Take my hand, past the clouds we'll find the stars

di SweetPaperella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita che cambia ***
Capitolo 2: *** August Booth ***
Capitolo 3: *** Articolo di giornale ***
Capitolo 4: *** La zia d’italia ***
Capitolo 5: *** Affrontare la realtà ***
Capitolo 6: *** Preparativi ***
Capitolo 7: *** Sempre un passo avanti ***
Capitolo 8: *** Il momento sbagliato ***
Capitolo 9: *** Occhi ***
Capitolo 10: *** La fuga ***
Capitolo 11: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 12: *** Una trappola ben organizzata ***
Capitolo 13: *** Malessere ***
Capitolo 14: *** Home sweet home ***
Capitolo 15: *** La verità é figlia del tempo ***
Capitolo 16: *** Appuntamento sotto copertura ***
Capitolo 17: *** Sotto osservazione ***
Capitolo 18: *** Il nemico in casa ***
Capitolo 19: *** Hailey ***
Capitolo 20: *** Come una fotografia ***
Capitolo 21: *** Gelosia ***
Capitolo 22: *** Sorelle ***
Capitolo 23: *** L’invadenza del papà ***
Capitolo 24: *** Un pomeriggio in atelier ***
Capitolo 25: *** Matrimonio con sorpresa ***
Capitolo 26: *** Take my hand, past the clouds we'll find the stars ***



Capitolo 1
*** La vita che cambia ***




Capitolo uno - La vita che cambia 


È notte fonda, alla centrale dello sceriffo c’è un grande trambusto. Due persone litigano animatamente. Uno dei due è lo sceriffo, August Booth. L’altro è evidente che lo sceriffo lo conosce bene, ma stranamente non ha mai fatto il suo nome, come se gli facesse schifo solo pronunciarlo. 
Il secondo, ha una pistola in mano. Anche Booth ne ha una, ma non ha nessuna intenzione di usarla, non senza un motivo preciso. Lui è stato addestrato per sparare solo per legittima difesa o per difendere l’incolumità di altre persone. Ora apparentemente non c’è un motivo specifico, sa bene che colui che ha davanti non sparerebbe mai. 
Ma non sa quanto si sbaglia. Soprattutto mai voltare le spalle al nemico, pur conoscendolo bene. 
August Booth ha decisamente sottovalutato il problema e prontamente si ritrova con una pallottola nella schiena che lo fa accasciare a terra inerme, ne giunge poi un’altra per dargli il colpo di grazia. Il killer non vuole che lui sopravviva è chiaro ormai, solo così potrà avere la sua vendetta, per la vita da miserabile che gli ha fatto condurre fino a qualche anno fa. 
Ha studiato alla perfezione ogni dettaglio, non si è mai tolto i guanti per non lasciare traccia e, se ne va nel cuore della notte, bene coperto da un impermeabile nero, in modo che nessuno possa vederlo, la macchina non é sua, l’ha noleggiata, in modo da porter lasciare il confine senza problemi e tornare alla sua vita di tutti i giorni, dalla sua meravigliosa fidanzata, che pensa che sia fuori città per lavoro. 
August Booth esala l’ultimo respiro scandendo una sola parola o meglio un nome: “Lucy”, purtroppo nessuno può sentirlo. 



Come una mattina a casa Jones, la sveglia suona puntuale alle 6:30 del mattino, ma non è una sveglia come tutte le altre, è una sveglia di nome Hope, la monella di casa, che ha abitudine a svegliarsi presto e correre nel lettone dei suoi genitori per svegliare anche loro. Non c’è giorno, festività che tenga, lei ogni giorno alla stessa ora fa il suo ingresso nella stanza dei suoi genitori, saltando sul letto. 
Ovviamente, sa bene che si prende almeno dieci minuti di coccole tutte per lei, prima che venga anche Henry. Il bambino, che ormai ha nove anni, arriva verso le 7, per farsi fare anche lui le coccole, ma decisamente non riesce a svegliarsi prima, anche perché essendo più grande la sera ci mette anche un po’ di più ad addormentarsi, rispetto ad Hope che ne ha invece tre di anni. 
Ogni mattina il rituale è sempre lo stesso, coccole nel letto e poi colazione tutti quanti insieme, prima di andare a scuola e a lavoro. Henry ormai va alla scuola primaria, mentre Hope va all’ultimo anno di asilo nido, le piace molto andare a scuola, ogni tanto fa i capricci che non vuole lasciare la sua mamma o il suo papà, ma è veramente raro, anzi spesso quando è il momento di tornare a casa si arrabbia e non vuole mai venire via. Emma non ha mai provato l’ebrezza di essere accolta in asilo nido da sua figlia, come fanno gli altri bambini che corrono verso le loro mamme felici. Hope al contrario fa finta di non vederla. Solo quando a prenderla è sua nonna Regina, allora corre felice verso l’ingresso. La piccola ha un debole per sua nonna e Regina ha a sua volta un debole per la sua nipotina. Ma Hope ha anche un rapporto stupendo con sua mamma e suo papà. Con Emma passano tanti pomeriggi insieme al parco, in casa ad inventare ogni tipo di gioco. Con Killian è lo stesso. Le giornate passate in famiglia, ovvero Emma, Killian, Henry e Hope sono le più belle.
Si può dire che Hope è davvero una bambina fortunata. Anche suo fratello Henry l’adora e farebbe qualsiasi cosa per lei. 
Scendono tutti e quattro a fare colazione, una volta terminate le coccole nel lettone. Killian apparecchia la tavola, Emma cucina pancake e prepara la macchinetta del caffè. Mentre Henry si versa il latte e lo versa anche a sua sorella Hope, mettendole un po’ di polvere di cacao, come piace a lei. 
Il ragazzo vedendo che i due bambini sono impegnati a fare colazione, si avvicina alla sua meravigliosa fidanzata e le bacia il collo, stringendola da dietro.
«Stamattina sei più bella del solito, love.»
«Ti devi far perdonare forse qualcosa, Jones?» risponde lei ridendo e voltandosi per guardarlo negli occhi. 
«Per farti un complimento devo per forza aver combinato qualcosa?» ribatte prontamente fingendosi offeso.
«Non lo so, dimmelo tu.» risponde ancora. Intanto gli ha messo le braccia intorno al collo. Nel vedere la sua espressione finta offesa, non riesce a non ridere ancora più sonoramente, avvicinandosi alle labbra del suo bel pirata per baciarlo. A parte un bacio a fior di labbra che si sono scambiati nel letto prima di scendere in cucina, non ha ancora preso la sua dose di baci mattutina e ne ha assolutamente bisogno. Per Killian é lo stesso, infatti, intuendo le sue intenzioni, la bacia spingendola un po’ verso il lavandino e i fornelli, facendo combaciare i loro corpi alla perfezione.
«Potete baciarvi quando non ci siamo noi presenti? Io per giunta ho fame.» é Henry a far allontanare prontamente i due, i quali si, forse si erano lasciati prendere un po’ la mano. Inoltre, Henry reclama i suoi pancake, i quali per fortuna non si sono bruciati. Emma ha avuto l’accortezza di spegnere il fuoco prima di lasciarsi trasportare dal bacio.
«Bacio, bacio, bacio.» Hope batte le manine sul tavolo, dopo ciò che ha detto Henry, ridendo furba e felice. È già vestita per andare a scuola, ha una maglietta verde e i codini ai capelli, che la fanno sembrare ancora più monella di quello che già non é. La spilla a forma di stella, che ha attaccata sulla maglia, é la stella del vicesceriffo, che la bambina ha fatto con la sua mamma. Ora finge sempre di essere anche lei un agente di polizia, con la precisione il vicesceriffo Hope Jones. Imita la sua mamma in tutto e per tutto.
«Io sono il vicesceriffo Hope Jones, ordino i panteik, per me e Hetti.» dice con la sua vocina di bambina, facendo scoppiare a ridere di gusto i suoi genitori e anche il fratello.
Si siedono anche loro a fare colazione. Emma in realtà non ha molta fame. Si è svegliata con una strana sensazione di malessere e non riesce a spiegarsi che cosa possa essere. Cerca di scacciare quei pensieri, concentrandosi sulla sua famiglia. Su Killian, Henry e Hope che ogni volta le rallegrano la mattinata, anche se inizia sempre all’alba. 
Ogni lunedì mattina, è Emma ad accompagnare Henry e Hope a scuola, perché Killian ha da fare spesso con Regina in quel giorno, ci sono quasi sempre nuovi casi e poi ormai è diventata una sorta di routine che sia lei a portarli, visto che spesso è proprio lui invece a farlo. Lascia prima Henry e poi porta Hope, ma quella mattina, proprio come accade qualche volta, la bambina non vuole lasciare andare via la sua mamma. Forse ha avvertito che Emma non si sente molto bene, in effetti quella mattina si è svegliata con una sensazione strana, anche se non si è riuscita a spiegare a che cosa possa essere collegata. É solo una sensazione negativa, che non riesce a togliersi. Hope, sicuramente ha avvertito che sua mamma é tesa e quindi, di conseguenza non vuole che vada. Lo fa spesso, quando avverte tensione in famiglia, magari dopo una litigata tra lei e Killian. 
«Amore, la mamma deve andare a lavoro, ma ti prometto che vengo a prenderti presto e personalmente okay? Tu vai a giocare con i tuoi amichetti e divertiti tantissimo. Io torno prima che tu possa solo immaginare.» le dice dandole un bacio e abbracciandola un’ultima volta, sa che non deve preoccuparsi e farsi vedere a sua volta spaventata dal fatto che non voglia entrare, deve essere naturale e dirle che si divertirà e che lei presto, presto, la tornerà a prendere. Hope non è convinta, ma si lascia ugualmente portare dentro alla stanza dei giochi dall’educatrice. Emma prima che lei possa vederla preoccupata, esce per andare a lavoro. Ma la sensazione negativa, ancora una volta si impadronisce di lei stessa. Arriva alla macchina con il cuore che le batte forte, deve quasi appoggiarsi al suo maggiolino, quando ha quasi un mancamento. Respira profondamente e cerca di riprendere fiato, mettendosi alla guida solo quando si è totalmente ripresa. Direzione ufficio dello sceriffo. Ha molto lavoro da sbrigare ed é anche leggermente in ritardo.
Una volta parcheggiata la macchina, al solito parcheggio vicino all’ufficio, si avvia verso di esso. Si rende conto ben presto che è ancora chiuso e si stupisce che August non sia ancora arrivato, di solito é sempre super puntuale. A volte, fanno a gara a chi arriva prima e chi perde paga il caffè. Stavolta mi sa proprio che dovrà essere lui a offrirglielo.
Apre la centrale e accende la luce, accorgendosi subito che ci sia qualcosa che non va. Poco dopo infatti, trova lo sceriffo, nonché il suo amico, August Booth a terra. Si precipita verso di lui e nota il sangue che si è espanso lungo la sua figura, lasciandolo senza vita.
August Booth, il suo amico August, il suo capo, il suo mentore in questi anni, é morto. 
Non riesce a piangere, non riesce a muoversi, non riesce a urlare. É come se tutto improvvisamente si fosse fermato, se anche il suo cuore avesse smesso di battere, nell’esatto momento in cui ha trovato il corpo dell’uomo. Mille pensieri invadono la sua mente, chi possa essere stato, perché. Chi voleva morto il suo mentore, il suo amico, lo sceriffo di Storybrooke, un nuovo rispettato e ben voluto da tutti. 
Si sente mancare l’aria e deve appoggiarsi alla scrivania per cercare di regolarizzare nuovamente il respiro. Di nuovo quell’orribile sensazione che le stringe il cuore e solo ora si     rende conto del motivo per cui si è sentita così sin da quella mattina. 
Solo quando riesce a riprendersi un attimo, decide di chiamare il commissario della centrale limitrofa, che spesso li ha aiutati per i casi più complessi e per il caso Gold/Peter Pan, in particolare modo. 
Il commissario le dice che arriva subito e intanto di avvisare lei la moglie dello sceriffo, che sicuramente vuole sentire la notizia da una voce amica, invece che da un perfetto estraneo. 
«Tu stai bene, Emma?» sentendo la sua voce scossa, ma anche conoscendo il rapporto che la ragazza ha con il suo capo, un rapporto invidiabile. Immagina che non deve essere stato per niente facile per la ragazza trovare lei il corpo.
«Io... Non lo so.» ammette, guardando nuovamente il corpo senza vita dello sceriffo, ma poi cerca di farsi forza, non può restare in quello stato di shock e cerca di reagire, anche per non mostrarsi debole. 
«Ma ti assicuro che farò di tutto per scoprire chi è stato, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita.» esclama poi determinata, prima di chiudere la telefona e dedicarsi a farne una decisamente più impegnativa. Ad Elsa, la moglie di Booth.


Elsa Booth, lavora in una banca, poco fuori Storybrooke, ogni mattina accompagna la loro bambina a scuola. Va nella stessa scuola di Henry, ma è un anno più piccola. 
Ha da poco preso il caffè con qualche collega prima di iniziare a lavorare, quando sente il suo cellulare squillare. Pensa prontamente che sia suo marito e vorrebbe quasi non rispondere e chiamarlo dopo pranzo, per non perdere tempo con le scartoffie che deve archiviare, ma visto che non lo vede da ieri sera, essendo lui rimasto in centrale tutta la notte per lavoro... Prende il cellulare per rispondere. 
É infatti il numero della centrale di Storybrooke.
Ma la voce non è quella di suo marito. 
È la voce di Emma. La donna capisce subito che ci sia qualcosa che non va dal modo in cui ha risposto, la voce della giovane sembra incrinata.
«Elsa... Io non so davvero come dirtelo, non vorrei darti nemmeno questa notizia... Non al telefono almeno, ma è meglio che ora tu non venga qui, credimi. August é... é morto.» nel momento esatto in cui lo dice alla moglie dell’uomo che è sempre stato il suo punto di riferimento nel lavoro, che l’ha sempre spinta a migliorarsi, le viene da piangere. Cerca però di ricacciare indietro le lacrime, deve essere forte. Lo deve ad August, proprio lui che l’ha aiutata nel periodo in cui voleva mollare il suo lavoro, lui si è preso carico del suo dolore e le ha raccontato il suo, la sua storia, il suo passato e le ha fatto capire che dai propri errori si può imparare e ricominciare. È solo grazie a lui se ad oggi, è vicesceriffo. 
Elsa, nel sentire quelle parole si accascia sulla sedia del suo ufficio, non riesce a credere che sia vero, non può essere vero. Il suo August. L’amore della sua vita. Il padre della sua meravigliosa bambina, Ingrid. Non può essere vero. Non vuole che sia vero. Non può che essere uno scherzo, di cattivo gusto, ma uno scherzo. August, il suo August, con i suoi occhioni azzurri, il suo sorriso sincero e leale, non può essere morto. Le lacrime iniziano a fuoriuscire dai suoi occhi, senza potersi controllare, senza la forza di poter nemmeno parlare. I singhiozzi si fanno sempre più forti, prepotenti, irregolari.
Ed Emma, dall’altra parte del telefono, si sente così impotente, non può aiutare la sua amica, non può dirle nulla che la conforti, perché niente può essere di conforto in un momento come questo. 
«Lo voglio vedere, sto arrivando.» riesce solo a dire poi la donna, chiudendo il telefono.
La giovane annuisce, non vorrebbe farglielo vedere, non vuole che veda suo marito in quelle condizioni, ma non può fermarla. 
Ciò che accade dopo, avviene tutto in un attimo.
Emma, con il commissionario di polizia, dopo aver parlato con Elsa ed Emma averla consolata; provano a mettere insieme i primi pezzi di quel puzzle che sembra non avere né capo né coda. Nessuno dei due riesce a trovare una sola persona che possa avercela con Augusto Booth. Tanto meno sua moglie. Ha ammesso che suo marito fosse un po’ più taciturno del solito nell’ultima settimana, ma aveva giustificato il suo silenzio con un po’ di stress dovuto a lavoro e lei, gli ha creduto. Non avrebbe mai pensato che invece, da lì a qualche giorno sarebbe potuto morire per mani di un pazzo. 
Emma nemmeno si è accorta di nulla, ha notato anche lei che fosse molto tra le sue, ma non erano di certo mancate le loro chiacchierate e i caffè durante la pausa pranzo. Ha semplicemente pensato che fosse stanco e che avesse pensieri per la testa, non necessariamente legati a lavoro. E invece forse stava indagando su qualcosa di personale, qualcosa di segreto in cui non l’ha coinvolta. Qualcosa di pericoloso che gli ha causato la morte.
Ha passato tutto il giorno in centrale, sulla testa sulle scartoffie dei casi seguiti da Booth, alla ricerca di qualcosa, ha anche chiamato Graham per informarlo della notizia e sentire da lui, se in passato ha svolto indagini riservate, pericolose, che l’hanno portato ad avere dei nemici. Ma no. Nulla di davvero interessante. 
Ha passato tutto il giorno in ufficio, tanto che non è andata nemmeno a prendere sua figlia a scuola e ora si sente terribilmente in colpa, perché glielo aveva promesso. L’ha guardata negli occhi e gli ha detto che sarebbe andata a prenderla. E non l’ha fatto. Ha mandato Regina al suo posto. É stata proprio la donna a dirle che sua figlia ci fosse rimasta un po’ male di non vederla in asilo e che per la prima volta, la bambina non le é andata incontro felice di passare il pomeriggio con lei. La prima cosa che Hope ha detto quando sua nonna l’ha presa in braccio é stata: “Mamma?”. Regina é uscita a toglierle il broncio solo offrendole un enorme gelato.
Emma, rientra proprio per l’ora di cena a casa, ma prima che ogni negozio potesse chiudere, si è fermata al negozio di giocattoli per prendere un pensierino per i suoi bambini e farsi perdonare così per la sua assenza di quel giorno, anche se sa benissimo che non è così che potrà rimediare alla sua mancanza, se pur per qualcosa di molto grave.
Una volta che rientra in casa, nota che ci sono proprio tutti presenti. David, Regina, Robin, Mary Margaret, non manca proprio nessuno e deduce immediatamente che hanno intenzione di fermarsi per cena. Non ha molta voglia di avere gente per casa, a dire il vero non ha nemmeno fame, se pur non mangia qualcosa da quella mattina a colazione. Ha lo stomaco chiuso e non è nemmeno dell’umore adatto per intrattenersi per una cena di famiglia, ma sa benissimo che se sono tutti lì è per farle sentire la loro vicinanza. Lo apprezza davvero e quindi, solo per questo fa lo sforzo di mostrarsi propensa ad averli intorno. 
Saluta tutti e poi prontamente si avvicina alla sua bambina, inginocchiandosi vicino a lei.
«Ehi cucciola, mi dispiace se oggi non ti sono venuta a prenderti a scuola, ho avuto tanto da fare a lavoro.» le dice dolce, stringendola a sé. Hope abbraccia a sua volta la sua mamma felice di vederla e affonda il suo visino nel collo di Emma. La ragazza prontamente la stringe più forte, respirando a sua volta il profumo delicato della sua piccolina, che ogni volta la fa sentire meglio. 
«Per farmi perdonare ti ho portato una cosa.» le porge un pacchetto che tira fuori dal sacchetto del negozio di giocattoli. Ha capito dal modo in cui l’ha abbracciata che la sua bambina non l’ha con lei se non ha mantenuto la promessa, ma sa che la farà ancora più felice.
La bambina prontamente lo scarta e appena vede la Barbie che tanto desiderava, abbraccia nuovamente la sua mamma e poi subito si rivolge al suo fratello maggiore.
«Guarda Hetti, mammina mi ha regalato Barbie pincipessa.» mostrandola fiera.
Emma ride, é la prima risata della giornata da quando ha scoperto di August.
Si rivolge poi al suo ometto più grande.
«Ehi ragazzino, ho una cosa anche per te.» porgendoli un pacchetto rettangolare ed Henry capisce subito che si tratta di un libro. Lo apre e nota che è proprio il libro che ha chiesto di voler leggere. É un gran lettore e con il tempo questa sua passione é aumentata ed Emma, é ben felice di regalargli libri.
«Non dovevi mamma, io so perché non sei potuta stare con noi oggi pomeriggio. Mamma Regina mi ha detto di August, mi dispiace tantissimo.» l’abbraccia forte ed Emma ora sente le lacrime rigarle il viso, ma ancora una volta cerca di ricacciarle dentro e stringe a se il suo ometto, baciandogli i capelli. Sa perfettamente che lui è al corrente della situazione, ma non le piace fare distinzione tra i due figli, se fa un regalo a uno, se lo merita anche l’altro e poi quel pomeriggio ha trascurato anche lui. Di solito é lei a portarlo al corso di scrittura creativa per bambini, a cui partecipa. Stavolta invece non l’ha fatto.
Il fatto che siano tutti a cena, nel momento in cui si siedono a tavola, non è del tutto spiacevole, o quanto meno Emma si rende conto che così non dovrà dare troppe spiegazioni, non dovrà rispondere a mille domande su come sta, che cosa sia successo. Non ne ha propria voglia e tutti, forse anche perché ci sono i bambini presenti, non chiedono nulla.
La ragazza sa però che una volta che saranno tutti andati via, il suo Killian proverà a parlarle. Ha notato immediatamente i suoi sguardi e non gli è nemmeno sfuggito che abbia mangiato veramente pochissimo. Non ha mai rifiutato la lasagna di sua mamma, ma quel giorno non ha per niente appetito. Non riesce a realizzare ancora che il suo amico August sia morto, non riesce a realizzare, perché non vuole farlo. 
La serata però, giunge al termine e dopo mille raccomandazioni che le hanno fatto i suoi, abbracciandola forte e dicendole “noi ci siamo”, l’hanno lasciata sola con il suo fidanzato, quasi futuro marito.
Ha messo i bambini a letto e una volta di nuovo in salotto, nota Killian ad attenderla sul divano, senza tv accesa o dvd inserito per la loro serata cinema. É chiaro che vuole parlare.
«Killian non sono dell’umore per parlare, ti prego.» 
«Emma io sono solo preoccupato per te, non puoi tenerti tutto dentro. Sai bene che sfogarsi e tirare fuori il tuo dolore, é la soluzione migliore.» ribatté il ragazzo cercando di spronarla, non vuole forzarla nel parlare, ma vuole che sappia che lui é lì per lei e non c’è bisogno che si nasconda dietro le sue insicurezze, fingendo che vada tutto bene per non ammettere che stia soffrendo. 
«Sei diventato uno psicologo? Vado già da Hopper, non ho bisogno di un altro strizza cervelli. Ti ho detto che non voglio parlarne. Per favore, lasciami sola.» alza la voce, mettendosi prontamente sulla difensiva, come è suo solito fare quando non vuole affrontare il suo dolore. Lei non vuole affrontarlo, significa ammettere che Booth é morto, ammetterlo apertamente è definitivamente e lei non vuole farlo. Così c’è speranza che lui non lo sia, anche se sa benissimo che non è così, sta solo evitando di affrontare la dura verità. 
«Love, voglio solo che tu sappia che io sono qui. E so che non vuoi veramente essere lasciata sola.» le dice ignorando il suo tono acido e distaccato, il fatto che lei gli abbia praticamente quasi urlato contro.
«Invece si, voglio essere lasciata sola... Anche perché nessuno può fare nulla! August é morto. É morto lo capisci, non me ne faccio niente delle vostre rassicurazioni. Non me lo riporteranno indietro. É morto.» urla senza volerlo contro il suo meraviglioso fidanzato, che non ha colpe, che non ha fatto altro che cercare di starle vicino.
Killian la guarda in silenzio e annuisce, capendo perfettamente che in quel preciso istante vuole essere lasciata sola. Per quanto la voglia aiutare, per quanto vorrebbe cancellare il suo dolore, non può farlo e capisce che se continua a insistere, lei si allontana solamente di più. Ormai la conosce bene. 
Ed Emma nel momento in cui lui si allontana per lasciarla veramente sola, come lei ha chiesto di fare, lo ferma per un braccio e si stringe a lui, scoppiando a piangere. Le lacrime fuoriescono copiose dai suoi occhi, senza che lei possa fare nulla per trattenerle come ha fatto per tutto il giorno. Ha provato a non piangere, ma ora che ha finalmente tirato fuori il suo dolore, non riesce più a fermarsi. I singhiozzi e le lacrime si fanno sempre più insistenti e ciò che prova non passa nemmeno nel momento in cui le braccia di Killian la stringono più forte, per starle vicino e farle sentire il suo calore, il suo amore.
«È morto.» ripete ancora, come se improvvisamente avesse realizzato davvero che cosa sia successo. Come se avesse realizzato solo ora che si è fermata a riflettere per davvero sulla terribile e dolorosa giornata che ha avuto. 
«Love, ci sono io. Ci sono io qui con te. Ci sarò sempre e affronteremo anche questa.» le dice dolce e piano tra i suoi capelli.
Ed Emma annuisce, non riesce a calmarsi, ma annuisce. 
É fortunata ad averlo nella sua vita, non riuscirebbe a immaginare la sua vita senza di lui. Se lo dovesse perdere non lo sopporterebbe.
E improvvisamente il pensiero va ad Elsa, che invece ha perso l’amore della sua vita.
Le lacrime a quel pensiero, aumentano ulteriormente.
 







Spazio autrice: Ed eccomi qui il mio sequel. Non riesco ancora a credere che io sia qui a postarlo 😂 Be, spero che possa piacervi come vi è piaciuta la prima parte di questa storia, ho molte idee in mente e a poco a poco sto facendo mente locale per inserirle tutte, non so ancora quanti capitoli avrà questa storia, ve lo farò sapere mano, mano... Ma intanto ditemi, che cosa ne pensate di questo primo capitolo? Sono partita con il botto o con il morto forse dovrei dire... Non sapevo se partire subito di impatto, ma poi ho pensato che si, mi piaceva decisamente di più così. Non mi piaceva l’idea di dedicare il primo capitolo solo famiglia, volevo già colpire la vostra attenzione su questa storia e... Spero di essere riuscita nel mio intento. Chi ha ucciso Booth? E chi è Lucy? Siete già riusciti a farvi una piccola idea? E soprattutto adesso chi diventa sceriffo? E vice sceriffo? Vi lascio con queste domande. E vi do appuntamento a settimana prossima... A prestissimo. Buon week end.

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Capitolo 2
*** August Booth ***




Capitolo due - August Booth

I funerali di per sé sono tristi, nessuno andrebbe a uno se non è strettamente necessario, nessuno vorrebbe vedere morire chi ama e dover poi dargli l’ultimo addio, mentre é posizionato dentro una insignificante bara di legno, che non lo rappresenta per niente. Nessuno vorrebbe soffrire la morte di una persona che si ama. La vita però, é fatta così, si può spezzare da un momento all’altro e chi rimane, non può far altro che ricordare i momenti belli vissuti con quella persona, salutarlo per dirgli addio e piangere tutte le proprio lacrime.
Quel giorno a Storybrooke é uno di questi. Tutta la cittadina é riunita nel cimitero per dare un ultimo saluto a un uomo che con la sua lealtà, con il suo sorriso e la gioia di vivere, ha portato solo bene all’intera comunità. I più anziani lo ricordano fin da quando ha mosso i primi passi da molto giovane per migliorare la città e renderla ciò che è adesso, andando spesso anche contro il parere del sindaco in carica pur di aiutare la comunità. I più giovani lo ricordano per il suo coraggio, le sue parole sempre gentili e di incoraggiamento, infondendo in loro la forza di non mollare mai. Tutti, nessuno escluso, non hanno che un ricordo positivo di un uomo speciale come August Booth. L’espressioni, le lacrime, il dolore che quel giorno campeggia in quel freddo cimitero, ne sono la prova evidente.
Elsa, ha gli occhi rossi dal pianto, ha cercato di smettere di pensare di aver perso l’uomo della sua vita, il padre di sua figlia, ma non ci è riuscita. Organizzare il suo funerale, dover chiamare tutti i parenti di August e i suoi, si è rivelato più difficile del previsto. Ma senza dubbio é stato terribile dirlo a sua figlia Ingrid, una meravigliosa bambina dai capelli castani quasi rossi e gli occhi azzurri, verdi; la principessa di papà. Ha solo otto anni e per lei é stata una notizia orribile, ha pianto ininterrottamente per ore, abbracciata alla sua mamma che non ha potuto far altro che dirle che suo papà non l’avrebbe mai abbandonata, finché avrebbe continuato a vivere nel suo cuore, ma per una bambina così piccola, parole come queste sono totalmente inutili. Lei vuole il suo papà.
Elsa la stringe a sé, mentre danno l’ultimo saluto all’uomo della loro vita. La piccola Ingrid, si stringe alla sua mamma e piange disperata, non volendo vedere la bara scendere per essere sepolta dalla terra.
Henry, il piccolo Mills, le é vicino e le stringe la mano, sono molto amici, frequentano la stessa scuola e spesso a ricreazione giocano insieme, poi si sono visti spesso anche fuori da scuola, essendo che sua mamma Emma e Killian, sono stati spesso invitati a cena a casa Booth e altrettanto spesso sono venuti loro a casa Jones/Swan.
Emma é abbracciata al suo fidanzato, ha gli occhi rossi dal pianto che non é riuscita a trattenere e guarda la tomba del suo amico, non riuscendo a credere che si tratta proprio della sua di tomba. 
Nei giorni prima del funerale ha collaborato con la polizia di zona per cercare i primi indizi, ma il colpevole é stato più furbo di loro e non ha lasciato la minima traccia di sé, nemmeno le telecamere di sorveglianza hanno rivelato nulla, ciò è stato causato dal mini blackout che ci è stato in città proprio in quel frangente, quindi sicuramente le telecamere sono andate in tilt e non hanno ripreso nulla, tanto meno la fuga del killer. 
Accanto alla ragazza c’é Graham, sceso a storybrooke per dare anche lui l’ultimo saluto al suo collega e caro amico August, ma soprattutto per stare vicino ad Emma, la quale sa che è molto scossa e che ora si sente sola e spaesata.
Infatti, la giovane non sa davvero che cosa fare a riguardo. É ovvio che ora deve prendere lei il comando della situazione, il sindaco della città, ha lasciato a lei disposizioni per trovare o un sostituto o prendere il controllo della centrale e trovarsi un vice sceriffo valido per poter svolgere il loro lavoro. Il sindaco si è mostrato propenso a far diventare lei sceriffo della città, visto che Booth parlava spesso della ragazza come la sua migliore collaboratrice e soprattutto perché, si è rivelata preziosa in più di un’occasione; ma Emma non é sicura di riuscire a sopperire a tale compito, si sente ancora inesperta e senza August teme di non farcela. Anche se, spesso, proprio il suo mentore, nonché capo e amico, le diceva che fosse giunto il momento di trasformarsi in cigno. E forse, quel momento é giunto davvero. 
Le parole del prete poi, commuovono tutti, ricordandolo come un amico fedele, un cittadino modello e un esempio per chiunque lo abbia conosciuto. E non sono solo parole fatte, che si dicono per ogni persona che muore, nel caso di August Booth sono veritiere.
Una volta finita la cerimonia, la giovane si è avvicinata alla famiglia del suo collega per abbracciare la bambina e poi rivolgersi alla moglie, Elsa.
«Qualsiasi cosa puoi contare su di me, lo sai. E inoltre, ti assicuro che troverò chi ha fatto questo ad August, fosse l’ultima cosa che faccio.» le dice, ed Elsa le sorride tra le lacrime, sapendo che sarà così. Sa benissimo quanto sia affezionata a suo marito, quanto fosse profondo il loro rapporto.
«Grazie Emma. Starò in pace solo quando scoprirò chi ha fatto questo al mio August. August aveva piena fiducia in te e adesso che lui non c’é più, so che farai un ottimo lavoro per portare avanti ciò che lui ha fatto in questi anni. Non dare il comando a un altro, occupatene tu.» le dice dolce e materna, immaginando perfettamente che lei abbia già parlato con sindaco della questione sceriffo.
«August mi ha sempre detto che saresti stata la sua sostituta perfetta. Lui non c’è più ora, ma so che ti direbbe di credere in te e nelle tue potenzialità, perché hai tutte le carte in regola per puntare in alto.»
A quelle parole Emma sente le lacrime rigarle il viso, dovrebbe essere lei a rassicurare la moglie del suo amico, é lei che ha perso l’uomo della sua vita, invece sta avvenendo il contrario, é lei che le sta dando conforto.
«Grazie Elsa, grazie per la fiducia che riponi in me. Io come ti ho detto prima, farò tutto ciò che è in mio possesso per scoprire la verità e fare giustizia. E tu piccolina, sii forte okay? Il tuo papà ti voleva immensamente bene e ora ti protegge dal cielo e vuole che tu sia sempre sorridente, come lo eri quando c’era anche lui con te.» si rivolge poi alla bambina, la quale si vede che ancora non riesce ad accettare che proprio il suo papà é morto, ma è anche troppo presto per poterlo fare, ci vuole tempo. Solo il tempo guarisce ferite così profonde. E forse, anche se si va avanti, non guariscono mai del tutto, ci si impara solo a convivere.
La piccola Ingrid annuisce e abbraccia lei stavolta Emma.
La ragazza saluta e rassicura ancora una volta le due e poi in compagnia di Graham e Killian si allontana. Ha intenzione di rimettersi prontamente a lavoro e cercare prove utili che le servono per scoprire almeno un qualcosa sul killer. Inoltre, deve svolgere le mansioni di routine e prendere una decisione sul futuro di Storybrooke. Non sa ancora se vuole essere lei lo sceriffo, ma deve prendere una decisione quanto prima.
Sono giorni stressanti e dolorosi, tanto che riesce a vedere a malapena i suoi figli e la piccola Hope, sente tanto la mancanza della sua mamma e dei giochi che hanno sempre fatto insieme. Avverte la tensione che c’é in casa e infatti, anche lei è molto nervosa e piagnucola spesso, anche per andare in asilo.  
Il suo collega e amico Graham, ha deciso di fermarsi qualche giorno per darle un mano, almeno finché non decide che cosa voler fare e insieme si recano in ufficio per poter iniziare a lavorare. 
Inizia a fare delle ricerche sulle vecchie indagini di Booth. Emma, aveva già iniziato la ricerca ma ha voluto sottoporre i casi anche a Graham in modo che lui potesse dargli il suo punto di vista a riguardo. Non solo, hanno deciso di ampliare la ricerca anche sulla vita famiglia di August, in modo da capire meglio il suo passato. Hanno chiesto anche ad Elsa qualcosa sul passato del marito prima di arrivare a Storybrooke, ma anche lei sa poco a riguardo, il marito non ha mai amato parlare della sua famiglia. Ciò che hanno scoperto é che i genitori sono morti quando August e la sorella erano molti piccoli, August essendo il fratello maggiore si è preso cura della sorellina. Sono stati affidati a degli zii, ma praticamente hanno sempre fatto tutto da soli, perché mai veramente considerati parte integrante della famiglia. August una volta diventato maggiorenne si è preso una casa per sé e ha portato a vivere con lui la sorella. I due sono sempre stati inseparabili, fino a che la sorellina, Lucy, non si è fidanzata e per un periodo di tempo si sono separati, ma August non ha mai spiegato nemmeno alla moglie le dinamiche. Sa solo che quando finalmente i due si stavano riavvicinando, Lucy é morta in un incidente stradale ed August é andato via da quella città per continuare la sua carriera a Storybrooke, lontano da tutto ciò che le ricordava la sua famiglia e la sua meravigliosa sorella. Ha smesso di parlare di lei, non volendo ricordare il momento doloroso in cui ha saputo della sua morte. Elsa ha scoperto della sorella minore del marito, qualche mese dopo il loro fidanzamento, attraverso una fotografia. 
August non ha mai amato parlare di questa parte della sua vita, tanto che Emma nemmeno era al corrente che il suo amico avesse una sorella. Sapeva dei suoi genitori morti, ma non di Lucy. Non ne fa però una colpa all’uomo, capisce perfettamente il suo dolore, soprattutto visto che per un periodo di tempo si erano allontanati. 
Ciò che è certo che ora vuole saperne di più, magari tutto ciò può essere davvero collegato al serial killer o forse no... Ma come le ha sempre insieme proprio August, non bisogna tralasciare nessuna pista, tutto può essere importante per risolvere il caso.
«Emma, guarda qui.» Graham la chiama per mostrarle la mail che la scientifica ha mandato sulla dinamica del proiettile e sull’arma a cui appartiene. Costatato che la pistola che ha sparato é una pistola vecchia, un modello piccolo e che probabilmente August ha voltato le spalle al killer e quello l’ha colpito alla schiena, anche dagli schizzi di sangue, la scientifica conferma questa versione dei fatti.
«Quindi August conosceva il suo assassino.» afferma ancora il giovane sceriffo, rivolto alla sua collega.
«Già. Ascolta, perché non torni tu a fare lo sceriffo qui? Lo so è una proposta assurda, ma io...» 
«Emma, tu sei lo sceriffo di Storybrooke. Non io.»
«Tu sei stato vice sceriffo qui prima di me.» ribatte prontamente la ragazza. Ha paura. Ha una maledetta paura di non farcela.
«E tu sei più in gamba e intuitiva di me, lo sappiamo entrambi. Nessuno può far giustizia per August meglio di te, Emma.» il suo collega sa che ha semplicemente paura di fallire, di deludere le persone a cui tiene, di deludere Elsa e sua figlia Ingrid. Lo sa benissimo, ma ciò che non sa che tutti loro, tutti quelli che l’amano credono in lei. August compreso, anche se non é qui per poterglielo dire.
«Non mi starai dando troppo fiducia?»
«No e anche August te lo direbbe se fossi qui, lo sai. Quanto meno assumi l’incarico fino a che non avrai preso l’assassino del nostro amico, per il futuro poi prenderai una decisione.» le propone lui ed Emma annuisce. Non aveva pensato a questa possibilità e decide di fare così, in effetti non vuole uno sceriffo accanto che magari non prende seriamente il caso di August, lei vuole portare alla luce questa storia e risolverla. L’unica cosa che deve trovarsi un collaboratore, da sola non può gestire la stazione. Sta trascurando la sua famiglia e non vuole. 
Andrà a parlare con il sindaco oggi stesso, ma vuole scegliere lei con chi lavorare, solo che non sa chi possa scegliere per rivestire tale compito.
«Bene, allora vai a parlare con lui e poi torna a casa, hai bisogno di riposo. Da quanti giorni non dormi?» le chiede poi ancora una volta Graham, l’ha osservata bene e ha notato le occhiaie sotto gli occhi, il viso spento e stanco. Non può continuare così o rischia di sentirsi seriamente male e di non riuscire a svolgere il suo lavoro correttamente.
«Dormo due ore a notte forse... Ma non posso fermarmi ora, devo scoprire qualcosa, almeno qualcosa.»
Il collega scuote la testa deciso e le toglie le scartoffie dalla mano e le chiude lo sportello del portatile. Le prende la giacca di pelle rossa e la mano per tirarla su dalla sedia girevole.
«August non vorrebbe che tu smettessi di vivere per lui. E io voglio vedere quanto é cresciuta quel terremoto di tua figlia. Quindi ora, ti accompagno dal sindaco e poi andiamo a casa tua. Chiaro? O devo ripetermi?» 
Emma scoppia a ridere finalmente di gusto, una risata che non faceva da giorni interi, a parte in pochissime occasioni in cui è stata con i suoi bambini; e annuisce.
«Ehi questa é la mia stazione, sono io che do ordini qui dentro.»
«Al momento ancora no, non vedo la stellina da sceriffo, quindi posso, Swan.» 
«Andiamo Humbert» spingendolo fuori dalla stazione, continuando a ridere e scuotere la testa. É felice di averlo lì, averlo vicino le sta dando una grande forza. Lui sa come ci si sente a perdere il proprio mentore, August é stato anche il suo per moltissimo tempo, é diventato sceriffo grazie a lui e può capirla perfettamente. Non che in famiglia non la capiscano, Regina e David le stanno vicino e sono dei genitori perfetti, oltre al fatto che la donna continua ad essere la sua miglior confidente, oltre che sua mamma; ma non è la stessa cosa che parlare con qualcuno che vive la stessa situazione. Lo stesso Graham ha avvertito subito che parlare con Emma del loro collega morto, gli ha fatto bene. Ricordarlo, gli ha fatto bene per superare il lutto. Rimarrebbe per fare giustizia, ma non può lasciare la sua stazione.


Il sindaco di Storybrooke, dopo aver ascoltato la sua proposta, anche quella di voler scegliere lei il suo collaboratore, le consegna il distintivo da sceriffo. Il distintivo che è stato tolto dalla giacca di Booth, proprio quella mattina stessa dall’uomo in persona. Un distintivo che ha portato per tantissimi anni uno sceriffo coraggioso e amato dall’intera comunità, uno sceriffo con valori di solidarietà e uguaglianza.
Emma lo prende dalla mano dell’uomo dall’altra parte della scrivania e lo guarda a lungo, prima di indossarlo sui pantaloni di jeans neri. Lo guarda e una lacrima silenziosa le scende lungo le guance, una lacrima di dolore, ma anche in ricordo del suo caro amico, che ora non c’è più, ma che ha riposto in lei talmente tanto fiducia da lasciarle il suo distintivo. Il suo. Non uno qualunque, proprio il suo. Lo porterà con orgoglio e onore. 
Conceda il sindaco, rassicurandolo di tenerlo aggiornato e torna alla macchina dove la sta aspettando Graham.


«Allora chi pensavi di chiamare come tuo collaboratore?» le chiede Killian una volta che sono finalmente soli in casa. Graham é andato via dopo cena, la piccola Hope felice di rivederlo, non ha fatto altro che tormentarlo di giocare con lei, a quanto pare la piccola di casa ha un debole per lo sceriffo Humbert e non ha fatto niente per nasconderlo per tutta la serata. Lui ben felice di assecondarla, si è sottoposto a qualsiasi gioco proposto dalla bambina. Graham sfinito dopo cena é andato da Granny dove ha affittato una camera, ma non è stata da meno Hope, la quale é crollata tra le braccia di Emma prima ancora di raggiungere il suo lettino.
Henry anche dorme e loro possono stare un po’ da soli, cosa che è avvenuta veramente di rado negli ultimi giorni visto ciò che è accaduto. I suoi genitori sono venuti spesso a casa per starle vicino, soprattutto Regina, che ha passato una serata con Emma a parlare tra donne. Inoltre, Emma alcune sere si è fermata in ufficio davvero fino a tardi, come la sera precedente. É rincasata a mezzanotte, non rendendosi conto della tarda ora.
«No in realtà, non è per niente facile trovare qualcuno. Devo trovare una persona di cui mi fidi ciecamente, ma chi?» sbuffa, gettandosi sul divano di peso e poi andare ad appoggiare la testa sul petto di Killian.
Il ragazzo non dice nulla, rimane in silenzio. 
Ed Emma si accorge immediatamente che non è da lui rimanere zitto per così tanto tempo.
«Non dici nulla?» chiede Emma andando a incrociare i suoi occhi, poi di solito quando si poggia con la testa sopra di lui, Killian prontamente inizia ad accarezzarle i capelli, é strano il suo comportamento. Il suo cambio di umore repentino, fino a pochi istanti prima sembrava sereno e tranquillo. Non è che il suo super potere inizia a fare cilecca proprio ora che ne ha bisogno? Forse in realtà ha semplicemente bisogno di riposare. 
Anche se ora deve capire che cosa possa avere il suo pirata.
«Be, sono sicuro che troverai qualcuno all’altezza, Swan» risponde con tono piatto, quasi assente, facendo insospettire ancora di più la ragazza.
«Che c’é?»
«Ma niente, lascia stare. Piuttosto cambiamo argomento ti va? Che ne dici di...» e invece di finire la frase si avventa sulle sue labbra e la bacia con passione e con desiderio.
Emma ricambia inizialmente il bacio, ma quando lui sposta le sue mani verso la sua camicetta per iniziare a sbottonarla, lo ferma decisa. 
«No, fermo. Non così. Non con te che stai evitando di parlarmi. Cosa c’é Killian?» lo guarda nuovamente negli occhi, per capire meglio da suo sguardo che cosa lui le stia nascondendo. É stato lui a tirare fuori l’argomento collaboratori e non capisce perché ora deve comportarsi così freddamente, scocciato e quasi arrabbiato.
«Non ci arrivi, Emma?» le dice alterato, lei non arriva a capire il motivo del suo umore. Lei non ci ha nemmeno pensato e ciò le fa ancora più rabbia.
«A cosa avrei dovuto pensare, Killian? Parla invece di essere così criptico.» stanno discutendo, a che la serata si è svolta in modo tranquillo e rilassato, a che stanno discutendo. Forse lei è stata intrattabile in questa ultima settimana, ma lui non sta facendo davvero nulla per andargli incontro e capire che non sta bene, uno dei suoi più cari amici é morto, non é un lutto che si supera così facilmente, considerando anche che dovrà essere lei a indagare e scoprire la verità.
«A prendere me come tuo collaboratore, per esempio. Non ti ha nemmeno sfiorato l’idea vedo.» glielo dice, tira fuori ciò che pensa e che non voleva dire semplicemente perché non aveva la minima voglia di litigare con la sua fidanzata. Lei ha insistito ed ecco il risultato.
«Non pensavo che ti interessasse il posto, potevi dirmelo Killian...»
«Collaboro con qualche vostra indagine da tempo ormai, il pensiero ti avrebbe dovuto sfiorare un minimo. Non ti fidi di me?» le chiede, a questo punto ha bisogno di sapere. Vuole capire perché lei non ha minimamente pensato a lui. Non gli gli dà fastidio che lei non glielo abbia chiesto, ma il fatto che lei non l’ha fatto perché non ha pensato minimamente a lui come suo collega. L’ha chiesto prontamente a Graham di tornare però, non ha esitato a chiedergli di restare almeno un altro paio di giorni, giusto per darle le prime dritte come sceriffo e aiutarla a scoprire almeno una minima prova.
«Certo che mi fido di te, ma che discorso é Killian... Io semplicemente non pensavo che ti interessasse. Collabori con noi, ma pensavo ti bastasse ciò, come lavorare con Regina.»
«Quindi mi stai dicendo che visto che non ambizioni come te, allora non sono in grado di fare il vice sceriffo?» travisando le sue parole. Emma non ha di certo detto ciò è non sa nemmeno come sono arrivati a questo punto.
«Mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto.» risponde lei decisa, si è alzata dal divano ormai, esattamente come Killian e stanno discutendo animatamente, nonostante non stiano urlando, cercando di mantenere un tono basso per non svegliare i bambini. Henry che capisce poi i litigi ormai, si preoccuperebbe soltanto, anche se a volte ha assistito a qualche litigio tra i due.
«Lasciamo stare che è meglio non voglio dire qualcosa di cui pentirmi.» cercando di chiudere la conversazione per non continuare, o la lite potrebbe davvero degenerare.
«Già, meglio. Me ne vado a letto, dormi anche tu, almeno ti torna un po’ di sale in zucca e magari ti rendi conto che io ho ho un enorme stima nei tuoi confronti, so che puoi fare grandi cose. Non scaricare le tue insicurezze su di me.» gli dice schietta e diretta, non è riuscita a trattenersi e ha dovuto dirglielo per forza.
Senza aspettare che lui aggiunga altro, si allontana per raggiungere la loro camera da letto, non voltandosi nemmeno indietro per guardare se lui la stia seguendo.
 A volte quando litigano, lui va a dormire sul divano o se viene a letto, si mettono distanti, in modo da disturbarla durante il sonno. Emma non sa che cosa farà quella notte, non le interessa, lei sa solo che è rimasta ferita dalle sua parole, dal fatto che lui pensi ciò. É sempre stata la sua prima sostenitrice, colei che ha appoggiato tutte le sue decisioni lavorative e che gli ha proposto di collaborare con la centrale, quando c’era ancora August. Ora viene a dirle così... Non riesce a crederci. Forse lei ha sbagliato a non coinvolgerlo, a non pensare a lui, ma davvero non credeva che a lui potesse interessare diventare vice sceriffo. Si fida ciecamente di lui, quindi se vuole, é disposta a lavorare in sua compagnia, non si fida di nessuno come di lui... A questo punto però, non sa se per orgoglio non accetta più e al momento non ha intenzione di chiederglielo, conoscendolo direbbe di no.
Killian si siede nuovamente sul divano e accede la televisione, se pur non la stia guardando minimamente, sta scorrendo un film demenziale di cui non sa nemmeno il titolo. I suoi pensieri solo altrove, sono alla litigata con Emma. Forse ci è andato giù pesante, ma non ci ha visto più, non ha sopportato che lei non abbia pensato a lui, é vero non ha mai mostrato interesse per diventare vice sceriffo, gli piace il suo lavoro come detective per Regina e lavorare quando capita al porto con le navi, ma a volte non gli basta e vorrebbe fare qualcosa di più, per la sua famiglia, per Emma. Vorrebbe sempre essere un orgoglio per loro. Se pur sa benissimo che è così ogni giorno. 
Ha sbagliato ad arrabbiarsi così tanto, ma si è sentito sminuito in un certo senso. 
Si addormenta con quei pensieri, senza rendersene conto e quindi, non andando a letto, come invece aveva programmato di fare, nonostante il litigio con Emma. Sa bene che quando dorme poi sul divano, lei l’indomani non trovandolo nel letto, inalza ancora più alto il suo muro. 
Ma stavolta davvero non ha previsto di addormentarsi.
 








Spazio autrice: Ciao a tutti, scusate se non ho messo ieri il capitolo, ma sono stata tutto il giorno fuori con delle amiche, ma eccolo che arriva prontamente questa mattina. 😉
Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto. In questo secondo capitolo invece assistiamo al funerale di Booth, ad Emma che prende l’incarico di sceriffo (al momento provvisoriamente, per il futuro chissà...) e a una litigata tra Emma e Killian, lei non ha pensato a lui come suo collaboratore, ma non l’ha fatto per male, lui però si è offeso ed é generata la lite... Si risolverà presto? Chissà, lui si è pure addormentata sul divano pur non volendo... Quindi... Ditemi come sempre che cosa ne pensate. 
Vi auguro buona domenica e io scappo a vestirmi che ho un pranzo di compleanno in famiglia.

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Capitolo 3
*** Articolo di giornale ***





Capitolo tre - Articolo di giornale

“«A me non interessa se devi lavorare fino a notte fonda e non mi interessa nemmeno se avrai problemi sul lavoro... Ti pago per fare ciò che ti chiedo, quindi ora fai uscire quell’articolo per l’edizione di domani, chiaro? O vuoi che faccio del male alla tua famiglia? Sai che ne sono capace...» l’uomo minaccia il giornalista per far uscire un articolo sullo sceriffo di Storybrooke, con informazioni riservate. Fa parte del suo piano di vendetta, non si accontenta di aver interrotto la sua vita, vuole anche rovinarlo da tutti i punti di vista. Storybrooke e il mondo intero devono sapere chi fosse realmente August Booth. È solo lui ha le informazioni necessarie affinché ciò avvenga.
Usa certamente metodi poco ortodossi, ma è l’unico modo per rivelare la verità senza essere coinvolto con il suo omicidio e per fortuna grazie ai suoi agganci in tutto il mondo delle illegalità, può riuscire nel suo intento con facilità. É pur sempre una forza dell’ordine anche lui, se pur non si è mai mosso sul piano legale e ora non pratica più il mestiere, non ne ha bisogno. Ha fatto talmente tanti soldi che può permettersi di vivere di rendita e i suoi traffici lo aiutano decisamente a mantenersi e a mantenere la sua compagna.
Il giornalista sentendosi minacciato e per paura che lui possa davvero far del male alla sua famiglia, accetta ancora una volta di aiutarlo.”


Riesce a svegliarsi solo quando sente arrivare la sua piccola Hope nel letto, come ogni mattina, correndo e saltando sopra di esso per ricevere le sue coccole quotidiane.
Prontamente la bambina si accorge che non c’è il suo papino adorato nel letto, ma non è la sola ad accorgersene subito, anche Emma é la prima cosa che ha notato non appena ha aperto gli occhi. Lui non è andato a dormire vista la discussione e quando fa così l’infantile non riesce a sopportarlo, ora dovrà inventare con Hope una scusa se lei chiede il motivo per cui suo padre non è lì. Infatti, poco dopo, eccola domandare prontamente.
«Dove sta papino?»
Emma sta per rispondere, ma proprio in quel momento nella stanza entra proprio il diretto interessato, inventando lui una scusa con la figlia.
«Eccomi principessa, stavo preparando la colazione» le dice, il che non è del tutto una bugia, ha davvero preparato la colazione. Si è svegliato già da qualche ora e ha deciso di occuparsi lui della colazione dei due bambini e per lui ed Emma. Se pur sa che non è così che si farà perdonare.
Si siede sul letto prendendo subito dopo la sua piccolina in braccio e riempiendola di baci sulla guancia. Hope ride felice e lo riempie di baci sulla guancia a sua volta.
Entrambi giocano con la loro figlia, come se niente fosse accaduto tra loro, dedicandosi a lei, ma nessuno dei due ancora si è rivolto la parola e tanto meno uno sguardo. Al contrario, si stanno evitando proprio... Emma più che altro sta evitando Killian, il fatto che lui ha preferito dormire sul divano piuttosto che accanto a lei, l’ha fatto innervosire ancora di più. Come previsto da Killian ha inalzato ulteriormente il suo muro.
Solo quando arriva anche Henry ed Emma aver fatto un po’ di coccole anche lui, che decidono di scendere tutti in cucina.
«Emma, direi che dobbiamo continuare la discussione di ieri, non trovi?» le dice Killian, mentre i due bambini sono impegnati a gustarsi la loro colazione.
«Direi. Ma non ora.» risponde prontamente lei, mentre mette nel piatto i pancake per lei e si versa nella tazza il caffè.
«Si, ma io volevo dirti che...» sta per replicare e dirle ciò che gli preme di dirle, ma viene interrotto dal suono del cellulare di Emma.
É il sindaco.
Prontamente la ragazza risponde, non aspettandosi una chiamata dal sindaco proprio di prima mattina, sono solo le 7:00.
«Giornale? No, non avuto ancora modo di vederlo... Arrivo subito, sindaco.» risponde al telefono e prontamente il sindaco della città la travolge con una marea di domande e di preoccupazione. É uscito un articolo di giornale a quanto pare, che sostiene che August Booth non è colui che tutti hanno sempre conosciuto.
Non finisce nemmeno di fare colazione che si precipita a prendere le chiavi della macchina e la sua giacca di pelle.
«Cos’è successo?» chiede Killian, non ha potuto non notare lo sguardo di preoccupazione di Emma e il fatto che stia correndo in centrale gli fa dedurre ancora di più che sia successo qualcosa di grave.
«Non ho ben capito, é uscito un articolo di giornale su August... Devo andare. Porti tu a scuola Hope ed Henry?» avvicinandosi intanto ai due bambini per baciarli entrambi.
Hope non sembra molto felice che la sua mamma vada via così presto e là trattiene per la giacca rossa che si è appena infilata.
«Dove vai mammina?» chiede con tono triste. Hope sa sempre quale sia il giorno che ad accompagnarla a scuola é la sua mamma, ed oggi é quel giorno.
«Sai collega, ho un urgenza da sceriffo. Però ti prometto che vengo a prenderti io a scuola oggi.» le dice, in realtà non vorrebbe non mantenere nemmeno stavolta la sua promessa, ma spera che possa davvero mantenerla. Punta inoltre, sul gioco dello sceriffo, perché ha detto a sua figlia che ora è diventata uno sceriffo, visto che Hope ha voluto essere lo stesso, per imitarla; per andare via senza rattristarla ulteriormente.
La bambina ride nell’essere chiamata “collega” da sua mamma e si sporge per abbracciarla.
«Vai sceriffo Swan, te lo ordino.» le dice infine, facendo scoppiare a ridere di gusto Emma, la sua Hope riesce sempre a farla sorridere, anche nelle situazioni più spiacevoli.
Saluta anche Killian con un semplice “ciao” ed esce per iniziare la sua giornata lavorativa, la quale si prospetta già parecchio impegnativa.
“August Booth, é un PINOCCHIO.”
Cita solo il titolo in copertina del giornale che Emma é passata a comprare prima di aprire la centrale.
Una volta in ufficio, in attesa che arrivi Graham, con il caffè e il sindaco per parlare delle indagini, si siede alla sua scrivania per leggere cosa dice per intero.
“Il defunto sceriffo August Booth, della città di Storybrooke non è colui che credevamo. Lo abbiamo conosciuto come un integerrimo sceriffo, un uomo onesto, buono, sempre pronto a scherzare con tutta la sua comunità. Padre di una splendida bambina di otto anni e marito perfetto. Ma non è così.
August Booth ha un passato tormentato e travagliato che non ha mai rivelato a nessuno.
Prima di diventare sceriffo di Storybrooke, l’uomo svolgeva servizio in un’altra cittadina americana, in cui viveva con sua sorella Lucy Booth. I due fratelli non hanno mai avuto un bel rapporto e i due sembrerebbero avere anche litigato pesantemente, tanto da allontanarsi. Lucy Booth dichiarò più volte che suo fratello fosse un violento e che più di una volta le avesse messo le mani addosso senza motivo, soprattutto da dopo la morte dei loro genitori, che lo sconvolsero. Sua sorella morì in un grave incidente stradale, ma la polizia non hanno mai creduto che si trattasse di un banale sbandamento, ma non avendo prove in merito, dopo qualche mese hanno archiviato il caso. Lo sceriffo, allora neopromosso a tale compito, è scappato lontano, per arrivare a Storybrooke e costruirsi una nuova vita. Che fosse coinvolto nella morte di sua sorella Lucy? A questo punto crediamo tutti che possa essere così.... e ci chiediamo August Booth é davvero chi sosteneva di essere o per anni ha preso in giro tutta la sua comunità e in realtà dietro quell’aria gentile, si nasconde un bugiardo e un assassino?”

Emma finisce di leggere l’articolo e scaraventa il giornale per terra, proprio nel momento in cui Graham entra in stazione, seguito dal sindaco. Le loro facce sono sconvolte esattamente con la sua.
Invita i due uomini ad accomodarsi e prende il caffè che le viene porto, ma in realtà dopo ciò che ha letto, non ha più bisogno della caffeina per svegliarsi.
I tre non fanno in tempo a iniziare a discutere della cosa, che il telefono della centrale squilla. Una chiamata da parte di uno dei cittadini di Storybrooke che chiede spiegazioni sull’articolo che riguarda l’ex sindaco morto. Emma cerca in tutti i modi di rassicurarlo che siano solo menzogne, ma non è facile farsi credere, in fondo nessuno ha mai saputo di sua sorella Lucy, tanto meno lei. Si fida ciecamente del suo amico, ma non può sperare che tutti si fidino di lui, un articolo di giornale, per quanto falso, fa sempre più gola di una verità detta da una ragazzina, appena promossa sceriffo e che per anni ha seguito le orme di quello, che ora è diventato un assassino e non più un uomo rispettabile e onesto.
Emma chiude la telefonata esasperata e ne riceve subito un’altra e un’altra ancora, tutti con l’intento di chiedere spiegazioni. La ragazza spera che Elsa, ancora non abbia avuto modo di leggerlo quel maledetto giornale. Vuole parlare con lei personalmente e ha intenzione di farlo non appena avrà finito di parlare con il sindaco.
«Si rende conto che con questo articolo la reputazione di Booth e della città é rovinata?» le dice il sindaco, dopo aver chiuso l’ennesima telefonata.
Il suo caffè inoltre, é ormai freddo e lo getta via, senza nemmeno provare ad assaggiarlo. La giornata é già piuttosto compromessa, senza portarsi alla bocca quella brodaglia fredda. Il caffè freddo può essere davvero disgustoso e lei non ha bisogno di altre cose disgustose, quella giornata già fa schifo di suo.
«August é innocente, queste sono solo cazzate.» indicando il giornale che il sindaco le sta mostrando, quello che ha lui in mano, perché quello comprato da Emma é ancora sul pavimento.
«Sceriffo moderi i termini, qui nessuno sta accusando Booth, io lo rispetto e lo stimo esattamente come lei, ma dobbiamo dare la massima priorità a scoprire chi lo vuole infangare così. Non voglio fare pressione, ma le serve un collaboratore, se non lo trova entro un paio di giorni, glielo faccio assegnare d’ufficio.» il sindaco sembra non alterarsi per l’uscita fuori luogo di Emma, se pur gli abbia dato senza dubbio fastidio. Solo che capisce che la ragazza ha sicuramente troppo pressioni addosso e che non sia stato facile per lei ritrovarsi sceriffo così giovane e soprattutto aver visto il suo mentore morto. Gliela lascia passare solo per questo motivo.
«Mi scusi sindaco. Non volevo prendermela con lei é che...» si rende conto di aver fatto una figuraccia, al suo primo giorno come sceriffo della città, già si sente sotto pressione, non è normale come cosa, soprattutto non è da Emma Swan comportarsi così e se ne rende conto prontamente.
«Lo capisco, lei è giovane ed é al suo primo incarico. Ma cerchi di tenere a bada le sue emozioni, credo che Booth glielo avrà insegnato, visto la stima che aveva nei suoi riguardi... Non mi faccia pentire di averle dato fiducia.» le dice il sindaco deciso, l’uomo si vede che ha la faccia bonaria, come un pezzo di pane, ma mai farlo arrabbiare.
La giovane annuisce e cerca lo sguardo di Graham. Lui è rimasto in silenzio, ma quando è sbottata poco prima, l’ha guardata per farle capire di stare sbagliando ed é anche grazie alla sua presenza, che si è calmata un po’. Cerca poi, di spostare la conversazione verso l’articolo, le indagini dovranno andare avanti in quella direzione ed è chiaro ormai che qualcuno vuole infangare il nome di August Booth, quindi probabilmente non c’entrano nessuno delle sue vecchie indagini, ma qualcuno che è legato alla sua vita, al suo passato e che inevitabilmente é collegato a Lucy Booth. Ed é proprio da lei che dovranno ripartire, da Lucy, scoprire tutto ciò che è successo tra lei e il fratello, capire il motivo per cui i due avessero litigato e qualsiasi cosa riguarda la morte della giovane.
Concedano il sindaco, dicendogli che verrà informato su qualsisia decisione e i due agenti si mettono subito a lavoro.
Emma non stacca gli occhi dal computer fino all’ora di pranzo, ed é il suo stomaco che borbotta affamato che le fa capire che è ora di mettere qualcosa sotto i denti. Inoltre, i suoi occhi stanchi e arrossati, necessitano di una pausa, esattamente come il suo mal di testa. Non ha nemmeno fatto colazione quella mattina, é normale che ora sia senza forze.
«Pausa?» le propone Graham, vedendo che la giovane ha portato le mani agli occhi per la quinta volta consecutiva in pochi minuti.
Possono permettersi una breve pausa, si sono messi in contatto con il sindaco di BlueHill la cittadina del Maine, in cui August é cresciuto e ha mosso i suoi primi passi come sceriffo, presto avranno notizie a riguardo. Il giovane sindaco, si è offerto volentieri di aiutarli, ma ha dovuto fare lui stesso una ricerca essendo diventato sindaco da poco e all’epoca aveva più o meno l’età di Emma. I due infatti sono praticamente coetanei.
La giovane annuisce, tanto forse non posso fare altro che ciò. Ha anche parlato con Elsa, ha fatto venire la donna in centrale per poter parlare con lei dell’articolo uscito e chiederle altre informazioni sulla sorella del marito. La donna non sa molto di più di ciò che ha già detto loro, ma sostiene che non è vero che é colpa di August se la sorella é morta, lo sa per certo perché si fida ciecamente dell’uomo che ha sposato e perché ogni volta che le parlava di Lucy, i suoi occhi brillavano di pura gioia. Due occhi che brillano di gioia a parlare di una persona, non possono essere gli stessi occhi che l’hanno vista morire, causandole la morte. August poi è sempre stato un libro aperto per Elsa.
Emma annuisce e pensa non solo di andare a prendere qualcosa da mangiare per lei e Graham, ma anche di passare a prendere sua figlia a scuola, portarla un po’ in centrale, rendendola sicuramente felice; per poi andare al parco nel pomeriggio.
Si offre quindi lei di andare da Granny’s e il giovane sceriffo annuisce. Ha notato che Emma é molto tesa e immagina che sia ovviamente per ciò che sta accadendo a Booth, ma non è solo ciò. Non ha indagato sapendo che la giovane impegnata a lavorare non avrebbe sopportato una interruzione per parlare di motivi personali, ma ha intenzione di chiederglielo quanto prima, se pur adesso porterà Hope e non potranno di certo parlare davanti alla bambina.
Hope é veramente felice di passare del tempo con la sua mamma in centrale, a fingere di essere uno sceriffo anche lei. Lo può davvero considerare il suo gioco preferito.
Inoltre, la bambina é arrivata in ufficio con la sua ventata di aria fresca e allegria spazzando via tutta la tristezza che aleggiava nell’aria fin da quella mattina. Lo stesso Graham, si è lasciato coinvolgere dalla piccola monella di Hope, giocando con lei.
Hope da prima ha fatto un disegno da attaccare sul frigo della cucina, che ormai é diventato pieno di disegni della bambina, quasi non è più un frigo, ma una galleria d’arte. Ha disegnato la sua mamma ovviamente, lei stessa con il suo distintivo da sceriffo, uguale identico a quella di Emma, infatti nel disegno lo hanno entrambe attaccato ai pantaloni; Killian e suo fratello Henry. Nonostante la sua piccola età, Hope é molto brava a disegnare.
Ne ha fatto anche uno per sua nonna, disegnando loro due a mangiare il gelato al parco e uno per nonno David, o meglio lui che la spinge sull’altalena.
Ma dopo quei tre disegni é decisamente stanca di stare seduta e vuole cambiare gioco, così si nasconde sotto alla scrivania per farsi cercare dai due agenti.
«Ehi Graham, ma dov’è Hope, l’hai vista tu?» chiede Emma fingendo di non sapere dove si nasconda sua figlia, al suo collega. Per rendere tutto ancora più credibile inizia a cercare ovunque, tranne che sotto alla scrivania.
La bambina intanto da sotto al tavolo se la ride di gusto e non fa niente per gelare i suoi gridolini felici, ma nonostante questo Emma finge di non vederla, perché sa che lei si diverte così. Presto infatti Hope sbuca fuori e le grida: «Sono qui, mamma.» comparendole alle spalle e spaventandola. Emma salta dallo spavento ridendo con lei.
«Ah eccoti piccola monella, dove eri nascosta?» le chiede continuando il gioco.
«Segreto da sceriffo.» risponde la bambina guardandola furbamente negli occhi.
«E non lo puoi dire nemmeno alla tua mamma che é sceriffo come te?»
La bambina scuote la testa e poi si rivolge prontamente a Graham.
«Lo dico a Graham, lui è sceriffo da prima di te» risponde la bambina e sta per avvicinarsi al collega della sua mamma, quando proprio lei l’afferra da dietro e se la porta verso il petto, per iniziare a farle il solletico sul pancino per ciò che ha appena detto. Hope lo soffre terribilmente il solletico ed Emma lo sa bene.
«Mamma, no, no, no, solletico.» dice ridendo e non riuscendo a smettere di farlo, la sua risata contagiosa echeggia in tutto l’ufficio e ride anche Emma.
«Lo dico solo a te il mio segreto» aggiunge poi, per far smettere quella tortura. Emma allora la lascia andare, ma non prima di averle stampato un enorme bacio sulla guancia. Ha fatto veramente bene ad andare a prendere prima Hope in asilo, adesso che è lì con lei si sente decisamente molto meglio. Sua figlia ha sempre il potere di farla sorridere, anche nelle situazioni più difficili.
A interrompere quel dolce momento tra mamma e figlia, é il cellulare di Emma che squilla e la ragazza si augura che non sia un’altra chiamata su Booth, ne ha ricevute fin troppe in quel giorno, non ne può veramente più.
Ma sul display compare la scritta: “mamma” e tira un sospiro di sollievo.
Esordisce con un “Ehi mamma, dimmi” e attira già l’attenzione di Hope, che capisce immediatamente che è la sua adorata nonna al telefono e si avvicina perché poi vuole parlarci anche lei.
«É arrivata tua zia oggi, ci ha fatto una sorpresa, si è offerta di offrirci la cena, siete dei nostri vero? Prendiamo la pizza e la mangiamo qui da me, Roland ancora è meglio che non esce visto che è stato influenzato.» le spiega Regina dall’altra parte dell’apparecchio.
Emma rimane sorpresa dal fatto che sua zia Zelena sia andata a trovarli. Si sono viste la prima volta al matrimonio di sua madre con Robin, ma poi a parte qualche telefonata di circostanza, non è più andata da quelli parti, si stupisce che sia voluta tornare proprio ora.
In realtà, anche Regina é sorpresa per quella visita inaspettata, soprattutto visto che la donna ha intenzione di fermarsi per un po’ da quelle parti, ma non ha insistito più di tanto. Il suo compagno, perché è giunta a Storybrooke con lui, ha spiegato che sono lì per una vacanza, ma anche perché lui ha da gestire alcuni affari di lavoro. É un architetto. L’hanno conosciuto al matrimonio di Regina ed é sembrato da subito un tipo in gamba e molto gentile. Alan Rodriguez é il suo nome e insieme a Zelena Mills, formano proprio una bellissima coppia, affiatata è molto unita.
«Posso rifiutare? Ho avuto una giornataccia. L’articolo su August, le telefonate che ho ricevuto, il sindaco che mi fa pressione... Per giunta...» abbassa la voce stavolta per non farsi sentire da sua figlia che si è aggrappata stile koala a lei, vuole parlare con sua nonna.
«Ho discusso con Killian» dice infine, sperando che Hope non abbia sentito, la guarda per vedere la sua reazione, ma sembra non abbia colto le sue parole, é impegnata a compiere la sua scalata verso il telefono di sua madre e quindi, a salirle sulle gambe, visto che Emma si è seduta nuovamente alla scrivania per parlare al telefono, pensava inizialmente che si trattasse di lavoro. Oltre che in ufficio l’hanno chiamata ripetutamente anche sul cellulare.
«Perché tu e Killian avete discusso?» chiede a quel punto Regina, le ha proposto la cena proprio per farla distrarre, immaginando la giornata nera che abbia avuto. Ha letto l’articolo appena giunta a lavoro e l’ha chiamata per sentire come stesse, ma non avendole risposto si sono sentite via sms e ha percepito che sua figlia fosse molto scossa da quelle rivelazioni. Lei stessa lo è stata, non osa immaginare come si possa essere sentita Emma.
Vorrebbe andare da lei in quel preciso istante, ma sa che sua figlia non glielo permetterebbe e si limita a cercare di capire cosa sia successo in famiglia.
«Vuole diventare vicesceriffo a quanto pare, ma poi ti spiego meglio. Ora ho qui un piccolo esemplare di koala che vuole parlare con te.» riferendosi ovviamente a sua figlia, che ora le sta bussando sulla spalla per farla parlare con sua nonna.
«Voglio andare da nonna. Andiamo da nonna?» chiede la bambina ed Emma capendo che non smetterà di chiederglielo finché non verrà accontentata, visto il loro legame speciale e che il giorno prima non si sono viste, decide di accettare, se pur non ha per niente voglia di quella cena in famiglia. Ma come fa a dire di no a sua figlia che la guarda supplichevole, con quei grandi occhioni verde smeraldo, così simili ai suoi? Non ci riesce proprio.
Mette il viva voce per far parlare le due e comunicare a sua madre che ci saranno.
Regina sorride felice, sapeva che sua nipote sarebbe stata l’unica in grado di convincere Emma ad andare e ringrazia che sia lì in ufficio con lei. Ha bisogno di distrarsi e poi in questo modo loro possono avere anche un momento per parlare, non vuole lasciarla solo in una situazione così difficile, se pur sia orgogliosa di lei, di come abbia preso in mano il comando della stazione a soli ventitré anni.
Emma svolge ancora qualche piccolo lavoro in ufficio, per poi recarsi prima a prendere Henry a scuola e poi andare al parco tutti e tre insieme.
Ha avvisato Killian che sarebbero andati a cena a casa di sua madre e lui ha accettato, anche se non avesse molta voglia di andare nemmeno lui.
Non ha sentito Emma per tutto il giorno e lei non l’ha chiamato nemmeno dopo aver letto l’articolo, cosa che se non avessero litigato avrebbe fatto sicuramente per parlare con lui e sfogarsi. Per informarlo della cena gli ha mandato un misero messaggio, non ha nemmeno chiamato, in realtà se proprio dobbiamo essere onesti, a mandarle il messaggio è stata sua figlia, tramite un messaggio vocale, in cui gli comunicava che voleva andare a cena dalla nonna.
Rientra in casa proprio nel momento in cui Emma é intenta a fare il bagno a Hope. Impresa ogni volta più che epica, perché sua figlia riesce sempre ad allagare mezzo bagno con i suoi giochi. Vuole far fare il bagno sempre alle sue Barbie o alle sue bambole, oltre che ai cigni di gomma che ha. Sono papere a dire il vero, ma per lei sono cigni, come il cognome di sua mamma.
Per farla uscire dall’acqua poi é letteralmente impossibile, non vuole mai entrare nella vasca, ma una volta dentro, al contrario non vorrebbe mai uscire.
«Hope, se continui a fare i capricci, non andiamo da nonna.» sente dire Emma dal corridoio e Killian sa benissimo che quelle sono le parole magiche per far smettere di farla piangere.
Si avvicina alle due per salutarle, dopo essersi accettato dove fosse anche Henry, il quale è intento a vestirsi per uscire.
«Eccoti, bene. Vestiresti tu Hope? Devo ancora lavarmi e vestirmi.» gli dice in modo frenetico e senza degnarlo seriamente di uno sguardo.
Il ragazzo annuisce e prende la sua piccola monella in braccio e si dedica a lei, mentre Emma lascia la stanza per andare a farsi una doccia nell’altro bagno.
«Mammina é arrabbiata con papino?» chiede Hope a quel punto, Killian ha guardato uscire Emma con sguardo totalmente triste, visto che lei non l’ha proprio calcolato e se non fosse stato per Hope, forse nemmeno la parola gli avrebbe rivolto. Deve fare assolutamente qualcosa per parlare con lei, il prima possibile. La cena non ci voleva proprio.
«Ma no, principessa, la mamma ha solo paura di fare tardi ad arrivare dalla nonna.»
«No, no. Oggi mammina avere detto di avere litigato con te, detto a nonna.» e a quanto pare non le è sfuggito ciò che ha detto sua mamma durante la conversazione telefonica con Regina. Era impegnata ad arrampicarsi, ma ha anche ascoltato.
«È normale che a volte i grandi litighino, ma poi fanno la pace. E io la mamma la faremo prestissimo, ci vogliamo tanto, tanto bene.» le dice per rassicurarla, è ovvio che non lo sta facendo solo per questo motivo, anche perché chiariranno sicuramente. È capitato più di una volta di litigare, anche furiosamente e poi alla fine hanno sempre fatto pace. E a Killian piace tanto il modo in cui fanno la pace. Si ritrova a sorridere stavolta.
«Subito! Portarmi da Hetty e tu fai pace.» gli dice la bambina prontamente, facendo segno di voler scendere dalle sue braccia.
«Eh no principessa! Prima ci vestiamo o tua mamma si arrabbierà ancora di più.» portandola nella sua camera per scegliere i vestiti da farle indossare.
Hope sbuffa contrariata, per poi indicare a suo papà che cosa si vuole mettere. Un vestitino rosa e bianco, con sopra disegnate delle stelline, le scarpe rosa dello stesso colore del vestito e la treccia.
Killian ride di gusto davanti a quegli ordini di sua figlia, scuote la testa rassegnato, dovrà imparare fin da subito che Hope sa già il fatto suo e che darà a lui ed Emma parecchio filo da torcere.
Le fa indossare il vestito da lei scelto con le scarpe e le dice che ora può andare da Henry, che ad acconciarle i capelli ci pensa sua mamma.
«Tu, tu, tu!» gli dice sicura di sé e lui, che proprio come Emma non sa dire di no a quella monella, acconsente, pur non sapendo che cosa possa venire fuori. Non è per nulla capace ad acconciare i capelli. Adora pettinarglieli, ma se poi si tratta di fare trecce o semplicemente una coda di cavallo, entra nel panico più totale.
Inizia a intrecciarle i capelli e a fine risultato deve ammettere che non è così male. Ha alcune ciocche che sono sfuggite e non è perfettamente sistemata come quando a fargliela è sua madre, ma come primo tentativo è decisamente passibile. Ad Hope poi piace e scende dal letto per andare a raggiungere Henry che nel frattempo ha accesso la tv e guarda i cartoni. Hope si siede prontamente accanto a lui.
L’uomo invece si fa una doccia veloce, si veste e una volta di nuovo in camera nota che c’è anche la sua fidanzata, intenta a scegliere che cosa mettersi per la serata. Ha indosso solo l’intimo e lui rimane immobile a fissarla, la trova estremamente bella, nonostante il viso accigliato e la stanchezza evidente.
«Ti va di parlare un attimo?» le chiede ed Emma, non accorgendosi della sua presenza, sussulta letteralmente.
«Mi hai spaventata Killian...» dice semplicemente.
«Scusa... Allora ne parliamo prima di questa cena?» ripete poi la sua domanda.
Emma intanto ha scelto i vestiti da indossare e se li sta infilando. Ha optato per qualcosa di semplice, jeans e una camicetta bianca, sportiva ma nemmeno così tanto.
«É tardi e poi non mi va di discutere quando ci sono i bambini svegli, ne parliamo dopo, promesso.»
Killian annuisce ma le dice che dopo la cena, parleranno costi quel che costi, che lui vuole chiarirsi con lei e spiegarsi.
E stavolta è Emma ad annuire e poi a chiedere se Hope è pronta.
«Si, ha voluta fatta la treccia da me, non è venuta benissimo.» confessa.
«Immagino» ribatte lei prontamente, facendo un risolino, che però cerca di mascherare.
Una volta pronta anche lei, raggiunge i bambini in salotto e nota subito la treccia scombinata di sua figlia, le propone di rifargliela lei, ma Hope prontamente scuote la testa, vuole rimanere con quella che le ha fatto il suo papà. Emma non è nemmeno sicura che ciò che gli ha fatto Killian reggerà fino a casa di sua madre.
Arrivano a casa Mills che sono ovviamente gli ultimi, anche David, Mary e il piccolo Andrew, visto che ha ormai cinque anni ed è una piccola peste; sono arrivati.
Ovviamente gli ultimi ad arrivare sono sempre loro, la famiglia Jones.
Sua zia Zelena con il compagno, Alan salutano tutti prontamente e solo in fine si rivolgono alla piccola Hope, che ancora non avevano avuto modo di conoscere. Hope finge di essere timida e guarda Zelena accennando un piccolo sorriso, ma una volta che a rivolgerle la parola è Alan, la bambina si nasconde di nuovo prontamente dietro le gambe del suo papà, dove si è rifugiata.
«Ehi piccolina, a me lo fai un sorriso?» dice Alan rivolto a Hope, vedendo come lei si sia nascosta.
«No, tu brutto.» Esclama prontamente la piccola, correndo in direzione di sua nonna per cercare di farsi proteggere da lei questa volta.
«Hope!!!! Non si dicono queste cose.» la rimprovera Killian, anche Emma stava per intervenire, ma lui l’ha preceduta. Se pur un pochino deve ammettere che la cosa l’ha fatto ridere.
«Io dire solo verità. Lui brutto.» dice di nuovo.
«Hope!!!! Basta ora.» stavolta è Emma a riprenderla. Sa che quando è la sua mamma a rimproverarla, lei prontamente rimane in silenzio e smette di fare ciò che sta facendo.
É Regina a prenderla in braccio vedendo il suo viso rattristarsi. L’ultima cosa che vuole é vederla piangere e prima che possa farlo, lei la rassicura, se pur Emma abbia ragione.
«Emma, non ti preoccupare, é solo una bambina, stava giocando e ha pure ragione... Non me la sono di certo presa.» scherza Alan per far vedere che non si è arrabbiato per ciò che ha detto la bambina e anzi, sembra dispiaciuto che è stata rimproverata semplicemente per questo.
In realtà Emma l’ha rimproverata perché non è da da sua figlia comportarsi in quel modo, di solito é solare e socievole con tutti, non è da lei nascondersi dietro le gambe di suo padre o sua nonna. Pensa forse che sia semplicemente un po’ stanca per la giornata movimentata che hanno trascorso, ci può stare e poi se Alan non se l’é presa meglio così.
Decidono di sedersi tutti a tavola che hanno tutti fame e una buonissima pizza li attende. É stata proprio Zelena a prepararla per la sua famiglia e per festeggiare il fatto che ha intenzione di fermarsi e stare più vicina a tutti loro.
Mangiano, scherzando in completa allegria ed Emma si rende conto che ha fatto bene ad accettare alla fine, si sta finalmente rilassando e non è stata per nulla una cattiva idea, sta anche ridendo e chiacchierando con tutti. Alan poi é simpatico e alla mano, sa intrattenere le persone e fa tantissime battute, dà proprio l’impressione di un brav’uomo, come non se ne vedono più in giro.
«Ehi Hope, per farmi perdonare per prima, ti va di giocare insieme?» propone proprio quest’ultimo alla bambina.
Lei è intenta a giocare con Henry, in realtà lui e Roland stanno giocando ai videogiochi e Hope guarda suo fratello e si diverte a dirgli che cosa deve fare, anche se lui non ne ha bisogno e spesso dice mosse senza senso, perché non che abbia capito tanto il gioco.
«No. E io mi chiamo sceriffo Hope Jones. E tu sei in arresto.» dice la bambina rivolta all’uomo e mostrando fiera il suo distintivo di carta plastificato. É stata Emma a plastificarglielo, in modo che non si rovinasse, visto che ci manca poco che sua figlia ci vada anche in bagno.
Stavolta scoppiano a ridere tutti i presenti, compreso Alan, che di certo non si aspettava un’uscita del genere e tanto meno che la bambina avesse questa avversione nei suoi confronti, non ne capisce il motivo, ma forse semplicemente perché è un estraneo.
«E con nonno David ci viene a giocare piccola monella?» interviene a quel punto nella conversazione il nonno e la bambina si precipita tra le sue braccia, non facendoselo ripetere.
Proprio a quel punto é proprio Hope a ricordarsi dei disegni che ha fatto quel giorno e chiede alla sua mamma di prenderli per mostrarli alla nonna e il nonno.
Entrambi non appena li vedono restano senza fiato e fanno tantissimi complimenti alla bambina, tanto che Hope si pavoneggia felice di tutti quei complimenti.
«É una diva, altro che.» dice Killian guardandola mettersi al centro dell’attenzione.
Facendo scoppiare ancora una volta tutti a ridere. Hope potrebbe veramente mettersi al centro dell’attenzione e dare spettacolo per tutta la sera, é capacissima di far giocare perfino una mosca. I suoi genitori sono veramente fieri di lei, come lo sono la nonna e il nonno.
Regina, in particolare modo stravede per sua nipote. Rivede in lei una piccola Emma e sta dando alla bambina ciò che non ha potuto dare a sua figlia. Le ricorda Emma in tutto e per tutto, occhi verdi smeraldo, capelli biondi e caratterino tutto pepe, tutto sua mamma insomma. Ma anche David non è da meno, si taglierebbe un braccio per sua nipote e basta che lei lo chiami “nonnino” e lui si scioglie in un brodo di giuggiole.
Tra altre chiacchiere e racconti, aneddoti di famiglia, soprattutto di quelli tra le sorelle Mills; la serata si conclude.
Le batterie di energia sia di Henry, sia di Hope poi si sono esaurite, i due bambini si sono addormentarti sul divano. Henry ancora cerca di trattenere il sonno, per non addormentarsi, mentre Hope é già caduta nel mondo dei sogni, esattamente come Roland ed Andrew.
Ed è così che decidono di concludere la serata.
Una volta di nuovi soli, in macchina, Emma e Killian non si rivolgono ancora molto la parola, anzi in realtà non se la sono rivolta per nulla, per tutta la cena hanno parlato a stento.
Emma é riuscita a confidarsi con sua mamma riguardo alla questione, in un momento che sono andate in cucina per prendere altro da bere; e le ha semplicemente detto di chiarirsi con lui, che è una questione che può facilmente risolversi, soprattutto se lei ha intenzione di prenderlo come suo vicesceriffo.
Il problema infatti, per la ragazza, non è il motivo della litigata, ma ciò che è andato a pensare, ovvero che lei non si fidasse di lui e questo non è assolutamente vero, é ciò che l’ha ferita.
«Nostra figlia comunque è un vero spasso. So che non si dice, ma ha avuto ragione su Alan, brutto é brutto.»
Emma scoppia a ridere di gusto all’affermazione di Killian e confessa anche lei che Hope ha estremamente ragione.
«Io non ho resistito nel ridere quando gli ha detto che è lo sceriffo e che lo arrestava.» risponde poi Emma.
Stavolta é Killian a ridere di gusto.
Tra una risata e un’altra la tensione si è decisamente sciolta e lo sanno entrambi, quanto meno sono tornati a parlare.
E una volta in casa sanno che dovranno affrontare l’argomento della discussione.
Emma parcheggia la macchina nel viale e poi stando attenta a non svegliare sua figlia, la prende in braccio, mentre Killian ha preso Henry, il quale é decisamente più pesante.
Mettono i bambini ognuno nel loro letto, spogliandogli e mettendo loro il pigiama, tutto questo sempre senza cercare di svegliarli e poi spengono le luci delle due camere.
Si incontrano in corridoio una volta usciti, visto che le due stanze sono vicine tra loro. É stata Hope a volere la stanza vicino a quella di Henry, anzi Hetty come lo chiama lei. A dire il vero le due stanze sono comunicanti con una porta.
Emma e Killian si guardano negli occhi e rimangono per un attimo in silenzio, senza sapere bene come iniziare la conversazione.
É lui che si avvicina alla sua a lei e prende l’iniziativa. Non come si aspetta Emma, ovvero che esprimendo per primo ciò che ha da dire, ma baciandola.
La bacia con estrema passione spingendola verso il muro e facendo aderire la schiena della ragazza contro di esso.
Emma ricambia a sua volta quel bacio intenso e passionale, portando le mani ai capelli di lui, dimenticandosi per un attimo che devono parlare e il motivo per cui devono farlo.
Le mani di Killian si spostano sotto la camicetta di Emma e le accarezza la schiena con dolcezza. Lei sente subito i brividi percorrerle tutto il corpo e come ogni volta non vorrebbe separarsi.
Ma un briciolo di lucidità fa allontanare un po’ la ragazza da lui.
«Killian... dobbiamo parlare.» dice con un filo di voce, ancora scossa dal bacio che si sono appena scambiati, ma anche per la vicinanza dei loro corpi, sono ancora totalmente vicini.
«Sssh, love. Zitta e baciami.» avvicinandosi di nuovo alle sue labbra e baciandola ancora una volta, con meno passione e più dolcezza stavolta.
«Non...» prova a replicare ancora lei, più che altro a quel “zitta e baciami”, ma lui la bacia per la terza volta consecutiva per farla tacere.
Ed Emma non resistendo più a quelle labbra così morbide e invitati, capovolge la situazione, spingendolo lei stavolta contro il muro, con tutta la forza che possiede.
Killian emette un gemito di dolore o forse di desiderio, o di entrambi.
Le loro lingue entrano in contatto ancora una volta e giocano tra loro in una lotta senza fine. Passione, desiderio e amore si mescolano in quel bacio che si stanno scambiando, regalandosi allo stesso tempo anche tanta dolcezza.
Senza staccare mai le loro rispettive labbra, si spostano verso la loro camera da letto, lo fanno velocemente, perché ormai il desiderio di appartenersi è più forte di tutto il resto.
Raggiungono il letto e solo a quel punto iniziano a spogliarsi.
Emma è a cavalcioni sopra di Killian e lui, le sta sbottonando la camicetta, un bottone per volta, accarezzando ogni suo centimetro di pelle che viene scoperto a mano, a mano che la camicetta scende lungo le sue spalle. Una volta che la camicia della ragazza è a terra, è lei a bloccare le sue mani, per andare a togliergli la maglia, ma prima lo bacia nuovamente e morde le sue labbra, quasi a volerlo punire per la loro discussione. Ma non è solo questo il motivo, in realtà lo ama pazzamente e ogni volta fare l’amore con lui le piace da impazzire e loro, a causa di vari problemi, è da un po’ che non si regalavano queste emozioni così intense.
E prima che lui possa andare a slacciarle i pantaloni, è lei che porta nuovamente le sue verso quelli di lui e guardandolo stavolta con malizia, glieli fa scorrere lungo le gambe con una lentezza tale da mandarlo totalmente in confusione. È completamente in balia dell’emozione che lei le sta regalando. E gli piace pazzamente che lei abbia il comando dei loro momenti di passione.
Emma dopo aver fatto cadere i pantaloni di Killian per terra, si sposta verso i suoi per sbottonarli, rimanendo a cavalcioni sopra di lui. Poi prende la mano del suo uomo e lascia a lui il compito di farglieli cadere lungo le gambe. Killian non se lo fa ripetere e prontamente mentre glieli fa scorrere, le accarezza la pelle.
Una volta che anche quelli di Emma hanno raggiunto il pavimento, lentamente continua ad accarezzarle la pelle, le gambe, il suo fondoschiena, fino ad arrivare al gancetto del reggiseno e con un tocco delicato, ma deciso, slacciarlo. Lo fa scorrere lungo le sue braccia e intanto la guarda, estasiato, fino a che lei non rimane nuda sopra di lui. La guarda malizioso e dolce allo stesso tempo, per poi spostare le mani al suo seno. È Emma a gemere stavolta, di totale piacere per quelle carezze, lui sta giocando esattamente al suo stesso gioco.
Desiderio, passione, amore si mescolano.
Si sfilano a vicenda gli ultimi indumenti che hanno ancora indosso, ora con una certa fretta di appartenersi, le carezze che si sono scambiati hanno aumentato la voglia l’uno dell’altra e voglio diventare un corpo solo.
Si guardano nuovamente negli occhi e mentre le loro labbra di uniscono in un nuovo bacio mozzafiato, i loro corpi fanno lo stesso, iniziando a muoversi prima lenti, poi sempre più velocemente, allo stesso identico ritmo.
«Ti amo.» le dice Killian, mentre ancora abbracciati nel letto con il solo lenzuolo a coprirli, le accarezza i capelli e la schiena, facendole i grattini che lei tanto adora.
«Io invece non ti amo.» ribatte invece Emma, mentre ha la testa appoggiata al suo petto, adora ascoltare il battito del cuore del suo uomo, soprattutto dopo che hanno fatto l’amore, specie nel modo in cui si sono appartenuti fino a pochi minuti prima.
«Non è vero.» sa benissimo che non è così, lo dice semplicemente perché deve ancora fare la sostenuta e perché ha ceduto così facilmente, senza prima parlare.
«Oh si che è vero. Non puoi pensare che sia tutto risolto così.» ora ha alzato la testa per incrociare i suoi occhi.
«Love, se tu non resisti al mio fascino, non è colpa mia.» le risponde ancora una volta con ironia, per sdrammatizzare la situazione e il suo sorrisetto tra l’ironico e il malizioso, fa ridere nuovamente Emma, la quale però lo colpisce anche sul braccio con forza.
«Killian... Seriamente. Parliamone.» dice spostandosi da lui per ricomporsi un attimo e far fare altrettanto al suo fidanzato. Non vorrebbe interrompere quel dolce momento, starebbe le ore abbracciata a lui, ad ascoltare semplicemente il battito del suo cuore, mentre lui le fa i grattini, ma devono ancora risolvere il problema. L’essersi amati non ha cambiato le cose.
Lui fa altrettanto e poi torna sul letto, vicino a Emma, che nel frattempo si è messa nuovamente seduta sopra di esso.
Si guardano e stavolta la prima a parlare é la ragazza.
«Pensi davvero che io non mi fidi di te?» chiede a bruciapelo.
«Certo che no, ero solo arrabbiato e sono stato un perfetto idiota a dire ciò che ho detto. Mi dispiace, love, davvero. Sono semplicemente rimasto ferito dal fatto che tu non abbia pensato a me come tuo vice... Ma avrei dovuto starti vicino in un momento così difficile e non metterti altra pressione addosso. Scusami.»
«Io pensavo che a te non interessasse il ruolo di vice sceriffo, non mi hai mai detto che fossi interessato, sennò lo sai benissimo che saresti stato il primo a cui l’avrei chiesto.» risponde a sua volta Emma e Killian annuisce dicendo di saperlo, di saperlo benissimo.
«Infatti pensavo che non mi interessasse, c’é fino a che non è successo quel che è successo con August non pensavo che mi interessasse... Ma ora... Ho capito che mi piace e che soprattutto voglio starti accanto a scoprire la verità.» non sa nemmeno lui perché è nato dentro di sé questo desiderio, lui ama il suo lavoro di detective e deve ammettere che è anche piuttosto bravo, grazie a Regina non gli manca di certo da lavorare e sua suocera paga veramente bene, ma sente anche la necessità di dare una svolta alla sua vita e ora che il suo amico August é morto, vuole trovare il responsabile e fare giustizia. Emma sarà sceriffo in carica solo fino alla risoluzione del caso, a meno che non decida di proseguire, e lui potrebbe essere il vicesceriffo sempre fino alla scoperta del killer di Booth.
Emma a quelle parole si getta sulle sue labbra e lo bacia con trasporto, se pur é un bacio breve e abbia semplicemente appoggiato le labbra su quelle del suo uomo.
«Vedi che non mi resisti.» la punzecchia ancora Killian prontamente.
«Scemo! Allora vuoi diventare il mio vicesceriffo Killian Jones?» gli chiede a quel punto la giovane.
«Certo che sì, Swan. Così sai come ci possiamo divertire insieme.» le dice malizioso ed Emma coglie prontamente il suo doppio senso, sta per replicare, ma viene interrotta dal suo pirata da strapazzo malizioso e affascinante che la bacia nuovamente, per andare a concludere la loro rappacificazione, con un nuovo amplesso di passione. É così che funziona. Si litiga, si chiarisce e si fa pace facendo l’amore. Loro in realtà hanno fatto al contrario, ma concluderanno nuovamente nello stesso modo in cui hanno iniziato.

Spazio autrice: Ciao a tutti e buona domenica, scusate se ancora una volta il capitolo arriva in ritardo, ma sono stata fuori tutto il giorno ieri. Prima di tutto volevo ringraziarvi per il seguito che sta già ottenendo questa nuova storia, ne sono davvero felice. :)))) Ora veniamo a questo capitolo, che cosa dire: Emma e Killian nonostante ci abbiano messo tutto il giorno per fare pace, alla fine sono riusciti a a chiarire e come hanno chiarito... A modo loro direi ahahahaha.
Cosa dire invece del caso? Qualcuno oltre a voler vedere morto Booth, vuole vedere infangato anche il suo nome o è vero che ha ucciso sua sorella Lucy? ehehehe io ovviamente non dico niente vi dico solo una cosa: non sottovalutate questo capitolo.
Di Zelena invece che cosa mi dite? Come mai secondo voi è giunta a Storybrooke? Nel prossimo capitolo si scoprirà.
Ora vi saluto e vi auguro ancora una volta una buona domenica (qui a Roma piove, ma un classico io devo uscire, piove sempre quando sono fuori, spero che da voi ci sia un tempo migliore). A prestissimo.

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Capitolo 4
*** La zia d’italia ***




Capitolo quattro - La zia d’Italia

Zelena Mills non si è mai sentita accettata da Cora ed Henry Mills, o quanto meno ha iniziato a sentirsi così da quando sua sorella Regina, ha fatto il suo ingresso in famiglia. É sempre stata terribilmente gelosa e invidiosa. Da quando sua sorella minore é nata tutte le attenzioni dei genitori si sono concentrate su di lei. Crescendo la piccola mocciosa non è stato diverso, non hanno fatto altro che dire, soprattutto Henry, quanto fosse bella e intelligente, di quante cose grandi avrebbe fatto nella vita.
E lei? Lei no? Lei non si è mai sentita apprezza da lui. Lui, il suo punto di riferimento, il suo eroe personale, l’unico uomo di ogni bambina. 
Ma la sua rabbia verso coloro che l’hanno messa al mondo é arrivata quando, a quattordici anni ha chiesto di andare a studiare in un collage a Londra e loro ce l’hanno mandata, senza esitazione, senza chiederle se fosse la scelta giusta o meno. Zelena l’ha interpretato come l’ennesimo rifiuto, come se i due volessero liberarsi di lei una volta per tutte e che quella fosse l’occasione giusta. 
Se n’è andata lasciando casa Mills con rabbia, dolore, disprezzo. Un disprezzo che negli anni si è incentivato, facendo sì che la giovane si allontanasse totalmente dalla sua famiglia di origine, per diventare il mondo e Londra la sua nuova casa. Gli amici che ha incontra li la sua nuova famiglia. 
Ha allontanato sua sorella Regina totalmente dalla sua vita. Nonostante la minore delle Mills abbia cercato per anni di mantenere il rapporto con sua sorella, arrendendosi solo quando ha visto che ormai tra loro si era eretto un muro troppo alto da buttare giù e che sua sorella Zelena, ha preferito la sua nuova vita a Londra, piuttosto che lei.
Zelena invece, ha sempre pensato che Regina le telefonasse e cercasse un contatto con lei per puro senso del dovere e perché le facesse comodo avere una sorella maggiore, o perché le servisse qualche favore... Non l’ha poi mai tollerata, quella nanerottola che girava piedi, piedi per casa chiamandola con la sua voce odiosa. E non ha mai risposto alle sue telefonate, come non ha mai risposto a quelle dei suoi genitori. Ha smesso di accettare il loro denaro e si è messa a lavorare per mantenersi. 
É tornata solo per il funerale di sua madre, ma non si è fatta vedere dal resto della famiglia, nonostante loro le avessero detto di andare. 
Ma non è stata invece al funerale di suo padre, non ha sopportato che lui si fosse risposato con un’altra donna e che avesse una nuova “figlia” Mary Margaret. Questo per lei è stato l’ennesimo affronto, l’ennesimo rifiuto da parte sua. Si è sentita ancora una volta disprezzata, gettata via, abbandonata dall’unico uomo della sua vita.
É scappata lontano, andando via anche da Londra e raggiungendo l’Italia, Roma con la precisione e costruirsi una vita lì, una vita totalmente nuova. Solo sua. Lontano dal passato e dalla sua schifosa famiglia, che per tutta la vita l’hanno fatto sentire un rifiuto umano.
Ed é a Roma che ha iniziato la sua carriera come personal trainer e ha conosciuto da quattro anni, Alan Rodriguez. 
Ma non solo, da 16 anni ad illuminare la sua vita c’è suo figlio, Robert Mills.


É mattina presto, quando come ogni giorno Regina si alza per andare a lavoro, seguita da Robin che deve fare altrettanto e il piccolo Roland, il quale assonnato, si trascina al piano inferiore, non ha per niente voglia di andare a scuola.
Ma quella mattina é diverso, ad attenderla in cucina ci sono Zelena e il suo compagno, hanno preparato una ricca colazione e la stanno mettendo in tavola. I due ospiti sono stati invitati dalla padrona di casa a fermarsi nella dependance, non volendo mandarli in albergo, visto che lo spazio c’è. E i due hanno accettato di buon grado quella sua ospitalità.
Le due sorelle Mills, non hanno mai avuto un vero rapporto, ma da qualche anno a questa parte sono riuscite ad appianare qualche loro divergenza e quanto meno ad avere un rapporto civile. Sua sorella Zelena, é venuta anche al suo matrimonio e lì hanno parlato più che volentieri di tutto ciò che in quegli anni non si sono dette. 
Regina le ha raccontato di Emma, del loro rapporto di come ha conosciuto Robin. Zelena ha fatto altrettanto raccontandole di come Alan sia entrato nella sua vita all’improvviso e che ha portato solo luce, dove per anni ha regnato l’oscurità. Ma ora vuole stare al suo fianco e istaurare nuovamente un rapporto di sorellanza tra loro, come le ha suggerito proprio il suo Alan, ovvero di non sprecare la sua vita rimarginando sul passato, ma che deve guardare al futuro e che Regina è la sua famiglia. La famiglia si tiene stretta. Ed é giusto dirsi tutto anche i segreti più scomodi.
«Ehi, a cosa dobbiamo il piacere di questa super colazione?» chiede Robin raggiante, vedendo tutte quelle prelibatezze sul tavolo, non è abituato a fare colazione in quel modo, spesso prende un caffè veloce con un paio di biscotti. Solo a Natale si concedono una ricca colazione piena di dolci e allegria.
«Volevamo ringraziarvi per la vostra ospitalità» risponde prontamente l’altro uomo presente nella stanza, Alan, sorridendo amichevolmente al padrone di casa. Robin ricambia il sorriso ben felice.
«Regina, oggi pomeriggio cosa hai da fare?» chiede a quel punto Zelena, non appena la conversazione si è interrotta e tutti sono intenti a mangiare o versarsi qualcosa nella tazza. 
Ha intenzione di dirglielo proprio quel pomeriggio, ha parlato con il suo Alan e lui come sempre le ha consigliato di essere sincera, che con la sincerità non si sbaglia mai.
«Lavoro come sempre, non so ancora se dovrò tenere Hope ed Henry, dipende dagli impegni di Emma, da quando é sceriffo di Storybrooke ha una marea di responsabilità. Ma se vuoi puoi passare da me in ufficio, mi aiuti con quella monella di mia nipote.» ride, ripensando a Hope la sera precedente, non può non ridere per ciò che ha detto al povero Alan, sa essere un vero spasso quando ci si mette quella piccola furfante e lei l’adora. 
Zelena annuisce, é proprio ciò che sparava di sentirsi dire. Ha voglia di ricominciare. Accetta l’invito di sua sorella e poi guarda Alan, il quale a sua volta la guarda e le fa un sorriso compiaciuto. Facendole capire che è giunto il momento di dirle tutto. 


Intanto, Emma e Killian, rispettivamente lo sceriffo e il vice sceriffo di Storybrooke sono appena giunti in centrale. Hanno appuntamento con il sindaco della città, per autorizzare il nuovo vice sceriffo. Emma ha avuto modo di parlarci già quella mattina presto, per dirgli di aver trovato un collaboratore e lui, é voluto venire personalmente ad accoglierlo.
Lo sceriffo Swan ci tiene moltissimo alla puntualità sul lavoro e quindi, é già in centrale con il suo nuovo collaboratore. È sicura che loro due insieme, possano lavorare davvero bene.
«Love! Ma c’é una cosa seria di cui dobbiamo discutere.» dice il giovane guardando la sua ragazza negli occhi con espressione seria, come se ciò che stesse per dire fosse davvero qualcosa di vitale importanza.
Emma lo guarda a sua volta e aspetta che lui continui a parlare.
«Adesso che siamo colleghi, come ti devo chiamare qui in ufficio? Capo, sceriffo o va bene Emma?» chiede, cercando di mantenere ancora una volta un tono serio, ma il suo ghigno tra l’ironico e lo sbruffone, tipico di lui, lo tradiscono immediatamente,
«Sceriffo e voglio anche che mi dai del lei ovviamente.» risponde subito Emma, stando al suo gioco. Vuole giocare? Giocherà anche lei, é capacissima di fare il suo stesso gioco.
«Si signora, sceriffo.» il vice sceriffo si mette sull’attenti e la guarda. Emma gli dà prontamente una botta sul braccio.
In attesa di Graham, che in realtà deve arrivare solo per salutare e del sindaco, i due si mettono a lavorare al caso. Emma inizia a esporre a Killian tutti gli elementi che hanno preso in considerazione in quelle settimane e le ipotesi possibili che si sono fatti, se pur ancora non hanno nessuno sospettato. Il sindaco di BlueHall, la città dov’è nato Booth e ha mosso i primi passi di lavoro; deve farle sapere qualcosa proprio quel giorno, si vedranno in videoconferenza su Skype, in modo che lui possa mostrargli anche gli articoli di giornale, i documenti della questura che si occupava del caso.
«Grazie per avermi aggiornato sceriffo» continua scherzosamente a darle del lei e a chiamarla “sceriffo” e la cosa lo diverte talmente tanto, da non accorgersi subito di Emma che ha preso uno dei fascicoli dalla scrivania e gliel’ha tirato dietro. Ciò che però la ragazza non ha previsto, é che i foglio, giustamente si sono sparsi sul pavimento.
«Sceriffo, non gliel’ha mai detto nessuno che se tira una cartellina al suo sottoposto questo potrebbe andare al sindacato e denunciarla? E poi, che la suddetta cartellina si rovescia per terra?» 
«Smettila di fare il cretino e aiutami a raccogliere i fogli.» gli ordina autoritaria, da perfetto sceriffo.
Killian raccoglie i fogli che sono caduti a terra, ma poi una volta che si guardano nuovamente negli occhi, spinge la sua ragazza verso la scrivania e la bacia con passione.
Ha desiderato farlo dal primo istante in cui lei ha iniziato a parlare di lavoro, la trova terribilmente sexy intenta a dare ordini e a spiegare le cose che riguardano il caso. A dire la verità lui la trova sempre sexy, ma forse in una situazione in cui lei è il suo capo, quel suo lato irresistibile, si accentua ulteriormente.
Le mani di Killian aggiungo prontamente le sue cosce ed Emma fa un leggero salto per sedersi sulla scrivania, mentre le loro bocche e le loro lingue continuano ad esplorarsi e cercarsi con desiderio.
Emma ricambia il bacio nonostante non dovrebbero farlo, lei è sempre super professionale sul lavoro e non vuole che adesso che lavorano insieme, si mescoli la vita privata con quella lavorativa. Un bacio però, un solo bacio se lo possono scambiare. Porta le mani alla sua nuca e gli accarezza i capelli con delicatezza, accarezzandogli anche la base del collo, come fa sempre quando si lascia andare a un bacio appassionato con lui.
Killian le accarezza ancora le gambe, nonostante la stoffa che non gli permette di accarezzare la sua pelle morbida, fino a infilare una mano sotto alla sua maglietta e poter sentire almeno la delicatezza della sua schiena.
Si separano da quel bacio mozzafiato, solo quando sentono la porta della centrale aprisi.
La giovane allontana prontamente Killian da sé con entrambi le mani e con decisione. Mentre lui sembra piuttosto contrariato da quella intromissione, perché sapeva che ben presto Emma si sarebbe allontanata di sua iniziativa e voleva godere di quel bacio ancora per un attimo. Sa benissimo di quanto sia precisa sul lavoro. Quando lavorava al fianco di Booth, non l’ha mai fatto entrare in centrale sotto le vesti del suo fidanzato, l’ha sempre fatto aspettare fuori le volte che è andato a prenderla. Le volte in cui lui ha collaborato con loro, lei e sempre stata un po’ distaccata e molto professionale. Sa che sarà così e che ci saranno pochi momenti di intimità. Il suo sogno però è sempre stato farlo sulla sua scrivania in ufficio, se pur non gliel’ha mai confessato.
Ad entrare in centrale é lo sceriffo Graham Humbert, il quale nota subito che i due sono piuttosto accaldati in viso e soprattutto imbarazzati, in realtà quella imbarazzata è Emma, Killian è più seccato.
«Dilettanti! Almeno potevate chiudere la porta a chiare, vi devo insegnare tutto. Meno male che ho seminato il sindaco a qualche isolato da qui, o sarebbe entrato con me. Sta arrivando comunque.» Graham se la ride di gusto e vedendo quanto la sua amica sia imbarazzata, ride ancora di più. Conosce perfettamente la sua professionalità.
«Guarda che non stavamo facendo niente.» Emma prontamente specifica, per poi girarsi a sistemarsi i vestiti, visto che sicuramente per quella loro effusione si sono un po’ stropicciati e forse anche i capelli, se pur li abbia legati in una coda.
Il suo gesto di guardarsi allo specchio non fa altro che confermare a Graham di aver interrotto qualcosa.
 «Dilettanti a chi? Ma tu quando te ne vai Humbert, adesso che ci sono io la tua presenza non è più necessaria.» gli dice invece Killian piccato nell’orgoglio per quel “dilettante” lui non lo è affatto. Mai dire a Killian Jones che è un dilettante.
«Stasera, Jones, stasera. Così vi lascio campo libero.» ammicca ancora una volta, si diverte a prendere in giro Jones. Con gli anni hanno più o meno istaurato un rapporto, ma di certo non si può dire che siano amici. Si tollerano semplicemente perché hanno in comune il loro rapporto con Emma. Graham é uno degli amici più stretti e fidati di Emma. Killian se pur non è così felice della cosa, visto anche il loro trascorso, lo accetta per il bene che anche lui nutre nei suoi confronti e perché si fida di lei.
«Graham» Emma lo rimprovera per continuare a infierire in quel modo, é ancora rossa in viso per l’imbarazzo e se continuano con quelle frecciatine da uomini, lei non riuscirà più a toglierselo.
Per fortuna a interrompere quella disputa tra uomini, é l’ingresso del sindaco che con il suo “si può?” fa rimanere tutti in silenzio, per poi far dire ad Emma di venire pure che lo stavano giusto aspettando. Prima che lui possa voltare l’angolo per avere la visuale delle diverse postazioni di lavoro, Emma si guarda nuovamente allo specchio per controllare di essere in ordine, non può fare un’altra brutta figura con il sindaco.
É lì per conoscere il vice sceriffo Jones e infatti si presenta prontamente a lui, se pur si conoscono già, ma non in vesti ufficiali di primo cittadino e nuovo funzionario della centrale di polizia di Storybrooke.
«Se lo sceriffo Swan, la ritiene all’altezza del suo compito, non posso che essere d’accordo... Mi raccomando solo di non mischiare vita privata, con quella professionale. Detto ciò congratulazioni per il suo incarico vice sceriffo Jones.» stringendogli la mano e Killian annuisce, se pur stia facendo un sorrisetto malizioso. Mentre Emma é nuovamente arrossita violentemente. Se solo il sindaco li avessi visti un attimo prima... Allontana prontamente quei pensieri e si concentra solo ed esclusivamente sul lavoro, dicendo al sindaco le ultime novità, ovvero che parlerà presto con il sindaco di BlueHall.


Zelena Mills, arriva in ufficio di sua sorella puntuale come un orologio svizzero, ma sicuramente con la tensione a mille, vorrebbe chiederle scusa ma non è nemmeno facile ricominciare, soprattutto ciò che le ha fatto per anni. Ha riversato su sua sorella le sue frustrazioni, le sue sofferenze  e le sue insicurezze. Non pensando minimamente che lei avrebbe voluto solo accanto sua sorella maggiore. Non sa se Regina riuscirà mai a perdonarla, sopratutto dopo ciò che le deve dire... Quel segreto che si porta dietro tra troppi anni ormai. 
Regina si accorge immediatamente che sua sorella deve dirle qualcosa, l’ha capito già da quella mattina, ed è per questo che l’ha invitata nel suo ufficio per aiutarla e poter passare del tempo insieme. E ora, che lei non ha ancora detto nulla e se ne sta in silenzio a guardarla, ne è la prova evidente. Zelena non è una che sa rimanere per troppo tempo senza dire nulla, é una persona talmente esuberante, sempre con un argomento di conversazione interessante da tirare fuori, che se sta in silenzio per così tanto tempo, vuol dire che qualcosa che la turba. 
«Zelena, devi dirmi qualcosa?» le dice la mora a brucia pelo visto che la rossa non ha intenzione di dire una parola. Sono così differenti le due, anche fisicamente, oltre che caratterialmente. Zelena ha i capelli rossi e gli occhi celesti, ed è esuberante, attiva, logorroica, oltre che spesso invidiosa degli altri, di ciò che hanno gli altri e lei no, se pur sta cercando di migliorare questo suo lato. Ha solo tanto bisogno di qualcuno che l’ami e forse l’ha trovato finalmente nel suo compagno. Regina ha gli capelli e gli occhi marroni, è riservata, tutta d’un pezzo, nascosta dietro la sua maschera per non far vedere il suo lato fragile ed emotivo. 
«Si... C’entra Robin. Io... Non so come dirtelo Regina.»
La donna più giovane la guarda non riesce proprio a capire che cosa centri il suo uomo con sua sorella, ma a questo punto é ancora più curiosa di scoprire che cosa lei abbia da dirle, vuole capire. 
Zelena prende un sospiro e inizia a raccontare: lei e Robin si sono conosciuti una notte di capodanno, di 16 anni prima. Lui non era ancora sposato con la sua prima moglie. Tra i due c’è stata subito una forte attrazione, spinti dal divertimento, dall’euforia per l’ultima notte dell’anno, sono finiti a letto insieme. 
Zelena poco dopo ha scoperto di essere incinta, ma non sa se può essere Robin il padre di suo figlio Robert, perché in realtà in quel periodo ha avuto diverse relazioni occasionali. Dopo Robin ha avuto un’altra relazione di sesso, ma suo figlio è nato prematuro, quindi non è stato facile capire quando sia stato concepito. 
«Quando ho saputo che tu ti saresti sposata proprio con lui... io... Non sapevo come dirti che mio figlio avrebbe potuto avere come padre Robin. Mi dispiace Regina. Io davvero non volevo darti questa notizia... Ho provato a fare finta di niente, infatti non ti ho detto tutta la verità subito, tre anni fa, ma poi Alan mi ha fatto capire che fosse giusto che tu sapessi, che anche Robin sapesse la verità. Anche perché lui sembra non ricordarsi minimamente di quella notte... Ma io non posso dimenticare invece.» dice tutto in un fiato.
Regina resta in silenzio, senza sapere che cosa dire. Si aspettava qualsiasi notizia, tranne questa. No, questa non se l’aspettavo proprio e non riesce a dire nulla, é talmente sconvolta che le parole é come se le si fossero congelate in gola. Non riesce nemmeno a muoversi, é come se fosse caduta in uno stato di trance. 
É sua sorella maggiore a scuoterla per far sì che lei dica qualcosa, qualsiasi cosa é meglio del suo silenzio.
«Regina...»
«No! Niente Regina, ti prego lasciami sola, ho bisogno di restare sola a riflettere, sola per metabolizzare la notizia.» dice semplicemente non aggiungendo altro e mostrandole la porta. Non vuole vederla, al momento non vuole vedere sua sorella, perché ciò che le ha appena detto sconvolgerà la sua vita per sempre, la sua vita con Robin.
Il suo Robin già, lui che è un uomo con grande senso del dover sicuramente si assumerà la responsabilità di questo figlio, che se pur non conosce, amerà dal primo istante. Il suo Robin che non sa nemmeno se a questo punto ha finto di non conoscere sua sorella, ma invece l’ha sempre riconosciuta e ricollegata a quella famosa notte di capodanno. É sconvolta, talmente arrabbiata e delusa che si maledice anche di aver pensato male di suo marito. Lui non le mentirebbe mai e poi ha visto quando si sono conosciuti che lui non si ricordasse minimamente di lei, come se la vedesse per la prima volta.
É talmente sconvolta che non riesce nemmeno a muoversi dalla sua scrivania, vorrebbe chiamare il suo uomo, ma non riesce a fare nemmeno ciò.
É talmente sconvolta che non sente nemmeno David che l’avvisa che é ora di andare a prendere Hope ed Henry a scuola, lo è talmente tanto, che dice all’uomo di andare lui a prendere i bambini, che lei deve finire di lavorare.
La verità é che vuole rimanere sola, sola con i suoi pensieri, metabolizzare, capire che cosa sia giusto fare a questo punto. 
Non sa proprio che fare, ma una cosa la sa per certo, un figlio scombina la vita e la sua e quella di Robin sarà evitabilmente stravolta.
Ora lo sa, sua sorella Zelena, porta solo guai. L’ha sempre fatto.


Il sindaco di BlueHall, invece di avviare la videochiamata su Skype, ha deciso di presentarsi di persona a Storybrooke per sottoporre i fascicoli alla giovane sceriffo. Ha visto un articolo di giornale, in cui é comparsa una sua foto e prontamente n’è rimasto affascinato e inoltre, hanno la stessa, età. Lei ne ha 23 e lui 24 di anni. Si è anche informato andando a guardarla nei suoi canali social. 
A dire il vero Emma Swan non è molto social, aggiorna veramente di rado il suo profilo e se mette qualche foto, lo fa esclusivamente mettendo cose riguardanti la sua famiglia o disegni della sua piccola Hope o di Henry. 
Ha dovuto fare una commissione a un’ora dalla cittadina della ragazza a ha preferito portarle i fascicoli di persona.
Bussa alla porta per annunciarsi e poi fa il suo ingresso nella centrale, facendo tintinnare la porta.
Prontamente Emma guarda nella direzione dell’entrata e nota un giovane che non ha mai visto prima e si domanda chi possa essere, bene o male grazie al suo lavoro conosce tutti in città.
Vedendo lo sguardo confuso, come se lo stesse inquadrando per capire chi sia, il giovane sindaco di BlueHall si presenta.
«Sono Walsh Gorham, sindaco di BlueHall, ero in zona per delle commissioni e ho deciso di passare personalmente a lasciare questi fascicoli.» dice con sorriso a trentadue denti, smagliante.
«Emma Swan. Ma si accomodi.» le dice prontamente la ragazza, indicandogli la sedia davanti alla sua scrivania.
«Non ci davamo del tu?» chiede lui prontamente, accomodandosi dove la giovane gli sta indicando e ignorando completamente gli altri due uomini che sono seduti alle altre rispettive scrivanie.
Emma annuisce e sorride, in realtà anche leggermente imbarazzata per quella situazione, non si aspettava che quel giovane sindaco arrivasse personalmente. Decide di andare dritta al motivo per cui si trova lì e presentargli il suo vice.
Ma Killian prontamente si presenta da solo, ingelosito dal modo in cui quel tipo la guarda. É chiaro che è rimasto abbagliato dalla bellezza della sua Emma e deve prontamente marcare il territorio. Se pur non è difficile capire che Emma sia impegnata, sul dito della sua mano destra campeggia il solitario che lui le ha regalato, il quale brilla alla luce della stanza.
«Killian Jones, vice sceriffo di Storybrooke, nonché quasi marito di Emma. Oh, abbiamo anche una bambina, Hope. Molto piacere di conoscerti.» porgendogli la mano e quando il giovane sindaco gliela afferra a sua volta, la stringe con una tale forza, da fargli quasi strabuzzare gli occhi.
Emma lo fulmina con lo sguardo per quel modo di presentarsi e Killian la guarda a sua volta con un sorriso strafottente, sa che lei si è indispettita per quel modo di salutare il giovane sindaco, ma non poteva fare altrimenti. 
Ed è di nuovo lei a portare la conversazione verso il lavoro e concentrarsi esclusivamente su Booth. 
«Lucy e August avevano 6 anni di differenza. Quando lei è morta aveva 20 anni e lui 26.» ed è così che Walsh inizia a raccontare ciò che ha scoperto. 
La giovane sorella dello sceriffo e lo sceriffo Booth si erano riappacificati da un mese circa, poi lei è morta. La sua morte può benissimo essere un incidente, ma gli inquirenti hanno rinvenuto sul posto altre tracce di pneumatici, oltre che quelle della macchina di Lucy. Ad incastrare Booth sono stati proprio i segni sulla strada, uguali alla sua macchina. Lo sceriffo ha sempre però sostenuto che quella sera fosse rimasto a casa e di non aver preso la macchina, proprio per la forte pioggia e di essersi addormentato presto, dovuto a una brutta influenza che gli era venuta. Non avendo un alibi attendibile e avendo ritrovato le tracce della sua auto è stato subito accusato, ma poi scagionato grazie alla conferma del medico di base che ha dichiarato di aver dato al giovane una settimana di assoluto riposo. E così è stato archiviato il caso come un incidente. Uno sbandamento della ragazza dovuto alla pioggia... August Booth schiacciato dal dolore, è andato via da BlueHall per trasferirsi a Storybrooke, anche perché in molti lo hanno creduto colpevole.
«E sai dirmi anche perché i due fratelli avessero litigato?» chiede la ragazza, forse il motivo dell’incidente è proprio legato a quel litigio. 
«Lucy si era innamora di un uomo più grande di lei, quest’ultimo aveva due anni più del fratello all’epoca. Lucy aveva 17 anni quando si è messa con lui. Lo sceriffo Booth non accettava queste relazione e la sorella innamorata persa del suo fidanzato, si è allontanata. I due non si sono parlati per tre anni.» continua a raccontare. 
Alcune voci sostengono che August non accettasse la relazione della sorellina perché geloso perso di lei, ed è il motivo per cui la ragazza si è allontanata, non sopportando più la gelosia ossessiva del fratello. Solo quando lui ha cercato di tornare in rapporti con lei, forse accettando che sua sorella fosse cresciuta, i due hanno cominciato a riavvicinarsi, ma forse non del tutto, visto che poi lo sceriffo venne accusato dell’omicidio. 
«E chi è questo fidanzato? Si nulla su di lui?»
«No, niente! L’unica cosa che si è saputa su di lui è che si facesse soprannominare Ade, perché da ragazzo si era tinto i capelli di un blu elettrico per una scommessa e dal quel giorno, visto che quei capelli incutevano anche timore, si è lasciato quel soprannome per farsi valere nel quartiere. Si dice che non venga da una famiglia molto rispettata e che sia stato un ragazzo di strada, che soffrisse di un grave disturbo di inferiorità.» 
Ed è per questo motivo che si è legato a Lucy Booth, lei per prima ha saputo vederlo per quello che è veramente, senza farlo sentire insicuro, senza etichettarlo. Si sospetta che August Booth non accettasse il ragazzo di sua sorella, oltre per la differenza di età, per il fatto che non venisse da una famiglia benestante. 
Quando è stato interrogato sulla morte di Lucy, è stato immediatamente dichiarato innocente, visto che il suo alibi è stato confermato da un biglietto aereo destinazione Italia, in cui il giovane si stava recando per lavoro. Alla morte della ragazza, lui era in aeroporto. Nel verbale però non è mai configurato il suo vero nome. 
Walsh è andato in questura per cercare il verbale, ma oltre ciò che sta dicendo ad Emma non configura altro. 
Emma prende il verbale per controllarlo lei personalmente, insieme a Killian, sfogliando pagina per pagina. 
«Guarda Killian, questa pagina è stata strappata...» è impercettibile il taglio del foglio, ma Emma l’ha notato subito. In casa famiglia un ragazzo più grande le ha insegnato a tagliare le pagine del suo fascicolo in maniera perfetta, senza farsi scoprire. Ora questa specialità le sta tornando utile. 
Nessuno dei presenti aveva notato questa cosa. 
«Complimenti, che occhio sceriffo.» le dice prontamente il giovane sindaco compiaciuto dalla cosa, lui nemmeno aveva fatto caso a questo dettaglio, eppure ha guardato anche lui da cima a fondo quel rapporto. 
«E cosa pensi, Emma?» le chiede Killian, subito dopo aver fulminato con lo sguardo quel pivello che si sente tanto importante solo perché è già sindaco, nonostante la sua giovane età. Non lo sopporta, non sopporta come guarda la sua Emma. 
«Ovviamente è scontato che qualcuno ha strappato la pagina. E questo qualcuno potrebbe essere della polizia o lo stesso Ade.»
«Si probabile... Ade ha fatto il concorso per entrare in polizia, ha vinto, ha sempre avuto un’intelligenza fuori dal normale, ma misteriosamente poi, ha smesso di praticare il mestiere. Non si è mai saputo il motivo. Sulla sua vita sembra tutto misteriosamente scomparso.» aggiunge Walsh ricordandosi altro su questo fantomatico Ade.
«Ex poliziotto, intelligenza fuori dal comune, ragazzo che è cresciuto per strada e nei quartieri malfamati... Nessuno ha pensato che potesse aver soggiogato Lucy e poi ammazzata quando ha capito che August avesse sempre avuto ragione sul suo conto?» Emma trae già le sue conclusioni a riguardo, convinta sempre di più dell’innocenza del suo mentore. Probabilmente ha voluto allontanare Ade da sua sorella, non ci è subito riuscito e quando Lucy ha capito chi fosse realmente e che fosse stata raggirata e accecata dall’amore, è tornata su i suoi passi, ma troppo tardi, perché Ade l’ha fatta finire fuori strada... E forse questo stesso Ade ha ucciso Booth. 
«Emma, frena la fantasia. Questo fantomatico Ade è uscito pulito.» le dice Graham, cercando di farla tornare a ragionare lucidamente, non è da escludere come pista, ma deve anche pensare a mente lucida e non farsi influenza dalla voglia di scoprire la verità e scagionare il suo amico dalle accuse. 
«Lo so! Ma è l’unica pista che abbiamo e la seguiremo» dice decisa. È l’unica pista sensata che hanno. 
Lei si è già fatta la sua idea a riguardo: Ade ha preso in giro la giovane Lucy, quando la ragazza si è accorta di ciò l’ha lasciato e ha detto tutto al fratello, magari Ade ha picchiato più volte la giovane e Booth è andato fuori di testa, visto quanto tenesse alla sorellina e l’avrà affrontato magari, tenendo più Lucy sotto la sua ala, ma, non è riuscito a evitarle la morte. Booth avrà fatto terra bruciata intorno al giovane e lui per vendicarsi ha ucciso sua sorella e ha tentato di far ricadere la colpa su di lui, non riuscendoci è scappato all’estero, cambiando identità e connotati. Non deve essere stato difficile per lui visto i suoi agganci da ragazzo di strada. Dopo anni, ha voluto finire ciò che aveva iniziato e l’unico modo per distruggere Booth per sempre era ucciderlo e infangargli la reputazione, esattamente come Booth fece con lui. Al contrario di Ade però, August è innocente. 
«Grazie Walsh per tutte queste informazioni. Mi puoi lasciare i verbali vero? Se non ti dispiace inoltre, vorrei venire a fare qualche domanda in giro.»
«Certo, sono fotocopie! E vieni quando vuoi, BlueHall ti aspetta.» le dice allusivo. 
«Bene, lasciami il tuo numero, così per qualsiasi cosa ci sentiamo. Io e il vice sceriffo Jones verremo quanto prima.» 
E il vice sceriffo felice per essere stato coinvolto da lei, ora guarda il sindaco con malizia e il suo sorriso strafottente. Se pur non li vada molto a genio che i due si scambiano il numero di cellulare, ma sa che è solo lavoro. Non può fare il geloso o Emma gliela fa pagare. La conosce molto bene. Già l’ha messa in imbarazzo con quel suo modo stravagante di presentarsi, ma lì doveva, doveva marcare il territorio e far sapere a quel damerino che la sua Emma fosse una donna impegnata, felicemente impegnata. 
Il sindaco accetta subito di scambiarsi il numero con Emma, è un modo per sentirsi. È rimasto da subito affascinato dalla ragazza e se pur lei è fidanzata, non può far a meno d ammirarla e desiderare di diventare magari suo amico. Dovranno lavorare insieme ed è giusto istaurare una sintonia tra loro e vuole puntare proprio sul fatto che i due siano coetanei e magari hanno i stessi interessi. 
Si congedano con la promessa di sentirsi presto e il giovane sindaco lascia la centrale di Storybrooke.
Mentre Emma si immerge con la testa in quelle scartoffie per cercare una prova, una sola minima prova per scagionare Booth da quelle accuse infondate.
Non sa chi sia questo Ade, ma lo scoprirà presto e avrà i giorni contati.
 

 









Spazio autrice: Eccomi qui, stavolta posto di sabato, ho la mattinata libera per potermi dedicare a mettere il capitolo. ;) Allora, cosa dire di questo capitolo? Si iniziano a scoprire le prime cose sull’omicidio di Booth, grazie alle informazioni ricavate dal sindaco della città dove viveva August da ragazzo, a quanto pare le indagini vertono verso un certo Ade, il cui vero nome però non si conosce, ma anche se fosse potrebbe aver cambiato identità e quindi sarebbe ugualmente impossibile per i nostri Emma e Killian scovarlo. O forse non è così impossibile? Che idea vi state facendo in merito? E inoltre, secondo voi questo giovane sindaco di BlueHall che ha una cotta per Emma vuole portare scompiglio? Killian lo ha già messo al suo posto presentandosi come marito di Emma ahahaha 
Invece Zelena che ha un figlio da Robin? Sarà vero o meno? Sicuramente ciò che è certo é che ora Regina é sconvolta e non sa come dirlo al suo uomo, il quale conoscendolo, si assumerà tutte le responsabilità. Quindi, cosa accadrà? Vi avevo detto che questa storia sarebbe stata più incasinata della precedente.

Vi volevo anche avvisare che settimana prossima il capitolo salterà, mi dispiace. Sono a Parigi, dovevo andare alla Convention per incontrare Jennifer, ma ha annullato, però... io e la mia migliore amica abbia deciso lo stesso di andare per non perdere i soldi dei voli e goderci una città estera. Parto venerdì e torno lunedì, quindi mi sarà impossibile metterlo nel week end, proverò a metterlo lunedì in tarda sera. 

Detto cio, vi auguro una buona giornata e buon week end. 

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Capitolo 5
*** Affrontare la realtà ***




Capitolo cinque - Affrontare la realtà 



Regina, esce dal suo studio subito dietro Killian e i bambini. É andato lui a prenderli, perché Emma é completamente immersa nel lavoro. 
La donna ha fatto finta di nulla quando i due nipoti sono arrivati nello studio Mills per giocare e stare in loro compagnia, ma ora che è di nuovo sola in macchina con i suoi pensieri scomodi, non riesce a far finta di nulla. Non sente Robin da quando sua sorella le ha dato quella terribile notizia e tanto meno, non sa dove si trovi lei. Forse é tornata a casa nella dependance tra le braccia del suo uomo per farsi consolare e fare la vittima per essere stata, a detta sua, nuovamente allontanata da sua sorella minore. Regina, si infuria ancora di più a quel pensiero e colpisce il volante della macchina con forza, con il suo scopo di farsi male a una mano e senza essersi minimamente calmata. Deve calmarsi invece, prima di andare a casa deve calmarsi e parlare tranquillamente con suo marito, perché vuole essere lei a parlare con lui per prima. Vuole affrontare l’argomento con calma e prendere una decisione insieme a lui. Quando si sono sposati hanno sigillato il patto di dirsi sempre tutto, anche se doloroso e vuole mantenere quella promessa. In quei anni di matrimonio ne hanno sempre affrontate tante, ma mai, mai si sono trovati ad affrontare un problema così insormontabile. O forse non è così insormontabile, forse insieme possono ancora una volta risolverlo. In fondo, il momento peggiore l’hanno affrontato quando erano semplicemente fidanzati e Robin é stato rapito. Lì ha avuto seriamente paura di prenderlo, stavolta, bé stavolta lui rimarrebbe comunque al suo fianco. Solo con un figlio che non è il suo. Anche lei ha una figlia che non è di Robin. 
Con quei pensieri, di quanto i due siano sempre più simili, riesce in parte a calmarsi, se pur non sarebbe semplice confessarli quella verità e poi affrontare l’argomento con Zelena.
Dovranno conoscere quel ragazzo ormai sedicenne.


Robin non riesce a credere a ciò che Regina le ha appena detto. È padre. Padre, di un ragazzo di sedici anni. Non può crederci. È sconvolto, incredulo e non sa davvero che cosa provare, se gioia, rabbia verso Zelena che non gliel’ha detto o verso il destino che lo sta mettendo nuovamente a dura prova, propria adesso che era finalmente felice. 
E poi come fa a dirlo a Roland? Il suo bambino ha 9 anni e non facile per lui comprendere che prima di sua madre, abbia avuto un’altra donna, che poi lui e Zelena nemmeno sono mai stati insieme. È stata una cosa di una sera. Lui nemmeno si ricordava che si fossero incontrarti quella famosa notte di capodanno. 
Regina lo guarda, aspettando che lui sia pronto per condividere con lei i suoi pensieri. 
«Amore io... Io... mi dispiace. Non ricordavo nemmeno di Zelena, ho fatto un errore di gioventù, ti chiedo scusa, davvero.» finalmente il suo sguardo torna a posarsi sulla sua donna e incrocia i suoi occhi.
«Robin, non devi scusarti. Non ti nego che il fatto che Zelena sia riuscita di nuovo a scombinarmi la vita mi mandi fuori di testa, ma tu non centri nulla, come non c’entra nulla tuo figlio. Sai benissimo cosa devi fare, quale sia la cosa giusta da fare.»
«Lo so! Io voglio conoscere questo ragazzo, non riesco a vivere sapendo di avere un figlio e lui non sa di me.»
«Già, non fare i miei stessi errori. Conosci tuo figlio.» 
Robin annuisce, la guarda ancora negli occhi e le prende il viso tra le mani, é Regina la sua forza, é lei che gli da il coraggio di affrontare anche questa battaglia, perché insieme possono superare ogni difficoltà. Accanto l’uno all’altra, come le loro mani che si uniscono soprattutto durante le difficoltà, possono superare la tempesta e arrivare a vedere le stelle, oltre le nuvole.
«Insieme Regina, l’affronteremo insieme. Tra noi non cambierà nulla.» 
La donna annuisce e gli sussurra un flebile “lo so” prima di baciarlo dolcemente sulle labbra.
Ora, ora devono fare i conti con il passo successivo, parlare con Zelena a far venire il ragazzo qui a Storybrooke. 


Emma non ha sentito sua mamma per tutto il giorno e Killian quando è rientrata da lavoro le ha riferito che non sembrava molto dell’umore adatto. Decide così di chiamarla per capire che cosa sta succedendo, anche perché non è da sua madre non farle almeno una chiamata per tutto il giorno. C’è sicuramente qualcosa che non va. 
È tornata a casa e ora che Hope e Henry sono a guardare la televisione, dopo aver giocato tutto il giorno con Killian; la ragazza decide di chiamare sua mamma. 
«Ehi mamma tutto okay?» esordisce appena lei le risponde alla chiamata. 
«Domanda di riserva?» 
«Così mi fai preoccupare, hai una voce. Uhm... Qui urge serata tra donne, che ne dici se passo da te, così ne parliamo? Magari ti preparo anche quel famoso cocktail che ti preparavo sempre prima delle nostre serate di chiacchiere. È da tempo che non lo beviamo.» dice per cercare di allentare la tensione, ma anche per cercare di starle vicino. Ha capito che è una situazione davvero complicata, se pur non sa ancora di che cosa si tratti, la voce della sua mamma è davvero triste. Sa riconoscere ogni suo stata d’animo, anche perché Regina è anche la sua migliore amica. 
«Ci sto! Ma vengo io da te, così magari riesco a dare anche il bacino della buonanotte a quella monella di mia nipote e al mio piccolo Henry. Ma niente alcool, meglio una camomilla per quanto mi riguarda.» le dice e sorride, sentendosi già un po’ meglio. La telefonata di sua figlia le ha fatto bene all’umore, Emma sa sempre di che cosa ha bisogno. Il loro legame negli anni si è solo intensificato. Sono mamma e figlia, ma sanno anche consigliarsi, aiutarsi come due amiche. Può dire di essere per lei una mamma per amica. 
Emma sbuffa per l’ultima affermazione di sua madre, sapendo che lo avrebbe detto. Per poi dirle che l’aspetta subito dopo cena e che può mettere lei a letto Hope. 
Subito dopo cena, puntuale come al suo solito, Regina arriva a casa Jones/Swan. La piccola Hope nonostante abbia gli occhi che si stanno per chiudere, mentre è appoggiata al suo papà sul divano cerca di resistere al sonno per farsi mettere a letto da sua nonna. Emma le ha riferito che sarebbe venuta Regina a metterla a nanna e ora vuole a ogni costo che sia la sua nonnina a darle il bacio della buonanotte. 
Appena sente suonare il campanello, riapre prontamente i suoi occhioni e scende da in braccio a suo papà per andare alla porta prontamente. Tra le mani ha il suo fedele distintivo di carta. 
Regina vedendo che è proprio la sua nipotina la prende in braccio e le dà un bacio sulla fronte. Hope si stringe ancora di più a lei e chiude gli occhi, sfinita. Addormentandosi tra le sue braccia. La donna a quel gesto sente il cuore scoppiarle nel petto, ha fatto decisamente bene ad andare lì, ora il suo umore è davvero migliorato.
Mette a dormire la bambina, dà un bacio a Henry che è in camera sua a leggere e poi torna in salotto dove Emma la sta aspettando con due tazze di camomilla in mano.
«Le ho corrette con un po’ di rum, non ti dispiace vero?» le dice Emma guardando molto seria negli occhi, aspettando di vedere la sua reazione. 
«Cosa?» 
«Mamma rilassati, stavo scherzando.» la sua faccia è davvero impagabile e scoppia prontamente a ridere alla sua reazione. 
«Si scusa... Forse sono io che oggi non colgo lo scherzo.» e prendendo un sorso bello lungo di camomilla, anche se forse un po’ di correzione ci sarebbe stata, visto ciò che deve dirle e inizia a parlare. Le racconta di Zelena che è andata nel suo ufficio quel pomeriggio e di ciò che le ha detto. Le racconta di lei e Robin che ne hanno parlato e lui, come giusto che sia, ha voluto assumersi le sue responsabilità. È rimasto sconvolto anche lui, tanto che non è riuscito a dire nulla per i primi dieci minuti, ma è anche normale. Non è facile scoprire dopo sedici anni di avere un figlio. La notizia ha sconvolto lei, non osa immaginare cosa si possa essere sentito lui. Ne hanno parlato a lungo. Lui si è sfogato e alla fine, hanno preso la decisione di conoscerlo e farlo entrare nelle loro vite. 
«Mamma, penso che abbiate preso la decisione giusta. Certo non è facile come situazione, ma... È giusto che questo ragazzo conosca suo padre.» Emma capisce perfettamente la situazione, lei sa cosa significa crescere senza genitori e immagina che anche per lui sia stata dura. Ed è giusto che Robin voglia includerlo nella sua vita. Ma sapeva anche che Robin avrebbe preso la scelta più giusta. Lo conosce troppo bene e sapeva che si sarebbe assunto le sue responsabilità. 
«E tu, non temere mamma. Non cambierà niente tra te e Robin. Ne avete passate di ben peggiori e state ancora insieme.» capendo poi che sua mamma è sconvolta e che ancora non ha elaborato la cosa, cerca di rassicurarla, di farle capire che possono affrontare anche questa cosa. Possano affrontare qualsiasi cosa insieme. 
Regina annuisce ma non è solo ciò che la turba, ciò che la sconvolge di più é che suo marito ha un figlio da sua sorella. Sua sorella Zelena, che ancora una volta é riuscita a rovinarle la vita. Da quando se n’è andata senza lasciare traccia di sé, smettendo anche di chiamare, lei ha dovuto sopperire da sola a tutte le frustrazioni di sua madre Cora, party, cene di beneficenza, fidanzamenti combinati... E il suo continuo sentirsi messa da parte, perché la sua primogenita se ne era andata. Sua madre non è stata più la stessa dopo che Zelena ha deciso di andarsene e Regina ha provato in tutti i modi ad attirare la sua attenzione, ma non ci è mai riuscita davvero. Cora Mills é sempre stata una madre poco incline alla chiacchiere, alle affettuosità, ha sempre preferito far crescere le sue figlie nella perfezione più totale. Sempre, in ogni occasione si dovevano comportare perfettamente, sempre perfette in ogni circostanza e in ogni campo. Da quando Zelena é sparita, sua madre ha preteso ancora più perfezione da Regina. E in parte l’armatura resistente che si è costruita intorno, è stata dovuta anche a questo eccesso di perfezionismo.
Ancora una volta, sua sorella le sta rovinando in piani, sta cercando di boicottare la sua vita felice. Come se non avesse sofferto già abbastanza a causa del suo passato.
Tutto ciò che sta pensando, lo dice anche a sua figlia Emma, ha un maledetto bisogno di sfogarsi e la sua Emma é l’unica che può davvero capirla e comprenderla, senza giudicarla.
La giovane in risposta, abbraccia forte sua mamma, perché sa che l’unica cosa che può rincuorarla in una circostanza del genere é proprio ciò. Non ha bisogno di parole inutile, un abbraccio é la migliore terapia per qualsiasi cosa. 
«Tu invece come stai? Novità su August?» chiede poi Regina, separandosi da sua figlia.
«Abbiamo una pista, ma è ancora tutto molto vago purtroppo.» 
«Ehi Emma, troverai chi ha ucciso August, ne sono certa.» le dice Regina incoraggiandola lei questa volta.
«Lo dici solo perché sei mia madre, ma la verità é che forse facevo bene ad accettare la mano di uno sceriffo più esperto.» a volte si scoraggia così tanto, ma non vuole nemmeno mostrare le sue debolezze. Le mostra solo con sua mamma. 
«Lo dico perché lo credo davvero, sei in gamba Emma e credo nelle tue potenzialità.» le risponde a sua volta, infondendole il coraggio che le serve.
Emma sorride e non risponde altro, anzi, cambia argomento per dedicarsi finalmente a parlare di cose molto più piacevoli. Parlano a lungo di tutto ciò che passa loro per la testa, in una perfetta serata tra donne, come non la svolgevano da un po’ visti i numerosi impegni. Ma con la promessa che non faranno passare più tanto tempo per passare del tempo insieme solo loro due.
«Piuttosto mamma, ti ricordi che settimana prossima abbiamo appuntamento con l’atelier per scegliere l’abito?» 
«Certo che sì. Hai già in mente come lo vuoi?» le chiede, forse spettegolare non è tanto male, come non lo è fantasticare, se pur é molto più da Mary Margaret che da loro due.
Emma annuisce, ammettendo che si è lasciata andare ai sogni ad occhi aperti, come ogni ragazza fa almeno una volta nella vita. Lei non solo fantastica ad occhi aperti, ma ha accanto anche il suo principe azzurro pirata, che la rende la persona più felice del mondo. Non è mai stata una ragazza che si lascia trasportare dai sogni ad occhi aperti, ma da quando Killian fa parte della sua vita, deve ammettere che pensa spesso al loro futuro insieme e al matrimonio, con abito annesso, é un pensiero costante. Soprattutto da quando lui le ha fatto finalmente la proposta. Si ricorda ancora il giorno di Natale, in cui lui mettendosi in ginocchio, le ha chiesto di diventare la signora Jones. L’ha fatto davanti a tutti la famiglia al completo e immagina quanto sia stato difficile per lui fare un gesto simile. 
«Mi piacerebbe una cena intima, niente di troppo impegnativo... É d’accordo anche Killian su ciò. Con Henry e Hope a fare da paggetto e da damigella. Con papà che mi accompagna all’altare. Mentre il mio abito rigorosamente bianco, mi arriva fino ai piedi, scendendo ampio... Non sono il tipo da vestito principesco ma, il mio vestito da sposa l’ho sempre immaginato un po’ così. Anche perché non posso certo sposarmi in giacca di pelle rossa.» dice lasciandosi trasportare dai suoi sogni, rendendosi conto troppo tardi di averli espressi anche ad alta voce. Scoppia a ridere alla visione di lei vestita di bianco, ma con indosso il suo fedele giubbetto di pelle rossa. Anche Regina scoppia a ridere a immaginarsi la figlia con la pelle rossa al suo matrimonio, scuotendo la testa. In effetti in questo sono molte diverse, o forse semplicemente Emma non si sente a suo agio in un vestito troppo elegante e sfarzoso, ma ci starebbe benissimo.
«Faremo in modo che la cerimonia sia esattamente così come te la immagini, tesoro.» 
Ne continuano a parlare fino a che non è ora di tornare a casa per Regina, le due tra una chiacchiera e l’altra, tra un pettegolezzo e un altro, hanno parlato fino all’una di notte ed entrambe l’indomani mattina si devono svegliare presto.


Il giorno dopo, a colazione, come la mattina precedente, si ritrovano tutti nuovamente in cucina, ma a differenza del giorno prima l’atmosfera é decisamente molto più imbarazzante. Ora tutte le verità sono venute allo scoperto e non si può certo tornare indietro e fare finta che nulla sia accaduto. 
Ognuno si versa nella propria tazza il caffè, si serve dei biscotti, ma non hanno ancora detto una parola, perfino il piccolo Roland si è accorto della strana tensione che si è creata nella cucina e non ne capisce veramente il motivo. 
Robin non riesce più a mantenere il silenzio, a far finta di nulla e così manda Roland a finire di vestirsi per affrontare una volta per tutte la conversazione che stanno rimandando.
«Allora, affrontiamo una volta per tutte queste verità. Io voglio conoscere mio figlio, assumermi le mie responsabilità. Penso che siamo sufficientemente adulti per risolvere il tutto in maniera civile, anche perché se sei qui a dirmi ciò dopo sedici anni, é perché vuoi che nostro figlio abbia un padre giusto? Bene, io ci sono.» dice tirando fuori finalmente tutto ciò che sente, che si è tenuto dentro fino a quel momento e per tutta la notte, ha dormito veramente pochissimo. Ha prima aspettato che Regina tornasse a casa, é tornata per l’una e mezza più o meno e poi ha cercato di prendere sonno, ma non ci è riuscito minimamente. É stato tutta la notte a rigirarsi del letto, con mille pensieri che gli hanno invaso la testa e non l’hanno lasciato nemmeno per un istante. 
Regina pure ha dormito veramente poco, durante la notte si è avvicinata al suo uomo per infondergli la sua vicinanza, avendo capito che non riuscisse a dormire, ma non è servito comunque a molto. L’uomo però ha apprezzato nonostante i pensieri hanno continuato a tormentarlo.
Ora che sta finalmente dicendo ciò che pensa, si sente decisamente molto meglio.
«Si, credo che sia giusto che tu lo conosca... E non volevo che lo venissi a sapere così. Mi dispiace. Sono passati sedici anni è vero, ma non ero sicura che fosse tuo... e...» guarda il suo Alan, poi guarda sua sorella e di nuovo punta gli occhi verso Robin. Non deve dare troppo spiegazioni, Alan glielo dice sempre, dire la verità, ma senza giustificarsi troppo. Il suo sguardo infatti ora gli sta dicendo esattamente questo, se pur sia comprensivo come sempre del resto. É il suo punto fermo e riesce sempre a rincuorarla con la sua vicinanza costante.
«E ora come fai allora a dire che è mio?» chiede Robin, é una domanda più che lecita. Regina anche se l’é posta, ma solo nella testa, é contenta che suo marito l’abbia espressa per lei.
«Sono certa perché mio figlio é nato prematuro, quindi é tuo.»  non gli sta a raccontare i dettagli dell’altra sua avventura di una notte, non ce ne sta motivo e non vuole nemmeno raccontare la sua vita intima davanti a sua sorella e il suo attuale compagno, non è mai piacevole.
I due coniugi annuiscono, sembrano entrambi essersi convinti di ciò, come se in quel momento stessero davvero prendendo atto della notizia, affrontando definitivamente la realtà di quelle parole. Robin ha un figlio di sedici anni.
«Quando posso conoscerlo?» chiede infine.
«Arriva tra qualche settimana, sta finendo il semestre al collage di Londra e viene qui.» risponde la donna a sua volta.
L’uomo tira un sospiro di sollievo, almeno in due settimane può adattarsi meglio all’idea di avere un altro figlio oltre a Roland e soprattutto potrà preparare quest’ultimo al fatto che abbia un fratello maggiore che non ha mai conosciuto, sperando che la prende bene.
La sua donna intuendo i suoi pensieri gli stringe la mano e gli fa capire ancora una volta che gli starà vicino e lo diranno insieme a Roland.
 
Non è facile dirlo al piccolo Roland, ora che è più grande inizia a chiedere di sua mamma e molto spesso Robin l’ha trovato a guardare le foto di Marion, del loro matrimonio. È molto affezionato a Regina, ormai la considera praticamente una seconda mamma per lui, il loro rapporto è invidiabile, ma giustamente il bambino sente la mancanza dalla sua vera mamma. L’ha persa all’età di un anno e non ha avuto nemmeno il tempo di godersela, non si ricorda nulla di lei. Non ha mai sentito il suono della sua voce e il suo profumo. 
Ed è per questo motivo che non sanno davvero come fare a dirgli ora che ha un fratello di sedici anni. Pur essendo un bambino molto intelligente, allegro e pieno di vita, è pur sempre un bambino che ha già sofferto troppo per la sua età. Suo padre ha sempre cercato di dargli tutto l’amore possibile, come sta facendo ora Regina, ma il dolore di aver perso una mamma non passa mai del tutto. A maggior ragione se non si è mai conosciuta, rimane un vuoto difficile da colmare. 
Decidono di andarlo a prendere insieme a scuola e passare un pomeriggio tutti quanti insieme. Le occasioni da passare insieme sono davvero molte, passano spesso i pomeriggi fuori, come una famiglia e spesso si uniscono anche Henry e Hope, con Emma o con Killian. 
Ma stavolta è un po’ diverso dal solito e il bambino se ne accorge subito. Ha avvertito la tensione in casa quella stessa mattina a colazione e suo papà pensieroso, quando l’ha accompagnato a scuola, ma ha cercato di non andare importanza alla cosa... Ora però, avverte che i due devono dirgli qualcosa. 
Sono seduti al parco e i due coniugi si guardano negli occhi, per darsi coraggio a vicenda. O meglio Regina tiene la mano di Robin e cerca di infondergli coraggio per parlare. 
«Roland... Ascolta, devo dirti una cosa importante.»
Il bambino lo guarda negli occhi e lo sollecita a parlare, sostenendo di averlo già capito. Con la sua battuta fa scoppiare a ridere sia Robin, sia Regina, allentando decisamente la tensione. 
«Prima di conoscere la mamma, io ho avuto una storia con Zelena, la sorella di Regina. È stato talmente tanto, tanto, tanto tempo fa che poi ci siamo persi di vista ed entrambi nemmeno ci siamo riconosciuti all’inizio... Sai ero giovanissimo in quel periodo... Fatto sta che Zelena all’epoca ha partorito un bambino. Si chiama Robert, ora ha 16 anni e...» non sa se sta usando le parole giuste, se in realtà avrebbe dovuto dirglielo in maniera diversa, se forse è giusto prepararlo prima, sa solo che vuole essere sincero e esserlo fino in fondo è la soluzione migliore. Ora Roland può capire, non è più così piccolo.
«E... cosa c’entra con noi questo ragazzo?» chiede il bambino vedendo che suo padre si è bloccato, cercando le parole più adatte per continuare il suo discorso. 
«Vedi Roland, lui è... Mio figlio. Esattamente come lo sei tu.»
Roland lo guarda confuso, spaesato e non sa se ha capito bene le parole del suo papà. 
«Quindi è mio fratello?» 
L’uomo annuisce. 
«Io non lo voglio un fratello. Io ho già Henry che è mio fratello e anche Hope, anche se non lo sono davvero. Non ne voglio un altro. Perché sei il papà anche di lui?» il bambino sembra sconvolto e le lacrime prepotenti stanno fuoriuscendo dai suoi occhi. Robin a quella reazione sente il suo cuore frantumarsi. Ha deluso suo figlio, lo sa. 
A intervenire a quel punto è Regina, cercando di far ragionare il bambino, se pur non è semplice, la sua rabbia, il suo dolore è più che compressibile, può essere intelligente, ma è pur sempre un bambino di nove anni, certe realtà così complicate dei grandi non le capisce di certo. 
«Ehi piccolo, so che è difficile da accettare, ma a volte noi grandi ci complichiamo la vita e la complichiamo a voi figli... Purtroppo a volte gli errori si commettono, questo di papà e Zelena è stato un errore, ma non può certo pagare un ragazzo innocente per ciò. Lui ha il diritto di crescere con il suo papà, esattamente come te.» prova a spiegargli la donna con calma e con parole comprensibili. 
«E si vuole portare via il mio papà? Io non lo vedrò più?» chiede il bambino, spaventato all’idea che anche lui lo abbandoni, non vuole perderlo. 
«Ma certo che no campione. Io non ti lascio solo, non vado da nessuna parte senza di te, sei tutta la mia vita.» Robin interviene nuovamente a quella domanda così spontanea e piena di dolore di suo figlio. Ha paura ed è per questo che ha reagito in quel modo, non vuole perdere anche lui, ed è normale. Lo abbraccia forte e gli ripete piano, che non lo lascerà mai solo, che tra loro non cambierà nulla. 
«Quindi, viene lui a stare da noi?»
«Verrà per un po’, ma lui vive con la sua mamma. Ogni volta che vorrà potrà venire a trovarci.» spiega l’uomo e il bambino sembra stavolta annuire. Non sembra ancora convinto, anzi non lo è per niente, non gli piace l’idea di un fratello maggiore, ma promette lo stesso che lo conoscerà, prima di giudicare. 
Regina prende nuovamente la mano del suo uomo e gli sussurra “ha solo bisogno di tempo” e Robin sa che è così, ma non riesce al momento a essere felice, se pur sa che probabilmente gli passerà presto e suo figlio tornerà ad essere il bambino allegro e solare di sempre.
Inoltre, vuole pensare positivo, le cose si sistemeranno e magari Roland e Robert potranno anche istaurare un bel rapporto.
 







Spazio autrice: Eccomi tornata, chiedo ancora scusa se il week end scorso non ho pubblicato nulla ma non ci sono riuscita. Sono qui a rimediare questa settimana e spero che il capitolo vi piaccia per farmi perdonare. Che dire, é stato un capitolo incentrato esclusivamente sulla famiglia, con una serata tra mamma e figlia e Robin che scopre di avere questo figlio da Zelena, ma soprattutto con i suoi pensieri e preoccupazioni su come dirlo a Roland, il quale in verità non l’ha presa affatto bene, ma ci credo, penso che nemmeno io la prenderei così bene la notizia, figuriamoci un bambino di nove anni che ha perso la mamma quando era piccolissimo. Cosa aggiungere altro? Uhm... aggiungo che anche il prossimo capitolo sarà molto tranquillo, prima di addestrarci completamente nel caso Ade. Io però, vi ribadisco di non sottovalutare niente, state attenti ai dettagli, perché potrei aver seminato indizi un po’ ovunque, anche dove non vi aspettereste :P A prestissimo, buon week end a tutti voi. 

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Capitolo 6
*** Preparativi ***





Capitolo sei - Preparativi 


Quella mattina Emma si alza di buon’ora, prima ancora che si possa svegliare il terremoto di sua figlia per preparare la colazione ed avere già tutto pronto, per quando i bambini sono svegli. In realtà non lo ammette, ma è nervosa per la scelta del suo abito da sposa, ed è il motivo per cui è già in piedi praticamente all’alba. 
Mentre è intenta a preparare la macchinetta del caffè, i pancake e la tavola, a giungerle alle spalle è il suo fidanzato, il quale ha sentito che si alzava e che non avesse fatto ritorno nel letto e così è sceso per vedere che cosa combinasse. Nel vederla già immersa nei preparativi per la colazione capisce subito che c’è qualcosa che la turba. 
Le cinge la vita da dietro e le bacia il collo, tra i capelli e l’orecchio, cosa che ama fare pazzamente. Sentire il profumo di fiori dei suoi capelli lo fa letteralmente impazzire. 
La ragazza sentendosi stringere da dietro sobbalza leggermente, ma una volta che sente le braccia calde e accoglienti del suo uomo avvolgerla, si rilassa, facendo sì che la sua schiena entri in contatto con il petto di lui. 
«Che ci fai già sveglia love?»
«Uhm, non riuscivo a riprendere sonno» risponde semplicemente, appoggiando la testa verso la spalla di lui, per lasciare che i loro sguardi si incrocino e le loro labbra si uniscano. 
«Nervosa per il caso o per la scelta dell’abito?» chiede dopo essersi separato dalle sue labbra ed essersi preso la sua dose mattutina di baci, almeno per il momento. 
Emma si stupisce di come lui riesce a leggerle dentro, ogni volta riesce a capirla, anche se lei non dice una parola, semplicemente guardandola negli occhi. La conosce meglio di chiunque altro.
«Entrambi! Ma forse stamattina più per l’abito. Voglio trovare quello perfetto. Però un po’ mi sento anche in colpa a trascurare le indagini per pensare al matrimonio... Non che non voglia pensarci è che...» fa per trovare le parole più adatte, più che altro per non far credere al suo fidanzato che ci abbia ripensato, non è così. 
«È che vorrei che August fosse qui. Tutto qui. Condividere con lui questo momento felice. So però che lui non vorrebbe vedermi triste e vorrebbe che continuassi la mia vita.»
Killian la guarda e l’ascolta senza dire nulla e quando lei ha finito di parlare, la bacia semplicemente di nuovo.
«Lo capisco Love, ma hai detto bene. August non vorrebbe che smettessi di vivere. Ci penso io oggi a indagare, a ogni novità ti chiamo. Tu piuttosto...» la sua voce da seria e comprensiva, si trasforma in maliziosa e provocante: «Mi dici come sceglierai il vestito?» chiede. Ora Emma è voltata verso di lui, nonostante stiano ancora abbracciati. 
Lei scuote la testa e scoppia a ridere di gusto: «Non ti dirò niente capitano.»
«Vedremo» risponde prontamente lui, iniziando a farle il solletico. Emma ride ancora più forte, tanto da non accorgersi che sta lanciando anche dei piccoli urli divertiti e per cercare di difendersi da quella tortura. Lo soffre da morire il solletico e Killian sa bene dove farglielo. Sui fianchi e sulla pancia sono i punti in cui lo soffre di più. 
Sono talmente presi da quel loro gioco che non si accorgono che è l’ora in cui la piccola peste di Hope si sveglia. Poco dopo infatti la sentono arrivare alle loro spalle. 
«Perché siete in cucina?» la sua vocina spunta tra le urla di Emma e le risate, più forte di essa, quasi che i due si spaventano. 
«Ehi ragazzina, già in piedi?» chiede Emma separandosi da Killian per prenderla in braccio e darle un bacio sulla guancia. Guarda l’ora e si accorge che sono già le 6:30. 
Hope si stringe alla sua mamma e poi allunga le braccia verso il suo papà e prontamente lui la prende in braccio a sua volta. 
«Perché voi non nel letto?» chiede ancora la piccola.
«Perché non avevamo più sonno e abbiamo già preparato la colazione, vedi amore.» è Killian a risponderle e mostrarle la tavola apparecchiata.
«Pateik» esclama entusiasta di vedere il suo piatto preferito per la prima colazione già pronto in tavola. La mette seduta in modo che possa iniziare a fare colazione, perché ormai ora che ha visto i pancake non si riuscirà a dirle per nessuna ragione che devono aspettare Henry. 
Per fortuna il bambino arriva poco dopo, svegliato dalle chiacchiere. 
«Perché siete già tutti svegli?» chiede Henry guardando l’ora sull’orologio grande in cucina.  A quanto pare questa è la domanda del giorno in casa Swan/Jones. 
«Tua madre è un po’ agitata per la prova vestito.»  prontamente Killian la prende in giro ed è felice che è arrivato Henry con lui può liberamente farlo. Spesso anzi il bambino lo asseconda. 
«Davvero mamma?» chiede lui ridendo di gusto.
Emma scuote la testa, piccata da quelle prese in giro dei due uomini e poi lei deve mantenere la sua scorsa da dura, non può mostrarsi invece romantica è felice come una bambina, o meglio come Mary Margaret, la quale spesso sembra Biancaneve che canta agli uccellini per la sua natura romantica e felice. 
«È così, me l’ha confessato prima, ma ora deve mantenere il suo lato da dura.» dice Killian all’orecchio del piccolo. 
Ma non così piano. 
«Guarda che ti ho sentito.» lo rimprovera Emma e mette le braccia incrociate guardandolo male. Per poi ordinare a entrambi di mettersi seduti per fare colazione e smettere di fare i pagliacci di prima mattina. I due obbediscono, ma continuano a ridere e guardarsi complici, il comportamento di Emma è a conferma di ciò che sostengono loro.


All’atelier insieme a Emma, ci sono sua mamma e le sue migliori amiche Ruby e Trilli, per darle un consiglio. Non ha davvero idea su come scegliere il suo vestito e quindi un parere le serve sicuramente.
La commessa del negozio si sta dimostrando davvero molto gentile e preparata, soprattutto molto paziente visto l’indecisione di Emma. Le ha proposto vari vestiti e ne ha provati altrettanti, ma nessuno sembra fare al caso suo, nessuno ha ancora colpito la sua attenzione. 
L’atelier che hanno scelto é una delle più rinomate in città, oltre che la più grande e ricca di modelli, ma a quanto sembra Emma nemmeno lì riesce a trovare ciò che cerca. 
«Questo é molto bello... Però... Non è come lo cerco, vorrei qualcosa di semplice, ma anche di elegante, insomma vorrei lasciare Killian a bocca aperta per una volta.» dice cercando di far capire alla commessa come lo voglia, ma non è semplice nemmeno per lei spiegare che genere di vestito cerchi. 
«Killian lo lasci a bocca aperta a prescindere, cara la mia Emma. Penso che non ha occhi che per te quel ragazzo.» interviene la sua amica Ruby, conosce Killian da prima che si fidanzasse con Emma e non l’ha mai visto così innamorato. Ormai le altre donne nemmeno le guarda più, nella sua testa esiste solo Emma. Anzi, una donna oltre Emma la guarda, è sua figlia Hope.
«Poi l’abito per un matrimonio non conta, io penso che è importante il dopo matrimonio, capisci a me... Lui non vedrà l’ora di togliertelo il vestito.» Continua la ragazza dai capelli scuri, guardando Emma e scoppiando a ridere.
Emma diventa improvvisamente rossa in viso e la guarda malissimo, ma non tanto per ciò che ha detto, per il semplice fatto che non sono sole in quella stanza, oltre a sua madre, c’è anche la commessa e non le va particolarmente di parlare della sua vita intima con Killian con un estranea presente, l’imbarazzo sorge anche per il fatto che ci sia sua madre. Non parla molto di ciò con lei nonostante, sia la sua migliore amica e le due parlino veramente di tutto. Il sesso non è un argomento di cui parlano spesso, si può dire mai. In realtà Regina é sempre stata molto aperta in merito, si ricorda la prima volta sua e di Killian, che poi ha dovuto chiamare la donna per dirle che si fermava a dormire fuori, lei ha capito perfettamente cosa fosse successo, ma non le ha mai detto nulla... Però un conto é saperlo, immaginarlo, dedurlo, un conto é parlarne liberamente come se niente fosse. 
«Dai Emma, che ho detto mai, in fondo avete pure una figlia, penso che non è nata con la forza del pensiero eh, o guardandovi semplicemente negli occhi.»
«No, ma non è il momento di parlare della mia vita intima con Killian. Capisci a me, Ruby.» ripetendo quel “capisci a me” esattamente come ha fatto lei.
«Ricevuto» esclama l’altra giovane.
Trilli che è rimasta in silenzio fino al quel momento semplicemente a ridere, dà una botta a Ruby a dare manforte ad Emma, indicandole Regina.
«Infatti non siamo qui per parlare di chi toglierà il vestito a chi... Prima dobbiamo trovarlo questo vestito.» Interviene nella conversazione Regina, la quale non ha battuto ciglio, come al suo solito, ma ricordando alle due amiche di Emma che stanno comunque in presenza di una persona più grande, per quanto aperta possa essere.
Ed é proprio la commessa a riportare l’attenzione verso l’abito nuziale, mostrandone uno ad Emma che la fa restare letteralmente senza fiato. 
É senza spalline, con il corpetto che sembra ricoperto da piume di cigno, una piccola cinta dorata lo divide dalla gonna che scende ampia lungo il resto del corpo. Rendendola una perfetta principessa. 
Se la ragazza é rimasta a bocca aperta nel vederlo, una volta che l’ha indosso la reazione é ancora la medesima, anzi, ora davvero non riesce a dire una parola. É mozzafiato quel vestito e le delinea il corpo alla perfezione, sembra stato disegnato a posta per lei. E tutti i presenti la guardano ammirati, riuscendo solo a dire che è bellissima, compresa la commessa. É il loro vestito più bello, ma anche il più costoso.
Ma sembra che non abbiano problemi economi ed é per questo che l’ha proposto.
«É lui. É questo l’abito perfetto.» esclama Emma continuando a guardarsi allo specchio, senza riuscire a distogliere lo sguardo da sé. Non avrebbe mai creduto di trovarlo, invece esiste l’abito perfetto per ognuna e lei ha appena trovato il suo. 
Ci sono solo da fare qualche piccolo ritocco, stringerlo un pochino e accorciare di qualche centimetro la gonna, ma per il resto é veramente perfetto. 
Tanto che Emma non riesce a non volare con la fantasia. Non è da lei, ma vedersi con quel vestito addosso, inevitabilmente si immagina il giorno del suo matrimonio, si immagina l’espressione di Killian nel vederla camminare lungo la navata, il suo sguardo tra il malizioso, il dolce e lo strafottente, per farle capire che è perfetta. Lui che, mentre stanno ballando stretti, glielo fa notare quanto sia meravigliosa. Le foto, la felicità... Riesce a immaginarsi tutto e improvvisamente non vede l’ora di convolare a nozze con il suo pirata.
Si immagina anche lui quella stessa sera che le chiederà com’è il vestito e sarà davvero molto difficile non dirgli nulla. 
Visto le piccole modifiche che si devono apportare al vestito comunque resta in atelier, anche perché, conoscendolo, lui avrebbe voluto sbirciarlo e magari avrebbe trovato un modo per farlo.


Intanto nella centrale delle sceriffo, Killian si sta occupando del caso Ade, sta facendo ulteriori ricerche sul passato dell’uomo, ha svolto varie telefonate su chi lo conosce e chi ha conosciuto Lucy, ma nessuno ha saputo dirgli di più su questo Ade. Sembra veramente sparito nel nulla, esattamente come ha dedotto Emma. Sembra morto o forse, come ha sempre dedotto lo sceriffo ha cambiato connotati e identità scappando all’estero, in modo che si perdessero le sue tracce per sempre. Una persona però può scomparire davvero? Lui non ci crede a ciò, deve aver lasciato una traccia. Avere anche lui in parente o un amico che sa qualcosa e ha deciso di voler ripartire proprio da qui. 
Sta guardando al computer tutte le informazioni che riesce a ripetere su di lui, quando riceve una chiamata in ufficio. 
«Emma» dice la voce dall’altra parte dell’apparecchio, senza aspettare di sentire chi abbia risposto, dando per scontato che si tratti della giovane. 
«No, sono il vice sceriffo.» dall’altra parte della cornetta c’è Walsh il sindaco di HallBlue e il vice sceriffo si infastidisce immediatamente a sentire la sua voce irritate, ma soprattutto al fatto che abbia cercato la sua Emma senza aspettare risposta. 
«Oh! Ehm... Cercavo Emma. Non mi risponde al cellulare»
«Emma è a scegliere il vestito per il nostro matrimonio per questo non risponde. Ma puoi dire a me, le riferirò senz’altro quando torna, specialmente se riguarda il caso del nostro amico August.» ribatte prontamente, ancora più seccato dall’invadenza di quel giovane, non fa niente per mascherare il suo interesse per la sua donna. Ed è ovvio che abbia chiamato per lavoro, quindi non c’è motivo di parlare direttamente con Emma, può benissimo dire a lui, visto che è il vice sceriffo.
«Si certo, riguarda il caso ovviamente.» riguarda veramente il caso, ma voleva anche parlare con lei, sentire la sua voce e scambiarci quattro chiacchiere.
Ha trovato una donna disposta a parlare e che ha conosciuto sia Lucy, sia Ade. Una persona che ha visto crescere la loro storia d’amore e probabilmente anche come sia finita. Questa persona è disposta a incontrarli dopo domani, visto che ora è fuori città con i figli e i nipoti. È una docente universitaria, che si era presa a cuore la giovane Lucy, senza genitori e lontana dal fratello. 
Killian gli dice che ci saranno e di prendere appuntamento con la docente, che dopo domani in mattinata, saranno lì per parlare con lei. 
«Perfetto! Un saluto a Emma.» dice il sindaco sfacciatamente e Killian per mostrarsi superiore gli dice che lo farà senza dubbio e lo saluta il più naturalmente possibile, ma non può negare che sia maledettamente geloso. Quel sindaco ci sta provando spudoratamente con la sua Emma e non sta facendo nemmeno nulla per nasconderlo, è perfino dannatamente sfacciato con lui, non facendo altro che nominarla. 
Ma lui non si fa certo portare via la sua donna da un pivello del genere, se pur giovane e intelligente. 
Decide di non pensarci e chiamare direttamente la sua Emma per dirgli ciò che gli ha detto quel Walsh. 
«Ehi amore.» Emma risponde al primo squillo e sembra raggiante. Lui prontamente si ritrova a sorridere anche lui, dimenticandosi completamente del suo cattivo umore e della sua gelosia. 
«Ti sento di buon umore... Trovato il vestito?» chiede, immaginando che sia legato a ciò questa sua allegria. 
«Forse. Non ti dirò niente pirata.» ridendo, ma è ovvio che c’entra il vestito e stava per chiamalo lei per provocarlo un po’, lui l’ha proceduta. 
In realtà ha visto anche le chiamate di Walsh e prima di richiamare lui, ha voluto chiamare Killian per capire se lui già sapesse.
«Mi ha chiamato Walsh, tu sai che cosa voleva?». Chiede poi cambiando argomento e concentrandosi sul lavoro. 
«Potresti non chiamarlo per nome?»
«Come dovrei chiamarlo? Si chiama così.»
«Uhm, che ne so! Tizio. Ah no, come lo chiamerebbe Hope: brutto.» risponde prontamente immaginando sua figlia che lo chiama “brutto”, perché per la sua piccolina è bello solo il suo papà, Henry e il nonno. Tutti gli altri sono brutti.
«Lo sai che per Hope sono bello solo io.» aggiunge dando modo ai suoi pensieri di venire fuori e prima che Emma possa dire altro.
«Ma davvero stai facendo il geloso?»
«Ovvio che si, quello ci prova con te.»
Emma scoppia a ridere di gusto nel sentirlo così geloso, adora vedere il suo pirata geloso. Ma non ha motivo di esserlo, lei ama solo lui e per lei sono tutti brutti, proprio come per Hope, visto che ha occhi solo per il suo Killian. 
«Dai lo sai che non hai di che preoccuparti, non è il mio tipo. Io sono innamoratissima del mio pirata dagli occhi celesti, malizioso, strafottente, con un ego smisurato, dolce, simpatico e colto. Non voglio altro.» gli dice per far sì che il suo ego si riprenda, se pur non ci sia bisogno, lui ha sempre un ego talmente smisurato che i complimenti fanno solo peggio. 
«Modestamente so di essere perfetto.»
Ecco, appunto. Prontamente fa uscire quel suo lato strafottente e vanitoso.
«Uomo perfetto... Parliamo di lavoro.» lei riporta poi prontamente la conversione sul lavoro, smorzando subito il suo momento di vanità. 
Killian ride di gusto, ma poi torna serio per parlare del caso e delle novità che hanno, del loro appuntamento con questa docente. 
Emma alla notizia di questa prova esulta felice, intanto è appena entrata in casa Mills con sua mamma Regina, ha promesso alla donna di pranzare insieme e poi andare a prendere Hope ed Henry a scuola. Emma poi deve andare a lavoro, ma almeno i due bambini sono felici di vedere anche la loro mamma per una volta. Inoltre, è un modo per passare del tempo anche con sua madre.
Una volta entrata in casa saluta la zia e il suo compagno, aggiungendo solo: “questa docente è una buona pista. Informati su di lei”  per poi chiudere la telefonata visto che non è sola e non vuole parlare di lavoro davanti ad altri. 


Hanno appena messo a letto Hope e anche Henry è già nel suo letto, quando finalmente si concedono un po’ di relax anche Emma e Killian. Alla fine, Emma non è tornata a lavoro per passare del tempo con i due bambini, in compagnia di Regina. Ha lasciato tutto il giorno il suo uomo in ufficio da solo e un po’ si sente in colpa, ma lui ha svolto un lavoro egregio anche senza di lei. Scrupolosamente poi le ha riportato tutto, annotato in una cartellina. Ha svolto una ricerca davvero perfetta e ora sanno qualcosa di più su questa docente che dovranno incontrare, sembra una persona affidabile. 
La loro intenzione è quella di guardare un film, ma la voglia di stare insieme, visto che non si sono visti per tutto il giorno, ha la precedenza sulla televisione. Preferiscono di gran lunga parlare tra loro, piuttosto che concentrarsi a guardare un film.
«Ma allora questo vestito? Non puoi darmi nemmeno una piccola anticipazione?» la curiosità lo sta divorando. Ha immaginato tutto il giorno la sua Emma con l’abito da sposa, bella come non mai. Sa benissimo che non è da abito principesco, ma se la immagina con un bellissimo vestito ampio, che le mette in risalto la sua figura e la rende ancora più bella. Bianco come la sua pelle candida... La sposerebbe quella sera stessa solo per vederla con quel vestito addosso. 
«Lo farei, ma lo sai che non posso.»
«Allora io non ti farò vedere il mio. Esiste la regola anche per lo sposo, non lo sai?» le dice subito di rimando, fingendosi offeso da quel suo silenzio. 
«Ma se dobbiamo andare a sceglierlo insieme a quello di Henry e di Hope. E la tua regola non esiste.» risponde subito Emma, scuotendo la testa per quel suo modo di fare, si sta appellando a una regola che non esiste solo per estorcerle informazioni. 
«L’ho inventata io ora. Vale solo per me.» guardandola negli occhi e alzando il sopracciglio come è suo solito fare quando vuole avere ragione a ogni costo ed è curioso di vedere la reazione della sua Emma. 
«Allora andrai con Henry e Hope. Quando tua figlia vorrà indossare tutti quei vestitini da principessa, correndo da una parte all’altra, te ne occuperai da solo e dovrei anche scegliere il tuo e consigliare Henry. Buona fortuna capitano.» 
È ancora una volta gliel’ha fatta. Ha vinto lei. 
«E poi, il vestito non potrai nemmeno cercarlo. È in atelier.» capendo le sue intenzioni.
«Perfida, sei perfida proprio. Sei la perfida strega dell’Ovest.» le risponde Killian, fingendosi seriamente arrabbiato questa volta, aveva dedotto che il vestito fosse da Regina e una volta lì, con una scusa avrebbe dato una sbirciata, ma... I suoi piani sono andati a monte, probabilmente sia Emma, sia Regina lo conoscono molto bene. 
«Uhm, quella é mia zia Zelena, mamma la chiama così.» scoppiando a ridere nel vederlo con il muso imbronciato, proprio come Hope quando le viene detto di no per qualcosa. Tale padre, tale figlia.
«Allora sei perfida come lei.»
Lo guarda ancora ridendo di gusto, mentre intanto si avvicina lentamente a lui e con una mano lo spinge verso il divano per farlo sdraiare completamente sopra di esso.
«Vuoi davvero continuare a fare il finto imbronciato? Perché io avrei in mente altro...» posizionandosi sopra di lui e andando a giocare con la cinta dei suoi pantaloni.
«Quando prendi così l’iniziativa, mi piace tantissimo, love.» andando a mettere le mani su i fianchi di lei, direttamente da sotto la maglietta.
«Quindi non sono più perfida?» 
Killian non risponde alla sua ultima domanda, andando a catturare le sue labbra in un bacio.
Il bacio che si scambiano si fa sempre più intenso e passionale, tanto da iniziare prontamente a togliersi l’indumenti di dosso. Si accarezzano dolcemente, quando le rispettive maglie hanno raggiunto il pavimento. Killian le accarezza la schiena, partendo dalle sue spalle e scendendo fino al bordo dei suoi jeans, Emma ha le mani sul suo petto e si lascia guidare dal bacio che si stanno ancora scambiando e dalle sue carezze dolci. Lui riesce sempre a provocarle la pelle d’oca con un semplice sfiorarla.
Ma è quando le mani del suo pirata raggiungono il bottone del suo pantalone, che vengono interrotti da uno strillo. Quello della loro piccola Hope. La quale piangendo sta chiamando la sua mamma.
Prontamente Emma si ricompone, afferrando la maglia da terra e rimettersela, per correre dalla sua bambina. Avrà sicuramente fatto un brutto sogno. 
Mentre Emma va da lei, Killian ancora preso dal loro momento, ci mette un po’ a raggiungere la stanza della figlia. 
Emma prende Hope in braccio e Killian, quando entra anche lui nella stessa, la trova così. Con Henry anche sveglio, che accanto a Emma e Hope nel letto, accarezza i capelli alla sorellina, per farla smettere di piangere. 
La piccola quando vede anche Killian improvvisante si tranquillizza. 
«Principessa di papà, non piangere. Ci siamo noi qui con te, era solo un brutto sogno.»
«C’era un mostro che voleva mangiarmi»
«E non accadrà, perché prima io mangerò lui.» dice Killian per farla ridere e Hope fa un sorriso tra le lacrime, che ancora stanno un po’ rigando il suo visino. 
«Se era un mostro di cioccolata ancora meglio.» aggiunge ridendo ancora una volta per far tranquillizzare la sua bambina del tutto. 
Hope ora ride e poi guarda la sua mamma. 
«Posso dormire nel lettone?» guardandola con gli occhi da cucciolo, ha paura a dormire da sola, teme di sognare nuovamente il brutto mostro. 
Emma e Killian si guardano negli occhi, se pur vorrebbero riprendere da dove si sono interrotti, sanno che devono mettere il bene della loro piccola prima. Di solito mai dorme nel lettone con loro, a meno che non stia male. 
«Anche Hetty. Sennò io non dormire.» dice strofinandosi gli occhi per il sonno. 
«Dai andiamo, ragazzini. Prima che cambi idea.» dice Emma scuotendo la testa. Henry è ormai grande per dormire con loro, ma se capita non gli dispiace nemmeno a lui. 
Così si ritrovano tutti e quattro nel letto matrimoniale, con Killian ed Emma ai due lati, con Hope vicino a Killian ed Henry vicino a Emma. 
I due bambini si addormentando subito, Emma guarda Killian e lui le dice che non è finita, che dovranno rifarsi quanto prima. 


Il giorno dopo è proprio a Killian a venire l’idea di come recuperare la serata romantica andata in fumo. Veste velocemente Hope e le dice di mettersi davanti alla televisione prima di andare a scuola. Emma è già in bagno a finire di prepararsi per uscire e vuole passare del tempo in sua compagnia, è rimasto alquanto insoddisfatto di quella interruzione, specie perché ha prendere l’iniziativa è stata proprio lei, è raro vederla così intraprendente e provocatrice. 
«Papino non guardo mai la tv prima di andare a scuola» 
«Oggi è un’eccezione amore, perché mamma e papà devono ancora finire di prepararsi.» dice mettendole un cartone sui canali per bambini, ci sono quelle fatine che a Hope piacciono tanto e di cui lui non si ricorda mai il nome. 
Henry si sta invece preparando da solo e sa che non si accorge di nulla, di solito attende che in caso sono tutti pronti leggendo il suo libro. Sa che la mattina per vestite Hope è sempre un’impresa. 
Controlla che sia in camera sua giusto per scrupolo e poi si dirige in bagno da Emma. Entra senza nemmeno bussare e la trovo ancora in intimo, intenta a posare lo spazzolino dei denti che si è appena lavata. Con sguardo malizioso si avvicina a lei e la stringe da dietro. 
«Killian... Che intenzioni hai? Sei ancora in pigiama, faremo tardi...» gli dice ridendo, per il solletico che lui le sta procurando con le su carezze sulla pancia, fino a raggiungere il suo reggiseno. 
«Non hai capito love che intenzioni ho?»
«L’ho capito, ma faremo tardi... E poi ci sono i bambini di là.» lo rimprovera, ma nemmeno si separa da lui.
Il ragazzo lentamente la fa girare verso di lui, portando le braccia dietro la sua schiena e accarezzandola, proprio come ha fatto qualche ora prima, facendole chiudere gli occhi e tirare la testa all’indietro. Quel gesto fa impazzire ulteriormente Killian che con desiderio va a baciarle il collo. Baci lenti e dolci. 
Riprendendo un po’ di lucidità, riapre gli occhi e con decisione, è lei ora a togliergli la maglia e ribaltare le posizioni, spingendolo contro il lavandino, dove fino a poco prima era appoggiata lei. E anche Emma inizia a lasciargli baci lungo il petto, fino ai pantaloni del suo pigiama, il quale poi tira giù prontamente. Killian toglie l’ultimo pezzo con i piedi e lanciandolo in un angolo del bagno. 
«Ora va meglio, prima eravamo decisamente in svantaggio.» ora sono entrambi con il solo intimo addosso, ma prontamente Killian l’afferra per la vita, per far sì che i loro corpi si uniscano e va a slacciarle il gancetto del reggiseno. 
«Non più, ora sono di nuovo in vantaggio io, love.» dando a mettere una mano proprio su uno dei suoi seni. Emma trattiene un gemito mordendosi le labbra, ma non riesce a trattenersi come vorrebbe e quindi, è Killian a baciarla per intrappolarlo, a contatto con le sue labbra. 
Lentamente raggiunge il pavimento del bagno anche gli slip di Emma, la quale si aggrappa alle spalle del suo uomo, quando sente la sua mano scorrere lungo le sue gambe, a lasciarle brividi e carezze, brividi e carezze. Non riesce più a controllare la forte eccitazione che sente verso il suo uomo, ma per lui e lo stesso ed Emma lo nota, quando è lei a sfilargli l’ultimo indumento di dosso. 
Una volta nudi entrambi, le loro bocche tornano a cercarsi. Baciandosi con voracità, passione, desiderio e amore. Con le loro mani che si cercano, si esplorano ogni volta come se fosse la prima. 
«Facciamo la doccia.» suggerisce Emma sulle bocca di lui, spingendolo verso di essa. Almeno uniranno il piacere, alla fretta. È già tardissimo, loro rischiano fare tardi a lavoro e i bambini a scuola. 
Henry come minimo capirà che cosa stanno combinando, ormai è abbastanza grande per capirlo. 
Entrano nella doccia e prontamente il getto dell’acqua calda li colpisce, facendo rabbrividire Emma, perché il contatto con l’acqua calda e le piastrelle fredde del bagno, l’hanno fatta reagire. Killian ride ancora più malizioso, la fa sollevare quel poco che basta per far sì che possano i loro corpi entrare in contatto del tutto.
Emma con le braccia intorno al collo di lui si tiene stretta e inizia a muovere il suo bacino al ritmo con quello di Killian. 
Si muovono sinuosi e in perfetta sintonia, esplorando i loro corpi con carezze e baci. Fino a che non raggiungono il massimo del piacere, quasi in contemporanea. 
Il loro amplesso è stato talmente bello ed eccitante, che nessuno dei due vuole interrompere subito il contatto, così ne approfittano anche per riprendere fiato, insaponassi a vicenda. Usando entrambi lo stesso bagnoschiuma, se pur Killian ne ha uno diverso, per una volta vuole quello di Emma, vuole il suo odore sulla pelle per tutto il giorno. 
Lui poi, le insapona anche i capelli. 
È decisamente tardissimo quando escono dalla doccia, tanto che Emma non fa in tempo ad asciugarsi i capelli. Li friziona solo con l’asciugamano e si veste, decisamente da sola stavolta, o sa che non uscirebbero più da quel bagno.
Una volta in macchina, con ben cinquanta minuti di ritardo, Hope chiede spiegazioni ai suoi genitori, sui capelli bagnati di Emma. 
«Non ho fatto in tempo asciugarli, stamattina non riuscivo proprio a svegliarmi amore.» dice cercando di essere il più convincente possibile, ma non è facile con Killian che dal lato passeggero la guarda con sorriso furbo e con quel suo sopracciglio alzato, che fa letteralmente impazzire Emma. Per non parlare di quel suo sorriso strafottente, lo prenderebbe a schiaffi o lo riempirebbe di baci, entrambi probabilmente. 
«E perché mamma?» chiede ancora Hope, oggi sembra più curiosa del solito.
«Ho bevuto poco caffè.» risponde ancora Emma.
«E papà pure ha bevuto poco caffè, visto che ha fatto tardi insieme a te?» 
Sia Emma che Killian annuiscono, ma Emma guarda anche Henry il quale sembra per fortuna non essere interessato alla conversazione, ma è concentrato a superare il livello del suo videogioco. Tira un sospiro di sollievo. Mentre Killian invece, le mette una mano sulla sua, nel momento in cui quella di Emma è appoggiata sul cambio. 
I loro sguardi si incrociano per un momento ed entrambi si perdono negli occhi dell’altro, ed entrambi stanno gridano tutto l’amore che sentono.
Arrivano davanti scuola dei bambini, le due scuole sono vicine e poi loro si recano a lavoro, decisamente più rilassati, appagati e felici di affrontare quella nuova giornata lavorativa. 
 







Spazio autrice: Buon sabato a tutti voi, ed eccomi ancora qui come di consueto per l'appuntamento settimanale. Allora che cosa dire di questo capitolo, ammetto che è molto CaptainSwan egocentrico (forse se lo leggesse il personaggio di Killian sarebbe contento 😂) ma è venuto fuori un po' da sé, avrei voluto unirlo a un pezzetto del prossimo, in cui ci sarà una svolta nel caso Ade, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo confusionario ed estremamente difficile per me trovare il punto in cui dividerlo, quindi ho deciso di lasciarlo così, completamente Emma e Killian egocentrico, ma soprattutto particolarmente romantico. Però, però, però come vi dico sempre, state attenti ai dettagli, perché io potrei aver seminato indizi anche in quel capitolo tutto fluff ehehehe. 
Il prossimo capitolo invece entrerà nel vivo della storia, ci saranno una serie di svolte, di decisioni, che saranno i colpi di scena che la mia testolina ha elaborato per questa storia. 
Bé, cne altro aggiungere... Penso di aver detto tutto, fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate della storia e a prestissimo.

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Capitolo 7
*** Sempre un passo avanti ***





Capitolo sette - Sempre un passo avanti 



L’appuntamento con la docente di Lucy Booth, è alla casa della signora, la quale ormai non pratica più la professione, è andata in pensione da un anno e si è chiusa tra le mura della sua casa, tra libri, giardinaggio e nipoti. Non ha saputo prima che qualcuno avesse riaperto il caso sulla giovane. Ha sentito della morte dello sceriffo d storybrooke ma non ha subito ricollegato  che fosse il fratello della sua giovane studentessa, morta troppo presto e disgraziatamente. 
Emma e Killian arrivano alla casa indicata, una piccola villetta in campagna, ma decisamente ben curata.
Lo sceriffo bussa alla porta per far capire che sono arrivati, tra l’altro puntuali proprio come avevano fissato, ma nessuno risponde. Suona ancora una volta con insistenza, nel caso la donna non avesse sentito, ma nulla. 
«Strano, sapeva che saremmo venuti oggi...» la ragazza non riesce proprio a capire come mai nessuno risponde. 
Propone quindi di vedere se c’è un’altra entrate e la trova. Sul retro della cucina c’è un’altra porta, la quale è stata lasciata aperta. I due agenti decidono di entrare, ma con le pistole ben tese, la situazione non piace a nessuno dei due.
È chiaro ormai che sia successo qualcosa. 
Entrano cercando di non far rumore nel caso ci fosse qualcuno, avanzano fino al salotto, ma nulla. Nessun rumore sembra provenire da quella casa, ma è meglio non abbassare la guardia e con sempre le pistole tesi nelle mani, salgono al piano superiore. Una porta spalancata con del sangue davanti, cattura immediatamente la loro attenzione. 
E poi la vedono. 
La docente a terra, morta con un colpo di pistola.
«Cazzo! È stato Ade, ma come faceva a sapere che saremmo venuti qui eh? Non lo sapeva nessuno.» quella era la loro unica pista, com’è possibile che sia sfumata? Nessuno, nessuno sapeva che sarebbe andati lì.
«Tutti tranne quel sindaco.» dice Killian accusando subito quel giovane sindaco che non gli piace per niente, potrebbe averli voluti depistare, prendere tempo per uccidere la donna. Fargli credere di essere dalla loro parte e invece... 
«No Killian. Walsh è troppo giovane per essere Ade.»
«Potrebbe lavorare per lui però»
Emma non è convinta. Non conosce ancora bene il sindaco di BlueHall ma non crede che non sia stato sincero. O almeno il suo super potere le dice che sia sincero.
Ma chi altro poteva sapere del loro incontro? Parlerà con lui, deve darle delle spiegazioni sicuramente. 
Chiamano gli agenti di zona ed insieme a loro espongono i fatti, tutto ciò che dovevano fare e che cosa li servisse parlare con la donna. 
Il capo poliziotto di BlueHall è un uomo sulla sessantina, simpatico, alto e atletico nonostante la sua età e subito, si mostra in modo collaborativo nei loro confronti. Non conosceva la famiglia Booth personalmente, ma può indagare, soprattutto se la signora Sprite è morta per questo. 
«Walsh Goraham, cosa mi dice di lui?» chiede Emma, raccontandogli che fosse l’unico a sapere del loro appuntamento con la professoressa Sprite. 
«È un sindaco eccezionale, un ragazzo come pochi, non penso che sia coinvolto. Lo escludo.» 
«Okay! Ehm... possiamo portare la pallottola con noi e farla analizzare dalla nostra scientifica? Le dispiace?» chiede ancora la giovane e il poliziotto annuisce, chiedendo però di essere coinvolto e di informarlo appena avranno novità in merito che lui indagherà a sua volta per aiutarli. Emma accetta di buon grado quella collaborazione, una mano di uno sceriffo esperto può solo che aiutarla. Le manca il suo mentore e quel pensiero la fa rattristare un po’. È Killian che prontamente le stringe il braccio, avendo visto il suo viso incupirsi e intuendo i suoi pensieri. 
Anche lo sceriffo anziano si accorge prontamente dello sguardo della giovane e immagina che Booth deve essere stato una figura di riferimento per lei e che ora, probabilmente sta sostituendo lui. Si nota dalla sua giovane età anche.
Si salutano con la promessa di rimanere in contatto e i due agenti di Storybrooke vanno a parlare con il sindaco della città. 
Non è in cima alla lista dei sospettati, ma sicuramente dovrà rispondere ad alcune domande. 


Robin vuole a tutti i costi conoscere suo figlio. Ormai da quando sa che Robert è sangue del suo sangue, non vuole perdere altro tempo inutile e così, ha deciso di chiamarlo. Vuole intanto almeno parlare con lui al telefono. 
La madre, ovvero Zelena, si è dimostrata ben disposta al fatto che i due si conoscessero e così, ha fatto sì di organizzare nell’attesa che Robert possa assentarsi da scuola, una videoconferenza per fargli conoscere suo padre e il suo fratellastro. 
Il ragazzo puntuale fa partire la videochiamata. In realtà non sa davvero che cosa aspettarsi dalla telefonata e deve ammettere che è parecchio nervoso. Finalmente conoscerà suo padre, ma è ancora arrabbiato, non tanto con lui, ma con sua madre che solo adesso si è degnata di farglielo conoscere, quando per anni ha espresso questo desiderio. E sa che se non fosse stato per Alan, probabilmente lei nemmeno lo avrebbe mai fatto. Per sua zia ovviamente non lo avrebbe fatto... Ma in fondo lui nemmeno la conosce questa zia Regina, perché dovrebbe fregargliene qualcosa? Robin è il suo uomo, okay, ma per Robert, papà batte marito. 
Robin è anche nervoso a sua volta, cosa si dice a un figlio che non ha mai conosciuto? Per sua fortuna ha Regina al suo fianco, che gli tiene la mano e cerca di placare le sue emozioni, rassicurandolo. 
L’unico che non è affatto felice è il piccolo Roland. Lui non lo vuole un fratello maggiore, non l’ha mai voluto, se mai vuole essere lui un fratello maggiore, come Henry. E poi cosa gli assicura che questo fratellastro, come lo chiamano, sia simpatico e voglia fare amicizia con lui? Magari si stanno antipatici a vicenda. Nessuno può saperlo, tanto meno suo padre. Ha cercato di rassicurarlo, ma non ci è riuscito. Roland è rimasto della sua idea: non vuole un fratello. 
Ora è lì, in attesa che un computer si illumini e si sente arrabbiato e ferito. O forse solo indifferente. Non lo sa nemmeno lui a dire il vero. Sa solo che il suo papà non lo vuole dividere con nessuno, tanto meno con quello lì. Lui ha solo il suo papà, invece quel Robert ha una mamma e ora anche un papà, il suo tra l’altro.
Quando il pc suona, il piccolo si incupisce ancora di più e Robin è invece impaziente di schiacciare su “accetta chiamata” se pur si senta in colpa nei confronti di Roland, ha visto che non è entusiasta. Ne ha parlato anche con Regina sul da farsi e sul come comportarsi, ma anche lei gli ha fatto capire che il bambino ha solo bisogno di tempo, tempo per abituarsi a questa nuova realtà, come d’altronde tutti loro. 
«Ehi!» è Robert a esordire per primo, con un forte accento inglese. Si vede che studia a Londra. 
«Ehi, come va?» è la risposta di Robin è si sente un perfetto idiota per ciò che ha appena detto, tra tutte le cose che poteva dire, ha detto veramente la più banale.
«Bene! Senti, non sono uno da convenevoli... Sei mio padre e io desidero conoscerti, però voglio anche che tu sia davvero disposto a fare il padre, perché non voglio un padre part time e non voglio di certo i tuoi soldi, quelli me li guadagno già da solo lavorando.» è uno studente lavoratore, si guadagna da vivere a Londra facendo ogni sorta di lavoro possibile. Robin si sente già orgoglioso di lui, quando Zelena gli ha detto che gran lavoratore fosse e che ragazzo serio e onesto fosse. Per fortuna non ha preso da lui... Anche se lui è una persona onesta, sono state le circostanze a portarlo a rubare ed errori di gioventù. Ma non è comunque giustificabile. Suo figlio invece è un ragazzo con la testa sulle spalle.
«Non ho intenzione di essere un papà part time, io ci sono. Sono qui da oggi in poi, se tu vorrai.» è rimasto stupito da quel suo modo schietto e diretto, tipico di Zelena. 
E non può non notare che si somigliano forse un po’. Robert ha gli occhi azzurri, ma anche Zelena gli ha chiari e i capelli castani scuro... Non sa se è lui che ci vede qualcosa, o si è lasciato condizionare, fatto sta che non può non ammirarlo e costatare che sia veramente bello. Ed è suo figlio.
«Bene! Allora siamo a posto. Appena riesco scendo a conoscerti di persona. Tu invece devi essere il mio fratellino minore...» non si ricorda il suo nome, se pur sua mamma glielo abbia detto. 
«Roland, mi chiamo Roland.» risponde seccato del fatto che lui nemmeno sapesse il suo nome. Già è partito malissimo il loro rapporto. 
Robert nota subito il suo tono di voce, ma immagina anche che il piccoletto non veda di buon occhio la cosa. Ma nemmeno lui in realtà. Non gli piace questa situazione e teme che possa finire male, teme che possa soffrire ancora. Lo sta facendo solo per sua madre, ma ha terribilmente paura di non adattarsi mai a quella famiglia già perfetta e consolidata. Lui chi sarebbe, l’estraneo? 
Per cercare di allentare la tensione è ancora una volta Robin a prendere la parola e chiedere qualcosa al giovane, vuole conoscere e far sì che lui lo conosca a sua volta, è quello lo scopo della telefonata, così inizia a raccontare di sé e chiede al giovane di fare altrettanto.
Si ritrovano a parlare, se pur tramite uno schermo per diverso tempo, imparando a istaurare una sintonia, che sperano tutti, possa diventare presto affetto. 
Chiudono con la promessa di sentirsi ancora, magari per qualche minuto tutti i giorni e Robert accetta. Felice che sia stato proprio suo padre a proporglielo. 
«Ehi, ti piace il calcio Robert?» chiede a un tratto Roland, prima di chiudere la conversazione. 
E Robert annuisce al fratellino. 
«Anch’io! Tifo per LA.» dice il bambino entusiasta, ma poi torna serio e lascia cadere la conversazione, rendendosi conto che anche Robert dai poster che ha e da altri gadget sostiene la sua stessa squadra. Hanno una cosa in comune e questo non sa se è un bene o un male. Nel dubbio decide di lasciare perdere. 
L’adolescente fa lo stesso a sua volta, ma sorride. Forse quel ragazzino non è così male come può sembrare o almeno dalla prima espressione che gli ha fatto.


Emma e Killian sono tornati in centrale dopo aver parlato con il sindaco di BlueHall , lui ha un alibi di ferro, aveva una riunione quando è morte la donna; si sono anche dovuti scusare  per aver dubitato di lui, ma sembra non esserla presa.
È intenta a cercare di capire, di trovare un qualsiasi appiglio, oltre che andare a questo punto personalmente all’università che frequentava Lucy Booth, senza dirlo ad anima viva questa volta; cercano di cavare altre informazioni utili. 
Possibile che questo Ade sia un passo sempre avanti a loro? E come fa soprattutto?
A distrarla da quelle domande, è il suo cellulare che squilla. 
È sua mamma. Sta con Henry e Hope e pensa che sia qualcosa che riguardi loro, quindi prontamente risponde.
«Emma, sono qui da te, ma non trovo il pigiama di Hope. Sono tutti a lavare?»
Emma prima di rispondere fa mente locale, perché sua mamma cerca il pigiama di Hope? Giusto, la festa. Con la mattinata infernale che ha avuto a lavoro si è completamente dimenticata del compleanno della sua amica e che lei e Killian sono stati invitati. 
Sta quasi pensando di non andare, è distrutta e non ha niente da festeggiare almeno lei, ma non vuole certo deludere la sua amica. 
«Sono nella asciugatrice, non ho fatto in tempo a svuotarla.» ammette dispiaciuta, perché sa che ora tutte le cose che sono nella asciugatrice gliele piegherà lei e gliele farà trovare sul letto. Odia dover ricorrere agli altri, ma a volte non riesce veramente a stare dietro a tutto. Non si ricorda nemmeno l’ultima volta che è uscita da sola con il suo uomo. Forse la festa le farà veramente bene. 
«Emma stai bene?» sente subito dal tono della sua voce che c’è qualcosa che non va.
Lei le dice semplicemente che ha avuto una brutta giornata a lavoro, ma che non c’è niente di cui preoccuparsi. Se pur spesso dubita che possa ricavare informazioni e risolvere il suo primo caso da sola, da sceriffo. Ma questo di certo non glielo dice. 
«Distrarti stasera ti farà bene! Divertiti e mi raccomando, senza pensare a niente.» le dice premurosa sua mamma, cercando di farle capire che a volte staccare la spina non è segno di debolezza o di persona nullafacente, è semplicemente un modo per ricominciare più carichi ed energici di prima. Ostinarsi su una cosa, non la fa risolvere e non si vede la soluzione più ovvia.
«Agli ordini Mills, mi divertirò senza esagerare.» le dice prontamente per prenderla in giro per il suoi modi protettivi di fare, quel suo essere materna a modo suo a volte.
E poi le chiede se può passarle Hope ed Henry, visto che non si vedranno quella sera. Vuole soprattutto raccomandarsi con Hope di fare la brava e di non fare impazzire nonna Regina, se pur lei è ben felice di assecondarla. Per non parlare di Robin, il quale ogni volta che la vede fa con le i giochi più assurdi pur di vederla felice e sentirla ridere. Insieme quei due ridono come matti. È davvero un perfetto baby sitter. Si traveste, fa le facce buffe e le voci. Hope lo adora per questo. 
Con “io sempre brava mammina” di Hope, chiude la telefona per concentrarsi ancora un po’ sul lavoro e poi andare a casa a prepararsi per la serata.
Anche Killian si era dimenticato della festa, ma non vuole comunque rimandare, al contrario vuole che la sua Emma si svaghi e ciò comprende anche uscire con i suoi amici e divertirsi come una normale ragazza della sua età. A volte ha davvero troppe responsabilità e nemmeno lui si ricorda l’ultima volta che sono usciti insieme loro due. No che rimpiange la sua vita, ama pazzamente sia Henry sia Hope, ma una serata piacevole tra amici, senza bambini, non è male. Soprattutto adesso che sono sommersi di lavoro e con i pensieri impegnati a scoprire chi ha voluto morto August e perché. 
Tornano a casa giusto in tempo per prepararsi entrambi. 
Per fortuna Emma non ci ha messo tanto nemmeno a decidere che cosa mettere, per una volta è stato semplice trovare l’outfit adatto. Ha indosso un vestito azzurro, che le scende leggermente ampio dal busto in giù, ed è leggermente più stretto nella parte del corpetto, ha tanti piccoli fiorellini bianchi a ornarlo, ma solo nella parte del corpetto. Tacchi argento e porchette dello stesso colore. Un po’ di trucco, capelli lasciati sciolti e mossi. Killian invece ha optato per un pantalone nero, elegante, una camicia bianca di lino, lasciata sbottonata nei primi bottoni è una camicia dello stesso colore dei jeans, con scarpe altrettanto nere. È perfetto.
Emma lo nota subito e immagina già le ragazze invitate sbavare tutte dietro al suo uomo. Già una volta ha visto come lo guardano un paio di sue amiche, ma cerca d scacciare quei pensieri, deve divertirsi. Solo divertirsi. 
Per fortuna non deve nemmeno guidare quella sera, perché hanno preso appuntamento con Ruby e Neal, quel pomeriggio stesso, quando si è ricordata della festa, per andare tutti insieme con la macchina di Neal. 
Il ragazzo prima di andare a prendere Ruby, è anche passato a casa Mills a salutare Henry. Il loro rapporto è meraviglioso e con il tempo sembrano entrambi essersi dimenticati che per gran parte della loro vita sono stati separati. Ormai hanno recuperato il loro rapporto alla grande e passano molto tempo insieme. Anche a Hope sta simpatico e, a volte, esce con loro anche lei, perché non vuole lasciare il suo Hetty.
Il fatto che comunque non debba guidare per Emma è una grande cosa. Almeno può concedersi anche di bere un cocktail senza problemi.
Ciò che non sa, è che la sangria, per quanto possa essere buona, non fa effetto subito e quindi, esagera con i bicchieri. Se ne riempie un po’ troppo spesso, pensando di poterlo reggere, anzi di non aver bevuto troppo... e invece...
E invece non è così. È ancora lucida, ma decisamente brilla, tanto che nota subito una ragazza che ci sta provando con il suo uomo. Si è allontanata un attimo per parlare con delle amiche e subito quella ne ha approfittato per avvinghiarsi. La conosce di vista, non è una sua amica, ma sa che è una che ci prova con tutti e lei, gelosa com’è non sopporta che  ci provini con uomini fidanzati, ancora meno se è il suo. 
Beve un altro sorso del suo bicchiere e poi prontamente si avvicina a loro, gettando le braccia intorno al collo al suo uomo. 
«Amore! Andiamo a ballare?» propone, per poi baciarlo con passione davanti a quella ragazza. Killian la stringe a sua volta e capisce subito che è gelosa. Sa bene che la sua Emma lo è. 
Ma infatti Emma non ce l’ha con il suo uomo, ma con la tipa che si è avvicinata a lui, ha visto che Killian stava cercando di allontanarsi, ma lei continuava a strusciarsi addosso a lui, stile gatta morta. 
«Certo love, andiamo.» prendendola per mano e sorridendole felice, per farle capire che vuole allontanarsi da lì, vuole stare solo con lei. 
«Un attimo...» prima di andare via e raggiungere i loro amici, si rivolge nuovamente alla ragazza: «La prossima volta che ti vedo strusciarti addosso al mio fidanzato, ti arresto. E si posso farlo, sono lo sceriffo. Ti è chiaro il concetto?» guardandola dritta negli occhi con sfida. 
Killian se la ride, ma prontamente allontana Emma, ha già capito che ha bevuto fin troppo per quella serata o non se ne sarebbe mai uscita in quel modo, si sarebbe limitata ad allontanarsi o a guardarla male. 
E non è meglio nemmeno che si mettano a ballare, forse Emma ha bisogno di riprendersi stanno un attimo seduta. Si recano infatti al tavolo dove si sono appena seduti anche Ruby e Neal. 
«Com’è possibile che solo un attimo che ti lascio solo, ti circondano?» Emma sta rimproverando il suo uomo adesso. Non in modo diretto, perché non è colpa sua, ma non riesce davvero a concepire la cosa. Che è bello lo sa, ma è anche proprietà privata. 
«Ora ti mando in giro con un cartello con scritto: PROPRIETÀ PRIVATA.» continua imperterrita. Ha decisamente bevuto troppo. 
«Cos’è successo Em?» le chiede prontamente Ruby, vedendola adirata.
«La tipa, quella che ci prova con tutti, solo perché ha le tette grandi e che esibisce con quei sui vestiti striminziti,  ci stava provando con Killian, spudoratamente per giunta.» dice alla sua amica, descrivendola per farle capire di che stesse parlando. È una conoscente anche di Ruby, frequentavano la stessa scuola e anche allora già ci provava con tutti. 
«Ah tra l’altro, ho visto che gliel’hai guardate...» puntando il dito sul petto di Killian e guardandolo minacciosa, come a voler dire “la prossima volta ti spezzo le gambe”. 
«Be, ma come fai a non guardargliele... Si vedono solo quelle.» risponde Neal di rimando, dando manforte all’altro, per fargli capire che non è colpa sua. 
Ma non ha fatto una buona mossa. Riceve una botta alla nuca dalla sua fidanzata Ruby e la riceve anche Killian da Emma. 
«Ahi! Io che centro? Non ho detto niente.»
«Ma sicuramente l’hai pensato, so che l’hai fatto.» lo rimprovera prontamente ancora una volta la sua fidanzata. 
«Love, lo sai che io ho occhi solo per te.» le dice avvicinandosi al suo volto e dandole un dolce bacio sulle labbra, ma togliendole anche il bicchiere di sangria che ha ancora pieno in mano, è decisamente meglio se non beve più.
É lui a portarselo alla bocca, non è come il suo rum, ma é davvero molto buona e decide di prenderne anche un altro di bicchiere, che è pieno sul tavolo, é stato preso dagli altri due, ma ancora non bevuto. 
«Certo, ora non cercare di addolcirmi facendo lo smielato con me, Jones. Andiamo a ballare. Ho voglia di ballare.» Alzandosi dal tavolo e prendendo la mano del suo uomo per strascinarlo in pista. Ha decisamente male ai piedi, ma la voglia di scatenarsi e divertirsi é più forte di tutto il resto. 
Ci riesce, perché inizia a muoversi a ritmo di musica, incurante delle persone, delle sue responsabilità di sceriffo per una volta, incurante dei problemi e tutto il resto. É solo una ragazza di ventitré anni per una sera, una ragazza che ha voglia di ballare e divertirsi, senza pensare a nulla. 
Il ragazzo la guarda muoversi e la trova irresistibile, bella da togliere il fiato, con i capelli che si muovono, il suo corpo sinuoso che ogni volta lo fanno eccitare come un ragazzino alla prima cotta... L’ama pazzamente e l’ama ancora di più quando lei è così libera e disinvolta, incurante del mondo che la circonda e si lascia andare. Ma ama anche le sue barriere e i suoi muri, perché sono anche quelli che la rendono la sua Emma. 
La voglia di godersi la serata, fa sì che rimangono fino alla fine, a ballare, ridere e scherzare con gli amici, fino alle tre di notte.
E é a quel punto che Emma inizia a sentire tutta la stanchezza, la sbronza e il mal di piedi, si avvicina all’orecchio del suo Killian, per sussurrargli “mi prendi in braccio amore?” e lo fa in modo seducente e malizioso. Killian le stringe la vita e lei si stringe a lui, appoggiando la testa al suo petto. Lui non l’ha presa in braccio, ma almeno la sta sorreggendo e la tiene vicino.
Si accorgono tutti che non si tiene in piedi, infatti sia Neal che Ruby la prendono in giro per ciò, in particolare modo la sua amica che fa allusioni sul fatto che probabilmente a casa non dormiranno ed Emma ride a sua volta, per via dell’effetto dell’alcol non arrossisce, anzi, al contrario fa capire alla sua amica che tutto è possibile.
Giungono a casa anche piuttosto velocemente e una volta chiusi tra le mura di casa, prontamente Emma si toglie le scarpe con il tacco, lanciandole chissà dove in salotto e poi si avventa sulle labbra del suo pirata.
«Ti desidero da morire, amore mio» gli dice Emma con una scioltezza e una parlantina che ancora non é passata, anzi al contrario la stanno rendendo decisamente ancora più audace e al suo pirata piace quando lei é così intraprendente. 
Killian infatti, ricambia prontamente il bacio, completamente rapito da lei e forse nemmeno lui è così lucido per fermare a pensare che forse non è il caso di proseguire la serata in quella direzione. Ha bevuto decisamente molto meno rispetto alla sua fidanzata, ma ha pur sempre bevuto e la sangria non è il rum. La frutta, con l’alcol hanno reso quel cocktail molto leggero, ma non lo è affatto. 
«Emma...» però un briciolo di lucidità poi lo fa fermare, ma solo per un attimo, perché lei ancora una volta lo spiazza.
«Dai capitano, zitto e baciami! Approfittiamo del fatto che non c’é nessuno che chiama “mamma” e che non dobbiamo ridurci a fare l’amore in doccia, in ritardo e con io che esco con i capelli bagnati... abbiamo casa tutta per noi.» andando a catturare le sue labbra ancora una volta, mentre lo spinge verso il divano.
Lui ci cade sopra e prontamente la ragazza é sopra di lui, che gli sta togliendo la giacca e la camicia, con gesti delicati, lenti, ma passionali allo stesso tempo. Una volta che è a petto nudo inizia ad accarezzare la sua pelle, il suo petto e scendendo verso i suoi pantaloni. Mentre si muove sinuosa sopra di lui, facendogli perdere completamente il controllo di se stesso, talmente é forte il desiderio di fare l’amore con lei. É tutta la sera che lei è così bella e sensuale, che ora non riesce davvero più a resistere. Prima che Emma possa togliergli i pantaloni, é lui ad andare ad accarezzare le sue gambe da sotto al vestito, arrivando alle sue natiche e accarezzandola e facendola gemere di piacere. Le toglie solo per andare a sbottonarle quel vestito tanto bello e che le sta uno schianto, quanto ingombrante in quel momento. La zip va giù velocemente, ma le bretelline di esso, invece molto lentamente, proprio per farla tremare di desiderio. Le accarezza la pelle, centimetro per centimetro, mentre il vestito scende lungo il suo corpo. Quando raggiunge il bacino, é lei ad alzarsi leggermente affinché possa farlo scorrere lungo le gambe e gettarlo per terra con gli altri indumenti.
Hanno fretta di appartenersi, ma nemmeno vogliono rovinare il momento, se lo vogliono gustare attimo per attimo. 
Accarezzano l’uno la pelle dell’altra, prima da sopra la stoffa che ancora divide i loro corpi, poi andando a insinuare le mani anche sotto di essa e togliendola poco dopo, per far spazio ai brividi e ai loro corpi desiderosi di sentirsi e sfiorarsi.
E nel momento in cui si fondono in un corpo solo e iniziano a muoversi a ritmo insieme, che entrambi non contengono più i gemiti e ne sono felici, perché finalmente possono dedicarsi a loro, senza la paura di essere interrotti o di dover mantenere un tono di voce basso. Sono liberi di far uscire tutto il loro piacere. 
Instancabili ripetono per due volte quel loro dolce e passionale attimo. 
Tanto da addormentarsi molto tardi, con le prime luci dell’alba e sul divano. Coperti solo da un pile, ma sono i loro corpi a farsi calore a vicenda. 


È il suono del campanello che li fa prontamente svegliare. O meglio fa svegliare Emma. Killian è ancora nel mondo dei sogni. 
Non realizza subito chi possa essere così presto a bussare alla porta di casa, poi ha bisogno di fare mente locale per ricordare che cosa sia successo la sera precedente... Una cosa però se la ricorda senza dubbio, la meravigliosa notte di passione con il suo pirata, non passavano una notte così intensa e passionale da moltissimo tempo. Infatti, si rende conto che sono rimasti a dormire sul divano e che i vestiti sono tutti a terra e lei è completamente nuda. 
Ancora un altro scampanellio.
La sua testa scoppia letteralmente e avverte anche di dover vomitare. Non si tiene in piedi, ma immagina che visto l’insistere, ci sia sua figlia Hope a suonare, con Henry e Regina. Possibile che siano già lì? Guarda prontamente l’orologio e note che sono le 10 di mattina e che per sua figlia, è perfino troppo tardi come orario. 
Cerca di svegliare Killian, ma anche lui non è molto per la quale. È sicuramente meno stanco e fuori forma di Emma, ma le occhiaie sono evidenti anche sotto i suoi occhi e se non fosse stato importante non si sarebbe mai alzato da quel divano. Anzi, si sarebbe svegliato solo per riprendere a divertirsi con la sua fidanzata. 
Ma le parole “Mia madre e i nostri figli sono qui” lo costringono inevitabilmente ad alzarsi e andare soprattutto a vestirsi, non ha nemmeno lui niente addosso come la sua Emma. 
Lei infatti, è corsa in camera a mettersi qualcosa e ora, è a raccogliere i vestiti da terra. 
Ancora un altro scampanellino. 
Sua figlia si sta divertendo a suonare ed Emma non è felice come lei della cosa. Anzi, al contrario... Vorrebbe solo pace e silenzio. 
«Mamma mia Emma che faccia! Che ora avete fatto stanotte?» è la prima cosa che le dice Regina vedendola. È pallida, con due enormi occhiaie sotto gli occhi che la fanno quasi sembrare un panda, i capelli legati frettolosamente in una coda di cavallo. Sembra che le sia passato sopra un tir ed effettivamente non è molto lontano dalla realtà. 
Hope tra l’altro si getta prontamente tra le sue braccia, facendo quasi cadere Emma all’indietro, non è che sua figlia sia pesante, ma lei sicuramente è ancora mezza assonnata e nel post sbronza.
Tra l’altra la bambina inizia a raccontare alla mamma tutto ciò che ha fatto a casa della nonna, per filo e per segno. Sembra quasi che non vede sua mamma da settimane, invece sono state distanti solo per poche ore. Non vuole nemmeno lasciarla andare per permetterle di preparare il caffè. Ne ha bisogno disperatamente.
L’arrivo di un Killian sconvolto, fa capire a Regina che hanno fatto veramente tardi e riformula la domanda, a cui sua figlia per via di Hope non ha risposto. 
«Hope! Potesti non urlare, per favore.» dice la giovane prima di guardare verso sua madre e inventarsi una scusa per non dirle che è in quello stato pietoso perché si è ubriacata. In realtà però è anche stanca, è rientrata per le quattro a casa e che poi... poi lei e il suo pirata hanno pensato bene di non dormire. 
«Uhm, per le 4.» 
«Ci credo che state in queste condizioni. Scusate comunque se arrivo così presto, ma Hope voleva le coccole mattutine da voi, ho provato a dissuaderla, ma è testarda.» alludendo che lo è proprio come sua madre e anche suo padre a dire il vero, ha preso veramente da entrambi. 
Hope intanto non ha di certo smesso di parlare e raccontare, ora lo sta dicendo nuovamente a suo papà ed Emma sente la testa scoppiarle da tutto quel trambusto.
L’unico silenzioso e ancora forse mezzo addormentato, è Henry. 
«Ehi ragazzino, cos’è successo?» chiede leggermente preoccupata, sedendosi accanto a lui con un enorme tazza di caffè fumante, almeno forse si riprende un minimo. 
«Hope è venuta a svegliare me alle 6:30, voleva le coccole. Ieri io e Roland siamo stati fino a mezzanotte alzati.» ammette il piccolo, raccontando di aver fatto più tardi, perché hanno da prima guardato un film e poi letto una storia molto avvincente e non sono riusciti a prendere sonno prima, per non smettere di leggere. Il suo ragazzino sta decisamente diventando grande. 
«Mi dispiace!» ridendo, sua figlia è veramente furba. È andata a scegliere Henry perché sapeva che se fosse stato sveglio anche lui, sarebbe tornati presto a casa dai suoi genitori. Ama dormire a casa di nonna Regina, ma niente é come casa sua. 
«Vi farete perdonare... magari possiamo mangiare la pizza stasera e andare al cinema. C’è un film che può piacere anche a Hope.» dice il bambino prontamente, pianificando già la giornata. Emma non può non annuire, se pur ancora non si tenga in piedi. 
È felice di passare del tempo in famiglia a dire il vero, forse è quello che le ci vuole per riprendersi dalla sbronza colossale che si è presa e poi ha decisamente bisogno di distrarsi dal lavoro. 
Ha in testa solo Ade. Vuole capire come fa lui a essere sempre un passo avanti a loro. 
Prima di andare al cinema infatti, si concederà un’oretta di lavoro. Vuole controllare se è arrivata la mail dalla scientifica e trovare una minima prova. 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! In questo capitolo abbiamo una piccola svolta sul caso, cosa sarà successo? Come avrà saputo Ade che i due sarebbero andati a interrogare la docente di Lucy? Ma in realtà, io avrei potuto già avervelo detto... Ma soprattutto in questo capitolo? Forse si, o forse no... Ok, smetto di fare la cattivella. Promesso. Non troviamo solo una piccola svolta sul caso, ma anche un piccolo avvicinamento tra Robin e suo figlio, anche se il piccolo di casa non ha ancora accettato il fratello maggiore... E ho scelto per interpretarlo Daniel Radcfliffe, sono una fan sfegatata di HP e mi è venuto in mente lui di attore con gli occhi azzurri 🤣😝 Vi piace come scelta? E i loro primo approccio piaciuto?
E invece venendo ad Emma e alla festa cosa dire? Ehehehe Questa festa porterà a qualcosa. Non è stata inserita a caso.

Avendovi lasciato la giusta curiosità addosso, vi lascio e vi dò appuntamento al prossimo week end. Buon sabato a tutti e grazie ancora a tutti per seguire la mia storia, mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni.
A prestissimo. 

 

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Capitolo 8
*** Il momento sbagliato ***





Capitolo otto - Il momento sbagliato 



Sono passate due settimane dalla festa, la scientifica ha confermato che la pistola che ha sparato a Booth è la stessa che ha sparato anche alla docente universitaria di sua sorella. Ma oltre questo navigano ancora nel completo buio. Sono andati a parlare con altri docenti della stessa facoltà della ragazza, si ricordano della docente come una persona fantastica e che si era presa tanto a cuore la storia della dolce Lucy Booth, per questo l’aiutava e le è stata accanto, quando ha scoperto che avesse litigato anche con il fratello. Non hanno saputo dire altro in merito. In quanto a Lucy, hanno detto che fosse una ragazza sveglia, in gamba e piena di vita. Ma non hanno mai visto il suo fidanzato. Da alcune colleghe universitarie invece hanno saputo che Lucy, da quando si era fidanzata era sparita, non usciva più con nessuno a parte che con il suo compagno. 
Emma, è arrivata alla conclusione infatti, che lui l’avesse soggiogata, perché ha trovato una ragazza debole, sola in cerca d’amore, essendo che avesse perso i genitori in tenera età. L’ha allontanata da suo fratello, per poterla manipolare meglio e ha fatto lo stesso con le sue amiche. Emma ha capito che deve usare un’altra strategia per poter ricavar altre informazioni, userà i suoi metodi da hacker del computer per scovare qualcosa che possa esserle utile. Ha già iniziato a fare una ricerca approfondita da quel poco che ha saputo sul ragazzo, come il fatto che fosse entrato in polizia e poi dopo la morte di Lucy è sparito e ha lasciato il suo lavoro. In realtà Emma crede che non abbia lasciato per sua volontà ma perché August gli abbia fatto terra bruciata intorno e che sia stato costretto a cambiare città e vita. Ma pensa anche che c’è qualcuno che lo abbia coperto o non è possibile che sia riuscito a farla franca, magari qualcuno in polizia che ha insabbiato il tutto. Un collega o addirittura un superiore.
Le indagini quindi, non procedono in nessuna direzione utile, ma almeno il matrimonio si. Se pur non sa ancora che ben presto riceverà una sorpresa sconvolgente anche in questo senso.
Ha un’altra prova del vestito da sposa e come al solito, va in atelier con sua mamma, le sue due migliori amiche, Ruby e Trilli. 
Ma improvvisamente quando lo prova nuovamente, si rende conto che il vestito da sposa non le sta più. Non riesce a capire il motivo. Non ha mangiato cose strane, anzi in realtà sta mangiano perfino poco e dovrebbe essere dimagrita, l’unica è che.... Le hanno sbagliato a prendere le misure e le modifiche che hanno fatto al vestito sono state sbagliate. 
Subito Regina infatti chiama la commessa irritata dalla cosa. Lei non tollera le cose fatte male. 
Ma le misure sono state prese bene. L’atelier non ha sbagliato nulla, allora come mai ora il vestito non le entra più? 
«Emma, non è che sei incinta?» le dice Trilli, pensando che magari possa essere quello il problema della sua amica, si ricorda anche una serie tv che ha visto tempo indietro “Gilmore  Girl” in cui la protagonista scopriva di essere incinta proprio perché non le entrava più il vestito per il ballo del debutto in società che doveva fare. 
Proprio come Emma.
«No, non sono incinta.» conferma decisa, è sicura di non esserlo.
«Sicura? Perché tornerebbe sai... Dopo la sera della festa mi hai detto che tu e Killian... non eravate nemmeno così lucidi...» si lascia scappare Ruby ingenuamente dimenticando che presente c’è Regina, la madre della sua migliore amica.
La donna infatti se fino quel momento è rimasta in silenzio, sentendo nominare la sera della festa, prontamente si gira verso la figlia per capirne di più. Cosa è successo la famosa sera della festa e che vuol dire che lei e Killian non fossero tanto lucidi? 
«No Ruby, non sono incinta. La sera della festa io e Killian abbiamo dormito una volta rientrati.» dice con tono stridulo e guardando male la sua amica per aver parlato troppo come al suo solito. Ma un dubbio le si insinua nella testa... potrebbe essere incinta? Certo che potrebbe, potrebbe esserlo eccome. Ritorna mentalmente alla nottata di passione con il suo pirata e... non hanno usato precauzioni. Per la fretta di appartenersi e per colpa dell’alcol ingerito, quindi la loro poca lucidità, non hanno usato le dovute precauzioni. Lei poi non prende più la pillola, perché dopo la nascita di Hope ha avuto paura che potesse nuovamente cancellarsi l’effetto della pillola, quindi ha preferito tornare alle precauzioni classiche. 
È sempre stata super attenta, precisa, proprio per evitare di rimanere nuovamente incinta, visto che al momento la sua intenzione è quella di dedicarsi a lavoro, oltre che alla famiglia e poi ha già due figli che la occupano a sufficienza... Invece a quanto pare si è persa in un bicchiere d’acqua, è stata un’incosciente, una perfetta irresponsabile. Sapeva che non dovesse andare a quella festa, sapeva che non avrebbe dovuto bere, l’alcol non fa mai bene, porta solo guai. E ora ne ha uno enorme da risolvere. 
Ma deve mantenere la calma, deve farlo perché non vuole farsi vedere terrorizzata da sua madre, non sa se prenderebbe bene una nuova gravidanza e prima che sia certa non ha intenzione di dirglielo. Inoltre, non vuole certo dirle che ha concepito il suo terzo ipotetico nipote perché ha bevuto come una spugna e una volta tornata a casa si è lasciata andare alla passione con il suo fidanzato. 
Per non parlare di come la prenderebbe David, lui andrà fuori di testa. 
No, non può essere incinta, non deve essere incinta. 
Fa un respiro profondo e torna a guardare sua mamma dritto negli occhi, sperando che non si è accorta di nulla, nemmeno del suo sguardo sconvolto per questa ipotesi. 
«E cosa vuol dire che non eravate lucidi?»
«Ma nulla signora Mills, sto semplicemente prendendo in giro Emma perché quella sera lei e Killian avevano litigato per colpa di una che ci provava con lui.» cerca di rimediare Ruby, dicendo una mezza verità. 
Ma non è convinta che Regina Mills se la sia bevuta come scusa. Tanto che continua a guardare Emma se pur non dice nulla. Spera solo che sia la verità e che sua figlia non le stia mentendo, che non è veramente incinta. Ma non perché è una mamma bigotta, per il semplice fatto che ha già due figli e una marea di responsabilità, non sarebbe in grado di gestire anche questa nuova gravidanza, per non parlare del lavoro pericoloso che fa e il caso che la sta impegnando tanto. Trova che non sia veramente il momento adatto e poi non le va per niente a genio che lei e Killian abbiano bevuto. L’alcol non è mai la soluzione.
E poi il vestito comunque non le sta e devono ora prendere nuove misure. 
La ragazza pensa che sua mamma si è bevuta la nuova scusa che la sua amica troppo chiacchierona le ha propinato, ma una volta di nuovo a casa torna prontamente sull’argomento. Non ci è assolutamente passata sopra. 
«Emma, parliamoci chiaramente... Pensi di essere incinta?» le dice a brucia pelo, senza tanti giri di parole, non è da lei farne, al contrario, va sempre dritta al punto. In questo caso più che mai, vuole capire. Deve capire.
«NO! Non sono incinta, mamma. Te lo direi...» non non lo farebbe, perché ha già capito che lei non approverebbe e che la ritiene una irresponsabile se lo fosse veramente e forse, non ha tutti i torti, perché lo è stata davvero. 
«Okay. Ti credo su questo. Ma non credo al fatto che avessi litigato con Killian, quel poco lucidi che la tua amica ha detto, si riferisce al fatto che hai bevuto?» la rimprovera, il suo tono è di puro rimprovero. Non vuole che sua figlia per dimenticare i problemi si ubriachi. Non è nemmeno la prima volta che lo fa. La prima volta è stata quando ha scoperto la verità su di lei e David. 
«Un po’, ma ero lucida! Volevo solo divertirmi per una sera, dimenticare le responsabilità... A volte mi sento una quarantenne disperata. Non sai quanto non andavo a una festa e mi divertivo con i miei coetanei. Sono sommersa dalla responsabilità e per una volta volevo essere una ragazza di ventitré anni e basta.» ammette sinceramente, certo non le va a dire che ha bevuto non sa quanto bicchiere di sangria. 
«E per fare la ragazza di ventitré anni devi bere?» non le è piaciuta per niente questa motivazione a Regina. Se si sente schiacciata dal peso delle responsabilità, poteva non fare tante cose che ha fatto, poteva non rimanere incinta a vent’anni o ancora prima a quattordici, ora ha necessariamente delle responsabilità. 
«Non ho detto questo... Sto semplicemente dicendo che volevo essere solo una ragazza per una sera, non solo uno sceriffo e una mamma, non mi sembra un reato.» ovviamente non sopporta che sua mamma non capisca, non sta dicendo certo che non ama i suoi figli, ma sta solo dicendo che a volte vorrebbe godersi la sua giovane età come fanno i suoi coetanei, non è un reato questo. Lavora da un pezzo, non ha mai chiesto niente a nessuno, si occupa brillantemente dei suoi figli, se per una volta vuole evadere, non lo reputa così grave. Magari non doveva bere, questo sì, ma lei sembra che le stia facendo il processo per essersi voluta divertire, invece che per il fatto che abbia bevuto. O Emma la vede così perché adesso è arrabbiata, non si sente capita da colei che l’ha messa al mondo, ma che è anche la sua più cara amica, lo è sempre stata. Ma sa anche che vuole interrompere al più presto quella conversazione e così entra in casa, salutando sua mamma dicendole che vuole mettersi a lavoro, che visto che ha delle responsabilità, ha perfino fin troppo tempo quella mattina e deve svolgere delle ricerche.
Regina la saluta, ma la discussione non è certo finita qui, ha intenzione di approfondirla, specialmente perché le parole di sua figlia le hanno fatto capire che tutte queste responsabilità le pesano, forse è solo lo stress da lavoro, dal fatto che non ci sia più August ad aiutarla, ma ciò che è certo é che ha bisogno di averla vicino e lei le starà vicino. Le sta chiaramente chiedendo aiuto.
La giovane in realtà é voluto rientrare in casa per fare il test di gravidanza, una volta che si è accertata che sua madre si andata via, si precipita in farmacia a comprarne uno e poi raggiunge Killian in centrale. 
Il suo uomo é meravigliosamente bello, intento a lavorare e parlare per cercare di risolvere il problema di uno dei cittadini dì Storybrooke. Rimane ad osservarlo, fino a che non è lui ad accorgersi di lei e le sorride dolce. 
Ma si accorge prontamene che Emma non ha l’umore molto felice, al contrario sembra tesa e nervosa. 
«Ehi love, tutto bene?» chiede prontamente, non appena chiude la conversazione telefonica. 
Lei scuote la testa e senza parlare tira fuori dalla borsa la scatolina del test di gravidanza che ha appena comprato, mostrandola al suo uomo. 
Killian guarda lei e poi la scatola che lei ha in mano incredulo, non riesce a formulare una sola frase di senso compiuto. La sua Emma è incinta?! Da quando, perché lui non si è accorto di nulla? 
«Emma, sei...» prova a dire, ma viene prontamente interrotto. 
«Non lo so, volevo fare il test insieme a te. Ho paura Killian.» e lui le si avvicina per stringerla, Emma si lascia abbracciare e cullare tra le sue braccia, ma poi la consapevolezza che nemmeno lui è stato attento e che, in parte, è anche colpa sua, la fanno allontanare prontamente. 
«Andiamo a casa? Voglio fare il test» dice semplicemente e lui non può far altro che annuire e seguirla fuori. Consapevole che lei sta inalzando un muro, un altro. È spaventata e si vede, ma vorrebbe che parlassero, invece di allontanarlo. Forse però, prima è meglio capire se saranno di nuovo genitori o meno. Potrebbe essere benissimo un falso allarme. Lui però non vuole che lo sia, ha sempre sognato le famiglie numerose, forse perché lui ha perso la sua troppo presto. È felice, anche se hanno già Hope e Henry, perché è un altro piccolo pargoletto frutto dell’amore suo e di Emma. Del vero amore. È convinto che il loro lo sia. 
Emma dal canto suo spera che invece non sia incinta, che sia solo un falso allarme. Ha paura, ha terribilmente paura di essere nuovamente mamma. È già terribilmente sommersa dalle responsabilità, che avere un nuovo bambino significherebbe nuove responsabilità, maggiori responsabilità e non sa se è pronta. Spesso pensa anche di non essere una buona madre per Henry ed Hope, che passa troppo tempo a lavoro e che ciò inevitabilmente le fa trascurare i suoi figli. E poi si sente terribilmente in colpa a fare solo questi pensieri, si sente in colpa a voler essere una ragazza di ventitré anni, perché i suoi figli sono la cosa più bella che possiede, ma non può a volte non pensare a ciò. 
Il tragitto dalla centrale a casa è silenzioso, entrambi sono assorti e soprattutto, sono totalmente contrapposti i loro pensieri e le loro considerazioni. 
Arriva a casa e Killian prende la mano di Emma per stringerla dolce nella sua, per infonderle il coraggio che lei non ha di fare quel test. La capisce da una parte, un nuovo figlio, sono responsabilità maggiori, ma se questo bambino esiste davvero, è nella pancia della sua Emma, allora lui già lo ama, non può non farlo. 
Le da anche un leggero bacio a fior di labbra e solo allora Emma si convince ad entrare in bagno. Deve sapere, a questo punto ha bisogno di capire. 
Quando esce con la scatolina in mano, pensa che cinque minuti sono davvero troppo lunghi e che lei non riesce più ad attendere oltre. Ha in mano il bastoncino di plastica in attesa che compaiono le righe... Se pur lei speri che ne appaia solo una. 
Killian al suo fianco, fa lo stesso fissa il bastoncino in mano di Emma con il fiato sospeso, cercando di far passare il tempo più velocemente. Fissandolo intensamente forse fa prima, no? No, è come la pasta, quando la fissi nella speranza che possa bollire prima, in realtà non lo fa, al contrario, sembra non bollire mai. 
Ma poi eccole comparire quelle due strisce rosa. 
Due. Positivo. 
Due. Incinta. 
Di nuovo. 
«Emma...» ha notato subito la sua espressione terrorizzata, continua a guardarlo ancora, con la speranza stavolta di cambiare la sentenza. Ma non può cambiare. È incinta. Un piccolo nuovo bambino sta crescendo dentro alla sua pancia. 
«No Killian, non dire niente. NIENTE. Siamo due irresponsabili, noi dovevamo stare attenti... Perché diavolo quella sera non siamo stati attenti eh? Perché hai assecondato la mia follia... perché? Ero ubriaca, ma tu non eri così ubriaco da non pensare a usare un cazzo di preservativo, no?» gli punta il dito contro il petto, quasi volesse minacciarlo e accusarlo di tutto ciò che è successo, della sua gravidanza e poi inizia a muoversi nevrotica, come se fosse sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Non riesce a calmarsi, non vuole farlo. Ha ragione sua mamma, è stata incosciente, immatura. Ha ancora una volta fatto un casino, si è nuovamente incasinata con le sue stesse mani. È bravissima in questo. È la regina del mettersi nei guai. 
«Abbiamo sbagliato, sono d’accordo! Ma non possiamo stare qui a recriminare, questo bambino è qui, è nostro.» prova a calmarla, capisce perfettamente le sue paure e prova a farle vedere la cosa da una prospettiva diversa, ovvero quella che insieme possono affrontare ogni cosa, anche questa nuova sfida. 
«Ma io questo bambino non lo volevo.» dice di getto, facendo calare il gelo tra loro.
Solo nel momento in cui lo dice però si rende conto anche dello sguardo deluso di Killian. 
«Non ora almeno. Non così presto. A volte sento la necessità di essere una ragazza normarle, come le mie coetanee. Guarda Ruby, vive senza pensieri, responsabilità, si gode la vita, esce, va alle feste... E io? Lavoro, poi devo stare dietro a compiti di Henry, ai capricci, alla cena, alla casa, metti a letto Hope, porta i bambini a scuola e di nuovo lavoro... Non faccio altro!» ed ecco che finalmente inizia a tirare subito tutto il suo dolore. A far capire al suo uomo quali sono i suoi timori. 
«E adesso che ti sto dicendo tutto questo mi sento anche uno schifo, una pessima madre perché io amo Henry e Hope, li amo più della mia stessa vita. Che madre direbbe una cosa del genere dei suoi figli, quale?» piange ora, tira fuori tutte le sue lacrime, quelle che ha trattenuto fino a quel momento, che ora finalmente stanno venendo fuori copiose. Non riesce a fermarle, tanto che presto subentrano anche i singhiozzi. Killian quindi, l’attira a sé e l’abbraccia. 
«Love, non sei una pessima madre solo per questo, non lo sei affatto. Henry e Hope ti amano più di ogni altra cosa. È normale che tu ti senta schiacciata dalle responsabilità, ne hai tante per la tua giovane età. Forse io non ti aiuto nemmeno abbastanza... Mi impegnerò per aiutarti più spesso e quando vorrai potrai uscire con le tue amiche e tengo io i monelli.» le dice per cercare di farle capire che possono affrontare tutto insieme, che niente non si può risolvere, ma che soprattutto non è lei a essere sbagliata. Non lo è affatto, spesso anche lui si sente inadeguato, ma poi guarda quanto sia felice sua figlia o la guarda giocare con Emma e capisce di aver fatto sicuramente qualcosa di buono per meritarsi quelle sue meraviglie. Per meritarsi il bene di Henry, che non è nemmeno suo figlio, ma lui gli vuole bene come un padre. 
«Per non parlare del lavoro, hai tutte le pressioni addosso per il caso di August, è normale che tu ti senta così... Sei solo stressata! Questa gravidanza è venuta nel momento sbagliato, ma non è detto che non possa portare luce e amore nella nostra vita, ulteriore luce e amore.»
Emma in risposta si stringe ancora di più al suo Killian, le sue parole le fanno capire che non è sola. 
Ragionando sulle sue parole, Emma si rende conto che effettivamente è sotto pressione molto per il lavoro, prima della morte di August e quindi prima, che non aveva tutte queste responsabilità lavorative, non aveva mai pensato a voler uscire così spesso, le stava bene la sua vita famigliare e felice. È ora, che sente il peso di tutto ciò, del lavoro, della famiglia. 
Anzi si ricorda che ha una ricerca su Ade che l’attende, non ha fatto nulla in quella giornata e si sente in colpa anche per ciò. Non è da lei trascurare il lavoro per questioni private. 
«Oggi tu ti riposi o chiedi a Ruby di uscire, io vado a prendere i bambini a scuola.» le propone ancora Killian.
Ma Emma scuote vistosamente la testa, ha un’idea migliore. 
Alza il viso che ha ancora nel collo di Killian, se pur si sia calmata e lo guarda negli occhi. I suoi sono ancora lucidi e rossi per il pianto. 
«Andiamo insieme, Hope ne sarà felice.» propone pensando alla sua bambina. 
È raro che vadano a prenderla insieme e immagina che la loro monella non possa che esserne felice nel vederlo tutti e due. 
Si sente meglio, ma ciò non toglie che ora, ora non sa come dirlo ai suoi genitori di questa nuova gravidanza. Sa già che non la prenderanno a fatto bene e che soprattutto, sua mamma che sa la verità su come è stata concepito questo nuovo Jones, non la prenderà affatto bene. Per non parlare di suo padre, suo padre ha sempre voluto che prima di sposasse e invece é ancora una volte incinta, senza essere nemmeno sposata. 
«Love, sai che dobbiamo dirlo ai tuoi vero?» le dice Killian, mentre entrambi si stanno iniziando a preparare per andare a prendere i due bambini. Ha avuto i suoi stessi pensieri, ha immaginato perfettamente l’espressioni di Regina e David, ma lui si è immaginato ulteriormente quella di David, pensano che forse seriamente rischia il setto nasale stavolta. 
«Non diciamoglielo, non subito almeno.. Aspettiamo un po’.» propone la ragazza e lui annuisce, forse è meglio aspettare un attimo per dirglielo, tanto essendo solo alla seconda settimana, non si vede ancora nulla e possono permettersi di prendere tempo e trovare le parole più adatte. 
Emma è ancora scossa poi dalla notizia, non è riuscita a riprendersi del tutto e i pensieri negativi ancora la stanno tormentando. È sicuramente meglio evitare ora. 


Una volta che hanno raggiunto la scuola di Hope, sono andati a prendere prima lei, visto e considerando che Henry essendo più grande esce da scuola alle 16:30 precise. 
Ed è grazie a Hope che Emma si rende conto che le parole di Killian siano veritiere. 
Hope non appena li vede insieme sgrana gli occhi dalla sorpresa e corre felice nella loro direzione, come se avesse visto babbo natale in persona o avesse ricevuto il regalo più bello del mondo e forse, in un certo senso è così per lei. 
«Com’è andata oggi a scuola?» chiede all’educatrice Emma, facendole le solite domande di rito, se ha mangiato e fatto il riposino. Soprattutto quest’ultimo visto che di solito è un’impresa far addormentare quella monella. 
«Ha fatto come al solito un po’ di capricci che non voleva dormire, ma poi si addormentata... Guardate, ho una foto tenerissima da mostrarvi.» tira fuori l’iPad dalla tasca e mostra ai due la fotografia che ha scattato alla piccola Hope. È rappresentata lei che dorme, con una manina sul suo distintivo come se avesse paura di perderlo, nonostante ciò sia impossibile perché lo ha attaccato alla maglia con una spilla. Non se ne separa mai da quel piccolo oggetto di carta fatto con la sua mamma.
«Oggi diceva a tutti: “sono lo sceriffo Hope Jones”, non solo andava dai suoi compagni dicendo che lei avrebbe fatto lo sceriffo come te.» rivolgendosi ad Emma. L’educatrice non sa che quelle parole sono un piccolo spiraglio di luce per la ragazza. Sua figlia è fiera di lei. Sua figlia è felice. 
Ringrazia e chiede se può ricevere la foto, per poi prendere la mano di sua figlia e recarsi fuori dall’asilo. Hope ha una mano in quella di Emma e una in quella di Killian e saltella contenta in mezzo a loro.
Direzione scuola di Henry e poi al parco tutti quanti insieme, all’insegna dell’allegria. Ne hanno bisogno tutti e due. Sia Emma, che Killian.









Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato, ecco il nuovo capitolo. Visto, cosa vi avevo detto che la serata della festa avrebbe portato a delle conseguenze e che non era stata inserita per casualità. Mi sono divertita a leggere le vostre ipotesi che ci potesse essere nascosto Ade o qualche complice da qualche parte, ma in questo caso, non c'é il caso, ma bensì che Emma é incinta. Di nuovo e penso che sia arrivato nel momento più sbagliato questo nuovo pargoletto, la ragazza si sente tutte le pressioni addosso, si sente un fallimento su tutta la linea, perché non riesce a ricavare notizie proficue su Ade, ma allo stesso tempo ha tante resposabilitá in casa, tra Henry e Hope. Non ci voleva proprio questo piccolo imprevisto. Ma io, ho pensato che, potesse essere un buon colpo di scena, anche perché sarà il motore di questa storia, succederanno tante cose, alcune in famiglia, alcune per il caso e questa gravidanza sarà fondamentale. In realtà credo di non avervi detto nulla, ma non posso certo svelarvi i colpi di scena che ho in mente. Arriveranno e avranno molto conseguenze. 
Ade non è coinvolto personalmente in questo capitolo, ma cova sempre nell'ombra, non ve lo scordate. 😉 Teorie in merito? 
Fatemi sapere che cosa pensate di questo capitolo e ci sentiamo la prossima settimana. Buon week end, spero che vi stia godendo il lungo ponte. A prestissimo.

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Capitolo 9
*** Occhi ***





Capitolo nove - Occhi 



Arriva in ufficio molto presto, grazie all’aiuto di un suo amico, ha istallato un nuovo software che le permette di entrare nel database della polizia, alle cartelle riservate. Non è un metodo molto ortodosso, anzi senza dubbio non lo è, ma Emma non trova niente con le semplici indagini da sceriffo, deve quindi fare qualcosa di alternativo. 
Ed è così che è risalita alla morte di Lucy Booth, a tutti i poliziotti che in quel periodo operavano nella vicina stazione di polizia. Ma solo di due si sono perse le tracce dopo quel caso, uno è vecchio in realtà, quindi non è sicuramente il loro uomo, sarà un ex poliziotto che si è trasferito chissà dove per godersi la pensione; l’altro invece corrisponde all’età, ha la stessa età di August, come l’uomo che cercano. C’è una sua foto. O meglio una foto di gruppo, risalente proprio a quell’anno, lui è indietro, ma si vede quel che basta per avere un volto. Sicuramente adesso ha cambiato i connotati, ma gli occhi quelli non può averli cambiati, a parte il colore ed è su quelli che si concentra Emma. 
«Dove ho già visto questi occhi... Non riesco a ricordare. Eppure sono sicura di avergli già visti...» sostiene decisa, continuando a guardare quei due occhi azzurri, color del ghiaccio. 
«Emma, non è che ti starai stancando troppo? Sono ore che sei seduta a guardare quella foto, non è il caso di mangiare qualcosa?» chiede Killian preoccupato nel vederla così intenta a lavorare, lo fa più che altro perché non vuole che si stanchi visto anche il suo stato di gravidanza. Non vuole certo che smetta di lavorare, però non vuole nemmeno che si affatichi. 
«Killian stancarmi di cosa... Sono seduta come hai detto tu, stai sereno che non succede niente al bambino.» 
«Però mangiare farà bene a tutti e due.» continua a insistere lui a farla fermare, dicendole che andrà personalmente a comprare qualcosa da Granny’s e le chiede che cosa voglia. 
Ed Emma ha voglia di qualcosa di dolce, al cioccolato con la precisione, di vedere lui che cosa ci sia con il cioccolato e poi anelli di cipolla, come al solito e formaggio alla griglia, le vecchie abitudini non cambiano mai. 
Mentre il vice sceriffo si dirige fuori per prendere il loro pranzo, Emma torna a studiare la foto, non dandosi pace... Possibile che abbia già visto quegli occhi? Non le sembra, sono occhi talmente particolari che se ne ricorderebbe, hanno un colore troppo raro per passare inosservati, ma... Non riesce nemmeno a capire come mai in realtà le sembra di avergli già visti, forse ha notato lo stesso taglio degli occhi, ma di un colore differente, ma dove? A chi? Quelle domande la stanno mandando solo ulteriormente in confusione e decide di soffermarsi su altri dettagli che magari possono tornare utili, ma a parte ciò, non nota nulla che attiri la sua attenzione. 
Perciò decide di attaccare quella foto alla lavagna che ha messo a disposizione per sbrogliare quell’enorme puzzle che è la vita di Booth, di Lucy ed Ade. 
La foto di Ade al centro, con tutte le informazioni ricavate fino a quel momento. Ade all’epoca dell’omicidio di Lucy aveva 27 anni, un anno in più di August, Lucy 20 anni. Lucy si è fidanzata con Ade quando ne aveva 17 e lui 24 anni, sono stati insieme per ben tre anni, allontanandosi da tutti gli affetti di Lucy, la ragazza compiuti i 18 anni è andata a vivere con l’uomo, non volendo più vedere il fratello, per ragioni ancora sconosciute ad Emma. Poi improvvisamene sono tornati a parlarsi e Lucy muore e si perdono le tracce anche di Ade, nonostante non sia mai stato nella lista dei sospettati, al contrario di August che inizialmente è stato in cima alla lista dei sospetti. 
Effettivamente dalle prove ricavate, tutto sembra far credere che il colpevole sia August, il suo amico August.
Ma lei non crede che sia così, non ci crederà mai che sia così. 
Quell’Ade è riuscito a farla franca e dopo tutti questi anni ha covato vendetta per August che gli ha rovinato la vita. 
Questo Ade è in città, Emma se lo sente che sia così e magari si aggira per la sua città. La città che lei ha il compito di proteggere da un killer come lui, deve farlo quanto prima. 
Non riesce a smettere di pensare a lui nemmeno quando il suo fidanzato, nonché braccio destro adesso, torna con il pranzo. 
«I suoi occhi... Non ho mai visto occhi così particolari...» continua a ripetere Emma, mentre si porta un anello di cipolla alla bocca. 
«Ehi, devo iniziare a essere geloso?» dice lui prontamente per cercare di farla sorridere. 
«Cretino! No!» dice scuotendo la testa esasperata e avvicinando la foto per fargliela vedere anche lui, invece di fare battutine, vuole che si dia da fare. 
Killian capendo che non è il momento di scherzare, si concentra a sua volta sull’immagine, ed effettivamente anche a lui sembra di aver visto lo stesso taglio di occhio da qualche parte... 
Il resto della giornata lavorativa passa a cercare altre prove su internet, ma anche a pianificare la prossima mossa. Sentendo telefonicamente il sindaco di Storybrooke, si è trovato d’accordo a fare uscire un articolo di giornale in cui bluffando, fanno credere al killer di aver trovato il verbale originale. Non è un metodo molto ortodosso, ma Emma ha capito che per farlo uscire allo scoperto e magari fargli commettere un passo falso, devono giocare al suo stesso gioco. Non possono fare altrimenti.
Ed è così che faranno uscire l’articolo con la sua foto da giovane e prima che potesse cambiare connotati. Sperando che funzioni. 
Solo una volta a casa, Emma si concede di rilassarsi e si scusa con il suo Killian per essere stata seria e precisa in ufficio, ma ha bisogno di una prova, fare qualcosa che possa aiutarli a venire a capo a tutto. 
Ora che però sono nel letto, non vuole certo pensare al caso. Il suo meraviglioso fidanzato le sta accarezzando i capelli per farla rilassare e intanto parlano della gravidanza. 
Killian è convinto che sarà un’altra piccola principessa, lui vuole assolutamente una piccola principessa. Ma stavolta identica a lui, visto che Hope è identica a Emma. 
«Mi piacerebbe una bambina identica a me, occhi azzurri e mora. Sai che meraviglia?» fantasticando su come possa essere. 
«Quindi stai dicendo che Hope è brutta, perché somiglia a me?» lo punzecchia prontamente Emma, ha capito benissimo il suo desiderio di una piccola principessa uguale a lui, visto che Hope è fisicamente come lei. Lo vuole semplicemente punzecchiare, come il loro solito.
«Hope è meravigliosa! Solo che assomiglia tutta a te...» si lamenta contrariato che la loro primogenita sia tutta sua mamma. Non ha preso nulla da lui. A parte il carattere ovviamente ed Emma prontamente glielo fa notare. 
«Fisicamente forse, ma caratterialmente ha preso molto da te... I difetti principalmente direi.» gli dice ridendo ancora una volta di gusto. 
«Difetti? Quali sarebbero? Sentiamo...» punzecchiando a sua volta, ma fingendosi serio per farle credere di essere arrabbiato per quella sua affermazione. 
«Testardo, orgoglioso, egocentrico, sfacciato... Devo aggiungerne altri?» lo sfida divertita. 
«Testarda e orgogliosa lo sei anche tu» ribatte prontamente guardandola negli occhi e poi decide di farle il solletico per vendicarsi di quel suo prenderlo in giro. Emma inizia a ridere di gusto. Soffre da morire il solletico e non riesce a trattenere nemmeno qualche grido che le esce spontaneamente. 
Killian si ferma dalla tortura solletico solo quando la maglia di Emma si è sollevata un po’ per via del solletico, per fermarsi a parlare con la sua pancia. Adora farlo, l’ha sempre fatto anche quando lei era incinta di Hope. Pensa che sia un modo per entrare già in comunicazione con il bambino o in questo caso bambina, vista la sua sicurezza a riguardo. 
«Principessa di papà, so che sarai un’altra principessa... Vero che tu mi difenderai e che verrà bella come il tuo papà?» mentre parla accarezza il ventre di Emma e lei lo guarda sorridendo, ha sempre amato che lui si soffermasse a farlo. Lo trova un gesto così romantico e dolce allo stesso tempo. 
«Se verrà bella come te, con i tuoi occhi celesti, poi non sarai geloso?» immaginandosi anche lei quanto possa essere bella una piccola Killian. Occhi celesti belli e intensi come il suo pirata e mora, uno spettacolo di bambina.
«Ovvio! Come minimo lei e Hope non usciranno da casa senza di me, almeno fino ai 18 anni.» ride di gusto. Geloso com’è come minimo vuole che le sue bambine non vedano nessuno di sesso maschile, che non siano lui, Henry e nonno David. Non devono avere un fidanzato almeno fino a trent’anni. Lo dice ad Emma e lei scoppia a ridere di gusto, conoscendolo sarebbe pure capacissimo di andare alle feste con le sue bambine, pur di non farle avvicinare al sesso opposto, soprattutto d’adolescenti. 
«Comunque tu hai ammesso che sono bello» dice per vantarsi nuovamente della cosa e sottolineare ancora una volta quanto sia smisurato il suo ego.
«Ma io non ho detto che tu sia bello. Al contrario la nostra bambina, se sarà una bambina, lo sarà.»
«E il merito sarà anche mio che sono bello. Specie se verrà come me stavolta.»
«Speriamo anche meno egocentrica di te, basta Hope che vuole stare sempre al centro dell’attenzione.» 
Killian la guarda con il suo solito cipiglio divertito e malizioso, avvicinandosi a quel punto per farle nuovamente il solletico, ma poi invece di avventarsi su i suoi fianchi, la bacia. Portando sempre le mani sotto alla sua maglia per provocarle i brividi. 
Si separano dal bacio solo di poco, per guardarsi negli occhi e sorridersi. 
«Se è femmina come la chiamiamo...» chiede a quel punto Killian, non togliendo mai il contatto visivo con i suoi occhi. 
«Sai, ci stavo giusto pensando.. Vorrei sempre che avesse un nome che inizia con la H.» le piace tanto ad Emma l’idea che i suoi figli abbiano tutti la stessa iniziale, è una cosa che le è sempre piaciuta.
«Ti conosco love, lo so.» le dice dolce. 
Stavolta è lei a baciarlo con passione, nessuno la conosce bene come lui.
Per poi tornare a parlare nuovamente con la pancia di Emma, fino a che non si addormentano abbracciati. 


Robert arriva in città e nel momento in cui si trova davanti alla porta di casa Mills, sente il nervosismo crescere. Non riesce a crederci che sta per conoscere finalmente suo padre, l’uomo che l’ha messo al mondo. Si sono sentiti spesso tramite Skype, ma ora che deve incontrarlo finalmente di persona, non può non sentire l’agitazione impadronirsi di ogni fibra del suo cuore. Hanno chiacchierato già, si sono raccontati tante cose, ma vedersi di persona per la prima volta fa sempre il suo effetto.
Ad aprirgli la porta è proprio Robin che lo accoglie con un sorriso raggiante. Perfino lui è nervoso di incontrare suo figlio di persona per la prima volta. Non appena lo vede, nota subito la somiglianza tra i due. Gli occhi di Robert hanno il suo stesso taglio e il suo colore o almeno gli da questa sensazione, non sa se stia lasciando influenzare. Ma anche tramite videochiamata ha notato questa somiglianza dei loro occhi e ora è ancora più accentuata la cosa. I suoi occhi sono chiari come quelli della madre, che li ha chiari a sua volta, quindi è normale che abbia gli occhi così azzurri. 
Lo fa accomodare in casa e lo invita a sedersi in salotto, dove ha allestito una piccola merenda da fare insieme. 
Giungono in salotto lui, Zelena e Robin e trovano ad aspettarli Regina e Roland. 
«Benvenuto Robert» gli dice prontamente Roland, al bambino è stato detto di dare lui il benvenuto in famiglia al fratello che sarebbe stato più carino, se pur lui non sia stato così d’accordo, per Roland è ancora difficile accettare questa presenza nella sua vita e non crede di riuscire così facilmente com’è stato per suo padre, che sembra che lo conosca da una vita. 
Robert con gran sorpresa del piccolo di casa invece, gli ha portato un piccolo regalo. Conosce un suo amico che viene da Los Angeles, essendoci stato da poco a trovare la famiglia, si è fatto portare un gadget della squadra di calcio e lo dona a Roland. Lo fa con sincerità, non vuole certo portarselo dalla sua parte per qualche piano diabolico, al contrario... Non ha mai avuto una famiglia e spesso si è sentito solo e trascurato, sua mamma ha sempre cercato di non fargli mancare nulla, scuole lussuose, vestiti, cellulari all’ultima moda e tanto meno il suo affetto di genitori, ma ha sempre desiderato una famiglia numerosa, come quelle dei film in cui si riuniscono tutti a tavola per Natale e non solo. E pensa finalmente di esserci riuscito. Ha sentito parlare tanto anche della figlia di Regina, Emma, che ora le sembra già di conoscerla, ma non vede l’ora di incontrare personalmente. Non vede l’ora di far parte di quella famiglia, che già si sente male al pensiero che a giorni dovrà tornare al scuola e lasciare suo padre. 
È spontaneo parlare con lui, raccontagli ciò che fa a scuola e dei suoi voti. 
È riuscito anche a convivere Roland a giocare a calcio con lui in giardino. 
Robin li osserva divertirsi insieme e non può non vedere le somiglianze tra i due.
«So che è una situazione assurda Regina, ma sono felice che Robert sia mio figlio. » dice a sua moglie che intanto si è avvicinata a lui, per guardare i due giocare e divertirsi. 
Conosce perfettamente il suo uomo e sa che già si è affezionato a quel ragazzo. Certo la situazione è veramente assurda, ma non è certo arrabbiata o dispiaciuta se lui è felice di aver trovato o meglio, scoperto di avere un figlio e che ora i due vogliono costruire un rapporto. Nessuno meglio di lei può capire, se pur non è ancora riuscita del tutto a  parlare con sua sorella, ma sa che dovrà farlo al più presto. 
Robin la guarda e spontaneamente sorride, i suoi occhi azzurri si riflettono in quelli di Regina e lei, si rende subito conto che brillano di pura gioia e di conseguenza anche i suoi. 


Ha appena comprato il giornale locale e si siede a leggerlo, rilassandosi e per studiare la prossima mossa nella sua scacchiera, quando il suo occhio cade sull’immagine di copertina. É una sua foto da giovane, quando era in polizia. Una sua foto con tanto di articolo che lo citano come unico sospettato dell’omicidio e Lucy e August Booth.
«Bene, bene, bene! Vuoi giocare con il fuoco ragazzina? Ora ti farò vedere io di cosa sia capace Ade. Mai mettersi contro il dio del male, dei morti. Mai.» non a caso ha questo nome, si è fatto soprannominare Ade proprio perché nella sua vita ha visto già parecchie volte la morte in faccia, oltre al colore dei capelli che ha portato per tanti anni, come il famigerato Ade dei cartoni Disney, per incutere timore, per far capire chi fosse ancora prima di esporlo a voce. Nel suo quartiere tutti lo rispettavano, perché sapevano la sua situazione famigliare e non osavano mai contraddirlo... Lucy, Lucy invece ha osato contraddirlo. Quello schifoso di suo fratello l’ha messa contro di lui e hanno pagato.
Ora anche Emma Swan ha osato sfidarlo apertamente e la pagherà.
«Preparati a rivivere il tuo incubo peggiore, ragazzina.» ghigna guardando ancora una voglia la foto sul giornale che lo ritrae. Sa molto della Swan, come sa perfettamente quale sia il suo incubo peggiore. 
 
Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Ecco il nuovo capitolo della storia, come avrete sicuramente letto é un capitolo di transazione per il prossimo. Ade non sopporta che Emma lo abbia sfidato e ora vuole metterla fuori combattimento, come? In che modo? Si scoprirà ovviamente nel prossimo capitolo. Ma secondo voi, a che cosa si riferisce Ade? "Preparati a rivivere il tuo incubo peggiore, ragazzina" he detto, cne intende? Questo potrebbe essere considerato un piccolo spoiler. Ma non aggiungo altro o potrei veramente rovinarvi la sorpresa del prossimo capitolo e poi che gusto c'è? 
Il titolo del capitolo é "occhi" e mi è divertito giocare con il titolo del capitolo e mettere al centro di esso proprio gli occhi. Emma che le sembra di riconoscere dalla foto di Ade giovane qualcosa di famigliare nei suoi occhi, Emma e Killian che ipotizzano il sesso del bambino e si domandano di che colore possa avere gli occhi (piuttosto secondo voi é maschio o femmina stavolta?), Robin che guarda suo figlio e rivede in lui i suoi e gli occhi della madre e infine, Regina e Robin che guardano Roland é Robert giocare e poi si guardano loro negli occhi, vedendoci la stessa felicità.
Insomma, era un piccolo esperimento questo che ho voluto fare e spero che sia ben riuscito. 
Che dire altro? Penso di aver detto veramente tutto... Fatemi sapere che cosa ne pensate del capitolo ovviamente, che ogni parere é sempre super apprezzato. Alla prossima e buon week end.

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Capitolo 10
*** La fuga ***





Capitolo dieci - La fuga 



L’articolo di giornale che Emma ha usato per far uscire allo scoperto Ade è uscito, l’uomo non si è esposto, al contrario, ha fatto in modo di informarsi su Emma e colpirla in modo da non farle più una carognata di questo genere. 
Lo sceriffo infatti, ha fatto in modo di provocare la sua reazione stuzzicandolo nell’orgoglio, dicendo che ci fosse un nuovo sospettato per l’omicidio di Lucy Booth e di conseguenza di August, il famigerato Ade, che si nasconde sotto falsa identità per sfuggire alle autorità. 
Ciò che Emma non aveva sicuramente previsto però è di diventare la sua nuova vittima. Anche lei ha osato infangare il suo nome e ora si è vendicato, presto uscirà la notizia e non vedo l’ora di vedere la ragazza impazzire nel ricordare. 


Emma è appena arrivata in ufficio insieme a Killian, quando è sua madre a chiamarla per dirglielo. A darle la sconvolgente notizia. 
Peter Pan è evaso. Ha finto un malore ed è stato portato urgentemente in ospedale, pensando a un avvelenamento, ma in realtà ciò che ha ingerito l’ha portato solo a un coma apparente. Strettamente sorvegliato è stato aiutato a scappare da un uomo che con la scusa di chiedere informazioni, ha accoltellato il poliziotto di guardia. Pan a quel punto si è svegliato e prima che si potesse dare l’allarme a riguardo, è scappato insieme all’uomo che l’ha aiutato nel suo piano di fuga. 
È stato chiamato proprio dal seguente uomo in cui gli dava le direttive su come evadere e che lo avrebbe aiutato se lui terrorizzava nuovamente Emma Swan. Ha accettato immediatamente. La libertà per un po’ di terrorismo psicologico, è pane per i suoi denti. 
Emma a quella notizia non riesce a muovere un solo muscolo, ha il terrore negli occhi. In un attimo rivive l’incubo della violenza subita e inizia a tremare automaticamente. Cerca di ricomporsi nel momento in cui lo dice a Killian, ma l’uomo riesce a scorgere ugualmente il terrore nei suoi occhi, la paura e il panico. I ricordi sono tornati prepotenti a invaderle la mente e non riesce a scacciarli via nemmeno volendo. Ha provato a dimenticare, ad andare avanti, ma è bastata la notizia della sua fuga per far tornare il terrore in Emma. Non ha dimenticato, non potrà mai farlo, tanto meno se lui è di nuovamente a piede libero.
Anche Killian è sconvolto e appena appresa la notizia avrebbe voluto uscire e andare a cercare quel maniaco schifoso che ha fatto del male alla sua Emma in passato. Vorrebbe trovarlo e ucciderlo con le sue stesse mani, fargli provare solo un briciolo di dolore che ha provato la sua Emma. Ma non può farlo, deve stare vicino a lei.
Se pur ciò non ci voleva proprio. Emma è già tremendamente stressata per via del lavoro e del caso Booth, ora anche questo... Per non parlare della gravidanza, ha anche paura che lo stress eccessivo possa compromettere la gravidanza, sa bene che i primi mesi sono i più delicati ed non potrebbe sopportare lui di perdere il suo bambino, figuriamoci Emma. All’inizio non l’ha accettato subito, ma è stata solo paura, sa che ama già profondamente quella piccola creaturina che cresce dentro di lei. 
«È stato Ade. È stato lui a farlo evadere... Me lo sento. È la reazione all’articolo. Si è vendicato di ciò che ho fatto scrivere. Mi chiedo però come facesse a sapere di...» non riesce a finire di dirlo, non riesce nemmeno a nominarlo quel maiale e ora è in fuga. Le lacrime le stanno per rigare il viso ma cerca di trattenerle, non vuole piangere e non vuole farsi vedere preoccupata da Killian, perché sa che anche lui sta soffrendo. Mostrandosi forte, magari lui smette di essere furioso e preoccupato. 
Deve mostrarsi forte, Ade la vuole indebolire e lei non si farà indebolire, se pur abbia toccato una ferita mai veramente rimarginata, nonostante siano passati cinque anni. 
«Love, chi è stato a parte, tu... Tu come stai? Parlami, ti prego.» è tipico di lei, alzare muri quando è spaventata. La conosce troppo bene ormai.
«Sto bene, voglio solo sbatterlo in prigione nuovamente a quel maniaco. Mi ha scossa la notizia ma sto veramente bene, Kil.» gli dice accarezzandogli il viso per rassicurarlo e non sa se sta convincendo lui o se stessa. 
«Sai che con come puoi parlare vero, love?»
Emma annuisce e lo guarda negli occhi accennando un sorriso sincero, ma non ha veramente voglia di parlarne, soprattutto ora che ha un problema in più da risolvere. Proprio ora che stava iniziando a cercare di fare una vita più da ventitreenne, uscendo con amiche e passando del tempo da dedicare a ciò che ama. Invece ora... Ora questo, la vita la sta mettendo ancora una volta a durissima prova e lei non sa se è in grado di superarlo stavolta. 
Ha intenzione di andare a parlarne con Hopper però, può sfogarsi con lui e raccontargli come si sente senza rischiare di far star male chi ama. Inoltre, ha bisogno di parlare con qualcuno della gravidanza. Lo sanno solo lei e Killian, nemmeno le sue amiche al momento lo sanno, tanto meno i suoi genitori. Ora che c’è il pericolo Peter Pan, ha bisogno di confidare le sue paure a qualcuno, perché a spaventarla ora, è anche che a suo figlio possa succedere qualcosa per colpa sua. 
«Non voglio isolarmi... è che... che ho bisogno di stare un po’ per conto mio.» avvicinandosi per dargli un bacio sulla guancia, apprezza la sua preoccupazione e la dolcezza che ogni volta le riserva, le sue premure, ma ha davvero bisogno di stare da sola per metabolizzare e poi andrà a parlare con il Grillo. 
Killian a sua volta non vuole forzarla e quando lei gli dice di voler andare a parlare con Archie, non ha niente da obbiettare. Preferirebbe di gran lunga che si confidasse con lui, ma già che si voglia aprire con lo strizza cervelli è qualcosa sicuramente. Lui però può fare qualcosa per aiutarla, portarla a cena fuori insieme ai bambini. È sicuro che sia lei che i piccoli saranno entusiasti della cosa, specialmente Hope che adoro la pizza e si impasticcia tutta mangiandola, riempiendosi di sugo dalla testa ai piedi. 
Ma non si risparmia nemmeno a lavoro, tanto che va a parlare con i medici per sapere meglio tutto ciò che riguarda l’evasione di Pan, se hanno visto qualcuno aggirarsi sospetto da quelle parti e se magari qualcuno ha visto con che mezzo si sono allontanati. 
E riesce nel suo intento. I due uomini si sono allontanati con un auto medica. Ma ciò che sicuramente pensa il vice sceriffo è che non possono continuare a scappare in eterno con quello, darebbero troppo nell’occhio e magari nel posto dove l’hanno abbandonato possono trovare qualche informazione utile per sapere dove si nascondono. Circostanziare la zona. 
Una volta che Emma torna in ufficio con Henry e Hope, gli dice di ciò che ha scoperto e lei lo guarda fiera, lei non aveva pensato minimante alla cosa e deve ammettere che è stato per colpa della poca lucidità. Ed è felice che che abbia scelto Killian come suo collaboratore, ora ne ha anche la prova. Lo bacia con trasporto e Hope si copre gli occhi con le manine. Gliel’ha insegnato David a farlo, dicendole che così i suoi genitori smettono di baciarsi se la vedono in quella posizione. E infatti, prontamente si separano nel vedere quella novità e prontamente la bambina confessa chi sia stato a insegnarglielo. I due adulti non possono non scoppiare a ridere. 
«Ho una sorpresa per tutti voi! Che ne dite di andare a cena fuori?» dice a quel punto Killian rivolgendosi ai due bambini, ma soprattutto alla sua fidanzata.
La piccola monella di casa Jones prontamente inizia a urlare “pizzaaaaaaaaaa” saltando felice per l’ufficio di Emma.
«Ma sono le bambine che fanno il bagnetto mangiano la pizza stasera.» dice subito la giovane rivolta alla sua piccola, la quale è completamente ricoperta di terra e colori. Oggi in asilo hanno giocato a dipingere in modo creativo, ovvero usando la terra e i colori. Hope l’ha già fatto spesso con la sua mamma e quindi ne ha approfittato per sporcarsi a non finire. 
Alla parola bagnetto la bambina smette prontamente di saltare e storce la bocca. Se fosse per Hope andrebbe a letto sporca dalla testa ai piedi. 
«E soprattutto un vero sceriffo fa sempre il bagnetto, lo sai?» le dice ancora Emma e la bambina la guarda meravigliata. 
Emma annuisce.
«Allora andiamo.» risponde decisa, prendendo la mano della sua mamma e trascinandola a fare il bagno. Inoltre, non vede l’ora di mangiare la pizza. 
Si avviano tutti verso l’uscita e Killian si avvicina alla sua Emma. 
«Giochi sporco Swan, poi per come si sporcherà con la pizza sarebbe meglio lasciarla sporca e farle il bagno direttamente al nostro ritorno.» sussurra al suo orecchio per non farsi sentire da Hope, o come minimo si arresterebbe pur di non fare due volte il bagno. 
Ma sa altrettanto bene da non poter di certo andare al ristorante sporca dalla testa ai piedi. 
Emma fa un sorrisetto divertito dalla cosa, effettivamente non aveva pensato a ciò, ma se la sua piccola Hope si sporcherà con il sugo pure sui capelli, vorrà dire che ne farà veramente due per la sua grande gioia. 
Arrivano a casa e Hope con sorpresa di Emma non ha fatto nessun capriccio né per entrare, né per uscire dalla vasca, di solito poi non vuole mai uscire. 
Non solo la sua piccola monella le sta decisamente rallegrando la serata. La giornata è iniziata malissimo, ma forse la serata può ancora prendere una piega differente e poi parlare con Hopper le ha fatto decisamente molto bene. Le sue paure sono ancora lì, ma almeno le ha tirate fuori con qualcuno. 
Henry inoltre, sta raccontando della sua giornata a scuola ad Emma e del suo tema in cui ha preso una bella A, rendendo orgoglioso il bambino, ma anche Emma. Il suo ometto è veramente bravo a scuola e soprattutto gli piace studiare e scoprire sempre cose nuove. Questo lo incentiva ad essere curioso e quindi a imparare sempre cose nuove. Lui, è un altro motivo per cui si ritrova improvvisamente a sorridere. E non può non immaginare come sarà il loro terzo figlio, se sarà peperino come Hope o pacato e riservato come Henry. Lei sicuramente spera nella seconda ipotesi, una piccola Killian in miniatura già ce l’hanno. 
In macchina è lui a parlare e Hope pure lo ascolta affascinata, anche perché il bambino si è messo a raccontare la trama del suo tema e la sorellina, lo guarda come se stesse raccontando la storia più bella del mondo. Henry ha sempre tantissima fantasia che inventa lui stesso spesso le storie per Hope e la piccola è felicissima. Se pur combatte il sonno per finire di ascoltare la storia di suo fratello. 
Una volta che sono arrivati al ristorante, Hope sceglie il tavolo lei, prendendo quello vicino al giardino. 
«Che domande papino. Così dopo la pizza, gioco.» risponde alla domanda del suo papà del perché si è voluta mettere proprio lì. 
Per poi sedersi per prima e dicendo di voler la pizza rossa. Guai a fargliela bianca, le la vuole solo con il sugo per sporcarsi meglio.
E infatti é proprio ciò che accade, una volta che le viene messa la pizza davanti agli occhi. Inizia a mangiare i triangoli che Emma le ha tagliato e la sua faccia diventa praticamente del colore della pizza, o meglio lei diventa la pizza. Il sugo le arriva quasi fin sopra ai capelli e guai se provi ad aiutarla a mangiarla. Si arrabbia e mette il broncio, vuole fare da sola come i bambini grandi.
Senza dubbio comunque ,è la visione più bella del mondo, è così allegra e spensierata, che anche Emma e Killian riescono a rilassarsi e passare in completa allegria quella loro serata in famiglia. 
La ragazza per giunta si concede anche il dolce al cioccolato, nonostante abbia mangiato la pizza e gli antipasti. Ma ha ancora fame e quando Killian le fa notare la cosa scherzosamente, per punzecchiarla come al solito, si avvicina al suo orecchio per sussurrargli: “devo mangiare per due, ricordi?”. E come dimenticarlo? Non si può, é impossibile farlo, soprattutto per il pirata che non vede l’ora che nasca suo figlio o sua figlia.
Una volta di nuovo casa, con Hope che è crollata come al suo solito in macchina, dopo aver giocato anche nel giardino del ristorante, come se non avesse ancora esaurito le energie, aver dato la buonanotte a Henry; si ritrovano a parlare nel letto, abbracciati. Killian accarezza i capelli di Emma e lei ha la testa appoggiata al suo petto. 
«Love, non voglio farti tornare pensieri tristi, ma...» non riesce a finire la frase, perché Emma intuendo ciò che lui sta per dirle, lo interrompe.
«Si mi va di parlarne.» dice girando a incrociare i suoi occhi. L’ha interrotto proprio perché voleva essere lei ad aprire il discorso, aprirsi finalmente con il suo fidanzato. Sa bene che condividere con lui le sue sofferenze le fa bene, ma sopratutto lui é stato così dolce e paziente ancora una volta, per farla smettere di pensare e distrarsi ha portato tutti loro a cena fuori.
Killian contento che lei sia pronta finalmente ad aprirsi e buttare giù il suo muro di paura, aspetta che parli, che trovi le parole giuste per iniziare a dire ciò che ha bisogno di rivelargli.
«Sono terrorizzata. Pensavo di aver dimenticato il dolore, pensavo di essere riuscita ad andare avanti, ma non è così... É bastato sapere che lui fosse evaso per farmi sentire di nuovo quella sensazione orribile di cinque anni fa.» ed ecco che riesce a tirare fuori tutto ciò che prova, tutto ciò che si è tenuta dentro e che è riuscita a confessare solo a Hopper, la sua sofferenza, la sofferenza di quella violenza subita e di cui ancora oggi porta le cicatrici. Non sono visibili agli occhi, ma sono pur sempre profonde e dolorose e possono tornare a sanguinare, come in questo caso.
«Ma non ho paura solo per me, ho paura anche per voi e per la piccola che cresce dentro di me... Se solo si dovesse avvicinare a me e a voi, non so se sarò in grado di reagire, mi terrorizza, mi rende impotente, come in passato, quando ha abusato di me...» le lacrime ora stano rigando il viso di Emma, ora, ora che si è liberata da tutte le sue paure e le ha condivise con Killian, non riesce a non frenare le lacrime, esse escono prepotenti e bagnano i suoi occhi e le sue guance, senza sosta. Lui ha intenzione di farle nuovamente male? Non è più la ragazzina di cinque anni prima, non è più alle sue prime armi in ambito lavorativo, ma il pensiero di avere nuovamente quel mostro davanti, le fa provare paure, terrore e le stesse sensazioni orribili di impotenza provate quel giorno, quando lui si è divertito a giocare con lei, ma per Emma non era un gioco e si è sentita sporca per mesi, senza riuscire ad abbracciare il suo meraviglioso uomo. Non vuole riprovare tutto ciò. Ma il terrore di incontrarlo, di lui che la voglia affrontare per indebolirla e far vincere Ade, la rendono così debole e spaventata e si maledice lei stessa nel sentirsi così.
«Love, guardami.» Killian le prende il viso tra le mani per far sì che si possano guardare negli occhi e prima di continuare a parlare, le asciuga delicatamente le lacrime che stanno ancora uscendo copiose.
«Non ti farà ancora del male, stavolta ci sarò io con te, non permetterò a quel mostro di toccarti di nuovo e di far del male a Henry o Hope e tanto meno alla piccola che sta crescendo dentro di te. Non lo permetterò mai. Te lo prometto.» 
Killian a quel punto decide di confidarsi a sua volta, lei gli ha aperto le porte del suo cuore, confidandogli le sue paure, ed è giusto che faccia altrettanto. Anche lui è spaventato, quando ha scoperto della fuga di Pan ha sentito il sangue arrivargli al cervello per la rabbia. Non ha dimenticato il dolore che ha causato alla sua Emma, i suoi occhi spenti, i suoi silenzi, le sue paure. Non ha dimenticato quel senso di impotenza che ha provato quando ha saputo la notizia. Al solo pensiero vorrebbe andare a cercarlo in quel momento stesso e spaccargli la faccia... 
Ha paura per Emma e per la sua bambina. Per tutti loro. 
«Quando ho saputo della notizia mi sono sentito impotente anch’io! Avrei dato qualsiasi cosa per non farti tornare alla mente questi ricordi dolorosi, love. Ho avuto paura anche per la nostra piccolina che cresce dentro di te, tu sei già così agitata, non volevo che avessi anche questo nuovo peso... Ma davvero ti prometto che affronteremo anche questo e che nessuno riuscirà a distruggere la nostra felicità. Nè Pan, né Ade.»
Emma prontamente lo bacia con trasporto, assaporando le sue labbra, esattamente come ama fare. Killian ricambia il bacio prontamente stringerla a sé. 
Ancora abbracciati, poco dopo, sfiniti per la lunga, intensa e stressante giornate, si lasciano cadere nel mondo dei sogni. 




Il giorno dopo, grazie a una segnalazione sono riusciti a trovare l’auto medica con cui sono scappati Ade e Pan. Ma al suo interno ci sono solo le impronte di Peter. Ade, essendo stato in polizia, ha guidato con i guanti di pelle per non lasciare impronte. Non commette mai un minimo errore. Hanno rilevato un capello, che non corrisponde a Pan, ma è di qualcuno non schedato o di uno che ha ripulito la sua fedina penale e ha tolto il suo nome per non farsi scoprire. Sono da capo a dodici. 
Ora stanno cercando di individuare almeno una possibile zona in cui si possano nascondere. Non sa se i due sono insieme, ma con un po’ di fortuna forse si. 
A distrarre Emma dal passare tutta la giornata a lavoro, è David. Il quale vuole stare vicino a sua figlia. Ha saputo della fuga e ora vuole poter far qualcosa per lei. Non ha potuto fare niente per evitarlo cinque anni fa, ma ora può farle capire che le sta vicino e che qualsiasi cosa lui è lì per sostenerla e aiutarla. 
Decidono di andare a pranzo da Granny’s, ma proprio quel giorno la piccola che cresce dentro di lei, ha deciso di farle avere le nausee. Non ne ha mai avuto fino adesso, o quanto meno veramente poche, invece in un tempismo perfetto, decide di farle manifestare nel momento più sbagliato, con suo padre a pranzo, che non deve sapere ancora della sua gravidanza. 
Parlano di un po’ di tutto, di Hope, di Henry e del lavoro. David si è dimostrato attento e le ha rinnovato il fatto che lui è pronto a tutto per lei, ma Emma questo già lo sa e lo dimostra il fatto che sia andata in centrale per pranzare con lei.
Ma si è accorto anche che non ha toccato cibo e non è da lei. 
«È che non ho tanta fame. Avrò mangiato troppo ieri a cena.» ha raccontato a David che sono stati a mangiare la pizza e delle performance di Hope con la pizza, come suo solito fare. Non è stato diverso quando l’hanno mangiata l’ultima volta tutti insieme. 
«Emma, se stai così male per via di Pan...»
«No papà, davvero! Ho solo un leggero mal di stomaco, ma è dovuto al fatto che ieri ho mangiato davvero tanto, esagerando.» regalandogli un sorriso raggiante per fargli capire che non deve preoccuparsi per lei, che sta bene, nonostante la minaccia avvenuta il giorno precedente. Non smette di certo di fare il suo lavoro per questo, non sarà la prima volta che si troverà in una situazione di pericolo e quindi non si mostrerà debole. Ha avuto un momento di debolezza, più che normale, ma ora vuole mettere fine a quel caso una volta per tutte, anche se questo significa affrontare la sua paura più grande, rivedersi faccia a faccia con colui che l’ha quasi violentata. 
«Ricordati tesoro, che per qualsiasi cosa io ci sono. Sono tuo padre ed è compito mio proteggerti.» le dice prendendole la mano ed Emma annuisce. Lo sa. 
«Tranquillo papà sto bene e poi ho un’altra persona da proteggere adesso e che mi dà forza...» il riferimento è ovviamente oltre che per i suoi figli, per la bambina che sta portando in grembo, ma si accorge troppo tardi di averlo detto e suo padre la guarda infatti cercando di capire ciò che lei voglia dirgli. 
Capendo il suo sguardo confuso, prontamente cerca di rimediare.
«Hope naturalmente, cinque anni fa non c’era e la sua esistenza mi ha dato nuova forza e consapevolezza» salvata in calcio d’angolo, ha trovato decisamente la scusa perfetta per non imbattersi in un interrogatorio e poi è abbastanza sicura che Regina non gli ha detto nulla della loro piccola discussione sulla festa. 
A fine pranzo torna in centrale per continuare a lavorare, ma ben felice di essersi intrattenuta a mangiare con suo padre, visto che per via del lavoro, non lo riesce a vedere così spesso, se non le volte che organizzano qualcosa a casa di Regina. Solo che ultimamente Emma e Killian stanno cercando di ritagliarsi del tempo da passare tra loro o con i loro coetanei, uscendo con i loro amici. Di solito con Ruby, Neal, Trilli e qualche altra loro amica. Se pur Emma spesso si porti dietro anche i bambini. A Neal non dispiace passare più tempo con suo figlio e Hope, di solito quando è stanca si prende due sedie, ovunque siano e ci si mette a dormire sopra o si addormenta in braccio a Killian. Quella bambina riesce a dormire anche con la musica alta di qualche pub. Henry invece ormai più grande, si diverte molto a stare con loro e nessuno lo fa sentire escluso, anzi.... Le volte che vogliono invece fare qualcosa di più movimentato, invece i bambini vengono portati da Regina, ma è veramente raro che ciò accada. Spesso piuttosto, Emma esce solo con le sue amiche e resta Killian a casa con loro. I due bambini si divertono un mondo con lui. Giocano ai pirati e Hope finge di essere lo sceriffo che arresta i due pirati. Se pur non nasconde certo un fascino per i pirati, al contrario le piacciono moltissimo, molto più che delle principesse. 
«Com’è andato il pranzo con tuo padre?» chiede Killian non appena si è seduta alla sua scrivania per riprendere a lavorare. 
«Bene, a parte il fatto che tua figlia e intendo quella che sta crescendo ancora nella mia pancia, abbia deciso di manifestarsi proprio nel momento che sono arrivate le ordinazioni, facendomi passare l’appetito per colpa della nausea... Per fortuna mio padre ha pensato a un malessere legato allo stress... Ha proprio un perfetto tempismo questa qui.» gli racconta delle nausee che ha avuto per tutto il pranzo, facendole mangiare veramente poco e niente. Ora invece, si sente già decisamente meglio. Davvero la piccola che cresce dentro di lei ha un pessimo tempismo, considerando che di solito non ha nausee, a parte qualche volta la mattina. Ormai è certa comunque che sarà una piccola principessa. 
«Imparerà, anzi mi preoccuperò personalmente che impari, non vorrei che il suo perfetto tempismo si ripercuotesse su di noi.» allude ovviamente ai loro momenti di intimità. 
«Ma possibile che tu abbia in testa solo una cosa?» lo rimprovera Emma scuotendo la testa vistosamente, anche quando stanno parlando di cose serie, lui deve tirare in ballo la loro sfera intima. Però deve ammettere che ci ha pensato pure lei, ma di certo non glielo dice o il suo ego potrebbe gonfiarsi ulteriormente. 
«Tesoro, dovresti essere contenta invece che io voglia sempre fare l’amore con te.» ribatte deciso, come al suo solito vuole sempre avere ragione ed Emma non insiste oltre, si limita a scuotere nuovamente la testa e a sussurrare verso la sua pancia “come deve fare con tuo padre me lo dici?”. Killian che l’ha sentita sorride e la guarda innamorato, come sempre. 
Prima di immergersi nuovamente nel lavoro, decide di annotare questa piccola cosa della bambina sul suo diario. Un diario che ha iniziato a scrivere da subito dopo l’incontro con lo strizza cervelli, è stato proprio Hopper che gliel’ha suggerito, dicendole che così sarebbe stato più facile per lei affrontare questo nuovo cambiamento, soprattutto in un momento così stressante. Il suo dire “non lo voglio questo bambino” è stato solo un momento di debolezza, lei già l’ama, ma almeno in questo modo sta riuscendo a entrare ancora di più nell’ottica che presto diventerà nuovamente mamma e ad affrontare questa situazione così stressante con più facilità, visto più che altro anche le preoccupazioni lavorative. 
Appunta quindi, nel suo diario, delle sue nausee e fantastica dicendo che probabilmente sua figlia non avrà per niente il tempismo. 
 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato e buon week end a tutti voi! Piovoso aggiungerei... Ahimè. La pioggia sta veramente devastando tutto, guardate Venezia... Mi dispiace un sacco infatti. 😔
Ma veniamo a parlare del capitolo, bene, come avrete letto ci è stata l'evasione di Peter Pan. Prima di tutto per chi non ha letto la precedente storia, Peter Pan insieme a Gold era al centro della precedente indagine ed Emma (insieme a Robin) sono stati rapiti da quest’ultimi e Pan ha abusato di Emma, leggendo si capisce ciò, però ho voluto dare un’ulteriore delucidazione. Oltre ciò per quanto riguarda la sua fuga mi sono ispirata a una puntata della serie tv italiana "RIS Roma delitti imperfetti" (non so se qualcuno di voi lo vedeva, io lo adoravo ed era una delle mie serie preferite) in cui il criminale fingeva un coma apparente per farsi portare in ospedale e da lì scappare con il fratello ricoverato. Io ho fatto un po' la stessa cosa. Ade ha dato a Pan una sostanza per mandarlo in un coma apparente, sapendo quando si sarebbe risvegliato, ha fatto sì che potessero inscenare la sua fuga e terrorizzare Emma. Infatti, nei prossimi capitoli ne vedrete delle belle, questi due insieme possono essere spietati. Ciò che è certo non dovrete sicuramente sottovalutare Ade. Lui ha già pensato alla mossa successiva naturalmente. Avendovi, credo, messo la giusta curiosità addosso, vi saluto. Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo e le vostre teorie in merito. A prestissimo. 

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Capitolo 11
*** Faccia a faccia ***





Capitolo undici - Faccia a faccia 



È a lavoro sul caso Ade, quando viene fatta una segnalazione alla centrale dello sceriffo, di aver rubato in un supermercato poco distante dalla centro della città e il ladro avrebbe lasciato un messaggio per lo sceriffo di Storybrooke, da consegnare a lei personalmente e che si sarebbe accertato personalmente che ciò fosse avvenuto. Una guardia giurata è per colpa di questo pazzo, in fin di vita, il ladro gli ha sparato nel tentativo di fermarlo. 
Emma arriva sul posto insieme a Killian e subito le viene consegnato il biglietto che il ladro vuole che lei abbia. 
Lo legge già sapendo di chi si tratti e infatti non si sbaglia. È Peter Pan. 
“Ho voglia di vederti, ma so che non vorrai incontrarmi visti i nostri trascorsi turbolenti, però mi farò vivo io. So tante cose su di te, sceriffo. P.P.”  Ciò che Emma non sa è se sta agendo da solo o meno. Se dietro quel messaggio ci sia anche Ade o meno. Sa solo che quel pazzo la terrorizza, cosa vuole dire con quel “so tante cose su di te”, che sappia forse di Henry e Hope? Probabilmente si, ed ora ha paura più che altro per loro. Cosa ha intenzione di fare? Come vuole agitare? Non riesce a trovare una risposta e si guarda intorno come a cercare se lui sia ancora nei dintorni, esce pure dal supermercato di corsa, nella speranza di vederlo, ma niente. Certo non è così ingenuo da farsi beccare o di attenderla, avrà sicuramente in mente qualcosa e ha paura a sapere che cosa sia. 
Non riesce a rilassarsi per tutto il giorno, tanto che va a prendere prima i bambini a scuola e personalmente, per averli vicino a lei e non rischiare che quel maniaco si avvicini a loro. Preferisce farli annoiare in centrale, piuttosto che saperli in pericolo, da Pan ci si può aspettare di tutto. Emma lo sa bene, sa bene quanto sia spietato e non si è fatto scrupoli a puntare la pistola per uccidere una donna incinta, se Gold non si fosse messo in mezzo per salvare la sua donna e prendersi il proiettile destinato a lei, sarebbe morta una donna innocente e suo figlio. A quel terribile pensiero si stringe le mani al ventre e cerca di respirare per scacciare quei pensieri scomodi, anche perché non riesce quasi a respirare e non vuole certo farsi venire un attacco di panico proprio davanti ai suoi figli. 
Killian la vede sconvolta e vuole cercare di fare di più per aiutarla, per starle vicino come giusto sia, ma ha paura di non riuscire nel suo intento come vorrebbe. 
Però un’idea prontamente cattura la sua attenzione, mentre è in giro per la città a cercare qualche indizio che possa portarli a Pan, è nei dintorni del supermercato da solo, perché Emma è a casa con sua madre e i bambini, non ha voluto che si prendesse di ulteriore ansia visto il suo stato; quando vede un negozio per bambini. È un piccolo negozio, nascosto in una stradina, quasi invisibile, ma lui è sicuro che possa trovare comunque qualcosa di interessante da regalare a Emma, o meglio ad Emma, ma che poi sarà destinato alla sua piccolina. Non vede l’ora di scoprire il sesso e sapere se sarà davvero così come sperano lui e la sua Emma, dando per scontato ormai che sia così. 
Ne esce dieci minuti dopo con un pacchetto ben stretto nella mano.
Arriva a casa con il sacchetto e prontamente sua figlia curiosa, chiede se nella busta ci sia qualcosa per lei, attirando l’attenzione anche di Regina e di Robin. I quali sono andati entrambi a trovare Emma. Robin meglio di chiunque altro capisce lo stato d’animo della ragazza visto che è stato rapito con lei e lui era presente quando quel mostro le ha fatto violenza. È l’unico che per tanto tempo è riuscito a stare vicino ad Emma e a farla parlare. È stata a lungo chiusa nel suo guscio protettivo e l’unico che poteva entrare era proprio il suo patrigno. Tra loro c’è un rapporto meraviglioso, fatto di fiducia e affetto reciproco. 
«È per la mamma il regalo» risponde alla domanda di sua figlia. 
«Allora chiamala così lo apriamo» curiosa come non mai di sapere che cosa ha regalato il suo papà alla sua mamma.
Killian ora si trova in completa difficoltà, nessuno a parte lui ed Emma sanno ancora della gravidanza, a parte Hopper, e non può dare di certo il suo regalo alla sua fidanzata davanti alla madre. Ora deve trovare una scusa. Ha sperato che nessuno si accorgesse della sua busta. Non ha fatto i conti con la curiosità di sua figlia. 
«Amore di papà la mamma ancora non può sapere del regalo. Glielo devo dare tra qualche giorno, non oggi.» ha trovato la scusa perfetta, infatti spiega a sua figlia che cade il loro anniversario di quando lui ha visto la mamma per la prima volta. In realtà non è tanto lontano dalla verità, è più o meno in questo periodo che il suo sguardo si è posato su Emma Swan per la prima volta, innamorandosi dei suoi occhi smeraldo e dei suoi lunghi capelli biondi, ma soprattutto del suo sguardo, così perso nel vuoto, ma desideroso d’amore. Ci ha messo un po’ a far breccia nel cuore di quella giovane diciottenne tormentata e schiva, a buttare giù ogni tassello di quel muro che lei si era costruita intorno per non soffrire più, ma alla fine ci è riuscito e ora sono finalmente felici insieme. Non riesce ancora a crederci di come un angelo meraviglioso come lei, lo abbia scelto. Non di certo per la sua bellezza, perché lui sa di essere bello, ma per il suo carattere spesso insopportabile e tormentato. Forse però si sono proprio trovati. Sono diversi, ma anche simili e si completano a vicenda. Emma è il pezzo mancante del puzzle del suo cuore, come lui è il pezzo mancante del suo. 
La bambina sembra rimanerci un po’ male. 
«Hope, è normale che mamma e papà a volte abbiano delle piccole cose che condividono solo loro» interviene Robin nella conversazione per salvare Killian, il quale ha un enorme difficoltà a vedere la sua piccola Hope triste per qualcosa che gli ha detto proprio lui. 
Non sa che cosa c’é nella busta ma immagina che sia qualcosa che riguarda solo loro due come coppia, da uomo ha prontamente pensato a un completino intimo, poi conoscendo Killian sarebbe davvero possibile e quindi per questo non può farlo aprire alla sua donna davanti alla bambina. È intervenuto anche per solidarietà maschile ci vuole e loro deve ammettere che sono molto complici, nonostante la differenza di età. Sono anche usciti qualche volta a bere una birra insieme. 
Ad aiutare Robin, arriva anche Regina la quale distrae la bambina proponendo di mangiare tutti quanti insieme. Emma in realtà glielo aveva già proposto, ma Regina ancora non le aveva dato una risposta, non perché non volesse restare, ma per non dare fastidio a sua figlia visto quanto fosse stanca e provata, ma ora ha deciso di accettare perché vuole starle vicino. 
Hope si illumina nuovamente in volto e sembra anche dimenticarsi della busta che Killian tiene in mano. Prontamente la va a mettere in camera dentro al loro armadio, gliela darà una volta che sono completamente soli nel loro letto. 
Quando torna in salotto, c’è anche Emma a terra sul tappeto insieme a Hope e stanno giocando alle bambole. Hope sta stando il thè alle sue bambole e al tavolo con loro ci sono anche Emma, Regina, Robin e Henry, i quali sono stati invitati a questo grande evento che ogni giorno si svolge in casa Jones/Swan. La monella di casa adora servire il the alle sue bambola o orsacchiotti e spesso a giocare con lei è Henry, che si siede al tavolo giallo di Winnie The Pooh, dove si svolge il tutto. Le sedie non esistono, a parte per i suoi giochi e così i tre adulti e Henry sono costretti a stare in ginocchio o seduti per terra per poter giocare. 
La scena è talmente comica che Killian non può non ridere di gusto. Decide anche di scattare una foto, perché non si può non immortale un momento del genere. Non ha mai avuto l’occasione di vedere Regina Mills a terra a bere the finto. 
Una volta a cena la mostra ai presenti e la stessa Regina lo minaccia e che se usa la suddetta foto come arma di ricatto, gliela fa pagare sonoramente. Anzi, gli sguinzaglia dietro David, ciò basta a Killian per promettere di non farlo, rimarrà nel suo telefono e nei loro telefoni, visto che tutti l’hanno voluta avere. 
Una volta soli in camera, come Killian ha desiderato di essere per tutta la sera per darle il suo regalo; la fa sedere sul letto per poi prendere il pacchetto. Lei non ha assistito alla conversione avuto con loro figlia e quindi è piacevolmente sorpresa di ricevere quel regalo. Le racconta anche di Hope ed Emma scoppia a ridere, ma è anche ancora più curiosa adesso che sa che non poteva aprirlo davanti agli altri. Scarta velocemente e ci trova due tutine, una più bella della dell’altra. Una é con gli elefanti azzurri, con arcobaleni e stelline su sfondo bianco, l’altra con piccole mucche sempre su sfondo bianco. 
Emma non appena le vede resta senza fiato. Sono bellissime e le vengono gli occhi lucidi, non riesce proprio a trattenersi nel non farlo.
«Lo so love, è decisamente presto, non sappiamo nemmeno il sesso nonostante ormai diamo per certo entrambi che sia un femmina, però... Non ho resistito.» non ha resistito quando è entrato nel negozio e ancor meno quando ha visto quelle tutine, ha subito pensato alla sua bambina e non ha potuto fare a meno di comprarle nonostante fosse decisamente troppo presto. 
«Kil, sono bellissime! Hai fatto bene a prenderle, anche se è presto. Le adoro.» gettandogli le braccia al collo e baciandolo con trasporto. Lui riesce sempre, in ogni occasione a sorprenderla. Non si sarebbe mai aspettata un regalo del genere da parte sua. Lui non ama lo shopping e il fatto che sia entrato da solo in un negozio per bambini, la dice lunga su che uomo meraviglioso sia. Ma Emma lo sa bene che è veramente fortunata ad averlo al proprio fianco. 
«Le voglio inserire nel diario. Facciamoci un selfie. Tu tieni questa con le mucche.»
«Io sarei una mucca?» dice scherzando
«Ora che ci penso... Un po’ ci somigli.» guardandolo e guardando la tutina che tiene in mano. 
«Ehi, come osi!!!!» l’afferra per i fianchi e le inizia a fare il solletico. 
Emma ride ma riesce poi a separarsi da lui baciandolo a sorpresa e usando questa come arma per farlo smettere. Sa giocare le sue armi. 
«Hai imparato a giocare troppo sporco Swan, non va bene.» le dice e lei ride, per poi avvicinarsi per fare la foto da mettere nel diario. 
«E comunque se io sono la mucca, tu sei l’elefante?» la punzecchia a sua volta e lei lo guarda finta offesa. Possibile che si ritrovino sempre a punzecchiarsi in quel modo. Ma in realtà il bello del loro rapporto sta anche in questo. In quel loro modo di giocare e divertirsi insieme. Non sono di certo una coppia noiosa, al contrario.
«Prova a ripeterlo, pirata?» gli dice Emma a quel punto, spingendolo sul letto e mettendosi a cavalcioni sopra di lui, per poi guardarlo negli occhi, mentre i suoi capelli ricadono in avanti. Killian ama vederla così, la bacerebbe subito e capovolgerebbe la situazione in un attimo. 
Ma non lo fa, non subito almeno. 
«Be, tra qualche mese lo sarai... Ricordo che con Hope avevi una bella pancia dal sesto mese in poi.» ridendo di gusto. 
Emma a quel punto lo bacia con foga per farlo stare zitto e iniziare lei, ciò che ha letto negli occhi del suo uomo pieni di desiderio. 


Intanto in un appartamento, un Ade furioso con quel cretino di Peter Pan che sta rovinando il suo piano, per spaventare quella mocciosa dello sceriffo, gli ha fatto venire una nuova idea per mettere il bastone tra le ruote alla ragazzina. Peter non può farlo, lui ha nutrito una vera e propria ossessione per la ragazza dopo ciò è successo tra di loro, come se non avesse accettato di essere stato arrestato da una donna o come se fosse frustrato di non aver portato a termine la sua missione di violentarla. Sa solo che è ossessionato da lei, ciò rovinerà sicuramente il suo piano e deve eliminarlo. Ha commesso un errore a liberarlo per colpire la ragazza. Ma ora sistemerà tutto, come sempre la sua mente geniale ha elaborato un piano. 
Conosce perfettamente gli spostamenti della famiglia Jones/Swan e ha fatto in modo che quel pazzo ossessivo di Pan gli sapesse a sua volta, per farlo cadere nella sua trappola e far cadere in essa anche Killian Jones. Deve solo trovare il momento perfetto e sa che arriverà presto, molto presto. 


Qualche giorno dopo la minaccia velata di Pan, ancora non si è fatto vivo, ma ciò non vuole dire nulla, Emma, come Killian sanno che lo farà a breve, che è solo questione di tempo. Ciò che è certo è che non vogliono farsi paralizzare dalla paura e così continuano le indagini, ora più che mai, e la loro vita. 
Hanno l’ecografia, é mattina presto ed Emma é felice per ciò, lo è sempre quando può guardare il monitor e vedere quella piccola creaturina crescere dentro al suo ventre, vuole concentrarsi solo su questo.
Non vuole avere brutti pensieri, ci penserà non appena dopo essere stati all’ospedale torneranno a lavoro. 
Arrivano in sala d’attesa e per loro fortuna non devono nemmeno aspettare tanto per essere accolti dalla ginecologa che si occupa di Emma. Hanno scelto la stessa dottoressa che si è occupata della gravidanza di Hope, essendosi trovati benissimo con lei. La ginecologa è rimasta sorpresa di vederli nuovamente genitori ma è felice. Mentre Emma si spoglia e si siede sul lettino, la dottoressa si informa anche sulla piccola Hope. Ha chiesto della bambina anche le volte precedenti che sono stati al controllo, ma ogni volta le piace informarsi sulla piccolina, le sta simpatica e si diverte a sentire gli aneddoti che la riguardano.
Alla domanda se ha preso bene la gravidanza, ammettono che ancora non lo sa, ma che glielo diranno presto. Se pur Emma ancora non sembra convinta di rivelare a nessuno di questa gravidanza e Killian sinceramente non ne capisce il motivo, infatti insiste di dirlo almeno ai suoi genitori. Capisce che ha paura della loro reazione, soprattutto visto le responsabilità che hanno di recente, ma... Lui non crede che la prenderanno così male, forse David, ma sicuramente Regina no e poi sono abbastanza grandi da decidere da soli della loro vita e se vogliono avere un altro figlio, sono liberi di averlo. 
Nel momento in cui iniziano la visita, Emma sussulta nel sentire il liquido freddo sul suo ventre, come ogni volta che ha la visita, ma poi si rilassa a guardare il monitor. Vuole vedere la sua bambina. Certo non vede che un puntino nero, ancora poco sviluppato, ma è pur sempre la sua bambina. 
«Il feto sta benissimo, non c’è nessun tipo di problema. Volete sentire il cuoricino?» chiede la ginecologa, se pur immaginandosi già la risposta della coppia. All’unisono dicono di sì e fa sentire loro il battito della loro piccolina.
«La mia piccola principessa» esclama Killian senza rendersi conto, mentre tiene stretta la mano della sua Emma. 
É emozionata come non mai per quel rumore che proviene dal monitor, ma è ugualmente il rumore più bello che abbia mai sentito. Si è commossa, se pur cerca di nasconderlo, come  stavolta, anche quando ha sentito quello di Henry per la prima volta e quello di Hope. 
«Principessa?» chiede la dottoressa un po’ incerta
«Siamo convinti che sarà un’altra principessa. Non può essere diversamente. Vero piccola che sei una piccola principessa di papà?» dice rivolto verso lo schermo Killian, è emozionato come un bambino che riceve i regali per la prima volta da babbo natale. Non riesce infatti a staccare gli occhi dal monitor. 
La dottoressa annuisce e guarda Emma sorridendo, che nel frattempo è leggermente arrossita, ma è anche felice, per avere un uomo così meraviglioso al suo fianco e che non l’ha mai lasciata sola. La dottoressa anche pensa la stessa cosa ed è per questo che sorride alla ragazza. È bello poter contare su qualcuno di così prezioso e Killian si vede che è un papà davvero attento, dolce e protettivo.
Terminano la visita prendendo un nuovo appuntamento tra due settimane e poi si recano fuori dall’ospedale per andare a lavoro. Hanno parcheggiato la macchina poco più distante per fare due passi e quando tornano alla loro vettura, non c’è più nessuno all’interno del parcheggio. A dire il vero lì non c’è mai quasi nessuno. Emma lo conosce perché spesso a parcheggiato da quelle parti se doveva fare un appostamento per lavoro e poter nascondere la macchina, visto che la sua non passa certo inosservata. 
Quando arrivano lì però notano un uomo appoggiato ad essa. Ed Emma lo riconosce immediatamente: è Peter Pan. Le gambe della giovane iniziano a tremare e quando sente la sua voce tagliante, in un attimo le torna alla mente ciò che lui le ha fatto. Ha creduto di poterlo affrontare, di poter gestire la situazione, ma a quanto pare è più fragile di quello che vuole far credere e non è capace a controllare le sue emozioni, la sua rabbia, il suo dolore. 
«Come sei cresciuta Emma.» le dice, per poi indicare la sua ecografia, che tiene in mano. 
«Aspettate un altro bambino?» chiede ancora non ottenendo risposta. Emma non riesce a dire una parola e Killian sta stringendo la mano in un pugno, si sta trattenendo nel spaccargli la faccia, ma nel sentirlo parlare così dei suoi figli, capendo che l’uomo sa molto su di loro, non riesce a trattenersi e gli tira un pugno, talmente forte da farlo finire a terra e poi estranee alla pistola per puntargliela addosso. 
«Devi stare lontano dalla mia famiglia, ti è chiaro brutto verme che non sei altro? Il tuo posto è in prigione ed è lì che tornerai.» gli urla contro, con tutta la rabbia che sente crescere dentro di lui, per averlo lì davanti e per non aver potuto fare niente per la sua Emma in passato. 
«Avanti spara Hook, spara visto ciò che ho fatto alla tua donna. So che vuoi farlo.» gli dice per provocarlo e ride, ride in quel suo modo viscido, come se fosse il padrone del mondo e fosse lui ogni volta a tessere la tela. 
Pan è disarmato e lui invece ha la pistola di servizio, non la sua ma quella di Emma, visto che ha la sua borsa in mano. La sua pistola è in macchina nella fondina, l’ha lasciata lì per non portarla in ospedale e ora è troppo lontana per prenderla. Non ci mette nulla a premere il grilletto per ferirlo e poi sbatterlo nuovamente in galera. 
Emma non riesce invece a muoversi è come in trance e lui deve agire da solo, se pur l’istinto e la rabbia che prova gli dicono di sparare e farlo soffrire, il suo buon senso e l’onesto cittadino quale è, lo fanno ragionare lucidamente e prende le manette dalla tasca per immobilizzarlo. 
Ma proprio in quel momento uno sparo proveniente dal uno di quei vicoli, colpisce Pan al suo posto, facendogli chiudere gli occhi in un istante e sbattere la testa e giacere a terra in una pozza di sangue. Inerme. 
Il vice sceriffo rimane paralizzato per un attimo, esitando sul da farsi, mentre Emma si porta la mano alla bocca e si guarda intorno spaesata, cercando da dove venga lo sparo. Ma è talmente ancora sotto shock che non riesce a individuarlo. Si muove per cercare nei vicoli, nonostante la testa che le pulsa, il senso di nausea e vertigini, ma ovviamente già non c’è più nessuno. 
Killian intento ha chiamato il commissario che collabora con le loro indagini per spiegare come sono andate le cose. E mandare tutto alla scientifica. 
Ma sopratutto è preoccupato per la sua fidanzata, è bianca in viso ed è sconvolta. Le si avvicina e apre la macchina per farla sedere prima che possa svenire da un momento all’altro, nel suo stato poi, non dovrebbe subire questo tipo di stress. 
Ed è in quell’istante che si accorge che la pistola non è più dove l’ha lasciata. È sparita. 
Non lo dice subito ad Emma, è troppo scossa per ricevere anche questa notizia e aspetta i colleghi per raccontarlo a loro. A questo punto forse, ha ragione Emma. Pan è stato liberato da Ade, il quale si è voluto vendicare di lei, ha voluto colpirla nel suo punto debole per far sì che potesse smettere di indagare. Ha giocato con le sue fragilità per farla crollare e quindi... Lui forse ha preso la sua pistola e ha sparato? Il suo intuito viaggia veloce, ma sicuramente è tutto da dimostrare e loro non hanno nessun elemento in mano per farlo, a parte il sesto senso di Emma, il quale difficilmente fallisce, ma non è certo una prova. 
Rimane per tutto il tempo vicino alla sua donna, si separa solo quando viene la polizia a portare via il corpo di Peter Pan e a interrogare Killian sull’accaduto. Gli spiega che l’ha colpito con un pugno quando ha parlato di ciò che ha fatto ad Emma in passato insinuando qualcosa su sua figlia Hope, ma che non ha sparato ovviamente e che il colpo è giunto da uno di quei vicoli, ma che è sparita la sua arma di ordinanza. Il commissario non aggiunge molto in merito e gli dice semplicemente che si terranno aggiornati, ma di trovare quanto prima la sua arma di servizio, perché ciò comporta che potrebbe finire immischiato, visto il sangue che esce dal naso di Peter e che le telecamere sicuramente avranno inquadrato la cosa. Killian annuisce ma non ha nulla da nascondere, lui non ha ucciso quel verme viscido e schifoso, se pur avrebbe voluto farlo per un solo attimo. Questo però non lo dice all’agente di polizia. 
Quando torna alla macchina Emma si è ripresa un po’ e gli chiede quali sono gli sviluppi, ma Killian le dice che ora non deve assolutamente pensare a ciò, che anzi devono tornare in ospedale per capire se è tutto a posto, visto il forte stress che ha subito. 
«No Killian, voglio andare a casa. Portami a casa.» insiste lei, non vuole andare nuovamente in ospedale, ha solo bisogno di andare a casa e rilassarsi, di dimenticare quell’orribile giornata. Le torna a girare la testa e si concentra sull’ecografia fatta poco prima per cercare di regolarizzare il respiro nuovamente. Non vuole avere un nuovo attacco di panico. A guidare fino a casa per fortuna è Killian, che ormai usa in modo stabile la protesi. È anche molto bravo a guidare e dovrebbe farlo più spesso, se pur in realtà è Emma che lo lascia guidare poco e niente il suo maggiolino.
Una volta a casa fa accomodare Emma sul divano e le accende la tv un po’ come se stesse male, quando ha l’influenza lo fa sempre. 
Andrà lui a prendere i bambini a scuola, mentre lei si rilassa. Ha anche pensato di chiamare sua madre e infatti è quello che fa, per poterle tenere un po’ di compagnia mentre lui è via. Vuole anche passare in centrale a capire se sono riusciti a ricavare i primi indizi ed essere comunque il primo ad averli appena si saprà qualcosa a riguardo. Deve anche trovare la sua pistola, non può essere sparita, spera di trovarla quanto prima essendo quella di ordinanza. È anche impossibile che l’abbia persa visto quanto ne è responsabile, l’ha lasciata in macchina è vero, ma in un posto molto sicuro, di cui nessuno a meno che non lo avesse visto, non poteva di certo arrivarci. A meno che non sia andato lì con l’intento di rubare proprio la sua pistola. E se così fosse? Il pensiero inizia a sfiorargli e vuole parlare con Regina prima che sia troppo tardi. 
Lascia la casa solo quando ad arrivare è Regina, gli ha raccontato tutto per telefono, ha solo evitato di raccontarle che è incinta, ma che ha avuto un attacco di panico e che ora è meglio che si rilassi. Regina è stata subito d’accordo. Ha subito davvero un forte stress emotivo. Tanto che le suggerisce lei stessa di andare a parlarne con Hopper quanto prima. 
«Mamma, la pistola di Killian non si trova» gli dice Emma in allarme, ha sentito tutto, se pur lui abbia fatto in modo che lei non sentisse, ha comunque captato ciò che ha detto al commissario e ora è preoccupata. È arrivata alle stesse conclusioni di Killian, ovvero che qualcuno ha voluto prendere la sua pistola per incastrarlo e ora Peter Pan è morto, questo vuol dire solo una cosa: lui sarà il primo indiziato. Spera di sbagliarsi e spera quasi che lui si sia perso la pistola in giardino e che la ritrovi nell’erba. Preferisce la sua imprudenza, anche se sa che non lo è, piuttosto che pensare a lui come maggior indiziato di un omicidio che non ha commesso. 
«Sicura che non l’abbia lasciata in giro da qualche parte?» chiede, se pur sappia che non sia così. È pronta ovviamente a prendersi in carico il suo caso se dovesse venire coinvolto in qualche modo, anzi ne parlerà con lui appena rientra. 
Ora è necessario che Emma si calmi e che non pensi ad altro che riposare. Così cerca di farla distrarre con altro. Le prepara il pranzo e parlano di altro. Concentrandosi esclusivamente sulle cose belle, come il matrimonio e Regina gli racconta di Robert di quanto sia simpatico e di quanto ciò renda felice Robin. Non è ancora facile per Regina accettare questa realtà, ma vuole solo la felicità di suo marito e da quando conosce suo figlio, lo è ancora di più. Non riesce più che altro ad accettare che sia figlio di sua sorella e di suo marito, ma ci sta provando con tutta se stessa, più che altro per cercare di non odiare sua sorella, ma non è facile. Per niente. 
Emma vorrebbe anche raccontarle della gravidanza e potersi liberare da quel peso, ma non ci riesce e lascia cadere nel dimenticatoio quel pensiero. 
A interrompere le loro chiacchiere è l’arrivo dei bambini a casa. Henry e Hope si precipitano da Emma e vedendola sdraiata sul divano prontamente pesano che stia male. 
Regina intanto è andata da Killian a parlare in privato, non vuole certo che i due bambini sentano, Henry capisce perfettamente e Hope farebbe domande a cui sarebbe difficile dare delle risposte. 
«Mamma febbre?» dice Hope avvicinandosi a lei e mettendole una manina sulla fronte per misurargliela, come ha visto fare proprio alla sua mamma quando sta male.
«No amore, ho avuto solo una brutta giornata a lavoro e ora sono un po’ stanca.» le dice per rassicurarla, ma deve ammettere che il suo gesto così tenero l’ha fatta sciogliere. Le dice poi di andare a prendere qualche gioco, che non è stanca per giocare con lei e la bambina prontamente corre in camera. Non vede l’ora di giocare con la sua mamma. 
«Mamma sicura di stare bene? Hai una brutta cera. A me puoi dirlo non sono Hope» le dice Henry una volta che la bambina è in camera sua a scegliere cosa portare in salotto per giocare. 
«Si ragazzino, abbiamo solo avuto una brutta giornata a lavoro e io mi sono stancata più del solito, sai che sono una stacanovista. Ho sottovalutato la mia stanchezza e mi sono sentita poco bene» non è del tutto una bugia, ma non può certo raccontagli tutto ciò che è successo. Non è più un bambino piccolo, ma certi dettagli, soprattuto quelli su Pan è ancora troppo piccolo per saperli pure lui e forse è meglio che mai gli saprà.
«Okay! Ma riposati di più va bene? Io non voglio che stai male. Sono grande adesso lo so, però mi preoccupo ugualmente di te, forse anche di più proprio perché capisco di più.» il suo ometto. Si è fatto veramente grande e non può non sorridere e abbracciarlo forte. Henry si lascia abbracciare a sua volta, stringendosi a lei. Non si lascia più andare ad effusioni, ma stavolta non può farne a meno. Ha visto sua mamma davvero pallida e si è spaventato. 
Si separano solo nel momento in cui Hope torna con i suoi giochi e attira l’attenzione su di sé , iniziando a dire a sua mamma tutto quello che devono fare insieme. 
 








Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato. Ecco il nuovo capitolo e come avrete ben letto é successo di tutto. Peter Pan é morto, naturalmente è facile intuire chi sia stato a ucciderlo, chi ci fosse dietro al vicolo no? La pistola di Killian dove sta? Chi è stato a prenderla dal portabagagli? Naturalmente questo piccolo dettagli sarà fondamentale anche per il futuro... :P  Ora che cosa accadrà? Vi siete fatti un'idea in merito? Penso che non ci sia altro da aggiungere. Vi saluto e fatemi sapere che cosa ne pensate. 
Buon weekend. A prestissimo. 

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Capitolo 12
*** Una trappola ben organizzata ***





Capitolo dodici - Una trappola ben organizzata 



La pistola di Killian viene ritrovata il giorno dopo nel loro giardino, ma la situazione si complica immediatamente, dal momento in cui è stata proprio la sua pistola d’ordinanza a sparare a Peter Pan. 
Sono in centrale a lavorare al caso Ade, come al solito e scoprire nuovi elementi a riguardo, visto che Emma è convinta a sua volta che l’uomo voglia incastrarli, ma che non solo, è qualcuno di molto vicino a loro se è riuscito a prendere la pistola di Killian dalla macchina e conosce i dettagli sulla sua gravidanza. Nessuno a parte lei e Killian sanno, quindi questo fantomatico Ade li sta spiando per ricavare informazioni o ha sentito cose che non doveva sentire, trovandosi nel posto giusto, al momento giusto. Quando improvvisamente a entrare è il commissario che collabora con loro e ha un mandato di arresto nei confronti del vice sceriffo Jones. Sono queste le parole che usa e Killian stesso lo guarda sbigottito non capendo se è uno scherzo o meno. Dalla sua faccia però tutto sembra tranne che uno scherzo. 
Spiega che le telecamere presenti nella zona non hanno individuato la traccia di nessun altro in quel parcheggio tranne loro tre e non solo, lui l’ha colpito, puntandogli poi la pistola addosso. Devono portarlo in centrale per un interrogatorio e procedere al fermo cautelare, essendo l’unico indiziato. Pan sarà stato anche un pazzo criminale, ma era disarmato e sembra da ciò che si evince dal video di sorveglianza che il vice sceriffo  si sia voluto vendicare di ciò che ha fatto in passato alla sua donna. È chiaro il movente, la pistola che ha sparato tra l’altro è la sua. 
Killian si lascia trascinare al commissariato, chiede solo di non fargli indossare le manette e così fanno, sale in macchina, ma non prima di aver lanciato uno sguardo ad Emma, come per dirle che andrà tutto bene e che lei deve stare calma, che si risolverà tutto essendo innocente riusciranno a trovare una soluzione. 
Ma come fa Emma ad essere tranquilla. Non ci riesce e mentre le lacrime iniziano a rigarle il viso, estrae il telefono dalla tasca per chiamare le uniche persone che possono aiutarla. I suoi genitori. Ringrazia il cielo ogni giorno di avere due genitori avvocati. 
«Mamma! Killian è stato arrestato, è l’unico indiziato per l’omicidio di Pan.» per fortuna Regina risponde al primo squillo, prontamente inizia a spiegarle cosa sia appena successo e come era prevedibile si è realizzato, ma Regina in quei giorni si è già preparata una difesa. 
«Tesoro calmati, sto andando da lui. Ci penso io adesso.»
«Vengo anch’io» risponde prontamente, non vuole lasciare il suo fidanzato da solo in una situazione del genere. Si è mostrato forte per rassicurarla, ma sa benissimo che dentro di sé sta soffrendo per questa orribile situazione. Si è mostrato forte per non farla stare male visto il suo stato di gravidanza, ma vuole stargli vicino, ed è giusto che lo faccia, che sia lei a rassicurarlo e non il contrario. È lui in difficoltà, è lui che è stato incastrato ed è innocente. Lei è una testimone, se pur non attendibile visto il suo stato di shock, accertato anche dal commissario di persona, visto che l’ha vista e dal fatto che è la sua fidanzata, è chiaramente considerata di parte. 
Regina le risponde categoricamente di no, di continuare a indagare su Ade e poi andare a prendere i bambini e parlare lei con loro, soprattutto alla piccola Hope. Ed Emma se pur a malincuore, accetta. 
«Digli di non preoccuparsi per me e di non fare cazzate. Soprattuto dirgli che sono dalla sua parte.» il commissario l’ha portato via senza dargli il tempo nemmeno di salutarlo, come se fosse un malvagio criminale, già è tanto che abbia accettato di non mettergli le manette per non dare spettacolo, ben presto comunque la notizia farà il giro della città, se già non l’ha fatta.
La donna annuisce e ripete a Emma di non preoccuparsi e che appena saprà di più la informerà.


Regina Mills arriva in commissariato prima di quanto potesse mai immaginare. È preoccupata anche lei che Killian posso fare qualche colpo di testa conoscendolo e non vuole certo che la sua posizione si comprometta ulteriormente. È già incolpato di omicidio, basta avanza. Non vuole un’altra condanna a suo carico, stavolta veritiera. 
È in sala interrogatori quando lei arriva e per fortuna non ha fatto nulla di stupido, anzi al contrario, si è messo seduto sulla sedia con quel suo sguardo strafottente e ha dichiarato che non avrebbe detto una sola parola se non in presenza del suo avvocato. 
L’avvocato Mills è fiera di lei, probabilmente non ha fatto niente per non mettersi ulteriormente nei guai, ma anche per buon senso e per Emma.
Le accuse a carico di Killian sono schiaccianti purtroppo, il commissario di polizia non può far altro che procede al fermo, ma Regina chiede di poter parlare cinque minuti con lui prima di dover essere spostato in carcere. 
«Come sta Emma? Regina, ti prego stalle vicino.» sta per andare in prigione e il suo primo pensiero è a Emma, non può essere altrimenti in realtà, lui sta pure per andare in galera, ma Emma è incinta e non vuole che si faccia anche carico di ciò. Ultimamente stanno succedendo troppe cose e ha paura che a rimetterci sia la loro bambina. 
«Non l’ho ancora vista. Sono venuta prima possibile da te, ma al telefono era parecchio agitata. La farò venire da me per qualche giorno, immagino che sia molto scossa e farà bene sia lei che ai bambini stare in famiglia.» 
«Ottima idea! Dille che l’amo e che non deve preoccuparsi per me.» le stesse parole che ha detto Emma e Regina si ritrova a sorridere inevitabilmente, perché si rende conto che questi due sono legati davvero dal vero amore, riescono anche a dire le stesse cose quando non sono vicini, come se fossero telepatici. 
«Emma mi ha detto di dirti le stesse identiche cose.» gli sorride e lui ricambia prontamente il sorriso rendendosi conto che lui e la sua Emma sono veramente connessi. 
Ciò gli da una nuova forza, una forza superiore per affrontare tutto questo. Con il pensiero alla sua Emma e ai bambini si lascia portare via, non prima di aver detto a Regina nuovamente tutto ciò che c’è da sapere e come sono andate le cose. Lei ha promesso che lo tirerà fuori da lì il prima possibile. Lui lo sa, è il miglior avvocato della città.


Emma non è andata da sola a prendere i bambini, con lei è andato anche David per starle vicino e si è offerto che andasse a casa sua, non volendo lasciarla sola con i bambini in una situazione così difficile. Non sapendo che Regina ha già provveduto a chiederle la stessa cosa e che andrà a stare da sua madre finché non tornerà a casa Killian. Più che altro non vuole sentirsi male mentre è a casa da sola, è vero sua mamma non sa della gravidanza, nessuno lo sa, ma se le succede qualcosa, almeno può contare su di loro. Se pur non vuole pensare che succeda altro, non vuole che accada qualcosa di brutto alla sua bambina. Non deve succedere nulla alla sua bambina, anzi alla loro bambina. 
Ha apprezzato però che suo papà sia lì con lei e che soprattuto stia già lavorando per aiutare Killian, si è fatto mandare i video di sorveglianza di tutta quella zona e stanno aspettando il riscontro dalla scientifica per individuare la traiettoria del colpo, questa analisi non era stata ancora fatta perché si è andato per scontato che fosse stato lui, visto che la pistola è la sua. Ora Regina ha fatto richiesta per essere invece svolto come esame visto che per pressi si fa sempre. 
David vuole rassicurare Emma e quindi le dice che il suo fidanzato uscirà prima di quanto possa immaginare e mentre lo dice non solo lo spera, ma n’è certo. 
Una volta che i bambini sono usciti da scuola, si recano a casa Mills per parlare con loro e spiegargli che per qualche giorno saranno dalla nonna. Ad Henry una volta che non c’è Hope diranno la verità, ma alla bambina non vogliono di certo dire che il padre è in prigione. 
«Perché papino partito senza salutarmi?» chiede la bambina mettendo il broncio non appena le dicono che è partito per lavoro ed è per questo che non lo vedrà per un po’.
«È partito di urgenza, non poteva aspettare, però mi ha detto di darti un enorme bacio da parte sua e che ti ama.» le dice per cercare di rassicurarla ma non è facile farlo, conoscendola. 
Invece la piccola sembra rasserenarsi quasi subito e si avvicina alla sua mamma. 
«Voglio il bacio che papino mi ha detto di darmi.» porgendo la guancia verso sua mamma per farsi dare il bacio che le spetta. Emma ride e bacia prontamente la sua guancia paffutella.


Non è facile risalire alla traiettoria del colpo, non potendo accertarsi da quale vicolo è partito, ma la scientifica ci sta lavorando insistentemente da giorni per riuscire a trovare un riscontro. Lo studio Mills ha insistito affinché ciò avvenga e che siano studiate tutte le angolature, senza escluderne nessuna. Non è giusto che stia in prigione un innocente. 
Intanto Emma si è trasferita a casa di sua mamma, ma la convivenza non è per nulla facile, non fa altro che nascondere il suo stato di gravidanza dietro enormi felpe di Killian, felpe che il giovane non si mette più da un pezzo e che ora gli starebbero anche decisamente piccole. Per non parlare del fatto che non riesce più a mangiare tanto come prima, che subito è pienissima e questo è sicuramente sospetto per una come lei che è abituata a mangiare parecchio. Inoltre, come se non bastasse il giovane sindaco Walsh non fa altro che mandarle messaggi per sapere come sta, come si sente e cosa può fare per aiutarla. Emma lo trova molto simpatico, gentile e dolce, ma trova anche che sia piuttosto insistente e non vuole poi dargli un impressione sbagliata infatti, cerca di parlare poco con lui e soprattutto di non farlo in presenza di sua madre e i due bambini. Sono semplicemente amici, ma con Killian in prigione, si sente terribilmente in colpa a massaggiare con un altro uomo, anche perché è chiaro per tutti che per Walsh non è soltanto amicizia. 
È sera quando si ritrovano sole sul divano in salotto. Robin ha capito che Regina volesse parlare un po’ da sola con sua figlia e così è andato a guardare la tv nell’altra stanza. 
Regina si è accorta dei strani comportamenti di Emma e ora vuole capire a che cosa siano dovuti. I primi giorni ha pensato che sua figlia fosse semplicemente scossa per ciò che sta vivendo e nel sapere Killian in prigione, ma si è resa ben presto conto che non è solo questo. 
«Emma, tesoro, c’è qualcosa che ti preoccupa oltre ciò che stai vivendo ovviamente. Ti vedo strana ultimamente, a partire dal tuo abbigliamento discutibile. Cosa sono queste felpe?» le chiede, vuole capire, non riesce davvero a capire che cosa abbia portato sua figlia a questo cambio di look. 
«No, mamma, per fortuna a parte Killian in carcere non c’è altro che mi preoccupa. Le felpe le uso per sentirlo vicino.» inventa, la prima cosa che gli è venuta in mente l’ha detta, in realtà ha pensato a sua figlia Hope che ha baciato proprio quella sera la foto di famiglia che ha sul comodino, l’ha nella sua cameretta, ma ha voluto portarla anche a casa di nonna Regina. Non l’ha mai fatto ed è un’abitudine che ha preso a usare da quando il suo papà è “partito”, anche perché bacia solo lui. 
«Ma non sono di Killian non gliel’ho mai viste.» risponde prontamente Regina, non le ha mai veramente viste a suo genero, si accorge prontamente anche che poi non gli starebbero così bene. 
«Sono vecchie. In realtà... Mamma...» vorrebbe dirglielo, lo vorrebbe tanto e forse ha trovato il coraggio per rivelarle il suo segreto, quando vengono interrotto dallo squillo del telefono di Emma. È il commissario di polizia. La ragazza risponde prontamente e viene convocata il giorno dopo stesso per un colloquio e parlare nuovamente di come si sono svolti i fatti quel famoso giorno, è un interrogatorio vero e proprio. Pensano che lei stia proteggendo il suo fidanzato, lei... Lo sceriffo di Storybrooke. È assurdo. Talmente assurdo che quando chiude la telefonata ha perso anche il coraggio di dire a sua madre la verità. 
«Domani sono in tribunale per un altro caso, tu vai lì e non parli finché non arrivo io, chiaro? Ti manderei papà, ma è con me domani. È una causa importante.» l’ha domani mattina presto, per l’ora in cui Emma è convocata dovrebbe farcela, se pur in ritardo, ad arrivare.
La ragazza annuisce, sa come funziona, ma in realtà non è mai facile quando ci si trova dall’altra parte e soprattutto lei è davvero coinvolta emotivamente. Non c’è giorno in cui non pensa al suo Killian, a quanto lo vorrebbe nuovamente accanto a lei a rassicurarla, a stare tra le sue braccia e sentirsi a casa. È il suo porto sicuro. 
«Prima della telefonata comunque mi stavi per dire qualcosa, cosa?» chiede Regina ricordandosi che Emma stava per confidarsi con lei su qualcosa e dal suo tono di voce immagina anche che sia qualcosa di serio, ma non riesce a immaginare che cosa possa essere. Cosa ci può essere di più serio di suo genero in carcere? 
«Nulla di importante... Lascia stare. Piuttosto me ne vado a dormire.» non è il momento per dirlo, poi è decisamente stanca per affrontare una discussione e quindi lascia completamente cadere l’argomento.
E poi decide di parlare con lei di Walsh così si ferma di colpo e torna a sedersi sul divano, in questo modo avrà un consiglio da parte sua e non la farà sospettare che ci sia altro. 
«Non è vero che non c’è nulla che mi preoccupa... Una cosa c’è... Hai presente il sindaco di BlueHall che ci sta aiutando con le indagini? Ecco, credo che si sia preso una cotta per me è non fa nulla per negarlo... Non so come comportarmi e non so nemmeno come dirlo a Killian. Sai che è geloso pazzo.» almeno su questo si può confidare e avere un parere. Sua mamma sa dare sempre ottimi consigli e magari può aiutarla anche in questa circostanza. 
«Non fa che scrivermi, inizialmente pensavo che fosse solo gentile, ma credo che avesse ragione Killian sin dal principio. Io gli piaccio.» raccontando degli sms che le manda e di come la guardi ogni volta che si vedono. Di come invece di chiamarla spesso avvia videochiamate Skype per vederla. 
«Penso che tu debba dirgli chiaramente che non provi nulla per lui, che sia felicemente fidanzata e smetti di sentirlo per cose che non riguardano il caso. Se vede che tu rispondi, pensa che ci stai e chiaramente continua a scriverti.» le consiglia prontamente Regina, capendo quanto possa essere difficile dire a una persona che non ci interessa, non si vuole ferirla, ma in alcuni casi è necessario farlo. 
«E a Killian lo dico?»
«Eviterei, geloso com’è. Tu parla con questo Walsh, se insiste allora lo dici a Killian, se capisce allora no, non c’è motivo di farlo ingelosire per nulla, non trovi?» 
Emma annuisce e almeno da questo punto di vista si sente decisamente più rilassata e tranquilla. Stavolta saluta veramente la sua mamma e si allontana per andare in camera sua, che poi è vicina a quella di Hope, ha deciso di dormire vicino alla bambina, in modo che non si senta sola. Henry invece dorme con Roland che ha un letto in più in camera sua proprio per il suo amico. 
Regina invece non riesce a darsi pace, si reca anche lei in camera da letto, ma con la convinzione che sua figlia le nasconda altro. Non può essere così strana solo perché un possibile spasimante le sta facendo la corte. Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo. Ha semplicemente inventato una scusa, se pur veritiera, per nasconderle ciò che la preoccupa seriamente e lei ha tutta l’intenzione di capire di che cosa si tratta, anche perché conosce molto bene sua figlia e sa che quando teme qualcosa, è preoccupata per qualcosa, si chiude ed erige muri. 
La giovane intanto si è stesa sul letto e sente l’agitazione farsi spazio nella sua mente, non riesce a prendere sonno, i suoi pensieri sono tutti rivolti al colloquio del giorno dopo e ovviamente a Killian. È già andata a trovarlo in carcere, proprio quel pomeriggio, ma è stato davvero triste vederlo attraverso uno specchio e non poterlo toccare. Nel momento in cui si sono salutati, ha avvertito una fitta al cuore e quando ha incrociato le sue pozze celesti, ha capito che anche lui stesse soffrendo e il suo cuore si è spezzato ulteriormente. Hanno parlato principalmente di Hope e della sua gravidanza, cercando di dimenticare per quei brevi venti minuti che lui fosse rinchiuso, ma non è stato per nulla facile. Emma ha fatto vedere attraverso il suo cellulare il disegno che Hope gli ha fatto per il suo ritorno e Killian quasi si è commosso e non è da lui essere così emotivo. Ha capito subito che sente la loro mancanza, che non vorrebbe essere in quello schifo di posto. Sta cercando di mantenere la calma, ma non è facile per lui, soprattutto visto che è una testa calda. 
Non riesce veramente a prendere sonno pur volendo, così decide di scrivere nel suo diario, quello che sta tenendo da quando ha scoperto della sua nuova gravidanza. Trova che scrivere l’aiuti molto ad allentare la tensione, lo stress e anche la sofferenza. Si sfoga, tira fuori i suoi pensieri e si sente molto meglio. Ha anche pensato a un possibile nome per la loro bambina o il loro bambino. Hailey se sarà una femmina come immaginano. Harvey se invece sarà un maschietto. Deve ancora proporli a Killian, ma è sicura che approverà la sua scelta. Lui è sempre d’accordo e poi a questo giro sarà lei a scegliere il nome. 
Scrivere i due nomi, fa sentire le sue confidenze sul diario ancora più intime e così pur non sapendo ancora che cosa sarà, scrive entrambe i due nomi. 
Improvvisamente si sente davvero meglio, proprio come tutte le volte che si ritrova a trasformare i suoi pensieri per iscritto. Si addormenta con il quaderno che le cade sul petto e la penna che si è sparsa per il letto, senza rendersene nemmeno conto. 


L’indomani mattina è alla centrale di polizia e se pur abbia cercato di mantenere la calma e di seguire le istruzioni datole da sua madre di rimanere in silenzio non ci è riuscita a lungo. Conosce personalmente il commissario di polizia, hanno collaborato spesso insieme e si è sempre dimostrato gentile ed educato nei confronti di Emma, anche piuttosto ammirato dal suo lavoro di sceriffo, dal suo intuito. Ora invece, la sta trattando come la peggio criminale, come se lei e Killian avessero messo in atto l’omicidio di Pan e che lei ora lo stesso comprendo invece di ammettere la verità. La sta decisamente mettendo sotto pressione.
«Eri in evidente stato di shock, lo sappiamo entrambi, come puoi dire che non sia stato lui a sparare?» le chiede ancora una volta il commissario, nonostante abbia risposto più volte a questa sua domanda. 
«Perché è il padre di mia figlia e non solo, perché è il padre anche della bambina che sto portando in grembo... SONO INCINTA. E lui non farebbe mai niente che potrebbe compromette tutto ciò, me e la nostra meravigliosa famiglia.» non è riuscita a rimanere in silenzio, a non dire una parola, alla fine è esplosa come una bomba ad orologeria, proprio per tutto lo stress accumulato in questi terribili giorni. 


Regina arrivata pochi minuti prima, non si è fatta annunciare dall’agente sapendo benissimo quale fosse la strada per la sala interrogatori, si è diretta direttamente lì e ha sentito tutto. O meglio ciò che ha appena urlato Emma verso il commissario. 
Incinta. È incinta. 
Sua figlia è incinta.
Non riesce a credere alle sue orecchie e per un attimo pensa di essersi sbagliata, di aver udito male e magari Emma abbia detto una cosa diversa, ma non è così. E tutto torna. Ultimamente non è mai voluta andare in atelier con lei, anche da prima che succedesse il casino con Pan. Le sue felpe larghe per nascondere la pancia che probabilmente sta crescendo, il suo poco appetito... Come ha fatto a non pensarci prima? Durante la gravidanza con Hope spesso mangiava pochissimo, riempiendosi subito. Stavolta non è diverso. Doveva pensarci subito perché sua figlia mangia anche quando ha l’influenza e non è da lei rifiuta cibo, sopratutto pizza e dolci, come la sera precedente. 
È incinta e probabilmente lo è da quel famoso giorno della festa in cui si è ubriacata. Le ha mentito allora, le sta ancora mettendo. Le ha tenuto nascosto qualcosa di così importante e non riesce davvero a capirne il motivo. Forse per il modo in cui è stato concepito il bambino? Si effettivamente è furiosa per il fatto che Emma abbia bevuto in quel modo ed è furiosa che debba ricorrere sempre all’alcool quando è sotto pressione, non è comportamento questo. Ed è furiosa che fino adesso si sia tenuta questo segreto per paura della sua reazione. Certo sicuramene ha 23 anni crescere un altro bambino non è per nulla facile e sarebbe una responsabilità maggiore, ma senza dubbio non le avrebbe voltato le spalle. Sicuramente le avrebbe fatto un discorso sulle responsabilità, anzi quello non glielo toglie nessuno appena avranno modo di parlarne, ma di sicuro sa che le sarebbe stata accanto. Non condivide il modo in cui questo bambino è stato concepito, tanto meno che arrivi così presto e in un momento così delicato della su vita, visto che è nel pieno della sua carriera e che lei stessa ha ammesso di sentire di non riuscire a godersi la vita, ma non le volterebbe mai le spalle, per nessuna ragione al mondo. È sua figlia e quello che cresce dentro di lei suo nipote. 
Cerca di tornare lucida e non far capire a nessuno dei presenti che ha sentito tutto, tanto meno ad Emma, vuole che sia lei a dirglielo, che trovi il coraggio e le dica la verità, ed entra nella sala interrogatori. 
La ragazza appena la vede entrare si domanda prontamente da quanto sia arrivata, ma vedendo l’espressione di sua madre rilassata, pensa che non abbia sentito nulla e spera anche che il commissario non dica nulla di ciò che si è appena lasciata scappare. Non vorrebbe che sua madre lo venisse a sapere così, vuole essere lei a dirglielo non appena trova il coraggio per farlo. 
Per fortuna l’interrogatorio fila liscio come l’olio, nonostante il commissario abbia deciso di mettere ancora una volta Emma sotto pressione, ma la ragazza con accanto sua mamma si è sentito decisamente più protetta e sicura e ha risposto senza esitazione alcuna. Ha nuovamente detto che Killian non può essere colpevole perché lo conosce e non farebbe mai male a nessuno, che è il padre di sua figlia Hope e che quindi solo per questo sa che non farebbe mai del male a una mosca, figuriamoci a una persona. Confessa che quel giorno ha puntato la pistola verso Pan, ma che lo sparo non è partito da lui, ma da uno dei vicoli ed espone anche la sua teoria a riguardo. È stato Ade. È stato lui a far evadere Pan dal carcere, per colpire lei, per indebolirla e vedendo che non ci fosse riuscito, ha mandato Pan a minacciarla e poi ha fatto ricadere la colpa su Killian per la sua morte. 
«Non ne sono certa, ma credo che Ade sia qualcuno di molto vicino a noi, sapeva benissimo dove Killian avesse messo la pistola quel giorno e... L’ha presa per incastrarlo.» n’è sempre più convinta ormai e non riesce davvero ad allontanare quei pensieri dalla sua testa. Ade è più vicino a loro di quanto crede, spia la sua vita, i suoi movimenti e sa benissimo come fare senza farsi scoprire, come se fosse una sorta di talpa, un infiltrato della polizia o altro che riesce a nascondersi ed essere sempre un passo avanti a lei. 
«Vuole che io smetta di indagare sull’omicidio di Booth. Non vuole che la verità venga fuori, perché vuole che il suo nome rimanga infangato.» 
E tutto torna, lo sa anche il commissario di polizia. Non può negare che la ragazza potrebbe avere ragione su tutta la linea. Conosce bene anche il suo intuito, i suoi metodi per arrivare a scoprire cose che nessuno conosce. La sua bravura con il Pc è leggendaria, tanto che spesso vorrebbe avere lui qualche sui collaboratore che lo sappia usare così bene. 
L’interrogatorio finisce con la speranza che Killian possa essere rilasciato presto e con la centrale di polizia che promette di indagare anche su altri fronti e cercare nuove informazioni su questo fantomatico Ade, di cui non si riesce a capire l’identità. 


Una volta di nuovo in macchina, Regina non riesce a darsi pace su ciò che ha appena scoperto su sua figlia e mentre guida verso il suo ufficio, cerca di trovare un modo per farla aprire. Si dispiace così tanto che non si fidi di lei, eppure il rapporto che hanno è davvero invidiabile, si sono sempre confidate tutto, ora non riesce a comprendere il motivo per cui sia così restia a dirle della sua gravidanza. Ha sempre dovuto estorcerle le parole, questo è vero, ma alla fine ha sempre raccontato tutto. Con quei pensieri arriva in ufficio e cerca di concentrarsi esclusivamente sul lavoro, anche se non è per nulla semplice. Ciò che è certo che ora che sa della gravidanza le starà addosso, è stressata, non vuole che accada qualcosa di brutto a lei e a suo nipote. Ora si spiega anche come mai Killian fosse così agitato per Emma e le parole di lei “digli di non preoccuparsi per me”, ora collega ogni cosa e scuote la testa per non averlo capito prima, eppure c’erano tutti i segnali. 
David che raggiunge il suo ufficio per avere notizie su Killian, la distrae dai suoi pensieri e lei è ben felice di lasciarsi distrarre.
 








Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato. Eccoci qui con il nuovo capitolo. Inizio dicendovi di non temere per Killian, questo piccolo inconveniente mi serviva solo ai fini della storia, ma tutto si risolverà per il meglio. Per cosa mi serviva? 1. Per far scoprire a Regina della gravidanza di Emma naturalmente, perché l'ha scoperto veramente male (PICCOLO SPOILER: ancora non sapete come lo scoprirà David ahahaha) e 2. Per farvi scoprire nuove informazioni su Ade. Come faceva l'uomo a sapere dove Killian avesse messo la pistola? Chi é? Una talpa della polizia o qualcuno chi li spia? Diciamo che ci stiamo quasi avvicinando alla verità. Non è messo a caso nemmeno il ritorno di Walsh ovviamente, non mi ero dimenticata di lui. Nei prossimi capitoli sarà molto importante il giovane sindaco di BlueHall non dimenticatevi di lui. E con questo credo di aver detto anche troppo... Decisamente si. 
Inoltre, Emma ha anche pensato a due possibili nomi, quando scoprirà se sarà una femminuccia o un maschietto? E nascerà una piccola Hailey o un piccolo Harvey? Chi lo sa, dite che Emma e Killian hanno ragione sul fatto che sia una nuova femminuccia? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ciò. 
Fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate della storia, a prestissimo e buon week end. 

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Capitolo 13
*** Malessere ***




Capitolo tredici - Malessere 



Sta vivendo veramente un forte stress emotivo e la lontananza da Killian, il fatto che non posso abbracciarlo, il fatto che lui sia ancora in carcere, la fa sentire davvero sotto pressione, tanto che a risentirne è il suo stato di saluto e non solo il suo, anche quello della piccola che porta in grembo. Ha così paura che le succeda qualcosa che, non appena sua mamma le ha detto di prendersi un giorno di riposo e stare a casa, non ha esitato nel farlo. Ha camuffato con lei il fatto che fosse una banale influenza stagionale, ma non ha esitato ad accettare perché non vuole compromettere la salute della sua piccina, non vuole perderla, non ora che sta praticamente entrando nel secondo mese e forse al prossimo controllo, può scoprire anche il sesso, se pur non sa se vuole scoprirlo senza il suo uomo al suo fianco. 
Regina vedendola pallida in volto, con la nausea dal giorno prima, se pur sa benissimo che è dovuta alla gravidanza, è voluta rimanere al suo fianco quella mattina, si è allontanata solo per andare a fare la spesa. 
Nel momento in cui resta sola a casa la prima persona che chiama, è la sua amica Ruby ha bisogno di andare a fare una visita di controllo, ma non ci vuole andare da sola, anche perché non si sente per nulla bene e non riuscirebbe a guidare fino alla clinica e poi deve ammettere che il pensiero di andare lì da sola la inquieta parecchio, visto che è successo l’ultima volta che è stata alla visita. La ginecologa ha detto loro di tornare lì tra qualche settimana per vedere se è possibile vedere il sesso, ma vuole tornarci prima, per capire se la bambina stia ancora bene. 
«Ruby! Ehm... Devo chiederti un enorme favore.» esordisce non appena la sua amica risponde al telefono. Inizia a raccontarle tutto, sa già che Killian è stato arrestato, la ragazza infatti è stata molto vicino alla sua amica, insieme a Neal, ma non sapeva nulla ancora della gravidanza, Emma non aveva detto nulla nemmeno a lei. Ora però sente il desiderio di condividerlo con qualcuno e la sua più cara amica, è l’unica che le viene in mente. A volte parla a sproposito è vero, ma sa anche che sa mantenere un segreto se glielo si chiede, si fida ciecamente di lei.
La ragazza rimanere totalmente senza parole alla confessione di Emma ma ciò che è certo che accetta ad accompagnarla dalla ginecologa inventando una scusa con sua madre, lei è la regina delle scuse e non sarà difficile trovarne una per convincere l’avvocato Mills a fare uscire Emma, nonostante il suo malessere. 
Infatti poco dopo che Regina è rientrata a casa e sono entrambe in salotto sul divano a guardare un film,  ecco suonare alla porta. Emma sa benissimo che è Ruby ma finge di non sapere chi sia. 
La donna va ad aprire e vedendo che è l’amica di sua figlia la fa prontamente accomodare in casa. 
«Volevo portare Emma al cinema. So che sta poco bene, me l’ha detto, ma volevo farla distrarre un pochino dalla situazione di Killian.» dice alla donna, ma guardando Emma. 
La giovane prontamente accetta di uscire con la sua amica, in realtà si sente molto meglio dopo una mattinata di riposo e prontamente si alza dal divano. 
Regina vedendo che si sta decisamente annoiando a stare in casa senza fare nulla, non ha nulla da obiettare in merito e immagina che la sua amica sappia tutto della gravidanza e magari parlare con qualcuno che sa, la farà rilassare ulteriormente e magari far passare il suo malessere. Non è totalmente convinta, anche perché avrebbe voluto provare a parlare con sua figlia, ma forse non è il momento adatto per farlo e non può costringerla a restare in casa, è maggiorenne e può fare le scelte che vuole. Inoltre, questo pomeriggio Henry è al corso di scrittura creativa e Hope andrà da una sua amichetta. Certo Emma non è stata molto convinta a lasciarla andare da sola, ma poi ha accettato, lasciandosi convincere da Regina a lasciarla andare e farle fare questa piccola esperienza da bambina grande. La mamma della sua amica ha promesso che qualsiasi cosa chiama. 
Emma va a finire di prepararsi e poi esce con la sua amica, la quale prontamente vuole sapere tutto sulla gravidanza, se pur sia un po’ arrabbiata che Emma non glielo abbia detto subito. 
«Scusa se non te l’ho detto... Io... volevo farlo, ma è una novità che ha spiazzato anche me se devo essere onesta.» per tutto il viaggio in macchina le racconta tutto ciò che c’è da sapere, anche di come lei e Killian pensano che sia una piccola bambina e i nomi che hanno scelto. Le viene da piangere a pensare al suo uomo, ma cerca di scacciare via quei pensieri negativi e concentrarsi sulla bambina. Ma soprattuto su Ruby, tanto che fa parlare anche lei delle ultime novità della sua vita. Di lei e Neal che hanno organizzato un viaggio per l’estate e vogliono includere anche Emma e Killian.
«Non credo che io e Killian riusciremo a partire. Questa piccolina mi ha sconvolto la vita... Però possiamo organizzare di nuovo appena sarà nata» dice sorridendo. 
«Certo che hai 23 anni e hai già tre figli, io non riesco proprio a vedermi mamma, per quanto un giorno mi piacerebbe molto esserlo.» ammette la mora guardando la sua amica e parcheggiando la macchina, prima di accarezzare la pancia della sua amica. 
«Sono sicura che sarai un ottima mamma, con Hope te la cavi benissimo e lei ti adora.» in effetti nemmeno lei si sente una buona mamma e a volte pensa di essere davvero troppo giovane per tale compito, le sue continue insicurezze, ma non lo dice alla sua amica e si concentra su di lei. La immagina veramente mamma, se pur dice di non volerlo essere subito. È sicuramente una ragazza esuberante, piena di energia e voglia di fare festa, ma sa anche essere una persona molto responsabile. 
«Hope adora tutti, quella monella non fa testo»
«Non tutti, il compagno di mia zia non lo sopporta.» ride a quel pensiero, ancora adesso non gioca con lui e nemmeno lo saluta, nonostante lui provi ad avvicinarsi spesso alla bambina, ma lei fa la sostenuta e lo allontana o si allontana sempre da lui, guardandolo male. 
«Ha ragione, anche a me sta antipatico. L’ho visto solo una volta a casa di tua madre, ma ti giuro che non mi ha fatto una buona impressione, nonostante cercasse di fare sempre il carino. Lo è troppo.» ammette apertamente Ruby, se c’è una cosa che Emma ha sempre apprezzato della sua amica è la sua totale onestà, non ha peli sulla lingua.
Ed Emma deve ammettere che ha notato anche lei ciò. 
Una volta che sono in ospedale lasciano cadere l’argomento, anche perché la dottoressa ha un momento libero per poter visitare Emma anche se non è il suo turno di visita e la fa subito entrare. 
La ragazza racconta che è lì perché sono giorni che non si sente bene e che quindi ha paura che possa accadere qualcosa alla bambina. Confessa, se pur non voglia, che sta vivendo una situazione di forte stress sul lavoro e che ha paura che ciò comprometta la sua gravidanza, non dice che il suo uomo sia in prigione, se pur forse la ginecologa ha letto i giornali, ma comunque non lo dice, anche perché non le piace parlare con gli estranei della sua vita privata. Se ripensa a Hopper e quanto ci ha messo ad accettare di andare da lui... Ora invece, è una sorta di confidente si può dire. 
«Va tutto bene Emma, non hai nulla di cui preoccuparti. Però cerca di non stressarti troppo, so che non è facile, fai un lavoro complicato, ma se vedi che stai poco bene, riposati okay?» le dice cercando di rassicurarla e farle capire che troppo stress ovviamente non fa bene. Sa che è sceriffo ovviamente, capisce che non è semplice gestire un lavoro del genere e una gravidanza. 
«Vuoi scoprire il sesso?» le chiede poi ed Emma non sa davvero che cosa fare, vorrebbe scoprirlo, ma vorrebbe che ci fosse anche Killian al suo fianco. Guarda la sua amica che è entrata con lei e Ruby annuisce, dicendole di scoprirlo e le suggerisce anche la sua idea per farlo sapere a Killian. 
Si fa stampare l’ecografia e ci mette un fiocco sopra in base al sesso con il nome. 
Emma sorride immediatamente all’idea geniale che ha avuto la sua migliore amica e accettare di sapere. 
Poco dopo, è fuori dall’ospedale più rilassata perché non ha compromesso la sua gravidanza, ma soprattuto perché ha scoperto il sesso. 
Hailey Jones, la sua piccola Hailey cresce nella sua pancia. 
È una bambina proprio come lei e Killian hanno sempre immaginato. Forse a volte, i desideri veramente si realizzano e lei spera adesso con tutto il cuore che lui possa tornare presto a casa da lei, dalla sua famiglia. Ora c’è anche Hailey, se pur non sia ancora nata, ad aver bisogno di lui. 


Una volta tornata a casa prontamente Regina le chiede come sia andata con la sua amica, mentre Hope e Henry felici di vederla, si sono sfiondati da lei per abbracciarla. Soprattutto Hope, la piccolina si è molto divertita a casa della sua amica, ma senza dubbio ha sentito la mancanza della sua mamma, non è abituata a stare troppo tempo senza di lei, visto che ormai è abituata al fatto che i pomeriggi li passano insieme. 
Mentre è a fare il bagnetto alla piccola, visto che Emma si sente decisamente molto meglio, la donna decide di provare a parlarle. 
«Mamma tranquilla, sto bene. Era solo un po’ di influenza, ma uscire con Ruby mi ha fatto bene, mi sono distratta e ho anche mangiato un enorme gelato.» mente, mente spudoratamente per farle credere che abbia mangiato qualcosa, per farle credere che non abbia più la nausea. Ma non è proprio così, un po’ di nausea ce l’ha ancora a dirla tutta, solo che è molto più sopportabile. E poi è felice, felice di poter chiamare la sua bambina per nome. 
«Non siete più andate al cinema?»
Emma scuote la testa, sostenendo di non volersi richiudere in una sala, ma di aver avuto bisogno di parlare con la sua amica, quindi alla fine sono andate in un locale per prendere qualcosa da bere o da mangiare e lei ha preso il gelato. 
«Mami, senti... Mi potresti far dare un permesso per domani pomeriggio per andare a trovare Killian? Mi manca così tanto...» non riesce ad aspettare, vuole dirglielo quanto prima che stanno aspettando una piccola bimba, la loro Hailey. 
Regina annuisce prontamente, non ha problemi a procurarle un permesso per domani, ma non vuole nemmeno che lei cambi argomento e quindi cerca di riportare la conversazione verso di lei. Anche se effettivamente il fatto che lei voglia vedere il suo fidanzato così repentinamente, le conferma che forse, è stata dalla ginecologa per via dei suoi malesseri.
«Forse comunque é meglio che domani passi anche da dottore, non trovi? Magari ti da qualche medicina per guarire prima, visto che si vede che sei ancora molto pallida.»
Emma annuisce, ma è alla domanda successiva di sua madre che resta completamente spiazzata. Quel “vuoi che ti accompagno?” La fa letteralmente sbiancare, diventando più pallida di quello che già non sia e non sa davvero che scusa inventare. 
«Ehm... In realtà avevo già pensato di andare e ho chiesto a Ruby di accompagnarmi, non ti dispiace vero mamma?» dice guardandola negli occhi. Intanto ha tirato fuori Hope dalla vasca e adesso le sta asciugando i capelli. Alla bambina piace molto quando le vengono accarezzati e pettinati i capelli, ed ad Emma piace farlo, quindi ci dedicata tanto tempo. 
Regina si aspettava un suo chiaro rifiuto, ma decide non aggiungere altro e annuisce. Concentrandosi anche lei sulla piccola Hope, che tra l’altro sta richiedendo le sue attenzioni. 


Il giorno dopo, in pomeriggio, Emma è ad aspettare seduta nello spazio visite del carcere. Ha chiesto alle guardie se potesse entrare con l’ecografia e dopo aver controllato che non ci fosse nulla di sospetto, hanno acconsentito. Regina non è potuta andare con lei, ma ha mandato David, per non farla guidare. Non vuole che si sente male mentre è alla guida. Ovviamente con David ha inventato la scusa che ha messo in scena Emma, ovvero che è stata influenzata. David ci ha creduto ed è stato più che felice di andare con sua figlia, se pur e rimasto fuori in macchina per lasciarle la sua privacy con il suo fidanzato.
Killian arriva poco dopo, si sente prontamente davanti alla sua compagna e le tende la mano che lei subito appoggia contro la sua, se pur ci sia il vetro a impedirne il contatto. 
Entrambi si ritrovano a pensare a quanto sia doloroso non potersi abbracciare, stringere e doversi vedere attraverso un vetro, ma è meglio che niente, almeno si possono guardare negli occhi, si possono perdere l’uno negli occhi dell’altra. 
«Ho una cosa per te, amore» dice a Killian di chiudere gli occhi e chiede alla guardia di poter dargli la busta con la sua piccola sorpresa. 
Il ragazzo una volta che ha riaperto gli occhi e ha notato la busta gialla davanti ai suoi occhi ha prontamente guardato Emma come a chiederle spiegazioni, ma lei ha solo sorriso furbamente, invitandolo ad aprirla. 
Ciò che si trova davanti è un ecografia, con sopra un fiocco rosa e un nome: Hailey. 
Ci mette poco a capire che avranno una piccola Jones, a capire che il loro desiderio si è avverato e che la sua amata Emma in grembo porta una piccolina. Un’altra principessa di papà. Ha gli occhi lucidi e osserva l’ecografia senza riuscire a distogliere lo sguardo da essa.
Quando finalmente ci riesce, incatena i suoi occhi in quelli di Emma, la quale a sua volta ha le lacrime e non fa nulla per nasconderle, non stavolta. 
Il desiderio di abbracciarla diventa più forte di ogni altra cosa e il non poterlo fare ancora più doloroso. Vorrebbe oltre che stringerla, accarezzare il suo ventre e parlare alla sua piccina. Desidera ora, ancora più fermamente di uscire da quel posto orribile.
Non può parlarle da vicino, ma almeno può provare lo stesso a parlarle. Non si vuole certo far sfuggire questa occasione.
«Ehi Hailey, piccola principessa di papà, ti amo lo sai? Ti amo dal primo momento che ho saputo di te, ma adesso che posso darti un nome, ti amo ancora di più. Non vedo l’ora di vederti e spero che avrai preso tutto da me... Colore degli occhi soprattutto. Per il carattere ci possiamo lavorare, visto che c’è già tua sorella che mi somiglia, ma se vieni come me anche in quello non mi dispiace. Meno monella magari, okay?» le dice ridendo e cercando di non farsi trascinare dai pensieri tristi. Emma lo guarda, ride per il suo discorso, ma ha anche ancora le lacrime che le rigano il viso. 
«Un’ultima cosa piccolina, non fare impazzire la mamma proprio ora che non ci sono, lei è molto triste, visto che io sono qui, ma tornerò presto da voi. Tu fai la brava nel frattempo d’accordo?» le dice ancora, vede Emma particolarmente stanca e ha capito che lo stress accumulato la fa stare così male. Inoltre, se è andato prima dalla ginecologa, è perché ha avvertito più che qualche malessere e ha voluto stare tranquilla. 
«Uscirai presto da qui Kil, lo so. È questioni di giorni, i miei stanno per ottenere le prove che ti scagionano.» gli dice Emma sorridendo per le sue parole alla piccola, che però sono palesemente rivolte a lei, dicendole di non stressarsi, di non essere triste. Lei ci prova a non esserlo, ci prova a cercare di non sovraccaricarsi di cose da fare, ma stare in movimento è l’unica cosa che funziona per non farla stare male. Killian lo sa bene perché la conosce meglio di chiunque altro. 
«E io non vedo l’ora di riabbracciarvi. Soprattuto quando sarò fuori di qui, recuperiamo tutti questi giorni che non abbiamo potuto fare l’amore.» le dice malizioso, vuole buttala sul ridere, vuole farla ridere, vuole vedere il suo sorriso accendersi, sentire il suono della sua risata. Non vuole più vedere lacrime sul suo volto. 
«Sei sempre il solito! Nonostante tutto, hai solo una cosa in testa.» scuote la testa esasperata, ma anche divertita, le piace che lui nonostante la situazione difficile cerchi di drammatizzare, cerchi di farlo per far sentire meglio lei, quando dovrebbe essere il contrario. 
«Mi vuoi far forse credere che per te non è così?» allude ancora una volta guardandola con il suo sorriso sghembo, proprio da prendere a schiaffi. 
«No Jones, no. Mi manchi anche tu...» risponde a sua volta allusiva. 
«Bene. Allora preparati che tra qualche giorno staremo a rotolarci nel letto fino a che non cediamo per la stanchezza, Swan.» 
Lei ride ancora una volta, ma senza dubbio non ha nulla in contrario. Ama i momenti di intimità con il suo uomo, li ama al punto da desiderare ora di essere in quella camera tra le sue braccia. E sa che lo stesso è per lui, che sta attendendo e desiderando quel momento come non mai. Sta desiderando fortemente di essere già insieme, lontani da quello schifo di posto. 
Purtroppo però, l’ora delle visite finisce e nonostante non vogliano separarsi, devono farlo. Killian sta per restituire l’ecografia alla guardia per darla a Emma, ma lei gli dice di tenerla, così avrà un modo per sorridere in questi ultimi giorni senza di loro. Il ragazzo accetta volentieri, la guarderà sicuramente prima di addormentarsi, pensando alla sua meravigliosa famiglia. 
Dopo un bacio lanciato con la mano e un ti amo sussurrato, si allontanano. Non con poca sofferenza, non senza tristezza negli occhi. 


Emma torna a casa visibilmente scossa e con gli occhi rossi dalle lacrime versate e prontamente va dalla sua mamma per sfogarsi, ha bisogno di sfogarsi. Non sa nemmeno lei a dire il vero il motivo, è stata felice di vedere Killian, di scherzare con lui, di punzecchiarsi come al loro solito, ma forse non è lo stesso, anzi senza il forse. Non è lo stesso di averlo accanto. Si stanno facendo forza a vicenda, ma non è facile per nessuno dei due. 
Il pianto che ne conseguenza tra le braccia di sua madre, n’è la prova evidente. 
Regina la lascia piangere, accarezzandole i capelli e stringendola a sé, ma si sente anche impotente. Come può aiutare sua figlia se lei stessa si è chiusa a riccio e non le confida ciò che la fa stare così male...
«Mi manca, mi manca terribilmente.» sussurra tra i singhiozzi. Probabilmente gli ormoni della gravidanza stanno ingigantendo il tutto e lo sa Emma, come lo sa Regina. 
«Tesoro, tornerà presto! Vi riabbraccerete presto.»
«Mamma...» sta per dirglielo, sta per confessarle tutto, per dirle che cosa la turba, per dirle di Hailey, della sua piccolina che ama già così profondamente. Ma l’arrivo di Zelena e Alan rompono il momento, il momento perfetto per dirglielo... 
Regina guarda contrariata sua sorella, non è colpa sua, ma finalmente sua figlia stava per dirle qualcosa, per aprirsi e ha rovinato tutto. Ma non l’ha con lei, non può averla con lei per questo, non è colpa sua e si è ripromessa di istaurare un rapporto con lei, quel rapporto che non hanno mai avuto. 
Infatti quella sera sono tutti a cena a casa Mills. Zelena, Alan, Robert compreso, il quale è ancora in città per qualche giorno e sta istaurando un bel rapporto con Robin, pian piano anche con Roland. 
Emma prontamente si asciuga le lacrime e cerca di sorridere, ma è evidente a tutti il suo malessere, se pur abbia cercato di nasconderlo, con scarso successo. 
«Nipotina, cosa c’è? Ti manca Killian?» chiede Zelena alla ragazza e lei scuote la testa, dicendo che non è nulla, solo un momento di debolezza, ma che sta bene. Le due hanno un bel rapporto a essere sinceri, ad Emma sta simpatica e la sua esuberanza, il suo essere schietta e diretta le piace molto. Non le piace molto Alan... Nemmeno a lei. 
Non è mai riuscita a inquadrarlo veramente e questa cosa non le piace, lei è brava invece a capire le persone, invece con lui c’è un alone di mistero, un senso di inadeguatezza, di sbagliato, che non riesce a spiegarsi. Immagina che sia solo una sensazione comunque e cerca di concentrarsi su sua zia e Robert. Il ragazzo è molto simpatico, schietto e sincero come sua madre e un tipo davvero in gamba, studioso e responsabile. Con Emma hanno avuto modo di parlare più volte ed è stato piacevole. 
Ad Hope poi piace Robert, perché lui le fa fare l’aeroplano o la porta sulle spalle stile cavalluccio e lei si diverte da matti. Ride a non finire. 
Tanto che la piccola arriva prontamente davanti al ragazzo chiedendole di fare l’aereo. Ha sentito la porta aprirsi ed è corsa dal piano superiore per capire di chi si trattasse. Emma e stata felice che non abbia sentito anche quando è rientrata lei, non vuole mai farsi vedere piangere da sua figlia. 
«Rob, non devi accontentarla solo perché te lo chiede e ti guarda con quegli occhi da ruffiana.» gli dice prontamente Emma, conosce perfettamente la sua monella, con quegli occhi verdi conquista anche il cuore più duro. 
«L’accontento perché mi fa piacere.» poi si rivolge a suo fratello e gli chiede se vuole farlo anche lui, il bambino prontamente annuisce e anche Henry lo chiede, tanto che Rob si ritrova a fare una sorta di baby sitter, mentre gli altri apparecchiano la tavola. 
Emma rimane con lui e sorride nel vedere che è molto bravo con i bambini. 
Finiscono di giocare solo quando la cena è pronta e nonostante Emma non sia molto di compagnia e il suo appetito non sia come al suo solito, riesce a distrarsi quel che basta per godersi la cena in famiglia. 
Una volta a in camera, evita accuratamente sua mamma per non dover riprendere il discorso di poco prima. 


«Perché non me lo dice? Non capisco, non si fida di me? Pensavo che avessimo superato quella fase...» Una Regina preoccupata si sfoga con suo marito una volta che sono entrambi a letto sotto le coperte. Robin sa della gravidanza di Emma, prontamente Regina si è confidata una volta scoperto. L’uomo è rimasto per un attimo sorpreso e spaesato dalla cosa, ma poi ha preso subito bene la notizia, anche perché non si può certo tornare indietro. 
«Io credo che abbia semplicemente paura che tu non accetti questa cosa. Pensaci, Emma ha 23 anni, con già due figli e un lavoro stressante, avresti voluto che si ritrovasse coinvolta in questa nuova gravidanza?» la fa ragione l’uomo e Regina ammette che no, non avrebbe voluto ciò, almeno non proprio adesso, con Hope così piccola e le numerose responsabilità. Emma stessa le ha proprio detto che spesso non si sente una ragazza della sua età, ma si sente addosso quarant’anni. Forse Robin ha ragione, teme di essere giudicata da lei. Teme di aver sbagliato, visto anche la discussione che hanno avuto a riguardo quando ancora si presumeva soltanto che fosse incinta. 
Forse è colpa sua che si è posta in modo sbagliato e ha fatto chiudere sua figlia. 
Cosa può fare per farle cambiare idea? Per farle capire che se pur non accetta del tutto la cosa, è dalla sua parte? Non è facile, ma lei conosce bene Emma e può riuscire. 
«Hai ragione Robin, devo farle capire con sono dalla sua parte nonostante tutto. Grazie.» lo bacia sulla labbra e gli regala un enorme sorriso. Lui le accarezza la guancia e le sorride di rimando, stringendola a sé. È sempre pronto ad ascoltarla, come sa che lei è sempre pronto ad ascoltare lui. 
Abbracciati stretti, si addormentano. 
 







Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica. Mi scuso se il capitolo giunge solo ora, ma ieri ho lavorato e poi sono scappata alla festa di una mia amica, stamattina mi sono alzata tardi e ho fatto l'albero. Voi fatto l'albero di Natale? Io adoro questo periodo dell'anno e sono così felice che si sta avvicinando il Natale. 😍 Anzi, vi comunico in anteprima, che ho scritto una one shot di Natale dedicata ai nostri CaptainSwan e la pubblicherò penso il 23 dicembre o al max il 24 a mattina.
Ma veniamo ora a parlare del capitolo, il nostro Killian ancora non è uscito, ma lo farà presto, anche perché David e Regina stanno lavorando per tirarlo fuori, ci sono le prove per tirarlo via dal quel posto orribile, quindi lo faranno presto, come gli ha detto anche Emma. Abbiamo scoperto il sesso del secondogenito della coppia, una femminuccia, come i due avevano ipotizzato e sperato. Hailey. Esattamente, si chiamerà così. Mi piace l'idea (ma penso che si sia capito) che abbiano la stessa iniziale, quindi ecco perché la scelta di questo nome. Cosa dire altro della gravidanza di Emma? Perché ancora non l'ha detto a Regina? Teme di essere giudicata da sua madre e ciò porterà a delle conseguenze infatti tra le due. Ovviamente, non vi anticipo nulla. 
Fatemi sapere che cosa ne pensate del capitolo. Vi saluto e vi auguro ancora una volta una buona domenica, che sia di relax o di lavoro.

A prestissimo. 

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Capitolo 14
*** Home sweet home ***









Capitolo quattordici- Home sweet home 


É tra le sue braccia, finalmente é di nuovo tra le braccia del suo uomo. Non appena l’ha visto varcare il cancello di metallo del carcere, gli è corsa incontro, stringendolo forte a sé, con talmente tanta forza che quasi ha fatto cadere il suo pirata. 
Ma è così bello averlo di nuovo tra le braccia che non riesce veramente a controllare i suoi istinti, nonostante lei non sia di certo persona da questo tipo di effusioni. 
Per quella sera hanno deciso di rimanere a casa Mills, per comodità e più che altro per i bambini. Certo Killian vorrebbe già essere a casa loro e baciarla appassionatamente, ma non può farlo, non ora almeno... 
A dirla tutta un bacio appassionato se lo sono scambiati già. L’ha stretta di più a se e l’ha baciata con desiderio, lì davanti al cancello di quel terribile posto, ma ha solo voluto stringerla, sentire il sapore della sue labbra, che gli sono mancate come l’aria. 
Si sono separati solo perché è stato David a tossire e riportare i due alla realtà, al fatto che non stessero soli e di dover andare. 
Una volta che sono a casa, é la piccola Hope a saltare immediatamente in braccio a suo papà. Quel giorno non è andata a scuola e tutti i bambini, compreso Henry, sono rimasti a casa a giocare con Mary Margaret e Zelena, la quale è sola con Robert, perché Alan si è allontanato dalla cittá per qualche giorno per lavoro.
La sua espressione nel rivederlo é meravigliosa e Killian, subito la prende in braccio e la stringe forte tra le sue braccia. Ha sentito così tanto la sua mancanza, esattamente come la piccola ha sentito la sua. Ha sentito terribilmente la mancanza dei suoi occhioni verdi come la sua Emma, della sua vocina, della sua risata, del suo profumo così delicato e inconfondibile. É la sua principessina e l’ama così tanto. 
«Papino, vieni, andiamo a giocare.» lo trascina una volta che lui l’ha messa nuovamente a terra e Hope prontamente lo vuole a giocare con lei, vuole passare tutto il pomeriggio in sua compagnia, ora che c’è il suo papà non esiste nessun altro. Non sapeva nemmeno che sarebbe tornato, Emma ha preferito non dirle nulla per non farla rimanere male se qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe andata storta. Ma invece il loro pirata del cuore, é di nuovo tra loro. É  in famiglia.
La piccola monella di Hope non fa altro che raccontargli ciò che ha fatto in quei giorni e lo costringe a giocare con le sue bambole, o meglio Killian deve giocare con le bambole e raccontarle con esse la storia sua e di Emma, come si sono conosciuti e come, naturalmente é nata lei.
«Papino...» interrompe il racconto Hope, ha bisogno di parlare con lui, sente il bisogno di dirgli una cosa, la storia per quanto la ami e per quanto si diverta a giocare con il suo papà, può per un secondo aspettare. Ha solo tre anni, ma a volte sembra una bambina più matura della sua età, esattamente come lo era suo fratello alla stessa età. 
Killian interrompe la storia e la guarda negli occhi, dritta negli occhi, ha capito che la sua piccola sta per chiedergli qualcosa.
É seria in volto e capisce che è qualcosa di serio.
«Non te ne vai più vero? Io non volere che tu parti ancora.» gli dice la bambina sincera, quasi con le lacrime agli occhi e Killian capisce quanto lei abbia sofferto la sua assenza, più di quanto potesse immaginare, in fondo é stata coccolata, amata e viziata dai nonni, da Emma, proprio per non farle pesare la cosa.
«No amore mio, la prossima volta che parto per lavoro voi venite con me.» dice per rassicurarla, é così piccola, indifesa, che non riesce a dirle altro che ciò. Vorrebbe solo proteggerla.
«Promesso?» chiede ancora la bambina e Killian si ritrova ad annuire nuovamente.
Hope sembra a quel punto rasserenarsi e con una voce totalmente differente da quella appena usata esclama: «Torna a raccontare papino» sorridendo come poco prima, come se la conversazione seria non fosse mai avvenuta, visto che gli ha prontamente rimesso le bambole in mano, le quali Killian aveva appoggiato per parlare con la figlia. E anche stavolta Killian non la contradice, continuando a raccontare ma fingendo di non ricordarsi dove si fosse interrotto. Hope é molto precisa e sa bene dove si è fermato, quindi guai a fare errori a riguardo. A volte glielo fa di proposito e lei si arrabbiata e mette il broncio, ma poi quando gli dice che sta scherzando, lei scoppia a ridere e gli fa il solletico sul collo. La bambina stavolta però non ci cade. Sa benissimo che lui sta scherzando e prontamente si sposta per fargli il solletico e Killian ride di gusto, se pur non lo soffra, per farla felice e sentirla ridere a sua volta. La sua risata é così contagiosa, così solare, allegra che vorrebbe sentirla per ore, senza mai stancarsi. 
Inizia a sua volta a farglielo e sa benissimo che a Hope invece lo soffre sul pancino, tanto che ride ancora più di gusto, tanto da avere praticamente le lacrime agli occhi.
E va avanti così per tutto la serata, per Hope non esiste nessuno tranne che lui, strilla anche sua mamma quando si avvicina per giocare con loro. 
A cena non è diverso, ha voluto stare vicino al suo papà e ha voluto che fosse lui a metterla a letto e raccontarle la storia della buonanotte. 
Killian se pur é stato manipolato dalla figlia per tutto il tempo, é stato ben felice di passare del tempo in sua compagnia, ma ora, ora vuole passare decisamente il suo tempo con l’altra donna della sua vita, la sua Emma. 
Lei è andata a dare il bacio della buonanotte a Hope e poi ha lasciato lei e Killian da soli per la storia ed é andata da Henry per dare un bacio anche a lui. 
Ora, é nella camera che ha occupato in quei giorni che è stata da Regina, con ancora i vestiti addosso che ha indossato tutto il giorno, lo sguardo sorridente, se pur molto stanco e la trovo irresistibile. Si avvicina prontamente la stringe a sé, baciandola con passione, senza troppe cerimonie o moine. Desidera solo fortemente le sue labbra, assaporare la sua bocca, giocare con la sua lingua che tanto gli è mancata. Più dell’aria. Ha desiderato stringerla e baciarla ogni sera ed é stato per quelle settimane, l’unico modo per farlo addormentare, se pur per brevi ore.
É distrutto, ma ora che finalmente a casa tra le sue braccia non sente più nemmeno la stanchezza accumulata addosso. É felice. É con la sua famiglia. La sua meravigliosa famiglia.
«Aspetta, aspetta, qui c’é qualcun altro che devo salutare prima di dedicarmi esclusivamente a te, love.» si abbassa all’altezza del suo ventre, le alza leggermente la maglietta, per fortuna ha già chiuso la porta, per poi iniziare a parlare con la sua bambina.
«Amore di papà, mia piccola Hailey... Hai visto sono a casa, finalmente e posso parlarti come ho sempre fatto da quando ho saputo di te e come facevo con tua sorella Hope... Mi raccomando cresci bene lì dentro eh, capito principessa? Soprattutto basta far impazzire la mamma, ora è tornato il tuo papà che ti protegge, anzi vi protegge. Capito Hailey? Ora, scusami, ma devo dedicarmi alla tua meravigliosa mamma, mi é mancata terribilmente, ma tu lo capisci vero? Sei una bambina perspicace, lo so già... Buonanotte piccola di papà.» dice accarezzando la pancia di Emma per tutto il tempo, per poi depositarci sopra un altro bacio e spostandosi poi, sempre più su, nel momento esatto in cui ha finito di parlare con la loro bambina. Alzando contemporaneamente la maglia di Emma con l’intento di sfilargliela.
Emma gli accarezza i capelli e ama profondamente i baci che lui le sta lasciando sulla sua pelle e non vorrebbe per nessuna ragione interrompere quel meraviglioso contatto, ma sono a casa Mills e non nella loro, non sa se sia il caso di approfondire proprio quella sera, se pur lo desidera fortemente.
«Killian, siamo a casa di mia madre...» gli dice facendolo alzare e incrociando i suoi occhi.
«Fai davvero Swan?» gli dice lui in risposta, divertito, piacevolmente divertito dal suo imbarazzo evidente in quel momento, come se fare l’amore a casa Mills la innervosisse e la facesse sentire a disagio.
Emma annuisce.
«Però possiamo coccolarci e continuare a baciarci sdraiati» dice dolce e spingendolo sul letto.
Killian ride di gusto e la guarda.
«Ah bene, almeno questo mi è concesso...» dice prendendosi il gioco di lei e stringendola prontamente a sé, accarezzando la sua pelle da sotto la maglietta, ma cercando di non spingersi oltre, nonostante il desiderio che avverte e la voglia matta di fare l’amore con lei.
Le loro labbra tornano a cercarsi e le loro lingue a giocare tra loro, con ardente passione e un fuoco che nessuno dei due pensava di possedere, o meglio, ancora più accentuato dalla distanza obbligatoria che li è stata imposta. Si desiderano e si amano pazzamente, con quel bacio si stanno semplicemente dimostrando quanto sia profondo il loro sentimento.
Le mani di Emma raggiungono il bordo della maglietta di Killian e non può negare la voglia che ha di lui, la voglia che ha di sentire i brividi, il desiderio che solo lui sa regalarle... 
Si stanno baciando da cinque minuti, hanno forse superato ogni record possibile e quando separano le loro rispettive labbra per riprendere fiato, prima di ricominciare, entrambi avvertono il desiderio di approfondire quel contatto negli occhi dell’altro.
Killian alza un sopracciglio malizioso ed Emma, prontamente gli sfila la maglia con cui sta giocando.
«Swan, siamo a casa di tua madre... Non ti imbarazza più la cosa?» la prende decisamente in giro e lei gli dà una botta sul petto ormai scoperto, visto che la maglia ha raggiunto il pavimento.
«Zitto, prima che cambi idea...» gli dice subito e Killian non se lo fa ripetere due volte, tornando a baciarla con ardente passione, sfilandole a sua volta la maglia e spostando le mani verso i suoi pantaloni. 
Emma fa lo stesso a sua volta, ma lascia che sia lui per prima a filarglieli e lasciarli scivolare lungo le sue gambe, per poi spingerli via con i piedi per farli cadere a terra. Emma ride nel momento in cui la loro pelle si sfiora a quel contatto, avvertendo sempre di più il desiderio di fare l’amore con lui, come se non si appartenessero da mesi, anni... Si sente completamente bruciare dalle sue attenzioni, dalle sue carezze.
Quando é il suo turno di sfilargli i pantaloni lo fa delicatamente, guardandolo maliziosa negli occhi, anche perché sa che ogni volta l’eccitazione di Killian quando fa così, aumenta ulteriormente e lei si diverte a provocarlo nello stesso modo in cui fa lui. 
Ciò che non sa è che poi lui la ripaga con la stessa moneta. Con una mano la fa nuovamente posizionare sotto di lui e le inizia ad accarezzare centimetro, per centimetro la sua pelle, arrivando al suo seno e infilando una mano sotto al reggiseno che ancora non le ha sfilato... Emma geme e si morde il labbro per non urlare dal piacere, ricordandosi che non sono a casa loro e la cosa, adesso che ci pensa, rende il tutto ancora più eccitante. 
Ed é proprio l’intento di Killian quella di farla sentire così appagata, felice, al punto di riuscire a provocarle questi gemiti, le piace baciarla quando sa che lei sta per urlare...
Mentre ritorna a unire le loro labbra, si sposta verso il gancetto del suo reggiseno per sfilarlo e poi passa ai suoi slip, spostando le labbra verso la sua pelle, sul seno, sul suo ombelico, fino si suoi slip. Gli sfila e insinua una mano proprio lì, nel suo centro, dandole ancora più piacere. Le piace vederla chiudere gli occhi e gettare la testa all’indietro.
Ama fare l’amore con la sua Emma, ama i preliminari, ama che si appartengo nella più completa interezza, ama tutto con lei.
Una volta finita quella sua irresistibile è bellissima tortura, é il turno di Emma di provocargli piacere e non si fa certo trovare impreparata, nonostante i brividi che ancora le percorrono il corpo. 
Fa scorrere a sua volta il suo ultimo indumento verso il basso e lo guarda con desiderio e malizia anche lei, muovendosi sinuosa sopra di lui, capovolgendo ancora una volta le loro posizioni, per incentivare il suo desiderio, per far sentire che lei è pronta per lui.
Killian non se lo fa ripetere, inizia prontamente a muoversi ed Emma, che è rimasta sopra di lui, asseconda i suoi movimenti, con i capelli che ricadono sopra di lui, quando si sposta verso le sue labbra per baciarlo mentre consumano il loro amplesso. Ama baciarlo mentre si muovono in perfettamente sintonia.
Vanno avanti a lungo, regalandosi piacere reciproco, carezze reciproche per molto tempo, insaziabili. 


Robin si alza verso l’una di notte per andare in bagno e poi a bere, lo fa spesso durante la notte e come ogni volta, se pur non vorrebbe, riesce a svegliare sua moglie, la quale gli chiede sempre, ormai, un bicchiere di acqua anche per lei.
Stavolta però Robin torna in camera da letto senza il bicchiere per lei e la donna nota prontamente che sia sconvolto in viso. 
«Robin, che hai?» chiede Regina preoccupata, non può trattarsi dei bambini, visto che non sente piangere e non ha sentito gridare, le loro camere da letto sono vicine alla loro e sentirebbe se soprattutto Hope sta male. Si tranquillizza, ma solo per un breve attimo, subito dopo pensa che sia lui a stare male.
«Io... Sto bene. Solo che... Si insomma, andando in bagno ho sentito... Emma e Killian, ecco... loro stavano... Hai capito vero? Sono sconvolto, non pensavo che avrei mai assistito a una cosa del genere, per fortuna che... che la porta era chiusa...» riesce a dire semplicemente totalmente sconvolto, non riesce a scacciare dalla sua mente i gridolini e gli ansimi, che provenivano dalla loro camera da letto, non sa se riuscirà nuovamente a dormire.
Regina a sua volta non sa che cosa dire, non se lo aspettava di certo, anche se doveva immaginarlo visto quanto sono stati separati, ma pensava che si sarebbero contenuti almeno per quella sera. Si ritrova inevitabilmente imbarazzata anche lei, se pur anche divertita dallo shock di Robin, come se non si aspettasse che Emma e Killian si divertissero in quel senso, hanno Hope e ora Emma é nuovamente incinta, per non parlare che c’è anche il piccolo Henry. Sembra un papà geloso. Un po’ lo é a dirla tutta, perché per lui Emma é come una figlia e il loro rapporto é meraviglioso. A volte Regina é quasi gelosa, perché Emma sembra spesso preferire confidarsi con suo marito, piuttosto che con lei.
«Sei pronto per quanto Roland porterà la sua fidanzata a casa» dice ridendo e cercando di smorzare l’imbarazzo del suo compagno.
«Non mi rincuora» dice decisamente ancora più agitato di poco prima.
«Amore, cerca di dimenticare e provare a dormire.» avvicinandosi a lui e abbracciandolo, dovrà dimenticare anche lei a dire il vero, dimenticare il pensiero di sua figlia che si sta divertendo con il suo pirata a solo pochi centimetri da lei.
«Non credo di riuscirci, però... Ci provo.» dice prima di chiudere gli occhi.
Regina fa lo stesso e abbracciati, provano a riaddormentarsi entrambi, visto che devono alzarsi presto l’indomani.


Il mattino seguente, si ritrovano tutti in cucina. Emma e Killian, con la piccola Hope seduta al proprio posto e Henry, accanto a lei, sono arrivati per primi a fare colazione, preparandola anche per tutti gli altri. 
Emma sorseggia la sua tazza di cioccolata calda con la cannella, quando a fare il loro ingresso sono i due padroni di casa, con Roland al seguito, il quale si trascina ancora come uno zombi per il sonno. Si siede accanto a Henry e afferra un biscotto. 
A rompere il silenzio è Regina, rivolgendosi ai due.
In realtà è alquanto imbarazzata e non sa davvero come comportarsi, ma qualcosa devono pur dirla, non possono certo rimanere in silenzio per tutta la colazione.
«Ehm.. Dormito bene? Era comodo il letto?» chiede Regina riferendosi ovviamente a ciò che suo marito gli ha detto durante il corso della notte.
Entrambi i due giovani infatti capiscono prontamente l’allusione di Regina. Killian ridacchia ed Emma arrossisce visibilmente, non riuscendo a fare altro. 
«Benissimo in realtà, il letto era veramente comodissimo.» risponde il pirata ridendo di gusto stavolta, mentre gli arriva un colpo di scarpa sulle gambe da parte della sua fidanzata, non può fare queste insinuazioni. Non può dar modo di far capire a sua madre che cosa hanno fatto. Lei forse se lo immagina, ma un conto è immaginare, un conto è averne la certezza diretta. 
«Sono contenta che sia stato di vostro gradimento.» insinua ancora
Robin è rosso in viso esattamente come Emma e si limita a sorseggiare il suo caffè.
«Con questa battutina velata, ci sta dicendo che siamo stati poco discreti vero?» 
«Killiaaaaaaaaan» lo rimprovera Emma per quella sua domanda così diretta e disinvolta, mentre arrossisce ancora di più.
Secondo lui, è inutile girarci intorno, anche perché non hanno fatto nulla di male, a parte forse aver riso ed essersi divertiti un po’ troppo in effetti. 
«Si! Diciamo che la discrezione non sapete nemmeno cos’è. Lasciatevelo dire.» risponde ancora la donna. 
«Magari la prossima volta un po’ meno manifestazioni di gradimento, visto che non siete soli in casa.» aggiunge ancora, vedendo che nessuno dei due replica ulteriormente. Emma ha immerso la testa quasi dentro la sua tazza di cioccolata praticamente, Killian non sa se ridere o rimanere serio. La situazione è imbarazzante, quanto comica, deve ammetterlo.
«Per fortuna stasera torniamo a casa.» stavolta è Killian a rispondere a tono, ma comunque divertito dalla cosa. Ha prevalso il divertimento, senza dubbio.
Regina scuote la testa e guarda in direzione di sua figlia, la quale ha la faccia ancora nella sua tazza di cioccolata ormai vuota. Ma sembra che sia davvero molto più interessante di tutto il resto. 
A togliere i due da quella situazione imbarazzante, è Hope, la quale non ha ancora mangiato la sua colazione e sta per piangere, attirando l’attenzione di tutti. 
Non vuole andare a scuola. 
Dopo diversi tentativi di chiederle come mai, andati a vuoto, finalmente la bambina riesce ad aprirsi con la sua mamma dicendole che non vuole andare perché ha paura che il suo papà quando torna dall’asilo non ci sarà più. E non vuole che ciò accada.
Ed è proprio Killian a intervenire non appena sente che non vuole andare per non lasciare lui, capisce quanto la bambina abbia sofferto e gli si spezza il cuore a sentirla così triste, così terribilmente spaventata dalla paura di perderlo e cerca di rassicurarla. Vorrebbe per quel giorno non mandarla a scuola e tenerla stretta a sé per tutto il giorno, ma sa che non sarebbe educativo e così dopo averla rassicurata che non parte più, le promette che andrà lui a prenderla a scuola e che se vuole la andrà a prendere prima, in modo da poter pranzare tutti e tre insieme da Granny’s. La bambina prontamente si illumina in volto e annuisce, nonostante i suoi occhi siano ancora bagnati dalle lacrime e rossi per il pianto. 
Ed è proprio lui ad accompagnarla a scuola, ribadendole la promessa e di fare la brava che lui tornerà presto a prenderla. 


Emma, intanto ha accompagnato a scuola Henry ed è andata a lavoro. 
Non ha fatto altro in realtà che pensare allo sguardo di sua madre, quasi volesse dirle qualcosa, quasi avesse la necessità di rivelarle un segreto, ma che non sia stata in grado di farlo. Per un attimo, un solo attimo ha anche pensato che lei sapesse, sapesse della sua gravidanza, ma ha scacciato prontamente questa assurda idea, non è possibile ciò, è sempre stata attenta... 
Le sue preoccupazioni famigliari vengono scacciate via, quando vede nella cassetta delle lettere qualcosa che attira la sua attenzione. Chi ha lasciato qualcosa nella cassetta dell’ufficio? Di solito sono bollette da pagare, ma quello ha l’aria di essere un pacco. Lo prende e la sua attenzione viene prontamente catturata da una scritta “Per lo sceriffo Swan” senza nessuna firma. Subito una brutta sensazione si impadronisce di lei e capisce immediatamente chi sia il mittente di quel misterioso pacco. Ade. Non c’è dubbio. 
Lo apre subito e trova un cd, ma non un cd qualsiasi, è il cd con la morte di Lucy Booth. Di lei agonizzante in macchina e che ha esalato l’ultimo respiro cercando di uscire dall’abitacolo, implorando qualcuno di aiutarla, come se avesse il suo assassino davanti agli occhi e lo implorasse di salvarla, di non farle fare quella terribile fine. Ma poco dopo il suo respiro cessa e gli occhi si chiudono completamente, dichiarando la morte della giovane. 
Un video che lo stesso Ade ha girato per puro divertimento, sadismo. 
Emma si ritrova con le lacrime agli occhi per ciò che ha visto, per quella terribile morte, per la morte della sorella di August, rivivendo improvvisamente il momento in cui ha visto lui agonizzante a terra, senza poter far nulla per salvarlo. Le lacrime scendono copiose dai suoi occhi, facendo poco dopo spazio anche ai singhiozzi. Piange talmente forte, che non si accorge subito che c’è anche altro nel pacco. 
Un pezzo di marmo, tra l’altro piuttosto pesante. Sembra un pezzo di... 
Non fa in tempo nemmeno ad elaborare quel pensiero che il sindaco di Storybrooke fa il suo ingresso in centrale. 
«La tomba di Booth è stata distrutta» le dice ed Emma capisce, capisce che quel pezzo d marmo non è altro che, un pezzo della tomba del suo amico. 
Vorrebbe nuovamente piangere, ma non lo fa. Al contrario reagisce e prontamente si alza dalla scrivania per andare al cimitero a vedere personalmente.
Proprio in quel momento arriva anche Killian, il quale non fa in tempo nemmeno ad entrare in centrale che viene trascinato verso la macchina dalla sua fidanzata. Gli spiega tutto, mentre racconta anche al sindaco del video della morte di Lucy che ha ricevuto insieme al pezzo di lapide. 
Entrambi i due uomini sono sconvolti. Hanno a che a che fare con pazzo, un pazzo psicopatico che non si fa scrupoli a uccidere, a profanare tombe.
Tra l’altro Killian nota subito gli occhi arrossati di Emma, ma non dice nulla nemmeno quando sono in macchina da soli, perché sa che lei è immersa completamente nei suoi pensieri e ora, non ricaverebbe nulla da lei.
Una volta arrivati al cimitero si fanno dare prontamente le telecamere di sorveglianza per visionarle e poi arrivano davanti alla tomba. 
Nel vedere quella devastazione, la lapide rotta, la foto di August distrutta e la terra sotto sopra, con un pezzo di tomba che è uscita dal terreno, ci manca poco che Emma abbia un mancamento. 
Si tiene in piedi solo perché si è imposta di restare lucida. Ma non è facile davanti a l’orribile scenario. 
Cerca di guardarsi intorno per carcere una prova una minima prova di ciò che possa ricondurla ad Ade e in effetti è così. Tra la terra, qualcosa cattura la sua attenzione.
Qualcosa che con il riflesso del sole di quella giornata fa brillare.
Lo raccoglie da terra e se lo gira tra le mani. Un accendino. 
Non uno qualsiasi, un accendino costoso, di argento con delle iniziali: W.G. 
W.G. Non le dicono niente. Dannazione. Potrebbe essere di Ade? Ha sempre immaginato che l’uomo che sta cercando avesse un nome con la lettera A iniziale, proprio per giustificare ulteriormente il suo soprannome, ma magari si è sbagliata. Ha dato per scontato troppe cose e ancora non ha nessuna pista concreta da portare avanti. Nessuna. 
Con quei pensieri scomodi, cerca di pensare lucidamente ancora una volta e torna in centrale per analizzare i video di sorveglianza e magari cercare di trovare qualche impronta utile sull’accendino, con la speranza che possano incastrare Ade...


Killian durante la pausa pranzo come promesso va a prendere Hope a scuola ed Emma mangia con loro, ma poi torna a lavoro mentre Killian invece, su richiesta della figlia va al parco con la bambina, per un pomeriggio padre/figlia. È stata Emma a insistere per farlo andare, lei può cavarsela anche da sola e poi ha bisogno di concentrarsi, di un momento solo per lei per poter mettere insieme i pezzi. Almeno provarci. 
Ma ancora una volta non riesce a farlo. A distrarla dai suoi pensieri stavolta è Walsh. 
Effettivamente si sorprende di come lui si sia fatto da parte e non l’abbia più cercata. Lei è stata chiara, gli ha detto che non voleva altro che amicizia e lui, è misteriosamente sparito. La giovane ha pensato che si fosse offeso, ma ora è qui davanti a lei, con un sorriso raggiante.
La saluta affettuosamente e le porge una tazza di cioccolata fumante. 
«Come facevi a sapere che amo la cioccolata?» chiede sorpresa dalla cosa, lei è sicura di non averglielo mai detto e poi hanno parlato veramente poco della loro vita privata, se pur hanno scambiato diversi messaggi. È stato più che altro lui a raccontargli la sua vita. I suoi genitori sono fidanzati da quando sono due adolescenti e lui ha sempre desiderato un amore come il loro. Gli ha raccontato che suo padre è giornalista e sua madre casalinga. Gli ha raccontato di suo fratello che da piccolo ha dovuto combattere contro un male terribile, la leucemia. Lui ha sempre cercato di essere forte per tutti, per la sua famiglia e con determinazione ha lavorato sodo per diventare sindaco. Suo fratello adesso sta bene, ma non potrà mai più condurre una vita normale e ci sta pensando lui per entrambi. Ha sofferto senza dubbio molto e a Emma ha fatto da subito tenerezza, per questo è stato difficile per lei dirgli di non amarlo. 
«Ho preso informazioni su di te, Emma.» le dice avvicinandosi a lei lentamente, senza distogliere il contatto visivo. 
«So che ti stai per sposare, so che ami follemente il tuo compagno, ma io... Io mi sono preso una cotta per te e non riesco a smettere di pensarti.»
Emma lo guarda senza riuscire a emettere alcun suono, non riesce veramente a dire nulla, non si aspettava quella dichiarazione, così a brucia pelo, nonostante sia stata chiara fin da subito su quelli che sono i suoi sentimenti. Solo con Neal, quando è tornato in città, si è ritrovata in una situazione imbarazzante, ma appunto era Neal, il padre di suo figlio, il ragazzo con cui è cresciuta... Walsh è un estraneo. Ed è ancora più imbarazzante.
Vorrebbe che lui non le avesse mai fatto questa proposta. 
Rimanere in silenzio ancora, talmente sconvolta da non accorgersi che il giovane sindaco è pochi passi da lei e unisce poco dopo le loro labbra. 
È talmente sconvolta e sorpresa, che ci mette un attimo di più ad allontanarlo, ma poi lo fa e lo colpisce con un sonoro schiaffo sulla guancia. 
È istintivo e sa anche di avergli fatto male.
Walsh infatti si è portato una mano alla guancia e la guarda negli occhi, non sembra arrabbiato per lo schiaffo, più ferito. 
«Scusa Emma, scusa, scusa. Scusami davvero.» le dice prima di allontanarsi e scappare letteralmente dal suo ufficio, senza aggiungere altro. Come un ladro. 
Emma guarda la porta e non riesce veramente a spiegarsi quello strano comportamento da parte del giovane, ma poi qualcosa cattura la sua attenzione, qualcosa che la sconvolge più di quel bacio...
Chiama prontamente Killian per dirgli di lasciare Hope da Regina e raggiungerla. Ha bisogno di lui, subito. 
Il vice sceriffo non se lo fa ripetere, per fortuna era già in direzione di casa Mills visto che la donna ha chiamato di aver una cosa sia per Hope che per Henry e così stava andando lì. Hope presa dal gioco che le ha regalato la nonna, non ha fatto nemmeno storie che si è allontanato. 
Arriva in ufficio e trova Emma letteralmente a mettere sotto sopra l’ufficio. Sembra isterica. 
Ma in realtà sta cercando una cosa. Ciò che stava sulla sua scrivania e che avrebbe dovuto portare alla scientifica. 
«È sparito! Dannazione.» impreca furiosa. 
«Swan, calmati e spiegami, così ti aiuto.»
E inizia a raccontare, gli dice di Walsh, della dichiarazione, del bacio e di come sia andato via si corsa, scusandosi e sconvolto. 
«Che ha fatto?» vorrebbe andare a picchiarlo in quello stesso istante. Ha davvero superato ogni limite adesso. Davvero ogni limite. 
«Killian, il punto non è il bacio... È che l’accendino è sparito.»
 


Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica! Mi scuso se ancora una volta il capitolo giunge solo oggi, ma anche ieri ho lavorato e non ho avuto modo di metterlo, però eccomi qui a rimediare prontamente. 
Che cosa dire di questo capitolo? Finalmente Killian é a casa. Ma non solo, oltre a essere molto CaptainSwan egocentrico, come si evince anche dall'immagine di copertina, si ha una svolta interessante anche sul caso. Io vi avevo detto di non sottovalutare il giovane sindaco di BlueHall (poi ditemi che non vi avevo avvisato ahahahaha). Sicuramente non è Ade, é troppo giovane per esserlo, però... però... potrebbe essere coinvolto. Ciò che è certo che il suo sentimento per Emma é sincero, solo che... Non vi dico altro, sennò vi rovinerei il prossimo capitolo, in cui iniziamo ad avvicinarci alla resa dei conti. Quindi, detto ciò, vi saluto e lascio a voi l'ardua sentenza sul capitolo. A prestissimo e buona domenica ancora una volta, che sia di relax, lavoro o divertimento. 

 

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Capitolo 15
*** La verità é figlia del tempo ***




Capitolo quindici - La verità è figlia del tempo 


W.G. Le iniziali di Walsh Gorman, come ha fatto a non pensarci prima? Ma lui che cosa c’entra in tutto questo? Può essere che abbia avuto ragione Killian sin dall’inizio e che lui sia coinvolto nel caso Ade, che sia un suo complice? A questo punto non ci sono più dubbi a riguardo, ma c’è qualcosa che lascia perplessa Emma, che la fa riflettere sulla sua colpevolezza. Il modo in cui lui le ha chiesto scusa dopo il bacio, adesso che si è fermata a riflettere con lucidità, ha avuto davvero una reazione esagerata per averla semplicemente baciata e confessato il suo amore. Se le avesse chiesto scusa per il furto dell’accendino? Il ragazzo si è molto confidato con lei, sul suo passato, sui genitori, sul fratello malato, non crede che abbia finto per tutto questo tempo, non crede che lui non sia stato sincero, al contrario teme che sia stato costretto da Ade a mettere in atto tutto ciò, proprio per andare a intaccare lei. Ha giocato con i sentimenti del ragazzo per arrivare a lei. Ora lei farà lo stesso per arrivare a lui. 
Fingerà di non essersi accorta del furto e lo inviterà a uscire per chiarire il loro rapporto, per parlare del bacio. E poi da lì gli estorcerà informazioni utili. Lo porterà a confessare ogni cosa. 
Killian non è stato d’accordo all’inizio, non gli piace l’idea che Emma esca con quell’uomo, tanto meno adesso che sembra coinvolto, anzi che è coinvolto nel caso Ade, teme per la sua incolumità, ma quando il sindaco di Storybrooke si è trovato d’accordo con la sua idea, non ha potuto fare altrimenti. Alla condizione però, che lui sia presente, senza farsi vedere ma che sia lì, insieme ad altri agenti nel caso Walsh decidesse di avvisare Ade di quel loro incontro. Devono stare attenti e non escludere nessuna ipotesi. Emma crede che lui sia costretto, glielo dice il suo super poter di capire le persone. Killian comunque non si fida, per quanto il super potere della sua donna spesso si sia rivelato utile ed efficace. 
In quei giorni ha cercato di mandare diversi sms al giovane sindaco di Bluehall, in modo da fargli capire che non è arrabbiata con lui per il bacio, al contrario vuole chiarire e parlare con lui. Si sono confidati a vicenda, lui gli ha detto che è molto felice che lei non sia arrabbiata e il loro rapporto sembra essere tornato quello di sempre, in cui si scambiavano sms in totale normalità. La ragazza ha cercato anche di addolcirlo raccontandogli qualcosa di sé, come se il loro rapporto si stesse evolvendo in una vera amicizia. Fino a che non è arrivato il momento di fare la mossa successiva: invitarlo a uscire. 
“Ciao Walsh, ti va di vederci, magari andiamo a prenderci qualcosa da bere e continui a raccontarmi di tuo fratello” gli scrive e prontamente invia, attendendo la risposta, con un Killian al suo fianco che attende anche lui la risposta, decisamente molto scocciato dalla cosa. Se pur si tratti di lavoro. È preoccupato più che geloso. Non vuole che Emma si metta nei guai, soprattutto con la loro piccola Hailey che cresce sempre di più. 
“Mi farebbe molto piacere! Vengo io dalle tue parti, che dici? Ho visto un locale molto carino una delle volte che sono venuto a Storybrooke. Sei mia ospite, anche se mi hai invitato tu ed è la tua città. Ovviamente in amicizia.” Mettendo la faccia che schiaccia l’occhio e specificando che non ha altri fini. Lui no, ma Emma si invece. Vuole farlo confessare. 
Accetta senza esitazioni e si danno appuntamento per l’indomani direttamente al locale, non vuole che magari Ade li vede andare insieme da qualche parte. Se pur non può sapere se lui lo avvisi...
Le ricerche su Ade comunque non si sono fermate, hanno controllato anche le videocamere di sorveglianza del cimitero, se pur non hanno rivelato molto a dire il vero. Hanno inquadrato solo una persona a profanare la tomba di August, probabilmente Walsh. Ma hanno comunque cercato impronte, possibili altre prove. 

Emma è a casa a svolgere qualche ricerca lavorativa, quando ad avvicinarsi a lei è Robin. Anche lui con il suo pc per lavorare a un progetto con i ragazzi del tiro con l’arco con cui lavora. Sono entrambi seduti in cucina a casa Mills, perché Hope ha insistito per andare a trovare la nonna e uscire con lei a fare shopping, in realtà la furbetta spera sempre di rimediare qualcosa dalla nonna, o dal nonno, visto che ci sarà anche lui. I due la viziano troppo, soprattutto David. Non è da meno con Henry, il quale però, essendo più grande è lui a rifiutare di avere altri giochi, anche se su i libri ha serie difficoltà a dire di no. 
Quindi in casa ci sono solo loro due, in quanto anche Roland è a una lezione di calcio. 
La ragazza beve una cioccolata calda alla cannella e Robin una tazza di caffè fumante. Entrambi concentrati nel proprio lavoro. 
Fin quando non è Emma a rompere il silenzio, parlando di lavoro, ma soprattutto chiedendo a Robin come va con suo figlio sedicenne. Se il loro rapporto sta migliorando e le nuove cose che hanno fatto insieme. 
Robin ben felice di raccontarle, le dice ogni cosa che hanno fatto insieme, come andare a tirare con l’arco, sta insegnando sia a lui che a Roland, tanto che ormai c’è un giorno fisso a settimana in cui si riuniscono tutti e tre per praticare tale sport. 
«Anche Roland piano, piano sta iniziando ad accettare Robert e questo mi rende molto felice. A volte vedo che ancora si mette in competizione con lui, ma in fondo è un bambino, ci sta che lo faccia...» ma il loro rapporto sta davvero migliorando e Roland inizia a trovare simpatico suo fratello, tanto che è lui stesso a cercalo alcune volte per giocare in sua compagnia o parlarci. Robert è andato anche a vedere la partita di pallone del fratellino, sotto richiesta esplicita di quest’ultimo. 
«Sei un papà fantastico, non poteva che essere altrimenti.» gli dice la ragazza sorridendogli di cuore, non lo sta dicendo tanto per dire, è convinta di ciò. È un papà attento, dolce, sempre pronto ad ascoltare e ad aiutare i suoi figli e non solo loro, anche con Emma lo è. Ha sempre cercato di aiutarla, di incoraggiarla, spronarla. E poi, non dimenticherà mai la loro prigionia, se non fosse stato per lui, per il suo coraggio, avrebbe subito una violenza maggiore di quella che ha subito da Pan. Lui l’ha salvata e non solo, dopo è stata al suo fianco, aiutandola e supportandola. Sua mamma non poteva scegliere compagno migliore di lui. Ha un passato turbolento, da fuorilegge, ma si vede che è un uomo buono, che ha rubato solo per mantenere la sua famiglia, per necessità. Ora riga dritto e non sa più nemmeno che cosa vuol dire essere un ladro.
«Posso dire lo stesso. Sei una mamma fantastica Emma, stai crescendo Hope e Henry in modo meraviglioso, nonostante la tua giovane età e il lavoro di sceriffo che ti occupa tanto tempo ed energie.» le dice premuroso. Ecco proprio ciò stava dicendo Emma. Lui riesce sempre a farla sentire bene, a toccare le corde giuste del suo cuore tanto da farle venire voglia di confidarsi con lui, di aprirsi completamente.
E lo fa. 
«Robin! C’è una cosa che devo dirti, Regina ancora non lo sa e in realtà, non so nemmeno come dirglielo e se la prenderà bene... Ecco vedi...» inizia a parlare, ma nota che non è facile dirlo nemmeno a lui, figuriamoci quando dovrà dirlo a sua madre e a suo padre. Non osa nemmeno immaginare la faccia di David quando scoprirà il suo piccolo segreto, forse stavolta, come minimo, da un pugno a Killian. 
Cerca di scacciare quei pensieri, fa un sospiro e lo dice, finalmente. 
«Sono incinta. Da due mesi. È una bambina, si chiamerà Hailey.» e si rende conto che sarà ancora più difficile dirlo adesso che ha fatto passare tutto questo tempo. Sa già il sesso e non è ancora riuscita a dirlo ai suoi genitori, a coloro che l’hanno messa al mondo. No, non la prenderanno per niente bene, se lo sente. 
Robin invece, nonostante sapesse, sbianca letteralmente. Non perché è sorpreso dalla notizia, ma più che altro da fatto che la ragazza si stia confidando proprio con lui, invece che con sua madre.
«Perché lo stai dicendo proprio a me invece che a tua madre?» chiede non capendo bene come comportarsi, adesso che sa, che Emma si è confidata con lui, lo sta mettendo in una pozione molto difficile: da una parte sarebbe giusto a questo punto confessare ad Emma che in realtà già sa, perché Regina gliel’ha detto e quindi di conseguenza che sua madre sa già tutto. Dall’altra in una posizione scomoda con sua moglie, perché ora deve dirgli che Emma si è confidata con lui. Non è per niente semplice, in qualsiasi modo agisce, non sarà facile ed è sicuro che lei due finiranno per litigare visto il loro carattere forte. 
«Sembra assurdo ma... Ho paura a dirglielo, temo la sua reazione. Anche perché questa bambina non è venuta certo perché io e Killian la volevamo.» ammette, ma aggiunge prontamente che anche se non era stata cercata, sia lei che il suo pirata ora sono ben felici che ci sia, le vogliono già molto bene e non vedono l’ora di conoscerla. 
«Sai che adesso mi stai mettendo in una posizione scomoda con tua madre vero?»
«Lo so, mi dispiace. Ma ti chiedo di non dirglielo, voglio essere io a farlo. Lo farò quanto prima, promesso... Intanto volevo che tu sapessi, visto che mi sei sempre stato accanto e riesci a rassicurarmi e capirmi. È così difficile tenermi questo peso dentro.»
Robin inevitabilmente si ritrova a sorridere, è felice che la ragazza lo trovi un punto di riferimento e lui nutre lo stesso identico affetto nei suoi confronti. 
«Hailey hai detto? È un bellissimo nome, sai?» le dice a quel punto e inizia a chiederle se sta bene visto ciò che sta affrontando a lavoro, se è stata dalla ginecologa di recente e soprattutto si raccomanda di non stancarsi troppo, di non stressarsi che non vuole che accada nulla alla sua nipotina. 
Emma ora che l’ha finalmente confidato a qualcuno della famiglia si sente più leggera ed è felice che sia stato proprio l’uomo a saperlo per primo, ancora una volta si è dimostrato attento e comprensivo. 
Ora deve solo trovare il coraggio di dirlo ai suoi genitori, non sarà facile, per niente, ma deve farlo, non può non farlo, anche perché prima o poi sarà decisamente palese e poi, più avanti glielo dice e peggio sarà. 


Quella stessa sera a cena, Robin è più taciturno del solito e Regina se ne accorge prontamente, tanto che una volta che sono a letto, non esita a chiedergli che cosa ci sia che non va. Ha letto il suo progetto per il lavoro e lo trova estremamente brillante e ben fatto, quindi non riesce davvero a immaginare che cosa preoccupi così tanto suo marito, anche perché è raro vederlo così pensieroso e silenzioso. Di solito il suo sorriso è sempre ben dipinto sul suo volto, tanto da riuscire sempre a far sorridere anche lei. 
Sa altrettanto bene però, che ha intenzione di parlargliene e quindi non dice nulla e aspetta che sia lui a confidarsi.
La confidenza infatti non tarda ad arrivare. 
«Emma mi ha confessato di essere incinta.» ammette e se prima il suo sguardo era basso vedi le sue mani, ora incrocia quello di sua moglie. 
Regina ci rimane male, l’uomo lo nota prontamente, nota come il suo viso da preoccupato si sia trasformato in arrabbiato.
Sua figlia ha preferito confidarsi con lui, piuttosto che con lei. Non riesce a crederci, non riesce a spiegarsi il motivo. Perché sua figlia non si vuole confidare con lei? Perché ha preferito dirlo a Robin piuttosto che a lei? È arrabbiata, ma anche triste, perché ciò vuol dire che sua figlia non vuole confidarsi con lei è come se fosse bloccata, come se avesse paura a farlo. 
«Mi ha detto che non riesce a dirtelo, che ha paura della tua reazione, in quanto è arrivata senza che fosse stata programmata. Non mi ha spiegato bene, ma mi ha detto qualcosa legato a una festa...» ovviamente ha letto i pensieri di sua moglie e prontamente ha risposto alle sue domande inespresse. E ovviamente Regina, ma anche Robin sanno come è stata concepito questa bambina. 
E Regina rimane male ancora di più quando capisce che Robin ha scoperto anche il sesso di sua nipote. Esatto, sua nipote. Sarà una bambina. Avrà un’altra nipotina. 
«Arrivata? Quindi è femmina?» chiede, se pur è scontato che sia così. 
«Hailey.» dice rispondendo alla sua domanda. 
«Che devo fare eh? Devo andare a parlare con lei? Si, mi sembra ovvio che io debba parlarle... Non può davvero pensare che io la prenda male. In realtà non sono d’accordo sul fatto che lei me lo stia tacendo, si sta veramente comportamento da immatura. Sono sua madre, diamine.» la sua rabbia, il suo dolore, la sua frustrazione per quel silenzio, per aver scoperto così che sarà una piccola principessa, stanno venendo a galla, si sente davvero triste e furiosa. Non sa nemmeno che sentimento prevale tra i due. Forse entrambi allo stesso modo. 
«Io penso che prima di tutto tu debba calmarti, amore. Non puoi affrontarla così. Mi ha detto che quanto prima ha intenzione di dirtelo comunque.»
Regina però non vuole aspettare un attimo di più, non vuole assolutamente aspettare. Se non fosse ormai sera, andrebbe in quel preciso istante a parlarle. Altro che calmarsi, ha proprio bisogno di sfogarsi e di farlo sia con sua figlia, che con quel pirata da strapazzo che non si è preso nemmeno lui la briga di dirglielo o quanto meno di convincere la sua fidanzata a farlo. L’ha assecondata come un cretino, pendendo come al solito dalle sue labbra. Ce l’ha con tutti in quel preciso momento.
Talmente è arrabbiata che decide di chiudere lì la conversazione. Non vuole continuare a parlarle e tanto meno vuole dormire, le è passato completamente il sonno. 
Lascia Robin nel letto, per recarsi in salotto a lavorare, ha bisogno di distrarsi, di occupare la mente in qualche modo e soprattuto di stare da sola. 

Il giorno seguente Emma porta i bambini a scuola e poi decide di tornare a casa, lavorare da casa, visto che non si sente per niente bene. Deve essere lo stress, il fatto che stia accumulando davvero troppa ansia per colpa di questo maledetto caso e Killian, non ha voluto che si stancasse troppo. Sarebbe rimasto anche lui al suo fianco, ma qualcuno deve andare in centrale e quindi è andato lui. Ha già però, chiamato almeno cinque volte per accertarsi che lei stia bene. 
Sta ancora tessendo la sua tela con Walsh, messaggiando con lui, del più e del meno, cercando di capire anche dal modo di scrivere di lui, se ha detto qualcosa ad Ade; quando bussano alla porta. Non aspetta nessuno a dire il vero e per un attimo crede che sia il postino. Passa sempre per quell’ora. 
Invece, aprendo la porta di ritrova davanti sua madre. E lei non ha indosso nient’altro che una felpa bianca, più attillata e quindi, una maglia che mette in risalto il suo ventre. Non ha ancora una pancia enorme, ma comunque si vede perfettamente che sia incinta. Non è certo pancia da chili di troppo, tanto meno da ciclo mestruale. 
Si guardano entrambe a vicenda senza dire nulla, per un lungo istante. 
Emma per essere stata scoperta. Regina per vedere per la prima volta la pancia di sua figlia. È così evidente adesso che la guarda per la prima volta senza quelle felpe larghe e non può non essere sconvolta e ancora più furiosa.
Tanto che la giovane si accorge subito dello sguardo contrariato di sua madre e che cosa può inventare adesso? Nessuna. Davvero nessuna.
La invita semplicemente a entrare in casa. 
«Volevo dirtelo, solo che...» prova a dire, ma cosa può davvero dire per giustificarsi, niente. E inizia anche a pensare che forse sia stato proprio Robin a dirglielo, visto che è mattina e di solito sua madre a quell’ora è in ufficio concentrata nel lavoro. 
«Emma lo sai da due mesi. Due mesi. Te ne rendi conto si? E bada bene che io lo so già dal un bel po’, volevo capire quando avessi intenzione di dirmelo. Ieri quando l’hai confidato a Robin, ho capito che era il momento di parlarne apertamente.» la interrompe prima che possa inventarsi qualsiasi giustificazione che non sta nemmeno in piedi. Vuole capire, a questo punto, vuole scoprire tutte le carte in tavola e capire per quale assurdo motivo ha preferito tacerglielo piuttosto che confidarsi con lei come ha sempre fatto. 
«Da quanto lo sai?»
«Non è questo il punto. Veramente volevi tenermi nascosta questa gravidanza ancora per molto eh? Quando avevi intenzione di dirmelo, alla nascita? O quando mia nipote avrebbe compiuto 18 anni?» è seriamente arrabbiata ed Emma lo può chiaramente vedere dalla sua espressione del viso. Intanto sono entrate in casa, ma entrambe sono ancora in piedi, come se si dovessero preparare a uno scontro, se non con le mani, sicuro verbale.
«Mi hai dato della persona immatura e irresponsabile semplicemente quando presumevo di esserlo, anzi per una illazione di Ruby, pensi davvero che poi sarei venuta di corsa a dirti: “oh sai mamma, comunque la mia amica aveva ragione, sono incinta”» ed eccola che si mette sulla difensiva nel vedere sua mamma così arrabbiata. È tipico di lei, si irrigidisce, si chiude nel suo guscio protettivo quando si sente attaccata, non compresa, quando le situazioni si fanno complicate e lei non sa più come affrontarle. Questo è uno di quei casi, non sa davvero come affrontare la situazione, è diventata qualcosa di troppo grande, insostenibile e forse, da una parte è anche felice che finalmente stia venendo allo scoperto. Se pur non sarà facile da quel momento in poi. 
«Mi puoi biasimare? Mia nipote è venuta al mondo perché hai bevuto non so quanta sangria e hai pensato bene di non usare precauzioni... Dover fare i salti di gioia Emma?» ribatte a quel punto la donna, ha capito che Emma si è già messa sulla difensiva. 
«Che importa adesso come sia venuta al mondo eh? Okay, nemmeno io la volevo, nemmeno volevo affrontare una nuova gravidanza, ma adesso Hailey è qui e io l’amo. Sembri David in questo momento.» sbuffa. 
«E tu sembri una perfetta adolescente con le sue crisi esistenziali. No una ventitreenne matura.» ribatte a sua volta arrabbiata da quel suo modo strafottente di fare, da quel suo tono.
«Bene, mi sembra che hai espresso perfettamente che cosa pensi di me e della mia gravidanza.» incrociando le braccia al petto e invitandola ad accomodarsi fuori. 
Ma non può certo finire qui e Regina non ha intenzione di dargliela vinta così. 
«Eh no Emma, ora fai la persona matura, che si assume le proprie responsabilità e ne parli con me e poi con tuo padre. Hai voluto concepire questa bambina, ora fai la madre e ti assumi le tue complete responsabilità di genitore, con le sue totali conseguenze.»
la rimprovera apertamente, le sembra di star parlando con un’adolescente ribelle in questo momento. È vero, Emma è dovuta crescere troppo in fretta, non si è goduta l’infanzia come una normale bambina della sua età, in adolescenza anche a sofferto tanto e avendo Henry, si è goduta tutto troppo poco. Da una parte è stata anche colpa sua che è stata assente gran parte della sua vita, ma dall’altra è responsabile anche Emma per le scelte che ha fatto. È matura e in gamba nel suo lavoro, ma ora non riesce a comprendere questo suo comportamento che sta assumendo da qualche tempo a questa parte. È stata lei stessa a dirle che si sente una quarantenne disperata e di certo le cose non cambieranno con una nuova bimba in arrivo, al contrario. È anche contraddittoria tra l’altro. 
«Sei proprio la persona giusta per parlare di responsabilità verso i figli.»  naturalmente come previsto ha alzato il suo muro di protezione. Ancora una volta. Ferita e piccata dalle sue parole. Sua madre non si fida di lei, la pensa una ragazzina ancora. 
Regina invece resta ferita a sua volta e istintivamente le da uno schiaffo. Sua figlia non l’ha perdonata o comunque ha voluto ferirla. Non ha mai alzato le mani su di lei, per nessuna ragione, ma stavolta è stato istintivo. Si pente l’attimo dopo in cui l’ha fatto. 
Emma tutto si aspettava meno che quello schiaffo, è sconvolta e arrabbiata, tanto da voltarsi e andarsene senza guardare sua madre nemmeno negli occhi. Le viene da piangere, non per il dolore fisico, quello ovviamente un po’ c’è, ma per quello psicologico. Non riesce a credere che l’abbia fatto. 
La donna prova a dire qualcosa pentita di aver alzato le mani su di lei, ma non riesce a dire una sola parola, anche perché in realtà non deve essere solo lei a scusarsi, ma anche Emma per quelle orribili parole che ha detto con il solo scopo di ferirla. 
«Vattene!» le dice a quel punto Emma, aprendo la porta di casa e invitandola ad accomodarsi fuori da essa, non vuole vederla, non vuole sentire le sue scuse. Non solo le ha dato dell’adolescente ribelle e della irresponsabile, ora anche lo schiaffo. Lei, poi, proprio lei viene a parlare di responsabilità... Lei che l’ha abbandonata e gettata via appena nata. 


Regina una volta in macchina non riesce veramente a credere a ciò che ha fatto, ha schiaffeggiato sua figlia, si guarda la mano con cui l’ha colpita e si sente ancora più in colpa, si sente uno schifo totale a dire il vero. Non avrebbe voluto farlo, la rabbia ha preso il sopravvento sulla razionalità e ha agito di istinto, senza pensare alle conseguenze. È tipico di lei, è tipico della regina cattiva che spesse volte predomina. 
Le viene da piangere e senza dubbio prima di tornare in ufficio ha decisamente bisogno di calmarsi, non vuole farsi trovare in quelle condizioni da David. L’uomo si preoccuperebbe per lei e senza dubbio non saprebbe proprio che cosa inventarsi e non deve essere lei a dirgli della gravidanza di sua figlia. 
Forse la soluzione migliore è quella di passare da Robin a lavoro, prima di andare al suo. 
Suo marito ha la capacità sempre di farla sentire meglio e poi, necessita di sfogarsi con lui. 


Una volta che torna a casa da lavoro non avrebbe mai creduto di trovare Emma sul divano, a dormire. Non è da lei. 
Ha tutti i fogli spari sul divano e per terra e lei dorme, ma il suo sonno è anche piuttosto agitato. Non sa infatti se svegliarla o meno. 
Emma infatti, si è tormentata tutto il giorno sulla discussione avvenuta con sua mamma, rendendosi conto di aver esagerato a dirle quelle cose, ma lei, lei le ha dato uno schiaffo... Le lacrime hanno rigato il viso a lungo, fino a che sfinita e con un terribile mal di testa non si è addormentata. 
Si sveglia di soprassalto, pensando che sia mattina presto e che i bambini devono andare a scuola. Poi realizza che è pieno pomeriggio e pensa a loro a scuola senza nessuno che sia andati a prenderli. Doveva andare sua madre a prenderli quel pomeriggio e poi portarglieli. 
Scende dal divano improvvisamente e prontamente un giramento di testa la coglie in fragrante. Per fortuna ad arrivare immediatamente al suo fianco è Killian, la quale la fa risedere subito sul divano. 
«I bambini?»
«Sono con Mary Margaret, è andata lei a prenderli a scuola e li ha portati al parco. Sono lì con lei e Neal adesso. Gli ha raggiunti poco fa, per stare un po’ con Henry. Sarà lui a riportarli entrambi a casa.» ha sentito David di quel pomeriggio, che gli ha detto che Regina non si sarebbe presentata a lavoro, visto che sembra stare male e di pensare lui ai bambini. L’uomo si è mostrato subito felice, infatti è andato personalmente a prendere i suoi nipoti a scuola, ma poi ha ricevuto una chiamata urgente di lavoro, lasciandoli con Mary Margaret. Poi Neal l’ha raggiunta al parco per stare con il figlio. 
Emma tira un sospiro di sollievo, ma poi una brutta sensazione si impadronisce prontamente di lei, facendo riaffiorare le sue insicurezze. Insicurezze che a dire il vero non l’hanno mai abbandonata del tutto. E se sua madre avesse ragione? Si è addormentata senza pensare ai suoi figli, a chi si occupasse di loro quel pomeriggio, ma che madre lo farebbe? A quei pensieri le lacrime tornano a rigare il suo viso e Killian ha la conferma che sia successo qualcosa. 
Regina che non si presenta a lavoro, Emma che dorme in pomeriggio e scoppia a piangere senza motivo. Okay, è incinta, ma non si piange così senza motivo alcuno, se pur si hanno gli ormoni in subbuglio. Soprattuto la sua Emma non piange così dal nulla.
Sta per chiederle cosa sia successo, ma è proprio lei che lo precede, gettando fuori, proprio come un fiume in piena, tutto il suo dolore. Racconta per filo e per segno tutto ciò che è accaduto e tira fuori le sue insicurezze, ammettendo che forse sua madre ha ragione. Si sta comportamento da adolescente ribelle e non è da lei. 
«Amore, sei una mamma fantastica. Sapevi che oggi sarebbe andata tua madre a prendere i bambini, per questo non ti sei preoccupata... Avete discusso, ma Regina non lascia i propri nipoti in asilo solo per questo, lo sai! Si è infatti preoccupata che fosse David a pensare a loro.» le dice per cercare di rassicurarla, soprattuto farle capire che non è una pessima madre. 
«Per quanto riguarda la questione discussione, avremmo dovuto dirglielo prima, senza dubbio, ma ciò non tollera lo schiaffo. Su questo ha sbagliato ed è normale che ora tu sia sconvolta, love.» accarezzandole proprio la guancia, quella un po’ più rossa dell’altra, quella che Regina le ha schiaffeggiato. Non si vede tantissimo il segno, però un minimo sì. 
Emma si stringe a lui e si lascia cullare tra le sue braccia, né ha terribilmente bisogno. Mentre Killian prova a ragionare su tutto ciò che è accaduto e soprattuto come comportarsi, sinceramente non sa che cosa fare, è davvero in una brutta situazione. È chiaro che lui è dalla parte di Emma a qualunque costo, ma vuole anche che le due si chiariscano. Regina ha sbagliato ad alzare le mani sulla figlia, su questo non transige, infatti glielo dirà che ha sbagliato, ma per il resto ha ragione proprio Regina. Si maledice pure lui di non avere fatto ragionare Emma su ciò. Quando si mette in testa una cosa, nessuno riesce a farle cambiare idea e si era messa in testa che i suoi ancora non dovessero saperlo... Per poi cosa? Paura? Alla fine non possono fare molto, ormai Hailey c’è. È tra loro. Male che vada non prendono bene la gravidanza, ma di certo non vorranno meno bene alla figlia per questo.
David forse, conoscendolo, sapendo quanto sia protettivo la prenderà piuttosto male, ma poi inevitabilmente amerà sua nipote, come ama Hope ed Henry. 
E forse adesso che si è scoperta la verità è molto meglio, almeno metteranno subito in chiaro le cose. Hailey è parte integrante della famiglia ormai, se pur sia ancora al secondo mese e ancora nella pancia della sua mamma, ma loro non potranno certo mettere bocca su quella che è stata una loro decisone. Se pur sia venuta al mondo in maniera irresponsabile. 
Tutto ciò lo dice anche alla sua Emma, per rassicurarla, per farle capire che lui sarà sempre al suo fianco, che lo sarà anche quando affronteranno David. Emma lo abbraccia ancora più forte e annuisce. Si è calmata un po’ ora che è tra le braccia del suo pirata, ma è ancora visibilmente sconvolta, se pur cerca di calmarsi ulteriormente, per non far agitare la piccola che cresce dentro di lei. Ha capito che la piccola Hailey, avverte immediatamente se è nervosa e di conseguenza inizia ad agitarsi a sua volta, se pur di solito sia un piccolo angioletto. 
Si concedono quel relax e delle tenere coccole, fino a che non arrivano i bambini. Portati da Neal, il quale però non porta di certo buone notizie. 
Hope ha quasi sicuramente ha la febbre. 
Infatti, ha iniziato a piagnucolare di voler sua mamma e si è strofinata gli occhi ripetutamente mentre erano ancora al parco, dicendo a nonna Mary di avere male agli occhi e alla testa. 
È proprio Emma ad alzarsi e prenderla prontamente in braccio, anche perché sa che in queste situazioni la bambina vuole solo lei. O forse è stata proprio Emma ad abituarla, visto che, esattamente come ha sempre fatto con Henry, non ha mai voluto lasciarli soli se influenzati. Lei si è sempre sentita sola quando era piccola in quei momenti, non vuole che i suoi figli provino la stessa orribile sensazione. 
Ciò le fa tornare in mente sua madre e il periodo che ha vissuto tra una casa famiglia e l’altra, in attesa di adozione. 
Scaccia prontamente però quei pensieri per dedicarsi alla sua piccola Hope, la quale si è stretta a lei e la guarda con gli occhi lucidi, dovuti senza dubbio all’influenza.
39 di febbre, quando le toglie il termometro. 
Ora non sa veramente che cosa fare, per orgoglio non vuole chiamare sua madre e l’indomani lei ha appuntamento con il commissario di polizia, per ultimare la sua operazione sotto copertura con Walsh. Sarà presente anche lui ovviamente, non vuole altri colpi di testa. Quindi, almeno per un paio d’ore dovrà lasciare Hope con qualcuno. Killian deve andare in centrale perché le attività di routine di una centrale dello sceriffo non si fermano di certo... 
La soluzione è chiamare Mary Margaret e sperare che possa occuparsi della piccola.
«Lo stai chiedendo a me, per quale motivo Emma?» ha capito prontamente che la giovane e sua madre sia successo qualcosa ma non ha detto nulla a David per non preoccuparlo e farlo allarmare inutilmente. 
«Puoi o no? Sennò mi organizzo diversamente...» risponde la ragazza ignorando l’interrogatorio di Mary Margaret, che come al suo solito vuole cercare di aiutarla. 
«Si certo che posso, vengo volentieri. Domani non lavoro.»
«Bene. Grazie mille Mary. Ora scusa, ma ho appena misurato la febbre a Hope, ha 39 e devo darle la medicina e occuparmi di lei. Ci vediamo domani.» taglia corto, conoscendo la donna e immaginando che avesse indagato ulteriormente. Non ha voglia di parlarne e poi deve seriamente pensare a sua figlia. 
La piccola, al contrario di Emma, quando sta male non mangia nulla e non vuole altro che stare in braccio per farsi coccolare. 
«Emma, tesoro, nelle tue condizioni è meglio che non stai troppo vicino alla bambina però, non è il caso che ti ammali.» le dice premuroso, cercando di tenerla un po’ lui, ma tanto lei come al solito è irremovibile e poi Hope non vuole altri che la sua mamma. 
Non osano immaginare i capricci che farà quando dovrà rimanere sola con Mary Margaret. 
Per fortuna la piccola poco dopo si addormenta tra le braccia di Emma e la portano nel suo lettino, perché lei furbamente, aveva già detto di voler dormire nel lettone. Ha la febbre, ma la sua sfrontatezza e quel suo lato birichino, non li perde mai. 
Emma è distrutta e l’unica cosa che vuole fare è andare anche lei a dormire, per giunta il suo cellulare che continua a squillare con le chiamate di sua madre non aiuta per niente a cercare di rilassarsi. Non sa che cosa vuole, ma immagina che forse la pettegola di Mary abbia chiamato lei per capire che cosa sia successo tra lei due. Vuole sempre cercare di far pace alle persone, ma a volte, non è così facile dimenticare e andare avanti. O comunque ci vuole un po’ di tempo, quanto meno che la rabbia passi.
All’ennesimo squillo è Killian a rispondere al posto della sua fidanzata. Non vuole ignorare Regina, ma soprattutto vuole parlare con lei. 
«Regina, sono Killian. Ascolta Emma in questo momento non vuole parlare.»
«Lo so immagino. Mi dispiace per lo schiaffo, non avrei dovuto darglielo e credimi che sono pentita e voglio chiederle scusa. Però la sostanza non cambia. Perché non dirmi niente? Perché tacere su questa gravidanza? Davvero credevate che non avrei accettato mia nipote? Forse l’avrei presa male all’inizio, ma comunque vi sarei stata vicino, esattamente come ho fatto in queste settimane sapendolo, ma volendo starle accanto.» gli dice apertamente sapendo che poi avrebbe riferito tutto ad Emma. In fin dei conti, lui è coinvolto esattamente come sua figlia.
«Si, abbiamo sbagliato a non dire nulla della gravidanza. Ho sbagliato io ad assecondare Emma nel tacere. Ma tu le hai dato comunque ho schiaffo. Non voglio giustificare il tutto con ciò che ti sto per dire, ma Emma è molto ferita da ciò che è accaduto. Tutto si aspettava tranne che un rifiuto da parte tua, perché è così che si è sentita.» non gliel’ha detto apertamente, ma sa che è così, conosce troppo bene la sua fidanzata e sa che è devastata. Sa che sta soffrendo terribilmente soprattutto per questo motivo. Ha paura di perdere la fiducia dei suoi genitori, ecco perché non l’ha detto prima, ecco perché ha taciuto. Il semplice fatto di aver visto Regina contrariata, non ha fatto altro che alimentare questa sua paura e ha reagito senza pensare, ha detto cose che non pensava minimamente. Ha parlato la paura al suo posto, la paura di perdere nuovamente sua mamma, il suo punto di riferimento. Di sentirsi nuovamente sola e abbandonata. Emma fa tanto la dura, quella forte, ma in realtà nasconde una sensibilità e una fragilità fuori dal comune e Regina, meglio di chiunque altro dovrebbe saperlo. 
«Emma pensa che tu voglia abbandonarla di nuovo. Non me l’ha detto, ma sai benissimo che è così. Sentendosi rifiutata si mette sulla difensiva e agisce di conseguenza.» esprime ciò che ha capito semplicemente guardando la sua fidanzata, dicendolo a sua suocera. 
E Regina sa perfettamente che è così, conosce troppo bene sua figlia, non è certo lui che deve dirglielo, sa altrettanto bene che deve farle capire che nonostante non approvi molto questa gravidanza, lei starà comunque dalla sua parte. Hanno sbagliato entrambe. Ma anche lei si è sentita ferita alle parole di sua figlia. Si è sentita ferita perché alla prima occasione le ha rinfacciato i suoi errori, errori con cui sta ancora facendo in conti. I sensi di colpa ancora non l’hanno abbandonata, nonostante il loro meraviglioso rapporto. Forse, sensi di colpa che non passeranno mai e che si porterà dietro sempre. 
Esattamente come Emma, purtroppo, si porta dietro le sue insicurezze.
Ma tutto ciò non lo dice a Killian, vuole dirlo direttamente a Emma e spera di avere l’occasione per farlo. Ora forse, come le ha suggerito suo genero, è meglio lasciarle sbollire la rabbia.
Quando chiude la telefona, guarda la sua Emma e nota che sta sorridendo. Sta sorridendo perché lui ha capito perfettamente ciò che prova, ciò che sente, senza il bisogno di averlo dovuto esprimere e si sente amata, protetta, al sicuro con lui. Con il suo vero amore. Lui riesce a farla sentire così anche semplicemente con gesti come quello che ha appena fatto, ma in fondo l’amore è proprio questo. Non è nient’altro che questo. È dimostrarsi nelle piccole cose quotidiane, nelle discussioni, quanto ci si ama, schierarsi dalla parte della persona amata, è capire i suoi silenzi e far in modo che il dolore sparisca. 
La ragazza lo prende per mano e senza aggiungere altro lo abbraccia. Un gesto che anche da parte sua vale più di mille parole, di mille dimostrazioni. 
Mano nella mano poi, si recano in camera da letto. Killian per rassicurarla ulteriormente  che andrà tutto per il meglio, la stringe forte a sé e la accarezza i capelli. Lasciandola scivolare lentamente tra le braccia di Morfeo e soprattutto in un sonno sicuro.


Un nuovo giorno arriva anche piuttosto velocemente, soprattutto un nuovo giorno che già si prospetta molto frustante e per niente rilassante, subito di prima mattina. 
Emma è uscita di casa con il magone al cuore perché ha lasciato Hope in lacrime per essere stata lasciata con Mary Margaret. Si è svegliata ancora con la febbre piuttosto alta e ha cercato insistentemente le attenzioni di sua mamma. Quando ha capito che sarebbe andata via, perché ha visto arrivare nonna Mary, ha iniziato a piangere e strillare.
La giovane se pur con il cuore a pezzi, ha dovuto lasciarla. Ha lasciato comunque detto a Mary che per qualsiasi cosa può chiamarla, anzi deve chiamarla. Ci sa fare con i bambini ed è sicura che prima o poi la sua Hope smetterà di piangere. 
Il colloquio con il commissario di polizia si rivela più lungo del previsto, devono studiare ogni mossa nei minimi dettagli, soprattutto non possono escludere che Ade possa essere lì in agguato da qualche parte o che Walsh non abbia una telecamera nascosta e lui ascolti ogni cosa che il giovane dica per intervenire al momento debito o per depistarli. 
Inoltre, anche Emma sarà rigorosamente microfonata, non possono rischiare di mettere in pericolo la sua incolumità, più che lei, che è un pubblico ufficiale, la bambina che sta portando in grembo. Il commissario ha accettato a far andare lei in questa missione solo se è strettamente sorvegliata, ci saranno anche dei suoi uomini incognito infatti, pronti a intervenire per qualsiasi cosa e ovviamente Emma non andrà senza la sua arma di servizio. La terrà in borsa e se servirà la tirerà fuori per fare fuoco. 
Quando finisce la riunione è tarda ora di pranzo, si stupisce che Mary Margaret non abbia telefonato, ma si rincuora perché ciò significa che Hope si è calmata e quindi non c’è stato bisogno di nulla. Con il cuore molto più leggero torna a casa. 
Ciò che non sa è che a casa non c’è Mary ad aspettarla. 
Appena apre la porta si trova davanti niente di meno che l’ultima persona che in quel momento vuole vedere. Sua madre. 
Perché c’è lei lì e non Mary? Perché non l’ha avvisata di questo cambio? È furiosa, ancora una volta è furiosa. Stavolta perché hanno fatto di testa loro, senza consultarla e Hope è sua figlia. 
«Che ci fai tu qui? Mary?» chiede in evidente stato di alterazione.
«Hope non faceva che piangere, singhiozzava e era diventata tutta rossa. Si è calmata solo quando Mary mi ha telefonato e sono venuta perché Hope mi ha chiesto di venire.» ed è così che Mary è andata via, sarebbe stato inutile che ci fossero tutte e due in casa con la bambina. 
A quanto pare deve dare la colpa a sua figlia. Ma ovviamente non è di certo colpa sua, sa che la seconda persona in grado di farla calmare, oltre lei, è nonna Regina. 
Emma annuisce semplicemente e sposta la conversazione su Hope. 
La bambina sta meglio per quanto riguarda la febbre, ma si è aggiunto il raffreddore e la tosse. Ora per fortuna, si è addormentata. Infatti Emma la vede che è sul divano, avvolta dalla sua coperta di pile preferita e tiene stretto il suo distintivo, come al solito. Non può non sorridere davanti a questo meraviglioso spettacolo che è sua figlia. Le accarezza dolcemente il viso, non resiste. È così piccola, indifesa e dolce. 
«Be, grazie per l’aiuto! Ora che ci sono io puoi anche andare.» dice rivolta poi verso sua madre, continuando a guardare Hope. 
«In realtà volevo parlare con te» insiste Regina, nonostante sua figlia si sia messa ancora una volta sulla difensiva. 
«Di cosa precisamente? Del fatto che non accetti la mia gravidanza, di avermi dato della immatura o dello schiaffo?» chiede prontamente di rimando, alzando finalmente lo sguardo verso di lei. 
Ma Regina al contrario di quello che pensa Emma, non vuole parlare di nulla di quelle cose. Bensì di una cosa che ha trovato cercando la copertina di pile preferita di Hope. Una lettera.
Non una qualsiasi, una lettera scritta da Emma, esattamente cinque anni prima, quando lei ancora non le parlava dopo aver scoperto che fosse sua madre e per il fatto che le avesse mentito per anni, fingendosi sua amica, invece di dirle apertamente fin dal momento che l’aveva riaccolta in casa, chi fosse veramente. Forse non sono così differenti, tutto sommato. Anzi, non lo sono affatto. Nessuna delle due riesce a dire le cose. 
«Di questa!» mostrandole la lettera e Emma prontamente la riconosce, perché proprio quella mattina, l’ha ritrovata nel cassetto del suo comodino e l’ha riletta...
«Dove l’hai trovata? Cos’è ora mi controlli, pensi che ti stia nascondendo altro?» 
«No! Stavo cercando la copertina di Hope e questa era sul tuo comodino, Hope l’ha fatta cadere per sbaglio e ho letto “per Regina”.» spiega ancora una volta come sono andate le cose. Sembra piuttosto calma la donna, al confronto di Emma invece che è piuttosto nervosa.
«E questo ti ha dato il diretto di leggerla? Solo perché sopra c’era il tuo nome? La privacy non sai più dove sta di casa?»
«Emma, ti senti nuovamente così, come in questa lettera?» chiede, ignorando ciò che ha appena detto lei, non vuole litigare, al contrario, vuole capire, starle vicino, rimediare.
Ed è a quel punto, è a quella domanda fatica che la ragazza abbassa completamente tutte le sue difese e crolla definitivamente.
Annuisce e poi aggiunge: «Non voglio perderti di nuovo. Non mi lasciare ti prego, io... Io ho ancora un terribile bisogno di te.» lasciandosi andare a un pianto liberatorio. 
Regina intanto le si è avvicinata, la stringe forte a sé. 
«Tesoro, non ti lascerò mai! Potrò non essere d’accordo con le tue scelte, le tue decisioni, potremmo litigare e urlarci contro, ma io ti vorrò sempre bene. Sempre. Non ti lascerò mai più. Mai. Chiaro?» incrociando leggermente i suoi occhi, per cercare di farle capire attraverso i suoi di essere sincera. Potranno dirsi le peggio cose, Emma potrà prendere qualsiasi decisione, giusta o sbagliata che sia, ma lei non le negherà mai il suo appoggio, il suo bene, per nessuna ragione al mondo. 
L’amore di una mamma è incondizionato, qualsiasi cosa accada, non lascerà mai il proprio figlio in balia di se stesso, al contrario sarà in prima fila per aiutarlo. Regina sarà sempre in prima fila per sostenere e aiutare la sua Emma. 
A quelle parole improvvisamente Emma si sente meglio. Come se avesse bisogno solo di esse per tornare a respirare.
«Scusa, non volevo dirti ciò che ho detto ieri. Ti voglio bene mamma.» e non glielo dice speso, ma quando lo fa, il cuore di Regina ogni volta perde un battito. È meraviglioso sentirselo dire, soprattutto dopo una litigata furiosa.
«Ti voglio bene anch’io piccola! E scusa per lo schiaffo.» accarezzandole la guancia, proprio nel punto in cui l’ha colpita solo poche ore prima. 
A reclamare l’attenzione delle due donne, è poco dopo la piccola di casa. La quale si è svegliata e vuole anche lei un abbraccio. 
Le due scoppiano a ridere e si avvicinano alla bambina per stringerla a sua volta. 
Regina, come Killian, però si raccomanda con Emma di stare attenta a non ammalarsi, visto il suo stato di gravidanza. Emma alza gli occhi al cielo, ma sorride prontamente subito dopo in direzione di sua madre. 
È felice di aver chiarito con lei, davvero felice. Oltre che felice che ormai sa, che non deve più nasconderle la verità. 
Ora manca solo da dirlo ai due bambini e... A David. Ecco, questo non sarà per niente facile. 
Ma non vuole pensarci adesso. Al contrario vuole godersi la giornata con Hope e sua mamma. Tanto sa già che Regina si fermerà tutto il giorno con loro, sotto richiesta della bambina, ma anche per la gioia di Emma, almeno potrà raccontarle ogni cosa, recuperare ciò che hanno perso e dirle di quanto già ama la sua piccola Hailey.




Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Pronti per il Natale? Ormai manca veramente pochissimo, io amo questo periodo dell'anno, ma credo di essere l'unica in casa mia, perché i miei non fanno che ripetere che il Natale é per i bambini, ma chi lo dice? Io da eterna persona che conserva sempre lo spirito bambino che c'è in ognuno di noi, mi arrabbio a queste affermazioni. Comunque come passerete questi giorni di festa? 
Veniamo alla storia, che cosa dire, finalmente Regina ed Emma si sono confrontate sulla gravidanza di quest'ultima, hanno litigato pesantemente, questo perché mi serviva ai fini della storia, ovvero volevo far scoprire la famosa lettera a Regina, la lettera che Emma scrisse cinque anni prima, sotto suggerimento di Hopper (capitolo 27 della precedente storia, per chi non avesse letto la prima parte, praticamente Hopper per far riavvicinare Emma a i genitori, gli ha suggerito di scrivere loro una lettera a cuore aperto, solo in questo modo avrebbe potuto perdonarli dell'abbandono subito alla nascita e ricostruire un rapporto con loro, ma che avrebbe potuto anche tenerla per sé, così infatti la ragazza ha fatto), solo che in questo capitolo Regina legge quella lettera e capisce che Emma si sente ancora abbandonata, più che altro, poi come le confesserà Emma stessa, capisce che sua figlia teme di essere abbandonata di nuovo, ha paura di averla delusa e di perdere il suo punto di riferimento primario: sua mamma. Ovviamente ciò non è accaduto. Le due infatti, poi chiariscono e fanno pace ed Emma racconta di Hailey. 
Che altro dire, vi dico che tra lunedì e martedì vi metterò una one shot di Natale, dedicata ai nostri CS, sarà il mio personale regalo di Natale per voi, se vi andrà di leggerla, ovviamente mi farà piacere.
A prestissimo. Buon week end e buone feste a tutti voi (che poi vi rinnoverò nella shot di natale) 😘

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Capitolo 16
*** Appuntamento sotto copertura ***







Capitolo sedici - Appuntamento sotto copertura 



Il giorno dell’appuntamento con Walsh è arrivato. Il giovane dai messaggi sembra non sospettare nulla, i due hanno continuato a scriversi, giusto per non creare sospetti nel giovane sindaco. 
La piccola Hope sta ancora male, o meglio è in via di guarigione, però è meglio che si riguardi ancora, a fare da baby sitter c’è nonno David con lei. Si è offerto di sua spontanea volontà, volendo passare del tempo con la sua nipotina e la piccola è stata bene felice di passare un’intera giornata a casa con il nonno. Adesso che la febbre è scesa, lei è tornata a essere la solita bambina monella. Tanto che quella mattina non appena David è arrivato a casa, ha salutato sua mamma e le ha detto: “Vai! Ora c’è nonno David” quasi senza nemmeno salutarla o darle un bacio. 
Questo piccolo siparietto divertente con sua figlia, ha fatto si che Emma riuscisse ad affrontare meglio l’incontro con Walsh. 
Ha una microspia all’interno della giacca, in modo che i poliziotti e Killian possano sentire dal furgone parcheggiato poco distante dal bar, inoltre, quattro agenti di polizia sono nel locale in borghese, fingendo di essere comuni cittadini a fare colazione. È al sicuro, ma infatti non ha paura, teme solo che qualcosa possa andare storto, che Ade possa essere lì e magari loro se lo lascino sfuggire. 
È pronta a tutto, nella borsa ha anche la pistola, ma spera di non dover arrivare a tanto. Spera che non serva usarla.
Il giovane sindaco arriva puntuale al bar, Emma è già lì seduta ad aspettarlo. 
Entrambi ordinano qualcosa, Emma una cioccolata calda e Walsh un caffè macchiato. 
«Sinceramente non mi sarei mai aspetto questo invito sai? Pensavo che dopo il bacio, ti avessi offeso... So quanto tu sia innamorata del tuo compagno e so di aver sbagliato.» inizia a parlare per primo il ragazzo, sembra veramente dispiaciuto.
«Walsh, in realtà non ti ho fatto venire qui per il bacio. Quello non conta. Se ti ho fatto venire è per parlare del caso Ade e dell’accendino sparito.» arriva dritto al punto, forse avrebbe dovuto girarci intorno, non essere così diretta. 
Tanto che si affretta ad aggiungere il resto, quando vede che il sindaco è completamente diventato bianco in volto e teme che possa alzarsi e andarsene. Non si guarda però intorno, segno che forse Ade non c’è. 
«Ascolta, so che tu non centri nulla... So che probabilmente sei stato minacciato, mi fido di te, so che sei bravo ragazzo e che ami il tuo lavoro. Voglio solo sapere la verità. Aiutami a trovarla, ti prego.» dice per fargli capire che sa, ma che crede anche che sia stato minacciato da Ade, ne sarebbe capace, ha imparato a capire il suo modo operandi. Minaccia le persone, è in grado di soggiogarle e far in modo che cadono ai suoi piedi, che restino completamente in balia loro, non in grado di fare altro sennò ubbidire a ciò che lui dice e comanda. Esattamente come ha fatto con Lucy Booth e quando si è ribellata, quando ha capito di averla persa, l’ha uccisa. 
«In che modo posso aiutarti Emma, io... Lui... minaccia la mia famiglia.» dice prontamente di getto, quasi in lacrime. 
Ed è così che inizia a raccontargli tutto. Si fida di lei e n’è innamorato dal primo instante in cui l’ha vista la prima volta. Ma non solo perché è bella, è rimasto affascinato dal suo carisma, dalla sua determinazione, dal suo coraggio e non avrebbe mai voluto mentirle. Mai. 
Tutto è iniziato dopo la morte della docente universitaria. Prima di allora, a parte per via delle indagini, non aveva mai avuto contatti con Ade. Lui no. Ma suo padre sì. Ed è così che è entrato in gioco lui, per aiutare suo padre. Ha notato che fosse strano, che fosse più solitario e taciturno del solito, che fosse diventato scorbutico e musone, cosa che non è mai stato, subito dopo l’uscita dell’articolo su August Booth, articolo che ha fatto uscire lui stesso. 
«Inizialmente ho pensato che fosse semplicemente stanco per via del lavoro, poi una sera ho sentito che parlava con qualcuno in un parco, nel parco vicino casa. Ho aspettato che la persona incappucciata si allontanasse per avvicinarmi e mi sono fatto raccontare tutto... Da quel momento sono entrato anch’io nel giro di minacce di Ade.» racconta. Ha voluto difendere suo padre e così al successivo appuntamento si sono presentati insieme. Ade non è stato felice della cosa, ma poi quando ha capito chi fosse il giovane, ovvero che stesse collaborando alle indagini con Emma Swan, ha giovato della cosa a suo piacimento. 
«Non sono stato io a dirgli della docente, lo sapeva già. Non so come, ma lo sapeva. Io ho solo eliminato le tracce e l’ho aiutato a rovinare la tomba di August, dove ho perso l’accendino. L’ho detto ad Ade e lui mi ha detto come agire, per questo sono venuto da te a dichiarati il mio amore. Quello è sincero comunque, solo che non volevo baciarti... Mi serviva un modo per distrarti e non farti mandare l’accendino in laboratorio. Sopra ci sono anche le impronte di Ade, l’ha usato per dare fuoco all’erba intorno alla tomba. Io nel rimettermelo in tasca l’ho perso.» ora ha raccontato veramente tutto ciò che sa.
«Come faceva a sapere della docente se non gliel’ha detto tu?» chiede la ragazza a quel punto, riflettendo su quel passaggio, se non è stato lui chi è stato? Ha dato per scontato che fosse stato lui. 
«Non lo so! So solo che Ade sa molto su di te Emma, conosce il tuo passato e liberando Peter Pan ha voluto indebolirti, sapendo che fosse il tuo punto debole. Ha anche rubato la pistola del tuo compagno, ma non so come facesse a sapere dove fosse... Io ho fatto in modo, solo di dirgli che quel giorno saresti andata a fare l’ecografia, visto che sei stata tu stessa a dirmelo nei nostri messaggi.»  Ade ha insistito più volte che lui scrivesse più spesso alla ragazza, per far sì che si fidasse e gli raccontasse le sue mosse. Emma è l’unica cosa che ha detto al giovane e si pente di averlo fatto. È stata lei a fornire l’informazione su dove si trovasse e mettere in atto quella ridicola messa in scena che ha portato Killian in prigione. Non riesce a crederci. 
La domanda però resta la stessa, Ade come fa a sapere tante cose sul suo conto? 
«Come vi tenete in contatto?»
«Tramite Skype.»
«Hai dietro il tuo Pc? Ho bisogno di analizzare le vostre conversazioni.» 
Walsh annuisce e glielo porge e la giovane se lo mette accanto, lo vuole portare in centrale per guardarlo da cima a fondo e magari risalire all’ID di Ade e capire chi sia, se pur non pensa che sia così ingenuo. Al contrario non lo è affatto. 
«Cosa mi succederà adesso?» chiede a quel punto, il suo sguardo non è preoccupato per essere immischiato nel caso Ade, per quello è giusto che paghi, visto che ha agito per difendere suo padre, ma pur sempre sbagliando. Ma per paura che ci possano essere ripercussioni sulla sua famiglia se lui dovesse scoprire che ha parlato con la polizia. Ha paura che possa fare del male a suo fratello, perché è con lui che l’ha minacciato, sapendo che fosse il punto debole della famiglia, che tutti vivono per proteggere lui. Lui che è così fragile e che ha perso molto della vita e non sa difendersi. 
«Hai agito perché minacciato, quindi avrei tutte le attenuanti del caso. Per quanto riguardo la vostra protezione, il commissario di polizia si assicurerà di mettervi al sicuro.» lo rassicura Emma, prendendo la sua mano e stringendola nella sua. Walsh ha gli occhi lucidi e ha paura, veramente paura. Ha sbagliato tutto. Ha mentito alla ragazza che ama, ha mentito ai suoi cittadini che hanno creduto in lui, a un giovane sindaco senza esperienza, ma con tanti ideali. Ideali che ha infranto. 
Emma capisce il suo dolore e cerca di rassicurarlo, ha sbagliato senza dubbio, ma vede che è sincero. Ha detto tutto ciò che sapeva, ha detto la verità, se pur dolorosa e sconvolgente, se pur lo infanga. 
Ciò che non ha previsto, tanto meno Walsh, che ancora una volta Ade è un passo avanti a loro. Forse ha messo sotto controllo il cellulare di Walsh, questo è da capire, ma lui è lì. 
Nascosto nel retro del locale, entra con la maschera addosso e inizia a sparare verso la gente nel locale, beatamente seduta a fare colazione. I due agenti cercano di mettere in salvo le persone, intanto fanno fuoco verso l’uomo con la maschera che ha intenzione di ferirli a ucciderli. Il suo obiettivo però è Walsh per vendicarsi ed Emma Swan. Punta la pistola verso di lei e fa fuoco, Emma si sposta cercando di pararsi con la sedia che ha vicino. Prontamente afferra la pistola e anche lei fa fuoco in direzione dell’uomo. Loro sono in superiorità numerica, ma Ade non ha intenzione di cedere e spara a raffica nel locale. Ha già colpito il proprietario del bar. È un pericolo pubblico e va fermato senza che loro stessi si facciano del male. 
Per fortuna arrivano in rinforzi, Killian con gli altri agenti di polizia, ma uno di loro che è entrato dal retro viene colpito e si accascia a terra. Ciò da modo a Ade di scappare, non prima di aver sparato altri colpi verso gli agenti nel locale. Una pallottola sta andando in direzione di Killian, ma Emma con una velocità sorprendente, lo sposta e lo fa cadere a terra, non facendo i conti con il fatto che, la pallottola possa colpirla. 
E infatti è così. La traiettoria è comunque nella sua direzione e viene colpita. Di striscio sul braccio, ma è stata comunque presa e il sangue inizia a uscire copioso.
Gli agenti continuano a fare fuoco, ma Ade riesce comunque a scappare, in un momento in cui sono tutti preoccupati per i colleghi feriti. Un’altro poliziotto è rimasto coinvolto ed è molto più grande dei due precedenti. Se pur quello nel retro del locale sia molto grave.
Viene chiamata l’ambulanza di urgenza. 
Emma si tiene il braccio cercano di stringere i denti per non urlare da dolore. Le fa terribilmente male, ma non vuole nemmeno preoccupare Killian al suo fianco che le sta tenendo la ferita, sa che se la ferita viene compressa con le mani, il sangue smette di fuoriuscire ed Emma non può rischiare di svenire, non può perdere sangue nelle sue condizioni. 
Lo sanno entrambi che è pericoloso e che rischia grosso, sia lei che la bambina. Ma entrambi cercando di non pensarci, di non dare peso a quel pensiero che spezzerebbe solo i loro cuori. Emma vuole combattere, vuole combattere per la sua bambina, deve combattere per la sua bambina. Per Hailey. 
Una volta in ospedale, i due agenti devono essere operati con urgenza. Hanno perso molto sangue, ci possono anche essere danni interni a causa del proiettile che è ancora al loro interno. È una situazione molto critica. 
Emma viene portata in sala medicazioni. La ferita al braccio non è grave, è piuttosto superficiale per fortuna, ma essendo incinta e avendo perso comunque molto sangue, rischia di svenire o di avere capogiri, come se non bastasse rischia anche la bambina, visto che il suo cuoricino batte grazie a quello di Emma ancora. Se lei sta male, rischia inevitabilmente anche la piccola. 
Viene medicata, ma anche chiamata subito di urgenza la ginecologa. 
Il volto sia di Emma sia di Killian è molto teso. Quest’ultimo è seriamente preoccupato per la sua piccola Hailey, oltre che ovviamente per Emma. Ma non riesce a non essere anche arrabbiato. La sua Emma ha scambiato sms con quel Walsh senza dirgli niente. È arrabbiato e geloso, quando si accetteranno che sarà tutto apposto, perché sarà così, potranno parlare di ciò. 
La ginecologa è la stessa che ha in cura la ragazza, perché sono fortunatamente finiti nell’ospedale dove Emma ha partorito Hope e dove lavora la sua ginecologa. 
Prontamente le viene fatta un ecografia ed Emma con il cuore in gola guarda il monitor sperando che sia tutto a posto, che Hailey stia bene. Sta sperando che sia così, non può perderla. Non se lo perdonerebbe mai se dovesse perdere la sua bambina. Mai e poi mai nella vita. 
Mai come in quel momento il tempo sembra non passare. Sa che la sua ginecologa é molto scrupolosa e che voglia accertarsi che sia tutto nella norma, ma lei sta veramente morendo di angoscia. 
Non riesce a resistere nel non sapere. Esattamente come il suo Killian che le tiene la mano e guarda il monitor in attesa di un segnale da parte della sua piccola Hailey. Deve farlo un segnale, deve a ogni costo. Non possono perderla. Non vuole perderla. 
Ha paura. Per la prima volta in vita sua ha seriamente paura. 
«Dottoressa, è tutto okay vero? Hailey sta bene?» chiede Emma con le lacrime agli occhi. 
La ginecologa alza gli occhi nella loro direzione e finalmente si pronuncia a riguardo. 


Intanto, Ade nasconde la pistola nel piccolo appartamento abbandonato situato poco distante da Storybrooke e maledice quel sindaco per aver raccontato tutto.
Ora teme che lo sceriffo Emma Swan possa risalire alla sua identità in qualche modo. Quella ragazzina è troppo in gamba e soprattutto è un mostro con i computer, il fatto che abbia preso quello del moccioso innamorato di lei, è un bel problema. 
In cuor suo spera che il bambino che porta in grembo non ce la faccia. Spera che abbia perso molto sangue e che ora rischia l’aborto. Lo spera perché ciò metterebbe fine a Emma Swan e lui deve farla franca.
Ha fatto giustizia. Ha eliminato un uomo che meritava di morire. Un uomo che non ha capito che lui cercava solo amore, un po’ d’amore e che quell’amore l’aveva trovato in Lucy Booth. Ha fatto di tutto per allontanarlo dalla sua Lucy, facendole credere che fosse un delinquente, fino ad allontanarla per sempre. 
Mentre lui ha sempre cercato solo affetto. Forse nel modo sbagliato, forse in modo morboso e ossessivo, ma amando profondamente quella ragazza molto più giovane di lui. Nessuno l’ha capito, nemmeno Lucy. Ha preferito allontanarsi, guardarlo con gli occhi dell’odio, pur di credere nel loro amore. Meritava di morire. Sua o di nessuno. 
Come meritava di morire August Booth e il suo egoismo, il suo odio nei confronti di un uomo che amava solo sua sorella. Come se non bastasse gli ha fatto terra bruciata intorno, dovendolo far scappare a l’estero grazie alle sue conoscenze nella malavita. Ha dovuto lasciare il suo lavoro, la sua città e andarsene lontano. 
Non ha mai amato nessuno come ha amato Lucy Booth.
Fino a che non ha incontrato la sua compagna. E lei a poco a poco l’ha fatto sentire nuovamente amato, ma non è riuscita ad allontanare la sua sete di vendetta. 
Ma ora che forse il cerchio si sta per chiudere e lui avrà annientato anche il nuovo sceriffo, sfuggirà a l’estero con lei e non torneranno mai più a Storybrooke. Le darà la vita che anche lei merita e che non ha mai avuto.
 


Spazio autrice: Buongiorno a tutti e buon sabato! Passato bene le vacanze di natale? Spero di sì, io le ho passate molto bene e per fortuna le ferie non sono ancors finite, infatti per capodanno me ne andrò a trovare la mia migliore amica a Palermo, sono in partenza... Ma non potevo certo lasciarvi senza capitolo, tanto che tra un vestito in valigia e gli ultimi preparativi, eccomi qui a mettervi il capitolo 16. Ma veniamo ad esso, so che è un po' corto, so che è una sorta di capitolo di transazione per il prossimo, ma non potevo che dividerlo così, é più divertente lasciarvi con un po' di suspance sulle sorti di Hailey no? Lo ammetto, sono cattivella. Inoltre, penso che ormai si capisce chi sia Ade no? Grazie alle rivelazioni di Walsh stesso, molte cose sono venute a galla, quindi è facile ora intuire chi sia, ma non avrete più dubbi tra un po', il momento della verità é vicino, molto vicino. Non vi dico altro o rischio seriamente di fare spoiler qui e non è il caso, so essere peggio di Jennifer Morrison con gli spoiler, penso che se ci trovassimo io e lei in una stanza ci spoileriamo tutte le serie tv che non abbiamo visto 😂, scherzi a parte, vi saluto e vi auguro un buon fine anno (se pur in anticipo). Godetevi questi ultimi giorni del 2019 e iniziate soprattutto il 2020 con il botto, come dicono i nostri: "Non c'è tempesta che non si possa superare, alla fine si trova sempre il sole" amo questa frase e dovremmo sempre tenerla da conto nei momenti difficili. Bé é proprio il caso di dire che ci sentiamo il prossimo anno con il nuovo capitolo ahahahaha A prestissimo e buon week end. 

P.s. Dimenticavo, nel mio profilo troverete anche la mia storia di Natale targata CS, se vi va di leggerla e farmi sapere il vostro pensiero, ne sarei molto felice. 

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Capitolo 17
*** Sotto osservazione ***





Capitolo diciassette - Sotto osservazione 



La sera stessa della sparatoria al locale, Emma è potuta tornare a casa. Con il cuore decisamente più leggero.
Hailey sta bene. La sua piccola Hailey è una combattente a quanto pare, subisce colpi su colpi, l’ansia di sua mamma, i suoi malesseri fisici, ma è tenace. 
“Ha la stoffa di una vera piratessa” ha commentato Killian una volta in macchina con Regina, che hanno chiamato per tornare a casa, visto che il maggiolino di Emma è rimasto al bar. Lo andranno a prendere l’indomani. 
Stanno bene entrambe, ma ciò non toglie che Emma debba stare a riposo, sta rischiando troppo e se pur Hailey sia molto forte, non può tirare troppo la corda o rischia seriamente. 
Ciò che è certo è che ha preso proprio un terribilmente spavento e ora starà molto più attenta, non vuole rischiare di perdere la sua piccola. 
Lavorerà da casa e sarà Killian a mandare avanti l’ufficio con la routine quotidiana. Ma soprattuto spera di mettere presto fine al caso Ade e potersi godere un attimo di pace. 
La sua piccolina ha proprio scelto il momento sbagliato per venire al mondo. Il tempismo non deve essere per niente il suo forte a quanto pare. 
Regina è rimasta in silenzio per tutto il tempo dall’ospedale a casa, Emma però sa che non è nulla di buono quando sua madre resta in silenzio, in realtà ha molte cose da dire e gliele dirà a tempo debito. Sa anche lei in realtà che ha sbagliato, che ha rischiato seriamente stavolta e non vuole davvero che ciò accada ancora. 
Il discorso comunque è rimandato perché preoccupati Henry, Hope, David e Mary Margaret con il fratellastro di Emma, nonché figlio di David e Mary, non mancano nemmeno Robin e Roland; la travolgono appena rientrano a casa. Hanno saputo della sparatoria, David è sconvolto, ma lo è anche Henry, che ha temuto seriamente per la sua mamma. Hope non ne ha capito molto, le hanno solo detto che la mamma si è fatta male al braccio. 
«Ma se io dare bacino, passa mammina?» chiede indicando il braccio fasciato della sua mamma. La sua piccola Hope, sempre così spontanea, così dolce. 
Emma annuisce e Hope attenta a non farle male le deposita un bacio sulla ferita. 
«Passato?» chiede quindi a quel punto, guardando sua mamma negli occhi con speranza. 
«Si amore mio, è passato. Ora non mi fa più male.» le dice Emma stringendola a sé stando attenta lei, stavolta a non sforzare il braccio ferito.
Hope si rallegra, sentendosi improvvisamente utile e inizia a raccontare a sua mamma che cosa hanno fatto con nonno David quel giorno. Il nonno le ha insegnato a costruire il castello delle principesse con i lego e ora è il suo nuovo gioco preferito. L’ha in camera messo sulla scrivania ed è fierissima. In realtà nonno David gliel’ha comprato senza il permesso suo e di Killian, ma per questa volta non ha intenzione di dire nulla. Non vuole discutere con lui, anche perché non è nella posizione per farlo. Dovrebbe dirgli della gravidanza ma non le sembra il momento adesso. Anche se più continua a rimandare e mai sarà il momento. Ora però non lo è proprio. Lui è già sconvolto per quello che le è accaduto, se gli dicesse anche che è incinta, pensa che morirebbe sul colpo e sarebbe responsabile della morte di suo padre. 
Henry al contrario di Hope è più difficile da rassicurare che sta bene. Il bambino è rimasto in disparte mentre la sorella ha raccontato ciò che ha fatto, con un muso lungo e gli occhi lucidi. 
Emma se ne accorge prontamente e manda Hope a prendere insieme a Killian e nonno David il castello di lego che vuole vederlo o quanto meno a fare una foto per farglielo vedere che è molto curiosa e non può aspettare la sera che la mette a letto. In realtà non è vero, ma è stata una scusa per parlare con suo figlio maggiore. 
Anche sua madre gli ha lasciato la loro privacy, andando in cucina a preparare qualcosa di caldo per Emma e qualcosa da mangiare, visto che avrà sicuramene fame, essendo stata tutto il giorno in ospedale senza toccare cibo. 
La ragazza non appena sono soli in salotto fa segno ad Henry di avvicinarsi a lei, sedersi al suo fianco. 
«Ragazzino, cos’è quella faccia scura?» chiede se pur conoscendo già il motivo, si è spaventato molto per lei. È un bambino fin troppo sensibile, se pur cerca di non darlo a vedere. È coraggioso, forte e determinato, ma quando si tratta di sua mamma o anche di sua nonna Regina, a cui è affezionato in modo smisurato, si preoccupata sempre ed esce il suo lato sensibile, fin troppo sensibile. Vorrebbe sempre proteggerle da ogni male se solo potesse. Diventerà sicuramente un uomo coraggioso e con dei sani principi. Emma è molto orgogliosa di lui. 
«Io... Ho avuto paura di perderti, mamma.» dice con gli occhi che si riempiono di lacrime, se pur non vorrebbe piangere e stia facendo di tutto per trattenersi. 
«Mi dispiace averti fatto preoccupare ragazzino. Ma sto bene e non me ne andrò così facilmente sai.» 
Ma ciò non sembra rassicurarlo, al contrario fa scendere le lacrime che fino a quel momento ha cercato di trattenere con fatica. 
«Henry, guardami. Faccio un lavoro difficile, rischio la vita ogni giorno, lo so... Ma sai che cosa mi fa andare avanti? Tu e Hope. Voi siete la mia forza e voi mi date il coraggio per affrontare ogni difficoltà. Io oggi ho pensato a voi e non ho avuto paura, perché volevo e dovevo tornare a casa da te e da Hope.» confessa con il cuore in mano, cerca di farlo stare meglio questa volta. Loro sono davvero la sua forza.
Henry sembra aver capito e accenna un sorriso tra le lacrime, nonostante i suoi occhi siano ancora bagnati.
«Ma tu eviti di metterti ancora nei guai?» le dice come se fosse lui l’adulto e lei la bambina. Ed è il suo ometto. Non può non annuire e stringerlo forte a sé. Mentre con la mano gli accarezza i capelli per rassicurarlo e farlo sentire protetto e amato.
«Ragazzino, ti confesso un segreto... Presto avrai una nuova sorellina, sei contento?» pensa che sia giusto che lui sappia, a rinforzare ciò che gli ha detto poco fa, ovvero che loro sono la sua forza e che ora c’è anche Hailey a renderla ancora più forte e deve proteggerla. 
Il bambino si separa dal suo abbraccio e la guarda negli occhi. Ha capito perfettamente ciò che la sua mamma le ha appena confidato, ma non è sicuro che sia contento. Non è nemmeno triste, in realtà non sa nemmeno lui che cosa provi. Vuole bene a Hope, si diverte a giocare con lei, ma non capisce il senso di allarga la famiglia ulteriormente. Non stanno bene solo loro?
«È una bella notizia, credo no?» risponde ed Emma resta un po’ spiazzata da quella risposta del figlio. Quando gli ha detto di aspettare Hope è stato il bambino più felice del mondo ed era anche più piccolo, la gelosia l’avrebbe capita all’epoca, non ora... Ma forse è dovuto anche all’età, sta crescendo e forse non mostra più con l’entusiasmo di prima le cose. Non ama nemmeno più le effusioni in pubblico, soprattuto in presenza dei suoi amici.
Emma annuisce a quella domanda e il piccolo aggiunge che è felice, se pur non le sembra veramente contento, ma entrambi lasciano correre. La ragazza comunque gli dice che al momento ancora non lo sa nessuno e che è il loro piccolo segreto e questo sembra piacere al bambino, più della notizia appena appresa. Almeno, ha smesso di piangere ed essere preoccupato. 
Non possono comunque approfondire l’argomento perché vengono interrotti dall’arrivo degli altri. Alla fine, altro che foto, Hope ha deciso di farglielo vedere di persona a sua mamma il castello delle principesse lego e l’ha portato giù. O meglio l’ha fatto portare giù a nonno David e a Killian, non con poca fatica, specie per le scale. 
«Ti piace mammina?» esclama entusiasta la bambina e la ragazza annuisce, è veramente bellissimo il suo nuovo castello e poi è felice di vedere Hope così entusiasta. Se pur ci vuole poco alla bambina per esserlo.


A fine serata quando tutti sono andati via, è il turno di Regina di parlare con sua figlia. Per tutta la sera è stata continuamente al centro dell’attenzione dell’intera famiglia e ora ha bisogno lei di parlarle. Si è preoccupata immensamente quando Killian l’ha chiamata per dirle che una pallottola avesse colpito Emma, se pur di striscio. 
Ha tenuto il peggio anche per la piccola Hailey, può non essere d’accordo con la decisione di Emma, ma pur sempre sua nipote e poi in realtà ha un regalo per la bambina, per dimostrare sua figlia che ama la piccola che cresce dentro di lei. É un regalo per la bambina, ma visto che lei ancora non può averlo, lo darà intanto a Emma. 
«Emma sei stata un incosciente, ti rendi conto che hai messo in pericolo te stessa e la bambina?» le dice, rendendosi conto di aver alzato troppo la voce e cerca di calmarsi, non vuole un’altra discussione con sua figlia. 
«Lo so! Ho visto però la pallottola andare nella direzione di Killian ed è stato istintivo... Io dovevo fare qualcosa.» dice, ma non può negare che ha rischiato seriamente che quella pallottola non la prendesse solo di striscio e che non se la cavasse con qualche punto al braccio e quindici giorni di prognosi. Ha rischiato di perdere una tra le persone più importanti della sua vita e ciò al solo pensiero, la spaventa ancora. 
«Devi cercare di riposarti. La bambina sarà pure forte, ma non tirare troppo la corda. Non voglio rischiare di perdere te e lei, chiaro?» le tira fuori le sue preoccupazioni e sorride, sorride perché capisce che sua madre, se pur non l’abbia ancora ammesso apertamente, con quella affermazione ha confessato di tenere già alla piccola.
«Promettimelo Emma! Fallo anche per Henry, il quale ho visto seriamente spaventato oggi.» 
«Te lo prometto mamma.» le dice e ha intenzione di mantenere la promessa. 
Regina annuisce e poi tira fuori dalla tasca il suo regalo. 
È dentro a una scatolina di velluto blu ed Emma prontamente curiosa la apre. 
Al suo interno c’è un bracciale con delle perline di argento e una lettera “H” che spunta come ciondolo. 
Rimane completamente senza parole. È bellissimo. 
Si volta verso sua madre e non può non dirle quanto le piaccia. Lo indossa immediatamente, lo vuole tenere lei finché non sarà nata Hailey per darglielo alla bambina. Quel bracciale sarà anche un modo per ricordarle la promessa o meglio la sua missione: trovare l’assassino di August, senza far rischiare la vita alla sua bambina. 
«La lettera l’ho fatta aggiungere io ovviamente. Era un regalo di mio nonno per mia nonna e ho voluto che lo avesse la bambina.» 
Emma l’abbraccia spontaneamente e le sussurra un grazie. Un grazie che vale più di mille altre parole. Loro non ne hanno bisogno, non hanno bisogno di parlare troppo per capirsi e per comprendersi.
Una volta salutata Regina, la ragazza ha voglia solo di mettersi a letto. Ma a quanto pare i confronti non sono ancora finiti. 
Ad aspettarla con il volto teso, nel letto, c’è Killian. 
Ha avuto pazienza ed è stato tutta la sera a fare buon viso a cattivo gioco, soprattutto per i bambini, ma ora non riesce più a nascondere la sua gelosia. 
Sa che Emma lo ama, sa che è innamorata solo di lui e che non vorrebbe e non desidera nessun altro al suo fianco, ma comunque vuole capire perché gli ha taciuto quello scambio di sms con quel damerino da strapazzo che si è rivelato anche un traditore, altro che sindaco dai buoni principi. Oltre che spudorato nel corteggiare la sua ragazza, anche traditore. 
Emma che ha capito il motivo per cui è così teso, prima che sia lui a parlare, gli si avvicina e gli prende la mano. 
«So che sei arrabbiato con me. Effettivamente lo sarei anch’io con te se mi avessi nascosto quello scambio di sms con una ragazza che ti viene dietro... Scusa, ho sbagliato. Solo che non volevo farti preoccupare, è successo principalmente quando tu eri in carcere e non volevo darti un altro problema a cui pensare... Ma erano semplicemente uno scambio innocente di sms, più che altro è stato lui a scrivermi e a raccontarmi di sé. Io mi sono limitata a dargli consigli e ad ascoltare. Tutto qui, niente più di questo.» 
«Avresti dovuto dirmelo invece, sai bene anche tu che in una coppia non ci devono essere segreti Emma, anche i più sciocchi. Sei stata proprio tu a insegnarmelo e che fai? Mi menti su questo?» si sono sempre detti che tra loro non ci devono essere segreti di alcun genere e invece è caduta proprio lei su ciò, tenendolo all’oscuro di qualcosa. Forse niente di significativo, ma comunque l’ha fatto, l’ha escluso in qualche modo. 
«Scusa Kil. Non accadrà più. Oggi è la giornata delle promesse e la faccio nuovamente anche a te.» gli sussurra dispiaciuta, soprattutto nel vederlo così ferito e teso. Se pur sa che l’abbia già perdonata.
Lo bacia con dolcezza e in risposta Killian si sposta verso la sua pancia e inizia a parlare con la sua piccola Hailey. 
«Amore di papà, che cosa faccio, la perdono la tua mamma per avermi taciuto una cosa? Cosa dici amore...» si avvicina con l’orecchio al suo ventre e finge di ascoltare una risposta che le sta dando la sua piccolina. 
Emma ride nel vederlo così intento in quel suo gioco. 
«Hailey dice di perdonarti. Devi ringraziarla.» si rivolge a quel punto alla sua fidanzata e sorride a sua volta. 
Emma annuisce e ringrazia sua figlia per averle concesso il perdono. 
A quel punto è Killian ad avvicinarsi alle labbra della sua Emma e baciarla nuovamente. 
Abbracciati, poco dopo si addormentano. Sono sfiniti per quella terribile giornata che hanno dovuto affrontare. 


Nei giorni successivi ciò che Emma non sa, è che sua madre e il suo fidanzato si sono messi d’accordo per tenerla buona, buona a riposo e che si sono organizzati i lavori da svolgere a casa per non farla stancare. Vogliono che lei non si stanchi e che si dedichi a lavoro solo da casa, ma soprattutto che non abbia alcun tipo di stress. Se pur ciò non sia facile. 
Emma ha mille pensieri per la testa e se pur cerca di distrarsi il più possibile, essi la tormentano inevitabilmente. 
Non riesce a togliersi dalla testa le parole di Walsh sul fatto che Ade sa molte cose su di lei, che lui sapesse dove Killian avesse messo la pistola quel giorno e sicuramente quindi sa anche che è incinta. In realtà questo lo sospettava già da parecchio tempo, visto che Peter Pan lo sapeva a sua volta, ma ha cercato di allontanare quel pensiero... Mentre ora torna a farsi prepotentemente spazio in lei. Come fa Ade a conoscere segreti del suo passato? Come fa a conoscere le sue mosse? Walsh ha detto che non è stato lui a dirgli della docente, ma che Ade già sapesse, che l’ha solo contattato in seguito per ripulire la scena del crimine... Quindi... Chi è stato a informarlo? Questi pensieri non le danno pace, mentre cerca di analizzare traccia per traccia il computer del giovane sindaco. 
Ade non è uno sprovveduto, ha fatto sì di risultare collegato sempre in un posto diverso da quello che probabilmente si trovava durante le sue conversazioni con Walsh, quindi sarà davvero difficile rintracciare i suoi spostamenti e individuare un luogo preciso. Ma non è possibile. 
O quanto meno non impossibile per Emma. Sta cercando in tutti i modi di trovare una minima traccia. 
È a casa con il computer di Walsh sulle gambe e il suo poggiato sul divano dov’è stesa. Sembra un hacker disperata alla ricerca di una prova che non sembra arrivare, mentre ogni tanto sorseggia la sua cioccolata con cannella per addolcirsi un po’ l’umore. 
E poi decide di fare una follia, è assurdo il suo piano, ma vuole tentare il tutto per tutto. Attraverso un computer non può farle nulla e magari riesce a prenderlo alla sprovvista e a rintracciare il suo ID. Non lo fa così sprovveduto in realtà, magari prima di rispondere farà in modo di spostare la localizzazione chissà dove, ma è un tentativo. Registrerà la chiamata, in modo che possa anche isolare i rumori. 
Con il cuore in gola schiaccia il tasto della videochiamata verso Ade. 
Lui risponde dopo qualche minuto. 
«Mi aspettavo la tua chiamata sceriffo, sai? Finalmente.» esordisce, lasciando completamente Emma interdetta. Lui riesce a prevedere ancora una volta le sue mosse, la conosce così bene? Possibile? Che sia qualcuno di troppo vicino? 
«Ah si? E come facevi a sapere che ti avrei chiamato?» ribatte la giovane mostrando tutta la sua compostezza. 
«Sei fin troppo prevedibile. Conosci il mondo dei computer molto bene e vuoi provare a rintracciare la mia linea, ma purtroppo per te, la localizzazione risulterà in un’altra città. Prova.» la invita a usare i suoi software ed Emma lo fa, non si fida di certo di ciò che dice, magari è un blef per non farla provare. O forse no, ma nel dubbio cerca di localizzarlo. 
Roma. Risulta la localizzazione a Roma. 
Dannazione. 
«Ti piace la capitale sceriffo?» gioca beffardo pensando di averla incastrata per bene. 
«E a te, ci sei mai stato? È lì che sei scappato quando hai ucciso Lucy Booth e ti è stata fatta terra bruciata intorno da August?» lo provoca a sua volta. È un gioco di potere e nessuno dei due vuole cedere. Al contrario, vogliono ottenere tutti e due il proprio scopo. 
«La capitale è molto bella, ti consiglio di andarci sceriffo. Buon cibo e monumenti da lasciare senza fiato.»
«Non siamo qui per parlare di quanto sia bella Roma.»
«Ah no? E di cosa vuoi parlare allora? Il video messaggio che ti ho mandato della morte di Lucy penso sia stato eloquente abbastanza no? Vuoi mandato anche quello della morte del tuo caro amico e mentore August per caso?»
Emma sta per chiudere la conversazione, ma non vuole cedere, non deve cedere. Deve controllarsi, deve mantenere la calma e non perdere il controllo. Può farcela. Deve farcela. August le ha insegnato come fare. 
Fa più di un respiro profondo e torna a parlare.
«Il prossimo video che guarderò, sarà quello in cui tu sarai sbattuto in carcere a marcire.»
«E sarai tu a farlo, nelle tue condizioni? Com’è che avete deciso di chiamarla la bambina... Aspetta... Hailey, se non erro giusto?» sa anche ciò. Emma non riesce a crederci. 
Non fa in tempo a replicare nulla che lui ha già chiuso la conversazione. 
Chiude con forza il portatile e si porta le mani sul viso. 
La notizia che lui sa anche il nome di Hailey la sconvolge e stavolta sarà più difficile cercare di non perdere la lucidità. Anzi quasi impossibile. 
Per fortuna a rientrare per pranzo è il suo capitano, che come promesso le ha portato la pizza. Una dalle delle tante voglie, con muffin e cioccolata calda di Granny’s. 
Ma nonostante apprezzi la sua vicinanza e il suo gesto dolce, non riesce ugualmente a togliersi dalla mente la telefonata. 
C’è qualcosa che non le torna. È forse solo una sensazione ma l’idea che Ade sia una persona molto vicina alla sua famiglia, la tormenta e non riesce ad allontanarla.
Tanto che dopo aver finito di mangiare torna ad accendere il computer per cercare di localizzare meglio il posto dove risale l’ID di Ade. 
Killian nel vederla già intenta a lavorare subito dopo aver mangiato, scuote la testa esasperato. Non vorrebbe nemmeno lasciarla sola, ha visto che è parecchio agitata, ma non vuole nemmeno litigare con lei e passare per il fidanzato troppo apprensivo, in fondo è in casa e non può succederle nulla. 
«Tranquillo, mi alzo solo per andare al bagno, promesso.» intuendo i suoi pensieri prima di salutarlo e notando il suo sguardo preoccupato. 
Lui in risposta le fa il solletico, perché ha capito palesemente che lei lo stia prendendo in giro per la sua iper protezione. Si scambiano un bacio lungo e passionale. 
E prima di andare Killian le dice che quel pomeriggio è con Regina per lavoro, per qualsiasi cosa può chiamare uno dei due e che i bambini sono con Mary Margaret e Zelena a casa Mills. Andrà Mary stessa a prenderli a scuola e portarli a casa Mills per farli giocare con Roland. 
Emma annuisce e lo saluta ancora una volta con un bacio a fior di labbra. Tornando subito dopo a immergersi nel lavoro.
Roma. Italia. Un appartamento romano. 
È la localizzazione precisa della chiamata. 
Roma. Italia. 
La città eterna martella la sua mente. Le dice qualcosa, ma cosa? 
Chi è che conosce che è stato in Italia... 
Sua zia Zelena. E...
Alan. Il suo compagno. È lì che i due si sono conosciuti. 
Fa un respiro profondo e cerca di pensare lucidamente. 
Deve trovare un altro collegamento. 
“No, lui brutto!” “Sono lo sceriffo Hope Jones e io ti arresto” 
Eccolo l’altro collegamento. Sua figlia. Sua figlia non ha mai sopportato Alan, quando di solito è la bambina più socievole e solare del mondo. Sa benissimo che i bambini hanno un forte intuito quando si tratta di persone losche, proprio come gli animali. Avvistano prima di tutti il male. I bambini, come gli animali, sanno perfettamente di chi fidarsi e di chi no. Hope non si è mai fidata di Alan. 
Ma non basta. Per quanto ringrazi sua figlia. Anche perché lei le ha fatto capire fin dall’inizio che l’uomo non era chi diceva di essere. E poi ora che ci pensa, troppo gentile, sempre sorridente, troppo perfetto. 
A questo punto inizia a dubitare anche che Robert sia figlio di Robin, forse ha convinto sua zia a raccontare questa verità, per arrivare a Storybrooke e spiare tutto da vicino. Forse sua zia è stata manipolata come Lucy Booth. 
Il suo cervello continua a correre alla velocità della luce, a fare congetture. 
Altri particolari le giungono alla mente, come rivelazioni a cui prima di quel momento non aveva mai badato o dato peso. 
Quando Killian le ha detto della docente lei era appena entrata in casa Mills e ha detto di informarsi sulla donna e che fosse una buona pista. E lui eri lì. Ed è sicuramente lì che è entrato in gioco Walsh. È stata lei quindi a dirgli della loro pista. È stata una stupida. 
E la mattina in cui è morto Pan, sua zia Zelena e Alan sono passati da casa loro per riportargli un vassoio che aveva lasciato a casa di sua madre. 
“Dobbiamo andare a fare delle commissioni e passavamo da queste parti” gli ha detto sua zia, ma forse ci sono passati di proposito, per poter studiare bene le dinamiche su come agire e ha visto dove Killian nascondesse la pistola in qualche modo. È pur sempre un ex poliziotto, sa come passare inosservato e intanto guardare e spiare. 
Tutto torna. 
Ma non basta, ha bisogno di una prova concreta. 
Con decisione digita sul suo portatile alla ricerca dell’appartamento romano. Ci deve essere proprietario, un affittuario, qualcuno... 
Digita con decisione sopra i tasti, impaziente di scoprire la verità. Gli occhi le bruciano, ma non può fermarsi. Più che altro le bruciano perché ha la testa che le scoppia per tutte quelle congetture fatte... 
È a un passo dalla verità ormai e ciò la spaventa e allo stesso tempo la rende più elettrizzata. L’adrenalina ormai è entrata in circolo nel suo corpo. 
Ed eccolo l’appartamento. 
Il proprietario è “ALAN RODRIGUEZ”
Lui. È lui. Questa è la prova. 
Sta per chiamare il commissario di polizia e Killian, quando le torna in mente che i bambini sono a casa Mills, con Mary, Zelena e... Alan. O meglio con Ade.
 


Spazio autrice: Ed eccoci qui al primo appuntamento dell'anno e finalmente si scopre chi è Ade! Chi aveva puntato tutti gli spicci su Alan ha fatto bene, anzi benissimo. Ahahahahahahaha Ed é proprio lui il nostro colpevole e ora? I bambini sono in casa con le due donne, ma c'è anche Alan/Ade in casa... Cosa farà Emma? La quale tra l'altro deve stare anche sotto osservazione? Ehehehe Siamo quasi alla fine dei conti per il nostro Ade, voi che dite? Be detto ciò, vi auguro una buona domenica, io oggi torno a Roma, ma le ferie non sono ancora finite, me ne andrò a Napoli per qualche giorno e torno il 7 gennaio. Che pacchia! Ma poi si ricomincia a lavorare a pieno ritmo! A parte questo, mi auguro di vero cuore che il vostro 2020 sia iniziato nel migliore dei modi, che prosegui altrettanto bene e che sia felice e sereno per ognuno di voi, se pur ci sentiamo con alcuni solo in questa piattaforma, comunque mi fa piacere chiacchierare in privato con voi! Grazie per questo anno passato insieme e per seguire la mia storia! 
Buon week end a tutti voi e a prestissimo! 

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Capitolo 18
*** Il nemico in casa ***





Capitolo diciotto - Il nemico in casa 


Senza pensarci chiama il commissario di polizia per avvertirlo di ciò che ha scoperto e soprattuto che i suoi figli, con suo fratello Andrew e Roland, sono in casa con lui, con Ade.
Il commissario per sua fortuna risponde velocemente alla chiamata. 
Ed Emma inizia a raccontargli tutto ciò che ha scoperto, senza tralasciare nulla, tanto meno la prova schiacciate dell’appartamento di Roma. Non ci sono dubbi ormai e se ne convince immediatamente anche il commissario di polizia. 
«Emma non uscire da casa, andiamo noi.» sapendo della sue condizioni e del fatto che l’ultima volta abbia rischiato molto. 
Ma la ragazza non vuole sentire ragioni, non lascia da sola i suoi figli con quel pazzo. Non sa nulla, quindi sicuramente è innocuo, non sa che lei ha capito tutto, ma non può rischiare. Non deve rischiare, non vuole che accada qualcosa ai bambini.
«In quella casa con quel pazzo ci sono i miei figli, mio fratello e Roland, quindi non me ne rimango a casa con le mani in mano, dannazione.» esclama prontamente, alzando il tono della voce. Non se ne resta buona, buona con i suoi figli che rischiano la vita, soprattutto se decidono di fare irruzione in casa. 
Il commissario annuisce, ma le dice di non entrare in casa se prima non è giunto lui con i suoi uomini e Emma ubbidisce. Mentre intanto iniziai a vestirsi per andare a casa Mills. Sa già che arriverà prima lei. 
Una volta in macchina chiama Killian per informarlo di ciò che sta succedendo e di venire immediatamente. Ma il suo telefono risulta staccato e anche quello di sua madre e così lascia un messaggio vocale, non può perdere altro tempo.
Deve andare lì.
Arriva davanti casa Mills alla velocità della luce e una volta davanti, sente piangere Hope. Si allarma immediatamente e suona. Deve proteggere i suoi figli, deve fargli uscire di lì in qualche modo, con una qualsiasi scusa, senza insospettire Ade. 
Ad aprirle è Mary Margaret, la quale sembra sorridente e felice, questo vuol dire che in casa non sta accadendo nulla di allarmante. Si rilassa un po’, ma rimane sempre in agguato. Ha anche la sua pistola con sé. 
Entra in salotto e vede Hope in lacrime litigare con il suo zio Andrew. Lui ha osato toccagli il suo distintivo ed è scoppiata a piangere disperatamente. Guai a chi glielo tocca. 
Zelena è sul divano accanto a Henry e Roland che sono intenti a giocare a un videogioco e Ade è seduto accanto a lei, appena entra i loro sguardi si incrociano. La ragazza sorride istintivamente, senza far prevalere nessuna emozione, ma per la prima volta lo vede per quello che è. Un assassino. Il suo sguardo limpido e sereno, non gli sembra più così pacifico. Al contrario vede i suoi occhi chiari, pieni di sarcasmo, di odio, di arroganza.
«Sapevo che avresti lavorare tutto il giorno.» le dice Mary Margaret, mentre intanto Hope vedendola è corsa nella sua direzione per farsi consolare dalla sua mamma. 
«Si, però ero piuttosto stanca e ho preferito venire qui per stare con i miei bambini.» dice subito, pensando velocemente a un modo per portarli via da quella casa. 
«Ma visto che è una bellissima giornata, è stupido passare il pomeriggio chiusi in casa, andiamo al parco?» propone a tutti i bambini. Hope la guarda subito felice, seguita da Andrew che non ha voglia di stare dietro al videogioco, ci sta poco, lui preferisce i giochi all’aria aperta, come gli ha insegnato il suo papà. 
Henry invece non è d’accordo. Non ha voglia di uscire, è stanco. 
«Ragazzino ti farà bene prendere un po’ d’aria. Andiamo a prendere un gelato.» propone per convincerlo, ma il bambino ancora una volta rifiuta.
Non è da lui fare i capricci e se li fa deve essere davvero stanco, ma ora Emma ha bisogno di portarlo via da quella casa.
«Henry per favore, dammi quel gioco e usciamo.»
«Ho detto di NO.»
«Dannazione Henry, devi fare quello che ti dico io.» urla. Ha perso la pazienza, ma è anche il nervoso, l’agitazione per il momento delicato, suo figlio proprio quel giorno ha deciso di non obbedire.
«Henry bisogna sempre obbedire alla mamma....» interviene Alan, guardando dritto negli occhi Emma. 
Ha capito. La ragazza ha capito che lui sa, che ha rimesso insieme i pezzi. 
È in pericolo, sono tutti in pericolo. 
Non può più uscire adesso, è obbligata a resta, a non dare nell’occhio. Ha sbagliato a insistere, a perdere la pazienza così... E ora? 
Spera solo la che polizia arrivi presto e che tutto si risolvi quanto prima. I suoi figli non dovevano finire coinvolti in tutto questo. 
Henry per il rimprovero è scoppiato a piangere, sono stati vani i tentativi di Emma di consolarlo, continua a piangere e quando si decide ad avvicinarsi a lui per abbracciarlo, Ade la sorprende ancora e le pone la fatidica domanda.
«Qual’è la prossima mossa sceriffo, visto che è fallita la prima?» le chiede freddo e non smettendo mai di guardarla. 
Intanto nella stanza gli occhi sono tutti puntati su loro due, in particolare su Emma che non ha mai alzato la voce in quel modo contro suo figlio. Mary Margaret è sconvolta e non ne capisce veramente il motivo. Come non capisce quella domanda di Alan, cosa sta succedendo? 
Zelena a sua volta è spiazzata, non ha mai sentito Alan rivolgersi a qualcuno con quel tono freddo e spietato, ha quasi paura. Non sembra nemmeno lui. 
«Dire a tutti che mostro schifoso sei! La tua compagna sa che sei un pluriomicida? Lo sa che sei colui che ha spezzato la vita a Lucy e August Booth? Oltre che a un innocente anziana docente che ha fatto l’errore di sapere qualcosa in più sul conto di Lucy?» ribatte a sua volta, facendo capire a tutti i presenti che cosa sta succedendo. È da sola, ha bisogno anche delle due donne se vogliono uscire vive da lì dentro. La polizia non può nemmeno entrare e fare fuoco sapendo che ci sono dei bambini, quindi non è facile come situazione e forse deve risolverla Emma da dentro. 
Zelena si volta verso di lui e istintivamente si alza, spaventata. Lasciando modo ad Ade di avvicinarsi a Henry e puntargli la pistola che nascondeva dietro ai pantaloni. 
Anche Emma ha afferrato la sua, ma vedendo che lui la sta puntando verso suo figlio non riesce a muoversi. La vita di Henry dipende da lei, non si farebbe problemi a spezzare la vita di un bambino. 
«Metti giù la pistola e butta il cellulare per terra insieme ad essa o faccio saltare la testa di tuo figlio.» la minaccia. 
Gli occhi di Henry sono ricoperti dal terrore e da altre lacrime, stavolta non per essere stato strillato. Emma vorrebbe solo correre da lui, mettersi al suo posto e avere lei quella pistola puntata contro. 
Roland, Andrew e Hope sono spaventati a loro volta, sono nascosti dietro Mary Margaret e Hope sussurra “Hetty” volendo quasi che il bambino la raggiunga, tendendoli infatti la manina come a volerlo metterlo in salvo. È una scena che strazia ancora di più Emma. 
È ovvio che lascerà andare la pistola e butterà il cellulare, il quale nel frattempo ha iniziato a squillare, rivelando che c’è Killian dall’altra parte. 
Lo getta a terra insieme alla pistola e nell’impatto si chiude la telefonata. 
«Lascialo andare adesso! Lascia andare tutti, i bambini e Mary Margaret non c’entrano in questa storia, tanto meno Zelena. Restiamo solo io e te... Prendi me in ostaggio e lascio tutti loro. È a me che vuoi in fondo no?» propone lo sceriffo per liberare tutti gli altri. 
«Troppo facile sceriffo, dove starebbe il divertimento?» dice ancora con quel suo tono freddo e spietato. Obbligando poi Mary Margaret con i bambini a sedersi. 
Fa verso anche alla sua compagna di fare altrettanto, ma lei non ubbidisce.
«Alan... Ma, ma che stai facendo?» interviene a quel punto proprio Zelena, è sconvolta. È stata per anni con un assassino, non riesce a crederci. L’ha sempre visto come un uomo dolce, gentile, perfetto. Non avrebbe mai pensato che dietro quello sguardo protettivo si è sempre nascosto uno spietato serial killer. Come ha fatto a essere così cieca? Ora riesce a capire tutte le sue belle parole, il suo spingerla verso la sua famiglia nuovamente, era solo un misero e banale tentativo di arrivare a Storybrooke e fermare sua nipote nello scoprire la verità. Eppure nonostante tutto, nonostante adesso sappia la verità ama quell’uomo. Prova dei sentimenti forti per lui, ma contrastati dalla rivelazione appena ricevuta. È stato lui a costringerla a dire a Robin di suo figlio e sconvolgere la vita di sua sorella. Solo ora capisce che l’ha fatto per mere interesse personale e lei è stata ingenua e stupida ad assecondarlo. Ha assecondato la sua follia. É anche colpa sua se è accaduto tutto ciò, se ora per mesi la sua famiglia é stata in pericolo, con un pazzo assassino in casa. É colpa sua se ora i bambini rischiano la vita, se tutti loro rischiano la vita. Come ha fatto a essere così cieca? Si domanda perché l’amore rende ciechi, si domanda perché non ha capito nulla... Ma recriminare non serve, forse può ancora rimediare e aiutare sua nipote.
«Zelena, amore, non cambierà niente tra di noi... Appena avrò la mia vendetta è avrò insabbiato anche questa storia, scapperemo insieme. Solo io e te. Tanto Robert ora ha una nuova famiglia. Facciamo fuori solo questa maledetta ragazzina che si crede sceriffo, esattamente come quello schifoso di Booth e non torniamo mai più. Dove vuoi andare amore?» le chiede guardandola negli occhi con dolcezza. Il solito Alan di sempre. Non il serial killer di pochi attimi prima.
La donna lo guarda spaesata, confusa, arrabbiata. Come può dire seriamente? Come può solo lontanamente pensare che è disposta a scappare con lui?
Ma quel discorso insensato fa venire in mente un piano ad Emma. Guarda sua zia e cercando di non farsi vedere da Ade e gli dice di annuire, le fa solo segno, sperando che sua zia la capisca. 
Ed è così. 
«Va bene amore, io voglio andare ovunque vorrai andare tu, ma ci pensiamo una volta che siamo lontani, qui ci sono troppo orecchie indiscrete non trovi?» dice guardandolo con malizia e malignità. Non le riesce difficile essere maligna, per un’intera vita lo è stata con i suoi genitori e con sua sorella, senza un motivo e solo adesso se ne rende conto. Solo adesso si rende conto di aver sbagliato tutto, adesso che rischia seriamente la vita e la stanno rischiando delle persone a cui tiene, sua nipote, i suoi nipotini... Non vuole tutto ciò, non vuole che finisca così. Bluffa e spera che sia stata convincente e che la sua voce non risulti finta e arrabbiata, sofferente per ciò che ha scoperto. Delusa più che altro. Delusa da lui e da se stessa.
Ade non replica, quindi non può sapere se lui si è bevuto il suo tono. 
«Allora scappate adesso, no? Lascia andare loro e io verrò con voi fino al confine, mi accerterò che nessuno vi segua e vi lascerò andare. Ma lascia i bambini e Mary.» lo supplica Emma, dandogli un’idea su come mettere in atto il suo piano di fuga, ma in realtà spera che non si debba veramente mettere in atto. 
Ha sentito che la polizia è arrivata e che sono fuori a circondare la casa e spera che si possa risolvere diversamente. Inizia a dubitarne. 
Strano ma vero, Ade accetta. 
Ciò che Emma non sa è che arriveranno al confine e poi lui la farà fuori. È questo il suo piano. La polizia non è un problema, se Emma si offre lei stessa di andare con lui per salvaguardare i bambini e sa bene che non possono fare nemmeno irruzione, visto che ci sono degli innocenti. 
Intanto la polizia ha circondato la casa, in modo che non possa avere nessuna via di fuga. 
Killian e Regina sono disperati, hanno saputo che Emma è dentro, ma che dentro ci sono anche i bambini. Si ritrovano di nuovo in una situazione così angosciosa e pericolosa. Ancora una volta si ritrovano a sperare che i propri cari sopravvivano. Ci sono i bambini per giunta stavolta, la situazione è ancora più drammatica. 
Killian vorrebbe entrare in qualche modo e mettere in salvo loro, poi la sua Emma incinta della sua Hailey. 
Regina vorrebbe fare lo stesso, ma al contrario di Killian riesce a ragionare più lucidamente e se pur sia terribilmente spaventata e vorrebbe essere lei in quella casa al posto dei bambini, sa che non può perdere la testa. 
Al contrario di Killian che sta cercando di capire in tutti i modi come vogliono entrare o che cosa hanno intenzione di fare e ha già sbraitato più di una volta dicendo che dentro c’è sua moglie e i suoi figli. 
Anche David è nervoso e agitato, è appena arrivata avendo appreso solo in quel momento la situazione e non riesce a darsi pace. Lì in quella maledetta casa con un pazzo serial killer c’è tutta la sua famiglia. Sua moglie, sua figlia Emma, suo figlio Andrew e i suoi nipotini. Non può stare con le mani in mano o rischia seriamente di impazzire, di fare qualche colpo di testa. Cammina avanti indietro sperando che si tratti di un incubo, semplicemente uno stramaledetto incubo e che da un momento all’altro si sveglia accorgendosi che è tutto nella sua testa. Ci prova, chiude e riapre gli occhi, ma ciò che gli si para davanti non cambia. La polizia circonda casa di Regina e la sua famiglia è ancora dentro. 
Vede poi che Killian è nella sua stessa situazione, rischia di picchiare qualcuno o di commettere qualche sciocchezza e lo capisce, lo comprende meglio di chiunque altro. Si sente impotente, esattamente come suo genero. Ed è una sensazione orribile, che non avrebbe mai voluto provare ancora. 
Il commissario di polizia con l’altoparlante spiega ad Ade di rilasciare gli ostaggi e in cambio se ha delle richieste da fare. 
Sapendo esattamente che sarebbe andata così, essendo stato anche lui in polizia, dice ad Emma di prendere il suo telefono, alzandosi e puntandole ora la pistola alla tempia per farle prendere solo quello e non fare passi falsi; le dice di telefonare per contrattare. Per spaventarla fa partire un colpo di pistola verso il muro. Non scherza. 
I bambini allo sparo strillano. 
Da fuori il panico si fa sempre più disperato, non potendo vedere che cosa sia successo. 
Ade l’ha fatto anche per questo, per far capire chi comanda ai poliziotti là fuori. La telefonata per giunta non giunge ancora e temano veramente il peggio. 
Il telefono del commissario squilla e prontamente risponde. Sa che è un ex poliziotto e che è bravo a giocare, sicuramente non si lascerà abbindolare da false promesse e che si aspetta l’irruzione e che quindi deve riuscire a comunicare con Emma all’interno o con uno dei bambini e dare loro un codice, una qualsiasi cosa. 
«Voglio che mi lasciate passare, con Zelena e mi fate lasciare la città a bordo di una macchina sportiva. Lo sceriffo verrà con me fino al confine in modo che voi altri non facciate scherzi. Solo a queste condizioni lascio andare gli ostaggi. Se fate solo un passo farlo i primi a morire saranno i bambini.» dice non appena sente che dall’altra parte è stata attivata la chiamata. 
«Va bene! Avrà la macchina, ma quando arriverà prima di lasciare la città, dovrai rilasciare gli ostaggi e vengo io con te. Lo sceriffo è incinta.» propone il commissario. Sotto richiesta di Killian, in realtà sarebbe voluto andare lui al posto di Emma, ma ha preferito di no e proporsi lui in persona. Spera che non si arrivi a lasciarlo andare, ma nel caso sia necessario, pensa che sia troppo rischioso lasciare andare il vice sceriffo. Teme colpi di testa, visto quanto sia coinvolto.
«Non se ne parla! Lo sceriffo verrà con me o lei o niente.»
Intanto David che è anche lui vicino a suo genero, sente prontamente le parole del commissario e guarda Killian negli occhi, ha capito bene, Emma è incinta? Sua figlia non solo è in quella maledetta casa, in pericolo, ma è incinta? E poi perché lui non ne sapeva nulla? Guarda istintivamente anche Regina e si accorge dal suo sguardo che anche lei sapeva tutto. 
Sia il pirata che la sua amica lo guardano, ma non si degnano di dargli una risposta.
«CHE VUOL DIRE CHE È EMMA È INCINTA? PERCHÉ IO NON NE SO NIENTE? COS’È QUESTA STORIA, DIAMINE PARLATE.» sbotta urlando contro i due senza rendersi conto. È sconvolto e sente il cuore battere alla velocità della luce, ma non di certo per la felicità. Sta per avere un attacco di panico, sente improvvisamente la testa pesante e che vortica, avverte un senso di nausea che non riesce a controllare e tutto intorno a lui si muove... Prontamente uno degli agenti lo afferra prima che possa cadere a terra e sbattere la testa. 
Ci mancava solo questa. 
Viene messo seduto in macchina a riprendersi, lontano dalla trattativa per non creare intralcio ad essa. Regina si occupa di lui, mentre Killian resta lì ad assistere.
Quando David finalmente si riprende un pochino, chiede spiegazioni a a Regina e vuole sapere ogni cosa, soprattutto da quanto lei lo sappia e di quanto è incinta Emma. Pensa di poche settimane, si sconvolge quando invece la donna gli dice di due mesi e mezzo ormai. Non riesce veramente a crederci. Ora oltre a essere seriamente preoccupato, è anche seriamente arrabbiato. Spera solo che sua figlia esca viva da quella orribile situazione per cantargliene di tutti i colori. E a quel pensiero torna la paura di non rivederla mai più, di perderla e si sente un perfetto idiota a essere arrabbiato con lei, ma non riesce a non esserlo. 
Mentre la trattativa prosegue e Killian vuole parlare con Emma, forse qualche speranza c’è.
«Voglio parlare con lo sceriffo.» chiede a quel punto al commissario.
Ade da dentro ci pensa un attimo, ma poi decide di passare il telefono ad Emma ma che vuole messo il vivavoce, non vuole che da fuori le dicano cose per incastrarlo.
Passa il telefono alla ragazza con già il vivavoce inserito. 
«Emma, love, state tutti bene?»
«PAPÀ.» urla Hope sentendo la voce del suo papà e sia Emma che Killian sentono che devono fare qualcosa. La vocina della bambina è spaventata e piena di terrore. Non dovrebbe vivere tutto ciò, dovrebbe solo giocare e divertirsi. 
«Hope, Amore! Sono io si. Ti voglio bene sai?» le dice e poi si rivolge nuovamente alla sua fidanzata e le chiede com’è la situazione ed Emma lo rassicura che stanno tutti bene. Hailey compresa.
E poi mette in atto la sua strategia. Sperando che qualcuno possa intervenire. Soprattuto che Emma capisca. 
«Love, ti terrò fuori da lì. Ti ricordi che cosa ti ho detto quando ero in carcere, che quando ti avrei riabbracciato avremmo fatto l’amore fino allo sfinimento? Bene, pensa a ciò amore mio, pensa a ciò per farti forza. » dice ed Emma arrossisce visibilmente, ma che sta dicendo? In un momento come quello... E poi capisce, è il suo piano. Vuole fare lo sdolcinato per distrarre Ade, farlo avvicinare a lei, metterlo di spalle e così attaccarlo. Farlo attaccare. 
Guarda Zelena, prima di replicare e spera che lei capisca, deve capire. 
«Anche tu amore mio. Ma sarà ancora più bello, vero?» replica lei.
Killian sorride, si intendono alla perfezione.
«Puoi contarci, love.» esclama. Mentre fa segno al commissario di fidarsi.
Proprio a quel punto sente Ade dire “la smettete con queste stronzate” con rabbia e cercar di strappare il telefono dalle mani ad Emma, ma lei prima che possa farlo alza il braccio per colpirlo sotto al mento con forza. Zelena intanto che ha compreso pure lei, è già dietro di lui con la lampada che ha trovato lì vicino e gliela dà forte in testa. 
Senza perdere tempo lo sceriffo dice ai bambini e a Mary di correre fuori e di farlo il più velocemente possibile e di farsi aiutare da Zelena, la quale sconvolta guarda il suo uomo a terra e non sa se preoccuparsi o meno. Lo ama, nonostante tutto. Ma poi, capisce che non è chi ha sempre pensato che fosse e aiuta la donna a portare via i bambini. Sono terrorizzati e hanno bisogno anche di lei. Prende Hope in braccio e corre fuori, seguendo gli altri. Non può evitare però le lacrime che rigano il suo viso. 
I bambini fanno giusto in tempo a uscire fuori e chiudersi dietro la porta che Ade, se pur barcollante, si riprende e spinge Emma con forza, la quale intanto ha recuperato la sua pistola, ma colta di sorpresa, non riesce a rimanere in equilibrio e sbatte sedere e schiena contro il muro. Fa malissimo, maledettamente male, ma deve rialzarsi. Il problema é che la sua pistola é di nuovo volata chissà dove.
Mentre intanto anche gli agenti di polizia e Killian con la pistola sguainata stanno facendo irruzione nella stanza. Ade fa fuoco, non vuole di certo arrendersi, fa fuoco per cercare di crearsi un varco e scappare, se pur la casa sia circondata. Ci prova, ci proverà fino all’ultimo respiro. Afferra Emma per un braccio, avendo difficoltà ad alzarsi e le punta la pistola alla tempia, se si avvicinano o sparano, rischiano di colpire anche lei, non hanno via di scampo e lui vuole lasciare la città. 
Riesce a raggiungere il giardino, stringe Emma alla gola per non farla scappare. Raggiungono la macchina della sceriffo stesso e con ancora la pistola puntata le dice di salire in macchina e di non fare scherzi, o sarà la sua fine e quella della sua bambina. Vuole superare il confine come stabilito, da solo, visto che Zelena l’ha tradito, come tutti del resto. É solo e rimarrà solo. Ma si toglierà almeno la soddisfazione di eliminare Emma Swan, una volta che sono fuori da Storybrooke.
Emma esegue gli ordini, ma prima di mettere in moto guarda in direzione dei suoi figli, per vedere se stanno bene. 
Henry è tra le braccia di Regina, esattamente come Hope, la bambina sembra piuttosto tranquilla, essendo piccola ha capito meno di ciò che stava accadendo, se pur si sia spaventata in ugual modo. Mentre Henry é terrorizzato. La ragazza vorrebbe scendere e andare ad abbracciarlo, rassicurarlo, ma sa che in questo momento non è possibile e spera che ci riescano i suoi nonni a farlo sentire al sicuro. É certa che ci riescano.
Ha lasciato detto di non seguirli, ma lo sceriffo é sicura che in qualche modo saranno dietro di loro, o meglio che Killian si ricorderà che nella sua auto hanno istallato da poco il GPS e che può benissimo rintracciarla, spera con tutta se stessa che se lo ricordi. Lei ha intenzione di andare avanti per un po’ per non farlo insospettire e poi fare un testa coda e poterlo in questo modo disarmarlo, é molto pericoloso a dire il vero, ma ci deve provare. E riuscire.
Il viaggio é silenzioso, Ade le punta ancora la pistola addosso e la intima di andare più veloce, se pur sappia che con un maggiolino non è che possano superare chissà quanto i limiti di velocità, a 100 chilometri orari, va comunque piano rispetto a un’altra macchina più potente. 
Come se non bastasse, Emma inizia a sentire delle fitte al basso ventre, ma cerca di non darci peso, pensando che sia solo il nervosismo e che forse lo sta sentendo anche la sua piccolina. Lei è una specialista a manifestarsi nei momenti meno opportuni, quindi pensa semplicemente che forse sia più agitata del solito. 
Ma Emma vuole spiegazioni, vuole capire e fargli confessare ogni cosa.
«Perché hai ucciso Lucy Booth?» gli chiede a brucia pelo. 
«L’amavo, ma quella puttana dopo avermi giurato amore eterno é tornata da suo fratello. Eravamo fatti per stare insieme e lei mi ha tradito, non ha più creduto in me.»
«Amore non è essere possessivi, tu le impedivi di vivere. L’hai costretta ad abbandonare amici e famiglia per starti accanto, l’ha soggiogata» ribatte Emma decisa, ha capito subito che è così, che lui è un maniaco del controllo, che ha dovuto compensare la mancanza di una famiglia sua e ne ha voluta conquistare una a tutti i costi, anche ingannando.
«Ma che ne sai tu eh? Che ne sai che cosa vuol dire crescere in mezzo alla strada, abbandonato anche dalla tua stessa famiglia, che ne sai che cosa vuol dire avere una madre tossicodipendente e un padre che ti considera un nullafacente, quando il nullafacente é sempre stato lui... Ha ucciso mia madre, a suon di botte e io dopo qualche anno ho ucciso lui, nella stessa maniera. Lucy non è stata la prima che è morta a causa mia. Lei, lei poi si è rivelata come i miei, mi ha abbandonato come loro... Come tutti.» racconta la sua vita di merda, tra droga, sesso precoce tra i vicoli del suo quartiere malfamato e solitudine, dove tutti sono amici, ma in realtà nessuno lo è per davvero. Dove un ragazzo per cercare affetto lo deve trovare tra le braccia di qualche donna in cerca di avventura. Fino a che non è arrivata nella sua vita Lucy Booth, conosciuta per caso una sera a una festa. Lei non sembrava nemmeno a sua agio in quel posto, tra quella gente che non faceva altro che fumare, bere e ballare tutta appiccicata e ben presto ha sentito la necessità di riprendere aria. Ed è a quel punto che Ade si è avvicinato a lei, per conoscerla, perdendo la testa per lei sin dal primo sguardo. Occhi chiari, capelli castani e un viso d’angelo che l’ha fatta essere sin dal primo istante la più bella ragazza che avesse mai visto in vita sua. Non che avesse molti metri di paragone, abituato a divertirsi con donne molto più grandi di lui... Ed é lì che hanno iniziato a parlare e l’affetto, l’amore presto si è trasformato in ossessione, desiderando di trovare quell’amore che non ha mai avuto, in lei. L’ha allontanata dai suoi affetti, dai suoi amici e dal fratello. 
«Booth sapeva chi fossi, da dove venissi... Ha cercato in tutti i modi di allontanarci, Lucy non gli credeva all’inizio, era mia, era completamente innamorata di me. Una sera poi mi ha visto spacciare droga nel quartiere, con il mio lavoro di poliziotto rubavo la droga dagli archivi per rivendermela. Dichiaravo di averne trovata di meno, per rivedermi l’altra parte e ha capito che suo fratello avesse ragione. L’ho costretta con la forza a rimanere con me... Ma poi non so come è tornata da lui, di punto in bianco é sparita dalla mia vita e quel bastardo ha iniziato a farmi terra bruciata intorno. Ho deciso quindi di dovermene andare, ma non prima di aver ucciso Lucy, l’amavo capisci? O mia o di nessuno. Le ho tolto la vita per questo e ho cercato di far ricadere la colpa sul fratello, non riuscendoci. Con l’aiuto di un mio superiore, sono scappato.» confessa ogni cosa ed Emma ascolta in silenzio e continua a chiedere spiegazioni, soprattutto come mai ha deciso di uccidere August dopo tutto questo tempo, perché vendicarsi dopo tanti anni...
«Doveva pagare per avermi tolto l’unico amore della mia vita e per avermi rovinato la vita. Dovevo farlo fuori e rovinargli a sua volta la vita, infangando il suo nome, ma poi sei arrivata tu, non avevo fatto i conti con te mocciosa. Ho provato in tutti i modi a metterti il bastone tra le ruote, ma non ci sono riuscito, o forse... Non è detto...» ghigna soddisfatto impugnando meglio la pistola tra le mani. Ed é a quel punto che Emma decide di mettere in atto il suo piano.
Continua a guidare fino a che non arriva a un incrocio molto largo, in cui non c’é nessuno e aumenta ulteriormente la velocità, per poi inchiodare e girare il volante nella direzione opposta per far sbandare la macchina e andare leggermente fuori strada. Tanto che Ade sbatte la testa in avanti e ciò permette ad Emma di avere un po’ di vantaggio e disarmarlo. Lei non ha la sua pistola, non ha fatto in tempo a recuperarla in casa di sua madre e quindi prontamente disarma l’uomo, puntandogli contro la sua stessa pistola.
«Scendi con le mani in alto, bastardo.» gli dice con decisione, una sicurezza che non ha mai veramente manifestato e che sta venendo fuori tutta insieme.
Sa benissimo che non può fare tutto da sola e si augura che gli agenti siano in arrivo, intanto lo fa scendere e con la pistola ancora puntata verso di lui lo dichiara in arresto.
«Perché invece non spari e la facciamo finta eh? Avanti, sceriffo, sparami.» se deve finire in carcere a vita preferisce morire. Ha evitato per tanti anni di finirci, non vuole certo andarci ora e marcire lì dentro per il resto della vita. La provoca quindi, sapendo di scatenare così la sua ira.
Ma Emma non ha intenzione di cedere alle sue provocazioni, al contrario... Sente una macchina arrivare e riconosce subito che è quella del commissario di polizia. Sono arrivati e finalmente possono mettere la parola fine ad Alan Rodriguez. O meglio a Ade. 
In un attimo é circondato dagli agenti , con Emma che ancora lo tiene sotto tiro con la pistola, lui prova a darle un calcio per riuscire ancora una volta a scappare, ma non ci riesce perché prontamente lei fa fuoco per difendersi e Ade cade a terra, colpito al centro del petto.
I suoi occhi lentamente si chiudono, ma prima di esalare l’ultimo respiro riesce a dire semplicemente “ti odio mocciosa”, perché giustizia è fatta. Lei è riuscita a salvare August, il suo nome, il buon nome della sua famiglia. 
E la nostalgia prontamente si fa spazio in lei, nostalgia per il suo mentore, il suo amico August che non c’è più e che forse, dall’alto la sta guardando ed è fiero di lei. 
Se lo immagina con il suo sorriso sincero, i suoi penetranti occhi azzurri che le dice “ottimo lavoro sceriffo. Sono fiero di te. Sei diventata finalmente un cigno.” perché sa bene che lo avrebbe fatto. Glielo avrebbe detto eccome. 
Killian si avvicina prontamente a lei e si sorridono per poi baciarsi di impulso, quasi spinti da una forte scarica di adrenalina.
E solo quando si separano, Emma si porta le mani verso il ventre. 
Una forte fitta la fa piegare dal dolore. Ne segue un’altra e un’altra ancora. Urla per i forti dolori, dolori inspiegabilmente dolorosi. 
Un’altra ancora.
Non riesce proprio a reggersi in piedi e il panico torna a impossessarsi di lei. Non è più solo un semplice scalciare, no, qui c’è qualcosa di più serio. 
Quello è un chiaro sintomo. Hailey stavolta è seriamente in pericolo. 
Viene caricata sulla macchina della polizia  e a sirene spianate, viene raggiunto l’ospedale. 
Emma è in preda ai dolori, ma non desidera altro che la sua piccola si salvi. 
Killian accanto a lei spera lo stesso, mentre prega dispersamente, per la prima volta in vita sua, che non accada niente di brutto. Non potrebbero sopportare un dolore del genere.
Ne potrebbero morire entrambi. Soprattuto Emma. 









Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato, finalmente siamo giunti alla resa dei conti per Ade, finalmente ha fatto la fine che meritava, ma non con poche conseguenze per i nostri protagonisti. Emma rischia seriamente di perdere Hailey, riuscirà la bambina a salvarsi questa volta o ha tirato troppo la corda? Voi che cosa dite? David vogliamo parlare di quel povero uomo che ha scoperto della gravidanza della figlia in quel modo? Ecco, penso che in questo capitolo un po' complicato, quello sia stata la parte comica, se pur io non vorrei mai venirlo a sapere in questo modo 😂 Ci sará la ramanzina mi sa da parte di David eh, voi che dite? Nonostante sia giunta la fine di Ade, la storia non è ancora terminata, ha ancora un po' da raccontare, quindi vi terrò compagnia ancora per qualche sabato. Detto ciò, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo. 
Vi auguro una buona giornata e un buon week end. A prestissimo. 

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Capitolo 19
*** Hailey ***





Capitolo diciannove - Hailey

Una volta in ospedale Emma viene prontamente portata dalla ginecologa, le fitte al basso ventre sono cessate, ma non necessariamente è un buon segno. Al contrario per la ragazza non lo è per nulla. Le lacrime le stanno rigando gli occhi e tiene le mani sulla sua pancia e sta pregando che la sua piccola si salvi, le sta chiedendo ancora una volta di essere forte, nonostante lei sia stata una pessima madre, nonostante l’abbia messa in pericolo ancora una volta. Non riesce a crederci di essere stata cosi avventata, se solo non fosse entrata in quella casa probabilmente le cose si sarebbe svolte diversamente, Ade sarebbe comunque morto o magari arrestato e la sua bambina non rischierebbe la vita. 
Non può perderla, non sopporta lontanamente l’idea di perderla. La sua Hailey, la sua piccola Hailey che è così piccola ancora, ma si sta dimostrando una guerriera. La sua Hailey che è ancora così piccola, ma ha già occupato un posto speciale nel suo cuore e in quello di Killian. È la loro bambina, anche se non è ancora nata. Loro già l’amano incondizionatamente. 
La ginecologa prontamente la fa stendere e le scopre la pancia per monitorare la situazione e le condizioni della piccola, ma il suo sguardo non promette nulla di buono. 
«Emma ci è stato un piccolo distacco della placenta. Non è gravissima la situazione, se tenuta sotto controllo puoi portare a termine la gravidanza, ma probabilmente la bambina nascerà prematura. E soprattutto se non vuoi che diventi grave e che si rompa del tutto e quindi non arrivi più l’ossigeno sufficiente a tua figlia, devi stare ad assoluto riposo. Hai rischiato grosso. Basta lavoro fino alla fine della gravidanza e so che non è facile, ma dovrai passare molto tempo sdraiata.» le dice la dottoressa vedendo che lo sguardo di Emma è terrorizzato. La situazione non è semplice, ma con il giusto riposo e senza altri colpi e stress non è irrisolvibile e la gravidanza può davvero giungere a termine, se pur quasi sicuramente prematuramente. 
Emma tira un sospiro di sollievo, se per salvaguardare la sua Hailey deve stare sdraiata e non stressarsi, questa volta lo farà. Ubbidirà a ogni cosa che le dirà la dottoressa senza esitazioni. 
«Quindi Hailey sta bene?» chiede con ancora le lacrime agli occhi e la paura evidente in essi.
La dottoressa annuisce e per rassicurarla le fa sentire il battito del cuoricino della piccola. 
Killian che è entrato in stanza con lei, le afferra la mano e si lascia andare a un sospiro liberatorio. Sta bene. Hailey sta bene e non riesce a crederci, seriamente ha creduto che stavolta non ci sarebbe stato più nulla da fare. Quando ha visto Emma in preda a quei forti dolori, ha tenuto il peggio. Ha cercato di essere forte per lei, ma in cuor suo si stava sentendo seriamente male e il solo pensiero di perderla, gli ha procurato male al cuore. Un male inspiegabile, un male che non si può realmente comprendere finché non ci si trova a viverlo in prima persona. 
E invece, ancora una volta sua figlia si sta dimostrando con una grande voglia di vivere. Questa piccoletta, non è altro che ancora un piccolo esserino, ma ha già il carattere giusto e una gran voglia di venire al mondo a conoscere tutta la sua famiglia. 
«Per precauzione Emma, vorrei ricoverati per qualche giorno, in modo da tenere la situazione sotto controllo, se tutto resta così invariato, potrai tornare a casa.» le dice. È davvero solo per precauzione, la situazione non si dovrebbe complicare, ma non vuole escludere nulla e quindi preferisce esserci per qualsiasi cosa o problema che sorge nelle prossime ore. 
La ragazza annuisce e poco dopo viene trasferita in reparto. 
Ha ancora i suoi vestiti addosso, ma Robin si è offerto di andare lui a prenderle il pigiama e le sue cose, mentre lei è in compagnia dei suoi genitori. Deve parlare tra l’altro con suo padre, il quale dalla faccia non sembra per niente sereno, al contrario, è molto arrabbiato. 
Killian ha spiegato la situazione e ciò che ha detto loro la dottoressa, soprattutto che Emma non deve subire stress ulteriore, più che altro rivolto a David, ma sa che non farà niente di avventato sapendo ciò. Se pur crede, che il suo occhio ha rischiato seriamente di diventare nero a questa sua affermazione.
Quando lui esce dall’ospedale entrano i genitori di Emma, seguiti dai bambini, i quali sono stati sottoposti a controlli per precauzione visto ciò che hanno subìto e poi hanno chiesto espressamente di essere portati dalla loro mamma. Hope è ancora un po’ spaventata ma adesso che è tra le braccia di Emma si sente già meglio, al sicuro. 
«Sai amore che è stato merito tuo se la mamma ha capito che Alan fosse il cattivo che cercavo? Tu e la tua antipatia nei suoi confronti. Quindi collega, grazie.» le dice per farla ridere e infatti Hope orgogliosissima di ciò che ha fatto e per essere stato merito suo, si tocca il distintivo di carta e lo mostra a tutti i presenti. 
«Io sempre detto che lui brutto.» aggiunge poi con ulteriore orgoglio, come se dovessero ascoltarla più spesso. 
Inevitabilmente scoppiano tutti a ridere, ma poi il momento si va nuovamente serio, quando è Mary a prendere la parola e congratularsi con Emma della sua gravidanza. 
La ragazza sorride felice e abbraccia la donna, ma poi il suo sguardo si sposta verso David. Killian le ha detto il modo in cui è venuto a saperlo e sinceramente si sente in colpa, non è così che voleva dirglielo... Ormai il danno è fatto e non può certo tornare indietro, anche perché se potesse farlo, ora non avrebbe fatto l’errore di far staccare quasi la placenta. 
David la guarda a sua volta e il suo sguardo non è comprensivo come quello di sua moglie, al contrario... 
«Papà, mi dispiace. Non è così che volevo dirtelo... Io... Scusami. Solo che...» non sa nemmeno lei come giustificarsi, in realtà non vuole affatto giustificarsi, vuole essere finalmente sincera, ma non è facile e poi cosa può dirgli, che è nata inaspettatamente? Effettivamente è così, ma non vuole di certo dire come e poi teme che lui pensi che comunque sia presto per una nuova gravidanza. E forse in un certo senso lo è. 
«Quello che vuole dire Emma è che questa bambina è arrivata inaspettatamente, non era prevista, ma noi l’amiamo molto.» interviene il suo fidanzato per aiutarla a trovare le parole più adatte, in fondo lui è responsabile quanto Emma. Ma immagina che ancora una volta rischia di ritrovarsi con un occhio nero o qualche botta ai gioielli di famiglia per evitare ulteriori gravidanze future. Ecco Killian deduce che forse questa seconda opzione sia più plausibile e la teme quando lo sguardo di David si sposta da sua figlia a lui. 
«Regina mi ha raccontato tutto. E con tutto, dico TUTTO. Anche della festa e della sangria.» dice con tono duro. Si è fatto raccontare ogni cosa una volta che erano in macchina e lui si era quanto meno ripreso dal suo attacco di panico. Ha voluto sapere veramente ogni cosa e Regina ha dovuto confessare anche il modo in cui fosse stata concepita. L’errore che ha portato alla gravidanza. 
«E prima che voi due possiate dire qualcosa vi dico subito che siete due incoscienti. Soprattuto tu Emma. Non solo metti a mondo un’altra figlia, così dal nulla, a soli 23 anni, quando dovresti goderti la tua vita di ragazza, come le tue coetanee, ma non solo... Continui il tuo lavoro come se niente fosse, rischiando la sua vita e la tua. Dimmi, ma che cosa ti è saltato in mente eh? Ce l’hai un po’ di sale in zucca?» sa che non deve procurarle altro stress, ma deve dire ciò che pensa, deve dirlo o si sente male nuovamente. Non sa spiegarsi se è più arrabbiato per il fatto che lei non gli abbia detto nulla della gravidanza, per la gravidanza di per se o per il fatto che abbia rischiato seriamente la vita dentro quella maledetta casa, oltre che a subire un trauma non indifferente a livello psicologico se avesse perso la bambina. 
«Lo so, mi pento di aver messo in pericolo la vita di Hailey, ma non succederà più! E vorrei tanto che tu, accettassi la cosa, se pur non la condividi a pieno.» 
«Hailey, è così che sia chiama? Non sangria?» ironizza David sulla cosa e guarda ancora una volta sua figlia negli occhi. Lei lo guarda altrettanto seria, se ha fatto una battuta non è stata per nulla divertente, al contrario, è veramente pessima e di cattivo gusto. Ma prima che possa replicare, David prende la parola ancora una volta. 
«Non so se riuscirò ad accettarlo tanto presto!» risponde sincero e poi voltandosi verso suo genero: «E tu, dovevi dirmelo!» rimprovera anche il fidanzato di sua figlia per avergli taciuto la cosa e perché è stato a sua volta un irresponsabile, specie perché quella sera è quello che, a detta di Regina, che avesse bevuto di meno tra i due e doveva seriamente pensare alle conseguenze di non usare precauzioni. 
«Hai trent’anni, possibile che non hai ancora imparato che esistono delle cose chiamate precauzioni e che vanno usate?» sembra che stia facendo una lezione sul sesso sicuro ed Emma è arrossita visibilmente, anche perché parlare di questo genere di cose con suo padre non può negare che la rende piuttosto nervosa e imbarazzata. Non è un argomento con cui di solito vai a parlare con i genitori, figuriamoci con un papà. 
Inoltre, non può negare che ci sia rimasta piuttosto male a quel suo “ non so se riuscirò ad accettarlo tanto presto” cosa significa, che vorrà meno bene a Hailey visto com’è venuta al mondo? Che sarà considerata una nipote di serie B per questo? O forse che vedrà lei con occhi differenti? O un insieme di tutte queste cose? Vorrebbe chiederglielo, capire, approfondire l’argomento ma si rende conto che non è il momento adatto, oltre al fatto che è terribilmente stanca. 
A interrompere poi la lezione sul sesso sicuro che ha messo in scena David, è la piccola Hope, la quale non ha capito molto della conversazione avuta tra i grandi, ma una cosa l’ha capita: qualcuno sta credendo dentro la pancia della sua mamma e questo già non le piace. Ha chiesto spiegazioni a suo fratello maggiore e lui gli ha spiegato che si tratta di una bambina, o meglio una sorellina, che presto arriverà a casa a giocare con loro. 
«Mammina io non volere la sorellina che viene a casa a giocare con noi. Hetty è mio, tu sei mia, papà mio, nonni miei e anche i giochi. Io non voglio dare giochi alla sorellina. Non la fare venire. Mandala a casa di un’altra famiglia, okay?» le dice Hope salendo nuovamente sul letto accanto a Emma per parlarle. 
La ragazza all’affermazione di sua figlia si sente morire, se da una parte le viene da ridere per quello che ha detto, perché è stata di una tenerezza infinita, dall’altra teme questa sua gelosia. Sperava che non lo sarebbe stata. 
È arrivata alla conclusione che questa gravidanza le sta causando davvero troppo stress e non è mai stata così stressata e sotto pressione nelle due precedenti gravidanze. Dopo questa non resterà mai più incinta. Lo dirà anche a Killian. E non ha ancora nemmeno partorito.
Si concentra però adesso sulla sua piccola, deve spiegarle e farle capire che non c’è motivo di essere gelosa. 
«Amore, ma se arriva la sorellina non significa che noi ti vorremo meno bene. Te ne vorremmo molto di più, esattamente come a lei.» ma non pensa di essere riuscita a convincerla, al contrario. Hope scoppia a piangere e allunga le braccia verso sua nonna per farsi prendere in braccio da lei. 
Regina allunga le sue verso la bambina e l’accoglie nel suo abbraccio, solo allora Hope sembra rasserenassi. 
Mentre lei si becca un’occhiataccia da parte di David. 
Emma in realtà adesso che sembra che la questione Hailey sia sotto controllo è preoccupata per il suo ragazzino, é taciturno e ancora non ha detto una parola da quando lei è stata portata in camera. Ha bisogno quindi di parlare con lui, non l’ha potuto fare quando è riuscito a uscire dalla casa e vuole discutere con lui delle sue paure, fargliele attenuare e sopratutto non vuole che adesso veda la casa di sua nonna come un posto orribile. Sicuramente avrà subito un forte shock, più degli altri bambini, visto che Ade é a lui che ha puntato la pistola. 
Chiede gentilmente al resto del gruppo se possono uscire e lasciarla sola con Henry. 
Solo una volta che sono tutti fuori, chiede al bambino di avvicinarsi e sedersi accanto a lei nel letto. Lo stringe forte a sé e gli bacia la testa, per poi chiederglielo, chiedergli come sta.
«Sono ancora un po’ spaventato, ma... Ora bene. Ho avuto davvero tanto paura mamma.» confessa dopo aver poggia la testa sul petto di Emma ed essere rimasto un attimo in silenzio ad ascoltare il battito del cuore della sua mamma. 
«Lo so, mi dispiace da morire che tu abbia dovuto subire tutto ciò. Non sai quanto ragazzino. Ma ora è tutto finito e ti prometto che non accadrà più una cosa del genere, non succederà più che per colpa del mio lavoro, ci vai di mezzo tu e il resto della famiglia.» le dice accarezzando i suoi capelli, mentre le lacrime le stanno rigando il viso. Le si spezza il cuore a vedere suo figlio così triste e spaventato.
«Lo so mamma, non è colpa tua. Io... io... in realtà mi sono più spaventato per te, quando sei andata via con lui con la macchina, ho avuto paura di perderti.» 
«Questo ragazzino non accadrà mai, anzi... Non ti libererai tanto presto di me, come faccio sennò a litigare con le ragazzette che mi porterai a casa tra qualche anno?» dice ridendo e per cercare di allentare la tensione. Il suo piccolo ometto coraggioso, il quale pensa sempre prima al bene degli altri che al suo. É proprio un bambino buono, con dei bei principi di amicizia e famiglia. É così orgogliosa di lui, é sicura che farà grandi cose una volta adulto.
«Allora dovrai già iniziare litigare con la mia amica Gretel, é diventata la mia fidanzata» dice ridendo a ciò che ha detto la sua mamma.
«No, Gretel mi sta simpatica e approvo.» ribatte prontamente Emma e scombinandogli i capelli, per poi aggiungere, prendendo il suo viso tra le mani e guardandolo dritto negli occhi: «Henry, veramente stai bene?» chiede a quel punto, mettendo da parte nuovamente gli scherzi e tornando a parlare di cose serie.
Henry annuisce, non togliendo mai il contatto visivo con gli occhi della sua mamma, per poi abbracciarla nuovamente. E lei ricambia a sua volta, non volendolo lasciare più andare via e volendo godersi quel momento con il suo ragazzino ancora per un po’, solo loro due.
 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica! Scusate se il capitolo giunge solo ora, ma ieri tra una cosa e l'altra non sono riuscita a metterlo, ma se non è sabato, il capitolo giunge sempre di domenica. Allora, naturalmente non potevo far accadere niente di brutto alla piccola Hailey, non avrei potuto, mi sono affezionata a questa piccolina, esattamente come Emma e Killian, é una piccola guerriera e avrete modo di conoscerla meglio... Ma non vi dico altro in merito. Il capitolo Ade si è concluso, ma questa storia ha ancora un po' da raccontare, quindi non è ancora conclusa e io spero che continuerete a seguirmi fino alla fine, anche se ora ci saranno più che altro vicende e problemi famigliari, ma ne vedrete comunque delle belle da qui alla fine. Hailey e il suo tempismo per esempio, organizzare un matrimonio... Vogliamo far sposare sti due poveracci che per una ragione o per un'altra ne hanno sempre una? Direi di si no? Quindi, vi terrò compagnia ancora per un po' :P Be, detto ciò, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo. Vi auguro una splendida giornata e ci riaggiorniamo prestissimo. 

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Capitolo 20
*** Come una fotografia ***






Capitolo venti - Come una fotografia



Mentre Emma è in ospedale, la notizia che è stata fatta giustizia per August Booth é ormai circolata per la città. É uscito un nuovo articolo di giornale in cui viene smentito e raccontata la verità sul valoroso sceriffo di Storybrooke. Ed Emma lo legge con le lacrime agli occhi, finalmente non viene più visto come un Pinocchio. Il suo nome, la sua reputazione sono salve. Non riesce ancora a crederci. Vorrebbe tanto poter andare sulla sua tomba, ma ancora non può uscire dall’ospedale e quindi si limita a pensare a lui ogni giorno. Elsa le ha telefonata, si sono sentite spesso in quei mesi, o meglio Emma l’ha cercata per capire come andassero le cose in casa, se avessero bisogno di aiuto; ringraziandola per ciò che ha fatto e dicendole proprio lei del nuovo articolo di giornale uscito.
Ma quella mattina non è una giornata come le altre, a fare visita alla ragazza é proprio Elsa, seguita dalla sua figlia Ingrid. Ed é felice che le due siano lì, é un po’ come avere August vicino a lei, poter condividere con lui, la fine di questa terribile storia. Se pur, niente potrà riportarlo indietro, né a loro che ancora ne soffrono la perdita, né a lei che sente la mancanza del suo amico e mentore. Si guardano infatti, con le lacrime agli occhi ed Emma per nascondere le sue che stanno ormai rigandole il viso, fa segno alla bambina di avvicinarsi per abbracciarla. Non è nel letto, ma nella poltrona situata accanto ad esso, quindi le due si possono abbracciare meglio.
Solo quando si separano, Emma incontra gli occhi di Elsa.
«Grazie Emma, grazie. Sapevo che ce l’avresti fatta, sapevo che avresti onorato il nome di mio marito.» le dice andando anche lei ad abbracciarla e se la giovane ha cercato in tutti i modi di ricacciare dentro le lacrime non ci riesce ancora. Al contrario le sente fuoriuscire dai suoi occhi, senza alcun controllo.
«Ho fatto solo il mio dovere. Era il mio compito far capire a questa città che uomo straordinario fosse August.» 
«Lui sarebbe così fiero di te, sai? Il suo piccolo anatroccolo che si è trasformato in un cigno... É questo ciò che ti direbbe. Ti vedeva come una figlia e ti voleva molto bene.»
Ora le lacrime sono incessanti, a quelle parole é come se si fosse rotta la diga che le contiene.
«La cosa é reciproca, solo reciproca. Volevo, voglio un bene immenso ad August. Voi piuttosto come state?» chiede guardando Elsa, i suoi occhi se pur ricoperti dalla lacrime, esattamente come quelli di Emma, sembrano più sereni, come se il tempo stesse in qualche modo aiutando, se pur non si è ancora in grado di accettare la perdita.
«Andiamo avanti, ma molto meglio. Cambiamo casa e città, io e Ingrid abbiamo deciso di andare a vivere dai miei... Siamo qui per questo, per salutarti e dirti grazie.»
«Mi mancherete! Ma avete fatto la scelta giusta, immagino che qui ci siano troppi ricordi dolorosi... Sappiate però, che casa mia é sempre aperta per voi, siete le benvenute.» risponde Emma. Le dispiace saperle lontane, ma è giusta come decisione, é giusto che cambino aria. Storybrooke é per loro un posto troppo doloroso e non riusciranno mai ad andare avanti con la vita se restano ancorate ai ricordi.
«Lo so Emma. Abbiamo un regalo per te... Uno é per la bambina che so che porti in grembo e uno é per te, da parte nostra, ma consideralo anche da parte di August.» le dice sorridendo e tirando fuori due pacchetti. Scarta prima quello destinato a sua figlia, una bellissima tutina di color verde acqua, con delle piccole ciliegie a decorarla. É adorabile ed Emma la ringrazia affettuosamente per quel gesto. 
Poi scarta l’altro pacchetto e davanti si trova una foto, una foto in cui ci sono lei e August, con rispettivamente la divisa da sceriffo e vice sceriffo, a una cerimonia della città, a cui hanno presenziato insieme, solo un mese prima della sua morte. É stata Elsa stessa a scattare loro quella fotografia, ma poi non l’ha più consegnata alla ragazza, ma ora è giusto che l’abbia lei. L’ha fatta incorniciare e gliel’ha regalata. 
Emma si sofferma a guardarla a lungo, i loro volti sono sorridenti e complici, mentre uno accanto all’altro sono in posa. Si ricorda perfettamente la giornata e quanto August fosse fiero di presenziare, di averla al suo fianco. 
«Io... non so che dire, é un regalo meraviglioso. Grazie Elsa, grazie Ingrid.»
«Grazie a te Emma, hai fatto giustizia per il mio papà. Lui era innocente.» risponde al posto di Elsa, la piccola Ingrid, regalandole un enorme sorriso ed Emma non può che ricambiarlo altrettanto apertamente.
«Si, ma soprattutto ricordati sempre dell’uomo meraviglioso che fosse e promettimi che sarai sempre orgogliosa di lui, di essere sua figlia» le dice Emma accarezzandole una guancia e poi i capelli. Ingrid annuisce e sorride ancora una volta.
«Un’ultima cosa prima di andare... Emma prendi tu il comando della stazione di Storybrooke vero?» le chiede Elsa e la ragazza si ferma un attimo a pensare alla cosa, effettivamente deve prendere una decisione, ma ancora non ha deciso proprio nulla. Teoricamente il suo incarico é finito, ma non pensa che il sindaco voglia mandarla via visto il suo contributo, quindi la decisione sta a lei.
«Questo distintivo ti aspetta di diritto» dandole in mano il distintivo di August, che in questi mesi é appartenuto ad Emma. Non sa come Elsa faccia ad averlo, visto che era sulla sua giacca rossa durante l’azione con Ade. Forse gliel’ha dato Killian. Anzi quasi sicuramente c’è il suo zampino, sapendo che Elsa potesse convincerla a continuare con l’incarico.
«Non sta bene a nessuno come sta bene a te. Allora vuoi diventare sceriffo di Storybrooke Emma Swan?» le chiede ancora Elsa. 
Emma guarda la fotografia che ha ancora in mano e poi il distintivo e annuisce. Tra la lacrime annuisce. Certo che vuole.
E ora di volare da sola, sa che può farcela. Stavolta lo sa. 


Una volta che sono andate via Elsa e Ingrid, a raggiungere Emma qualche ora dopo è il sindaco di Storybrooke, il quale vuole sapere come sta la ragazza, ma soprattutto sapere che cosa voglia fare per il futuro, se assumere lei il compito o deve chiamare un altro sceriffo e lei tornare nelle vesti del vice. 
Dopo le domande di circostanza sulle sue condizioni fisiche, prima che lui possa farle la fatidica domanda, è Emma a parlare per prima. 
«Resto. Sarò io il nuovo sceriffo di Storybrooke, definitivamente.» dice spostando lo sguardo verso la foto che, al momento, ha posato sul comodino, ma che avrà un posto nel suo ufficio, in bella vista sulla sua scrivania. 
«Ne sono orgoglioso Swan, ammetto che non le davo la minima fiducia, vista la sua giovane età, ma ha dimostrato di essere uno sceriffo molto qualificato e la città ha bisogno di una persona come lei a rappresentarli. Booth riponeva la sua completa fiducia nella persona giusta.»
Ancora una volta gli occhi le pizzicano per le lacrime che proponenti minacciano di uscire ancora una volta, ma stavolta non le farà uscire. No stavolta no. Sa che sono anche gli ormoni che le fanno questo effetto, ma non cederà. 
La giovane lo  ringrazia e gli dice anche che dovrà stare un po’ a riposo per via della gravidanza, ma che gestirà il tutto da casa e che in ufficio ci sarà sempre il vice sceriffo. 
Lui annuisce e le fa i complimenti per il nuovo arrivo in famiglia congedandosi poco dopo. 
Le sorprese però non sono ancora finite, non solo insieme a Killian vede arrivare Graham, il quale è giunto in città per congratularsi con la sua amica, ma hanno un’altra sorpresa per lei. 
Può uscire, per un’ora dall’ospedale e andare a trovare Booth al cimitero, a patto che non cammini da sola e che quindi raggiunga il luogo con la sedia a rotelle. Accetta prontamente. 
«Hai visto ragazzina, sei in gamba.» le dice Graham una volta che sono in macchina per raggiungere il cimitero della città. 
Emma lo colpisce con una botta sul braccio, ma poi scoppia a ridere di gusto. È felice che lui sia lì, le ha fatto proprio una bella sorpresa ed è ancora più felice di poter andare con lui e Killian a trovare August. Non sa come i due abbiano fatto a convincere la dottoressa, ma nemmeno glielo chiede, perché sa che il suo compagno dirà che è stato il suo fascino, il suo amico invece farà il vago e alla fine non dire proprio nulla. 
Meglio rimanere con il dubbio e godersi la sorpresa. 
Arrivano sulla tomba dell’uomo poco dopo ed è Emma ad avvicinarsi per prima, per quanto le sia possibile con la sedia a rotelle. È stata nuovamente risistemata e n’è felice, l’ultima volta per colpa di Ade era completamente distrutta e se solo ci ripensa le ammonta la rabbia.
Ma non vuole pensare a ciò, al contrario vuole pensare solo inclusivamente al suo amico e che tutta la sofferenza al momento, sia acqua passata. 
«Ehi August, scusa se sono venuta sulla tua tomba solo nel momento in cui è stata distrutta e adesso... Ma, ma non riuscivo ancora ad accettare la tua perdita. Nemmeno ora l’ho fatto, probabilmente mai lo farò, ma non potevo non venire qui a dirti che abbiamo vinto. Si, abbiamo, perché so che tu, ovunque sia, mi sei rimasto accanto e ora sei orgoglioso di me. So già che cosa mi diresti, hai visto che sei un cigno e che dovevi solo trovare il coraggio di diventarlo? Mi immagino il tuo sguardo mentre me lo dice...» ancora una volta non trattiene le lacrime, stavolta le fa scorrere sulle sue guance senza vergogna e paura di risultare una piagnucolona. 
«Dannati ormoni, di solito non sono così... Mi manchi August. Mi manchi terribilmente e vorrei che tu fossi ancora qui. Non c’era bisogno di morire per farmi diventare un cigno eh? Bastava che tu mi mandassi in missione da sola.» ride, ride tra le lacrime e poi continua: «Perché non mi hai detto prima di Ade e del fatto che fosse tornato in città per vendicarti eh? Potevamo risolverlo insieme e magari a quest’ora saresti ancora vivo e qui con me. So che recriminare non serve e che io devo andare avanti, ma senza di te sarà dura. Non è perché non credo nelle mie capacità, ci credo ormai grazie a te, è... Che non mi voglio abituare alla tua assenza, non mi voglio abituare all’idea che tu non ci sarai il giorno del mio matrimonio e non ci sarai quando i miei figli saranno grandi. Non mi voglio abituare all’idea che Hailey non potrà mai vedere che meraviglioso uomo era il mio mentore e che esempio sia stato per sua madre. Però dovrò farlo, lo so. Henry direbbe che finché ti porto nel cuore, saremo sempre legati, che questa è la magia del vero amore e penso che non abbia tutti i torti. Ti porterò sempre nel cuore amico mio, ma tu promettimi che ovunque tu sia, continuerai a brillare e vegliare su di me, perché ne ho bisogno. Tu lo sai... Ti voglio bene August, molto.» accarezza la foto sulla tomba dell’uomo, una foto che lo rappresenta nel suo sorriso smagliante e sincero, quello che l’ha sempre caratterizzato e una fitta al cuore colpisce Emma. Forse ora è veramente arrivato il momento di accettare la sua morte. Forse solo adesso per la prima volta si rende veramente conto che il suo amico non c’è più e che da questo momento in poi, lo sentirà vicino solo attraverso i ricordi e la magia del vero amore. Ciò non può spezzarla nessuno, nemmeno la morte. Tanto meno un pazzo criminale come Ade che le ha portato via il suo migliore amico. 
Perché è ciò per lei August, un secondo padre, un mentore, il suo migliore amico.
Piange tutte le sue lacrime a quella nuova consapevolezza che si è impadronita di lei, ma non è sola. Alle sue spalle giunge Killian, che l’abbraccia e le asciuga prontamente le lacrime per rassicurarla e dirle che sarebbe fiero di lei, che il loro legame va davvero oltre la morte. È per sempre. E lo è davvero, se lei conserverà un posto speciale per lui nel suo cuore. 
Si lascia andare a un pianto liberatorio tra le braccia del suo uomo e poi solo quando il battito è tornato regolare, deposita davanti alla tomba i fiori che ha comprato con Graham e glieli mettono nel vaso. 
Anche il ragazzo saluta il suo amico ed ex capo, soffermandosi a dirgli due parole e poi stringendo la mano a Emma, per non piangere. La ragazza ha visto che anche Graham stesse per commuoversi e gli ha preso la mano per non farlo sentire solo. Sa come ci si sente. E loro sono legati dallo stesso dolore. 
«Ciao August, torno presto a trovarti» gli dice Emma prima di lasciare il cimitero e voltarsi. 
Per poi cercare di pensare positivo e dedicarsi solo alle cose belle che accadranno da oggi in poi. Come alla nascita della sua Hailey, che poterà solo luce e gioia nelle loro vite e al suo matrimonio con Killian, ha intenzione di sposarsi anche se ha il pancione e dovrà allargare il vestito, non vuole rimandare ancora. Per colpa delle indagini ha trascurato i preparativi, ma ora è pronta a tornare a vivere. 
Esatto, a vivere per lei e per il suo migliore amico, perché l’unico modo per combattere veramente la morte, è continuare a vivere anche per chi non c’è più. Lei ha tutta l’intenzione di farlo. 
 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon week end! Ci è poco da dire di questo capitolo, ovviamente non potevo non inserirlo, ci tenevo particolarmente che Emma andasse a trovare il suo amico August e che Emma finalmente ammettesse di potercela fare da sola. Infatti accetta di essere lei lo sceriffo di Storybrooke, definitivamente. Avrà poi il suo braccio destro, il suo quasi marito Killian, cosa chiedere di meglio? Penso niente. 
Il prossimo capitolo invece sarà incentrato sulla piccola Hope. Ma non vi dico altro, vi metto giù un po' di curiosità in merito.
Detto ciò, vi auguro un buon fine settimana. A prestissimo.

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Capitolo 21
*** Gelosia ***





Capitolo ventuno - Gelosia


Qualche giorno dopo, finalmente Emma viene dimessa dall’ospedale ma la situazione non è facile. Hope da quanto ha saputo dell’arrivo della sorellina ha iniziato a manifestare i primi segni di disagio. Ogni mattina fa i capricci per andare a scuola, se non c’era Emma è perché voleva sua mamma, adesso che sua mamma è tornata a casa non vuole andare lo stesso perché vuole rimanere a casa con lei o perché improvvisamente a scuola non si diverte più. Se alla fine la convincono ad andare, si comporta in malo modo, ha morso più di una volta un suo compagno di classe e non vuole più giocare. Si rifiuta di fare qualsiasi attività e piange. Si è fatta la pipì sotto più di una volta, tanto che in asilo sono dovuti ricorrere nuovamente al pannolino, visto che puntualmente finisce tutti i ricambi che i suoi genitori hanno portato. 
Come se non bastasse vuole sempre dormire nel lettone con mamma e papà, cosa che non ha mai chiesto, eccetto casi eccezionali. Emma quindi, è costretta a farla addormentare in braccio e poi portarla a letto. Una sera che è stato Killian a portarla nel suo lettino al posto di Emma, lei si è svegliata e ha iniziato a piangere. Ovviamente lui l’ha fatto per non far affaticare la sua fidanzata, ma ahimè, sua figlia, non sa come, si è accorta immediatamente che non fosse più tra le braccia di sua madre. 
Emma e Killian non sanno davvero che cosa fare con la piccolina e chiedono aiuto a Regina, forse con la sua adorata nonna si confida e riesce a spiegarle meglio la situazione. 
La donna accetta di buon grado, anche se immagina che non sia per niente semplice come situazione da risolvere, al contrario, sarà piuttosto difficile far capire a sua nipote che la sorellina non è una minaccia. Hope è abituata a stare al centro dell’attenzione e di essere la principessa di casa, è normale che ora che ha capito che non sarà più così non ci sta. Ed è per questo che forse è stata troppo precoce questa gravidanza e Hope è ancora troppo piccola per accettare una cosa simile. Lei non è Henry. Il quale nemmeno sembra aver accettato a pieno questo nuovo arrivo in famiglia, ma almeno non mostra il disagio della sorella. L’ha fatto presente anche ad Emma, ma è pur vero che non si può più tornare indietro ormai. 
David anche non ha fatto altro che farlo presente, sottolineando che sia stato un azzardo e che Hope è piccola e non sentiva il bisogno di una sorella.
La bambina quel pomeriggio è andata proprio Regina a prenderla a scuola, n’è subito stata felice, ma una volta a casa, capisce immediatamente che in realtà sua nonna vuole parlare della sorellina e mette il broncio, mettendo le braccia incrociate, tirando su un muro. A quanto pare é proprio come sua mamma anche in questo, sono davvero molto simili queste due, non solo fisicamente. Regina sa che non sarà facile farle abbassare le difese e farla finalmente sfogare e liberarsi da l suo peso.
Inizia a spiegarle che anche sua sorella Zelena quando è nata lei è stata gelosa, che non c’è nulla di male ad esserlo, che è normale per ogni bambino esserlo, ma che é giusto parlarne per cercare di risolvere il problema, perché tutto si può risolvere. Le dice che lei è una bambina intelligente e che sicuramente capirà quanto sia importante parlare con gli adulti per cercare di risolvere ciò che fa stare male.
Le offre il gelato con il cioccolato e il biscotto, il preferito di Hope, mentre intanto parla e le spiega. E infatti, riesce a toccare finalmente le corde del cuoricino della sua piccola.
«La mamma non vuole mandare la sorellina via. Io non la voglio. Lei brutta. E io non voglio dividere te con lei, nemmeno mamma. Mamma mia e anche tu. Hetty mio, papà mio, nonno pure. No di brutta sorella. Io non la voglio. Diglielo tu a mamma.» si sfoga Hope tirando fuori tutto il suo dolore e piangendo. Ha lasciato andare anche il gelato sul tavolo, per quanto i singhiozzi siano forti. 
«La mamma passa tutto il tempo con la sorellina ormai, con me non ci sta più. Sta sempre sdraiata. Hetty dice che sorellina brutta la stanca, ma io voglio giocare con lei... Perché nonna?» ecco spiegato gran parte del problema. Si sente messa da parte, messa da parte perché Emma per via del fatto che deve riposare molto, passa meno tempo in sua compagnia, oltre per il fatto che non accetta questo nuovo arrivo.
«Amore, la mamma riposa molto perché la sorellina sennò sta male, ma questo non vuol dire che non vuole stare con te. Sai, quando nascerà la bambina, tu sarai importante per la mamma, perché dovrai aiutarla. E poi, non cambierà niente tra di voi, nemmeno tra di noi.»
«E come lo sai?» chiede la bambina non credendo molto alle parole di sua nonna.
«La mamma ha sia te che Henry e ama entrambi allo stesso modo, ama poi tantissimo il tuo papà, ama me e ama il nonno. Ciò che significa, che nel suo cuore c’é spazio per tutti noi. Nel mio per esempio, ci sei tu, c’è Henry, Emma, Robin e Roland. Vi amo tutti nello stesso modo. Capisci amore? Il nostro cuore é talmente grande da poter contenere tantissime persone. La sorellina é tra queste, ma non per questo non ci sarà più spazio per te nel cuore di mamma o papà, o nel mio. Al contrario, diventerà ancora più grande il nostro cuore. E anche il tuo se accetterai la sorellina.» le spiega, cercando di essere il più possibile comprensibile, in fondo è pur sempre una bambina di tre anni e non è facile spiegarle le cose. 
Hope la guarda per un momento e sembra aver capito il suo discorso.
«Come nel mio c’è spazio per te, nonno, mamma, papà, Hetty, Andrew, nonno Robin e Roland?» chiede a quel punto, per vedere se ha capito.
«Esattamente amore mio.» le dice dandole un bacio sulla guancia per essere stata brava a comprendere il suo discorso.
«Non so se riuscirò a volere bene a sorella brutta. Io i miei giochi non glieli voglio dare. Però provare io, promesso.» dice a quel punto, cercando il suo distintivo nel maglioncino, ma poi ricordandosi che furbamente l’ha lasciato a scuola per dormire con mamma e papà quella sera. E cerca di trattenere le lacrime per ciò che ha fatto, non è facile per lei essere separata dal suo distintivo di carta, non se n’è mai separata da quando l’ha creato con la sua mamma.
 Il resto del pomeriggio lo passa a giocare con la nonna, con nonno Robin e Roland, dimenticandosi per un momento che l’ha lasciato a scuola, ma una volta tornata a casa, se ne ricorda prontamente e le lacrime iniziano a fuoriuscire dai suoi occhi, nell’esatto momento in cui nonna Regina va via, lasciandola nuovamente sola con i suoi genitori. La bambina piange senza manifestare subito quale sia il problema ed Emma si spaventa nuovamente, visto che sua madre le ha detto che la bambina avesse capito in parte il discorso fatto. Quindi non riesce proprio a capire il motivo del suo disagio.
«Persoooooooo io» dice a quel punto, indicando il suo maglioncino per far capire alla sua mamma di che cosa stia parlando. Il suo distintivo non c’é più. Emma la stringe subito a sé per rassicurarla e la culla tra le sue braccia.
«Amore lo ritroviamo, magari lo hai lasciato a scuola o da nonna. Facciamo una cosa la chiamiamo per sapere se è da lei, va bene?» Hope però scuote la testa vistosamente e continua a ripetere che l’ha perso e che adesso non sa più dove si trovi. Emma allora le chiede di cercare di capire dove possa averlo lasciato.
«A scuola, ho giocato con ditintivo e poi sparito. Da nonna io già perso. Perso mammina.» le dice a quel punto la bambina, cercando di spiegare cosa sia successo, ma il suo racconto non sta molto in piedi, prima racconta di averci giocato da sola, poi con il suo amico Charles, poi di averlo perso forse per strada. Il suo discorso é molto confuso, mischiato a tante lacrime e Emma inizia a sospettare che il suo gioco preferito sia stato lasciato a scuola di proposito, o meglio é il suo super poter che glielo fa credere.
«Hope, amore di mamma, sicura di averlo perso?» le chiede a quel punto guardandola negli occhi e la bambina annuisce, ma poi abbassa lo sguardo. Dando la conferma ad Emma che non si è per nulla perso, ma ora non sarà semplice gestire la situazione ed é chiaro che la bambina lo abbia fatto per attirare l’attenzione. Ciò che sicuramente é meglio fare é non dargliela vinta e quindi, le dice che l’indomani sicuramente lo ritroveranno e che lei non deve preoccuparsi.
Il problema distintivo sorge nuovamente nel momento in cui la bambina deve andare a letto, senza di esso non riesce a dormire e ogni volta che Emma prova a cullarla per farla addormentare, se prova poi a metterla nel suo lettino, lei si sveglia prontamente, con le lacrime agli occhi. Non riesce proprio a prendere sonno senza di esso, é la sua copertina di Linus, è come un peluche del cuore, solo che fatto di carta plastificata e sopra c’é scritto “sceriffo” proprio come quello della sua mamma. Piange disperatamente e i tentavi di Emma di farla dormire falliscono miseramente, come quelli di Killian, il quale tenta anche di raccontale la storia sua e di sua mamma, che alla bambina piace tanto. Ma niente.
«Io voglio dormire con voi» dice a quel punto Hope, mentre Emma e Killian stanno decidendo insieme il da farsi, sicuramente non possono passare tutta la notte così, necessitano di dormire loro, ma anche e soprattutto la bambina.
«Dai love, per una sera non penso che succeda niente no?» le dice Killian a bassa voce per non farsi sentire dalla bambina, mentre intanto l’ha già presa in braccio per andare verso la loro camera. Emma scuote la testa vistosamente, il suo pirata sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa per quella monella dagli occhi verdi smeraldo che lo fissano supplichevoli. Non riesce a dirle di no e farebbe qualsiasi cosa per vederla felice, non accorgendosi nemmeno del fatto che la monella sta combattendo il sonno e che è maledettamente furba. 
Una volta che sono nel letto tutti e tre, Hope si accoccola in modo che possa stare sia vicino al suo papà, sia vicino alla sua mamma. É con la schiena appoggiata al petto di Killian, ma guarda la sua mamma negli occhi. 
«Storia adesso. Solo per me però, per sorellina no. Per una sera puoi mandarla via, mammina?» evita di dire che è brutta ancora una volta, sa che sarebbe rimproverata per averlo detto.
«Hope, non posso mandare via la sorellina, lei cresce dentro la mia pancia e fino a che non nasce, lei resterà qui. Anche tu sei stata dentro alla mia pancia sai? La vuoi sentire la storia di quando ho scoperto di avere te nella pancia e di come sei venuta al mondo amore mio?» sapendo di colpire nel segno, mettendola al centro dell’attenzione. É proprio come suo padre, vuole stare sempre in mezzo e ciò la fa ridere, se pur non si sia comportata molto bene e vuole parlare con lei quanto prima. 
Hope annuisce e chiude gli occhi mentre Emma inizia a raccontare. Sua figlia Hope è nata in un giorno di pioggia, per un attimo dal forte traffico che c’era in città a causa del temporale, Emma ha pensato di non arrivare in tempo in ospedale, ma poi non sa come, Killian, ha iniziato a suonare all’impazzata e a urlare che sua figlia stesse per nascere e ha fatto spostare le macchine, come un perfetto agente del traffico, chiedendo gentilmente di fare spazio e alla fine, sono arrivati in ospedale per tempo. David invece ha raggiunto l’ospedale a piedi e di corsa, per conoscere la sua meravigliosa nipotina. Non potrà mai scordarsi quel giorno, é stato uno dei più belli della sua vita, anche se il parto è stato piuttosto lungo e stancante.
 Killian non l’ha mai lasciata, come non l’ha lasciata Regina che é entrata anche lei in sala parto, visto che per Emma é stato difficile partorire dal forte dolore. Ha tritolato le mani a tutti e due, quasi a rompergliele, oltre che a urlare come una disperata.
Alla fine però, vedere la sua piccola bambina tra le sue braccia, in salute e bellissima,  ha ripagato di tutte le sofferenze.
Mentre sta raccontando, Hope crolla nel mondo dei sogni, mentre con la sua mano stringe quella della sua mamma, a volerne sentire il calore e voler stare vicino a lei. Emma la stringe a sé con il suo altro braccio e guarda il suo compagno.
«Non hai minimamente pensato che tua figlia é una grande monella? Il distintivo non l’ha perso, l’avrà nascosto da qualche parte per dormire con noi.» gli dice a quel punto, precedendo la sua domanda, ovvero che cosa fare se il distintivo non si trova. Emma capendo che gli stesse per chiedere proprio ciò, gli dice praticamente di non preoccuparsi, che miracolosamente il distintivo spunterà fuori.
«Cosa...» no, non ci ha minimamente pensato a ciò, ha creduto fin dal principio che sua figlia avesse perso il suo gioco del cuore. É proprio vero ciò che dice Emma, la sua principessina potrebbe mangiargli anche in testa e lui accetterebbe senza dire nulla. Farebbe qualsiasi cosa per lei, anche andarle a prendere la luna se solo potesse.
«Ti somiglia molto in questo, vuole sempre stare al centro dell’attenzione. Domani le voglio parlare, é necessario a questo punto, visto ciò che ha fatto» dice sospirando. La guarda dormire beatamente nel lettone con loro e scuote la testa. Sa essere così monella, ma anche così estremamente dolce e capisce perfettamente la sua gelosia, il suo sentirsi messa da parte, ma nessuno vuole metterla in un angolo, per questo è importante che affrontino una volta per tutte il discorso sorellina.
Killian annuisce, si è assolutamente necessario che affrontino l’argomento Hailey con la bambina. Ci vuole essere anche lui quando le due parleranno.
Ma ora, ora é il momento di dormire e stringe anche lui con il suo abbraccio sia Hope, che Emma, addormentandosi. Seguito subito dopo da Emma.

Il giorno successivo, la ragazza decide di andare a prendere lei stessa Hope a scuola, scortata da Killian che non le fa muovere un solo passo senza di lui al suo fianco. E come per magia il distintivo é tornato al suo posto, attaccato alla felpa che la bambina indossa quel giorno.
La maestra le da conferma che il giorno prima, la bambina per mettersi il cappottino e uscire in giardino a giocare, si è tolta il distintivo e poi per distrazione non l’ha più rimesso o meglio per mettere in atto il suo piano. Ma la maestra questo non lo sa, Emma invece sì.
Guarda istintivamente il suo fidanzato, a dargli dimostrazione che ha sempre avuto ragione e a quel punto se ne convince anche lui. 
Hope intanto, intuendo che forse sua mamma abbia capito il suo piano, guarda da un’altra parte, cercando di infilarsi le scarpe da sola. É stato Henry che le ha insegnato a mettersele da sola e ora vuole farlo sempre da sé. Stavolta però è una buona scusa per fingere di non prestare attenzione, invece la sta prestando eccome.
Emma una volta pronta la prende per mano e ringrazia la maestra uscendo dall’asilo.
Raggiungono casa e le prepara la merenda, per una volta le farà una merenda speciale, a base di cioccolata calda e biscotti, sapendo quanto la sua monella ne vada ghiotta e si siedono tutti a tavola per mangiare. Anche lei se n’è preparata una, con aggiunta di cannella, a quanto pare in gravidanza la sua voglia di cioccolata é aumentata. Probabilmente anche Hailey é una pazza golosa di cioccolata calda, in fondo come tutti loro, sia Henry che Hope ne vanno pazzi. Henry ha iniziato anche ad aggiungerci la cannella, proprio come sua mamma.
La piccola immerge i biscotti nella cioccolata e si sporca tutta la bocca, ma mangia di gusto e questo fa ridere i suoi genitori nel vederla. In particolare modo Killian, che adora fotografarla in questi momenti e stavolta non è da meno.
Ma ora è il momento di parlare e mettere da parte il divertimento.
«Hope, tu sai quale sia il compito di una sorella maggiore?» le dice sorridendo, cercando di coinvolgerla.
Ma la bambina scuote prontamente la testa, no, non lo sa proprio cosa fa una sorella maggiore.
«Si prende cura della sorellina, la protegge, aiuta la mamma con lei, le sta accanto anche quando si litiga. Quello che fa Henry con te. Lui ti vuole bene e ti protegge da ogni cosa, ti aiuta a rialzarti se al parco ti fai male, curandoti con i bacini. Anche se litigate, non riuscirebbe a stare senza di te. Soprattutto non dice le bugie ai genitori, perché sennò anche la sorellina pensa che si debbano dire... Ecco questo fa una sorella maggiore.» le spiega, cercando di farle capire prima di tutto che hanno scoperto la sua bugia della sera precedente, ma che soprattutto non deve temere la sorellina, al contrario, devono istaurare un bel rapporto, esattamente come il suo con Henry. 
«Ma io non le voglio dare i miei giochi e poi se voi volete più bene a lei che a me?» chiede a quel punto, ha gli occhi lucidi adesso e sposta lo sguardo da sua mamma a suo papà. 
«Amore, ma pensi davvero che posso smettere di volerti bene? Ma dimmi come si fa eh? Tu sei la persona più importante della mia vita. Tu ed Henry, siete tutto il mio mondo. Ti voglio bene più di quanto ne voglio al papà, lo sai vero?» le dice sapendo che in questo modo riuscirà a farla ridere e infatti la bambina scoppia a ridere e si rifugia tra le braccia di sua mamma, quando lei le fa segno di avvicinarsi per stringerla.
«E poi, collega, diciamocelo tra noi, io ho bisogno del tuo aiuto con la sorellina, con due uomini in casa, non posso certo chiedere aiuto a loro. Mi aiuterai tu?» le dice aggiustandole il distintivo di carta sulla felpa e usando la strategia della collega, come sempre, sapendo che funziona con la sua piccola monella. Hope si stringe ancora più forte alla sua mamma e annuisce. Si sente orgogliosa di essere al centro dell’attenzione quel pomeriggio, solo lei e i suoi genitori, che si dimentica perfino che c’é la sorellina indesiderata nella pancia della sua mamma.
«Però i miei giochi restano miei. Hetty non mi dà i suoi, non compito di una sorella maggiore.» dice guardando negli occhi sua mamma a questo punto e su questo non transige, Hope ha solo tre anni ma sa fai il fatto suo.
«Va bene, ma tu ora prometti a me e al papà che non dici più bugie okay?» le dice visto che i loro sguardi si sono incrociati nuovamente.
«Inoltre, non dubitare mai del bene che ti voglio chiaro?» le dice ancora e le dà un bacio, o meglio una marea di baci sulla guancia, al punto da farla ridere di gusto e facendole il solletico sul pancino. Hope si divincola ridendo, riesce a liberarsi solo nel momento in cui é  Killian a parlare, distraendo Emma dalla sua tortura.
«Hope, ricordati che anche il papà ti ama immensamente e che tu sei la persona più importante della mia vita. Sei la mia principessina.» la bambina corre ad abbracciare anche lui ed é lei stavolta a dargli un bacio sulla guancia e facendo sciogliere completamente il suo papà. Soprattutto quando poi sussurra al suo orecchio “ti voglio bene papino” da perfetta ruffiana qual é.

«Cos’é questa storia che vuoi più bene a Hope, che a me?» le dice Killian una volta che sono soli in camera, stavolta la piccola di casa, é andata a letto senza capricci e sperano entrambi che abbia capito. Sicuramente non sarà semplice accettare la sorellina, soprattutto quando nascerà e l’avrà in casa quotidianamente, ma già qualche passo avanti l’hanno fatto e questo è senza dubbio un buon segno. A poco, a poco, sono sicuri che le due bambine diventeranno grandi amiche, complici, che perfette sorelle. 
«Eccolo il mio terzo, o meglio quarto bimbo. Che c’è devo fare anche a te il discorso che voglio bene a tutti allo stesso modo?» lo punzecchia ridendo di gusto, si e stranita del fatto che lui non le abbia detto niente subito, conoscendolo. 
«Mi accontento di un bacio e di coccole io, ho poche pretese no?» le dice accarezzando la sua pelle da sotto la maglietta e baciandola con passione, andando a cercare la sua lingua. Emma ricambia prontamente il bacio, stringe le braccia intorno al collo del suo pirata. Si separano solo per la necessità di riprendere fiato e Killian la fa girare su un fianco per poterla abbracciare, stringere a sé e accarezzarle delicatamente la schiena. Sa quanto la sua Emma ami i grattini. Lei infatti chiude gli occhi e si lascia coccolare dal suo meraviglioso fidanzato, appoggiando la testa al suo petto.
Mentre Killian si addormenta, poco dopo. Emma prende il suo diario e inizia scrivere sopra di esso, come fa sempre da quando ha scoperto di Hailey. 

“Cara Hailey, sono stati giorni molto intensi questi, abbiamo avuto problemi con tua sorella Hope, è gelosa di te, ma sono sicura che quando ti conoscerà, quando nascerai tra voi si creerà un legame speciale. Sarai la sua sorellina minore e lei sarà il tuo punto di riferimento, come tu lo sarai per lei. Sai negherà fino alla morte di volerti bene e magari ti chiamerà “brutta” o con qualche altro soprannome, ma sono sicura che non potrà più vivere senza di te. Tu non ti arrabbiare con lei, ha un caratterino tutto pepe. Invece spero che tu, abbia preso un po’ meno dal tuo papà e da me. Spero più che tu sia come Henry. 
Non sono giorni facili perché sono chiusa quasi ventiquattro ore su ventiquattro in casa e per una come me non è per niente facile, però per te piccola mia, questo e altro. Ho avuto davvero paura di perderti e non voglio più provare questa sensazione orribile. Sei parte di me e io già ti amo. Ti amo da morire.
E poi sei una combattente amore mio, con una incredibile voglia di vivere e lo stai dimostrando, nonostante tu sappia quanto sia stato stressante questo periodo, nonostante tu non sia ancora molto accettata in famiglia. 
Hailey, ti rifarai! Ti dovranno amare per forza quando ti conosceranno, anche nonno David che ora fa il sostenuto. Sai in realtà non ce l’ha con te, ma con me. Pensa che sia troppo presto per una nuova gravidanza e non ha tutti i torti, inoltre, sai sei venuta al mondo dopo che la mamma ha bevuto non so quanta sangria, nemmeno lo ricordo e si arrabbiato per questo... Ma vedrai che ti amerà quando ti conoscerà. Oltre a tenerti lontana dalla sangria per il resto della tua vita probabilmente. 
E anche tuo padre. Ma perfino io. Per quanto io sia incosciente non permetterò a voi, di fare gli stessi errori miei. 
Ora, forse ti sentirai poco amata, ma ricordati che avrai sempre me e tuo padre dalla tua parte amore di mamma, sempre. Qualsiasi cosa accada. 
Mentre ti scrivo, ti sento muoverti un po’, forse hai capito che sto parlando con te eh? è mezzanotte e mezza e io devo andare a dormire, visto che la sveglia di tua sorella mi chiama ogni mattina alle 6:30, ma tu hai deciso di svegliarti proprio adesso vero? Il tuo solito tempismo! Hai intenzione di scalciare ancora a lungo? Mi sa di sì eh. 
Dai amore di mamma, dormire adesso. Io spengo la luce.
Buonanotte mia piccola Hailey. Ti amo.”
 


Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Ed ecco il nuovo capitolo, incentrato tutto sulla piccola Hope e la sua gelosia verso la sorellina, non potevo non metterlo. Mi immagino una come Hope molto gelosa del nuovo arrivo in famiglia e per niente incline ad accettarla, come si e ben visto da questo capitolo d'altronde. Ma la mia parte preferita di questo capitolo é Emma che scrive nel suo diario e parla con Hailey, aprendosi con lei come non farebbe mai con nessun altro e ovviamente gustodendo gelosamente il diario per non far leggere ciò che prova e sente. Voi che cosa ne pensate? Sono curiosa di sapere il vostro parere.
Nel prossimo ci sarà invece un chiarimento tra Regina e Zelena, ovviamente, non potevo non inserirlo e dedicare qualcosa a Zelena dopo l'arresto di Ade/Alan. Ma non solo... Secondo voi, Robert é figlio di Robin o no? Faranno il test del DNA per scoprirlo? Che dite? Be, io non vi dico nulla, lo scoprirete nel prossimo capitolo ehehehehe. 
Detto ciò, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo. E vi auguro ancora una volta un buon sabato, ma soprattutto un buon week end. A prestissimo. 😘

 

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Capitolo 22
*** Sorelle ***






Capitolo ventidue - Sorelle 



Non è stato facile in questi mesi accettare la presenza di sua sorella in casa, cercare di recuperare il rapporto e accettarsi reciprocamente, ma ci hanno provato e a poco a poco sono riuscite a ricostruire un minimo di rapporto per il bene di tutti. 
Ma solo quando ha perso il suo uomo, ha perso quello che era l’uomo della sua vita, se pur le abbia mentito per anni; il loro rapporto si è intensificato e forse si sono state vicine come mai prima. 
Zelena si sente tradita, umiliata, si sente una perfetta idiota. Come ha fatto a fidarsi di un uomo del genere? Come ha fatto a innamorarsi di un uomo del genere e non accorgersi di nulla? Gli ha fatto conoscere suo figlio, l’ha fatto andare in famiglia, facendolo entrare in casa di sua sorella e ha fatto sì che i suoi nipoti, compresa Emma, fossero messi in pericolo da quel pazzo... Si sente in colpa, terribilmente in colpa per non essersi accorta di nulla e non aver capito niente di lui, di chi fosse realmente, per tutto quel tempo. Si è innamorata di un killer. Si è fatta manipolare da un killer. 
In famiglia, soprattutto Emma, ha cercato di rassicurarla dicendole che non è stata colpa sua, che non deve sentirsi in colpa, che Ade é molto bravo a manipolare la gente, ha manipolato Lucy Booth esattamente come ha fatto con lei. Ma Zelena non riesce comunque a sentirsi in pace con se stessa, Lucy Booth era una ragazzina, lei invece una donna adulta che ha perso la testa per un uomo che non ha fatto altro che mentirle. C’è una sostanziale differenza.
Se ripensa al fatto che è stato proprio lui a spingerla ad andare da sua sorella, a dire a Robin di suo figlio e lei ha sempre pensato che l’avesse fatto per lei, per Robert, invece... Invece l’ha fatto per puro interesse personale. Per la sua sete di vendetta.
Lui, ha fatto rovinasse la vita di sua sorella, il suo equilibrio per puro scopo vendicativo nei confronti di August Booth. 
È vero, Robert conosce suo padre adesso ed è felice, ma il pensiero che non possa essere lui, adesso che gli è tutto chiaro, la tormenta. Lei si è fatta manipolare e ha creduto senza il minimo dubbio che fosse di Robin, ma potrebbe anche non essere così... Non ne ha mai avuto la certezza, essendo che in quel periodo era piuttosto scapestrata e senza problemi ad andare con chiunque.
Sicuramente questa terribile esperienza ha fatto si che sua sorella Regina, si avvicinasse nuovamente a lei. Forse solo per questo deve ringraziare quel pazzo squilibrato. Ha recuperato con sua sorella il rapporto che non hanno mai avuto e ha conosciuto la sua famiglia, sua nipote, i suoi nipoti, la famiglia che non ha mai voluto conoscere e alla quale invece, si è affezionata come non mai e quella stessa famiglia, che ora è rimasta al suo fianco, aiutandola a uscire da questo brutto momento, restando al suo fianco senza giudicarla. E finalmente, capisce che cosa significa questa parola. Famiglia, significa che nessuno viene abbandonato o lasciato solo, sempre in ogni momento, bello o brutto che sia.
«Non puoi Zelena. Robert ormai è figlio di Robin a tutti gli effetti. Certo non ancora sulla carta, ma si sono affezionati e ormai si considerano tali. Non è un test del DNA che cambierà le cose e sapere ormai non è più così importante.» gli dice Regina, sono fuori da sole, a cercare di istaurare e fare tutte quelle cose che non hanno mai fatto insieme, come lo shopping e pranzare insieme. Zelena, mentre sono sedute al bar a prendere un aperitivo, ha espresso le sue paure a sua sorella. Ciò che la fa stare così male, se fare quel maledetto test del DNA o lasciare tutto così.
Regina non vuole far rimanere male Robin se viene fuori che Robert non è suo figlio, ma non vuole far rimanere male nemmeno il giovane, il quale da quando è giunto in città, è molto più aperto, solare, felice. Il suo rapporto con Robin è andato a intensificandosi, come quello con Roland che ormai lo considera a tutti gli effetti suo fratello. Sarebbe un trauma per tutti venire a scoprire che non è figlio di Robin. Ormai fa parte della famiglia. Lei stessa si è affezionata. 
«Lo so! Non voglio rovinare nuovamente tutto. Non ora che Robert è felice e che noi, ci stiamo riavvicinando.» dice sincera, incrociando gli occhi di sua sorella. Regina stavolta, lo sa che lo è. Entrambe stanno cercando di fare un passo avanti verso l’altra, senza più nascondersi. Vogliono un vero rapporto tra sorelle.
«Sono sicura che Robin la pensa come me, stasera gliene parliamo d’accordo? Anzi, invitiamo tutti a cena. Che dici?» propone Regina e la rossa annuisce, è ben felice di passare del tempo in famiglia. Si è resa conto che quando c’era Alan accanto a lei, non si è mai goduta molto il calore famigliare, c’era sempre una sorta di distacco, forse perché era proprio lui ad alimentare quel distacco in lei, a renderla vulnerabile, non totalmente se stessa. Invece, ora ha notato quanto sia bello passare del tempo in compagnia della famiglia Mills al completo. E soprattuto, di come suo figlio già si senta parte integrante di essa. Robert poi, da quando hanno scoperto di Alan, è molto protettivo nei confronti della madre e forse si sente anche un po’ in colpa per non essersi reso conto subito di chi si gelasse dietro quel pazzo criminale. Per essere stato lontano e non vicino a lei per proteggerla. Se solo si fosse accorto prima che avesse avvicinato sua madre per i suoi interessi... Però una cosa gliela deve, ha fatto sì che potesse conoscere suo padre. Se pur lo abbia fatto solo e soltanto per arrivare a Storybrooke e insediarsi nella vita di Emma. 
Una volta scoperto che Zelena fosse la sorella di Regina Mills un famoso avvocato di Storybrooke, subito le ha detto che fosse giusto che suo figlio sapesse la verità su suo padre, che forse era proprio il marito di quest’ultima. Quale occasione perfetta? Poi come se non bastasse ha scoperto anche che il nuovo sceriffo della città fosse la figlia della Mills, nonché nipote della sua compagna e il suo piano è venuto su da sé. 
Per fortuna che poi Emma è riuscito a fermarlo. Zelena ancora tra l’altro la deve ringraziare per ciò e lo vuole fare proprio stasera durante la cena. 
Le due sorelle si recano successivamente a casa per preparare la cena, non voglio ordinare la pizza, ma cucinare loro. Insieme. Zelena a dire il vero è un disastro in cucina, al contrario di Regina che invece è molto brava. La sua lasagna è imbattibile. 
Quindi la sorella maggiore si limita a seguire le direttive di quella minore, per evitare danni. Se pur riesce ugualmente a far bruciare il sugo. 
Regina scoppia a ridere, è riuscita a bruciare il sugo nonostante lo stesse girando nel modo corretto, non riesce nemmeno a lei capacitarsi di come abbia potuto fare. Forse è davvero avversa alle cose di cucina. Zelena ride a sua volta, capendo di essere veramente imbranata. 
«Forse è meglio che mi limito a guardarti e poi apparecchio.» dice ridendo ancora una volta e versando in due flûte un po’ di vino, uno per lei e uno per sua sorella. Lo porge a Regina e propone un brindisi. 
«Alla squisita cena che vorrà fuori, non grazie a me e a noi, sorellina, che sia questo un nuovo inizio.» dice sorridendo e battendo il suo bicchiere contro quello di Regina. 
Regina sorride a sua volta ed esclama “a noi”. 
Possono davvero risolvere ogni cosa, basta volerlo e a volte, basta veramente poco. 


Nonostante le divergenze con il sugo, la cena è servita a tavola in perfetto orario. Strano ma vero, ma anche la famiglia Jones è riuscita ad arrivare puntuale e non devono far altro che mettersi a tavola e mangiare. 
La cena si svolge nella più completa allegria, Hope come al solito cerca di attirare l’attenzione su di sé, ci riesce perfettamente tra l’altro, perché arrotolando la pasta da sola, finisce per mettersela per fino in testa e sporcarsi completamente il vestito rosa che indossa. Ora oltre a un bellissimo color cipria, il vestitino ha una chiazza di sugo al centro del petto. 
«Io ancora pasta» esclama dopo aver finito la prima porzione. 
«No, Hope. Ora la verdura. Poi se mai prendi un altro po’ di pasta.» le dice Emma, sapendo che sua figlia se mangia ancora altra pasta, poi non mangia altro e figuriamoci se mangia la verdura, che tra l’altro non le piace molto. Per fargliela mangiare è ogni volta una storia. Mangia solo gli spinaci con il formaggio filante sopra, ma Emma non può sempre farle mangiare quelli. 
La bambina scuote la testa e mette il broncio, come fa sempre quando non è d’accordo su qualcosa. A intervenire è proprio Zelena, che le racconta di una strega che diventa verde di rabbia e che ha lunghi capelli rossi, se i bambini non mangiano la verdura, perché lei l’adora e non sopporta di vedere i bimbi che ogni volta invece non la mangiano. Questa strega è la strega della verdura, per questo è verde. 
«Sei tu zia la strega della vedurina?» chiede a quel punto Hope, sua zia Zelena ha i capelli rossi e quindi subito pensa a lei.
Zelena ride, ma prontamente annuisce. È una storia che le raccontava sempre sua mamma quando era piccola e anche Regina sorride, anche lei se la ricorda, ma aveva rimosso quella storiella a dire il vero. È tornata alla sua mente, solo quando ha sentito la sorella raccontarla alla bambina. 
«A te piace tanto la vedurina?» chiede ancora la piccola. 
«Si tantissimo! La vuoi mangiare adesso un po’ per fare contenta zia?» le chiede. 
Emma, ma anche Killian si aspettano un bel no come risposta, ma stranamente invece Hope annuisce e prende la forchetta. 
«Da sola peró! E se mangio tutto, poi tu racconti altra storia di strega delle vedurine.» dice, sembra che le sia piaciuta la storiella. 
Emma prontamente mima un grazie rivolto a sua zia. Ma lei, a sua volta le dice che non ha fatto proprio nulla.
Una volta finito di mangiare, Hope si addormenta sul divano, dopo aver sentito Zelena raccontarle la storia.  Henry, Andrew e Roland sono a giocare e i grandi affrontano finalmente l’argomento test. 
Robert è stato invece coinvolto in questo discorso, ritenuto grande per poterlo affrontare e anzi, tutti hanno bisogno di un punto di vista e poi è il diretto interessato, nessuno ha intenzione di escluderlo.
Il primo a prendere la parola è Robin. Guarda in direzione di suo figlio e rivolge a lui il suo discorso. 
«Non voglio sapere se Robert è mio figlio o meno, perché per me lui è già tale. Lo considero mio figlio dal primo istante in cui abbiamo parlato tramite Skype. Ma Rob, se per te è importante sapere, faremo il test del DNA.» dice con ardore. Vuole fargli capire che tiene a lui, che lo considera già suo figlio, parte del suo cuore. In questi mesi che si sono conosciuti meglio, che hanno istaurato un rapporto, si è reso conto di quanto voglia bene a quel ragazzo. Non saprà mai forse se è suo figlio o meno, ma che importa? Non si è genitori nel momento esatto in cui si ama? E lui ama Robert. 
Il ragazzo a quelle parole sorride felice rivolto verso suo padre e annuisce. La pensa esattamente come lui. In questi mesi si è affezionato molto a Robin e a Roland, a tutti loro. Li considera la sua famiglia e non vuole rinunciare a tutto ciò. Non vuole sapere la verità, perché lui è un Lockesley e non sarà uno stupido test a dire il contrario. Lui si sente come tale e ciò basta. Inoltre, si somigliano molto, vanno d’accordo, si vogliono bene. Solo questo conta in un rapporto, è questa la famiglia. 
«Nemmeno io voglio sapere. Papà, ti voglio bene.» gli dice andando ad abbracciare l’uomo. È la prima volta che lo chiama “papà” e Robin non può non sentire il cuore riempirsi di orgoglio, di amore, ancora di più. Adesso si, che si sente ancora di più suo padre. E lo riconoscerà a tutti gli effetti come tale, devono solo svolgere le ultime carte e poi saranno padre e figlio anche sulla carta.
«Te ne voglio anch’io, figlio mio.» risponde l’uomo a sua volta, mentre lo stringe forte a se, dimostrando oltre che con le parole, anche con i gesti il suo affetto. 
Tutti i presenti sono felici a quello scambio di affetto, a quella dimostrazione di amore paterno. 
«Penso che allora non ci sia altro da aggiungere...» interviene nella conversazione Zelena, la quale è emozionata di vedere suo figlio finalmente così felice. Non l’ha mai visto così raggiante, così pieno di vita, come da quando ha conosciuto Robin. Suo papà. 
Regina si volta a guardare sua sorella e le sorride. Ha capito. Ha capito che per essere felici non serve chissà che cosa, che per essere felici bisogna solo fidarsi delle persone che si amano, della propria famiglia, senza gelosie, paranoie e insicurezze. Esse rovinano solo il rapporto, invece aprirsi al dialogo, all’affetto, può portare qualcosa di positivo, sempre. Forse l’ha capito tardi, ma l’ha capito. E loro possono ricominciare tutti insieme, proprio da questo esatto momento. 
«Benvenuto in famiglia Robert» dice Killian. Se pur ne faccia parte già da tempo, ma solo ora è veramente ufficiale a tutti gli effetti. E la loro immensa famiglia, si allarga sempre di più.


A fine serata Regina e Robin si ritrovano soli a letto e continuano a parlare della meravigliosa serata. Robin è talmente felice ed entusiasta, che non fa altro che dire di quante cose vuole fare Robert e Roland. Ha già organizzato una gita solo loro tre.
«Grazie Regina, per essermi stata accanto e per aver accolto Robert in famiglia.» le dice dolce, accarezzandole la guancia e guardandola dritta negli occhi. 
«Tu ami Emma come se fosse tua figlia, come potrei fare diversamente io? Siamo una famiglia, Robin, nelle famiglie ci supporta a vicenda.» lo pensa davvero e rifarebbe esattamente tutto quello che ha fatto, pur di vedere felice suo marito, è ciò che fanno le famiglie, si supportano a vicenda, si stanno accanto anche nella difficoltà, anzi sopratutto nei momenti di difficoltà. 
Robin in risposta la bacia con trasporto, non serve aggiungere altro, non servono più le parole, quel bacio vale di più. Basta poco, veramente poco per dimostrarti amore e Robin e Regina sanno che per dimostrarsi quanto si amano, non serve altro che ciò. 
«Ti amo Robin.» gli dice ciò che con quel bacio gli ha comunque trasmesso. Il suo amore. 
«Ti amo anch’io, mia Regina.» le sussurra lui, sulle sue labbra, per baciarla ancora una volta, con passione subito dopo. 
Il bacio si fa sempre più intenso e passionale. Le mani di Robin si spostano verso il pigiama di Regina, sotto di esso per accarezzarle la schiena con delicatezza, tanto da farle avvertire i brividi lungo di essa. Regina porta le mani verso la maglietta del suo pigiama a sua volta e lentamente gliela solleva, facendogli capire chiaramente come vorrebbe andare a concludere la serata. Robin non può essere che contento di ciò, anche perché erano chiaramente anche le sue intenzioni. Senza separare mai le loro labbra, iniziano a privarsi dei vestiti che hanno indosso, con gesti delicati, ma anche veloci, impazienti di essere pelle contro pelle e appartenersi. 
Solo quando i vestiti di entrambi hanno raggiunto il pavimento, si separano dal bacio, ma senza distogliere il contatto visivo. Si guardano intensamente negli occhi e si sorridono, si dichiarano amore, come hanno fatto poco prima, ma ancora una volta con il loro sguardo. Con i loro occhi che rispecchiano esattamente ciò che provano e quanto si amano. 
Continuano a guardarsi negli occhi, anche quanto lentamente iniziano quella danza d’amore meravigliosa, lasciandosi guidare completamente dalla passione e dal desiderio. Mentre di tanto in tanto le loro labbra tornano a sfiorarsi. 


A casa Swan la situazione invece è molto diversa. Non solo si sono addormentati Hope ed Henry nel tragitto in macchina, ma si è addormentata anche Emma. Così Killian è costretto a portare lui tutti in casa. Parte dalla piccola Hope, la quale è decisamente più piccola e leggera, poi torna a prendere Henry, ma non prima di aver messo una coperta sopra alla sua Emma, la quale si stringe su se stessa, probabilmente perché inizia ad avvertire il freddo, ma comunque troppo stanca per svegliarsi. 
Una volta che anche Henry è nel suo letto, con il pigiama che Killian ha cercato di mettergli senza svegliarlo, esattamente come ha fatto con Hope; torna dalla sua donna. 
La ragazza ancora dorme beatamente e quando Killian la prende in braccio per portarla a letto, lei si stringe in automatico con le braccia intorno al suo collo, mantenendo gli occhi chiusi, ma appoggiando la testa contro la sua spalla per stare comoda.
«Love, inizi a pesare eh! Devo tenere due persone insieme.» le sussurra una volta che l’ha adagiata sul letto.
«È colpa di Hailey» risponde Emma.
«Ah ma allora sei sveglia, ti sei fatta portare a letto in braccio di proposito.»
Emma ride ancora assonnata, decisamente ancora assonnata, ma non può non sorridere, effettivamente si è svegliata quando lui ha cercato di prenderla in braccio dalla macchina, evitando proprio ciò, ma non ci è riuscito, non è stato facile prenderla in braccio come ha fatto con i bambini.
«Sono cotta! Non riesco a tenere gli occhi aperti... Scusa Kill.» risponde ancora e sorride lui stravolta e le deposita un leggero bacio sulle labbra. 
«Buonanotte, love. Buonanotte principessina.» dandole la buonanotte e dandola anche alla piccola Hailey naturalmente e prima di addormentarsi guarda Emma. È normale che sia stanca, la bambina la stanca molto e spesso dorme anche quando non vorrebbe, ma è anche normale.
Osservando la sua donna, poco dopo si addormentata anche lui.
 


Spazio autrice: Ed eccomi qui, buon sabato a tutti voi, solito appuntamento con il capitolo... Ho voluto dedicare questo capitolo a Zelena e Regina, al loro rapporto e al come si sente Zelena per aver scoperto che il suo uomo, é un serial killer. Si sente in colpa, nonostante abbia l'appoggio della sua famiglia ed Emma le abbia detto che non è colpa sua. Questa brutta storia però ha anche fatto in modo che, si rendesse conto cosa significa famiglia e ciò che si è persa in questi anni. Ade l'ha avvicinata alla sua famiglia per puro scopo di vendetta, ma ha fatto sì che Zelena trovasse la sua casa nel mondo, ovvero accanto a sua sorella. Robert invece? Non ha voluto fare il test del dna, nemmeno Robin, si considerano già padre/figlio, quindi lo trovano inutile farlo e scoprire a questo punto la verità. Confesso che nella mia testolina avrei voluto far risultare il test negativo, ma poi, Be ho scelto questa opinione, ovvero il non sapere e accertarsi reciprocamente, perché ormai affezionati l'uno all'altro. A voi piace questa scelta? Ditemi il vostro parere a riguardo.
Il pezzo finale del capitolo, il momento tra Emma e Killian invece, piaciuto? Hope e la storia delle verdurine? Ehehehe ditemi, ditemi che cosa ne pensate.
Detto questo, vi terrò compagnia per altri 5 sabati, questa storia ha 27 capitoli totali, quindi vi terrò compagnia ancora un po' e chissà che dopo questa, non esca una nuova storia (la sto già scrivendo a dire il vero, ma ultimamente sono un po' bloccata a scrivere e quindi non so se uscirà subito). Be, ma intanto occupiamoci di questa. Vi saluto e non vi annoio oltre, mi dilungo sempre a parlare. A prestissimo e buon week end.

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Capitolo 23
*** L’invadenza del papà ***






Capitolo ventitrè - L’invadenza del papà 

Cosa c’è di peggio che restare chiusa in casa, senza fare nulla, a parte guardare la televisione, giocare con il telefono e andare in bagno? Probabilmente niente, ma forse c’è ancora di peggio, avere il proprio padre a invadere la casa e brontolare, girando per essa. Emma ne sa qualcosa, perché non solo è stanca di stare in casa senza fare nulla, ma ha anche David che si è piazzato a casa sua per aiutarla. Per carità, le ha pulito tutta casa, da cima a fondo, le ha preparato il pranzo e ha notevolmente smaltito il carico di lavoro a Killian. Ma è anche troppo invadente. Ormai è fisso a casa sua e non si muove. Non fa altro che chiederle se sta bene, se ha bisogno di qualcosa e la ragazza veramente non ne può più.
Si è presentato a casa loro di mattina presto, iniziando a preparare lui i pancakes per l’intera famiglia, sostenendo che i suoi fossero più buoni e che dovesse dare loro la sua ricetta. Se solo sapesse che lei usa quelli preconfezionati, la ucciderebbe in seduta stante. Infatti, i suoi figli ruffiani, hanno ammesso che quelli di nonno David sono decisamente più buoni e che vogliono sempre i suoi. Questo l’ha detto Hope a dire la verità, alimentando l’orgoglio di David, tanto che ha già preso appuntamento per il giorno successivo. Emma e Killian vista la presenza ingombrante di David, non sono riusciti a scambiarsi nemmeno un bacio come si deve. Il loro è stato solo uno sfiorare di labbra e in un momento che lui fosse distratto con Hope ed Henry.
Come se non bastasse, non fa altro che farle battute e punzecchiarla, come se non riuscisse proprio a perdonarle il fatto che sia stato l’ultimo a sapere della sua gravidanza e che soprattutto non l’ha saputo nemmeno da lei, tra le altre cose.
«Cosa vuoi per pranzo, dimmi non vorrei sbagliare e rischiare di prepararti qualcosa che poi non è di tuo gradimento.» le dice con finta aria gentile, in realtà nelle sue parole c’è molta ironia ed a Emma ancora una volta se ne rende conto.
«In realtà posso anche preparare da sola.» dice la ragazza alzandosi dal divano, in cui sta guardando un programma alla tv, altamente noioso tra le altre cose.
Ma David prontamente scuote la testa e la spinge di nuovo seduta sopra di esso.
«Papà sono incinta, non sono moribonda. Possa alzarmi cinque minuti per fare una passeggiata in casa eh.»
«Ma dai, sei incinta eh? Era così difficile da dire? Potevi benissimo venire da me e dirmi esattamente questo... Invece che farmelo sapere da altri.»
«Hai ragione! L’avrei con me ancora per molto?» parecchio seccata dal fatto che lui, oltre a invadere la sua privacy, non fa altro che rimarcare la sua mancanza nei suoi confronti.
«Perché non prepariamo insieme?» Chiede a quel punto ancora Emma, cercando di fare un passo avanti verso di lui. David contento annuisce e si mettono insieme a cercare che cosa preparare. Optano per carne e verdura, ma non possono mancare gli anelli di cipolla fritti, Emma ne ha sempre una voglia matta, già prima della gravidanza, ma adesso che è che incinta sembra volerne ancora di più, forse alla piccola piacciono. 
Mentre stanno cucinando, la piccola Hailey decide di dare un calcio ad Emma e la ragazza si piega un po’ da dolore, anche perché il calcio è stato bello assestato.
David prontamente le chiede che cosa sia successo e se si sente male, forse si è già stancata troppo a stare in piedi davanti ai fornelli accesi per via della carne e della padella per friggere.
«Sto bene. Hailey si è svegliata e scalcia. In realtà credo che a tua nipote piaci, ogni volta che sono vicino a te si manifesta... Vuoi sentire?» chiede per coinvolgerlo in momento con sua nipote, per cercare di avvicinarlo all’idea di avere finalmente un legame e accettarla.
«Gli anelli di cipolla si stanno bruciando.» dice a quel punto, girandosi nuovamente verso i fornelli ed Emma annuisce senza aggiunge altro, molto dispiaciuta a dire il vero. Concentrandosi esclusivamente sulla carne di cui si sta occupando lei. 
Si siedono a tavola ancora in assoluto silenzio, a interrompere quel snervante imbarazzo, é Killian che è rientrato per pranzo e per vedere come sta la sua fidanzata e passare un po’ di tempo insieme a lei, non credendo di trovare ancora David. 
Si ferma per pranzo anche lui, tanto c’è abbastanza cibo per tutti e tre, ma vede che Emma é piuttosto tesa e vuole capire che cosa sia successo.
Ne approfitta per farlo quando David si è allontanato per preparare il caffè e ovviamente ha detto che Emma non può prenderlo, facendo sbuffare ulteriormente la ragazza. Prima fa il sostenuto con la piccola Hailey, non volendo sentirla mentre scalcia e poi si preoccupa se beve un po’ di caffè. 
«Lascia stare... Baciami piuttosto...» gli dice Emma, avvicinandosi a lui per raggiungere le sue labbra. É lei a premere per prima le labbra su quelle di Killian, ma lui prontamente ricambia, approfittando di quel momento solo loro per godersi quel bacio. 
Il bacio si fa sempre più intenso e passionale, Killian porta la sua mano dietro alla schiena di Emma e gliela accarezza dolcemente, ma è proprio in quel momento torna con le tazze David e guarda i due contrariato.
«Vi ricordo che io sono ancora qui.» dice alludendo al bacio.
«Era solo un innocente bacetto, tranquillo David che non possiamo concepire un altro bambino in questo momento, non ho queste possibilità ancora... E tanto meno non si concepisce con un bacio.» risponde il più giovane a tono ed Emma lo colpisce con una gomitata per ciò che ha detto, non è il caso di far scatenare ulteriormente l’ira di suo padre.
«No infatti, voi concepite con la sangria, lo so.» risponde il più grande sempre a tono.
«Killian, é meglio che torni in centrale si è fatto tardi. Io torno al mio amato divano che sono piuttosto stanca, la nostra pargoletta mi sfinisce a quanto pare.» dice per cercare di smorzare sul nascere quella discussione, ma non può negare che ancora una volta ci sia rimasta male. Suo padre sta decisamente mandando molte frecciatine e lei non riesce più a tollerarlo, al contrario la sua pazienza ha veramente superato il limite. Non sopporta che sia sempre in mezzo e a rinfacciarle la stupidaggine che ha fatto.
“Ti puoi venire a prendere il tuo socio? Io non lo sopporto più è snervante e invadente.” Invia Emma a sua madre per farle venire subito a prendere David, si può sempre inventare un impegno lavorativo urgente.
“Che ha combinato tuo padre? Comunque arrivo, resisti fino a che non vado a prendere Hope ed Henry?” Andrà lei quel pomeriggio a prendere i due bambini a scuola e poi portarli a casa da Emma, ma a questo punto non pensa che David se ne andrà tanto facilmente se ci sono i due bambini a stancare Emma, piuttosto lui rimarrà con loro per giocarci.
“Non garantisco!” Risponde a sua volta la ragazza.
Regina nel leggere quel messaggio scoppia inevitabilmente a ridere, perché si immaginava che David fosse stato parecchio invadente, ciò che non sa Emma é che lui vuole andare a casa sua e lavorare da lì anche il giorno dopo, probabilmente é meglio non dirglielo subito.
Quando arrivano Hope ed Henry la tensione si abbassa notevolmente, in quanto Hope vuole stare al centro dell’attenzione e non c’è modo per David di preoccuparsi per sua figlia, essendo stato monopolizzato insieme a Regina. Emma ringrazia mentalmente sua figlia per avere un po’ di tregua e si concentra sul suo ometto, il quale sta facendo i compiti e ad Emma piace stare affianco a lui mentre studia e aiutarlo se serve, se pur Henry chiede veramente di rado il suo aiuto. 
A fine serata quando torna anche Killian a casa, Regina va via per passare del tempo con Robin che non ha visto per nulla quel giorno, mentre David vorrebbe restare ancora, ma viene costretto da Regina a lasciare soli i due, che ora non c’è più bisogno di lui. 
«Ci vediamo domani mattina, vengo come sempre per preparare la colazione.» dice David salutando i due e i suoi nipotini. 
«Papà non c’è bisogno, posso stare da sola a casa»
«Non se ne parla, se ti senti male e stai da sola come fai a chiamare aiuto? Vengo e lavoro da qui. E poi Hope vuole mangiare i miei pancake vero cucciola di nonno?» dice rivolto alla bambina, sapendo che la piccola sicuramente gli darà manforte.
Hope prontamente annuisce ed entusiasta dice subito di sì. 
«Pateik di nonno domani mattina, più buoni di quelli tuoi mammina.» dice subito dopo e ciò da la conferma a David che è stato invitato, se pur non è stata Emma a farlo. 
La ragazza scuote la testa e accetta, se pur non è che faccia i salti di gioia. Ciò che è certo è che vuole parlare con suo padre, devono chiarire, non sopporta più questa situazione e non sopporta che lui sia arrabbiato con lei.


Il giorno dopo, per fortuna oltre a David vengono anche Ruby e Trilli a trovare Emma ed è veramente felice. 
Le due ragazze arrivano subito dopo pranzo e ciò aiuta Emma a sopportare la mattinata con suo padre in casa. A dire il vero la mattina passa piuttosto velocemente, David lavora in cucina ed Emma, è diventata una vera nerd, ha passato la mattinata a guardare serie tv e a giocare con i videogiochi di Henry, superando parecchi livelli e diventando anche piuttosto brava, più di quello che già non fosse, quando gioca con suo figlio. 
«Cioccolata calda con panna e cannella, direttamente da nonna Granny» dice Ruby mostrandole il sacchetto che ha in mano e non solo, ha portato anche i dolci. 
«Ti adoro!» strappandole praticamente il sacchetto dalle mani.
«Non a caso sono la tua migliore amica, no?» le dice la bruna ridendo per il modo in cui ha preso il sacchetto dalle sue mani. Emma tra l’altro sta già bevendo la sua cioccolata calda. Per giunta David, quel giorno a pranzo l’ha fatta mangiare pochissimo, o meglio solo carne e verdure, sostenendo che mangiare troppo in gravidanza faccia male. Si è documentato prima su internet e poi a quanto pare con un suo amico ginecologo, che Emma non sapeva nemmeno che avesse e gli ha consigliato di evitare troppi dolci e mangiare prevalentemente cibo sano. Alla ragazza è venuto da ridere, lei che ha sempre mangiato quasi sempre schifezze di ogni tipo, senza per giunta ingrassare, lo stesso quando sono nati Henry ed Hope, ora invece deve stare a dieta e la cosa non le va a genio, per niente. La sua ginecologa poi, non le ha detto nulla a riguardo, ma ha evitato di dirlo a suo padre, nello stato in cui si trova, potrebbe anche proporre di cambiarla.
Sentendo le voci delle sue amiche e di sua figlia, prontamente l’uomo fa la sua comparsa in salotto salutandole affettuosamente e offrendo loro qualcosa, ma le ragazze rifiutano, dicendo che hanno portato la merenda a sufficienza per tutti e che se anzi vuole gradire é il benvenuto. Ha visto subito, inoltre, che Emma ha un enorme bicchiere di cioccolata calda, ma non dice nulla per questa volta. 
Ciò che non sanno é che David non solo accetta, ma prontamente si piazza in salotto con loro a chiacchiere, incurante degli sguardi minacciosi di Emma che gli dicono di andarsene. Almeno con le sue amiche gradirebbe un po’ di privacy, già non riesce ad averla con Killian in casa loro per giunta.
«Signor Noland, se comunque lei deve andare a fare qualche commissione o roba varia, ci siamo noi con Emma. Non si preoccupi, non la lasciamo sola nemmeno per andare in bagno, sa come siamo fatte noi ragazze, andiamo in bagno sempre in coppia... Quindi sta in mani sicure.» interviene Ruby in soccorso della sua amica Emma, avendo visto che é parecchio infastidita dalla sua invadenza. 
«Ma veramente io...» prova a dire David, ma viene interrotto da Emma questa volta.
«Tranquillo papà vai pure, le ragazze tanto restano finché non arrivano Killian con i bambini, vero?» rivolgendosi alle sue amiche e loro annuiscono.
Tanto che è costretto a lasciarle davvero sole, prende le sue cose e tornare a casa, ma prima di andare Emma gli dice che lo aspetta il giorno dopo e che ha bisogno di parlare con lui di una cosa importante e l’uomo annuisce, tanto sarebbe andato lo stesso.
Una volta sole finalmente le tre possono parlare senza la paura di dire qualcosa di sbagliato.
E Ruby e Trilli possono darle anche il loro regalo. Ne hanno tre in realtà, uno per lei e due per la piccola Hailey. Sanno che è ancora presto, ma vogliono comunque regalare qualcosa alla loro futura nipotina.
Apre prima i pacchetti destinati a Hailey, un paio di scarpette bianche compaiono nella sua mano, sono una taglia più grande, in modo che la piccola possa metterle quando é più grande, hanno un fiocco sul davanti e sono veramente bellissime e inoltre, le hanno regalato un vestitino anche esso bianco, con dei piccoli decori rossi, sulla parte della gonna. Anche esso é più grande, in modo che possa indossarlo più avanti e che abbia cose che possa mettere anche quando sarà più grande.
«Sono stupendi, grazie.» dice e poi prende il pacchetto destinato a lei, anche se non era necessario che le facessero un regalo.
«Si fanno solo regali per i bambini, ma anche per le mamme ci vuole no?» dice Trilli ridendo, anche perché è curiosa di vedere la reazione di Emma quando vedrà che cosa le hanno comprato.
«Un completino sexy? Scherzate, vero?» dice tirandolo fuori dalla scatola, ma doveva aspettarselo dalle due, sono sempre le solite e immagina che l’idea sia venuta a Ruby, non ha dubbi in tal proposito, se pur Trilli l’abbia assecondata senza esitazione.
«Quando Hailey sarà nata, tu dovrai tornare a dedicarti al tuo uomo, quindi quale modo migliore mostrando un completino sexy nuovo?» dice ridendo proprio la colpevole di quel regalo ed Emma scuote la testa vistosamente. É praticamente la versione al femminile, del suo Killian a volte. 
«Ti dico grazie anche da parte di Killian allora» ed é felice che David non sia rimasto a casa, se pur nell’altra stanza, perché sarebbe stato decisamente imbarazzante.
«Ma lui mi ha già ringraziato, gli abbiamo mandato la foto prima di acquistarlo.» risponde ancora la sua amica.
«Siete terribili» scuotendo ancora una volta la testa e alzando gli occhi al cielo.
«Noi? Tu hai tre figli e noi saremo quelle terribili! Per giunta uno l’hai fatto con il mio attuale fidanzato, ti ricordo.» le dice scherzando e per prenderla in giro, lo fa spesso, rinfacciandole che lei ha avuto una storia con il suo Neal.
«Hai vinto! Alzo le mani» ridendo di gusto all’ultima affermazione da parte di Ruby, sa sempre come spuntarla e stavolta non ha niente da replicare.
Il resto del pomeriggio passa tra risate, pettegolezzi, novità e nella più completa spensieratezza. Emma si rende conto che aveva proprio bisogno di un pomeriggio tranquillo e divertente come quello passato in compagnia delle sue amiche.
Le due se ne vanno quando a tornare a casa è Killian con i bambini.
Ma Emma é decisamente molto di buon umore e é anche meno stanca degli altri giorni, ed é lei a raccontare la favola a Hope e a metterla a letto, per la gioia della bambina.
Quando raggiunge il suo pirata in camera, lo vede seduto sul letto in attesa e con lo sguardo malizioso sul volto e capisce prontamente che cosa vuole chiederle.
Infatti, si spoglia lentamente dai vestiti per mettersi in pigiama e glielo fa vedere come le sta il completino rosso che le hanno regalato le sue amiche. Prima di cena, mentre lui era ai fornelli, lei è andata in bagno a metterselo, sapendo che avrebbe voluto vederlo, ormai lo conosce veramente bene. 
Killian la guarda completamente incantato e si avvicina prontamente a lei per baciarla e accarezzare la sua pelle.
«Swan, sei uno schianto. Vorrei tanto togliertelo in questo momento...» dice accarezzandola dolcemente, ma non vuole stancarla troppo, se pur sta morendo dalla voglia di fare l’amore con lei. 
«E perché non lo fai pirata? Hailey non può scandalizzarsi e tranquillo, che i ginecologi non lo sconsigliano in gravidanza» ride mettendo le braccia intorno al suo collo e baciandolo lei stavolta, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
«Invita le tue amiche a casa anche domani, love.» ribatte subito il ragazzo, vista la sua intraprendenza, andando già a slacciare il gancetto del suo reggiseno, quindi accarezzandole la schiena, provocandole i brividi e a un passo per toglierle quel sexy completino, ma che è decisamente di troppo per ciò che adesso vogliono fare.
Emma ride è colma la distanza della loro labbra per baciarlo con desiderio, finalmente libera di poterlo fare.
Ma proprio in quel momento suonano alla porta ed Emma e Killian non riescono proprio a capire chi possa essere a quell’ora, non é tardissimo, ma sono anche le nove e mezza di sera, quindi non aspettano di certo visite.
É Killian quello vestito ed é lui che va ad aprire la porta, mentre Emma si riveste, indossando il pigiama, per poi scendere anche lei in salotto.
Si trova davanti suo padre e lo guarda confusa.
«Mary è fuori città con un’amica e si è portata dietro anche Andrew, lo sai no? Ho pensato che visto che domani mattina arrivo qui presto, mi conviene direttamente dormire qui... Che sto a fare a casa da solo?»
«Già infatti, perché stare a casa da solo quando hai casa di tua figlia da cui andare...» risponde ironicamente Emma.
«Ricordami di ringraziare Mary Margaret, quando torna.» dice anche Killian con la stessa ironia nel tono di voce.
Ed è così che salta quella che voleva essere una serata romantica. 
Emma si raccomanda con suo padre di non svegliare Hope, la quale si è addormentata da poco e con fatica, se vuole può andare a salutare Henry, se lo trova ancora sveglio, ma probabilmente dorme anche lui, visto che ha avuto una giornata impegnativa. 
Emma e Killian invece subito dopo avergli dato la buonanotte si stanno per chiudere in camera, ma prontamente David chiede il motivo della porta chiusa. 
«Più che altro se si sveglia Hope come la sentite?» chiede, guardando entrambi interrogativo.
«La sentiamo, le parenti non sono poi così spesse. Dormiamo sempre con la porta chiusa.» ribatte Emma esasperata, non è mai stato così invadente e appiccicoso in tutta la sua vita, nemmeno quando era incinta di Hope, non riesce a capire perché adesso invece deve essere così maledettamente apprensivo.
Emma esasperata si stende sul letto e Killian prontamente le si avvicina per baciarla e stringerla a sé. 
«Killian non farti strane idee, non faremo nulla con mio padre in casa.» gli dice allontanandolo, visto che lui le sta baciando dolcemente il collo e le sta provocando il solletico. Sta cercando di non ridere, ma sa benissimo che lui glielo sta facendo di proposito a baciarla con tale delicatezza.
«Non è giusto lo sai? Io ora avevo altissime aspettative per la serata...» dice fingendosi offeso. 
Emma ride e lo bacia leggermente sulle labbra. 
«Domani! Promesso» 
«Ma ti rimetti il completino intimo che ti hanno regalato le tue amiche vero?» chiede immaginandosi ancora la sua Emma con quel completino addosso e maledice David ancora una volta per aver interrotto il loro passionale e intimo momento. Quell’uomo non sa davvero che cosa sia la privacy e se sapeva che fosse lui, nemmeno avrebbe aperto, a costo di farlo restare al freddo tutta la notte. Se pur Emma non lo avrebbe permesso. 
La ragazza annuisce e lo spinge totalmente lontano da lei o se continua a parlare con quella voce sensuale e a guardarla con quei suoi occhioni celesti, non sarà più in grado di controllarsi e respingerlo. Già si sono fatti beccare da sua madre e da Robin non vuole ripetere l’esperienza imbarazzante, soprattutto con suo padre. 
Killian ride lui stavolta nel vedere come lei lo abbia allontanato e si sistema meglio nel letto per dormire. Mette però una mano sul pigiama, all’altezza della pancia, della sua Emma. Gli piace dormire abbracciato a lei e accarezzare così in un certo senso anche la sua bambina. 


Il giorno una volta che sono tutti fuori casa, tranne Emma e David come al solito. David è a lavorare in salotto, mentre Emma dopo aver giocato un po’ alla PlayStation, sposta lo sguardo verso suo padre e gli chiede se possono parlare. In quel lasso di tempo che ha giocato, in realtà ha cercato un modo per dirgli ciò che deve, ha cercato di organizzarsi un discorso, ma la verità è che non sa bene cosa gli dirà. Ogni cosa che ha cercato di elaborare nella sua mente è miseramente fallita, forse la cosa migliore da fare è dirgli come si sente. 
«Papà ascolta, io sto bene e non c’è bisogno che vieni qui tutti i giorni e la notte. Mi fa piacere che ti preoccupi per me, per carità.... Però, sei un po’ troppo presente. Soprattutto non riesco a capire il motivo per cui lo fai, visto che sembra che tu sia ancora arrabbiato con me. Vieni qui, mi parli a malapena, però poi sei invadente e appiccicoso.» prova a spiegare come si sente, a far capire a suo padre che sa benissimo che lui è arrabbiato e vuole capire se sarà mai in grado di accettare sua nipote. 
«Quello che voglio dire, quanto continuerai a essere arrabbiato con me? E con Hailey?» 
«Non lo so! Sai Emma, se me lo avessi detto tu e soprattutto prima, lo avrei accettato con il tempo, anzi adesso probabilmente lo avrei già accettato. Però tu mi hai escluso dalla tua vita e io non so se riuscirò ad accettarlo. Però è ovvio che mi preoccupo per te, sei comunque mia figlia, nonostante tutto.» risponde cercando di essere a sua volta sincero e far capire a sua figlia come si sente. Si è sentito escluso, messo da parte. Lui è suo padre, ma lei ha preferito dirlo a sua madre, a Robin, a un poliziotto piuttosto che a lui. A lui che è suo padre. Non riesce veramente ad accettarlo e non è tanto per la gravidanza in sé, se pur è ovvio che è venuta troppo presto e avrebbe preferito che aspettassero a farne un altro di bebè, ma per avergliela taciuta. 
«Con questo quindi mi stai dicendo che non accetterai mai Hailey?»
«Ma che discorso è Emma, cosa c’entra la bambina adesso?»
«C’entra, perché la stai ignorando. Non mi chiedi mai se sta male, se scalcia, l’altra volta nemmeno hai voluto sentire che stesse scalciando... Le vorrai mai bene? Perché io non voglio che si sente esclusa, so cosa si prova e non voglio che lei provi ciò che ho provato io, non voglio che senta quel dolore al centro del petto, quel senso di abbandono che ti spezza il cuore e ti fa sentire sola e un completo fallimento. Hailey non dovrà mai sentirsi così.»
David la guarda senza riuscire a dire una sola parola, davvero Emma pensa una cosa del genere? Davvero pensa che una volta nata non considererà sua nipote come gli altri due? Non riesce a crederci. Lui è arrabbiato con lei, non con sua nipote, non con quella piccola creaturina che cresce dentro di lei, che è ignora di tutto ancora. Non potrebbe mai escluderla, ha solo bisogno di tempo per rendersi conto che diventerà ancora una volta nonno di una piccolina, per lui è ancora presto, in fondo l’ha scoperto veramente da poco tempo. Non riesce ancora a chiamarla per nome, a pensare che abbia già un nome. Lui l’ha scoperto solo da poche settimane e ciò è davvero difficile da accettare. 
Emma ha gli occhi lucidi e il magone al cuore nel dirgli ciò e David istintivamente l’abbraccia vedendo che è totalmente sconvolta. Non riesce a dire nulla, ma non può restare impallato mentre sua figlia lo guarda con gli occhi ricoperti dalle lacrime. 
A volte un abbraccio dice più di mille parole e spera che Emma possa capire attraverso di esso ciò che prova, ciò che sente e che non ha intenzione di far del male a sua nipote o di farla sentire abbandonata. 
Emma si stringe a lui, ha bisogno di quel contatto di sentirsi accettata, ma non sa nemmeno se suo padre riuscirà davvero del tutto ad accettare la cosa e nonostante sia abbracciata a lui, le sue insicurezze e paure rimangono esattamente dove sono, infondo al suo cuore. E spera tanto che sia diverso per Hailey, che non si possa mai sentire non apprezzata da coloro che sono la sua famiglia. 
Si lascia andare a un pianto liberatorio e David le accarezza i capelli per farla sfogare, avendo capito che ne ha molto bisogno. 
Ciò che sicuramente ha capito è che effettivamente, è stato molto invadente e Emma sa benissimo cavarsela da sola e non ha bisogno di un padre appiccicoso, ma solo di un papà presente. Cercherà di esserlo meno, se pur il suo, lo sa sia David, sia Emma, è un modo di starle accanto. 



Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato, nuovo capitolo per voi. Dedicato esclusivamente al rapporto tra David ed Emma. David non ha ancora accettato del tutto la gravidanza della figlia e fa il sostenuto, ma a modo suo comunque le sta addosso, facendo il papà appiccicoso e che non sa che cosa sia la privacy. Decisamente i due avevano tante cose da dirsi e alla fine sono riusciti entrambi , soprattutto Emma, a tirare fuori ciò che pensano. David ha capito che Emma sta soffrendo per questo suo comportamento e David non capisce che così facendo non fa che alimentare le sue insicurezze. É ferito a sua volta che sia stato l'ultimo a sapere le cose e reagisce nel modo più sbagliato, ma almeno ora ha capito. Non vi svelo nulla, ma vedrete cosa accadrà. Hailey ciò che è certo, che non si sentirà mai come si è sentita Emma per tutta la vita, al contrario... Ma come ho detto non dico nulla o potrei svelarvi parte dei prossimi capitoli.
Ma ditemi, cosa ne pensate del capitolo? Fatemi sapere.
Intanto, vi dico che nel prossimo, ci sarà un pasticcio da parte di Killian ehehehe 
A prestissimo, buon week end e vista l'ora, buon pranzo.

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Capitolo 24
*** Un pomeriggio in atelier ***





Capitolo Ventiquattro - Un pomeriggio in atelier


Per colpa delle indagini hanno trascurato un po’ troppo i preparativi del matrimonio, Killian non ha ancora scelto il suo abito e tanto meno i due piccoli di casa. Hanno intenzione di sposarsi a settembre e anche se sono ancora ad Aprile, devono comunque iniziare a pensarci per tempo, per non ridursi all’ultimo momento. 
L’abito di Emma è stato scelto, deve essere solo allargato, ma sarà fatto a tempo debito, qualche settimana prima della fatidica data, in modo da avere le misure esatte, visto il crescere della sua pancia.  
Devono quindi, scegliere gli abiti degli altri componenti della famiglia.
Decidono di farlo un pomeriggio, subito dopo scuola dei bambini. Si recano in atelier tutti quanti insieme. Emma, rimarrà seduta in atelier e ad aiutare i due bambini sarà Killian, in modo che non si affatichi, ma possa comunque assistere al momento della scelta dell’abito e poter dire la sua, soprattutto per quanto riguarda quello di Henry e di Hope. 
La bambina una volta entrati in atelier, vedendo tutti quei meravigliosi vestitini, ha spalancato gli occhi e ha guardato verso sua mamma completamente incantata e sorpresa, i suoi occhioni verdi, in quel momento hanno parlato più di mille parole. Ad Emma ha dato l’idea che le stessero dicendo: “ma sono veri tutti questi abiti?” e quasi le è venuto da ridere, perché la sua piccolina è davvero adorabile con quel suo sguardo stupito e felice. Il sogno di ogni bambina è vestire in stile principessa e Hope non è da meno. 
Ma visto che sarà più difficile scegliere il vestitino per Hope, decidono di iniziare da quello di Henry. 
Anche se ciò non si dimostra esattamente una buona idea. Hope inizia a girare per il negozio e a toccare tutti i vestitini che vede e a dire “voglio questo” e poi cambiare idea dopo cinque secondi e “no, no, voglio questo” con Emma che vedendola le viene da ridere, perché la sua bambina sa essere davvero esuberante, ma è di una bellezza infinita, se pur deve contenerla o rischia di fare qualche guaio, conoscendola. 
Mentre nel frattempo anche Henry sta decidendo che cose indossare e una volta scelto il suo  smoking, un gilet nero con pantaloni dello stesso colore e una camicia bianca con cravattino celeste molto chiaro, si guarda allo specchio e tutti, compreso il bambino, devono ammettere che sta veramente benissimo vestito in quel modo. 
«Ragazzino, sei bellissimo così!» gli dice Emma guardandolo ammirata. 
Henry sorride felice di quel complimento e anche piuttosto emozionato, suo nonno gli ha sempre detto che ogni uomo deve comportarsi come un principe, soprattutto con le donne e lui in questo momento, vestito così elegantemente si sente un po’ tale e inoltre, con la sua fidanzatina è sempre dolce, romantico e gentile, un vero principe.
«Mamma, perché non prendi questo per Hope? Così abbiamo i colori simili degli abiti, visto che dobbiamo fare paggetto e damigella.» propone Henry vedendo un vestito per bambina che riprende i colori del suo. 
«Siiii mammina, io voglio vestito con colori uguale a Hetty.» dice subito Hope accettando di buon grado il consiglio di suo fratello maggiore. Non desidera altro che essere uguale a lui, al suo Hetty. 
Le provano quindi subito il vestitino di colore bianco, con le spalle ricamate, il quale scende ampio in stile principessa e una cinta di colore nero, con un fiocco dietro alla schiena. È bellissimo e Hope subito rimane incantata a guardarsi allo specchio.
Solo che, un dubbio poi si insinua nella sua testa nel momento in cui si guarda allo specchio, con più attenzione. 
«Io voglio mettere anche il mio ditintivo» dice andando alla sua maglietta per prendere il suo fedele distintivo. 
Emma e Killian si guardano e scoppiano in un primo momento a ridere, ma poi capiscono di avere un problema. Non può mettersi certo quel vestitino con il distintivo addosso. 
«Amore non puoi mettere il distintivo su questo vestitino, si rovina.» le prova a dire Emma cercando di farle capire che non è il caso, ma la bambina non la prende affatto bene. 
«Se io no ditintivo, no vestitino.» mettendo le braccia incrociante e guardando sua mamma con il broncio e poi spostando lo sguardo verso suo papà per cercare di intenerire lui è farsi dire di sì. 
«Hope, le principesse non hanno ì distintivi, vuoi essere una principessa bellissima per un giorno? La principessa di papà?» interviene Killian per cercare di convincerla e giocare la carta della principessa di papà, di solito funziona. 
Hope annuisce, vuole essere la principessa di papà, ma lei è anche lo sceriffo Hope Jones. Uno sceriffo non si separa mai suo distintivo, gliel’ha insegnato proprio la sua mamma. 
«Tu detto a me che sceriffo non si separa mai da ditintivo.» dice rivolta proprio verso la sua mamma. 
«È vero, hai ragione Hope, ma per le date importantissime, come il matrimonio di mamma e papà, puoi anche non metterlo. Io per esempio il mio non lo porterò.» le dice avvicinandosi a lei e mettendosi alla sua altezza, per poi aggiungere: «Facciamo una cosa collega, visto che il nostro distintivo è così prezioso, che non possiamo assolutamente perderlo, quel giorno lo mettiamo in un posto segretissimo, tutto nostro, sia il mio che il tuo, che dici?» le propone, pensando che possa essere un buon compromesso e che così riuscirà a convincere sua figlia e infatti, Hope annuisce tutta felice. Le piace l’idea di nascondere il distintivo insieme a quella della sua mamma, in un posto che conoscono solo loro due e nessun altro.
Superato il problema distintivo, Emma torna a dedicarsi a Henry, il quale deve accorciare di pochissimo i pantaloni, perché quelli gli stanno troppo lunghi e quindi si dedica a lui, per capire insieme alla sarta del negozio, quanto sia meglio tagliare. Lasciando Hope e Killian da soli. 
Killian aiuta la bambina a rivestirsi e intanto le chiede di farle un favore. Vuole che Hope con il suo cellulare vada a fare una foto al vestito della sua mamma, che è nel camerino poco più in là rispetto al suo, visto che ha sentito parlarne con la commessa poco prima e l’hanno visto un attimo insieme per capire come procedere, una volta che dovranno prendere le misure definitive. 
«No, io non lo faccio. Mammina avere detto che tu non puoi vedere suo abito.» dice guardandolo male e scuotendo la testa contrariata. 
«Lo so, ma solo per vedere qualcosa, sono curioso... Rimarrà il nostro piccolo segreto e la mamma non lo saprà mai. Questa è una tradizione vecchia di secoli, non vale più. Fidati del tuo papà.» le dice provando a convincerla, ma non è per niente facile convincere la sua piccola monella, lo sa benissimo, specie se ha le sue idee. È proprio come la sua Emma in questo. 
«Ti faccio giocare con il mio distintivo.» le propone a quel punto, sapendo di toccare il suo punto debole. 
Hope da accigliata, lo guarda, ma subito dopo un’idea le viene alla mente e il suo sguardo si trasforma in uno furbo, tipico di Killian stavolta, e il ragazzo se ne accorge subito. Come capisce praticamente immediatamente che non promette niente di buono quello sguardo. 
«Sono lo sceriffo Hope Jones, no vice sceriffo io. Io giocare con ditintivo di mamma. Tuo brutto.» 
Ecco, ha dal principio avuto ragione, lo sguardo della sua bambina, non prometteva nulla di buono e ora? Sa benissimo che non potrà farle cambiare idea sulla sua richiesta, l’unica è rinunciare lui a sbirciare il vestito...
«Va bene, affare fatto.» le dice invece e la bambina sorride felice di quella concezione, tutta felice va a fare la foto al vestito della sua mamma, non preoccupandosi più del fatto che lei possa arrabbiarsi. Giocherà con il suo distintivo e non può che essere più felice. 
Una volta che torna con il cellulare del suo papà in mano, glielo porge, ma Killian non fa in tempo a vedere la foto che la sua monella ha scattato, perché Emma ed Henry tornano verso la direzione, chiedendo a due se sono pronti per tornare a casa e Killian annuisce. 
Emma si accorge del suo sguardo poco convinto, come se Hope avesse appena fatto una marachella ma non volesse dirglielo per non farla rimproverare, ma fa finta di nulla e prende la bambina per mano per recarsi alla macchina. 
Solo una volta a casa e nel momento in cui è solo, dà prima il distintivo da sceriffo a sua figlia come promesso, e poi apre la galleria delle foto per vedere il vestito. 
Ma per sua grande sfortuna, la foto è sfocatissima e non riesce a vedere veramente niente, sennò il colore, ma quello già immaginava che fosse stato bianco, la sua Emma fa la dura, ma è una tradizionalista e lo sa bene. Quindi, non solo non ha sbirciato il vestito, ma ha anche appena dato un motivo a sua figlia per giocare con qualcosa con cui le è proibito giocare, spera solo che Emma non si accorga di nulla o sono guai per lui, più che per Hope.  Non riesce proprio a dire di no alla sua principessina che lo guarda con quei due occhioni verdi. Ora che nascerà pure Hailey, immagina che non riuscirà a dire di no neppure a lei e sarà veramente fregato. 
Va spesso a controllare Hope mentre gioca con il distintivo di Emma, per accertarsi che sia tutto a posto, per fortuna la bambina sta semplicemente mettendolo al petto, mettendo invece il suo distintivo di carta a quello della sua bambola preferita e finge che la bambola sia il vice sceriffo, mentre lei è ovviamente lo sceriffo. L’ha sentita dire: “Collega, questo è il tuo ditintivo, ora sei un vice sceriffo” e si è messo a ridere, perché imita Emma proprio in tutto e per tutto, di solito è lei a chiamarla “collega” quando vuole convincerla di qualcosa o se deve andare via presto e non può accompagnarla a scuola, sapendo che il gioco dello sceriffo, funziona sempre con la sua piccola. Semplicemente da queste piccole cose capisce il rapporto meraviglioso che le due hanno. 
Si è raccomandato con la bambina di non portarlo a scuola, anche se la sua mamma non va a lavoro e non le serve, ma che non va portato in giro e Hope ha annuito, lo terrà a casa e continuerà a giocarci non appena torna dall’asilo. 
Ma qualcosa va decisamente storto. Non appena rientra e corre in camera per continuare a giocare, non trova più il distintivo di sua mamma. Lei l’ha lasciato sul suo letto, accanto alla sua bambola preferita e ora non c’è più. Ha perso il distintivo e adesso non sa veramente che cosa fare, le viene da piangere e rimane tutto il tempo in camera sua decisamente triste, senza riuscire a giocare con nessun gioco e in completo silenzio, solo qualche lacrima silenziosa scende dai suoi occhi. Lacrime che spariscono velocemente, asciugate con la manica della maglietta, una volta che la sua mamma la raggiunge nella camera, non sentendola raccontare una delle sue storie alle bambole o fare uno dei suoi giochi di ruolo, in cui lei è lo sceriffo. La trovandola a terra, con il volto basso e Hope la vede asciugare le lacrime, se pur pensa di non essere stata vista e quindi di non dover confessare ciò che ha fatto. 
Emma vedendola sconvolta le chiede prontamente che cosa sia successo e la bambina scuote la testa dicendo semplicemente “niente” e torna a guardare per terra, non riuscendo nemmeno a incrociare lo sguardo della sua mamma. 
In realtà la ragazza sa perfettamente che cosa turba sua figlia, non trova il suo distintivo, quello che per uno strano caso, era in camera sua, vicino alla sua bambola e che ha ritrovato sistemandole il letto. Sa benissimo che non ci deve giocare e già il fatto che abbia disubbidito non le piace e ora vuole la verità e capire come siano andate le cose e vuole che sia proprio sua figlia a confessare ciò che ha fatto. 
Ma Hope non lo fa, continua a rimanere in silenzio, senza voler giocare, nonostante Emma abbia cercato in tutti i modi di proporre giochi, mentre i suoi occhi si fanno sempre più lucidi. Non ha nemmeno appetito e a tavola, si mette con le braccia sul tavolo e la testa appoggiata ad esse, come quando ha la febbre e non sta bene. 
«Non è che ha la febbre?» pensa Killian, vedendo che non ha appetito e la posizione. Come se non bastasse non è andata nemmeno a salutare suo papà quando è rientrato, cosa che di solito fa sempre con entusiasmo e saltandogli letteralmente in braccio per la felicità di rivederlo. Le si avvicina per sentire la temperatura, ma non è alta e non riesce proprio a capire che cosa abbia. 
«Ci parlo io! Non ti preoccupare amore, tu pensa a sparecchiare e lavare i piatti.» gli dice Emma, prendendo la bambina in braccio. È ora di affrontare l’argomento, le ha dato in po’ di tempo per cercare di farla confessare da sola e farle comprendere il suo sbaglio e pentirsi, ma ciò non è ancora avvenuto, nonostante si veda che sta molto male per ciò che ha fatto, infatti Emma si sente in colpa ad aver preso lei il distintivo e non aver detto nulla. 
Nel lettino insieme alla sua mamma ancora una volta evita di guardarla negli occhi e affonda il viso nei suoi capelli e la sua spalla per nascondersi, si vergogna e non riesce a confessare ciò che ha fatto, non vuole che la sua mamma si arrabbi. 
«Hope, cucciola è successo qualcosa che vuoi dire alla tua mamma?» chiede a quel punto, Hope prima scuote la testa, continuando a nascondersi nel suo collo, ma poi quando Emma sente bagnato, capisce che si tratta delle lacrime di sua figlia e le prende il viso tra le mani per incontrare i loro occhi. 
«Io perso, io perso ditintivo.» dice a quel punto, prendendosi di coraggio, guardare la sua mamma negli occhi le ha fatto trovare il coraggio di parlare. Lei poi sembra preoccupata e quindi ciò la spinge a dire la verità. Sempre dire la verità, gliel’ha insegnata proprio la sua mamma e glielo dice sempre anche nonna Regina, che dire le bugie porta solo a far soffrire le persone a cui si vuole bene. Lei naturalmente non vuole far soffrire la sua mamma. 
«Il tuo? Ma se lo hai sul pigiamino...»
«No, il tuo. Io ci stavo giocando e poi messo vicino alla bambola e ora non lo trovo più.»
Emma a quel punto lo tira fuori da dietro la tasca dei pantaloni della tuta che usa per casa e la guarda. 
«Questo dici? E dimmi Hope, cosa ci faceva in camera tua, vicino alla tua bambola quando ti ho detto più volte che non bisogna giocarci? Questo è il distintivo dello sceriffo e non è un gioco.» le dice con il tono un po’ più duro, ma non è arrabbiata, vuole solo capire e a quel punto Hope scoppia nuovamente a piangere, ma confessa tutto. Pure chi sia stato a darglielo. 
«Mamma sei arrabbiata con me?» chiede a quel punto la piccola con altre lacrime che le escono dagli occhi. 
«Un po’ Hope, perché non sei venuta subito da me per dirmi che non lo trovassi, non per il resto. Quello non è colpa tua.»
«Di papà? Sei arrabbiata con lui?»
Emma annuisce, ma poi aggiunge: «Mi prometti che non accadrà più? E se mai dovessi fare una monellerie, preferisco di gran lunga che sia tu a dirmela, intesi?»
Ora è Hope ad annuire e promette che non le prenderà più il distintivo per nessuna ragione al mondo e che soprattuto non avrà più paura di dirle le cose, se pur esse sono brutte da confessare e lei potrebbe arrabbiarsi. 
La ragazza a quel punto le sorride e invita la sua piccola a dormire, dandole un leggero bacio sulla fronte e cullandola tra le sue braccia per rassicurarla, visto che la piccola è ancora molto scossa e non è riuscita del tutto a calmarsi. 
«Adesso tu litigare con papà?» chiede poco prima di addormentarsi, sembrava che si stesse addormentando, ma a quanto pare qualcosa ancora la preoccupa, il fatto che adesso la sua mamma sia arrabbiata con il suo papà. Lei non vuole che litigano, non le piace quando i suoi genitori si urlano contro. 
«No! Non litigheremo. Buonanotte amore di mamma.» le dice a quel punto accarezzandole i capelli per farla cadere nel mondo dei sogni. Poco dopo rassicurata, cade in un sonno profondo. 
Torna in cucina e trova Killian ancora intento a finire di sistemare, mentre Henry è in salotto a guardare un po’ di tv e spera che non senta, non le piace mai litigare davanti ai bambini. 
Killian appena la vede arrivare le si avvicina per darle un bacio, ma Emma prontamente lo sposta, facendo capire al suo uomo che è arrabbiata. 
«No dico Killian, ma che cosa hai nel cervello? Quando ti comporti così mi sembri più piccolo di tua figlia. Ma come ti è venuto in mente di dare a Hope il mio distintivo, come, me lo spieghi?» cerca di non alzare la voce, ma si sente dal suo tono che è alterata. 
«Voleva semplicemente giocarci, ho controllato che non lo perdesse.» 
«Si peccato che stamattina l’avesse lasciato sul letto, come se fosse un gioco qualsiasi e sai perché tua figlia stava così male oggi?»
Lui scuote la testa, ma riesce perfettamente a immaginarlo a questo punto. 
Emma a quel punto gli dice di averlo trovato quella mattina sul letto e aver capito che la bambina l’avesse preso per giocarci senza permesso e se lo sia ripreso per vedere se poi Hope confessasse da sola, ma ciò non è avvenuto e ha somatizzato il suo pentimento, per aver creduto di averlo perso, comportandosi in quel modo. 
«Tutto questo poi per vedere un vestito? Ma fai seriamente?» non riesce veramente a crederci e non riesce proprio a pensare che abbia seriamente fatto una cosa del genere solo per accontentare sua figlia e vedere l’abito.
«Ho sbagliato lo so, però... Come potevo dire di no a quei due occhioni verdi? Non ci riesco, tra l’altro il vestito nemmeno l’ho visto, ha fatto la foto sfocata.»
«Be, impara a dirglielo! Non puoi sempre accontentarla e dire di sì a ogni richiesta che fa solo perché ti guarda come se fosse un cucciolo indifeso, secondo te non lo sa che non le riesci a dire di no?» lo rimprovera ancora Emma, scuotendo la testa. 
«Per fortuna il distintivo non si è perso veramente.»
«Ma si dai, allora dimentichiamo tutto visto che non si è perso.» risponde con ironia all’ultima affermazione del suo fidanzato.
«Non voglio litigare Emma» risponde a sua volta Killian, capendo che Emma non ha intenzione di far cadere la discussione, nonostante abbia ammesso di aver sbagliato e sa che è così, ha sbagliato e lei fa bene ad essere arrabbiata, ma che altro deve fare oltre che chiederle scusa?
«Nemmeno io» ma la sua espressione del viso ancora contrariata la dice lunga.
«Infatti me ne vado a dormire, sono stanchissima.» aggiunge poco dopo, non degnando stavolta Killian di uno sguardo.
Prima di fare ciò, va a dire ad Henry che è ora di andare a dormire anche per lui e il bambino ubbidiente si reca al piano superiore con la sua mamma per andare in bagno a lavarsi i denti e cambiarsi. Emma lo aspetta nella sua camera e una volta che é nel letto, gli rimbocca le coperte e lo bacia sulla fronte.
«Hope sta bene?» chiede il bambino preoccupato per la sua sorellina ed Emma annuisce raccontando a suo figlio che cosa sia successo con la sorellina e con Killian. In realtà gli viene da ridere, ma non lo fa perché capisce perfettamente che la sua mamma sia piuttosto arrabbiata, ma a volte Killian con i suoi comportamenti lo fa veramente ridere, soprattutto per il potere che una bambina di tre anni ha nei suoi confronti. Lui però non è da meno, quando la sua sorellina ci si mette sa essere davvero convincente e risulta davvero difficile dirle di no.
«Non ti arrabbiare con Killian. Mi raccomando» dice prima di salutarla e lei scuote la testa e annuisce, sorridendo leggermente all’affermazione del figlio, perché la conosce molto bene.
Raggiunge la sua stanza e si stende sul letto sfinita, non fa mai molto durante la giornata, ma riesce a stancarsi comunque, sa che è dovuto alla gravidanza, spera infatti che passino in fretta questi mesi, per abbracciare la sua piccolina e non vivere costantemente con la paura che le possa capitare qualcosa di brutto.
Chiude gli occhi e cerca di scacciare via ogni pensiero negativo, ha anche scritto un po’ sul suo diario per riuscire a calmarsi e ci è in parte riuscita. Per colpa degli ormoni poi, riesce ad arrabbiarsi ancora di più.
Ha appena chiuso gli occhi, quando anche Killian raggiunge la camera da letto. Si stende al suo fianco e le accarezza i capelli.
«Love, dormi?» chiede a quel punto, se pur sa benissimo che non sta dormendo, lo sente dal suo respiro.
Emma si gira verso di lui e incrocia i suoi occhi celesti, che ogni volta sono in grado di farla capitolare. Ma non stavolta, stavolta vuole che lui si faccia perdonare e non basta un bacio o qualsisia altra cosa che abbia in mente.
«Cos’è oggi il divano era scomodo?» lo provoca ancora arrabbiata.
«No, é comodo, ma solo se ho te al mio fianco.» le sussurra avvicinandosi alle sue labbra e dandole poi un leggero bacio.
«Bene. Visto che vuoi dormire qui, almeno fai silenzio e dormi» gli dice spingendolo con la mano più lontano da lei. 
«Ho sbagliato, lo so, scusami love. Facciamo pace?» 
«Pace fatta, adesso dormi Killian» 
«Non mi sembra che abbiamo fatto pace, non è così che mi piace fare la pace...» lasciando volutamente la frase in sospeso, alzando poi il suo sopracciglio e guardandola seducente.
«Be, per stasera ti dovrai accontentare invece.» ribatte ancora una volta lei.
«Orgogliosa e testarda» scuotendo la testa e ridendo nel prenderla in giro.
«Pure? Buonanotte Killian» mettendolo ancora una volta a tacere e cercando di chiudere la conversazione con la buonanotte.
Lui però insiste, non arrendendosi e le circonda con il braccio la vita e visto che sono ancora occhi negli occhi, si rispecchiano rispettivamente in quelli dell’altro ed é in quel momento, che si avvicina alla sua Emma e appoggia le labbra su quelle di lei. Ed Emma ricambia il bacio. Ma poi si separa nuovamente da lui, girandosi dall’altra parte.
Killian la guarda divertito e scuote la testa, quando ci si mette sa essere veramente orgogliosa e immagina perfettamente che vuole continuare a fare la sostenuta, nonostante probabilmente lo abbia già perdonato. 
Il mattino seguente la prima a svegliarsi é proprio Emma, nonostante la discussione con Killian e ciò che è successo con Hope, ha dormito molto bene e si è svegliata presto per questo motivo. Si gira verso il suo uomo e lo vede dormire ancora beatamente. Prima di addormentarsi ha sentito il suo sguardo addosso, ma poi lentamente rassicurata da ciò, si è lasciata guidare tra le braccia di Morfeo. Ora, ora é lei che non riesce a smetterlo di guardarlo mentre dorme. É bellissimo. Trova il suo Killian davvero meraviglioso, fisicamente e caratterialmente, anche se spesso litigano, proprio come la sera precedente e lei si arrabbia per quel suo modo troppo condiscendente verso sua figlia. Ma in cuor suo sa già di averlo perdonato, non riesce a tenergli il broncio per troppo tempo, già stava per cedere la sera precedente, ma non l’ha fatto semplicemente per orgoglio e per non dargliela vinta... 
Lo guarda e istintivamente gli accarezza il viso, sorridendo. Non vede l’ora di diventare sua moglie.
Killian sentendo che Emma lo sta accarezzando sulla guancia e gli ha toccato poco dopo i capelli, avvicinandosi ulteriormente a lui, ha aperto gli occhi ancora assonnato, ma felice. 
La sua orgogliosa e meravigliosa fidanzata lo sta guardando adesso negli occhi ed é bella da togliere il fiato e lui non riesce davvero a spiegarsi come possa essere così bella dentro e fuori. Ed é la sua Emma, la sua futura sposa. Non vede l’ora di diventare suo marito, anche se già sono legati come marito e moglie, il matrimonio é solo una questione burocratica per rendere tutto più reale. Non vede l’ora di vederla attraversare la navata con il suo meraviglioso abito bianco... 
«Swan, non mi dire che adesso hai voglia tu eh, perché è prestissimo e io ho ancora sonno...» la provoca, mettendo su il suo sorriso strafottente e prendendola volutamente in giro.
«No, Jones! Sono ancora arrabbiata e tu sei uno sbruffone e anche se avrei voluto fare pace e non sto dicendo che lo avrei voluto, ora hai perso la tua chance.» ma non allontanandosi da lui, al contrario i loro corpi si attraggono come due calamite.
«Ah si? Vuoi la guerra, Swan?» e si avventa su di lei, ma non per baciarla stavolta, ma bensì per farle il solletico, porta le mani sotto il suo pigiama e inizia a solleticarle i fianchi a lungo, per poi spostarsi verso il suo collo poco dopo. 
Emma che soffre terribilmente il solletico non riesce a smettere di ridere e se pur non volendo lancia qualche piccolo urlo per cercare di liberarsi dalla presa di Killian, ma con scarsi risultati. Lui continua quella tortura e ormai lei ha le lacrime agli occhi, solo che allo stesso tempo non vuole arrendersi e dargliela vinta. 
«Allora, love, ti arrendi?» le dice a quel punto, ancora sopra di lei e guardando i suoi occhi verdi riflettersi nei suoi. 
«Mai, pirata» gli risponde non riuscendo ancora a smettere di ridere. 
E lui riprende quindi a farle il solletico, facendola ridere di nuovo. Fino a che non è Emma a baciarlo con forza e passionalità. Il ragazzo che non desiderava altro, socchiude le labbra e fa in modo di approfondire quel bacio di rappacificazione. 
Peccato che, il loro gioco abbia svegliata la piccola di casa e poco dopo fa il suo ingresso saltando sul letto e interrompendo il passionale bacio. 
«Devo levarglielo questo vizio!»
«Pensa che tra un po’ di mesi ci sarà anche Hailey» ride a quel pensiero e Killian la guarda finto preoccupato per la cosa. Deve iniziare da subito a istruire Hailey a non fare irruzione in camera di mamma e papà. 
«Mammina, papino! Cosa fate? Perché ridete?» chiede portando l’attenzione su di lei. 
«Stavo facendo il solletico alla mamma, vuoi unirti a me?» chiede alla bambina e lei prontamente annuisce, non si perderebbe mai l’occasione di giocare con i suoi genitori e soprattutto fare il solletico alla sua mamma. 
«No, no! Sveglieremo Henry.» per cercare di difendersi. 
Ma proprio in quel momento spuntata anche il bambino, con ancora gli occhi assonnati e stropicciandoseli.
«Mi unisco pure io!» dice infine salendo sul letto. 
«Tre contro una, non vale. Ragazzino tu dovresti essere dalla mia parte»
«Ma io sono un pirata come Killian» dice ridendo di gusto e iniziando a fare per primo il solletico alla sua mamma, seguito subito dopo da Hope e da Killian, il quale la colpisce sul collo, mentre Hope ed Henry glielo fanno suoi fianchi.
Le risate di tutti e quattro echeggiano tra le mura di casa Jones/Swan e anche se è mattina presto, di sabato, quei momenti in famiglia, in cui si divertono tra loro, sono veramente meravigliosi e non ci rinuncerebbero per tutto il sonno del mondo. 
E visto che proprio sabato e possono passare la giornata in famiglia, se la prendono comoda, restando a giocare nel lettone, per poi scendere a colazione e fare qualcosa fuori tutti e quattro insieme, come piace a tutti loro. 
«Picnic al parco?» propone proprio Emma, in modo che lei posa rilassarsi sul prato, senza stancarsi troppo e senza stancare la sua Hailey. 
Due “siiiiiii” fanno capire prontamente ad Emma che i due ragazzini di casa approvano. 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Eccoci con un nuovo capitolo. Ma prima di parlare di esso, volevo ringraziare Ballerina89 per l'immagine che vedete a inizio capitolo, é tutta opera sua, si è gentilmente offerta di crearla per me, bella vero? 😍
Per quanto riguarda il capitolo, spero che vi sia piaciuto. Killian pur di vedere il vestito e accontentare la sua piccola Hope, ha fatto un po' un casino, ma senza dubbio Emma, mettiamoci anche lo stare in casa quasi tutto il tempo e gli ormoni, ha esagerato un pochino. Ma alla fine hanno risolto. Cosa dire altro, cosa accadrà nel prossimo capitolo? Ma ovviamente ci sarà il tanto atteso matrimonio dell'anno... Ma i nostri amati CS riusciranno a sposarsi, voi che dite? Ahahahahaha Io non ne sarei così tanto sicura. 
La storia comunque é quasi alle battute finali, mancano 2 capitoli. Sto scrivendo una storia totalmente nuova, che spero di pubblicare presto, ma come mi è stato suggerito da più persone, vorrei continuare a scrivere anche della mia famiglia Jones/Swan e farvi conoscere meglio Hope e magari Hailey, a voi piacerebbe se creassi delle one shot su di loro e continuare così questa piccola avventura? Naturalmente non avrebbero una cadenza regolare come la storia, ma verranno pubblicate quando ho ispirazione. Fatemi sapere. 
Ancora un buonissimo week end e a prestissimo.

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Capitolo 25
*** Matrimonio con sorpresa ***







Capitolo venticinque - Matrimonio con sorpresa 


Il tanto atteso giorno del matrimonio è arrivato. Emma non ha voluto rimandare nonostante la pancia evidente, non vuole più aspettare nel convolare a nozze con il suo pirata. Hanno aspettato anche troppo a dire il vero e ora, non vogliono aspettare altro tempo e finalmente diventare marito e moglie, se pur non è un tale gesto, che li rende uniti. È solo una dimostrazione in più del loro amore, una dimostrazione ufficiale del loro amore. 
Ha dovuto solo allargare il vestito notevolmente, ma nonostante ciò le sta addosso splendidamente. La pancia naturalmente si nota, ma forse è proprio ciò che la rende ancora più bella. I capelli sono sciolti e mossi, con una ghirlanda di fiori bianchi tra i capelli.
Killian avrà uno smoking blu, con una camicia bianca e un cravattino nero. La giacca e i pantaloni blu mettono in risalto quelli che sono i suoi occhi e lo rendono ancora più affascinate di quello che già non è normalmente. Gliel’ha detto anche Ruby, vedendolo in completo da matrimonio, sottolineando che sicuramente lascerà la sua Emma senza parole. 
Henry e Hope fanno da damigella e da paggetto e il loro completo ha i colori simili. Henry ha gilet e pantaloni neri, con una camicia bianca e una cravatta sul celeste chiarissimo, quasi sul bianco, a renderlo ancora più elegante. È proprio un piccolo ometto. Hope invece ha un vestitino bianco, con dei ricami all’altezza della spalla, una gonna molto ampia e una cinta di colore nero a decorarlo. I suoi biondi capelli sono sciolti sulle spalle e anche lei, proprio come la sua mamma, ha una ghirlanda di fiori bianchi sulla testa. 
Come da tradizione lei e Killian quella sera non si sono visti, è stata Emma ad andare a casa di sua madre con i bambini. Mentre Killian è rimasto a casa loro. 
La ragazza ha preferito andare da sua madre in modo che il giorno dopo fosse già lì per prepararsi insieme. Il parrucchiere e il truccatore almeno sarebbero arrivati a casa Mills con più facilità e poi la sera prima del grande giorno, hanno parlato a lungo mamma e figlia, passando una serata tra loro e a ricordare come Emma e Killian si sono conosciuti. 
Ancora adesso Emma ci pensa, inizialmente ha tenuto lontano quel ragazzo dagli occhi celesti come il mare, per paura di soffrire, ma a poco a poco, lui nonostante lei lo respingesse è entrato nel suo cuore, è riuscito a buttare giù i suoi muri di protezione e a regalarle la felicità più assoluta, oltre che una meravigliosa figlia e una in arrivo. Se la felicità è questa, Emma pensa veramente di averla trovata in Killian e non cambierebbe un solo istante della sua vita, se pur a volte abbia delle enormi responsabilità. Se pur a volte vorrebbe essere una ragazza della sua età, senza pensare a nulla, poi si rende conto che non le manca niente e che non cambierebbe la sua vita famigliare e le scelte che ha fatto. 
Mentre si veste e si prepara, non può non essere emozionata e agitata. Non avrebbe mai creduto di sposarsi, di convolare a nozze un giorno. Ma la vita è imprevedibile e lei lo sa benissimo. Ed oggi questa imprevedibilità, la sta per far sposare con l’uomo della sua vita. 
Ciò che la turba un po’ è il fatto che la sua piccola Hailey da questa mattina presto, è parecchio agitata e scalcia più del solito... Ha anche qualche fitta di dolore... Ma non vuole pensare che ci sia qualcosa di negativo. Forse la sua piccola è solo agitata come lo è lei e manifesta così. 
Non vuole fare pensieri negativi proprio il giorno del suo matrimonio. Vuole pensare solo al fatto che tra pochissimo diventerà la signora Jones. 
Intanto Killian, è stato raggiunto a casa da Robin, il quale sarà il suo testimone di nozze, insieme a al suo amico Spugna. Entrambi sono a casa sua e cercano di calmarlo, mentre lui sta facendo avanti e indietro per casa, in preda all’agitazione. Da quanto è agitato sembra che voglia scavare una fossa nel pavimento. 
Si è svegliato praticamente all’alba, in realtà non sa nemmeno quanto abbia dormito, sa solo che prestissimo era già sistemato per la cerimonia. È stato parecchio sotto alla doccia a cercare di allentare la tensione, ma non ci è riuscito, al contrario... La doccia ha fatto riaffiorare in lui tanti ricordi, tra cui il primo incontro con la sua Emma. Quando l’ha vista per la prima volta in quel pub ed è stato praticamente colpo di fulmine, ma lei non lo ha degnato di uno sguardo per settimane, sbuffando ogni volta che provava ad attaccare bottone e capendo subito che non sarebbe stato facile conquistare il suo cuore, che probabilmente avesse sofferto tanto e non si fidava più... Ma lui non si è arreso e se inizialmente Emma voleva essere solo una conquista, conoscendola si è perdutamente innamorato di lei. Delle sue fragilità, delle sue insicurezze, della sua dolcezza, testardaggine, della sua determinazione e del suo coraggio. Si è innamorato di lei in ogni piccolissima sfaccettatura e l’ama come non ha mai amato nessun’altra nella sua vita. Insieme con il tempo hanno costruito la famiglia che ora sono. Lei, Hope ed Henry. Quest’ultimo è suo figlio, lo considera come tale, se pur non lo sia, ma sa che per il bambino è lo stesso, il loro rapporto è invidiabile e ama giocare e scherzare insieme a lui. Adesso in arrivo c’è anche la piccola Hailey, la famiglia si allarga ancora e non può che esserne felice, felicissimo. Non vede l’ora di abbracciarla e stringerla tra le sue braccia, di conoscerla e sapere come sarà. Se pur ha capito che è una tipa tosta, ma anche calma e tranquilla. Non ha mai causato forti nausee alla sua Emma. 
Sono una famiglia e oggi, in questo giorno, si uniranno in matrimonio, sancendo davanti alla legge e alle loro famiglie, questa unione. 
Emma diventerà la signora Jones. La sua signora. 


Come da tradizione il primo ad arrivare in chiesa è Killian, sa benissimo che é un classico che la sposa si faccia aspettare, ma spera che la sua Emma non lo faccia attendere troppo o il suo cuore potrebbe non riuscire a reggere ancora a lungo. Non vede l’ora di vederla attraversare la navata. 
In un tempo che sembra infinito, per Killian, sente finalmente la marcia nuziale e si volta verso l’arco di fiori che è stato creato per l’occasione all’entrata della chiesa e la vede. La sua sposa. 
Una Emma emozionantissima, che stringe il braccio di suo padre, sta per giungere davanti al suo futuro sposo. 
Il viaggio in macchina dalla chiesa non è mai stato così lungo, come se non bastasse la sua piccola ha continuato a procurarle fitte al ventre e non sa se deve preoccuparsi o meno di ciò. 
Solo una volta che vede Killian i pensieri negativi spariscono, il suo sorriso e la sua felicità ben visibile nei suoi occhi, le fanno scacciare subito i brutti pensieri, per concentrarsi sul quel loro meraviglioso momento.
David emozionato a sua volta, se pur cerca di nasconderlo, la lascia nelle mani del pirata che ha stregato il cuore di sua figlia e anche lui lo stima e lo apprezza molto, se pur non gliel’ha mai detto. Si siede poi, nei primi posti della chiesa, accanto a Mary Margaret che sta già piangendo e Regina, la quale invece emozionata, proprio come lui, non vuole far vedere che si sta per commuovere. Due orgogliosi, proprio come la loro Emma. Ora capiscono da chi abbia preso. 
I due genitori si guardano negli occhi e si sorridono a vicenda, orgogliosi della loro bambina ed entrambi notano gli occhi lucidi dell’altro. Si prendono per mano e tornano a guardare verso la figlia per godersi il suo momento di felicità. 
Emma e Killian si guardano negli occhi e si sorridono complici. Killian non ha potuto non dirle “Sei uno schianto Swan, quasi signora Jones” con quel suo tono ironico e malizioso. Ed effettivamente Killian è rimasto a bocca aperta, lei è più bella di come se la fosse immaginata. 
Il primo a recitare le sue promesse è proprio l’uomo.
«Love, mia amata Emma. Tu mi hai regalato la felicità, ma non una felicità di quelle fugaci e passeggere, una felicità vera e pura, che durerà per il resto dei nostri giorni, perché ho intenzione di amarti e proteggerti per tutto i giorni della mia vita. Tu sei stata il faro che mi ha indicato la strada giusta, quando io ero completamente perso nella tempesta del mio cuore. Ero rimasto prigioniero sulla mia nave, naufragato insieme alla mia famiglia... Ma tu, sei riuscita a ritrovare nel mio cuore il sereno, a farmi riscoprire cosa significa amare. Ci sei riuscita con il tuo carattere, a volte, difficile, ma anche con le tue insicurezze e fragilità, ci sei riuscita affidandoti e fidandoti di me. Ci sei riuscita semplicemente esistendo. E ti amo per questo, ma anche per ciò che sei. Sei una mamma straordinaria, una donna altrettanto meravigliosa e io non posso non amarti con tutto me stesso.» le dice cercando di non commuoversi a sua volta, non è facile esprimere quelle promesse, le ha provate tante volte, ad alta voce davanti allo specchio, un po’ come se dovesse essere interrogato in classe, ma ora che le sta pronunciando davanti alla sua amata, l’emozione si fa sentire eccome. 
Emma è commossa a sua volta, tanto che le lacrime escono copiose dai suoi occhi, lacrime di pura felicità per le meravigliose parole del suo quasi marito, del suo compagno di vita. 
Sono parole semplici, ma sicuramente dettate dal cuore e lei lo sa, perché le sue promesse sono altrettanto semplice, ma sono sentite, sono tutto ciò che viene dal profondo del suo cuore. 
«Killian...» Emma sta per iniziare lei le promesse che ha scritto per il suo ormai marito, quando improvvisamente un dolore al basso ventre la fa fermare di colpo. Lo spavento e la paura si impossessano prontamente di lei, di ogni cellulare del suo corpo. I dolori si fanno sempre più forti e insistenti e non può non pensare al peggio, sta per succedere qualcosa alla sua Hailey. Se lo sente. Non pensa al fatto che possa stare per nascere, è troppo presto. La dottoressa le ha detto che sarebbe potuta nascere prematura, ma è al settimo mese, è prestissimo per nascere no? 
Regina, David e tutti gli altri sono prontamente al suo fianco, preoccupati a loro volta. David la tiene per la vita e la stringe a sé preoccupatissimo. Il pensiero che la sua nipotina stia male e che rischia di non vederla, dopo che a poco a poco, si stava abituando alla sua idea, all’idea di volerla abbracciare e viziare, lo fanno sentire in colpa per non averlo ancora detto ad Emma, per non averle detto che ama Hailey. 
Con urgenza Emma viene portata in ospedale, in preda a fortissimi dolori, i quali si fanno sempre più forti, al punto che non riesce a non urlare. Ha la fronte imperlata di sudore e lo spavento negli occhi. Killian è al suo fianco e le dice che andrà tutto bene, ma non è convincente nemmeno lui, come può pensare di rassicurare la sua Emma se la sua voce è spaventata e terrorizzata a sua volta? Non può perdere la sua bambina, non a così poco tempo per vederla finalmente. Non può accadere. 
David intanto supera tutti i limiti di velocità per raggiungere l’ospedale, ha preferito guidare lui invece che aspettare l’ambulanza. 
Giungono in ospedale con Emma praticamente in lacrime per i dolori allucinanti, ma soprattuto per la paura di perdere la sua bambina. 
Un giorno che doveva essere meraviglioso si sta trasformando in un giorno pieno di paura. Non può accadere, non può trasformarsi in un incubo. Ha ancora il vestito da sposa, nonostante sia ormai completamente bagnato dal sudore e dalle acque che si sono rotte. Emma però non se ne accorge subito, talmente è spaventata. 
Viene portata con urgenza in sala parto sulla barella e accanto a lei a tenerle la mano ci sono sia David che Killian. 
Dietro di loro sono arrivati anche Regina, Robin, Mary e i bambini.
«Emma calmati! Non è nulla di grave, semplicemente la bambina sta per nascere. È molto presto, dobbiamo intervenire velocemente, ma non devi spaventarti...» la rassicura la ginecologa, vedendo il suo volto teso e pieno di lacrime. Ha capito subito la sua preoccupazione. Ma va tutto bene.
È un parto lungo e doloroso. Emma stringe forte la mano del suo papà e di Killian, i quali sono voluti entrare tutti e due. Killian non si sarebbe perso la nascita della sua secondogenita per niente al mondo, David perché è voluto stare a sua volta vicino a Emma e sua nipote. Per un istante, un lungo istante a dire il vero, ha avuto paura di perdere entrambe. Ha visto Emma pallida, con il volto imperlato di sudore, ma i brividi nonostante la giornata caldissima, le urla, che ha pensato al peggio. Non si sarebbe mai perdonato se la sua nipotina non ce l’avrebbe fatta. Ed ora è felice che la piccola, nonostante molte peripezie stia per venire al mondo. 
Emma spinge con tutta la forza che possiede, ma è comunque agitata e spaventata, ciò non aiuta molto. Ha mille paure nonostante la dottoressa l’abbia rassicurata che andrà tutto bene. Hailey nasce comunque prematura di ben tre mesi e sarà piccola, fragile e se non dovesse farcela? Nonostante ciò, spinge e urla, urla e spinge affinché possa venire al mondo, mentre stritola la mano ai due uomini della sua vita. 
Entrambi avvertono il dolore della loro Emma, avvertono quanto stia male e stanno male a loro volta, tanto che non si lamentano del dolore alla mano. Killian gli ha dato quella buona, non quella con la protesi e da quanto Emma stia stringendo con forza, teme di perdere anche quella a dirla tutta. Se andrà a finire tutto bene, glielo dirà per farla ridere, mentre magari ha in braccio la loro Hailey. 
David vede il terrore negli occhi di Emma e si accorge di avvertire il suo stesso dolore, se Hailey non dovesse farcela? No, non può pensare ciò. Non deve accaderle nulla, non potrebbe mai perdonarselo. È talmente spaventato da non sentire nemmeno così dolore alla mano. Al contrario soffre nel vedere Emma urlare in quel modo. Vorrebbe che quell’agonia finisse presto, che smettesse di gridare. 
Un ultimo urlo e un’ultima spinta e Hailey, piccolina, indifesa e fragile viene messa al mondo. Piange forte, facendosi sentire in tutta la sala parto. È piccola, ma ha la stoffa di una guerriera. È prematura ma urla peggio di altri bambini. Dimostrazione che sta benissimo.
Viene lavata e messa subito in incubatrice per precauzione, visto quanto sia piccolina. 


Poco dopo, appena Emma si è sistemata a sua volta, asciugando il sudore, le lacrime, indossa la tunica dell’ospedale e si ritrova a osservare la sua bambina. La sua piccola combattente. 
Arriva sulla sedia a rotelle insieme a Killian e trovano già tutti lì intorno a lei. Ad osservarla.
David ha messo la mano nell’incubatrice e sua nipote gli ha preso un dito stringendolo nella sua manina minuscola e si è commosso. Si è perdutamente innamorato Hailey nel momento in cui l’ha vista, perdendosi ad osservarla incantato, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei. È la sua nipotina e sta bene, sta bene nonostante sia nata prima del tempo, molto prima del tempo. È sua nipote e lui l’ama. L’ama da morire. Non sa come ha potuto non considerarla prima, non si capacita del fatto che abbia fatto il sostenuto per nulla... Ma non vuole più pensarci, ora vuole semplicemente dedicarsi al suo piccolo nuovo amore. 
Regina è commossa a sua volta, ha temuto pure lei che potesse accadere qualcosa alla bambina e ha avuto davvero paura, una paura che non si può spiegare e che attanaglia il cuore. Mentre ora è felice. Felice nel vederla sana e salva. 
«Ma perché è strana e ha gli occhi da cinese? È cinese?» chiede Hope vedendola e trovandola veramente brutta. Essendo nata presto, ha ancora il viso e il collo un po’ allungati e la testa pronunciata e grande. 
«Almeno potevo avere una sorellina bella? Perché mi è capitata quella brutta?» continua con le domande la bambina, prima che i suoi genitori possano risponderle e facendo ridere tutti i presenti. Allentando definitamente la tensione e la paura. 
Hailey sta bene, ha solo un pessimo tempismo, ma questo Emma e Killian già lo sapevano. Ha rovinato il loro matrimonio, ma ha portato tanta gioia. 
«Tutti i bimbi sono un po’ cinesi quando nascono, Hope. Hailey poi è piccola e quindi è normale che sia un po’ strana.» le dice Henry, anche lui fissa la sua sorellina incantato. È meravigliosa e profuma. Profuma di pulito e di neonata, le piace quell’odore. Le piace la sua sorellina, perché ha già capito che è una tosta e che andranno molto d’accordo. 
Hope guarda invece sua mamma per chiedere conferma della cosa ed Emma annuisce. È così. 
«Ma adesso che la sorellina ha rovinato matrimonio, tu arrabbiata con lei?» chiede ancora la bambina. Per lei la sorellina ha appena fatto una marachella. 
«No, amore. Non sono arrabbiata con la sorellina, sono felice che sia venuta al mondo. Non l’ha fatto a posta a nascere oggi, è successo.» le cerca di spiegare Emma per farle capire come funzioni, se pur non è semplice spiegarlo a una bambina di tre anni. Hope comunque annuisce e sembra capire o forse la sua attenzione è stata spostata su altro. Probabilmente la seconda. 
«Ma non è detto che sia rovinato il nostro matrimonio...» dice a quel punto Killian, il quale a sua volta è rimasto a guardare la sua piccola Hailey incantato. Non si può ancora dire a chi somigli, ma non gli importa più. L’ama e basta. 
Lo guardano tutti non capendo che cosa voglia dire. 
«Sposiamoci qui! Adesso. Anche davanti ad Hailey testimone. Probabilmente voleva partecipare anche lei al matrimonio. Questa piccolina ha un tempismo perfetto.» ride nel pensare che non è affatto così, ma è felice che possa essere presente anche lei. 
E l’idea non è affatto male, al contrario. È bellissima. 
Sono tutti ancora vestiti eleganti, tranne Emma, ma può benissimo rimettersi il vestito, visto che si tratta di un solo istante e poi per Killian, può sposarsi anche con la tunica dell’ospedale. Non è il suo abbigliamento che gli interessa, ma diventare suo marito. 
La guarda attendendo una sua risposta, la quale prontamente arriva e ovviamente è positiva. 
È sicuramene una follia sposarsi in ospedale, ma loro sono decisamente molto folli e l’amore è follia. Tutti hanno fatto cose folli per amore e se non si fanno, probabilmente non si è nemmeno così innamorati. 
Chiamano il prete dell’ospedale, visto che c’è una piccola chiesa situata poco distante, per fortuna è presente sul posto a dare la benedizione ad alcuni pazienti, e accetta di buon grado di sposare quei due giovani un po’ folli, soprattutto dopo che gli hanno raccontato come sono andate le cose. 
Emma indossa nuovamente il vestito da sposa, giusto per essere un minimo più elegante e si alza dalla sedia a rotelle, ora sta decisamente molto meglio e sapere di poter riuscire a sposarsi con il suo Killian, il giorno che è nata la sua bambina, le piace molto. 
«Ti ho già recitato la mia promessa love, voglio solo aggiungere una cosa. Ti amo. Amo te mia piccola Hope, amo te Henry e amo Hailey. Sono così felice che sia presente anche lei in questo giorno... Ma ora sono impaziente di diventare tuo marito e che tu diventi la signora Jones.» e le accarezza la guancia nel momento in cui recita nuovamente quella specie di promessa.
«Stavolta spero non ci siano interruzioni.» guardando verso la sua Hailey e ridendo: «La prima volta che ti ho incontrato ho pensato subito che fossi un ragazzo che ci voleva solo provare e con cui non avrei voluto avere niente a che fare, ma non sai quanto mi sbagliavo. E sono stata felice che tu non ti sia arreso con me, che mi hai fatto conoscere il vero Killian, quello che poi è diventato il mio Killian. Grazie amore mio, grazie per essere riuscito a buttare giù tutti i miei muri, per essere stato la mia certezza, la mia ancora, in ogni istante della giornata e a ogni passo della mia vita. Ho ritrovato me stessa grazie a te. Sono cresciuta con te. Grazie per essere rimasto al mio fianco, nonostante il mio carattere insopportabile, e soprattutto per avermi insegnato cosa significa amare. Con te ho scoperto il vero amore, perché si, sono sicura che il nostro sia vero amore. Ti amo, ti amo più di ogni altra cosa, come amo la famiglia che abbiamo costruito insieme.» facendo avvicinare Hope ed Henry a loro e abbracciandoli. Lo stesso fa subito dopo anche Killian. 
«Vuoi tu Killian Jones, prendere la qui presente Emma Swan, amarla e onorarla per tutti i giorni della tua vita, finché morte non vi separi?» continua poi il prete con la cerimonia e la classica domanda di rito. 
Killian si volta a guardare Emma negli occhi e non distogliendo mai lo sguardo da suo risponde deciso: “Si lo voglio”
«Vuoi tu, Emma Swan, prendere il qui presente Killian Jones come tuo sposo, amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua vita, finché morte non vi separi?» ora è il turno di Emma e voltandosi a guardarlo negli occhi, come ha fatto lui, sussurra un “Si lo voglio” non desiderando altro, esattamente come il suo ormai marito. 
«Vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa.» dice infine il prete, quello senza dubbio è stato il matrimonio più buffo a cui abbia mai presenziato in tantissimi anni di  carriera, ma senza dubbio il più sentito e pieno d’amore. Quei due giovani, si vede da come si guardano, che sono innamorati e che hanno costruito una meravigliosa famiglia. 
Nel momento in cui le labbra di Killian stanno per toccare quelle di Emma, per regalarle un bacio mozzafiato, finalmente potendo dire di baciare sua moglie, o meglio la signora Jones... Suo figlia minore, ovvero Hailey, si sveglia e attira l’attenzione piangendo. 
Emma prontamente le si avvicina e prova a capire di cosa abbia bisogno la piccola, David pure è al suo fianco, preoccupato, finché non è a casa, sana e salva avrà sempre il timore di perderla. 
Ma in realtà la bambina ha solo fame, a dirglielo è la dottoressa che ha assistito alle nozze. Si è sentita in dovere di esserci, ed Emma e Killian sono stati felici di averla al loro bizzarro matrimonio. 
Con l’aiuto, proprio della dottoressa, la tirano fuori dall’incubatrice ed Emma le dà il latte. È giusto che sia lei a darglielo, visto che ne ha e soprattuto le fa bene alla bambina per crescere, considerando anche che è sottopeso, essendo nata prematura.
«Questa piccolina vi darà del filo da torcere per quanto riguarda il tempismo eh!» interviene Regina avvicinandosi a Emma mentre sta allattando e accarezzando la sua nipotina. È bellissima e la scena lo è altrettanto. Emma la tiene in braccio, attaccata al suo seno e Killian è al suo fianco, che tiene la mano della sua piccolina. Tanto che immortala subito il momento. 
«La educherò a dovere su questo» allude Killian, con il suo solito tono malizioso. 
Emma capisce prontamente l’allusione e non lo colpisce solo perché ha in braccio Hailey, sennò avrebbe già ricevuto un pugno assestato. Ciò che può fare però è fulminarlo con lo sguardo. Sono ancora davanti al prete tra l’altro, non ha proprio ritegno. 
Non sono ancora riusciti a scambiarsi il loro primo bacio da marito e moglie. Ed è sempre Killian a darglielo nel vederla imbronciata. 


Per ovvie ragioni non ci sarà il ricevimento, per fortuna non avevano organizzato nulla di impegnativo, ma una cena nel giardino di casa Mills. Ora decidono di festeggiare con una cioccolata calda presa al distributore delle macchinette. Non è per niente da matrimonio, ma ormai loro in quella giornata meravigliosa e ricca di sorprese, ne hanno fatte di cose strane e non se ne stupiscono nemmeno. 
Sono tutti riuniti vicino ad Hailey. Regina, David, Mary Margaret, i bambini, Ruby, Neal, Trilli, Zelena, Robert, Robin. La loro famiglia allargata al completo e non possono chiedere al mondo nulla di meglio. 
In tardo pomeriggio, tornano tutti a casa, tranne Killian, Hope ed Henry che hanno avuto il permesso di rimanere in ospedale, visto la giornata particolare, è stata una piccola eccezione, concessa dalla dottoressa, diciamo come regalo, a patto che non facciano nessun tipo di rumore e che rispettino gli orari del silenzio, soprattuto i bambini. 
Killian si è allontanato solo per andare a prendere qualcosa da mangiare, a parte la cioccolata calda con cui hanno brindato, né lui né Emma mangiano da quella mattina a colazione e quindi, prende qualcosa di sostanzioso per tutti loro. Sa benissimo che Emma non se ne fa nulla della cena dell’ospedale e della gelatina verde che ti propinano.
Opta quindi, per hamburger e patatine per tutti. Hope ne va pazza e mangerebbe solo ciò. Per l’occasione ha preso anche la Coca Cola, giusto per festeggiare con qualcosa di frizzante. Concedendo un minuscolo sorso anche a Hope. 
La cena si consuma in perfetta allegria, tutti felici della bizzarra cena, ad Hope le novità piacciono e il fatto che abbia potuto mangiare in ospedale, hamburger e patatine, soprattutto assaggiato la Coca Cola, la messa su di giri, tanto che fatica ad addormentarsi, nonostante Emma la tenga in braccio e la stia cullando, come piace a lei. Mentre Killian si occupa di Hailey, insieme ad Henry. 
La bambina ha stretto il dito sia a Killian che al fratello e tutti e due si sono sciolti a quel contatto con la sua minuscola mano. Per giunta l’orsetto che, nonno David, le ha regalato, prima di andare via, alla farmacia dell’ospedale, quindi già sterilizzato, la rende ancora più tenera e piccola. L’orso in confronto a lei, che è minuscola, é veramente enorme.
Una volta che sono tutti nuovamente in camera, con Hope che è crollata sfinita e con Henry che é lì per lì per cedere al sonno pure lui, sistemati con una branda nella camera con Emma. Quest’ultima con Killian si concedono un intimo momento solo loro.
«Nostra figlia, ci ha fatto saltare anche la notte di nozze ora che ci penso...» dice Killian, stendendosi nel letto accanto alla sua Emma, è a una piazza ed è piuttosto scomodo per due, ma loro si stringono e stanno ugualmente bene. Sono abituati a dormire abbracciati stretti. 
Emma scoppia a ridere, effettivamente ci ha pensato anche lei. Il loro è stato veramente un matrimonio stravagante, si sono sposati in ospedale, con il suo vestito largo di qualche taglia, visto che era premaman, sporco, lei sconvolta dal parto, con la loro piccola Hailey nata prematuramente, festeggiato in modo altrettanto bizzarro con i loro famigliari e amici e ora, sono stretti in un letto di ospedale a condividere la loro notte di nozze, ma non potendola consumare come una normale coppia di sposi per ovvie ragioni. 
Si, tutto ciò fa decisamente ridere.
«Recupereremo pirata, non temere.» dandogli un bacio sulle labbra, sono occhi negli occhi e già quel piccolo momento di intimità per entrambi, é sufficiente. Se pur il desiderio di appartenersi é reciproco.
«Ricordami quanto dobbiamo aspettare...» 
«Un paio di settimane tecnicamente»
Killian sgrana gli occhi ed Emma scoppia nuovamente a ridere di gusto, si aspettava questa sua reazione. 
Per fortuna che può baciarla e sentire comunque il calore della sua pelle, accarezzarla, stringerla o sarebbe impazzito letteralmente.
«Kil, dove ci vedi tra 10 anni?» chiede a quel punto la ragazza, cambiando totalmente argomento e pensando a loro futuro insieme. Ora é la signora Jones.
«Sicuramente più innamorati di adesso, se ciò è possibile. Con i nostri meravigliosi figli adolescenti e magari con un nuovo Jones in arrivo. Stavolta però maschio, giusto per non essere io ed Henry in svantaggio numerico. Ora siete tutte donne.» dice fantasticando sul loro futuro a sua volta. 
«Infatti in casa Jones comandano le donne, amore mio.» ribatte prontamente provocandolo. 
«Ne sei proprio sicura signora Jones?» 
Sentirsi chiamare in quel modo fa improvvisamente scoppiare il cuore ad Emma, aspettava il momento che lui lo facesse e le piace da morire il suo accento irlandese che la chiama “signora Jones” ed è ciò che lei vuole sentire da qui ai prossimi 10 anni, da qui finché morte non li separi, esattamente come si sono promessi fino a poche ore prima. 
«Certo che si! E mi ami per questo.»
«Ti amo per questo e per tanto altro ancora, mia adorata signora Jones» glielo ripete sapendo che le sia piaciuto essere chiamata così. 
«Ti amo anch’io, amore mio» gli dice invece lei, baciandolo subito dopo e accarezzando i suoi capelli. Lui fa lo stesso con i suoi e scende con la mano lungo la sua schiena, accarezzandola dolcemente. 
È un bacio d’amore vero, passionale e intenso. Un bacio che segna un nuovo inizio. L’inizio della loro vita matrimoniale. Il loro nuovo lieto inizio. 
Insieme, con la splendida famiglia che hanno costruito. 
Perché per essere felici e rendere un giorno perfetto, non serve altro che stare con le uniche persone che ti fanno sentire a casa. Ovunque tu sia. Se pur in uno scomodo ospedale. 
Il loro matrimonio è stato perfetto, felice e pieno d’amore, nonostante le peripezie. 
 


Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccoci qui giunti al tanto atteso matrimonio dell'anno ahahahaha E che matrimonio, direi che è stato davvero bizzarro eh. Si sono sposati in ospedale, festeggiato con la cioccolata calda e poi hanno mangiato hamburger, patatine e coca cola 😂 Penso che sia un super aneddoto da raccontare alla piccola guerriera di Hailey con il suo pessimo tempismo. Hope sicuramente glielo rinfaccerà in eterno alla sua brutta cinese sorella, conoscendola. Ma ditemi cosa ne pensate? Vi è piaciuto questo folle matrimonio? Io mi sono divertita davvero tantissimo a scriverlo e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate voi.
E ora, manca solo l'epilogo di questa storia, quindi stay tunes... Sabato prossimo, leggerete il finale. Ecco un po' mi dispiace, lo ammetto. Ma mi farò prendere dalla nostalgia sabato prossimo e si siete d'accordo, continuerei a scrivere one shot dedicate a tutti loro... Cosa ne pensate? Vi lascio adesso, vi auguro un buon sabato e buon weekend. A prestissimo.

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Capitolo 26
*** Take my hand, past the clouds we'll find the stars ***






Capitolo ventisei - Take my hand, past the clouds we'll find the stars


12 anni dopo 

Nella mia vita sono cambiate molte cose, tante a dire il vero. Forse anche troppe, ma tutte mi hanno resa la persona che sono adesso, la donna che sono adesso. Sono felicemente sposata da dodici anni con l’uomo della mia vita, il mio meraviglioso pirata dagli occhi celesti come il mare, in cui sono ancora in grado di perdermici dentro come la prima volta e che ancora oggi mi fanno mancare il respiro. Il mio Killian Jones. Malizioso, strafottente, egocentrico, ma estremamente dolce, attento, protettivo e amorevole, com’è sempre stato. Gli anni lo hanno reso solo più dolce e attento a ogni mia esigenza, ma non solo, anche a quelle dei nostri figli. 
Henry, il mio piccolo adorato Henry, il mio ragazzino, che ormai continuo a chiamare così, anche se ha vent’anni. E ha scritto il suo primo romanzo. È diventato un giovane e talentoso scrittore e io non posso che essere fiera di lui. Il suo romanzo è la nostra storia, ma in un mondo con la magia. Io sono una salvatrice, devo spezzare il sortilegio lanciato dalla regina cattiva, mia madre Regina, per non far sapere a nessuno che io fossi sua figlia, avvenuta da una relazione clandestina con il principe Charming, ovvero David. Mary Margaret interpreta Biancaneve. Lui stesso è il protagonista della storia, in cui va a cercare sua madre per farle sconfiggere il sortilegio. Non ha omesso proprio niente, ha scritto anche di Peter Pan, di Ade, sotto forma di fiaba magica, in cui io, in quanto salvatrice, ho dovuto sconfiggere il male. Alla fine della storia naturalmente mi sono riappacificata con mia mamma. Non è mancato nemmeno il mio affascinate pirata, il quale nella storia di Henry è proprio tale, con la sua Jolly Roger a solcare i sette mari e che ha incontrato la sua bella salvatrice, durante una delle loro avventure tra i mondi magici. Fino a sposarsi e diventare una famiglia, composta esattamente da tutti noi, Henry, Hope e Hailey. 
Non è mancato nemmeno Neal, che nella storia interpreta il figlio del signore oscuro, ovvero Gold, il primo caso seguito da me come tirocinante sceriffo. Il quale mi ha abbandonato per sfuggire alla malvagità del padre. 
Mia madre non è stata molto felice di interpretare la parte della regina cattiva all’inizio, ma poi ha ammesso che spesso lei stessa si è definita tale e che soprattutto Henry non pensa che lo sia, ha solo romanzato molto il racconto per renderlo credibile. 
Insomma, ha mischiato fatti reali e fantasia, proprio come un vero e bravo scrittore deve fare. Il suo “Once Upon A Time” ha fatto un successo strepitoso e non è detto che ne facciano una serie tv, io ne sono certa. Ha affascinato giovani e meno giovani e ciò la dice veramente lunga. 
Inoltre, oltre a lavorare, se pur lontano da me, perché vive a Boston, da qualche tempo è fidanzato con Ivy, sono molto affiatati insieme, tanto che da subito è stata accettata in famiglia. Un po’ meno da nonna Regina, la quale è molto protettiva con i suoi nipoti. 
Hope, la mia pirata di Hope. Ora ha 15 anni ed è vero e proprio terremoto, peggio di quando era una bambina. Non le piace molto studiare, proprio come me, è molto brava a scuola, perché si impegna tanto e ottiene risultati, ma se fosse per lei non studierebbe mai, per fortuna la sua intelligenza le permette di capire subito ciò che ascolta in classe e farlo immediatamente suo, studiando davvero lo stretto indispensabile. Anche in questo mi rappresenta. Le piace uscire con il suo gruppo di amici, infatti, è rimasta solare, chiacchierona e spontanea. Le piace stare sempre al centro dell’attenzione e la sua sfacciataggine non ha fatto altro che aumentare. È proprio un esatta fotocopia mia e di Killian. Non si può certo dire che non sia nostra figlia. Da grande vuole fare lo sceriffo, la sua passione per il mio lavoro non è passata, come non si separa ancora dal suo fedele distintivo di carta, anche se è ormai logoro ed è stato rattoppato più volte con lo scotch. Lo tiene ora nel portafoglio, non più al petto, ma se lo porta sempre fedelmente dietro. 
Il suo rapporto con Regina è ancora più meraviglioso e le due hanno una confidenza e una complicità, che a volte invidio. Nonostante, Hope mi racconti sempre tutto e si confida con me. Si infatti so che ha un fidanzato, il suo primo fidanzato vero, da un mese. Killian però non lo sa, è geloso e protettivo con le sue figlie, specie con Hope, che sta crescendo e diventa ogni giorno più bella. Bionda, capelli lunghi, occhi verdi, alta, slanciata. Mi stupisco come non abbia la fila dietro casa. Infatti, mio marito ogni volta che esce, anche per andare a scuola, le fa mille raccomandazioni. Hope ride ogni volta alla gelosia del suo papino e gli risponde con “Sei tu l’unico uomo della mia vita” e aggiunge poi Hetty, perché anche se lo sa ormai pronunciare bene, lo chiama ancora così, e nonno David. 
Nonno David già lui, stravede per Hope, la vizia e la stravizia. Ma il suo debole è Hailey. 
La mia piccola adorata Hailey. La piccolina di casa. Ormai ha la bellezza di 12 anni e sta crescendo bella, intelligente e forte. Proprio come ha dimostrato di essere sin dal primo istante di vita, anzi da molto prima, da quando era ancora nel mio grembo. È una combattente. È uguale a Killian fisicamente, occhi celesti come il mare, belli da perdersi dentro di essi e capelli neri, le scendono lunghi sulle spalle, alta, magra e atletica. È una meraviglia di bambina. Caratterialmente invece è calma e tranquilla, studiosa, tanto che ha già finito i compiti della vacanze estive e la prima in qualsiasi cosa faccia, pure negli sport. Fa ginnastica artistica e promette molto bene. Le piace molto e vuole continuare, ma la sua ambizione è diventare avvocato, come i suoi nonni. Passa molto tempo infatti, con nonno David a sentirlo parlare di diritto e altre cose complicatissime, che invece a lei affascinano. Mio padre ovviamente è fiero e orgoglioso di seguirla e insegnarle tutto ciò che sa. I due si adorano e mi stupisco sempre della cosa, visto che inizialmente mio padre non ha preso per niente bene la mia gravidanza. Come dargli torto, ora capisco perché si è arrabbiato così tanto, ho sbagliato su tutta la linea, sia su come Hailey è venuta al mondo, sia per come lui e venuto a saperlo... Ma per fortuna se pur all’inizio ce l’ha avuta con me, quando è nata la piccola è tornato tutto come prima. Hailey l’ha stregato, completamente. 
Mio fratello Andrew studia fuori città giornalismo, insieme a Roland, il quale sta studiando medicina a Seattle. Robin è orgogliosissimo di lui e si vanta con tutti di avere un figlio quasi strutturato di medicina. Robert, ormai è parte integrante della famiglia, non abbiamo mai scoperto se fosse veramente figlio di Robin, alla fine non è stato più fatto il test del DNA, perché lo consideriamo di famiglia. Robin lo considera suo figlio e non vuole sapere la verità. Lui è architetto e si è trasferito a Storybrooke in pianta stabile, per poter stare vicino al suo papà. Mia madre e Robin sono una coppia innamoratissima e felice. Esattamente come lo sono David e Mary Margaret. Mia zia Zelena invece, dopo un periodo senza nessuno, un lungo periodo senza uomini a dire il vero, dedicandosi solo al suo lavoro come personal trainer, si è finalmente fidanzata di nuovo, con Scott, un serio e bravo uomo stavolta. Ho indagato personalmente. 
Il mio lavoro procede benissimo, io e Killian, ormai siamo amati e rispettati da tutta la città, se pur portiamo ancora August nel cuore, come tutti a Storybrooke del resto. 
Ciò che è certo, che a volte è più tranquillo in centrale, che in casa mia. Soprattutto durante le vacanze estive o natalizie. 
È ferragosto. Una festa molto sentita a Storybrooke, in cui organizziamo banchetti, un super mercatino, con dolci, cibi di ogni tipo. Con ogni anno un tema differente. Quest’anno il tema del ferragosto è il cioccolato. Il “Ferrachocolat” abbiamo cercato di ricostruire una specie di fabbrica di cioccolato, offrendo cioccolata di ogni tipo. 
Negli scorsi anni per esempio abbiamo organizzato come tema il ferrahalloween, o il un ferragosto a tema cartoni animati disney e non. Insomma, ogni anno ci inventiamo un tema e io come sceriffo mi accerto che tutto si svolga nel modo più tranquillo e pacifico possibile. Inoltre, i più giovani hanno un spazio allestito per loro, in cui ballano e si riuniscono. Hope è eccitata per questo, perché sarà il primo anno, a cui le è stato dato il permesso per andare a ballare nello spazio dedicato. Dopo tante suppliche e aver fatto le pulizie per settimane e fatto un po’ di compiti, non tutti ovviamente, alla fine suo padre si è convinto. A patto che torni a casa per mezzanotte. Non un minuto più tardi.
Infatti, mia figlia Hope è a prepararsi per questa grande serata, andrà con il suo gruppo di amici e il suo ragazzo. Io l’ho conosciuto ed è carino e a modo. Mia madre pure l’ha conosciuto e anche prima di me, perché Hope ne ha parlato prima con lei. 
«Posso andare anch’io con Hope?» chiede a quel punto Hailey, fino a quel momento non a espresso il desiderio di andare, ma forse ha capito che le spetta il giro per gli stand con me e Killian, o al massimo con Regina, David e Mary, la cosa non la entusiasma tanto. Ha pur sempre dodici anni, è normale che voglia stare con i suoi coetanei. 
«La mia amica Georgina, va con la sua mamma.» dice ancora per convincere più che altro suo padre. 
«Non se ne parla cinese, non voglio averti tra i piedi.» le dice Hope scuotendo la testa, non ha intenzione di badare a sua sorella. Il soprannome “cinese” gliel’ha affibbiato sin dalla nascita, quando ha esclamato che fosse una cinese, per gli occhi a mandorla tipici dei neonati. Ora continua a chiamarla così o “secchiona” visto quanto sia studiosa. Ma le due si amano come non mai. Non fanno altro che litigare, battibeccano di continuo, si urlano contro le peggio cose, soprattuto Hope le urla alla sorellina, ma non possono vivere l’una senza l’altra. Hailey stravede per sua sorella, da piccola non faceva che imitarla, redendo Hope ancora più egocentrica e tendente a mettersi in mostra. Ora le da fastidio che la sorella voglia fare ciò che fa lei, ma a parte ciò, anche Hope ama profondamente Hailey. Si è anche battuta a scuola per difenderla da una bulla, che stava prendendo in giro sua sorella per via del fatto che fosse brava a scuola. Quel giorno, a parte il fatto che abbia spinto l’altra ragazza, sono stata molto orgogliosa di lei, perché con decisione e fierezza ha detto alla preside: “Non sopporto le bulle! Le persone che prendono in giro e trattano male gli altri perché vorrebbe essere esattamente come chi viene preso di mira. E poi Hailey, mia sorella, la posso prendere in giro solo io. Solo io posso chiamarla secchia, nessun altro. Lei è la mia sorellina e io la difenderò a costo della mia vita, anche di essere sospesa” non fu sospesa naturalmente, si è risolto tutto con Hope che ha chiesto scusa alla ragazza che ha spinto, visto che non si reagisce con la violenza davanti a ciò, ma lei a sua volta ha chiesto scusa a Hailey. Per la bulla inoltre, hanno preso altri provvedimenti più seri, in quanto poi, grazie a Hope, si è scoperto che bullizzava altri studenti, che hanno avuto coraggio di denunciare. 
Quindi, so per certo che lei due darebbero la vita l’una per l’altra, se pur Hope non lo ammetterebbe mai. Nemmeno sotto tortura. Ma Hailey lo sa benissimo ciò e per lei è lo stesso, non lo ammetterebbe nemmeno lei, ma solo perché è molto riservata e spesso non riesce a esprimere i suoi sentimenti apertamente. In questo mi somiglia veramente molto, devo dire. Se pur poi sia uguale a suo fratello Henry. 
«Hope vuoi vedere come non ci vai nemmeno tu...» Le dico io, vedendo la sua reazione al fatto che forse ci vada pure la sorella. 
«Uffa! Vedi che hai combinato cinese»
«Io non ho fatto niente, stai facendo tutto da sola, continuando a dire che non mi vuoi.» non ha tutti i torti in effetti. Più continua a dire di non voler la sorella, più mi da modo di non farla andare, come dichiarato poco fa. 
«Fai poco la sapientona.»
Eccole iniziare a litigare come al loro solito. 
«Qui nessuno ha ancora deciso se Hailey andrà alla festa. Anzi, la mia risposta è no, è troppo piccola ancora.» dice Killian interrompendo quel litigio sul nascere. 
«Ti prego, papà. Mi annoio con voi.» dice mia figlia supplichevole. 
«Sentite! Ho la soluzione. Hailey può venire con me alla festa, io andrò con Ivy, ma non ci piace ballare, quindi staremo al tavolo a bere qualcosa, la sua amica potrà raggiungerci lì. Terrò d’occhio così anche Hope, la quale potrà stare con i suoi amici, senza problemi, che dite?» propone Henry, per cercare di accontentare entrambe le due sorelle. Per lui non è un problema badare alla sorellina. 
«Dico che ti adoro, Hetty» gli dice Hope abbracciandolo forte. Hetty, come lo chiama lei, è il suo supereroe e glielo dice sempre. Soprattutto dopo aver letto il suo romanzo.
Io intanto mi sono voltata verso mio marito, per cercare di convincerlo a mandare anche la piccolina. Non è molto convinto, ma alla fine cede, più per disperazione, che per altro. 
«A mezzanotte spaccate entrambe a casa o non uscite più, chiaro!» dichiara infine, puntando il dito verso entrambe e poi guarda Henry, dicendogli che si fida di lui e di farle rientrare puntuali. In realtà. Hailey essendo più piccola, sarebbe meglio che ritorni prima a casa, ma per una volta... Abbiamo già trasgredito le regole. 
Entrambe le due sorelle quindi, vanno a finire di prepararsi per la serata. Hope si offre anche di sistemare i capelli di Hailey in una lunga treccia, che le apre anche di più il viso e mette in risalto i suoi occhioni celesti. Un pantalone nero di jeans, una maglietta sopra di color rosa cipria e il gioco è fatto. Sta benissimo, se pur sia semplice, ma com’è giusto che fosse. Ha pur sempre 12 anni. 
Hope invece lascia i capelli sciolti, le cadono mossi sulle schiena, come spesso piace portarli a me e ha indosso un vestito rosso, ma non corto, perché Killian sennò non la fa uscire e delle ballerine abbinate. Avrebbe voluto optare per un tacco, ma è fuori questione anche questo, al momento. A differenza di Hailey, lei può permettersi un po’ di trucco, ma senza esagerare. La trucco io stessa, sapendo che a mia figlia piace ricevere certe attenzioni.
Un’altra regola di casa, è che gli amici di Hope o di Hailey devono sempre entrare in casa a salutare prima di uscire. Quindi, gli amici di Hope, nel momento in cui arrivano, entrano in casa Jones/Swan, per salutarci. 
Hope saluta affettuosamente tutti, salutando anche il suo ragazzo come se fosse un amico, ma si capisce lontano un miglio che quei due stanno insieme, per fortuna che Killian sembra non essersi accorto. O sta semplicemente facendo finta di niente. 
«Ciao Hailey» a rivolgere poi il saluto a mia figlia minore, è un ragazzo, di nome Joshua, ma si fa chiamare Josh. E lei arrossisce prontamente. Diventa proprio completamente rossa e a stento riesce a ricambiare il saluto. Facendo capire immediatamente sia a me che a Hope, che ha una cotta per lui. 
«Ti piace Josh! Non ci credo!» la prende prontamente in giro Hope, figuriamoci se si lasciava sfuggire un’occasione così ghiotta di punzecchiare sua sorella. Hailey scuote la testa e con voce stridula afferma di no, ma sa di non essere stata per niente convincente. Ma il ragazzetto in questione sembra non essersi accorto di nulla, già preso a parlare con gli altri. 
«Ragazzina, non c’è niente di male ad avere una cotta, non badare a tua sorella! L’abbiamo avuto a tutti alla tua età... Io a 12 anni avevo una cotta pazzesca per uno degli operatori della casa famiglia dove vivevo.» le dico per farla tranquillizzare. Ed è la verità, mi ero presa una sbandata per uno degli operatori della casa famiglia dove vivevo, ma ovviamente non ricambiata, anche perché aveva venticinque anni all’epoca e figuriamoci se si sarebbe mai potuto interessare a una dodicenne. Nel caso di mia figlia è diverso, magari tra qualche anno, se continua a crescere così bella, avrà speranze con il ragazzo in questione. Sempre se non avrà la testa a un altro ovviamente, chissà... Lo ammetto, mi ritrovo spesso a fantasticare sul futuro dei miei figli e mi accorgo che ormai, lo faccio spesso. 
Mi sembra ieri che io e Killian ci siamo sposati e io gli chiesi dove ci vedeva tra 10 anni. Ed eccoci qui. 
Hailey mi sorride rassicurante e raggiunge Hope e gli altri per andare alla festa. 
Mentre un Killian poco convinto, ha intenzione di seguire le sue figlie.
Riesco a fermarlo per tempo e convincerlo a fidarsi per una volta, che con Henry al loro fianco e anche Ivy, non si metteranno nei guai. 
Io devo controllare che la serata procede tranquillamente, fare un giro di perlustrazione, ma godermi comunque la serata. Tanto che a raggiungerci ci sono i miei genitori, Mary Margaret e Ruby con Neal, la novità per quanto riguarda quest’ultimi è che hanno avuto da pochi mesi un meraviglioso bambino. Ruby è bravissima come mamma, ha superato qualsiasi aspettativa e si sta dimostrando davvero materna. Il piccolo le ha fatto definitivamente mettere la testa a posto. Neal poi, è felicissimo di godersi il figlio sin da piccolo, cosa che non ha potuto fare con Henry. 
Nemmeno mio padre prende bene la notizia che sua nipote più piccola sia andata alla festa naturalmente, guai a chi tocca le sue nipoti, a maggior ragione se è la sua prediletta. Tanto che fa subito una chiamata ad Henry per sapere se va tutto bene e dove sono le ragazze. Scuoto la testa vistosamente, povere le mie piccole. Tra l’altro David continua a essere geloso di me, figurati di loro. 
Solo dopo aver concluso la telefonata mi si avvicina a me per salutarmi e mi sorride felice. 
«Allora gliel’hai detto?» mi chiede volendo saperne di più 
«No, non ancora! Stasera appena rientriamo. Non lo sa ancora nemmeno la mamma. Sei stato il primo stavolta.» gli dico e lui tutto contento mi abbraccia, ho sbagliato una volta a tenerlo fuori dalla mia vita e stavolta è stato il primo a sapere. Se pur lo abbia scoperto, ammetto per puro caso, visto che mi è venuto a trovare in ufficio. 
Mi separo da lui solo per avvicinarmi a mia madre, la quale non vedo da una settimana per colpa del lavoro. 
«Quindi hai mandato le ragazze alla festa?»
Annuisco.
«Hai fatto bene, Hailey si sarebbe annoiata con noi. È giusto che vada con i suoi amici, ha la testa sulle spalle, fin troppo.» ride di gusto, immagino che stia pensando a quanto siano diverse le due ragazze. Hailey effettivamente ha davvero la testa sulle spalle per avere solo 12 anni. Mentre Hope, è decisamente più ribelle. Molto più ribelle. 
«Killian però non è molto d’accordo.»
«Tuo marito non sarà d’accordo mai! Per lui Hope è ancora la bambina di tre anni che lo considerava l’unico uomo della sua vita. Sa che ha un ragazzo? Si è accorto di nulla?»
«Tua nipote ha salutato quel povero ragazzo fin troppo freddamente, se ne sarebbe accorto anche un cieco. Ma non so se Killian sospetta, forse si, ma fa solo finta di niente.»
Mentre chiacchieriamo, ci fermiamo in qualche stand ad assaggiare cioccolata, è la festa proprio adatta a me. Per è per questo che ho accettato subito di ricreare come tema “la fabbrica di cioccolata”. Nelle mie condizioni poi, ne mangerei e berrei a tonnellate. Mia mamma se ne accorge prontamente e mi fa infatti la fatidica domanda, lasciando cadere l’argomento fidanzato di Hope. 
«Emma, sei...» si decisamente mi conosce molto bene. E io annuisco, ritrovandomi avvolta tra le sue braccia. Stavolta anche lei è stata subito felice, meno male. Come mio padre. 
Anche Mary Margaret mi abbraccia e Ruby. 
L’unico che ancora non sa niente è mio marito. Infatti ci guarda interrogativo, ma non dice nulla, sa che gli dirò tutto una volta che siamo a casa. 
Non tarda ad arrivare il rientro, ho il cellulare con me per qualsiasi problema. In questo modo posso anche dire al mio splendido marito le novità. Sono impaziente di dirgliele a dire il vero. 
Rientriamo a casa, con un sacchetto pieno di cioccolata, mentre mangio una barretta di essa, la tengo stretta in mano e l’ho addentata con voracità. 
«Love, se non sapessi che ami la cioccolata, penserei che sei incinta...»
E anche lui mi conosce fin troppo bene devo dire. 
«Infatti, pensi bene, Kil! Sono incinta.» gli dico, la sua reazione è immediata, mi stringe forte a sé e mi bacia immediatamente con trasporto. Siamo anche soli e possiamo concederci un lungo e passionale bacio. 
«Stavolta sarà un maschietto. Lo so.»
«E se è di nuovo femmina?» chiedo 
Ma lui prontamente scuote la testa e conferma che sia maschio. Di solito ci prende sempre, sia con Hope che con Hailey, fermamente ha detto che sarebbero state femmine e così è stato. Mi fido che è giusta la sua previsione anche stavolta. Avrà forse un sesto senso per questo. 
Porta le mani al mio ventre come ha sempre fatto e mi bacia di nuovo. Dolce e protettivo, proprio com’è mio marito. 
«Ma Kil, dopo questo ci fermiamo. Sappilo.» gli dico separandomi leggermente dal suo bacio. 
«No, no! Io voglio una famiglia numerosa.» risponde ridendo e guardandomi negli occhi. 
«Siamo già parecchi in famiglia! Non entriamo più nemmeno a casa di mia madre per Natale.»
Lui mi guarda ancora, ma stavolta con il suo sguardo malizioso e strafottente.
«Vedremo chi la spunterà allora» mi dice poi e prima che io possa replicare mi bacia ancora e ancora. È un bacio ancora più passionale del precedente. Ci baciamo con sfoga e desiderio, tanto che mi solleva per i fianchi e mi poggia sul tavolo del salotto. È eccitante tutto ciò, soprattutto nel momento in cui le sue mani si insinuano sotto la mia maglietta e mi accarezzano la schiena. Ma devo fermarlo. A breve rientrano i nostri figli. 
Lo allontano leggermente da me, lui protesta prontamente. 
Come previsto, poco dopo infatti eccole rientrare. Hope ormai ha anche le chiavi, quindi è meglio non farsi trovare in atteggiamenti intimi. Mio marito completamente preso dal nostro momento intimo, nemmeno si è accorto dell’ora e non si messo come sentinella. A quanto pare il pensare a una cosa, è prevalso sulla gelosia per le sue figlie. 
Una volta rientrate ci dicono come sia andata la serata, Hope è eccitatissima e ancora su di giri, tanto che è un fiume in piena a raccontare. Hailey quasi non si regge in piedi dalla stanchezza. Mi viene da ridere a vederla e sembra ancora più piccola di ciò che non è. Le si stanno per chiudere gli occhi, è la sua prima vera festa e immagino che si sia scatenata e ora è letteralmente cotta. 
«Prima di andare a dormire, vi volevamo dire che presto ci sarà un nuovo membro in famiglia. Avrete un fratellino o una sorellina.» 
Hailey felice corre ad abbracciare me e poi il suo papà, ha sempre desiderato ed espresso di volere anche un fratellino o una sorellina più piccola, per non sentirsi più la piccola di casa. Non le piace. 
«Sono felice anch’io genitori! Un altro cinese su cui far cadere la colpa.» dice invece Hope, venendo anche lei ad abbracciarci. 
Hailey la guarda malissimo. 
«Tranquilla secchia. Tu resti la cinese numero uno.» ride e la sorella le dà una leggera spinta per farle capire che è davvero scema, ma senza dirglielo.
E a me viene da ridere nel vederle punzecchiarsi, ma unite. 
Sono la mia forza. La mia vita. 
Ai festeggiamenti si unisce anche Henry, entrato con Ivy per un saluto visto che va a dormire a casa della ragazza. 
E io, non desidero altro che questo nella vita. Noi tutti riuniti in un unico abbraccio, un abbraccio famigliare e rigenerante, che mi rende la persona più felice del mondo. 
Ne abbiamo davvero affrontate tante nella nostra vita e sicuramente ne affronteremo ancora, la vita è fatta così, ci sono momenti in cui tutto sembra essere perfetto e momenti tristi, in cui tutto sembra cadere a rotoli... È inevitabile, ma ciò che è certo, che io sono fortunata ad avere una famiglia così unita, che è la mia forza. So che con loro posso superare la tempesta più potente, saprò sempre rialzarmi più forte di prima. So che insieme siamo una forza della natura. 
So che insieme, oltre le nuvole, troveremo le stelle. 

 
Fine
 

Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Ed eccomi qui giunta a pubblicare questo capitolo finale, sarò banale, ma ho la tristezza nel cuore a doverlo fare. Scherzando, ho pensato di non pubblicarlo mai, per non dover mettere fine a questa storia, ma ahimè, come tutte le cose della vita, a volte bisogna mettere la parola "fine" e quindi lo avrà anche questa storia. Ma tanto vi tormenterò con la mia nuova storia (per chi non l'avesse visto, ho già messo il primo capitolo) e con one shot/dabbles dedicate a questa. Non riesco proprio a separarmi dalla mia famiglia allargata e dalle mie Hope e Hailey. Ho molte idee su di loro e non vedo l'ora di mostrarvele o meglio, far leggere. 
Ma prima di spendere due minuti per i ringraziamenti... Voglio fare alcune precisazioni su questa storia. Prima di tutto il "FerraChocolat" e l'idea dei temi per ferragosto ogni anno, é presa dal mio villaggio. Ogni estate il villaggio si colora a festa per il ferragosto, con un tema differente, i temi citati nella storia sono stati tutti svolti lì. Amo questa tradizione e mi piaceva l'idea di inserirla all'interno della storia. La scorsa storia finiva con il Natale, questa finisce con il 15 agosto. Inoltre, ho deciso di scrivere questo finale dal punto di vista di Emma, perché é sempre stata la protagonista della storia ed era giusto che concludessi con lei questo racconto. La frase finale, ovviamente é il titolo della storia, come il titolo del capitolo. Ultima cosa, nell'immagine del capitolo, trovate ovviamente Hope cresciuta, ma anche la piccola Hailey, fatemi sapere che cosa ne pensate e ovviamente se vi piace l'idea che ho avuto di ambientare tutto 12 anni dopo. Emma e Killian avranno anche un nuovo baby Jones, stavolta Killian si sente che sarà maschio, sarà così? (che dici SweetHolly ti ho accontentata?) naturalmente si scoprirà nelle Shot. Ehehehe
Penso di aver detto tutto e quindi, se pur non vorrei ahahaha giungo alla parte dei saluti e dei ringraziamenti. Ringrazio tutti voi che avete aggiunto la mia storia alle seguite, preferite e le ricordate. Ringrazio i lettori silenziosi che hanno comunque seguito costantemente la mia avventura. E infine, ringrazio i fedelissimi, quelli che giorno dopo giorno, sabato dopo sabato mi hanno espresso il loro affetto facendomi sapere cosa ne pensassero di questa storia. Grazie davvero. Sono soprattutto felice del fatto che questa storia mi ha permesso di conoscere tante belle persone e con cui ora, mi sento tutti i giorni. Non avrei mai creduto che ciò potesse accadere. Questo spazio non condivide solo storie, ma è anche un modo per conoscerci e farsi conoscere. Ed é meraviglioso 😍
Be, credo che ora, sia davvero giunto il momento di chiudere qui questo spazio e salutarvi. 
Ci vediamo con le prossime storie/avventure. Sia le mie, sia le vostre. A prestissimo e ancora GRAZIE. 

 

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