Capitolo 3 - Possession
And I would be the one
To hold you down
Kiss you so hard
I’ll
take your breath away
And after I’d
wipe away the tears
Sara McLachlan - Possession
Quel
giorno ero agitatissima. Tra solo poche ore mi sarei ritrovata davanti ad un
compito scritto interamente in giapponese e non mi sentivo assolutamente in
grado di svolgerlo. Era il mio primo esame di lingua dopo aver seguito il primo
anno di corso e non volevo assolutamente deludere né me stessa e né i miei
genitori. Volevo superare quell’esame nel modo più eccellente possibile per
dimostrare che avevo fatto la scelta giusta, che era quella la mia strada e così
mia madre e mio padre avrebbero finalmente smesso di darmi contro ogni giorno
pretendendo che cambiassi università. Tutte quelle pressioni creavano in me
ancora più agitazione del dovuto e non potei fare a meno di manifestarlo.
-
Ho paura di non farcela – iniziai a lamentarmi con Sandra.
-
Ma si che ce la fai! Tu sei brava! Infatti spero che mi suggerirerai
qualcosa…
-
Si certo, dobbiamo collaborare… ma dove sono gli
altri?- le chiesi poi guardandomi intorno per cercare di scrutare o Milly o
Gianluca, ma non vidi nessuno dei due.
-
Mi sa che non hanno sentito la sveglia! Arriveranno in ritardo…
-
Se fanno tardi non li faranno entrare – iniziai a preoccuparmi.
-
Stai tranquilla, arriveranno. Sei preoccupata per Alessio eh?
-
Eh? – non avevo neanche minimamente pensato a lui – Mah…
per tutti e tre…
-
Ragazzi si entra! – gridò una ragazza non appena le porte dell’aula si
aprirono.
Io
e Sandra deglutimmo all’istante.
-
Ecco… ci siamo… - la
guardai impaurita.
-
Possiamo farcela! – mi incoraggiò – Su, entriamo!
Prima
di entrare cercai di vedere ancora se non fosse arrivato almeno uno dei tre, ma
a quanto pare avrebbero davvero fatto tardi. Una volta entrata nell’aula passai
le tre ore più disperate della mia vita guardandomi intorno, riguardando sul
foglio, scrivendo, rimuginando, cercando di carpire qualche suggerimento, poi
pensando a dove erano quei tre, riguardando sul foglio, scrivendo ancora e poi pensando
di nuovo a loro e così via.
Quando
tutto finì e consegnai il mio compito mi sentii veramente sollevata ma non
potei fare a meno di pensare per l’ennesima volta a dove erano finiti Milly, Alessio e Gianluca.
-
Ma dove stanno?- iniziai a preoccuparmi finché non sentii il cellulare vibrare
– Milly! Ma dove diavolo siete?
-
Siamo arrivati tardi e ci hanno spostato da un’altra parte! – mi spiegò –
Raggiungeteci!
E
fu così che ci ritrovammo, anche se mancava Alessio.
-
Alessio dov’è? – chiesi, ma senza che me ne importasse davvero qualcosa.
-
Ha consegnato il foglio in bianco e se n’è andato via – rispose Gianluca
sghignazzando.
-
Chissà perché lo immaginavo – risi anch’io - Ma è andato a casa?
-
Non lo so.
-
Vabbè, meglio così! Non avevo neanche voglia di
vederlo. L’esame mi ha angosciata.
-
A chi lo dici… Io credo di non averlo superato. Anzi
lo so.
-
Su dai non essere tragico – cercai di consolarlo avendo così la scusa di
stargli addosso.
Sandra
mi lanciò prontamente un’occhiataccia.
-
Ragazzi– intervenne Milly – Io devo andare a prendere il bus altrimenti si fa
troppo tardi per tornare a casa! Ci sentiamo! – e scappò subito via.
-
Tu che fai? – domandò Sandra – Vai via anche tu?
-
No mi rompo di andare a casa…
D’improvviso
fui folgorata da un’illuminante idea e spostai prontamente lo sguardo sul
povero Gianluca.
-
Che ne dici se vengo da te?
-
Ok – accettò subito lui.
Sandra
mi lanciò un’altra occhiataccia per poi salutarmi leggermente offesa. Avrebbe
preferito che trascorressi il pomeriggio con lei, ma io ormai avevo deciso si
non farmi assolutamente lasciarmi sfuggire quell’occasione. Quel giorno sarebbe
potuta avvenire la grande svolta.
Come
era già accaduto mesi fa, ero di nuovo sola con lui nella sua stanza. Ma
stavolta sarebbe accaduto finalmente ciò
che avevo sempre immaginato potesse accadere tra una ragazza e un ragazzo
rinchiusi in una stanza e, se anche non fosse dovuto accadere, io lo avrei fatto
succedere a tutti i costi. Ero davvero stufa di non sfruttare al meglio le
occasioni che mi si presentavano davanti e, anche se è vero che non esiste due
senza tre e quella era proprio la terza volta, sarei riuscita a sovvertire alle
regole perché quello era il mio momento, lo sentivo. Non appena entrammo lui si
gettò subito a pancia sotto sul letto.
–
Fammi un massaggio!
-
Eh? – sgranai gli occhi poiché ho sempre odiato fare massaggi.
-
Fammi un massaggio, dai… consolami…-
tentò di convincermi col faccino triste.
- Ok…- non riuscii a
resistere e così salii su di lui per acconsentire alla richiesta.
Mentre
lo massaggiavo avvicinavo il mio viso sempre di più al suo collo e lui iniziò
seriamente a preoccuparsi, forse aveva inteso le mie intenzioni.
-
Che stai facendo? – mi chiese voltandosi verso di me con aria smarrita.
-
Niente… - le mie labbra erano a pochi millimetri
dalle sue.
-
Jessica… ma ho capito bene…?
-
Mh? Non hai il coraggio di farlo? – lo provocai.
-
Si ma…
-
Ma cosa? - mi avvicinai ancora di più e attesi di sentire quel contatto tanto
bramato.
Ci
baciammo. Le sue labbra erano finalmente sulle mie ed io sentii che mai prima
di allora avevo così tanto desiderato qualcosa come quel momento. Lui era
finalmente lì, mio, ed io lo stringevo a me e lo baciavo ancora e poi ancora e
ancora. Non avrei mai voluto smettere di farlo, avrei voluto che quel momento
continuasse per sempre, sentivo che le mie labbra avevano cercato da sempre le
sue e si muovevano da sole in modo frenetico. Passammo così tutta la giornata a
baciarci sul suo letto ed io non avrei potuto essere più felice.
-
Senti… - esordì lui poi – Ma tutto questo che
dovrebbe significare?
-
Niente – risposi – Io sto con Alessio… Dimentichiamoci di quello che è successo… Non significa niente…
E
mentre pronunciavo quelle parole sapevo di non essere per niente sincera. In
realtà quel bacio di significato ne aveva eccome, significava dare un senso ai
battiti del mio cuore.
-
Noi due non potremmo mai stare insieme – continuai – Siamo troppo diversi. Non
andremmo mai d’accordo perché tu sei praticamente il mio opposto! Sarebbe una
tortura, quindi non ti preoccupare…
-
Infatti – concordò lui – Non potremmo mai stare insieme. Io non lo sopporto il
tuo carattere. Sei troppo scema…
-
E tu sei troppo freddo e razionale! Io invece sono dolce, affettuosa e mi
preoccupo per gli altri…
-
Anche troppo… Ma che dirai ad Alessio? Aveva ragione
lui allora! Se ci vedesse adesso insieme si metterebbe a piangere sicuramente –
e iniziò a ridere di gusto.
-
Oddio, si, piangerebbe e inizierebbe a fare “Ma allora è vero! Tu lo ami!” – e iniziai
a ridere anch’io – Però dai, poverino, in fondo lui era buono e quando non
ancora stavamo insieme prese il treno con me per accompagnarmi fino a casa e
poi se ne ritornò indietro! Decisamente folle, ma anche molto romantico…
-
Beh… Non pensare che domani venga da te… - e detto questo ci baciammo di nuovo.
Fuori
iniziò a piovere dolcemente, le gocce di pioggia si infrangevano contro il
vetro della finestra lasciando la loro scia mentre nell’aria si diffondeva
quell’odore di umido misto al caldo. L’atmosfera
era decisamente l’ideale per stare in casa a baciarsi.
Poiché
ormai si era fatto tardi e non avevo neanche un ombrello a disposizione,
Gianluca si offrì di accompagnarmi alla stazione e lungo tutto il tragitto non
facemmo che parlare del più e del meno. Quando fui lì pronta per prendere il
treno lo salutai.
-
Allora ciao… - mi voltai poi avviandomi alla
macchinetta per obliterare il biglietto.
-
Ciao… - mi salutò anche lui.
Proprio
mentre stavo per obliterare il biglietto mi fermai, mi voltai e corsi istintivamente
verso di lui dandogli un ultimo bacio. Lui rimase a dir poco spiazzato ma non
gli diedi il tempo di dire niente poiché subito tornai dov’ero prima, obliterai
finalmente quello stupido biglietto e sparii velocemente nel mio treno.
L‘indomani
pomeriggio lui era nella mia città, era venuto a trovarmi. Mi venne da
sorridere pensando che solo il giorno prima mi aveva detto che non sarebbe
venuto a trovarmi, invece era lì. Passeggiamo per un po’ nella mia desolata città
come due normali amici per poi andarci a rifugiare nella tranquillità della
villa comunale. Ci sedemmo sul muretto di fronte al laghetto, luogo molto
romantico, e iniziammo a guardarci.
-
Allora io e te siamo amici come prima – parlò lui.
-
Si, abbiamo già chiarito che non deve più succedere niente tra di noi – il mio
sguardo non era per nulla convinto.
-
Quello che è successo ieri ce lo dimentichiamo allora.
-
Si, assolutamente. Non è successo proprio niente ieri e non è che io mi
aspettassi che baciandoci dovevamo fidanzarci. Lo sai, io non mi vedo assieme a
te.
-
Sarebbe davvero una cosa sbagliata…
-
Già…
-
È stato solo un bacio scambiato tra due amici…
-
Si è così…
-
Ti voglio bene come amica, ma non sono innamorato di te…
-
Si, neanch’io… - sentii una
morsa allo stomaco, avrei voluto dirgli l’opposto.
D’un
tratto il suo cellulare squillò e pose fine a quella conversazione che stava
diventando man mano sempre più imbarazzante. In realtà avevo voglia di baciarlo
ancora e di stare con lui perché lo amavo, ne ero decisamente certa. Non so
bene come successe, ma mentre era al telefono a parlare d’improvviso mi baciò. Fu
così che dopo quel bacio ne seguirono molti altri e passammo di nuovo l’intero
pomeriggio a baciarci. Ormai io avevo le idee chiare mentre lui davvero non
riuscivo a capirlo. Fino a pochi minuti fa eravamo lì a discutere che ciò che
era successo il giorno prima non avrebbe dovuto ripetersi, e invece ecco che
tutto si stava ripetendo. Non riuscivo davvero a capire che cosa passasse nella
mente di quel ragazzo, ma sapevo che era tutto ciò che volevo.
Non
toccammo più l’argomento del perché ci stavamo baciando e su quale significato
arcano potesse avere dal momento che lui mi aveva detto chiaramente che non era
innamorato di me. Ci limitammo semplicemente a vivere quel momento e chiunque
fosse passato in quel momento e ci avesse visti avrebbe pensato tranquillamente
che eravamo una coppietta felice. Questa idea fu alimentata anche dal fatto che
dopo aver smesso di baciarci eravamo a camminare insieme, mano nella mano, come
due perfetti fidanzati.
-
Allora ciao – lo salutai poi tutta sorridente quando fu ora di andarsene.
-
Ciao – mi salutò anche lui sorridente.
Oramai
non capivo più niente, tutto ciò che capivo era che per la prima volta nella
mia vita ero felice, ero davvero felice di stare con lui e forse anche lui lo
era di stare con me.
Tornai
a casa con la testa tra le nuvole come accade di norma a chi è innamorato.
-
Dove sei stata? – sbottò mia madre – Non vedi che è tardi? Dove sei stata?
-
Con Gianluca – le risposi sospirante.
-
Gianluca? E Alessio?- mi domandò non riuscendo a capire.
-
Alessio è a casa sua – le risposi seccata.
-
Ma che stai combinando?
-
Niente mà! Lasciami in pace – me ne andai poi nella
mia stanza.
Sarebbe
stato davvero alquanto complicato spiegarle che non avevo mai provato nulla per
Alessio e che mi ero perdutamente innamorata di Gianluca. Non lo avrebbe mai
capito, e neanch’io riuscivo a capacitarmene. Se avesse
saputo poi che avevo trascorso l’intera giornata a baciarmi con lui mi avrebbe
sicuramente ammazzata. Ed ero così visibilmente felice che forse se ne era
accorta ma non osava chiedermelo. Ma non me ne importava niente di cosa potesse
pensare mia madre, tutto ciò che sapevo era che finalmente avevo baciato un ragazzo
di cui mi importava davvero qualcosa. Fino ad allora nessun bacio mi aveva mai
suscitato particolari emozioni, invece ogni volta che baciavo lui mi sentivo
come ubriaca. Ancora tutta eccitata per la giornata trascorsa insieme decisi di
chiamarlo perché non ce la facevo più a trattenere quelle forte emozioni. Le
sentivo premere forte contro il mio petto e traboccare in cerca di una via d’uscita.
-
Pronto? – mi rispose subito lui.
-
Ehi… c’è una cosa che devo assolutamente dirti…
-
Dici .
Trassi
un respiro molto profondo poiché ciò che stavo per dire non era per nulla
semplice ed erano parole che molto spesso si dicono senza saperne il vero
significato. Ma io sapevo bene quale significato avessero, mi avevano
tormentato a lungo quelle parole e forse era ora che venissero finalmente
ascoltate da qualcun altro oltre che dalla mia coscienza. Sapevo che nel
momento stesso in cui le avrei pronunciate sarebbe potuto cambiare tutto o
forse non cambiare proprio niente, ma valeva la pena rischiare.
-
Allora? Che cosa devi dire? – incalzò lui.
Respirai
nuovamente e mi preparai all’inevitabile.
-
Io… ti amo.