Girl of Life

di Nephertiti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Happiness - ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - New Vampires - ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Strange Meetings - ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - The four Brothers - ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Abduction - ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Pain - ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Sadness - ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - We're different - ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Shopping around - ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Coming back home - ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Just for my blood - ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Half truths - ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Love Affairs... - ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - ... Unsolved Affairs - ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Normality - ***
Capitolo 16: *** AVVISO ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Tic Tac - ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - A New Race - ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - A Second Chance - ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - The Peace before the Storm - ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - Family - ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - The Hunters - ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - The Power of Love - ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - Take him - ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Epilogue - ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Happiness - ***


GIRL OF LIFE

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1-Happiness-

 
Le onde s'infransero contro la sabbia, lasciando una patina di schiuma sulla salsedine.
Il sole calava inesorabile, tuffandosi in quella distesta azzura, la cui superficie riluceva come se sopra essa galleggiassero piccoli diamanti.
Osservai il cielo tingersi di un lieve rossore; inspirai il profumo del mare, mentre un leggero venticello mi scompigliava i capelli ramati.
I miei piedi affondarono nel bagnoasciuga.
Non mi ero mai sentita così... viva.
Takeshi mi portava spesso in spiaggia, ma mai l'avevo trovata così bella.
Forse era il mio nuovo modo di guardare ciò che mi circondava: dopo aver passato un mese con sei vampiri; aver scoperto di essere stata adottata e aver rischiato di essere uccisa; l'ambiente intorno a me aveva assunto nuove sfumature... E venire al mare, alle sei del pomeriggio, si era rivelata un'ottima idea.

 

“Mitsuko!” una voce familiare mi riportò alla realtà.
Voltai il capo, mentre le ciocche ondulate mi finivano sugli occhi.
Una ragazza, dai lunghi capelli biondo scuro, mi stava correndo incontro, radiante ed allegra come sempre.
“Yuki!” esclamai, abbracciando la mia migliore amica.
“Quanto tempo!” disse lei, fissandomi con quegli occhioni azzurri, carichi di dolcezza.
“Va bene che la scuola è finita, e puoi stare tutto il tempo con i Sakamaki, ma devi pur incontrare le tue amiche!”
Un'altra voce familiare giunse dietro le spalle della biondina.
Sorrisi, sentendo il rimprovero di Natalie.
La giovane dai capelli castani e gli occhi ambrati si fece avanti, scrutandomi con un cipiglio severo.
Ignorai il finto broncio ed abbracciai anche lei.
Quanto mi erano mancate!
Chi l'avrebbe mai detto che vivere con quei tipi avrebbe avuto tanti risvolti positivi?
“E Sakura?” domandai, notando l'assenza della terza amica.
“Non ha fatto in tempo a salutarti, e le dispiace molto, ma è partita per le vacanze estive!” mi informò Yuki, sciogliendo l'abbraccio.
Tutte e tre ci stendemmo sui teli mare, raccontandoci le ultime novità.

 

“E tu, come te la passi con i ragazzi più sexy dell'Universo?” mi chiese ad un tratto Natalie.
“Bene, bene.” risposi, evitando il dettaglio che -ogni tanto- uno di loro veniva a succhiarmi il sangue.
Almeno avveniva con meno frequenza ed ero più libera di uscire.
“E ci credo...” mormorò Yuki con la solita aria trasognata.
“Ci risiamo.” esordimmo io e Natalie contemporaneamente, per poi scoppiare a ridere.
La fissazione della bionda per Ayato iniziava a preoccuparmi!
“Perchè non ci facciamo un bagno?”, propose la castana.

 

Senza pensarci due volte balzai in piedi, dritta in acqua.
Mi tuffai in quella distesa trasparente: l'impatto fu piuttosto freddo, ma quando iniziai a nuotare il mondo circostante svanì.
Nuotare era sempre stato uno dei miei hobby preferiti: in mezzo al nulla, lontana dal resto, potevo riflettere in pace e rilassarmi.
Dopo un po', però, mi domandai perchè le mie amiche ci mettessero tanto ad entrare, quindi tornai indietro.

 
Uscii dal mare ed un brivido mi percorse la schiena.
Quella brutta sensazione non la provavo da...
Da quando credevo ci fosse qualcuno, tempo fa, a spiarmi fuori dalla villa.
Mi guardai intorno e notai un gruppo di ragazzi che, effettivamente, mi fissavano.
Erano carini, certo, ma pallidi e soprattutto... strani.
Prima che riuscissi a fare qualsiasi cosa, questi erano già andati via.
Ma non mi era sfuggito il ghigno che aveva uno di loro, quello dai capelli neri.
Era un sorriso ambiguo, come se volesse comunicare: ci vedremo presto.

 
Scossi il capo, dandomi della stupida per essere tanto paranoica.
Poi un tocco gelido sui fianchi, mi fece sobbalzare.
Mi girai di scatto, incontrando un paio di iridi smeraldo.
“R-raito!” squittii, scorgendo le mani del vampiro intorno alla mia vita.
“Ciao Bitch-chan**!” esordì lui, facendo scorrere gli occhi verdi sul mio corpo semi-nudo e bagnato.
Indossavo un bikini blu piuttosto accollato, eppure mi sentii irrimediabilmente scoperta e in imbarazzo.
“Che ci fai qui?” domandai, divincolandomi dalla presa.
“Siamo venuti a farti compagnia, ma a quanto pare non eri sola!” spiegò lui, accennando con la testa in direzione di Natalie e Yuki.
Notai le due in compagnia degli altri cinque fratelli e capii il motivo del loro ritardo.
Le raggiunsi velocemente, seguita dal rosso.

 

Fortunatamente era una spiaggia isolata, altrimenti cosa avrebbero pensato le persone vedendo quei sei interamente vestiti in spiaggia?
Mi rivolsi direttamente a Reiji: “Avevamo detto che sarei tornata alle sette!”
“Lo so. - rispose quello col tipico tono glaciale - Ma siamo venuti prima.”

Questo lo vedo... avrei voluto replicare, ma mi limitai ad alzare gli occhi al cielo.
Mi accorsi dell'espressione sognante di Yuki e intuii che Ayato era nei dintorni.
Infatti eccolo spuntare dietro uno Shuu mezzo assopito, in tutto il suo splendore...
“Ciao chichinashi*!” mi salutò con un sorriso sornione.
Lo fulminai con lo sguardo, non sopportavo mi chiamasse così. 
Anche perchè, oltre ad essere cresciuta di qualche centimetro -raggiungendo l'altezza di Kanato- avevo assunto delle curve più pronunciate.
Sebbene sembrassi ancora un tantino piatta...
Per compiacere le mie amiche, cominciai con le presentazioni.
“Sakamaki, vi presento Yuki e Natalie.”
Ogni vampiro reagì in modo diverso: Kanato strinse a sé Teddy, rivolgendo alle due un sorrisetto isterico; Shuu sbadigliò, volgendo lo sguardo altrove; Subaru emise un grugnito; Raito si calcò il cappello sulla testa e Ayato sfoderò un sorriso malizioso -durante il quale Yuki parve avere un mancamento-.
L'unico a porgere la mano fu Reiji, ma solo per seguire le sue benedette buone maniere...

 

Prima che si aprissero conversazioni spiacevoli, o un Sakamaki si avventasse sulle due, mi congedai con Natalie e Yuki dicendo che ci saremmo viste presto.
“E’ stato un vero piacere conoscervi!” affermò la bionda, guardando Ayato.
“E lo credo bene, chi non vorrebbe conoscere Ayato Sakam-...” interruppi il suo discorso da oree-sama***, trascinandolo per un polso e Natalie fece lo stesso con Yuki!

 
Salimmo nella limousine nera.
Avendo i capelli umidi, inzuppai tutto il sedile in pelle e mi guadagnai un'occhiataccia da parte di Reiji.
Ma non mi turbò: il rapporto che si era instaurato fra me e i Sakamaki era decisamente cambiato.
Tutti continuavano ad avere i loro comportamenti caratteristici ma -in fondo- avevano davvero capito che non ero solo un contenitore di sangue.
Una volta giunti nella magione, andai spedita in camera a farmi una doccia.
Finalmente tutto andava bene; ma le cose belle non durano a lungo, e questo l'avrei scoperto a mie spese...

 

 
 

 

*chichinashi: tavoletta (per via del poco seno)

** Bitch-chan: letteralmente puttanella (ma da Raito è usato come un termine affettuso, incredibile ma vero)

*** ore-sama: modo molto rude e narcisistico per parlare di se stessi, tipo "grande me"

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE
 

Salve popolo di EFP.
Ebbene dopo quattro lunghi anni sono tornata!
Per chi non mi conoscesse, il mio nome è Nephertiti e sono l'autrice, in questo fandom, di "Girl of Light".
Dunque, se siete incappate nella mia storia, vi consiglio di leggere il prequel di questa fanfiction, altrimenti sarà difficile per voi seguire la trama.
Ho impiegato un bel po' di tempo a scrivere un seguito, non per mancanza di idee, ne avevo fin troppe, ma per mancanza di tempo.
Tuttavia sono tutt'ora sinceramente legata alla precedente fanfiction, alla mia OC e alle vicende dei vampirelli.
Seppur avrei potuto scriverla meglio.
Ma penso di essere un po' maturata nella scrittura, per cui spero che questa vi piacerà quanto la precedente.

 E considerato che non ci hanno regalato una terza stagione dell'anime, mi son detta che, almeno io, avrei dovuto portare a termine il mio progetto iniziale.
Dunque eccoci al primo capitolo, certamente breve, ma quelli a seguire, saranno più lunghi, ve lo assicuro.
Potremmo definirlo un prologo!
Detto questo, attendo il vostro giudizio e cosa vi aspettate dalla storia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - New Vampires - ***


Capitolo 2 -New Vampires-

 

Canticchiando allegramente, abbandonai la vasca, dopo essermi lavata di dosso la salsedine.
Indossai l'accappatoio di spugna e tamponai i capelli con un asciugamano.

 Troppo tardi sentii la porta del bagno spalancarsi: Raito fece il suo ingresso trionfale e si soffermò ad osservare l'unico indumento che avevo, esitando sulle gambe nude.
Sgranai gli occhi dalla vergogna, mentre gli gettavo l'asciugamano che tenevo tra le mani.
Lo schivò senza fare una piega.
“Ancora non avete imparato a bussare?” esclamai con voce stridula, provando a coprirmi il più possibile.
“E perdermi la tua reazione? No, Bitch-chan, non sarebbe divertente.”
“Che vuoi?” domandai.
“Reiji ti deve parlare.”
“E non può aspettare?” replicai seccata, incrociando le braccia al petto.

Raito tornò a vagare con lo sguardo sul mio corpo semi-scoperto, quindi azzerò la distanza che ci divideva.
“Si, può certamente aspettare.” sentenziò, spingendomi contro il muro.
Cercai di pestargli un piede, ma il vampiro evitò il colpo, abbassando l'accappatoio e scoprendo un lembo di pelle.
Passò le labbra sulla mia spalla, leccando la carne, ed infine ci affondò i canini, procurandomi una fitta lancinante.
“R-raito, mi fai male!” lo rimproverai, tentando di scansarlo.
Avvertii le zanne allentare il morso e il mio sangue scendere lentamente nella gola del rosso.
Dopo attimi che sembrarono interminabili, il vampiro si staccò, pulendo i rivoli di sangue che macchiavano la mia pelle.
“Come sei deliziosa, Bitch-chan...” mi sussurrò nell'orecchio.
Sgattaiolai via dal suo abbraccio, la situazione era fin troppo imbarazzante.

 Uscii dal bagno e mi diressi in soggiorno: sui sofà erano seduti tutti i fratelli, ognuno impegnato a fare altro, finchè non mi videro avanzare con un semplice accappatoio addosso, quindi le loro espressioni divennero perplesse e accigliate.
“Dovevi parlarmi?” Domandai a Reiji, accomodandomi su un divano, vicino a Subaru.
Notai il suo corpo irrigidirsi e un sorriso sincero affiorò sulle mie labbra.
Curioso come, dietro quella fredda corazza, si celasse un fragile ragazzo dal cuore tenero.

Reiji sistemò gli occhiali sul naso.
“Avresti potuto indossare qualcosa, avrei atteso.” annunciò con tono severo.
“Sai com'è, tuo fratello è entrato all'improvviso, ero appena uscita dalla doccia...” dichiarai, lanciando un'occhiataccia a Raito, che si limitò a sorridere malizioso.
“Pensavo fosse urgente.”
Lo sguardo tagliente di Reiji si posò sul vampiro col cappello, in un muto rimprovero.

 
“Comunque. Abbiamo saputo che nuovi vampiri sono venuti a vivere da queste parti.” spiegò il ragazzo occhialuto.
Lo guardai con un sopracciglio inarcato.

E quindi? Avrei voluto chiedere.
“Non sappiamo perchè sono qui, ma non ci si può fidare dei Mukami. Perciò ti chiedo di fare attenzione. - disse, rivolgendosi direttamente a me - E ti prego di avvertirmi, se ti parleranno.”
“Chi sono i Mukami?” domandai incuriosita.
Ma gli occhi magenta di Reiji rimasero impassibili, capii che non mi avrebbe detto altro.
Valutai l'opzione di raccontargli ciò che era successo oggi in spiaggia, quando quei quattro tipi mi avevano osservata in modo poco rassicurante, però non spiccai parola.
“Ok. - risposi semplicemente, mettendomi in piedi - Ora posso tornare in camera?”
Reiji mosse impercettibilmente la testa, dandomi il permesso di andare.

 
M'incamminai lungo le scale, sentendo altri passi alle mie spalle.
Mi voltai, scorgendo la figura di Ayato camminarmi dietro.
Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi se avrei mai avuto -non dico pace- ma almeno un po' di privacy.
Quando entrai nella stanza da letto, il vampiro dai capelli rossi m'imitò, prima che riuscissi a chiudere la porta.
Sebbene sapevo che sarebbe entrato comunque, in un modo o nell'altro...
“Chichinashi!” richiamò la mia attenzione usando quel nomignolo insopportabile.
Forse preferivo Bitch-chan
.
Certo, perchè Raito ti chiama così...
Eliminai quella vocina fastidiosa, rivolgendomi ad Ayato.
“Che c'è?”
“Perchè ci hai messo tanto?”
Aprii la bocca per ribattere, ma non emisi alcun suono, non potevo certo dire che Raito mi aveva trattenuta.
L'ultima volta Ayato non l'aveva presa bene.
“Non ci ho messo tanto. Sono stata talmente veloce, che non mi sono neanche potuta vestire!” affermai indicando il mio -non- abbigliamento.
“Mh.” mugugnò Ayato, facendo scorrere le sue iridi dorate sul mio corpo.
Ignorai il vampiro e frugai nell'armadio, in cerca di qualcosa da mettere.

“Ad ogni modo, le tue amiche sono simpatiche... Chissà se sono altrettanto gustose!” annunciò il vampiro con enfasi.
“Non ci pensare nemmeno.” lo minacciai, puntandogli contro un'infradito.
Ayato ghignò, prima di strapparmi la scarpa di mano ed attirarmi a sé: “Tranquilla, a me piace solo il tuo sangue, chichinashi.”

Ora lo uccido.
Riflettei, mentre Ayato bucava il mio collo con i canini aguzzi.
Le vecchie abitudini erano dure a morire...
Quando ritrasse le zanne affilate, tornai in bagno.

 

Mi tolsi l'accappatoio, infilandomi un paio di shorts e una maglietta beige.
Provai a domare le ciocche ondulate e sciacquai il collo sul quale ancora pizzicava il morso di Ayato.
In quel momento ricordai le parole di Reiji: chi erano i Mukami?
Perchè non voleva che avessi contatti con loro?
Un fruscìo mi riportò alla realtà.
Voltai il capo, accorgendomi di non essere sola: Shu -assopito come al solito- era steso nella vasca ricolma d'acqua.
“Ehi, scansafatiche, potresti anche iniziare a lavarti come una persona normale!”
Affermai, pur sapendo che quei sei non conoscevano affatto la parola normalità.

Vedendo che non accennava a rispondermi, continuai: “Sai: riempi la vasca, ti spogli, ti insaponi e ti rivest-”
“Se vuoi vedermi nudo, non hai bisogno di giri di parole.” m'interruppe il biondo, socchiudendo un occhio, certamente per assistere alla mia espressione imbarazzata.
“Ma lo avete nel DNA il gene della perversione?” sbottai, mentre il viso si tingeva di rosso.
 

Il vampiro piegò gli angoli della bocca in un sorriso accennato, poi si alzò dalla vasca, mentre l'acqua scorreva sul suo fisico marmoreo, e cominciò a togliere la maglietta.
Lo fissai interdetta per un momento, poi riuscii a balbettare qualcosa: “C-che fai?”
“Hai detto tu che bisogna spogliarsi...”
Senza spiccar parola, girai sui tacchi e andai via dal bagno.

***

M'incamminavo giù per le scale, quando decisi di varcare la soglia d'ingresso e uscire all'esterno.
Ultimamente avevo l'abitudine di fare passeggiate notturne, udendo i grilli che, con il loro canto, mi ricordavano il periodo in cui eravamo: l'estate era sempre stata una delle mie stagioni preferite: potevi indossare pochi indumenti, andare al mare e dimenticare la scuola.
A destarmi dai pensieri furono dei rumori provenienti dalla serra.
Quel posto incantevole era diventato una seconda casa: spendevo molto tempo a osservare quei fiori, dai petali setosi e profumati.
A volte mi capitava di guardare Subaru, mentre annaffiava e potava le piante.
Era ammirevole vedere come se ne prendeva cura, quanta attenzione dedicava loro.
Quando misi piede nel roseto, vi trovai proprio il vampiro dai capelli bianchi.
Guardai le sue dita sottili spargere del fertilizzante e scorsi i suoi occhi brillare di luce propria.
Sebbene li avessi giudicati dei tipi senza scrupoli, alla fine mi ero dovuta ricredere: anche i Sakamaki avevano dei sentimenti e delle passioni.

Ognuno aveva un hobby a cui era molto legato: Subaru aveva le sue rose; Shu la sua musica; Ayato i suoi Takoyaki; Reiji i suoi veleni e Kanato le sue bambole di cera. 
Certo, questi ultimi due erano hobby decisamente inquietanti, ma ciascuno aveva i propri.
Infine c'era Raito ed il suo pianoforte.
Dopo l'ultimo incontro, avevo iniziato a vistare più spesso la stanza con lo strumento musicale.
A volte, quando non c'era Raito, mi dilettavo a suonarlo.
Purtroppo conoscevo solo una o due sinfonie, ma amavo far scorrere le mani sui tasti del piano, come se fossero un tutt'uno.

 
“Che ci fai qui?” la voce di Subaru catturò la mia attenzione.
Dimenticavo che l'albino non amasse essere spiato.
“Ecco io... Vado via.” conclusi, camminando a ritroso, ma il verso -animalesco- dell'altro mi bloccò.
“Come?”
“Ho detto che puoi restare.” ripetè il vampiro, sforzandosi di pronunciare quella frase.
Con un sorriso radiante mi sistemai accanto a lui, a gambe incrociate, e ammirai il suo lavoro.
Dopo minuti di silenzio, provai a schiarirmi la voce, nella speranza di trovare un argomento per fare conversazione: dopo il nostro ultimo incontro in questo luogo, Subaru non aveva più affrontato il discorso sentimenti e io non avevo trovato il coraggio di confessargli la mia cotta per il fratellastro.


“Come mai vuoi tagliarle?” domandai all'improvviso, notando le forbici che impugnava.
“Sto togliendo le rose appassite. - spiegò rapidamente, poi scorse il mio viso incuriosito e decise di approfondire - la potatura delle rose varia per ogni stagione e d'estate bisogna tagliare le rose sfiorite, così ne cresceranno nuove.”
Era stato decisamente interessante e giurai di aver sentito una punta d'orgoglio nel tono della sua voce, come se fosse stato orgoglioso di spiegarmi il processo.
“Insegnami!” esclamai con fin troppa enfasi, tuttavia amavo ampliare le mie conoscenze.
Subaru trattenne una smorfia davanti a tutto quell'entusiasmo, lo considerava certamente infantile, e mi porse le forbici.
Un po' insicura sul da farsi intercettai un fiore appassito e feci per tagliarlo, ma delle dita gelide me lo impedirono.
"Devi avvicinarti al ricettacolo.”
Vedendomi disorientata, il vampiro posò la mano sulla mia e la condusse un po' più sopra, vicino la rosa: “Qui.”
Così lo tagliai.
Ero compiaciuta, avevo appena imparato qualcosa sul giardinaggio.
Mi voltai e incrociai gli occhi di Subaru, che mi fissava in modo terribilmente serio.
“Non dovevo?”
Non ricevetti alcuna risposta e mi resi conto che il viso di lui era sempre più vicino: il cuore iniziò a pulsare più velocemente.
Non sapevo cosa fare, io mi ero affezionata a Subaru, ma lui provava qualcosa di più profondo, nei miei confronti, e lasciare che mi baciasse sarebbe stato crudele.


Chichinashi! Ecco dov'eri. - Ayato ci interruppe appena in tempo - Oggi non cucini?” chiese, accorgendosi dopo della presenza dell'altro.
“Oy-, Subaru!” lo salutò il rosso.
Il vampiro si limitò a fare un cenno con la testa e si allontanò rapidamente dalla mia figura.
Sarei voluta rimanere ancora un attimo, per chiarire con il ragazzo, però ricordai di dover fare la spesa: forse i Sakamaki non sarebbero morti di fame, ma io si.
Per cui dovevo andare.
“Ci vediamo dopo.” mi congedai con l'albino.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: In ritardo di un giorno, ma rieccomi qui!
Dunque questo capitolo, oltre ad introdurre i nostri nuovi vampirelli, è anche un capitolo in cui si delinea meglio il rapporto tra Mitsuko e i Sakamaki.
Per quanto riguarda la scena con Subaru, mi sono informata e spero che funzioni realmente così, non pratico giardinaggio ma ho fatto delle ricerche.
Comunque ringrazio coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite e seguite, come al solito invito tutti a lasciare un opinione, che sia un commento, una vostra idea riguardo alla storia o anche qualche critica-
A presto,
Nephy-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Strange Meetings - ***


Capitolo 3 -Strange Meetings-

 

 

 

Tornai nella villa, ma solo per recuperare la borsa.
Prima di uscire, Reiji si raccomandò affinchè facessi attenzione.
Sollevando un sopracciglio, borbottai un “Okay.”
Non capivo perchè mostrasse tanta apprensione nei miei confronti, certamente era dovuto a quei vampiri di cui mi aveva parlato, se solo mi avesse detto qualcos altro sul loro conto...

Una strana sensazione mi accompagnò lungo il tragitto, sicuramente per colpa del secondogenito e i suoi paranoici consigli.
Appuntai una ciocca dietro l'orecchio, cercando di calmarmi.

 Improvvisamente, uno dei lampioni dal bagliore opaco, disseminati per le strade, si fulminò ed io emisi un gridolino per la sorpresa.
Mi portai una mano al petto, aspettando che il battito cardiaco si regolarizzasse.
Quando rialzai lo sguardo, un paio di iridi grigie mi gelarono il sangue nelle vene.
Era lo stesso tipo della spiaggia e mi scrutava con attenzione.
“Mitsuko!” Qualcuno chiamò il mio nome e notai il disappunto nello sguardo del ragazzo, prima che svanisse nel nulla.
Mi voltai, sgranando gli occhi nel ritrovarmi davanti un viso familiare:
“Papà?”.


***

 Takeshi Yoshida mi circondò con le sue braccia, quasi togliendomi il fiato.
“P-papà!” mi lamentai, cercando di sgusciare via da quell'abbraccio stritolante.
L'uomo sorrise e finalmente mi lasciò andare.
“Scusami, non ci vediamo da quando... Bè da quando mi hai detto addio.”
Non seppi ribattere a un'affermazione così ovvia: se gli avevo detto addio, era chiaro che non pensavo di vederlo ancora.
Ma poterlo incontrare di nuovo mi aveva reso gioiosa.
“Sono felice di vederti...” ammisi, torturandomi le mani.
Il suo sorriso si aprì maggiormente.
“Anch'io sono tanto felice. Mi mancavi e odiavo il modo in cui si era concluso il nostro incontro. Ma ho poco tempo.” annunciò, abbassando il tono di voce e guardandosi intorno.
“I Cacciatori sono preoccupati, dicono che sono arrivati nuovi vampiri.”
Sebbene già lo sapessi, evitai di dirglielo: “Cosa significa?”
“Non è la loro presenza a preoccuparli, quanto il fatto che abbiano qualcosa in mente. - spiegò mio padre, decisamente turbato - Questi vampiri hanno a che fare con il padre dei Sakamaki. Devi andartene da quella magione.”
Nonostante avessi una brutta sensazione a riguardo, non avrei lasciato i vampiri con cui avevo imparato a convivere.
“Sai che non voglio andarmene.”
Takeshi alzò gli occhi al cielo, frustato.
“Insomma Mitsuko, vivi con loro, potresti finire nei guai anche tu!” 
Sapevo che era per il mio bene, ma -ahimè- mi ero affezionata a quei sei.
“Non preoccuparti per me. E poi dovreste sempre mandare un'altra ragazza al mio posto..."
"Loro non vorrebbero che ti rivelassi queste cose, anzi non vorrebbero che mantenessi i contatti con te, dopo che hai rifiutato di tornare. - spiegò Takeshi - pensano tu sia una di loro, ormai. Ma io ti conosco, sei mia figlia, è naturale che sia preoccupato."
"Loro chi? I cacciatori?"
L'uomo annuì.
Gli posai una mano sulla spalla e cercai di tranquillizzarlo.
"Non mi accadrà nulla."

 In fondo, I Sakamaki mi avevano difesa una volta, avrebbero potuto farlo ancora.
O no?...
La vocina della mia coscienza diveniva, giorno dopo giorno, sempre più irritante.
“Per ora non so dirti altro, ne' so quando potremo rivederci.” dichiarò, frattanto un velo di tristezza incupiva il suo viso.
Lo abbracciai di slancio.
“Ti voglio bene, papà. Farò attenzione.” lo rassicurai.
“Anche io ti voglio bene.”
Disse Takeshi, prima di salutarmi a malincuore.
Cosa stava succedendo?

***

 “Spero che tu abbia preparato i Takoyaki.” esclamò Ayato, assottigliando gli occhi a due fessure.
Esasperata gli porsi in malo modo un piatto di Takoyaki.
Osservai il suo viso distendersi e il suo sguardo brillare.
Spesso mi sembravano dei ragazzini...
Mi sedetti accanto a Raito e iniziammo a mangiare.

 Quando finimmo di cenare, sparecchiai la tavola, senza ricorrere all'uso dei maggiordomi.
Primo perchè volevo rendermi utile; secondo perchè i maggiordomi davano i brividi: apparivano e scomparivano nel nulla, in un modo così inquietante, che nemmeno i vampiri erano in grado di fare!
Alla fine potei tornare alla mia passeggiata notturna.
Ma quando rientrai nella serra, non c'era traccia di Subaru.
Così rimasi a respirare la fragranza delle rose e a contemplare la loro bellezza.

“Pratichi giardinaggio?” una voce rude e profonda mi spaventò, a tal punto da farmi perdere l'equilibrio.
E sarei anche caduta a terra, se delle braccia possenti non mi avessero sorretta da dietro.
Sentii un respiro caldo sul collo e dei capelli solleticarmi il viso.
"Sei proprio un'imbranata!”
Scansai gli arti che mi cingevano la vita e notai l'imponente ragazzo, che dardeggiava sulla mia figura.
Era molto alto: aveva dei capelli castano chiaro, sfumati alle punte; e un paio di occhi ambrati e penetranti.
Per non parlare delle labbra carnose, incurvate in un ghigno derisorio e che mostravano un paio di canini acuminati.
“E tu sei?” domandai con aria di sfida.
Ma la sua altezza sgretolò tutta la mia audacia: mi superava di parecchi centimetri.
“Yuma. - si presentò il giovane - e tu devi essere Ellen.”
Impallidii quando pronunciò il mio vero nome.
Solo dopo ricordai le parole di mio padre: se fosse stato uno dei Mukami, era in contatto con Karl Heinz, il quale doveva avergli fornito una descrizione accurata sul mio conto.

Quel verme che ha ucciso mia madre...
 “No, mi chiamo Mitsuko.” ribattei seccata.
La frase sembrò spiazzare Yuma, ma solo per un istante: “Non è il tuo vero nome.”
“Vogliamo discutere sul mio nome o c'è anche un motivo sensato per cui sei qui?”
Per tutta risposta il castano prese a sghignazzare.
“Che caratteraccio!” mi schernì, guadagnandosi un'occhiata tagliente.
“Allora?”
“Volevo solo conoscerti. - rivelò il giovane, chinandosi su di me e annusando la mia pelle - Hai davvero un buon profumo...”
Indietreggiai, mantenendo un'espressione impassibile.
“Grazie, è stato un piacere. Ora andrei.” conclusi, sapendo dove sarebbe andato a parare con quel discorso.
Yuma mosse dei passi nella mia direzione, ma quando mi voltai non c'era traccia del vampiro.

Shu, steso a qualche metro di distanza, bofonchiò un: “Che succede?”.
Avrei dovuto parlargli di quel tipo, ma anche loro mi stavano nascondendo qualcosa.
Niente.
Lo vidi arricciare il naso, poi spalancò gli occhi.
Senza preavviso mi tirò a sé, inspirando il mio odore ed il suo viso parve incupirsi: “Sei sicura Mitsuko?”
“Tu devi dirmi qualcosa?” replicai decisa.
Il biondo attese, come per valutare la situazione: “Niente.”
Sapevamo entrambi che l'altro mentiva.
Se lui non voleva confidarsi con me, io avrei fatto lo stesso.
“Bene, allora me ne vado.” annunciai, staccandomi dal vampiro e avviandomi verso la villa.
Lo sentii sbuffare impercettibilmente; in seguito richiuse le palpebre, tornando nel “mondo dei sogni”.
Anche io andai nella mia camera e mi gettai a peso morto sul letto.

 Fu in quel momento che il telefono prese a squillare ininterrottamente, avevo voglia di dormire ma quel rumore fastidioso mi costrinse a rispondere.
“Yuki?” chiesi, riconoscendo la voce della mia amica.
“Mi domandavo se domani avessi voglia di fare compere!”
Sebbene non andassi pazza per lo shopping accettai, probabilmente per chiudere presto la conversazione.
Dopo un urlo di gioia -che quasi mi perforò un timpano- riagganciai la chiamata.
Finalmente potei abbandonarmi alle braccia di Morfeo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - The four Brothers - ***


Chapter 4 -The four Brothers-

 

 

“Quindi andrò in centro.” Spiegai a Reiji, che mi osservava con la solita espressione imperturbabile.
“Hai ancora la nostra carta di credito?” domandò serio.
Annuii imbarazzata, avrei preferito avere i miei soldi, ma era il minimo che potessero offrirmi in cambio di tutto il sangue che cedevo quotidianamente.
In quel momento Ayato si soffermò sulla soglia della camera: “Vai da qualche parte?”
Aprii bocca per rispondere, ma Reiji mi precedette: “Si, in centro. Perchè non l'accompagni?”
I due si scambiarono un'occhiata complice e il rosso accettò: “Ma certo che accompagno la mia Tavolet...
Gli rifilai una gomitata prima che usasse quel nomignolo.
Entrammo nella limousine nera che continuavo a trovare stupenda, nonostante fosse il nostro unico mezzo di trasporto, ed Ayato mi seguì.
Anche se mi mancavano le Ferrari...
Guardai l'ambiente esterno attraverso il finestrino, notando come le campagne e le distese verdi lasciassero spazio a case ed edifici, mentre il cielo si scuriva.
Quando il mio occhio finì sullo specchietto retrovisore, notai una limousine bianca dietro di noi e rimasi affascinata anche da questa vettura: non se ne vedevano molte in giro.

Una volta a Tokyo, l'autista parcheggiò poco distante da un centro commerciale.
Io ed il vampiro ci fermammo fuori dall'edificio ed attesi l'arrivo della mia amica.
Una ragazza dai capelli biondi ci venne incontro, sbracciandosi per salutarmi.
Nel momento in cui notò il giovane al mio fianco, però, il suo colorito divenne preoccupante e tutte le tonalità di rosso tinsero le sue guance, mentre il suo entusiasmo si dissolveva, sostituito da un inconfondibile imbarazzo.
“C-ciao Mitsu-chan!” fece lei, abbozzando un sorriso.
Ricambiai il sorriso, poi mi rivolsi ad Ayato, ma questo aveva già circondato le spalle di Yuki con un braccio.
“Ciao biondina, contenta di rivedere Oree-sama?”
Gli gettai un'occhiataccia, ma lui m'ignorò, perciò entrammo nell'edificio.
Raggiungemmo in fretta un negozio d'abbigliamento e cominciai a frugare tra gli abiti.
Presi un paio di magliette e dei jeans, finchè l'occhio cadde su un vestito verde smeraldo, interamente in pizzo e lungo fin sopra le ginocchia.
Accarezzai il tessuto e la tentazione di indossarlo ebbe il sopravvento.
Avertii la mia amica che sarei andata nel camerino, ma anche lei m'ignorò, troppo occupata ad osservare Ayato, alle prese con una cravatta sottile, simile alla sua, ma di colore nero.
M'inoltrai nei camerini, scostando la pesante tenda color avorio e cominciai a spogliarmi.
Con un po' di difficoltà riuscii a mettere il capo, rendendomi conto che era decisamente aderente.
Lisciai la parte inferiore, sistemando la gonna.

Quando rialzai gli occhi, il mio cuore perse un colpo:
Un ragazzo biondo sostava alle mie spalle e mi squadrava con l'unico occhio non coperto dai capelli.
Mi voltai di scatto, stupita e sconcertata.
“Chi sei?” il mio tono minaccioso fu tradito dal flebile tono di voce.
M-Neko-chan*, questo abito ti dona!” confessò lui con la sua voce cristallina.
“Ti ho fatto una domanda.” ripetei, incrociando le braccia al petto.
“Ma come, non mi riconosci?” domandò, portandosi una mano al petto e fingendosi offeso.
Lo scrutai da capo a piedi, il viso mi era familiare, ma negai col capo.
“Kou Mukami.” si presentò, porgendomi la mano.
“Oh, il tuo cognome non mi è nuovo...” annunciai, continuando a fissarlo in cagnesco.
“Pensavo mi avresti riconosciuto per la popolarità.” continuò quello, avvicinandosi lentamente.

Indietreggiai di poco, finendo con le spalle al muro e mi ricordai di un certo idol, conosciuto come Kou Mukami.
“Cosa vuoi da me?” domandai, ostentando una sicurezza che non mi apparteneva.
“Conoscerti.” rispose enigmatico, mentre faceva un altro passo verso di me.
Di nuovo con questa storia.
“Esigo delle risposte chiare.” affermai, spostandomi di lato per non ritrovarmi inchiodata alla parete.
“I Sakamaki non ti hanno parlato di noi?” domandò con un finto sorriso.
“L'hanno fatto.”

Ma non credo mi abbiano detto tutto...
Il biondo soppesò le mie parole, il suo occhio azzurro mi fissò intensamente, quasi a scavarmi nell'animo.
“Non mentire, non ne sei capace.”
Presi un lungo respiro e attesi, comunque, che aggiungesse altro.

 Quindi il vampiro si passò una mano fra i capelli biondi.
“Per ora posso solo dirti che vogliamo conoscerti. E presto sarà il turno degli altri due.”
Lo guardai con un sopracciglio inarcato.

Quindi sono quattro...
Improvvisamente Kou indietreggiò: “Sta arrivando... Ci vediamo M-Neko-chan!”
Detto ciò scomparve.

La tenda del camerino venne scostata di colpo, cosa che mi fece trasalire per l'ennesima volta.
Stupita nel ritrovarmi davanti il volto di Raito, non ebbi il tempo di spiccar parola, che il vampiro chiuse il telo alle sue spalle.
“Chi c'era?” domandò col solito sorriso ambiguo, sebbene il tono di voce fosse incolore.
“I-io...” non sapevo se fosse il caso di dirlo o meno, la sua espressione non mi aveva mai spaventata tanto.

 Ma nuovamente il rosso mi precedette, spingendomi contro il muro.
“Sei proprio una sgualdrinella” annunciò, allargando il sorriso malizioso.
Sgranai gli occhi, trovando la sua affermazione offensiva: mi aveva sempre chiamata Bitch-chan e non lo consideravo più un insulto così grave.
Io non ero quel tipo di ragazza.
A destarmi dai pensieri, furono i canini di Raito, che mi bucarono il collo.
“No!” protestai, soffocando un lamento, ma il vampiro non mi degnò di uno sguardo, troppo preso dal mio sangue.

 Si spinse contro il mio corpo e avvertii chiaramente qualcosa premere sulla gamba.
Sgranai gli occhi, iniziando ad ansimare per la debolezza.
Quando le dita gelide dell'altro scivolarono sotto la gonna del vestito, mi dimenai con tutte le forze che mi restavano.

 Sarei stata un'ipocrita, se avessi detto che non amavo quelle attenzioni, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato nei suoi movimenti.
Sembravo essere tornata ai primi giorni, quando ero a tutti gli effetti una prigioniera e non contava affatto la mia opinione.
Raito era entrato in quel camerino e stava prendendo ciò che voleva, senza chiedere il permesso.
E non era questo l'amore che tentavo disperatamente di insegnargli.

 Fortunatamente irruppe Ayato, nel camerino, e seppi che era il momento buono per fuggire.
“Cosa state facendo?” sbottò infatti, mentre io sgattaiolavo fuori.
Ayato cominciò a blaterare discorsi sulla sua autorità, mentre Yuki -notai con sorpresa- cercava di calmarlo.
Sarei dovuta tornare indietro, a trascinare via la mia amica, però avevo bisogno d'aria.
Il comportamento di Raito mi aveva destabilizzata.
Come se non fosse nulla cambiato dal primo giorno.

Ma era mai stato diverso?
Scossi la testa, rilegando quella vocina in un angolo della mia mente: ero quasi fuori, quando la commessa del negozio mi venne incontro, con un'espressione poco rassicurante.
“Dove sta andando?” domandò severamente.
“Avevo bisogno d'aria.”
“Devo chiederle di togliere l'abito, signorina.”

Annuii, nonostante non avessi intenzione di tornare nel camerino, difatti rimasi immobile.
“Signorina. - mi esortò la commessa, allungando le dita nella mia direzione - Devo chiamare la sicurezza?”
Prima che la tipa mi mettesse le mani addosso, qualcuno afferrò -con poca grazia- il suo braccio.
“Pago io il vestito della signorina.”
Un ragazzo estrasse il portafoglio.
Alzai lo sguardo per protestare, ma riconobbi quegli occhi di ghiaccio...
Lo stalker, che da tempo ritrovavo ovunque, si stava offrendo di comprare quell'abito.

 Dopo aver pagato la commessa, quest'ultima andò via soddisfatta, rivolgendomi un ultimo sguardo tagliente.
“Chi sei?” mi affrettai a chiedere.
“E' cosi che mi ringrazi per aver saldato il conto?” rispose l'altro con un'aria distaccata.
“Non ti ho chiesto io di pagare.” rimbeccai decisa, guadagnandomi un'occhiata indecifrabile.
“Ruki Mukami.” disse infine il moro, circondandomi la vita con le braccia.
Sussultai per la sorpresa e l'imbarazzo, fissandolo interrogativa.
Nessuno sembrava si fosse accorto di quel gesto, ma qualcuno c'era.
Realizzai che i due Sakamaki mi stavano venendo incontro, seguiti da Yuki.
Ayato aveva un'espressione decisamente minacciosa, mentre Raito...
Non seppi definire la sua, il terreno tremò sotto i miei piedi e fu come se si sciogliesse.
Chiusi gli occhi, colta da un capogiro, e a malincuore dovetti aggrapparmi alla camicia bianca di Ruki, mentre trattenevo un conato di vomito...

 

 

*M-neko-chan: M starebbe per  “masochista”, Neko, in giapponese, significa “gatta”.
Kou lo utilizza nell’anime poiché la protagonista Yui, così come Mitsuko, accetta di vivere con i Sakamaki, che la usano per nutrirsi, dunque è una masochista.
Come dargli torto in effetti XD

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Abduction - ***


Capitolo 5 -Abduction-

 
 

Quando socchiusi gli occhi, capii di non essere più al centro commerciale.
Ero stesa su un materasso dalle lenzuola blu scuro: la stanza in cui mi trovavo era poco illuminata e, dinanzi a me, si trovava un tavolino rotondo con due sedie celesti.

 Mi accomodai lentamente sul bordo del giaciglio, scrutando meglio la camera.
Una finestra, dalla quale filtravano le luci del tramonto, fiancheggiava il camino.
A destra era situato un divano a tre posti, la stoffa e il colore erano simili a quelli delle sedie.
Avvertii immediatamente lo spostamento d'aria alle mie spalle: avevo imparato a riconoscerlo, da quando convivevo con i vampiri.

 Una mano si strinse attorno al mio polso e fui strattonata sul letto.
Ruki mi sovrastava con il suo corpo.
“E così tu saresti Eva. O Ellen.” proferì con tono gelido.
“Nessuno dei due è il mio nome.” risposi prontamente: ora venivo addirittura chiamata Eva...
“Preferisci l'altro nome, non è così? - mentre parlava, Ruki diminuiva sempre più la distanza che ci divideva - Per me sei solo del bestiame.”

Okay, inizio a stancarmi.
Riflettei fra me e me, prima di sferrare una ginocchiata al vampiro.

 
Eppure, malgrado lo stupore, il moro non si mosse di un centimetro, tornando anzi ad avanzare verso la mia figura.
“Imparerai che io odio la maleducazione.”
In quell'istante scoppiai in una finta risata: “Tu mi hai rapita ed io sarei la maleducata?”
“Non mi avresti mai seguito con le buone.” replicò Ruki, annusando il mio collo.
“Fammi indovinare, tu e i tuoi fratelli siete dei vampiri assetati di sangue, il mio precisamente.”
Perspicace - mi schernì il vampiro - ma non abbastanza.” 
Concluse, prima di leccare il mio collo.
Rabbrividii e socchiusi gli occhi, abituata a eventi simili.
E questo, probabilmente, spiazzò l'altro.

 

Sebbene affondò ugualmente i canini nella cute, strappandomi un mugolio di dolore.

Era per questo che i Sakamaki volevano tenermi lontana da loro?

Davanti la confusione che annebbiava la mia mente, assieme alla debolezza, chiusi gli occhi: ero sempre più stanca.

“Allora è questo… - mormorò il vampiro sulla mia pelle sanguinante - E' questo il sangue di Eva.”
Sentii la lingua di Ruki nuovamente sulla gola, intenta a cicatrizzare i buchi da lui stesso procurati.

“Da oggi in poi vivrai qui.” annunciò, rimettendosi in piedi.
Ma che bella accoglienza pensai sarcasticamente.
“Ti aspetto nel salone, al piano di sotto, non provare a fuggire.”

 Chiaramente, non appena svanì nel nulla, m'inoltrai nell'enorme abitazione, in cerca di una via d'uscita.
Correvo fra i corridoi deserti e mi parvero tutti uguali.
Percorsi una rampa di scale e mi ritrovai in quella che doveva essere la sala d'ingresso.
Notai un portone in legno e sperai che si trattasse dell'uscita.
Poco prima di afferrare la maniglia, però, qualcuno mi sbattè contro la porta.
“Dove credi di andare?” s'informò il gigante che doveva chiamarsi Yuma.
Mi ribellai alla sua presa, ma invano.
Per cui, dopo aver preso un respiro profondo, mi calmai e lo seguii nella sala da pranzo.

 
Ruki e Kou erano già seduti a tavola, con loro c'era un ragazzo particolare: aveva dei capelli scuri, sfumati di bianco, e un cappello alla francese in testa.
Ma la cosa che mi colpii, furono le numerose cicatrici e bende presenti sul suo corpo.
Quando mi vide, alzò lievemente gli occhi lavanda e mi scrutò con attenzione.
Imbarazzata lisciai con le mani l'abito che indossavo e mi sedetti a tavola, sorridendo alla nuova conoscenza.
“Io sono Mitsuko.” annunciai, porgendogli la mano.
“Azusa Mukami.” rispose il ragazzo, senza contraccambiare il saluto.
Ritrassi le dita ed ammirai i piatti di porcellana distribuiti sul tavolo, non sapendo come comportarmi. 

I presenti cominciarono a mangiare e non celai il mio stupore davanti al loro appetito.
Il cibo non aveva mai entusiasmato tanto i Sakamaki, nessuno si tratteneva a tavola per molto tempo.
“Non hai fame?” esclamò Ruki, catturando la mia attenzione.
“Non molta e poi...”
“E poi?” m'incitò Kou, poggiando un braccio sullo schienale della mia sedia.
“Siete così affamati.”
Dopo quest'affermazione, tutti smisero di cibarsi e mi osservarono accigliati.
“Ecco, i vampiri non hanno fame di alimenti... umani.” dichiarai, sorseggiando un bicchiere d'acqua per dissimulare l'imbarazzo.
“Questo perchè una volta noi eravamo umani M-neko-chan...” il biondo s'interruppe non appena incrociò lo sguardo di Ruki, visibilmente infastidito.
“Eravate umani?” insistei invece, cercando di scoprire di più.
“Nulla che possa interessarti.” fu il commento gelido di Ruki, prima di alzarsi da tavola e abbandonare la sala.
Lo osservai allontanarsi senza proferire un'altra parola e ne fui irritata: “Perchè mi avete rapita?”
Azusa tornò a mangiare senza degnarmi di una risposta, Yuma mi lanciò un'occhiata infastidita e Kou trascinò la mia sedia nella sua direzione.
Si avvicinò al mio orecchio, come se volesse svelarmi un segreto, ed io cercai di mantenere un'espressione impassibile.
“Lo scoprirai presto gattina curiosa.”
Anche il biondo tornò a nutrirsi, mentre io rimasi ferma a fissare il mio piatto ancora fumante...
Scattai in piedi ed uscii dalla sala da pranzo, silenziosamente.
Yuma si mosse alle mie spalle, pronto a seguirmi, ma un cenno di Kou lo bloccò: “Non vuole scappare.”

 Effettivamente, tornai in quella che mi avevano presentato come stanza personale e chiusi la porta alle mie spalle con una certa foga.
Le pareti vibrarono, frattanto mi accovacciavo contro il legno: stava accadendo di nuovo.
Ero stata sequestrata da degli sconosciuti, nonché vampiri, e non avevo la più pallida idea di ciò che volessero farmi.
Avrei dovuto ascoltare mio padre fin dall'inizio, quando quel giorno era venuto a portarmi via dalla magione dei Sakamaki.
Ora non sarei nuovamente alla mercè di quattro vampiri.

 Tuttavia non potei fare a meno di domandarmi se i Sakamaki sapessero dov'ero e se fossero preoccupati per me.
Certo che no, non si erano mai veramente preoccupati, in fondo Raito mi considerava una sgualdrinella...

 Il cuore si contorse quando quel pensiero solcò la mia mente e le lacrime sgorgarono prima che potessi impedirlo: affondai il viso tra le ginocchia e mi chiesi perchè, proprio io, dovessi sopportare tutto questo.

 Un debole rumore arrestò il mio singhiozzare, mi tirai su lentamente ed asciugai le guance umide, successivamente posai l'orecchio sulla porta.
“Chi è?” domandai, cercando di celare la voce rauca per il pianto.
“Azusa.”
Sussultai, sentendo la voce provenire dalla camera.
Il più strano e -apparentemente- innocente dei vampiri sostava in piedi e teneva fra le mani un vassoio.
“Non hai assaggiato nulla di quello che aveva preparato Ruki-san.”
Non seppi se essere più stupita dal fatto che Ruki sapesse cucinare, o che Azusa si fosse disturbato per portarmi del cibo.
Forse non erano così male...

 Sorrisi e sbirciai il vassoio, improvvisamente mi era tornata fame.
“Ti ringrazio.” mormorai, afferrando il vassoio e accomodandomi sul sofà.
Iniziai a mangiare sotto lo sguardo di Azusa e quell'espressione mi ricordò vagamente Kanato, sebbene lo psicopatico non mi avrebbe mai portato da mangiare.
Il vampiro sedette al mio fianco e guardò intensamente i gamberetti nel piatto.
“Puoi prenderli, se vuoi.”
Dal modo in cui li fissava, era evidente volesse mangiarli.
Notai i suoi occhi brillare mentre addentava il pesce.
Di colpo un dito carezzò la mia guancia e sobbalzai, mandando giù a fatica l'ultimo boccone.
“Hai pianto?”
Scossi il capo ma Kou aveva ragione, ero una pessima bugiarda.
“Sei triste?” continuò Azusa, fissandomi con i suoi occhioni lavanda.

 Non ottenendo alcuna risposta si rimise in piedi e, dopo essersi pulito le mani sui pantaloni scuri, me ne porse una.
“Voglio mostrarti una cosa.”
Nonostante fossi un po' scettica, strinsi le sue dita fasciate e lo seguii fuori dalla camera: non sapevo dove mi stesse conducendo, ma era stato carino con me e stare con lui non mi turbava affatto.
Mi era sfuggito che, se aveva delle bende per tutto il corpo, qualche ferita si trovava sotto esse.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 
Salve! Mi scuso per il ritardo, non pubblico da un po’. Ma almeno questo serve ad accrescere la suspence! O almeno spero.
Ad ogni modo, mi rendo conto di essere cattiva con la nostra povera Mitsuko XD
Ma mi attengo molto alla storia, e chi ha visto l’anime, o conosce il gioco, sa che per le nostre sventurate protagoniste non c’è tregua, ma chissà in futuro…

Ringrazio SeiraBrizzi e A l i e per aver recensito i precedenti capitoli, un grazie a coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ ricordate, mi farebbe piacere avere un vostro parere e di tutti i lettori “silenziosi”.
Cosa accadrà? Cosa vogliono da lei i Mukami??
A presto, Nephy.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Pain - ***


Capitolo 6 -Pain-

 

 Osservai la parete tempestata di pugnali di varie misure e trasalii.
Il mio sguardo vagò da Azusa alle lame affilate, ogni cellula del mio corpo gridava: corri!
“Ti piacciono?” s'informò il vampiro con un tono dolce, appena udibile, come quello di un fanciullo.
Peccato mi avesse appena mostrato una collezione che i tiratori di coltelli avrebbero invidiato.
Come avevo imparato a fare davanti le stranezze dei Sakamaki, mentii.
“Si.”
“Sono tutti miei...- mi spiegò Azusa - ma questo è il mio preferito.” disse, mostrandomene uno dal manico marrone scuro, il più semplice rispetto agli altri, e anche più piccolo.
“Questo è un regalo dei miei amici. Justine lo usava sempre su di me.”

 Con orrore, capii chi gli aveva procurato quelle ferite, eppure Azusa ricordava quella vicenda con una sorta di gioiosa malinconia.
“Se ti tagliassi, torneresti ad essere felice?”

 Impulsivamente indietreggiai e scossi con vigore il capo: come poteva pensare che il dolore mi avrebbe procurato felicità?
Dalla sua espressione, seppi che non comprendeva la mia reazione, come se fosse assolutamente normale ferirsi.
Tra tutti i vampiri, mi mancava quello autolesionista e mi chiesi che problemi avessero gli altri Mukami...

 Possibile fossero tutti stati vittime di traumi infantili?
Solo io ero cresciuta illesa, benchè avessi vissuto come preda e assistito all'assassinio di mia madre?
Ricordai di aver preferito sei sadici vampiri, al mio padre adottivo, e mi resi conto che anch'io dovevo avere dei problemi mentali.

 “Allora... Perchè non tagli me?”
Spalancai la bocca nel momento in cui Azusa mi diede il pugnale, voleva davvero essere infilzato?
No, non ero violenta e soprattutto non l'avrei ferito senza un motivo valido.
“Non capisco perchè dovrei farlo.” risposi semplicemente, restituendo l'arma al vampiro, che la prese con un velo di tristezza.
“Pensavo fossimo amici.”
“Gli amici non si tagliano a vicenda.”
Lessi nello sguardo dell'altro una certa confusione, doveva essere cresciuto con tutt'altri pensieri.
Infatti iniziò a srotolare una delle bende che aveva sul braccio e notai la lunga cicatrice che percorreva la pelle bianca, come un fulmine nella notte.
“Vedi? Sta guarendo, ma non voglio che Justine scompaia...” mormorò Azusa, più a se stesso che a me.

 Vidi il pugnale scendere lentamente sulla carne e rimasi pietrificata, mentre il sangue sgorgava dalla ferita riaperta.
D'impulso gli strappai l'arma dalle mani, incontrando però una certa resistenza: fu per questo che la lama finì per fendere anche il palmo della mia mano.
Il coltello ricadde a terra, producendo un sinistro rumore metallico, dovuto allo scontro con il pavimento: la mattonella si sporcò di rosso.
Osservai il taglio di un acceso cremisi sulla carne e notai gli occhi del vampiro illuminarsi.
Premuta contro il muro, mi guardavo intorno alla ricerca di qualsiasi cosa con cui difendermi: la porta era troppo lontana, non ce l'avrei fatta a raggiungerla.

 Ma Azusa mi era già addosso, teneva ben salda la mano ferita e la osservava estasiato.
Per un momento mi ricordò decisamente Kanato e pensai mi avrebbe morso il polso, come minimo.
Invece si portò la mano sul petto, incurante del fatto che il mio sangue gli sporcasse la camicia.
“Fa male?”
“Sì.”
Potei scorgere invidia nei suoi occhi spenti.
“Dev'essere bello. Non è una sensazione piacevole?”
Scossi il capo: non era affatto piacevole, sentivo la pelle bruciare e sapevo che, se non l'avessi disinfettata, mi sarebbe venuta un'infezione.
“Azusa, devo medicarla.”
Il vampiro mi fissò interrogativo, come se non comprendesse le mie parole, e tenne stretta la mano al suo petto.
Mi sfuggii un grugnito.
“Non sono un vampiro, devo pulirla e fasciarla se voglio guarire.” spiegai pazientemente.
Infine Azusa allentò la presa e scostò la mano dal petto, osservò il taglio a lungo.
Poi tirò fuori la lingua e leccò il sangue che colava dal polso, risalendo fino al centro del palmo.
Scioccata dal gesto, rimasi nuovamente inerme a fissare il vampiro mentre assaggiava la mia mano.
“Hai davvero un ottimo sapore Eva.”

Oh no... ci risiamo.
Mi ero arresa ormai, non avrebbero mai imparato il mio nome.

 “Azusa!”
Sia io che il vampiro sobbalzammo, sentendo il tono imperioso di Ruki.
Il primo inditreggiò a capo chino, come un ladro colto con le mani nel sacco.
Io ritrassi la mano dolorante.
“Non è così che funziona.” gli ricordò il fratello.
Ma a cosa si riferiva esattamente?

 M'incitò a seguirlo con un semplice sguardo e mossi dei passi incerti nella sua direzione.
Prima di uscire, mi rivolsi all'altro vampiro.
“Anche se non ti ho ferito, siamo amici lo stesso.”
Non sapevo precisamente perchè l'avessi detto, ma sentivo che a quel ragazzo mancava affetto, succhiasangue o meno era anche lui un essere vivente -o quasi-.
Sorrise appena e bastò.

 ***

 Seduta su una sedia del salone, attendevo impaziente che Ruki tornasse: mi aveva chiesto, o meglio ordinato, di restare lì, ed avevo eseguito il comando.
Iniziavo ad essere troppo passiva, riflettei tra me e me.
Neppure con i Sakamaki ero tanto accondiscendente...

 La furia si smorzò non appena vidi il moro tornare con in mano del disinfettante e delle garze.
Lo guardai meravigliata: in quella magione non la smettevano mai di stupirmi, ed era uno stupore positivo, in confronto a tutto quello che, in casa Sakamaki, mi aveva scioccata.
“Non credere che m'importi qualcosa di te.”
Il suo tono arrogante m'irritò.

 
Neanche ai Sakamaki importava nulla di me, eppure mi avevano salvata da una psicopatica dalle unghia smaltate.
Sebbene adesso non avesi la più pallida idea di dove fossero.
O se avessero intenzione di cercarmi.
“Lo faccio solo perchè il tuo sangue è prezioso.” continuò Ruki.
E quando versò l'alcool sulla ferita, cacciai un urletto.
Non mi sfuggii certo l'espressione gongolante del vampiro e giurai vendetta: quel piccolo ghigno malcelato gli sarebbe costato caro.
“Vuoi spiegarmi perchè il mio sangue è così prezioso, di grazia?”
“A te non interessa.”
“E' il mio sangu-”
Ruki strinse con forza la benda intorno alla mia mano e chiusi gli occhi dal dolore.
Quando li aprii di nuovo, sentii che andava meglio, tuttavia il moro aveva tirato le dita vicino alle sue labbra.
Sembrava stesse annusando un buon profumo, considerato lo sguardo trasognato.
Aveva le labbra dischiuse e i canini appena visibili fuoriuscivano dal labbro superiore, pronti ad addentare.

 “Come hai fatto a tapparle la bocca? Non la smette mai di borbottare!”
Stavolta fu Yuma a richiamare la nostra attenzione: Ruki si sollevò con uno scatto fulmineo e raccolse quella sorta di kit del pronto soccorso.
“Il bestiame ha solo bisogno delle maniere forti per essere addomesticato.”
Inviperita, anch'io scattai in piedi: “Il bestiame ha un nome!”
“Infatti, Ruki, lei non è bestiame è una gattina masochista.
Un Kou, spuntato dal nulla, mi avvolse le spalle con le sue braccia e si avvicinò al mio orecchio: “Non è vero M-Neko-chan?
Un brivido mi percorse la schiena, deglutii a vuoto.
“Cos'è, vi siete messi d'accordo per ridere di me?”
Mi divincolai a fatica dall'abbraccio del biondo: “Se non vi dispiace, io andrei a letto.”
Ruki non mi degnò affatto d'attenzione, Yuma continuò a ridere prepotente e Kou mi fece un occhiolino.

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Chiedo immensamente perdono per il ritardo. Svariate volte ho tentato di pubblicare il capitolo ma c'è sempre stato qualche inconveniente che mi ha costretto a rimandare. Tuttavia mi farò perdonare, il capitolo successivo è già pronto, dunque pubblicherò tra una settimana precisa.

 E dunque cosa ve ne pare di questo capitolo? A livello di trama, tutto rimane avvolto nel mistero, ma iniziamo a prendere confidenza con i nuovi vampiri e a conoscere le loro storie.
Il passato di Azusa ha traumatizzato anche me, credo che i produttori dell'anime abbiano subito anche loro qualche trauma infantile!
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettate che succeda.
Ringrazio coloro che hanno messo lamia storia tra le preferite/seguite e ricordate e i lettori silenziosi, incitandovi come al solito a lasciarmi una vostra opinione, che per me conta molto. Anche in messaggio privato.

A presto, Nephy-

 P.s. vi lascio le immagini dei Mukami. Fino ad ora non lo avevo fatto perchè confesso di aver dimenticato come si inserivano le immagini, ma alla fine ci sono riuscita!

 





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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Sadness - ***


Capitolo 7 – Sadness -

 

 

 

Quando mi lasciai cadere sul letto, mi chiesi per quanto tempo sarebbe durata questa situazione.
Avevo bisogno di una doccia calda, qualcosa per schiarire i pensieri e ragionare sul perchè mi avessero rapita.
Sorprendentemente l'armadio era ricolmo di abiti femminili, tuttavia, alcuni non erano adatti alle mie forme.
Presi un vestito floreale semplice, di un bordeaux scuro, che sembrava sposarsi bene con i miei capelli ramati.
Non appena misi piede nella doccia, sotto il getto tiepido dell'acqua, il primo volto che mi venne in mente fu quello di mio padre: lo immaginavo a rimproverarmi per non averlo ascoltato, cosa che ormai facevo molto spesso.

 
Subito dopo seguì quello di Raito e lo scacciai il più velocemente possibile.
Seguirono Yuki e Natalie: dovevano essere preoccupate, ero scomparsa e avevo abbandonato la bionda ad Ayato.
Se avessi scoperto che il vampiro l'aveva morsa, di certo l'avrei fatto a pezzettini.
Iniziai ad insaponare il corpo e tornarono alla mente anche gli occhi color rubino di Subaru.
Forse era l'unico vampiro ad essere veramente in pensiero, l'unico che avesse mostrato un po' di umano interesse nei miei confronti.
Nonostante tutto, quando uscii dal box doccia e mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo, ricordai l'ultimo incontro con Raito, nel bagno, e di nuovo si formò un nodo in gola.
“Che succede M-Neko-chan?”
La presenza di Kou mi spaventò per un breve istante: la stanchezza generale tornava a farsi sentire e, come una forza invisibile, schiacciava ogni moto di stizza.
“Credevo fossi stata chiara. Voglio riposare in pace.”
Tamponai i capelli umidi con un secondo asciugamano e continuai a dare le spalle a Kou.
“Eppure sei ancora sveglia. E triste... Come mai?”
“Non sono triste.”
“Non vogliamo farti del male.”
Mi voltai verso il vampiro e lanciai il telo di spugna sul lavandino.
“Su questo avrei da ridire.”
Kou sorrise malizioso e si avvicinò pericolosamente, proprio come aveva fatto Raito.
“Non è per noi, vero? Vuoi tornare a casa, certo, ma dai Sakamaki.”
Tenni gli occhi fissi a terra, come se fossero stati loro a tradire il mio segreto, speravo che così il vampiro non avrebbe intuito altro.
Mi sbagliavo.
“Non posso credere che sia da Raito che vuoi, disperatamente, tornare.”
Sussultai piano, ma fu sufficiente a confermare la tesi di Kou, che adesso sorrideva smagliante.
Neppure Sherlock Holmes avrebbe saputo dedurre in questo modo, di certo il biondo doveva avere una qualche dote nascosta.
Di colpo mi sollevò il mento.
“Per tutti i Sakamaki non sei altro che una preda, un contenitore di ninfa vitale. Neanche il caro Raito fa eccezione. Sei solo una nuova sgualdrina con cui divertirsi.”
Ruotai di poco il capo: non volevo ascoltare, eppure le sue parole erano tanto taglienti quanto vere: certamente non ero importante.
Non per Raito.
Non riuscii a trattenere le lacrime e Kou mi abbracciò di slancio.
Per l'ennesima volta rimasi allibita, non ero più abituata a ricevere certe attenzioni.
Ma scoprii che anche Kou non si distingueva dagli altri, infatti ne approfittò per mordermi.
“Non si dà nulla, senza ottenere qualcosa in cambio.” aveva detto.
Ed io restavo lì, impassibile, con lo sguardo perso nel vuoto e il viso ancora bagnato dal pianto.
Passarono minuti interminabili, finchè mi accasciai al suolo, stremata e sanguinante.
Kou non era riuscito a controllarsi e solo l'intervento di uno Yuma seccato aveva risolto la situazione.
L'ultima cosa che avevo sentito erano state due braccia robuste che mi depositavano sul letto e uno “tsk” sbuffato.
Poi il buio totale.

***

“Lei non sarà mai una Sposa!”
Sento delle voci mentre leggo un libro...
Ma questa mi sembra familiare: è la mamma, la mia vera madre, che grida contro qualcuno.
“No, infatti.”
Questa, invece, non la conosco: è un uomo che parla e il suo tono non promette nulla di buono.
“Non sarà una semplice Sposa Sacrificale! Lei è Eva.”
Mi avvicino per sentire meglio e trovare un filo logico alle parole di quell'uomo, ma seguono altri rumori, un tonfo, una porta che si chiude a chiave e la mamma è dinanzi a me. Ha il viso sudato e i capelli rossi arruffati.
“Mamma?”
“Tesoro, devi andartene!” annuncia la donna, ma io non capisco, non voglio farlo...
“Karl ha fatto sì che non ricordi nulla, una volta fuori di qui.” mi porge un carillon, le tremano le mani, così lo prendo io.
“Porta questo e ricordati che la mamma ti vuole bene. E te ne vorrà per sempre...
Ma ora corri Ellen, corri!”
Mi spinge via ed io quasi rotolo giù dalle scale, uscendo dalla villa divenuta ormai familiare.
Sento mia madre urlare e quel grido è straziante, sento il cuore lacerarsi, gli occhi bruciare.
E' sempre più forte, finchè mi accorgo che non è più la mamma a urlare. Sono io.

“Ellen!”
Balzai dal letto e chiusi la bocca che gridava da chissà quanto tempo.
Notai il viso di Ruki a pochi metri di distanza: i suoi occhi grigi erano sgranati, pieni di qualcosa vicino allo sconcerto; le sue mani erano poggiate con fermezza sulle mie spalle, probabilmente intente a scuotermi affinchè aprissi gli occhi.
Avrei dovuto cacciarlo: mi aveva rapita, morsa ed aveva un patto con l'assassino di mia madre...
Invece mi venne spontaneo gettargli le braccia al collo e piangere ancora una volta, ma senza aver paura di farlo.
Non seppi perchè Ruki lasciò che nascondessi la faccia contro il suo petto, ma di certo servì a distendere i nervi.

Comunque trascorse poco tempo.
Riuscii a tornare lucida nel giro di pochi minuti e, anche abbastanza imbarazzata, chiesi scusa a Ruki per averlo assalito.
Il vampiro, non potendo ignorare l'accaduto, si raccomandò affinchè non si ripetesse una vicenda simile ed io approvai.
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro ed io decisi che un po' d'aria fresca era ciò di cui avevo bisogno: spalancai la finestra nella camera e socchiusi gli occhi, lasciando che la leggera brezza estiva asciugasse le mie lacrime.

 Ciò che mi lasciò di stucco fu un oggetto nero in mezzo ai cespugli: era ben nascosto dalle foglie, ma l'aspetto ricordava vagamente la forma di un cappello...
Scavalcai il cornicione e, con un piccolo salto, atterrai sul terreno fresco.
Infilai la mano nel fogliame ed estrassi quello che -effetivamente- era un copricapo, ma non un copricapo qualunque.
Un cappello alla Michael Jackson: il lustrino fucsia non lasciava dubbi.
Apparteneva a Raito.
Con indosso solo un vestitino a fiori -non avevo idea di come fossi finita dentro quell'abito e forse non volevo saperlo- vagai nel cortile circostante, scoprendo che anche i Mukami avevano una serra, molto più rifornita di quella dei Sakamaki, che ospitava non solo fiori ma anche frutta e ortaggi.
Il pensiero corse a Yuma, certa che fosse lui il giardiniere di casa, ma avrei sciolto quei dubbi in un secondo momento.

 
Ero sicura che quel pervertito si aggirasse per la magione e, per quanto volessi odiarlo, dato il suo comportamento, una parte di me sperava che mi avesse trovata e che, in qualche modo, mi avrebbe portata via.
Sfortunatamente non c'era traccia del vampiro dai capelli rossi e il mio cuore ne risentì.
Mi ero illusa che fosse venuto a prendermi...
Forse Kou aveva ragione, forse per Raito ero solo un giocattolino da usare e poi gettare via.

 
Tornai a guadare la natura silenziosa intorno: avevo l'opportunità di scappare, ma non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi: vagare nei boschi, a quest'ora, non mi sembrava un'ottima idea.
E poi i vampiri mi avrebbero trovata presto.
Entrai in camera con in mano il cappello di feltro stretto al petto.
Lo abbracciai come fosse una persona e lo riposi accuratamente sotto il letto.
Mi stesi e provai a dormire ancora.
I Mukami vivevano alla luce del giorno, abituarmi di nuovo alla quotidianità non sarebbe stato facile.
Anch'io ero divenuta una “creatura notturna”.
Ma la stanchezza ebbe il sopravvento e, nel dormiveglia, immaginai di vedere Raito fuori dalla finestra, senza il suo caratteristico sorriso malizioso.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

 
Chiedo immensamente perdono, sono una brutta persona, avevo promesso che avrei pubblicato in una settimana ma è trascorso di nuovo molto tempo.
Tra un impegno e l’altro ho dovuto rimandare, ma spero di poter aggiornare il prima possibile questa volta.
Ringrazio come al solito tutti coloro che seguono la storia e vi lascio con un’immagine della protagonista e delle sue amiche.

Mitsuko

Yuki

Natalie

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - We're different - ***


Capitolo 8 - We're different  -

 

 

A svegliarmi la mattina seguente furono le timide carezze di Azusa che, a causa del tocco delicato, dovette chiamare il mio nome, o comunque pronunciare "Eva", svariate volte.
Al quarto tentativo, aprii gli occhi.
Teneva in mano un vassoio con una tazza, conteneva un liquido aranciato, probabilmente si trattava di un succo.
“Non dovevi disturbarti!” dissi, intuendo che la colazione fosse per me.
“Ma siamo amici, non è un disturbo.”
Curioso come la parola amici, per lui, corrispondesse a: portare la colazione a letto e tagliarsi con dei coltelli...
“Gli altri?”
“Stanno aspettando che Ruki prepari loro da mangiare.”
Tolsi il vassoio ad Azusa e mi misi in piedi: “Andiamo a fargli compagnia allora!”

Io ed il vampiro raggiungemmo i fratelli in sala da pranzo.
Yuma era intento ad accaparrarsi quanti più dorayaki* poteva, mentre Kou aspettava in trepida attesa chissà cosa.
“Ben svegliata, M-neko-chan. Dormito bene?”
Mi accomodai di fronte al vampiro dai capelli biondi e sorrisi.
“Abbastanza bene, grazie.”

 In quell'istante entrò nel salone Ruki, teneva una crostata su un vassoio, e mi rivolse uno sguardo severo.
Inizialmente non capii perchè mi stesse fissando in quel modo, poi ricordai che non avevo riposato affatto bene e lui ne era testimone.
“Dalla tua faccia non si direbbe. - mi stuzzicò Yuma con un ghigno – sembri tu la morta, fra noi.”
Gli rifilai un'occhiataccia, mentre Kou ridacchiava sotto i baffi.
Ruki servì la crostata e Yuma ci si avventò sopra, guadagnandosi un muto rimprovero dal fratello maggiore.
Così prese una fetta di crostata e la poggiò, malamente, nel mio piatto.
“Grazie eh.”
Esclamai sarcasticamente.

Notai che Azusa non aveva ancora toccato cibo, così rubai un paio di dorayaki dal vassoio e glieli porsi.
“Grazie Eva...”
Per la prima volta, vidi i suoi occhi scintillare, senza che vi fossero coltelli o lame affilate nei dintorni.
Constatai che anche Kou mi stava osservando, a giudicare dal modo in cui mi squadrava attentamente.
Ruki prese posto a tavola e, in silenzio, consumammo il nostro piatto.
Ancora una volta dovetti riconoscere la bravura del vampiro in cucina e pensai che, magari, avrei potuto preparare anche io qualcosa.
Giusto per non annoiarmi.

“Stavo pensando... - iniziai a dire, catturando l'attenzione degli altri – mi piacerebbe farvi assaggiare una mia torta. Considerato che, beh, a voi piace mangiare.”
“Non ci tengo ad essere avvelenato da te, baka.” esordì Yuma, mandando giù un boccone di crostata.
Offesa dal suo commento, non ebbi il tempo di ribattere, Kou mi anticipò.
“Perchè no, sarebbe una bella idea!”
L'espressione impassibile di Ruki mutò in una più severa.
“Non abbiamo gli ingredienti e poi non sei qui per fare dolci.”
“E che dovrei fare? - protestai – aspettare che vi decidiate a dirmi cosa ci faccio qui? O aspettare che, a turno, uno di voi mi morda? Siete tutti uguali.”
“Avanti Ruki.” insistè Kou.
“E' pericoloso andare in giro, potrebbero esserci i Sakamaki.”
“Potremmo accompagnarla. E poi sai che i Sakamaki non escono quasi mai di giorno.”
Ruki si voltò a guardarmi per un istante, probabilmente stava soppesando se fosse una scelta saggia mandarmi in giro.
“E sia. Finite la colazione, tu e Yuma l'accompagnerete.”
L'ultimo vampiro citato, sbuffò
“Perchè devo andare anche io?”
“Per essere più sicuri.” spiegò Ruki e si alzò da tavola.

Mi si avvicinò, ignorando bellamente i fratelli, e chinò il capo vicino il mio orecchio.
“Non siamo tutti uguali. Non siamo degli animali come i Sakamaki.”
Evidentemente la mia frase lo aveva ferito nell'orgoglio.
Avrei voluto replicare, lui mi definiva bestiame, non era un nomignolo carino...
Ma l'idea di poter uscire compensava.
Ruki fece dietrofront e portò via i vassoi vuoti.
Anche Kou si alzò da tavola.
“Ci vediamo tra poco M-neko-chan.”

Si avviò su per le scale e anche io, dopo aver mormorato uno “scusate” lo seguii.
“Kou!” chiamai, senza ricevere alcuna risposta.
M'inoltrai nel corridoio e d'improvviso non c'era più traccia del vampiro.
La loro capacità di smaterializzarsi di colpo mi dava sui nervi, soprattutto perchè io non potevo fare lo stesso, quando loro mi mordevano.
Mi appoggiai al muro e sospirai, l'avrei ringraziato più tardi.
Proprio quando mi accingevo a tornarmene in camera, un braccio si parò davanti la mia visuale, mi voltai per incontrare l'occhio azzurro di Kou.
“Mi stavi cercando?”
“Volevo ringraziarti.” ammisi un po' in imbarazzo.
Il biondo sorrise lievemente, scoprendo i canini.
“M-neko-chan, come sai, non si fa nulla, senza avere qualcosa in cambio.”
Si leccò il labbro superiore e avrei voluto prendermi a schiaffi: dovevo aspettarmelo.
Chiusi gli occhi ed attesi che prendesse ciò che bramava, tuttavia non ci fu alcun morso.
“Eppure questa mattina sei stata cortese con Azusa, sebbene lui abbia tentato di infilzarti – ridacchiò, con la sua voce cristallina, e annusò il mio collo – sei una strana ragazza.”
Di certo non doveva aver conosciuto belle persone, nella vita.
Non tutti compiono buone azioni per ricevere qualcosa in cambio.
“Perchè sei convinto di questo?” domandai.
Kou mi fissò quasi smarrito, per un momento, poi scosse il capo.
“Perchè è così Eva.”
Ancora quel nome...
Un paio di canini affilati mi fecero strabuzzare gli occhi, Kou infine mi aveva morsa.

Cacciai un piccolo lamento e gli chiesi di smettere, ma non diede ascolto.
Sentii la testa farsi pesante.
Poi si staccò, leccando le fessure procurate dai suoi denti aguzzi.
“Sbrigati a cambiarti.”
Si allontanò, tenendo le mani dietro la nuca, come nulla fosse.

Raggiunsi la mia stanza e sciacquai la ferita sul collo.
Spalancai l'armadio e scelsi un vestito semplice ma aderente.
Neppure dei succhiasangue avrebbero arrestato la mia voglia di indossare indumenti decenti.

Dopo una doccia veloce, misi l’abito e raccolsi i capelli in una coda alta.
In seguito, uno Yuma spuntato dal nulla, mi fece sobbalzare.
“Vuoi farmi morire d'infarto? - chiesi, cercando di calmare i battiti – possibile che dobbiate per forza sparire e apparire all'improvviso?”
Il vampiro mi fissava allibito, non si aspettava questa reazione, ma il mio era un risentimento generale, non rivolto a lui.
“Esiste una cosa chiamata bussare non mi sembra tanto difficil-”
Venni interrotta bruscamente dalla mano di Yuma e lo guardai truce.
“Mi è venuto il mal di testa a sentirti.”
Mugulai delle parole per lamentarmi, ma la mano del vampiro attutiva il suono.
“Conosco un modo per farti stare zitta.” annunciò poi, ben sapendo quale metodo avrebbe usato.
Mi ribellai, ma non ero riuscita a contrastare un ragazzo esile come Azusa, figuriamoci se pensavo di sfuggire alla presa di uno che, in confronto a me, era un gigante!

Calò la bretella del vestito e addentò la spalla, strappandomi un grugnito.
Per allentare il dolore mi venne spontaneo mordere la sua mano e anche Yuma trattenne una smorfia d'irritazione.
“Non farmi arrabbiare.” proferì in modo minaccioso il vampiro, riprendendo a mordermi.
Stavolta addentai con cattiveria la sua mano e Yuma fu costretto a ritirarla.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo anticipai.
“Dobbiamo andare a fare la spesa!”
Immaginai che avrebbe voluto contestare, ma mollò la presa sui miei fianchi.
“Non finisce qui, scrofa.”
Si smaterializzò appena in tempo, evitando la mia espressione indignata e l'insulto che fremeva per venir fuori.

Lavai la nuova ferita, tutte quelle cicatrici mi macchiavano la pelle, curioso però che con i Sakamaki sparissero dopo poco... Perchè non era lo stesso con i Mukami?
Decisi di non badarci troppo e attesi che Yuma e Kou mi raggiungessero all'entrata.

Ruki, passando -non tanto casualmente- dalla sala d'ingresso, si raccomandò di prestare attenzione e che, se avessi provato a fuggire, ci sarebbero state delle conseguenze.
Annuii scocciata, per certi versi il maggiore dei fratelli mi sembrava Reiji.
Entrambi fissati con le buone maniere, gli unici che si occupavano della casa e dei propri fratelli.
Tuttavia c'era qualcosa di diverso in Ruki.
Di umano mi suggerì una vocina.
Finalmente sopraggiunsero gli altri due e uscimmo.

 

 

 

 

 

 

*Dorayaki: piccoli dolcetti giapponesi, simili a due pancake, uniti assieme e riempiti con l’anko una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Shopping around - ***


Capitolo 9 - Shopping around -

 

 

 

Quando misi il piede fuori dalla villa, il sole mi accecò, costringendomi a riparare gli occhi con la mano.
Li sentì pizzicare, stuzzicati da quei raggi invisibili.
Ebbene, costretta a vivere nell'oscurità, avevo dimenticato come fosse  avvertire il calore di quella sfera sulla mia pelle.
Le poche volte che ero stata al mare, il sole era ormai nascosto per metà dall'orizzonte.
Mi accarezzai il braccio, beandomi del tepore estivo.
“Possiamo andare, M-nekochan?” domandò Kou, sorridendo.
Doveva essersi gustato per bene la scena, decisamente imbarazzante.
“Certo.”

Ci avviammo così al centro della città, trasportati da una limousine bianca.
Mi domandai come mai i vampiri fossero tanto ricchi.
E se tutte le persone molto ricche, fossero in realtà dei vampiri.
Osservai i due fratelli chiacchierare civilmente e pensai che sarebbe stato bello se i Sakamaki avessero avuto lo stesso rapporto.
Quel pensiero, però, mi fece rattristare e poggiai stancamente il viso sul finestrino.
La mia guancia si appiattì contro il vetro, caldo per via del sole, e socchiusi gli occhi.
Il volto di Raito, che sorrideva malizioso, comparve all'improvviso.
Trattenni l'amarezza cocente verso di lui e i suoi fratelli: nessuno si era degnato a cercarmi.
Proprio come Takeshi, anche loro mi avevano abbandonata.

La vettura frenò di colpo e aprii gli occhi. Eravamo giunti al supermercato. 

***

“Ruki vuole che ti teniamo d'occhio, per cui-”
Yuma non ebbe il tempo di terminare la frase, che mi ero già infilata in un corridoio del supermercato.
Camminando nel reparto surgelati, comprai qualche pacco di patatine.
La tempura di Ruki, e le sue zuppe, erano certamente buone, ma mi mancavano un po’ delle schifezze americane.
Successivamente mi dedicai agli ingredienti per il dolce: burro, cioccolato e-
“Eccoti M-neko-chan!”
Kou mi fece scivolare la farina dalle mani.
“Mi farete morire di infarto, lo so.”
Raccolsi l’oggetto, sentendo gli occhi del vampiro fissi su di me, curiosi come se stessero osservando una buffa creatura.
“Potresti anche darmi una mano, anziché star lì a fissarmi.”
“Non si fa nulla senza ottenere qualcosa in cambio.”
Mi ricordò Kou.
Mi sollevai da terra, domandandomi se mai avrei trovato un vampiro decente.
Lanciai un’occhiata al biondo e mi dissi che non avevo speranza, ma non terminai il pensiero, che grandi mani mi sottrassero tutto ciò che tenevo fra le braccia: forse le buone maniere non erano morte.
“Pensavi di farcela da sola, baka?”
Almeno non del tutto.
Yuma mi guardava dal suo alto, un sorrisetto di scherno a sottolineare la mia “bassezza” e goffaggine.
“Ce la facevo benissimo!”
Replicai, ma era evidente stessi mentendo.
“Come no.” esclamò infatti Kou.
Ci avviammo alla cassa e la ragazza dietro al bancone rimase qualche istante a fissare i miei due accompagnatori.
Potevo sempre vantare di avere con me dei “baldi giovani”, tralasciando il dettaglio che fossero i miei rapitori, assetati di sangue.

La cassiera impiegò del tempo per battere alla cassa gli acquisti, provocando il fastidio di Yuma e il divertimento di Kou.
Quasi mi ignorò quando le chiesi una busta e fu il biondo a intervenire, col suo sorriso ammaliante -e decisamente finto-.
La giovane si destò dalla specie di trance in cui era caduta e ci diede la busta, mentre alle nostre spalle si accumulava la fila.
Dopo un caloroso “buona giornata” di Kou e uno “tsk” di Yuma, anche io ringraziai ed uscimmo dal supermercato.

Successivamente a qualche istante passato in silenzio, lungo il tragitto per tornare alla limousine, notai un negozio di vestiti e pensai che guardare abiti mi avrebbe fatto sentire meglio.
"Andiamo lì!"
"Non possiamo spendere tutti i soldi."
Mi ammonì Yuma, continuando per la sua strada, ma ancora una volta fu Kou a prendere la parola.
"Non necessariamente dobbiamo comprare qualcosa."
"Infatti! - dichiarai - voglio solo dare un'occhiata."

Yuma guardò il fratello, probabilmente per valutare se fosse rischioso o meno.
"Ci penso io.", lo rassicurò l'altro.

Così io e il biondo entrammo nel negozio.
Girovagai a zonzo, prima di incappare in un vestito rosa cipria, con piccoli fiori bianchi sparpagliati sul tessuto e piuttosto scollato.
Per qualche motivo, mi ricordò il giorno della recita scolastica.
Il giorno in cui avevo danzato e... Raito mi aveva baciata.
Il mio umore precipitò rapidamente, mentre posavo l'abito.

"Dovresti provarlo."
Kou mi sorprese alle spalle, quasi mi ero dimenticata della sua presenza.
Decisi di fare un tentativo, chiudendomi nel camerino.
Indossai il vestito e scostai la tenda, affacciandomi timidamente allo specchio.
Era molto bello, probabilmente non riempivo bene il corpetto, con la mia scarsa seconda.
Maledissi la mia forma minuta.
Tuttavia quel difetto era quasi invisibile.
Ricordai che, tra meno di un mese, avrei compiuto diciotto anni e sarebbe stato perfetto per festeggiare.
Con amarezza, mi dissi che non ci sarebbe stato nulla da celebrare.

"Ti dona M-Neko-chan."
Esordì Kou, comparso dal nulla come al solito.
"E' molto costoso e non calza a pennello."
Dissi semplicemente.
In realtà non avevo nessuno per cui indossarlo.
"Lo pagherò io."
"Pensavo non facessi nulla senza qualcosa in cambio.", mi voltai a guardarlo, accigliata.
"Infatti."

Il vampiro mi spinse dentro al camerino, scostò la tenda per nasconderci dalle altre persone.
Provai a ribellarmi, ma Kou mi tappò la bocca con la mano.
Poi sfiorò il collo col naso e ci ficcò i canini.
Gemetti piano, ancora incapace di abituarmi a quei morsi, seppur il suo non fosse così rude come quello di Yuma.
Dopo attimi interminabili mi lasciò andare, continuando a sorreggermi per i fianchi.
La perdita di sangue mi aveva debilitata.

Kou rimase immobile, come se stesse aspettando qualcosa.
Ma notai la sua espressione delusa.
"Che ti prende? – domandai, in preda ad una rabbia grelida: ero stufa di essere usata e gettata via. – non era di tuo gradimento?"

Il biondo mi fissò con un mezzo sorriso.
Si leccò le labbra e ancora il mio collo.
"Era decisamente di mio gradimento. Il migliore che abbia mai assaggiato."
Le sue dita scivolarono giù, a sfiorare il bordo del vestito.
"Ne berrei tanto da ucciderti."
Quella confessione mi lasciò allibita.
Credevo che lui fosse l'unico a interessarsi dei miei bisogni, invece nascondeva un lato oscuro che mi terrorizzava.

"Ma lui non sarebbe contento."
"Karl Heinz?", chiesi, scansando la gamba che Kou mi accarezzava.
"Sì.", rispose il biondo, afferrando nuovamente - e con più forza - la mia coscia.
"Perchè vi ha chiesto di rapirmi?"
"Per il tuo sangue."
"Che ha di tanto speciale?"
Ignorai la situazione imbarazzante e il fatto che Kou mi tenesse inchiodata al muro, con una mano ad artigliare la mia gamba sinistra.
Dovevo sapere perchè mi tenevano prigioniera.

"Noi abbiamo un grande debito con lui. - annunciò invece il vampiro - prima eravamo tutti orfani, provenienti da situazioni infelici."
Stava sviando la domanda, ma ero anche curiosa di sapere perchè fossero collegati a quell'assassino.
"Non hai idea di cosa faccia la gente per divertimento.", scansò il ciuffo biondo, mostrando finalmente il suo occhio perennemente coperto.
L'iride era di un rosso acceso.
"Da bambino ero bello e le persone pagavano per abusare di me. Così pensai che forse, senza un occhio, avrei perso il mio fascino."
Trattenni un conato di vomito, intuendo cosa fosse accaduto al suo precedente occhio.
"Ma mi sbagliavo. È stato Karl Heinz a salvarmi e a donarmi quest’occhio."
Non seppi se credere al racconto, ma questo spiegava i suoi atteggiamenti, le sue iridi eterocromatiche e il legame con quell'uomo.

Anche Azusa, in fondo, era stato traumatizzato a tal punto da tagliarsi e gioirne.
Ognuno dei Mukami doveva aver vissuto qualcosa di terribile.
L'offerta di Karl Heinz doveva essere stata una salvezza, per loro.

"Kou..." mormorai, sinceramente dispiaciuta.
Non avrei dovuto giustificare i loro atteggiamenti con i traumi infantili subiti, ma era inevitabile provare sconcerto.

"Spero di potervi aiutare allora."
Annunciai con un tono addolcito.
Il biondo mi fissò per una manciata di secondi, quasi scioccato dalle mie parole.
Si allontanò e tirai un sospiro di sollievo.
"Perchè dovresti farlo? Non ci devi nulla."
"Perchè non tutti vogliono qualcosa, in cambio della loro gentilezza."

"Torniamo a casa.", si limitò a dire Kou, ancora confuso.
Come avevo fatto con i Sakamaki, avrei aiutato anche loro a ritrovare un briciolo di umanità.
Mi cambiai in fretta e comprammo il vestito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti! E buon ferragosto!
Probabilmente tutte le persone normali saranno a mare mentre io sono qui ad aggiornare ahah
Ma questa mattina era l’unico momento disponibile, altrimenti sarebbero trascorsi nuovamente troppi giorni dall’ultimo aggiornamento e avevo promesso che avrei pubblicato almeno una volta a settimana, per cui eccomi qui!
Questo capitolo e il successivo non sono troppo lunghi, poiché inizialmente era un unico capitolo, ma ho deciso di spezzarlo, d’altronde in questo riceviamo i primi riferimenti a Karl Heinz.
E scopriamo la storia di Kou. Se lo steste pensando, no, non sono io la sadica ad aver creato di mio pugno la storia di Kou, ma c’hanno già pensato i nostri deviati produttori.

Detto questo, ringrazio coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e un ringraziamento va a Spring_Sun.
Adesso vi saluto, lasciandovi l’immagine del vestito di Mitsuko. Spero vi piaccia!
A presto, Nephy-

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Coming back home - ***


Capitolo 10 - Coming back home -

 

 

 

 

Tornammo alla magione, venendo a sapere da Azusa che Ruki era uscito.
Non ci badai troppo e mi dedicai alla torta.

"Vuoi venire con me?", domandai al piccolo vampiro, che parve illuminarsi di gioia.
"Useremo le stoviglie solo per preparare il dolce."
Mi raccomandai, temendo che anche una forchetta, per lui, potesse diventare un'invitante arma.
Azusa annuì, seguendomi in cucina, dove mi aiutò a trovare ciotole e cucchiai.
Realizzai l’impasto della torta in venti minuti e, una volta al forno, preparai la glassa al cioccolato.

Sciolsi la stecca in un pentolino, Azusa seguiva attentamente i miei movimenti.
Versai il liquido scuro nella ciotola, assieme al burro fuso, e il vampiro annusò la miscela.
"Puoi assaggiarlo.", proposi, allungando la ciotola verso di lui.
Gli mostrai come fare, porgendogli il cucchiaio, sporco di cioccolata.
"Prova."
Azusa prese la stoviglia e, tirando fuori la punta della lingua, leccò solo una piccolissima parte.
Mi fissò con gli occhi sgranati e per un istante pensai di averlo avvelenato, magari i vampiri non potevano mangiare cioccolata.

"È buona", constatò invece, ficcandosi in bocca tutto il cucchiaio.
Risi sommessamente mentre tiravo fuori la torta.
Il profumo invase la cucina.

Mi voltai per prendere la glassa da colare sul dolce e notai che Azusa stava per affondare di nuovo il cucchiaio.
Gli diedi uno schiaffetto sulla mano, facendolo sussultare.
"Questo mi serve!"
Versai il composto sulla torta, spalmando meglio con il coltello.
"Vai a chiamare gli altri, è pronta!"
Il vampiro annuì e io diedi gli ultimi ritocchi, mentre si raffreddava.

Frattanto pulivo il bordino del piatto, sentii improvvisamente un respiro caldo sul collo.
Di tutti i vampiri, mai avrei immaginato si trattasse di Ruki.
Vidi le sue braccia scivolare lungo i miei fianchi, poi posò le mani sul bancone, ai lati del mio corpo.
"Sembra buona."
"Lo è.", rimbeccai piccata.
Certamente era lì per stuzzicarmi o per screditarmi.
Sebbene non compresi perchè avesse scelto quella posizione.

Rimasi immobile quando posò il viso fra i miei capelli e inspirò a fondo, procurandomi dei brividi lungo la schiena.
"Abbiamo fallito - sussurrò - non abbiamo saldato il nostro debito."
"... Perchè?"
Domandai, involontariamente con il tono di voce più basso.
"Non siamo abbastanza per te, Eva."
"Il mio nome non è-"
Ruki mi anticipò: "Lo so, il tuo nome è Mitsuko."
Sentirglielo dire mi destabilizzò.

Mi voltai, pur sapendo che ci sarebbero stati pochi centimetri a dividerci.
"Permettimi di aiutarvi."
Mi spostò una ciocca di capelli dal viso.
Non avrei mai creduto che Ruki conoscesse certi gesti così... umani.
"Kou mi ha parlato del tuo desiderio di aiutarci. Azusa non si taglia da ieri. Capisco perchè sei così speciale - annunciò, facendomi arrossire lievemente - capisco perchè i Sakamaki sono venuti a riprenderti."
A quelle parole, felicità pura si sprigionò nel mio corpo.
"I Sakamaki? Quando?"
"Non ti avrei lasciata andare se non fosse stato lui ad ordinarcelo."
"Karl Heinz." dissi, ed era già la seconda volta quel giorno.
"Ma prima di lasciarti andare... - esclamò Ruki, avvicinandosi pericolosamente al collo - un'ultima volta."
Scoprì i canini e mi preparai psicologicamente al morso.
Ma non ci fu.
Tornò invece a guardarmi negli occhi.

"Ruki, sono qui."
Kou richiamò la nostra attenzione e ogni pensiero razionale scomparve.
Mi domandai cos'avrebbero detto i Sakamaki, chissà se, in fondo, un pochino gli ero mancata.
"Devi andare."
"Potreste venire a trovarmi.", proposi e il vampiro mi guardò come se avessi detto un'eresia.
"Comunque avevi ragione - aggiunsi - non siete come loro."
Ruki mi fissò con uno sguardo indecifrabile.

Non avevo portato nulla con me, per cui mi avviai nella sala d'ingresso, passando al fianco di Kou.
"Dimentichi qualcosa M-neko-chan."
Mi porse una busta e ricordai il vestito che aveva comprato.
"Grazie..."
Lo presi, rivolgendogli un timido sorriso, che il biondo ricambiò.

Alla porta principale mi attendevano Yuma e Azusa, quest'ultimo particolarmente malinconico.
Il vampiro gigante sbuffò infastidito, così rinunciai all'idea di salutarlo e mi rivolsi direttamente al più piccolo.
"La torta è pronta. Quando vuoi pensare a me, niente pugnali - mi raccomandai - cucina la torta. Sai come si prepara."

Azusa si limitò ad annuire, inizialmente, e poi mi abbracciò di slancio, lasciandomi inebetita.
E, a giudicare dalla sua espressione, lasciando di stucco pure il fratello.
Anche io gli circondai il busto con le braccia, era molto esile.
Infine ci separammo e scorsi alle mie spalle la famiglia Mukami al completo.
Tutti sostavano in piedi e attendevano che uscissi dalla villa.
Così, dopo un ultimo saluto con la mano, varcai il portone d'ingresso.

Respirai l'aria notturna e, con stupore, vidi il maggiordomo venirmi incontro.
Il che mi lasciò piuttosto delusa: non mi aspettavo una grande festa, ma almeno speravo che mi venisse a prendere uno dei Sakamaki.
Raito magari.
Entrai nella vettura e poggiai il capo sul finestrino.
Nel giro di pochi secondi mi addormentai.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Just for my blood - ***


 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 11 - Just for my blood -

 

 

 

 

 

"Signorina Mitsuko."

A svegliarmi fu la voce del maggiordomo.
Realizzai di essere arrivata, mentre mi stiracchiavo dentro la limousine, e una ventata di adrenalina pervase il mio corpo.
Non li vedevo da tre giorni e non sapevo se aspettarmi volti preoccupati o fuoribondi.
Reiji mi aveva messo in guardia sui Mukami e io l'avevo bellamente ignorato.

Scesi dalla vettura e mi si strinse il cuore nel ritrovarmi di fronte la villa.
Non l'avrei mai ammesso, ma mi era mancata.
Entrai nell'abitazione senza timore, ricordando quanto ne avessi invece la prima volta.
La casa mi era sembrata molto più tetra e sinistra allora.

Tuttavia non v'era traccia dei sei fratelli.
Mi domandai dove fossero finiti, mentre mi avviavo nell'abitazione.
Raggiunsi lo studio di Reiji e lo trovai seduto dietro la scrivania, intento a studiare chissà quale macabro veleno.

Sollevò gli occhi e mi rivolse uno sguardo di sufficienza.
"Me l'avevi detto, lo so - lo anticipai - ma c'era Ayato... e anche Raito! E non sono riusciti a impedire il rapimento."
Il vampiro mi squadrò da capo a piedi, giurai di aver visto una smorfia di disgusto mentre lo faceva, e capii che era decisamente irritato.
"Nostro padre ha voluto che tornassi a vivere da noi - si alzò, venendomi incontro con aria minacciosa - per me sarebbe stato indifferente."

Indietreggiai, trovandomi premuta contro il muro.

"Ha solo chiesto di morderti più spesso - annunciò, io deglutii a fatica - e questo lo farò di buon grado."
"Reiji-"
Venni interrotta dal suo vigoroso morso, e un gemito di dolore mi si strozzò in gola.
La violenza, con cui mi aveva aggredita, mi ricordò i primi giorni, in cui ero considerata una semplice preda da prosciugare.
E quel morso durò più del previsto, la testa mi girava e le energie venivano meno.

D'improvviso si materializzò Raito e sperai che non fosse una delle mie allucinazioni. Ma seppi che era reale.
Gli rivolsi un'occhiata speranzosa, confidando che fosse venuto a salvarmi.

Invece anche lui affondò i canini nel polso, senza guardarmi un istante.
Usò una rabbia che non gli apparteneva.
E quell'atteggiamento mi ferì più di qualsiasi altro morso ricevuto.

Quando mi lasciarono andare, caddi a terra con un tonfo.
Il mio sguardo incolore fissava il pavimento, il freddo delle piastrelle mi penetrava le ossa, mentre il sangue, che fuoriusciva dai buchi, era bollente.
Raito uscì senza dire nulla e Reiji, dopo aver sistemato gli occhiali sul naso, scivolati per la foga del momento, tornò a sedere dietro la scrivania.
"Appena ti riprenderai, sei pregata di uscire."
Non mi mossi, non feci alcun cenno, mi limitai ad assorbire le parole senza ascoltare realmente.

Mi pentivo di essere tornata, i Sakmaki non si erano mai disturbati a cercarmi.
Ero lì solo per il capriccio di Karl Heinz, che gestiva la mia esistenza da quando ero nata.
Mi avevano salvato la vita tempo addietro si, ma solo perchè c'era un secondo fine, a me sconosciuto.

Mi sollevai piano, con uno sforzo tirai su il mio corpo, improvvisamente pesante.
Uscii dallo studio del vampiro e corsi fuori dalla villa.
Nel farlo, passai davanti lo specchio del salone d'ingresso e vidi una Mitsuko priva di emozioni, solo sconvolta, con il collo e il braccio sporchi di sangue.

Sgattaiolai via dalla magione, uscendo dal retro e passando davanti il roseto di Subaru, dove il vampiro era intento a curare le piante.
Ignorai la sua voce, andavo verso la limousine: non sarei rimasta a farmi maltrattare come era successo all'inizio.
Avevo deciso io di restare, di conseguenza ero libera di andar via in ogni momento.

Sfortunatamente non riuscii a oltrepassare il cancello: Subaru mi bloccò poco prima di varcarlo, strattonandomi per un braccio.
"Dove stai andando?"
"Me ne vado!"
"Torni dai Mukami?"
Mi ruggì l'albino, non avevo mai visto tanta ferocia nei suoi occhi.
"In qualsiasi posto, purchè sia lontano da qui!"
Ribattei, ma gli occhi infuocati del vampiro avevano già puntato il sangue sul collo.

"Fallo avanti! Avevo ragione a pensare che ero solo questo per voi - gli sputai con rabbia - quando sono stata rapita, nessuno è venuto a cercarmi e non vi sareste nemmeno disturbati."
Cacciai indietro le lacrime, frattanto Subaru mi fissava impassibile.

"E ora che sono tornata, vi comportate peggio di prima!"
Fu in quel momento che scoppiai a piangere, ripensando al modo in cui mi aveva trattata Raito.
La violenza con cui mi aveva morsa.

Nonostante la rabbia, mi gettai al collo del vampiro e nascosi le lacrime sul suo maglioncino.
Con sorpresa, Subaru ricambiò l'abbraccio e restammo in quella posizione per lunghi attimi.
Finchè si decise a spiccar parola.
"Tutti noi volevamo cercarti, in fondo... - confessò - quando Ayato ci ha parlato dell'accaduto, io ero già pronto a fare a pezzi i Mukami, ma nostro padre ce lo ha vietato."
Sollevai il viso, incrociando gli occhi color rubino dell'altro.
"Perchè?"
"Non posso dirtelo..."
"Ancora non vi fidate di me."
Subaru mi asciugò una lacrima solitaria.
"È complicato."
"Lo è sempre con voi."
Il vampiro fece scivolare lo sguardo sulle mie labbra e capii cosa stesse pensando in quel momento.
Tuttavia non mi allontanai di un millimetro.

Lui era l'unico che si preoccupava realmente di me, che mi considerava una persona con dei sentimenti.
E meritava quell'amore che tentavo di insegnare -disperatamente- a Raito.
Raito non sarebbe mai cambiato, ci avevo provato a modificare il suo modo di pensare e non aveva portato alcun risultato.

"Mitsuko... so di non essere il Sakamaki che vorresti al tuo fianco.", mormorò, facendomi sussultare.
Avevo preparato un discorso al riguardo, ma lui mi aveva preceduta, con molta schiettezza, aveva intuito tutto.
Era così evidente la mia cotta per il fratello?
"Vorrei fossi tu... - affermai invece - sarebbe così facile."
"Ma non sono io - sussurrò Subaru con un sorriso amareggiato - vai da lui."

Da qualche parte avevo letto che non scegliamo noi chi amare e non è nemmeno il cuore a farlo, il cuore resta un semplice muscolo in mezzo al petto.
A scegliere è una parte irrazionale della mente: sappiamo perfettamente che stiamo prendendo una decisione rischiosa, rischiamo di rimanere delusi, di soffrire, eppure la ragione non riesce a contrastare quella parte irrazionale.
Perché in fondo, amare è una delle poche cose che ci fa sentire vivi.
Che sia un amore fraterno o passionale, che sia un amore dolce o tormentato.
E tutto quello che ci resta da fare è crederci.

Sciolsi quell'abbraccio sicuro e mi diressi incerta nella stanza col piano, probabilmente avrei trovato lì Raito.
All'interno della mia testa, due pensieri contrastanti lottavano fra loro: da una parte volevo stringerlo, come quel giorno in cui mi ero illusa di poter cambiare la sua concezione sull'amore...
Dall'altra volevo strangolarlo a mani nude, per avermi chiamata sgualdrinella, avermi abbandonata in una villa sconosciuta e avermi azzannata senza ritegno.

Salii le scale, nel silenzio più assoluto, come se una patina invisibile mi circondasse, impedendo ai rumori esterni di penetrare.
Solo il mio battito cardiaco martellava all'impazzata.
Non sapevo bene cosa gli avrei detto, ma ci avrei pensato al momento.

Prima di raggiungere la stanza, però, una voce femminile richiamò la mia attenzione.
Mi immobilizzai e il sangue si gelò nelle vene.
Invertii il passo e mi affacciai nella camera di Ayato.
Così sgranai gli occhi: accanto a lui, sedeva Yuki.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Half truths - ***


Capitolo 12 - Half truths -

 

 

 

 

 

Senza pensarci due volte, feci irruzione nella stanza, lanciandomi sul vampiro.
"Che le hai fatto brutto maniaco?"
Ayato rimase inerme a fissarmi, mentre lo colpivo in modo goffo e poco efficace.
"Se l'hai sfiorata anche solo con un dito-"

Una timida carezza sulla spalla mi fermò.
"Tranquilla Mitsuko, non mi ha fatto del male.", annunciò Yuki.
"Ah."
Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Mi allontanai da Ayato, ricomponendomi.
"Ohi tavoletta, sei impazzita?"
Non diedi retta al vampiro e, di riflesso, abbracciai la mia amica.
Lei ricambiò subito e quasi scoppiai di nuovo in lacrime.
"Ero così in pensiero...", confessò la ragazza commossa.

Sciogliemmo l'abbraccio e le dissi che mi era mancata.
Ma il suo sguardo ricadde sul collo, macchiato di sangue, e poi sul braccio.
"Sei fertita..."
Cercai velocemente una scusa da inventare, ma nessuna sembrava abbastanza plausibile per giustificare quel sangue.

"Chi ti ha morsa?"
Il cuore si fermò per un istante… Yuki sapeva.
"Tu... come?"
La giovane lanciò una rapida occhiata ad Ayato, che finse indifferenza.

"Come lo ha scoperto? Non l'avrai morsa?"
Nuovamente tentai di colpirlo, ma Yuki mi tranquillizzò.
"Va tutto bene, non mi ha fatto nulla. Quando me lo ha detto non gli ho creduto… poi mi ha mostrato i canini e così sono scappata via."
Cercai di non dare di matto.
"Ci ho pensato a lungo e mi son detta che se tu vivi con loro, non devono essere poi così cattivi."

Avrei voluto contraddirla, ma raccontarle i cruenti retroscena non mi sembrava la decisione migliore.
Non dovevo descriverle il modo brutale con cui mi avevano morsa, o come mi avevano maltrattata.
Non doveva conoscere il sadismo di Reiji o la perversione di Raito.

"So che altri vampiri cattivi ti hanno rapita."
Ripensai ai Mukami con un pizzico di nostalgia.
"Loro non sono cattivi."
Ayato mi guardò contrariato.
"Hanno preso qualcosa che non gli apparteneva."
"Anche voi.", rimbeccai duramente.
E il vampiro non potè smentire.

Cercai di raccontare a Yuki perchè mi trovassi dai Sakamaki.
Fui costretta a dirle la verità sul fatto di essere stata adottata e del patto che la Chiesa aveva stipulato con i vampiri.
"Quindi una ragazza viene offerta ogni anno come fidanzata sacrificale?", mi chiese sconcertata.
"Sposa sacrificale, sì."

La ragazza ne rimase profondamente scioccata.
Quell'informazione l'aveva turbata, più dello scoprire che nel mondo esistono dei vampiri.
"La Chiesa farebbe una cosa del genere?"
"Sfortunatamente si...", dichiarai sedendomi al suo fianco.
"E voi dovete per forza avere una ragazza da... mordere?"
Si rivolse ad Ayato e mi sorpresi nel vederlo in difficoltà.
Decisi di spezzare una lancia a loro favore, solo per rasserenare la mia amica.
"
È nella loro natura, altrimenti morirebbero."
A quel punto, Yuki annuì, ritenendo la cosa ragionevole, sebbene non condividesse appieno.

Proseguii il racconto, spiegandole che il padre dei Sakamai mi aveva "sequestrata" da bambina e ucciso la mia vera madre.
Mentre l'identità del mio vero padre rimaneva un mistero.

Gli occhi di Yuki divennero lucidi.
"Dev'essere stato terribile."
"Lo ricordo a stenti."

Solo nei miei incubi, pensai.
Conclusi dicendo che, sempre Karl Heinz, aveva ingaggiato i Mukami per rapirmi, ma loro non avevano potuto soddisfare la sua richiesta, qualunque essa fosse.

A fine racconto, attesi che la mia amica potesse metabolizzare le informazioni.
Temevo di averla traumatizzata, non avrei voluto coinvolgerla in questa storia.
Ma quando lei prese a parlare, dimostrò una grande risolutezza.
"Ignoravo che avessi affrontato tutto questo, Mitsuko, mi rammarica che tu abbia portato questo peso da sola."
Non mi aspettavo questo suo lato maturo e determinato.
Avevo conosciuto solo la sua parte dolce e gentile.
"Avrei voluto ti fossi confidata, ma probabilmente avrei fatto fatica a crederti."

Ayato rimaneva in silenzio ad assistere alla nostra conversazione, il che era veramente insolito da parte sua.
"Mi dispiace che tu lo abbia scoperto - replicai - è una situazione macabra e complicata."

"Certo sono un po' di informazioni da elaborare... Ma almeno non sei più da sola ad affrontare tutto questo."
Yuki mi prese le mani e io strinsi le sue.
Ci sorridemmo e, in qualche modo, mi sentii alleggerita.
Avere qualcuno con cui condividere i miei segreti, mi fece sentire meglio.

Di colpo mi rivolsi ad Ayato.
"Cosa vuole da me Karl Heinz?"
Il rosso tentò di ignorarmi.
Come al solito, volevano tagliarmi fuori dalle questioni importanti, come se fossimo ancora predatori e preda.
Ma io ero parte della loro famiglia, fin da quando ero una bambina, che lo accettassero oppure no.
"Io devo sapere, magari potrei aiutarvi."

In realtà, non avevo alcuna intenzione di assecondare le volontà di quell'assassino.
Tuttavia avevo bisogno di far chiarezza su quella questione e, inoltre, volevo che imparassero ad essere sinceri con me.
Ayato si fece serio e si voltò a guardarmi.
"Karl Heinz crede in una leggenda, secondo la quale Adamo ed Eva, originariamente, erano dei vampiri. Eva, dopo aver mangiato la mela, divenne un'umana."

Yuki ed io ci scambiammo un'occhiata perplessa: questa versione era ben diversa da quella che ci avevano insegnato durante le ore di religione.
"Secondo lui, tua madre era una discendente di Eva, quindi tu lo sei di conseguenza.
E vorrebbe che tu scelga uno di noi, affinchè diventi il tuo Adamo."
"In pratica dovrei scegliere uno di voi come... compagno? - domandai ancor più incredula - perchè architettare il rapimento con i Mukami, allora?"

Ayato aspettò un istante, prima di continuare, il suo viso parve rabbuiarsi, decisamente insolito per il grande oree-sama.
"Ci conosce e sa quanto sappiamo essere-"
"Siete cambiati."
Non gli permisi di terminare la frase, Yuki era già abbastanza frastornata.
Se avesse scoperto il loro lato crudele e sadico, ne sarebbe rimasta sconcertata.
E di certo immensamente delusa.
Aveva idealizzato fin troppo Ayato, non volevo darle altri dispiaceri.

"Ad ogni modo, i Mukami erano umani, una volta. Pensava che avresti preferito loro. Probabilmente, essendo solo per metà vampiri, non ha funzionato."

Mi tornò alla mente il volto frustrato di Ruki.
Abbiamo fallito, aveva detto.
E sembrava che quella sconfitta gravasse sulla sua anima.
Doveva essere molto riconoscente a Karl Heinz, se ci teneva tanto a soddisfare la sua richiesta.
Se l'avessi saputo, forse...
Ma no, non avrei potuto scegliere di stare con qualcuno senza amore, non avrebbe funzionato ugualmente.
Il volto di Raito si palesò come una secchiata d'acqua gelida.
Se solo fosse stato capace di amare, avrei scelto da tempo.

"Cosa succederà una volta scelto un Adamo?"
Ayato esitò.
"Nessuno di noi lo sa con certezza. Il tuo sangue è speciale, credo che dovremmo sentire noi stessi un cambiamento, mentre lo beviamo."
Yuki storse il naso.
Ed io, ancora una volta, ripensai ai Mukami.
Anche Kou attendeva che succedesse qualcosa, dopo avermi morsa dentro il camerino.
Ecco spiegata la sua espressione delusa.

La mia amica parlò.
"Questo Karl Heinz è proprio spregevole. - annunciò, prima di rivolgersi ad Ayato - senza offesa."
"A nessuno piace quell'uomo, neppure a noi, che siamo suoi figli. Ma dobbiamo rispettarlo."

Lo disse con un tono incolore, nello stesso modo in cui, tempo fa, mi aveva rivelato di aver ucciso la madre.
Yuki ne rimase lievemente impressionata.
Se avesse scoperto la vera natura di Ayato, l'avrebbe turbata.

"Ora che so la verità, voglio una riunione di famiglia."
Cambiai discorso, incentrando l'attenzione sulla priorità del momento.
Io e i Sakamaki dovevamo fare un bel discorsetto.
"Riunione di famiglia?" ripetè Ayato, visibilmente confuso.
"Si, famiglia. Avrete madri diverse, ma restate pur sempre fratelli."
Il vampiro mi osservò come se parlassi un'altra lingua, una lingua che non si avvicinava minimamente alla nostra.
Un po' com'era la matematica per me.

"Sarà meglio che vada.", esordì quindi Yuki, mettendosi in piedi.
"Puoi restare, se vuoi."
Mi rivolse un largo sorriso.
"Devo tornare a casa, è tardi. Ho detto ai miei genitori qualche piccola bugia per uscire a cercarti, se non torno si insospettirebbero."
"Ti chiedo scusa se ti ho creato dei problemi.", dissi ed ero veramente dispiaciuta.
Ma una piccola parte, gioiva nel sapere che qualcuno ci tenesse davvero a me.

Yuki scosse il capo e mi carezzò una spalla.
"Sei mia amica, era il minimo che potessi fare."
Ci salutammo con un abbraccio.
Ayato si offrì per accompagnarla fuori e ovviamente la ragazza, davanti una tale proposta, accettò con entusiasmo.
Gli lanciai un'occhiata minacciosa, un muto avvertimento nel non provare a morderla o a molestarla.
E gli ricordai l'incarico che gli avevo affidato.
Mi sarei ripulita dal sangue e poi sarei scesa ad affrontare tutti e sei i vampiri.

Così, anzichè dirigermi nella stanza del pianoforte, tornai nella mia.
Gettai per terra il vestito floreale, che avevo preso dalla casa dei Mukami, e ricordai di aver dimenticato il regalo di Kou nella limousine.
Tuttavia l'avrei recuperato in un secondo momento.

M'infilai nella vasca e mi lavai rapidamente.
Mi aspettavo che uno Shu mezzo assopito si materializzasse da un momento all'altro, tuttavia ciò non accadde.
Sembrava che tutti i Sakamaki avessero concordato una sorta di sciopero nei miei confronti.
Indossai una semplice gonna a pieghe e una t-shirt avvitata.
Raccolsi i capelli in una coda e, per ultime, un paio di ballerine.
Ero pronta.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Love Affairs... - ***


Capitolo 13 - Love affairs... -

 

 

 

 

Inaspettatamente, quando raggiunsi il salotto principale, tutti e sei i Sakamaki mi attendevano.
Notai che Ayato e Reiji stavano discutendo per qualcosa, probabilmente perchè il primo mi aveva svelato il piano di Karl Heinz.

Kanato chiacchierava con Teddy, le sue occhiaie sembravano più scure e profonde rispetto all'ultima volta che lo avevo visto.
Anche lui si era preoccupato per me?
Quando gli passai accanto, però, non mi degnò di uno sguardo e continuò la conversazione col suo orsacchiotto.

Shu era steso sul divano, lo occupava completamente per via delle sue lunghe gambe.
Con un occhio sbirciò i miei movimenti.
Subaru giocherellava con una rosa bianca, probabilmente era appena stato nel roseto, ma non capii perchè si fosse portato dietro quel fiore.
Infine c'era Raito.
Quando lui e Reiji mi avevano morsa, nello studio, non mi ero accorta che non indossava il solito cappello.
Adesso però, mentre si tirava indietro i ciuffi rossi con la mano, mi ricordai di quel particolare.
E mi chiesi se quella notte, nella villa dei Mukami, non fosse stato veramente lui, fuori dalla finestra.
Avevo raccolto quel cappello di feltro, pensando che fosse il suo.
Probabilmente non era stato frutto della mia immaginazione.

Mi posizionai al centro della stanza e mi schiarii la voce.
Il rumore, nonostante i vari uditi super sviluppati, venne recepito solo da Subaru.
Tentai una seconda volta.
Poi persi la pazienza.
"ADESSO ASCOLTATEMI!" gridai, piuttosto seccata.
E giurai di aver visto un fremito di paura persino negli occhi di Reiji.

"Come ben sapete, per tre giorni sono stata rapita dai Mukami - iniziai a dire - so che non avete provato a cercarmi perchè vostro padre vi aveva dato delle precise disposizioni. Sebbene, al mio ritorno, mi sarei aspettata un briciolo di entusiasmo."
Nel dirlo, lanciai un'occhiata fugace a Raito.

Soprattutto da te, pensai, sperando che riuscissi a comunicargli quel messaggio, anche senza pronunciarlo ad alta voce.

"Ad ogni modo, so cosa vi ha chiesto Karl Heinz. Devo scegliere uno di voi come Adamo. E sappiate che non funzionerà se sarò costretta a farlo."
O almeno, questa era la teoria che avevo sviluppato in base alle poche informazioni ricevute.
"I Mukami mi hanno costretto e non è servito a nulla. Questo perchè non volevo restare da loro e speravo che qualcuno di voi sarebbe venuto a prendermi, per riportarmi a casa."

Subaru strinse con veemenza la rosa tra le mani, tanto da tagliarsi con le spine.
Sapevo che lui avrebbe voluto farlo, ma dovevo far capire agli altri che, contro ogni aspettativa, tenevo a loro.
E pensavo alla magione come fosse casa.
"Non ho intenzione di fuggire. Voglio continuare ad essere la vostra Sposa sacrificale - quel termine mi costò fatica - e sceglierò un Adamo, così potrete compiacere vostro padre. Ma a una condizione."

Guardai Reiji, in fondo avevo bisogno della sua approvazione.
Seppur secondogenito, era lui a gestire ogni cosa.
"Potrò far visita ai Mukami, di tanto in tanto."
Notai molte smorfie in giro per la stanza, ma rimasi impassibile.
Per una volta, nessuno avrebbe deciso al mio posto.
Avevo lasciato che ognuno di loro attingesse dal mio sangue, senza grandi pretese in cambio, sebbene avessi scelto io di restare in quella villa.
Stavolta non avrebbero piegato la mia volontà.

Imprevedibilmente fu Kanato a scattare in piedi, rabbioso.
"Tu preferisci stare con i Mukami, anche Teddy lo pensa!"
A volte, avrei incenerito volentieri quell'orsetto nel camino.
"Non sarei tornata, se fosse così. - rimbeccai, passando in rassegna i volti dei presenti - sapete bene che sarebbe stato più facile non tornare, se non tenessi a voi."

Mi soffermai su Raito, che proprio non voleva saperne di guardarmi negli occhi.
Così tornai a guardare Reiji.
"Abbiamo un patto?"
Il vampiro scambiò una rapida occhiata con Shu, il che mi sorprese: non credevo che l'opinione del biondo contasse qualcosa per il fratello occhialuto.
Scorsi un piccolo cenno col capo.

"E sia. - proferì Reiji, quasi con tono solenne - ma che non diventi un'abitudine."
Cercai di non esultare troppo per mantenere una certa compostezza.
"E uno di noi ti accompagnerà."
Roteai gli occhi al cielo, chiedendomi se mai avrei ottenuto la loro fiducia.
"D'accordo.
È tutto."
Così dicendo congedai i fratelli.

Reiji si avviò nel suo studio.
Raito era già svanito nel nulla e lo stesso Shu.
Mi affrettai a raggiungere Kanato.
"Andiamo a preparare una torta, ti va?"
Nonostante i momenti di schizzofrenia, Kanato sapeva anche essere sensibile.
"Non ci piacciono le torte.", commentò infastidito.
In realtà ne aveva mangiate, di torte, dopo essere entrato in confidenza con me.
Era solo arrabbiato per la questione Mukami.
"Non andrò via, Kanato."
Lui mi fissò, senza un'espressione ben precisa, ma seppi che era questo il suo timore.
Proseguì per la sua strada e lo osservai da dietro, finchè non sparì completamente.
Di Subaru non c'era traccia.
 

***

Notai che Ayato sedeva ancora sul divano di fronte, aveva un'aria piuttosto pensierosa, così mi accomodai al suo fianco.
"Come mai il grande oree-sama è così taciturno?"
Ayato tentò di sfoderare il suo atteggiamento altezzoso.
"Non mi piace condivederti con i miei fratellastri, ancor meno con altri vampiri."
Mi afferrò il polso e lo addentò.
Bofonchiai un ahia ma lasciai che bevesse il mio sangue.
In fondo, con Yuki era riuscito a trattenersi, aveva guadagnato un briciolo di stima.
"Vado solo a trovarli, non ad offrirgli il mio sangue."
Il vampiro estrasse i canini, leccando il polso.
Iniziavo a sentirmi debole, così gli chiesi di accompagnarmi in cucina per preparare qualcosa.
Lui suggerì di cucinare i suoi beneamati Takoyaki ed io assentii.

Mentre preparavo la pastella, ripensai alla questione "Yuki".
"Dì un po', come mai non hai morso la mia amica?"
Ayato sussultò appena, come colto di sorpresa, poi fece spallucce.
"Non sono interessato ad altre ragazze, non essere gelosa, Tavoletta."
Ignorai l'appellativo e accesi la padella per friggere.
"Non sono affatto gelosa. Solo... stupita. - iniziai a cucinare le polpette di polpo - non hai molto autocontrollo, solitamente."
Ayato aprì la bocca per ribattere, ma non spiccò parola.
Non poteva darmi torto.
Si fece improvvisamente serio.
Ed era già la seconda volta in un solo giorno.
"Avrei voluto morderla - confessò il vampiro, osservando i Takoyaki che cuocevano - ma più la guardavo, più non riuscivo a farlo."
Spalancai gli occhi per la meraviglia.
"Pensi che sia malato?"
Ridacchiai di gusto e impiattai le polpette.
"Peggio.", commentai, offrendogli un Takoyaki.
Io stessa ne morsi uno.
Il vampiro ne buttò uno intero in bocca.
"Cos'ho allora?" mugugnò.
"Lei ti piace."
Ayato corrugò le sopracciglia e prese un'altra polpetta.
"Dall'odore, immagino che il suo sangue sia delizioso, si, alla mia altezza."
Scossi la testa, vampiri o umani, i maschi erano tutti uguali.
"Intendo dire che ti piace esteticamente, sei attratto da lei. E probabilmente dai suoi modi gentili, il che non mi sorprenderebbe, è una ragazza adorabile."
Il vampiro rischiò di strozzarsi.
"Ayato Sakamaki che si prende una cotta per una frivola umana? - si avvicinò furioso ed io indietreggiai - come osi?"

 

"D'accordo, calma furia, mi sono sbagliata." annunciai alzando le mani, in segno di resa.
Questo servì a calmarlo e tornò a gustare i suoi Takoyaki.
A me, invece, era passata la fame.

Erano solo un branco di sciocchi, decisi a tenere a distanza l'amore, come fosse un'infezione mortale.
Infastidita com'ero, conclusi che avrei affrontato Raito e chiarito la nostra situazione una volta per tutte.
Se Ayato aveva paura di confessare i suoi veri sentimenti, io avevo aspettato abbastanza con il fratello.

Me ne andai senza aggiungere altro, potevo sentire gli occhi del rosso su di me, sapevo di aver colpito nel segno.
E lo sapeva anche lui.
Prima o poi avremmo affrontato nuovamente il discorso.

Salii le scale in pochi secondi, quasi inciampando nei miei passi.
Mi precipitai nella stanza col piano, ma di Raito neppure l'ombra.
Volente o nolente, io e lui avremmo parlato.
Così provai a cercarlo nella sua camera.

E finalmente lo vidi: bellissimo, come sempre.
Era steso sul letto e, con le braccia incrociate dietro la testa, contemplava il soffitto.
Come se fosse la cosa più interessante a questo mondo.
Entrai in silenzio, ma lui ruotò il capo immediatamente, doveva avermi sentita.
Mi guardò negli occhi e io mi immobilizzai, sentendo il fiato mozzarsi.
Non ammiravo quelle iridi smeraldine da troppo tempo.
Tornò ad ignorarmi e io ripresi a camminare.
Incerta sul da farsi, mi stesi sul letto al suo fianco.

Rimasi anche io a pancia in sù, a fissare il soffitto, come se da un momento all'altro sarebbe sbucato qualcosa di interessante.
Gettai un'occhiata al vampiro e mi resi conto che mi stava osservando.
Colta alla sprovvista, arrossii lievemente e tornai a guardare in alto.
Ma era troppo tardi.
Sentii il suo respiro caldo sul corpo.
"E così sei tornata, Bitch-chan.", sussurrò Raito.
Sperando di non balbettare, risposi: "Avevi dei dubbi?"
Il vampiro mi passò una mano sul fianco, le sue dita erano gelide, ma non furono quelle a darmi i brividi, bensì il suo tocco.
Mi afferrò la vita e mi fece ruotare di fianco, così da trovarci faccia a faccia.
"Perchè sei venuta qui, Bitch-chan?"
In realtà, me lo domandavo anche io.
Che avessi un debole per lui, era assodato, ma non si era comportato bene, soprattutto negli ultimi giorni. 
Credevo che avessimo fatto pogressi nella nostra relazione, invece mi riteneva ancora una ragazza come un'altra.
Ero furiosa, eppure adesso, a pochi centimetri da lui, tutta la rabbia pareva essersi dissolta.

Poi ricordai un dettaglio importante, notando i suoi capelli rossi sparpagliati sul cuscino.
"Perchè sei venuto alla villa dei Mukami?"
Raito rimase spiazzato per un istante, poi mi rivolse un sorriso malizioso, che prometteva guai.
"Non sei ingenua come sembra."
"Mi sottovaluti sempre - protestai - tutti voi pensate che io sia una stupida."
Raito scese con le dita ad accarezzarmi la parte di gamba scoperta.
"Non ho detto stupida, ho detto ingenua."
Senza pensarci un minuto di più, si avventò sul mio collo e io cacciai un mugolio di dolore.
Era stato un morso improvviso e rude, come quello precedente.
Come se volesse punirmi per chissà cosa.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, aspettando che finisse.
Si staccò poco dopo, leccando il liquido che zampillava dal mio collo.
Poi inspirò a fondo il mio odore.
"Stavo impazzendo senza il tuo sangue, Bitch-chan."
La sua mano salì su per la coscia, sfiorando il bordo della gonna.
Scosse elettriche si rincorsero lungo la spina dorsale.
"Allora perchè non sei venuto a portarmi via?", chiesi, ignorando la situazione compromettente.
Quel ragazzo aveva una brutta influenza su di me.

"Pensavo che per te fosse indifferente."
"Cosa?"
"Essere la mia sgualdrina o la loro."
Mi sembrò di ricevere uno schiaffo.
Avrei voluto piangere, ma era un po' come se mi fossi arresa.
Raito non avrebbe mai compreso il significato della parola "amare".
Mi sollevai in silenzio e lui non aggiunse nulla.

Tornai rassegnata nella mia stanza, con gli occhi lucidi.
Non l'avrei mai detto, ma tutto quel rosa mi era mancato.
Mi buttai a peso morto sul letto e rimasi col viso immerso nei cuscini.
Tutte quelle vicende mi avevano svilita, in pochi giorni la mia vita era stata nuovamente stravolta.
Tra i Mukami, Karl Heinz, Yuki e Raito, avevo fin troppe cose a cui pensare.

Tornai a sedere, controllai l'orario e notai che era mezzanotte.
Mi sarei dovuta abituare nuovamente a restare sveglia la sera e a dormire durante la mattina, tuttavia il sonno aleggiava sul mio corpo, pronto a prendere il sopravvento.

Notai il cellulare sul comodino, stranamente era rimasto lì dal giorno del "rapimento":
Lo accesi e mi venne un colpo.
Avevo diciotto messaggi da parte di Natalie.
Li lessi velocemente, ognuno conteneva, bene o male, lo stesso testo.

"Dove sei finita? Rispondi presto!!!"
Tranne l'ultimo, che recitava: "Yuki mi ha detto che hai avuto la febbre alta, chiama appena starai meglio!!"

Non avrei mai immaginato che la dolce Yuki fosse anche in grado di mentire, era una sorpresa continua, quella ragazza.
Appuntai mentalmente di ringraziarla per avermi coperta e non aver confessato il mio segreto a Natalie.
Anche lei era mia amica, ma non ero sicura che l'avrebbe presa bene, scoprendo ciò che nascondevo.
Le scrissi un piccolo messaggio, in cui la rassicuravo di stare meglio, aggiunsi che ci saremmo organizzate presto per un'uscita fra ragazze.

Non rispose, quindi immaginai stesse dormendo.
Lasciai il cellulare sul comò e mi stesi, sforzandomi di tenere gli occhi aperti.
Ma la stanchezza ebbe la meglio.
Mi addormentai.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buonasera, spendo qualche parola, considerato che non mi facevo sentire da un po’ nell’angolo autrice, per ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, che l’hanno inserita fra le preferite, seguite e ricordate, ma soprattutto a coloro che recensiscono, in particolare a Spring_Sun
In più ho notato che il programma che utilizzavo per pubblicare foto (vale a dire Tinypic ) è stato rimosso per cui le sostituirò man mano.
A presto, Nephy
-

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - ... Unsolved Affairs - ***


Capitolo 14 - ... Unsolved affairs -

 

 

 

Mi svegliai quando il sole splendeva alto nel cielo e, nella magione, regnava il più assoluto silenzio.
Essendo mezzogiorno, neppur un vampiro sarebbe uscito dalla sua stanza, se non per un valido motivo.
Mi stiracchiai lentamente e poi mi infilai nel bagno.
Volevo dedicare la giornata a me stessa, nessuno sarebbe venuto a reclamare il mio sangue prima di qualche ora.

Decisi di fare un bel bagno e aprii un bagnoschiuma che avevo comprato settimane prima.
Aspettavo di usarlo per qualche occasione speciale, ma non avevo alcun appuntamento per cui profumare particolarmente.
Ne versai una piccola quantità nella vasca e, mescolato al getto d'acqua, si creò una patina di schiuma.
Mi spogliai e mi immersi nell'acqua tiepida.
Sebbene fosse estate, non gradivo l'acqua fredda sulla pelle.

Rimasi attimi interminabili con gli occhi chiusi, il solo rumore delle piccole bolle di sapone che scoppiavano di sottofondo.
Era da tempo immemore che non riuscivo a rilassarmi così: mi sembrò di essere in un sogno, un mondo parallelo popolato da creature fantastiche, tra cui vampiri.
Quando aprii gli occhi, mi resi conto che non era questo il mondo surreale, ma la quotidianità a cui ero abituata prima di trasferirmi qui,
sembravano trascorsi anni dall'ultima volta che avevo visto mio padre 1.
I ricordi iniziavano a sbiadire.
E non l'avrei permesso.

Mi avvolsi nell'accappatoio e contattai le mie due amiche, chiedendo se avessero impegni per il pomeriggio.
Uscire sarebbe servito a divagare un po' la mente.

Yuki rispose subito, dicendo di essere disponibile.
Tornai in camera ed indossai un abitino bianco ed aderente.
Lasciai i capelli umidi e mi accomodai sul letto, aspettando la risposta di Natalie.
Forse per noia, pensai a cosa stessero facendo in quel momento i Mukami.

Guardando l'orologio, immaginai che fossero raccolti a tavola per pranzare.
Potevo vedere Kou rubare dei gamberetti a Yuma e quest'ultimo borbottare stizzito.
Azusa avrebbe assistito alla scena con un piccolo sorriso, mentre Ruki li avrebbe rimproverati severamente.

Il telefono vibrò e sussulati. Poi lessi il messaggio di Natalie.
Sono felice di sapere che tu stia bene! Questo pomeriggio sono liberissima, incontriamoci al parco Ueno 2

Sorrisi gioiosa: ci saremmo incontrate alle tre e sarei tornata alla magione alle sette, nessuno si sarebbe accorto della mia assenza.
Tuttavia era ancora mezzogiorno e sentivo lo stomaco brontolare, per cui decisi che sarei uscita prima.

Trascorrere del tempo con me stessa avrebbe giovato alla mia salute, in fondo, avevo perso di vista i miei spazi, i miei bisogni e i miei hobby.
Canticchiando sottovoce, presi una borsetta e ci buttai dentro il cellulare, un pacco di fazzoletti ed il portafoglio.
Dipendere dai Sakamaki era spiacevole: mi dissi che, una volta finito il liceo, avrei cercato un lavoro.

Sempre che te lo permettano.
Scossi il capo, avevo ancora un anno di tempo per preoccuparmene.

Scesi le scale in punta di piedi, sperando che non vi fosse anima viva in giro.
Ma quando passai davanti allo studio di Reiji, la sua voce mi fece sobbalzare.
"Dove stai andando, esattamente?"
Mi affacciai nella stanza, notando che sedeva alla scrivania, con una tazza di qualcosa fra le mani, tè probabilmente.
"Dovrei vedermi con Yuki e Natalie."
Il vampiro corrugò la fronte: "Vale a dire?"
Lo fissai interdetta.
"Le mie compagne di classe, nonché le uniche amiche che ho qui!", spiegai come fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Non avrai intenzione di andare dai Mukami?"

Ruotai gli occhi al cielo ed entrai nella stanza, estraendo il cellulare dalla borsa.
Mostrai i messaggi che ci eravamo scambiate qualche minuto prima.
"L'appuntamento è alle tre del pomeriggio, adesso è solo mezzogiorno."
"Mezzogiorno e mezzo - lo corressi - e comunque ho fame."
"C'è del cibo in frigo."
Riposi il telefono nella borsetta e sbuffai.
"Tranquillo, andrò dai Mukami accompagnata da uno di voi!"
Reiji mi osservò qualche momento, soppesando se stessi dicendo la verità, infine annuì.
"Vai pure, ma in cambio ho un favore da chiederti."
Mi preparai ad essere morsa e decisi che, se proprio doveva farlo, gli avrei offerto l'incavo del collo, per nascondere il morso con i capelli.

"Accomodati, per favore."
Avrei voluto gridargli che mi stava facendo perdere tempo, ma tutto quel mistero mi incuriosiva.
Presi posto di fronte a lui.

"Vorrei chiederti di portare Shu con te, quando andrai dai Mukami."
"Se il tuo obiettivo è di non lasciarmi da sola con loro, credo che Shu sia il meno indicato per farmi da guardia del corpo."
Commentai, immaginando che quel biondo non si sarebbe mosso dal divano, neppure se i Mukami mi avessero morsa tutti e quattro, contemporaneamente.
La scena si delineò nella mia testa e rabbrividii.
"Non è per quello, vorrei che incontrasse uno dei fratelli.", confessò Reiji, destando il mio interesse.
"Perchè mai dovrebbe..."
"Lui non lo sa - mi precedette il vampiro - ma uno di loro è un suo vecchio amico di infanzia, ai tempi si chiamava Edgar."
"Qual è il suo nome ora?"

"Yuma."
Puro stupore si dipinse sul mio volto.
Shu e Yuma erano vecchi amici d'infanzia?
"E tu come lo sai?"
Reiji sorseggiò il suo tè e poi riprese a parlare.
"Quand'eravamo piccoli, come sai, io studiavo tutto il tempo. Mentre Shu si divertiva con quell'umano."
Dunque Shu aveva conosciuto Yuma quand'era un bambino ed ancora umano.
Ricordai che quando eravamo piccoli, Shu aveva citato Edgar, delle volte.

"Ero invidioso, così diedi fuoco al suo villaggio."
Rimasi allibita.
"Shu pensava che Edgar fosse morto nell'incendio - proseguì Reiji - ma lui aveva solo perso i genitori... e la sua memoria, quindi fu portato in orfanotrofio."

Sapevo che avrei dovuto contenermi, rimproverarlo sarebbe stato rischioso, avrei potuto suscitare la sua collera, avrebbe potuto infliggermi chissà quale tortura, ma non riuscii a trattenermi.
"Reiji è terribile! - sbottai - hai raso al suolo un villaggio solo per invidia, quando avresti potuto, semplicemente, unirti a loro."
Mi aspettavo che il vampiro tentasse di giustificarsi o si arrabbiasse con me, incapace di ammettere le sue colpe, ma si limitò ad annuire.
"Sono stato egoista."
Si massaggiò le palpebre e indossò gli occhiali rettangolari, spingendoli sul naso.
Non potevo credere che lo avesse ammesso.
"Ma sto cercando di rimediare."
Sospirai.
"E sia, chiederò a lui di accompagnarmi... Ma voglio che sappia la verità."
Stavolta Reiji mi fissò truce.
"Non ne sarà contento."
"Certo che no! - risposi - non è stato un bel gesto, il tuo, ma l'importante è sistemare le cose."
"Ci devo pensare."
"Lo faremo stasera.", sentenziai.

Il vampiro non disse nulla ed io mi alzai dalla sedia, pronta ad uscire.
Per la prima volta, ero stata io ad impartire ordini, persino ad uno tosto come Reiji Sakamaki.
Mi complimentai con me stessa.
Forse, dipendeva dal fatto che fossi una discendente di Eva e i vampiri avevano, involontariamente, un debole per me.
Almeno per adesso.

***

Dentro la limousine ritrovai la busta che conteneva l'abito rosa, quello che mi aveva comprato Kou.
Lo estrassi per un istante, carezzando la stoffa, e mi immaginai con quel vestito il giorno del mio compleanno.

Avrei festeggiato su una spiaggia, ci sarebbe stata della musica, avremmo ballato un po' e io avrei cantato una canzone, insieme alle mie amiche.
Perfino Sakura sarebbe tornata dal suo viaggio, pur di non perdersi il mio diciottesimo.
Mukami e Sakamaki si sarebbero dati tregua per un giorno e anche loro avrebbero festeggiato assieme a me.
Poi, sotto un cielo puntellato di stelle, lontano dagli altri, avrei pensato a mia madre e successivamente alla mia famiglia adottiva.
Avrei chiuso gli occhi e sorriso, e su quelle mie labbra ridenti, Raito avrebbe posato le sue.

Scossi il capo, ancora una volta la mia immaginazione aveva fantasticato fin troppo, tornai alla cruda realtà.
Non ci sarebbe stato alcun compleanno, nessuna tregua tra i vampiri e, soprattutto, nessun bacio.

Arrivata al centro della città, scesi dalla limousine, con gli occhi dei passanti puntati addosso.
Probabilmente, credevano che fossi la figlia di qualche ricco impresario giapponese.
Mi guardai intorno e notai un piccolo locale, piuttosto affollato, dal quale proveniva un piacevole profumo, dunque vi entrai, affidandomi all'olfatto.
All'interno era ben più spazioso di ciò che avevo immaginato, aveva uno stile vintage, con tavoli di legno e foto in bianco e nero di vecchi attori.

Un cameriere mi venne incontro, chiedendo se aspettassi qualcuno.
Mai, come quel giorno, ero tanto felice di poter stare un po' da sola.
Mi fece accomodare ad un tavolo per due e sparecchiò il posto di fronte, lasciandomi un menù.
In fondo alla sala vi era un palcoscenico e un gruppo di ragazzi, vestiti con camice e bretelle, tiravano fuori i loro strumenti.
Chi una trombetta, chi un sassofono.
Osservai con interesse, prima che il cameriere venisse a prendere l'ordinazione.
Decisi di ordinare una grigliata di carne, ne avevo bisogno, se non desideravo diventare anemica, con tutto il sangue che perdevo quotidianamente.

Il cameriere schizzò via tra i tavoli ed io tornai a guardare il gruppo che era ormai pronto ad esibirsi.
Uno di loro iniziò ad accarezzare i tasti del piano, il secondo attaccò con la tromba, creando una melodia bellissima seppur malinconica.
Appoggiai il viso alla mano e rimasi ammaliata da quella musica.
Si trattava di jazz, ecco spiegato lo strano abbigliamento.

Cominciai a mangiare la mia bistecca e la musica, man mano, si trasformò: il ritmo divenne sempre più incalzante e travolgente.
Alcuni commensali si alzarono per andare a ballare nel piccolo spazio vicino al palco.
Quando la canzone finì, scattai in piedi, unendomi alle altre persone che applaudivano.
Finii lo spiedino di carne che avevo nel piatto e domandai al cameriere se quei musicisti venissero ogni giorno.
Mi spiegò che si esibivano tutti i giovedì alle nove di sera e che, occasionalmente, ripetevano lo spettacolo il venerdì all'una.
Proprio com'era successo oggi.
Lo annotai mentalmente, di sicuro avrei partecipato a qualche altra esibizione, mi erano proprio piaciuti.
Pagai il conto e decisi di fare una passeggiata, prima di incontrare le mie amiche al parco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Saaalve gente! Eccoci qui, mi faccio sentire per farvi un piccolo appunto.
Padre 1
Ho voluto sottolineare questa parola poiché come sapete, nel prequel, la nostra protagonista (Mitsuko) dice di avere entrambi i genitori.
Quando avevo iniziato a scrivere questa fanfiction, non immaginavo che avrei continuato così a lungo con la storia, ma capitolo dopo capitolo, la trama ha iniziato a prendere una forma più precisa, per questo motivo sono costretta a “cancellare” la madre adottiva di Mitsuko.
Riprenderò la prima stagione per apportare alcune modifiche, sia a livello lessicale che a livello di trama.
A presto, Nephy-

 

Parco Ueno2 Parco esistente a Tokyo, nel quartiere di Taitõ.
Il locale in cui pranza Mitsuko è inventato.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Normality - ***


Capitolo 15 - Normality -

 

 

 

 

In prossimità del parco, un carretto dei gelati emanava una dolce melodia.
Mi ricordò vagamente l'infanzia, quando Takeshi mi portava a prendere il gelato.
Giunsi vicino al piccolo mezzo e l'anziano mi chiese quale gusto preferissi.
Ordinai un ghiacciolo all'arancia e, dopo aver pagato, mi accomodai su una panchina all'interno del parco.
Erano le due e le mie amiche non sarebbero arrivate prima di un'ora, quindi avevo tutto il tempo per gustarmi il ghiacciolo e osservare la gente intorno a me.
 

Notai una coppia a qualche metro di distanza: sedevano sul prato, la schiena di lei appoggiata sul petto di lui, e chiacchieravano allegramente.
Venni distratta da un cane, che abbaiava a qualcosa su un albero, e il padrone che tentava disperatamente di calmarlo.
Alle sue spalle, due bambini saltellavano in cerchio, ci mettevano talmente tanta passione e impegno, che la loro vita sembrava dipendere da quello.
Tutti questi sconosciuti mi ricordarono come fosse avere una vita normale.
Rimasi a lungo a rubare quegli attimi di quotidianità con lo sguardo, avevo finito il ghiacciolo.
 

Finché, in lontananza, una fanciulla bionda, dall'aspetto familiare, sventolò la sua mano.
Yuki mi raggiunse in un lampo, salutandomi con un abbraccio.
"Va tutto bene?", mi chiese apprensiva.
Annuii col capo: rispetto a qualche giorno prima, andava decisamente meglio, avevo ritrovato un certo equilibrio.
Ci accomodammo su una panchina, aspettando che Natalie ci raggiungesse.
Aveva un talento naturale per arrivare in ritardo, ma ormai ci avevamo fatto l'abitudine.

La bionda colse l'occasione per farsi aggiornare sulla questione "vampiri".
Le spiegai il mio piano: cercare un Adamo tra i Sakamaki, a patto di poter far visita ai Mukami.
"Sei tanto affezionata a loro?", mi chiese.
Io stessa ci pensai per qualche minuto... Ero così affezionata a quei quattro?
"Credo di si. - confessai - anche loro hanno avuto brutte esperienze, fin da bambini.
E se c'è un sentimento che unisce più dell'amore, credo proprio che sia la sofferenza.
Se conosci il dolore, puoi solo essere solidale con chi lo ha provato. Non puoi ignorarlo o, peggio ancora, gioirne.
Ciò che puoi fare è condividerlo con l'altro e forse, in questo modo, farà meno male a entrambi."

Yuki si sciolse in un largo sorriso e mi carezzò la schiena.
"Hai proprio un gran cuore, Mitsuko."
Sorrisi di rimando, ma all'improvviso la mia amica chinò il capo, quasi a disagio.
"Vorrei chiederti un'altra cosa..."
La incitai a continuare.
"Non so se vi confidate, tu e Ayato... - mormorò, torturandosi le mani - ma, ecco... lui ti ha parlato di me?"
Decisamente intenerita, le presi le mani, placando il suo nervosismo.
"Ayato è molto particolare - termine meno offensivo per definire il suo smisurato ego - e non gli è facile mettere al primo posto qualcuno che non sia lui stesso."

Yuki assentì, un po' sconsolata.
"Ma prima o poi metterà da parte quello stupido orgoglio e si accorgerà di che splendida persona sei.", la rassicurai.
In fondo, la bionda non sapeva quanto fosse difficile per Ayato trattenersi dal mordere qualcuno.
E, in mia assenza, non si era più nutrito.
Di certo significava qualcosa.
Yuki parve rasserenarsi.

In quel momento, una Natalie sbucata dal nulla ci corse incontro.
Ci scambiammo un piccolo abbraccio.
"Come stai?", mi chiese.
Sfoggiava una tuta floreale e aveva raccolto i capelli in una coda.
"Adesso bene, grazie."
"Natalie, sei più bella del solito!", esclamò Yuki, osservando la nostra amica.
Quest'ultima sbuffò stizzita.
"Mia madre ha detto che non sono abbastanza femminile e mi ha costretto a indossare... ciò.", si lamentò, indicando il suo abbigliamento.
"Niente male! - commentai - forse vorrebbe ti fidanzassi con qualche bel giovane."
Natalie mi fissò divertita, come se avessi raccontato una barzelletta, poi tornò ad essere terribilmente seria.
"Preferisco morire da sola, piuttosto che con qualche rozzo o presuntuoso essere di genere maschile."
Io e Yuki ridacchiamo.

Poi, tutte insieme, entrammo nel primo bar nelle vicinanze, per prendere un gelato.
Tralasciai il dettaglio che, per me, sarebbe stato il secondo.
Ma in fondo dovevo recuperare le forze.

Sedute intorno un tavolino, un cameriere sorridente ci lasciò i menù.
"Quel cameriere è proprio carino, perché non ci provi?", propose Yuki, sfogliando il menù plastificato.
Natalie la osservò con un sopracciglio inarcato, poi si rivolse a me, parlando sottovoce.
"Sicura che sia la vera Yuki?"
Mi scappò una risata.
"Guarda che ti sento!"
La castana la ignorò bellamente.
"Vuole accoppiarmi con un ragazzo sconosciuto, sta sfogliando il menù, anziché prendere il solito cono fragola e vaniglia."
Scrollai le spalle, pensando a quanto l'amore cambi le persone.
"Dev'essere la sua gemella trasgressiva."

Yuki sorrise, facendo finta di non ascoltare.
"Penso che prenderò una fetta di crostata ai lamponi.", esclamò.

Natalie si voltò a guardarla e la scosse per le braccia.
"Lamponi? Chi sei tu e che fine hai fatto fare alla nostra amica?"
Scoppiai a ridere, seguita a ruota dalla bionda.
"Seriamente, esci da questo corpo!", continuò a dire Natalie, piena di enfasi.

Mi prestai al gioco e presi una bustina di zucchero, strappai il bordo e ne lanciai un po' su Yuki.
"Esci da questo corpo." bisbigliai.
"Esci da questo corpo!" ripeté la castana a voce alta.

"Torno più tardi? È un brutto momento?"
Nessuna delle tre si era accorta del cameriere di prima, che sostava in piedi, col taccuino fra le mani, e le sopracciglia aggrottate.
Natalie divenne rossa dall'imbarazzo, io e Yuki proseguimmo a ridere sotto i baffi.
"Esorcismo finito." annunciai, strappando un sorriso anche al cameriere.

In quell'istante, m'illusi di poter avere anch'io un briciolo di normalità.
Yuki prese un cono fragola e vaniglia, per convincere Natalie che era la stessa di sempre, quest’ultima ordinò una coppetta di gelato al gusto pera, scelta che lasciò perplesso anche il cameriere, e io optai per una torta al cioccolato.

Per un giorno potevo permettermi di esagerare.

Quando giunsero le nostre ordinazioni, notai una limousine bianca parcheggiare fuori dal bar e un cospicuo gruppo di ragazze accalcarsi lì vicino.
Sentii delle urla sommesse, che catturarono l'attenzione delle mie due amiche.
"Chi sarà mai?"
Tutte e tre osservammo un ragazzo farsi largo tra le giovani, scortato da due guardie del corpo.

Spalancai la bocca, realizzando che si trattava di Kou.
Tornai a sedere composta, dando le spalle al vampiro, nella speranza di passare inosservata: quella era la mia giornata di "riposo", libera da vampiri, Karl Heinz, leggende e tutto il resto.

"Ma quello è Kou, l'idol!", affermò Yuki, notevolmente sorpresa.
Evidentemente era un idol veramente popolare.
Ma non conosceva il suo cognome, altrimenti avrebbe intuito perché ero così nervosa.
"Io non lo conosco, ma il suo atteggiamento da pavone vanitoso la dice lunga sul suo conto."
Commentò Natalie e sospirai di sollievo, pensando di non essere l'unica a non conoscere il frivolo mondo dello spettacolo.
"Sta venendo da questa parte!" constatò Yuki, con voce stridula.
Chiusi gli occhi, pregando che non mi avesse riconosciuta.

"M-neko-chan?"
La sua voce cristallina mi fece sobbalzare.
Aprii un occhio e notai il biondo al mio fianco.
Le mie amiche mi fissarono basite.
Probabilmente si chiedevano se conoscessi tutti i ragazzi più famosi di Tokyo.
E io mi domandai, invece, se tutti i ragazzi più famosi, a Tokyo, fossero in realtà dei vampiri, poiché avevo sempre a che fare con loro.
"Ciao Kou.", lo salutai con poco entusiasmo.
"Sembra che ci incontriamo di nuovo!"
Gli gettai un'occhiata truce.
In un altro contesto sarei stata ben lieta di rivederlo.

"I Sakamaki ti mandano in giro da sola, così presto? Notevole."
Natalie corrugò la fronte, non capendo a cosa alludesse.
Yuki metabolizzò lentamente e cambiò discorso.
"Noi siamo le sue amiche! Yuki Watanabe e Natalie Suzuki."
"Kou Mukami - si presentò lui, afferrando la mano della bionda e imitando un baciamano - è un piacere conoscervi."

"Mukami." ripeté Yuki, lanciandomi un'occhiata.
La guardai di sottecchi ed annuii: si, era uno dei vampiri che mi aveva "rapita".

Il ragazzo si ricompose, rivolgendo la sua attenzione all'amica dai capelli castani.
"Forse, queste graziose fanciulle vogliono un mio autografo."
Lo fissai interrogativa, credevo che non facesse nulla, senza ottenere qualcosa in cambio.
Ma Natalie rispose per entrambe.
"Queste graziose fanciulle non lo vogliono."

Yuki le rifilò uno sguardo contrariato, evidentemente voleva quell'autografo, ma non osò contraddire l'amica.
Kou sorrise malizioso, studiando meglio la castana.
I suoi occhi indugiarono sulla scollatura della tuta e Natalie si schiarì la voce, infastidita.

"Posso unirmi a voi?" domandò il vampiro, mentre un gruppetto di ragazzine urlanti veniva allontanato dagli uomini della sicurezza.
Ma prima che Yuki accettasse, rifiutai repentinamente.
"No, noi stavamo andando via."
Natalie annuì con vigore, probabilmente non aveva un debole per Kou, come invece lo aveva il resto della popolazione femminile.

Il vampiro osservò il cono che Yuki non aveva terminato e la coppetta gelato di Natalie, ancora piena.
Anche la mia torta al cioccolato era intatta.
E ridacchiò, una risata delicata e a malapena udibile.
"Capisco... - annunciò, gettandomi un'occhiata loquace - vorrà dire che, al posto di tre splendide ragazze, dovrò accontentarmi delle mie guardie del corpo dal muso lungo."
Natalie non rise alla battuta.
"Mi correggo, anche qui vedo un broncio."
Doveva essere una novità, per Kou, essere bellamente ignorato da una giovane fanciulla dotata di ormoni.
La castana si sentì chiamare in causa e scrollò le spalle.
"Parli con me?"
"Tu dici, brunetta?" 
La schernì il vampiro e, prima che lei potesse ribattere, mi fece un occhiolino e si diresse verso un altro tavolo, sempre
accompagnato dai suoi bodyguard.

Natalie rimase a fissarlo mentre si allontanava, con la bocca spalancata e qualche commento infastidito pronto a venir fuori.
"Quell'odioso, viziato e... e..."
"Attraente?" suggerì Yuki, ma l'altra la fulminò con lo sguardo.
"Ed egocentrico!"
Scoppiai a ridere.
"Calma furia, si è allontanato, finiamo di mangiare e ce ne andremo!"

Mangiammo velocemente, affinché non fosse troppo palese la bugia che avevamo rifilato a Kou, pur di mandarlo via.
Ognuna pagò la sua ordinazione e, una volta fuori dal bar, ci salutammo con un abbraccio di gruppo.
"Vediamoci al più presto!" esclamò Yuki, col solito entusiasmo.
Le due si avviarono in direzioni opposte ed io le salutai.
Era ormai pomeriggio inoltrato e anche io dovevo rientrare.
 

M'incamminai per la mia strada, quando la luce di un lampione esplose di colpo.
Urlai, proprio come avevo fatto tempo prima, e chiusi gli occhi, respirando a fondo per calmarmi.

 
Quando li aprii di nuovo, di fronte a me sostava un uomo dai capelli biondi e lunghi, le punte sfumate di rosa.
Assomigliavano vagamente a quelli di Subaru.
"Buonasera, Eva."
Mi bastò quella frase per comprendere chi avessi di fronte.
“Karl Heinz."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buonasera gente! Son tornata con questo nuovo capitolo, in cui la situazione inizia a farsi bollente.
Ci tengo a specificare che in questo capitolo ho voluto spendere un po’ di tempo per farvi conoscere meglio Yuki e Natalie.

Nella prima stagione sono state solo “figure di contorno”, mentre adesso iniziano a stringere un sincero e profondo rapporto di amicizia con la nostra Mitsuko, soprattutto Yuki che adesso condivide anche il suo segreto, per cui era d’obbligo spenderci qualche riga in più. Certamente le ritroveremo in futuro.
Ahimè non ho ancora trovato il modo per pubblicare immagini, da quando hanno chiuso Tynipic le ho provate tutte, ma ancora nulla da fare.

Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate, i lettori “silenziosi” e soprattutto SeiraBrizzi e pinkykawaii che hanno recensito il capitolo precedente.
A presto, Nephy-

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Capitolo 16
*** AVVISO ***


Salve a tutti, mi scuso per l'immenso ritardo ma volevo solo informarvi che al momento sono partita e non ho il computer dietro quindi ahimè non potrò aggiornare per un po', non so quanto si prolungherà la mia permanenza nella nuova città, ma appena avrò un pc da rubare lo utilizzerò per aggiornare, come prima cosa. A presto. Nephy~

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Tic Tac - ***


Capitolo 16 - Tic Tac -

 

 

 

 

"Sapevo che mi avresti riconosciuto."
Annunciò Karl Heinz, sfoderando un sorriso malizioso degno di Raito.
Dopotutto era il padre dei Sakamaki, ognuno doveva aver preso qualche tratto da lui.

"Non è facile dimenticare colui che ha ucciso mia madre."
Il vampiro si avvicinò ed io indietreggiai, pronta a fuggire o ad urlare.
"Natsumi era una persona... caparbia."
Strinsi i pugni e appuntai mentalmente che mia madre si chiamava Natsumi.
I miei ricordi erano ancora sfocati, ignoravo quale fosse il suo nome, e questo mi lasciava sempre un vuoto incolmabile.
Adesso, tutto iniziava a prendere forma.

Ad ogni modo, se avessi potuto lo avrei ucciso a mani nude, ma non avevo alcuna chance di vincere contro di lui, anche se avessi avuto il pugnale di Subaru, quello in grado di ferire mortalmente i vampiri.
"Non osare nominare mia madre."
"Tu le somigli molto... sei testarda proprio come lei e... bella come lei."
Karl Heinz mi afferrò una ciocca di capelli e l'attorcigliò intorno al dito.
Mi ritrassi, disgustata e spaventata.

"Cosa vuoi, da me, esattamente?"
Il vampiro prese a girarmi intorno, come a valutarmi da diverse angolazioni.
"Osservarti."
Aggrottai le sopracciglia, aspettandomi che aggiungesse altro, ma non fu così.
Si posizionò di fronte a me, a qualche metro di distanza, ed io mi sentii più sicura.
"So di dover scegliere uno dei tuoi figli, un Adamo, ma perchè?"

Un sorriso, poco rassicurante, squarciò le sue labbra.
"Vedo che qualcuno ti ha narrato la leggenda... Chi?"
"Non importa - mi affrettai a dire, non avrei tradito Ayato - Perchè dovrei scegliere uno di loro?"
"Dev'essere stato Ruki - continuò invece il vampiro, come se mi avesse ignorato completamente - era così frustrato per avermi deluso."

"A tal proposito, non è colpa loro."
Mi affrettai a dire.
Avevo sviluppato una mia teoria e la esposi: nessuno di loro poteva essere il mio Adamo, a meno che non fossi stata io stessa a sceglierlo.
Karl Heinz mi fissò divertito.
"Cerchi di giustificare i Mukami? - lo chiese con evidente stupore - ad ogni modo, non possono diventare un Adamo perché non sono dei vampiri purosangue, avrei dovuto immaginarlo."
Ascoltai attentamente, di certo quella versione era accettabile.

Ma ero sicura che dipendesse anche da me, la scelta dell'Adamo.

"Tuttavia, attenderò che tu prenda una decisione, ma ti conviene fare in fretta."
Fece dietro front ed io mossi dei passi verso di lui.
"Cosa accadrà se dovessi scegliere un Adamo? E perché dovrei sbrigarmi?"
Karl Heinz ruotò di poco il capo, mostrando solo una parte del volto.
Ma intuii che sorrideva ancora.
In un modo terrificante.
"Credo di aver fatto arrabbiare gli amici di tuo padre, con questa leggenda.

Tic Tac Eva, non ti rimane molto tempo."
Sempre più confusa cercai di dare un senso a quelle parole, ma quando gli domandai cosa volesse dire, Karl Heinz era già svanito nel nulla.

Tic Tac.
Riecheggiò nel silenzio della sera ed io rabbrividii.

 Una mano si posò sulla mia spalla e rischiai un infarto.
"Stai bene?"
Ruki sostava in piedi alle mie spalle.
Tremavo ancora, ma la sua presenza mi rassicurò lievemente.
Annusò l'aria e il suo sguardo si fece più duro.

"Quella persona era qui."
Feci un cenno d'assenso col capo, incapace di spiccar parola.
Cosa voleva dire con quel discorso sugli "amici" di mio padre?
Si riferiva forse alla Chiesa? Ai Cacciatori?

"Cosa voleva?" domandò Ruki.
"Vuole che scelga un Adamo... ma non mi ha detto il perché."
"Nessuno sa mai cosa gli passi per la mente."
Il vampiro continuò ad osservare il paesaggio circostante, come se fosse certo che Karl Heinz ancora ci spiava nell'oscurità.

"Eppure gli obbedite, come dei fedeli cagnolini."
"Gli dobbiamo molto."
Guardai il viso enigmatico di Ruki e capii.
"Lui vi ha trasformato, non è vero?"
L'altro annuì.
"Ma vi sta usando - aggiunsi con rabbia - ha usato voi e i propri figli per i suoi scopi. Ci muove come fossimo burattini."

Ruki non poté fare altro che concordare con me, tuttavia lui e i suoi fratelli non avevano più un ruolo in questa storia.
Non si erano dimostrati utili ai suoi scopi.
"Meglio così - commentai - non siete più vincolati a lui."
"Abbiamo pur sempre un debito nei suoi confronti."
Scossi il capo e mi sistemai la borsa in spalla, così tornai sui miei passi: dovevo sbrigarmi a rientrare o Reiji non mi avrebbe più permesso di uscire.
"Dove stai andando?", domandò Ruki.
"A casa."

Mi ritrovai il vampiro accanto, ma non sussultai stavolta.
Piuttosto lo fissai incuriosita.
"Non vorrai mordermi? Perché i Sakamaki non ne sarebbero felici."
Ruki mi afferrò per un polso e mi strattonò a sé, lo sguardo terribilmente serio.
"Credi che abbia paura di loro?"
Abbassò il viso, sfiorando il mio collo col naso.
Inspirò a fondo il profumo.
Rimasi immobile, se mi avesse morsa, i Sakamaki non l'avrebbero presa bene.
Tuttavia si allontanò e mi lasciò andare.
Sospirai di sollievo.

"Non sono un animale come loro - mi ricordò - non ho alcun motivo per morderti, adesso."
La sua frase mi stupì.
"Ti accompagno a casa."
Così dicendo, tornò ad avanzare nella strada semi-buia ed io lo osservai accigliata: era forse preoccupato per la mia sicurezza?
Stentavo a crederci, ma camminare al suo fianco mi donò serenità.
Proseguimmo dunque in silenzio, io ero abbastanza a disagio e non trovai alcuna argomentazione, finché mi tornò alla mente il patto stretto con i Sakamaki.

"Sceglierò un Adamo. - annunciai, destando la sua attenzione - e, in cambio, i Sakamaki mi permetteranno di venirvi a trovare."
Eravamo quasi giunti alla villa e Ruki si fermò in prossimità del cancello d'ingresso.

"Perché dovresti venire a trovarci?"
Imbarazzata, non riuscii a rispondere per qualche minuto.
Giocherellai con una ciocca di capelli, farfugliando un "beh... ecco io..."

Non volevo dirgli che mi ero affezionata a loro, sebbene fosse quello il motivo.
Poi mi decisi a parlare.
"Sia voi che i Sakamaki avete vissuto dei traumi. Credete che le persone siano cattive, egoiste ed insensibili.
Ed è vero, molti lo sono. Ma non tutti e anche se ci fosse una sola persona per cui valga la pena essere buoni e gentili, io continuerò ad esserlo.
In fondo è quello che cerco di dimostrare ogni giorno ai vampiri con cui vivo, attraverso piccoli gesti d'affetto, tanto banali quanto significativi."
Non mi accorsi neppure che Ruki si era avvicinato.
"Quindi vorrei venirvi a trovare, potrei preparare qualche dolce e..."

Troncai il discorso quando mi resi conto di quanto, effettivamente, fosse vicino il vampiro.
Mi scrutava attentamente, non sapevo cosa gli passasse per la testa, ma non potei evitare di arrossire.
Ruki calò le sue labbra sul mio collo ed ero quasi certa che mi avrebbe morsa, ma non ci fu alcun dolore, solo il tocco delicato della sua bocca.
Prima che potessi metabolizzare, e capire se aveva intenzione di mordermi o altro, sentii un colpo secco.

Subaru, comparso dal nulla, aveva una mano chiusa a pugno.
E la guancia di Ruki era arrossata.
Quest'ultimo mostrò i canini e, furioso, si avventò su Subaru, scaraventandolo contro il cancello.
L'albino provò a liberarsi, mentre Ruki sferrava una serie di pugni nel suo stomaco.

"Fermi!", urlai, dopo essermi ripresa dallo shock iniziale.
Ruki fu l'unico a darmi ascolto, smise di picchiare il vampiro e Subaru ne approfittò per calciare il suo addome e spedirlo a terra.
Ma, prima che si lanciasse su di lui, con i canini pronti a dilaniargli la carne, mi interposi fra loro.
"Subaru no!"

Il suo pugno mi sfiorò i capelli, si bloccò giusto in tempo per non colpirmi.
Gli posai una mano sulla guancia.
Avevo imparato che, un metodo efficace per calmare l'albino, era usare il mio tocco.
Subaru mi guardò contrariato, ma la sua ira sembrò placarsi.
Le sue iridi infuocate tornarono limpide.
E si posarono sul mio viso.
Poi scattò in piedi e si allontanò da me e Ruki.

"Che ci fa lui qui?"
Anche Ruki si sollevò da terra.
"Mi ha accompagnata."
"Non sembra avere buone intenzioni." commentò.
Notai lo zigomo sanguinante di Ruki, probabilmente lui e i suoi fratelli avevano una guarigione più lenta, considerato che non erano sempre stati dei vampiri.
A pensarci bene, Azusa conservava vecchie cicatrici che impiegavano del tempo a svanire.
Sebbene fosse lui a riaprirle periodicamente. Rabbrividii al pensiero.

Poi tornai a guardare Subaru.
"Non voleva ferirmi - lo rassicurai - ma c'è qualcuno che vorrebbe."
Il vampiro dai capelli bianchi mi fissò interrogativo.
"Vostro padre è venuto a farmi visita."
Sgranò gli occhi, puro nervosismo si impossessò del suo corpo.
Mi squadrò attentamente.
"Ti ha fatto del male?"
Gli risposi che no, non mi aveva fatto del male, eppure c'era qualcosa di sinistro nel suo sorriso e nelle sue parole.

"Non mi ha detto perché dovrei scegliere un Adamo. Ma ha confessato di aver fatto arrabbiare gli amici di mio padre, con questa leggenda, cosa credi che voglia dire?"
Notai Subaru divenire sempre più preoccupato e notai la stessa inquietudine negli occhi di Ruki.
"Cacciatori. - proferì quest'ultimo - conoscono la leggenda."
Subaru annuì, profondamente turbato.
"Qualcuno mi potrebbe spiegare?"
"Dobbiamo parlare con Reiji." annunciò Ruki, sorprendentemente.
La questione doveva essere proprio grave.
Subaru concordò e invitò l'altro a seguirci all'interno della villa.

Un brivido mi percorse la schiena, quando il Mukami varcò la soglia di ingresso.
Sentii che qualcosa di brutto stava per accadere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Sono vivaaa!
Chiedo umilmente perdono per essere scomparsa per così tanto tempo, sono tornata da pochi giorni dal viaggio e finalmente eccomi qui.
Ho realizzato di avervi lasciato in sospeso in un punto cruciale, per cui prometto di far uscire al più presto il capitolo successivo.
Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia,
A presto, Nephy-

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 - A New Race - ***


Capitolo 17 - A new race -

 

 

 

 

Quando io, Ruki e Subaru entrammo nel suo studio, Reiji passò in rassegna i nostri volti, restando di stucco nel trovarsi davanti il capo famiglia dei Mukami.
"Che sta succedendo?", domandò, mentre ci veniva incontro.
Rivolse a me e al fratellastro uno sguardo di rimprovero, non avremmo dovuto farlo entrare in casa.

"Ho chiesto io di parlarti, Mitsuko non c'entra."
Per l'ennesima volta, nello stesso giorno, mi meravigliai di Ruki.
Reiji si appoggiò sulla scrivania e rimase ad ascoltare.
"Ha incontrato vostro padre."
Il vampiro dai capelli viola ne rimase impressionato, ma cercò di non darlo a vedere.
"Mi ha detto che devo scegliere uno di voi."
"Nulla che già non sappia." m'interruppe Reiji.
Ma Ruki intervenne nuovamente.
"Ha creato scompiglio tra i Cacciatori, con questa storia di Adamo ed Eva."

"Qualcuno mi potrebbe spiegare cosa comporta scegliere un Adamo?"
Lo chiesi con un tono piuttosto irato, capii che Ayato non mi aveva raccontato tutta la storia.
I tre vampiri si scambiarono sguardi fugaci.

Reiji prese la sua tazza di thè nero e ne bevve un sorso.
Successivamente si schiarì la voce e cominciò a parlare.

"Mio padre tenta di formare una nuova razza da secoli."
Quella frase bastò per lasciarmi a bocca aperta, ma il racconto era appena iniziato.
"Ha sposato tre donne diverse per condurre i suoi esperimenti sulle specie. Ha scelto tua madre poichè era una discendente di Eva e, secondo la leggenda, se lei si fosse unita ad un Adamo, un vampiro, avrebbe dato alla luce una creatura più forte dei vampiri stessi."
Reiji sorseggiò ancora un po' il suo thè.
"Ma lei aveva già avuto te."
"Così ha pensato bene di accoppiarmi con uno di voi."
Ruki annuì.
"Si, per creare una nuova razza. Ha ingaggiato anche noi, ma siamo vampiri solo per metà, e non ha funzionato."
Scossi il capo, mi sentivo in dovere di confortarlo, dopo tutto quello che aveva fatto per me, quel giorno.
"Non è colpa vostra, lui stesso non sapeva se avrebbe funzionato. E, il motivo reale per cui nessuno di voi ha avvertito un cambiamento, nel bere il mio sangue, è perché devo essere io a scegliere un Adamo."
Ero certa che la mia teoria fosse giusta.

Reiji posò la tazzina sulla scrivania e inforcò gli occhiali sul naso.
"Ci occuperemo dopo della leggenda, adesso dobbiamo pensare ai Cacciatori. Se conoscono la storia, non chiuderanno un occhio, come hanno fatto fin'ora con le spose sacrificali."
Subaru annuì e notai pura preoccupazione nel suo sguardo.
"Chiamiamo gli altri, dobbiamo comunicargli quello che sta accadendo."

Detto fatto, mi ritrovai nel salone principale, divenuto ormai la stanza in cui solitamente si svolgevano le riunioni familiari, sebbene quel giorno ci fosse un "intruso".

Ayato aveva dato di matto nel vedere un Mukami dentro la sua dimora, ma l'intervento di Reiji era servito ad acquietare gli animi.
Anche Kanato fissava lo straniero con diffidenza e disprezzo.
Raito se ne stava in un angolo in disparte, aveva salutato Ruki con un cenno del cappello, come se la sua presenza non lo toccasse minimamente, ma non mi staccava gli occhi di dosso.
Come a voler studiare i miei movimenti e le mie espressioni facciali.
Cosa cercava di capire?

Ad ogni modo, tutti si calmarono quando pronunciai il nome del loro padre.
Spiegai loro che mi aveva "fatto visita" e accennai la storia dei Cacciatori.
Reiji spiegò meglio la situazione, facendo scaturire una certa angoscia anche nei fratellastri.
"Questo non porterà a nulla di buono.", commentò Shu, mezzo assopito come al solito.
Invidiai la sua spensieratezza, quando invece era evidente che ci attendevano grossi guai.

"Tutto ciò che possiamo fare, per ora, è attendere." concluse Reiji.
"Dovremmo aspettare i comodi di quegli insulsi esseri? - protestò Ayato. - Non potremmo semplicemente farli fuori?"
Kanato assentì con entusiasmo.
"Nostro padre aveva un patto con loro, non saremo noi a romperlo."
Li ammonì Reiji.
"Temo che vostro padre lo abbia già infranto."
Fu Ruki ad intromettersi nella conversazione.
"La Chiesa vi ha sempre donato una Sposa Sacrificale, per soddisfare la vostra fame. In cambio, Karl Heinz ha promesso di non minacciare la sicurezza di questa città e del mondo stesso."
Seguii il discorso attentamente.
"Ma adesso vuole distruggere questo mondo per crearne uno nuovo, dare vita a una nuova razza di vampiri. Credete che lasceranno correre?"
Il discorso del Mukami non faceva una piega.
"Ha ragione."
Ancora una volta Subaru si trovò d'accordo.
"Non è detto che conoscano la leggenda. O che la conoscano abbastanza da capire quali siano le vere intenzioni di mio padre.", fece notare Reiji.
La sua compostezza era snervante.
"E non credo che la Chiesa voglia mettersi contro il Re dei vampiri."
Sollevai le sopracciglia.
Karl Heinz era il re dei vampiri?

Ruki non sembrava del tutto convinto, ma non aggiunse altro.
"Potete andare." annunciò Reiji.

Notai che Shu era già scomparso nel nulla.
Io e il secondogenito ci scambiammo un'occhiata complice, probabilmente anche lui aveva pensato di risolvere la questione "Yuma".
Si avvicinò e tolse gli occhiali, strofinando un fazzoletto sulle lenti.
"Sembra che dovremo rimandare."
"Immagino di si."
Dunque si avviò nel suo studio.

Constatai che anche Raito si era dileguato.
Insieme agli altri Sakamaki.
Rimasi a bocca aperta, rendendomi conto che, nonostante la situazione fosse grave, tutti erano tornati alle proprie faccende.

Iniziai a chiedermi se fossero veramente interessati alla mia incolumità.
Perfino Subaru era andato via.
Mi avevano lasciato da sola con Ruki, che rimaneva in piedi, vicino alla finestra, assorto in chissà quali pensieri.

Mi avvicinai a lui e notai che il suo zigomo era ancora tumefatto.
"Aspetta qui." annunciai.
Ruki continuò a contemplare l'esterno ed io mi diressi nel bagno, per prendere delle garze e del ghiaccio.
Quando tornai, il vampiro era ancora dove lo avevo lasciato.

"Potresti accomodarti sul divano?"
Non mi degnò d'attenzione.
Gli posai una mano sul braccio e sussultò.
"Mh?"
"Potresti... - indicai il sofà - siediti, su."
Ruki mi osservò stupito, di certo chiedendosi cosa avessi in mente.
Ma stranamente obbedì.
Così presi le garze e le avvolsi intorno al ghiaccio.
Avvicinai quella sorta di bendaggio alla guancia di Ruki, ma questo mi bloccò per un polso.
"Che fai?"
"Ricambio il favore.", dichiarai, alludendo a quando lui mi aveva medicato il taglio sulla mano.
Così rilassò i muscoli e mi lasciò fare.
"Non ho bisogno di cure, la ferita si rimarginerà da sola."
Non badai alle sue parole e iniziai a tamponare la parte violacea, notando il vampiro storcere il naso.
Probabilmente più per il fastidio di essere "soccorso" che per il dolore.

Ero tutta presa dal medicare quel livido, ma quando alzai lo sguardo, Ruki mi fissava di nuovo con l'espressione di prima, la stessa di quando eravamo stati vicino al cancello.
Ricordai, con un certo imbarazzo, che si era avventato sul mio collo, senza tuttavia morderlo.
Mi allontanai rapidamente e, nel farlo, notai Ayato passare dal salone.

"Perché è ancora qui?". domandò scocciato, venendoci incontro.
Posai il ghiaccio sul tavolino e il Mukami scattò in piedi.
"Non preoccuparti, non mi tratterrei qui neppure se me lo chiedeste in ginocchio."
Ayato divenne una maschera d'odio.
"Tu... brutto pezzo di-"
"Gli ho chiesto io di restare!" intervenni, prima che i due si azzannassero a vicenda.

Il vampiro dai capelli rossi vide il ghiaccio e poi tornò a guardare l'altro, intuendo cosa fosse accaduto.
Mi fissò contrariato.
"Devo chiedergli un favore.", annunciai, ignorando la sua occhiata di rimprovero.
Ruki mi guardò incuriosito.

"Vorrei che parlassi a Yuma della sua infanzia..."
Ayato rimase ad ascoltare, anche lui interessato.
"Quand'era bambino... il suo vero nome era Edgar. Ed era il migliore amico di Shu.
Reiji bruciò il suo villaggio, perché era geloso, ma lui è sopravvissuto, sebbene non ne abbia più memoria."
Entrambi i vampiri rimasero sbalorditi.
"Lo so, è stato davvero crudele, ma si è pentito."

"Era un essere insignificante, perché avrebbe dovuto pentirsi?"
Si affrettò a domandare Ayato e questo mi deluse.
Ignorando il suo egocentrismo, speravo fosse un minimo più umano.
"È un essere vivente proprio come te, non meritava ne' di morire ne' di perdere i suoi cari. Ed era amico di tuo fratello!", gli rimproverai.
Come poteva essere così insensibile?

"Sprechi il tuo tempo - esclamò Ruki, inaspettatamente - loro non sanno cosa significhi tenere a qualcuno."
Ayato strinse la mano a pugno, pronto ad attaccare, ed io poggiai la mia sul suo braccio, per trattenerlo dal fare qualcosa di stupido.
"E tu sai che significa?", gli chiese il rosso.
Giurai di aver visto gli occhi di ghiaccio di Ruki posarsi su di me, per un breve istante.
Tuttavia non ci badai.
Non sarei stata in grado di riconoscere quel tipo di attenzioni da altri, in quel momento, se non da Raito.

"Ragazzi state sviando il discorso. - mi rivolsi a Ruki - puoi aiutarlo a ricordare?"
Il vampiro impiegò del tempo per rispondere, come se stesse valutando che decisione prendere.
E probabilmente se meritassi favori.
"Farò quel che posso."
Sorrisi appena.
"Grazie."
"È giusto che Yuma sappia la verità.", aggiunse, guardando Ayato dritto negli occhi.
Certamente per fargli capire che lui teneva a sua fratello, al contrario del rosso.
Come dargli torto...
"Spero che della feccia come te non si presenti più in casa mia." proferì Ayato rabbioso.

Così Ruki si congedò, promettendo di non mettere più piede in questa villa per nulla al mondo.
E il mio -celato- desiderio di vedere le due famiglie di vampiri unite, sfumò in un secondo.
Come avevo potuto pensare che sarebbero andati d'accordo, un giorno?
Così diversi e, tuttavia, così accomunati da uno stupido orgoglio.

 Una volta chiusa la porta, Ayato dichiarò di dovermi parlare.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 - A Second Chance - ***


Capitolo 18 - A second chance -

 

 

 

 

"Adesso sei dalla parte dei Mukami?" sbottò Ayato.
Lo guardai offesa.
"Non sono dalla parte di nessuno!"
"Non ho intenzione di condividerti con altri - continuò a sbraitare il rosso - faccio già uno sforzo a lasciarti ai miei fratelli!"
Scossi il capo, sbuffando rumorosamente.
"Ma insomma, quante volte dovrò dirti che non sono un oggetto?"

Me ne sarei andata, se Ayato non me lo avesse impedito, artigliandomi per i fianchi.
"Tu ci appartieni. Mi appartieni."
Mi morse con violenza sulla spalla.
Mi sfuggii un mugolio sofferto: non mi mordeva da tempo e sembrava veramente furioso.
"Le persone non ti appartengono, Ayato - digrignai a denti stretti - hanno dei sentiment- Ah!"
Il morso si era fatto ancora più rude.
Mi iniziava a girare la testa e sentivo che, da un momento all'altro, sarei caduta per terra.
Ma non l'avrebbe avuta vinta lui.
"Quando smetterai di pensare solo a te stesso, ti renderai conto che esistono persone altruiste, persone che pensano prima al bene degli altri e poi a loro... stessi... come Yuki..."
Ormai sentivo il corpo pesante.

Ayato mi osservava ancora furioso, certo, ma anche lievemente confuso: avevo toccato il suo punto debole, doveva essere un vizio di famiglia, quello di tenere a distanza i propri sentimenti.
Rinnegare l'amore vero e rintanarsi nel sadismo o nella semplice perversione.
D'altronde, lui e Raito erano fratelli.

"Basta così, Ayato."
Riuscii a distinguere la voce di Shu, ero troppo debole per tenere gli occhi aperti.
Il rosso mormorò uno "tsk", mentre mi sentivo sollevare di peso dall'altro.
Nel giro di qualche istante, mi ritrovai stesa su qualcosa di morbido.
Le lenzuola avevano un profumo diverso dal mio, lo associai all'odore del primogenito.
Si stese al mio fianco, ma non disse nulla, ne' tentò di mordermi.
Stanca com'ero, chiusi gli occhi e mi addormentai.

***

Quando ripresi coscienza, ero ancora nel letto di Shu.
Il sole si affacciava timidamente all'orizzonte e la stanza aveva assunto delle sfumature arancioni.
Era presto per alzarsi, essendo in casa Sakamaki.
Ma non era facile riprendere i vecchi ritmi.

Il vampiro biondo riposava serenamente al mio fianco: l'idea che avessimo dormito nello stesso letto, per alcune ore, mi metteva a disagio, ma stranamente non mi aveva sfiorato con un dito.
Per quel che ricordavo, almeno.
Mi toccai la spalla e realizzai che restava ben poco dei buchi procurati da Ayato.
Mi aiutai con i gomiti per sollevarmi e mettermi a sedere, ma un braccio mi costrinse a rimanere distesa.

"Uhm... Shu?"
Il vampiro ruotò il capo ed aprì un occhio.
Mi guardò per qualche istante, in silenzio.
"Vorrei tornare in camera mia.", annunciai, sperando che non avesse voglia di fare uno spuntino.
"Aspetta... - mormorò lui, la voce ancora impastata dal sonno - è vero quello che hai detto?"
Mi stesi di fianco per guardarlo negli occhi.
"A cosa ti riferisci?"
"Hai detto che uno dei Mukami è Edgar."
Spalancai gli occhi.
Come lo aveva scoperto?
Ero certa che, quando ne avevo parlato con Ruki, solo Ayato fosse presente.
Che avesse fatto la spia?
"Ti ho sentito mentre lo dicevi."
Aggiunse lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
Probabilmente era passato da quelle parti e non me n'ero accorta.
Ad ogni modo, lo aveva scoperto: potevo vuotare il sacco.

"Non avrei voluto che lo scoprissi così... - affermai, mentre lui diventava terribilmente serio - Reiji doveva parlartene, ma con la storia di Karl Heinz-"

Shu mi afferrò il collo con una mano, facendomi sobbalzare.
"Da quanto lo sapevi?"
Provai a parlare, ma la stretta intorno alla gola mi mozzava il fiato.
"Io... non...- biascicai, faticando a respirare - Shu!"
Stavo soffocando.

Il biondo mollò la presa ed io cominciai a tossire violentemente.
Scattai in piedi, lontano dal vampiro.
"L'ho scoperto ieri! Avevo chiesto a Reiji di parlartene ieri sera, ma tu non eri nei dintorni!"
Shu si avvicinò ed io mi trovai con le spalle al muro.
"È stato lui a dare fuoco al villaggio?"
Chiese con un tono pacato e, tuttavia, spaventoso.
Non era solito perdere la sua compostezza, non l'avevo mai visto così imbestialito.

Guardai il pavimento, non volevo che litigasse con il fratello.
"Mitsuko, pensavo non ci fossero segreti tra noi."
Lo fissai dritto nei suoi occhi blu oceano.
"Si, anche io lo pensavo."
Il vampiro sembrò calmarsi.
Nessuno dei due era stato molto sincero con l'altro.

"...È stato lui." confessai.
Vidi Shu togliersi le cuffie, per la prima volta in tutti quei mesi di permanenza alla villa, e seppi che l'avrebbe fatta pagare a Reiji.
"Shu aspetta!"
Mi diede le spalle e si incamminò fuori dalla stanza: gli andai dietro.

"Shu, per favore! E' terribile ciò che ha fatto lo so - mi affrettai a dire - ma si è pentito."
Nonostante le mie parole, il biondo continuò per la sua strada.
"Avrebbe dovuto pensarci prima. Mi ha mentito."
"Anche tu mi hai mentito."
Shu si girò a guardarmi, circondato da un'aurea poco rassicurante.
"Lui ha tentato di uccidere il mio migliore amico, per un capriccio."

Gli afferrai un polso, costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Anche io ho perso mia madre, quand'ero solo una bambina. E il mio padre adottivo mi ha mentito per tutta la vita - gli ricordai - eppure l'ho perdonato."
"Ma potresti mai perdonare l'assassino di tua madre?"
Lasciai il polso e abbassai gli occhi.
"No, non potrei. - confessai - ma Karl Heinz non è mio fratello e di certo non si è pentito."

Shu mi osservò per qulache istante, probabilmente per soppesare quale fosse la decisione giusta: staccare la testa a Reiji o perdonarlo.
"E poi, hai l'occasione di recuperare un'amicizia che credevi perduta."
Capii che il vampiro aveva scelto la seconda, quando indossò le cuffie e tornò nella sua stanza.
Si accomodò sul letto e mi fece un cenno col capo per raggiungerlo.

Presi posto al suo fianco e lanciò un'occhiata al mio collo, ancora arrossato per la sua presa ferrea.
Così mi porse una cuffia.
Fissai con stupore l'auricolare e lo afferrai: un'occasione del genere non si sarebbe ripresentata mai più.
La melodia invase il mio timpano: musica classica.
Avrei dovuto immaginarlo.

"Non ho intenzione di giustificare le azioni di mio fratello."
Gli rivolsi un'occhiata comprensiva.
"Ma non lo farò a pezzi, se ti può rasserenare."
Sgranai gli occhi, chiedendomi se, scoprendo la verità in altre circostanze, avrebbe realmente fatto a pezzi suo fratello.
Non che Reiji fosse un santo, di certo avrebbe meritato un pugno in pieno viso.

"E comunque, Yuma ed Edgar sono due persone diverse, non posso riavere indietro il mio amico."
Così dicendo, mi costrinse nuovamente a stendermi al suo fianco.
Contro la sua forza sovrannaturale, non potei opporre resistenza.
"Non puoi saperlo se non lo frequenti."

Il vampiro dai capelli biondi teneva gli occhi chiusi, ma accennò un mezzo sorriso.
"Sei una piccola subdola umana."
Sorrisi anche io.
"Allora mi accompagnerai tu dai Mukami?"
Shu non rispose, borbottò qualcosa ed io non aggiunsi altro, di certo sarei riuscita a convincerlo.
Almeno una questione era risolta.
Più o meno.
Dovetti complimentarmi con me stessa, avevo una buona influenza sui Sakamaki.
Quasi tutti almeno.

Cullata dalla musica classica, non mi addormentai di nuovo, ma riuscii a rilassarmi come non facevo da tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve gente! Mi scuso per il capitolo, è piuttosto breve, ma mi farò perdonare col prossimo.
Intanto ringrazio coloro che seguono la mia storia, l’hanno inserita tra le preferite o ricordate, e soprattutto chi ritaglia sempre un po’ di tempo per recensire la fanfiction.
A presto, Nephy-

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 - The Peace before the Storm - ***


Capitolo 19

- The peace before the Storm -

 

 

 

 

 

 

Dopo qualche ora passata ad ascoltare musica, tralasciando il piccolo intervallo in cui Shu, incapace di resistere oltre, mi aveva morsa, era ormai mezzogiorno e decisi di andare a preparare dei biscotti.

Più precisamente, i biscotti preferiti da Kanato.
Nella speranza di ristabilire l'equilibrio che avevamo raggiunto, prima di essere "sequestrata" dai Mukami.

Andai in cucina e disposi tutti gli ingredienti sul bancone.
Il caso volle che Kanato si materializzasse all'improvviso alle mie spalle, facendomi sussultare.
Quando mi ripresi dal quasi-infarto che mi aveva fatto venire, gli domandai se volesse aiutarmi, tuttavia rifiutò con vigore.

Dimenticavo che non avevo a che fare con Azusa.
Decisi che la strategia migliore, sarebbe stata ignorarlo.
Così mi dedicai all'impasto, osservata dallo sguardo vigile del vampiro e anche del suo orsacchiotto.
Una volta messi in forno i biscotti, aspettai che cuocessero e provai un'altra tattica.
"Si, anche io penso che verranno molto buoni, Teddy." esclamai, rivolgendomi al pupazzo.

Kanato mi osservò, in un misto di stupore e gelosia.
Nessuno poteva rivolgersi al suo orsacchiotto.
Almeno non senza la sua approvazione.
Ma io non ci badai, in questo modo avrei costretto il vampiro a parlare con me.
"Ne potrai assaggiare uno, se vorrai!"
Kanato assunse un'espressione stizzita.
"Teddy non parla con te."
"Eppure lo sta facendo, diglielo Teddy." continuai, sperando fosse il metodo giusto.

Non volevo provocare Kanato, sarebbe potuto diventare molto molto violento.
Ma notai che bisbigliava qualcosa all'orecchio del peluche e forse la mia tattica aveva funzionato.
"E dunque?"
"Ha detto che non vuole assaggiare i tuoi biscotti."

Scrollai le spalle e li estrassi dal forno, il profumo invase la cucina.
Kanato li osservava di sottecchi.
"Ma posso assaggiarli io per lui.", aggiunse, avvicinandosi timidamente.

Provai a celare un sorriso soddisfatto e porsi il vassoio con i biscotti fumanti al vampiro.
Ne prese uno e lo mangiò avidamente, non curandosi del fatto che fossero ancora bollenti: in fondo, non glieli preparavo da tempo.

"Pensi che a Teddy piacerebbero?", domandai.
Kanato si pulì le labbra con il dorso della mano e bofonchiò qualcosa al peluche, poi tornò a guardarmi.
"No."
Il mio tentativo di riappacificarmi era fallito.
Esasperata, sistemai i biscotti in una ciotola, chiunque ne avesse avuto voglia, avrebbe potuto assaggiarli.
Ne rubai uno e mi avviai fuori dalla cucina, ma, prima di uscire, Kanato parlò a bassa voce.
"Teddy, a me piacciono i biscotti di Ellen."
Scossi il capo e sorrisi, poi imboccai la scalinata d'ingresso.

***

Dopo aver sgranocchiato il biscotto, passai davanti la stanza col piano e mi dissi che suonare mi avrebbe fatto bene, era da tempo che non potevo dedicarmi a quello strumento musicale.
Mi accomodai sullo sgabello ed iniziai a far scorrere le dita sui tasti.
Suonai una melodia semplice, non che ne conoscessi molte, e, senza rendermene conto, tutte le preoccupazioni vennero assorbite dalla musica.

"Bitch-chan non credevo sapessi suonare il piano."
Al suono della sua voce, produssi una nota stonata e sollevai le dita, colta di sorpresa.
"Conosco solo qualche melodia."

Il vampiro si avvicinò e mi fece un gesto con la mano: capii le sue intenzioni e gli feci spazio sullo sgabello.
Si accomodò al mio fianco e mi fissò divertito.
Sapeva che effetto mi provocava la sua vicinanza.
Ero molto più rigida e le guance si tingevano di un lieve rossore.
Per non parlare dei battiti cardiaci accelerati, che il suo udito supersviluppato sicuramente percepiva.

"Potrei insegnarti qualcosa.", propose Raito.
Ricordai a me stessa che lui non aveva alcun interesse nei miei confronti, nulla che andasse oltre l'attrazione fisica.
Probabilmente era annoiato e si stava offrendo per farmi da maestro, pur di passare il tempo.
Ad ogni modo accettai, ci tenevo a migliorare le mie capacità musicali.

Quindi iniziò a suonare: riconobbi immediatamente, e con stupore, il brano: si trattava della melodia del mio carillon.
Possibile l'avesse imparata per me?
No, probabilmente la conosceva già.
Quella melodia mi aveva sempre trasmesso una certa tristezza, forse perché mi ricordava la mia vecchia vita, la normalità e mio padre.

Eppure, in quel momento, emanava una strana sensazione, strana ma senza dubbio positiva.
Ed ero ben lieta di impararla: impiegai diversi minuti per ricordare le note principali, il resto venne da sé.

Nel giro di un'ora riuscii a riprodurre il brano senza l'aiuto di Raito, che mi osservava compiaciuto.
"Impari in fretta, Bitch-chan."
Lo ringraziai timidamente, forse avrei dovuto approfondire gli studi, ma da bambina non capivo quanto fosse soddisfacente saper suonare il pianoforte.

All'improvviso, una mano si posò sulla mia.
"Hai delle dita agili - mormorò Raito, portandole vicino le labbra - e anche così esili."
Quando il vampiro mi leccò un dito, strabuzzai gli occhi.
"Raito."
Doveva essere un rimprovero, ma uscì come un sospiro.
Il rosso ridacchiò malizioso e leccò di nuovo indice e medio, più lentamente stavolta.
Mi sentii avvampare.
"Che stai facendo?" squittii, decisamente imbarazzata.
"Ti assaggio... sei così deliziosa."

Provai a liberarmi della presa, ma fu un tentativo inutile.
E così il vampiro strattonò a sé la mia mano, mordendomi il polso.
"Così dolce..." sussurrò, mentre il mio sangue gli macchiava le labbra.
Lo leccò via.
Sarebbe stato un gesto seducente, se non si fosse trattato del mio sangue.

Non poteva essere, che ne so, cioccolata? pensai.
Mi afferrò il collo, senza alcun preavviso, e sussultai: che intenzioni aveva?
"Bevo il tuo sangue più e più volte, ma non è mai abbastanza.", dichiarò, stringendo le dita intorno alla gola.
Constatai che era già la seconda volta, nello stesso giorno, che mi ritrovavo in quella situazione.
Possibile che tutti mi volessero strangolare?
Ed io avevo anche scelto di ritornare in quella casa...
"Mi... soffochi." mormorai.

Il vampiro inspirò il mio profumo, esalando un piccolo sospiro di piacere.
Dimezzò la poca distanza che ci divideva, sempre tenendo la mano intorno al mio collo, e i suoi occhi verdi brillarono.
"Mi farai impazzire."

"Se solo... - cercai di dire, respirare mi costava fatica - se solo capissi ciò che provo..."
Raito scansò la mano, permettendomi di respirare, e mi fissò confuso.
"Cosa vorresti sentirti dire, Bitch-chan?"
Abbassai lo sguardo: non poteva dirmi ciò che avrei voluto sentire.
Non era nella sua natura.
"Se non vuoi parlare - esclamò all'improvviso - allora sentirò la tua voce soave in altro modo."

Mi morse sul collo con foga, strappandomi un mugolio di dolore.
Bevve avidamente il mio sangue e io mi sentii svenire.
"Mi... mi fai male..."
Notai le sue guance tingersi di un lieve rossore, ben evidente sulla carnagione chiara.
Ritrasse i canini e leccò le labbra.
"La verità è che ti piace sentire le mie zanne dentro di te."
Anche io arrossii ed ignorai il doppio senso.

"Non è questo che voglio!", protestai.
Ma Raito sorrise languido.
"In fondo ho ragione."
"Lo sai che non è questo!"

Ero frustrata: possibile non riuscisse a capire che ne ero innamorata?
Per tutta risposta, il vampiro si abbassò per mordermi nuovamente, ma presi il suo volto tra le mani e gli stampai un bacio sulla bocca.

Lui rimase per un momento a fissarmi, inebetito.
Di certo non si aspettava un gesto simile da parte mia.
Desideravo farlo da tempo, ma avevo sempre il timore che lui avrebbe frainteso.
In quell'istante, però, avevo agito di impulso e non me ne pentii.

Inaspettatamente, Raito mi afferrò per i fianchi e mi sollevò.
Io cacciai un urletto e mi ritrovai seduta sul pianoforte.
Poi si avventò sulle mie labbra, come se ne avesse un disperato bisogno.
Ed io ricambiai.

Sapevo che per lui, probabilmente, era solo un desiderio carnale da soddisfare, ma in quel momento non ci badai.
L'unica cosa che riuscivo a percepire erano le labbra impetuose del vampiro... La sua lingua famelica.
Tecnicamente, non era il mio primo bacio.
Oltre a quel bacio a stampo, che Raito mi aveva rubato settimane prima, a quindici anni, durante una serata estiva tra amici, mi ero scambiata un piccolo bacio con il ragazzo per cui avevo una cotta.
Tuttavia era stato un bacio breve e poco piacevole.

Avrei preferito ricevere da Raito il primo bacio.
Forse lui aveva ricevuto baci migliori e, sicuramente, non gli attribuiva tanta importanza quanto invece ne davo io.
Ma la passione con cui cercava le mie labbra, la smania con cui mi stringeva a sé per i fianchi, mi scombussolavano lo stomaco, mi percuotevano l'anima.

Mi allontanai un istante, per riprendere fiato e calmare il cuore, che batteva all'impazzata.
E Raito ne approfittò per scendere a baciarmi il collo.
Credevo mi avrebbe morsa, invece si limitò a leccare la mia pelle.

"Bitch-chan... - mugolò - non credevo che volessi certe attenzioni. Avresti dovuto dirlo subito."
Tornò a guardarmi con i suoi incantevoli occhi smeraldo, attualmente ricolmi di lussuria.
"Se l'ho fatto è perché io ti...- inspirai a fondo - io ti a..."

Raito si allontanò repentinamente, lasciandomi di stucco.
Sembrava che avesse percepito qualcosa.
Poi parlò.
"Tuo padre è qui."

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 - Family - ***


Capitolo 20 - Family-

 

 

 

 

 

A quella notizia, sgranai gli occhi.
"Mio padre è qui?"
Raito non rispose, mi aiutò a scendere dal pianoforte, e mi seguì giù per le scale.
"Che succede?", gli domandai.
Ma, ancora una volta, non spiccò parola e questo mi preoccupò: non lo avevo mai visto così turbato.

Una volta giunti nel salone di ingresso, trovammo mio padre in piedi, con un'espressione visibilmente angosciata, che parlava con Reiji.
Quando mi notò, mi corse incontro.

"Mitsuko!"
"Papà! Che succede?"
Mi abbracciò di slancio.
"Mi dispiace tanto, ho provato a fermarli..."
Ricambiai incerta, aspettando che fornisse altre spiegazioni.

"Cacciatori - proferì Reiji - sanno della leggenda."
"Stanno venendo qui. - aggiunse Takeshi, sciogliendo l'abbraccio - Karl Heinz ha detto loro che hai intenzione di creare una nuova razza."
"Ma non è così!", protestai.
Notai Reiji fare un cenno col capo a Raito e il vampiro si smaterializzò all'improvviso.
"Ho provato a dissuaderli... - dichiarò mio padre - so che non vuoi dare vita a una nuova razza."
Io e Reiji ci scambiammo un'occhiata fugace.

In realtà avevo promesso che avrei scelto un Adamo, ma non che avrei avuto dei figli, ero troppo giovane.
Avrei voluto avere dei bambini, in futuro, ma se questo avesse comportato assecondare il volere di Karl Heinz, avrei trovato un’altra soluzione.

"Ma è stato inutile. Loro faranno di tutto per tenere la città al sicuro... Anche ucciderti, se sarà necessario."

Takeshi mi afferrò per le spalle: "Devi andartene."
Rimasi a fissarlo inebetita.
"Io... spiegherò loro che non ho intenzione di mettere nessuno in pericolo."
Mio padre grugnì esasperato.
"Sei tu ad essere in pericolo! Non hanno creduto a me, che faccio parte della loro organizzazione da anni, perché dovrebbero ascoltare te?"

Pensandoci bene, io avevo deciso di restare in quella dimora ed ero una pedina di Karl Heinz.
Comprendevo che fossero scettici nei miei confronti, quasi sicuramente non mi avrebbero dato fiducia.

"Se non dovessero ascoltarla, noi la difenderemo."
Mi sorpresi nel riconoscere la voce di Shu.
Quando mi voltai, trovai la famiglia Sakamaki al completo: mi si strinse il cuore.
Non credevo che tenessero veramente a me.

"Verranno in molti e armati a dovere, così da potervi uccidere. Come credete di fronteggiarli?"
Sentendo quelle parole, dentro me fermentò una certa ansia.

Se mio padre avesse avuto ragione, i vampiri avrebbero rischiato la vita.
Valutai l'opzione di andarmene.
Ma fu Subaru a prendere la parola.
"Nessuno toccherà Mitsuko, non di nuovo."

Gli lanciai un'occhiata piena di gratitudine.
Ricordai quanto l'albino odiasse avermi lasciato ai Mukami, senza opporre resistenza, adesso voleva sicuramente rimediare.
I Mukami... forse anche loro potevano aiutare!

 
Appuntai mentalmente di scrivere un messaggio a Kou, sperando che avrebbero accolto la mia richiesta di aiuto.
Ruki era sembrato molto deciso, quando aveva detto di non voler più mettere piede in questa magione.

"Mitsuko! - esclamò mio padre. -Se resti qui, sei in pericolo, non riuscirai a farli ragionare. Potresti morire!"
Annuii, non potevo dargli torto, ma avrei tentato.
Se non fossi riuscita a convincerli, sapevo che non sarei stata sola: finalmente avevo la certezza che non ero solo una preda, in quella casa, tutti erano disposti a sacrificare la loro vita per proteggermi.

"Capisco che tu sia preoccupato - iniziai a dire - non avremo legami di sangue, ma io resto tua figlia e tu mio padre, siamo una famiglia. Tuttavia, anche loro sono la mia famiglia. E io non li lascio."
Mi rivolsi ai Sakamaki, Reiji e Shu non mostrarono alcuna espressione particolare, ma Kanato mi fissò sbalordito.
E così Ayato.
Subaru ricambiò con un cenno del capo, mentre Raito era sempre più strano.
Mi chiesi se fosse per il bacio di prima o per quello che stava accadendo, ma non era da lui essere tanto serio.
Ignoravo cosa gli passasse per la testa.

"Se tu rimani, lo farò anche io.", affermò Takeshi.
"Ma papà-"
"Ti ho abbandonata una volta, non succederà mai più."
Mi commossi dinanzi la sua ostinazione.
Così facendo, avrebbe rischiato la vita, ma sapevo che non sarei riuscita a dissuaderlo.
Ringraziai tutti con gli occhi lucidi.
Takeshi si avvicinò a Reiji per mettere a punto un piano B, nel caso i cacciatori non mi avessero dato ascolto.

Ed io ne approfittai per scrivere ai Mukami.
"Che fai?"
Domandò Subaru, cogliendomi di sorpresa.
"Sto mandando un messaggio."
Il vampiro aggrottò le sopracciglia.
"Sto scrivendo ai Mukami."
Dinanzi quell'informazione, l'albino mi strappò il telefono di mano e fece per scagliarlo contro il muro -certe abitudini sono due a morire- ma io gli bloccai il braccio.
"Non ti azzardare!"
"Non abbiamo bisogno di loro."
"Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile."
Gli sfilai il cellulare ed inviai il messaggio.

Subaru mi fissò contrariato e a noi si avvicinò Kanato.
"Qualcuno vuole farti del male Mitsuko?"
"Sembra di sì."
"Io e Teddy li faremo in tanti piccoli pezzi.", dichiarò il vampiro con un mezzo sorriso.
I suoi occhi vitrei sprigionavano una malsana allegria.
Tuttavia, anche lui aveva intenzione di difendermi, probabilmente si era instaurata una tregua, tra noi due, era da apprezzare.

"Solo se sarà necessario.", mi raccomandai.
Kanato scrollò le spalle e parlò a bassa voce al suo orsacchiotto.
Non riuscii a sentire, ma di certo non era nulla di buono.

Ayato ci raggiunse.
"Abbiamo deciso che, se le cose dovessero mettersi male, andrai nella tua camera e ti chiuderai a chiave."
Lo guardai allibita.
"Dovrei nascondermi come una codarda?"
"Saresti solo d'intralcio."
Kanato annuì per concordare.
Incrociai le braccia al petto, lievemente offesa.
"Se rimanessi - intervenne Subaru - saresti un bersaglio facile, possiamo difenderti meglio così."
Mi rassegnai, in fondo avevano ragione.

Di colpo mi trovai Raito alle spalle e sussultai.
Avrei voluto riprendere il discorso di prima, ma non potevo farlo davanti a Subaru, e poi avevamo questioni più importanti.
D'altro canto, il vampiro non mi degnò di uno sguardo, ma si rivolse direttamente agli altri.
"I cacciatori sono qui."

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 - The Hunters - ***


Capitolo 21 - The Hunters -

 

 

 

Nonostante fosse già pomeriggio inoltrato, si poteva ancora avvertire sulla pelle il tepore del sole, che stava lentamente sparendo dietro l'orizzonte.
Probabilmente era il motivo per cui avevo le mani sudaticce.
O, più probabilmente, era dovuto alla tensione accumulata.
Io ed i Sakamaki eravamo usciti dalla villa, Takeshi era al mio fianco.
I cacciatori avevano già superato il cancello d'ingresso, indossavano tute di pelle nera, avevano una cintura colma di armi, tra le più svariate: pistole, coltelli, pugnali.
Le loro espressioni impassibili non promettevano nulla di buono.

Uno di loro, con un naso aquilino e un'aria sprezzante, si fece avanti.
Passò in rassegna i volti dei vampiri e il mio, prima di soffermarsi su mio padre.
"Takeshi, ne abbiamo già parlato, non possiamo mettere a rischio la nostra città."

"Non rappresento una minaccia! - presi io la parola - non voglio assecondare il volere di Karl Heinz."
"Non sei tu, una discendente di Eva?"
Mi dissi che la verità era la scelta migliore.
"Lo sono. Ma non creerò una nuova razza di vampiri."

Tra i Cacciatori si levò un sottile brusìo, che l'uomo zittì con un gesto della mano.
"Allora perchè non hai lasciato la villa? Avevi la possibilità di farlo."
"Altre ragazze avrebbero preso il mio posto. E comunque, i Sakamaki non sono cattivi, si nutrono perchè è un loro bisogno."
"Non è saggio mettersi contro mio padre, signor Lee.", aggiunse Reiji.

Il cacciatore storse il naso.
"Karl Heinz ha infranto il nostro patto: ci aveva assicurato che saremmo stati al sicuro e abbiamo dovuto sacrificare delle povere fanciulle per questo."
Iniziò a camminare tra i suoi compagni.
"Eppure è stato proprio lui a presentarsi giorni fa, per dichiarare che farà di tutto per portare a termine il suo piano. - mi indicò con fare teatrale - questa ragazza è stata sicuramente plagiata! Difende i suoi aguzzini, giustifica il loro sadico comportamento.
Chi ci dice che, un domani, giustificherà anche il mettere al mondo una nuova razza di vampiri e sottomettere l'umanità?"

Il suo discorso sembrava aver convinto i compagni, così mi infuriai.
"Non mi sembra che la Chiesa si sia comportata in modo dignitoso!"
Il cacciatore dal naso aquilino, che doveva chiamarsi Lee, sorrise perfidamente.
"Un piccolo tributo per un bene superiore, le ragazze sacrificate erano innocenti, è vero. Ma tu non lo sei."

Avrei voluto aggiungere altro, ma Lee estrasse una pistola dalla cintura e me la puntò contro.
Prima che riuscissi ad elaborare, Subaru mi strattonò a sè.
Sentii il colpo paritre, ma io ero già dentro la villa.

Il vampiro doveva essersi smaterializzato.
"Corri in camera tua.", ordinò.
Tuttavia, io scossi il capo e mi affacciai alla finestra, per controllare che il proiettile non avesse ferito nessuno.
Notai che i Sakamaki si erano lanciati sui Cacciatori.
Seguii Ayato con lo sguardo, intento a scontrarsi con un paio di Cacciatori muniti di coltelli.
Kanato, invece, già ne stava pugnalando uno, ripetutamente.
Distolsi lo sguardo, disgustata. 

Reiji non indossava gli occhiali, doveva averli persi nella foga del momento, e, assieme a Shu, disarmava i Cacciatori delle loro pistole, di certo munite di proiettili speciali per ferirli.
Tuttavia i Cacciatori erano fin troppi, non sarebbero riusciti a contenerli.

"Mitsuko!"
Subaru mi artigliò un polso, ma nella mischia non ero riuscita a intravedere Raito, ne' mio padre.
"Aspetta! Non li vedo!" gli gridai, opponendo resistenza.
Il portone d'ingresso venne sfondato all'improvviso.
"Scappa!" urlò l'albino, gettandosi sul primo cacciatore, che prontamente sparò un colpo.
Gli ferì il braccio di striscio.

"Subaru!", strillai.
Il vampiro gli strappò di mano la pistola e lo scaraventò contro il muro, ma un altro lo colse alle spalle, ficcandogli un pugnale nel fianco.
Cercai qualsiasi cosa per aiutarlo, ma un cacciatore corse verso di me, sfoderando una spada.

"Scappa!" m'incitò Subaru, che si liberava del pugnale e si gettava sull'uomo.
Sgranai gli occhi e corsi su per le scale, sperando di trovare un oggetto per aiutare il vampiro: avevo quasi raggiunto la cima, quando mi sentii afferrare per una caviglia.
Un altro cacciatore mi tirò a sè, facendomi rotolare giù per qualche gradino.
Sguainò la spada, pronto a perforarmi il petto, ed io rimasi inerme, troppo scossa per muovere un muscolo.

Qualcuno lo trattenne, sentii il rumore del suo polso spezzarsi.

Alzai lo sguardo e vidi Ruki usare la spada per trafiggere il cacciatore.
"Siete qui..." mormorai, decisamente stupita.
Non mi aspettavo che avrebbero accolto la mia richiesta d'aiuto.
"Certo che siamo qui, baka."

Uno Yuma comparso dal nulla mi sollevò di peso, caricandomi sulle sue spalle.
"Portala al sicuro." comandò Ruki.

Pronunciai un grazie, ma mi ritrovai all'improvviso nella mia stanza da letto.
"Resta qui e chiuditi a chiave."
Il vampiro dagli occhi ambrati mi adagiò, con poca grazia, sul materasso.
"Yuma... - lo richiamai, mentre si allontanava - fate attenzione."
E l'altro mi rivolse un sorriso sprezzante.
"Li sistemiamo in pochi minuti.", detto questo, svanì nel nulla.

Mi affrettai a chiudere la porta a chiave e posai la fronte sul legno.
Inspirai a fondo più e più volte, e mi domandai se Subaru stesse bene.
Sferrai un pugno al muro, irata, e mi accovacciai sul pavimento: mi sentivo impotente.
Avrei voluto far qualcosa, mio padre e i vampiri stavano rischiando la loro vita per proteggermi.
Ed io dovevo restare nascosta, come una vigliacca.
Certamente era la decisione migliore, per colpa mia Subaru era rimasto ferito.

"Ti prego... - sussurrai tra le lacrime - ti prego, fa' che non muoia nessuno..."
Chiusi gli occhi.
Poi sentii dei passi sempre più vicini.

Corsi a nascondermi dietro il letto, mentre qualcuno calciava la porta.
Mi ricordai del pugnale di Subaru, così aprii il cassetto del comodino e lo tirai fuori, liberandolo del fodero: la porta si aprì con un tonfo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve gente! Posso anticiparvi che mancano un paio di capitoli alla fine di questa storia.
Ho volutamente interrotto il capitolo in un momento simile perché mi piace torturarvi muahahah
Scherzi a parte, cosa vi aspettate che accada?
Sarei ben lieta di ricevere un commento per sapere cosa ne pensate, grazie per chi segue la fanfiction e l’ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate.
A presto, Nephy.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 - The Power of Love - ***


Capitolo 22 - The power of love -

 

 

 

 

 

 

 

Il cacciatore fece irruzione nella stanza e non perse tempo a tirar fuori la pistola, così io mi lanciai su di lui e riuscii a ficcargli il coltello in una spalla.
L'uomo grugnì e mi diede un calcio vigoroso, che mi spedì sul pavimento.
Mugolò di dolore quando estrasse il pugnale e lo gettò sul pavimento.
Tenne la mano sulla ferita insanguinata e, con l'altra, mi puntò contro la pistola.
"Muori sgualdrina."

Lo fissai a testa alta: se era questa la mia fine, sarei morta dignitosamente.
Avevo vissuto così tanti momenti di disperazione, che la morte non mi faceva più alcuna paura.
Ero perfino riuscita ad integrarmi tra i Sakamaki, a considerarli una famiglia, e addirittura i Mukami erano venuti in mio soccorso, seppellendo l'ascia di guerra.
Qualcuno mi avrebbe vendicato, uccidendo Karl Heinz al posto mio, ne ero certa.
Chiusi gli occhi: ero pronta a morire.

Ascoltai il proiettile esplodere fuori dall'arma, ma non avvertii alcun dolore.
Mi domandai se fosse tanto facile morire.
Quando sollevai le palpebre rimasi inerme: Raito era davanti a me.
"Lei è la mia sgualdrina."
Afferrò il cacciatore per la gola e la strinse talmente forte da soffocarlo.

Si voltò a guardarmi, dopo aver lasciato andare il corpo esanime dell'uomo.
"Tutto bene Bitch-chan?"
Gli sorrisi riconoscente e mi tirai in piedi, ero solo un po' indolenzita, ma non ero stata ferita gravemente.
Poi lui cadde in ginocchio.

Sussultai e gli corsi incontro.
Teneva la mano sul petto e, lentamente, si accasciava a terra.
"Che ti succede?", domandai in preda al panico, mentre cercavo di sorreggerlo.
Il vampiro rivelò la macchia di sangue che si espandeva nel torace ed io rabbrividii.
"Adesso guarirà, vero?"
Raito accennò un piccolo sorriso, ma sembrava più una smorfia.
"Deve guarire..."
Affermai, ben sapendo che quei proiettili erano progettati appositamente per uccidere creature sovrannaturali.
Mi accovacciai sul suo petto e gridai aiuto, ma gli altri erano certamente occupati nella battaglia.

Tenevo le mani premute sulla ferita, il sangue continuava ad uscire.
"Non si ferma... - sussurrai frustrata - perché lo hai fatto? Sapevi ti avrebbe ucciso, sei un idiota!"
Rimproverarlo, in quel momento, allietava il crescente panico.
Raito mi osservò per qualche istante, le sopracciglia corrugate, come se lui stesso non sapesse cosa rispondere.

Poi, per la prima volta in tutti quei mesi, sfoderò un sorriso sincero. Genuino.
Senza traccia di perversione o arroganza.
Il suo viso si rasserenò e tossì un po' prima di spiccar parola.
"Ora so cosa significa... Ora so cosa provavo ad averti lontano, in balìa dei Mukami... - mormorò con voce roca - quando ho pensato che ti avrei persa..."

Si prese del tempo e io trattenni il fiato, mentre calde lacrime mi rigavano il volto.
"Bitch-chan io... - scosse il capo e mi accarezzò una guancia - Mitsuko io ti... Ti amo."
Restai a bocca aperta, incredula, mentre quelle gocce salate continuavano a scendere.

Poi scansai la sua mano, furiosa.
"Perché dovevi capirlo adesso? Perché non mi hai lasciata morire?"
Continuare a rimproverarlo non mi servì, sentivo il dolore straziarmi l'anima.
Non volevo perderlo.
"Anche io ti amo... - posai la mia fronte sulla sua, continuando a singhiozzare - resta con me."
"Grazie... - il vampiro mi ignorò - grazie per avermi insegnato ad amare."
Gli posai le dita sulle labbra per zittirlo.
"Sh, resta con me Raito, ti prego."

Ma le sue iridi smeraldo persero tutta la loro luminosità.
Lo fissai a lungo, sapevo che non c'era più, e non potevo accettarlo.
Gli depositai un bacio fugace e rimasi rannicchiata su di lui, a piangere.

***

Non seppi definire per quanto tempo fossi rimasta in quella posizione, a singhiozzare convulsamente.
Finché una mano si posò sulla mia spalla.

Voltai il capo, gli occhi gonfi per il pianto, e riuscii a distinguere il viso di Ruki.
"Mitsuko."
"Non c'è più...", sussurrai.
Mi tirai in piedi, rabbiosa, non sapendo a chi dare la colpa.
Il suo assassino era morto, eppure non trovavo pace.
Il vampiro rimase a fissarmi con quello sguardo indecifrabile, come se parlassi un'altra lingua.
"E morto!- gli urlai, colpendogli il petto con le mani - Raito è morto!"

Mi sentii mancare e fu Ruki a sostenermi.
Lo abbracciai di riflesso, rannicchiandomi sul suo petto, e lui non mi scacciò.

Proprio com'era accaduto giorni prima.
Piansi di nuovo, fra le sue braccia, capendo che la colpa era solo mia.
"E' morto per salvarmi..."
"Non è colpa tua." affermò Ruki.
Mi allontanai, sapendo che mi sarei portata quel peso nella tomba.

Nella stanza si materializzarono Shu ed Ayato, il primo riuscì a mantenere una certa compostezza, nonostante i suoi occhi manifestavano profonda costernazione.
Ma il vampiro dai capelli rossi lo fissò a lungo, con uno sguardo duro.
"Come diavolo si è fatto uccidere?" sferrò un pugno sul muro, lasciandomi di stucco.
Mi avvicinai per abbracciarlo, ma, intuendo le mie intenzioni, Ayato mi respinse malamente.
"Non ho bisogno di essere consolato, non ho bisogno di nessuno!"
Così scomparve nel nulla.

Contro ogni aspettativa, ad abbracciarmi venne un Kanato spuntato dal nulla, mi sorpresi nel vedere che aveva mollato il suo orsacchiotto sul pavimento.
Pianse piano e lo accolsi come fosse un bambino ferito.
Era attaccato a suo fratello più di quanto desse a vedere.

Giunse mio padre, i suoi occhi si soffermarono su Raito e poi su di me.
Nella stanza era comparso anche Subaru, aveva un'espressione incredula, mentre osservava il cadavere del fratellastro.
Quasi mi ero dimenticata dell'albino, ma constatai che almeno lui stava bene.
Sciolsi l'abbraccio con Kanato e un moto d'ira mi travolse.

"Dove sono i cacciatori?"
"I Mukami si stanno occupando dei superstiti rimasti.", annunciò Reiji.
Non lo avevo visto arrivare, ma, con sommo piacere, notai che si trascinava dietro il cacciatore spavaldo, quello che doveva chiamarsi Lee.
Lo tirava per un braccio e lo gettò in ginocchio al mio cospetto, tenendolo fermo con una mano sulla nuca.

Mi ricordai di un dettaglio: il mio pugnale giaceva ancora sul pavimento: lo raccolsi e lo puntai al collo dell'uomo, lasciando tutti i vampiri di stucco.
"Mitsuko..." mormorò mio padre, probabilmente scioccato da questo comportamento.

"Vuoi uccidermi?" domandò Lee, la voce roca, e non più così sprezzante.
Strinsi il manico dell'arma affilata, tanto da farmi male.
"Lo meriteresti, ma non sono come voi - dichiarai disgustata - non sono un'assassina."
Proferii quelle parole con tono rabbioso.
"Tu tornerai con mio padre alla Chiesa e convincerai tutti a lasciarci in pace, perché non siamo una minaccia. Chiaro?"
L'uomo rimase in silenzio, provando a mantenere quel briciolo di dignità che gli restava, ma io spinsi la lama sul suo collo, un rivolo di sangue gli macchiò la pelle.
"CHIARO?"
Il cacciatore annuì.

Takeshi si avvicinò a Lee e lo ammanettò.
"Ci penserò io a lui.", annunciò, ancora scosso per come mi ero comportata, ma poco importava.

Avevano ucciso il ragazzo di cui ero innamorata.
"Vi accompagnerò io - disse Ruki - mi assicurerò che non fugga."
"Perché dovresti andare tu?", volle sapere Reiji.
"Avete un morto da seppellire, o non v'interessa questo genere di cose?" domandò il Mukami con tono aspro.
Tornai a guardare il corpo esanime di Raito e mi si strinse il cuore.
"Anche noi onoriamo i nostri morti - sorprendentemente fu Shu a parlare - soprattutto se sono nostri fratelli. Vai pure."

Reiji guardò il vampiro dai capelli biondi e non osò contraddirlo.
"Verrò a trovarti.", affermò Takeshi, salutandomi con un abbraccio.
Ricambiai e sentii il cuore scaldarsi per un istante: avevo sistemato le cose con mio padre e avevo la certezza che i vampiri mi avrebbero difesa, anche a costo di mettere a rischio la loro vita.
Non ero solo una sacca di sangue, per loro.

Takeshi si avviò giù per le scale, portando con sè Lee, e prima che Ruki li seguisse, parlai.
"Non avrei mai voluto che qualcuno di voi si sacrificasse per me..." sussurrai.
Il Mukami mi fece un cenno col capo e uscì dalla stanza, mentre Subaru mi poggiava una mano sulla spalla.
Gliela strinsi.
"Devi farti curare queste ferite.", gli dissi.
"Mi riprenderò."

 Shu si avvicinò a Raito e lo prese tra le braccia.
"Andiamo in giardino."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Che dire… ho bisogno di spendere due parole e commentare questo capitolo.
Fino all’ultimo ho tentato di evitare questa scena, di trovare un’alternativa che non comportasse il sacrificio di Raito, ma mi piace pensare che i miei personaggi abbiano vita propria, tant’è che ho sofferto molto nello scrivere questa parte e ancora non mi capacito che sia morto.
Ma penso che questo fosse l’unico modo per far capire a Raito il significato di amore vero.
Per quanto Mitsuko avrebbe potuto insegnarglielo, solo se lei avesse rischiato la vita e lui si fosse ritrovato a perdere la sua, pur di salvarla, avrebbe potuto capire il vero valore dell’amare sinceramente qualcuno.
Spero di ricevere qualche commento da parte vostra, sia per recensione, sia per messaggio privato, perché conta molto la vostra opinione e sono molto curiosa di scoprire la vostra reazione, anche se vorrete insultarmi per aver fatto fuori Raito ahah
A presto, Nephy-

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 - Take him - ***


Capitolo 23 - Take him -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gettai io la prima manciata di terra.
Era così che usavamo fare, in famiglia, per seppellire i morti in un campo aperto.
Non avevo intenzione di bruciare il cadavere di Raito e tenermi le sue ceneri sul comodino.
A ricoprirlo col terriccio fu Subaru.
Shu e Reiji rimasero impassibili a guardare la scena, mentre io e Kanato piangevamo sommessamente.
Il vampiro dai capelli viola stringeva a sè Teddy, nascondeva dietro il peluche le sue lacrime.
Le mie, invece, scendevano impietose sul viso.

Prima di seppellire Raito mi ero accertata che Kou e Yuma stessero bene, fortunatamente era così.
Mi avevano detto di aver lasciato a casa Azusa, non era propenso a combattere, anche lui sarebbe stato d'intralcio.
Poi erano andati via.
Non gli era sembrato opportuno trattenersi per il funerale.
Quando invece avevo bisogno di tutto il supporto possibile.
Di Ayato nemmeno l'ombra.

Quando Subaru gettò l'ultima piccola quantità di terra, posò su quel cumulo una rosa bianca.
Ignorai il fatto che i vampiri non fossero credenti e recitai una preghiera.
Anche loro dovevano essere scossi, poichè nessuno m'interruppe, ne' si lamentò delle parole che pronunciavo.

E poi feci un piccolo discorso.
"Mio Dio... so che Raito non è stato perfetto, in vita - cominciai a dire - ma penso che si sia meritato la redenzione... ti prego, prendilo lassù con te."
Mi asciugai le lacrime: "Merita di stare lì con te..."
La voce mi si spezzò in gola.
I vampiri rimasero in silenzio per una manciata di secondi, poi, uno ad uno, iniziarono ad andarsene.
Rimasi da sola davanti a quella tomba improvvisata, neanche io seppi definire per quanto tempo fossi rimasta a contemplare quel cumulo di terra, con gli occhi gonfi per il pianto e un'espressione smarrita.

***

Di colpo sentii una mano posarsi sul mio braccio e sobbalzai.
"Mitsuko..."
Riconobbi la voce di Yuki e mi gettai al suo collo, di nuovo in lacrime.
"Mi dispiace tanto." mormorò la mia amica, carezzandomi una spalla.

La lasciai respirare e tirai su col naso, la bionda mi offrì un fazzoletto.
"Come mai sei qui?", domandai.
In fondo, io non le avevo scritto e lei non poteva essere a conoscenza degli avvenimenti.
"Ayato - confessò - Ayato mi ha raccontato l'intera vicenda... anche lui è distrutto."
Rimasi a bocca aperta, ma ne fui felice: forse teneva a Yuki più di quanto già sospettavo, era corso da lei dopo una perdita così grave.
"Dov'è?"
"Aveva bisogno di stare da solo... - annunciò la mia amica - ma sapeva che avresti avuto bisogno di me."
Anche lui possedeva dei sentimenti, dopotutto.

Chiesi a Yuki di restare a farmi compagnia e lei accettò immediatamente.
Non riuscii ad entrare nella magione, così ci accomodammo su una panchina, vicino il roseto di Subaru, e restammo lì per quasi un'ora, senza dirci nulla.

Ayato si materializzò all'improvviso, facendo sussultare Yuki, mentre io gli lanciai un'occhiata disinteressata.
Non ero offesa con lui, semplicemente mi sentivo... bloccata.
No, non bloccata, prosciugata dei miei sentimenti.
Quella perdita aveva lasciato un vuoto, come un buco nero, che assorbiva ogni emozione, per risputar fuori freddezza.

Il vampiro si accomodò accanto alla mia amica e anche lui rimase per alcuni minuti in silenzio.
Yuki posò una mano sulla quella di lui e non mi sfuggii il piccolo balzo di Ayato, sembrava un po' a disagio, o meglio, in imbarazzo.
Decisamente strano per uno come lui.
Ma ricambiò immediatamente il gesto, stringendo a sua volta la mano di lei.
Il rossore sulle guance di Yuki mi strappò un lieve sorriso.
Ma nessuno osò fiatare, così tornammo tutti e tre a contemplare il giardino deserto.

"E molto tardi, dovrei tornare a casa - esordì infine Yuki, spezzando quel silenzio pesante - ma domani sarò di nuovo qui, se vorrai."
Le rivolsi un piccolo sorriso e annuii.
"Vai pure, Ayato ti accompagnerà."
Il vampiro si voltò a guardarmi, ma acconsentì senza tante storie.
In fondo anche lui si preoccupava dell'incolumità della bionda.
Yuki mi abbracciò, prima di andar via scortata dal rosso.
Io rimasi lì ancora per alcuni minuti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Dunque gente, mi scuso se il capitolo risulta un po' breve, tuttavia il prossimo sarà l'epilogo, quindi ho dovuto separarli.
Siamo quasi giunti alla fine di questa avventura.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
In paticolare SeiraBrizzi per aver recensito i capitoli precedenti.
Mando un abbraccio a tutti voi,
Nephy-

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 - Epilogue - ***


 

 

 

 

 

Capitolo 24 - Epilogue -

 

 

 

 

Un lieve venticello soffiava nel giardino, come una carezza mi sfiorò la guancia.
Alzai gli occhi al cielo, sicura che Raito fosse lì.
La sua presenza non mi aveva lasciato.
Mi sentii subito sollevata e avvertii una strana sensazione di fiducia diffondersi nel corpo.

Finchè un brivido lungo la schiena mi colse all'improvviso.
Notai una chioma bionda tra i cespugli e capii.
Mi alzai di scatto, mentre quella piacevole sensazione spariva lentamente, lasciando posto a collera ed odio.
Sicura che Karl Heinz mi stesse spiando, mi avventurai nel giardino: non mi importava se era lì uccidermi: io avrei vendicato Raito.
In fondo era morto a causa sua.
Ma più camminavo, più incappavo solo in fiori, vasi vuoti ed arbusti.

"Esci fuori! - esclamai - esci fuori bastardo!"
L'unica risposta che ricevetti fu il silenzio della notte.
Urlai frustrata, con tutto il fiato che avevo in gola.
Un crack richiamò la mia attenzione: girai il capo e mi resi conto che un vaso, alle mie spalle, era finito in mille pezzi.
Lo fissai a lungo, pensando che qualcuno lo avesse urtato, ma non vi era anima viva nei dintorni.
Probabilmente il vento.
Scossi il capo e mi convinsi che non c'era traccia di Karl Heinz, probabilmente era solo la mia immaginazione.
Oppure quel bastardo stava giocando con la mia mente.

"Mitsuko."
Reiji era comparso alle mie spalle, indossava nuovamente gli occhiali, tuttavia il suo completo era ancora sgualcito, di certo una conseguenza della battaglia.
"Volevo parlarti."

Attesi che prendesse parola, stranamente non sembrava a suo agio.
"Era sottointeso, ma vorrei dirlo francamente: non è necessario che tu scelga un Adamo. Tuttavia potrai far visita ai Mukami ugualmente, se ti aggrada."
Abbassai lo sguardo: persino lui aveva capito da tempo quale sarebbe stata la mia scelta.
E ora che Raito non c'era più, sapeva bene che non avrei scelto nessun'altro.
"Cosa dirai a tuo padre?"
"Ha messo a rischio la nostra vita, ha causato la morte di Raito, non gli dobbiamo più nulla."
La sua espressione era diventata una maschera d'odio, mi lasciò di stucco.

 Lui che aveva sempre auspicato a diventare un figlio modello, non mi sarei mai aspettata che pronunciasse una frase del genere.
"L'ho sempre rispettato, è mio padre, ma lui ci ha solo... solo-"
"Manipolati." gli suggerii involontariamente.
Mi sarei aspettata un rimprovero per questo, ma Reiji si trovò d'accordo con me.
"Esatto. Non ci ha mai considerati suoi figli, solo pedine."
Dopotutto, il sacrificio di Raito era valso a qualcosa.
"Torniamo a casa." proferì.
Ovviamente non attese oltre e svanì nel nulla, tuttavia, non mi era sembrato un ordine, il suo, piuttosto un implicito messaggio: quella era anche casa mia ormai.

E, sebbene nessuno dei Sakamaki lo avrebbe ammesso esplicitamente, mi consideravano parte della famiglia più del loro stesso padre.
Con loro al mio fianco, avrei fatto di tutto pur di vendicarmi.
Mi avviai dentro la villa.
Un ululato squarciò il silenzio della notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Dunque siamo giunti anche qui alla fine della fanfiction. Ogni volta che devo spuntare la casella "completa" sento un nodo alla gola, una sorta di malinconia, ma sono anche soddisfatta di aver portato a termine il mio lavoro. Sebbene, come avrete intuito, questo capitolo è solo l'inizio della prossima "stagione".
Ebbene non ho ancora finito di torturare i nostri vampirelli e la nostra povera Mitsuko/Ellen/Eva muahah
Scherzi a parte, sto buttando giù delle idee che avevo in parte pianificato già scrivendo questi capitoli.

Ma voglio dedicare un enorme grazie a tutti coloro che hanno seguito la mia storia, in particolare SeiraBrizzi che ha pazientemente recensito ogni capitolo e mi ha supportato con le sue parole.
Un grazie anche a Spring_Sun, A l i e e pinkykawaii.
E grazie a tutti coloro che sono arrivati fin qui!

Con un pizzico di tristezza vi saluto, a presto, vostra Nephy-

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