In sospeso tra due mondi

di FeBookworm
(/viewuser.php?uid=83111)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Londra, 2008

 
Erano passati ben dieci anni dalla fine della Seconda Guerra Magica.
Dieci anni di pace, senza più nessuna minaccia di un ritorno dell’Oscuro o di alcuni suoi fedeli.
Il Mondo Magico stava vivendo un momento pacifico e tranquillo come non lo vedeva da secoli. Nemmeno i più vegliardi tra loro riuscivano a ricordare un periodo simile. Perché prima di Voldemort c’era stato Grindelwald e prima di Grindelwald ci fu il costruttore di bacchette Gregorovich e altri prima di loro.
Sì, il Mondo Magico era in armonia e tutto andava per il meglio. A differenza del Mondo Babbano, nel quale stava regnando il caos.
Terrorismo, incertezze continue, crisi lavorative ed economiche… Tutto stava portando alla nascita di idee conservative che spaventavano i più.
Ma non Hermione Granger. Dopo aver affrontato tutti gli ostacoli che il Mondo Magico aveva messo sul suo cammino, questi subbugli non la impensierivano per niente. Sì, c’erano incertezze, ma la loro banalità, se paragonate a quelle del Mondo Magico, la lasciavano del tutto indifferente.
Per questo era tornata definitivamente tra i Babbani, dopo anni ad essere in sospeso tra i due mondi.
Cinque anni esatti di vita tra i Babbani, senza quasi più nessun contatto con l’altro mondo. Della sua vecchia vita non sentiva affatto la mancanza. Continuava ad essere in contatto con Harry e Ginny grazie alla tecnologia babbana, ma per il resto, tenendo anche conto di come era finita la sua storia con Ron, non aveva più nessun legame con quel mondo.
Viveva la vita di una persona normale, con un lavoro (quasi) del tutto normale.
Lavorava presso un orfanotrofio babbano, dando cura e amore a bambini che non ne avevano ricevuto per niente nella loro vita. Qualora uno dei bambini avesse manifestato qualche magia involontaria, avrebbe riparato i danni e introdotto il bambino alla vita nel Mondo Magico. Per tutto il resto la magia non faceva più parte della sua vita.
Per questo si stupì quando lo vide lì, sul marciapiede dal lato opposto rispetto all’orfanotrofio. Appoggiato a un lampione, vestito come un Babbano, aristocratico e perfetto anche con un semplice paio di jeans e una felpa col cappuccio, intento a fumarsi una sigaretta, sembrava fosse lì solo per aspettare il tram.
Hermione però sapeva che era lì per lei. Lo capì dal modo in cui i suoi occhi argentei, con dei piccoli puntini di colore azzurro ghiaccio come lei ben sapeva, guizzarono quando riconobbero la sua figura.
Se fossero stati nel Mondo Magico, lo avrebbe affrontato perché era nella sua natura di Grifondoro farlo.
Ma Hermione aveva smesso di essere una Grifondoro da quando aveva lasciato quel mondo ed essere semplicemente Hermione Granger, una comunissima persona del mondo babbano. Per questo motivo finse di non vederlo e si avviò con tutta calma verso la sua babbanissima macchina per tornare al suo babbanissimo appartamento pieno di babbanissimi oggetti.
Finse di non vederlo anche il mattino dopo, quando lui, puntuale come sempre, le si parò davanti all’entrata del parcheggio dell’orfanotrofio.
Se fossero stati a Hogwarts, probabilmente lui l’avrebbe ripresa per quel suo atteggiamento così poco… da lei. E sapeva anche esattamente cosa le avrebbe detto.
Strisciare via in questo modo si addice più a una Serpe codarda come me, Granger.
E lei avrebbe risposto. Perché ad Hogwarts c’era sempre tempo per un battibecco tra loro due.
La mia non è codardia, furetto. E’ che un Grifone come me non si occupa dei pesci piccoli come te. Ora, se non ti dispiace, ho molto da fare. Buona giornata.
Sarebbero andati avanti per ore, perché quello era l’unico modo che conoscevano per comunicare.
Beh, l’unico prima di…
“Ehi Hermione, ci sei? Oggi ti vedo strana” le disse Sally scuotendola un po’.
“Eh? Perdonami Sally. Ho dormito davvero male stanotte e con la testa sono ancora nel letto” si scusò lei.
Ed era vero. Da quando lo aveva rivisto, non faceva che ripensare a lui, a quello che era successo tra loro, a come…
“Ti capisco, sai? Con questo caldo non si riesce più a dormire tranquilli. Tutta questa afa è insopportabile. Per fortuna che, da quando sei arrivata tu, sei riuscita a far cambiare il sistema per l’aria condizionata. I bambini almeno non sempre al fresco. Non sai come diventavano fiacchi e spossati anni fa.”
Batti la fiacca, Granger? Non dirmi che sei già stanca dopo un’ora di allenamento con me. Non posso essere più sfiancante di… che ne so, Tom Riddle!
Quel suo modo di fare l’aveva sempre innervosita. Provocarla, fare in modo che avesse una reazione, costringerla a rispondere alle sue battutine quando in realtà lei voleva solo ignorarlo. E quel suo sorrisino compiaciuto, quando otteneva la reazione sperata… Ti faceva venire voglia di schiaffeggiarlo ancora, ancora e ancora.
Ma per Merlino, il modo in cui si faceva perdonare…
Dai, torna qui. So io come aiutarti a distendere i nervi.
“Sai che cosa ti ci vuole per distendere un po’ i nervi?” domandò Sally ad un tratto.
“No, cosa?”
“Una bella uscita per distrarsi! Che ne dici? Hanno aperto un nuovo locale in centro, potremmo andare lì, bere qualcosa e sentire un po’ di musica.”
Non era esattamente dell’umore per uscire. Ma Sally era una delle poche amiche che si era fatta, quindi non poteva sempre dirle di no.
E poi così, magari, sarebbe riuscita a non pensare a lui per alcune ore.
“Certo! Facciamo per le otto?”
“Perfetto! A più tardi allora. Adesso vado dai bambini, ci vediamo!”
 
 
 
Ma se lo ritrovò anche lì. Due tavolini più indietro, con il solito ghigno divertito quando vide che era vestita di verde.
Ti sta bene, sai? Molto meglio di quel rosso che avevi sull’uniforme. Dovresti indossarlo più spesso.
Scordatelo. E’ solo per stavolta e solo perché ho perso questa scommessa.
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
“Ehi Hermione, hai visto quel ragazzo là dietro? Sembra mangiarti con gli occhi! Lo conosci?”
Lei non si voltò nemmeno:”Lascia stare, Sally. Sarà come minimo il solito ragazzo che ha bevuto troppo e vuole creare fastidi. Oh, guarda. C’è anche Tony, lo invitiamo a unirci a noi? Così magari quel ragazzo ci lascerà in pace.”
Lo sai che diventi particolarmente molesta quando bevi, Granger? Ieri sera non riuscivi a togliermi le mani di dosso.
Niente di personale, furetto. Ero talmente fuori che avrei potuto provarci anche con il quadro del professor Piton.
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
“Sally! Hermione! Che bello vedervi qui. Finalmente vi siete decise a venire. Oh, ma Hermione questo vestito ti sta d’incanto.”
Hermione poté quasi sentirlo ridere, anche se era due tavoli più indietro e anche se la musica era a volume altissimo. Chissà quanto si stava gonfiando il suo ego in questo momento…
“Vieni qui spesso, Tony?” domandò lei cambiando discorso.
“Oh, sì. I ragazzi sul palco sono miei amici. Suonano ogni venerdì, poi vanno in un altro locale a bere qualcosa per festeggiare. Volete unirvi a noi dopo?”
“Molto volentieri, vero Sally?”
“Sì, assolutamente.”
Granger 1, furetto 0. Non puoi seguirmi per sempre.
Ma non sapeva ancora quanto si sbagliava.
Tornata a casa, leggermente barcollante per via dei gin tonic bevuti, trovò un biglietto sul tavolo del salotto. Un biglietto del tipo particolare di pergamena che si usava a Hogwarts.
 
 
Tana per la Mezzosangue




Nota dell'Autrice:
​Eccomi qui con una nuova long Dramione. Sperando di aggiornarla con continuità ^^"
​Che ne pensate di questa Hermione relegata nel mondo babbano? E cosa vorrà Draco da lei?

​Vi lascio il link della mia pagina autrice, in caso vogliate seguirmi.


https://www.facebook.com/FedeMorningRockEFP-663566033691978/
​A presto,

-Fé-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

Hermione cercò di non pensare a lui. Doveva andare avanti con la sua vita come aveva sempre fatto. Era lui che era venuto da lei, giusto? Quindi doveva farsi avanti lui. Lei doveva solo continuare a fare il suo lavoro.
I ricordi però, quelli non la volevano proprio lasciare in pace.
Si ricordava tutto di lui. Per quanto avesse provato a dimenticarsi del Mondo Magico, per quanto avesse provato a rompere tutti i legami, la presa che lui aveva sul suo cuore rimaneva salda.
A volte, quando usciva a bere con Sally e Tony, poteva quasi immaginarsi di essere in un altro sposto, in quell’altro mondo, con lui e gli altri.
Offro io questo giro, Granger. Te lo meriti dopo la missione di oggi.
Vuoi ripagarmi con un drink il fatto di averti saltato il culo per l’ennesima volta, furetto?
Non lo chiamerei proprio “salvarmi il culo”.
Certo, Malfoy. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
Touché, Mezzosangue.
Gli insulti di scuola si erano trasformati in semplici battibecchi. Un giorno Harry le aveva detto che pensava che lei e Malfoy non conoscessero un altro modo per comunicare che non fosse quello di punzecchiarsi costantemente. Ci riuscivano eccome, ma questo a Harry non lo disse.
Aveva scoperto presto, nel corso del loro settimo anno ad Hogwarts, quanto fosse facile parlare con Malfoy, una volta messi da parte i pregiudizi. Ancora prima aveva capito quanto la guerra lo avesse cambiato, e in meglio.
Devo chiederti scusa, Granger. Per come mi sono comportato negli anni passati. Continuo a non apprezzare i Babbani, sappilo, ma non penso più che tu e quelli della tua razza inquiniate l’aria che respiro.
Un cambiamento totale in lui sarebbe stato impossibile. Non solo per tutti gli anni in cui aveva ascoltato gli insegnamenti di Lucius come se fossero una verità superiore a cui tutti dovevano sottostare, ma anche perché, in quanto appartenente a un gruppo così ristretto di Maghi Purosangue, era sempre più attaccato alle sue origini e tradizioni. Non avrebbe mai ribaltato completamente l’ordine che i suoi avi avevo creato, ma un’apertura mentale, questo poteva farlo.
Con Malfoy aveva capito l’importanza del compromesso, di quanto fondamentale fosse incontrarsi a metà strada per andare avanti insieme.
Prima, da Grifondoro testarda quale era, credeva che il Mondo potesse essere solo bianco o solo nero. Con Malfoy aveva imparato che non sempre il suo modo di vedere le cose era giusto, o che fosse l’unico.
Granger, quando lo imparerai? Gli elfi non vogliono essere liberati, per questo continuano a far finta di non trovare quei cappellini, che detto fra noi sono anche orrendi, che tu lasci ovunque vai.
Ma cosa ne sai tu?
Lo so, Granger. Non saprebbero dove andare, o cosa fare. Diventando elfi domestici, o lavorando in chissà quale posto, ottengono uno scopo e un tetto sulla testa. Hanno bisogno di noi tanto quanto noi di loro. Riusciresti a vedere… che ne so, Kreacher in qualsiasi altro posto che non sia la vecchia dimora dei Black?
La vita di Dobby è completamente migliorata da quando non era più al vostro servizio.
Anche la mia vita è migliorata quando mi sono liberato dall’influenza di mio padre, Granger. Il tuo esempio non può stare in piedi visto l’eccezionalità del caso.
Avere qualcuno che riusciva a tenerle testa era… incredibile. Soprattutto dopo la Guerra, quando tutte le sue certezze si erano dissolte, aveva ritrovato un po’ di quello spirito che credeva di avere perso.
E stava bene con lui. Per Merlino, stava bene. Aveva smesso di sentirsi sempre obbligata a risolvere la situazione, sempre in allerta per un pericolo che poteva spuntare da dietro l’angolo. Anche quando erano in missione, quando i pericoli della vita da membro del reparto speciale degli Auror erano evidenti, stava bene.
Se qualcuno mi avesse detto ad Hogwarts, che sarei stato il tuo partner una volta diventato Auror, gli avrei prima riso in faccia e poi lo avrei Schiantato.
E invece adesso prendi ordini dalla Mezzosangue zannuta. Non lo trovi comico?
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli la notte, continua pure a dirtela.
Ma poi le cose si erano complicate e lei era dovuta scappare.
Se lo ricordava ancora, il modo in cui lui la guardava mentre se ne andava via per sempre. Non aveva provato a fermarla, a differenza di Harry e Ginny. Non lo aveva fatto, perché sapeva che sarebbe stato inutile. Anni a combattere su due diverse fazioni e poi fianco a fianco gli avevano permesso di capire quanto testarda potesse essere.
Sei così maledettamente testarda!! Quando ti metti in testa una cosa, nessuno può farti cambiare idea, giusto? Bene, eccoti qui il risultato della tua testardaggine, Granger. Sei contenta adesso?
Non era arrabbiato. Nel suo sguardo non c’erano i lampi di rabbia furiosa che aveva visto a volte quando non rispettava gli ordini. Era solo tremendamente deluso. Perché credeva che lei fosse infallibile e invece entrambi avevano capito che non era così.
Allora io vado, Malfoy.
Buona permanenza nell’altro mondo, Granger.
Non provi a fermarmi?
Perché? Servirebbe? No, ormai hai deciso di chiuderti questa porta alle spalle per sempre. Va’, dunque. Tornatene tra i Babbani. Ma prima o poi la magia tornerà a bussare alla tua porta.
Ripensando a questo, non si stupì affatto quando sentì il campanello suonare.
 
 
 
I suoi occhi erano proprio come se li ricordava. Argento fuso, con qualche pietruzza di azzurro. Occhi come il mare in inverno.
“Ti sei deciso a farti avanti, dunque?” gli chiese mentre lo lasciava entrare nel suo appartamento.
“Sei sempre stata tu la più testarda tra i due. E, inoltre, sono qui per un motivo specifico e stavo solo perdendo tempo prezioso ad aspettare una tua reazione.”
“Credevo che il Mondo Magico fosse ormai in pace.”
“Beh, sì. Nessun mago oscuro all’orizzonte da un po’, ma questo non significa che non ci sia criminalità. E’ così anche da queste parti, no?”
Era appoggiato al tavolo del salotto, con le mani nelle tasche dei jeans. Sembrava sempre così composto, eppure nella sua voce intuì un moto di nervosismo.
“Parla, dunque” gli rispose lei, incrociando le braccia al petto e mettendosi sulla difensiva.
Lui non le addolcì la pillola, non era il tipo.
Se c’era una qualità che aveva sempre apprezzato in lui, anche quando erano nemici, era la franchezza.
“Qualcuno sta rapendo i bambini delle famiglie Purosangue. Bambini di un anno e mezzo, massimo due. Ci sono arrivate un centinaio di segnalazioni nel giro di quattro mesi.”
“Mi dispiace per quei bambini, ma non capisco perché sei venuto fin qui.”
“Li portano qui, Granger.”
Lei lo guardò stupita, quasi incredula:”Non può essere. Nessuno qui conosce il vostro mondo. Siamo babbani, per la miseria!”
“Tu non lo sei” le rispose freddamente lui.
Prima di proseguire, lui studiò la sua espressione. Si stava arrabbiando e innervosendo.
Bene, Granger. Allora c’è ancora un briciolo della Grifondoro di un tempo in te.
“Vorresti essere solo quello, ma non lo sei. C’è altro dentro di te. E chissà quanti altri come te, che hanno deciso di abbandonare il Mondo Magico per vivere tra i Babbani in incognito ci sono.”
“E perché sarebbero interessanti ai vostri pargoli purosangue?” domandò acida.
Non le piaceva la piega che aveva preso la discussione. Puzzava di fregatura.
“Non lo sappiamo. Hai ragione tu, perché dei pargoli purosangue sarebbero così importanti per dei Mezzosangue o per dei Babbani? Soprattutto visto il fatto che non sono stati chiesti riscatti.”
Dal modo in cui parlava, il modo in cui i pugni serrati erano ben nascosti nelle tasche le dicevano che c’era dell’altro.
“Tu ti sei già fatto una tua idea, vero?” domandò lei, sospirando. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, sconfitta.
Dal momento in cui lo aveva visto bussare alla sua porta, aveva capito che era qualcosa di grave. Lui non sarebbe mai tornato a prenderla se non fosse così.
“Hai mai sentito parlare di Frankenstein, vero?”
“E questo cosa c’entra? E’ solamente un romanzo babbano.”
“No, Granger. Non lo è” rispose lui secco, avvicinandosi a lei:”I Frankenstein erano una delle famiglie purosangue più famose nei Balcani. Famosi non tanto per il merito o il prestigio o per il lignaggio, ma per le loro eccentricità. A loro piaceva… sperimentare, chiamiamolo così. Qualcuno di loro decise di accoppiarsi con le Creature della notte, vampiri e licantropi soprattutto. Altri vollero vedere fino a che punto la Magia può spingersi. Se qualcuno era riuscito a creare l’elisir di lunga vita, perché non creare un modo per riportare in vita un corpo morto?”
Hermione lo guardò disgustata.
“Oh, lo so Granger. E tu che credevi che Voldemort fosse l’essere più ripugnante su questa terra. In ogni caso, qualcuno di loro, per sfuggire agli Auror a seguito di denunce sulla poca umanità dei loro esperimenti, si nascose tra i Babbani. Da tempo non si sentiva niente a loro proposito, ma io temo, e così anche Blaise, che il culto della sperimentazione dei Frankenstein sia ritornato in auge.”
“Ma perché?”
“Perché l’essere umano è invidioso, Granger, per sua stessa natura. Vogliamo sempre quello che hanno anche gli altri. E se qualche Sanguesporco o Mezzosangue volesse scoprire il serio della Purezza del sangue…”
“Inizierebbe a rapire bambini per trovarlo? No, non lo posso credere. E’ troppo malato e assurdo persino per te, Malfoy.”
Adesso erano a pochi passi di distanza. Lei fu costretta ad alzare la testa per poterlo vedere in faccia e lui dovette resistere all’impulso di prenderla per le spalle e scrollarla per farle capire che il Mondo babbano e quello magico erano entrambi marci, più di quanto lei riuscisse a capire.
“Va bene” disse solamente lui.
“Cosa?”
“Non mi credi. O pensi che io sia un folle, non mi interessa. Ma dimostramelo.”
“Malfoy ma che accidenti stai dicendo?”
Lui si avvicinò fino a quando non fu a pochi centimetri da lei. Si abbassò per vederla negli occhi, di modo che l’argento dei suoi occhi si scontrasse con l’ambra di quelli di lei.
“Nel tuo orfanotrofio controlli le prime manifestazioni involontarie della magia, giusto? Scommetto che hai sempre dato per scontato che quei bambini fossero Sanguesporco.”
“Che cos’altro avrebbero dovuto essere?”
“Esatto. Provamelo. Forniscimi tutti i dati e i risultati che riesci a trovare. Provami che tra il vostro orfanotrofio e quello di altre città non ci sono Purosangue e io me ne tornerò sconfitto da Potter a riferirgli quanto la sua geniale amica mi abbia fatto sentire un idiota e che per l’ennesima volta lei aveva ragione e io torto. Provamelo, e non mi vedrai mai più.”
Se lui avesse usato un tono diverso, meno arrogante, meno furioso, più amichevole, probabilmente gli avrebbe dato una mano a dimostrare il contrario, e cioè che aveva ragione. Che forse una qualche minaccia esisteva davvero.
Ma lui era Draco Malfoy e lei era Hermione Granger.
Per questo con rabbia gli disse:”Ti farò questo favore, furetto, e spero davvero di non doverti vedere mai più.”
Lui ghignò:”Certo, Granger. Se questa bugia ti aiuta a dormire sogni tranquilli la notte, continua pure a dirtela.”





Nota dell'Autrice:
​Eccomi qui con questo nuovo aggiornamento. Finalmente scopriamo come mai Malfoy è tornato a infastidire Hermione Granger.
​Che ne pensate? Vi incuriosisce un po'? Almeno un pochino?
Fatemi sapere che cosa ne pensate =)
​E grazie alle sei persone che hanno messo la mia storia tra le seguite!! =) mi fa davvero piacere =D

​Vi lascio il link della mia pagina autrice, in caso vogliate contattarmi.

https://www.facebook.com/FedeMorningRockEFP-663566033691978/?ref=bookmarks

A presto,
-Fé-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 

Era incredibile.
Riusciva sempre, sempre, a innervosirla, qualsiasi cosa facesse.
Beh, no. Non proprio qualsiasi. C’erano cose che gli riuscivano davvero bene e che a lei davano particolare piacere.
Ma la maggior parte delle volte, la innervosiva. Le faceva perdere la calma e venire voglia di fargli male. Sul serio.
E la cosa che più le dava fastidio era che, in ogni caso, faceva come voleva lui.
Malfoy le ordinava di stare zitta dietro a una parete mentre lui cercava di ragionare con i criminali? Lei lo faceva, per quanto volesse prendere parte all’azione.
Malfoy le ordinava di fare la brava segretaria e mettere a posto i verbali? Lo faceva, perché lui aveva ragione quando diceva:” Nessuno riesce a metterli in ordine come fai tu, Granger.”
Malfoy le ordinava di cercare nel database dell’orfanotrofio se quei bambini erano Sanguesporco o Purosangue? Lo faceva, perché il sesto senso di Draco Lucius Malfoy era migliore e infallibile. Più infallibile del suo o di quello di Harry James Potter in persona.
Per quanto le desse fastidio, per quanto le facesse perdere il controllo e la calma, si fidava di lui.
Gli avrebbe affidato la sua vita e quella dei suoi cari in caso di pericolo, talmente si fidava di lui. Era in grado di vedere il marcio nelle persone, vedere fino a che punto poteva essere malvagie e perverse.
Devi sempre pensare il peggio delle persone, Granger. Solo così sai come proteggerti al meglio.
Mi sembra un po’ eccessivo, Malfoy. Non concedi proprio mai il beneficio del dubbio?
Avresti mai concesso il beneficio del dubbio a Lord Voldemort, Granger? Sapendo che lui stava cercando un modo per distruggere quelli come te e i Babbani?
Touché, Malfoy.
Al momento si trovava nell’archivio dell’orfanotrofio, dove teneva, in un posto difficilmente raggiungibile per i Babbani, dal momento che lei doveva far Lievitare gli scatoloni per prenderli, i documenti relativi ai bambini che avevano manifestato le prime magie involontarie. Su ordine della McGranitt, i bambini venivano sottoposti a scrupolosi test al San Mungo prima di essere affidati a un orfanotrofio magico, dove potevano prepararsi a gestire la Magia prima di entrare a Hogwarts. Non aveva mai dato una lettura approfondita ai fascicoli, interessandosi solo se il bambino aveva accettato o meno di entrare a far parte del Mondo Magico e assicurandosi che la famiglia che aveva richiesto l’affido fosse adeguata e che fosse la migliore scelta per quel particolare bambino.
Ora si domandava se avesse potuto in qualche modo prevedere i rapimenti dei Purosangue, o quanto meno individuarli. Se fosse stata più attenta, se avesse letto con più cura quei fascicoli…
Scusa, Granger, cos’hai detto?
Smettila, Malfoy.
No, dico sul serio. Non ti ho sentito bene. Potresti ripetere? Le mie orecchie da Purosangue non funzionano così bene oggi.
AVEVI RAGIONE, OKAY? Adesso sei contento? La possiamo smettere per favore?
La prossima volta giuro su Morgana che ti registro, Granger. Queste parole sono musica per le mie orecchie.
Non ci sarà una prossima volta, Malfoy.
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
Hermione aprì il primo fascicolo.
Rupert Smith, 7 anni. Ha mostrato i primi segni di magia involontaria alcuni mesi fa. Livello di magia nel sangue: annacquato.
“Annacquato”. Che eufemismo fantasioso per indicare un Sanguesporco.
James Filloy, 9 anni. Primo segno di magia involontario qualche settimana fa. Sviluppo molto tardivo. Livello di magia nel sangue: annacquato.
Jimmy Carter, 8 anni. La prima manifestazione di magia involontaria è stata esplosiva. Soggetto da tenere sotto controllo. Livello di magia nel sangue: superiore ai livelli minimi, ma non si raggiungono i livelli dei Mezzosangue. Da tenere in osservazione.
Se lo ricordava Jimmy. Era stato uno dei primi casi di magia involontaria che aveva dovuto gestire.
Aveva dato fuoco alla casetta sull’albero presente nel giardino dell’orfanotrofio. Hermione aveva detto ai pompieri che si era trattato di un incidente. Probabilmente uno dei ragazzi più grandi stava fumando di nascosto all’interno della casetta, che aveva preso fuoco. Con la sua aria da ragazza della porta accanto e con la fabbricazione di prove grazie alla magia erano riuscite a spuntarla. Jimmy era di recente entrato ad Hogwarts, la McGranitt le aveva detto che era molto dotato, il migliore del suo anno. Le creava qualche problema il fatto che fosse una Serpe, avrebbe voluto tenerlo in Grifondoro, con le giuste compagnie.
Il livello di magia però lo indicava come Sanguesporco, quindi non doveva preoccuparsi.
Passò in archivio tutta la giornata, in cui aveva trovato al massimo qualche Mezzosangue.
Mancavano solo due fascicoli all’appello. Hermione li aprì insieme.
Casey Private, 5 anni. Primi segni di magia involontaria molto precoci. Livello di magia nel sangue: nobile.
Carter Private, 5 anni. Gemello del soggetto precedente. Primi segni di magia involontaria molto precoci. Livello di magia nel sangue: nobile.
A Hermione si gelò il sangue nelle vene. Quel “nobile”, così come “annacquato”, stava a significare qualcosa di ben specifico. Qualcosa che Draco aveva capito prima di tutti gli altri.
Purosangue.
 
 
Sapeva perfettamente dove trovarlo. Anni passati ad essere la sua partner nelle missioni speciali avevano reso impossibile l’esistenza di privacy o vuoti tra di loro. Si conoscevano al mille per mille, anima e corpo.
Per questo lei gli si sedette accanto, sempre nello stesso posto, anello centrale, fila sette, posto numero dodici, mentre lui osservava ‘allenamento di una squadra babbana di calcio, Hermione non avrebbe saputo dire quale.
Non sapevo ti interessassi di sport babbani, Malfoy.
Infatti, non è così. Ma se sei sotto copertura, devi mischiarti alla gente comune, quella di cui nessuno sospetta. Se fossimo nel mondo Magico, la domenica ti porterei a vedere il Quiddich. Nel Mondo babbano il calcio è come il Quiddich. Quindi, eccoci qui.
Ogni tanto, quando fai questi ragionamenti, mi fai quasi, e dico quasi, ricredere su di te. Mi fai quasi pensare che non sei solo un furetto ossigenato.
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
Lui non disse niente, sebbene sapesse che lei era lì.
Era impossibile per lui non saperlo. Il profumo di Hermione, un profumo che lui conosceva benissimo, era inconfondibile.
Ma non avrebbe fatto lui la prima mossa questa volta.
“Quando sono stati introdotti i livelli di magia nel sangue nelle analisi del san Mungo?” chiese lei.
Tipico di Hermione, prendere le cose alla larga.
Vuoi giocare, Granger? Va bene.
“Ci sono sempre stati, Granger. Furono introdotti da Sir Baldwin nel…mah, 1100 e qualcosa. All’inizio servivano come test di paternità. Qualche ragazzetta ingenua purosangue si faceva mettere incinta da qualche rampollo Purosangue (e tiene presente che all’epoca di famiglie purosangue ce n’erano molti di più di adesso). Se il caso veniva portato in tribunale, chiedevano come prova il livello di magia. Se il risultato fosse tao “livello nobile”, si procedeva con il matrimonio, il pargolo sarebbe stato riconosciuto e lo scandalo sarebbe stato evitato. Se il livello fosse stato “vassallo” … beh, allora la ragazza sarebbe stata nei guai. Perché non solo era stata “infettata” da un non mago o da un non puro, ma aveva pure cercato di riparare alla gravidanza mettendo in dubbio il buon nome di un altro Purosangue.”
“Quando hanno iniziato ad usare il termine “annacquato”?”
“Quando è iniziata la collaborazione con gli orfanotrofi babbani. Al Wizengamot lo trovarono buffo e... come dire, esplicativo.”
“nei fascicoli che ho esaminato, in tanti vengono definiti annacquati.”
Draco rimase in silenzio.
Sputa il rospo, Granger.
“Tra i bambini rapiti… Ci sono anche dei gemelli?”
Draco chiuse gli occhi, inspirò ed espirò rumorosamente. Un gesto che faceva spesso quando il suo peggiore sospetto si dimostrava fondato.
“Celeste e Caleb Parkinson, sono i nipoti di Pansy”.
Hermione gli passò i due fascicoli:” Qui vengono segnati come Celeste e Carter Private. Sono stati affidati a una famiglia in Cornovaglia prima di venire mandati definitivamente a Hogwarts.”
Draco prese i fascicoli e guardò le foto dei gemelli. Celeste adesso aveva i capelli cortissimi, a caschetto, come Pansy quando aveva iniziato la scuola, ma sorrideva felice. Caleb invece aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto fino a un attimo prima di essere fotografato. Era sempre stato il più fragile tra i due.
“Hai controllato le credenziali della famiglia? Sai se il nome è reale o fittizio?”
Hermione si irrigidì e gli rispose stizzita: “Certo che l’ho controllato. L’ho fatto quando la McGranitt mi informò della richiesta d’affido. Una famiglia rispettabile, con già alcuni affidamenti alle spalle. Nessuno si è mai lamentato.”
Gli occhi grigi di Draco la fulminarono: “Ma ti senti quando parli? Hai fatto il controllo subito dopo la richiesta d’affido, ma non ti eri nemmeno accorta che i gemelli erano dei Purosangue! E questa famiglia aveva già degli affidi? Rileggendo i fascicoli non ti è venuto in mente che gli altri bambini… che potessero aver preso altri Purosangue? Che questa famiglia sia solo un tramite con i Frankenstein? Per la miseria, Granger! Dove hai la testa?”
Hermione non rispose. Anzi, chinò la testa, colpevole. Era così concentrata a dimostrare i bambini erano solo dei Sanguesporco… aveva perso totalmente il focus della ricerca.
Draco si alzò in piedi, si accese una sigaretta con gesti nervosi, e la guardò freddo: “Grazie per la ricerca. Andrò a dire a Seline e Desmond Parkinson che i loro figli sono vivi, almeno per quello che ne sai tu. Dirò anche a Potter che è inutile contattarti di nuovo per una collaborazione. Sei troppo… come dicevi tu? Fuori fuoco per esserci d’aiuto. A mai più rivederci, Granger”.
Sei impazzito, Malfoy? Sei troppo coinvolto per partecipare alla missione. Fuori fuoco, Malfoy, fuori fuoco.
Una foto sfuocata è pur sempre una foto, Granger. Qualcuno potrebbe anche ritenerla poetica.
Hermione avrebbe voluto ribattergli con le sue stesse parole, ma rimase in silenzio.
Draco aveva ragione. Era totalmente inutile, con la testa da un’altra parte.
Fuori fuoco.


Nota dell'Autrice:
eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! scusate il ritardo, ma tra il lavoro e mamma che non stava molto bene, mi è proprio passato di mente.
Volevo comunque ringraziare tutte le persone che hanno recensito e messo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite. mi fa davvero piacere riuscire a scrivere qualcosa che riesce ad appassionare e a piacere a qualcuno!
Vi lascio il link della mia pagina Autrice su fb, in caso vogliate scrivermi o rimanere aggiornati sull mie pubblicazioni.

https://www.facebook.com/FedeMorningRockEFP-663566033691978/

A presto,

-Fé-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 
Draco Malfoy camminava nervoso per gli uffici del Ministero.
Aveva creduto che, una volta ricontattata, Hermione sarebbe tornata quella di un tempo. Combattiva e fiera.
La sua crisi spirituale si era rivelata più grave del previsto.
Invece di dimostrargli quanto avesse ragione, aveva condotto la sua ricerca per dimostrargli quanto avesse torto. Ma, in ogni caso, Malfoy aveva finito per spuntarle. La vittoria però non si era rivelata così dolce come si era aspettato.
Fuori fuoco. Totalmente fuori fuoco.
Potter non ne sarebbe stato contento.
Non possiamo affrontare una crisi simile senza l’aiuto di Hermione. Lo sai benissimo anche tu, Malfoy.
Certo che lo sapeva. Ma sapeva anche che Hermione non era più quella di una volta. Per quanto avesse sperato di riaccendere in lei lo spirito di un tempo, sapeva che era tutto inutile. L’ultima missione, le conseguenze che c’erano state… Avevano spezzato in lei qualcosa che mai più sarebbe tornato.
E la colpa è solo tua, Granger, si ritrovò a pensare Draco mentre bussava alla porta dell’ufficio di Potter. Se tu mi avessi dato ascolto invece di fare di testa tua…
“Entra pure, Malfoy” gli disse Potter dalla scrivania.
“Avevo ragione io, Potter, come sempre.”
Andò dritto al dunque, perché in questi mesi si era tergiversato troppo e lui era stufo di considerare scenari che non stavano né in cielo né in terra.
“Hermione come sta? Sei riuscito a parlarle?”
“Onestamente Potter, la salute della Granger è l’ultimo nei nostri problemi” rispose Draco seccato, sedendosi di fronte a lui.
“Vorrei sapere prima di Hermione, se non ti dispiace.”
“E io vorrei dirti quello che ho scoperto, di modo da poter poi dire a Pansy che abbiamo una traccia per ritrovare i suoi nipoti. I bambini vengono prima, Potter”.
Harry sospirò sconsolato. Aveva sperato che spedendo Malfoy tra tutti (Malfoy con cui Hermione aveva quel particolare rapporto di amore e odio che lui poco capiva e condivideva) Hermione sarebbe tornata e avrebbe dato loro una mano. Si era sempre schierata in prima linea per salvare degli innocenti, o anche solo per dare una mano laddove poteva essere utile. Questo suo atteggiamento così schivo, così rinunciatario, la rendevano una totale estranea ai suoi occhi.
“Parla dunque.”
“Nell’orfanotrofio della Granger c’era solo un caso di maghi Purosangue. O nobili, come vengono definiti dalle analisi di livello di purità presente nel sangue che conducono al San Mungo. Solo Celeste e Caleb Parkinson, i gemelli di Desmond e Seline, cugini di Pansy.”
“Ne sei sicuro?”
Draco annuì e gli porse i fascicoli:”Sono spariti da un sei mesi, sono cresciuti, ma sono loro. Caleb non è cambiato di una virgola. A Celeste hanno tagliato i capelli. Ma sono loro.”
Harry sospirò di nuovo. Ci sarebbe mai stata davvero pace nel Mondo Magico?
Iniziava a dubitarne seriamente.
“Va bene. Informa pure i Parkinson. Dobbiamo subito fare ricerche su questa famiglia affidataria della Cornovaglia. Mi preoccupa il fatto che abbiano avuti altri affidi.”
“E’ esattamente quello che ho detto alla Granger.”
Harry lo guardò sorpreso:”Hermione non ha controllato la famiglia?”
Draco scosse la testa:”Era così determinata nel dimostrare che eravamo nel torto, che ha perso totalmente l’obiettivo della ricerca.”
“Fuori fuoco” sussurrò Harry.
“Esattamente, Potter.”
Dopo un attimo di silenzio Draco continuò:”Volevo chiederti il permesso di fare una cosa.”
“Dimmi pure.”
“La Granger agiva per conto della McGranitt. Faceva rapporto a lei su tutti i bambini che manifestavano segni di magia. Ma non sarà di certo l’unica agente della McGranitt nel Mondo babbano, giusto?”
“Vuoi il mio permesso per interrogare la Preside di Hogwarts?”
“Voglio il tuo permesso per ottenere quei contatti. La McGranitt non mi darebbe mai ascolto, ma se agissi per tuo conto allora potrei ottenere qualcosa.”
Harry annuì:”È la cosa più giusta da fare. Fa’ in modo di ottenere anche i contatti delle famiglie. Avremmo potuto chiederlo direttamente a Hermione, ma…”
“Potter, scusa la franchezza, ma la Granger ormai è inutile. Scordatela completamente” rispose duro e secco il biondino.
Harry rimase sbigottito di fronte a quel tono, così simile a quello del vecchio Malfoy, quello prima della Guerra.
“Draco, mi dispiace per…”
Malfoy si alzò dalla sedia e fece un gesto nervoso con la mano, come per chiudere la questione:”Se avessi mandato qualcun altro, non avresti ottenuto niente. Ci sono andato, abbiamo ottenuto una pista e adesso sappiamo in che direzione muoverci. È più di quanto tu o io potessimo sperare. La Granger lasciala nel suo brodo, Potter.”
“Sì, ma tu e lei…”
Draco gli voltò le spalle. Quando fu vicino alla porta, più fuori che dentro l’ufficio, gli disse, quasi sussurrando:”È finita da tempo, Potter. Da quando le dissi che non la incolpavo per quello che era successo e che non l’avrei mai abbandonata. Ma lei ha deciso diversamente. Ha rinunciato alla magia, al mondo che aveva contribuito a salvare e alla vita che avremmo potuto ricostruire insieme. Non mi fa pena e tu non dovresti provare pena né per lei né per me. Lei ha scelto di andarsene, io ho scelto di lasciarla andare. E nessuno di noi due rimpiange le scelte fatte.”
“Eravate più felici insieme, però” lo punzecchiò Harry.
Draco si girò verso di lui, gli occhi di ghiaccio completamente inespressivi:”La felicità è sopravvalutata, Potter. Se appartenessi al mio mondo da Purosangue, sapresti che il rispetto e la stabilità contano molto di più. Io vengo rispettato e conduco una vita stabile, economicamente e socialmente parlando. Ora, se vuoi scusarmi, vado a farmi dare dalla MacGranitt quei contatti.”
Harry sospirò di nuovo quando Malfoy chiuse la porta.
Per quanto avesse odiato Malfoy negli anni di scuola, aveva imparato a conoscerlo e ad essergli amico. Per questo gli dispiaceva vederlo così… beh, non c’era un modo per descriverlo. Sapeva solo che quando c’era Hermione, era tutto un brio, con anche battute divertenti per stemperare il nervosismo di alcune missioni particolarmente difficili. Ma da quando Hermione non c’era più era diventato freddo, come di ghiaccio. Si dedicava anima e corpo solo al lavoro e non aveva tempo per nient’altro. Spesso Blaise aveva provato a presentargli qualche ragazza, fargli dimenticare Hermione. Ma non era servito a niente.
Sorrise tristemente pensando a quanto quei due fossero complementari. Hermione totalmente fuori fuoco sulla missione, Malfoy totalmente fuori fuoco sulla sua vita privata.
 
 
 
Draco Malfoy fumava in silenzio nel salotto di casa sua. Era riuscito a ottenere un colloquio con la McGranitt per il giorno seguente e non c’era molto altro che potesse fare per quel giorno.
Aveva cercato di non pensare alla Granger, ma la conversazione avuta con Potter non faceva che riportare a galla ricordi scomodi.
Come il sorriso sincero della Granger quando le aveva detto che non la considerava più uno spreco di spazio. O il sorriso pieno di affetto che gli aveva rivolto quando l’aveva difesa da uno degli ultimi attacchi di Pansy e di Daphne.
Ricordava come si torturava le unghie quando affrontava un argomento particolarmente difficile durante un compito o come si attorcigliava i capelli quando ripassava gli argomenti prima della lezione.
Più di tutto, ricordava il suo profumo. Sapeva di biscotti appena sfornati, come quelli che mamma faceva preparare all’alba dagli elfi domestici la mattina di Natale. E i suoi capelli, per quanto crespi 8anche se in modo meno evidente rispetto a scuola) avevano un odore dolciastro che non era mai riuscito ad identificare bene e che lui ricollegava sempre alla sua mousse per capelli.
Assorto com’era nei suoi pensieri, si accorse appena della vibrazione del cellulare.
Stupido aggeggio babbano. Avrei dovuto distruggerlo quando mi hai lasciato, Granger.
“Che vuoi?” disse brusco.
Non c’era bisogno di specificare l’interlocutore. Solo Hermione sapeva che possedeva quell’aggeggio.
“Draco…” sembrava spaventata:”Draco puoi venire a prendermi? Ti prego, io ho…” Hermione espirò pesantemente, come tutte le volte che cercava di trattenere le lacrime:”Ho lasciato la bacchetta a casa e…”
Non la lasciò finire di parlare.
“Sei in un locale?” Draco interpretò il suo silenzio come un’affermazione:”Chiuditi nel bagno. Sarò lì prima che tu riesca a dire Quidditch”.
Non le chiese l’indirizzo del locale, non c’era bisogno. Sapeva sempre dov’era perché, per quanto lei si ostinasse a dire che aveva chiuso con lui e con il Mondo Magico, portava ancora al collo il ciondolo incantato a forma di Doni della Morte che lui le aveva regalato un Natale.
Lei sapeva che era incantato, fatto apposta per trovarla nelle missioni in incognito, eppure lo indossava lo stesso. E lui aveva sempre saputo dov’era, ma non era mai andato a riprendersela.
Questo diceva molto sul loro rapporto, sul grado di fiducia che avevano l’uno dell’altro.
Si smaterializzò appena terminata la chiamata e si ritrovò di fronte alla porta del bagno dietro cui lei si era nascosta.
“Allora, Granger. A chi dobbiamo fare il culo sta volta?”



Nota dell'Autrice:
Ciao ragazzi! Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia stroia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Mi fa davvero piacere =)
Vi lascio il link della mia pagina autrice, in caso vogliate seguirmi lì.
https://www.facebook.com/FedeMorningRockEFP-663566033691978/?ref=bookmarks

-Fé-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo V
 

Il sentimento che la invase quando lo vide davanti a sé fu totalmente inaspettato. Fu come tornare indietro nel tempo, durante la loro prima missione insieme. Quando lei era caduta dritta nella trappola degli ultimi Mangiamorte rimasti e lui era apparso davanti a lei a salvarla. 
Aveva quell’aura attorno a sé… l’aura di una persona forte, sicura delle proprie capacità. Sicuro di poter vincere anche quella battaglia. 
La stessa aura che aveva adesso, in un bagno babbano nel bel mezzo della Londra babbana.
Sono passati anni, eppure non è cambiato niente. Assolutamente niente.
Presa dall’emozione, si tuffò tra le sue braccia.
Lo spavento che aveva avuto, la paura che l’aveva invasa quando quel tipo aveva fatto delle avances troppo spinte e lo sgomento che l’aveva colta realizzando di non avere dietro la bacchetta… tutto svanito, una volta tra le sue braccia.
Timidamente (poteva Draco Lucius Malfoy essere timido? Quando Hermione Jane Granger era coinvolta assolutamente sì) le braccia di Draco la strinsero leggermente, come se avesse paura di poterla rompere.
“Sono qui” disse lui sussurando:”Sono qui”.
Lei annuì e riuscì a cacciare indietro le lacrime. 
Non è strano, Malfoy? A scuola, mi facevi sempre piangere. Adesso invece mi offri il tuo regale fazzoletto per asciugarle.
Se non ricordo male, Weasel ti faceva piangere molto di più di me. Al Ballo del Ceppo per esempio. 
Tu...come...come…
Sia lode a Morgana. Hermione Jane Granger ha finito le parole e per causa mia!
Certo, Malfoy. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli di notte, continua pure a dirtela.
“Sono una stupida” sussurrò Hermione contro la sua camicia.
“Io direi più imprudente.”
Hermione alzò lo sguardo su di lui e trovò gli occhi grigi di Draco osservarla intensamente.
Per Merlino, quanto aveva sentito la sua mancanza.
Per cinque anni si era illusa di averlo messo da parte, dimenticato addirittura, ma era bastato rivederlo, ricominciare quelle dinamiche da partner che avevano fin dal loro settimo anno a Hogwarts per rendersi conto di quanto si era sbagliata.
Era del tutto impossibile scindere il loro legame. Harry aveva avuto ragione.
Improvvisamente si sentì tremendamente stanca. Tutte quelle emozioni messe insieme l’avevano spossata all’inverosimile.
Continuando a guardarlo negli occhi, gli disse:”Draco, ti prego, portami a casa”.
Nessuno dei due ebbe bisogno di puntualizzare il fatto che esisteva solo una casa a cui entrambi facevano riferimento. 
Quella alla periferia della Londra magica.




Quando Hermione si svegliò, sentì subito che Draco non era nel letto con lei. Anni a dividere lo stesso letto, anche durante le missioni, anche prima di un loro, le avevano insegnato a distinguere quando Draco c’era e quando no.
Rimase ancora un po’ sotto le coperte, ricordando cos’era successo la sera prima.
Posso dormire sul divano.
Non dire sciocchezze, Draco. Dormire uno a fianco dell’altra non è mai stato un problema per noi.
Ed era vero. Per questo il Capo Auror e il ministro continuavano a dar loro missioni sotto copertura in cui dovevano fingersi una coppia. Erano talmente a proprio agio l’uno col colpo dell’altra, una connessione che lei non aveva mai provato con nessun altro, da risultare credibili come coppia. 
Prima ancora che fossero loro stessi una coppia di fatto.
Ci sono ancora i tuoi vestiti nell’armadio. O puoi prendere una delle mie magliette. Sentiti libera, questa è ancora casa tua.
Ed era vero.
In quei cinque anni, basandosi sui rapidi sguardi che Hermione aveva lanciato alla casa ieri sera, Draco non aveva cambiato niente. Tutto era dove l’aveva lasciato, come anzi lo aveva progettato e sistemato lei costringendo Draco vivere in un salotto dove i libri stavano dappertutto e non solo nelle librerie, o in una cucina dove le credenze erano piene di scorte di caffè, perché non esisteva al mondo creatura più pericolosa di una Hermione Jane Granger in astinenza da caffeina. 
E la loro camera da letto… identica, totalmente identica all’ultima notte che aveva passato lì.
Tieni solo lontano da me quei ghiaccioli che hai al posto dei piedi, d’accordo?
Persino le loro posizioni nel dormire erano rimaste le stesse. Lui disteso su un fianco rivolto verso il centro del letto, in modo che al risveglio lei sarebbe stata la prima cosa che avrebbe visto, e lei in posizione fetale girata in modo da dargli la schiena, ma abbastanza vicina a lui da sentirne il calore sotto le coperte.
Hermione sospirò.
Non ce l’avrebbe fatta a lasciarlo un’altra volta. Non dopo essersi resa conto che quei cinque anni separati non erano serviti a nulla. Il sentimento era ancora lì, forte come il primo giorno.
“Ah, sei sveglia.”
Hermione alzò lo sguardo su Draco, appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte. La osservava anche lui, gli occhi grigi leggermente stupiti, come se avesse temuto di non trovarla lì, se fosse tornato in camera.
“Devo andare a Grimmuald Place, hanno indetto una riunione” disse lui, senza muoversi, il tone leggermente incerto:”Puoi restare qui, se non vuoi tornare nella Londra Babbana. O, se vuoi tornare, può rimanere ancora un po’.”
Hermione sapeva che si stava odiando per essere così accondiscendente. Così disponibile e carino con lei, come se temesse che da un momento all’altro potesse rompersi.
“O potrei venire con te” disse lei alzandosi a sedere.
Gli occhi di Draco divennero come argento fuso, come se stesse aspettando quelle parole da una vita:”In quel caso hai 15 minuti per vestirti e fare colazione. Potter ultimamente odia i ritardatari.”
Hermione sorrise. 
Era a casa.





Hermione rimase per tutto il tempo nascosta dietro Draco, le spalle larghe di lui a coprire sia il suo volto sia la sua forma esile. Non riusciva a sopportare gli sguardi di Ginny e dell’intera famiglia Weasley. Sguardi di chi non capisce come mai una persona si sia allontanata volontariamente dalla propria famiglia che tanto l’amava. Sguardi di chi si interrogava sul perché, tra tutti loro, avesse scelto proprio Draco come protettore.
L’unico sguardo che riusciva a tollerare era quello di Andromeda Black. Più concentrata su Draco che su di lei, Andromeda la guardava come chi, in fondo, riusciva a capire la vera ragione di molte azioni senza apparente senso. E il suo sorriso gentile, per niente accusatorio, la facevano sentire più rilassata.
“Il punto è, Potter, che questi individui si divertono a prendere i nostri bambini” stava urlando Daphne Greengrass in tono acido:”I tuoi figli Mezzosangue sono al sicuro”.
“Moderiamo i toni, eh Daph?” s’intromise Draco, la voce calma e fredda come ogni volta in cui doveva dare degli ordini:”Non è il momento per dire cattiverie di cui poi potresti pentirti”.
“La fai facile. Tu non hai dei…”
Hermione si tappò le orecchie con le mani e affondò ancora di più il volto contro la schiena di Draco.
“Come ti ho detto” riprese Draco crudo, ed Hermione poté sentire il rombo della sua voce perentoria anche con le orecchie tappate:”Non è il momento di dire cattiverie di cui poi potresti pentirti”.
“Draco ha ragione, Daph” intervenne Blaise:”Adesso dobbiamo cooperare”.
“Per come la vedo io, l’unico modo che abbiamo per trovare i bambini è di infiltrarci tra i Frankenstein” disse Harry dopo un attimo di silenzio.
“Come se fosse facile” rispose Blaise:”Hanno reti di collaboratori in tutto il mondo magico e, per quel che ne sappiamo, anche nel mondo babbano. Non riusciremo mai ad arrivare fino ai vertici. Non sappiamo nemmeno dove sono.”
“I bambini sono la priorità” sentenziò Draco:”Se riusciamo a trovarli negli orfanotrofi prima dei Frankenstein, prima o poi qualcuno della loro cerchia farà un passo falso e noi saremo lì, pronti ad attaccare.”
“E come conti di trovarli senza destare sospetti?” domandò Ron:”Ormai tutti sanno che lavori come Auror. Non puoi fare il Mangiamorte doppio ghiochista come Piton”.
“I controlli medici” sussurrò Hermione.
Subito, il volto di Draco si girò leggermente verso di lei:”Che intendi dire?”
“Ogni orfanotrofio deve fare dei controlli mensilmente. Alcuni orfanotrofi più piccoli si appoggiano a quelli più grandi, dove hanno un medico all’interno della struttura h 24. E…”
“E se mettiamo qualcuno dei nostri all’interno degli orfanotrofi, troviamo i bambini” continuò Draco.
“O chi vuole portarveli via” concluse Hermione.
Draco guardò Harry, che annuì subito.
“Dunque, abbiamo un piano” disse Harry:”Andrai tu, Draco. Sei l’unico che ha anche qualche nozione di medicina. E in passato hai fatto molte più missioni nella Londra babbana degli altri Auror. Dobbiamo solo trovare un…”
“L’orfanotrofio dove lavora la Granger è senza medico già da un po’” tagliò corto Draco:”Andrò lì.”
Hermione scosse la testa contro la sua schiena. Quel Serpeverde… aveva calcolato tutto fin dal principio.



Avevi già calcolato tutto, vero? Fin dall’inizio non hai fatto altro che seguire il tuo piano machiavellico!
Ma di che cavolo stai parlando, Granger? E poi, lo sai che ore sono? Non si addice a una brava signorina come te piombare nella casa di un ex Mangiamorte alle due di notte. Ne andrebbe della tua reputazione.
Non osare cambiare discorso! Era tutto un gioco per te, vero? ‘Vediamo quanto ci mette la Mezzosagnue Zannuta a cadere ai miei piedi. Io scommetto sei mesi, Zabini, ci stai?’
Stai vaneggiando.
O forse ti eri già stancato di questo giochetto e cercavi nuovi stimoli? E’ per questo che stasera eri totalmente spalmato contro la piccola Greengrass?
Ma si può sapere che diavolo stai dicendo?
Non mentirmi! Ti ho visto sai? Prima fai il gentile con me, mi fai credere di essere più di una collega, persino più di una semplice amica, e poi tu...tu… dovrei Schiantarti per come mi stai facendo sentire!
Granger, sei per caso gelosa?
Gelosa io? E smettila di ridere! Mi fai innervosire ancora di più! Non sono per niente gelosa. Anzi, puoi scoparti entrambe le sorelle Greengrass per quel che me ne importa!
Certo, Granger. Se questa bugia ti fa dormire sogni tranquilli la notte, continua pure a dirtela.
Va all’inferno, Malfoy.
Per la cronaca, Granger, stavo solo aiutando Astoria a tornare a casa sana e salva, visto che era ubriaca da far schifo. E comunque, anche se non so perché diamine dovrei dirtelo, non aspiro affatto a scoparmi entrambe le sorelle Greengrass.
Non mentirmi!
Non lo sto facendo! Per Merlino, donna, sei insopportabile! Non mi importa di Astoria, né di Daphne né di nessun’altra donna Purosangue o almeno non nel senso che intendi tu. Mi importa di te, dannazione!
Cosa?
A quanto pare, Granger, non ti libererai facilmente di me.



“A quanto pare, non ti libererai di me molto presto” le disse Draco con un sussurro.
Erano di nuovo a letto, questa volta però lei era girata verso di lui, mentre Draco le dava la schiena.
“Avevi già calcolato tutto, vero?”
“Diciamo che ci avevo sperato.”
Hermione poté sentire il ghigno soddisfatto nella sua voce.
“Non so quanto potrò esserti utile in questa missione però.Come hai detto tu, sono totalmente fuori fuoco.”
Lui rimase in silenzio per un po’, poi si girò verso di lei. Il cuore di Hermione perse un battito quando vide l’intensità con cui la stava guardando.
“Un Auror non smette mai di essere un Auror, Hermione.Forse avevi ragione, il Mondo Magico non è più il tuo mondo, forse il mondo babbano ti si addice di più. Ma io so che tornerai a proteggere ciò che ti è più caro, quando sarà il momento, proprio come fa ogni Auror.”



Nota dell'Autrice:
Come mio solito, sono tremendamente in ritardo! Ho avuto un periodo un po' buio, in cui non riuscivo a leggere quello che volevo, figuriamoci scrivere!
Ultimamente però i miei Dramione feels sono ritornati più forte che mai, quindi eccomi qui con questo aggiornamento.
Volevo ringraziare tutti voi che continuerete a leggere In sospeso tra due mondi, anche se i miei aggiornamenti non saranno perfetti.
Spero di sentirvi presto,

-Fé-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3851422