E tu... di che Natale sei?

di Red Saintia
(/viewuser.php?uid=1055374)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricominciare ***
Capitolo 2: *** Canta che ti passa ***
Capitolo 3: *** Al cuore non si comanda ***
Capitolo 4: *** Assente giustificato ***
Capitolo 5: *** Te lo dico in musica ***
Capitolo 6: *** Tutti zitti! Parla il Capitano ***



Capitolo 1
*** Ricominciare ***


Pro Natale: # Prompt 22 “Un Natale in tre”


 
Tra le mille domande alle quali l’uomo non troverà mai risposte sicuramente c’è quella del perché le persone aspettino la sera della vigilia per terminare i loro acquisti.
Sicuramente perché in loro alberga quel pizzico di sadismo che gode da morire nel veder sgobbare i poveri dipendenti, come me, che lavorano nei grandi centri commerciali.

Il Natale… la ricorrenza che ci rende tutti più buoni, più santi e più ipocriti. Non è cinismo il mio, è solo che la voglia di festeggiare quest’ anno è rimasta in soffitta insieme agli scatoloni e addobbi vari.
E’ stato un anno duro, sotto tutti i punti di vista. La perdita del mio precedente impiego mi ha costretto a ripiegare diventando magazziniere di una dritta di elettrodomestici. La morte di mio padre mi ha colto impreparato e smarrito allo stesso tempo. Perché anche se sono ormai sposato da tre anni mi sentivo sempre un po’ figlio di famiglia. Adesso invece, nonostante i miei trentadue anni, mi sento improvvisamente vecchio. Cresciuto all’improvviso nel momento in cui ho perso il ruolo di figlio e acquisito in modo definitivo quello di adulto.

Se dipendesse da me archivierei questo 2019 prima ancora di arrivare alla fine.

Mi siedo alla guida della mia station wagon, Erika mi starà sicuramente aspettando. Questo periodo è stato infernale anche per lei. Essere commessa in una profumeria comporta avere una pazienza infinita e una notevole resistenza agli orari assurdi.
Nell’ultimo periodo poi la vedo particolarmente stanca, eppure… non manca mai di regalarmi un sorriso o un bacio, stringendomi in un abbraccio che mi rimette letteralmente al mondo. A volte penso davvero che se in questo anno io non sia scoppiato è proprio grazie al suo sostegno. Se mi reggo in piedi è perché so che c’è lei ad aspettarmi, quindi… quanto meno devo stringere i denti e andare avanti.

Finalmente le strade sembrano essere deserte. Qualche auto mi sfreccia accanto sgommando per la fretta di raggiungere il luogo nel quale festeggiare l’ennesima vigilia.
Io… non ho poi così tanta fretta. Per me è una serata come le altre, solo un po’ più vuota. Mia madre è andata a trascorrere le festività da mia zia, sotto mio preciso suggerimento, e a casa ci saremo solo io ed Erika. A noi basta tenerci stretti davanti al fuoco del camino e godere dei nostri rumorosi silenzi.

Parcheggio l’auto nel viale di casa e riesco a scorgere dalla finestra il chiarore del fuoco scoppiettante che mia moglie si è già premurata di accendere. Giro la chiave nella toppa e spalanco la porta.
D’un tratto i miei occhi dovettero improvvisamente abituarsi ad un caleidoscopio di luci scintillanti che illuminavano il salone. Il camino sapientemente addobbato faceva da sfondo ad un albero di Natale che non ricordavo neppure avessimo, tirato a lucido per l’occasione. Un’atmosfera di festa… calda e avvolgente che inebriava i sensi insieme al profumo che proveniva dalla cucina.
Ero senza parole, sorpreso e affascinato da ciò che i miei occhi vedevano. Posai le mie cose e tolsi il cappotto.

“Erika… tesoro, dove sei?” quel silenzio surreale fu interrotto dal rumore delle stoviglie che sicuramente stava sistemando in tavola.

“Sono qui… è quasi tutto pronto, dammi solo dieci minuti.”
La raggiunsi in cucina, e come sempre fui travolto dal suo sorriso coinvolgente.

“Allora, che te ne pare?”

“Beh… non so come tu sia riuscita a fare tutto questo nell’arco di un pomeriggio, però ammetto che mi hai sorpreso.”

“Veramente è da giorni che ho tutto pronto in soffitta, aspettavo solo il permesso di Linda per rientrare un paio di ore prima dal negozio e preparare tutto.”

Era davvero dolce, e sicuramente carica di aspettative, mi sforzai quanto meno di essere più partecipe per ricompensare se non altro la sua buona volontà.
“Sei stata davvero incredibile, sul serio… mi hai sorpreso. Anche se lo sai che non era necessario, anche tu hai avuto delle settimane pesanti. Non credere che non mi sia accorto del tuo malessere. Dovresti riguardarti Erika, la salute viene prima di tutto.”

“La smetti di fare il vecchio brontolone? Ma insomma Jasper è Natale! Lo so che è stato un anno difficile, lo so che non c’è niente da festeggiare soprattutto quando nel cuore c’è un vuoto che non si può colmare con queste piccolezze…"

“Ti prego Erika non mi va di affrontare questi discorsi… non stasera.”

“E quando allora? Quando diventeranno delle pietre talmente pesanti da affossarti il cuore, allora vorrai parlarne? Non è il Natale il tuo problema Jasper, il vero problema è che tu non riesci a lasciarti il passato alle spalle, è questa la verità.”

Già… come se fosse facile farlo. Come se bastasse chiudere gli occhi e far finta che niente sia mai accaduto.

“So bene di avere un atteggiamento sbagliato, e che ho solo bisogno di tempo. E di certo non c’è nulla, a parte noi, che salverei di questo anno. Quindi non vedo motivi per festeggiare, scusami davvero ma io la penso così.” sapevo di essere stato un idiota inarato, non era mia intenzione ferirla, volevo solo che lei capisse come la pensavo.

“Un motivo c’è sempre… anche se tu non lo vedi perché sei troppo preso dal tuo dolore. Se solo ti fermassi a guardarti intorno ti accorgeresti della vita che ti sboccia accanto.

Si avvicinò a me lentamente abbracciandomi da dietro e voltandomi con dolcezza. Vide i miei occhi lucidi e anche i suoi si velarono di lacrime. Mi prese le mani e le baciò portandosele al viso… poi le poggiò appena sul suo ventre fasciato da un delizioso abito nero e rosso che aveva indossato apposta per quella serata.

“Dove c’è amore c’è vita… e questo Natale ci ha portato un dono che significa speranza e gioia. Lascia andare gli affanni e il dolore, riempi il tuo cuore d’amore per il tuo futuro figlio…”

Silenzio... mutismo, sorpresa, shock. Il cuore che lentamente torna a scaldarsi.

“Vorresti dirmi che tu sei…”

“Sì, sono incinta. Aspettiamo un bambino, e questo è in assoluto il nostro primo Natale in tre.”

Un figlio… un figlio mio e di Erika! In un attimo la mia testa fu invasa da mille pensieri, progetti, speranze e desideri. Dopo tanto tempo il dolore non aveva la priorità su tutto. Ancora una volta l’amore mi aveva rimesso al mondo, portandomi fuori dal grigiore nel quale mi ero rinchiuso, regalandomi la gioia più grande che potessi sperare.

“Ma da quando lo sai? E perché ti sei stancata così tanto per organizzare tutto. Ecco perché eri sempre stanca e di umore altalenante. Io… io non potevo sapere, che idiota Erika perdonami…”

Dovette baciarmi per farmi zittire, ed io la strinsi a me avvolgendola nel mio abbraccio.

Un abbraccio speciale… nuovo. Un abbraccio che mi aveva fatto riscoprire il significato della parola famiglia. Improvvisamente ed inaspettatamente il mondo aveva ripreso colore.



Ben trovati... è un piacere per me presentare questa sorta di raccolta. Perchè l'animo delle persone, soprattutto durante le feste, è estremamente variegato. Ormai sapete che mi piace spaziare in vari generi, e anche in questo caso troverete pane per i vostri gusti. Una raccolta di Pro e Contro Natale, che esalta nel bene e nel male questa festa così sentita dalla maggior parte di noi. Partiamo con una storia soft... romantica, che ha il sapore di rinascita e famiglia. Non saranno tutte così, e meno male, quindi... a voi decidere di che Natale siete. A presto, e buona lettura.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Canta che ti passa ***


Contro Natale: #Prompt 9 “Canzone di Natale per celare un omicidio”


 
Oh si… la notte più magica dell’anno, unica e irripetibile. La notte in cui i sogni diventano realtà. Nella quale ogni cosa può succedere.

Nevica, erano anni che non cadevano fiocchi così candidi e grossi, un’atmosfera incantevole. Le luci sul patio ad illuminare casa, un tempo mite ma adatto per l’occasione e… musica. Dolce, inebriante e melensa musica natalizia che esce dalle casse di un sofisticato impianto stereo che si spande nell’aria.

Ti avvicini lentamente alla manopola che regola l’audio e alzi gradualmente il volume, mostrando ai vicini il tuo ritrovato spirito per quella ricorrenza.
“D’altronde… ognuno festeggia a modo proprio, giusto tesoro?” un tono di voce privo di qualsiasi emozione, vuoto e spento come ciò che senti dentro. Ti avvicini con tutta la calma e la tranquillità di questo mondo. Perché sai che nessuno verrà a disturbarti oppure ad obbiettare per la musica troppo alta.

Lo hai già reso inoffensivo recidendogli il retro delle caviglie, rimanendo ad osservare il tappeto del soggiorno raccogliere il suo sangue come se non ne fosse mai sazio. Un gesto subdolo che hai studiato nei dettagli. Un coltello che cade sul pavimento in modo goffo e sbadato, tu che ti chini maliarda e mortificata per la tua goffaggine. Un colpo secco e deciso e lui si è ritrovato a strisciare a terra piagnucolante.
Adesso hai tutto il tempo… tutta la notte per goderti il momento.
E mentre il resto del mondo all’esterno scarta i regali, tu con il tuo, hai appena cominciato a giocarci.

“Mettiti comodo, non sarà una cosa veloce, e non proverai alcun piacere. Ma se vuoi puoi sempre cantare e sperare che sia tutto un brutto sogno."

Afferri il coltello saldamente nella mano destra, ti alzi le maniche del tuo vestito da sera e leghi i capelli alla meglio per avere una visuale completa e nitida della tua preda. Il vecchio cd con i classici brani natalizi farà il suo dovere comprendo il resto. E mentre tutto intorno comincia a tingersi di un caldo e denso colore cremisi Bobby Helms attacca il ritornello della sua celebre e festosa canzone…
 
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime and jingle bell time
Dancing and pracing in Jingle bell Square
In the frosty air…
 




Salve... vi avevo anticipato che questa sarebbe stata una raccolta molto variegata, e quindi dopo la precedente one shot vi beccate questa, che è più breve dell'altra ma direi che rende bene l'idea e l'ispirazione del prompt. Mille sfaccettature nelle quale potersi ritrovare o provare qualche brivido, perchè ricordate... anche se in molti festeggiano, l'orrore della vita quotidiana non va in vacanza neppure a Natale. 
Intanto vi auguro Buon Anno, che 2020 possa portarvi solo cose belle e gradite. A presto
P.S.
Mi piaceva troppo l'idea che nelle orecchie della protagonista suonasse questa canzone natalizia mentre... beh, "faceva le feste" al suo ospite, mi continuava a ronzare in testa mentre scrivevo e così lo fatta diventare la colonna sonora di questa breve storia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Al cuore non si comanda ***


Prima di comiciare la lettura:
E' giusto che vi anticipi il fatto che i nomi dei protagonisti di questa one shot sono ispirati al fandom di Saint Seiya. Tuttavia la storia può traquillamente considerarsi una AU, perchè non ha nulla a che fare con la trama originale e il mondo dei cavalieri. Grazie per l'attenzione e buona lettura.

Pro Natale: # Prompt n. 10 "X rifiuta un bacio sotto il vischio"


 
Lo immaginavo diverso il Natale quest’anno… forse perché lo immaginavo con lui. D’altronde illudermi di avere tutto sotto controllo è sempre stata una mia sciocca convinzione. Le cose sono andate diversamente invece, e in fondo non dovrei meravigliarmi. Il mio innato ottimismo mi aveva fatto sperare che le diversità tra i nostri modi di vivere potessero essere appianate dall’amore.

Che ingenua…

Sei troppo orgoglioso per fare il primo passo, ed io troppo vincolata da questa gabbia dorata per mandare tutto al diavolo. Un laconico messaggio scritto in tutta fretta ha anticipato la tua assenza. Ho ingoiato il boccone amaro, cacciato dentro me le lacrime e dispensato sorrisi di circostanza alle persone in sala.
E’ tutto così privo di senso quanto tu non ci sei, anch’io mi sento un’anima in pena che cerca il suo raggio di luce. Ma tu sei stato irremovibile, ed hai preferito lasciarmi da sola ad affrontare ciò che non riesco a rinnegare. Sarai altrove adesso… consolato da caldi braccia che sapranno farti dimenticare la sciocca presuntuosa ragazzina che sperava di avere un posto speciale nel tuo cuore.

“Saori… dovresti rientrare, l’aria è fredda per restare in terrazza.”

Come sempre le premure del mio affascinante ospite non mi colgono di sorpresa. Mi osservava silenzioso, attento e furtivo dall’inizio di quella serata. Non si è perso neppure un mio passo e sono convinta che conosca bene anche la tempesta interiore che agita il mio animo.

“Sì… stavo per farlo Julian, volevo solo soffermarmi ad osservare le stelle ancora per un attimo. In una notte limpida come questa è un peccato non bearsi di un tale spettacolo.”
Mi lasciò parlare senza interrompermi e stette in silenzio per qualche secondo, come a voler ponderare la risposta più giusta da dare. Poi avvertii i suoi passi che mi raggiungevano, accompagnati da un fruscìo di abiti che venivano sfilati.

“Ho la presunzione di conoscerti fin troppo bene… e benché tu abbia molte virtù sicuramente fra queste mentire è quella che meno ti riesce. Stai serena non ti chiederò dettagli che non mi interessa sapere. Voglio solo che tu comprenda il futuro che ti attende, e che da persona brillante quale sei, tu sappia circondarti di persone che ti siano di sostegno e non d’intralcio.”

Dolce miele dal retrogusto velenoso versato con delicatezza e tagliente verità nelle mie orecchie. Il tutto accompagnato dal caldo tessuto della sua giacca che mi copriva le spalle. Le sue mani lungo la mia schiena completarono quel gesto galante e confidenziale che in pochi avrebbero osato permettersi.

“Come sempre le tue parole sanno cogliere nel segno. Se mai avessi avuto dei dubbi, riflettere su ciò che hai detto mi sarà d’aiuto per dissiparli definitivamente.

“Ne sono contento mia cara…” uno sguardo dolce e  languido nel quale avrei potuto perdermi. Lui riusciva così facilmente ad arrivare alla mia mente che avrebbe potuto convincermi dell’impossibile.

Eppure il mio cuore era sordo al suo tocco, ad ogni suo sguardo più intimo e desideroso. No… era una malìa che non riusciva ad irretirmi completamente. Fu per questo che abbassai gli occhi e decisi di tornare in sala. I suoi passi si mossero in sincronia con i miei, fino a quando sull’uscio che precedeva l’entrata nel salone, mi sentii afferrare per un braccio e voltandomi senza preavviso mi strinse tra le sue braccia.

“Questa è una serata speciale Saori… una notte che potrebbe regalarci un inizio solo per noi. Quindi perché non cominciare rispettando le vecchie tradizioni?” a quelle parole il suo sguardo si voltò all’insù, verso il vischio che era stato accuratamente appeso dal mio maggiordomo sotto l’uscio delle varie porte della villa.

Un bacio… un semplice bacio che implicitamente avrebbe potuto significare tutto o niente.
Julian mi guardò, incatenando le sue iridi cerulee alle mie. I suoi occhi avevano la stessa irruenza di un mare in tempesta pronto a travolgerti per portarti con sé. Mi sollevò il mento con una mano, si aspettava che io accompagnassi quel gesto con cenno d’approvazione.

Ciò che feci invece, fu afferrargli il polso e sciogliermi dal suo abbraccio. Lui parve turbato e perplesso, di sicuro contrariato e non disposto a cedere.

“Ammiro la tua risolutezza Julian, e il fatto che tu sappia così chiaramente ciò che desideri. Ma non voglio in alcun modo che un bacio, anche se dato per gioco o tradizione, possa indurti a pensare a chissà quali promesse. Dovrai faticare molto di più se vorrai arrivare al mio cuore… e non è detto che tu ci riesca.”

Gli restituii la sua giacca rientrando nell’immenso salone e lasciandolo ai suoi pensieri. Mi concessi ai numerosi ospiti che bramavano la mia presenza, fui una perfetta ed impeccabile padrona di casa.
Eppure… da lontano, in un angolo nascosto della sala, avevo come l’impressione che qualcuno mi osservasse di nascosto. Come un brivido che ti percuote ma al quale non sai dare una spiegazione.

Mi guardai intorno con occhi furtivi, ma non vidi niente e nessuno che speravo d’incontrare, solo estranei intenti a lusingarmi e lodare i propri successi.

Eppure dentro di me sapevo per certo che dietro quel bacio mancato sotto il vischio c’era l’ombra invisibile di colui che possedeva il mio cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Assente giustificato ***


Contro Natale: # Prompt 24 - Scartare un pacco di Natale e trovarci un arto amputato, una testa mozzata o una frase inquietante.


 
“Guarda che se resti fossilizzata ancora un po’ davanti a quella finestra potremmo tranquillamente scambiarti per un addobbo natalizio.”

La voce di Rachel mi distolse dai miei pensieri facendomi voltare, seppur controvoglia, regalandole un mezzo sorriso.
“Scusami, stasera sono un impiastro lo so” una giustificazione patetica che non avrebbe di certo nascosto il reale motivo del mio comportamento.

“Ascolta Elena… credo che tu ti stia preoccupando per niente, vedrai che arriverà. Un ritardo ci può stare, metti che Thomas abbia avuto un contrattempo o qualsiasi altro imprevisto, noi non possiamo saperlo. Giusto?”

“Sì giusto, può essere, però…”

“Però niente! Basta farti le tue solite paranoie mentali. Guarda lì, sotto l’albero c’è persino il suo regalo per te, quindi arriverà.”

Cercai di lasciarmi convincere dalle spiegazioni di Rachel, un po’ per darle soddisfazione e un po’ perché avevo bisogno di scrollarmi di dosso quel senso opprimente di ansia e angoscia che mi accompagnava da quando quella serata era cominciata.

Il nostro era un gruppo di amici ben affiatato, ci conoscevamo da sempre, ed era ormai consuetudine che trascorressimo insieme la vigilia di Natale. Alcuni di noi facevano coppia fissa, come me e Thomas, altri erano semplicemente amici. Anche se qualche simpatia nascosta serpeggiava da tempo, ma nessuno osava mettere becco in faccende personali, soprattutto se non richiesto.
Ecco perché la discussione del giorno prima tra me e Thomas era passata quasi inosservata a tutti, tranne a Rachel, Patrick e Trish.

Discussione tra l’altro di cui io non avevo nessuna colpa. Erano quasi due settimane che ricevevo strani messaggi sia nella buca della posta che al cellulare. Chiamate senza risposta e mazzi di fiori avvizziti erano il risveglio che quotidianamente mi aspettava sullo zerbino della mia porta.
Thomas insisteva che andassi alla polizia, ma io non ero convinta fosse la cosa giusta da fare. Temevo ripercussioni sulla mia famiglia e anche su di lui. Così… invece di comprendere i miei timori lui si convinse che non volessi sporgere denuncia perché in qualche modo volevo proteggere il mio 'pseudo' corteggiatore perché in fondo ne ero lusingata.
Delle assurdità senza senso che sfociarono presto in una lite accesa dai toni tutt’altro che concilianti. Il culmine avvenne quando mi diede una spinta allontanandomi da lui con scherno, e sbattendo la porta mi disse che alla consueta cena della vigilia a casa di Rick non ci sarebbe stato.

Eppure… quando io e le altre ci incontrammo per i preparativi della serata, sotto l’enorme albero che troneggiava nel salone di Rick c’era un pacco finemente decorato con su scritto: “Affinché tu possa portare qualcosa di mio sempre con te. Con amore Thomas.”

Quella frase e quel regalo mi avevano fatto ben sperare, forse aveva compreso di aver esagerato e quello era un modo per appianare la situazione. Ma le ore passavano… tutti ci riunimmo consumando l’aperitivo che avrebbe anticipato la cena della vigilia. A mezzanotte poi avremmo, come di consueto, scartato i regali. Di Thomas però non c’era traccia. Nessuno lo aveva sentito per tutto il giorno e il suo cellulare squillava a vuoto per interminabili minuti.
Neppure i suoi sapevano dove fosse, era come se dal giorno precedente fosse stato inghiottito nel vuoto. Subito pensai che era un velato tentativo di farmela pagare, d’altronde sapevo bene che se voleva Thomas poteva essere al quanto vendicativo, facendoti poi pesare la cosa fino a renderti inconsapevolmente colpevole.

“Ancora niente Elena?”

“Non so cosa pensare Rachel credimi… è da oggi che provo a contattarlo ma niente, non risponde.”

“Il fatto è che neppure a noi risponde, quindi non si nega solo a te. Però poteva almeno avvisare se ha avuto qualche contrattempo.”

“Sono io il suo contrattempo, vuole farmela pagare.”

“Ma vaaa… eppure deve essere passato di qui altrimenti come ci è arrivato quel pacco sotto l’albero?”

“Già… giusta osservazione. Aspetta un attimo Rachel” mi guardai attorno fino a quando non intravidi la cameriera che prestava servizio a casa di Rick. Lei ci conosceva tutti da anni, ci avrebbe distinti anche ad occhi chiusi. “Leonor ascolta, hai per caso intravisto Thomas aggirarsi da queste parti oggi?”

Lei ci pensò un attimo perdendo il suo sguardo nel vuoto e scavando tra i ricordi di quella lunga giornata.
“Mi pare proprio di no signorina Elena, qui non si è fatto vedere.”

Un buco nell’acqua che mi gettò ulteriormente nello sconforto.

“E allora come ci è finito quel regalo a mio nome sotto l’albero?” tutte e tre ci guardammo sperando in qualche modo di venirne a capo.

“Potrebbe anche darsi che nessuno di noi l’abbia visto? Siamo comunque impegnati da questa mattina presto, è possibile che sia passato di fretta senza essere notato.” Leonor non aveva tutti i torti, allora perchè nessuna di quelle spiegazione riusciva a convicermi?

Io e Rachel ci scambiammo uno sguardo dubbioso.

“Potrebbe essere…” rispose lei, cercando la mia approvazione.

“Tutto potrebbe essere mie care fanciulle… anche se trovo oltre modo scortese introdursi in casa di una persona, seppur un vecchio amico, senza lasciargli neppure un saluto. Non trovate?”
L’arrivo di Rick, e la sua conseguente occhiata ammonitrice nei confronti di Leonor, fecero tornare la donna alle proprie faccende in pochi secondi.

“Cercavamo semplicemente di giustificare la sua assenza e insieme la presenza del regalo per Elena” disse Rachel

“Ho compreso credimi… ed io non volevo di certo intromettermi nella vostra conversazione. Ero solo passato ad avvisarvi che la cena è quasi pronta, dovremmo accomodarci.” Le sue parole accompagnate da un gesto mellifluo del braccio celavano una certa premura e mi irritarono non poco.

“Thomas non è arrivato… e nessuno sembra sapere che fine abbia fatto” gli feci notare.

Rick mi guardò come se quello che gli avevo appena detto fosse un ovvietà del tutto irrilevante.
“Ho notato anch’io la sua assenza Elena, tuttavia se risulta irreperibile potrebbe anche darsi che non voglia essere trovato. Sono le 21:30, direi che è ora di cominciare. Se vorrà unirsi a noi sa dove trovarci.”
Stava esercitando in modo sfrontato e palese il fatto di essere il padrone di casa, e quella sua ostentata superiorità era la cosa che spesso e volentieri me lo faceva detestare. Decisi però di lasciar perdere, presi Rachel sotto braccio e raggiunsi gli altri in sala prendendo posto accanto a lei a Patrick e Trish.

“Notizie di Thomas?”

“No Trish… nessuna, e sembra che stavolta voglia mantenere i suoi propositi.”

“Magari ti farà una sorpresa a mezzanotte, quando scarteremo i regali?”

“Chissà…”

La cena cominciò, tra l’allegria generale, canti improvvisati e battute varie. A nessuno sembrava interessare o preoccupare l’assenza di Thomas. Eppure le parole di Patrick mi risuonarono in testa per tutta la cena. Che davvero voglia presentarsi a mezzanotte per darmi di persona il suo regalo?
Lo avrei scoperto presto, anche se le tre ore successive sembrarono un’eternità.

“Avanti ragazzi ci siamo quasi, manca poco a mezzanotte, prendete i vostri bicchieri e fiondatevi sotto l’albero!”
Le parole di Rick mi risuonarono nel cervello come una sveglia fastidiosa. Così, dopo l’ultima mano a carte, ci recammo tutti a scartare i vari regali che ci eravamo scambiati.

“Avanti Elena aprilo… chissà che non ci sia qualche indizio lasciato da Thomas per una mega sorpresa nascosta.” L’ottimismo e l’allegria di Rachel erano le uniche cose che mi avevano fatto passare indenne quella vigilia di Natale.

“Ok va bene… vediamo un po’ che si è inventato. Anche se questa assenza ingiustificata la dovrà pagare.”

Raccolsi il pacco da sotto l’albero maneggiandolo con cautela. Non sapevo cosa contenesse, e non so perché ma averlo tra le mani mi provocava un brivido lungo la schiena… e non era affatto piacevole. Accanto a Rachel si affiancarono presto anche Trish, Patrick e gli altri, curiosi forse più di me del contenuto di quella scatola.
Euforici e felici per i doni ricevuti mi contagiarono inevitabilmente con il loro ottimismo. Così mi apprestai a rompere il fiocco e l’involucro di carta…

Il cuore cominciò a battermi forte, ma più che felicità provavo un inspiegabile terrore. La scatola era di colore nero decorata con intarsi dorati, al quanto inusuale considerando il tipo di festività. I miei amici cominciarono a bisbigliare tra loro commenti e risatine sommesse. Io li guardavo… ma ero totalmente assente.

Sollevai il coperchio, aspettandomi qualcosa di prezioso o inaspettato…
E in parte il mio desiderio venne esaudito.

“Allora? Che cos’è?”

“Cosa ti ha regalato?”

“Dai Elena non farci stare sulle spine?”

“E dai forza!”

Non sentivo niente, non vedevo nessuno, ero immobile impietrita. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dall’interno di quella scatola, da quello che conteneva… dall’odore che emanava, da quel rosso vivo e acceso e da quell’anello ancora così lucente che portava inciso il mio nome e la data di quando ci eravamo messi insieme.
Brillava maestoso tra il rosso del sangue, ancora attaccato all’anulare che però era staccato da tutto il resto…

Affinché tu possa portare qualcosa di mio sempre con te

Così recitavano le parole del biglietto, e dall’interno della scatola un’iride verde smeraldo mi osservava immobile e vacua dandomi conferma che parti di Thomas erano state con me per tutto quel tempo senza che io lo sapessi.
Le mani mi cominciarono a tremare e attorno a me le risatine si tramutarono in sussulti perplessi e dubbiosi.

Le urla arrivarono dopo… quando mi voltai rovesciando a terra l’intero contenuto del mio stomaco e la conseguente cena.

La scatola mi cadde dalle mani imbrattando il parquet. Solo allora… il panico esplose incontrollato.




Ben trovati cari lettori abituali ed occasionali. Devo dire che questi "prompt contro" sono un'ispirazione che mi piace particolarmente, diciamo che tirano fuori la mia vena dark che da sempre fa parte di me.
Come avrete notato le storie si alternano tra i pro e i contro, giusto per far altalenare anche le emozioni di chi legge. Spero davvero di avervi tenuto una piacevole compagnia con questa lettura. Buona serata e arrivederci alla prossima.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Te lo dico in musica ***


Pro Natale: #Prompt 4 - “Non ho nemmeno un soldo per i regali quest’anno. Come la prenderà se mi presento a mani vuote?”


 
Siamo alle solite, non ci credo, non è possibile! Mi ero ripromesso che c’è l’avrei fatta, che mi sarei privato persino dell’aria per respirare. Avrei abolito vizi, uscite extra e spese superflue. L’obbiettivo era uno solo, arrivare con un budget decente per farle un sorprendente e inatteso regalo di Natale.

No… non ci credo, sono a stento arrivato al giorno 22 del mese, a meno di tre giorni dalle festività e l’unica cosa che mi è rimasta addosso è l’ansia e il terrore del suo sguardo deluso quando mi regalerà uno striminzito sorriso di circostanza dicendomi che non ha importanza se mi sono presentato a mani vuote.

Non ha importanza? Ma scherziamo?

Dio solo sa quanta falsità e ipocrisia c’è dietro queste parole. Perché su… avanti ammettetelo, voi donne aspettate le ricorrenze e le festività con la stessa bramosia di una iena che osserva da lontano il leone sfamarsi.
Voi marcate il territorio con velate allusioni e discorsi subliminali mirati esclusivamente a lasciar intendere ciò che desiderate. Maestre nell’arte del restare sorprese quando scartate il tanto agognato regalo, ben sapendo di conoscerne già il contenuto. E al diavolo… chissenefrega, dammi il pacchetto e prega di non esserti sbagliato se non vuoi passare un brutto quarto d’ora.

Adesso io mi ritrovo in una posizione al quanto scomoda. Sono sulla graticola in attesa del mio verdetto. Cammino ansioso per le vie del centro con il mio amico Roy e rimango basito dal constatare come i prezzi siano letteralmente triplicati solo perché è Natale.
Una bastardata che proprio non riesco a mandar giù.

“Secondo te la prenderà male se mi presento a mani vuote?” Roy mi guarda mentre si accende l’ennesima sigaretta della giornata. La sua pazienza sta raggiungendo la soglia massima, e quella domanda gli lascia intendere chiaramente che ha perso un intero pomeriggio insieme a me per nulla.

“Da quant’è che stai con Lara?”

“Un anno e mezzo… più o meno, ma che c’entra questo?”

“Semplice… dovresti conoscerla almeno un po’ e prevedere la sua reazione. Sapere se ti terrà a stecchetto fino a che non le sarà passata l’incazzatura, oppure si farà una grossa risata e non ci penserà più.”

Come sempre i modi diretti di Roy centravano esattamente il nocciolo della questione. Ero io che dovevo prevedere la sua reazione, ero il suo ragazzo, niente di più logico.

“E se le regalassi una pianta? Di un certo valore… s’intende, cioè non troppo costosa ma importante” lo sguardo del mio più caro amico attraverso gli occhiali da sole, bocciarono senza bisogno di parole quella proposta.

“Cioccolatini?”

“Ma non è mica S. Valenttino… che siete ragazzini delle medie?” mi avvolse in una nuvola di fumo, ed io tossii stanco e sfiduciato, totalmente privo di idee.

“Giuro che tra un po’ mi metto ad urlare. Io detesto scervellarmi per fare regali, è una cosa che non sopporto!”

“Il problema non è fare regali Will… il vero problema è che tu non hai soldi. E senza quelli hai praticamente le mani legate.”

“Non è colpa mia se questo mese tra bollette e l’auto da sistemare ho speso l’altra metà del mio stipendio. Ci sono stati degli impresti…” cercai di giustificarmi

“E allora spiegaglielo, vedrai che ti capirà…” disse sarcastico. Lo osservai attento, perché sapevo che avrebbe aggiunto ciò che realmente pensava, Roy era fatto così.

“Avanti spara, che vuoi dire in realtà?”

Lui si fermò, si tolse gli occhiali, gettò la cicca nei rifiuti e parlò gesticolando platealmente come suo solito.
“Voglio dire… che Lara capirà senz’altro le tue ‘spese extra’ quando verrà nel tuo appartamento e vedrà sulla tua nuova mensola quella serie di manga introvabile che non riuscivi a terminare da una vita e che hai miracolosamente completato pagandola un occhio della testa. Oh si… vedrai che sarà talmente comprensiva che sarai fortunato se ti rivolgerà la parola nel prossimo millennio.”

Colpito e affondato. D’altronde i migliori amici servono anche a questo. A sbatterti in faccia la realtà delle cose che tu invece cerchi di mascherare.
“Ma io dovevo averla! Era di vitale importanza, un’occasione del genere non si sarebbe più presentata, ci stavo dietro da troppo tempo.”

“Guarda che non devi mica convincere me. Sono in questi precisi momenti della vita che ringrazio Dio di essere felicemente single.”

“Non sei d’aiuto Roy”

“Infatti non volevo esserlo. Anche se… potrei sempre prestarti dei soldi, che ovviamente, mi restituiresti in tutta comodità con un piccolo margine di interessi.”

“Ma grazie, sei un vero amico, ma la mia risposta è no! Così sembrerebbe che sei tu a farle il regalo e non mi piace questa cosa.”

“Non penso che tu abbia molta scelta… poi vedi tu.” Rispose laconico mentre smanettava con lo smartphone lasciandomi rimuginare sui miei problemi abbandonato ormai esausto su di una panchina.

Lo sguardo perso tra i volti delle persone festose e allegre che mi ronzavano intorno, e un certo magone che potrei tranquillamente paragonare al senso di colpa che si faceva largo nella mente per poi attanagliarmi lo stomaco.
Un’artista di strada allietava i passanti strimpellando la chitarra sulle note di Losing my religion dei R.E.M e devo ammettere che era davvero molto bravo. Ascoltandolo improvvisamente la nebbia che avevo nella testa scomparve.

“Quella è la nostra canzone…”

“Eh? Che dici?”

“Quella lì, è la nostra canzone.”

“Ma quale? Quella che sta suonando quel tizio?”

“Sì proprio quella. La davano alla radio durante il nostro primo appuntamento. E’ grazie a quella canzone che io e Lara scoprimmo di avere gli stessi gusti in fatto di musica.”

“Grandioso… allora puoi sempre chiedere a quel tizio di suonarle una serenata da parte tua.” Guardai Roy e mi alzai dalla panchina afferrandogli la testa tra le mani stampandogli un bacio sulla fronte.

“Mi hai quasi letto nel pensiero amico mio. Ma io farò di meglio…”

Si divincolò perplesso dalla mia presa
“Fai quello che vuoi, ma ti prego non baciarmi un’altra volta… non in pubblico almeno.”

Forse avevo la soluzione
“Realizzerò per lei un CD con le nostre foto. Quelle di quando ci siamo conosciuti, dei nostri viaggi e delle ricorrenze trascorse insieme. La colonna sonora saranno le canzoni che hanno accompagnato la nostra storia. Cavoli Roy, perché non ciò pensato prima. Lara adora queste cose, le piacerà da morire.”

“E’ tipico di te Will. Regalo fatto in casa, dell’ultimo minuto e a costo zero. Direi che se fai centro ti sei salvato il culo anche stavolta.”

“Non potresti semplicemente essere felice per la genialata che ho avuto? Te ne sarei grato”

“Aspetto i  risultati per congratularmi. Ma se fossi in te io quei fumetti li nasconderei per il momento, credimi è meglio.”

“Ah… uomo di poca fede, andrà bene vedrai. Adesso andiamo che ho un mucchio di lavoro da fare e il tempo è poco.”

Finalmente quel Natale cominciava ad avere il gusto della festa anche per me.
E’ vero, forse non sarà un regalo costoso o da grandi firme, ma di sicuro è fatto con il cuore, ed è qualcosa di unico e solo nostro che nessuno può avere.

E voi che ne pensate… le piacerà?





Personalmente... a me piacerebbe, e lo considererei di enorme valore. Salve a tutti, e ben tornati da queste parti. Spesso accade di ritrovarsi senza soldi proprio poco prima di determinate ricorrenze, adesso se avete anche solo un po' di dimestichezza con la tecnologia avete l'alternativa per non presentarvi a mani vuote.
P. S.
Non penso di dover specificare che Losing my Religion è uno dei più grandi successi dei R.E.M. 
Vi dico invece che è davvero la colonna sonora di una storia importante, la mia.
D'altronde se in ciò che raccontiamo non mettiamo anche un po' di noi stesse che gusto c'è?
Spero vi sia piaciuto il mio punto di vista maschile su come le donne intendono il concetto di "ricevere un regalo"
Grazie come sempre, ci si rivede per l'ultima storia della raccolta. Un abbraccio a tutti

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tutti zitti! Parla il Capitano ***


Contro Natale: #Prompt 17 – Ricevere un nuovo coltello per Natale e volerlo provare subito


 
Quale occasione migliore del Natale per rispolverare gli affetti familiari e il bisogno di stare insieme alle persone a noi più care.

Ecco. Diciamo che per molti è così. Per me che lavoro nel campo della ristorazione invece, le feste sono qualcosa che somigliano al preludio di un’autentica battaglia dalla quale speri di uscirne indenne.
Il fatto che io mi ritrovi a casa il giorno di Natale è una magra consolazione prima dell’inferno che mi aspetta il 31 Dicembre, quando dovrò accontentare le richieste più assurde e i gusti più strampalati durante il cenone di fine anno.
Questa sera però non voglio pensarci… voglio rilassarmi, fare un respiro profondo e sfoderare uno dei miei sorrisi migliori. Alzo il calice e brindo con mio marito, suo fratello e la nuova fidanzata e anche insieme a quella gran stronza di mia suocera con rispettivo zerbino, ops… pardon, marito al seguito.

“Dai Carla scarta il tuo regalo, vediamo se almeno quest’anno Luca ha indovinato cosa prenderti.” Il sarcasmo di mio cognato accompagnato dalle occhiatine di mia suocera fecero evaporare quel po’ di serenità che mi ero ritagliata interiormente. Erano degni l’uno dell’altra quei due.

“Non dargli retta tesoro, apri il regalo dai… penso proprio che ti piacerà.”

“Certo che mi piacerà tranquillo”

Il fatto che Luca non brillasse particolarmente d’inventiva o di immaginazione in fatto di regali era spesso motivo di frecciatine e prese in giro ad ogni occasione. La cara Lidia invece, la mia irritante suocera, sosteneva semplicemente che io fossi una donna difficile da accontentare. Abituata com’ero nel mio lavoro a comandare gli altri, per lei, tenevo al guinzaglio anche suo figlio. Priorità che riteneva un tempo una sua esclusiva.

Luca mi sorrise accarezzandomi dolcemente i capelli, ed io scartai il regalo felice, ma senza particolari aspettative.

E invece rimasi sorpresa eccome!

“No… non posso crederci! Me lo hai davvero regalato, lo hai trovato? Ma come hai fatto?” i miei occhi si illuminarono mentre agguantavo avidamente il regalo nella scatola.

“Non è stato facile credimi, ma l’espressione che hai in questo momento mi ripaga di tutta la fatica che ho fatto. Buon Natale amore.”

Gli gettai le braccia al collo e lo ringraziai con un lungo bacio.

Lo desideravo da tempo e adesso era nelle mie mani. Un coltello trinciante interamente in acciaio… lama sottile e perfetta, dalle giuste proporzioni. Sfiorò appena la carta che lo rivestiva tagliandola all’istante, il mio nome inciso sul manico e cosa più importante di tutti
L’immagine del Capitano Spaulding* che svettava sulla lama, con quegli occhi folli e la bocca spalancata in una risata che lasciava presagire le più indicibili torture. Insomma… per un amante dell’horror come me era il connubio perfetto delle mie due più grandi passioni.

“E’ stupendo! Grazie, grazie davvero” era un pezzo unico, introvabile, e lui lo aveva fatto persino personalizzare per me. Ero entusiasta al settimo cielo, ovviamente qualcuno non si lasciò sfuggire l’occasione.

“Carla… mia ara, sul serio desideravi ricevere un oggetto simile?” parole che tutto sommato non mi sorpresero, ma il gesto di scherno e disprezzo che le accompagnava poteva anche evitarlo.

“Sì, esattamente questo” mi limitai a rispondere, sperando bastasse
La sua risatina velatamente coperta da una mano mi fece capire che la questione era tutt’altro che conclusa.

“Certo che siete davvero strani. Insomma… mio figlio sgobba dalla mattina alla sera tra clienti e scartoffie varie, potrebbe ricoprirti di gioielli, vestiti e quant’altro… e tu preferisci un dozzinale coltello da cucina? Ma è ridicolo andiamo…”

Le facce di tutti cambiarono radicalmente espressione, i calici del brindisi vennero poggiati sul tavolo e l’atmosfera si caricò di una tensione che forse era nell’aria fin dall’inizio.

“Tesoro lascia perdere lo sai com’è…” feci cenno a mio marito di tacere, restando comunque calma e posata. Mi avvicinai stringendo il regalo con relativa scatola ancora tra le mani.

“Cosa credi che faccia io dalla mattina alla sera cara Lidia? Pensi forse che perda tempo tra una partita a canasta o un aperitivo spettegolando su chi abbia l’amante di turno più dotato? A no scusami… quella non sono io, quella sei tu! Perché io mi spacco la schiena a dirigere una brigata di cucina da venti persone per dodici ore al giorno. Io non dipendo dai soldi di mio marito, io me li guadagno!”

“Come volevasi dimostrare, arrogante e sfacciata lo sei sempre stata. Adesso però non esaltarti troppo solo perché prepari qualche piatto più elaborato credendoti una grande chef… se hai la possibilità di stare fuori casa dodici ore al giorno spacciando per lavoro quello che è solo un hobby lo devi alla sicurezza economica che ti da mio figlio!”

La presa sull’impugnatura del mio regalo si fece più salda, pur rimanendo coperta dalla carta e da fiocchi vari.

“Praticamente la stessa sicurezza che da anni ti da tuo marito sgobbando come un mulo mentre tu ti sbronzi in giro con quelle quattro racchie che ti sparlano dietro alla prima occasione. Davvero l’emblema dell’emancipazione femminile. Adesso se vuoi scusarmi vado in cucina, ad occuparmi del mio hobby.” Luca cercò di trattenermi mentre guardava in modo truce sua madre. Io mi divincolai in malo modo e me ne andai dalla stanza.

“Hai esagerato mamma. Sei stata fuori luogo e sgarbata. E’ qualcosa di assurdo la polemica che hai messo su per un regalo!”

“Non dire sciocchezze… è lei che ha ingigantito la cosa, io ho solo espresso un mio parere.”

“Parere che nessuno ti aveva chiesto… ma tanto tu fai e dici sempre quello che ti pare.”

“Ti ci metti anche tu Marco? I miei figli... invece di difendermi mi vengono contro, siamo all’inverosimile.” Il gracchiare alterato di Lidia venne bruscamente interrotto dal rumore di una sedia che si spostava in modo rumoroso e l’incedere di suo marito che le si palesava davanti.

“Adesso basta Lidia! Pretendo che tu vada in cucina a scusarti personalmente con Carla, non me ne frega niente se ne hai voglia o meno o se dovrai sputarle fuori a forza le tue scuse. Di certo non starò qui ad ascoltare ancora i tuoi vaneggiamenti. Sei stata vergognosa, e quindi ti scuserai che ti piaccia o meno.”

“Ma caro… non vorrai davvero…”

“Sta zitta! Vai, adesso!”

D’improvviso ci fu silenzio. Non avevo ben capito cosa si fossero detti, ero troppo furiosa e continuavo a far rumore tra piatti e posate varie, che in verità avrei voluto spaccarle in faccia. Poi tutto tacque, ed io sentii dei passi alle mie spalle.

Mi voltai, sapendo già che me la sarei ritrovata di fronte.

Mi guardava con disprezzo. L’avevano costretta a venirsi a scusare, mentre lei avrebbe preferito di gran lunga essere investita da un tir.
Labbra sottili come una vipera e occhi taglienti che mostravano un astio nei miei confronti senza fine. L’avevo mortificata e umiliata. Il perdono non era un’opzione da prendere neppure in considerazione, figuriamoci le scuse.

“Vogliono che ti porga le mie scuse. E benché io possa anche farlo… resta il fatto che suonerebbero senza dubbio false. Credo che te ne accorgeresti anche tu. Ti renderai conto ben presto che il tuo patetico tentativo di umiliarmi ti si ritorcerà contro. Ma d’altronde… se fossi stata una persona più sveglia non ci avresti nemmeno provato. Vuoi elevarti ad un ceto sociale che non ti appartiene Carla, tu sei e resterai sempre una scialba ragazzina di periferia che mio figlio ha ripulito per pura infatuazione personale. E stasera lo hai dimostrato ampiamente.”

La osservai dal posto in cui mi trovavo, tra il lavello e il piano d’appoggio delle pentole. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo altero. Per lei io ero solo feccia da schiacciare. Per me invece… era la personificazione di tutto ciò che non avrei mai voluto essere.

Sono questi gli attimi in cui la ragione si scollega da tutto il resto? Forse sì… ma quando te ne rendi conto è già tardi.
Tardi per capire che in fondo è una cosa alla quale avevi sempre pensato. Solo che… ci voleva l’occasione e lo strumento adatto.

“Tranquilla Lidia… non c’è bisogno che tu aggiunga altro. Lascia che sia io, da perfetta nuora, a dimostrarti che non serbo rancore nonostante le tue cattiverie gratuite.”

Mi avvicinai… prima lentamente e poi con la stessa rapidità di un predatore. La sua espressione fu uno spettacolo per gli occhi.
Lo sguardo trionfante di chi assaporava già la vittoria tramutato in una smorfia di autentico terrore. Gli occhi fissi su di me… mentre la lama da quindici centimetri le perforava lo stomaco ruotando all’interno della ferita facendosi strada fino in fondo.
Si aggrappò a me tentando di allontanarmi. Ma io la strinsi forte tra le mie braccia fino a che solo il manico d’acciaio si intravide dalla ferita.

“E’ tutto perdonato Lidia… io e il Capitano Spaulding non serbiamo rancore. Buon Natale mia cara, ho riservato a te il mio augurio speciale.





Ed io invece ho riservato a voi questo finale che spero sia di vostro gradimento. Le festività sono terminate già da tempo, quindi è giusto chiudere una parentesi e dedicarsi ad altro.
P.S.
Il Capitano Spaulding (per i pochi, mi auguro, che non lo conoscessero) è un personaggio partorito dalla fervida immaginazione dell'attore/regista Rob Zombie, e che appare in più di una sua pellicola. Un omaggio, senza pretese, anche all'attore che lo ha interpretato e che è scomparso recentemente. 
Tra l'altro i coltelli da cucina con i volti dei personaggi dei film horror esistono realmente, e sono fatti da un'artista di cui mi sfugge il nome ma che si può facilmente trovare googlando in giro. Ovviamente sono per gli appassionati del genere, essendo oggetti da collezione.
Per le caratteristiche tecniche del coltello in se invece, non ho avuto bisogno di Google o altri motori di ricerca perchè ho un marito chef ( che spero no legga mai questa storia, l'ispirazione a volte gioca brutti scherzi)
Il titolo della one shot è come sempre un omaggio al 'capitano'. Detto ciò, io vi ringrazio immensamente per aver letto, recensito e anche solo guardato questa raccolta, ci rivedremo altrove senz'altro. Un abbraccio virtuale a tutti





 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3877252