La Rivalsa Delle Ombre

di BellaLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ombra ***
Capitolo 2: *** Il Buio ***
Capitolo 3: *** La Luce ***
Capitolo 4: *** Terence e Selen ***
Capitolo 5: *** In trappola?! ***
Capitolo 6: *** L'abbandono ***
Capitolo 7: *** Il nemico ***
Capitolo 8: *** L'inizio di una nuova avventura ***
Capitolo 9: *** Il gioco delle ombre ***
Capitolo 10: *** Cosa sta succedendo??? ***
Capitolo 11: *** Tutto secondo i piani ? ***
Capitolo 12: *** Tra Sogni e Guerre ***
Capitolo 13: *** Il Regno Della Luce ***
Capitolo 14: *** L'ombra del Destino ***
Capitolo 15: *** Il Flauto Del Vento ( parte 1 ) ***
Capitolo 16: *** Il Flauto Del Vento ( parte 2 ) ***
Capitolo 17: *** Il Libro Di Prominence ***
Capitolo 18: *** Destinazione Spazio ***
Capitolo 19: *** Fairytale ***
Capitolo 20: *** Alle Nostre Condizioni ***
Capitolo 21: *** Vecchie Conoscenze e Incontri Inattesi ***
Capitolo 22: *** Amore Che Viene e Che Và ***
Capitolo 23: *** La Sottile Linea Fra Lumos e Tenebros ***
Capitolo 24: *** Le Grotte di Inumi ***
Capitolo 25: *** Il Giorno Più Lungo... ***
Capitolo 26: *** Bambini Sperduti ***
Capitolo 27: *** Nessuna Via di Fuga (Parte 1) ***
Capitolo 28: *** Nessuna Via di Fuga (Parte 2) ***
Capitolo 29: *** Caduta Libera ***
Capitolo 30: *** Stranieri in Terra Straniera ***
Capitolo 31: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** L'ombra ***


Capitolo uno: L'ombra
Vestito blu o vestito celeste?
Questo era il dilemma!
O almeno il dilemma della cara principessa Rein del regno solare, un ora prima che la festa per il suo sedicesimo compleanno iniziasse.
Aveva appoggiato tutti e due i magnifici abiti sul letto a baldacchino e ora li scrutava,ancora con l’accappatoio e una asciugamano intorno alle testa, attenta come a voler coglierne ogni minima sfumatura.
Doveva averli imparati a memoria ormai, visto che stava in quella posizione da più di mezz’ora.
Il fatto che adesso non divideva più la camera con la sua adorata sorellina Fine era un punto a suo favore, almeno si poteva concentrare solo sul suo di vestito e non anche su quello della gemella.
Picchiettò pensierosa l’indice sul mento per poi esplodere in un magnifico sorriso cristallino afferrando il suo portagioie.
La nuova collanina blu che si era appena confezionata da sola,usando degli zaffiri che Altezza gli aveva regalato e delle perle azzurrine che aveva trovato in una escursione nel regno dell’oceano, stava perfettamente sul suo nuovo vestito color blu.
“tanto meglio!” pensò.
Così aveva l’occasione di sfoggiarli entrambi per la prima volta in una occasione molto importante.
Prese l’abito e corse verso il bagno finalmente pronta per prepararsi.
Dopo un bel quarto d’ora finalmente uscì e come un fulmine si piazzo davanti alla specchiera posto sopra un mobile antico tutto bianco.
Fece qualche giravolta facendo ondeggiare i lunghi capelli color del mare leggermente mossi e la frangetta che leggera le copriva un po’ lo sguardo.
L’abito blu di seta le fasciava il busto per poi aprirsi largo e lungo fino a terra.
I merletti risplendevano di fili d’argento così come le rifiniture floreali sul corpetto.
“ Si, stava davvero da favola.”
Svelta e leggiadra come una gazzella si avvicino al comodino vicino al letto per prendere i corti guanti, quando una folata di vento ,proveniente dalla finestra aperta, la colpì in pieno.
Guardò perplessa le ante spalancate.
Era sicura di averle chiuse bene prima di ritornare nel bagno.
Andò a richiuderle ma una folata di vento ancora più forte la fece indietreggiare e d’un tratto andò via anche la luce.
<< ma cosa sta succedendo? >>si chiese Rein un po’ spaventata.
La principessa schiacciò invano molte volte l’interruttore.
<< niente è proprio andata via luce!è strano però, non mi sembra che nel castello ci sia un blackout! >>
Sbuffò, stanca e ansiosa per l’inizio della festa. scacciò subito il pensiero che magari qualcuna delle guardie reali voleva fargli qualche scherzo e ritorno all’armadio che era vicino alla finestra.
Lo aprì e prese dallo scaffale più alto,tastandolo con le mani ancora al buoi, due ballerine blu.
Le indossò velocemente e stava per andarsene dalla stanza ancora buia, quando un brivido freddo le attraversò la schiena.
Inquieta si girò di nuovo verso la grande finestra e scorse un ombra,alta, dalle spalle larghe e un lungo mantello spiegazzato: l’ombra di un ragazzo!
<< chi va là? >>chiese afferrando una statuetta in oro.
Nessuno rispose.
Rein trattenne il fiato per alcuni secondi.
Solo il ronzio del vento era udibile in quella stanza che ora sembrava tanto tetra.
L’ombra,così com’era apparsa, sparì nel nulla.
La turchina ,con il cuore che le batteva all’impazzata, si affacciò dalla finestra.
Tirò un sospiro di sollievo nel costatare che non vi era nessuno.       
<< per forza saranno già tutti nella sala grande. E come al solito io sono l’unica ritardataria! >>affermò scocciata chiudendo le ante con rabbia.
In quel momento la luce tornò.
Rein si guardò intorno perplessa alzando un sopracciglio.
Certo di cose ben più strane aveva visto nella sua giovane vita ma un avvenimento del genere l’aveva colpita particolarmente.
Anche sé ,nemmeno lei sapeva benissimo il perché, ma quell’ombra l’aveva inquietata non poco.
Uscì in fretta dalla stanza cercando di non far trapelare quel pizzico di preoccupazione che celava il suo sorriso.
Si avviò così ,tenendosi leggermente il vestito, verso la sala da ballo, non sapendo ,che presto, tutto sarebbe cambiato.

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Capitolo 2
*** Il Buio ***


Capitolo due

Il Buio

Quando arrivò nella sala da ballo tutti i suoi amici l’accolsero felici.

Per fortuna nessuno si era accorto della sua preoccupazione, così Rein cercò di reprimere quella strana sensazione di pericolo e di divertirsi alla sua festa.

<< oh Rein finalmente, mancavi solo tu! >>le disse Mirlo dopo averla abbracciata e fatto gli auguri.

<< ti stavamo già dando per dispersa! >>fu il commento ironico di Altezza che ,di certo, non poteva mancare.

<< hai un vestito splendido! >>esclamò ,facendole fare una giravolta, Lione.

<< insomma ragazze lasciatela respirare! >> intervenne Sophy, per poi ,con occhi che brillavano, aggiungere.

<< sei davvero stupenda, magnifica! >>

<< basta ragazze mi state facendo arrossire!>> rispose la turchina leggermente rossa. Poi si guardò in giro ansiosa.

<< sapete dov’è Fine?>>chiese. Strafogarsi

<< al banco dei dolci insieme a Milki >> rispose Altezza indicandola.

" al banco certo, perché non ci avevo pensato? "

Scosse la testa mentre lo stesso brivido freddo di qualche istante prima la percorse improvvisamente.

<< è un piacere rivedervi,principessa Rein! >>

Quella voce.

Come non riconoscerla. Gentile, dolce … era sicuramente Bright.

Ma Rein stavolta non arrossì quando il principe del gioiello galante le baciò la mano.

E non sentì il suo cuore battere all’impazzata quando lui le sorrise solare.

" Perché?

Che il tempo avesse cancellato il suo amore per lui?

Infondo erano sei anni che non si vedevano! "

Altezza le si avvicino sussurrandole vicino all’orecchio.

<< mio fratello non fa altro che parlare di te in questi ultimi tempi >>

Rein le lanciò uno sguardo perplessa mentre la bionda sorridendole maliziosa si avviò verso il principe Auler che stava allegramente parlando con il principe Tio.

Ad una ad una vide le sue amiche congedarsi e Bright farsi sempre più agitato.

<< allora Rein mi concedere- >>

<< prima deve finire di salutare tutti gli invitati! >>

Un’altra voce.

Questa volta più calda ,più soave, più ironica.

Come si può dimenticare la voce del principe Shade?

Rein sussultò un istante mentre i suoi occhi incontrarono quelli cobalto del bel principe.

Bright si accigliò un po’,arrabbiato per essere stato interrotto sul più bello.

<< principe Shade >>lo salutò freddo.

Il ragazzo si avvicinò lentamente alla figura della turchina ignorando l’altro ragazzo che stava a pochi passi da lei.

<< buon compleanno! >>le disse facendole un lieve inchino.

<< grazie! >>sussurrò Rein fissando attentamente ogni piccolo gesto del principe.

Del suo principe.

Da quando rinnegava i suoi sentimenti verso di lui?

Dal loro ultimo incontro forse?

Quando il principe invitò, dopo aver sconfitto il cristallo nero, a ballare sua sorella e non lei?

Quando un sentimento così "innaturale" la trafisse come un freccia a vederli stretti e felici insieme?

O ,forse, da molto di più?

Shade fissò i suoi cobalto su quelli color acqua marina di lei restando abbagliato da tanta trasparenza, da tanta purezza.

Non c’era traccia di malizia nei suoi occhi verdemare o di malvagità.

Anche se, a guardarli meglio, sembravano celare qualcosa.

Amarezza?

Perplessità?

Paura?

Il principe non riuscì a scoprirlo perché Rein distolse il suo sguardo da lui, girando il viso da un'altra parte.

<< state bene, principessa? >>le chiese con sguardo preoccupato.

Il cuore della turchina fece un capriola e sentì i suoi occhi improvvisamente farsi umidi.

" possibile,che solo Shade si fosse accorta del suo timore? "

La ragazza scosse la testa freneticamente più volte, per poi sorridere felicemente al principe.

Un sorriso cristallino che da solo poteva benissimo illuminare tutta la sala se non tutto il palazzo.

Il sorriso di Rein.

Shade la guardò attentamente ancora per un istante mentre cercava di non arrossire proprio davanti a lei.

<< ne sei pro- >>

<< PRINCIPE SHADE!! >>

Fine l’aveva interrotto e ora, con una fetta di torta in mano, stava correndo come un tornado verso di lui.

Rein si lasciò sfuggire un sorrisino amaro anche se ringraziò di cuore la gemella per averla tolta da quell’imbarazzante interrogatorio.

Si voltò, e noto con stupore che il principe del gioiello, con il suo immancabile sorriso splendente e cordiale, le porgeva il braccio.

La principessa sorrise anche a lui.

Ma questa era un sorriso più tirato e gentile che sincero e innamorato.

Accettò di ballare con Bright un secondo dopo che Fine raggiunse Shade.

Oltre alla sensazione di paura ora si sentiva anche parecchio a disagio poiché gli occhi cobalto di lui non l’avevano ancora lasciata andare.

Ballo per un po’ con il principe biondo, parlando del più e del meno.

Bright non era di certo una cattiva compagnia!

Ma non lo stette molto a sentire perché i suoi pensieri volavano continuamente da Shade a l’ombra vista in camera sua.

<< Rein?Rein?ci sei? >>le chiese Bright gentilmente fermandosi dal volteggiare.

Rein ,imbarazzata, lo fissò negli occhi.

<< scusami Bright ero sovrappensiero … comunque che stavi dicendo? >>

<< tuo padre ti sta chiamando sul palco >>rispose facendole un segno col capo e fissandola dolcemente.

" accidenti sono già le 10 e io non me ne sono accorta!sei la solita maldestra Rein! "pensò.

E dopo aver fatto un leggero inchino al principe raggiunse il soppalco dove già erano riuniti i suoi genitori e la sorella.

Vide Camelot, Lulu e Poomo piangere come delle fontane mentre stringevano dei fazzoletti con i denti.

<< le mie bambine sono cresciute! >>affermò Camelot commossa.

<< già >>aggiunse Lulu.

<< buona fortuna principessa Rein! >>le disse Poomo cercando di trattenere le lacrime.

Rein gli strizzo l’occhio per poi salire sul palco.

<< cari ospiti … >> iniziò re Touluse.

<< oggi vi abbiamo invitati nel nostro regno per festeggiare il compleanno delle nostre due principesse! >>continuò.

<< come voi tutti già sapete il sedicesimo compleanno è molto importante! Poiché in questa occasione la pietra del Sole sceglierà chi tra le due principesse governerà una volta maggiorenne il regno! >>affermò la regina Elsa.

Le due gemelle ,molto emozionate, trattennero il fiato così come gli invitati mentre il padre estraeva dalla sua corona un diamante luminoso che si sarebbe tinto di giallo quando si sarebbe appoggiato al diadema della nuova sovrana.

Rein e Fine si guardarono e sorrisero stringendosi le mani.

Chiunque sarebbe stata la nuova regina il loro legame unico non si sarebbe mai spezzato.

Per nulla al mondo.

<< Fine …>>disse Rein.

<< Rein …>>pronunciò la gemella.

Ci fu un lungo attimo di silenzio, dove la tensione si poteva tagliare con un coltello.

Nessuno degli ospiti parlava ansiosi di scoprire chi tra le due principesse fosse la prescelta.

Ma ,un secondo prima che re Touluse poggiasse il diamante sulla testa di Fine, tutte le luci si spensero.

E fu buio.

 

Angolo dell’autore ...

Grazie a …

BannyRobin : ti ringrazio per aver recensito la mia storia mi ha fatto molto piacere ^^ spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che ha abbia aumentato la tua curiosità … kiss kiss ^^

Midnight _ Rose : Grazie socia per aver recensito … spero che questo cap non ti abbia deluso ^^(ma dimenticavo che già per te leggerla è un sacrilegio visto che ti piace la coppia opposta ^^’) … ci sentiamo presto su Msn … un bacione!

LeLy1441 : grazie molto per aver messo il primo capitolo in html ^^ ... spero di aver pubblicato questo capitolo in modo corretto …

Karin_ : grazie molto per gli splendidi complimenti ^///^ … mi fa davvero piacere che trovi la mia storia interessante e che l’hai aggiunta alle preferite *.* … spero ti piaccia anche questo capitolo … a presto kiss kiss ^^

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Capitolo 3
*** La Luce ***


Capitolo tre

La luce

<< che succede? >>chiese Fine preoccupata.

Poomo volò verso le due gemelle che lo guardavano ansiose.

<< avverto una forte energia! >>affermò il folletto perplesso.

Re Touluse e la regina Elsa intanto cercavano di far star calmi gli invitati e avevano già rimesso  il diamante al suo posto.

Rein abbassò lo sguardo inquieta.

“ che c’entrasse l’ombra che aveva visto in camera sua? ”

<< che si tratti del cristallo nero? >>chiese il re a Poomo.

Lui scosse la testa.

<< non è magia nera! >>

La turchina alzò un attimo lo sguardo cercando il principe della luna,l’unico che riusciva a infonderle sicurezza, intanto che tutti i suoi amici li stavano raggiungendo verso il soppalco.

Tutto era immerso nella più fitta oscurità.

<< ma, allora che cosa sta succedendo? >>chiese Fine spaventata guardando la sorella.

Mentre cercavano di riflettere  ,in sala si scatenava il panico tra gli invitati, poiché improvvisamente tutto iniziò a tremare e una violenta scossa divise in due la sala del palazzo creando una profonda crepa fra le due parti.

Da un lato le due gemelle e i sovrani … dall’altro tutti gli altri.

<< FINE!REIN! >>urlò spaventata Altezza.

<< NO! >>gridò Shade preoccupato.

Non vi era alcun modo di raggiungere l’altra parte della sala.

“Dannazione!! Perché proprio quella sera non aveva portato la sua frusta con se?!”

<< Rein che facciamo? >> le chiese Fine terrorizzata mentre cercava di mantenere la calma.

<< non lo so … >>rispose la turchina in ansia.

Degli strani brividi le percorrevano la schiena e improvvisamente si sentì congelare il sangue nelle vene … come se del vento freddo l’avesse colpita.

Non riusciva a pensare ad altro che a quell’ombra e avvertì come un vuoto dentro di se ,che la paralizzò facendola tremare visibilmente.

cosa succede? … io … io non capisco!!”

La testa incominciò a girarle vorticosamente mentre una strana sensazione di richiamo le faceva attorcigliare lo stomaco.

Guardò Fine ,anche lei tremante di paura immersa in tutto quel buio che sembrava prendere consistenza attorno alle loro figure.

E in un attimo si rese conto …

Non c’era più nessuno intorno a loro!

La sala, i loro genitori, i loro amici, gli invitati … erano come scomparsi nel nulla.

Le gemelle si guardarono preoccupate con gli occhi spalancati e il cuore che aveva iniziato a battere sempre più forte.

Non sapevano cosa fare, cosa pensare … come reagire!

Parevano ipnotizzate da quel denso buio che gli impediva di muovere anche solo un muscolo.

Perfino lo sbattere delle ciglia era diventato,improvvisamente, un gesto difficile da compiere.    

Poi una starna luce le avvolse completamente ,costringendole a portarsi un braccio davanti agli occhi per non essere abbagliate.

Quella che le circondava era una luce bianca, pura … viva quasi … dove ad un tratto comparve una starna creaturina ,la quale non seppero identificare, che afferrò Rein per un lembo del vestito e la trascinò verso una luce blu che risplendeva, minuscola, al cento di tutto quel bianco.

Una luce blu intensa, dall’aria celestiale …

<< Fine, aiutami!! >>urlò la turchina mentre la luce azzurra la risucchiava.

Fine non riusciva a vedere ad un palmo del suo naso ,tanto quella luce bianca la accecava, impedendole anche solo di scrutare la figura della sorella che pian piano spariva all’interno di quel piccolo cielo azzurro.

Inoltre più si avvicina a quella piccola luce blu più ella la respingeva ,costringendola a indietreggiare.

<< NOOO!REINN!! >>

Gridò con le lacrime agli occhi un’ attimo prima che la gemella fosse del tutta risucchiata dalla luce e lei espulsa da quest’ultima finendo dall’altra parte della sala addosso ai suoi amici.

La luce ,come un vortice si richiuse, e il salone tornò a brillare.

L’enorme lampadario appeso al soffitto si illuminò, facendo risplendere tutte le sue luci dorate.

Come un grande Sole che ritorna a risplendere dopo una tempesta, scacciando via l’oscurità grigia del temporale.

Fine si alzò in piedi mentre calde lacrime rigavano il suo volto.

<< REEEIIINNN!!! >> urlò per poi accasciarsi a terra piangendo.

<< dov’è Rein, Fine? >> le chiese Shade preoccupato mentre guardava in cerca della turchina in tutta la sala.

<< l’ha presa. >> rispose la principessa in mezzo ai singhiozzi.

<< chi? >>domandò il principe sbarrando gli occhi mentre sentiva il suo cuore come stretto in una morsa.

<< la … la luce! >>

 

Angolo dell’autore …

Mi scuso con tutte le lettrici per questo capitolo indubbiamente corto !!! ç.ç

Ma era indispensabile per lo sviluppo della trama e comunque posso garantirvi che il prossimo capitolo sarà così lungo che vi stancherete di leggerlo! u.u

Ora basta però … passiamo ai grazie che sono ,per me, la cosa più importante!! ^^

Grazie a …

Midnight _ Rose : grazie mille socia per i complimenti ^///^ mi fa moooltoo piacere che continui a seguire la mia storia!!*.* so che ti ho lasciato in un punto fatidico ma credimi ERA NECESSARIO!!! Inoltre in questo cap si capisce anche un po’ il perché … Kiss kiss ^^ (P.S. prometto di farmi sentire di più su Msn ^^ T.V.B.)

BannyRobin : ciao^^ sono davvero contenta che trovi la mia storia sempre più interessante ^///^ spero solo che questo capitolo non ti abbia fatto cambiare idea … grazie soprattutto per aver detto che ho descritto bene i sentimenti di Rein … per me è veramente molto importante far trapelare ciò che i protagonisti sentono attraverso quello che scrivo … a presto baci ^^

November Rain : una nuova lettrice!!! Sono davvero contentissima di aver trovato una nuova fedele compagna del Blue Moon e sono anche molto entusiasta che la mia fic ti piaccia!!^///^ purtroppo per quando riguarda la prescelta dovrai pazientare un bel po’ per scoprirlo ^^’ … grazie mille per aver aggiunto la mia storia sulle preferite *.*  spero che questo cap non ti abbia lasciato a bocca asciutta (p.s. inoltre spero che continuerai la tua serie che è fantastica *.*) … kiss kiss ^^

Karin _ : grazie infinite Karin per tuoi meravigliosi complimenti ^////^  … spero che la mia storia ti appassioni sempre di più e che questo capitoletto non ti sia risultato banale!! ^^ … bacioni a presto!  

Grazie anche ai lettori silenziosi … al prossimo capitolo!!^^

Delphinium   

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Capitolo 4
*** Terence e Selen ***


Capitolo quattro

TERENCE E SELEN

 

La regina Elsa svenne e il marito riuscì a sorreggerla per miracolo.

 Bright indietreggio sconvolto con gli occhi spalancati.

<< come … come … sarebbe a dire rapita dalla luce?>>chiese

Fine lo guardò scossa e spaventata e ,sempre singhiozzando, rispose.

<< eravamo lì … e poi lei è  stata risucchiata in un vortice azzurro!io ho cercato di salvarla … ma … ma non ci sono riuscita! >>

Lione e Altezza le andarono incontro abbracciandola.

<< sta calma Fine, vedrai che Rein starà bene!>>le disse la bionda per rassicurarla.

Ma dal tremolio che ebbe la sua voce Fine capì che ,infondo, la sua amica non credeva poi molto a quello che le aveva detto.

<< io ero lì … con lei … e non ho potuto fare niente! >>affermò la rossa affondando la testa sulla spalla di Lione che la guardava comprensiva.

<< no …>>sussurrò Shade incredulo, mentre il suo colorito color caffellatte sbiancava lentamente.

<< non è vero! >>esclamò abbassando lo sguardo e stringendo i pugni per la rabbia.

La sua Rein … era scomparsa e lui non era riuscito a salvarla.

L’aveva persa di nuovo.

Dei brividi di rabbia lo percorsero per tutto il corpo e in quel momento avrebbe voluto spaccare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro.

Chi, gliela aveva portata via?

E soprattutto, perché?

Poomo non riusciva a capire come quella luce fosse apparsa così dal nulla –da quel che ricordava lui nessuno a parte la principessa Grace riusciva ad evocare la luce … ma non era stata lei ,altrimenti,ne era assolutissimamente sicuro, lo avrebbe capito-  mentre ragionava avvertì una strana vibrazione nell’aria.

Era una vibrazione familiare … troppo familiare!!!

<< il … i-l p-potere di Promince!>>esclamò d’un tratto sbarrando gli occhi incredulo.

Tutti gli sguardi voltarono su di lui.

<< come? >>gli chiese Bright.

<< che c’entra il potere di Promince? >>aggiunse Shade.

<< beh è qui! Lo sento!>>rispose il folletto.

<< ma ne io ne Rein lo utilizziamo più da sei anni, com’è possibile?>> gli chiese Fine alzandosi in piedi e guardandolo speranzosa.

<< non lo so, è tutto così strano … credevo che ormai si fosse esaurito del tutto  … >> disse Poomo scuotendo la testa.

I ragazzi si guardarono perplessi ma i loro pensieri furono interrotti dall’arrivo di Omendo che ,ansimante per la corsa appena fatta, urlò.

<< maestà, principessa Fine!presto venite a vedere ,presto!>>

                                                                                 *******

Rein aprì lentamente gli occhi confusa.

La testa le girava come una trottola e aveva una strana sensazione di nausea come se improvvisamente il suo corpo si fosse rimpicciolito e poi fosse ritornato come prima.

Era sdraiata a pancia in su, su un letto a baldacchino con le tende verdi.

Anche le coperte erano di quel colore e ora che ci faceva caso tutta la stanza era color verde smeraldo.

Un momento, ma la sua stanza non era sempre stata azzurra?

Si alzò a sedere toccandosi la testa che ancora girava senza fermarsi.

<< dove mi trovo? >>sussurrò confusa girando la testa a destra e a sinistra svariate volte.

Era dentro ad una camera ben arredata con un sacco di mobili di legno pregiato, specchiere in argento e moquete nera sul pavimento.

<< ben svegliata! Mi stavo appunto chiedendo quando ancora saresti stata svenuta!>> affermò una voce maschile in tono ironico.

Rein sbarrò gli occhi e si voltò verso la porta d’entrata.

Appoggiato allo stipite di quest’ultima con un’aria beffarda se ne stava un ragazzo.

Alto, fisico asciutto, capelli neri come l’ebano e due grandi e profondi occhi smeraldini.

Il ragazzo vestiva elegante.

Portava un lungo mantello nero di seta che teneva legato di davanti con una spilla d’argento.

Anche la camicia era nera mentre i pantaloni erano color argento e brillavano come le prime stelle della sera.

La principessa lo riconobbe.

Era l’ombra che aveva visto in camera sua prima della festa.

<< eri tu …? L’ombra in camera mia eri tu?>> chiese fissandolo truce.

Il moro alzò un sopracciglio mantenendo il sorrisetto sarcastico.

<< però che perspicace! Brava, complimenti! Ora alzati e seguimi!>> rispose con fare prepotente girandosi e facendole un gesto con la mano per seguirlo.

Un nervo spuntò sulla fronte della turchina che arrabbiata gli sbraito contro.

<< senti carino, io non prendo ordini da nessuno! Specialmente dalle persone maleducate che nemmeno si presentano e fanno del sarcasmo inopportuno davanti a una principessa! >>

Il ragazzo si voltò con un ‘espressione corrucciata.

La fissò per alcuni minuti  ,per poi mutare la sua espressione e diventare serissimo, assottigliando lo sguardo in maniera truce e sprezzante.

<< non abbiamo tempo per le presentazioni!>> affermò deciso per poi rigirarsi di nuovo e sparire oltre la porta.

Rein ebbe paura di quello sguardo.

Era impenetrabile e ardeva di un fuoco strano.

Sembrava pervaso dal dolore … un dolore agghiacciante, tagliente più di mille lame affilate.

Non avendo altra scelta e facendosi guidare dalla sua sfrenata curiosità, seguì il ragazzo per il corridoio.

Quando la vide arrivare il moro le lanciò un’occhiata compiaciuta di sottecchi facendo un po’ arrossire Rein che era dietro di lui.

Il corridoio era buio, stretto e lungo.

Alle pareti vi erano cornici e quadri che raffiguravano animali leggendari e strane ambientazioni.

Siccome non vi erano finestre per far entrare la luce ,vi erano appesi alcuni lumi alimentati da un fuoco giallo dai riflessi azzurri.

Sicuramente, dedusse lei, si trovavano in una specie di sotterraneo.

Si strinse nelle sue spalle.

Era impressione sua o faceva un freddo pazzesco lì?

Quell’aria gelida sembrava trapelare dalle mura alla sua sinistra ma … com’ era possibile?

Rein pensò che non aveva mai visto un posto così tetro e affascinante al tempo stesso, e mentre camminava lungo il corridoio insieme al ragazzo percepì un’aria di mistero che la intrigò parecchio, facendo sparire un po’ del suo timore nascosto.

Ad un tratto dopo un bel 10 minuti che camminavano il moro si fermò all’improvviso davanti a una parete vuota.

La turchina , presa alla sprovvista, quasi non gli andò a sbattere contro.

Erano giunti in un vicolo ceco dove le loro uniche possibilità erano : o di tornare indietro – cosa che la principessa escluse a priori,ormai la curiosità infatti la stava divorando- o di distruggere quella parete di roccia a suon di martello pneumatico.

Si ma ... dove lo andavano a pescare??

<< e ora?>>chiese al ragazzo che teneva gli occhi fissi sul muro.

<< sshii! >> le intimò lui.

Poi chiuse leggermente le palpebre e poggio la sua mano fasciata da un guanto nero sulla parete.

In seguito, aprì di scatto gli occhi e fece un piccolo passo indietro togliendo la mano.

Rein alzò un sopracciglio scettica chiedendosi se il ragazzo fosse un pazzo o qualcosa del genere.

Ma non appena vide la parete trasformarsi magicamente in un enorme porta di legno resto con la bocca e gli occhi aperti con un espressione tra l’incredula e la scioccata.

<< wow … !>>sussurrò appena.

Non aveva mai assistito a magie del genere e ne rimase parecchio colpita.

Girò lo sguardo verso il ragazzo che invece aveva un espressione seria e regale.

La turchina inghiottì un po’ di saliva quando lo vide afferrare la maniglia di metallo nero e aprire piano la porta.

Una luce fortissima la colpì in pieno viso ,quando la porta fu finalmente spalancata.  

Rein sbatte più volte le palpebre per abituarsi a quella luce accecante e in quel momento ricordò.

Lei era stata avvolta e poi trascinata via da quel bagliore blu.

“ Che sia stato lui a trascinarmi qui?? ”si chiese scettica.

Vide il ragazzo proseguire oltre la porta e lei lo seguì senza pronunciare una sillaba.

Si ritrovò in un giardino immenso, ricco di ogni specie di alberi e fiori.

C’erano siepi altissime e un'unica via proseguibile se non volevi calpestare l’erbetta verde.

Era fatta di pietre grandi piccole e formava una specie di sentiero dritto ,che portava in un gazebo bianco coperto da liane e viole.

Rein restò incanta sull’uscio d’entrata meravigliata e sorpresa.

Era un posto da favola e mentre si guardava intorno ,avanzando di qualche passo, vide delle farfalle stupende volare da un fiore all’altro per poi liberarsi in aria.

Alzò lo sguardo e si accorse di trovarsi dentro ad una specie di serra con la cupola in cristallo.

<< è magia! Le ambientazioni cambiano sempre!>> le disse il ragazzo senza mutare la sua espressione seria e corrucciata, mentre accarezzava i petali di una rosa nera.

Le fece segno con la nuca di proseguire, e insieme percorsero il sentiero di rocce fino ad arrivare al gazebo bianco.

Il cuore di Rein ,per qualche strano motivo, batteva all’impazzata e il suo battito aumentava sempre di più man mano che si avvicina alla struttura.

Quasi le venne un infarto quando, una volta arrivati, vide al centro del gazebo un trono d’oro dove stava seduta una donna bellissima.

Aveva i capelli azzurro chiarissimo ornati da perle e fili d’argento racchiusi in uno chignon alto.

Portava un diadema sulla nuca che scintillava come fosse fatto di polvere di stelle, al centro vi era uno zaffiro grande quando una castagna.

Qualche ciocca mossa di capelli le cadeva leggera sul viso angelico ,bianco come la luna.

I suoi occhi erano lilla e sembravano dolci e materni.

Aveva le labbra color petalo di ciliegio e il sorriso più bianco che Rein avesse mai visto.

Il suo vestito era anch’esso bianco con qualche merlettino azzurro e qualcuno verde.

Un espressione rassicurante e un portamento da regina che la facevano sembrare una dea.

Il moro che era accanto a lei si inginocchio abbassando il capo.

La principessa ,che se ne stava con la bocca aperta a fissarla incredula, non sapeva cosa fare né cosa dire.

Il suo corpo era diventato d’un tratto rigido di fronte ad una figura così angelica da sembrare un’illusione.

<< benvenuta principessa Rein! Ti aspettavamo impazienti!>> affermò la donna continuando a sorriderle in modo materno.

La sua voce era calda e melodica come il canto di una sirena e echeggiò nella testa di Rein per qualche secondo, poi la ragazza ,finalmente riacquistando il completo controllo del suo corpo, si mise in ginocchio ,così come il ragazzo, che le lanciò un sorrisetto divertito.

Le guance di Rein si imporporavano mentre i suoi occhi cristallini non riuscivano a staccarsi da quelle dolci e lilla della donna.

<< sono felice che tu sia qui! >>continuò lei ,pronunciando quelle parole in tono solenne.

<< ecco … io … veramente …>> balbetto incerta la turchina non sapendo cosa dire.

<< so perfettamente che tu non mi conosci! >>rispose la donna ,ridacchiando, come se le avesse letto nel pensiero.

<< Terence non è un tipo molto loquace, sono certa che non ti ha nemmeno rivolto la parola durante il viaggio ,vero?>>le chiese lanciando un’occhiata verso il ragazzo.

<< già! >>rispose Rein lanciando uno sguardo accusatorio al moro.

“che tipo … avrebbe almeno dovuto avvisarla che stavano andando a trovare qualcuno di così – almeno all’apparenza- importante!! Chissà in che maniera disastrosa si trovavano i suoi capelli!!!”pensò seccata.

La donna torno a guardarla e a sorriderle.

<< meglio così! Almeno avrò l’onore di spiegarti per bene come mai tu ti trovi qui!>>

Rein si morse indecisa il labbro inferiore chiedendosi se sarebbe stato il caso di porle quella piccola domanda che le pungeva un po’ sulla lingua.

“ ma ,infondo, che male poteva ricavarne?!”

<< mi scusi … ehm … signora … ma lei assomiglia moltissimo alla principessa Grace e mi chiedevo … se … per caso?>>

<< cosa mi risponderesti se ti dicessi che sono la sua reincarnazione , Rein!?>> le domandò la donna comprensiva, appoggiando il mento sulle mani incrociate con fare indagatore, come a voler leggere i suoi pensieri attraverso i suoi occhi.

E ,secondo la turchina, era davvero capace di farlo quella donna!! 

Sussultando ,a tale risposta,sbarrò gli occhi.

“ecco perché avverto la stessa sensazione di quando sono stata al cospetto della principessa …”pensò sbalordita,inghiottendo un po’ di saliva poiché improvvisamente avvertiva la bocca asciutta.

“sei al cospetto della nuova principessa Grace,Rein … per l’amor del cielo mantieni la calma!!!”

<< il mio nome è Selen! Puoi chiamarmi semplicemente così .. se ti và!>>aggiunse la donna.

<< oh si!!! … cioè … grazie!>>

Selen sorrise divertita per poi farsi seria e puntare il suo sguardo su Rein che nel mentre, imitando Terence, si era rialzata.

Il suo vestito era tutto sgualcito e si sentì parecchio inferiore davanti alla donna, per non parlare delle strane occhiatine di disprezzo che avvolte le lanciava il ragazzo.

<< il pianeta è in pericolo Rein! È solo tu puoi salvarlo!>>affermò Selen alzandosi e avvicinandosi alla principessa.

Il suo sguardo si era fatto più duro e la turchina notò come il suo corpo si fosse irrigidito e l’alone aureo che l’avvolgeva si fosse leggermente oscurato.

Rimase comunque molto sorpresa e incredula a quelle parole che le piombarono addosso come un masso, dolorose e crudeli.

 Deglutì ,portandosi istintivamente le mani verso il petto.

<< come? >> domandò perplessa.

La donna annuì triste.

<< il potere dell’oscurità non è così facile da annientare, poiché esso si rigenera dai cuori malvagi della gente e dal loro odio!>>continuò  fissandola apprensiva.

Stavolta fu Rein ad annuire. Poomo le aveva rivelato una cosa del genere qualche anno fà.

<< sai che cos’è l’apocalisse del Sole?>> le chiese Selen.

La principessa punto il suo sguardo in quello lilla di lei ,osservandola titubante, per poi fare cenno di no con il capo.

E si sentì ancora più in imbarazzo di prima.

“Stava facendo la figura dell’ignorante!accidenti!”

<< tsk! >> sentì mugugnare a Terence che teneva le braccia conserte e la esaminava con lo sguardo.

<< è comprensibile … la gente col tempo dimentica le antiche leggente! Non sentirti a disagio, mi addolorerebbe molto! >>rispose la donna.

Rein arrossì e si trattenne nel fare una linguaccia al moro.

<< prima di tutto devo  farti una domanda molto importante e ti chiedo di rispondere con estrema sincerità, me lo prometti? >>

<< si! >>rispose la principessa convinta.

Anche se ,sapeva, che se avesse mentito la donna l’avrebbe subita scoperta.

<< molto bene! Secondo te cosa divide il buio dalla luce?>> le domandò seria Selen guardandola dritta negli occhi.

La turchina rimase spiazzata da quella strana domanda.

Cosa poteva mai esserci a metà tra la luce e il buio?

Non capì mai come, ne in seguito si chiese il perché ,ma ,d’improvviso le sue labbra si mossero da sole e la risposta uscì chiara e spontanea dalla sua bocca.

<< le ombre! >>

Il volto serio di Selen si illumino e sorridente le disse.

<< perfetto, ora posso raccontarti ogni cosa …>>

 

Angolo dell’autore …

Ecco il terzo cap ^^ molto lungo come vi avevo promesso … l’entrata in scena di questi due nuovi personaggi sarà assolutamente essenziale per tutto lo sviluppo della storia  ,soprattutto il misterioso e scontroso Terence!!*.*

Per favore  fatemi sapere cosa ne pensate di questi due nuovi protagonisti … per me sarebbe mooolto importante ^^

Ora passiamo ai ringraziamenti … [mi sa che ho spifferato un po’ troppo -.-“]

Grazie a …

BennyRobin : Ciao Benny^^ (p.s. scusami preferisci se ti chiamo Benny o Robin?^^’)  Wow O///O!!! grazie infinite per le belle parole per me sono un supporto prezioso ^^ e ti prometto che mi impegnerò sempre al massimo a fin che questa mia storia ti appassioni sempre di più ^^ baci baci

FraFrancy : ciao Francy^^ grazie per aver recensito la mia storia mi fa piacere che ti piaccia ^^ … hai perfettamente ragione tu ; il contenuto è molto più importante della lunghezza però credevo di aver fatto questo cap troppo piccolo privandolo di parecchie emozioni!!!^^” insomma avevo paura che non si riuscisse a cogliere la vera assenza di questo cap xkè avevo tralasciato alcune cose ^^ cmq per il tuo problema volevo dirti che anch’io prima ero così non riuscivo a spiegare ciò che il mio personaggio sentiva e percepiva poi però, leggendo e leggendo, ho imparato e immedesimarmi nel protagonista catturandone la sua personalità. È tutta una questione di immedesimarsi nel personaggio cercando di capire cosa proveresti TU in quel preciso istante del racconto … quindi alla fine non ti basta che descrivere ciò che proveresti tu e affibbiarlo al personaggio.  Come i tuoi stati d’animo ,le tue perplessità i tuoi cambiamenti facciali ecc … ^^ quando scrivi la prima domanda che devi porti è … “ cosa proverei io se fossi al posto del protagonista? Che espressione avrei davanti ad una certa affermazione o scena? Come mi comporterei di conseguenza?”. Spero di essermi spiegata bene e di averti aiutata!!!^^ ci sentiamo al prossimo capitolo kiss kiss.  

Karin_ : ciaoo^^ spero di aver aggiornata abbastanza presto e di non averti fatto morire!!^^ anche se fosse però sta tranquilla mi sono procurata il dragon radar quindi niente paura!!^^ sono molto contenta che la mia storia ti stia appassionando e spero che questo cap ti sia piaciuto almeno quando i precedenti! Grazie tantissimo per aver recensito la mia song (è la prima che scrivo quindi ero parecchio insicura ) la tua recensione mi ha fatto commuovere quasi xkè mi fa sempre emozionare che qualcuno grazie alle mie storie riesca a percepire quello che ho sentito io nello scriverla e nell’ immaginarla!!^///^ bacioni a presto ^^

Midnight_Rose: ehi socia!!!^^ non sai quando mi faccia piacere che la mia storia ti piace !!! *.* grazie per la stupenda recensione e per aver recensito anche la mia prima song^^ ci sentiamo presto, tantissimi baci ^^      

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Capitolo 5
*** In trappola?! ***


In trappola?!

<< cos’è quell’alone nero che avvolge il regno solare? >>chiese innocentemente Sophie guardando le immagini che Omendo stava mostrando ai principi e a re Touluse su di un monitor nel laboratorio del palazzo.

<< sembra una fitta rete di nebbia!>>affermò Tio grattandosi il capo con espressione dubbiosa.

Omendo scosse la testa.

Sospirò come per voler trovare le parole giuste per comunicare qualcosa di estremamente importante.

<< sembrerebbe ma non è! Si è manifestata subito dopo il terremoto. Prima si estendeva solo sopra il palazzo! Ma adesso si sta estendendo anche intorno a esso! Guardate! Guardate voi stessi fuori! >> disse serafico facendo un segno verso le vetrate che mostravano il panorama del regno.

I ragazzi si precipitarono ad una delle finestre e ciò che videro li sconvolse facendoli rimanere con il fiato sorpreso e lo stomaco in subbuglio.

L’intero castello era avvolto da una strana e fitta nebbia grigia che emanava scintille blu e bagliori argentati.

Tutti rimasero senza parole.

Era come trovarsi all’interno dell’occhio del ciclone di una tempesta che sarebbe scoppiata da un secondo all’altro.

Non riuscivano a vedere nemmeno l’ombra di quello che c’era fuori.

Il giardino, le case, le montagne erano tutte sparite.

Solo grigio.

<< Rein dove sei? >>sussurrò Fine trattenendo le lacrime.

Omendo si fece spazio tra i principi e ,avvicinandosi alla finestra, lanciò fuori un manichino di legno.

Neanche due secondi dopo questo bruciò ,colpito da una scarica blu che lo aveva attraversato.

Tutti spalancarono gli occhi increduli.

<< … siamo in trappola! >> sussurrò spaventata Altezza stringendo il braccio del fratello.

<< ACCIDENTI! >> urlò Shade correndo verso l’uscita della stanza con il cuore che batteva come un tamburo in petto.

Ma non era paura la sua.

Ne rabbia …

Ma frustrazione!

Lui che si credeva tanto intelligente e furbo … era finito in una stupida trappola architettata in modo perfetto da colui che – molto probabilmente- aveva rapito la sua principessa.

E corse, corse sempre più veloce imprecando contro se stesso e la sua ingenuità.

Perché lui l’aveva visto … si.

Lo sguardo angosciato di Rein … nascosto dal lieve sorriso che arricciava sempre le sue labbra rosee.

Ma – stupido qual’era- non l’aveva capito!

Non era riuscito ad interpretarlo prendendo, inconsapevolmente ,la cosa sotto gamba. 

<< SHADE!! >>il richiamo di fine lo riportò alla realtà, facendolo voltare nella sua direzione nel momento stesso in cui la rossa,seguita da Bright,Altezza,Lione e Tio lo aveva raggiunto.

<< fermati! >>gli disse il principe biondo bloccandolo per un braccio.    

 Si girò verso di lui adirato, mentre stringeva i denti per contenere la rabbia.

Bright invece sembrava tranquillo e questo mandò il principe su tutte le furie ,facendogli passare in mente l’idea di prenderlo a pugni lì davanti a tutti.

<< COME FAI AD ESSERE COSI’ CALMO,ME LO SPIEGHI??REIN E’ LI’ FUORI CHISSA’ DOV’E’ ED E’ DA SOLA!! >> gli urlò contro assottigliando lo sguardo in modo truce come a volerlo linciare con solo i suoi occhi.

<< NON SEI L’UNICO AD ESSERE PREOCCUPATO PER LEI ,MA FACENDO COSI’ NON RISOLVERAI UN BEL NIENTE!COSA VUOI FARE?NON HAI VISTO POCO FA?NESSUNO PUO’ USCIRE DAL CASTELLO! !VUOI PERCASO FINIRE ARROSTO?? >>rispose il principe del gioiello anche lui molto arrabbiato ricambiando lo sguardo glaciale.

Anche lui temeva per Rein.

Ma era inutile! Con tutti buoni propositi che potevano metterci ora non erano nemmeno in grado di muoversi dal palazzo.

<< IO NON ME NE STARO’ QUI CON LE MANI IN MAMO!VOI FATE PURE COME MEGLIO CREDETE! >>ribattè Shade scrollandosi di dosso la mano di Bright in malo modo.

Si guardarono in cagnesco per un paio di secondi ,digrignando i denti e stringendo i pugni lungo i fianchi.

La tensione si poteva percepire nell’aria così come la paura e lo sconforto.

<< calmatevi … non è il momento adatto per litigare questo! >>li rimproverò Poomo avvicinandosi a Fine.

<< … forse ho una soluzione ! >>aggiunse solenne ,porgendo alla rossa il suo vecchio scrigno solare.

La principessa sbarrò gli occhi sorpresa e confusa.

Era da tempo ormai che sia lei che Rein non potevano più usare la magia … e allora perché …

Perché Poomo le aveva riportato lo scrigno?

Cosa aveva in mente?

Che c’entrasse la benedizione del Sole in tutto questo?

<< ma Fine non può utilizzare il Prominence senza Rein!>> affermò d’un tratto Lione con voce triste stringendo le mani al petto.

<< lo so … ma direi di tentare comunque!seguitemi! >>rispose il folletto avviandosi verso la sala da ballo.

Lì era cominciato tutto. E forse lì avrebbero trovato delle risposte.

Tutti seguirono lo seguirono senza fiatare.

E anche Shade -se pur di malavoglia- si unì al gruppo, con ancora in testa il pensiero angosciante di Rein scomparsa nel nulla.

Quando arrivarono, Poomo disse a Fine di posizionarsi al centro della sala.

La ragazza ,con il cuore che le batteva velocissimo in petto e a corto di respiro, aprì lo scrigno e quest’ultimo … -stupendo tutti e in particolar modo la principessa-  si accese!

Sbarrando gli occhi Fine iniziò a pronunciare la vecchia formula e per magia si trasformò, anche se le era parso così strano farlo senza Rein ,come se le mancasse una parte, come se il suo potere fosse a metà.

Tutti la guardarono sbalorditi.

Mentre Poomo ,con aria corrucciata,cercava di darsi delle spiegazioni valide per ciò che stava succedendo.

Rein che viene rapita dalla luce.

Fine che riesce a trasformarsi senza la gemella.

La nebbia che avvolgeva il palazzo.

Il potere di Prominence quasi palpabile nell’aria.

Tutto questo stava accadendo per una ragione che il folletto non riusciva a comprendere.

Guardò perplesso Fine mentre quest’ultima fissava confusa lo scettro tra le sue mani.

Era … diverso!

Non aveva più la forma di un fiore, era più lungo ed era bianco.

Al vertice vi era una grossa pietra a forma di sole gialla e rossa e brillava di luce propria.

<< e ora?>> chiese Fine a Poomo nascondendo la sua agitazione.

<< pronuncia la formula, e vediamo che succede! >>rispose lui serissimo posizionandosi al suo fianco.

La rossa annuì, e decisa pronunciò la formula.

Ma non accadde nulla …

Provò di nuovo ma niente.

Intanto tutti gli ospiti erano stati portati alle camere più alte del palazzo e il re e la regina li raggiunsero.

Fine si concentro di più.

La ripetè … ma il risultato fu lo stesso. 

<< non funzione senza Rein! >> disse sconsolata lasciando scivolare dai suoi occhi vermigli qualche stilla di acqua salata.

Ma qualcosa la riscossè.

Un pensiero …

Un ricordo lontano …

Delle parole confuse a causa del suo turbamento.

E la vide lì, chiara e limpida l’immagine della sorella come un bagliore di luce nel buio.

Lei che gli diceva di non arrendersi mai e di riprovare fino alla fine.

Presa di coraggio scacciò via le gocce salate e mosse con la maestria di una magioret lo scettro davanti a lei.

In testa parole che non aveva mai sentito … cose lontane ma familiari che la riempirono di speranza.

Gli amici la guardavano con il fiato in gola ,sperando con tutti se stessi che funzionasse.

<< POTERE DEL SOLE! RISPLENDI! ILLUMINAMI! FA’ SPARIRE LA NEBBIA!! >>pronunciò Fine solenne mentre con grinta alzava lo scettro verso l’alto.

La pietra brillo di una luce bianca splendente che li circondo e li avvolse ,poi si raduno in un'unica sfera luminosa sopra la pietra a forma di Sole.

<< VAAAIII!! >>urlò infine abbassando di scatto lo scettro e puntandolo verso una finestra.

La sfera si trasformò in un fascio di luce che ruppe il vetro e si scagliò contro la nebbia.

<< evvai! >>affermò Tio saltando.

Mentre Lione e Altezza sgranarono gli occhi speranzose tenendosi per mano.

Ci fu un botto assordante e una luce immensa e rossa avvolse quasi tutta la nebbia.

Quando, finalmente tutti credevano che Fine fosse riuscita nell’impresa una scarica blu tagliò a metà quella rossa che si sgretolò come vetro e sparì.

E di nuovo tutto fu grigio.

E di nuovo la desolazione si impossessò dei loro cuori ,lasciandoli insicuri e impotenti di fronte ad un nemico che non aveva neanche un volto.

La principessa si accasciò a terra piangendo.

Non ci era riuscita!

Non aveva combinato proprio un bel niente.

Bright le appoggiò una mano sulla spalla apprensivo e cerco di consolarla.

<< non fa niente Fine, tu ci hai provat- >> il ragazzo si bloccò all’improvviso scioccato.

Fine se ne accorse e alzò lo sguardo per capire.

Il principe ,come tutti gli altri, fissava l’entrata della sala e lei seguì il suo sguardo.

Le venne un colpo al cuore quando vide sua sorella avanzare, incolume e sicura verso di loro.

<< Rein …>>fu solo in grado di sussurrare Shade tra il felice e l’incredulo, rompendo il silenzio agghiacciante che si era appena creato.

 

Angolo dell’autore

Ebbene si ragazze … Rein è tornata!!! Ma … con una sorpresina con se! o.O

Chi sarà tanto coraggiosa da leggere il prossimo cap?^^

Scherzo XD … grazie a …

 

Midnight_Rose: ehilà socia^^ davvero Terence ti ricorda qualcuno? Chissà chi …^^ cmq mi fa mooolto piacere che trovi i due nuovi personaggi intriganti e che ti ispirano *.* … prometto che non ti deluderò ^^ … a presto … t.v.b. (p.s. guarda che anche tu scrivi molto bene!!!u.u)

Bennyrobin: ohy Benny ^^ spero che questo cap ti piaccia anche se è quasi interamente dedicato a Fine ^^ contenta che i miei nuovi personaggi ti stiano simpatici … ero un po’ scettica sai?! A presto … tanti baci ^^

FraFrancy: Ciau Frà!^^ hai visto alla fine c’è l’ho fatta a pubblicare sta sera ^^ … spero che il mio nuovo capitolo ti piaccia ^^ ci sentiamo presto … baci!!!

Karin_ : Karin-chan ^^ e così il tuo tipo di ragazzo ideale è Terence? *.* mi sa che abbiamo gusti simili allora^^ anche se Shade rimane sempre il nostro preferito!!!*ç* … per la rissa mi dispiace dirti che per ora non ci sarà … poi chissà … forse … un giorno!!XD … spero che anche questo cap ti sia piaciuto … a presto bacioni!!!^^

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Capitolo 6
*** L'abbandono ***


Capitolo sei

L’abbandono

La turchina continuò ad avanzare senza rivolgere la parola a nessuno con sguardo serissimo e deciso.

La sua andatura era lenta e scandita dal silenzio angosciante che regnava nella sala.

Aveva attaccato i capelli in una coda alta che oscillava in ogni suo movimento e portava al collo uno strano ciondolo.

Era diviso in tre parti, ogni una delle quali combaciava perfettamente con l’altra.

A sinistra vi era una mezza luna nera, al centro uno zaffiro di forma ovale e a destra un sole bianco, identico alla pietra sullo scettro di Fine.

Quando stava per arrivare di fronte alla sorella iniziò pian piano a rallentare , fermandosi poi a meno di un metro da lei guardandola intensamente negli occhi.

Nessuno degli amici le aveva ancora rivolto la parola preferendo fissarla scioccati e allibiti nel trovarsela improvvisamente davanti come per magia.

Era comprensibile dopo tutto.

Era sbucata dal nulla e fuori vi era quella nebbia che avvolgeva il palazzo.

Com’era possibile??

Non era stata rapita?!

<< Rein … t-tu come … come hai fatto? >>le chiese piano Fine alzandosi e fissando anch’ella la sorella negli occhi.

Non brillavano più ,però, gli occhi cristallini dell’azzurra.

Erano spenti, vuoti ,come se ad un tratto si fossero appannati e fossero stati privati di ogni percettibile emozione.

Sembrava una statua di ghiaccio, vista così.

Con quello sguardo serio e imperscrutabile, il portamento rigido e altero e quella strana aura di inquietudine che si trascinava con la sua figura. 

La rossa tremò leggermente.

No, quella non poteva essere Rein.

Rein non era così fredda, Rein non era così distante … quella non era Rein!

Shade sussultò preoccupato boccheggiando più volte come alla ricerca di ossigeno.

Rein era così diversa.

Quasi irriconoscibile …

Che fine avevano fatto i suoi occhi dolci? Il suo sorriso solare?

Ora appariva solo spenta e stanca come se avesse fatto un lungo viaggio pieno di insidie.  

<< Fine …>> pronunciò appena la turchina guardandola sempre negli occhi come per intimarla di qualcosa.

Poi si girò verso i suoi genitori anche loro scossi e spaesati che osservavano il tutto come se stessero guardando un film e la cosa non li riguardasse in prima persona.

<< oh Rein! Figlia mia stai bene! Che sollievo …>> le disse la madre finalmente ritornata alla realtà correndo verso le due figlie.

<< madre, padre ho una cosa da comunicarvi! >> affermò subito dopo decisa la principessa turchina stringendo i pugni lungo i fianchi.

<< dicci pure cara! >> rispose ancora attonito Re Touluse

La regina provò ad appoggiarle la mano sulla spalla ma Rein si scaglio non volendo essere toccata.

“ Era già abbastanza difficile fare tutto quello senza scoppiare a piangere! ” pensò afflitta mordendosi internamente il labbro inferiore e pregando qualcuno lassù di riuscire a trovare la forza di dire quella frase.

<< ho preso una decisione … >> esclamò infine abbassando le palpebre nascondendo la sua tristezza.

E passò un secondo … poi un altro e un altro ancora prima che un'unica ,semplice frase riecheggiasse per tutta la sala lasciando tutti di sasso.

<< rinuncio al trono! >>

Tutti i presenti sbarrarono gli occhi, Fine e la regina Elsa barcollarono non riuscendo più a sorreggersi sulle proprio gambe mentre Re Touluse avanzò titubante verso la figlia sgomento.

“ che diamine ti è successo Rein? ”si chiese Shade scrutandola,  mentre il suo cuore accelerava in petto sempre di più e il suo stomaco si arrovigliava nella paura di poterla perdere per sempre.

“ perché poi? Che pensiero stupido!! ”

<< ma Rein, … non vuoi più essere una regina?! >> le chiese sconvolto il padre fissandola intensamente.

<< so ,per certo, che Fine può riuscirci benissimo! Io non sono tagliata per essere una regina! Non so se il diamante avrebbe scelto me o no, e non mi importa! Da ora in poi, io non sarò più Rein la principessa del regno Solare! vi prego, fate come se non fossi mai esistita! >> aggiunse Rein mostrandosi calma e distaccata mentre il suo cuore intanto sanguinava colpito da troppo dolore.

“ sei una pazza Rein … una pazza! Ma lo fai per il loro bene … ”si ripeteva per infondersi coraggio e non scoppiare in lacrime davanti a tutti.

<< ma che dici Rein? >> le chiese spaventata Lione.

<< Rein ,sorella mia, non puoi pensare davvero queste cose! >> le disse Fine con la voce rotta dai singhiozzi guardandola tristemente.

“ forse era tutto un incubo … già … ora si sarebbe svegliata … avrebbe riaperto gli occhi e Rein l’avrebbe rassicurata che tutto andava bene … come sempre!”

<< rinunciò al mio titolo per uno scopo ben preciso … >> aggiunse la turchina guardando uno per uno tutti i presenti in sala.

Si fermò qualche secondo in più sulla figura di Shade che la guardava scosso e scioccato mentre il suo corpo era percorso da brividi di sgomento e tensione.

<< Rein ha accettato di essere la principessa del mio regno! >> affermò d’un tratto una voce che proveniva dalle loro spalle.

Terence entrava lentamente dalla porta, trascinandosi con se l’aria di mistero che lo avvolgeva e lo rendeva tanto enigmatico quando terrorizzante.

Si affianco a Rein e fece un piccolo inchino rivolto ai due sovrani ,tutto con estrema tranquillità e scioltezza.

<< e tu chi saresti? >> gli chiese Re Touluse linciandolo con sguardo truce mentre teneva fra le braccia la regina ancora scioccata dalle parole della figlia.

Il ragazzo puntò i suoi occhi verdi in quelli blu del re … trasmettendogli tutta la sua grinta e determinazione.

Erano della stessa altezza e si fissavano dritti negli occhi.

<< io sono il principe Terence futuro erede del regno di Destion! >>

Era una bugia … ma nessuno lì ,a parte lui e Rein, lo avrebbero mai saputo.

<< non ne ho mai sentito parlare del tuo regno!>> affermò il re arrabbiato alzando di poco la voce abbandonando ogni comportamento burocratico.

Terence alzò un sopracciglio e lo guardò mantenendo un sorrisetto sarcastico in faccia, mentre i suoi capelli neri scintillavano alla luce dell’enorme lampadario.

<< la cosa è più che logica visto che non si trova su Wonder! >> la sua voce era sfacciata e diretta e nascondeva della presunzione che il Re notò.

<< non permetterò che mia figlia sposi un principe che non sia di questo pianeta!>> gli sbraitò contro  perdendo così la poca calma che gli era rimasta.

<< non ho mai detto che il mio regno si trovi su un altro pianeta, se non sbaglio! >> aggiunse Terence con disinvoltura e sguardo truce … quasi assassino.

Il re si trattenne nel dargli un bel pugno dritto in faccia mentre Rein lanciava al moro occhiate omicide intimandolo di smetterla di fare il gradasso.

Shade ,intanto, non sapeva cosa dire …

Chi era quello?

Cosa aveva fatto alla sua Rein?

Perché il re non gli spaccava la faccia?

Stava per avanzare verso il nuovo arrivato ,armato da tanta buona grinta omicida, quando con uno sguardo Rein gli pianto i piedi a terra..

Sembrava che lo stesse supplicando di non farlo , che lasciasse perdere, che era giusto così.

Shade dapprima strinse i denti rabbioso poi si fermo fiducioso in Rein … anche se in quel momento avrebbe tanto voluto sapere il perché stava facendo quello che stava facendo.

La turchina gli sorrise appena per poi ritornare a guardare i suoi genitori.

<< madre, padre , vi prego fidatevi di me! Tra non molto capire ogni cosa! >>aggiunse decisa con sguardo tenace.

<< ma Rein …>>

<< voi siete i testimoni spargete la voce nei vostri regni, per favore!>> interrompè le parole della madre guardando i suoi amici e Shade in particolare che sembrava quello più perplesso e triste fra tutti.

“ ti prego non guardarmi … non guardarmi! ” lo supplicò Rein mentalmente ricacciando indietro le lacrime.

<< e Fine, ricordati sempre che ti voglio bene e che mi fido di te più di qualsiasi altra persona al mondo! >> le disse fissando intensamente la sorella che piangeva come una fontana.

<<  e allora perché te ne vai? >> le chiese arrabbiata continuando a piangere istericamente.

Rein abbasso lo sguardo.

Afflitta, arrabbiata … consapevole di non poterle dire la verità … perché questa volta toccava a lei risolvere “certe questioni” ed era indispensabile che nessuno sapesse, che nessuno venisse a conoscenza della verità … fino a tempo debito.

Perché prima o poi … la guerra sarebbe scoppiata!

<< mi spiace! Ma è di vitale importanza che io lo faccia! >>detto ciò la turchina iniziò a camminare verso l’uscita seguita da Terence che piano le sussurro-

<< hai parlato troppo! >>

<< chiudi la bocca! >> rispose lei acida trattenendo le lacrime.

Shade rimase immobile a fissare la figura di Rein che piano spariva dalla sua vista.

Il cuore che gli pulsava veloce in petto ,il respiro era mozzato e sentiva chiaramente quella sensazione di angoscia che gli provocava delle fitte dolorosissime allo stomaco.

“ No,non le permetterò di andare via senza una spiegazione! ”pensò  e la raggiunse bloccandola sull’uscio della porta per un braccio.

Quando però i suoi occhi si incrociarono con quelli della principessa non riuscì a proferire parola.

Vide gli occhi di lei ricolmi di lacrime e le sue labbra dischiuse e non si curò nemmeno di respirare, ipnotizzato da quella visione.

“ lei lo stava lasciando per un motivo … ma quale??!!”

<< Rein …>> sussurrò appena mentre la ragazza si voltava e proseguiva il suo viaggio con il moro ,che adesso la fissava incerto e quasi preoccupato.

<< addio, principe Shade! >> esclamò.

<< no Rein, aspetta !>>affermò Tio seguito da Bright, Fine e Lione.

<< non puoi uscire, la nebbia di ucciderà! >>continuò Bright preoccupato.

I due ricevettero un occhiataccia da parte di Terence che ,come se niente fosse, continuò ad avanzare verso il portone che dava all’uscita.

<< muoviti! >>ordinò severo e impaziente a Rein.

Lei guardo i suoi amici e gli sorrise.

Un sorriso rassicurante e benevolo.

In quel momento avrebbe spaccato la testa a Terence per il suo comportamento da spaccone ma rimase per qualche altro secondo a contemplare gli amici, osservando anche ogni piccolo particolare per ricordarseli alla perfezione.

“ Chissà per quando tempo non li avrebbe più rivisti! ”pensò angosciata per poi voltarsi e proseguire sicura.

Fine però volle seguirla almeno fino all’uscita e insieme agli altri seguì la sorella.

<< se sbagli finiremo carbonizzati! >> le disse Terence fermandosi davanti al portane spalancato del palazzo.

<< grazie per l’incoraggiamento! Ora mi sento meglio! >> rispose sarcastica Rein, lanciandogli un occhiata di ghiaccio.

<< tsk! Dico la verità io!>>

La turchina prese un profondo respiro e iniziò a camminare verso la nebbia austera e sicura come se quella che stava per compiere era una semplice passeggiata in giardino.

Nessuno di loro poteva sapere che ,per la nuova Rein, era proprio così!

Tutti gli altri dietro di lei ,infatti, la fissavano preoccupati e agitati non sapendo se fermarla oppure no.

Al passaggio di Rein però la nebbia si aprì come per voler lasciarla passare come se la stesse accogliendo dentro di essa … poi la principessa si fermò di scatto e alzò la mano al cielo con il palmo rivoltò verso l’alto.

In quella stessa mano teneva il ciondolo che prima sfoggiava al collo.

<< io te lo ordino! >> sussurrò solenne e solo Terence lo udì mentre gli altri si accorsero soltanto che improvvisamente la nebbia inizio a prendere le sembianze di un fascio che poi sparì risucchiato dal ciondolo di Rein.

Rimasero senza parole intanto che Terence avanzava scettico verso di lei e la afferrò un attimo prima che svenisse per la stanchezza.

Lo zaffiro  della principessa ora non era più soltanto blu ma nel mezzo si era formata un cuore argentato che luccicava come polvere di stelle.

Il ragazzo alzò gli occhi verdi al cielo ,ritornato limpido e con la Luna piena che brillava alta e maestosa, sussurrando qualcosa che nessuno riuscì a comprendere.

L’attimo dopo una nuvola di fumo nero li avvolse ,sotto lo sguardo sgomento di tutti.

Quando essa si dissolse non vi era più traccia né di lui né di Rein.

 

Angolo dell’autore …

Sorpresi? Delusi? Scioccati? O.o

Cosa mi dite, ve lo aspettavate questo colpo di scena da parte della nostra principessa azzurra?^^

Sono curiosa di sapere le vostre opinioni kiss kiss ^^ …

 Grazie a …

Midnight_ Rose: ohy Loveee!!^^ mi fa sempre moolto piacere ricevere le tue recensioni!!! Sono contenta che il nuovo potere di Fine ti piaccia però devo preannunciarti che ha un piccolo effetto collaterale che scoprirai in seguito!^^ per quando riguarda Terence lui è quello che ha in serbo le più sconvolgenti sorprese ;) …  spero che anche questo cap ti sia piaciuto ^^ kissoni

FraFrancy : ciao Frà!! Eheh che ne pensi di questo colpo di testa di Rein?^^ te lo aspettavi? Sono felice che la mia ff ti renda felice anche se ti ho già detto che per la FxB ci vorrà del tempo ^^’  non so proprio come svilupparla e spero di non deluderti ^^ … a presto spero che questo cap ti piaccia kiss kiss ^^

Karin_: ciau Karin!!! Allora che te ne pare di questo cap??^^ spero ti piaccia … inoltre è da qui che partirà tutta la storia ^^ … hai ragione nel dire che Shade dovrebbe essere geloso di Terence anche se quest’ultimo non ha fatto nulla di concreto ^^ se ti interessa ho iniziato a scrivere una nuova FF su originali che parla sempre di due gemelle ^^ mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi se ti và di darle una sbirciatina … al prossimo capitolo bacionii!!!

Grazie anche a chi legge soltanto alla prossima … ^^

Delphinium

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Capitolo 7
*** Il nemico ***


Settimo capitolo

Il nemico

 

Buio

Freddo, duro ,vuoto ,impenetrabile … buio.

Vedeva solo quello, oltre quella finestra scura dalle sbarre nere, dall’alto della torre dove era stata rinchiusa.

Non un filo di luce penetrava all’interno di quelle mura grigie e tetre … come se ogni bagliore di vita fosse stata risucchiata all’interno di tutta quella oscurità.

E pensare che, un tempo ,lei vedeva solo la luce.

Risplendeva sempre, anche di notte.

Non c’era mai stato buio nel suo regno … mentre la luce governava incontrastata, illuminando ogni cosa.

Peccato però, che adesso non si trovasse più nella sua patria, in compagnia delle persone che amava e che le volevano bene.

Chissà come stavano ora?

Chissà se erano in pensiero per lei?

Chissà se l’avevano perdonata?

Può darsi invece che l’abbiamo dimenticata … che il loro ricordo si sia spento come la luce che prima la circondava, facendo si che adesso venisse considerata solo come un ombra del passato … piccola e irriconoscibile.

Perché infondo, adesso che era una prigioniera del buio … a chi mai poteva importagli della sua vita?

A chi poteva essere rimasto il suo ricordo?

Ora che c’era solo il buio …?!

Una scossa di dolore invase il suo gracile corpo ,che non toccava cibo da giorni ormai, e il pensiero che lei non fosse una comune prigioniera e che ,per questo, la sua agonia sarebbe durata ancora più a lungo, le diede il colpo di grazie facendo si che piccole gocce salate uscissero dai suoi occhi stanchi e arrossati.

Degli occhi che avevano visto e vissuto troppo atrocità per continuare ad essere considerati puri …

Un singhiozzò ruppe il silenzio in quella cella lugubre e oscura … e ne seguì un altro e un altro ancora uno più addolorato e rassegnato del precedente.

E il senso di colpa la pervase facendole più male di qualsiasi frustata che riceveva ogni giorno.

Se solo avesse avuto più coraggio …

Se solo fosse riuscita a dichiararsi nel momento opportuno …

Se solo avrebbe capito prima come stavano davvero le cose …

Forse ,adesso, non si troverebbe incatenata nella torre nelle prigionie nel castello del regno del Tempo.

Nel regno del nemico.

Nel regno del buio …

Le faceva così strano … anche solo pensare una cosa del genere.

“ Che ci fa una discendente dei Lumus nel regno supremo delle tenebre? ”
Un altro singhiozzò soffocato uscì dalle sue labbra carnose e il pensiero meraviglioso che tutto quello fosse solo un’ incubo le sfiorò la mente.

Si dissolse però , subito dopo, all’ascolto di una voce familiare e perfida che gelida la porto alla realtà. 

<< smettila di piagnucolare … mi dai sui nervi!!! >>

La ragazza alzò a mala pena la testa verso il suo interlocutore nascondendo però i suoi occhi sotto la frangetta.

<< cosa vuoi? >> gli chiese sprezzante cercando di cacciare indietro tutte le sue lacrime.

Doveva apparire forte … o sarebbe stata perduta.

Doveva farlo perché sennò avrebbe perso … e lei non voleva perdere!

Doveva farlo … per se stessa e per lui.

Lui che le aveva insegnato cos’era l’amore vero … quello incancellabile … quello indissolubile … quello che sarebbe durato per sempre!

L’uomo che la fissava da dietro le sbarre della  prigione ,dove era stata rinchiusa, strinse i denti per la rabbia, fissandola con uno sguardo talmente truce che sarebbe stato in grado di distruggere tutto il castello.

<< non osare quel tono con me … sporca Lumus!!! >> la rimproverò spietato, sputando vicino al corpo della giovane con disprezzo come se avesse davanti l’essere più spregevole e insignificante dell’ Universo.

Lei però alzò la testa ritrovando quella fierezza che l’aveva sempre contra distinta fra tutte.

Quella che la rendeva la Lumos per eccellenza!

Quella che la faceva risplendere di una luce nuova!

Sussultò un po’ però, alla vista del viso di colui che le stava di fronte.

Era così simile all’ altro che ,se avesse chiuso gli occhi per un solo momento, avrebbe potuto cullarsi nell’idea che in realtà era lui a parlarle, nascondendo la sua gentilezza e il suo imbarazzo nel farle un semplice complimento, arrossendo poi un po’ sulle guancie.

Si … sarebbe stato magnifico lasciarsi andare in quei ricordi lontani …

Dove tutto appariva perfetto solo perché lui era vicino a te … e la guerra spariva, coperta dal vero fragile del vostro amore.

<< ti do l’ultima possibilità per parlare … dimmi - dove- sta- mio - fratello!! >> le ordinò scandendo bene le parole ribadendo una domanda già fatta in precedenza, tante di quelle volte che anche i muri ormai doveva averla imparata a memoria.

La ragazza notò come il buio intorno a lui vorticò maligno, prendendo quasi improvvisamente vita … parlandole con voce lenta e profonda.

Risvegliando i suoi ricordi lontani e felici.

L’immagine dei suoi cari le apparve davanti agli occhi … limpida e vitrea.

Ma l’illusione sarebbe durata poco … questo una Lumos lo doveva sempre sapere … stava tra le 10 regole più importanti.

Come deve sapere che nel suo regno risplende il Sole e che il potere delle tenebre sta nello ricreare ciò che qualcuno desidera ardentemente facendo si che quest’ultimo ceda e riveli i suoi segreti apertamente.

Ma con lei non avrebbe funzionato, no!

Perché lei non era una Lumos o una Tenebros qualunque …

No, lei era “la” Lumos ed era  per questo che ,a differenza di tutti gli altri prigionieri, era ancora viva.

<< non lo so …>> fu la solita sicura e tremante risposta che gli porse alla sua domanda, nascondendo quella dolorosa fitta che le trafiggeva il cuore al solo pensiero che lui non c’è l’avesse fatta … che se ne fosse andato per sempre.

<< BUGIARDAAA!!! >>

E di nuovo la stessa accusa infondata , di nuovo quell’urlo che le squarciava il cuore, di nuovo quelle frustate nella pelle scoperta della schiena.

Ma meglio stare così, meglio rimare rinchiusa piuttosto che sottostare a gli ordini di un tiranno che è stato solo capace di portare guerra e dolore.

Piuttosto che vedere gli sguardi delusi dei tuoi amici, che non sono riusciti a capire ciò che  provavi e provi davvero.

Piuttosto che ritornare a casa come una traditrice del tuo popolo … come una rinnegata della tua stirpe.

E poi … -se lui davvero non c’era più- … allora sarebbe stato meglio falla finita una volta per tutte!

Soccombere,si!

Nella maniera più truce anche … non importava!

Perché una vita senza di lui … era una vita inutile … senza senso … sprecata, … vuota!!! 

<< Patetica! >> fu l’ultimo commento che senti uscire dalle labbra del suo assalitore prima che si dileguasse e sparisse in tutto quel nero.

Si accasciò a terra con il corpo tremante dal dolore, e la bocca piena di sangue … con in mente l’ultimo ricordo di quando ancora era libera … che le appariva come sempre confuso, oscurato da quel buio infame che notte e giorno continuava a tormentarla.

Ma andava bene così …

Perché se in qualche posto, in qualche luogo lui sarebbe stato vivo … allora l’avrebbe salvata … allora sarebbe tornato a prenderla!

Ma questo era solo un altro dei suoi agonati, speranzosi …  sogni …

Però era pur sempre una Lumos dopotutto  … e per questo non poteva far altro che aspettare che la luce l’avrebbe illuminata di nuovo!

Anche se , da parecchio tempo ormai, la sua luce aveva assunto un nome e un volto ben specifico … ora così lontano … che a momenti appariva come un’ombra nella sua testa, che caparbia divedeva quel buio in cui era precipitata dalla luccicante e speranzosa luce … della salvezza!

“ Cos’è che divide il buio dalla luce? ”

Forse ,anche lei, era finalmente riuscita a darsi una risposta a quella eremitica domanda …

                                                                                                      

<< ancora si ostina a rimanere in silenzio ? >> gli chiese il padre, una volta che fu tornato dalle prigioni e aver interrogato per la miliardesima volta quella cocciuta prigioniera.

Il vecchio si trovava nella stanza delle armi e si lisciava il pizzo brizzolato guardando ammirato l’oscurità che avvolgeva il suo popolo e il suo regno.

Tutto buio era lì …

Dal cielo … alle nuvole.

Dalle case … al castello.

Dalle mura … agli oggetti.

Il nero era l’unico colore conosciuto nel regno del Tempo.

Da sempre lo era e per sempre sarebbe rimasto!

Posò un secondo lo sguardo sul figlio, mantenendo sempre il classico ghigno malefico che lo caratterizzava.

<< si … non vuole parlare! >> rispose sicuro il ragazzo, assumendo una postura rigida e reale non muovendo un solo muscolo del corpo ,accennando ,addirittura, di tanto in tanto il suo respiro ,che teneva fermo in gola, come se fosse chissà quale veleno insidioso.

Ma lui, esperto in materia qual’era, sapeva che il padre si sarebbe innervosito per anche più poco di un sospiro in più, di una parola in più.

Il silenzio infatti, piombò nella sala e le loro figure nere si confusero con il resto delle armature presenti.

Braci di fuoco contro pozze oscure.

Padre e figlio erano occhi per occhi … conducendo un duello cruento con solo i loro sguardi.

<< forse sono i tuoi metodi che non funzionano … Gray! >> aggiunse d’un tratto una voce più aggraziata e strisciante alle loro spalle, interrompendo quella battaglia mai davvero iniziata.

Il più giovane dei presenti girò il viso per guardare e linciare con gli occhi la sua nuova interlocutrice, che camminava lungo la sala delle armi verso la loro direzione.

<< Che cosa ci fai tu qui … Siçil?! >> le ringhiò contro duro, affondando nel grigio delle sue iridi.

La ragazza continuo ad avanzare sicura con atteggiamento beffardo mentre i tacchi degli stivali di pelle nera, rompevano quella tensione raggelante e penetrante che si poteva avvertire anche da metri e metri di distanza.

Quando si trovò a meno di un passo da lui si lecco con la punta della lingua le labbra rosse e carnose – gesto che compiva sempre quando si ritrovava davanti la sua nuova preda - ghignando malandrina.

<< l’ho fatta chiamare io … >> rispose per lei il vecchio, serio e irremovibile puntando i suoi occhi rossi verso la figura femminile.

<< per quale motivo ? >> volle allora sapere Gray ignorando lo sguardo presuntuoso della nuova arrivata.

<< sei così suscettibile … non sei felice di vedermi? >> gli fece  un’ occhiolino suadente Siçil, ammiccando a qualcosa di poco allusivo.

<< non impicciarti nei miei affari, serpe!! >> la minaccio schietto, mostrandole il pugno chiuso e facendo svolazzare il lungo mantello nero.

Siçil esplose in una risata di scherno per poi guardarlo ,con espressione da finto angelo, e rispondergli.

<< non mi permetterei mai … >> poi ,sorpassandolo di poco, e riassumendo uno sguardo fin troppo sicuro, si rivolse a tu per tu con l’altro uomo presente in sala con un aria di chi la sapeva lunga sulla questione e affilando le pupille come segno di rispetto.

Perché se le serpi affilavano lo sguardo quando combattevano … i gatti lo facevano quando sapevano che il nemico era troppo forte per essere sconfitto.

Che Siçil intendesse una o l’altra situazione per l’uomo era indifferente per questo punto i suoi occhi cremisi in quelli della giovane … aspettando che cominciasse a parlare.

<< signore … lasci che sia io a parlare con la prigioniera … Gray trova troppo imbarazzante il fatto di non riuscir a far cadere ai suoi piedi una donna … >> gli disse con non chalance accarezzandosi la lunga chioma bionda e setosa.

<< cosa??!! >> le sbraitò contro Gray adirato per essere stato preso in giro davanti al padre.

<< mi sembra un ottima idea Siçil … >> aggiunse d’un tratto, facendo sobbalzare l’altro ,il vecchio che lucidava lentamente la sua spada nera pulendola dal sangue che vi era sopra.

Il moro si girò verso la sua direzione ,con i denti stretti per la rabbia, mentre la ragazza sogghignava soddisfatta.

<< ma … >> provò a replicare furente.

<< vuoi per caso contraddire una mia decisone? >> lo fermò il padre alzando di un po’ il tono tetro della voce, facendo tremare così, tutte le armature presenti.

Gray ringhiò sommessamente, intanto che abbassava lo sguardo per non essere punito.

Indignato per non riuscire ad opporsi.

Ma sarebbe arrivato il suo momento un giorno … e il padre avrebbe dovuto rispettarlo e temerlo come si deve!

<< a te affiderò un’altra missione … >> continuò il vecchio serio, corrucciando le sopracciglia folte come se la cosa non gli andava parecchio a genio.

E c’era un motivo … il più insidioso e pericoloso di tutti!

Su Wonder ,il buio, non regnava sempre!

<< Wonder è la nostra prossima meta! >> concluse riposando la spada nel fodero che portava alla cinghia del fianco destro.

<< sarà fatto! >> si inchinò il giovane, girandosi poi per programmare la prossima mossa.

Lanciò uno sguardo inceneritore in direzione della bionda che si limito a sorridergli compiaciuta.

Quando Gray sparì dietro l’enorme porta della sala il vecchio ghignò diabolico.

<< per quando riguarda te cara Siçil … sai già cosa fare! >> affermò poi voltandosi verso la sagoma nera e formosa della ragazza di cui gli occhi grigi rompevano la monotonia di tutto quel colore scuro.

<< si mio signore … >> affermò lei, prima di sparire in un vortice di fuoco.

Il vecchio ridacchiò malvagio, sicuro della sua forza e del suo potere.

La guerra era appena cominciata … 

E lui ne sarebbe uscito vincitore!

Perché ora nemmeno la Luce poteva fermarlo …

Ora l’unico dominio … era quello del buio!

 

Angolo dell’autore.

Salve ragazze! Spero che questo cap vi abbia fatto capire un po’ meglio il perché sta succedendo tutto questo nel pianeta Wonder!^^

Questi nuovi personaggi che sono apparsi saranno anch’essi importantissimi x il seguito della storia … spero di averveli inquadrati come meglio potevo XD

Ora passo ai grazie ^^ a presto …

Grazie a …

Midnight_Rose : ciau Love ^^ allora che te ne pare di questo cap interamente dedicato al nemico?*.* spero di non averti confusa ulteriormente … per quando riguarda Ter hai ragione è davvero enigmatico quel ragazzo!*O* … chissà quale segreto cela nel suo cuoricino … ?^^ grazie per seguirmi sempre T.V.T.T.T.B  bacioni!!XD la tua Destiny

FraFrancy :ohy Frà ^^ non credo che i tuoi dubbi si siano attenuati con questo capitoletto ^^” perdonami ma era indispensabile che io ne scrivessi uno sul versante nemico ^^ … x la tua coppietta preferita arriveranno delle novità al più presto ^^ … tanti baci T.V.B.

CrystalWings : ciao anche a te!^^ grazie infinite per le splendide recensione mi hai fatto commuovere ^///^ … x me è davvero importantissimo sapere che la mia fic ti emozioni e che riesco a farti sentire le stesse cose che provano i personaggi ^^ mi fa piacere che trovi la mia storia così interessante anche se non ci sono le tue coppie preferite …  davvero grazie mille ^^ … spero di non averti deluso con questo capitolo e che continuerai a seguirmi ^^ … a presto Baci Baci

Delphinium

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Capitolo 8
*** L'inizio di una nuova avventura ***


Capitolo otto.

L’inizio di una nuova avventura

La notizia che la principessa Rein aveva abdicato il trono ,e abbandonato il regno solare, si diffuse velocemente in tutto il pianeta scatenando una serie di scandali che ritraevano la gemella azzurra una ragazzina irresponsabile non adatta a portare un titolo così prestigioso.

Gli amici della turchina si obbiettarono con tutte le loro forze contro le false e infondate dicerie ,distorcendo un po’ quella che era la verità aggiungendo che sicuramente la principessa blu del regno del Sole era stata soggiogata o era stata costretta con la forza a fare un azzardo del genere.

Purtroppo però , si ritrovarono a pensare un giorno riuniti nella grande sala dei ricevimenti del regno del gioiello - dovendo ammettere quelle parole a malincuore -,  anche le loro erano delle accuse senza una base solida di informazioni.

Così ,dopo le prime settimane di totale accanimento contro chi metteva in giro cose oltraggiose su Rein, i principi e le principesse degli altri regni si limitarono a stare in silenzio , facendo si che lo scorrere del tempo scemasse quella che era la realtà – dura e inconcepibile- dei fatti.

Rein se ne era andata di sua spontanea volontà.

Rein non sarebbe tornata.

Rein non sarebbe più stata la principessa del regno solare.

Erano pensieri difficili e amari da mandare giù … specie dopo tutti gli innumerevoli episodi in cui la coraggiosa turchina li aveva liberati dai guai.

Per questo continuavano caparbi e intrepidi a cercare e cercare informazioni utili sul ragazzo misterioso.

Ma – a parte gli innumerevoli buchi nell’acqua – l’unica cosa che unendo le forze erano riusciti a scoprire era che il regno di Destion era solo un’antica leggenda … perduta tra la sabbia del tempo …

In quelle dure settimane Fine e la regina Elsa non avevano fatto altro che piangere, chiedendosi per quale motivo la turchina li avesse abbandonati così, il giorno del loro sedicesimo compleanno senza una valida spiegazione.

Rein si era come volatilizzata nel nulla …

Trascinata da quell’alone nero che l’aveva avvolta l’ultima volta che l’avevano vista.

Chissà dov’era finita … ?

Se stava bene …

Shade continuava a non darsi pace e aveva messo a soqquadro tutte le biblioteche del regno della Luna per trovare informazioni sul misterioso regno di Destion da cui proveniva il principe Terence, ovvero “il presuntuoso senza sale in zucca che gli aveva portato via la sua principessa!”.

Purtroppo però le sue ricerche – come anche quelle degli suoi amici - erano state vane.

Solo alcuni libri molto antichi parlavano di questo misterioso Regno del Destino, ma ne facevano solo alcuni accenni.

Non dicevano dove si trovava ne davano la certezza che questo fosse mai esistito veramente.

Il ragazzo però – tralasciando quella sua aria da Dio sceso in Terra – sembrava essere sincero, non aveva l’espressione di uno che stava mentendo ne di un pazzo senza cervello a cui piaceva descriversi come principe di un regno inesistente. 

Pensò il principe Shade passandosi una mano sulla zazzera azzurra, scompigliandola svogliatamente ancora di più.

<< MALEDIZIONE! >> affermò seccato sbattendo l’ennesimo tomo sulla sua scrivania, facendo sollevare così una densa nube di polvere e muffa.

Solo una frase era riuscito a trovare su quel volume di oltre 7000 pagine e di oltre 3000 anni.

Solo una sciocca, stupida, insignificante frase che non gli dava neanche la più che speranza di riuscire a trovare la sua Rein.

“ciò che rende il Regno di Destion tale è lo scorrere delle ombre su di esso!”

“che accidenti voleva dire!??”

Si alzò, sbuffando seccato dalla sedia e si avvicinò al davanzale della finestra aperta.

Senza nemmeno rendersene conto aveva passato tutta l’intera giornata leggendo quello stupido libro che gli aveva solo fatto perdere tempo.

Il suo sguardo si poso stanco e afflitto sulla Luna del suo regno che splendeva maestosa lassù in cielo illuminando la strada ai viaggiatori solitari e a quelli che perdevano la retta via durante il loro tragitto.

<< mai una volta che aiuti me però! >> gli disse Shade sarcastico rivolgendogli un sorrisetto ironico pieno di angoscia.

<< dove sei finita, Rein? >> sussurrò poi al vento lasciandosi cullare dalla fresca e profumata brezza che quell’aria aveva portato con se, regalandogli un attimo di pace.

Chiuse gli occhi stringendo determinato i pugni lungo i fianchi.

Non gli importava se Rein se ne era andata spontaneamente con quel tipo, ne che non gli avesse nemmeno spiegato un perché.

Lui l’avrebbe trovata … a costo di scovare scavando a mani nude sotto il deserto questo invisibile e leggendario regno in cui era stata portata.

Non le avrebbe permesso di allontanarsi da lui …

No … non di nuovo!

 

Rein, la grande, la magnifica Rein, si era sempre reputata una ragazza estremamente coraggiosa e molto spesso spericolata, incurante dei pericoli e dei rischi in cui metteva in continuazione la sua giovane vita.

Ma, in quel momento, mentre si trovava a più di 1500 metri d’altezza, arrampicata su una delle montagne più alte di tutto Wonder non né fu poi tanto sicura e , inghiottendo amaramente, si chiese per quale motivo non se ne fosse rimasta a casa invece di intraprendere un’avventura troppo grande anche per lei.

<< muoviti! Ti ho già detto che non abbiamo tempo da perdere! >>le disse Terence un paio di metri sopra di lei indignato per la sua mancanza di responsabilità.

Lei lo fissò irritata, ma non osava muovere nemmeno un muscolo per la paura di precipitare giù e fare la fine di una frittella nel frullatore.

<< se, sua grazia si degnasse di darmi una mano! Non ho mai scalato niente io … nemmeno un albero ,che cosa pretendi!? >> rispose incavolata sbraitandogli contro.

Terence sbuffò seccato per poi girare la testa in direzione della principessa con quel suo solito sguardo imperscrutabile.

<< che ci metti un po’ di impegno! Ecco cosa pretendo! >> affermò continuando poi a salire agilmente come se stesse salendo i gradini di una scala.

<< sei tu, che non hai voluto utilizzare la magia! >> gli ricordò scocciata la principessa avanzando di un minuscolo passo verso di lui.

<< perché se l’avessimo usata ,sua eccellenza, a quest’ora avremmo l’esercito dei Tana Tana alle costole e di certo questo non ci sarebbe stato d’aiuto! >> continuò Terence senza alcuna inclinazione particolare della voce.

Rein ringhiò contro di lui, per poi sorridere guardando il braccio di Terence fasciato vicino alla spalla.

Certo non l’ho aveva ferito apposta  … però se lo era meritato visto che continuava a prenderla in giro sull’incapacità del non sapere usare il suo nuovo potere.

Quelle quattro settimane erano state dure per lei.

Non solo doveva abituarsi ai tempi e le nuove tradizioni del regno di Destion, imparare che lì il tempo scorre più velocemente che su Wonder – se sul suo regno infatti erano passate 2 ore su Destion ne erano passate 4 o anche 5 – e che lo spazio è diviso dalle muraglie, ma anche a maneggiare alla perfezione il potere delle ombre che – guarda caso – era di una difficoltà particolarmente elevata.

Non c’erano seconde possibilità … se sbagliavi  ti ritrovavi a letto completamente con il corpo ingessato e privo di qualunque facoltà di pensiero.

Quindi la concentrazione era essenziale e tutti sapevano che la principessa Rein del regno Solare era una maestra in fatto di distrazioni.

Perciò ci aveva impiegato una settima solo per imparare le basi.

Un giorno invece ,mentre stava provando un incantesimo di evocazione - e Terence continuava a ripeterle che aveva messo le mani nel modo sbagliato e che era un disastro - lei , perdendo il controllo , aveva scagliato involontariamente l’incantesimo su di lui , colpendolo di striscio sulla spalla.

Terence si era infuriato ma almeno era riuscita a completare quella sessione di allenamento e potevano passare ad un livello più avanzato.

 “ così,si impara quell’antipatico! ”pensò con un sorrisetto sadico iniziando a muoversi lentamente.

<< Rein sei sicura di farcela? >> le chiese una dolce vocina sotto di lei.

La principessa abbassò lo sguardo verso il suo fianco dove portava un piccolo scrigno simile a quello solare donatogliele da Selen.

Da quello, sbucava la testolina di Piimi una folletta dai capelli viola e gli occhi azzurro cielo.

Praticamente identica a Poomo solo che lei aveva la carnagione rosa chiaro.

<< tranquilla, me la cavo! >> le rispose sorridendole dolcemente.

“ fino a quanto non mi schianto …”penso nascondendo la sua agitazione abilmente.

Piimi le sorrise preoccupata.

<< stai attenta! >>

Rein annuì convinta per poi alzare lo sguardo verso il compagno di viaggio e notare che anche lui la stava fissando.

Non più con disprezzo ,come faceva nelle prime settimane, ma con rassegnazione e quasi ammirazione.

“ Infondo, lei si era messa in viaggio per aiutarlo e aveva rinunciato a tutto quello che amava per farlo ! quindi, che senso aveva rimanerle ostile?”si chiese mentalmente alzando scettica un sopracciglio.

<< sta attenta alle rocce frammentate … si spezzano facilmente! Poggia le mani sulle pietre più lisce e poi i piedi in quelle più grandi … >> le disse serio per poi voltarsi con la sua immancabile aria corrucciata.

Alla turchina scappò un piccolo sorrisetto compiaciuto nel constatare che anche “Terence il tenebroso” sapesse essere gentile qualche volta sempre però sembrando duro nel suo modo tutto personale di esprimersi.

<< grazie! >> rispose contenta la principessa per poi avanzare più velocemente.

<< tsk … per me potresti anche cadere e romperti tutte le ossa … ma, se tu muori, non riuscirò a salvare il mio regno!>> aggiunse senza troppo problemi il giovane, arrogante e presuntuoso.

“ ritiro tutto immediatamente! Terence- sono - l’essere – più – arrogante - del- mondo non sa neanche lontanamente cosa vuol dire la parola gentilezza.”constatò Rein sbuffando.

Piimi sorrise.

Facevano una bella infondo.

Anche perché Rein dopotutto sembrava una tipa paziente e solo Dio sapeva quanta pazienza ci voleva con il ragazzo.

Sospirò per poi tornare a riposare nel suo scrigno in attesa che i due arrivassero in cima.

Sperando … sani e salvi!

 

Fine era seduta sul suo letto e fissava con poco interesse e con aria molto afflitta le sue scarpette rosa antico.

Erano un regalo di Rein dello scorso Natale.

<< oh Rein! Perché mi hai abbandonata,perché? Io non c’è la faccio da sola!>> sussurrò amareggiata mentre calde lacrime scendevano giù dal suo viso.

Nella sua mente riviveva tutti i meravigliosi momenti passati con la gemella e questo non faceva altro che rattristarla ancora di più facendola precipitare nella nostalgia.

Quella sera ,dopo che Rein se ne era andata, aveva trovato sopra il suo comodino lo scrigno solare della turchina con sopra un foglio blu che odorava di fiori di pesco i preferiti di sua sorella.

“perdonami Fine … ti supplico di non cercarmi! con immenso affettoRein!

Quelle poche righe ormai le conosceva a memoria ma più cercava di farsene una ragione più lo strano comportamento della sorella la inquietava.

“Quel ragazzo poi … da dove era spuntato? Che cosa voleva da lei?”

-  secondo me non è un tipo cattivo! - aveva affermato Lione una volta che si erano tutti riuniti.

-  ma cosa dici sorellina! Aveva la faccia di un tipo cattivissimo!- rispose Tio sicuro.

-  vero Shade? - chiese poi al principe per avere conferma.

Lei però si era accorta da subito, dal modo in cui Shade continuava a torturarsi nervoso le mani e dallo sguardo nascosto dietro la frangette che la domanda di Tio non lo aveva neanche sfiorato.

-         Ti dico che sbagli Tio! Quel ragazzo aveva uno sguardo strano ma non cattivo!- continuò sempre più convinta Lione.

-         Sarà … ma prima bisognerebbe sapere chi è! - affermò Bright serio e riflessivo.

-         Faremo tutti delle ricerche! Sta tranquilla Fine scopriremo cosa è successo a Rein … - aveva esclamato Mirlo per tranquillizzarla.

Toc … toc!

Un leggero bussare alla porta la distolse dai suoi ricordi facendola sobbalzare.

Svelta la rossa si asciugò le lacrime per poi rispondere un “avanti” molto poco convinto e sussurrato.

La testolina di Poomo fece capolino dalla porta.

Gli occhietti viola incupiti e il sorriso triste.

Il folletto aveva un’espressione afflitta e preoccupata, da giorni cercava disperatamente di mettersi in contattato con la principessa Grace con pessimi risultati.

Come Rein anche Grace sembrava sparita nel nulla.

<< oh Poomo … sei tu! >> affermò Fine atona, ritornando a fissare le sue scarpe.

<< dobbiamo partire, principessa! >> esclamò il folletto con tono solenne avvicinandosi a lei.

La notizia colpì la rossa come una secchiata d’acqua gelida di prima mattina.

“partire? Perché?” si chiese.

<< non voglio! >>rispose.

<< e da più di due settimane che siete rinchiusa in camera vostra! Se volete ritrovare Rein dovete reagire! Alzatevi e partite con me! >> aggiunse Poomo sedendosi sopra la spalla della principessa e guardandola con comprensione e dolcezza.

Fine non rispose.

“ Poomo aveva ragione. Doveva trovare Rein e non stare lì come una stupida a piangere.

Perché doveva fare sempre la parte di quella debole e incapace? ”

<< per dove? >> chiese più grintosa ritrovando un po’ di spirito combattivo.

Se la sorella era in pericolo voleva essere lei ad aiutarla … per una volta!

<< per il Regno dei Mulini a Vento! >>rispose i folletto sorridendo.

<< molto bene! >> affermò Fine alzandosi di scatto dal letto più sicura.

Poomo quasi quasi non cadde a terra per il movimento brusco poi però torno a fissare Fine orgoglioso.

<< partiamo! >> avevano poi esclamato tutti e due guardandosi dritti negli occhi più decisi che mai.

 

Il sole era di un color arancione brillante segno che ormai la stella stava lentamente calando all’orizzonte  , dopo aver scalato a mani nude la montagna Kagome ,del regno di Tana Tana, alta ben 4300 metri d’altezza i nostri amici erano finalmente arrivati in cima.

<< che fatica! Ci è voluta una giornata intera! >> affermò Rein asciugandosi il sudore dalla fronte.

Aveva appoggiato le mani alle ginocchia e cercava di riprendere fiato esausta ma orgogliosa di se.

Ora nessuno poteva continuare a dire che non era una sportiva!

<< muoviti! Le guardie di Tana Tana tra poco faranno la ronda e noi poi saremmo costretti a passare la notte qui! >> le disse severo Terence avanzando verso un’enorme grotta fatta di rocce proprio davanti a loro.

La principessa lo guardo truce.

<< antipatico! >> sussurrò seccata, per poi raggiungerlo e camminargli a fianco.

Anche il ragazzo era grondante di sudore e la sua camicia nera gli si era completamente spiaccicata al torace, ma, lui non dava segno di disturbo alcuno e continuava imperterrito e con lo sguardo rivolto verso il suo obbiettivo a camminare fiero.

Rein pensò che era un tipo molto deciso e tenace anche se aveva un pessimo carattere e dei modi poco ortodossi.

Gli ricordava vagamente qualcuno ma, scacciò via quei pensieri in un lampo non volendo precipitare in ricordi lontani che ancora le procuravano dei brividi in tutto il suo corpo.

Il rossore poco accennato delle sue guance però non sfuggì agli occhi attenti di Terence e di Piimi.

E , mentre la seconda sorrise e addolcì lo sguardo, il ragazzo fece una smorfia di sdegnò facendo roteare i due smeraldini.

<< Selen ha detto che l’arco delle ombre si trova al centro di quella grotta! >> disse la folletta svolazzando in mezzo a loro.

I due annuirono.

<< sarà facile prenderlo? >> chiese dubbiosa Rein al moro.

<< non lo so … quando ho trovato la spada di Tenebros poi sono rimasto in stato di incoscienza per tre giorni interi! >>rispose lui con non chalance.

<< ah bene! >> esclamò sarcastica la principessa incrociando le braccia al petto.

<< Selen però ha anche detto che con te è diverso perché ora abbiamo tutto il ciondolo riattivato! >> continuò Terence sempre molto serio e diretto.

I suoi occhi verdi fissavano schivi l’imponente entrata della grotta.

Le pupille nere vibrarono, dilatandosi per un istante e Rein avvertì un brivido gelido attraversarle la schiena e involontariamente strinse a se il ciondolo dell’apocalissi come per cercare sicurezza.

La grotta si mosse lievemente e la barriera invisibile che la proteggeva si dissolse pian piano di fronte ai loro occhi … bruciata da un fuoco invisibile.

<< niente magia eh? >> gli chiese ironica la principessa alzando scettica un sopracciglio.

Terence fece spallucce e come se nulla fosse entrò nella grotta.

<< il buio è prossimo ormai …>> furono le sole parole che Rein udì prima che Piimi la prendesse per la manica della maglietta e la trascinasse verso il ragazzo  … dando così inizio ad una nuova avventura.

 

Angolo dell’autrice …

Allora per iniziare chiedo a tutte scusa per il ritardo ^^”

E che sono partita per le vacanze e quindi non ho potuto aggiornare …

Volevo inoltre aggiungere che come avete sicuramente ben capito da questo cap la ragazza catturata dal nemico non era Rein ^^

Quindi la domanda è … chi sarà mai?O.o

Eheh XD vi lascio ancora un po’ nel dubbio …

Per finire ringrazio chi mi segue con un grandeeeee abbraccio *.* grazie mille a tutte voi ragazze per i complimenti e perché continuate a seguirmi e a stimolarmi ^///^

Grazie a …

Axel_Fan_Love : ciau Fra^^ beh lo scorso capitolo era uno spezzone per farti capire chi è il nemico ^^ mi fa molto piacere che ti sia piaciuto XD x quanto riguarda Siçil è stato un nome che mi è venuto a caso ^^ mi è piaciuto e glielo ho messo XP … a presto bacioniiii

Karin_: ciao Karin ^^ lo scorso cap era uno spezzone dedicato al nemico e come avrai ben capito da questo cap la ragazza non era Rein ^^ cmq tranquilla tutti i tuoi dubbi verranno risolti ^^ grazie mille x i complimenti spero continuerai a seguirmi e che questo cap ti sia piaciuto baci baci ^^

Silvia97: Miku-chan!!!!^^ che bello che hai letto la mia fic *.* grazie infinite x i complimenti ^^ spero tanto che questo nuovo cap ti sia piaciuto ci sentiamo presto un bacio ^^

Midnight_Rose : ohy Love!!!^^ ecco qui l’ottavo cap XD brava nella recensione hai azzeccato quasi tutto sn fiera di te ;) eheh di la verità ti ho preso alla sprovvista ?!XD a presto bacioniii ^^

Liksamdevil16 : ciau Sam ^^( certo che puoi chiamarmi x nome XD) mi fa mooolto piacere che la mia fic continui a piacerti sempre di più … lo scorso cap era dedicato al nemico mentre questo è stato come un ritorno ai nostri eroi XD spero ti sia piaciuto ^^ ( p.s. ti ho mandato l’invito su msn nn so se l’hai ricevuto XD) a presto Baci baci ^^

Grazie anche a chi legge solamente ^^

Delphinium

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Capitolo 9
*** Il gioco delle ombre ***


Capitolo nove

Il gioco delle ombre

Un’enorme palla di fuoco rosso stava calando lentamente aldilà delle enormi montagne di quella regione.

Le nuvole arancioni e rosa tenue lo circondavano e facevano da contorno a quel cielo indaco che pian piano prendeva possesso del azzurro.

Da lontano si vedeva già brillare la prima stella del firmamento.

La più luminosa.

La più desiderata.

Lei avrebbe aperto le danze ...

Le danze di una notte senza fine ...

La venuta del maestoso blu che tra lì poco avrebbe dominato su tutto il cielo.

Poi sarebbe arrivata lei ...

La regina di tutte le notti ...

La dea ispiratrice di poesie e romanzi ...

La musa per eccellenza ...

La Luna.

E come può sentirsi l’ombra di una principessa al suo cospetto?

Se non piccola, insignificante e … inconsistente!?

L’ombra in questione sospirò, dandosi mentalmente della stupida.

Che senso aveva poi chiederselo?

Era come chiedere al sole perché fosse giallo.

O all’erba perché fosse verde.

Fece una leggera giravolta su se stessa facendo svolazzare di poco il merletto del vestitino.

Alzò lo sguardo verso l’alto là dove si trovava la sua spericolata padrona.

Si rattristì però, notando solo un’immensa nuvola grigia che non faceva intravedere la cima.

Le sarebbe piaciuto vivere quell’esperienza insieme a lei ma ,riflette guardando l’immensità della montagna e l’improvvisa vertigine appena avuta,forse era stato meglio l’averla lasciata lì.

Il suo compito era quello di avvertirli in caso fosse arrivato qualcuno, poiché avevano paura che rubare l’arco avrebbe scatenato qualche catastrofe naturale, quindi non volevano feriti.

O almeno la sua padrona non voleva feriti … il ragazzo non aveva accennato niente al riguardo e aveva anche rimproverato la sua amica per aver corso il rischio di richiamarla su Wonder.

Lei, da brava ombra qual’era, aveva subito accettato il suo incarico con grande entusiasmo, poiché anche lei adorava l’avventura e il mistero.

Purtroppo ,però, il regno di Tana Tana era davvero parecchio noioso e ,a parte qualche bambina gnoma dalle sembianze di cappuccetto rosso intenta a raccogliere fragoline, non si era vista neanche l’ombra di qualcuno.

Stanca e annoiata si sedette sopra un sasso lì vicino puntando i suoi occhi trasparenti sulla foresta ormai nera e tetra.

Stava per chiudere gli occhi e assopirsi quando una strana vibrazione nell’aria riattivò tutti i suoi sensi facendola scattare all’in piedi.

 

Rein sussultò nel buio tetro della grotta.

<< cosa c’è? >>le chiese Piimi spaventata.

<< Luna ha avvertito qualcosa! >> rispose convinta voltandosi un’ attimo dietro di se.

<< saranno le guardie del palazzo che fanno la ronda! >> affermò per nulla intimorito Terence continuando ad avanzare prudente.

La turchina,non riuscendo a vedere a un centimetro dal suo naso ,poiché erano totalmente immersi nell’oscurità,seguiva il rumore dei suoi passi e il lieve bagliore della coda della folletta.

<< siamo arrivati? >> chiese titubante al ragazzo.

<< non ancora! >>

<< ma ci vuole ancora molto? Luna è lì sotto da sola e se le succedesse qualc- >>

<< è la tua ombra! Cosa vuoi che le succeda? e già assurdo il fatto che tu le abbia dato un nome, ora ti preoccupi pure per una cosa che altri non se un tuo riflesso? >> le disse Terence deciso e serio.

Rein si irrigidì.

<< beh, è mia amica! >> rispose.

<< è la tua ombra! >> le ricordò puntiglioso il moro scuotendo la testa.

<< lo so! >>

<< è immateriale! >> aggiunse duro.

<< è viva! Come lo siamo io e te! >> ribattè Rein impuntandosi e sbattendo un pietre per terra.

<< no che non lo è! >>

<< si,invece! >>

<< se ti affezioni troppo alle cose non è colpa mia! >> la accusò Terence girandosi per aggredirla con gli occhi affilati e pungenti.

Lo sguardo della principessa però era serio e deciso e sprizzava grinta e generosità.

<< sei tu che non capisci! >> esclamò la ragazza.

Lui sbuffò.

Era inutile discutere con quella là.

E una fitta al cuore gli riportò alla mente l’immagine di un’altra persona cocciuta ,quasi quanto la principessina che gli era capitata tra capo e collo, un volto così lontano e irraggiungibile che ebbe paura anche di ricordarlo.

Sospirò non volendo ripercorrere il passato oltre e facendo un segno veloce della mano stabilì che quel discorso era chiuso.

Decise quindi di girarsi e continuare a camminare.

<< Terence … >> sussurrò piano Piimi guardando con rammarico il ragazzo con un visino afflitto mentre Rein adirata e imbronciata marciava dietro il ragazzo lanciandogli contro tutte le maledizioni più cattive che conosceva.

E ne conosceva tante ora!

Nella mente del moro però, intanto ,tante immagini si percorrevano come flash di fotografie, segnate dal tempo che scorreva veloce e intangibile come il più crudele dei fiumi in piena.

Immagini di un passato doloroso e segnato da morte e distruzione.

Con una sola sfumatura aurea ad adombrare tutto quel nero asfissiante.

Una sfumatura che aveva segnato per sempre la sua vita.

-     Ascoltami tu devi restare qui … non ti permetterò di seguirmi! –

-     Non mi importa, io verrò lo stesso con te … n-non … non voglio lasciarti!! –

-     Smettila! Perché non riesci a capire?! –

-     No! Sei tu che non capisci … se tu te ne vai … io verrò con te … Terence … -

Scosse la testa portandosi una mano alla fronte, provando di nuovo quella dolorosa ferita al cuore che gli fece apparire una smorfia di dolore nel volto scultoreo.

Dannati ricordi!!

Imprecò mentalmente ricacciando indietro quelle fastidiose goccie di acqua salata che gli pungievano agli occhi. 

 

La mongolfiera del regno Solare atterrò in quel preciso istante sul regno dei Mulini a Vento.

Fine scese con eleganza da essa seguita da Poomo dietro di se.

Girando un po’ lo sguardo vide accostata alla sua anche la mongolfiera del regno dei Gioielli, quella di Mera Mera e quella della Luna.

Sospirò cercando di infondersi coraggio e camminare a testa alta, così come avrebbe fatto la sua adorata gemellina.

Sorrise amorevolmente alle guardie che la fecero passare e avvertirono chi di dovere per annunciare la principessa ai reali.

<< principessa Fine va tutto bene?>> le chiese premuroso il folletto mentre percorrevano i corridoi del palazzo.

La rossa annuì solamente, poichè aveva paura che la sua voce potesse tremare angosciata qual’ora avesse aperto bocca.

“ rilassati Fine non stai mica andando al patibolo!”  ribadì a se stessa sicura.

Avanzò lentamente con il cuore in gola sperando di ricevere buone notizie e soprattutto di apparire forte davanti agli amici.

Non voleva sembrare l’unica che non si dava da fare e che se ne stava a piangere ore e ore – benché in quelle settimane non avesse fatto solo ed esclusivamente quello – però adesso era cambiata si sentiva più sicura e credeva di riuscire ad andare avanti anche senza la presenza costante di Rein al suo fianco.

L’avrebbe riportata a casa!

Questa era l’unica cosa veramente importante a cui doveva pensare.

Al diavolo le sue paure e tutto il resto …

Una volta arrivata nella sala dei ricevimenti aprì lentamente la porta e si ritrovò Sophie ad attenderla sull’uscio dolcemente e gli altri suoi amici seduti su di una tavola rettangolare ogniuno a proclamare ciò che pensava e sapeva.

<< secondo me quel tipo ci ha mentiti! >> esclamò Bright sbattendo i pugni sul tavolo di legno.

Shade inarcò un sopracciglio restando in silenzio e con le braccia incrociate.

<< anch’io la penso come mio fratello! Il regno di Destion … chi l’ha mai sentito nominare? È un’assurdità, una balla bella e buona! >> aggiunse Altezza indignata dal comportamento a dir poco sgradevole del moro.

<< beh perché avrebbe dovuto mentirci?>> chiese dolcemente Lione torturandosi le mani nervosa.

<< perché … >>

<< ragazzi è arrivata Fine!>> li fermò Sophie spostandosi leggermente dall’uscio della porta e rivelando la figura sciupata ma combattiva della rossa.

<< Fine!>> le andò in contro Milky abbracciandola.

Fine sorrise e corrispose all’abbraccio dell’ormai ottenne principessina della Luna.

<< come stai?>> le chiese Altezza ,addolcendo lo sguardo, seduta vicino ad Auler e Bright.

La principessa pensò che stava un totale schifo ma non poteva di certo dire questo agli amici che la stavano aiutando con tanta devozione.

<< male … ma riesco a sopravvivere! >> disse abbassando lo sguardo e con un sorrisetto amaro per poi sedersi vicino a Bright e a Milky.

Shade la guardò un secondo di sbieco notando le due enormi occhiaie che disegnavano i contorni degli occhi della rossa.

Non aveva aver dormito nulla in quelle ultime settimane così come lui dal’altra parte.

Eppure – per quando il dolore di Fine potesse essere immenso – Shade credeva che nemmeno lei provasse tutto il dolore che celava il suo cuore lacerato.

E come tanto tempo addietro desiderò ardentemente possedere il potere che era capitato a lei per farsi giustizia da solo.

Dannazione perché Fine che aveva le capacità adatte non andava a cercare Rein in giro per il pianeta?

Possibile che solo a lui fosse venuta in mente una simile idea?

Sbuffo scocciato richiudendo gli occhi e lasciando che le voci degli amici gli riempissero le orecchie con una qualche loro trovata stupida e insensata.

<< allora Bright … perché secondo te quel tipo ci ha mentito?>> continuò Fine a testa alta vogliosa di risposte ai sui mille perché.

<< perché non voleva rivelarci la sua vera destinazione! >> affermò sicuro l’interessato.

<< è ridicolo! >> lo contraddì Poomo, e Shade annuì con lui.

<< se davvero quel giovane non voleva rivelarci da dove veniva, poteva benissimo non dircelo come ha fatto con le altre nostre domande! >> aggiunse serio il folletto.

<< Poomo, tu credi che ci sia un motivo per cui ci abbia rivelato il nome del suo regno? >> domandò perplessa Lione seduta vicino al fratello e a Sophie.

<< può darsi di si … come di no, principessa … >>

<< questo non ci aiuta molto però!>> ammise Auler sconsolato.

<< come non ci aiuta il fatto che questo regno sia … aspettate come dicono i libri? … ah si!  leggendario, immaginario e invisibile!>> aggiunse Altezza marcando con la voce gli ultime tre aggettivi in tono serafico, gli unici che descrivevano ,in tutti i libri che aveva letto, il famigerato regno di Destion.

<< non è invisibile ma nascosto! >> obbiettò Shade con voce calma che nascondeva il turbine agitato di emozioni che provava.

<< nascosto? >> chiese Fine titubante.

<< principe Shade avete scoperto qualcosa? >> aggiunse Poomo avvicinandosi al ragazzo.

<< nulla! é solo ciò che penso! >> mentì alzando le spalle e fissando un punto qualsiasi davanti a se.

Non voleva mentire ai suoi amici ma doveva essere lui a salvare Rein questa volta … era una questione d’onore.

<<  supponiamo pure che questo regno sia “nascosto” Shade … come pensi potremmo MAI riuscire a trovarlo?>> le chiese schietta Altezza, fissandolo truce.

<< se lo sapessi … credi che sarei qui adesso? >>

Altezza si zittì immediatamente, sospirando sconsolata e un silenzio rancoroso piombò tra di loro.

<< beh … con o senza informazioni noi troveremo questo posto e Rein! Perciò non demoralizziamoci e mettiamoci all’opera! >> presa parola d’un tratto Fine alzandosi di scatto dalla sedia e guardando negli occhi tutti gli amici presenti.

Ad uno ad uno sorrisero tutti e annuirono con la testa convinti.

<< Poomo … Grace non può aiutarci? >> chiese poi la rossa al folletto.

<< non vedo e non sento la presenza della principessa Grace da molto tempo ormai … >> soffio quelle parole Poomo corrugando le sopracciglia perplesso.

Quello stramaledetto collegamento tra le due sparizioni … ancora non riusciva a trovarlo!

<< secondo me Fine … lei ti ha già aiutata! >> aggiunse Shade suscitando poi gli interrogativi di tutti.

<< come?>>

<< il potere che hai usato alla festa … >> lasciò in sospeso la frase ripercorrendo mentalmente tutti gli avvenimenti di quella sera.

Fine sussultò, portandosi le mani al cuore e lasciando che quel ricordo le apparisse davanti agli occhi.

<< v-vero … >> balbetto titubante girandosi poi per guardare Poomo.

Quest’ultimo si limito a scuotere la testa con una mano sotto il mento e gli occhi chiusi.

<< non avevo mai visto un simile potere … supera anche quello della principessa Universale! >> affermò dubbioso.

<< non ti sei chiesta perché sia spuntato proprio ora? >> chiese Bright collegando un po’ i fatti.

<< esatto, ci sarà senz’altro un motivo! Non può essere solo una coincidenza … >> mise man forte il principe della Luna.

<< non li hai più usati da quel giorno ? >> le chiese poi Sophie confusa.

<< a dire il vero … n- >>

Fine non riuscì a concludere la frase che un tremendo terremoto fece ribaltare il tavolo e far tremare le pareti e le fondamenta di tutto il palazzo.

Il soffitto sembrò cedere e il lampadario di cristallo crollò a terra frammentandosi in mille pezzi.

Le ragazze urlano all’unisolo spaventate coprendosi la testa con le braccia.

<< TUTTI Giù !>> urlò Poomo nascondendosi poi insieme agli altri sotto il tavolo.

<< che sta succedendo ? >> chiese spaventata Milky stringendosi al braccio del fratello maggiore.

<< tutto bene ,Fine? >> le chiese Bright vedendola tremare visibilmente.

<< i- io … si … s-si sto bene! >> annuì la ragazza boccheggiando un paio di volte per la paura.

Avvertiva, percepiva … qualcosa di strano intorno a se.

Qualcosa di sporco, di sconfinato di oscuro.

Come quella volta alla festa prima che la luce avvolgesse lei e sua sorella.

Ma anche questa volta si accorse che nessuno a parte lei lo sentiva.

Deglutì amaramente mentre il castello continuava a tremare e alcuni frammenti di soffitto piombarono nel pavimento turchese della stanza.

In un gesto istintivo puntò lo sguardo ai suoi piedi spalancando gli occhi terrorizzata.

Un’enorme,sconfinata chiazza nera … si estendeva sotto di lei densa e malvagia.

Circondava solo la sua figura e sembrava volesse risucchiarla al suo interno.

Fine si accorse di non riuscire ne più a muoversi ne a parlare.

Voleva chiedere aiuto ma non ci riusciva, tutti i suoi muscoli erano bloccati.

E in lei il terrore cresceva  vedendo quel baratro nero sotto di se farsi sempre più grande e vorace.

Lo sbattere della porta la portò alla realtà e quando un sospiro le sfuggì dalle labbra si accorse di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo.

Posò lo sguardo sulla porta spalancata da cui la figura ferita di una guardia aveva fatto il suo ingresso.

<< p-principe … p-principessa … >> sussurrò questo accasciandosi poi a terra con una mano al fianco da cui scorgeva prepotente una marea di sangue vermiglio.

Auler preoccupato corse verso l’altro lato della stanza ,verso di lui, ignorando le proteste di Sophie e Altezza che gli urlavano che era troppo pericoloso.

<< s-siamo … siamo stati … >> una fitta di dolore più acuta fermò l’annuncio della guardia che si contorse in due dal dolore.

<< che cosa è successo? >> chiese il principe sorreggendolo per le spalle preoccupato.

<<  un mostro mio signore … ci ha att - >> l’uomo chiuse le palpebre e il suo cuore cessò di battere … per sempre.

Auler rimase sconcertato a fissarlo, scuotendo il corpo dell’uomo per le spalle e chiamandolo per nome, ma , ormai … era troppo tardi

 

Terence fermò la sua avanzata di botto e Rein ricominciò ad insultarlo mentalmente sbraitando contro l’innata capacità del ragazzo di farla morire di paura.

<< che c’è ? >> chiese scocciata e preoccupata al tempo stesso, non quando per lei ma per la sua povera Luna da sola al buio nel bosco.

<< siamo arrivati … >> sussurrò il moro per poi evocare sul palmo della sua mano una piccola sfera di fuoco luminoso, con cui accese una torcia posta nella parete rocciosa della grotta.

La luce si propagò mostrando di fronte ai loro occhi stupidi – solo però quelli di Rein e Piimi – un’ altura a cui era appoggiato un arco d’argento e una faretra vuota di cuoio nero.

A Rein ricordò tanto la fiaba della spada della roccia, solo che al posto di Excalibur lei doveva riuscire a prendere l’arco delle ombre che era circondato da una barriera nera  – probabilmente stregata -  che faceva di poco intravedere la figura di quest’ultimo.

Terence poggiò la mano sulla barriera ma la ritrasse immediatamente scottato.

<< io non posso toccarla … >> rispose guardando i polpastrelli dei guanti ora bruciati.

A Piimi – che fece la stessa cosa del ragazzo – toccò la stessa sorte.

<< nemmeno io … >> aggiunse soffiando sulla mano ustionata.

I due puntarono contemporaneamente lo sguardo sulla principessa blu che intanto aveva sbarrato gli occhi scandalizzata.

<< io ? >> chiese poi titubante indicandosi con l’indice.

Piimi annuì convinta mentre Terence fece roteare gli occhi sbuffando.

Che razza di ragazza gli era capitata …

<< e se non c’è la faccio? >> chiese spaventata la turchina indietreggiando di qualche passo insicura.

<< principessina questa cosa è stata fatta a posta per te! Solo tu puoi prendere l’arco … mi spiego!? >> la rimproverò il moro esasperato linciandola con il suo sguardo perforante.

Rein inghiottì amaro per poi rivolgere uno sguardo comprensivo verso Piimi.

La folletta rosa le sorrise dolcemente e alla principessa quel sorriso le fece pensare a quello materno e spontaneo di Selen … la sua maestra.

<< io so che puoi farcela! >> affermò sicura Piimi incoraggiandola.

La turchina annuì perplessa e appoggiò lievemente la mano fasciata in un guanto bianco sulla barriera nera e circolare come una cupola di cristallo.

Neanche un secondo dopo però ritrasse anche lei la mano scottata e guardò dubbiosa i due amici.

<< ci deve essere un trucco … >> disse Terence pensieroso iniziando a guardarsi a destra e a sinistra.

<< e prima non me lo potevi dire ,vero???>> lo accusò Rein con le lacrimucce agli occhi e il guanto tutto bruciacchiato e le dita delle mani rosse come dei pomodori maturi.

Il ragazzo girò il volto nascondendo il ghigno sadico che gli era spuntato involontariamente sulle labbra.

<< dovevo prima esserne certo! >> asserì poi scrollando le spalle.

Rein ringhiò rabbiosa contro di lui ma, ripensando alla ferita che gli aveva provocato lei sulla spalla, si rilassò sospirando.

Almeno ora erano pari e non si sarebbe sentiva più in colpa …

Terence puntò i suoi occhi smeraldini sulla torcia che aveva acceso notando l’ombra di quest’ultima riflessa nella parete.

Voltò poi lo sguardo sulla figura leggendaria dell’arco appoggiato sulla altura dentro la barriera a forma di cupola.

Anche quest’ultimo rifletteva la sua ombra nella parete rocciosa su cui si alzava la pietra.

Un sorriso sibillino si espanse sulle sue labbra sottili, avendo improvvisamente trovato l’illuminazione.

<< idee?>> gli chiese Rein notando il suo sguardo sicuro e arrogante.

<< devi usare il gioco delle ombre! >> le rispose senza troppi giri di parole, indicando con il pollice l’ombra proiettata della torcia e quella sulla pietra accanto all’arco.

Rein alzò un sopracciglio scettica, guardando dubbiosa Piimi la quale fissava titubante sia la principessa che il moro.

<< sicuro? >> chiese poi al ragazzo.

Il ragazzo grugnì, alzando le spalle.

<< e se finisco come una salsiccia arrosto? >> gli chiese Rein incerta nascondendo nella sua domanda una piccola nota di paura.

<< tanto di guadagnato per me! >> rispose sadico Terence incrociando le braccia e squadrandola malamente.

Rein gli fece la linguaccia fissandolo nella maniera più truce esistente.

Sbuffando poi si diresse verso l’ombra della torcia stringendo il ciondolo nella mano non bruciata.

Non appena le punte delle sue scarpe toccarono l’ombra della torcia si sentì improvvisamente più leggera e chiuse gli occhi per concentrarsi.

Il ciondolo si fece caldo e rese a poco a poco tutto il suo corpo inconsistente.

Pochi istanti dopo la sua figura era già dentro la barriera e raggiante sorrise in direzione dei due dall’altra parte.

Piimi applaudiva con le lacrime agli occhi mentre Terence con un segno del capo le imponeva di sbrigarsi.

Irriconoscente!  Lo insultò la principessa voltandosi poi verso l’arco alle sue spalle.

Poggiò insicura la mano su di esso sollevandolo di poco, una scarica di adrenalina pura l’attraversò partendo dalla mano fino ad arrivare ad ogni cellula del suo corpo.

Avvertì scorrere nel suo sangue l’essenza stessa di quell’arma leggendaria come se improvvisamente i loro due spiriti si fossero ricongiunti.

Lo fisso entusiasta e orgogliosa osservandolo in ogni suo piccolo dettaglio insignificante.

Era più pesante di come se lo immaginava ma anche infinitamente più bello e regale, la rilegatura argento si estendeva su tutta la superficie facendolo risplendere come un diadema, nell’impugnatura  erano incise e marchiate a fuoco delle iniziale : G, SR.

Sorrise trionfante pensando che quella R era la sua R !

L’arco delle ombre …

Si ripetee mentalmente incredula e affascinata come se in un momento all’altro il sogno svanisse nel nulla.

Lo alzò in alto come un trofeo per poi rivoltarsi verso Terence e Piimi.

Afferrò inseguito anche la faretra di cuoi e l’attacco alla cintura del suo vestito mentre si sistemava l’arco intorno alla spalla in stile Robin Hood.

Quando riconcentrandosi ritornò dai suoi amici si sentì più sicura di se stessa e anche molto più potente e coraggiosa di prima.

Sensazione che fu subita sostituita da una di puro terrore …

 

Angolo dell’autrice …

Ehilà ragazze ^^

Lo so scusatemi è da molto che non aggiorno ^^” spero che questo cap vi sia piaciuto anche se non credo abbia placato i vostri numerosi interrogativi XP.

Chi avrà scatenato il terremoto nel regno dei mulini a vento?

E che cosa farà Rein ora che ha trovato il leggendario arco della ombre?

Tutto questo nel prossimo cap ^^ - o almeno credo –

Grazie mille a …

Silvia97 : ciau Miku ^^ grazie per la recensione sono felicissima che la mia ff ti piaccia XD eeeeeh lo so i dubbi si intensificano ma è il bello delle storie complicate ;) spero che anche questo cap ti sia piaciuto a presto una bacioneeeeeee ^^

Tata_Angel : ben arrivata ^^ sn molto contenta che la mia fic ti piaccia e grazie infinite x i complimenti ^///^ spero continuerai a seguirmi e che il cap ti sia piaciuto XD a presto baci baci ^^

Midnight_Rose: Lovee^^  certo che ti perdono x il ritardo figurati U.U … anche i tuoi dubbi si infittiscono sempre di più è scommetto che questo cap non ti ha aiutata molto XP cmq tra un po’ si entrerà nel vivo della storia *.* quindi preparati x i colpi di scena e tutto il resto xkè non risparmierò i colpi XD a presto kissoniiiiiiii ^^

Axel_Fan_Love : ohy Veny ^^ grazie x i complimenti ^///^ trpp gentile davvero, ecco a te il nuovo cap ^^ spero ti piaccia anche xkè ho fatto ritornare in scena il tuo amato Bright XD … a presto baciiii ^^

Karin_ : ehilà Karin ^^ eh si Shade si sta dando mooolto da fare ma dovrà impegnarsi molto di più se vuole riportare la sua Rein a casa U.U cmq mi fa molto piacere che anche la mia fic con Silvy ti piaccia ^^ e spero di riuscire ad aggiornare presto entrambe XD un bacione a presto ^^

Grazie anche a chi legge soltanto ^^

Delphinium  

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Capitolo 10
*** Cosa sta succedendo??? ***


Cosa sta succedendo??

 

Fine non credeva di aver mai visto niente di più terrificante in vita sua.

E di cose ne aveva viste tante lei sempre in giro per Wonder a combattere contro il cristallo nero.

Eppure tutte le sfide che aveva affrontato in passato le parvero insignificanti alla vista – con occhi sgranati – di quella creatura.

Pensò che non poteva classificarla come demone … ne come mostro in se per se.

Poiché la voracità con cui le sue fauci oscure bruciavano ed eliminavano tutto con talmente tanta violenza e senza la minima pietà la portò a credere che quella cosa non avesse nè un cuore, nè una mente, nè un’anima.

<< Dio mio … c- cosa ? >> balbettò scioccata Altezza con occhi sbarrati dalla paura e il corpo tremante.

La sua espressione era uguale a quella del volto di tutti quanti i presenti che si erano affacciati, dopo che le scosse diminuirono di intensità, sulla terrazza del castello.

La visione che avevano trovato però non era stata delle migliori.

Il bosco che circondava il palazzo stava lentamente bruciando e il fuoco era diventato talmente tanto alto da raggiungere quasi l’altezza di una torre , una cortina di fumo rendeva l’aria irrespirabile per non parlare della cenere che era salita al cielo e che aveva formato una sorta di nebbia grigia e sporca.

Da lontano si sentivano urla di terrore ,pianti, gemiti di dolore e paura.

Una paura così viva che si poteva addirittura respirare insieme all’ossigeno.

Le guardie circondavano l’intero palazzo, con una formazione a schieramento, e si scontravano volta per volta a battaglioni su di un mostro.

Un enorme serpente dagli occhi rossi completamente nero e completamente immateriale …

Era come se ad un essere invisibile gli avessero gettato addosso secchiate di inchiostro avendo come risultato quella cosa.

Osservandolo bene però, quel serpente sembrava essere fatto di fuoco nero perché ogni cosa che toccava bruciava senza via di scampo.

Il suo corpo era ancora nel bel mezzo della foresta circondato dalle fiamme, ma il collo lungo e dritto ,almeno una decina di metri, era alto e fissava truce tutte le guardie e i soldati studiandone le mosse per poi colpire a morte scaraventato il muso su di loro.

Bastava un movimento, un minimo spostamento di quell’essere che il terreno ricominciava a tremare come scosso nelle fondamenta.

I due canini della bocca trafiggevano senza pietà o timore le povere guardie, mentre ,avvolte, si limitava a lanciare fuoco con gli occhi bruciandoli vivi.

La brutalità e la facilità con cui compieva quegli atti indecorosi lasciò Fine interdetta e sbalordita.

Poteva davvero esistere una cosa così …?

Calde lacrime iniziarono involontarie a scendergli dagli occhi che tenne poi chiusi per non assistere ad altri massacri di innocenti.

Per non vedere … per non sentire … nascosta in se stessa … circondata dai suoi dubbi.

In seguito si tappo anche le orecchie perché le grida e i lamenti erano diventati una melodia troppo straziante per lei.

Lei che aveva paura anche di guardare quegli stupidi film dell’orrore che piacevano tanto a sua sorella.

“ dove sei Rein … ? … aiutami ti prego …”

<< basta … basta!!!>> esclamò scuotendo energicamente la testa come se quel semplice gesto potesse cancellare ogni cosa, mentre ancora calde lacrime scendevano copiose e involontarie dai suoi occhi.

Ma la realtà è dura … è non sempre come noi la vorremmo …

<< Fine, calmati!! >> la scosse Bright prendendola per le spalle.

<< NO!!! >> urlò in risposta la principessa scansandosi.

Voleva solo stare sola … sola a chiedersi cosa spingesse la gente nel buio …

<< principessa vi prego calmatevi … non reagite così!! >> cercò di scuoterla Poomo anche lui con le lacrime agli occhi.

<< p-perchè … perché Poomo … perché? >>

Doveva fargliela quella domanda … poiché lei proprio non riusciva a capirne il senso …

… lei che vedeva solo la luce in tutto quello che faceva.

<< Fine … >> sussurrò Lione anche lei in lacrime abbracciandola d’impeto.

<< t-ti p-prego di- dimmi … perché sta s-succedendo tutto questo? >> riuscì a chiedergli tra i singhiozzi ancora troppo scossa per pensare lucidamente.

Un urlo squarcio il silenzio e i loro cuori sussultarono all’unisolo.

Poomo sospirò, mentre Shade cercava di calmare sua sorella insieme a Tio e gli altri due principe facevano lo stesso con le rispettive sorelle.

<< n-non … non lo so principessa … >> sussurrò il folletto sconsolato abbassando la testa quasi colpevole.

Gli occhi bassi e languidi e il senso di colpa di non riuscire a far nulla per aiutare quella gente.

Fine nascose il viso nell’incavo della spalla di Lione che piangeva come una fontanella rotta peggio di lei.

<< io non c’è la faccio … >> confessò poi più a se stessa che agli altri accasciandosi al suolo … perché davvero lei non riusciva comprenderlo il senso di tutto ciò.

E solo allora si accorse che anche lei era caduta tra le braccia del buio …

<< si che c’è la fai Fine! Devi farcela … per noi … e per Rein … >> le disse Bright guardandola dritta negli occhi per trasmetterle coraggio e comprensione.

E un bagliore l’accecò dal nulla.

<< noi crediamo in te! >> aggiunse Tio prendendole le mani.

E la luce riapparve in tutto quel nero.

<< sei la principessa del Sole … >> continuò Auler fissandola dolcemente.

E di nuovo il suo cuore ritornò a battere normalmente …

<< noi siamo insignificanti, noi non possiamo fare nulla! Ma tu si … perché sei speciale!>> affermò convinto Bright poggiandole una mano sulla spalla.

E la vide più splendente che mai … la speranza … davanti ai suoi occhi …

Non c’era più il buio dell’incertezza ad annebbiarla … non c’erano più i perché …

Fine puntò per un attimo i suoi occhi acquosi per via delle lacrime su di lui che in quel momento le sorrideva.

“ Bisogna sempre sorridere Fine … questo è un ottimo modo per combattere le avversità! ”

Le ricordò la voce della sorella nella sua mente e asciugandosi con i guanti le ultime lacrime si alzò e sorrise all’indirizzo del principe.

<< grazie … Bright! >> rispose dolcemente.

<< la prima cosa da fare e chiedere aiuto agli altri regni! >> esclamò d’un tratto Shade con in braccio una sconvolta e terrorizzata Milky.

<< giusto! Poomo teletrasportati nel regno Solare e avvisa mio padre del pericolo! >> ordinò all’amico che acconsentì annuendo.

<< vado! >>

Fine gli porse lo scrigno ma qualcosa andò nel verso sbagliato …

<< che succede Poomo ? >> gli chiese Bright mentre Fine lo fissava scettica.

Il folletto strabuzzò gli occhi pronunciando di nuovo la formula per il teletrasporto.

Ma rimase nell’identico punto in cui era un secondo prima.

Non aveva avvertito nulla, come se ogni residuo di magia all’interno del suo corpo fosse scomparsa improvvisamente.

<< non ci riesco! >> affermò tra l’incredulo e il seriamente preoccupato.

<< non riesci a teletrasportarti?? >> gli domandò perplesso Auler, gli occhi sbarrati e il fiato corto.

<<  no … cioè  … io … non funziona più! >>

Le bocche di tutti formarono una “o” perfetta e mille domande si insidiarono tra i loro pensieri.

Cosa accidenti stava succedendo?

<< e ora come faremo? >> chiese spaventata Sophie tornando poi a piangere nella spalla del fratello.

 “Questo è un guaio …” pensò Shade chiedendosi poi per quale motivo il folletto non riusciva più a compiere l’incantesimo.

Coincidenza? O collegamento?

Si però a cosa ?

Voltò i suoi occhi al cielo dove risplendeva una mezza luna sorridente.

Era buio … quindi sarebbe stato ancora più pericoloso viaggiare da soli in mongolfiera.

Sospirò cercando di trovare una soluzione velocemente ma la sua mente non riusciva a non pensare a Rein.

A cosa c’entrasse lei con quel mostro …

A cosa c’entrasse lei con i poteri …

Ma più si dannava più la risposta gli fuggiva via dispettosa e incorruttibile.

<< troveremo poi una soluzione a questo, per prima cosa dobbiamo abbattere quel mostro! >> affermò Fine stringendo i pugni lungo i fianchi combattiva anche se il suo sguardo vacuo e spaventato tradiva la sua determinazione.

<< siamo troppo lontani però … il raggio di azione non arriva fino al mostro … dobbiamo avvicinarci! >> aggiunse a malincuore Poomo.

<< io e Shade verremo con voi! >> rispose Bright sicuro lanciando uno sguardo di intesa all’amico.

<< no, è troppo pericoloso per voi … non avete il potere per fermare quella creatura. >> obbiettò severamente il folletto sperando di riuscire a fermarli.

Li vide titubanti per un istante e allora si decise a rimarcare la dose.

<< non basterà uno scudo a riparavi dalle fiamme e dagli attacchi … e a nulla serviranno le vostre lame affilate contro un mostro immateriale!>>

I due principi si guardarono negli occhi e annuirono acconsentendo un patto segreto.

<< proteggeremo Fine … costi quel che costi! >> affermò Bright sfoderando la spada.

<< è il minimo che possiamo fare! >> aggiunse Shade con sguardo duro e dritto all’obbiettivo.

<< ma ragazzi … >> cercò di persuaderli la rossa ma dallo sguardo deciso che ricevette si ammutolì subito.

<< Folli! Non avete sentito quello che ho detto?!>>

<< noi verremo lo stesso! >>  dissero insieme per poi dirigersi con Fine e Poomo fuori dal palazzo.

 

Rein , Terence e Piimi, utilizzando di nuovo il potere del gioco delle ombre di Rein ,riuscirono in un baleno a scendere dalla montagna.

I loro occhi ero percorsi dalla preoccupazione e dall’ansia mentre i loro cuori battevano infuriati nel petto.

Nessuno di loro si aspettava un attacco dal versante nemico … così presto!  

<< devi richiamare Luna, forse lei saprà dirci da dove provengono queste scosse di aura negativa … >> affermò Piimi per spezzare il silenzio angosciante che si era stabilito tra loro.

Rein si limitò ad annuire pensierosa con sguardo perso verso un punto non definito.

Terence invece continuò a correre  per la foresta come un fulmine facendo lo slalum tra gli alberi, i pugni e la mascella serrati per contenere la rabbia che lo divorava … se le sue compagne d’avventura dietro di lui  avessero visto i suoi occhi in quel momento avrebbero sicuramente notato quella venatura rossa che stava quasi completamente avvolgendo il verde smeraldo delle sue iridi.

Il ragazzo sentiva scorrere nelle sue vene un fuoco distruttore … una rabbia inarrestabile che si sarebbe placata solo quando avrebbe messo fine a quello scempio … a quella inutile guerra che gli aveva completamente distrutto la vita.

Non avrebbe permesso che il mondo crollasse al buio.

Non avrebbe permesso che Wonder fosse trasformato in una landa desolata e infelice com’era diventato il suo regno.

Non avrebbe permesso ai Tenebros di distruggere altre vite …

Lui li avrebbe fermati … e ci sarebbe riuscito perché vedere la sua vendetta compiuta era l’unica cosa che riusciva a mandarlo avanti.

Che riusciva a dargli vita … che lo faceva combattere.

Dopo di essa sarebbe anche potuto morire non gli importava.

Ma doveva vendicarsi …

… per lui …

… per il suo regno …

… per il popolo …

E per … lei.

L’unica cosa per cui valeva la pena continuare ad esistere …

<< ti prego fa che tutti stiano bene … >> sussurrava fra se e se Rein in pensiero per tutti i suoi amici e per la gemella.

Sapeva che lei si trovava dove avvertiva l’aura nera … e sperava con tutta se stessa che non avesse fatto sciocchezze e che non fosse intervenuta.

Non doveva farlo … no nel buio …

Non avrebbe sopportato di perdere Fine o qualunque altro dei suoi amici.

Loro non c’entravano … loro dovevano starne fuori.

Quando da lontano scorse finalmente Luna appoggiata alla corteggia di un albero iniziò a correre più veloce sfrecciando verso la sua direzione con l’arco delle ombre ben saldo sulle spalle.

Incrociò le dita e sperò con tutto il cuore di riuscire ad arrivare in tempo …

Le parole dure ma vere di Selen le echeggiarono nelle orecchie facendola tremare visibilmente.

Non sarà un gioco Rein … qui la gente muore e non ci saranno seconde opportunità se fallirete … tutto dipende da voi …

Gli occhi le si fecero umidi e il cuore pesante.

Sarebbe davvero stata in grado di portare a buon fine un compito di così vitale importanza?

Non poteva fallire!

Ne andava della sopravvivenza di tutti!

Si ripete mentalmente come una filastrocca imparata a memoria per infondersi coraggio e fiducia in se stessa.

Quando arrivò davanti a Luna, che la guardava impaurita e spaesata, aveva il fiato corto e il cuore a mille, lasciò così che a parlare fosse Terence e il suo tono duro e freddo che non trasmetteva nessun tipo di emozione.

<< dove? >> chiese soltanto il ragazzo, non un segno della faticata appena fatta, niente fiatone o guancie arrossate per la corsa.

Ma Rein sapeva che lui poteva fare tutto nel buio.

Si asciugò il sudore dalla fronte e puntò i suoi occhi in quelli trasparenti dell’amica.

<< vento … >> sussurrò appena l’ombra, mentre tutti gli altri annuirono sicuri.

<< grazie mille dell’aiuto Luna … >> la ringraziò sincera Rein rivolgendole un sorriso caloroso che la sua ombra ricambiò entusiasta.

Poi, quando la mano della principessa sfiorò la sua ,ritornò ad essere una qualunque ombra … imprigionata nel corpo della sua padrona.

<< al regno dei mulini a vento!>> affermò determinata la turchina rivolta a Piimi che si limito ad annuire e chiudere gli occhi per concentrarsi.

In un attimo sparirono avvolti da una luce aurea.

 

<< da qui pensi che possa andar bene ? >> chiese titubante Fine a Poomo appena fuori il palazzo del regno.

Shade e Bright al suo fianco aveva già sfoderato scudo e spada e con occhi truci fissavano il serpentone di nero fumo.

Il moro digrignò i denti stringendo sempre più forte l’elsa della sua spada.

Intorno a lui giacevano al suolo corpi di guardie uccise mentre altri erano feriti e di altri invece erano rimasti solo un cumolo di cenere o di ossa incenerite.

Sentì un mogone alla gola pensando a tutte quelle povere persone assassinate, senza un motivo preciso ,da un demone apparso nel nulla.

Chi lo aveva mandato?

E ,soprattutto, perché?

Perché … perché … perché … solo altri interrogativi … ma mai una risposta.

Cosa diavolo stava succedendo???

<< no, siamo ancora troppo distanti … dovremmo avvicinarci di più alla foresta per sfortuna … >> rispose preoccupato il folletto controllando che le loro posizioni fossero al sicuro.

Si erano nascosti dietro il muro di un’alta torre di pietra in modo da poter avere la visione delle spalle del serpente davanti.

L’attacco a sorpresa era il loro unico piano e pregarono che tutto andasse per il meglio e che le circostanze non avessero permesso la rielaborazione di un piano B.

Fine era agitata e tremava visibilmente.

Sin da piccola aveva avuto il terrore di mostri neri dall’aspetto demoniaco e ora che c’è l’aveva davanti la situazione non era di certo a suo vantaggio.

<< ehi … tutto ok ? >> le chiese dolcemente Bright accarezzandole una guancia.

La rossa annuì portandosi le mani al petto con occhi languidi.

A vederla così piccola e fragile il principe del gioiello perse un battito rattristito e il suo corpo sembrò essere percorso da quella scarica elettriche che non sentiva da parecchio tempo.

Era sempre così quando stava accanto a Fine … sentiva sensazioni estranee e aveva l’impulso scatenato di proteggerla, di difenderla, di starle accanto … sempre e comunque.

In quel momento aveva solo voglia di abbracciarla di dirle che tutto sarebbe andato nel verso giusto, che c’è l’avrebbero fatta, che si poteva fidare perché lui non l’avrebbe mai lasciata.

Scosse la testa scacciando via quei pensieri inutili che non lo aiutavano a pensare lucidamente.

Non poteva perdere la concentrazione , no con un mostro del genere come avversario.

<< tranquilla … non permetteremo che ti accada niente di male, te lo prometto! >> riuscì solo a dirle fiducioso e assolutamente sicuro delle sue parole.

Fine sussultò e gocce di lacrime dispettose le solcarono le guancie arrossate.

Si morse il labbro inferiore per trattenerle perché anche lei voleva apparire forte e coraggiosa come i suoi due amici in quel momento.

<< g-grazie … >> balbetto a voce spezzata asciugandosi le stille salate con il dorso della mano.

<< proseguiamo … >> aggiunse Shade fissando attentamente i due con sguardo serio per poi incamminarsi veloce verso la parte della foresta ancora intatta.

 

                                                                                  *********************

 

Siçil avanzò sicura verso la torre più alta del castello del regno del Tempo.

L’andatura flemmatica e il portamento da regina facevano in modo che chiunque lì dentro la riconoscesse e la facesse passare senza l’ordine preciso del “gran capo”.

Perché chiamarlo Re sarebbe stato troppo servizievole per lei.

Non amava essere considerata come una delle tante pedine al servizio del re oscuro che un giorno – secondo il suo modesto parere – avrebbe conquistato l’intero universo.

No, lei era qualcosa in più di una pedina di un gioco a cui potevano partecipare solo i migliori.

Sapeva di essere uno degli assi nella manica più pregiati del mazzo di carte del suo sovrano.

Un pezzo unico, raro … difficile da avere e altrettanto difficile da domare.

Una serpe dal passo felpato e gli occhi da gatta.

Un’arma invincibile e altamente pericolosa.

Un demone senza controllo con in serbo un potere inarrestabile.

Una principessa delle tenebre … o semplicemente Lady Dark.

Così si faceva chiamare, così il nemico la conosceva.

Tutte le battaglie in cui lei aveva partecipato erano state vinte con successo.

Non un villaggio o una città era sopravvissuta al suo passaggio.

Tutti si chinavano dinanzi a lei … escludendo il suo re e il principino naturalmente.

Una creatura all’apparenza angelica e ingenua … la cui anima era stata venduta al diavolo per la sopravvivenza.

Quindi chi meglio di lei poteva persuadere la buona e pacifica prigioniera dal sangue dei Lumos?

Ghignò sadica non appena vide la figura di quella ragazza rannicchiata su se stessa con le mani e le caviglie legate da una catena stregata.

<< chi sei ? >> le chiese questa senza alcun timore nel tono di voce, cosa che le fece scattare un sopracciglio biondissimo all’in su e far nascere sulle piene e carnose labbra rosse un sorrisetto diabolico e maligno degno della migliore dei Tenebros.

<< il tuo peggior incubo dolcezza … >> sussurrò tra se e se facendo in modo che la diretta interessata non potesse udirlo.

Finalmente … aveva trovato qualcuno con cui poter giocare …

 

Angolo dell’autrice …

Hello ^^ capitolo parecchio tetro lo so ^^” scusatemi ma non potevo passare subito all’attacco poiché ora che inizia la scuola ( com' è dura ammetterlo ç.ç nd me) dovrò dividere i cap ç.ç chiedo perdono!!!

Bene spero che vi sia piaciuto ^^”

Grazie a …

Tata_Angel : ciau Tata ^^ grazie molto x complimenti ^///^ sei dolcissima e mi fa davvero molto piacere che la mia fic continui a piacerti XD spero anche questo capitolo XP … a presto bacioniiiiiiiiiiii ^^

November Rain : heilà ^^  WoW quante domande O.O … non so se riuscirò a risponderti a tutte ma farò del mio meglio ^^ allora :

1 cosa faranno quei due con il famoso arco lo vedrai molto presto xkè da ora in poi accompagnerà sempre la nostra eroina ;)

2 i suoi poteri non posso svelarteli ma li scoprirai prestissimo …

3 ottima memoria *.* la spada di Tenebros è un’arma leggendaria così come l’arco delle ombre

4 se ci rifletti puoi benissimo arrivarci con le iniziali ;) … xò per il perché dovrai pazientare un po’ XD

5 vi ho già dato un piccolo assaggino riguardante i poteri della nostra principessa ma non è ancora tutto ;)

6 x l’ultima domanda ti ho risp con questo cap XD

7 … O.O beh … cosa posso dirti … sn felicissima che Terence ti abbia colpita fino a questo punto ^^ il mio intento era proprio quello ;) dovevate rimanerne completamente affascinate tanto da sognarlo la notte XD … mi dispiace davvero ma la Love Story tra lui e Rein non ci sarà … perché x il nostro “eroe” ho ben altri progetti ;) e spero davvero che l’idea che ho in mente non ti deluda ^^ … al prossimo cap spero che questo ti sia piaciuto … baci baci ^^

Axel_Fan_Love : hola Frà ^^ eh già devo dare anche a Bright il suo spazio ;) e come puoi aver visto c’è anche in questo capitolo ^^ grazie come sempre x i complimenti XD nuuu Terence ti sta antipatico … vedrai che ti farò cambiare idea su di lui ;) non è poi così male ihih XD al prossimo capitolo ^^ baciiii

Silvia97 : ciao Miku-chan ^^ grazie mille x la recensione ^^ … ahah ogni volta ti confondo sempre di più ^^” ma alla fine ogni dubbio verrà risolto U.U o almeno spero ^^” … a presto bacioniii T.V.B.

Midnight_Rose : ohilà Love *.* come al solito ci azzecchi sempre XP questa FF sarà sempre più ricca di misteri te lo posso garantire ^^ come ti capisco ç.ç anch’io vorrei tanto che la mia amica ombra si manifestasse *.* sarebbe magnifico farei fare a lei tutte le cose che non voglio fare io muhahah XD … x gli errori grazie x avermeli segnalati l’ho notati anch’io e sn davvero pessimi -.-“ ho detto pietre a posto di piede deficiente -.-“ … spero che anche questo cap ti sia piaciuto ^^ alla prossima besos XD

Grazie anche a chi legge soltanto ^^ a presto …

Delphinium  

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Capitolo 11
*** Tutto secondo i piani ? ***


Tutto secondo i piani ?

 

Nascosti dietro un albero alle spalle del mostro, Fine fissava tremante i suoi amici.

Erano riusciti ad oltrepassare una specie di muraglia di fuoco creata da degli alberi caduti che erano stati incendiati dagli occhi rossi di quel serpente un po’ troppo cresciuto.

Superato quell’ostacolo i tre reali si accorsero che ,mentre l’intera foresta stava bruciando lentamente, il terreno intorno al serpentone era completamente intatto.

Come se nulla lo avesse mai toccato o sfiorato, come se il demone non si trovasse lì.

L’odore di fumo e la cenere negli occhi era l’unica prova che avevano per dimostrare che in realtà l’inferno c’era veramente fuori da quella barriera che il mostro si era furbamente creato intorno a se.

Non era una barriera … né una magia.

Ma loro non lo sanno che il buio assorbe tutto …

Chi vive nella luce è completamente abbagliato da quest’ultima da non accorgersi che il buio alberga ovunque …

Che le tenebre hanno il potere di risucchiare al loro interno ogni forma di vita o energia.

Per questo le fiamme scompaiono … per questo il serpente era di pece e i suoi occhi di rubino.  

La domanda era … le tenebre sono anche in grado di assorbire la luce?

Se solo avessero conosciuto la risposta a quella domanda … forse in quel momento non sarebbero stati lì …

Perché non esiste oscurità senza luce …

E non esiste luce senza oscurità …

Questa è la dura legge dello spazio … del tempo … e del destino.

<< Fine è arrivato il momento! >> affermò Poomo, sussurrando un po’ timoroso.

<< credi che c’è la farò? >> gli chiese preoccupata e ansiosa la rossa stringendo le mani al petto come per infondersi coraggio.

<< c’è la farai … io so che puoi farcela, Fine!!! >> le disse Bright sicuro con sguardo serio e determinato.

Fine non potette non sentirsi più coraggiosa e annuendo fermamente afferrò lo scrigno solare.

Shade intanto controllava gli spostamenti del serpente … aveva notato che erano regolari e che seguivano delle movenze precise.

Non attaccava mai nello stesso punto e non riusciva a buttar fuoco a raffica.

Tra un attacco di fuoco e l’altro passavano all’incirca 30 secondi nei quali il serpente si divertiva ad azzannare le guardie e sbattere violentemente la sua coda sulla superficie terrena creando scosse violente ed estremamente pericolose.

La sua paura era che Fine non sarebbe riuscita ad abbattere quel demone al primo colpo, perché se fosse stato così il serpente li avrebbe scoperti e tanti saluti all’attacco a sorpresa.

Non poteva certo immaginarsi che la ragazza non era nemmeno riuscita a trasformarsi.

Lo scrigno solare era improvvisamente e completamente privo di magia, il potere di Prominence si era dissolto nel nulla come una nuvola di fumo.

<< n-non … non … v-và! >>  balbetto scioccata la principessa, con voce tremante e occhi pieni di lacrime.

Dentro di se la consapevolezza allarmante di aver fallito e di aver messo in pericolo non solo se stessa ma anche i suoi amici più cari.

<< che ?? >> sobbalzò Shade spaesato sbarrando gli occhi talmente tanto che Poomi si stupì che non fossero usciti fuori dalle orbite.

E fu un attimo.

Fine ,girandosi di scatto verso di lui, calpestò un rametto, attirando su di se lo sguardo di fuoco del demone.

<< dio mio … >>  sussurrò appena Bright estraendo la sua spada dal fodero e guardando timoroso il mostro davanti a se.

L’aria si fece irrespirabile, la paura bloccava il cuore in gola e faceva digrignare i denti per la rabbia.

Fine tremante e paralizzata si nascose dietro i due ragazzi mentre quest’ultimi avevano sbaragliato le loro spade in direzione del mostro.

Questo li fissò per alcuni istanti per poi … emettere uno stridulo disumano … molto simile ad un richiamo.

L’ultra suono provocato dal demone scosse la terra e stordì i ragazzi che in un secondo e ,senza sapere il perché, si ritrovarono a terra completamente privi di forze , con la testa e gli occhi pesanti e le ossa ridotte ad un cumolo di cenere.

L’ultima cosa che Shade vide prima di perdere del tutto conoscenza fu una ragazza dal cappuccio blu che improvvisamente era apparsa davanti a loro in una spirale argentea e aurea, quest’ultima estrasse una freccia di cristallo dalla faretra che portava dietro le spalle, e quando un bagliore di luce azzurra lo accecò l’istante dopo il serpente era scomparso e con esso anche la fanciulla.

<< … Rein … >> sussurrò flebile prima di chiudere gli occhi e svenire.

 

                                                                                                 **************************                                                            

 

Il Re del regno del tempo non era conosciuto per la sua bontà o grande generosità.

Tutto il contrario, tra le varie contee del regno tutti sapevano quando il loro signore non fosse assolutamente magnanimo.

Tutti lo conoscevano per la sua atrocità, per la sua violenza … per la sua smania di potere.

Non era un Dio ne un essere supremo, ma voleva essere trattato come tale.

Guai a chi gli disubbidiva, guai a chi gli si ribellava, guai a chi non si inchinava a lui … guai a chi osava contraddirlo.

La guardia di turno tremò, stringendo energicamente i pugni guantati lungo i fianchi e ,facendo un profondo respiro, si decise a bassura alla porta dell’inferno.

A tutti conosciuta come sala del trono.

Si chiese spaventato perché , tra tanti, doveva proprio essere lui a portare quella notizia negativa al suo re, cosa che gli avrebbe procurata una morte veloce e indolore se il suo signore fosse in luna buona in caso contrario la sua deceduta sarebbe stata lenta ed estremamente dolorosa.

Si diceva che ,al sovrano oscuro, bastava un dito, solo per riuscire a torturarti fino alla pazzia, fino a che tu stesso non lo supplicavi di morire.

E lui ride mentre lo fai, sadico, affamato del tuo dolore.

Saltellò da un piede all’altro la guardia per dosare l’agitazione e il panico che lo avevano invaso attendendo “ l’avanti ” del re.

Quando questo arrivò, cupo e gelido come sempre,e a l’uomo sembrò più di aver sentito le campane annunciare l’alba, che per i condannati a morte voleva dire recarsi al patibolo.

Sospirò, cercando di infondersi coraggio perché ,più di tutto – tranne che la luce forse-, il suo signore odiava i codardi.

Avanzò ,abbozzando una sicurezza che non aveva, e si fermò all’attenti a circa dieci metri dal trono dove stava seduto a bere vino rosso il re oscuro.

Inghiottì amaro per poi parlare tutto d’un fiato con il cuore che tra un po’ gli scoppiava furioso nel petto.

<< mio signore il demone … >>

<< lo so … >> lo bloccò l’uomo con sguardo assorto mentre faceva girare il liquido rosso dentro il calice.

Silenzio, la guardia si fece coraggio e ricominciò a parlare con voce troppo acuta e petulante per essere riconosciuta come sicura.

<< a-attendono … istruzioni m-mio signore … >> un briciolo di speranza gli illuminò un attimo gli occhi notando come il suo re non si fosse infuriato per la cattiva notizia ricevuta. 

Sembrava invece compiaciuto come se tutte le sue mosse, tutti i suoi calcoli … fossero stati confermati.

Se avesse potuto glielo avrebbe chiesto, ma si limitò a rimanere – ancora - in silenzio, attendendo istruzioni e pregando che non gli succedesse nulla di male.

<< fai chiamare il principe … digli di venire qui … ho bisogno di lui … >>

<< s-sarà fatto mio signore! >> affermò la guardia inchinandosi riverente.

<< un’altra cosa … >> sussurrò l’uomo, squadrando attentamente il suo bicchiere come se stesse guardando una famosa opera d’arte.

La guardia si girò appena e tutto ciò che vide fu solo una nuvola nera di fuoco investirlo e velocemente bruciarlo vivo.

<< patetico … >> sogghignò il Re alzandosi dalla sua poltrona e schiantando violentemente il calice sulla fredda pietra del muro alla sua destra.

La fronte corrugata e due buchi neri al posto degli occhi che scrutavano il vuoto spietati.

Camminò a passo lento e altero fino ad un’enorme camino nero posto accanto ad una finestra dalle vetrate grigie e tetre.

Il fuoco scoppiettava arzillo, mostrando delle immagini disconnesse tra di loro.

Ghignò superbo a tale vista il signore dell’eterna oscurità, festeggiando interiormente.

<< finalmente ti sei mostrata … prescelta … >>

  

Angolo dell’autrice …

Salve a tutti! ^^ mi spiace non ho giustificazioni per il mio ritardo di oltre un mese perdonatemi … ç.ç

Il cap è pronto da settimane ma non riusciva mai a convincermi, diciamo che questo è stato il massimo che sono riuscita a produrre  ._.

Lo so non è moltissimo ma spero che vi piaccia ugualmente ^.^

Grazie a …

Tata_Angel : ciau Tata ^^ grazie per i complimenti spero che la mia trama possa interessarti sempre di più ^.^ che ne dici di questo cap? bacioniii

Axel_Fan_Love : ciaooo Frà ^^ eheh ci avrei scommesso che Siçil ti sarebbe piaciuta XD è un personaggio molto affascinante e perfido che non si farà scrupoli a mettersi contro i nostri eroi ma … mi spiace ho la bocca cucita :D mi fa piacere che l’idea dell’ombra ti  piaccia *.* in realtà è uno dei miei sogni quello di poter parlare con la mia ombra ^_^ spero che anche questo capi ti sia piaciuto ^^ kiss kiss

Midnight_Rose : hello Loveee!!! ^^ lo sapevo che Siçil ti sarebbe piaciuta U.U quella ragazza rappresenta il lato malvagio di noi secondo me XD tutte siamo un po’ Siçil a mio parere e il fatto di creare un personaggio del genere mi affascinava *.* Shade in questa fic sarà tutto preso dal suo obbiettivo “ riavere Rein” che finirà per allontanarsi molto da tutti come hai ben detto tu ^^ … è proprio così dovrai leggere tuttaaaaaa la FF per capirci qualcosa perchè devi sapere che siamo solo al principio U.U XP e anche Lady Dark avrà la sua bella parte nella trama ^^ spero che questo cap non ti abbia delusa … a presto T.V.B.

grazie anche a chi legge soltando ^^

Delphinium

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Capitolo 12
*** Tra Sogni e Guerre ***


 Tra Sogni e Guerre.

 

Era precipitato in un altro dei suoi sogni il principe Shade.

Lontano dal suo mondo, dai suoi problemi da tutti e da tutto.

Ora, l’unica cosa che vedeva - e anche l’unica cosa che gli importava - era un’enorme labirinto di siepi alto almeno quando un albero di pesco e grande quando il suo palazzo.

E Rein stava lì al suo ingresso.

Candita e pura lo fissava con i suoi grandi occhi verdemare, un sorriso dolce e sibilino le ornava il viso latteo e le guance rosee erano più accese di come ricordasse.

Non c’era ne Sole in cielo ne Luna.

Era tutto una distesa di nuvole grigie e tetre da cui proveniva un vento gelido che faceva accaparrare la pelle, eppure lei sembrava risplendere di luce come un piccolo faro in mezzo ad una tempesta.

Shade avanzò entusiasta un passo verso la sua direzione ma la principessa sorridendo dispettosa si inoltrò all’interno del labirinto.

<< Rein, no ,aspettami ! >> le urlò dietro il ragazzo inseguendola.

Ma una volta dentro il labirinto la figura gentile ed elegante di Rein si era già dissolta nel nulla.

Una nebbia densa iniziò a vorticare verso la sua sagoma e tutto divenne più confuso e sbiadito.

<< Rein?!Rein dove sei ? >> chiese Shade al vento continuando a svoltare ad ogni angolo non badando al sentiero che sceglieva ne di ricordarsi da quale parte era venuto.

Voleva solo ritrovarla … voleva solo che gli parlasse, che gli sorridesse ,che gli spiegasse il perché di tutto quello …

Ma Rein continuava a sfuggire, veloce come il tempo che non guardava mai in faccia a nessuno e crudele prosegue verso la sua strada …

La risata cristallina della ragazza echeggiava nell’aria come il canto soave e incantatore di una sirena.

Shade seguì quel suono orientandosi così tra i vari sentieri e ingombri del labirinto che si era fatto via, via sempre più fitto e cupo.

Le siepi vigorose gli impedivano di avanzare e per questo ad ogni tre passi che percorreva si ritrovava con la faccia a terra ed un ginocchio sbucciato.

I sentieri erano stretti e asfissianti e cercavano quasi in ogni modo di ostacolarlo per non permettergli di raggiungere il suo obbiettivo.

A causa della nebbia l’aria era diventata rarefatta e pesante e questo gli impediva di correre più velocemente di come già non facesse.

Si voltò un attimo indietro ma l’unica cosa che vide fu quella strana nebbia grigia e fitta che oscurava tutto il resto.

Non vi era nulla dietro di se … solo nebbia. 

Il principe cominciò ad avere il fiato corto per la corsa, il sudore gli imperlava la fronte e il fianco gli doleva così come le gambe e le ginocchia.

Il viso e le mani erano pieni di graffi dovuti allo sfregare delle fredde foglie delle siepi.

Ma continuò a correre fino a quando non vide Rein ferma tra tre sentieri.

Erano finalmente giunti al centro di quel labirinto e quest’ultimo gli presentava davanti tre uscite che portavano a tre vie diverse.

Quella di destra, quella al centro e quella di sinistra.

Rein era posta al centro dello spazio vuoto fra i tre sentieri e fissava le porte angosciata.

Il viso non era più contento e luminoso, ora era spento, sciupato e rattristito.

Gli occhi erano cupi e l’azzurro si era trasformato quasi in grigio mentre non vi era nemmeno l’ombra di un sorriso nelle sue labbra.

Shade si fermò a qualche passo da lei fissandola preoccupato.

Respirava affannosamente e con il dorso di una mano si asciugava le gocce di sudore dal viso.

Solo ora si era accorto che l’aria  era diventata estremamente pesante come se fosse stata immersa in una nuvola di fumo denso e umido.

Come se lui si trovasse immerso in una corte di nebbia fitta che non gli permetteva di vedere niente se non quello che la stessa nebbia voleva mostrargli.

<< le tre vie al confine dell’universo … >> sussurrò la principessa voltandosi per un attimo verso di lui per poi squadrare attentamente i tre sentieri che aveva di fronte a se.

Gli occhi ora erano languidi e piccole stille di lacrime sfuggivano al suo controllo, mentre stringeva i pugni e induriva lo sguardo.

<< non andartene! >> la supplicò il ragazzo con voce rauca e ancora ansimante e protese il braccio verso la sua direzione a qualche metro da lui come per invitarla a raggiungerlo.

Ma Rein continuò a guardare dritta davanti a se, con sguardo vacuo e perso e la postura rigida e tremolante come di chi sa che deve andare ad affrontare la morte e non ha nessuna via di scampo perché ciò avvenga.

<< la prima porta conduce allo spazio, regno della luce eterna … >> continuò la turchina con voce robotica come se stesse ripetendo una filastrocca imparata a memoria.

I suoi occhi si fermarono sul sentiero di sinistra e una luce bianca e accecante apparve all’interno di quest’ultimo.

<< Rein ? … che cosa stai facendo? >> le domandò perplesso e preoccupato Shade avanzando di qualche passo verso di lei ma una forte onda d’urto generata dalla nebbia argentata che avvolgeva Rein lo rispedì indietro con un forte tonfo.

Il principe cadde di schiena contro una siepe ancora incredulo e tremendamente confuso.

Si tirò dolorante a sedere ma le sue gambe non obbedivano ai suoi ordini e non gli permettevano di rimettersi in piedi.

La nebbia piano piano si compattò e assunse la forma di uno spirito di donna e ,dopo avergli lanciato uno sguardo obliquo e vuoto, volò in direzione della ragazza che si era fermata a fissarlo con le labbra rosee socchiuse e gli occhi azzurri lacrimanti.

Lo spirito le sussurrò qualcosa all’orecchio continuando a svolazzarle intorno e ad attirare la sua attenzione su di se.

<< n-no … R-rein … >> balbetto inquieto il principe ma non riusciva a muoversi e provava un forte dolore alla testa come se l’avesse sbattuta più volte ad un muro.

La turchina ritornò a fissare le tre uscite e proseguì a parlare lentamente e con flemma. 

<< la terza porta conduce al tempo regno delle tenebre eterne … >> come successe con alla porta a sinistra anche quella a destra iniziò ad illuminarsi ma stavolta di una bagliore nero, vivo ed incandescente.

Shade strabuzzò gli occhi scioccato mentre assisteva senza poter far nulla a tutto ciò che gli stava capitando intorno.

Impose al suo corpo di muoversi,di reagire ma questo rimase seduto a terra mentre mille spilli invisibili gli si conficcavano nel cervello provocandogli una forte emicrania.

Rein per finire spostò la sua attenzione sulla porta centrale e si avvicinò di più a essa e con lei anche lo spirito di nebbia.

<< la seconda porta conduce al Destino muraglia che divide la luce dal buio … >>

Un bagliore molto più forte dei precedenti si scatenò in quest’ultima che avvolse completamente la figura di Rein in una luce argentea e azzurra. 

Quando finalmente il bagliore si ritirò apparve improvvisamente sulla soglia la figura di Terence seguito da un’aura elettrica attorno a se.

Lui e Rein si scambiarono un lungo sguardo di approvazione e alla fine la turchina si decise ad incamminarsi verso la sua direzione.

Intanto negli altri due sentieri i bagliori di luce, e le scintille vive delle tenebre  cercavano di ostacolare il passo alla principessa.

Mentre il buio aveva un aspetto lugubre e tetro ed emanava forti scintille nere e dense ,la luce invece era più splendente, più bella, più armoniosa e le sue scintille erano bianche e candide come dei fiocchi di neve.

Ma Rein proseguiva spedita nella direzione di Terence che se ne stava avvolto in aura grigia e azzurra attendendola nell’uscio impaziente con le braccia incrociate al petto e gli occhi verdi duri e freddi.

Shade cerco invano di rialzarsi e correrle incontro per fermarla ma era premuto a terra e anche se la chiamava la turchina non si girava a guardarlo ne lo degnava della minima considerazione.

Era tutto inutile.

Non avrebbe potuto fermare Rein neanche se l’avesse voluto.

Quando la giovane raggiunse il ragazzo entrambi sparirono aldilà del sentiero e lo spirito di nebbia volò verso la sua direzione mentre la nebbia intorno a loro inghiottiva tutto facendo diventare ogni cosa color grigio fumo.

<< io la riporterò da me … >> sussurrò il principe digrignando i denti, rivolta a quest’ultimo mentre vedeva davanti a se le figure diventare fumo e la nebbia iniziare a stendersi di fronte ai suoi occhi.

<< mi hai sentito!? >> gridò tremando di rabbia con i pugni chiusi e le labbra serrate.

Gli occhi vuoti dello spirito lo fissarono sgomento e la sua espressione divenne quasi spaventata.

<< io la riporterà da me, non mi importa nulla se è sbagliato o giusto! Se è destino oppure no io la riporterò da me, a qualunque costo! >> affermò sicuro il principe con gli occhi ridotti a due finissime fessure e il tono pieno di determinazione e ferocia.

La nebbia sussultò e si sporse di più verso il viso del ragazzo per poi tirarsi indietro … interdetto.

Poi sorrise lievemente, mentre le sue vesti svolazzavano e i suoi capelli seguivano il movimento del vento che li aveva circondati.

<< affido a te principe della Luna uno dei momenti più preziosi che mi resta, sperando che possa illuminare il tuo cammino … >> sussurrò con voce serafica e profonda intanto che una grigia colte di fumo avvolgeva le loro due figure.

Lo spirito assunse per intero la figura di una donna e chinandosi verso di lui gli baciò teneramente la fronte.

Shade sussultò e in un attimo avvertì che aveva ripreso il comando su tutti i muscoli del suo corpo.

La donna si sollevò ,lievitando in aria, e indietreggiando continuò a fissarlo dolcemente mentre lui si rimetteva in piedi.

<< chi siete ? perché mi avete fatto vedere tutto questo? >>

La donna sorrise e piano si alzò in volo, sempre più in alto.

<< fanne tesoro se vuoi salvare ciò che ti sta più caro … >> rispose pacata continuando a sorridergli serena.

La donna si ritirò e una luce accecante lo avvolse e lo costrinse a chiudere gli occhi e a portare le braccia davanti al volto.

Quando riaprì le palpebre si trovava all’interno di una delle camere degli ospiti del regno  dei gioielli, sdraiato pancia in su sopra un comodo letto a baldacchino.

<< fratellone! Finalmente ti sei svegliato, ho avuto tanto paura!!! >> lo assalì Milky buttandogli le piccole braccia al collo.

Shade continuò a fissare il soffitto sopra di se spaesato.

Ricordava perfettamente il sogno che aveva fatto anche se alcune cose erano sfocate o annebbiate.

Una cosa però gli era chiara in mente,nitida come le ultime parole che quella strana donna gli aveva sussurrato.

Era stata Rein a salvarli e lui avrebbe salvato lei da chiunque la stesse tenendo lontana da lui.

Che fosse stato quel ragazzo, quella strana nebbia o quel labirinto lui l’avrebbe trovata e riportata al suo posto.

Anche se il Destino era contrario!

 

<< per stavolta è andata bene per fortuna! >> esultò sospirando Piimi, svolazzando all’interno dell’enorme salone del castello di Selen nel regno di Destion.

<< mhm … >> mormorò Rein annuendo poco convinta mentre Terence continuava a fissare un punto indefinito fuori da una grande finestra.

<< non direi che ci è andata bene, tutt’altro, ora il Re oscuro sa che la prescelta e su Wonder! Anche se con il diversivo della nebbia non ha ancora scoperto chi sia! >> affermò il ragazzo pensieroso usando un tono pacato ma accusatorio.

<< che altro potevamo fare ? >> gli chiese Rein avvertendo quella nota di rammarico nella voce del moro.

<< nulla, ma la prossima volta dovremmo fare più attenzione e non agire d’istinto … >> rispose Terence rivolgendo un lungo e penetrante sguardo alla principessa seduta rigidamente su un divanetto color madreperla.

Rein abbassò lo sguardo sentendosi improvvisamente un po’ in colpa.

<< non avresti dovuto mostrarti e lo sai … >> le ricordò il compagno d’avventura stavolta in tono più severo e critico.

<< se non fossi intervenuta subito sarebbero morti! >> si difese la turchina chiudendo gli occhi per non ricordare quelle atroci scene.

Ancora aveva davanti agli occhi la terra bruciata e le vittime che quell’ombra nera aveva causato e le lacrime cominciarono a fuori uscire dai suoi occhi involontarie.

Troppo innocenti erano stati uccisi senza alcun motivo, troppa gente aveva pagato per un errore che non aveva commesso.

Se solo fosse stata più attenda sarebbe riuscita a salvarli … se solo …

<< se ti fai prendere dai sensi di colpa ogni qual volte vedi una strage non andremo mai da nessuna parte ragazzina! >> l’accusò glaciale il ragazzo stringendo duramente i pugni lungo i fianchi e digrignando i denti furioso.

<< Terence! >> lo riprese Piimi fissandolo truce.

<< stai esagerando! >> aggiunse severa volando nella sua direzione.

Il ragazzo le rispose con un sguardo accigliato e determinato.

<< io, i-io … non … >> cerco di dire Rein ma non riusciva a trovare le parole adatte per esprimere ciò che provava.

Lei non era abituata alla morte, al dolore, al risentimento.

Lei era abituata all’amore, all’amicizia e alla gentilezza.

E ora tutte queste nuove sensazioni la spaventavano, la confondevano e la preoccupavano.

<< no Rein non fare così, tu non avresti potuto altrimenti, anzi sei stata bravissima! >> cercò di rassicurarla la folletta appoggiandosi alla sua spalla.

La turchina cercò di reprimere le lacrime asciugandole con il dorso della mano e punto i suoi occhi in quelli caldi e buoni di Piimi ringraziandola con un sorriso seppur stentato.

<< questa è la guerra, principessa!>> aggiunse Terence truce facendola sobbalzare.

Rein riportò la sua attenzione sul ragazzo spaventata ma consapevole che tutto ciò che diceva corrispondeva a realtà.

Quella era la guerra …  

<< prima ci farai l’abitudine meglio sarà per noi, qui non c’è spazio ne per le emozioni, ne per i sentimenti cerca di non dimenticarlo mai perché la prossima volta potremmo non essere così fortunati! Se non portassi il ciondolo con te il Re oscuro di localizzerebbe subito e allora sarebbe la fine per tutti, razza d’incosciente! >> le sbraitò contro per poi avviarsi verso l’uscita del salone con passo veloce e rigido.

La turchina abbassò il capo risentita, sospirando.

<< è vero questa è la guerra ma non mi farò portare via i miei sentimenti tanto facilmente, perciò dovrai essere tu a farci l’abitudine Terence … >> rispose in tono sicuro e determinato.

Il ragazzo arrestò la sua avanzata e si voltò un attimo a fissarla.

I suoi occhi verdi rividero in quelli azzurri di lei degli spezzoni di vita spezzata dal tempo che ancora bruciavano nel suo cuore.

I suoi occhi erano dannatamente simili a quelli di lei e purtroppo anche il suo modo di pensare … 

<< tsk! >> mugugnò indifferente con sguardo beffardo per poi riprendere a camminare e sparire fuori dall’uscio della porta.

La ragazza sbuffò buttandosi con la schiena sullo schienale del divano.

<< non fare caso a Ter, lui è cresciuto così ma non è cattivo infondo! >> le disse Piimi con sguardo dolce e comprensivo.

<< già, a volte però sembra come immerso in un mondo tutto suo e ancora non ho capito come mai sia passato dalla nostra parte! >> le confessò la principessa scettica e curiosa.

Piimi strabuzzò gli occhi blu cominciando ad agitarsi visibilmente tanto che Rein si insospettì non poco.

<< q-questa è una storia troppo lunga cara Rein e poi scommetto che sarai stanca, va a dormire! >> provò a sviare discorso la folletta sorridendole nervosa.

La turchina alzò un sopracciglio sospettosa ormai determinata a saperne di più sul ragazzo.

<< non sono stanca e non ho sonno! >> mentì, pur di arrivare all’obbiettivo anche se in quel momento la prospettiva di un bel bagno caldo e di un letto la allettava più di qualsiasi altra cosa al mondo.

<< ma è molto tardi e domani ci aspetta un lungo viaggio da fare e molta strada da compiere rimanderemo questo discorso ad un altro giorno principessa! >> improvvisò Piimi messa in difficoltà.

Per fortuna però ,prima che Rein potesse protestare, pensò bene di svignarsela con il teletrasporto.

<< ma … uffa! >> sbuffò a bocca asciutta la ragazza, incrociando le braccia.

Chissà perché nessuno voleva raccontarle qualcosa di più su Terence?

Sicuramente non ha un passato da paladino della giustizia alle spalle, ma davvero non capisco tutto questo segreto su di lui.

Sbadigliò assonnata, immersa nei suoi pensieri e l’attimo dopo cadde in un sonno profondo e nel suo mondo dei sogni.

Dove un principe dagli occhi blu le porgeva la mano sorridendole e lei gli buttava le braccia al collo felice e sicura che nessuno li avrebbe più separati.

Intanto ,nella sua stanza, Terence fissava al buio un ciondolo d’acqua marina a forma di stella ad otto punte.

Un cristallo così chiaro e puro che stonava totalmente con il suo essere eppure lo faceva sentire così completo e vivo che proprio non riusciva a non spezzarlo o distruggerlo.

Il suo ultimo regalo per te …

Tutto ciò che ti è rimasto di lei …

Lo strinse forte e lo poggiò al petto sedendosi pesantemente e senza forze sul suo letto.

La rabbia e la disperazione si mischiarono e d’un tratto i ricordi si fecero troppo pesanti e asfissianti anche per un tipo dal cuore di pietra come lui.

Ma un Tenebros non dovrebbe mai provare dei sentimenti se non l’odio e la rabbia, un Tenebros non dovrebbe amare non dovrebbe sentirsi talmente triste da aver voglia di piangere.

<< ma tu guarda come mi sono ridotto … >> sussurrò affondando la testa sul cuscino.

<< non avresti dovuto lasciarmi solo, non avresti dovuto amarmi … >>  bisbiglio fra se e se rigirandosi tra le dita il ciondolo che splendeva come una vera stella nell’oscurità penetrante della sua stanza.

E sprofondò così anche lui nei sogni, sogni molto simili a ricordi del passato.

Sogni … dove non vi era né tempo né spazio e tutto sapeva di lei.

Lei … che era stato il suo sbaglio più grande …

 

  

Angolo dell’autrice …

Eh voilà eccomi qui ^^

Scusate per l’attesa ma solo ora ho trovato un po’ di tempo per dedicarmi a questa mia fic xD

Confesso che il cap è pronto da almeno un mese ma non sapevo se aggiungere o modificare qualche pezzo ._.

Spero solo che ci abbiate capito qualcosa ^^”

Ringrazio tantissimo le fantastiche : Tata_Angel, Ekiyo , Haura_96 ,Midnight_Rose e Silvia97 che continuano a sostenermi e darmi la giusta carica per continuare ^-^

Grazie anche a chi legge soltanto XD

Un baciooo …

Delphinium

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Capitolo 13
*** Il Regno Della Luce ***


Il Regno Della Luce

 

Alle prime luci dell’alba il ragazzino sentì che qualcuno lo stava malamente scrollando.

Lo avvertiva dal modo frenetico con cui le sue spalle si muovevano e dalla sua faccia che continuava a sbattere sulla fodera bianca del suo cuscino ma, pensando che stesse ancora sognando, si limitò svogliato a rigirarsi fra le calde coperte della sua misera brandina.

<< ho sonno … >> bisbigliò capriccioso, con voce impastata e parecchio assonnata, portandosi la coperta sopra il viso sciupato.

Mai una volta che lo lasciavano dormire in pace! Pensò, sospirando stancamente, affondando poi ancora di più la faccia nel morbido cuscino che profumava fresco di lavanda e di qualche altro fiore di cui non conosceva il nome.

La sera prima il villaggio vicino al fiume era stato attaccato da un battaglione dei Tenebros e da paladino della giustizia ,qual’era lui, era stato costretto – per colpa di quei farabutti dal mantello nero che da due anni a quella parte non avevano niente di meglio da fare che scatenare l’inferno nel loro pacifico regno – a rimanere a combattere fino alle ore più piccole, il che, per un ragazzino di appena undici anni, non era mai stato considerato un bene.

Castel sbuffò infastidito, passandosi una mano fra la folta chioma arancio, tornando poi a scuotere malamente e con ancora più vigore l’amico ancora bellandemente addormentato.

Quello ,estremamente scocciato - e con in mente una serie serrata di idee per far fuori il suo migliore amico che aveva osato svegliarlo così presto quella mattina - si tirò su a sedere strofinandosi gli occhi grigi e grandi.

<< che c’è? >> chiese, adirato per essere stato strappato in maniera così brusca dal suo sonno ristoratore e dai suoi sogni pieni – almeno quelli – di pace e libertà.

Il più grande lo perforò con i suoi splendenti occhi ambrati, esclamando poi in tono imperiale e saccente : << alzati immediatamente ,Gon! Abbiamo ricevuto una convocazione a palazzo. >>

L’undicenne alla parola “ palazzo ” saltò su dal letto come se fosse stato punto al sedere da mille spilli appuntiti.

<< cosa?! >> chiese sorpreso, cercando di rimettere a mosto la ribelle capigliatura castana che gli oscurava la vista.

Castel incrociò le braccia al petto serio e annuì, come per fargli intendere che non era affatto uno scherzo.

In seguito ,mentre l’amico si spogliava del pigiama – due volte più grande di lui – e si infilava velocemente la giubbia beige e gli stivaletti color mattone, aprì le tendine della stanza lasciando così trapelare la luce splendente di quella soleggiata mattina.

A dire il vero ogni ora del giorno nel regno di Spazio era sempre splendente e illuminata dai caldi raggi Solari.

Solo al rintoccar della mezzanotte ,per loro sfortuna, il loro prezioso e vitale Sole giallo lasciava il posto alle tenebre più oscure, permettendo ai loro nemici di infiltrarsi nei loro ormai poveri e malandati villaggi e di procurare ,così, solo morte e distruzione.

Gon sistemò con cura meticolosa il suo piccolo pugnale dall’impugnatura d’argento – regalo ,a suo parere, di uno dei più grandi combattenti che avesse mai conosciuto - nell’apposita fodera situata alla destra della sua cintura poi, con sguardo deciso e temerario, fissò dritto negli occhi l’amico che guardava pensieroso fuori dalla finestrella del loro piccolo rifugio.

<< andiamo … ? >> chiese titubante, non volendo interrompere qualche riflessione del ragazzo.

Castel sobbalzò di poco, ma poi annuì convinto in direzione dell’amico e insieme si recarono all’uscita della piccola casa dove sostavano.

<< non mangiate nulla? >> chiese loro, sull’uscio della cucina, Gilda , che aveva il compito di occuparsi di quei due mattacchioni tanto coraggiosi.

I due risposero con un cenno negativo della testa e il maggiore si affrettò ad aggiungere : << siamo stati convocati dal Re, non penso che ritorneremo presto, perciò stai attenta.>>

<< stia attento lei piuttosto, signorino! >> affermò preoccupata la donna, correndo ad abbracciarli entrambi con le lacrime agli occhi.

Conosceva il maggiore da quando era alto si e no quando uno gnomo e lo aveva allevato ,sotto istruzione rigorose di suo padre, come se fosse davvero suo figlio, il piccolo Gon invece era un trovatello che si era unito a loro solo da qualche anno e Castel non gli aveva mai voluto raccontare la sua storia per intero e sulla quella questione lei non aveva voluto poi insistere più di tanto.

I due annuirono un po’ preoccupati ma anche estremamente curiosi e agitati.

Usciti dalla loro abitazione diedero uno sguardo in giro per verificare che tutto andasse bene.

Il piccolo villaggio in cui si erano rifugiati si trovava vicino alla sfonda di un fiume limpido e ricco di pesci, che nasceva dalle cascate del promontorio sull’alta montagna e sfociava sul mare dalla vasta pianura verde a sud.

Le case erano piccole e ammassate, come i denti di una bocca enorme, ognuna di esse aveva un piccolo orticello che gli garantiva qualcosa per continuare a vivere visto che ,con la guerra che esplodeva nel regno, nessuno poteva permettersi di allontanarsi dai campi protetti.

Mentre prendevano la strada che li avrebbe portati al promontorio ,dove vi era il palazzo reale, i due amici incrociarono gli sguardi di qualche abitante del villaggio.

Erano abbattuti ed … esausti.

Esausti di quella guerra che sembrava non voler mai avere una fine, esausti di continuare a temere ogni giorno che qualcuno potesse attaccarli da un momento all’altro, esausti , quasi , anche di vivere.

I ragazzi si lanciarono una lunga occhiata complice e rattristita.

I resoconti dell’ultimo attacco bruciavano ancora sulla pelle di ognuno di loro.

Molte delle case erano andate distrutte e molta gente era rimasta ferita o era addirittura deceduta sotto i colpi di magia nera di quei maledetti dei Tenebros.

Lungo il sentiero notarono molto uomini che trascinavano tronchi enormi e massicci dal bosco al villaggio, per ricostruire le travi delle nuove abitazioni oppure per riparare quelle vecchie e ancora agibili.

Quel giorno però nessuno dei due si fermò ad aiutarli.

I loro cuori erano pervasi da una strana sensazione che gli si agitava in tutto il corpo.

Nell’aria qualcosa si era mosso, qualcosa di grosso, di importante, qualcosa che magari avrebbe potuto aiutarli.

E solo le divinità sapevano di quanto aiuto i Lumos avessero bisogno in quel momento.

Perché, anche se era davvero dura ammetterlo, il buio non era mai stato tanto forte come adesso.

Attraversarono insieme e in silenzio i boschi e i vari sentieri, a passo svelto e ansioso, e quando finalmente raggiunsero l’entrata del palazzo ,circondata da una muraglia altissima color bianco latte, dove vi erano posti a guardia dei soldati con delle armature scintillanti e argentee, vennero proprio fermati da una di quelle che sostava al lato del portone di pietra bianca come del resto erano fatte tutte le mura dell’imponente castello.

Gon aveva sempre abbinato la figura altera e candida della reggia all’immagine di una nuvola pura e leggera che per sbaglio era precipitata in quel luogo ormai segnato da troppe e ingiuste battaglie.

I due ragazzi mostrarono alla guardia, che per precauzione teneva una mano sull’elsa della spada di metallo, i loro ciondoli di acqua marina e dopo avergli lanciato una lunga occhiata diffidente la guardia chiese loro : << i vostri nomi? >>

<< Castel.>>

<< Gon.>>

Affermarono i due all’unisolo mentre l’uomo controllava in una cartellina di plastica azzurrina se i due recapiti fossero veri.

Annuì e li lasciò passare, aprendo l’immenso portone bianco.

I due amici percorsero di fretta tutto il giardino del palazzo, che pullulava di fiori colorati e grandi alberi in fiore, che stonavano proprio con l’ambiente triste e amareggiato che si poteva intravedere fuori da quelle mura lussuriose.

Alla fine del viale si trovarono di fronte un’altra porta che li avrebbe poi portati all’interno delle stanze del palazzo.

Era una porta di marmo bianco e purissimo a due battenti, dove vi era solo una fessura centrale a forma di stella a otto punte, che altro non era che lo stemma del popolo dei Lumos.

Gon ri-estrasse il suo ciondolo di acqua marina e lo posizionò delicatamente dentro la fessura facendolo girare ,come se fosse una chiave, tre volte verso destra e due volte verso sinistra, poi si morse un pollice e toccando lievemente il ciondolo lasciò una gocciolina del suo sangue rosso su di esso.

La porta cigolò piano e un attimo dopo una maniglia d’oro massiccio apparve al lato destro della porta.

Gon si riprese il cimelio e lo legò di nuovo al suo collo, per poi attraversare l’entrata insieme a Castel.

I corridoio del palazzo erano luminosi e ampi e la luce filtrava attraverso delle vetrate dai più svariati colori dell’arcobaleno.

Il personale correva freneticamente da un’ampia stanza all’altra, ognuno indaffarato dal proprio lavoro.

<<  dov’è l’appuntamento? … alla sala del Re? >> chiese Gon guardandosi intorno.

<< no, alla sala dei congressi … >> rispose il maggiore con sguardo duro ma al tempo stesso sfuggente, mentre attraversavano i vari corridoi.

Raggiunta la hall che divideva la Sala da Ballo da quella del congresso si bloccarono però di botto.

Lì, seduta su un piccolo trono d’oro e d’argento, vi era una ragazza di più o meno diciassette anni, dai liscissimi capelli rosso fuoco tenuti in una treccia alta.

Una coroncina di perle sul capo e un’espressione afflitta e malinconica sul viso da bambolina.

Non appena la giovane li vide, si fiondò fra le braccia di Castel quasi in lacrime.

<< finalmente siete arrivati! >> affermò sollevata, abbracciando poi anche il più piccolo del gruppo.

<< cosa è successo? >> le chiese ansioso il maggiore, fissandola silenziosamente.

La giovane non aveva affatto una bella cera e questo voleva solo dire che non era ancora riuscita a riprendersi dal trauma della perdita della sua migliore amica e che di notte continuava a svegliarsi a causa del rimorso per non averla fermata in tempo.

Castel deglutì amaramente, cacciando indietro quel doloroso pensiero dalla sua mente che , per altro , non riusciva a far chiudere occhio nemmeno a lui.

<< vi ho mandati a chiamare usando il sigillo del Re, oh ragazzi non avete idea di quel che è accaduto, venite … ascoltate voi stessi! >> la giovane muovendosi all’interno dei suoi eleganti abiti ricamati da fili d’oro li prese per mano e li portò vicino alla porta dove dall’altra parte si teneva il congresso tra il Re e i suoi più fidati consiglieri.

I due ragazzi poggiarono l’orecchio sulla superficie liscia e fredda della porta per origliare.

<< Su Wonder! >> esclamava qualcuno scandalizzato.

<< santo cielo, ma è impossibile! >> rispondeva qualcun’altro.

<< oh misericordia, è lei ,è lei! >>

<< e ora cosa faremo, Sire? >>

<< non sappiamo ancora nulla di questa prescelta … potrebbe anche rivelarsi una nemica! >>

<< Prescelta?! >> chiesero d’un tratto scioccati Gon e Castel in direzione dell’amica staccandosi dalla porta.

La ragazza annuì piano con le mani strette sul petto.

<< … è comparsa … >> continuò con voce flebile.

<< Quando? >> volle allora sapere il maggiore ancora scosso per la notizia e incerto per l’incredibilità di quella strabiliante novità.

La prescelta … da quando la stavano aspettando?!

<< … qualche giorno fa … su Wonder … dopo l’attacco di un ombra nera in uno dei sette regni. >> rispose la ragazza, allontanandosi poi verso un’ampia finestra della Sala.

I due ragazzi si guardarono negli occhi, non sapendo né cosa dire né cosa fare.

La … prescelta?

Possibile?!

Allora non era solo una leggenda …?

<< se davvero è lei … >> proclamò d’un tratto Gon perplesso, ma con un mezzo sorrisetto sulla bocca.

Con la mente ripercorreva tutte le antiche storie che il padre gli narrava ,solo qualche anno prima che fosse stato ucciso, e tra la maggior parte la protagonista era sempre questa valorosa ed intrepida prescelta ,che avrebbe finalmente messo la parola fine a tutte le guerre e a tutti i mali.

Colei che rivestita d’ombre verrà … porterà pace e amore ad ogni regno.

<< … allora … significa che … >> continuò, non riuscendo però a continuare la sua stessa frase speranzoso, i suoi grandi occhi grigi improvvisamente più splendenti e radiosi.

<< che forse può aiutarci … non è ancora tutto perduto … >> concluse Castel, seppur con voce non del tutto sicura e uno sguardo perso fra i suoi più segreti pensieri.

<< sarà davvero così? >> chiese la voce delicata della ragazza, impegnata a guardare l’orizzonte fuori dalla vetrata.

<< sarà davvero arrivata la fine di questa guerra? >> domandò ancora, mentre piccole gocce salate le solcavano il viso.

Aveva perso talmente tante cose in quella stupida battaglia, che anche la sua speranza ormai veniva meno in ogni occasione.

Castel si avvicinò a lei e le strinse la mano, sorridendole appena.

<< devi resistere solo un altro po’ … poi vedrai che andrà tutto bene. >> cercò di rassicurarla, ma la giovane si ri-fiondò fra le sue braccia, le uniche ormai appartenenti alla sua famiglia.

<< e se fosse solo un’altra illusione? Se non fosse vero? Cosa faremo? Cosa f- >>

<< devi continuare a credere nella Luce! >>  la bloccò Gon con sguardo sicuro e pimpante.

<< e se la prescelta … e se lei non volesse aiutarci? >>

<< allora la convinceremo a farlo, con le buone o con le cattive! >> rispose Castel determinato, assecondando il discorso dell’amico.

<< il Destino ci ha aperto le porte, tocca a noi attraversarle e scegliere la giusta strada. >> continuò il ragazzo e la giovane fra le sue braccia annuì un po’ più tranquilla.

Sciolsero l’abbraccio e l’attimo dopo sentirono la porta della Sale dei congressi cigolare.

I due ragazzi si nascosero dietro le tende bianche della finestra, aspettando che tutti i consiglieri si congedassero mentre la giovane riceveva inchini e ossequi e si affiancava al Re.

Uscirono fuori dal loro nascondiglio, quando anche l’ultima barba bianca dei vecchi saggi sparì dalla sala.

<< venite fuori … guardiani …>> li chiamò il Re, con la sua voce calma e gentile che da anni ormai aveva perso la sua nota allegra e gioiosa.

I due ,imbarazzati e agitati, si inchinarono davanti alla figura possente dell’uomo.

<< Sire … >>

<< è un piacere avervi a palazzo … >> commentò quello, andandosi poi a sedere stancamente sul suo trono seguito dalla ragazza, mentre i due guardiani sostarono in ginocchio al centro della Sala.

<< scommetto che è stata la nostra Ambra a chiamarvi … >> sussurrò malinconico, massaggiandosi le palpebre degli occhi.

<< mio Re … >> cercò di dire la giovane.

<< oh non preoccuparti cara, hai fatto più che bene, mi hai risparmiato la fatica di farlo io. >> la precedette l’uomo, fissandola amorevolmente negli occhi ambrati, anche se poi dovette riabbassarli per non dover piangere come un ingenuo poppante.

Doveva smetterla di illudersi : gli occhi di Ambra non erano i suoi occhi …

<< sapete già tutto,non è così? >> chiese poi, diretto ai suoi ospiti, portandosi una mano sulla fronte provata e tirata.

Questi annuirono sicuri.

<< molto bene, secondo le antiche leggende la prescelta sarà in grado di fermare una volta per tutte questa guerra, ma il compito di decidere da che parte penderà la bilancia resta a noi. Se vogliamo mettere fine a queste disgrazie, dobbiamo trovarla prima dei Tenebros e proteggerla … missione che spetta a voi guardiani di portare a termine con successo! >> stabilì il Sovrano deciso, con gli occhi azzurri che brillavano di audace determinazione.

Perché ,nonostante tutto, anche lui voleva la sua personale vendetta contro quel maledetto popolo nero.

<< non vi deluderemo, Sire! >> esclamarono i due mettendosi in piedi con una mano al cuore , simbolo di fedele giuramento.

L’uomo annuì solenne e gli concesse un minuscolo e stentato sorriso rassicurante.

<< Per il regno dello Spazio! >> affermò risoluto Gon.

<< Per il nostro popolo! >> aggiunse deciso Castel.

<< Per la Luce! >> concluse il Re serafico.

Una lacrima solitaria solcò di nuovo la guancia pallida della giovane e un solo pensiero attraversò in quel momento la sua mente.

“ … per Allison … ”

      

 

Angolo dell’autrice …

Cari lettori eccomi qui ^^ piaciuta la sorpresa?

Beh che dirvi di questo cap … mi sono resa conto di avervi mostrato tutti i versanti ( Wonder, Tempo, Destion …) tranne quello appartenente al popolo della Luce.

Così ho dedicato questo cap completamente a loro.

Ammetto che in realtà non ne sono molto soddisfatta :/ e che sinceramente preferisco scrivere sui cattivi XP( li trovo più affascinanti e contorti *-*)

Ma, prima o poi, dovevo mostrarvi anche questi personaggi che ,come quelli appartenenti al popolo dei Tenebros, sono moooltooo importanti!

Perciò spero vi sia piaciuto e che vi aiuti a collegare un po’ le cose ^^

Ringrazio tantissimo Ekiyo, Tata_Angel , Marzia DS e Midnight_Rose per aver recensito lo scorso cap, spero che anche questo vi sia piaciuto xD

Ringrazio anche i lettori silenziosi … a presto,

kiss kiss

Delphinium         

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Capitolo 14
*** L'ombra del Destino ***


L’ombra del Destino

 

Il ragazzo agì d’istinto, soggiogato da quella rabbia incontenibile che lo aveva da sempre, crudelmente, caratterizzato.

In un lampo le fu addosso, bloccandola con la sua superiorità fisica alla parete sgombra della piccola camera da letto.

La giovane, presa alla sprovvista, non ebbe neanche il tempo di sbarrare gli occhi che si ritrovò il suo braccio teso contro la sua gola, mentre l’altra mano di lui era appoggiata al muro di fianco alla sua testa.

Sotto un tiepido raggio di Luna, che si affacciava birichino dalla finestra, scorse un attimo i suoi occhi, ora vibranti e rossi come il sangue che gli aveva lavato dal corpo quando lo aveva visto ferito.

Come il sangue che, senza alcun rimorso, aveva versato in tante battaglie; come il sangue che gli scorreva impetuoso sotto quella pelle marmorea e pallida … ma calda.

Maledettamente calda.

Lo avvertiva eccome, il calore magnetico che il ragazzo emanava, ora che i loro corpi erano divisi solo dal suo arto teso e dalla sua furia incontrollabile, che sembrava voler fuori uscire dal suo corpo ogni qual volta che le sue emozioni prendevano il sopravvento. 

Eppure, a dispetto di tutto, di quel tutto che avrebbe per sempre dovuto allontanarli, lei non ne ebbe mai paura e non si mosse di un solo singolo passo.

Mai.

Nemmeno quando lui, digrignando i denti furibondo, strinse di più la presa sulla sua gola, mozzandole il fiato e la fissò con talmente tanto astio da poterla attraversare di lato a lato.

Ma lei, cocciuta e orgogliosa almeno quanto lui, non abbassò mai i suoi occhi, reggendo il confronto con quei due abissi cremisi che le trasmettevano soltanto troppa morte e un infinito dolore.

Chissà, si chiese inquieta, quante ferite celava la sua anima: logorata, mangiata e poi sputata da tutto quell’odio infame che gli esplodeva dentro continuamente.

Chissà, se un giorno sarebbe mai riuscita a portargli via tutto quel male, guarendola dalle sue stesse pene.

Chissà, se ne sarebbe mai stata in grado … chissà, se possedeva davvero tutta quella forza per farlo …

<< Perché? >> le sbottò d’un tratto contro il giovane, in tono minaccioso ma al tempo stesso incredulo.

<< Perché non hai paura di me? Perché anche ora che hai scoperto chi sono, continui a starmi accanto? Perché? Dimmelo, maledizione! >> continuò, sbattendo il pugno contro il muro e avvicinando sempre di più il suo viso a quello di lei, fino a quando i loro nasi si sfiorarono e i loro fiati battevano uno sul volto dell’altro.

La ragazze gli sorrise flebile, addolcendo il suo sguardo e guardandolo con così tanto sentimento che lo fece sussultare.

Il cuore le galoppava forte nel petto, troppo forte e dovette raccogliere per bene tutto il suo coraggio, prima di rispondergli in assoluta e limpida onestà.

<< Perché in te ho visto una piccola scintilla di luce e se tu lo vorrai io ti aiuterò a crescerla … se tu lo vorrai io non me ne andrò mai … mai! >> gli rispose, con le lacrime agli occhi ma con un tono così determinato e fiero che il giovane ne rimase colpito nel profondo.

In quel profondo che non sapeva neanche di avere …

Dopo quelle parole avvertì un altro strato di ghiaccio - che da sempre aveva circondato il suo cuore - sciogliersi, come se fosse stato colpito da un raggio di Sole troppo forte e potente.

E sentì le sue difese venir meno davanti a quegli occhi troppo puri e belli per poter essere veri, per poter essere così vicini a lui, per poter anche solo guardare lui.

Lui … che era uno dei mali fatto in persona.

Lui che ora voleva solo rimare lì, a fissare quelle iridi azzurre anche per tutto il resto della sua dannata vita e dimenticare ogni cosa che lo circondasse, che gli ricordasse che tutto quello era sbagliato ... enormemente sbagliato. 

Si rabbuiò, perché lei non poteva avere tutto quel potere su di lui.

No, … non poteva.

<< Ti sbagli! >> la contraddisse alterato, riducendo i suoi occhi in due piccole fessure di sangue.

<< Non c’è nessuna luce in me! Nessuna! E tu dovresti averne paura … >> aggiunse con vigore, forse più per convincere se stesso che la stessa giovane.

Quella sorrise di nuovo in modo più gentile, alzando una mano e accarezzandogli il viso lentamente, come se avesse paura di fargli anche lei del male, di poterlo ferire anche con il tocco leggero delle sue dita.

Perché erano davvero troppo diversi.

Perchè Luce e Buio non sono fatti ... per essere uniti.

Non sono fatti ... per stare insieme.

<< Io non ho paura di te … >> sussurrò poi, con una dolcezza e uno sguardo disarmante che fece accelerare sempre di più il battito dell’incerto ragazzo.

<< Perché? >> le domandò ancora lui, mentre i suoi occhi ritornavano nel solito colore smeraldino e freddo, segno che la sua rabbia stava iniziando a scemare dentro di lui.

Sembrava un moccioso, pensò in seguito scocciato.

Non riusciva a chiederle nient’altro, se non “ perché ”.

Era sempre lei che gli faceva quell’effetto, era sempre lei che lo faceva sentire come un’idiota, come uno che non aveva ancora capito nulla della vita.

E non era vero.

Lui aveva capito tutto invece, ed anche troppo bene.

Ma lei sembrava provarci gusto a riuscire a stravolgere ogni sua più sicura convinzione, ogni suo più profondo principio calcato e marchiato da anni nella sua mente e nel suo corpo.

Per quella ragione, forse, era più lui ad aver paura di lei che non viceversa.

<< Perché so che non mi faresti mai del male … >> rispose pacata la giovane, continuando ad accarezzargli dolcemente il viso e a spostargli le ciocche di capelli sudati dagli occhi.

<< Dovrei … >> aggiunse lui, in un sussurro rauco, seppur iniziando ad allentare la presa che teneva sul collo di lei.

<< Ma non vuoi ... >> lo corresse, con voce decisa e sicura.

<< Tsk … non importa quello che voglio o non voglio io. Sono un Tenebros! Non c’è spazio per la luce in me … ne per i sentimenti … >> decretò lui, con la stessa convinzione maturata della ragazza.

<< Allora perché non mi hai ancora uccisa? Perché hai salvato la vita a … >> ribattè l’altra, stringendo forte i pugni lungo i fianchi e cercando spavalda di cacciare indietro quelle lacrime amare che sentiva premere sempre di più ai lati dei suoi occhi chiari.

Il giovane ghignò sibillino, anche se un piccolo velo di tristezza si depositò sulle sue iridi.

<< Capita a tutti di commettere degli errori … >>

Con un gesto di schizza, lei si liberò del suo braccio che teneva ancora teso contro la sua gola, facendolo ricadere lungo il fianco di lui, poi lo fissò dritta negli occhi cercando di trasmettergli tutto quel sentimento, tutta quella passione, tutto quell’amore  che sentiva crescere e aumentare a dismisura dentro di se.

Per lui.

Per un Tenebros.

Per un nemico.

Il ragazzo ricambiò lo sguardo di sfida, provando con tutto se stesso a non pensare al fatto di averla … così vicina.

Così vicina … da poterla avere anche lì, in quel maledettissimo istante, in quello stesso preciso momento.

Deglutì, doveva andarsene di lì. Quel posto lo stava cambiando, lo stava trasformando.

Lei lo stava trasformando.

E lui voleva rimanere esattamente così com’era, lui non voleva cambiare, non voleva diventare come loro, non voleva  …

 … O forse si … ?

<< E così... io sarei un errore … ? >> gli chiese, dopo averci riflettuto a lungo, la giovane, in un tono fra il risentito e l’accusatorio che faceva trapelare, anche fin troppo bene, il suo tormento, la sua paura di udire quella stessa risposta che tanto maledettamente bramava.

Un altro ghigno diabolico ornò le labbra sottili del ragazzo, prima di portare il suo indice alla bocca di lei, disegnandone il contorno per poi risponderle diretto : << Sì, Lumos. L’errore più grande … che io abbia mai commesso. >>

Poi bastò un attimo e i loro respiri si fusero insieme, unendosi, diventando uno solo … in un bacio che, ardentemente, li legò insieme per sempre ... nel bene e nel male.

Perché Luce e Buio non possono stare insieme … e questo valeva anche per loro.

 

 

Terence si svegliò di scatto, alzando lo sguardo, per incontrare gli occhi ancora assonnati di Rein e quelli buoni e vispi di Piimi.

Aveva solo sognato.

Di nuovo.

Scosse la testa e si alzò dal suo letto, massaggiandosi gli occhi.

<< è già l’ora? >> chiese loro ,in tono indifferente, mentre indossava il mantello scuro e posizionava la sua preziosa spada nel fodero.

<< si.>> gli rispose la folletta, indicandogli la finestra spalancata della sua stanza.

<< dobbiamo tornare su Wonder, prima che faccia giorno. >> gli ricordò Rein, sbadigliando sonoramente e stiracchiandosi come un gatto.

Non era ancora abituata a svegliarsi così presto, inoltre il tempo, su Destion, scorreva un po’ più velocemente che su Wonder e doveva ancora imparare a farci l’abitudine.

Selen le aveva concesso una settimana di riposo, dopo che era riuscita a recuperare il famoso arco delle ombre.

In quei giorni, lei si era esercitata notte e giorno ,per riuscire ad imparare alla perfezione ,come si usasse quell’arma leggendaria.

Ora poteva ammettere di essere diventata bravina, ma la strada era ancora lunga e la sua avventura era soltanto all’inizio.

<< bene! >> annunciò d’un tratto Terence, facendola riscuotere dai suoi pensieri.

<< andiamo. >> affermò dopo, incamminandosi verso l’uscita della sua stanza.

Le due annuirono decise, prima di abbandonare la camera, imitando il ragazzo.

 

                                                                               ******************

 

Shade studiò con meticolata attenzione tutta la situazione.

Ok, era riuscito senza nessun problema ad entrare dentro le mura del palazzo, ora ,il problema , era come entrare all’interno di esso, senza creare il panico fra le guardie di ronda.

Sbuffò, stando ben nascosto dietro la corteccia di un albero secolare dell’immenso giardino del castello del Sole.

Il fatto di commettere questa cosa di nascosto non gli andava particolarmente a genio ma ,sapeva bene ,che se avesse coinvolto Fine o gli altri, di sicuro se ne sarebbe pentito ancora di più, quindi riassumendo la questione, doveva agire da solo, nel completo buio di quella stessa notte.

Attraversò il giardino, facendo attenzione a non farsi scoprire dalle guardie di turno, che perlustravano ogni zona del palazzo.

Ora che Rein era scomparsa nel nulla le sentinelle erano aumentate ,cosa per altro più che corretta, se non fosse stato per il semplice fatto che intralciassero ,in modo veramente problematico, il suo brillante piano.

Si guardò intorno un’altra volta, scoprendo così una finestra aperta al primo piano del castello e ,con agilità, si catapultò di sopra, grazie alla sua immancabile frusta.

Come se nulla fosse, stese due guardie e proseguì verso il suo obbiettivo a passo svelto e ansioso.

Aveva cercato per tutte le biblioteche del pianeta qualcosa che riguardasse Le Tre Vie Al Confine Dell’Universo e il suo famoso Labirinto, ma non aveva trovato nulla.

Così, dopo una settimana passata ad arrovellarsi il cervello ,era arrivato a dedurre che l’unico posto dove poteva trovare quelle importanti informazioni, altro non era che la biblioteca del regno solare, visto che la Principessa Grace era considerata come un essere leggendario quasi al pari del famoso regno di Destion.

Naturalmente, non avrebbe potuto presentarsi dal Re Touluse e dirgli : << sa Sire, mi è venuta una donna- spirito in sogno l’altra notte e mi ha mostrato un posto strano, dove penso possa trovarsi Rein. Non è che potrei dare una sbirciatina in biblioteca? >>

Come minimo, lo avrebbe preso per un mentecatto e messo sotto stretta sorveglianza.

Non poteva nemmeno chiedere aiuto a Fine, non volendo crearle false speranze, perché ,se malauguratamente non avesse trovato nulla sulle Tre famose Vie, le avrebbe causato solo un’altra dolorosa delusione.

Un rumore di passi all’improvviso, lungo il largo e oscurato corridoio, lo costrinse a nascondersi dietro ad un’alta pianta grassa e aspettare che le guardie se ne andassero per proseguire.

Qualche minuto dopo, era già arrivato al secondo piano, veloce e scattante come un’abile predatore del deserto.

Si fermò di colpo però, alla vista di una porta familiare.

La stanza di Rein.

Deglutì, respingendo il proprio istinto di entrarci, per risentire ancora una volta il suo profumo.

Scosse la stessa e si costrinse a proseguire, mentre cercava di non dar peso al modo anormale ,con cui il suo cuore insisteva a battere e a fargli male.

Doveva fare molta attenzione da lì in poi.

Sicuramente, le stanze dei Reali e quella di Fine ,erano strettamente sorvegliate ,perciò avrebbe dovuto trovare un modo per sviare le guardie senza creare troppo confusione.

Proprio come si aspettava, vide davanti la porta della stanza della rosa ,un gruppo di sentinelle.

Preparato a quella evenienza, estrasse dalla tasca ,della sua vecchia giacca di Eclipse, un mascherina e un fumogeno, che lanciò l’attimo dopo per il corridoio.

Sentì le guardie ad una ad una cadere a terra addormentate e continuò così a correre, finchè non giunse alla tanto sospirata biblioteca.

Ci siamo ,pensò ansioso, attraversando l’uscio della porta, cercando di non emettere alcun rumore.

Quando finalmente fu dentro, accese la torcia che portava con se e si diresse verso la fila di scaffali, che gli sembrava più alta.

Era stata una fortuna, che tanti anni fa ,avesse già visitato quel luogo ,almeno così non avrebbe perso tempo a cercare il reparto adatto, per trovare quello che gli serviva.

Lesse attentamente i titoli dei libri di ogni mensola, ma con sua grande disdetta ,nessuno rispecchiava ciò che lui aveva in mente.

Sospirò, passandosi una mano fra la chioma ribelle, non sapendo più che pesci pigliare.

Eppure ne era così certo.

Era arrivato così vicino alla soluzione.

Diede un pugno ad uno scaffale, imprecando sottovoce, adirato.

Poi, come un segno del destino, un libro gli cadde proprio sopra il capo.

<< ahio! Che ca - … >>

Sbarrò gli occhi ,incredulo, e lo raccolse piano da terra, togliendogli ,con una mano, la polvere che oscurava la copertina.

Con il cuore che gli galoppava a mille dentro il cuore ,per la curiosità e l’ansia, cominciò a leggere il titolo del vecchio libro mal ridotto, che si era ritrovato fra capo e collo, senza neanche volerlo.

“ L’ombra del Destino ”

Alzò il capo perplesso, per osservare da quale scaffale quello strano libro fosse caduto ,ma tutto sembrava perfettamente in ordine, non un libro si era spostato dalla sua postazione.

Accantonò per un istante quello strano particolare, concentrandosi sul titolo del manoscritto, che aveva in mano.

<< L’ombra del Destino … >> ripetee fra sè e sè stralunato, poi ,un lampo improvviso, gli si accese in mente.

<< certo! >> esclamò euforico, iniziando a sfogliare le pagine con entusiasmo.

<< ciò che rende il regno di Destion tale è lo scorrere delle ombre su di esso.>> riportò a galla l’enigmatica frase, che aveva letto ,collegandola al titolo del libro, che ora aveva di fronte.

Con un’insana curiosità, iniziò a leggere attentamente rigo per rigo, ciò che vi era nelle pagine di quel manoscritto, fino ad arrivare al punto clou, che lui stava proprio cercando : il Labirinto di Nebbia.

<< La leggenda narra, che il palazzo muta-forme di Destion, sia circondato da un labirinto spettrale, che nessuno ,se non chi autorizzato dallo stesso regnate in carica, può attraversare liberamente. >>

 

                                                                               *****************

 

<< Rein! >> la chiamò Terence, giunto all’entrata del gran Labirinto, osservando poi ,come questo iniziava a prendere forma dinanzi a lui.

La turchina annuì e avanzò verso il ragazzo, con il ciondolo pendente al collo e ben stretto sulla mano destra.

Quando tutti e tre furono dentro il labirinto, come era già successo altre volte, la principessa sentì il suo corpo farsi leggero e il ciondolo dell’apocalisse prendere vita, illuminandosi in tutti i suoi tre splendidi colori, indicandole la via giusta da prendere.

Levitando a cinque cm dal suolo, Rein si lasciò trasportare docile dal cimelio e i suoi due compagni di squadra la seguirono, tenendola d’occhio costantemente, mentre le vie del labirinto ,dietro di loro, ritornavano ad essere pura e semplice nebbia grigia.

 

                                                                                 ***************

 

<< il Labirinto di Nebbia nasconde Le Tre Vie Al Confine Dell’Universo, che collegano Destion ai due regni di Spazio e Tempo. >> lesse ancora Shade attento, rielaborando tutti quegli strani contenuti nel suo cervello, per cercare di dargli un giusto senso logico.

 

                                                                               ****************** 

 

Quando i tre raggiunsero Le Tre Vie Al Confine Dell’Universo, nel centro esatto del Labirinto, il cristallo smise di brillare e lasciò a Rein l’ardua scelta di decidere dove andare.

A sinistra la Luce.

A destra il Buio.

Al centro Wonder.

La turchina riuscì, non con poche difficoltà, a resistere alle sublimi tentazioni dei due altri regni e ,con la solita determinazione, varcò la porta centrale ,seguita da Terence e Piimi.

Il ciondolo riprese a brillare e continuò a mostrale il giusto sentiero da prendere.

 

                                                                              ***************

 

<< nessuno è mai riuscito a superare le tentazione delle porte secondarie, continuando a proseguire fino alla fine del Labirinto. Tutto ciò che si sa e che quest’ultimo nasce a Destion e termina proprio qui sul nostro pianeta, dove la luce e l’oscurità si incontrano … in un solo punto. >>

Dopo quelle parole, solo pagine vuote e ingiallite dal tempo.

Il principe chiuse di scattò il libro, poggiando la testa stanca su di esso.

Aveva si scoperto qualcosa in più, ma ora ,aveva un altro ,maledetto, enigma da risolvere.

Dove luce e oscurità si incontrano in un solo punto …

Accidenti! Ma non potevano semplicemente scrivergli : quello è il posto raggiungilo e buona fortuna!?

Chi era il genio ,che aveva scritto quel coso, senza dare alcuna indicazione plausibile?

Shade controllò scettico il nome dello scrittore, ma notò che vi erano riportate solo due iniziali : G. e S.

Perfetto!

Un altro indovinello.

Sbuffò, per poi lasciar scivolare il libro, all’interno del suo zaino.

Uscì dal palazzo Solare quando ancora la Luna piena era alta in cielo, mentre Rein, lontana, vedeva il Sole sorgere all’interno del Labirinto di Nebbia, giusto un attimo prima, di ritrovarsi immersa nella notte stellata del suo pianeta.

  

 

Angolo dell’autrice …

Buonasera a tutti ^^

Aaah finalmente riesco a postare questo capitolo, spero di non aver deluso le vostre aspettative x°°°D

In questo cap ho dato molto più spazio ai maschietti xD anche se non se lo meritano U__U

Spero che vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo, soprattutto la parte iniziale *-*

Ringrazio di cuore tutte le fan che continuano a seguirmi e che mi stimolano a continuare, con le loro recensioni e le loro parole.

GRAZIE, davvero! çWç

Alla prossima ^^

Delphinium

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Capitolo 15
*** Il Flauto Del Vento ( parte 1 ) ***


Il Flauto Del Vento [Parte 1]

 

Rein si guardò intorno spaesata, dopo essere uscita dal varco creato dal Labirinto di nebbia.

La Luna brillava ancora alta nel cielo sereno di quella sera, punteggiato da innumerevoli stelle che ,con la loro luce, illuminavano il paesaggio sottostante all’alta collina, dove adesso si trovava la giovane principessa in compagnia dei suoi immancabili e coraggiosi compagni d’avventura.

<< non capisco … >> sussurrò poi, grattandosi perplessa il capo, con un espressione vagamente smarrita e confusa.

Il paesaggio ,che le si mostrò di fronte agli occhi ,dopo essere finalmente riuscita a raggiungere Wonder, non era di certo quello che lei si era aspettata e che aveva scorto ,tante altre volte, durante la via di ritorno sul suo pianeta.

Credette – brontolando da sola sul fatto che era pur sempre un’adolescente e che per questo aveva bisogno di più ore di riposo - di avere delle allucinazioni e iniziò così a strofinarsi forte gli occhi cristallini ,come se fosse ancora addormentata e non riusciva a non svegliarsi da quello strano sogno.

Ma le case, le montagne, il villaggio erano sempre quelle e allora capì definitivamente che non si stava semplicemente immaginando tutto e che lei ,insieme agli altri, in quel momento, non si trovava nel posto dove doveva trovarsi.

Ora, cercando di non trascurare il fatto che era ancora notte fonda e nemmeno il fatto che la giovane avesse passato una settimana alquanto dura - visto tutti gli incantesimi e i duelli a cui era stata sottoposta dal moro - per Rein ,quel semplice scoprirsi in un posto dove non doveva stare, le mandò completamente in tilt il cervello, che smise all’istante di funzionare correttamente, non facendole nemmeno ricordare come si svolgesse una semplice sottrazione matematica.

Si voltò allora verso i due amici e si accorse così che loro, al contrario di lei, raffiguravano l’immagine della più immensa serenità.   

Piimi si era incantata a fissare il cielo con occhi sognanti, mentre Terence ,silenzioso e apatico come sempre, se ne stava a braccia conserte e occhi chiusi, appoggiato alla corteccia di un albero.

Vedendo che nessuno dei due la degnava della minima considerazione, Rein continuò a parlare al vento, esternando ciò che in quel momento di strana pace non le quadrava.

<< perché … qui? >> chiese ,indicando ,con un cenno del capo, uno dei tanti Mulini a Vento del regno.

Piimi ,dopo aver preso una lunga e fresca boccata d’aria, le rivolse la sua totale attenzione, guardandola un po’ scettica.

<< come dici, Rein cara? >>

La turchina si posizionò le mani sui fianchi ,fissando incerta le cupole delle case in lontananza.

<< cosa ci facciamo di nuovo qui!? >> rielaborò nuovamente la domanda, enfatizzando l’ultima parola.

La folletta non sembrò capire bene il suo ragionamento e aggrottò le sopracciglia, in una buffa smorfia di incomprensione.

E  ,in effetti, non aveva tutti i torti, visto che non aveva mai sul serio visitato Wonder in tutta la sua grandezza, ma solo per piccole escursioni, quando ancora erano alla ricerca della prescelta.

Quindi, era perfettamente da non giudicare se non riusciva a vedere la differenza fra le scintillanti e sfarzose villette del regno dei Gioielli e quei sotto specie di Trulli che gli abitanti del Regno del Mulino a Vento avevano per dimore.

Si voltò allora in direzione del ragazzo che ,nella sua posizione da “ lupo solitario ”, sembrava essersi di nuovo assopito.

<< Terence … ? >> lo richiamò incerta, volando verso di lui.

Il moro riaprì lentamente gli occhi e ,dopo aver sbuffato sonoramente e fatto roteare le pupille smeraldine al cielo, rispose con voce seccata e notevolmente infastidita.

<< evidentemente è qui che dovevamo andare … >>

Rein lo fissò come se le avesse appena rivelato di essere il suo migliore amico, per poi fare una smorfia confusa, avvicinandosi anche lei al ragazzo.

<< come sarebbe a dire? E il varco? di solito non si apre mai qui … >>

<< ho già risposto alla tua domanda principessina, e non ho intenzione di ripetermi duecento volte per fartelo capire “evidentemente è qui che dovevamo andare” >> ripetè stiracchiandosi e massaggiandosi le palpebre stanche.

A causa di quel sogno non aveva letteralmente chiuso occhio e il fatto che su Wonder fosse ancora notte non lo aiutava di certo a svegliarsi.

Le labbra della turchina formarono un “o” perfetta poi, come colta da un flash improvviso ,continuò a rivolgersi al compagno di squadra, titubante e curiosa.

<< eh perché? >>

Se uno sguardo avesse potuto uccidere allora ,in quello stesso momento, Rein si sarebbe già trovata nell’oltretomba, poiché lo sguardo assassino che ricevette da Terence, le gelò completamente il sangue nelle vene, facendola anche sentire notevolmente in colpa per aver anche solo pronunciato quella semplice domanda.

<< coma sarebbe a dire perché? Secondo te, per quale motivo l’ombra nera è piombata proprio qui l’altra volta, così per pura coincidenza? Perdinci, usalo il cervello ogni tanto! >> la accusò duro il moro, con il tono di chi sta spiegando ad un bambino cocciuto che due per due fa per volontà di cose solo e soltanto quattro.

<< beh … forse perché era attratto dal potere di Fine … >> cercò di riparare Rein, mettendo il broncio risentita.

<< sciocchezze, le ombre nere non possono essere attratte dalla Luce, ma solo dalle ombre.>> specificò altisonante, mentre Piimi asseriva, annuendo con la testolina.

Rein fissò entrambi con uno sguardo che diceva “ scusate tanto se non lo sapevo ” per poi sospirare e lasciarsi sedere a terra : stanca e ansiosa.

Dopo svariati minuti di silenzio riprese la parola, prima che il sonno e la stanchezza la spingessero di nuovo verso l’oblio.

<< e adesso che si fa ? >> chiese con voce piatta e lontana, sbadigliando poi sonoramente.

<< aspettiamo. >> rispose la folletta, poggiandosi sulla sua spalla amorevolmente.

Rein fissò di nuovo la Luna a falce di quella sera, per poi riabbassare gli occhi, incrociando quelli dolcissimi dell’amica.

<< aspettiamo >> ripetè al vento, mentre una stella cadente solcava il cielo.

L’aveva mancata.

 

                                                                              **********

 

Gray, Principe Primogenito dell’antica stirpe dei Tenebros, non era mai stato un tipo particolarmente paziente.

Tutt’altro; voleva tutto e subito e il padre godeva nel ricordargli spesso che l’impulsività era una dei suoi peggior difetti, sottolineando il tutto con un sorrisetto compiaciuto e un’aria di chi sa che potrebbe farti crepare proprio in quell’istante ma che ,per un atto di pura magnanimità, ti assolve da i tuoi peccati seppur con disappunto, il che ,faceva in oltremodo alterare il giovane Principe, che tra tutte le cose che lo mandavano in bestia ( e c’è ne erano veramente molte) quello di essere deriso – dal suo stesso padre, se non anche suo sovrano - stava proprio in cima alla classifica della top ten.

Ma lui ,però, a differenza del genitore ,non era mai stato un brillante calcolatore.

Semplicemente non era un’amante di quei sadici giochi di strategia che ,invece, affascinavano tanto il vecchio Re, che traeva un immenso quanto perverso piacere nel vedere come i suoi nemici  - e anche i suoi stessi sottoposti - agissero nell’esatta maniera che lui aveva precedentemente messo appunto.

La verità era che il padre non era altro che un ottimo ,se non geniale, giocatore di scacchi e per lui , che si trattasse del suo stesso figlio o di un semplice mercenario , tutti non erano altro che delle manovrabili pedine da gioco che obbedienti asserivano ai suoi ordini senza discutere, portando avanti una guerra di cui lui era l’assoluto e unico artefice.

Gray , si ritrovava molto spesso a riflettere, che era proprio il suo esatto contrario.

Impulsivo e imprevedibile ,amava giocare le carte che il mazzo gli serviva senza badare a ciò che sarebbe potuto succedere dopo.

Senza fermarsi a pensare alla mossa successiva … no.

Per lui non esistevano regole di gioco ,se non una : far fuori il nemico, prima che lui faccia fuori te.

In un unica parola : sopravvivenza.

Il fatto che adorasse versare sangue e che veder crepare le sue vittime davanti agli occhi lo eccitasse da morire beh … quello era un tutt’altro paio di maniche, ben più pericolose e crudeli.

Lui era un assassino: freddo e spietato, che non guardava mai in faccia nessuno, nemmeno la morte.

Quindi ,prima la battaglia finiva ,prima lui avrebbe potuto indossare il lussuoso e bramato manto della vittoria … del rispetto.

Perché, quando si ritrovava a lottare in prima fila, era lui ad avere il potere, il comando, era lui che estraeva l’elsa della sua spada dal corpo logorato delle sue vittime, era lui che vedeva i loro corpi tremanti e pieni di sangue accasciarsi a terra esanimi, era lui che privava loro della vita, della luce.

Non era uno che se ne stava a guardare, seduto compostamente nel suo trono, no ,lui doveva combattere, lui voleva combattere.

Perché in quei momenti era lui e soltanto lui il Re.

Il Re che decideva se dar vita o morte, il Re che regnava sulla sorte di quei maledetti.

Il Re.

Perciò non capiva – non chiedeva mai - l’utilizzo delle pedine sacrificabili, poiché riteneva che erano soltanto un inutile spreco di tempo.

Perché aspettare di attaccare direttamente il nemico, quando sapeva già a priori che non avrebbe mai avuto la meglio?

Quando egli stesso avrebbe potuto ucciderlo senza tanti scrupoli? Perché?

Il quel caso ,però, la risposta gli arrivò lampante ,facendolo incendiare d’ira e imprecare sfacciatamente.

Quella volta lui non sapeva ancora chi era il vero nemico da combattere.

Quella pezzente di una “ prescelta ” aveva si abboccato all’amo ,uccidendo l’ombra nera che lui aveva inviato, ma ,a causa dei suoi poteri, era comunque riuscita a rendersi invisibile agli occhi del serpente di fumo e direttamente anche ai suoi.

Era stato solo un lampo, un Flash, una luce accecante, poi tutto era svanito, compreso il mostro che lui aveva richiamato.

Maledetta, maledetta ficcanaso …

Il principe colpì nuovamente ,con la sua spada, il fantoccio contro cui stava lottando, all’interno di una delle sue stanze del palazzo del Regno del Tempo.

Visto che aveva già fatto fuori la maggior parte dei quei sciocchi servitori, ora poteva solo sfogarsi con un stupido pupazzo corazzato.

Aveva ancora in mente il sorriso superficiale e ironico che il padre gli aveva rivolto non appena gli aveva rivelato personalmente l’esito della sua missione.

Lo aveva guardato come se già avesse saputo che avrebbe inevitabilmente fallito.

Maledetto, maledetto stratega megalomane …

Ma sarebbe arrivato … si.

Il giorno del suo trionfo, il giorno in cui anche suo padre lo avrebbe guardato con rispetto e una punta invidiosa di timore.

Il Re … e tagliò di netto il braccio del suo inanimato rivale.

Si … sarebbe arrivato, sarebbe sicuramente arrivato!

Il Re … la stessa sorte toccò anche all’altro arto.

Sarebbe bastato portargli la testa di qualche guardiano su un piatto d’argento o ,meglio ancora, la testa del traditore su di un piatto d’argento.

E ora aveva l’arma giusta per riuscirci.

La piccola ,fragile e indifesa Lumos rinchiusa nella torre.

Ghignò … leccandosi le labbra … pregustandosi già la vittoria, impaziente.

Il Re … e la testa del fantoccio cadde penosamente a terra ,ruzzolando ai suoi piedi.

Si quel giorno sarebbe arrivato presto … molto presto.

E il buio avrebbe finalmente vinto … mentre la Luce si sarebbe inchinata ai piedi del suo nuovo Principe.

Il Re.

 

                                                                            ***************

 

Un nuovo giorno era finalmente sorto anche sul bel pianeta Wonder e ,di conseguenza, anche fra i suoi vasti e rigogliosi regni.

Rein si osservò per un ultima volta sullo specchio, che Piimi aveva gentilmente richiamato per lei.

<< Perfetto! Sono sicura che così non mi riconoscerà nessuno. >> affermò ,annuendo alle sue stesse parole, mentre con le mani annodava ,in una coda alta, i suoi lunghi capelli, ora non più turchini ma di un intenso color castano.

Alzò il pollice in direzione della folletta ,facendole un occhiolino soddisfatta, mentre quella arrossiva un po’ sulle gote imbarazzata.

<< ottimo lavoro Piimi. >>

<< avete finito di fare le galline? vi ricordo che non abbiamo tempo da perdere.>> il commento acido e seccato di Terence mise fine a quel momento di tranquillità che si era venuto a creare all’interno di una caverna, sulla collina dove si erano rifugiati.

Rein sbuffò sonoramente anche se, quando incontrò la figura del ragazzo, trattenne a stento una risatina.

Terence ,infondo, non sembrava più così tanto minaccioso con quel colore di capelli paglierino.

Anzi ,se non fosse stavo per quel perenne cipiglio seccato e minaccioso che aveva ben stampato sul viso marcato, Rein sarebbe addirittura riuscita a pensare che aveva tutta l’aria di un bravo ragazzo.

Soffocò ,contemporaneamente, sia quell’assurda idea sia una risata ironica, scuotendo fortemente la testa e poi si avvicinò a lui evitando di guardarlo in faccia.

Era veramente buffo.

<< hai ragione, mettiamoci in marcia, la quarta arma leggendaria ci aspetta! >> annunciò solenne ,con il tono di una generalessa pronta alla battaglia, incamminandosi fuori dalla caverna seguita da Piimi.

Terence non fece parola e si limitò a seguirle irritato.

Un Tenebros con i capelli biondi era veramente il colmo!

Peggio di così non poteva proprio andargli.

Maledetto il giorno in cui ho deciso di aiutare quella ragazzina svitata! si auto insultò ,serrando la mascella e mugugnando insulti al vento, in una lingua conosciuta solo a lui.

<< qual è esattamente la nostra meta, bel biondino? >> la ex turchina non riuscì a non stuzzicarlo un po’ ,divertita dal suo broncio infastidito e dal rossore furibondo delle sue gote.

<< ahah spiritosa, comunque speravo me lo sapessi dire tu, io so solo che dobbiamo trovare delle informazioni su una certa famiglia Yukimura.>> rispose il giovane ,affondando le mani nelle tasche.

<< Yukimura hai detto? >> gli domandò perplessa Rein, mentre percorrevano un sentiero che li avrebbe portati ad un villaggio lì vicino.

Terence annuì ,assorto ,come sempre, nei suoi pensieri contorti e fin troppo lontani per riuscire a raggiungerli facilmente.

<< non è ho mai sentito parlare.>> proclamò pensierosa la fanciulla ,facendo picchiettare un indice sulle labbra rosee.

L’ex moro si limitò a far roteare gli occhi al cielo, mentre Piimi si avvicinò a lei fissandola negli occhi.

<< la leggenda racconta che la famiglia Yukimura si tramandasse il Flauto del Vento da generazioni, poi ,improvvisamente, scomparvero tutti nel nulla e nessuno sentì mia più parlare di loro … >>

<< wow che storia interessante! >> esclamò entusiasta la ragazza, sentendo nell’aria quel familiare odore di mistero che tanto l’affascinava.

<< non sarei così euforica al posto tuo, non abbiamo la benché minima idea di dove cercare il flauto e ,per di più, possiamo aspettarci un attacco dai Tenebros da un momento all’altro, e stavolta non credo che si limiteranno ad una sola ombra nera … >> commentò serafico e sbrigativo Terence ,aumentando il passo e trasformando gli occhi in due sottilissime fessure.

<< credi davvero che potrebbero fare le cose in grande questa volta? >> le chiese ansiosa Piimi, con un’espressione preoccupata.

<< non lo so ,dipende se sono riusciti a capire come teletrasportare le Ombre di massa su Wonder.>>

L’umore di Rein cambiò improvvisamente e i suoi occhi si angosciarono di colpo ,mentre uno stretto nodo alla gola non le permetteva di respirare con regolarità.

Un alito di vento gelido la fece tremare e sussultare.

Un brutto presentimento aveva appena invaso il suo cuore e pregò un Dio in cielo perché non si avverasse.

<< l’unica soluzione è chiedere informazione agli abitanti del regno, magari qualcuno di loro ricorda questa antica storia.>> suggerì Piimi, quando ormai erano arrivati al centro di quel buffo paesino, fatto di casette a cupola e strade larghe, affollate e piene di strani alberi dalle forme più stravaganti.

Rein annuì e fermò una donna dalle sembianze di uccello, che le stava passando accanto.

<< mi scusi signora, potrei chiederle un’informazione … ? >> le domandò gentilmente ,mentre la donna la guardava confusa, inclinando il becco in una espressione perplessa.

<< certo, dimmi. >> le rispose cordiale.

<< saprebbe darmi qualche informazione sulla famiglia Yukimura? >>

La donna/uccello sbiancò di colpo ,indietreggiando di qualche passo ,con l’espressione di chi aveva appena visto una fantasma.

<< co-come ? mi … mi … dispiace, non so niente … niente! >>

E scappò via dando loro le spalle.

Rein sbattè più volte le palpebre, ancora scioccata per la strana reazione della signora.

Che cosa le aveva chiesto di male?

Perché era fuggita in quel modo?

Lanciò uno sguardo in direzione di Piimi che sembrava essere in confusione quanto lei, mentre Terence era la solita maschera di pura indifferenza.

<< strano … >> mormorò allora la principessa e proseguì verso la strada affollata del mercatino ,avvicinandosi ad una bancarella che vendeva strane collaline di piume colorate e altri oggetti particolari ed etnici.

<< mi scusi … >> chiamò l’attenzione del negoziante, un grosso pennuto dall’aria annoiata.

<< si, desidera qualcosa? >> le chiese quest’ultimo, già pronto a rivendergli qualcosa.

Rein scosse la testa e ,con un sorriso gentile, gli porse la stessa domanda che poco prima aveva rivolto alla donna.

Il pennuto sembrò dapprima sconcertato ,poi mise su un cipiglio infastidito e le ringhiò contro.

<< se non ha intenzione di compare nulla ,non mi scocci con stupide richieste e sparisca da qui! >>

La turchina si ritrasse immediatamente e ,con un broncio seccato, continuò a proseguire per la sua strada.

Eppure ,dalla tante volte che aveva visitato il pacifico regno di Sophie e Auler, ricordava che le persone erano sempre state disponibili e allegre.

Bah, forse aveva posto la sua domanda semplicemente agli abitanti sbagliati.

Vide allora due ragazze ,dall’aria divertita, che parlottavano tra di loro.

Le fermò cordialmente e pose anche al loro la fatidica domanda.

Le due parvero pensarci su per qualche minuto ,con aria assorta, poi ,lanciandosi uno sguardo di intesa, fecero spallucce e risposero che non ne avevano mai sentito parlare, inseguito entrarono in un negozio di vestiari ,ignorandoli.

La giovane sembrò dubitare per qualche secondo della veridicità di quella risposta, ma Piimi la fissò scuotendo la testa e incitandola ad andare avanti.

La mattinata passò più o meno tutta così.

I due giovani chiedevano ai passanti se potevano dargli informazioni su questi stoici Yukimura, ma tutti sembravano fingere di non saper nulla e molti ,a quella richiesta, erano anche scappati via spaventati.

A mezzogiorno ,i tre amici, decisero di fare una sosta e raggiunsero così una distesa di verde, vicino ad un lago ,non molto distante dal villaggio che avevano appena visitato.

Rein sbuffò sonoramente, prima di strappare con forza un morso dal suo panino.

Non si era di certo aspettata quell’insuccesso così eclatante e mai – in tutta la sua vita - così tante persone l’avevano guardata, come un’evasa di galera.

<< uff, vorrei proprio sapere che cosa è preso oggi a tutti? Avete visto come ci guardavano ? non so se l’avete notato ma ,dopo un po’, la gente ha iniziato pure ad evitarci. Non capisco veramente il perché! Che diavolo abbiamo fatto?! >> sbottò al vento, staccando un altro morso al suo panino e sedendosi poi pesantemente a terra, sotto l’ombra di un salice piangente.

<< c’è qualcosa che non va … >> asserì Terence ,con lo sguardo fisso sull’acqua cristallina del lago, di fronte a loro.

<< insomma Piimi, ma si può sapere chi accidenti erano questi Yukimura per infliggere tanto terrore a questa povera gente?! non appena li nominavo scappavano via a gambe all’aria ,con delle facce traumatizzate. >> si rivolse la principessa alla folletta che ,con sguardo pensieroso e assente, rifletteva sulle parole della giovane.

<< magari c’entra qualcosa il fatto che la famiglia Yukimura sia improvvisamente sparita nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.>> rispose ,con ancora una mano sotto il mento e la fronte corrucciata intenta a trovare una soluzione.

<< le persone più giovani però non sembravano mentire, molti non conoscono davvero questa leggenda. >> aggiunse seccato l’ex moro, prendendo un sassolino da terra ,per poi farlo rimbalzare sulla superficie dell’acqua.

<< beh questo è naturale … questa storia è molto, molto antica … è ovvio che la nuova generazione non la conosca. >> confermò la folletta.

<< quanto tempo fa sono spariti questi Yukimura? >> le chiese curiosa Rein ,accartocciando la carta ormai vuota del suo pranzo.

Piimi iniziò a muovere silenziosamente la bocca, facendo un veloce calcolo a mente.

<< beh più o meno cento cinquant’anni fa … >> disse, annuendo alle sue stesse parole.

Gli occhi della principessa si spalancarono di botto increduli.

Poi ,sospirando, si sdraiò sull’erba soffice e morbida, incrociando le braccia dietro la testa.

<< nah sarebbe un racconto stupendo, se non fosse per il semplice fatto che nessuno voglia rivelarci i particolari. >> sentenziò, osservando il muoversi regolare delle foglie ,ogni qual volta venissero colpite da un fresco alito di vento.

<< magari dovremmo cambiare villaggio ,forse il portale si è sbagliato.>> dedusse la folletta perplessa.

<< ne dubito, il portale non sbagli mai.>> la corresse Terence lapidario.

<< beh allora è inutile starsene qui a non far niente ,continuiamo a chiedere in giro per un altro po’ … poi vedremo.>> propose la ragazza, alzandosi da terra e spolverandosi la gonna.

Raccolse l’arco delle ombre ,riposto nella sua fedele custodia nera – regalo di Selen – e se lo mise in spalla, orgogliosa - e dentro di se anche un po’ intimorita - dal fatto di essere l’unica persona in grado di usare i suoi strepitosi, ma anche altamente pericolosi – come non mancavano mai di ricordagli Terence e Piimi – poteri.

<< poco lontano ho visto una casa, quando siamo venuti qui … che ne dite andiamo là? >> chiese loro Piimi, volando vicino a Rein.

Terence si limitò a scrollare le spalle e seguirle, mentre l’ex turchina annuì e le chiese di indicargli dove fosse l’abitazione.

La raggiunsero in dieci minuti e trovarono ,intenta a raccogliere le arance nel proprio giardino, un’anziana signora dall’aria benevola.

Rein si appoggiò al cancelletto di legno ,che recintava la piccola villetta, e si schiarì la gola per richiamare l’attenzione su di sé.

Quando la donna la vide ,posò l’arancia rossa che aveva in mano sul cestino quasi pieno e le si avvicinò, sorridendole cordiale.

<< buonasera cara desideri qualcosa? >> le domandò ,pulendosi le mani sul proprio grembiule da cucina che indossava.

Rein ricambiò il sorriso e stavolta cercò di risultare più convincente e gentile possibile, prima di rivolgere la fatidica richiesta alla donna.

Inoltre ,quest’ultima, sembrava parecchio servizievole e incline a voler chiacchierare un po’ e lei non si fece di certo sfuggire la palla di mano, dando libero svago a le sue qualità di attrice.

<< salve signora, sono una giornalista e vengo dal regno Solare io e il mio amico vorremmo farle alcune domande sul Regno del Mulino a Vento. Possiamo? >>

Terence e Piimi la fissarono di sbieco ,non capendo dove volesse arrivare, ma lei gli rivolse un mezzo sorrisetto complice e un’occhiata che sembrava voler di loro : “ zitti e state al gioco! ”

<< ma certo, tesoro, sei una ragazza così carina, si vede che sei una tipa per bene, venite entrate pure, vi dirò tutto quello che so su questo magnifico Regno, il più bello di Wonder se permettete.>> le rispose l’anziana, aprendo il cancelletto e facendoli entrare pimpante.

Raccolse il cestino con le arance e li fece accomodare dentro la propria dimora, portandoli in quella che sembrava una piccola cucina dallo stile rustico.

I tre amici si sedettero attorno ad un tavolo rotondo di legno e con loro anche la donna che ,allegra, non vedeva l’ora di riempirli su dicerie e verità del proprio regno e villaggio.

Rein ,stando nella parte, estrasse un piccolo block notes - che teneva sempre con se, con su scritti alcuni incantesimi che Selen le aveva insegnato – dal blazer che indossava e una matita che, stando attenta a non essere vista, Piimi richiamò.

La giovane iniziò così a domandare alla donna le cose più sciocche e scontate che le venissero in quel momento in mente, ma che naturalmente un turista non poteva sapere.

Poi ,quando erano già passati un bel venti minuti e il nervo sulla fronte di Terence era ormai sul devastante punto di esplodere, bevendo lentamente il thè ,che la gentile signora aveva preparato loro, si decise a porgli quella domanda.

<< e senta signora … prima di venire qui … ho letto una cosa interessante … riguardante il suo regno ,che mi ha affascinato molto … >> iniziò, torturandosi le mani agiata.

<< dimmi pure cara, non c’è storia sul mio popolo che io non conosca! >> declamò orgogliosa l’anziana, mangiando divertita un biscottino.

<< beh … si tratta di una vecchia leggenda, … riguardante … una certa famiglia Yukimura. Lei ne sa qualcosa? >>

La donna sembrò trattenere il respiro per un paio di secondi, lasciando cadere il pasticcino che teneva in mano, completamente scioccata.

Gli occhi sbarrati ,puntati su di Rein, non sembravano realmente vederla, era come se addirittura la trapassassero, persi in alcuni strani ricordi.

Terence inclinò un sopracciglio sospettoso e pensò che se la donna non voleva dire loro niente con le buone, allora avrebbe fatto a modo suo, tirando fuori l’elsa della sua spada e minacciandola di morte, se non avesse aperto bocca o becco sulla questione.

<< si – signora? >> la richiamò la principessa preoccupata, vedendo l’anziana improvvisamente più impaurita e spaesata.

Quella ritornò in un lampo in sé e ,abbassando di scatto gli occhi, portò entrambe le mani sulla tazza fumante del thé al gelsomino.

<< noi, noi … non amiamo parlarne cara ragazza … >> aggiunse, scuotendo lentamente la testa china e portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli grigi, sfuggita alla presa del rigido chignon.

<< per favore signora, è importante, per me … la prego lei è l’unica che può aiutarmi! >> cercò di persuaderla la giovane, prendendole una mano e fissandola intensamente negli occhi ,dimenticandosi per un attimo di interpretare il suo immaginario personaggio.

Gli occhi della giovane erano così ricolmi di speranza e preghiera, che l’anziana non seppe proprio negare a quella ragazzina tanto gentile e simpatica lo sforzo che le aveva chiesto.

Annuì e prendendo un lungo respiro iniziò a narrare.

<< ricordo che mio nonno raccontava sempre che molti, molti anni fa , nell’antica villa al confine con il Regno della Goccia, abitasse l’illustre famiglia Yukimura. Erano i più potenti di tutto il nostro Regno, la loro ricchezza era quasi pari a quella dei sovrani. Ma mio nonno diceva sempre che la loro ricchezza fu anche la loro maledizione. >> si fermò ,scossa da dei tremiti spaventati, e bevve un lungo sorso di the prima di ri-iniziare a parlare.

Rein sentiva la gola secca e l’eccitazione per quella importate scoperta che le nasceva dallo stomaco e le esplodeva nel cuore, che adesso le batteva a mille.

<< la leggenda raccontava che gli Yukimura possedessero un tesoro, un tesoro donatogli dagli Dei , un tesoro proibito e pericoloso, nessuno ,a parte naturalmente i componenti della famiglia, riuscì mai a vederlo con i propri occhi, ma tutti sapevano che si trattava di uno strumento musicale. >>

I tre amici si lanciarono un occhiata e lo stesso pensiero invase le loro menti.

Il flauto del vento.

<< uno strumento demoniaco è così che la penso io. Comunque ciò che credo interessi di più voi e che quanto cento cinquant’anni fa un erede della famiglia Yukimura ebbe la pessima idea di suonare quello strumento, tutta la sua famiglia scomparse nel nulla quel giorno stesso, dissolta come il vento. Puff! E nessuno incontrò mai più un Yukimura. La cosa peggiore fu che dopo questo misterioso fatto ,un’ epidemia cadde sul nostro villaggio, il raccolto morì, l’acqua si seccò, incendi vennero provocati dal nulla e il vento devastò tutte le nostre povere case e ad ogni catastrofe, ad ogni tempesta, si sentiva sempre il suono leggero di una melodia ,che risuonava maligna nell’aria solo per portare con se distruzione e desolazione. Ecco perché nessuna parla più degli Yukimura, perché sono maledetti, profanatori degli antichi Dei e dei loro magici strumenti. Qualche anno fa, qualcuno andò in esplorazione dell’antica villa, ma gli uomini che partirono non tornarono più al villaggio. Secondo noi sono stati trattenuti a forza dagli spiriti maligni degli Yukimura che infestano ancora la loro dimora cercando di trovare pace. >> concluse la donna spossata, con occhi languidi e vacui, come se tutte quelle immagini le avessero rievocato ricordi dolorosi.

Rein aspettò un po’ prima di riprendere a parlare ,molto provata e angosciata, dopo la storia che aveva appena udito.

Sembrava uno di quei racconti dell’orrore che da piccola si divertiva tanto a leggere.

Ma stavolta era tutto vero.

Stavolta era tutto reale.

<<  ora capisco tutto, la ringrazio moltissimo signora per il suo coraggio e le sue informazioni! È stata davvero molto coraggiosa! >> la ringraziò di cuore la principessa, prendendole le mani ,con in viso un’espressione di pura gratitudine.

La donna le sorrise amorevolmente ,per poi alzarsi anche lei e fissarla negli occhi con uno sguardo indagatore.

<< tu non sei affatto una giornalista ,vero? >> le chiese tranquillamente, portandosi vivacemente le mani ai fianchi.

Stavolta fu il turno di Rein di sbiancare come un cencio e deglutire sonoramente.

<< beh … ecco in un certo senso … >>

La donna continuò a sorriderle ,così come una nonna farebbe con la propria nipotina scoperta con le mani nel barattolo di marmellata.

<< posso almeno sapere i vostri nomi? >> chiese loro allegramente, poi ,con passo svelto, si avvicinò a Terence e gli puntò un dito contro.

<< sei proprio un gran bel ragazzo sai, tu e mia nipote fareste proprio una belle coppia. >> detto questo esplose in una risata euforica, che placò l’aria tesa in cui era piombata la stanza.

Terence fece una smorfia di disappunto ,a metà tra il disgustato e lo sconcertato, poi mugugno uno indispettito : << tsk! >> tornado alla suo cipiglio seccato.

<< allora ragazzi mi direte almeno i vostri nomi, vero ? >> domandò di nuovo l’anziana, mentre Rein cercava il modo di sgattaiolare via da quella imbarazzante situazione.

Non poteva di certo svelargli il suo vero nome, sarebbe stato un emerito disastro.

<< io … io … mi chiamo … >> temporeggiò ,sudando continuamente, come se stesse correndo una maratona interminabile.

La donna vista l’indecisione della giovane, spostò lo sguardo sul ragazzo.

<< Lux >> rispose prontamente e naturalmente mentendo Terence, con nessuna inflessione particolare nel tono della voce.

<< io Ecli- Eclipse … >> rispose allora Rein in un lampo improvviso di genio.

Piimi ,invece, preferì restare in silenzio, interpretando così la parte dell’oggetto volante muto.

<< Lux ed Eclipse … bene me ne ricorderò, non si incontrano tutti i giorni due ragazzi così stravaganti, fareste proprio una bella coppia.>>

Rein arrossì dalla testa ai piedi ,mentre Terence quasi non cadde a terra scioccato.

<< CHE COSA??! MA FIGURIAMOCI! >> si sbraitarono contro a vicenda con i dardi agli occhi.

Poi girano contemporaneamente il vaso dai lati opposti.

<< ahahah che simpatici … >> ridacchiò la signora, accompagnandoli alla porta.

Piimi sospirò ,mentre un gocciolone le scendeva in testa.

<< non cambieranno mai … >>

Qualche minuto dopo erano di nuovo sotto il salice piangente a riflettere su ciò che avevano da poco scoperto.

<< quindi abitavano in antica villa ,al confine con il regno della Goccia. >>

<< da come quella vecchia ci ha raccontato ,credo che quella casa sia veramente maledetta, non sarà così facile come immaginavo raggiungere il flauto.>> aggiunse seccato Terence ,incrociando le braccia al petto.

<< credete che dentro ci abitino ancora gli spiriti degli Yukimura? >> chiese eccitata la ragazza, con gli occhi a forma di stelline.

<< spero vivamente di no, gli spettri sono molto più difficili da cacciar via ,rispetto alle ombre.>> commentò il ragazzo.

<< bah secondo me ,caro il mio Ter, tu hai soltanto una gran fifa! >> affermò convinta Rein, facendogli una linguaccia dispettosa.

<< Fifa?!? non dire idiozie ragazzina! >> le sbraitò contro il giovane irritato, mostrandole il pugno chiuso davanti al viso.

<< io non dico mai idiozie.>> ribattè Rein imbronciandosi e gonfiando le guancie.

<< la maggior parte delle cose che dici sono idiozie! >>

Si guardano nuovamente con astio e Piimi giurò che sarebbero venuti alla mani se non li avesse fermati in tempo.

<< basta litigare forza, useremo il teletrasporto per dirigerci direttamente alla villa. >> impose, cercando di essere un po’ più autoritaria.

I due smisero di insultarsi reciprocamente e poi sbuffarono come delle vecchie ciminiere.

Un ricordo improvviso però, attraversò la mente della ragazza che si ritornò a rivolgere curiosa al suo compagno di squadra.

<< Lux? >> gli chiese, lanciandogli uno sguardo sbieco e scettico.

Quello trasalì ,come se avesse appena ricevuto una secchiata d’acqua ghiacciata dritta in faccia, passarono numerosi secondi prima che la turchina potesse udire il tono austero e vagamente malinconico della sua voce.

<< ti svelo il mio segreto se tu mi sveli il tuo! >> le rispose lapidario, non degnandola di alcun tipo di attenzione, portandosi poi sbrigativo vicino alla folletta.

Rein arrossì, al pensiero del nome che aveva ingenuamente scelto, mentre il cuore le accelerava di botto dentro il petto ,rimbombandole prepotentemente nelle orecchie.

Le venne in mente l’immagine di Shade a galoppo di Regina che la fissava con diffidenza la prima volta che si erano incontrati, poi anche la seconda, quando di striscio ,e per nulla contento della situazione, aveva rivelato a lei e a Fine quel falso nome che si era affibbiato da solo.

Una volta, quando ancora combattevano contro il cristallo nero, gli aveva chiesto perché avesse scelto proprio “ Eclipse ” e non un nome magari più anonimo o meno singolare, lui le rispose con uno sguardo malandrino e un sorrisetto a mezza bocca, che per poco non le fece venire la pelle d’oca.

perché nessuno può sottrarsi ad un’eclissi, né il Sole né la Luna entrambi non possono opporsi al loro destino di incontrarsi, e io volevo che nessuno si dimenticasse di me ,perché volevo essere io a salvare Wonder, volevo essere io a riuscir ad inchinare sia la Luce che l’Oscurità per il bene di tutti. ”

Quella volta lo aveva preso in giro dicendogli che parlava come un pazzo egocentrico ,scoppiando sonoramente a ridere ma, infondo ,era rimasta veramente colpita da quelle parole e ne ricavò da esse un po’ di forza in più per riuscire a battere il potere malvagio e spettrale, che aleggiava sopra il loro pianeta.

Cosa diavolo mi è passato per la testa? Scegliere proprio quel nome, complimenti Rein davvero un’idea geniale! Pensò dandosi mentalmente della stupida ,per poi lanciare uno sguardo al vetriolo alla schiena del ragazzo.

Non avrebbe di certo svelato a Terence il significato di quel nome, per nessuna ragione al mondo, anche se moriva dalla curiosità di scoprire come mai lui aveva scelto quel nome così particolare, che mai in vita sua aveva udito.

Conoscendolo, sapeva bene che non aveva scelto quel nome così a caso ,ed era sicura che anche esso nascondeva certamente un significato più profondo e magari con qualche riferimento al suo segretissimo passato che tanto la incuriosiva.

Sbuffò rassegnata e delusa per non essere riuscita ad avere quell’informazione, e pensò che anche quel Lux sarebbe stato uno dei tanti misteri, che ancora non era riuscita a risolvere sul suo tenebroso compagno d’avventura.

Ma prima o poi gli avrebbe fatto sputare fuori il rospo, anche con la forza!

Era una promessa!

<< bisbetica ti muovi? Altrimenti ti lasciamo qui! >> la riportò alla realtà proprio il maleducato giovane, che sembrava oltre modo stufo del suo comportamento a volte infantile.

<< arrivo,arrivo! >> gli rispose ,raggiungendolo al fianco di Piimi ,la quale le sorrise dolcemente, prima di concentrarsi, teletrasportando tutti a qualche metro dal Flauto Del Vento.

La quarta arma leggendaria … il quarto tassello mancate … la quarta mossa che li avrebbe portati verso libertà …

… forse …

 

 

Angolo dell’autrice …

E così anche il quindicesimo cap della mia fic è andato ^^

Spero bene xD

Come avrete capito è un capitolo di transazione.

All’inizio avevo pensato di farlo tutto unico senza dividerlo in due, ma veniva troppo confusionario e avevo paura di confondervi ulteriormente e poi così c’è più suspance *-*

In questo cap mi sono voluta soffermare un attimo su Gray, l’unico personaggio “cattivo” che non avevo ancora approfondito bene.

Spero che abbiate gradito questo piccolo resoconto su di lui^^

Per finire ringrazio di cuore tutte le fedeli lettrici che ancora mi seguono e mi sostengono; vi sono enormemente grata! *W*

Un saluto speciale anche a chi legge solamente xD

Kiss kiss

Delphinium :)       

           

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Capitolo 16
*** Il Flauto Del Vento ( parte 2 ) ***


Il Flauto Del Vento ( parte 2 )

 

Mezzanotte era arrivata e il buio era malignamente calato anche sullo sfavillante regno di Spazio, che lo accolse silenziosamente tra i suoi confini ,non senza una leggera punta di tacita agitazione.

Da qualche anno a quella parte, rare erano state le ore di oscurità che i Lumos avevano vissuto serenamente e senza la paura costante di essere attaccati.

Ma quella notte aveva tutt’aria di essere portatrice di bei sogni , dove le paure possono essere

facilmente accantonate dall’ombra argentea e protettrice della Luna, che tutta sa e tutto cela.

Era una notte stupenda.

Di quelle che le si vorrebbe immortalare in una tela per quanto riescano a rispecchiare ,anche nei dettagli più insignificanti, l’essenza stessa della perfezione.

La Luna Piena ,alta e limpida, splendeva come una regina nell’alto di un cielo blu cobalto, libero da nubi passeggere e fastidiose.

La brezza primaverile solleticava ,di tanto in tanto, le ricche fronti degli alberi, che seguivano una danza sensuale al ritmo del vento.

La luce lunare si rispecchiava nelle acque limpide del fiume, che scorreva al centro del villaggio, e faceva brillare le pietre dei margini come se fossero stati dei massi secolari di pietre preziose.

La puzza di inquietudine ,che gli assalti nemici portavano di solito con sé, quella notte, sembrava essersi dissolta nell’aria grazie all’ausilio di qualcosa che profumava di buono, di nuovo, di speranza, di Luce.

Fu quella notte che i due si incontrarono, che si conobbero per la prima volta.

Fu solo un caso, una coincidenza.

Fu solo Destino.

Nient’altro.

Fu solo destino se lei ,in quella notte meravigliosa, aveva deciso ,disubbidendo alla regole impostate dalla sua stessa nutrice, di uscire di nascosto dalla sua dimora e camminare a piedi nudi sulla riva delle acque fresche di quel fiume longilineo e purissimo.

Fu solo destino se proprio quella notte un bambino e un giovane, feriti gravemente entrambi ,apparvero come per magia davanti ai suoi occhi.

Fu solo destino se poi tutto andò come non doveva assolutamente andare.

Il più piccolo trascinava di peso il corpo privo di forze del più grande e con i suoi enormi occhi grigi pieni di paura e disperazione le chiese umilmente di aiutarli.

La giovane non ci pensò due volte e aiutò il bambino a trasportare il corpo del ragazzo fino alla sua casa ,dove poi lo fece stendere sul suo letto e iniziò ad inumidirgli la fronte rovente con una pezza bagnata.

<< cosa gli è successo ? >> si rivolse al più piccolo ,a cui aveva prima fasciato le ferite, decisamente meno gravi di quelle dell’altro.

Quello spostò il suo sguardo triste ,prima sulla figura del ferito, poi sugli occhi chiari della giovane.

<< è stato colpito da un incantesimo molto potente, è un miracolo che sia sopravvissuto … >>

La ragazza annuì, fissando preoccupata le enormi ferite e il sangue che sgocciolava dalla spalla sinistra del giovane.

Iniziò così a spogliarlo per medicarlo con cura, ma venne fermata dalla mano svelta del bambino.

<< NO! >> le urlò tuonante ,bloccandola con occhi spalancati e supplicanti.

Lei inarcò un sopracciglio, non capendo lo strano comportamento del suo nuovo amico che sembrava scosso da fremiti d’ansia.

Non voleva che aiutasse il ragazzo?

<< cosa …? >> gli domandò perplessa, riprendendosi la mano e appoggiandosela al petto confusa.

Quello sembrò rendersi conto del suo comportamento esagerato e ,balbettando insicuro, cercò di giustificarsi.

<< ci … ci … penso io a lui … voi avete già fatto abbastanza … >> abbassò lo sguardo spento, sperando ,con tutto se stesso, di esser riuscito a convincere la giovane.

Quella lo osservò per un attimo scettica, con entrambi i sopraccigli incrinati, non riuscendo a capire cosa frullasse nella testa di quel bambino dall’animo provato dalla guerra e dal dolore, sospirò ,alzandosi dal bordo del letto ,dove si era seduta, e lasciando il piccolo solo con il suo amico.

<< vi ringrazio dal profondo del cuore … madamigel- >>

<< Ambra, mi chiamo Ambra, ti prego dammi del tu e ora cura alla svelta il tuo amico e se ci sono problemi chiamami, va bene? >> gli rispose dolcemente ,regalandogli un sorriso comprensivo, per poi dargli le spalle, aprendo la porta per uscire dalla stanza.

Ma si bloccò ,all’ultimo istante, sul ciglio dell’uscio, guardando curiosa il bambino che intanto stava sbottonando lentamente la camicia al giovane.

<< potrei sapere il tuo nome, invece? >> gli chiese, mentre l’altro posò di nuovo i suoi occhi addolorati su di lei.

Passarono numerosi secondi, prima che rispondesse alla sua domanda.

<< Gon, il mio è Gon.>>

La ragazza gli sorrise nuovamente e lasciò finalmente la camera.

Quando sentì i passi della giovane allontanarsi, il bambino si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo, mentre il ragazzo ,disteso sul letto, lanciava gemiti di intenso dolore.

<< ci è mancato poco … >> sussurrò a voce bassa Gon, togliendo finalmente la camicia al giovane.

Rimase un attimo interdetto a fissare il profondo taglio che gli squarciava la spalla sinistra, poi i suoi occhi caddero inevitabilmente sul marchio che il ragazzo portava sulla pelle, proprio lì ,al centro perfetto del  suo petto scolpito.

Una “V” rovesciata legata ad una “V” normale, formavano il così detto occhio del Drago, grande quando il mignolo della mano di un bambino di pochi anni.

Quello era il simbolo assoluto dei Tenebros.

Il loro Marchio.

Nessuno sopravviveva ad esso.

E Gon ,all’ora, potette giurare che non esisteva niente di più terrificante.

[ … ]

La prima cosa che il giovane Tenebros vide quando si svegliò - e il dolore lacerante che provava da per tutto sembrava avergli concesso qualche minuto di pace - furono due grandi, immensi, splendenti occhi color del cielo.

Gli occhi di un angelo …

Era per caso morto?

Poi tutto gli tornò furiosamente in mente, facendolo nuovamente precipitare nell’oblio …

 … L’attacco di quei maledetti, la caduta dal cavallo alato, lo scontro, l’incantesimo …

 … E poi? Cos’era successo poi?

 Strizzò forte gli occhi, per poi spostare la testa di lato e riaprirli nuovamente per gettare un’occhiata in giro.

Era in una striminzita camera da letto.

Com’era finito lì?

Che diavolo gli era successo?

Cercò di alzarsi ,di muovere le dita delle mani, dei piedi, ma era immobile, tutto gli doleva, non riusciva a comandare nessuno dei suoi muscoli.

Strinse i denti furioso, ma la sua espressioni divenne più che sorpresa, quando incrociò lo sguardo di quel moccioso dagli occhi grigi.

Era stato lui a portarlo lì?

Era stato lui a … salvarlo … ?

<< ben svegliato. >>

Una voce calda, musicale ,dolce lo riscosse dai suoi pensieri e tornò a rivolgere la sua attenzione a quei intensi occhi azzurri ,che ora lo fissavano dolcemente.

Il giovane provò ad aprì bocca per parlare, insultare, sbraitare, maledire, ma un gemito soffocato fu l’unica cosa che gli uscì dalla bocca.

Che accidenti aveva?

Come aveva fatto a ridursi così?

Steso in un letto ,fasciato da per tutto, in compagnia di due Lumos?

Maledizione!

<< sei conciato veramente molto male ,eh. Ma tranquillo ho usato delle erbe particolari e il tuo amico qui ti ha fasciato le ferite ogni giorno, ora devi solo cercare di riposare. L’incantesimo immobilizzante che ti hanno lanciato sparirà al massimo tra due settimane. >> continuò a parlare la ragazza, alzandosi dalla sedia dov’era seduta, prendendo una pezza bagnata dalla bacinella ricolma d’acqua e appoggiandola con attenzione alla fronte del ragazzo.

Lui spalancò gli occhi atterrito, gettando un’ occhiata confusa al più piccolo fra loro.

Quello gli restituì lo sguardo intensamente, come per fargli capire che gli aveva ricambiato il favore.

Certo.

Una vita per una vita.

Capì in quel momento perché era ancora vivo.

Ma si rabbuiò subito, quando si accorse che la giovane stava ancora tenendo la mano sulla sua fronte ,dandogli una confidenza che lui non gli avevo concesso.

<< va-vatt- … >> cercò di obbiettare ,stringendo i denti, ma si ritrovò a tossire forte, sputando sangue dalla bocca.

<< ssshh, tranquillo, anche la febbre scenderà presto, ma devi farti curare capito! >> lo ammonì, sfiorandogli con le dita affusolate della mano il centro del petto, fasciato dalle bende, dove sotto portava il marchio della sua stirpe.

Sussultarono entrambi ,come se li avesse percorsi una scarica elettrica, e il giovane le rivolse un’occhiata così sprezzante e ripugnata, che la ragazza si indispettì non poco. Risentita dal fatto che il suo “ospite” non le dimostrasse nemmeno un piccolo cenno di gratitudine per avergli ,in fin dei conti, salvato la vita.

<< no- io … non ho …  bis - coff coff … d-di coff … cure … c’è … la … coff coff … da solo …  >> riuscì finalmente ad articolare il ragazzo, tornando poi a tossire convulsivamente, provando fitte atroci al petto e in tutto il corpo ,che lo fecero contorcere dal dolore e lanciare un gemito strozzato.

La giovane ,però, si limitò a scuotere la testa e non gli diede ascolto, continuando a passargli con cura la pezza sulla fronte bollente ,sperando di riuscire ad alleviare almeno un po’ le sue sofferenze.

Ma il Tenebros sembrò alterarsi ancora di più e ,chiamando a raccolta tutte le sue forze, riuscì ad alzare un braccio e afferrare la mano della ragazza, per stringergliela con fare minaccioso e truce.

<< sei … anf … anf … sorda? >> le chiese beffardo, con il fiato spezzato e la voce rotta in gola.

La ragazza lo guardò irata per quella mancanza di buone maniere, dando uno strattone alla presa - non  poi tanto solida del ragazzo - per riprendersi la mano e gettargli un’occhiata non del tutto amichevole.

<< come scusa? Certo che sei proprio ottuso! Ma guardati, hai per caso l’aspetto di uno che può cavarsela da solo? Scusami tanto ma a me non sembra proprio! >> gli rispose a tono, fissandolo ardentemente negli occhi.

<< coff coff … è … è … u-un -lema … coff coff … mio >>

Le guancie della ragazza si accesero di indignazione e si avvicinò ulteriormente al viso del giovane, gridandogli ad un palmo dal naso.

Erano occhi contro occhi, bocca contro bocca e per quanto entrambi avessero dovuto odiarsi e sentirsi furiosi uno nei confronti dell’altra, in quel preciso istante ,invece, sentirono soltanto un grande vuoto dentro di loro colmarsi, improvvisamente.

Come se tutto avesse finalmente avuto un senso.

Come se il resto del mondo si fosse improvvisamente ridotto a loro due.

Ma ,arrossendo lei, e voltando seccato il viso lui, soffocarono entrambi quella sensazione per poi tornare a fissarsi nella maniera più truce che conoscevano.

<< sei un maleducato lo sai?! io ti sto solo dan- >> iniziò a protestare la giovane, allontanandosi di scatto dal viso del neo rivale.

<< Ambra … ti dispiacerebbe lasciarmi per favore un attimo solo con il mio amico? >>

Il giovane quasi non si strozzò con la sua stessa saliva alla parola “ amico ”, mentre la ragazza riportò i suoi occhi sul bambino e ,leggermente irritata per essere stata interrotta, acconsentì ,rivolgendo un ultimo sguardo di fuoco in direzione del ferito che gli ricambiò lo sguardo colmo d’astio.

<< bene! >> esclamò, con un tono così acuto che mise i brividi anche al povero bambino, che era al di fuori dello scontro verbale tra i due.

 << badaci tu allora … a … a … tu senti un po’! Non so nemmeno come ti chiami e già non mi stai per nulla simpatico! >> lo accusò, additandolo severa con l’indice della mano.

Il diretto interessato stava per ribatterle con le rime, ma si accorse ,con una punta di riluttanza, di non poterlo fare, perché se gli avesse detto qual’era il suo più – che - importante - e – glorioso - nome ,avrebbe di sicuro passato dei grossi, enormi, catastrofici guai e ,nella condizione in cui si trovava, sarebbe stato meglio fingere di essere “ buono ” ancora per un po’ ,poi avrebbe tolto di mezzo sia quell’arrogante ragazzina, sia il mocciosetto che pareva divertirsi un mondo di fronte a quella comica scenetta.

Cercò quindi di temporeggiare tossendo e fu infine Gon a toglierlo da quella situazione imbarazzante.

<< si chiama Lux. >> affermò d’un tratto, serio e pacato.

Il ragazzo avrebbe voluto protestare a gran voce, poiché quel nome così Luminiano non gli piaceva per niente!

Cosa diavolo era passato per la testa a quel poppante!?

Dare a lui un patetico nome Lumus, ma si era bevuto il cervello?!

<< bene, Lux , tanto non piacere di conoscerti! >> esclamò sarcastica la giovane, uscendo poi con passo marziale e i pugni chiusi dalla stanza.

Il Tenebros inarcò scettico il sopracciglio, sentendo la porta sbattere furiosamente, quando la giovane la chiuse dietro di se.

Che modi! Chi diavolo era quell’isterica?!

<< perdonala, è fatta così e comunque per un po’ credo che dovrai farci l’abitudine … >>

Il ragazzo grugnì ,non degnandolo della alcun minima attenzione.

Sentiva ancora l’odore di quella Lumos nelle radici, dolce e sensuale, e per quanto si sforzasse di ignorarlo dovette ammettere di non aver mai sentito un profumo così buono.

 

<< Terence? ehi Terence ci sei? Piimi … mi sa che l’abbiamo perso! >>

La voce fastidiosa dell’urticante principessa del Sole, riportò sgarbatamente il ragazzo nel mondo reale.

Si guardò intorno e si stupì non poco di trovarsi nuovamente di fronte a due enormi paia di occhi celesti.

Ma erano solo gli occhi di Rein.

Quelli della Lumos non li avrebbe mai più visti brillare, non li avrebbe mai più visti farsi improvvisamente dolci o dannatamente testardi.

Mai più …

… quando si sarebbe deciso a farsene una ragione?

<< ah no, ecco! Si è svegliato! >> trillò ancora la giovane ex turchina, porgendo al compagno di viaggio una mano per alzarsi da terra.

Terence ,naturalmente, non l’accettò e mentre si metteva seduto ,massaggiandosi la testa, che stranamente gli doleva da morire, cominciò a guardarsi circospetto in giro.

Si trovavano in una foresta, ed erano completamente circondati da enormi fusti d’alberi.

Come diavolo erano arrivati lì?

Non dovevano raggiungere direttamente la Villa degli Yuki-cosa?

<< a quanto pare la Villa è circondata da una barriera magica, ecco perché siamo stati balzati qui! Comunque non dovremmo essere troppo lontani.>> come se avesse ascoltato i suoi pensieri, ecco arrivare la voce quieta di Piimi che volava preoccupata verso di lui.

<< hai preso veramente una bella botta Ter. Sicuro di star bene? >> gli domandò poi, con uno sguardo talmente dolce da fargli venire la carie ai denti.

<< mai stato meglio! >> le rispose, alzandosi repentino e pulendo il suo lungo mantello nero tutto ricoperto da rametti e foglie.

Rein sospirò di sollievo, stiracchiandosi come un gatto ,mentre la folletta volava nella sua direzione.

<< questo posto non mi piace per niente!>> commentò la giovane ,guardandosi intorno e avvertendo strane vibrazioni nell’aria.

Alzò un attimo lo sguardo verso il cielo ma l’unica cosa che scorse furono intrigati rami d’alberi e fronti dall’aria minacciosa che ostruivano il passaggio dei raggi solari, facendo piombare il tutto in un’angusta e inquieta penombra.

<< già, sarà meglio raggiungere quella maledetta Villa prima del crepuscolo.>> concluse il Tenebros ,lanciando uno sguardo eloquente a Piimi che subito chiuse gli occhi per concentrarsi.

<< la Villa dista da qui qualche km, non credo che potremmo arrivarci usando i miei poteri.>> decretò dispiaciuta a sguardo chino, sentendosi quasi in colpa.

<< nemmeno con il gioco delle ombre? >> le chiese Rein, che di continuare a camminare proprio non voleva saperne.

Era pur sempre una pigrona e certe cose non cambiano improvvisamente da un giorno alla’latro, nemmeno quando sai di possedere tutto il peso dell’umanità sulle tue spalle.

Gran bella fregatura!

<< anche se fosse, non possiamo di certo mandarti lì da sola, non ti pare? >> le rispose retorico il ragazzo ,fissandola sempre con il suo cipiglio seccato.

Piimi annuì e Rein capì che sarebbe stato assolutamente inutile ribattere sulla questione.

<< bene, allora che cosa stiamo aspettando? Il Flauto del Vento attende solo noi! >> affermò, cercando di imprimere nella sua voce quando più entusiasmo avesse in corpo.

Ma qualcosa ,nella sua testa, le suggeriva che ritrovare il famoso Strumento non sarebbe stato affatto facile ,ne sarebbe stata ,un giorno, una bella esperienza da raccontare ai suoi figli.

Sentiva aleggiare intorno a sé l’essenza stessa del male, che arrogante iniziava a metterla in soggezione, facendo si che il suo cuore aumentasse il suo ritmo ad ogni passo che compiva all’interno di quei intrigati e sudici sentieri.

Quella foresta celava qualcosa di terribile, lo sentiva, ma cercava di non pensarci troppo e ,imitando il passo svelto e determinato di Terence, camminava al suo fianco ,voltando gli occhi in allerta in tutte le direzioni.

 Dopo una bella mezz’ora che continuavano a camminare ,seguendo le indicazioni della folletta, improvvisamente si sentì un qualcosa muoversi dietro un cespuglio e Rein sussultò non poco ,stringendo convulsivamente fra le mani il suo prezioso arco.

<< calmati, se iniziano a sentire la puzza della tua paura è la fine.>> le sussurrò piano il Tenebros ,lanciando uno sguardo dapprima su di lei poi sul cespuglio dinanzi a loro, che continuava a muoversi  e  ad agitarsi nonostante non vi fosse nemmeno un alito di vento.

Piimi ,intanto, si era già rifugiata dietro le spalle del giovane, mentre la principessa scavava dentro di sé alla ricerca di quell’innato coraggio che l’aveva da sempre contradistinta da tutti.

Deglutì a vuoto, prima di rivolgersi incerta al compagno di squadra.

<< se iniziano a sentire … chi? >>

<< gli orrendi mostri della foresta, ovviamente.>>

<< oh bene, e questo dovrebbe tranquillizzarmi, giusto?>>

Prima che il Tenebros potesse ribattere, qualcosa sbucò fuori dal cespuglio.

Qualcosa che , per la sfortuna della giovane, non pareva affatto avere intenzioni amichevoli.

Rein ,ad un primo sguardo, l’avrebbe scambiata per una pantera.

Era nera, enorme, alta quasi quando lei e grossa il doppio.

Aveva due lunghi e affilati denti a sciabola e gli occhi erano luminosi e gialli, tipici dei felini.

Oltre a questo ,però, aveva in testa due poderosa e possenti corna ,molto simili a quelle di un ariete.

Terence sfoderò la sua spada mentre Rein teneva già una mano nella faretra ,posta nella sua cintura, pronta a richiamare una delle sue frecce d’argento.

L’animale iniziò a girare intorno a loro, ringhiando sommessamente e continuando a tenerli costantemente d’occhio.

Poi ,in un lampo, fu loro addosso con i suoi sfoderati artigli, la freccia era già stata messa in posizione ma non ci fu bisogna di schioccarla.

Con un colpo netto di spada Ter aveva già fatto fuori il suo avversario, senza nemmeno utilizzare il massimo delle sue intriganti e oscure capacità.

Il corpo della pantera ora giaceva a terra in una pozza vermiglia di sangue.

Rein tornò a respirare, ma il rumore di qualcosa che avanzava frenetico ,nella loro direzione, le fece balzare nuovamente il cuore in gola.

<< c-che … succede? >> chiese Piimi spaventata, sempre ben nascosta dietro di loro.

<< gli animali avranno sentito l’odore del sangue, dobbiamo andare immediatamente via da qui! Subito!>> detto ciò ,il giovane, rinfoderò la spada e iniziò a correre velocissimo con la principessa alle calcagna.

<< che diavolo di posto è questo?>> chiese al vento Rein, mentre spostava i rami degli alberi ,che le ostruivano il passaggio, continuando a correre come una forsennata.

Il fianco le doleva, così come le gambe che ormai erano piene di graffi e lividi, ma ,seguendo Terence, continuò ad avanzare a perdi fiato.

Dietro di lei sentiva provenire rumori di qualcosa che strisciava, si arrampicava, ringhiava, mangiava.

Era oltremodo disgustoso e oltremodo raccapricciante.

Poi ,all’improvviso, si sentì piombare addosso qualcosa di senz’altro non umano.

Urlando, la afferrò con le mani e lo gettò a terra, trovandosi faccia a faccia con quella che pareva essere a tutti gli effetti una scimmia solo con affilati artigli ed enormi canini aguzzi e la strana criniera di un leone.

La ragazza cercò con lo sguardo il suo amico, ma questo era intento a lottare con un serpente a due teste più mostruoso e viscido del suo avversario.

Cogliendo quell’attimo di distrazione la scimmia da pelo color oro le fu addosso, graffiandole la faccia e arpionandole i capelli.

Rein agì d’istinto, richiamò dalla faretra una delle sue frecce e la conficcò nella schiena dell’animale che si dissolse in una nuvola di polvere argentea.

In quello stesso attimo Terence tranciò le teste del serpente con la sua spada e ,prendendo Rein per un gomito, la trascinò con sè ri-iniziando a correre sempre più veloce.

<< quanto manca ancora, Piimi?>> chiese ansimante l’ex moro alla folletta ,che terrorizzata si limitò a rispondergli bisbigliando.

<< cinquanta metri circa … >>

<< merda!>> imprecarono contemporaneamente gli altri due, saltando alla vista di una grossa radice che sbucava fuori dal terreno.

<< se fosse stato buio non ci sarebbero stati problemi, ma così … >> commentò sprezzante il ragazzo ,mentre in lontananza riuscivano già a scorgere l’imponente struttura della villa, giusto un po’ più piccola di un palazzo reale.

<< se fosse stato buio, non avremmo visto ad un palmo del nostro naso! E saremmo già carne da macello! >> obbiettò la principessa, lanciando una freccia in direzione di un enorme falco dalle ali squamate, che si era deciso a planare verso di loro.

Anche questo infine si dissolse e Rein riabbassò l’arma.

<< parla per te.>>

<< la smetti di blaterale come un egocentrico, per favore!? >>

<< io non blatero! Affermo solo il vero.>>

<< arrogante.>>

<< idiota.>>

<< presuntuoso.>>

<< stupida.>>

<< mi dite perché dovete per forza mettervi a litigare anche in una situazione del genere!?! >> sbottò infine Piimi ,rossa in viso per la foga della fuga e delle parole.

I due litiganti si zittirono e tornarono a concentrarsi solo sul sentiero.

E mentre dietro di loro vi era ormai riunito un branco parecchio affamato di strani volpi ,che davano l’impressione di essere coyoti da tre code lunghissime ciascuna, videro finalmente l’imponente cancello della villa farsi largo fra la vegetazione della foresta.

Si fiondarono velocemente dietro di esso, mentre alla vista della Villa gli animali iniziarono ad indietreggiare spaventati.

<< anf … anf … anf … questo … anf … non è affatto … anf … anf … un buon segno! >> affermò Rein, piegata in due per riprendere il respiro.

<< anf … anf … già.>> asserì il ragazzo, mentre Piimi si stendeva esausta sul suo capo.

<< effettivamente … anf … questa casa … anf … anf … mette i brividi! >> decretò la giovane, alzando l’indice da brava maestrina e ri-mettendosi in una posizione eretta.

<< mi sa … però … che dobbiamo entrarci ugualmente … cara Rein.>> le rispose la folletta ,stando ancora sdraiata sopra la testa di Ter che ,non appena se ne accorse, l’afferrò per la coda e la fece cadere sopra il capo della principessa.

<< il solito indelicato.>> lo apostrofò ,schioccandogli un’occhiata semi seccata – perché completamente seccata sarebbe stata troppo per la sua indole pacifista e bonaria - mentre il ragazzo ghignò sibillino ,come se avesse ricevuto un superbo complimento.

<< muoviamoci! >> affermò poi, voltandosi verso l’enorme portone di legno a due stazze ,che troneggiava sul portico della villa, sostenuto da numerose colonne altissime che ricordavano lo stile barocco.

<< certo che questi Yukimura dovevano proprio essere esageratamente stravaganti! Insomma chi mai si sognerebbe di avere una casa in un posto simile? >> chiese loro Rein perplessa, guardandosi intorno con fare circospetto.

<< magari qualcuno che vuole proteggere un segreto o custodire gelosamente un tesoro ? >> le ricordò ,con tono canzonatorio ,il Tenebros, spingendo con una mano l’imponente portone.

Quest’ultimo emise un cigolio stridulo e raccapricciante ,da far accapponare la pelle, per poi aprirsi, rivelando la totale oscurità che aleggiava all’interno dell’abitazione.

<< Perfetto! Chi vuole entrare per primo nell’orrenda Villa infestata di fantasmi?>> esordì per spezzare la tensione la ragazza, che si beccò l’occhiataccia più torva che Terence possedeva nel suo repertorio.   

<< stavo solo scherzando, è ovvio che entrerò per prima io, no? >> sbuffò esasperata, in un improvvisato modo di mascherare la sua reale paura ,che le stringeva lo stomaco fino a farle un male cane.

<< oh si, ma certo, fa pure … >> si spostò allora il ragazzo, indicandogli ,con un sorrisetto sghembo, il passaggio, improvvisamente in vena di ironia.

La ex turchina incrinò le sopracciglia sospettosa, lanciando un lungo sguardo di fuoco in direzione del Tenebros.

<< pensi che non ne abbia il coraggio? >> gli chiese orgogliosa, portandosi le mani ai fianchi.

<< e allora che aspetti? Datti una mossa! >> le ordinò perentorio, fissandola con un mezzo sorrisetto strafottente.

Quel genere di situazioni erano tra le preferite del giovane ragazzo ,in quanto ,combattere e misurarsi con nuovi avversari, lo rendeva particolarmente incline al sarcasmo e anche al sadismo ,l’unica cosa che lo distraesse un po’ dalla sua importantissima missione di vendetta.

Peccato, che il suo umore beffardo, veniva subito ricacciato indietro da quella parte del suo essere che gli imponeva di mantenere sempre quella sua consueta maschera di freddezza e indifferenza.

E ,sinceramente, la giovane principessa non sapeva ancora bene quale delle due strane facciate del compagno di squadra la spaventasse di più.

Rein gli ricambiò l’occhiata di sfida e facendo appello a tutto il suo coraggio e deglutendo a vuoto innumerevoli volte, fece un primo passo dentro l’abitazione ,a testa alta, seguita a ruota da Piimi che le creava un po’ di luce grazie alla sua coda.

" Coraggio Rein, infondo ti sei già trovata in situazioni rischiose, avanti! Mostra a questi Yukimura di che pasta sei fatta! "

Si auto imponeva, respirando lentamente ,mentre avanzava di un passo, poi d’un altro e un altro ancora.

Continuò così fino ad arrivare al centro dell’hall dell’immensa e spettrale Villa.

Davanti a lei vi era un elegante rampa di scala tappezzata da una moquette rosso carminio, che una volta doveva essere pregiata ora era soltanto una vecchia e logora stoffa mangiucchiata dai roditori.

Alla sua sinistra vi erano tre porte chiuse, mentre alla sua destra si scorgeva l’entrata di un’altra stanza.

<< da dove si comincia? >> chiese ai due compagni, con tono dubbioso.

<< per prima cosa sarà meglio dividerci, insieme ci metteremo una vita, perciò io salgo al piano di sopra, tu Piimi ti occuperai delle stanze di sinistra, tu principessina di quelle di destra, tutto chiaro!? >> le rispose il ragazzo autoritario ,con sguardo sicuro e determinato.

Le due annuirono e infine i tre compagni di squadra si separarono.

La giovane Rein sentiva il cuore rimbombarle nelle orecchie ad ogni passo che compiva all’interno di quell’inquietante salone che ,come uscito da uno di quei film dell’orrore che tanto le piacevano, era ricoperto da masse di polvere ,che le facevano prudere il naso e trattenere a stento uno starnuto, e folte ragnatele che parevano spinati rovi intrecciati fra di loro. 

Un’enorme tavolo ovale di cristallo era posizionato al centro della stanza, poi vi erano divani, poltrone  e raffinati e polverosi tappeti persiani sparsi ovunque.

Un’enorme portafinestra era tappezzata da una lunga tenta strappata e logorata in diversi punti e un’anta era lasciata aperta e continuava a produrre un fastidioso quanto terrificante mormorio, ogni qual volta si spostava.

Con una lanterna in mano, evocata da Piimi prima che si separassero, la ex turchina continuò ad avanzare lentamente ,scrutando ogni possibile angolo.

Appoggiato al muro di destra, proprio accanto alla porta finestra, vi era un lustrissimo pianoforte, l’unico oggetto lì dentro che non sembrava essere sul punto di cadere a pezzi.

 Sempre lì accanto vi era una specchiera d’argento, dove appoggiati vi erano innumerevoli vasi antichi e strani oggettini tipici di quel tempo che sembravano essersi ammuffiti come le pareti.

Ma quello che colpì più Rein, suscitandole anche un leggero brivido lungo la spina dorsale, fu uno strano dipinto, accostato nella parete opposta a quella del pianoforte.

Raffigurata vi era una famiglia, raccolta intorno ad un uomo, rigidamente seduto su una poltrona.

Erano tutti vestiti con abiti lussuosi ed eleganti e parevano usciti da una tragedia Ottocentesca.

“ Gli Yukimura …” pensò, rabbrividendo improvvisamente.

Fissò i loro volti, li studiò, li memorizzò nella mente come se ciò l’aiutasse a combattere quella strana paura che la stava bloccando.

L’uomo al centro, probabilmente il capo famiglia, aveva un viso sottile e portava un pizzetto brizzolato che gli scavava maggiormente il volto provato dall’età.

Gli occhi erano scuri, severi ed esprimevano orgoglio e una contorta avidità.

Accanto a lui, una donna bigotta dalla folta capigliatura grigia e riccia, raccolta in un’acconciatura alta e complicatissima, dall’espressione schizzinosa e vanesia.

Vicino a lei una giovane, elegantissima, ma prima di bellezza a causa dei suoi tratta troppo rigidi e spigolosi.

Aveva il naso appuntito e il mento sporgente, occhi piccolissimi e labbra sottilissime tenute in un  arricciato sorrisetto di circostanza.

Dall’altra parte della donna ,invece, vi stava un ragazzo, alto ,dalle spalle larghe e il sorriso sghembo.

Gli occhi scuri e luccicanti, mentre i capelli castani erano stati raccolti in un codino dall’aria aristocratica.

Dal ritratto appariva come un classico figlio di papà; arrogante e incredibilmente viziato.

Accanto a lui un altro giovane che era esattamente il suo contrario : tozzo, grassottello e completamente privo di alcun fascino.

Indossava una strana divisa, come se fosse una specie di soldato o ambasciatore ,anche se si notava chiaramente che non aveva ancora l’età per esserlo.

Di fianco a lui una bambina, assomigliante incredibilmente al padre : viso scavato, occhi incavati e nerissimi, velati da un velo orrendo di pura perfidia.

Ritornando invece alla ragazza spigolosa di prima, accanto a lei vi era un’altra fanciulla, che Rein potette giurare potesse avere la sua stessa età.

I capelli erano lisci, lunghissimi e le ricadevano fluenti sulle spalle minute.

Per quanto fosse effettivamente molto bella, il suo viso era triste, spaurito, malinconico.

Fu l’unica di quella bizzarra famiglia ad attrarre la compassione della giovane principessa.

Passò leggera una mano sulla cornice dorata del quadro, ma un rumore sordo la scosse, facendola sobbalzare.

L’anta della finestra si era chiusa di botto, senza alcuna reale spiegazione.

Così, con una mano tremolante attaccata alla faretra e l’altra che stringeva convulsivamente la lanterna ,l’ex turchina assottigliò lo sguardo e cercò di penetrare l’oscurità come per scorgere qualcosa.

Una serie di singhiozzi strozzati fu l’unica cosa che riecheggiò per la stanza, seguita da un movimento fluido e dallo strusciare di stoffa sul pavimento di legno.

Rein si irrigidì ,mentre il sangue le si gelò nelle vele quando una figura spettrale le si presentò davanti.

Trasparente, ma viva allo stesso tempo ,la bambina la guardava con i suoi occhi ora vacui e lacrimosi e le labbra leggermente dischiuse per l’indignazione.

Continuò a piagnucolare ,mettendo il broncio e tirando di tanto in tanto su col naso, mentre pronunciava con un tono triste e serio : << non avrai il mio tesoro! No! Non l’avrai, non te lo darò mai! >>

La giovane restò rigida, cercando di contenere la paura e l’agitazione, che però la presero in sopravvento quando la bambina ,spalancando improvvisamente la bocca e facendo diventare i suoi occhi gialli come gocce d’oro, le lanciò contro una serie di strani mostri zombie che le uscirono dalla bocca e ora volavano tetri e minacciosi verso di lei.

Contemporaneamente, a quella disgustosa visione, il cuore della nostra protagonista fece un balzo verso la sua gola, poi le ricadde nello stomaco ,esibendosi in una difficilissima capriola doppia e infine iniziò a batterle tanto furiosamente nel petto che ebbe timore potesse schizzarle fuori dalla sterno da un momento all’altro.

Così si lasciò predominare dal suo istinto femminile e fece la prima cosa che le passò per la mente, in quel momento traumatizzata alla vista di un branco di fantasmi zombie.

In poche parole lanciò un urlo talmente forte, che la Villa quasi non si staccò dalle sua fondamenta per fare un salto di tre metri dal suolo.

<< !!!AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!>>

Il soave richiamo della principessina di certo non sfuggì né alle orecchie attente di Terence – intenzionato a mettere a soqquadro una delle camere da letto del piano superiore – né a quelle già abbastanza terrorizzate di Piimi che ,come se le avessero scagliato contro dieci pugnali appuntiti, lanciò anche lei un urlo disumano, sfogando tutta l’ansia che sentiva spropositata aumentarle nel corpo.

I tre Zombie intanto avanzarono sempre lentamente in direzione della ex turchina che ,per temporeggiare, indietreggiava e fissava spaventata la bambina spettro che continuava a fissarla rabbiosa.

Soggiogata dalla paura non capì come poter uscir fuori da quella situazione finche non si trovò con le spalle al muro.

Poi qualcosa nella sua testa scattò e in un attimo afferrò arco e freccia e la scagliò sul primo zombie che le si parò davanti.

Quello scomparve immediatamente in una nube di polvere argentea, sorte che toccò anche agli altri due.

La giovane allora si rivolse alla bimba, furiosa più che mai ,con le guancie gonfie per l’oltraggio appena subito.

<< non voglio farti del male … >> le sussurrò dolcemente la ragazza, avvicinandosi di qualche passo.

La bimba in risposta digrignò i denti ed evocò altri Zombie urlandole furiosa contro.

<< MUORI! >>

 

Terence ,svelto, si stava recando in direzione dell’urlo spacca timpani, sentito qualche istante prima e sicuramente uscito dalla bocca di quella fastidiosa ragazzina che ,come aveva potuto constatare in passato, sembrava essere una calamita per i guai.

Non che lui fosse di meno, comunque.

Ma proprio quando aveva iniziato a scendere frenetico le scale, che lo avrebbero condotto al piano terreno, qualcosa lo colpì duro e freddo alla schiena, facendolo ruzzolare per le scale.

Quando si riprese e aguzzò gli occhi nel buio per vedere cosa lo avesse colpito, tutto ciò che vide furono due figure spettrali sogghignare dall’alto delle scale e guardarlo con occhi di vetro giallo.

Erano due ragazzi : uno con un portamento altero e raffinato, l’altro che invece assomigliava incredibilmente ad un tricheco.

Il secondo tra i due teneva sospeso sopra la su testa un elegante mobile di legno e Terence capì che era stato proprio quello a colpirlo.

Si rialzò fulmineo in piedi, sguainando la spada e assumendo la sua espressione più truce.

<< luridi vermi, infami … non avrete mai il nostro tesoro! La vostra anima sarà costretta a vagare per sempre in questa Villa come la nostra. Il Flauto resterà qui! Giacerà qui insieme a noi … per l’eternità.>> declamarono insieme i due fratelli ,con voce rauca e priva di qualsiasi emozione. 

<< io non credo proprio! >> rispose sghembo il giovane, prima di fiondarsi all’attacco.

Ma come si può uccidere qualcuno che è già morto?

 

Piimi ,intanto, combattendo contro se stessa e la sua paura, volava veloce in direzione di Rein ma qualcosa riuscì a bloccarla a metà strada.

Una giovane bellissima ,ma spettrale, sembrava fissarla con occhi imploranti, sembrava stesse chiedendo aiuto, sembrava le stesse chiedendo un attimo della sua attenzione.

La folletta represse un grido di terrore, fissando intensamente gli occhi vuoti della fanciulla.

<< colei che dal fato è stata prescelta, dovrà superare la prova del vento da sola, ma coloro che dal vento sono stati imprigionati le impediranno di avvicinarsi alla quarta arma leggendaria. Nessun arma mortale può ucciderli, nessun arco d’argento, nessuna spada d’ossidiana, solo il suono soave dello strumento donerà finalmente la pace a coloro che in eterno sono stati costretti a vagare nella loro dimora. Solo il suono soave dello strumento potrà salvare colei che invocherà il suo nome dalla sua stessa crudele morte.>> proclamò la giovane serissima e calma ,mentre la sua voce man mano che le usciva fuori si affievoliva fino a diventare un debole sussurro.

<< la maledizione degli Yukimura … >> disse incerta Piimi, abbassando lo sguardo per riflettere sulle parole della giovane.

<< dimmi dove si trova il flauto! Dimmi dove si trova il flauto e sarete finalmente liberi! >>  la scongiurò ,con occhi supplicanti, ma la giovane scosse dolente il capo.

<< il vento farà la sua comparsa solo se chiamato …  non c’è altro modo … nessun modo …>> e sparì nel nulla così come era venuta.

siamo nei guai! ” pensò la folletta, mentre alcuni tasselli del strambo puzzle iniziavano a riunirsi.

“ il nome del Vento, il richiamo, l’arma leggendaria, la maledizione degli Yukimura …”

Ma quando finalmente credette di essere arrivata ad una possibile soluzione, una voce la riscosse dai suoi pensieri.

<< non avrete scampo ,nessuno di voi! Morirete qui insieme a noi! >>

Piimi alzò lo sguardo, trovandosi stavolta davanti ad un'altra ragazza completamente differente dalla prima.

Questa aveva uno sguardo di ghiaccio, un’espressione crudele e occhi gialli come quelli di una serpe.

Deglutì e si preparò al peggio.

 

 Rein era sfinita.

Aveva fatto fuori più di una dozzina di Zombie, ma la sua piccola avversaria non appariva affatto stanca ,anzi, i mostri, che prontamente evocava ,sembravano essere addirittura più forti dei primi.

Era estremamente snervante combattere con un avversario immateriale!

Come si può colpire un avversario inconsistente!?

Una lampadina le si accese improvvisamente in mente e ,approfittando del fatto che la bimba fosse intenzionata a sputare nuovamente altri Zombie, la prese in contropiede e richiamò una delle sue particolari nuove frecce.

<< Black Arrow! >> urlò, scagliando una freccia nera al tetto.

In un attimo tutto si fu ricoperto di una spessa coltre di fumo nerissimo, che pareva vorticare intorno al piccolo spettro per intrappolarlo nelle sue spire.

Ma come Rein si era immaginata passò poco e la bimba riuscì a liberarsi, ma all’ora lei aveva già invocato la sua ombra.

La sua arma inconsistente.

<< ti presento Luna, piccolina!>>

La bambina le si scagliò contro ma Luna la precedette e protese la mano verso la sua direzione.

In turbine azzurro la bimba venne risucchiata dalla mano dell’ombra di Rein, che si voltò trionfante verso la sua padrona, che ancora ansimava per lo sforzo di aver attivato non su se stessa ma su Luna il suo potere di richiamo.

Fu solo in grado di alzarle il pollice e di farle un sorriso entusiasta, poi si sedette per terra, stringendo forte nella mano il ciondolo dell’apocalisse, che bruciava come se fosse diventato un pezzo di carbone ardente.

Qualche istante dopo l’ombra le si avvicinò, mostrandole uno strano oggetto che aveva in mano.

Era un cofanetto d’oro, grande quando una scatolina che poteva contenere un anello.

Rein lo aprì e vi tirò fuori un pezzo di pergamena ripiegata su se stessa.

<< Serafina.>> lesse a bassa voce, confusa.

Il cofanetto si dissolse nelle sue mani, mentre riponeva il pezzo di pergamena in tasca e si rialzava in piedi per raggiungere gli altri.

<< andiamo.>> affermò, facendo un cenno con la testa a Luna di dirigersi fuori dal salone.

L’ombra annuì e iniziarono a correre.

 

Il primo componente della squadra che incontrarono fu Piimi, che combatteva proprio nella stanza precedente al salone.

Rein pensò che la folletta  era sul punto di arrivare per aiutarla, quando era stata braccata da qualche spettro.

Esattamente ,si accorse, da quello della ragazza dal viso sottile e il naso appuntito ,che sembrava essere in grado di evocare qualcuno degli strani animale che avevano incontrato nella foresta.

“ di male in peggio! ” pensò la ragazza, deviando in tempo ,con una delle sue frecce d’argento, una volpe/coyote che stava per sbranare la povera Piimi.

<< REIN!>> urlò la folletta, contenta e sollevata di vederla al suo fianco.

Notando però, la sua espressione frustata e stanchissima capì che aveva già affrontato un duro duello.

<< scusa il ritardo! >> le rispose la principessa, posizionandosi con un salto al suo fianco insieme alla sua fedele ombra al canto.

La folletta le sorrise dolcemente, per poi riconcentrarsi sulla sua temibile avversaria che le guardava accigliata e inferocita.

<< so come sconfiggere gli spettri … >> le sussurrò piano la ragazza all’orecchio.

<< come? >>

<< li assorbiremo … >>

<< ma sono degli spiriti.>>

<< infatti non sarò io a farlo ma Luna.>>

La folletta lanciò uno sguardo all’ombra dell’amica e annuì, come per farle intendere che aveva capito.

<< dobbiamo solo riuscire a farla avvicinare a me, sono troppo stanca, non riesco a distaccare Luna da me che di qualche metro.>> aggiunse dispiaciuta la ex turchina, mordendosi il labbro inferiore nervosa.

<< ci verrà in mente qualc- >>

Il loro dialogo venne interrottò dalla ragazza spettro, che lanciò verso di loro un gigantesco serpente a due teste dalla’aria notevolmente minacciosa.

Le due amiche riuscirono all’ultimo istante a scansarsi, prima di essere colpiti dai canini velenosi del rettile.

Lo spettro ,intanto, continuava a lievitare a qualche metro da terra, stando lontana al luogo dello scontro.

Piimi ,vedendo che Rein non poteva sprecare ulteriori energie, evocò un piccola sfera di luce e la lanciò contro il serpente che si contorse su se stesso rimanendo però intatto.

<< accidenti! >> esclamò irritata, ma un attimo dopo vide Rein andare incontro al mostro.

Fu un attimo, Luna avvolse il serpente strangolandolo, la principessa aveva già pronta la freccia da schioccare, ma lo spirito lievitò verso di lei per fermarla e impedire che facesse fuori il suo mostro.

Luna lasciò la presa, il serpente precipitò al suolo ,ormai diventato cenere, e l’ombra tese una mano di fronte alla ragazza spirito ,che venne risucchiata nel suo vortice.

Rein cadde a terra sfinita, respirando affannosamente e sentendo ogni muscolo del suo corpo chiederle pietà e riposo.

Luna, notando la situazione della padrona, aspettò prima di porgerle nuovamente il secondo cofanetto.

<< che cos’è? >> le chiese Piimi, quando la giovane si fu ripresa.

La principessa prima di rispondere lo aprì e tirò fuori un’altro pezzo di pergamena attorcigliata.

<< Liala >> lesse.

<< cosa?>>

<< è già la seconda che appare … dopo che ho assorbito gli spettri … credo che siano i loro nomi.>> le rispose lentamente la ex turchina, riponendo anche il nuovo pezzo in tasca.

<< i loro nomi hai detto!?>> scattò Piimi, spalancando gli occhi celesti.

<< si, perché? >>

La folletta rimase qualche secondo immobile a pensare, poi scosse la testa e si rivolse alla giovane.

<< niente, ti spiego dopo, ora raggiungiamo Terence, te la senti di rimetterti in piedi? >>

Rein annuì e si diressero verso l’ultimo componente che ancora non era presente all’appello.

 

Terence stava ancora combattendo contro i due fratelli Yukimura, che lo stavano particolarmente facendo alterare.

Sapeva di non poter far fuori degli spiriti, perciò cercava di distrarli il più possibile in modo di dare a Rein e Piimi una possibilità di trovare il Flauto.

Ma per un Tenebros ,il dover giocare al gatto e al topo e non poter subito far saltare le teste nemiche, era oltremodo frustante.

Così si limitava a schivare tutti i vari oggetti e strani veleni che quei due si divertivano a lanciargli addosso.

Il ciccione era veramente patetico, ma l’altro era un avversario temibile.

Si era accorto ormai, che l’aria era diventata putrefatta di tutti quei fumi tossici che gli aveva lanciato e che ormai era solo questione di tempo, prima che iniziassero a circolare dentro di lui.

“ maledizione! Ma dove accidenti erano finite quelle due idiote?! ”

Come se le avesse invocate, vide sbucare fuori ,alle sue spalle, le figure della principessina e della folletta.

<< serve una mano? >> le chiese sarcastica la prima, anche se era evidente che si reggeva in piedi per miracolo.

<< spiritosa.>> le rispose lapidario, lanciando poi una rapida occhiata alla sua ombra e Rein capì che il giovane aveva già intuito il suoi piano.

<< come facciamo ad avvicinarli? >> le chiese infatti serio, mentre tutti e tre si gettarono di lato per evitare un divano volante lanciato dallo spirito grassottello.

<< sono momentaneamente accorto di idee.>> gli rispose, abbassando la testa giusto un attimo prima che una porta la colpisse.

Terence ghignò sibillino e in un attimo l’afferrò per la vita insieme a Luna e balzò sopra la porta, usandola un po’ come tappeto volante, che svelta stava ritornando al suo destinatario.

Lo spirito del ragazzo col codino si allontanò fulmineo, ma non troppo in fretta perché Piimi riuscì ad intrappolarlo ,con le ultime energie rimaste, dentro una sfera luminosa di luce che lo immobilizzò temporaneamente.

Luna tese la mano sul primo spirito, che scomparve immediatamente risucchiato dalla sua magia, poi ,balzando giù insieme a Rein e Terence ,fece fare la stessa sorte all’altro.

<< il solito indelicato.>> gli rinfacciò nuovamente la ragazza, con un filo di voce ansante ,mentre ancora stava appoggiata alla spalla del ragazzo come un sacco di patate.

<< come sapevi Ter che la porta sarebbe tornata indietro? >> le chiese entusiasta Piimi, contenta per quella nuova vittoria.

<< me ne ero accorto al primo attacco, gli oggetti erano tipo dei Boomerang.>> le rispose, poggiando la ragazza a terra.

Stavolta Luna pose al ragazzo i due cofanetti, perché la giovane non sembrava nemmeno in grado di aprir più bocca e faceva fatica anche a tenere le palpebre aperte.

<< Edward … e l’altro Albaro, che diavolo sono? >> chiese perplesso alla folletta che guardava preoccupata la compagna di squadra.

<< i nomi degli spiriti che ci hanno attaccati.>> gli disse diretta Piimi, continuando a ragionare su ciò che le aveva detto la strana fanciulla/spirito e quei nomi.

<< ne … ne … mancano … tre … >> sussurrò debolmente Rein, tirandosi a sedere e poggiando la schiena su una parete.

<< cosa? >> chiesero in coro Piimi e il ragazzo.

<< gli … Yukimura … in tutto … erano … sette … ne mancano … tre.>> ripetè sfinita la ex turchina.

<< come lo sai? >>

<< un ritratto … nel salone … >>

I due annuirono e l’attimo dopo videro uno strano bagliore dietro di loro.

La fanciulla che era apparsa a Piimi ora risplendeva di fronte a loro occhi.

Terence si posizionò per attaccare, ma la folletta lo fermò con uno sguardo.

La fanciulla spirito proseguì lievitando in aria in direzione della principessa.

Le poggiò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi insieme a quelli di Rein.

Una luce azzurra si generò intorno a loro, mentre uno strano canto risuonò incantatore nelle loro orecchie.

Quando la luce si spense Rein stava in piedi al massimo delle sue forze, tutte le sue ferite sembravano esseresi misteriosamente riemarginate e teneva in mano un altro pezzo di pergamena.

<< Iris >> sussurrò, mentre Terence e Piimi accorsero verso di lei.

<< che cosa è successo Rein? >> le chiese la folletta preoccupata.

La ex turchina la guardò dritta negli occhi, per poi sospirare e rispondere.

<< Iris mi ha donato la sua energia entrando nel mio corpo, ma ho solo un’ora per riuscire a trovare il Flauto altrimenti mi trasformerò in un fantasma e morirò.>>

<< COSA?!>> saltarono su i due, guardandola sbalorditi.

<< invece di urlare perché non cercato di darmi una mano?! Iris mi ha detto di aver parlato con te Piimi ,che cosa ti ha rivelato? >> chiese schietta alla folletta, che le raccontò del suo incontro con la giovane ragazza spirito.

<< in poche parole Rein devi invocare il Flauto! >> concluse agitata, mentre Terence aveva assunto un’aria stralunata e Rein una confusa.

<< e come? >> le chiese la principessa, grattandosi il capo più confusa e preoccupata di prima.

<< Chiamandolo! >>

La sedicenne annuì.

<< ok! FLAU- >>

<< no così, cretina! >> la bloccò Ter, dandole un pugno sul capo.

<< ahio, Terence sto per andare all’altro mondo cerca di avere un po’ di compassione per me! >> gli disse alterata, tenendosi il capo dolorante fra le mani.

<< devi chiamarlo per nome! >> affermò saccente il ragazzo, con un tono così serio che Rein si zittì immediatamente.

<< come sarebbe a dire per nome? >>

Il Tenebros sbuffò, poi le fece segno di sedersi per terra così come stava facendo lui.

<< sta bene attenta a quello che sto per dirti principessina, ok? Perché non mi ripeterò una seconda volta, anche perché, come ben sai, non abbiamo parecchio tempo! >>

La ragazza annuì fermamente e Piimi si sedette sulla sua spalla, mentre Luna rimase alzata ad osservarli.

<< non so se Selen te lo ha spiegato, ma c’è un motivo se le otto Armi Leggendarie Sono Leggendarie; Vedi esse racchiudono lo spirito degli Otto Supremi Dell’Equilibrio, i creatori del mondo.>>

Il giovane prese fiato ,si assicurò che lo sguardo della ex turchina fosse concentrato e quindi continuò a parlare serafico : << questi Supremi ,oltre a creare il mio mondo e il tuo, per non morire imprigionarono il loro spirito in queste armi ,ognuna appartenente ad un elemento diverso : Luce per il regno Solare, Buio per quello della Luna, Vento per quello di questo regno, Fuoco per il regno di Mera Mera, Acqua per il regno della Goccia, Terra per il regno di Tana Tana e infine Ombra per il regno controllore dell’equilibrio fra i due mondi ovvero Destion. Ognuno di questi elementi è collegato ad un arma particolare, capito, e quindi allo spirito del Supremo che si è imprigionato in essa. Quindi tu devi invocare il nome del Supremo del Vento, per trovare lo strumento del Vento. Chiaro? >>

Rein spalancò gli occhi sconcertata, prima di urlare in iperventilazione.

<< e quale diavolo è il suo nome?!? >>

Il ragazzo ,altrettanto agitato, le rispose : << e che diavolo vuoi che ne sappia io?!?>>

Entrambi si voltarono allora verso Piimi che sbiancò.

<< nemmeno io conosco i nomi dei Supremi, mi dispiace.>>

<< cazzo! >>

<< ma bene … >>

Una voce e una risatina spettrale fecero voltare tutti quanti in direzione della rampa di scale.

Proprio lì stavano gli ultimi due spiriti degli Yukimura, che li fissavano divertiti con i loro orripilanti occhi gialli.

<< non ne posso più di fantasmi per oggi! >> si lamentò Rein, afferrando nuovamente l’arco, mentre Luna si posizionava al suo fianco.

<< maledetti cosi volanti! >> imprecò Ter, ringhiando.

<< NON ABBIAMO TEMPO DA PERDERE!!! >> urlano contemporaneamente i due ragazzi, gettandosi all’attacco, stanchi di tutta quella assurda situazione.

Piimi li guardò scioccata da lontano.

Alle volte, pensò, gli facevano davvero paura.

Cioè, Ter la maggior parte delle volte le metteva paura, ma anche Rein, quando era nel suo periodo “sta – alla –larga –da – me ” poteva rivelarsi più che temibile.

Quei due insieme sarebbero riusciti ,se presi in un momento d’ira, a far saltare in aria l’intera Villa Yukimura e un quarto della foresta che la circondava.

<< PIIMI! >> la chiamò d’un tratto Rein, mentre lottava contro i due spettri che parevano possedere tutti i poteri dei loro adorabili figlioletti.

La folletta si girò in tempo verso l’amica per notare che lei faceva una scivolata nella sua direzione ,evitando un oggetto volante per poi metterle qualcosa in mano.

I cinque pezzi della pergamena.

<< mhm?>> le chiese perplessa, non capendo dove la ragazza volesse andare a parare.

<< senti, sono sicura che questi c’entrano qualcosa, anzi ne sono sicurissima! Beh Iris lo è, comunque cerca di fare in fretta noi intanto badiamo a Mrs e Mr Yukimura.>> detto ciò si lanciò di nuovo all’attacco ,affianco a un più che gasato Terence, che aveva finalmente trovato il modo migliore per sfogare la sua rabbia ,tranciando le teste a tutti gli zombie e gli animali che i due spettri evocavano.

Piimi deglutì ,poi ,veloce come un fulmine, volò verso il famoso quadro che Rein diceva di aver visto nel salone.

Sicuramente quello sarebbe stato un indizio in più da non sottovalutare.

Non appena arrivata, quasi non le venne un infarto alla vista così chiara e nette di tutti i suoi neo ormai sconfitti – o quasi – nemici, disegnati sulla tela.

Li fissò attentamente, uno per uno e ad ognuno dei cinque ragazzi associò il loro nome.

Sicuramente il maggiore, ovvero il ragazzo con codino, era quello che si chiamava Edward, in quanto la tradizione d’allora voleva che il padre si chiamasse come il primogenito e sulla tela vi era scritto che il signor Yulkimura si chiamasse proprio così.

Di conseguenza l’altro ragazzo, che era sicuramente un po’ più piccolo delle due sorelle, era Albaro.

Poi c’era la ragazza spigolosa ,che sembrava più piccola di Edward ma più grande dell’altra ragazza, si chiamava Liala.

La sorella, più piccola sicuramente dei due, ma più grande di Albaro si chiamava Iris.

E infine la bambina Serafina.

Bene!

E fino a qui tutto quadrava.

Cercò di giocare con le lettere di quei nomi, di mescolarli, intrecciarli, voltarli, ma niente le veniva in mente e niente sembrava formare un vero e proprio nome da associare al Supremo del Vento.

Per tutti i folletti, lei era una frana con gli enigmi!

“ ok tranquilla Piimi, respira e inspira e soprattutto ragiona! ”

Stavolta posizionò i nomi in rodine di età.

Edward.

Liala.

Iris.

Albaro.

Serafina.

Qualcosa le balzò all’occhio fugace, come un soffio di vento primaverile.

Le iniziali di quei cinque nomi sembravano formare un sesto nome.

“ E – L – I – A – S ”

Beh almeno veniva fuori qualcosa di normale! E comunque ormai non c’era più tempo per ripensarci.

Pregando vivamente che quello fosse il nome giusto, iniziò a volare verso i due amici ma una scossa di terremoto la bloccò, facendola sobbalzare.

“ che cosa sta succedendo?! ”

Sentì le urla di Terence e Rein e ,veloce e preoccupata, continuò a volare verso di loro.

Intanto ,nell’hall, i due ragazzi avevano continuato a lottare finche i due Yukimura,  che a quanto aveva capito Rein erano immuni anche al richiamo di Luna,  generarono un specie di vortice che a poco a poco stava trascinando non solo loro a ma tutta la villa nell’oblio.

Rein pensò che se fosse stato più scuro e non di quel bianco accecante lo avrebbe etichettato come buco nero.

Si attaccò ad un pilastro della casa più forte che potette, così come Terence che distava qualche metro da lei, mentre la forza sprigionata dal vortice aumentava e la loro si dimezzava.

“ accidenti Piimi fa presto! Presto! ”

Proprio in quel momento la folletta sbucò dal salone e se non fosse stato per i riflessi di Terence, che l’afferrò al volo per la coda, sarebbe già stata risucchiata all’interno del vortice.

<< PIIMI! IL NOME, QUAL’E’ IL NOME??>> le urlò Rein, per farsi sentire attraverso il rumore delle scosse e del vento.

La folletta ,con un ultimo sforzo estremo di energie, fece apparire il foglietto di carta ,dove aveva scarabocchiato la risposta, a qualche cm dal viso della principessa, che ebbe giusto il tempo di leggerlo prima che il vortice lo risucchiasse.

La ragazza pensò il nome intensamente, più e più volte, finche ,proprio quando sentiva che era sul punto di lasciare la presa, un canto melodioso la spinse ad aprire gli occhi.

Tutto intorno a lei era sparito, ed era come avvolta in una sorta di cupola color verdeacqua che la circondava e la faceva lievitare a qualche metro da terra.

Sentì nuovamente una strana melodia giungerle da lontano e man mano che questa si avvicinava ,riecheggiandole più forte nelle orecchie, la cupola diventava sempre più grande e strane figure spettrali iniziarono ad abitarla, eseguendo strane piroette in aria.

La melodia si fece più intensa e gli spiriti si concentrarono tutti in un unico punto, unendosi fra di loro.

Ed ecco che davanti ai suoi occhi apparve il leggendario Flauto del Vento.

La ex turchina spalancò gli occhi sorpresa e meravigliata dall’aria quasi angelica di quel prezioso strumento e con titubanza iniziò ad avanzare verso di esso.

Il Flauto era anch’esso d’argento, come il suo arco ,con delle rifiniture and ogni tasto che ricordavano le ali di una farfalla.

Rein tese la mano per prenderlo e ,quando lo toccò, sentì un’aura enorme invaderla, per poi formare un celestiale fascio di luce che terminò alle sue spalle, dove si materializzò lo spirito di Elias.

Assomigliava vagamente ad un angelo.

Aveva ali piumate e un espressione beata e serena disegnata su di un viso bianchissimo, dove due enormi occhi color pece sembravano voler creare una qualche specie di contrastato con tutto quel bianco scintillante e purissimo che lo circondava.

Elias si chinò su di lei e posò la sua mano immateriale su quella candida della giovane principessa per incitarla a suonare lo strumento.

Rein annuì, portandoselo alle labbra e posizionandolo di traverso, poi soffiò lentamente, mentre chiudeva gli occhi, lasciandosi andare alla melodia incantatrice che l’angelo continuava a canticchiarle nell’orecchio.

Una musica dolce fece ,a poco a poco, dissolvere la barriera verdeacqua, riportandola dai suoi amici ancora intendi a lottare per non essere risucchiati dal vortice che, invece ,al sentire il suono del Flauto, parve ridimensionare notevolmente il suo potere.

La principessa avvertì lo spirito di Iris uscire fuori dal suo corpo, un secondo dopo averle sussurrato riconoscente e commossa  : “ … grazie. ”

Della villa non restava ormai che qualche pilastro o muro portante e ,un attimo prima che tutto venisse assorbito, i tre amici vennero sbalzati fuori.

Terence e Piimi piombarono a terra di nuovo in quell’angusta e inquietante foresta, mentre ,inaspettatamente , Rein rimase sospesa a mezz’aria, come in una sorte di stato di trance.

Solo dopo si accorse che Elias, oltre a darle il consenso di poter usufruire della sua arma, le aveva fatto anche un altro prezioso dono : le sue ali.

Soffici ali piumate ora le uscivano dalla schiena permettendole di resistere alla forza di gravità.

Rilassandosi, queste si chiusero e la giovane poggiò i piedi a terra, a pochi passi dai compagni di squadra.

Quando finì di suonare, il Flauto si trasformò in un piccolo cristallo ovale, che andò ad incastonarsi su una fessura dell’arco delle ombre che, ricevendo quell’ulteriore riserva di energia ,parve acquisire ancora più potenza.

Rein fissò allora vittoriosa i suoi amici, che sospirarono contemporaneamente.

Poi Piimi, non riuscendo più a contenere la contentezza e l’euforia per la riuscita brillante della loro missione, saltò al collo della ragazza, riempiendola di complimenti e larghi sorrisi.

Mentre, intanto, la luce tenue del crepuscolo illuminava il sorrisetto soddisfatto, ma comunque tenuto nascosto da occhi indiscreti, del giovane Tenebros.

 

 

Angolo dell’Autrice …

Ok … non credo che dopo essere sopravvissuti alla lettura di questo gigantesco cap vorrete anche leggere il mio abbastanza patetico angolino ma qualcosina la devo pur dire anch’io o no? Me l’ho concedete? ç____ç

Allora e così ,come vi avevo promesso e come spero vi sia piaciuto, cari lettori  ecco a voi un altro pezzetto della vita precedente del nostro Terence.

D'ora in avanti ,a poco a poco, vi mostrerò un po’ tutta la sua storia, sperando che possa appassionarvi ^^

Non so se si è notato, ma sono leggermente fissata con il suo personaggio XP comunque tranquilli non per questo trascurerò i miei (e penso anche i vostri ) amatissimi Rein e Shade *-*

Bisognerà solo attendere ma il loro momento arriverà eccom- … ehm meglio che mi cucio la bocca prima di spifferare qualcosa di troppo X°°D

In questo cap i protagonisti trovano finalmente il flauto del vento che ,come ho spiegato, è una delle otto armi leggendarie che perseguiteranno i nostri beniamini per parecchioooooo tempo , naturalmente non penso di fare una proemio come questo cap per ogni arma, ma per quando riguarda il flauto mi sono voluta soffermare anche per spiegarvi qualcosina in più sul perché Terence, Rein e Piimi le stanno cercando.  

Come al solito spero che vi sia piaciuto e che vi abbia aiutato a riordinare le idee.

Voglio solo dirvi un’ultima cosa : Niente è come sembra! XD

Alla prossima allora e un grazie di cuore a chi mi lascia un commento ma anche a chi legge soltanto ^^

Baci baci …

Delphinium

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Capitolo 17
*** Il Libro Di Prominence ***


Il Libro di Prominence

 

 

<< molto bene principessa Fine, per oggi credo basti così con gli allenamenti.>> proclamò serio il vispo folletto dagli occhi viola, volando in direzione della giovane principessa del Sole.

<< ma … anf … anf … Poomo, io voglio … continuare!>> protestò la diretta interessata, asciugandosi il sudore dalla fronte e riprendendo fiato dopo il potente incantesimo lanciato contro un paio di bersagli triangolari, posizionati all’interno della camera “ per il controllo del Prominence ”, o per lo meno così l’avevano battezzata lei e Rein un tempo.

Era così strano tornare ad utilizzare quel potere senza la gemella, che oltre a sentirsi notevolmente più stanca e indebolita era come se una parte di sé, una parte del suo potere, si fosse spezzata, come se una parte del Prominence fosse andato perduto per sempre insieme a Rein.

Ma ogni volta che questo pensiero raffiorava nella mente della giovane principessa, questa si armava di nuova grinta e continuava a lottare, usufruendo anche delle più piccole risorse rimastele in corpo.

Doveva continuare a combattere anche per riportare a casa Rein, ovunque lei fosse e per qualunque motivo lei se ne fosse andata.

Dovevano rimanere insieme … per sempre … perché lei era la sua gemella e non poteva rinunciare così a lei, come se fosse stata un’estranea qualunque.

Spinta da queste convinzioni scagliò nuovamente un incantesimo di Luce contro i tre bersagli, ma il suo corpo ,troppo scosso e indolenzito, cedette e in attimo si ritrovò inginocchiata a terra, con lo scettro che rotolava via dalle sue mani e il fiato corto e spezzato in gola.

<< principessa Fine!! >> si precipitò verso di lei Poomo, accostando vicino alla sua spalla.

La giovane continuò a respirare faticosamente, per poi cercare di fare un piccolo sorriso in direzione del folletto, per non farlo stare in pena.

<< dovete riposarvi! Continueremo domani pomeriggio, non servirà a niente continuare a martoriare il vostro corpo in questo modo.>> proclamò autoritario, come un padre che rimprovera la proprio figlia di essere rientrata a casa dopo l’orario stabilito.

Fine ,notando lo sguardo serio e austero dell’amico, constatò che sarebbe stato inutile fargli cambiare idea ,così annuì e ,reggendosi con una mano sul muro, si alzò barcollante in piedi.

<< aspettate un attimo qui …>> aggiunse Poomo, volando velocemente fuori dalla stanza.

Due minuti dopo, due ancelle aiutarono la principessa rosa a dirigersi nelle sue stanze a riposare.

E solo quando Fine fu parecchio lontana dalla stanza degli allenamenti, Poomo si lasciò sfuggire un lungo sospiro desolato.

I suoi occhi si posarono sull’orologio da muro, posto vicino alla grande vetrata della camera.

Erano appena schioccate le sette di sera.

Il tramonto ormai ornava il cielo con i suoi caldi colori e la Luna lattea e piena di quella notte si lasciava intravedere, nascosta dietro qualche nuvola rosa pallido.

E come al solito ,dopo il crepuscolo, i poteri di Fine sembravano improvvisamente volatilizzarsi nel nulla e le sue forze venir meno alla sua volontà.

In quelle settimane, Poomo aveva notato ,con uno sguardo sempre vigile e attento, che non si trattava solo di comune stanchezza quella della principessa da gli occhi color lampone, o almeno non del tutto.

Fine non riusciva più nemmeno a far apparire lo scettro Solare non appena l’imbrunire minacciava il cielo con i suoi colori cupi.

Era successo anche quella volta, quando avevano combattuto contro quel mostro disumano dalle sembianze di un rettile di carbone.

I suoi poteri non si erano manifestati quella sera e lui non era addirittura riuscito ad effettuare il teletrasporto.

Quando però, qualche giorno dopo - dopo che sia lui che Fine si erano ripresi totalmente dall’attacco subìto - aveva riprovato ad effettuarlo ,verso l’ora di pranzo, si era ritrovato nel regno dell’Oceano in meno di venti secondi.

Strano, era dire poco.

Completamente assurdo sarebbe stato l’aggettivo più adatto.

Ma di questo non aveva fatto parola né con Fine né con altri, perché aveva bisogno di prove fondate prima di balzare a sentenze che magari infine si ritrovavano futili.

Così aveva cominciato a sottoporre la principessa agli stessi tipi di allenamenti a cui l’aveva sottoposta all’età di dieci anni, quando ,per la prima volta, era stato affidato a quelle due bimbette vivaci ed esuberanti.

La potenza di Fine era oltremodo aumentata e gli incantesimi che era riuscita ,con assoluta facilità, ad effettuare ne erano la prova lampante, ma al calare del Sole … il suo potere svaniva … come anche il suo del resto.

Perché?

Qual’era la causa scatenante di quel problema?

Da che cosa era provocato?

A nessuna di queste domande era ancora riuscito a dare una risposta concreta.

Eppure, sapeva ormai di essere veramente vicino ad una qualche piccola soluzione.

Per questo motivo, aveva deciso di convocare il giorno dopo a palazzo l’ultima persona sulla faccia del pianeta a cui avrebbe mai chiesto aiuto.

Boomo.

Rabbrividì al solo pensiero di dover collaborare con un simile egocentrico e borioso, ma doveva farlo per il bene delle gemelle e qualcosa gli suggeriva anche per l’intero Wonder.

" Bisogna solo che tu mantenga la calma Poomo, ricordati di mantenere la calma … "

 

Il pomeriggio successivo, circa alle quattro di pomeriggio, Lulu venne ad annunciare ai due amici, che si erano nuovamente ritrovati nella stanza del controllo di Prominence, dell’arrivo del folletto dalla carnagione violacea.

Fine ne rimase visibilmente stupita, mentre Poomo cercava di ricordare quali erano stati i buoni propositi che l’avevano spinto a compiere un azione del genere.

Rein, principalmente.

Così, sospirando rassegnato ,si mosse insieme a Fine verso la Hall del castello, per raggiungere il nuovo arrivato, che li attendeva già particolarmente fuori dai ghingheri.

 

<< sapete quanto tempo ci ho impiegato per arrivare qui?! >> sbottò ,non appena li vide, mostrando loro un pugno chiuso davanti al viso.

<< mezza giornata, no dico mezza giornata! Spero che almeno abbiate avuto un buon motivo, per avermi fatto perdere tutto questo tempo prezioso! >> concluse, incrociando le braccia al petto e dedicandogli un sorrisetto di insoddisfazione.

<< veramente … >> iniziò Fine ,aggrottando scettica le sopracciglia, ignara di tutto e particolarmente confusa da quell’improvvisa visita.

Ma Poomo la interruppe con un’occhiata eloquente, prima che portasse a termine la frase.

<< come mai ci hai impiegato così tanto? Non potevi semplicemente usare il teletrasporto? >> gli domandò allora il folletto, prendendo la palla al balzo, per arrivare dritto all’argomento che voleva affrontare con Boomo

<< tsk, cosa credi, l’ho avrei fatto … se avessi potuto … >> ringhiò in risposta l’altro, digrignando i denti scocciato.

Un sopracciglio fucsia di Fine scattò scettico all’in su, mentre il viso latteo dell’altro folletto si incupì.

“ Così anche lui aveva già perso metà dei suoi poteri …”

<< non sei più in grado di utilizzare il teletrasporto? >> gli chiese perplessa la principessa, lanciando sguardi confusi ai due folletti.

<< no! >> trillò oltraggiato Boomo, come se lo avessero colpito nell’orgoglio, mentre Poomo rimase in silenzio a ragionare.

In seguito il primo si lasciò scappare uno sbuffo seccato, per poi aggiungere : << non del tutto almeno … >>

<< che intendi dire? >> saltò su l’altro, sempre più curioso di venire a conoscenza dei fatti per confermare la sua tesi.

<< e per questo che mi hai chiamato qui, eh? Dico bene forse, bianchetto? >> gli rispose, provocandolo, con un sorrisetto diabolico che gli ornava il viso paffuto.

Poomo fece roteare le pupille ,ripetendosi mentalmente di rimanere calmo per la miliardesima volta, per poi lanciargli uno sguardo serio e deciso per intimarlo a continuare.

Fine ,intanto, restava immobile ad osservarli, senza afferrare niente di quello che stavano dicendo.

Ma del resto, in quel periodo, erano davvero poche le cose che riusciva facilmente ad intendere.

E perfino sua sorella, che aveva sempre considerato come una costante invariabile della sua vita,un porto sicuro dove gettare le ancore prima di una violenta e glaciale tempesta, le aveva dimostrato come mai niente nel loro mondo era prevedibile e sicuro, come non bisognava mai dare tutto per scontato.

Peccato che avesse appreso quella realtà ormai troppo tardi, ormai a tempesta iniziata.

La voce saccente del nuovo arrivato la destò in un secondo dai suoi pensieri, facendole anche ricacciare indietro quelle maledette lacrime dispettose che le pungevano ai lati dei grandi occhi fragola.

<< riesco a teletrasportarmi solo di notte, poche volte, al massimo due e tre, e certe volte capita addirittura che la meta non si quella giusta.>>

Poomo annuì, i sintomi di quell’antipatico erano completamente identici ai suoi.

Con l’unica differenza che lui poteva teletrasportarsi solo durante il giorno.

Non seppe se rallegrarsene oppure rattristirsene, ma comunque comprese bene che non si trattava affatto di una buona notizia.

<< succede lo stesso anche a te ,Poomo? >> gli chiese allora la fucsia, stufa di essere ignorata e di rimanere all’oscuro di tutta quella strana faccenda.

<< non proprio, io riesco ad utilizzare il teletrasporto solo di giorno … >> specificò il folletto bianco, portandosi meditativo una mano sotto il mento.

<< e per quale motivo? >> domandò ancora la principessa, grattandosi con un’ indice una gota, pensierosa.

<< mi piacerebbe saperlo anche a me, mi sarei risparmiato una faticaccia se riuscissi nuovamente ad usare del tutto i miei poteri.>> aggiunse Boomo, lagnandosi e ritornando ad assumere il suo solito tono infantile di bambino viziato e prepotente che vuole tutto e subito.

<< credo che tutto questo sia collegato a ciò che è successo nel Regno dei Mulini a Vento e a Rein … >> sentenziò ,d’un tratto, l’altro folletto, con gli occhi fissi in un punto qualsiasi del pavimento, come se stesse cercando di acciuffare un pensiero dispettoso, che sfrecciava frenetico da una parte e l’altra del suo cervello.

<< ah si, … ihih … Perla me ne ha parlato … la mocciosa con i capelli azzurri è scappata.>>  ridacchiò il viola, con un ghigno sibillino ad arricciargli le labbra sottili.

<< Rein non è scappata! >> lo corresse duramente Fine, fissandolo nella maniera più truce che conoscesse e stringendo forte i pugni lungo i fianchi, per contenere la rabbia crescente che sentiva scorrerle nelle vene.

Poomo ebbe l’impressione che se quel presuntuoso avesse aggiunto qualcos’altro lo avrebbe carbonizzato sul posto, grazie all’ausilio del suo nuovo potere.

E dovette notarlo anche Boomo, poiché ,con la massima indifferenza, fece scattare scocciato il viso da un’altra parte, tornando ad incrociare le braccia al petto.

<< sarà … >> si limitò a borbottare, non proprio convinto.

La principessa lo trafisse nuovamente con lo sguardo, però ritornò a rilassare le braccia per poi lanciare un’occhiata d’intesa all’amico.

<< però … >> proseguì il folletto bianco ,dopo un lungo sospiro ,con un tono così cupo e serio che impensierì notevolmente i due ascoltatori.

<< … purtroppo non soltanto i nostri poteri si sono diminuiti ma anche i vostri, principessa  Fine.>> concluse, fissando la ragazza.

<< i miei?! >>

<< non vi siete accorta che non riuscite più a effettuare incantesimi dopo il tramonto, non vi sembra strano? >> le chiese gentilmente, cercando di farle quadrare il punto generale della situazione.

<< beh … in effetti, si. Prima potevo utilizzare il Prominence quando volevo, che fosse giorno o notte, ora invece … >> rispose la principessa, scuotendo la testa bassa, con un tono grave.

<< pensate che c’entri in qualche modo la benedizione del Sole? >> domandò schivo Boomo, nascondendo ,però, un guizzo di preoccupazione.

<< non credo , Omendo lo avrebbe notato subito.>> negò Poomo, per poi ritornare a sospirare sonoramente.

<< sentite … >> annunciò, facendo scattare i sensori d’allerta dei due ascoltatori.

<< c’è un solo modo per scoprire qualcosa di più … >> aggiunse enigmatico, continuando a riflettere, indeciso sulle azioni che stava per compiere.

<< ovvero? >> chiesero in coro gli altri due, incuriositi.

<< dobbiamo evocare il Libro di Prominence! >>

Ci fu un lunghissimo secondo di silenzio, poi Fine spalancò gli occhi a metà fra l’incredula e l’eccitata, mentre Boomo scoppiò in una fragorosa risata.

<< tu vaneggi! >> l’ accusò fra le risa, mentre intanto l’altro si era immusonito.

<< non sto vaneggiando! È l’unica chance che abbiamo per scoprire cosa sta succedendo!>>

<< ma scherzi! Invocare il libro di Prominence, con tutte le energie che ci vorranno potremmo anche perdere completamente i nostri poteri, no grazie, io non ci sto! >> si oppose con vigore Boomo, trovando ridicola anche solo l’idea di compiere una pazzia del genere.

<< li perderai comunque, non vedi che ci stiamo indebolendo ogni giorno di più!? >> gli fece notare iribondo, andandogli incontro e sbraitandogli ad cm dalla faccia.

<< non mi interessa! Non ti aiuterò ad invocare quel libro! >> sbattè la fronte contro il suo avversario il folletto viola, digrignando i denti. 

<< invece si! >>

<< invece no! >>

<< invece si! >>

<< invece no! >>

<< ehm … scusate … >> li richiamò Fine, arrossendo un po’ sulle gote e facendosi piccola-piccola.

<< hmn? >>

<< vorrei solo … beh si … insomma … che cos’è il Libro di Prominence? >> chiese loro innocentemente, malcelando un certo imbarazzo e facendo roteare gli indici delle dita.

I due folletti piombarono a terra.

<< ma come : che cos’è?!? >> le urlò contro alterato Boomo, ad un cm del suo viso rosso per la vergogna.

<< beh … io … >>

<< Principessa Fine, davvero non sapete nulla del Libro di Prominence?? >> sopraggiunse Poomo, con un espressione così sconcertata e allibita da metterle i brividi.

<< n-no … >>

<< CHE??!!>> sbraitò nuovamente il folletto viola, mentre l’altro spalancò gli occhi incredulo.

 La fucsia mise il broncio, poi sbuffò seccata : << oh accidenti, volete dirmi che cos’è o preferite continuare a guardami con quelle facce? >>

<< oh niente … >> cominciò, con una certa nonchalance il viola, facendo roteare il palmo della mano ,come se cercasse di tracciare dei cerchi immaginari.

<< … solo uno degli antefatti magici più antichi e importanti della storia dell’Umanità, veramente, una sciocchezza! >> concluse ironico, urlandole in faccia le ultime due parole, linciandola con lo sguardo e mettendola ancora più in imbarazzo.

Non riusciva proprio a credere che una bimbetta così sciocca fosse destinata a cotanta grandezza!

Quant’era ingiusto il mondo!

In una vita ideale sarebbe stato lui a governare incontrastato su Wonder, altro che doversi intrattenere con quello che ,a conti fatti, riteneva ancora il suo peggior nemico e con quella principessina dal ridicolo colore di capelli che non sapeva nemmeno quali erano le sue antichissime e gloriosissime origini.

Mannaggia a lei! Ora avrebbe dovuto subirsi quel petulante lenzuolo ambulante che si accingeva a interpretare le vesti di bravo e ligio insegnate.

<< il libro di Prominence, principessa Fine, contiene ogni sorta di conoscenza magica : ciò che era stato nel passato, ciò che è nel presente e ciò che sarà nel futuro. >>  spiegò brevemente alla ragazza Poomo ,con il tono di chi sta tenendo una lezione particolarmente importante ad una classe di scolari.

Ecco, appunto!

<< i fondatori del nostro mondo se lo tramandando da discendente a discendente da secoli … si pensa che a scriverlo fossero stati gli Otto Supremi in persona. >> aggiunse Boomo, più per non subirsi ulteriormente la moina dell’altro, che per dare spiegazioni alla giovane.

<< Supremi? >>

<< vi spiegherò un’altra volta di loro … ora tutto ciò che dovete sapere principessa è che voi siete una discendente e che ,pertanto, grazie a qualche goccia del vostro sangue e il potere mio e di Boomo, noi possiamo evocare il Libro.>> affermò determinato il folletto bianco, fissandola intensamente negli occhi, come a farle capire l’importanza e la sacralità di ciò che stavano per compiere.

<< wow … è in -incredibile! >> riuscì solo ad esclamare la principessa, non sapendo se esserne entusiasta o spaventata.

<< no … è folle! Te l’ho già detto bianchetto, non – contare – su – di - me! Capito?! >>  si imputò nuovamente Boomo, ringhiando su ogni parola pronunciata.       

<< se tu non fossi l’unico folletto notturno che conosco … lo avrei chiesto senz’altro a qualcun altro! >> sbottò il rivale, lanciandogli un’occhiata al vetriolo.

<< folletto notturno? Vi dispiacerebbe smetterla di parlare ad enigmi, mi state facendo girare la testa! >> annunciò desolata Fine, alzando gli occhi al cielo e sospirando sonoramente.

<< la tua principessina è un ignorante, non mi sorprende che sia stato tu ad istruirla! >>

<< ehi! >>

<< sarà pure un po’ …  incolta … ma è l’unica su cui potremmo contare se dovesse succedere qualcosa al pianeta! >>

<< grazie per avermi difesa ,Poomo! >>

Andarono avanti così per le lunghe, fino a quanto il folletto bianco non riuscì a convincere l’altro dicendogli che se non avesse aiutato le gemelle Perla ci sarebbe rimasta mooolto male e non l’avrebbe mai più perdonato.

Boomo ,dopo qualche altro borbottio poco amichevole e delle imprecazioni sussurrate nemmeno ad un tono di voce particolarmente basso, acconsentì, il tutto sotto gli occhi di una Fine intenta a fissarli seduta a terra con un pacco di patatine tra le mani ,che aveva chiesto gentilmente a Lulu di portarle, visto il diverbio infinito fra quei due.

<< bene, da dove cominciamo? >> chiese allora, già sull’attenti ,con lo scettro ben saldo sulla mano destra.

Guardò un attimo fuori dalla finestra ,notando il cielo terso e le nuvole bianco latte di quel pomeriggio.

Per fortuna quelle due teste calde avevano messo tutto apposto prima del tramonto o sarebbe stato un gigantesco guaio, soprattutto perché Boomo avrebbe potuto facilmente utilizzare il teletrasporto e dar loro buca in un attimo.

Le scappò un sorrisetto, infondo era proprio vero che non tutti mali venivano per nuocere o non sarebbe stato possibile convincere quel borioso a collaborare con loro.

<< dirigiamoci verso la sala dei ritratti; Principessa Fine chiama Lulu e dille di portarci degli incensi e delle candele profumate … >> le raccomandò Poomo serissimo ,con un’espressione pensierosa.

<< si e anche del vino rosso, visto che ci sei.>> fu l’ironico commentò del folletto viola, che si beccò un’occhiata torva da parte dell’altro e uno sguardo confuso dalla principessa che non aveva capito se stesse scherzando oppure no.

<< non statelo a sentire, Principessa Fine.>>

La giovane annuì sorridendo e corse ad informare la domestica.

Poco dopo sia Lulu che Camelot obbedivano alle istruzione del folletto bianco su come disporre gli oggetti nella sala.

La stanza dei ritratti era una delle più nascoste del palazzo ed anche una delle meno esposte alla luce del Sole, questo perché ,con tutti i manufatti antichi che conteneva, troppo luce li avrebbe potuti danneggiare.

Veniva chiamata dei Ritratti proprio perché fissati alle pareti vi erano tutti i quadri rappresentati i vari Reali che nel tempo si erano tramandati il trono del regno Solare.

Posto al centro di questa sala ombrosa vi stava un leggio di legno di salice, decorato con foglie d’oro.

Era lì che avrebbero invocato il famoso Libro.

<< Poomo sei sicuro che non sia troppo rischioso? Invocare il Libro di Promince … >> gli chiese ansioso il Re, fissandolo incerto.

<< Lo temo anch’io maestà, ma come le ho già spiegato non abbiamo nessun’altra scelta e non possiamo permettere di lasciare il destino del nostro mondo al caso, se davvero c’è qualcosa che minaccia Wonder e le gemelle in questo modo saremmo pronti ad affrontarlo. >> proclamò saggiamente, in tono grave e deciso.

Re Touluse non potette far altro che annuire e fidarsi.

<< un po’ più a sinistra … no anzi … un po’ più a destra … uff … nah … forse era meglio dov’era prima … no-no … così è troppo angolato … aaah … siete delle frane! >> esclamava divertito il folletto viola, dando ordini a destra e manca e facendo confondere ulteriormente le povere inservienti mentre disponevano i vari incensi richiesti.

<< smettila Boomo, non è divertente! >> lo rimproverò Poomo, dandogli anche un leggere colpetto sul capo.

<< ahio, stupido coso bianco! Quando tutta questa faccenda sarà finita mi vendicherò! >>

<< si … si … >>

<< Poomo perché hai fatto sistemare tutte quelle candele in cerchi concentrici intorno al leggio? >> gli chiese curiosa Fine, interrompendo il diverbio fra i due.

<< è un rituale principessa, ora io Boomo ci disporremo uno di fronte all’altro vicino al leggio e con un’antica formula invocheremo il Libro.>>

La ragazza annuì ,seria in volto, continuando ad osservare le strane ombre, che le luci delle candele proiettavano sul soffitto basso della stanza.

Era come trovarsi all’interno di un’enorme spirale di nebbia e ,per un attimo, ebbe anche la terribile sensazione che quest’ultima sarebbe riuscita a risucchiarla, imprigionandola con quelle strane spire di fumo ,emanate dagli incensi profumati, che in quel contesto assumevano un aspetto più tetro e angusto invece che tranquillo e rilassante.

Deglutì e la sua soggezione fu ampliata maggiormente dallo strano commento del folletto viola : << sembra facile detto così, ma questo rituale richiede una concentrazione e uno sforzo di energie esorbitante è come compiere lo stesso incantesimo un centinaio di volte senza mai fermarsi … >>

Fine si girò allora agitata in direzione dell’amico folletto, fissandolo angosciata.

<< non sarà troppo pericoloso Poomo, non vorrei che vi succedesse nulla di male … >>

<< sta tranquilla principessa Fine, io e Boomo c’è la faremo benissimo, è uno dei nostri diritti quello di invocare il Libro di Prominence, perciò non ci accadrà nulla vedrete … >> la rassicurò l’amico, sorridendole dolcemente.

<< Principessa Fine, Poomo, qui noi abbiamo finito! >> li avvertì un’esuberante Lulu, mentre Camelot ,al suo fianco, la rimproverava perché non bisognava mai mostrarsi così euforici davanti ai reali.

Lulu prese appunto nel suo taquino e ritornò a sorridere sgargiante in direzione della principessa che intanto ,insieme ai due folletti, l’avevano affiancata.

<< ora ,per favore, dovete lasciarci soli, non entrate fin quando non ve lo diremo, d’accordo? >> domandò retorico il folletto bianco, fissando intensamente soprattutto i due reali che parevano i più indecisi nel lasciare che Fine partecipasse all’idea avuta da Poomo.

Infine però, notando lo sguardo sicuro e determinato sia della loro figlia che del folletto, decisero che era meglio lasciarli fare e che sarebbe stato inutile convincerli ad abbandonare il progetto.

Gli inservienti iniziarono ad uscire, seguiti dal Re Touluse,la Regina Elsa e Omendo.

L’ultima ad abbandonare la stanza fu Camelot che lanciò un lungo sguardo in direzione di Fine prima di pronunciarsi : << mettetecela tutta; mi raccomando siamo nelle vostre mani, Principessa Fine.>>

Le fece un occhiolino e la giovane annuì più speranzosa e meno in ansia di prima.

E quando anche la tata si chiuse la porta dietro di sé, si lasciò sfuggire un lungo sospiro, per poi guardare con determinazione e tenacia i due folletti.

Non avrebbero fallito.

No, sarebbe andato tutto bene!

Non poteva di certo permettersi di deludere le speranze che i suoi genitori, Camelot e Lulu riversavano su di lei.

No, non li avrebbe delusi.

Boomo e Poomo si scambiarono uno sguardo d’intesa, annuendo fra loro, per poi guardare entrambi la giovane principessa.

<< sono pronta! >> rispose lei, alla loro muta domanda.

<< bene, dovete mettervi di fronte al leggio e state ben attenta a non spostare niente! >> le spiegò un po’ sgarbato il folletto viola, ma Fine gli sorrise ugualmente.

Infondo non l’aveva nemmeno insultata, era già un inizio.

La fucsia seguì le indicazioni, portandosi dirimpetto al leggio di legno, che le arrivava a metà addome.

Lo fissò attentamente ,notando scritte ,nei bordi di legno, delle strane incisioni in una lingua a lei sconosciuta.

Le lettere erano ricalcate in oro ,come le decorazioni floreali che ornavano l’antico manufatto.

Deglutì, sentendo un nodo stringerle lo stomaco e decise allora di voltasi verso Poomo che intanto si era posizionato ,non troppo distante da lei, alla sua sinistra.

Boomo si trovava di fronte a lui posizionato alla sua destra.

<< adesso Boomo … >> sentì sussurrare al folletto bianco.

L’altro annuì impercettibilmente e in un attimo la luce tenue che illuminava la stanza scomparve e i fiochi bagliori delle candele e degli incensi furono l’unica cosa che non permise loro di sprofondare nel buio.

Il tutto invece era piombato in una fitta penombra.

Fine riconobbe la sua proiettata nel muro di fronte, distorta dal fumo degli incensi e dei ritratti dei suoi antenati.

<< principessa Fine ora dovete chiudere gli occhi e poggiare entrambe le mani sul leggio, ad un certo punto sentirete un po’ di dolore e allora dovete allontanarvi di qualche passo, senza però uscire dal cerchio intorno a noi.>> le spiegò a bassa voce l’amico, che teneva le braccia tese in avanti e i palmi delle mani aperti rivolti verso l’antico oggetto di legno.

Nella sua stessa posizione si trovava anche Boomo, che ora la fissava accigliato.

<< insomma che cosa stai aspettando, su muoviti! >> le disse e Fine scattò in avanti, obbedendo repentina.

Poggiò le mani sul leggio, una accanto all’altra, e subito sentì uno strano calore invaderla, partendo dai palmi delle sue mani e continuando a scorrerle nelle braccia, nel petto, nel viso … 

<< restate concentrata, pensate al Libro … solo al Libro … >>

La voce di Poomo le arrivò lontana alle orecchie ,come se il folletto in realtà non si trovasse più in quella stanza insieme a lei.

Annuì debolmente e cercò di raffigurarsi in mente l’antichissimo Libro di Prominence.

Si immaginò la copertina un po’ rovinata dal tempo, le pagine ingiallite piene di parole e antichi racconti.

Il tipo elegante e ricalcato di scrittura, le rifiniture sui bordi, il profumo della carta.

Si immerse così tanto nella sua immaginazione, che nemmeno sentì gli strani versi pronunciati dai due folletti, che recitavano un copione conosciuto solo da loro.

All’apparenza sembrava stessero solo parlando al vento, che stessero compiendo uno specie di monologo davanti ad un pubblico nascosto dalla penombra della stanza.

Ma bastava osservare attentamente le piccole goccioline di sudore che dopo un po’ imperlavano le loro fronti, o l’arricciarsi involontario delle loro labbra per reprimere un ansito o il tremore incerto delle loro mani, per comprendere la fatica e la stanchezza che affliggeva i loro piccoli corpicini volanti.

Poi ,mentre anche Fine ormai si era ritrovata a corrugare le sopracciglia per tenere la sua mente ferma sul suo unico obbiettivo, una luce mistica esplose improvvisamente nella stanza.

Avvolgendo tutti e tutto, non lasciando che il buio si insinuasse anche negli angoli più nascosti.

Fine avvertì i suoi capelli e i suoi vestiti alzarsi al vento, travolti da una nuova e magica scarica di energia.

Poi sentì qualcosa pungerle le mani, pizzicarle.

Era il segnale.

Aprì di poco gli occhi ,notando come scie di sangue cremisi ,che uscivano dal palmo della sua mano, seguivano una strano disegno marchiato nel legno.

Il simbolo del Sole si concretizzò davanti ai suoi occhi stupiti, disegnato dalle gocce del suo sangue. 

Fece alcuni passi indietro, mentre notò Boomo e Poomo avanzare verso quella che era stata la sua postazione.

La luce continuava ad avvolgerli e un vento ambiguo e prorompente a smuovere le loro vesti.

I due folletti pronunciarono alcune parole in una lingua arcana, che la giovane e inesperta principessa non comprese.

Il bagliore di luce divenne sempre più forte e accecante, tanto che Fine dovette ripararsi con le braccia gli occhi, per non rimanere abbagliata.

“ Ci siamo …”  pensò speranzosa, dischiudendo a poco a poco le palpebre.

Ma ciò che si manifestò davanti ai suoi occhi stupiti e affascinati non fu un antico libro con la fragile rilegatura, bensì una scatola d’oro massiccio ,ornata da diverse varietà di pietre preziose che le donavano un’aria divina ed eterea.

Si avvicinò d’un passo, giusto per poterla ammirare meglio.

Poomo si voltò un attimo a guardarla e le sorrise stanco, prima di avvicinarsi insieme a Boomo a sollevare il coperchio, per scoprire l’oggetto del loro rituale.

Di nuovo la luce divenne più forte, come tanti raggi di Sole in piena Estate che colpiscono un unico punto preciso.

Ma quando questa si dilaniò, tutto ciò che rimase nel volto dei presenti fu sconforto,incredulità e desolazione.

La scatola era vuota.

 

 

Shade sbuffò seccato per la centotrendun- no … centotrentaduesima volta, per l’esattezza!

Girò nuovamente le pagine di quel maledetto libro che aveva ruba- … ehm … preso in prestito … dalla biblioteca del regno Solare.

Niente.

Tutto ciò che quel tomo dalla pagine ingiallite conteneva era solo il capitolo relativo e quel dannatissimo Labirinto di Nebbia.

Poi niente, zero, nada.

Tutte quelle pagine vuote senza un motivo.

Eppure, la prima volta che lo aveva preso in mano, ricordava perfettamente che ci fossero altri capitoli scritti in esso a parte quello relativo al suo cruccio mentale.

Com’è che invece quel coso fosse vuoto?

La carta si era per caso mangiata l’inchiostro?

Stizzito e deluso lo richiuse di colpo, sbattendoci la testa di sopra.

Era una settimana che aveva per le mani quel coso e non aveva scoperto un accidenti!

Il suo sedere doveva ormai aver preso la forma della sedia della sua scrivania e le sue membra gli chiedevano sfiancate un po’ di sano ,e ben che mai gradito, riposo.

Da quando non dormiva?

Tre, quattro, cinque … giorni?

Si passò una mano al viso, strofinandosi con due dita le palpebre assonnate.

Fissò nuovamente il libro senza autore, poi la finestra aperta della sua stanza.

L’imbrunire aveva appena avvolto con il suo manto scuro il pianeta e la Luna birichina si mostrava pallida e altea ai loro occhi.

Shade voltò il viso verso il suo letto, che in quel momento sembrava invitarlo subdolo a lasciarsi abbandonare al sonno.

L’idea gli sembrò allettante, anche se abbandonare così i suoi ragionamenti riguardanti il tomo che aveva davanti e la ricerca di Rein, gli impedivano di lasciarsi completamente andare a qualche ora di meritato riposo.

Ma in fin dei conti che male c’era a riposarsi un po’?

Sospirò, ormai deciso e ,alzandosi di scatto dalla sedia, abbandonò la scrivania e ,in seguito, anche la sua stanza.

Gli ci voleva proprio un bel bagno caldo prima.

<< ehi fratellone, finalmente ti sei fatto vivo, sono giorni che stai chiuso in camera tua, mi dici perché? >> lo assalì d’un tratto Milky ,che passava allegra per i corridoi, molto probabilmente per dirigersi a cena.

<< sto facendo delle ricerche Milky, ricerche molto importanti e non posso permettermi delle distrazioni.>> le rispose il fratello, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni e continuando ad avanzare verso il bagno.

La piccola principessa ,incuriosita, l’affiancò, fissandolo pensierosa.

<< ricerche che riguardano Rein? Hai finalmente scoperto dove si trova?!!>> trillò euforica, afferrandolo per la manica della camicia e strattonandolo.

Il ragazzo la fissò sfinito, cercando di riprendersi il braccio, poi sospirò sonoramente.

Quasi, quasi la preferiva quando si limitava a svolazzare in sella alla sua stellina volante.

<< no … no … Milky … non ho ancora scoperto niente … per favore, smettila di saltellarmi intorno, sono veramente molto stanco.>> le disse, in tono cupo e schivo.

La bambina mise il broncio e i suoi occhietti vivaci si rattristirono alla notizia che purtroppo ancora il fratello non avesse avuto alcuna novità.

<< va bene … >> mormorò abbattuta, con il viso paffuto rivolto verso il basso.

Il principe si rese conto di essere stato un po’ sgarbato con la piccola sorellina e per rimediare le accarezzò la nuca ,cercando di dedicarle un sorriso che non apparisse come una smorfia stanca.

La bimba apprezzò il gesto e ritornò a sorridergli.

<< io vado a mangiare, tu vieni? >> gli chiese allora, prendendogli la mano.

<< non ora, prima ho bisogno d’un bagno.>>

<< ho capito! Allora chiamo le inserviente e gli dico di prepararti il tutto.>> sentenziò, entusiasta di rendersi utile, la piccola principessina, sparendo poi fra gli ampi corridoi del palazzo Lunare, prima che il giovane potesse replicare.

Il principe si limitò allora a portarsi una mano alla bocca e sbadigliare sonoramente, prima di dirigersi nuovamente verso la sua meta.

Era quasi arrivato, quando si accorse di tenere ancora legata alla cintura la sua frusta.

Sbuffò al vento, se gli inservienti l’avessero trovata in bagno ,insieme ai suoi vestiti, di sicuro lo avrebbero riferito a sua madre, che si sarebbe di certo allarmata e messa in agitazione.

Meglio evitare una catastrofe del genere e fare dietrofront.

Così, quando Shade rientrò in camera sua vide l’unica cosa che non avrebbe mai voluto vedere in quel momento : la sua adorabile sorellina alle prese con il libro che gli stava dando il tormento.

<< Milky, lascialo subito! >> la rimproverò, levandoglielo di scatto dalle mani paffute.

La piccola non si arrabbiò, piuttosto fissò confusa il fratello ,assumendo un’aria curiosa.

<< fratellone, perché in quel libro vecchio non c’è scritto niente ? >> gli chiese, sbattendo candidamente le ciglia.

Shade inarcò un sopracciglio scettico e ,un attimo dopo, un orribile sospetto si impossessò di lui.

Senza badare minimamente alla domanda della sorella, ritornò a sfogliare il libro, trovandolo ,questa volta, completamente vuoto.

Anche il capitolo sul Labirinto era scomparso.

Rimase allibito a fissare ancora e ancora le pagine dove solo alcuni minuti prima aveva letto e riletto le informazioni sullo strano posto dove Rein si poteva nascondere e ora ,invece, solo pagine ingiallite dal tempo.

Milky ,notando il fratello così pensieroso e immerso fra i suoi ragionamenti contorti, si limitò ad accantonare per un po’ la sua curiosità - tipica di una bambina di appena otto anni – e affamata uscì gongolante dalla camera del maggiore, seguendo il profumino invitante che arrivava dalle cucine.

Una volta che la sorellina uscì dalla stanza Shade si lasciò cadere incredulo sulla sedia della scrivania ,dove poggiò malamente anche il libro.

Una mano arpionata fra i capelli cobalto e un’altra a sfogliare frenetica pagina per pagina.

Era assurdo!

Tutta quella storia era assolutamente assurda!

Digrignò forte i denti e tutta la sua sorpresa iniziale si tramutò in rabbia crescente, che gli correva ormai impetuosa in corpo.

<< maledizione! >> imprecò sbattendo forte in pugni sul tavolo di legno e facendo traballare ogni cosa presente in esso.

Grosso errore.

Un piccolo calamaio si rovesciò proprio sulle pagine color avorio del libro, sporcandolo.

<< accidenti!!>> si ritrovò ad affermare scandalizzato il principe, che dovette ricredersi sulla sua dose di sfortuna, quando l’inchiostro venne del tutto assorbito dal libro, sotto i suoi occhi spalancati per lo stupore.

Gigantesco colpo di culo.

L’inchiostro ,sorprendendo ancora di più il giovane, riemerse poi lentamente formando una frase proprio al centro delle due pagine aperte.

Il divino Strumento degli Yukimura.

“ Yukimura …” pensò.   

Dov’è che aveva già sentito quel nome?

Poi accadde tutto all’improvviso, davanti agli occhi di un sempre più sbalordito principe della Luna che si domandò preoccupato se non stesse del tutto uscendo fuori di senno.

L’inchiostro che formava l’enigmatica frase venne riassorbito dalla pagine, ma poi riapparve lentamente e stavolta non si limitò solo a mostrargli una serie di parole, bensì compose un vero e proprio disegno.

Shade vide apparire d’un tratto in quelle pagine dei contorni neri, delle immagini, dei luoghi, fino a quanto il tutto non divenne un paesaggio, che come una fotografia incantata si muoveva lentamente.

Vide il muoversi delle fronti degli alberi a causa del leggero venticello primaverile.

Vide lo scostarsi delle nubi scure, per mostrare al mondo una splendida Luna piena.

Vide un mulino a vento sullo sfondo continuare ad eseguire ciò che il suo padrone gli ordinava.

Vide un’anziana signora uscire fuori dalla sua casetta ,posta in un prato sconfinato, e dirigersi verso un albero del suo giardino per raccogliere qualche frutto per la cena.

Rimase incantato ad ammirare tutto ciò, fino a quanto non sentì qualcosa tirarlo per i capelli.

Fu un battito d’ali e il suo corpo venne risucchiato all’interno di quel disegno d’inchiostro ...

Fu un battito d’ali e venne risucchiato all’interno del libro.

Piombò malamente a terra, massaggiandosi il sedere dolorante e osservandosi intorno ancora scombussolato e con aria circospetta.

Era come se il suo corpo si fosse rimpicciolito e poi fosse ritornato allo stato attuale.

Gli veniva vagamente da rimettere e quando provò a rimettersi in piedi barcollò per un istante.

Poi i suoi occhi vennero catturati dalla casa che aveva visto raffigurata nel libro, identica e spiccicata così come l’inchiostro gliela aveva mostrata.

E c’era anche la vecchia signora.

Deglutì e si stropicciò un paio di volte gli occhi, per assicurarsi di essere sveglio e di non essere piombato in un altro dei suoi strambi sogni.

Ma il sedere ,dopo la caduta, gli doleva ancora ,segno che non solo era sveglio ma che quella non era una semplice illusione della sua mente.

Respirò profondamente, per poi avanzare di qualche passo in direzione della casa a qualche metro di distanza da lui.

<< buonasera … >> disse, non appena arrivò alla recinzione bassa della dimora dell’anziana.

La vispa vecchietta ,con ancora in mano un cesto pieno di mele, si girò a fissarlo.

<< buonasera caro, desideri qualcosa? >> gli domandò gentilmente, dirigendosi verso la sua direzione.

<< in verità io vorrei chiedervi un informazione.>> rispose garbato il giovane principe, con espressione seria e composta.

<< dì pure caro … >>

<< si tratta degli Yukimura … >>

Non appena finì di pronunciare quel nome, vide gli occhi della donna spalancarsi di brutto e il sorriso dileguarsi dalle sue labbra.

Ma stavolta la donna non tremò di paura né pregò mentalmente che lo sconosciuto se ne andasse, rispose soltanto : << che strano … giusto qualche settimana fa, due ragazzi mi hanno posto la tua stessa domanda … >>

Shade drizzò le orecchie e si sporse di più verso la recensione.

<< due ragazzi ,signora? Chi? Li conosce? >> le chiese speranzoso, poggiando le mani sulla staccionata di legno e stringendola convulsivamente.

La vecchietta si prese un minuto buono per osservare meglio il suo giovane interlocutore.

Non pareva un cattivo ragazzo, anche se con quei capelli scuri perennemente in disordine e gli occhi scostanti ed intensi poteva far intendere tutt’altro.

Ma il suo tono di voce era caldo, morbido … regale.

No, non poteva essere di certo un malintenzionato, così ritornò a sorridergli.

<< mi dispiace caro, non li conosco ,ma posso descriverteli e dirti i loro nomi; allora vediamo un po’ il ragazzo era biondo, alto ,dall’aria un po’ misteriosa e accattivante, molto carino si-si e se non sbaglio ha detto di chiamarsi Lux.>>

Shade la ascoltò, annuendo.

Pensò al ragazzo che si era presentato a palazzo, ma se non ricordava male non aveva i capelli biondi eppure … forse …

<< mentre la ragazza ,molto carina anche lei, aveva i capelli castani scuri, lunghi e tenuti in una coda di cavallo è stata molto gentile con me e aveva due splendidi occhi verdemare.>>

Il principe spalancò gli occhi e abbassò il viso, immergendosi nei suoi pensieri, il cuore sembrava avesse appena deciso di scoppiargli nel petto e qualcosa contemporaneamente gli aggrovigliava lo stomaco provocandogli delle insolite vertigini.

“ Rein … ? ”

<< le … le ha detto come si chiama … signora? >>

<< oh sì, … allora … vediamo … era un nome particolare, un po’ strano in effetti per una ragazza … mmh … se non sbaglio era Eco … no-no … Elli … no, decisamente … Ecli … >>

<< Eclipse? >>

<< ecco! Proprio quello! >> esultò la vecchietta, mentre un piccolo sorriso sornione ornava le labbra del giovane principe.

I suoi occhi ora brillavano più delle mille stelle presenti nel firmamento primaverile di quella sera.

“ Rein!”

<< per favore, mi saprebbe dire che direzione hanno preso? >>

<< ma certo, sono andati verso la villa degli Yukimura - gente malvagia sa, spiriti maligni – si trova verso quel fitto bosco lassù, lo vede? Vicino al confine con il Regno della Goccia.>> concluse la donna ,portandosi sicura le mani ai fianchi.

<< la ringrazio moltissimo,arrivederci! >> la salutò velocemente ed euforico il ragazzo, correndo poi verso la direzione indicatagli dalla donna.

Finalmente, dopo tanto tempo, la giovane turchina gli parve più vicina, più raggiungibile e la voglia di rivederla lo fece correre sempre più forte.

Ma si sbagliava.

Perché per quanto Rein potesse essergli vicina, lui non possedeva ancora la forza necessaria a raggiungerla.

Perché il buio li divideva inesorabilmente … e la guerra alimentava sempre di più le loro distanze.

Shade si ritrovò stremato ,alle prime luci dell’alba, davanti alla fitta foresta che lo divideva dalla lussuosa villa degli Yukimura.

Si addentrò, ma potette solo avanzare di qualche metro ,prima di sentirsi braccato da esseri immondi.

Schioccò la frusta e assottigliò lo sguardo.

Strane creature lo circondarono : volpi/coyoti, serpenti a due teste, scimmie dalla criniera ed enormi pantere.

La lotta iniziò.

Il principe eliminò uno a uno tutti i suoi avversari, ma lui era solo, loro in cento.

E quando si sentì colpire alle spalle e ricadere a terra in una pozza di sangue, pensò sul serio che fosse finita.

Ma qualcosa lo salvò.

Una luce, un lampo, un’ombra …

 

 

 

Angolo dell’autrice …

Ciao a tutti ^^

Eccomi di ritorno con il diciassettesimo cap, che spero sia stato di vostro gradimento xD

Ammetto di essermi divertita molto a scriverlo soprattutto la porte in cui Boomo e Poomo non facevano altro che lanciarsi frecciatine >___<

Personalmente adoro quei due piccoletti, specialmente il folletto viola *-* che mi ricorda un po’ una persona, no fisicamente però xP

Come vedete ho esaudito le vostre richieste : Shade è finalmente tornato! ^_____^

Bene … ora voglio proporvi un gioco; vediamo chi di voi riuscirà ad indovinare chi è stato/a a salvare il nostro impavido principe della Luna >-<

Che si aprano le scommesse! xD

Un ringraziamento speciale a chi ha recensito lo scorso capitolo e che continua a seguirmi in questa pazza avventura, non sapete quanta grinta mi date ragazze!!*////*

Un bacio e alla prossima,

Delphinium

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Capitolo 18
*** Destinazione Spazio ***


Destinazione Spazio

 

Rein cercò nuovamente di concentrarsi, chiudendo le palpebre stanche e lasciandosi cullare dalle spire oniriche del suo strabiliante nuovo potere.

L’arco ben stretto sulla sua mano destra e l’indice poggiato delicatamente sul cristallo del vento appena conquistato.

Lentamente questo cominciò a brillare e l’arco venne allora avvolto da dei bagliori argentei, che piano, piano iniziarono a fargli mutare forma.

In un attimo non fu più il leggendario Arco dominatore delle ombre bensì il divino Strumento del vento.

E quando stavolta le affusolate dita della principessa sfiorarono le ali d’angelo, queste si manifestarono pianamente, spuntandole dalle spalle e costringendola ad abbassare di poco la schiena e a lievitare in aria per qualche cm.

Il vento l’avvolse del tutto, facendo danzare il suo abito corto color glicine e i suoi capelli sciolti e ondulati, ritornati alla tonalità del cielo.

Serrando più forte le palpebre e i pugni cercò di volare più in alto, ma il suo tentavo fallì a causa di un’inaspettata visita.

Quando riaprì gli occhi sorpresa e lasciò che nuovamente i suoi piedi toccassero terra, Rein si scontrò con la figura leggiadra ed eterea della regina Selen che ,applaudendola piano, avanzava lentamente verso di lei.

<< molto, molto bene mia cara, noto con piacere che stai ottenendo dei progressi immediati.>> le disse, con la sua voce soave e profonda, che ogni qual volta riusciva a farla sentire notevolmente in imbarazzo.

<< l-la ringrazio … Selen … >> le rispose, chinando il capo e facendole un lieve inchino.

La donna le sorrise gentilmente e la stanza parve illuminarsi ,come colpita da un caldo raggio di Sole.

<< non l’aspettavamo questa mattina … >> commentò la voce fredda del Tenebros, poggiato di schiena alla fredda parete di pietra ,dietro la ragazza, della stanza degli allenamenti.

Selen dedicò anche a lui uno dei sorrisi sciogli gambe, per poi portarsi dietro l’orecchio una morbida ciocca di capelli.

<< ero curiosa di verificare di persona i progressi della nostra cara principessa, Terence. E devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, hai un vero talento Rein cara.>>

La giovane ,a sentire tale complimentò, arrossì tutta in volto, mentre Ter si limitò a mugugnare qualcosa come “ Tsk ” in un tono così basso che nessuno riuscì a sentirlo.

Piimi ,appoggiata alla spalla di lui, guardò adorante la sua regina e poi dolcemente la giovane principessa.

Anche lei aveva sempre pensato che Rein avesse un dono speciale, che era nata e destinata a indossare quel ruolo.

Ma ,d’altronde, era o non era la famigerata prescelta?

<< lei è davvero troppo gentile, non merito tutti questi complimenti, sto solo cercando di fare del mio meglio.>> sentenziò la turchina, torturandosi le dita delle mani e tenendo costantemente lo sguardo rivolto verso il basso ,per rispetto nei confronti della sua maestra che era tutto, pensava lei ,fuor che un essere umano comune.

La parola Dea le sarebbe calzata a pennello, ma Selen le aveva rivelato di detestare già il solo fatto di essere chiamata Regina o Maestà figurarsi con un appellativo del genere.

La donna ,in risposta, fece un gesto fugace con la mano, come se stesse scacciando via un insetto fastidioso.

<< sei sempre così modesta, ma scommetto che anche il nostro scontroso Terence vorrà ammettere che stai avendo dei progressi impressionanti. In una sola settimana sei già quasi riuscita a governare del tutto l’arma del vento e il dono che hai ricevuto da Elias, sono molto orgogliosa di te.>>

<< è il mio dovere quello di aiutarvi e salvare così il vostro Mondo, a volte mi sembra di fare così poco … >>

<< oh non dite sciocchezze principessa, voi state facendo un ottimo lavoro.>> confermò Piimi, volando verso la sua direzione e dedicandole un sorriso entusiasta e rassicurante.

Rein le sorrise grata e lanciò uno sguardo di sottecchi al Tenebros, che teneva lo sguardo fisso sull’incantevole ed elegante sagoma di Selen.

Sembrava stesse cercando di scrutare all’interno della sua mente, di leggerle nel pensiero, di perforare quel suo strato di perfezione idillica.

<< c’è un motivo per cui siete venuta qui, Selen? >> le chiese d’un tratto, avanzando ansioso verso di loro.

La principessa notò come tese erano le sue braccia e come tenesse in pugni stretti fino a farli fremere.

Per la prima volta Rein giurò di aver visto il compagno di squadra preoccupato.

Il che la fece deglutire un boccone particolarmente amaro, che le precipitò violento lungo tutto l’esofago per poi atterrarle ,con un tonfo sordo e doloroso, nello stomaco, come se un macigno enorme si fosse depositato all’interno del suo intestino.

Ormai sapeva bene che poteva significare solo una cosa : pessimo, brutto segno.

Selen abbassò un attimo lo sguardo e il suo sorriso assunse una nota malinconica e incrinata.

Sospirò piano, per poi tornare a rivolgersi ai tre interlocutori con un espressione seria ma la tempo stesso angosciata.

<< devo chiedervi di compiere qualcosa di altamente pericoloso … >> cominciò, in tono piatto e serafico.

<< riguarda la quinta arma leggendaria, Maestà? >> le domandò preoccupata la folletta, lanciando un occhiata d’intesa ai due amici.

La donna annuì lentamente, continuando a fissarli intensamente ,come se stesse cercando di trasmettergli i suoi pensieri.

<< come vi ho già rivelato, non so dove si trovi L’arma dell’elemento della Terra, non abbiamo nessun indizio riguardante essa. Perciò c’è un unico modo per scoprire qualcosa di più … >>

Prese un lungo respiro, abbassando nuovamente lo sguardo afflitto, e indugiando così qualche altro secondo.

<< si tratta di … >>

<< dobbiamo raggiungere Spazio, non è così? >> le chiese a bruciapelo il giovane Tenebros, spiazzandola e non permettendole di concludere la frase.

Gli sguardi sorpresi e increduli di Piimi e Rein si posarono entrambi su di lui, che teneva la mascella serrata e gli occhi nascosti dal ciuffo ribelle di capelli neri che gli copriva la fronte.

Era scosso e ciò si avvertiva dal tremore che gli percorreva la schiena e i gli arti.

La turchina lo fissò pensierosa per qualche altro istante, chiedendosi scettica come mai il dover fare un viaggetto nel regno della Luce lo turbasse così tanto.

Certo, era un Tenebros è questo ,essenzialmente, era un problema visto che così si sarebbe ritrovato in territorio nemico, ma conosceva ormai abbastanza bene il ragazzo per convincersi che non era quello ad incutergli una così acuta agitazione.

Non era il tipo da spaventarsi per così poco, anzi ,di solito ,più pericoli c’erano più la sua parte sadica e bellicosa veniva fuori, rendendolo vagamente euforico per non dire eccitato.

Ma allora ,cosa?

Cosa lo stava affliggendo in quel modo?

Bah … forse era soltanto una sua impressione, infondo Ter era veramente un tipo strano ed era praticamente impossibile capire cosa gli frullasse in quella testaccia dura e ostinata. 

<< purtroppo sì, dovete cercare degli indizi a Spazio. Organizzatevi quando volete, non c’è alcuna fretta ,ma fatelo prima della Luna Nuova mi raccomando.>>

Detto ciò, la donna lanciò un ultimo sorriso alla loro direzione e in un sfrusciare di abiti di seta eleganti si voltò, percorrendo la stanza e recandosi all’uscita.

Aveva già poggiato la mano sulla maniglia quando si girò nuovamente verso di loro, con un luccichio amorevole negli occhi lilla ,che fece sciogliere il cuore sia a Piimi che alla giovane principessa.

<< buona fortuna … >> sussurrò lieve, poi scomparve definitivamente dalla stanza.

Poco dopo, fu il Tenebros ad interrompere il silenzio angusto ,che era calato fra di loro, con un sonoro sbuffo.

<< bene, ora che Selen se ne è andata possiamo ritornare al nostro esercizio.>> proclamò ,all’apparenza seccato, tornando ad assumere il suo solito atteggiamento indifferente

<< dobbiamo proprio farlo …? >> gli chiese Rein, imbronciata, stringendosi nelle spalle.

L’occhiata torva che ricevette in risposta bastò per farle intendere che non ci sarebbe stata alcuna compassione nei suoi riguardi.

<< bene! >> esclamò scocciata, dondolando malamente le braccia avanti e indietro e gonfiando irritata le guancie.

Terence sospirò nuovamente, per poi avvicinarsi piano a lei e toccarle con la mano fasciata dal guanto nero una delle sue bianche ali piumate.

<< Piimi, una qualsiasi va bene? >> chiese cauto alla folletta, lanciandole uno sguardo perforante.

<< penso di sì. >> rispose quella, tenendo una mano alla ragazza ,che intanto aveva chiuso gli occhi e serrato le labbra per l’imminente dolore.

Fu allora che il moro le strappo veloce una piuma e la principessa represse a stento un urlo.

<< ahiooo … >> piagnucolò, massaggiandosi la parte lesa.

<< esagerata … è solo una piuma.>> commentò sgarbato il ragazzo, osservando attentamente l’oggetto delle lagne della giovane.

<< ti ho già spiegato che fa un male cane, è come se mi avessi tirato un mazzo di capelli, razza di indelicato, insensibile!>>

Quello le rispose con un sogghigno sghembo, per poi lasciare che la piuma cadesse nelle mani di Piimi che l’avrebbe esaminata in seguito.

<< spera soltanto che stavolta tu sia riuscita ad evocare al meglio le ali, altrimenti dovrò strappartene altre fino a quando non saranno perfette come quelle di Elias, anche se dubito che ci riuscirai mai, prescelta.>> la punzecchiò, in uno strano modo per farle intendere che era ora di smettere di lamentarsi e tornare a lavoro.

La turchina gli fece una linguaccia scocciata, per poi tornare a concentrarsi sullo strumento musicale che aveva in mano.

Una domanda però le pungeva insistente sulla punta della lingua e non riuscì più a trattenersi nel porgerla ai compagni d’avventura.

<< com’è il regno di Spazio? >>

Se questo scatto di curiosità fece sbocciare un sorriso un po’ nostalgico sul visino roseo di Piimi, segnò invece una profonda voragine nel cuore del ragazzo, che ritornò a stringere forte i pugni lungo i fianchi scossi, fino a sentire la carne morbida del palmo sanguinare sotto i guanti.

Spazio.

Un tempo quella sola parola riusciva a disgustarlo e insieme a far uscire la parte più violenta e spietata di sé.

Ora, tutto ciò che era collegato ad esso, gli faceva sì male, ma in un altro modo.

Perché Spazio lo aveva salvato, ma lo aveva anche condannato.

Perché per lui Spazio era la Luce, e la Luce era Lei.

Ma Lei se n’era andata e nessuna prescelta sarebbe mai riuscita a riportarla indietro.

Avrebbe perciò preferito non ripercorrere mai più il suolo ,una volta spensierato, di quel regno, che profumava ancora degli unici momenti felici che avesse mai vissuto in tutta la sua vita.

Momenti che non sarebbe tornati, che non sarebbe più potuti esistere, perché il buio li aveva stroncati.

Li aveva uccisi.

Come aveva ucciso Lei.

Digrignò forte i denti, cercando di cacciare indietro tutti quegli atroci ricordi ,che gli laceravano il cuore e l’anima.

Per fortuna fu Piimi a rispondere alla domanda della principessa, mentre lui continuava a dar loro le spalle.

<< è un regno bellissimo Rein, assomiglia molto a quello Solare in effetti, ma la natura è più rigogliosa come quella del regno di Tana Tana, e fa sempre caldo come a Mera Mera.>> spiegò alla ben meglio la folletta, sorridendole dolcemente.

Rein annuì, non del tutto soddisfatta ,ma entusiasta del fatto che almeno un po’ quel meraviglioso Regno sarebbe riuscito a ricordarle in parte casa sua.

Il Regno Solare.

Il suo sguardo si addolcì, ripensando a tutte le avventure in compagnia dei suoi amici per proteggere il suo regno.

Le mancavano davvero molto e spesso ,quando non riusciva a dormire – il che capitava di rado ormai ,visto che quel odioso dittatore di un Terence la costringeva ad allenarsi fin quando avesse avuto anche  solo una briciola di forza in corpo, quindi ,arrivata la sera, aveva soltanto voglia di dormire per un giorno intero – si ritrovava a ripercorrere con la mente i loro profili, il suono delle loro voci, per paura di poterli dimenticare.

Fine era quella che più di tutti faceva capolino fra i suoi ricordi.

La sua adorata sorella, sempre così spensierata e spontanea.

Poi c’erano tutti i suoi amici : il sorriso dolce di Mirlo, quello gentile e affabile di Lione, l’allegria di Tio, lo sguardo beffardo di Altezza, quello solare di Bright, la ristata contagiosa di Sophie e Auler.

E poi c’era Shade.

Il più delle volte Rein credeva di sentire la sua voce, proprio lì ,nel buio assoluto della sua stanza, di notte.

La sua voce che la rimbeccava per qualcosa, beffeggiandola ironico, che le diceva di stare attenta, che l’accusava di essersene andata via, che la cercava, che la chiamava per nome.

A volte era bello lasciarsi cullare dall’idea che davvero lui fosse vicino a lei, magari che la stesse pensando o che la stesse cercando disperatamente.

Ma poi le ritornava in mente la pericolosità mortale della sua missione, le vittime innocenti di quell’ombra nera nel regno del Mulino a Vento, le parole di Selen e quelle del giovane moro.

No, Shade non doveva entrare in quella storia, doveva starsene il più lontano possibile da lei.

Anche se questo faceva male, ma era per il suo bene.

Non se lo sarebbe mai perdonata se ,per causa sua, gli fosse successo qualcosa e lo stesso valeva nei confronti di Fine e degli altri.

Aveva giurato di proteggerli, se ne era andata per non metterli in pericolo, per tenerli lontani da una realtà atroce e violenta.

Almeno ,il loro Mondo, doveva rimanere puro e limpido, no macchiato dal sangue amaro della guerra. 

<< era una vera è propria oasi di pace, prima che … >> continuò Piimi, riscuotendola così dai suoi pensieri, per poi lanciare uno sguardo preoccupato in direzione dell’amico moro, come se gli stesse chiedendo il permesso di aggiungere dell’altro.

<< … prima che i Tenebros infrangessero la muraglia, dichiarando guerra ai Lumos.>> concluse per lei il ragazzo ,in tono sprezzante e schizzoso.

<< ma perché hanno fatto una cosa del genere? Che senso aveva se entrambi avevano il proprio territorio e vivevano felici? >> domandò indignata e un po’ arrabbiata la turchina, stringendo forte il flauto in mano e osservando la schiena del compagno di squadra, che piano,piano iniziava a voltarsi verso di lei.

<< per il potere principessina, il potere e la gloria … nient’altro.>> le rispose laconico, nascondendo però un guizzo, dal retro gusto amaro.

<< è una cosa così stupida e meschina!>>

<< si lo è Rein cara, per questo abbiamo bisogno che qualcuno metta fine a questa oscenità.>> asserì Piimi, volendole accanto e poggiandole una piccola manina sulla spalla.

<< vedrai che c’è la faremo.>>

<< sì, ti giuro Ter e anche a te Piimi, che in un modo o nell’altro, anche se ancora non sono in grado di sconfiggere nessuno, io farò si che la pace ritorni, in un modo o nell’altro io … >>

<< smettila! >> esclamò d’un tratto il Tenebros, bloccandola e fissandola con uno sguardo così tagliente da perforarla.

<<  anche se tu mettessi fine a questa guerra, pensi davvero che tutto possa ritornare come prima? Che tutto il dolore improvvisamente scompaia nel nulla? Che tutti ricomincino a vivere felici e contenti come se niente fosse successo?! No! Questa non è una di quelle favole dove se muore il cattivo allora il mondo ritorna in pace, e se la pensi così ti sbagli di grosso! >>

<< Terence … >>

<< non si può cancellare il passato, ne far resuscitare i morti ,perciò smettila di parlare come un eroina pronta a tutto per salvare tutti ,perché tu non hai ancora visto niente principessa. Non sai cos’è il dolore, non sai cosa vuol dire soffrire, non sai cosa vuol dire uccidere, non sai un bel niente! >>

Rein restò impalata ,con occhi languidi e scioccati a fissare la sagoma scura del ragazzo sparire aldilà della porta della stanza.

Ma non era stupida, sapeva che aveva ragione, lei non sapeva niente.

Era ancora troppo debole.

Troppo debole …

I suoi occhi cominciarono ad inumidirsi sempre di più, finchè calde lacrime iniziarono a fuor uscire da essi e lo sbattere violento della porta la face sobbalzare e reprimere un gemito.

Il flauto si dissolse nelle sue mani e le ali scomparvero in una polvere argentea.

Piimi era rimasta a fissare desolata l’uscita della stanza, da dove era appena scomparso il Tenebros, trascinandosi dietro di sè tutto il suo doloroso passato e i suoi travagliati ricordi.

“ Povero ragazzo, deve soffrire ancora moltissimo, per reagire così …”

Lentamente si girò poi in direzione di Rein, che teneva la testa china verso il pavimento lucido e le mani strette a pugno che cercavano di fermare il fiume in piena di stille salate, che fuoriuscivano implacabili dai suoi occhi chiari.

<< Rein … oh Rein … >> le sussurrò dolcemente, accarezzandole piano la nuca.

<< mi dispiace cara, mi dispiace tanto … >>

La giovane rimase a singhiozzare, cercando di trattenersi ,mentre veniva confortata silenziosamente dall’amica folletta e dal suo sguardo tenero e comprensivo.

Ma era tempo di smetterla con le lacrime.

Ter aveva ragione, di certo la gente non sarebbe tornata a vivere felice e contenta una volta sconfitto il male, ma qualcuno doveva fermare quell’assurda guerra.

Qualcuno doveva riportare la Pace.

E - anche se ancora non aveva capito bene il perché il Signor Destino avesse scelto proprio lei per quel difficile compito - a quanto pareva era l’unica a possedere le giuste potenzialità per mettere la parola fine a quella brutale faccenda una volta per tutte.

<< Piimi … >> mormorò, asciugandosi gli ultimi residui di lacrime dal viso.

<< mmh? >>

<< riprendiamo l’allenamento.>>

<< sei … sei sicura? Magari vuoi … >>

<< sto bene, voglio allenarmi.>> la fissò intensamente negli occhi blu, per trasmetterle tutta la sua caparbia determinazione e alla fine la gentile folletta fu costretta a cedere, sospirando e dedicandole un sorriso mesto di ammirazione e tristezza.

<< okaaay … >>

<< La Luna Nuova è fra due settimane e Spazio ci attente.>> proclamò la giovane turchina, richiamando nelle sue mani l’arco d’argento.

Estrasse dalla faretra una delle sue frecce e la puntò su uno dei bersagli attaccati dall’altra parte del muro.

<< c’è la faremo … >> le sussurrò Piimi fiduciosa al suo fianco.

La ragazza lasciò schioccare la presa e la punta aguzza della freccia perforò in un lampo il centro del bersaglio rotondo.

<< senza dubbio.>> ammiccò, facendole un occhiolino e cercando di mostrarsi di nuova vivace ed entusiasta.

“ … senza dubbio …”

 

                                                                            **************

 

Shade sentiva ogni muscolo del suo corpo intorpidito e dolorante.

Fu un mormorio fastidioso a svegliarlo, insieme ad un particolarmente dispettoso raggio di Sole.

Lentamente si portò una mano davanti agli occhi ,a malapena aperti, e si accorse che quest’ultima era fasciata da garze bianche, come anche tutto il resto del braccio destro.

Spalancò allora del tutto le palpebre, strofinandosele e cercando di mettere a fuoco dove fosse.

Sembrava una stanza, ma una cosa era certa : non era la sua.

Un dolore lacerante alla testa lo costrinse a chiudere di scatto gli occhi e a respirare più lentamente.

Quando li riaprì, qualcuno era appena entrato dalla porta della camera ,posta dinanzi al letto singolo su cui giaceva.

<< ah, ma allora ti sei svegliato! >> trillò una voce gioviale, che proveniva dal ragazzino che aveva appena fatto capolino dall’uscio dell’entrata.

Ad occhio e croce ,il principe prese nota, poteva avere sì e no tra i dieci ai dodici anni e non sembrava né un tipo pericoloso né ,però, si trattava del giovane ragazzo dai capelli neri che si era presentato a palazzo insieme a Rein.

“ Rein … ”

Ma certo! Era andato nella foresta a cercarla! Il libro, quella specie di assurdo teletrasporto, la vecchia signora del regno dei Mulini a Vento e poi i mostri che l’assalivano.

Doveva raggiungere la villa di quegli Yuki-cosa, ma da quando stava lì?

Da quando era steso in quel letto?

<< va tutto bene? >> gli chiese garbato il ragazzino, sedendosi a cavalluccio su una sedia di legno vicino al letto e poggiando entrambi i gomiti sulla spalliera.

<< si … io … credo di si … >> bisbigliò confuso, portandosi una mano alla nuca e costatando così che anche questa era stata fasciata.

<< è un miracolo che tu sia ancora vivo ,lo sai? Dico, ma che ci facevi da solo in quella foresta? Con tutti i mostri che vi ci abitano pensavi di uscirne incolume ,utilizzando solo una frusta per sconfiggerli? >> gli chiese, fissandolo perplesso ,e i suoi intensi occhi grigi tradivano anche una spiccata quanto genuina curiosità.

<< e-ecco … io >> balbettò inizialmente il giovane principe, indeciso se fidarsi o meno del suo salvatore.

Continuò così ad esaminarlo indagatore con gli occhi, partendo dalla massa scombinata di capelli castani che aveva in testa, alla strana giubbia beige che indossava e che sicuramente doveva essere troppo grande per un ragazzino della sua età.

Alla cintura era legato un piccolo pugnale dall’impugnatura nera come pietra d’ossidiana.

Portò nuovamente lo sguardo sul viso del ragazzino che ora gli elargiva uno dei suoi migliori sorrisi gentili, non sembravo proprio il tipo che impugnava un’arma del genere per far male alla gente, ma il tempo gli aveva insegnato duramente che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

<< Gon, la smetti di disturbarlo? non lo vedi che è ancora sotto shock! >> intervenne d’un tratto una terza voce, più pacata e profonda, riscuotendolo dai suoi ragionamenti.

Shade alzò lo sguardo e si accorse che un terzo ragazzo – anche lui vestito in maniera strana e irriconoscibile - era appena piombato nella stanza.

Poteva essere alto qualche cm meno di lui, ma all’apparenza sembrava avere tra i diciannove ai ventidue anni.

Aveva lisci capelli arancione scuro e perforanti occhi d’ambra, che parevano quelli di un felino.

Il viso aveva tratti gentili e poco marcati, ma la stazza era quella di un guerriero, su quello non vi era alcun dubbio.

<< oh, beh … scusami allora.>> si grattò imbarazzato la testa il più piccolo, fissandolo di sottecchi.

L’arancio sospirò, per poi avvicinarsi al suo letto ,con in mano dei rotoli di garza.

Il principe cercò di mettersi in guardia e ridusse i suoi occhi in due piccole fessure taglienti.

Se non era pienamente sicuro di potersi fidare di un marmocchio, figurarsi del nuovo arrivato che per giunta era provvisto di una spada che teneva anch’egli legata alla cintura.

<< non vogliamo farti niente.>> cercò di tranquillizzarlo, poggiando la garza sul ripiano del comodino alla sua destra.

Shade continuò a controllare guardingo le sue mosse ,con un espressione per nulla amichevole dipinta in volto.

<< non credi che se avessimo avuto intenzione di ucciderti, l’avremmo fatto quando eri svenuto e privo di forze? >> gli chiese allora ,in tono canzonatorio e inarcando un sopracciglio.

Gon ridacchiò, facendo dondolare le gambe a penzoloni.

Ci volle un minuto buono prima che Shade mettesse da parte una buona dose della sua diffidenza e si lasciasse sfuggire un lungo sospiro.

<< cosa mi è successo? >> chiese, tornado a fissare il soffitto alto della stanza.

<< ti abbiamo salvato da un branco di mostri affamati all’interno della foresta, è stata una fortuna che avessimo evocato Xander proprio lì, per ritrovare le tracce della prescelta.>> gli spiegò brevemente l’undicenne, che ricevette però uno sguardo torvo da parte dell’amico.

Il blu lo fissò confuso aggrottando le sopracciglia.

Xander? … Evocato? … Prescelta? … Cosa?!

<< oh-oh accidenti … tu sei un Wonderiano … me l’ero dimenticato. >> si mozzicò la lingua il castano, mentre il più grande faceva roteare gli occhi ambrati e scuoteva la testa.

<< Wonderia- … ma chi diavolo siete voi?! >> scattò il principe, più sorpreso e stupefatto che spaventato.

<< Gon, dovrei sculacciarti per questo! >> lo aggredì Castel, mostrandogli una delle sue occhiate più minacciose.   

<< mi … mi dispiace … >> balbettò impaurito, ritornando a grattarsi il capo.

<< insomma volete darmi una spiegazione!? Chi siete e dove mi avete portato? Voglio una risposta, ora!>> sbraitò ostinato Shade, utilizzando le poche forze che aveva in copro, per mettersi seduto e appoggiare la schiena allo schienale del letto.

Castel lo fissò intensamente per parecchi secondi, mentre Gon faceva scorrere lo sguardo prima su l’uno poi sull’altro, infine il maggiore sospirò ,strofinandosi con due dita le palpebre stanche e rivolgendo poi una totale attenzione al giovane principe.

<< il mio nome è Castel e in questo momento ,caro il mio principe della Luna, ti trovi nel supremo Regno della Luce, a Spazio.>>

  

                                                                                            §

 

<< ehi! Mi dici cosa diamine ci fai qua fuori?! Se non te ne fossi accorto è notte e si sta congelando! Condizioni ideali per rimettersi in fretta! >>

<< … >>

<< aaargh … ma mi ascolti quando ti parlo?! >>

<< poche volte, visto che spesso parli a vanvera.>>

<< ah-ah-ah, sei davvero molto, mooolto divertente.>>

<< grazie.>>

<< perché sei uscito a quest’ora? Non lo sai che è pericoloso? >>

<< mi piace il buio. >>

<< eh? >>

<< mi – piace – il - buio.>>

<< ho capito, non sono una rimbambita!>>

<< uh, davvero? >>

<< sorvolerò su questo tuo ultimo commento, comunque … ma dici sul serio? Cioè  … sul serio ti piace il … il … b-buio?>>

<< sì. >>

<< oh … >>

<< oh? >>

<< beh è che … beh sì, tu sei … sei il primo Lumos che conosco a dirmi una cosa del genere.>>

<< già, ci avrei giurato.>>

<< ma lo sai che sei strano? >>

<< lo prenderò come un complimento.>>

<< … >>

<< … >>

<< … >>

<< non hai proprio intenzione di lasciarmi in pace,vero? >>

<< indovinato.>>

<< penso di essere grande abbastanza da non aver bisogno di una balia.>>

<< uh, davvero? >>

<< spiritosa.>>

<< lo prenderò come un complimento.>>

<< non lo era.>>

<< me ne farò una ragione ,allora.>>

<< … >>

<< … >>

<< … >>

<< … perché? >>

<< perché, cosa? >>

<< perché ti piace il buio? >>

<< non lo so, a te perché piace la luce? >>

<< beh, perché sono una Lumos! >>

<< e il buio, non ti piace? >>

<< uh … in realtà … non lo so … non ci ho mai pensato … ma credo di no … non mi piace.>>

<< e allora perché sei qui? Se non te ne fossi accorta è notte e si sta congelando.>>

<< appunto per questo sono qui … >>

<< mmh? >>

<< non voglio che tu muoia congelato, ne che tu venga inghiottito dalle tenebre.>>

<< per quello sei arrivata tardi.>>

<< io non credo.>>

<< … >>

<< … il tutto dipende da te … >>

<< non so di che cosa tu stia parlando.>>

<< vuoi morire congelato? >>

<< no.>>

<< e allora smetti di adorare la notte, lasciati accarezzare dal Sole.>>

<< il Sole non fa per me.>>

<< nemmeno questo l’ho mai sentito dire da un Lumos.>>

<< l’ho immaginavo.>>

<< bene, allora resterò qui, fin quando non verrai a supplicarmi … >>

<< supplicarti? Io? e per che cosa, sentiamo? >>

<< di darti un po’ di calore.>>

<< c-calore … ? >>

<< sì.>>

<< e per quale motivo tu vorresti dare del calore a me? >>

<< perché questo è Spazio, stupido testone … e anche per un altro motivo … >>

<< e quale sarebbe? >>

<< te lo dirò quando capirai ciò che ti ho appena detto … >>

<< non sperarci troppo.>>

<< e tu non sottovalutare Spazio caro mio, perché lui riesce sempre ad illuminare anche ciò che è più nascosto e cupo.>>

<< evviva.>>

<< ah-ah, te l’ho già detto che sei un tipo strano, Lux? >>

<< solo un centinaio di volte, Amber.>>

<< AMBRA!>>

<< è uguale.>>

 

 

Angolo dell’autrice …

Salve a tutti ^^

Stavolta mi presento con un cap più corto e meno tedioso degli altri, sarà l’aria estiva che evita al mio cervello di perdersi in lunghi sproloqui xD

L’ultima parte ,spero abbiate inteso tutti ^^”, si tratta di uno dei tanti spezzati di ricordi del nostro caro Ter, mi sembrava doveroso aggiungerlo per darvi qualche informazione in più sul suo comportamento e sul suo passato.

A questo punto però vi stareste chiedendo “ ma si può sapere quando quei due benedetti ragazzi ( Rein e Shade ) hanno intenzione di incontrarsi?!?”

Avete perfettamente ragione U__U

Ma posso promettervi che da qualche cap in poi vedremo finalmente i nostri due beniamini di nuovo uno di fronte all’altro *_____*

Per ora sono costretta a tenervi sulle spine è___é

Bene, spero che questo capitoletto vi sia piaciuto e ringrazio di cuore chi continua a seguirmi e a recensire ma anche chi si limita a leggere ^^
Un bacione e alla prossima ;D

BellaLuna

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Capitolo 19
*** Fairytale ***


Fairytale

 

Rein si osservò in giro con fare circospetto, gli occhi cristallini ridotti in due finissime fessure e le mani ben salde sui fianchi.

Il suo viso assunse un’espressione sdegnata e perplessa al tempo stesso, mentre picchiettava nervosamente un piede sul morbido terreno, dove si erano teletrasportati quella volta per la loro missione.

Facendo, per un ultima volta, una piccola giravolta su sè stessa, si lasciò andare ad un lungo sbuffo seccato.

Quando Selen aveva detto loro che sarebbero dovuti partire per Spazio ,per ritrovare l’indizio che li avrebbe portati a recuperare L’Arma Leggendaria della Terra, si era aspettata ,euforica ed emozionata, che il Labirinto li teletrasportasse in uno dei luoghi tipici del Regno, dove avrebbe potuto finalmente incontrare qualcuno di quei famosi e ospitali Lumos.

Invece si erano ritrovati, nuovamente ,in una comune foresta sconfinata, posta fuori dal mondo, dove le uniche persone viventi non vegetali erano lei, Piimi e quello scorbutico di Terence.

<< credo di averne veramente abbastanza di foreste, ma non potevamo teletrasportarci direttamente … che ne so … in una bella baita o in una sorgente termale o nei pressi del castello reale  …? >>

<< sì, certo e magari anche all’interno di un centro benessere, ma ti senti quando parli ,ragazzina?! >> la rimproverò sgarbato il giovane Tenebros, dandole una spallata e passandole davanti indifferente.

La ragazza gonfiò le guancie indignata, fissandolo con quanto più astio avesse in corpo e ,in seguito, esibendosi in un’interpretazione muta delle sue parole.

<< sei sempre così gentile Ter, davvero! Uno di questi giorni mi farai morire con tutta la tua gentilezza! >> gli sbraitò d’un tratto contro ironica, gesticolando istericamente con le braccia e buttando via il fiato dal naso.

<< ragazzi … >> cercò calma di richiamarli Piimi, chiudendo le palpebre e massaggiandosi piano la testa, ancora scombussolata per aver attraversato il l’angusto Labirinto di Nebbia.

<< è non ho ancora dato il meglio di me, prescelta.>>

<< uh, ma bene!>>

<< Benissimo! >>

<< Fantastico! >>

<< Stupendo! >>

<< Meraviglioso! >>

<< RAGAZZI!! >>

I due litiganti – che erano a qualche passo l’uno dall’altra - si voltarono di scatto verso la foletta, che aveva ancora le guance rosse come pomodori maturi, dopo l’urlo appena lanciato.

Alcuni uccelli volarono via dai rami in cui si erano rifugiati, creando un mormorio fastidioso e lo sfrusciare frenetico delle foglie.

<< smettetela di litigare per favore, anch’io sono agitata ma dobbiamo mantenere la calma. Qui non siamo né su Destion né su Wonder, quindi la possibilità di incontrare un battaglione dei Tenebros è estremamente alta, per non parlare del fatto che ,di certo, senza i ciondoli di acqua marina non passeremo inosservati nemmeno di fronte ai Lumos.>>

I due ragazzi sbuffarono contemporaneamente, incrociando le braccia al petto.

Rein, da quando aveva messo piede su Spazio, avvertiva un’ansia sempre maggiore invaderle il petto, come se uno strano presentimento la stesse avvertendo che qualcosa non stava andando particolarmente per il meglio.

E Ter, naturalmente ,doveva sempre rigirare il dito nella piaga, facendole andare il sangue al cervello.

Anche il ragazzo, tuttavia, nutriva le sue stessi preoccupazioni, in più, celava dentro di sé la paura di incontrare qualcuno in grado di poterlo riconoscere.

Sarebbe stato veramente un grosso guaio se la sua copertura fosse saltata.

<< sì … hai … hai ragione tu, Piimi.>> confermò la sedicenne, sorridendole e aggiustandosi meglio l’arco sulla spalla.

La foletta annuì piano con la testa, regalandole uno dei suoi sorrisi più affabili, mentre il Tenebros sbuffava sonoramente.

<< non abbiamo molto tempo, se il portale si è aperto qui, come al solito ci sarà senz’altro una ragione, anche se non capisco in che modo possiamo trovare degli indizi dentro una foresta.>> sentenziò scocciato, alzando gli occhi al cielo, in modo che l’ombra delle fronti degli alberi adornassero il suo viso diafano e i suoi pensieri riuscissero a riordinarsi all’interno della sua mente.

Rein si portò una mano sotto il mento con fare perplesso, cercando di risolvere l’enigma, ma Piimi l’anticipò.

<< questa non è una foresta come tutte le altre … >> dichiarò serafica, guardandosi intorno con l’espressione più seria che i due le abbiamo mai visto in volto.

<< ah … no? >> chiese confusa la turchina, seguendo l’amica che intanto aveva inspiegabilmente iniziato ad avanzare lungo il sentiero del bosco.

<< no. >> confermò, con un tono così piatto e cupo che Rein sentì il sangue raggelarsi nelle vene.

Girò un secondo il viso in direzione del compagno di squadra, che stava qualche passo dietro di lei, e notò che anche lui aveva un’espressione perplessa, segno che non era ancora arrivato alla conclusione dei pensieri dell’amica folletta.

Qualche secondo dopo però i suoi occhi si spalancarono di colpo e il ragazzo assunse un’aria così incredula che Rein si fermò di botto ,insieme a lui, in preda all’ansia.

<< non dirmi che … >>

Il moro non riuscì a concludere la domanda, poiché la foletta era già intenta a spostare alcuni rami bassi e intricati ,che interrompevano il sentiero luminoso e rigoglioso del luogo.

La foresta dove questa volta si erano ritrovati non era affatto come quella che circondava la Villa degli Yukimura.

Anzi i suoi alberi erano alti e robusti e le loro fronti ,già in fiore, donavano all’ambiente una serenità e una sensazione di pace e libertà che stonava completamente con le sensazioni che i tre amici avvertivano.

Quando infine Piimi riuscì a liberare il passaggio dai rami, grazie all’aiuto della principessa, ciò che si parò davanti ai loro occhi fu come sognare ad occhi aperti.

Improvvisamente, la foresta era sparita e al suo posto vi era un radura verdeggiante con un grande e cristallino lago centrale.

Gli alberi si dilaniavano in due direzioni distinte e il Sole creava incantevoli giochi di luce sulla superficie limpida dell’acqua.

Il prato pullulava di una quantità sconfinata di fiori dai più svariati colori dell’arcobaleno e la brezza leggera di quel pomeriggio sollevava alcuni petali facendoli danzare nel vento.

<< è bellissimo … >> sussurrò emozionata la turchina, avanzando di qualche passo, con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.

<< oh sì lo è … >> aggiunse Piimi ridacchiando, ma Rein notò che aveva stranamente assunto un tono particolarmente ironico.

<< hai idea ,principessina, del posto in cui ci troviamo? >> gli chiese l’attimo dopo il moro, incrociando le braccia al petto ,con un piccolo sorrisetto a mezza bocca che non preannunciava nulla di buono.

<< in … una … specie di bosco/radura ? >> rispose scettica, non esattamente convinta che fosse la definizione esatta.

Terence fece roteare gli occhi smeraldini al cielo ,scuotendo di poco la testa, mentre la foletta la guardò dritta negli occhi, abbozzando un sorrisetto gentile, anche se la sua espressione rimaneva comunque preoccupata e in allerta.

<< questa, Rein … è la Radura delle Fate di Spazio.>>

 

 

Shade si tolse frettolosamente l’ultima benda che gli fasciava la testa, per poi passarsi una mano fra la folta capigliatura cobalto e constatare che non vi era più alcun bernoccolo ad adornagli la nuca.

<< ecco i tuoi vestiti Shade … >> sopraggiunse entusiasta nella camera il giovane Gon, con in mano le sue vesti regali e la sua frusta.

<<  ti ringrazio. >> gli rispose garbatamente il giovane principe, togliendosi di dosso la casacca amaranto che indossava e iniziando così ad infilarsi la sua camicia bianca.

<< ti sei ripreso molto in fretta, Castel aveva ragione quando diceva che sei un tipo duro! >> affermò convinto il castano, sedendosi con uno slancio sul davanzale di legno, della finestra aperta.

<< detto da voi penso che sia un buon complimento.>> asserì l’altro, rivolgendo al nuovo amico un mezzo sorrisetto compiaciuto.

<< eh-eh, dovresti sentirti onorato! Castel non è di certo uno di quei Lumos che si sente in dovere  di elogiare qualità in un guerriero che nemmeno esistono.>> confermò l’undicenne, portandosi le braccia dietro la testa e gettando un’occhiata al soffitto basso della stanza.

<< me ne sono accorto. >> ridacchiò Shade, ripensando alla bizzarra settimana passata in compagnia di quei due strani ragazzi.

I Lumos.

Stentava ancora a crederci, ma ciò spiegava perfettamente lo strano paragrafo letto riguardante il capitolo sul Labirinto.

Le Tre Vie Al Confine Dell’Universo : una porta su Destion, l’altra su Tempo e l’ultima su Spazio.

Il Regno della Luce.

Se glielo avessero raccontato qualche anno fa, avrebbe sicuramente dubitato della veridicità di quella assurda storia.

Eppure era così.

Wonder era solo una parte del suo Mondo.

Una piccola, minuscola e quasi insignificante parte di tutta la faccenda.

<< mi rispedirete a casa, adesso? >> chiese angosciato, rivolto al giovane nuovo amico, che in un attimo riportò i suoi grandi occhi grigi su di lui.

<< penso di sì … >>

<< perché? Potrei restare qui … potrei esservi di aiuto! >> cercò di ribattere convinto, stringendo fra le mani la sua giacca color oro.

<< non se ne parla nemmeno, principe.>> sentenziò la voce pacata e bassa del nuovo arrivato nella stanza, che silenziosamente si richiudeva la porta dietro di sé.

Shade fissò Castel ardentemente negli occhi per alcuni interminabili secondi, come per volergli trasmettere tutta la sua determinazione e ostinazione in proposito.

<< abbiamo già infranto un’infinità di regole portandoti qui a Spazio, non oso neanche immaginare cosa dovesse succedere se qualcuno scopre che un Wonderiano ha vissuto per più di una settimana nel regno della Luce.>> concluse serafico, abbassando lo sguardo, segno che la discussione era ufficialmente terminata.

Non per Shade però …

<< ma io … >> cercò di opporsi, avanzando di qualche passo verso di lui.

<< tu non c’entri nulla con questa storia ,Shade. Nulla! Ritorna nel tuo pacifico e sereno Mondo, prima che sia troppo tardi.>>

Il giovane digrignò i denti e strinse i pugni con foga, sentendo un fiume di rabbia esplodergli di colpo nel petto.

No, Castel si sbagliava di grosso, lui c’entrava eccome in tutta quella storia.

Perché Rein ,in qualche modo, era stata coinvolta e lui si era ripromesso tanti anni fa di proteggerla a qualunque costo.

Shade ne era convinto, ne era così sicuro … : Rein era vicina, lo sentiva dentro di sé e non poteva di certo gettare la spugna ora che era arrivato ad un passo dalla sua meta.

<< so che uno come me non potrebbe restare in posto del genere, ma pensateci : voi siete alla ricerca di questa famigerata Prescelta e quello stupido libro mi ha portato proprio nel posto dove lei era stata, io credo che ci sia un nesso tra la ragazza che state cercando e la principessa del Regno Solare che io devo assolutamente riportare a casa.>> parlò, cercando di risultare il più convincente possibile e sperando vivamente di riuscire a convincere i due Lumos a collaborare.

Da solo non c’è l’avrebbe fatta, non dopo aver visto cosa quel serpente di fumo era in grado di fare da solo nel Regno Dei Mulini a Vento.

Ma con Castel e Gon, con loro, forse ,avrebbe avuto un possibilità di riuscita e tutto sarebbe andato per il verso giusto.

I due Lumos si scambiarono una lunga occhiata d’intesa, come se stessero comunicando telepaticamente ,poi il castano scese dal davanzale e si avvicinò al maggiore.

<< effettivamente Cast, Shade non ha tutti i torti; chi ci dice che questa Principessa e la nostra Prescelta in qualche modo non siano collegata fra loro? >>

<< ma è una cosa ridicola, … una … una Wonderiana?! Gon, non credo che sia possibile … >>

<< non ne sei convinto nemmeno tu … >>

L’arancio aggrottò le sopracciglia, gettando uno sguardo sbieco prima sul testardo principe della Luna poi sul suo compagno di avventura.

<< ricordi cosa ci disse Allison? … a proposito dei Guardiani … >>

<< che ne mancava uno … >>

Gon annuì deciso, mentre l’amico continuava a riflettere sulla possibilità che la Principessa del Regno  Solare fosse in effetti una dei cinque Guardiani.

La teoria non era del tutto da escludere - visto che l’età corrispondeva e anche il fatto che avesse già in passato avuto a che fare con la magia - e ciò dava anche un senso alle strane parole che ,qualche anno fa, l’amica le aveva rivelato.

                                                                                                  § 

<< stai ancora pensando al quinto Guardiano,eh? >>

<< già … >>

<< cos’è che ti preoccupa così tanto? Sembri quasi spaventata all’idea di trovarlo … >>

<< vedi Cast, mi sono informata e la leggenda narra che il quinto Guardiano non è esattamente come noi … >>

<< che cosa vuoi dire ,Allison? >>

<< che potrebbe anche non essere una o un Lumos.>>

                                                                                                  § 

<< allora Castel … >> lo riportò alla realtà la voce del giovane principe, che lo fissava attentamente come per potergli leggere nella mente e intuire così il percorso dei suoi contorti ragionamenti.

L’arancio sospirò, portandosi una mano a scombinare i liscissimi capelli ,che gli ricadevano sugli occhi d’ambra ,per poi dare una risposta concreta al ragazzo : << congratulazioni Principe Shade, ti sei appena guadagnato un posto nel nostro equipaggio.>>

Gon esultò, gridando “ Urrà! ” e alzando euforico un pugno al cielo ,mentre Shade lasciò finalmente andare il fiato che aveva ,fino a quel momento, trattenuto.

Non riuscì mai a spiegarsi il perché ,ne in seguito si fermò un attimo a pensarci, ma dall’istante in cui strinse la mano che Castel gli stava porgendo in segno d’alleanza, capì di aver appena compiuto un passo decisamente importante per cambiare il corso del suo Destino.

  

 

<< Fate?! Ma state parlando sul serio?! Cioè quegli esserini minuscoli ,con le ali sbrilluccicose, che raccontano nelle storie? Quelle … Fate?! >> domandò a raffica la giovane principessa, non sapendo se sentirsi più incredula o eccitata, da ciò che i due suoi amici le avevano rivelato.

<< beh più o meno … >> rispose come al solito enigmatico Terence, lanciando uno sguardo d’intesa in direzione di Piimi, che emise un lungo sospiro e fece segno agli altri di tornare a nascondersi dietro i rami dell’albero.

<< vedi Rein, il fatto è che … >> non riuscì a concludere ciò che stava per dire, poichè vennero improvvisamente investiti da una nuvola di polvere dorata, che li fece tossire convulsivamente, senza permettergli più di riuscire a respirare, come se improvvisamente si fossero ritrovati in una camera a gas.

Si accasciarono senza forze a terra, impotenti anche di aprire gli occhi e fu solo grazie alla prontezza di Ter che riuscì ,con un colpo secco della mano, a far cadere l’arco dalla spalla di Rein in modo che la turchina riuscì ad invocare il flauto, ordinando al vento di spazzar via quella nube dorata.

Lentamente quest’ultima si dissolse e la giovane sentì nuovamente l’ossigeno entrale nel naso e poi nei polmoni.

Quando la nube scomparve del tutto e il dolore asfissiante che sentiva al petto si ridusse di un po’, la prima cosa che notò furono alcuni bagliori lucenti, grandi quanto la sua mano che li fissavano in cagnesco ,continuando a sbattere freneticamente le piccole ali scintillanti.

Infine ,quest’ultimi, si scambiarono qualche parola in una strana lingua incomprensibile, per poi schiantarsi contro i rami degli alberi ,che dividevano il bosco dalla radura, e sparire definitivamente dietro di essi.

<< co- coff … coff … cosa è stato? >> chiese confusa, quando riuscì nuovamente a respirare normalmente.

<< era … coff … coff … quello che stavo cercando … coff … coff … di dirti.>> le rispose tossendo Piimi ,poggiata sulla sua spalla sinistra.

<< quelle … coff … coff … cose … coff … coff … erano delle Fate.>> aggiunse Terence, che si teneva una mano premuta sulla gola e con l’atra si teneva appoggiato alla corteccia di una quercia.

Rein invece era scivolata a terra e ora stava sdraiata nell’erba alta della foresta.

<< e per quale ragione ci hanno attaccato? >>

<< loro non ci hanno … ehm … attaccato, diciamo solo che quello era il loro comitato di ben venuto.>> dichiarò la folletta, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.

<< oh fantastico, andiamo bene! Ma le Fate non erano alte quanto i pollici di una mano, con nomi del tipo Pyu-Pyu e Kyu-Kyu, buone e generose, amanti della natura che aiutano le fanciulle in difficoltà?>>

<< chissà forse non si sono accorte che eri una fanciulla. >> decretò sarcastico il Tenebros, non tanto per provocare la ragazza, quando per riuscire a non sbraitargli nuovamente contro, rivelandole per la miliardesima volta che quella non era una bella favola con un bel lieto fine, ma la dura e cinica realtà.  

<< non sei divertente Ter … >> gli ringhiò contro la giovane a denti stretti.

<< purtroppo cara Rein, le Fate non sono così buone come vengono solitamente descritte, sono … >>

<< … orribilmente dispettose e fastidiose.>> concluse per lei il moro, levandosi di dosso della strana polverina color giallo canarino.

<< che schifo … >> sussurrò a tono basso, mentre Rein dedicava tutta la sua attenzione all’amica folletta intenta a riferirle più cose sapesse sulle strane creaturine che li avevano appena attaccati.

<< per cominciare, le Fate non amano particolarmente gli umani e sono convinte del fatto che se il Mondo fosse popolato da esseri come loro sarebbe migliore. Come dice Terence : sono molto dispettose e presuntuose. Mai ferire una fata nel suo orgoglio se non ti vuoi trovare in una situazione molto poco piacevole quanto meno te lo aspetti. Tra di loro, inoltre ,c’è una specie di gerarchia, ma si rispettano e collaborano sempre in gruppo.>>

<< tipo come le formiche e le api? >>

<< esatto, sì … diciamo di sì … >>

<< gran bel paragone.>>

<< Ter, ti prego ,niente sarcasmo.>>

<< fa niente, … continua Piimi … >>

<< allora … dov’ero rimasta … ?  Ah sì : le Fate non hanno il permesso di girovagare per i vari villaggi di Spazio o per i boschi, quella che hai visto poco fa è la loro radura, il loro Regno. Le Fate Sentinelle sono le uniche qualificate ad entrare in contatto con gli umani e sono anche le uniche in grado di parlare la nostra lingua. Hanno collaborato con il Sovrano di Spazio in alcune battaglie contro i Tenebros, dandogli anche particolarmente filo da torcere ,perché sono imprevedibili, svelte ed estremamente furbe.>>

<< e piccole … come si fa ad attaccare una cosa così minuscola, che si muove ad una velocità tanto elevata? >> domandò seria la turchina, arricciando di poco il naso schifiata alla vista della povere gialla cosparsa sopra i suoi vestiti.

<< a parte ciò, io credo che, a rigor di logica, siano loro a nascondere l’indizio per riuscire a trovare l’Arma della Terra. È l’unica spiegazione possibile.>>

<< ma allora siamo a cavallo! >>

<< mi dispiace deluderti principessina ma io penso di no, visto che ,in tutta la mia vita, non ho mai visto ne sentito parlare di una fata che ,con gentilezza e buone maniere, decide di aiutare un essere umano. L’unica soluzione è di ottenere le informazioni che ci servono alla vecchia maniera : utilizzando la forza. >> decretò convinto il moro, sedendosi anche lui sull’erba con la schiena poggiata sul tronco dell’albero.

<< io non credo sia una buona idea, Ter. Potremmo cavarcela combattendo con dieci al massimo quindici fate, ma non sappiamo chi è a conoscenza dell’indizio, inoltre ci attaccherebbero in massa e allora saremmo spacciati.>> sentenziò contrariata e abbattuta la folletta, in tono pensieroso e preoccupato.

<< seguendo il tuo “ rigor di logica ” Piimi, direi che più un segreto è importante più a custodirlo sia una persona d’alto rango, inoltre lo hai appena detto tu che domina fra di loro una specie di gerarchia sociale.>>

<< mi dispiace ammetterlo, ma la principessina potrebbe anche avere ragione … >>

La folletta annuì, ancora immersa nelle sue riflessioni.

<< cos’era quelle cosa con cui ci hanno avvolto prima? Una nube tossica? >> domandò d’un tratto la principessa curiosa, levandosi dalla viso alcune tracce della nube dorata.

<< polline.>> rispose laconico il moro.

<< polline velenoso, estratto vai a vedere da quale pianta. Ci è andata bene, se fosse stato paralizzante ci avrebbero sicuramente catturato.>> aggiunse Piimi.

Qualcosa improvvisamente scattò nella mente di Terence e Rein, che si guardarono sogghignando negli occhi, annuendo reciprocamente.

<< Piimi, tu sei un genio! >> affermò entusiasta la sedicenne, prendendo le piccole mani dell’amica fra le sue e balzando di scatto in piedi così come il Tenebros.

<< cosa? … cosa ho detto? >> chiese confusa la folletta, alzando scettica un sopracciglio e gettando occhiate confuse all’indirizzo dei due compagni di avventura.

<< senza volerlo ci hai servito un ottimo piano su di un piatto d’argento.>> asserì Terence, mettendosi in piedi e incrociando le braccia al petto.

<< eh? >>

<< ma sì, se davvero l’indizio lo nasconde la loro “Ape Regina” o qualsiasi cosa essa sia, qual è l’unico modo per avvicinarsi a lei, senza destare sospetti? >>

<< Rein, mi spiace … ma non riesco a seguirti.>>

<< è semplice, attireremo la loro attenzione su di noi e ci faremo catturare dalle Fate.>>

<< e loro saranno costrette a portarci nel loro quartier generale … >>

<< oooh … beh … : ma siete per caso usciti entrambi fuori di sennò?! >>

                                                                                                    

                                                                                      *******************

 

Un fulmine squarciò il cielo terso di nubi scure e cariche di pioggia di quel giorno.

Un violento temporale stava scaricando tutta la sua furia nell’ambiguo regno delle Tenebre.

Gli abitanti si erano tutti rifugiati nelle loro spoglie abitazioni, gli animali delle fattorie erano stati rintanati nelle stalle e i soldati avevano fatto ritorno alla base.

Tra questi ,uno si diresse in tutta fretta nella stanza d’armi del loro Signore, il Re di tutte le terre di Tempo e ben presto di tutte le terre di Spazio.

<< mio Signore, Lady Dark chiede di voler parlare urgentemente con voi, dice di aver finalmente concluso la sua missione. >> affermò, posto sull’attenti davanti al suo Sovrano ,il quale, nascosto dalla semi oscurità della stanza, osservava lo scagliarsi battente della pioggia sul vetro opaco della finestra.

<< molto bene soldato, le comunichi che l’aspetto.>> gli ordinò in tono compiaciuto, mentre un ghigno diabolico gli ornava le labbra sottili ,nascoste dalla folta barba grigia.

<< immediatamente ,mio Signore! >> esclamò l’uomo in armatura, uscendo velocemente dalla stanza senza voltarsi più indietro.

Quando la porta si aprì nuovamente dietro di lui, Astro, Sovrano Supremo Del Buio, lasciò che il suo volto si voltasse per metà, per osservare la figura sinuosa ed elegante dell’astuta e seducente Siçil.

Il suo busto era lievemente chinato in segno di rispetto e nonostante il ciuffo liscio di capelli biondi gli coprisse i grandi occhi grigi, il Re potette benissimo vedere il sorrisino soddisfatto che faceva capolino sulle sue carnose e scarlatte labbra.

<< finalmente mia cara Siçil, cominciavo a dubitare che non c’è l’avresti fatta. >> le rivelò in tono lascivo l’uomo, voltandosi totalmente verso di lei con le mani poste dietro la schiena e gli occhi di un acceso color cremisi.

<< mi perdoni mio signore, ma la mia preda questa volta ha posto più resistenza di quanto io mi aspettassi, ammetto che è stato più difficile del previsto, ma alla fine sono riuscita ad abbattere le sue pedine di difesa; è stato veramente molto appagante se posso permetterlo.>> parlò melliflua la ragazza ,come se stesse raccontato al suo Re di una semplice partita a scacchi appena vinta.

L’uomo si lasciò scappare una risata tanto fragorosa quanto glaciale e maligna.

<< ebbene? >> chiese poi, impaziente e compiaciuto della riuscita di un’altra sua vittoria.

<< dov’è lei? >> aggiunse, avanzando di qualche passo verso la bionda Lady Dark.

Quest’ultima ghignò appena, per poi voltarsi verso la porta semi aperta e parlare in uno stomachevole tono dolciastro.

<< vieni avanti tesoro; Su non fare la timida … il nostro Signore desidera ardentemente fare la tua conoscenza. >>

Passarono innumerevoli secondi, scanditi dall’infrangersi della pioggia sul vetro e dal suono rombante dei tuoni in lontananza.

Poi una figura minuta e provata mise un piede dentro la stanza, poi l’altro, camminando piano in direzione di Siçil che sogghignava soddisfatta, fino a quanto la sua preda non fu a qualche cm dietro di lei.

<< togliti quell’odioso cappuccio di dosso dolcezza, non c’è più bisogno di nasconderti ora e il nostro Re vorrà senz’altro ammirare la perfezione del tuo volto.>> quando parlò la voce della bionda era pacata e gentile, ma i suoi occhi erano pervasi da un puro sentimento di sadico piacere.

La giovane portò lentamente le sue candide mani sul cappuccio, calandolo piano, piano.

Quando un nuovo lampo venne generato dalle forze del cielo, illuminando anche quella tetra e buia stanza, ciò che saltò agli occhi del Padrone delle Tenebre fu un viso raffinato e bellissimo nei suoi tratti angelici e una cascata morbida e setosa di capelli rossi.

Rossi come ora erano i suoi occhi.

 

 

 

Angolo dell’Autrice …

Salve a tutti gente ^^

Beh non so cosa dirvi riguardo quest’ultimo capitolo se non che mi sono divertita moltissimo scrivendolo, anche se ,all’inizio, avevo una voglia matta di cancellarlo e riscriverlo da capo xP

Non chiedetemi perché … colpa del caldo che fonde totalmente il mio povero cervello U__U

Anche il nostro Shade ora è finalmente giunto a conoscenza del popolo dei Lumos e dei Tenebros *-* quindi è ufficialmente ingarbugliato in tutta questa madornale vicenda.

Mi dispiace tanto per lui ma era inevitabile U___U

Il momento tanto atteso si avvicina anche se la nostra cara principessa prima dovrà vedersela con le amiche fatine che poi tanto bravine non sono e a questo punto io sto del tutto schlerando @-@

Infine sono riapparsi anche i “cattivi” di turno *-* aaah quanto adoro scrivere le loro battute, mi sento malvagia anch’io *____*

Ok, meglio che adesso mi dileguo, un grazie ENORME a chi ha il coraggio di recensire, ma anche a chi si limita a leggere xD

Un bacione e alla prossima,

BellaLuna

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Capitolo 20
*** Alle Nostre Condizioni ***


Alle Nostre Condizioni

 

 

Il Sole era di poco più basso all’orizzonte e un lieve venticello primaverile solleticava le ricche fronti degli alberi, all’interno della foresta dove i nostri tre compagni di squadra si ritrovavano uno accanto all’altro, a borbottare parole sottovoce con espressioni gravi e serie ben stampate sui volti baciati dalle strane ombre che le foglie degli alberi delineavano sui loro visi.

Ad un tratto, Piimi sospirò profondamente, mugugnando scettica un “non sarà affatto facile come dite voi!”, con gli occhietti blu ben chiusi e due dita poggiate sulle tempie rosa per massaggiarle con cura.

Un attimo dopo, tenendo bene a mente tutto ciò che si erano detti fino a qualche secondo prima, fissò attentamente Rein negli occhi.

Quest’ultima annuì con vigore, lanciando di conseguenza uno sguardo verso l’amico Tenebros che asserì a sua volta, tornando a fissare la piccola folletta rosa.

<< Pronti? >> domandò, con voce pacata, la giovane turchina, aggiustandosi il cappuccio della felpa color grigio fumo sul capo ,in modo che i suoi lunghi capelli non la intralciassero per la riuscita del suo piano e il suo viso fosse per lo più nascosto.

<< pronti.>> risposero in coro gli altri due, in tono serio ma comunque grintoso.

<< lo sapete che è una pazzia, vero? >> domandò qualche minuto dopo Piimi ai due amici, quando ormai questi avevano raggiunto il luogo di confine che divedeva il bosco dalla radura e si erano nascosti dietro le cortecce di due enormi castagni secolari.

 << è il divertimento allora dove sta, scusa? >> le rispose ,lanciandole un occhiolino complice, l’intrepida principessa ,che aveva già posizionato una delle sue frecce d’argento nel suo arco.

Terence ghignò e Piimi si mise completamente l’anima in pace.

Erano due mentecatti e nessuna delle sue parole sarebbe riuscita a dissuaderli dalla follia che stavano per commettere, tanto valeva concentrarsi a pieno e pregare Selen che tutto andasse per il meglio!

O per il peggio, … dipendeva dai vari punti di vista.

<< al mio tre … >> sussurrò la sedicenne, preparandosi all’imminente scontro, con un sottile velo d’ansia che si rifletteva sul suo viso diafano.

<< uno … >> bisbigliò Terence, sfoderando la sua spada nera, pronto a partire senza timore all’attacco.

<< due … >> continuò Piimi, deglutendo amaramente e preparandosi a spostare i rami intrigati degli alberi, per liberare il passaggio e dare il così il via all’operazione.

<< tre! >> urlò Rein e a quel punto, la folletta, ubbidendo al piano, spostò gli intricati rami del passaggio e ,come si erano già immaginati, uno stormo inferocito di fate luccicanti si scagliò contro di loro, circondandoli in un fruscio lucente di nettare dorato.

Rein e Terence spinsero più che poterono contro l’esercito di esserini volanti, per spostare lo scontro all’interno della radura e non attirare così l’attenzione di qualche sventurato Lumos.

Fu però più difficile di quanto avessero pensato, poiché era come lottare nell’occhio del ciclone di un uragano dalla forza devastante, in più, il vociare indistinto delle vocine penetranti delle fate non permetteva loro di concentrarsi a dovere e le loro ali affilate continuavano a graffiarli dappertutto, per non parlare della forte luce che emanavano ,riuscendo a non far vedere loro nient’altro che tante piccole lucciole dal colore del Sole.

La principessa, facendo leva su tutte le sue energie, cercava contemporaneamente di avanzare, proteggersi il naso e la bocca per non respirare nessuna nuvoletta dorata di polline velenoso e colpire di forza con l’arco, utilizzandolo più come mazza da baseball, alcune delle creaturine, facendole così precipitare al suolo o perdere anche semplicemente per pochi istanti l’equilibrio.

Dopo essere stati quasi totalmente ricoperti di nettare dorato erano, fortunatamente, quasi arrivati all’interno dell’immenso parto verde della radura e Terence sembrava anche essere in netto vantaggio rispetto alle sue piccole avversarie, cacciandole vie utilizzando minuscole scintille di fuoco che uscivano fuori dalla sua spada.

Piimi si limitava per lo più a scappare da una parte all’altra alla ceca a causa della forte luce emanata dalle fate e a tenersi il naso tappato con due dita.

Infine quindi, tutto stava andando secondo i loro inauditi piani.

Rein aveva già un piede all’interno del confine, quando una fitta allucinante le colpì il fianco.

Ciò era dovuto al fatto che un gruppo ampio di fatine avevano afferrato un ramo abbastanza robusto, caduto da un albero lì vicino, e glielo avevano sbattuto contro con una forza impensabile viste le loro minute dimensioni.

Per il dolore perse così la presa su una delle sue frecce, che aveva tentato di non usare per non dare troppo nell’occhio, che scattò come una saetta, affondando nel verde muschio del bosco per poi scoppiare in un piccolo bagliore argento come un minuscolo fuoco d’artificio.

Deglutì amaramente, osservando come una nuova freccia si stava pian paino materializzando nella sua mano.  

Sperò solo che nessuno avesse notato niente.

 

 

<< in che posto ci troviamo ora di preciso? >> domandò, cercando di orientarsi alla ben meglio, il giovane principe della Luna, con una mano posta sopra la fronte per ripararsi dai caldi raggi del Sole di quel fine pomeriggio e l’altra dentro la tasca larga dei pantaloni.

<< in un piccolo villaggio vicino al Bosco di Hale. Normalmente, nessun Tenebros ha la faccia tosta di addentrarsi fin qui … >> gli rispose Gon ,sorridendo beffardo, mentre aggiustava con cura il suo pugnale nero, legato alla cinghia della sua cintura.

<< come mai? >> continuò ad informarsi curioso il cobalto, gettando un rapido sguardo al fitto bosco che si trovava a pochi km dove sostavano loro, ovvero proprio all’esterno del piccolo villaggio, dove avevano alloggiato per quella lunga settimana in cui il principe era rimasto in convalescenza.    

<< beh, perché … >>

<< non abbiamo tempo per le storielle da bambini adesso. Su coraggio, mettiamoci in marcia, prima ci allontaniamo da qui, meglio sarà per noi.>> lo bloccò Castel, dopo che si fu assicurato che all’interno della sua borsa ci fosse tutto l’occorrente necessario per ripartire.

L’undicenne annuì serio, mentre Shade continuava a lanciare occhiate perplesse in direzione dell’arancio e poi di nuovo alla foresta alle sue spalle.

Quando il maggiore del gruppo se ne accorse si lasciò scappare un lungo sospiro infastidito, prima di ricominciare a parlare, spiegando loro quali erano le loro prossime mete.

<< per prima cosa raggiungeremo il villaggio più a Nord, subito dopo L’Altopiano, lì faremo un po’ di provviste, ci fermeremo per la mezzanotte e la mattina dopo compreremo dei cavalli per muoverci più in fretta per raggiungere il confine di Spazio, dove presumiamo possa trovarsi il Labirinto di Nebbia che tu vuoi, anche se non ho ancora capito per quale ragione, raggiungere. Intanto vedremo se Xander riuscirà a captare qualche altro segnale della prescelta. Per ora è come se si fosse volatilizzata nel nulla!>> concluse, estraendo dei guanti marroni dalla sacca a tracolla e infilandosi nelle mani.

Anche il principe questa volta si limitò ad annuire serio in volto, lasciando perdere il motivo per cui dovessero allontanarsi in fretta da quel posto.

<< che mi dici del tuo libro, Shade? ti ha dato qualche altro segnale? >> gli chiese trepidante ed entusiasta il giovane Gon, che lo fissava curioso con i suoi grandi ed espressivi occhi grigi.

Il cobalto fu purtroppo costretto a smorzare la sua euforia in quanto, nonostante ci avesse provato più e più volte ,rovesciando enormi quantità di inchiostro sulle pagine ingiallite di quello stupido libro, il risultato era comunque rimasto pari a zero.

Nessuna immagine, nessuna strana frase senza senso, nessuna traccia.

A quanto pareva, quell’oggetto sembrava rivelare informazioni solo quando e come voleva lui.

Era oltremodo frustante, ma almeno in qualche modo poteva ancora rendersi utile.

Scosse quindi la testa pensieroso in direzione del nuovo amico a cui si spense di botto il sorriso e con un piccolo broncio rattristito fece spallucce, iniziando a camminare seguendo il maggiore del gruppo.

Prima di seguirli, Shade lanciò per un’ultima volta lo sguardo verso il fitto bosco che pareva estendersi per km e km dietro il villaggio.

E fu allora che lo vide.

Un bagliore accecante che esplodeva argenteo in tutto quel verde sterminato.

Fu un attimo, eppure bastò per far aumentare drasticamente il battito del suo cuore e far scorrergli maggiormente l’adrenalina nelle vene.

Quella luce gli ricordava vagamente qualcosa di familiare.

Qualcosa che aveva già visto una volta.

Qualcosa come … una freccia

Spalancò gli occhi di botto e si accorse che anche i suoi due nuovi amici tenevano lo sguardo fisso sul punto della foresta dove un secondo prima era esplosa quella piccola luce.

Annuirono contemporaneamente, iniziando ad inoltrarsi ansiosi all’interno del fitto bosco.

Il libro, all’interno della sacca che Shade si era portato con sè , vibrò e si scosse più volte, come se improvvisamente avesse preso vita.

Il giovane principe, mentre correva frenetico stando attento ad evitare i rami degli alberi e le radici robuste che fuoriuscivano dal terreno morbido e scivoloso, passò lievemente una mano sopra la rilegatura in pelle.

Sotto il contatto fra la copertina liscia e il palmo delle sue dita sentì chiaramente formarsi delle piccole lettere, scavate a fondo da un marchio invisibile.

Le lettere formavano un nome :

 … Rein.

 

 

Rein, sbuffando sonoramente al vento, giurò di non essersi mai sentita così agitata in vita sua.

Okay, forse sì - tipo quando aveva combattuto l’ultima battaglia contro il Cristallo Nero o quando aveva scoperto di essere una “Super” Prescelta a cui era stata affidata una missione ai limiti dell’impossibile – ma, beh, quella era tutta un’altra storia.

La verità era che ciò che aveva appena fatto poteva essere considerato come uno degli atti più assurdamente illogici, che la sua mente deviata aveva mai avuto l’onore di partorire.

Era una follia e il piccolo ghignetto beffardo che Terence cercava in ogni modo di celare mentre ammanettati, graffiati e doloranti si recavano verso “il quartier generale” delle piccole fatine tendenzialmente nevrotiche, gli diede l’assoluta conferma, facendola sentire come una specie di fuorilegge.

Accanto a sé, legata come un salame, Piimi borbottava imprecazioni a caso intanto che ,ridendo sadiche, alcune delle Fate Valchirie che li avevano catturati, la punzecchiavano con la punta di quella che doveva essere una piccola forchetta d’argento per un bimbo alle prime pappe.

A tale scena non seppe se scoppiare a ridere oppure continuare a interpretare la parte della condannata a morte.

Optò per la seconda opzione, reprimendo una sorriso e stando ben attenta a seguire il gruppo di fate che la procedeva e che le stavano mostrando la via verso “l’albero casa”.

 “ Ma quando ci vuole? ” pensò, sbuffando nuovamente e facendo svolazzare il ciuffo turchino che le ricadeva davanti agli occhi, mentre intanto cercava di muovere le dita fasciate da delle edere spesse come corde che gli prudevano da morire.

“ è da un sacco di tempo che camminiamo e io ho visto solo prati e fiori.”

Si trattenne nel lanciare un’occhiata perplessa in direzione del Tenebros ,che camminava immusonito alla sua sinistra, quando si accorse che una fata sentinella la stava fissando intensamente, con i suoi occhietti verde chiaro e senza pupilla, dalla forma di un seme di girasole.

Inizialmente ricambiò l’occhiata, rimanendo a fissare meravigliata le sue fattezze.

Tutte le fate in realtà sembravano identiche : erano interamente ricoperte da un alone dorato e brillantinato; i capelli ,anch’essi color dell’oro come tutto il resto del corpo, erano lungi, sfilati e intrecciati in strane acconciature con diversi petali di fiori;  gli occhi, che variavano dalle più sconfinate tonalità del verde, erano a mandorla, senza pupilla né iride e le orecchie erano lunghe e a punta come quelle degli elfi.

L’unica cosa che permetteva di distinguerle le une dalle altre erano le ali scintillanti e trasparenti che spuntavano loro dietro la schiena.

Le Sentinelle, per esempio, le avevano un po’ più piccole e arrotondate rispetto alle Valchirie la cui forma ricordava vagamente quelle di una lama da coltello.

Accortasi che si era imbambolata a fissare la fata un po’ troppo - e che questa ora la guardava con aria sinistra e indagatrice - la giovane abbassò in fretta lo sguardo, portandolo sui tagli dei pantaloni e sui graffi che le bruciavano nelle gambe.

Come potevano esserini così piccoli essere così letali per lei rimaneva un mistero inspiegabile.

“ Che peccato …” pensò affranta.

Nella sua immaginazione da bimbetta romantica le fate erano sempre state belle, gentili e soprattutto di buon cuore.

Queste ,invece, si erano rivelate dispettose, spietate e anche abbastanza perfide, visto il modo in cui continuavano a torturare in quel modo ridicolo la povera Piimi, che sembrava sul serio sul punto di staccare loro le ali a suon di morsi.

Con la coda dell’occhio Rein si accorse che la piccola fata di prima aveva smesso di osservarla ed era svolazzata verso una sua compagna, sussurrandole qualcosa all’orecchio a punta.

Quest’ultima si era poi anch’essa girata a fissarla con la bocca minuscola leggermente dischiusa e un’espressione incredula stampata sul viso grande come metà del suo mignolo.

La principessa pensò di esserselo solamente immaginata a causa della troppa luce che quegli esserini avevano ricominciato ad emanare e al troppo polline nocivo che aveva respirato.

Per qualche altro minuto tutto ciò che i tre amici si ritrovarono davanti fu un’immensa distesa verdeggiante, poi, come uno scoglio che sbuca fuori dalle profondità dell’oceano, videro apparire un gigantesco Salice Piangente che era alto e grosso almeno il triplo di uno normale.

Nascoste fra le sue fronti vi si trovavano tante piccole casette fatte di fiori colorati e fasci d’erba, che sembravano la rappresentazione un po’ più elegante di casette di legno per uccelli.

Da alcune di esse si vedevano spuntare i visetti minuscoli di qualche fata curiosa, che sbirciava i nuovi arrivati da alcune finestrelle rotonde.

Rein rimase incantata a fissare tutto ciò con la bocca spalancata per lo stupore e gli occhi accesi e affascinati.

Nonostante non si trovasse nella più piacevole delle situazioni, pensò che quello era cento volte meglio della reliquia traballante della Villa degli Yukimura e che ,di sicuro, era la cosa più straordinaria che avesse mai avuto l’onore di vedere fino a quel momento.

Anche Piimi aveva alzato lo sguardo per ammirare i luccichii di quel Salice fatato, che, adesso che ci faceva caso, assomigliava tanto ad un gigantesco albero di Natale, con tutte quelle casette rotonde e colorate da fargli da addobbo.

Terence ,invece, sembrava impassibile e imbronciato come sempre e di tanto in tanto storceva il naso e faceva roteare gli occhi scocciato, soffiando aria dalle narici e facendo così perdere l’equilibrio a qualche fata che gli ronzava intorno come una mosca.

Quando la principessa tornò a prestare attenzione davanti a sé, vide che le fate Valchirie si erano arrestate proprio davanti ai piedi del tronco dell’albero.

Avevano poi parlato nella solita lingua sconosciuta e incomprensibile ad alcune fate che sostavano - Rein non riusciva a capirne il motivo - proprio lì di fronte e poi indicarono con i loro “forconi” i tre prigionieri dietro di loro.

Le fate Guardiane, che avevano ali a forma di petali di rose, li fissarono per alcuni istanti, annuirono e poi si esibirono in una magia stupefacente che la turchina osservò con il cuore che le batteva a mille dentro il petto e il fiato mozzato in gola.

Ballando una strana e aggraziata coreografia a coppia, davanti ai piedi del tronco del Salice, questo cominciò a forarsi fin quando una porta alta quando un bimbo di pochi mesi si presentò davanti ai loro occhi stupiti, pronta ad accoglierli all’interno del quartier generale.

<< io non entrerò mai lì dentro! >> bofonchiò schifiato il Tenebros, osservando la piccola apertura e poi le compagne di squadra.

Rein capì al volo quel che Ter intendeva dire realmente.

Per Piimi infilarsi in quella minuscola apertura sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma per loro?

Solo un bimbo poteva entrare all’interno di quella porticina nell’albero, non di certo due ragazzi la cui stazza corrispondeva a tutta la popolazione fatata messa insieme.

Ma a quanto pareva le fate avevano pensato anche a quello.

Senza che né lei né il moro potessero fare niente per impedirlo, i piccoli esserini spruzzarono sui loro capi una polverina dorata che li ricoprì dalla testa ai piedi in un battibaleno.

Tossendo e annaspando aria, Rein si ritrovò improvvisamente ad avere le dimensioni di una mano umana.

oh – santo – cielo! ”

Si girò di scatto verso i due amici, notando Terence imbufalito che calciava e imprecava con la sua vocina ora incredibilmente molto più fine e squillante e il viso rosso per l’indignazione.

<< accidenti …>> sentì sussurrare con occhi sbarrati alla folletta, che invece era rimasta nelle sue dimensioni reali.

In un primo momento la principessa non seppe come reagire, poi il pensiero che magari poteva rimanere per tutta la sua esistenza di quelle dimensione le fece salire velocemente il sangue al cervello.

<< fatemi ritornare subito come prima! >> squittì isterica, con voce sottile e nasale, simile a quando qualcuno aspira con la bocca l’aria compressa in un palloncino di plastica.

Le fate che le avevano lanciato contro quello strano polline ghignarono compiaciute, incrociando le braccia al petto; poi li spintonarono, ordinando loro di oltrepassare la porta che ora Rein vedeva gigante in confronto a lei.

Capì in quel momento come doveva sentirsi una formica ed ebbe voglia di mettersi a urlare.

A differenza di come si era aspettata però, la piccola galleria dentro il salice non era affatto scura o completamente al buio.

Alle pareti vi erano piccoli fiori dai petali gialli che splendevano di luce propria, illuminando il marrone del tronco dell’albero e la loro strada.

In fin dei conti, si ritrovò a pensare guardandosi curiosa in giro, era come essere entrati in una casa fatta esclusivamente di legno.

La galleria era lunga e a mano a mano che proseguivano si faceva sempre più bassa e ampia e i tre amici  non seppero mai per quanto tempo camminarono dritto, scortati da due file di fate ai loro lati.

Poi la luce divenne più intensa e un forte odore di rose e camelie invase l’aria.

Rein, Terence e Piimi si ritrovarono in un’enorme salone decorato con fiori di ogni tipo, che doveva essere quella che i comuni essere umani chiamavano “sala del trono”.

La turchina non potè fare a meno di notare meravigliata ogni piccolo particolare che la circondava.

Le pareti marrone chiaro del tronco erano state tappezzate da petali di fiori colorati di ogni genere e dal “soffitto” piovevano campanule e mimose che svolgevano la funzione di magici lampadari, mentre dell’edera sottilissima si arrampicava alta con i suoi germogli viola decorativi.

Su quello che doveva essere un bocciolo di giglio, proprio al centro della sala, stava seduta una fata che emanava una luce più intensa di sei fatine messe insieme e portava dietro la schiena un paio di ali enormi che ricordavano quelli di una Farfalla Vanessa.

La sua acconciatura era voluminosa e riccioluta ed era grande più della sua testa, i suoi abiti dorati, lunghi e sfarzosi.

Tutte le altre fate presenti nella sala si inchinarono riverenti e Rein capì di essere finalmente giunta a cospetto della loro “Regina”.

Si scambiò uno sguardo di intesa con Piimi e Terence e poi deglutì amaramente, stringendo i pugni.

“ Ci siamo, il momento della verità.”

Con un cenno del capo la Regina fece segno alle sue suddite di alzarsi e a una di loro di venirle accanto a farle rapporto.

<< cosa pensi che ci faranno adesso? >> chiese sottovoce la principessa all’amica folletta, che dovette abbassare la testa e aguzzare le orecchie per sentire ciò che la vocina minuta dell’amica le aveva appena detto.

<< la fata sentinella le starà raccontando quello che abbiamo fatto, la Regina deciderà in che modo punirci o se mandarci da Re Leonida in persona.>>

<< magnifico.>>

<< vorrei ricordarti che hai avuto tu questa brillante idea ,Rein .>>

<< non potevo sapere che ci avrebbero trasformato in delle formiche!>>  

Una fata rivolse loro un’occhiata torva, minacciandole con la sua minuscola lancia che a Rein non aveva mai fatto tanta paura ora che era nelle sue stesse dimensioni.

Così la conversazione finì, mentre la Regina lanciava sguardi increduli e dubbiosi in direzione dei tre nuovi venuti.

Poi la fata sentinella fece segno alle altre fate di uscire dalla sala e ,quando quest’ultime se ne furono tutte andate sbuffando e rivolgendo smorfie antipatiche ai due umani, prese la parola essendo l’unica a saper parlare la loro lingua.

<< la Regina Ortensia sa chi siete voi, giovani umani.>> pronunciò in tono solenne, al che la turchina rivolse un’occhiata perplessa alla fata che sedeva sul trono e che adesso la fissava con un sorrisino indecifrabile sul volto sbrilluccicoso.

<< dice che ha sentito parlare molto di te coraggiosa Prescelta … >>

Rein fece scattare in su le sue sopracciglia, incerta se sentirsi lusingata oppure temere che la Regina conoscesse la sua identità.

Inseguito indurì il proprio sguardo e si auto rimproverò per aver mostrato ad occhi indiscreti il suo leggendario arco, che di sicuro non sarebbe passato inosservato nemmeno in una fitta coltre di nebbia.

Non poteva di certo sapere ,però, che anche le Fate fossero state a conoscenza della Leggenda.

Di nuovo rivolse una lunga occhiata ai compagni di squadra.

Piimi sembrava preoccupata e terribilmente in ansia.

Terence ,invece, aveva ridotto gli occhi smeraldini in due finissime fessure e sembrava volerla schermire con la forza del pensiero.

Se avesse potuto parlare liberamente, Rein sapeva già che cosa le avrebbe detto.

Brava, complimenti, ottimo lavoro!”

La fata sentinella si schiarì la voce e continuò a parlare in nome della sua superiore e la ragazza così riportò la sua completa attenzione su di lei.

<< la tua Leggenda oramai è famosa anche nel nostro piccolo popolo e sospettavamo da tempo che prima o poi tu saresti giunta fin qui. >>

<< se sa chi sono e perché sono qui, allora saprà anche cosa sono venuta a chiederle.>> parlò schietta la giovane, in tono serio e deciso, mentre la fata intanto si apprestava a tradurre le sue parole alla Regina.

<< lei dice che non può rivelarti il suo segreto e che è stato inutile infiltrarti fra noi in questo modo. La sua bocca è chiusa come un fiore che attente la primavera per sbocciare.>>

<< tu guarda, fanno anche le poetiche … >> sentì commentare sprezzante al suo fianco da Terence, che fissava le due fate presenti come se volesse incenerirle vive.

<< noi abbiamo bisogno del vostro aiuto! >> esclamò a gran voce la turchina, avanzando di qualche passo verso il trono.

La Regina portò i suoi occhi fissi nei suoi, scrutandola in maniera severa.

<< anzi, no : Spazio ha bisogno del vostro aiuto! E anche tutti i Lumos che stanno morendo a causa di questa stupida guerra! >>continuò Rein, cercando di imprimere nelle sue parole tutto la determinazione possibile.

<< non ci importa niente a noi di voi umani. Se la guerra è scoppiata la colpa è tanto dei Tenebros quanto di quegli sciocchi dei Lumos.>> spiegò rigida la sentinella, come se si fosse ripetuta quella frase mentalmente almeno un centinaio di volte.

<< ma vi importerà qualcosa della vostra radura! I Tenebros non avranno riguardi per niente e per nessuno! >>

La fata guardò la turchina come se volesse perforarla da parte a parte con lo sguardo.

Il suo viso ora era una smorfia indistinta di rabbia, dolore e sgomento.

Stava per ribattere qualcosa contro di loro, quando la mano della Regina scattò, bloccandola per un braccio.

La sue espressione appariva ancora glaciale, eppure Rein potette notare qualcosa di diverso nei suoi occhi senza fondo.

Digrignando i denti contro di loro, la sentinella si accostò alla sua sovrana ascoltando ciò che lei aveva loro da dirle.

Annuiva di tanto in tanto, certe volte aggrottava la fronte parendo contrariata e altre volte un sorriso sibillino ornava le sue sottili labbra dorate.

Quanto tornò a riportare la sua attenzione sui tre amici, sembrava più sicura e altezzosa di prima, cosa che a nessuno dei tre piacque per niente.

<< ciò che dici ha del vero Prescelta, ma noi che cosa ci ricaveremmo aiutandoti? Chi ci dice che porterai a termine ciò che il tuo compito richiede? >>

Fu un colpo basso, ma Rein non sembrava essersi fatta scoraggiare né sembrava risentire di quel pesante commento.

<< io sono qui dinanzi a voi, ciò dimostra che la Leggenda è vera, vi sembra cosa da poco? >> rispose con tono tranquillo.

La sentinella e la Regina si scambiarono una veloce occhiata, poi la principessa continuò e aggiunse.

<< è vero, nessuno vi da l’assoluta certezza di ciò che possa accadere in futuro, ma ciò che ne ricaverete in cambio sarà la pace e l’assoluta certezza che i Tenebros non distruggeranno le vostre case.>>

<< i Tenebros hanno paura di noi … >>

<< i Tenebros non hanno paura di niente.>> intervenne in tono ovvio e cupo Terence, come se da una parte si sentisse toccato nell’orgoglio.  

<< e non si fermeranno davanti a niente.>>

Ci fu un lungo minuto di silenzio, in cui sarebbe stato possibile tagliare la tensione formatasi con un coltello, fu il moro ,infine, a rompere quel supplizio, sbuffando sonoramente.

<< sentite : avete intenzione di aiutarci o no? >>

Rein lo fissò di traverso e Piimi pure, per quanto la sua natura pacifista glielo permettesse.

Se il ragazzo aveva l’intenzione di indispettire e irritare le due creature svolazzanti con quel tono da “io non ho tempo da perdere, datevi una mossa!” ci era senz’altro riuscito.

Anche le due fate ,infatti, gli lanciarono una piccola occhiata sbieca e la sentinella dovette pure borbottare qualche insulto nella sua direzione, visto il modo in cui storceva indignata le labbra.

A Rein sembrò di riuscire a capirne qualcuno che diceva : “insignificante zotico umano”.

Non seppe se scoppiare a ridere oppure mettersi a piangere.

Le due fate si consultarono nuovamente a vicenda e di nuovo la sentinella tornò a rivolgersi sdegnata verso di loro.

<< solitamente non scendiamo a patti con gli uomini … >> cominciò, facendo una smorfia disgustata mentre pronunciava l’ultima parola.

La principessa deglutì a fatica, mentre sentiva il suo cuore batterle furioso alla bocca dello stomaco.

<< la vostra razza è irrispettosa e portatrice solo di guerra e morte! >>

Rein abbassò lo sguardo abbattuta, non sapendo come poter replicare.

Se qualcuno - fata con le ali luminescenti o meno - qualche mese prima le avesse detto una cosa del genere si sarebbe opposta con tutto il suo spirito per smentire tali affermazioni.

Ma … adesso?

Poteva ancora difendere tutti a spada tratta dopo tutto ciò a cui aveva assistito?

Dopo tutto il dolore che vedeva riflettersi continuamente sul viso di Terence?

Dopo tutto il dolore che aveva visto ,anche per un solo attimo, nel volto dei suoi amici?

<< eppure … >> aggiunse a voce talmente flebile la fata che alla giovane parve di esserselo immaginato.

<< eppure crediamo di poterci fidare di te.>>

Il viso della sedicenne si illuminò, sorridendo radiosa e riconoscente, ma la sua felicità durò solo per un misero istante.

Un ghigno aveva arricciato le labbra delle due fatine e il cuore tornò a batterle inferocito.

<< ma tutto ha un prezzo in questo mondo, e se volete davvero ciò per cui siete venuti da noi, dovrete stare alle nostre condizioni. >>

Tutto l’entusiasmo della turchina morì di colpo e il sangue le si ghiaccio nelle vene.

Terence pareva sul punto di sbraitare contro di loro qualcosa di senza dubbio poco ortodosso ed elegante, ma si trattenne e dalla sua bocca uscì solo un flebile mugugno pieno di disprezzo.

<< questo si chiama ricatto.>>

<< no, questo si chiama patteggiare con gli esseri umani, prendere o lasciare.>>

<< e quali sarebbero le vostre condizioni? >>

La mente di Rein vagò un po’ per tutte le possibili opzioni, mentre vedeva gli sguardi complici che le due creature si scambiavano fra di loro.

Tremò, cosa avrebbero mai voluto da loro?

E se non gli avessero più permesso di andarsene? Se li avessero fatti rimanere in quello stato per sempre?

Non poteva nemmeno pensarlo.

<< ciò che noi vi chiediamo … >> iniziò con voce divertita la sentinella, emettendo un piccolo risolino, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo di chi è sicuro di vincere uno scontro.

<< è di sfidarci a una gara di volo, se vincete avrete ciò che desiderate, se perdete assumerete le sembianze di un fiore e rimarrete così per il resto dei vostri giorni. >>

                                                                                 

                                                                               ***************************

 

Gray si asciugò con un asciugamano il sudore che gli percorreva il collo e il viso.

La schiena e le braccia gli dolevano ancora, dopo la sessione di duro allenamento a cui si era appena sottoposto, all’interno delle sue enormi stanze dalle pareti nere come il petrolio.

Afferrò da un tavolo di legno scuro una caraffa d’acqua cristallina, rovesciandosela in volto, per rinfrescarsi.

Le stille fredde gli appiccicarono i ciuffi lisci di capelli neri nella fronte, mentre alcune scivolarono lentamente sotto la linea del collo, seguendo una scia indefinita lungo tutto il suo petto scolpito, su cui facevano bella mostra delle cicatrici profende e indelebili, procurate in più battaglie.

Il principe passò piano un dito su una di esse, esattamente in quella che gi aveva diviso il marchio della sua stirpe in due, al centro del petto.

Non avrebbe mai dimenticato il volto di chi gli aveva lasciato addosso quel disonore.

Le immagine devastanti di quello scontro lo tormentavano ancora di notte e soprattutto quando vedeva la giovane Lumos vagare per il castello in compagnia di quella serpe umana di Siçil.

Quella cicatrice gli riportava ancora a galla il fallimento della sua prima missione.

E non si poteva considerare di certo una missione come tutte le altre.

Ne colui che l’aveva battuto per la prima volta poteva essere definito un essere qualunque.

Gray digrignò i denti, rifilando un poderoso pugno al vento, scagliandolo contro un nemico invisibile.

La cicatrice gli bruciava ancora dolorosamente sotto la pelle, dentro il petto, facendogli ribollire nelle vene una rabbia incolmabile, che non si sarebbe spenta fin quando tutto quell’odio non sarebbe stato colmato.

Fin quando il traditore non sarebbe tornato strisciando a chiedergli pietà per quello che aveva fatto e allora lui, magnanimo, gli avrebbe conficcato la sua spada nel cuore, trinciandogli il marchio che portava sulla pelle e che aveva disonorato in ogni maniera e modo possibile. 

<< non avrò nessuna misericordia per te fratello, nessuna … >> sussurrò duro fra i denti, sputando fuori quelle parole come se gli bruciassero nella lingua.

Osservò poi il suo volto riflesso nello specchio, la sua immagine che si rifletteva austera e imponente nel vetro opaco e grigio davanti a lui.

I suoi occhi neri erano ritornati ad essere rossi, mentre stringeva forte i denti e le labbra, per placare le sue emozioni.

“ il tradimento si paga con la morte! il tradimento si paga con la morte! ”

Quante volte il padre gli aveva ripetuto quelle parole fissandolo dritto negli occhi?

Quante volte suo fratello le aveva ascoltate e aveva annuito orgoglioso insieme a lui?

Quante volte avevano assistito fianco a fianco a tale condanna?

E allora … perché?

Per quale ragione era bastata una semplice e ignobile Lumos a creare una tale voragine?

Che senso aveva avuto, dopo tutti quei giorni a ripetersi fra di loro che ogni essere umano che portava sangue Luminiano era una feccia?

Perché li aveva traditi? Come aveva potuto farlo?

Sentì improvvisamente un bussare incessante provenire dalla porta alla sua destra e si riscosse così dal vortice dei suoi angusti pensieri.

<< avanti! >> ordinò in tono glaciale, tornando a tamponarsi la pelle marmorea con l’asciugamano.

Una guarda scelta fece capolino dalla porta tutta allarmata e ansimante.

<< Altezza, il Re ha urgente bisogno di parlare con voi, vi ha convocato nella Sala del Trono, dice che dovete recarvi da lui immediatamente, mio Signore! >>

<< credevo fosse impegnato ad ammirare i progressi della nuova pupilla di Siçil … >> sibilò velenoso, lanciando uno sguardo schifiato in direzione del soldato e infilandosi l’armatura con lo stemma reale.

<< si tratta della prescelta, Signore, pare che sia … >>

Ma Gray non gli diede tempo di completare la frase, che in un turbine nero si era già volatilizzato dalla stanza.

<< padre … >> pronunciò solenne di fronte al sovrano che lo fissava con un ghigno malvagio stampato sul viso.

<< preparati Gray, a quanto pare ti aspetta un bel viaggetto. È da tanto che non vai a fare una visitina su Spazio, non trovi? >>

 

                                                                            ****************************

 

I tre amici spalancarono di colpo gli occhi, assumendo delle espressioni disgustate.

A Rein venne subito in mente il suo corpo ridotto in un ammasso di foglie e petali e il suo stomaco sobbalzo di botto, facendole venire una leggera nausea.

Piimi la stava fissando incerta non sapendo cosa dire, mentre la giugulare di Terence era notevolmente più visibile, così come i nervi che gli pulsavano inferociti sulla fronte.

Il ragazzo sembrava trattenersi davvero molto per non far a pezzi tutto e cominciare a sbraitare come un ossesso.

Mai come in quel momento la principessa capì il compagno di squadra.

Anche lei avrebbe voluto strillare contro le sue due amiche sbrillucicose che era una sfida insensata e che non voleva assolutamente trascorrere tutta la sua esistenza come un vegetale!

Ma quale altra possibilità avevano?

Scioccando la lingua al palato, decise di prendere la parola prima che esaurisse completamente la pazienza e iniziasse a dare di matto.

<< ehm … potremmo consultarci … fra di noi … in privato? >>

Di nuovo la sentinella tradusse il tutto alla Regina Ortensia che acconsentì ,arricciando il piccolo nasino, con un cenno del capo.

In un lampo i tre compagni di squadra si misero in cerchio, in una parte dell’immenso salone più isolato e ingombro da sguardi e orecchie indiscrete.

<< per tutti i draghi ragazzi, … >> parlò Piimi, gli occhi sgranati che fissavano i due amici pieni di sgomento.

<< non sapete che impressione mi fa vedervi così piccoli! >>

<< pensa a noi che impressione ci fa vedere te così grande … >> le rispose Rein, squadrandola da capo a piedi con espressione raccapricciata.

<< comunque, non è questo il punto! Voi che dite? Dobbiamo accettare questa specie di … ehm … sfida?>>

<< questo mi pare ovvio.>> proclamò sgarbato e irascibile il giovane Tenebros, intanto che, per sfogare in qualche modo tutta la sua furia omicida repressa, si accaniva contro l’edera che gli ammanettava i polsi ,impedendogli di muovere le mani.

<< e se dovessimo perdere? Non voglio trasformarmi in un fiore! Ho ancora un’intera vita davanti a me! >>

Ter la squadrò di traverso, portandosi i polsi vicino alla bocca e tirando la pianta con i denti.

<< non … perderemo … >> biascicò in tono sicuro, cercando di liberarsi.

La principessa e la folletta si scambiarono un’occhiata confusa e poi tornarono a fissare il ragazzo.

<< come fai ad esserne così sicuro? >> gli chiese Rein, incrinando le sopracciglia.

<< le fate sono fra gli esseri più veloci che popolano il nostro Mondo, è impossibile che uno di noi tre riesca a batterle.>> asserì fiacca e abbattuta Piimi.

<< è vero : è impossibile che un umano riesca a batterle.>> confermò il Tenebros sibillino, sputando pezzi di edera verde dalla bocca.

Rein spalancò gli occhi e li fissò sulla folletta che pareva essersi pietrificata di botto.

<< stai … stai … scherzando, non è così? >> gli domandò scioccata, mentre la sedicenne assumeva un’aria pensierosa.

<< ho la faccia di uno che scherza?>>

<< tu … tu vuoi far gareggiare … Piimi? >> gli chiese sorpresa la turchina, con gli occhi che quasi non gli uscivano fuori dalle orbite.

<< proprio così.>>

<< oh no, oh no, no, no,no! Non se ne parla! Rein, ti prego … >>

<< scusami Ter, ma io proprio non riesco a seguirti … >>

Il giovane sbuffò, lasciò perdere per un secondo l’idea di liberarsi e puntò i suoi occhi di smeraldo su quelli acquamarina della ragazza.

<< è semplice : Piimi è una folletta e i folletti sono molto più veloci degli esseri umani. Inoltre non credo che rimarremo in questo stato ancora per molto ( << Grazie al cielo! >> esclamò la principessa rincuorata) e nelle nostre dimensioni normali sarà il doppio più difficile per noi vincere una sfida del genere.>> spiegò velocemente il Tenebros, con il tono di un professore che parlava con una classe di alunni particolarmente tardi di comprendonio.

<< beh … >> non seppe inizialmente che cosa rispondere la turchina, mordendosi il labbro inferiore e facendo scorrere lo sguardo prima sul moro poi sulla folletta.

<< Re- … Rein, non … n-non … sarai mica d’accordo, … v-vero? >>

Piimi sembrava seriamente sul punto di avere un collasso e la principessa si ritrovò a non saper come rassicurare l’amica.

<< tu sei molto veloce … >> optò per iniettarle una buona dose di autostima, sperando bastasse per convincerla a collaborare.

<< Rein … >>

<< di sicuro sei più veloce di me e Terence messi insieme … >>

<< Re- … Rein … >>

<< io so che puoi farcela Piimi, credo in te! >>

Alla folletta le si inumidirono gli occhi e il labbro inferiore le tremò un po’.

Poi, sospirando e chinando il capo, balbettò rassegnata.

<< v-va … bene … >>

Rein le sorrise e se avesse potuto l’avrebbe di sicuro abbracciata.

Terence stava ancora combattendo la sua battaglia personale contro l’edera e non sembrava nemmeno resosi conto del loro dialogo.

<< allora affare fatto! Io e Ter faremo il tifo per te, vero? >>

Lo sguardo al vetriolo che il ragazzo gli riservò sembrava volerle dire “ ci mancherebbe altro! ” così non aggiunse più nulla e cercò di scacciare via dalla sua testa la sua immagine da giovane principessa che si trasformava in un fiore.

Rabbrividì e sperò davvero con tutto il cuore che l’amica non avesse fallito.

Dopo che ebbero deciso il tutto, si diressero nuovamente verso il trono, fermandosi quando arrivarono di fronte alle due fate.

<< ebbene? >> domandò loro impaziente la Fata Sentinella, con un tal tono di superiorità che Rein ebbe una voglia matta di rifilarle un bel pugno dritto in quella faccina glitterata.

Si guardarono per un’ultima volta negli occhi, prima che il moro prendesse la parola.

<< accettiamo.>>

La sentinella tradusse immediatamente la novità alla Sovrana, che si lasciò sfuggire un sorriso radioso che malcelava ,però, uno sguardo sinistro e poco raccomandabile.

Per la prima volta durante tutto il loro dialogo si alzò dal bocciolo di giglio, dirigendosi verso la turchina.

Quando fu a meno di un passo da lei le tese la mano.

Rein la guardò diffidente per qualche istante e poi gliela strinse guardinga.

Non appena il contatto finì e la Regina tornò svolazzante a sedersi nel suo posto d’onore ,con un sorriso sghembo e soddisfatto in viso, sentì le dita delle mani pruderle dolorosamente.

Le guardò allibita.

Erano diventate verdi.

<< che la sfida cominci, giovani umani. >>

Rein deglutì e un senso di vertigine la colse in pieno.

I giochi erano aperti.

 

 

 

Angolo dell’Autrice …

Dopo quasi due mesi di silenzio Luna ritorna con un altro dei suoi capitoli di transazione xD

Davvero, non so come scusarmi con voi per non aver aggiornato per quasi tutta l’estate.

Purtroppo l’ispirazione mi ha abbandonata e nonostante avessi il capitolo a metà tutte le volte che lo leggevo mi veniva il voltastomaco e la tentazione folle di cancellarlo tutto.

Ogni cosa che buttavo giù non mi piaceva mai e così ho abbandonato per un po’ questa fic.

Mi dispiace davvero moltissimo ç___ç

Per quanto riguarda il cap che avete appena letto originariamente doveva essere mooolto più lungo e doveva finire diversamente, ma visto che la mia amicchetta ispirazione ( prendetevela con lei e non con me! ) ha avuto l’idea brillante di farsi vedere proprio quando ricomincia la scuola ho deciso di dividere il capitolo in due parti, anche per non annoiarvi troppo visto tutte le descrizioni che sono stata costretta ad aggiungere per farvi entrare maggiormente - o almeno spero di esserci riuscita – dentro il racconto ^^”

Premetto che nel prossimo cap ci sarà un bel pò da fare: fra Fate; Tenebros e Guardiani in arrivo  ;)

Spero che vi sia piaciuto e ringrazio di cuore come sempre chi recensisce ma anche chi legge soltanto *-*

Mi rendete felice e mi stimolate a continuare xD

Alla prossima, bacioni …

BellaLuna

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Capitolo 21
*** Vecchie Conoscenze e Incontri Inattesi ***


Vecchie Conoscenze e Incontri Inattesi

 

Il Sole era ormai quasi del tutto scomparso all’orizzonte, segno che ormai la mezzanotte stava per schioccare anche nel luminoso regno di Spazio che ,come ogni giorno, attendeva la sua unica ora di oscurità impregnandosi di una fitta coltre di nebbia satura di paura e angosciante attesa.

Gli ultimi raggi di luce tiepida rimasta illuminavano a mala pena i visi stanchi dei tre ragazzi che ,all’interno del Sacro bosco di Hale, stavano riprendendo fiato dopo una lunga corsa alla ceca per raggiungere una meta che non era ben chiara nemmeno a loro e sembrava continuare a muoversi nonostante gli alberi rimanessero fissi, con le loro radici sprofondate nel terreno umidiccio.

<< niente … >> sussurrò in tono laconico il maggiore, asciugandosi con il dorso di una mano il sudore che gli grondava dalla fronte e con l’altra reggendosi alla corteccia di una vecchia quercia.

Gon, di fronte a lui e seduto con la schiena rivolta al tronco di un albero, annuì tristemente dando un ultima occhiata in giro con occhi vigili, mentre Shade rizzava la schiena ansimando pesantemente con tutti i sensi in allerta pronti a captare qualsiasi segnale sospetto.

Eppure tutto ciò che riusciva vedere erano alberi, sentieri e verde.

Niente Luce, niente frecce, niente Rein.

<< è così strano … >> borbotto confuso il castano, gli occhi grigi che fissavano un punto impreciso del bosco e la bocca che si contorceva in strane smorfie seccate.

<< … ero sicuro di aver visto qualcosa.>>

<< anch’io.>> concordò pensieroso il principe della Luna, con la mano stretta intorno alla fragile rilegatura del vecchio libro e i denti che mordevano a sangue l’interno della guancia, in un gesto che avrebbe dovuto fargli recuperare la calma perduta.

Castel sembrò irrigidirsi di improvviso di poco, mentre il suo sguardo vagava frenetico fra i rami degli alberi, in cerca di un indizio invisibile.

La fronte era aggrottata e le labbra erano un linea retta e sottile quasi indistinguibile.

<< Gon, tu rimarrai qui, io e Shade proseguiremo … >> annunciò d’un tratto, stupendo il cobalto e facendo inviperire il più piccolo che balzò come una molla in piedi.

<< cosa?! E perché? >>

<< sai benissimo perché … >>

Gon gonfiò il petto e le gote gli si arrossarono di disappunto.

<< sono un Guardiano anch’io! non è giusto che devi sempre farmi fare il palo! >> sbottò irato, sbattendo un piede a terra.

Shade si limitava a guardare perplesso prima uno poi l’altro, non riuscendo bene a fare mente locale della questione.

Perché Castel non voleva esporre il giovane guerriero?

Cosa c’era di così tanto pericoloso dentro quel bosco?

<< non fare lo stupido, se andiamo tutti e tre c’è il rischio che nessuno di noi alla fine possa tornare indietro. Se vedi qualcosa di sospetto aggirarsi in giro ci avvertirai e noi riusciremo in questo modo ad uscire.>> spiegò in tono pratico e diplomatico l’arancio, cercando di dimostrare esteriormente una calma che in realtà non rispecchiava il suo animo.

Il suo sesto senso aveva cominciato a sibilare dentro la sua testa e normalmente ciò non era mai un buon segno.

Gon sbuffò sonoramente, fece roteare gli occhi onice al cielo e incrociando seccato le braccia al petto mugugnò un “d’accordo” poco convinto, dando un calcio a un sassolino sul terriccio.

Castel annuì, fissò Shade - che in tutta la discussione fra i due aveva pensato bene di non intromettersi - e gli fece segno di seguirlo dentro un sentiero secondario e fangoso.

Il cobalto ubbidì senza fiatare e balzò dietro al giovane pronto a seguirlo.

Il Lumos sembrava essere totalmente immerso nei suoi ragionamenti e il principe capì che quello non era certo il momento migliore per farsi chiarire un po’ le idee, eppure, a differenza di ciò che si era aspettato, fu proprio l’arancio a spezzare il silenzio in cui erano caduti, mentre a passo spedito si inoltravano sempre di più all’interno del bosco.

<< sai cos’ha di particolare questo posto, Principe di Wonder? >>

Il suo tono pareva avere un non so che di derisorio, nonostante ciò non vi era traccia di sorriso alcuno ad arricciargli le labbra.

<< no.>> rispose monosillabico il cobalto, gli occhi fissi sulla testa del suo interlocutore.

<< si dice che nessun essere umano sia mai uscito di qui con le proprie sembianze.>>

Il sopracciglio di Shade si alzò di scatto all’in su e la sua espressione divenne scettica.

<< che vuoi dire? >>

Castel si fermò un attimo, accarezzò piano la corteccia di un alto abete e una smorfia triste gli delineò il viso.

<< dico che la maggior parte degli alberi che vedi intorno a te prima erano esseri umani.>>

 

 

Rein aprì gli occhi lentamente e un forte odore pungente le investì le narici, riuscendo così ad attivare pian paino tutti i suoi sensi appannati.

Un dolore lancinante la colpì al cranio non appena provò a muoversi e una sensazione di nausea le fece ribaltare lo stomaco già in subbuglio.

Con gli occhi chiari ancora semi-chiusi cominciò furtiva a darsi un’occhiata in giro.

Era totalmente immersa nel buio, ed era appoggiata di schiena ad una specie di muro morbido che si confondeva per il pallore grigio piombo fra tutto quel nero asfissiante.

Dove diavolo era finita? Si chiese allarmata, strizzando meglio gli occhi per riuscire a vedere attraverso il buio.

Che fine avevano fatto tutti gli altri?

Un’altra violenta fitta le pungolò il cervello e ,cercando di reprimere un gemito di dolore, si portò una mano vicino alla tempia.

La bloccò ,però, a mezz’aria prima che raggiungesse la sua meta, iniziando a fissarla esterrefatta.

Sarà stata la sua immaginazione, ma per un attimo le era sembrato che le dita delle sue mani si fossero allungate e che tutto il suo palmo stesse ricrescendo.

Velocemente gettò uno sguardo anche al resto del suo corpo e si tastò con le mani il viso come un cieco che improvvisamente ritorna a vedere.

In un primo momento le parve incredibile, ma poi potette facilmente constatare che paradossalmente stava ritornando alla sua altezza originaria.

Sospirò di sollievo, ma non ebbe tempo di rilassare ulteriormente i suoi nervi che una voce la colse di sorpresa.

<< finalmente! >> sbottò qualcuno in tono irritato, all’interno di quella buia e semi ovale stanza vuota.

Rein cominciò nuovamente a riguardarsi in giro per riuscire a scorgere fra le tenebre una figura ormai a lei fin troppo familiare.

Non appena la inquadrò, seduta in un angolino di quella che appariva come una minuscola camera circolare, quasi non le prese un infarto.

<< Terence! >> affermò, trasalendo.

Il giovane Tenebros sbuffò seccato e spalancò i suoi fari smeraldini permettendo a Rein di poter almeno distinguere una buona parte della sua espressione esasperata.

<< e chi credevi che fossi,mmh? >>

<< non riuscivo a vederti con tutto questo buio, mi hai fatto morire di paura razza di idiota! >> lo schernì la principessa, fissandolo malamente.

Il moro fece roteare le pupille al cielo sbuffando, in un chiaro segno che in quel momento non aveva nessuna voglia di scambiare quattro chiacchiere con lei.

<< dove cavolo siamo? >> insistette la ragazza, cercando nuovamente di mettersi in piedi ma crollando di nuovo al suolo poiché le sue gambe ancora non riuscivano a sorreggerla del tutto.

Si sentiva come se avesse dormito per mesi e si fosse appena svegliata, per di più la testa le doleva da impazzire e il suo intestino sembrava aver deciso di iscriversi ad un corso di samba insieme al suo stomaco.

Dopo qualche istante di silenzio la voce profonda del Tenebros le rispose.

<< devono averci storditi e poi condotti qui … >>

<< ah … ecco perché mi sento come se un camion mi avesse investita! Il cervello mi sta scoppiando e ho un gran male dappertutto, tu no? >>

<< se fossi in te io mi preoccuperei meno dell’emicrania e molto di più sulla situazione in cui ci ritroviamo ora.>>

Rein fissò il compagno di viaggio, inarcando confusa un sopracciglio turchino.

<< che vuoi dire? >>

<< ci hanno sotterrati. >> bisbigliò in tono truce il giovane, gli occhi fissi come due fanali abbaglianti in quelli della ragazza che trasalì e sentì un brivido freddo attraversarle maligno la schiena.

 << come sarebbe a dire?! >>

<< questa che vedi intorno a noi è una specie di capsula … tra un po’ ritorneremo completamente al nostro stato umano e quando ciò succederà l’ossigeno a disposizione qui dentro si esaurirà in un batter d’occhio e noi moriremo asfissiati.>>

<< perché hanno fatto tutto questo?! >>

<< credo che sia una specie di paracadute, in caso Piimi dov’essere vincere … >>

<< non ci avrebbero detto quel che sapevano a prescindere, quindi ... >>  

<< esatto.>>

Rein deglutì a fatica e sentì tutti i muscoli del suo copro tesi e irrigiditi.

Fissò malamente Terence, che invece pareva completamente a suo agio e anzi le stava rivolgendo uno dei suoi sogghigni vittoriosi.

<< come fai a rimanere così calmo?! >> gli sbraitò contro, tremando visibilmente.

Il Tenebros inclinò la testa di lato e con tono ovvio le rispose.

<< semplice : ho un piano. >>

<< e quale sarebbe? >>

<< le pareti di questa prigione sono troppo spesse e se provassimo ad abbatterle il terreno ci franerebbe addosso  … >>

<< ed è una cosa positiva? >> inclinò scettica un sopracciglio la turchina, non riuscendo a comprendere le parole del ragazzo.

<< l’unico modo per uscire fuori da qui è renderci ,come dire, invisibili e, se non sbaglio, tu te la cavi bene in certe cose.>>

Lo sguardo di Terence era di una sicurezza spavalda ,che comunque non lasciava trapelare nulla se non la radicata certezza del ragazzo di avere tutto sotto controllo, e il suo tono ironico pieno di significati studiatamente celati che avrebbe permesso a pochi di capire quali erano le sue vere intenzioni, eppure a Rein fu immediatamente chiaro ciò che il ragazzo aveva in mente.

Sospirò, esaminando bene e mentalmente la proposta del compagno di squadra per poi iniziare nervosa ad attorcigliarsi una ciocca di capelli sul dito.

<< sarà doloroso … >> esordì, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore indecisa.

<< ho subito di peggio, una trasformazione non sarà poi così terribile.>> scrollò le spalle il giovane ,mostrando una perfetta nonchalance.

<< ma tu sei un Tenebros! Per te sarà come camminare sui carboni ardenti a piedi nudi.>> lo avvertì preoccupata la turchina, che ben conosceva le regole che governavano il suo strambo potere leggendario.

Il Tenebros ghignò << credimi principessa, ho subito di peggio.>>

Lo sguardo perforante che le lanciò fece deglutire amaramente Rein che cominciò a chiedersi a quali terribili torture il moro avesse mai preso parte.

Una volta, durante un allenamento parecchio impegnativo - che le era quasi costato l’uso del braccio destro - Terence aveva perso di colpo il potere sulla sua enorme spada nera e quest’ultima aveva rilasciato una violenta fiammata rossa che aveva colpito in pieno il mal capitato giovane.

Malgrado il fatto che un incendio gli stesse divampando in corpo, Ter era rimasto impassibile e non aveva rilasciato nemmeno un grido nonostante le fiamme lo avvolgessero dal busto in su, e quando la fiammata si spense lentamente, riducendo la sua camicia in un mucchietto di cenere, la principessa – che intanto era quasi svenuta dalla paura e dall’ansia di non sapere come intervenire – aveva notato che il petto del Tenebros era tartassato di cicatrici e segni di dolorose frustate.

Non gli aveva domandato nulla per educazione e anche perché Terence, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere, aveva comunque subito un attacco in cui chiunque altro ci avrebbe senz’altro rimesso la pelle.

Lui si era tirato fuori da quella stramba situazione borbottando tranquillamente qualcosa come “cose che capitano” ,mentre Piimi continuava continuamente a chiedergli se stesse bene ,quasi del tutto in iperventilazione, e continuando a passargli innumerevoli bacinelle ricolme d’acqua materializzate dal nulla.

Pensare a Piimi le riportò d’improvviso in mente un altro punto essenziale della faccenda e di nuovo cominciò a guardarsi in giro allarmata, cercando di perforare con i suoi occhi vigili tutto quel buio.

<< non c’è.>> l’anticipò la voce serafica del moro di fronte a lei.

Rein lo fissò allarmata, con il cuore in gola.

Terence proseguì a parlare, facendo leva sul suo ginocchio e cercando di rimettersi in piedi.

<< a quest’ora starà già affrontando la sfida per ricevere il nostro premio.>>

<< credi che c’è la farà? >> gli domandò preoccupata per l’amica e per la riuscita della missione.

<< certo che c’è la farà, perché noi le daremo una mano.>>

<< ma se siamo bloccati sotto terra! E poi ,per attivare il tuo brillante piano, ho bisogno di parecchio tempo per concentrarmi. >>

Il Tenebros fece roteare le pupille verdi al cielo e scosse di poco il capo.

A volte si domandava se la turchina lo facesse apposta a fare la stupida per farlo alterare o se il tutto, -comprese le domande idiote che maggiormente gli facevano salire il sangue al cervello - faceva proprio parte del suo DNA.

Siccome non era mai stata una tipa particolarmente brillante e raramente aveva notato in lei un minimo accenno di furbizia, optava sempre per la seconda opzione che, paradossalmente, era anche decisamente peggiore della prima.

<< non servirà arrivare in superficie per darle una mano, potremo aiutare la folletta anche da qui.>> le rispose infine, passandosi rassegnato una mano fra i folti capelli corvini.

Rein lo guardò un attimo sospettosa, poi cercò anche lei di rimettersi in piedi e mostrarsi grintosa agli occhi ora pensierosi del compagno d’avventura.

<< cos’hai in mente? >> gli chiese curiosa, avanzando lentamente verso di lui.

Ter le riservò un’occhiata di sbieco prima di risponderle enigmatico come al solito.

<< riesci ad avvertire la sua ombra da qui?>>

<< penso di sì. >>

<< bene, allora riuscirai anche a vedere lei.>>

La turchina spalancò completamente gli occhi con espressione allibita.

<< che cosa?! >>

<< se ti concentri sulla sua ombra, riuscirai anche a seguire i suoi movimenti e a capire quando avrà più bisogno di te, arrivata allo scatto finale la aiuterai attivando sulla sua ombra il potere del vento con il flauto di Elias.>> cercò di spiegarle brevemente il ragazzo, osservandosi con aria schifiata i palmi delle mani sotto i guanti neri.

Rein riflettè un istante sulle parole dell’amico e continuò a guardarlo con aria interrogativa.

<< lo sai che questo si chiama barare ,vero? >> proseguì, fissandolo di traverso.

Ter le mostrò il più maligno dei suoi ghigni per poi obbiettare spietatamente << no, questo si chiama patteggiare con gli essere umani.>>

Anche la principessa questa volta si lasciò sfuggire un mezzo sorrisetto divertito per poi rilasciare un lungo sospiro esausto e chiudere lentamente le palpebre.

<< farò come dici, spero solo che funzioni.>>

Il Tenebros annuì con la sua aria spavalda e boriosa di sempre, cosa che in un certo senso trasmetteva a Rein maggior sicurezza in se stessa e una lieve sensazione di familiarità che le riscaldava l’anima.

Ormai Piimi, Selen e anche quello scorbutico e antipatico di Terence erano diventati la sua seconda famiglia e voleva loro lo stesso bene che voleva a tutti i suoi amici.

Aveva imparato quali erano le innumerevoli cose che spaventavano la dolce e piccola folletta dalla pelle rosa, quali fiori erano i preferiti della bella regina di Destion e tutte le cose che maggiormente infastidivano quel burbero di un Tenebros.

Se si fosse mostrato qualche volta più gentile e disponibile con lei, Rein era certa che Ter sarebbe stato il suo tipo ideale di fratello maggiore, ma forse era già così che aveva iniziato a considerarlo : come un fratellone rompiscatole che aveva da ridire su tutto ciò che faceva e adorava comandarla e darle ordini a bacchetta.

Sorrise, mentre cominciava da lontano ad avvertire le diverse ombre che si stagliavano sul terreno in superficie.

Erano tutte talmente tanto piccole che era quasi impossibile distinguerle le une dalle altre.  

Poi, come se una lampadina si fosse accesa nella sua testa, individuò un’ombra più grande che sfrecciava veloce sul terreno spoglio che aveva sopra il suo capo.

<< l’hai trovata? >> le chiese Terence, in tono cupo e le braccia severamente incrociate al petto.

Rein rilasciò un sospiro, cercando di concentrarsi meglio e strizzando maggiormente le palpebre già ben chiuse.

<< forse … >> sussurrò appena, stringendo forte i pugni chiusi lungo le spalle.

<< non abbiamo molto tempo.>> le ricordò, magistrale come sempre, il Tenebros fissandosi nuovamente le mani e poi le braccia che avevano cominciato a diventargli sempre più rigide e odiosamente verdi.

“che schifo …”pensò disgustato, arricciando il naso e facendo una smorfia nauseata.

L’ultima cosa che voleva era diventare un vegetale!

Dannate fate! Le avrebbe sterminate tutte una ad una non appena tutta quella odiosa faccenda fosse finita!

<< eccola! >> strillò entusiasta la principessa, mentre una gocciolina di sudore le scendeva lungo la tempia fino ad arrivarle allo zigomo.

<< perfetto, ora cerca di ricreare l’ambiente in cui si trova, materializza dentro la tua testa la sua immagine e quella di chi le sta accanto.>>

<< sembra facile detto così, hai idea di quante ombre ci siano lì sopra?! Inoltre non ho idea di dove si trovino, sembra un posto parecchio desolato, come una steppa o una landa deserta.>>

<< non concentrarti su particolari inutili, individua soprattutto il percorso della gara e l’avversaria della folletta.>>

<< già fatto, è la stessa amorevole fatina che ci ha fatto da interprete nella stanza della Regina.>>

<< motivo in più per farla fuori una volta usciti da qui.>>

<< Terence, non scherzare per favore, sto cercando di rimanere concentrata!>>

<< chi ti dice che io stia scherzando? >>

Un nervo cominciò a pulsare sulla fronte aggrottata e madida di sudore della turchina, che se in quell’istante avesse potuto avrebbe di sicuro lanciato contro il Tenebros una delle sue scarpe, per fargli tenere a freno quella sua linguaccia biforcuta.

Mordendosi a sangue l’interno della guancia si riconcentrò maggiormente sull’ombra di Piimi e su quella della sua avversaria.

Dal movimento che eseguivano stavano già gareggiando l’una contro l’altra in una serie di piroette e sferzate a novanta gradi in aria, su un percorso fatto di sabbia, pochi alberi e rami che parevano alimentati di vita propria.

Deglutì, asciugandosi il sudore che le imperlava la fronte diafana con un gesto veloce del braccio.

Sentiva la pelle bruciargli come se fosse rimasta esposta per troppo tempo sotto caldi raggi solari estivi.

Ma sapeva bene che era l’effetto dell’incantesimo che quelle maledette cosine volanti le avevano lanciato addosso.

Ebbe quasi paura di osservarsi ad uno specchio e notare così di essere diventata totalmente verde, come uno di quegli alieni che vedeva apparire nei film di fantascienza che piacevano tanto ad Auler e Sophie.

Lei, onestamente, preferiva i film dove fra lotte e battaglie si delineava sempre la trama di una travolgente storia d’amore.

Ma i gusti erano gusti, è quello non era certo il momento adatto per pensare a quel genere di cose! Si auto rimproverò scuotendo di poco la testa.

<< quanto manca alla fine della gara? >> si informò stufo di attendere Ter, rimettendosi seduto sul terriccio umido.

<< non lo so, non riesco ancora ad individuare il traguardo.>> gli rispose pacatamente la compagna di squadra, che da qualche istante aveva preso a porsi la stessa domanda.

Era esausta e di quel passo non era certa di riuscire a gestire in pieno il potere di Elias e anche la trasformazione che doveva effettuare.

Se non ci fosse riuscita sia lei che Terence sarebbero morti asfissiati in quella cupola nera, come due topi in una trappola.

Non poteva permettersi di fare una fine tanto pietosa, no signore!

Stava ormai per allentare la concentrazione, rilasciando un sonoro quanto spazientito sbuffo, quando intravide qualcosa stagliarsi nella steppa in cui Piimi si stava contendendo l’ardita vittoria.

La sua ombra non era poi così lontana da quella della fata avversaria, che la sorpassava solo di a malapena mezzo metro.

Dovevano agire immediatamente se volevano vincere e trarsi in salvo.

<< Ter, ci siamo! >> esclamò in tono determinato e digrignando i denti per un ultimo sforzo.

Terence scattò in piedi e la raggiunse in due falcate chiudendo a sua volta gli occhi.

<< le spiegherò telepaticamente cosa abbiamo intensione di fare.>> le disse il ragazzo, con il tono leggero di chi sta andando a fare la spesa al supermercato.

<< tu puoi farlo?! >>

Anche se non poteva vederlo Rein giurò che il ragazzo avesse ghignato altezzoso prima di risponderle.

<< ricordi? io posso fare tutto al buio.>>

Rein si limitò ad annuire lievemente, troppo concentrata per ribattere su qualcosa.

Qualche minuto dopo sentì Ter pronunciare in tono solenne : << ora.>>

Non se lo fece ripetere due volte e passando le dita sulla rilevatura dell’angelo marchiato sul suo arco ,trasformò quest’ultimo nella nuova arma che era riuscita a conquistarsi con sudore e fatica.

Due candide ali d’angelo le spuntarono dalla schiena, illuminandola di un lieve e candido bagliore di luce.

Si portò poi il flauto d’argento alla lebbra, soffiando e lasciando che lo strumento emettesse un’unica e singola nota.

Una folata di vento torbido l’ avvolse, spostandosi poi verso la superficie al di là della loro prigione.

Rein staccò di poco le sue labbra dal flauto e aprendo lentamente gli occhi rilasciò perentoria il suo ordine.

<< và.>>

E il vento obbedì.

 

Piimi non capii immediatamente cosa le stesse succedendo.

Un attimo prima cercava di schivare tutte quei maledettissimi rami che le piombavano addosso dal nulla, ostacolandola e facendole perdere terreno proprio a pochi metri dal traguardo, e l’attimo dopo sentiva la voce imperiosa di Terence sussurrarle qualcosa nella sua testa.

Dentro la sua testa ad essere precisi.

Quel ragazzo ne sapeva sempre una più del diavolo!

La sua voce le spiegava in toni pratici e frettolosi il suo folle piano e la situazione in cui si trovavano lui e la povera Rein, imprigionati nel sottosuolo.

Così, mentre cercava di recuperare le distanze fra lei e Violetta, la sua fata avversaria, quando ormai mancavano quasi meno di dieci metri dal traguardo, sentì qualcosa avvolgerla totalmente e trasmetterle una stupenda sensazione di infinita leggerezza.

Come se fosse fatta di sola aria.

Realizzò in quell’istante che l’incantesimo si era compiuto e ,raccogliendo nell’ultimo tratto tutte le  sue energie, sfrecciò come un fulmine tagliando la meta finale.

Aveva vinto …?

Aveva vinto ,sul serio?

Oh santi folletti, aveva sul serio battuto una fata in una gara di volo!

Erano salvi! Erano liberi!

Fu questo il suo ultimo pensiero prima di essere ricoperta di uno strano strato di polline dorato.

 

 

<< no! >> gridò furiosa Rein, sbattendo un piede a terra e aprendo di scatto gli occhi acquamarina.

Terence le riservò un’occhiata imperscrutabile e lei aggiunse irata.

<< le hanno lanciato contro una nube di polline e ora uno stormo di fate la sta portando via! >>

Il Tenebros grugnì appena e la sua mascella fremette di rabbia.

<< dobbiamo andarcene alle svelta da qui, siamo ricresciuti maggiormente.>> sibilò poi, voltando le spalle alla turchina.

Rein si guardò le mani e poi osservò il tetto fatto di terreno umido che le sovrastava la testa.

Ormai mancava solo un metro prima che la sua testa toccasse del tutto il terriccio sopra di lei.

“ Maledizione …”

<< e Piimi? >> domandò poi preoccupata in direzione dell’amico.

<< sa cavarsela da sola, scommetto che ci raggiungerà presto.>>

La turchina lo fissò inizialmente con un espressione del tipo “ vuoi scherzare!?! ” per poi sentirsi più sollevata notando la luce determinata che risplendeva nel profondo degli occhi smeraldini del giovane.

Non sapeva perché, ma nonostante tutto non poteva far altro che fidarsi di Terence ,che sembrava parecchio sicuro di quello che aveva appena affermato, anche se a una prima analisi appariva un’idiozia bella e buona.

<< lo spero tantissimo.>> sussurrò poi, mettendo su un leggero broncio rattristito.

<< non fare la bambina e sbrigati, non ci rimane molto tempo! Vuoi rimare verde per sempre?>>

<< ma se non l’annullano le fate l’incantesimo noi che possiamo fare? >>

<< se evadiamo da questo posto : punto primo evitiamo di morire, punto secondo saremo finalmente fuori da questa radura, punto terzo non avranno più nulla per ricattare Piimi e saranno costretti a cederle ciò che ci spetta.>> spiegò in tono seccato il giovane, elencando tutti i punti con le dita delle mani.

Rein fece roteare gli occhi al cielo, esasperata dal suo tono borioso, per poi annuire fermamente e ricominciare a concentrarsi.

<< devi darmi la mano.>> soffiò qualche minuto dopo, rivolgendosi al ragazzo che la fisso sgomento con espressione sdegnata.

Poi, borbottando qualcosa sottovoce che Rein non riuscì a comprendere, afferrò la mano guantata che la turchina gli stava porgendo.

Ricrebbero ancora di qualche cm prima che Rein riuscisse del tutto a completare l’incantesimo e Ter dovette piegarsi un po’ con la schiena per non toccare il soffitto con la testa.

<< ti decidi a darti una mossa?! >> sbottò poi, stritolando la mano di Rein.

<< ahio, ci sono quasi, ameba! Dammi solo qualche altro secondo! >>

Il moro sbuffò nuovamente, ma l’attimo dopo sentì un dolore lacerante partire dal suo palmo per poi espandersi dal braccio fino a tutto il resto del suo corpo.

Rein invece sembrava rilassata come non mai, mentre per lui dover diventare parte stessa dell’ombra per attraversala equivaleva a toccare un filo elettrico scoperto con la mano bagnata.

Quando il dolore cessò e Terence risentì il suo corpo ritornare a farsi consistente e il dolore bruciante sparire pian piano, capì che erano finalmente usciti fuori da quel dannato posto!

<< oddio! >> urlò Rein sconvolta, stordendolo e indicandolo con il dito indice tremate.

Si portò tutte e due mani alle orecchie e poi la fissò adirato, volendola incenerire con il solo sguardo.

<< che c’è?! >> le chiese in tono alterato.

<< hai la faccia quasi completamente verde e il tuo collo è ricoperto da scaglie di … Oddio! Siamo delle piante! Siamo dalle piante! >> urlò nuovamente la ragazza, prendendosi il viso fra le mani con aria sconvolta.

Ter la fissò con gli occhi di smeraldo ridotti a due finissime fessure taglienti e un’espressione quasi offesa stampata nel volto di cui la fronte comprendeva striature di verde mischiato al marrone.

Anche il viso di Rein mostrava delle strisce color verde militare che le partivano dal collo fino a raggiungere la parte destra della mascella. 

<< non dire sciocchezze, non lo siamo ancora! >> ribattè  convinto il ragazzo, per poi farle cerno di tacere e di rimettersi in piedi.

<< dobbiamo andarcene subito da qui! il bosco non è sicuro di notte e siamo ancora troppo vicini alla radura, le fate valchirie non ci metteranno troppo a raggiungerci.>>

Rein annuì ed entrambi cominciarono a correre fra gli intrigati sentieri del bosco.

Dopo qualche minuto avvertirono il rumore ronzante delle fate alle loro spalle e la loro luce glitterata farsi sempre più vicina e rischiarare l’oscurità che li avvolgeva.

<< oh no, sono qui! >> affermò allarmata la turchina, correndo più forte e saltando alla vista di una radice che sbucava fuori dal terriccio.

<< dividiamoci! >> le urlò contro Ter, per poi sparire dalla sua visuale con l’ausilio del manto buio della notte.

<< no, accidenti! >> obbiettò Rein contro il vento, fissandosi un istante le spalle.

Lo stormo di fate valchirie si era anch’esso diviso ma almeno una quindicina di fate stavano ancora volando minacciose verso di lei.

“ miseriaccia! ” pensò, stringendo i denti.

Non sentiva più le gambe e aveva il fiato corto e spezzato.

In poche parole stava decisamente crollando a pezzi.

“ Stupidissime fate!”

Se l’avessero raggiunta non avrebbe nemmeno potuto utilizzare la magia, visto che aveva esaurito la sua energia del tutto trasportando con sé Terence nel gioco d’ombra.

“ Devo farcela! Devo farcela assolutamente! ”

Le sarebbe bastato uscire dal bosco e tutto sarebbe andato per il meglio … ma dove cavalo finiva quello stramaledetto posto?!

Parola sua, una volta fuori di lì non avrebbe mai messo più piede nemmeno in un parco pubblico!

D’improvviso, mentre svoltava svelta su in sentiero secondario sperando di seminare le sue perfide inseguitrici, sentì un crampo allucinante colpirgli la gamba sinistra e quasi non precipitò scioccata a terra quando si accorse che quest’ultima era quasi del tutto diventata rigida e dura come un pezzo di legno.

Troppo attenta ad osservare la gamba non si accorse di un ramo caduto a terra e ci inciampò sopra, cadendo nel terreno fangoso e graffiandosi le braccia e il viso.

Con il cuore in gola, senza fiato e le lacrime che le pulsavano ai lati degli occhi per il dolore che sentiva sparso ovunque e il terrore di venire nuovamente catturata osservò lo stormo di fate farsi sempre più vicino, più vicino …

Chiuse gli occhi aspettandosi la fine, quando …

Accadde qualcosa di molto peggio.

Un brivido gelido le fece ghiacciare il sangue nelle vene, la sua ombra tremò allarmata e il buio che avvolgeva la foresta parve animarsi del tutto.

“ oh no …”

Un grido disumano esplose nell’aria e le fate scomparvero in tutto quel verde scuro.

Rein, con il cuore che le martellava prepotente nelle orecchie ,tanto da fargli anch’esso male, si voltò appena alzando gli occhi al cielo e notando uno stormo d’aquile nere enormi dirigersi verso il bosco.

Poco più indietro, una decina di quelle ombre nere a forma di serpenti stavano incendiano ogni cosa rilasciando una cascata di fuoco nero dalle fauci spalancate.

C’era solo un’unica spiegazione a tutto quello.

Spazio era stato attaccato, i Tenebros erano arrivati.

Ed erano arrivati per uccidere lei.

Animata da una nuova energia sconosciuta ,che le esplose dentro come un fulmine a ciel sereno, si rimise temeraria in piedi e riprese a correre come un animale braccato dal proprio predatore.

Sentì lo stesso dolore della gamba lacerarle il collo e la mano sinistra, segno che la trasformazione non si era ancora arrestata.

Ma doveva resistere : doveva assolutamente trovare gli altri e andarsene via di lì, prima che fosse stato troppo tardi!

Non poteva permettere che i Tenebros la individuassero, non proprio in quel frangente dove non avrebbe nemmeno potuto difendersi.

Corse, saltò, urtò contro tronchi d’alberi ma non si fermò mai nonostante i polmoni le bruciassero chiedendole urgentemente aria.

Con la mente semi lucida si domandò dove fosse finito Terence, non sapendo che al ragazzo era quasi toccata una sorte peggiore della sua.

 

Ter si era già da parecchio accorto dello strano movimento delle tenebre che gli vorticavano intorno.

Conosceva fin troppo bene quella sensazione, per non essere in grado di riconoscerla.

I Tenebros erano dannatamente vicini e se il loro improvviso arrivo l’aveva salvato dalle fate valchirie adesso il problema principale era mettere in salvo la principessina e far sì che nessuno potesse riconoscerlo.

Continuando a correre a perdi fiato nel bosco ,con tutti i sensi concentrati sul ritrovare Rein, quasi non udì lo scalpiccio che marciava al ritmo dei suoi passi poco distante da lui.

C’era qualcun altro all’interno della foresta.

In primo momento sperò che fosse la compagna di squadra, ma poi si accorse che quei passi erano troppo pesanti per appartenere ad una ragazza.

Si mise in guardia, osservando i movimenti delle fronti degli alberi alla sua destra spalancarsi a poco a poco.

Poi, improvvisamente, tra il verde e l’oscurità della notte, riconobbe una figura che credeva esser riuscito a dimenticare con il tempo.

Riconobbe una delle poche anime luminose che avevano segnato il suo passato.

E - ne era sicuro dal modo in cui lo stava fissando con astio, stupore, rancore e rabbia- Castel aveva di sicuro riconosciuto lui.

<< tu … >> sibilò il nuovo arrivato fra i denti digrignati, fermandosi di getto con aria sbigottita e agitata.

Terence lo fissò impassibile, gli occhi puntati in quelli ricolmi d’odio del giovane Lumos.

Non pronunciò una sillaba, rimase solo immobile a fissarlo per innumerevoli istanti prima che Castel gli mostrasse un pugno chiuso davanti al volto contratto dalla rabbia e dal dolore.

<< credevo fossi morto … è invece eccoti, maledetto! >> urlò, avanzando velocemente verso di lui minaccioso.

Si scagliò contro il suo nemico con forza, e il suo destro mancò di poco il volto del moro.

<< come hai potuto!? Come hai potuto!? >> continuava a sbraitargli contro adirato, scagliando colpi alla ceca, invaso dalla rabbia.

Ter si limitava a pararli e a schivarli non rispondendo all’attacco dell’arancio.

<< sapevo che eri vivo! È stata tutta colpa tua, colpa tua!!! Tu l’hai tradita! >> continuò a urlare Castel, riuscendo a colpire in pieno volto il suo avversario che traballò appena.

Il Lumos riprese fiato ,con le braccia che gli fremevano per l’adrenalina dello scontro e per tutto il risentimento che gli scorreva nelle vene.

Il moro si asciugò il rivolo di sangue che gli scolava dalla bocca lentamente e quando riaprì gli occhi quest’ultimi erano ritornati ad essere rossi come due pozzi di sangue.

<< ti sbagli! >> grugnì, cercando di placare le sue emozioni.

<< come hai potuto farle una cosa simile?! Dopo tutto quello che avevo fatto per te … come hai potuto lasciarla morire?!? >>

La rabbia ,dopo l’ultima infamia subita, parve del tutto sfuggire fuori dal controllo del Tenebros che iniziò anch’egli a tremare non riuscendo più a controllare il proprio potere – che era aumentato a dismisura ed era enormemente attratto dalla sete di sangue dei suoi simili – e la proprio sconfinata ira.

Le tenebre cominciarono a prendere consistenza intorno a lui diventando spirali di fumo nero e denso, mentre la sua spada rilasciava sinistre scintille di fuoco scoppiettante.

<< sarebbe ancora viva se non fosse stato per te!! >> aggiunse ritornando all’attacco Castel, ma venne fermato dall’onda d’urto generata dall’avversario che rilasciò un forte urlo che esprimeva tutta la sua rabbia repressa mista a disperazione.

<< sta zittooo!!! >>

Quella volta fu Ter a partire alla riscossa e a colpirlo allo stomaco e il Lumos si ritrovò a indietreggiare, sputando sangue dalla bocca, sentendo l’aria mancargli e la vista appannarsi leggermente.

Il moro cercò di riprendere il controllo dei suoi poteri, prendendosi la testa fra le mani e digrignando forte i denti, mentre il Lumos continuava a fissarlo come se avesse davvero potuto ucciderlo con solo la forza del pensiero.

Si fissarono per qualche altro istante, entrambi frementi di rabbia ma per ragioni diverse.

L’arancio stava ripartendo furente all’attacco, quando una voce intervenne a fermarlo.

<< Castel! Castel! Dove sei?! I Tenebros hanno attaccato il villaggio dobbiamo andare da loro!!! >> sentì urlare a squarciagola il piccolo Gon, che correva fra le fronti massicce degli alberi che gli impedivano di vederlo.

Castel deglutì a fatica continuando a stringere fortemente i pugni e ,osservando per un’ultima volta il suo avversario, gli puntò infine l’indice contro.

<< non finisce qui, io e te abbiamo un conto in sospeso non dimenticarlo! >>

Poi sparì veloce come il vento anche lui, correndo verso il ragazzino.

Terence diede un calcio al vuoto prima di voltarsi e ritornare a correre anche lui ma dal lato opposto.

Doveva ancora ritrovare quella dannata ragazzina!

 

Rein non aveva più fiato e sentiva le gambe cederle ad ogni passo che compiva.

Purtroppo i Tenebros erano sempre più vicini, mentre lei rimaneva ancora sperduta fra tutto quel verde devastante.

Se continuava a correre come una forsennata era per paura che quelle bestie infernali la raggiungessero e spinta dal suo spirito di sopravvivenza non permetteva a nessuna radice di mandarla al tappeto.

Ma quando avvertì il rumore di passi affianco a lei, da qualche parte in mezzo alla foresta di rami intricati e liane penzolanti, il suo interno sistema nervoso andò nel panico e rimase immobile ad osservare l’inevitabile.

“ sono morta …”pensò, credendo che qualche ombra nera l’avesse già raggiunta.

E invece …

Inizialmente pensò di essere svenuta per la troppa stanchezza e che fosse improvvisamente piombata in uno dei suoi misteriosi sogni.

Non avvertiva più nessun dolore massacrarle il corpo né il gracchiare di quegli orrendi mostri sopra la testa.

L’unica cosa che percepiva era solo l’incessante battito del suo cuore e la sensazione che il tempo si fosse improvvisamente fermato.

L’ossigeno nell’aria le parve esaurirsi di botto mentre i suoi occhi rimanevano increduli a fissare la sagoma ansimante del principe della Luna di fronte a lei.

Respirava pesantemente e indossava una strana tunica addosso che non gli aveva mai visto.

I ribelli capelli violacei erano increspati di fango e gli ricadevano scompigliati sui profondi occhi cobalto che malcelavano lo stupore del giovane.

Rein notò affascinata qualcos’altro brillare in quelle iridi misteriose e per un attimo le parve che fosse contentezza e sollievo.

Per … lei?

Avrebbe tanto voluto parlargli, avvicinarsi a lui … toccarlo per vedere se era veramente reale o solo il frutto della sua fervida immaginazione.

Ma non ne ebbe il tempo.

E prima che anche il Principe della Luna riuscisse a pronunciare alcun che si sentì afferrare dal busto e trascinata via da due braccia forti ricoperte di nero.

Quando il contatto visivo cessò la sua mente sembrò crudele volerla nuovamente riportare alla dura realtà.

E tutto ricominciò a scorrere violento e feroce intorno a lei.

E il peso della Guerra ritornò perfido a gravarle addosso come un macigno troppo grande da poter sorreggere da sola.

Non aveva tempo per certe sciocchezze, quello non poteva essere realmente Shade!

Shade non poteva trovarsi su Spazio … come avrebbe mai potuto attraversare il confine magico che divedeva il loro mondo dall’altro Universo?

<< TERENCE! >> urlò dimenandosi, concentrandosi sul ragazzo che la teneva su una spalla come se fosse un sacco di patate.

Si osservò per un’ultima volta alle spalle, per vedere se il principe era ancora lì.

Ma c’era solo tanto buio e tanto verde.

<< mi dici che stavi facendo lì impalata? Se non te ne fossi accorta ci stanno attaccando! >> le sbraitò contro il moro e la turchina notò che sembrava parecchio nervoso e anche piuttosto provato.

Non lo aveva mai visto così agitato prima d’ora.

<< cosa facciamo adesso? Non possiamo uscire dalla foresta e non possiamo nemmeno tornare indietro ,che facciamo?! >> gli domandò allarmata, quando il Tenebros la lasciò andare.

Quello digrignò forte i denti e strinse i pugni fino a conficcarsi le unghia nel palmo.

<< non ne ho idea.>> le rispose turbato, correndo a più non posso.

<< ah bene! >>

<< sai dov’è Piimi? >>

<< e secondo te come faccio a saperlo!? >>

Proprio mentre finiva di pronunciare la frase un batuffolo rosa, sfrecciando troppo velocemente in aria, le andò a sbattere dritto in faccia.

Terence rilasciò un sospiro carico di tensione fermandosi di botto, mentre Rein abbracciava euforica Piimi.

<< c’è l’hai fatta! C’è l’hai fatta! >> continuava a congratularsi, stritolando la piccola amica che era quasi scoppiata in lacrime di gioia.

La terra sotto i loro piedi cominciò a tremare e Terence dovette saltare per impedire che un albero gli finisse addosso, mentre continuava a tenere costantemente d’occhio la situazione dall’alto.

Le aquile erano quasi giunte sopra le loro teste.

<< questo non è il momento per gli abbracci! Presto Piimi lo specchio! >> affermò risoluto ,porgendo la mano in direzione della folletta.

Rein lo fissò aggrottando le sopracciglia confusa.

<< quale specchio? >> domandò perplessa, inclinando il capo.

<< l’indizio delle fate.>> le rispose sorridendole fiduciosa Piimi, porgendo immediatamente il piccolo specchio dalla forma di foglia a cinque punte al compagno di squadra.  

<< l’indizio delle fate è uno specchio?! Cioè, abbiamo rischiato la vita un casino di volte per uno specchio?!>> domandò l’altra allibita, gesticolando come un’isterica.

<< no ,razza di idiota, non è uno specchio come tutti gli altri! >> la sgridò Terence, fissando con occhi cupi il vetro scintillante dell’oggetto.

<< facci vedere l’arma suprema della Terra! >> gli ordinò in tono perentorio, tenendolo a pochi cm dal viso, ma quello continuava ostinato a riflettere soltanto la sua immagine.

Il giovane prese a sballottarlo in aria con fare alterato << mostraci immediatamente quella maledettissima arma! >> gridò furibondo, con il fumo che quasi gli usciva dalle orecchie.

Rein lo fissò come se fosse un pazzo appena evaso dal manicomio per poi commentare incredula << perché stai gridando cose davanti ad uno specchio? Non so se te l’hanno mai detto ma non può risponderti. >>

Piimi stava per spiegarle il tutto in maniera gentile ma il giovane, come se si fosse improvvisamente ricordato dell’esistenza della turchina, le lanciò in mano l’oggetto.

La principessa notò preoccupata il colore delle sue iridi variare dal verde più intenso al rosso carminio e quasi non prese a tremare dalla paura.

Decisamente, era meglio non farlo infuriare in quel momento.

<< digli di mostrarci l’arma! >> gli ordinò il Tenebros senza mezzi termini.

<< come? Perché?! >>

<< tu fallo e basta! >>

La sedicenne fissò dubbiosa l’amico e poi lanciò un’occhiata confusa in direzione della folletta che annuì fermamente alle parole del ragazzo.

Intanto il terreno sotto i loro piedi continuava a tremare, scosso dai movimenti che quei serpenti giganti provocavano.

<< uff, e va bene : allora, stammi bene a sentire specchio delle mie brame mostraci subito dove si trova L’Arma Suprema Della Terra! >>

Lo specchio si illuminò d’improvviso di una meravigliosa luce azzurra che accecò per qualche istante i tre compagni di squadra.

Poi un’immagine cominciò a formarsi al suo interno mostrando le sagome … di un altro ammasso di alberi.

<< la foresta della paura! >> trillò Rein, spalancando gli occhi ancora incredula.

<< bene! >> affermò Terence, lanciando uno sguardo di intesa alla folletta che annuì e toccò con le sue manine le spalle dei due amici.

<< Rein attiva il ciondolo! >> esclamò seria rivolta alla turchina che – nonostante non ci avesse ancora capito nulla su tutta la faccenda – asserì, stringendo fra le dita la superficie di cristallo che iniziò a sprigionare il suo potere avvolgendoli in una spirale di nebbia grigia.

L’attimo dopo, prima che un gruppo di alberi crollasse loro in testa, i tre si ritrovarono catapultati sul suolo erboso della famosa foresta, nel Regno di Tana-Tana sul pianeta Wonder.

<< no, ancora alberi no! >> si lagnò Rein, guardandosi intorno e rimettendosi in piedi dopo l’atterraggio non proprio elegante.

<< per lo meno non c’è più nessuno che ci insegue. >> sospirò sollevata Piimi, poggiandosi sopra la spalla della turchina.

<< muoviamoci e quasi l’alba.>> mugugnò il Tenebros in tono cupo e le due si misero subito in marcia dietro di lui, che pareva aver recuperato un po’ di calma ora che non si trovava più ad un passo dallo scontrarsi contro il suo popolo e a dover fare i conti con il suo arcano passato.

<< dove pensate che possa essere l’Arma della Terra e soprattutto qualcuno sa cosa sia? >> domandò curiosa la principessa, osservando contenta le sue mani ora ritornate al loro colore naturale così come anche la sua gamba.

Sistemò poi quello strano specchio – di cui non aveva ancora ben capito le funzioni – alla cintura e fissò ad uno ad uno i suoi compagni di squadra.

<< se non sbaglio, dovrebbe essere un Guanto.>> parlò Piimi, guardandosi in giro alla ricerca di un indizio che potesse svelar loro dove si trovasse la preziosa arma.

<< un Guanto?! Wow … quello sì che farà scappare a gambe levate i nemici.>> commentò ironica, ricevendo l’occhiata al vetriolo di Terence.

<< fa poco la spiritosa e dicci se noti qualcosa di strano.>>

<< qualcosa di strano?! non so se lo avete notato ma siamo di nuovo dentro una maledettissima foresta! Se avessi voluto visitare tutte i boschi di Wonder mi sarei iscritta ai Boy Scout quando ero ancora piccola. >>

<< questo posto fa venire i brividi.>> mormorò angosciata la folletta, stringendosi le braccia al petto e ignorando, così come anche il moro, le urla isteriche della principessa.

<< perché la chiamano foresta della paura ,Rein? >> domandò poi alla turchina, che ancora imbronciata e seccata si guardava circospetta in giro.

La domanda dell’amica però le fece venire alla mente molti ricordi passati che ,come tanti flash di fotografie, le apparvero veloci nella mente.

<< dobbiamo trovare Snowy! >> decretò improvvisamente in tono sicuro.

<< chi? >> chiesero insieme gli altri due.

<< vi spiegherò tutto poi, adesso seguitemi, mi è venuta in mente una cosa.>>

La turchina riprese a camminare più velocemente fra gli alberi spogli delle foresta, seguendo il fruscio del fiumiciattolo che sapeva percorreva tutto il fitto bosco.

Quando finalmente raggiunse il posto dove sei anni fa si era ritrovata con Fine, Bright e l’allora ancora Eclipse, tirò un sospiro di sollievo correndo verso l’albero cavo centrale.

<< Snowy! >> gridò, sperando che la sua idea funzionasse << Snowy, sono io! Sono Rein! >>

Terence e Piimi si lanciarono un’occhiata perplessa, non capendo cosa la principessa avesse in mente.

<< Snowy! >> provò ancora Rein, urlando con quanto più fiato avesse in gola.

Dall’albero cavo cominciò ad apparire d’un tratto il tapiro magia-sogni che aveva intrappolato lei e i suoi amici anni addietro.

<< Rein? Sei proprio tu? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che sei venuta a farmi visita! >> le rispose allegro Snowy, regalandole un sorriso vivace.

Rein cercò di abbozzarne uno uguale ma si sentiva sfinita e aveva l’impressione che sarebbe crollata a terra addormentata per la troppa stanchezza da un momento all’altro.

<< Snowy ho bisogno che tu mi faccia un favore, un grosso favore.>> parlò, in tono disperato e portandosi le mani al cuore.

Il tapiro la fissò confuso svolazzando in aria << dimmi.>>

<< sei anni fa, hai detto che per usare il tuo potere magico usavi un’arma, un’arma speciale, beh io ho bisogno di quell’arma, sarebbe molto importante per me.>>

<< vuoi il mio guanto magia-sogni? Ma senza di quello io non so più dove terrò nascosti gli incubi della gente.>> le spiegò in tono infantile Snowy, scuotendo di poco il capo.

<< per favore Snowy, prometto che te lo restituirò.>>

Il tapiro la fissò per qualche altro secondo ancora indeciso, poi rispose.

<< e devi anche promettermi che verrai a trovarmi più spesso! >>

La ragazza annuì, sorridendo raggiante in direzione del magia-sogni.

Quello scomparve nuovamente dentro l’albero per poi rispuntare facendo lievitare in aria un guanto di pelle color marrone scuro, strappato e logorato dal tempo in più punti.

Rein lo fissò inclinando le sopracciglia sospettosa.

“ Non sembra un’arma leggendaria ..” pensò, alzando una mano per afferrarlo.

Non appena le sue dita toccarono il guanto quest’ultimo cominciò a colorarsi d’argento e una luce splendente lo avvolse.

Senza che Rein muovesse un solo muscolo si posizionò nella sua mano fasciandola delicatamente e poi sparì in mille scintillii luminosi come scaglie di diamanti.

<< wow … >> sussurrò sbigottito il tapiro, mentre la turchina ,ancora con la bocca semi-spalancata, fissava stupida i due amici dietro di lei esibendosi in seguito in un sorriso raggiante e vittorioso.

Anche la Quinta Arma Leggendaria era finalmente nelle loro mani … letteralmente.

<< ora devo andare Snowy, ma prometto che tornerò e … ah, un’altra cosa! >> affermò, alzando l’incide da brava maestrina.

<< non devi dire a nessuno che sono stata qui, a nessuno! Intesi? >>

<< sarò muto come una tomba, anche perché non ho mai visto niente di più bello in tutta la mia vita, vale più di cento incubi al giorno! >> esultò il tapiro euforico.

<< bene … >> concordò Rein, convinta dalla sincerità delle parole dell’amico.

<< arrivederci allora e cerca di non creare troppi guai.>> lo salutò, con un gesto frettoloso della mano a cui il tapiro rispose con entusiasmo.

<< arrivederci, principessa! >>

La ragazza si diresse in fretta verso Piimi e le afferrò la mano chiudendo gli occhi e lasciando riattivare il suo ciondolo, sparendo così nel nulla al finire del crepuscolo giusto qualche istante prima che il primo raggio di Sole illuminasse i loro volti e l’interno firmamento del Pianeta.

     

      

      

Angolo Autrice …

Qualche appunto su questo nuovo cap che mi ha data parecchio filo da torcere xD

Allora, inizialmente avevo pensato di descrivere tutta la frenetica gara di volo che la nostra Piimi avrebbe dovuto compiere per portare in salvo i suoi amici e per riuscire ad ottenere il famoso indizio delle fate.

Ma così facendo non sarei riuscita a concludere con questo cap tutta la faccenda dell’Arma della Terra e nemmeno l’attacco dei Tenebros e mi sembrava troppo crudele lasciarvi nuovamente in sospeso.

Seconda cosa : sì, lo ammetto per la faccenda dello Specchio mi sono un po’ ispirata al famoso specchio incantato della Bella e la Bestia  ** , anche se quello che vedremo usare a Rein, Ter e Piimi avrà anche dei poteri un po’ più complessi e non mostra essere umani ma solo luoghi, quindi è più come se fosse una mappa virtuale ^_^”

Terzo punto : tutta la faccenda dell’arma utilizzata da Snowy è una mia invenzione. Sinceramente non ricordo con esattezza come il tapiro riesca a strappare i sogni dei visitatori ma ho pensato che magari gli serviva un contenitore per farli stare tutti insieme X°°°D

Quarto e ultimo punto : è finalmente arrivato il tanto sospirato momento dell’incontro fra Rein e Shade.

Spero di aver espresso con maggior chiarezza possibile i sentimenti provati dalla principessa.

Lo so è stato tutto fin troppo veloce ma era per non spezzare il momento di tensione dovuto all’attacco che stavano subendo.

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, perciò non esitate a dirmi il vostro parere xD

Ringrazio di cuore _BlueLady_, _Li_, LitteMoon e Tata_Angel che hanno recensito lo scorso cap e anche a chi si limita a leggere in silenzio =)

Alla prossima,

Kiss Kiss

BellaLuna

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Capitolo 22
*** Amore Che Viene e Che Và ***


Amore Che Viene e Che Và

 

 

<< come hai potuto farle una cosa simile?Dopo tutto quello ha  fatto per te,come hai potuto lasciarla morire!? >>

 

                                                                     OoOoOoOoOo

 

Senza che potesse impedirlo Terence si vide circondato dal buio.

Ovunque porgesse lo sguardo vi era solo un’immensa distesa di tenebre ad annichilirgli la vista e a far strisciare il suo corpo in un sussulto di tacito gelo.

Perché aveva così freddo?

Dove si trovava? Cos’era quel posto?

Non poteva fare a meno di chiedersi il giovane guerriero dagli occhi di smeraldo, continuando ad avanzare in tutto quel buio e tenendo lo sguardo fisso ai suoi piedi per paura che anche il suo primario elemento potesse tradirlo e inghiottirlo in un barato oscuro che non aveva fine.

E ancora quel freddo …

Quel brivido viscido che gli partiva dal cuore e si espandeva in tutto il suo corpo scosso da tremori e da un pizzico di insano accenno di inquietudine.

Poi ,d’improvviso, quando stava cominciando ormai a stancarsi di camminare a vuoto e le sue gambe avevano preso - senza che lui glielo avesse minimamente ordinato - a correre forsennate, apparvero chiare davanti ai suoi occhi stanchi dell’immagini fugaci generate dall’illusione della sua mente.

Rivide l’imponente e inquisitoria sagoma di suo padre, la sua folta barba brizzolata, gli occhi rossi come buchi di sangue e il ghigno di superiorità ad arricciargli le labbra sottili.

Rivide lui da ragazzino, gli occhi fissi in quelli di suo padre, l’espressione fiera di un giovane guerriero nato per scendere in battaglia con le mani già macchiate di liquido vermiglio.

Terence ricordava perfettamente quel giorno.

Il suo primo omicidio.

Un tonfo al cuore lo fece indietreggiare, il freddo diventò più pungente arrivando a lacerargli la carne.

 

Vide suo padre posare su se stesso da ragazzino una mano sulla sua spalla, rivolgendogli parole cariche di orgoglio e morte.

Con due dita gli tolse il sangue che gli scolava da un taglio sulla guancia, portandoselo poi alle labbra leccandolo avidamente.

<< questo è il sangue degli sconfitti figliolo, dei deboli! Loro non sono come noi non meritano di vivere …>>

<< sì, padre! >>

<< diventerai un grande guerriero figlio mio, il migliore! Tutti di temeranno, nessuno oserà opporsi a te e ,al momento giusto ,insieme conficcheremo la nostra spada sul suolo di Spazio proclamandoci unici e assoluti vincitori.>>

Il ragazzino sogghignò, pregustandosi sulle labbra il dolce sapore di quella vittoria tanto ardita.

Dalle sue mani gocciolava ancora il sangue caldo delle sue vittime, come degna prova della fine della sua innocenza.

 

Terence sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui alla vista di tale scena rimembrata ed estrapolata via dai suoi ricordi per tornare a ribadirgli ancora una volta chi era e qual’era la sua missione.

Distruggere, uccidere, regnare.

Continuando a tremare e a fremere di dolore si accosciò a terra, poggiando i palmi delle mani su quel pavimento di tenebre illusorie.

Inspiegabilmente non aveva più fiato nei polmoni, sentiva la testa girargli vorticosamente e la vista annebbiata da un velo opaco e invisibile.

Cosa gli stava succedendo?

Prendendosi il capo fra le mani lanciò un urlo disumano che rimbombò in quella prigione oscura stordendo lui stesso.

Il ricordo allora cambiò.

E il buio venne per un attimo sostituito da una piccola fiammella di luce …

Sua madre.

 

I suoi occhi verdi che lo fissavano gioiosi mentre le mostrava i suoi progressi con la spada, esibendosi in alcuni esercizi insegnatoli dal fratello maggiore.

Aveva il viso sporco di fango, i pantaloni neri strappati così come il mantello rosso fuoco, ma un sorriso sincero risplendeva sul suo viso paffuto.

<< hai visto mamma? Sono un guerriero! >>

Sua madre aveva riso, gli aveva poggiato una mano sulla testa scombinandogli gli arruffati capelli neri e poi gli aveva risposto in tono morbido e carezzevole.

<< certo Terence, e un giorno proteggerai fieramente il tuo popolo con onore e giustizia, proprio come tuo padre.>>

Il suo sorriso si era allargato a dismisura e i suoi occhi avevano brillato di un genuino entusiasmo.

Aveva annuito fermamente per poi lanciarsi all’attacco verso un nemico immaginario sguainando la sua piccola spada di legno.

Mettendo male un piede nel terriccio del giardino che circondava il palazzo era però scivolato a terra ricoprendosi maggiormente di fango.

<< accidenti.>> aveva sussurrato, massaggiandosi il sedere e provocando così le risa della madre.

Imbronciato si era voltato nuovamente verso di lei con espressione indignata.

<< mamma! >> l’aveva richiamata, come per rimproverarla di averlo preso in giro.

La donna lo fissò ancora sorridente, dritto negli occhi.

Che erano verdi come i suoi, non neri come quelli di suo fratello e di suo padre, non neri come la notte perenne che avvolgeva il loro regno.

<< scusami tesoro, ma non avevo mai visto un guerriero ruzzolarsi nel fango come un maialino.>>

Il bimbo era arrossito di disappunto e provando ad alzarsi ,con quanto più orgoglio potesse avere alla sua tenere età, era nuovamente precipitato a terra con un tonfo.

Nuovamente sua madre scoppiò a ridere e stavolta anche lui non potè che imitarla.

 

Terence fissò con espressione allibita quel ricordo impalpabile di fronte ai suoi occhi.

E … quello?

Era davvero lui?

Era davvero così felice da piccolo?

Dov’era la guerra? La battaglia? Il sangue e il male?

Aveva davvero riso da bambino? C’era stato un tempo in cui aveva giocato?

Perché non se ne ricordava?

Perché quel ricordo era venuto a galla proprio ora?

Cosa voleva dire?

Stremato dal dolore che continuava a straziargli il corpo, Terence smise di porsi domande e lasciò che semplicemente il buio lo avvolgesse.

Era così stanco … perché ribellarsi?

Stava precipitando giù, sempre più in basso e nuove immagini ricominciarono ad apparirgli davanti agli occhi, schegge dello specchio infranto del suo passato. 

Stavolta rivide suo fratello.

Serio e glaciale come una perfetta statua di marmo nero.

Gli occhi fissi puntati su di lui, severi e imperscrutabili come quelli del padre.

 

Con un gesto veloce e un sorrisetto cinico a marchiargli le labbra gli fissò sull’uniforme militare lo stemma reale.

<< complimenti fratellino, >> sibilò, guardandolo dall’alto verso il basso.

<< fai ufficialmente parte dell’esercito, oggi.>>

Il ragazzo avevo ghignato, gli occhi verdi erano due pozzi di sangue ardente e la sua espressione vittoriosa sarebbe riuscita a far tremare chiunque di indignitosa paura.

La sua ERA aveva appena avuto inizio.

                                                                                      

Il ricordo cambiò ancora e le immagini raccapriccianti del campo di battaglia gli causarono una nuova dolorosa fitta al cuore.

Quanti uomini aveva ucciso?

Quante volte le sue mani si erano macchiate di sangue?

Quante volte aveva mostrato trionfante la testa mozzata dei traditori a suo padre?

Le spire di tenebra lo artigliarono al collo, mozzandogli il respiro.

<< no! >> riuscì a gridare cercando di dimenarsi, ma più si ribellava più il buio lo strascinava in basso, … più continuava a lottare più il suo corpo non ubbidiva ai suoi comandi.

Sentì la sua mente spegnersi del tutto, tanto da non riuscire nemmeno a ricordarsi il suo nome.

Stava cedendo, stava morendo.

Pervaso dal dolore e annientato dai suoi stessi poteri chiuse infine gli occhi.

Percepì il buio invadergli il petto, risucchiare le sue energie fino all’ultima goccia, lasciarlo in fin di vita senza alcuna pietà.

Era finita.

Non era riuscito in niente.

Ovunque i suoi ricordi ora riuscissero a vagare vedeva solo troppa morte, troppo sangue.

Era finita.

 << non lasciarmi! >>

Un sussulto scosse il suo cuore ferito, un calore tiepido riscaldò per un secondo la sua anima lacerata dall’odio.

Di chi era quella voce?

 << resta qui! non lasciarmi! Non puoi arrenderti così! Non te ne puoi andare in questo modo! >> 

I suoi occhi forarono nuovamente l’oscurità.

Chiunque gli stesse parlando aveva ragione.

Era un guerriero, non poteva arrendersi senza combattere.

Lui doveva vivere!

Doveva tenere saldo l’onore del suo popolo!

Vendicare sua madre!

Doveva vivere!

Dovev-

Una folata di vento che proveniva dalla finestra aperta riuscì infine a svegliarlo dal suo incubo.

Si guardò intorno, era ancora disteso in quella maledettissima stanza nella dimora dei Lumos.

Digrignò forte i denti, stringendo talmente tanto i pugni da conficcarsi le unghia nei palmi e sentire il sangue venir fuori.

Raccogliendo tutte le sue energie provò a mettersi seduto e fu allora che ,con sorpresa, si accorse che addormentata con la testa nel suo grembo vi era la ragazza che lo avevo ospitato.

Sussultò e senza che potesse impedirselo fece leva su un solo gomito per poterla tenere meglio d’occhio.

Degludendo a fatica e con un'improvvisa insufficenza respiratoria il Tenebros si reso conto di quanto la giovane apparisse angelica e bellissima quando non era intenta a dar fiato a quella sua bocca larga, fornita di una lingua tanto affilata e velenosa quanto la sua.

I lunghi capelli rosso scarlatto le ricadevano in morbide onde sul viso diafano e sulla schiena.

Il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro e le sue labbra carnose e rosee erano leggermente dischiuse.

Ter continuò ad osservarla con espressione incredula – aveva davvero passato l’intera notte lì per badare a lui?!? - mentre sentiva un immenso calore pervaderlo e il suo cuore accelerare di un solo battito.

<< supplicarti? Io e per cosa? >>

<< per darti un po’ di calore … >>

<< non ne ho di bisogno! >>

<< sì invece … >>

Scosse fortemente la testa cercando di eliminare dai suoi ricordi le parole che la giovane gli aveva rivolto qualche notte addietro.

Prima che un battaglione della sua razza attaccasse il villaggio dove erano nascosti.

Prima di aver annientato i suoi stessi uomini per proteggere lei.

Inspirò, e il suo profumo dolce gli invase le narici stordendogli i sensi.

Non poteva andare avanti così!

Quella ragazzina si stava prendendo un po’ troppa confidenza per i suoi gusti!

Irrigidendo lo sguardo si mise seduto e il suo solo spostamento bastò per far trasalire la Lumos che spalancò immediatamente gli occhi.

Leggermente spaesata e ancora insonnolita rivolse la sua attenzione al giovane, e non appena lo vide vivo e addirittura sveglio i suoi occhi si riempirono di gioia e dovette trattenersi dall’istinto di gettargli le braccia al collo con impeto.

Il Tenebros rimase ipnotizzato dall’azzurro degli occhi di lei, che parevano aver derubato il cielo del suo colore più bello.

<< sei vivo … >> sussurrò ,con voce tremante, Ambra, cercando di reprimere le lacrime di felicità che le offuscavano la vista.    

<< che intuito.>> fu il commento acido che Ter gli rivolse, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo da lei.

Era così dannatamente bella, maledizione!

La rossa non badò minimamente alla frecciatina appena ricevuta e si passò il dorso della mano sugli occhi carichi di pianto.

Non avrebbe di certo dato a quel testone l’occasione di vederla piangere per lui!

Che poi … per quale accidentaccio di motivo si sentiva così felice di vederlo vivo e vegeto?!

Doveva essere impazzita, senza alcuna ombra di dubbio!

<< non hai perso la tua odiosa ironia, questo è di sicuro un buon segno! >> affermò la giovane rivolgendogli un sorrisino furbesco che mascherare l’insulto che gli aveva appena rivolto.

Terence indurì la mascella e ghignò appena con aria di superiorità.

<< tsk … per chi mi hai preso? Non bastano due ombre nere per mettermi al tappeto. >>

Ambra annuì e non potè evitare che le sue labbra si arricciassero nuovamente in un sorriso contento.

Smettila di sorridere, idiota?

Che diavolo hai da ridere così?

Come se gli avesse letto nella mente il ragazzo cominciò a fissarla storto e grugnendo le chiese.

<< cos’hai da ridere? >>

La Lumos scosse frenetica la testa, portandosi in seguito una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< nulla.>> rispose, intercettando lo sguardo imperscrutabile del ragazzo e ritrovandosi così ad arrossire come una scolaretta.

Abbassò immediatamente gli occhi e con le mani sudate cominciò a torturarsi la stoffa beige della gonna.

Terence rimase in silenzio a fissarla non capendo l’improvviso comportamento impacciato della giovane.

Di solito non se ne stava mai zitta e starnazzava come un gallina, lamentandosi sul suo cattivo comportamento.

Che gli stesse nascondendo qualcosa?

Che avesse scoperto il suo segreto?

Trasalì appena a quel pensiero e si ritrovò suo malgrado a sperare che non fosse così.

Altrimenti avrebbe dovuto ucciderla e per la prima volta non aveva nessuna voglia di macchiarsi del sangue di un Lumos.

Strano.

Vide la ragazza mordersi indecisa il labbro inferiore per poi lasciare un lungo sospiro carico di tensione accumulata prima di ricominciare a parlare.

<< senti … >>

Il Tenebros fece in modo di ritornare ad incatenare il suo sguardo al suo per scoprire se davvero la giovane fosse venuta a conoscenza di un particolare di troppo.

Ma quello che vide riflesso negli occhi della ragazza fu solo la sua immagine riflessa, immagine che per una volta non era macchiata nè di sangue nè di terrore.

Il suo battito accelerò ancora, tradendolo.

<< io volevo … sì beh … io volevo … >> Ambra cercò di farsi coraggio, di riuscire a gettare fuori quelle parole senza che lui notasse il modo in cui improvvisamente si era fatta rossa in viso.

Nella sua mente stava pian piano rivivendo tutte le dolorose immagini della notte precedente.

L’arrivo delle ombre nere, lei e Gon che cercano di proteggere gli abitanti del villaggio, le zanne di quel mostro a solo un soffio da lei e poi l’arrivo tempestivo di Lux -ancora tutto fasciato e dolorante per le vecchie ferite non del tutto rimarginate che aveva addosso la prima volta che lo aveva visto- e i suoi occhi da predatore fissi e accattivanti sul suo aguzzino.

Le aveva perentoriamente ordinato – insultandola di essere una sciocca ovviamente - di nascondersi e poi si era battuto con coraggio fin quando il Sole non era ritornato a risplendere in cielo e le tenebre si erano finalmente diradate.

Purtroppo però, essendo ancora gravemente malato, il giovane era crollato a terra dopo la ritirata dei Tenebros, e vedendolo insanguinato, privo di sensi e in fin di vita aveva davvero creduto di averlo perso per sempre.

<< non lasciarmi! >> gli aveva urlato contro, prendendolo fra le braccia e scuotendolo energicamente per le spalle.

<< non lasciarmi ti ho detto! >>

Poi Gon l’aveva aiutata a portarlo nuovamente in casa e l’aveva consolata dicendole che sarebbe guarito presto, che era un ragazzo forte e che non c’era nulla di cui doveva preoccuparsi.

Aveva passato tutto il tempo con lui, in quella stanza a sperare e pregare che si svegliasse per potergli parlare ancora e adesso che ne aveva l’occasione non riusciva nemmeno a dirgli grazie per averla tratta in salvo da morte certa.

Fai pena ,Lumos! Perdinci sei una Guardiana, abbi un po’ più di coraggio!

<< oh sì insomma:  volevo ringraziarti! >> sbottò infine infuriata, come se lo stesse rimproverando per una marachella, per poi voltare nuovamente lo sguardo verso il basso e stringere forsennatamente le labbra stizzita.

Dio, com’era caduta in basso!

Il cuore del Tenebros mancò un battito e dovette mentalmente registrare quella parola nella sua testa prima di rendersi conto del suo significato.

Lei … aveva ringraziato lui?

Prima che il suo orgoglio ritornasse a ricordargli che salvare vite non era proprio l’attività prediletta da uno della sua razza, un sorriso beffardo arrivò ad ornargli il viso.

<<  credo di non aver capito bene, potresti ripetere quello che mi hai appena detto? >> la beffeggiò, senza alcun riguardo, gongolando internamente di gioia quando vide lo sguardo assassino che la ragazza era tornata a rivolgergli.

<< hai capito benissimo! >> esclamò indignata, rossa in volto per la vergogna.

<< no, hai parlato troppo velocemente.>>

<< non è vero, hai sentito perfettamente quello che ti ho appena detto! >>

<< se lo dici tu … >>

<< e anche se non l’avessi sentito è meglio! Tanto era una cosa senza importanza, una sciocchezza! Anzi non so nemmeno per quale motivo l’ho detto! >> cominciò a scaldarsi la Lumos, sbraitando istericamente, troppo imbufalita dal sorrisino derisorio che il ragazzo le stava regalando.

Il ghigno di Terence si accentuò maggiormente e sporgendosi solo leggermente verso di lei -perché il busto gli faceva ancora un male terribile -  sibilò in tono maligno.

<< se davvero è una cosa senza importanza, che ti costa ripeterlo? >>

Ambra scattò in piedi sgomenta con le guancie in fiamme e i pugni stretti lungo i fianchi.

<< lo stai facendo apposta per farmi irritare, Lux?! >>

Il sopracciglio del moro scattò un istante all’in su sentendo il modo inusuale in cui la Lumos l’aveva chiamato.

Già, … Lux.

Il suo sogghigno vacillò appena mentre ,in qualche modo deluso, si chiedeva se la ragazza lo avesse comunque ringraziato con quel tono talmente tanto imbarazzato e buono da dargli i brividi, se avesse saputo chi lui era veramente.

Probabilmente no, ma ricacciò quello sciocco pensiero da un’altra parte ritornando a tortura la povera giovane che continuava a trafiggerlo con il suo sguardo da fiera combattente.

Un fremito gli percorse la spina dorsale e pregò che i suoi occhi non lo tradissero, perché mai come allora l’aveva trovata così eccitante.

Decise allora di sfoggiare la sua espressione più strafottente, rilassando le braccia e inclinando il viso.

<< tu dici? >>

La rossa strinse maggiormente i pugni per non schiaffeggiarlo e si morse interamente la guancia per non ritornare ad urlargli contro degli epiteti non proprio carini.

Mentre il suo cuore continuava a martellarle furente nel petto, si abbassò leggermente col busto, appoggiando le mani ai fianchi.

<< sei fortunato, se non fossi ancora convalescente …>> decise di colpirlo nell’orgoglio sghignazzando soddisfatta quando lo vide indurire lo sguardo e ridurre la bocca in una linea sottile priva di alcuno scherno.

<< … ti avrei già sbattuto fuori di qui a calci, perciò goditi questo bel momento signorino perché non durerà per mol- >>

Prima che riuscisse a concludere il Tenebros l’afferrò per un braccio facendola precipitare nel letto, sopra le sue gambe.

Il suo viso diafano e i suoi occhi color del cielo così meravigliosamente vicini a lui.

<< non ti conviene sfidarmi, ragazzina.>> gli soffiò glaciale sul viso, stringendo la presa che aveva sul suo braccio e osservandole intensamente le labbra.

Ambra cercò di mostrarsi più sicura e forte che mai di fronte all’espressione impassibile del giovane, ma in realtà dentro era un marasma di emozioni contrastanti e il respiro irregolare di lui che le batteva sul viso e si immischiava al suo non le permisero di articolare qualcosa di sensato per numerosi secondi che lui ovviamente usò per scrutarla e leggerle dentro come un libro aperto.

<< te l’ho già detto : non ho paura di te.>>

Terence ghignò compiaciuto, osservando l’espressione convinta e agguerrita della rossa.

Se solo avesse saputo con chi aveva a che fare forse le sue parole sarebbero state diverse.

Ma Ter si ritrovò a pensare che poteva anche essere bello ,per alcuni istanti, illudersi di poter essere realmente Lux, un Lumos.

Perché Lux avrebbe potuto avere anche una chance di entrare a far parte di un frammento di vita di lei.

Terence ,invece, quella vita avrebbe solo potuto spezzargliela.

Fu per questo motivo che, provando una dolorosa fitta alla bocca dello stomaco, la lasciò andare, distogliendo nuovamente il suo sguardo dal suo.

La ragazza represse l’impulso di massaggiarsi il braccio dolorante ma ,inaspettatamente a come il Tenebros si era aspettato, non si allontanò nemmeno di un cm da lui.

Anzi gli afferrò la mano, quella che lui stesso si era ferito e che ancora era cosparsa del suo sangue.

Ambra la accarezzò piano, quasi avendo paura di potergli fare ulteriolmente del male e lui rimase immobile ad osservare i suoi gesti, catturando più avidamente possibile ogni minimo particolare del suo viso perfetto.

<< sembra che tu ti diverta a farti del male … >> bisbigliò in tono flautato la ragazza, gli occhi di nuovo fissi e determinati in quelli di lui.

Così dannatamente vicini da togliergli il fiato e far sì che la sua mente si oltenebrasse del tutto.

Per questo non le rispose, borbottando un alterato “tsk” fra i denti digrignati.

Stavolta la ragazza gli mostrò un sorriso triste e nuovamente il giovane si stupì di quanto in fretta potesse variare il suo umore.

A che diavolo stava pensando adesso?

Perché era sempre così maledettamente imprevedibile?   

Vide le sue dita candide macchiarsi del suo sangue e fu allora che capì che doveva al più presto andarsene via da quella casa.

Da quel posto orrendo.

Da lei.

<< lasciami.>> sbottò irritato, ma commettè l’errore di ritornare a fissarla negli occhi.

E si perse in due sprazzi di oceano sconfinato da dove non sarebbe mai più voluto risorgere.

Senza più certezze, senza più la muraglia d’orgoglio della sua stirpe a proteggerlo vide la sua volontà sfuggire alle redine della ragione, e le sue labbra andare a cercare desiderose quelle invitanti e morbide di lei.

<< Ambra! >> tuonò una voce all’improvviso, piombando inaspettatamente nella stanza.

Prima che le loro bocche si sfiorassero la Lumos si alzò fulminea in piedi, confusa e imbarazzata come non mai a reggere lo sguardo preoccupato del suo migliore amico.

<< C … Castel?! Che … Che ci fai qui? >>

 

Terence arrestò in quell’istante l’affluire dei suoi ricordi immergendo la testa nell’acqua del lavandino.

Il contatto con l’acqua gelida riuscì a fargli sbollire la rabbia e l’agitazione accumulata quella notte su Spazio.

Sentiva ancora le accuse del Lumos vorticargli nella testa e pungolargli il cervello come mille pungiglioni affilatamente appuntiti.

Nonostante tutto non poteva far a meno di pensare che Castel avesse ragione.

Dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui.

Dopo averlo tirato fuori dalla tenebre e fatto conoscere la luce di un mondo migliore lui aveva permesso che gliela portassero via.

Aveva permesso che il buio la inghiottisse.

Lui l’aveva uccisa.

Lui l’aveva abbandonata.

Lui l’aveva lasciata morire.

Non aveva potuto fare niente per lei.

Non aveva potuto far nulla per salvarla.

Non le aveva nemmeno rivelato quando profondamente l’amasse.

A corto di respiro uscì la testa dall’acqua e fissò gli occhi sullo specchio di fronte a lui.

Ciò che vide fu un ragazzo totalmente immerso nelle tenebre, con la vendetta come unico scopo di vita e nessuno da cui poter ritornare finita la guerra.

Eppure ,sorrise amaro ,osservando i suoi occhi rossi ritornare finalmente nel loro colore originario, per un attimo stando vicino a lei ci aveva pure creduto.

Sì, per un attimo aveva davvero creduto che una piccola scintilla di Luce risplendesse anche nel profondo del suo cuore, temeraria e speranzosa come la Lumos che era riuscita a risvegliarla.

Quindi, alla fine, anche lei gli aveva mentito perché non c’era nessuna speciale fiammella di luce che risiedeva in lui.

Neppure un misero, fugace abbaglio di fuoco.

Solo buio.

Solo dolore.

Solo morte.

 

Rein non riusciva a distogliere lo sguardo dal particolare colore che avvolgeva quella mattina il cielo di Destion.

Striature di rosa antico si immischiavano all’arancione e al rosso creando una mare di magma sopra il palazzo.

Rein sospirò, con il viso posato sul palmo della mano e il gomito che poggiava sul davanzale della finestra di una sala nel lato Ovest del Castello.

Su Destion non vi erano né Soli né Lune, eppure Rein ,se si concentrava a dovere, riusciva a ricreare dentro la sua testa quelli del suo Regno.

I suoi pensieri vagarono allora sull’astro splendente e solitario che quella notte era riuscita ad intravedere solo per pochi istanti e di nuovo la sua mente indugiò in quel particolare momento in cui aveva creduto che Shade fosse lì, su Spazio … per lei.

Che sciocchezza! Pensò, scuotendo fortemente la testa.

Shade non la sopportava, glielo aveva sempre fatto capire in tutti i modi che non la trovava affatto carina e che la sua compagnia a volte lo portava all’esasperazione.

Erano amici ,certo, si erano aiutati innumerevoli volte durante le loro battaglie e lui si era sempre prodigato di salvarla ,chiaro, ma ogni volta era anche sempre lì per punzecchiarla, per deriderla, oppure semplicemente per prenderla in giro.

Rein ricordava perfettamente il sorrisetto sghembo che Shade adorava rivolgerle per metterla in imbarazzo e farle saltare i nervi.

E ricordava anche perfettamente come odiasse il fatto che lui alla fine ci riuscisse sempre.

Ricordava come le poggiasse la mano sulla testa e le scombinasse i capelli in modo che lei partisse alla riscossa per fargliela pagare e ricordava anche tutti i nomignoli che le aveva rivolto e le litigate senza senso in cui ricadevano puntualmente.

Molte volte si era domanda se per il principe lei fosse diventata una specie di passatempo preferito : farla arrabbiare e arrossire di disappunto sembrava sempre divertirlo un mondo!

Ma c’erano pure delle volte, e di questo Rein si inorgogliva sempre ogni volta che le venisse in mente, in cui anche lei era riuscita a metterlo a disagio.

Quando gli aveva chiesto di seguirlo a ballare per esempio o quando una volta lo avevo colto a fissarla imbambolato senza motivo.

Ovviamente lui gliela aveva fatta pagare entrambe le volte, deridendo il suo amore infantile per Bright e facendole presente le occhiate che il giovane principe dei gioielli rivolgeva frequentemente alla gemella.

C’erano delle volte in cui le parole del ragazzo arrivavano a ferirla davvero e allora ,imbronciata, capitava che smettesse di parlargli per lunghe settimane.

Quelle poche volte era Shade a tornare a rivolgerle la parola, biascicando frasi senza senso in un modo piuttosto buffo che aveva per scusarsi con lei.

Trovandolo incredibilmente comico in quelle situazioni non riusciva a tenergli ulteriormente il broncio e finiva per perdonarlo.

E si ricominciava tutto da capo.

La turchina sospirò di nuovo, l’animo confuso di chi non sa cogliere un particolare sfuggente nella tela astratta della propria vita.

<< va tutto bene ,Rein? >> sentì qualcuno domandarle al suo fianco e solo allora si accorse dell’arrivo della Regina Selen.

Acc- … che figura!

<< e-ehm  … sss-sì … grazie, Selen. >> balbettò in imbarazzo, distogliendo immediatamente lo sguardo da quello gentile della donna che sorrise vedendo la giovane rossa come un pomodoro maturo.

<< non ti avevo mai vista così pensierosa, qualcosa ti turba per caso? >>

La principessa scosse la testa, esibendosi in seguito in uno dei suoi miglior sorrisi da copertina.

<< nulla, davvero! Anzi sono molto soddisfatta : finalmente anche la quinta arma leggendaria è nostra! >> affermò entusiasta, stringendo energicamente un pugno davanti al viso in segno di vittoria.

Selen annuì piano, mostrando a Rein la sua solita espressione candida e materna.

La turchina si sentì un po’ in colpa a nascondere le sue preoccupazioni alla Regina, ma non poteva di certo rivelarle di aver visto(?) un Wonderiano aggirarsi nei pressi di Spazio.

Era assolutamente assurdo!

Esatto Rein fattene una ragione : Shade di certo non poteva trovarsi lì!

La donna le poggiò delicatamente la mano sulla spalla, con fare protettivo.

<< molto bene, ma sappi che se hai bisogno di parlarmi di qualsiasi cosa sarò sempre pronta ad ascoltarti ,mia cara.>>

Stavolta fu Rein ad annuire fermamente, osservando poi la Regina allontanarsi dal corridoio per dirigersi nelle sue stanze.

Prima che scomparisse dietro un angolo si voltò però un’ultima volta ad osservarla con aria divertita.

<< oh tesoro, quasi dimenticavo … >> aggiunse con un risolino, intrecciando le dita delle mani davanti al grembo.

<< il castello è provvisto di un … mmh … chiamiamolo osservatorio … che mi permette di tenere d’occhio le stelle e gli astri dei regni, da lì si intravede anche una Luna stupenda, se qualche volta vuoi andare a fare una capatina dentro … la porta è sempre aperta.>>

Rein trasalì e trattenne il respiro fin quando la Regina, dopo averle lanciato un occhiolino complice, non si addentrò nel corridoio successivo.

Certe volte Selen la inquietava da morire.

Che le avesse letto nel pensiero?

Poteva farlo?

Sbuffò nuovamente, scombinandosi i capelli e lasciandosi scivolare a terra lungo il muro.

Si strinse le ginocchia al petto e nascose fra le braccia il suo viso sfinito ricoperto di cerotti e garze.

“ Shade …” pensò un istante, mentre sentiva la stanchezza raffiorarle in corpo non permettendole nemmeno di tenere gli occhi aperti.

“ Shade … dove sei? ”

 

                                                                       *************

 

<< Shade, tutto okay? >>

Il giovane principe trasalì, risvegliandosi dal fiume in piena dei suoi pensieri.

<< come dici, Gon? >> domandò al ragazzino con espressione stralunata.

Il Lumos lo guardò incrinando le sopracciglia e incrociando le braccia dietro la testa.

<< santo cielo, che faccia che hai! Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.>>

Suo malgrado il cobalto si ritrovò ad arrossire appena e a distogliere lo sguardo da quello del compagno di viaggio.

“ Giusto, non poteva che essere un fantasma … solo un fantasma …”

Vedendo che il ragazzo non reagiva e che ,addirittura, era maggiormente sprofondato nei meandri della sua testa, Gon si avvicinò maggiormente a lui e si sedette al suo fianco sulla riva del ruscello che scorreva placido nella valle dove si erano rifugiati dopo l’attacco dei Tenebros al villaggio, vicino al bosco di Hale.

Il Sole adesso splendeva alto in cielo ed era ormai giunta ora di pranzo, per questo motivo avevano deciso di fare una sosta e Castel aveva già iniziato a pescare qualche metro più in là da dove si trovavano loro.

<< non ti sarai mica spaventato vedendo i Tenebros, vero? >> chiese confuso al principe, non riuscendo a capire per quale ragione il suo nuovo amico non avesse spiccicato parola dalla notte precedente.

Shade lo fissò di sbieco e la sua espressione da “ non dire idiozie ” bastò al giovane Guardiano per comprendere che non era quello il problema.

Curioso cominciò allora a domandarsi mentalmente cosa affliggesse in quel modo i pensieri del Wonderiano e quando una piccola lampadina si accese finalmente nella sua testa gli rifilò una gomitata al fianco, proclamando in tono divertito e allusorio.

<< ma certo, stai pensando alla tua ragazza giusto? La principessa … >>

Shade avvampò di brutto e sentì la gola diventargli improvvisamente secca e lo stomaco esibirsi in una tripla capriola.

Con espressione imbarazzata e indignata al tempo stesso sbraitò irritato in direzione del ragazzino << non è la mia ragazza! >>

Vedendo l’occhiata di fuoco che il principe gli stava rivolgendo Gon indietreggiò appena spaventato e improvvisò una risatina sudando freddo.

<< ok, ok … non c’è bisogno che ti scaldi così tanto.>>

Il cobalto gli ringhiò contro, per poi voltare nuovamente lo sguardo e concentrarlo sullo scorrere mite del ruscello di fronte a lui.  

Si passò esasperato una mano fra i capelli, poggiando il mento sul ginocchio piegato e ascoltando lo scrosciare dell’acqua nel suo corso.

“ era davvero Rein la ragazza che aveva intravisto nel bosco? Se sì, allora perché era sparita via in quel modo? Perché aveva preferito fuggire anziché aiutare gli altri a proteggere il villaggio come avevano abilmente fatto Castel e Gon? Di che cosa aveva così tanta paura? Che cosa ci faceva in quel posto orribile da sola?”

Le domande che gli rimbalzavano in testa erano ancora troppe e nessuna risposta intelligente era ancora riuscita ad appianare i suoi numerosi interrogativi dai quali difficilmente riusciva a scappare.

Il libro non accennava a dare segni di vita e il viaggio per arrivare al confine del regno era ancora lungo e molto, molto pericoloso.

Ma quale altra scelta aveva?

<< se non è la tua ragazza per quale motivo stai facendo tutta questa strada per riuscire a trovarla? >> spezzò nuovamente il silenzio il più giovane, grattandosi una tempia e cercando di sforzarsi per capire lo strano comportamento dei suoi amici.

Castel sembrava sempre più nervoso e infuriato mentre Shade pareva uno a cui era appena crollato un muro di traballanti certezze.

Le cose non potevano andare meglio, quindi.

Il principe ,leggermente rosso in volto e con un mezzo sorrisino malinconico, ritornò a fissarlo di traverso.

<< perché le devo un favore.>> rispose pacato, afferrando un sasso dal terreno e gettandolo nell’acqua.

<< che favore? >>

<< qualche anno fa, rischiò la sua vita per proteggere me e tutti gli abitanti del nostro pianeta, e io non l’ho mai ringraziata come si deve per questo.>>

Gon gli mostrò il suo sorriso più largo e splendente, incrociando le gambe e afferrandosi le caviglie con le mani.

<< deve essere una ragazza molto coraggiosa allora.>>

Shade sogghignò appena, ritornando con la mente ai quei lunghi giorni passati con lei ad affrontare un’avventura un po’ troppo grande per dei semplici ragazzini.

<< dipende dai punti di vista : o molto coraggiosa o semplicemente ostinatamente stupida.>>

Il Guardiano scoppiò in una risata cristallina e solare.

<< sai, una volta anche una mia amica mi aveva dato una risposta del genere, riferendosi al ragazzo di cui era innamorata.>>

 

                                                                                      oOoOoOo

<< è stato molto coraggioso, nonostante sapesse di stare ancora male ha voluto comunque intervenire per aiutarci.>>

Sentendo le parole del ragazzino dagli occhi grigi, Ambra aveva sbuffato palesemente seccata e storcendo in una smorfia di disapprovazione le labbra si era nuovamente seduta in una sedia di legno accanto al letto dove giaceva il loro comune “amico” gravemente ferito.

<< coraggioso, dici? secondo me è solo incredibilmente stupido! Non ho mai incontrato un ragazzo a cui piaccia così sfacciatamente mettere a repentaglio la propria vita. >>

Gon le aveva sorriso mesto, lanciando un’ultima occhiata al ragazzo moro steso fabbricante sul letto che ,per un riflesso involontario e delirante per il dolore e la febbre, aveva improvvisamente afferrato la mano della giovane intenta a medicargli una ferita sul braccio.

Aveva allora notato ,sorridendo interiormente e stando bene attento a non emettere fiato per non interrompere quella scena idillica, come la rossa fosse inaspettatamente avvampata  e come ,con uno sguardo più dolce e un sorriso triste, avesse ricambiato energicamente la stretta del ragazzo sussurrargli perentoria vicino all’orecchio.

<< non azzardarti a morire ,capito! >> 

Balzando giù dal davanzale della finestra decise di lasciare per qualche minuto la stanza in modo che Ambra potesse far chiarezza sui propri travagliati sentimenti.

Sorrise divertito : non li avrebbe mai capiti i grandi!

 

                                                                                   OoOoOoOoOo

<< a chi ti stai riferendo? >> gli chiese scettico Shade, riportandolo alla realtà.

Gon si mozzicò la lingua ,per aver nuovamente parlato troppo, e alzò imbarazzato gli occhi al cielo facendo spallucce.

<< a delle persone che ormai non ci sono più.>>

Il principe notò con dispiacere come lo sguardo del ragazzino si fosse incupito a tale risposta e preferì allora non indagare oltre per non rattristirlo ulteriormente.

Gli posò solo una mano sulla spalla in segno di conforto e ,anche se un po’ sforzato, Gon ritornò comunque a sorridere.

Shade ammirò la forza e il coraggio che quel ragazzino mostrava ogni giorno e il modo con cui a testa alta ed espressione fiera parlava dei suoi ideali e dei motivi che lo spingevano a lottare constantemente per portare alla pace la sua Patria.

Era davvero molto maturo per la sua età, nonostante la perenne curiosità e la lingua lunga che lo caratterizzavano.

Anche adesso lo stava fissando con i suoi enormi occhi grigi improvvisamente seri e nostalgici.

<< non è una colpa essere innamorati Shade, e non ammetterlo non serve a non nasconderlo agli occhi della gente.>>

Il principe trasalì sentendosi colto in fallo e abbassò la testa stringendo fra le dita serrate un pugno d’erba.

<< te l’ho già detto lei non è la mia ragazza e io non ne sono affatto innamorato! >> affermò indulgente, assottigliando lo sguardo e indurendo la sua espressione.

Gon gli riservò lo stesso sorriso mesto che l’anno prima aveva rivolto ai suoi migliori amici, il sorriso di chi aveva già capito tutto e preferiva rimanere in silenzio.

Rimasero qualche altro istante in contemplazione del luogo, muti come due pesci, poi il principe, forse troppo esasperato dal fluire continuo dei suoi pensieri e dalle sue angosce, si lasciò andare a un lungo momento di sfogo.

<< e anche se fosse ,lei non mi sopporta, mi detesta e me l’ha dimostrato in mille modi possibili tutte le volte che ne ha avuto l’occasione. Non facciamo altro che litigare e punzecchiarci a vicenda e quando cerco di parlarle sinceramente lei comincia comunque ad irritarsi pensando che la sto prendendo in giro! È la ragazza più cocciuta e folle che io abbia mai conosciuto, sempre alla ricerca di nuovi guai in cui cacciarsi e pericoli da cui farsi quasi ammazzare! Ho perso il conto di quante volte le ho salvato la vita oramai.>> concluse, sbuffando sonoramente e strappando continuamente fasci d’erba per sfogare in qualche modo la rabbia.

Un po’ a disagio per ciò che aveva appena spiattellato fuori girò di poco lo sguardo verso Gon che, con espressione stupita e vagamente perplessa, continuava a fissarlo sbattendo le palpebre innocentemente.

Grugnì, alzandosi in piedi e procedendo nella direzione in cui minuti prima aveva visto sparire Castel.

<< aargh … non so nemmeno perché sto dicendo queste cose a te, cosa può saperne un ragazzino di certe cose?! >> sbottò al vento, avanzando a passo di marcia.

<< ehy, aspettami!! >>

Il castano si affrettò a raggiungerlo ,con un nuovo sorrisone luminoso a risplendere sul suo volto abbronzato.  

Cercando di non sghignazzare o scoppiare a ridere, gettò nuovamente gli occhi sul viso inviperito e imbarazzato del principe.

<< beh una cosa è certa : voi grandi siete così strani, non vi capirò mai. >> proclamò ridendo d’un tratto, ritornando poi a incrociare le braccia dietro la testa. 

Shade gli rifilò un’occhiata omicida e sbuffando lo supererò senza degnarlo di una risposta.

<< ehy ,ma dove vai!? E va bene, va bene : sto zitto, lo prometto!! >>

 

                                                                              OoOoOoOoOoOoO

 

<< ma se gli vuoi bene, perché non glielo dici a Lux quando si sveglia? >>

<< GON!!! LA PROSSIMA VOLTA CHE DIRAI UN’ASSURDITA’ DEL GENERE GIURO CHE TI STACCHERO' LA LINGUA A MORSI!>>

<< vuoi che glielo dica io per te? >>

<< vuoi che ti ammazzi?!>>

<< ok … ricevuto, sto zitto.>>

<< sarà meglio per te! >>

 

 

                                                                                  “ La strada del cuore nessuno la sa.

                                                                                      Amore che viene, amore che và.

                                                                                 Tutto sai comincia da qui …

                                                                              A metà, fra luce e oscurità.”(*)

        

 

 

Angoletto dell’autrice …

(*) strofa estrapolata dalla sigla dell’anime Wedding Peach “I tanti segreti di un cuore innamorato” cantata da Cristina D’avena.

Eheh questa volta sono stata molto più veloce ,lo sò xD

Come avrete notato in questo cap ho messo da parte Armi Leggendarie, mostri e piani d’attacco per lasciare totalmente spazio alle complicate storie d’amore dei nostri protagonisti.

Spero che il capitolo non vi sia sembrato troppo sdolcinato ^^” se è così … beh … ogni tanto non guasta un po’ di zucchero ,giusto? *-*

Inoltre non ho mica messo la nota genere Romantico per niente U_U

Ho cercato di rendere la scena iniziale ,con gli svariati ricordi di Terence, più chiaramente possibile, spero di esserci riuscita ^^

In caso contrario, siete liberi di farmi qualsiasi domanda per le questioni che non vi sono state totalmente chiare.

Ringrazio le mie fedeli sostenitrici : Tata_Angel, _BlueLady_ e LitteMoon *___*

Vi ho già detto che vi adoro? *W*

Un saluto speciale anche a chi si limita a leggere ^^

A presto,

Baci Baci …

BellaLuna

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Capitolo 23
*** La Sottile Linea Fra Lumos e Tenebros ***


La Sottile Linea Fra Lumos e Tenebros

 

Gray continuava a proseguire a passo spedito verso il lungo corridoio di mattoni di pietra nera che attraversavano quasi tutta l’aria del palazzo.

La sua meta non era ormai molto lontana e ,avanzando nel buio, cercò di ristabilire la calma perduta da tempo ,concentrandosi sulle parole più consone che avrebbe dovuto miseramente elargire al padre per spiegargli come si era fatto sfuggire da sotto il naso di nuovo quella spavalda paladina delle legge.

Era inammissibile!

Pensò, stringendo talmente tanto forte i pugni lungo i fianchi da far sbiancare le nocche.

I suoi uomini avevano personalmente circondato tutto il bosco di Hale.

Le ombre nere sorvegliavano dall’alto ogni qualsiasi spostamento interno e ,allora, come era potuto accadere che una bambina ,che possibilmente non sapeva nemmeno quello che faceva, riuscisse a scomparire così dal nulla?!

La pelle del giovane principe vibrò, scossa da un potente flusso di energia negativa, il buio gli vorticò davanti al viso contratto dalla rabbia, mentre l’aria intorno a lui sembrava assumere le sembianze di una tempesta di scariche elettriche.

Quasi arrivato alla Sala del Trono, Gray si ritrovò suo malgrado a fermare la sua avanzata notando la figura sinuosa di Siçil venirgli incontro.

Imprecò mentalmente e maledì chiunque avesse cominciato a cospirare contro di lui e la sua scarsa dose di pazienza e ,facendo finta che la ragazza non esistesse, continuò a proseguire diffidente per la sua strada.

Ma, ovviamente, la serpe non perse occasione per attaccare bottone con lui, con il suo sottile sorrisino da carogna mascherata da angelo.

Siçil si contrappose fra lui e la sua strada, i suoi occhi grigi ardenti di malizia e il sogghigno altezzoso di chi sa sempre di avere tutto sotto controllo.

Se c’era un’altra persona all’interno di quel palazzo che a Grey dava maggiormente sui nervi ,oltre alla figura onnipotente di suo padre, quella era proprio la smorfiosa che come una maledizione lo perseguitava ,piombandogli davanti sempre nei momenti meno opportuni.

Avrebbe dovuto sbarazzarsi di lei prima che diventasse una così importante pedina nelle mani del suo signore.

Ora, a chiunque era impedito addirittura sfiorarla con un dito.

Pena la morte.

Trovandosela a meno di un piede di distanza da sé ,con quell’arrogante ghigno provocatorio sulle labbra piene e scarlatte, Gray si concesse di inspirare profondamente per non farle intendere quanto fosse nervoso.

La giovane reclinò appena la testa, i suoi lunghi capelli paglierini erano come un pugno in un occhio in tutto quel panorama di nero vischioso.

<< buonasera, mio principe.>> lo salutò, sbattendo angelicamente le lunghe ciglia e portandosi le mani dietro la schiena.

La nota derisoria con cui l’aveva chiamato sarebbe stata udibile perfino al Castello di Re Leonida e Gray si ritrovò indeciso sull’afferrare una buona volta la giovane per il collo e lanciarla dalla finestra oppure far finta di stare al suo gioco.

Sebbene la sua vena da sterminatore continuasse a pulsargli visibilmente sulla fronte, decise, per una volta, di dar retta alla sua parte più razionale.

Incrociò le braccia e fissò la biondina nella maniera più sprezzante che potesse mettere su.

<< Siçil.>> sputò fra i denti, sperando che la ragazza si accorgesse al più presto che se era in vena di litigare quello non era senz’altro un buon momento.

Ma se c’era una dote di cui Lady Dark non faceva altro che vantarsi in continuazione quella era la perseveranza.

Così, facendo finta di non aver colto la sottile minaccia di morte che gli occhi del giovane principe continuavano a lanciarle, gli schioccò una delle sue espressioni più ammiccanti.

<< ho saputo del tuo perpetuo fallimento, oh tesoro, non sai quanto mi dispiaccia … >> recitò, scuotendo teatralmente il viso.

Gray digrignò i denti e represse nuovamente l’istinto di avventarsi contro la giovane.

<< immagino.>>

<< vedi, Gray, se non fossi sempre così dannatamente orgoglioso io potrei, caritatevolmente addirittura, offrirti il mio cospicuo aiuto, ma visto il modo con cui continui ad avercela con me … oh … sarai condannato a vederti pian piano sempre sorpassato di un gradino in più dalla sottoscritta.>>

<< non esserne così sicura, il gioco è appena iniziato.>>

<< e tu ,a quanto pare, ti stai facendo battere da una ragazzina indifesa che non ha mai nemmeno letto il regolamento, un po’ patetico, non trovi? >>

Stavolta il Tenebros afferrò di malagrazia il braccio della giovane, avvicinando il suo corpo al suo e scrutandola ardentemente negli occhi carichi di rabbia.

<< se ci tiene alla pelle ,Lady Dark, ti consiglio caldamente di tenere le tue opinioni per te.>> le sussurrò malevolo a un soffio dal sul viso, i denti digrignati e l’espressione contratta dallo sdegno.

Siçil ghigno compiaciuta, socchiuse appena le palpebre e ,leccandosi le labbra con la punta della lingua, rispose alla minaccia del principe, poggiandogli una mano sul petto.

<< sennò che cosa mi fai, Gray? Vorresti uccidermi? >>

<< non sai nemmeno da quando … >> le rispose il giovane, continuando a fissarla dritta negli occhi per scorgere anche la più piccola scintilla di timore.

Ma gli occhi di Siçil assomigliavano alle acque torbide di un lago grigio, sempre in continua tempesta.

Non un misero accenno di paura albergava in quegli occhi così chiari e al tempo stesso così micidiali da aver soggiogato al loro volere anche il potente signore delle tenebre.

Gray sentì la bocca improvvisamente diventargli secca e la gola bruciargli come se avesse ingoiato un frammento di carbone ardente.

C’era qualcosa ,negli occhi di quella serpe, che riusciva a far perdere il controllo a chiunque osasse sbirciargli dentro per un tempo più lungo di un secondo.

Eppure, per quanto di ghiaccio fosse il colore dei suoi occhi, non era gelo la sensazione che sentiva strisciargli in corpo, ma di fuoco.

Un fuoco nero che bruciava qualsiasi cosa potesse ostacolarlo, con la lentezza esasperante di una sanguisuga che attaccandosi alla pelle non la lascia fino a quanto non ha aspirato anche l’ultima goccia di sangue presente nel corpo.

Il fuoco vivo di cui tanto osavano vantarsi i Lumos.

Un fuoco impregnato di Luce.

Gray si ritirò appena al contatto corpo a corpo con la ragazza, ma Siçil teneva ancora la sua mano minuta premuta sul cuore del giovane e con la più studiata delle sue espressioni angeliche si premurò di ricordargli.

<< non puoi neanche toccarmi, Gray. Non saresti capace di alzare una mano contro di me. >> gli soffiò sulle labbra, accarezzandogli con un dito la linea della mascella contratta.

Il Tenebros ridusse gli occhi in due fessure taglienti, ma fu costretto ad ammettere, almeno a se stesso, che purtroppo la ragazza aveva la ragione dalla sua.

Fino a quando non avrebbe scoperto il suo segreto, Siçil sarebbe rimasta per sempre circondata dalla sua preziosa campana di vetro.

Non puoi toccarmi.

Chissà come mai, quelle parole gli bruciavano il petto più delle sue dita che ancora indugiavano ad accarezzargli il volto.

Sarebbe potuto apparire un gesto suadente e tenero agli occhi di chiunque, una lieve carezza gentile come il tocco dei raggi solari.

Ma su Tempo il Sole non esisteva e la gentilezza era morta con la sua Regina.

Schiaffeggiò via la mano della ragazza per poi ritornare a fissarla accigliato.

<< mi hai stancato. togliti dai piedi. ora.>>

La bionda curvò le sue labbra cremisi all’in su, fissò ancora per un istante l’espressione schiva e minacciosa del principe ,per poi dargli le spalle con aria soddisfatta.

<< peccato.>> sibilò, ormai lontana da lui di qualche passo.

Digrignando i denti Gray lanciò verso di lei l’ennesimo sguardo di fuoco, bloccato con la mano poggiata sul pomello d’ottone che apriva la sala del Trono.

<< sarebbe stato divertente giocare insieme, … >>

<< ti ho già detto che non mi serve il tuo aiuto per togliere di mezzo quella scocciatrice, c’è la farò da solo! >>

La risata cristallina della giovane riecheggiò dolcemente fra le pareti scure del palazzo, scuotendo pericolosamente i nervi ormai ceduti del moro.

<< scommetto che cambierai idea quando vedrai che cosa la mia pupilla è in grado di fare … >>

Strabuzzando sorpreso gli occhi, Gray riportò la sua totale attenzione sulla sagoma di Siçil che gli dava ancora le spalle.

<< hai intenzione di usare lei? >> le chiese sospettoso, mentre un guizzo di stupore gli attraversava lo sguardo.

La bionda si voltò a fissarlo con fare addolorato, attorcigliandosi una ciocca di capelli sul dito.

<< sì, poverina, si annoia tanto a starsene qui tutta sola, credo sia arrivato il momento di riportarla dai suoi amici, tu cosa ne pensi, sei d’accordo? >>

Il ragazzo ghignò ,poggiandosi le mani ai fianchi e fissando scettico la sua interlocutrice.

<< credi davvero di riuscire a controllarla? Attenta ,Lady Dark, è di una Lumos che stiamo parlando.>>

<< esatto, quella che tu non sei riuscito ad annientare mentre io si.>>

La mascella di Gray tornò a contrarsi e uno spiacevole spillo di umiliazione gli perforò il cranio, consapevole che ,anche quella volta, aveva servito a Siçil l’ennesimo pretesto per colpirlo sul vivo.

Viscida sporca serpe.

<< facciamo una scommessa! >> trillò d’un tratto Lady Dark, avanzando di qualche passo verso di lui con un’aria improvvisamente più allegra e civettuola.

Gray non emanò fiato, ma continuò a squadrare la ragazza cercando di intuire le sue astruse intensioni.

Ogni volta ne sapeva sempre una più del diavolo!

<< se il mio piano dovesse andare in porto e la mia pupilla riuscisse a rintracciare la nostra simpaticissima prescelta, tu ,caro mio, dovrai fare una cosa per me … >>

Il principe deglutì amaro, anche se avvertì una strana eccitazione percorrergli il corpo osservando l’espressione maliziosa e compiaciuta della bionda.

<< che cosa? >> domandò, più incuriosito che intimorito.

<< voglio la tua spada al mio servizio, pensa cosa potremmo creare noi due insieme. sarebbe un’esperienza entusiasmante!>> affermò risoluta, incrociando le braccia al petto.

Gray si domandò quale fosse il reale motivo per cui Siçil desiderasse così ardentemente averlo come compagno di giochi.

Forse solo perché le piaceva umiliarlo, o magari perché anche lei aveva riconosciuto avere dei limiti.

Molto più probabilmente, l’eccitava l’idea che anche il principe si abbassasse a diventare un burattino nelle sue mani.

Come quella Lumos, sempre se, come Siçil orgogliosamente sosteneva, era vero che si era lasciata abbindolare dalle moine di quella megera dagli occhi da gatta.

Era davvero curioso di scoprire in che modo la ragazza fosse riuscita a piagare l’animo ribelle di quella maledetta.

O, in caso contrario, sarebbe stato divertente assistere di persona alla disfatta di Siçil proprio mentre la giovane rossa riprendeva coscienza di sé e, perché no, magari sarebbe stata proprio lei a levargli di mezzo quella scocciatura bionda di torno una volta per tutte.

Invaghitosi di quella allettante prospettiva Gray abbassò il capo ,fino a quando non fu occhi negli occhi in quelli della ragazza.

<< ci sto.>> pronunciò in tono strisciante e calcolatore ,rivestito da soffi di velluto.

Siçil ricambiò il sorriso divertita, con una luce maligna che le brillava nel profondo delle sue iridi perlate.

<< ma se vinco io … >> proseguì il ragazzo, prendendo a giocare con una ciocca dei capelli della giovane.

<< e il tuo piano dovesse accidentalmente fallire, tu dovrai fare una cosa per me … >> copiò le sue battute, soffiandogli aria caldo sul viso.

Nonostante la tempra ferma Lady Dark si ritrovò a trattenere il respiro per un lungo istante, assaporando la sensazione da brivido che l’alito del principe le procurava sulla pelle.

Nessuno riusciva a risvegliare in lei il fuoco come incredibilmente era in grado di fare Gray senza che neanche se ne accorgesse.

Ignaro di tutto era già diventato una delle sue pedine preferite.

<< che cosa? >> gli domandò allora, osservando le sue dite fasciate di nero artigliate fra i suoi capelli d’oro per avvicinarla pericolosamente di più verso di lui.

<< voglio vedere il tuo marchio, dovrai mostrarmi l’occhio del tuo drago. >>

 

**********

 

Era una giornata come un’altra nel regno Solare.

La luce tenue del primo pomeriggio sfiorava le cime degli alberi creando magnifici giochi d’ombra nel giardino del palazzo reale.

Nascosta all’ombra di un alto albero la piccola Milky osservava le nuvole rincorrersi in un gioco che non aveva fine.

Il piccolo labbro inferiore sporgeva leggermente donandole un’aria imbronciate e malinconica mentre le mani ,ancora un po’ paffutelle, giocavano con i fili d’erba soffice nella quale era seduta.

Fu così che Fine la trovò quando ,esortata dagli altri principi che si erano riunii a palazzo per una riunione speciale ( come l’aveva denominata tutto eccitato Tio), era corsa a cercarla in giro per il castello.

<< ecco dove eri andata a nasconderti! Sciocchina, ci hai fatto preoccupare! >> esordì sorridente, facendo leggermente spaventare la piccola principessina del regno lunare.

Milky puntò i suoi enormi occhi azzurri su quelli cremisi dell’amica e ,un po’ a disagio, distolse lo sguardo ritornando a fissare il cielo.

<< scusami Fine … >> mormorò, con un’aria così afflitta che non sfuggì allo sguardo della ragazza al suo fianco.

<< ehy, qualcosa non và? >> le chiese Fine preoccupata, sedendole accanto e prendendole dolcemente la mano.

La rosa osservò il sorriso candido che la principessa le rivolse e tirò leggermente su con il naso.

<< Shade … >> sussurrò appena, portandosi poi le ginocchia al petto e abbracciandole con le braccine corte.

Gli occhi di Fine si strabuzzarono e fissò perplessa la sua piccola amica aggrottando le sottili sopracciglia.

<< cosa è successo a Shade? >> le domandò allarmata.

Milky si lasciò sfuggire un lungo sospiro, nascondendo metà del viso fra le gambe strette al petto.

<< è da più di due settimane che non lo vedo, non vorrei si fosse cacciato nei guai … >>

La fucsia ridusse le labbra in una linea sottile, abbassando lo sguardo alla ricerca delle parole giuste da usare per confortare la principessina.

A dire il vero, anche lei era molto in pena per Shade.

Certo, neanche per un momento si era illusa del fatto che lui preferisse starle sempre accanto per confortarla piuttosto che correre in giro per l’intero pianeta per riportare Rein sana e salva a casa, però ,almeno, aveva sperato in una sostanziosa collaborazione da parte sua.

Invece, come le aveva ricordato Bright, Shade preferiva fare le cose a modo suo, da solo e senza badare al parere di chi gli stava intorno.

Se Rein fosse stata ancora a palazzo lo avrebbe di certo rimbeccato, affermando qualcosa come “ il solito irritante lupo solitario!”

Ma Rein non c’era e quindi non c’era nemmeno ragione che Shade continuasse a frequentare lei e la sua combriccola ,come lui stesso li aveva denominati quando, all’inizio di tutta quella stramba vicenda, gli aveva proposto di unirsi a loro per le ricerche di Rein.

“ troverò da solo Rein, non ho bisogno dell’aiuto di nessuno!”

Ricordava ancora perfettamente il tono sicuro e rabbioso con cui aveva affermato quelle parole, con un tale ardore che gli risplendeva inferocito nel profondo delle sue iridi cobalto, alche nessuno se l’era sentita di fargli cambiare idea.

La domanda che l’aveva tartassata a lungo quel giorno era stata: si sarebbe comportato allo stesso modo se a sparire fossi stata io e non lei?

Ma quello non era di certo il tempo per far riaffiorare la sua gelosia, non poteva permettersi distrazioni se voleva che Rein ritornasse al più presto a casa, nel posto che ancora le aspettava di diritto.

Così, scacciando via tutti i pensieri antipatici e facendo riaffiorare i buoni propositi, rivolse alla piccola rosa uno dei suoi sorrisi lucenti ,dandole un leggero buffetto sulla guancia.

<< vedrai che Shade starà bene! lo sai come è fatto tuo fratello, proprio non ci riesce a stare con le mani in mano per più di un minuto, sarà partito in groppa a Regina per qualche luogo remoto del nostro pianeta ,per trovare Rein e riportarla qui da noi.>>

Milky cercò di contraccambiare il sorriso radioso di Fine, ma l’unica cosa che le riuscì fu una smorfia un po’ tirata mentre sentiva gli occhi pungerle per le lacrime.

Regina era ancora nella sua stalla.

Avrebbe voluto far presente all’amica, ma proprio non riuscì a vastare il suo appena ritrovato buon umore mentre le porgeva una mano per rialzarsi e ritornare dagli altri che li aspettavano trepidanti.

Non riuscì nemmeno a dirle come fosse possibile che Shade fosse scomparso di botto, così dal nulla ,chiuso in camera sua.

Forse aveva ragione Fine e si stava preoccupando troppo.

Forse avrebbe ritrovato Shade steso sul divano in camera sua a fissare le stelle quando sarebbe tornata a palazzo.

Forse era stato solo un abbaglio ,dovuto alla troppa fame, quella luce accecante che si era propagata dalla stanza del fratello proprio poco prima che sparisse.

C’erano un po’ troppi forse, ma a otto anni Milky non poteva certo ancora ben distinguere ciò che differisce una semplice coincidenza da una realtà dei fatti.

Ma i bambini ,si sa, immaginano così tante cose che i grandi alla fine finiscono con il credere che ogni cosa che esca dalla loro bocca sia una fantasia.

Forse nemmeno Fine avrebbe creduto che un libro avesse risucchiato suo fratello.

 

***********   

 

Con un gesto veloce del gomito Shade si asciugò il sudore che gli grondava la fronte e si concesse qualche istante per riprendere il respiro.

Osservò la ripida salita della vallata e i raggi solari risplendere di una tonalità più scura dietro le montagne.

Nonostante fosse già pomeriggio inoltrato, il Sole era ancora incredibilmente alto nel cielo terso di Spazio.

Non sarebbe mai riuscito a capire come un clima all’apparenza così arido e afoso potesse aver generato tanto verde.

<< ehy Shade, tutto bene? >> gli domandò Gon, qualche passo davanti a lui, voltandosi nella sua direzione.

Il giovane principe si limitò ad annuire, riprendendo ad avanzare e raggiungendo il compagno di squadra.

<< quando hai detto che tramonta il Sole qui su Spazio? >> domandò nuovamente al castano, con aria interrogativa.

<< beh … su per giù … circa un’ora prima di mezzanotte, perché? >>

<< oh.>> le labbra di Shade rimasero posizionate nel pronunciale la vocale per alcuni secondi mentre, alzando nuovamente il viso verso la stella splendente e calda, continuava a camminare nello sterrato.

<< è astronomicamente impossibile.>> stabilì fra sé a sé di punto in bianco, lasciando un po’ di stucco l’undicenne.

<< cosa? >> volle informarsi quest’ultimo, che, anche se non era mai stato un asso in astronomia , era veramente affascinato e orgoglioso di tutte le meraviglie del suo splendido regno.

Non esisteva posto migliore - a suo parere - e anche se i Tenebros ,con le loro armate nere e le stragi di sangue, continuavano insistentemente a macchiarne il suolo insudicendolo, Spazio rimaneva comunque il gioiello dell’intero Cosmo.

<< beh, tecnicamente, anche se qui il tempo scorre più in fretta che su Wonder, il Sole dovrebbe sempre seguire la stessa orbita visto che in teoria è lo stesso.>> spiegò brevemente il cobalto, portandosi una mano sotto il mento con aria assorta.

Gon assunse una faccia perplessa e ,fermandosi un attimo, alzò scettico gli occhi al cielo, scompigliandosi la ribelle capigliatura bruna.

<< forse in realtà i Soli sono due … >> pronunciò con una alzata di spalle, dopo aver elaborato ,nel giro di pochi istanti, varie teorie astronomiche che potevano, senza ombra di dubbio, essere campate solo in aria.

Shade continuò a lanciare sguardi confusi in direzione di Gon, fin quando non si decise a lasciar perdere l’argomento prima che Castel riprendesse di nuovo a lamentarsi del loro andamento troppo lento.

“ Non eri tu quello che voleva raggiungere in un batti baleno il Labirinto? Continuando così, dubito che ritroverai mai la ragazza che stai cercando.”

Se ripensava alle parole che gli aveva rivolto subito dopo pranzo, quando si era fermato un attimo per esaminare di nuovo lo strano Libro che l’aveva risucchiato e poi sputato fuori a pochi metri da Rein, sentiva ancora ribollirgli il sangue nelle vene.

Non si era scaraventato contro il Lumos solo perché sapeva che non aveva altra scelta che sottostare ai suoi comandi per arrivare ,al più presto possibile, al confine fra i due Regni di Spazio e Tempo: Il Labirinto di Nebbia.

Ma il Guardiano non gli stava di certo rendendo la vita facile.

Da quando avevano avuto quell’incontro ravvicinato con un battaglione Tenebros ,nel bosco di Hale, sembrava essere diventato ancora più diffidente del solito.

Se prima si limitava solo a lanciargli una volta ogni tanto occhiate seccate, ora pareva che ogni scusa era buona per scaricare tutte le colpe su di lui.

Sicuramente qualcosa lo aveva profondamente turbato nella foresta, ma qualunque cosa gli fosse successa lì dentro non gli dava certo il diritto di trattarlo come campo espiatorio di tutti i suoi guai.

Se avesse continuato con le sue irritanti insinuazioni non avrebbe più risposto di sé!

Logorandosi su questi pensieri, aveva continuato la scarpinata lungo la vallata fianco a fianco con il più giovane Guardiano, il quale non aveva smesso un attimo di tenerlo d’occhio confuso.

Castel proseguiva la sua scarpinata in silenzio, i morbidi capelli arancio appiccicati sulla fronte perlata dal sudore.

In testa nient’altro che il viso irritante di quel maledettissimo Tenebros dagli occhi di smeraldo.

Strinse i denti con foga, poggiando così duramente i piedi a terra che sarebbe quasi riuscito a frammentare la solida roccia.

Aveva avuto la sua occasione perfetta per farlo fuori e lo aveva lasciato andare.

Quel maledetto!

Con che faccia era tornato a marcare il suolo del suo regno?

Come aveva osato tornare dopo tutto quello che aveva fatto?

Se ripensava ad Allison sentiva ancora il cuore sanguinare per ferite mai realmente rimarginate e lo stomaco contorcersi in una morsa che gli toglieva il fiato.

Allison si era fidata, ciecamente, ed era morta.

Quante volte l’aveva avvertita di stargli alla larga, quante volte l’aveva messa in guardia da quel tipo?

Era un Tenebros.

Non possedeva né un’anima né un cuore.

Non era nulla, solo un dannatissimo concentrato d’odio messo al mondo per seminare guerra e distruzione.

Come aveva potuto perdere la testa per un mostro simile, senza badare all’evidenza dei fatti?! 

Rilasciò un ringhio frustato aumentando il passo e reprimendo la voglia di scagliarsi contro qualcuno.

Ecco a cosa inducevano a fare i Tenebros!

Potevano ispirare solo altra Guerra.

Eppure, lo sguardo del ragazzo ,quando lo aveva affrontato, pareva essere diverso da quello inferocito di quando lo aveva incontrato la prima volta.

Non c’era solo odio a ferirgli gli occhi, ma anche qualcos’altro.

Quel qualcos’altro che vedeva riflesso anche negli occhi del Principe della Luna.

Nonostante provenissero da due mondi completamente differenti, quei due parevano emanare la stessa identica luce.

Una luce scintillante di mistero, generata dall’alternarsi di sentimenti contrastanti.

Probabilmente era per quella ragione che continuava a sospettare di Shade.

Di sicuro, quel moccioso non gli aveva rivelato tutti i particolari della storia.

Era impossibile che una ragazza di Wonder potesse ,senza una guida, riuscire ad approdare magicamente su Spazio o sul loro Mondo in generale.

Doveva esserci stato un collegamento, un emissario di Destion che l’aveva teletrasportata nel Regno.

L’incognita era per quale arcana ragione Destion avesse richiamato una Wonderiana.

Era tutto così assurdo.

E se il ragazzo gli avesse raccontato una menzogna?

Magari era tutto un piano di quella manipolatrice di Lady Dark … magari il principe in realtà era uno di loro!

Si voltò a fissarlo con sguardo truce, mentre il giovane procedeva a sguardo basso ,accanto a un trotterellante Gon, immerso totalmente nei suoi pensieri.

Stringeva la borsa ,che conteneva quello strano Libro, come se fosse diventata la sua unica ragione di vita.

“ Quel Libro …”

Un lampo gli balenò nello sguardo e una piccola lampadina parve improvvisamente accendersi nella sua testa.

<< come ne sei venuto in possesso? >> gli domandò d’un tratto, interrompendo la sua scarpinata.

Shade sembrò destarsi dai suoi pensieri e ,insieme a Gon, gli rivolse uno sguardo dubbioso.

<< a cosa ti riferisci? >> si informò, quindi, in tono scettico.

Castel destinò un’occhiata perforante alla sua borsa e il principe comprese dunque – come aveva già cominciato a sospettare da tempo -  che il Guardiano aveva iniziato a dubitare della sua versione dei fatti.

Ovviamente, non aveva potuto raccontare a Castel e Gon tutta la verità.

Aveva solo detto che la principessa era "scomparsa" e che a lui era stata affidata la missione di riportarla a casa.

Non aveva nominato né lo strano ragazzo che era venuto a palazzo insieme a lei né che Rein ,in realtà, si era dileguata di sua spontanea volontà.

Poi era uscita fuori tutta la storia della Prescelta, dei Tenebros e dei Lumos e la questione era diventata ancora più intrigata.

Un dubbio era da subito sorto fra i pensieri di Shade quando Gon gli aveva rivelato che la famigerata prescelta - salvatrice indiscussa del loro popolo - doveva provenire proprio dal regno di Destion.

E non era forse quello il luogo da cui il giovane che si era presentato a palazzo diceva di provenire?

Possibile che Rein fosse …?

<< allora?! Vuoi deciderti a rispondermi? >> continuò a bersagliarlo Castel, con voce più imperiosa e meno diplomatica di prima.

Shade sospirò, cercando di gestire al meglio il proprio autocontrollo, non volendo assolutamente mettersi a discutere in quel momento con lui.

<< l’ho trovato … in una biblioteca.>> parlò serafico, preferendo estromettere la parte dell'entrare furtivamente al palazzo solare per prenderlo in prestito.

L’arancio inarcò all’in su un sopracciglio e cominciò a fissarlo con sguardo inquisitorio, come se quelle parole non dette gliele potesse leggere in faccia.

<< non dire sciocchezze, un libro del genere non si trova in una comune biblioteca … >>

“ Già “ avrebbe tanto voluto rispondergli  - essendo quello uno dei punti in cui si era maggiormente fermato a riflettere – mentre si limitava a storcere in una smorfia seccata le labbra e a riprimere la voglia di affondare le mani nelle tasche, gesto che compiva sempre quando era parecchio nervoso.

“ da dove proveniva veramente quel Libro? ”

<< non fare quella faccia Castel! >> lo ammonì Gon, notando il cipiglio ironico dell’amico e poggiando poi una mano sulla spalla del principe << io gli credo.>>

Castel sbuffò esasperato, portandosi una mano a strofinare la fronte tesa e leggermente arrossata.

<< non ho detto questo ,Gon! Non hai mai pensato, Shade, che forse qualcuno volesse che tu lo trovassi? magari proprio quella tua principessina di Wonder … >>

Shade distolse un istante lo sguardo da quello del compagno di squadra, stizzito e vagamente offeso per quella insinuazione sulla sua perspicacia.

Anche in lui, naturalmente, era insorto lo stesso dubbio, eppure, perché Rein avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

Inoltre, quando l’aveva intravista – se era davvero lei – nella foresta, sembrava allibita di vederlo lì, non aveva di certo la faccia di una che aveva programmato in anticipo il loro incontro!

Ciò nonostante non aveva escluso la possibilità che qualcuno avesse davvero voluto che fosse lui a trovare quel maledetto libro.

La domanda però rimaneva sempre la stessa: chi? E ,soprattutto, perché?

Ripensò al sogno fatto la notte in cui il Regno dei Mulini a Vento era stato attaccato - da quella che ora sapeva essere al cento per cento un’ombra nera – e cercò di riportare alla memoria qualche possibile postilla che l’avrebbe aiutato a rimettere in ordine il quadro della situazione.

Che fosse stata quella donna a far si che lui trovasse il Libro?

Se fosse stato quello ,in realtà, il messaggio contenuto in quel sogno?

Tirò un lungo sospiro, prima di articolare una risposta decente da rivolgere al maggiore del gruppo<< non credo che lei centri qualc- >> dovette zittirsi immediatamente quando avvertì dei rumori propagarsi da sopra la collina.

Castel si irriggidì di botto e fece saettare lo sguardo verso il luogo da cui il suono proveniva, poi ,con un segno del braccio, fece loro segno di seguirlo verso quella direzione.

Shade lanciò un’occhiata allarmata a Gon, che sembrava voler dire “ma è diventato matto?!”

Ma il castano gli rispose stringendosi nelle spalle per poi ubbidire liberamente al comando dell’arancio.

Si arrampicarono su per la strada ciottolata della vallata, per poi prendere una scorciatoia secondaria per non arrivare proprio a sbattere il naso contro un nuovo ,possibile nemico.

Arrivati in cima, non senza qualche fatica visto il loro fiatone, Castel intimò loro di nascondersi dietro una roccia che affondava nello sterrato.

Shade e Gon non se lo fecero ripetere due volte e si appiattirono dietro al masso dalla forma ovale.

Castel li imitò, continuando a tenere sott’occhio tutta la situazione.

Qualche istante dopo il rumore si fece più netto e vicino ,infatti, non fu per loro molto difficile capire che si trattava del marciare di una squadriglia.

Il maggiore li riconobbe subito dallo stemma a forma di stella a otto punte che portavano sull’armatura splendente: erano dei soldati dell’esercito di Re Leonida.

<< sono i nostri soldati.>> bisbigliò infatti sollevato Gon, sbirciando da sopra la spalla dell’arancio.

Shade riprese finalmente a respirare con regolarità e rilasciò un lungo sospiro.

Poi, imitando i due compagni di squadra, prese a spiare da dietro la roccia l’andamento del battaglione.

<< dove stanno andando? >> domandò curioso.

<< a combattere >> gli rispose febbricante il più piccolo, gli occhi scintillanti d’entusiasmo.

Il principe lo fissò un attimo come si fissa un bambino che ha appena detto di detestare i giocattoli e si chiese se l’atteggiamento di Gon fosse dettato dalla sua voglia di mettersi alla prova ,dimostrandosi così totalmente sprezzante di fronte al pericolo, oppure da una sadica e prepotente voglia di morire.

Corrugando la fronte però, si limitò solo a chiedere lanciando un’occhiata fugace ai soldati  << e che fanno allora qui? non dovrebbero essere al confine? Su Tempo? >>

Castel gli fece poco garbatamente segno di fare silenzio, perché proprio in quel momento gli uomini in armatura passarono di fianco alla roccia, continuando poi a marciare in salita.

<< ci stanno andando ,infatti.>> decretò poi, rivolto verso il cobalto, quando la squadriglia ormai si era distata di qualche metro da loro.

<< cosa?! >> quasi non strillò Shade, trattenendosi nel non scattare in piedi indignato.

<< ma se sono ore che noi ci dirigiamo proprio nella direzione opposta alla loro per raggiungere la medesima meta! >> constatò, particolarmente irritato dallo sguardo di sufficienza che il Lumos continuava a lanciargli facendo continuamente ruotare gli occhi al cielo.

Castel sbuffò, fulminandolo poi con i suoi occhi d’ambra.

<< fa silenzio! >> lo istigò piuttosto scocciato << non voglio che qualcuno scopra che noi siamo qui! >> continuò, puntandogli minacciosamente l’indice contro.

Gon ,che si ritrovava fra i due, si fece piccolo-piccolo e pregò che non si ritrovasse a dover interpretare la parte dello scemo in mezzo.

Anche perché, sinceramente, non aveva ancora capito chi fra Castel e Shade poteva essere il più pericoloso.

Di una cosa, però, era assolutamente certo: erano entrambi ugualmente suscettibili e facilmente irritabili, due bombe ad orologeria pronte a esplodere non appena la miccia sarebbe stata accesa.

Sperò vivamente che quest’ultima prendesse fuoco quando avrebbero avuto a che fare con l’esercito di Astro e non quando lui, sfortunatamente, si trovava in una situazione indubbiamente svantaggiosa.

Quando vide Shade diventare quasi viola per la rabbia, pensò che forse sarebbe stato meglio trasformarsi in un falco e prendere il largo, prima che la cosa degenerasse.

<< vuoi essere allora così gentile da spiegarmi cosa diavolo succede?! >> si intestardì infatti caparbio il giovane Wonderiano, ormai livido di rabbia repressa e confusione.

Castel fece ruotare di nuovo gli occhi al cielo – cosa che alterò maggiormente Shade che quasi non diede per sbaglio una gomitata sul naso dell’undicenne quando cominciò a far entrare e uscire le mani dalle tasche - e, borbottando parole incomprensibili sottovoce, si mise seduto sul terriccio con la schiena poggiata alla roccia.

<< il Labirinto di Nebbia non è l’unico modo in cui un Lumos può raggiungere Tempo.>> precisò, in tono strascicato come se parlare gli costasse un’immensa fatica.

Shade continuò a lanciargli occhiate perplesse e a squadrarlo storto, ma il Lumos aveva afferrato la sua borraccia e ,ignorandolo bellantamente, aveva cominciato a bere a lungi sorsi.

Così il principe, incrociando gambe e braccia in una studiata posizione intimidatoria, spostò i suoi occhi indagatori in quelli grigi dell’altro Guardiano.

Inizialmente Gon lo fissò con una smorfia seccata, come per dirgli “ era ora che ti ricordassi anche della mia presenza” poi, scombinandosi i capelli e impallidendo ,visto il bagliore omicida che vorticava negli occhi blu notte del ragazzo, si apprestò a rispondere agli innumerevoli punti interrogativi del suo nuovo amico.

<< beh, vedi, Shade … a dire la verità noi non usiamo mai il Labirinto per passare dall’altra parte, cioè su Tempo. Ci limitiamo ad utilizzare semplicemente le nostre Ombre nei luoghi più indicati.>>

In un primo momento Shade aprì la bocca per replicare acidamente un “ e per quale caspita di motivo non me lo avete detto prima?!?” poi ,però, i suoi sopraccigli si rilassarono e la sua espressione assunse un’aria vagamente confusa.

Gon dovette immediatamente comprendere il suo disorientamento, perciò si sbrigò ad aggiungere serio << in pratica, prima che scoppiasse la Guerra, c’era una barriera magica ,eretta dal regnante del Regno di Destion, che divideva indiscutibilmente i due regni di Spazio e Tempo, che erano destinati a non venire mai in contatto fra loro perché di natura troppo diversi.>> cominciò, cercando di ricordare alla perfezioni le stesse parole che suo padre aveva utilizzato nel narrargli quella storia, quando anche lui era all’oscuro di tutto e quando ancora non sapeva di essere un Guardiano.

Shade concentrò tutta la sua attenzione sul ragazzino il quale ,schiarendosi la gola, continuò in tono solenne.

<< quando però Re Astro, Signore delle Tenebre, compì il Sacrilegio la barriera si incrinò, e le ombre dei Lumos e dei Tenebros presero vita permettendo al popolo di Astro di poter attraversare la barriera e piombare così sul nostro pacifico regno, comprendi adesso?! Solo chi possiede un’ombra nera o bianca può passare dall’altro lato anche senza dover per forza arrivare al Labirinto di Nebbia.>>

Shade rimase un attimo interdetto, con le labbra socchiuse e la mente che cercava di assorbire il più possibile tutte quelle numerose e nuove informazioni.

La sua testa continuava a elaborare una valanga di domande così, si apprestò a fargli quella che più gli premeva: << e allora come ho fatto io da Wonder a finire qui? >>

<< è stata la mia ombra a portarti qui.>> gli rispose in tono neutro Castel, fissandolo di sbieco.

Gon annuì proseguendo << né i Lumos né i Tenebros possono recarsi materialmente su Wonder, solo le nostre ombre possono attraversare quella barriera.>>

Shade poggiò quasi violentemente la testa sulla roccia, come se improvvisamente stesse pesando troppo e il suo collo non riuscisse più a sorreggerla.

<< certo, >> asserì poi, rimettendo a posto le idee << ecco perché siamo stati attaccati solo da quell’ombra nera, ma che c’entrava il nostro Pianeta? Perché lo hanno attaccato? >> chiese allarmato.

<< avevano teso una trappola per attirare l’attenzione della prescelta.>> chiarì l’arancio, mentre Gon gli strappava dalle mani la borraccia e se la portava alla bocca.

Dopo aver tirato un sorso, il ragazzino si appuntò di specificare << infatti solo la prescelta può recarsi fisicamente su Wonder, perché la sua ombra è speciale! >>

<< ed è per questa ragione che i Tenebros la cercano?! Perché grazie a lei possono impadronirsi anche del nostro mondo? >> cominciò a connettere meglio il principe, ora che molti suoi dubbi erano stati risolti.

<< sì, anche per quello, ma non solo … >> Castel lasciò volutamente la frase in sospeso e si rimise in piedi, scrollandosi la polvere dai calzoni.

<< ora basta chiacchierare, dobbiamo rimetterci in marcia, tra un po’ ci sarà il crepuscolo.>> affermò poi intransigente, voltando loro le spalle.

Prima che Gon potesse rimettersi in piedi, Shade lo afferrò per un braccio e lo fece ricadere a terra.

<< qual è l’altro motivo? >> si informò, affamato di altre preziose informazioni.

Gon si grattò una tempia, non sapendo esattamente come e cosa dire all’amico.

<< ehm …, in pratica la Prescelta ha il potere di controllare tutte le ombre, sia quelle nere che quelle bianche, Astro vuole impossessarsi di questo potere, in questo modo nessuno riuscirebbe più a contrastarlo! >>

<< ma noi Guardiani non lo permetteremo! Per questo stiamo cercando la prescelta, per proteggerla.>> spiegò ancora Castel, con gli occhi persi in un punto imprecisato davanti a sé.

Shade si alzò in piedi e si affiancò a lui, ora certo più che mai di dover continuare il suo viaggio fino alla fine.

Non si trattava più solo di riportare a casa Rein sana e salva – anche se quello ovviamente aveva la priorità assoluta – ma anche di proteggere il suo Mondo da una Guerra che non gli riguardava affatto.

Si scambiò un’occhiata eloquente con Gon, che poi gli sorrise incrociando come di consueto le braccia dietro il capo.

Si voltò allora verso Castel che lo osservava di sottecchi mentre il cielo cominciava a tingersi di rosa.

<< chiunque sia questa Prescelta potete stare pur certi che la troveremo, costi quel costi! >> stabilì con rinnovata determinazione.

L’arancio gli sorrise mesto, tornando a fissare il sentiero davanti a sé << l’importante è trovarla prima che lo facciano i Tenebros. >>

Shade continuò a camminare al suo fianco, insistendo a porgergli altre numerose domande.

<< e in caso la trovassero loro … come farebbero per rubargli i poteri? Dovrebbero ucciderla? >>

Castel parve pensarci su un attimo, prima di rispondergli scuotendo di poco il capo << prima di ucciderla, devono marchiarla  con il loro stemma, il così detto occhio di drago >>

<< tutti i Tenebros ne hanno uno marchiato proprio nel petto, lì dove si trova il cuore. >> volle intervenire anche Gon, portandosi alla destra dell’arancio.

Castel annuì fermamente, per poi continuare << marchiando la Prescelta con il suo simbolo, Astro sarebbe in grado di risucchiarle ogni potere covato all’interno del suo corpo, fino all’ultima goccia di magia. Poi, potrebbe pure caritatevolmente decidere di tenerla in vita, tanto sarebbe come se fosse già morta.>>

Il principe deglutì amaro mentre avvertiva una brutta sensazione serpeggiargli lungo la schiena.

<< e che succede invece se un Lumos normale viene marchiato? >> incalzò ancora.

<< solitamente si limitano a farci fuori … >> gli rispose dapprima Gon, esibendosi in una smorfia sdegnata << … inoltre tutti dicono che è solo una Leggenda.>>

Poi fu il turno di Castel, che aveva ripreso il suo andamento da marziano, conficcando agitato quasi i piedi nel terreno << se un Lumos viene marchiato dall’occhio di Drago la sua stella a otto punte si spegne … >>

L’undicenne riprese la parola adombrandosi e abbassando gli occhi, le braccia che gli ricadevano lente lungo i fianchi << … il che significa che continui a vivere anche se l’unica cosa che desideri è morire, allora stringi un patto con la morte … >>

<< … più persone condurrai al male, più lei sarà in grado di restituirti il fuoco >>

<< co- cosa intendete per fuoco? >> aveva decisamente bisogno di po’ d’acqua, visto che aveva quasi iniziato a balbettare in preda all’orrore, pensò Shade mentre porgeva loro la domanda.

<< l’anima >> fu la netta risposta di Castel, che si fermò di scatto stringendo con veemenza i pugni e alzando gli occhi per ammirare il Sole che lento scompariva dietro le montagne.

<< la Luce >> fu invece la risposta di Gon, sussurrata in tono candido e innocente come se la Guerra, il sangue e il dolore non gli appartenessero e non avessero mai minimamente osteggiato la brillantezza della sua stella.

Quella stessa Stella che crudele ora li stava abbandonando, facendo sì che il buio bussasse alle loro porte.

 

 

Angolo dell’Autrice Dispersa …

Inizio ,come al solito, con lo scusarmi per il madornale ritardo >-<

Spero di essere più puntuale ora che le vacanze sono iniziate, anche se non posso promettere niente visto che la mia ispirazione in questo periodo fa i capricci, facendo così partorire al mio cervello solo degli obbrobri.

Spero che questo capitolo non sia uno di quelli xP

Le prime due parti sono state abbastanza facili da scrivere ( mi è piaciuto davvero un mondo fare la prima **) ma la terza è stata mooolto più complicata del previsto .-. infatti è anche quella che mi convince di meno!

Se notate qualche incoerenza o errore non esitate quindi a farmelo notare, purtroppo è questo quello che comporta quando si abbandona per un po’ di tempo una storia * me sospira sconsolata *

Okay, penso di aver parlato già abbastanza xD perciò concludo ringraziando chi ha recensito lo scorso capitoletto: _BlueLady_, littemoon, _Li_ e tata_angel.

Mi date davvero un sacco di stimoli ragazze *//*( in senso buono ovviamente!^W^ ) 

Alla prossima, bacioni a tutti

BellaLuna

P.S. scusate se non ho potuto aggiornare quando promesso ma ho avuto problemi con la connessione!!!

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Capitolo 24
*** Le Grotte di Inumi ***


Le Grotte di Inumi

 

 

<< mostrami l’Arma Suprema Dell’Acqua.>>

Come l’ultima volta che lo aveva utilizzato ,all’interno del bosco di Hale, Rein vide lo specchio delle fate illuminarsi di una scintillante luce azzurra che la costrinse a chiudere le palpebre per non rimanerne abbagliata.

Sentì Piimi, nascosta dietro la sua spalla, sussultare appena quando la luce si condensò nel vetro, prendendo a vorticare e creando così immagini appannate di quella che da lì a breve sarebbe divenuta la loro prossima meta.

Inizialmente le sembrò che lo specchio avesse dato i numeri perché la superficie rifletteva ancora una condensa nube di luce azzurra, in seguito capì che doveva solo sforzarsi di vedere quella massa d’azzurro sotto un’altra prospettiva.

Era acqua.

Rein non ebbe il tempo di collegare quel particolare a un luogo ben preciso che la luce vorticò ancora, mostrando ai loro occhi curiosi una scogliera scoscesa che piombava a strapiombo dritta nelle fauci dell’oceano.

Deglutì giusto un istante prima che l’immagine appena riprodotta dalla magia si dissolvesse in un “ puff ” e un paio di sguardi angosciati piombassero su di lei.

<< allora? >> fremette Piimi, che sbatteva ritmicamente le ciglia tanto era nervosa.

La principessa si passò la lingua sulle labbra secche e poi ,con un leggero sospiro, si affrettò a risponderle: << Regno della Goccia, Grotte di Inumi.>>

Vide le sopracciglia di Terence scattare pericolosamente verso l’alto, come se avessero avvertito un sentore d’allerta impossibile da percepire dall’orecchio umano.

E, per qualche strana ragione, anche la turchina era convinta che la cosa non sarebbe stata così facile come invece si prospettava.

Le Grotte di Inumi erano inaccessibili da anni oramai.

Nessuno si arrischiava più a metterci piede da un mucchio di tempo e, se non lo facevano, una ragione doveva per forza esserci, e se c’era una cosa su cui Rein era sempre stata sicura era che tutto si poteva dire degli abitanti del Regno della Principessa Mirlo tranne che fossero dei codardi.

La questione non le piaceva per niente.

<< okay, quindi, cos’hanno di pericoloso queste Grotte? >> squadrò allarmata le faccia dei due amici la folletta, svolazzando leggiadramente in aria.

La sedicenne si scambiò una lunga occhiata con il Tenebros prima di commentare: << beh, teoricamente, sono solo delle grotte, a parte l’acqua alta non ci dovrebbe essere nulla di così pericoloso la sotto.>>

<< ma tecnicamente? >>

Rein si morsicchiò il labbro, indecisa su cosa aggiungere, soppesando anche il fatto che nemmeno lei sapeva bene cosa aspettarsi una volta messo piede in quel luogo.

<< ecco …uhm … >>

<< tecnicamente diciamo che è molto probabile che spettri e fate possano risultare una sciocchezza in confronto.>> concluse al suo posto Terence, mostrandosi come di consueto controllato e sprezzante nei confronti di un pericolo incombente.

Piimi, al contrario, strabuzzò gli occhi talmente tanto che Rein pensò fossero sul punto di esploderle da un momento all’altro.

Poi, come se avesse ritrovato l’interruttore per farli ritornare a grandezza normale, liberò dal suo corpicino un lungo sospiro, bisbigliando sottovoce un rassegnato “ ci risiamo ”, e si lasciò cadere sul cuscino della poltrona del salotto dove si erano riuniti quella sera.

Le tende di velluto chiaro erano chiuse e il servizio di cristallo scintillava sul tavolo ovale e di vetro che dominava l’intera stanza.

Era uno dei posti preferiti di Rein, oltre la sala del trono mutevole in cui si trovava Selen.

<< partiremo domattina.>> annunciò ,senza esitazione, il giovane moro, gli occhi fissi e un po’ cupi piantati in quelli della principessa.

Quest’ultima annuì fiacca, strofinandosi le palpebre e appoggiando il cimelio fra le sue mani sul tavolo di vetro.

Lo specchio delle fate le restituì il suo riflesso e quasi Rein stentò a riconoscersi, rispecchiandosi in quella superficie pallida.

Due profonde occhiaie le marchiavano il viso sciupato, le labbra avevano quasi perso colore e la sua pelle appariva spenta e cadaverica.

Sbuffò scocciata, rivolgendo lo specchio verso il basso e incrociando stizzita le braccia al petto.

Ci mancava solo vedersi ridotta in quello stato per rallegrare ulteriormente il suo umore! pensò ironica.

<< va bene, ma hai almeno una vaga idea di come faremo ad entrare lì dentro senza essere visti? >> domandò al moro, prendendo posto nella poltrona in cui si era dapprima accasciata la folletta.

Piimi aguzzò le orecchie e rivolse anch’ella la sua totale attenzione su Ter.

Il ragazzo, una maschera di cera che mostrava a stento le sue reali emozioni, contrasse per un istante la mascella mentre il solito “tsk” veniva involontariamente liberato dalle sua labbra.

<< di certo non per via mare, se non abbiamo intenzione di morire prematuramente! >>

<< ma non possiamo neppure per via terra, visto che tutta quella zona è ritenuta Patrimonio Internazionale e quindi garantisce la massima sicurezza.>>

Terence fece spallucce e un ghigno perfido fece capolino sul suo viso pallido.

<< potremmo ammazzare tutte le guardie, sarebbe divertente.>> propose, e per un attimo – okay, forse anche più di uno - Rein si chiese se stesse scherzando o meno.

Siccome preferiva di gran lunga non venire a conoscenza della risposta, che sapeva per certo le avrebbe provocato qualche dubbio sulle reali capacità di autocontrollo dell’amico, ribattè in fretta: << sì, certo, divertente come noi che veniamo assaliti da venti dozzine di ombre nere! Ricordi? Niente magia su Wonder, per nessun motivo.>>

<< vedo che cominci sul serio ad apprendere, principessa, questo sì che un evento da tenere a mente.>>

<< simpaticone! ma ancora non mi hai detto sei hai sì o no un piano per intrufolarci lì dentro! >> fece roteare esausta gli occhi al cielo la sedicenne, sprofondando la schiena contro lo schienale della poltrona.

Terence, che in quel momento era proprio in vena di sfottimento, le rispose sogghignando: << vacci per esclusione.>>

Rein lo fissò storto per alcuni secondi, aggrottando la fronte e facendo un secondo mente locale, cosa che in quel momento le sembrava parecchio difficile vista l’ora tarda e il duro allenamento che aveva dovuto affrontare nel pomeriggio.

Sentiva ancora le ossa scricchiolarle tutte quando si muoveva, e aveva dei lividi sulle nocche delle mani grande quanto delle case!

<< allora … >> cominciò, scambiandosi anche un’occhiata con Piimi che in quel momento era più addormentata che sveglia << se non possiamo andarci né per via terra, né per via mare… rimane solo…>>

<< via aerea.>> rispose la folletta, prima di rilasciare un sonoro sbadiglio.

Terence fece schioccare la lingua nel palato, restando appoggiato al tavolo di vetro dietro di lui.

Le mani affondate nelle tasche dei pantaloni scuri e i ciuffi di capelli neri un po’ umidi che gli ricadevano ribelli sugli occhi duri e concentrati.

Rein puntò di sottecchi il suo sguardo su di lui e si accorse ,come le era capitato molte volte in quelle due settimane, che la mente del giovane compagno di squadra non era realmente lì con loro.

Certo, era ormai risaputo che Ter amasse trincerarsi nel suo mutismo e riflettere in completa solitudine su vai-a-vedere-cosa-lo-stesse-tormentando-dentro, ma escludersi a quel modo, lasciando fuori chiunque osasse anche solo stargli a un metro di distanza ,le pareva esagerato.

Insomma, tutti quei segreti ,dopo tutto quello che avevano passato insieme in quell’ultimo periodo, le sembravano inconcepibili e più passava il tempo più continuava a non capire lo strano atteggiamento scostante che il Tenebros assumeva con il mondo.

Come se avesse voluto chiuderlo fuori dalla sua vita.

C’erano delle volte poi, che il suo sguardo prendeva una nota nostalgica e angustiata e quelle erano forse le giornate peggiori da passare in sua compagnia.

In quei casi Ter diventava molto più irascibile e poco gestibile del solito, spiccicava al massimo due parole in croce - per lo più insulti rivolti contro di lei e grugniti vari - e si comportava come se avesse voluto distruggere tutto e tutti.

Persino se stesso.

Piimi diceva che era normale, che ritornare su Spazio aveva risvegliato in lui ricordi che il ragazzo avrebbe preferito fossero rimasti tali, e che per un po’ di tempo avrebbero dovuto lasciarlo in pace a combattere con i fantasmi del suo passato.

E così lei si era premurata di fare - anche perché i grattacapi di certo non si erano solo annidati nella mente del Tenebros ma, purtroppo, pure nella sua, vista la recente apparizione di un certo qualcuno nel Regno della Luce – e tra un’incontro e l’altro, fra i corridoi, la sala da pranzo e le palestre, aveva facilmente potuto constatare quando il giovane fosse sempre più turbato.

Ma che cosa lo turbasse, oh, quello sì che era un vero mistero!

<< che hai da guardare? >> la sorprese, fulminandola con gli occhi.

Rein, forse troppo assonnata per capire che la stava rimproverando, non abbassò nemmeno lo sguardo e gli chiese << cos'hai che non và? >>

Le parve vedere il Tenebros irrigidirsi di botto, ma fu solo questione di un secondo, poi la totale indifferenza si abbattè sul suo viso facendolo assomigliare più ad una statua ben intagliata che ad una persona.

<< non ho niente che non và! Tu, piuttosto, sei talmente pallida che faresti un’ottima concorrenza a un lenzuolo.>>

<< grazie.>>

<< ma ti pare.>>

<< ma state sul serio litigando? A quest’ora? >> scattò Piimi, puntando gli occhi un po’ arrossati sull’orologio a pendolo del salotto.

Segnava quasi mezzanotte.

Rein non rispose nulla perché le membra affaticate le permettevano appena di tenere le palpebre aperte, mentre Terence era ritornato a chiudersi nel suo mondo utopistico fatto di sangue e fiamme di nero inchiostro.

Piimi fece saettare gli occhi prima sulla principessa e poi sul giovane, ma vedendo che nessuno dei due aveva più intenzione di comunicare con l’altro sospirando riprese la parola << che ne dite di andare a letto? Ci metteremo d’accordo sul piano domattina mentre saremo in partenza verso il Labirinto. Ora siamo tutti troppo stanchi, abbiamo bisogno di un po’ di sano riposo, visto che abbiamo lavorato come dei matti per tutta la settimana! Su, a letto! Forza ,Rein!>> provò a sollevare dalla poltrona la turchina tirandola per un dito e ,sorridendo divertita, alla fine la principessa si decise ad assecondare il gesto dell’amica.

<< okay, capito, mi alzo.>> scandì bene, reprimendo uno sbadiglio e grattandosi la punta del naso.

Piimi le rivolse il suo classico candido sorriso, dolce come una caramella.

Rein lo corrispose e stava per mettersi su quando vide sbucare dall’uscio della porta l’elegante figura della padrona del castello.

Selen pareva splendida in qualsiasi ora della giornata ed emanava più luce lei del candelabro in cristallo appeso sul soffitto.

<< buonasera.>> esordì, regalando a tutti un sorriso tanto bello quanto sincero.

<< buonasera.>> le risposero i tre contemporaneamente, tutti enormemente sorpresi di vederla lì a quell’ora tarda.

<< volevate parlarci, Regina Selen? >> domandò educatamente Piimi, volendole più vicino.

Selen scosse di poco il capo, ma la sua meravigliosa acconciatura elaborata di boccoli color del mare non vacillò nemmeno per un istante.

<< no, no, cara Piimi, andate pure a letto. Noto che siete molto stanche e domani vi spetta un’altra difficile missione, perciò non voglio trattenervi oltre.>>

Rein si accorse che la Regina si stava più riferendo a lei che non a Terence e Piimi, così balzò in piedi, si chinò appena in un inchino e si portò accanto alla folletta.

<< allora come mai siete qui a quest’ora? se posso permetterlo … >> chiese, malcelando la sua innata curiosità.

Selen fece scostare il suo sguardo sulla figura del Tenebros, che se stava a braccia incrociate a fissarli di sottecchi.

<< devo scambiare solo quattro chiacchiere con Terence, non ci vorrà molto, voi andate pure ve ne prego, apparite davvero sfinite! >> enunciò, accarezzando il ciuffo di capelli biondi di Piimi.

La principessa rivolse un’occhiata perplessa al compagno di squadra che ,anche senza aprir bocca, le stava comunque intimando di andarsene a poltrire e di non immischiarsi in affari che non la riguardavano.

Era davvero incredibile come i suoi occhi, dacchè non erano capaci di esprimere alcuna emozione, poi si ritrovavano in grado di far intendere addirittura tutta una serie di minacce poche serrate.

Rein gonfiò indispettita le guancie verso la sua direzione e si trattenne per l’ennesima volta di fronte alla Regina di mostrargli la lingua per dispetto.

Tirò un profondo respiro prima di decidersi a congedarsi insieme a Piimi.

<< molto bene, buonanotte allora, Selen.>>

Selen le sorrise amorevole e stavolta non fu per Rein un forte sforzo riuscire a ricambiare il suo sorriso.

Piimi la imitò e la seguì per il corridoio quando entrambe furono ormai fuori dal salone.

<< cosa pensi vorrà Selen da Terence? >> domandò la principessa alla folletta, in tono tanto basso da rasentare a stento un sussurro.

<< non ne ho idea Rein, ma vedrai che non sarà nulla di male.>> le disse Piimi ma Rein, nonostante il buio del corridoio, giurò di aver visto un bagliore di inquietudine balzare negli occhi dell’amica prima ancora che con un sorriso tenero riuscisse a mascherarlo a dovere.

Annuì lentamente, volgendo per un’ultima volta un’occhiata alle sue spalle, prima di bisbigliare al vento fra sé e sé.

<< se lo dici tu.>>

 

Una volta che la prescelta ebbe abbandonato la sala, Selen prese posto nel divano ricamato di fronte al tavolo di vetro in cui era appoggiato il giovane guerriero.

La regina puntò i gomiti sulle ginocchia e giungendo le mani lasciò che il suo mento vi si nascondesse all’interno.

I suoi luminosi occhi di glicine squadrarono attentamente il ragazzo ,che in tutta risposta non accennava a muoversi di un millimetro.

<< allora, di che cosa volevate parlarmi? Brutte notizie, immagino.>> sentenziò il moro, inarcando un sopracciglio scettico.

Selen ritornò a scuotere lentamente la testa e Ter si accorse che era parecchio stanca anche lei.

Le dita delle mani le tremavano e la fronte era solcata da qualche ruga profonda.

Si irrigidì e scostandosi dal tavolo si sedette sulla poltrona dove fino a poco tempo prima era stata seduta la turchina, alla destra di Selen.

<< che succede? >> incalzò il Tenebros, ora nettamente più agitato di come appariva inizialmente.

Selen accennò un sorriso << nulla di preoccupante, sta tranquillo.>> lo rassenerò, rivolgendogli un’occhiata gentile ma comunque un filino afflitta.

Poi ,riprendendo una posizione eretta e fissandolo intensamente dritto negli occhi, aggiunse: << voglio solo che tu mi prometta una cosa, Terence! Promettimi che qualunque cosa accada tu ti ricorderai sempre di quale sia la tua missione e la rispetterai, va bene? >>

Terence studiò la sua espressione a lungo, cercando di scoprire ,fra il battito un po’ irregolare delle sue lunghe ciglia e gli angoli vagamente tirati della sua bocca, qualcosa che non gli era ancora ben chiaro, qualcosa che aveva iniziato a tormentarlo da quando aveva rimesso piede a palazzo e che ora pareva avvicinarsi pericolosamente a loro, annunciando un gelo rigido e lugubre che si insinuava lascivo nel cuore e nella mente.

Un gelo che uccide.

Annuì quindi, in risposta alla domanda che Selen tanto attendeva con il cuore in gola.

La donna sospirò ,tesa come una corda di violino, poi ,sorridendogli, si alzò, incamminandosi senza una parola verso l’uscita.

Prima di varcare la soglia però ritornò a fissarlo con occhi improvvisamente molto più tristi.

<< la proteggerai ,vero? >>

<< abbiamo un accordo.>>

<< devi restarle accanto o tutto andrà perduto, nulla potrà più essere aggiustato, Terence, nulla.>>

<< lo so.>>

<< lo farai qualunque cosa accada? non la abbandonerai? >>

<< non fino a quando non avrò ottenuto la mia vendetta.>>

Selen abbassò lo sguardo, e stavolta fu lei ad annuire poggiando una mano sullo stipite della porta.

<< buonanotte ,Terence, e buona fortuna, ne avrai bisogno.>> detto questo la Regina scomparve nel corridoio buio, lasciando solo il giovane Tenebros sperduto fra i suoi mille dubbi.

L’orologio scandì in quell’istante la mezzanotte. I suoi rintocchi risuonarono ritmici e vibranti per la stanza.

Un tremendo gelo incombeva su di loro ed era sempre più orribilmente vicino.

Ter, i pugni stretti lungo i fianchi e gli occhi puntati sulle lancette che segnavano le dodici in punto, sperò solo che non fosse quello che lui da giorni ormai temeva.

Eppure, era consapevole che il momento della verità era sempre più vicino.

La sua indole d’assassino non aspettava altro che ritornare a galla.

Solo che stavolta, sapeva bene sul quale versante riversare la sua ira.

 

Le Grotte di Inumi erano pericolosamente vicine alla sede del palazzo reale.

Il castello ,infatti, sorgeva dirimpetto alle grotte, proprio dall’altra sfonda dell’isola che si allungava come la falce di un mietitore.

Rein lasciò che il forte vento di quella mattina le scompigliasse i lunghi capelli turchini e che il getto freddo dell’acqua lavasse via il torpore del sonno dal suo corpo.

Era sempre un dolore per lei quando rimetteva piede su Wonder, quello che un tempo era stato il suo Mondo.

Il suo unico Mondo.

Ora invece si sentiva quasi un’estranea, come se quel cielo e quelle terre non le appartenessero più, e tutto ciò le procurava più male di quanto non avrebbe mai potuto immaginare.

Forse era così che doveva sentirsi Terence, pensò, mentre il ragazzo con uno sguardo impenetrabile lambiva il panorama che li circondava.

Il Labirinto li aveva teletrasportati a metà strada fra il palazzo Reale del Regno e le Grotte di Inumi, il luogo in cui giaceva nascosta una delle Otto Armi Supreme.

<< fà freddo qui.>> si strofinò le mani contro le braccia la folletta, rivolta a nessuno in particolare.

<< non ho mai visitato le Grotte.>> confidò d’un tratto Rein, mentre un sorriso nostalgico le sfiorava le labbra.

<< papà diceva che era troppo pericoloso e Fine aveva troppa paura per accompagnarmi quando alcune volte venivamo qui da sole. Mirlo una volta mi disse che le Grotte un tempo erano il posto in cui gli innamorati si riunivano, staccavano un pezzetto di cristallo dalla roccia granitica delle pareti e la lanciavano nella superficie d’acqua cristallina al suo interno, per esprimere il loro desiderio.  Se il cristallo rimbalzava almeno due volte, il desiderio degli Innamorati sarebbe stato esaudito.>> raccontò, ammirando alcune onde scagliarsi contro la solida roccia e altre ruggire e riversarsi sulla riva lontana.

<< interessante.>> commentò sarcastico il Tenebros, rompendo un legnetto secco che aveva trovato a terra.

Rein gli lanciò un’occhiata al vetriolo mentre Piimi scuoteva la testa e sospirava rassegnata.

<< allora, come entriamo? >> si affrettò a chiedere loro, prima che sciaguratamente si mettessero a litigare come due marmocchi, provocandole l’ennesima emicrania.

<< dobbiamo andarci per forza in volo, non c’è altra soluzione.>> affermò la principessa in tono serio e risoluto, scostandosi una ciocca di capelli che le era finita in bocca.

Piimi concordò annuendo, mentre Ter alzava gli occhi verso il cielo plumbeo di quella mattina.

Nubi grigie oscuravano il Sole nascente e facevano apparire l’oceano come una massa deforme d’argento liquido.

Le Grotte di Inumi si stagliavano sull’oceano e parevano sbucare fuori direttamente dalle profondità degli abissi.

Avevano bocche enormi e denti appuntiti, e qualcosa al loro interno sembrava invitarli dolcemente ad entrare.

Terence fissò le onde e storse il naso facendo una smorfia.

Non gli era mai piaciuta molto l’acqua.

Ma a lei piaceva fare il bagno nel fiume, proprio quando il Sole cominciava a calare all’orizzonte e il cielo si lasciava dipingere a strati di blu e viola.

 

§

<< sei un disastro, guarda cos’hai combinato!!! >>

<< io?! chi è stato a spingermi nel fiume, sentiamo? >>

<< era solo uno scherzo! Non c’era bisogno che mi tirassi giù con te! >>

<< beh, guarda il lato positivo: almeno non ti ho affogata.>>

<< non ne avresti avuto il coraggio! >>

<< tsk, dici? Io non ci scommetterei troppo… >>

<< arggh, ti odio quando fai così!>>

<< credimi, il sentimento è reciproco! >>

<< e ora come facciamo a tornare a casa?! Gilda mi ucciderà se mi vede conciata così, e, per giunta, insieme te …>>

<< non lo so, non puoi usare i tuoi “strabilianti” poteri?>>

<< ma sei cieco o cosa? Non lo vedi che è quasi buio! >>

<< non dirmi che hai ancora paura delle tenebre.>>

<< per chi mi hai presa?! una ragazza brillante come me non ha mai paura di niente! >>

<< dovresti averne, invece … >>

<< perché mi dici queste cose? >>

<< … >>

<< … >>

<< perché saremo costretti a passare la notte qui, tu e io …>>

<< che cosa?!? >>

[…]

<< Lux? >>

<< mmh?>>

<< credo di iniziare a capire perché ti piacciono le tenebre … >>

<< ma dai! Mi prendi in giro? >>

<< non mi credi? >>

<< Coraggio allora ,genio, dimmi perché. >>

<< perché sono affascinanti e calde, vive e misteriose, … un pò come te … >>

<< … >>

<< … >>

<< …>>

<< chi sei tu? >>

<< potrei farti la stessa domanda.>>

§

 

<< io direi di procedere lungo la scogliera fin quando non avvisteremo le prime guardie. Piimi, tu andrai in avanscoperta e ci avvertirai non appena noterai qualcuno. Io e Terence saremo dietro di te.>> spiegò attentamente Rein, che ora pareva averci preso più gusto ad escogitare piani e infiltrazioni.

Pian piano tutto quello si stava trasformando nel suo pane quotidiano, e anche lei si sentiva molto più matura ed esperta di com’era quando aveva cominciato quell’avventura.

Certo continuava a combinare pasticci su pasticci senza che ci mettesse nemmeno poi tanto impegno, ma almeno ora sapeva qual era la differenza fra agire d’istinto e agire in maniera sensata, anche se la prima opzione rimaneva comunque la sua preferita.

<< dopodiché ,però, dovremmo inventarci qualcosa! Per me e te, Rein, non sarà un problema andarci in volo, ma Terence? Come faremo a caricarcelo fin laggiù? >>

<< non ce ne sarà bisogno. Se la sotto c’è ,quello che sospetto ci sia, sarà per voi un problema avermi dietro.>> ragionò il giovane Tenebros, continuando ad osservare la massa d’acqua che si abbatteva sull’alta scogliera dove si trovavano.

<< di che stai parlando? >> gli chiese confusa la principessa, mentre si legava i capelli in una coda alta.

Terence le lanciò solo un’occhiata sbieca ma non le rispose, preferendo continuare a guardarsi circospetto in giro.

<< nonostante le nubi, tra poco ci sarà di sicuro più luce e non possiamo permetterci che qualcuno ci veda girovagare così in bella vista.>> aggiunse sospettoso dopo qualche secondo, riportando l’attenzione sulle due compagne di squadra.

<< che cosa proponi ,allora? >>

<< sembra un lavoro adatto a te, prescelta.>> le rispose sogghignante, incrociando poi le braccia al petto.

<< uhum? >> Rein continuò a fissarlo perplessa non capendo dove volesse arrivare, così ,sbuffando, Terence si decise finalmente a svelarle almeno una parte del suo, come al solito, segretissimo piano.

<< ci occorre della nebbia.>>

Un lucetta si accese nelle mente della turchina che ,staccando la presa dal suo elastico e annuendo, si battè un pugno sul palmo della mano.

<< certo! In questo modo potremmo anche evitare di dividerci! >> trillò decisa, prima di afferrare fra le mani il suo ciondolo a forma di castagna e iniziare a lavorarci su.

Chiuse gli occhi per concentrarsi e sentì Piimi incoraggiarla con un “ Mi raccomando,Rein!” che le fece nascere un mezzo sorriso divertito sulle labbra.

Stringendo più forte fra le mani l’amuleto, quest’ultimo cominciò a riscaldarsi arrivando a pizzicarle le dita.

La fronte cominciò a imperlarle di sudore mentre si mordicchiava a sangue il labbro, cercando di tenere tutti i suoi pensieri rivolti unicamente verso l’incantesimo.

L’attimo dopo, dacchè aveva avvertito la testa quasi esploderle per la troppa pressione, alla fine fu come se avesse fatto un buchino in un palloncino di plastica e l’aria cominciasse a uscire lentamente, scacciando via anche il fischio fastidioso che aveva avvertito nei timpani.

Quando riaprì gli occhi, riuscì solo a distinguere due sagome familiari sepolte fra la nebbia, di cui una, dalle braccia incrociate, le sibilò contro qualcosa come “ci impieghi ancora troppo tempo, ameba.”

Rein preferì non rispondere, altrimenti lo avrebbe come minimo strozzato!

 

 ***************

 

Siçil procedeva ,a passo lesto ed elegante, dritta verso le sue stanze.

Il buio del palazzo l’avvolgeva e lei camminava altera fra quei corridoio di pietra sentendosene quasi l’assoluta Padrona.

Un gruppo di tre guardie si inchinò profondamente vedendola passare e lei ghignò ,compiaciuta di se stessa.

E lo sarebbe stata ancora di più quando il suo piano avrebbe dato i frutti sperati.

La ragazza era la sua arma vincente, l’arma per ottenere tutto quello che voleva.

Lo aveva capito dalla prima volta che l’aveva vista in faccia, scrutando all’interno della sua anima lacerata e scoprendo in essa una forza dirompente che non conosceva paragoni.

Se fosse riuscita a domarla quella forza sarebbe stata sua, e allora nessuno sarebbe più potuto sfuggire alla sua furia distruttrice.

Astro era fiero di lei ,per i suoi successi, e questo la riempiva d’orgoglio, ma non era abbastanza.

Non si sarebbe fermata fin quando anche Gray – quello sciocco che credeva davvero di poterle fare del male - non avesse ammesso la sua superiorità, poi lo avrebbe piagato come una marionetta in suo potere e alla fine l’unico erede rimasto in gioco sarebbe stata lei.

Tolto di mezzo anche Gray, la sua strada era del tutto spianata.

Spalancò ,con un gesto secco, le porte di legno scuro delle stanze in cui aveva accolto la Lumos, e sorrise sghemba quando la vide con lo sguardo vuoto e spento osservare la sua immagine riflessa in uno specchio.

Approfittò del fatto che la giovane non potesse vederla per studiarla nuovamente fin nel più piccolo dettaglio.

Per quanto la disgustasse doverlo ammettere, Siçil non poteva fare a meno di constatare quanto la ragazza fosse effettivamente molto bella.

Non era di certo meravigliosa come lei, questo mai, ma era comunque impossibile non notare come anche in quelle misere condizioni da stracciona riuscisse ad emanare un alone di rara bellezza.

Si chiese se fosse stato quel particolare a far sì che il principino li tradisse per unirsi a lei, ma lo conosceva abbastanza bene da sapere che non bastavano un bel faccino e un corpo longilineo per farlo capitolare.

Erano mesi che continuava a chiedersi – come forse facevano tutti quelli che erano a conoscenza della vera storia - cosa ci fosse di tanto speciale in quella ragazza da aver abbindolato il secondo genito della famiglia reale in quel modo.

Quale Luce poteva mai possedere una misera contadina Lumos?

Assottigliò lo sguardo e inarcò le labbra in un ghigno provocante avvicinandosi flemmatica alla sua vittima.

<< buongiorno ,splendore.>> la salutò, con un tono maligno rivestito da morbidi soffi di velluto.

La Lumos mosse appena gli occhi per guardarla, ma non spiccicò una parola ritornando a fissarsi apatica nuovamente allo specchio.

<< è giunto il momento di allenarci insieme, tesoro! Il gran giorno sta per arrivare e noi non vogliamo di certo farci trovare impreparate, giusto? >>

La rossa scosse di poco la testa, e i boccoli che le ricadevano morbidi lungo le spalle minute oscillarono appena.

In quel momento la giovane Lumos avrebbe desiderato gridare, ribellarsi ma il suo corpo era stanco, la sua mente sfinita, il buio la circondava e non le era rimasto più niente per cui valesse la pena di lottare.

Perché opporsi al Destino, dunque?

Se Lady Dark l’avrebbe aiutata ad avere vendetta, perché non servirla?

Il suo cuore continuava a gridarle contro che no! era sbagliato, che ogni parola uscita fuori dalla bocca di quella serpe era una menzogna, dettata per il suo sadico piacere di vederla strisciare ai suoi piedi come un’umile schiava al suo servizio.

Cosa stava diventando? Cosa la stava inducendo a fare?

Lady Dark notò come la ragazza d’un tratto apparve irrigidirsi e digrignare quasi i denti, in preda a delle emozioni che sarebbero dovute soccombere così come era successo alla sua ardente volontà di ferro.

Frustata strinse i pugni e ,concentrandosi, cercò di tenere a freno ogni sua possibile reazione.

Non riusciva a comprendere come fosse possibile che ,dopo tutto quel tempo, la Lumos fosse ancora in grado di pensare, per alcuni istanti, in maniera quasi lucida.

Era davvero un’ottima avversaria, non aveva mai incontrato nessuna giovane Lumos capace di resistere così tanto al suo potere, senza poi ritrovarsi in una pozza di sangue a singhiozzare e supplicare in maniera patetica la sua pietà.

<< che cosa stai facendo,eh?! Dimentichi chi ti ha tirato fuori da quella cella? Chi ti ha raccontato tutta la verità? Chi ti ha nutrita e accudita per tutte queste lunghe settimane, forse? >> le chiese, poggiandole una mano sulla spalla per obbligarla a fissarla negli occhi, ora rossi come due splendenti rubini.

La ragazza ebbe un sussulto, i suoi occhi contagiati dal rosso della morte mostrarono solo per un secondo un’abbagliante sfrecciata di azzurro cielo che Siçil però bloccò immediatamente, facendo pressione sulla presa alla spalla della ragazza, costringendola a piegarsi al suo cospetto.

La Lumos si lasciò sfuggire un gemito di dolore, i suoi occhi ritornarono al rosso vermiglio a cui erano stati condannati e la sua mente riprese ad offuscarsi come se d’improvviso un sipario nero le fosse piombato addosso.

<< allora?! Hai perso la lingua per caso?! Rispondimi! A chi devi ora la tua lealtà?! >> ritornò all’attacco Lady Dark, affondando le unghia ben affilate nella spalla della giovane.

La rossa sussultò nuovamente, e rivolgendo lo sguardo verso Siçil pronunciò in tono solenne << a te, e a te solo ,Lady Dark.>>

La smorfia crudele che aveva sfregiato il viso della bionda si dissolse immediatamente.

Gli occhi di Siçil ritornarono freddi e grigi e il suo ringhio rabbioso si trasformò nel suo classico sorrisetto impertinente.

<< perfetto, guai a te se lo scorderai di nuovo. Sono stata abbastanza chiara, dolcezza? >>

La Lumos annuì, ammaliata e circondata da ventose di fuoco nero che le lambivano la mente e le corrodevano l’anima.

Ma non il cuore.

 

*************

 

Accostando vicino a un villaggio ,alle falde di un’ampia collina, Castel, Shade e Gon decisero di far riposare i cavalli che avevano preso in prestito – non rubato, come ripetutamente continuava a ripetere loro l’arancio tutto impettito – in un paesino in mezzo alle montagne ,che si erano ormai da tempo lasciati indietro, e sostare per un po’ per sopprimere i morsi della fame.

Il Sole era alto nel cielo incredibilmente azzurro di Spazio e una brezza fresca e piacevole faceva frusciare le foglie degli alberi in fiore, sotto cui si erano riparati dal caldo afoso che li aveva accompagnati per tutta la mattinata.

Gon saltò giù da cavallo con un balzo e prese ad osservare i confini lontani con una mano appoggiata sulla fronte per coprirsi i grandi occhi grigi.

<< ormai ci siamo! In meno di due giorni raggiungeremo finalmente il confine! Sei contento, Shade? >> domandò euforico al principe Wonderiano, che intanto stava legando le cinghie del suo nuovo cavallo al tronco di un albero.

Il cobalto annuì con un sorrisino entusiasta ad arricciargli le labbra e un peso sul cuore che man mano stava diventando, fortunatamente, sempre più leggero.

“ era ora “ pensò, portandosi le mani sui fianchi e osservando le cime delle colline in lontananza, oltre le quali si trovava il famigerato confine fra i due regni, meglio conosciuto come Il Labirinto di Nebbia.

<< siamo stati parecchio fortunati in questi giorni, visto che ci siamo imbattuti solo in due scontri con qualche ombra nera.>> aggiunse soddisfatto Castel, dopo aver anche lui legato il suo cavallo – e quello di Gon, cosa che ovviamente il moccioso non faceva mai! – e portato la sua sacca con il cibo sulla soffice erba verde in cui camminavano.

Un brivido gelido percorse la schiena del principe quando ripensò alla feroce battaglia che aveva dovuto affrontare insieme ai due Guardiani.

Aveva ancora davanti agli occhi quei mostri orripilanti che squarciavano e divoravano senza alcuna pietà tutto quello che capitava loro a tiro.

Purtroppo non poteva far nulla contro di loro per quanto riguardava l’attacco frontale.

Non aveva armi per fronteggiarle mentre i due Lumos, con l’aiuto delle loro ombre, ne avevano sterminati a dozzine senza mai mostrarsi neanche lontanamente esausti.

Si era sentito veramente inutile mentre fissava loro combattere a spada tratta mentre lui si limitava a portare la gente indifesa in dei luoghi più sicuri.

“ mi occorre un’arma con cui riuscire a fronteggiare quei mostri!” aveva affermato quel giorno, dopo che l’alba era tornata a risplendere e le ombre nere erano scomparse.

“ un’arma? ” gli aveva chiesto scettico Gon, scompigliandosi i capelli e fissando perplesso l’amico.

Castel gli aveva rifilato un’occhiata storta e ,poco amichevolmente, gli aveva confessato che non esisteva un’arma per far fuori delle ombre.

“ non è possibile! E allora voi?! Perché le vostre spade funzionano e la mia no?”

Gon era scoppiato a ridere divertito mentre riponeva il suo pugnale nero - oggetto di cui Shade aveva capito essere molto affezionato -  nella apposita custodia attaccata alla sua cintura e commentava con il petto gonfio di orgoglio “ perché noi siamo dei Lumos! bianco contro nero, capisci cosa intendo? ”

Shade aveva sbuffato e aveva annuito svogliatamente con la mente rivolta all’arma che intendeva assolutamente trovare.

Anche se ,per adesso, non sapeva neanche da dove cominciare a cercarla.

Se solo quel dannato Libro si fosse deciso a collaborare! Pensò frustrato per la centocinquantaduesima volta, ritornando poi al presente e ringraziando Castel quando gli porse un pezzo di pane e una male.

Un vero pranzo da Re! Meditò, ricordando con un piccolo spillo di rammarico la tavola imbandita e le cucine colme di delizie del suo palazzo.

Gon ingurgitò tutto il suo pasto in un attimo e, appoggiando la schiena contro il tronco di un alto albero di pesco, prese la parola.

<< voi credete che ci sarà qualcuno ad attenderci al confine? >>

Shade, che ovviamente non aveva risposte in quell’ambito, fece saettare gli occhi su Castel, il quale era intento a mordicchiare la sua mela rossa.

Il maggiore del gruppo si strinse nelle spalle e in tono piatto rispose << forse, anche se di certo ,quello che mi preoccupa maggiormente, non è quello che troveremo fuori dal Labirinto ma dentro >>

Gon annuì, abbastanza soddisfatto della risposta, incrociò quindi le braccia dietro la testa e alzò lo sguardo verso il cielo, pensieroso.

Shade continuò a mangiare in silenzio con mille domande che continuavano a vastargli la calma di quel momento.

Si chiedeva cosa stessero facendo a casa su Wonder i suoi amici, come stessero sua madre e sua sorella, come stessero andando avanti gli allenamenti di Fine e, principalmente, se Rein si fosse di nuovo fatta viva almeno con lei.

Ne dubitava, visto che da quel che aveva capito recarsi su Wonder non era proprio un gioco da ragazzi, ma qualcosa gli suggeriva che prima o poi, presto o tardi, l’avrebbe incontrata di nuovo, e stavolta aveva tutta l’intenzione di prenderla di forza e costringerla a dirgli tutta la verità.

Glielo doveva, dopo tutto quello che stava subendo solo per riuscire a trovarla!

<< Uouh!!!>> urlò d’un tratto l’undicenne, prendendo alla sprovvista i due compagni di viaggio che sobbalzarono all’unisono.

<< Gon!! >> sbraitò Castel, che aveva rischiato di strozzarsi con un pezzo di mela << ti è andato di volta il cervello, per caso!? Per quale ragione hai urlato in quel modo?! >>

Il ragazzino teneva lo sguardo fisso davanti a sé, in volto scolpita l’espressione di chi ha appena visto un meteorite schiantarsi sulla terra.

Alzò tremante un dito per indicare il punto in cui stava guardando, e sia Castel che Shade ne seguirono perplessi la traiettoria che puntava dritto-dritto sulla borsa in cui il principe Wonderiano teneva il suo prezioso Libro dalle pagine vuote.

La sacca, attaccata alla sella del cavallo del cobalto, brillava di una luce argentea a intermittenza ,disegnando la sagoma del vecchio tomo rinchiuso all’interno.

In meno di mezzo secondo Shade si tirò su a sedere, estrasse il Libro da cui proveniva quello strano bagliore e ,portandosi a sedere in mezzo ai due amici, lo aprì al centro sotto gli occhi meravigliati dei due Lumos.

In mezzo alle due pagine aperte a caso da Shade cadde una foglia dal pesco sopra di loro.

La foglia si sciolse come fosse fatta di cera lacca e il liquido verde venne assorbito dal Libro come se si trattasse di semplice acqua.

Pochi istanti dopo, proprio come era accaduto settimane addietro al principe in camera sua, le pagine sputarono via l’inchiostro che prese a muoversi da solo formando strane linee.

Quella che fu subito più chiara ai tre ragazzi fu quella che delineò il profilo roccioso di un’alta scogliera.

Il palazzo Reale del Regno della Goccia apparve subito dopo, sospeso in un mare d’acqua.

L’immagine era di certo molto più astratta e confusionaria di quella che Shade aveva visto apparirgli per la prima volta sotto il naso, ma non era questo quello a cui il principe stava riponendo ora i suoi pensieri.

Tutto il suo copro era concentrato sulla strana sensazione che lo aveva afferrato inizialmente per le dita e che ora gli serpeggiava lungo tutto il corpo.

Una scarica di adrenalina che gli aveva fatto seccare la gola e aumentare a dismisura il battito cardiaco.

Non passò molto prima che, come una strigliata per i capelli, il Libro lo afferrò di peso e lo scaraventò di forza sulla dura pietra della costa del Regno della Goccia.

Davanti a lui, disperse nel mare agitato, le Grotte di Inumi, dietro, il palazzo della Principessa Mirlo.

Osservando le onde dell’oceano riversarsi sul bagnasciuga sotto di lui, Shade non potè evitare alle sue labbra di incurvarsi in un sorriso contento.

<< O. Santo. Cielo! >> sentì esclamare alle sue spalle da una voce squillante e familiare.

Si voltò sorpreso, osservando le facce più che scioccate dei due Lumos i cui occhi parevano voler uscir loro fuori dalle orbite.

<< dimmi che siamo dove credo noi siamo! >> continuò a parlare Gon, facendo saettare il suo sguardo su di lui poi sull’acqua.

Shade aprì le braccia in un gesto eloquente e sorrise, contenendo la risata che sentiva partirgli sincera dal cuore.

Gon fissò strabiliato prima il principe, poi l’amico la cui bocca stava quasi per toccare terra.

Poi, iniziando a ridacchiare sommessamente, urlò un “ WuuuHuuu! ” alzando un pugno in aria e cominciando ad esultare esagitato.

<< ahahah, è una cosa pazzesca!!! >>

E lo era, pensò Shade, contagiato dalle risa di Gon.

Eccome se lo era!

Finalmente era di nuovo a casa.

 

 

Angolo dell’Autrice …

Buon pomeriggio a tutti ^^

Nonostante il caldo mi stia lentamente uccidendo, sono comunque riuscita a trovare le forze necessarie per scrivere questo capitolo!

Sì, oggi sono un po’ melodrammatica, scusatemi x°°D

Beh, come potete vedere vi ho fatto una piccola sorpresina: ve lo sareste mai immaginato di vedere la piccola banda ( Shade, Gon, Castel) piombare su Wonder?

Spero di avervi sorpreso e che il capitolo vi sia piaciuto =)

Come al solito se volete lasciarmi una vostra opinione, buona o negativa che sia, siete liberissimi di farlo! é_é

Intanto ringrazio chi continua a sostenermi e a seguirmi, ovvero le mie adorate lettrici: littemoon, tata_angel, _BlueLady_ e _Li_.

Un bacio anche a chi si limita a leggere in silenzio e aspetta il seguito di questa luuuuga storia ^^

A presto, spero…

BellaLuna

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Capitolo 25
*** Il Giorno Più Lungo... ***


Il Giorno Più Lungo…

 

[…] 8 son le armi leggendarie

10 le terre in cui poter viaggiare

Solo 2 i regni che non hanno riposo

5 i Guardiani dal sigillo luminoso

Il cui coraggio è legato a una solo sorte

Per colei che nell’ombra non teme la morte […]

 

 Raccogliendo un piccolo sassolino grigio da terra, Gon mirò sull’acqua facendolo rimbalzare lesto sulla sua superficie, mentre il vento forte di quella mattinata poco soleggiata gli faceva volteggiare freneticamente la folta chioma castana e i vestiti leggeri che portava su Spazio. 

Con occhi sognanti e un sorrisino luminoso sulle labbra, osservava rapito il panorama davanti ai suoi occhi, con il cuore ricolmo di una tale meraviglia che ,ne era sicuro, non avrebbe mai più provato in tutto il resto della sua vita.

Era su Wonder, per tutti i Re di Spazio.

Era veramente su Wonder!

Più se lo ripeteva più gli sembrava assurdo, incredibile, magico.

Peccato però, visto le urla e gli schiamazzi che sentiva provenire violenti alle sue spalle, che Castel non la pensasse affatto come lui.

Come al solito difatti, stava affrontando la faccenda osservandola sotto un unico punto di vista, ovvero quello negativo.

<< è un… è un…!! >> continuava a sbraitare ai sette venti, non riuscendo a trovare le parole giuste da esprimere, rosso in viso per la foga e l’indignazione, e gesticolando animatamente davanti a uno Shade che aveva preso a sbuffare seccato come una ciminiera, dopo aver raccolto il suo strabiliante Libro tele trasportatore da terra.

<< è un… ggrrr … è un … è uno scandalo, per tutti gli Dei! Sì, uno scandalo bello e buono! >> sbottò infine l’arancio esasperato, arpionandosi i capelli con le mani e misurando la battigia con grandi falcate.

<< uno scandalo? >> ripetè Shade con le braccia incrociate al petto e sopracciglia inarcate, non sapendo se scoppiare a ridere di fronte all’isteria dell’amico oppure cercare di calmarlo dandogli una scrollata.

O un bel pugno sul naso, visto che c’era!

<< uno scandalo, una catastrofe, un incidente chiamalo come ti pare! ma sta di fatto, che noi non dovremmo assolutamente trovarci qui, ora! Che ne sarà della nostra missione? Della nostra gente? Della guerra, dei Tenenbros, della Prescelta!?! >> continuò ad allarmarsi il Guardiano, continuando a camminare avanti e indietro con un ritmo forsennato.

Gon lanciò una lunga occhiata eloquente in direzione del principe Wonderiano, prima di decidersi una buona volta a intervenire << Castel, per l’amor del cielo, calmati! Rilassati, non è mica la fine del mondo… >>

Il maggiore fermò il suo incedere e ,con ancora le mani nei capelli, si voltò verso l’undicenne fissandolo come se gli avesse appena rivelato di essere in realtà uno degli Otto Supremi.

Poi, prendendo un lunghissimo respiro, si avvicinò a lui e senza emettere fiato gli si piazzò davanti afferrandogli la collottola della sua toga con abbastanza forza da sollevarlo di qualche cm da terra.

Gon impallidì, avendo paura che l’amico fosse sul serio sul punto di strozzarlo, ma Castel, che in quel momento sembrava avere lo sguardo di un esagitato serial killer, si limitò a fissarlo ardentemente negli occhi per lunghissimi secondi, poi ,facendosi uscire aria dal naso come un toro imbufalito, lasciò libero il ragazzino per ricominciare la sua marcia a senso unico.

Di tanto in tanto, sotto gli occhi basiti e turbati degli altri due componenti della squadra, puntava un indice minaccio verso di loro, borbottava parole sconnesse di cui nessuno sarebbe riuscito a capirne il senso o alzava sconsolato gli occhi al cielo.

Shade ,avvicinandosi all’amico moro, gli sussurrò piano vicino all’orecchio << credo che si sia ammattito un po’, tu che dici? >>

Gon rilasciò un lungo sospiro, facendo poi scivolare le mani nelle tasche << uff, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, glielo dico sempre che preoccuparsi così tanto fa male alla salute! >>

<< mmh, già …>>

<< che state confabulando voi due?!? >> ruggì d’un tratto il diretto interessato, il quale sembrava finalmente essere ritornato sano di mente.

Gon e Shade scattarono sull’attenti senza volerlo, rigidi e saldi come due tronchi d’albero.

<< noi?! Cosa?! Uh, niente! >> esclamarono contemporaneamente, sperando di riuscire a calmarlo almeno un po’.

L’arancio continuò a fissarli quasi con astio per parecchi minuti ,con gli occhi color ambra che sembravano lanciare scintille e trasformarsi in lingue di fuoco, poi ,così come era apparsa, la collera di Castel parve scomparire nel nulla e il ragazzo si sentì sfinito e privo di forze tanto da lasciarsi cadere a terra seduto a gambe incrociate ,sospirando pesantemente.

Mentre Gon gli andava vicino ,dandogli qualche amichevole pacca sulle spalle, Shade lo fissò attentamente, rendendosi conto che in quel momento il giovane Lumos più che un Guardiano sembrava un bambino sperduto e impaurito, che piagnucolava perché credeva di aver perso per sempre la strada di casa.

Di sicuro, il non avere sempre tutto sotto controllo era il punto debole di Cast, il quale faceva della sua autorità e del suo nome una sottospecie di sorgente di forza.

<< questo non doveva succedere… no, non doveva proprio succedere, Gon. Perché è successo? >> continuava a ripetere melodrammatico, mentre l’amico gli si sedeva accanto poggiandogli una mano sulla spalla e ripetendogli “ lo so, Cast, lo so” in tono accondiscendente.

Shade sbuffò estenuato, portandosi le mani sui fianchi e lo sguardo rivolto al cielo plumbeo.

Il vento creava suoni sinistri, scalfendo la roccia dei precipizi che circondava la zona.

Gli occhi gli caddero sulle lontane Grotte di Inumi che sorgevano nell’altra estremità della penisola.

Uno strano brivido gli scivolò gelido in corpo e un nodo gli artigliò crudele la gola.

<< possiamo almeno sapere dove accidenti siamo finiti, Shade? >> si sentì chiedere d’un tratto alle sue spalle dalla voce annichilita e stanca di Castel.

Si voltò per guardarlo, per poi indicargli la sagoma del castello reale che sorgeva alle sue spalle nella vegetazione più fitta delle montagne.

<< siamo nel Regno della Goccia, più precisamente a meno di 2 km dal palazzo Reale.>> precisò in tono saccente, cercando di comprendere se quello fosse un bene o un male per loro.

Castel e Gon si voltarono alle loro spalle osservando l’imponente statura del castello, che si innalzava al cielo con le sue due torri portanti.

<< magnifico… >> mugugnò Castel, mettendosi in piedi e spolverandosi i pantaloni.

Shade di nuovo si chiese in che modo avrebbe dovuto comportarsi ora con lui.

Non trovando però una soluzione che lo soddisfacesse decise di continuare ad ignorarlo.

Per il momento.

<< e quelle invece che sono?! >> domandò in tono più allegro il castano, indicandogli con il dito le grotte che spiccavano in lontananza sulla costa frastagliata dell’oceano.

Il principe riportò anch’egli lo sguardo in quel punto e ,aggrottando sospettoso le sopracciglia, rispose al compagno di squadra << quelle sono le Grotte di Inumi.>>

<< Wow, devono essere bellissime! >> affermò Gon, gli occhi entusiasti e luccicanti di curiosità.

<< ci porti a visitarle, più tardi? >>

Prima che Shade avesse anche solo il tempo di aprir bocca, Castel replicò per lui << non se ne parla proprio, Gon! Levatelo immediatamente dalla testa, capito!? >>

<< uff, ma perché? Che male c’è a dare un’occhiatina in giro? >> si lagnò l’undicenne mettendo il broncio.

<< non lo hai ancora capito?! Qui non siamo su Spazio, siamo su Wonder! >>

<< bene, e allora? Mica capita tutti i giorni di trovarsi qui, meglio approfittarne, giusto Shade? >>

Il cobalto provò a dire la sua, ma di nuovo venne repentinamente interrotto dal Guardiano << oh no, signorino, non provarci neanche! tu non ti allontanerai nemmeno di un cm da me per tutto il tempo in cui rimarremo imprigionati qui, mi hai sentito, Gon?! non metterti strane idee in testa, non siamo qui per divertici, non ci stiamo mica facendo una vacanza! >>

Il battibecco durò per un bel po’ e si concluse solo quando i tre udirono lo scalpiccio di passi nella vegetazione che circondava la costa.

<< zitti! >> li riprese subito Shade, mettendosi in allerta << li avete sentiti anche voi? >>

I due litiganti annuirono, i sensi tutti attivati e pronti a captare anche il più piccolo segnale di pericolo.

Dopo pochissimi istanti udirono di nuovo un forte marciare che proveniva dalla vegetazione e Shade digrignò i denti, stringendo i pugni con forza.

<< ehy, Shade, che succede? >> gli chiese Gon con apprensione.

Il ragazzo masticò un imprecazione sottovoce, prima di parlare << diavolo, siamo nei guai, credo che questi siano i soldati reali che fanno la ronda mattutina.>>

<< saranno almeno in dieci, noi che facciamo? >> domandò Castel, spalla a spalla attaccato all’amico Lumos e al principe.

<< non possiamo nemmeno combattere, abbiamo lasciato le armi su Spazio, attaccate ai cavalli.>> ricordò loro Gon, che si era istintivamente portato una mano alla cintura ritrovandola priva della fodera della spada.

Aveva ancora il suo pugnale nero, ma di certo quella non era una di quelle circostanze in cui gli veniva dato il permesso di tirarlo fuori.

Aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta, fino alla morte.  

<< non avremmo potuto usarle comunque! Questi tipi non sono dei nemici, sono soltanto dei soldati che eseguono gli ordini, gente come tanta altra.>> spiegò loro Shade, cercando di elaborare in fretta un piano.

Purtroppo la loro situazione non era delle migliori, visto che si trovano completamente scoperti vicino alla riva.

<< credete che sarebbe meglio nasconderci? >> suggerì il più piccolo, già pronto a scattare.

<< no, non ce la faremo a raggiungere gli alberi prima che loro saltino fuori, ci vedrebbero comunque. >> rispose pragmatico l’arancio, gli occhi puntanti duramente sull’avanzare ritmico dei soldati verso di loro.

Ancora qualche secondo e sarebbero stati circondati.

<< magari ci lasciano in pace, infondo non stiamo facendo nulla di male.>> provò a fare l’ottimista Gon, scrollando le spalle.

Shade scosse di poco il capo scuro in viso << no, da quando Rein è scomparsa, non si ci può più avvicinare così tanto al palazzo reale di ogni regno senza uno specifico permesso.>>

<< accidenti, ma tu sei un principe! Dovrai pur far valere il tuo titolo, no?! >>

Il cobalto lo fissò un attimo titubante, poi fece scorrere gli occhi sui suoi strambi vestiti di cuoio arricciando il naso  << non mi riconoscerebbero mai, visto il modo in cui sono conciato, e voi mi avete detto di gettare il mio sigillo reale perché se su Spazio me lo avessero trovato addosso saremmo tutti finiti in guai seri. >>

Gon asserì con un cenno sbrigativo del capo e deglutendo si accorse che ormai i soldati ,tutti ovviamente armati fino al collo, li avevano raggiunti e li squadravano diffidenti.

<< chi siete? >> chiese loro guardingo il capo gruppo, mentre gli altri soldati li circondarono.

<< dobbiamo combattere, veramente? >> bisbigliò piano loro Gon, mentre Castel cercava le parole giuste per rispondere all’omone corazzato che aveva di fronte.

<< più o meno. >> sussurrò Shade con un sorrisetto sghembo ad arricciargli le labbra.

L’attimo dopo ,con un pugno già caricato, si lanciò contro una delle guardie.

 

Mirlo sedeva tranquilla davanti alla sua scrivania, con una tazza di latte caldo alla sua destra e alcuni documenti importanti da leggere e firmare sotto gli occhi.

Portando la bevanda calda alla bocca, e distogliendo un attimo la sua attenzione sulla pila di fogli di fronte a sé, guardò l’orologio a forma di goccia appeso al muro, regalo di suo fratello Narlo.

Segnava appena le otto e un quarto del mattino.

Lasciando che il latte caldo le desse sollievo al freddo che aleggiava a palazzo a causa del mal tempo incombente, chiuse gli occhi, ascoltando solo il sibilo del vento che si infrangeva sui vetri delle vetrate colorate del palazzo.

Dopo un lungo sorso ripose la tazza al suo posto, estrasse una penna da un cassetto e cominciò con gli occhi a leggere il primo trattato.

Non era neanche arrivata a metà che sentì qualcuno bussare alla porta del suo studio.

<< avanti.>> disse, alzando gli occhi verso le tre figure in armatura che facevano capolino dall’uscio.

<< comandante Rod, allora, com’è andata la ronda stamani? >> chiese all’uomo più robusto che si era portato al centro della sala insieme a due uomini.

Rod si destreggiò in un profondo inchino reverenziale, prima di risponderle tutto impettito massaggiandosi i folti baffi scuri con due dita << niente di speciale, principessa Mirlo, siamo riusciti in fretta a risolvere il problema della frana vicino il passo che collegava il ponte Nord alla zona alta della città Grande, poi ci siamo imbattuti in un gruppo di mercanti viaggiatori che provenivano dal regno di Mera Mera e che si erano persi lungo il sentiero che conduce alla costa, ah e proprio lì abbiamo incontrato un gruppetto di tre giovani birbanti che si divertivano a disturbare la quiete comune; Senza il permesso ,ovviamente, di bighellonare così vicini al palazzo; per ogni evenienza li abbiamo condotti nelle segrete, solo per un controllo di routine e dar loro una bella lavata di capo.>>

Mirlo storse di poco le labbra insospettita.

Conosceva bene ,infatti, il carattere burbero e fin troppo irascibile del comandante, che era solito ingigantire anche cose da niente.

Sua madre lo raccomandava sempre di non fare troppi “prigionieri” e di imparare a lasciar correre qualche volta, altrimenti le segrete sarebbero state perennemente piene anche di bambini che senza volerlo lasciavano cadere la carta di una merendina a terra senza poi raccoglierla.

<< uhm, ehm … posso sapere chi sono questi birbanti, li avete identificati? >> volle informarsi, più per prassi che per reale curiosità, iniziando a giocherellare distratta con il tappo della penna che teneva in mano.

<< sono due giovanotti sulla ventina e un ragazzino di più o meno undici anni, nessuno di loro aveva con sé un stemma di riconoscimento, inoltre non sembrano essere nemmeno di qui principessa: vestono in maniera bizzarra e due di loro hanno anche un accento particolarmente strano! >> le rispose interessato una delle due guardie, raccontando i fatti con una certa enfasi, e scatenando così il disappunto del comandante.

Quest’ultimo fulminò con gli occhi il suo sottoposto, che aveva osato interloquire con lei senza permesso.

Mirlo fissò l’espressione alla “Tagliategli la testa!” di Rod, trattenendo una risatina divertita.

Poi, incuriosita dalle parole del soldato, riprese a parlare << allora chi pensiate che siano? >>

Il comandante Rod, il quale teneva artigliato sotto il braccio la testa del suo sottoposto strigliandola a dovere, le rispose aggrottando la fronte << dei teppisti, supponiamo! Pensi che uno di quei tre farabutti ha addirittura affermato più volte tutto convinto di essere il Principe Shade del Regno della Luna, ma non portava con sé nè il sigillo della casata reale né niente! Tsk, figurarsi se un principe d’alto rango se ne va in giro a quest’ora vestito a quel modo e senza neanche una scorta personale, non trova anche lei principessa?>>

Ma Mirlo aveva già smesso di ascoltare il ciarlare di Rod non appena aveva sentito venir fuori il nome di Shade.

“Due ragazzi sulla ventina… magari potevano esse-!”

Alzandosi di scatto dalla sedia, con una grinta che non sapeva nemmeno di possedere, fece sbattere le mani sul ripiano della scrivania e ordinò perentoria al comandante << presto, Rod! Mi porti immediatamente qui i tre prigionieri! >>

<< ma, pri-principessa …>>

<< ho detto: subito! >>

L’omone lasciò andare la testa del sottoposto ,che prese a respirare dolorosamente stringendosi la gola con le mani, mentre l’altro soldato, tutto composto e sull’attenti, a stento riusciva a dominare le risate.

<< co-come … desidera lei … altezza.>> decretò alla fine un po’ titubante Rod, lanciando un’occhiata d’intesa ai suoi uomini che ,dopo essersi ovviamente di nuovo inchinati di fronte a lei, corsero fuori dalla porta.

Il comandante li seguì giusto un secondo più tardi, e Mirlo si lasciò ricadere sulla sedia con un sospiro carico di tensione.

Cominciò a ticchettare nervosa le unghie sulla superficie di legno della sua scrivania, ma non riuscendo più a stare seduta si rialzò di botto dirigendosi ansiosa verso la finestra.

Osservò le nubi grigie rincorrersi nel cielo ombroso, poi l’infrangersi delle onde sugli strapiombi che circondavano il castello e infine, proprio di fronte a sé, le mistiche Grotte di Inumi.

Rabbrividì, mentre le parve di sentire il vento gelido che soffiava fra i fronti arrivare a gelarle perfino le ossa.

Raramente si era soffermata così a lungo ad ammirare il profilo ruvido di quelle rovine, corrose dal tempo e dall’acqua, con quell’alone di mistero ad avvolgerle e ad affascinare irrimediabilmente ogni forestiero.

Qualcosa sibilava in quelle Grotte.

Qualcosa di oscuro, nato dalle acque torbide e vive di un oceano sconosciuto perfino a lei.

Ancora adesso ricordava le parole risolute di sua madre ,mentre mostrandole dalla Torre più alta del palazzo ogni terra del loro regno, puntava rigida gli occhi su quelle rune e le ordinava in tono grave di non avvicinarsi MAI, mai e poi mai a quelle Grotte, neanche per sbaglio.

Inutile era stato chiederle di spiegarle qualcosa in più, sciocco raccontarle quella antica leggenda sugli Innamorati, perché sua madre non era mai stata né una tipa romantica nè una che si lasciava andare a confessioni di qualunque tipo.

Così, semplicemente, lei le aveva voltato le spalle ,afferrandola per una mano e trascinandola di nuovo verso le sue stanze ,senza più spiccicare nemmeno una parola.

Capendo che non avrebbe più preso quel discorso con lei, Mirlo lasciò perdere la questione, sopprimendo la sua innocente curiosità di bambina per non indispettire la madre.

E ancora oggi, nonostante fosse già maggiorenne, non osava disobbedire a quell’ordine.

Forse perché, da sola e senza spiegazioni, era stata in grado di avvertire quella scarica di energia negativa che scorreva vivida e fredda in quelle rocce.

E che quella mattina sembrava più violenta e indomabile che mai, come se qualcuno avesse preso improvvisamente ad aizzarla.

Sospirando impensierita poggiò la fronte sulla vetrata, e il contatto con quella superficie fresca riuscì un po’ a farla calmare.

Magari era stata troppo avventata a non fidarsi delle parole del comandante.

E se quello non fosse stato Shade?

Di sicuro, avrebbe fatto la parte dell’ingenua e le guardie le avrebbero riso dietro per giorni soprannominandola “la credulona”.

Eppure… c’era qualcosa, un presentimento che da giorni la tormentava ogni qual volta si abbandonava ai pensieri, riportando alla mente la strana sparizione di Rein.

Era sicura che presto o tardi qualcosa sarebbe cambiato, che la scomparsa di Rein era stato solo l’inizio e che presto, qualcosa di ancora più terribile di quel mostro assassino apparso nel Regno dei Mulini a Vento, avrebbe sconvolto e modificato per sempre le loro esistenze.

Era un pensiero tremendamente spaventoso per chi come lei gioiva della semplicità e della monotonia di ogni singolo giorno e rabbrividiva al pensiero di ogni possibile cambiamento all’orizzonte.

<< che stupida che sei ,Mirlo! Non sai ancora se il tizio che ha catturato Rod è Shade e già ti preoccupi delle novità che potrebbe portare con sè. Quando ti deciderai a crescere? >> parlò a se stessa dando un piccolo pugnetto sulla superficie di vetro.

Un attimo dopo, vide un lampo illuminare il cielo nero di quella mattina e sobbalzò spaventata.

Sbuffando ,e tornando un po’ stordita a sedersi sulla sua poltrona,facendo sprofondare la testa sulle braccia incrociate nella superficie della scrivania, sperò solo che quello non fosse una specie di avvertimento.

 

La cella in cui erano stati rinchiusi puzzava di umido e acqua stagnante e il soffitto era interamente ricoperto di un sottile strato di muffa grigia che fece storcere disgustato il naso al giovane Guardiano dai capelli arancio.

<< gran bell’idea, principe! Davvero una meravigliosa idea la tua.>> rimbeccò per l’ennesima volta in direzione del povero Shade che ,con le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati fissi fuori dai buchi delle sbarre, si stava trattenendo nel non torcere un capello al Lumos, chiedendo appello a tutto il suo misero autocontrollo.

<< spiegami di nuovo com’è che questa situazione potrebbe tirarci fuori da guai! A me sembra che siamo messi peggio di prima! >> continuò a girare il coltello nella piaga il Guardiano, che osservava con occhi di fuoco le spalle del suo interlocutore, stando fiaccamente seduto su una brandina maleodorante.

In risposta alla sua provocazione Shade ringhiò infastidito, prendendo a sbattere nervosamente un piede a terra.

<< ma quanto ci mettono?!>> biascicò fra i denti digrignati, sbirciando più che poteva lungo tutto il corridoio delle segrete dove erano stati condotti e rinchiusi.

<< scusami, Shade… >> sentì la voce di Gon richiamarlo, di sicuro più calma e fiduciosa di quella dell’altro Lumos.

<< credi davvero che questa principessa ti creda, cioè, chissà quanti tipi avranno utilizzato questa scusa per farsi ricevere, chi ti dà la certezza che lei non scoppi a ridere non appena la guardia le avrà riferito il messaggio.>>

Il principe esaminò attentamente le parole appena pronunciate dal ragazzino, prima di rispondergli prendendo un lungo respiro e rilassando le braccia nerborute << perché Mirlo ha sempre avuto un buon intuito, inoltre sarà a conoscenza del fatto che sono sparito da settimane, di sicuro vorrà accettarsi che noi non abbiamo mentito alle guardie.>>

Gon annuì vivacemente, giocherellando con il suo pugnale nero e attirando così il disappunto di Castel che continuava a bofonchiare sottovoce tutti i tipi di insulti che conosceva.

Fu proprio quando Shade sentì uscirgli dalla bocca qualcosa di simile a “schifosa cella del ca-“ che vide il viso paffuto e la stazza da armadio del comandante avanzare furente verso la loro prigione, tenendo in mano un mazzo di chiavi che tintinnavano a ogni passo che compiva.

Anche Gon lo avvertì e ,in un battibaleno, fece scomparire il suo pugnale in una piaga della sua giubba color sabbia.

Castel smise solo di brontolare, ma non si mosse minimamente dalla brandina in cui stava, forse per non dare soddisfazione al cobalto ,che aveva già cominciato a sghignazzare, lanciandogli un’occhiata odiosa alla “ Te l’avevo detto!”

Sbuffò stizzito.

“ tu guarda, se ora devo farmi mettere i piedi in testa pure da questo ragazzino Wonderiano!” pensò seccato.

Non appena il comandante Rod si trovò di fronte alla loro cella gettò loro un’occhiata ripugnata, prima di ringhiare ,facendo stridere i denti, e decidersi ad aprire la porta grugnendo e sibilando qualcosa di simile a “ la principessa vi sta aspettando, fate i bravi altrimenti le prendete di brutto!”

Shade si trattenne dal sorridere contento davanti al viso contratto dalla rabbia di Rod poi, con un’occhiata eloquente, esortò Gon e Castel a uscire e a seguire il soldato fino al cospetto di Mirlo.

 

Rod bussò alla porta tre volte prima che la voce della principessa gli concedesse il permesso di entrare.

Il comandante si limitò a spingere la maniglia e a far loro cenno di entrare per primi.

La sua occhiata era inequivocabile: “vi tengo d’occhio, mascalzoni!” dicevano i suoi occhi da roditore.

Shade si concesse di inalare più aria possibile dal naso prima di fare la sua comparsa nello studio dell’amica ,la quale li aspettava comodamente seduta sulla poltrona in pelle dietro la scrivania.

Non appena gli occhi dolci di Mirlo riconobbero la zazzera cobalto di Shade e la sua espressione da fuggiasco ribelle, le sue labbra rosate si incurvarono involontariamente in un sorriso e in un attimo si trovò alzata ad abbracciare l’amico di molte avventure.

<< lo sapevo che eri tu, Shade! Me lo sentivo che saresti tornato! >> gli disse, felice nel rivederlo vivo e soltanto più magro di com’era prima di scomparire anche lui nel nulla.

<< ciao ,Mirlo… >> le rispose con affetto il ragazzo, staccandosi dall’abbraccio e sorridendo in direzione della principessa.

<< mi dispiace per le guardie, e la storia della prigione … >> gli disse a disagio, pasticciando con le parole.

<< scherzi? Al loro posto avrai fatto lo stesso, anche perché siamo stati noi a cominciare la rissa…>>

<< non è stata proprio la migliore delle tue idee vero? >> gli domandò, porgendogli un fazzoletto per asciugare il sangue che ancora un po’ gli colava sul labbro spaccato.

Shade rise << lo sai che non ci riesco proprio a non mettermi nei guai.>>

Mirlo riaprì il suo sorriso ,ma subito dopo, afferrandogli le mani, prese a fissarlo con un espressione un po’ più corrucciata << ma dove diamine ti eri andato a cacciare, eh? Sei sparito per un mese, eravamo tutti davvero molto preoccupati per te, soprattutto tua sorella Milky e Fine che poveretta ha già perso troppo per quest’anno…>>

Il chiaro riferimento alla scomparsa di Rein fece rattristire entrambi i volti dei due Wonderiani, i quali abbassarono contemporaneamente gli occhi, l’una rendendosi conto di aver parlato a sproposito, l’altro per rammarico.

<< scusami, non volevo dire che… >> cercò di giustificarsi mortificata la ragazza, gli occhi tenuti bassi e nascosti dalla frangetta castana.

<< non preoccuparti ,Mirlo, è tutto apposto.>> scosse il capo ,sorridendo mesto, il cobalto, posandole amichevolmente una mano sulla spalla minuta per farle intendere che andava tutto bene.

La principessa riportò i suoi occhi color ametista su quelli color della notte dell’amico e ,prendendo un po’ di coraggio, si azzardò a chiedergli con il cuore in gola << hai scoperto qualcosa? L’hai trovata? >>

Shade si irrigidì e scostò la mano dalla spalla della ragazza, per poi scuotere debolmente la testa, mantenendo comunque uno sguardo serio e deciso << purtroppo non l’ho ancora trovata, ma ho scoperto qualcosa, ora ho delle tracce.>>

Mirlo si strinse le mani al petto, indietreggiò di un passo da lui e lo fissò dubbiosa per qualche istante, cercando di sondare all’interno del suo sguardo una chiave che le permettesse di svelare il mistero contenuto in quella ambigua frase.

Poi, come ricordandosi di un particolare essenziale che fino ad allora le era sfuggito, i suoi occhi caddero sugli altri due ragazzi che erano stati catturati dal comandante insieme al Principe e che ,durante tutto il loro dialogo, erano rimasti immobili e in silenzio, appoggiati con le spalle ai pilastri della porta dove giaceva ,inerme e tramortito, anche il corpo di Rod, reso in quello stato affinché non andasse a spifferare nulla in giro.

Nel notare quel particolare rimase placidamente sorpresa.

Rod non era di certo uno sprovveduto e ,anche se non spiccava di intelligenza, era ritenuto uno degli uomini più forti di tutto il regno, eppure non l’aveva neppure sentito dire “oh” quando quei due ragazzi l’avevo colpito.

Le possibilità quindi erano due: o Rod era stato così ingenuo da abbassare la guardia, oppure i due giovani erano stati più scaltri e svegli di lui.

Incuriosita, li osservò meglio da sopra la spalla di Shade.

Fra i due stranieri, uno era un ragazzetto scapestrato dall’aria buona e sempre allegra, con due grandi occhi grigi che illuminano il viso rotondo dalla carnagione bronzea.

L’altro era un giovane di qualche anno più grande di lei, aveva il viso pallido, con ciocche di lisci capelli arancio che gli ricadevano sugli occhi gialli come l’ambra.

Non appena Mirlo incrociò per sbaglio il suo sguardo da lupo al suo cuore mancò un battito e ,imbarazzata per essere stata colta in flagrante durante il suo scrutinio, distolse subito gli occhi, ri-puntandoli in quelli più familiari e rassicuranti di Shade.

Inghiottì quella poca saliva rimastale in bocca prima di ritornare a parlare, facendogli segno con il capo in direzione dei suoi nuovi amici alle sue spalle  << Shade, ehm … loro… sono…? >>

Il ragazzo si riscosse, e parve rammendarsi solo in quel momento della presenza dei due Lumos dietro di lui.

Voltandosi ,e lanciando loro un’occhiata divertita, chiarì immediatamente i sospetti dell’amica << ah sì, loro sono con me, Mirlo, non preoccuparti. Li ho conosciuto durante il mio … mmh … viaggio, i loro nomi sono Castel e Gon >> disse, indicandole con il dito prima il maggiore e poi l’undicenne.

Gon sorrise imbarazzato in direzione della principessa grattandosi simpaticamente la nuca, mentre Castel si limitò a fissarla intensamente senza emettere fiato.

Mirlo ricambiò il sorriso timido dello straniero più piccolo e arrossì tutta quando si accorse dell’occhiata scrutatrice dell’altro ragazzo poi ,con il suo solito tono gentile e cordiale, invitò i due ospiti ad accomodarsi senza fare complimenti.

Gon e Castel si rivolsero una lunga occhiata complice, prima di sedersi su un divanetto bianco che stava alla destra della scrivania della ragazza.

<< avete fame? Volete che vi porti qualcosa da mangiare? >> domandò loro dolcemente la principessa, dando sfoggiò a tutte le regole di bon-ton imparate sin dalla tenera infanzia.

<< no, grazie, abbiamo appena pranzato.>> le rispose educatamente Gon, per poi rendersi conto del fallo compiuto.

Sbiancò giusto un secondo prima che Castel gli pestasse violentemente un piede, facendogli sopprimere un urlo acuto di dolore.

<< come… pranzato? >> reclinò confusa la testa di lato la Wonderiana, lanciando poi un’occhiata perplessa a Shade che intanto si era portato una mano sul viso e aveva preso a scuotere il capo.

Sentendo lo sguardo dell’amica su di sé, cercò di prendere immediatamente la situazione in mano e riparare alla gaff dell’undicenne << oh, ehm … Gon deve essersi sbagliato, Mirlo. Voleva dire abbiamo appena fatto colazione, vero Gon? >>

Il giovane Lumos annuì con eccessiva veemenza, tanto che Mirlo cominciò a temere che presto o tardi gli si sarebbe spezzato l’osso del collo.

Castel intanto lo fissava come se avesse voluto prenderlo a calci, e aveva incrociato severo le braccia, inviando anche uno sguardo intimidatorio a Shade che colse subito la minaccia sottointesa che il Lumos gli stava lanciando: “Portaci- fuori- di- qui-adesso!”

“Come se fosse facile!” pensò sbuffando, iniziando anche lui a grattarsi maldestro la nuca e a fissare incerto la reazione di Mirlo.

La ragazza non sembrava dubitare delle parole che le aveva detto, però ,di sicuro, non poteva non aver notato il disagio dei due ragazzi, ne il loro strano modo di vestire e di parlare.

Su Spazio non ci aveva fatto caso, ma ora che si ritrovavano tutti e tre insieme su Wonder si accorse della differenza di carenze del loro … ehm … dialetto Spaziale.

Lo avrebbe trovato davvero molto buffo, se non fosse stato per il fatto che non dovevano assolutamente farsi scoprire, e Mirlo non era una stupida.

Se non faceva domande era solo a causa del suo carattere timido e della stima incondizionata che riponeva in lui.

Ma, come gli ricordava saccentemente sempre Rein, la curiosità è donna, perciò non poteva sapere quando la voglia di scoprire qualcosa in più sulla faccenda avrebbe preso il sopravvento sul carattere introverso della castana.

Considerata la scarsa fortuna concessagli in quel periodo, poteva aspettarsi la domanda peggiore da un momento all’altro.

<< da dove venite, di preciso? >>

Esattamente.

Castel e Gon gli lanciarono un’occhiata allarmata, raddrizzando le spalle e facendo divenire le labbra delle linee sottilissime.

Accorgendosi delle strane reazioni dei due stranieri, anche Mirlo puntò nuovamente il suo sguardo confuso in direzione dell’amico ,che impallidì cominciando a sudare freddo.

“Dannati Lumos!” pensò, deglutendo a fatica “ sapranno pure evocare ombre e trasformarsi in ciò che vogliono, ma come attori valgono meno di niente!”

Mandò giù un altro boccone più amaro del fiele, prima di iniziare a farfugliare in maniera incomprensibile.

<< ecco… mmh… Mirlo… uhm… loro…si…beh… >>

Per fortuna, prima che la giovane cominciasse a insospettirsi sul serio, Gon scattò in piedi seguito precipitosamente da Castel.

<< arriva qualcuno…>> annunciarono all’unisono, fissando con occhi di fuoco la porta chiusa dello studio.

Mirlo li osservò per qualche istante con le sopracciglia aggrottate, esaminando la probabilità che quei due non ci stessero poi tanto con la testa, mentre Shade ,sull’orlo di una crisi di nervi, si guardava in giro in cerca di un possibile luogo per nascondersi.

Individuò immediatamente la balconata e ,una volta caricatosi in spalla il corpo svenuto di Rod, fece cenno ai ragazzi di seguirlo fuori dalla porta-finestra.

<< Shade, ma che stai facendo? >> gli chiese scettica la castana, quando sia Cast che Gon sparirono fuori.

Il ragazzo si fermò sull’uscio, con un piede dentro e uno fuori.

Sospirò pesantemente prima di riportare gli occhi impenetrabili sulla principessa << ascolta Mirlo,nessuno deve sapere che siamo qui, fa come se non ci avessi mai visto.>>

<< coosa?!>>

Ma la ragazza non ebbe il tempo di ascoltare la risposta di Shade che qualcuno bussò alla porta e lui sparì, seguendo l’esempio degli altri due, dietro la vetrata.

Nel momento in cui Mirlo aprì la porta ,accogliendo nello studio un’inserviente venuto a informarla del suo incontro con-vai-a-vedere-quale-ambasciatore, i tre ragazzi  – più il corpo svenuto di Rod –  si lasciarono cadere a terra esausti.

<< questo giorno passerà alla storia come il giorno più lungo della mia vita. >> commentò a bassa voce Gon, asciugandosi un sudore invisibile dalla fronte.

Castel e Shade si limitarono ad annuire all’unisono e anche il cielo ,emanando un rombo che li fece sobbalzare di un palmo, parve asserire con loro.

<< perfetto, ci mancava solo la pioggia! >> esclamò frustato l’arancio, quando sia Mirlo che il suo inserviente lasciarono lo studio.

<< che cosa facciamo adesso, Shade? >> domandò trepidante l’undicenne in direzione del principe, che sembrava non avere occhi in quel momento che per le nuvole color piombo che gravavano come massi enormi sulla superficie oscura e increspata dell’oceano.

L’aria pareva d’un tratto essere diventata più pesante e densa, tanto da creargli una patina umida sulla pelle bronzea.

C’era qualcosa nell’altra sfonda dell’oceano che si stava risvegliando e pareva trasformare l’aria in una colte di fumo spessa e tangibile, quasi irrespirabile.

Qualcosa che aveva già visto e provato… una volta.

Un brivido gelido gli corse lungo la schiene facendolo rabbrividire di terrore.

<< non lo avvertite anche voi…? >> rispose lentamente, ignorando la domanda di Gon, ma voltandosi stralunato verso i due Guardiani.

Castel si accigliò, indurendo la mascella e aggiungendo << che cosa? >>

Shade, come ipnotizzato dal suono ruggente delle onde che si abbattevano sui pendii scoscesi molto simili a lunghe code di draghi neri, si alzò lentamente, e strascinando i piedi si diresse verso la balconata, sporgendo di poco il busto mentre il vento gli scompigliava la chioma cobalto.

Con lo sguardo fissò sulle Grotte di Inumi che si riempivano sempre di più di un ombroso manto grigio, gli sembrò che il mondo attorno a lui scomparisse del tutto.

Ad un tratto non si trovava più al castello insieme a Castel e Gon ma di nuovo nel labirinto di nebbia, con la sagoma vaporosa di Rein che correva e si perdeva fra i sentieri lugubri di quel posto leggendario.

Come quella volta nel suo sogno si sentì paralizzato, privo di forze, come se tutto quel fumo cupo gli stesse infettando il sangue nelle vene impedendogli perfino di spiccicare parola.

La sagoma di Rein che l’illusione nella sua testa aveva creato scomparve del tutto e alla sua risata cristallina venne sostituito uno strano sibilo, gelido e tagliente ma anche così ammaliante da fargli girare la testa.

<< Shade …? >> lo chiamò confuso Gon, guardandolo un po’ preoccupato e mettendosi in seguito anche lui in piedi insieme a Cast.

Grazie al richiamo del giovane Guardiano, Shade si risvegliò dal suo stato di trance e per lui fu come ritornare a respirare aria pulita di nuovo dopo essere uscito da una miniera di carbone.

Scosse di poco la testa, passandosi una mano fra i capelli prima di rispondere.

<< questo improvviso gelo non lo sentite? >> continuò il principe, osservando un punto imprecisato fra la costa frastagliata.

I due Lumos si lanciarono un’occhiata sospetta, prima di raggiungere il principe e cercare di cogliere la traiettoria del suo sguardo.

Quando la trovarono avvertirono una strana sensazione strisciargli dentro e congelare ogni goccia del loro sangue.

L’aria gravava improvvisamente più pesante anche su di loro facendoli deglutire a fatica.

E poi gli parve sentire qualcosa nel mare che li invitava a rivolgere la loro attenzione totalmente a esso.

Come se lo scrosciare delle sue onde riproducesse ,infrangendosi sugli scogli e sulla spiaggia ,una sorta di strana melodia che aveva il potere di annebbiarti i sensi facendoti intontire del tutto.

<< non fissate l’acqua! >> li reguardì Shade, dando una gomitata al fianco di Cast che sobbalzò facendo ritornare alla realtà anche il piccolo Gon che, con occhi sgranati, si girò in direzione del principe.

<< che diavolo era?? >> chiese scioccato puntando l’indice verso l’oceano.

Shade ritornò a scuotere di poco il capo sbuffando << non ne ho idea, ma non promette niente di buono: perché non provate a dare un’occhiata in direzione delle Grotte.>> li invitò con un cenno del mento e i due amici ,seppur ancora scossi, riportarono la loro attenzione sull’orizzonte.

Inizialmente credettero di vedere solo uno strano ammasso di nuvole basse e fumose galleggiare sulle scogliere.

Poi, compresero che quell’immensa distesa grigia non era altro che nebbia, che avanzando stava inghiottendo ogni cosa su cui vorace si poggiava.

Fu un istante, il tempo che Shade collegasse quelle strane scintille azzurre che splendevano in tutta quella massa di grigio a quelle che avevano avvolto il palazzo del Sole quando Rein era scomparsa, che capii finalmente cose stesse succedendo.

A confermaglielo fu lo strano bagliore opalescente che iniziò improvvisamente a splendere nei volti dei due Guardiani.

Sull’occhio destro di Castel – fra lo sigomo e il sopracciglio - e sulla fronte di Gon brillava come una luminaria il sigillo dei guardiani.

Uno strano simbolo a forma di elsa che terminava con un cerchio sospeso, sormontata da una mezza luna capovolta che sosteneva lo stesso cerchio ma di dimensioni lievemente più grandi.

Non lo aveva mai visto prima di allora, ma Gon gliene aveva già parlato una volta e sapeva di che cosa si trattava, sia quali erano le rarissime volte che cominciava a risplendere sulla pelle dei prescelti Guardiani.

<< è qui … >> quasi non riconobbe la sua stessa voce quando uscì in tono flebile e incredulo dalle sua labbra.

Castel e Gon ,che avevano in viso un’espressione più sgomenta della sua e respiravano affannosamente come se avessero appena intrapreso una lunga maratona, asserirono con un lievissimo cenno del capo, tremando.

Poi Shade vide Castel scuotere con rabbia il capo e riscuotersi dal gelo che gli offuscava la vista.

Fissò entrambi gli amici con un’espressione così grave che sia l’undicenne che il Wonderiano trattennero il fiato quando cominciò a parlare << il tempo della ricreazione è finito ragazzi, la missione vera comincia adesso: chi se la sente di fiondarsi lì dentro per andare a prenderla? >>

Gon sorrise sghembo, nei suoi occhi passò un lampo d’orgoglio e le sue braccia tornarono a incrociarsi dietro la testa << figurati, ci vuole ben altro per mettere paura al grande Gon! >>

Castel gli sorrise di rimando, e a quel punto fece scorrere gli occhi su Shade.

Il principe si limitò ad osservarlo con occhi sperduti per lunghissimi e pesantissimi secondi.

Solo il pensiero che ci potesse essere Rein sotto quel mare di nebbia gli riempiva le vene di una scarica di adrenalina inimmaginabile.

Ma non era solo quello, il suo cuore ,infatti, era ricolmo di paura, paura per lei.

“ e se lei … fosse?”

Un lampo illuminò il cielo nero e una violenta cascata di pioggia metallica si abbatte furente sul Palazzo e avvolse tutti fra le sue spiri d’ombra e argento ,prima che Shade concedesse al Guardiano la sua sospirata risposta << mi dite che ci facciamo ancora qui a perdere tempo? Non andavamo di fretta? >>

 

************

 

Pioveva fuoco anche su Tempo dove il suo Re, astuto signore delle Tenebre eterne, trasformava quelle innocue goccioline d’acqua sporca in piccole fiammelle di fuoco nero e infetto.

Non dovette neppure distogliere gli occhi da quello strano spettacolo di fuoco, acqua e cenere per rendersi conto della presenza altrettanto oscura che aveva appena fatto capolino nella sala.

Grey non era altro che un spicchio di nero più forte e intenso fra tutto quello che già diabolicamente lo circondava.

Solo buio e fiamme fra le sue mura dannate.

<< padre, mi avete fatto chiamare.>> parlò la voce piatta di suo figlio, alle sue spalle.

Anche senza voltarsi avrebbe potuto riconoscere il suo profilo selvaggio fra le ombre e le tenebre, perché il suo potere era più forte, il suo controllo assoluto, il suo fuoco più nero.

<< sto per porti una domanda, figlio mio, e voglio che tu mi risponda ciò che voglio sentirmi.>> disse, calcolando bene il tono della voce e le parole usate.

Gray deglutì, accigliandosi, e con una nota di nervosismo aggiunse << qual è la vostra richiesta? >>

<< fin dove si sono spinti i tuoi miglioramenti con le trasfusioni? >>

Il principe fissò perplesso la possente schiena del padre avvolta in un turbine di fiamme dense e pericolose, tutte ovviamente del color della pece.

<< ci sono stati enormi progressi padre, il numero delle trasfusioni è nettamente aumentato dall’ultima volta.>>

Astro ghignò, avvolto nella sua completa oscurità e facendo scintillare dietro di sé le sue fiamme che lo attorcigliavano.

<< bene, allora non vedo perché attendere oltre.>>

<< come dite, padre? >>

Finalmente l’uomo si girò, fissandolo con i suoi baratri di sangue, unica luce in tutto quel buio avvolgente.

<< prepara i tuoi migliori evocatori, figliolo, ci aspetta una lunga notte.>>

 

 

 

 

Angolo Autrice …

Salve a tutti ^^

Inizio con il dire che questo cap era già pronto da mesi, ma non essendo abbastanza convinta del risultato ottenuto lo avevo lasciato perdere sperando che mi balenasse in testa qualche altra buona idea.

Ma visto che di idee non ne ho viste nemmeno l’ombra ho approfittato delle vacanze giusto per aggiustare qualcosina, rileggerlo e convincermi a pubblicarlo una volta per tutte!

Sebbene non mi convinca un granchè almeno spero che pubblicandolo riuscirò a sbloccarmi e a scrivere qualcosa di meglio nel prossimo cap.

Ebbene, con questo capitolo ho deciso di dare il via alla prima avventura che il nostro terzetto( Shade, Gon e Cast) affronta insieme su Wonder, inoltre ( a parte l’ultimo spezzettone su Tempo ) sono ritornata a scrivere su un solo versante, oh la là!

In realtà era per far riposare un po’ Rein ,poverina, che è stata tartassata per ben 24 capitoli senza mai avere un attimo di tregua!

Shade invece acquista sempre più terreno e più spazio nella storia ed è anche giusto che sia così visto che in teoria è lui il protagonista maschile XD

Comunque non preoccupatevi: la principessa e la sua gang avranno il loro ben da farsi nel prossimo capitolo!

Questo mi è servito soprattutto per farvi comprendere che il momento in cui nello scorso capitolo Rein evocava la nebbia non coincideva con l’atterraggio dei tre ragazzi ( Shade, Gon, Castel ) sul regno della goccia ma bensì con lo scenario descritto in questo cap.

In poche parole possiamo dire che i due gruppi piombano quasi contemporaneamente sul Regno ( prima il gruppo di Rein, poi quello di Shade ovviamente) ma poi, mentre Rein e gli altri avanzano verso le grotte e a Ter viene in mente di evocare la nebbia, contemporaneamente Shade e gli altri si trovano già al palazzo.

Spero di essermi spiegata e di non avervi confuso ^^”

Inoltre in questo cap è entrato in scena un altro dei miei personaggi preferiti di TW: la carinissima Mirlo.

D’ora in avanti anche lei sarà un pochino più presente nella storia.

Quella sottospecie di poesia in versi che avete letto all’inizio è invece un pezzetto della profezia che ritrae la prescelta come la salvatrice del mondo e bla bla bla conoscete la storia immagino XD

Per quanto riguarda la scena finale abbiamo il ritorno in campo di Astro e della sua aura oscura *risata malvagia*

Chissà cosa avrà architettato questa volta la sua testolina malvagia … mah! ;)

Per chi di voi si sta chiedendo quando avrà fine questa nota interminabile, permettetemi di aggiungere solo un’altra cosina e poi sparisco, promesso T.T

Per quanto riguarda il sigillo dei Guardiani è un particolare importante perciò vi suggerisco di tenerlo bene in mente ;P

Il titolo del capitolo si rifà alla battuta detta da Gon verso la fine ma anche un po’ all’ultima battuta di Astro, quella che conclude il cap.

Concludo ( davvero) ringraziando tutti quelli che ancora si prodigano di seguirmi e le mie adorate : Tata_Angel, littemoon, _Li_ e _BlueLady_, che con le loro splendide recensioni mi stimolano a continuare! xD

Alla prossima e Buone Feste a tutti!

Baci :*

BellaLuna

 

 

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Capitolo 26
*** Bambini Sperduti ***


Bambini Sperduti

§ 



<< Papà, cosa sono quelle? >>
Rein aveva il viso arrossato dal freddo, i piedi nudi affondati sulla sabbia bagnata della battigia e un dito tenuto dritto e puntato verso un ammasso di strane rocce deformi in mezzo all’oceano.
Re Toulouse cinse le piccole spalle della figlioletta con un braccio, attirandola più vicina a sé e facendo per un attimo scomparire il sorriso che gli sverzava il volto solare.
<< Quelle sono le Grotte di Inumi, tesoro mio.>>
<< Mi ci porti? >>
Toulouse inghiottì amaro, cercò con gli occhi la moglie sperando che potesse arrivare a soccorrerlo in tempo, ma la bella regina era già impegnata a costruire un castello di sabbia con Fine e non si era minimamente accorta di loro, né della loro conversazione.
<< No, Rein, non si può andare lì... >>
<< E perché? >>
<< La Regina non vuole. >>
<< E perché? >>
Il re del regno solare sospirò, scostando gli occhi dalla figlia che aveva messo su un broncio curioso e irresistibile.
<< Oh, Rein… >>
<< Che c’è, papà? >>
Toulouse si piegò sulle ginocchia, piantando le mani grandi sulle spalle minute della bambina.
Fissò i suoi occhi in quelli grandi e luminosi di Rein, due distese d’acqua smerigliata e luccicante.
Sorrise piano, prima di parlare con una certa risolutezza affinchè la figlia potesse facilmente intuire la gravità delle sue parole.
<< Sai cos’è una promessa, Rein? >>
La bambina annuì, il vento le accarezzò il viso facendo oscillare la sua coda di cavallo avanti e indietro.
A qualche passo da loro Fine rideva felice ed Elsa con lei.
<< Me lo ha spiegato Camelot, e poi mi ha fatto promettere di non leggere più storie di fantasmi a Fine prima di andare a dormire perché sennò faceva la pipì a letto. >>
Toulouse aprì il suo sorriso bonario, accarezzandole con affetto il capo.
<< Ecco brava, e tu hai più letto una favola dell’orrore a tua sorella dopo quella volta?>>
Rein gonfiò il petto << No, mai: perché l’ho promesso.>>
Il re annuì, ritornando serio e fissando con apprensione la sua bambina.
<< Bene, Rein, allora adesso devi stringere una promessa con me.>>
Alla bambina brillarono gli occhi << Quale? Che cosa, papà? >>
<< Devi promettermi di non andare mai, mai e per nessuna ragione alle Grotte di Inumi, anche se ti piacciano tanto, non devi mai andarci.>>
<< Perché non vuole la Regina? >>
<< Per me, perché le Grotte di Inumi non sono un luogo sicuro e io non voglio che ti succeda nulla di male. Allora, me lo prometti, Rein? >>
La principessina ci pensò su un attimo, storse a malapena le labbra e si grattò una tempia con un dito.
Poi il suo viso venne illuminato da un sorriso a trentadue denti e trepidante gettò le braccia al collo del padre.
<< Certo che te lo prometto, papà! Te lo giuro, non ci andrò mai-mai-mai! >>
Toulouse ricambiò l’abbraccio, accarezzandole la nuca e i capelli.
<< Brava, la mia piccola principessa.>>
Rein continuò a sorridere, con la testa appoggiata sulla spalla morbida del padre.
Solo per un attimo i suoi occhi caddero ancora su quelle rovine di roccia rapite dal mare.
Solo per un attimo...
 

§


<< Io non dovrei affatto trovarmi qui. >> sbuffò d’un tratto Rein, mentre con la nebbia che li proteggeva da occhi indiscreti e dal temporale che stava bersagliando il regno, procedevano a passo di marcia lungo la scogliera di roccia spuntata che li avrebbe condotti alle famose Grotte.
<< Come dici, Rein? >> le domandò Piimi, svolazzando placida in aria.
La principessa sbuffò di nuovo facendo sollevare la frangetta che le ricadeva sugli occhi.
<< Niente, pensavo fra e me e me.>> rispose laconica, stando bene attenda a dove metteva i piedi per paura di rovinare pietosamente a terra.
Quel luogo la metteva in ansia, era come se le avesse risucchiato via dal corpo tutto il suo ottimismo per trasformarlo in una nube distorta di paura e angoscia.
Le sembrava di camminare su una corda appesa all’estremità di un burrone nero spalancato verso il centro della Terra, sotto un fuoco bollente che aspettava solo che lei piombasse giù per cuocerla a puntino.
Sospirò a denti stretti, stringendo le mani attorno al suo arco per ridarsi coraggio, per rammendare a se stessa che ora era forte che non era più una piccola e ingenua bimba di sette anni che si faceva abbindolare dalla ombre.
Ora era lei stessa un’ombra.
Di cosa aver paura dunque?
Di nulla, appunto.
Dietro di lei, impassibile e incrollabile come la più maestosa delle montagne, Terence non fiatava.
Poteva sentire i suoi passi fluidi come quelli di un felino scivolare leggeri sulla roccia ruvida e, avvolto in quella nebbia surreale e densa, poteva addirittura avvertire il suo respiro regolare, il battito tamburellante del suo cuore sotto il petto, così come avvertiva la presenza di qualsiasi altra creatura che avesse avuto l’ardire di mettere un piede all’interno del suo incantesimo fumoso.
Era così frustante ed eccitante al tempo stesso che le faceva girare la testa.
Sentire tutto, vedere tutto con gli occhi di quella nebbia, era come essere in cento posti diversi contemporaneamente e questo la disorientava un po’, distraendola.
Ecco perché cadde, sbucciandosi per l’ennesima volta il ginocchio.
<< Diamine! >> gracchiò, tirandosi in piedi ed esaminando il danno.
In quel momento Terence le passò a fianco fissandola in tralice.
<< Cerca di fare meno rumore, impedita.>> la insultò gratuitamente.
Rein non capì perché lo fece, forse era a causa di tutto lo stress che le gravava addosso, forse era colpa della nebbia, di quel posto d’inferno, di tutti i ricordi che le si affollavano nostalgici in testa, ma con un   guizzò furente della mano balzò Terence indietro, spingendolo attraverso le sue spirali di fumo.
Il ragazzo, probabilmente non aspettandosi un attacco diretto, piombò a terra con una capriola e un imprecazione.
<< Ma ti è andato di volta il cervello?! >> le sbraitò contro furioso, non appena si tolse il mantello nero che gli era piombato in testa.
Piimi si era nel mentre fatta piccola-piccola, assistendo alla scena come uno spettatore inopportuno che si era ritrovato lì per caso e ora avevo solo tanta voglia di sparire.
Rein sospirò profondamente, si massaggiò le palpebre con forza e poi porse una mano al compagno.
<< Scusami, è che sono nervosa.>>
Terence la fulminò, ringhiò qualcosa di incomprensibile sottovoce, rifiutò il suo aiuto e si alzò da solo da terra con un balzo.
<< Ti sei fatto male? >> domandò la turchina, sinceramente preoccupata.
<< No, ovviamente >>
Un altro sospiro le partì da solo dal petto, perdendosi in tutta quell’atmosfera asfissiante e cupa.
Piimi si mise in mezzo ai due, deglutendo a vuoto.
<< E’ questo posto che ci fa stare tutti un po’ sottopressione.>> 
<< Un po’? >> inclinò ironica il sopracciglio la turchina, fissandola di sbieco.
Piimi arrossì << Beh, più che un po’ ...anche io in effetti mi sento strana, come se avessi ingoiato un grumo di fuoco che brucia nella pancia.>>
Entrambe si voltarono contemporaneamente verso il ragazzo che si ritrovò a incrociare impacciato le braccia al petto, quasi in imbarazzo per quello scrutinio inopportuno e inaspettato.
<< Non guardate me >> bofonchiò loro con astio, per poi aggiungere in tono sprezzante << Io sono calmissimo, siete voi che siete nevrotiche.>>
Rein gli fece il verso non appena si fu voltato e riprese a camminare, e Piimi si morse le labbra per impedirsi di ridacchiare, nascondendosi poi dietro le spalle della principessa per non farsi vedere.
Era Terence, dunque, che guidava ora il gruppo con il suo passo sicuro e ponderato e alla ragazza sorse spontaneamente una domanda che non riuscì a tenere per sé, come le accadeva quasi sempre quando le girava per la testa una certa curiosità da dover assolutamente appagare.
<< Ter spiegami una cosa: com’è che conosci così bene questo posto? Ci sei già stato per caso? >>
Il moro non si girò neanche a guardarla per risponderle, continuando imperterrito a camminare per la sua strada << Pft, che idiozie vai dicendo? È ovvio che non sono mai stato qui, come avrei potuto?>>
<< E allora come fai a conoscere questo posto? A sapere che è così pericoloso... cos’è, per caso tuo padre ti raccontava qualche spaventosa leggenda su Wonder prima di metterti a dormire? >>
Rein l’aveva buttata sullo scherzo, cercando di immaginarsi l’immagine di un Terence bambino che si terrorizzava ascoltando storie sui fantasmi proprio come sua sorella.
Per tanto non si aspettava di certo di veder Ter fermarsi di botto e irrigidirsi sul posto come una statua di pietra.
Piimi sbiancò, il suo battito divenne più accelerato, la sua espressione triste e abbattuta, le orecchie afflosciate.
Rein corrugò le sottili sopracciglia nello stesso istante in cui Terence riprese marzialmente a muoversi.
<< Ehm... ho per caso detto qualcosa di male? >>
<< Non c’entrano niente le leggende, principessa! Tutti i posti sono uguali, specialmente quelli nati dalla magia come questo luogo. Non importa se provengono da Wonder, Destion, Spazio o Tempo, puzzano tutti allo stesso modo. >>
<< Oh >> Rein lanciò un’occhiata confusa a Piimi che si limitò a stringere le labbra e fare spallucce.
<< Bah, è sempre il solito, vallo a capire! >> sbottò al vento, ritornando a camminare più in fretta per non perdere di vista il ragazzo.
Piimi invece rimase indietro, lo sguardo puntato sulla chioma nera di Terence e sul fisico longilineo della prescelta che si muoveva incerta a qualche passo dietro di lui.
“ …Cos’è per caso tuo padre ti raccontava qualche spaventosa leggenda di Wonder prima di metterti a dormire? ...Tuo padre ...Tuo padre ”
Oh, se solo Rein l’avesse saputo!
Se solo avesse avuto anche solo la minima idea di quello che inavvertitamente aveva detto.
Forse ora si sarebbe rannicchiata a terra prendendosi la testa fra le mani e scusandosi perché aveva dissepolto nella mente del ragazzo un passato che non era fatto di favole e racconti, di sogni e fantasia.
Ma di menzogne e illusioni.
Solodi menzogne ed illusioni.
Così com’era quel posto.
Il rifugio dell’arma dell’acqua galleggiava guizzante sopra tutti i sogni infranti delle persone che a lei si erano rivolte e che da lei erano state ingannate, plagiate e uccise.
Terence aveva ragione, non importava di che Mondo fossero, tutti i cimiteri erano sempre uguali, perchè puzzavano tutti allo stesso modo
Puzzavano tutti di orrore e morte.
 

Uscire indisturbati dal palazzo del regno della Goccia si rivelò più facile di quanto Shade si fosse aspettato.
Forse perché non avrebbe mai detto che Gon e Castel riuscissero a essere così furtivi e veloci, forse perché, tutto sommato, aveva sottovalutato le loro capacità collaborative.
Per tutto il tempo che avevano passato in viaggio su Spazio erano state poche le cose che avevano fatto veramente insieme.
A parte correre lungo le sterrate con dei cavalli appena rubati, ovvio.
Ma durante gli scontri con i piccoli battaglioni dei Tenebros che avevano incontrato lungo la via, lui veniva sempre messo da parte.
Perché non aveva armi per fronteggiarle, perché non volevano che si facesse male, che lo scoprissero.
Perché lo ritenevano inutile, detto in parole chiare.
Ma lì su Wonder, Shade giocava in casa: era lui a guidare il gruppo, a saper meglio come muoversi, cosa fare e come agire e questa versione da fiero leader gli era un po’ mancata dopo tutto.
Infilarsi nelle stalle e rubare i cavalli fu la cosa più facile – forse perché c’erano abituati e, a detta di Gon, stavano anche diventato piuttosto bravi! – e anche tramortire le guardie e rubargli le armature e le armi.
La parte più complicata si rivelò, con grande stupore e nervosismo di Shade, quella di convincere i due Lumos che no, no e ancora no: avrebbero potuto setacciare ogni singola e minuscola armeria di tutto Wonder, ma tutte le loro armature erano fatte - per l’amore degli Spiriti! - di metallo, quindi, nella maniera più assoluta, in nessunissima parte del Pianeta possedevano una qualunque corazza costruita con piastre di diamante o uno scudo di pelle di Crogan! Che poi, Spiriti Santi, che diavolo era un Crogan?!
<< Piantatela di lamentarvi come delle femminucce! Indossate quelle cotte al più presto, prima che qualcuno ci scopra! >> aveva ordinato loro in tono esasperato, mentre sellava alcuni dei migliori cavalli che aveva individuato nella stalla con gesti frettolosi ma esperti.
Gon, allora, aveva commentato con voce concita che era assurdo che su Wonder ci fosse un libro capace di teletrasportare tre persone da un Mondo all’altro e che non ci fosse uno, almeno uno, scudo di Jabberwock.
A suo dire una cosa del genere era inammissibile!
Tutto questo, mentre Shade stava ancora cercando di spiegargli che lui, direttamente, non aveva nemmeno la più pallida idea di che cosa fosse un Jabber-coso.
Castel, a quel punto della discussione, aveva condito il tutto con il suo – poco opportuno - sarcasmo pungente – un qualcosa che non aveva capito in pieno, ma che etichettava tutti i wonderiani come un popolo retrogrado - per poi sottolineare pesantemente che, visto il potenziale combattivo praticamente inesistente delle loro guardie e le loro patetiche e fragili armi di metallo, in caso di un attacco da parte delle ombre nere Wonder non avrebbe resistito nemmeno un giorno, anzi un giorno – a dire dell’esperto e invincibile Lumos – era anche troppo!
Poi, sbuffando teatralmente, aveva al fine acconsentito a indossare quelle oscenità ma solo per il bene comune. Perché, sul serio, lui gli aveva detto quelle cose per il loro bene. Per prepararli all’inevitabile.
Shade, alzando gli occhi verso un immaginario Signore Misericordioso, si chiese con che razza di persone stesse avendo a che fare, ma lasciò correre la questione esponendo ai due giovani il suo piano per passare i cancelli di sicurezza e arrivare al trotto fino alle Grotte di Inumi, dove speravamo avrebbero finalmente incontrato questa leggendaria prescelta.  
Ordinò ai due giovani di montare sui cavalli, calare gli elmi e partire, e che alle guardie ci avrebbe pensato lui.
Dopodiché al trotto si diressero veloci verso i cancelli d’uscita, ognuno con i proprio pensieri che gli frullavano in ogni direzione in testa, fra il timore reverenziale di potersi ritrovare al cospetto della prescelta, la novità di trovarsi per la prima volta così lontani da casa – addirittura in un altro Universo -  e il terrore che anche i Tenebros stessero per sopraggiungere dopo aver avvertito l’onda di magia che la prescelta aveva scatenato.

Quando infine arrivarono davanti al cancello d’uscita, Shade disse alle guardie appostate di turno che per ordine della principessa Mirlo dovevano consegnare un messaggio urgente al Regno della Luna.
Le guardie sembravano titubanti, ma Shade gli mostrò un rotolo di pergamena bloccata con il sigillo reale del regno e immediatamente quei due si fecero indietro aprendo il possente cancello in ferro battuto.
Quando attraversarono il lungo ponte sospeso sull’oceano Gon si avvicinò al principe chiedendogli << Dov’è che l’hai preso quello? >>
Shade sogghignò sotto la grata di metallo dell’elmo che gli oscurava il viso << L’ho rubato dalla scrivania di Mirlo, pensavo che ci sarebbe stato utile prima o poi... >>
<< Caspita, che genio! >>
<< Che ladro vorrai dire! Speriamo solo che non diventi un vizio quello di prendere le cose in prestito dagli altri senza poi darle indietro.>> polemizzò Castel, affiancando a sua volta dall’altro lato il cavallo del giovane principe e non perdendo occasione di comportarsi come un saccente e scocciante grillo parlante.
Shade fece roteare gli occhi e aumentò il passo preferendo non continuare a discutere con Castel.
Sarebbe stato molto meglio se fossero andati d’accordo per favorire il successo della loro missione.
Castel e Gon erano importanti, preziosi.
Senza il loro aiuto Shade non aveva idea di cosa si sarebbe inventato per fronteggiare l’arrivo di una nuova ombra nera.
E poi c’era quella prescelta...
E se si stesse sbagliando? Se fosse qualcun’altra, magari una nemica...
E Rein, allora?
Non erano un po’ troppe forse quelle assurde coincidenze che la ricollegavano alla figura della ragazza che i due Guardiani tanto si stavano prodigando di trovare?
Rein che spariva dal suo Mondo, la prescelta che appariva dal nulla.
Rein condotta su Destion, lui che piombava su Spazio.
Rein che viene inghiottita e portata via dalla nebbia, e la nebbia che inghiotte ogni luogo in cui quella famosa prescelta lascio il suo zampino.
No, decisamente in quella storia c’era qualcosa che non quadrava.
Come ad esempio, perchè portare via proprio Rein?
A quale scopo se non fosse stata davvero lei la... la...
Acc- non riusciva nemmeno a dirlo, dannazione!
<< Quella nebbia non mi piace, non mi piace per niente.>> borbottò Gon, puntando gli occhi verso le ancora fin troppo lontane scogliere che circondavano le Grotte di Inumi.
<< A me piacciono ancora meno le ombre nere, ma se non ci sbrighiamo saranno loro ad arrivare prima di noi.>> ribattè Castel, digrignando contrariato i denti.
<< Chi pensate abbia creato quella nebbia? >> domandò perplesso il cobalto, togliendosi l’elmo dal viso visto che ormai si erano allontanati abbastanza dal palazzo.
<< La prescelta, ovvio.>> rispose saccente l’arancio, fissandolo d’alto in basso.
<< E per quale ragione? >>
<< Per non dare nell’occhio, per nascondere qualcosa, per nascondersi lei stessa >> ipotizzò l’undicenne, stando bene attento ad ogni minimo particolare.
Castel registrò mentalmente tutte le parole dell’amico e un’improvvisa illuminazione lo colpì.
<< Che cosa c’è nella direzione in cui stiamo andando, Shade? >>
Il principe lo fissò un attimo, assottigliando lo sguardo come se volesse intuire il suo ragionamento << Le Grotte di Inumi.>>
<< Quelle che abbiamo visto sulla spiaggia? >> gli chiese euforico il Guardiano più giovane.
Shade strinse più forte le cinghie del cavallo << Sì. >>
<< E scommetto che non sono proprio una località turistica, vero principe? >> riprese Cast con il tono di chi la sapeva fin troppo lunga sull’argomento.
Il cobalto indurì la mascella e la sua espressione divenne una maschera tetra << No, nessuno va più lì da anni ormai. È vietato.>>
<< E perché? >> domandò candidamente il castano, inclinando la testa di lato.
Shade si morse l’interno della guancia tanto forte da farsi male prima di biascicare la sua risposta malamente << Perché quel posto è maledetto.>>
 

§ 


Fin da bambina Rein aveva sempre avuto una strana predilezione per i guai.
Loro la chiamavano, semplicemente.
E lei era semplicemente troppo buona ed educata per dire di no.
Peccato che Fine, la sua gemella golosona, non la pensasse assolutissimamente come lei.
Lei piangeva, silenziosamente, aggrappata al suo braccio, ricordandole che si erano allontanate troppo, che papà si sarebbe arrabbiato, che mamma le avrebbe sgridate se non fossero subito ritornate indietro.
Ma Rein era curiosa e ormai si era spinta troppo oltre per decidersi a fare dietrofront.
E le Grotte erano così vicine e la chiamavano.
Oh, eccome se la chiamavano!
Le sentiva sibilare il suo nome così dolcemente.
Annunciare il suo arrivo con una nenia lenta e morbida, come una piuma che ti sfiora la punta delle dita dei piedi.
Quel canto la incitava ad andare avanti, a non fermarsi anche quando la voce di Fine aveva cominciato a incrinarsi e il terrore si era diffuso in quei suoi occhi grandi e rossi come lamponi.
<< R-Rein... ho tanta paura... >>
<< Siamo quasi arrivate Fine, quasi arrivate... >>
Erano scese lungo la ripida scala scavata sulla roccia della scogliera e ora si trovavano là, in quel luogo proibito, a un passo dall’entrata delle Grotte di Inumi.
Rein si sentiva felice, appagata quasi, ansimante per la fatica ed eccitata dall’impresa appena compiuta.
Dimentica del Mondo che la circondava, se non fosse per la presenza della sorella.
Fine, dietro di lei, affondò il viso fra i suoi capelli chiamandola indietro.
<< Basta! Andiamo, via! Questo posto non piace, voglio la mamma! Andiamo via, Rein, portami via! >>
<< Fa silenzio! >>
Rein non ricordava perché avesse sbraitato a quel modo contro la gemella.
Non lo aveva mai fatto, ne aveva mai avuto l’intenzione di farlo, ma era così vicina, quelle voci tanto dolci la chiamavano... perché Fine voleva portarla via proprio adesso che le aveva trovate?
Non era forse lei quella cattiva?
<< Resta qui sei hai paura... io entro.>>
La sua voce si era fatta dura, fin troppo per una bambina di appena sette anni, e Fine se ne accorse perché indietreggiò, fissandola come se davanti avesse avuto una completa sconosciuta.
Le lacrime le sgorgavano furenti dagli occhi, ma Rein non ci badò e con il mente alto e l’andamento fiero fece un passo avanti, poi un altro e un altro ancora.
Era così vicina... così vicina... sempre più vicina... sì, sempre di più...
Ancora un passo, poi un altro, e un altro ancora.
Quasi non guardava più dove metteva i suoi stessi minuscoli piedi, seguiva solo quelle voci leziose che la invocavano.
Sentì l’acqua dentro le scarpe, poi sempre più su fino alle ginocchia, poi sul bordo della maglia, sul petto all’altezza del cuore che batteva tanto forte.
Vieni qui, Rein... noi siamo tue amiche, vieni qui...  non ti fermare, ascoltaci...
<< R- Rein... l’acqua...>>
Fine singhiozzava parole sconnesse, muta dal terrore, mentre la sorella proseguiva negli abissi di un mare nero e crudele.
<< Rein, ti... ti prego... torna qui... torna qui... >>
La bambina dai capelli color del cielo non l’ascoltò, lasciandosi cullare fra le acque sempre più in profondità, fin quando tutto divenne buio.
Fu lo scorrere lento di un lungo, quasi interminabile secondo, ma improvvisamente, fra tutto quel nero, riapparve una luce, una luce piccole e fievole come quella di una lucciola.
Una promessa.
“ Promettimi che non andrai mai, mai e poi mai alle grotte di Inumi…”
“ Te lo prometto, papà! ”
Rein spalancò gli occhi nell’acqua alta e vischiosa che la circondava.
Provava una sensazione strana, come se li avesse tenuti chiusi per tanto tempo e si fosse fatta guidare dagli occhi di qualcun altro, fidandosi di una voce sconosciuta.
Spaventata e disorientata cercò di risalire a galla, nuotando con i vestiti leggeri che le pesavano addosso come macigni.
Vide strane forme muoversi nell’acqua e per la paura aprì per sbaglio la bocca ingoiando un ampolla di sale salmastro.
Si strinse la gola con le mani e chiuse repentinamente gli occhi.
Quando li riaprì un’ombra nuotava verso di lei, indistinguibile in quel mare nero e a chiazze blu.
Rein sapeva solo che sebbene stesse per morire di paura il suo corpo non rispondeva più ai suoi comandi.
Non nuotava più, si lasciava andare cullato da quella voce melodiosa.
Rein pianse, gridò mentalmente aiuto, cominciò a pensare che sarebbe morta così: annegata.
Che non aveva mantenuto la promessa di papà, lo aveva deluso.
Chiuse gli occhi, non opponendo più nessuna resistenza, lasciandosi sprofondare nell’oceano.
Fu a quel punto che si sentì tirare in alto da due braccia forti e salde, da un grido disperato che mise finalmente fine a quella nenia mielosa.  
<< Va tutto bene, Rein! Sono papà, va tutto bene! stai bene, respira! >>
Sentì l’aria riempirle i polmoni, l’acqua uscirle a fiotti dalla bocca, le mani di suo padre che la accarezzavano.
<< Pa...papà... >> mormorò, sentendo che le palpebre le si richiudevano da sole.
<< Tesoro, andrà tutto bene... resta sveglia, dì qualcosa! >>
La principessa cercò di ascoltare le parole del padre e sorrise a mala pena bisbigliando qualcosa nel delirio << E’ viva... >>
<< Cosa, piccola mia? >>
<< L’acqua, l’acqua è viva papà... >>
Poi si addormentò.
 

§


<< Siamo vicini >> annunciò Rein quando dalla nebbia che circondava la zona avvertì le sentinelle del Regno della Goccia messe a guardia dell’entrata del posto.
Attraverso gli occhi di Nebbia, osservò un po’ in colpa lo smarrimento e la paura che serpeggiava fra quei dieci uomini che avevano avuto la sfortuna di imbattersi in loro.
La principessa provò una gran pena per loro e cominciò a spremersi le meningi per trovare un modo di metterli al tappeto senza né fargli troppo male né traumatizzarli a vita.
Provò a cercare appoggio dai suoi amici ma Terence le regalò un cenno del capo fin troppo eloquente: qualcosa a metà fra lo “sbrigati!” e “ questa storia è di una noia mortale!”
La turchina lo fissò storta per un secondo, facendo roteare gli occhi nonostante un sorriso quasi divertito le stesse sorgendo sulle labbra, poi, ispirando dal naso, abbassò le palpebre e si concentrò.
La nebbia divenne nuovamente i suoi occhi, la condusse fino al luogo esatto in cui quelle sentinelle erano posizionate.
A Rein bastò solo stringere i pugni per qualche secondo per aumentare di un grammo la sua energia magica e stordire così con qualche scintilla azzurra i poveri mal capitati.
Quando riaprì gli occhi i suoi amici la osservavano trepidanti.
Si passò veloce il dorso della mano sulla fronte per asciugarsi il sudore, poi aggiunse: << Possiamo andare >>
Il suo via libera mise definitivamente in moto il loro quanto mai più traballante piano.
Nessuno di loro infatti – o almeno così Rein credeva, visto che Terence come al solito non si era sbilanciato nel dire una parolina in più su quello che gli passava per la testa – aveva la più pallida idea con cosa avrebbe avuto a che fare stavolta.
Per quello che la turchina ricordava, l’ultima volta che era stata soggiogata dalle Grotte aveva visto solo ombre strane nell’acqua che sembrava essere diventata magicamente viva e la trascinava crudele nei suoi fondali.
Quell’incidente di nove anni fa le aveva impedito di entrare in acqua per un anno intero.
Poi aveva ripreso coraggio, si era ripetuta mentalmente in testa - circa solo un migliaio di volte - che l’acqua non era viva, che non l’avrebbe afferrata con le sue lunghe dita gelide e molli per la caviglia fin quando non l’avrebbe fatta affondare.
Che non esisteva nessun mostro nell’acqua, nessuna ombra cattiva.
Se persino Fine non ne aveva paura – Fine che aveva praticamente paura di ogni cosa, persino della paperella di gomma del loro bagno – allora perché lei sì?
Era stato l’orgoglio a riportarla in acqua, guidata dalla mano attenta e premurosa di suo padre che l’aveva salvata anche se lei aveva reso vana la loro promessa.
E da quel giorno per lei l’acqua era stata solo acqua.
Nient’altro che una lunga distesa smerigliata in cui ridere e giocare.
In quel frangente però, mentre scendeva insieme ai suoi compagni lungo la stessa scala ricavata dalla roccia verso le Grotte di Inumi, Rein pensò che l’acqua, da lì in poi, non sarebbe più stata solo acqua e che l’oceano stava di nuovo per ritornare il suo incubo più grande.
<< C’è qualcosa, riguardo a questo strano posto, che sai e che non ci hai ancora detto, prescelta? >> le domandò schietto d’un tratto il giovane Tenebros, che percorreva le scale dietro di lei.
Rein deglutì a fatica sperando che la voce non la tradisse << Nulla. E tu? C’è qualcosa che sai e che non mi vuoi dire? Ad esempio perché ti ostini a non volerne sapere di entrare? >>
<< Nessun motivo preciso, abbiamo semplicemente bisogno di qualcuno che faccia il palo.>>
<< C’è Piimi...>>
<< Lei è debole.>>
<< Ragazzi, guardate che posso sentirvi.>> li richiamò un po’ offesa la folletta volando in mezzo ai due e sperando che non si mettessero a litigare come loro solito.
Ter in risposta borbottò qualcosa sottovoce mentre la turchina, arrossendo imbarazzata, cercava di porgerle le sue scuse anche se ad averla offesa davvero – pensò la sedicenne – era di gran lunga stato quel mentecatto di Terence!

Rein gli lanciò quindi l’ennesima occhiata al vetriolo, prima di rigettare di nuovo tutta la sua attenzione alle scale ripide e scivolose che stava percorrendo.
Non se le ricordava così anguste e strette ma forse, con gli anni, il fatto che più nessuno li lustrasse per benino le aveva rese impraticabili.
Inoltre di sicuro i suoi piedi non erano più minuscoli e sottili come quando era una bambina.
Con una mano allora si tenne ben salda alla parete, avendo paura di rovinare di nuovo a terra come una babbea.
Terence stavolta non si sarebbe limitato a un solo epiteto sciorinato in maniera poco carina.
Che ragazzaccio! Se solo fosse stato più gentile gli avrebbe pure chiesto di tenerle la mano per aiutarla.
Invece doveva fare affidamento a una roccia piena di spigoli che le stava martoriando le dita.
Sperava che lo stesso trattamento stesse capitando anche lui, ma quando si voltò per appurarsene scorse il giovane Tenebros discendere quei gradini di roccia con perfetta disinvoltura, senza nessunissimo problema.
Dannat-!
Non ebbe tempo di pensare il suo insulto per intero che il suo piede scivolò su uno degli ultimi gradini rimasti facendole perdere l’equilibrio e ruzzolare lungo la scogliera.
E ti pareva!
Rein piombò a terra con un tonfo sordo e un dolore atroce dappertutto.
Dio, quanto detestava quel posto!
<< Accidenti, ma perché queste cose capitano soltanto a me?! >> bofonchiava, massaggiandosi il di dietro dolorante.
Piimi accorse subito da lei in apprensione << Rein, oh Rein, stai bene? Ti sei fatta male? Hai sbattuta la testa? >>
Rein cercava di rassicurarla alla ben meglio, ma le risatine vagamente trattenute di Terence alle sue spalle le facevano salire ancora di più il sangue al cervello.
<< Che hai tu da ridere?! Avresti potuto prendermi e invece mi hai lasciato rotolare lungo queste stramaledette scale! Fa male! >> lo rimproverò, puntandogli severa un indice contro.
Terence la guardò come se fosse appena diventata una barzelletta vivente e scendendo l’ultimo gradino si avvicinò un pò più a lei tutto gongolante << Non sono un tipo altruista, ormai dovresti saperlo.>>
<< Idiota! >> la turchina gonfiò le guancie indignata e arrossendo di vergogna si rimise in piedi.
<< Ricordami di ignorarti la prossima volta che sei nei guai! >>
Terence le diede una leggere spintarella passandole di fianco << Vedi di darti una mossa piuttosto, o facciamo notte.>>
 << Ma se non so nemmeno cosa esattamente devo fare! >>
<< Potresti entrare in quelle grotte ad esempio, sarebbe un buon inizio.>> le suggerì il ragazzo facendole un cenno con il capo verso il luogo appena menzionato.
Rein rabbrividì, fissò velocemente prima l’entrata oscura e rovinosa delle Grotte di Inumi poi di nuovo il Tenebros << E tu, definitivamente, hai deciso di non entrare? >> cercò di ricevere conferma ma solo per prendere altro tempo.
Non lo avrebbe mai ammesso sotto tortura a nessuno, ma se la stava proprio facendo addosso!
Insomma dov’è che erano quelle odiose Ombre Nere quando servivano?!
Intanto, Piimi li osservava silenziosamente dall’alto senza intervenire respirando piano come per paura di disturbarli.
Ter posò la mano sull’impugnatura della sua spada nera, poi rispose con un asettico << Esatto >>
<< Perché? >>
<< Perché, per la centesima volta, è meglio che io ne resti fuori.>>
Rein corrugò lo sguardo non comprendendo il significato delle parole del giovane.
I suoi occhi sembravano invitarlo a illuminare la sua piccola mente decerebrata con migliori spiegazioni.
Il moro comprese e sbuffando si decise a slacciarsi un pochino di più sull’argomento, iniziando un discorso senza né capo né coda << Sarei l’unico in grado di tirarvi fuori di qui, se resto fuori, l’unico senza speranze di poter uscire se vado dentro.>>
<< Ah, giusto, ma certo! E’ una cosa così ovvia! Come abbiamo fatto a non capirla prima, Piimi? >> Rein lo fissò di nuovo malamente, come a volergli dire “ che razza di illuminante spiegazione sarebbe questa!? ”
Ma Terence non aggiunse nient’altro, gli fece solo cenno di sbrigarsi mostrando loro il suo sguardo più torvo.
<< Coraggio Rein, entriamo dentro... >> la esortò incerta Piimi, come se stessa incoraggiando più se stessa che lei.
Rein strinse le mani a pugno lungo le braccia e cercando di scovare nel suo corpo tutto il coraggio possibile, fece un passo verso l’entrata delle grotte, poi un altro, e un altro e un altro ancora, costringendo i suoi piedi a ritrovare un andatura regolare.
Quando era quasi arrivata si girò un secondo per vedere dove era finito Terence, ma la nebbia lo aveva inghiottito e al suo posto c’era solo un grigio accecante e tetro.
Piimi le sorrise, le accarezzò la spalla, sembrava spaventata più di lei eppure la seguiva tremante passo dopo passo, senza esitazione.
Fino a quando non vennero inghiottite dal buio.
 

********

 
Intanto nel regno di Tempo il palazzo reale era in fermento.
Dopo aver ricevuto l’ordine di trasfusione direttamente dal padre, Gray stava radunando tutte le sue truppe migliore, scegliendo personalmente chi fra i suoi uomini portare in “prima linea” e chi tenere in riserva, per sicurezza.
La pioggia nera e viscida continuava a scendere dal cielo color catrame, ma la sua intensità era diminuita permettendo così al giovane Principe della Tenebre di raccogliere tutti all’interno del portico all’aperto della fortezza.
Con i capelli appiccicati sulla fronte e gli occhi rossi come bracieri, misurava il terreno a passi pesanti, urlando ordini ai soldati, tenuti fermi e sull’attenti come tante piccole statuine di terracotta.
Erano tutti dei colossi con armature pesanti, uomini armadio con ghigni spropositati a sfregiargli i visi da folli bestie assetate di sangue.
Le loro ombre, malate di bramosia, sgusciavano dai loro piedi, si mordevano fra di loro, azzannando terra e vuoto.
Gray ignorava quelle lotte mute, piantava il suo sguardo maligno e fiero su quello dei bestioni, li soggiogava con il suo potere, li istruiva, li minacciava di morte, li smontava e rimontava a suo piacimento per tastare il loro manipolabile coraggio.
Per vedere quanto avrebbero resistito in un posto che non conoscevano, in cui il controllo e il sangue freddo sarebbe stato tutto, dove non avrebbero potuto sguainare la spada e tagliare teste ma sola assecondare la sete di sangue dei mostri che gli frusciavano fra i piedi.
Loro sembravano compiaciuti, attenti, smaniosi di combattere, ma anche scettici, sghembi, scanzonati.
La maggior parte di loro non apparteneva nemmeno alla stessa squadra, allo stesso battaglione.
Erano stati chiamati a raccolta da poco, da quando quella strana tizia era apparsa e il Principe reclamava le loro capacità per condurli alla gloria.
L’assemblaggio di quello strano braccio di esercito era stato un avvenimento recente che includeva nel suo totale solo una trentina d’uomini dalle età più disperate e natali diversi.
Ma a questo a Gray non importava.
Loro non avrebbero dovuto collaborare non sarebbero mai stati una vera squadra.
Il loro compito era solo quello di fare casino, distruggere e ammazzare affinchè quella strana tizia uscisse allo scoperto e li attaccasse a viso aperto una volta per tutte.
Poi sarebbe arrivato il suo turno.
E loro se ne sarebbero potuti ritornare a casetta bella per festeggiare una vittoria che in fin dei conti non era mai stata realmente loro.
Fra il braccio scelto da Gray c’erano cecchini, sicari addestrati, cavalieri e messaggeri, perfino gentaglia di provincia arruolata per caso.
Le prerogative dovevano essere solo due: crudeltà e controllo.
Il resto, diceva il Principe, sarebbe venuto da sé.
La novella pupilla di Siçil assisteva a quello strano e inquietante spettacolo da lontano, nascosta dalla pioggia dietro il vetro di una finestra sporca.
Accanto a lei, Lady Dark ghignava compiaciuta, si leccava le labbra, sbatteva le lunghe ciglia chiare e ridacchiava premendosi due dita sulla bocca rossa.
La Lumos non capiva cosa ci trovasse di tanto divertente in quella ridicola riunione di colossi, ma la biondina pareva su di giri.
<< Oh povero, povero il mio Gray... proprio non ci sa fare con le truppe e le ciurmaglie.>> scoppiò a ridere, tirando indietro la testa e tenendosi la pancia.
La ragazza la fissò stranita, gli occhi due fondi rossi senza vita, le labbra strette che trattenevano il respiro.
<< Dove vanno? >> le chiese, riportando la sua attenzione sul piccolo braccio di uomini che ora si apprestava a lasciare la fortezza.
<< Ci spianano la strada, tesoro. Loro sono l’esca, noi la sciabola che taglia la testa.>> rispose frivola Lady Dark, le labbra stirate in un sogghigno perfido e altezzoso.
La giovane annuì di malavoglia, senza la reale intenzione di farlo.
Sentiva la testa pesante, le mani che si muovevano da sole, il suo corpo guidato da fili invisibili che le graffivano l’anima come fili spinati.
D’un tratto Lady Drak posò la sua piccola e gelida mano sulla sua spalla e lei sobbalzò, puntandole gli occhi addosso << Presto cara mia, presto avrei la tua vendetta e io le mutande di Gray. Presto, te lo prometto.>>
La Lumos si irrigidì, stringendo le labbra e riducendo gli occhi grandi in due fessure taglienti.
Vendetta, sì, avrebbe solo dovuto aspettare, aspettare un altro po’ e poi tutto sarebbe finalmente finito. Nel Sangue. Così com’era cominciato.
<< Starete finalmente al posto in cui dovevate stare fin dall’inizio, ai lati opposti di questa scacchiera... uno l’incubo dell’altra... non ti sembra una prospettiva incredibilmente allettante? >> le domandò la bionda civettuola, facendole l’occhiolino.
La rossa deglutì a vuoto facendo un segno d’assenso con il capo.
Lady Dark aveva ragione, pensava tormentandosi con i denti l’interno della guancia, erano nemici, lo erano sempre stati, due pedine schierate dalle parti sbagliate... e ora che quella consapevolezza le era riaffiorata alla mente nulla avrebbe potuto fermarla.
Nulla.
Nemmeno quello scintillio inquieto e frizzante che sentiva ancora scricchiolarle nel cuore assediato di continuo dalle spire delle tenebre.
Lo avrebbe distrutto, ucciso, represso.
E poi, oh, e poi sarebbe toccato a lui.
 

§

 
<< Non c’è nessuna Luce in me, nessuna! E tu dovresti averne paura... >>
<< Non potrei mai avere paura di te... >>
[…]
<< Ma non capisci?! Tutto questo è sbagliato, Lumos! Tu dovresti odiarmi, io dovrei ucciderti... dovrei... liberarmi di te... >>
<< Ma non deve andare per forza così! Non è mai stato così per... n-noi due... >>
 

§

 
Invece lo era sempre stato. Sempre. Seppellito nelle catacombe delle loro discendenze. Seppellito nel loro sangue e nel potere.
Perché Luce e Oscurità non sono destinate a incontrarsi, mai... 
...e questo valeva anche per loro.

******* 


L’interno delle Grotte era lugubre e stagnante, il sale le bruciava gli occhi, l’acqua andava via-via ad aumentare inondando le ginocchia della ragazza e risplendendo di una strana luce metallica, riflessa dai cristalli appuntiti piantati sul soffitto alto di roccia e vetro.
Era uno spettacolo strano: una parte di lei lo trovò incredibile, meraviglioso, l’altra - quella senza’altro più razionalistica - le ricordava che li in mezzo c’era quasi morta una volta e che era meglio non farsi ingannare dalle apparenze.
Anche la radura delle Fate era bellissima, colorata e profumata, peccato che fosse abitata da creaturine psicopatiche che l’avevano quasi sepolta viva così, solo per puro divertimento.
E poi - come dimenticarselo! - avevano cercato di trasformarla in un albero!
Rein non capì se rabbrividì improvvisamente per quel ricordo raccapricciante o perché aveva un gran brutto presentimento – toh, che novità! – che le gravava sulla testa.
Cercò la strada a tentoni, poi decise di dar fiato alla bocca per spezzare la tensione che le si era accumulata nel petto << Pi... Piimi, ci sei? >>
La sua voce riecheggiò fra le mura scintillanti di cristalli della Grotta, persino l’acqua sembrò imitare il suono della sua voce.
<< Sono dietro di te, Rein >> le rispose pacata la folletta che teneva gli occhi puntati sulla coda di cavallo dell’amica per paura di perderla.
La sedicenne annuì << Ascolta, credo che tra un po’ saremmo costrette a dividerci, perciò, nel caso dovessi trovarti nei guai, teletrasportati subito nel luogo in cui abbiamo lasciato Terence! >>
La folletta avvertì i suoi sottili capelli lilla rizzarsi sulla nuca per la paura << E tu? >> domandò poi preoccupata  per l’amica << Tu che cosa farai? >>
Rein cercò di mettere su un’espressione calma e beffarda, provando a imitare l’espressione odiosa che Ter le rivolgeva sempre in casi come quelli.
<< Io me la caverò, sta tranquilla. Sono o non sono la leggendaria prescelta? >>
Sentii Piimi ridacchiare dietro di sé e provò un moto di sollievo scaldarle il petto.
Sarebbe stato molto più difficile combattere eeeh... beh, qualsiasi cosa avrebbe dovuto combattere lì sotto, sapendo di poter mettere in pericolo anche Piimi.
Già il non sapere quale fosse il suo nemico metteva la principessa in un totale stato di agitazione e confusione che se si fosse ritrovata in quel momento a fronteggiare una lucciola l’avrebbe potuta scambiare per un’assassina lucina spara lampi.
Forse, aveva ragione il Tenebros quando diceva che con tutto quell’allenarsi con l’arma della Terra  –  la quale prevedeva che riuscisse a demolire con un solo pugno una parete di roccia, ma l’unica cosa che era riuscita a ottenere erano per lo più dei lividi pazzeschi sulle nocche e un gran mal di testa per tutti i detriti che le piombavano puntualmente addosso - si era giusto un po’ ammattita... ma giusto solo un po’, ovviamente!
Rein avrebbe voluto vedere lui a cercare di demolire una muraglia di roccia solo con addosso un sottilissimo guanto!
Perché a lei rifilavano queste armi mentre lui poteva contare sulla sua Leggendaria Spada Mille Saette?!
Era forse corretto?
No.
Un brivido gelido la scosse d’improvviso, facendola riconcentrare in breve sui suoi passi pesanti dentro l’acqua, la quale invece si estendeva uniforme, placida e oscura come un vecchio tappeto logoro.
Se Rein non ci avesse camminato dentro per potersi muovere da una parte all’altra, quella sarebbe rimasta immobile a riflettere, come la piatta superficie di uno specchio, l’inquietante luce delle stalattiti appese al soffitto a forma di volta.
<< Tutto bene, Rein? >> le domandò Piimi, notando il suo repentino irrigidimento.
La turchina annuì con veemenza, cercando di scacciare indietro il saporaccio amaro che sentiva in bocca.
Avanzò a tentoni nell’acqua ancora per qualche metro, infine distinse nella penombra umida della grotta due diversi cunicoli oscuri che si biforcavano nella roccia, aprendosi come due lunghi canali in una bocca dentata.
La folletta volò di fianco alla compagna illuminando la sua piccola coda per rischiare le sottili e grigi tenebre in cui erano immerse.
La luce dell’acqua aveva iniziato a riflettersi anche sui loro volti, creando delle piccole onde luminose sulla guancia della principessa.
Rein faceva continuamente sguazzare gli occhi dalla superficie dell’acqua, a Piimi, alle due diverse gallerie rocciose che si aprivano al centro della grotta.
Perfetto, si disse stringendo forte i pugni lungo i fianchi, era arrivato il momento di separarsi.
Ma quale direzione sarebbe stata più sicura per Piimi? 
La turchina provò a raschiare il buio solo con la forza dei suoi occhi e della sua mente, ma per quanto si sforzasse non riusciva a vedere nulla oltre all’entrata di quelle due bocca voraci.
Nemmeno un sottilissimo filo sfilacciato d’ombra a cui aggrapparsi.
E, dove non c’erano ombre, non c’era lei.
<< Scegli tu.>> si sbrigò a proporle alla fine, rivolgendosi direttamente all’amica folletta.
Puntò l’indice prima sulla galleria di destra e poi su quella di sinistra << Da che parte preferisci andare? >> le domandò, fissandola intensamente negli occhi.
Piimi restituì lo sguardo a Rein provando a mostrarsi più coraggiosa di quanto non fosse e, alla fine, mettendo su un’aria risoluta, svolazzò di poco verso una delle due vie.
<< Scelgo quella di destra.>> rispose, rimarcando la sua decisione con un cenno del capo.
Rein annuì, sorridendole mesta << Buona fortuna, amica mia.>>
La folletta le sorrise dolcemente di rimando << Anche a te.>>
Poi, ognuna andò per la sua strada.
 
Un lampo improvviso squarciò d’un tratto il cielo nuvoloso di quella mattina, seguito da un tuono più simili al ruggito inferocito di una bestia selvaggia.
Mentre continuava a incitare il povero cavallo ad andare sempre più veloce Shade rivolse lesto un’occhiata preoccupata al cielo, lasciando che la pioggia sottile si infilasse all’interno dei suoi occhi.
A quanto pareva di lì a poco si sarebbe scatenato il putiferio.
E non si riferiva solo alla tempesta.
<< Toglietemi una curiosità: le ombre nere possono attraversare il varco che porta su Wonder solo di notte,giusto? >> domandò in ansia ai due amici.
<< Non proprio... >> rispose esitante Gon, lanciandogli un’occhiata di sottecchi per verificare quale sarebbe stata la sua reazione.
<< Come sarebbe?!>> saltò infatti su il principe, colto sul vivo.
Castel cercò di trovare le parole giuste per spiegarsi prima di rispondere << Beh, su Spazio è così: le ombre nere possono attraversare lo squarcio causato dal sacrilegio nella barriera solo nell’ora di mezzanotte, quindi solo nell’unico momento in cui il Sole non è del tutto presente su Spazio.>>
Shade corrugò la fronte e fece saettare lo sguardo prima davanti a sé verso le Grotte di Inumi sempre più vicine poi di nuovo su i due Lumos.
<< Stai cercando di dirmi, che basta che il Sole sia nascosto qui su Wonder e quelle maledette possono arrivare lo stesso >> parlò con la voce arrochita dalla rabbia.
Castel puntò un attimo i suoi occhi color ambra verso il cielo prima di pronunciarsi << Temo proprio di sì, anche se non ne sono proprio sicuro. >>
Shade si lasciò sfuggire un imprecazione ad alta voce, dandosi poi uno slancio per aumentare la velocità della sua corsa.
<< Dannazione!! >>
<< Ehy, Shade, aspettaci! >> gli gridò dietro il castano cercando di raggiungerlo.
Cast invece rimase un po’ indietro cercando di ragionare sugli avvenimenti di quella giornata interminabile.
C’era una netta probabilità che all’interno di quelle Grotte si nascondesse la Prescelta, che cosa fosse venuta a fare su Wonder quello era un mistero così come il perché al principe della Luna d’improvviso stesse così a cuore la sua sorte.
Ma il punto era che di certo nemmeno ai Tenebros era sfuggita tutta la magia e l’energia che la prescelta aveva smosso, quindi, con grande probabilità, anche loro sarebbero apparsi a breve.
La domanda era quanti e quanto sarebbero stati forti, specie ora che non era notte.
Per non parlare poi del fatto che non aveva la minima idea se lui e Gon fossero riusciti a loro volta ad evocare le loro Ombre Bianche in caso di assoluta necessità.
E poi come avrebbero reagito i Tenebros quando avrebbero scoperto che due Guardiani erano su Wonder?
Il Lumos preferì non pensarci in quel momento e spronò a sua volta il suo cavallo per raggiungere i due amici.
<< Allora? >> domandò loro quando si affiancò alla sinistra del principe.
<< Siamo quasi arrivati >> gli rispose Shade rallentando a mano a mano la sua andatura.
<< Perché ci stiamo fermando? >> gli chiese quindi perplesso il castano, inclinando le sopracciglia.
Shade diede una forte sferzata alle redini, scendendo poi con un balzo dalla sua sella
<< Perché da qui in poi dobbiamo proseguire per forza a piedi.>>
Castel e Gon si scambiarono un’occhiata confusa per poi imitare il cobalto e scendere da cavallo.
Shade era avanzato di qualche passo bloccandosi poi d’improvviso e cominciando a osservarsi i piedi mentre una nebbia fitta e cupa lo avvolgeva quasi del tutto.
I due Guardiani si mossero svelti e lo affiancarono per poi seguire il suo sguardo.
Rimasero di stucco nell’osservare la scogliera a strapiombo e la lunghissima scalinata in pietra che sorgeva direttamente sul lato di quest’ultima.
<< Ehm... Shade? Sicuro che non c’è una via più sicura? >> gli domandò un po’ spaventato Gon, tirandolo per una manica della divisa.
Shade socchiuse gli occhi e scosse poco la testa << C’è ma è troppo lontana, così invece faremo prima.>>
<< Oppure moriremo prima.>> sibilò piano l’arancio, piegandosi sulle ginocchia per scrutare meglio la condizione pessima della scala fatta di roccia.
Ne toccò la superficie con la mano ma fu costretto a ritirarla quasi subito perché la roccia bagnata era addirittura più affilata di un rasoio.
Con costernazione volse il viso verso il wonderiano fissandolo dall’alto in basso per cercare di notare in lui un segno di cedimento.
Ma Shade era fermo sulla sua decisione e dal modo in cui osservava sicuro le Grotte di Inumi di fronte a sé nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
<< Muoviamoci! >> ordinò.
E i due, un po’ a malincuore, lo seguirono.
Ma prima che Shade potesse mettere un piede sul primo gradino Gon lo fermò.
<< Un attimo, non notate niente di strano? >>
Sia il Lumos che il principe si scambiarono un’occhiata complice per poi scuotere la testa.
Gon si passò il dorso della mano sugli occhi asciugandosi la faccia bagnata dalla pioggia che scendeva a catinelle nel resto del Regno, poi alzò lo sguardo ammirando l’immensa distesa di nebbia in cui si trovavano.
<< Perché qui dentro non piove? >> domandò sospettoso, continuando a fissarsi intorno.
I due amici trasalirono all’unisolo per poi costatare che era realmente così.
Da quando erano entrati all’interno della nebbia, la pioggia aveva smesso di abbattersi su di loro sebbene stesse ancora massacrando il resto del Regno della Goccia.
Shade sorrise sghembo in direzione dei due amici iniziando poi finalmente ad avanzare.
<< Beh, speriamo che questo non sia la sola cosa che quella tipa riesca a fare. >>
 


Anche se in quel momento si trovava in un’immensa fortezza di roccia e cristallo e l’acqua cheta dell’oceano le bagnasse le gambe fino alle ginocchia, Rein si sentiva comunque grondante di sudore.
Lo avvertiva pizzicare e appiccicarsi sulla sua pelle come una sottilissima e trasparente pellicola umida che le faceva raggelare le ossa.
Per l’ennesima volta, da quando aveva intrapreso la galleria verso sinistra e si era separata da Piimi, sbuffò e con la manica della sua giacca a vento si asciugò repentina le goccioline di sudore annidiate sulla sua pallida fronte.
Si portò poi un dito sotto il naso per soffocare il forte odore salmastro che le inondava le narici e che le stava dando la nausea.
Più andava avanti più sentiva un forte gelo darle i brividi ballando la samba sulla sua spina dorsale e un forte alone oscuro scendere piano sopra la sua testa.
<< Ma chi me lo ha fatto fare... >> borbottava fra sé e sé, trascinando i piedi nell’acqua e tenendo ben saldo il suo fidato arco nella mano destra.
<< Davvero un’idea grandiosa la tua Rein, tuffarsi proprio nelle fauci del nemico. Quale sarà la tua prossima brillante mossa? Consegnarti alle Ombre Nere? O forse prostrarti direttamente ai piedi di Astro? Aaargh, sentitemi: ora parlo proprio come quel mister simpatia di Ter! Se solo Fine potesse vedermi adesso! >> continuò a parlottare a bassa voce per tentare di scacciare via l’angoscia e la tensione che l’aveva resa tesa come una corda di violino.
La odiava proprio l’acqua! Fra tutti gli elementi era sempre stato quello che meno le era piaciuto!
Come al solito le stava facendo afflosciare tutti i capelli, infradiciare tutti i vestiti e sudare come un somaro!
<< Sul serio, se mai uscirò viva di qui, non solo non metterò più piede in un qualsiasi altro posto anche solo lontanamente somigliante a una foresta, ma aggiungerò alla mia lista delle cose da non fare per almeno i prossimi cento anni anche le gite al mare! Basta, addio ai costumi da bagno, alle creme solari e ai parei! È stato bello finchè è durato! >>
Mentre continua a inveire con frasi senza senso contro tutto il resto del mondo e il suo dannato destino che l’aveva condotta fin lì, si accorse che d’improvviso uno spesso velo di nebbia si era alzato intorno a lei, isolandola dal resto del Mondo.
Poco dopo avvertì anche qualcosa sgusciare nell’acqua immobile e gelida che la circondava.
Si zittì immediatamente, trattenendo il respiro e stringendo i pugni fino allo spasmo.
Fu un colpo di coda o qualcosa del genere a colpirla d’un tratto di striscio e farle reprime un urlo terrorizzato.
Ora Rein era più che sicura che qualcosa stesse strisciando oltre la superficie color piombo in cui si trovava e non ci pensò due volte prima di richiamare dalla faretra una delle sue famigerate frecce d’argento.
Lo strano animale sinuoso e veloce come un serpente scosse l’acqua di poco, facendola ondeggiare ad ogni suo movimento.
Rein rimase per interminabili e lunghi secondi concentrata al massimo per captare ogni possibile e strano movimento che avesse anche solo di poco smosso le acque placide e scure in cui si trovava.
Ma più il tempo passava più non succedeva niente.
Aveva tutti i muscoli tesi per la tensione, la gola le bruciava e i polmoni le chiedevano fiato e così, dopo aver aspettato per lunghi e agghiaccianti minuti, si decise alla fine di diminuire la tensione rilasciando un lungo sospiro.
<< E’ solo soggezione >> sussurrò al vuoto, asciugandosi con il dorso della mano la fronte sudata e riponendo l’arco alle sue spalle.
Non ebbe il tempo di compiere un passo però che qualcosa di molto più grosso e rumoroso cominciò a muoversi verso di lei.
Stavolta Rein, trovandosi impreparata per aver abbassato la guardia, si lasciò sfuggire un gridolino spaventato che riecheggiò quasi per tutta la Grotte facendo ulteriormente increspare l’acqua.
<< Chi c’è?! >> chiamò a gran voce, evocando una freccia e inforcandola immediatamente.
Le mani le tremarono mentre teneva l’arco ben stretto e pronto a scoccare vicino al petto che ansimava pesantemente.
La ragazza non sapeva se doverlo puntare verso la fitta nebbia che aveva davanti, oppure sotto di sé, verso l’acqua.
Quell’insistente rumore di passi e d’acqua smossa sembrava provenire dovunque a causa dell’eco provocato dalle rocce stesse.
Rein prese a girare su se stessa, mordendosi l’interno della guancia fino a sentire il sapore del sangue, con le due dita della mano sinistra che tenevano la punta appuntita della freccia immobile.
Cercò di calmarsi respirando a fondo e aumentando di poco la sua energia magica.
Sentì il potere che Destion le aveva conferito scorrerle nelle vene come un fiume di fuoco, mandarle addosso scariche di adrenalina che le facevano tremare le ginocchia.
Era pronta, si disse.
Qualunque cosa fosse spuntata da quel posto era pronta per affrontarlo.
Più che pronta, prontissima!
Cercando di darsi coraggio, continuò ad avanzare a piccoli passi, facendo saettare lo sguardo in tutte le direzioni.
Il respiro strozzato nella trachea, il sudore ghiacciato che le faceva scivolare le mani e la nebbia che la stordiva facendole perdere il senso dell’orientamento.
Da quale parte era arrivata?
Scosse la testa scacciando via l’ansia e incitando a gran voce se stessa.
Rein si era ormai davvero convinta di essere in grado di poter affrontare qualunque cosa, e lo scorrere del suo potere sulla superficie liscia e perfetta del suo arco la rincuorava.
Ma cambiò repentinamente idea quando dalle sue spalle sentì una voce a lei conosciuta avanzare verso la sua direzione.
<< Rein?? Rein, dove sei?! >>
La sedicenne rimase immobile per un istante lungo quasi un’eternità.
Lo sguardo spaurito e scioccato, perso nel vuoto.
<< Rein!!! >>
Rilassò le braccia con gli occhi ancora puntati e spalancati per lo stupore verso la direzione da cui sentiva provenire quella voce.
L’arco oscillava lento sbattendole sulle gambe, la freccia vaporizzò a contatto con l’acqua.
Rein sentì il cuore scoppiarle nel petto quando con voce tremante sillabò schiudendo appena le labbra << Sha- ...de >>
Assaporò quel nome sulla lingua mentre sentì nuovamente la voce del ragazzo chiamarla da un punto imprecisato della galleria.
Qualcosa si mosse inevitabilmente dentro di lei; qualcosa nel suo petto sussultò di gioia e senza che riuscisse più a controllare le sue gambe, Rein cominciò a correre verso il suono della voce del principe.
<< Shade!! Shade, sono qui!! >>
Ma che ci fa lui qui? Com’è riuscito ad arrivare? Com’è riuscito a raggiungermi?
Mille domande le si affollavano in testa, domande che vennero però spazzate via come un uragano dai suoi pensieri, quando il corpo di Shade le piombò addosso con un tonfo.
Non riuscendo a vedere a un palmo dal loro naso i due ragazzi si erano scontrati fra di loro mentre cercavano di raggiungersi a vicenda.
Rein, a causa dell’impatto, aveva perso l’equilibrio e sarebbe piombata in acqua se il cobalto non l’avesse afferrata per un polso e tirata in salvo verso di sé.
Per un interminabile momento Rein rimase incantata a fissarlo negli occhi, specchiandosi in quei due zaffiri immensi e misteriosi.
Come le era capitato anche all’interno del Bosco di Hale, tutto ciò che era intorno a lei parve scomparire del tutto, lasciando spazio solo all’immagine affaticata del bel principe di fronte a lei.
La ragazza sentì la sua temperatura corporea salire vertiginosamente, per poi arrivare a concentrarsi principalmente sulle sue guancie facendole avvampare, e la situazione non migliorò affatto quando il principe la strinse con impeto verso di sé, abbracciandola di slancio.
<< Oh, Rein, Rein, finalmente... finalmente, ti ho trovata! >>
La turchina spalancò gli occhi per la sorpresa, per poi provare un inspiegabile e inarrestabile sensazione di felicità invaderla in corpo.
Il suo primo pensiero fu che era finalmente al sicuro, lì, fra le braccia di Shade e piano-piano si lasciò andare ricambiando l’abbraccio del giovane e respirando forte il suo odore.
Era così buono, e gli riportava alla mente tanti ricordi speciali che non avrebbe mai dimenticato.
<< Sha... de... >> farfugliò piano con il viso affondato nella strana camicia del giovane.
Allontanatosi poco da lui si accorse che era vestito nell’esatta maniera in cui lo aveva visto quando si trovava ancora nei pressi della Radura delle Fate e i Tenebros la stavano attaccando.
Allora era tutto vero, non me lo sono immaginata, era davvero lì quella notte!
<< Shade, ma come... come hai fatto a trovarmi? >> gli chiese, fissandolo confusa dritto negli occhi.
Il giovane principe le rivolse un sorriso sghembo, uno di quelli che le erano sempre rimasti impressi nella memoria perché erano il marchio inconfondibile di Shade, il suo segno distintivo.
Inaspettatamente poi sentì la mano del ragazzo posarsi delicatamente sulla sua guancia, toccarla piano come per paura di farle male.
Le si bloccò il respiro mentre il suo cuore batteva a un ritmo forsennato dentro il petto e non accennava minimamente a fermarsi.
<< Ti avrei trovata fino in capo al mondo.>> le rispose, addolcendo lo sguardo e chinandosi un po’ con il busto per essere alla sua altezza.
Rein rimase imbambolata a fissarlo a bocca aperta senza neanche riuscire a elaborale un pensiero o una frase di senso compiuto.
Tutto il suo corpo pareva pervaso da sensazioni contrastanti quali lo stupore, l’euforia, lo scetticismo e il fervore.
Era totalmente in balia delle proprio emozioni, e l’unica cosa che il suo cervello sembrava essere in grado di produrre in quel momento erano esclamazioni ovvie e scontate come: “Oddio, Shade mi sta guardando in quel modo!!” oppure “Oddio, Shade mi sta guardando in quel modo e io devo avere un aspetto orribile!” o ancora “Oddio, Shade mi sta guardando in quel modo mentre ci troviamo in un posto con strane creature che vogliono ucciderci!!”
Quell’ultimo pensiero riuscì a riscuoterla e, avvampando di brutto, la prescelta ruppe il contatto visivo e decise di allontanarsi di pochi passi da lui per riprendere il controllo di sé, per quanto le fosse possibile in un momento del genere.
Non aveva la più pallida idea di quale fosse il modo giusto di rispondere al cobalto.
Insomma, che cosa dici a un ragazzo che ti ha appena confessato di aver smosso mari e monti per trovarti?
<< s-ssìì... beh... uhm... i-io... io c-credo che dovremmo sai... e-ecco... parlarne fuori di qui... q-questo... questo posto non è sicuro... >> balbettò, incespicando sulle sue stesse parole, mentre rialzava e riabbassava lo sguardo in continuazione, torturandosi una ciocca di capelli come una qualunque ragazzina in preda a una cotta.
Gran bel lavoro, Rein! Davvero!     
Mentre Shade la guardava in modo strano – come se non avesse capito un tubo di quello che le aveva detto, ma, boh, chissà... forse anche il suo cervello era andato in pappa dopo averla vista? – lei avvertì le guancie andarle letteralmente in fiamme.
Ecco a cosa le sarebbe stata utile in quel momento l’arma della l’acqua, ragionò Rein, a placarle i bollenti spiriti!
Shade, a quel punto, annuì e la prese per mano.
<< Hai ragione, vieni, ti faccio strada io! >>
E la principessa, totalmente incantata dal modo in cui le loro mani combaciavano alla perfezione, non se lo fece ripetere due volte.
 

Terence, posto vicino all’entrata delle Grotte di Inumi, continuava a fare avanti e indietro misurando a lunghi passi tutto il territorio a sua disposizione, tanto da aver quasi consumato la roccia stessa insieme alle suole dei suoi stivali.
<< Ma quanto ci mettono?! >> si chiese fra sé e sé, stufo e contemporaneamente in ansia per la situazione in cui si trovava.
Lanciò uno sguardo contrariato in direzione del cielo il quale, a causa del temporale che stava affliggendo la costa, si era riempito di enorme nubi minacciose e grigie.
<< Questa proprio non ci voleva! >> ringhiò il giovane Tenebros, emanando un sbuffò esasperato.
Senza Sole le probabilità che le Ombre Nere arrivassero per una visita di cortesia dalle loro parti aumentava in maniera vertiginosa e se Ter aveva basato il suo piano puntando sul fattore che Rein fosse riuscita a trovare l’arma prima che facesse buio, adesso quel maledetto temporale stava mandando tutti i suoi sforzi a rotoli!
Certo, la nebbia che la turchina aveva creato gli aveva dato del vantaggio, visto che Rein sarebbe stata in grado di percepire chiunque ci avesse messo piede dentro ma... per quando ancora avrebbe resistito?
Già buona parte della nebbia aveva cominciato a diventare meno fitta, l’incantesimo stava via via per svanire e ciò poteva significare solo due cose: o Rein si stava concentrando sulla battaglia all’interno delle Grotte e quindi aveva avuto bisogno della sua nebbia altrove, oppure, per qualche strana ragione, la sua magia si stava indebolendo.
Il ragazzo esaminò attentamente la possibilità di andarsene per tornare un’altra volta, magari in piena Estate quando nessuna maledetta tempesta sarebbe stata in grado di ostacolare le sue idee.
Sarebbe stato pericoloso proseguire fino alla fine sapendo che un battaglione di Ombre Nere sarebbe potuto sopraggiungere da un momento all’altro.
Dall’altra parte, però, quella sarebbe stata una buona occasione per mettere alla prova le potenzialità di quella ragazzina.
Vedere fin dove il suo potere si era spinto con l’acquisizione delle Armi Leggendarie.
Magari sarebbe riuscita a richiamare a sé le Ombre Nere senza problemi, sempre se prima fosse riuscita a uscire viva e vegeta da quelle dannate Grotte, ovvio.
Terence si impose di trovare una soluzione alla svelta, o almeno trovare un modo di avvertire quelle due bisbetiche del cambiamento di piano.
Per un attimo il suo sguardo venne catturato dall’acqua placida che si muoveva appena dentro l’entrata della grotta e si chiese se avesse fatto davvero bene a non entrare con loro.
Poi si ricordò che non era da lui farsi venire scrupoli di coscienza né, tantomeno, stare in ansia per qualcuno.
Specie se quel qualcuno era una mocciosa impedita e una folletta zuccherosa.
Insomma, se avesse potuto scegliere qualcuno con cui essere costretto a fare squadra quelle due non sarebbero nemmeno lontanamente apparse nella sua cortissima e privilegiatissima lista!
Ma, a quanto pareva, la sorte non era stata affatto clemente con lui, perciò...
<< Dannazione, se quelle due non vengono fuori entro venti minuti, inizierò a scocciarmi sul serio e guai a loro! >> sbottò, grugnendo come un orso e incrociando seccato le braccia al petto. 
Proprio in quell’istante, però, una gocciolina di pioggia gli cadde sulla punta del naso.
Ter represse a stento una fra le peggiori imprecazioni che conosceva, mentre una vena cominciò pericolosamente a pulsargli in fronte.
<< Grandioso, facciamo pure solo dieci.>>
 


Rein non aveva la più pallida idea di come dovesse sentirsi in quel momento.
Shade, in tutta la sua calma regale, la stava tenendo per mano rivolgendole spesso sorrisi dolci e occhiate apprensive.
Il che era fantastico, ma anche beh, uhm... strano? 
Cioè... una parte di lei – sepolta sotto strati e strati del suo instabile raziocinio -  aveva sempre voluto che Shade si comportasse gentilmente con lei, o che almeno le mostrasse un briciolo di affetto in più.
Qualcosa come un semplice “Ciao, Rein” quando la incontrava per i vari regni e non il classico “Non dirmi che ti sei rimessa nei guai, eh?” che le rivolgeva sornione di continuo.
Certo, come tutti largamente sapevano, il loro rapporto non era mai stato idillico, ne tantomeno diplomatico.
A dirla tutta, all’inizio addirittura si detestavano a vicenda, ma poi... erano diventati amici... in un certo senso, anche se amici strani...
Poi c’era stata la battaglia contro il Cristallo Nero, la vittoria e il ballo.
Rein aveva ballato con il suo principe e Fine con il suo.
A chi importava se poi i suoi sentimenti fossero cambiati?
Naturalmente, non era stata una cosa veloce - per tutti i Supremi, ci aveva messo anni per ammetterlo almeno un po’ a se stessa! - ma infondo - ma proprio infondo, infondo, infondo - Shade, ecco... le piaceva.
Un pochino, tsk, niente di che!
Mica ne era innamorata, puah, certo che no!
Era r i d i c o l o.
Shade era un tipo detestabile, sul serio!
Era testardo e prepotente e voleva sempre avere ragione lui!
E aveva anche quella particolare mania di apparire e scomparire all’improvviso dal nulla facendole venire degli infarti allucinanti.
Però – a suo misero favore - era anche furbo e coraggioso e... carino.
Beh, ecco, sì... Rein doveva ammettere – perlomeno a se stessa - che il ragazzo aveva il suo fascino.
Anche se era un idiota pomposo e puntiglioso che faceva sempre di testa sua!
Tipo, per quale diavolo di motivo era venuto a cercarla?!
Certo, non che le dispiacesse ma... aveva almeno la più pallida idea del guaio in cui era andato a cacciarsi?! 
E lo aveva fatto solo per... già... perché lo aveva fatto?
Per rimbeccarla? Sgridarla? Perché era stato in ansia per lei?
Uff, accidenti, doveva saperlo! Tutta questa confusione non le stava facendo più capire un bel niente!
Rein piantò i piedi senza neanche accorgersene, troppo presa dalle sue riflessioni.
Shade se ne accorse e si girò a fissarla con apprensione.
<< Che cos’hai, Rein? >>
La principessa si morse l’angolo del labbro inferiore prima di sputare il rospo: << Shade, posso farti una domanda? >>
Il principe le sorrise:  << Ma certo! >>
La turchina portò sù il mento con fare regale, e con sguardo deciso e voce ferma si decise a chiedergli: << Per quale motivo sei venuto a cercarmi? Perché, Shade? Io non te lo avevo chiesto... non lo avevo chiesto a nessuno. >>
Il ragazzo apparve confuso dalla sue parole e la squadrò qualche secondo sbattendo più volte le palpebre prima di afferrarle entrambe le mani e fissarla intensamente, arricciando di poco le labbra in un sorriso... mmh... gentile?
Era possibile?
<< Ma come per quale motivo sono venuta a cercarti, Rein? Per salvarti, naturalmente! Tu appartieni a Wonder, lo sai. Quel posto dove ti trovavi prima, la missione che ti è stata affidata, loro non fanno parte di te. Io sì invece... e tu lo sai molto bene! >>
La principessa rimase spiazzata e scossa sentendo le strane parole che erano appena uscite fuori dalla bocca del giovane e rimase dunque lì impalata a fissarlo senza saper bene come rispondere.
Era come se fosse venuta a contatto con una scarica elettrica in grado di saper trovare dentro di sé un punto dolente dove premere con maggior forza per farle del male.
Una parte di lei avrebbe voluto rimproverare il ragazzo, dirgli di smetterla con quelle sciocchezze, perché stava parlando da egoista e comunque lui non aveva nemmeno idea di quello in cui si stava immischiando!
Un’altra parte di lei però, era come se non aspettasse altro che qualcuno venisse a toglierle il peso enorme che le gravava addosso e che la stava consumando lentamente.
Era come se non avesse fatto altro, dal giorno in cui la prescelta aveva scelto di essere tale, di gridare silenziosamente aiuto a qualcuno affinchè la tirasse fuori dalle sue responsabilità, affinchè la riportasse a casa e cancellasse con un colpo di spugna tutta la crudeltà e le oscenità a cui avevano assistito i suoi occhi ancora fin troppo giovani e puri.
Shade aveva forse ragione, quindi?
Aveva ragione lui nel dire che lei non c’entrava niente con tutta quella strampalata storia della prescelta?
Che era solo una ragazzina con le sue fragilità?
Che non apparteneva sul serio a Destion?
E Shade... come era venuto a conoscenza di tutti quei particolari?
<< Rein, tu sei una principessa, non una guerriera! Quella guerra a noi non ci riguarda... è lontana! Noi dovremmo solo pensare a ciò che c’è qui. A ciò che abbiamo adesso! >>
Rein sussultò, colpita più a fondo di quanto lei stesse avrebbe mai voluto ammettere da ciò che il principe della Luna le stava rivelando con tanta fermezza e tanta convinzione da spaventarla.
Un macigno, improvvisamente, le gravò sul cuore e i suoi occhi iniziarono senza alcuna ragione a inumidirsi.
Sì, Shade aveva ragione...
Per amore degli Spiriti lei aveva solo sedici anni! Come potevano pensare che riuscisse davvero a fermare una guerra, se nemmeno Terence eSelen ci erano riusciti?!
Non era così forte, non lo era mai stata né lo sarebbe mai diventata!
E poi, infondo, era solo una ragazza come tutte le altre, una ragazza che non aveva mai dato il suo primo bacio, che non aveva mai neanche avuto un vero appuntamento!
E tutto questo sempre per colpa delle aspettative sbagliate che gli altri riponevano su di lei!
Alle volte aveva solo una gran voglia di urlare al Mondo che era stufa di lottare sempre e comunque!
Che voleva godersi la sua vita!
Che era stanca di allenarsi, di rischiare tutto per persone che nemmeno conosceva, di andare in missione e non sapere nemmeno se avrebbe mai fatto ritorno!
Era stufa di Terence e del suo caratteraccio e di Destion e delle sue assurde regole!
Voleva la sua famiglia: sua madre, suo padre e sua sorella!
Rivoleva indietro i suoi amici!
La sua vita...
E voleva Shade!
<< Allora, Rein? Vieni con me? >>
A portarla con i piedi per terra ci pensò il ragazzo stesso con il suo sguardo dolce e intenso.
Rein aveva una gran voglia di urlare di sì, che sarebbe andata con lui, che quello che le aveva detto era vero, eppure... e-eppure... c’era qualcosa che non andava.
Osservò meglio Shade, il modo in cui le sorrideva, in cui la guardava... e si convinse che tutto quello non era giusto, che c’era qualcosa di sbagliato.
La nebbia la stava confondendo: le girava la testa e tutto quel marasma di emozioni interne le stava facendo perdere il controllo.
Sebbene si sentisse incredibilmente felice per la presenza rassicurante di Shade accanto a lei, le veniva comunque da piangere e per qualche strana ragione non riusciva nemmeno a impedire alle sue labbra di tremare.
<< Oh... scusami... Shade... >> mormorò imbarazzata per le lacrime che incontrollate le stavano solcando le guancie.
La turchina si portò immediatamente una mano ad asciugarle e fu allora che si accorse che stava succedendo qualcosa di strano.
La sua mano, infatti, era liscia e perfetta, eppure lei ricordava benissimo di essersela graffiata tutta quando era rovinata a terra vicino all’ingresso della Grotta.
Impensierita si chinò a guardare le condizioni del suo ginocchio e anche questo sembrava intatto.
<< Qualcosa non và, Rein? Che succede? >> si preoccupò il giovane vedendola corrucciarsi di botto.
Rein respirò profondamente un paio di volte e si asciugò ogni residuo di lacrime sul suo viso, prima di puntare nuovamente i suoi occhi severi in quelli del principe.
<< Sei preoccupato per me, Shade? >> gli domandò, una leggera nota derisoria nella voce.
<< Sicuro! Ma che domande mi fai? >>
<< E poco fa... hai anche detto che ho ragione... >> bisbigliò piano, riordinando i pensieri.
Il cobalto assunse un’aria perplessa e provò a riprenderle le mani, ma Rein si scansò in fretta e iniziò a fissarlo con astio, riducendo gli occhi in due fessure taglienti come lame.
<< No... tu...  ti comporti in maniera troppo strana! Lo Shade che conosco io non mi avrebbe mai parlato così! >>
Il principe sembrava incredulo e tornò a sorriderle in quella maniera sdolcinata che ora le stava dando alla nausea.
<< Rein, per favore calmati, sono io, guardami... sono S- >>
<< Ora basta!! >> si sgolò, stringendo forte i pugni lungo i fianchi e digrignando furente i denti << Smettila di parlarmi a quel modo: mi dai sui nervi! Smettila di fingere! Ti dico io che cosa avrebbe fatto Shade se mi avesse trovata in questo stramaledettissimo posto: mi avrebbe riempita di rimproveri fino a farmi sanguinare le orecchie per quanto sono irresponsabile, impudente e sconsiderata e poi avrebbe aggiunto qualcosa di insopportabile del tipo che sono un genio solo nel sapermi mettere nei guai! Mi avrebbe presa di peso e mi avrebbe fatto confessare tutto con la forza! E si sarebbe messo a litigare con me solo perché lo diverte un mondo farmi diventare viola dalla rabbia! E invece tu... tu non sei Shade! >>
Rein si diede della stupida per non essere riuscita a capirlo immediatamente dalla prima volta che lo aveva visto e le aveva sorriso in quel suo modo da brava ragazzo che non era proprio nello stile dell’intrepido principe della Luna.
Senza pensarci due volte evocò una freccia e si posizionò all’attacco.
Si sentiva così furiosa nei confronti di quell’impostore maledetto che lo avrebbe anche volentieri preso a schiaffi fino a rompersi ogni osso delle mani.
Ma non ci fu bisogno di niente di tutto ciò che la turchina aveva in mente.
Infatti l’immagine di Shade, fino ad allora così perfetta e reale, cominciò a sfumare leggermente fino a trasformarsi prima in denso vapore e poi in minuscole goccioline d’acqua.
Ma cosa!?
La sedicenne cominciò a guardarsi circospetta in giro quando una risatina divertita risuonò da un punto impreciso della Grotta.
Era una risata melodiosa e cristallina e Rein ricordava vagamente di aver già sentito nella sua testa una voce del genere.
Una voce persa nei suoi ricordi...
<< Chi sei?! Che cosa mi hai fatto?! >>
Nessuno le rispose, ma in compenso la risata crebbe di tono, la nebbia che la circondava e che non era quella che lei stessa aveva creato fuori, cominciò a diradarsi e ciò che mostro agli occhi della ragazza fu  uno spettacolo d’orrore e sgomento.
Quello strano Shade l’aveva portata ai piedi di un cimitero.
Rein se ne stava su una guglia fatta di frammenti di conchiglie e di cristallo ad ammirare un pozza d’acqua nera interamente ricoperta di corpi umani.
Ed erano tutti morti.
<< Ma... dov-... dove... s-sono?! >>
 

Alla fine Ter si era deciso ad entrare.
Corse a perdi fiato, lottando contro l’acqua che gli si era infilata dentro gli stivali, fino a quando non si ritrovò davanti alle due gallerie che avevano intrapreso prima di lui le due compagne di squadra.
Le esaminò entrambe e poi, senza pensarci su troppo, prese quella alla sua destra.
Sperando vivamente di riuscire ad arrivare in tempo.
 

Shade, Castel e Gon erano ormai quasi arrivati a destinazione.
Mancava loro veramente pochissimo all’entrata delle Grotte e fortunatamente ancora solo qualche gocciolina di pioggia era riuscita a penetrare all’interno della barriera di nebbia.
Shade sperava che lì dentro la tempesta avrebbe ritardato il più possibile, giusto il tempo di ritrovarsi finalmente faccia a faccia con la prescelta.
Mentre scendeva da quell’angusta scalinata, tenendo una mano appoggiata alla roccia per non cadere, vide qualcosa macchiargli le dita di rosso.
Le portò vicino al suo naso e le odorò per assicurarsi di cosa fosse.
Era sangue ed era ancora fresco.
Quella era la prova definitiva che gli occorreva: qualcuno era appena passato di lì.
<< Shade, che succede? Perché ti sei fermato? >> gli chiese ingenuamente Gon, sporgendosi appena verso di lui alle sue spalle.
Il principe strinse le dita a pugno ripuntando lo sguardo verso il suo obbiettivo.
<< Sta tranquillo Gon, non è niente.>>
Un sorriso sghembo gli incurvò le labbra e con uno scintillio emozionato negli occhi pensò: “ Aspettami, Rein... perché sto venendo a prenderti!”
 
 



Angolo Autrice...
 
Un ben ritrovati a tutti coloro i quali continuano a seguirmi ^^
Una piccola premessa per chi è riuscito a giungere fin qui e si sta addentrando a leggere anche queste confusissime note: sappiate che saranno incredibilmente lunghe, perciò, se ne avete già avuto abbastanza di me per oggi, vi do, magnanimamente, il consenso di poterle anche solo dargli una sbirciatina veloce e poi dileguarvi xD
No, a parte gli scherzi, ho intenzione di usare questo spazio per spiegarvi alcune cosine di questo capitolo - straziante dal mio punto di vista ( credo che un parto sarebbe stato più facile! O.o) – e chiarire qualche dubbio che magari vi è sorto durante la lettura.
Partiamo dalla “scena” iniziale, quella in cui ritroviamo nel Regno della Goccia tutta la Famiglia Reale del Regno Solare.
Credo che anche a loro fosse concesso un periodo di “vacanza” tutto sommato, perciò ho immaginato che in una delle loro gite Toulouse e Elsa – come tutti i genitori credo abbiamo fatto almeno una volta nella loro vita – abbiamo deciso di portare le loro bambine al mare.
Non so perché, ma nel mio cervello è sempre stata presente questa convinzione secondo la quale Rein fosse la “cocca” di papà e Fine la “cocca” di mamma.
Boh, forse c’entra un pochino il colore dei capelli xD
Comunque, da bambina io ero sempre stata un po’ tirannica nei confronti di mio padre e anche parecchio insistente e così ho voluto trasmettere queste mie – tremende - caratteriste alla piccola Rein di questo capitolo >__<
Mi sono anche messa nei panni di Toulouse, mentre mi immaginavo con una bimbetta iperattiva che mi domandava tutta entusiasta di andare a intrufolarci dritti-dritti nella tana del lupo cattivo.
Ovviamente, Toulouse non poteva di certo prendere Rein da parte e dirle “Tesoro, ascolta, non possiamo andare in quel posto perché è pieno di strane creature malvagie che uccidono la gente!”perciò ho optato per qualcosa di più delicato.
Rein è una bimba di parola, perciò credo che Toulouse abbia giocato la carta della promessa perché sa che Rein è orgogliosa e che non tradirebbe mai un accordo, anche se è una bambina molto curiosa.
Il fatto che ciò non abbia funzionato non è dipeso soltanto dalla principessa, ma da un altro fattore paranormale che approfondirò nel prossimo cap, anche se credo abbiate già capito cos’è ;)
In qualche scena successiva ritroviamo invece un esasperato Shade alle prese con due turisti esigenti.
Piccola parentesi personale: quest’anno, verso la fine di Aprile, è arrivata nella mia classe una giovane ragazza boliviana per il progetto di intercultura.
Io e le mie compagne, per dimostrarci amichevoli e ospitali, l’abbiamo invitata a fare un giro nella mia minuscola città e lei è stata per tutto il tempo a dire cose del tipo “Ma sul serio non avete questo? Ma sul serio non sapete cos’è questo? Ma come vivete! Che cosa fate per passare il tempo!?” e bla, bla, bla...
Ora, non voglio dire che la mia città sia il massimo, ma la cosa mi ha dato leggermente sui nervi, cioè a un certo punto avrei semplicemente voluto prenderla di peso, infilarla dentro la sua valigia e dirle: se questo posto ti fa tanto schifo perché non te ritorni dritta dritta e bella bella a casa tua e ci resti fino alla fine dei tuoi giorni?!
Naturalmente – perché sono una persona educata U___U - non l’ho fatto, ma era sul serio sul punto di esplodere e, credete a me, non sarebbe stato un bello spettacolo.
Anche perché, quella sciacquetta, sapeva l’italiano almeno quanto io so il francese – e io non so niente di francese! 
Ora, non dico che tutti i ragazzi stranieri che vengono per l’intercultura sono così, assolutamente, ne ho conosciuti di adorabili che arrossivano di continuo, sapevano apprezzare tutto e avere la decenza di far finta di niente se qualcosa non era di loro gusto e, di certo, se io andassi all’estero per un pò non stilerei nessuna lista su tutte le cose negative che incontro nei posti in cui vado, vi pare?
Sarei tutta un “Ooh” e “Caspita!” e ancora “Ora potrò morire felice!” xD
Ognuno, comunque, è libero di vederla come vuole ^^”
Fine parentesi personale: ecco, io ho immaginato uno scenario simile per Shade alle prese con un Gon e un Castel delusi e lagnosi perché non riscontrano su Wonder le stesse prelibatezze su cui potevano contare nel loro Mondo.
Un altro punto su cui vorrei soffermarmi e che riguarda il nostro principino preferito è il suo atteggiamento nei confronti di Castel.
Shade è un leader nato e, come dice anche Rein, ha sempre avuto questa mania di considerare solo le sue idee come geniali e che tutti dovrebbero fare come dice lui solo perché è carismatico ed è un genio.
Il fatto è che anche Castel si è sempre considerato un buon capo e un ottimo leader perciò ecco, non vuole assolutamente lasciare che Shade prenda il suo posto all’interno del gruppo.
Anche perché, infondo, sapere di avere sempre tutto sotto controllo gli da maggior sicurezza e io credo che, per chi abbia vissuto anni e anni in Guerra con il senso di oppressione che ti grava addosso costantemente, essere sicuri di sé sia l’essenziale.
Per questo motivo i due ragazzi arrivano spesso a scontarsi fra di loro, ma nessuno dei due in realtà vede sul serio l’altro come un nemico o una minaccia.
Posso dire che qualche volta Cast vede Shade in cattiva luce perché gli ricorda Ter e perché è un po’ invidioso della vita perfetta che il cobalto conduceva su Wonder prima che piombasse su Spazio e che ha deciso di rinnegare – senza esitazione - solo per devozione a una – a suo dire – stupida ragazzina scomparsa!
Diciamocela tutta: se io vivessi in una landa sconsolata e deserta, con l’angoscia perenne di poter morire da un momento all’altro, e un giorno venisse a casa mia una strana ragazza da un posto perfetto e bellissimo pieno di giochi, feste e vasche a idromassaggio a dirmi di voler vivere come me solo per conquistare il ragazzo che le piace, bene... io la truciderei! Ma solo dopo averle fatto una predica lunga 100 km!
Concluso anche questo punto direi di ritornare a Rein e alla sua prima crisi esistenziale che ha dovuto subire all’interno della grotta dopo l’apparizione del finto Shade.
Okay, lo so che mi odiate perché non l’ho fatta incontrare con quello vero... ma questa volta è sul serio questione di poco... di pochissimo!
Ma non è questo il punto.
A dire il vero volevo affrontare un tratto che per me è molto importante e che credo rientri molto nell’ambito personale di qualunque adolescente.
Rein, da un punto di vista meramente fisico, è solo una ragazza di appena sedici anni, che dovrebbe solo affrontare problemi inerenti alla sua età, e invece si ritrova coinvolta in un qualcosa che è molto più grande di lei e che non sa gestire appieno.
Il fatto che abbia poteri speciali la rende grandiosa sì, ma non immune alle crisi che la sua età comporta.
Per la prima volta qualcuno le ha fatto vedere una realtà differente da quella che lei si era immaginata.
Qualcuno per la prima volta le ha ricordato di non poter sostenere da sola il peso del Mondo perché è solo una sedicenne.
Per quanto Rein sia sempre apparsa spensierata e ottimista anche lei infondo sa che la missione che le hanno affidato è tremenda e suicida.
Ma per la sua grande integrità morale, sa anche che non può tirarsi indietro perché di mezzo c’è la sopravivenza di tutti.
Questi due pareri contrastanti la logorano e la opprimono contemporaneamente.
È normale che qualche volta vada in pappa e passi alla versione del “fra tutti gli essere umani presenti sulla Terra perché questa sfortuna doveva capitare proprio a me!?”
Chi almeno una volta non se le detto!
Giusto, a Rein capita la stessa cosa.
Shade le appare davanti come l’opportunità perfetta per vivere una vita normale senza né guerra, né paura né mostri assassini da affrontare.
E per un attimo quella prospettiva le appare magnifica come credo sia logico che sia.
I suoi dubbi e le sue incertezze sono giustificabilissimi secondo me, ma Rein è pur sempre Rein... e quindi non sarebbe stato da lei abbandonare tutto e ciao!
Una parte molto importante di lei sa che deve restare e combattere, sa qual è realmente il suo posto.
Ecco perchè riesce a non lasciarsi andare del tutto e a smascherare lo Shade impostore!
Ha superato una grande prova... ma purtroppo per lei questo è solo l’inizio ;)
Torniamo un tantino indietro e soffermiamoci al dialogo avuto fra Siçil e la sua nuova amica.
Spero sia stato chiaro che i pezzettini scritti in corsivo erano realtà pezzi dei ricordi della Lumos che riaffioravano nel suo cervello.
Il primo pezzo, così come la frase finale, li ho estrapolati dal capitolo quattordici “L’Ombra del Destino” mentre il secondo pezzo – sempre in corsivo - è del tutto nuovo.
Presto o tardi anche queste due stronzette entreranno in azione e ne combineranno delle belle, per ora però lasciamo che sia Gray a giocarsela un po’ ;)
Fiùùù credo di essere giunta alla fine xD
Oddio, questa è di sicura la Nota più lunga e confusionaria che abbia mai scritto, perdonatemi! >////<
Per chi dovesse avere ancora qualche dubbio o voglia ribattere su qualcosa... può sempre contattarmi o lasciarmi una recensione!
Sarei lieta di discutere con voi su vari aspetti di questa storia xD
Infine, non posso certo dimenticarmi delle mie carissime Tata_Angel, LittelMoon e Jacel bluemoon_dark che continuano a sostenermi e a incoraggiarmi, lasciandomi i loro commenti!
Spero di poter aggiornare al più presto :))
Bacioni e buona estate a tutti! 
BellaLuna

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Capitolo 27
*** Nessuna Via di Fuga (Parte 1) ***


Nessuna Via di Fuga (Parte 1)
 


<< Questa cosa è ridicola, Lumos. >>
Sebbene fosse ormai entrato a far parte del gruppetto di Luminiani benefattori di Spazio da più d un mese, Terence comprese perfettamente di non essersi ancora abituato ai loro continui – e soprattutto suicidi – sbalzi d’altruismo.
Possibile che non avessero niente di meglio da fare, nella loro patetica e inutile vita, che preoccuparsi così affannosamente per gli altri?!
Che luridi ipocriti!
Come se non fossero stati loro, poi, a cominciare quella maledettissima Guerra!
Con una punta di insano fastidio, si accorse che la rossa non lo stava neppure a sentire, impegnata com’era a correre da una parte all’altra della stanza alla ricerca di tutto l’occorrente necessario per partire alla volta della sua ennesima missione da piccola crocerossina.
Qualche minuto prima infatti, erano arrivati un paio di uomini - tutti con delle facce altamente terrorizzate - a cercare lo stupido Lumos dai capelli arancioni, ma proprio quel giorno quell’idiota aveva deciso di non farsi vedere e si era portato appresso pure il piccoletto dagli occhi grigi.
Al Tenebros la cosa non interessava affatto e quindi non aveva domandato il perché di quella sparizione improvvisa, anzi se ne era anche rincuorato, visto che senza il marmocchio che gli gironzolava continuamente intorno avrebbe potuto godersi un po’ di tranquillità in più.
Invece, proprio il giorno in cui quei due si sarebbero potuti rivelare utili, non c’erano!
Spiegando ai nuovi venuti l’assenza improvvisa del ragazzo, la Lumos aveva invitato quei due uomini a entrare in casa e a raccontarle cosa gli era accaduto.
Il meno terrorizzato dei due aveva quindi cominciato a parlare.
Ter, ovviamente, aveva origliato tutto da dietro la porta della “sua camera” senza alcun problema e con una lievissima punta di curiosità.
Da quello che aveva raccontato l’uomo, aveva compreso che sulle sponde del lago Bijou – che si trovava fra le alte coline boscose a qualche miglio dal villaggio dove abitavano – erano stati ritrovati otto corpi di giovani ragazzi morti affogati.
A tutti e otto era stato strappato il cuore dal petto.
Ma ciò che preoccupava di più quell’uomo – a cui la Lumos aveva servito del tè e accarezzato un braccio e questo gli fece venire un prurito alle dita che non seppe se attribuire al fastidio o alla circolazione sballata del suo sangue – era il fatto che quelle morti inspiegabili fossero avvenute in un arco di tempo che non rientrava nella mezzanotte.
In poche parole non erano stati i Tenebros a compiere quello scempio.
Ma allora chi?
Inoltre, quattro ragazzi, con età compresa fra i tredici e sedici anni, erano ancora dispersi nel lago.
A quel punto la Lumos si era imputata di andare a vedere personalmente la situazione per cercare di spiegarsi meglio i fatti e sperare di riuscire a ritrovare – prima dell’inevitabile – i quattro mocciosi.
Non c’era stato verso di farle cambiare idea e da allora – dopo aver accomodato fuori i due uomini – non aveva fatto altro che rimuginare cose strane sottovoce e preparare tutto l’occorrente per partire.    
Stando seduto compostamente sul davanzale della finestra della sua camera, con il busto appoggiato al muro, le braccia conserte, una gamba piegata e l’altra che penzolava nel vuoto, il Tenebros non si perse nemmeno uno dei gesti frettolosi e impacciati della giovane.
Dal modo in cui rovistava alla ricerca di coperte pulite dentro all’armadio, gettando all’aria tutto ciò che non le occorreva, fino ad arrivare al modo in cui si alzava in punta di piedi per afferrare alcuni barattoli pieni di pozioni curative che si trovavano sulle mensole più alte degli scaffali.
Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto odiarla – per principio, e perché sarebbe stato molto più semplice farlo – o, perlomeno, provare a ignorare la sua presenza, ma proprio non gli riusciva di staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
Per tutti gli Dei Sanguinari: perché doveva essere così dannatamente sensuale anche quando piegava una stupida coperta da infilare dentro uno stupido zaino?!
Sbuffò, sentendo piccole goccioline di sudore – dovute sia al fatto che la febbre stava scendendo sia al caldo appiccicoso di quel pomeriggio – condensarsi sulla sua fronte pallida.
<< Lumos- >>
<< Non provare a parlarmi se non per dirmi che vieni con me! >> lo ammonì decisa, puntandogli un indice contro mentre cercava contemporaneamente di infilarsi un paio di scarponi di montagna, chiudere la cerniera dello zaino e controllare l’ora sull’orologio a pendolo vicino alla parete dove lui era appoggiato.
<< Accidenti, com’ è tardi! Se non mi sbrigo, non riuscirò ad andare e venire prima che Gilda mi scopra! >> affermò, sgranando i luminosi occhi azzurri ora pieni di preoccupazione.
Terence le riservò uno dei suoi sogghigni strafottenti quando la vide saltellare maldestramente da un piede all’altro nell’atto di allacciarsi le scarpe.
<< Io mi preoccuperai più del fatto che non riuscirai a ritornare qui prima della mezzanotte... che della tua amica.>>
<< Questo lo dici perché non conosci Gilda! Quando vuole, sa essere molto più spaventosa lei di un intero esercito dei Tenebros.>>
<< Tsk, non ci credo nemmeno se lo vedo.>>
La Lumos alzò la testa verso la sua direzione e gli sorrise divertita.
Trafelata, sudata, ma raggiante.
Nessuno gli aveva mai sorriso così.
Anzi, dacchè ricordava, nessuno gli aveva mai sorriso e basta.
Quel sorriso lo fece sentire bene e rimase abbagliato ad osservarlo per un bel po’ senza avere nemmeno il coraggio di emettere fiato.
Poi, come se nulla fosse, girò il viso dall’altra parte, cercando di placare la strana eccitazione che sentiva scombussolargli lo stomaco.
Se gli avesse di nuovo sorriso così - si ripromise il ragazzo, fissandola di sottecchi - avrebbe mandato tutto e tutti al diavolo e l’avrebbe baciata.
Sì, l’avrebbe baciata ancora e ancora fino a quando a quell’impertinente non fosse rimasto in bocca solo il fiato per sussurrare il suo nome.
<< Allora Lux... hai deciso? Vieni, oppure no? >>
A riscuoterlo dalle sue pericolose fantasie ci pensò proprio la Lumos in questione, che gli si piantò davanti con tanto di sguardo combattivo, mani sui fianchi e sorrisetto insolente.
Lo stava sfidando? Sul serio?! Bene!
Perché non sapeva ancora con chi aveva a che fare.
Regalandole uno dei suoi più accattivanti ghigni diabolici, Ter sciolse le braccia dal petto, appoggiò le mani sul davanzale e si sporse con il busto verso di lei fino a quanto i loro nasi non furono a pochi cm l’uno dall’altro.
Decisamente, tutti i suoi buoni propositi di starle lontano il più possibile erano andati a farsi benedire!
<< Perché ti preme così tanto che io venga con te? >> le domandò a bruciapelo, respirando sul suo viso arrossato dal caldo o – magari – anche dalla sua vicinanza.
Ambra sussultò, abbassando lo sguardo e sperando che il giovane non avesse un udito così fino da avvertire chiaramente tutto il casino che il suo cuore stava tenendo dentro il suo petto.
Chiuse e riaprì più volte la bocca in cerca delle parole giuste prima di rispondergli: << devo tenerti d’occhio. Non mi fido a lasciarti qui da solo, le tue condizioni potrebbero ancora peggiorare.>>
Mentre sentiva lo sguardo perforante di Lux su di sé, la Lumos pensò che quella era decisamente una bugia bella e buona.
La verità era che una piccola parte di lei – una minuscola, microscopica, insignificante parte di lei ovviamente – aveva un’insensata e viscerale paura che il ragazzo sarebbe scomparso se solo lei gli avesse voltato le spalle.
Aveva il terrore che così com’era misteriosamente e velocemente apparso nella sua vita altrettanto misteriosamente e velocemente sarebbe stato in grado di sparire.
E lei non voleva, non voleva che lui la lasciasse da sola, non prima che lei fosse riuscita a scoprire il segreto racchiuso nei suoi occhi tormentati, non prima che lei avesse capito cosa...
<< No, non vengo.>>
Quelle parole la riportarono alla realtà come uno schiaffo in pieno viso.
Si sentì tradita, respinta e gli occhi cominciarono improvvisamente a pizzicarle dolorosamente.
Non voleva aiutarla? Bene! Benissimo! Avrebbe fatto tutto da sola!
Terence notò immediatamente la sua espressione passare da speranzosa a delusa, e per la prima volta in tutta la sua vita sentì conficcarsi dentro la sua testa qualcosa di simile al senso di colpa.
La stava ferendo? Voleva farlo? Certo,... certo che voleva farlo!
Perché era una Lumos: non bastava nient’altro che quello per convincerlo a farle del male.
La giovane si morse a sangue il labbro inferiore prima di fare un passo indietro, gettargli un’occhiata fulminante e adirata, afferrare il suo zaino da terra e sputare qualche parola con odio.
<< Bene, allora! Fa come ti pare! >>
Poi uscì, in fretta, chiudendosi violentemente la porta alla spalle.
Terence restò per qualche secondo nella stessa posizione ad osservare quella porta chiusa e ad assaporare il profumo della Lumos che aleggiava ancora nella stanza.
Sbuffò, seccato forse più contro sè stesso che contro di lei.
Perché, per un attimo, l’idea di seguirla nella sua gita suicida gli era sembrata talmente allettante da prenderla in considerazione.
Ma, naturalmente, non l’avrebbe seguita.
No, non l’avrebbe fatto.
Assolutamente no.
<< Dannazione! >>
   
OoOoOoO
 
Come ogni volta che Fine era stata costretta a ricorrere al teletrasporto di Poomo per spostarsi velocemente da un Regno all’altro, si ritrovò con il sedere dolorante e le gambe all’aria, stesa sul ponte sospeso fra alte scogliere che portava direttamente al cancello d’ingresso del Palazzo del Regno della Goccia.
<< Ahio, che male, accidenti! >> imprecò fra sé e sé massaggiandosi la parte lesa con entrambe le mani.
<< Vuole una mano per alzarsi? >> le domandò gentilmente il folletto dalla pelle candida, porgendole una delle sue manine paffute.
Fine gli sorrise riconoscente e accettò l’offerta tirandosi in piedi.
Non avevano molto tempo da perdere.
Se l’onda di magia che aveva avvertito era arrivata così potente fino al regno Solare, aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco nel Regno della sua amica Mirlo.
Senza perdere altri preziosi minuti a indugiare fece segno con il capo all’amico di seguirla verso il palazzo.
<< Presto, su! Dobbiamo verificare se è successo qualcosa di grave e se Mirlo sta bene! >> decretò, prendendo a correre verso l’enorme cancello d’entrata.
Poomo cercò di starle dietro, ma si sentiva affaticato dal teletrasporto appena compiuto.
Da quando lui e Boomo avevano cercato di evocare - senza successo peraltro - il libro di Prominence, i suoi poteri erano diventati più instabili di una zattera in mezzo al mare in tempesta.
Mentre lui e Fine compivano il teletrasporto aveva anche avuto paura di non essere riuscito ad eseguirlo in maniera corretta e trascinare così la principessa nel luogo sbagliato.
Fortunatamente, tutto era andato per il meglio.
Beh, fino ad ora.
<< Aspettatemi, principessa Fine! >> urlò quando la ragazza, raggiunto il cancello, mostrò il suo sigillo reale alle guardie che la lasciarono passare.
Proprio quando i due uomini lo stavano chiudendo fuori, Fine si voltò e con un’espressione imbarazzata aggiunse << ehm... lui è con me! >>
Insieme poi iniziarono a correre all’interno del castello alla ricerca di Mirlo, sperando di ritrovarla sana e salva.
 
OoOoOoO
 
<< Ora ho capito tutto: tu non volevi che venissi con te perché così potevi tenere d’occhio la mia condizione di salute, tu volevi che venissi con te perché avevi bisogno di qualcuno che ti portasse tutta questa roba! Sei un’opportunista bella e buona! >>
<< Grazie, ma lo so perfettamente anch’io di essere sia bella che buona. Comunque, fa lo stesso molto piacere sentirselo dire.>>
A quanto pareva la Lumos sembrava aver ritrovato il suo consueto buon umore da quando aveva visto il suo tenebroso ospite correre per raggiungerla, con in volto stampata la sua solita espressione burbera e imbronciata come quella di un bambino a cui è stato negato di passare il resto del pomeriggio al Luna Park.
Se non aveva riso era stato perché sapeva bene che Lux avrebbe potuto cambiare idea anche per molto di meno e ritornare velocemente sui suoi passi.
Così, aveva cercato di trattenersi dal sorridere soddisfatta e si era solo limitata a lanciargli un’occhiata complice.
Avrebbe voluto dirgli “grazie”, ma sapeva che lo avrebbe solo irritato di più, così lasciò perdere e si limitò a ringraziarlo con lo sguardo.
Il ragazzo le rispose accigliandosi in una espressione che intendeva sicuramente dire “ mi devi un favore ENORME ” e allora lei gli aveva sorriso riconoscente per poi – per non dargliela del tutto vinta a quel testardo! – rifilargli entrambi i suoi enormi e pesantissimi zaini.
<< Renditi utile da subito.>> gli aveva detto e, nonostante tutto, Lux aveva accettato.
Non si era lamentato fino a quel momento a dire il vero.
<< Ugh, ti consiglio di non fare tanto la spiritosa con me, se non vuoi che ti spezzi l’osso del collo.>>
<< Esagerato... aaahh guarda!!! Quella è una Aloe Barbadensis!! >>
<< Una che cosa?! Anzi no, lascia perdere, non voglio saperlo.>>
<< E' una pianta curativa molto efficace, conosciuta anche come Aloe Vera... è con quella che ho guarito quasi la maggior parte delle tue ferite. È una vera fortuna trovarla, al mercato costa un mucchio di soldi, visto che a causa della Guerra se ne fa il doppio dell’uso e si stanno esaurendo le scorte.>>
<< Come fai a sapere tutte queste cose? Da quando siamo partiti hai classificato ogni singola pianta che abbiamo incontrato. Che cosa sei... una specie di enciclopedia Luminiana? >>
<< è molto semplice: oltre a essere bella e buona, se non lo avevi ancora capito, sono anche incredibilmente intelligente.>>
<< E presuntuosa.>>
<< Cos-?! Tsk! Non è vero! >>
<< Vuoi scherzare? >>
Ambra sbuffò, risentita e piccata, dando una scrollata di spalle mentre rivolgeva un’occhiata di rimprovero al compagno di viaggio che intanto gongolava divertito fra sé.
<< Quanto manca? >> le chiese poi, dandole una leggera gomitata sul fianco.
La vide arrossire prima di incrociare stizzita le braccia al petto in fare altezzoso.
<< Siamo quasi arrivati.>>
Terence annuì soprappensiero, cercando di riportare alla mente tutti i buoni motivi che l’avevano spinto ad accompagnare la Lumos in quella ambigua missione da buoni samaritani.
Naturalmente, lei non c’entrava nulla.
Le aveva già salvato la vita una volta, una seconda avrebbe decisamente dovuto meritarsela.
L’unica cosa che lo aveva spinto sul serio a muoversi da quella patetica casa era perché non ne poteva più di starsene con le mani in mano e poi, se c’era davvero qualche strano mostro mangia-Lumos in quel lago, sarebbe stato divertente vederlo squartare qualche altro poveretto per poi intervenire – ovviamente quando tutti i Lumos fossero già morti – e ridurlo a brandelli.
Peccato, che non avesse una spada...
Vabbè, l’avrebbe rubata a qualche idiota!
<< Che hai da sghignazzare così? >> gli domandò d’improvviso la rossa, restituendogli la gomitata.
In risposta Ter accentuò il suo ghigno, sorpassandola di qualche passo lungo il sentiero che costeggiava il fiume della valle.
<< Cosa pensi abbia ucciso quei tizi? >> decise di tergiversare per vedere se riusciva a metterla un po’ sotto pressione.
Nonostante il fatto che stesse per affrontare un qualche strano mostro assassino sconosciuto, la Lumos appariva tranquilla e a suo agio come se stesse solo andando a fare una semplice scampagnata fra amici.
Questa cosa lo incuriosiva e lo eccitava al tempo testo.
Possibile che non avesse davvero paura di niente?
Ambra fece spallucce, alzando un attimo gli occhi verso il cielo sereno di quel pomeriggio.
I raggi del sole le accarezzarono le guancie levigate e illuminarono di riflessi ramati i suoi capelli color del sangue.
Terence dovette fare appello a tutto il suo selfcontrol per non saltarle addosso.
<< Non ne ho la minima idea. È la prima volta che succede qualcosa del genere al lago Bijou, di solito è un posto tranquillo.>> aggiunse, puntandogli contro i suoi occhi azzurrissimi.
Notando il ghigno ancora presente nelle labbra del giovane però, Ambra si insospettì e, aggrottando le sopracciglia, gli chiese << tu hai qualche ipotesi?>>
Terence emise un verso simile a “eh-eh” solo molto più pericoloso e agghiacciante.
La Lumos non se la sentì di chiedergli oltre – anche perché aveva cominciato a conoscerlo abbastanza da sapere che non sarebbe riuscita a strappargli nemmeno un soldo bucato dalla bocca, a meno che lui non ne fosse in vena - e lo fissò accigliata per tutto il tempo prima che lui le rispondesse in maniera enigmatica.
<< Forse.>>
Non era la risposta che si era aspettata, ma almeno era un inizio.
<< Ehy!! >> lo richiamò poi, presa da un pensiero improvviso, rifilandogli un’altra gomitata.
Il Tenebros la fissò da sopra la spalla con fare diffidente << hai trovato qualche altra pianta inutile? >>
La vide emettere un verso frustrato e fissarlo con la sua aria da saputella saccente.
<< No, stavo semplicemente per dirti che questo è forse il discorso più lungo che teniamo senza sbranarci a vicenda. È un grande passo avanti! >>
<< Oggi sei proprio in vena di scherzi, Lumos.>>
 
OoOoOoO
 
<< Non importa da che Mondo vengano, i luoghi impregnati di magia sono tutti uguali. Puzzano tutti nello stesso identico modo.>>
Mai come allora Rein si ritrovò a dar ragione a quel burbero di Terence.
Del resto, con lo scenario atroce e nauseante che si era ritrovata davanti, non avrebbe potuto fare diversamente.
Mentre osservava tutti quei corpi privi di vita galleggiare a faccia in giù sulla superficie scura dell’acqua della grotta, avvertì qualcosa contorcersi nel suo stomaco e privarla di quasi tutta la lucidità che ancora possedeva.
L’unica cosa che in quel momento di sgomento riusciva a fare, era contare uno per uno tutti quei corpi, come se i suoi occhi – nonostante l’orrore – non potessero evitare di ricadere continuamente su di essi.
“ Dieci... Venti... Venticinque..., possibile che fossero centinaia? Migliaia?”
L’aria puzzava davvero di un odore terrificante, un misto di disperazione e morte; di sangue e nebbia e acqua.
Quando un corpo senza un braccio galleggiò accanto alla nicchia di cristalli rotti dove Rein si reggeva per miracolo sulle ginocchia tremolanti, non resistette e alla cadde definitivamente piegata in due a terra rigurgitandosi nei piedi.
Non sopportava più quella puzza, tutta quella morte a perdita d’occhio, tutta quell’acqua, quella pressione, quella nebbia fetida.
Venne presa dal panico, il suo cuore ebbe come un tonfo e il respiro le si fece affannoso in gola.
Doveva uscire da lì.
Doveva immediatamente uscire di lì.
Sentendo ogni cellula del suo corpo fremere per la paura si asciugò la bocca sporca con il dorso della mano e facendo leva sulle ginocchia ballerine provò ad alzarsi in piedi.
I suoi occhi sembravano ancora più sgranati e sconcertati di quanto era arrivata lì per la prima volta e il suo volto non ne voleva neppure sapere di assumere un’altra espressione che non fosse il terrore totale.
Doveva. Assolutamente. Uscire. Di. Lì.
Ricacciando indietro un urlo disperato e tutte le lacrime di paura che sentiva pungerle gli occhi, diede le spalle a quell’orrendo spettacolo spettrale e prese a correre in una direzione qualunque.
Non le importava dove stesse andando, voleva solo allontanarsi il più lontano possibile da quel cimitero di corpi.
Da quel posto maledetto.
Forse era solo la sua mente spaventata, ma mentre correva freneticamente sbattendo con forza i piedi sulle rocce e sull’acqua increspata, Rein sentì di nuovo quella risata cristallina riecheggiare fra le pareti della grotta.
Un solo pensiero le balenò in mente, togliendole definitivamente ogni minuscolo granello di lucidità che ancora le rimaneva.
“ Sto per morire.”
 
OoOoOoO
 
Sebbene Ter avesse ribadito a sè stesso più e più volte di odiare e detestare con tutta la sua anima dannata ogni qualsiasi cosa che fosse contaminata dal genere Lumos, non poté comunque evitare di rimanere affascinato alla vista del lago Bijou.
Le storie erano proprio vere allora, quel posto era un vero e proprio spettacolo.
La baita era spuntata dal nulla, mentre risalivano il fiume fra l’erba alta e qualche albero spennacchiato adornato con lunghe foglie sparso qua e là.
L’aria era diventata frizzante e fresca, solleticandogli le narici con il suo piacevole odore e la Lumos sembrava ancora più dannatamente bella con quella brezza dispettosa che faceva sollevare in aria i suoi boccoli vermigli e le alzava di poco l’orlo del vestito color crema che aveva indossato quel giorno.
Un vestito più corto del solito, che le arrivava a malapena al di sotto delle ginocchia, lasciandole scoperta le linea sensuale dei polpacci ben definiti.
Deglutendo a fatica, e anche un tantino stanco per la scarpinata, il Tenebros non riuscì a non chiedersi se trovasse più spettacolare la vista della ragazza a quella del lago stesso.
Per puntiglio, quindi, smise di fissare la sua accompagnatrice – intenta nel mentre a riprendere fiato e a bere dalla sua borraccia con avidità – e ripuntò invece gli occhi sul lago.
Non si era minimamente aspettato tutta quella improvvisa quiete.
Nella sua testa erano sorti alcuni scenari tra cui la vista dell’acqua rossa per il sangue dei ragazzi uccisi, l’erba a ridosso della riva ridotta in cenere, e una nebbia fredda e umida che impediva di scorgere l’orizzonte.
Invece sembrava tutto perfettamente tranquillo.
Anche troppo.
La luce del sole puntava sull’acqua facendo scintillare davvero come piccoli gioielli i ciottoli depositanti sulla riva e sul fondale basso.
Numerosi alberi - di cui non conosceva né il nome né il genere, visto che non erano presenti su Tempo - lo circondavano, proiettando ombre giocose sull’erba alta e verde e sulla superficie limpida dell’acqua.
Si lasciò riempire gli occhi da quella inaspettata tranquillità, restando però sempre in perenne allerta per poi essere chiamato in causa dalla voce preoccupata della ragazza.
<< Non riesco a capire. Dove sono tutti? >> gli chiese, guardandosi intorno con una mano sugli occhi per schernire i raggi del sole.
Ter la fissò inespressivo per pochi istanti, per poi fare qualche passò in più verso il molo del lago, che comprendeva un piccolo pontile in legno, dove di solito venivano attraccate le imbarcazione per la pesca.
C’era solo una nave quel giorno, una piccola navetta bianca e malandata che puzzava di pesce e aveva tutte le vele intrecciate fra loro alla base dell’albero.
Sullo scafo era riportato in caratteri grandi e azzurri il nome “Allison”.
Senza che potesse impedirselo uno sguardo schifato gli si dipinse in viso per il ribrezzo.
Allison era il nome della Principessa di Spazio, futura regina del regno della Luce, nonché, quindi, sua nemica naturale.
Non l’aveva mai vista, ma sapeva che tutto Spazio la elogiava per le sua bellezza, il suo intelletto e la sua generosità.
Trovò assurdo il fatto che anche fra i pescatori la principessa fosse così famosa, addirittura da riportare il suo nome su una barca.
Che cosa aveva quella pulce di così speciale?
Cacciò quei pensieri fastidiosi, scuotendo di poco il capo e affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
In quel momento il suo sesto senso gli stava suggerendo a gran voce che dentro l’imbarcazione poteva ancora esserci qualcuno, così fece un gesto eloquente con il mento in direzione della Lumos, che comprese e in pochi passi leggeri lo raggiunse.
Sapeva pure muoversi come un felino, si ritrovò a sogghignare il ragazzo, quando la testa della rossa gli arrivò sotto il naso.
Chissà quante altre cose sapeva fare quella dannata rompiscatole.
Anche la Lumos si accorse del nome riportato sullo scafo e Ter notò le sue guancie imporporarsi, mentre un sorrisino spontaneo riaffiorava sulle sue labbra.
<< Mmh, pensi che ci sia qualcuno? >> gi domandò poi a bassa voce, sfiorandogli il collo con il suo respiro.
Terence rabbrividì e si scansò di qualche passo da lei per poi risponderle lapidario: << scopriamolo subito.>>
Con passo deciso avanzò ancora lungo il molo fino a ritrovarsi di lato alla piccola imbarcazione.
Bussò tre volte sul vetro di un oblò opaco, ma non gli rispose nessuno.
Alterato, ripeté l’operazione sbattendo più forte e quando anche quella volta nessuno rispose stava per calarsi sulla barca, sfondare la porta della cabina a calci e trascinare ogni singolo essere vivente fuori per i capelli, gambe, braccia, vestiti e altro, per poi farli annegare sadicamente nel lago, ma la ragazza – intuendo probabilmente le sue intenzioni -  lo superò, e con un balzo saltò a bordo dell’imbarcazione, finendo sul ponte della nave.
Si avvicinò cauta alla cabina, tenuta sott’occhio dallo sguardo intimidatorio e adirato del Tenebros che avrebbe volentieri dato fuoco a tutto per poi ritornarsene a casa.
A casa sua!
Non in quella bettola che divideva con quell’insopportabile Lumos, e con i suoi insopportabili e stupidi amici!
Intanto che ragionava su tutte quelle cose, sfogando la sua rabbia nell’immaginarsi i mille modi in cui avrebbe potuto uccidere tutti gli insignificanti Lumos che abitavano in quell’odioso villaggio, Ambra aveva provato a bussare di nuovo a sua volta ma senza successo.
Si decise, quindi, a usare un’altra tattica.
<< Non vogliamo farvi del male, siamo qui per aiutarvi. Abbiamo saputo dai vostri amici quello che è successo ieri e siamo venuti per darvi un mano.>>
Passarono numerosi secondi di silenzio prima che qualcuno si degnasse loro di rispondere.
<< Siete i Guardiani? >> domandò loro la voce spaventata di una donna.
Terence, che fino a quel momento se ne era restato con le braccia conserte e il broncio a fregarsene di tutto e tutti e a pensare soltanto alla sua sete di vendetta, rizzò le orecchie a sentir pronunciare quelle parole.
I Guardiani?
Allora esistevano veramente?
Non erano solo stupide sciocchezze che i Lumos si erano inventati per spaventare loro Tenebros?
Preso dalla collera digrignò i denti, fissando ardentemente la figura minuta della Lumos a qualche passo da lui.
Era curioso di sapere cosa la giovane avrebbe risposto, tutto il suo essere era pervaso dall’ansia inarrestabile di sapere quale sentenza fosse uscita da quelle sue labbra vermiglie.
Ambra sospirò, gettandogli appena uno sguardo allertato, per poi passarsi una mano sulla frangetta, deglutire e asserire piano con il capo.
<< Sì.>>
Fu come se un pugnale affilato e rovente si fosse piazzato nel cuore del giovane Tenebros.
Ora non c’erano più vie di scampo, nessuna seconda scelta: doveva ucciderla.
 
OoOoOoO
 
Non appena Ter si ritrovò totalmente sommerso nella nebbia fitta e puzzolente che albergava lungo le lugubre gallerie della grotta, pensò che le cose non cambiavano proprio mai e che, nonostante il trascorrere degli anni, lui continuava a commettere sempre gli stessi stupidi errori.
Strappando un lembo di stoffa dal suo mantello color delle tenebre e ringhiando sottovoce qualche maledizione preistorica, il ragazzo trattenne il fiato per non respirare la tossina velenosa che galleggiava in nuvole leggere insieme alle nebbia e che in meno di un minuto avrebbero di sicuro fritto il suo cervello proprio come doveva essere successo a quelli di Rein e Piimi.
In cuor suo aveva sperato che la turchina fosse così perspicace da intuire da sola che quella foschia umida che spadroneggiava nella grotta non poteva essere semplice nebbia.
Se aveva usato l’arco per difendersi di sicuro non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, visto che quell’aggeggio non avrebbe fatto altro che attirare a sé ancora più nebbia fumosa e ancora più ombre.
Ma forse – dovette rimproverarsi un po’ anche lui – se non fosse stato troppo preso dai suoi ricordi da dimenticarsi di concentrarsi appieno sulla missione si sarebbe accorto da subito della vera identità delle detentrici di quel luogo maledetto.
I presupposti c’erano tutti e lui se li era lasciati scivolare davanti agli occhi come un vero dilettante.
Sbuffò, di nuovo, premendosi più forte il lembo del mantello sul naso per non respirare niente del veleno mischiato alla nebbia che saliva dall’acqua gelida e scura dell’oceano.
Senza starci a riflettere più di tanto provò poi a verificare anche una certa idea che gli era venuta in mente, proprio quando si era al fine accorto che tutti i suoi dubbi avevano una ragione.
Sguainò la spada e, stringendo l’elsa rivestita fra le dita, lasciò scorrere tutto il suo potere oscuro su di essa fino all’ultima scintilla.
L’arma assorbì tutto il suo potere e in meno di tre secondi la lama divenne nera come l’ebano e mille volte più letale di una qualunque altra arma conosciuta su Wonder.
La Spada delle Tenebre era stata forgiata da inganni e illusioni di conseguenza, proprio come due calamite di segno opposto si respingono fra di loro, così accadde fra la sua spada e la foschia fitta e umida che lo circondava.
La nebbia parve dissolversi a contatto con la lama come piccoli spruzzi di gaiser.
Lentamente quindi, il ragazzo prese ad avanzare tenendo la sua arma dritta di fronte a sé.
Con la mente ritornò di nuovo a quell’unica volta in cui era stato così sciocco da cadere vittima di quel losco tranello da incantatrici subdole e – senza che potesse impedirselo – ricordò anche chi lo avesse tirato fuori dai guai in quell’occasione.
Un sorriso mesto gli increspò le labbra e il Tenebros pensò che era incredibilmente ironico che ora fosse lui a svolgere la parte dell’eroe, quando un tempo tutto era stato fuorche un santo che operava solo per compiere delle buone azioni.
Ma, sebbene stavolta il motivo che lo spingeva a correre in aiuto di un’altra ragazzina con manie suicide fosse del tutto diverso, come al solito sembrava che non avesse poi molta altra via di scelta.
Di sicuro non poteva lasciare la prescelta a marcire lì dentro né, all’epoca, avrebbe potuto lasciare che quella stupida Lumos si cacciasse nei guai senza poi avere la minima idea di come uscirne fuori.
Almeno, stavolta, aveva un piano.
Trovare la prescelta e la sua amica svolazzante prima che fosse troppo tardi e poi ripartire verso Destion prima dell’arrivo dei Tenebros.
L’arma dell’Acqua avrebbe dovuto aspettare.
Rein non era ancora abbastanza forte da fronteggiare una battaglia su due fronti e inoltre era di vitale importanza che la sua identità rimanesse segreta almeno fin quando non avessero catturato tutte le Armi Leggendarie.
Poi sarebbero andati loro stessi a caccia dei Tenebros per estirpare il problema dalla radice e mettere fine a quella dannatissima guerra.
Avanzando di un passo alla volta con estrema cauta, Terence continuò a guardarsi in giro per cercare di orientarsi alla ben meglio, imprimendosi nella mente ogni possibile dettaglio di quelle rocce acuminate per non correre il rischio di dover demolire tutto per poter uscire di lì alla svelta.
Poi, all’improvviso, proprio mentre aveva avvertito una strana nenia aleggiare nell’aria e per riflesso aveva di poco abbassato la spada, andò a sbattere dritto dritto contro una specie barriera invisibile che gli fece perdere l’equilibrio e incespicare di qualche passo indietro con i piedi.
Ter riportò subito la sua attenzione davanti a sé, notando come la nebbia in quel punto si fosse fatta estremamente fitta da sembrare una vera e propria cortina di fumo.
Raccogliendo tutte le sue energie fece ruotare in aria la spada falciando la nebbia in due parti nette.
Ciò che si ritrovò davanti, una volta che ebbe superato il suo ostacolo, lo lasciò vagamente interdetto per qualche istante.
Che ci faceva Rein seduta sul trono di Destion con la Regina Selen al suo fianco e Piimi che svolazzava allegra da una parte all’altra della Sala del trono intercambiale del Castello?
Il suo cervello, un po’ attecchito a causa delle spire velenose che continuavano a ronzare in aria, ci mise più di qualche secondo a collegare tutto.
Grugnì, riducendo gli occhi in due fessure e contraendo tutti i muscoli facciali per la rabbia.
Era appena piombato dentro l’illusione onirica di qualcuno.
Il bello era che non aveva la benché minima idea di come fare per interromperla.
 
OoOoOoO
 
La bagnerola galleggiante era gremita di donne.
Solo e soltanto donne.
La maggior parte di esse erano in preda alle lacrime e non facevano altro che dondolare avanti e indietro con il busto e vomitare enormi litri di lacrime su fazzoletti sgualciti e sporchi.
Se Terence avesse avuto ancora un briciolo di lucidità mentale, avrebbe di sicuro affermato che fosse la scena più patetica che avesse mai visto e si sarebbe rifiutato di certo di rimanere lì dentro un secondo di più.
Invece, tutte le sue attenzioni, tutti i suoi ragionamenti, tutta la sua frustrazione erano ormai totalmente rivolti alla sua nuova e pericolosa ossessione: la piccola Lumos dai capelli rossi e gli occhi color del cielo che gli camminava affianco con espressione contrita e ansiosa.
La piccola Lumos dai lineamenti dolci e i modi di fare isterici che l’aveva accolto in casa sua e lo aveva curato e accudito senza voler ricevere nulla in cambio.
La piccola Lumos dalle labbra morbide e invitanti... che altri non era che una dei fottuti Guardiani.
Se già non ne fosse stato convinto prima di incontrarla, il Tenebros avrebbe spontaneamente dedotto che l’Universo intero stesse cospirando contro di lui.
Ma ciò che lo mandava maggiormente fuori di testa era: perché non riusciva a ucciderla?
Aveva avuto milioni di occasioni in quella giornata: da quando erano entrati nel peschereccio e le donne disperate avevano raccontato loro la storia strappa lacrime dei loro poveri figli uccisi, dei mariti impazziti e dei mocciosi scomparsi, e poi anche dopo, quando la ragazza aveva deciso di prendere lei stessa il comando della barca e andare a cercare quei ragazzini sfortunati di persona e anche per tutto il lago se fosse stato necessario.
Da allora non avevano fatto altro che viaggiare da soli in quell’imbarcazione che puzzava di pesce e sangue, con la Lumos al timone – stranamente silenziosa e assente – e lui che continuava a fissarla con l’espressione incredula e i muscoli contratti .
Da quando aveva rivelato alle donne di essere una Guardiana, la Lumos non gli aveva più rivolto nemmeno una parola, e Ter si era lambiccato il cervello per capirne il motivo.
Si vergognava forse?
O aveva capito tutto, e la sua era solo paura di peggiorare le cose?
Erano quasi due ore che non la guardava negli occhi.
Quasi due ore in cui aveva smesso di sentire quello strano calore confortare le cicatrici del suo cuore e farlo sentire incredibilmente apposto con sé stesso.
Quasi due ore in cui il gelo e il buio e l’odio erano tornati più forti di prima a insinuarsi nella sua mente e nel suo sangue, costringendolo a fare dei pensieri che avrebbe in ogni modo voluto allontanare da sé.
“ Guardami, dannazione, guardami! ”
Ma la giovane Lumos appariva sorda alla sua richiesta e, con espressione serie e angosciata, continuava a scrutare l’orizzonte alla disperata ricerca di qualcuno dei superstiti di quella misteriosa e inquietante strage.
All’improvviso una forte rabbia lo invase e Terence si sentì costretto a sputargli addosso qualcosa che, sapeva, l’avrebbe ferita fortemente.
<< E' inutile che ti impegni tanto: non troverai nessuno, quei mocciosi ormai saranno tutti schifosamente morti.>>
Aveva reso il suo tono volutamente duro e astioso e aveva marcato la parola “morti” stringendo forte i denti nel pronunciarla, cosicché da farlo sembrare più un rantolo di disprezzo che altro.
In meno di un secondo l’aveva vista sussultare e lanciargli un’occhiata desolata e lievemente spaesata, la bocca leggermente dischiusa in segno di dissenso e i denti che affondavano sul labbro inferiore pieni di disperazione.
<< No, ti sbagli, sono ancora vivi.>>
Terence si era accorto immediatamente che la rossa aveva cercato di evitare di guardarlo negli occhi e aveva subito riportato l’attenzione davanti a sé dopo aver risposto meccanicamente alla sua insinuazione.
Ghignò sprezzante, appoggiandosi con la schiena alla parete in legno massiccio della cabina e incrociando le braccia al petto.
<< Ah sì, e tu come lo sai? Grazie ai tuoi poteri da Guardiana? >> voleva palesemente provocarla per vedere come avrebbe reagito, ma di fronte a quella nuova frecciatina, Ter vide solo la giovane incupirsi di più e nascondere di nuovo lo sguardo sotto la frangetta.
Il silenzio tornò di nuovo a fare da padrone fra i due, mentre l’aria si riempiva di tensione e di parole troppo spaventate e dubbiose da avere il coraggio di uscire fuori dalla gola annodata.
Terence non era completamente sicuro, ma poteva dire di aver visto almeno un paio di volte la ragazza prendere fiato e socchiudere le labbra per iniziare il discorso per poi emettere un verso strozzato e ritornare a tormentarsi gli angoli della bocca con i denti.
Lui si irrigidì di conseguenza, trattenendo l’istinto di raggiungerla in due semplice falcate, prenderla per le spalle e costringerla a guardarlo negli occhi per poi versargli addosso tutto il suo fiume in piena di parole velenose, rimproverandola di avergli taciuto una cosa del genere.
Per tutti gli Spiriti Oscuri dell’Universo era una Guardiana!
Una Guardiana!
Le cose sarebbero potute andare peggio solo se all’improvviso lei avesse cominciato a sbandierare ai quattro venti di essere anche la famose prescelta, che i Lumos aspettavano da tempo, per annientare del tutto la razza dei Tenebros!
Sapeva che ora lui era obbligato ad ammazzarla?! Aveva una vaga idea di che cosa gli stesse costando NON riuscire a farlo?!
Era nato per uccidere e sterminare i Lumos, per odiarli, disprezzarli, dar loro la caccia e dar loro fuoco...
Eppure... non riusciva a uccidere lei... non ne era capace... avvertiva le sue braccia cedere ogni volta che solo osava posare il pensiero sulle sue mani strette sul collo sottile della ragazza o della sua spada conficcata sul suo addome.
Era una sensazione che lo stava facendo impazzire, perché per la prima volta venivano messi in discussione i suoi principi e i principi di un Tenebros erano semplici e inviolabili.
Non c’era nessuna via di scampo, nessuna via d’uscita...
A distoglierlo dai suoi furiosi pensieri fu il sospiro stanco che le sentì infine uscire fra le labbra.
La vide deglutire amaramente e stringere più forte la presa sul timone prima di parlare << ascoltami... Lux... >>
Ma la giovane non ebbe tempo di aggiungere altro.
La barca sbatté violentemente contro qualcosa, piegandosi su di un lato e facendoli ruzzolare pesantemente a terra.
Quando si rialzarono e corsero con lo sguardo al vetro che divideva la cabina dall’ambiente esterno, si accorsero con sgomento che la visuale dell’acqua cheta e delle rigogliose colline che fino ad allora li aveva accompagnati nel loro viaggio, si era dissolta nel nulla.
Ora, a perdita d’occhio, c’era solo una gelida distesa di nebbia grigia.
 
OoOoOoO
 
Mentre correva a perdifiato su uno dei cunicoli oscuri della Grotta, con l’acqua che le arrivava quasi a metà coscia, la nebbia che gli impediva di vedere a un passo da lei e l’arco ben stretto alla mano destra, Rein sentì d’improvviso qualcosa arpionarle una caviglia e sollevarla in aria.
Senza che potesse impedirselo lanciò un forte urlo che rimbombò nell’ambiente chiuso e angusto di roccia e cristallo della grotta e rimbalzò come un’eco in ogni parte delle sue gallerie.
<< Lasciami andare! Mollami! Lasciami andare! >> iniziò a dimenarsi sospesa a mezz’aria e a testa in giù, non riuscendo nemmeno a vedere che cosa di preciso l’avesse acciuffata.
Sentiva il cuore rimbalzarle ferocemente nel petto e nelle orecchie, la paura che si diffondeva come un virus nel suo corpo togliendole fiato e prontezza e le mani talmente fredde e sudate che ebbe paura di perdere la presa sull’unica arma a sua disposizione.
Continuando a urlare e a calciare per liberarsi, la turchina iniziò anche a colpire la sua caviglia con la punta dell’arco per spezzare qualunque cosa la tenesse per aria.
Ma, per quanto si sforzasse, era come colpire quella maledettissima nebbia.
Era come colpire...
Un pensiero le sfiorò la mente, paralizzandola e facendole sbarrare gli occhi in preda al panico.
Era come colpire... l’acqua.
Un sussulto strozzato le uscì involontario dalla gola e una stilla di sudore le si incastonò fra le ciglia umide del pianto recente.
“ Oh no... ti prego... no... non un’altra volta... ti prego...”
Di nuovo la stessa risata cristallina e glaciale percosse l’aria e in un batter d’ali Rein si accorse d’improvviso che tutta la nebbia fuligginosa che la circondava stava cominciando a svanire, come se richiamata al suo posto da qualcuno.
“ Ehy, aspetta un attimo: ma questo non è uno dei mie trucchi?! ” pensò confusa, mordendosi l’interno della guancia per non mettersi ad urlare.
La risatina lugubre si fece più forte e poi sempre più vicina.
Qualcosa sembrava strisciare dentro l’acqua fino ad arrivare direttamente sotto di lei.
Rein cercò disperatamente di riuscire a invocare una freccia, ma aveva le mani e le braccia paralizzate dalla paura e per di più si ritrovava in una posizione molto più che scomoda per tirare con l’arco.
Se mai fosse uscita viva da quella situazione, avrebbe costretto Terence ad allenarla anche a testa sotto... Piimi avrebbe obbiettato un po’, ma vabbè...!
Il suo cervello sembrò riprendere a ragionare proprio in quel momento colto da una constatazione improvvisa.
“ Santo Cielo! Piimi! ”
E se si fosse trovata pure lei dentro un illusione come la sua? Se qualcuno le avesse già fatto del male?
La sedicenne ritrovò finalmente il suo solito vigore e riuscì quindi a riprendere il pieno controllo del suo corpo e a muovere le dita verso la faretra, già pronta per invocare una delle sue famose frecce e a puntarle dritte nei bulbi oculari di chiunque stesse minacciando i suoi amici e – in particolar modo – la sua già precaria salute mentale.
“ Basta piangersi addosso! Non ne verrò mai a capo se continuo a scappare! ”
Peccato, che fosse ormai troppo tardi.
Una strana creatura cominciò infatti a venire fuori dalla superficie dell’oceano, circondata da serpeggianti spire d’acqua e spuma marina.
Rein rimase paralizzata a guardarla con gli occhi e le labbra spalancate per lo stupore.
<< Oh, eccola qui finalmente: la nostra cara... cara eletta di Destion! Rein... Principessa del Sole... colei che detiene le ombre... >>
La prescelta pensò di essere ancora sotto l’effetto di qualche strana illusione, perché la donna dalla voce celestiale che si era improvvisamente materializzata di fronte ai suoi occhi e che le aveva appena rivolto la parola era niente poco di meno che un’incantevole, bellissima... sirena.
 
OoOoOoO
 
<< Cos’è stato? >> domandò Ambra, massaggiandosi una spalla indolenzita a causa della botta appena presa.  
Terence si alzò fulmineo da terra e cominciò a sbirciare fuori dalla cabina con aria corrucciata.
<< Non ne ho idea.>>
Non poteva essere stato uno scoglio a colpire così duramente la barca... e poi... quella nebbia improvvisa...
Ghignò, lanciando un’occhiata di sottecchi alla rossa che aveva preso a togliere l’alone umido che si era formato sulla superficie di vetro degli oblò mentre bofonchiava sottovoce qualche maledizione conto l’umidità che le faceva venire i capelli crespi.
<< Oh-oh... cominciano i giochi... >> le sussurrò contro sibillino, allacciandosi poi alla cintura i due pugnali che aveva “preso in prestito” da una delle borse che i marinai uccisi avevano lasciato a bordo dell’imbarcazione.
Nessuna spada, ma, comunque, meglio di niente.
La Lumos gli lanciò un’occhiata perplessa, aggrottando le sopracciglia e irrigidendo la mascella.
Ter aveva ormai capito che, quando la rossa faceva così, era perché stava cercando di decifrare il significato criptico contenuto nelle sue parole.
<< Tu sai nuotare, vero? >> le chiese poi, sentendo intanto l’adrenalina ritornare a scorrergli impetuosa nelle vene a causa dello scontro eminente.
Vediamo se sarebbe stato in grado di uccidere anche una di quelle creature marine così simpatiche, che piacevano tanto a Lady Dark...
La rossa alzò il mento altera, fissandolo piccata: << Certo! Che domande mi fa-! >>
Nuovamente, le sue parole vennero spezzate da un altro tonfo, che stavolta però fu così forte da rovesciare del tutto la barca.
In meno di qualche secondo l’acqua li inghiottì e il suono soave di una voce iniziò a incantare le loro orecchie, annebbiando loro i sensi.
 
OoOoOoO
 
Mirlo era un fascio di nervi, tremolante e confusa, seduta sul divanetto bianco dove fino a qualche ora prima aveva fatto accomodare i suoi bizzarri ospiti.
Fine sedeva di fronte a lei, insieme all’inseparabile folletto Poomo, e – per il nervoso e l’ansia, diceva lei – si stava divorando l’intera scorta di dolci delle cucine del palazzo.
Se aveva tenuto bene i conti da quando la giovane principessa del Sole era arrivata e l’aveva riempita di domande su come stava e se aveva per caso notato qualcosa di strano in quelle ultime ore, quella che teneva fra le mani era la decima fetta di crostata ai mirtilli che divorava.
“ Ascolta Mirlo: nessuno deve sapere che sono qui. Fa come se non mi avessi mai visto, okay? ”
Le parole di Shade l’avevano messa in una situazione critica e di perenne disagio.
Mentre era intenta a bere litri di cioccolata calda e mangiucchiare biscotti alla cannella, Fine le aveva parlato trafelata e ansiosa della potente aura magica che aveva avvertito provenire proprio dal Regno della Goccia.
Siccome, ultimamente, a ogni ondata di magia corrispondeva qualche evento spiacevole, la gemella dai capelli fucsia si era subito precipitata da lei per accettarsi che stesse bene e per verificare se ci fosse qualcosa fuori posto.
Mirlo aveva solo spiccicato qualche parola preoccupata e imbarazzata riferendole che di strano non aveva notato nulla – a parte Shade e i suoi strambi amici spuntati da non si sapeva dove e spariti nell’esatto identico modo – e che, per ora, tutto sembrava essere come al solito.
Fine aveva allora tirato un sospirone di sollievo lasciandosi scivolare su una delle poltrone del suo studio mentre il suo stomaco aveva emesso un verso non identificabile, che aveva fatto arrossire la sedicenne fino alla punta dei capelli e aveva lasciato allibiti e divertiti gli altri due presenti nella stanza.
<< Scusami, Mirlo. >> aveva farfugliato portandosi in maniera imbranata una mano dietro la testa << ma con la fretta di venire qui, non ho avuto tempo di fare colazione sta mattina.>>
Mirlo, con molta dolcezza e gentilezza – e prendendo la palla in balzo per spostare l’argomento su qualcos’altro – le aveva risposto che sarebbe subito andata da una delle sue cameriere per farsi portare qualcosa da mangiare.
Da allora stava aspettando paziente che Fine finisse la sua gigante colazione, tormentandosi intanto con i suoi sensi di colpa per non poter dire all’amica tutta la verità.
“ Perché Shade non vuole che nessuno sappia che lui è qui? Oh, che cosa starà facendo adesso? Possibile che sia stata solo una coincidenza il suo arrivo qui, poi l’ondata di magia e per finire anche l’arrivo improvviso di Fine? ”
Più la dolce principessa della Goccia stava a pensarci, più il brutto presentimento che percepiva da quella mattina le faceva stringere un forte nodo alla bocca dello stomaco.
“ E’ giusto mentire a Fine in questo modo? E se ci fosse davvero qualcosa che non và? Se stesse succedendo proprio adesso qualcosa a Shade? Magari è nei guai e ha bisogno dell’intervento della magia di Fine... oh, cielo! Che cosa devo fare?!”
Mirlo scosse forte la testa per cacciare tutti i pensieri negativi che la tormentavano e pregò che niente di brutto stesse succedendo in quel momento a nessuno dei suoi amici.
<< Ehy, Mirlo... va tutto bene? >> le chiese Fine, la bocca sporca di marmellata e gli occhi preoccupati.
Mirlo sentì di nuovo il senso di colpa tornare a pungolare la sua coscienza e, sebbene non lo volesse, mandò un accidenti a Shade per averla messa in una situazione simile.
Poi, respingendo la tentazione di mordicchiarsi un’unghia del pollice per alleggerire la tensione, si sforzò di sorridere in maniera serena in direzione della sua ospite.
<< S-sì... Fine, è tutto apposto... >> balbettò agitata, evitando di guardarla negli occhi.
Fine e Poomo si scambiarono un’occhiata perplessa poi la fucsia prese un fazzoletto di stoffa, si pulì per bene la bocca e si tirò in piedi con espressione determinata.
<< Grazie mille per la colazione, Mirlo. Come al solito sei stata molto gentile. Non riesco a concentrarmi bene a stomaco vuoto e ora sono pronta per fare un giro di ricognizione! Speriamo davvero che tutto sia completamente apposto.>> le disse, sorridendole sincera e stringendole amichevolmente le mani.
Come al solito l’entusiasmo, la spontaneità e l’ottimismo di Fine erano estremamente contagiosi e Mirlo si sentì di nuovo una pessima amica quando ricambiò con forza la stretta della ragazza.
<< Se hai bisogno di aiuto Fine, per qualsiasi cosa, conta pure su di me.>> aggiunse, stavolta completamente sincera.
Fine le sorrise raggiante per poi indicarle il folletto che svolazzava al suo fianco << non preoccuparti c’è Poomo con me.>>
Mirlo ricambiò il sorriso mentre il piccolo folletto bianco arrossiva e si sistemava orgoglioso il capellino sulla testa affermando tutto impettito qualcosa come “proteggerò la principessa Fine fino alla morte!”, battuta che fece scoppiare a ridere le due principesse e mandò su tutte le furie il piccolo Poomo.
<< Ora devo proprio andare, Mirlo... ci vediamo dopo.>> salutò l’amica, avanzando di qualche passo verso l’uscita della stanza.
Mirlo però la richiamò all’ultimo, rivolgendole ansiosa un’ultima domanda << da dov’è che comincerete questo giro di ricognizione? >>
Fine impallidì a solo pensarci e con fare tragicomico si strinse forte le braccia intorno alle spalle.
<< In un posto che, personalmente, detesto! Mi mettono una tale paura, brrr! Ma, purtroppo, non abbiamo altra scelta visto che tutta la nebbia proviene da lì... >>
Mirlo inarcò un sopracciglio non afferrando il discorso di Fine.
Poi, la fucsia concluse << credo che partiremo dalle Grotte di Inumi.>>
 
OoOoOoO
 
Terence aveva chiuso gli occhi e stretto le labbra quando si era al fine ritrovato in acqua e il suo corpo era piombato con un tonfo vicino a quella della Lumos.
I vestiti gli si era appiccicati addosso e si sentiva come se il peso del suo corpo si fosse improvvisamente centuplicato.
Una strana melodia aveva iniziato a risuonargli nelle orecchie... dolce, lenta e sensuale come lo struscio della seta sul corpo.
I suoi sensi erano ovattati e i suoi occhi non riuscivano a vedere nient’altro se non l’acqua improvvisamente scura che lo circondava.
Sebbene fosse sott’acqua da un bel po’, non sentiva affatto i suoi polmoni bruciare in cerca di ossigeno né il desiderio ardente di risalire in superficie.
Poi, dal nulla vide, vide qualcosa cominciare a muoversi e a nuotare verso di lui.
Una figura sinuosa ed elegante, dai capelli lunghi color argento e gli occhi brillanti come due smeraldi.
Era un ragazza.
Una ragazza bellissima, meravigliosa, stupenda.
La più bella che avesse mai visto.
La sua pelle era lucida, color alabastro... le mani sottili e affusolate avevano iniziato ad accarezzargli il viso e le labbra rosee e carnose a premere contro il suo orecchio, canticchiandogli delle strane parole.
<< Dammi il tuo cuore... dallo a me... ti prego... dammi il tuo cuore... >>
La sua voce era così soave che il giovane Tenebros non seppe resistere.
Quando mosse la mano alla ricerca di uno dei due pugnali che aveva rubato, gli sembrò che il corpo che stava muovendo non fosse più nemmeno il suo.
La giovane ragazza continuava a sussurrargli invitante all’orecchio la sua canzone, e lui aveva già puntato il pugnale verso il suo petto per estrarsi il cuore e consegnarglielo, quando d’improvviso qualcosa smosse l’acqua puntando poi dritto verso di loro.
Una lince.
Il felino spaventò la ragazza che in urlo melodioso e soffocato fuggì verso gli abissi del lago.
Terence provò a seguirla ma d’improvviso avvertì il suo corpo scosso dagli spasmi e i polmoni bruciargli per colpa della mancanza d’ossigeno.
La lince puntò al fine verso di lui e afferrandolo per la collottola della camicia lo trascinò velocemente in superficie.
Il ragazzo sentiva le orecchie fischiare forte, il cuore battergli impazzito nelle orecchie e la vista totalmente annebbiata mentre veniva trascinato con forza verso qualcosa di simile a una riva.
La sua schiena strisciò dolorosamente contro qualcosa di ruvido e le sue orecchie gli restituirono il suo di una voce strozzata e preoccupata.
<< Lux!? Lux, mi senti? Dannazione, rispondimi! >>
Qualcuno gli aveva pressato due mani sul petto e poi un rivolo d’acqua gli era uscito a fiotti dalla bocca, facendolo tossire e ritornare finalmente a respirare.
<< Respira... respira ti prego! Ecco bravo, così! Continua, fallo per me! >> sentì esclamare felicemente qualcuno.
Quel qualcuno che poi lo aveva abbracciato forte, accarezzandogli amorevolmente i capelli umidi.
Ma la sua attenzione, però, e i suoi occhi erano tornati a contrarsi su quelli color smeraldo della ragazza dai capelli d’argento che era ritornata a fissarlo e a incantarlo dalla superficie increspata del lago.
Solo la sua testa era fuori dall’acqua e sebbene fossero molto distanti l’uno dall’altra, Ter sentì chiaramente la voce della giovane ordinargli candidamente all’orecchio.
<< Prima uccidi lei... portami il suo cuore luminoso... voglio il cuore luminoso della ragazza... >>
Il Tenebros provò di nuovo la strana sensazione di vedere il suo corpo muoversi per ordine di qualcun altro.
La sua mano si mosse lenta a cercare il secondo pugnale che tirò fuori con un gesto secco e veloce.
Poi si alzò da terra e la Lumos lo imitò guardandolo preoccupata negli occhi e accarezzandogli leggermente il viso con fare apprensivo.
Durò tutto una manciata di secondi.
La rossa sgranò gli occhi, accorgendosi in tempo del pugnale che mirava dritto dritto al suo cuore, e deviò l’attacco scostandosi immediatamente all’ indietro.
Terence sentiva che la Lumos lo stava chiamando per riportarlo in sé, ma le sue parole gli sembravano vuote e futili... era come se non la riconoscesse nemmeno, come se non l’avesse mai vista.
<< Lux, sono io, guardami, sono io! >>
Provò a colpirla di nuovo, ma il suo corpo era stanco e lento e lei era agile e veloce come una gazzella.
D’un tratto però la rossa si ritrovò con le spalle al muro e lui riuscì infine a impedirle qualsiasi via di fuga.
<< No, ti prego. Fermati, Lux! >>
Il Tenebros alzò la mano con il pugnale e con occhi di fuoco lo puntò dritto verso il petto della giovane che gli stava di fronte.
A metà strada però il suo braccio divenne di sasso, le sue dita lasciarono scivolare il pugnale e il suo cuore perse un battito.
La Lumos, infatti, aveva appena premuto con urgenza e passione le sue labbra calde e morbide contro le sue.
Lo aveva appena baciato.
 
OoOoOoO
 
Shade alzò lo sguardo per ammirare in tutta la sua grandezza l’entrata delle Grotte di Inumi.
Una costruzione di roccia immensa che si stagliava sull’oceano come un’enorme statua di marmo nero, scalfita e depurtata dalle acque salate.
Il vento gelido e impetuoso smuoveva la zazzera color della notte del giovane principe da un parte e all’altra e si insinuava fra le piaghe della sua cotta di ferro lucido.
Alla sua destra, Castel stringeva forte i pugni facendo vagare gli occhi su tutto il territorio, mentre Gon, alla sua sinistra, ridacchiava soddisfatto e pronto per mettersi alla prova con le mani ovviamente intrecciate dietro la testa.
<< Ci siamo.>> proclamò il Wonderiano, serio e determinato.
Castel e Gon annuirono all’unisono e, quasi si fossero messi d’accordo, avanzarono tutti e tre contemporaneamente un passo verso l’entrata.
Ma qualcosa lì bloccò.
Un’ombra nera e oscura planò su di loro, oscurando la tenue luce solare, facendo dissolvere la nebbia e depositare lingue di fuoco sulla scarsa vegetazione che costeggiava la costa.
I Tenebros avevano appena annunciato il loro eminente arrivo.
Le pedine aspettavano solo di essere schierate.
Poi, la battaglia avrebbe avuto inizio.
 
OoOoOoO
    
Terence non rammentava molto di quel bacio.
Sapeva solo che, non appena le labbra della Lumos avevano sfiorato le sue, un calore dirompete aveva dato fuoco a ogni singola cellula del suo corpo, facendolo sentire come se avesse avuto il mondo ai suoi piedi.
Le labbra della ragazza sapevano di tutte le cose buone che avesse mai assaggiato ed erano come una droga, ne voleva sempre di più e non sapeva cosa fare per smettere di esserne dipendete.
Fosse stato per lui avrebbe lascito che la sua lingua danzasse con quella della Lumos per tutta l’eternità, ma la ragazza si staccò d’improvviso, lo guardò timida negli occhi per un attimo con le guancie rosse per l’imbarazzo e le labbra gonfie per la foga, e poi, con tutta grazia, lo schiaffeggiò.
<< Ehy!! Ma dico?! Ti è andato di volta il cervello?! >> l’aggredì, sentendosi finalmente l’assoluto padrone delle sue facoltà fisiche e mentali.
La Lumos gonfiò le guance e strinse forti i pugni lungo i fianchi per l’indignazione << è quello che ti meriti, imbecille! Mi hai quasi ammazzata! >>
I suoi occhi azzurri sembravano emanare fulmini e saette e Ter rimase come ipnotizzato e fissarli senza trovare niente di giusto da dirle.
Era vero, aveva appena cercato di strapparle il cuore dal petto ma... perché?
Quando provò a ragionarci meglio sopra, una lampadina si accese nella sua testa facendolo sobbalzare.
<< Merda: le sirene! >>
La Lumos spalancò gli occhi esterrefatta e mentre il ragazzo si riempiva di insulti da solo perché era stato così stupido da farsi abbindolare in quel modo, la rossa lo afferrò per un braccio chiedendogli irata: << come sarebbe a dire le Sirene?! Che c’entrano le sirene?! Le sirene si trovano solo nei mari del regno di Tempo! Non ci sono sirene su Spazio! >>
Terence la fissò con espressione sarcastica come a dire “ma dai... davvero?” e la Lumos si ritrovò costernata a lanciargli un’occhiata confusa.
<< Come hanno fatto i Tenebros a spedire le sirene su Spazio? >> urlò furiosa, gesticolando e portandosi le mani ai capelli.
Solo allora Ter notò che era tutta bagnata e che il vestito color crema che aveva indossato quella mattina le si era totalmente appiccicato addosso, mettendo in evidenza le sue forme prosperose.
Si leccò le labbra per sperare di trovare ancora il suo sapore su di esse e poi desiderò ardentemente che la Lumos lo baciasse di nuovo.
Quando però lei tornò a ficcargli il suo sguardo accusatorio e irato contro, cercò di ritrovare una certa compostezza e gli rispose come se non ne sapesse poi molto della questione.
<< E io che ne so. Sarà stata un’idea di quella folle di Lady Dark.>>
Era, un’idea di Lady Dark! Un’idea davvero brillante! La prossima volta che l’avrebbe vista, Terence giurò che avrebbe strozzato quella gallinella bionda con le sue stesse mani.
La Lumos si fece rossa di collera e digrignò i denti con fare minaccioso: << quella megera, smorfiosa e odiosa! Se mai dovesse capitarmi l’occasione di incontrarla, giuro sul mio onore che la strozzo con le mie stesse mani! >>
Ter sogghignò divertito e regalò alla Lumos un’occhiata ammirata e lusinghiera che la fece arrossire, irrigidire e indispettire contemporaneamente.
<< Per...perchè mi fissi a quel modo? >> gli chiese, scostando lo sguardo dal suo e incrociando le braccia sul petto.
Il Tenebros scrollò le spalle e avanzò di qualche passo nella sua direzione con movimenti cadenzati.
<< Niente... >> sussurrò, divorandola con lo sguardo << mi chiedevo solo... >> d’un tratto, però, si bloccò, accigliandosi e sentendo un pesante macigno gravargli nel petto .
La Lumos, curiosa, ritornò di nuovo a fissarlo, notando però il ragazzo improvvisamente serio e accigliato.
La ruga severa che gli marcava la fronte era di nuovo spuntata dal nulla e i suoi lineamenti si erano rifatti duri e rigidi come quelli di una statua di pietra.
Una parte del giovane Tenebros avrebbe tanto voluto prendere il viso della meravigliosa ragazza di fronte a lui e chiederle se baciarlo le era piaciuto tanto come gli era piaciuto a lui.
L’altra parte di sé però, quella testarda e orgogliosa, non riusciva a dimenticare che la meravigliosa ragazza di fronte a lui non solo era una Lumos – cocciuta e impicciona e isterica e violenta e logorroica -  ma era anche una Guardiana.
E i Lumos, specialmente – oh, altro che specialmente!- i Guardiani andavano eliminati, non c’era altra via di scampo, nessun’altra via di fuga.
Quella volta fu il moro a distogliere lo sguardo per primo e, dopo aver tossicchiato leggermente, riprese uno dei suoi pugnali da terra e lo rimise a posto, concludendo poi la sua domanda in maniera spiccia e distaccata: << mi chiedevo solo... se sai come uccidere una sirena.>>
 
OoOoOoO
 
Rein sentì il cuore in gola e la paura mozzarle il fiato mentre puntava i suoi occhi in quelli privi di emozioni della bella sirena di fronte a sé.
Era leggermente diversa da come se l’era sempre immaginate da bambina.
La sua pelle era bianca come l’alabastro sì, ma dall’attaccatura dei capelli di lato alle tempie fino ad arrivare a ricongiungersi con la coda, partivano due sottili strisce di pelle completamente ricoperte di squame color verde acqua, verde smeraldo, giallo oro e blu elettrico.
I suoi occhi erano enormi e languidi, di un color smerigliato e indefinibile, ed erano incorniciati da ciglia lunghissime e ricoperte di gocce di rugiada.
Il viso era lungo e sottile, il mento spigoloso e le labbra piene e bluastre.
Aveva le orecchie appuntite e ricoperte anch’esse di squame e la mani lunghe e palmate.
I capelli, boccoli color oro, le ricadevano sul petto nascondendo i seni e dal suo ombelico in poi si estendevano le squame della coda.
Era bella e allo stesso tempo raccapricciante si ritrovò a constatare Rein, deglutendo a fatica e continuando a fissare la sirena a testa in giù.
Come accortasi solo in quel momento di quel particolare, la strana creatura – che si teneva fuori dalla superficie grazie a delle spire d’acqua che la tenevano sollevata per il busto a una decina di centimetri – mosse una mano in un gesto elegante e i tentacoli d’acqua che tenevano imprigionata la principessa la lasciarono andare, facendola precipitare in acqua.
Rein tossì e si tirò subito a sedere cercando di asciugarsi alla ben meglio il viso con il braccio.
<< Chi sei tu? >> domandò alla sirena, fissandola guardinga con la mano pronta a scattare in direzione della faretra.
La sirena piegò il viso di lato, sorridendole in modo inquietante e mostrandole perfettamente tutti i suoi denti lucidi e appuntiti come quelli di uno squalo.
<< Tu chi pensi che io sia?>>
Rein sbuffò, già fin troppo tesa di suo per riuscire a sopportare quegli stupidi giochetti psicologici che tanto divertivano Terence.
<< Pensi che te l’avrei chiesto... se lo sapessi.>> rispose un po’ in tono insolente, ma la paura non le permetteva di ragionare con lucidità e al momento era a corto di battute spiritose.
La sirena scoppiò a ridere, fece una specie di piroetta aggraziata su se stessa e poi si sporse un po’ in direzione di Rein, portandosi le lunga dita palmate sotto il mento appuntito.
<< Ohy, ohy ohy... >> sospirò in tono teatrale, gli occhi che le brillavano di divertimento e perfidia insieme.
<< La grande, splendida e invincibile prescelta che non sa riconoscere il proprio nemico... oooh... questo è un male. Cosa diranno di te su Destion, se non sai nemmeno riconoscere chi io sia? >> la sfottè palesemente, scrollando la testa da una parte all’altra e aprendo i palmi delle mani verso l’altro.
Rein ridusse gli occhi in due fessure e arrabbiata strinse più forte l’mpugnatura d’argento del suo arco.
<< Io so benissimo chi sono i miei nemici, ma siccome sono incredibilmente tanti in questo momento, cerco di tenere a mente solo i nomi di quelli più importanti. Evidentemente tu non sei fra quelli.>> le rispose a tono la turchina, gettandole addosso un’occhiata al vetriolo.
Di sicuro, si ritrovò a pensare fiera Rein, stare così a contatto con Terence aveva aiuto a rendere più pungenti le sue frecciatine.
“ Ah-ah-ah: un punto in più per me! Sto diventando davvero brava! ”
Gli occhi della sirena si accesero d’ira e da blu profondo cominciarono a diventare più buii e oscuri della notte stessa.
<< Tu... >> gracchiò, e la sua voce si trasformò nel rumore delle unghie che strisciavano sulla lavagna << tu, come osi, sudicia, piccola insolente! >>
Rein crollò a terra perché il potere della sirena riuscì a far vibrare l’intera Grotta come in preda al terremoto.
Lunghi tentacoli d’acqua si formarono sulla superficie mirando dritti dritti verso di lei.
“ Diamine, a quanto pare sto cominciando pure a diventare brava a far imbestialire la gente quasi quanto ci riesce Ter! Accidenti a lui e alla mia boccaccia!”
La turchina cominciò a correre e a saltare da una parte all’altra della galleria delle Grotte, scansando le spire d’acqua che cercavano di circondarla e afferrarla.
Purtroppo era in netto svantaggio visto che la Grotta era immersa nelle acque dell’oceano.
<< E' tutto inutile mia cara prescelta, scappa pure quanto vuoi, ma sei nel mio territorio. Sei sfuggita alla mia illusione, complimenti, ma le mie figlie ora ti mostreranno cos’è il vero terrore.>> detto ciò, Rein notò la sirena sparire nelle profondità dell’acqua e la sua risatina cristallina e macabra riecheggiò nuovamente nell’aria.
La giovane spalancò gli occhi terrorizzata.
“ Le mie figlie... le mie figlie!? Vuoi vedere che questo posto è pieno di...”
Non ebbe il tempo di formulare per intero il suo pensiero che in un attimo venne accerchiata da longilinee figure femminili, che sbucavano elegantemente dall’acqua.
Rein sentì il sudore appiccarsi sulla pelle bagnata, le ginocchia tremare e il cuore perdere un battito, quando si accorse di quante erano.
Era appena diventata la preda di ben sei sirene.
 
OoOoOoO
 
<< Da dove è uscita fuori tutta questa nebbia? >> domandò Ambra, cercando un modo per distrarsi visto che il suo compagno di viaggio aveva appena deciso di togliersi la camicia proprio di fronte a lei e mettere in mostra tutta la sua serie di muscoli ben compatti e torniti.
La rossa si sentì arrossire al solo pensiero e non potè fare a meno di ripensare al bacio incandescente e intimo che si erano appena scambiati e al modo in cui il giovane l’aveva stretta a sé con impeto e desiderio.
<< Sono le sirene, riescono ad emettere questa strana nebbia piena di una qualche tossina velenosa che ti frigge il cervello, facendoti vedere cose che non esistono. Ecco, prendi questo e mettitelo sul naso! Serve per evitare che tu non cada vittima di qualche illusione.>> gli spiegò il moro, porgendoci un lembo della sua camicia che aveva appena ridotto a brandelli.
La ragazza ubbidì per poi chiedergli: << e tu non lo usi? Sei già caduto nell’illusione una volta, non vorrei che- >>
<< Tranquilla, Lumos. >> la fulminò Ter, fissandola un attimo di sbieco mentre con scrupolo controllava che le bende che aveva intorno a tutto il busto nascondessero bene il marchio dei Tenebros che aveva impresso al centro del petto.
<< Nessuno dei due qui ha più voglia di baciare l’altro. Te lo posso garantire.>> le mentì, fissandola dall’alto in basso e mettendo su un espressione di sufficienza.
La rossa si inviperì, lanciandogli un’occhiata di puro fuoco e arrossendo di stizza.
<< Bene! >> strillò, stringendo i pugni e sbattendo furiosa un piede per terra.
<< Perché non è che questa esperienza sia stata la migliore della mia vita! Anzi... >> gli rinfacciò, colpendolo sul suo orgoglio virile.
Terence ringhiò di disappunto e in poche falcate fu a una manciata di centimetri dalla ragazza.
<< Come hai detto!? >> le domandò alterato, digrignando i denti.
La Lumos assunse un sorrisetto di sfida e con fare da reginetta altera si piantò le mani sui fianchi.
<< Ho detto che è stato il bacio peggiore che abbia mai dato. Che c’è? Hai qualcosa in contrario da ridere forse? O ti sei dimenticato che eri completamente in balia di quella megera con le squame? >>
Terence, irritato, cercò di batterla al suo stesso gioco, arricciando le labbra in un ghigno provocatorio: << non ti sei fermata a pensare che, se il bacio è stato pessimo, magari la colpa è solo tua? Secondo me ti sopravvaluti troppo! In fondo, non sei poi così eccitante come ragazza.>>
Un sorrisino divertito gli increspò spontaneo le labbra quando vide la Lumos diventare di tutti i colori, mentre una vene cominciava a pulsare sulla sua fronte pallida.
<< Come ti permetti?! Sei tu che non ne capisci niente! Io sono la ragazza più eccitante di tutto l’intero pianeta!  >>
Ter avrebbe voluto dirle che sì, lo era, ma per ripicca le riservò soltanto un’occhiata dall’alto in basso rispondendole con un’indifferente: << ah sì? >>
La Lumos annuì con estrema veemenza per poi fissarlo duramente dritto negli occhi e aggiungere:  << e sai cosa penso inoltre? >>
<< No, a che cosa pensi? Alle Aloe Barbedensis? >>
Stavolta fu la rossa a ghignare, cominciando ad attorcigliarsi in un dito una ciocca di capelli bagnati.
<< Penso che in realtà baciarmi ti sia piaciuto un sacco e sei soltanto arrabbiato che per me non sia stata la stessa cosa.>>
In un moto di rabbia incontrollata, Ter afferrò la mano con cui la ragazza si toccava i capelli e con uno strattone la attirò a sé, puntando i suoi occhi nei suoi e facendo aderire perfettamente i loro corpi.
<< Credo che tu abbia appena confuso i ruoli, Lumos.>> le sussurrò, con la bocca che quasi sfiorava quella di lei.
La sentì fremere e ardere di collera allo stesso tempo, mentre con le ciglia frementi faceva scorrere il suo sguardo dalle sue labbra al sguardo ombroso  .
La Lumos gli rispose infine guardandolo con orgoglio e determinazione dritto negli occhi in segno che non avrebbe mai ceduto di fronte a niente, specialmente con lui.
Non aveva intenzione di perdere, né di scappare.
<< Ammetti che vuoi baciarmi.>>
<< Scherzi? Perché non lo ammetti prima tu.>>
<< Sei un egocentrico, testardo e infantile. E mi stai stringendo il braccio troppo forte. Guarda che così mi fai male.>>
Terence sogghignò, spostando le sue labbra sull’orecchio della ragazza e mormorandole in tono basso e roco << questo è niente, Lumos.>>
La giovane fremette di nuovo e dovette dar adito a tutta la sua volontà per allontanare il moro da sé e riprendere coscienza della pessima situazione in cui si trovavano.
Terence la fissò inarcando le sopracciglia per poi sbuffare sonoramente.
Il momento divertente era appena finito.
“ Lei è una Lumos, Ter! Dannazione, ficcatelo bene in quella testa una volta per tutte! Perché non c’è nessun’altra alternativa, nessuna!”
<< Cerchiamo di non perdere di vista il nostro obbiettivo principale, Lumos. Dobbiamo togliere di mezzo quelle stronze e ritrovare i mocciosi scomparsi.>>
La ragazza lo guardò divertita e si allacciò finalmente il lembo della sua camicia sulla bocca.
<< Non avrei saputo dirlo meglio.>>
 
OoOoOoO
 
Era un po’ seccante doverlo ammettere, eppure Rein fu costretta a pensare che avrebbe preferito mille volte ritrovarsi di nuovo nella radura delle fate di Spazio piuttosto che essere circondati da un gruppo di sirene fameliche, completamente bloccata in uno dei cunicoli delle inquietanti Grotte di Inumi.
<< Le mie figlie sono davvero affamate sai... non affondano i denti su un bel palpitante cuore umano da un sacco di tempo, dopo che quell’odiosa principessa Grace ci ha confinato qui e la Regina del regno della Goccia ha fatto chiudere le Grotte di Inumi... >> continuò a parlarle la sirena dai capelli color dell’oro, spuntando di tanto in tanto in aria con uno dei suoi tentacoli a sostenerla fuori dalla superficie dell’acqua.
Rein avvertì la morsa della paura serrarle la gola e con uno sguardo carico di rabbia si rivolse alla sirena: << allora siete state voi a uccidere tutte quelle persone che ho visto poco fa...>> dedusse, tenendo sott’occhio ogni minimo movimento da parte delle sei sirene più piccole che pian piano stringevano sempre di più il cerchio di spazio dove lei si trovava proprio nel mezzo.
Era pronta a sfoderare la sua arma non appena quelle sei avessero fatto la loro mossa, doveva solo pazientare ancora un po’ e cercare di distrarre la Sirena Madre nel frattempo, approfittando del fatto che quest’ultima sembrasse proprio in vena di chiacchiere.
<< Oh, hai trovato il nostro cimitero, allora. Non è grazioso? Chi l’avrebbe mai detto che i Wonderiani fossero così succulenti e ingenui! >>
La prescelta provò un’immensa rabbia e dovette trattenersi nel non scagliare addosso alla Sirena Madre tutte le ingiurie e gli insulti che conosceva.
Come avevano potuto uccidere tutta quella povera gente?
Le sarebbe capitata la stessa cosa, se non fosse riuscita a risvegliarsi da quell’illusione?
L’avrebbero affogata e poi avrebbero divorato il suo cuore come delle belve?
<< Siete dei mostri... >> grugnì, rilasciando ad ognuna di loro un’occhiata carica di disprezzo.
Ghignarono contemporaneamente tutte e sei avanzando di qualche centimetro verso la sua direzione.
Poi, la Sirena Madre rispose: << no, io non direi. Loro venivano a cercarci, sai? Chiunque avesse una pena d’amore o un desiderio irrealizzabile veniva qui a versare sulle nostre rovine le loro lacrime e noi, semplicemente, gli concedevamo la consolazione di un illusione. >>
<< E’ una cosa spregevole.>>
<< Ma come, Rein? La bella regina di Destion non ti ha ancora insegnato che non tutte le creature sono piene di luce? >>
Le sei sirene avanzarono ancora, stringendo sempre di più il cerchio intorno a lei, e Rein sperò che Terence e Piimi la trovassero in fretta intanto che cercava di estrapolare dalla sua mente qualche altra buona domanda per far perdere tempo alla Sirena Madre.
<< Come fai a sapere chi sono io? Che sono la prescelta... come fai a sapere di Destion? >>
La Sirena Madre rise ancora e la sua voce melodiosa rimbombò di nuovo nella parete della grotta facendo risplendere la roccia di tanti scintillii luminosi.
<< Vuoi dire che ancora non hai capito con chi stai parlando, Rein? Su, pensaci un po’ su... sono sicura che mi conosci... che stai cercando qualcosa che riguarda proprio me... >> le rispose sibillina, comparendole d’improvviso a meno di un piede di distanza.
Rein distolse lo sguardo dal suo viso celestiale e cercò di mettere in moto il cervello e trovare una risposta alle parole della donna.
E poi... ma certo!
Come aveva fatto a non capirlo prima?
Ripuntò i suoi occhi in quelli della Sirena Madre, fissandola totalmente allibita.
<< T-tu... tu sei Calipso. Una degli Otto Supremi che crearono il Mondo e che forgiarono le otto Armi Leggendarie! >> esclamò, non riuscendo a credere a quello che aveva appena detto lei stessa.
Calipso le concesse un sorriso crudele e un’occhiata di odio puro << proprio così, mia cara. Proprio così.>>
Rein tremò e per un attimo ebbe paura che il panico tornasse a paralizzarla totalmente.
<< Ma... ma come è possibile? Insomma, tu sei esistita milioni di anni fa... come... come hai fatto a rimanere in vita? >>
Calipso richiamò a sé altri tentacoli d’acqua e cominciò a farli vorticare intorno alla sua figura con perfetta nonchalance, dondolando semplicemente le dita della mano destra.
<< Esattamente nelle stesso modo in cui ci sono riusciti anche i miei fratelli e le mie sorelle: ho creato un’arma che permettesse al mio potere di continuare ad esistere.>>
Rein sbiancò e sentì qualcosa nel suo stomaco contorcersi e la nausea tornare a farle visita.
<< No... non può essere... >> farfugliò, mentre la realizzazione di ciò che aveva appena scoperto le congelava ogni parte del corpo.
<< Esatto, mia cara prescelta.>> le sorrise con finta innocenza Calipso, per poi stringere una mano e trasformare le spire d’acqua in acuminate spade di ghiaccio che puntavano dritte verso il suo cuore umano.
<< Io sono l’Arma Leggendaria dell’Acqua.>>       
 
 
 


Angoletto dell’Autrice...

Buonasera a tutti, amanti di questa storia ^^
Okay, chi pensa che questo cap sia stato incredibilmente lungo alzi la mano!
Non so voi, ma io l’ho appena alzata.
Cavolo, ci lavoro da così tanto tempo che l’altro giorno quando finalmente ho scritto l’ultima “battuta” mi sono sentita davvero felice e soddisfatta xD
Come al solito il capitolo ha preso una strada tutta sua, nel senso che non sarebbe dovuto finire in questo modo... ma allungarlo ancora di più avrebbe significato mandarvi in confusione totale, perciò ho preferito divederlo in due parti.
In questa prima parte mi sono voluta concentrare di più sui personaggi di Rein, Terence e Ambra.
Come avete potuto vedere tutte le parti in corsivo sono raccontati dal punto di vista di Ter, è ciò dipende dal fatto che quelli fossero dei suoi ricordi, cioè era lui che ricordava quelle determinata cose, non Ambra, infatti la ragazza continua a chiamarlo Lux perché ancora non è a conoscenza della sua vera identità.
Il rapporto fra questi due personaggi è molto complicato.
Ter è chiaramente invaghito di lei ma una parte di lui sa che prima o poi dovrà ucciderla, che non c’è altra via di scelta perché lui rimarrà per sempre un Tenebros e lei rimarrà per sempre una Lumos.
Quando poi scopre che addirittura la ragazza è una Guardiana, cioè fa parte di quel gruppo di persone destinate a proteggere la prescelta ovvero colei che metterà fine alla Guerra distruggendo le Tenebre, è ovvio che il nostro caro giovanotto vada fuori di testa.
Nonostante questo non riesce a uccidere ne a rimanere indifferente alla Lumos e anzi si sta quasi abituando ai suoi modi di fare e inizia pure ad affiancarla e ad aiutarla nei suoi lavoretti da crocerossina.
Lo fa involontariamente, quasi per non sentirsi inutile, comunque inizia ad operare verso il bene e a trasformarsi man mano in una persona diversa.
La nostra piccola Lumos lo trasforma e il nostro caro Terence non fa nulla per impedirlo.
Secondo voi perché? xD
Comunque, sia lui che Ambra sono due personaggi altamente testardi e orgogliosi infatti nessuno dei due ha intenzione di manifestare apertamente ciò che sentono l’uno per l’altra.
Neanche dopo essersi baciati!
Oh, ecco, la storia del bacio ( qui volevo arrivare **): mi sembrava d’obbligo che in un capitolo così lungo e così macabro ci fosse anche qualche scena più dolce, romantica e divertente xD
Visto che non posso ancora godere né farvi godere di qualche scenetta fra Rein e Shade ( ma tanto ormai manca veramente, veramente pochissimo al loro incontro! *WW*) gioco molto su quest’altri due personaggi, sperando che vi piacciano quanto piacciano a me e che la loro LoveStoryLine vi appassioni e vi interessi ;)
Altro personaggio ovviamente fondamentale di questo capitolo è Rein.
Come avevo già scritto nello scorso capitolo, Rein mostra una certa avversione per l’acqua a causa di un episodio spiacevole che le è accaduto quand’era bambina.
Quel trauma, più il fatto di essersi ritrovata di fronte a dei corpi morti che le galleggiavano intorno, la getta in una campana di panico che non le fa capire più nulla.
Cade nel pallone, non sa cosa fare e per la prima volta la vediamo anche priva di qualsiasi speranza di sopravvivere.
E’ il pensiero di poter perdere qualcuno a cui vuole bene, come Piimi, a riscuoterla e a rimetterla in moto.
Così, anche in una situazione pessima, come può essere il fatto di esser circondata da sirene che mangiano cuori umani, prevale il suo senso ironico e la sua vena umoristica che nemmeno una Dea millenaria, con poteri assurdi, è in grado di soffocare.
Bene, come vi è sembrata quindi la Rein di questo capitolo?
Insomma, mi è venuta bene? xD
Non ne ho idea, e spero che sarete voi a dirmelo! >__<
Altro punto molto importante di questo capitolo e poi vi lascio: allora, nella scorsa recensione la mia gentilissima _Li_ mi ha chiesto una cosa e io vorrei condividere la mia risposta con tutti.
Mi ha detto che secondo lei Fine e Rein non dovrebbero essere divise, nel senso che all’interno della storia avrei dovuto trovare il modo di farle riavvicinare più velocemente, perché Rein e Fine sono un binomio indissolubile, sono, appunto, ciò che fa di TP quello che è.
Io sono d’accordo con lei sul fatto che il legame fra le due gemelle sia la parte dell’anime che è più importante, ma nella mia storia ho dovuto un po’ tranciarlo per forza.
Ho fatto in modo che le due gemelle avessero l’opportunità di crescere separatamente e in maniera diversa in base ai loro diversi caratteri.
Rein aveva bisogno di crescere come Prescelta e sarebbe stato egoistico da parte sua coinvolgere la sorella in una Guerra che per la prima volta non riguardava entrambe, ma soltanto lei.
E Fine aveva bisogno di imparare a sconfiggere le sue paure senza che ci fosse costantemente Rein al suo fianco.
Quando entrambe saranno maturate a sufficienza si ritroveranno.
Posso dirvi solo questo :)
Per intanto sto cercando di avvicinare sempre di più Fine alla battaglia, per cercare di condurla alla stessa lunghezza d’onda di Shade, che ormai è un veterano della famosa lotta fra le due razza xD
Bene: i Tenebros stanno arrivando, Rein è bloccata dentro la grotta con Calipso, Terence non sa come salvare Piimi dall’illusione e Fine si sta dirigendo insieme a Poomo dentro l’occhio del ciclone.
Ce la faranno nel frattempo Shade, Castel e Gon a fronteggiare le ombre nere?
E Rein riuscirà a impadronirsi dell’Arma Leggendaria dell’Acqua ora che è venuta a conoscenza del suo segreto?
Tutto questo lo troverete nella seconda parte di questo capitolo xD
Ringrazio di cuore e con affetto le mie fedelissime LittelMoon, _Li_, Jacel blumoon_dark e Tata_Angel, che mi spronano a continuare con le loro bellissime recensioni che mi riempiono sempre di gioia *WW*
A loro e a tutti quelli che ancora mi seguono mando un abbraccio e un bacio!
Spero a presto :)
BellaLuna 

       

 

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Capitolo 28
*** Nessuna Via di Fuga (Parte 2) ***


Nessuna Via di Fuga (Parte 2)
 


Rein venne scagliata con forza, da una spira di ghiaccio e acqua di Calipso, contro la fredda e dura roccia alle sue spalle.
La principessa sentì il fiato spezzarsi in gola, seguito da un dolore indescrivibile all’altezza del costato.
I suoi polmoni sembravano essersi svuotati e sentiva un ronzio persistente alle orecchie, come se il suo cervello fosse all’improvviso andato in tilt e il rumore del corto circuito si stesse diffondendo per tutto il suo sistema uditivo.
Annaspò dolorosamente per una manciata di secondi, sentendo il sapore ferroso del sangue in bocca e la presa gelida e salda della frusta d’acqua ancora intorno alle braccia che la stritolava all’altezza del suo diaframma.
Calipso emise una risatina soave ma inquietante e scosse lievemente i suoi boccoli color dell’oro mentre, alzando la mano verso l’alto e stringendo le dita palmate, la teneva ancora imprigionata nella sua stretta mortale, senza mostrare alcun minimo sforzo.
A causa della presa che la frusta aveva sul suo corpo, la dea costrinse la turchina a lievitare in aria fino a che il suo viso non fu che a un paio di centimetri di distanza dalle affilatissime stalagmiti che affollavano il tetto della grotta.
Rein abbassò lo sguardo sotto di sè e vide le sei sirene più piccole nuotare in cerchio, come degli squali affamati che aspettavano solo che la preda cadesse finalmente in acqua.
La prescelta deglutì amaramente e, sentendo il dolore per le costole inclinate diffondersi in ogni più piccola fibra del suo corpo, cercò nuovamente di concentrarsi solo su Calipso.
Era, davvero, incredibilmente forte.
Di sicuro, il nemico più forte e terribile che Rein avesse mai affrontato in tutta la sua vita.
Per tutti gli Dei, lei era una Suprema!
Come avrebbe fatto a sconfiggere una Suprema!?
Tossì forte e piccole goccioline di sangue cremisi le uscirono dalla bocca insieme a un gemito di dolore.
<< Non dirmi che ti sei già arresa, stupidina. Speravo in un combattimento molto più stimolante.>> la beffeggiò apertamente Calipso, lo sguardo compiaciuto di chi sa fin dal principio di avere la vittoria in tasca e non si fa alcun problema a mascherare la propria superiorità.
Rein ringhiò come un leone in gabbia e cercò di muovere le braccia per diminuire la presa della frusta, ma il tutto si rivelò inutile e lo sforzò le costò un’altra tremenda fitta al costato che le fece riempire gli occhi di lacrime.
Il dolore non le permetteva di ragionare lucidamente e l’arco delle ombre era sparito dalle sue mani non appena aveva perso la concentrazione durante gli scontri precedenti.
Calipso – dopo che, all’inizio del loro duello, la ragazza era balzata di lato, per schivare le frecce di ghiaccio che le aveva scagliato contro – era riuscita ad afferrarla per la caviglia e l’aveva tenuta con la testa sott’acqua per lunghissimi e strazianti minuti in cui Rein aveva davvero pensato che fosse arrivata la sua fine, e insieme alla sua speranza di sopravvivenza aveva visto svanire anche l’arco in tutta quell’acqua grigia e fredda che la circondava.
Ma la Dea sembrava aver in mente piani ben diversi e, poco prima che iniziasse a respirare l’acqua dell’oceano, l’aveva tirata su e le aveva concesso giusto qualche secondo per riprendersi e sputacchiare per poi iniziare a inseguirla (aiutata dalle angeliche figliolette) e torturare così ulteriormente il suo stato mentale in un’interminabile gioco al gatto e al topo, a cui Rein non era stata in grado di sfuggire nemmeno dopo aver invocato le ali di Elias e aver iniziato a fluttuare in aria.
Le ali non avevano resistito che pochi e vani minuti di fronte all’attacco persistente delle sei sirene che balzavano fuori dall’acqua e con i denti affilati come zanne le strappavano via a morsi o a colpi di coda il suo unico strumento di fuga.
Ora si sentiva davvero troppo stanca e debole e dolorante per riuscire a rievocare i suoi poteri ed era del tutto alla mercé di quella perfida megera!
Ma non poteva arrendersi! No, non l’avrebbe mai fatto! Non dopo aver subito un umiliazione del genere!
Tutto quello che le serviva era un diversivo, un piano, qualcosa che le permettesse di mettersi in contatto con Piimi e Terence.
Qualcosa che distogliesse l’attenzione di Calipso su di lei, giusto il tempo necessario affinchè i due amici accorressero a darle una mano.
Ma cosa?
Cosa le poteva garantire un simile vantaggio?
La ragazza cercò di riportare alla mente tutti gli insegnamenti che Terence le aveva dato su i vari poteri e i vari punti deboli delle Armi Leggendarie.
<< Ogni elemento è sottomesso a un altro. Ricordartelo sempre.>> le aveva detto una volta, dopo che l’aveva fatta allenare per ore attaccandola senza sosta con la sua spada nera che lanciava fuoco nero e saette.
Quel giorno Rein era stata vicina all’ustionarsi gravemente per almeno una decina di volte, mentre Terence la rimproverava in continuazione perchè non riusciva mai a rimanere concentrata per più di cinque minuti di fila!
La turchina lo fissava storto urlandogli contro che se solo avessero potuto fare cinque minuti di pausa ogni tanto! Ma il giovane le aveva digrignato contro i denti e con fare adirato aveva replicato che non esistevano pause durante un combattimento. Se sei pronta bene, se non lo sei, muori. E fine della storia.
Solo adesso Rein riusciva a capire le parole di Terence, e avrebbe davvero voluto stare più attenta durante le sue lezioni su come rimanere in vita.
Con tutti gli altri nemici era riuscita a cavarsela, ma Calipso era davvero troppo forte per lei.
Invincibile.
Non sarebbe mai stata in grado di batterla da sola.
Le serviva quel maledetto diversivo! Una cosa qualunque! Le andava bene anche l’arrivo dell’intero esercito di irritanti fate valchirie della Regina Ortensia, a quel punto!
Perché no, magari quelle piccole stronzette sarebbero riuscite a spruzzare un po’ di quella loro subdola e appiccicosa polvere magica addosso a Calipso e quella si sarebbe rimpicciolita, diventando delle dimensioni di una formichina innocua, o magari l’avrebbero inzuppata con qualcosa di ancora più malvagio che l’avrebbe trasformata con un puf! in un fiore tutto azzurro e verde e carino, che non sarebbe mai più riuscito a far del male a nessuno.
E, magari, sarebbero pure potute essere così gentili da riservare lo stesso trattamento alle sue adorabili figliole con i denti affilati.
Perché no? Lei poi le avrebbe ringraziate e avrebbe regalato loro tanto miele ( era il miele il cibo preferito dalle fate, no? O il polline? O quelle erano le api?) e le avrebbe convocate alla corte di Destion come ospiti d’onore e Selen le avrebbe nominate come le prime Ammazzasirene di tutta la storia del Mondo.
E ci sarebbero stati applausi e lacrime da parte di Piimi e balletti della vittoria da parte sua e brontolii da parte di Ter e tutti si sarebbero felicemente lasciati il capitolo Calipso – pazza suprema sociopatica divoratrice di cuori umani – alle spalle.
E tanto di baffo all’Arma suprema dell’acqua!
Quello sì, che sarebbe stato un piano davvero geniale, perfetto, da autentica Prescelta!
Peccato, che la suddetta prescelta non conoscesse nessuna fata valchiria e che quest’ultime ce l’avessero a morte con lei dopo che Piimi si era impossessata del loro preziosissimo Specchio.
Tuttavia, sarebbe stato davvero divertente vedere Calipso trasformata in una formica!
La ragazza, come ( follemente) faceva sempre quando si trovava in situazioni di estremo pericolo – per gli Dei, Calipso avrebbe potuto ucciderla solo sbattendo le ciglia in quel momento! – cercò di trovare un lato comico e ironico di tutta la situazione.
Qualcosa che la tirasse su di morale, nonostante fosse tenuta prigioniera da una Dea millenaria, avesse tre costole inclinate, nessun’arma a disposizione e nemmeno la più pallida idea di dove fossero i suoi compagni di squadra.
Perché l’umanità intera aveva improvvisamente deciso di complottare contro di lei?!
Che fine aveva fatto la sua buona dose di fortuna giornaliera?
Rein sentì involontariamente incurvarsi le labbra in un sorrisino a tratti folle e cercò di nasconderlo, meglio che potette, dalla vista della Sirena.
Quella però riuscì ad intercettarlo e, muovendosi alla velocità di un fulmine, le si parò davanti al viso con aria indignata.
<< Cos’hai da sghignazzare? Non lo vedi che sei già stata sconfitta? >> le domandò, in tono alterato, le squame lungo tutto il suo profilo sembravo assumere tonalità più scure quando si arrabbiava.
Rein deglutì amaramente - più sangue che saliva, in realtà - e cercò di mostrarsi strafottente e di assumere un tono apparentemente neutro.
<< Io pensò >> esordì, accorgendosi di come il dolore aumentasse in maniera allucinante ad ogni boccata d’aria che prendeva << che se tu mi avessi voluta morta, mi avresti già fatta fuori da un pezzo.>>
Okay, non ne aveva la certezza assoluta ma, in fondo, che cosa aveva da perdere?
Avrebbe provato a giocarsi quella carta e al diavolo il raziocinio e il più a lungo puoi mantenere la bocca chiusa meglio è per tutti! che Terence le aveva sempre raccomandato.
Dov’era quell’imbecille scorbutico quando serviva sul serio?!
Ehy, avrebbe voluto dirgli imitando il suo tono canzonatorio da principino sul piedistallo, c’è qui una grande e cattiva Dea Millenaria con una malsana intenzione di divorarmi viva, mentre tu sei rimasto all’asciutto ad aspettarmi fuori!
FUORI!
Per l’amore del cielo, era forse impazzito?!
Calipso la osservò attentamente a lungo, con aria corrucciata, prima di scoppiarle a ridere in faccia, come se le avesse appena raccontato una barzelletta super divertente.
Uno dei suoi perfetti boccoli biondi le colpì il viso, mentre la Dea scuoteva la testa in preda alle risa, tenendosi la pancia.
Per l’amore del cielo, era forse impazzita anche lei?
Più pazza di com’era già prima?
Ovviamente, le sue adorabile figliole, che vorticavano in acqua sotto i suoi piedi penzolanti nel vuoto, imitarono la madre e in un secondo la grotta fu solo questo grande concerto di risate melliflue e raccapriccianti.
Rein avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non sentirle, ma le sue braccia erano ancora tenute attaccate lungo i suoi fianchi a causa della presa della frusta d’acqua su di sé.
<< Sì, sì è vero... >> mormorò, mettendo il broncio << è tutto così divertente. Anch’io, sapete, mi sto proprio divertendo un mondo. Mi sto divertendo da morire.>> commentò con sarcasmo, rifilando un’occhiata storta in direzione delle sei sirene sotto i suoi i piedi.
Di colpo Calipso mise fine alla sua risata folle e ritornò a fissarla con quei suoi folgoranti occhi color zaffiro.
Il suo sguardo era strano, ma strano cattivo, pensò Rein.
<< Oh, mia cara, hai proprio lo stesso temperamento fastidioso di Vivien! Anche lei aveva la cattiva abitudine di dar fiato alla bocca per niente. Non che la cosa mi sorprenda. Dopotutto, ogni volta è sempre la solito storia! >> commentò la Dea, fissandola come una madre guarderebbe il figlio dopo averlo visto nascondere le lenzuola bagnate di pipì sotto il letto.
Rein avrebbe voluto dirle che non si era mai fatta la pipì addosso! Mai! Nemmeno quando era una bambina!
Ma, d’altro canto, molte volte aveva nascosto le lenzuola bagnate di Fine, prima che Camelot si accorgesse delle “scorribande notturne” della sua sorellina.
Il che poteva essere considerata come una semi colpa, o no?
<< Ehy, non credo di aver capito bene... >> la giovane bloccò il flusso senza senso dei suoi ricordi da infante, per concentrarsi meglio sulle parole della Sirena << Chi sarebbe questa Vivien a cui assomiglio tanto? >> le chiese, spaesata.
Era un’altra delle sue figlie?
Una di quelle che faceva la pipì a letto da bambina?
Ma le sirene la facevano la pipì?
Per un attimo, ma solo per un attimo, alla turchina parve di vedere un lampo di sincera sorpresa attraversare gli occhi della Dea e le sue biondissime sopracciglia scattare verso l’alto.
Ma, punto uno: Calipso non aveva sopracciglia, né peli, perché era una sirena. Punto secondo: la sua confusione poteva essere attribuita al fatto che, magari, si stesse domandando perché la tenesse ancora in vita.
Rein se lo stava domandando eccome!
Era semplicemente sadica o quello era un trattamento speciale che riservava solo alle prescelte?
Boh.
<< Parli sul serio? Mi stai dicendo che, proprio tu, non sai chi è Vivien? >> le domandò, incrociando le braccia al petto e fissandola con sguardo scettico.
Rein si morse l’angolo del labbro inferiore in maniera nervosa.
Era un’interrogazione?
No, perché, era davvero troppo stanca e dolorante e aveva perso davvero molto sangue per sostenere anche un’interrogazione.
Probabilmente aveva pure sbattuto forte la testa o ingoiato troppa acqua di mare, perché il suo cervello non era più in grado di formulare un pensiero coerente o anche solo minimamente serio.
<< Oh, ti prego...>> sospirò alla fine, stravolta << potremmo lasciar perdere la parte in cui tu mi dai dell’ignorante, per arrivare direttamente a quella in cui tu mi illumini con la tua immensa conoscenza?  >>
Calipso la fissò accigliata, come se si stesse chiedendo se stesse dicendo il vero o se la stesse solo prendendo in giro.
Poi prese a girarle attorno, rimanendo sospesa in aria grazie alle sue spire d’acqua che la reggevano.
La squadrò con occhi di fuoco per una buona manciata di secondi, prima di pararsi di nuovo a un paio di centimetri dal suo viso con aria sardonica.
<< A quanto pare, Selen non ti ha raccontato proprio tutto, eh, portatrice dell’ombra? >>
Ecco che riattaccava con le domande ambigue!
Cosa avrebbe dovuto risponderle?
<< Mi ha raccontato un mucchio di cose... >> mugugnò con fatica, sentendo sempre più male in ogni muscolo del suo corpo.
Calipso strinse più forte la presa intorno al suo stomaco per incitarla a continuare e a non fare battute e la principessa si lasciò sfuggire un urlo straziante di dolore.
Rein pensò che molto probabilmente le avesse anche rotto un braccio, e il dolore fu così forte da toglierle il respiro e provocarle quasi uno svenimento.
Resistette solo perché sapeva bene cosa le sarebbe accaduto se fosse svenuta.
Molto probabilmente, le sei sirene sotto di lei l’avrebbero trasformata nel loro dessert preferito.
Una prescelta farcita con sangue reale, con un contorno di ombre gommose.
Buona anche al forno!
<< Mi ha spiegato... >> continuò allora, quando il respiro ritornò con fatica a strisciare dentro i suoi polmoni e le forze le permisero di alzare la testa e fissare la Dea negli occhi << Selen mi ha spiegato... che è importante che io sopravviva. Che devo recuperare tutte e otto le armi Leggendarie. Che solo con quelle la Guerra fra Luce e Buio avrà fine.>> concluse, ansimando, mentre un rivolo di sangue le colava giù dal mento.
Calipso ghignò, tirandosi indietro di alcuni centimetri.
<< Ma davvero? è questo che la grande Regina di Destion ti ha detto? Otto son le armi Leggendarie. Dieci le Terre in cui poter viaggiare. Solo Due i regni che non hanno riposo. Cinque i Guardiani dal sigillo luminoso. Il cui... >>
<< So già come continua quella stupida filastrocca.>> borbottò Rein, combattendo contro il dolore e la pesantezza che le faceva chiudere le palpebre da sole.
Di nuovo – come se non fosse capace di fare null’altro! Pensò la turchina – Calipso ghignò compiaciuta.
<< E cos’altro sai della profezia? Di noi Supremi? Di come sono nati i tre regni oltre il Labirinto di Nebbia? Cos’altro sai sulle origini del tuo retaggio, principessa Rein del regno solare? >>
<< Ora ne ho davvero abbastanza! Come fai a sapere tutte queste cose su di me? Come?! Se sei rimasta rinchiusa qui dentro per non so quanti decenni! >> sbottò la sedicenne, sperando solo che quella maledetta tortura finisse al più presto.
Cavoli! Quanto ci mettevano Terence e Piimi a trovarla?
Quanto?
Quanto?
Quanto?
Dov’erano?!
Non erano in pensiero per lei?
Calipso la gelò con uno sguardo al vetriolo, digrignando i suoi denti affilati come rasoi.
<< Sarei in grado di distinguere una discendete di Grace fra ogni abitante di questo sudicio pianeta! È stata proprio quella maledetta che mi ha condannata per sempre a quest’inferno! Me! Che avrei dovuto dominare tutti i mari e gli oceani del Mondo! Rinchiusa in una putrida grotta! >> si infuriò la Dea, trasformando il suo viso perfetto in una maschera di pazzia e furia omicida.
Emise un verso simile allo stridio delle unghie sul vetro e si gettò in acqua per poi risalire su con uno spruzzo e una schiera di frecce di ghiaccio dietro di sé.
Rein deglutì a vuoto, sbarrando gli occhi terrorizzata.
Okay, forse era stato un po’ avventato alzare la voce a quel modo.
Okay, forse la raccomandazione di Terence più tieni la bocca chiusa, meglio sarà per tutti noi! aveva le sue fondamenta.
Rein, a quel punto, avrebbe solo voluto gonfiare le guancie e con tono canzonatorio ricordare a Calipso che se solo te ne fossi andata via insieme con tutti i tuoi fratelli, tutto questo non sarebbe mai accaduto, scema!
Ma si tenne gli insulti per sé e si limitò solo a gonfiare le guance irritata.
<< Grace ha fatto quel che doveva per proteggerci tutti.>> Rein non poteva attribuirle nessun torto.
Certo, se magari l’avesse avvisata prima che uno degli Otto Supremi era intrappolato vivo all’interno delle Grotte di Inumi, non è che sarebbe stato poi così maleducato da parte sua...
<< No. Grace ha fatto quello che Selen voleva che facesse.>>
Quella volta fu Rein a spalancare gli occhi allibita e le sue sopracciglia scattarono – veramente, non come quelle di Calipso! – verso l’alto.
<< Ma di che parli? Selen è la reincarnazione di Grace! >> affermò Rein, sicura al cento e uno per cento delle sue parole.
Calipso sbuffò e si scostò i capelli dal viso con fare seccato.
<< Sì certo, e io sono una povera, piccola anima sperduta nel mondo in cerca di conforto. Credi davvero ad ogni cosa che ti dicono, Rein? Sei davvero così ingenua? >>
La ragazza si sentì confusa e spaesata, ed era come se un martello continuasse a inferire sulla sua testa.
Fissò a lungo Calipso con espressione perplessa, fin quando questa sbuffò di nuovo, mettendo su un’espressione impettita.
<< Per tutte le creature marine, persino Grace, che non è che spiccasse tanto d’astuzia, l’aveva capito prima di te.>>
<< Oh per l’amor del cielo, capito che cosa?! >>
<< Il vero gioco delle ombre.>>
  
 

Era da molto tempo, ormai, che Gon combatteva contro le ombre nere.
Le aveva combattute già prima di scoprire di essere un Guardiano, quando le sue braccia erano diventate abbastanza forti da reggere un’arma.
Le aveva combattute affianco a suo padre, prima che lui morisse ucciso da un agguato di Lady Dark.
Le aveva combattute quando gli era stata regalato il suo pugnale nero e si era ritrovato a giurare che sarebbe dovuto rimanere in vita a qualunque costo per tenere in vita il ricordo di un drago esiliato e di una fenice arsa dal suo amore.
Quindi, ormai, sapeva prevedere quasi con certezza matematica il momento esatto in cui quei mostri si sarebbero abbattuti con la loro furia distruttrice su tutti loro, incenerendo ogni cosa con quel maledetto fuoco nero che veniva fuori dalle loro fauci spalancate.
All’inizio era solo una sensazione. Se la sentiva strisciare addosso come una serpe, giù lungo tutta la spina dorsale, ghiacciandogli il sangue nelle vene.
Poi era come un sibilo, lungo, fastidioso e vibrante, che gli percorreva i timpani.
Infine era una fiammata. La sensazione di bruciore nel punto in cui, sulla sua fronte, splendeva lucente, come un piccolissimo sole, il suo simbolo da guardiano.
Quando la fiammata arrivava, e l’adrenalina gli faceva venire le vertigini e il cuore cominciava a pulsare con più velocità il sangue in tutto il suo corpo, Gon capiva che era arrivato il momento.
Il momento della lotta. Il momento della guerra. Il momento in cui avrebbe dovuto dimenticare cosa significasse essere un bambino e concentrarsi solo sul Guerriero che era in lui.
Aveva già il suo fedele pugnale stretto in mano quando, voltandosi verso Castel e Shade che si stavano dirigendo a passo spedito all’entrata della Grotta, gridò: << A TERRA!! >>
Shade non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi del tutto per osservare l’amico alle sue spalle, che Castel lo afferrò per la cotta metallica dell’armatura trascinandolo a terra insieme a lui.
Mezzo secondo dopo, un corvo nero e gigantesco si scagliò sopra di loro mancandoli di pochi centimetri.
<< Da dove è saltato fuori?! >> sbraitò Shade, balzando in piedi insieme a Castel che aveva già sguainato la spada.
Il principe della Luna alzò gli occhi verso il cielo plumbeo, osservando con orrore lo spettacolo macabro che si stava profilando davanti a lui.
Il corvo che li aveva appena attaccati non era da solo.
Proprio come nella foresta di Halle del regno di Spazio, ce ne erano a decine dietro di lui.
Shade ne contò una ventina, e a questi si aggiunsero anche una decina di enormi serpenti neri e striscianti che si stavano pian piano materializzando davanti ai suoi occhi sconcertati, sbucando fuori dal terreno come famelici parassiti.
<< Oh... Dannazione... >> grugnì scioccato, per poi voltarsi di scatto verso i due amici che avevano già pronte le loro armi wonderiane e tenevano anch’essi gli occhi fissi nel cielo.
Il cobalto si avvicinò a loro con fare ansioso << mi spiace dirvi che quelle armi non servano a niente contro di loro. Io ho provato ad attaccare una di quelle ombre, una volta, con la mia frusta e non è servito a granchè! >> spiegò loro velocemente.
Castel gli lanciò una velocissima occhiata di sottecchi, prima di commentare << non è l’arma che conta. Te l’ho già detto: noi siamo Lumos. >>
<< E siamo dei Guardiani >> puntualizzò, con un mezzo sorriso sornione, anche l’undicenne.
Shade notò con la coda dell’occhio lo stesso corvo, che li aveva puntati poco prima, riprendere una picchiata verso di loro, pronto ad attaccarli frontalmente.
Aveva ali enormi, lunghe almeno due metri e mezzo ciascuna.
Il busto era stranamente un pò più piccolo, così come la testa su cui spiccava solo il becco lungo e affilato.
Se non possedeva un’arma né per attaccare né per difendersi da quella bestia, allora sarebbe stato completamente inutile, pensò arrabbiato il giovane principe.
E - per tutti gli Dei! - lui detestava sentirsi così inutile e vulnerabile, più di qualsiasi altra cosa al mondo!
Voleva combattere!
Voleva distruggere in fretta tutti quei mostri per poi entrare finalmente in quelle grotte e trovare Rein!
Ecco, quella era la sua missione principale!
Digrignò i denti, fuori di sé dalla collera e dall’impazienza di mettere fine una volta per tutte a quella caccia alla principessa scomparsa << e non c’è un’arma che anche un Wonderiano può usare contro di loro?! >> chiese, stringendo forte i pugni lungo i fianchi, gli occhi che splendevano di determinazione.
Gon e Castel si lanciarono un’occhiata complice e poi il castano sospirò, allungandogli il suo prezioso pugnale dalla lama nera.
<< Prendilo. È un’arma speciale. Forse funzionerà.>>
Il principe lanciò un’occhiata meravigliata prima alla lama, che Gon gli stava porgendo, e poi all’amico.
Sapeva – anche se non ne conosceva il motivo – che quell’arma era molto importante per Gon.
Una volta gli aveva confessato che era stato un regalo fattogli da una persona molto speciale, una persona che non c’era più.
Shade non aveva indagato oltre – non era di certo un pettegolo e un curiosone come Rein! – ma aveva notato come Gon trattasse quell’arma con un attenzione maniacale.
Lo teneva sempre con sé, sempre.
Si sentì molto lusingato quindi, quando il ragazzino glielo porse con un sorriso gentile sulle labbra.
Gli sorrise a sua volta, afferrando l’elsa del pugnale fra le mani.
<< Grazie, Gon.>> gli disse, riconoscente e pronto a dimostrargli il suo valore.
<< Fanne buon uso.>> ammiccò l’undicenne, lo sguardo rivolto, di nuovo, verso i nemici che ormai li avevano accerchiati dall’alto.
Shade piegò le labbra in un sorrisetto irriverente << puoi starne certo. Non vedo l’ora di squartare qualcuno di quei mostri.>>
Castel, affianco a lui, gli mostrò un ghigno soddisfatto << questo è lo spirito giusto, Principe di Wonder.>>
  


Prima che Rein avesse l’opportunità di chiedere a Calispo cosa intendesse dire con il vero gioco delle ombre, il sibilo di una scarica elettrica si diffuse nella grotta e, nell’istante successivo, un’ondata di scariche incontrollabili invase la superficie dell’acqua, costringendo le sirene a defilarsi dalla zona di propagazione.
Persino Calipso fu costretta ad allontanarsi da lei, se non voleva rimare fulminata e correre il rischio di bruciare i suoi perfettissimi riccioli biondi.
<< Rein, eccomi! >> la raggiunse in iperventilazione Piimi, gli occhi grondanti di preoccupazione.
A causa della scossa Calipso si era distratta, e la presa della frusta d’acqua lungo tutto il suo corpo si era allentata quanto bastava alla prescelta, aiutata da Piimi, per liberarsi.
<< Presto, vieni con me! >> affermò la folletta, posandogli una mano sul viso come una carezza.
L’attimo dopo, Rein si ritrovò teletrasportata proprio nella prima arcata della grotta, a soli dieci metri dall’uscita.
Terence se ne stava lì. La sua spada, conficcata per metà nel fondale, emetteva scintille e le mani del ragazzo sembravano quasi fumare.
Rein pensò che aveva davvero compiuto uno sforza immenso, per propagare le scariche elettriche dalla sua spada a tutta l’acqua della grotta.
Non appena le vide arrivare, il Tenebros - che aveva il viso stremato dalla fatica semi nascosto da un frammento di mantello – le fissò accigliato.
<< Terence, che ci fai ancora qui? Non avevamo detto di ritrovarci fuori dalle grotte? >> gli chiese Piimi, mentre cercava di reggere in piedi Rein.
La ragazza si accasciò al suolo, nel fondale basso, tremando e gemendo.
<< Beh, c’è stato un piccolo contrattempo.>> sentenziò in tono spiccio il ragazzo.
Rein si lamentò più forte, lanciandogli un’occhiata implorante.
Qualcosa come “ti prego, portami fuori di qui. ADESSO!”
Ma Terence la ignorò bellamente, come faceva sempre, in pratica.
Questo era ciò che si meritava per non stare mai attenta durante tutte le sue noiose lezioni di strategia militare, pensò seccata la turchina.
<< Che succede? >> gli domandò quindi Piimi, svolazzando in tondo in preda al panico.
Ter puntò un pollice proprio dietro di sé, dove si trovava l’uscita delle grotte.
<< Siamo circondanti da un battaglione di Ombre nere.>>
Rein ringraziò gli Dei del fatto che avesse mezzo costato fratturato e un braccio rotto perché così nessuno avrebbe potuto rinfacciarle l’espressione molto poco principesca che in quel momento le uscì fuori dalla bocca.
 
 

Poomo fu il primo a intuire che qualcosa non andava.
Osservando attentamente le grotte, si accorse di come le nuvole paressero più nere e dense all’interno del suo perimetro e su come si muovessero a cerchio, quasi roteando su loro stesse, condensandosi sempre di più e assumendo forme dall’aria spettrale.
Fine, che stava tranquillamente camminando al suo fianco, la testa vai a vedere in che parte dell’universo, scivolò poco elegantemente su uno degli scogli che delimitava il sentiero scosceso che stavano percorrendo per arrivare alle famose grotte.
<< Ahio! Dannazione, perché finisce sempre così!? >> piagnucolò la ragazza, massaggiandosi il sedere dolorante.
Poomo la fissò, con occhi spalancati dalla paura.
<< Principessa Fine, credo che stia succedendo qualcosa di strano alle Grotte di Inumi.>>
Fine, perplessa, seguì la direzione dello sguardo di Poomo e si scontrò con l’incubo nero che era appena piombato sul regno di Mirlo.
<< Oh santissimi-... quelle non sono solo delle nuvole particolarmente minacciose, vero, Poomo? >> domandò all’amico, rimettendosi in piedi e sentendo ogni fibra del suo corpo scossa dalla paura.
Poomo fece un segno negativo con la testa, incapace di distogliere lo sguardo dallo spettacolo senza precedenti che si stava verificando solo a qualche chilometro da loro.
<< Temo proprio di no, Principessa.>>
 


Quando il corvo scese nuovamente in picchiata verso di loro, Shade fu pronto a colpirlo e, con il fiato sospeso e il cuore pesante che batteva nel petto come un tamburo, si accorse con soddisfazione di come la lama – seppur piccola – perforasse alla perfezione la carne fatta di fumo e ombra della bestia.
Funzionava!
Il pugnale di Gon funzionava anche se ad impugnarlo era lui, un Wonderiano!
<< Evvai! Lo sapevo che avrebbe funzionato! Il mio pugnale funziona sempre! È infallibile! >> esultò l’undicenne, orgoglioso della sua arma.
Shade osservò compiaciuto la lama che stringeva fra le mani, poi si posizionò di nuovo accanto a Castel.
<< Qual è il loro punto debole? >> gli chiese, desideroso di abbattere la sua ira su quei mostri.
<< Sono ombre, Shade. Sono creature immateriali. Non puoi semplicemente infilzarli con la lama e ucciderli. Ricordatelo.>> gli spiegò, schivando poi la coda di un serpentone enorme che si abbatteva su di loro.
Tutti e tre i ragazzi si spostarono appena in tempo, schizzando in lati diversi.
La terra tremò e frammenti di roccia iniziarono a scivolare giù dalle scogliere a strapiombo che sovrastavano il perimetro delle grotte.
<< Allora cosa devo fare?! Come faccio a farli sparire del tutto?! >> urlò in direzione del maggiore dei Lumos, che intanto si era prodigato in un lungo salto e aveva affondato la sua spada – fatta di normalissimo acciaio di Wonder – sul muso del serpente.
Shade si accorse che una strana luce aveva iniziato a propagarsi dalle mani del Guardiano, luce che era esplosa del tutto quando la lama della sua spada era stata affondata nel corpo dell’ombra nera.
Quest’ultima emise uno stridulo acuto, si riempì di una luce accecante e poi esplose in mille pezzi che sembravano inchiostro nerissimo.
<< Così.>> rispose Castel, alla sua domanda precedente, un sorrisino di vittoria ad arricciargli le labbra.
Shade sbuffò contrariato << fantastico! Sono di nuovo al punto di partenza quindi! >>
<< Precisamente.>>
 
 

<< Mi stai dicendo... che l’arma leggendaria dell’acqua in realtà è Calipso stessa?! >> le tuonò contro Terence, una volta che gli ebbe spiegato tutta la situazione.
Rein, seduta ancora sul fondale, la schiena appoggiata contro la roccia e il braccio sinistro ormai inutilizzabile, gli sibilò un doloroso come risposta.
Terence scagliò un poderoso pugno contro la parete di roccia e ghiaccio accanto a lui << dannazione! >> sbraitò, il volto contratto dalla rabbia.
<< E ora come facciamo? >> domando preoccupata la folletta, accarezzando amorevolmente i lunghi e fradici capelli della principessa.
Rein le regalò un mezzo sorriso per rassicurarla, anche se in realtà non aveva idea di come riuscisse a tenere ancora gli occhi aperti, quando continuava a sentirsi sul punto di perdere i sensi da un momento all’altro e il dolore al braccio e alle costole la stava quasi facendo impazzire!
<< Che ne dite di una... ritirata strategica? >> propose la turchina, rivolgendosi principalmente al Tenebros.
Questi – come si era ovviamente aspettata – la fulminò con gli occhi.
<< Scordatelo! Non abbiamo fatto tutta questa strada per poi ritirarci! >> esclamò con fervore, gesticolando con i pugni serrati.
In realtà, Terence aveva valutato anche quella opzione durante tutto il lungo periodo in cui aveva cercato di far uscire la folletta dall’illusione prodotta dalle sirene.
Sarebbe stata di sicuro l’opzione migliore, soprattutto perché non credeva che la principessa potesse essere abbastanza forte da poter reggere un attacco su due fronti.
Ma poi, quando aveva raggiunto l’entrata della grotta e Piimi si era teletrasportata da Rein per liberarla da Calipso, aveva avvertito alcune presenze familiari.
A quanto pareva, i Tenebros non erano stati gli unici a seguire la prescelta su Wonder.
A pochi metri dall’entrata della grotta, infatti - sebbene Ter non sapesse come spiegarsi la presenza di due Lumos sul pianeta – c’erano i famosi Guardiani della profezia.
Più il principe – di – non – si – ricordava – più – quale – regno, a far probabilmente loro da guida.
Perciò, se quei tre paladini fossero riusciti a tenere a bada le ombre nere il tempo necessario affinchè loro potessero mettere nel mentre le mani sull’Arma dell’Acqua e poi svignarsela senza farsi notare da nessuno, perché non approfittarne?
Naturalmente, la ragazzina avrebbe dovuto rimanere all’oscuro di tutto, altrimenti si sarebbe di sicuro rifiutata di mettere a rischio la vita di persone innocenti, solo perché loro avessero la possibilità di recuperare l’arma Leggendaria.
Classico ragionamento da persone idiote, quali Rein.
Proprio per questa ragione, Terence aveva fatto finta di nulla e si era comportato come da manuale, respingendo ogni possibilità di ritorno a Destion senza un trofeo leggendario da portare con loro.
Ovviamente né la folletta né la sedicenne parevano dalla sua parte.
Piimi gli volò incontro con espressione conciliante << ma Rein è ferita, non può combattere in queste condizioni.>> provò a far ragionare il ragazzo che in risposta scosse la testa con veemenza.
<< Ha ancora il braccio destro, mi sembra, e le gambe le funzionano, perciò... >>
<< Non posso usare l’arco con un braccio solo, stupido che non se altro! >> gli ricordò la prescelta, rifilandogli un’occhiata ostile.
<< Allora lo farai usare alla tua ombra. Riesci ad invocare la tua ombra, non è vero? >> la provocò, sfilando l’elsa della sua spada dal fondale con un gesto deciso.
Rein gli fece il verso e poi provò a concentrarsi per bene.
La testa le martellava per il dolore, ma riuscì comunque a raccogliere le energie necessarie affinchè Luna si materializzasse davanti ai loro occhi, proprio sul filo dell’acqua.
Farlo sarebbe stato impossibile per chiunque, tranne che per lei, e Rein si sentì più forte notando quel piccolo dettaglio.
<< Perfetto. Ora passale l’arco.>> aggiunse Terence, in tono pratico, mentre Piimi gli lanciava occhiate di rimprovero.
Rein rifilò un’occhiata al moro che diceva “ quando saremo tornati a casa faremo i conti!” e poi si sforzò quel tanto che bastava per far materializzare il suo prezioso arco d’argento nelle mani di Luna.
La sua ombra la fissava in apprensione, con i suoi occhi vuoti in cui Rein riusciva a guardare attraverso.
Il braccio sinistro di Luna funzionava alla perfezione e la sua ombra strinse l’arco con forza al suo petto.
<< Come faremo a battere Calipso? >> domandò angosciata Rein al compagno di squadra, non osando guardarlo negli occhi.
La situazione era davvero pessima già da prima che arrivassero i Tenebros, adesso era proprio catastrofica!
Il moro le lanciò un’occhiata di sottecchi, le braccia incrociate sul petto.
<< Ci inventeremo qualcosa.>> borbottò, mentre un lampo inquieto gli attraversava lo sguardo.
 
oOoOoOo


Già da prima che scoprisse che la Lumos - che lo aveva accolto in casa sua quasi fosse una persona qualsiasi e non il suo peggior nemico - fosse una Guardiana, Ter aveva intuito che ci fosse qualcosa di speciale in lei.
Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto le più brutali torture, ma c’era quel particolare scintillio nei suoi occhi, quella luce di vita che le illuminava lo sguardo, che assomigliava molto alla fiamma eterna e immortale raffigurata nello Stemma della Fenice della casata Reale di Spazio.
Tutto nella Lumos trasmetteva forza, coraggio, passione e bellezza.
Era come avere a che fare costantemente con una fiera elegante e imprevedibile, a cui bastava un solo sguardo e una lingua più tagliente di qualsiasi arma per devastare il nemico.
Ter lo trovava estremamente irritante, perché per una creatura a sangue freddo come lui - che era figlio di un drago oscuro, dalle ali nere come il cielo di Tempo e gli occhi rossi come sangue - quel fuoco ardente era la più subdola e affascinante delle attrazioni
Non c’era mai stato nient’altro che avesse attirato il Tenebros come riusciva a fare, senza nemmeno impegnarsi troppo, quella dannata ragazzina dai capelli rossi.
Terence dovette ammettere che era di sicuro il nemico più temibile con cui si fosse fino ad allora scontrato.
Un nemico che invece di evocare ombre di luce, gli medicava le ferite con mani gentili. Un nemico che invece di lanciargli contro incantesimi paralizzanti, gli rivolgeva sorrisi luminosi e sguardi penetranti.
E Ter aveva da tempo dovuto accettare l’evidenza di non essere affatto preparato ad affrontare un nemico del genere, e di non avere nessuna arma a disposizione – se il suo carattere odioso, gli sguardi sdegnati, le smorfie cattive non aveva funzionato allora cosa? -  da usare contro di lei o per difendersi dai suoi imprevedibili attacchi.
Nessun’arma pareva essere in grado di respingere una volta per tutta quella piccola Lumos.
Inizialmente – quando ancora i pregiudizi lo accecavano e l’odio era stato il sentimento più forte che aveva prevalso in lui, come una belve che sfonda la gabbia e annienta chiunque attorno a sé, senza fare distinzioni – aveva solo pensato che fosse una stupida contadina, con stupide manie di grandezza.
Ma passando ogni santissimo giorno al suo fianco, a guardarla mentre preparava i suoi infusi e le pomate lenitive con occhi attenti e mani esperte, o i suoi movimenti furtivi mentre sgattaiolava fuori di casa, durante la notte, per andare al fiume a svagarsi un pò o per aiutare i suoi amici a difendere il villaggio;  e allora si batteva con coraggio e forza, e non c’era paura nel suo sguardo, né sottomissione, ma c’era orgoglio quello stesso orgoglio e quella stessa determinazione che Ter avrebbe saputo distinguere fra milioni... perché erano anche i suoi... quello era anche il suo sguardo.
Ecco, durante tutto quel tempo in cui aveva imparato a decifrare alcuni delle sue occhiate distratte e a intuire tutta una serie di intimidazioni nei suoi rari silenzi, qualcosa nel suo modo di vederla era definitivamente cambiato.
Non era più solo una Lumos – una feccia fra le tante, carne da macello, la personificazione di tutto ciò che Terence più odiava al Mondo - ma era anche una ragazza.
Una ragazza davvero molto carina tra l’altro, a dispetto del fatto che fosse una Luminiana.
Suo fratello – il grande esperto in fatto di donne! – gli aveva sempre descritto le giovani di Spazio come delle donne bruttissime, tutte pelle ossa e foruncoli e capelli crespi e occhi e capelli davvero TROPPO chiari.
Niente a che vedere, quindi, con le sventole del regno di Tempo.
Di sicuro non aveva mai incontrato Lei, altrimenti si sarebbe rimangiato tutto, quel deficiente.
Principalmente, Ter si chiedeva come potesse solo esistere una ragazza così innocente e pura come la Lumos... nonostante la Guerra.
Dal modo in cui parlava e anche dal modo in cui si muoveva, la giovane sembrava tutto meno che una contadina.
Molto probabilmente non lo era davvero, visto che i Guardiani, solitamente, nascevano solo all’interno di famiglie d’elité.
Magari la sua era solo una copertura, una recita messa su per paura che i Tenebros potessero scoprire il suo segreto e attaccare il suo villaggio.
Probabilmente anche quell’insopportabile ragazzino dagli occhi gialli e i capelli arancioni sapeva la verità.
Ecco perché teneva la Lumos costantemente d’occhio e le stava appiccicato tutto il tempo.
Erano stati davvero bravi a nasconderla in quel modo, nessuno dei Tenebros avrebbe mai pensato di cercare dei Guardiani fra i piccoli villaggi nelle montagne.
La loro strategia non era stata poi così stupida.
Di sicuro doveva essere stata un’idea della stessa Lumos.
Il ragazzo dai capelli arancioni non sembrava così intelligente, e nemmeno Re Leonida, con i suoi stendardi rosso fuoco e il suo palazzo di marmo bianco nascosto fra le Alpi, puah!
La Lumos invece era solo questa piccola peste dai capelli rossi e sorrisi impertinenti e risposte sagaci.
Gli occhi le brillavano di intelligenza e arguzia, ed era stata in grado di trasformarsi in lince, nonostante l’influenza delle sirene, per correre ad aiutarlo.
Ora, dopo essere stati entrambi d’accordo che l’unico modo per sconfiggere le sirene era utilizzare armi di ferro – il punto debole di tutte le creature fatate - si erano rifugiati in prossimità della boscaglia e lei aveva preso il suo pugnale – anche se “fregato sotto gli occhi” sembrava essere la definizione più esatta - e stava squagliando il metallo con un incantesimo, per plasmarlo di nuovo a suo piacimento e formare tanti piccoli shuriken.
Entrambi avevano conferito che un solo pugnale non era un’arma adatta per uccidere una sirena.
Richiedeva, infatti, una distanza troppo ravvicinata e invece loro avevano bisogno della distanza e della furbizia per vincere.
Gli shuriken garantivano loro questo vantaggio.
Secondo Ter sarebbe stato molto più saggio creare anche qualche lancia, perciò, mentre la rossa – con i suoi poteri da Guardiana – stava lavorando e piegando e liquefacendo il metallo, lui aveva trovato dei rami abbastanza robusti da creare delle lance.
Le stava scalfendo con delle pietre visto che la Lumos gli aveva preso il pugnale.
<< Non avrei mai detto che eri così bravo nelle attività manuali.>> lo aveva beffeggiato la ragazza, seduta accanto a lui in mezzo ai cespugli rigogliosi e l’ombre allungate del bosco, lanciandogli poi un’occhiata divertita da sopra la spalla.
Lui l’aveva trinciata con lo sguardo e le aveva risposto di “risparmiare il fiato e darsi da fare!”
La Lumos era scoppiata a ridere e aveva piegato un pò del ferro incandescente e liquefatto affinchè assumesse la forma di una punta da lancia.
Gliela passò, facendola volteggiare in aria.
<< Lascia che si raffreddi un po’, prima di prenderla.>> gli disse, e poi continuò a concentrarsi sulla formazione degli shuriken, dividendo il metallo rimasto in tante piccole parti uguali.
Terence lanciò un’occhiata alla punta da lancia che gli volteggiava sopra la testa e provò un getto di ammirazione nel constatare che era perfetta.
<< Non avrei mai pensato che una ragazza sapesse lavorare il metallo.>> affermò in tono provocatorio, rivolgendo alla Lumos un sorrisino sghembo.
La rossa sospirò con una finta aria melodrammatica << Gilda dice che una brava donna di casa deve saper far tutto. Io non sono d’accordo. Secondo me una donna in generale deve saper far tutto, per rimediare al fatto che gli uomini, al contrario, non sanno fare niente.>>
Ter se la sarebbe presa se il commento non fosse stato rivolto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE agli uomini Lumos.
Anche secondo lui, infatti, gli uomini Lumos non erano in grado di fare niente.
I Tenobros erano molto più istruiti, più forti, più preparati e più disciplinati rispetto a tutti gli altri.
La ragazza non poteva di certo saperlo, visto che l’unico esemplare di ragazzo Tenebros con cui era venuta a contatto era proprio lui, fortunatamente.
Tuttavia Terence prese la palla in balzo e, schiarendosi la gola, le domandò un tantino nervoso << pensi la stessa cosa di quel tuo amico dagli occhi inquietanti? >>
La Lumos lo guardò di sbieco, anche se aveva un mezzo sorriso divertito stampato sulle labbra << ma che problema hai con i nomi delle persone? “Quel tuo amico con gli occhi inquietanti” non è nemmeno un bel soprannome, comunque. È troppo lungo.>>
<< Rispondi e basta.>>
<< Beh, Castel è un po’ un’idiota... in certe occasioni. Ma è apposto, penso che potreste diventare amici, se solo non vi ringhiaste contro tutto il tempo. Lui è un bravo guerriero e un buon amico, anche se certe volte è un po’ troppo protettivo.>> cercò di spiegarsi la giovane, senza mai guardarlo negli occhi.
All’inizio il Tenebros pensò che fosse solamente troppo concentrata sul suo incantesimo su come plasmare e modellare il metallo, poi invece si accorse dell’ombra cupa che le gravava sugli occhi.
<< C’è qualcos’altro? >> le domandò sospettoso, fissandola intensamente.
Sentiva una strana sensazione serpeggiare dentro di lui.
Una sensazione di fastidio e di ansia insieme.
Qualcosa che non aveva mai provato prima.
La rossa, senza ancora degnarlo di uno sguardo, gli rispose con un neutro << no, nulla.>> che mise fine al discorso.
Il moro non capì per quale ragione gli premesse così tanto sapere cosa la Lumos pensasse di quell’altro idiota, o cosa pensasse degli altri ragazzi Lumos in generale.
Forse era solo curiosità.
Forse temeva solo che la Lumos potesse essere già...
No! Era un pensiero ridicolo!  
Cosa poteva importagliene a lui comunque?
Che differenza avrebbe fatto sapere che la ragazza era già promessa a qualcuno?
Aveva diciassette anni, in fondo, di conseguenza era abbastanza probabile che la sua famiglia l’avesse già destinata a qualche babbeo luminiano.
Terence trovò quel pensiero rivoltante e irritante e decise di non pensarci più, decise che non gli avrebbe dato più importanza perché in realtà non gli ne poteva fregare di meno.
Davvero.
Non gli interessava affatto.
Per niente!

E comunque non avrebbe potuto che provare pena per quello sciagurato che l’avrebbe presa in moglie!
Insomma, chi voleva restare per tutta la vita legato a una ragazza così insolente e testarda ed egocentrica e totalmente fuori di controllo?
Nessuno.
Di certo non lui.
Oh, era una cosa così ridicola!
Perché, per tutti gli Dei sanguinari, ci stava ancora pensando?!
 
oOoOoOo
 

<< Devo berlo per forza? Tutto, tutto? >> brontolò Rein, fissando disgustata lo strano infuso che Piimi le stava porgendo.
La folletta sospirò esausta << sì, Rein. Te l’ho già detto. Servirà per calmarti i dolori.>>
<< Ma ha un odore così... bleaah! >> continuò a lagnarsi la turchina, facendo strane smorfie e sventolandosi una mano davanti al naso.
Piimi sospirò di nuovo, massaggiandosi la fronte con due dita.
Terence pensò che se la folletta fosse stata qualcun altro – una persona qualunque in tutto l’intero universo, ad esempio – avrebbe iniziato a sbraitare frustrata in direzione della principessina, che non aveva fatto altro che lagnarsi e brontolarsi e piagnucolare per tutto il tempo da quando la folletta aveva preso a fasciarle il braccio e poi ad esaminarle le ferite sul costato e a rifilarle pozioni curative che teneva conservate dentro il suo carillon da trasporto.
Lui aveva già i nervi a fior di pelle e, se fosse stato al posto di Piimi, avrebbe già mandato la ragazzina al diavolo o l’avrebbe costretta con la forza a bere l’infuso antidolorifico tirandola per i capelli.
<< Piantala di fare la mocciosa e dà retta a Piimi! Ci stai facendo perdere un mucchio di tempo con tutti questi tuoi stupidi capricci! >>
<< Sul serio Rein, sei davvero una pessima paziente.>> gli diede man forte anche la folletta, fissando Rein con disapprovazione.
La sedicenne gonfiò le guancie e si accarezzò la fasciatura sul braccio sinistro, prima di rispondere scocciata << e va bene, va bene, dammi quella poltiglia maleodorante. Vorrei vedere te al mio posto, Ter! Mister non ho bisogno di cure, io posso sempre cavarmela da solo! >> lo sbeffeggiò, per poi bere l’infuso tutto d’un fiato.
Rabbrividì quando il liquido le scivolò giù lungo la gola.
Il sapore era persino peggiore dell’odore! pensò Rein disgustata, restituendo la piccola bottiglietta a Piimi.
<< Che schifo! Bleah! >> cominciò a fare smorfie buffe e a passarsi ripetutamente il dorso della mano sulla bocca come se ciò la aiutasse a far andare via quel saporaccio.
<< Sapeva di vomito di gatto! Perché le medicine non hanno lo stesso sapore del tè o, che ne so, della crème brùlèe? >> continuò a lamentarsi, cercando poi di alzarsi in piedi.
Piimi le sorrise e la aiutò, afferrandola per il braccio sano.
<< Ti farà effetto in un lampo, vedrai. Ho preparato quell’elisir con le mie stesse mani, seguendo le istruzioni di un grimorio molto antico.>> le spiegò la folletta, orgogliosa del suo infuso disgustoso.
Rein annuì condiscendente, per non ferire i sentimenti di Piimi, e poi gettò un’occhiata seccata in direzione del moro.
Terence se ne stava con lo sguardo fisso nel vuoto, la fronte aggrottata e le mani tenute ben salde intorno all’elsa della sua spada.
Sembrava essersi estraniato in pensieri lontani, anche piuttosto tristi, visto l’ombra scura che gli incupiva lo sguardo.
<< Che ti succede? >> gli domandò curiosa la giovane, avanzando verso di lui.
Il dolore alle costole era ancora insopportabile e la faceva muovere molto più lentamente e in maniera totalmente sgraziata.
Ah, quanto detestava Calipso!
Ter sobbalzò, sentendosi chiamare in causa e si affrettò a lanciarle un’occhiata particolarmente storta.
<< Niente! Sei pronta? Hai capito il piano? >>
<< Le costole mi fanno ancora un po’ male.>> pigolò nuovamente Rein, rivolgendo uno sguardo dispiaciuto e un broncio adorabile in direzione dell’amica.
Piimi le accarezzò la testa con fare amorevole << stringi i denti, Rein. Tra pochi minuti il dolore diminuirà, promesso.>> le ripetè, annuendo convinta.
Rein sospirò sconsolata e poi si rivolse di nuovo in direzione del Tenebros << d’accordo, andiamo.>>
Terence annuì e Piimi afferrò le mani di entrambi per teletrasportarli in un punto preciso della grotta.
 
Le ombre nere avevano del tutto circondato le Grotte di Inumi, tenendosi comunque il più lontano possibile dalla superficie increspata dell’oceano.
All’inizio Castel aveva pensato che le ombre avessero scelto quel posto particolare dell’intero Regno a causa loro.
Le ombre nere, infatti, seguivano le grandi fonti di luce e di magia e, visto che loro erano gli unici Lumos presenti in tutto il pianeta Wonder, era ovvio che le ombre avessero puntato su di loro.
Ma, a quanto pareva, il suo ragionamento non era del tutto esatto.
Le ombre nere apparivano, in realtà, parecchio confuse.
Non combattevano in maniera ordinata e compatta come al solito, ma continuavano a gettare sguardi a terra nella loro direzione, poi alla grotte e infine alle loro spalle, al di là dello strapiombo, verso il castello della principessa Mirlo, come se non sapessero esattamente da che cosa fossero state attratte fin lì.
<< Qui su Wonder abbiamo un vantaggio! >> affermò Castel, rivolto ai due amici << le ombre nere sono disorientate, perché il controllo dei Tenebros è meno forte a causa della lontananza enorme che li divide. >>
<< Me ne sono accorto anch’io! >> asserì Gon, tagliando poi la testa a un altro corvo gigante che era gli era appena piombato addosso.
La luce si propagò dalle sue mani fino all’elsa della spada e l’ombra nera esplose, come di consueto, in tanti frammenti luminosi.
<< Se le teniamo occupate qui, forse riusciremmo ad evitare che facciano danni seri al Regno e alla popolazione.>> suggerì Shade, schivando una fiammata oscura che un serpente gigante gli aveva sparato contro.
Aveva il respiro affannato, abrasioni alle mani e la faccia coperta di cenere, proprio come i due amici.
Castel annuì alla sua proposta, per poi gettare un’occhiata verso l’alto, lì dove le ali dei corvi avevano quasi del tutto oscurato la praticamente inesistente luce del sole, che splendeva dietro la coltre di nubi grigie come piombo.
Era come se quelle ombre maledette stessero cercando qualcosa in particolare, ma cosa?
Loro? O chiunque fosse rimasto intrappolato dentro quelle grotte?
A un certo punto, però, lo strano comportamento di uno stormo di corvi distrusse tutte le sue supposizioni.
Le ombre nere, infatti, avevano appena preso la picchiata in direzione di un punto fuori dal perimetro.
 
Fine si accorse appena in tempo del gruppo di tre ombre nere che aveva preso a volare nel punto in cui si erano fermati lei e Poomo, a metà strada fra il castello di Mirlo e le grotte di Inumi.
Tremante si gettò a terra, tenendosi la testa fra le mani, prima che uno di quei mostri gliela staccasse dal collo con un colpo di becco.
<< Principessa, dovete combatterle! >> la spronò Poomo, aiutandola a rimettersi in piedi e a rifugiarsi dietro uno scoglio sporgente.
Le ombre stavano già facendo dietrofront ed erano pronte a ricadere in picchiata verso di lei, cercandola con i loro occhi vuoti e oscuri.
Fine, tremante e insicura, strinse forte il suo scrigno solare fra le mani.
<< E se i miei poteri non dovessero funzionare di nuovo? >> domandò angosciata a Poomo, gli occhi spauriti e colmi di incertezza.
Poomo la fissò intensamente, cercando di infonderle più sicurezza possibile.
Era in occasioni come quelle che la mancanza di Rein nella loro squadra si faceva maggiormente sentire.
Fine non aveva mai avuto nessun dubbio, quando aveva avuto la gemella al suo fianco.
<< Non preoccupatevi, funzionerà. Dovete solo avere fiducia in voi! >> le disse.
Fine abbassò lo sguardo e scosse la testa.
<< Sono troppo forti, Poomo! Hai visto quello che uno solo di quei mostri ha fatto nel Regno dei Mulini a Vento. Questi sono decine. Non posso, non sono abbastanza forte da sconfiggerli tutti da sola! >> affermò Fine, prendendosi la testa fra le mani, assediata dal panico.
I corvi planarono sopra di loro, sputando fuoco nero dalle fauci spalancate.
Le fiamme fortunatamente si abbatterono solo contro la roccia, corrodendola in superficie.
Fine si era rannicchiata su se stessa e si era presa il capo fra le mani, nascondendo Poomo sotto il suo petto.
Chiuse gli occhi e iniziò a gridare per sovrastare il gracchiare inferocito dei corvi e il ruggito delle fiamme.
Quando l’attacco cessò, gettò subito un’occhiata allarmata al folletto << Poomo! >>
Quest’ultimo però le riservò uno sguardo duro e severo e le puntò un indice contro il naso << Principessa Fine, dovete combattere! Pensate a Rein. Cosa vi avrebbe detto vostra sorella se fosse stata qui con voi? >> gli chiese, cercando di scuoterla.
Fine trasalì e sentì le lacrime pungerle gli occhi, mentre l’odore di bruciato le pizzicava le narici.
Rein le avrebbe dato forza e sicurezza, le avrebbe trasmesso il suo coraggio e l’avrebbe rassicurata dicendole che insieme erano imbattibili, che il loro legame era più forte di ogni cosa.
Ma adesso?
Adesso che Rein non c’era più, come poteva ritrovare di nuovo quella forza? Come poteva sprigionare di nuovo quell’energia?
<< Rein non si sarebbe tirata indietro, non è vero? Vi avrebbe detto di non avere paura! Voi siete molto forte principessa, davvero. Possedete un potere e una luce che nemmeno immaginate. Dovete solo crederci! >> continuò a incoraggiarla il folletto, continuando a tener d’occhio i movimenti delle ombre che volavano a cerchio sopra di loro pronte a un nuovo attacco.
Fine si asciugò gli occhi lucidi di lacrime passandoci sopra il braccio e con la mano destra strinse sempre più forte il suo scrigno.
Sarebbe di sicuro stato molto più facile starsene rannicchiata nel suo nascondiglio, ma Fine sapeva bene che non poteva.
Il potere di Prominence era una responsabilità, questa era una lezione dolorosa che aveva già imparato anni addietro, la prima volta che si era ritrovata faccia a faccia con il male.
Le immagini del Regno dei Mulini a Vento, preso d’assalto da quel mostro vorace ed enorme, riapparvero immediatamente nella sua mente, devastanti e atroci come se le stesse rivivendo di nuovo proprio in quel momento.
Rivide il povero soldato esalare il suo ultimo respiro fra le braccia di Auler, tutte quelle guardie bruciate vive con un solo colpo da quella oscura creatura.
Rivide le tenebre e la paura diffondersi ovunque, insinuarsi negli occhi di tutti i suoi amici, nei cuori di tutte le persone coinvolte, nei corpi carbonizzati delle vittime.
Non poteva permettere che la stessa cosa accadesse anche nel Regno della Goccia.
La prima volta si era ritrovata impreparata ed aveva fallito.
Questa però non poteva essere una scusa per non provarci di nuovo.    
<< Hai ragione, Poomo.>> esclamò la giovane, gli occhi puntati sullo scrigno solare che stringeva nella mano.
<< Devo combattere, non posso arrendermi così, senza neanche averci provato. Il regno di Mirlo è in grave pericolo e io non posso permettere che venga fatto del male a delle persone innocenti! Non di nuovo! >>
<< Ben detto, principessa! >>
Fine gli sorrise fiduciosa e poi invocò il potere di Prominence e la benedizione del Sole.
Il suo scettro le apparve nelle mani, infondendole nuova forza e nuova energia, cancellando la sua insicurezza e colmandola di coraggio.
La sua luce si irradiò con così tanta potenza, che le ombre nere che si trovavano sopra di lei vennero letteralmente spazzate vie in un lampo, inghiottiti dai bagliori accecanti della benedizione del Sole.
Ma la battaglia di Fine era appena all’inizio.
 
Così come Gon era diventato un esperto in materia di Ombre Nere, così Shade capì immediatamente che quella luce incredibile, che si era diffusa fuori dal perimetro delle Grotte, non poteva essere nient’altro che il potere di Prominence.
<< Fine...? >> bisbigliò fra sé e sé, sorpreso che anche la giovane principessa del Sole si trovasse lì.
Possibile che fosse solo una coincidenza?
<< Che cos’era quella luce? La prescelta? Era la prescelta?! >> domandò loro Gon, completamente su di giri e quasi saltellando sul posto, nonostante il fatto che fossero circondati da ombre nere e fiamme oscure, e avessero i visi sporchi di cenere e le armature semi carbonizzate.
Castel scosse la testa impercettibilmente << la prescelta è la portatrice dell’ombra. A meno che non sia entrata in possesso dell’Arma Leggendaria della Luce, dubito che potrebbe...>>
<< Frena un secondo! L’Arma Leggendaria della Luce? Di cosa stai parlando? >> saltò su il cobalto, sempre più curioso sull’argomento.
<< La prescelta usa le otto Armi Leggendarie per combattere, non lo sapevi? Le armi create dagli Otto Supremi in persona! >> gli spiegò Gon, l’espressione euforica di chi ha appena vinto il primo premio in una corsa.
Questi Lumos sono proprio fissati con questa prescelta! pensò Shade, per poi riflettere più attentamente sulle parole del castano.
Un’Arma Leggendaria che discendeva direttamente dai Supremi...
Sbarrò gli occhi scandalizzato, come se avesse appena preso uno schiaffo in pieno viso.
<< Fine utilizza lo scettro di Prominence... >> mormorò, attirando su di sé l’attenzione dei due Guardiani.
<< Chi è Fine? >> gli chiese Gon e, contemporaneamente, Castel gli domandò << Lo scettro di Prominence?! Quella Prominence?! >>
<< Quante altre Prominence credi che esistano? >>
 
 
Il piano di Terence era abbastanza buono, ragionò Rein, mentre tutti e tre insieme aspettavano che Calipso e le sue sei figliolette si facessero di nuovo vive.
Aveva chiesto a Piimi di teletrasportarli nel loro cimitero – che in pratica era una specie di piscina naturale che si apriva in maniera ovale per tutta la larghezza dell’antro che la ospitava, e dove l’acqua aveva preso un inquietante color vermiglio a causa di tutti i cadaveri galleggianti a cui Rein stava disperatamente cercando di non far caso.
Era passato già qualche minuto e, in effetti, il disgustoso infuso di Piimi che sapeva di vomito aveva sul serio iniziato a farle effetto.
Le costole inclinate le facevano meno male, così come il braccio sinistro, e riusciva a stare dritta senza più sentire il respiro spezzarsi in gola.
Terence si guardavo sospettoso e guardingo in giro, come se si aspettasse che da un momento all’altro uno squalo gigante saltasse fuori pronti a divorarli in un sol boccone.
Teneva ancora metà viso coperto da un frammento del suo mantello e si era anche fatto materializzare da Piimi un paraorecchie.
Sembrava davvero molto ridicolo così conciato, ma Rein non era in vena di spirito, in quel momento, perché era davvero così furiosa con Calipso e così al tempo stesso preoccupata per la riuscita della missione che il suo cervello non era riuscito a elaborare una battuta decente fra l’ansia, la rabbia e il dolore che l’affliggevano in quel momento.
L’attesa era snervante e Rein sapeva con certezza quanto a Calipso piacesse giocare al gatto e al topo.
Quella stronza stava solo aspettando che loro abbassassero la guardia o che le mostrassero un punto debole o una qualche falla nel loro piano.
Ma Terence era stato categorico e severo e saccente e un sacco di altre cose insopportabili, mentre glielo spiegava e le raccomandava vivamente di seguire il piano e di non fare di testa sua, per nessuna ragione al mondo!
Era davvero insopportabile quando faceva così! aveva pensato Rein, fissandolo storto mentre Piimi le fasciava il braccio.
E c’erano state discussioni e battibecchi e lamentele e un sacco di insulti gratuiti fra loro due intanto che Piimi la medicava, in un antro particolarmente nascosto e oscuro delle Grotte di Inumi, cercando nel mentre di calmarli.
Il piano di Terence era davvero buono, ma Rein continuava a contestarlo solo perché questo la divertiva, distogliendola dal dolore.
Non glielo avrebbe mai detto, per non dargli soddisfazione, ma era chiaramente il giovane Tenebros la mente del gruppo.
Piimi era la crocerossina, mentre Rein era la testa calda, ma era anche la prescelta, quindi poteva vantare di possedere un sacco di assi nella manica in più rispetto al ragazzo.
Ed era anche molto più simpatica e socievole di lui, su questo non c’era alcun dubbio!
Ed era anche il bocconcino più prelibato e questo garantiva loro che sarebbe di sicuro stata la preda preferita della Dea.
Infatti...
La prima freccia d’acqua le schizzò a soli pochi centimetri di distanza dall’orecchio di sinistro, mancandola di striscio.
La seconda e la terza piombarono addosso a Terence e a Piimi che le schivarono all’ultimo istante.
Le sei sirene apparvero a filo dell’acqua, in mezzo ai cadaveri, proprio come si era aspettato il Tenebros che si lasciò sfuggire un ghigno sadico.
Rein fu pronta a evocare sulla mano destra il Guanto di Deianira, che le conferiva un potere assoluto sulla poca terra presente nella grotta.
Prima che una delle sirene balzasse fuori dall’acqua e si scagliasse contro di lei con uno strillo acutissimo, Rein si abbassò e scagliò un pugno contro la dura roccia su cui si trovavano in piedi lei e i due amici.
L’impatto della sua mano contro la piattaforma di roccia e ghiaccio fece propagare un’onda d’urto tale che l’intero antro prese a scuotersi in preda a delle scosse sismiche.
Rein sentì un gridolino di vittoria risalirle in gola quando alcune affilate stalagmiti iniziarono a piovere giù dal cielo come enormi lance di ghiaccio e ad affondare a tutta velocità nei corpi delle sirene.
La maggior parte di loro riuscì a schivarle, mentre una venne colpita in pieno nel petto e un’altra si ferì alla coda.
Tuttavia Rein si concentrò principalmente sull’entrate del cimitero che ora era bloccata dai detriti.
<< Perfetto, adesso nessuno di noi ha più una via di fuga, piccole stronze! >> affermò Terence, il solito baluginio eccitato a infiammargli gli occhi e un ghigno di sfida ad arricciargli le labbra.
Si strappò via il mantello dalle spalle, mostrando tutto l’arsenale di armi che aveva portato con sé.
Oltre alla sua enorme spada nera che teneva fedelmente attaccata al fianco in un fodero, aveva dei pugnali affilati infilati negli stivali e degli strani oggetti a forma di stella sistemati ai lati della cintura.
Inoltre, attaccata dalla parte opposta della spada, stava una specie di catena a grossi anelli che finiva con un arpione.
A vederlo così, Rein si chiese come riuscisse a muoversi tanto velocemente con tutto quel metallo pesante addosso.
Ma si tappò la bocca, prima che un esclamazione stupida le uscisse dalle labbra, quando vide il Tenebros afferrare la catena e iniziare a far ruotare l’arpione intorno al braccio.
Le sirene gettavano sguardi minacciosi ad entrambi e tenevano i denti digrignati.
Le loro squame sembravano nere come il petrolio, a causa dell’oscurità che era piombata nell’antro dopo che Rein aveva chiuso definitivamente l’entrata per intrappolarle lì dentro con loro.
I loro capelli erano come lunghe alghe verdi e umide attaccate alle loro teste, i cui visi pallidissimi risaltavano in perfetto contrasto.
Rein stava ansimando per la fatica - e un po’ anche per il dolore - quando le vide scattare tutte quante contemporaneamente verso di loro, balzando fuori dall’acqua come se avessero messo le ali ai pied-… ehm... alle pinne.
La sedicenne si limitò a stringere i denti e a sollevare  – grazie al potere dell’Arma Leggendaria della Terra - un polverone di detriti contro le due sirene, che vennero colpite proprio sugli occhi, quindi arretrarono accecate, gettandosi di nuovo in acqua.
Intanto Terence aveva sollevato sopra la testa il suo arpione e lo aveva gettato addosso alle altre due sirenette, che si erano precedentemente scagliate contro di lui.
Riuscì ad afferrarne solo una, stringendole la catena di ferro tutta intorno al busto.
La sirena emise un strillo gorgogliante, come il rumore di una cascata che colpisce la roccia, e a contatto con il ferro dell’arma del Tenebros iniziò a dimenarsi e la sua pelle a macchiarsi di rosso cremisi.
Rein la vide contorcersi e ululare di dolore e muovere freneticamente la coda da destra a sinistra, mentre la sua pelle diventava un’unica grande macchia rossa.
Terence la lasciò andare – ormai priva di vita - solo quando la seconda sirena si scagliò contro di lui.
<< Rein! >> Piimi la richiamò all’attenzione giusto in tempo, visto che le altre due sirene stavano di nuovo puntando verso di lei, gli occhi più furiosi che mai  e le fauci aperte e pronte a divorarla.
La turchina fece dissolvere il Guanto della Terra dalla sua mano e si concentrò sulle ombre che la superficie dell’acqua proiettava sulle pareti di roccia e ghiaccio.
Da una di quelle ombre, vide Luna già pronta a schioccare le frecce.
Prima che una delle sirene le afferrasse le gambe, trascinandola affondo dell’acqua, si gettò di lato e la freccia scagliata dal suo arco, lanciata dalle mani esperte di Luna, si conficcò nello sterno della sirena.
Sebbene le sue frecce fossero fatte d’argento e non di ferro, il colpo inflitto fu più letale di quello dell’arpione vagante di Terence.
Il potere della freccia d’ombra, infatti, infettò dall’interno il corpo della sirena che si contrasse, spalancando bocca e occhi, e poi esplose in tanti frammenti viscidi di carne e sangue, alcuni dei quali colpirono in pieno il viso di Rein che si era voltata di lato e aveva strizzato gli occhi disgustata da quella visione.
Adesso ne rimanevano solo tre, di cui una era già ferita, pensò la ragazza, cercando di incoraggiarsi visto che nella caduta le sue costole incrinate erano ritornate a farsi sentire, mozzandole il fiato per il dolore.
Gettò uno sguardo in direzione di Piimi che se ne stava in disparte dalla battaglia a lanciare occhiate preoccupate ai suoi amici, e poi a Terence che cercava di colpire le sirene con il suo arpione.
Rein si rimise in piedi barcollando e tastandosi il costato con il braccio sano.
Spostò gli occhi sulla superficie - ora ancora più rossa - dell’acqua, cercando di individuare la sirena con la coda ferita per finirla una volta per tutte.
Ma non riuscì a vederla in tempo, perché questa balzò su di lei alle sue spalle affondando i suoi denti affilati come quelli di uno squalo sulla sua spalla sinistra.
La giovane urlò di dolore e con il braccio sano cercò di scrollarsi la sirena di dosso, tirandole i lunghi capelli umidi.
Rein sentì le zanne affilate lacerarle le carne, strapparle via brandelli di tessuto e vasi sanguigni, e un bruciore accecante e fastidioso diradarsi in tutto il suo corpo come se fosse in preda a un veleno.
Tuttavia non durò che una manciata di lunghissimi secondi, perché Terence intervenne quasi subito in suo soccorso, estraendo uno dei suoi strumenti a stella dalla cintura e lanciandoli nella schiena della sirena.
Quella si staccò dalla spalla di Rein con un urlo agghiacciante, e poi cadde a terra iniziando a contorcersi per cercare di estrarsi le stelle di ferro dalla schiena.
Spinta da una rabbia ceca e impetuosa che la giovane non sapeva neanche di possedere, richiamò la sua faretra nella mano destra, estrasse una delle sue frecce e poi la conficcò con un lungo grido furente proprio nel cuore della sirena.
Stavolta Rein non provò né disgusto né chiuse gli occhi quando quella esplose in mille pezzi di fronte a lei, infettata dal suo potere.
La spalla le bruciava da morire, gli occhi le pungevano per le lacrime, il suo viso era contorto in una smorfia di ira e dolore e aveva le mani imbrattate di sangue scuro.
Persino Terence, dopo aver ucciso la penultima sirena, ora la fissava con sguardo allucinato, come se non la riconoscesse.
E Rein, riscuotendosi, riuscì quasi a sentire la risatina perfida di Calipso nelle orecchie, insieme al tono lascivo e soave della sua voce mentre continuava con la sua macabra filastrocca.
 

“... Il cui coraggio è legato a una sola sorte,
Per colei che nell’ombra non teme la morte.
Tempo è figlio di un demone dannato,
Spazio è la luce di chi quel demone ha perdonato.
Fra essi Destion regna nella sua solitaria desolazione,
E attente l’arrivo di colei il cui cuore non prova più emozione.”

 
 
 
 
 

 
 
  
Angolo dell’Autrice.

Dopo mesi e mesi e mesi di totale silenzio, eccomi con il nuovo capitolo! ^W^
So che non ci sono scuse per un ritardo del genere, visto che è quasi passato un anno dacchè ho pubblicato il ventisettesimo capitolo.
Posso dire di aver lavorato molto su quest’ultimo, e di aver scritto varianti su varianti di cui non ero mai del tutto soddisfatta.
All’inizio il capitolo avrebbe dovuto concludersi con la sparizione totale di Calipso, poi – come mio solito! - mi sono resa conto che era già troppo lungo e che continuando così voi lettori avreste impiegato due giorni solo per finire di leggerlo tutto ^_^”.
Di conseguenza, l’ho tagliato – di nuovo! – ma non riuscivo lo stesso a trovare un finale decente.
Dall’inizio di Agosto a oggi ho praticamente riscritto l’ultimo paragrafo diciamo solo... una ventina di volte? >__>
E vabbè, spero che comunque quest’ultima versione vi piaccia, a me ha convinto molto più delle altre.
Vorrei precisare che nonostante io non si affatto costante negli aggiornamenti non ho comunque intenzione di abbandonare la storia.
Assolutamente no! Ci sono così affezionata, che non ci riuscirei proprio ad abbandonarla anche se dovessi finirla a trent’anni! xD
Purtroppo il mio tempo libero e la mia ispirazione non coincidono mai troppo bene: quando ho del tempo libero non ho ispirazione e quando ho ispirazione non ho tempo libero.
Perché? Perché mondo crudele?!
Comunque, ora basta parlare delle mie crisi creative e concentriamoci soprattutto sul capitolo.
La cosa che – credo – vi sarà saltato subito agli occhi è Rein che inizia a delirare cose senza alcun senso all’inizio del capitolo.
Non è una scelta a caso: per esperienza personale so che quando si sta davvero, davvero, male le persone iniziano a delirare e a dire cose senza senso.
Piccola parentesi personale: ricordo ancora molto bene quando un mio amico si è rotto il braccio cadendo dal motorino e io e altri siamo dovuti andare ad accompagnarlo di corsa in ospedale.
Lui era tutto questo grande borbottio dolorante e imprecazioni sputate lì a casaccio, e maledizioni lanciate al cielo e alla terra e a tutti i motorini del mondo ed era tutto un “non salirò più su una moto per il resto della mia vita” ecc... ecc...
Ovviamente il mio amico è risalito sul suo stupido motorino non appena gli è stato tolto il gesso -__- ma non questo il punto!
In pratica quel giorno ho capito che ognuno di noi reagisce al dolore in maniera diversa: c’è chi piange a dirotto e strepita, chi stringe i denti e geme soltanto, chi esce fuori di testa e chi, semplicemente, sviene.
Io spero di non appartenere a nessuna di queste categorie e di non dover sperimentare mai una cosa simile >__>
Voi che ne pensate?
Fine piccola parentesi personale: ecco, inspirandomi a questo episodio ( non molto piacevole) della mia vita – ringrazio il mio amico per avermelo fatto citare! xD – ho creato la mia versione un po’ comica di Rein delirante e dolorante.
Spero che via piaciuta! xD
Io mi sono divertita molto, in effetti, ma non è perché sono sadica ( forse solo un pochino! >__<) semplicemente ho trovato questa nuova Rein dolorante e delirante incredibilmente divertente ^W^
Tutta al contrario è la Rein del paragrafo finale.
Qui vediamo una Rein accecata dalla rabbia che conficca frecce e grugnisce e combatte come una furia.
Penso che quest’esplosione di rabbia sia anche giusta.
Insomma, ne ha sopportate talmente tante, ed è stata ferita così tante volte per tutto il capitolo, ed è così sottopressione che un piccolo sfogo le ci voleva proprio, poveretta!
Comunque, tanto per la cronaca, a lei non piacerà molto e ci saranno drammi a non finire a causa di questo suo sfogo finale T__T
Un altro personaggio che si evolve un po’ nel capitolo è Fine, che finalmente si avvicina alla lotta.
Era ora! Me lo sono ripetuta anch’io, non preoccupatevi ^^”
Da adesso in poi Fine sarà una specie di bomba ad orologeria targata Prominence. Seeh!
All’inizio, la ragazza non aveva idea di come reagire alla vista dei mostri ( ricordo che Fine li chiama “mostri” perché non sa ancora che siano “ombre nere”!) perché la prima volta che ne ha visto uno, questo stava praticamente radendo al suolo il Regno dei Mulini a Vento ( vedi i capitoli 10 e 11) e i suoi poteri avevano fatto cilecca, lasciandola in balia di quel demone distruttivo.
La sua incertezza è pertanto giustificata: si blocca, ha paura di fallire di nuovo e non sa a chi aggrapparsi visto che ha perso Rein, che tra le due era comunque sempre stata quella più coraggiosa.
Il blocca svanisce quando si rende conto che è lei – ancora una volta – ad essere l’unica speranza per fermare l’ira dei mostri oscuri.
È a lei che la principessa Grace ha affidato la benedizione del Sole ed è lei l’unica a possedere un potere così grande da sperare di avere la meglio.
Questi pensieri la spingono a reagire e Fine reagisce sempre piuttosto bene, fortunatamente!
Così anche per lei si prospetta una battaglia piuttosto ardua da affrontare.
Nel frattempo Shade si rende conto che, essendo un Wonderiano, non ha possibilità di eliminare del tutto le ombre nere, nemmeno con l’aiuto del famoso pugnale di Gon, che ha tutta una sua storia particolare dietro.
La situazione dei Guardiani è completamente differente, visto che quei due uccidono ombre nere con la stessa facilità con cui io grattugio il formaggio... e forse ci mettono anche meno forza! xD
Non so cosa aggiungere su di loro, a parte che combattere insieme fino alla morte di solito - e per una insensata ragione - tende ad unire di più i ragazzi.
Non so il perché, ma dopo aver combattuto fino alla morte insieme, fianco a fianco, anche fra quelli che fino a un secondo prima si odiavano a morte, ecco che nasce questa sorta di fratellanza e solidarietà maschile.
Ecco perché Castel non spedisce direttamente Shade all’inferno quando quest’ultimo comincia a lagnarsi di voler combattere, distruggere, squartare quei mostri anche lui.
Suppongo, che sia un po’ come la solidarietà che si viene a creare fra due ragazze che sono costrette a rimanere a bordo piscina la giornata di ferragosto a causa di problemi di... stomaco?
Sì, su per giù credo che si scateni la stessa empatia xD
Poi abbiamo il flash back con i ricordi di Terence: ne ho messo solo uno per lo stesso motivo per cui ho tagliato il capitolo, altrimenti questo sarebbe diventato il cap infinito.
Penso che nel prossimo al massimo ne metterò altri due e poi niente più flash back per un bel po’! Almeno credo... boh, vedremo xP
In questo Flash Back non succede granché, a parte alcuni minuscoli indizi che comunque non vi svelo per non rovinarvi una sorpresa futura ^U^
L’ultima parte in corsivo è un frammento della Profezia della Prescelta, così come la parte che Calipso cita durante la sua conversazione con Rein.
Ah, poi c’è tutta la storia di Calipso e di Vivien.
Vi incito a tenere a mente questo nome perché sarà mooolto importante per Rein scoprire chi è.
Infine un ultimo appunto: così come le fate anche le sirene sono “allergiche” al ferro.
Ho letto un libro quest’estate sulle leggende delle sirene e c’era questo piccolo particolare che ho voluto utilizzare e che, devo ammettere, mi è tornato abbastanza utile.
Ora l’unico problema è come Rein, Terence e Piimi riusciranno a eliminare Calipso.
Ma, soprattutto, ci riusciranno davvero?
Come si fa a uccidere un Supremo?
Intanto che io mi scervello per trovare una soluzione a questi quesiti xD ringrazio di cuore chi mi segue silenziosamente, chi ha messo la mia storia in una delle tre categorie, le mie lettrici fedeli che recensiscono sempre, ovvero: LittelMoon, tata_angel e Jacel bluemoon_dark, e un grazie speciale anche a due nuove lettrici: Twilight2006 e orange and blue roses.
Un bacio grande-grande a tutti! ^^
Alla prossima,

BellaLuna
 

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Capitolo 29
*** Caduta Libera ***


Caduta Libera- di trappole e segreti e rifugi sicuri

Questo capitolo è dedicato a mio fratello.
Perché, nonostante non sapesse nulla di mostri marini assassini e di armi leggendarie e di prescelte ombrose, è rimasto comunque ad ascoltare i miei schleri e mi ha aiutata a sbloccarmi con le sue faccette comiche e le sue idee senza senso sparate a random!
Perciò - per quanto tu possa essere un mocciosetto irritante e questa dedica sia pessima - grazie, Little Brother! <3
 
 
 


<< Sapevo che ti avrei trovata qui! >>
Rein sbuffò, dopo aver ascoltato il tono saccente e soddisfatto con cui Shade era apparso proprio di fronte a lei nel suo nuovo nascondiglio preferito.
<< Non ho proprio nessuna intenzione di farmi prendere in giro pure da te, Shade. Va via. >> lo apostrofò, rannicchiandosi ancora di più sotto la curva del ponte che collegava le due rive opposte del fiume di cristallo del Regno dei Gioielli.
L’orlo del suo abito da sera si era del tutto infangato mentre correva lì a nascondersi, ma, per una volta, anche la situazione del suo vestito nuovo passò in secondo piano, rispetto alla vergogna che ancora provava.
Si era resa ridicola di fronte a tutti di nuovo, e Bright aveva chiesto a Fine di ballare con lui di nuovo, mentre non si era minimamente accorto della sua presenza di nuovo.
Shade sbuffò con finta aria esasperata, mentre si abbassava con il busto per poter entrare in quello spazio angusto sotto il ponte che era da poco diventato il suo rifugio.
Rein lo fissò di sottecchi, chiedendosi come avesse potuto diventare così alto a soli quattordici anni quando lei era ancora alta un metro e un tappo.
Shade invece sembrava già un uomo: con il suo portamento elegante, le spalle larghe e i suoi quasi centoottanta centimetri di altezza.
Anche i suoi lineamenti stavano iniziando a farsi più marcati, più decisi.
Certo, non erano perfetti come quelli di Bright, con i suoi zigomi alti e ogni lineamento perfettamente proporzionato al suo viso, ma anche lui stava pian piano perdendo ogni traccia dei suoi dodici anni, quei dodici anni che adesso sembravano così lontani, così diversi da quelli che invece aveva da poco compiuto lei.
<< Come ti è saltato in mente di venire a nasconderti proprio qui? Non lo sai che è pericoloso? >>
<< Ma che ti importa? Vattene! >> lo aggredì, sprofondando poi il viso fra le ginocchia rannicchiate al petto.
Shade sbuffò di nuovo, frustrato, e le si sedette accanto, sfiorando la sua spalla con la sua.
<< Sei ridicola.>>
<< Lo so, va bene. Non c’è bisogno che me lo ricordi. So già di aver fatto la figura della “principessa meno principesca di Wonder” dal momento in cui ho distrutto quella stramaledetta statua di ghiaccio della Regina Camelia! Ma è stato un incidente, accidenti! Mica lo faccio apposta, non lo faccio mai apposta, eppure continuo a combinare disastri. Combino disastri continuamente. Pare che sia l’unica cosa in cui sia veramente brava! >>
Dopo il suo isterico sproloquio, Shade ridacchiò e Rein si voltò verso di lui, fulminandolo con gli occhi arrossati per le lacrime di stizza che aveva versato.
<< Non stavo parlando di quello, stupida.>> le fece allora presente il giovane, un mezzo sorriso scaltro ad arricciargli le labbra.
Rein lo guardò con sospetto, sentendo le guance avvampare per l’estrema vicinanza dei loro corpi.
<< Allora di cosa? >>
Shade ghignò compiaciuto << Ora non mi va più di dirtelo.>>
La principessa sentì una vampata di rabbia omicida incendiarla, ma si trattenne nel non sbraitare contro il principe perché sapeva bene che così facendo non avrebbe fatto che il suo gioco.
Conosceva Shade da ormai due anni e ne avevano passate troppe insieme per non conoscere quali fossero i loro reciproci punti deboli: Rein era curiosa, Shade pedante, ma entrambi, comunque, erano fin troppo testardi.
<< Bene! >> esclamò quindi, volgendo di scatto il viso dal lato opposto al suo << Non dirmelo allora. Tanto non mi interessa.>>
Il ghigno malandrino di Shade si accentuò << Neanche se si tratta di Bright? >>
Le aveva soffiato quelle parole nell’orecchio e Rein avvertì chiaramente il suo cuore mancare un battito, mentre racimolava il poco orgoglio rimastole in corpo per rispondergli un malfermo << N-no... neanche se si tratta di Bright! >>
Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui Rein si concentrò sul rumore dello scorrere quieto del fiume, piuttosto che su quello inspiegabilmente accelerato del suo cuore.
Poi avvertì Shade tirarsi indietro, la sua spalla che si staccava dalla sua, il suo viso che ritornava a una consueta distanza di sicurezza.
<< D’accordo.>> asserì, appoggiando il capo sul muro del ponte, il sorriso compiaciuto che faceva ancora capolino dalle sue labbra.
Rein si voltò solo mezzo secondo per osservarlo e si pentì il mezzo successivo, visto il modo in cui le sue guance si era ridicolosamente tinte di rosso << D’accordo! >> trillò più forte, stringendosi nelle braccia e sperando che il principe non si accorgesse di quanto la sua presenza la stesse imbarazzando.
La ragazza non riusciva a spiegarsene la ragione – era Shade, dopotutto! La sua presenza l’avrebbe dovuta far sentire... beh... normale... e non metterla a disagio a quel modo, come se... come se fossero... ehm... intimi?
A quel pensiero le sue guance si accaldarono ancora di più e la turchina pregò il cielo che il principe non se ne fosse accorto.
Ma Shade era Shade, e accorgersi di tutto rientrava fra quelle qualità che Rein riteneva che fossero particolarmente irritanti in lui.
Tuttavia il ragazzo non disse nulla, si limitò a fissarla con quel sogghigno stampato in faccia finchè lei non si sentì così sottopressione che esplose di nuovo, rompendo il silenzio con i suoi squittii isterici: << Vattene via, Shade. Altrimenti Fine si preoccuperà anche di te oltre che di me e uscirà fuori di testa!>> era vero, pensò la giovane, ricordandosi solo in quel momento del ballo e di sua sorella che girovagava sola per la sala.
Uno spillo di senso di colpa le martoriò il cuore, ma Rein decise di non pensarci per il momento, in fondo si sarebbe potuta scusare con Fine più tardi.
Comunque Shade fu velocissimo nel constatare l’ombra scura che offuscava il suo sguardo e commentò prontamente << Non preoccuparti per Fine, c’è Bright con lei.>>
Rein non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un risolino amaro << Giusto, c’è Bright con lei.>>
Ci fu nuovamente silenzio, ma questa volta la principessa si fece coraggio, decidendosi a puntare i suoi occhi su quelli del ragazzo << E tu perché sei qui? >> gli chiese, il tono risoluto e solo un pochino curioso...giusto un pochino.
Shade fece spallucce << Lo sai... i balli mi annoiano.>>
La turchina fece roteare gli occhi al cielo, sebbene un sorriso divertito avesse iniziato a incurvarle le labbra << Ma certo... Non sono abbastanza pericolosi per entusiasmare l’impavido principe della Luna.>>
<< Senti da che pulpito viene la predica! Se non sbaglio tu sei quella che combina disastri, io quello che li risolve.>> le rispose il giovane in tono sagace, piegando un ginocchio verso il petto e appoggiandoci poi un gomito.
Rein lo fissò da capo a piedi senza che potesse evitarlo, pensando nel mentre che quella era forse una delle poche volte in cui vedeva Shade completamente rilassato.
Di solito era sempre così composto, rigido, regale, un vero manico di scopa, una statua di marmo baciata dal vento del deserto e dalla luce lunare.
Invece adesso le appariva solo come un semplice ragazzo di quattordici anni, senza ornamenti o titoli o nient’altro a far loro da scudo.
Persino le coroncine sulle loro teste erano improvvisamente passate in ombra, nel buio di quel nascondiglio vicino al fiume, in mezzo al quale i loro volti erano illuminati solo dalla luce dei lampioni del ponte che si riflettevano sull’acqua immobile.
Ci fu un momento in cui i loro sguardi si incrociarono e Rein pensò che forse Shade stava pensando esattamente la stessa cosa, che lì sotto nessuno li avrebbe trovati, nessuno li avrebbe visti, nessuno li avrebbe riconosciuti.
La bocca le si fece improvvisamente secca e si ritrovò a dischiudere le labbra per ricordarsi come si facesse a respirare.
Quel movimento ovviamente non sfuggì allo sguardo attento di Shade, che fece scattare gli occhi puntandoli sulla bella bocca della turchina.
Una sensazione sconosciuta la invase – il suo stomaco si contorceva in modo strano, preoccupante - e Rein riportò nuovamente il suo sguardo sulle sue scarpe, per non dover più reggere gli occhi penetranti del principe
<< Co...Comunque...  >> Dei stava balbettando! Per quale accidenti di motivo stava balbettando!? << come... tu... come hai fatto a trovarmi quaggiù? >> gli chiese, per spezzare la tensione e il silenzio e sperare di placare il marasma di emozioni che le si agitavano dentro, confondendola.
Shade sussultò appena, come se anche lui si fosse appena distolto da pensieri confusi e poi, ritrovando la sua solita faccia da schiaffi, le rispose: << Ho semplicemente pensato “Qual è il posto più assurdo e pericoloso in cui una ragazza folle e irresponsabile si andrebbe a nascondere?” e mi sono ritrovato qui.>>
Sebbene il tono fosse evidentemente ironico, Rein si sentì comunque colpita al cuore.
Quindi era questo che lei era per lui? Una “ragazza folle e irresponsabile”?
Grandioso! Davvero, davvero brava, Rein.  
<< Ah... certo... ovvio.>>
Shade si ritrovò a chiudere e ad aprire una mano a pugno diverse volte per reprimere l’istinto di toccarla.
Era così bella in quel momento che... se solo fosse dipeso da lui... e... accidenti! Come faceva Rein a non accorgersi dell’effetto devastante che aveva su di lui?!
 << Guarda che scherzo! >> affermò, in un tono forse un po’ troppo alto visto il modo in cui Rein era sobbalzata per poi volgere il viso verso di lui con i suoi enormi, splendenti, meravigliosi occhi azzurri.
Il sangue iniziò a fluirgli molto più velocemente in tutto il corpo << Sono... Io sono riuscito a trovarti perché... sei tu.>> bofonchiò, e stavolta fu lui ad abbassare gli occhi incapace di reggere il suo sguardo senza tradirsi.
La principessa si accigliò << Che vuol dire? >>
<< Lascia perdere. Tanto non lo capiresti.>> scosse il capo Shade, sbuffando leggermente.
Rein, com’era prevedibile, si impuntò << No, invece. Voglio saperlo.>>
Shade la fissò di sottecchi, riconoscendo immediatamente la sua solita posa combattiva, con tanto di gomiti puntati e occhi di fuoco.
Neanche con tutta la buona volontà e la più grande faccia tosta della storia sarebbe mai riuscito a persuaderla di lasciar perdere la questione.
Sbuffò nuovamente, passandosi una mano fra i ciuffi ribelli che gli ricadevano sulla fronte.
Quella ragazza sarebbe sicuramente riuscita a farlo impazzire un giorno!
<< Intendo dire che... se si fosse trattato di qualcun altro, di chiunque altro, allora, forse, mi ci sarebbe voluto giusto un po’ più di sforzo per trovarlo... ma siccome si tratta di te... allora... è stato abbastanza facile.>> decretò alla fine, semplice, lineare, un discorso perfettamente logico e coerente, almeno per lui, almeno fin quando lo teneva segregato nella sua testa.
Lo stesso non sembrava, infatti, apparire a Rein perché la sua faccia si trasformò subito in un grande e confuso punto interrogativo.
<< Perché? >>
Shade avrebbe voluto strozzarla tanto era tonta << Non lo so, mi viene naturale.>> liquidò la cosa con nonchalance, come se fosse sul serio una questione da nulla.
Ma Rein aveva già strabuzzato i suoi sgargianti occhi turchini con la malcelata intenzione di torturarlo ancora un po’ << Ti viene naturale? >> 
<< Esatto.>>
<< Ed è una cosa normale? >>
Se non si fosse trattato di Rein, il principe avrebbe sul serio pensato che si stesse deliberatamente prendendo gioco di lui e dei suoi sentimenti, ma la turchina era limpida e trasparente nei suoi intenti quasi quanto il colore dei suoi occhi.
Così Shade si limitò a sospirare, lasciando che il suo cuore si liberasse un po’ dal macigno che da due anni a quella parte sembrava perseguitarlo ogni qual volta la principessina del Sole fosse nei paraggi.
<< Non ne ho idea. Lo prendo come un semplice caso della vita. C’è chi è bravo nel trovare caverne piene d’oro, io invece sono bravo a trovare te.>>
Avrebbe felicemente messo fine lì alla questione, ma la ragazza gli puntò un dito contro con fare intimidatorio.
<< Significa che mi spii? >> gli chiese, gli occhi ridotti a due fessure taglienti.
Shade assottigliò malignamente lo sguardo, risentito dal quel commento << Ovvio che no! Ma come ti viene in mente? Significa che ti guardo. Che ti conosco, matta che non sei altro.>>
A quel punto, contro ogni previsione a cui Shade sarebbe potuto arrivare, le labbra di Rein si incurvarono nel sorriso più dolce che le avesse mai visto fare.
<< Sembra quasi che tu ti preoccupi per me, Shade.>> la sentì sussurrare, le gote leggermente imporporate, i denti che avevano preso a tormentare il labbro inferiore come se la turchina si fosse appena pentita di quello che aveva appena detto.
E Shade, più di ogni altra cosa, adorava vederla in imbarazzo per lui, sentirla sussultare e arrossire sotto i suoi occhi, il suo tocco, le sue frecciatine mirate.
Così, nonostante quel sorriso gli avesse mandato in tilt il cervello, non mancò di tirare le labbra in un mezzo sorrisetto e risponderle in tono provocatorio << Non mi preoccupo per te, mi preoccupo di te. E’ diverso.>>
Rein, irata, gonfiò le guance e Shade allargò il suo sorriso perché era proprio quello che si aspettava lei facesse prima di lanciargli contro un << Sei un idiota! >> qualsiasi.
Inclinò il viso da un lato, squadrandola nuovamente solo con la coda dell’occhio, godendosi appieno i suoi occhi carichi di fuoco e le sue guance tinte di vermiglio << Forse, ma, mettiamo il caso che un giorno fossi io a sparire e tu quella che dovrebbe venire a cercarmi, pensi che non mi troveresti? >> le chiese, forse per provocarla ancora un po’, forse perché il suo cuore necessitava di qualche conferma, della flebile e minuscola illusione di avere una qualche possibilità con lei.
Rein, che si era particolarmente arrabbiata dopo l’ultima frecciatina del ragazzo, decise di non dargliela vinta e alzò il mento con fare imperioso e deciso:
<< Penso che non accadrà mai. Ricordi? Io sono quella che combina i disastri, tu quello che li risolve. Se un giorno dovessi essere tu a sparire e io a trovarti allora vedremo il Sole sorgere di notte e la Luna di giorno.>>
Stranamente, il principe della Luna non riuscì a trovare nulla con cui potesse controbattere, forse perché, per la prima volta in quella loro conversazione, Rein aveva centrato il punto.
Lui sarebbe sempre riuscito a trovarla... perché era Rein... e Rein era importante... mentre per lei era diverso... per lei... lui era soltanto...
<< Già... probabilmente andrebbe così.>> confermò, prima che il suo cervello finisse di formulare quel pensiero così frustante.
Evitò di guardarla, rivolgendo la sua totale attenzione al fiume e domandandosi cosa esattamente stessero facendo lì in quel momento.
Insomma, perché non l’aveva semplicemente costretta a ritornare al Castello con lui quando l’aveva trovata?
Perché si era lasciato incastrare lì sotto in una conversazione spinosa e senza senso?
Perché non-
<<... Comunque >> proruppe d’un tratto Rein, l’espressione vagamente imbarazzata mentre con un gesto nervoso si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio << In questo ipotetico universo parallelo in cui tu decidi di sparire per un po’... beh... credo di sì... credo che riuscirei a trovarti anch’io... >> concluse, annuendo alle sue parole per poi lanciargli uno sguardo timido, quasi incerto.
Shade si limitò a mostrarle di nuovo quel sorriso sghembo che lei trovava altamente insopportabile << No. Non ci riusciresti.>>
<< Come sarebbe a dire?! Perché, scusa? >> saltò su, corrugando la fronte e fissandolo prepotentemente dritto negli occhi.
Poteva anche darle della matta e della stupida, ma tutti sapevano che quando si metteva una cosa in testa la faceva! Che nulla era impossibile per una testaccia dura come la sua!
E allora perché Shade dubitava di quello? Perché era così sicuro che lei non sarebbe riuscita a trovarlo?
Fu il principe stesso, con un’ombra cupa ad adombrargli il viso, a risponderle << Perché saresti troppo preoccupata a badare a Fine o a Bright o ad Altezza o all’intero Wonder per pensare a me. Tu sei fatta così.>>
Non c’era rassegnazione nella sua voce, notò stupita Rein, solo una certa nota amara che le artigliò il cuore in una morsa dolorosa.
<< Non... non è vero.>> balbettò, allungando una mano per prendere la sua.
Shade fece immediatamente saettare gli occhi sulle loro dita intrecciate e Rein lo imitò sentendo il cuore saltarle in gola.
<< Non importa, Rein. >> aggiunse il ragazzo, scuotendo lievemente il capo.
Invece importava eccome, pensò Shade, importava eccome.

 
OoOoOoO
 
La seconda onda di luce propagata dal potere di Fine si dilagò questa volta per l’intera costa, distruggendo in un attimo tutte le ombre nere, mentre Castel, Shade e Gon si erano buttati a terra per non essere colpiti dalle cascate di fuoco che i mostri avevano iniziato a lanciare all’impazzata quando avevano avvertito il pericolo.
Poi, quando l’onda di luce li aveva colpiti, si erano infranti come schegge di vetro nero, fumo e polvere e il vento e la pioggia avevano già iniziato a spazzare via ciò che rimaneva di loro.
Tuttavia la terra tremava ancora, come se fosse scossa da un potere più grande, più furente, più devastante di quello delle ombre nere.
E il centro da cui sembravano propagarsi quelle scosse appariva essere proprio quelle Grotte dove Shade credeva cecamente che si trovasse Rein.
Ne era certo non perché avesse visto quello che dicevano di aver visto i Guardiani, ma perché Rein era Rein e lui la trovava sempre e il suo sesto senso non lo aveva mai deluso, in passato!
Perciò, mentre la barriera di nebbia si infrangeva e la pioggia iniziava a cadere fitta e fragorosa sulla sua testa, schiacciandolo a terra e impedendogli quasi di vedere a un palmo dal naso, raccolse tutta la forza che ancora gli restava per alzarsi in piedi e correre di nuovo verso l’entrata delle Grotte.
Ritrovò il pugnale di Gon in mezzo al fango e ai detriti, e lo afferrò saldamente come se da lui dovesse trarre l’energia necessaria per affrontare quella prova.
I Guardiani intanto fissavano sgomenti il punto in cui l’onda di luce si era propagata, accecandoli solo qualche secondo prima.
Shade non badò a loro e, voltatosi indietro, prese a correre, inciampando fra le rocce e i detriti e il fango, un braccio sopra la fronte per ripararlo dalla pioggia, l’altro che reggeva il pugnale di Gon.
<< Shade, attento! >> sentì urlare dietro di lui dal ragazzino Lumos e, l’attimo dopo, un fulmine nero si schiantò a una spanna dal suo naso facendolo volare a terra con la schiena.
Il dolore lo accecò per qualche istante, giusto il tempo di sentire i due guardiani correre verso di lui e sollevarlo per le braccia.
<< Cos’altro c’è, maledizione!? >> sbottò, puntando lo sguardo verso il punto in cui quello strano fulmine si era scagliato.
E da lì, in una coltre di fumo denso e vischioso, vide sgusciare fuori l’essere più ripugnante che avesse mai visto.
Sembrava fatto di melma e acido, era alto quasi tre metri e aveva fauci enormi con diverse file di denti acuminati e degli artigli che sarebbero stati in grado di fare a pezzi una montagna, lunghissimi e ricurvi.
<< Che... che cosa...? >> cercò di chiedere scioccato ai due amici che, digrignando i denti, gli risposero all’unisolo: << Un Demone Oscuro.>>
Forse fu solo una sua impressione, ma Shade giurò che l’impugnatura del pugnale incominciò a scaldarsi, stretta nella sua mano.
 


Con un colpo da maestro Terence fece fuori l’ultima delle sei figlie di Calipso, trinciandola con il suo arpione.
Rein, il respiro ansante, la spalla sanguinante e i pugni stretti in una presa ferrea, si portò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore, per poi rivolgere un’occhiata rabbiosa verso l’entrata della piscina naturale.
L’aria dentro quell’antro si era fatta irrespirabile, sapeva di sangue e metallo e nebbia fetida, putrida.
La principessa si domandò come facesse Terence a rimanere così calmo sempre mentre uccideva mostri, quando invece lei era scossa da brividi e tremori e poteva chiaramente vedere le sue dita fremere senza controllo.
Lei era senza controllo. Lo stava perdendo. Si stava lasciando accecare dalla paura e dalla rabbia, tutte cose che avrebbe dovuto mettere da parte, che avrebbe dovuto imparare a gestire.
Piimi le volò accanto, come per rassicurarla e Rein quasi non si ritrovò a cacciarla via come se fosse una mosca fastidiosa.
Il Tenebros se ne accorse ma non fiatò, nascosto dalla benda che gli nascondeva il viso dal naso in giù.
Come la turchina, spostò subito gli occhi sull’entrata della caverna, attento e pronto a tornare all’attacco.
Calipso non si fece attendere a lungo.
In un rombo assordante, una cascata d’acqua si infranse con forza incredibile contro i detriti che avevano chiuso l’acceso all’antro e le rocce schizzarono da tutte le parti, costringendo i tre compagni di squadra a gettarsi da una parte all’altra per evitarli.
<< E’ proprio forte! >> commentò Ter a denti stretti, beccandosi un’occhiataccia da parte di Rein che strillò << E io che avevo detto?! >>
Poi la turchina lanciò un urlo nell’atto di evitare un ultimo sasso gigante che quasi le era caduto sulla testa.
Dopo che l’esplosione, l’acqua venne scossa e quasi tagliata in due da quelle che a prima vista si sarebbe quasi potuta scambiare per la pinna di uno squalo gigante e invece, quando la bella e al tempo stesso terrificante figura di Calipso venne fuori dall’acqua, tutti e tre si ritrovarono a trattenere il respiro in trepidazione.
Rein notò che Calipso sembrava più furiosa che mai, mentre con gli occhi che quasi le uscivano fuori dalle orbite osservava i corpi carbonizzati delle figlie galleggiare nell’acqua.
<< Che cosa avete fatto, sucidi assassini?! >> inveì contro di loro, le fauci spalancate, il viso bellissimo reso mostruoso dalla rabbia.
Rein, che continuava a respirare pesantemente per via del dolore alla spalla, lanciò un’occhiata eloquente verso Terence che ricambiò abbandonando l’arpione e sguainando la spada.
<< E’ stata una pesca piuttosto fortunata, direi. Peccato che tu non fossi qui a goderti lo spettacolo.>> commentò, e il veleno presente in quella frase sarebbe stato impossibile da non notare.
Piimi fissò Rein con apprensione, stringendosi le manine minuscole al petto.
“Oh, Rein... non fare così... non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento... non fare il suo gioco... non capisci che è questo quello che vuole?” pensò, desiderando poter placare almeno un po’ l’animo tormentato della ragazza.
Terence che, in un’altra occasione, forse avrebbe apprezzato il commento sadico della prescelta, in quel momento avrebbe solo voluto strapparle la lingua.
Che facesse pure l’acida con tutti i mostri che voleva ma Calipso... che cosa le diceva quella testa bacata? Provocare un Supremo equivaleva a un suicidio sicuro e, per quanto il pericolo l’elettrizzasse, non desiderava per niente morire in una putrida grotta ucciso da una Sirena leggendaria!
Com’era prevedibile, al commento di Rein, Calipso si infuriò ancora di più, tanto che le squame del suo corpo iniziarono a emettere dei bagliori inquietanti mentre si rizzavano sulla sua pelle trasformandosi in delle lame affilate.
<< Oh mamma... >> farfugliò Rein a bassa voce, sperando che Terence non l’avesse sentita e ingoiando un grumo di saliva particolarmente amaro.
Il ragazzo tuttavia le lanciò un’occhiata in tralice, come se le stesse dicendo “Bel lavoro, ragazzina, davvero un bel lavoro!”
L’attimo dopo Calipso si scagliò verso di loro emettendo un ringhio acuto che assomigliava allo stridere delle unghia sul vetro.
Il Tenebros si premette più forte il paraorecchi, mentre Rein continuava a lanciare occhiate alle spalle di Calipso contando i punti in ombra in cui avrebbe potuto avocare Luna.
“Uno... due... tre. Eccole qua.” ragionò, prima di evocare le ali di Elias alzarsi in volo ed evitare che una lunghissima lama di ghiaccio partita dal braccio della Dea la trapassasse da parte a parte.
Rein gemette di dolore a causa della spalla che non le permetteva di usare il potere dell’arma leggendaria dell’Aria come voleva.
Le ali non avrebbero retto ancora a lungo, Rein lo sapeva bene, e quindi avrebbe dovuto usare il poco tempo a disposizione che avevano per chiudere in fretta lo scontro.
Terence doveva essere della sua stessa opinione perché, senza aspettare un attimo in più, scagliò uno dei suoi lampi oscuri contro la Dea grazie alla sua Spada.
Calipso lo evitò di poco e poi, come un pesce gatto, soffiò in direzione del ragazzo.
<< L’arco delle ombre... il Guanto di Deianira, le Ali di Elias, la Spada di Sinner... vedo che avete fatto razzie dei doni di quegli sciocchi dei miei fratelli! Sono tanto spiacente con voi ma non avrete la stessa fortuna con me! >> urlò, agitando le braccia in modo che numerosi proiettili di ghiaccio si scagliassero contro di loro.
Rein li evitò volando da una parte all’altra seguita a ruota da Piimi, mentre Terence, invece che schivarli, li faceva a pezzi con la sua spada.
Tuttavia uno riuscì a ferirlo alla guancia e un altro al braccio destro, provocando dei tagli profondi anche se non mortali.
La turchina strinse i denti e cercò di sgombrare la mente da tutto ciò che non riguardasse il piano.
“Segui il piano, Rein. Dimentica il dolore e la rabbia. Limitati a seguire il piano.” si impuntò in mente, non perdendo mai di vista le mosse di Calipso.
<< Dobbiamo distrarla, Piimi! O Terence non ce la farà mai! >> sussurrò, affinchè solo la folletta potesse sentirla.
Piimi annuì in maniera risoluta per poi volare dalla parte opposta di Rein, la quale iniziò la sua picchiata suicida verso la Dea.
Nelle sue mani apparve il flauto del vento con cui Rein riuscì a schivare alcuni proiettili d’acqua.
Dopo di chè usò l’arma suprema per aizzare una folata di vento contro Calipso.
La Sirena, fino ad allora concentrata sul Tenebros, puntò i suoi occhi furenti verso di lei, la bocca che quasi le schiumava dalla rabbia.
Tese le braccia verso il basso e queste si trasformarono in delle lame di ghiaccio finissimo, estremamente letali.
Le prima due vennero scagliate contro di lei a una velocità disumana e fu solo per fortuna che Rein riuscì a schivarle entrambe, anche se rischiò di andare a schiantarsi contro una parete di roccia.
Allora Calipso, usando le spire d’acqua, si alzò più in alto puntando a un corpo a corpo con lei, usando le sue lame di ghiaccio come arma.
Rein impugnò il flauto come se fosse una sorta spada e si preparò a ricevere il colpo.
Il fendente di ghiaccio quasi non distrusse il flauto e la principessa – che tra l’altro aveva a disposizione solo un braccio – venne immediatamente costretta ad arretrare.
<< Usi i doni dei miei fratelli, eppure mi rechi disonore uccidendo le mie creature: forse sei davvero la degna erede delle tue discendenti! Tutte sciocche e folli e capaci solo di rubare i poteri altrui! >> le sputò contro la Dea, iniziando a girarle intorno come fa una fiera contro la sua preda.
Rein, ansimante e quasi priva di forze, la seguiva solo con lo sguardo cercando di non lasciarsi piegare dal dolore.
<< Io non rubo proprio niente... e l’unica che reca disonore ai suoi fratelli qui sei tu, non credo che loro avessero avuto in mente questo quando decisero di creare le armi leggendarie.>> le rispose a tono, sperando di prendere più tempo possibile.
Calipso emise un risolino lugubre, perfido, portando una delle due lame di ghiaccio di fronte al suo viso.
<< Oooh... scommetto che Selen ti ha riempito la testa di tante belle storie, non è vero? I Supremi con le loro Armi Leggendarie, l’eterna lotta fra il Buio e la Luce, fra il Bene e il Male, fra Spazio e Tempo... eppure proprio tu che sei la portatrice dell’Ombra dovresti comprendere bene che le distinzioni e i confini sono molto più sottili e fragili di quelli che appaiono. >>
<< Non ho bisogno di lezioni da parte tua! Per anni hai sfruttato i desideri di tutti quelli che si inoltravano in queste grotte per illuderli e poi sfamarti, sei un mostro e su questo non c’è alcuna ombra di dubbio! >>
<< Dimentichi che è stata Grace a rinchiudermi qui... avrei avuto l’Oceano... avrei potuto essere libera... se non fosse stato per lei... tuttavia sarebbe da ipocriti negare quanto mi sia effettivamente divertita con voi stupidi mortali wonderiani... così deboli... così ingenui... delle prede perfette, succulente, mai assaggiato un sangue più buono del vostro.>>
Rein digrignò i denti furente mentre Calipso sogghignava compiaciuta.
<< Mi ricordo di una bambina... una bambina davvero insolita... che avrebbe lasciato che la sua sorellina affogasse con lei... pur di soddisfare i suoi desideri...>>
A quelle parole la turchina si sentì gelare il sangue nelle vene e sbarrò gli occhi terrorizzata.
“No…” pensò con orrore “No…”
A un tratto gli occhi color zaffiro di Calipso emisero una strano baluginio e l’intero antro si riempì del consueto vapore acqueo, cupo e denso come fumo.
Rein cercò di reagire, stringendo forte il flauto in mano per provocare delle folate di vento in modo di scacciarla via ma, prima che potesse farlo, dalla coltre di vapore emerse la voce di Fine, piccola, flebile, spaventata...

<< R-Rein... ho tanta paura... >>

La prescelta avvertì il suo intero corpo scuotersi a causa del terrore.
La coltre aveva iniziato ad assumere le sembianze di una Fine minuscola, che in lacrime si stringeva al braccio di una Rein bambina che la trascinava con sé verso il fondo del mare.

<< Siamo quasi arrivate Fine, quasi arrivate... >>

Rein avrebbe voluto urlare di fronte a quella scena che le si ripeteva di fronte agli occhi uguale a quella di tanti anni fa, quando aveva disubbidito a suo padre, aveva rischiato la sua vita per niente, aveva messo in pericolo Fine per un suo stupido capriccio.
<< Basta... basta... >> iniziò a mugugnare, prendendosi il capo con l’unica mano libera e iniziando a scuoterla.
Avvertiva chiaramente la sensazione orribile di una mano gelida che si insinuava negli antri più reconditi della sua mente, scavava fra i suoi ricordi con artigli acuminati, battendosi contro la sua volontà, con rabbia, con forza, per poi strapparle via frammenti della sua coscienza per sbattergli bellamente in faccia. 
Nonostante gli occhi chiusi poteva ancora sentire le voci delle bambine, il pianto terrorizzato di Fine, il suo stesso tono imperioso contro di lei.
<< No! Basta! >> urlò, non sopportando quell’intrusione nella sua memoria, quelle immagini terribili.
La risata malefica di Calipso fece dissolvere nel vuoto le sagome delle bambine.
La turchina spalancò allora gli occhi cercando di scrutare oltre la coltre di vapore per scorgere la Dea, ma quest’ultima si muoveva velocissima e solo ascoltando il suono della sua terribile risata Rein riusciva a intuire dove potesse essere.
A un tratto avvertì il fiato della Sirena sul collo, la sua voce cristallina che le sussurrava insinuante all’orecchio << Non sei mai stata brava a mantenere le promesse, vero Rein? Avevi giurato a tuo padre di non venire mai più qui e invece eccoti! E tua sorella... la tua povera sorella... non avevi fosse promesso di starle accanto... di proteggerla? non mi sembra che tu stia facendo un gran lavoro.>>
La ragazza si girò di scatto alle sue spalle con un ringhio di rabbia, ma il suo flauto colpì solamente il nulla.
<< Smettila! Fatti vedere codarda! >> le urlò contro, continuando a girare e rigirare su se stessa scontrandosi sempre e solo con un’intensa coltre vaporosa.
Di nuovo sentì la Dea ridere, divertita dai suoi tormenti, dalle sue colpe, dalle sue paure.
<< La tua amata... amatissima sorella... così simile a te... così indifesa, sola... hai idea dei pericoli in cui l’hai messa, prescelta? >> continuò a insinuare Calipso, mirando alla psiche ormai destabilizzata della principessa.
Rein sentì le ginocchia piegarsi sotto una pressione invisibile, il respiro farsi sempre più corto e irregolare.
<< Smettila! Stai dicendo solo un mucchio di sciocchezze! Esci fuori dalla mia testa adesso! >> provò a combattere il potere della Dea, ma poteva sentire il dolore schiacciarla e prendere il sopravvento.
C’era ancora quella mano artigliata e fredda dentro di lei, sembrava aver afferrato il suo cervello per spremerlo fin quando quest’ultimo non fosse andato in frantumi.
<< Un mucchio di sciocchezze, eh? Oh... un animo così nobile... così puro come il tuo... o forse no? Forse non è poi così immacolato il tuo animo... se l’ombra ha scelto te e non Fine. Te lo sei mai chiesto, Rein? Ti sei mai chiesta che cosa sarebbe accaduto se la profezia avesse scelto tua sorella invece che te? forse Fine sarebbe morta e tu avresti avuto la vita che tanto desideravi... >>
<< Esci.Fuori.Dalla.Mia.Testa! >> urlò ancora la turchina, la voce rotta dal dolore e dalle lacrime.
<< Senza Fine avresti potuto avere tutta la scena per te, avresti avuto la tua corona, il tuo regno, persino il tuo principe... non è forse così? >>
Di nuovo la coltre di vapore prese a condensarsi e stavolta, di fronte allo sguardo stravolto e sgomento della principessa, assunse nuovamente le sembianze del Principe della Luna vestito però con i suoi eleganti abiti regali color dell’oro.
Rein lo guardò scioccata tenderle una mano e sorriderle come per confortarla, gli occhi scintillanti come schegge di vetro opaco.
Tuttavia, prima che lei potesse anche osare sfiorarlo, ad afferrare la sua mano protesa fu l’immagine di Fine, bellissima e felicissima nel suo elegante abito color lampone mentre danzava accompagnata dal ragazzo di cui era innamorata da sempre.
La turchina avvertì la consueta stretta al cuore colpirla, il fiato mozzarsi dolorosamente in gola.
<< Fine e Shade sono perfetti per stare insieme, vero Rein? >> la voce melliflua di Calipso ora si confondeva con quella delle sue amiche, delle dame di corte, dei ministri, di tutti quelli che guardando il Principe della Luna e la Principessa Rossa del Sole non potevano far altro che pensare la stessa identica cosa.
<< Quei due sono fatti l’uno per altro, sono destinati a stare insieme, non è così Rein? >>
Rein osservò ancora quelle immagini danzanti, quelle espressioni felici riflesse nei volti di Shade e Fine.
E pensò, nonostante le lacrime e il dolore e il suo cuore che sanguinava, che era giusto così, che andava bene così.
Aveva fatto le sue scelte, accettato il suo destino, quello che il fato aveva in serbo per lei.
Aveva lasciato andare Fine, per proteggerla dal male che quel fato e quella scelta avrebbero portato con sé, e aveva lasciato andare Shade perché, in fondo, non era mai stato suo, era sempre appartenuto a Fine.
Era giusto così, anche se faceva male, era giusto così.
E Fine era la sua famiglia, la sua gemella, il suo riflesso e non avrebbe potuto farla soffrire mai.
Mai.
“Mi dispiace, Fine” pensò la turchina, lasciando che grosse lacrime colpevoli le solcassero le guance “Mi dispiace per averti lasciata sola. Di non averti raccontato la verità. Per essermene andata senza voltarmi indietro. Mi dispiace di aver iniziato a provare qualcosa per il ragazzo di cui sei sempre stata innamorata tu. Mi dispiace, mi dispiace davvero.” 
All’improvviso le due figure danzanti si fermarono, le voci dentro la sua testa si spensero, il suo cuore prese a battere di nuovo in maniera regolare, il respiro a riempirle i polmoni.
Rein alzò un’ultima volta il suo sguardo verso Fine e Shade... l’immagine di sua sorella fu la prima a dissolversi nel vuoto... quella di Shade, prima di imitarla, si girò a fissarla e per un attimo, un minuscolo, infinito attimo, la ragazza ebbe l’impressione che lui potesse vederla per davvero.
Le sue labbra si aprirono in un sussurro prima di sparire del tutto << L’importante è che io sia sempre in grado di trovarti.>>
In un sbuffo, un turbine di vento poderoso che si scatenò da solo dalle sue mani, la prescelta vide la coltre di vapore dissolversi totalmente, sprofondando sulla superficie rossa dell’oceano.
Calipso era proprio davanti a lei, l’espressione irritata di chi si è visto sfumare la vittoria che credeva di avere in pugno.
Rein si lasciò sfuggire un sospiro e con il dorso della mano si asciugò il sangue che le usciva dal naso a causa dello sforzo compiuto.
Un piccolo sorriso increspava le sue labbra e quelle dei due compagni di squadra.
Era riuscita a sconfiggere l’illusione di Calipso.
C’era riuscita davvero.
 


<< C’è riuscita! Principessa Fine! C’è riuscita davvero! >> esultò Poomo, volando euforico contro Fine che si lasciò scivolare a terra con un sorriso entusiasta e affaticato.
<< Ce l’avete fatta, ce l’avete fatta! Non che avessi qualche dubbio, eh. Ma ce l’avete fatta davvero! Davvero! >>
<< Davvero, davvero, Poomo.>> gli rispose divertita Fine anche se l’attimo dopo una sensazione da brivido le serpeggiò lungo la schiena e, in un fruscio di abito da seta, si girò velocemente verso il punto in cui, pochi attimi dopo, il fulmine si scagliò di fronte all’entrata delle Grotte di Inumi.
<< Mi sa che la battaglia non è ancora finita, Poomo.>> bisbigliò preoccupata in direzione del folletto, che intanto aveva smesso di dimenarsi per la contentezza e aveva anche lui rivolto lo sguardo verso il punto in cui il Demone Oscuro si stava generando.
<< Oh... per tutti gli Dei. >> soffiò, scambiandosi un’occhiata allarmata con Fine che deglutì amaramente.
<< Dobbiamo andare, non è vero? >> gli chiese, anche se aveva già impugnato il suo nuovo scettro fra le mani più saldamente e con espressione più determinata.
Poomo puntò i suoi occhi sul mostro enorme e poi di nuovo sulla principessa << Lo sapevo che sarebbe stata una pessima giornata.>> decretò, prima di seguire Fine verso la scogliera che discendeva alle Grotte.
 


<< Da dove salta fuori questo mostro? >> domandò Shade ai due Guardiani, mentre indietreggiavano per portarsi a una certa distanza di sicurezza dai suoi artigli e dalle sue fauci.
<< I Demoni Oscuri si generano dalla fusione di più Ombre Nere messe insieme... non pensavo che fossero in grado di fare una cosa del genere anche qui su Wonder.>> gli spiegò Gon, facendo roteare la spada e lanciandosi un’occhiata di intesa con Castel.
L’arancione digrignò i denti con aria alterata << Qui c’è lo zampino di Grey, ci scommetto! Quel bastardo deve aver trovato un modo per creare i demoni anche su Wonder! >>
Il mostro emise un grugnito rabbioso, aprendo le fauci in direzione dei tre ragazzi.
<< Sembra più lento e meno agile delle altre ombre, però.>> constatò Shade, rendendosi conto che al Demone Oscuro mancavano i piedi.
In effetti assomigliava molto a un enorme lumaca, solo con zanne e artigli e fatta di fango.
<< Questo è vero, ma prova anche solo a sfiorarla e ti trasformerai in una poltiglia informe in un secondo.>> gli disse Castel, la spada tesa di fronte a lui impugnata con entrambe le mani.
<< Come sarebbe? >>
<< La sostanza che compone il Demone è una sostanza acida, velenosa. Riesce a squagliare la carne e le ossa umane come il sole con la neve.>> specificò Gon, nel tono più serio che Shade gli avesse mai sentito usare.
Questo, pensò, era di sicuro il sintomo che il nemico che avevano davanti non era un nemico da niente - e non che le ombre nere lo fossero - ma anche i Guardiani stessi sembravano più spaventati di fronte alla bestialità del Demone.
Non dovevano averne affrontati così tanti, o forse collegavano quel mostro a dei brutti ricordi, riflettè ancora il principe della Luna.
<< Come lo eliminiamo? >> si informò, stanco di rimanere lì ad aspettare che il Demone Oscuro finisse di auto generarsi e sferrasse il suo attacco.
I due Guardiani gli rivolsero un’occhiata enigmatica, come se gli stessero nascondendo qualcosa di importante.
Fu il più piccolo fra i due a prendere la parola, portandosi una mano fra la massa scombinata di capelli castani << Ecco... la verità è che... non ne abbiamo mai affrontato uno senza l’aiuto di Xander e Sky.>>
<< Xander e Sky? Volete dire le vostre ombre? >>
I due guardiani annuirono contemporaneamente e Shade si ritrovò a stringere i pugni per non spaccare la testa a entrambi.
<< Grandioso! E adesso che facciamo?! >>
<< Non assumere quel tono altisonante con noi, principino! >> lo accusò Castel, inviperito dal suo comportamento sfottente, lanciandogli un’occhiata al vetriolo.
Come se loro avessero tutte le risposte e tutte le soluzioni solo perché venivano da Spazio!
Si lamentava come un bambino ma la verità era che i Wonderiani non avevano mai dovuto affrontare certi problemi, non avevano mai dovuto affrontare niente! E di certo non conoscevano l’oscurità e la guerra come invece la conoscevano loro!
Shade digrignò i denti e ricacciò amaramente indietro l’orgoglio << Mi dispiace. Ho esagerato. >> sbuffò, puntando lo sguardo principalmente sul viso corrucciato di Gon.
L’undicenne gli sorrise e Castel smise di fulminarlo con i suoi occhi color ambra << D’accordo. Allora perché invece di blaterare a vanvera non ci aiuti a trovare una soluzione? >>
Shade annuì ma, prima di poter commentare qualcos’altro, vide Gon puntare un indice contro la scogliera alle loro spalle.
<< Ehm... ragazzi? Credo che qualcuno stia cercando di precipitarsi qui.>>
Entrambi i ragazzi lo fissarono inizialmente confusi, senza capire.
Quando poi entrambi si voltarono verso la scogliera, seguendo lo sguardo del castano, Shade si diede mentalmente del deficiente.
<< Cado! CADO! Aiuto! AIUTO! >>
Fine si stava letteralmente precipitando verso di loro, scivolando lungo l’ex scalinata di roccia dello strapiombo e strillando terrorizzata.
Castel gli lanciò uno sguardo accigliato << Chi è quella? >>
Shade prese un respiro profondo, prima di iniziare a correre in direzione della principessa con le labbra arricciate in sorriso sornione << La soluzione al nostro problema, Cast.>>
 
 

Ora che Rein era riuscita a battere la sua illusione, Calipso pareva aver perso del tutto il controllo.
L’acqua presente all’interno dell’antro aveva iniziato a muoversi creando dei mulinelli che risucchiavano tutto quello con cui venivano a contatto, e i frammenti di ghiaccio presenti nell’aria, avevano iniziato ad aleggiare tutt’intorno alla dea, brillando in maniera sinistra.
La principessa fronteggiò lo sguardo di fuoco della Sirena con il respiro spezzato a causa del dolore alla spalla sanguinante.
Sentiva la testa ronzare, probabilmente per colpa di tutto il sangue che aveva perso, le ginocchia che a malapena riuscivano a reggere il suo peso.
Terence si trovava al punto designato e gli stava facendo cenno con la testa.
Anche Piimi si trovava nella sua posizione.
Nonostante tutto, la turchina riuscì a trovare la forza per piegare le labbra in un sorriso, alzando il volto per puntare gli occhi in quelli di Calipso.
<< Per te è finita... >> mormorò dolorante e, ancora prima che la Dea potesse fare alcun che, fece scattare la trappola.
Invocò Luna, che si manifestò nei tre punti che aveva contato precedentemente, punti in cui adesso si trovavano precisamente lei, Terence e Piimi.
Calipso si trovava proprio al centro del loro triangolo e quando Luna spuntò alle spalle di ognuno dei tre compagni di squadra afferrò l’estremità di una fune che entrambi tenevano legata addosso.
I frammenti di corda parvero riunirsi grazie al potere dell’ombra e quando i tre ragazzi la tirarono verso il basso, Calipso alzò gli occhi verso l’alto notando una fitta rete costruita con le stecche delle frecce d’argento, intrecciate fra di loro.
Non potè far nulla che la rete le cadde addosso, imprigionandola.
I tre amici si mossero in fretta tirando ognuno l’estremità della fune che avevano per far sì che la rete si chiudesse perfettamente intorno a Calipso, impedendole del tutto di muoversi.
La Dea urlò di rabbia, cercando di staccarsi la rete di dosso.
Rein continuò ad osservarla, intanto che correva in direzione degli altri compagni di squadra.
Il cuore che le martellava assordante nel petto e le rimbombava nelle orecchie.
Da quella mossa dipendeva la riuscita del loro piano e sperò ardentemente di essere stata capace di indebolire Calipso fino a fregarla.
Si scambiò un’occhiata con il moro, che le apparve ancora stordito per via di tutta quella coltre tossica che fino a poco prima aveva riempito l’antro della Grotta.
<< Terence...? >> lo richiamò, e il Tenebros ebbe un lieve sussulto.
Prima di grugnirle un irritato “ Sto bene ” le riservò una delle sue più agghiaccianti occhiate truci.
Poi, di scatto, voltò il viso verso le urla stridule di Calipso.
La Dea si dimenava, fra le falle della rete, cercando freneticamente di scrollarsela di dosso.
Tuttavia, diversamente da com’era successo alle altre sirene, l’argento non sembrava bruciarla.
<< Ce l’abbiamo fatta? >> chiese loro Piimi, in tono incerto, nascondendosi dietro le loro teste per non guardare verso la Dea.
La principessa strinse talmente tanto il pugno della mano destra da sentire le unghie conficcarsi nella pelle.
Ter aveva la fronte aggrottata e gli occhi ridotti a due fessure taglienti, come se stesse analizzando tutta la situazione e si stesse preparando a un nuovo terribile attacco.
Rein avvertì un preoccupante vuoto allo stomaco << Non lo so ancora, Piimi. >>
 
 

Intanto che Castel assisteva, scosso da fremiti di rabbia e timore, alla rigenerazione completa del Demone Oscuro, Shade e Gon si erano lanciati verso Fine cercando di frenare la sua pericolosa scivolato lungo tutto il pendio della scogliera.
La ragazza strillava come una matta reggendosi al suo vestito come se fosse una specie di slittino e Poomo la imitava - sciolto in lacrime di spavento - attaccato al colletto alto dell’elegante vestito della principessa.
<< Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Cado! Cado! >> gridava a piena voce Fine, gli occhi serrati per la paura.
E, poco prima che si schiantasse effettivamente sul suolo, Gon riuscì ad afferrarla e la ragazza piombò proprio sopra il povero Lumos, schiacciandolo con il suo ingombrante vestito.
Poomo schizzò qualche metro più in là, e si sarebbe schiantato dritto-dritto contro uno spuntone di roccia, se Shade non lo avesse afferrato in tempo.
<< Oooh... povero me... >> lo sentì sospirare, prima che svenisse fra se le sue mani.
Shade sbuffò scuotendo la testa per poi voltarsi verso Fine e Gon, avvertendo quasi una sorta di dejà-vù.
Si avvicinò svelto verso di loro poggiando una mano sulla spalla di Fine, che pareva avesse perso conoscenza << Principessa Fine? Fine, mi senti? >>  
A rispondergli non fu la giovane ma un mormorio dolorante che usciva dalla bocca del piccolo guardiano.
<< Accidentaccio! Urca che botta... Shade, puoi chiedere alla tua amica di spostarsi dalla mia schiena, per piacere! >> esclamò, cercando di muoversi nonostante Fine fosse praticamente sdraiata sopra di lui.
Sentendo una voce sconosciuta parlare e una mano scuoterla con vigore, Fine riprese velocemente i sensi e alzò subito gli occhi verso il viso del principe.
All’inizio pensò di star sognando e si portò una mano sulla fronte strabuzzando gli occhi in maniera comica.
L’attimo dopo però, gettò le braccia al collo del principe come se nulla fosse e non avesse appena rischiato di morire precipitando da uno strapiombo.
<< Shade! >> affermò raggiante, le braccia serrate intorno al collo del ragazzo che rimase totalmente spiazzato da quel gesto così spontaneo.
Ricambiò l’abbraccio di Fine fin quando la ragazza non lo lasciò andare << Stai bene? Hai rischiato di precipitare e spaccarti la testa lo sai? >>
La sedicenne annuì più volte, asciugandosi una lacrima di gioia che le si era incastrata fra le ciglia.
Aveva ritrovato Shade!
Beh... per dirla nel modo giusto... gli era quasi finita addosso, ma l’importante era l’averlo ritrovato!
Stava per dirgli quanto era contenta di vederlo sano e salvo quando il ragazzo allungò verso di lei la mano con cui reggeva il piccolo Poomo.
<< Credo che al tuo folletto sia venuto un colpo.>> avrebbe potuto essere un po’ meno drastico, ma non c’era tempo per i convenevoli. Non quando si parlava di Demoni provenienti dal Regno delle Tenebre che avevano intenzione di distruggere il loro pianeta.
Fine strabuzzò nuovamente gli occhi e la sua faccia divenne blu dalla paura.
<< OH MIE DEI! >> urlò, rubandogli Poomo dalle mani e iniziando a scuoterlo con veemenza e a chiamarlo ripetutamente per svegliarlo.
Solo dopo averlo strapazzato per benino e, senza volerlo, aver peggiorato la situazione (perché ora il folletto pareva essere diventato ancora più bianco di quanto già fosse di suo) rinunciò ai suoi disperati tentativi e, imbronciandosi, si decise a riporre il piccolo amico dentro il suo scrigno.
“Meno male che dovevi proteggermi fino alla morte, eh, Poomo?” pensò, sospirando affranta.
<< Io sto bene, eh! Non preoccupatevi per me! >> si lagnò a quel punto Gon, seduto ancora per terra, facendo un cenno un po’ scocciato verso Shade e la nuova ragazza che l’aveva palesemente ignorato nonostante gli avesse appena salvato la vita.
Mica voleva un abbraccio anche lui – o magari quella era un’usanza strana di Wonder, chi poteva saperlo?  - ma almeno un grazie sarebbe stato gradito, pensò squadrando la strana ragazza dalla testa ai piedi.
Era vestita con un sontuoso abito da sera color panna e ricamato in fili d’oro e cremisi.
I suoi capelli, acconciati in due lunghe code, erano color lampone così come i suoi occhi.
I lineamenti rotondeggianti e il sorriso gentile lo spinsero subito a pensare che non poteva essere una tipa pericolosa, nonostante avesse appena cercato di schiacciarlo vivo.
Anche Fine rivolse una lunga occhiata perplessa in direzione del Guardiano, che era quasi totalmente zuppo d’acqua e ricoperto di fango, per poi riportare gli occhi sul principe della Luna che stava intanto aiutando l’amico a rimettersi in piedi.
<< Shade, chi è questo ragazzino? >> gli chiese Fine, con quell’espressione spontanea e innocente che la caratterizzava.
Gon puntò i suoi occhi grigi prima su di lei, poi su Shade, e poi su se stesso sentendosi arrossire quando si rese conto che lui – che, modestamente, era uno degli ammiratissimi e stimatissimi Grandi Guardiani del Fantastico e Stupendo Regno di Spazio – sembrava un piccolo mostro di fango.
Si dondolò imbarazzato sui talloni e lanciò un’occhiata a Shade che gli rispose con una sbrigativa scrollata di spalle.
I suoi occhi sembravano dirgli “beh... almeno così non darai nell’occhio” e Gon a quel punto si ricordò di essere in missione segreta e, con tutta la dignità di un undicenne ricoperto di fango e pioggia, gonfiò il petto e alzò il mento fieramente.
Shade avrebbe voluto darsi una manata sulla fronte, ma si contenne e prima che Fine iniziasse a notare qualcosa di insolito – figurarci! Gon non sarebbe apparso normale neanche se lo fosse stato per davvero! – tossicchiò, catturando l’attenzione dei due.
<< Principessa Fine lui è Gon. Gon >> e a quel puntò si fermò lanciando un’occhiata di avvertimento al castano, qualcosa come “non dire o fare nulla di stupido!” << lei è Fine. Principessa del regno solare.>>
Gon strabuzzò gli occhi in maniera buffa << ooh... ooooh... >> farfugliò impacciato, boccheggiando a vuoto e facendo saettare lo sguardo da Fine a Shade.
La ragazza iniziò a ridere di fronte alla sua espressione stupita e gli porse subito la mano con entusiasmo << Ciao, io sono Fine. Mi dispiace esserti finita addosso poco fa. Ma sono scivolata a causa della pioggia.>>
Gon si grattò la nuca imbarazzato di fronte al sorriso largo e genuino di Fine, per poi fissare titubante la sua mano aperta di fronte a lui.
Una parte di lui temeva che toccando la principessa avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vera identità – e allora chi avrebbe sopportato più tutte le ramanzine di Castel e le occhiate torve di Shade? – così, si limitò a stringerla per un misero secondo – per educazione, perché lui era un degli amatissimi e rispettabilissimi Guardiani di Spazio, mica un ragazzino qualunque! – per poi nascondere subito la mano dietro la schiena, come se quella fosse appena diventata una prova incriminante.
Rivolse un’occhiata verso Shade che continuava a fissarlo come se avesse voluto spaccargli la testa.
“Che cosa ho fatto adesso?”
<< Piacere... >> biascicò, continuando a dondolarsi sui talloni con fare imbarazzato, avvertendo come una scossa strana nella mano.
Guardò di sottecchi Fine - che aveva iniziato a riguardare con espressione adorante Shade - e pensò che ci fosse qualcosa di particolare in quella Wonderiana.
Non poteva sbagliarsi.
L’alone di magia che la circondava era così potente e puro e... solare.
Gon non ricordava di aver mai avvertito una simile magia provenire da qualcuno.
Nemmeno da un Lumos.
Nemmeno da Allison.
Tuttavia pensò che quell’aura avesse qualcosa di familiare.
Chi era davvero quella ragazza?
<< Quindi... >> esordì Fine, ma la sua domanda venne interrotta sul nascere, dall’imprecazione furiosa di qualcuno.
<< Non vorrei interrompere la vostra conversazione sicuramente molto interessante.>> intervenne infatti una voce ironica alle loro spalle e tutti e tre i ragazzi si voltarono in direzione di Castel << Ma vi ricordo che c’è un Demone Oscuro qui! >> tuonò infine il Guardiano, mentre faceva passare la spada dalla mano sinistra alla mano destra, tenendo sempre gli occhi puntanti sul demone che sembrava crescere in altezza e mostruosità ogni secondo di più.
“ Fra poco la sua rigenerazione sarà completa ”, pensò accigliato Shade, rivolgendo un’occhiata decisa a Fine che intanto – appena accortasi del mostro – aveva sbarrato gli occhi scandalizzata.
<< Ma che... >> bisbigliò tremante, stringendosi le mani al petto << Ma che razza di mostro è mai quello? >>
 
  

Gli strilli di Calipso si erano con il tempo trasformati in una sorta di risatina bassa e gutturale che fece rivoltare le viscere ai tre compagni di squadra, i lineamenti dei loro volti tirati dalla tensione.
Dal nulla, quasi non avesse aspettato altro che quel momento, la Sirena iniziò a ridere sempre più forte con la testa rovesciata all’indietro e le fauci spalancate.
Le bastò un niente, solo un minuscolo incremento di energia, un movimento secco delle sue braccia, uno scintillio che si propagò dalla sua mano destra, e la rete fatta dalle frecce magiche di Rein si ridusse in frantumi.
La turchina avvertì un nuovo conato di vomito scuoterla dall’interno, intanto che la mente formulava un unico pensiero “ Ecco... ci risiamo! ”
Terence le si avvicinò ancora di soppiatto, bisbigliandole piano in modo che solo lei potesse sentirlo << Rein... >>
La turchina annuì con decisione, spingendo la paura da parte e facendo un profondo respiro.
<< Me ne sono accorta.>> gli disse e comprese, dall’occhiata eloquente che il giovane le lanciò, che aveva perfettamente intuito a cosa lei si stesse riferendo.
Persino Piimi, nascosta dietro di loro, annuì con fermezza nonostante stesse continuando a tremare.
“ Possiamo farcela.” Si ripetè mentalmente Rein per darsi coraggio, quando Calipso ripuntò i suoi occhi velenosi su di lei, fissandola come se avesse voluto ridurla a brandelli solo con la forza del suo rancore.
Dobbiamo farcela!”
<< Come avete osato farmi questo?! Voi! Piccoli sudici esseri... pensavate davvero di avere una chance di fermarmi usando un trucchetto patetico come quello?! Me la pagherete... me la pagherete cara! >> ringhiò, le zanne bene in mostra, l’acqua che sembrava ribollirle attorno, la coltre di vapore che si alzava in un turbine intorno al suo corpo.
<< Sei riuscita a sottrarti dalla mia illusione, prescelta, complimenti. Ma, stavolta, nemmeno l’aiuto di tutti i miei fratelli potrà salvarti! Ti farò soffrire così tanto e, la cosa divertente, sarò che tu non potrai nemmeno ribellarti a me.>>
Così dicendo, la Sirena venne del tutto risucchiata all’interno del suo stesso turbine di vapore acqueo... solo uno scintillio color zaffiro ad indicare la posizione di quei suoi occhi divini.
L’attimo seguente, la coltre li avvolse di nuovo e Rein si premette una mano sul naso e sulla bocca per non respirare.
Avvertì il corpicino di Piimi rannicchiarsi dentro il suo cappuccio, e una parte di lei quasi la invidiò perchè avrebbe tanto voluto imitarla.
Trovare un angolo sperduto e rifugiarsi lì fino a quando quell’incubo non fosse finito, come era solita fare da bambina quando combinava un disastro dei suoi e allora correva a nascondersi per non essere presa in giro da tutti.
Solo che sta volta non le sarebbe bastato chiudere gli occhi e cancellare via tutto.
Certe battaglie andavano affrontate e basta.
E quella, per i suoi gusti, si stava prolungando fin troppo.
Richiamò a sé tutte le energie rimastale – che erano poche ed era sicura che il suo corpo non avrebbe retto ancora per molto – e, acuendo i sensi, si preparò ad affrontare nuovamente l’invasione di Calipso nella sua testa.
Ma la Dea aveva in serbo un giochetto particolare per lei e, prima che la prescelta potesse rendersene conto, si ritrovò la punta della spada di Terence puntata alla gola.
<< Maledizione...>> mugugnò, fissando con occhi preoccupati lo sguardo adombrato e fuori di sè del compagno di squadra.
E a quel punto anche una testa quadra come lei arrivò alla conclusione più logica: Calipso lo aveva appena soggiogato e lei era seriamente nei guai.
<< Buono... Ter... sta buono...>> farfugliò sottovoce, e la situazione le sarebbe apparsa solo così tremendamente divertente se solo non stesse per morire.
“ Giuro che se sopravvivo a questo, te lo rinfaccerò per tutta la vita, caro il mio impeccabile maestro Tenebros!”
 
 

Non ci fu il tempo di spiegare a Fine la vera identità di quel mostro, che quello emise l’ennesimo urlo spacca timpani, completando definitivamente la sua rigenerazione.
I suoi artigli solcarono l’aria in una parabola perfetta che mancò solo di striscio i suoi quattro avversari, i quali andarono momentaneamente a nascondersi dietro uno degli scogli.
<< Che situazione, ragazzi! >> si rivolse loro Gon con quella che poteva essere interpretata sia come un’esclamazione nevrotica, sia come una d’eccitazione, le mani paffute che fremevano intorno all’impugnatura della spada.
Shade lo fissò di sottecchi, immobile, avvertendo il corpo morbido di Fine, schiacciato contro il suo, che tremava impercettibilmente.
Ebbe un moto di compassione per lei, che lo spinse a rendere più forte la presa intorno alle sue spalle per darle conforto.
La ragazza alzò il suo sguardo languido su di lui e lo ringraziò con un sorriso sincero.
Shade cercò di ricambiarlo ma, una parte di lui - un’egoistica e meschina parte di lui - quasi sentiva di avercela un po’ con Fine.
Semplicemente, perché guardandola non poteva fare a meno di pensare a Rein, a desiderare che ci fosse la turchina al posto della sorella.
Era un pensiero indegno e palesemente cattivo, eppure, per quanto Shade si sforzasse di scacciarlo via dalla sua mente, quello ritornava a punzecchiarlo sempre più forte.
E pensare che era così vicino... che a divederlo da quelle Grotte c’era solo qualche metro, un po’ di pioggia e... un mostro enorme e letale venuto per ucciderli!
Strinse i denti fino a sentirli scricchiolare, quasi non badando al battibecco intrapreso fra i due Lumos al suo fianco su vai vedere cosa, concentrato com’era a trovare un modo per oltrepassare il suo ostacolo e arrivare al suo obbiettivo.
<< Ascoltate mi è venuta un’idea! >> affermò d’un tratto Castel, richiamando l’attenzione di tutti su di lui << Non abbiamo bisogno di affrontare quel mostro se riusciamo a scacciare via le nubi. È ancora giorno e, una volta a contatto con il Sole, il Demone Oscuro sparirà nel nulla.>> spiegò velocemente, sotto lo sguardo brillante e vivace di Gon e quelli un po’ perplessi dei due Wonderiani.
Shade aprì la bocca per chiedere delucidazioni, ma la terra cominciò di nuovo a tremare sotto i loro piedi, a causa del movimento violento appena compiuto dal Demone Oscuro.
Ci fu una frana, mezza scogliera quasi crollò loro addosso e furono costretti a spostarsi dar loro nascondiglio e a rimanere come bersagli mobili di fronte al nemico.
Shade afferrò il pugnale dalla lama nera con entrambe le mani, consapevole che comunque sarebbe servito a poco contro un colosso del genere.
<< Mi sembra che non ci sia tempo per organizzare un piano migliore.>> commentò, quindi, livido di rabbia, notando con la coda dell’occhio Castel che annuiva alle sue parole con un mezzo sorrisetto compiaciuto.
 
 

<< Io conosco tutti i tuoi segreti, Terence, figlio del Regno delle Tenebre... Erede del Drago... Nemico mortale della Fenice... Conosco i tuoi segreti... il tuo odio... il tuo amore perduto...la tua sete di vendetta... e posso darti tutto... tutto quello che desideri... se mi porterai il cuore pulsante della Prescelta...>>
Il tono morbido e sensuale di Calipso arrivò alle orecchie di Terence come una sinfonia celestiale.
All’improvviso fu come se quel macigno che gli opprimeva costantemente il cuore - e che non lo faceva respirare e che lo tormentava nel sonno, ancora e ancora, senza mai dargli un attimo di sollievo - sparisse, spazzato via dalle promesse e dal respiro delicato della Dea sulla pelle.
Cercò di concentrarsi, strinse gli occhi e si tappò le orecchie sperando che l’illusione svanisse da sola.
Ma fu uno sbaglio.
Perché non appena le sue palpebre si chiusero, all’interno di quella bolla di oscurità creata dalla sua mente gli apparve il miraggio di una chioma rossa e fluente e di due occhi azzurri come il cielo.
“ Dannazione!” spalancò nuovamente le palpebre ed ebbe la sensazione che all’improvviso le sue gambe fossero diventate di gelatina.
La testa gli girava come un trottola impazzita, impedendogli di focalizzarsi sul piano.
Deglutì, ma aveva la bocca totalmente asciutta e il respiro sempre più affaticato.
In un gesto istintivo, dettato dal panico, si strappò il fazzoletto che teneva sul viso, poi sobbalzò, il cuore che gli batteva talmente forte dal petto che sembrava volesse schizzargli via.
Gli era appena parso di aver appena sentito il suono di una risata.
Della sua risata.
 
OoOoO
“Guarda che io ti ho capito, sai. Fai tanto il brontolone e il guerriero tutto d’un pezzo, ma in realtà, dietro a tutta quella corazza che ti porti addosso, hai un cuore buono anche tu.”
“Tu parli troppo.”
“E tu troppo poco. E non sorridi mai. Dovresti sorridere di più. Scommetto che sei persino più carino quando sorridi.”
                                                             OoOoO
 
Rivedere il suo viso e il suo sorriso davanti ai suoi occhi, limpido e chiaro come se quella scena non si fosse svolta tanto tempo fa ma proprio in quel momento, fu tutto ciò che bastò a Terence per sapere cosa fare.
Vendetta. Morte. Voleva solo quello. Solo e soltanto quello.
In un guizzò aveva già afferrato la spada e, con mano sicura, come se la coltre si fosse dissolta e improvvisamente i suoi occhi ci vedessero di nuovo perfettamente, puntò la lama contro la gola della prescelta.
Quest’ultima lo guardò tremante, con gli occhi chiarissimi spalancati per la sorpresa.
Ter non sentì cosa le disse, perché le sue orecchie erano piene dell’eco dei ricordi felici del suo passato e nulla gli importava più ormai se non il suono di quella voce e di quella risata.
Il resto poteva anche scomparire.
<< Preparati a morire. >> le disse, il tono fermo e gelido, lo sguardo perforante.
Anche la turchina a quel punto smise di guardarlo con sgomento e corrugò la fronte in un’espressione decisa.
<< Ter... che cosa stai facendo!? Non puoi farti manipolare in quel modo da quel mostro! Torna in te! >>
Con l’aiuto del suo flauto, scansò la spada che gli teneva puntata contro e indietreggiò di qualche passo, completamente alla ceca.
Il Tenebros fece roteare la spada << Chiudi il becco! >> gli intimò con un ringhio, per poi dare inizio allo scontro che vedeva fronteggiarsi la sua spada possente e il Flauto del Vento della principessa.
Rein sapeva bene che in un confronto diretto non avrebbe avuto scampo: Terence era molto più esperto, più forte e più allenato di lei con la spada, così, si limitò a usare la sua agilità per schivare qualche colpo, stando sempre bene attenta a dargli solo il fianco e a non esporsi troppo durante gli affondi.
Ma i fendenti del moro erano comunque fortissimi, tanto che la sedicenne ebbe paura che da un momento all’altro il Flauto le si sarebbe spezzato in due sotto i colpi di spada del ragazzo.
Con la fronte madida di sudore e il respiro corto, Rein cercò di resistere e continuò a parere colpi su colpi, sentendo intanto la risata melliflua di Calipso risuonare fra le pareti di roccia.
<< Ter! >> urlò, sperando che il Tenebros si risvegliasse dall’illusione << Terence, smettila! Non sono io il tuo nemico! Mi senti?! Qualunque cosa ti stia facendo Calipso devi combatterla! >>
Risvegliare l’amico dall’illusione era l’unico modo che aveva per uscire viva da quello scontro.
E mentre si lambiccava il cervello nella speranza di trovare le parole giuste per aiutarlo, quest’ultimo continuava a colpirla senza pietà, ancora e ancora, senza tregua.
Sembrava posseduto da una rabbia ceca e dirompente, che non gli permetteva di distinguere l’illusione dalla realtà.
<< Rein...>> la ragazza sentì Piimi pigolare dietro di lei, aggrappata al suo cappuccio, i lacrimoni agli occhi mentre assisteva impotente allo scontro fra i due amici.
<< Lo so, Piimi, lo so.>> le rispose sottovoce Rein, proprio mentre faceva uno scatto a sinistra per evitare un affondo del moro.
Terence allora girò su stesso e caricò un colpo dall’alto che Rein parò con l’uso del suo flauto.
Riuscì a respingere la spada, sì, ma in compenso il polso e la mano le dolevano così tanto da farle allentare la presa.
<< Non può finire davvero così! >> mugugnò, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare << Devi tornare in te, Terence! Noi due abbiamo una missione da portare a termine! Testone che non sei altro, svegliati! >> gli urlò contro, con l’ultimo fiato che aveva nei polmoni e Ter sfruttò proprio quel suo attimo di affaticamento per infliggerle un colpo allo stomaco usando il manico della spada.
Piimi volò in aria, urlando, e Rein si piegò in due dal dolore, cadendo sulle ginocchia.
I polmoni le si erano svuotati, le orecchie le ronzavano e sentiva in bocca il sapore del suo stesso sangue.
<< Te...ren...ce... >> rantolò, con un soffio di voce, cercando di non perdere i sensi e appoggiando la mano sulla roccia fredda.
Il flauto del vento si dissolse, perché ormai di tutti i suoi poteri erano scomparsi, insieme alle sue ultime forze.
Con un tremito si accorse dell’ombra del ragazzo che la sovrastava da dietro e l’attimo dopo sentì un’altra fitta di dolore alla nuca perché il giovane l’aveva afferrata per i capelli costringendola ad alzarsi.
Rein gridò per il dolore e la rabbia, cercando di divincolarsi mentre la coltre di vapore si dissolveva nel nulla e Terence avanzava sicuro verso il profilo sinuoso della Sirena.
Calipso l’aspettava a braccia aperta, le labbra tirate in un sorriso largo e vittorioso che metteva in mostra tutta la serie di denti affilati, gli occhi accesi di follia.
<< Bravo... bravo ragazzo... portala qui... portala da me...>> recitava in tono flautato, muovendo le dita in gesti eleganti nella sua direzione.
Terence le diede uno strattone più forte ai capelli, spingendola a camminare insieme a lui.
Per Rein ogni passo fu una tortura e gli occhi le si riempirono di lacrime e orrore quando si ritrovò a soli pochi centimetri da Calipso.
<< No... no! >> esclamò, cercando in qualunque modo di divincolarsi e, a quel punto, Terence le afferrò anche il braccio ancora sano stringendolo in una presa di ferro.
La principessa chiuse gli occhi e avvertì chiaramente come una fiammata propagarsi dalle dita del ragazzo e bruciarle la carne, fino a scendere dentro le sue vene.
E poi accadde tutto in un istante.
Vide solo un ghigno compiaciuto arricciare le labbra del Tenebros prima di sentire la sua mano allentare la presa fra i suoi capelli e l’urlo di dolore di Calipso.
Rein, che non aveva aspettato altro segnale fino a quel momento, riaprì gli occhi puntandoli subito verso la Dea.
Questa si teneva il viso sanguinante fra le mani perché Ter aveva affondato uno dei suoi pugnali dritto nel suo occhio destro.
Il ragazzo si girò verso di lei e urlò il suo nome << REIN! ADESSO! >>
La prescelta non se lo fece ripetere due volte e, utilizzando l’energia che il tenebros le aveva appena trasmesso toccandola al braccio, richiamò a sé una delle frecce d’argento del suo arco e la conficcò nel polso destro di Calipso.
Un bagliore accecante color zaffiro li travolse, insieme alle urla strazianti della dea.
Come se lo avesse appena tranciato in due, dal polso della Sirena venne fuori una pietra grande quanto una noce che si librò in aria proprio a pochi centimetri dal nasino di Rein.
“Eccola qui...” pensò, osservando la pietra scintillante con la bocca aperta “...L’arma leggendaria dell’Acqua.”
      
 
<< Fine, ti prego, dimmi che conosci qualche incantesimo che possa mettere fine al temporale.>>
<< E’ vero che possiedi l’Arma Leggendaria della Luce di Promince? >>
<< Come hai fatto ad averla? Dove l’hai presa? >>
Fine si sentì improvvisamente schiacciata dalla voci dei tre ragazzi, oltre che dalla presenza minacciosa, terribile e imponente del... come lo avevano chiamato quei due strani ragazzi?
Li fissò tutti e tre, stringendosi il suo scettro contro il petto e mordendosi il labbro inferiore.
<< Non so se c’è... forse... ma non l’ho mai fatto.>> ammise la ragazza, decidendo di rispondere per prima alla domanda postale dal principe della Luna.
Shade risucchiò le labbra, guardandola di sottecchi, e poi spostò di nuovo l’attenzione di fronte a sé, verso la loro morte incombente.
Il ragazzo dai capelli arancioni invece le rifilò un’occhiata scioccata << Come sarebbe a dire!? Possiedi lo Scettro di Prominence e non sai come usarlo?! >>
Fine avrebbe voluto sprofondare sotto terra di fronte a quegli occhi gialli e accusatori ma, per fortuna, il suo nuovo amico le venne in soccorso.
<< E allora poco fa come hai fatto a scacciare via le Ombre Nere? >> le chiese Gon, reggendo una spada che era alta quasi quanto di lui.
Fine puntò gli occhi sullo strumento magico che reggeva fra le dita, familiare e potente.
<< A dire il vero non ne ho idea... è la prima volta che faccio una cosa del genere... ho solo pronunciato la formula magica... di solito i miei incantesimo non sono così poten->>
<< ATTENTI! >> gridò Shade, quando il Demone Oscuro alzò di nuovo i suoi artigli enormi e ricurvi e con un colpo secco li affondò nel terreno a soli pochi centimetri da loro.
Ruggì, le fauci pieni di denti spalancate, e gli occhi rossi rivolti verso il cielo.
Fine tremò di paura, cercando di aggrapparsi alla ben meglio all’armatura di Shade intanto che la terra aveva ripreso a scuotersi sotto i loro piedi.
Il cobalto lanciò uno sguardo allarmato verso la scogliera di pietra che li sovrastava, pensando che sarebbe bastata solo un’altra scossa per fargliela franare addosso.
Erano in trappola: da un lato avevano l’oceano e dall’altro l’imponente strapiombo.
Il demone non permetteva loro di muoversi da nessuna parte, con i suoi occhi rossi puntati contro, si stava semplicemente divertendo a girare loro intorno come fa una pantera dopo aver puntato la preda.
Sentì il rumore sordo e scricchiolante della terra che iniziava a spaccarsi e fece roteare gli occhi dal punto in cui si ergevano le grotte, ai loro piedi e a quelli del mostro, fino alla parete di roccia.
Ghiacciò, colto da un’illuminazione spaventosa.
<< Vuole farle sprofondare... >> mormorò sotto voce, gli occhi spalancati dal raccapriccio.
<< Come? >> gli chiese Gon, che si reggeva alla sua spada piantata a terra e al braccio di Castel per non cadere a causa del terremoto.
Shade deglutì amaro, avvertendo gli occhi preoccupati di tutti su di sé.
<< Il suo obbiettivo non siamo noi, ma le Grotte. Vuole affondarle. Sta creando queste scosse per far sì che il sostegno di roccia frani e le grotte vengano inghiottite dall’oceano... >>
<< Insieme a chiunque sia lì dentro in questo momento...>> aggiunse con sagacia Castel, gli occhi due fessure taglienti rivolte verso il Demone Oscuro.
So che dietro a tutto questo ci sei tu, Grey. Giuro sugli Dei che non ti permetterò mai di portarci via anche l’ultima delle nostre speranze” pensò, avvertendo la consueta sensazione del suo sangue che ribolliva nelle vene per la rabbia.
Gon si accorse della sua espressione provata e gli strinse più forte il braccio, come se bastasse quel gesto per condividere il dolore e la rabbia dell’amico.
Sapeva bene cosa Castel stesse provando e cosa stesse pensando in quel momento, perché in qualche modo, anche lui provava lo stesso.
Aveva visto il suo villaggio bruciare a causa dei Tenebros, centinaia di morti riversi al suolo a causa della furia demoniaca di quei mostri spietati.
E ora stava assistendo impotente anche alla possibile fine dell’unica persona che avrebbe potuto salvare il suo regno e non solo.
<< Castel... >> sperava di trovare le parole giuste da dirgli per calmare il suo animo tormentato, ma venne repentinamente interrotto dal suo tono perentorio << Se non possiamo combatterlo almeno dobbiamo provare a distrarre le sue attenzioni dalle Grotte. Ragazzina, ci serve della luce, molto Luce, l’onda più grande che tu abbia creato! Intesi? >>
Fine tentò a stare in piedi senza il sostegno di Shade e annuì fiduciosa verso l’arancio.
<< Ci proverò! >> affermò con forza, iniziando subito a richiamare la magia di Prominence.
E in quel momento, mentre sembrava che l’intero pianeta Wonder stesse per spaccarsi in due, e l’aria si era fatta così carica di tensione da diventare irrespirabile e la pioggia fitta si trasformava in un vento gelido che sferzava furente i loro visi stanchi... proprio nell’attimo in cui l’oscurità sembrava averli inghiottiti e Fine con il suo scettro leggendario fra le mani appariva come l’unico spiraglio di luce fra la tormenta, gli occhi rossi del Demone Oscuro si posarono su di lei.
Gli occhi di Astro, signore del Regno Oscuro di Tempo, si posarono su di lei... fra le fiamme.
 
 

Calipso era riversa ai loro piedi, tremante, totalmente priva di potere.
Il suo copro, privo dell’energia dell’Arma Leggendaria dell’Acqua che lei stessa aveva creato, stava iniziando a dissolversi come una delle sue illusioni.
Rein la fissò dall’alto, stringendo forte nella mano destra la pietra scintillante, la fronte aggrottata e le labbra tirate in una linea sottile.
Sapeva che era una cosa ridicola ma, vedendo la Dea ridotta in quel modo provò quasi una punta di compassione per lei.
Quasi.
Terence la affiancava, il solito ghigno borioso stampato sulle labbra, l’ego che gli gonfiava il petto.
<< Non fai tanto la spavalda adesso, eh? >> rimbeccò Calipso, come se fosse solo una persona fra tanti e non una Dea Millenaria.
Rein gli lanciò un’occhiataccia insieme a Piimi, che stava seduta sulla sua spalla.
Calipso emise un verso simile a quello di un’animale bastonato e rinchiuso in una gabbia.
I suoi denti adesso erano tornati normali e non assomigliavano più a quelli di un mostro assassino.
Fosse fu per quello che Rein non avvertì alcun timore, o forse era per lo sconfinato potere che stringeva nella mano destra.
<< Come avete fatto? Come avete fatto a...>>
<< A capire che in realtà tu avevi semplicemente assorbito l’Arma Leggendaria dell’Acqua? >> le domandò Rein in tono canzonatorio, sentendo Ter che si lasciava scappare un verso sprezzante dalle labbra.
<< La prescelta può anche essere un po’ tonta, ma io so benissimo che per incanalare tutto quel potere non potevi semplicemente servirti di un corpo, per quanto assolutamente mostruoso esso fosse.>> inferì ancora il Tenebros, e Rein si trattenne nel rifilargli una gomitata.
<< Ehy, a chi hai dato della tonta, eh?! Rimangiati subito quello che hai detto! >> gli inveì contro, il dito indice già puntato verso il suo naso.
Terence fece schioccare la lingua al palato << Si, che lo sei. Lo sei circa il settantacinque per certo delle volte... >> la fissò qualche secondo con la fronte aggrottata mentre Rein gli sbraitava contro un “che cosa!?” con voce isterica e le guance rosse per l’ira.
<< Facciamo pure l’ottanta per cento delle volte.>> concluse il ragazzo con nonchalance.
<< TERENCE! >>
<< Ragazzi, per favore, non litigate, non mi sembra il momento...>> cercò di placarli Piimi, che si era infelicemente illusa che quell’esperienza e il modo in cui avevano agito in perfetta concordia, fino a soli pochi istanti prima - nonostante Terence avesse malmenato Rein, facendola passare come la cosa più normale del mondo - avesse messo fine alle loro scenate.
Purtroppo, si ritrovò a constatare sentendo gli sbraiti infuriati di Rein e le frecciatine acide di Terence, certe cose non cambiavano mai.
<< Per tutti i sette mari! >> tuonò all’improvviso Calipso, sbuffando seccata.
Rein e Terence si voltarono repentinamente verso di loro, entrambi con un vena che pulsava pericolosamente sulla loro fronte.
<< Che c’è?! >>
<< Preferisco scomparire per sempre invece di assistere un secondo di più ai vostri bisticci da marmocchi! >> li rimproverò la Dea, roteando gli occhi con fare frustrato.
Rein le mise il broncio, come se fino a qualche minuto prima la Dea non avesse cercato di ucciderla strappandole il cuore dal petto << Beh, si dà il caso che questi marmocchi ti abbiano fregato! >>
Calipso, il corpo già svanito per metà, lasciando solo il busto a fluttuare fra le acque, aggrottò le sopracciglia, volgendosi totalmente verso di lei << Come ci siete riusciti? Credevo di aver soggiogato il Tenebros, invece lui era perfettamente lucido, come avete fatto? >>
A quel punto, fu il turno di Rein di alzare il mento con fare orgoglioso.
<< Faceva tutto parte del nostro piano.>>
<< Il mio piano.>> ci tenne a precisare Terence, con boria.
<< ‘Sta zitto tu! Allora... ovviamente all’inizio non avevamo idea di dove tu nascondessi l’arma dell’acqua, voglio dire... in quale parte del tuo corpo la custodissi, così abbiamo escogitato un modo per costringerti a usare al massimo tutti i tuoi poteri. >>
Alla parole della turchina, Calipso si ritrovò a spalancare gli occhi con fare meravigliato << Ma certo! Quella della rete d’argento era solo un diversivo, un modo per farmi sprigionare il mio potere e... >>
<< E mostrarci l’Arma, esatto, è stato il bagliore che è scaturito dal tuo polso a indicarcelo.>> concluse il moro al suo posto, la mano chiusa con disinvoltura intorno all’elsa della sua spada.
<< Sapevamo che avresti cercato di manipolarci con le illusioni e che io, con molta probabilità, sarei stata il tuo primo obbiettivo. >> aggiunse ancora Rein, scostandosi un ciuffo di capelli ribelli che le ricadeva scomposto sulla fronte.
<< E tu? Tu come hai fatto a sottrarti dalla mia illusione? >> si rivolse la Dea a Terence, gli occhi ridotti in due fessure taglienti che avrebbero voluto farlo a pezzettini.
Il Tenebros arricciò le labbra in un ghigno beffardo << E’ molto semplice, non cado mai nello stesso tranello due volte.>>
Calipso lo guardò accigliata << Vuoi dire... che eri già stato vittima di un illusione? >>
Terence annuì << Proprio così... >> lasciò la frase in sospeso mentre i suoi occhi, persi nel vuoto, si scostavano da quelli perspicaci di Calipso, che avevano già scandagliato il suo animo a sufficienza secondo il suo parere.
<< Terence ha solo finto di essere manipolato per darmi l’occasione di avvicinarmi abbastanza a te, che avevi già abbassato la guardia credendo di avermi in pugno.>> occupò il silenzio la voce cristallina di Rein, la cui eco si propagò lievemente fra le pareti di roccia.
Piimi la fissò di sottecchi notando come nonostante le ferite ancora sanguinati e il braccio sinistro rotto, la turchina sembrasse aver ripreso quasi del tutto le forze.
“Sarà grazie all’energia dell’Arma Leggendaria dell’Acqua” riflettè, ammirando entrambi i due ragazzi con orgoglio.
I suoi occhi vennero poi richiamati dal verso gutturale e sprezzante di Calipso.
<< Niente male, prescelta. Ma lascia che ti dica una cosa: mi avrai anche sconfitto, ma cosa ti dice che riuscirai a fare lo stesso con mio fratello? >> Calipso era ritornata a sorridere a Rein in quella maniera subdola e velenosa che le dava i brividi, e, nonostante ormai non fosse rimasto solo il viso della Dea che si perdeva fra la coltre di vapore e l’acqua, la ragazza si ritrovò a indietreggiare comunque.
<< Tuo fratello? Di quale fratello parli? >>
Calipso accentuò il suo sorriso maligno, gli occhi blu pieni di divertimento << E non è tutto, sapete? Siete stati svegli, quindi voglio darvi un ultimo consiglio prima di svanire. Diffidate di Selen. Lei non è chi dice di essere. Nasconde molti più segreti di quanto voi possiate immaginare e mentire è sempre stata la cosa che le riesce meglio. Da questo punto di vista, ha preso tutto da Vivien, non c’è che dire...>>
Rein scattò su come una molla, inviperita per ciò che la Dea aveva appena detto sulla Regina di Destion << Ti sbagli! Tu non conosci Selen! Sei tu che menti! Diglielo anche tu, Terence! >>
Il ragazzo non disse nulla, continuando a fissare la Dea con sguardo truce e attento, ponderando silenziosamente le sue parole.
“Per quale motivo Calipso avrebbe dovuto mentirgli, arrivati a quel punto? E a quali segreti si riferiva?”
<< Rein ha ragione... >> intervenne Piimi << Selen è buona. Non ha mai fatto male a nessuno. Al contrario di te.>>
Calispo continuò a ghignare e, se avesse avuto ancora le spalle, di sicuro avrebbe fatto spallucce << Siete liberi di credermi oppure no. Non mi importa. Ma non dovreste giudicare i fatti senza nemmeno conoscerli. Ora vi saluto. Il mio tempo qui è ufficialmente scaduto e di sicuro quella rompiscatole di Prominence mi starà aspettando per farmi la ramanzina del secolo! Grazie tante, prescelta e, oh, vedi di usare bene la mia Arma, capito? >>
La ragazza, interdetta, ebbe giusto il tempo di annuire prima che anche il volto di Calipso si dissolvesse nel nulla, come nebbia nel vento.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio la prescelta si ritrovò a commentare << In fondo non era poi così male.>>
<< REIN! >>
I due amici la aggredirono e la ragazza balzò indietro per lo spavento.
<< D’accordo... d’accordo... scherzavo... era davvero pessima. Ma datevi una calmata anche voi, va bene? >> disse loro, muovendo la mano di fronte al viso.
Terence buttò via l’aria dal naso come un toro imbestialito.
<< Altro che darsi una calmata... là fuori abbiamo ancora un Demone Oscuro che ci aspetta! >> ricordò, e gli occhi di Rein si velarono di nuovo di angoscia.
<< E’ vero... l’avevo quasi dimenticato! Su facciamo alla svelta... non oso nemmeno immaginare cosa sia successo lì fuori per tutto questo tempo! >>
Piimi e Terence annuirono e, insieme alla principessa, iniziarono a correre, finalmente, verso l’uscita delle grotte.
Tuttavia, poco prima di scorgerla, avvertirono una scossa violentissima propagarsi fra le pareti che iniziarono a franare loro sopra la testa.
<< Quel mostro sta cercando di affondarci! >>
<< Me ne sono accorta! >>
 


Attratto dalla magia di Luce di Fine il mostro pareva aver perso totalmente interesse verso le grotte.
Gli attacchi della principessa tuttavia non sembravano essere abbastanza forti da distruggerlo completamente, e Shade, insieme ai due Guardiani, iniziò a guardarsi intorno pensando a un possibile piano per aggirare il Demone e raggiungere le Grotte per salvare la prescelta (secondo i Lumos) e Rein (secondo il principe della Luna).
<< Dobbiamo arrampicarci sulla scogliera, non c’è altro modo! >> affermò Gon, indicando il punto dove una volta esistevano le scale di pietra e che ora erano state totalmente distrutte dalla violenza delle scosse sismiche provocate dalla forza bestiale del Demone.
<< Vuoi scherzare, Gon?! Fra poco ci franerà del tutto addosso quel muro! >> lo redarguì Castel, aprendo le braccia in un gesto plateale.
Shade si scostò i capelli bagnati dalla fronte e sbuffò, fissando prima i due ragazzi e poi lo strapiombo << Ha ragione Castel, Gon. È troppo pericoloso arrampicarci fin lassù. Senza contare che lasceremmo Fine da sola.>>
Gon si portò entrambe le mani sul capo, esasperato << Qualche altra idea? >>
Sia Castel che il cobalto si rivolsero un’occhiata, i nervi a fior di pelli.
<< E’ semplice >> sentenziò infine Castel, deciso << Dobbiamo divederci. Uno di noi rimarrà qui a fare da scudo alla ragazza mentre cerca di trovare quel maledetto incantesimo spazzanubi, un altro cercherà di distrarre il mostro e l’ultimo scalerà la scogliere per raggirarlo e raggiungere le grotte. >>
Gon sbarrò gli occhi scandalizzato << Ma se hai appena detto che-! >>
<< Posso farlo io! >> si propose subito Shade, rimpiangendo di non avere fra le mani la sua frusta << se andiamo tutti il nostro peso farà franare il muro sicuramente, ma uno solo... inoltre sono bravo in questo. L’ho già fatto altre volte.>>
Castel annuì mentre gli occhi di Gon si facevano sempre più grandi per lo sgomento << D’accordo, Shade. Allora io cercherò di distrarre il mostro, mentre tu, Gon, tu ti occuperai della ragazza.>>
Gon si indicò con un dito << Eh?! E perché scusa devo farlo proprio io? Cosa ci capisco io di incantesimi wonderiani? >>
L’arancio gli diede una pacca sulla spalla << Spero molto più di quanto ci capisca lei.>>
 
 

<< Come facciamo a uscire di qui!? >> domandò Rein, che con l’aiuto dell’Arma della Terra stava cercando di reggere il più possibile le pareti di roccia e cristallo della grotta, creando una specie di soppalco che impediva alla zona in cui si trovavano lei e i compagni di squadra di sgretolarsi, e sprofondare nell’abisso.
Aveva a disposizione solo un braccio e, sebbene avesse recuperato un po’ di energia, il morso che aveva sulla spalla le bruciava da impazzire.
Piimi le aveva appena detto che era infettato e che doveva curarsi subito se non voleva che l’infezione si propagasse oltre.
Come se avesse il tempo di occuparsi pure di quello!
<< Non so se lo sai, Rein, ma la fuori c’è tua sorella. >> si sentì in dovere di informarla la folletta, con sguardo grave.
Rein annuì, il viso contratto nello sforzo, la mano destra piantata sul muro << Lo so, l’ho sentita poco fa.>>
<< Tua sorella è impossesso dell’Arma Leggendaria della Luce, è vero. Ma non è ancora abbastanza potente per sconfiggere un Demone Oscuro.>> precisò Terence, serio e torvo, gli occhi fissi sulla schiena del Demone.
“Ti sei spinto fino a questo punto, Grey? Pensi davvero che basti un demone a fermarmi?”
Preso da un attacco di collera il Tenebros sfoderò nuovamente la spada << Lo affronterò io! >> affermò con decisione.
<< Vuoi scherzare?! E permettere così ai Tenebros di vederti? >>
Preso in contropiede il giovane si ritrovò a fermare il suo incedere e a fissare la turchina con occhi spaesati.
Per una volta, la mocciosa aveva avuto ragione, pensò, senza però rischiarsi a dirle in faccia una cosa del genere.
<< Avranno già visto tua sorella, Rein e... >> Piimi stava per aggiungere i Guardiani ma venne bloccata dall’occhiata torva che il ragazzo le lanciò.
<< E il principino di non mi ricordo quale regno.>> si intromise a quel punto Ter, prima che la folletta combinasse qualche disastro.
Ci mancava solo che la ragazzina sapesse che in qualche modo perfino i Guardiani erano riusciti ad arrivare su Wonder!
Tuttavia, l’espressione di Rein divenne così tetra che il Tenebros pensò di aver comunque sbagliato qualcosa.
<< Un... un principe? >> balbettò, la voce incerta a causa dell’ansia.
Terence corrugò la fronte << Esatto. Non che la sua presenza servi a qualcosa, ovviamente. Probabilmente finirà per essere ucciso dal De->>
<< Terence! >> lo richiamò Piimi quando si accorse che Rein aveva quasi ripreso a tremare dalla paura.
“ Oh, Dei, vi prego... fate che non sia proprio lui. Vi prego! Non adesso! ”
Sentì le lacrime ritornare a pungerle gli occhi e allora strizzò le palpebre con decisione per ricacciarle indietro.
<< Dobbiamo eliminare quel mostro! >> sentenziò, determinata.
Terence sbuffò << Pronto? Ti ricordo che non possiamo spostarci da qui altrimenti finiremmo in fondo all’oceano insieme a tutta questa baracca! >>
<< Non per forza.>> lo corresse Rein, gli occhi puntati su quelli di Piimi << Non per forza.>>
 
 

<< Poomo! Su, Poomo, svegliati! Ci serve il tuo aiuto! >>
<< Svegliati, folletto! >> Gon diede un pizzicotto sulla faccia di Poomo che, a causa del dolore, si risvegliò con un strillo.
<< Ahia! >> spalancò gli occhi furioso, vedendo che due volti scocciati incombevano su di lui, non permettendogli di vedere nient’altro << Mi chi è stato quel maleducato che-! >>
<< Poomo! >> Fine non gli diede tempo di concludere la frase, acciuffandolo fra le mani. << Ti sembra questo il momento di svenire!? Devi aiutarci! Mi serve un incantesimo spazzanubi.>>
Poomo guardò la principessa con fare confuso, massaggiandosi la guancia indolenzita.
<< Non so nulla su un incantesimo spazzanubi. >> affermò e vide Fine scambiarsi un’occhiata allarmata con un ragazzino dalla carnagione olivastra e gli occhi grigi che lui non ricordava di aver mai visto.
<< Ma... >> aggiunse perplesso, quando notò che entrambi stavano quasi per andare in iperventilazione << Conosco l’incantesimo aggiustatempo, pensate che possa andare bene lo stesso, principessa? >>
Fine si sentì così sollevata che gli schioccò un sonoro bacio sulla testa << Fantastico! È perfetto! Coraggio, dimmi subito la formula! >>
Anche il ragazzino aveva lanciato un trillo entusiasta, per poi voltarsi alle spalle, prendere a correre e gridare qualcosa che Poomo non riuscì a capire.
“Ma in che lingua parla questo ragazzino?”
Continuò a fissare Fine in maniera confusa, portandosi una manina sul mento.
<< Principessa Fine, perché vi serve un- PER TUTTI I FOLLETTI! Che razza di mostro è quello!? >> urlò non appena Fine si scostò dalla sua visuale permettendogli di notare il Demone Oscuro che si ergeva enorme fra la scogliera e le Grotte.
<< Non lo so... non l’ho capito bene... ma mi serve quell’incantesimo. Mi serve adesso, Poomo! >>
Il Folletto, tremando come una foglia di fronte allo sguardo spietato del Demone, chinò appena il capo in cenno d’assenso.
<< Da... da... D’accordo, P-Pri- Principessa Fine.>>
 
Gon raggiunse Castel proprio nel momento in cui quest’ultimo evitò per un soffiò che il Demone lo sfiorasse con la sua viscida consistenza velenosa.
<< Cast! Cast! Fine ha trovato l’incantesimo! >> lo informò, su di giri, gettando un’occhiata alla ragazza che stava cercando di non far svenire di nuovo il suo amico folletto.
Castel, ansimante, annuì << Perfetto. Che mi dici di Shade? Riesci a vederlo? >>
Gon si voltò subito verso lo strapiombo che li sovrastava, e strizzò gli occhi come se questo lo aiutasse a intravedere meglio il profilo del principe della Luna fra le gocce di pioggia e il vento.
<< Non lo – ah, no, eccolo! Sta quasi per arrivare in cima! Non posso credere che sia riuscito a scalare nonostante questo tempaccio! >> trillò trionfante, ma il suo entusiasmo si spense presto quando sentì Castel emettere un verso di dolore.
<< Castel! Castel, che succede!? >> si girò subito verso di lui, preoccupato.
Il ragazzo si teneva una mano premuta sulla spalla, i denti digrignati per la rabbia e per il dolore << Tranquillo, mi ha a malapena sfiorato... ma sto bene... >>
<< Sei sicuro? >>
Gon sapeva perfettamente che effetti poteva avere il tocco di quel Demone sui Lumos.
Era come se Castel avesse appena immerso la propria spalla in una cascata di acido.
Lo spallaccio della sua armatura – che era semplice metallo e non corazza di Jabberwock, che sarebbe di sicura stata molte più efficace come avevano fatto presente a Shade!  -  si era praticamente liquefatta e Gon potè facilmente vedere la pelle dell’amico chiazzata da una macchia rossa accesa.
Sentì la rabbia assalirlo e in un attimo sfoderò nuovamente la spada, il sigillo dei Guardiani che scintillava sulla sua fronte.
<< Veditela con me, mostro! >>
 
 

Piimi appoggiò le mani una sulla spalla della principessa e l’altra su Terence.
In un secondo i tre si ritrovarono teletrasportati fuori dalle grotte, sotto la pioggia e il vento sferzante.
Rein si alzò il cappuccio sopra la testa e Ter fece lo stesso con il suo mantello.
Dall’alto della scogliera, dove la folletta li aveva fatti arrivare, i due ragazzi assistettero al crollo delle Grotte di Inumi che, come un castello di sabbia, si ridusse a brandelli, per poi sprofondare inghiottito dal fragore ruggente delle onde.
<< Appena in tempo...>> sussurrò Rein, felice della brillante idea avuta.
Tuttavia il sollievo appena provato si trasformò in angoscia, vedendo l’enorme Demone Oscuro che si innalzava sotto di loro.
Era proprio come Terence glielo aveva descritto: alto almeno tre metri, deforme, viscido, con le zanne di un orso e gli artigli affilati ma lunghi almeno il triplo di quelli di qualsiasi altro felino.
Sembrava una montagna di catrame vivente, con profondi e ripugnanti occhi color del sangue.
<< I miei poteri sono al limite, ragazzi... >> bisbigliò loro Piimi, che svolazzava in aria mezza nascosta all’interno del suo scrigno magico.
Rein la fissò sconsolata, per poi pensare che scegliere di volare sarebbe stato meglio anche per lei, visto il modo in cui la scogliera continuava a tremare sotto i suoi piedi.
<< Dobbiamo fare in fretta prima che si accorga che siamo qui.>> le disse Terence, gli occhi puntati sul Demone Oscuro.
Rein si limitò ad annuire e stava per richiamare a sé l’arco delle ombre quando si accorse di una figura, che si trovava nell’altra estremità della scogliera, che aveva lo sguardo diretto verso le ormai scomparse Grotte di Inumi.
A causa della pioggia le ci volle giusto un secondo di più per riconoscere la zazzera cobalto di Shade.
Strabuzzò gli occhi allarmata e basita.
<< Rein? Rein, che hai? >> sentì la voce di Piimi chiamarla, ma la sua attenzione era ormai rivolta al profilo lontano del principe della Luna.
Avrebbe voluto urlare il suo nome – lasciare che per una volta le sfiorasse le labbra con urgenza invece di rimanere sempre tappato lì, a metà strada fra la sua gola e il suo cuore, per strozzarla - e corrergli incontro – perché sta volta era certa che non fosse un illusione, e la verità era che aveva freddo ed era stanca e che cosa ci sarebbe stato di male in un abbraccio? In un po’ di calore? - e invece rimase immobile a fissarlo, le labbra schiuse in un gemito strozzato e il respiro che frusciava fra i denti.
“Vattene di lì, Shade! Mi senti? Che cosa stai facendo?! Non vedi che sta crollando giù tutto? Devi andartene via!”
<< Guarda lì, Rein! >> la riscosse nuovamente Piimi, scuotendola per una spalla e indicandole un punto in basso di fronte a lei.
C’era Fine, in piedi, splendente come un raggio di sole, potente come poteva esserlo solo l’energia sprigionata dalla Luce più pura.
“Sta scacciando via le nubi dal cielo” pensò Rein, vedendo la sorella puntare il suo scettro verso l’alto.
“Fine è come un girasole”, riflettè la turchina, sorridendo con affetto e lambendo con lo sguardo l’immagine della sorella e del suo vestito che si apriva come i petali di una rosa intorno a lei. “E’ come un girasole che segue sempre il Sole.”
<< Vuole sconfiggere il Demone facendo tornare il Sole.>> commentò Piimi, e Rein riuscì a vedere Terence annuire alle sue parole con la coda dell’occhio.
<< Beh... se è così, noi qui abbiamo finito. Forza, mocciosa, ritorniamo a palazzo.>> le ordinò il Tenebros, in tono diretto e imperioso, quello che usava quando era stanco e nervoso e voleva chiudere una faccenda alla svelta.
Rein avrebbe tanto voluto contraddirlo, dirgli che voleva stare un altro po’ lì, con Fine e Shade e assicurarsi che stessero bene, ma sapeva anche che non poteva chiedere ai suoi compagni di squadra una cosa del genere.
Non poteva.
 
OoOoO
 
“ Questa missione comporta dei sacrifici, Rein. Sicura di essere disposta ad accettarli?”
Ma come, Selen non te l’ha detto, Rein?
“ Io Devo. Devo farlo. Devo salvare Fine e i miei genitori e il mio regno e i miei amici e Wonder. E se non c’è altra scelta, allora così sia.”
Diffidate di Selen.
“Molto bene, allora. Così oggi ha parlato la nuova custode dell’ombra. ”
Lei mente, lei mente sempre.
 
OoOoO
 
E alla fine, accadde quello che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare. Non in quel frangente. Non giunti fino a lì.
Le nuvole si stavano diradando, il Demone stava iniziando a scomparire e Rein aveva teso le mani ai suoi amici attivando il Ciondolo affinchè li conducesse al Labirinto di Nebbia, ma, proprio all’ultimo istante, il Demone Oscuro sfoderò uno dei suoi artigli affondandoli nella pietra traballante della scogliera.
Rein sentì il terreno aprirsi sotto i piedi con una velocità tale che pensò che lei e gli altri si sarebbe sfracellati contro gli scogli marini senza possibilità di scampo.
Lei e gli altri...
In un attimo le balenò in mente la figura di Shade, il suo profilo sferzato dalla pioggia, i suoi occhi che osservavano turbati lo sfracellarsi delle Grotte.
Voltò un’ultima volta il viso verso di lui, vedendolo saltare da una parte all’altra evitando il crollo e correndo per salvarsi la pelle.
Infine, uno dei detriti lo colpì alla nuca e il principe precipitò svenuto dallo strapiombo.
Il suo corpo reagì prima ancora della sua mente e nella frazione di un istante, Rein staccò le sua mani da quelle di Terence e Piimi, invocò le ali di Elias e volò veloce come un fulmine verso il principe della Luna.
Quel nome che aveva avuto sulle labbra per tutto quel tempo,  le venne fuori in un urlo disperato.
<< SHADE! >>
Riuscì ad afferrarlo poco prima che il ragazzo finesse fagocitato dalle onde del mare e sfregiato dai suoi scogli acuminati.
Lo abbracciò, le lacrime calde che le scivolano lungo le guance e finivano per imbrattare il viso di lui.
E, siccome non aveva avuto né il tempo né il pensiero di disattivare l’incantesimo del suo Ciondolo, quest’ultimo li risucchiò in un vortice azzurro e grigio e, prima di poter vedere un timido raggio di Sole rischiarare di nuovo il Regno della Goccia, il cimitero delle Grotte di Inumi e tutti i suoi amici, Rein e Shade sparirono, inghiottiti nell’ombra.    
    
OoOoOoO
 
Rein ricordava quel ponte, il rumore del fiume che scorreva placido nel suo letto di cristallo, l’odore dell’aria stantia e il contatto caldo contro il corpo di Shade.
Per ore se ne erano rimasti lì, in quel loro nascondiglio improvvisato, dove nessuno sarebbe andato a cercarli e forse dove nessuno sarebbe mai riuscito a trovarli.
Shade, sì però. Shade l’ha trovata.
Dice che c’è riuscito perché è lei, perché è Rein, e Rein fa sempre la cosa più folle, quella più sconsiderata, quella più plateale come inoltrarsi lungo il Lungofiume e lasciarsi scivolare sotto un ponte come se non fosse una principessa ma una stracciona.
Dice che è un caso, uno degli smacchi della vita, qualcosa che non può evitare perché c’è e basta.
E Rein mette il broncio perché non capisce se Shade ritenga questa “cosa” una specie di punizione divina o una qualche dote speciale.
È venuta a prenderla ma non le ha detto di tornare indietro, le si è solo seduto accanto, appiccandosi a lei, la stoffa del suo vestito che sfrega contro il suo braccio nudo.
La fissa Shade, e forse crede che lei non se ne accorga, che sia una bambina, un’ingenua, ma Rein lo sa che lui la guarda.
La guarda mentre parla con Bright, mentre ride con Fine, mentre bisticcia con Altezza, mentre balla insieme alle principesse di TanaTana.
Shade la guarda sempre e Rein pensa che sia una cosa strana – ma strana buona - e nel notarlo sente il suo stomaco fare le capriole come se avesse mangiato qualcosa di indigesto.
E poi pensa a Fine.
A Fine che è la sua famiglia, la sua gemella, il suo riflesso nello specchio, e la sensazione allo stomaco si trasforma in una morsa dolorosa, nauseante, che non la fa respirare e le leva il buon umore.
Vorrebbe liberarsi di quel vuoto, di quei sorrisi falsi, vorrebbe liberarsi dello sguardo di Shade.
Vorrebbe tante cose, Rein, eppure non fa altro che inghiottire bocconi amari, scostare lo sguardo, sorridere e fuggire.
Nascondino è sempre stato il suo gioco preferito, dopotutto.
Perché a nascondersi non l’hai mai battuta nessuno. Nemmeno Altezza.
Ma Shade continua a trovarla.
È irritante.
Lui la trova sempre.

      


 Angolo Autrice...

Credo di aver sentito il melodioso suono delle campane di festa quando sono riuscita a terminare questo lunghissimo capitolo!
Sul serio! E’ stata una liberazione mettere finalmente la parola fine a tutta la storia di Calipso e addio Calipso! È stato divertente averti fra noi ma ora sparisci, ti prego!
E, boh, non riesco ancora a credere di averlo finito veramente.
Voglio dire, l’ho immaginato per così tanto tempo (quanto meno l’inizio e soprattutto la fine, quello che stava in mezzo era il problema!) che ora che l’ho terminato non riesco a realizzarlo e continuo a far scorrere su e giù la pagina di Word con gli occhi iniettati di sangue.
Spero almeno che non vi abbia annoiato e che vi sia piaciuto, nonostante sia davvero lunghissimo! xD
Come promesso c’è stato tanto BlueMoon (beh, non proprio così tanto, ma, in confronto a tutti gli altri capitoli, qui i nostri protagonisti hanno fatto voli davvero notevoli!) principalmente nei due spezzoni in corsivo, che spero siano stati di vostro gradimento e all’altezza delle vostre aspettative.
L’ultimo “paragrafo” l’ho voluto aggiungere tipo “bonus” perché analizza in maniera molto più introspettiva ciò che prova Rein, tutto ciò che prova dentro e non può buttare fuori per tanti buoni motivi, che comunque iniziano a vacillare piano piano alla presenza di Shade.
Insomma, dopo questo capitolo le cose cambieranno ALLA GRANDE. Tipo che le squadre scoppiano e non voglio aggiungere altro per non rovinarvi la sorpresa! :D
Credo che la novità principale sia che Fine ha avuto modo di conoscere i primi due Lumos della sua vita (Gon e Castel, si proprio loro due) e di affrontare faccia a faccia un Demone Oscuro con la consapevolezza che si tratta di un Demone Oscuro.
Ovviamente, Fine non sa ancora chi siano davvero Castel e Gon (come non lo sa nessun altro se non Shade) tuttavia si ritrova a collaborare con loro, e loro con lei, perché non hanno molta possibilità di scelta.
E, conoscendo Fine, i nostri due Lumos non avranno vita facile da questo momento in poi, specialmente visto che la loro guida wonderiana/alias Shade sembra essere svanito nel nulla.
Devo dire però, che l’unica che non mi ha convinto tanto in questo capitalo è stata proprio Fine: credo di averla resa un po’ OOC, ma, davvero, non sono capace di raffigurarmela nei panni della combattente senza macchia e senza paura.
Fine è dolce e divertente e tenera... mi sembra quasi che stoni con l’ambientazione cupa e fredda in cui – poveretta – l’ho fatta precipitare.
Tuttavia mi sono divertita molto a farla interagire con Gon, visto che, fondamentalmente, hanno un carattere molto simile.
Ci ho ragionato su un sacco su come “presentarla” al meglio ai due Guardiani ma alla fine mi sono semplicemente fatta trascinare dalla trama perché ehy, di sicuro i due Lumos non avrebbero trovato il tempo per dividere biscotti e tè con lei!
Castel è stato un po’ reticente – ma è solo l’inizio e c’è stata di mezzo la battaglia ecc... – anche se lo è con tutti, quindi... va bene così! xD
Fine ha avuto questa espressione scioccata/confusa/spaventata per tutto il tempo che non ha nemmeno fatto casa al fatto che i due ragazzi non siano proprio normali.
Ci ragionerà su poi, anche se lo farà alla maniera di Fine quindi ci sarà dicchè divertirsi ;D
Su Calipso non voglio aggiungere nulla di che, sperando che il tutto vi sia sembrato chiaro durante la lettura del capitolo.
A parte il fatto che l’ho amata e odiata allo stesso tempo (perché come sapete amo i personaggi un po’ stronzi anche se sono i più difficili da scrivere in assoluto e... sì, Terence, sto parlando anche di te, ovviamente!) è stata un’enorme liberazione vederla andare via, ma soprattutto vederla andare via sganciando qualche segretobomba che quando esploderà creerà non pochi problemi.
Spero che ciò che questa simpaticissima sirenetta ha detto su Selen abbia suscitato in voi un po’ di curiosità e qualche dubbio.
Di sicuro le sue parole non hanno lasciato indifferenti né Terence – che comunque è sempre stato un tipo sospettoso anche quando i sospetti non esistono – né tantomeno Rein – vedi il penultimo frammento in corsivo!
I due affronteranno questi nuovi sospetti in maniera diversa, ma prima avranno a che fare con un bel carico di problemi.
Il titolo del capitolo non ha senso e fa schifo, ne sono consapevole, ma non mi è venuto in mente proprio niente di meglio ahimè e, tra tutti, questo era comunque quello che aveva più senso, più o meno :3
E niente, non so cos’altro aggiungere, spero di aver chiarito un po’ tutto, se così non fosse sentitevi liberi di farmelo sapere nelle recensioni, segnalandomi la qualsiasi cosa – anche orrori grammaticali e personaggi troppo OOC, naturalmente.
Ringrazio di cuore chi è ancora così paziente da seguirmi e da lasciarmi la sua opinione come: _BlueLady_, Cate_Bluemoon, tata_angel e LittelMoon
Anche se con ritardi abnormi come questo, comunque continuerò a postare fino a quando la storia non sarà conclusa, promesso >__<
Spero a presto,
BellaLuna

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Capitolo 30
*** Stranieri in Terra Straniera ***


Stranieri in Terra Straniera
 

Il labirinto di Nebbia si stagliò agli occhi di Shade immenso e lugubre proprio come la prima volta che gli era apparso in sogno.
Con le sue siepi alte e rigogliose, di un verde tanto intenso da sembrare quasi nero, e quel velo di nebbia gelida e densa che pareva abbracciarlo, cingerlo entro le sue braccia invisibili.
Solo che, a differenza di come ricordava, quella volta lì sul ciglio del suo ingresso non c’era più Rein, ma il fantasma della donna che aveva visto nel suo sogno.
La ricordava bene: i capelli lunghissimi, lisci, che le vorticavano intorno come se fossero stati mossi da una brezza invisibile, il lungo abito ricamato, i lineamenti sfocati del viso, gli occhi vuoti.
Guardarla gli faceva quasi bruciare gli occhi, perché era come guardare un immagine immersa nel fumo.
Tuttavia, non ebbe alcun timore nell’avvicinarsi a lei, che con quel suo sorriso sornione pareva essere rimasta tutto il tempo lì ad aspettarlo dal loro ultimo incontro.
<< Sto sognando non è vero? >> le chiese e, nonostante fosse alto la bellezza di un metro e ottantatre centimetri, fu comunque costretto ad alzare il capo per fissarla in quei suoi occhi vitrei.
La donna lievitava in aria e, visto che l’abito lungo le copriva l’intero corpo, Shade non aveva idea se avesse realmente i piedi oppure no.
Preferì non pensarci, sforzandosi di vedere la donna più come una sorta di visione e non come un parto malato del suo cervello.
Il fantasma accentuò maggiormente il suo sorriso e inclinò appena il viso di lato.
<< Perché me lo domandi, principe della Luna? Pensi forse di essere morto? >>
Shade rabbrividì, e per un attimo scostò gli occhi dai suoi fissandosi le dita delle mani.
Aveva letto una cosa... una volta, circa come distinguere un sogno da un realtà... ma la sua testa era così pesante che ragionare con anche solo un minimo di lucidità gli parve impossibile.
Era come se qualcuno gliela stesse ancora comprimendo contro tonnellate di soffici cuscini di piuma d’oca.
Non era proprio una sensazione fastidiosa... ma nemmeno granchè bella!
E, sinceramente, non aveva idea di che cosa gli fosse realmente successo.
Inglobato in quello strano mondo di ombre, la realtà gli parve così lontana da riuscire a possederne solo un vago ricordo, impalpabile quanto la nebbia che lo stava avvolgendo.
Ricordava l’immagine indefinita di un’unica ed enorme macchia nera, un dolore lancinante alla nuca.
E poi il vuoto.
Quindi in definitiva sì, poteva anche essere morto...giusto?
<< Non lo so. Sono morto? >>
La donna gli diede le spalle con un gesto repentino, il suo profilo sembrava trasformarsi come quello di una nuvola in movimento.
<< Non abbiamo molto tempo. Adesso devi venire con me.>>
A quanto pareva, il tempo delle domande era finito.
Shade aveva già giocato a quel gioco ed aveva compreso che a insistere e incaponirsi – cosa che tra l’altro faceva abbastanza spesso – non avrebbe risolto proprio niente né lo avrebbe aiutato ad avere delle risposte.
Così, le mani strette a pugno lungo i fianchi e lo sguardo vigile di chi è abituato a guardarsi sempre le spalle, si incamminò dietro di lei.
Fu un viaggio strano in realtà.
Perché, visto come si muoveva in fretta e senza la minima fatica, sembrava più di star lievitando dolcemente a mezz’aria.
I sentieri del labirinto erano molto più largi e meno asfissianti di come li ricordava, forse perché, semplicemente, adesso non sentiva più l’ansia di raggiungere disperatamente qualcuno e il timore costante di essere spinto indietro da una forza invisibile ancora e ancora.
Con estrema calma si permise di guardarsi in giro, lambire con lo sguardo ogni particolare di quel posto che per tanto tempo aveva ossessionato i suoi pensieri.
Possibile che si ergesse davvero nel bel mezzo del nulla? Lì dove la notte e il giorno si incontravano... ma che diavolo voleva dire?
Una strana sagoma, ritagliata con precisione e talento fra il fogliame folto della siepe, attrasse la sua attenzione.
Sembrava un drago.
Un drago dalle immense ali spiegate.
<< Che cos’è? >> domandò al fantasma, ma la donna proseguì per la sua via senza rispondergli.
Shade perse ben presto il conto di quante volte avessero girato a destra e poi a sinistra e poi ancora a destra, anche se era rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che il Labirinto non era affatto così indecifrabile e ostico come poteva apparire a primo acchito.
Poteva anche essere uno di quei labirinti che i reali un tempo facevano costruire nei loro giardini, luoghi ricreativi dove giocare o andare a rifugiarsi lontano da occhi indiscreti.
Certi sentieri si aprivano maestosi all’interno di spiazzi che avrebbero potuto contenere almeno un paio di gazebo; alcune delle entrate erano sormontate da archi su cui si riammiravano costantemente alcuni stemmi reali.
Il drago dalle ali spiegate, una sorta di fenice quasi ripiegata su se stessa, e poi i vari stemmi di Wonder: quello del sole, quello della luna, del regno della goccia, dei gioielli e così via, sparsi, in apparenza, secondo un ordine a caso.
<< Posso almeno sapere dove mi stai portando? >>
<< Lo scoprirai fra poco.>>
Man mano che continuavano ad avanzare Shade iniziò a sentire il suo corpo farsi sempre più pesante, il dolore alla nuca ritornare a pulsare prepotentemente, come se stesse cercando di attirare la sua attenzione.
Ancora una svolta a destra, poi a sinistra, sinistra ancora, destra, destra, destra, sinistra.
D’improvviso sentì il suo cuore mancare un battito.
E se il fantasma lo stesse semplicemente conducendo in un luogo dove non sarebbe mai più stato capace di uscire?
Perduto, Shade, perduto per sempre.
<< Chi mi dice che posso fidarmi di te? >> le domandò, il tono di voce pacato di poco prima del tutto rimpiazzato da uno a tratti accusatorio.
La donna continuò a dargli le spalle imperturbabile, gli occhi vacui fissi di fronte a sé.
Shade sbuffò, una mano sprofondata nella zazzera di capelli cobalto, l’altra stretta all’elsa di un piccolo pugnale che gli penzolava dalla cintura.
<< Perché rispondi a certe domande e ad altre mi ignori? Hai per caso un numero limitato di parole da usare al giorno e non vuoi sprecarle? Se è così sappi che puoi semplicemente rispondermi facendomi dei gesti con il capo, non dovrebbe essere un problema, giusto? Insomma... >> Shade si morse la lingua dandosi mentalmente dello stupido.
Non aveva idea di che cosa gli fosse preso tutto d’un tratto. Non era mai stato un tipo logorroico, lui. Uno di quelli che attaccava a parlare senza mai fermarsi, dando fiato a tutto ciò che gli passasse per la testa.
Quella era più una cosa da Rein o da Gon...
Gon.
“Shade! A TERRA!”
Un‘altra fitta alla testa, la sensazione graffiante del suo corpo che sbatteva contro la roccia gelida e spigolosa.
<< Stavo combattendo...>> mormorò fra sé e sé, continuando a seguire la donna, forse perché semplicemente non poteva fare altrimenti.
Deglutì amaro, avvertendo come un sapore metallico impastargli la bocca.
<< Stavo combattendo insieme ai Guardiani di Spazio... eravamo... noi eravamo...>>
“Siamo intrappolati! Non possiamo raggiungere le Grotte. Non c’è modo di aggirare quel mostro!”
Le immagini, che gli si affacciavano a scatti nella sua mente, erano così dolorose da spingerlo a mordersi le labbra per reprimere un gemito.
<< Eravamo nel regno della Goccia... vicino alle Grotte di Inumi.>>
La donna continuò ad avanzare, veloce, impassibile, il contorno indefinibile come fumo.
Shade si sentì mancare il fiato, la sua cassa toracica pareva oppressa in una stretta d’acciaio.
Gli parve di star soffocando.
“E’ solo un sogno, Shade,” si disse, scuotendo il capo più volte “continua a camminare, Shade, è solo un sogno...”
<< Questo è solo un sogno. Sto sognando. Non sono qui per davvero.>> ripetè ad alta voce, come se ciò bastasse a tranquillizzarlo.
Ritornò a guardarsi intorno e la sensazione di oppressione continuò a schiacciargli l’addome.
Non c’era nessuna via di fuga. Nessuna.
Shade provò a fermarsi. A costringere il suo corpo a smettere di seguire la donna, a trovare un punto fisso su cui fissare lo sguardo, visto che improvvisamente tutto aveva preso a vorticare troppo, troppo velocemente.
Sinistra, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra, sinistra.
Il suo cuore batteva troppo in fretta, pareva volergli schizzare via dal petto da un momento all’altro.
Portò entrambe le mani ora tremanti sul colletto della giubba.
Non riusciva più a respirare.            
<< Devi calmarti, principe Shade. O il Labirinto finirà per ucciderti.>>
<< Come... anf...>> aveva il fiatone e parlare gli sembrava improvvisamente essere diventato difficile << Come...come faccio a... anf... calmarmi?! >>
La donna parve rallentare, si girò un attimo verso di lui, osservandolo di sottecchi << Concentrati su qualcosa. Un pensiero fisso. Possibilmente bello.>>
Un pensiero bello? Mentre era intrappolato all’interno di uno strano sogno/visione dentro un posto maledetto da cui probabilmente non sarebbe mai più uscito?!
Geniale! Davvero, davvero, geniale!
<< Non ci stai riuscendo.>> commentò la donna quando ripresero a muoversi.
Destra. Sinistra. Sinistra. Destra.
<< Ovvio che non ci sto riuscendo! È facile a dirsi! >>
Dritto. Ancora dritto. Sinistra.
<< Che cosa stai cercando, Shade? >>
Avanti. Avanti. Destra. Destra. Destra.
<< Come? >>
<< Le persone che giungono fin qui di solito cercano qualcosa, tu che cosa stai cercando, Shade? >>
Il principe deglutì nuovamente. La sua bocca sembrava impastata di sangue.
“Respira, Shade. Concentrati su qualcosa. Respira.”
<< Io... io non lo so...>>
<< Shade.>>
Destra. Avanti. Sinistra. Sinistra.
<< Non lo so.>>
<< Shade... Shade...>>
Destra. Ancora avanti. Destra. Destra. Sinistra.
<< Smettila di ripetere il mio nome! Ti ho detto che non lo so! >>
<< Shade! >>
“Respira, Shade. Avanti, Shade, coraggio . Che cosa stai cercando, Shade?”
“SHADE!”
...Rein.
<< Rein.>>  il suo nome venne fuori dalle sue labbra in una specie di rantolo, forse era solo il respiro che fino a quel momento aveva sentito essersi incastrato nella sua gola.
Gli occhi nel vuoto. Ombra e nebbia da per tutto. Dov’era il verde del labirinto adesso?
La donna si era fermata in un enorme spiazzo. Lo fissava sorridente, le mani intrecciate dietro la schiena, alle sue spalle una sorta di altare di pietra.
Shade le andò incontro, stavolta correndo sulle sue proprie gambe.
<< C’era Rein! Non è vero? Tu la conosci? Che le è successo? Dimmelo! Dimmelo, avanti! >>
L’avrebbe afferrate per le spalle e scossa fin quando non gli avesse rivelato tutto, ma non appena provò a sfiorarla, la sua essenza le scivolò fra le dita.
Era davvero un fantasma, allora. Se quello fosse stato il suo sogno, forse, sarebbe riuscito almeno a toccarla, no?
La donna continuò a sorridergli, enigmatica.
<< Siamo arrivati.>> decretò e poi si scostò di lato permettendogli di vedere ciò che le stava alle spalle.
Conficcata in un altare di pietra c’era una spada, l’elsa nera come cristallo d’ossidiana.
<< Dove mi hai portato? >> Shade fissava quell’Arma basito e curioso al tempo stesso.
Aveva un non so che di familiare.
Avrebbe tanto voluto allungare una mano e sfiorarla, ma l’immagine della donna si frappose nuovamente fra loro.
<< Trova la spada, Principe del regno della Luna. Trovare la spada è molto importante. >>
<< Perché è molto importante? Che significa tutto questo? >>
Il sorriso sul viso del fantasma si spense, ora pareva guardarlo con espressione corrucciata, quasi nostalgica.
<< E ora di tornare indietro, Shade. >>
Il principe spalancò gli occhi stupito << Cosa? >>
La donna allungò la sua mano di nebbia e la posò sul suo capo, i suoi occhi vuoti e vacui puntati dritti nei suoi << Torna indietro, Shade.>>
L’attimo dopo il principe si sentì come risucchiato all’indietro dal potere del labirinto, la testa che pulsava terribilmente, il cuore che batteva feroce nel petto.
Il suo urlo agghiacciante si perse nelle ombre.
 
***
 
Castel diede con forza un calcio a uno dei detriti che erano precipitati sulla spiaggia.
Il frammento di roccia descrisse un arco quasi perfetto in aria prima di piombare in acqua con un tonfo.
Gon lo osservò strisciando i piedi sulla sabbia bagnata, il sole timido, che sbucava fra le nubi, gli accarezzava il viso.
<< Non può essere svanito nel nulla! >> sentì piagnucolare Fine alle sue spalle, forse per la milionesima volta in quelle tre ore.
Stavano cercando Shade, l’avevano cercato dappertutto ormai.
A un certo punto – lo sguardo basso e l’aria afflitta – Castel aveva persino avanzato l’idea che fosse rimasto sepolto sotto i detriti.
Fine l’aveva fissato con i grandi occhi color rubino ricolmi di lacrime e aveva negato la cosa categoricamente.
Shade non era morto! Aveva ripetuto fino a quasi strapparsi le corde vocali.
E Gon era d’accordo con lei.
Il principe Wonderiano non sembrava per niente uno che si lasciava uccidere così facilmente.
Stava di fatto, però, che non erano ancora riusciti a trovarlo.
<< Dannazione! >>
E che Castel stava quasi del tutto perdendo il controllo.
Gon non sapeva se la cosa riguardasse tanto Shade o il fatto che senza il suo aiuto nessuno dei due avesse la benché minima idea di come far ritorno su Spazio.
Forse era un misto fra le due cose, forse era tutta la situazione in generale, pensò, lambendo nuovamente con lo sguardo l’intera costa.
Le Grotte di Inumi erano sprofondate nel mare, della sua maestosa imponenza non era rimasta nemmeno lo scheletro.
Ed ogni possibilità di trovare la Prescelta era scivolata negli abissi insieme a loro.
“E pensare che eravamo così vicini, stavolta” ragionò amareggiato, desiderando di poter tornare indietro nel tempo per rimettere le cose a posto.
Voleva ritrovare Shade, prima di tutto, assicurarsi che lui stesse bene, e voleva anche trovare un modo per rassicurare Castel.
Dirgli che avrebbero risolto tutto, come al solito, che sarebbero tornati a casa presto, tutti insieme, che non si sarebbero mai arresi.
Ma il punto era che, per la prima volta dopo tanto tempo, nessuno dei due sapeva come comportarsi.
Su Spazio era facile. Loro erano i guardiani, la loro vita era tutta concentrata sul battersi contro i Tenebros e proteggere i Lumos. Ogni giorno. Ogni notte. Ogni maledettissima mezzanotte.
Ma su Wonder? Chi avrebbero protetto? Contro cosa avrebbero dovuto scontrarsi?
Gon pensava ancora che fosse incredibile ed elettrizzante trovarsi su Wonder- ricordava bene le fantastiche storie di Allison, quelle in cui si raccontava che gli ultimi Lumos ad aver compiuto un viaggio simile, esplorando Wonder, erano esistiti tanti, tantissimi anni prima di loro – ma al tempo stesso avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di trovare un modo per tornare a casa sua.
<< Basta, non ce la faccio più! >> sentì dire alla principessa, e l’attimo dopo la vide sedersi sulla battigia, afferrarsi le ginocchia e portasele al petto.
Il vestito sontuoso e la coroncina sulla sua testa erano stati sostituiti da una tuta da viaggio piuttosto buffa e un capello schiacciato sulla folta capigliatura color lampone.
Gon avvertì un moto di compassione nei suoi confronti colpirgli il petto e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata verso Castel – ancora intento a sfogare la sua rabbia contro qualsiasi cosa avrebbe potuto prendere a calci – avanzò un po’ titubante verso di lei.
L’aveva quasi raggiunta, quando il suono di una tromba attrasse la sua attenzione.
Dei cavalieri con i vessilli reali sbucarono fra la macchia che precedeva la spiaggia, e parevano puntare proprio verso di loro.
Al comando c’era un furibondo comandante Rod, e una strana donna dalle sembianze canine che portava una strana corona sul capo.
<< Oh no...>> mormorò Gon, spiaccicandosi una mano sul viso.
Dietro di lui, sentì i passi pesanti di Castel che lo raggiungevano.
<< Gon... >> ebbe il tempo di dirgli prima che Fine lo interrompesse affermando un sorpreso << Sta arrivando la Regina! >>
Entrambi i due guardiani si voltarono perplessi verso di lei << La Regina? >>
Fine annuì e con un dito indicò loro la strana donna che cavalcava al fianco del comandante Rod.
<< E’ quella laggiù, vedete? È stato Poomo ad andarla a chiamare, dice che lei potrà aiutarci a cercare Shade.>> Fine si asciugò le lacrime dalle guance e poi si issò in piedi.
Pareva aver ritrovato nuovamente la speranza.
<< Heilà! >> trillò, agitando le braccia in aria << Siamo quiii! Poomooo! >>
Gon e Castel si scambiarono un’occhiata complice, sistemandosi alle spalle della ragazza e iniziando a bisbigliare fra loro.
<< Che cosa facciamo, Cast? >> gli domandò sottovoce l’undicenne, per nulla contento di dover nuovamente avere a che fare con il comandante Rod.
<< Quel Wonderiano ci odia. Di sicuro ci accuserà di aver complottato contro la Regina, il Regno, forse persino l’intero Wonder! Dirà che siamo complici di quei mostri neri sbucati dal nulla e ci spedirà di nuovo in gattabuia, vedrai!>> gli riassunse in breve la situazione Castel, come al solito sprizzante di ottimismo.
Gon – che era abituato al suo atteggiamento fatalista e quasi pareva non farci più nemmeno caso – si limitò a fare spallucce << O magari ci aiuteranno.>>
Castel lo liquidò con un’occhiataccia << E come potrebbero aiutarci, Gon? >>
Il castano iniziò a mordersi il labbro inferiore indeciso sul da farsi.
<< E quindi cosa proponi di fare? Vuoi scappare? Per andare dove? Non conosciamo questo posto. E se Shade dovesse tornare...>>
<< Hai detto bene se... senza di lui siamo spacciati! Saremo costretti a rimanere su Wonder per sempre, capisci?! Sarebbe un disastro, Gon. Una catastrofe! >>
<< Lo so... ma lui tornerà. Me lo sento, fidati. Shade tornerà. >>
<< E fin ad allora cosa pensi di fare, eh? Sentiamo! >>
Gon spostò la sua attenzione su Fine, che aveva iniziato a camminare tranquillamente verso la cavalleria.
La vide girarsi d’improvviso verso di loro, un sorriso bonario a marcarle il viso.
<< Voi non venite? Coraggio, la Regina avrà anche un aspetto un po’ strano ma è buona e gentile...mmmh... qualche volta.>> poi si voltò nuovamente riprendendo a chiamare il suo amico folletto a gran voce.
Gon sentì gli angoli delle labbra piegarsi nuovamente verso l’alto << Potremmo fare come dice lei, no? Potremmo fare come la Principessa del regno Solare. Potemmo fidarci di lei.>>
Castel inarcò un sopracciglio e poi fece saettare il suo sguardo scettico prima sulla ragazza e poi di nuovo su di lui << Scherzi? >> gli chiese, avendo paura che il castano avesse perso il lume della ragione.
<< Ha usato l’arma leggendaria di Prominence! >> gli ricordò Gon, marcando bene la voce sull’ultima parola.
L’arancio si portò le mani sui fianchi, nella sua classica posa perentoria << L’ha fatto, è vero. E sarebbe stato grandioso se solo lei non fosse un completo...ehm...come dirlo in modo carino? ...disastro! >>
Gon ridacchiò rifilandogli un pugnetto sul braccio << Oh, andiamo, non è stata poi così male... ha scacciato le Ombre Nere, no? E ha anche sconfitto il Demone Oscuro.>>
<< Bè, tecnicamente, non l’ha proprio sconfit- >>
<< ECCOVI QUI, BRUTTI MANIGOLDI! SAPEVO CHE VI AVREI RITROVATI! NESSUNO PUO’ PENSARE DI SFUGGIRE AL GRANDE COMANDANTE ROD! >> gridò verso di loro il comandante, galoppando al doppio della velocità degli altri per raggiungerli.
Castel e Gon sobbalzarono, avvertendo un brivido di irritazione serpeggiare loro lungo la schiena.
Fine invece si voltò stupita << Ma come? Voi vi conoscete già? >>
Cast si passò una mano fra i capelli con fare esasperato, mentre Gon mise il muso e sbuffò un poco entusiasta << Sì... purtroppo per noi.>>
 
 

<< Non possiamo fermarci un po’ qui? >> Piimi si accasciò sulla spalla del compagno di squadra, che sbuffò reprimendo il desiderio di scrollarsela di dosso con un gesto seccato.
Nascosti nel fitto della macchia che circondava il palazzo reale, separandolo dalla spiaggia, il tenebros stava cercando di tenersi il più possibile alla larga dai due guardiani – senza però perderli mai d’occhio - e da qualsiasi altro essere vivente che avrebbe desiderato continuare a vivere.
Non poteva ancora credere che quella stupida, stupidissima prescelta li avesse abbandonati in quel posto!
Che cosa le era saltato in mente quando si era precipitata a recuperare quello sciocco wonderiano?!
Sapeva benissimo che senza il suo incantesimo né lui né Piimi erano in grado di teletrasportarsi al Labirinto di Nebbia!
Eppure non ci aveva pensato due volte a mollarli lì come due allocchi.
<< Giuro che stavolta gliele suono per davvero a quella piccola->>
<< Ter... ti prego... non ricominciare a insultare Rein! Sono sicura che non l’ha fatto apposta... e che presto tornerà qui a prenderci.>>
<< Non me ne frega niente se lo ha fatto apposta oppure no! Ha compiuto un gesto imperdonabile! Mollarci qui su Wonder! Le triplicherò i turni di addestramento, come minimo! E oh... ecco... potrei obbligarla a studiare per davvero, anche se dubito possa apprendere sul serio qualcosa visto che sembra non possedere un cervello! >>
Piimi gli lanciò un’occhiata di traverso ma si sentiva totalmente priva di forze per ribattere qualcos’altro in difesa dell’amica, così si limito a sospirare e a sistemarsi meglio sulla spalla del ragazzo.
Visto che lui continuava a lanciare imprecazioni verso la turchina decise di distrarlo cambiando argomento << Anche i Lumos sono bloccati qui come noi... hai già pensato a come abbiamo fatto ad arrivare su Wonder anche loro? >>
Terence grugnì, avanzò ancora fra la macchia, finchè non individuò un albero abbastanza alto e robusto su cui arrampicarsi e riuscire magari a tenere meglio sotto controllo la situazione << Non ne ho la più pallida idea! Credevo che solo il ciondolo di Destion avesse questo potere... ma a quanto sembra deve esserci una qualche sorta di portale magico che i Guardiani sono riusciti a trovare.>>
<< Credi che sia una coincidenza il fatto che si trovassero qui proprio quando anche noi... >>
<< Ovvio che non è una coincidenza! Quando si tratta di portali nulla avviene mai per caso, dovresti saperlo bene.>>
<< Potrebbe essere un segno.>>
<< Un segno di cosa? >>
<< Bè... forse è arrivato il momento che Rein... >> Piimi abbassò lo sguardo, tormentandosi le piccole manine  << forse è arrivato il momento che lei sappia la verità … tutta la verità.>>
Terence sentì un moto di rabbia e fastidio ribollirgli dentro e scrollandosi il mantello praticamente costrinse Piimi ad allontanarsi da lui.
<< Sciocchezze! Quella mocciosa non ha affatto bisogno di conoscere tutta la verità! A che servirebbe? Possiamo benissimo cavarcela anche senza i Guardiani come abbiamo fatto finora! >>
<< Ma... Terence... >>
<< Niente ma! Questi non sono affari tuoi! Prova a farne parola con lei e te ne farò pentire amaramente, folletta, hai capito!? >>
Se non lo avesse conosciuto così bene, forse Piimi si sarebbe sentita offesa e si sarebbe senz’altro spaventata di fronte alle minaccia del tenebros, invece, provò per lui solo una profonda tristezza.
Annuì lievemente, appollaiandosi in uno dei rami più bassi << Come vuoi tu...>> bisbigliò amareggiata e stanca, strofinandosi gli occhi affaticati.
Terence le ringhiò contro per poi incrociare le braccia e osservare un punto imprecisato nella selva di fronte a sé.
<< Se i Lumos sono arrivati dovranno pure andarsene, no? Quindi, perché non sfruttare il loro stesso portale...? >> ragionò qualche minuto dopo, puntando lo sguardo verso il punto in cui sentiva chiaramente provenire la magia di luce dei due giovani guardiani.
Piimi si grattò una guancia << Ma noi non sappiamo quale sia il loro portale. Come facciamo a usarlo se non sappiamo nemmeno com’è fatto, scusa? >>
Il ragazzo tirò le labbra in un sogghigno predatorio << Beh... lo scopriremo... mi pare ovvio.>>
<< Io dico che dovremmo aspettare Rein.>>
<< Tu sei inutile. Il tuo parere vale meno di niente. Ora muoviamoci. Ci siamo riposati fin troppo.>>
<< Sei sempre il solito antipatico! >>       
Il ragazzo balzò giù dall’albero con fare ferino, fece spallucce come se la cosa non lo riguardasse minimamente e poi, notò Piimi con un fremito di preoccupazione mentre gli volava accanto, i suoi occhi si accesero di una luce diabolica che non prometteva mai nulla di buono.
<< Piuttosto, stavo pensando a un modo efficace per tenere sott’occhio quei due senza che si insospettiscano di me... >> lasciò volutamente la frase in sospeso fin quando la folletta gli chiese << E... l’hai trovato? >>
A quel punto, il ghigno del moro si fece ancora più marcato << Beh... mi sembra alquanto ovvio, ci vuole qualcuno di così piccolo e inoffensivo da passare facilmente inosservato... intrufolandosi lì dove io non potrei mai andare, a te ti viene in mente chi potrebbe essere, Piimi? >>
La folletta si era ritrovata a spalancare la bocca sorpresa – perché capitava così di rado che Terence la chiamasse per nome- ma, l’attimo seguente, finalmente consapevole di quel mefistofelico sorrisetto e delle sue occhiate, si sentì gelare il sangue nelle vene, e sgranò gli occhi << No, no! Oh no, Terence! Non pensarci neanche! >>
 
***
 
Per un tempo che gli parve interminabile il Principe della Luna si sentì come se stesse galleggiando nel vuoto.
Il nulla lo avvolgeva, lo soffocava, era come annegare, aprire la bocca e rendersi conto che non c‘era aria, non c’era vita, non c’era nulla.
Era sprofondato in un abisso fatto di tenebre e freddo.
Pensò che fosse l’abbraccio della morte venuto a reclamarlo, pensò che non era pronto per affrontarla, poi pensò a Rein, alla prima volta che l’aveva incontrata quando entrambi erano poco più che bambini e già portavano sulle spalle il peso di una missione troppo grande per loro.
Il dolore alla testa iniziò nuovamente a torturarlo, intenso e martellante, e dapprima piano e poi sempre più forte iniziò ad avvertire anche un leggero fischio insistente alle orecchie.
Provò a parlare ma, sebbene la sua mente sembrasse sveglia e vigile, il suo corpo era come paralizzato, un giocattolo rotto, una macchina spenta e inutilizzabile.
Gli pareva di non respirare più.
Poi, invece, il fischio alle orecchie iniziò a trasformarsi in un borbottio.
Parole piccole e incomprensibili all’inizio, bisbigli pronunciati in una lingua squillante e apparentemente sconosciuta, come quando aveva sentito Milky iniziare a fare i suoi primi “discorsi” e doveva più volte chiederle di ripetere per comprendere cose gli avesse appena detto.
Quando il borbottio iniziò a farsi meno squillante e strascicato, e il ronzio alle orecchie iniziò a placarsi, Shade cominciò a distinguere qualche parola:
<< ... stavolta l’ho combinata grossa... oh sì! Accidenti... Ter mi ammazzerà di sicu-... oh, ma chi se ne frega di lui! Se avessi fatto di testa mia a questo punto... e invece noo... ma certo... seguiamo i consigli di vostra tenebrosità reale... andiamo a cercare l’Arma dell’Acqua... bene! … a cosa cavolo mi serve l’Arma dell’acqua adesso?! Il fuoco... oh... il fuoco si che sarebbe stato utile... e invece no, Rein, proprio no... c’è un ordine da seguire... noi siamo dei grandi testoni asociali e quindi dobbiamo seguire gli ordini... gli ordini sono importanti e... oh, cavolo, sono proprio nei guai! >>
Sapeva di conoscere quella voce. Sapeva che doveva aprire gli occhi e muoversi e... aveva solo così freddo e così male e... poi, semplicemente, il vuoto lo rigettò fuori per farlo precipitare in una landa di... nebbia.
Spalancò gli occhi, scattando a sedere e ansimando come se avesse appena corso una maratona.
Sentì qualcuno emettere uno strillo di sorpresa e sussultare al suo fianco, ma non ci badò.
I suoi occhi erano totalmente concentrati sul grigio che lo stavo avvolgendo, sulle sue mani che tremavano.
Dieci. Dieci dita. Quello non era un sogno. Com’era possibile che non era un sogno?
<< S-Sha... Shade? >>
Al suono del suo nome si voltò repentinamente di lato, scontrandosi con la figura rannicchiata in se stessa di... Rein.
Rein.
Spalancò gli occhi come se avesse appena visto un fantasma – l’ennesimo! - e, sebbene stesse ancora tremando e il dolore alla testa fosse fortissimo, spiccò in piedi con un balzo mettendo più distanza possibile fra sé e la ragazza.
Quell’ignobile!
<< Che cosa diamine stai facendo?! >> le urlò contro adirato, << Perché adesso hai assunto il suo aspetto? Lo stai facendo per torturarmi? Vuoi farmi uscire di senno... è questo quello che vuoi!? >>
A quel punto fu il turno di Rein di spalancare gli occhi allarmata e di rimettersi velocemente in piedi << Io... io... cosa? Shade, ma di cosa diavolo stai parlando? >>
Lo vide traballare, le ginocchia incapaci di reggere il suo peso, una mano premuta nel punto in cui quel masso lo aveva colpito alla testa.
Pareva sul punto di svenire così avanzò velocemente verso di lui, ma Shade si ritrasse quasi disgustato.
<< Non provare a toccarmi, hai capito?! Credevo che volessi farmi tornare indietro! E allora perché sono di nuovo qui, dannazione! >>
La ragazza lo fissò basita e confusa, mentre le guance iniziavano già ad imporporarsi di indignazione e rabbia.
Come si permetteva quell’idiota a trattarla in quel modo, dopo che aveva rischiato tutto pur di salvarlo?
<< Shade... seriamente... hai preso una botta in testa... una bella forte a quanto pare... >>
<< Non ho preso nessuna botta in testa! E ora portami fuori di qui e smettila di parlare come Rein! È orribile! >>
A quel punto, dopo aver atteso per ore, da sola e ferita, in mezzo al Labirinto di Nebbia, che lui si svegliasse, con il cuore in gola perché non aveva davvero idea di che cosa dirgli o di come avrebbe reagito o di come avrebbe potuto spiegargli la situazione... beh... dopo tutto quello che aveva passato... lui le diceva che era orribile. Orribile?!
<< Ma come... come ti permetti, eh!? Io non sono orribile! Non sto fingendo! Non sto facendo proprio niente! Sono io! E tu sei... >> Rein gonfiò le guance, le braccia tese lungo i fianchi e i pugni serrati, gli occhi che mandavano lampi << E tu sei un tale idiota! Ecco quello che sei! >>
Se non si fosse trovata nel bel mezzo del nulla, a quel punto Rein gli avrebbe già dato le spalle e sarebbe andata a nascondersi in uno dei nascondigli segreti in cui Shade non sarebbe MAI riuscito a trovarla e invece...
Dopo quelle ultime parole il ragazzo sembrò uscire dallo strano stato di confusione in cui era.
Si riscosse, fissandosi le dita delle mani e poi fissando lei come se non riuscisse a capacitarsi della situazione.
Poi, con grazia, si afflosciò per terra, una mano sprofonda nella zazzera scura.
Di fronte ai suoi occhi così penetranti che la fissavano come se la stessero vedendo per la prima volta, la ragazza sentì il fiato mozzarsi in gola, il cuore che galoppava troppo velocemente nel petto.
Shade deglutì a fatica, il corpo ancora scosso da brividi.
<< Re... Rein? >> il suo nome gli uscì fuori in due suoni, come se inizialmente gli fosse rimasto incastrato fra le corde vocali.
La turchina si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, improvvisamente a disagio, e volgendo il viso altrove annuì con finta aria scocciata.
<< Esatto. Ma che bravo. Chi credevi che fossi, un fantasma per caso? >>
Vide gli angoli delle labbra di Shade piegarsi secondo un angolazione particolare, che aveva imparato a riconoscere alla perfezione da molti anni.
Era il suo solito, stramaledetto, sorriso sghembo.
<< Beh... >> bisbigliò, quasi ridendo, con l’aria di chi sembra saperla sempre troppo lunga << qualcosa del genere.>>
      
***
     
Gon si sfilò gli stivali della tenuta da combattimento e immerse i piedi sui rivoli di schiuma marina che si infrangevano nella battigia.
Alle sue spalle, Castel, Fine e il Folletto, la Regina e il Comandante Rod e l’appena arrivata Principessa del Regno della Goccia stavano discutendo su questioni che lui amava definiva barbose e troppo da adulti.
All’inizio, quando il comandante era sceso da cavallo brandendo la spada e iniziando a inveire contro lui e Castel, quest’ultimo aveva affermato i suoi diritti di libero cittadino, di grande e valoroso guerriero quale era e la sua completa e assoluta innocenza con tono fermo e garbato.
In pratica, si era comportato come il damerino di corte che era stato una volta, mentre il castano aveva semplicemente continuato a ripetere a briglia sciolta che non avevano fatto niente, che – no, per l’amor del cielo! – non erano dei criminali e che... beh... ok... forse erano evasi dalla prigione, eh sì... gli avevano effettivamente dato un colpo in testa per tramortirlo, ma questi erano senz’altro dei dettagli trascurabili... così com’era trascurabile il fatto che le Grotte di Inumi fossero beh... ecco...calate a picco...
Alchè, dopo l’ennesima sciocchezza che gli uscì fuori di bocca e di fronte all’occhiata torva della Regina dalla faccia canina, Castel lo aveva preso per la collottola e gli aveva sussurrato – in tono assolutamente gentile -  di chiudere il becco e levarsi di torno se non voleva finire nella forca!
Ecco perché in quel momento se ne stava con i piedi a mollo ad assistere imbronciato ai diverbi fra le due parti.
Fortunatamente, era alla fine intervenuta la Principessa della Goccia ad aiutare Cast, anche perché Fine era quasi più inetta di lui nelle questioni burocratiche.
Per aiutarli aveva cercato di descrivere alla Regina e a Rod la lotta contro il Mostro (così Fine chiamava il Demone Oscuro) gesticolando come una matta ed emettendo suoni tipo “Ta-dam!” e “Bruush!” che avevano fatto scoppiare a ridere tutta la guardia reale tranne la Regina che sembrava star per scoppiare dall’ira e il comandante Rod che guardava la piccola Fine come se volesse divorarla.
Effettivamente, ragionò il Lumos osservandola, era così minuta che il comandante avrebbe benissimo potuto ingoiarla con un solo boccone.
La Principessa del Regno della Goccia invece era calma e pacata e riusciva, in maniera alternata, a placare l’ira furente del comandante, le occhiate arcigne della Regina e l’indignazione di Castel.
Tuttavia, restare lì a discutere non migliorava di certo la loro situazione.
Gon sbuffò amareggiato pensando al gran casino in cui si erano cacciati, poi incrociò le braccia dietro la testa alzando gli occhi verso il cielo plumbeo.
Pareva passata un’eternità da quando erano partiti... o forse a lui pareva essere passato così tanto, perché il tempo su Wonder scorreva molto più lentamente rispetto a Spazio.
“A casa saranno già le cinque di pomeriggio come minimo...” calcolò, avvertendo una fitta di nostalgia.
Con fare pensieroso aveva appena iniziato a dondolarsi sui talloni quando sentì qualcosa colpirlo sulle caviglie.
Sorpreso si voltò di spalle per osservare cosa potesse essere stato e quasi non precipitò in acqua quando riconobbe la rilegatura intagliata in pelle di un vecchio libro.
Solo che quello non era un Libro qualunque... quello era il Libro di Shade.
 
***
 
Quando Rein si imputava su qualcosa, provare a farle cambiare idea era praticamente impossibile.
Dire che fosse una tipa testarda era un eufemismo, probabilmente un muro d’acciaio sarebbe stato più incline a piegarsi rispetto a lei.
Così, dopo l’ennesima volta in cui le aveva ripetuto che “Dei, stava bene!” e che lei gli aveva risposto affermando un adirato “ma se non riesci nemmeno a reggerti in piedi!”, il ragazzo alla fine, sbuffando e imbronciandosi come un bambino di due anni, aveva ceduto e, ritornando a sedersi per terra, le aveva permesso di esaminargli la ferita riportata alla testa.
<< E’un miracolo che tu sia ancora vivo, visto la botta che hai preso! >> lo rimbrottò Rein, seduta sulle ginocchia accanto a lui, le dita delicate sprofondate nei suoi capelli.
Shade poteva chiaramente sentire il suo cuore pompare sangue più forte e le gote colorarsi di rosso ma, mai e poi mai, avrebbe ammesso di sentirsi imbarazzato da quella bizzarra situazione.
Erano letteralmente sperduti nel nulla, circondati solo di nebbia, ed erano soli come non succedeva da tanto tempo, eppure era come se non fossero mai stati divisi, come se mai nessuna barriera magica si fosse frapposta fra loro.
<< Da dove sei saltata fuori tu? È così che funziona, adesso? Solo quando sto per morire mi è concessa la presenza di sua altezza? >> la prese in giro, le braccia incrociate al petto e un ghigno strafottente sulle labbra.
Rein gli rivolse un’occhiata gelida di sbieco e, per fargliela pagare, gli tirò appena i capelli.
Shade si morse il labbro per non farle capire che gli aveva fatto male e poi si limitò a stare zitto e a osservarla con la coda dell’occhio per tutto il tempo in cui la Principessa rimase concentrata ad esaminargli il taglio.
<< E’ abbastanza profondo. Se la lasciamo così potrebbe infettarsi... oh, aspetta! Ho con me una cosa! >> la vide frugare nel corto mantello che indossava e tirare fuori una fiala di vetro con dentro una crema color vomito.
Era uno degli unguenti che Piimi le aveva dato prima, quando era stata ferita da Calipso.
Rein svitò il tappo, immerse le dita nella crema e quando stava per avvicinarle alla ferita del cobalto questo si ritrasse disgustato.
<< Dov’è che hai preso quella roba? >>
La giovane sentì il solito moto di vergogna incendiarle le guance << Non l’ho fatto io, se è questo quello che ti preoccupa! >>
Shade le sorrise sghembo << Bene! Perché l’ultima volta che ti sei data alla botanica hai fatto venire a tutti l’orticaria. >>
Rein sospirò frustrata, roteando gli occhi al cielo << E’ stato un incidente. Non è mai più successo.>>
<< Per forza! Camelot ha praticamente proibito alle guardie di farti avvicinare alle serre! >>
La turchina lo fissò negli occhi con rabbia e al tempo stesso delusione << Perfetto! >> affermò quindi, facendo per alzarsi in piedi << Se vuoi morire dissanguato fa pure! Io me->>
Shade le agguantò il polso prima che potesse muoversi, piantandole i suoi occhi addosso << D’accordo, >> soffiò soltanto e solo allora Rein si accorse di quanto i loro visi fossero vicini.
Arrossì e, per mascherare il disagio, distolse lo sguardo ritornando a concentrarsi di nuovo sulla ferita.
<< Okay.>> bofonchiò seccata, mentre Shade scopriva i denti in un sogghigno diabolico e compiaciuto.
Le sembrava tutto così normale e assurdo al tempo stesso.
Loro due insieme, che litigavano come sempre, sospesi in un mondo tutto loro... solo che Shade non avrebbe dovuto trovarsi lì... non con lei... non in mezzo a una Guerra... non dentro il freddo agghiacciante del Labirinto di Nebbia.
Con mani attente gli medicò il profondo taglio sulla nuca, fasciandoglielo con un pezzo di stoffa strappato dal suo mantello.
Durante tutta l’operazione entrambi avevano preferito rimanere in silenzio, forse a riflettere, forse semplicemente a godere di quella strana sensazione di familiarità e trepidazione che scorreva fra loro, fra i lori sguardi che si incrociavano di tanto in tanto.
Rein aveva terminato di fasciargli il capo quando Shade iniziò con le domande << Siamo dentro il Labirinto di Nebbia, non è vero? >>
La turchina avvertì come una morsa di ghiaccio serrarle il petto e, con gli occhi sbarrati dallo stupore e dal timore, gli chiese << Come sai che questo è il Labirinto di Nebbia?! >>
Il tono incredulo che Rein aveva appena usato infastidì il principe.
Cosa pensava quella sciocca?
Che se ne fosse stato buonobuono a non far niente su Wonder per tutto il tempo in cui lei, intanto, aveva rischiato la vita?
Sul serio?!
Le rifilò il suo sogghigno più arrogante, alzando le spalle in un gesto di sufficienza << Cosa credi? Che me ne sia rimasto su Wonder... a girarmi i pollici... mentre tu andavi combinando problemi chissà dove e chissà perché? Ho raccolto delle informazioni, naturalmente. Come fanno tutte le persone con un po’ di buon senso prima di andarsi a ficcare in casini enormi.>>
Rein gonfiò le guance piccata, i pugni stretti poggiati sulle ginocchia << Io non mi sono andata a ficcare proprio da nessuna parte! Tu non sai come stanno le cose... non sai proprio niente e... per la cronaca... non dovresti neppure trovarti qui! >>
Si alzò frettolosamente in piedi e Shade la imitò ignorando bellamente il capogiro che lo colse alla sprovvista e che comunque non lo avrebbe distolto dalla ramanzina che preparava per Rein da quando lo aveva abbandonat-... cioè... da quando aveva abbandonato tutti.
<< So un mucchio di cose invece! E ne avrei sapute senz’altro di più, se tu me ne avessi parlato invece di sparire così! Dimmi: come c’è riuscito quel tizio inquietante a convincerti a fare una cosa del genere? >>
Vide Rein piegare il viso di lato con fare perplesso << Quel... quel tizio inquietante? >>
Il principe non potette evitare di digrignare i denti e stringere i pugni in preda al nervosismo << Il tipo che è venuto con te a Palazzo... il giorno del tuo compleanno.>>
Una volta capito a chi il giovane si stesse riferendo a Rein quasi non sfuggì un risolino divertito << Ma chi? Terence? >>
<< Già beh... non mi importa del suo nome! >> le ringhiò contro alterato, per poi fissarla quasi con sprezzo << conoscendoti ti avrà promesso qualcosa di stupido tipo l’amore eterno e tu ci sarai cascata come la credulona che sei! >>
<< Io... che?! >> strillò la principessa avvampando di imbarazzo e ira << Ma cosa stai dicendo? Visto che non sai proprio niente! Io e Terence non stiamo insieme, lui non è davvero il Principe del regno di Destion! E di sicuro non sono venuta fin qui per sposarlo o robe simili! Figuriamoci! Terence! Hai preso davvero una bella botta in testa, lo sai!? >> gli inveì contro avvicinandosi quel tanto che bastava per puntargli irritata un dito contro il petto.
Shade, teso come una corda di violino, la osservò con occhi che emanavano scintille furenti dall’alto verso il basso.
Rein era abbastanza alta per essere una sedicenne, tuttavia lui la sormontava di quasi la bellezza di quindici centimetri, tanto che sarebbe benissimo potuta apparire piccola e minuta come una scricciolo di fronte a lui.
<< E allora perché lo hai fatto?! >> indagò, sebbene un pizzico di gelosia ancora gli infiammasse le vene.
<< Fatto cosa?! >> sbottò Rein, alzando le braccia.
Shade le afferrò saldamente le spalle preso dall’esasperazione << Cazzo, Rein! Te ne sei andata! Te ne sei andata via per sei maledettissimi mesi! Per cosa? Perché? Per combattere la guerra fra i Lumos e i Tenebros? Cosa diamine c’entri tu con tutta questa storia!? >>
La turchina sbiancò, presa alla sprovvista, i suoi occhi erano spalancati e in preda alla confusione << Come... come fai a sapere anche dei Lumos e dei... Te- >> la sua voce si incrinò per la paura, come se solo pronunciare quel nome davanti a Shade fosse stato paragonabile a una sua definitiva condanna a morte  << Tenebros? >>
Il principe emise uno sbuffo esasperato, uno di quelli che Rein tanto detestava perché la facevano sentire così piccola e insignificante in confronto a lui.
Così non abbastanza.
<< Te l’ho detto... mi sono dato da fare. Dovevo trovarti. Sgridarti. E riportarti a casa. È quello che faccio sempre, no? >>
<< Non... >> la voce le tremava ancora un po’, senza che lei riuscisse a controllarla << non dovevi immischiarti in questa storia, Shade. È pericoloso. Tu non hai idea di quanto tutto questo sia... >>
<< Folle? Senza alcun senso? Credimi, sono riuscito a capirlo benissimo da solo! >>
<< No, invece! >> esclamò Rein, incredibilmente indignata dalla strafottenza con cui Shade pareva soppesare l’intera situazione.
Si divincolò dalla sua stretta, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore dolerle nel petto, come se avesse iniziato a scheggiarsi colpito da mille lame avvelenate << E adesso ti riporto a casa. >>
<< Come?! >> la fissò sbigottito perché come poteva pensare che... dopo tutto quello che aveva fatto... e... cielo!, era folle!
Rein era folle!
Non avendo idea di che cosa stesse nel frattempo formulando la mente del giovane principe, la prescelta scosse la testa con veemenza passandosi il dorso delle mani sulle guance.
Shade non l’avrebbe mai ascoltata, non se ne sarebbe mai andato via, se l’avesse vista sciogliersi in lacrime.
<< Non puoi stare qui. Devi andartene. Ho sbagliato. Ho solo- ...io- >> di nuovo la voce le si stava strozzando in gola, impregnata dal senso di colpa e dalla paura.
Per tutti gli Dei, Shade sarebbe potuto morire quel giorno, a causa sua, di tutto quello che si era trascinata dietro, se solo-
<< È stata tutta colpa mia.>> decretò alla fine, riuscendo a malapena a guardarlo.
Vedendo i suoi occhi lucidi e la sua espressione spaurita, Shade sentì tutta la rabbia e l’arroganza scemargli via dal corpo, sostituite solo da una profonda tenerezza.
Non avrebbe dovuto urlarle contro quelle cose. Che cosa gli era preso? Ora Rein stava soffrendo e lui... possibile che non azzeccava mai nulla quando si parlava di lei?
Avrebbe solo voluto abbracciarla e dirle che l’avrebbe salvata ancora e ancora, che avrebbero risolto tutto, insieme, che non le avrebbe permesso di lasciarlo mai più.
Fece per avvicinarsi... ma Rein indietreggiò ritornando a scuotere energicamente la testa.
<< Non avresti dovuto cercarmi. Adesso sei in pericolo pure tu. Ti rendi conto di quello che hai fatto? >>
<< Io non ho fatto niente. Tu, piuttosto, mi sembra che sia arrivato il momento di raccontarmi tutta la storia.>>
<< NO! >> urlò con voce strozzata, i pugni stretti lungo i fianchi, le guance accaldate dalla lite.
<< Rein...>>
<< Se sei tanto intelligente perché non la scopri da solo la verità! >>
<< Perché non voglio! >> iniziò a urlare di nuovo anche lui, gesticolando in preda alla rabbia.
<< Non vuoi cosa?! >>
<< Non voglio che tu vada di nuovo via, okay! Ecco perché! >>
Rein soppesò quelle strane parole una per una.. ripetendole nella sua mente.
Detta così, sembrava quasi che Shade avesse sentito la sua mancanza.
Si asciugò di nuovo gli occhi velati di lacrime << E perché mai? Io combino solo disastri, non è questo che ripeti continuamente? Che c’è? Ti annoi senza il tuo bersaglio preferito da prendere in giro? >>
Shade scostò lo sguardo affondando le mani nelle tasche << Non essere ridicola! È ovvio che non ti ho cercata per questo motivo... >> lasciò deliberatamente la frase in sospeso, sperando che lei riuscisse a cogliere il resto.
Ma Rein era ostinata e non era mai riuscita a vedere al di là del suo nasino da principessina, così si limitò ad accigliarsi, le sopracciglia che quasi si sfioravano << E allora perché? >>
<< Te lo dico, se tu mi dici che cosa sta succedendo. Che cosa ti sta succedendo. Per quale ragione ti trovi in un posto del genere? Che cosa hai a che fare con la Guerra fra Spazio e Tempo? >>
Rein sospirò afflitta e stanca e infreddolita.
Quella sfuriata le aveva ricordato che era appena uscita viva per miracolo dall’attacco di una perfida sirena millenaria e che aveva lasciato i suoi amici nel Regno della Goccia totalmente da soli.
<< Non qui. Non possiamo restare. Andiamo. Torniamo su Wonder. >>
<< Non vengo da nessuna parte se prima- >>
<< Ti dirò la verità.>> a quel punto, Rein non sapeva davvero quanto avrebbe fatto la differenza se Shade avesse saputo o no tutta la storia, visto che aveva già capito quale fosse il problema principale.
Erano in guerra.
Shade rilassò i muscoli tesi e le si avvicinò a passi lenti fin quando non le fu a meno di un piede di distanza.
Visto che Rein si ostinava a tenere lo sguardo puntato per terra le alzò il mento con due dita.
La turchina avvertì il suo cuore sussultare quando i suoi occhi chiari incontrarono quelli color della notte del principe.
<< Davvero? >> le chiese dubbioso, la fronte corrucciata in un espressione che Rein trovava solo un pochino carina.
Davvero, solo un pochino.
Annuì, maledicendo se stessa per avere una carnagione così chiara perché di sicuro Shade doveva essersi accorto che stava arrossendo.
Quando gli sfiorò la mano per liberarsi dalla sua presa avvertì chiaramente un brivido caldo serpeggiarle in corpo.
Shade la fissava ancora come se volesse mandarla a fuoco.
<< Ora andiamo però. >>
Gli strinse la mano, sorprendendolo, e iniziò a condurlo dentro i sentieri del Labirinto di Nebbia.
 
***

Una guardia reale scortò i due Lumos in una delle stanze per gli ospiti all’interno del Palazzo del Regno della Goccia.
Quando alla fine i due entrarono e la guardia chiuse la porta alle loro spalle, il più piccolo appoggiò l’orecchio sul legno per captare i movimenti esterni.
Come avevano sospettato fin dall’inizio, la guardia era rimasta in custodia lì fuori per impedire loro ogni spostamento.
Castel si lasciò sfuggire una risatina cupa, priva di qualsiasi umorismo << Sai... inizio a pensare che la parola ospiti speciali in questo luogo somigli molto a prigionieri. >>
Gon osservò l’amico piegando le labbra in una smorfia perplessa, poi la sua attenzione fu calamitata dai due letti che occupavano metà della piccola stanza circolare dove li avevano accolti... o rinchiusi... a seconda delle apparenze.
La vista di un comodo materasso e di un candido cuscino bastò per fargli avvertire addosso tutta la stanchezza accumulata in quell’interminabile giornata.
Sotto lo sguardo nervoso e accigliato di Castel non potè fare a meno di strofinarsi gli occhi con fare assonnato.
<< Che importa... tanto, comunque, dove saremmo potuti andare? >> gli ricordò, prima di iniziare a togliersi di dosso quell’armatura pesante e ingombrante e totalmente inutile.
Sul serio, possibile che su Wonder non sapessero che cosa fosse la pelle di Jabberwock? Era ridicolo!
Notando che il piccolo guardiano quasi non si reggeva più in piedi, il maggiore addolcì un po’ la sua espressione severa e, silenziosamente, iniziò a imitare i gesti dell’undicenne spogliandosi della corazza e della maglia di cotta.
Nel farlo avvertì nuovamente una fitta di dolore lì dove il Demone Oscuro era riuscito a sfiorarlo ma, per non far preoccupare il ragazzino represse il gemito rauco che gli si era formato in fondo alla gola.
Intanto, Gon aveva scagliato via i calzari con gesti veloci prima di lasciarsi cadere di schiena su uno dei due letti, separati da un tappeto rotondo e un comodino.
Per alcuni secondi si limitò a fissare il soffitto alto e pallido della stanza, immaginando di trovarsi ancora su Spazio, a casa, attendendo che Gilda lo chiamasse perché era pronta la cena.
Quella fantasia venne però spezzata presto dalla voce imperiosa di Castel che gli chiedeva di tirarlo fuori!
Gon non ebbe bisogno di chiedergli a che cosa si stesse riferendo perché la spossatezza di certo non gli aveva fatto dimenticare quale fosse il loro problema numero uno.
Così, sporgendosi appena dal letto, prese da terra la cinta dove aveva avvolto il fodero del Libro di Shade.
Era incredibilmente asciutto per aver vagato chissà per quanto tempo sulla battigia della spiaggia.
In poche falciate Castel lo raggiunse, sedendosi sulla sponda del letto, le gambe intrecciate e l’espressione contratta di chi sta cercando disperatamente di risolvere un enigma apparentemente senza senso.
Gon aveva aspettato fino all’ultimo prima di mostrare all’amico che cosa avesse inaspettatamente trovato sulla spiaggia.
Aveva nascosto il libro alla ben meglio in mezzo all’armatura – che era comunque troppo più grande di lui visto che non esistevano soldati bambini su Wonder – e aveva atteso finchè Castel non era giunto a un accordo ragionevole con la Regina-faccia-canina del Regno.
L’accordo consisteva in una sorta di arresto domiciliale finchè il principe Shade – l’unico che li conosceva e che poteva effettivamente testimoniare a loro favore – non fosse stato ritrovato.
La Regina-faccia-canina era stata indecisa fino all’ultimo, prima di concedere quella possibilità invece di assecondare le pressanti richieste del comandante Rod di rispedirli in gattabuia fino alla fine dei loro miserevoli giorni!
A convincerla era stata per lo più la principessa Mirlo – Gon aveva imparato il suo nome con estrema riconoscenza, a differenza di quello delle madre! – che con modi pacati e logici, affiancata dai metodi decisamente più stravaganti e vivaci di Fine, aveva convenuto con la madre che in fondo i due ragazzi non avevano fatto nulla di male, e che avevano persino aiutato Fine ad eliminare il problema prima che, oltre le Grotte di Inumi, sprofondasse in mare pure l’intero Regno!
Gon non sapeva se ha dare la spinta finale alla Regina fossero state le parole della figlia o solo l’impellente e giustificato desiderio che Fine smettesse una volta per tutte di cantare canzoncine assurde accompagnate da balletti alquanto ridicoli che imitavano le gesta eroiche dei due giovani stranieri.
Insomma, la sua spada non faceva di certo “whooosh!” quando la usava contro il demone oscuro!
L’undicenne, comunque, avrebbe pagato oro pur di vedere nuovamente la faccia scioccata/imbarazzata di Castel mentre Fine inventava sul momento strofe buffe sul loro sbalorditivo coraggio.
A dire il vero, era stato al quanto felice di non trovarsi al posto del suo amico perché - ne era sicuro -  sganasciarsi dalle risate di fronte alla faccia furibonda di Rod e a quella perplessa della Regina-faccia-canina non avrebbe giovato a loro favore per niente.
Comunque, era stato proprio mentre percorrevano a piedi la strada di ritorno a palazzo che Gon aveva mostrato di nascosto il libro al compagno di squadra.
Le sopracciglia di Castel avevano raggiunto vette inimmaginabili e, di nuovo, Gon aveva trattenuto le risa sotto lo sguardo vigilante del comandante Rod e del folletto di Fine, che non li aveva persi di vista nemmeno un attimo.
Secondo Cast, il folletto aveva iniziato a sospettare qualcosa su di loro e quindi avevano tacitamente concordato di parlare il meno possibile di fronte a lui e alle sue lunghe orecchie a punta.
Tuttavia, ora la situazione sembrava più tranquilla e più consona a dar vita ai mille dubbi che affollavano le loro menti sempre più confuse.
<< Secondo te come ha fatto il Libro ad arrivare fin lì? Eravamo abbastanza lontani dal luogo dello scontro. >> domandò Gon, aprendo il libro a una pagina a caso che si rivelò essere inesorabilmente bianca.
Che strazio!
Castel iniziò a picchiettare le dita sulla bocca, gesto che faceva quando era pensieroso e nervoso e avrebbe tanto voluto continuare a prendere a calci qualsiasi cosa gli venisse sotto tiro.
Gon sperò che non fosse la sua testa, perché ci teneva alla sua vita ed era decisamente troppo giovane e bello per morire così presto e lontano da casa e senza i dovuti onori al suo coraggio.
Alla fine, lo sentì emettere un verso frustrato e scuotere le spalle << Ci sono due opzioni e non pensò che ti piaceranno, Gon... >>
Prima che potesse aggiungere qualcos’altro, il castano sbuffò scocciato << Il fatto che abbiamo trovato il Libro non significa che Shade sia annegato o morto o qualunque cosa di orribile tu stia pensando, Cast! >>
<< Ma potrebbe essere->>
<< Ti dico- per l’ennesima volta- di no! >>
<< Perché ti ostini a non capire? Sono passate delle ore, Gon. Delle ore! Dove pensi si sia potuto andare a cacciare se non è crollato insieme a quei maledettissimi scogli!? >>
A quella domanda Gon incrociò le braccia al petto con fare altamente infantile, fissando l’amico come se avesse voluto incenerirlo.
Se non avesse dovuto parlar piano per non far allarmare la guardia, avrebbe gridato contro Castel tutte le ingiurie che conosceva solo per far arrivare alla sua testa da mulo che Shade non poteva essere morto, punto. Fine. Cosa c’era di così difficile da capire?!
Di fronte al suo sguardo fermo e deciso, alla fine fu il maggiore a capitolare per primo e ad emettere un sospiro esausto  << Ok... va bene... non una parola di più su Shade... sta di fatto che, se ha effettivamente perso il Libro che noi abbiamo casualmente ritrovato, deve esserci per forza una ragione, giusto? Magari vuol dire che il Libro potrà riportarci a casa anche senza l’aiuto del principe Wonderiano, non sarebbe male, no? >>
Gon annuì, sebbene continuasse a fissare male l’amico e a tener su quell’espressione da “non ti parlo finchè non ammetti che ho ragione!”.
<< Come facciamo a farlo funzionare? >> gli chiese poco dopo, sperando che almeno Castel avesse una vaga idea su come funzionassero i portali.
L’arancio scosse la testa con fare sconsolato << Non ne ho davvero idea.>>
<< L’ultima volta si è azionato da solo... >>
<< Non possiamo aspettare! E’ quasi il tramonto, ormai. Sai questo cosa vuol dire, Gon? Vuol dire che a casa è quasi mezzanotte e- >> Castel dovette interrompersi perché le immagini che gli si affacciarono in mente furono tanto terribili da fargli salire un groppo in gola.
Sarebbe stato un massacro senza di loro.
Allo scoccare della mezzanotte i Tenebros avrebbero avanzato al di là della barriera e avrebbero distrutto ogni cosa ostacolasse il loro cammino, guadagnando villaggio su villaggio, imponendo l’oscurità ovunque, fin quando non ci sarebbe stato altro che buio e morte.
Morte.
La sua famiglia era già morta, Allison era già morta, e adesso non poteva più proteggere nemmeno le poche persone care che gli restavano perché era intrappolato su Wonder! Era intrappolato su Wonder senza nemmeno un’idea per poter tornare indietro!
Con un gesto esasperato richiuse di botto il Libro e scattò in piedi, iniziando a camminare su e giù per la stanza sotto lo sguardo perplesso dell’amico.
<< Dobbiamo andarcene di qui! >> esclamò a un certo punto.
Gon si limitò a inarcare un sopracciglio << Lo so, Cast. È questo il nostro pro->>
<< No! >> lo interruppe in fretta, fulminandolo con i suoi occhi ambrati << Intendo dire che dobbiamo lasciare il Palazzo, adesso! >>
Il ragazzino sbarrò gli occhi in maniera esagerata << Dopo tutto quello che abbiamo fatto per non farci arrestare?! Dopo tutto quello che hanno fatto Fine e la principessa Mirlo? >>
<< Gon! >> sbottò Castel, afferrando l’amico per le spalle << ti rendi conto che la nostra unica difesa si basa su una ragazzina imbranata e su un principe scomparso nel nulla, non è vero? >>
<< E con questo? Che vuoi dire? Che ci metteranno in gattabuia anche se siamo innocenti? >>
<< Perché no? In fondo... prova a vederla dal loro punto di vista: non ci conoscono, siamo degli stranieri e, guarda caso, proprio il giorno in cui noi spuntiamo fuori dal nulla vengono attaccati anche dai mostri, come li chiamano loro. Non puoi non dire che la cosa sia sospetta. >>
<< Potremmo dir loro la verità! >>
<< La verità?! Scherzi? Ma se non sanno nemmeno che Spazio e Tempo esistano! Non ci crederebbero mai! >>
<< E allora? >>
<< E allora >> soffiò con fare affaticato Castel, strofinandosi le palpebre con le dita << tanto vale andarsene di qui prima che accada l’inevitabile.>>
Gon non aveva mai odiato il lato pessimista e fatalista del compagno di squadra come in quel momento.
<< Non voglio scappare via come un ladro! >> affermò con vigore, per poi mordersi un labbro quando si ricordò della guardia fuori la porta.
Castel strinse i pugni con fare irato << Se hai un piano migliore perché non lo tiri fuori, eh!? >>
Gon rilasciò un lungo sospiro stanco, prima di iniziare a grattarsi la testa con fare pensieroso.
L’arancio lo vide incrociare le gambe sul letto, aprire il libro, sfogliarlo e rispogliarlo come se stesse cercando chissà quale indizio.
Poi Gon afferrò il libro con entrambe le mani e iniziò a girarlo da una parte all’altra, a scuoterlo, a insultarlo, ma non succedeva nulla e Castel stava definitivamente perdendo quella poca pazienza che gli era rimasta.
<< Gon... >> gracchiò, mentre un nervo iniziava a pulsargli sulla fronte << Che cosa cavolo stai facendo, per tutti gli Dei!? >>
Il ragazzino fece una sorta di capriola per riuscire ad osservare il libro al contrario, stando a testa in giù << Cerco di osservare le cose da un’altra prospettiva. Allison lo faceva sempre. E di solito le idee di Allison era grandiose.>>
Castel sentì un tuffo al cuore, qualcosa che gli succedeva sempre ogni volta che qualcuno tirava fuori quel nome.
Non aveva mai capito come Gon riuscisse a farlo con tanta facilità, come se non gli facesse male, mentre se solo lui osava pensare a lei il cuore pareva sbriciolarsi in tanti frammenti nel suo petto.
Sbuffò, frustrato, ed era sul punto di strappare il libro dalle mani dell’amico quando quest’ultimo, alzandolo sopra la sua testa, si voltò infine verso di lui << E se provassimo a scriverci qualcosa dentro? >>
Castel lo fissò come se volesse fulminarlo << Qualcosa cosa? >>
Gon ritornò a passarsi una mano fra i capelli e ad appoggiare il libro sulle gambe << Non lo so. Ma ricordo vagamente di aver visto una o due volte Shade che rovesciava inchiostro sulle pagine. Proviamo a vedere se qui ce ne è un po’ in giro.>> così dicendo, e prima che il maggiore potesse obbiettare quanto quella fosse solo una pessima idea, il castano balzò giù dal letto iniziando a mettere a soqquadro l’unico scrittoio presente nella stanza.
Effettivamente c’erano alcuni fogli e una penna e un calamaio ma Gon sbuffò contrariato quando si accorse che era vuoto.
<< Che lo tengono a fare uno scrittoio, se poi non si ci può scrivere! >> commentò ad alta voce con fare esasperato, continuando intanto ad aprire tutti i cassetti e far saltare i nervi a Castel.
<< Forse, genio, hanno paura che possiamo inviare messaggi segreti ai nostri alleati.>>
<< E’ una cosa ridicola! Se avessimo voluto farlo avremmo usato un incantesimo, mica carta e penna.>>
<< Siamo su Wonder, Gon. Ricordi? Niente incantesimi qui. >>
L’undicenne lo fissò con gli occhi sbarrati come a dire “sì, giusto” e poi, dondolandosi sulle punte e fissando il soffitto, decise che era arrivato il tempo di agire.
<< Lo cercheremo nelle altre stanze! >> dalla sua faccia tutta entusiasta sembrava che avesse avuto l’idea del secolo, cosa di cui Castel dubitava fortemente.
Le idee di Gon, per la maggior parte, finivano per permettere tutti ancora di più nei pasticci.
Si portò una mano sul viso prima di rifilargli un’occhiata severa con tanto di braccia incrociate << Non possiamo uscire, lo hai forse dimenticato? >>
Gon gli fece un occhiolino, tutto gongolante << Sta tranquillo. Ho un piano.>>
“Perfetto!” pensò sarcasticamente il maggiore, roteando gli occhi al cielo.
<< Ci vorrà solo un minuto. Non preoccuparti.>> aggiunse, infilandosi il libro sotto il braccio prima che Castel avesse anche solo il tempo di ribattere qualcosa di antipatico. 
<< Non mi preoccupo. Io vengo con te.>>
Appunto.
<< Si insospettiranno se usciamo insieme. Io sono piccolo e posso prenderli in giro più facilmente.>>
Per la prima volta da quando erano arrivati a palazzo Gon vide Castel piegare le labbra in un mezzo sorriso << Com’è che sei piccolo solo quando conviene a te? >>
<< Hai detto tu che ci serve un piano migliore, no? Bene, ne ho uno! >>
A quel punto le labbra di Castel si piegarono in una posa interrogativa << Questo sarebbe il tuo geniale piano? Trovare dell’inchiostro per scrivere non sappiamo cosa dentro quel libro?  >>
<< Potremmo scrivere Spazio o Regno della Luce e vedere che succede.>>
Castel incrociò le braccia con fare saccente, pur sapendo che così avrebbe profondamente infastidito il più piccolo << E se non succede niente?>>
<< Se non succede niente... >> iniziò Gon facendo roteare gli occhi al cielo esasperato << scriveremo una bella lettera di scuse a Re Leonida, per la nostra disonorevole mancanza... chiedendogli poi di mandare un gruppo di grifoni a recuperarci.>>
 La faccia di Castel si fece livida << Gon, non è divertente. Potresti prendere la cosa un po’ più sul serio, per favore? >>
<< E tu potresti rilassarti anche solo per qualche secondo, per favore? Stai facendo innervosire anche a me! >>
<< Ah, adesso sono io che- >>
Prima che la loro stupida lite potesse proseguire oltre, i due Lumos sentirono un leggero e allarmante bussare alla porta.
Nell’arco di mezzo secondo si scambiarono un’occhiata terrorizzata, poi il più piccolo corse a nascondere il libro sotto il cuscino di uno dei due letti, mentre il maggiore – dimenticando di non portare più né la cotta di maglia né la camicia- rispose esitante alla porta.
<< S-si? >>
Dall’altro lato li raggiunse la voce timida di una ragazza << Sono... la Principessa Mirlo, spero di non disturbarvi... >>
Castel sobbalzò per la sorpresa e si affrettò ad aprire alla giovane.
La principessa reggeva fra le mani dei vestiti puliti e nel vederlo senza nessuna maglia addosso arrossì visibilmente e scostò subito lo sguardo << Oh... ehm... ero solo passata a portarvi ecco... dei ricambi e... beh...>>
Castel, resosi solo in quel momento conto del suo stato, arrossì a sua volta scostandosi dall’uscio per permettere alla castana di entrare.
<< A-accomodatevi, principessa.>> solo in luogo assurdo come Wonder, avrebbe potuto ritrovarsi in una situazione del genere, pensò dandosi mentalmente dell’idiota.
Ma dove diavolo era finita la sua camicia?
Castel aveva preso a guardarsi in giro con fare impacciato intanto che Mirlo entrava nella stanza stando bene attenta a tenere lo sguardo lontano dal petto nudo del ragazzo.
Gon si godette tutto l’imbarazzo della principessa e il disagio di Castel dondolandosi sui talloni e trattenendo una risatina.
Avrebbe detto poi a Castel di aver accidentalmente spinto tutti i loro vestiti sudici di pioggia e sabbia sotto i letti, per sbaglio, mentre correva di là e di qua per trovare un nascondiglio adeguato per il Libro.
“Per fortuna alla porta era solo Mirlo”, pensò tirando un sospiro di sollievo.
Per un attimo aveva temuto che fosse Rod, venuto a ribadire loro quanto li detestasse e quanto desiderasse vederli sbattere in galera, per poi mettersi a perquisire la stanza e le loro cose.
Che tipo odioso.
<< Siete stata gentile, principessa, a venire di persona a portarci dei nuovi vestiti.>> commentò, sinceramente sorpreso della cortesia della giovane.
Persino Allison, per quanto fosse altruista, non era solita a gesti così spontaneamente gentili. Specialmente quando si trattava di faccende domestiche, che odiava.
Mirlo, se possibile, arrossì ancora di più e, deponendo i vestiti puliti in una piccola poltrona imbottita vicino alla porta, fece un gesto veloce con la mano come a dire “non è nulla di che”.
<< Volevo personalmente assicurarmi che vi avessero sistemato come si deve. Questa stanza è di vostro gradimento? >>
Prima che Castel potesse rispondere in maniera adeguata, Gon aprì la bocca << Ci hanno messo una guardia davanti alla porta.>>
L’occhiata bieca che Castel gli rifilò avrebbe potuto far tremare persino i muri.
Mirlo si irrigidì, le dita delle mani che tormentavano il merletto delle maniche << Oh, ecco, mi spiace... ma il comandante Rod... >>
<< Comprendiamo perfettamente, Vostra Altezza. >> la bloccò Castel, sfoggiando il suo sguardo e il suo atteggiamento impettito assimilati dopo anni e anni a servizio della famiglia reale << I vostri soldati hanno come obbligo quello di assicurare la protezione vostra e quella di questo castello. Io e Gon capiamo che questa misura è necessaria.>>
L’undicenne avrebbe tanto desiderato fargli il verso in quel momento, o fargli notare che stava ancora a torso nudo di fronte alla principessa e bearsi così della sua espressione imbarazzata e invece, decidendo di approfittare di quell’occasione proficua e non volendo insospettire il guardiano, si limitò ad annuire con aria fintamente colpita, le braccia già incrociate dietro la testa.
Mirlo iniziò a mordicchiarsi il labbro come se non sapesse cos’altro dire per spezzare la strana tensione che aleggiava nell’aria.
Quando aveva pensato di fare buona impressione ai nuovi ospiti portando loro abiti puliti, non intendeva di certo trattenersi a lungo a fare conversazione, né di trovare i due giovani già privi dell’armatura.
Chissà cosa avevano pensato di lei quando l’avevano vista arrossire in quel modo. E... cosa aspettava ad andare via?
Il suo sguardo incrociò per un attimo quello serio e ambrato di Castel e il suo cuore mancò un battito.
Di nuovo, fu Gon a spezzare il silenzio prima che lo facessero gli altri << In realtà, visto che siete così gentile, volevamo chiedervi se poteste  mandarci il vostro medico di corte.>> 
Sia Mirlo che Castel, entrambi imbambolati e con le guancie in fiamme come due stoccafissi a fissare un punto di sicuro molto interessante della moquette, si voltarono a fissarlo.
Castel in quel momento lo stava sicuramente maledicendo in tutte le lingue conosciute, mentre Mirlo aveva strabuzzato i dolci occhi color lilla e si era accigliata con espressione preoccupata << Un medico? Come mai? Siete feriti? >>
<< No. >>
<< Si. >>
Le due risposte opposte arrivarono simultaneamente da parte dei due stranieri, facendo crescere il disagio della principessa.
Castel rifilò a Gon una gomitata abbastanza forte da piegarlo in due per poi rivolgersi nuovamente a Mirlo << Non... non siamo feriti... stiamo bene.>>
Ripresosi dalla botta, il castano ribattè << Il mio amico ha solo paura di recarvi troppo disturbo. Guardate la sua spalla sinistra è chiaramente ustionata.>> voce ferma e fare disinvolto, oh... Allison sarebbe stata così fiera di lui se solo avesse potuto vederlo.
Stava andando tutto alla perfezione e presto si sarebbe sbarazzato sia di Mirlo che di Castel e avrebbe potuto continuare le sue ricerche sul Libro e su Shade da solo senza nessuna interferenza.
E avrebbe anche fatto in modo che l’amico curasse quella brutta ferita. In fondo, stava anche compiendo una buona azione.
Mirlo era nel frattempo scattata su alla parola ustione e, dandosi della stupida per non essersene resa conto immediatamente chiese a Castel di seguirlo seduta stante all’infermeria del Castello.
Castel sbiancò, poi si fece rosso di rabbia e si volse verso Gon con un’espressione imbufalita, le narici dilatate e gli occhi che mandavano lampi.
Il ragazzino ringraziò gli Dei che gli sguardi non potessero né ferire né torturare né uccidere, sennò in quel momento sarebbe già stato arso vivo, poi fatto a pezzi e poi seppellito chissà dove dall’ira funesta di Castel.
In risposta gli fece un sorrisone a trentadue denti, alzando entrambi i pollici nella sua direzione.
<< Non ho bisogno di nessuna cura, altezza, veramente, sto bene.>>
<< Castel ha solo paura di recarvi ulteriore disturbo, vostra altezza... >>
Mirlo faceva saettare il suo sguardo confuso dall’uno all’altro straniero, cercando di non sorridere per il loro buffo accento.
In quel momento si stavano lanciando delle occhiate che non riusciva a decifrare.
Tuttavia, ora che aveva ritrovato il coraggio per fissare Castel, si accorse che la sua spalla era davvero messa male.
La sua pelle appariva corrosa lì dove la carne era più delicata all’altezza della clavicola.
 Aveva urgentemente bisogno di un dottore.
<< Non vi è alcun disturbo... se solo avessi saputo prima che voi... >>
L’espressione sinceramente dispiaciuta di Mirlo riuscì ad ammutolire Castel una volta per tutte e Gon, gongolando, riuscì benissimo a captare quali potevano essere i pensieri che in quel momento frullavano per la testa arancione dell’amico.
Da una parte il suo astio ingiustificato nei confronti dei Wonderiani, il suo considerarli così primitivi, lo spingeva a essere reticente e distaccato e rigido come una statua di granito.
Ma Mirlo era una principessa e, prima della Guerra e prima di essere un Guardiano, Castel era stato Capitano della Guardia Reale e, pertanto, il protocollo che aveva seguito punto dopo punto per tutta la sua vita gli imponeva di comportarsi in un certo modo con tutti coloro i quali portassero una corona sulla testa, che fossero di Spazio o no.
Con Shade era stato diverso perché lui era arrivato nel loro Regno e lì Shade era solo un diciottenne spaesato che si era cacciato in un guaio gigantesco e che aveva bisogno del loro aiuto.
Inoltre, Gon era sicuro che il fatto che non portasse nessun abito sontuoso e nessuna corona, avesse permesso a Castel di comportarsi in maniera più sciolta con lui. 
 E poi Shade era un ragazzo, con Mirlo non si sarebbe mai permesso di essere così sprezzante e aggressivo come con il principe della Luna.
Sarebbe andato contro il suo codice d’onore e blablabla, tutte cose noiose.
Alla fine, sotto lo sguardo supplicante di Mirlo, Castel cedette accettando di andare con lei in infermeria.
L’undicenne avrebbe voluto saltare sul letto per esultare la vittoria, ma si trattenne.
C’era un limite a quanto potesse umiliare o mettere in imbarazzo Castel nell’arco di pochi minuti, d’altronde.
<< Torniamo subito, Gon.>> gli intimò il guardiano prima di andare.
Il messaggio che Mirlo non riuscì a decifrare fu “Non combinare niente di troppo disastroso in mia assenza!”
Il ragazzino gli rispose facendogli il saluto militare, giusto poco prima che i due ragazzi si chiudessero la porta alle spalle.
Perfetto, pensò gongolante, prima di riprendere in mano il Libro dal suo nascondiglio.
<< Ora a noi due Libro Magico dei miei stivali... vedi di riportarmi a casa prima che Castel mi ammazzi davvero.>>
Intento a sfogliare le pagine del Libro, Gon non si accorse della piccola figura che aveva spiato tutta la scena dai vetri della finestra.
 
***
 
<< Così... è grazie a quel ciondolo che riesci a orientarti qui dentro.>> ragionò ad alta voce Shade, osservando le dita della principessa stringersi intorno all’oggetto.
Rein fece spallucce, voltando per la seconda volta a sinistra di fronte a un bivio << Qualcosa del genere >> rispose, vaga, perché sarebbe stato troppo difficile spiegare al giovane di come le ombre che abitavano in quel luogo le bisbigliassero cose nelle orecchie.
<< Ah-ah >> borbottò il cobalto, guardingo, con tutti i sensi in allerta come se avesse paura che qualcosa potesse balzargli addosso da un momento all’altro.
Non se l’era solo immaginato: respirare era davvero difficile dentro il labirinto, l’aria sembrava rarefatta come in alta montagna e la nebbia pareva pesare sulla pelle come se avesse una consistenza più sudicia rispetto al normale.
Era tutto così simile al suo sogno che, se non avesse avvertito chiaramente il calore della mano di Rein stretta alla sua, Shade avrebbe di sicuro pensato di essere nuovamente precipitato in un altro dei suoi strani sogni.
La testa gli faceva un male cane.
<< Ho letto in un libro che il Labirinto si trova lì dove il Buio e la Luce si incontrano... >> di nuovo il cobalto vide gli occhi sbarrati dallo stupore della principessa puntati addosso, un po’ ammirati e un po’ angosciati << che cosa vuol dire? >> le chiese alla fine e Rein sbuffò, contrariata, portandosi la mano libera sulla fronte dove il ciuffo umido di capelli aveva iniziato a infastidrla  << Una volta fra Spazio - Regno della Luce - e Tempo  - Regno delle Tenebre - c’era una barriera magica. Loro non potevano attraversala. Anni fa, Zoroastro o Astro, Re del regno di Tempo, ruppe il sigillo della barriera e quest’ultima andò in mille pezzi... >>
<< Quindi... il Labirinto è come se fosse una barriera magica fra Spazio, Tempo, Wonder e Destion...? >>
<< E’ più di una barriera magica. È un portale fra i mondi. L’unico portale.>>
Shade si morse il labbro inferiore per non contraddire la giovane, rivelandole che si sbagliava, che un altro portale esisteva eccome e che si trattava di un vecchio Libro che lui aveva trovato per caso una notte in cui aveva deciso di intrufolarsi di nascosto dentro la Biblioteca Reale del suo Regno, e che era stato proprio quel libro a condurlo prima nel Regno dei Mulini a Vento - dove l’ombra di Luce di Castel lo aveva salvato dagli ibridi della foresta permettendogli di teletrasportarlo su Spazio - e poi, proprio qualche ora prima, il Libro si era di nuovo riaperto portandolo proprio nel Regno della Goccia dove l’aveva ritrovata.
Tuttavia ora il Libro pareva essere di nuovo sparito nel nulla e, proprio per quella ragione, Shade avrebbe aspettato per rivelare a Rein tutta la verità.
Prima doveva saperne abbastanza da auto-convincersi che non l’avrebbe più persa di vista.
Poi, forse, a quel punto, gli avrebbe confessato i suoi segreti.
<< Ciò che rende il Regno di Destion tale è lo scorrere delle Ombre su di esso... beh... almeno adesso so cosa significa... >> bofonchiò, il naso puntato in alto, in un cielo di solo grigio, mentre Rein si limitava a scuotere il capo mestamente.
<< Quella frase non significa niente, Shade. Destion è... >> provò a trovare una parola che riuscisse a descriverlo, mentre i suoi piedi quasi si muovevano da soli lungo il sentiero << Destion è... ecco... mutevole.>>
<< Mutevole? Che diamine vuol dire? >>
<< Che cambia forma. Come un’ombra.>>
Quella volta toccò a lui sbarrare gli occhi assolutamente sbalordito << Come può un Regno cambiare forma? >>
<< Non è davvero un Regno, è un Castello... sebbene Destion venga sempre chiamato da tutti il Regno dell’Equilibrio.>>
<< Bell’equilibrio! >> commentò il ragazzo ironicamente, sorridendo sornione e beccandosi una gomitata sul costato da parte della turchina.
Proseguirono per un po’ in silenzio fin quando Shade non decise di togliersi qualche altro dubbio molto più fastidioso rispetto agli altri << E chi è Terence? >>
Stavolta fu Rein a rivolgergli un sogghigno canzonatorio << Non avevi detto che non ti importa del suo nome? >>
<< E’ pericoloso? >> finse di concentrarsi sul nuovo sentiero che avevano preso per evitare di guardarla.
Rein rispose in tono ambiguo << Oh sì, Terence è molto pericoloso. Dà i brividi, non è vero? >>
<< Se non è il Principe di Destion... allora... chi diavole è? >>
A quel punto fu la ragazza a mordersi la lingua e a distogliere lo sguardo dall’espressione interrogativa del principe << E’ complicato. Ma sta dalla mia parte. E mi aiuta. Lui... mi ha salvata molte volte in questi mesi.>>
E mi ha anche fatto allenare dall’alba al tramonto fino a farmi vomitare sangue! Avrebbe voluto aggiungere, ma c’erano cose che era meglio Shade non sapesse.
E poi, perché gli interessava così tanto di Terence?
Si sentì avvampare le guance per la domanda che la sua bocca aveva formulato prima che la sua testa le desse il consenso << Davvero pensavi che me ne fossi andata a causa sua? Perché... eravamo... fidanzati? >> gli domandò, imbarazzata e ansiosa di conoscere la sua risposta.
Non che si aspettasse che lui fosse geloso o cose del genere, era solo curiosa, ecco.
Solo curiosa.
Shade avrebbe preferito scavarsi una fossa piuttosto che trovarsi in una situazione del genere.
Provò a fare l’indifferente scrollando le spalle mentre Rein ancora lo guidava prima a destra e poi a sinistra lungo le vie tutte uguali del labirinto.
Gli sembrava di star camminando da ore.
<< Beh sai com’è... lui è venuto presentandosi come il Principe di Destion e dicendo che tu avresti preso il trono come Regina, allora ho pensato che... >>
<< Io e Terence siamo solo amici. >> o qualcosa del genere pensò divertita Rein, visto il caratteraccio del moro e la sua poca propensione a sopportare qualunque essere vivente capace di respirare.
Shade annuì, sebbene continuasse a nutrire una profonda antipatia contro quel tipo borioso di cui Rein parlava con così eccessiva familiarità.
Al pensiero che avevano vissuto sei mesi sotto lo stesso tetto gli montava su una voglia matta di prenderlo a pugni fino a farsi sanguinare le mani.
Stava proprio immaginando la scena quando Rein si bloccò d’improvviso, rigida.
<< Che succede? >> le chiese, portando subito una mano sull’elsa del pugnale di Gon.
Rein corrugò la fronte perplessa << C’è qualcosa che non và... non credo di aver mai visto questo posto del labirinto.>>
Il principe la fissò dubbioso per poi iniziare a darsi anche lui un’occhiata più accurata in giro.
Sentì chiaramente un vuoto aprirsi nel suo stomaco quando vide scolpito con un intrico di rami e rovi nella siepe alla sua destra l’immagine del Drago dalle Ali spiegate.
Era identico a quello del suo sogno. Perfettamente identico come se fosse appena uscito fuori dai suoi ricordi.
“Non è possibile... quello era solo un sogno...”
<< Guarda, Rein... >> indicò alla turchina, che fissò stupita il Drago.
<< Che cos’è? >> le chiese.
<< Il Drago dalle Ali Spiegate è il simbolo della Casata Reale di Tempo. Tutti i Tenebros infatti vengono marchiati fin dalla nascita con quello che prende il nome di Occhio di Drago. Lo portano sul petto e la Leggenda dice che svanisce dalla pelle solo alla morte.>> la principessa si avvicinò, accarezzando il profilo delle ali con dita tremanti.
Le venne subito in mente il colore rosso degli occhi di Terence quando la fiamma oscura ritornava a bruciare dentro di lui.
Scostò immediatamente la mano come se si fosse bruciata, deglutendo amaramente.
No, di sicuro non era mai stata in quel posto insieme ai due amici.
<< Io sono già stato qui! >> tuonò Shade, improvvisamente nervoso.
Rein si girò a fissarlo allarmata << Cos’hai detto?>>
Il cobalto la fissò con occhi stralunati, iniziando a fremere convulsivamente << Io... io sono già stato qui... in una specie di sogno... c’era una donna e... >> gli parve di poter sentire ancora la sua voce nelle orecchie che gli bisbigliava di seguirlo, di andare avanti, di non fare domande.
<< Da questa parte! >> affermò d’improvviso, strattonando la mano di Rein verso l’uscita di sinistra.
La turchina provò a fermarlo, inutilmente, puntando i talloni per terra << Guarda che ti stai sbagliando, Shade! Non dobbiamo andare lì! Ma mi ascolti?! Guarda che sono io quella che-! >>
Si bloccò quando, alla fine del sentiero che avevano intrapreso, videro un altro simbolo inciso stavolta sull’arco di pietra di una siepe: una Fenice dalle ali chiuse, rannicchiata in posizione fetale.
<< E invece quella cos’è? >> incalzò ancora il principe, cominciando a dubitare seriamente della sua lucidità mentale.
Rein lo fissò interdetta, aprendo e chiudendo la bocca a vuoto << La Fenice è il simbolo della Casata Reale dei Lumos. La fiamma che non muore mai.>>
A Shade gli parve di vedere proprio dinanzi a sé la luce calda che proveniva dai sigilli luminosi di Castel e Gon.
<< Dobbiamo andare dritto.>> decretò con decisione, beccandosi l’occhiata torva della turchina.
<< No, Shade. La strada che porta a Wonder è dalla parte opposta. Ti ricordo che ho attraversato questo posto molte più volte di te! >> lo redarguì infatti Rein, cercando di trascinarlo indietro.
Ma il giovane era irremovibile e fissava il sentiero che si apriva dinanzi a loro come se fosse il suo peggior nemico.
<< Shade, su, andia->> Rein non ebbe il tempo di concludere che il cobalto prese a correre verso quella direzione con la forza di un disperato.
<< SHADE! >> berciò Rein arrabbiata, per poi corrergli dietro presa dal panico di poterlo perdere di vista.
Destra. Sinistra. Destra. Destra. Dritto. Sinistra.
Shade non faceva altro che ripercorrere mentalmente ciò che gli pareva di aver già vissuto.
Era come se il suo sogno gli si stesse rivelando di fronte agli occhi.
<< Shade! Ma… anf... che cosa diavolo... anf... credi di fare?! >> gli urlò contro Rein, infuriata e con il fiato corto per via della corsa << Guarda che così finiremo per perderci, idiota! >>
L’attimo dopo, voltando nuovamente verso destra, si ritrovarono in un vicolo cieco, senza la possibilità di poter proseguire in nessuna direzione, almeno che non fossero ritornati indietro.
<< Grandioso! E ora dove andiamo, genio!? >> lo colpì al petto la ragazza, dopo essersi fermata qualche istante a riprendere fiato, iniziando a gesticolare in preda alla furia.
Il principe si guardò intorno spaesato, ansimante, il sudore appiccato sulla fronte << Non lo so... questo non c’era nel mio sogno...>>
<< Shade, ma quale sogno! Ti ricordo, di nuovo, che hai sbat-  >> la sedicenne si bloccò di punto in bianco, fissando sbalordita il fianco del ragazzo dove il suo pugnale aveva  preso a illuminarsi in maniera strana.
Shade lo tirò fuori dal fodero, osservandolo con evidente sorpresa.
Il pugnale dalla lama nera emanava un bagliore tenue e bianco con lineamenti azzurri, freddi.
<< Che... che gli succede? >> gli domandò Rein, fissando il pugnale come se fosse una bomba pronta a esplodergli fra le mani.
Il principe scosse la testa << Non lo so... non ha mai fatto così... >>
Indeciso e confuso provò a puntare la lama verso la siepe di fronte a lui e quella, smuovendo le sue fronde, si spalancò davanti ai loro occhi basiti rivelando un sentiero nascosto.
<< Oh, beh... ehm... >> iniziò a bisbigliare il cobalto con la bocca ancora spalancata per lo stupore << Mi sa che dobbiamo andare di qua, Rein. >>
La ragazza sbattè le palpebre un paio di volte, iniziando a far scorrere gli occhi prima sul principe e poi nuovamente sul sentiero.
Fra tutte le cose che non si sarebbe mai aspettata di vedere quello era... forse aveva ragione Shade quando diceva che tutta quella storia non aveva alcun senso.
<< D’accordo.>> bisbigliò, ritornando istintivamente a stringergli la mano.
Proseguirono attraverso il lunghissimo sentiero che era anche più stretto e più asfissiante degli altri, con le siepi che si chiudevano sopra le loro testa come a creare una sorta di galleria, in assoluto silenzio.
Il grigio si era fatto improvvisamente più cupo e scuro e, alla fine, quando le siepi tornarono ad aprirsi su uno sprazzo largo e circolare, i due ragazzi si ritrovarono di fronte a un altare di pietra.
Conficcata in esso vi era una familiare spada dalla lama nera.
 
 
***

Sgattaiolare dalla stanza era stato più facile di quanto Gon si aspettasse.
Gli era bastato aspettare che la guardia si distraesse per quei cinque secondi necessari che gli servivano per scivolare via dall’uscio della porta e nascondersi fra i colonnati dei corridoi.
A quel punto, con il Libro nascosto sotto la giubba pulita che Mirlo gli aveva portato, era entrato in una delle prime stanze vuote che aveva trovato alla ricerca dell’inchiostro.
Per fortuna, gli Dei sembravano essere dalla sua parte perché aveva fatto centro al primo colpo.
Seduto sull’elegante sedia della scrivania, aveva sprecato ben dieci minuti prima di decidere cosa scrivere sul libro.
Con il cuore in tumulto, sempre più angosciato alla vista del cielo che si tingeva d’arancio e d’indico fuori dal Palazzo, e il ginocchio che picchiettava su e giù per l’ansia, alla fine il guardiano lasciò scivolare la penna sul primo nome che gli venne in mente. Shade.
Chissà, forse quel libro con il tempo aveva sviluppato un qualche strano legame con il suo proprietario.
 Gon aveva sentito parlare di cose del genere durante le lezioni di magia che seguiva insieme ad Allison, l’anno prima.
La ragazza gli aveva raccontato che alcuni grandi guerrieri apparentemente giravano senza essere armati per non attirare l’attenzione, perché a loro serviva semplicemente chiamare il nome della loro arma affinchè quest’ultima apparisse per magia nelle loro mani.
Era un incantesimo estremamente difficile ed erano in pochi coloro che riuscivano a stringere legami così forti con gli oggetti da essere capaci di evocarli, però valeva comunque la pena tentare.
Dopo aver aspettato qualche minuto però, il nome di Shade scomparve dalla pagina bianca e nulla accadde.
Il ragazzino tuttavia, reprimendo un imprecazione, decise di non arrendersi e proseguì, scrivendo tutto ciò che gli venne in mente.
Spazio. Regno della Luce. Palazzo Reale. Reale Palazzo. Re Leonida. Sala del Consiglio. Gilda. Foresta di Halle. Lago Bijou. La mia stanza. La mia per- niente- ordinata-stanza.    
Tutti i suoi tentativi si rivelarono inutili e scomparvero sulle pagine come sassolini lanciati in acqua che alla fine affondavano.
<< Accidenti a te, stupido libraccio… >> borbottò, puntato il gomito sulla scrivania e facendo ricadere la fronte sulla mano, sfinito da tutto ciò che gli era successo quel giorno, e deluso dal non riuscire a capire come portare lui e Castel via da Wonder.
Strofinandosi gli occhi e cercando di inghiottire quel nodo stretto alla gola che pungeva e che sapeva tanto di fallimento, provò a scrivere un’ultima parola prima di ritornare con la coda fra le gambe nella vecchia camera, dove forse Castel lo stava già aspettando per la paternale del secolo.
Casa.
Quella semplice parola ebbe il potere di toccare una particolare corda del suo cuore e gli occhi, seppur lui non volesse – perché un Guardiano non aveva tempo per lasciarsi andare a simili debolezze - gli si riempirono di lacrime.
Casa era qualcosa che un tempo aveva associato al suono delle risate e all’odore di terra e acqua - e di strane erbe mediche dal nome impronunciabile - di persone che oramai non c’erano più. Persone che aveva perduto per sempre. Persone che, nonostante tutto – la guerra e le differenze e i pregiudizi – lui aveva amato.
E faceva male da morire sapere che casa non avrebbe più avuto lo stesso significato senza di loro.
Certo, aveva Castel e Gilda, ma il ricordo di tutte le persone che aveva perduto aveva lasciato cicatrici dolorose e profonde nel suo cuore, cicatrici che, nonostante cercasse di nasconderle ogni giorno dietro esuberanza, sorrisi e ottimismo, bruciavano ancora.
Scacciando via quei pensieri spiacevoli – così da Castel e così poco da Gon - trattenne il fiato, nella speranza di ricacciare indietro le lacrime e anche che accadesse qualcosa: che il libro iniziasse a rispondergli, parlargli perfino – aveva praticamente aperto un portale fra mondi diversi, che ne sapeva lui di quale altro incredibile potere tenesse nascosto in quelle pagine ammuffite? – insomma che succedesse qualsiasi cosa e proprio quando il Sole cominciò ad affondare come una palla di fuoco sull’orizzonte, qualcuno si riversò nella stanza come un uragano.
<< NON CI POSSO PROPRIO CREDERE! >>
Gon, concentrato com’era a fissare il Libro, balzò in aria e agitando le braccia perse l’equilibrio cadendo all’indietro insieme alla sedia.
<< Accipicchia che male... >> si lamentò, attirando così su di sé l’attenzione della nuova arrivata, che altri non era che l’esagitata principessa del regno Solare.
Anche Fine, che fiondandosi come un toro nella stanza, non lo aveva visto, lanciò un urlo sorpresa quando lo sentì precipitare a terra.
<< Gon? >> gli si avvicinò con espressione più sorpresa che arrabbiata, intanto che il ragazzino si massaggiava il bernoccolo e si tirava in piedi.
<< Fine? >> gli rispose di rimando Gon, inarcando un sopracciglio << Che cosa ci fai qui? >> le chiese.
Fine rise, aiutandolo a rimettere in piedi la sedia << Che cosa ci fai tu qui? Questa è la mia stanza.>>
 L’undicenne si portò una mano fra i capelli con fare imbarazzato << Credevo fossi insieme alla Regina... >>
Capì di aver fatto l’osservazione sbagliata perché Fine gonfiò le guance con fare imbufalito, stringendo talmente tanto forte il suo capello fucsia fra le mani da farsi sbiancare le nocche << Quella maledetta mi ha buttato fuori dal Consiglio! Dice che quello che è successo non sono cose da bambine. Da bambine! Che cavolo! Ho 16 anni, e sono stata io a fare quello stramaledetto incantesimo e c’eravamo noi alle Grotte di Inumi non loro. Ma, come dice sempre Altezza, la nostra opinione viene presa in considerazione solo quando fa comodo a loro! >>
Dopo il suo resoconto, Gon vide Fine sbuffare sonoramente e gettarsi a peso morto sul letto a due piazze al centro della stanza, proprio come minuti prima aveva fatto lui stesso in camera sua.
<< Non è giusto... >> piagnucolò e lui non potè fare a meno di sentirsi d’accordo con lei.
Quante volte Castel lo aveva tenuto fuori dagli affari di palazzo perché lo riteneva ancora un bambino?
Quante volte era stato zittito durante i Consigli Reali solo perché aveva undici anni e il suo parere contava sempre troppo poco?
A nessuno sembrava importare quante vite avesse salvato e contro chi avesse combattuto, non quando a vederlo tutti lo scambiavano per un ragazzino qualsiasi.
<< Se ti può consolare... >> gli disse, mentre con un sospiro si posizionava a cavalcioni sulla sedia, girandola affinchè potesse appoggiare il petto sullo schienale << a me succede la stessa cosa, a casa mia.>>
Fine si puntò sui gomiti per osservalo meglio << Ma tu sei un ragazzino! >> gli fece presente, e Gon si sarebbe offeso se non fosse stato per il tono buffo che Fine aveva usato per farglielo presente, come se fosse una cosa di cui si era resa conto solo in quel momento.
Tuttavia le puntò comunque un dito contro con fare offeso << Per tua informazione, ho quasi dodici anni. E sono più alto rispetto ai ragazzi della mia età.>>
Ridacchiando, Fine non potè fare a meno di pensare che fosse vero, anche perché lei non era certo una gigante di ragazza.
A mala pena sfiorava il metro e sessantadue d’altezza, e all’in circa Gon doveva essere cinque... forse sei centimetri più basso di lei.
Ma a tradirlo erano i lineamenti ancora rotondeggianti, quel cespuglio di riccioli castani che aveva in testa, e gli enormi occhi grigi.
<< Come mai sei qui, Gon? >> gli chiese curiosa, perché aveva sentito Poomo – Poomo che invece aveva avuto il permesso di rimanere in Sala, quel traditore! – parlare con Rod a proposito della sistemazioni dei due nuovi ospiti e il comandante rispondere al folletto qualcosa come “Li abbiamo sistemati come meritano, quei due delinquenti!”
Gon si agitò sulla sedia, a disagio, iniziando a fissare il tetto come se lo trovasse improvvisamente interessante, prima di gettarsi un’occhiata veloce dietro le spalle, lì dove il Libro era aperto sulla scrivania, con la parola CASA che scintillava ancora di nero fra le sue pagine bianche.
<< Ecco... stavo cercando il bagno e mi sono perso.>> mentì, inventandosi la prima scusa plausibile che gli passò per la testa.
Fine, che era cresciuta raccontando frottole peggiori, facendosi una certa esperienza al riguardo – Camelot avrebbe saputo elencare tutti i suoi piani di “evacuazione” sia in ordine cronologico che alfabetico probabilmente! - si alzò dal letto, iniziando a camminare verso la sua direzione con espressione sospettosa, le labbra tirate in un sorriso sornione e le mani allacciate dietro la schiena.
A quel punto il ragazzino iniziò a sudare freddo, non sapendo come nascondere il libro alla wonderiana senza farsi beccare.
<< Ah sì? E dov’è il tuo amico con i capelli arancioni? >> gli domandò ancora, uno dei due sopraccigli pericolosamente arcuati.
Gon si passò nervosamente una mano fra i capelli << E’ con la principessa Mirlo. In infermeria. >>
A quel punto l’espressione indagatrice di Fine scomparve, sostituita da un pallore mortuario e pieno di terrore << Sta male?! Che cos’ha?! >>
Gon scosse subito il capo in senso di diniego per tranquillizzarla << Solo qualche ferita, nulla di serio... >>
Fine si portò una mano al petto rilasciando un lungo sospiro di sollievo << Meno mal- >> prima che finisse di parlare, un’ombra attraversò il viso del ragazzino e l’espressione di Gon si fece improvvisamente di pietra, gli occhi spalancati nel vuoto e i pugni stretti e tremanti lungo le braccia.
L’espressione di panico di prima ritornò sul suo viso << Gon... che cosa sta... >>
Il castano la fissò come se non la riconoscesse, come se fosse piombato in uno dei suoi peggiori incubi << C’è qualcosa che non va... questa sensazione... non capisco... >> puntò gli occhi fuori dalla porta finestra della stanza, e una sensazione di gelo lo avvolse da cima a piedi.
Il sole era appena scomparso al di là dell’orizzonte e il buio era giunto anche su Wonder.
In meno di mezzo secondo la sua mano scattò al fianco, dove di solito teneva il suo pugnale, per poi ricordarsi l’istante dopo di averlo ceduto a Shade.
Con un ringhio, allora, prese il Libro sottobraccio e con l’altra mano afferrò quella della principessa Solare.
<< Vieni con me! >> le ordinò, i lineamenti irrigiditi e determinati mentre le strattonava il braccio per incitarla a seguirlo << Dobbiamo trovare Castel ed evacuare l’edificio immediatamente. Qualcuno è entrato nel castello... >>
Fine rimase scioccata e incapace di proferire parola per qualche secondo, intanto che lo straniero si chiudeva la porta della stanza alle loro spalle, lanciando occhiate furtive al corridoio.
<< Dove accidenti è l’infermeria? >> le chiese Gon, prima di azzardare un passo alla cieca in direzione di un’enorme scalinata, i cui gradini erano ricoperti di mosaici aventi come disegni scenari marini, che portava ai piani alti.
La giovane si guardò in giro cercando di riacquisire oltre al senso dell’orientamento anche un po’ di sangue freddo << Ai pieni superiori se non sbaglio... ma non ricordo di preciso... >>
<< Bene andiamo! >>
Gon le strinse forte la mano e insieme iniziarono a salire velocemente la lunga scalinata.
<< Gon... Gon... dimmi cosa sta succedendo? Chi è che entrato al Castello? >> gli domando Fine, la voce tremante non solo per il fiatone ma anche per la paura.
Il guardiano non si fermò, continuò a mettere un piedi davanti all’altro più in fretta che poteva, il cuore che martellava come un forsennato dentro il petto.
Tutto quello non aveva senso, non poteva essere, era assurdo... anche solo a pensarlo era...
Fissò con la coda dell’occhio Fine che arrancava alle sue spalle, indeciso se rivelarglielo o no, se dirle la verità o continuare a mentire.
Alla fine, dopo aver piegato lo sguardo anche sul Libro di Shade, decise che era giusto che anche lei sapesse.
In fondo, alle Grotte di Inumi aveva combattuto al loro fianco, meritava di conoscere la storia, quella vera.
Si fermò un istante, stringendole la mano e fissandola dritta negli occhi << Sono quasi convinto che sia un... >> prese un profondo respiro prima di proseguire << ...un Tenebros.>>
Nel momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, Fine lanciò un grido terrorizzato indicandogli un punto alla sue spalle.
Gon si voltò e vide in cima alle scale una figura incappucciata di nero che sembrava stesse lì ad aspettare proprio loro due.
 
 

Il medico dell’infermeria aveva analizzato la sua ferita con espressione criptica, prendendogli con una mano il braccio e con l’altra lisciandosi i folti baffi grigi << Mmmh... mai vista una ferita del genere, giovanotto. La tua pelle sembra corrosa dall’acido.>>
Castel avrebbe voluto dirgli che era più o meno quella la sensazione che si provava quando un demone oscuro riusciva a sfiorarti, ma si morse la lingua continuando a rimanere immobile e a pensare ai mille modi diversi con cui avrebbe potuto punire Gon per quel brutto scherzetto che gli aveva appena giocato.
Ma cosa gli frullava in quel cervello?
Divedersi in un momento così critico e solo per una stupida ferita!
<< Vi fa molto male? >> la voce gentile e flebile della principessa lo riscosse dai suoi pensieri.
Ricambiò per un attimo il suo sguardo e poi scosse la testa << Vi ho già detto che sto bene.>>
<< Già, e anche questo è strabiliante, ragazzo, avete una resistenza al dolore inaudita.>> commentò nuovamente il dottore, che adesso si trovava di fronte a una vetrinetta piena di medicine con in mano due differenti flaconi di farmaci.
Castel sbuffò, anche se avrebbe preferito rispondere qualcosa come “l’abitudine”, e poi gettò anche lui un’occhiata alla spalla sinistra, lì dove la pelle era stata toccata.
Su Spazio una di quelle bruciature si sarebbe curata con unguenti magici, e la ferita si sarebbe rimarginata nel giro di qualche minuto.
Ma tutte le loro cose erano rimaste su spazio, armi e medicinali compresi, perciò in quel momento la sua unica scelta era quella di confrontarsi con l’inefficienza dei metodi curativi wonderiani. Grandioso.
Mentre il dottore continuava a riguardare la sua lista di medicine, Castel vide Mirlo avanzare qualche passo verso di lui, per poi sedersi al suo fianco, su quel lettino spoglio e asettico.
La ragazza gli rivolse un sorriso mesto prima di focalizzarsi sulla ferita alla spalla, analizzandola come se si stesse immaginando in che modo fosse riuscito a procurarsela.
La sua espressione seria e concentrata lo colse di sorpresa, così come il tono gentile con cui si rivolse pochi secondi dopo al medico << Dottore, scusi, intanto che lei cerca quella medicina di cui parla, posso rubarle il suo paziente per qualche momento? >>
L’anziano medico, che a quanto pareva era all’oscuro della pessima reputazione di Castel, annuì sistemandosi meglio gli occhiali rotondi sul naso a patata << Ma certo, principessa. >>
La castana sorrise nuovamente, prima di lanciare un cenno allo straniero affinchè la seguisse fuori dall’infermeria.
Castel la guardò con fare scettico, indeciso se darle retta o meno, poi, dopo un’ultima occhiata alla faccia perplessa del medico, decise che comunque peggio di così non poteva andargli.
Con un sospiro rassegnato si alzò dal letto e seguì la principessa.
Una volta fuori dalla porta le chiese << Cos’è che avete in mente? >>
Mirlo arrossì, i piedi che si muovevano in fretta pur senza fare rumore fra i corridoi del palazzo che, visto il crepuscolo, erano stati illuminati da lampade a muro a forma di conchiglie e lumache marine.
<< Il Dottor Lamantin è un bravo medico, ma per la vostra ferito credo che ci voglia qualcosa di diverso. >> gli spiegò, le gote arrossate dal disagio di trovarsi sola con lui fra i corridoi deserti.
Adesso Castel non era più mezzo nudo - visto che il dottore gli aveva dato una maglia senza maniche da indossare - ma Mirlo non aveva ancora dimenticato la pessima figura fatta in camera dei due ospiti.
Il Guardiano la fissava di sottecchi, camminandole a fianco con le sopracciglia aggrottate in maniera sospettosa.
Sembrava che la stesse analizzando proprio come pochi minuti prima lei aveva fatto con la sua ustione alla spalla.
La sua espressione era seria, ma non più ostile, non come la prima volta in cui si erano incontrati e i suoi color ambra l’avevano squadrata da capo a piedi come a volerle leggere nell’animo.
Chi era veramente quel giovane e il suo amico? E da dove venivano?
Queste erano le domande che Mirlo continuava a porsi da quando era scesa in loro soccorso sulla spiaggia, quando li aveva visti incapaci di difendersi dalle accuse eccessive del Comandante Rod e dall’espressione arcigna di sua madre, da sempre poco incline a fidarsi di qualunque straniero.     
Eppure, c’era qualcosa in Gon e Castel che la spingeva a fidarsi di loro. Forse era per via di Shade, anche lui era sempre stato molto diffidente nei confronti di tutti eppure - quando era apparso dal nulla in loro compagnia - sembrava perfettamente a suo agio con loro, meglio ancora, sembrava loro complice, loro amico.     
E Shade era sempre stato intelligente abbastanza da fidarsi delle persone giuste.
Una volta avvistata la porta che le interessava, Mirlo si fermò spingendola e facendo entrare Castel prima di richiuderla alle spalle.
Il Lumos si guardò intorno con fare curioso.
Si trovava in una stanza circolare, una specie di piccolo laboratorio pieno di scaffali con ampolle colorate e banchi di legno intagliato pieni di piante marine in vaso coperte da teche di vetro e acquari di tutte le dimensioni con dentro pesci di ogni tipo.
Come tutte le stanze del palazzo anche questa aveva una portafinestra che dava sul mare.
Castel osservò il moto del sole con estrema apprensione, il cielo che si macchiava di tenebra e dello stesso colore degli occhi della principessa del regno della goccia.
Era così concentrato ad osservarlo, da non rendersi conto che intanto la ragazza aveva iniziato a frugare fra gli scaffali alla ricerca di un ampolla contente il siero curativo che cercava.
<< Eccolo qui. Dovrebbe essere questo.>> la sentì dire, osservandola mentre apriva la boccetta e ne odorava il contenuto.
Quel gesto gli riportò alla mente Allison, la sua ossessione per le piante curative e profumate, tutti gli strani miscugli che creava per lui e per Gon, gli esperimenti finiti male che facevano puzzare la casa di Gilda per settimane, le sue belle mani sporche di terra e verde.
Allison.
La principessa dovette accorgersi del suo sguardo improvvisamente addolorato perché gli si accostò, stringendo al petto l’ampolla appena trovata << Qualcosa non va? >>
Castel strinse forte i pugni e allontanò il suo sguardo dal suo << Che cos’è? >> si limitò a richiederle, in riferimento a ciò che la ragazza stringeva in mano.
Mirlo gli sorrise, due piccole fossette le spuntarono ai lati delle guance, erano carine.
<< E’ un unguento speciale. La nostra curatrice ecco... diciamo che lei è avvezza all’uso di erbe magiche più di quanto non lo sia il Dottore Lamantin.>>
Castel annuì, allungando una mano per farsela consegnare, ma Mirlo scosse il capo e gli indicò una panca, posizionata proprio accanto alla portafinestra, dove andare a sedersi.
<< Ci penso io, non preoccuparti. Mi sembra il minimo dopo che tu e gli altri vi siete battuti per proteggere il mio regno e il mio popolo.>>
Il guardiano la fissò sorpreso, l’espressione dolce e pacata che fino a quel momento la castana aveva utilizzato era sparita, mostrando il volto serio e preoccupato di una giovane regnante che sente il peso di tutta una popolazione sulle sue spalle.
Era un peso che Castel conosceva bene e forse per questo non fece obbiezioni e lasciò che la principessa lo aiutasse.
Mentre la vedeva intenta a spalmargli quella poltiglia sulla spalla con fare delicato, per paura di fargli male, pensò che Mirlo era tutto fuorchè come lui si era immaginato che fosse una Principessa Wonderiana.
Su Spazio i wonderiani erano descritti tutti come retrogradi e superficiali. Dei bifolchi bravi solo a far baldoria e a sprecare le loro risorse, completamente ignoranti verso qualunque forma di magia.
Quell’immagine aveva già iniziato a incrinarsi con Shade, sebbene lui fosse così testardo e disorientato da tutta quella storia fra ombre e portali e barriere.
Poi Fine, che era sì goffa e buffa, ma straordinariamente potente.
Qualcosa di incredibile, il modo in cui aveva utilizzato lo Scettro di Prominence come se fosse normale era stato sbalorditivo.
Per un attimo si era pure chiesto se non potesse essere lei la prescelta, anche se la ragazza si era dimostrata del tutto all’oscuro sul loro Mondo.
E infine Mirlo.
Perché li aveva difesi a spada tratta con la Regina? Perché si dimostrava così gentile con loro?
Con sguardo adombrato e distante Castel si chiese se lui e Gon si meritassero davvero tutta quella gentilezza.
In fondo, era vero che le Ombre Nere avevano seguito la loro energia.
Forse... se loro non si fossero trovati lì, ma su Spazio, il regno della Principessa Mirlo non sarebbe stato attaccato, forse Shade non sarebbe mo-
Si morse il labbro, ma un ringhio frustrato gli sfuggì comunque dalle labbra e, scambiandolo per un gemito di dolore, Mirlo fermò le sue medicazioni.
<< Oh! Perdonami, ti ho fatto male... >>
<< Non sei tu... >> Castel si accorse troppo tardi di essersi dimenticato delle formalità e osservò da sopra la spalla Mirlo che era arrossita.
La luce del tramonto che creava ombre sul suo volto e le colorava le ciocche di capelli castani d’arancio << Ehm... volevo dire voi... Non siete stata voi, altezza. >> si corresse subito, avvertendo una sensazione di disagio irrigidirgli i muscoli.
Mirlo riprese a medicarlo, il sorriso dolce di poco prima era ritornato sulle sue labbra piene, mettendo in mostra le fossette alle guance << Puoi darmi del tu... se vuoi... in fondo... siamo quasi coetanei... credo... >>
A quel commento fu Castel a sorriderle seppur in maniera mesta << Non credo... >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Che mi sembra di avere vent’uno anni da un sacco di tempo.>> le rispose il guardiano, lo sguardo di nuovo perso alle sue spalle, lì dove il sole stava per calarsi al di là del mare.
Mirlo finì di medicarlo, richiuse l’ampolla e si asciugò le mani sul suo stesso vestito, come se fosse una cosa che faceva spesso, poi gli sorrise nuovamente << Solo ventuno? Io avrei detto venticinque... >>
Castel si fissò la spalla, sentendo un piacevole formicolio provenire nei punti in cui la crema stava agendo, e poi ricambiò il sorriso della castana << Posso farvi una domanda, Principessa? >>
Mirlo annuì, intuendo che Castel non era ancora pronto per rinunciare alle formalità. 
<< Come mai non state partecipando al Consiglio Reale? Non siete ancora maggiorenne? >>
<< Ho già riferito al Consiglio il mio parere, dopo di che sono venuta da voi.>>
<< E a favore di chi vi siete pronunciata? >>
<< Non lo immaginate? >> Mirlo vide la fronte aggrottata del ragazzo distendersi, e le sue labbra tirarsi finalmente in un vero sorriso.
<< Chi vi dice che è la scelta giusta? Chi dice che non siamo noi il male da cui state cercando di fuggire? >>
<< I vostri occhi.>>
Castel la fissò intensamente, le sfumature dorate dei suoi occhi brillavano nella penombra come frammenti d’oro puro.
Mirlo sentì il cuore salirle in gola, le dita ritornarono a tormentare il merletto delle maniche del suo abito << Siete delle brave persone che soffrono, vi si legge in faccia. E siete amici di Shade. Questo mi basta per adesso. >>
<< Non è un pò poco? >> indagò ancora Castel, sorpreso della buona fede che la principessa non provava neanche a celare.
La vide scuotere il capo a malapena, prima di ritornare a incatenare i loro sguardi << Non lo è... e comunque sono sicura che quando sarete pronti ci racconterete cosa è veramente successo in quelle grotte.>>
 Castel lasciò che le sue labbra si piegassero in un sogghigno ironico << Perché? Il racconto della vostra amica principessa non è stato abbastanza esaustivo? >>
Mirlo rise, pensando al modo comico che Fine aveva di raccontare anche le battaglie più feroci.
In questo era sempre stata molto diversa da Rein, a cui invece piaceva trasformare anche le cose più comiche in battaglie epiche, in scontri mozzafiato.
Rein che l’aveva presa per mano, una volta, e le aveva detto fidati di me.
Il suo sguardo cadde sulle mani strette a pugno di Castel, ordinatamente poste sopra le sue ginocchia, e si chiese se davvero fosse così semplice.
Se davvero avesse potuto fissarlo negli occhi, prendergli una mano e dirgli Fidati di me per scoprire la verità.
O magari quello era solo uno dei tanti di doni di Rein.
Non ebbe mai il tempo per scoprirlo perché d’improvviso, dal nulla, Castel balzò in piedi, l’espressione terrorizzata e basita, come se avesse appena visto un fantasma.
<< Cosa suc-? >> la afferrò per le spalle con il volto stravolto << ASCOLTATEMI!  Dovete fare uscire tutti da Palazzo! Avete capito?! Il palazzo è sotto attacco... loro sono arrivati! Sono arrivati su Wonder! >>
 
 

La figura incappucciata era avvolta da un’energia che Gon conosceva molto bene. Non poteva più sbagliarsi: quel tipo era effettivamente un Tenebros.
Ma com’era possibile? Come aveva fatto ad arrivare fin lì? Con il Labirinto di Nebbia? Possibile?
Gon si posizionò immediatamente di fronte a Fine per proteggerla, rimpiangendo amaramente di non avere con sé nessun arma.
Se solo quel deficiente di Rod non gliele avesse sequestrate tutte!
<< Chi diavolo sei? Che vuoi? >> gli urlò contro, i denti digrignati, tutti i muscoli tesi, in attesa di un attacco imminente.
Ma la figura restava immobile, sembrava non vederlo nemmeno.    
Un’idea gli balzò in mente, e l’istante successivo aveva già scagliato contro la figura il libro che teneva sottobraccio.
Lo attraversò.
<< Che cosa è quello, Gon? >> gli domandò Fine, tremante e aggrappata al suo braccio.
<< Un illusione... >> rispose il castano, osservandosi attorno con il respiro accelerato dalla tensione, e ogni senso allertato.
Dove poteva essersi cacciato l’originale?
<< Presto, andiamo! >> spronò Fine a ritornare a correre su per le scale e quando furono in cima, il Lumos si ritrovò circondato da altre due figure oscure.
Una era all’entrata del corridoio di destra, l’altra in quella di sinistra.
Le sentinelle di palazzo messe di guardie erano svenute o peggio morte, poco distanti da loro.
Gon fissò le due figure attentamente, convinto che una delle due dovesse per forza essere l’originale.
<< Che vigliacco! >> esplose, facendo sobbalzare Fine alle sue spalle << Aspettare l’arrivo del buio per vedertela con noi. Comodo. E pensare che c’è chi vi chiama impavidi, voi maledetti Tenebros.>>
Dopo quell’affronto, Gon si era spettato una reazione, lo scintillare di un’arma, il suono di una risata beffarda... ma nulla.
Le due figure avevano semplicemente iniziato ad avanzare contemporaneamente verso lui e Fine, stretti in un vicolo ceco.
<< Gon... >> la sentì singhiozzare, le dita strette e gelide nelle sue.
Il Libro di Shade era spalancato a terra proprio a pochi passi da loro, se solo fosse riuscito a farlo funzionare... maledizione!
<< Fine... >> bisbigliò piano, contando mentalmente i passi che dividevano l’incappucciato a raggiungerli.
Dodici... undici... << Fine ascoltami... qualsiasi cosa accada non pensare a me. Fuggi più in fretta che puoi capito? Non appena lui->>
<< Non lo farò! >> lo fermò, lanciandogli un’occhiata di fuoco e il ragazzino la vide far scivolare la mano verso uno strano scrigno che teneva legato alla vita.
E poi, d’improvviso, il simbolo dei guardiani sulla sua fronte cominciò a brillare, intensamente, e la figura incappucciata si bloccò come paralizzata.
Fine lo fissava a bocca aperta, i piedi che si allontanavano da soli da lui.
<< Gon ma cosa stai facendo... >>
Il ragazzino sembrava scioccato quando lei << Non sono io... >>
Non ebbe tempo di pensare a cosa quella luce si riferisse - la prescelta era lì? Un guardiano era lì? – perché lo stesso fascio di luce iniziò a risplendere anche dal Libro.
In una manciata di secondi, solo una delle due figure mascherate – quella vera ovviamente – iniziò a correre verso la direzione del libro, e Gon lo imitò sperando di riuscire a bloccare il Tenebros in tempo.
<< Non toccarlo! >> gli balzò addosso, ma il tenebros era già riuscito a mettere le mani sul Libro, ed entrambi rotolarono a terra cercando di strapparselo a vicenda.
La luce pallida che prima aveva avvolto il Libro, intanto si trasformò in fumo, il fumo in una nebbia grigia e densa, con dita oscure.
Gon sentì chiaramente la figura incappucciata lasciarsi sfuggire un sussulto sorpreso, prima che con mani forti come l’acciaio lo afferrasse per un braccio, fissandolo dritto in faccia con un paio di occhi verdi che lui conosceva più che bene << Vattene subito via, Gon! >>
Ma fu troppo tardi.
Come al solito non ci fu tempo perché Gon potesse porsi le domande giuste e trovare le risposte giuste, non ci fu tempo per nulla.
Il vortice di oscurità proveniente dal Libro li avvolse entrambi, e prima che il guardiano riuscisse a pronunciare il nome dell’altro, qualcosa lo trascinò a fondo, sempre più a fondo, dentro un mare di tenebra.
 
***
 
Shade osservava la spada come incantato. Come se si trovasse ancora in quello strambo sogno in cui il fantasma della donna gli ricordava di trovare l’arma.
Ogni rumore era stato sostituito dal battito furioso del suo cuore, ogni sensazione esterna al fascino magnetico emanato da quella lama svanito nel nulla.
Persino la stretta della mano di Rein era qualcosa che non lo sfiorava neanche.
<< Shade... Shade che ti prende...? >> la ragazza provò a scuoterlo, ma lo sguardo del principe era come offuscato, pieno di spiriti e fantasmi contro cui lei non era in grado di combattere.
<< Shade, guardami! Cosa ti sta succedendo? >>
<< Trovare la spada è importante >> lo sentì sussurrare, ma la voce non sembrava neanche la sua... sembrava che uno spirito si fosse impossessato del suo corpo.
La sua pelle era gelida e il suo corpo tremava in maniera quasi impercettibile.
Rein sentì la paura diffondersi in lei come un veleno doloroso.
Non aveva mai provato tanta paura come in quel momento, quando vide Shade avvicinarsi e allungare la mano verso l’elsa di quella spada.
<< Shade, non farlo. C’è qualcosa di strano... qualcosa che non va... non toccare quella spada. >>
Finalmente Shade parve sentirla e si voltò a fissarla. I movimenti meccanici e rigidi, era come se non fosse più padrone del suo corpo e dei suoi pensieri.
Era sempre stato molto più alto di lei, e adesso la stava fissando con il viso reclinato verso il basso, gli occhi cobalto invasi dall’oscurità, i capelli scompigliati in cui spuntava il bianco della fasciatura appena fatta e macchiata di sangue.
Rein sentì le lacrime pungerle ai lati degli occhi: che cosa gli aveva fatto?
Tutto quello era colpa sua... solo colpa sua...
<< Non capisci, Rein... >> di nuovo la sua voce era strana, troppo profonda, troppo graffiante.
La principessa si aggrappò al suo braccio, sperando di trattenerlo e scosse la testa con forza << Cosa? Cosa devo capire!? Spiegamelo! >>
Il principe le mostrò il pugnale che teneva in mano la cui lama splendeva ancora, dello stesso bagliore di cui adesso brillava anche l’elsa della spada << Il pugnale ci ha condotto qui per una ragione. Per trovare la spada. Dobbiamo prenderla.>>
Rein fece saettare lo sguardo dal pugnale alla spada conficcata dentro l’altare di pietra.
Sembravano fatti dello stesso identico materiale.
Shade si avvicinò ancora e lei lo seguì. Lo vide mentre allungava le dita per poggiarle sopra una strana iscrizione incisa sulla pietra.
Era in un linguaggio antico che lei non conosceva eppure sentì la voce di Shade pronunciarlo come se parlasse quella lingua da sempre.
<< Che cosa hai detto? >> gli domandò curiosa e impaurita al tempo stesso.
Shade gli mostrò una spaventoso sorriso sbilenco, tutto denti e occhi come pozzi di tenebra << Oh... così sottile è la linea che divide il bene dal male.>> dopodicchè la sua mano si poggiò sull’elsa e tirò verso l’alto.
Rein si portò le braccia davanti al viso, per schermirlo dalla luce accecante che la spada aveva iniziato ad emanare e sentì anche chiaramente il metallo stridere a contatto con la pietra.
Un’energia assopita si risvegliò dall’arma, come se fino a quell’istante fosse rimasta addormentata ad aspettare che qualcuno la risvegliasse, e il suo potere li avvolse sotto forma di raffiche di vento, facendo svolazzare vestiti e capelli, in un turbine di nebbia e scintille di fuoco oscuro.
La spada brillò e la sua luce li travolse, travolse tutto il labirinto di nebbia. Tutto venne investito dal suo potere, trascinato in un vortice di luce calda e abbagliante da cui nessuno di loro era in grado di sottrarsi.
Quando dopo quelli che sembravano pochi minuti riaprirono gli occhi e Rein sentì Shade sconvolto chiederle “Cosa diamine mi è successo?!” il paesaggio del Labirinto aveva lasciato posto a uno scenario invaso da un diverso tipo di desolazione.
Le fredda e dura roccia, l’oceano oscuro, le montagne che si stagliavano sul cielo ora grigio, un perenne freddo pungente, alberi spogli ovunque.
Oh, non poteva sbagliarsi. Non poteva.
<< Rein... dove siamo finiti? >>
<< Oh no... per tutti gli Dei... noi... noi non dovremmo affatto essere qui. Non dovremmo assolutamente essere qui! >> esclamò, le mani fra i capelli e gli occhi che schizzavano da un parte e all’altra dell’altura in cui erano finiti.
Shade trascinò la spada, portandosi al fianco della turchina, l’espressione non ancora del tutto lucida << Sarebbe davvero carino da parte tua spiegare anche a me che cosa diamine intendi con qui prima di farti venire un attacco di panico. >>
<< Argh! Sta zitto, Shade! >> 
 
 

Piimi uscì fuori da sotto il mantello di Terence tossendo furiosamente, gli occhi spalancati dall’orrore e il corpicino scosso da tremori.
<< Terence non dirmi che... >> singhiozzò, mentre i suoi occhi si posavano sulle alte Mura di Pietra che circondavano il Palazzo Reale, creando una barriera fra loro e la landa desolata dell’esterno.
Il compagno di squadra, dopo il primo momento di sgomento, in cui era rimasto con occhi spalancati a fissare il vuoto, ora sembrava aver riacquistato la sua solita freddezza e aveva alzato il volto verso la luce tiepida del Sole di Mezzanotte che si stagliava sul cielo color piombo, i lineamenti contratti dalla tensione che man mano si distendevano.
<< Sembra che nulla sia cambiato quaggiù... >> commentò, l’ironia della sua voce inacidita dallo sprezzo.
La folletta sobbalzò iniziando poi a svolazzare in tondo in preda al panico << Oh no! No, no, no, no. Non può essere! >>
 Terence riaprì gli occhi, le iridi verdi striate di rosso che si fissarono sul simbolo del Drago che ripercorreva l’intera muraglia.
<< Bentornato a casa.>>
 
 

Gon fu il secondo a svegliarsi e, per ironia della sorte, fu di nuovo su una spiaggia deserta, circondata da scogliere enormi.
Fine era accanto a lui, che si stava togliendo la sabbia dai capelli e dai vestiti, e non appena si accorse che era sveglio gli corse incontro aiutandolo ad alzarsi.
<< Gon, stai bene? Che cosa è successo al Castello? Dove siamo finiti? >>
<< Non ci credo... >> Gon si lasciò sfuggire una risatina gutturale e ruvida, mentre riconosceva il fiordo in cui era precipitato, il vento sferzante che proveniva dal mare che gli arruffava i capelli, l’aria gelida accarezzata dalla morbida luce solare.
<< Non vorrei sbagliarmi ma... >> rivolse lo sguardo verso Fine, che sembrava un pulcino bagnato e impaurito che si aggrappava a lui per non smarrirsi << beh... non c’è un modo carino per dirlo perciò...  Benvenuta sul Regno di Tempo, principessa Fine.>>
<< Il... Regno di Tempo? >>
<< Il Regno delle Tenebre.>>
 
 
 
 
 
A/N: Capitolo finalmente terminato! Come vi chiedo sempre, perdonatemi per l’imperdonabile ritardo nel pubblicare. L’ultima parte di questo capitolo mi ha sfinita più di quanto credessi, paradossalmente nella parte che pensavo sarebbe stata la più facile, ossia dal dialogo fra Castel e Mirlo in poi.
Quei due ragazzi! Quanti problemi di comunicazione!
Spero che almeno il tanto sospirato incontro fra Rein e Shade non vi abbia deluso <3
Non ci sono stati né baci né focosi incontri appassionati lo so, ma non sarebbero stati Rein e Shade altrimenti ;P
La prima parte in cui Shade fa quello strano sogno/visione è volutamente molto confusionaria (perché nella mia testa doveva rappresentare lo stato di confusione della mente del principe, spero di esserci riuscita anche di fatto xD), non ho ancora voglia di svelarvi a cosa siano dovute queste strane “visioni” del principe, dovrete pazientare ancora un po’.
Il titolo che ho scelto per questo capitolo è in riferimento prima di tutto alla situazione che stanno vivendo Castel e Gon, bloccati su Wonder senza sapere come ritornare a casa.
Ho voluto concentrarmi principalmente sul fatto che, sebbene entrambi desiderino ardentemente ritornare su Spazio, una piccola parte di loro un po’ invidia la situazione dei Wonderiani, perché per loro il calar del sole non vuol dire essere in guerra. Il fatto che in questo capitolo il tramonto significhi anche l’arrivo di Terence è un altro discorso xD
E così, ora i nostri protagonisti sono tutti riuniti nel pauroso e ostile Regno delle Tenebre, dove ogni sorta di male sembra avere le sue origini.
Ovviamente, non posso svelarvi cosa succederà perché... sapete... gli spoiler... eccetera, ma era più o meno questo che intendevo quando vi avevo avvisato che i precedenti gruppi che si erano formati si sarebbero ben presto frantumati.
Adesso, abbiamo Rein insieme a Shade, Gon insieme a Fine, Terence con Piimi, mentre Castel è rimasto confinato su Wonder insieme a Mirlo.
Come al solito se avete qualche curiosità da chiedermi o qualcosa che volete chiarire sentitevi liberi di farlo lasciandomi una recensione o contattandomi ^W^
Un abbraccio forte a chi ancora mi segue e spero a risentirci presto con un nuovo capitolo!
BellaLuna

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Capitolo 31
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni
   
 

La luce calda del tramonto filtrò attraverso le finestre lasciate aperte della stanza, avvolgendo l’ambiente di colori caldi, pulviscolo e ombre che si allungavano sulle pareti spoglie disegnando strani contorni sui visi dei due ragazzi presenti nella camera.
La figura più alta era quella in movimento. Aveva ammassato su un tavolo un mucchio di roba diversa tra vestiti e provviste varie, che poi aveva trasferito dentro un’enorme sacca da viaggio.
La figura più piccola, invece, era seduta sul letto, nella zona più in ombra della stanza, a osservare l’altro senza spiccicare parola o emettere fiato, il che - per uno come lui - era già di per sé al quanto bizzarro. Infatti, fu proprio il ragazzino a spezzare per primo il silenzio teso che si era creato fra loro, esordendo con un incerto e infelice << Lo sai che si arrabbierà moltissimo quando lo scoprirà, non è vero? >> non ebbe bisogno di esplicitare all’altro ragazzo a chi si stesse riferendo. Era, infatti, più che sicuro che Terence lo avesse già capito, e inoltre aveva paura che se avesse detto troppo il moro l’avrebbe sbattuto fuori dalla camera a suon di pedate nel didietro (era già successo un paio di volte e Gon poteva assolutamente affermare che non era stata affatto un’esperienza piacevole).
Il maggiore emise uno dei suoi famosi sbuffi di disaccordo, conficcando dentro la borsa una scatola di medicinali usando più forza del dovuto, tanto che Gon ebbe paura che potesse mandarla in pezzi. Poi parlò con il suo solito tono studiatamente monocorde, quello che usava per convincere il resto mondo che il suo cuore fosse di pietra << Se, per una volta, tu riuscissi a tenere il becco chiuso, forse lo scoprirà quando ormai sarà troppo tardi per raggiungermi. >> gli spiegò, continuando a voltargli le spalle e a infilare roba nella sacca da viaggio.
Gon si passò una mano nei capelli scompigliati e cambiò nuovamente posizione sul letto sul quale era semi sdraiato, prima di decidersi a riprendere la parola con fare sia incerto sia curioso << Vai via per lei? >>
Di fronte a quell’ingenua seppur arguta osservazione, Terence frenò ogni movimento, le mani bloccate a mezz’aria e il corpo che s’irrigidiva come se avesse appena ricevuto un colpo di frusta. Se solo il piccolo guardiano avesse potuto vederlo in viso, si sarebbe accorto del lampo di dolore che aveva attraversato i suoi occhi, dolore che poi sembrava essersi propagato per ogni cellula del corpo del giovane tenebros, e che lui cercava in vano di sopprimere stringendo i pugni e mordendosi l’interno della guancia.
A quel punto – giacché ormai quell’argomento era inevitabilmente venuto fuori - Gon gettò la testa all’indietro, osservando distrattamente come la luce del sole morente creasse contorte figure sul tetto della stanza e, senza pensarci due volte, gli chiese << Tu la ami? >>; era una domanda diretta e impertinente, una di quelle domande per cui Allison lo aveva sempre rimproverato, perché secondo lei… alle persone non piace affatto che siano gli altri a sbatterti in faccia i tuoi sentimenti e... imparerai anche tu questa lezione quando sarai diventato più grande, Gon!
Terence non ebbe bisogno di pensarci più di un istante, perché anche in questo caso la risposta era abbastanza ovvia e, se avesse avuto il coraggio di guardare Gon negli occhi e parlare, avrebbe sicuramente detto qualcosa come “Più di quanto pensi”, ma il suo orgoglio e la paura che dicendo quelle parole ad alta voce avrebbe solo reso quel dolore, quella consapevolezza e quell’abbandono più reale, lo fermò. Perciò fu nuovamente il silenzio che il ragazzino ebbe come risposta, un silenzio carico di tutte i segreti mai rivelati e le verità taciute e i sentimenti non ancora chiariti che aleggiavano nell’aria carica di addii.
Stavolta Gon non ebbe più il coraggio di spezzare quel silenzio, quella confessione per sempre rimasta non detta fra loro, e si limitò a fissare la schiena dell’amico pensando a tutto ciò che avevano condiviso nell’arco di quei mesi passati assieme e a quella sensazione scomoda che provava alla bocca dello stomaco e che, sebbene Terence fosse ancora proprio lì, di fronte a lui, sapeva già tanto di nostalgia.  
Quando le ultime cose furono messe nella borsa, - e Terence riuscì a comprimere per bene ogni emozioni e rilegarla da qualche parte in fondo al suo cuore sanguinante, in modo che dall’esterno il suo viso risultasse una perfetta maschera di ghiaccio - si voltò, dirigendosi verso il piccolo Lumos.
Una volta di fronte a lui, si sfilò dalla cinta il famoso pugnale dalla lama nera per cui Gon andava matto e glielo porse. Il ragazzino, che stava ancora spaparanzato sul letto, saltò a sedere e lo fissò con occhi sgranati << Che fai? >> per risposta ricevette l’espressione grave del Tenebros e poche lapidarie parole << Prendilo. E’ per te. >>
<< Me lo regali? >>
<< Lo vuoi o no? Faccio sempre in tempo a cambiare idea.>>
Con gli occhi non più tristi ma scintillanti di entusiasmo, Gon soffiò più in fretta che poté il pugnale dalle mani dell’amico, prima che quest’ultimo avesse davvero il tempo di ripensarci.
<< Pensavo ci fossi affezionato... >> confessò, mentre già cullava il nuovo regalo ricevuto stringendolo forte contro il petto.
Terence annuì con quel suo modo di fare solenne e autoritario al tempo stesso - che a detta della loro amica in comune era un atteggiamento alquanto attraente – e poi aggiunse: << E’ un oggetto che la mia famiglia si tramanda da sempre. E’ speciale. >> Quella volta anche Gon fu bravo a interpretare ciò che Terence non sarebbe mai stato capace di dirgli, la verità nascosta dietro le sue parole... e cioè che gli stava donando quell’oggetto speciale perché pensava che lui fosse abbastanza speciale a sua volta da meritarlo. Era il complimento più bello che qualcuno, anche se in maniera indiretta, gli avesse mai fatto e, in un impeto di gioia, il piccolo Lumos si ritrovò a scattare in piedi e ad abbracciare l’amico.
Terence era molto alto mentre lui era solo un bambino che gli arrivava ancora all’altezza del costato. Gon pensò che di fronte a quell’attacco eccessivo di sentimentalismo, il Tenebros lo avrebbe respinto, gettato a terra e riempito d’insulti, invece lo sentì solo irrigidirsi e lo lasciò fare fin quando, pochi secondi dopo, il castano si staccò da lui regalandogli uno dei suoi sorrisi più furbetti << Dove pensi di andare adesso? >> tornò all’attacco con le domande, mentre Terence indietreggiava di qualche passo da lui, come a voler mettere una sorta di distanza di sicurezza per un altro possibile attacco di “eccessivo sentimentalismo” da parte del ragazzino.
<< Te l’ho già detto: andrò a cercare le mie risposte. >>
Gon sapeva bene che Ter era il maestro delle risposte evasive, ma questa superava di gran lunga tutte le sue aspettative: “andare a cercare le mie risposte” ma cosa diavolo voleva dire? Non poteva trovarle anche insieme a loro le sue fantomatiche risposte? C’era forse un luogo su Spazio chiamato “le risposte di Terence” di cui forse lui non conosceva l’esistenza? O avrebbe chiesto in giro indicazioni del tipo “qualcuno di voi lo sa, dove sono le mie risposte?” fino a quando qualcuno gli avrebbe risposto “ma certo, segui la via luminosa fin al di là dell’arcobaleno!” Era così che funzionava la famosa ricerca della verità di cui tutti tanto parlavano? Non ne aveva idea, e la trovava una cosa al quanto stupida, ma Terence gli aveva appena fatto un regalo e stava per partire e forse non lo avrebbe più rivisto e di certo non voleva terminare quel loro addio venendo pestato a sangue. Così, deglutendo un grumo di dispiacere e puntando lo sguardo sulla punta piena di fango dei suoi stivali, gli chiese: << Tornerai mai da noi? >>
Nel pulviscolo del tramonto, Gon vide Terence caricarsi la sua pesante sacca da viaggio sulla spalla e incamminarsi verso la porta, prima di girarsi un attimo a fissarlo con sguardo cupo e il viso semi nascosto dalle ombre << Non lo so, Gon.>> 
Il Lumos annuì mestamente e, iniziando a giocherellare con il suo nuovo pugnale, per la prima volta durante quella loro ultima chiacchierata lasciò che le parole gli uscissero di bocca nel consueto fiume senza senso << Beh ecco... qual’ora tu volessi farlo... in qualunque momento intendo... e per qualsiasi ragione... sappi che potrai sempre contare su di me... è a questo che servono gli amici, giusto? >> non era mai stato bravo a fare discorsi di questo tipo, anzi, non era mai stato bravo a fare discorsi seri punto, eppure Gon sperò davvero che Terence avesse recepito il suo messaggio.
Alzò il viso per incontrare il suo sguardo e notò un piccolo ghigno ad arricciargli le labbra sottili. Di nuovo, la sua risposta rimase celata dal silenzio e il piccolo Lumos si sentì fiero di sé nel riuscire a leggergli in mezzo la risposta che cercava.
Terence aveva ancora la mano appoggiata sulla maniglia della porta e il castano pensò che aveva giusto il tempo di un’ultima, fatidica domanda, prima di lasciarlo andare << Aspetta! Vuoi che le dica qualcosa da parte tua? >> quella volta fu il turno del Tenebros di abbassare lo sguardo a terra, mentre mille parole diverse si affollavano nel suo cervello e cercavano di venir fuori invano attraverso le sue labbra tirate in una linea severissima.
Alla fine, con uno sguardo spento e perso che Gon trovò di una malinconia indescrivibile, gli disse soltanto << Dille solo che... non ne vale la pena... per uno come me. >> e poi la porta si chiuse alle sue spalle.
 
OoOoOoO
   
Con le mani ormai ricoperte di graffi - a causa di quella scalata a mani nude su uno degli scogli del fiordo - Gon raggruppò un’ultima volta le forze in corpo per issarsi e raggiungere così la cima della scogliera, reprimendo a stento un ringhio di fatica.
Una volta arrivato, si lasciò cadere all’indietro, ansimando pesantemente, e permettendo alla roccia nuda di pizzicargli la schiena e le braccia. Rimase giusto qualche istante in quella scomoda posizione prima di tirarsi a sedere e guardare dall’alto il panorama che lo circondava.
L’anno passato aveva speso interi pomeriggi a studiare, insieme agli altri Guardiani, la mappa di Tempo e... certo, non avrebbe potuto conoscerla meglio di Spazio, ma aveva giusto imparato a memoria quali erano i punti in cui la barriera si era infranta, lasciando portali aperti fra i loro due mondi.
Adesso - per qualche irrazionale e stupidissimo motivo che coinvolgeva un maledettissimo e inutile libro che ora era sparito! - lui e la principessa Fine si ritrovavano in uno dei fiordi nel lato sud del Regno, nemmeno troppo distanti dalla sede del Palazzo Reale di Astro.
Da ciò che la sua mente ricordava, la via più facile e veloce che avevano per arrivare su Spazio, sfruttando il Sole di Mezzanotte su Tempo, era attraversare tutto il fiordo verso ovest fino a raggiungere la catena di monti Cime-di-Tempesta dove era presente la spaccatura più vicina della barriera magica. Sembrava un’impresa facile, ma Gon era a conoscenza di due rilevanti problemi: numero uno, quella zona era quasi sempre piena di sentinelle tenebros; numero due, con lui c’era anche Fine e la ragazza non gli sembrava affatto una che passava inosservata o fosse avvezza a missioni segrete ad alto rischio.
Non che Gon lo fosse: erano mesi che chiedeva a Castel di convincere gli altri consiglieri di inviare anche lui in una missione sul campo nemico, senza però avere mai successo.
A dire il vero, quella era la prima volta che si trovava nel regno di Tempo, giacché tutti gli scontri che aveva affrontato fino a quel momento li aveva svolti solo su Spazio.
Con una punta di risentimento pensò che ecco, se quel testone di Castel lo avesse ascoltato una volta, forse adesso sarebbe stato più preparato a un imprevisto del genere, e invece...
Che cosa avrebbe dovuto fare? Scegliere una via più lunga, però con meno possibilità di incontrare nemici? E se ci avessero messo troppo tempo e fossero stati riconosciuti e arrestati? Che cosa avrebbero fatto? Sarebbero riusciti a sopravvivere più di un paio di giorni su Tempo?
Proprio mentre cercava di mettere un freno a quel fiume di domande, sentì la principessa Fine urlargli contro, dal basso della piccola insenatura dove si erano nascosti dalla spiaggia: << Allora, Gon! Che cosa vedi da lassù? Ci sono buone notizie? >>
Colto alla sprovvista, il ragazzino quasi non precipitò malamente di sotto, e poi, sporgendosi dalla scogliera, gettò dall’alto un’occhiata a metà fra il preoccupato e l’indispettito all’indirizzo della ragazza << Fine, per tutti gli Dei del cielo e della terra, abbassa la voce! Hai dimenticato dove ci troviamo in questo momento? Vuoi che ci scoprano? >>
La wonderiana sbarrò gli occhi terrorizzata prima di tapparsi la bocca con entrambe le mani, scuotendo energicamente la testa.
Gon sospirò in risposta, prima di calare giù con abili e veloci balzi felini. Una volta a terra, si portò entrambe le mani ai capelli cercando di concentrarsi e trovare la soluzione più giusta. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno ma, in quel momento, una delle cose che gli venne in mente fu: “cosa farebbe Castel al posto mio?”.
Osservò il viso di Fine, ancora molto spaventato e confuso, specialmente dopo che lui aveva speso interi minuti a raccontarle ogni cosa.
Non se ne sentiva minimante in colpa, e ciò era anche dovuto al fatto che Fine avesse creduto a ogni sua parola senza battere ciglio.  Aveva ascoltato tutta la sua storia – beh... quasi tutta, ecco. Certi dettagli Gon aveva preferito tenerseli per sé perché ci teneva alla sua vita e Castel aveva già abbastanza motivi per volerlo morto senza aggiungerne altri! – seduta a gambe incrociate sulla sabbia, facendo delle facce a volte basite e a volte molto buffe e commenti del tipo “Oh nooo!”, “Pazzesco!”, “Che cosa orribile!”, “Sai davvero fare tutti questi incantesimi?” in momenti alterni della narrazione. Più tempo del dovuto era stato speso a far comprendere a Fine tutta la questione della barriera e di Spazio e Tempo, perché la sedicenne era propensa a non ricordarsi i nomi o a scambiarli e alla fine tutto era diventato molto confuso e aveva finito per confondersi anche lui e Gon non era del tutto sicuro quanto davvero Fine avesse capito della sua storia. Tuttavia, per ulteriori racconti e spiegazioni ci sarebbe stato tempo, adesso la loro priorità era nascondersi, correre e rimanere in vita. Subito dopo quindi, le aveva spiegato il suo piano per raggiungere Spazio e, muovendosi più velocemente possibile per non essere visti, si era infine arrampicato sullo scoglio più alto per riuscire a capire meglio in quale punto preciso di Tempo fossero.
In realtà, Gon aveva segretamente sperato che fossero più vicini a uno dei luoghi infranti della barriera, invece, anche scegliendo di prendere la via dei Monti Cime-di-Tempesta, si trattava comunque di un bel po’ di chilometri da macinare.
Non aveva intenzione di mentire a Fine perciò, prendendo un lungo respiro, iniziò a illustrarle brevemente la questione. La ragazza se la prese un po’ quando Gon le disse che “dubitava che lei fosse silenziosa abbastanza e veloce abbastanza e subdola abbastanza da riuscire a passare inosservata in territorio nemico”.
Gon non voleva di certo offenderla o ferire la sua sensibilità di... principessa?... ragazza?... wonderiana?... insomma, era solo la verità!
Fine allora gli aveva chiesto da che cosa avesse dedotto che lei fosse una così pessima compagna di missioni ad alto rischio e Gon, imbarazzato e divertito al tempo stesso, le aveva risposto << Ehm... quando mi sei precipitata addosso... urlando... cadendo da una scogliera sulle Grotte di Inumi? >>
La principessa arrossì, puntando le mani ai fianchi con un’espressione che Gon conosceva bene perché era di solito quella che Allison gli rivolgeva quando aveva fatto un tale disastro ed era così nei guai!, citando proprio le parole della sua migliore amica. 
<< Per chi mi hai preso? >> gli chiese Fine tutta imbronciata << Guarda che io sono una velocista provetta e, d’altro canto, questa non è neanche la prima missione segreta che faccio e poi, se proprio lo vuoi sapere... sono anche un’esperta nell’incantesimo dell’invisibilità! Potremmo usare... >> aveva già aperto lo scrigno solare, quando Gon le afferrò il polso << No, non possiamo usare la magia qui! E’ troppo pericoloso, la nostra magia è luminosa... in pratica è come se accendessimo un faro sopra le nostre teste segnalando a tutti la nostra posizione. >>
Fine perse quel poco di colore che aveva appena recuperato e nascose immediatamente lo scrigno in una delle tasche della gonna, alzando le mani in segno di resa << Ho capito. Niente magia. Questo si che è un problema. >>
Gon annuì fermamente, pensando a come tutto sarebbe stato più facile se solo avesse potuto invocare la sua ombra e volare via, il più lontano possibile dal Regno di Tempo. Ma la fortuna non sembrava proprio essere dalla sua parte in quei giorni e, visto come stavano le cose, nemmeno a favore di Fine.
 << Allora, pensi di farcela o no? Te la senti di attraversare il fiordo fino a quelle montagne? >> le domandò girandosi verso Ovest, e indicandogliele con un dito.
Fine, con il cuore in tumulto e una vocina dispettosa nella sua testa che le ripeteva cose del tipo “come fai a cacciarti SEMPRE in questo genere di guai?!”, le osservò attentamente per qualche istante, prima di annuire con fare sconsolato in direzione di Gon << Non abbiamo un’opzione migliore, non è vero? >>
<< C’è un’altra strada, ma significherebbe allungare il viaggio di molti giorni, tagliando per i monti invece potremmo trovarci su Spazio già domani o al massimo dopo domani per il prossimo Sole di Mezzanotte. >>
La ragazza scostò con stizza una ciocca di capelli bagnati che le era finita sugli occhi e, sperando di non sembrare terrorizzata quanto in realtà sentiva di esserlo – cioè profondamente, vergognosamente, irreparabilmente terrorizzata - domandò al Lumos << Dimmi la verità: quante possibilità credi che abbiamo di arrivarci senza essere catturati? O... sai... peggio...? >> la domanda di Fine era semplice e schietta, ma Gon si trovò tuttavia in difficoltà a darle una risposta. Non riusciva a spiegarselo, ma aveva come una strana sensazione e poi... quello che aveva visto a Palazzo... come poteva essere possibile? Che significava?
Osservò Fine negli occhi e riuscì a leggervi dentro tutta la fiducia e la speranza che la principessa in quel momento stava riponendo nelle sue mani.
Non aveva tempo per porsi simili domande, né per lasciarsi sopraffare dai fantasmi del suo passato, doveva darsi una mossa e alla svelta. Doveva proteggere Fine. Perché proteggere le persone buone e indifese era la missione dei Guardiani. Era ciò per cui lui era nato.
Così, le sorrise e lasciò che il suo solito ottimismo lo coinvolgesse << Poche ma buone. >> le rispose, passandosi buffamente una mano fra i capelli e, seppur spaventata a morte, sperduta in un Regno sconosciuto e pieno di mostri folli che per folli ragioni volevano ucciderla, Fine si ritrovò a ricambiare il suo sorriso caloroso e lo seguì verso la sua strada.
 
 
Nascosti dentro quello che sembrava un vecchio rudere abbandonato, Rein provò ancora una volta a concentrarsi, chiudere gli occhi e tentare di richiamare a sé abbastanza magia da permettere a lei e Shade di ritornare nel Labirinto di nebbia, ma dopo il terzo tentativo in cui aveva stretto le mani di Shade talmente tanto forte da farlo singhiozzare e aveva sentito le ferite che Piimi le aveva medicato tornare a pulsare in maniera dolorosissima, alla fine, aveva rinunciato.
Non per questo però, aveva finito di incolpare il ragazzo << Bella prova, Shade! Niente male, come tua prima esperienza nel Labirinto. La prossima volta che farai? Verremo direttamente sbattuti dentro le celle del Palazzo di Tempo o no... magari proprio dritto dritto di fronte ad Astro! >>
In risposta, sentì il ragazzo sospirare con fare frustrato e... okay, forse stava dando un po’ i numeri e stava esagerando e non era del tutto colpa di Shade, ma aveva avuto una giornata incredibilmente difficile e l’essere appena stati teletrasportati nell’unico posto al Mondo dove non avrebbe voluto essere e dove un sacco di persone la voleva morta non la aiutava di certe a essere ragionevole.
<< Perché non funziona? >> le domandò Shade, seduto con le spalle appoggiate al muro di pietra del rudere e le gambe distese di fronte a sé. Rein si portò una mano sul ciuffo di capelli sporchi, continuando a passeggiare freneticamente avanti e indietro << Perché ho usato troppa magia oggi. Anche quando mi trovavo nel Regno della Goccia, sono riuscita a raggiungere il Labirinto assorbendo un po’ della magia di Terence e della mia amica Piimi.>>
Come ogni volta che veniva fuori il nome del Tenebros, Rein vide Shade corrucciarsi e il suo sguardo farsi raggelante << Bene, allora potresti utilizzare l’energia di questa maledetta spada, forse. >>
La principessa si voltò a fissarlo come se gli fosse spuntata una seconda testa sul collo << Scherzi?! E’ tutta colpa di quell’affare se siamo finiti qui! E non sappiamo nemmeno cosa diavolo sia e potrebbe anche peggiorare le cose! >>
Shade non le rispose, limitandosi a esaminare per l’ennesima volta la lama d’ossidiana della spada come se solo lì avesse potuto trovare tutte le risposte. Sulla lama vi erano antiche lettere dorate che risaltavano come stelle nel firmamento più oscuro, e che riportavano quella misteriosa frase che lui per qualche misteriosa ragione era riuscito a tradurre “Oh, così labile è il confine fra bene e male...”.
Perfetto, aveva trovato un altro stupido indovinello con cui tormentarsi fin quando lui e Rein non fossero riusciti a venire a capo di quell’assurda situazione.
<< Non dovremmo provare a raggiungere Spazio, allora? >> le domandò, alzando gli occhi verso il cielo color piombo – al rudere era infatti caduto il tetto – e osservando la luce opaca del famoso Sole di Mezzanotte del Regno di Tempo.
Gon gliene aveva parlato fino allo sfinimento, durante tutto il periodo in cui avevano viaggiato insieme su Spazio. Era un fenomeno molto bello e particolare, non dissimile dalle famose “Notti Bianche” che in estate si potevano vedere nelle zone più a Nord del Regno dei Mulini a Vento. Su Spazio, si trattava solo di un paio d’ore e poco più di oscurità perenne, talvolta mitigata dalla luce della Luna, mentre doveva ammettere che su Tempo aveva un certo fascino.
<< Se sapessi dove fossimo di preciso, certo. Invece non ne ho la più pallida idea, inoltre non conosco ancora a memoria tutti i punti di confine della barriera >> rispose alla sua domanda Rein, le braccia incrociate al petto e la fronte corrugata.
<< Ma alcuni li conosci.>> ribatté lui, tanto per stuzzicarla un po’.
<< Sì. >>
<< Questo è già sorprendente da parte tua, visto e considerato il tuo famoso pessimo senso dell’orientamento. >>
<< Io non ho un pessimo senso dell’orientamento. >>
<< Saresti capace di perderti anche dentro il giardino del tuo palazzo reale, Rein.>>
<< Sei qui per prendermi in giro o vuoi darmi una mano?! Ti ricordo che è solo colpa tua se - >>
Shade smise di ascoltarla – ormai conosceva quella ramanzina a memoria e, anche se detestava ammetterlo, in fondo Rein aveva anche un pizzico di ragione.
Che cose gli era successo dentro il Labirinto? Cos’era quella strana sensazione... quel sentire il suo corpo come controllato da un’altra persona, parlare con la voce di qualcun altro...
Era stato assurdo e terribile, e sentiva ancora un sudore freddo percorrergli la schiena ogni volta che si fermava a pensarci.
E se non fosse più riuscito a tornare in sé? C’entrava forse qualcosa lo strano spirito che vedeva ogni volta in sogno? Se sì... quale collegamento poteva mai esserci fra lui, lo spirito di quella donna, il labirinto e la spada? Avrebbe dovuto parlarne a Rein?
Ricordava ancora il modo terrorizzato con cui lo aveva osservato mentre, incurante delle sue suppliche, tirava via la spada dalla roccia. Non voleva darle altre cose di cui preoccuparsi, non in quel momento già così assurdo. Glielo avrebbe raccontato quando entrambi sarebbero stati al sicuro su Wonder o Spazio. Ovunque, ma non lì.
<< Ehi Shade... Shade, ma mi stai ascoltando?! >> la voce di Rein lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo con i piedi per terra.
La turchina stava proprio di fronte a lui, con i gomiti puntati, e le guance accese. Sebbene avesse tutti i capelli in disordine e i vestiti sporchi e non profumasse certo di rose non poté che trovarla molto bella << Cosa c’è? >> le chiese e Rein, sbuffando irritata, gli rispose << Ti stavo dicendo che... visto che siamo capitati vicino al mare, dovremmo andare verso Ovest... uno dei portali di cui sono certa si trova nel valico dei Monti Cime-di-Tempesta. >>
<< D’accordo, perché non l’hai detto subito? >>
<< Perché mi è venuto in mente ora! >>
Shade si portò le dita a pizzicarsi il ponte del naso, intanto che Rein borbottava qualcosa circa il suo colore dei capelli, e di come fosse costretta a cambiarlo di nuovo perché su Tempo nessuno aveva il suo bellissimo tono di azzurro e cose così.
Per certe cose, Rein non sarebbe proprio cambiata.
Shade la vide chiudere gli occhi e concentrarsi stringendo forte i pugni lungo i fianchi, intanto che la sua chioma turchina variava dal blu intenso, al viola, fino al nero.
Tuttavia, si accorse che d’improvviso la giovane aveva preso a sanguinare dal naso e le corse in contro sostenendola per un braccio. << Rein... cosa ti succede...? >> non riuscì a evitare che una nota di preoccupazione gli sfuggisse non solo dalla voce ma anche dallo sguardo che le rivolse.
La principessa, in tutta risposta, si portò velocemente una mano sul labbro, asciugando il sangue che era colato giù << Non è niente, Shade. Sono solo stanca. Su, incamminiamoci subito. Abbiamo già perso un mucchio di tempo. >>
E a spalle dritte e mento alto, la vide dirigersi verso l’uscita del rudere.
Per altri aspetti invece, si ritrovò a pensare amareggiato, era anche fin troppo cambiata.
 

A occhi chiusi e braccia spalancate, Siçil sorrise alzando il viso verso il cielo e lasciando così che la luce del Sole di Mezzanotte la colpisse in pieno.
La Lumos al suo fianco, incappucciata in una mantella nera come la notte, la vide inspirare profondamente e in modo soddisfatto prima di chiederle << Lo senti quest’odore, tesoro? >>
La rossa inarcò un sopracciglio, provando poi a inspirare come la sua signora aveva fatto prima di lei, ma l’unica cosa che sentì fu l’odore della salsedine mischiato a quello di carne bruciata. Non se ne stupiva più di tanto, visto che si trovavano in cima a una delle torri più alte del palazzo, una di quelle che si affacciava nei fiordi del Sud, tutto scogli e spuma di mare, ma era troppo sveglia per illudersi che l’altra ragazza si stesse riferendo al profumo della brezza marina.
<< No, mia signora. >> le rispose, nel consueto tono atono, privo di emozioni, anche se dentro di sé sentiva il battito del suo cuore ruggire in maniera strana, inconsueta, in un modo di cui aveva forse dimenticato il significato.
Siçil le lanciò un’occhiata deliziata da sopra la spalla, mentre il vento le intrecciava i capelli in onde di platino << Ma come? Eppure ti dovrebbe essere familiare, tesoro mio. Questo è l’odore dei Lumos che vengono a morire nel nostro Regno. Meraviglioso, non è vero? Solo qui l’odore della morte è così dolce, speziato. Sarà per via di tutta quest’aria di mare... >>
I momenti spietatamente poetici di Siçil erano qualcosa cui la Lumos si era abituata col tempo. La biondina era una prima donna a cui piacevano i palcoscenici, il dramma e gli applausi. Forse era per quello che adorava tanto battibeccare con il principe Grey, ma la ragazza non poteva affermarlo con certezza perché tutti i suoi ragionamenti e i suoi pensieri tendevano a mischiarsi e a confondersi dentro la sua testa senza una ragione apparante, tanto che la Lumos non sapeva mai dire quali fossero davvero i suoi e quali quelli che Siçil era stata tanto brava da rifilarle, imponendole il suo controllo.
Una parte di lei ne era consapevole, sapeva di non star guidando veramente il suo corpo, di non star parlando veramente con la sua voce, o pensando con la sua testa. Ma che importanza aveva, ormai?
Il suo cuore era pieno di rabbia, e lasciarsi trascinare dall’odio e dalla vendetta era stato facile... facile ... e dopo tutto quel tempo passato nelle segrete, a soffrire la fame e il freddo e le torture di Grey, dopo tutta quella solitudine... chi poteva biasimarla?
Un tempo c’era stato qualcosa, nel suo cuore, qualcosa di cui adesso non sapeva ricordarsi il nome, ma che era stato luminoso e forte e l’aveva tenuta in vita per così tanto tempo, eppure adesso non lo ricordava... non ci riusciva.
Sapeva solo che aveva una missione e che Siçil l’avrebbe aiutata a uccidere la persona che l’aveva condannata a tutto ciò, che l’aveva prima ingannata e poi costretta a un’esistenza misera e infelice, consegnandola nelle mani dei suoi più acerrimi nemici.
Siçil le aveva promesso la libertà, le aveva promesso di liberarla dal dolore per sempre, e la Lumos aveva accettato.
Ma c’era ancora qualcosa nel suo petto che bruciava come una fiamma ardente, una fiamma che non si estingue e, anche se solo a livello inconscio, la ragazza sperava ancora che quella fiamma riuscisse a farle ritrovare sé stessa.
<< Allora, >> riprese la parola Siçil aggiustando i capelli in una coda alta affinché il vento non glieli facesse sbattere in faccia << Siamo pronte a vincere la nostra scommessa e prendere le mutandine di Grey? >>
La rossa puntò lo sguardo verso Ovest, in direzione della spaccatura più vicina che Siçil voleva farle attraversare per combattere la sua prima battaglia direttamente nel suo ex regno, Spazio.
Annuì, sentendo i muscoli irrigidirsi per la tensione.
Accanto a lei, Siçil s’infilò i guanti della tenuta da combattimento << Bene. Riassumi in breve quello che abbiamo capito dal fiasco totale delle “ombre” di Grey su Wonder.>>.
<< La presunta prescelta è in grado di utilizzare le armi leggendarie di Prominence, Calipso e Deianira. >>
<< E...? >>
<< Il suo potere è ancora incompleto... instabile. >>
<< E questo significa che...? >>
<< Un tipo di magia così, che si adatta sia alla luce sia al buio, non può essere di questo Regno, né di Spazio. La giovane è di sicuro una Wonderiana.>>
<< Splendido! >> la applaudì Siçil con fare teatrale, pimpante ed elettrizzata come una bambina il giorno del suo compleanno.
Con fare lento e suadente iniziò poi a camminarle intorno, nella perfetta imitazione di un predatore che circuisce la sua preda << Il nostro problema è questo, tesoro. Ahimè, noi non abbiamo nessun potere o portale che possa condurci lì, su Wonder... uuuuf... faccenda noiosa, sì lo ammetto... perciò... che cosa faremo per attrarre la prescelta quaggiù... dritta dritta da noi? >>
La Lumos si ritrovò ad alzare un braccio e a puntare il dito verso il valico dei Monti- Cime-di-Tempesta << Distruggeremo uno dei punti vitali di Spazio. >>
<< BOOM! >> mimò il suono dell’esplosione Siçil, scoppiando poi a ridere l’istante successivo, << Esatto! E se non si farà vedere dopo quello che noi due abbiamo in mente di fare, allora, lasciamelo dire, è proprio una gran bella stronzetta! >>
 
  
Terence non avrebbe mai creduto che sarebbe tornato in quella che un tempo era stato felice di chiamare casa.
O, almeno, non credeva che sarebbe successo in quel modo, per un errore, un incidente, senza nessun’arma e nessun esercito al fianco per marciare contro Astro, trascinarlo via dal suo trono, togliergli la corona e davanti a tutto il suo popolo costringerlo a rivelare la verità.
Tutto quello che aveva fatto, tutte le bugie e gli inganni e il dolore che aveva disseminato solo per la sua folle sete di potere, per la sua vanagloria.
Nell’osservare il palazzo che si ergeva fra le scogliere a strapiombo proprio di fronte ai suoi occhi furiosi, Ter strinse talmente tanto forte i pugni che le unghie gli si conficcarono sul palmo, facendolo sanguinare.
Non sentì il dolore, né gli starnazzi di Piimi che cercava di riprenderlo, perché tutto quello che riusciva a provare era odio. Così tanto da accecarlo, così tanto da far diventare i suoi occhi rossi e risvegliare il figlio del Drago che scorreva nelle sue vene.
Un tempo aveva creduto alla grandezza della sua stirpe, alla grandezza del suo sangue, e aveva sfoggiato il suo nome con orgoglio proprio come suo padre e suo fratello gli avevano insegnato, cacciando da parte ogni altra cosa, ogni altro possibile sentimento.
Poi c’era stato l’attacco su Spazio, l’uccisione di quell’alchimista da parte di Siçil, l’incontro con Gon, l’imboscata lungo il fiume... e poi lei.
Tutto quel tempo passato in un villaggio minuscolo su Spazio, a fingere di essere un altro, di essere Lux, con la scusa di apprendere più informazioni possibili da quelli che aveva scoperto essere i famosi Guardiani di cui suo fratello tanto blaterava e poi... a ogni giorno passato con loro, quel muro che aveva eretto intorno al suo cuore per non provare più niente era venuto giù, anzi, lei era riuscito a farlo a pezzi con i suoi sorrisi splendenti, il suo cuore gentile, i suoi baci caldi e dolci, la sua tenacia, la sua forza.
Insieme avevano combattuto e scoperto la verità, quella che Terence per anni aveva preferito non vedere, quella che si era rifiutato di vedere sin dal giorno in cui sua madre era morta.
E se non ci fosse stata lei, al suo fianco, fino alla fine, forse anche adesso non sarebbe stato in grado di accettarla, forse se ne starebbe ancora dentro il suo palazzo di pietra nera a gongolare di tutto il sangue che aveva lasciato dietro di sé.
<< Ter, per favore, calmati! >> Piimi gli tirò una ciocca di capelli neri per farlo ritornare alla realtà, e il tenebros la fissò come se avesse tutta la voglia di strangolarla.
<< Che cosa vuoi?! >>
<< Mi prendi in giro? Dobbiamo andarcene da qui! Siamo troppo vicini al Palazzo Reale. E se qualcuno dovesse avvertire la tua magia? Non ti stai proprio sforzando molto per tenerla a freno... >> Ter vide la folletta far un cenno verso le sue mani, una sanguinava a causa dell’eccessiva forza con cui l’aveva serrata, l’altra era stretta intorno al pomello della sua spada che, di conseguenza, aveva iniziato ad emettere pericolose scintille nere.
La staccò subito, perché nonostante la sua voglia irrazionale di far piazza pulita delle guardie e farsi strada a suon di fendenti dentro il Castello fino a trovarsi faccia a faccia con Astro, sapeva bene che sarebbe stato solo un ottimo piano per farsi scoprire, mandare all’aria la sua copertura e un anno intero di macchinazioni e di ricerca, e calarsi l’ascia del boia sulla testa da solo.
E per quanto impulsivo fosse, Terence non era uno stupido né uno a cui piaceva mandare a monte i propri studiatissimi piani.
No, avrebbe aspettato ancora per avere la testa di Astro, avrebbe aspettato ancora per avere la sua vendetta, contro tutto ciò che quell’uomo gli aveva portato via.
<< Cosa dobbiamo fare adesso? >> gli chiese Piimi, nascosta all’ombra del suo mantello nero.
Si trovavano nella cittadella che circondava le mura del palazzo; nascondersi in mezzo al via vai di gente del mercato di Mezzanotte era stato facile, naturale, l’importante era non imbattersi nelle guardie di ronda – chissà magari qualcuna con cui aveva lavorato poteva anche riconoscerlo e quello sì che sarebbe stato un grosso problema! - e che Piimi rimanesse ben nascosta, visto che non c’erano molti Folletti dell’Equilibrio in quelle zone.
La cittadella era come al solito piena di botteghe e negozi e taverne, e durante il Sole di Mezzanotte molti uscivano per una visita al mercato.
I banchi di pesci e di carne erano sempre quelli più affollati, aveva notato il ragazzo, mentre quelli di frutta e verdura erano sempre più poveri.
Coltivare era difficile visto che tutto ciò che li circondava era roccia o distese di boschi, e il Sole si intravedeva solo per poche ore al giorno.
La loro economia si era sempre e solo basata sulla caccia e sulla pesca, mentre quella dei Lumos era molto più prolifera.
Con le loro belle vallate, i loro altopiani e i fiumi e i laghi, e il Sole sempre alto nel cielo, Spazio era per tutti i Tenebros un vero e proprio paradiso, un paradiso che, nella loro logica di pensiero, era stato a loro tolto per colpa della stupida barriera e dei Lumos stessi, che avevano senza alcun motivo condannato tutti loro a vivere in una tenebra eterna.
Era stato facile per Astro convincere il suo popolo a scendere in guerra, e ancora più facile era stato convincerli che la loro guerra era giusta, che fosse tutto ciò di cui avevano bisogno per riprendersi quel paradiso che era stato a loro negato senza ragione.
Si sarebbero ripresi il Sole e poi anche il regno di Spazio perché era quello che il loro popolo meritava, e che importanza poteva mai avere sapere qual’era stato il prezzo da pagare per infrangere la Barriera?
Perché un prezzo era stato pagato, un prezzo altissimo e non era stato Re Leonida a infrangere quel veto, come tutti i tenebros erano stati convinti a pensare, ma Re Astro.
Astro era la causa di tutto e l’unico motivo per cui Selen tempo prima – quando ormai aveva perso ogni cosa, persino il suo nome – era riuscita a convincerlo ad aiutarla ad addestrare la Prescelta e a farle ritrovare le famose Armi Leggendarie, era perché gli aveva promesso che alla fine, quando Rein avrebbe riportato l’equilibrio e risanato la Barriera e rimesso le cose a posto, lui avrebbe avuto la sua vendetta. Avrebbe avuto Astro.
Ma cosa fare adesso? Erano bloccati su Tempo e Terence non sapeva se sarebbe stato meglio restare lì, dove per lui era molto più facile mischiarsi fra le gente, oppure tentare di attraversare la Barriera e rifugiarsi su Spazio, dove invece un Lumos qualsiasi avrebbe potuto riconoscerlo come un invasore e arrestarlo.
L’unica scelta era provare a raggiungere il confine con il Labirinto di Nebbia, ma era parecchio distante da dove si trovavano ora e di sicuro non sarebbero riusciti ad arrivarci senza rubare un cavallo.
Aveva appena comprato un po’ di frutta al banco di una vecchia signora – perché sia lui che Piimi avevano bisogno di mangiare per rimettersi in forze – quando da sotto la camicia che indossava avvertì la sua stella a otto punte cominciare a surriscaldarsi e pulsare contro la sua pelle.
Il cuore perse un battito...  e il respiro gli si bloccò in gola... non era possibile che... cosa... non poteva essere... come poteva... su Tempo...?
<< Ter... stai bene? Che cos’hai? Sei molto pallido... >>
Piimi fissava il ragazzo che a occhi sgranati osservava la folla che li circondava, lo sguardo folle di chi crede di essere appena finito in un allucinazione o in uno dei suoi peggiori incubi.
Non poteva essere... non poteva essere…! No! Era assurdo... folle... impossibile!
E poi la vide.
Avrebbe riconosciuto quei ridicoli capelli biondi ovunque: Siçil.
Al suo fianco vi era una figura mingherlina e incappucciata che il giovane non riconobbe, e dietro di loro una manciata di soldati tutti disposti in fila per due, le armature nere con il simbolo della casata reale – il drago dalle ali spiegate – ben stampato sul petto.
La folla si spaccò perfettamente in due parti per lasciarli passare e Terence si calcò meglio il cappuccio in testa, sfruttando la sua altezza per spostarsi indietro e comunque mantenere sott’occhio la situazione.
Era proprio Siçil, la sua sorellastra con i suoi bei lineamenti sottili, le labbra piene piegate in quel suo solito ghigno maligno, la coda di capelli biondi che le oscillava alle spalle e quella stupida maschera a forma di ali di pipistrello a coprirgli gli occhi grigi e gli zigomi.
Siçil. Lady Dark. Il subdolo serpente di Astro. Quel piccolo demonio biondo.
<< Non dirmi che quella è... >> gli sussurro Piimi all’orecchio, proprio quando la ragazza e il suo seguito passarono davanti a loro, superandoli.
<< Sì, è proprio lei... >>
La folletta sentì i muscoli del ragazzo irrigidirsi, il suo sguardo farsi penetrante senza mai staccarsi dalla figura longilinea della biondina.
<< Non pensarci nemmeno, Ter. Non pensarci nemmeno! >> provò a persuaderlo, dandogli piccole gomitate sui fianchi.
Ma Terence, la mano stretta sulla stella a otto punte che continuava a pulsare come un piccolo cuore nel suo palmo, aveva già stabilito ogni cosa.
Forse non era stato un incidente, un errore a portarlo lì, quel giorno, su Tempo. Forse era stato il destino a dargli finalmente un occasione.
“Se non posso prendermi oggi la mia vendetta contro Astro...” pensò, lasciando che il rancore e la rabbia guidassero i suoi ragionamenti “almeno potrò comunque vedere quella piccola strega cadere.”
E, senza indugiare oltre, iniziò a seguirla.
 

Quella zona della costa, si rese conto Shade mentre insieme a Rein intraprendevano la strada verso il Valico Cime di Tempesta, era praticamente deserta e per questo motivo il giovane Wonderiano non poté che trovarla incredibilmente suggestiva.
Aveva provato la stessa sensazione di profonda meraviglia e stupore anche attraversando le vallate verdeggianti di Spazio, certo, ma Tempo era tutta un'altra cosa, si ritrovò a pensare, mentre tallonava una Rein sempre più scura in volto, e rigida come un manichino.
Di solito, era lui quello pensieroso e silenzioso e lei quella che non la smetteva mai di parlare un istante, e dopo tutti quei mesi in cui aveva cercato di ricordare il suono della sua voce, della sua risata cristallina, Shade sentì una fitta al petto rendendosi conto che nonostante l’avesse appena ritrovata, Rein sembrava comunque più lontana che mai.
“E’ cambiata... per certi aspetti non sembra più la ragazza che conoscevo così bene. Che cosa ti è successo, Rein? Che cosa ti hanno fatto?”
<< Hai deciso di non rivolgermi più la parola per tutto il tempo? >> provò a stuzzicarla, perché di solito funzionava sempre, e perché sembrava così pallida, così... spenta, vuota, esausta, e Shade avrebbe dato di tutto invece pur di vederla arrossire di nuovo, ridere di nuovo, guardarlo come faceva una volta.
Rein si morse la lingua e, scuotendo appena il capo, si limitò ad accelerare il passo, l’erba alta del sentiero al limitare di una delle tante foreste di Tempo che lei e Shade stavano percorrendo, le frusciava fra le gambe, pizzicandole le ferite ancora aperte.
Sentendo alle sue spalle Shade sospirare amaramente, provò a reprimere il senso di colpa che come un masso avvertiva pressarla alla bocca dello stomaco, insieme al dolore pulsante all’altezza del costato, lì dove Calipso l’aveva gentilmente sbattuta fra le pareti di roccia delle ormai andate Grotte di Inumi. Per non parlare del braccio sinistro, che era ormai andato come qualunque magia che Piimi aveva utilizzato per alleviarle il dolore.
“Respira, Rein. Concentrati. Respira. Un passo dopo l’altro. Puoi farcela. Continua a camminare, Rein.”
Non poteva far vedere a Shade quanto fosse a pezzi, lo scontro con le Sirene le aveva prosciugato ogni energia e quel poco che aveva recuperato mentre si trovava nel Labirinto sembrava essere stato risucchiato via nel momento esatto in cui aveva messo piede nel Regno delle Tenebre.
Ma se si fosse fermata, se si fosse guardata indietro e fosse crollata, sia lei che Shade non avrebbero avuto alcuna speranza.
Dovevano arrivare a Spazio, recuperare le energie e poi ritornare al Labirinto, per poi riportare Shade a casa e ritrovare le tracce di Terence e Piimi.
“Dei... Terence e Piimi... i miei amici... chissà che staranno facendo... chissà dove sono…” pensare a loro due, da soli chissà dove nel Regno della Goccia, non fece altro che aumentare il peso che sentiva nel petto, quel peso che sembrava adesso toglierle il respiro e schiacciarla per terra.
<< Rein... che cos’hai? >> sentì le dita di Shade stringere le sue, così calde, così rassicuranti e nel momento in cui si girò a guardarlo negli occhi, in quei suoi maledettissimi occhi sempre così blu, sentì quel poco di forze che ancora aveva in corpo abbandonarla, le ginocchia piegarsi come fuscelli spezzati dal vento, la testa leggera come un palloncino sgonfio.
Se il Principe della Luna non avesse avuto i riflessi pronti per afferrarla sarebbe precipitata a terra, fra l’erba e le pietre, invece il suo viso aveva trovato l’appoggio del petto di Shade, la sua mano si era istintivamente arpionata alla sua camicia per non precipitare nell’oblio.
<< Sto... bene... >> gli aveva risposto, la voce troppo flebile e tremante per risultare convincente, tuttavia la prescelta cercò nuovamente di ritornare lucida e ritrovare stabilità sulle sue gambe.
<< Devi riposarti. Non puoi proseguire in queste condizioni, sei ancora troppo debole.>>
“Troppo debole... sarò sempre troppo debole...” pensò, lasciando che le sue labbra si piegassero in un sorriso amaro, mentre ancora il suo viso restava nascosto nel petto del ragazzo.
Aveva dimenticato il suo profumo, esotico e penetrante come la sua terra, il Regno della Luna, perso fra le dune e le oasi del deserto, così diverso dal Regno di Tempo, così caldo e pieno di colori e di vita.
Per qualche istante lasciò che l’odore familiare del principe e il ricordo dei giorni in cui insieme passeggiavano per le belle città del suo Regno le invadessero la mente, portandola lontano, lontano dai suoi nemici, dai suoi demoni, dai suoi incubi, in un posto dove nessuno sapeva ancora che fosse una Prescelta, un posto in cui poteva ancora essere solo Rein.
Sarebbe stato così bello, dopo tutto quel tempo, poter essere solo Rein almeno per un po’, anche se Rein, a ben pensarci, non era poi questo granché, ma almeno era libera, almeno era al sicuro.
Mordendosi l’interno della guancia e scacciando indietro le lacrime, la principessa provò a sottrarsi all’abbraccio del giovane << È stato solo un leggero mancamento, Shade. Niente di grave. Non abbiamo tempo per fermarci, dobbiamo andare avanti.>>
<< Rein, dammi retta per una volta, se continui così finirai per... >> la turchina sentì la stretta del principe farsi più salda sulle sue spalle, impedendole di muoversi pur senza farle del male.
Molte volte in quei mesi di distanza aveva immaginato come sarebbe stato ritornare fra le braccia di Shade. Nelle sue fantasticherie romantiche da piccola principessina ingenua, lui accorreva sempre a salvarla - il suo eroe coraggioso-, e non importava quante volte finivano per litigare, non importava quante volte avesse avuto voglia di strangolarlo perché... era Shade.
E Shade l’avrebbe sempre protetta, l’avrebbe sempre riportata a casa sana e salva, lo aveva già fatto così tante volte, anche quando ancora non si fidava di lui, anche quando gli aveva ordinato di starle alla larga.
“Shade è tornato... è tornato davvero... per me?”
<< Eri tu... non è vero... nel bosco di Halle... su Spazio... eri veramente tu...? >>
Con l’orecchio premuto sul suo petto, la turchina avvertì chiaramente il cuore del ragazzo accelerare, proprio come era successo al suo mentre con le guance in fiamme era riuscita finalmente a porgli la domanda.
Shade prese un respiro profondo, per poi poggiare la fronte sul suo capo, una mano premuta forte sulla sua schiena per tenerla più vicina possibile a sé, e l’altra che le accarezzava i capelli ora neri.
 La sua determinata, coraggiosa, piccola principessa.
<< Sì... ero io... >>
<< Pensavo di averlo solo immaginato... pensavo che... non credevo davvero che tu... e invece... sei riuscito a trovarmi. >>
<< E’ la cosa che mi riesce meglio. Io... >>
<< Me lo ricordo.>> spinta da chissà quale arcana forza, era riuscita a confessarglielo fissandolo di nuovo negli occhi, e il suo blu profondo la avvolse, facendole dimenticare ogni cosa, la sua missione, dove si trovavano il quel momento, il destino che gravava su di loro, il sole di mezzanotte, tutto.
Vide gli occhi di Shade spalancarsi per lo stupore e poi d’improvviso farsi più scuri mentre premeva di più il suo corpo contro il suo, e lasciava che per qualche secondo il suo sguardo si posasse sulle sue labbra.
Di riflesso Rein non poté evitare che la lingua le scivolasse appena sul labbro inferiore percependo il sapore dell’acqua di mare e del sangue, e purtroppo bastò quel gusto a ricordarle che non erano ancora in salvo, che erano in pericolo, in estremo pericolo e che dovevano cercare di andarsene il prima possibile, che non avevano tempo, non potevano rischiare di farsi scoprire.
Provò a muoversi, ma le sue gambe erano ancora troppo deboli, la stretta di Shade così forte e sicura intorno a sé, i suoi occhi così belli, e le sue labbra sempre più vicine... più vicine...
<< Lo ricordo anche io... >> gli sentì sussurrare, prima di chiudere gli occhi e percepire il suo respiro caldo sul viso, sulla bocca.
L’urlo spaventato di una donna li strappò dall’incantesimo in cui erano caduti, e Rein riaprì gli occhi e balzò via dalla presa di Shade, guardandosi in giro sgomenta.
<< Che cos’è stato? >> gli chiese il ragazzo, una mano ancora stretta sulla sua spalla, per fortuna non quella su cui Calipso aveva così gentilmente inferito.
La sedicenne non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che uno stormo di enormi corvi planò sopra le loro teste, nella direzione opposta dall’urlo della sconosciuta, così tanti che se avessero voluto avrebbero potuto oscurare il sole.
L’urlo spaventato di poco prima risuonò alle loro spalle, e più per abitudine che per altro i due wonderiani iniziarono a correre verso quella stessa direzione, accompagnati dallo stridere dei corvi e dal loro impazzito battere d’ali.
Entrarono dentro uno dei sentieri della foresta di altissimi pini e abeti che delimitava la costa, e quasi subito si ritrovarono di fronte una vecchia casa di legno e pietra.
Si acquattarono dietro il tronco di un albero poco distante dal recinto della piccola casa e da lì intravidero quello che sembrava essere un branco di lupi dalla pelliccia nera come la notte accerchiare una donna, non più vecchia di sua madre si ritrovò a considerare Rein.
<< Dobbiamo aiutarla! >> si propose subito Shade, notando la tenebros in difficoltà che con un bastone di legno cercava di spaventare i tre lupi che la circondavano, vicino al recinto dove il cadavere di due piccoli agnellini stavano riversi in una pozza di sangue ancora fresco.
La prescelta lo bloccò per un braccio, prima che Shade potesse sguainare la spada per aiutare la povera donna indifesa << Non intervenire.>> gli disse, gli occhi acquamarina totalmente gelidi e indifferenti nell’osservare la tenebros e i suoi passi incerti, spaventati, che arretravano.
<< Cosa... ma... Rein?! Sei impazzita!? La uccideranno! >> la voce di Shade ora le sembrava distante, lontanissima, mentre senza fare un passo o emettere fiato continuava ad osservare i lupi avanzare, la donna scattare il viso da una parte all’altra, le mani tremanti, il viso paonazzo dalla paura e dalle grida.
Una voce, dentro la testa di Rein, aveva iniziato a sussurrarle parole cattive, parole che non erano sue.
“E’ solo una Tenebros...” diceva la voce, che era fredda e sprezzante proprio come quella di Calipso “è solo un’altra tenebros, un’altra nemica che merita di morire, Rein. Non è compito tuo salvarla. Non è compito tuo salvare per forza tutti. Salvare anche loro. Lasciala morire. Lasciala morire.
<< Sei pazza se pensi che me ne resterò qui fermo a guardare! >> sentì Shade urlarle contro, sottrarsi dalla sua mano e iniziare a correre verso la donna.
<< Ehi! Perché non venite a prendervela con me, cani rognosi! >> sguainò la spada e l’istante dopo gli occhi gialli dei lupi erano tutti rivolti verso di lui, ma le loro espressione, si accorse subito la wonderiana, non erano più affamate e furiose come solo qualche istante prima.
I lupi avevano smesso di ringhiare, nascondendo le zanne e abbassando le orecchie.
Sia Rein che Shade pensarono che fossero quasi terrorizzati.
Ulularono, abbassarono il capo e poi corsero verso la foresta con la coda fra le gambe.
Fu solo a quel punto che la donna lasciò cadere il bastone, e cadde in ginocchio per terra, osservando il giovane principe con grosse lacrime che le solcavano il viso scarno.
<< Grazie agli Dei eravate qui... vi ringrazio io... credevo che mi avrebbero portata via... credevo... >> con mani tremanti si afferrò il grembiule e si asciugò gli occhi, singhiozzando.
<< Hanno mangiato le mie pecore... tutte... e ora erano venuti per me... lo so che erano venuti per me... >>
<< Mi dispiace. Sta bene? E’ ferita? >>
Con sguardo gelido, la prescelta osservò il ragazzo avvicinarsi alla donna, e aiutarla a mettersi in piedi, la spada già nuovamente riposta nel fodero al suo fianco.
La spada.
<< No, ragazzo, no. Sto bene. Sto bene. Grazie a te. Gli Dei sono stati clementi e ti hanno mandato ad aiutarmi. Mi hai salvato la vita.>> la donna era sconvolta, aveva lo sguardo vacuo di chi non dorme da giorni, le labbra secche e viola, ed era così magra che sembrava essere fatta di sole ossa.
“Questa gente sta morendo” pensò con rammarico, osservando ancora la tenebros singhiozzare e stritolare fra le mani il suo povere grembiule sporco. “Anche la gente dei villaggi di Spazio stava male... molti posti erano stati bruciati e razziati... è vero... ma questo è diverso... questa donna sembra essere già... morta.”
Si voltò verso Rein, perché non era mai stato bravo come lei a consolare qualcuno o a scambiare parole di cortesia, ma la ragazza stava osservando la donna come se si aspettasse che da un momento all’altro potesse trasformarsi in un Demone Oscuro e ucciderla.
Le mani le tremavano per lo spasmo di stringerle troppo forte lungo i fianchi e gli occhi chiari parevano iniettati di sangue.
Il contrasto fra la sua pelle pallida e i capelli neri, spaventò Shade più di tutte le Ombre nere che fino a quel momento aveva visto.
La Rein che aveva stretto fra le braccia solo pochi minuti prima era di nuovo svanita, persa dentro la nebbia del suo Labirinto.
Con sospetto la vide portare una mano al suo ciondolo e aprire le labbra come per pronunciare qualcosa, ma il suo tentativo andò a vuoto, perché l’attimo dopo cadde a terra svenuta fra l’erba, come se una forza misteriosa le avesse d’improvviso risucchiato ogni energia.
<< NO! >> Shade riuscì ad afferrarla prima che sbattesse la testa al suolo e la donna accorse ad aiutarlo, spostando i capelli scuri dal viso provato della giovane.
<< Oh, poveretta, che cosa le è successo? Ha la fronte così calda... >>
<< Come?! >> il panico lo colpì come un pugno dritto allo stomaco e subito la sua mano imitò quella della tenebros, portandosi ad accarezzare la fronte di Rein.
“Scotta... è malata... ”
 << Presto, portala dentro, ragazzo! Le preparerò un brodo caldo e sposteremo il giaciglio vicino al fuoco. Su, su, fa presto! >>
Shade, la testa pesante e il cuore spezzato, osservò gli occhi scuri della donna, poi il corpo di Rein svenuto fra le sue braccia e infine la piccola casa di pietra alle sue spalle.
Non avevano altra scelta, proseguire con Rein in quello stato sarebbe stato troppo rischioso.
Senza quasi riflettere si ritrovò a stringere la mano della donna in segno di riconoscenza e ad annuire.
La tenebros gli sorrise aiutandolo a trasportare la principessa nella sua dimora.
Shade sperò solo di non aver deciso di abbassare la guardia troppo presto.
 
 
I sentirei fra le foreste non erano mai stati il suo forte, pensò Gon, guardando in alto e cercando di orientarsi seguendo la luce del Sole di Mezzanotte.
<< Mantieni il passo, Fine! Non posso proteggerti se continui a stare dietro di me! >> disse in direzione della ragazza che gli camminava alle spalle, e che cercava in tutti modi di non morire di paura a ogni sussurro, bisbiglio, folata di vento che avvertiva frusciare fra gli alberi.
Le mani strette vicino al petto, e le ginocchia tremolanti, la wonderiana trotterellò agile come una gazzella per riportarsi al fianco del suo nuovo compagno di avventure.
<< Non fare rumore.>> la rimproverò subito Gon, non appena le fu vicino.
Fine mise il broncio << Non ho fatto rumore.>>
<< Hai calpesto un rametto tre passi fa, se io l’ho sentito anche un possibile Tenebros che sta in questa foresta può averlo fatto!>>
<< Aaah, e tu mi stai dicendo queste cose per farmi sentire meglio, giusto? >>
Gon le sorrise, sinceramente divertito, e poi le afferrò una mano incitandola così ad aumentare ancora il passo.
La sua sicurezza e il suo coraggio erano sorprendenti si ritrovò a pensare la giovane, continuando a fissare l’undicenne con la coda dell’occhio.
Il castano non aveva mai tentennato un istante, non sembrava provare alcun minimo timore nel ritrovarsi in mezzo a una foresta sconosciuta, all’interno di un Regno che voleva tutta la sua gente morta.
Fine avrebbe dato via tutta la sua collezione di premi di ginnastica pur di avere anche solo la metà del suo coraggio.
Ed era così giovane... com’era possibile che un quasi dodicenne potesse essere già molto più temerario di lei?
Sospirando, provò a concentrarsi su qualcos’altro. Ma siccome qualsiasi cose le venisse in mente aveva a che fare con tutti i suoi brutti ricordi relativi a tutte le volte in cui era stata così sfortunata da perdersi dentro una stramaledetta foresta, provò a spezzare la tensione provando a riaccendere la conversazione.
<< Allora... ricapitoliamo un’ultima volta... >> iniziò e, sopprimendo una risatina, vide Gon alzare gli occhi al cielo, lanciando qualche maledizione sotto voce.
<< Tu sei un Lunos. >>
<< Un Lumos, Fine.>> aveva smesso di chiamarla principessa probabilmente quando si era reso conto che lei di principesco non aveva proprio un bel niente, neanche un singolo capello.
<< E provieni da un Regno parallelo al mio, chiamato Regno della Luce.>>
<< Spazio. Regno della Luce in teoria è come dovrebbero chiamarlo i Wonderiani.>>
<< E siete in guerra con un altro Regno parallelo chiamato Regno Tenebroso.>>
<< No. No. Per tutti gli Dei... si chiama Regno di Tempo o Regno delle Tenebre, ed è abitato dai Tenebros.>>
<< D’accordo. D’accordo. E perché siete in guerra con loro? >>
A Fine sembrò che una nube improvvisa avesse appena oscurato tutta la solarità del viso del ragazzino, rendendo i suoi occhi grigissimi come nubi cariche di piogge temporalesche.
<< E’ per colpa di Zoroastro, o Astro Re di questo Regno. Ci odia e vuole distruggerci. Vuole Spazio per sé.>>
Era una spiegazione semplice e al quanto lapidaria, una di quelle che di solito i generali fornivano ai soldati che osavano chiedere il perché dovessero seguire degli ordini senza senso.
Fine puntò lo sguardo verso terra, sentendo il dispiace e il nodo del pianto in gola.
<< Perché fa questo? >>
Saette infuocate parvero di nuovo rianimare lo sguardo cupo del guardiano, che scosse la testa e alzò le spalle come se volesse scrollarsi di dosso quell’alone cupo che Fine aveva risvegliato.
<< E chi lo sa? E’ pazzo. E’ malvagio. Ha spezzato il Sigillo della Barriera Magica... Nessuno era mai arrivato a tanto.>>      
La wonderiana si ritrovò a stringere più forte la presa fra le sue dita, ritrovandole inaspettatamente molto diverse da quelle che un ragazzino di soli undici anni dovrebbe avere.
<< Che vuoi dire? >> non poté evitare di chiedergli ancora, anche se ormai aveva capito che stava camminando in un terreno particolarmente difficile per lui.
Gon si permise un lungo respiro prima di risponde, i suoi occhi grigi ora puntati dritti in quelli color lampone di Fine.
<< Sai perché nessuno prima di lui aveva provato a spezzare il Sigillo della Barriera che divideva Spazio da Tempo? >>
Fine non ricordava che lui glielo avesse detto ma, per sicurezza, rispose << Ehm... c’è una risposta giusta a questa domanda? >>
Avanzando verso il sentiero della foresta, Gon ricontrollò ancora una volta la loro posizione alzando gli occhi verso il cielo.
Non restava loro molto tempo, ormai, ben presto il Sole sarebbe calato e l’oscurità li avrebbe avvolti. Fin quando si trovavano su Tempo mentre era “giorno” Gon non avrebbe avuto difficoltà a sbarazzarsi di Tenebros che non potevano usare i loro poteri, ma una volta che fosse tornata la notte...
Non volendo soffermarsi su quell’eventualità, preferì rispondere alle domande scomode di Fine.
<< Per spezzare il Sigillo ci vuole un pegno di sangue. Un sacrificio umano. Ma non di una persona qualunque. Colui che spezza il sigillo magico deve sacrificare la persona da lui più amata al mondo.>>
La principessa avvertì chiaramente ogni singola goccia di sangue nelle sue vene gelarsi per il terrore.
Si bloccò, il respiro incastrato in gola, gli occhi spalancati e orripilanti fissi sulla nuca del Lumos.
Gon si voltò a guardarla tenendo però lo sguardo rivolto verso il basso, la mascella serrata, le spalle rigide.
“Non può essere vera una cosa del genere... no... avrò di sicuro capito male... questo è... va oltre ogni cosa... la persona più amata... non è possibile...” pensò la ragazza, aprendo e chiedendo le labbra più volte prima di trovare la forza per chiedere nuovamente a Gon << Mi stai dicendo che... il Re di questo posto ha ucciso la persona che più amava solo per invadere il tuo Regno? >>
Il castano annuì, e Fine si sentì come se una voragine oscura si fosse appena spalancata non sotto ma davanti a lei, versandole addosso tutta l’oscurità del mondo. Tutto il male degli uomini.
<< È... questo è... terribile... >> balbettò, cercando disperatamente lo sguardo del ragazzino, una spiegazione a quella follia.
“In quale inferno sono capitata?” non poté fare a meno di chiedersi.
Gon si morse il labbro inferiore, per poi tirarla verso di lui per proseguire il cammino, evitando ancora di guardarla.
<< E’ peggio di terribile... >> le rispose dopo un po’, la voce così dura e fredda che non pareva affatto quella del ragazzino allegro con cui aveva chiacchierato su Wonder << E’ imperdonabile. >>
<< Chi mai potrebbe fare una cosa del genere? Quale genere di persona potrebbe mai arrivare a tanto? >>
Fine aveva bisogno di comprendere contro quale mostro stesse lottando questa volta e se davvero lei e tutti gli altri potessero avere qualche possibilità di vittoria, prima che quella voragine che aveva appena intravisto li inghiottisse.
Solo allora Gon si voltò a fissarla, e nei suoi occhi la principessa vi lesse un odio così profondo, così radicale da lasciarla senza respiro << Qualcuno che non ha più un’anima.>>
 
****
 
Quando Castel ritrovò il Libro, bianco e aperto su una pagina a caso lungo il corridoio del primo piano del palazzo, era già troppo tardi.
Non solo Gon era svanito nel nulla, ma per qualche strana ragione insieme a lui era scomparsa anche la principessa Fine del Regno Solare.
Come se non bastasse, numerose guardie erano state trovate tramortire, segno che la sua prima intuizione era stata quella giusta, qualcuno si era veramente intrufolato di nascosto dentro il castello.
In quel momento, però, il problema era un altro. Senza le prove per dimostrare ciò che pensava fosse accaduto, per i wonderiani era stato facile rigettare tutta la colpa su di lui.
Secondo il pensiero del comandante Rod era stato Gon –un ragazzino logorroico di undici anni – a rapire la principessa Fine –una ragazzina che era stata in grado di cacciar via un maledettissimo Demone Oscuro vestita in abito da sera! - e ad aver fatto del male alle guardie.
Castel aveva ascoltato tutta la sua accusa accasciato su una sedia dentro lo studiolo della Regina, il Libro stretto fra le braccia come unico ancoraggio per non sprofondare nella disperazione.
“Gon... ho perso anche Gon... come faccio adesso? Come farò senza di lui?”
Da quando Allison aveva trovato quel piccolo moccioso orfano lungo la riva del fiume, Castel non ricordava un solo giorno in cui Gon non era stato al suo fianco.
Lui, Allison e Ambra lo avevano cercato per così tanto tempo, il quarto guardiano e invece, come al solito, era stato Gon a sorprendendoli, trovandoli per primo.
E adesso lo aveva perduto, aveva perduto Gon e... aveva promesso ad Allison che avrebbe sempre vegliato su di lui, che lo avrebbe protetto, dai Tenebros, dal suo passato, e invece lo aveva perso, lo aveva perso...
<< Castel... >> sobbalzò, sentendo la leggera pressione della mano di Mirlo sulla sua spalla.
Quando alzò il viso per guardarla, e si scontrò con i suoi occhi preoccupati e feriti, gli sembrò che una parte dentro di lui si spezzasse, un argine che aveva eretto affinché la fiumana delle sue emozioni non lo travolgesse dal momento in cui Shade era scomparso, probabilmente morto.
L’argine adesso stava cedendo, e faceva così male che il Lumos provò l’insano desiderio di aggrapparsi alla mano della principessa per non annegare nel suo stesso dolore.
La sua mano era così calda, stretta fra le sue, piccola e calda.
<< Gon... >> riuscì solo mormorare, stanco e più demoralizzato che mai ora che non soltanto era lontanissimo dalla sua casa e non aveva la minima idea di come ritornarci ma era rimasto anche da solo.
La principessa Mirlo si sedette al suo fianco, e le sue dita sfiorano gentilmente le sue in un gesto di conforto: << Li ritroveremo, vedrai… Shade e Fine e il tuo amico Gon... sono sicura che sono in salvo... >>
Castel si ritrovò a scuotere energicamente il capo, affondando con rabbia una mano fra i capelli << No… non capisci... lui era qui... l’ho sentito… lui... prima mi ha portato via Allison e adesso è venuto per Gon... ed è tutta colpa mia… mia! Se solo... fossi stato più attento... se solo…>>
Lo sguardo di Mirlo si addolcì ancora, e strinse più forte la presa sulle sue dita << Castel io- ... >>
<< Principessa Mirlo! Allontanatevi subito da quel farabutto! La decisione è presa, verrà sbattuto nelle segrete fino a quando non confesserà dov’è che il suo amichetto ha portato la principessa Fine e perché!>> l’uomo si avvicinò per afferrarlo per il braccio e tirarlo su, ma la castana fu più svelta mettendosi in mezzo ai due.
<< Aspettate un secondo, comandante! Castel non c’entra nulla con tutto questo, era con me quando la principessa Fine è scomparsa!>>
<< Non lo avete capito? Il suo era solo un espediente! Vi ha portata in infermeria per distrarvi e per permettere al suo complice di rapire la principessa del Regno Solare! >>
<< Le cose non sono andate affatto in questo modo. Sono stata io ad insistere per portare qui Castel! Lui non voleva seguirmi e Gon... >>
<< Tutte scuse, principessa! La verità è che questi due ragazzacci vi hanno raggirata fin dall’inizio! >> a quell’accusa Castel vide Mirlo sbiancare e indietreggiare come se fosse stata colpita da una spada all’addome.
Per un istante si voltò nuovamente a fissarlo e c’era incertezza nei suoi occhi color lavanda, e quell’incertezza contribuì a devastarlo un pezzettino di più.
Nemmeno lei ormai riusciva più a fidarsi di lui.
Del resto, perché avrebbe dovuto?
Aveva fallito nel proteggere Allison, adesso aveva perso Gon...
Quella sciocca principessa avrebbe fatto benissimo a rassegnarsi e smetterla di fissarlo come se fosse chissà quale sottospecie di eroe, perché non lo era.
Non lo era affatto.
<< Ehi tu... >> nel suo mare di autocommiserazione sentì qualcuno tirargli delle ciocche di capelli: era lo strano folletto che seguiva ovunque la principessa da buffi codini color lampone.
Il folletto lo stava fissando a bocca aperta, lo sguardo rivolto verso il libro che teneva fra le braccia.
<< Dove... dove hai trovato quel libro? >> gli chiese.
A Castel servì qualche istante per ritrovare lucidità mentale prima di rispondergli << Ce l’aveva Shade... qualche ora fa, però, Gon l’aveva ritrovato sulla spiaggia.>>
<< Shade?! >> saltò su il folletto, gli occhi enormi che lo fissavano incredulo.
Castel si limitò ad annuire e allora Poomo aggiunse << Posso vederlo? >>
Non appena lo ebbe fra le piccole mani, il volto del folletto cominciò a dipingersi delle più diverse sfumature di rosso.
<< Per tutti i folletti! >> esclamò così forte da attirare l’attenzione di tutti su di sé.
<< Che ti prende, Poomo? >> gli domandò Mirlo, accostandosi a lui ed evitando di incrociare nuovamente lo sguardo del Lumos, ma il folletto di Fine evitò la sua domanda e con gli occhi che quasi gli uscivano fuori dalle orbite domandò nuovamente a Castel: << Sei sicuro, ma proprio sicurosicurosicuro, che fosse il principe Shade ad averlo? >>
Lo straniero annuì, mentre in mezzo al tumulto di rabbia e senso di colpa che lo stava affliggendo cercò di comprendere per quale motivo il folletto stesse facendo tutto quel baccano per quello stupido libro, mentre invece avrebbe dovuto preoccuparsi del fatto che un Tenebros era appena stato a palazzo e i suoi amici erano scomparsi!
<< E ti ricordi se Shade ha detto qualcosa a riguardo... dove l’ha trovato ad esempio…? >> continuò ancora Poomo, sempre più rosso in volto, e se avesse continuato a urlargli ancora in faccia a quel modo, si ritrovò a pensare Cast, probabilmente la sua testa gli sarebbe esplosa.
<< Ha detto di averlo trovato in una biblioteca, e che quel libro era magico… infatti è stato quel libro a portarci qui su Wonder... >> capì di aver detto la cosa sbagliata quando la faccia del folletto da rossa passò direttamente al viola.
<< Che significa... quel libro vi avrebbe portato su Wonder? >> si aggiunse allora la voce confusa e pacata di Mirlo, catturando l’attenzione anche della madre e del comandante Rod che fino a quel momento avevano preferito ignorare gli strepiti del folletto – forse perché c’erano abituati – per discutere sulla disposizione di nuove squadre di ricerca per catturare Gon e salvare la principessa Fine.
<< Si giusto… >> si intromise però a quel punto Rod con una risata sprezzante, la sua voce da orco tuonò per tutta la sala così forte che allo spirito spezzato di Castel sembrò rimbombargli fin dentro le ossa << adesso vuole farci credere che vengono da chissà quale pianeta... >>
<< Non da un altro pianeta... >> bisbigliò Poomo, in un tono così basso che solo Castel e la principessa Mirlo riuscirono a sentirlo.
<< Se non da un altro pianeta allora... >> sussurrò a sua volta Mirlo, continuando a lanciare occhiate confuse in direzione del suo ospite.
Gli occhi di Castel invece erano fermi sullo sguardo sempre più consapevole del piccolo folletto, che volteggiava in aria proprio di fronte al suo viso.
Dalla luce sconvolta che emanavano i suoi occhi violetti, capì la verità.
“Lui sa...” pensò, non preoccupato quanto avrebbe dovuto ma accettando la cosa con estrema e sconsolata rassegnazione.
“Ha capito chi sono.”
Nel momento stesso in cui abbassò gli occhi verso il basso, incapace di sostenere ancora lo sguardo sempre più consapevole del folletto, quest’ultimo ritornò ad osservare il libro dalla vecchia e usurata copertina che teneva ancora fra le mani.
Per un attimo, un ricordo confuso balenò nella mente di Poomo, quello di due bambine gemelle, principesse del regno solare.
Una aveva capelli rosa e occhi gentili, e aveva compiuto un sacrifico mortale per salvare il mondo.
L’altra invece... perché non riusciva a ricordarla? E perché quei ricordi sembravano essergli riaffiorati solo adesso, mentre stringeva fra le mani il Libro di Prominence che soltanto fino a qualche secondo fa aveva dato perduto per sempre?
Quando insieme a Boomo e a Fine avevano provato a evocarlo, lo scrigno che lo conteneva si era rivelato essere vuoto e per mesi Poomo si era chiesto come fosse possibile, chi avesse potuto prendere o addirittura rubare il Libro di Prominence se l’incantesimo di evocazione era uno dei più difficili che esistevano e, soprattutto, se era necessaria la presenza di una discendente della stessa Prominence per farlo?
E invece, per tutto quel tempo, era stato nelle mani di Shade, un figlio della Luna, un principe che sembrava anch’esso scomparso nel nulla fino a solo quella mattina quando era sbucato fuori accompagnato da quei due bizzarri stranieri dallo strano accento.
Qualcosa nei loro modi lo aveva da subito messo in guardia, anche se non aveva mai dubitato di loro, non dopo che avevano aiutato la principessa Fine a sconfiggere i mostri delle Grotte di Inumi.
Eppure, c’era qualcosa in loro, nel loro strambo modo di parlare che gli sembrava familiare, come il ricordo di un sogno che però sbiadisce non appena ti svegli.
Assorto nei suoi pensieri, Poomo iniziò a sfogliare velocemente una dopo l’altra tutte le pagine bianche del libro.
“Il gioco delle ombre” sentì sussurrare, avvertendo il cuore balzargli in gola.
Se non fosse stato totalmente assurdo, avrebbe giurato che fosse stato proprio il Libro a parlargli, usando una voce antica e potente, la stessa voce che alimentava i poteri che Poomo sentiva scorrergli nelle vene.
“I Folletti della Luce...” bisbigliò ancora la voce, ancora e ancora man mano che Poomo continuava a sfogliare le pagine, rimbalzandogli nelle orecchie come un eco lontana che continuava a ripetersi nella sua mente “I Folletti della Luce...I Folletti del Buio... e il gioco delle Ombre...”
Alla fine, il libro gli scivolò via dalle piccole mani aprendosi su una pagina vuota a caso quando sbattette a terra.
“Il gioco delle Ombre, Poomo. Te lo ricordi?”
Riconobbe la voce e, con sguardo incredulo e spaventato cercò quello dello straniero che sedeva stravolto a solo un passo da lui, intuendo, anche se non sapeva di preciso come, che anche lui avesse sentito l’eco di quel richiamo lontano.
“Nelle nostre vene scorre lo stesso tipo di magia...” capì in quel preciso momento “La magia della Luce”.
<< Dieci i regni in cui poter viaggiare...>> gli recitò in un bisbiglio e vide un muscolo della sua mascella serrata guizzare per la tensione, prima che il ragazzo si decidesse ad annuire in risposta, con fare quasi solenne.
Poomo sentì uno strano brivido percorrergli il corpo, qualcosa di freddo e oscuro penetrargli fin dentro le ossa.
Non era Castel, però, a dargli quella terribile sensazione, ma era ciò che lo sguardo del giovane straniero gli stava comunicando in quel momento, uno sguardo che parlava di sangue e di guerra e di orrori ben più grandi dei mostri che avevano fino ad ora affrontato.
A quel punto, non gli rimase altro che raccogliere da terra il leggendario Libro di Prominence, stringerselo contro più forte che potette, prima di rivolgersi alla Regina.
<< Maestà, >> iniziò, deglutendo un boccone più amaro del fiele che gli bruciò in gola come veleno << temo che sia arrivato il tempo di convocare un Alto Consiglio Straordinario di tutti i Regnanti>> sentenziò, quasi non riconoscendo la voce baritonale che venne fuori dalle sue labbra.
Aveva sbagliato tutto sin dall’inizio… ma certo… come aveva fatto a non capirlo subito?
Prima l’indebolimento della Benedizione del Sole, poi questo… aveva tutti gli indizi davanti agli occhi e, per paura o per stupidità, aveva deciso di ignorarli, e forse, adesso che sia Fine che Rein erano perdute, forse adesso era già troppo tardi, troppo tardi per tutti loro.
Dieci erano i Regni di Wonder... non sette... dieci Regni divisi dal gioco delle Ombre…”
 
 
 
 
N/A: Ta-daaam! Sono tornata! So che molti speravano di essersi liberati di me, ma così non è. Perciò fingiamo che sia passato pochissimo tempo dal mio ultimo aggiornamento e che ci sia ancora qualcuno in questo fandom che ancora si ricordi della mia storia.
Questo capitolo è stata scritto molto tempo fa, ma per una ragione e per un’altra non sono mai riuscita a terminarlo in maniera decente, e quindi a decidermi di pubblicarlo. L’altro giorno però, mi sono imbattuta in una serie tv le cui dinamiche fra i due protagonisti mi hanno ricordato Rein e Shade e i bei giorni andati in cui erano un’adolescente che fantasticava sulla Blue Moon... e quindi eccomi ancora qui!
Questo capitolo mi è servito principalmente come transito per far arrivare tutti i personaggi dove voglio io, ossia nel Valico Cime di Tempeste che altro non è che un punto infranto della barriera fra i due regni dove è possibile spostarsi da Tempo a Spazio.
Avevo scritto i dialoghi fra Rein e Shade molto tempo fa, cercando di far vedere come, in fondo, le loro dinamiche siano sempre le stesse, anche se Rein non è più la ragazza spensierata di un tempo e anche se Shade si è un po' stancato di giocare al gatto e al topo con lei.
La Rein di questo capitolo è una Rein molto provata e stanca per tutte le battaglie che ha combattuto (e ha pure ragione, povera ragazza!), ma è anche una Rein più oscura, una Rein che, forse per la prima volta nella sua vita, ha visto qualcuno in difficoltà e non è corsa ad aiutarlo. Perché? Che cosa le sta succedendo? Sono domande a cui anche lei stessa dovrà cercare di trovare una risposta...
Intanto, Gon è costretto a dare delle spiegazioni a Fine che finalmente viene anche lei a conoscenza della guerra fra Tenebros e Lumos e comprende che cosa siano i “mostri” che di recente hanno iniziato a mostrarsi su Wonder. Esplorare il rapporto fra due personaggi uguali e, al tempo stesso, diversi come Gon e Fine è la cosa che più mi ha divertita mentre scrivevo, tra l’altro *_*
Poi abbiamo anche il ritorno di Lady Dark che ha un piano malvagio in mente come al solito, senza però sapere che sulla sua strada sta per incontrare il nostro Terence, il quale non la ama particolarmente molto per svariate ragioni che si scopriranno in seguito.
Il paragrafo iniziale è un flashback che spiega come Gon sia venuto in possesso del suo prezioso pugnale dalla lama nera, quello che sembra aver condotto poi Shade alla spada ritrovata dentro il Labirinto di Nebbia. Mentre, nell’ultimo paragrafo, ci troviamo invece di nuovo su Wonder con un Castel che si ritrova completamente da solo, in mezzo a gente sconosciuta a dover reggere una situazione più che complicata, divorato da (ingiustificati) sensi di colpa, mentre Poomo avrà una rivelazione importante che finalmente farà scendere in campo anche tutto il versante Wonder e non solo.
Che dire? Un capitolo molto allegro insomma ^_^”
Spero comunque che vi sia piaciuto e che ci sia ancora qualcuno lì fuori che voglia condividere i suoi pareri su questa storia con me! 
Alla prossima,
BellaLuna

 

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