Talk to me

di Nena Hyuga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Invito ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Nuvole ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Insonnia ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Segreti ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Futuro ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Invito ***


Talk to me
 

Day 1 - Invito
 
“Oh, e questo cosa significa?”
Un sorriso sornione solcò le labbra di Kuroo che si appropriò della sedia accanto al biondo nella mensa comune dove ben cinque team erano riuniti per cenare dopo un’intera giornata di spossanti allenamenti.
“Questo cosa?” domandò monocorde notando l’ammontare di cibo sul vassoio del moro. 
Kei inconsciamente eresse una barriera tra la sua cena e quella del capitano della Nekoma posizionando una mano nel mezzo così da delimitare un confine: no, quella sera non gli avrebbe rifilato doppia razione di proteine, di verdure, tanto meno di “zuccheri”.
“Hai lasciato la sedia libera vicino a te.” cantilenò
“No, te lo sei immaginato.”
“E allora come mai hai spostato la sedia quando mi hai visto entrare nella mensa?”
“Non ti ho visto entrare. C’erano delle briciole che mi infastidivano, ho mosso la sedia per scrollarle via.” rispose a tono, colpo su colpo. 
Nei giorni che li avevano visti vivere a stretto contatto, Kei era diventato bravo a replicare alle battute di Kuroo con sempre meno scarto di tempo.
“Delle briciole sulla sedia accanto alla tua ti infastidivano?”
“Sì, esatto.” si riempì le guance di riso nella speranza che Kuroo si accontentasse nel vederlo nutrirsi, quasi lo preferiva quando si atteggiava a nonna apprensiva di fronte al nipote sciupato.
“Quindi non hai riservato il posto a nessun altro e quello di spostare leggermente la sedia non era un invito a mangiare vicino a te?” 
Tsukishima esitò a masticare ed ingoiare il boccone troppo grande, ma riuscì a far fronte allo strano calore che lo aveva colto di sorpresa ed all’intensa sudorazione delle mani che per poco non gli fece sfuggire una bacchetta.
“Perché devi sempre aggiungere una didascalia inopportuna a tutto ciò che faccio?” domandò sulla difensiva, segno della sua colpevolezza.
Per quanto potesse sembrare ipocrita, l’intenzione di Kuroo non era quella di mettere a disagio il primino della Karasuno ed espresse un’ulteriore verità che si limitò a sussurrare in modo da poter essere udibile solo a Kei.
“Perché mi fa piacere che tu ti sia abituato alla mia compagnia e voglio accertarmi di non essere in errore.” rispose genuino, un tratto del carattere di Tetsurou che Tsukishima non era ancora in grado di gestire. Gli andava bene controbattere ad una frecciatina con una cattiveria più aspra, era divertente per quanto sfiancante fosse, ma al suo sorriso sincero e dolce non aveva ancora trovato una difesa solida a cui aggrapparsi.
Di nuovo quel fastidioso rossore che raggiunse l’apice delle orecchie di Kei, e ancora le mani divennero sudaticce e scivolose, facendo volare le bacchette in grembo all’altro. 
“Ora ne ho abbastanza.” sbottò, alzandosi dal tavolo e prendendo il proprio vassoio.
“Ohi, Tsukki! Dove stai andando?!” 
“Mi siedo vicino a Hinata, c’è una sedia libera.”
“Ma se nemmeno lo sopporti il piccoletto!”
“Oh, perché credi di essere in una posizione migliore nella mia graduatoria dei miei fardelli preferiti?”
Tsukishima aveva ripreso lucidità, rispose con stizza ed assottigliò lo sguardo puntando gli occhi nocciola su quelli ambrati del capitano avversario.
Kuroo sogghignò.
“Beh, sì?” domandò assumendo un’espressione colma di aspettativa.
“Presuntuoso da parte tua anche solo pensarlo.” 
“La sedia significherà pur qualcosa!” si lamentò, guaendo con teatralità e facendo sfociare la conversazione su un finto vittimismo che portò Tsukishima al suo declino.
“Ti tollero.” sospirò capitolando dato che aveva colto la scappatoia offertagli da Kuroo e per una volta decise di accontentarlo ed essere a sua volta sincero.
 
 

 

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Capitolo 2
*** Day 2 - Nuvole ***


Day 2 - Nuvole
 

“No, questa cosa necessita di essere discussa in privata sede.” 
Un concitato Kuroo stringeva nella mano il cellulare del primino della Karasuno mentre attraversava il vialetto esterno con il proprietario alle calcagna.
“Ti prego, Kuroo-san, ti ho già detto che puoi chiamare quelle cose come diavolo vuoi, basta che chiudiamo questo discorso scemo e mi ridai il telefono!”
A differenza dell’emozione trapelante dal più vecchio, Tsukishima sembrava sul punto di buttarsi dal tetto della terza palestra della Shinzen.
“Assolutamente no, ora ho bisogno di riunire il consiglio. E’ una cosa per cui potrei non dormire la notte, lo sai?”
“Stiamo parlando dello screensaver del mio cellulare, te ne rendi conto?” sbottò esasperato, troppo spossato anche solo per allungarsi e recuperare lo smartphone tenuto in ostaggio.
“C’è bisogno di indire un’assemblea cittadina!”
“Santo cielo no.”
A nulla servirono le suppliche di Tsukishima di ridargli il telefono: era anche disposto a proporre ben dieci minuti di allenamento extra sui muri pur di riottenere il maltolto e andarsene a letto.
Kuroo attirò l’attenzione con un caratteristico “Oya oya?”, richiamo al quale Bokuto non seppe resistere ed esplose in un altrettanto rumoroso “Oya oya oya!”. 
“Ehi, gente, voi come le chiamate queste?” Kuroo mostrò lo schermo del –non suo- cellulare sul quale svettava l’immagine di una succulenta shortcake alle fragole a più strati, decorata con sapienti ghirigori di soffice panna montata ed un piatto di cioccolato temperato in cima.
Il dito di Tetsurou, però, puntava a qualcosa di specifico della foto rappresentante il dolce ed in particolare gli abbellimenti superiori.
“Sono dei ciuffi di panna montata.” rispose pacato Akaashi che rivolse uno sguardo confuso a Kuroo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Nemmeno l’alzatore della Fukurodani capiva il motivo di tanto fomento per un argomento così futile, ma realizzò che si trattava del migliore amico del suo capitano, e se viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda non vi erano risposte razionali a tale comportamento.
“Chi se ne frega di come si chiamano? Sembra squisita! Kuroo, ora ho fame per colpa tua!” esplose Bokuto con la sua semplicistica visione dell’argomento.
Tsukishima non si aspettava nulla di meno e ancora si chiedeva perché Tetsurou avesse fomentato i loro animi per un banalissimo screensaver.
“Bokuto-san, tu hai sempre fame, non è di certo colpa di Kuroo-non-so-cosa-sono-le-priorità-san se ora hai voglia di un dessert.” li freddò entrambi in un colpo solo, una singola frase bastò a placare i due capitani, ma ciò portò di nuovo l’attenzione sul soggetto della conversazione.
“Beh, Tsukki, dì loro come li chiami tu.” incalzò il moro con un broncio stampato in faccia a causa dell’appellativo appena affibbiatogli da Akaashi.
“Kuroo-san, a nessuno interessa sapere come il sottoscritto chiami quelle cose.” sbuffò il biondo, non capendo nemmeno lui cosa vi era di tanto ridicolo in ciò che aveva pronunciato pochi minuti prima in presenza del capitano della Nekoma.
“Io sono curioso.” intervenne di nuovo Keiji come a volerlo spronare a finire quella sceneggiata sciocca, concludere gli allenamenti ed andare a dormire. E solo per quel motivo Tsukishima acconsentì a porvi una fine.
“...nuvole. Nuvole di panna.” bisbigliò.
“E’ carino!”
“Romantico.” commentò Akaashi con un sorriso vezzoso che fece avvampare Kei.
“Capite?! Non si addice per nulla al nostro Tsukki!”
“Grazie, Kuroo-san, apprezzo molto questo tuo commento. E non sono di vostra proprietà, a malapena il mio cellulare mi appartiene...” rimbrottò ormai allo stremo delle forze.
Le sue lamentele non vennero accolte né ascoltate, sentì solo un braccio poderoso attorno al collo che lo obbligò ad avvicinarsi alla rete per iniziare gli allenamenti extra e per una volta fu grato a Bokuto di aver dato un senso logico alla serata.
“E’ stato più sfiancante dei tuoi allenamenti a muro.” esordì alla fine Tsukishima il quale doveva ancora riavere indietro il proprio telefono e fu così costretto a prolungare l’agonia della socializzazione con il capitano avversario oltre l’orario consentito.
“Oh, vuoi dire che preferisci i miei massacranti nonché utilissimi allenamenti piuttosto che una chiacchierata tra amici?”
“Ti prego, non farmi mai più questa domanda o potrei urlare.”
Kuroo scoppiò a ridere di gusto, si tenne la pancia e diede un affettuoso colpo sulla schiena di Kei che si lasciò uscire uno sbuffo dalle labbra appena pronunciate.
“Kuroo-san.”
“Uhm?” 
Il moro sembrò essersi calmato una volta distanziatosi dal suo compagno di combriccola.
Lo sguardo sinceramente curioso di Kuroo ricordò a Tsukishima il motivo per cui era tanto difficile parlare a quattrocchi con lui.
“Perché ti interessava tanto sapere i dettagli di quella torta? E' solo uno stupido salvaschermo...”
“Sei davvero curioso di scoprirlo, Tsukki?”
Kei tacque, mordendosi le labbra nel tentativo di non sparare qualche frase aspra ad effetto sul ricredersi ed il non voler più sapere niente.
Kuroo interpretò il suo silenzio come un incitamento.
“Perché vorrei che la tua torta di compleanno fosse perfetta, sei già un musone di natura e sbagliare il dolce per tale occasione sarebbe un peccato. Sarebbe bello tu fossi felice per quel giorno.” rispose gentile, con un caldo sorriso a solcargli il viso.
Fu solo allora che Tetsurou gli allungò il cellulare facendolo scontrare contro il petto di Tsukishima e ricordandogli il vero motivo per cui era lì. Oltre a rimembrargli di respirare e di non rimanere impalato in mezzo al vialetto.
 

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Capitolo 3
*** Day 3 - Insonnia ***


Day 3 - Insonnia
 

Inizialmente aveva pensato che andare a dormire a casa di Kuroo fosse una buona idea: la serata ideale che si prospettava loro davanti prevedeva lo spostare il sedere dalla sedia del tavolo da pranzo, al divano per poi arrivare al letto.
L’unica cosa impegnativa paragonabile ad uno sforzo muscolare e vagamente somigliante allo stretching che Kuroo lo obbligava a fare durante i loro allenamenti, fu allungare il braccio per farlo passare sopra le spalle del moro che si era accoccolato contro la sua spalla sul sofà.
A parte l’iniziale disagio dell’adattarsi all’idea di essere ospite del suo presunto non ancora ufficiale fidanzato, Tsukishima si era sentito a proprio agio con Kuroo.
Ma il problema giunse quando fu ora di andare a dormire.
Letto nuovo, posto nuovo, non aveva mai avuto un compagno con cui condividere lo spazio vitale del materasso, la posizione scomoda dovuta al fatto che due spilungoni di quasi 190cm non erano poi facili da incastrare.
Lo scenario si prospettava dei peggiori. 
Tsukishima aveva persino considerato l’idea che c’era il potenziale per fare sesso: una romantica prima volta a casa di Kuroo senza i suoi genitori tra le scatole e stanco per il movimento fisico, si sarebbe addormentato accoccolato al moro e cullato fra le braccia di Morfeo in un sonno profondo. Una visione fin troppo positiva, surreale e cliché.
Infatti Kei si trovava steso a pancia in su, mani congiunte in posizione funebre con i gomiti ben incollati ai fianchi, una gamba che scivolava pericolosamente dal bordo del materasso e la consapevolezza che erano ben trentacinque minuti che non trovava il sonno dei giusti.
Non appena ebbe fatto qualche carezza a Tetsurou, quest’ultimo si era addormentato con un sorriso beota in faccia nella più totale beatitudine. E Tsukishima non aveva avuto il cuore di continuare a richiedere qualche coccola dal momento che il capitano era da due giorni che solcava il pavimento di casa Kuroo per fargli trovare un ambiente accogliente, pranzo e cena pronti e si era anticipato sullo studio così da dargli tutte le attenzioni.
Pian piano il braccio scivolò dal suo ventre fino al crepaccio che si era creato tra il suo corpo e quello del moro, andando a sfiorare i suoi boxer involontariamente che subito Kei ritirò la mano trattenendo il fiato e giurando a sé stesso e tutti gli dèi che non era stata colpa sua, che non voleva approfittare di Kuroo dormiente e che non era perché volesse davvero fare sesso.
Persino i suoi respiri sembravano essere rumorosi nel silenzio tombale della camera da letto.
Ma più di ogni altra cosa voleva alzarsi per andare in bagno e fare pipì.
Per rendere ancora più avventurosa l’insonnia di Tsukishima, all’improvviso il braccio del padrone di casa circondò la sua vita bloccandolo in quella posizione.
“Tsukki...”
Un barlume di speranza illuminò il viso di Kei quando sentì che il moro era sveglio, la voce roca e gli occhi chiusi.
“...uhm?”
Avvertì il sospiro pesante di Kuroo che si stringeva a lui e Tsukishima sentì il cuore sobbalzare, perse un battito, respirò ancora più forte in mancanza di ossigeno per recuperare quell'asistolia maligna di pochi attimi prima. 
“Non riesci a dormire...” fu la sua affermazione biascicata, come a voler chiedere il motivo.
“E’ il letto nuovo, nulla di preoccupante.”
“Respira piano.” lo esortò, stringendogli la vita e dandogli un bacio sulla spalla scoperta, l’unico lembo di pelle a portata di bocca di un assonnato Tetsurou.
La mano del più grande si mosse sul suo ventre, carezzandolo con gentilezza, senza mai accennare a volerlo forzare, si limitò a toccare il fianco sinistro di Tsukishima da sopra la maglia del pigiama per poi finire con dei ghirigori sul braccio, sul collo e sul mento.
Inconsapevolmente il respiro di Kei si regolarizzò, la pelle scossa dai brividi di piacere, per nulla disturbato dalle coccole extra del compagno.
Anche se non lo poteva vedere, Tsukishima lo immaginò sorridere compiaciuto ed a nulla sarebbe servito negare che al biondo piacesse dannatamente quel tocco dolce ed accorto.
Si placò, il suo respiro si regolarizzò, le palpebre divennero pesanti e finalmente il sonno sembrò avere la meglio su di lui ed il suo raziocinio che lo avvertiva di non lasciar di nuovo cadere la mano o sarebbe finito dritto sopra le mutande di Kuroo. Aveva accolto l’abbraccio di Tetsuro come metodo alternativo per curare la sua mancanza di sonno ed i disagi del nuovo letto, ma c’era ancora dell’altro.
“Kuroo-san.”
“Che c’è?” 
Forse era la prima volta che sentiva Kuroo Tetsurou seccato perché Tsukishima Kei lo stava chiamando.
“Dovrei andare al bagno.”
E forse era la prima volta che sentiva Kuroo Tetsurou ridere così di gusto fino a perdere totalmente il sonno.
 
 

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Capitolo 4
*** Day 4 - Segreti ***


Day 4 – Segreti
 



“Sai, Kuroo-san...”
Tsukishima attirò l’attenzione del più grande steso di fianco a  lui, nudo sotto le coperte, dopo un round di coccole che aveva visto i loro vestiti farsi compagnia sul pavimento.
Il moro puntò gli occhi ambrati verso il compagno, aggrottò la fronte intuendo si trattasse di un argomento delicato e che Kei stava per esporgli in un momento che lui riteneva intimo. Aveva imparato un po’ a conoscerlo nonostante fossero solo pochi mesi che si frequentavano: quando Tsukishima voleva dire qualcosa di importante, il biondo aveva l’abitudine di guardare dritto un punto fisso nel vuoto, solitamente dietro le spalle di Kuroo, la sua voce si appiattiva e ad un’occhiata superficiale era il preciso atteggiamento di una persona menefreghista che  recitava un copione senza interesse. Il fatto era che Tetsurou collezionava quei preziosi e rari momenti e ne faceva tesoro, non lo interrompeva nemmeno per esortarlo a continuare.
“Penso che prima di te io mi sia preso una cotta per Yamaguchi. Penso di aver sempre saputo di non provare interesse per le ragazze. Non per vantarmi, ma ho ricevuto un’infinità di lettere di dichiarazione e non ho mai corrisposto i sentimenti di nessuno prima d’ora.”
Parlava con tono sostenuto come se stesse leggendo di fretta un saggio di storia.
Kuroo poté notare con più chiarezza l’incurvarsi delle sue spalle, il breve accenno a mordersi il labbro appena sputato uno dei suoi segreti più grandi e che probabilmente Tsukishima temeva lo avrebbe fatto infuriare.
Si chiese perché glielo stesse rivelando in quel momento, nudi, stesi a letto e senza vie di fuga; un’altra caratteristica di Tsukishima quando si confidava –quelle rare volte- era la sua abilità nel crearsi una scappatoia, fisica o verbale che fosse.
In quel caso non ne intravedeva mezza.
Il capitano della Nekoma sbatté le palpebre in un cipiglio perplesso, trattenne il respiro che poi buttò fuori tutto d’un fiato per esordire in un sorriso comprensivo.
Avrebbe tanto voluto ghignare a gongolare senza ritegno.
“Non sei arrabbiato?” chiese Tsukishima titubante.
“Dovrei?” rispose affabile.
Kei non replicò e rimase per qualche istante a ponderare l’idea di gridare alla ritirata e scappare in bagno con la scusa di infilarsi dei boxer puliti.
Kuroo notò come lo sguardo nocciola di Tsukishima guizzò verso la porta del gabinetto, la via di fuga che il padrone di casa non aveva valutato.
“Tsukki, mi hai appena fatto la confessione più bella che io abbia mai sentito uscire dalla tua bocca di tua spontanea volontà. Perché dovrei essere arrabbiato?”
“Una confessione? A volte fatico a capire come riesci a leggere tra le righe cose inesistenti, Kuroo-san.” negò, forse con troppa poca convinzione.
“Il fatto che tu me l’abbia detto a quattr’occhi, stesi sul letto di casa mia, mi fa pensare che tu sia finalmente innamorato di me e che ti fidi abbastanza da confessare un simile segreto.”
“La tua positività non dovrebbe più sorprendermi...” sospirò esasperato.
“Ed invece?”
Tsukishima aveva parlato abbastanza.
Arricciò le labbra e si aggrappò al cuscino in un’espressione di muta ostinazione.
“Oh, quindi ora sei pronto per qualche altro mese di taciturni silenzi eremitici riguardo i tuoi  sentimenti?”
“A quanto pare nemmeno quelli riescono a scalfire la tua cocciutaggine.”
“Ehi, stavolta hai fatto tutto da solo!”
Il “E me ne sto pentendo” che Kuroo si aspettava di udire non arrivò mai, sorprendendolo a sua volta quando la pesantezza con cui Tsukishima si appoggiò sulla sua spalla lo colpì, così da nascondere sapientemente il viso accaldato, la conferma che Tetsurou non necessitava.
 
 

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Capitolo 5
*** Day 5 - Futuro ***


Day 5 - Futuro
 

Kuroo sedeva sul letto con le mani giunte sopra ad una pila di giornalini appoggiati sulle ginocchia e Kei maledì il momento in cui lo aveva lasciato per due minuti solo in camera propria per andare al gabinetto.
“Tsukishima Kei. Dobbiamo parlare.” asserì serio sventolando le riviste di geologia, storia del periodo giurassico, illustrazioni di dinosauri ed affini.
“Cosa significa quest’aria da interrogatorio genitoriale che non ti si addice e ti dà un’aria più ridicola del solito?”
Tsukishima temeva dove quella domanda l’avrebbe portato.
“Pensavo nascondessi dei porno!” esordì senza mezzi termini, gesticolando con le mani ricreando forme di seni prosperosi e sagome discutibili.
“Pensavi o speravi di trovarne?”
“Entrambe!”
Sospirò esasperato, nemmeno tanto sorpreso dal nuovo ed imbarazzante tema.
“Non ne troverai.”
“Sei sicuro di essere un normale adolescente in via di sviluppo?”
“Vivo ancora con i miei genitori e mio fratello, e nel caso dovessi avere certe necessità esiste una cosa chiamata internet che potrebbe soddisfare ampiamente le mie esigenze, e senza lasciare prove tangibili in casa.”
“Oh, allora navighi davvero sui siti porno! Tsukki, che pervertito.”
Kei alzò un sopracciglio fingendo che la cosa non lo toccasse dacché, secondo i suoi calcoli, il suo tempo limite per non essere evidentemente imbarazzato dall’argomento stava esaurendo in fretta.
“Sto solo cercando di conoscerti di più.” mugugnò imbronciato.
 Tsukishima sapeva che quella conversazione sarebbe degenerata e che qualsiasi sforzo lui avesse fatto per depistare le curiosità di Tetsurou sarebbero valse zero di fronte alla sua insistenza.
“E devi indagare su di me a partire proprio da questo genere di cose?”
“Vuoi negare al tuo senpai la gioia di conoscere qualche piccolo segreto scottante sul tuo conto?”
“E’ esattamente ciò che sto facendo.”
“Nemmano qualcosa da condividere solo con me, il tuo irrimpiazzabile fidanzato?”
Kei ebbe un tuffo al cuore. O meglio ebbe proprio la sensazione che all’udire quella parola –non la voluta storpiatura grammaticale- avrebbe potuto vomitare fuori un organo vitale.
“Irrimpiazzabile è una parola esistente?” spaziò prendendo tempo mentre quel “fidanzato” aleggiava nei suoi pensieri come un’insegna al neon.
“Su, dimmi qualcosa! Tu hai scoperto il motivo dei miei capelli, ed è un grande passo avanti nella nostra relazione!”
Stava esaurendo le battute e la prontezza di riflessi nel rispondergli calò a picco.
L’unica cosa che riuscì a scorgere fu l’accentuarsi del broncio di Kuroo che minava alla sua inflessibilità.
“Un domani dovrò sapere come continuare a soddisfare il mio consorte, no?!”
Quello doveva essere il colpo di grazia perché Tsukishima riuscì a malapena a collegare le varie parole con una linea immaginaria ed avvertì la punta delle orecchie e le guance andare a fuoco.
La rapida escalation che aveva portato Kuroo dal mero porno all’etichettarlo come suo futuro compagno di vita l’aveva spiazzato.
“Perché tanta fretta, Kuroo-san? Abbiamo ancora tempo...” bofonchiò sistemandosi gli occhiali e mangiandosi le sillabe di una risposta che non lasciava nulla al caso.
Doveva ammettere che quella lungimirante visione di loro due assieme non gli dispiaceva affatto.
 

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