Girl of Life di Nephertiti (/viewuser.php?uid=829904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Happiness - ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - New Vampires - ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Strange Meetings - ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - The four Brothers - ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Abduction - ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Pain - ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Sadness - ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - We're different - ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Shopping around - ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Coming back home - ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Just for my blood - ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Half truths - ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Love Affairs... - ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - ... Unsolved Affairs - ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Normality - ***
Capitolo 16: *** AVVISO ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Tic Tac - ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - A New Race - ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - A Second Chance - ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - The Peace before the Storm - ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - Family - ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - The Hunters - ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - The Power of Love - ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - Take him - ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Epilogue - ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Happiness - ***
GIRL
OF LIFE
Capitolo
1-Happiness-
Le
onde s'infransero contro la sabbia,
lasciando una patina di schiuma sulla salsedine.
Il sole calava inesorabile, tuffandosi in quella distesta azzura, la
cui
superficie riluceva come se sopra essa galleggiassero piccoli diamanti.
Osservai il cielo tingersi di un lieve rossore; inspirai il profumo del
mare,
mentre un leggero venticello mi scompigliava i capelli ramati.
I miei piedi affondarono nel bagnoasciuga.
Non mi ero mai sentita così... viva.
Takeshi mi portava spesso in spiaggia, ma mai l'avevo trovata
così bella.
Forse era il mio nuovo modo di guardare ciò che mi
circondava: dopo aver
passato un mese con sei vampiri; aver scoperto di essere stata adottata
e aver
rischiato di essere uccisa; l'ambiente intorno a me aveva assunto nuove
sfumature... E venire al mare, alle sei del pomeriggio, si era rivelata
un'ottima idea.
“Mitsuko!”
una voce familiare mi riportò alla realtà.
Voltai il capo, mentre le ciocche ondulate mi finivano sugli occhi.
Una ragazza, dai lunghi capelli biondo scuro, mi stava correndo
incontro,
radiante ed allegra come sempre.
“Yuki!” esclamai, abbracciando la mia migliore
amica.
“Quanto tempo!” disse lei, fissandomi con quegli
occhioni azzurri, carichi di
dolcezza.
“Va bene che la scuola è finita, e puoi stare
tutto il tempo con i Sakamaki, ma
devi pur incontrare le tue amiche!”
Un'altra voce familiare giunse dietro le spalle della biondina.
Sorrisi, sentendo il rimprovero di Natalie.
La giovane dai capelli castani e gli occhi ambrati si fece avanti,
scrutandomi
con un cipiglio severo.
Ignorai il finto broncio ed abbracciai anche lei.
Quanto mi erano mancate!
Chi l'avrebbe mai detto che vivere con quei tipi avrebbe avuto tanti
risvolti
positivi?
“E Sakura?” domandai, notando l'assenza della terza
amica.
“Non ha fatto in tempo a salutarti, e le dispiace molto, ma
è partita per le
vacanze estive!” mi informò Yuki, sciogliendo
l'abbraccio.
Tutte e tre ci stendemmo sui teli mare, raccontandoci le ultime
novità.
“E
tu, come te la passi con i ragazzi più sexy
dell'Universo?” mi chiese ad un
tratto Natalie.
“Bene, bene.” risposi, evitando il dettaglio che
-ogni tanto- uno di loro
veniva a succhiarmi il sangue.
Almeno avveniva con meno frequenza ed ero più libera di
uscire.
“E ci credo...” mormorò Yuki con la
solita aria trasognata.
“Ci risiamo.” esordimmo io e Natalie
contemporaneamente, per poi scoppiare a
ridere.
La fissazione della bionda per Ayato iniziava a preoccuparmi!
“Perchè non ci facciamo un bagno?”,
propose la castana.
Senza
pensarci due volte balzai in piedi, dritta in acqua.
Mi tuffai in quella distesa trasparente: l'impatto fu piuttosto freddo,
ma
quando iniziai a nuotare il mondo circostante svanì.
Nuotare era sempre stato uno dei miei hobby preferiti: in mezzo al
nulla,
lontana dal resto, potevo riflettere in pace e rilassarmi.
Dopo un po', però, mi domandai perchè le mie
amiche ci mettessero tanto ad
entrare, quindi tornai indietro.
Uscii
dal mare ed un brivido mi percorse
la schiena.
Quella brutta sensazione non la provavo da...
Da quando credevo ci fosse qualcuno, tempo fa, a spiarmi fuori dalla
villa.
Mi guardai intorno e notai un gruppo di ragazzi che, effettivamente, mi
fissavano.
Erano carini, certo, ma pallidi e soprattutto... strani.
Prima che riuscissi a fare qualsiasi cosa, questi erano già
andati via.
Ma non mi era sfuggito il ghigno che aveva uno di loro, quello dai
capelli
neri.
Era un sorriso ambiguo, come se volesse comunicare: ci
vedremo presto.
Scossi
il capo, dandomi della stupida per
essere tanto paranoica.
Poi un tocco gelido sui fianchi, mi fece sobbalzare.
Mi girai di scatto, incontrando un paio di iridi smeraldo.
“R-raito!” squittii, scorgendo le mani del vampiro
intorno alla mia vita.
“Ciao Bitch-chan**!”
esordì lui, facendo scorrere gli occhi verdi
sul mio corpo semi-nudo e bagnato.
Indossavo un bikini blu piuttosto accollato, eppure mi sentii
irrimediabilmente
scoperta e in imbarazzo.
“Che ci fai qui?” domandai, divincolandomi dalla
presa.
“Siamo venuti a farti compagnia, ma a quanto pare non eri
sola!” spiegò lui,
accennando con la testa in direzione di Natalie e Yuki.
Notai le due in compagnia degli altri cinque fratelli e capii il motivo
del
loro ritardo.
Le raggiunsi velocemente, seguita dal rosso.
Fortunatamente
era una spiaggia isolata, altrimenti cosa avrebbero pensato le persone
vedendo
quei sei interamente vestiti in spiaggia?
Mi rivolsi direttamente a Reiji: “Avevamo detto che sarei
tornata alle sette!”
“Lo so. - rispose quello col tipico tono glaciale - Ma siamo
venuti prima.”
Questo
lo vedo... avrei
voluto replicare, ma mi limitai ad alzare
gli occhi al cielo.
Mi accorsi dell'espressione sognante di Yuki e intuii che Ayato era nei
dintorni.
Infatti eccolo spuntare dietro uno Shuu mezzo assopito, in tutto il
suo splendore...
“Ciao chichinashi*!” mi
salutò con un sorriso sornione.
Lo fulminai con lo sguardo, non sopportavo mi chiamasse
così.
Anche perchè, oltre ad essere cresciuta di qualche
centimetro -raggiungendo
l'altezza di Kanato- avevo assunto delle curve più
pronunciate.
Sebbene sembrassi ancora un tantino piatta...
Per compiacere le mie amiche, cominciai con le presentazioni.
“Sakamaki, vi presento Yuki e Natalie.”
Ogni vampiro reagì in modo diverso: Kanato strinse a
sé Teddy, rivolgendo alle
due un sorrisetto isterico; Shuu sbadigliò, volgendo lo
sguardo altrove; Subaru
emise un grugnito; Raito si calcò il cappello sulla testa e
Ayato sfoderò un
sorriso malizioso -durante il quale Yuki parve avere un mancamento-.
L'unico a porgere la mano fu Reiji, ma solo per seguire le sue
benedette buone
maniere...
Prima
che si aprissero conversazioni spiacevoli, o un Sakamaki si avventasse
sulle
due, mi congedai con Natalie e Yuki dicendo che ci saremmo viste presto.
“E’ stato un vero piacere conoscervi!”
affermò la bionda, guardando Ayato.
“E lo credo bene, chi non vorrebbe conoscere Ayato
Sakam-...” interruppi il suo
discorso da oree-sama***, trascinandolo per
un polso e Natalie fece
lo stesso con Yuki!
Salimmo
nella limousine nera.
Avendo i capelli umidi, inzuppai tutto il sedile in pelle e mi
guadagnai
un'occhiataccia da parte di Reiji.
Ma non mi turbò: il rapporto che si era instaurato fra me e
i Sakamaki era
decisamente cambiato.
Tutti continuavano ad avere i loro comportamenti caratteristici ma -in
fondo-
avevano davvero capito che non ero solo un contenitore di sangue.
Una volta giunti nella magione, andai spedita in camera a farmi una
doccia.
Finalmente tutto andava bene; ma le cose belle non durano a lungo, e
questo
l'avrei scoperto a mie spese...
*chichinashi:
tavoletta (per via del poco seno)
**
Bitch-chan: letteralmente puttanella (ma da Raito è usato
come un termine
affettuso, incredibile ma vero)
***
ore-sama: modo molto rude e narcisistico per parlare di se stessi, tipo
"grande me"
ANGOLO
AUTRICE
Salve
popolo di EFP.
Ebbene dopo quattro lunghi anni sono tornata!
Per chi non mi conoscesse, il mio nome è Nephertiti e sono
l'autrice, in questo
fandom, di "Girl of Light".
Dunque, se siete incappate nella mia storia, vi consiglio di leggere il
prequel
di questa fanfiction, altrimenti sarà difficile per voi
seguire la trama.
Ho impiegato un bel po' di tempo a scrivere un seguito, non per
mancanza di idee,
ne avevo fin troppe, ma per mancanza di tempo.
Tuttavia sono tutt'ora sinceramente legata alla precedente fanfiction,
alla mia
OC e alle vicende dei vampirelli.
Seppur avrei potuto scriverla meglio.
Ma penso di essere un po' maturata nella scrittura, per cui spero che
questa vi
piacerà quanto la precedente.
E
considerato che non ci hanno regalato una terza
stagione dell'anime, mi son detta che, almeno io, avrei dovuto portare
a
termine il mio progetto iniziale.
Dunque eccoci al primo capitolo, certamente breve, ma quelli a seguire,
saranno
più lunghi, ve lo assicuro.
Potremmo definirlo un prologo!
Detto questo, attendo il vostro giudizio e cosa vi aspettate dalla
storia.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - New Vampires - ***
Capitolo 2 -New Vampires-
Canticchiando allegramente, abbandonai la vasca,
dopo
essermi lavata di dosso la salsedine.
Indossai l'accappatoio di spugna e tamponai i capelli
con un asciugamano.
Troppo tardi
sentii la porta del bagno spalancarsi:
Raito fece il suo ingresso trionfale e si soffermò ad
osservare l'unico
indumento che avevo, esitando sulle gambe nude.
Sgranai gli occhi dalla vergogna, mentre gli gettavo
l'asciugamano che tenevo tra le mani.
Lo schivò senza fare una piega.
“Ancora non avete imparato a bussare?” esclamai con
voce stridula, provando a coprirmi il più possibile.
“E perdermi la tua reazione? No, Bitch-chan,
non sarebbe divertente.”
“Che vuoi?” domandai.
“Reiji ti deve parlare.”
“E non può aspettare?” replicai seccata,
incrociando
le braccia al petto.
Raito tornò a vagare con lo sguardo sul
mio corpo
semi-scoperto, quindi azzerò la distanza che ci divideva.
“Si, può certamente aspettare.”
sentenziò, spingendomi
contro il muro.
Cercai di pestargli un piede, ma il vampiro evitò il colpo,
abbassando l'accappatoio e
scoprendo un lembo di pelle.
Passò le labbra sulla mia spalla, leccando la carne,
ed infine ci affondò i canini, procurandomi una fitta
lancinante.
“R-raito, mi fai male!” lo rimproverai, tentando di
scansarlo.
Avvertii le zanne allentare il morso e il mio sangue
scendere lentamente nella gola del rosso.
Dopo attimi che sembrarono interminabili, il vampiro
si staccò, pulendo i rivoli di sangue che macchiavano la mia
pelle.
“Come sei deliziosa, Bitch-chan...”
mi sussurrò
nell'orecchio.
Sgattaiolai via dal suo abbraccio, la situazione era
fin troppo imbarazzante.
Uscii dal bagno e mi diressi in soggiorno: sui
sofà
erano seduti tutti i fratelli, ognuno impegnato a fare altro,
finchè non mi
videro avanzare con un semplice accappatoio addosso, quindi le loro
espressioni
divennero perplesse e accigliate.
“Dovevi parlarmi?” Domandai a Reiji, accomodandomi
su
un divano, vicino a Subaru.
Notai il suo corpo irrigidirsi e un sorriso sincero
affiorò sulle mie labbra.
Curioso come, dietro quella fredda corazza, si celasse un fragile
ragazzo dal cuore tenero.
Reiji sistemò gli occhiali sul naso.
“Avresti potuto indossare qualcosa, avrei atteso.”
annunciò con tono severo.
“Sai com'è, tuo fratello è entrato
all'improvviso, ero
appena uscita dalla doccia...” dichiarai, lanciando
un'occhiataccia a Raito,
che si limitò a sorridere malizioso.
“Pensavo fosse urgente.”
Lo sguardo tagliente di Reiji si posò sul vampiro col
cappello, in un muto rimprovero.
“Comunque. Abbiamo saputo che nuovi vampiri sono
venuti a vivere da queste parti.” spiegò il
ragazzo occhialuto.
Lo guardai con un sopracciglio inarcato.
E quindi? Avrei voluto chiedere.
“Non sappiamo perchè sono qui, ma non ci si
può fidare
dei Mukami. Perciò ti chiedo di fare attenzione. - disse,
rivolgendosi
direttamente a me - E ti prego di avvertirmi, se ti
parleranno.”
“Chi sono i Mukami?” domandai incuriosita.
Ma gli occhi magenta di Reiji rimasero impassibili, capii che non mi
avrebbe detto altro.
Valutai l'opzione di raccontargli ciò che era successo
oggi in spiaggia, quando quei quattro tipi mi avevano osservata in modo
poco
rassicurante, però non spiccai parola.
“Ok. - risposi semplicemente, mettendomi in piedi -
Ora posso tornare in camera?”
Reiji mosse impercettibilmente la testa, dandomi il
permesso di andare.
M'incamminai lungo le scale, sentendo altri passi
alle
mie spalle.
Mi voltai, scorgendo la figura di Ayato camminarmi
dietro.
Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi se avrei mai
avuto -non dico pace- ma almeno un po' di privacy.
Quando entrai nella stanza da letto, il vampiro dai
capelli rossi m'imitò, prima che riuscissi a chiudere la
porta.
Sebbene sapevo che sarebbe entrato comunque, in un
modo o nell'altro...
“Chichinashi!” richiamò la mia
attenzione usando quel
nomignolo insopportabile.
Forse preferivo Bitch-chan.
Certo, perchè Raito ti chiama
così...
Eliminai quella vocina fastidiosa, rivolgendomi ad
Ayato.
“Che c'è?”
“Perchè ci hai messo tanto?”
Aprii la bocca per ribattere, ma non emisi alcun
suono, non potevo certo dire che Raito mi aveva trattenuta.
L'ultima volta Ayato non l'aveva presa bene.
“Non ci ho messo tanto. Sono stata talmente veloce, che
non mi sono neanche potuta vestire!” affermai indicando il
mio -non-
abbigliamento.
“Mh.” mugugnò Ayato, facendo scorrere le
sue iridi
dorate sul mio corpo.
Ignorai il vampiro e frugai nell'armadio, in cerca di
qualcosa da mettere.
“Ad ogni modo, le tue amiche sono
simpatiche... Chissà
se sono altrettanto gustose!” annunciò il vampiro
con enfasi.
“Non ci pensare nemmeno.” lo minacciai, puntandogli
contro un'infradito.
Ayato ghignò, prima di strapparmi la scarpa di mano ed
attirarmi a sé: “Tranquilla, a me piace solo il
tuo sangue, chichinashi.”
Ora lo uccido.
Riflettei, mentre Ayato bucava il mio collo con i
canini aguzzi.
Le vecchie abitudini erano dure a morire...
Quando ritrasse le zanne affilate, tornai
in bagno.
Mi tolsi l'accappatoio, infilandomi un paio di
shorts
e una maglietta beige.
Provai a domare le ciocche ondulate e sciacquai il
collo sul quale ancora pizzicava il morso di Ayato.
In quel momento ricordai le parole di Reiji: chi erano
i Mukami?
Perchè non voleva che avessi contatti con loro?
Un fruscìo mi riportò alla realtà.
Voltai il capo, accorgendomi di non essere sola: Shu
-assopito come al solito- era steso nella vasca ricolma d'acqua.
“Ehi, scansafatiche, potresti anche
iniziare a
lavarti come una persona normale!”
Affermai, pur sapendo che quei sei non conoscevano
affatto la parola normalità.
Vedendo che non accennava a rispondermi,
continuai:
“Sai: riempi la vasca, ti spogli, ti insaponi e ti
rivest-”
“Se vuoi vedermi nudo, non hai bisogno di giri di
parole.” m'interruppe il biondo, socchiudendo un occhio,
certamente per
assistere alla mia espressione imbarazzata.
“Ma lo avete nel DNA il gene della perversione?”
sbottai, mentre il viso si tingeva di rosso.
Il vampiro piegò gli angoli della bocca
in un sorriso
accennato, poi si alzò dalla vasca, mentre l'acqua scorreva
sul suo fisico
marmoreo, e cominciò a togliere la maglietta.
Lo fissai interdetta per un momento, poi riuscii a
balbettare qualcosa: “C-che fai?”
“Hai detto tu che bisogna spogliarsi...”
Senza spiccar parola, girai sui tacchi e andai via dal
bagno.
***
M'incamminavo giù per le scale, quando
decisi di
varcare la soglia d'ingresso e uscire all'esterno.
Ultimamente avevo l'abitudine di fare passeggiate
notturne, udendo i grilli che, con il loro canto, mi ricordavano il
periodo in
cui eravamo: l'estate era sempre stata una delle mie stagioni
preferite: potevi
indossare pochi indumenti, andare al mare e dimenticare la scuola.
A destarmi dai pensieri furono dei rumori provenienti
dalla serra.
Quel posto incantevole era diventato una seconda casa:
spendevo molto tempo a osservare quei fiori, dai petali setosi e
profumati.
A volte mi capitava di guardare Subaru, mentre
annaffiava e potava le piante.
Era ammirevole vedere come se ne prendeva cura, quanta
attenzione dedicava loro.
Quando misi piede nel roseto, vi trovai proprio il
vampiro dai capelli bianchi.
Guardai le sue dita sottili spargere del fertilizzante
e scorsi i suoi occhi brillare di luce propria.
Sebbene li avessi giudicati dei tipi senza scrupoli,
alla fine mi ero dovuta ricredere: anche i Sakamaki avevano dei
sentimenti e
delle passioni.
Ognuno aveva un hobby a cui era molto legato:
Subaru
aveva le sue rose; Shu la sua musica; Ayato i suoi Takoyaki;
Reiji i
suoi veleni e Kanato le sue bambole di cera.
Certo, questi ultimi due erano
hobby decisamente inquietanti, ma ciascuno aveva i propri.
Infine c'era Raito ed il suo pianoforte.
Dopo l'ultimo incontro, avevo iniziato a vistare più
spesso la stanza con lo strumento musicale.
A volte, quando non c'era Raito, mi dilettavo a
suonarlo.
Purtroppo conoscevo solo una o due sinfonie, ma amavo
far scorrere le mani sui tasti del piano, come se fossero un tutt'uno.
“Che ci fai qui?” la voce di Subaru
catturò la mia
attenzione.
Dimenticavo che l'albino non amasse essere spiato.
“Ecco io... Vado via.” conclusi, camminando a
ritroso, ma il verso -animalesco- dell'altro mi bloccò.
“Come?”
“Ho detto che puoi restare.” ripetè il
vampiro,
sforzandosi di pronunciare quella frase.
Con un sorriso radiante mi sistemai accanto a lui, a
gambe incrociate, e ammirai il suo lavoro.
Dopo minuti di silenzio, provai a
schiarirmi la voce, nella speranza di trovare un argomento per fare
conversazione: dopo il nostro ultimo incontro in questo luogo, Subaru
non aveva
più affrontato il discorso sentimenti e
io non avevo trovato il coraggio
di confessargli la mia cotta per il fratellastro.
“Come mai vuoi tagliarle?”
domandai all'improvviso,
notando le forbici che impugnava.
“Sto togliendo le rose appassite. - spiegò
rapidamente, poi scorse il mio viso incuriosito e decise di
approfondire - la
potatura delle rose varia per ogni stagione e d'estate bisogna tagliare
le rose
sfiorite, così ne cresceranno nuove.”
Era stato decisamente interessante e giurai di aver
sentito una punta d'orgoglio nel tono della sua voce, come se fosse
stato
orgoglioso di spiegarmi il processo.
“Insegnami!” esclamai con fin troppa enfasi,
tuttavia
amavo ampliare le mie conoscenze.
Subaru trattenne una smorfia davanti a tutto
quell'entusiasmo, lo considerava certamente infantile, e mi porse le
forbici.
Un po' insicura sul da farsi intercettai un fiore
appassito e feci per tagliarlo, ma delle dita gelide me lo impedirono.
"Devi
avvicinarti al ricettacolo.”
Vedendomi disorientata, il vampiro posò la mano sulla
mia e la condusse un po' più sopra, vicino la rosa:
“Qui.”
Così lo tagliai.
Ero compiaciuta, avevo appena imparato qualcosa sul
giardinaggio.
Mi voltai e incrociai gli occhi di Subaru, che mi
fissava in modo terribilmente serio.
“Non dovevo?”
Non ricevetti alcuna risposta e mi resi conto che il
viso di lui era sempre più vicino: il cuore
iniziò a pulsare più velocemente.
Non sapevo cosa fare, io mi ero affezionata a Subaru,
ma lui provava qualcosa di più profondo, nei miei confronti,
e lasciare che mi
baciasse sarebbe stato crudele.
“Chichinashi! Ecco
dov'eri. - Ayato ci
interruppe appena in tempo - Oggi non cucini?” chiese,
accorgendosi dopo della
presenza dell'altro.
“Oy-, Subaru!” lo
salutò il rosso.
Il vampiro si limitò a fare un cenno con la testa e si
allontanò rapidamente dalla mia figura.
Sarei voluta rimanere ancora un attimo, per chiarire
con il ragazzo, però ricordai di dover fare la spesa: forse
i Sakamaki non
sarebbero morti di fame, ma io si.
Per cui dovevo andare.
“Ci vediamo dopo.” mi congedai con l'albino.
ANGOLO AUTRICE: In ritardo di un giorno, ma rieccomi qui!
Dunque questo capitolo, oltre ad introdurre i nostri
nuovi vampirelli, è anche un capitolo in cui si delinea
meglio il rapporto tra
Mitsuko e i Sakamaki.
Per quanto riguarda la scena con Subaru, mi sono
informata e spero che funzioni realmente così, non pratico
giardinaggio ma ho fatto delle ricerche.
Comunque ringrazio coloro che hanno inserito la mia storia tra
le preferite e seguite, come al solito invito tutti a lasciare un
opinione, che
sia un commento, una vostra idea riguardo alla storia o anche qualche
critica-
A presto,
Nephy-
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Strange Meetings - ***
Capitolo 3 -Strange Meetings-
Tornai nella villa, ma solo per recuperare la
borsa.
Prima di uscire, Reiji si raccomandò affinchè
facessi
attenzione.
Sollevando un sopracciglio, borbottai un “Okay.”
Non capivo perchè mostrasse tanta apprensione nei miei
confronti, certamente era dovuto a quei vampiri di cui mi aveva
parlato, se
solo mi avesse detto qualcos altro sul loro conto...
Una strana sensazione mi accompagnò
lungo il tragitto,
sicuramente per colpa del secondogenito e i suoi paranoici consigli.
Appuntai una ciocca dietro l'orecchio,
cercando di calmarmi.
Improvvisamente, uno dei lampioni dal bagliore
opaco,
disseminati per le strade, si fulminò ed io emisi un
gridolino per la sorpresa.
Mi portai una mano al petto, aspettando che il battito
cardiaco si regolarizzasse.
Quando rialzai lo sguardo, un paio di iridi grigie mi
gelarono il sangue nelle vene.
Era lo stesso tipo della spiaggia e mi scrutava con
attenzione.
“Mitsuko!” Qualcuno chiamò il mio nome e
notai il
disappunto nello sguardo del ragazzo, prima che svanisse nel nulla.
Mi voltai, sgranando gli occhi nel ritrovarmi davanti
un viso familiare:
“Papà?”.
***
Takeshi Yoshida mi circondò con le sue
braccia, quasi
togliendomi il fiato.
“P-papà!” mi lamentai, cercando di
sgusciare via da
quell'abbraccio stritolante.
L'uomo sorrise e finalmente mi lasciò andare.
“Scusami, non ci vediamo da quando... Bè da quando
mi
hai detto addio.”
Non seppi ribattere a un'affermazione così ovvia: se
gli avevo detto addio, era chiaro che non pensavo di vederlo ancora.
Ma poterlo incontrare di nuovo mi aveva reso gioiosa.
“Sono felice di vederti...” ammisi, torturandomi le
mani.
Il suo sorriso si aprì maggiormente.
“Anch'io sono tanto felice. Mi mancavi e odiavo il
modo in cui si era concluso il nostro incontro. Ma ho poco
tempo.” annunciò,
abbassando il tono di voce e guardandosi intorno.
“I Cacciatori sono preoccupati, dicono
che sono
arrivati nuovi vampiri.”
Sebbene già lo sapessi, evitai di dirglielo: “Cosa
significa?”
“Non è la loro presenza a preoccuparli, quanto il
fatto che abbiano qualcosa in mente. - spiegò mio padre,
decisamente turbato -
Questi vampiri hanno a che fare con il padre dei Sakamaki. Devi
andartene da
quella magione.”
Nonostante avessi una brutta sensazione a riguardo,
non avrei lasciato i vampiri con cui avevo imparato a convivere.
“Sai che non voglio andarmene.”
Takeshi alzò gli occhi al cielo, frustato.
“Insomma Mitsuko, vivi con loro, potresti finire nei
guai anche tu!”
Sapevo che era per il mio bene, ma -ahimè- mi ero
affezionata a
quei sei.
“Non preoccuparti per me. E poi dovreste sempre
mandare un'altra ragazza al mio posto..."
"Loro non vorrebbero che ti rivelassi queste
cose, anzi non vorrebbero che mantenessi i contatti con te, dopo che
hai
rifiutato di tornare. - spiegò Takeshi - pensano tu sia una
di loro, ormai. Ma
io ti conosco, sei mia figlia, è naturale che sia
preoccupato."
"Loro chi? I cacciatori?"
L'uomo annuì.
Gli posai una mano sulla spalla e cercai di tranquillizzarlo.
"Non mi accadrà nulla."
In fondo, I Sakamaki mi avevano difesa una volta,
avrebbero potuto farlo ancora.
O no?...
La vocina della mia coscienza diveniva, giorno dopo
giorno, sempre più irritante.
“Per ora non so dirti altro, ne' so quando potremo
rivederci.” dichiarò, frattanto un velo di
tristezza incupiva il suo viso.
Lo abbracciai di slancio.
“Ti voglio bene, papà. Farò
attenzione.” lo
rassicurai.
“Anche io ti voglio bene.”
Disse Takeshi, prima di salutarmi a malincuore.
Cosa stava succedendo?
***
“Spero che tu abbia preparato i Takoyaki.”
esclamò Ayato, assottigliando gli occhi a due fessure.
Esasperata gli porsi in malo modo un piatto di Takoyaki.
Osservai il suo viso distendersi e il suo sguardo
brillare.
Spesso mi sembravano dei ragazzini...
Mi sedetti accanto a Raito e iniziammo a mangiare.
Quando finimmo di cenare, sparecchiai la tavola,
senza
ricorrere all'uso dei maggiordomi.
Primo perchè volevo rendermi utile; secondo
perchè i
maggiordomi davano i brividi: apparivano e scomparivano nel nulla, in
un modo
così inquietante, che nemmeno i vampiri erano in grado di
fare!
Alla fine potei tornare alla mia passeggiata notturna.
Ma quando rientrai nella serra, non c'era traccia di
Subaru.
Così rimasi a respirare la fragranza delle rose e a
contemplare la loro bellezza.
“Pratichi giardinaggio?” una
voce rude e profonda mi
spaventò, a tal punto da farmi perdere l'equilibrio.
E sarei anche caduta a terra, se delle braccia
possenti non mi avessero sorretta da dietro.
Sentii un respiro caldo sul collo e dei capelli
solleticarmi il viso.
"Sei proprio un'imbranata!”
Scansai gli arti che mi cingevano la vita e notai
l'imponente ragazzo, che dardeggiava sulla mia figura.
Era molto alto: aveva dei capelli castano chiaro,
sfumati alle punte; e un paio di occhi ambrati e penetranti.
Per non parlare delle labbra carnose, incurvate in un
ghigno derisorio e che mostravano un paio di canini acuminati.
“E tu sei?” domandai con aria di sfida.
Ma la sua altezza sgretolò tutta la mia audacia: mi
superava di parecchi centimetri.
“Yuma. - si presentò il giovane - e tu devi essere
Ellen.”
Impallidii quando pronunciò il mio vero nome.
Solo dopo ricordai le parole di mio padre: se fosse
stato uno dei Mukami, era in contatto con Karl Heinz, il quale doveva
avergli
fornito una descrizione accurata sul mio conto.
Quel verme che ha ucciso mia madre...
“No, mi chiamo Mitsuko.”
ribattei seccata.
La frase sembrò spiazzare Yuma, ma solo per un
istante: “Non è il tuo vero nome.”
“Vogliamo discutere sul mio nome o c'è anche un
motivo
sensato per cui sei qui?”
Per tutta risposta il castano prese a sghignazzare.
“Che caratteraccio!” mi schernì,
guadagnandosi
un'occhiata tagliente.
“Allora?”
“Volevo solo conoscerti. - rivelò il giovane,
chinandosi su di me e annusando la mia pelle - Hai davvero un buon
profumo...”
Indietreggiai, mantenendo un'espressione impassibile.
“Grazie, è stato un piacere. Ora
andrei.” conclusi,
sapendo dove sarebbe andato a parare con quel discorso.
Yuma mosse dei passi nella mia direzione, ma quando mi
voltai non c'era traccia del vampiro.
Shu, steso a qualche metro di distanza,
bofonchiò un:
“Che succede?”.
Avrei dovuto parlargli di quel tipo, ma anche loro mi
stavano nascondendo qualcosa.
“Niente.”
Lo vidi arricciare il naso, poi spalancò gli occhi.
Senza preavviso mi tirò a sé, inspirando il mio
odore
ed il suo viso parve incupirsi: “Sei sicura
Mitsuko?”
“Tu devi dirmi qualcosa?” replicai decisa.
Il biondo attese, come per valutare la situazione: “Niente.”
Sapevamo entrambi che l'altro mentiva.
Se lui non voleva confidarsi con me, io avrei fatto lo stesso.
“Bene, allora me ne vado.” annunciai, staccandomi
dal vampiro e
avviandomi verso la villa.
Lo sentii sbuffare impercettibilmente; in seguito
richiuse le palpebre, tornando nel “mondo dei
sogni”.
Anche io andai nella mia camera e mi gettai a peso
morto sul letto.
Fu
in quel momento che il telefono prese a squillare
ininterrottamente, avevo voglia di dormire ma quel rumore fastidioso mi
costrinse a rispondere.
“Yuki?” chiesi, riconoscendo la voce della mia
amica.
“Mi domandavo se domani avessi voglia di fare
compere!”
Sebbene non andassi pazza per lo shopping accettai,
probabilmente per chiudere presto la conversazione.
Dopo un urlo di gioia -che quasi mi perforò un timpano-
riagganciai la
chiamata.
Finalmente potei abbandonarmi alle braccia di Morfeo.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - The four Brothers - ***
Chapter 4 -The four Brothers-
“Quindi andrò in
centro.” Spiegai a Reiji, che mi
osservava con la solita espressione imperturbabile.
“Hai ancora la nostra carta di credito?”
domandò
serio.
Annuii imbarazzata, avrei preferito avere i miei
soldi, ma era il minimo che potessero offrirmi in cambio di tutto il
sangue che
cedevo quotidianamente.
In quel momento Ayato si soffermò sulla soglia della
camera: “Vai da qualche parte?”
Aprii bocca per rispondere, ma Reiji mi precedette:
“Si, in centro. Perchè non l'accompagni?”
I due si scambiarono un'occhiata complice e il rosso
accettò: “Ma certo che accompagno la mia Tavolet...”
Gli rifilai una gomitata prima che usasse quel
nomignolo.
Entrammo nella limousine nera che continuavo a trovare
stupenda, nonostante fosse il nostro unico mezzo di trasporto, ed Ayato
mi
seguì.
Anche se mi mancavano le
Ferrari...
Guardai l'ambiente esterno attraverso il finestrino,
notando come le campagne e le distese verdi lasciassero spazio a case ed
edifici, mentre il cielo si scuriva.
Quando il mio occhio finì sullo specchietto
retrovisore, notai una limousine bianca dietro di noi e rimasi
affascinata
anche da questa vettura: non se ne vedevano molte in giro.
Una volta a Tokyo, l'autista parcheggiò
poco distante
da un centro commerciale.
Io ed il vampiro ci fermammo fuori dall'edificio ed
attesi l'arrivo della mia amica.
Una ragazza dai capelli biondi ci venne incontro,
sbracciandosi per salutarmi.
Nel momento in cui notò il giovane al mio fianco,
però, il suo colorito divenne preoccupante e tutte le
tonalità di rosso tinsero
le sue guance, mentre il suo entusiasmo si dissolveva, sostituito da un
inconfondibile imbarazzo.
“C-ciao Mitsu-chan!” fece lei,
abbozzando un
sorriso.
Ricambiai il sorriso, poi mi rivolsi ad Ayato, ma
questo aveva già circondato le spalle di Yuki con un braccio.
“Ciao biondina, contenta di rivedere Oree-sama?”
Gli gettai un'occhiataccia, ma lui m'ignorò,
perciò
entrammo nell'edificio.
Raggiungemmo in fretta un negozio d'abbigliamento e
cominciai a frugare tra gli abiti.
Presi un paio di magliette e dei jeans, finchè
l'occhio cadde su un vestito verde smeraldo, interamente in pizzo e
lungo fin
sopra le ginocchia.
Accarezzai il tessuto e la tentazione di indossarlo
ebbe il sopravvento.
Avertii la mia amica che sarei andata nel camerino, ma
anche lei m'ignorò, troppo occupata ad osservare Ayato, alle
prese con una
cravatta sottile, simile alla sua, ma di colore nero.
M'inoltrai nei camerini, scostando la pesante tenda
color avorio e cominciai a spogliarmi.
Con un po' di difficoltà riuscii a mettere il capo,
rendendomi conto che era decisamente aderente.
Lisciai la parte inferiore, sistemando la gonna.
Quando rialzai gli occhi, il mio cuore perse un
colpo:
Un ragazzo biondo sostava alle mie spalle e mi
squadrava con l'unico occhio non coperto dai capelli.
Mi voltai di scatto, stupita e sconcertata.
“Chi sei?” il mio tono minaccioso fu tradito dal
flebile tono di voce.
“M-Neko-chan*, questo abito ti
dona!” confessò
lui con la sua voce cristallina.
“Ti ho fatto una domanda.” ripetei, incrociando le
braccia al petto.
“Ma come, non mi riconosci?” domandò,
portandosi una
mano al petto e fingendosi offeso.
Lo scrutai da capo a piedi, il viso mi era familiare,
ma negai col capo.
“Kou Mukami.” si presentò, porgendomi la
mano.
“Oh, il tuo cognome non mi è nuovo...”
annunciai,
continuando a fissarlo in cagnesco.
“Pensavo mi avresti riconosciuto per la
popolarità.”
continuò quello, avvicinandosi lentamente.
Indietreggiai di poco, finendo con le spalle al
muro e
mi ricordai di un certo idol, conosciuto come Kou Mukami.
“Cosa vuoi da me?” domandai, ostentando una
sicurezza
che non mi apparteneva.
“Conoscerti.” rispose enigmatico, mentre faceva un
altro passo verso di me.
Di nuovo con questa storia.
“Esigo delle risposte chiare.” affermai,
spostandomi
di lato per non ritrovarmi inchiodata alla parete.
“I Sakamaki non ti hanno parlato di noi?”
domandò con
un finto sorriso.
“L'hanno fatto.”
Ma non credo mi abbiano detto tutto...
Il biondo soppesò le mie parole, il suo
occhio azzurro
mi fissò intensamente, quasi a scavarmi nell'animo.
“Non mentire, non ne sei capace.”
Presi un lungo respiro e attesi, comunque, che
aggiungesse altro.
Quindi il vampiro si passò una mano fra
i capelli
biondi.
“Per ora posso solo dirti che vogliamo conoscerti. E
presto sarà il turno degli altri due.”
Lo guardai con un sopracciglio inarcato.
Quindi sono quattro...
Improvvisamente Kou indietreggiò:
“Sta arrivando... Ci
vediamo M-Neko-chan!”
Detto ciò scomparve.
La tenda del camerino venne scostata di colpo,
cosa
che mi fece trasalire per l'ennesima volta.
Stupita nel ritrovarmi davanti il volto di Raito, non
ebbi il tempo di spiccar parola, che il vampiro chiuse il telo alle sue
spalle.
“Chi c'era?” domandò col solito sorriso
ambiguo,
sebbene il tono di voce fosse incolore.
“I-io...” non sapevo se fosse il caso di dirlo o
meno,
la sua espressione non mi aveva mai spaventata tanto.
Ma nuovamente il rosso mi precedette, spingendomi
contro il muro.
“Sei proprio una sgualdrinella”
annunciò,
allargando il sorriso malizioso.
Sgranai gli occhi, trovando la sua affermazione
offensiva: mi aveva sempre chiamata Bitch-chan e
non lo consideravo più
un insulto così grave.
Io non ero quel tipo di ragazza.
A destarmi dai pensieri, furono i canini di Raito, che
mi bucarono il collo.
“No!” protestai, soffocando un lamento, ma il
vampiro
non mi degnò di uno sguardo, troppo preso dal mio sangue.
Si spinse contro il mio corpo e avvertii
chiaramente qualcosa
premere sulla gamba.
Sgranai gli occhi, iniziando ad ansimare per la
debolezza.
Quando le dita gelide dell'altro scivolarono sotto la
gonna del vestito, mi dimenai con tutte le forze che mi restavano.
Sarei stata un'ipocrita, se avessi detto che non
amavo
quelle attenzioni, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato nei
suoi
movimenti.
Sembravo essere tornata ai primi giorni, quando ero a
tutti gli effetti una prigioniera e non contava affatto la mia opinione.
Raito era entrato in quel camerino e stava prendendo
ciò che voleva, senza chiedere il permesso.
E non era questo l'amore che tentavo disperatamente di
insegnargli.
Fortunatamente irruppe Ayato, nel camerino, e
seppi
che era il momento buono per fuggire.
“Cosa state facendo?” sbottò infatti,
mentre io
sgattaiolavo fuori.
Ayato cominciò a blaterare discorsi sulla sua
autorità, mentre Yuki -notai con
sorpresa- cercava di calmarlo.
Sarei dovuta tornare indietro, a trascinare via la mia
amica, però avevo bisogno d'aria.
Il comportamento di Raito mi aveva destabilizzata.
Come se non fosse nulla cambiato dal primo giorno.
Ma era mai stato diverso?
Scossi la testa, rilegando quella vocina in un
angolo
della mia mente: ero quasi fuori, quando la commessa del negozio mi
venne
incontro, con un'espressione poco rassicurante.
“Dove sta andando?” domandò severamente.
“Avevo bisogno d'aria.”
“Devo chiederle di togliere l'abito, signorina.”
Annuii, nonostante non avessi intenzione di
tornare
nel camerino, difatti rimasi immobile.
“Signorina. - mi esortò la commessa, allungando le
dita nella mia direzione - Devo chiamare la sicurezza?”
Prima che la tipa mi mettesse le mani addosso,
qualcuno afferrò -con poca grazia- il suo braccio.
“Pago io il vestito della signorina.”
Un ragazzo estrasse il portafoglio.
Alzai lo sguardo per protestare, ma riconobbi quegli
occhi di ghiaccio...
Lo stalker, che da tempo ritrovavo ovunque, si
stava offrendo di comprare quell'abito.
Dopo aver pagato la commessa, quest'ultima
andò via
soddisfatta, rivolgendomi un ultimo sguardo tagliente.
“Chi sei?” mi affrettai a chiedere.
“E' cosi che mi ringrazi per aver saldato il
conto?”
rispose l'altro con un'aria distaccata.
“Non ti ho chiesto io di pagare.” rimbeccai decisa,
guadagnandomi un'occhiata indecifrabile.
“Ruki Mukami.” disse infine il moro, circondandomi
la
vita con le braccia.
Sussultai per la sorpresa e l'imbarazzo, fissandolo
interrogativa.
Nessuno sembrava si fosse accorto di quel gesto, ma
qualcuno c'era.
Realizzai che i due Sakamaki mi stavano venendo
incontro, seguiti da Yuki.
Ayato aveva un'espressione decisamente minacciosa,
mentre Raito...
Non seppi definire la sua, il terreno tremò sotto i
miei piedi e fu come se si sciogliesse.
Chiusi gli occhi, colta da un capogiro, e a malincuore
dovetti aggrapparmi alla camicia bianca di Ruki, mentre trattenevo un
conato di
vomito...
*M-neko-chan: M
starebbe per “masochista”,
Neko, in giapponese, significa
“gatta”.
Kou lo utilizza nell’anime poiché
la protagonista Yui, così come Mitsuko, accetta di vivere
con i Sakamaki, che
la usano per nutrirsi, dunque è una masochista.
Come dargli torto in effetti XD
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Abduction - ***
Capitolo 5 -Abduction-
Quando socchiusi gli occhi, capii di non essere
più al
centro commerciale.
Ero stesa su un materasso dalle lenzuola blu scuro: la
stanza in cui mi trovavo era poco illuminata e, dinanzi a me, si
trovava un
tavolino rotondo con due sedie celesti.
Mi accomodai lentamente sul bordo del giaciglio,
scrutando meglio la camera.
Una finestra, dalla quale filtravano le luci del
tramonto, fiancheggiava il camino.
A destra era situato un divano a tre posti, la stoffa
e il colore erano simili a quelli delle sedie.
Avvertii immediatamente lo spostamento d'aria alle mie
spalle: avevo imparato a riconoscerlo, da quando convivevo con i
vampiri.
Una mano si strinse attorno al mio polso e fui
strattonata sul letto.
Ruki mi sovrastava con il suo corpo.
“E così tu saresti Eva. O Ellen.”
proferì con tono
gelido.
“Nessuno dei due è il mio nome.” risposi
prontamente:
ora venivo addirittura chiamata Eva...
“Preferisci l'altro nome, non è così? -
mentre
parlava, Ruki diminuiva sempre più la distanza che ci
divideva - Per me sei
solo del bestiame.”
Okay, inizio a stancarmi.
Riflettei fra me e me, prima di sferrare una
ginocchiata al vampiro.
Eppure, malgrado lo stupore, il moro non si mosse
di
un centimetro, tornando anzi ad avanzare verso la mia figura.
“Imparerai che io odio la maleducazione.”
In quell'istante scoppiai in una finta risata: “Tu
mi hai rapita ed io sarei la maleducata?”
“Non mi avresti mai seguito con le buone.”
replicò Ruki, annusando il mio collo.
“Fammi indovinare, tu e i tuoi fratelli siete dei
vampiri assetati di sangue, il mio
precisamente.”
“Perspicace - mi schernì il
vampiro - ma non
abbastanza.”
Concluse, prima di leccare il mio collo.
Rabbrividii e socchiusi gli occhi, abituata a eventi
simili.
E questo, probabilmente, spiazzò l'altro.
Sebbene affondò ugualmente i canini
nella cute,
strappandomi un mugolio di dolore.
Era per questo che i Sakamaki volevano tenermi
lontana
da loro?
Davanti la confusione che annebbiava la mia mente,
assieme alla debolezza, chiusi gli occhi: ero sempre più
stanca.
“Allora è questo…
- mormorò il vampiro sulla mia pelle
sanguinante - E' questo il sangue di Eva.”
Sentii la lingua di Ruki nuovamente sulla gola,
intenta a cicatrizzare i buchi da lui stesso
procurati.
“Da oggi in poi vivrai qui.”
annunciò, rimettendosi in
piedi.
Ma che bella accoglienza pensai sarcasticamente.
“Ti aspetto nel salone, al piano di sotto, non provare
a fuggire.”
Chiaramente, non appena svanì nel
nulla, m'inoltrai
nell'enorme abitazione, in cerca di una via d'uscita.
Correvo fra i corridoi deserti e mi parvero tutti
uguali.
Percorsi una rampa di scale e mi ritrovai in quella
che doveva essere la sala d'ingresso.
Notai un portone in legno e sperai che si trattasse
dell'uscita.
Poco prima di afferrare la maniglia, però, qualcuno mi
sbattè contro la porta.
“Dove credi di andare?” s'informò il gigante
che doveva chiamarsi Yuma.
Mi ribellai alla sua presa, ma invano.
Per cui, dopo aver preso un respiro profondo, mi
calmai e lo seguii nella sala da pranzo.
Ruki e Kou erano già seduti a tavola,
con loro c'era
un ragazzo particolare: aveva dei capelli scuri,
sfumati di bianco, e un
cappello alla francese in testa.
Ma la cosa che mi colpii, furono le numerose cicatrici
e bende presenti sul suo corpo.
Quando mi vide, alzò lievemente gli occhi lavanda e mi
scrutò con attenzione.
Imbarazzata lisciai con le mani l'abito che indossavo
e mi sedetti a tavola, sorridendo alla nuova conoscenza.
“Io sono Mitsuko.” annunciai, porgendogli la mano.
“Azusa Mukami.” rispose il ragazzo, senza
contraccambiare il saluto.
Ritrassi le dita ed ammirai i piatti di porcellana
distribuiti sul tavolo, non sapendo come comportarmi.
I presenti cominciarono a mangiare e non celai il
mio
stupore davanti al loro appetito.
Il cibo non aveva mai entusiasmato tanto i Sakamaki,
nessuno si tratteneva a tavola per molto tempo.
“Non hai fame?” esclamò Ruki, catturando
la mia
attenzione.
“Non molta e poi...”
“E poi?” m'incitò Kou, poggiando un
braccio sullo
schienale della mia sedia.
“Siete così affamati.”
Dopo quest'affermazione, tutti smisero di cibarsi e mi
osservarono accigliati.
“Ecco, i vampiri non hanno fame di alimenti...
umani.”
dichiarai, sorseggiando un bicchiere d'acqua per dissimulare
l'imbarazzo.
“Questo perchè una volta noi eravamo umani M-neko-chan...”
il biondo s'interruppe non appena incrociò lo sguardo di
Ruki, visibilmente
infastidito.
“Eravate umani?” insistei invece, cercando di
scoprire
di più.
“Nulla che possa interessarti.” fu il commento
gelido
di Ruki, prima di alzarsi da tavola e abbandonare la sala.
Lo osservai allontanarsi senza proferire un'altra
parola e ne fui irritata: “Perchè mi avete
rapita?”
Azusa tornò a mangiare senza degnarmi di una risposta,
Yuma mi lanciò un'occhiata infastidita e Kou
trascinò la mia sedia nella sua
direzione.
Si avvicinò al mio orecchio, come se volesse svelarmi
un segreto, ed io cercai di mantenere un'espressione impassibile.
“Lo scoprirai presto gattina curiosa.”
Anche il biondo tornò a nutrirsi, mentre io rimasi
ferma a fissare il mio piatto ancora fumante...
Scattai in piedi ed uscii dalla sala da pranzo,
silenziosamente.
Yuma si mosse alle mie spalle, pronto a seguirmi, ma
un cenno di Kou lo bloccò: “Non vuole
scappare.”
Effettivamente, tornai in quella che mi avevano
presentato come stanza personale e chiusi la porta alle mie spalle con
una
certa foga.
Le pareti vibrarono, frattanto mi accovacciavo contro
il legno: stava accadendo di nuovo.
Ero stata sequestrata da degli sconosciuti, nonché
vampiri, e non avevo la più pallida idea di ciò
che volessero farmi.
Avrei dovuto ascoltare mio padre fin dall'inizio,
quando quel giorno era venuto a portarmi via dalla magione dei Sakamaki.
Ora non sarei nuovamente alla mercè di quattro
vampiri.
Tuttavia non potei fare a meno di domandarmi se i
Sakamaki sapessero dov'ero e se fossero preoccupati per me.
Certo che no, non si erano mai veramente preoccupati,
in fondo Raito mi considerava una sgualdrinella...
Il cuore si contorse quando quel pensiero
solcò la mia
mente e le lacrime sgorgarono prima che potessi impedirlo: affondai il
viso tra
le ginocchia e mi chiesi perchè, proprio io, dovessi
sopportare tutto questo.
Un debole rumore arrestò il mio
singhiozzare, mi tirai
su lentamente ed asciugai le guance umide, successivamente posai
l'orecchio
sulla porta.
“Chi è?” domandai, cercando di celare la
voce rauca
per il pianto.
“Azusa.”
Sussultai, sentendo la voce provenire dalla camera.
Il più strano e -apparentemente- innocente dei vampiri
sostava in piedi e teneva fra le mani un vassoio.
“Non hai assaggiato nulla di quello che aveva
preparato Ruki-san.”
Non seppi se essere più stupita dal fatto che Ruki
sapesse cucinare, o che Azusa si fosse disturbato per portarmi del cibo.
Forse non erano così male...
Sorrisi e sbirciai il vassoio, improvvisamente mi
era
tornata fame.
“Ti ringrazio.” mormorai, afferrando il vassoio e
accomodandomi sul sofà.
Iniziai a mangiare sotto lo sguardo di Azusa e quell'espressione
mi ricordò vagamente Kanato, sebbene lo psicopatico
non mi avrebbe mai
portato da mangiare.
Il vampiro sedette al mio fianco e guardò intensamente
i gamberetti nel piatto.
“Puoi prenderli, se vuoi.”
Dal modo in cui li fissava, era evidente volesse
mangiarli.
Notai i suoi occhi brillare mentre addentava il pesce.
Di colpo un dito carezzò la mia guancia e sobbalzai,
mandando giù a fatica l'ultimo boccone.
“Hai pianto?”
Scossi il capo ma Kou aveva ragione, ero una pessima
bugiarda.
“Sei triste?” continuò Azusa, fissandomi
con i suoi
occhioni lavanda.
Non ottenendo alcuna risposta si rimise in piedi
e,
dopo essersi pulito le mani sui pantaloni scuri, me ne porse una.
“Voglio mostrarti una cosa.”
Nonostante fossi un po' scettica, strinsi le sue dita
fasciate e lo seguii fuori dalla camera: non sapevo dove mi stesse
conducendo,
ma era stato carino con me e stare con lui non mi turbava affatto.
Mi era sfuggito che, se aveva delle bende per tutto il
corpo, qualche ferita si trovava sotto esse.
ANGOLO AUTRICE
Salve! Mi scuso per il ritardo, non pubblico da un
po’. Ma almeno questo serve ad accrescere la suspence! O
almeno spero.
Ad ogni modo, mi rendo conto di essere cattiva con
la nostra povera Mitsuko XD
Ma mi attengo molto alla storia, e chi ha visto l’anime,
o conosce il gioco, sa che per le nostre sventurate protagoniste non
c’è
tregua, ma chissà in futuro…
Ringrazio
SeiraBrizzi e A l i e per aver recensito i
precedenti capitoli, un grazie a coloro che hanno inserito la mia
storia tra le
seguite/preferite/ ricordate, mi farebbe piacere avere un vostro parere
e di
tutti i lettori “silenziosi”.
Cosa accadrà? Cosa vogliono da lei i Mukami??
A presto, Nephy.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Pain - ***
Capitolo 6 -Pain-
Osservai la parete tempestata di pugnali di varie
misure e trasalii.
Il mio sguardo vagò da Azusa alle lame affilate, ogni
cellula del mio corpo gridava: corri!
“Ti piacciono?” s'informò il vampiro con
un tono
dolce, appena udibile, come quello di un fanciullo.
Peccato mi avesse appena mostrato una collezione che i
tiratori di coltelli avrebbero invidiato.
Come avevo imparato a fare davanti le stranezze dei
Sakamaki, mentii.
“Si.”
“Sono tutti miei...- mi spiegò Azusa - ma questo
è il
mio preferito.” disse, mostrandomene uno dal manico marrone
scuro, il più
semplice rispetto agli altri, e anche più piccolo.
“Questo è un regalo dei miei amici. Justine lo
usava
sempre su di me.”
Con orrore, capii chi gli aveva procurato quelle
ferite, eppure Azusa ricordava quella vicenda con una sorta di gioiosa
malinconia.
“Se ti tagliassi, torneresti ad essere felice?”
Impulsivamente indietreggiai e scossi con vigore
il
capo: come poteva pensare che il dolore mi avrebbe procurato
felicità?
Dalla sua espressione, seppi che non comprendeva la
mia reazione, come se fosse assolutamente normale ferirsi.
Tra tutti i vampiri, mi mancava quello autolesionista
e mi chiesi che problemi avessero gli altri Mukami...
Possibile fossero tutti stati vittime di traumi
infantili?
Solo io ero cresciuta illesa, benchè avessi vissuto
come preda e assistito all'assassinio di mia madre?
Ricordai di aver preferito sei sadici vampiri, al mio
padre adottivo, e mi resi conto che anch'io dovevo avere dei problemi
mentali.
“Allora... Perchè non tagli
me?”
Spalancai la bocca nel momento in cui Azusa mi diede
il pugnale, voleva davvero essere infilzato?
No, non ero violenta e soprattutto non l'avrei ferito
senza un motivo valido.
“Non capisco perchè dovrei farlo.”
risposi
semplicemente, restituendo l'arma al vampiro, che la prese con un velo
di
tristezza.
“Pensavo fossimo amici.”
“Gli amici non si tagliano a vicenda.”
Lessi nello sguardo dell'altro una certa confusione,
doveva essere cresciuto con tutt'altri pensieri.
Infatti iniziò a srotolare una delle bende che aveva
sul braccio e notai la lunga cicatrice che percorreva la pelle bianca,
come un
fulmine nella notte.
“Vedi? Sta guarendo, ma non voglio che Justine
scompaia...” mormorò Azusa, più a se
stesso che a me.
Vidi il pugnale scendere lentamente sulla carne e
rimasi pietrificata, mentre il sangue sgorgava dalla ferita riaperta.
D'impulso gli strappai l'arma dalle mani, incontrando
però una certa resistenza: fu per questo che la lama
finì per fendere anche il
palmo della mia mano.
Il coltello ricadde a terra, producendo un sinistro
rumore metallico, dovuto allo scontro con il pavimento: la mattonella
si sporcò
di rosso.
Osservai il taglio di un acceso cremisi sulla carne e
notai gli occhi del vampiro illuminarsi.
Premuta contro il muro, mi guardavo intorno alla
ricerca di qualsiasi cosa con cui difendermi: la porta era troppo
lontana, non
ce l'avrei fatta a raggiungerla.
Ma Azusa mi era già addosso, teneva ben
salda la mano
ferita e la osservava estasiato.
Per un momento mi ricordò decisamente Kanato e pensai
mi avrebbe morso il polso, come minimo.
Invece si portò la mano sul petto, incurante del fatto
che il mio sangue gli sporcasse la camicia.
“Fa male?”
“Sì.”
Potei scorgere invidia nei suoi occhi spenti.
“Dev'essere bello. Non è una sensazione
piacevole?”
Scossi il capo: non era affatto piacevole, sentivo la
pelle bruciare e sapevo che, se non l'avessi disinfettata, mi sarebbe
venuta
un'infezione.
“Azusa, devo medicarla.”
Il vampiro mi fissò interrogativo, come se non
comprendesse le mie parole, e tenne stretta la mano al suo petto.
Mi sfuggii un grugnito.
“Non sono un vampiro, devo pulirla e fasciarla se
voglio guarire.” spiegai pazientemente.
Infine Azusa allentò la presa e scostò la mano
dal
petto, osservò il taglio a lungo.
Poi tirò fuori la lingua e leccò il sangue che
colava
dal polso, risalendo fino al centro del palmo.
Scioccata dal gesto, rimasi nuovamente inerme a
fissare il vampiro mentre assaggiava la mia mano.
“Hai davvero un ottimo sapore Eva.”
Oh no... ci risiamo.
Mi ero arresa ormai, non avrebbero mai imparato il mio
nome.
“Azusa!”
Sia io che il vampiro sobbalzammo, sentendo il tono
imperioso di Ruki.
Il primo inditreggiò a capo chino, come un ladro colto
con le mani nel sacco.
Io ritrassi la mano dolorante.
“Non è così che funziona.”
gli ricordò il fratello.
Ma a cosa si riferiva esattamente?
M'incitò a seguirlo con un semplice
sguardo e mossi
dei passi incerti nella sua direzione.
Prima di uscire, mi rivolsi all'altro vampiro.
“Anche se non ti ho ferito, siamo amici lo stesso.”
Non sapevo precisamente perchè l'avessi detto, ma
sentivo che a quel ragazzo mancava affetto, succhiasangue o
meno era
anche lui un essere vivente -o quasi-.
Sorrise appena e bastò.
***
Seduta su una sedia del salone, attendevo
impaziente
che Ruki tornasse: mi aveva chiesto, o meglio ordinato, di restare
lì, ed avevo
eseguito il comando.
Iniziavo ad essere troppo passiva, riflettei tra me e
me.
Neppure con i Sakamaki ero tanto accondiscendente...
La furia si smorzò non appena vidi il
moro tornare con
in mano del disinfettante e delle garze.
Lo guardai meravigliata: in quella magione non la
smettevano mai di stupirmi, ed era uno stupore positivo, in confronto a
tutto
quello che, in casa Sakamaki, mi aveva scioccata.
“Non credere che m'importi qualcosa di te.”
Il suo tono arrogante m'irritò.
Neanche ai Sakamaki importava nulla di me, eppure
mi
avevano salvata da una psicopatica dalle unghia smaltate.
Sebbene adesso non avesi la più pallida idea di dove
fossero.
O se avessero intenzione di cercarmi.
“Lo faccio solo perchè il tuo sangue è
prezioso.”
continuò Ruki.
E quando versò l'alcool sulla ferita, cacciai un
urletto.
Non mi sfuggii certo l'espressione gongolante del
vampiro e giurai vendetta: quel piccolo ghigno malcelato gli sarebbe
costato
caro.
“Vuoi spiegarmi perchè il mio sangue è
così prezioso,
di grazia?”
“A te non interessa.”
“E' il mio sangu-”
Ruki strinse con forza la benda intorno alla mia mano
e chiusi gli occhi dal dolore.
Quando li aprii di nuovo, sentii che andava meglio,
tuttavia il moro aveva tirato le dita vicino alle sue labbra.
Sembrava stesse annusando un buon profumo, considerato
lo sguardo trasognato.
Aveva le labbra dischiuse e i canini appena visibili
fuoriuscivano dal labbro superiore, pronti ad addentare.
“Come hai fatto a tapparle la bocca? Non
la smette mai
di borbottare!”
Stavolta fu Yuma a richiamare la nostra attenzione:
Ruki si sollevò con uno scatto fulmineo e raccolse quella
sorta di kit del
pronto soccorso.
“Il bestiame ha solo bisogno delle maniere forti per
essere addomesticato.”
Inviperita, anch'io scattai in piedi: “Il bestiame ha
un nome!”
“Infatti, Ruki, lei non è bestiame è
una gattina
masochista.”
Un Kou, spuntato dal nulla, mi avvolse le spalle con
le sue braccia e si avvicinò al mio orecchio: “Non
è vero M-Neko-chan?”
Un brivido mi percorse la schiena, deglutii a vuoto.
“Cos'è, vi siete messi d'accordo per ridere di
me?”
Mi divincolai a fatica dall'abbraccio del biondo: “Se
non vi dispiace, io andrei a letto.”
Ruki non mi degnò affatto d'attenzione, Yuma
continuò
a ridere prepotente e Kou mi fece un occhiolino.
ANGOLO AUTRICE
Chiedo immensamente perdono per il ritardo.
Svariate
volte ho tentato di pubblicare il capitolo ma c'è sempre
stato qualche
inconveniente che mi ha costretto a rimandare. Tuttavia mi
farò perdonare, il
capitolo successivo è già pronto, dunque
pubblicherò tra una settimana precisa.
E dunque cosa ve ne pare di questo capitolo? A
livello
di trama, tutto rimane avvolto nel mistero, ma iniziamo a prendere
confidenza
con i nuovi vampiri e a conoscere le loro storie.
Il passato di Azusa ha traumatizzato anche me, credo
che i produttori dell'anime abbiano subito anche loro qualche trauma
infantile!
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi
aspettate che succeda.
Ringrazio coloro che hanno messo lamia storia tra le
preferite/seguite e ricordate e i lettori silenziosi, incitandovi come
al
solito a lasciarmi una vostra opinione, che per me conta molto. Anche
in
messaggio privato.
A presto, Nephy-
P.s. vi lascio le immagini dei Mukami. Fino ad ora
non
lo avevo fatto perchè confesso di aver dimenticato come si
inserivano le
immagini, ma alla fine ci sono riuscita!
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 - Sadness - ***
Capitolo 7 – Sadness -
Quando mi lasciai cadere sul letto, mi chiesi per
quanto tempo sarebbe durata questa situazione.
Avevo bisogno di una doccia calda, qualcosa per
schiarire i pensieri e ragionare sul perchè mi avessero
rapita.
Sorprendentemente l'armadio era ricolmo di abiti
femminili, tuttavia, alcuni non erano adatti alle mie forme.
Presi un vestito floreale semplice, di un bordeaux
scuro, che sembrava sposarsi bene con i miei capelli ramati.
Non appena misi piede nella doccia, sotto il getto
tiepido dell'acqua, il primo volto che mi venne in mente fu quello di
mio
padre: lo immaginavo a rimproverarmi per non averlo ascoltato, cosa che
ormai
facevo molto spesso.
Subito dopo seguì quello di Raito e lo
scacciai il più
velocemente possibile.
Seguirono Yuki e Natalie: dovevano essere preoccupate,
ero scomparsa e avevo abbandonato la bionda ad Ayato.
Se avessi scoperto che il vampiro l'aveva morsa, di
certo l'avrei fatto a pezzettini.
Iniziai ad insaponare il corpo e tornarono alla mente
anche gli occhi color rubino di Subaru.
Forse era l'unico vampiro ad essere veramente in
pensiero, l'unico che avesse mostrato un po' di umano interesse nei
miei
confronti.
Nonostante tutto, quando uscii dal box doccia e mi
avvolsi un asciugamano intorno al corpo, ricordai l'ultimo incontro con
Raito,
nel bagno, e di nuovo si formò un nodo in gola.
“Che succede M-Neko-chan?”
La presenza di Kou mi spaventò per un breve istante:
la stanchezza generale tornava a farsi sentire e, come una forza
invisibile,
schiacciava ogni moto di stizza.
“Credevo fossi stata chiara. Voglio riposare in
pace.”
Tamponai i capelli umidi con un secondo asciugamano e
continuai a dare le spalle a Kou.
“Eppure sei ancora sveglia. E triste... Come mai?”
“Non sono triste.”
“Non vogliamo farti del male.”
Mi voltai verso il vampiro e lanciai il telo di spugna
sul lavandino.
“Su questo avrei da ridire.”
Kou sorrise malizioso e si avvicinò pericolosamente,
proprio come aveva fatto Raito.
“Non è per noi, vero? Vuoi tornare a casa, certo,
ma
dai Sakamaki.”
Tenni gli occhi fissi a terra, come se fossero stati
loro a tradire il mio segreto, speravo che
così il vampiro non avrebbe
intuito altro.
Mi sbagliavo.
“Non posso credere che sia da Raito che vuoi,
disperatamente, tornare.”
Sussultai piano, ma fu sufficiente a confermare la
tesi di Kou, che adesso sorrideva smagliante.
Neppure Sherlock Holmes avrebbe saputo dedurre in
questo modo, di certo il biondo doveva avere una qualche dote nascosta.
Di colpo mi sollevò il mento.
“Per tutti i Sakamaki non sei altro che una preda, un
contenitore di ninfa vitale. Neanche il caro Raito
fa eccezione. Sei
solo una nuova sgualdrina con cui
divertirsi.”
Ruotai di poco il capo: non volevo ascoltare, eppure
le sue parole erano tanto taglienti quanto vere: certamente non ero
importante.
Non per Raito.
Non riuscii a trattenere le lacrime e Kou mi abbracciò
di slancio.
Per l'ennesima volta rimasi allibita, non ero più
abituata a ricevere certe attenzioni.
Ma scoprii che anche Kou non si distingueva dagli
altri, infatti ne approfittò per mordermi.
“Non si dà nulla, senza ottenere qualcosa in
cambio.”
aveva detto.
Ed io restavo lì, impassibile, con lo sguardo perso
nel vuoto e il viso ancora bagnato dal pianto.
Passarono minuti interminabili, finchè mi accasciai al
suolo, stremata e sanguinante.
Kou non era riuscito a controllarsi e solo
l'intervento di uno Yuma seccato aveva risolto la situazione.
L'ultima cosa che avevo sentito erano state due
braccia robuste che mi depositavano sul letto e uno
“tsk” sbuffato.
Poi il buio totale.
***
“Lei non sarà mai una
Sposa!”
Sento delle voci mentre leggo un libro...
Ma questa mi sembra familiare: è la mamma, la mia vera
madre, che grida contro qualcuno.
“No, infatti.”
Questa, invece, non la conosco: è un uomo che parla e
il suo tono non promette nulla di buono.
“Non sarà una semplice Sposa Sacrificale! Lei
è Eva.”
Mi avvicino per sentire meglio e trovare un filo
logico alle parole di quell'uomo, ma seguono altri rumori, un tonfo,
una porta
che si chiude a chiave e la mamma è dinanzi a me. Ha il viso
sudato e i capelli
rossi arruffati.
“Mamma?”
“Tesoro, devi andartene!” annuncia la donna, ma io
non
capisco, non voglio farlo...
“Karl ha fatto sì che non ricordi nulla, una volta
fuori di qui.” mi porge un carillon, le tremano le mani,
così lo prendo io.
“Porta questo e ricordati che la mamma ti vuole bene.
E te ne vorrà per sempre...
Ma ora corri Ellen, corri!”
Mi spinge via ed io quasi rotolo giù dalle scale,
uscendo dalla villa divenuta ormai familiare.
Sento mia madre urlare e quel grido è straziante,
sento il cuore lacerarsi, gli occhi bruciare.
E' sempre più forte, finchè mi accorgo che non
è più
la mamma a urlare. Sono io.
“Ellen!”
Balzai dal letto e chiusi la bocca che gridava da
chissà quanto tempo.
Notai il viso di Ruki a pochi metri di distanza: i
suoi occhi grigi erano sgranati, pieni di qualcosa vicino allo
sconcerto; le
sue mani erano poggiate con fermezza sulle mie spalle, probabilmente
intente a
scuotermi affinchè aprissi gli occhi.
Avrei dovuto cacciarlo: mi aveva rapita, morsa ed
aveva un patto con l'assassino di mia madre...
Invece mi venne spontaneo gettargli le braccia al
collo e piangere ancora una volta, ma senza aver paura di farlo.
Non seppi perchè Ruki lasciò che nascondessi la
faccia
contro il suo petto, ma di certo servì a distendere i nervi.
Comunque trascorse poco tempo.
Riuscii a tornare lucida nel giro di pochi minuti e,
anche abbastanza imbarazzata, chiesi scusa a Ruki per averlo assalito.
Il vampiro, non potendo ignorare l'accaduto, si
raccomandò affinchè non si ripetesse una vicenda
simile ed io approvai.
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro ed io decisi
che un po' d'aria fresca era ciò di cui avevo bisogno:
spalancai la finestra
nella camera e socchiusi gli occhi, lasciando che la leggera brezza
estiva
asciugasse le mie lacrime.
Ciò che mi lasciò di stucco
fu un oggetto nero in
mezzo ai cespugli: era ben nascosto dalle foglie, ma l'aspetto
ricordava
vagamente la forma di un cappello...
Scavalcai il cornicione e, con un piccolo salto,
atterrai sul terreno fresco.
Infilai la mano nel fogliame ed estrassi quello che
-effetivamente- era un copricapo, ma non un copricapo qualunque.
Un cappello alla Michael Jackson: il lustrino fucsia
non lasciava dubbi.
Apparteneva a Raito.
Con indosso solo un vestitino a fiori -non avevo idea
di come fossi finita dentro quell'abito e forse non volevo saperlo-
vagai nel
cortile circostante, scoprendo che anche i Mukami avevano una serra,
molto più
rifornita di quella dei Sakamaki, che ospitava non solo fiori ma anche
frutta e
ortaggi.
Il pensiero corse a Yuma, certa che fosse lui il giardiniere
di casa, ma avrei sciolto quei dubbi in un secondo momento.
Ero sicura che quel pervertito si aggirasse per la
magione e, per quanto volessi odiarlo, dato il suo comportamento, una
parte di
me sperava che mi avesse trovata e che, in qualche modo, mi avrebbe
portata
via.
Sfortunatamente non c'era traccia del vampiro dai
capelli rossi e il mio cuore ne risentì.
Mi ero illusa che fosse venuto a prendermi...
Forse Kou aveva ragione, forse per Raito ero solo un
giocattolino da usare e poi gettare via.
Tornai a guadare la natura silenziosa intorno:
avevo
l'opportunità di scappare, ma non avevo la più
pallida idea di dove mi
trovassi: vagare nei boschi, a quest'ora, non mi sembrava un'ottima
idea.
E poi i vampiri mi avrebbero trovata presto.
Entrai in camera con in mano il cappello di feltro
stretto al petto.
Lo abbracciai come fosse una persona e lo riposi
accuratamente sotto il letto.
Mi stesi e provai a dormire ancora.
I Mukami vivevano alla luce del giorno, abituarmi di
nuovo alla quotidianità non sarebbe stato facile.
Anch'io ero divenuta una “creatura notturna”.
Ma la stanchezza ebbe il sopravvento e, nel
dormiveglia, immaginai di vedere Raito fuori dalla finestra, senza il
suo
caratteristico sorriso malizioso.
Angolo autrice
Chiedo immensamente perdono, sono una brutta persona,
avevo promesso che avrei pubblicato in una settimana ma è
trascorso di nuovo
molto tempo.
Tra un impegno e l’altro ho dovuto rimandare, ma spero
di poter aggiornare il prima possibile questa volta.
Ringrazio come al solito tutti coloro che seguono la
storia e vi lascio con un’immagine della protagonista e delle
sue amiche.
Mitsuko
Yuki
Natalie
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 - We're different - ***
Capitolo 8 - We're different
-
A svegliarmi la mattina seguente furono le timide
carezze di Azusa che, a causa del tocco delicato, dovette chiamare il
mio nome,
o comunque pronunciare "Eva", svariate volte.
Al quarto tentativo, aprii gli occhi.
Teneva in mano un vassoio con una tazza, conteneva un
liquido aranciato, probabilmente si trattava di un succo.
“Non dovevi disturbarti!” dissi, intuendo che la
colazione fosse per me.
“Ma siamo amici, non è un disturbo.”
Curioso come la parola amici, per lui, corrispondesse
a: portare la colazione a letto e tagliarsi con dei coltelli...
“Gli altri?”
“Stanno aspettando che Ruki prepari loro da
mangiare.”
Tolsi il vassoio ad Azusa e mi misi in piedi: “Andiamo
a fargli compagnia allora!”
Io ed il vampiro raggiungemmo i fratelli in sala
da
pranzo.
Yuma era intento ad accaparrarsi quanti più dorayaki*
poteva, mentre Kou aspettava in trepida attesa chissà cosa.
“Ben svegliata, M-neko-chan. Dormito bene?”
Mi accomodai di fronte al vampiro dai capelli biondi e
sorrisi.
“Abbastanza bene, grazie.”
In quell'istante entrò nel salone Ruki,
teneva una
crostata su un vassoio, e mi rivolse uno sguardo severo.
Inizialmente non capii perchè mi stesse fissando in
quel modo, poi ricordai che non avevo riposato affatto bene e lui ne
era
testimone.
“Dalla tua faccia non si direbbe. - mi stuzzicò
Yuma
con un ghigno – sembri tu la morta, fra noi.”
Gli rifilai un'occhiataccia, mentre Kou ridacchiava
sotto i baffi.
Ruki servì la crostata e Yuma ci si avventò
sopra,
guadagnandosi un muto rimprovero dal fratello maggiore.
Così prese una fetta di crostata e la poggiò,
malamente, nel mio piatto.
“Grazie eh.”
Esclamai sarcasticamente.
Notai che Azusa non aveva ancora toccato cibo,
così
rubai un paio di dorayaki dal vassoio e glieli
porsi.
“Grazie Eva...”
Per la prima volta, vidi i suoi occhi scintillare,
senza che vi fossero coltelli o lame affilate nei dintorni.
Constatai che anche Kou mi stava osservando, a
giudicare dal modo in cui mi squadrava attentamente.
Ruki prese posto a tavola e, in silenzio, consumammo
il nostro piatto.
Ancora una volta dovetti riconoscere la bravura del
vampiro in cucina e pensai che, magari, avrei potuto preparare anche io
qualcosa.
Giusto per non annoiarmi.
“Stavo pensando... - iniziai a dire,
catturando
l'attenzione degli altri – mi piacerebbe farvi assaggiare una
mia torta.
Considerato che, beh, a voi piace mangiare.”
“Non ci tengo ad essere avvelenato da te, baka.”
esordì Yuma, mandando giù un boccone di crostata.
Offesa dal suo commento, non ebbi il tempo di
ribattere, Kou mi anticipò.
“Perchè no, sarebbe una bella idea!”
L'espressione impassibile di Ruki mutò in una più
severa.
“Non abbiamo gli ingredienti e poi non sei qui per
fare dolci.”
“E che dovrei fare? - protestai – aspettare che vi
decidiate a dirmi cosa ci faccio qui? O aspettare che, a turno, uno di
voi mi
morda? Siete tutti uguali.”
“Avanti Ruki.” insistè Kou.
“E' pericoloso andare in giro, potrebbero esserci i
Sakamaki.”
“Potremmo accompagnarla. E poi sai che i Sakamaki non
escono quasi mai di giorno.”
Ruki si voltò a guardarmi per un istante,
probabilmente stava soppesando se fosse una scelta saggia mandarmi in
giro.
“E sia. Finite la colazione, tu e Yuma
l'accompagnerete.”
L'ultimo vampiro citato, sbuffò
“Perchè devo andare anche io?”
“Per essere più sicuri.”
spiegò Ruki e si alzò da
tavola.
Mi si avvicinò, ignorando bellamente i
fratelli, e
chinò il capo vicino il mio orecchio.
“Non siamo tutti uguali. Non siamo degli animali
come i Sakamaki.”
Evidentemente la mia frase lo aveva ferito
nell'orgoglio.
Avrei voluto replicare, lui mi definiva bestiame, non era un nomignolo carino...
Ma l'idea di poter uscire compensava.
Ruki fece dietrofront e portò via i vassoi vuoti.
Anche Kou si alzò da tavola.
“Ci vediamo tra poco M-neko-chan.”
Si avviò su per le scale e anche io,
dopo aver
mormorato uno “scusate” lo seguii.
“Kou!” chiamai, senza ricevere alcuna risposta.
M'inoltrai nel corridoio e d'improvviso non c'era più
traccia del vampiro.
La loro capacità di smaterializzarsi di colpo mi dava
sui nervi, soprattutto perchè io non potevo fare lo stesso,
quando loro mi
mordevano.
Mi appoggiai al muro e sospirai, l'avrei ringraziato
più tardi.
Proprio quando mi accingevo a tornarmene in camera, un
braccio si parò davanti la mia visuale, mi voltai per
incontrare l'occhio
azzurro di Kou.
“Mi stavi cercando?”
“Volevo ringraziarti.” ammisi un po' in imbarazzo.
Il biondo sorrise lievemente, scoprendo i canini.
“M-neko-chan, come sai, non si fa nulla, senza avere qualcosa
in cambio.”
Si leccò il labbro superiore e avrei voluto prendermi
a schiaffi: dovevo aspettarmelo.
Chiusi gli occhi ed attesi che prendesse ciò che
bramava, tuttavia non ci fu alcun morso.
“Eppure questa mattina sei stata cortese con Azusa,
sebbene lui abbia tentato di infilzarti –
ridacchiò, con la sua voce
cristallina, e annusò il mio collo – sei una
strana ragazza.”
Di certo non doveva aver conosciuto belle persone,
nella vita.
Non tutti compiono buone azioni per ricevere qualcosa
in cambio.
“Perchè sei convinto di questo?”
domandai.
Kou mi fissò quasi smarrito, per un momento, poi
scosse il capo.
“Perchè è così
Eva.”
Ancora quel nome...
Un paio di canini affilati mi fecero strabuzzare gli
occhi, Kou infine mi aveva morsa.
Cacciai un piccolo lamento e gli chiesi di
smettere,
ma non diede ascolto.
Sentii la testa farsi pesante.
Poi si staccò, leccando le fessure procurate dai suoi
denti aguzzi.
“Sbrigati a cambiarti.”
Si allontanò, tenendo le mani dietro la nuca, come
nulla fosse.
Raggiunsi la mia stanza e
sciacquai la ferita sul
collo.
Spalancai l'armadio e scelsi un vestito semplice ma
aderente.
Neppure dei succhiasangue avrebbero arrestato la mia
voglia di indossare indumenti decenti.
Dopo una doccia veloce, misi l’abito e
raccolsi i
capelli in una coda alta.
In seguito, uno Yuma spuntato dal nulla, mi fece
sobbalzare.
“Vuoi farmi morire d'infarto? - chiesi, cercando di
calmare i battiti – possibile che dobbiate per forza sparire
e apparire all'improvviso?”
Il vampiro mi fissava allibito, non si aspettava
questa reazione, ma il mio era un risentimento generale, non rivolto a
lui.
“Esiste una cosa chiamata bussare non mi
sembra
tanto difficil-”
Venni interrotta bruscamente dalla mano di Yuma e lo
guardai truce.
“Mi è venuto il mal di testa a sentirti.”
Mugulai delle parole per lamentarmi, ma la mano del
vampiro attutiva il suono.
“Conosco un modo per farti stare zitta.”
annunciò poi,
ben sapendo quale metodo avrebbe usato.
Mi ribellai, ma non ero riuscita a contrastare un
ragazzo esile come Azusa, figuriamoci se pensavo di sfuggire alla presa
di uno
che, in confronto a me, era un gigante!
Calò la bretella del vestito e
addentò la spalla,
strappandomi un grugnito.
Per allentare il dolore mi venne spontaneo mordere la
sua mano e anche Yuma trattenne una smorfia d'irritazione.
“Non farmi arrabbiare.” proferì in modo
minaccioso il
vampiro, riprendendo a mordermi.
Stavolta addentai con cattiveria la sua mano e Yuma fu
costretto a ritirarla.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo anticipai.
“Dobbiamo andare a fare la spesa!”
Immaginai che avrebbe voluto contestare, ma mollò la
presa sui miei fianchi.
“Non finisce qui, scrofa.”
Si smaterializzò appena in tempo, evitando la mia
espressione indignata e l'insulto che fremeva per venir fuori.
Lavai la nuova ferita, tutte quelle cicatrici mi
macchiavano la pelle, curioso però che con i Sakamaki
sparissero dopo poco...
Perchè non era lo stesso con i Mukami?
Decisi di non badarci troppo e attesi che Yuma e Kou
mi raggiungessero all'entrata.
Ruki, passando -non tanto casualmente- dalla sala
d'ingresso, si raccomandò di prestare attenzione e che, se
avessi provato a
fuggire, ci sarebbero state delle conseguenze.
Annuii scocciata, per certi versi il maggiore dei
fratelli mi sembrava Reiji.
Entrambi fissati con le buone maniere, gli unici che
si occupavano della casa e dei propri fratelli.
Tuttavia c'era qualcosa di diverso in Ruki.
Di umano mi suggerì una vocina.
Finalmente sopraggiunsero gli altri due e uscimmo.
*Dorayaki:
piccoli dolcetti giapponesi, simili a due
pancake, uniti assieme e riempiti con l’anko
una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 - Shopping around - ***
Capitolo 9 - Shopping around -
Quando misi il piede fuori dalla villa, il sole mi
accecò, costringendomi a riparare gli occhi con la mano.
Li sentì pizzicare, stuzzicati da quei raggi
invisibili.
Ebbene, costretta a vivere nell'oscurità, avevo
dimenticato come fosse avvertire
il calore
di quella sfera sulla mia pelle.
Le poche volte che ero stata al mare, il sole era
ormai nascosto per metà dall'orizzonte.
Mi accarezzai il braccio, beandomi del tepore estivo.
“Possiamo andare, M-nekochan?” domandò
Kou,
sorridendo.
Doveva essersi gustato per bene la scena, decisamente
imbarazzante.
“Certo.”
Ci avviammo così al centro della
città, trasportati da
una limousine bianca.
Mi domandai come mai i vampiri fossero tanto ricchi.
E se tutte le persone molto ricche, fossero in realtà
dei vampiri.
Osservai i due fratelli chiacchierare civilmente e
pensai che sarebbe stato bello se i Sakamaki avessero avuto lo stesso
rapporto.
Quel pensiero, però, mi fece rattristare e poggiai
stancamente il viso sul finestrino.
La mia guancia si appiattì contro il vetro, caldo per
via del sole, e socchiusi gli occhi.
Il volto di Raito, che sorrideva malizioso, comparve
all'improvviso.
Trattenni l'amarezza cocente verso di lui e i suoi
fratelli: nessuno si era degnato a cercarmi.
Proprio come Takeshi, anche loro mi avevano
abbandonata.
La vettura frenò di colpo e aprii gli
occhi. Eravamo
giunti al supermercato.
***
“Ruki vuole che ti teniamo d'occhio, per
cui-”
Yuma non ebbe il tempo di terminare la frase, che mi
ero già infilata in un corridoio del supermercato.
Camminando nel reparto surgelati, comprai qualche
pacco di patatine.
La tempura di Ruki, e le sue zuppe, erano certamente
buone, ma mi mancavano un po’ delle schifezze americane.
Successivamente mi dedicai agli ingredienti per il
dolce: burro, cioccolato e-
“Eccoti M-neko-chan!”
Kou mi fece scivolare la farina dalle mani.
“Mi farete morire di infarto, lo so.”
Raccolsi l’oggetto, sentendo gli occhi del vampiro
fissi su di me, curiosi come se stessero osservando una buffa creatura.
“Potresti anche darmi una mano, anziché star
lì a
fissarmi.”
“Non si fa nulla senza ottenere qualcosa in cambio.”
Mi ricordò Kou.
Mi sollevai da terra, domandandomi se mai avrei
trovato un vampiro decente.
Lanciai un’occhiata al biondo e mi dissi che non avevo
speranza, ma non terminai il pensiero, che grandi mani mi sottrassero
tutto ciò
che tenevo fra le braccia: forse le buone maniere non erano morte.
“Pensavi di farcela da sola, baka?”
Almeno non del tutto.
Yuma mi guardava dal suo alto, un sorrisetto di
scherno a sottolineare la mia “bassezza” e
goffaggine.
“Ce la facevo benissimo!”
Replicai, ma era evidente stessi mentendo.
“Come no.” esclamò infatti Kou.
Ci avviammo alla cassa e la ragazza dietro al bancone
rimase qualche istante a fissare i miei due accompagnatori.
Potevo sempre vantare di avere con me dei “baldi
giovani”, tralasciando il dettaglio che fossero i miei
rapitori, assetati di
sangue.
La cassiera impiegò del tempo per
battere alla cassa
gli acquisti, provocando il fastidio di Yuma e il divertimento di Kou.
Quasi mi ignorò quando le chiesi una busta e fu il
biondo a intervenire, col suo sorriso ammaliante -e decisamente finto-.
La giovane si destò dalla specie di trance in cui era
caduta e ci diede la busta, mentre alle nostre spalle si accumulava la
fila.
Dopo un caloroso “buona giornata” di Kou e uno
“tsk”
di Yuma, anche io ringraziai ed uscimmo dal supermercato.
Successivamente a qualche istante passato in
silenzio, lungo il
tragitto per tornare alla limousine, notai un negozio di vestiti e
pensai che
guardare abiti mi avrebbe fatto sentire meglio.
"Andiamo lì!"
"Non possiamo spendere tutti i soldi."
Mi ammonì Yuma, continuando per la sua strada, ma
ancora una volta fu Kou a prendere la parola.
"Non necessariamente dobbiamo comprare
qualcosa."
"Infatti! - dichiarai - voglio solo dare
un'occhiata."
Yuma guardò il fratello, probabilmente
per valutare se
fosse rischioso o meno.
"Ci penso io.", lo rassicurò l'altro.
Così io e il biondo entrammo nel
negozio.
Girovagai a zonzo, prima di incappare in un vestito
rosa cipria, con piccoli fiori bianchi sparpagliati sul tessuto e
piuttosto
scollato.
Per qualche motivo, mi ricordò il giorno della recita
scolastica.
Il giorno in cui avevo danzato e... Raito mi aveva
baciata.
Il mio umore precipitò rapidamente, mentre posavo
l'abito.
"Dovresti provarlo."
Kou mi sorprese alle spalle, quasi mi ero dimenticata
della sua presenza.
Decisi di fare un tentativo, chiudendomi nel camerino.
Indossai il vestito e scostai la tenda, affacciandomi
timidamente allo specchio.
Era molto bello, probabilmente non riempivo bene il
corpetto, con la mia scarsa seconda.
Maledissi la mia forma minuta.
Tuttavia quel difetto era quasi invisibile.
Ricordai che, tra meno di un mese, avrei compiuto
diciotto anni e sarebbe stato perfetto per festeggiare.
Con amarezza, mi dissi che non ci sarebbe stato nulla
da celebrare.
"Ti dona M-Neko-chan."
Esordì Kou, comparso dal nulla come al solito.
"E' molto costoso e non calza a pennello."
Dissi semplicemente.
In realtà non avevo nessuno per cui indossarlo.
"Lo pagherò io."
"Pensavo non facessi nulla senza qualcosa in cambio.", mi voltai a
guardarlo, accigliata.
"Infatti."
Il vampiro mi spinse dentro al camerino,
scostò la
tenda per nasconderci dalle altre persone.
Provai a ribellarmi, ma Kou mi tappò la bocca con la
mano.
Poi sfiorò il collo col naso e ci ficcò i canini.
Gemetti piano, ancora incapace di abituarmi a quei
morsi, seppur il suo non fosse così rude come quello di Yuma.
Dopo attimi interminabili mi lasciò andare,
continuando a sorreggermi per i fianchi.
La perdita di sangue mi aveva debilitata.
Kou rimase immobile, come se stesse aspettando
qualcosa.
Ma notai la sua espressione delusa.
"Che ti prende? – domandai, in preda ad una
rabbia grelida: ero stufa di essere usata e gettata via. –
non era di tuo
gradimento?"
Il biondo mi fissò con un mezzo sorriso.
Si leccò le labbra e ancora il mio collo.
"Era decisamente di mio gradimento. Il migliore
che abbia mai assaggiato."
Le sue dita scivolarono giù, a sfiorare il bordo del
vestito.
"Ne berrei tanto da ucciderti."
Quella confessione mi lasciò allibita.
Credevo che lui fosse l'unico a interessarsi dei miei
bisogni, invece nascondeva un lato oscuro che mi terrorizzava.
"Ma lui
non sarebbe contento."
"Karl Heinz?", chiesi, scansando la gamba
che Kou mi accarezzava.
"Sì.", rispose il biondo, afferrando
nuovamente - e con più forza - la mia coscia.
"Perchè vi ha chiesto di rapirmi?"
"Per il tuo sangue."
"Che ha di tanto speciale?"
Ignorai la situazione imbarazzante e il fatto che Kou
mi tenesse inchiodata al muro, con una mano ad artigliare la mia gamba
sinistra.
Dovevo sapere perchè mi tenevano prigioniera.
"Noi abbiamo un grande debito con lui. -
annunciò
invece il vampiro - prima eravamo tutti orfani, provenienti da
situazioni
infelici."
Stava sviando la domanda, ma ero anche curiosa di
sapere perchè fossero collegati a quell'assassino.
"Non hai idea di cosa faccia la gente per
divertimento.", scansò il ciuffo biondo, mostrando
finalmente il suo
occhio perennemente coperto.
L'iride era di un rosso acceso.
"Da bambino ero bello e le persone pagavano per
abusare di me. Così pensai che forse, senza un occhio, avrei
perso il mio
fascino."
Trattenni un conato di vomito, intuendo cosa fosse
accaduto al suo precedente occhio.
"Ma mi sbagliavo. È stato Karl Heinz a salvarmi e
a donarmi quest’occhio."
Non seppi se credere al racconto, ma questo spiegava i
suoi atteggiamenti, le sue iridi eterocromatiche e il legame con
quell'uomo.
Anche Azusa, in fondo, era stato traumatizzato a
tal
punto da tagliarsi e gioirne.
Ognuno dei Mukami doveva aver vissuto qualcosa di
terribile.
L'offerta di Karl Heinz doveva essere stata una
salvezza, per loro.
"Kou..." mormorai, sinceramente dispiaciuta.
Non avrei dovuto giustificare i loro atteggiamenti con
i traumi infantili subiti, ma era inevitabile provare sconcerto.
"Spero di potervi aiutare allora."
Annunciai con un tono addolcito.
Il biondo mi fissò per una manciata di secondi, quasi
scioccato dalle mie parole.
Si allontanò e tirai un sospiro di sollievo.
"Perchè dovresti farlo? Non ci devi nulla."
"Perchè non tutti vogliono qualcosa, in cambio
della loro gentilezza."
"Torniamo a casa.", si limitò a dire
Kou,
ancora confuso.
Come avevo fatto con i Sakamaki, avrei aiutato anche
loro a ritrovare un briciolo di umanità.
Mi cambiai in fretta e comprammo il vestito.
ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! E buon
ferragosto!
Probabilmente tutte le persone normali saranno a mare
mentre io sono qui ad aggiornare ahah
Ma questa mattina era l’unico momento disponibile,
altrimenti sarebbero trascorsi nuovamente troppi giorni
dall’ultimo
aggiornamento e avevo promesso che avrei pubblicato almeno una volta a
settimana, per cui eccomi qui!
Questo capitolo e il successivo non sono troppo
lunghi, poiché inizialmente era un unico capitolo, ma ho
deciso di spezzarlo, d’altronde
in questo riceviamo i primi riferimenti a Karl Heinz.
E scopriamo la storia di Kou. Se lo steste pensando,
no, non sono io la sadica ad aver creato di mio pugno la storia di Kou,
ma c’hanno
già pensato i nostri deviati produttori.
Detto questo, ringrazio
coloro che hanno messo la
storia tra le preferite/seguite/ricordate e un ringraziamento va a
Spring_Sun.
Adesso vi saluto, lasciandovi l’immagine del vestito
di Mitsuko. Spero vi piaccia!
A presto, Nephy-
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 - Coming back home - ***
Capitolo 10 - Coming back home -
Tornammo alla magione, venendo a sapere da Azusa
che
Ruki era uscito.
Non ci badai troppo e mi dedicai alla torta.
"Vuoi venire con me?", domandai al piccolo
vampiro,
che parve illuminarsi di gioia.
"Useremo le stoviglie solo per
preparare il dolce."
Mi raccomandai, temendo che anche una forchetta, per
lui, potesse diventare un'invitante arma.
Azusa annuì, seguendomi in cucina, dove mi aiutò
a
trovare ciotole e cucchiai.
Realizzai l’impasto della torta in venti minuti e, una
volta al forno, preparai la glassa al cioccolato.
Sciolsi la stecca in un pentolino, Azusa seguiva
attentamente i miei movimenti.
Versai il liquido scuro nella ciotola, assieme al
burro fuso, e il vampiro annusò la miscela.
"Puoi assaggiarlo.", proposi, allungando la
ciotola verso di lui.
Gli mostrai come fare, porgendogli il cucchiaio,
sporco di cioccolata.
"Prova."
Azusa prese la stoviglia e, tirando fuori la punta
della lingua, leccò solo una piccolissima parte.
Mi fissò con gli occhi sgranati e per un istante
pensai di averlo avvelenato, magari i vampiri non potevano mangiare
cioccolata.
"È
buona", constatò
invece, ficcandosi in bocca tutto il cucchiaio.
Risi sommessamente mentre tiravo fuori la
torta.
Il profumo invase la cucina.
Mi voltai per prendere la glassa da colare sul
dolce e
notai che Azusa stava per affondare di nuovo il cucchiaio.
Gli diedi uno schiaffetto sulla mano, facendolo
sussultare.
"Questo mi serve!"
Versai il composto sulla torta, spalmando meglio con
il coltello.
"Vai a chiamare gli altri, è pronta!"
Il vampiro annuì e io diedi gli ultimi ritocchi,
mentre si raffreddava.
Frattanto pulivo il bordino del piatto, sentii
improvvisamente un respiro caldo sul collo.
Di tutti i vampiri, mai avrei immaginato si trattasse di
Ruki.
Vidi le sue braccia scivolare lungo i miei fianchi,
poi posò le mani sul bancone, ai lati del mio corpo.
"Sembra buona."
"Lo è.", rimbeccai piccata.
Certamente era lì per stuzzicarmi o per screditarmi.
Sebbene non compresi perchè avesse scelto quella posizione.
Rimasi immobile quando posò il viso fra
i miei capelli
e inspirò a fondo, procurandomi dei brividi lungo la schiena.
"Abbiamo fallito - sussurrò - non abbiamo saldato
il nostro debito."
"... Perchè?"
Domandai, involontariamente con il tono di voce più
basso.
"Non siamo abbastanza per te, Eva."
"Il mio nome non è-"
Ruki mi anticipò: "Lo so, il tuo nome è Mitsuko."
Sentirglielo dire mi destabilizzò.
Mi voltai, pur sapendo che ci sarebbero stati
pochi
centimetri a dividerci.
"Permettimi di aiutarvi."
Mi spostò una ciocca di capelli dal viso.
Non avrei mai creduto che Ruki conoscesse certi gesti
così... umani.
"Kou mi ha parlato del tuo desiderio di aiutarci.
Azusa non si taglia da ieri. Capisco perchè sei
così speciale - annunciò,
facendomi arrossire lievemente - capisco perchè i Sakamaki
sono venuti a
riprenderti."
A quelle parole, felicità pura si sprigionò nel
mio
corpo.
"I Sakamaki? Quando?"
"Non ti avrei lasciata andare se non fosse stato
lui ad ordinarcelo."
"Karl Heinz." dissi, ed era già la seconda
volta quel giorno.
"Ma prima di lasciarti andare... - esclamò Ruki,
avvicinandosi pericolosamente al collo - un'ultima volta."
Scoprì i canini e mi preparai psicologicamente al
morso.
Ma non ci fu.
Tornò invece a guardarmi negli occhi.
"Ruki, sono qui."
Kou richiamò la nostra attenzione e ogni pensiero
razionale scomparve.
Mi domandai cos'avrebbero detto i Sakamaki, chissà se,
in fondo, un pochino gli ero mancata.
"Devi andare."
"Potreste venire a trovarmi.", proposi e il
vampiro mi guardò come se avessi detto un'eresia.
"Comunque avevi ragione - aggiunsi - non siete
come loro."
Ruki mi fissò con uno sguardo indecifrabile.
Non avevo portato nulla con me, per cui mi avviai
nella sala d'ingresso, passando al fianco di Kou.
"Dimentichi qualcosa M-neko-chan."
Mi porse una busta e ricordai il vestito che aveva
comprato.
"Grazie..."
Lo presi, rivolgendogli un timido sorriso, che il
biondo ricambiò.
Alla porta principale mi attendevano Yuma e Azusa,
quest'ultimo particolarmente malinconico.
Il vampiro gigante sbuffò infastidito, così
rinunciai
all'idea di salutarlo e mi rivolsi direttamente al più
piccolo.
"La torta è pronta. Quando vuoi pensare a me,
niente pugnali - mi raccomandai - cucina la torta. Sai come si prepara."
Azusa si limitò ad annuire,
inizialmente, e poi mi
abbracciò di slancio, lasciandomi inebetita.
E, a giudicare dalla sua espressione, lasciando di
stucco pure il fratello.
Anche io gli circondai il busto con le braccia, era
molto esile.
Infine ci separammo e scorsi alle mie spalle la
famiglia Mukami al completo.
Tutti sostavano in piedi e attendevano che uscissi
dalla villa.
Così, dopo un ultimo saluto con la mano, varcai il
portone d'ingresso.
Respirai l'aria notturna e, con stupore, vidi il
maggiordomo venirmi incontro.
Il che mi lasciò piuttosto delusa: non mi aspettavo
una grande festa, ma almeno speravo che mi venisse a prendere uno dei
Sakamaki.
Raito magari.
Entrai nella vettura e poggiai il capo sul finestrino.
Nel giro di pochi secondi mi addormentai.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 - Just for my blood - ***
Capitolo 11 - Just for my blood -
"Signorina Mitsuko."
A svegliarmi fu la voce del maggiordomo.
Realizzai di essere arrivata, mentre mi stiracchiavo
dentro la limousine, e una ventata di adrenalina pervase il mio corpo.
Non li vedevo da tre giorni e non sapevo se aspettarmi
volti preoccupati o fuoribondi.
Reiji mi aveva messo in guardia sui Mukami e io
l'avevo bellamente ignorato.
Scesi dalla vettura e mi si strinse il cuore nel
ritrovarmi di fronte la villa.
Non l'avrei mai ammesso, ma mi era mancata.
Entrai nell'abitazione senza timore, ricordando quanto
ne avessi invece la prima volta.
La casa mi era sembrata molto più tetra e sinistra
allora.
Tuttavia non v'era traccia dei sei fratelli.
Mi domandai dove fossero finiti, mentre mi avviavo
nell'abitazione.
Raggiunsi lo studio di Reiji e lo trovai seduto dietro
la scrivania, intento a studiare chissà quale macabro veleno.
Sollevò gli occhi e mi rivolse uno
sguardo di
sufficienza.
"Me l'avevi detto, lo so - lo anticipai - ma
c'era Ayato... e anche Raito! E non sono riusciti a impedire il
rapimento."
Il vampiro mi squadrò da capo a piedi, giurai di aver
visto una smorfia di disgusto mentre lo faceva, e capii che era
decisamente
irritato.
"Nostro padre ha voluto che tornassi a vivere da
noi - si alzò, venendomi incontro con aria minacciosa - per
me sarebbe stato indifferente."
Indietreggiai, trovandomi premuta contro il muro.
"Ha solo chiesto di morderti più spesso
-
annunciò, io deglutii a fatica - e questo lo farò
di buon grado."
"Reiji-"
Venni interrotta dal suo vigoroso morso, e un gemito
di dolore mi si strozzò in gola.
La violenza, con cui mi aveva aggredita, mi ricordò i
primi giorni, in cui ero considerata una semplice preda da prosciugare.
E quel morso durò più del previsto, la testa mi
girava
e le energie venivano meno.
D'improvviso si materializzò Raito e
sperai che non
fosse una delle mie allucinazioni. Ma seppi che era reale.
Gli rivolsi un'occhiata speranzosa, confidando che
fosse venuto a salvarmi.
Invece anche lui affondò i canini nel
polso, senza
guardarmi un istante.
Usò una rabbia che non gli apparteneva.
E quell'atteggiamento mi ferì più di qualsiasi
altro
morso ricevuto.
Quando mi lasciarono andare, caddi a terra con un
tonfo.
Il mio sguardo incolore fissava il pavimento, il
freddo delle piastrelle mi penetrava le ossa, mentre il sangue, che
fuoriusciva
dai buchi, era bollente.
Raito uscì senza dire nulla e Reiji, dopo aver
sistemato gli occhiali sul naso, scivolati per la foga del momento,
tornò a
sedere dietro la scrivania.
"Appena ti riprenderai, sei pregata di
uscire."
Non mi mossi, non feci alcun cenno, mi limitai ad
assorbire le parole senza ascoltare realmente.
Mi pentivo di essere tornata, i Sakmaki non si
erano
mai disturbati a cercarmi.
Ero lì solo per il capriccio di Karl Heinz, che
gestiva la mia esistenza da quando ero nata.
Mi avevano salvato la vita tempo addietro si, ma solo
perchè c'era un secondo fine, a me sconosciuto.
Mi sollevai piano, con uno sforzo tirai su il mio
corpo, improvvisamente pesante.
Uscii dallo studio del vampiro e corsi fuori dalla
villa.
Nel farlo, passai davanti lo specchio del salone
d'ingresso e vidi una Mitsuko priva di emozioni, solo sconvolta, con il
collo e
il braccio sporchi di sangue.
Sgattaiolai via dalla magione, uscendo dal retro e
passando davanti il roseto di Subaru, dove il vampiro era intento a
curare le
piante.
Ignorai la sua voce, andavo verso la limousine: non
sarei rimasta a farmi maltrattare come era successo all'inizio.
Avevo deciso io di restare, di conseguenza ero libera
di andar via in ogni momento.
Sfortunatamente non riuscii a oltrepassare il
cancello: Subaru mi bloccò poco prima di varcarlo,
strattonandomi per un
braccio.
"Dove stai andando?"
"Me ne vado!"
"Torni dai Mukami?"
Mi ruggì l'albino, non avevo mai visto tanta ferocia
nei suoi occhi.
"In qualsiasi posto, purchè sia lontano da
qui!"
Ribattei, ma gli occhi infuocati del vampiro avevano
già puntato il sangue sul collo.
"Fallo avanti! Avevo ragione a pensare che ero
solo questo per voi - gli sputai con rabbia - quando sono stata rapita,
nessuno
è venuto a cercarmi e non vi sareste nemmeno disturbati."
Cacciai indietro le lacrime, frattanto Subaru mi
fissava impassibile.
"E ora che sono tornata, vi comportate peggio di
prima!"
Fu in quel momento che scoppiai a piangere, ripensando
al modo in cui mi aveva trattata Raito.
La violenza con cui mi aveva morsa.
Nonostante la rabbia, mi gettai al collo del
vampiro e
nascosi le lacrime sul suo maglioncino.
Con sorpresa, Subaru ricambiò l'abbraccio e restammo
in quella posizione per lunghi attimi.
Finchè si decise a spiccar parola.
"Tutti noi volevamo cercarti, in fondo... -
confessò - quando Ayato ci ha parlato dell'accaduto, io ero
già pronto a fare a
pezzi i Mukami, ma nostro padre ce lo ha vietato."
Sollevai il viso, incrociando gli occhi color rubino
dell'altro.
"Perchè?"
"Non posso dirtelo..."
"Ancora non vi fidate di me."
Subaru mi asciugò una lacrima solitaria.
"È complicato."
"Lo è sempre con voi."
Il vampiro fece scivolare lo sguardo sulle mie labbra
e capii cosa stesse pensando in quel momento.
Tuttavia non mi allontanai di un millimetro.
Lui era l'unico che si preoccupava realmente di
me,
che mi considerava una persona con dei sentimenti.
E meritava quell'amore che tentavo di insegnare
-disperatamente- a Raito.
Raito non sarebbe mai cambiato, ci avevo provato a
modificare il suo modo di pensare e non aveva portato alcun risultato.
"Mitsuko... so di non essere il Sakamaki che
vorresti al tuo fianco.", mormorò, facendomi sussultare.
Avevo preparato un discorso al riguardo, ma lui mi
aveva preceduta, con molta schiettezza, aveva intuito tutto.
Era così evidente la mia cotta per il fratello?
"Vorrei fossi tu... -
affermai invece - sarebbe
così facile."
"Ma non sono io - sussurrò Subaru con un sorriso
amareggiato - vai da lui."
Da qualche parte avevo letto che non scegliamo noi
chi
amare e non è nemmeno il cuore a farlo, il cuore resta un
semplice muscolo in
mezzo al petto.
A scegliere è una parte irrazionale della mente:
sappiamo perfettamente che stiamo prendendo una decisione rischiosa,
rischiamo
di rimanere delusi, di soffrire, eppure la ragione non riesce a
contrastare
quella parte irrazionale.
Perché in fondo, amare è una delle poche cose che
ci
fa sentire vivi.
Che sia un amore fraterno o passionale, che sia un
amore dolce o tormentato.
E tutto quello che ci resta da fare è crederci.
Sciolsi quell'abbraccio sicuro e mi diressi
incerta
nella stanza col piano, probabilmente avrei trovato lì Raito.
All'interno della mia testa, due pensieri contrastanti
lottavano fra loro: da una parte volevo stringerlo, come quel giorno in
cui mi
ero illusa di poter cambiare la sua concezione sull'amore...
Dall'altra volevo strangolarlo a mani nude, per avermi
chiamata sgualdrinella, avermi abbandonata in una villa sconosciuta e
avermi
azzannata senza ritegno.
Salii le scale, nel silenzio più
assoluto, come se una
patina invisibile mi circondasse, impedendo ai rumori esterni di
penetrare.
Solo il mio battito cardiaco martellava all'impazzata.
Non sapevo bene cosa gli avrei detto, ma ci avrei
pensato al momento.
Prima di raggiungere la stanza, però,
una voce
femminile richiamò la mia attenzione.
Mi immobilizzai e il sangue si gelò nelle vene.
Invertii il passo e mi affacciai nella camera di
Ayato.
Così sgranai gli occhi: accanto a lui, sedeva Yuki.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 - Half truths - ***
Capitolo 12 - Half truths -
Senza pensarci due volte, feci irruzione nella
stanza,
lanciandomi sul vampiro.
"Che le hai fatto brutto maniaco?"
Ayato rimase inerme a fissarmi, mentre lo colpivo in
modo goffo e poco efficace.
"Se l'hai sfiorata anche solo con un dito-"
Una timida carezza sulla spalla mi
fermò.
"Tranquilla Mitsuko, non mi ha fatto del
male.", annunciò Yuki.
"Ah."
Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Mi allontanai da Ayato, ricomponendomi.
"Ohi tavoletta, sei impazzita?"
Non diedi retta al vampiro e, di riflesso, abbracciai la mia amica.
Lei ricambiò subito e quasi scoppiai di nuovo in
lacrime.
"Ero così in pensiero...", confessò la
ragazza commossa.
Sciogliemmo l'abbraccio e le dissi che mi era
mancata.
Ma il suo sguardo ricadde sul collo, macchiato di
sangue, e poi sul braccio.
"Sei fertita..."
Cercai velocemente una scusa da inventare, ma nessuna
sembrava abbastanza plausibile per giustificare quel sangue.
"Chi ti ha morsa?"
Il cuore si fermò per un istante… Yuki sapeva.
"Tu... come?"
La giovane lanciò una rapida occhiata ad Ayato, che
finse indifferenza.
"Come lo ha scoperto? Non l'avrai morsa?"
Nuovamente tentai di colpirlo, ma Yuki mi
tranquillizzò.
"Va tutto bene, non mi ha fatto nulla. Quando me
lo ha detto non gli ho creduto… poi mi ha mostrato i canini
e così sono
scappata via."
Cercai di non dare di matto.
"Ci ho pensato a lungo e mi son detta che se tu
vivi con loro, non devono essere poi così cattivi."
Avrei voluto contraddirla, ma raccontarle i
cruenti
retroscena non mi sembrava la decisione migliore.
Non dovevo descriverle il modo brutale con cui mi
avevano morsa, o come mi avevano maltrattata.
Non doveva conoscere il sadismo di Reiji o la
perversione di Raito.
"So che altri vampiri cattivi ti hanno
rapita."
Ripensai ai Mukami con un pizzico di nostalgia.
"Loro non sono cattivi."
Ayato mi guardò contrariato.
"Hanno preso qualcosa che non gli
apparteneva."
"Anche voi.", rimbeccai duramente.
E il vampiro non potè smentire.
Cercai di raccontare a Yuki perchè mi
trovassi dai
Sakamaki.
Fui costretta a dirle la verità sul fatto di essere
stata adottata e del patto che la Chiesa aveva stipulato con i vampiri.
"Quindi una ragazza viene offerta ogni anno come
fidanzata sacrificale?", mi chiese sconcertata.
"Sposa sacrificale, sì."
La ragazza ne rimase profondamente scioccata.
Quell'informazione l'aveva turbata, più dello scoprire
che nel mondo esistono dei vampiri.
"La Chiesa farebbe una cosa del genere?"
"Sfortunatamente si...", dichiarai sedendomi
al suo fianco.
"E voi dovete per forza avere una ragazza da...
mordere?"
Si rivolse ad Ayato e mi sorpresi nel vederlo in difficoltà.
Decisi di spezzare una lancia a loro favore, solo per
rasserenare la mia amica.
"È nella loro
natura, altrimenti morirebbero."
A quel punto, Yuki annuì, ritenendo la cosa ragionevole,
sebbene non
condividesse appieno.
Proseguii il racconto, spiegandole che il padre
dei
Sakamai mi aveva "sequestrata" da bambina e ucciso la mia vera madre.
Mentre l'identità del mio vero padre rimaneva un mistero.
Gli occhi di Yuki divennero lucidi.
"Dev'essere stato terribile."
"Lo ricordo a stenti."
Solo nei miei incubi, pensai.
Conclusi dicendo che, sempre Karl Heinz, aveva
ingaggiato i Mukami per rapirmi, ma loro non avevano potuto soddisfare
la sua
richiesta, qualunque essa fosse.
A fine racconto, attesi che la mia amica potesse
metabolizzare le informazioni.
Temevo di averla traumatizzata, non avrei voluto
coinvolgerla in questa storia.
Ma quando lei prese a parlare, dimostrò una grande
risolutezza.
"Ignoravo che avessi affrontato tutto questo,
Mitsuko, mi rammarica che tu abbia portato questo peso da sola."
Non mi aspettavo questo suo lato maturo e determinato.
Avevo conosciuto solo la sua parte dolce e gentile.
"Avrei voluto ti fossi confidata, ma probabilmente
avrei fatto fatica a crederti."
Ayato rimaneva in silenzio ad assistere alla
nostra
conversazione, il che era veramente insolito da parte sua.
"Mi dispiace che tu lo abbia scoperto - replicai
- è una situazione macabra e complicata."
"Certo sono un po' di informazioni da
elaborare... Ma almeno non sei più da sola ad affrontare
tutto questo."
Yuki mi prese le mani e io strinsi le sue.
Ci sorridemmo e, in qualche modo, mi sentii
alleggerita.
Avere qualcuno con cui condividere i miei segreti, mi
fece sentire meglio.
Di colpo mi rivolsi ad Ayato.
"Cosa vuole da me Karl Heinz?"
Il rosso tentò di ignorarmi.
Come al solito, volevano tagliarmi fuori dalle
questioni importanti, come se fossimo ancora predatori e preda.
Ma io ero parte della loro famiglia, fin da quando ero
una bambina, che lo accettassero oppure no.
"Io devo sapere, magari potrei aiutarvi."
In realtà, non avevo alcuna intenzione
di assecondare
le volontà di quell'assassino.
Tuttavia avevo bisogno di far chiarezza su quella questione
e, inoltre, volevo che imparassero ad essere sinceri con me.
Ayato si fece serio e si voltò a guardarmi.
"Karl Heinz crede in una leggenda, secondo la
quale Adamo ed Eva, originariamente, erano dei vampiri. Eva, dopo aver
mangiato
la mela, divenne un'umana."
Yuki ed io ci scambiammo un'occhiata perplessa:
questa
versione era ben diversa da quella che ci avevano insegnato durante le
ore di
religione.
"Secondo lui, tua madre era una discendente di
Eva, quindi tu lo sei di conseguenza.
E vorrebbe che tu scelga uno di noi, affinchè diventi
il tuo Adamo."
"In pratica dovrei scegliere uno di voi come...
compagno? - domandai ancor più incredula - perchè
architettare il rapimento con
i Mukami, allora?"
Ayato aspettò un istante, prima di
continuare, il suo
viso parve rabbuiarsi, decisamente insolito per il grande oree-sama.
"Ci conosce e sa quanto sappiamo essere-"
"Siete cambiati."
Non gli permisi di terminare la frase, Yuki era già
abbastanza frastornata.
Se avesse scoperto il loro lato crudele e sadico, ne
sarebbe rimasta sconcertata.
E di certo immensamente delusa.
Aveva idealizzato fin troppo Ayato, non volevo darle
altri dispiaceri.
"Ad ogni modo, i Mukami erano umani, una volta.
Pensava che avresti preferito loro. Probabilmente, essendo solo per
metà
vampiri, non ha funzionato."
Mi tornò alla mente il volto frustrato
di Ruki.
Abbiamo fallito, aveva detto.
E sembrava che quella sconfitta gravasse sulla sua
anima.
Doveva essere molto riconoscente a Karl Heinz, se ci
teneva tanto a soddisfare la sua richiesta.
Se l'avessi saputo, forse...
Ma no, non avrei potuto scegliere di stare con
qualcuno senza amore, non avrebbe funzionato ugualmente.
Il volto di Raito si palesò come una secchiata d'acqua
gelida.
Se solo fosse stato capace di amare, avrei scelto da
tempo.
"Cosa succederà una volta scelto un
Adamo?"
Ayato esitò.
"Nessuno di noi lo sa con certezza. Il tuo sangue
è speciale, credo che dovremmo sentire noi stessi un
cambiamento, mentre lo
beviamo."
Yuki storse il naso.
Ed io, ancora una volta, ripensai ai Mukami.
Anche Kou attendeva che succedesse qualcosa, dopo
avermi morsa dentro il camerino.
Ecco spiegata la sua espressione delusa.
La mia amica parlò.
"Questo Karl Heinz è proprio spregevole. -
annunciò, prima di rivolgersi ad Ayato - senza offesa."
"A nessuno piace quell'uomo, neppure a noi, che
siamo suoi figli. Ma dobbiamo rispettarlo."
Lo disse con un tono incolore, nello stesso modo
in
cui, tempo fa, mi aveva rivelato di aver ucciso la madre.
Yuki ne rimase lievemente impressionata.
Se avesse scoperto la vera natura di Ayato, l'avrebbe
turbata.
"Ora che so la verità, voglio una
riunione di
famiglia."
Cambiai discorso, incentrando l'attenzione sulla
priorità del momento.
Io e i Sakamaki dovevamo fare un bel discorsetto.
"Riunione di famiglia?" ripetè Ayato,
visibilmente confuso.
"Si, famiglia. Avrete madri diverse, ma restate
pur sempre fratelli."
Il vampiro mi osservò come se parlassi un'altra
lingua, una lingua che non si avvicinava minimamente alla nostra.
Un po' com'era la matematica per me.
"Sarà meglio che vada.",
esordì quindi Yuki,
mettendosi in piedi.
"Puoi restare, se vuoi."
Mi rivolse un largo sorriso.
"Devo tornare a casa, è tardi. Ho detto ai miei
genitori qualche piccola bugia per uscire a cercarti, se non torno si
insospettirebbero."
"Ti chiedo scusa se ti ho creato dei
problemi.", dissi ed ero veramente dispiaciuta.
Ma una piccola parte, gioiva nel sapere che qualcuno
ci tenesse davvero a me.
Yuki scosse il capo e mi carezzò una
spalla.
"Sei mia amica, era il minimo che potessi
fare."
Ci salutammo con un abbraccio.
Ayato si offrì per accompagnarla fuori e ovviamente la
ragazza, davanti una tale proposta, accettò con entusiasmo.
Gli lanciai un'occhiata minacciosa, un muto
avvertimento nel non provare a morderla o a molestarla.
E gli ricordai l'incarico che gli avevo affidato.
Mi sarei ripulita dal sangue e poi sarei scesa ad
affrontare tutti e sei i vampiri.
Così, anzichè dirigermi
nella stanza del pianoforte,
tornai nella mia.
Gettai per terra il vestito floreale, che avevo preso
dalla casa dei Mukami, e ricordai di aver dimenticato il regalo di Kou
nella
limousine.
Tuttavia l'avrei recuperato in un secondo momento.
M'infilai nella vasca e mi lavai rapidamente.
Mi aspettavo che uno Shu mezzo assopito si
materializzasse da un momento all'altro, tuttavia ciò non
accadde.
Sembrava che tutti i Sakamaki avessero concordato una
sorta di sciopero nei miei confronti.
Indossai una semplice gonna a pieghe e una t-shirt avvitata.
Raccolsi i capelli in una coda e, per ultime, un paio
di ballerine.
Ero pronta.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 - Love Affairs... - ***
Capitolo 13 - Love affairs... -
Inaspettatamente, quando raggiunsi il salotto
principale, tutti e sei i Sakamaki mi attendevano.
Notai che Ayato e Reiji stavano discutendo per
qualcosa, probabilmente perchè il primo mi aveva svelato il
piano di Karl
Heinz.
Kanato chiacchierava con Teddy, le sue occhiaie
sembravano più scure e profonde rispetto all'ultima volta
che lo avevo visto.
Anche lui si era preoccupato per me?
Quando gli passai accanto, però, non mi degnò di
uno
sguardo e continuò la conversazione col suo orsacchiotto.
Shu era steso sul divano, lo occupava
completamente
per via delle sue lunghe gambe.
Con un occhio sbirciò i miei movimenti.
Subaru giocherellava con una rosa bianca,
probabilmente era appena stato nel roseto, ma non capii
perchè si fosse portato
dietro quel fiore.
Infine c'era Raito.
Quando lui e Reiji mi avevano morsa, nello studio, non
mi ero accorta che non indossava il solito cappello.
Adesso però, mentre si tirava indietro i ciuffi rossi
con la mano, mi ricordai di quel particolare.
E mi chiesi se quella notte, nella villa dei Mukami,
non fosse stato veramente lui, fuori dalla finestra.
Avevo raccolto quel cappello di feltro, pensando che
fosse il suo.
Probabilmente non era stato frutto della mia
immaginazione.
Mi posizionai al centro della stanza e mi schiarii
la
voce.
Il rumore, nonostante i vari uditi super sviluppati,
venne recepito solo da Subaru.
Tentai una seconda volta.
Poi persi la pazienza.
"ADESSO ASCOLTATEMI!" gridai, piuttosto
seccata.
E giurai di aver visto un fremito di paura persino
negli occhi di Reiji.
"Come ben sapete, per tre giorni sono stata
rapita dai Mukami - iniziai a dire - so che non avete provato a
cercarmi perchè
vostro padre vi aveva dato delle precise disposizioni. Sebbene, al mio
ritorno,
mi sarei aspettata un briciolo di entusiasmo."
Nel dirlo, lanciai un'occhiata fugace a Raito.
Soprattutto da te, pensai, sperando che riuscissi a comunicargli
quel
messaggio, anche senza pronunciarlo ad alta voce.
"Ad ogni modo, so cosa vi ha chiesto Karl Heinz.
Devo scegliere uno di voi come Adamo. E sappiate che non
funzionerà se sarò
costretta a farlo."
O almeno, questa era la teoria che avevo sviluppato in
base alle poche informazioni ricevute.
"I Mukami mi hanno costretto e non è servito a
nulla. Questo perchè non volevo restare da loro e speravo
che qualcuno di voi
sarebbe venuto a prendermi, per riportarmi a casa."
Subaru strinse con veemenza la rosa tra le mani,
tanto
da tagliarsi con le spine.
Sapevo che lui avrebbe voluto farlo, ma dovevo far
capire agli altri che, contro ogni aspettativa, tenevo a loro.
E pensavo alla magione come fosse casa.
"Non ho intenzione di fuggire. Voglio continuare
ad essere la vostra Sposa sacrificale - quel termine mi
costò fatica - e
sceglierò un Adamo, così potrete compiacere
vostro padre. Ma a una
condizione."
Guardai Reiji, in fondo avevo bisogno della sua
approvazione.
Seppur secondogenito, era lui a gestire ogni cosa.
"Potrò far visita ai Mukami, di tanto in
tanto."
Notai molte smorfie in giro per la stanza, ma rimasi
impassibile.
Per una volta, nessuno avrebbe deciso al mio posto.
Avevo lasciato che ognuno di loro attingesse dal mio
sangue, senza grandi pretese in cambio, sebbene avessi scelto io
di
restare in quella villa.
Stavolta non avrebbero piegato la mia volontà.
Imprevedibilmente fu Kanato a scattare in piedi,
rabbioso.
"Tu preferisci stare con i Mukami, anche Teddy lo
pensa!"
A volte, avrei incenerito volentieri quell'orsetto nel
camino.
"Non sarei tornata, se fosse così. - rimbeccai,
passando in rassegna i volti dei presenti - sapete bene che sarebbe
stato più
facile non tornare, se non tenessi a voi."
Mi soffermai su Raito, che proprio non voleva
saperne
di guardarmi negli occhi.
Così tornai a guardare Reiji.
"Abbiamo un patto?"
Il vampiro scambiò una rapida occhiata con Shu, il che
mi sorprese: non credevo che l'opinione del biondo contasse qualcosa
per il
fratello occhialuto.
Scorsi un piccolo cenno col capo.
"E sia. - proferì Reiji, quasi con tono
solenne -
ma che non diventi un'abitudine."
Cercai di non esultare troppo per mantenere una certa
compostezza.
"E uno di noi ti accompagnerà."
Roteai gli occhi al cielo, chiedendomi se mai avrei
ottenuto la loro fiducia.
"D'accordo. È
tutto."
Così dicendo congedai i fratelli.
Reiji si avviò nel suo studio.
Raito era già svanito nel nulla e lo stesso Shu.
Mi affrettai a raggiungere Kanato.
"Andiamo a preparare una torta, ti va?"
Nonostante i momenti di schizzofrenia, Kanato sapeva
anche essere sensibile.
"Non ci piacciono le torte.", commentò
infastidito.
In realtà ne aveva mangiate, di torte, dopo essere
entrato in confidenza con me.
Era solo arrabbiato per la questione Mukami.
"Non andrò via, Kanato."
Lui mi fissò, senza un'espressione ben precisa, ma
seppi che era questo il suo timore.
Proseguì per la sua strada e lo osservai da dietro,
finchè non sparì completamente.
Di Subaru non c'era traccia.
***
Notai che Ayato sedeva ancora sul divano di
fronte,
aveva un'aria piuttosto pensierosa, così mi accomodai al suo
fianco.
"Come mai il grande oree-sama è
così
taciturno?"
Ayato tentò di sfoderare il suo atteggiamento
altezzoso.
"Non mi piace condivederti con i miei
fratellastri, ancor meno con altri vampiri."
Mi afferrò il polso e lo addentò.
Bofonchiai un ahia ma lasciai che bevesse il
mio sangue.
In fondo, con Yuki era riuscito a trattenersi, aveva
guadagnato un briciolo di stima.
"Vado solo a trovarli, non ad offrirgli il mio
sangue."
Il vampiro estrasse i canini, leccando il polso.
Iniziavo a sentirmi debole, così gli chiesi di
accompagnarmi in cucina per preparare qualcosa.
Lui suggerì di cucinare i suoi beneamati Takoyaki ed
io assentii.
Mentre preparavo la pastella, ripensai alla
questione
"Yuki".
"Dì un po', come mai non hai morso la mia
amica?"
Ayato sussultò appena, come colto di sorpresa, poi
fece spallucce.
"Non sono interessato ad altre ragazze, non
essere gelosa, Tavoletta."
Ignorai l'appellativo e accesi la padella per
friggere.
"Non sono affatto gelosa. Solo... stupita. -
iniziai a cucinare le polpette di polpo - non hai molto autocontrollo,
solitamente."
Ayato aprì la bocca per ribattere, ma non spiccò
parola.
Non poteva darmi torto.
Si fece improvvisamente serio.
Ed era già la seconda volta in un solo giorno.
"Avrei voluto morderla - confessò il vampiro,
osservando i Takoyaki che cuocevano - ma più la guardavo,
più non riuscivo a
farlo."
Spalancai gli occhi per la meraviglia.
"Pensi che sia malato?"
Ridacchiai di gusto e impiattai le polpette.
"Peggio.", commentai, offrendogli un
Takoyaki.
Io stessa ne morsi uno.
Il vampiro ne buttò uno intero in bocca.
"Cos'ho allora?" mugugnò.
"Lei ti piace."
Ayato corrugò le sopracciglia e prese un'altra
polpetta.
"Dall'odore, immagino che il suo sangue sia
delizioso, si, alla mia altezza."
Scossi la testa, vampiri o umani, i maschi erano tutti
uguali.
"Intendo dire che ti piace esteticamente, sei
attratto da lei. E probabilmente dai suoi modi gentili, il che non mi
sorprenderebbe, è una ragazza adorabile."
Il vampiro rischiò di strozzarsi.
"Ayato Sakamaki che si prende una cotta per una
frivola umana? - si avvicinò furioso ed io indietreggiai -
come osi?"
"D'accordo, calma furia, mi sono sbagliata."
annunciai alzando le mani, in segno di resa.
Questo servì a calmarlo e tornò a gustare i suoi
Takoyaki.
A me, invece, era passata la fame.
Erano solo un branco di sciocchi, decisi a tenere
a
distanza l'amore, come fosse un'infezione mortale.
Infastidita com'ero, conclusi che avrei affrontato
Raito e chiarito la nostra situazione una volta per tutte.
Se Ayato aveva paura di confessare i suoi veri
sentimenti, io avevo aspettato abbastanza con il fratello.
Me ne andai senza aggiungere altro, potevo sentire
gli
occhi del rosso su di me, sapevo di aver colpito nel segno.
E lo sapeva anche lui.
Prima o poi avremmo affrontato nuovamente il discorso.
Salii le scale in pochi secondi, quasi inciampando
nei
miei passi.
Mi precipitai nella stanza col piano, ma di Raito
neppure l'ombra.
Volente o nolente, io e lui avremmo parlato.
Così provai a cercarlo nella sua camera.
E finalmente lo vidi: bellissimo, come sempre.
Era steso sul letto e, con le braccia incrociate
dietro la testa, contemplava il soffitto.
Come se fosse la cosa più interessante a questo mondo.
Entrai in silenzio, ma lui ruotò il capo
immediatamente, doveva avermi sentita.
Mi guardò negli occhi e io mi immobilizzai, sentendo
il fiato mozzarsi.
Non ammiravo quelle iridi smeraldine da troppo tempo.
Tornò ad ignorarmi e io ripresi a camminare.
Incerta sul da farsi, mi stesi sul letto al suo
fianco.
Rimasi anche io a pancia in sù, a
fissare il soffitto,
come se da un momento all'altro sarebbe sbucato qualcosa di
interessante.
Gettai un'occhiata al vampiro e mi resi conto che mi
stava osservando.
Colta alla sprovvista, arrossii lievemente e tornai a
guardare in alto.
Ma era troppo tardi.
Sentii il suo respiro caldo sul corpo.
"E così sei tornata, Bitch-chan.", sussurrò
Raito.
Sperando di non balbettare, risposi: "Avevi dei
dubbi?"
Il vampiro mi passò una mano sul fianco, le sue dita
erano gelide, ma non furono quelle a darmi i brividi, bensì
il suo tocco.
Mi afferrò la vita e mi fece ruotare di fianco,
così
da trovarci faccia a faccia.
"Perchè sei venuta qui, Bitch-chan?"
In realtà, me lo domandavo anche io.
Che avessi un debole per lui, era assodato, ma non si
era comportato bene, soprattutto negli ultimi giorni.
Credevo che avessimo fatto pogressi nella nostra relazione,
invece mi riteneva ancora una ragazza come un'altra.
Ero furiosa, eppure adesso, a pochi centimetri da lui,
tutta la rabbia pareva essersi dissolta.
Poi ricordai un dettaglio importante, notando i
suoi
capelli rossi sparpagliati sul cuscino.
"Perchè sei venuto alla villa dei Mukami?"
Raito rimase spiazzato per un istante, poi mi rivolse
un sorriso malizioso, che prometteva guai.
"Non sei ingenua come sembra."
"Mi sottovaluti sempre - protestai - tutti voi
pensate che io sia una stupida."
Raito scese con le dita ad accarezzarmi la parte di
gamba scoperta.
"Non ho detto stupida, ho detto ingenua."
Senza pensarci un minuto di più, si avventò sul
mio
collo e io cacciai un mugolio di dolore.
Era stato un morso improvviso e rude, come quello
precedente.
Come se volesse punirmi per chissà cosa.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, aspettando che
finisse.
Si staccò poco dopo, leccando il liquido che
zampillava dal mio collo.
Poi inspirò a fondo il mio odore.
"Stavo impazzendo senza il tuo sangue,
Bitch-chan."
La sua mano salì su per la coscia, sfiorando il bordo
della gonna.
Scosse elettriche si rincorsero lungo la spina
dorsale.
"Allora perchè non sei venuto a portarmi
via?", chiesi, ignorando la situazione compromettente.
Quel ragazzo aveva una brutta influenza su di me.
"Pensavo che per te fosse indifferente."
"Cosa?"
"Essere la mia sgualdrina o la loro."
Mi sembrò di ricevere uno schiaffo.
Avrei voluto piangere, ma era un po' come se mi fossi arresa.
Raito non avrebbe mai compreso il significato della
parola "amare".
Mi sollevai in silenzio e lui non aggiunse nulla.
Tornai rassegnata nella mia stanza, con gli occhi
lucidi.
Non l'avrei mai detto, ma tutto quel rosa mi era
mancato.
Mi buttai a peso morto sul letto e rimasi col viso
immerso nei cuscini.
Tutte quelle vicende mi avevano svilita, in pochi
giorni la mia vita era stata nuovamente stravolta.
Tra i Mukami, Karl Heinz, Yuki e Raito, avevo fin
troppe cose a cui pensare.
Tornai a sedere, controllai l'orario e notai che
era
mezzanotte.
Mi sarei dovuta abituare nuovamente a restare sveglia
la sera e a dormire durante la mattina, tuttavia il sonno aleggiava sul
mio
corpo, pronto a prendere il sopravvento.
Notai il cellulare sul comodino, stranamente era
rimasto lì dal giorno del "rapimento":
Lo accesi e mi venne un colpo.
Avevo diciotto messaggi da parte di Natalie.
Li lessi velocemente, ognuno conteneva, bene o male,
lo stesso testo.
"Dove sei finita? Rispondi presto!!!"
Tranne l'ultimo, che recitava: "Yuki mi
ha
detto che hai avuto la febbre alta, chiama appena starai meglio!!"
Non avrei mai immaginato che la dolce Yuki fosse
anche
in grado di mentire, era una sorpresa continua, quella ragazza.
Appuntai mentalmente di ringraziarla per avermi
coperta e non aver confessato il mio segreto a Natalie.
Anche lei era mia amica, ma non ero sicura che
l'avrebbe presa bene, scoprendo ciò che nascondevo.
Le scrissi un piccolo messaggio, in cui la rassicuravo
di stare meglio, aggiunsi che ci saremmo organizzate presto per
un'uscita fra
ragazze.
Non rispose, quindi immaginai stesse dormendo.
Lasciai il cellulare sul comò e mi stesi, sforzandomi
di tenere gli occhi aperti.
Ma la stanchezza ebbe la meglio.
Mi addormentai.
ANGOLO AUTRICE
Buonasera, spendo qualche
parola, considerato che non
mi facevo sentire da un po’ nell’angolo autrice,
per ringraziare tutti coloro
che stanno seguendo la mia storia, che l’hanno inserita fra
le preferite,
seguite e ricordate, ma soprattutto a coloro che recensiscono, in
particolare a
Spring_Sun
In più ho notato che il programma che utilizzavo per
pubblicare
foto (vale a dire Tinypic ) è stato rimosso per cui le
sostituirò man mano.
A presto, Nephy-
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 - ... Unsolved Affairs - ***
Capitolo 14 - ... Unsolved
affairs -
Mi svegliai quando il sole splendeva alto nel
cielo e,
nella magione, regnava il più assoluto silenzio.
Essendo mezzogiorno, neppur un vampiro sarebbe uscito
dalla sua stanza, se non per un valido motivo.
Mi stiracchiai lentamente e poi mi infilai nel bagno.
Volevo dedicare la giornata a me stessa, nessuno
sarebbe venuto a reclamare il mio sangue prima di qualche ora.
Decisi di fare un bel bagno e aprii un
bagnoschiuma
che avevo comprato settimane prima.
Aspettavo di usarlo per qualche occasione speciale, ma
non avevo alcun appuntamento per cui profumare particolarmente.
Ne versai una piccola quantità nella vasca e,
mescolato al getto d'acqua, si creò una patina di schiuma.
Mi spogliai e mi immersi nell'acqua tiepida.
Sebbene fosse estate, non gradivo l'acqua fredda sulla
pelle.
Rimasi attimi interminabili con gli occhi chiusi,
il
solo rumore delle piccole bolle di sapone che scoppiavano di sottofondo.
Era da tempo immemore che non riuscivo a rilassarmi
così: mi sembrò di essere in un sogno, un mondo
parallelo popolato da creature
fantastiche, tra cui vampiri.
Quando aprii gli occhi, mi resi conto che non era
questo il mondo surreale, ma la quotidianità a cui ero
abituata prima di
trasferirmi qui,
sembravano trascorsi anni dall'ultima volta che avevo visto
mio padre 1.
I ricordi iniziavano a sbiadire.
E non l'avrei permesso.
Mi avvolsi nell'accappatoio
e contattai le mie due
amiche, chiedendo se avessero impegni per il pomeriggio.
Uscire sarebbe servito a divagare un po' la mente.
Yuki rispose subito, dicendo di essere disponibile.
Tornai in camera ed indossai un abitino bianco ed
aderente.
Lasciai i capelli umidi e mi accomodai sul letto,
aspettando la risposta di Natalie.
Forse per noia, pensai a cosa stessero facendo in quel
momento i Mukami.
Guardando l'orologio, immaginai che fossero
raccolti a
tavola per pranzare.
Potevo vedere Kou rubare dei gamberetti a Yuma e
quest'ultimo borbottare stizzito.
Azusa avrebbe assistito alla scena con un piccolo
sorriso, mentre Ruki li avrebbe rimproverati severamente.
Il telefono vibrò e sussulati. Poi
lessi il messaggio
di Natalie.
Sono felice di sapere che tu stia bene! Questo
pomeriggio sono liberissima, incontriamoci al parco Ueno 2
Sorrisi gioiosa: ci saremmo incontrate alle tre e
sarei tornata alla magione alle sette, nessuno si sarebbe accorto della
mia
assenza.
Tuttavia era ancora mezzogiorno e sentivo lo stomaco
brontolare, per cui decisi che sarei uscita prima.
Trascorrere del tempo con me stessa avrebbe
giovato
alla mia salute, in fondo, avevo perso di vista i miei spazi, i miei
bisogni e
i miei hobby.
Canticchiando sottovoce, presi una borsetta e ci
buttai dentro il cellulare, un pacco di fazzoletti ed il portafoglio.
Dipendere dai Sakamaki era spiacevole: mi dissi che,
una volta finito il liceo, avrei cercato un lavoro.
Sempre che te lo permettano.
Scossi il capo, avevo ancora un anno di tempo per
preoccuparmene.
Scesi le scale in punta di piedi, sperando che non
vi
fosse anima viva in giro.
Ma quando passai davanti allo studio di Reiji, la sua
voce mi fece sobbalzare.
"Dove stai andando, esattamente?"
Mi affacciai nella stanza, notando che sedeva alla
scrivania, con una tazza di qualcosa fra le mani, tè
probabilmente.
"Dovrei vedermi con Yuki e Natalie."
Il vampiro corrugò la fronte: "Vale a dire?"
Lo fissai interdetta.
"Le mie compagne di classe, nonché le uniche
amiche che ho qui!", spiegai come fosse la cosa più ovvia
del mondo.
"Non avrai intenzione di andare dai Mukami?"
Ruotai gli occhi al cielo ed entrai nella stanza,
estraendo il cellulare dalla borsa.
Mostrai i messaggi che ci eravamo scambiate qualche
minuto prima.
"L'appuntamento è alle tre del pomeriggio, adesso
è solo mezzogiorno."
"Mezzogiorno e mezzo - lo corressi - e comunque
ho fame."
"C'è del cibo in frigo."
Riposi il telefono nella borsetta e sbuffai.
"Tranquillo, andrò dai Mukami accompagnata da uno
di voi!"
Reiji mi osservò qualche momento, soppesando se stessi
dicendo la verità, infine annuì.
"Vai pure, ma in cambio ho un favore da
chiederti."
Mi preparai ad essere morsa e decisi che, se proprio doveva farlo, gli
avrei
offerto l'incavo del collo, per nascondere il morso con i capelli.
"Accomodati, per favore."
Avrei voluto gridargli che mi stava facendo perdere
tempo, ma tutto quel mistero mi incuriosiva.
Presi posto di fronte a lui.
"Vorrei chiederti di portare Shu con te, quando
andrai dai Mukami."
"Se il tuo obiettivo è di non lasciarmi da sola
con loro, credo che Shu sia il meno indicato per farmi da guardia del
corpo."
Commentai, immaginando che quel biondo non si sarebbe mosso dal
divano, neppure se i Mukami mi avessero morsa tutti e quattro,
contemporaneamente.
La scena si delineò nella mia testa e rabbrividii.
"Non è per quello, vorrei che incontrasse uno dei
fratelli.", confessò Reiji, destando il mio interesse.
"Perchè mai dovrebbe..."
"Lui non lo sa - mi precedette il vampiro - ma
uno di loro è un suo vecchio amico di infanzia, ai tempi si
chiamava
Edgar."
"Qual è il suo nome ora?"
"Yuma."
Puro stupore si dipinse sul mio volto.
Shu e Yuma erano vecchi amici d'infanzia?
"E tu come lo sai?"
Reiji sorseggiò il suo tè e poi riprese a parlare.
"Quand'eravamo piccoli, come sai, io studiavo
tutto il tempo. Mentre Shu si divertiva con quell'umano."
Dunque Shu aveva conosciuto Yuma quand'era un bambino
ed ancora umano.
Ricordai che quando eravamo piccoli, Shu aveva citato
Edgar, delle volte.
"Ero invidioso, così diedi fuoco al suo
villaggio."
Rimasi allibita.
"Shu pensava che Edgar fosse morto nell'incendio
- proseguì Reiji - ma lui aveva solo perso i genitori... e
la sua memoria,
quindi fu portato in orfanotrofio."
Sapevo che avrei dovuto contenermi, rimproverarlo
sarebbe stato rischioso, avrei potuto suscitare la sua collera, avrebbe
potuto
infliggermi chissà quale tortura, ma non riuscii a
trattenermi.
"Reiji è terribile! - sbottai - hai raso al suolo
un villaggio solo per invidia, quando avresti potuto, semplicemente,
unirti a
loro."
Mi aspettavo che il vampiro tentasse di giustificarsi
o si arrabbiasse con me, incapace di ammettere le sue colpe, ma si
limitò ad
annuire.
"Sono stato egoista."
Si massaggiò le palpebre e indossò gli occhiali
rettangolari, spingendoli sul naso.
Non potevo credere che lo avesse ammesso.
"Ma sto cercando di rimediare."
Sospirai.
"E sia, chiederò a lui di accompagnarmi... Ma
voglio che sappia la verità."
Stavolta Reiji mi fissò truce.
"Non ne sarà contento."
"Certo che no! - risposi - non è stato un bel
gesto, il tuo, ma l'importante è sistemare le cose."
"Ci devo pensare."
"Lo faremo stasera.", sentenziai.
Il vampiro non disse nulla ed io mi alzai dalla
sedia,
pronta ad uscire.
Per la prima volta, ero stata io ad impartire ordini,
persino ad uno tosto come Reiji Sakamaki.
Mi complimentai con me stessa.
Forse, dipendeva dal fatto che fossi una discendente
di Eva e i vampiri avevano, involontariamente, un debole per me.
Almeno per adesso.
***
Dentro la limousine ritrovai la busta che
conteneva
l'abito rosa, quello che mi aveva comprato Kou.
Lo estrassi per un istante, carezzando la stoffa, e mi
immaginai con quel vestito il giorno del mio compleanno.
Avrei festeggiato su una spiaggia, ci sarebbe
stata
della musica, avremmo ballato un po' e io avrei cantato una canzone,
insieme
alle mie amiche.
Perfino Sakura sarebbe tornata dal suo viaggio, pur di
non perdersi il mio diciottesimo.
Mukami e Sakamaki si sarebbero dati tregua per un
giorno e anche loro avrebbero festeggiato
assieme a me.
Poi, sotto un cielo puntellato di stelle, lontano
dagli altri, avrei pensato a mia madre e successivamente alla mia
famiglia
adottiva.
Avrei chiuso gli occhi e sorriso, e su quelle mie
labbra ridenti, Raito avrebbe posato le sue.
Scossi il capo, ancora una volta la mia
immaginazione
aveva fantasticato fin troppo, tornai alla cruda realtà.
Non ci sarebbe stato alcun compleanno, nessuna tregua
tra i vampiri e, soprattutto, nessun bacio.
Arrivata al centro della città, scesi
dalla limousine,
con gli occhi dei passanti puntati addosso.
Probabilmente, credevano che fossi la figlia di
qualche ricco impresario giapponese.
Mi guardai intorno e notai un piccolo locale,
piuttosto affollato, dal quale proveniva un piacevole profumo, dunque
vi
entrai, affidandomi all'olfatto.
All'interno era ben più spazioso di ciò che avevo
immaginato, aveva uno stile vintage, con tavoli di legno e foto in
bianco e
nero di vecchi attori.
Un cameriere mi venne incontro, chiedendo se
aspettassi qualcuno.
Mai, come quel giorno, ero tanto felice di poter stare
un po' da sola.
Mi fece accomodare ad un tavolo per due e sparecchiò
il posto di fronte, lasciandomi un menù.
In fondo alla sala vi era un palcoscenico e un gruppo
di ragazzi, vestiti con camice e bretelle, tiravano fuori i loro
strumenti.
Chi una trombetta, chi un sassofono.
Osservai con interesse, prima che il cameriere venisse
a prendere l'ordinazione.
Decisi di ordinare una grigliata di carne, ne avevo
bisogno, se non desideravo diventare anemica, con tutto il sangue che
perdevo
quotidianamente.
Il cameriere schizzò via tra i tavoli
ed io tornai a
guardare il gruppo che era ormai pronto ad esibirsi.
Uno di loro iniziò ad accarezzare i tasti del piano,
il secondo attaccò con la tromba, creando una melodia
bellissima seppur
malinconica.
Appoggiai il viso alla mano e rimasi ammaliata da
quella musica.
Si trattava di jazz, ecco spiegato lo strano
abbigliamento.
Cominciai a mangiare la mia bistecca e la musica,
man
mano, si trasformò: il ritmo divenne sempre più
incalzante e travolgente.
Alcuni commensali si alzarono per andare a ballare nel
piccolo spazio vicino al palco.
Quando la canzone finì, scattai in piedi, unendomi
alle altre persone che applaudivano.
Finii lo spiedino di carne che avevo nel piatto e
domandai al cameriere se quei musicisti venissero ogni giorno.
Mi spiegò che si esibivano tutti i giovedì alle
nove
di sera e che, occasionalmente, ripetevano lo spettacolo il
venerdì all'una.
Proprio com'era successo oggi.
Lo annotai mentalmente, di sicuro avrei partecipato a
qualche altra esibizione, mi erano proprio piaciuti.
Pagai il conto e decisi di fare una passeggiata, prima
di incontrare le mie amiche al parco.
ANGOLO AUTRICE
Saaalve gente!
Eccoci qui, mi faccio sentire per farvi un piccolo appunto.
Padre
1
Ho
voluto sottolineare questa parola poiché come sapete, nel
prequel, la nostra
protagonista (Mitsuko) dice di avere entrambi i genitori.
Quando
avevo iniziato a scrivere questa fanfiction, non immaginavo che avrei
continuato così a lungo con la storia, ma capitolo dopo
capitolo, la trama ha
iniziato a prendere una forma più precisa, per questo motivo
sono costretta a “cancellare”
la madre adottiva di Mitsuko.
Riprenderò
la prima stagione per apportare alcune modifiche, sia a livello
lessicale che a
livello di trama.
A
presto, Nephy-
Parco
Ueno2 Parco esistente a Tokyo, nel
quartiere di Taitõ.
Il
locale in cui pranza Mitsuko è inventato.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 - Normality - ***
Capitolo 15 - Normality -
In prossimità del parco, un carretto
dei gelati emanava una dolce
melodia.
Mi ricordò vagamente l'infanzia, quando Takeshi mi portava a
prendere il
gelato.
Giunsi vicino al piccolo mezzo e l'anziano mi chiese quale gusto
preferissi.
Ordinai un ghiacciolo all'arancia e, dopo aver pagato, mi accomodai su
una panchina all'interno del parco.
Erano le due e le mie amiche non sarebbero arrivate prima di un'ora,
quindi
avevo tutto il tempo per gustarmi il ghiacciolo e osservare la gente
intorno a
me.
Notai una coppia a qualche metro di distanza:
sedevano sul prato, la
schiena di lei appoggiata sul petto di lui, e chiacchieravano
allegramente.
Venni distratta da un cane, che abbaiava a qualcosa su un albero, e il
padrone che tentava disperatamente di calmarlo.
Alle sue spalle, due bambini saltellavano in cerchio, ci mettevano
talmente tanta passione e impegno, che la loro vita sembrava dipendere
da
quello.
Tutti questi sconosciuti mi ricordarono come fosse avere una vita
normale.
Rimasi a lungo a rubare quegli attimi di quotidianità con lo
sguardo,
avevo finito il ghiacciolo.
Finché, in lontananza, una fanciulla
bionda, dall'aspetto familiare,
sventolò la sua mano.
Yuki mi raggiunse in un lampo, salutandomi con un abbraccio.
"Va tutto bene?", mi chiese apprensiva.
Annuii col capo: rispetto a qualche giorno prima, andava decisamente
meglio, avevo ritrovato un certo equilibrio.
Ci accomodammo su una panchina, aspettando che Natalie ci raggiungesse.
Aveva un talento naturale per arrivare in ritardo, ma ormai ci avevamo
fatto
l'abitudine.
La bionda colse l'occasione per farsi aggiornare
sulla questione
"vampiri".
Le spiegai il mio piano: cercare un Adamo tra i Sakamaki, a patto di
poter far visita ai Mukami.
"Sei tanto affezionata a loro?", mi chiese.
Io stessa ci pensai per qualche minuto... Ero così
affezionata a quei
quattro?
"Credo di si. - confessai - anche loro hanno avuto brutte
esperienze, fin da bambini.
E se c'è un sentimento che unisce più dell'amore,
credo proprio che sia
la sofferenza.
Se conosci il dolore, puoi solo essere solidale con chi lo ha
provato. Non puoi ignorarlo o, peggio ancora, gioirne.
Ciò che puoi fare è condividerlo con l'altro e
forse, in questo modo,
farà meno male a entrambi."
Yuki si sciolse in un largo sorriso e mi
carezzò la schiena.
"Hai proprio un gran cuore, Mitsuko."
Sorrisi di rimando, ma all'improvviso la mia amica chinò il
capo, quasi
a disagio.
"Vorrei chiederti un'altra cosa..."
La incitai a continuare.
"Non so se vi confidate, tu e Ayato... - mormorò,
torturandosi le
mani - ma, ecco... lui ti ha parlato di me?"
Decisamente intenerita, le presi le mani, placando il suo nervosismo.
"Ayato è molto particolare - termine
meno offensivo per definire
il suo smisurato ego - e non gli è facile mettere al primo
posto qualcuno che
non sia lui stesso."
Yuki assentì, un po' sconsolata.
"Ma prima o poi metterà da parte quello stupido orgoglio e
si
accorgerà di che splendida persona sei.", la rassicurai.
In fondo, la bionda non sapeva quanto fosse difficile per Ayato
trattenersi dal mordere qualcuno.
E, in mia assenza, non si era più nutrito.
Di certo significava qualcosa.
Yuki parve rasserenarsi.
In quel momento, una Natalie sbucata dal nulla ci
corse incontro.
Ci scambiammo un piccolo abbraccio.
"Come stai?", mi chiese.
Sfoggiava una tuta floreale e aveva raccolto i capelli in una coda.
"Adesso bene, grazie."
"Natalie, sei più bella del solito!", esclamò
Yuki, osservando
la nostra amica.
Quest'ultima sbuffò stizzita.
"Mia madre ha detto che non sono abbastanza femminile e mi ha
costretto a indossare... ciò.", si lamentò,
indicando il suo
abbigliamento.
"Niente male! - commentai - forse vorrebbe ti fidanzassi con
qualche bel giovane."
Natalie mi fissò divertita, come se avessi raccontato una
barzelletta,
poi tornò ad essere terribilmente seria.
"Preferisco morire da sola, piuttosto che con qualche rozzo o
presuntuoso essere di genere maschile."
Io e Yuki ridacchiamo.
Poi, tutte insieme, entrammo nel primo bar nelle
vicinanze, per prendere
un gelato.
Tralasciai il dettaglio che, per me, sarebbe stato il secondo.
Ma in fondo dovevo recuperare le forze.
Sedute intorno un tavolino, un cameriere
sorridente ci lasciò i menù.
"Quel cameriere è proprio carino, perché non ci
provi?",
propose Yuki, sfogliando il menù plastificato.
Natalie la osservò con un sopracciglio inarcato, poi si
rivolse a me,
parlando sottovoce.
"Sicura che sia la vera Yuki?"
Mi scappò una risata.
"Guarda che ti sento!"
La castana la ignorò bellamente.
"Vuole accoppiarmi con un ragazzo sconosciuto, sta sfogliando il
menù, anziché prendere il solito cono fragola e
vaniglia."
Scrollai le spalle, pensando a quanto l'amore cambi le persone.
"Dev'essere la sua gemella trasgressiva."
Yuki sorrise, facendo finta di non ascoltare.
"Penso che prenderò una fetta di crostata ai lamponi.",
esclamò.
Natalie si voltò a guardarla e la
scosse per le braccia.
"Lamponi? Chi sei tu e che fine hai fatto fare alla nostra
amica?"
Scoppiai a ridere, seguita a ruota dalla bionda.
"Seriamente, esci da questo corpo!", continuò a dire
Natalie,
piena di enfasi.
Mi prestai al gioco e presi
una bustina di zucchero, strappai il bordo e
ne lanciai un po' su Yuki.
"Esci da questo corpo." bisbigliai.
"Esci da questo corpo!" ripeté la castana a voce alta.
"Torno più tardi? È un
brutto momento?"
Nessuna delle tre si era accorta del cameriere di prima, che sostava in
piedi, col taccuino fra le mani, e le sopracciglia aggrottate.
Natalie divenne rossa dall'imbarazzo, io e Yuki proseguimmo a ridere
sotto i baffi.
"Esorcismo finito." annunciai, strappando un sorriso anche al
cameriere.
In quell'istante, m'illusi di poter avere anch'io
un briciolo di
normalità.
Yuki prese un cono fragola e vaniglia, per convincere Natalie che era
la
stessa di sempre, quest’ultima ordinò una coppetta
di gelato al gusto pera,
scelta che lasciò perplesso anche il cameriere, e io optai
per una torta al
cioccolato.
Per un giorno potevo permettermi di esagerare.
Quando giunsero le nostre ordinazioni, notai una
limousine bianca
parcheggiare fuori dal bar e un cospicuo gruppo di ragazze accalcarsi
lì
vicino.
Sentii delle urla sommesse, che catturarono l'attenzione delle mie due
amiche.
"Chi sarà mai?"
Tutte e tre osservammo un ragazzo farsi largo tra le giovani, scortato
da due guardie del corpo.
Spalancai la bocca, realizzando che si trattava di
Kou.
Tornai a sedere composta, dando le spalle al vampiro, nella speranza di
passare inosservata: quella era la mia giornata di "riposo", libera
da vampiri, Karl Heinz, leggende e tutto il resto.
"Ma quello è Kou, l'idol!",
affermò Yuki, notevolmente
sorpresa.
Evidentemente era un idol veramente popolare.
Ma non conosceva il suo cognome, altrimenti avrebbe intuito
perché ero
così nervosa.
"Io non lo conosco, ma il suo atteggiamento da pavone vanitoso la
dice lunga sul suo conto."
Commentò Natalie e sospirai di sollievo, pensando di non
essere l'unica
a non conoscere il frivolo mondo dello spettacolo.
"Sta venendo da questa parte!" constatò Yuki, con voce
stridula.
Chiusi gli occhi, pregando che non mi avesse riconosciuta.
"M-neko-chan?"
La sua voce cristallina mi fece sobbalzare.
Aprii un occhio e notai il biondo al mio fianco.
Le mie amiche mi fissarono basite.
Probabilmente si chiedevano se conoscessi tutti i ragazzi
più famosi di
Tokyo.
E io mi domandai, invece, se tutti i ragazzi più famosi, a
Tokyo, fossero
in realtà dei vampiri, poiché avevo sempre a che
fare con loro.
"Ciao Kou.", lo salutai con poco entusiasmo.
"Sembra che ci incontriamo di nuovo!"
Gli gettai un'occhiata truce.
In un altro contesto sarei stata ben lieta di rivederlo.
"I Sakamaki ti mandano in giro da sola,
così presto? Notevole."
Natalie corrugò la fronte, non capendo a cosa alludesse.
Yuki metabolizzò lentamente e cambiò discorso.
"Noi siamo le sue amiche! Yuki Watanabe e Natalie Suzuki."
"Kou Mukami - si presentò lui, afferrando la mano della
bionda e
imitando un baciamano - è un piacere conoscervi."
"Mukami." ripeté Yuki, lanciandomi
un'occhiata.
La guardai di sottecchi ed annuii: si, era uno dei vampiri che mi aveva
"rapita".
Il ragazzo si ricompose, rivolgendo la sua
attenzione all'amica dai
capelli castani.
"Forse, queste graziose fanciulle vogliono un mio autografo."
Lo fissai interrogativa, credevo che non facesse nulla, senza ottenere
qualcosa in cambio.
Ma Natalie rispose per entrambe.
"Queste graziose fanciulle non lo vogliono."
Yuki le rifilò uno sguardo contrariato,
evidentemente voleva
quell'autografo, ma non osò contraddire l'amica.
Kou sorrise malizioso, studiando meglio la castana.
I suoi occhi indugiarono sulla scollatura della tuta e Natalie si
schiarì la voce, infastidita.
"Posso unirmi a voi?" domandò il
vampiro, mentre un gruppetto
di ragazzine urlanti veniva allontanato dagli uomini della sicurezza.
Ma prima che Yuki accettasse, rifiutai repentinamente.
"No, noi stavamo andando via."
Natalie annuì con vigore, probabilmente non aveva un debole
per Kou,
come invece lo aveva il resto della popolazione femminile.
Il vampiro osservò il cono che Yuki non
aveva terminato e la coppetta
gelato di Natalie, ancora piena.
Anche la mia torta al cioccolato era intatta.
E ridacchiò, una risata delicata e a malapena udibile.
"Capisco... - annunciò, gettandomi un'occhiata loquace -
vorrà dire
che, al posto di tre splendide ragazze, dovrò accontentarmi
delle mie guardie
del corpo dal muso lungo."
Natalie non rise alla battuta.
"Mi correggo, anche qui vedo un broncio."
Doveva essere una novità, per Kou, essere bellamente
ignorato da una
giovane fanciulla dotata di ormoni.
La castana si sentì chiamare in causa e scrollò
le spalle.
"Parli con me?"
"Tu dici, brunetta?"
La schernì il vampiro e, prima che lei
potesse ribattere, mi fece un occhiolino e si diresse verso un altro
tavolo,
sempre
accompagnato dai suoi bodyguard.
Natalie rimase a fissarlo mentre si allontanava,
con la bocca spalancata
e qualche commento infastidito pronto a venir fuori.
"Quell'odioso, viziato e... e..."
"Attraente?" suggerì Yuki, ma l'altra la fulminò
con lo
sguardo.
"Ed egocentrico!"
Scoppiai a ridere.
"Calma furia, si è allontanato, finiamo di mangiare e ce ne
andremo!"
Mangiammo velocemente, affinché non
fosse troppo palese la bugia che
avevamo rifilato a Kou, pur di mandarlo via.
Ognuna pagò la sua ordinazione e, una volta fuori dal bar,
ci salutammo
con un abbraccio di gruppo.
"Vediamoci al più presto!" esclamò Yuki, col
solito
entusiasmo.
Le due si avviarono in direzioni opposte ed io le salutai.
Era ormai pomeriggio inoltrato e anche io dovevo rientrare.
M'incamminai per la mia strada, quando la luce di
un lampione esplose di colpo.
Urlai, proprio come avevo fatto tempo prima, e chiusi gli occhi,
respirando a fondo per calmarmi.
Quando li aprii di nuovo, di fronte a me sostava
un uomo dai capelli
biondi e lunghi, le punte sfumate di rosa.
Assomigliavano vagamente a quelli di Subaru.
"Buonasera, Eva."
Mi bastò quella frase per comprendere chi avessi di fronte.
“Karl Heinz."
ANGOLO AUTRICE
Buonasera gente! Son
tornata con questo nuovo capitolo, in cui la
situazione inizia a farsi bollente.
Ci tengo a specificare che in questo capitolo ho voluto spendere un
po’
di tempo per farvi conoscere meglio Yuki e Natalie.
Nella prima stagione sono state solo
“figure di contorno”, mentre adesso
iniziano a stringere un sincero e profondo rapporto di amicizia con la
nostra
Mitsuko, soprattutto Yuki che adesso condivide anche il suo segreto, per cui era d’obbligo
spenderci
qualche riga in più. Certamente le ritroveremo in futuro.
Ahimè non ho ancora trovato il modo per pubblicare immagini,
da quando
hanno chiuso Tynipic le ho provate tutte, ma ancora nulla da fare.
Detto questo, ringrazio
tutti coloro che hanno inserito la mia storia
tra le preferite/seguite/ricordate, i lettori
“silenziosi” e soprattutto SeiraBrizzi
e pinkykawaii che hanno recensito
il capitolo precedente.
A presto, Nephy-
|
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Capitolo 16 *** AVVISO ***
Salve a tutti, mi scuso per l'immenso ritardo ma volevo solo informarvi che al momento sono partita e non ho il computer dietro quindi ahimè non potrò aggiornare per un po', non so quanto si prolungherà la mia permanenza nella nuova città, ma appena avrò un pc da rubare lo utilizzerò per aggiornare, come prima cosa.
A presto.
Nephy~ |
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 - Tic Tac - ***
Capitolo 16 - Tic Tac -
"Sapevo che mi avresti riconosciuto."
Annunciò Karl Heinz, sfoderando un sorriso malizioso degno
di Raito.
Dopotutto era il padre dei Sakamaki, ognuno doveva aver preso qualche
tratto da lui.
"Non è facile dimenticare colui che ha
ucciso mia madre."
Il vampiro si avvicinò ed io indietreggiai, pronta a fuggire
o ad
urlare.
"Natsumi era una persona... caparbia."
Strinsi i pugni e appuntai mentalmente che mia madre si chiamava
Natsumi.
I miei ricordi erano ancora sfocati, ignoravo quale fosse il suo nome,
e
questo mi lasciava sempre un vuoto incolmabile.
Adesso, tutto iniziava a prendere forma.
Ad ogni modo, se avessi potuto lo avrei ucciso a
mani nude, ma non avevo
alcuna chance di vincere contro di lui, anche se avessi avuto il
pugnale di
Subaru, quello in grado di ferire mortalmente i vampiri.
"Non osare nominare mia madre."
"Tu le somigli molto... sei testarda proprio come lei e... bella
come lei."
Karl Heinz mi afferrò una ciocca di capelli e
l'attorcigliò intorno al
dito.
Mi ritrassi, disgustata e spaventata.
"Cosa vuoi, da me, esattamente?"
Il vampiro prese a girarmi intorno, come a valutarmi da diverse
angolazioni.
"Osservarti."
Aggrottai le sopracciglia, aspettandomi che aggiungesse altro, ma non
fu
così.
Si posizionò di fronte a me, a qualche metro di distanza, ed
io mi
sentii più sicura.
"So di dover scegliere uno dei tuoi figli, un Adamo,
ma
perchè?"
Un sorriso, poco rassicurante, squarciò
le sue labbra.
"Vedo che qualcuno ti ha narrato la leggenda... Chi?"
"Non importa - mi affrettai a dire, non avrei tradito Ayato -
Perchè dovrei scegliere uno di loro?"
"Dev'essere stato Ruki - continuò invece il vampiro, come se
mi
avesse ignorato completamente - era così frustrato per
avermi deluso."
"A tal proposito, non è colpa loro."
Mi affrettai a dire.
Avevo sviluppato una mia teoria e la esposi: nessuno di loro poteva
essere il mio Adamo, a meno che non fossi stata io stessa a sceglierlo.
Karl Heinz mi fissò divertito.
"Cerchi di giustificare i Mukami? - lo chiese con evidente stupore
- ad ogni modo, non possono diventare un Adamo perché non
sono dei vampiri purosangue,
avrei dovuto immaginarlo."
Ascoltai attentamente, di certo quella versione era accettabile.
Ma ero sicura che dipendesse anche da me, la
scelta dell'Adamo.
"Tuttavia, attenderò che tu prenda una
decisione, ma ti conviene
fare in fretta."
Fece dietro front ed io mossi dei passi verso di lui.
"Cosa accadrà se dovessi scegliere un Adamo? E
perché dovrei
sbrigarmi?"
Karl Heinz ruotò di poco il capo, mostrando solo una parte
del volto.
Ma intuii che sorrideva ancora.
In un modo terrificante.
"Credo di aver fatto arrabbiare gli amici di tuo padre, con questa
leggenda.
Tic Tac Eva, non ti rimane molto tempo."
Sempre più confusa cercai di dare un senso a quelle parole,
ma quando
gli domandai cosa volesse dire, Karl Heinz era già svanito
nel nulla.
Tic Tac.
Riecheggiò nel silenzio della sera ed
io rabbrividii.
Una mano si posò sulla mia spalla e
rischiai un infarto.
"Stai bene?"
Ruki sostava in piedi alle mie spalle.
Tremavo ancora, ma la sua presenza mi rassicurò lievemente.
Annusò l'aria e il suo sguardo si fece più duro.
"Quella persona era qui."
Feci un cenno d'assenso col capo, incapace di spiccar parola.
Cosa voleva dire con quel discorso sugli "amici" di mio padre?
Si riferiva forse alla Chiesa? Ai Cacciatori?
"Cosa voleva?" domandò Ruki.
"Vuole che scelga un Adamo... ma non mi ha detto il perché."
"Nessuno sa mai cosa gli passi per la mente."
Il vampiro continuò ad osservare il paesaggio circostante,
come se fosse
certo che Karl Heinz ancora ci spiava nell'oscurità.
"Eppure gli obbedite, come dei fedeli cagnolini."
"Gli dobbiamo molto."
Guardai il viso enigmatico di Ruki e capii.
"Lui vi ha trasformato, non è vero?"
L'altro annuì.
"Ma vi sta usando - aggiunsi con rabbia - ha usato voi e i propri
figli per i suoi scopi. Ci muove come fossimo burattini."
Ruki non poté fare altro che concordare
con me, tuttavia lui e i suoi
fratelli non avevano più un ruolo in questa storia.
Non si erano dimostrati utili ai suoi scopi.
"Meglio così - commentai - non siete più
vincolati a lui."
"Abbiamo pur sempre un debito nei suoi confronti."
Scossi il capo e mi sistemai la borsa in spalla, così tornai
sui miei passi:
dovevo sbrigarmi a rientrare o Reiji non mi avrebbe più
permesso di uscire.
"Dove stai andando?", domandò Ruki.
"A casa."
Mi ritrovai il vampiro accanto, ma non sussultai
stavolta.
Piuttosto lo fissai incuriosita.
"Non vorrai mordermi? Perché i Sakamaki non ne sarebbero
felici."
Ruki mi afferrò per un polso e mi strattonò a
sé, lo sguardo
terribilmente serio.
"Credi che abbia paura di loro?"
Abbassò il viso, sfiorando il mio collo col naso.
Inspirò a fondo il profumo.
Rimasi immobile, se mi avesse morsa, i Sakamaki non l'avrebbero presa
bene.
Tuttavia si allontanò e mi lasciò andare.
Sospirai di sollievo.
"Non sono un animale come loro - mi
ricordò - non ho alcun motivo
per morderti, adesso."
La sua frase mi stupì.
"Ti accompagno a casa."
Così dicendo, tornò ad avanzare nella strada
semi-buia ed io lo osservai
accigliata: era forse preoccupato per la mia sicurezza?
Stentavo a crederci, ma camminare al suo fianco mi donò
serenità.
Proseguimmo dunque in silenzio, io ero abbastanza a disagio e non
trovai
alcuna argomentazione, finché mi tornò alla mente
il patto stretto con i
Sakamaki.
"Sceglierò un Adamo. - annunciai,
destando la sua attenzione - e,
in cambio, i Sakamaki mi permetteranno di venirvi a trovare."
Eravamo quasi giunti alla villa e Ruki si fermò in
prossimità del
cancello d'ingresso.
"Perché dovresti venire a trovarci?"
Imbarazzata, non riuscii a rispondere per qualche minuto.
Giocherellai con una ciocca di capelli, farfugliando un "beh...
ecco io..."
Non volevo dirgli che mi ero affezionata a loro,
sebbene fosse quello il
motivo.
Poi mi decisi a parlare.
"Sia voi che i Sakamaki avete vissuto dei traumi. Credete che le
persone siano cattive, egoiste ed insensibili.
Ed è vero, molti lo sono. Ma non tutti e anche se ci fosse
una sola
persona per cui valga la pena essere buoni e gentili, io
continuerò ad esserlo.
In fondo è quello che cerco di dimostrare ogni giorno ai
vampiri con cui
vivo, attraverso piccoli gesti d'affetto, tanto banali quanto
significativi."
Non mi accorsi neppure che Ruki si era avvicinato.
"Quindi vorrei venirvi a trovare, potrei preparare qualche dolce e..."
Troncai il discorso quando mi resi conto di
quanto, effettivamente,
fosse vicino il vampiro.
Mi scrutava attentamente, non sapevo cosa gli passasse per la testa, ma
non potei evitare di arrossire.
Ruki calò le sue labbra sul mio collo ed ero quasi certa che
mi avrebbe
morsa, ma non ci fu alcun dolore, solo il tocco delicato della sua
bocca.
Prima che potessi metabolizzare, e capire se aveva intenzione di
mordermi o altro, sentii un colpo secco.
Subaru, comparso dal nulla, aveva una mano chiusa
a pugno.
E la guancia di Ruki era arrossata.
Quest'ultimo mostrò i canini e, furioso, si
avventò su Subaru,
scaraventandolo contro il cancello.
L'albino provò a liberarsi, mentre Ruki sferrava una serie
di pugni nel
suo stomaco.
"Fermi!", urlai, dopo essermi ripresa dallo shock
iniziale.
Ruki fu l'unico a darmi ascolto, smise di picchiare il vampiro e Subaru
ne approfittò per calciare il suo addome e spedirlo a terra.
Ma, prima che si lanciasse su di lui, con i canini pronti a dilaniargli
la carne, mi interposi fra loro.
"Subaru no!"
Il suo pugno mi sfiorò i capelli, si
bloccò giusto in tempo per non
colpirmi.
Gli posai una mano sulla guancia.
Avevo imparato che, un metodo efficace per calmare l'albino, era usare
il
mio tocco.
Subaru mi guardò contrariato, ma la sua ira
sembrò placarsi.
Le sue iridi infuocate tornarono limpide.
E si posarono sul mio viso.
Poi scattò in piedi e si allontanò da me e Ruki.
"Che ci fa lui qui?"
Anche Ruki si sollevò da terra.
"Mi ha accompagnata."
"Non sembra avere buone intenzioni." commentò.
Notai lo zigomo sanguinante di Ruki, probabilmente lui e i suoi
fratelli
avevano una guarigione più lenta, considerato che non erano
sempre stati dei
vampiri.
A pensarci bene, Azusa conservava vecchie cicatrici che impiegavano del
tempo a svanire.
Sebbene fosse lui a riaprirle periodicamente. Rabbrividii al pensiero.
Poi tornai a guardare Subaru.
"Non voleva ferirmi - lo rassicurai - ma c'è qualcuno che
vorrebbe."
Il vampiro dai capelli bianchi mi fissò interrogativo.
"Vostro padre è venuto a farmi visita."
Sgranò gli occhi, puro nervosismo si impossessò
del suo corpo.
Mi squadrò attentamente.
"Ti ha fatto del male?"
Gli risposi che no, non mi aveva fatto del male, eppure c'era qualcosa
di sinistro nel suo sorriso e nelle sue parole.
"Non mi ha detto perché dovrei
scegliere un Adamo. Ma ha confessato
di aver fatto arrabbiare gli amici di mio padre,
con questa leggenda,
cosa credi che voglia dire?"
Notai Subaru divenire sempre più preoccupato e notai la
stessa
inquietudine negli occhi di Ruki.
"Cacciatori. - proferì quest'ultimo - conoscono la
leggenda."
Subaru annuì, profondamente turbato.
"Qualcuno mi potrebbe spiegare?"
"Dobbiamo parlare con Reiji." annunciò Ruki,
sorprendentemente.
La questione doveva essere proprio grave.
Subaru concordò e invitò l'altro a seguirci
all'interno della villa.
Un brivido mi percorse la schiena, quando il
Mukami varcò la soglia di
ingresso.
Sentii che qualcosa di brutto stava per accadere.
ANGOLO AUTRICE
Sono vivaaa!
Chiedo umilmente perdono per essere scomparsa per così tanto
tempo, sono
tornata da pochi giorni dal viaggio e finalmente eccomi qui.
Ho realizzato di avervi lasciato in sospeso in un punto cruciale, per
cui prometto di far uscire al più presto il capitolo
successivo.
Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia,
A presto, Nephy-
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 - A New Race - ***
Capitolo 17 - A new race -
Quando io, Ruki e Subaru entrammo nel suo studio,
Reiji passò in
rassegna i nostri volti, restando di stucco nel trovarsi davanti il
capo
famiglia dei Mukami.
"Che sta succedendo?", domandò, mentre ci veniva incontro.
Rivolse a me e al fratellastro uno sguardo di rimprovero, non avremmo
dovuto farlo entrare in casa.
"Ho chiesto io di parlarti, Mitsuko non c'entra."
Per l'ennesima volta, nello stesso giorno, mi meravigliai di Ruki.
Reiji si appoggiò sulla scrivania e rimase ad ascoltare.
"Ha incontrato vostro padre."
Il vampiro dai capelli viola ne rimase impressionato, ma
cercò di non
darlo a vedere.
"Mi ha detto che devo scegliere uno di voi."
"Nulla che già non sappia." m'interruppe Reiji.
Ma Ruki intervenne nuovamente.
"Ha creato scompiglio tra i Cacciatori, con questa storia di Adamo
ed Eva."
"Qualcuno mi potrebbe spiegare cosa comporta
scegliere un
Adamo?"
Lo chiesi con un tono piuttosto irato, capii che Ayato non mi aveva
raccontato tutta la storia.
I tre vampiri si scambiarono sguardi fugaci.
Reiji prese la sua tazza di thè nero e
ne bevve un sorso.
Successivamente si schiarì la voce e cominciò a
parlare.
"Mio padre tenta di formare una nuova razza da
secoli."
Quella frase bastò per lasciarmi a bocca aperta, ma il
racconto era
appena iniziato.
"Ha sposato tre donne diverse per condurre i suoi esperimenti sulle
specie. Ha scelto tua madre poichè era una discendente di
Eva e, secondo la
leggenda, se lei si fosse unita ad un Adamo, un vampiro, avrebbe dato
alla luce
una creatura più forte dei vampiri stessi."
Reiji sorseggiò ancora un po' il suo thè.
"Ma lei aveva già avuto te."
"Così ha pensato bene di accoppiarmi con
uno di voi."
Ruki annuì.
"Si, per creare una nuova razza. Ha ingaggiato anche noi, ma siamo
vampiri solo per metà, e non ha funzionato."
Scossi il capo, mi sentivo in dovere di confortarlo, dopo tutto quello
che aveva fatto per me, quel giorno.
"Non è colpa vostra, lui stesso non sapeva se avrebbe
funzionato.
E, il motivo reale per cui nessuno di voi ha avvertito un cambiamento,
nel bere
il mio sangue, è perché devo essere io a
scegliere un Adamo."
Ero certa che la mia teoria fosse giusta.
Reiji posò la tazzina sulla scrivania e
inforcò gli occhiali sul naso.
"Ci occuperemo dopo della leggenda, adesso dobbiamo pensare ai
Cacciatori. Se conoscono la storia, non chiuderanno un occhio, come
hanno fatto
fin'ora con le spose sacrificali."
Subaru annuì e notai pura preoccupazione nel suo sguardo.
"Chiamiamo gli altri, dobbiamo comunicargli quello che sta
accadendo."
Detto fatto, mi ritrovai nel salone principale,
divenuto ormai la stanza
in cui solitamente si svolgevano le riunioni familiari,
sebbene quel
giorno ci fosse un "intruso".
Ayato aveva dato di matto nel vedere un Mukami
dentro la sua dimora, ma
l'intervento di Reiji era servito ad acquietare gli animi.
Anche Kanato fissava lo straniero con diffidenza e disprezzo.
Raito se ne stava in un angolo in disparte, aveva salutato Ruki con un
cenno del cappello, come se la sua presenza non lo toccasse
minimamente, ma non
mi staccava gli occhi di dosso.
Come a voler studiare i miei movimenti e le mie espressioni facciali.
Cosa cercava di capire?
Ad ogni modo, tutti si calmarono quando pronunciai
il nome del loro
padre.
Spiegai loro che mi aveva "fatto visita" e accennai la storia
dei Cacciatori.
Reiji spiegò meglio la situazione, facendo scaturire una
certa angoscia
anche nei fratellastri.
"Questo non porterà a nulla di buono.", commentò
Shu, mezzo
assopito come al solito.
Invidiai la sua spensieratezza, quando invece era evidente che ci
attendevano grossi guai.
"Tutto ciò che possiamo fare, per ora,
è attendere." concluse
Reiji.
"Dovremmo aspettare i comodi di quegli insulsi esseri? -
protestò
Ayato. - Non potremmo semplicemente farli fuori?"
Kanato assentì con entusiasmo.
"Nostro padre aveva un patto con loro, non saremo noi a
romperlo."
Li ammonì Reiji.
"Temo che vostro padre lo abbia già infranto."
Fu Ruki ad intromettersi nella conversazione.
"La Chiesa vi ha sempre donato una Sposa Sacrificale, per
soddisfare la vostra fame. In cambio, Karl Heinz ha promesso di non
minacciare
la sicurezza di questa città e del mondo stesso."
Seguii il discorso attentamente.
"Ma adesso vuole distruggere questo mondo per crearne uno nuovo,
dare vita a una nuova razza di vampiri. Credete che lasceranno correre?"
Il discorso del Mukami non faceva una piega.
"Ha ragione."
Ancora una volta Subaru si trovò d'accordo.
"Non è detto che conoscano la leggenda. O che la conoscano
abbastanza da capire quali siano le vere intenzioni di mio padre.",
fece
notare Reiji.
La sua compostezza era snervante.
"E non credo che la Chiesa voglia mettersi contro il Re dei
vampiri."
Sollevai le sopracciglia.
Karl Heinz era il re dei vampiri?
Ruki non sembrava del tutto convinto, ma non
aggiunse altro.
"Potete andare." annunciò Reiji.
Notai che Shu era già scomparso nel
nulla.
Io e il secondogenito ci scambiammo un'occhiata complice, probabilmente
anche lui aveva pensato di risolvere la questione "Yuma".
Si avvicinò e tolse gli occhiali, strofinando un fazzoletto
sulle lenti.
"Sembra che dovremo rimandare."
"Immagino di si."
Dunque si avviò nel suo studio.
Constatai che anche Raito si era dileguato.
Insieme agli altri Sakamaki.
Rimasi a bocca aperta, rendendomi conto che, nonostante la situazione
fosse grave, tutti erano tornati alle proprie faccende.
Iniziai a chiedermi se fossero veramente
interessati alla mia
incolumità.
Perfino Subaru era andato via.
Mi avevano lasciato da sola con Ruki, che rimaneva in piedi, vicino
alla
finestra, assorto in chissà quali pensieri.
Mi avvicinai a lui e notai che il suo zigomo era
ancora tumefatto.
"Aspetta qui." annunciai.
Ruki continuò a contemplare l'esterno ed io mi diressi nel
bagno, per
prendere delle garze e del ghiaccio.
Quando tornai, il vampiro era ancora dove lo avevo lasciato.
"Potresti accomodarti sul divano?"
Non mi degnò d'attenzione.
Gli posai una mano sul braccio e sussultò.
"Mh?"
"Potresti... - indicai il sofà - siediti, su."
Ruki mi osservò stupito, di certo chiedendosi cosa avessi in
mente.
Ma stranamente obbedì.
Così presi le garze e le avvolsi intorno al ghiaccio.
Avvicinai quella sorta di bendaggio alla guancia di Ruki, ma questo mi
bloccò per un polso.
"Che fai?"
"Ricambio il favore.", dichiarai, alludendo a quando lui mi
aveva medicato il taglio sulla mano.
Così rilassò i muscoli e mi lasciò
fare.
"Non ho bisogno di cure, la ferita si rimarginerà da sola."
Non badai alle sue parole e iniziai a tamponare la parte violacea,
notando il vampiro storcere il naso.
Probabilmente più per il fastidio di essere "soccorso" che
per
il dolore.
Ero tutta presa dal medicare quel livido, ma
quando alzai lo sguardo,
Ruki mi fissava di nuovo con l'espressione di prima, la stessa di
quando
eravamo stati vicino al cancello.
Ricordai, con un certo imbarazzo, che si era avventato sul mio collo,
senza tuttavia morderlo.
Mi allontanai rapidamente e, nel farlo, notai Ayato passare dal salone.
"Perché è ancora qui?".
domandò scocciato, venendoci incontro.
Posai il ghiaccio sul tavolino e il Mukami scattò in piedi.
"Non preoccuparti, non mi tratterrei qui neppure se me lo chiedeste
in ginocchio."
Ayato divenne una maschera d'odio.
"Tu... brutto pezzo di-"
"Gli ho chiesto io di restare!" intervenni, prima che i due si
azzannassero a vicenda.
Il vampiro dai capelli rossi vide il ghiaccio e
poi tornò a guardare
l'altro, intuendo cosa fosse accaduto.
Mi fissò contrariato.
"Devo chiedergli un favore.", annunciai, ignorando la sua
occhiata di rimprovero.
Ruki mi guardò incuriosito.
"Vorrei che parlassi a Yuma della sua infanzia..."
Ayato rimase ad ascoltare, anche lui interessato.
"Quand'era bambino... il suo vero nome era Edgar. Ed era il
migliore amico di Shu.
Reiji bruciò il suo villaggio, perché era geloso,
ma lui è
sopravvissuto, sebbene non ne abbia più memoria."
Entrambi i vampiri rimasero sbalorditi.
"Lo so, è stato davvero crudele, ma si è pentito."
"Era un essere insignificante, perché
avrebbe dovuto
pentirsi?"
Si affrettò a domandare Ayato e questo mi deluse.
Ignorando il suo egocentrismo, speravo fosse un minimo più
umano.
"È un essere vivente proprio come te, non meritava ne' di
morire
ne' di perdere i suoi cari. Ed era amico di tuo fratello!", gli
rimproverai.
Come poteva essere così insensibile?
"Sprechi il tuo tempo - esclamò Ruki,
inaspettatamente - loro non
sanno cosa significhi tenere a qualcuno."
Ayato strinse la mano a pugno, pronto ad attaccare, ed io poggiai la
mia
sul suo braccio, per trattenerlo dal fare qualcosa di stupido.
"E tu sai che significa?", gli chiese il rosso.
Giurai di aver visto gli occhi di ghiaccio di Ruki posarsi su di me,
per
un breve istante.
Tuttavia non ci badai.
Non sarei stata in grado di riconoscere quel tipo di attenzioni da
altri, in quel momento, se non da Raito.
"Ragazzi state sviando il discorso. - mi rivolsi a
Ruki - puoi
aiutarlo a ricordare?"
Il vampiro impiegò del tempo per rispondere, come se stesse
valutando
che decisione prendere.
E probabilmente se meritassi favori.
"Farò quel che posso."
Sorrisi appena.
"Grazie."
"È giusto che Yuma sappia la verità.", aggiunse,
guardando Ayato
dritto negli occhi.
Certamente per fargli capire che lui teneva a sua fratello, al
contrario
del rosso.
Come dargli torto...
"Spero che della feccia come te non si presenti più in casa
mia." proferì Ayato rabbioso.
Così Ruki si congedò,
promettendo di non mettere più piede in questa
villa per nulla al mondo.
E il mio -celato- desiderio di vedere le due famiglie di vampiri unite,
sfumò in un secondo.
Come avevo potuto pensare che sarebbero andati d'accordo, un giorno?
Così diversi e, tuttavia, così accomunati da uno
stupido orgoglio.
Una volta chiusa la porta, Ayato
dichiarò di dovermi parlare.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 - A Second Chance - ***
Capitolo 18 - A second chance -
"Adesso sei dalla parte dei Mukami?"
sbottò Ayato.
Lo guardai offesa.
"Non sono dalla parte di nessuno!"
"Non ho intenzione di condividerti con altri - continuò a
sbraitare
il rosso - faccio già uno sforzo a lasciarti ai miei
fratelli!"
Scossi il capo, sbuffando rumorosamente.
"Ma insomma, quante volte dovrò dirti che non sono un
oggetto?"
Me ne sarei andata, se Ayato non me lo avesse
impedito, artigliandomi
per i fianchi.
"Tu ci appartieni. Mi appartieni."
Mi morse con violenza sulla spalla.
Mi sfuggii un mugolio sofferto: non mi mordeva da tempo e sembrava
veramente furioso.
"Le persone non ti appartengono, Ayato - digrignai a denti stretti
- hanno dei sentiment- Ah!"
Il morso si era fatto ancora più rude.
Mi iniziava a girare la testa e sentivo che, da un momento all'altro,
sarei caduta per terra.
Ma non l'avrebbe avuta vinta lui.
"Quando smetterai di pensare solo a te stesso, ti renderai conto
che esistono persone altruiste, persone che pensano prima al bene degli
altri e
poi a loro... stessi... come Yuki..."
Ormai sentivo il corpo pesante.
Ayato mi osservava ancora furioso, certo, ma anche
lievemente confuso:
avevo toccato il suo punto debole, doveva essere un vizio di famiglia,
quello
di tenere a distanza i propri sentimenti.
Rinnegare l'amore vero e rintanarsi nel sadismo o nella semplice
perversione.
D'altronde, lui e Raito erano fratelli.
"Basta così, Ayato."
Riuscii a distinguere la voce di Shu, ero troppo debole per tenere gli
occhi aperti.
Il rosso mormorò uno "tsk", mentre mi sentivo sollevare di
peso dall'altro.
Nel giro di qualche istante, mi ritrovai stesa su qualcosa di morbido.
Le lenzuola avevano un profumo diverso dal mio, lo associai all'odore
del primogenito.
Si stese al mio fianco, ma non disse nulla, ne' tentò di
mordermi.
Stanca com'ero, chiusi gli occhi e mi addormentai.
***
Quando ripresi coscienza, ero ancora nel letto di
Shu.
Il sole si affacciava timidamente all'orizzonte e la stanza aveva
assunto delle sfumature arancioni.
Era presto per alzarsi, essendo in casa Sakamaki.
Ma non era facile riprendere i vecchi ritmi.
Il vampiro biondo riposava serenamente al mio
fianco: l'idea che avessimo
dormito nello stesso letto, per alcune ore, mi metteva a disagio, ma
stranamente non mi aveva sfiorato con un dito.
Per quel che ricordavo, almeno.
Mi toccai la spalla e realizzai che restava ben poco dei buchi
procurati
da Ayato.
Mi aiutai con i gomiti per sollevarmi e mettermi a sedere, ma un
braccio
mi costrinse a rimanere distesa.
"Uhm... Shu?"
Il vampiro ruotò il capo ed aprì un occhio.
Mi guardò per qualche istante, in silenzio.
"Vorrei tornare in camera mia.", annunciai, sperando che non avesse
voglia di fare uno spuntino.
"Aspetta... - mormorò lui, la voce ancora impastata dal
sonno - è
vero quello che hai detto?"
Mi stesi di fianco per guardarlo negli occhi.
"A cosa ti riferisci?"
"Hai detto che uno dei Mukami è Edgar."
Spalancai gli occhi.
Come lo aveva scoperto?
Ero certa che, quando ne avevo parlato con Ruki, solo Ayato fosse
presente.
Che avesse fatto la spia?
"Ti ho sentito mentre lo dicevi."
Aggiunse lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
Probabilmente era passato da quelle parti e non me n'ero accorta.
Ad ogni modo, lo aveva scoperto: potevo vuotare il sacco.
"Non avrei voluto che lo scoprissi
così... - affermai, mentre lui
diventava terribilmente serio - Reiji doveva parlartene, ma con la
storia di
Karl Heinz-"
Shu mi afferrò il collo con una mano,
facendomi sobbalzare.
"Da quanto lo sapevi?"
Provai a parlare, ma la stretta intorno alla gola mi mozzava il fiato.
"Io... non...- biascicai, faticando a respirare - Shu!"
Stavo soffocando.
Il biondo mollò la presa ed io
cominciai a tossire violentemente.
Scattai in piedi, lontano dal vampiro.
"L'ho scoperto ieri! Avevo chiesto a Reiji di parlartene ieri sera,
ma tu non eri nei dintorni!"
Shu si avvicinò ed io mi trovai con le spalle al muro.
"È stato lui a dare fuoco al villaggio?"
Chiese con un tono pacato e, tuttavia, spaventoso.
Non era solito perdere la sua compostezza, non l'avevo mai visto
così
imbestialito.
Guardai il pavimento, non volevo che litigasse con
il fratello.
"Mitsuko, pensavo non ci fossero segreti tra noi."
Lo fissai dritto nei suoi occhi blu oceano.
"Si, anche io lo pensavo."
Il vampiro sembrò calmarsi.
Nessuno dei due era stato molto sincero con l'altro.
"...È stato lui." confessai.
Vidi Shu togliersi le cuffie, per la prima volta in tutti quei mesi di
permanenza alla villa, e seppi che l'avrebbe fatta pagare a Reiji.
"Shu aspetta!"
Mi diede le spalle e si incamminò fuori dalla stanza: gli
andai dietro.
"Shu, per favore! E' terribile ciò che
ha fatto lo so - mi
affrettai a dire - ma si è pentito."
Nonostante le mie parole, il biondo continuò per la sua
strada.
"Avrebbe dovuto pensarci prima. Mi ha mentito."
"Anche tu mi hai mentito."
Shu si girò a guardarmi, circondato da un'aurea poco
rassicurante.
"Lui ha tentato di uccidere il mio migliore amico, per un
capriccio."
Gli afferrai un polso, costringendolo a guardarmi
negli occhi.
"Anche io ho perso mia madre, quand'ero solo una bambina. E il mio
padre adottivo mi ha mentito per tutta la vita - gli ricordai - eppure
l'ho
perdonato."
"Ma potresti mai perdonare l'assassino di tua madre?"
Lasciai il polso e abbassai gli occhi.
"No, non potrei. - confessai - ma Karl Heinz non è mio
fratello e
di certo non si è pentito."
Shu mi osservò per qulache istante,
probabilmente per soppesare quale
fosse la decisione giusta: staccare la testa a Reiji o perdonarlo.
"E poi, hai l'occasione di recuperare un'amicizia che credevi
perduta."
Capii che il vampiro aveva scelto la seconda, quando indossò
le cuffie e
tornò nella sua stanza.
Si accomodò sul letto e mi fece un cenno col capo per
raggiungerlo.
Presi posto al suo fianco e lanciò
un'occhiata al mio collo, ancora
arrossato per la sua presa ferrea.
Così mi porse una cuffia.
Fissai con stupore l'auricolare e lo afferrai: un'occasione del genere
non si sarebbe ripresentata mai più.
La melodia invase il mio timpano: musica classica.
Avrei dovuto immaginarlo.
"Non ho intenzione di giustificare le azioni di
mio fratello."
Gli rivolsi un'occhiata comprensiva.
"Ma non lo farò a pezzi, se ti può rasserenare."
Sgranai gli occhi, chiedendomi se, scoprendo la verità in
altre
circostanze, avrebbe realmente fatto a pezzi suo fratello.
Non che Reiji fosse un santo, di certo avrebbe meritato un pugno in
pieno viso.
"E comunque, Yuma ed Edgar sono due persone
diverse, non posso
riavere indietro il mio amico."
Così dicendo, mi costrinse nuovamente a stendermi al suo
fianco.
Contro la sua forza sovrannaturale, non potei opporre resistenza.
"Non puoi saperlo se non lo frequenti."
Il vampiro dai capelli biondi teneva gli occhi
chiusi, ma accennò un
mezzo sorriso.
"Sei una piccola subdola umana."
Sorrisi anche io.
"Allora mi accompagnerai tu dai Mukami?"
Shu non rispose, borbottò qualcosa ed io non aggiunsi altro,
di certo
sarei riuscita a convincerlo.
Almeno una questione era risolta.
Più o meno.
Dovetti complimentarmi con me stessa, avevo una buona influenza sui
Sakamaki.
Quasi tutti almeno.
Cullata dalla musica classica, non mi addormentai
di nuovo, ma riuscii a
rilassarmi come non facevo da tempo.
ANGOLO AUTRICE
Salve gente! Mi scuso per il capitolo,
è piuttosto breve, ma mi farò
perdonare col prossimo.
Intanto ringrazio coloro che seguono la mia storia, l’hanno
inserita tra
le preferite o ricordate, e soprattutto chi ritaglia sempre un
po’ di tempo per
recensire la fanfiction.
A presto, Nephy-
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 - The Peace before the Storm - ***
Capitolo 19
- The peace before the Storm -
Dopo qualche ora passata ad ascoltare musica,
tralasciando il piccolo
intervallo in cui Shu, incapace di resistere oltre, mi aveva morsa, era
ormai
mezzogiorno e decisi di andare a preparare dei biscotti.
Più precisamente, i biscotti preferiti
da Kanato.
Nella speranza di ristabilire l'equilibrio che avevamo raggiunto, prima
di essere "sequestrata" dai Mukami.
Andai in cucina e disposi tutti gli ingredienti
sul bancone.
Il caso volle che Kanato si materializzasse all'improvviso alle mie
spalle, facendomi sussultare.
Quando mi ripresi dal quasi-infarto che mi aveva fatto venire, gli
domandai se volesse aiutarmi, tuttavia rifiutò con vigore.
Dimenticavo che non avevo a che fare con Azusa.
Decisi che la strategia migliore, sarebbe stata ignorarlo.
Così mi dedicai all'impasto, osservata dallo sguardo vigile
del vampiro
e anche del suo orsacchiotto.
Una volta messi in forno i biscotti, aspettai che cuocessero e provai
un'altra tattica.
"Si, anche io penso che verranno molto buoni, Teddy."
esclamai, rivolgendomi al pupazzo.
Kanato mi
osservò, in un misto di stupore e gelosia.
Nessuno poteva rivolgersi al suo orsacchiotto.
Almeno non senza la sua approvazione.
Ma io non ci badai, in questo modo avrei costretto il vampiro a parlare
con me.
"Ne potrai assaggiare uno, se vorrai!"
Kanato assunse un'espressione stizzita.
"Teddy non parla con te."
"Eppure lo sta facendo, diglielo Teddy." continuai, sperando
fosse il metodo giusto.
Non volevo provocare Kanato, sarebbe potuto
diventare molto molto
violento.
Ma notai che bisbigliava qualcosa all'orecchio del peluche e forse la
mia tattica aveva funzionato.
"E dunque?"
"Ha detto che non vuole assaggiare i tuoi biscotti."
Scrollai le spalle e li estrassi dal forno, il
profumo invase la cucina.
Kanato li osservava di sottecchi.
"Ma posso assaggiarli io per lui.", aggiunse, avvicinandosi
timidamente.
Provai a celare un sorriso
soddisfatto e porsi il vassoio con i biscotti
fumanti al vampiro.
Ne prese uno e lo mangiò avidamente, non curandosi del fatto
che fossero
ancora bollenti: in fondo, non glieli preparavo da tempo.
"Pensi che a Teddy piacerebbero?", domandai.
Kanato si pulì le labbra con il dorso della mano e
bofonchiò qualcosa al
peluche, poi tornò a guardarmi.
"No."
Il mio tentativo di riappacificarmi era fallito.
Esasperata, sistemai i biscotti in una ciotola, chiunque ne avesse
avuto
voglia, avrebbe potuto assaggiarli.
Ne rubai uno e mi avviai fuori dalla cucina, ma, prima di uscire,
Kanato
parlò a bassa voce.
"Teddy, a me piacciono i biscotti di Ellen."
Scossi il capo e sorrisi, poi imboccai la scalinata d'ingresso.
***
Dopo aver sgranocchiato il biscotto, passai
davanti la stanza col piano
e mi dissi che suonare mi avrebbe fatto bene, era da tempo che non
potevo
dedicarmi a quello strumento musicale.
Mi accomodai sullo sgabello ed iniziai a far scorrere le dita sui tasti.
Suonai una melodia semplice, non che ne conoscessi molte, e, senza
rendermene conto, tutte le preoccupazioni vennero assorbite dalla
musica.
"Bitch-chan non credevo sapessi suonare il piano."
Al suono della sua voce, produssi una nota stonata
e sollevai le
dita, colta di sorpresa.
"Conosco solo qualche melodia."
Il vampiro si avvicinò e mi fece un
gesto con la mano: capii le sue
intenzioni e gli feci spazio sullo sgabello.
Si accomodò al mio fianco e mi fissò divertito.
Sapeva che effetto mi provocava la sua vicinanza.
Ero molto più rigida e le guance si tingevano di un lieve
rossore.
Per non parlare dei battiti cardiaci accelerati, che il suo udito supersviluppato
sicuramente percepiva.
"Potrei insegnarti qualcosa.", propose Raito.
Ricordai a me stessa che lui non aveva alcun interesse nei miei
confronti, nulla che andasse oltre l'attrazione fisica.
Probabilmente era annoiato e si stava offrendo per farmi da maestro,
pur
di passare il tempo.
Ad ogni modo accettai, ci tenevo a migliorare le mie
capacità musicali.
Quindi iniziò a suonare: riconobbi
immediatamente, e con stupore, il
brano: si trattava della melodia del mio carillon.
Possibile l'avesse imparata per me?
No, probabilmente la conosceva già.
Quella melodia mi aveva sempre trasmesso una certa tristezza, forse
perché mi ricordava la mia vecchia vita, la
normalità e mio padre.
Eppure, in quel momento, emanava una strana
sensazione, strana ma senza
dubbio positiva.
Ed ero ben lieta di impararla: impiegai diversi minuti per ricordare le
note principali, il resto venne da sé.
Nel giro di un'ora riuscii a riprodurre il brano
senza l'aiuto di Raito,
che mi osservava compiaciuto.
"Impari in fretta, Bitch-chan."
Lo ringraziai timidamente, forse avrei dovuto approfondire gli studi,
ma
da bambina non capivo quanto fosse soddisfacente saper suonare il
pianoforte.
All'improvviso, una mano si posò sulla
mia.
"Hai delle dita agili - mormorò Raito, portandole vicino le
labbra
- e anche così esili."
Quando il vampiro mi leccò un dito, strabuzzai gli occhi.
"Raito."
Doveva essere un rimprovero, ma uscì come un sospiro.
Il rosso ridacchiò malizioso e leccò di nuovo
indice e medio, più
lentamente stavolta.
Mi sentii avvampare.
"Che stai facendo?" squittii, decisamente imbarazzata.
"Ti assaggio... sei così deliziosa."
Provai a liberarmi della presa, ma fu un tentativo
inutile.
E così il vampiro strattonò a sé la
mia mano, mordendomi il polso.
"Così dolce..." sussurrò, mentre il mio sangue
gli macchiava
le labbra.
Lo leccò via.
Sarebbe stato un gesto seducente, se non si fosse trattato del mio
sangue.
Non poteva essere, che ne so, cioccolata? pensai.
Mi afferrò il collo, senza alcun preavviso, e sussultai: che
intenzioni
aveva?
"Bevo il tuo sangue più e più volte, ma non
è mai
abbastanza.", dichiarò, stringendo le dita intorno alla gola.
Constatai che era già la seconda volta, nello stesso giorno,
che mi
ritrovavo in quella situazione.
Possibile che tutti mi volessero strangolare?
Ed io avevo anche scelto di ritornare in quella casa...
"Mi... soffochi." mormorai.
Il vampiro inspirò il mio profumo,
esalando un piccolo sospiro di
piacere.
Dimezzò la poca distanza che ci divideva, sempre tenendo la
mano intorno
al mio collo, e i suoi occhi verdi brillarono.
"Mi farai impazzire."
"Se solo... - cercai di dire, respirare mi costava
fatica - se solo
capissi ciò che provo..."
Raito scansò la mano, permettendomi di respirare, e mi
fissò confuso.
"Cosa vorresti sentirti dire, Bitch-chan?"
Abbassai lo sguardo: non poteva dirmi ciò che avrei voluto
sentire.
Non era nella sua natura.
"Se non vuoi parlare - esclamò all'improvviso - allora
sentirò la
tua voce soave in altro modo."
Mi morse sul collo con foga, strappandomi un
mugolio di dolore.
Bevve avidamente il mio sangue e io mi sentii svenire.
"Mi... mi fai male..."
Notai le sue guance tingersi di un lieve rossore, ben evidente sulla
carnagione chiara.
Ritrasse i canini e leccò le labbra.
"La verità è che ti piace sentire le mie zanne dentro
di
te."
Anche io arrossii ed ignorai il doppio senso.
"Non è questo
che voglio!", protestai.
Ma Raito sorrise languido.
"In fondo ho ragione."
"Lo sai che non è questo!"
Ero frustrata: possibile non riuscisse a capire
che ne ero innamorata?
Per tutta risposta, il vampiro si abbassò per mordermi
nuovamente, ma
presi il suo volto tra le mani e gli stampai un bacio sulla bocca.
Lui rimase per un momento a fissarmi, inebetito.
Di certo non si aspettava un gesto simile da parte mia.
Desideravo farlo da tempo, ma avevo sempre il timore che lui avrebbe
frainteso.
In quell'istante, però, avevo agito di impulso e non me ne
pentii.
Inaspettatamente, Raito mi afferrò per
i fianchi e mi sollevò.
Io cacciai un urletto e mi ritrovai seduta sul pianoforte.
Poi si avventò sulle mie labbra, come se ne avesse un
disperato bisogno.
Ed io ricambiai.
Sapevo che per lui, probabilmente, era solo un
desiderio carnale da
soddisfare, ma in quel momento non ci badai.
L'unica cosa che riuscivo a percepire erano le labbra impetuose del
vampiro... La sua lingua famelica.
Tecnicamente, non era il mio primo bacio.
Oltre a quel bacio a stampo, che Raito mi aveva rubato settimane prima,
a quindici anni, durante una serata estiva tra amici, mi ero scambiata
un
piccolo bacio con il ragazzo per cui avevo una cotta.
Tuttavia era stato un bacio breve e poco piacevole.
Avrei preferito ricevere da Raito il primo bacio.
Forse lui aveva ricevuto baci migliori e, sicuramente, non gli
attribuiva tanta importanza quanto invece ne davo io.
Ma la passione con cui cercava le mie labbra, la smania con cui mi
stringeva a sé per i fianchi, mi scombussolavano lo stomaco,
mi percuotevano
l'anima.
Mi allontanai un istante, per riprendere fiato e
calmare il cuore, che
batteva all'impazzata.
E Raito ne approfittò per scendere a baciarmi il collo.
Credevo mi avrebbe morsa, invece si limitò a leccare la mia
pelle.
"Bitch-chan... - mugolò - non credevo
che volessi certe
attenzioni. Avresti dovuto dirlo subito."
Tornò a guardarmi con i suoi incantevoli occhi smeraldo,
attualmente
ricolmi di lussuria.
"Se l'ho fatto è perché io ti...- inspirai a
fondo - io ti
a..."
Raito si allontanò repentinamente,
lasciandomi di stucco.
Sembrava che avesse percepito qualcosa.
Poi parlò.
"Tuo padre è qui."
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 - Family - ***
Capitolo 20 - Family-
A quella notizia, sgranai gli occhi.
"Mio padre è qui?"
Raito non rispose, mi aiutò a scendere dal pianoforte, e mi
seguì giù
per le scale.
"Che succede?", gli domandai.
Ma, ancora una volta, non spiccò parola e questo mi
preoccupò: non lo
avevo mai visto così turbato.
Una volta giunti nel salone di ingresso, trovammo
mio padre in piedi,
con un'espressione visibilmente angosciata, che parlava con Reiji.
Quando mi notò, mi corse incontro.
"Mitsuko!"
"Papà! Che succede?"
Mi abbracciò di slancio.
"Mi dispiace tanto, ho provato a fermarli..."
Ricambiai incerta, aspettando che fornisse altre spiegazioni.
"Cacciatori - proferì Reiji - sanno
della leggenda."
"Stanno venendo qui. - aggiunse Takeshi, sciogliendo l'abbraccio -
Karl Heinz ha detto loro che hai intenzione di creare una nuova razza."
"Ma non è così!", protestai.
Notai Reiji fare un cenno col capo a Raito e il vampiro si
smaterializzò
all'improvviso.
"Ho provato a dissuaderli... - dichiarò mio padre - so che
non vuoi
dare vita a una nuova razza."
Io e Reiji ci scambiammo un'occhiata fugace.
In realtà avevo promesso che avrei
scelto un Adamo, ma non che avrei
avuto dei figli, ero troppo giovane.
Avrei voluto avere dei bambini, in futuro, ma se questo avesse
comportato assecondare il volere di Karl Heinz, avrei trovato
un’altra
soluzione.
"Ma è stato inutile. Loro faranno di
tutto per tenere la città al
sicuro... Anche ucciderti, se sarà necessario."
Takeshi mi afferrò per le spalle: "Devi
andartene."
Rimasi a fissarlo inebetita.
"Io... spiegherò loro che non ho intenzione di mettere
nessuno in pericolo."
Mio padre grugnì esasperato.
"Sei tu ad essere in pericolo! Non hanno creduto a me, che faccio
parte della loro organizzazione da anni, perché dovrebbero
ascoltare te?"
Pensandoci bene, io avevo deciso di restare in
quella dimora ed ero una
pedina di Karl Heinz.
Comprendevo che fossero scettici nei miei confronti, quasi sicuramente
non mi avrebbero dato fiducia.
"Se non dovessero ascoltarla, noi la difenderemo."
Mi sorpresi nel riconoscere la voce di Shu.
Quando mi voltai, trovai la famiglia Sakamaki al completo: mi si
strinse
il cuore.
Non credevo che tenessero veramente a me.
"Verranno in molti e armati
a dovere, così da potervi uccidere.
Come credete di fronteggiarli?"
Sentendo quelle parole, dentro me fermentò una certa ansia.
Se mio padre avesse avuto ragione, i vampiri
avrebbero rischiato la
vita.
Valutai l'opzione di andarmene.
Ma fu Subaru a prendere la parola.
"Nessuno toccherà Mitsuko, non di nuovo."
Gli lanciai un'occhiata piena di gratitudine.
Ricordai quanto l'albino odiasse avermi lasciato ai Mukami, senza
opporre resistenza, adesso voleva sicuramente rimediare.
I Mukami... forse anche loro potevano aiutare!
Appuntai mentalmente di scrivere un messaggio a
Kou, sperando che
avrebbero accolto la mia richiesta di aiuto.
Ruki era sembrato molto deciso, quando aveva detto di non voler
più
mettere piede in questa magione.
"Mitsuko! - esclamò mio padre. -Se
resti qui, sei in pericolo, non
riuscirai a farli ragionare. Potresti morire!"
Annuii, non potevo dargli torto, ma avrei tentato.
Se non fossi riuscita a convincerli, sapevo che non sarei stata sola:
finalmente avevo la certezza che non ero solo una preda, in quella
casa, tutti
erano disposti a sacrificare la loro vita per proteggermi.
"Capisco che tu sia preoccupato - iniziai a dire -
non avremo
legami di sangue, ma io resto tua figlia e tu mio padre, siamo una
famiglia.
Tuttavia, anche loro sono la mia famiglia. E io non li lascio."
Mi rivolsi ai Sakamaki, Reiji e Shu non mostrarono alcuna espressione
particolare, ma Kanato mi fissò sbalordito.
E così Ayato.
Subaru ricambiò con un cenno del capo, mentre Raito era
sempre più
strano.
Mi chiesi se fosse per il bacio di prima o per quello che stava
accadendo, ma non era da lui essere tanto serio.
Ignoravo cosa gli passasse per la testa.
"Se tu rimani, lo farò anche io.",
affermò Takeshi.
"Ma papà-"
"Ti ho abbandonata una volta, non succederà mai
più."
Mi commossi dinanzi la sua ostinazione.
Così facendo, avrebbe rischiato la vita, ma sapevo che non
sarei
riuscita a dissuaderlo.
Ringraziai tutti con gli occhi lucidi.
Takeshi si avvicinò a Reiji per mettere a punto un piano B,
nel caso i
cacciatori non mi avessero dato ascolto.
Ed io ne approfittai per scrivere ai Mukami.
"Che fai?"
Domandò Subaru, cogliendomi di sorpresa.
"Sto mandando un messaggio."
Il vampiro aggrottò le sopracciglia.
"Sto scrivendo ai Mukami."
Dinanzi quell'informazione, l'albino mi strappò il telefono
di mano e
fece per scagliarlo contro il muro -certe abitudini sono due a
morire-
ma io gli bloccai il braccio.
"Non ti azzardare!"
"Non abbiamo bisogno di loro."
"Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile."
Gli sfilai il cellulare ed inviai il messaggio.
Subaru mi fissò contrariato e a noi si
avvicinò Kanato.
"Qualcuno vuole farti del male Mitsuko?"
"Sembra di sì."
"Io e Teddy li faremo in tanti piccoli pezzi.", dichiarò il
vampiro con un mezzo sorriso.
I suoi occhi vitrei sprigionavano una malsana allegria.
Tuttavia, anche lui aveva intenzione di difendermi, probabilmente si
era
instaurata una tregua, tra noi due, era da apprezzare.
"Solo se sarà necessario.", mi
raccomandai.
Kanato scrollò le spalle e parlò a bassa voce al
suo orsacchiotto.
Non riuscii a sentire, ma di certo non era nulla di buono.
Ayato ci raggiunse.
"Abbiamo deciso che, se le cose dovessero mettersi male, andrai
nella tua camera e ti chiuderai a chiave."
Lo guardai allibita.
"Dovrei nascondermi come una codarda?"
"Saresti solo d'intralcio."
Kanato annuì per concordare.
Incrociai le braccia al petto, lievemente offesa.
"Se rimanessi - intervenne Subaru - saresti un bersaglio facile,
possiamo difenderti meglio così."
Mi rassegnai, in fondo avevano ragione.
Di colpo mi trovai Raito alle spalle e sussultai.
Avrei voluto riprendere il discorso di prima, ma non potevo farlo
davanti a Subaru, e poi avevamo questioni più importanti.
D'altro canto, il vampiro non mi degnò di uno sguardo, ma si
rivolse
direttamente agli altri.
"I cacciatori sono qui."
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 - The Hunters - ***
Capitolo 21 - The Hunters -
Nonostante fosse già pomeriggio
inoltrato, si poteva ancora avvertire
sulla pelle il tepore del sole, che stava lentamente sparendo dietro
l'orizzonte.
Probabilmente era il motivo per cui avevo le mani sudaticce.
O, più probabilmente, era dovuto alla tensione accumulata.
Io ed i Sakamaki eravamo usciti dalla villa, Takeshi era al mio fianco.
I cacciatori avevano già superato il cancello d'ingresso,
indossavano
tute di pelle nera, avevano una cintura colma di armi, tra le
più svariate:
pistole, coltelli, pugnali.
Le loro espressioni impassibili non promettevano nulla di buono.
Uno di loro, con un naso aquilino e un'aria
sprezzante, si fece avanti.
Passò in rassegna i volti dei vampiri e il mio, prima di
soffermarsi su
mio padre.
"Takeshi, ne abbiamo già parlato, non possiamo mettere a
rischio la
nostra città."
"Non rappresento una minaccia! - presi io la
parola - non voglio
assecondare il volere di Karl Heinz."
"Non sei tu, una discendente di Eva?"
Mi dissi che la verità era la scelta migliore.
"Lo sono. Ma non creerò una nuova razza di vampiri."
Tra i Cacciatori si levò un sottile
brusìo, che l'uomo zittì con un
gesto della mano.
"Allora perchè non hai lasciato la villa? Avevi la
possibilità di
farlo."
"Altre ragazze avrebbero preso il mio posto. E comunque, i Sakamaki
non sono cattivi, si nutrono perchè è un loro
bisogno."
"Non è saggio mettersi contro mio padre, signor Lee.",
aggiunse Reiji.
Il cacciatore storse il naso.
"Karl Heinz ha infranto il nostro patto: ci aveva assicurato che
saremmo stati al sicuro e abbiamo dovuto sacrificare delle povere
fanciulle per
questo."
Iniziò a camminare tra i suoi compagni.
"Eppure è stato proprio lui a presentarsi giorni fa, per
dichiarare
che farà di tutto per portare a termine il suo piano. - mi
indicò con fare
teatrale - questa ragazza è stata sicuramente plagiata!
Difende i suoi
aguzzini, giustifica il loro sadico comportamento.
Chi ci dice che, un domani, giustificherà anche il mettere
al mondo una
nuova razza di vampiri e sottomettere l'umanità?"
Il suo discorso sembrava aver convinto i compagni,
così mi infuriai.
"Non mi sembra che la Chiesa si sia comportata in modo
dignitoso!"
Il cacciatore dal naso aquilino, che doveva chiamarsi Lee, sorrise
perfidamente.
"Un piccolo tributo per un bene superiore, le ragazze sacrificate
erano innocenti, è vero. Ma tu non lo sei."
Avrei voluto aggiungere altro, ma Lee estrasse una
pistola dalla cintura
e me la puntò contro.
Prima che riuscissi ad elaborare, Subaru mi strattonò a
sè.
Sentii il colpo paritre, ma io ero già dentro la
villa.
Il vampiro doveva essersi smaterializzato.
"Corri in camera tua.", ordinò.
Tuttavia, io scossi il capo e mi affacciai alla finestra, per
controllare che il proiettile non avesse ferito nessuno.
Notai che i Sakamaki si erano lanciati sui Cacciatori.
Seguii Ayato con lo sguardo, intento a scontrarsi con un paio di
Cacciatori muniti di coltelli.
Kanato, invece, già ne stava pugnalando uno, ripetutamente.
Distolsi lo sguardo, disgustata.
Reiji non indossava gli occhiali, doveva averli persi nella foga del
momento, e, assieme a Shu, disarmava i Cacciatori delle loro pistole,
di certo
munite di proiettili speciali per ferirli.
Tuttavia i Cacciatori erano fin troppi, non sarebbero riusciti a
contenerli.
"Mitsuko!"
Subaru mi artigliò un polso, ma nella mischia non ero
riuscita a
intravedere Raito, ne' mio padre.
"Aspetta! Non li vedo!" gli gridai, opponendo resistenza.
Il portone d'ingresso venne sfondato all'improvviso.
"Scappa!" urlò l'albino, gettandosi sul primo cacciatore,
che
prontamente sparò un colpo.
Gli ferì il braccio di striscio.
"Subaru!", strillai.
Il vampiro gli strappò di mano la pistola e lo
scaraventò contro il
muro, ma un altro lo colse alle spalle, ficcandogli un pugnale nel
fianco.
Cercai qualsiasi cosa per aiutarlo, ma un cacciatore corse verso di me,
sfoderando una spada.
"Scappa!" m'incitò Subaru, che si
liberava del pugnale e si
gettava sull'uomo.
Sgranai gli occhi e corsi su per le scale, sperando di trovare un
oggetto per aiutare il vampiro: avevo quasi raggiunto la cima, quando
mi sentii
afferrare per una caviglia.
Un altro cacciatore mi tirò a sè, facendomi
rotolare giù per qualche
gradino.
Sguainò la spada, pronto a perforarmi il petto, ed io rimasi
inerme,
troppo scossa per muovere un muscolo.
Qualcuno lo trattenne, sentii il rumore del suo
polso spezzarsi.
Alzai lo sguardo e vidi Ruki usare la spada per
trafiggere il
cacciatore.
"Siete qui..." mormorai, decisamente stupita.
Non mi aspettavo che avrebbero accolto la mia richiesta d'aiuto.
"Certo che siamo qui, baka."
Uno Yuma comparso dal nulla mi sollevò
di peso, caricandomi sulle sue
spalle.
"Portala al sicuro." comandò Ruki.
Pronunciai un grazie, ma mi ritrovai
all'improvviso nella mia stanza da
letto.
"Resta qui e chiuditi a chiave."
Il vampiro dagli occhi ambrati mi adagiò, con poca grazia,
sul
materasso.
"Yuma... - lo richiamai, mentre si allontanava - fate
attenzione."
E l'altro mi rivolse un sorriso sprezzante.
"Li sistemiamo in pochi minuti.", detto questo, svanì nel
nulla.
Mi affrettai a chiudere la porta a chiave e posai
la fronte sul legno.
Inspirai a fondo più e più volte, e mi domandai
se Subaru stesse bene.
Sferrai un pugno al muro, irata, e mi accovacciai sul pavimento: mi
sentivo impotente.
Avrei voluto far qualcosa, mio padre e i vampiri stavano rischiando la
loro vita per proteggermi.
Ed io dovevo restare nascosta, come una vigliacca.
Certamente era la decisione migliore, per colpa mia Subaru era rimasto
ferito.
"Ti prego... - sussurrai tra le lacrime - ti
prego, fa' che non
muoia nessuno..."
Chiusi gli occhi.
Poi sentii dei passi sempre più vicini.
Corsi a nascondermi dietro il letto, mentre
qualcuno calciava la porta.
Mi ricordai del pugnale di Subaru, così aprii il cassetto
del comodino e
lo tirai fuori, liberandolo del fodero: la porta si aprì con
un tonfo.
ANGOLO AUTRICE
Salve gente! Posso
anticiparvi che mancano un paio di capitoli alla fine
di questa storia.
Ho volutamente interrotto il capitolo in un momento simile
perché mi
piace torturarvi muahahah
Scherzi a parte, cosa vi aspettate che accada?
Sarei ben lieta di ricevere un commento per sapere cosa ne pensate,
grazie per chi segue la fanfiction e l’ha inserita tra le
preferite/seguite/ricordate.
A presto, Nephy.
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 - The Power of Love - ***
Capitolo
22 - The power of love -
Il
cacciatore fece irruzione
nella stanza e non perse tempo a tirar fuori la pistola,
così io mi lanciai su
di lui e riuscii a ficcargli il coltello in una spalla.
L'uomo grugnì e mi diede un
calcio vigoroso, che mi spedì sul pavimento.
Mugolò di dolore quando estrasse
il pugnale e lo gettò sul pavimento.
Tenne la mano sulla ferita
insanguinata e, con l'altra, mi puntò contro la pistola.
"Muori sgualdrina."
Lo
fissai a testa alta: se era
questa la mia fine, sarei morta dignitosamente.
Avevo vissuto così tanti momenti
di disperazione, che la morte non mi faceva più alcuna paura.
Ero perfino riuscita ad
integrarmi tra i Sakamaki, a considerarli una famiglia, e addirittura i
Mukami
erano venuti in mio soccorso, seppellendo l'ascia di guerra.
Qualcuno mi avrebbe vendicato,
uccidendo Karl Heinz al posto mio, ne ero certa.
Chiusi gli occhi: ero pronta a
morire.
Ascoltai
il proiettile esplodere
fuori dall'arma, ma non avvertii alcun dolore.
Mi domandai se fosse tanto facile
morire.
Quando sollevai le palpebre
rimasi inerme: Raito era davanti a me.
"Lei è la mia
sgualdrina."
Afferrò il cacciatore per la gola
e la strinse talmente forte da soffocarlo.
Si
voltò a guardarmi, dopo aver
lasciato andare il corpo esanime dell'uomo.
"Tutto bene
Bitch-chan?"
Gli sorrisi riconoscente e mi
tirai in piedi, ero solo un po' indolenzita, ma non ero stata ferita
gravemente.
Poi lui cadde in ginocchio.
Sussultai
e gli corsi incontro.
Teneva la mano sul petto e,
lentamente, si accasciava a terra.
"Che ti succede?",
domandai in preda al panico, mentre cercavo di sorreggerlo.
Il vampiro rivelò la macchia di
sangue che si espandeva nel torace ed io rabbrividii.
"Adesso guarirà, vero?"
Raito accennò un piccolo sorriso,
ma sembrava più una smorfia.
"Deve guarire..."
Affermai, ben sapendo che quei
proiettili erano progettati appositamente per uccidere creature
sovrannaturali.
Mi accovacciai sul suo petto e
gridai aiuto, ma gli altri erano certamente occupati nella battaglia.
Tenevo
le mani premute sulla
ferita, il sangue continuava ad uscire.
"Non si ferma... - sussurrai
frustrata - perché lo hai fatto? Sapevi ti avrebbe ucciso,
sei un idiota!"
Rimproverarlo, in quel momento,
allietava il crescente panico.
Raito mi osservò per qualche
istante, le sopracciglia corrugate, come se lui stesso non sapesse cosa
rispondere.
Poi,
per la prima volta in tutti
quei mesi, sfoderò un sorriso sincero. Genuino.
Senza traccia di perversione o
arroganza.
Il suo viso si rasserenò e tossì
un po' prima di spiccar parola.
"Ora so cosa significa...
Ora so cosa provavo ad averti lontano, in balìa dei
Mukami... - mormorò con
voce roca - quando ho pensato che ti avrei persa..."
Si
prese del tempo e io trattenni
il fiato, mentre calde lacrime mi rigavano il volto.
"Bitch-chan io... - scosse
il capo e mi accarezzò una guancia - Mitsuko io ti... Ti
amo."
Restai a bocca aperta, incredula,
mentre quelle gocce salate continuavano a scendere.
Poi
scansai la sua mano, furiosa.
"Perché dovevi capirlo
adesso? Perché non mi hai lasciata morire?"
Continuare a rimproverarlo non mi
servì, sentivo il dolore straziarmi l'anima.
Non volevo perderlo.
"Anche io ti amo... - posai
la mia fronte sulla sua, continuando a singhiozzare - resta con me."
"Grazie... - il vampiro mi
ignorò - grazie per avermi insegnato ad amare."
Gli posai le dita sulle labbra
per zittirlo.
"Sh, resta con me Raito, ti
prego."
Ma
le sue iridi smeraldo persero
tutta la loro luminosità.
Lo fissai a lungo, sapevo che non
c'era più, e non potevo accettarlo.
Gli depositai un bacio fugace e
rimasi rannicchiata su di lui, a piangere.
***
Non
seppi definire per quanto
tempo fossi rimasta in quella posizione, a singhiozzare convulsamente.
Finché una mano si posò sulla mia
spalla.
Voltai
il capo, gli occhi gonfi
per il pianto, e riuscii a distinguere il viso di Ruki.
"Mitsuko."
"Non c'è più...",
sussurrai.
Mi tirai in piedi, rabbiosa, non
sapendo a chi dare la colpa.
Il suo assassino era morto,
eppure non trovavo pace.
Il vampiro rimase a fissarmi con
quello sguardo indecifrabile, come se parlassi un'altra lingua.
"E morto!- gli urlai,
colpendogli il petto con le mani - Raito è morto!"
Mi
sentii mancare e fu Ruki a
sostenermi.
Lo abbracciai di riflesso,
rannicchiandomi sul suo petto, e lui non mi scacciò.
Proprio
com'era accaduto giorni
prima.
Piansi di nuovo, fra le sue
braccia, capendo che la colpa era solo mia.
"E' morto per
salvarmi..."
"Non è colpa tua."
affermò Ruki.
Mi allontanai, sapendo che mi
sarei portata quel peso nella tomba.
Nella
stanza si materializzarono
Shu ed Ayato, il primo riuscì a mantenere una certa
compostezza, nonostante i
suoi occhi manifestavano profonda costernazione.
Ma il vampiro dai capelli rossi
lo fissò a lungo, con uno sguardo duro.
"Come diavolo si è fatto
uccidere?" sferrò un pugno sul muro, lasciandomi di stucco.
Mi avvicinai per abbracciarlo,
ma, intuendo le mie intenzioni, Ayato mi respinse malamente.
"Non ho bisogno di essere
consolato, non ho bisogno di nessuno!"
Così scomparve nel nulla.
Contro
ogni aspettativa, ad
abbracciarmi venne un Kanato spuntato dal nulla, mi sorpresi nel vedere
che
aveva mollato il suo orsacchiotto sul pavimento.
Pianse piano e lo accolsi come
fosse un bambino ferito.
Era attaccato a suo fratello più
di quanto desse a vedere.
Giunse
mio padre, i suoi occhi si
soffermarono su Raito e poi su di me.
Nella stanza era comparso anche
Subaru, aveva un'espressione incredula, mentre osservava il cadavere
del
fratellastro.
Quasi mi ero dimenticata
dell'albino, ma constatai che almeno lui stava bene.
Sciolsi l'abbraccio con Kanato e
un moto d'ira mi travolse.
"Dove
sono i
cacciatori?"
"I Mukami si stanno
occupando dei superstiti rimasti.", annunciò Reiji.
Non lo avevo visto arrivare, ma,
con sommo piacere, notai che si trascinava dietro il cacciatore
spavaldo,
quello che doveva chiamarsi Lee.
Lo tirava per un braccio e lo
gettò in ginocchio al mio cospetto, tenendolo fermo con una
mano sulla nuca.
Mi
ricordai di un dettaglio: il
mio pugnale giaceva ancora sul pavimento: lo raccolsi e lo puntai al
collo
dell'uomo, lasciando tutti i vampiri di stucco.
"Mitsuko..." mormorò
mio padre, probabilmente scioccato da questo comportamento.
"Vuoi
uccidermi?"
domandò Lee, la voce roca, e non più
così sprezzante.
Strinsi il manico dell'arma
affilata, tanto da farmi male.
"Lo meriteresti, ma non sono
come voi - dichiarai disgustata - non sono un'assassina."
Proferii quelle parole con tono
rabbioso.
"Tu tornerai con mio padre
alla Chiesa e convincerai tutti a lasciarci in pace, perché
non siamo una
minaccia. Chiaro?"
L'uomo rimase in silenzio,
provando a mantenere quel briciolo di dignità che gli
restava, ma io spinsi la
lama sul suo collo, un rivolo di sangue gli macchiò la pelle.
"CHIARO?"
Il cacciatore annuì.
Takeshi
si avvicinò a Lee e lo
ammanettò.
"Ci penserò io a lui.",
annunciò, ancora scosso per come mi ero comportata, ma poco
importava.
Avevano
ucciso il ragazzo di cui
ero innamorata.
"Vi accompagnerò io - disse
Ruki - mi assicurerò che non fugga."
"Perché dovresti andare
tu?", volle sapere Reiji.
"Avete un morto da
seppellire, o non v'interessa questo genere di cose?"
domandò il Mukami
con tono aspro.
Tornai a guardare il corpo
esanime di Raito e mi si strinse il cuore.
"Anche noi onoriamo i nostri
morti - sorprendentemente fu Shu a parlare - soprattutto se sono nostri
fratelli. Vai pure."
Reiji
guardò il vampiro dai
capelli biondi e non osò contraddirlo.
"Verrò a trovarti.",
affermò Takeshi, salutandomi con un abbraccio.
Ricambiai e sentii il cuore
scaldarsi per un istante: avevo sistemato le cose con mio padre e avevo
la
certezza che i vampiri mi avrebbero difesa, anche a costo di mettere a
rischio
la loro vita.
Non ero solo una sacca di sangue,
per loro.
Takeshi
si avviò giù per le
scale, portando con sè Lee, e prima che Ruki li seguisse,
parlai.
"Non avrei mai voluto che
qualcuno di voi si sacrificasse per me..." sussurrai.
Il Mukami mi fece un cenno col
capo e uscì dalla stanza, mentre Subaru mi poggiava una mano
sulla spalla.
Gliela strinsi.
"Devi farti curare queste
ferite.", gli dissi.
"Mi riprenderò."
Shu si avvicinò a
Raito e lo
prese tra le braccia.
"Andiamo in giardino."
ANGOLO
AUTRICE
Che
dire… ho bisogno di spendere
due parole e commentare questo capitolo.
Fino all’ultimo ho tentato di
evitare questa scena, di trovare un’alternativa che non
comportasse il
sacrificio di Raito, ma mi piace pensare che i miei personaggi abbiano
vita
propria, tant’è che ho sofferto molto nello
scrivere questa parte e ancora non mi
capacito che sia morto.
Ma penso che questo fosse l’unico
modo per far capire a Raito il significato di amore vero.
Per quanto Mitsuko avrebbe potuto
insegnarglielo, solo se lei avesse rischiato la vita e lui si fosse
ritrovato a
perdere la sua, pur di salvarla, avrebbe potuto capire il vero valore
dell’amare sinceramente qualcuno.
Spero di ricevere qualche
commento da parte vostra, sia per recensione, sia per messaggio
privato, perché
conta molto la vostra opinione e sono molto curiosa di scoprire la
vostra
reazione, anche se vorrete insultarmi per aver fatto fuori Raito ahah
A presto, Nephy-
|
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 - Take him - ***
Capitolo
23 - Take him -
Gettai
io la prima manciata di
terra.
Era così che usavamo fare, in
famiglia, per seppellire i morti in un campo aperto.
Non avevo intenzione di bruciare
il cadavere di Raito e tenermi le sue ceneri sul comodino.
A ricoprirlo col terriccio fu
Subaru.
Shu e Reiji rimasero impassibili
a guardare la scena, mentre io e Kanato piangevamo sommessamente.
Il vampiro dai capelli viola
stringeva a sè Teddy, nascondeva dietro il peluche le sue
lacrime.
Le mie, invece, scendevano
impietose sul viso.
Prima
di seppellire Raito mi ero
accertata che Kou e Yuma stessero bene, fortunatamente era
così.
Mi avevano detto di aver lasciato
a casa Azusa, non era propenso a combattere, anche lui sarebbe stato
d'intralcio.
Poi erano andati via.
Non gli era sembrato opportuno
trattenersi per il funerale.
Quando invece avevo bisogno di
tutto il supporto possibile.
Di Ayato nemmeno l'ombra.
Quando
Subaru gettò l'ultima
piccola quantità di terra, posò su quel cumulo
una rosa bianca.
Ignorai il fatto che i vampiri
non fossero credenti e recitai una preghiera.
Anche loro dovevano essere
scossi, poichè nessuno m'interruppe, ne' si
lamentò delle parole che
pronunciavo.
E
poi feci un piccolo discorso.
"Mio Dio... so che Raito non
è stato perfetto, in vita - cominciai a dire - ma penso che
si sia meritato la
redenzione... ti prego, prendilo lassù con te."
Mi asciugai le lacrime:
"Merita di stare lì con te..."
La voce mi si spezzò in gola.
I vampiri rimasero in silenzio
per una manciata di secondi, poi, uno ad uno, iniziarono ad andarsene.
Rimasi da sola davanti a quella
tomba improvvisata, neanche io seppi definire per quanto tempo fossi
rimasta a
contemplare quel cumulo di terra, con gli occhi gonfi per il pianto e
un'espressione smarrita.
***
Di
colpo sentii una mano posarsi
sul mio braccio e sobbalzai.
"Mitsuko..."
Riconobbi la voce di Yuki e mi
gettai al suo collo, di nuovo in lacrime.
"Mi dispiace tanto."
mormorò la mia amica, carezzandomi una spalla.
La
lasciai respirare e tirai su
col naso, la bionda mi offrì un fazzoletto.
"Come mai sei qui?",
domandai.
In fondo, io non le avevo scritto
e lei non poteva essere a conoscenza degli avvenimenti.
"Ayato - confessò - Ayato mi
ha raccontato l'intera vicenda... anche lui è distrutto."
Rimasi a bocca aperta, ma ne fui
felice: forse teneva a Yuki più di quanto già
sospettavo, era corso da lei dopo
una perdita così grave.
"Dov'è?"
"Aveva bisogno di stare da
solo... - annunciò la mia amica - ma sapeva che avresti
avuto bisogno di
me."
Anche lui possedeva dei
sentimenti, dopotutto.
Chiesi
a Yuki di restare a farmi
compagnia e lei accettò immediatamente.
Non riuscii ad entrare nella
magione, così ci accomodammo su una panchina, vicino il
roseto di Subaru, e
restammo lì per quasi un'ora, senza dirci nulla.
Ayato
si materializzò
all'improvviso, facendo sussultare Yuki, mentre io gli lanciai
un'occhiata
disinteressata.
Non ero offesa con lui,
semplicemente mi sentivo... bloccata.
No, non bloccata, prosciugata dei
miei sentimenti.
Quella perdita aveva lasciato un
vuoto, come un buco nero, che assorbiva ogni emozione, per risputar
fuori
freddezza.
Il
vampiro si accomodò accanto
alla mia amica e anche lui rimase per alcuni minuti in silenzio.
Yuki posò una mano sulla quella
di lui e non mi sfuggii il piccolo balzo di Ayato, sembrava un po' a
disagio, o
meglio, in imbarazzo.
Decisamente strano per uno come
lui.
Ma ricambiò immediatamente il
gesto, stringendo a sua volta la mano di lei.
Il rossore sulle guance di Yuki
mi strappò un lieve sorriso.
Ma nessuno osò fiatare, così
tornammo tutti e tre a contemplare il giardino deserto.
"E
molto tardi, dovrei
tornare a casa - esordì infine Yuki, spezzando quel silenzio
pesante - ma
domani sarò di nuovo qui, se vorrai."
Le rivolsi un piccolo sorriso e
annuii.
"Vai pure, Ayato ti
accompagnerà."
Il vampiro si voltò a guardarmi,
ma acconsentì senza tante storie.
In fondo anche lui si preoccupava
dell'incolumità della bionda.
Yuki mi abbracciò, prima di andar
via scortata dal rosso.
Io rimasi lì ancora per alcuni
minuti.
ANGOLO
AUTRICE
Dunque
gente, mi scuso se il
capitolo risulta un po' breve, tuttavia il prossimo sarà
l'epilogo, quindi ho
dovuto separarli.
Siamo quasi giunti alla fine di
questa avventura.
Ringrazio coloro che hanno
inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
In paticolare SeiraBrizzi
per aver recensito i capitoli precedenti.
Mando un abbraccio a tutti voi,
Nephy-
|
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Capitolo 25 *** Capitolo 24 - Epilogue - ***
Capitolo 24 - Epilogue -
Un lieve venticello
soffiava nel giardino, come una carezza mi sfiorò la
guancia.
Alzai gli occhi al cielo, sicura che Raito fosse lì.
La sua presenza non mi aveva lasciato.
Mi sentii subito sollevata e avvertii una strana sensazione di fiducia
diffondersi nel corpo.
Finchè un brivido lungo la schiena mi
colse all'improvviso.
Notai una chioma bionda tra i cespugli e capii.
Mi alzai di scatto, mentre quella piacevole sensazione spariva
lentamente, lasciando posto a collera ed odio.
Sicura che Karl Heinz mi stesse spiando, mi avventurai nel giardino:
non
mi importava se era lì uccidermi: io avrei vendicato Raito.
In fondo era morto a causa sua.
Ma più camminavo, più incappavo solo in fiori,
vasi vuoti ed arbusti.
"Esci fuori! - esclamai - esci fuori bastardo!"
L'unica risposta che ricevetti fu il silenzio della notte.
Urlai frustrata, con tutto il fiato che avevo in gola.
Un crack richiamò la mia attenzione:
girai il capo e mi resi
conto che un vaso, alle mie spalle, era finito in mille pezzi.
Lo fissai a lungo, pensando che qualcuno lo avesse urtato, ma non vi
era
anima viva nei dintorni.
Probabilmente il vento.
Scossi il capo e mi convinsi che non c'era traccia di Karl Heinz,
probabilmente era solo la mia immaginazione.
Oppure quel bastardo stava giocando con la mia mente.
"Mitsuko."
Reiji era comparso alle mie spalle, indossava nuovamente gli occhiali,
tuttavia il suo completo era ancora sgualcito, di certo una conseguenza
della
battaglia.
"Volevo parlarti."
Attesi che prendesse parola, stranamente non
sembrava a suo agio.
"Era sottointeso, ma vorrei dirlo francamente: non è
necessario che
tu scelga un Adamo. Tuttavia potrai far visita ai Mukami ugualmente, se
ti
aggrada."
Abbassai lo sguardo: persino lui aveva capito da tempo quale sarebbe
stata la mia scelta.
E ora che Raito non c'era più, sapeva bene che non avrei
scelto
nessun'altro.
"Cosa dirai a tuo padre?"
"Ha messo a rischio la nostra vita, ha causato la morte di Raito,
non gli dobbiamo più nulla."
La sua espressione era diventata una maschera d'odio, mi
lasciò di
stucco.
Lui che aveva sempre auspicato a diventare un
figlio modello, non mi
sarei mai aspettata che pronunciasse una frase del genere.
"L'ho sempre rispettato, è mio padre, ma lui ci ha solo...
solo-"
"Manipolati." gli suggerii involontariamente.
Mi sarei aspettata un rimprovero per questo, ma Reiji si
trovò d'accordo
con me.
"Esatto. Non ci ha mai considerati suoi figli, solo pedine."
Dopotutto, il sacrificio di Raito era valso a qualcosa.
"Torniamo a casa." proferì.
Ovviamente non attese oltre e svanì nel nulla, tuttavia, non
mi era
sembrato un ordine, il suo, piuttosto un implicito messaggio: quella
era anche
casa mia ormai.
E, sebbene nessuno dei Sakamaki lo avrebbe ammesso
esplicitamente, mi
consideravano parte della famiglia più del loro stesso padre.
Con loro al mio fianco, avrei fatto di tutto pur di vendicarmi.
Mi avviai dentro la villa.
Un ululato squarciò il silenzio della notte.
ANGOLO AUTRICE
Dunque siamo giunti anche
qui alla fine della fanfiction. Ogni volta che
devo spuntare la casella "completa" sento un nodo alla gola, una
sorta di malinconia, ma sono anche soddisfatta di aver portato a
termine il mio
lavoro. Sebbene, come avrete intuito, questo capitolo è solo
l'inizio della
prossima "stagione".
Ebbene non ho ancora finito di torturare i nostri vampirelli e la
nostra
povera Mitsuko/Ellen/Eva muahah
Scherzi a parte, sto buttando giù delle idee che avevo in
parte
pianificato già scrivendo questi capitoli.
Ma voglio dedicare un
enorme grazie a tutti coloro che hanno seguito la
mia storia, in particolare SeiraBrizzi che ha
pazientemente recensito
ogni capitolo e mi ha supportato con le sue parole.
Un grazie anche a Spring_Sun, A l i e e
pinkykawaii.
E grazie a tutti coloro che sono arrivati fin qui!
Con un pizzico di tristezza
vi saluto, a presto, vostra Nephy-
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