Un sentimento chiamato amore

di Darlene_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo bacio ***
Capitolo 2: *** Bacio gelido ***



Capitolo 1
*** Primo bacio ***


Storia scritta per la
Flash challenge “Bacio”
Del giardino di efp

 
 
Un sentimento chiamato amore
 
 
Fandom: Sherlock
Coppia: Johnlock
 

Prompt:
Primo bacio
 
 



Londra era sempre stata la sua casa, il suo faro nella nebbia, ma anche lei era diventata all’improvviso sua nemica. Sherlock correva per le strade illuminate dai lampioni, scappando da tutto ciò che per lui aveva rappresentato sicurezza. Si affidò al suo palazzo mentale, cercando di prestabilire un percorso, ma anche quel castello di mura immaginarie stava barcollando. Poteva sentire i mattoni che si sgretolavano sotto il peso delle menzogne tessute da Moriarty, ogni singolo frammento della sua esistenza che si sbriciolava: aveva perso tutto. Se non fosse stato per la sua abilità a remprimere le sue emozioni, in quel momento si sarebbe concesso alla disperazione, ma la sua mente logica e razionale gli impose di restare il più lucido possibile. Aveva bisogno di un piano e solo Mycroft poteva aiutarlo. Svoltò in un vicolo, rallentato dalle manette che tiravano indietro ed allora si rese conto di non essere completamente solo.
John Watson. Quel nome si scrisse nella sua mente, incidendo i muri che aveva costruito negli anni, imbrattandoli come pittura. John, il suo soldato, il suo coinquilino, il suo amico. L’unico che aveva deciso di restargli accanto nonostante tutto. Si voltò lievemente ed incontrò il suo sguardo smarrito, ma pieno di fiducia, che attendeva una sua mossa. Sherlock gli afferrò la mano, ricordando tra sé e sé che lo faceva solo per una maggior coordinazione, eppure vi era un piccolo tarlo, il dubbio che il calore di quella pelle gli stesse infondendo coraggio. Percorsero diversi chilometri affiancati, l’unico rumore che udivano era l’ululato delle sirene in lontananza e, ovviamente, il loro respiro affannoso. Avrebbero potuto correre per sempre, uniti dalle loro dita intrecciate, scappando da un destino per loro impietoso, ma il detective sapeva che quell’idillio sarebbe stato più effimero di un battito d’ali, perciò si fermò ad un incrocio, nascondendosi all’ombra di un muro. John si posizionò di fronte a lui, come a volerlo proteggere dal nemico e in quegli occhi limpidi, Sherlock intravide la sua bontà d’animo. In quel momento capì che nessun inganno avrebbe allontanato quell’uomo da lui.
Il dottore attese, immobile, il cuore che gli martellava nel petto, le tempie che pulsavano ad ogni battito. Guardava l’amico con speranza, credeva in lui ed era certo che sarebbe riuscito a risolvere anche quel problema, il problema finale. E poi all’improvviso, il suo sguardo si posò sulle labbra sottili e perfette del consulente investigativo e provò il desiderio irrefrenabile di toccarle. Si avvicinò lievemente, fino a sfiorarle con le sue. Quando si staccò, solo pochi attimi dopo, si rese conto che negli occhi di Sherlock vi era qualcosa di nuovo. Abbassò la testa, vergognandosi di aver fatto trapelare le sue emozioni, consapevole che il detective le considerava una mera debolezza.
“Mi dispiace, non so perché…” Provò a scusarsi, terribilmente in imbarazzo.
L’amico scosse la testa e sul suo viso si dipinse l’ombra di un sorriso. “Oh John! Quante volte ti accuso di essere troppo lento, ma forse per certe cose nemmeno io sono così acuto quanto credo.” Avvicinò le labbra a quelle di Watson, imitando goffamente i suoi gesti. Le loro bocche si incontrarono e per un istante che parve infinito i loro problemi scomparvero: James Moriarty li aveva privati di una casa, della fiducia degli amici, ma non era riuscito a separare quei due cuori che parevano battere all’unisono.
Si staccarono solo quando furono a corto di fiato. Le gote di John si erano imporporate mentre le mani correvano ancora una volta al volto dell’amato.
“Deduco” disse Sherlock con solennità “che quello fosse un bacio”.
Watson rise, rendendosi conto di averlo sorpreso per la prima volta in vita sua, quindi gli rispose: “Riesci anche a dedurre quanto a lungo ti ho amato?”




Lo sentite nell'aria? Questo profumo di cioccolatini e rose rosse? Eh sì, il mese dell'amore è finalmente giunto e potevo onorarlo in altro modo? Ovviamente no! Questa piccola raccolta sarà davvero molto breve, solo tre o quattro capitoli, ma spero che possa suscitare qualche emozione :) 

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Capitolo 2
*** Bacio gelido ***


Storia scritta per la
Flash challenge “Bacio”
Del giardino di efp

 
 
Un sentimento chiamato amore
 
 
Fandom: Sherlock
Coppia: Johnlock
 

Prompt:
Bacio gelido

 



Ogni favola ha il suo cattivo, ma in ognuna di esse vi è anche un eroe che lotta fino allo strenuo delle forze e, quando pare che tutto sia perduto, riesce a rialzarsi e con un’ultima stoccata sconfigge il nemico. Tutte le favole hanno un lieto fine, tranne la sua.
Vagava tra le tombe, incapace di accettare che sotto ad un cumulo di terra vi fosse anche il vitale Sherlock Holmes. Non riusciva ad immaginare le sue membra rigide e gli occhi privi di quella scintilla di curiosità, mista al desiderio impellente di un nuovo rompicapo.
Le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere sulla terra brulla, quasi come se anche il cielo di Londra stesse piangendo il suo eroe. John strinse i pugni, cercando di incanalare la sua rabbia, come poteva quella città maligna mostrare il suo dolore? Era stata lei, ad uccidere il suo unico amore. Sherlock si era sempre fidato della plumbea Londra, che lo aveva accolto come un figlio, cullandolo tra le sue spire e non si era accorto che invece di carezze, i tentacoli di asfalto lo trascinavano sempre più in basso, verso l’abisso. Era stata la capitale a partorire quel mostro chiamato Moriarty, il genio del crimine, lo chiamavano i tabloid. Per Watson quello non era altro che un mostro, un serpente tentatore, un pazzo che aveva indotto il suo acerrimo nemico alla follia.
La lapide nera svettava tra le altre per la sua lucidità, i fiori ancora freschi, le impronte delle scarpe di chi aveva reso omaggio al grande detective. Si sarebbe divertito, oh sì, quanto si sarebbe divertito a distinguere le orme, deducendo ciò che esse gli comunicavano. Per un attimo il soldato immaginò di vederlo mentre, con la lente in mano, si accovacciava a terra, scrutando quei segni che solo lui sapeva decifrare.
“Donna, arco plantare debole, piede piccolo. Uomo, zoppia al piede destro, tic nervoso.” Avrebbe declamato e lui si sarebbe stupido, nonostante le innumerevoli volte in cui lo aveva visto all’opera, perché tutto, in Sherlock, gli provocava ammirazione.
Si sedette a terra, incurante della pioggia che si mischiava alle sue lacrime. Passarono minuti interminabili, forse addirittura ora, ma non gli sarebbero bastati secoli per dire addio all’uomo che a lungo aveva amato. Ad un tratto un vento gelido si levò, facendo oscillare i rami e per un secondo John pensò di aver visto in lontananza il cappotto nero sfidare le raffiche, anche se, ovviamente, non era così. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dall’aria, immaginando che fossero le mani fredde di Sherlock a percorrergli il viso. Inspirò, dischiudendo le labbra, fingendo che il vento gli portasse un ultimo gelido bacio del detective.





Ecco qui un altro capitolo, ce ne saranno pochi altri, ma spero che anche in questo caso valga il detto: "pochi ma buoni". Grazie a chi è giunto fino a qui e a chi deciderà di continuare questa avventura :)

 

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