EMOZIONI

di sweety19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


CIAO, HO CANCELLATO L’ALTRA STORIA CHE AVEVO INIZIATO A POSTARE PERCHE’ NON MI CONVINCEVA PIENAMENTE. QUESTO E’ UN SECONDO TENTATIVO. NELLA MIA TESTA LA STORIA C’E’ GIA TUTTA E HO UN PO’ DI CAPITOLI GIA’ SCRITTI. SE VI PUO’ PIACERE CONTINUERO’ A POSTARLA. VI RINGRAZIO E SPERO CHE NON CI SIANO ERRORI E CHE LA STORIA SIA INTERESSANTE. UN BACIO A TUTTE.

PRIMO CAPITOLO

 

 

Mistic Falls è un piccolo paesino, un piccolo centro, qualche negozio, pochi ristoranti e vie alberate piene di case colorate. In quel luogo immerso nei boschi della Virginia non succede mai nulla, tutti si conoscono e si salutano quando si incrociano per strada. Non esistono grandi segreti e tutti cercano di aiutarsi a vicenda. E’ proprio da questo piccolo paradiso Elena vorrebbe fuggire all’istante mentre si guarda allo specchio indossando un abito nero al ginocchio. Gli occhi troppo rossi e segnati da un peso sulle spalle che non riesce a mandare via. Non ha voglia di sentire per ore condoglianze da amici e parenti, lei ha solo diciassette anni e vorrebbe scappare da tutto e dar sfogo al suo dolore in solitudine. Elena non ha più nessuno. Due sere prima era a casa da sola, i suoi genitori erano andati fuori a cena e lei guardava la replica di un vecchio film romantico in bianco e nero in televisione. Andava tutto bene, aveva la sua coperta appoggiata sulle lunghe gambe, un bel barattolo di gelato al caramello e stava sognando un amore come quello del film per lei che fin ora non si era mai innamorata. Ma a volte il destino fa brutti scherzi. Liz, lo sceriffo della città, aveva suonato alla porta. Elena si era alzata svogliatamente ma appena incrociato lo sguardo della donna aveva capito che qualcosa di orribile la stava per travolgere. I suoi amati genitori erano morti, la macchina di suo padre era uscita di strada e crollata nel fiume. A nulla erano serviti i soccorsi che erano immediatamente giunti sul punto dell’impatto. Elena aveva smesso di ascoltare la donna e si era accasciata a terra senza forze.

A due giorni di distanza era nella camera da letto di Caroline pronta ad affrontare il funerale, Liz l’aveva gentilmente ospitata e convinto i servizi sociali ad affidarla a lei durante i pochi mesi che la separavano dalla maggiore età dal momento che non aveva nessun parente a cui appoggiarsi. Elena aveva insistito per convincere la donna a lasciarla a casa sua ma a nulla erano servite le sue preghiere. Avrebbe passato l’estate da loro.

Al funerale tutti si erano impegnati con discorsi commoventi e aneddoti su Miranda e Gryson, si erano tutti stretti alla ragazza cercando di darle forza ma Elena non ascoltava, il suo corpo era lì, in quel cimitero davanti alle due tombe di pietra, ma la sua mente era lontana. Tornata a casa di Liz aveva sentito la donna parlare con Lily delle sue preoccupazioni, di come la ragazza avrebbe potuto affrontare la vita da sola e superare tutto questo. 

Elena continuava a domandarselo come avrebbe fatto, settembre non era poi così lontano e lì avrebbe compiuto diciotto anni e sarebbe potuta tornare a casa sua. Poteva rimanere dall’amica ma non ci trovava un senso, le sembrava di scappare dalla realtà. Loro non sarebbero tornati e per quanto soffrisse ne era pienamente consapevole e doveva iniziare a farcela da sola anche perché tutte le preoccupazioni della persone a lei care in realtà la facevano stare solo peggio, vederli tutti così riverenti e controllati con lei la faceva sentire come un cucciolo da salvare quando lei voleva solo affrontare tutto quant0 e cercare in qualche modo di andare avanti. 

Quell’estate era andata tutti i giorni a portare fiori sulle due tombe vicine, aveva pianto da sola davanti alle foto, aveva singhiozzato fino a farsi morire il fiato in gola, e poi, come ogni volta, si era ricomposta e aveva indossato un sorriso forzato per non farsi vedere devastata da tutti gli altri. Era forte Elena. Aveva una forza dentro che nemmeno lei pensava di avere.

Le temperature afose dell’estate si erano abbassate, il sole splendeva nel cielo ma non scaldava più come i mesi precedenti, settembre era arrivato e con esso il primo giorno dell’ultimo anno di scuola. Elena camminava accanto a Caroline nei grandi corridoi della scuola, la bionda cercava di convincerla a fare una piccola festa per i suoi diciotto anni ma Elena non ne era certa. Aveva sempre pensato al suo diciottesimo compleanno: avrebbe ricevuto splendidi regali dai genitori, avrebbe indossato un abito bellissimo e festeggiato per tutta la notte con tutti i suoi amici, ma ora le sembrava tutto così futile. Ma l’idea di rimanere da sola in casa a disperarsi non le piaceva nemmeno così alla fine aveva deciso di delegare a Caroline l’organizzazione di una piccola rimpatriata tra amici al Grill per quel sabato sera.

Ovviamente dire a Caroline di organizzare una piccola festa era stato il primo errore. La bionda, la regina indiscussa delle feste, aveva preso tutto il Grill e invitato tutta la scuola. Ma Elena non era arrabbiata, almeno Caroline si sforzava di tornare alla normalità e per questo le era grata. 

Elena passeggiava nervosamente davanti a casa sua, era il giorno del suo compleanno e aveva detto a Liz che dopo la festa avrebbe voluto tornare a dormire in quella che era casa sua. Nelle ultime settimane la donna e le due ragazze avevano tolto i vestiti dei genitori e sistemato le stanze. Ma ora era lì da sola, indecisa se entrare o continuare a passeggiare nervosamente avanti  indietro sul patio. Il suo vicino di casa la stava osservando, li sentiva Elena quei due grandi occhi azzurri che la fissavano, lui era il fratello di Stefan, i figli di Lily, la migliore amica di sua madre. Li conosceva da quando era nata ma se con il fratello cera stata subito una grande amicizia, sfociata spesso in qualche bacio innocente, con Damon invece i rapporti erano strani. Elena aveva sempre avuto una cotta per il ragazzo e, per quanto fossero amici, lei scappava spesso da quel rapporto. Damon era più grande, andava all’università ed era il classico cattivo ragazzo. Negli anni col suo amico Klaus si erano cacciati sempre  nei guai, aveva quello sguardo così profondo che scherniva sempre chi aveva davanti, la lingua tagliente con la battuta pronta e quella sua camminata che faceva letteralmente svenire tutte le ragazze ai suoi piedi, e Damon se ne approfittava collezionando cuori spezzati al suo passaggio.

  • Vuoi qualcosa Damon o ti limiti a fare il guardone- 

Damon era sorpreso, Elena non si era nemmeno voltata ma l’aveva visto accanto al vialetto. Non sapeva cosa dire, lui non aveva mai perso nessuno se non un nonno morto di vecchiaia alla veneranda età di novantanove anni. Damon non era andato al funerale, era in Europa in vacanza con Klaus e aveva saputo della tragedia solo qualche giorno prima da Lily. Le dispiaceva per Elena, per quanto amasse prenderla in giro e stuzzicarla fino a farla infuriare le piaceva quella ragazzina, era sempre stata orgogliosa e anche un po’ spericolata, era una donna in tutto ma era anche un maschiaccio. Una gatta che sapeva tirare fuori gli artigli ma in quel momento non gli sembrava adatto fare il solito Damon, voleva per una volta dire qualcosa di giusto e consolatorio ma le parole non gli uscivano dalla bocca, strano proprio lui che con le parole era un asso.

-Ti prego Damon, togliti lo sguardo che hai in questo momento-

Lo guardava fisso negli occhi, con quei grandi occhi neri pieni di orgoglio e forza, velati da una tristezza che probabilmente ora era parte di lei, forse la ragazzina spensierata e un po’ viziata che conosceva non sarebbe più tornata. Infondo come avrebbe potuto, aveva perso tutto in una notte, in un battito d’ali la sua vita era stata sconvolta.

-Seriamente Damon, almeno tu puoi trattarmi normalmente, sono stufa di essere la povera Elena Gilbert da compatire. Sono morti, sono sola e nessuna parola potrà cambiare tutto questo, voglio solo ritornare il più possibile alla normalità. Passare questo anno il più velocemente possibile e andarmene al College dove nessuno mi conosce.

Damon sorrise orgoglioso di lei, era veramente forte quella piccola ragazzina, avrebbe potuto reggere tutto il peso del mondo e farlo con un sorriso sulle labbra. Così la voleva accontentare, sarebbe stato lui al cento per cento. 

-In realtà ragazzina, ti stavo guardando le gambe, non sei più quello scheletrino che mi dava fastidio con Stefan in giro per casa- 

Elena per la prima volta aveva riso, forse perché per la prima volta da mesi qualcuno l’aveva presa in giro.

-A parte che eri tu che davi fastidio a noi coi tuoi stupidi scherzi, e comunque ne puoi stare certo, non sarò un’altra tacca sulla tua cintura se è questo che stavi pensando.

Damon sorrideva, non aveva perso il suo tocco, in fondo era molto più simile a lui di quanto credesse, anche lei aveva la sua corazza di battute taglienti per nascondere i suoi sentimenti.

Come era arrivato Damon la lasciò ai suoi pensieri, regalandole uno dei suoi sorrisi sghembi che facevano perdere la testa a tutte le ragazze ma che lei conosceva fin troppo bene per cascarci.

 

Elena alla fine era entrata in casa, era tornata nella sua camera e aveva cacciato dalla testa i fantasmi che la tormentavano per indossare uno splendido abito rosso che aveva scelto con Caroline. Si era preparata, aveva indossato dei tacchi troppo alti per i suoi gusti ed era tornata fuori ad aspettare l’amica. Era orgogliosa di se stessa, era entrata in quella casa senza scoppiare a piangere e per un istante aveva pensato che forse ce l’avrebbe potuta fare a sopravvivere.

Il Grill era pieno di gente, Elena non conosceva gran parte degli invitati ma ne era felice. Appena entrate si erano avvicinate a Stefan, Tyler e Matt che avevano alzato in alto i calici per festeggiarla, aveva ballato e bevuto e si era anche divertita. Sapeva che la tristezza l’avrebbe accolta come un vecchio maglione ma cercava di rimandare quell’appuntamento al più tardi possibile. 

Stefan l’aveva bloccata in un discorso dal quale Elena voleva scappare al più presto. Elena lo sapeva che Stefan aveva un debole per lei, e, prima dell’incidente, aveva anche pensato di trasformare quei baci sporadici in una relazione, ma ora era tutto cambiato e non riusciva a vedere altro che il dispiacere per la sua situazione negli occhi del ragazzo. Lui era dolce e sensibile, era proprio un bravo ragazzo, ma gli ricordava troppo la vecchia lei, una lei che non sarebbe più tornata. Ora Elena non sapeva più chi era e voleva scoprirlo da sola. Aveva bevuto più del solito, non era ubriaca ma abbastanza brilla. Camminava su i suoi tacchi alti alla ricerca di Caroline.

-Ragazzina, non avrai bevuto troppo- 

Quei due occhi azzurri la scrutavano indagatori e Elena si ritrovò a regalargli un sorriso sincero e un po’ ubriaco.

-Lo sai che prima di capire che stronzo fossi a quattordici anni avevo una cotta per te?- 

Elena stava ridendo imbarazzata a quella confessione che gli era uscita dalle labbra senza nemmeno pensarci.

Damon si era portato la mano al cuore con sguardo teatralmente ferito.

-Ragazzina mi ferisci dandomi dello stronzo, comunque posso sapere cosa stai cercando?-

Già, cosa stava cercando Elena, sembrava non ricordarselo quando dall’altra parte della sala aveva visto una Caroline avvinghiata a Klaus. Aveva la bocca aperta per la sorpresa e Damon ridendo gli aveva messo una mano sotto il mento per chiudergliela.

-Eh già, mi sa che siamo stati abbandonati entrambi dai nostri amici e vedendo come si danno da fare penso proprio che Barbie stasera non tornerà nel suo lettino rosa- 

Elena sapeva che Damon in quel lettino ci era passato per poi sparire la mattina seguente e lasciare una Caroline furente. Damon sorrise e la trascinò con se al bancone.

-Allora, non si può compiere diciotto anni e non bere una tequila sale e limone-

Elena rideva.

Come Damon aveva previsto alla fine della festa Caroline e Klaus erano spariti insieme. Caroline si era scusata un milione di volte e aveva chiesto a Damon di accompagnare Elena a casa. Erano saliti sulla Camaro del ragazzo e dopo pochi minuti erano davanti alla porta di casa di Elena. Ma Elena continuava a muovere le mani nervosamente senza decidersi ad entrare.

-Vuoi che rimango un po’ con te?- 

Elena aveva apprezzato la richiesta, non era ancora pronta a rimanere da sola in quella casa, in fondo era il suo compleanno e il pensiero che i suoi genitori non erano con lei la tormentava da tutto il giorno per quanto aveva cercato di non darlo a vedere.

Damon si stava sedendo sul divano ma Elena l’aveva fermato subito.

-No ti prego, andiamo in camera mia.-

Damon aveva capito che probabilmente non era ancora pronta a vivere quelle parti di casa che abitualmente vedeva i suoi genitori come protagonisti assoluti ma voleva farla sorridere così indossò il suo sorriso.

-Elena non pensavo fossi così audace, va bene, verrò in camera tua!-

La ragazza sorrise grata dando un piccolo pugno sulla spalla di Damon.

Era così facile stare con lui, lui non chiedeva, non sprecava parole per cercare di capire come si poteva sentire, la capiva come ultimamente nessuno l’aveva capita.

Elena si era messa i pantaloncini di un pigiama e una felpa, Damon si era tolto le scarpe ed erano sul letto a guarda un film. Elena si era addormentata accoccolata tra le sue braccia e Damon la guardava dormire tranquilla. Era contento di averle fatto compagnia e si prese il merito di non averla fatta pensare dandole un bacio sulla guancia e allontanandosi dal letto.

La mattina dopo Damon doveva tornare ad Atlanta per l’università e quasi gli dispiaceva non poter rivedere la ragazzina che dormiva beata davanti ai suoi occhi. 

L’avrebbe rivista a Natale e uscendo di casa con quel pensiero il suo viso si rabbuiò. Natale. La festa delle famiglie e lei non aveva nessuno. Nessun regalo, nessun noioso pranzo con i parenti. Doveva ricordarsi di dire a Lily di invitarla da loro anche se probabilmente la madre l’aveva già masso in programma.

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


SECONDO CAPITOLO

 

 

La mattina Elena si era svegliata con il forte odore muschiato di Damon ancora addosso. Si era voltata ma di lui non c’erano più tracce. Aveva preso il telefono in mano e dopo aver cercato il suo numero gli aveva mandato un messaggio per ringraziarlo e quando con la sua risposta Elena aveva scoperto che il ragazzo era tornato ad Atlanta un po’ ci rimase male.

Decise di vestirti e andare da Caroline per colazione, sapeva che Liz la domenica mattina era nel suo ufficio così si era fermata a comprare dei cornetti al cioccolato e del caffè.

Erano sul divano a chiacchierare della sera prima, o meglio, Caroline era un fiume in piena di parole, non riusciva a smettere di raccontarle di Klaus, di come era stata bene e del fatto che si erano ripromessi di sentirsi nonostante lui era partito con Damon stamattina per Atlanta. Le aveva raccontato tutti i dettagli della loro notte di sesso ovviamente sbuffando del fatto che Elena era ancora vergine. Ma Elena non aveva ancora avuto grandi storie, in realtà non ne aveva avute affatto. Era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, a parte una storiella con Matt alle medie e qualche bacio con Stefan non aveva avuto nessun altro. Aveva sempre aspettato il principe azzurro anche se ora anche lei iniziava a dubitare dell’esistenza di qualcuno che le avrebbe fatto vivere la favola perfetta e iniziava ad essere un po’ invidiosa della sua amica.

……………..

Atlanta era solo a un ora e mezza di distanza ma i ragazzi vivevano al campus e non tornavano spesso a Mistic Falls, impegnati com’erano nello studio e nelle feste.

Damon e Klaus erano appena entrati nella loro stanza. Klaus lo aveva tormentato su Barbie tutto il viaggio e Damon non ce la faceva più. Appena posata la sua borsa per terra Katherine lo aveva travolto saltandogli in braccio e ricoprendolo di baci.

Katherine era una ragazza molto bella, alta, mora e con un fisico tutte curve e si era praticamente autoproclamata la ragazza di Damon. In realtà a Damon non dispiaceva più di tanto, era un bomba a letto e per quanto fosse un po’ troppo egocentrica e viziata per il momento gli andava più che bene.

Damon l’aveva portata subito in camera sua e dopo averla distesa sul letto e spogliata senza troppe cerimonie era entrato dentro di lei e si era preso quel godimento che non provava dall’europa. Erano nudi sul letto e lei era accoccolata a lui, in quel preciso momento Damon si era ricordato di un’altra donna che si era accoccolata a lui, Elena. Scacciò immediatamente il pensiero stupito di come quella ragazzina gli era entrata dentro ma giustificò tutto questo dai continui racconti di Klaus su Caroline, ed essendo migliori amiche probabilmente era per questo che continuava a pensarla.

A Damon mancavano due anni e sarebbe stato architetto, il padre lo voleva nella sua impresa Edile ma Damon in realtà non era certo di come si sarebbe svolta la sua vita. Non gli piacevano le restrizione e men che meno gli ordini quindi per il momento pensava solo a dare esami con molta calma e divertirsi.

Una mattina di novembre il suo cellulare aveva squillato e una volta risposto era rimasto sorpreso nel sentire che Stefan sarebbe venuto a trovarlo con due amiche e chiedeva a Damon se lui e Klaus avevano posto per ospitarli. 

L’appartamento che condividevano Klaus e Damon era formato da tre piccole stanze da letto, più un salotto con cucina a vista, quindi le due ragazza avrebbero potuto tranquillamente prendere la stanza in più e Stefan avrebbe dormito sul divano.

-Klaus abbiamo ospiti questa sera, c’è qualche festa carina dove portare mio fratello e le sue amiche?-

Klaus sorrise imbarazzato.

-In realtà sarete solo tu, Stefan e Elena. Caroline li ha convinti ad accompagnarla qua per vedere me, e onestamente abbiamo del tempo da recuperare in solitudine, senti Katherine e fatevi un uscita a quattro, magari così Stefan avrà fortuna con la piccola Gilbert-

Damon si irrigidì un attimo. Elena le piaceva, la trovava simpatica e si sentiva anche molto protettivo con lei ma non sapeva il perché l’idea di farla entrare così in quella parte della sua vita che era così lontana dalla realtà di Mistic Falls lo infastidiva. E lo infastidiva anche il pensiero di Stefan ed Elena insieme, non sapeva in realtà molto della vita privata di Elena, e non sapeva nemmeno se tra lei e Stefan cera stato qualcosa, occupato com era a pensare sempre a sé stesso.

Per tutto il giorno Damon rimase scontroso persino con Katherine giustificandosi dicendo che non aveva voglia di fare da baby-sitter a suo fratello e la sua amica. Invece Katherine era al settimo cielo. Non vedeva l’ora di conoscere il fratello di Stefan e quella che pensava fosse la sua ragazza per intromettersi ancora un pochino nella vita di Damon. Damon le piaceva sul serio ma lui era sempre così distante e restio ad approfondire il loro rapporto. La ragazza aveva trovato una festa in un locale e aveva detto a Damon che si sarebbero visti direttamente li che aveva da fare prima. Sarebbe arrivata probabilmente un po’ tardi.

Damon rientrando nel suo appartamento sentì subito la risata squillante di Barbie provenire dalla camera di Klaus e girandosi verso il piccolo tavolo della cucina aveva incrociato subito i due grandi occhi scuri che erano rimasti legati ai suoi forse per troppo tempo. Lei e Stefan stavano guardando le classiche brochure universitarie sui corsi di orientamento e sui vari indirizzi.

-Voi due, non ditemi che dovrò trovarvi qua l’anno prossimo-

Elena era sconcertata dalle sue parole, erano particolarmente scocciate e per quanto i loro rapporti erano sempre stati altalenanti dopo come si era comportato al suo compleanno pensava davvero di aver legato un po’ di più con lui. 

-Tranquillo straniero, il campus è grande e non è mia intenzione avere a che fare con te l’anno prossimo-

Stefan intanto, un po’ sorpreso dal tono arrabbiato di Elena, si era messo a spiegare a Damon che lui aveva intenzione di andare dall’altra parte della costa ma visto che li ad Atlanta cera uno dei migliori corsi di medicina pediatrica del paese Elena aveva fatto domanda li.

Damon si era finto infastidito ma in realtà, una volta sotto la doccia, si era trovato a sorridere, non avrebbe mai potuto trovare lavoro più adatto alla ragazza, la immaginava senza problemi con qualche bambino in braccio. Dopo essersi lavato e vestito aveva trascinato i due al locale che gli aveva detto Katherine. Stefan aveva incontrato dei suoi vecchi amici così Damon si era ritrovato da solo con Elena.

-Non devi farmi da baby sitter, puoi pure andare, io me la posso cavare benissimo da sola-

Ma Damon non voleva andare da nessuna parte, era bellissima quella sera, con i suoi jeans stretti e quel top forse un po’ troppo scollato. Tutti i ragazzi del bar la guardavano e lui la spinse verso un tavolino con modi possessivi ordinando due birre. Erano li a parlare e scherzare, Damon si era stupito subito nel vederla così sciolta e sicura di sè, era facile scherzare e parlare con lei. Ogni tanto si soffermava a guardarle le labbra e il pensiero di baciarla lo continuava a sfiorare ma si obbligava a ricordarsi che era una ragazzina e in più la figlia della migliore amica di sua madre. Lily non l’avrebbe mai perdonato se le avesse spezzato il cuore e Damon era troppo consapevole di essere un mago in quello, ma nessuno gli impediva di flirtare con lei almeno un po’.

Katherine era appena entrata nel locale con un sorriso smagliante convinta di trovare il suo ragazzo con due ragazzini innamorati ad un tavolo ma appena l’aveva visto il sorriso le era morto sulle labbra. Damon era seduto con una ragazza su un tavolino appartato e la guardava come non aveva mai guardato lei. Le sfiorava le mani e rideva felice. Si avvicinò veloce a Damon

-Hai mollato Stefan e la sua ragazza per rimorchiare una ragazzina?-

Elena rise, rise di gusto con un innocenza che divertiva Damon e irritava Katherine

-Ciao, io sono Elena, e non sono la ragazza di Stefan ma una sua amica. Conosco sia lui che Damon da quando siamo piccoli e penso che posso affermare tranquillamente che qua nessuno ci prova con nessuno.-

Katherine aveva indossato un sorriso finto. Magari la ragazzina non era ancora consapevole di quello che lei e Damon stavano facendo ma lei ne era certa. Non doveva assolutamente lasciarli da soli, inoltre il pensiero che Elena conoscesse Damon da sempre la riempiva di gelosia, lei aveva faticato così tanto per avere qualche informazione sulla sua vita.

Stefan era tornato poco dopo portandosi dietro Koll, un suo vecchio amico che era al primo anno di medicina. Elena dopo essersi presentata aveva iniziato a chiacchierare con lui dell’università e Damon si era trovato ad osservarla ridere e scherzare con quel ragazzo appena conosciuto. Della ragazzina timida che era un tempo non c’era più nulla,era una donna, una bambina dovuta crescere troppo in fretta. Era bellissima e sembrava non rendersi conto di tutti gli sguardi che attirava a sè. Damon si rese conto che un moto di gelosia lo stava invadendo così prese Stefan per prendere un altra birra.

-Come sta Elena, come sta affrontando la morte dei suoi- 

Damon era sinceramente interessato all’argomento. Stefan aveva alzato le spalle con sguardo triste

-Non lo so, penso che nessuno lo sappia, è come stasera, è tranquilla, ride, scherza, sembra che non le sia successo nulla, tiene tutto dentro e ho paura che prima o poi esploderà-

Damon si girò ad osservarla, non sembrava una ragazza a cui i genitori erano morti da nemmeno sei mesi, era certo che la maschera che Elena si era cucita addosso la stava divorando da dentro ma non sapeva come aiutarla.

La serata passò in fretta, Katherine ovviamente obbligò Damon ad invitarla a dormire e rimase seriamente sorpresa e felice di vedere Stefan e Elena entrare per dormire nello stesso letto. Quello che aveva fatto sorridere Katherine aveva invece indispettito Damon. 

Quello che però i due ragazzi non sapevano era che tra Elena e Stefan in realtà non cera nulla, non che il ragazzo non ci avesse provato, ma Elena era stata irremovibile, non cercava una storia, non voleva un ragazzo.

Damon quella notte aveva fatto finta di addormentarsi per evitare di andare a letto con Katherine e , appena la ragazza si era addormentata si era diretto in salotto. Lei era li, bella come non mai illuminata solo dalla luce della luna che fissava il vuoto con sguardo triste. Avrebbe voluto rientrare in camera, Elena aveva lasciato cadere la maschera e dubitava che voleva farsi vedere da qualcuno ma lei, come aveva fatto quella prima volta che si erano rivisti, l’aveva riconosciuto senza voltarsi.

-Odio la notte, non riesco a dormire, i medici insistono per farmi prendere dei sonniferi ma io non li uso, quando dormo è peggio, non mi piace quello che sogno-

Era tornata la ragazzina insicura che aveva imparato a conoscere negli anni, era li, seduta sul divano con le gambe tirate su vicino al corpo che si torturava le mani.

-Damon, passerà mai? Riuscirò mai più ad essere felice e tranquilla secondo te?-

Damon non lo sapeva, non poteva nemmeno immaginare cosa volesse dire rimanere sola al mondo. Lei non aveva solo perso i genitori, non aveva nessun altro parente.

L’abbracciò facendole posare la testa sul suo petto.

-Quando mi addormento li vedo, li vedo mentre sono intrappolati in quella macchina e mi chiedono aiuto, e io non riesco mai a salvarli-

Elena aveva deciso di togliersi la maschera di allegria che portava proprio con lui, e una lacrima solitaria le attraversò il volto, Damon la strinse più forte cullandola dolcemente desiderando con tutto il suo cuore che il dolore che provava quella ragazza si alleviasse in qualche modo. E per la seconda volta Elena si addormentò tra le sue braccia. E Damon la seguì nel mondo dei sogni sperando che per la ragazza per una notte arrivasse un sonno tranquillo.

Erano le sette del mattino, la casa era invasa dal silenzio e Elena aprì gli occhi stranamente riposata, si era fermata a guardare il volto di Damon, capiva bene come tutte le ragazze si innamoravano di lui, era veramente bello e, a volte, quando decideva di essere un po’ meno arrogante, era anche una persona meravigliosa. Damon aprì gli occhi e la vide con lo sguardo assonnato che lo guardava.

-Com è andata la nottata?-

-Sai Damon, penso che dovresti venderti come medicinale, funzioni più tu dei sonniferi, almeno con te non faccio incubi-

Si sorrisero sinceri, e rimanendo incastrati nello sguardo uno dell’altro si avvicinarono pericolosamente. Erano come due calamite, non riuscivano a staccarsi e le loro labbra, inevitabilmente, si scontrarono. Non era uno di quei baci da film, nessuno dei due si mosse, rimasero solo per qualche istante con le labbra attaccate e gli occhi chiusi. Elena sospirò prima di staccarsi da lui, lo guardò per un attimo e scappò in camera da letto.

Lei l’aveva incendiato, era stato il bacio più casto della sua vita eppure aveva sentito tutto di Elena, il dolore, la forza, la disperazione e anche qualcos’altro che non riusciva a capire. Lei gli aveva aperto una finestra su di se per poi ritrarsi e scappare svelta e silenziosa come era arrivata.

Damon non poteva tornare in camera, i pensieri gli giravano troppo veloci per la testa e quella stanza lo stava soffocando, prese le scarpe e uscì di casa per andare a correre. Corse fino a smettere di sentire, corse per soffocare il dolore che aveva visto nei suoi occhi, corse per dimenticare la rabbia che lo invadeva, perché non era giusto che tutto questo era successo a una bella persona come Elena. Corse talmente tanto che quando tornò a casa lei non c’era più.

 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


CIAO A TUTTE, VI LASCIO SUBITO ANCHE IL TERZO CSPITOLO, SPERO IN QUALCHE COMMENTO PER CAPIRE SE LA STORIA PIACE E VALE LA PENA CONTINUARE O LASCIAR PERDERE. GRAZIE

Damon aveva trascorso l’ultimo mese dando esami e litigando con Kathrine. La ragazza dopo la visita di Elena era diventata insofferente a Mistic Falls e cercava di convincere il ragazzo ad andare a New York con lei per Natale. Ma Damon non ne aveva intenzione, stava bene con Kathrine ma non aveva mai considerato che la loro relazione potesse andare oltre al tempo che Damon avrebbe trascorso in università. Voleva tornare da lei. La realtà era che Elena le era mancata. Dopo quello strano bacio che si erano scambiati non si erano più sentiti. Damon aveva preso in mano più volte il telefono ma poi, non sapendo bene cosa dirle,aveva desistito. Era il primo Natale che passava senza una famiglia e non voleva lasciarla da sola.

Lily gli aveva raccontato che sia lei che Liz l’avevano invitata per il pranzo di Natale ma Elena \aveva educatamente rifiutato. Damon come prima cosa, ancora prima di andare a disfare i bagagli, aveva intenzione di andare da lei e convincerla. Non poteva pensare a Elena da sola in casa a trascorrere quella giornata.

Elena era in camera sua, guardava annoiata fuori dalla finestra tutte le case addobbate, una volta anche la sua era come le altre, lei e Miranda obbligavano Greyson a salire fino sul tetto per mettere le luci e facevano un grande albero in salotto. Proprio quel salotto in cui lei non aveva messo più piede. Quando arrivava qualche amico a trovarla lei lo portava in cucina o in camera sua, quella stanza era intrisa di ricordi che lei non riusciva ancora ad affrontare. Persa con lo sguardo sulla strada vide la Camaro di Damon parcheggiare davanti a casa e il ragazzo avvicinarsi verso la sua porta. Era contenta di vederlo e nello stesso tempo era preoccupata che Lily l’avesse mandato per fare un altro tentativo nel trascinarla al pranzo di Natale. Apprezzava la gentilezza ma il Natale era una festa per famiglie, e lei una famiglia non l’aveva più. Il pensiero di entrare in una casa con alberi addobbati e genitori sorridenti la terrorizzava, la paura di non riuscire a mantenere la sua maschera era troppa. Scese per aprire la porta.

-Ragazzina, cos è questa storia che vuoi passare il Natale da sola?-

Non aveva mezzi termini Damon, non ci aveva nemmeno girato intorno. Non aveva provato ad essere dolce e comprensivo. No, lui si era presentato con uno sguardo di rimprovero e un tono neanche troppo velatamente arrabbiato.

-Damon, ti prego.-

Ma Damon non aveva nessuna intenzione di lasciar stare, l’avrebbe portata di peso se necessario e questo Elena l’aveva capito appena aveva incrociato il suo sguardo.

-Damon prova a capirmi, voi non siete la mia famiglia, non centro niente a casa tua e poi voglio andare al cimitero il giorno di Natale.-

-Perfetto, problema risolto, ti vengo a prendere domani mattina alle nove, ti porto al cimitero e poi andiamo da me perché se il problema è che noi non siamo la tua famiglia allora è solo una cavolata. Mia madre e Miranda si conoscevano dalle elementari. E se non vuoi farlo per te stessa fallo per Lily, non si perdonerebbe mai di lasciarti da sola qui proprio il giorno di Natale.-

Non aveva aspettato nemmeno una risposta, si era voltato e se ne era andato. Elena era basita, era arrivato come un terremoto, non l’aveva nemmeno fatta parlare e ora era incastrata in un pranzo a cui non avrebbe mai e poi mai voluto partecipare.

La mattina di Natale Elena aveva in mano due belle ghirlande verdi con dei fiori rossi e delle palline dello stesso colore. Stava uscendo di casa quando il suo sguardo incontrò quello di Damon. Avrebbe voluto dirgli che non era necessario che lui l’accompagnasse ma qualcosa le diceva che niente di quello che avrebbe mai potuto dire sarebbe servito a qualcosa con quel ragazzo. Così era salita in macchina e si era fatta accompagnare al cimitero. Damon le aveva lasciato la sua privacy così la ragazza si era incamminata da sola verso le due tombe vicine, una volta inginocchiata di fronte aveva sistemato le due ghirlande. Sua madre le sorrideva dalla foto sulla lapide ed Elena era scoppiata a piangere, non riusciva quasi a respirare dall’ansia che le era venuta. I medici dicevano che le sue erano crisi di panico, abbastanza normali visto la situazione, e le avevano consigliato di andare a degli incontri per persone che dovevano affrontare dei lutti ma Elena non si era mai presentata.

Damon l’aspettava in macchina ma dopo mezz’ora senza vederla si era deciso a scendere per andarla a prendere. La scena che aveva davanti gli straziò il cuore. Elena era in lacrime, sembrava così piccola ed indifesa. Era distrutta dal dolore, in ginocchio nella neve. Damon provò ad alzarla ma la ragazza gli si rivoltò contro. Non voleva spostarsi da lì, respirava a fatica, le lacrime le coprivano interamente il volto. Allora il ragazzo decise di sedersi accanto a lei, abbracciarla dolcemente e lasciarla sfogare.

Dopo un altra mezz’ora Elena gli strinse la mano calmandosi. Così tornarono nella Camaro senza dire una parole e Damon la portò a casa sua.

La casa della famiglia Salvatore era sempre stupenda ma sotto natale era qualcosa di magico. Lily aveva addobbato la sala da pranzo e la veranda sulla quale si affacciava. Elena appena entrata in quella casa era tornata sorridente e spensierata. Damon era stupito di come la ragazza riuscisse a fingere così bene e ne era anche abbastanza preoccupato. Non poteva non sfogarsi con nessuno o peggio ancora aver inconsapevolmente scelto lui come valvola di sfogo. Proprio lui che era lontano e che non poteva occuparsi di lei.

Stefan ed Elena stavano raccontando a Giuseppe e Lily i loro programmi universitari mentre bevevano tutti il caffè. Era stato un pranzo piacevole, Elena era brillante e spiritosa, aveva fatto ridere di gusto anche suo padre che non rideva quasi mai. Dopo aver passato tutti insieme un paio di ore nel grande salone davanti al camino Elena aveva salutato educatamente tutti e si era ritirata a casa sua.

Damon era in camera sua, guardava dall’altro lato della strada, cercava una luce nella casa di Elena ma era buio come la notte che stava arrivando concludendo quella giornata. Lo sapeva quanto lei odiasse la notte, così, dopo essersi messo le scarpe si era incamminato verso casa sua. 

Lei l’aveva fatto entrare e portato in camera da letto.

-Lo sai ragazzina che se continui a portarmi in camera tua e farti vedere con questi tuoi pigiami potrei anche fraintendere le tue intenzioni?-

Voleva sdrammatizzare Damon.

-Cosa ti dice che non siano proprio queste le mie intenzioni-

Era maliziosa Elena mentre lo guardava. Damon non capiva se era seria o se lo stava solo prendendo in giro ma decise di lasciar perdere e tirò fuori dalla tasca un piccolo pacchetto.

-Non ti ho dato il mio regalo di Natale Elena.-

La ragazza era piacevolmente sorpresa. Il suo sguardo si era intenerito e aveva preso in mano il pacchetto. Damon gli aveva regalato una collana, era semplice e stupenda.

Elena gli posò un lieve bacio all’angolo della bocca per ringraziarlo e lo invitò nel letto a guardare un film.

Era strano il rapporto che tra di loro si era creato. Non avevano bisogno di molte parole, in realtà non ne avevano bisogno affatto. Si vedevano poco e quando accadeva lei trasformava quei momenti in una piacevole ed intima abitudine. Così Damon l’abbracciò e si stese accanto a lei.

-Damon, puoi rimanere a dormire con me-

Elena l’aveva chiesto guardandolo negli occhi, con una voce dolce e priva di malizia. Il ragazzo era sconnesso. La trovava stupenda e quella vicinanza lo confondeva. Elena aveva notato il dubbio e il tormento in quegli occhi così chiari che la facevano perdere.

-Sai, con te mi sento bene, forse perché tu sei l’unico che non mi tratta con i  guanti, anche se sai essere dolcissimo sei anche te stesso e non so come mai ma quando vado in ansia se penso a te mi calmo-

Damon iniziava a pensare che la ragazza provasse qualcosa per lui ma non volve pensarci in quel momento, così si sfilò i pantaloni rimanendo in boxer e maglietta e con il sorriso meno provocante che era riuscito ad indossare era entrato sotto le coperte con lei.

Damon si era addormentato quasi subito mentre Elena assaporava ogni istante di quella notte. Averlo vicino la rendeva felice. Damon le piaceva e dopo quel leggero bacio che si erano scambiati si era trovata spesso a pensare a lui. L’aveva sempre trovato il ragazzo più attraente che avesse mai conosciuto ma l’aveva sempre considerato uno stronzo. Ma nell’ultimo periodo vederlo così dolce con lei l’aveva fatta tornare ai quattordici anni, era certa di essersi infatuata nuovamente di Damon ma non voleva rovinare la loro amicizia rischiando di perdere anche lui.

La mattina dopo quando Damon era tornato a casa sua aveva incontrato Lily che lo stava aspettando.

-Damon, voglio sapere cosa stai combinando con Elena.-

Sua madre era seriamente preoccupata, sapeva che Damon aveva un gran cuore sotto quella scorza di rabbia che portava con sé ma era consapevole che suo figlio non era proprio il ragazzo più affidabile con le ragazze e quando, mentre beveva il suo caffè, l’aveva visto uscire da casa di Elena si era preoccupata. 

-Siamo amici mamma, non riesce a dormire la notte per gli incubi e mi ha chiesto di rimanere con lei.-

Lily credeva a quelle parole ma sapeva che Elena aveva sempre avuto un debole per suo figlio, ne aveva parlato mille volte con Miranda.

-Damon, ha già sofferto troppo quella ragazza, non spezzarle il cuore per favore.-

Damon avrebbe voluto dire a sua madre che quella che rischiava di spezzare il cuore a lui era proprio Elena. Negli anni erano stati spesso vicini e amici, ma ora che lei era così donna lui iniziava a provare qualcosa per lei e non poteva assolutamente cedervi.

Nelle settimane successive si erano incontrati quasi tutte le sere al Grill dato che non cera un gran numero di locali in città. Lei era con le sue amiche sempre sorridente e allegra ma quando arrivava il momento di andare a casa cercava disperatamente lo sguardo di Damon. Così lui senza farsi pregare andava a dormire da lei. Gli piaceva addormentarsi avvolto nel profumo alla vaniglia del suo shampoo, gli piaceva sentire il corpo della ragazza vicino al suo. Proprio lui che con le ragazze in un letto ci faceva solo sesso cercando di fuggire il prima possibile si era trovato ad apprezzare la loro piccola routine. Si mettevano a letto, guardavano qualche film ridendo e prendendo in giro gli attori e poi si auguravano la buonanotte mentre Elena si avvicinava a lui per accoccolarsi sul suo torace.

Le vacanze però erano finite troppo presto. Ad Elena la consolava che avrebbe avuto molto da studiare nei prossimi mesi così da non pensare molto. Damon dopo aver caricato la macchina suonò alla sua porta per salutarla.

-Posso chiamarti qualche volta?-

Era così innocente quando gli poneva quelle domande che la intimidivano e la facevano tornare bambina. 

-Quando vuoi ragazzina, prenditi cura di te, ci vediamo a pasqua-

Le sarebbe mancata davvero tanto Elena, la sua piccola donna che ora gli stava sorridendo maliziosa depositandogli un lieve bacio sulla bocca per poi scappare in casa.

Damon ne era certo. Elena l’avrebbe fatto impazzire.

 

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Elena aveva chiamato Damon quasi ogni sera, spesso quando Damon non doveva uscire o non era con Katherine si sentivano su Skype e guardavano qualche film insieme. Altre volte invece si raccontavano semplicemente la giornata appena trascorsa.

Elena apprezzava molto il legame che aveva creato con Damon ma iniziava anche a sentire la necessità di un ragazzo tutto suo soprattutto ora che Caroline faceva coppia fissa con Klaus.

Elena pensava spesso a come sarebbe stata la sua prima volta, era stufa di aspettare ma non cera nessun ragazzo a scuola col quale l’avrebbe fatto. L’unica persona con cui le sarebbe piaciuto perdere la verginità era proprio il suo amico Damon ma per quanto a lei sarebbe andata bene una notte senza per forza poi andare avanti in una relazione ma rimanendo buoni amici, era abbastanza certa che se l’avessero fatto poi il loro rapporto sarebbe inevitabilmente cambiato.

-Dai Elena, lo sanno anche i muri che tra te e Damon c’è qualcosa, tu lo sai che io lo odio ma non posso non ammettere che quel ragazzo a letto è qualcosa di magico, io te lo consiglierei proprio come prima volta. Seducilo e fallo, non devi mica dirgli che non l’hai mai fatto. Se continui così arriverai al college vergine!- 

Ormai questo era l’argomento preferito da Caroline ed infondo ad Elena sarebbe piaciuto avere il coraggio di seguire il consiglio dell’amica.

Finalmente Pasqua era arrivata, Elena non vedeva l’ora di riabbracciare Damon e camminava nervosa sul portico nell’attesa di vederlo arrivare con la sua macchina azzurra.

Appena scese dalla macchina Elena gli saltò in braccio stringendolo a sé.

-Quanto mi sei mancato straniero-

Ogni volta che la rivedeva gli sembrava più bella. Aveva preso qualche chilo, segno che aveva ripreso a mangiare, e sembrava più allegra del solito e Damon non poteva che esserne felice.

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio ed entrarono insieme in casa Salvatore. Stefan e i genitori erano andati alla casa sul lago ma dal momento che Damon non ne aveva voglia si era inventato che aveva molto da studiare per passare un po’ di tempo da solo e con Elena.

Mentre Damon sistemava le sue cose Elena si era offerta di cucinare la cena. Damon, dopo averla pregata di non avvelenarlo, si era spostato al piano di sopra. Quando era sceso era rimasto piacevolmente sorpreso dal buon odore di cibo che si stava diffondendo in tutta casa. Prese dalla riserva del padre una bottiglia di vino rosso e si avvicinò ad Elena.

Elena continuava ad ascoltarlo e guardarlo rapita, era bellissimo nella luce soffusa della veranda, era molto più uomo dei suoi compagni di scuola e il pensiero di sentirsi stretta tra le sue braccia le provocò un brivido lunga la schiena che Damon notò ma scambiò per freddo.

-Principessa, cosa dici se rientriamo. Io sono abbastanza stanco per il viaggio, ci mettiamo a letto a guardare un film?-

Lei gli aveva sorriso e l’aveva seguito in camera sua

-Damon, mi presteresti una maglietta per dormire?-

Damon si era messo a cercare la maglietta più lunga che aveva, già la trovava bellissima, il pensiero di averla mezza nuda nel suo letto era troppo anche per quella strana amicizia che avevano.

Elena quella mattina scappò via dal suo letto, si era svegliata con un immenso desiderio di baciarlo e non sapeva cosa fare così, senza pensarci due volte, era fuggita. Lui l’aveva chiamata un paio di volte ma lei aveva fatto finta di non vedere il telefono. Doveva riflettere perché sapeva che probabilmente fino a settembre quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Damon di solito fino a luglio aveva la sessione estiva degli esami e poi partiva sempre per i due mesi successivi a fare qualche viaggio alla scoperta di qualche paese lontano, forse aveva ragione Caroline, quello era il momento giusto per avere la sua prima volta.

Quella sera chiamò Caroline per aiutarla a prepararsi più mentalmente che esteticamente. La ragazza le consigliò un completo intimo di pizzo nero e le sistemò i capelli cercando di tranquillizzarla.

Elena incontrò Damon al Grill, non passarono la serata insieme ma entrambi sapevano, come ogni volta che Damon tornava, che poi il ragazzo avrebbe preso le chiavi che Elena gli avrebbe lasciato sotto lo zerbino e avrebbe dormito con lei.

Elena lo aspettava sul letto coperta solo da una sottile vestaglia, era agitata ma sempre più certa delle sue intenzioni. Lui era bellissimo e ci teneva a lei, e lei lo desiderava.

Quando Damon la vide il suo cuore perse un battito, era stupenda e lui ne era terrorizzato. Non voleva rovinare il rapporto con lei e vederla così, mezza nuda nel letto, gli aveva dato la certezza che invece le intenzioni della ragazza erano molto pericolose.

-Elena, ti prego, non roviniamo tutto. Lo sai che io sono pessimo nelle relazioni.-

Era sincero con lei. Elena non era una da una botta e via e per quanto spesso proprio Damon si trovava a pensare di essere innamorato di lei il terrore di rovinare tutto era più forte.

-Io non voglio una relazione, probabilmente non ci vedremo più fino a settembre e Damon, io ti desidero, una notte e poi amici come prima.-

Elena lo disse nella maniera più provocante che conosceva, sfilandosi la vestaglia e rimanendo in intimo. Si avvicinò al ragazzo e in punta di piedi si aggrappò a quei capelli neri e spettinati per baciarlo.

Tutte le difese di Damon erano cadute in un istante. Era bellissima, dolce, provocante, un miscuglio di innocenza e sensualità che lo mandava in paradiso e all’inferno nello stesso momento.

La prese tra le sue braccia e dolcemente la stese sul letto. Iniziò a baciarle gli occhi sdraiandosi su di lei, le guance, il mento, ritrovò la bocca e infilò in modo prepotente e dolce insieme la lingua tra le sue labbra, voleva il suo sapore, voleva sentirla.

Elena era creta tra le sue mani, sembrava fatta apposta per rispondere ai suoi baci e alle sue carezze. Damon si era tolto la camicia e i pantaloni sempre senza smettere per un secondo di baciarla e guardarla negli occhi. Le aveva sfilato il reggiseno e iniziato a torturarle dolcemente i seni. Era sceso tra le sue gambe e l’aveva fatta gemere quando aveva iniziato a toccarla.

-Elena prendi la pillola?-

La ragazza arrossì e fece segno di no con la testa e solo in quel momento Damon ricordò di non averla mai vista con un ragazzo. Nessuna storia da quando la conosceva, e lui la conosceva da sempre. 

-Elena ma…- non sapeva come chiederglielo, sapeva che l’avrebbe messa in imbarazzo ma se la sua sensazione era giusta non poteva farle questo-sei vergine?-

La ragazza era arrossita violentemente e aveva abbassato gli occhi. Era la conferma che non voleva sentire. Damon si spostò da lei e la prese tra le braccia dolcemente, non voleva ferirla ma non poteva essere la prima volta di Elena, almeno non in quel modo e purtroppo lui non era abbastanza per esserlo in un altro.

-Damon ti prego, io lo voglio davvero, non ti sto chiedendo una storia, credimi.-

Elena aveva gli occhi lucidi e la voce tremante. Si era coperta dal lenzuolo e si sentiva una stupida.

-Lo so principessa, e sono davvero onorato che avresti voluto farlo con me, ma ti voglio troppo bene per toglierti l’occasione per farlo con qualcuno che ami davvero e che ti può dare tutto quello che io non so darti-

Damon la strinse forte a sè cercando di contenere l’amarezza che provava. Dopo averla vista nuda, averla toccata e baciata in ogni angolo della sua pelle fermarsi era stato un incubo, ma Elena si meritava candele e un letto di rose, Elena si meritava tutto l’amore del mondo. Elena si meritava di più di un uomo che aveva una storia con un altra ragazza.

Elena si lasciò abbracciare, era la loro ultima notte insieme e non era affatto andata come aveva sperato. Elena lo sapeva che l’imbarazzo non si sarebbe cancellato facilmente. Damon. Damon che andava con tutte l’aveva rifiutata.

La mattina dopo entrambi erano in imbarazzo e quando si salutarono promettendosi di sentirsi presto Elena sapeva che stava mentendo. Era delusa e amareggiata, aveva pensato che anche lui la desiderasse e invece si era sbagliata. 

Quando lui la chiamò la sera dopo e quella successiva lei non rispose più al telefono. 

Quello che non sapeva era che Damon l’aveva rifiutata proprio perché ci teneva troppo a lei e si, forse Damon era innamorato di lei, ma non si sentiva abbastanza.

Non volendo rovinare il loro rapporto l’avevano ugualmente distrutto.

 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


CIAO A TUTTE, INIZIO COL RINGRAZIARE TUTTE QUELLE CHE STANNO LEGGENDO QUESTO ESPERIMENTO DI STORIA. QUESTO CAPITOLO E’ PIU CORTO DEL SOLITO MA E’ SOLO UN CAPITOLO DI PASSAGGIO. DAL PROSSIMO TORNERO’ ALLA LUNGHEZZA NORMALE. CERCHERO’ DI POSTARE UN CAPITOLO AL GIORNO MASSIMO OGNI DUE, FINO AD ORA NE HO SETTE COMPLETI MA CERCHERO’ DI ANDARE AVANTI CON QUESTO RITMO.

 

 

Damon era amareggiato, in casa era sempre scontroso sia con Klaus che con Katherine. Elena non gli rispondeva più al telefono, l’aveva chiamata milioni di volte, era arrivato anche a chiamare la Barbie di Klaus che le aveva urlato insulti interminabili senza in realtà dirgli niente. Sapeva che aveva ferito Elena col suo rifiuto ma lui l’aveva fatto con le migliori intenzioni. Ci teneva veramente molto a lei e sapeva anche dei sentimenti che la ragazza provava per lui e per questo non voleva ferirla. Sorrise amaramente, lui che era così egoista ma per una volta, proprio con lei, non aveva voluto esserlo e l’unica cosa che ci aveva guadagnato era che l’aveva persa.

La sera prima di addormentarsi pensava ad Elena, la immaginava in quella grande casa tutta sola e si domandava se le sue insonnie erano tornate ora che non stavano più al telefono prima di dormire, si domandava se mangiava o se si stava lasciando andare. Non c’era minuto in cui non pensava a lei e se non avesse avuto tutta quella mole di impegni dovuti agli esami sarebbe corso da lei, si sarebbe scusato e l’avrebbe stretta forte a sè.

Elena nel mentre era sempre più triste, gli mancava immensamente Damon ma l’imbarazzo era troppo forte e probabilmente anche la rabbia. Era arrabbiata Elena, forse più con se stessa che con Damon. Le capitava spesso di ricordare le mani del ragazzo su di lei, quei momenti che avevano passato nel suo letto, nudi e pieni di piacere. L’aveva visto anche in lui il desiderio eppure Damon aveva preferito non averla probabilmente perché non ci teneva abbastanza a lei. A lei che si era affidata così stupidamente a quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio, a lei che teneva a lui più di quanto tenesse a se stessa. Eppure tutte quelle notti abbracciati, tutte quelle telefonate che duravano ore, tutte le loro chiacchierate per Damon non erano abbastanza. Elena si era convinta che Damon trascorresse tutto quel tempo con lei per una sorte di pena che provava, e lei la pena non la voleva da nessuno.

 

Il giorno del diploma era finalmente arrivato, Elena era contenta, avrebbe avuto il suo diploma, trascorso l’estate con Caroline al mare e poi finalmente si sarebbe lasciata alle spalle Mistic Falls, aveva anche pensato di vendere la casa dei genitori ma non era ancora pronta a tagliare così profondamente col passato anche se dubitava che sarebbe tornata durante le vacanze. Caroline era stata accettata in un università di New York per studiare moda e pubbliche relazioni, Stefan sarebbe andato a Miami per diventare un avvocato e lei invece era pronta per trasferirsi ad Atlanta. Stava camminando con la toga dopo aver ritirato il suo diploma ed aver fatto delle foto con i suoi migliori amici. Cercava di fuggire il più lontano da li. Aveva visto Damon accanto a Lily e Giuseppe e non era pronta a rivederlo.

-Elena, forse dovremmo parlare.-

Elena l’aveva sentito alle sue spalle. Aveva indossato la maschera che portava così facilmente con chiunque e si era girata con un sorriso smagliante, l’aveva abbracciato e senza scomporsi si era scusata per quella notte, si era scusata per non avergli più risposto al telefono e gli aveva detto che stava frequentando un ragazzo e non le sembrava opportuno continuare a sentirsi come prima. Elena mentiva per cercare di trovare un po’ di sicurezza.

Il cuore di Damon si era spezzato, inconsciamente aveva sempre pensato che Elena fosse sua. L’aveva rifiutata ma in cuor suo sperava che col passare del tempo lui sarebbe maturato e una volta pronto e sicuro di essere in grado di affrontare una relazione senza ferirla o sentire quella necessità di scappare che lo coglieva sempre con le altre, sarebbero finalmente stati insieme. Eppure lei ora aveva indossato quella maschera che portava così bene anche con lui. Lui che la pensava ogni giorno era stato soppiantato da chissà quale ragazzo. Non poteva biasimare nessuno se non se stesso. Damon sapeva che la ragazza provava qualcosa per lui da anni e la visione egoistica che aveva immaginato con un Elena che lo aspettava per chissà quanto tempo non poteva essere reale. Lui non l’aveva voluta e qualcun altro si era preso quel corpo così perfetto. Qualcun altro godeva delle sue risate e si addormentava avvolto nel dolce profumo di vaniglia che emanava.

Sorrise Damon mentre la salutava e la lasciava andare.

Quell’estate Damon era partito da solo per l’argentina con lo zaino in spalla.

Elena aveva passato le vacanze con Caroline e Klaus.

L’estate era volata troppo in fretta e ora Elena era nel piccolo appartamento del campus, stava sistemando i suoi vestiti dopo aver conosciuto Bonnie, una ragazza tranquilla e silenziosa che avevano messo nel dormitorio con lei. Era contenta Elena, Bonnie non sapeva niente della sua storia. Elena poteva finalmente ricominciare a respirare

 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


E DOPO BEN 4 ME LA SONO TROVAT SUL PC E HO DECISO DI FINIRE DI PUBBLICARLA. Era di nuovo settembre ed Elena stava passeggiando per i vialetti del college con la testa pesante. Pensava che abbandonare casa la facesse sentire meglio, ma un lato di lei sapeva che certi dolori, certi incubi non sono facili da scacciare. Aveva già attraversato molte volte quelle stradine con suo padre quando venivano a vedere il campus sognando che arrivasse il momento per lei per iniziare i corsi di medicina. Ora non era nemmeno più certa che iscriversi a medicina fosse stata la scelta più giusta. La ragazza entrò in caffetteria per prendere qualcosa di caldo, per quanto fosse appena settembre L’aria aveva già perso il suo tepore e le foglie si stavano già ingiallendo. Appena appoggió le mani sul bancone una voce fin troppo conosciuta le squilló nelle orecchie. Damon. Si voltò di scatto e lo vide, a nemmeno due metri da lei che faceva il gradasso con una biondina tutta curve. Mentre i suoi occhi erano incollati a lui il ragazzo si voltò e la vide. Su Damon spunto un sorriso sincero e abbandonando subito la biondina corse verso Elena. -non ci posso credere, cosa ci fai qui? Perché non mi hai chiamato?- esclamò rendendosi però subito conto che in realtà lei aveva chiuso totalmente i rapporti con lui dopo quella imbarazzante nottata, si maledì da solo per essere stato Un gentil uomo, proprio lui che non lo era, in una sola buona azione aveva perso tutto. Lei era fredda, rigida. Accennó appena un sorriso. -oh Damon, è talmente tanto che non ci vediamo che mi era passato di mente. Comunque tutto bene ma sono di fretta, sai nuovi corsi, stanza da sistemare.. insomma ci vediamo in giro- Elena si era ho voltata quando le dita calde di Damon le bloccarono il polso. -Elena... per favore, non puoi chiudere con me per una stupida notte, ti prego, voglio esserti amico- sembrava così sincero e quegli occhi di ghiaccio la scuotevano dentro. Ma per lei non era stata una stupida notte. Sapeva bene che si stava comportando da ragazzina, che qualsiasi fosse il motivo per il quale Damon L aveva rifiutata non era un buon motivo per avercela con lui, ma era più forte di lei. Da quando il settembre dell’anno prima lui si era presentato a casa sua per farle le condoglianze il suo cuore si era sentito sempre meno affaticato, solo con lui trovava la pace, e aveva davvero pensato che anche lui provasse qualcosa. Eppure non era stato così. E stargli accanto faceva troppo male. Elena rise fortemente - ma Damon non dire sciocchezze! Ma chi ci pensa più a quella sera, anzi scusami sono stata proprio una bambina. Non ci siamo più sentiti perché come ti avevo già detto frequentavo un ragazzo. Poi sai ferie vacanza, college nuovi amici, tutto qui! Dai uno di questi giorni ci prendiamo un caffè!- concluse posandogli un bacio frettoloso sulla guancia e fuggendo. Damon era sconvolto. Dov era finita Eléna? Aveva come la sensazione che la maschera che usava con tutti per nascondere il dolore della morte dei genitori l’avesse annullata. Ma Eléna era lì, sotto la sua indifferenza tremava. Appena girato L’angolo dovette fermarsi contro un muro e cercare di respirare. Con le mani cercó di levarsi la sciarpa. Eccola, la sua crisi di panico che le toglieva L’aria. Dio quanto aveva fatto male vederlo, qunto le era costato fingere invece di cadergli tra le braccia per farsi abbracciare e respirare il suo odore. Ma non poteva, non voleva ricascare nel turbine di emozioni che solo Damon le faceva provare per poi rimanere delusa come l’altra volta. In quel momento un bel Ragazzo, un tale Mason, le si avvicinò. Era molto carino e con uno sguardo da bravo ragazzo senza però sembrare per questo meno pericoloso. -Ei, non ti senti bene? Posso aiutarti? Elena riuscì solo a chiedere dell acqua e il ragazzo la acconpagnó dolcemente alla fontanella. Una volta bevuto si calmò. Lo ringrazio e iniziarono a chiacchierare. Elena scopri che era 3 anni più grande, frequentava L ultimo anno in legge ed era anche simpatico. Passata la crisi riuscì addirittura a sorridere. Il ragazzo le parló della festa che ci sarebbe stata la sera, così Eléna promise di passare. Lui la salutó con un bacio all’angolo della bocca è un occhiolino, lasciandola un po’ interdetta. Damon aveva visto tutta la scena, e si sentiva geloso e anche preoccupato. Non gli piaceva Mason, era un don Giovanni che fingeva di essere un bravo ragazzo per entrare in ogni pantalone possibile! La sera Eléna decise di andare alla festa con La sua nuova coinquilina, Bonnie. Appena arrivate Bonnie sparì alla ricerca del suo fidanzato Enzo. Elena si avvicinò al bar per chiedere una tequila. Proprio in quel momento arrivò Mason che le passo un braccio sulle spalle chiedendo “Allora splendore, cosa beviamo?” Elena sorrise educatamente e iniziarono a fare una poco saggia gara di tequila. Dopo un tempo per Elena indefinito vide Bonnie nella folla che la stava raggiungendo -Elena ho trovato Enzo e il suo migliore amico dice di conoscerti molto bene, eccolo si chiama Damon- Dietro Bonnie comparve Damon, il sorriso sul volto del bel moro con gli occhi di ghiaccio scomparve subito. Elena era palesemente ubriaca abbracciata a Mason. -Mason vattene- riuscì solo a ringhiare. Il ragazzo stava per rispondere a tono, ma Elèna, con un andatura traballante è una voce biascicante provó a fermarlo dicendogli chi si credeva di essere e di lasciarla in pace. Damon senza pensarci due volte se la caricó sulle spalle e la trascino fuori, Mason non poté nemmeno fare niente con Enzo e Alaric che lo bloccarono al bancone. -Damon lasciami, lasciami- strepitava, e con pochissima classe e delicatezza infine Damon la fece accomodare su una panchina. -Ma come ti permetti. Devi lasciarmi in pace, cosa ti è venuto in mente!- -Ragazzina, ti ho salvato da una pessima decisione fidati. Lei sbraitava come impazzita. Lui sapeva di aver fatto la cosa giusta. Anche se non erano fatti suoi non poteva lasciarla con “odioso Mason” come lo chiamava lui. -hai rovinato il mio appuntamento!- rise forte Damon a sentire La parola appuntamento. Era una risata cattiva, piena di gelosia anche. -Elena ti voleva solo portare a letto!- provó a farle capire il ragazzo. -lo so benissimo Damon, non sono più una bambina, sono al college, sono libera di fare le mie scelte. Non ti mettere mai più in mezzo alla mia vita. Non è che perché siamo stati vicini per anni e mi hai aiutato un paio di volte puoi pensare di essere così importante da decidere per me! L’aveva ferito. Ferito veramente. Come poteva descrivere il loro rapporto in questo modo, come poteva la sua Elena farsi andare bene uno che la voleva solo portare a letto, uno che non sapeva niente di lei. Lei si voltò e se ne andò. Damon riuscì solo a bisbigliare -Cosa ti è successo. Dove sei Eléna. FATEMI SAPERE SE A QUALCUNA INTERESSA ANCORA QUESTA STORIA E SE VI VA CHE LA CONTINUI A PUBBLICARe!

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Capitolo 7
*** 7 ***


POV DAMON Damon era rimasto li, esattamente nel punto in cui Elena l’aveva lasciato senza ben capire cosa fosse successo, cosa fosse successo a lui e a lei. Sapeva bene che quella notte, rifiutandola l’aveva ferita, ma non poteva farlo accadere. Damon non si fidava di se stesso ed Elena aveva vissuto troppi abbandoni per superarne un altro in così poco tempo. Non che Elena non le piacesse, anzi, le era sempre piaciuta. L’aveva vista crescere e trasformarsi nella ragazza che era oggi. Adorava i suoi capelli, il profumo mentolato che emanava, il modo che aveva di mordersi il labbro quando era nervosa e la sua risata. La sua risata. Prima che la vita della ragazza le si sgretolasse in un attimo la sentiva spesso ridere. La vedeva scherzare con i suoi amici. Elena era piena di vita. Damon era curioso di sapere chi fosse il ragazzo che l’aveva sostituito così il giorno dopo decise di chiamare sua madre, alla fine Lily aveva sicuramente tenuto sotto controllo la figlia della sua migliore amica. -Un ragazzo? Damon ma cosa dici, ti assicuro che è impossibile.- Damon non capiva, ma la madre gli assicurò che la ragazza era sempre stata in casa, anzi era motivo di preoccupazione sua e di Liz, la madre di Caroline, il fatto che Elena si era totalmente chiusa in se stessa. Lily andava a trovarla tutti i giorni e la trovava sempre china sui libri, senza praticamente più nessun rapporto sociale. Elena era andata qualche giorno in vacanza con Caroline e la madre, ma dopo appena una settimana si era decisa per tornare a casa. Damon capì che Elena aveva deciso di mentirgli, di inalzare un muro con lui che il ragazzo non aveva intenzione di accettare così andò al dormitorio delle matricole deciso a trovarla e far crollare tutte le sue difese. POV ELENA Aprì gli occhi controvoglia. Un rumore ritmico l’aveva svegliata, Ci mise qualche minuto a capire che qualcuno stava bussando alla porta. Contro voglia si alzò dal letto, non pensò nemmeno al fatto che stava aprendo la porta indossando un mini pigiama che non lasciava assolutamente nulla all’immaginazione. -Bel pigiamino- le disse Damon superandola e buttandosi sul suo letto. Prese in mano il pupazzo che Elena, nonostante non fosse più una bambina, si era portata da casa e la fissò facendo uno strano, ma per lui abituale, gioco con gli occhi. -Tu come.. tu cosa…- non finì la frase, ancora troppo addormentata e sconvolta dal fatto di trovarselo li. -Io come ti ho trovato? Facile, sono qua da due anni Elena, ho le mie conoscenze, e sul cosa ci faccio qui è altrettanto semplice la risposta, dobbiamo parlare.- -Io non ho assolutamente nulla da dirti Damon.- gli disse indossando un maglione cercando di coprirsi almeno un po’. -Ok, allora parlo io ti va? Ieri dopo la tua sceneggiata degna di un premio come miglior attrice non protagonista mi sono domandato come tu potessi essere diventata in così poco tempo una stronza acida di dimensioni epocali. Cosi un paio d’ore fa ho chiamato mia madre per chiederle se sapesse chi fosse questo fantomatico ragazzo con cui uscivi, pensando che fosse lui il problema, e indovina un po? Sono rimasto quasi scioccato a sentiere che la dolce e onesta Elena non aveva nessun ragazzo, anzi non era praticamente più uscita di casa- Elena arrossì violentemente. si sentiva in imbarazzo. Avrebbe voluto buttarlo fuori e sparire da quella stanza. -Mi dica signorina Gilbert, come mai tutte queste palle? Pensavo avessi rovinato il nostro rapporto per un ragazzaccio, invece ora sono molto confuso, hai deciso di chiudere con me per stare in camera da sola a pensare esattamente a cosa? Perché hai rovinato tutto?- Elena buttò fuori tutta la sua frustrazione in un attimo -Io ho rovinato tutto? Tu, tu l’hai fatto. Mister vado a letto anche con i muri ha deciso che io non ero abbastanza e me l’ha sbattuto in faccia, si sono stata una stupida, ma non volevo che pensassi che non c’era ancora stato nessuno. Ti ho visto come mi hai guardata quando hai scoperto che ero vergine. Era ancora vergine, la cosa lo fece stare immediatamente meglio, anche se non sapeva perché. -Elena non eri tu a non essere abbastanza, te lo assicuro, e ti assicuro che verrei anche in questo momento a letto con te se fossi una sconosciuta, ma ti voglio troppo bene per rovinare tutto.- le disse mentre si alzava dal suo letto per uscire dalla stanza. Le posò un tenero bacio sulla fronte e sussurrando le disse -Non farlo con Mason, non sarebbe amore, e tu te lo meriti.- Lasciandola interdetta. No, non sarebbe stato amore, solo con Damon lo sarebbe stato. POV DAMON Damon si ritrovò a camminare verso la sua stanza con un sorriso ebete sul volto. Non c’era nessun ragazzo, nessuno l’aveva baciata o sfiorata dopo di lui. Non sapeva bene perché tutto questo lo rendesse così euforico, la desiderava ma nulla era cambiato dal rifiuto di quella notte, eppure nella sua testa si insinuò il pensiero che qualcosa tra di loro potesse nascere, che per una volta forse, avrebbe potuto provare ad essere migliore per lei. D’altronde d’ora in poi l’avrebbe vista tutti i giorni, il campus era veramente piccolo, impossibile no incrociarla. Dopo aver passeggiato un po’ e aver preso un caffè si stava dirigendo verso la sua prima lezione della giornata e la vide. Era li, seduta assorta nei suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto, su una panchina sotto una quercia secolare. Pensò che era una di quelle immagini da film, lei perfetta e assorta circondata dai colori caldi delle foglie cadenti. Era semplicemente perfetta. -Sorso di caffè?- le chiese sorridendo e sedendosi accanto a lei. -Allora d’ora in poi sarà cosi la mia vita? Con te ad ogni angola- disse girandosi a guardarlo. Il tono non era scocciato, ne rassegnato. era un misto tra divertita e imbarazzata. -Signorina Gilbert, è lei che e venuta ad invadere il mio regno e ne pagherà le conseguenze disse ridendo e posandole un braccio sulle spalle.- Per un attimo, per un solo attimo tutto sembrò tornare come un tempo. ESSENDOCI GIA LA STORIA, SE A QUALCUNA INTERESSA POTREI PUBBLICARE UN CAPITOLO AL GIORNO. SE VI VA FATEMI SAPERE

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Elena si era integrata perfettamente nella vita del campus, frequentava le lezioni con entusiasmo e dedizione e con la sua coinquilina si trovava molto bene, usciva spesso con Bonnie ed Enzo e con Damon, dal momento che era il migliore amico del ragazzo di Bonnie. Con lui i rapporti stavano tornando alla normalità anche se i sentimenti per lui non erano mutati. Si divertiva a passare le sue serate o i suoi pomeriggi con lui. Anche Damon stava bene in quella nuova quotidianità. Aveva quasi smesso di avere le sue storielle senza importanza perché preferiva stare con Elena a ridere e scherzare. Non voleva ammetterlo ma l’affetto che c’era sempre stato si stava tramutando in qualcosa di nuovo. Forse inconsciamente, proprio per fuggire da questo tumulto di emozioni, quando incontró Katherine per caso quella sera decise di andare a bere qualcosa con lei. La guardava senza ascoltare le parole della prorompente ragazza ma non poteva negare che era molto attraente. Una bellezza simile ma diversa a quella di Elena. Erano entrambe more e con due occhioni da cerbiatta, ma se in quelli di Elena ci poteva leggere tutta la dolcezza di questo mondo non poteva dire lo stesso di quelli di Katherine. Katherine era una vipera, egoista, calcolatrice ma con un corpo fatto per far cadere qualsiasi uomo ai suoi piedi. Era prorompente in tutti i sensi. Dopo innumerevoli drink decise di smettere di pensare e portarla in camera sua per una sessione di sesso senza pensieri. Il giorno seguente dopo la lezione il nuovo quartetto appena formato si incontró in caffetteria ed Enzo e Bonnie praticamente li obbligarono ad andare alla festa in maschera che si sarebbe tenuta quella stessa sera nella confraternita. Bonnie si era travestita da strega, Enzo da signore dei primi del novecento e Damon ed Elena, per una strana coincidenza si trovarono entrambi travestiti da vampiri sanguinari con il sangue finto che usciva dalla bocca. Risero quando i loro occhi si incrociarono. La festa era la tipica serata da confraternita. Alcol, luci blu e musica a tutto volume. Damon vide Elena ballare da sola in pista felice e provocante e si avvicinò a lei. Iniziarono un ballo ai limiti della decenza, con i corpi attaccati e le mani che si sfioravano. La ragazza in maniera provocante passo un dito accanto alla bocca di Damon per assaggiare il sangue finto che gli scendeva su un lato, dell ottimo succo di mirtillo. Damon venne colse da un brivido e rimase felicemente stupito da quella provocazione e la strinse ancora di più a se. Ballarono per tutta la notte, con gli occhi incollati e rapiti. Quando era quasi mattina decisero di andare a mangiare qualcosa solo loro due dal momento che avevano perso Bonnie e Damon, probabilmente rintanati in qualche angolo a baciarsi. Elena aveva appena addentato la sua pizza quando al tavolo fece capolinea Katherine. -Damon, non riesco a non pensare all’altra notte, concludiamo anche questa nel tuo letto insieme- disse la ragazza. Li aveva visti insieme e la gelosia L’aveva portata a sbattere in faccia ad Elena il sesso della sera prima. Elena era in imbarazzo, certo sapeva che i sentimenti per Damon non erano pienamente corrisposti ma dopo quella notte a ballare si era illusa che le cose potessero cambiare. Si alzó imbarazzata bofonchiando che forse era il caso di andare a dormire e fuggì da loro. -Sei una stronza Katherine- ringhió Damon prima di alzarsi e seguirla. La raggiunse alla porta della stanza. -Elena- sospiró Damon. La ragazza fece un piccolo passo per entrare nella stanza e si voltò a guardarlo con uno sguardo carico di sentimenti contrastanti. Damon non resistette, con pochi passi la raggiunse e le prese il viso tra le mani baciandola appassionatamente. La spinse contro la parete e alzandole una gamba avvinghiandola a se. Elena era in estasi, ma sapeva che entrambi erano ubriachi e il terrore che quella notte potesse essere il principio di un inizio di imbarazzanti malintesi che li avrebbe allontanati riprese, non con poca difficoltà, il controllo del suo corpo e lo fermó. -Damon avevi ragione, io voglio qualcuno che mi ami. Se non sei sicuro che tutto questo possa durare più di una notte fermati. Non voglio perderti di nuovo. Se non sei certo di quello che provi fermati e facciamo finta che non sia mai successo. Damon era arrabbiato, con lei e con se stesso. Perché ora, perché proprio quando aveva deciso che lei valeva il rischio Eléna non voleva più rischiare. Le diede un ultimo bacio pieno di passione e si allontanò da lei. Non era ancora pronto ad ammettere che forse si era innamorato di lei. Elena sorrise tristemente ma decise che non perderlo era la priorità, in qualunque modo lo potesse avere. Anche solo come amico.

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Elena si risveglió con un cerchio alla testa e una sensazione di nausea, aveva bevuto decisamente troppo la sera prima. Aprì gli occhi svogliatamente e come un lampo tutti i ricordi di lei e Damon avvinghiati le balzarono alla mente. Si domandava se non avesse sbagliato ad allontanarlo, ma la consapevolezza che se fosse rimasto ora ci sarebbe stata una sveglia imbarazzante le fece credere di avere fatto la scelta giusta. Ma tutto questo non era abbastanza per non farle desiderare ancora le mani del ragazzo su di lei. Dall’ altra parte del campus anche Damon si era svegliato, e anche il ragazzo stava pensando ad Elena. Di com era piccola e sinuosa tra le sue braccia, di come le loro labbra si incastrassero alla perfezione e di come il suo corpo aveva risposto con urgenza appena l’aveva avuta addosso. Entrambi tennero fede alla tacita promessa e fecero finta che nulla fosse accaduto e continuarono ad essere amici. Con L’ arrivo di dicembre era arrivata anche la neve ed Elena era persa ad ammirarla vicino all’entrata della biblioteca quando una palla di neve la colpì dritta in faccia. Appena si voltó vide un Damon sorridente che la scherniva -Damon!- lo sgridó lei. Iniziarono una battaglia di neve come due bambini finché lei per prenderlo non gli scivoló addosso finendo entrambi a terra. Le labbra di Elena erano pericolosamente vicine a quelle di Damon ed entrambi se ne accorsero. La ragazza per uscire dalla situazione imbarazzante che si era appena creata si alzó velocemente e Damon la seguì. -Elena, pronta a tornare a casa per le vacanze di Natale?-. Elena scosse il capo e spiegó a Damon che non sarebbe tornata. Aveva venduto la casa. Il ragazzo rimase molto sorpreso da questa nuova notizia ed Elena gli spiegó come comunque una volta finita l’università sicuramente avrebbe fatto il tirocigno chissà dove, così non trovava il senso di tenere una casa che comunque le provocava solo sofferenza. -Vieni da me allora.- Damon non sapeva ancora che sarebbero stati solo loro e Stefan quando glielo aveva proposto. La ragazza prima titubante si trovó alla fine ad accettare. Le ultime settimane di universitá finirono in fretta e i ragazzi si ritrovarono nella Camaro di Damon pronti a tornare a Mistic Fall. La strada era libera e in meno di due ore Damon stava scaricando le valigie -Elena lo sai vero che stiamo solo pochi giorni? Ti sei portata dei mattoni qua dentro?- Elena rise di gusto ben attenta a non voltarsi verso la sua vecchia casa -Damon ho la prima sessione di esami tra meno di un mese! Devo studiare!-. Entrati in casa li accolse Stefan che si mosse subito per abbracciare Elena e stringerla a se. Senza perdere tempo Stefan informó i due che avrebbero passato il Natale da soli. -Sono arrivato un paio di ore fa e ho giusto incrociato mamma e papà che Stavano finendo le valigie. Papà le ha regalato una crociera ai Caraibi e sono partiti. Hanno lasciato il frigo pieno per il pranzo di Natale che a questo punto divideremo giusto noi tre.- Damon rise di gusto. Dopo aver fatto vedere la camera degli ospiti ad Elena, che era propio accanto alla sua, si sdraiò sul divano a guardare la televisione. Invece Elena dopo aver tolto libri e abiti dalla valigia, essersi cambiata con una tuta abbastanza comoda, inizió a studiare per gli esami in cucina anche se dopo poco arrivó Stefan ad interromperla. Il ragazzo aveva sempre avuto un debole per Elena, sfociato in qualche bacio innocente e nulla più. -Allora Elena, com è l’università? Vedi spesso Damon?- la ragazza raccontó dei corsi e delle serate con Damon e gli altri. Stefan provó un moto di gelosia nei confronti del fratello che poteva vederla tutti i giorni, inoltre capì da come Elena parlava di Damon, che la ragazza provava qualcosa per lui. Arrivata la vigilia di Natale i ragazzi invitarono i vecchi amici a casa e brindarono tutta la sera ridendo e raccontandosi del college. Presto arrivó l’ora di andare a dormire. Elena era già in pigiama e stava per mettersi sotto le coperte quando Damon bussó alla porta. -Elena, è passata la mezzanotte, volevo darti il mio regalo di Natale- le disse quasi imbarazzato porgendole una scatoletta. Elena riconobbe subito la collana, era di sua madre e non la vedeva da anni. Chiese a Damon come faceva ad averla lui è il ragazzo le spiegó che Miranda l’aveva prestata a Lily e li era rimasta. Elena chiese a Damon di aiutarla ad allacciarla. Lui lo fece e dopo lei si voltò, erano vicinissimi. I loro respiri si mischiavano ed Elena alzandosi sulle punte posó un tenero bacio sulle labbra di Damon. Gli accarezzo il torace. Damon rispose a quel bacio con più passione e in un attimo si trovarono stesi sul letto. Si baciarono per un tempo che sembrava infinito accarezzandosi. Elena lo fermó, lo guardó fisso negli occhi togliendosi la maglietta. Damon rimase estasiato alla vista dei suoi seni, così sodi e perfetti che iniziò a baciarli. Dopo poco non c’erano più indumenti che li separavano. Damon chiese con gli occhi il permesso ad Elena di entrare dentro di lei, e lei come risposta lo bació. Damon fu delicato, continuava a guardarla e baciarla mentre entrava dentro di lei con tutta la passione e la delicatezza di cui era capace. -Come stai- le chiese dopo averla coccolata per ore. La ragazza gli sorrise e gli rispose che era meglio di come avesse mai immaginato. Cullati dalla neve che scendeva fuori dalla finestra si addormentarono abbracciati. Quella mattina Damon si risveglio come da un sogno perfetto, Elena dormiva appoggiata al suo petto totalmente nuda con solo la collana al collo e lui si sentiva felice come non mai. Sulle lenzuola le tracce della sua verginità ormai perduta e fuori dalla finestra il sole splendeva su mistic fall. La ragazza iniziò a muoversi fino ad aprire gli occhi e incontrare quei due mari azzurri che tanto conosceva. -Sorgi e splendi bell’addormentata- le sussurrò con un bacio Damon. Elena provó a coprirsi in un moto di vergogna ma Damon la bloccó. -Non devi vergognarti di me. Voglio guardarti, sei meravigliosa.- e iniziò a baciarla più appassionatamente. In un batter d’occhio si ritrovò sopra di lei pronto per averla di nuovo, e questa volta in maniera più irruente, sempre dolcemente ma senza tutto il tatto della sera prima. Elena emise un gemito di dolore e Damon rallentó improvvisamente -Ti faccio male?- le domandò dolcemente ma lei sorridendo gli disse di continuare finché insieme non raggiunsero il culmine. Dopo essersi fatti una doccia insieme piena di baci scesero ormai per il pranzo. Stefan aveva apparecchiato in cucina e scaldato il pranzo che Lily aveva lasciato. Era cupo Stefan. Li aveva sentiti quella notte e non era solo la gelosia a preoccuparlo. Lui sapeva qualcosa che Eléna e Damon ancora ignoravano. Il pranzo fu piacevole, risero e scherzarono tutti e tre e. Tra Damon ed Elena era un continuo sfiorarsi. Damon stava per riportare Eléna in camera quando suonó il campanello. I ragazzi andarono ad aprire la porta e i cuori di Damon ed Elena persero un battito. Alla porta c’era una Rose splendida come sempre e sorridente che buttó le braccia al collo di Damon. Rose abitava a Miatic Fall 5 anni prima. Aveva due anni più di Damon e dal suo arrivo erano diventati in principio amici, e poi molto di più. Rose era un concentrato di energia che mandava Damon in estasi, era come avere un migliore amico, però attraente e che faceva dell’ottimo sesso. Lei era il primo amore del ragazzo. Erano stati inseparabili per due anni, fino a che il padre di Rose che era un militare era stato trasferito e lei con lui. Quando la ragazza si fiondò tra le braccia di Damon rimase per qualche secondo attonito per poi ricambiare quell’abbraccio così improvviso e inaspettato. Dentro di lui i sentimenti erano contrastanti. Quando la ragazza si era trasferita Damon aveva sofferto molto, forse era stata proprio la sua partenza a farlo desistere da qualsiasi altra relazione seria. Era sempre bella. Era sempre lei, con quel sorriso smagliante e quel luccichio negli occhi che gli ricordava quanto si potesse essere Liberi e vivi. Anche Elena la conosceva bene, era stata la sua baby sitter e questo ricordava Ad entrambi la loro differenza di età, che per quanto non così tanta in quegli anni sembrava un abisso. Rose abbracció anche Elena, le disse che aveva saputo dei suoi genitori e che le spiaceva molto. Elena era in imbarazzo. I suoi pensieri erano tutti verso cosa sarebbe successo ora. Era innegabile l’amore che Damon aveva avuto per Rose e persino lei si ricordava il potere che aveva quella ragazza su di lui. Rose entrò e Damon le offrì da bere, rimasero per un po’ tutti a chiacchierare in salotto, o meglio, a guardare Damon e Rose che chiacchieravano finché la situazione divenne troppo pesante per Elena che si congedò per andare nella sua stanza. Rose e suo padre avevano comprato la casa di Elena. La ragazza l’aveva saputo pochi attimi prima, l’agente immobiliare si era occupato di tutto e non le aveva detto chi aveva comprato. Una risata triste le uscì dalla bocca. Era tutta colpa sua se lei era tornata. In pigiama si sedette accanto alla finestra e vide dopo più di un ora Rose andare via. Sentì Damon salire le scale ma non entrò in camera sua. Elena sprofondó sui cuscini con le lacrime che le rigavano il volto. Pessimo tempismo pensó. Damon era frastornato. Rose gli aveva detto che non aveva mai smesso di pensarlo. Gli aveva chiesto se aveva una ragazza e lui colto di sorpresa aveva risposto di no. Alla fine non sapeva cosa fosse con Elena. Damon si rendeva conto di quanto il suo comportamento potesse far soffrire Elena ma in quel momento non ce la faceva ad andare da lei. Aveva paura che le sue espressioni potessero tradire sentimenti che nemmeno lui era sicuro di provare in quel momento. Quella mattina Elena si sveglió presto e chiamo Caroline, si mise d’accordo con Lei di farsi accompagnare in stazione, voleva fuggire al più presto da tutto quello. Damon la vide davanti alla porta con la valigia in mano. -Cosa stai facendo?- le chiese anche se sapeva la risposta. -Damon non penso che sia più il caso che io rimanga qua- disse con la voce quasi tremante. Damon voleva fermarla, voleva dirle che c’era solo lei per lui, ma l’arrivo di Rose aveva aperto ferite che doveva prima ricucire per poi esserci per Elena. La ragazza aveva sperato fino all’ultimo minuto che lui la bloccasse ma quando vide il suo non far nulla uscì dalla porta. Il viaggio era stato devastante per Elena, davanti agli occhi continuavano a passargli le scene di lei e Damon avvinghiati, di lei e Damon che ridevano continuando a sfiorarsi le mani al pranzo di Natale. Damon invece aveva avuto una forte discussione con Stefan -Come hai potuto Damon, non ne ha passate abbastanza? Dovevi andarci a letto per poi abbandonarla, ma cosa ti dice il cervello. Come hai potuto trattarla come tutte le altre- gli urló con tutta la rabbia che aveva in corpo prima di fare le valigie e andarsene anche lui. Damon ciondoló per casa affranto tutto il giorno fino a quando decise di affrontare i suoi Demoni e andare direttamente da Rose. La trovo sul portico di Elena, in realtà non era così strano. Quando Rose le faceva da baby sitter ed Elena si addormentava spesso si trovavano lì a chiacchierare e baciarsi. Dio quanti ricordi. -Vi ho sentiti discutere, non sapevo uscissi con Elena perché non me l’hai detto?- le chiese lei senza preamboli, Rose era così. Meravigliosamente diretta. -Non è che usciamo. Diciamo che c’è stato qualcosa la sera prima del tuo arrivo- le disse Damon guardandola nei suoi occhi verdi pieni di vita. -Ottimo tempismo eh?!- dissero all’unisono prima di scoppiare a ridere. Era quello che gli piaceva di Rose, con lei era tutto fresco. Riusciva a trasformare anche la peggiore delle situazioni in qualcosa da cui trarne qualcosa di buono. -Senti Damon, non siamo più ragazzini arrivo subito al punto. Io sono tornata, e sono tornata per restare. Sto aprendo un pub, mio padre è in pensione. Io non ti ho mai dimenticato. Se tu vorrai per me possiamo dimenticare gli ultimi cinque anni e riprendere esattamente da dove abbiamo lasciato, ma non ho intenzione di rubare niente a nessuno. E non ho fretta. Pensaci, quando quest’anno finirai l’università sarai tu a cercarmi se sarà quello che vorrai veramente.- e dopo avergli lasciato un bacio sulla bocca rientró in casa. Ecco ora Damon era ancora più confuso.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Stefan dopo aver abbandonato li Damon si era messo in macchina ed era corso da Elena, una volta arrivato al campus l’aveva chiamata e l’aveva raggiunta. Avevano parlato per tutto il giorno e il ragazzo si era fermato da lei visto che Bonnie non sarebbe tornata prima di una settimana. Stefan l’aveva aiutata molto e avevano concordato che Damon sarebbe stato un argomento Taboo. Passarono due giorni nei quali Elena e stefan rimasero quasi sempre sul divano della ragazza abbracciati sotto la grande coperta di lana a guardare film e mangiare schifezze. Al terzo giorno mentre guardavano uno stupido programma televsivo qualcuno bussò alla porta, i due ragazzi stesi sotto le coperte con le gambe intrecciate erano occupati a ridere e non se ne resero conto. Quando la porta si aprì Damon li vide vicini a scherzare amabilmente e gli si geló il sangue. Elena sbiancó in viso e vide il lampo di rabbia che attraversó gli occhi di Damon. -Vedo che non ti sei disperata più di tanto, hai semplicemente sostituito un fratello con l’altro! Vuoi poi fare una recensione su chi è più bravo a letto?- Elena era sconvolta, non capiva come Damon potesse solo pensare a una cosa del genere. Stefan provo a reagire ma Damon non diede il tempo a nessuno di rispondere che si fiondó fuori dalla porta. Elena prese al volo un paio di scarpe e lo inseguì. -Come puoi pensarlo? Come osi venire qui e permetterti di dire queste cose? Sei tu che te ne sei andato appena è arrivata Rose. Sei tu che hai fatto l’amore con me per escludermi dalla tua vita in meno di una giornata!- gli urló quasi con le lacrime agli occhi. -Ragazzina nessuno ha fatto l’amore, erano anni che mi stavi dietro come un cagnolino da riporto. Ho solo pensato che darti un paio di botte non sarebbe poi stato così male.- Elena scoppió a piangere e dandogli del bastardo scappó via. Damon si odiava. Non pensava mezza cosa di quello che aveva detto. La gelosia che l’aveva colto vedendola con suo fratello gli aveva del tutto spento il cervello. L’unica cosa che voleva era farla soffrire quanto stava soffrendo lui, ma sapeva bene che non solo lei non se lo meritava, ma che addirittura aveva ragione su tutto. Era stato lui a incasinare tutto lasciandola andar via appena era arrivata Rose. Stefan rimase ancora un paio di giorni. Aveva provato a chiamare Damon per urlargli contro e per dirgli che Elena era distrutta. Non mangiava niente e continuava a piangere ma il fratello non rispose mai al telefono. Arrivata la domenica Stefan fu costretto a partire per tornare alla sua università. Elena pianse ancora tutta quella notte poi si decise ad uscire da casa e ad andare in biblioteca a studiare. Non aveva intenzione di rovinarsi la sua esperienza universitaria per Damon. Entrata in biblioteca tiró fuori i suoi libri e iniziò a studiare quando un ragazzo che conosceva le si avvicinó. Era Mason. -Ei Elena, è molto che non ti vedo, come stai?- le chiese gentilmente. Elena sorrise e iniziarono amabilmente a chiacchierare. Il ragazzo le chiese di Damon, lei senza approfondire troppo disse che si conoscevano da anni ma ultimamente avevano discusso e non aveva più intenzione di frequentarlo. Mason sorrise -L’altra volta me ne sono andato perché non avevo voglia di discutere con lui. C’è L’ha con me dal primo anno perché nella sua testa ho usato Kathrine, quando era Kathrine che appena si girava andava a letto con mezzo campus, ma non mi andava di avere a che fare con lui-. Ad Elena sembrava perfettamente sensata questa spiegazione, sapeva bene che Damon non ascoltava mai un’ altra campana. Quello che pensava doveva essere legge. Mason le chiese di uscire a cena. Elena lo ringrazió ma cercó di spiegargli che non se la sentiva di avere un appuntamento. -Dai Elena, da amici almeno, dovrai pur mangiare no?- alla fine Eléna acconsentì. Dopo tutto le sembrava un bravo ragazzo a dispetto di tutte le cattiverie che Damon aveva detto nei suoi confronti. La sera andarono a mangiare una pizza ed Elena trovó molto piacevole la sua compagnia. Era divertente e intelligente. Finita la cena andarono al pub del campus a bere qualcosa. Erano occupati a giocare a biliardo e bere una birra quando Damon entrò con Enzo. Elena lo vide con la coda dell’occhio ma non si giró nemmeno, Damon invece non lasciava che i suoi occhi mollassero la presa su di lei. Odiava se stesso per cosa le aveva fatto e odiava che lei era già in giro beata. Odiava Mason ma non poteva fare niente. Erano state le sue scelte a portarla a quel punto. Passó la sera a fissarla, a controllare ogni sua mossa e quando Mason l’aiutó a mettersi il cappotto per accompagnarla a casa strinse talmente forte il pugno della mano da farsi quasi male. Poteva essere al suo posto, invece al momento non aveva niente. Mason si comportó da perfetto gentil uomo accompagnandola a casa e dandole un lieve bacio sulla guancia come buona notte. I giorni a seguire si videro spesso, Mason l’aiutava a preparare gli esami e quando finalmente arrivò il giorno della prima prova per Elena Mason era fuori ad aspettarla. Elena prese il massimo dei voti e quando vide Mason fuori gli si gettò tra le braccia per la felicità. La ragazza non sapeva che anche Damon era lì e aveva visto tutta la scena. Febbraio arrivó come un fulmine ed Elena aveva finito la prima sessione di esami. Aveva superato tutti gli esami brillantemente e ne era molto orgogliosa. Con mason le cose stavano andando bene, il loro rapporto era sempre basato sull’amicizia ma Eléna si stava convincendo che forse sarebbe potuto nascere qualcosa. Damon intanto aveva assistito in silenzio all’evoluzione del rapporto tra Mason ed Elena. Non aveva più provato ad avvicinarla anche perché era ben chiaro che lei non aveva la minima intenzione di dargli modo di parlarle. Bonnie era stata molto chiara con Damon. Per Elena lui era morto. Verso metà febbraio decise di andare da Rose e cercare di capire cosa provava veramente per lei. Se erano solo i ricordi a tenerlo legato a quella ragazza o c’era ancora qualcosa. Arrivato sul portico suonó al campanello e fu proprio Rose ad aprirgli la porta. Era sempre bella, sembrava che per lei il tempo non passasse. Parlarono a lungo senza toccare nessun argomento in particolare finché alla fine Damon la bació. Era attratto da lei, non poteva negarlo. Avevano passato due anni meravigliosi insieme ed effettivamente non gli risultava così assurdo pensare di dimenticare gli ultimi anni e tornare con lei. I baci divennero più infuocati, Le mani si sfioravano cercandosi con una fretta incalcolabile. Rose prese la mano di Damon, con uno sguardo languido lo condusse al piano di sopra. Era la vecchia camera di Elena. Rose si sdraiò sul letto aspettando Damon. Il ragazzo guardó quelle pareti familiari. L’arredamento era diverso ma il luogo portava alla sua mente i ricordi di tutte le notti passate insieme ad Elena. In un attimo capì che non poteva, che Rose era un meraviglioso ricordo che lui stava trasformando in una scusa per non provare ad innamorarsi di nuovo. -Stai pensando ad Elena vero?- gli chiese Rose. Damon non riusciva a parlare. Sentiva il suo cuore esplodere. Aveva appena realizzato di amare quella ragazzina che aveva ferito. Tutti i suoi errori gli pesavano sul petto. -Mi dispiace Rose- gli disse Damon guardandola negli occhi. Rose sorrise dolcemente e mettendosi addosso una vestaglia gli disse semplicemente -Vai a prenderti la ragazza-. Damon salì in macchina e corse come un matto fino al campus, parcheggió sotto il dormitorio di Elena, fece gli scalini tre alla volta e si trovó a bussare disperatamente alla sua porta. Elena gli aprì e lo guardò con sguardo truce. -Cosa vuoi Damon?- era arrabbiata e per niente felice di vederlo. -Elena ti prego, dammi in altra possibilità, lo so ho sbagliato tutto. Ma è te che voglio, non posso vivere senza di te- ma Eléna non poteva e forse nemmeno voleva credergli, aveva sofferto troppo per perdonarlo. -Damon è troppo tardi. Sei scappato come un codardo al primo ostacolo. Non mi fido più di te, non ti voglio più nella mia vita- e tentó di chiudere la porta ma il ragazzo la bloccó con il piede-Dimmi che non mi ami, dimmi che non provi più niente per me e io sparirò.- la pregó, ma Elena lo liquido dicendogli che l’amore non era più abbastanza. L’aveva persa. Elena richiuse la porta si accasció addosso ad essa. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto. “Dio quant era bello” pensó. Ma il dolore che lui gli aveva provocato era troppo forte per dimenticare. Aveva definito quello che c’era stato tra loro come una botta,l’aveva descritta come un cagnolino. Aveva rovinato tutto e non voleva assolutamente farlo tornare nella sua vita. Bonnie accorse a vedere cosa stava succedendo e trovando così Elena le si avvicinò per abbracciarla e consolarla. Anche lei stava iniziando ad odiare Damon.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Le settimane erano passate abbastanza tranquillamente, Elena passava le giornate tra lezioni, biblioteca ed uscite con Mason. La loro ormai non era più definibile semplice amicizia. Andavano molto con calma ma avevano iniziato a baciarsi e parlare di un ipotetico futuro. Mason le aveva chiesto di passare le vacanze con lui quell’estate ed Elena aveva promesso di pensarci. Stava bene con Mason, non provava la stessa passione travolgente che le faceva smettere di ragionare come con Damon ma non lo trovava per forza una cosa negativa. Mason sembrava un porto sicuro. Era un ragazzo sincero e con la testa sulle spalle ed era abbastanza certa che non l’avrebbe mai fatta soffrire, almeno non intenzionalmente. Anche Bonnie apprezzava molto quella nuova Unione. Un pomeriggio di aprile mentre Elena stava tornando nella sua stanza sentì il cellulare vibrare, e quando lo prese in mano comparse il nome di LIly sullo schermo. Appena rispose la donna le spiegó che l’indomani sarebbe stato il suo compleanno, che purtroppo Stefan era troppo lontano e occupato con gli studi per raggiungerla, il marito era via per un viaggio di lavoro e allora lei aveva intenzione di arrivare al campus per portare lei e Damon fuori a cena e non accettava un no come risposta. Elena si era ritrovata, praticamente costretta, a dirle di si. Il pensiero di trovarsi ad un tavolo solo con lei e Damon la terrorizzava. Finalmente aveva trovato una sua dimensione e aveva paura che lui potesse nuovamente stravolgere tutto. Quella sera parló con Mason dell’invito di LIly spiegandole che non poteva dire di no e il ragazzo si dimostrò comprensivo, dicendole di non preoccuparsi anzi di chiamarlo a fine serata così da poter trascorrere del tempo insieme. La serata partì decisamente male. Lily esordì raccontando a Damon che Rose era tornata, tessendo le lodi della ragazza e ricordando di quanto Damon ne fosse innamorato un tempo. Damon cercó più volte di cambiare argomento, Ma non ci fu nulla da fare. Se possibile la situazione peggioró ancora di più quando LIly chiese ad Elena se c’era qualcuno di speciale. Quando Elena disse di no Era troppo tardi per capire che era una domanda trabocchetto.lily sapeva di Mason, glielo aveva raccontato Stefan così si ritrovò a raccontare di loro ad uno sconvolto Damon. Glielo leggeva in faccia che era furente. Finita la cena la donna abbracció i due ragazzi e raccomandó a Damon di accompagnare Elena fino in camera. Rimasero soli con il loro imbarazzo mentre si dirigevano verso il dormitorio. -Damon non serve davvero- provó a dirgli ma il ragazzo aveva tutte le intenzioni di seguire il consiglio della madre. Così Eléna lo lasció fare sapendo che sarebbe stato inutile contraddirlo. Arrivati sotto il dormitorio Elena si bloccó per un istante. -Qualcosa non va?- le chiese il ragazzo è la ragazza gli disse che vedeva una luce in camera. Ma che Bonnie era uscita prima di lei e si sarebbe fermata a dormire da Enzo e lei era sicura di non aver lasciato niente acceso. Allora Damon sali le scale con lei per controllare. Una volta aperta la porta lo spettacolo che aveva davanti lo paralizzó. La casa era invasa da candele e petali di rose e un Mason sorridente era seduto sul divano. Damon guardó Elena con sguardo truce. Avrebbe voluto prenderlo a pugni, trascinarla via da lì ma si limitò ad andarsene. Elena era frastornata. -Elena scusami, non pensavo venisse anche Damon, volevo farti una sorpresa- si giustificò Mason, ma Elena pensó che Mason non aveva motivo di giustificarsi. Aveva fatto qualcosa di tenerissimo, era meravigliosa la casa ricoperta di petali, le candele donavano un’atmosfera magica. Mason le porse un calice di vino e la fece accomodare sul divano. Poco dopo iniziarono a baciarsi e le intenzioni del ragazzo erano chiare. Il pensiero di Damon era ancora vivido nella mente di Elena, mentre baciava Mason lì sul suo divano era difficile per lei lasciarsi andare del tutto, sapeva che andare fino in fondo avrebbe voluto dire salutare definitivamente Damon, ma non farlo non sapeva cosa poteva significare. Damon si rifugiò direttamente al pub, voleva affogare il suo dolore nell’alcol. Sapeva che mentre lui era intento a bere bourbon lei stava facendo l’amore con Mason. Questo pensiero lo devastava. Era come un male fisico. Verso le quattro del mattino quando il locale era ormai vuoto lo accompagnarono direttamente alla porta. Ma Damon non aveva intenzione di dormire. Entrò nella sua stanza e da dentro il mobile tiró fuori una bottiglia di barbon e continuò a bere fino alle prime luci Dell’alba. Continuò fino a quando praticamente non svenne sul divano. -Damon, Damon- sentì urlare e risvegliandosi con molta calma aprì gli occhi. Riconobbe la voce di Elena fuori dalla porta, non aveva la minima voglia di affrontarla ma lei non sembrava aver intenzione di smettere così con passo incerto si trascinó alla porta. Elena era in lacrime. -Damon muoviti dobbiamo correre a Mistic Fall, tua mamma ha avuto un incidente-.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Damon si precipitò in macchina con dietro Elena che lo seguiva. Il viaggio era di un paio di ore. -Chi ti ha chiamato, cosa è successo?- le chiese il ragazzo agitato. La ragazza spiegó a Damon che quella mattina aveva trovato 5 chiamate perse da Stefan, e quando l’aveva richiamato il ragazzo le aveva spiegato che non riusciva a parlare con Damon. Un medico l’aveva contattato per informarlo che LIly aveva avuto un incidente a pochi chilometri da casa. Non sapeva di più. -Certo, io ero sbronzo e tu occupata a far sesso..- pensó ad alta voce il ragazzo. -Damon.. io..- provó a dire Eléna ma Damon la interruppe subito. -Non giustificarti, non è colpa tua, la mia era solo una constatazione.- e tra loro tornó il silenzio. Erano quasi arrivati a Mistic Falls quando videro la macchina sfondata accanto al Wikery Bridge, proprio il ponte dove i genitori di Elena erano morti. -Oh mio Dio- sussurró Elena. Arrivarono in ospedale e si precipitarono dentro. Damon chiese subito informazioni. Gli dissero che l’avrebbero occompagnato da LIly, e guardando Elena specificarono che solo la famiglia poteva entrare. -Lei è di famiglia, viene con me- disse senza possibilità di controbattere Damon. Salirono al quarto piano ed e entrarono nella piccola stanza di ospedale. LIly aveva riportato la frattura del braccio e un lieve trauma cranico. Elena scoppió a piangere di gioia, quando aveva visto la macchina su quel punte aveva pensato che anche a lei fosse stata riservata la stessa triste sorte dei suoi genitori. LIly tranquillizzó i ragazzi. E dopo aver passato il pomeriggio in loro compagnia li mandó educatamente a casa per riposarsi, promettendosi di rivedersi l’indomani. Damon ed Elena salirono in macchina. -Damon mi accompagni nell’albergo ad inizio città per favore- chiese al ragazzo. -Elena non essere stupida, siamo pieni di camera, vieni da me.- Elena non se la sentiva di tornare nella stanza dove aveva fatto l’amore con Damon. Ma non gli sembrava nemmeno il caso di lasciarlo da solo dopo lo spavento subito. Elena era decisamente troppo buona. Così arrivarono a casa. Sulla porta trovarono Rose. La ragazza aveva saputo dell incidente e voleva sapere cosa era accaduto e come stava LIly. Elena provó a defilarsi ma Rose la fermó e le chiese di parlare. -Elena lo so che in questo momento probabilmente mi odi, ma io non ho mai voluto farti del male. Pensavo davvero che Damon fosse single e di recuperare il rapporto tra me e lui, ma appena ha iniziato a baciarmi ha capito di amare te ed è corso a cercarti per farsi perdonare. Se vuoi un consiglio non lasciartelo fuggire, è vero, sa essere un vero stronzo, ma è il miglior ragazzo che esiste, credimi- e salutandola se ne andò. Elena entrò in casa e trovo Damon occupato a versarsi un bicchiere di liquore. Elena si guardò attorno, essere lì le faceva uno strano effetto. -Damon ti scoccia se prendo la camera di Stefan?- chiese titubante al ragazzo. Damon capiva perché non voleva andare nella camera degli ospiti e per quanto gli sarebbe piaciuta averla con lui a letto sapeva che ormai non era più una possibilità. Elena salì nella stanza e si sdraiò sul letto. Le emozioni della giornata l’avevano distrutta e si addormentó. Era ormai tarda notte quando sentì la porta aprirsi. Era buio ma i lampioni della strada infondevano abbastanza luce da accorgersi che Stefan stava entrando in camera. - Scusami, sono arrivata e non me la sentivo di dormire vicino a tuo fratello, mi sposto sul divano- il ragazzo le sorrise sincero -Ma non pensarci nemmeno Elena, vado io in in altra stanza! Dimmi, come stai?- Elena si tirò più su nel letto e iniziarono a chiacchierare. Le parole iniziarono a scorrere e Stefan si sedette sul letto. Entrambi non avevano voglia di rimanere soli quella notte e si addormentarono vicini. La mattina seguente Damon entrò in camera di Stefan per parlare con Elena, voleva almeno provare a risolvere quella situazione e li vide il fratello con un braccio attorno alle spalle di Elena. Di nuovo come era già capitato Damon senti montare L rabbia dentro di se ed uscì sbattendo la porta. I ragazzi si svegliarono dal tonfo e Stefan sospiró solamente -Damon - Elena era furente. Uscì dal letto, si vestì e andò a cercare Damon. -Devi finirla, devi smetterla di controllare ogni mia mossa, di seguirmi sempre con lo sguardo e di pretendere da me. Sei tu che hai mandato tutto all’aria Damon. Non puoi criticare ogni mia azione con i tuoi conportamenti.- Damon la guardò con quegli occhi di ghiaccio a cui Elena faticava così tanto a resistere e pronuncio solo due piccole parole prima di lasciarla sola nell’immenso salone di casa Salvatore: -lo so-. Rimasero li a fissarsi, lei non si aspettava quella risposta. Le mancava di nuovo l’aria. Uscì dalla porta di casa Salvatore e iniziò a correre. Corse fino a quando il dolore non iniziò a lacerarla dentro e iniziò a piangere. Si sedette su una panchina nel parco non riuscendo più a muovere un muscolo e sfogó tutte le sue lacrime. Elena era stufa, stufa di quello che provava per Damon, stufa dei suoi modi e dei suoi continui cambi di umore, stufa del fatto che quel ragazzo era in grado di condizionare ogni suo gesto e soprattutto stufa che lui appariva e scompariva a suo piacimento senza mai darle modo di parlare realmente. Ma questa cosa doveva cambiare assolutamente. Elena torno a casa Salvatore. Rimasero altri due giorni fino a quando finalmente LIly poté tornare a casa. In quei due giorni Elena evitó Damon in ogni modo è durante il viaggio non si scambiarono neanche una parola.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Elena si sveglio finalmente nel suo letto, era frastornata dagli ultimi giorni. Stare a contatto così stretto con Damon le provocava emozioni talmente forti da farle vibrare l anima con un dolore quasi fisico. Era tutto troppo intenso e doloroso. Ogni fibra del suo essere sentiva la necessità di scappare da tutto quello così prese una decisione istintiva è una volta vestita uscì dalla stanza. Aveva chiesto un appuntamento con il rettore universitario per chiedere un trasferimento immediato. Era nervosa e impaurita mentre attendeva la risposta. Era una decisione presa di impulsò, la terrorizzava lasciare tutto e ricominciare, nuovamente, da capo ma aveva la sensazione che quello sarebbe stato L unico modo per andare avanti. POV DAMON Era molto tardi, era stato al cinema con degli amici ma non aveva voglia di rientrare a casa subito, così si fermó al solito pub per bere L ultimo bicchierino di Bourbon e poi andare a letto. Il locale era vuoto se non per un volto fin troppo familiare. Si avvicinò titubante.. i loro incontri non finivano mai bene.. -Elena, cosa ci fai qui?- chiese guardando il bicchiere vuoto di tequila davanti a lei. La ragazza lo guardò con uno sguardo malinconico e inizio a parlare -sto cercando il coraggio per fare le valigie.. domani ho il volo, cambio college.- A Damon si strinse lo stomaco. L’ aveva persa per sempre, e a quel punto Elena fece qualcosa di totalmente inaspettato, si voltò di scatto e posó le sue labbra su quelle del ragazzo sussurrandogli - una notte di addio Damon-

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


DUE MESI DOPO Elena si era sistemata, le piaceva vivere così vicino al mare ed era contenta della sua decisione di non dormire nel dormitorio del college ma di essersi comprata una piccola casetta sulla spiaggia. Stava finalmente rimettendo radici iniziando una nuova vita. Ai corsi era riuscita a farsi nuove amicizie, e il passato sembrava ogni giorno un po’ più lontano. Sentiva sempre Bonnie, a cui aveva chiesto di non farle sapere niente si Damon, e cercava di evitare il più possibile le chiamate di LIly, che sembrava molto preoccupata dal suo trasferimento così repentino. Sapeva che la donna voleva solo il suo bene, ma lei ora aveva bisogno di farcela da sola. Elena adorava sedersi sul dondolo del portico a guardare le onde del mare infrangersi sulla sabbia, la rilassava e la brezza dal mare ancora abbastanza fredda le muoveva i capelli in maniera ritmica. In realtà un mese prima Damon l’ aveva cercata, era notte fonda, e la ragazza aveva risposto al ronzio interminabile del telefono sul comodino senza nemmeno guardare chi era il disturbatore dei suoi sogni. -Elena ti prego io ti amo, ti ho sempre amato. Riproviamoci- Non era mai stato così diretto nei sentimenti Damon. Una parte di lei avrebbe voluto correre da lui per tuffarsi nelle sue forti braccia e non abbandonare mai piu quel mare familiare che erano i suoi occhi. Ma non poteva, non voleva, un po’ per paura un po’ per orgoglio. E forse un po’ anche per la fiducia in un destino così beffardo che evidentemente non li voleva insieme. Disse solo a Damon di dimenticarla, mentendo affermando che lei l’aveva già fatto, e attaccó il telefono. Da lì non l’aveva mai più sentito. Elena frequentava i corsi e aveva anche iniziato il tirocigno, amava stare in ospedale a contatto coi bambini anche se il suo lavoro a volte le portava molta tristezza durante i casi più gravi. La ragazza non aveva molto tempo libero, ma era contenta così, tra lo studio e il lavoro da tirocinante, c’erano giorni in cui faceva anche 40ore di turno e si trovava ad addormentarsi qua e là sulle brande nelle stanze dedicate ai medici, ma finalmente poteva sentirsi davvero utile. E i suoi superiori le riconoscevano le grandi doti. Il sogno di Elena non era comunque quello di lavorare in un ospedale, ma bensì di aprire un piccolo studio in città e fare la pediatra di famiglia per aiutare i genitori con tutte le problematiche dei primi anni. Quella sera Elena era appunto accoccolata sul suo dondolo a guardare le onde quando il telefono la riportó alla realtà. Era Caroline, tutti gli impegni le avevano fatto perdere i contatti con L’amica dal suo trasferimento. La voce di Caroline era squillante ed allegra.. e le raccontó che ormai erano due mesi che usciva con Stefan e che anche se sapevano di correre avevano deciso di fidanzarsi. Era molto felice per i suoi amici, e nello stesso tempo l’ansia la travolse, la festa di fidanzamento si sarebbe svolta a Mystic Falls a casa Salvatore esattamente a un mese esatto da quella chiamata, ed Elena sapeva perfettamente che non poteva mancare. POV DAMON Damon era frustrato, aveva finito tutti gli esami ed era ormai pronto a discutere la tesi, e con la fine di un ciclo se ne stava avvicinando pericolosamente un altro da cui scappava da ormai troppo tempo. Il padre insisteva ad averlo a lavorare nell’ impresa di famiglia, ma lui aveva già trovato la sua strada, aprire una piccola impresa di ristrutturazione con Rick.. in più il fidanzamento del fratello aveva dato adito ad ennesime critiche e paragoni del fatto di quanto Damon fosse immaturo e senza prospettive agli occhi di suo padre. Il ragazzo pensava anche spesso ad Elena, anche se ultimamente usciva con Rebekka, è L’ idea di portarla alla festa di fidanzamento di Stefan aveva i suoi riscontri positivi, sia verso suo padre che verso la ragazza che gli aveva ripetutamente spezzato il cuore. Non che Damon non riconoscesse i suoi errori, ma non accettava che gli fosse stata negata così duramente una seconda possibilità, proprio dalla persone a cui pensava di aver fatto vedere il suo lato vero, e forse migliore.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


 

LA FESTA DI FIDANZAMENTO.

 

Elena aveva appena oltrepassato la grande porta di ingresso di casa Salvatore quando Lily, Stefan e Caroline la avvolsero in un abbraccio tanto familiare. La ragazza trattenne a stento le lacrime per le forti emozioni che la attraversarono in quel momento di affetto. La madre dei due ragazzi la trascinó via per accompagnarla nella stanza degli ospiti dove avrebbe potuto rinfrescarsi prima della festa, e rimase a farle compagnia mentre Elena si cambiava e truccava per l’evento.

-Sai Elena, io e tuo madre sognavamo che un giorno tu e uno dei miei ragazzi vi sareste innamorati.. che peccato che non sia successo- sospiró guardandola con amore -Non fraintendere, sono contenta per Stefan e Caroline, ma sai, tu sei stata sempre come una figlia per me- disse commossa, allora Elena corse ad abbracciarla e ringraziarla per tutto quello che aveva sempre fatto per lei.

Quando scesero nel grande salone la casa si era già riempita di ospiti e tra i tanti occhi conosciuti Elena riconobbe immediatamente quelli del mare che tanto gli era mancato. Damon.

Le gambe si mossero quasi da sole verso il ragazzo e quando era a meno di un metro da lui si accorse che teneva la mano ad una ragazza. Lui la vide e si incamminò verso di lei per presentargliela.

Doveva aspettarselo, era stata lei a volerlo, ma non faceva meno male per questo. 

POV DAMON

L’aveva cercata appena entrato in casa. Era un bisogno fisico vederla, voleva farle del male facendosi vedere con una ragazza al suo fianco ad un evento, e non in una notte ubriaco in un bar, per rendere ufficiale qualcosa che poi non lo era, e per ricordarle che ci sarebbe potuta essere lei. Ma quando le avevo presentato Rebekka i suoi occhi tristi gli avevano spezzato il cuore.

Lei era stata cortese e gentile, aveva stretto la mano della bionda e detto quanto fosse felice per loro, ma Damon la conosceva troppo bene per crederci. Se solo la ragazza non fosse stata così dannatamente ostinata sarebbero potuti essere insieme e felici.

Si convinse che doveva parlarle e la insegui tra la folla che c’era in casa sua.

-Elena fermati, non è come pensi- Elena si voltó verso il ragazzo, non stava più fingendo, era affranta e non si preoccupava nemmeno di nasconderlo ai suoi occhi. -Damon è giusto così, sono stata io a mettere la parola fine definitivamente- ma il ragazzo in quel momento desiderava solo stringerla a se. -Elena non è niente di ufficiale con Rebekka, credimi.- ma proprio in quel momento il signor Salvatore alzó in alto il calice per un sentito Brindisi verso i futuri  sposi concludendo il discorso dicendo agli amici che c’era  la reale prospettiva che si sarebbero incontrati di nuovo molto presto per il fidanzamento di Rebekka e Damon. Damon sapeva che il padre non era cascato al suo trucchetto e lo stava dicendo solo apposta. Ma Elena no.

Elena trasalì a quella frase e scappo in bagno con Damon che la inseguiva. Quando la raggiunse la vide vomitare e poco dopo accasciarsi a terra svenuta.

POV ELENA

Elena aprì gli occhi e riconobbe subito le luci di un ospedale. Si ricordava solo l’annuncio del padre di Damon è quella sensazione di nausea e capogiri che L aveva travolta.

-Chi è il padre Elena? Mason, io, una nuova fiamma? Pensavi non meritassi di essere informato?-

Elena sentiva ancora un forte mal di testa ed era scioccata dalle domande di Damon -Ma cosa stai farneticando non sono incinta Damon- ma Damon ora era infuriato. -Non ci provare Elena, so che sei talmente cocciuta è testarda che l’avresti tenuto nascosto a tutti, è per questo che sei scappata? Lo sapevi e non lo volevi dire a Mason, pretendo la verità, non sono un completo idiota, so fare due più due, ti ho vista vomitare e svenire.

Elena era allibita - Primo io non sono mai andata a letto con Mason ne con nessun altro se proprio lo vuoi sapere se non con te, non sono te Damon che ho bisogno di cascare in un letto diverso ogni sera, ma soprattutto Damon ti assicuro che non sono incinta, e ti ricordo che sono un medico e saprei capire se lo fossi!- ma Damon continuava a non crederle e quanto entro il medico per fare la sua diagnosi non ci fu modo per farlo andar via. Il medico dichiarò che era stato uno svenimento a seguito di un lieve scompenso cardiaco, provocato dal suo congenito soffio al cuore e da un periodo probabilmente molto stancante, ma che dopo la notte sotto monitoraggio se non si fosse evidenziata nessuna anomalia poteva tranquillamente tornare a casa. 

Li salutò ricordando alla ragazza che le serviva tranquillità e riposo e li lascio nuovamente soli.

Elena lo aggredì -Allora? Non hai più niente da dire dopo le tue accuse? Silenzio?- Damon si scusó, e cercando di calmarla le prese una mano ma la ragazza si agitò ancora di più. Odiava le accuse che lui le aveva mosso. Odiava essere in un letto di ospedale e odiava ancora di più avere quei due occhi puntati addosso. Non riusciva a capacitarsi di come erano finiti in quella situazione.

-Damon tornatene dalla tua fidanzata, sposati, fatevi tanti figli e lasciami in pace- urló ancora Elena finché un dottore non entró dentro la stanza ricordando ad entrambi che Elena aveva bisogno di tranquillità. Così Damon affranto uscì dalla camera Dell ospedale.

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Elena era nella macchina di Lilli, il medico che l’aveva dimessa e le aveva raccomandato almeno 10 giorni di riposo, e la donna aveva insistito per farla rimanere da loro e non in un freddo albergo. La ragazza, visto quanto era preoccupata Lily non se l’era sentita di rifiutare e comunque il medico le aveva imposto un controllo a fine settimana, quindi prendere l’aereo e tornare a casa era fuori discussione.

 

I primi giorni non era nemmeno uscita dalla stanza, LIly aveva preso molto sul serio il riposo imposto dal medico e non aveva fatto entrare nessuno a trovarla.

Quando finalmente la ragazza era riuscita a convincerla di stare meglio si era alzata ed era andata a bussare alla porta di Damon.

 

-Ciao Damon, penso che dovremmo parlare- il ragazzo la guardó molto stupito e la fece accomodare sul suo letto. Dopo qualche minuto Elena ricomincio a parlare.

-Damon io ho avuto modo di pensare molto in questi due giorni, e sono davvero stanca, veramente, della nostra situazione.. un tempo eravamo amici, stavamo bene, non possiamo tornare a quei giorni?-

Il ragazzo era davvero dispiaciuto per la situazione, sapeva che non sarebbero mai più stati amici ma sapeva anche altrettanto bene che non poteva aspettarsi un cambio così repentino di idea da parte di Elena, la conosceva abbastanza da essere convinto che anche lei lo amasse e che semplicemente le ci voleva del tempo per riacquistare fiducia in lui. E sapere che non era stata con Mason, e nemmeno con qualcun altro lo aveva reso particolarmente felice, la piccola Elena era ancora sua infondo..

-Elena, io ci sarò sempre per te, te lo prometto, in ogni modo tu voglia-

Ed Elena finalmente sorrise.

 

Come per magia tutto tornó come un tempo, Damon e Elena tornarono a punzecchiarsi e guardare film fino a notte fonda sotto lo sguardo attento di Lily.

La donna aveva intuito che era successo qualcosa tra i due ragazzi, e sperava in cuor suo che quelle due anime così pure e perse potessero salvarsi a vicenda. Ma intuiva che la strada era ancora molto lunga. 

Suo figlio era un bravo ragazzo, e lei lo sapeva bene, ma con un carattere troppo impulsivo che spesso per rabbia commetteva troppi errori ed Elena faceva fatica ad aprirsi e fidarsi, cosa che era peggiorata ovviamente dalla morte dei genitori.

 

Pov Damon

 

-Oregon allora eh? Raccontami un po’ della tua nuova vita- chiese il ragazzo sinceramente interessato.

-Ho comprato una casetta che affaccia su Cannon bay-

Il ragazzo scoppió a ridere facendole notare che aveva comprato casa nella famosa spiaggia del film dei Goonies, Elena gliel aveva fatto vedere milioni di volte quando era appena una ragazzina.

-Non ho resistito, devo svegliarmi all Alba per raggiungere ospedale e università ma ne vale la pena, quando non ci sono i turisti ad affollare la spiaggia e rimaniamo solo io e le onde del mare si respira una pace indescrivibile- gli spiegó Elena con sguardo sognante.

Damon era rapito dai suoi racconti, e desiderava con tutto il suo cuore vedere la sua nuova vita. 

-Mi piace l’Oregon, chissà magari potrei aprire li la mia società, ha in architettura moderna e in espansione- disse cercando di tastare il terreno.

-Damon, se lo fai per me non so se sia il caso- gli disse sinceramente Elena ma il

ragazzo sdrammatizzó la tensione che si stava accumulando nell aria -Signorina Gilbert, si sente un po’ troppo importante ora- e i ragazzi lasciarono cadere l’argomento.

 

IL GIORNO DELLA PARTENZA

 

Elena stava sistemando i bagagli, la sera stessa avrebbe avuto il volo verso casa e in quel momento fece capolino LIly nella stanza 

-Elena, non mi odiare. So che il medico ha detto che stai bene e che non dobbiamo preoccuparci, ma io non riesco a non stare in ansia. Ho preso un biglietto aereo per Damon, ti accompagnerà, se tu vorrai rimarrà un paio di giorni giusto il tempo di darti una mano a riaprire la casa e poi tornerà, per favore dimmi di sì, starei molto più tranquilla a non saperti da sola, se ti dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai.- 

Elena iniziava a pensare che la donna avesse una doppia intenzione, o che avesse capito che tra lei e Damon le cose erano abbastanza strane con un passato romantico, se così si potevano definire due Notti di amore e mesi mesi di sofferenze, ma come sempre, non riuscì a dire di no proprio a lei.

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 ***


 

Il viaggio era andato bene. I ragazzi avevano chiacchierato durante il volo e nell’ ora di macchina che li separava da casa, Damon aveva insistito a guidare e aveva preso in giro la scelta della sua auto, non paragonabile alla sua Camaro blu.

Arrivati all entrata della piccola villetta sul mare i due ragazzi si trovarono in imbarazzo a guardarsi negli occhi. Damon portava la valigia di Elena mentre ammirava la vista.

-Hai proprio ragione Elena, si respira una pace indescrivibile qua-

La ragazza sorrise e dopo un ultimo sospiro giro le chiavi nella serratura.

La casa era arredata molto bene, piccola ma curata. Dava un senso di familiarità con i suoi mobili in legno bianco e i soffici cuscini che adornavano il divano, c’erano foto di Elena negli anni e dei suoi genitori e amici sui mobili, e Damon notó  subito che erano state scartate tutte le sue foto.

-Vedo che non sono nella raccolta fotografica- asserì calmo. 

-Diciamo che non eri quel qualcuno che avevo voglia di vedere ultimamente- rispose sincera 

Damon non sapeva cosa dire, e tanto meno cosa fare, aveva il volo dopo 4 giorni ma non aveva ne un albergo ne tantomeno la ragazza si era offerta di ospitarlo.

-Elena forse è il caso che io vada a cercarmi una sistemazione per la notte- disse in tono tutt’altro che convinto ma Elena lo interruppe subito 

-Non dire sciocchezze, con tutte le volte che mi hai ospitato tu! Ti preparo subito la stanza degli ospiti!!-

Damon rimase a ciondolare per casa mentre Elena rifaceva il letto, un quaderno appoggiato accanto alla finestra catturó la sua attenzione, sbircio in direzione della camera e vide Elena intenta a prendere le lenzuola. Sapeva che non avrebbe dovuto aprirlo ma la tentazione era troppo forte.. sbirció nelle pagine velocemente e il suo nome continuava a comparire. “E’ DURA SENZA DI LUI. SOGNO ANCORA LE SUE MANI SU DI ME, VORREI POTER RICOMINCIARE, CANCELLARE LA SUA IMMAGINE PER SMETTERE DI SOFFRIRE, OPPURE VORREI CHE FOSSE ANDATO TUTTO DIVERSAMENTE PERCHÉ’ LA VERITÀ È CHE IO AMO DAMON CON TUTTA ME STESSA E L’IDEA DI UNA VITA SENZA DI LUI NON MI PIACE PER NIENTE, MA FIDARMI DI LUI E TROPPO DIFFICILE ORMAI.”

Richiuse velocemente il quaderno con un sapore dolce e amaro dentro di lui, aveva avuto la conferma che lei lo amava, ma non sapeva quanto l’orgoglio della ragazza si sarebbe spinto oltre al suo stesso cuore.

 

Una volta entrato nella piccola stanza Damon si fece una doccia e indossó una tuta comoda. 

Elena era sul dondolo con un bicchiere di vino rosso con una leggera coperta a coprirle le gambe.

Damon si accomodò accanto a lei mettendosi comodo sotto le coperte. Le loro gambe attaccate erano per il ragazzo una piacevolissima sensazione.

-Allora la quasi dottoressa Gilbert si concede qualche vizio- chiese regalandole uno dei suoi migliori sorrisi.

-Non dirlo a nessuno, sarà il nostro segreto- rispose Elena.

Scese il silenzio tra i due, ma non era un silenzio pieno di imbarazzo. Era una tranquillità e pace ritrovata.

-È bello stare qui con te Elena- sospiró Damon.

-Si Damon, lo è- rispose appoggiando la testa nell incavo della sua spalla.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 

Il giorno seguente Elena doveva recarsi in università e poi a lavoro in ospedale, era mancata per due settimane e aveva molto da recuperare. Damon si offrì di accompagnarla. 

Per Elena attraversare il campus a fianco di Damon era una sensazione strana. Ovviamente tutti gli occhi erano posati su di loro, Damon non era sicuramente qualcuno che passava inosservato. E non sapeva esattamente perché la cosa le fece tornare in mente la bionda della festa di fidanzamento.

-Damon, non mi hai più detto com è finita con Rebekka- chiese a bruciapelo.

-Dopo lo scherzetto di mio padre è stato un po’ difficile liberarmene, ma Elena non è mai stato niente di serio. Tu mi avevi detto che non provavo più niente per me è la rabbia e l’alcol mi avevano portato nel solito bar.. poi sai come vanno queste cose.. ma non ho mai avuto l’intenzione di uscirci a cena o rendere quell’avventura una storia seria.-

La ragazza senza riflettere rispose che nemmeno loro erano mai usciti a cena, così Damon colse la palla al balzo e si offrì di portarla a cena come un vero appuntamento la sera stessa.

-Damon non intendevo, era stato solo un pensiero stupido che è uscito senza pensare.- ma Damon non voleva rinunciare a quell’opportunità.

-Lo so, lo so.. diciamo che ci terrei a invitarti per farmi perdonare un po’ per tutto.

La ragazza titubante accettó.

 

Finito di prendere gli orari degli ultimi corsi Elena si diresse in ospedale mentre Damon andò via dicendole solo che aveva degli appuntamenti. La ragazza non volle imdagare troppo, rimasero d’accordo di vedersi in ospedale per le otto.

 

Elena ebbe una giornata piena, visitó i suoi piccoli pazienti con il suo superiore e compiló le cartelle cliniche, adorava stare a contatto coi bambini e sentirsi veramente utile, e si sentiva ben voluta e amata dai suoi superiori. Stava per raggiungere lo spogliatoio per cambiarsi quando vide Damon girare per il reparto.

-Damon, devo ancora cambiarmi e poi possiamo andare-

Il ragazzo la squadrónda capo a piedi -Com è sexy dottoressa Gilbert con il suo camice da dottore- disse Damon regalandole uno dei suoi famosi sorrisi.

Elena arrossì appena facendogli una linguaccia.

Nel viaggio verso casa Damon raccontó ad Elena che era andato a vedere un palazzo in fase di costruzione di un amico di suo padre, e si era proposto per occuparsi Dell’ interno con La sua nuova società com rick. Aveva lasciato i progetti e se tutto fosse andato a buon fine sarebbe stato un grosso incarico che avrebbe fatto decollare il suo lavoro.

 

Arrivati quasi a casa Elena chiese a Damon dove sarebbero andati a cena, e lui con fare sornione disse solo di fidarsi.

Arrivarono a casa e il ragazzo prese la mano di Elena e la condusse alla spiaggia, li, poco distante dal mare trovarono una coperta con sopra un bel cesto da Pic nic è un piccolo faló.

Elena aveva quasi le lacrime agli occhi, era tutto così perfetto che non resistette e abbracció Damon semplicemente ringraziandolo. 

 

La serata era molto piacevole, Damon era entrato nel turbine dei ricordi, raccontando tutte le avventure che avevano intrapreso quando Elena era ancora una bambina, come quando offesa per un suo scherzo si era rifiutata di seguirlo ed era scappata nel bosco perdendosi, è proprio il ragazzo era andato a cercarla ed erano rimasti in una grotta durante un temporale con la piccola Elena aggrappata al suo collo per la paura.

-Fai parte di tutta la mia vita Elena, non c’è ricordo del mio passato in cui non ci sia anche tu, e vorrei poterti avere nella mia vita per sempre, senza più errori-

La ragazza era commossa. Elena lo amava da quando aveva memoria.

-Sai Damon, ho una foto in cui avrò avuto forse due o tre giorni, ero nella culla e ci sei tu che mi dai la mano. Eri solo un bambino. La mia prima foto è accanto a te. Sei sempre stato il mio salvatore, sia quando mi perdevo nel bosco o quando avevo bisogno di una scusa per uscire, e sei sempre stato molto di più, ma ci siamo fatti troppo male, e se non dovesse di nuovo andare questa volta ci perderemmo per sempre. Fa troppa paura rischiare.- 

Damon capiva le paura di Elena, erano state anche le sue per molto tempo, ma il pensiero di non averla completamente era peggio.

Si avvicinò a lei e la bació, complice il vino o forse solamente l’ amore che regnava tra i due Elena non protestó e si fece trasportare dal momento.

Su quella spiaggia, scaldati da un debole fuocherello fecero l’amore più dolce che avessero mai provato.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 

Erano rimasti lì per ore, a guardarsi negli occhi e a guardare il mare.

Era la paura a non farli muovere, entrambi sapevano che appena alzati da lì la realtà si sarebbe impadronita di tutto.

Non avevano risolto niente, continuavano ad avvicinarsi come due calamite che non potevano fare altrimenti ma continuavano a ricadere negli stessi errori e nei medesimi discorsi.

Elena prese coraggio e iniziando a rivestirsi disse -Damon io mi devo alzare presto domani mattina, è il caso di rientrare-

Il ragazzo si alzò anche lui per rivestirsi e riprendere coperta e bicchieri, la guardó negli occhi e le prese le mani -Elena, io lo so che tutto questo fa paura, fa paura anche a me, ma dobbiamo parlarne, io dopo domani tornerò a casa, e non voglio che questa sia stata solo una parentesi, e so che nemmeno tu lo vuoi, per favore, proviamoci. Andremo con calma se vuoi, verrò a trovarti nei week end e vedremo come va tra noi, ti prometto che comunque andrà non ci perderemo.-

La ragazza sospiró. - Non lo so Damon, ho bisogno di tempo per pensarci-

 

Tornarono in casa e ognuno si chiuse nella propria stanza.

Il cuore di Elena scalpitava, lo voleva, lo desiderava tantissimo, ma era terrorizzata. Damon era imprevedibile e sarebbe potuta essere la sua migliore scelta oppure la peggiore, doveva decidere se rischiare o meno.

 

La mattina seguente si sveglió presto per andare a seguire una lezione, Damon dormiva ancora, decise di non svegliarlo ma di lasciargli un biglietto con scritto che sarebbe tornata per pranzo.

 

Damon si sveglió intorno alle undici, lesse il biglietto e decise di preparare il pranzo. 

Aveva dormito benissimo dopo la notte in spiaggia con la ragazza. Fare L’ amore con Elena era ogni volta un emozione e un piacere unico mai provato prima. La sentiva sua in tutto e per tutto. Conosceva da sempre Elena, L’ aveva conosciuta bambina, ragazza e ora donna. E non aveva la minima intenzione di perderla più. Mentre stava apparecchiando assorto nei suoi pensieri sentì la porta aprirsi. 

-Ben arrivata, ti ho preparato il pranzo, pensavo saresti arrivata affamata conoscendo la quantità di cibo che mangi!- scherzó il ragazzo.

-non sono cose carine da dire a una signora!- lo rimbeccò lei facendogli vedere la posta e continuó -guarda un po’ cos è arrivato. Le partecipazioni di nozze di STefan e Caroline- 

Damon glielo prese tra le mani e lo guardò attentamente -Certo che corrono proprio quei due, comunque per evitare i drammi della festa di fidanzamento, cosa ne dici se ci andiamo insieme?-

Elena sorrise e accettó.

La giornata trascorse piacevolmente, con i ragazzi sempre intenti a scherzare. Passarono un altra notte insieme e l’indomani alla partenza Elena accettó di rivedere il ragazzo la settimana seguente, per vedere con calma come si sarebbero evoluta la loro situazione.

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Pov Damon

 

Damon era entrato in casa e aveva subito iniziato a discutere con il padre per la offerta che era riuscito ad ottenere in Oregon, il padre non voleva assolutamente che l’accettasse convinto che Damon non sarebbe stato in grado di svolgere un buon lavoro e così avrebbe rovinato anche la reputazione dell’impresa Salvatore.

La discussione era sfociata in grida violente finché arrabbiato Damon non si era ritirato in camera sua. 

LIly era entrata dopo poco cercando di calmarlo, ma Damon non aveva la minima intenzione di affrontare nuovamente l’argomento.

-Ok Damon, cambiando argomento, e qua non accetterò un “non ne voglio parlare” come risposta, cosa sta succedendo tra te ed Elena?-

Damon non rimase per niente sorpreso da quella domanda. Ma non sapeva esattamente cosa rispondere. Non sapevano cos’erano o cosa sarebbero diventati. Elena a volte lo faceva impazzire.

-Non lo so, è tutto complicato con Elena, mi piace e so che gli piaccio, ma continua a tornare indietro sulle sue scelte..- 

LIly accarezzó dolcemente il braccio di suo figlio.

-Damon devi avere pazienza. Non ha avuto anni facili Elena, non è facile legarsi a qualcuno dopo aver perso La propria famiglia così improvvisamente, devi darle tempo ed esserci come per lei ci sei sempre stato, e vedrai che tutto andrà bene.-

Mentre stavano parlando il telefono di Damon inizió a squillare ed era proprio la ragazza. LIly si congedò per lasciare un po’ di privacy al figlio.

 

-Ma che piacere Sentirti Elena, come stai?-

-Com è andato il viaggio di ritorno?-

-Solito, aereo piccolo, posto centrale, un buon Bourbon e niente più-

 

Ci fu una lunga pausa

 

-Senti Damon, non prenderla male, non è davvero una scusa te lo giuro, ma questo week end non possiamo vederci, mi hanno offerto di partecipare ad un intervento, avrei dei crediti extra e potrei accelerare la mia laurea così, non posso proprio rinunciarci.- 

-Tranquilla DOC, facciamo settimana prossima? Io non scappo da nessuna parte se non scappi anche tu-

-Grazie Damon, si settimana prossima sarebbe perfetto, tra l’altro io ho 5 giorni di pausa, potrei venire io, così da salutare anche gli altri, cosa ne pensi?-

Damon era un po’ dispiaciuto, avrebbe preferito tornare alla loro bolla in Oregon, ma accettó comunque entusiasta e si salutarono.

 

Damon chiamó sua madre e gli disse che sarebbe venuta Elena da loro. Lily ne era entusiasta come sempre. Adorava avere intorno, era un po’ come riavere la sua amica Miranda, senza contare che si sentiva come una mamma per la ragazza e sperava davvero che le cose tra suo figlio ed Elena andassero bene, perché non aveva idea di come avrebbero fatto se tutto fosse crollato come un castello di carte.

 

POV ELENA

 

Elena era intenta a ripassare ogni minimo passaggio dell’intervento che si sarebbe svolto da lì a pochi giorni, sapeva che con ogni probabilità non avrebbe nemmeno toccato un bisturi la solo assistito, ma si voleva far vedere più che pronta da questo chirurgo pediatrico che sarebbe giunto a breve da un ospedale di New York. Proprio in quel momento la raggiunse il suo superiore per presentarle tale dottore Wesley Maxfield che aveva chiesto appositamente della ragazza.

-Elena, che piacere incontrarti,  ho sentito tantissimo parlare di te, lavoravo con tuo padre!-

Elena rimase abbastanza sconvolta da questa notizia, non che non pensasse ogni giorno ai suoi genitori. Ma preferiva tenerli per se, senza aprire quei ricordi davanti agli altri, soprattutto se estranei.

-E’ un piacere conoscerla- disse semplicemente.

Il Dottore le disse di chiamarla pure Wes e di darle del tu, che non era poi così più anziano di lei e soprattutto, a detto sua, era come se si conoscessero.

 

Wes era molto gentile con Elena e cercava di farla sentire importante è necessaria, ad Elena tutta quella gentilezza sembro quasi eccessiva, come se quasi stesse provandoci con lei. Ma decise di non pensarci troppo e concentrarsi sull’operazione e poi finalmente su Damon.

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


 

 

Elena si era preparata duramente all’intervento e tutto era andato bene.

Una volta finito stava dirigendosi a casa quando il chirurgo la fermó.

-Ho un rituale, ad ogni intervento riuscito porto a bere i miei assistenti per festeggiare, mi farebbe davvero piacere che venissi anche tu-

Elena non ne aveva voglia, ma le sembrava troppo scortese rifiutare, così accettó.

Andarono in un piccolo locale proprio accanto all’ospedale e dopo aver bevuto qualcosa tutti insieme il dottor Wes la prese da parte chiedendole di uscire.

-Ti ringrazio molto, ma vedo già qualcuno, e non mi sembra proprio il caso.- rispose e Wes dopo averle detto che non si sarebbe arreso così facilmente la salutó.

 

POV DAMON

 

Damon era davanti all’ uscita dell aeroporto aspettando Elena, era agitato, non sapeva come la ragazza l’avrebbe salutato ne come avrebbero vissuto quei cinque giorni insieme.

Mentre pensava a tutto questo la vide finalmente uscire con il suo trolley al seguito.

La ragazza gli regaló un sorriso sincero, aveva le lunghe gambe scoperte, uno stivaletto basso e un maglioncino leggero che copriva quasi totalmente i corti jeans. Damon pensó che era bellissima.

Elena acceleró il passo è si lanciò tra le sue braccia, baciandolo.

-Quanto mi sei mancato straniero- Damon era felicemente sorpreso della reazione di Elena e ricambió sollevandola e facendole fare una giravolta.

 

Erano insieme, completi e finalmente felici.

 

Arrivati a casa Elena abbraccio la madre di Damon e si diresse in quella che era ormai ufficialmente camera sua, lasció i bagagli e tornó immediatamente in salotto.

Damon le propose di uscire a cena la stessa sera, così magari dopo potevano andare a bere qualcosa per rivedere gli altri. 

Elena ne era felicissima, Stefan era via per l’università ma Caroline era in città, e sicuramente avrebbe avuto mille cose da raccontarle.

Alla ragazza finalmente sembró che tutto stava andando per il verso giusto.

 

Avevano cenato insieme, si erano tenuti la mano, scambiati teneri baci e riso a crepapelle. Agli occhi esterni sembravano una coppia innamorata e felice, e così si sentivano entrambi.

Dopo erano passati al solito vecchio pub per vedere gli amici di sempre, Elena era radiosa e tutti erano felici e anche un po’ straniti da vedere i due amici insieme come coppia, anche se Elena frenava i pensieri di tutti rispondendo che stavano solo vedendo come poteva andare tra loro.

 

La serata era stata perfetta, erano nel grande giardino di casa Salvatore quando inizió una forte ed improvvisa pioggia.

-Andiamo Elena, è ora di abbandonare la nave .-

Ma Elena non era di quella idea, si giró verso di lui, sorridendo con le loro bocche  vicinissime. -No No aspettiamo solo un secondo, tornerà il sereno- gli disse guardandolo, il ragazzo non resistette e inizio a baciarla. Prendendo fiato Elena lo guardò negli occhi e gli disse -Promettimi che questo sarà per sempre- e Damon sorridendo pieno di Gioia rispose solamente -Te lo prometto- e continuarono a baciarsi appassionatamente.

 

Rientrarono a casa fradici e felici, ma ad aspettarli c’era il signor Salvatore in persona, congedó gentilmente Elena e chiese a Damon di parlare.

Il padre urló infuriato al figlio, li aveva visti e non ne era per nulla contento, disse al ragazzo che non avevano futuro, che la ragazza avrebbe capito presto che razza di fannullone era in realtà. Che nemmeno l'universo era dalla loro parte.. Damon rimase ferito e deluso.

 

Quando la litigata finì tornó in camera sua e trovó Elena ad aspettarlo. Non sapeva cosa dirle.

 

-Sei silenzioso non è da te, dimmi cosa ti ha detto tuo padre nel suo studio- chiese Elena avvicinandosi a lui.

-Mi ha detto che non abbiamo nessuna chance- disse affranto il ragazzo guardandola con i suoi profondi occhi di ghiaccio.

-E che cosa sa esattamente di noi- chiese lei senza nessuna intenzione di abbandonare la conversazione.

-Mi ha raccontato una storiella interessante di quanto io sia una causa persa in ogni caso... di quanto l’universo non darà Mai a uno come me una come te....è una parafrasi- disse tutto d’un fiato e la ragazz la j con una smorfia confusa chiese-L’universo?- Damon alzó le spalle e rispose -Parole sue non mie-

Elena era confusa è dispiaciuta -Perciò è pazzo?- chiese semplicemente e Damon rispose -può darsi... oppure no- 

Elena si avvicinò a lui ancora di più -Senti so di aver passato gli ultimi mesi ad evitarti ma questo non ha niente a che vedere con i miei sentimenti per te e non permetterò che tuo padre rovini tutto tra noi- 

Damon alzó La voce -Pensi che io lo permetta? Nessuno può dirmi come vivere la mi vita, nessuno può dirmi chi amare, non quello stronzo di mio padre e di sicuro non l’universo, e non lascerò che un altra persona e il suo concetto su di me mi impedisca di costruire un futuro con te, perché tu sei la mia vita-

Elena lo guardó piena di amore e si buttò tra le sue braccia.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


 

Si addormentarono stretti in un dolce abbraccio cullati dai loro respiri al chiarore della luna che entrava dalla finestra.

L’indomani quando Damon aprì gli occhi non trovó Elena al suo fianco, sfioró con le dita il cuscino che emanava ancora il suo odore.  Non fece in tempo nemmeno a chiedersi dove fosse che la vide uscire dal bagno e rigettarsi tra le fresche lenzuola.

Nessuno dei due aveva voglia di uscire da quella stanza. 

Damon era ancora troppo arrabbiato con il padre per affrontarlo nuovamente ed Elena in cuor suo aveva paura che tutto questo potesse portare a nuovi problemi tra loro. 

In quel momento di pace il telefono di Elena inizió a suonare. Era Wes.

Elena sapeva che se non avesse risposto Damon avrebbe in automatico pensato al peggio, così prese coraggio e rispose.

-Buongiorno bellezza, ti disturbo? Dall’intervento non riesco a smettere di pensare a te- disse il dottore, Erano ancora nel letto e Damon aveva sentito tutto. Io suo sguardó diventó furente e nel momento in cui Elena vide la mano di Damon pronta ad afferrare il telefono si voltó di scatto per evitarlo.

Damon aveva tutte le ragioni, ma era pur sempre un suo superiore e lei non era più una bambina incapace di gestire da sola la sua vita.

-Dottor Wes, mi scusi ma mi sono appena svegliata e sono qua con il mio ragazzo che vedo già troppo poco di quello che in realtà vorrei. Se non c’è nessuna urgenza medica preferirei salutarla.-

 

Damon non sentì cosa rispose il dottore, era orgoglioso della risposta di Elena ma nello stesso tempo furente.

 

-Penso che tu mi debba un po’ di spiegazioni, ora chi sarebbe questo dottor Wes? Perché non me ne hai parlato?- 

-Damon non te ne ho parlato perché per me non conta niente, ma ti conosco, e sapevo che saremmo finiti in una discussione, e non ne avevo minimamente voglia. È un chirurgo pediatrico di New York che lavorava con mio padre. È venuto per l’intervento di cui ti ho parlato e si, ha fatto un po’ il cretino, ma non mi Interessa minimamente, non puoi non credermi-

Damon era ancora arrabbiato, non era questione di non crederle. Ma odiava che lei non le aveva fatto prendere quel telefono e mandare letteralmente al diavolo quel dottorino impertinente che voleva rubargli  la ragazza.

-Non é questione di non crederti Elena, è questione che avresti dovuto almeno parlarmene- sbottó ma lei non aveva intenzione di starsene zitta a subire l’ennesima sfuriata di gelosia del ragazzo -Perché tu mi stai dicendo che mi racconterai di ogni ragazza che ti fa gli occhi dolci Damon?-.

Il ragazzo era sorpreso -Elena ma cosa c’entra, sono due cose totalmente diverse!-

Discussero a lungo, lui sosteneva che gli argomenti non erano minimamente paragonabili, lei che lui era un maschilista arrogante.

-Damon basta, non c’è la faccio così, non si può vivere un giorno in paradiso è il giorno dopo giù nell inferno, io non sono così, io non litigo e urlo dalla mattina alla sera-

Damon inizió a camminare nervosamente per la camera -E allora perché sei ancora qui? Io ti faccio soffrire allora perche non scappi da me il più lontano possibile?- chiese alla ragazza che guardandolo spaventata rispose -Perchè ti ho scelto e perché rispetto la mia scelta-

Damon si fece serio -Adesso scelgo io, e scelgo di lasciarti andare-

Elena aveva le lacrime agli occhi -Che cosa?- chiese semplicemente -Elena so che non cambierò mai, ma mi rifiuto di cambiare te- è uscì dalla stanza.

 

Ma Elena non aveva intenzione di perderlo di nuovo e lo rincorse obbligandolo a girarsi.

-Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami, perché è l’unico modo per il quale io prenda per vero tutto questo, io ti amo Damon, so che sei turbato ancora per ieri sera, so che abbiamo sbagliato entrambi stamattina, ma so che ci amiamo e la voglio davvero la vita insieme di cui parlavamo ieri sera-

Damon guardó quei grandi occhi scuri che lo scrutavano in profondità e con un sospiro avvicinandosi a lei le disse -Dio Elena, finiremo per farci del male- ma la ragazza si protese verso di lui dicendogli semplicemente che lo amava e lo bació.

 

Dopo colazione Damon disse ad Elena che aveva delle commissioni da fare ed uscì di casa, in realtà aveva solo bisogno di stare da solo. 

Non aveva dubbi su di lui, su di lei e su di loro insieme, ma le aspettative erano alte, e non si sentiva adeguato.

Era tutto così complicato, tra suo padre e la distanza tra la sua vita è quella di Elena, ma non aveva la minima intenzione di mollare.

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