Kingdom's coming

di Pontomedusa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Honeymoon Croon ***
Capitolo 2: *** Spirit ***
Capitolo 3: *** Dark Entries ***
Capitolo 4: *** Hope ***



Capitolo 1
*** Honeymoon Croon ***


 

Author's note

Questo racconto è il seguito di Birds of a Feather e A Strange Kind of Love. Se non lo avete già fatto, vi consiglio caldamente di leggere prima le due storie precedenti, altrimenti non si capisce nulla ^_^'':

 

Birds of a Feather:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1578632&i=1

 

A Strange Kind of Love:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1618716&i=1

 

I titoli della storia e dei capitoli sono tutti canzoni dei Bauhaus.

Grazie se leggerete, e ancor di più se vorrete recensire!

Cominciamo? Cominciamo...

 

 

1. Honeymoon Croon

 

Il consiglio dei miei ufficiali è al completo. A parte Azusa.

Dove si sarà cacciata, dannazione? Eppure, oggi è a palazzo; stamattina, mi ha detto che aveva in programma di addestrare le reclute per tutto il giorno.

“Cominciamo senza Lady Azusa,” dico. Di lei, mi occuperò dopo. Come Imperatrice, può fare ciò che vuole; ma come comandante, non ho intenzione di permetterle alcun atto di insubordinazione.

“Pare che Raoh abbia raccolto un nuovo esercito,” dice uno dei generali. “Più piccolo del precedente; al momento, hanno cominciato ad attaccare dei piccoli villaggi, lontano dai nostri confini.”

Profezia o non profezia, pare proprio che Raoh non abbia intenzione di arrendersi.

“Pare che qualcuno gli stia mettendo i bastoni fra le ruote, però,” interviene un altro. “Molti dei soldati che stavano occupando i villaggi con la forza sono stati sgominati da...”

La porta che si spalanca interrompe l'ufficiale che stava parlando.

“Seitei!” dice il nuovo arrivato, cercando di riprendere fiato. È un soldato giovane; si direbbe una delle reclute di Azusa.

“Come osi interrompere una riunione fra il Seitei e i suoi alti ufficiali? Come minimo, dovrei farti frustare.”

Devo decisamente discutere con Azusa il suo modo di gestire la disciplina coi soldati.

“Sono mortificato, Seitei, ma...” dice il ragazzo. Sembra parecchio spaventato, ma non da me. “...ma lady Azusa...l'Imperatrice...si è sentita male, mio signore. Ha perso i sensi mentre...”

Che cosa? Dov'è adesso?”

“Nelle sue stanze, Sacro Imperatore. C'è già il medico, con lei.”

Inutile dire che pianto lì il ragazzo e gli ufficiali, e mi precipito in camera di Azusa.

La trovo a letto, col dottore accanto. Non sembra stia così male; ha un bel colore sulle guance, e sembra, più che altro, seccata.

“Seitei! Non c'era bisogno di correre qui. Devo aver preso l'influenza, dannazione. È una settimana che vomito quasi tutte le mattine.”

“E hai pensato di non dire niente a nessuno e continuare a seguire le reclute e addestrare i soldati, perché...”

“Uff, Seitei. Lo sai che a letto mi annoio. A meno che non ci sia tu, con me,” dice, con un sorriso malizioso.

Il medico, poco lontano da noi, tossicchia.

“A dire il vero, Imperatrice...preferirei visitarvi, prima di fare qualunque tipo di diagnosi. Se il Seitei vuole lasciarci soli...”

La mia occhiataccia lo riduce al silenzio, ma Azusa interviene.

“Sì, per favore, Seitei. Potrebbe essere imbarazzante. Non voglio che tu mi veda in certe...condizioni.”

Giusto perché è malata, decido di non discutere con lei, e lascio la stanza. Dopo una ventina di minuti, il medico esce dalla porta e si dirige verso di me.

“Sacro Imperatore...”

“Allora? Che cos'ha?”

Il medico sembra più che altro imbarazzato.

“Credo sia meglio che ve lo dica l'Imperatrice,” replica lui, e si allontana dopo un inchino frettoloso.

Cosa diavolo sta succedendo? Mi precipito nella camera di Azusa come una furia.

“Allora, confettino, si può sapere cos'hai? Il medico non ha voluto dirmelo. Anzi, ora che ci penso, dovrei farlo giustiziare, per questa sua mancanza di rispetto.”

“Lascialo stare, Seitei,” dice Azusa, con un filo di voce. “Glielo ho chiesto io.”

Ora che la guardo meglio, mi rendo conto che è pallida come un lenzuolo. Comincio a preoccuparmi sul serio.

“Dimmi cos'hai, Azusa. Ora.”

Sono incinta.”

Ho bisogno di qualche secondo per processare l'informazione.

La voce di Azusa mi riporta alla realtà.

“Come diavolo è potuto succedere?” chiede, con voce lamentosa.

Le lancio un'occhiata eloquente.

“In realtà, dovremmo essere stupiti che non sia successo prima,” dico poi. “Ammetto di non averci mai pensato più di tanto, ma...”

“...Ma io sì. Ero sicura di non potere...dai tempi della guerra, non ho più avuto le mestruazioni. Il medico di Blue Water mi disse che probabilmente le radiazioni avevano compromesso l'apparato riproduttivo. Come diavolo è possibile, dopo tanto tempo...”

“Il dottore cos'ha detto?”

“...Un miracolo,” dice lei, in tono piatto, con la faccia di uno che sta andando al patibolo.

“Molto scientifico. Cioè, non ne ha la più pallida idea.”

“Appunto. Però è sicuro che io sia...dannazione!”

“Non fare così, confettino. Le donne partoriscono tutti i giorni...e tu puoi avere tutta l'assistenza medica che vuoi. Andrà tutto bene.”

“Andrà tutto male. Come faccio a lavorare, in queste condizioni? E quando nascerà, chi se ne prenderà cura? Io non me la cavo affatto bene, coi bambini piccoli.”

“Dovrai rassegnarti a calmarti per un po'...in fondo, parliamo solo di qualche mese. E poi, se proprio non te la senti, ti ricordo che aspetti il figlio del Seitei. Puoi avere tutta la servitù che vuoi. A dire il vero, non posso dire che mi dispiaccia. Prima o poi, avrei avuto bisogno di un erede, comunque.”

Azusa resta in silenzio per qualche minuto; poi, improvvisamente, un'espressione di paura e preoccupazione le si dipinge sul viso.

“Seitei!”

“Cosa c'è, adesso?”

“Promettimi che non gli insegnerai il Pugno della Fenice.”

“Certo che glielo insegnerò. È esattamente questo il punto di avere un erede.”

“Nemmeno per idea! Non permetterò certo a mio figlio di uccidere suo padre!”

“Basta così, Azusa. Di sicuro, nessuno, nemmeno un figlio mio, sarà in grado di sconfiggermi, ancora per molti anni. È inutile parlarne adesso.”

“Né adesso, né mai! Prometti, Seitei. Come puoi volere che tuo figlio subisca lo stesso trauma che hai avuto tu?”

“Io ero troppo giovane...E Ogai non mi aveva preparato. Affronteremo la cosa quando sarà il momento.”

“Magari sarà una femmina,” borbotta Azusa.

“Considerato che la madre sei tu, penso che anche una figlia non avrebbe problemi ad imparare il Nanto Seiken.”

“Seitei...”

“Smetti di agitarti, Azusa. Ti fa male, nelle tue condizioni. E cerca di restare a riposo almeno qualche giorno.”

“E va bene, Souther,” sbotta lei. Si tira le coperte fino al mento e si gira su un fianco, dandomi le spalle. È davvero una bambina, a volte.

Mi chino su di lei per baciarle la tempia.

“Ti amo, confettino,” le dico, prima di lasciare la stanza.

 

 

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Capitolo 2
*** Spirit ***


2. Spirit

 

Gli ufficiali sono tutti in piedi intorno al mio trono, di nuovo. Non sono ancora riusciti a dirmi cosa diavolo è successo agli uomini di Raoh.

Prima che uno di loro cominci a spiegarmi la situazione, la porta si apre ed entra Azusa.

“Cosa ci fai, qui, confettino?”

“Uhm, vediamo...consiglio degli ufficiali, c'è qualcuno qui che è il primo ufficiale del Seitei? Ah, giusto! Io.”

È davvero una peste.

“Non ti avevo detto che devi riposare, confettino? Dal momento che...non stai bene.”

Il fatto che sia incinta è ancora una notizia riservata, e non ho certo intenzione di fare un annuncio ufficiale in questa situazione.

“Va bene, d'accordo...” prende una sedia e si accomoda, poi alza le mani in segno di resa. “Visto? Seduta. Mi sento già riposatissima.”

Gli ufficiali la fissano con tanto d'occhi. Anche se è l'Imperatrice, quando svolge le sue funzioni di ufficiale, di solito, non si comporta in maniera diversa dagli altri. Se questi sono gli effetti della gravidanza, non sono sicuro di poter resistere nove mesi senza rinchiuderla nelle segrete.

Decido, comunque, di soprassedere.

“Basta così...andiamo avanti. Stavamo parlando dell'esercito di Raoh.”

“Esatto, mio signore,” prende la parola uno dei comandanti. “Molti dei villaggi occupati da Raoh sono stati liberati da un uomo...sembra che abbia massacrato tutti i soldati da solo.”

“Da solo?! Come diamine è possibile?” interviene Azusa.

“Pare che padroneggi, anche lui, il pugno di Hokuto.”

“Pensavo che nella scuola di Hokuto potesse esserci un solo successore,” dice lei. “Come...” e poi si interrompe, aggrottando la fronte e lanciandomi un'occhiata.

Probabilmente, stava pensando al Pugno della Fenice, e le è tornata in mente la nostra situazione. Decido di intervenire, perché eviti di concentrarsi su quello.

“Di solito è così, confettino. Ma, in questa generazione, le cose sono andate un po' fuori controllo.”

Un uomo di Hokuto, eh? Chi può essere? Toki? Oppure...Possibile che Ken sia diventato così forte? Certo, già da ragazzino, aveva dimostrato un buon potenziale. Solo Shu era riuscito a sconfiggerlo.

Pensare a Shu mi fa digrignare i denti. L'ufficiale che sta facendo rapporto sussulta, probabilmente credendo che sia insoddisfatto di lui.

“Non sappiamo il suo nome,” si affretta a dire. “Ma sappiamo che ha sette cicatrici sul petto, come sette stelle.”

“Sette cicatrici!” quasi urla Azusa. “Ma è l'uomo che ha rapito Airi!”

“...La sorella di Rei? Be', poco importa. Finché si limiterà ad attaccare gli uomini di Raoh, lo lasceremo fare. Se dovesse avvicinarsi ai nostri territori, interverremo.”

“Ma non puoi lasciarlo andare così, Seitei! Quell'uomo ha massacrato i genitori di Rei e Airi, ha rapito e seviziato lei...”

“Basta, Azusa. Questo è l'esercito di un impero, non il braccio armato di un tribunale.”

“Va bene,” dice lei, e non aggiunge altro. Il fatto che abbia ubbidito senza quasi discutere, a dire il vero, mi preoccupa.

“Andate, adesso,” dico agli ufficiali. “Tranne te, Azusa.”

Lei aspetta che tutti gli altri siano usciti, poi si alza dalla sedia e viene a sedersi in braccio a me.

“Fra poco sarò troppo enorme per questo,” mormora, e nasconde il viso sulla mia spalla. “Non riuscirò nemmeno a muovermi.”

“Sarai sempre il mio pulcino,” rispondo. “E così, almeno, sarai costretta a stare tranquilla.”

Lei sospira, ma non replica. Mi alzo, tenendola fra le braccia.

“Andiamo in camera tua. Conosco un modo per convincerti a rimanere a letto.”

Lei ridacchia, deliziata, ma c'è un'eco nella sua risata che non mi convince.

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Capitolo 3
*** Dark Entries ***


3. Dark entries

 

E va bene! Lo so che non dovrei cavalcare, nelle mie condizioni. E non avrei dovuto lasciare il palazzo imperiale senza avvisare Souther. Ma ammetto che sapere di essere incinta mi ha, non esagero, sconvolta.

Non voglio essere incinta. E non voglio nemmeno avere un bambino. E, se proprio devo averlo, di sicuro non voglio che uccida suo padre, un giorno.

Quando arrivo a Blue Water, passo prima a salutare Elliott e Hikaru. Non ho ancora finito di aprire la porta, che Sakura precipita sulle mie ginocchia.

“Che combini, signorina?” chiedo, e la tiro su. Lei risponde con una serie di gorgheggi deliziati.

Hikaru corre verso di noi ridendo, e prende la bambina dalle mie braccia.

“Adesso che ha imparato a camminare, non c'è verso di tenerla ferma! Deve ancora migliorare la tecnica, però.”

Per cinque minuti va bene, ma che questa diventi anche la mia vita...non ce la posso fare.

“Come state? Elliott dov'è?” chiedo.

“Benissimo, grazie...Elliott sta addestrando i ragazzi del villaggio. Nel solito prato...vai pure da lui. Sarà contento di vederti. Scusa se non ti accompagniamo...Ma Sakura mi dà davvero un gran daffare.”

“Figurati,” rispondo. “Prima, però, devo fare una cosa.”

“E sarebbe...?”

“Vorrei passare da Akane.”

“Perché? Non stai bene?”

Akane è il medico del nostro villaggio. Ma non mi va sinceramente di dire ancora a nessuno la verità; io ancora non l'ho ben accettata.

“No, no...Niente di grave. Ho solo bisogno di parlarle di una cosa.”

“Bene...Ripassi da qui, prima di andare via? O pensavi di fermarti per un po'?”

“Credo che resterò per un paio di giorni...Devo anche vedere Rei.”

Hikaru scoppia a ridere.

“Hai un'agenda fittissima!”

“Eh, già...Be', a dopo allora.”

A casa di Akane, per fortuna, non ci sono pazienti. Lei, quando mi vede, sembra un po' sorpresa; non siamo così intime, e non passo a trovarla spesso.

“Bene,” comincio, dopo i convenevoli. “Ti ricordi quando, anni fa, mi hai detto che...uhm...non avrei mai potuto avere figli?”

“Avevo detto probabilmente. Su queste cose, non c'è mai certezza. Non che poi, nella nostra epoca, si possano fare esami approfonditi...”

Mi lancia uno sguardo penetrante.

“Vorresti avere un bambino? Posso capire che, per la compagna di un imperatore, la sterilità possa essere un problema, con la questione della discendenza...Non devi disperare, Azusa. Può sempre capitare. Come ti ho detto, su queste cose non c'è mai certezza...”

“...Infatti, sono incinta.”

“Ah.”

Dall'espressione di Akane, intuisco che in realtà non credeva molto al discorsetto consolatorio che mi ha appena fatto.

“Sei sicura?” continua.

“Me lo ha detto il medico di corte.”

“Allora sarà sicuramente così. Be', ma allora...perché sei venuta da me?”

“Non sono tanto sicura di volerlo.”

Akane aggrotta la fronte.

“Di quanti mesi sei?”

“Dovrei essere più o meno entrata nel terzo.”

“Be', dovremmo ancora essere in tempo per farti abortire senza grossi rischi. Ma il Seitei cosa ne pensa?”

“A tutte le donne che vengono qui per abortire, chiedi se il compagno è d'accordo?”

Lei sembra mortificata.

“Hai ragione...scusa. Ma, nel tuo caso, il padre di tuo figlio è anche il nostro Imperatore. Gli abbiamo giurato ubbidienza; e, a dire il vero, ce lo hai chiesto tu.”

Sospiro.

“Non è certo mia intenzione farti accusare di alto tradimento, ma...davvero non so cosa fare. Non l'ho detto ancora a nessuno, a parte Souther.”

“Devi decidere tu, Azusa. Ma dopo, cosa gli dirai? La verità? O gli racconterai che lo hai perso?”

“Mmm...Credo che ci penserò ancora qualche giorno.”

“Sai dove trovarmi, se hai bisogno.”

“Grazie. Arrivederci, Akane.”

E me ne vado, immersa nei miei pensieri.

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Capitolo 4
*** Hope ***


 

4. Hope

 

Dieci minuti dopo, sono davanti alla casa di Rei. Quando busso, mi apre Airi.

“Sono Azusa,” le dico. La sua cecità mi mette un po' a disagio; ho sempre paura di dare qualcosa per scontato e metterla in imbarazzo.

“Ciao,” dice lei, con un sorriso. “Era un po' che non passavi di qui.”

“Vero,” rispondo. “C'è Rei?”

“Sì, sarà felice di vederti...entra pure.”

Non faccio in tempo a oltrepassare la soglia, che Rei si alza dalla sedia e mi viene incontro.

“Azusa! Qual buon vento! Sei in visita di cortesia?”

“Uhm. A dire il vero...”

“Ah. Hai l'espressione delle brutte notizie,” dice Rei, aggrottando la fronte.

“Sarà meglio che vada di là...” inizia Airi.

“No, resta anche tu, per favore,” dico io. “Sediamoci...è meglio.”

“Ma insomma, mi vuoi dire cosa succede?” chiede Rei, e adesso sembra davvero preoccupato.

“Abbiamo ricevuto dei dispacci dai territori di Raoh,” spiego. “Pare che un uomo stia liberando da solo i villaggi occupati dal suo esercito.”

“Be', meglio per voi, no?” dice Rei, ora un po' perplesso.

“Sì, il punto è che...non sappiamo il nome di quest'uomo, ma...pare abbia sette cicatrici sul petto.”

“Sette cicatrici?!” urla Airi, parlando per la prima volta da quando ci siamo seduti. Adesso, è pallida come un fantasma, e i suoi occhi velati sono sbarrati e pieni di terrore.

“Ecco, appunto...è per questo, che sono venuta,” tento di spiegare.

“Dimmi dov'è,” dice solo Rei. La sua voce è calma, ma gelida e tagliente come la lama di un pugnale.

“Sappiamo soltanto che è a nord,” dico. “Si sposta da un villaggio all'altro. Si limita a uccidere i soldati, e poi se ne va.”

“Strano,” mormora Airi. “Lui...lui si limitava a occupare un villaggio e spadroneggiare finché non finiva il cibo o l'acqua...poi ne sceglieva un altro e ricominciava da capo.”

“Non ne hai mai voluto parlare fino ad ora,” dice Rei, stupito. “Non mi hai mai neppure voluto dire il suo nome.”

“Io dovevo chiamarlo...Signore,” dice lei con un filo di voce, poi si lascia sfuggire un singhiozzo. “Ma gli altri uomini...i suoi uomini, lo chiamavano Jagi.”

“Ti dice qualcosa?” chiedo a Rei, ma lui scuote la testa.

“Pare sia un uomo di Hokuto,” tento ancora, ma Rei apre le braccia. “Ho sentito nominare solo Raoh.”

“Avrei dovuto farmi spiegare meglio da Souther, prima di venire qui,” sbuffo.

“Io vado a nord,” dice Rei, e si alza dalla sedia, come se avesse intenzione di partire sul momento.

“Rei, per favore...cerchiamo di stabilire una strategia...”

“La mia strategia è trovare quel bastardo e farlo a pezzi.”

E so che per Rei non è un modo di dire.

“Cerca di mantenere la calma. Non sappiamo neppure se sia la stessa persona.”

“Quanti uomini vuoi che ci siano, che padroneggiano un Sacro Pugno e con sette cicatrici sul petto che formano la costellazione dell'Orsa Maggiore?”

“Due,” dico, decisa.

“Due?!” ripete Rei, sorpreso. “Come fai a esserne così convinta?”

“Julia è subito venuta ad ascoltare, quando ci ha sentiti parlare di un uomo con sette cicatrici, ma ha perso interesse appena ha saputo che aveva rapito Airi. Perché, secondo te?”

“Non so...si è sempre rifiutata di elaborare oltre.”

“...perché conosce un uomo con quelle cicatrici, ecco perché! E l'uomo che conosce Julia non compirebbe mai certe...atrocità,” concludo, guardando Airi di sottecchi. Non voglio turbarla ancora di più, rammentandole quello che ha passato per colpa di quel mostro.

“Gli uomini cambiano,” dice Rei, scuotendo la testa. “Può darsi che Julia conoscesse un uomo per bene, una persona normale, che, con la Guerra, ha scoperto il proprio lato più oscuro. Non sarebbe certo il primo.”

“Anche questo è vero,” dico, e sento la mia sicurezza vacillare.

“Non è lo stesso uomo,” interviene Airi, e sia io sia Rei ci voltiamo verso di lei con tanto d'occhi.

“Non è lo stesso,” insiste. “Julia ama quell'uomo. E Julia ha un dono, lei sa...vedere. Vedere oltre, vedere dentro...in confronto a lei, voi siete ciechi come lo sono io paragonata a voi.”

“Si è confidata con te?” chiedo. Come ha detto Rei, Julia non racconta mai molto del suo passato, ma a quanto pare lei e Airi sono più amiche di quanto immaginassi.

“Sì. Si chiamava Kenshiro. Shin, prima di ucciderlo per portare via Julia, gli ha fatto sette ferite sul petto.”

“Ma è morto, hai detto?” chiedo.

“Julia pensa di sì. Lo hanno abbandonato nel deserto, mortalmente ferito...Anche se lei spera sempre. Spera sempre che, in qualche modo, sia riuscito a salvarsi, e possa tornare da lei. E Julia non potrebbe mai amare un uomo come Jagi.”

“Uhm,” dice Rei, pensieroso. “Forse hai ragione o forse no, Azusa. Comunque, che sia il porco che ha rapito mia sorella, o il grande amore di Julia, penso che dovremmo andarlo a cercare.”

“Sono d'accordo,” dico. “Vorrei avvisare anche Elliot.”

“Giusto. Un'altra avventura dei cavalieri sanguinari,” dice Rei, con un sorriso.

“E io vado ad avvisare Julia!” dice Airi.

“Ma sei sicura che sia il caso di...? Non siamo sicuri che sia lui. Forse significherebbe darle una falsa speranza...” inizio, dubbiosa.

“Una speranza non è mai sbagliata,” dice Airi. Il suo tono è così sicuro che intuisco come abbia fatto a sopravvivere a tutte le atrocità che ha dovuto subire.

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