i riccioli scuri scarmigliati e il broncio perennemente disegnato sulle labbra.

 

La voce di sua moglie si alzò di un’ottava.

 

“Luke Solo, sei in punizione.”

 

“Anche tu, Anakin, sei in punizione. Tu e il lato Oscuro.”

 

Ben prese fiato e si affacciò nella stanza, trovando Rey ancora con il braccio alzato e Anakin con le mani sul viso per paura che la madre decidesse di dargliele veramente.

La osservò mentre cercava di mantenere l’espressione seria. Per fortuna sua moglie sapeva gestire quei due piccoli diavoli che, purtroppo, avevano ereditato la Forza dalla nonna.

 

I bambini abbassarono la testa.

 

“Mi dispiace, mamma…” disse Luke.

 

“Non volevamo farti arrabbiare” aggiunse Anakin, corrucciando le labbra. “Era solo un gioco.”

 

Ben la osservò mentre si piegava verso i gemelli. Il viso rotondo, i capelli sciolti, una vestaglia che non riusciva più a nascondere il pancione. Si appoggiò con le spalle contro lo stipite della porta, sorridendo ad ogni sua smorfia.

 

“Lo so, bambini, ma bisogna sempre restare con il cuore fermo nella ricerca dell’equilibrio. Le estremità della Forza, come di tutte le cose, se non sono volte al perseguimento della bellezza e dell’equilibrio, non portano mai alla felicità. E il nostro tempo è limitato. Quindi…” sorrise e i bambini posarono le mani sulle spalle della madre.

 

“Dobbiamo spenderlo in pace e nella ricerca dell’amore vero” risposero in coro, accorgendosi in quel momento del padre.

 

Un sorriso si dipinse sul volto dei gemelli.

 

“Papà!” gridarono, correndo verso di lui a braccia aperte.

 

Ben sentì il cuore esplodere per la gioia come ogni volta che li rivedeva. Era incredibile che gli facesse quell’effetto persino dopo una sola giornata in cui erano stati separati. Ma lui sentiva che ogni giorno che passava lontano dalla sua famiglia fosse solo un giorno perso.

 

“I Sith di papà…”

 

Prese entrambi i bambini in braccio, facendoli roteare.  Rey alzò gli occhi al soffitto.

 

“Dove sono i miei monelli?” Li lanciò in aria uno alla volta, tra schiamazzi e gridolini.

 

“Ben…” borbottò Rey.

 

“Tocca a me” gridavano i gemelli, prendendosi a pedate per scavalcare il turno.

 

“Uno alla volta.” Sollevò un solo sopracciglio e i bambini si misero in fila, attendendo che il padre li lanciasse sul letto come dei grossi sacchi di patate. Un altro lancio e scrutò sua moglie sospirare.

 

Lui le sorrise e la sua espressione si fece più dolce.

 

“È andato tutto bene, al Consiglio Galattico?” chiese lei, accarezzandosi il pancione.

 

Lui lasciò scivolare gli occhi sulle mani posate sull’addome, immaginando di baciarla sulla bocca e accarezzarle il ventre nudo. Tutte cose che non poteva fare mentre i gemelli gli tiravano la camicia.

 

“Papà, papà, sono arrivati gli Uccelli Lanterna!”

 

“Papà, dove hai messo il pane?”

 

Ben allargò gli occhi, mantenendo il controllo. I suoi bambini sapevano mettere la sua pazienza duramente alla prova.

 

“Papà ha bisogno di parlare con la mamma, perché non andate a dare da mangiare agli uccelli in giardino?” Allargò il sorriso per essere più convincente. “Ho visto C-3PO che stava per buttare una montagna di avanzi di zio Chewie.”

 

“Nooo!” gridò Luke. “Andiamo a prendere gli avanzi.”

 

Anakin fece il broncio. “No, andiamo prima a svegliare zio Chewie!”

 

“Bambini” sussurrò Rey, guardandoli divertita. “Andate prima a svegliare zio Chewie e poi da C-3PO a prendere il pane.”

 

“Sii!” gridarono i gemelli, uscendo dalla stanza, saltando e tirandosi dei cuscini.

 

Rey spalancò gli occhi. “Aspettate, dove state portando i miei cuscini?”

 

Ma i bambini continuarono a darsi battaglia fino a lanciarsi nella stanza del Wookiee, a cui seguì un ruggito di sorpresa e altri gridolini di divertimento.

 

Rey chiuse la porta della stanza.

 

“Chissà se rivedrò quei cuscini.”

 

Ben si avviò verso il divano, superò il letto matrimoniale, l’armadio di vetro che stava sulla destra e la cassettiera di legno da cui sbucavano pigiami e biancheria da donna.

 

“Hai fatto colazione?” gli chiese Rey con un tono morbido, avvicinandosi alla finestra per chiudere le tende.

 

“Cosa?” Vedere sua moglie coprire i vetri, gli fece tornare idee strane.

 

“Vorresti dell’altro?” Rey accarezzò il divanetto di velluto che si trovava ai lati della finestra, proprio davanti al letto.

 

Deglutì quando la vide togliersi la vestaglia. La voce si abbassò di alcune ottave e quel formicolio, che aveva provato al solo pensiero di rivederla, ritornò più prepotente del previsto.

 

“Sì…” sussurrò mentre la guardava. La camicia da notte di un’organza leggera la copriva appena. I seni a punta, alti e sodi nonostante le gravidanze, sembravano chiamarlo. L’addome gonfio, che lasciava comunque una figura snella, era appena coperto dal pizzo della camicia da notte. L’orlo, intarsiato da glicini e margherite di stoffa, finiva subito sotto alla curva del sedere, lasciando le gambe libere e una vista mozzafiato. I suoi battiti alterati furono comunque più lenti delle mani di sua moglie.

 

“Vorresti arricchire la colazione?”

 

Per un attimo pensò di aver perso il respiro, quando le dita di Rey accarezzarono l’elastico dei pantaloni, come a voler verificare la dimensione del suo entusiasmo.

 

“Mmmm, avrei un certo languore…”

 

Cominciò trattenere il fiato, ma rimase fermo, mentre lei si alzava sulle punte dei piedi per baciarlo sulle labbra.

 

Delle grida di gioia e dei grugniti arrivarono dal giardino. Non ci voleva troppa fantasia per capire di chi fossero.

 

“Gli sto dando io il pane.”

 

“No, glielo do io!”

 

“Oh, cielo, principini, non litigate. Vostra madre è incinta e ha bisogno di un po’ di tranquillità.”

 

Rey sollevò un sopracciglio con un’espressione semiseria.

 

Ben le sorrise, posò le mani sui suoi fianchi e si lasciò sprofondare sul divano.

 

“Tanta tranquillità…” ribadì lei, accomodandosi sulle sue gambe.

 

Ben trattenne un gemito che soffocò nelle viscere, lasciando scivolare le mani sul sedere di lei, per spingerla contro al suo bacino. Lei si morse le labbra, rispondendo a voce bassa:

 

“O forse no…” sussurrò ancora, portando le sue piccole dita ben oltre l’elastico dei pantaloni.

 

Dei brividi accompagnarono quel tocco e la sua voce assunse un timbro cavernoso: “La Principessa di Alderaan sta cercando qualcosa?”

 

Un profumo di glicine e margherite si diffuse per la stanza. Un silenzio irreale accompagnò i loro baci, interrotti solo dal rumore dei vestiti che cadevano a terra e poi ansimi e gemiti che risuonavano in ogni angolo del suo corpo, come una corrente che lo attraversava da parte a parte. Anima e corpo, come una musica trasportata dal vento.

 

Allungò una mano tra le gambe di sua moglie, perdendo il senso del tempo. Poteva essere in un altro mondo o dimensione, ma quando facevano l’amore sentiva sempre un frammento d’infinito scorrere nelle sue vene.

 

“Più di qualcosa, Senatore Solo…” Rey cominciò a mordergli il labbro inferiore. Lo baciò sul collo, facendolo tremare: “Voglio tutto, sua Eccellenza…”

 

Ben si lasciò andare. Sentirsi desiderato da sua moglie gli dava un’eccitazione quasi dolorosa. In quel momento sentiva ogni cosa ineluttabile, come il destino. Come se vivere volesse dire essere immersi in un sogno enorme, unico e devastante.

Ricambiò il bacio, valutando se avesse atteso abbastanza prima di entrare in lei e fondersi totalmente. Era in quei momenti che tratteneva a stento le lacrime. Era come se fosse impossibile, mantenere la memoria di chi fosse stato e l’alternativa che avrebbe perso. E, forse, non era stata tutta colpa del lato oscuro o delle sue scelte scellerate. Forse era impossibile essere se stessi quando si aveva l’incombenza di portare l’equilibrio della Forza.

 

Rey prese il suo viso tra le mani, strappandolo ai suoi pensieri e invitandolo a proseguire nei suoi intenti.

 

“Amami” gli disse con dolcezza.

 

Il suo cervello andò in frantumi, seguito solo dagli spasmi del proprio corpo e le lacrime che gli scendevano dagli occhi.

Una scintilla del tutto, che governava l’universo, brillò nei loro cuori. Poi uno strappo, come se qualcuno avesse spento la magia del momento, quando vennero interrotti da un vivace bussare contro la porta della camera da letto. Si bloccarono di colpo.

 

“Ben, Rey, posso entrare?”

 

Spalancarono gli occhi, mentre ogni fantasia svaniva come se non fosse mai esistita. Ben cercò i suoi indumenti e Rey si mise in fretta la vestaglia.

 

“Ehm un attimo, papà…” Si guardarono nel panico. “Sistemo dei documenti e arrivo.”

 

Han Solo posò le mani sulla porta. “Hai sempre avuto poca fantasia con le scuse, ragazzo. Comunque dovevate essere molto occupati, per non accorgevi che abbiamo ospiti.”

 

“Ospiti?” dissero all’unisono.

 

Han diede un colpetto con le nocche contro la porta. “Finn e Poe sono qui, c’è anche quell’aliena un po’ strana.”

 

Rey balbettò: “L’Aleena?”

 

“E che ne so?” brontolò Han. “Ma fatevi trovare un po’ più vestiti e meno accaldati dell’ultima volta che non ho bussato prima di entrare…”

 

Rey scivolò sul divano con gli occhi fissi al muro e le guance incandescenti, mentre lui restò ad osservare la sua erezione svanire nel nulla.

 

Da fuori la porta, Han si rivolgeva ad una cameriera. 

 

“Dica agli ospiti di mettersi comodi…”


***

 

Qualche minuto dopo erano tutti seduti nella terrazza sul giardino a gustare una tazza di caf bollente.

 

Il grande patio rettangolare accoglieva un tavolo di marmo, anch'esso rettangolare, adornato da una tovaglia di seta ricamata, e delle sedie di vimini intorno. Era lì che Rey aveva fatto accomodare i suoi ospiti, in quella mattina di primavera.

 

Ben sorrise a sua moglie, ammirando la sua bellezza inebriante, smussata dalla rotondità dei fianchi e dell'addome teso.

 

“Gradisci un caf?” chiese lei, prendendo una brocca dal vassoio della cameriera.

 

“Bollente, grazie.”

 

Sollevò le labbra per accentuare un malcelato desiderio, quando una vocina lo chiamò, non troppo distante.

 

“Papà, papà!” Gli sembrò il timbro di Luke.

 

“Ci vedi?” disse il gemello.

 

Si girò a cercare i suoi figli. Guardò oltre al tavolo, sulla destra, poco prima delle balaustre, forse i bambini si erano nascosti dentro all’amaca. Un grugnito e subito capì che l’unico inquilino del dondolo fosse Chewie, che si era sdraiato dentro, lasciando di fuori solo un piede peloso.

 

Gli venne dal ridere e guardò dall’altro lato, sulla sinistra, dove splendevano alcune statue di marmo, raffiguranti alieni e uomini mitologici del passato. Poco oltre, un colonnato si affacciava sul giardino. Oltre al colonnato, una scalinata di marmo portava al sentiero che arrivava fino al bosco, in quel periodo adornato di felci, funghi viola e fragole mature. E nel solo vedere la luce scintillare tra le colonne e sentire il profumo delle fragole, sentì i suoi polmoni aprirsi per respirare l’aria di casa.

 

“Papa!”

 

Di sicuro i bambini non erano neanche lì, perché avrebbe visto i loro riccioli saltare e sentito il profumo delle rose, seguito dalle risatine che avrebbero rallegrato le sue orecchie, costrette da troppe ore ad ascoltare gli amici Je’daii. Amici a cui, con il tempo, era riuscito ad affezionarsi, ma che restavano sempre troppo mosci per i suoi gusti, per non dire noiosi.

 

Guardò verso il centro del giardino, dove faceva da padrona una fontana circolare con delle statue marine e degli spruzzi che sembravano arrivare fino al cielo. Comunque, fu da lì che vide i bambini arrivare. Gli scappò da ridere nel vederli inseguire l’Aleena, per poi sollevarla e buttarla dentro la fontana. L’aliena gridò, più per la gioia che per l’offesa. Dopo li vide rincorrersi oltre al sentiero, fino al labirinto, da cui svettavano le rose rampicanti che esplosero al loro passaggio, diffondendo un delicato aroma.

 

L’Aleena sollevò le braccia, spiegando ai gemelli come catturare  gli insetti usando la Forza, senza ferirli o farli sentire in trappola. Tutti e tre sembravano felici. Cantavano e  prendevano libellule, che puntualmente facevano lievitare fino ai becchi degli Uccelli Lanterna che starnazzavano per l'impazienza, aprendo e chiudendo le ali.

 

Chewie sonnecchiava sull'amaca della terrazza, alzando un occhio di tanto in tanto.

 

Han lucidava il suo blaster, affacciato sulla balaustra, osservando i bambini da lontano e facendo una smorfia verso Chewie ogni volta che alzava una zampa pelosa.

 

D’improvviso, lo stormo di uccelli si alzò in volo e Rey, dopo avergli dato un’occhiata, cominciò a servire la bevanda.

 

“Sai che Poe ha delle novità da raccontarci?” gli disse lei, versandogli il caf e aggiungendo due zollette nella tazza.

 

“Mmmm.”  Ben cominciò a sorseggiare la bevanda.

 

“Esatto…” disse Poe con voce tremante, stringendo la mano a Finn che arrossì nel ricambiare il suo sguardo.

 

Ben rabbrividì, sorseggiando un altro goccio caldo.

 

“Interessante…” disse in tono piatto.

 

Chissà se avevano dedicato una nuova preghiera alla Forza o una poesia sull’equilibrio, comunque tutti argomenti del tutto insignificanti. Da quando aveva perso la sua energia, e si era fatto una vita normale, tutto ciò che riguardava la Forza non era più di suo interesse. Ormai la sua vita era diventata semplice. La sua unica ambizione era che il lavoro, come Senatore della nuova Repubblica Galattica, non lo tenesse troppo lontano da casa. La Forza, e il suo un equilibrio, non erano più un suo problema.

 

Guardò gli uccelli volare e i bambini cercare di saltare fino a toccargli le code, sostenuti dall’Aleena in levitazione.

 

Scosse le testa, cercando di concentrarsi sul fatto che almeno loro si stavano divertendo, ma sentì lo sguardo dei suoi ospiti farsi pesante. Forse erano troppe ore che non ascoltava nulla e faceva dei gesti assertivi con la testa.

 

“Ben, hai sentito che notizia?” Rey saltellava sul posto felice, il suo sguardo era aperto e gioioso come il sole del mattino, mentre Finn e Poe si abbracciavano come due sposini. Erano rossi in viso e imbarazzati, come se stessero parlando di qualcosa di piccante. Qualcosa che rendeva tutti felici.

 

“Ben, non dici niente?” Rey non badò al suo silenzio e cominciò a baciare i Je’daii, poi gli prese le sue mani stringendole al petto con emozione. Chissà che cosa si erano detti, per farla eccitare in quel modo. Stava quasi per chiederglielo ma sua moglie scappò, precipitandosi verso l’Aleena.

 

“Auguri!” gridava Rey, correndo per le scale. “Non posso crederci!” diceva verso l’amica, che sembrava tronfia e soddisfatta.

 

Ben mosse la coda dell’occhio verso Poe e Finn, che lo fissavano ancora stretti e con le lacrime agli occhi. Chissà che cosa si erano detti, visto che non aveva sentito nulla. Però doveva essere qualcosa di davvero forte, se suo padre aveva lasciato il blaster e Chewie era uscito dall’amaca.

 

“Brindiamo” disse Han, facendo un cenno ad una cameriera.

 

Ben capì di essersi perso qualcosa di importante e cercò delle risposte nel viso di suo padre.

 

“Ben, avanti, fai una dedica ai tuoi amici.” Han gli porse un calice di Champagne Corilliano e gli fece un sorriso talmente divertito da fargli dubitare che lo stesse prendendo in giro.

 

“Ehm.” Che poteva dire? Sollevò il calice, imbarazzato. Un riga di sudore gli scivolò sulla schiena, mentre pensava a qualche idea per uscirne con eleganza. Non che ci fossero indizi su che cosa poteva essersi perso. Per fortuna i bambini cominciarono a fare domande all’Aleena.

 

“E quindi sarai mamma?” chiese Luke, un po’ perplesso.

 

“Oh, Elena, come sono felice” aggiunse Rey, tornando ad abbracciarla.

 

“No, Luke, io non sarò la mamma. Almeno non tecnicamente” sussurrò l’Aleena. “Vedi, nella mia specie alcuni individui fanno da vettori, mentre altri…” Guardò Poe con aria sognante. Poi disse: “La mamma sarà zio Poe.”

 

“Poe?” balbettò Luke.

 

“Non è un maschio?” chiese Anakin, lasciando cadere una libellula.

 

A Ben cadde proprio la mascella. Una sorta di ronzio, come di cortocircuito, gli fece girare la testa. O forse era il suo collo che girava a destra e sinistra per ascoltare Rey e i bambini, mentre Poe spiegava i dettagli a suo padre.

 

“E quindi, dopo l’epidemia, che ha sterminato quasi tutta la specie delle Aleene, con Finn ci siamo guardati e ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa per evitare questa estinzione.”

 

Finn annuiva, agitando le mani con enfasi. E Ben cercò di capire se anche lui fosse rimasto incinto… o qualcosa del genere.

 

“Così mi sono proposto, visto che l’Aleena si riteneva ancora…  carica.”

 

Poe lo disse con convinzione e Ben rimase talmente di stucco che il caf, per poco, non gli andò di traverso. Di fatto, ne sputò una parte sul pantalone di Han che, ridendo sotto i baffi, gli faceva dei cenni con le sopracciglia come per dirgli di far finta di nulla.

 

Chewie comunque sembrava felice, visto che cominciò a ululare verso al cielo, più o meno come fanno i lupi quando c’è la luna piena.

 

Poe mosse due dita, facendo lievitare la tazza che lui aveva lasciato cadere, evitando che si infrangesse contro al pavimento. In quel momento, forse per la prima volta, realizzò come Poe si stesse sacrificando per il bene di tutti e, contro ogni previsione, sentì un senso di gratitudine diffondersi nel suo animo. Come una sorta di letizia sommersa, che probabilmente non aveva ringraziato abbastanza.

 

Si guardarono in silenzio, ma nessuno aggiunse nulla. A volte la riconoscenza non deve passare dalle parole.

 

“Sono felice per voi” sussurrò, abbozzando un sorriso e allungando una mano verso lo Je’daii.

 

Poe capì il suo gesto e prese la mano tra le dita.

 

“E io per voi” sussurrò Dameron con tono commosso.

 

Entrambi si alzarono, dirigendosi verso il balcone che affacciava sul giardino, in silenzio, lasciando che a parlare fosse solo la natura circostante. Il vento tra le rose e il canto degli Uccelli Lanterna.

 

Uno dei gemelli sbucò dal roseto.

 

“Nonno, giochiamo?  Voglio fare il contrabbandiere e Luke farà Jabba the Hutt che vuole uccidermi…”

 

“Ma certo!” disse Han, lasciando la sedia e raggiungendo il nipote nel giardino.

 

Chewie lo seguì, si caricò Luke sulle spalle e questi cominciò a far roteare un ramo che aveva raccolto sotto le querce. 

 

“Io non sono un Hutt, sono un Rancor, grrrrr!”

 

Il Wookiee fece un grugnito divertito e corse lungo il sentiero, fingendo di rincorrere Han con l’altro bambino sulle spalle.

 

Il sole era alto e Rey lo raggiunse lentamente, appoggiandosi alle balaustre, mentre l’Aleena aveva rincorso i gemelli e adesso levitava accanto a loro.

 

Finn guardò Rey, prima di fare quella domanda che aleggiava nell’aria già da tanto tempo.

 

“Cosa avete deciso per i bambini? Hanno la Forza, dovrebbero venire con noi…”

 

Il cuore di Ben si fermò di scatto e un pallore improvviso gli tolse il buonumore.

 

“I bambini non diventeranno Je’daii, Jedi, Sith o nessuna variazione della Forza.” Li fissò con gli occhi coperti da un velo di tristezza. “Resteranno con noi.”

 

L’Aleena si fermò mentre correva e si girò per guardarlo. Una luce brillò nelle sue pupille. Gli sorrise, come se avesse atteso millenni solo per sentire quelle parole.

 

Anche Rey gli sorrise, quasi a volerlo incoraggiare a finire quel discorso.

 

“Il fatto è” aggiunse poco dopo, “che quando sei felice, e percorri la tua via, non serve appartenere ad un lato. L’amore è tutto l’equilibrio di cui hanno bisogno i bambini. Penso che ognuno di noi debba avere il diritto di scegliere la propria strada, indipendentemente dalla Forza. Perchè, in fondo, forse non l’avevo mai capito prima, ma tutto è un dono.”

 

Un raggio di sole lo colpì sul viso e, come se una luce si fosse accesa nel suo cuore, sentì qualcosa vibrare nel profondo. Come un fuoco, un’energia trascendente che sfidava lo spazio e la materia. Vide Rey girarsi per fissare il roseto. Avvolse un braccio intorno alle sue spalle, sentendola piccola e calda. Così calda che il solo contatto sembrava dargli tutto ciò di cui avesse bisogno. La luce, il calore, l’energia, la bellezza e infine la gioia. Tutto era racchiuso in quei piccoli occhi che si erano voltati per sorridergli. Sentì un tuffo nel petto e l’amore, che aveva nascosto come uno scrigno nel suo cuore, cominciò a sgorgare felicità come l’acqua da una fontana. Guardò ancora verso il roseto, sentendo Rey fare un sospiro. Notò due farfalle azzurre volare sopra le rose. Il loro profumo li raggiunse poco dopo. Si guardarono sorpresi e si voltarono a scrutare Finn e Poe, che gli stavano accanto, anche loro abbracciati e silenziosi.

 

In un'altra vita era stato così impegnato a rincorrere il potere, a possederlo e a usarlo per cambiare la Galassia. In questa era arrivato a comprendere che tutto ciò che poteva cambiare era solo se stesso, con impegno e determinazione. E con la stessa energia riceveva in cambio un sentimento puro e la gioia pressante di una vita normale. Perché, in fondo, la felicità è solo un istante e tutto il resto è un dono: tutto è un dono.

 

The End

 

Angolo della scrittrice:
 
Carissimi e carissime, vi ringrazio di avermi seguito fino a qui. Non so se meritavo il vostro interesse, ma il semplice fatto di aver suscitato in voi curiosità e commenti è stata per me la fonte che ha alimentato il mio impegno.

Ringrazio tantissimo tutti voi per avermi seguito in questo in viaggio.

Il particolare ringrazio IndianaJones25 che mi ha sostenuto per tutto questo tempo, revisionando i miei scritti e supportandomi nei momenti in cui pensavo di non farcela. Grazie Indy sono in debito con te. Sei un vero amico. Vi prego di andare a leggere le sue storie che sono bellissime e scritte sempre molto bene. Per leggerle clicca sul nome qui accanto.
IndianaJones25

Pensavo che mi sarei sentita felice per essere riuscita a finire una storia ed invece mi sento quasi triste. Penso che mi mancherà questa storia e tutti voi.

Se vi va lasciatemi un commento, aggiungete questa storia tra i preferiti, e venite a trovarmi su Twitter o Tumblr.

Ancora non so se continuerò Destiny’s Force. Il finale è pazzesco e sta sempre dentro di me, ma allo stesso tempo sento il desiderio di allontanarmi da Star Wars che, di fatto, è stata un grande delusione e ora sento come una spina nel fianco.

A settembre pensavo di iniziare la pubblicazione di una storia originale. Un romanzo storico, fatto intrighi, amore e guerra. Un po’ come Destiny’s Force ma a cavallo tra il 1700 e il 1800.

Se vi va di seguirmi, potete lasciarmi un messaggio in modo che possa avvisarvi sulle prossime pubblicazione.

Cari amici e amiche di EFP. E’ stato un piacere e un onore condividere questa storia con voi.

Buona estate a tutti e ci sentiamo a settembre.

Un abbraccio


Shaara

Ps: ​Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6
 

Prossime pubblicazioni:

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NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 

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Capitolo 29
*** Buone Feste ***


Buone Feste e nuova pubblicazione

Ciao a tutti, visto che la long storica mi sta prendendo troppe risorse e tempo ho pensato di scrivere una Fan Fiction più semplice e leggera.

 

Non so se sarò all'altezza dell'idea che ho in mente, però, già vi dico che sarà una storia allegra, romantica, e senza troppe pretese.

Penso di pubblicare un capitolo ogni quindici giorni, però, se non faccio troppe correzioni, potrei pubblicare anche ogni settimana. Leggi la nuova storia qui 

Con questa proposta vi abbraccio tutti e vi faccio i miei migliori Auguri per un Sereno e Felice Natale.

Shaara

 

 

 

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