Vorrei che fossi solo mio

di Miharu_phos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Dodici ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Quattordici ***
Capitolo 15: *** Quindici ***
Capitolo 16: *** Sedici ***
Capitolo 17: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Aiden osservava orgoglioso il proprio fratello mentre quest'ultimo correggeva con gentilezza i movimenti dei giovani calciatori sul campo.

 

Andava sempre a prenderlo dopo il lavoro per fare la strada insieme fino a casa, adorava passeggiare con lui sulla neve e fantasticare su quello che avrebbero cucinato quella sera, uno accanto all'altro.

 

I due ragazzi vivevano insieme fin da quando il piu grande dei due, Shawn, aveva raggiunto la maggiore età, prendendosi la responsabilità del fratellino, più piccolo solo di un anno.

 

Dopo la morte dei loro genitori, avvenuta quando erano ancora molto piccoli, i due bambini erano stati affidati alle cure degli zii che li avevano cresciuti con tutto l'affetto possibile, non riuscendo però a colmare il vuoto che era venuto a crearsi nel cuore dei due piccolini.

 

Erano entrambi diventati degli allenatori di calcio con l'unica differenza che il maggiore insegnava alla squadra delle superiori, mentre Aiden si occupava della squadra di una scuola media.

 

I pomeriggi dei due ragazzi perciò erano molto impegnati ma in compenso la mattina potevano permettersi di dormire qualche ora in più.

 

Aiden aspettava pazientemente accanto alla rete che circondava il campo, sbuffando per la noia.

 

Il fratello ci teneva così tanto a quei ragazzi da dedicargli molto più tempo del dovuto, obbligando perciò anche il fratello a rincasare più tardi.

 

Conoscendo quest'abitudine infatti,  Aiden andava a fare la spesa non appena usciva da lavoro, perché sapeva che prima di tornare a casa sarebbe passato molto tempo.

 

Finalmente il ragazzo dai capelli più chiari salutò i suoi allievi con i suoi soliti incoraggiamenti e si diresse verso il minore che lo aspettava impaziente, creando sbuffi di vapore nella fredda aria invernale.

 

-Sei assillante, devi smetterla di trattenere qui quei poveretti oltre l'orario di allenamento-

 

-Ciao anche a te fratello- lo canzonò Shawn, prendendo una delle buste che pendevano dalle dita dell'altro.

 

Il minore sorrise sospirando ed intrecciò la mano libera con quella del ragazzo accanto a lui.

 

-Beh, cosa si mangia stasera?-

 

La voce di Shawn era piena di energia, trascorrere così tante ore con quei ragazzi lo rendeva così allegro che Aiden non poteva fare a meno di esserne geloso.

 

-Ho preso un po' di schifezze, ci sfondiamo davanti alla tv cosa ne dici?-

 

-E se invece facessimo qualcosa di insolito come ad esempio cucinare qualcosa che non ci intasi le arterie di grasso?- 

 

-Pft, sciocchezze-

 

-E pensare che siamo due allenatori- scherzò il maggiore, per poi sospirare mentre osservava il cielo già pieno di stelle.

 

Aiden guardò il fratello e sorrise, si sentiva così felice quando finalmente poteva essere tutto suo, senza tutti quei poppanti fra le scatole.

 

-Che c'è fratellino?-

 

-Mh?-

 

-Mi stavi fissando, va tutto bene?-

 

-Ma certo fratellone stavo solo pensando a quanto sei ridicolo con quella fascetta sulla fronte-

 

Shawn si guardò i capelli confuso per poi ricordarsi solo in quel momento di aver legato la testa con un nastro durante l'allenamento, mentre faceva un gioco con i ragazzi.

 

Aiden rise, mascherando il rimorso per aver avvisato il fratello, in fondo quella fascetta lo rendeva ancora più carino, ma non lo avrebbe mai ammesso.

 

-Allora andata? Ci sfondiamo di schifezze e finiamo quella serie di ieri?-

 

Shawn sospirò rassegnato, il suo fratellino era un vero bimbo a volte.

 

-Andata- acconsentì, mentre continuavano la loro camminata sotto le stelle, con le mani intrecciate.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


 

 

Shawn andò incontro al fratello mentre faceva cenno al ragazzino in campo di dargli un minuto.

 

Aiden osservò il nanerottolo che lo fissava incuriosito e gli fece una boccaccia, facendogli arcuare le sopracciglia confuso.

 

-Va pure, stasera torno più tardi del solito-

 

Il ragazzo era trafelato, sembrava che si stesse allenando lui invece di allenare i propri allievi, o meglio, l'allievo.

 

-Perché?- domandò infastidito, ricevendo un sorriso da parte del fratello.

 

-Ho promesso a Njord di aiutarlo nella realizzazione di una tecnica- spiegò Shawn.

 

Aiden mise il muso.

 

-Quale tecnica?-

 

-Non importa. Vai e cena pure senza di me-

 

-Quale tecnica?!- insisté Aiden e Shawn roteò gli occhi al cielo.

 

-Vai.-

 

Gli schioccò un bacio sulla guancia e lo spinse leggermente per mandarlo via.

 

Il ragazzo prese a camminare lento, senza smettere di guardare con astio quel Njord che non gli stava per nulla simpatico.

 

-Se gli sta insegnando la tormenta glaciale lo ammazzo- borbottò sotto voce, ingelosito dalle attenzioni che il fratello stava dando a quel ragazzino.

 

Ritornò a casa in solitudine, con le buste della spesa appese fra le dita, solo che questa volta aveva dovuto portarne più del solito.

 

Sospirò buttandosi sul divano, erano solo le sette di sera e lui non aveva idea di come ingannare il tempo fino al rientro del fratello, così accese la consolle e cominciò a giocare ad un videogioco a caso.

 

Non mangiò nulla, ci teneva ad aspettare il rientro del fratello; controllò più volte l'orario, sentendosi ogni volta più triste.

 

Sette e quarantacinque, otto e mezzo, dieci meno un quarto...

 

Le ore si susseguivano e di Shawn neanche l'ombra.

 

Pensò di chiamarlo per sapere che fine avesse fatto ma temeva di scoprire che fosse ancora al campo ad allenare quello stupido Njord.

 

Si decise a mangiare un panino, poi si infilò sotto la doccia ed infine andò a letto.

 

Le dodici meno un quarto e Shawn finalmente rientrò.

 

Aiden si era rigirato in quel lettone freddo per troppo tempo, così scattò in piedi e corse ad abbracciare il fratello, gelato dalla testa ai piedi.

 

-Oh- sorrise -e questo a cosa lo devo?-

 

-Perché sei tornato così tardi?! Ti sembra l'ora?!-

 

Shawn sorrise, di solito era lui a fare quel genere di rimprovero al minore.

 

-Vai a letto. Faccio una doccia e arrivo-

 

-E la cena?-

 

-Ho preso d'asporto con Njord- spiegò, provocando una forte gelosia in Aiden.

 

-Bene. Beh vado a letto, sbrigati-

 

Shawn sorrise spettinandogli i capelli contro le proteste del fratello e si diresse in bagno, mentre l'altro raggiungeva impaziente la camera da letto.

 

Contò i minuti mentre attendeva l'arrivo di Shawn e quando quest'ultimo si mise finalmente a letto lui dovette trattenersi per non avvinghiarglisi addosso e così si sforzò di continuare a dargli le spalle.

 

Shawn gli si avvicinò istintivamente, cercando il contatto, ma Aiden si negò, troppo offeso dal tempo insieme di cui l'altro lo aveva privato.

 

Il maggiore gli avvolse la vita con un braccio, baciandogli i capelli.

 

Aiden chiuse gli occhi sospirando mentre sentiva tutta la rabbia scivolare via grazie a quelle semplici attenzioni che gli venivano concesse.

 

Non riuscì a trattenersi oltre e si rigirò su se stesso fino a trovarsi di fronte a Shawn che gli sorrise nel buio.

 

-Te la sei presa?-

 

-Cosa vuoi che me ne importi- mentì, attirando a se il maggiore per lasciargli dei caldi baci sul collo, gesto che lo fece sospirare di piacere.

 

-Aiden...- lo rimproverò, cercando di allontanarsi, ma lui aumentò la stretta continuando a baciargli la gola, arrivando a succhiarla avidamente, fino a giungere sulle labbra, che violò senza alcun permesso.

 

-No, fratellino dai- lo fermò il maggiore, respingendo gentilmente l'altro che gli ansimava sulla bocca.

 

-Shawn- lo chiamò lui, portando una mano al pube del fratello che sobbalzò per la sorpresa.

 

-No, Aiden per favore, ti ho detto di no- ribadì, spingendo via con un po' più di forza il corpo del fratello che innervosito gli si mise sopra, schiacciandolo contro il materasso.

 

-Perché non vuoi- si lamentò, guardandolo fisso negli occhi mentre premeva i propri fianchi su quelli dell'altro.

 

-Lo sai. Non voglio dovertelo spiegare ogni volta, dannazione Aiden non fare il bambino- lo rimproverò, togliendo definitivamente quel corpo dal proprio e spingendolo nell'altra metà del letto. 

 

-Vaffanculo- biascicò il minore, mentre Shawn si accucciava nel proprio lato.

 

-Buonanotte- mormorò lui educatamente, ricevendo in risposta il silenzio.

 

Si addormentarono così, arrabbiati, schiena contro schiena, mentre la tormenta gelata che soffiava all'esterno cominciava ad insinuarsi anche fra di loro.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 

 

-Bravissimo Njord ci sei quasi! Sono fiero di te!-

 

L'allenatore porse la propria mano verso il ragazzino, aspettando di ricevere il cinque ma quello gli si lanciò fra le braccia senza alcun preavviso.

 

-Ce la stiamo facendo mister! E tutto per merito suo!- gridò entusiasta, mentre stringeva a se Shawn che nel frattempo era rimasto spiazzato dal gesto di confidenza del suo allievo.

 

-Sapevo che ci saresti riuscito. Ancora un po' di allenamento e riuscirai a realizzare alla perfezione la tormenta glaciale, vedrai!-

 

Njord rise, sollevando il volto verso il suo allenatore per sorridergli in riconoscenza.

 

-Grazie Mister Froste. È stato così paziente con me. È tutto merito suo- mormorò, provocando un grande sorriso sulle labbra dell'altro.

 

Per un momento i loro occhi si incrociarono, specchiandosi così profondamente gli uni negli altri da provocare un sussulto in Shawn, qualcosa di strano, una sensazione interna dolorosa e piacevole allo stesso tempo, un brivido mai provato fino ad allora.

 

Si staccò istintivamente dal ragazzino, mantenendo i suoi modo gentilì.

 

-Forza, adesso ritorniamo ad allenarci, dobbiamo perfezionarla- lo incoraggiò, ottenendo un mugolio di approvazione in risposta.

 

Dietro la rete che contornava il campetto innevato, due occhi neri osservavano la scena, curiosi e maligni.

 

-Axel...?-

 

La voce di Aiden richiamò il ragazzo, totalmente catturato dalla figura di Shawn.

 

-Aiden...ciao. Che ci fai qui?-

 

-Aspetto mio fratello. Tu invece? Che strano trovarti da queste parti, sei in vacanza?-

 

-Una specie...sono qui per lavoro- mormorò vago il biondo, facendo incuriosire il minore.

 

-Sono sicuro che a Shawn gli verrà un colpo quando ti rivedrà. Stai bene con i capelli così- osservò Aiden.

 

Axel sorrise con un ghigno, accettando i complimenti ricevuti.

 

-Shawn? No, non ero venuto qui per lui. Volevo osservare l'Alpine, sai per farmi un'idea del loro livello- spiegò, facendo annuire Aiden in risposta.

 

-Capisco. Vieni a cena da noi se non hai altro da fare, abitiamo qui vicino- lo invitò, ma Axel reclinò gentilmente l'invito.

 

-No grazie, i miei colleghi mi aspettano in hotel. Mi farebbe piacere però riverti, Aiden-

 

Il modo in cui pronunciò il suo nome fu così languido da mettere immediatamente il ragazzo in difficoltà.

 

-Vediamoci ogni tanto, mh? Oh e non dire a Shawn che mi hai visto qui. Voglio fargli una sorpresa-

 

-Ma certo- mormorò Aiden alquanto confuso.

 

Quando il fratello gli si avvicinò per salutarlo, Axel era già lontano e Shawn sembrava non essersi accorto per nulla della sua presenza.

 

Che ci faceva Axel da quelle parti, che tipo di lavoro svolgeva? E soprattutto perché aveva spiato Shawn senza dire nulla?

 

-Ciao fratellino. Ti ricordi di Njord?-

 

Le parole del maggiore interruppero i pensieri di Aiden, obbligandolo a tornare con i piedi per terra.

 

-Oh, ma certo. Njord- grugnì ingelosito, provocando la solita espressione confusa nel ragazzino.

 

-Mister ci vediamo domani- sorrise dolcemente il ragazzo, guadagnandosi uno scossone ai capelli da parte del suo allenatore.

 

-Ma certo Njord, a domani. Riposa a dovere, mi raccomando-

 

Il ragazzino si allontanò salutando, sotto lo sguardo infastidito di Aiden che si appropriò subito del fratello, stringendolo in un abbraccio.

 

Shawn sorrise, era tenero quando si ingelosiva e diventava talmente affettuoso da sembrare un bambino.

 

E forse era stata proprio uno di quei suoi infondati attacchi di gelosia a fargli nascere per la prima volta quegli strani pensieri su Njord.

 

Ma era stato solo un pensiero appunto; Njord era solo un ragazzino, e vedeva Shawn come una guida; eppure era carino, veramente tanto, soprattutto quando lo abbracciava e lo ringraziava come era accaduto poco prima.

 

Shawn sospirò prendendosi la fronte.

 

Quei pensieri non significavano niente, era solo affetto, si, doveva essere quello; e passare insieme tutto quel tempo lo stava confondendo. 

 

Si stava affezionando, era tutto normale; avrebbe tenuto a bada quelle sensazioni, non c'era nulla di strano nel loro rapporto.

 

Eppure quel brivido...era stato così strano.

 

Prese la mano di suo fratello mentre camminavano, schioccandogli un lieve bacio sulle labbra, in un tentativo inconscio di rimarcare il suo disinteresse nei confronti di Njord.

 

-Ti va il cinema stasera?-

 

Aiden tremò, tentando di mascherare l'entusiasmo per il gesto del fratello.

 

Era sorpreso, Shawn sembrava stranamente affettuoso con lui e gli sembrava strano che avesse già dimenticato quella brutta litigata.

 

Inoltre lo aveva baciato; un bacetto a stampo, come tanti altri che si erano dati nella loro vita, fin da bambini.

 

Eppure Aiden sentì qualcosa di diverso quella volta.

 

Accettò l'invito del fratello e continuò ad osservarlo per tutta la sera, già dimentico dell'incontro con Axel.

 

In Shawn stava cambiando qualcosa.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


 

 

Njord segnò l'ennesima rete, voltandosi istintivamente verso la panchina, per poter ammirare l'espressione orgogliosa dell'allenatore.

 

Era la prima partita che l'Alpine disputava da quando era arrivato il nuovo Mister, ed anche se si trattava soltanto di un'amichevole il ragazzo era fiero di se stesso e della squadra.

 

Il triplo fischio sancì la fine della partita, provocando un boato di applausi e urla provenienti dagli spalti.

 

Bay Laurel, il capitano della Kirkwood, la squadra che era stata appena battuta con un 3-2, si avvicinò al proprio allenatore con sguardo colpevole, ma il mister, Byron Love, lo guardò con sguardo fiero e lo abbracciò facendogli i complimenti.

 

Si rivolse poi al resto della squadra e diede il cinque ad ognuno di loro, orgoglioso del modo in cui avevano giocato.

 

Fecero un abbraccio di gruppo e Njord poté notare distintamente Laurel e Love sorridersi con sguardo complice.

 

Avvertì un brivido strano corrergli lungo la schiena e provò inspiegabilmente una profonda tristezza.

 

I compagni lo avevano circondato per festeggiare la vittoria, ma Njord si era a malapena accorto di loro, troppo preso da quella scena.

 

"Chissà se l'allenatore Froste sarebbe così fiero di me anche se dovessimo perdere una partita" pensò sconsolato.

 

Da quando era arrivato il nuovo Mister aveva sentito in qualche modo di dover dare sempre il massimo, non per diventare il migliore, come faceva prima, ma semplicemente per incoraggiare i compagni e trasmettere ad ognuno di loro la sua grande passione per il calcio, così come gli aveva insegnato l'allenatore.

 

E Njord ce la stava mettendo veramente tutta, sia per migliorare personalmente, sia nel dare maggior supporto alla squadra, rendendola così ancora più forte ed unita.

 

Il Mister si avvicinò ai ragazzi con il volto pieno di orgoglio per il risultato conseguito e cominciò a complimentarsi con loro, senza però scomporsi più di tanto, ma mantenendo sempre il suo atteggiamento umile e pacato.

 

-Bravissimi ragazzi, sono fiero di voi!-

 

Njord cercò disperatamente di catturare lo sguardo dell'allenatore, lo voleva solo per sé, voleva che si complimentasse con lui e che gli dicesse quanto era stato bravo.

 

-Sei stato fantastico Njord, bravo- gli disse poi con un sorriso, senza abbracciarlo, senza scuotergli i capelli, come aveva fatto l'ultima volta durante il loro allenamento privato.

 

Il ragazzo sentì in qualche modo di averlo deluso; provò disprezzo verso se stesso e distolse lo sguardo, vergognandosi di come aveva giocato.

 

"Avrei dovuto fare di più. Un misero 3-2 non è abbastanza per Shawn"

 

Nella sua mente ormai era solito chiamarlo per nome, così come ormai era solito continuare a pensare a lui ed a tutti i modi in cui avrebbe potuto renderlo fiero di lui.

 

Nutriva una tale stima nei suoi confronti da non riuscire a far nulla in campo senza domandarsi che cosa ne avrebbe pensato l'allenatore Froste; ogni gol era per lui, ogni assist, ogni dribbling era per lui, per l'allenatore e per il suo sguardo felice.

 

Shawn appoggiò una mano sulla sua spalla, facendolo sussultare.

 

-Forza Njord, va' a salutare l'avversario- lo incoraggiò.

 

Ci andarono insieme; Shawn abbracciò l'allenatore Love e i due capitani si strinsero la mano.

 

Le due squadre lasciarono lo stadio ed un ragazzo scese dagli spalti, andando incontro al Mister.

 

-Siete stati bravissimi fratellone!- si congratulò, abbracciandolo con entusiasmo per poi rivolgere uno sguardo infastidito al capitano dell'Alpine, uno dei suoi soliti sguardi pieni di antipatia.

 

I due fratelli cominciarono a camminare davanti alla squadra, facendo strada lungo il corridoio che portava verso gli spogliatoi.

 

Camminavano abbracciati ed il ragazzo dai capelli color salmone non la smetteva di complimentarsi con il fratello, provocando in Njord una strana sensazione di fastidio e...gelosia.

 

Ma perché mai avrebbe dovuto essere geloso dell'allenatore? 

 

In fondo quel tizio antipatico era solo suo fratello, non c'era proprio nulla da temere; in ogni caso Njord era sicuro che al mister non piacessero i ragazzi.

 

Non che lo avesse mai visto fare degli apprezzamenti nei confronti di alunne e professoresse d'altronde; in un certo senso Shawn gli sembrava un essere talmente puro e superiore da essere totalmente staccato da ogni  concetto di attrazione o sessualità, che si trattasse di uomini o donne.

 

Gli sembrava troppo elevato in un certo senso, per pensare a tali bassezze; l'unico legame di cui lo vedeva capace appunto, era un legame affettivo con suo fratello ed uno paterno con i propri allievi.

 

Eppure Njord si sentiva in colpa mentre osservava l'allenatore, fantasticando sulle sue attenzioni, sulle sue parole colme di orgoglio.

 

In qualche modo sentiva che se non ci fosse stato il fratello o il resto della squadra, se avessero potuto rimanere completante da soli in quel momento insomma, l'allenatore lo avrebbe senza dubbio abbracciato, ancora.

 

E Njord continuava a nutrirsi di quella speranza, progettando di abbracciare di nuovo l'allenatore quello stesso pomeriggio, durante il loro allenamento, totalmente ignaro dell'effetto a cui avrebbe portato coltivare nel suo cuore quei desideri di vicinanza con il mister, sempre più forti.

 

Nel frattempo Shawn conversava con suo fratello e tentava in tutti i modi di non pensare allo sguardo pieno di delusione che il piccolo Njord aveva cercato di nascondere.

 

Avrebbe voluto andargli incontro e chiedergli cosa fosse successo per renderlo così triste; ma in qualche modo sentiva di dover evitare ad ogni costo di prestare attenzioni così esclusive a Njord quando si trovavano in pubblico; non sapeva perché, non ci sarebbe stato proprio niente di male in fondo se l'allenatore dell'Alpine si fosse preoccupato dell'espressione crucciata del capitano della sua squadra; dopotutto avevano appena vinto, ed il ragazzo avrebbe dovuto essere soltanto felice.

 

Ma preferì comunque rimandare la conversazione a quando sarebbero rimasti soli.

 

Per quanto sentisse dentro di sé che tutto ciò era sbagliato, non poteva fare a meno di scusare il suo comportamento con ragionamenti leciti e fattibili.

 

Eppure un senso di colpa gli cresceva dentro piano piano, ogni volta in cui guardava quel ragazzino; non gli avrebbe mai fatto niente di male, Shawn non era proprio il tipo; a farlo sentire in colpa erano i suoi sentimenti, ancora così incomprensibili eppure già così forti.

 

Trascinò Aiden in un corridoio vuoto e lo baciò, infilandogli la lingua in bocca senza un minimo preavviso.

 

Il minore spalancò gli occhi ma dopo un solo secondo ricambiò il bacio inaspettato, intensificandolo.

 

-Sei la persona più importante per me Aiden. Solo tu- mormorò spiazzando il fratello, più per convivere se stesso che l'altro.

 

Aiden sorrise e lo abbracciò, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia, per poi guardarlo pieno di felicità.

 

E mentre Shawn si illudeva di sopprimere così i propri sentimenti ancora incerti verso Njord, non si rendeva conto che poco a poco stava facendo a pezzi il fratello, ad insaputa anche di quest'ultimo, che cominciò ad illudersi che fra lui e Shawn fosse tornato tutto come prima, che non si vergognasse più di quello che facevano; 

 

Come quando erano bambini ed i loro passatempi segreti riempivano le giornate, sotto gli occhi ignari dei loro zii.

 

Come quando esistevano soltanto lui e Shawn, la loro curiosità reciproca e il loro bisogno di darsi affetto l'un l'altro, in un intento inconsapevole di colmare il vuoto lasciato dai loro genitori.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


[ATTENZIONE! Nel capitolo Shawn e Aiden avranno un rapporto sessuale. Gli atti veri e propri non sono stati descritti ma tutto ciò che viene prima si; leggete a vostro rischio e pericolo.

 

Metterò i tre pallini anche alla fine del rapporto, così potrete prendere la lettura direttamente da li!]

 

 

 

•••

 

 

 

Shawn inserì le chiavi nella toppa, mentre il fratello aspettava impaziente dietro di lui.

 

-Che cosa vuoi mangiare?- domandò il maggiore entrando in casa e accendendo le luci, ma il fratello non gli diede neanche il tempo di guardarsi attorno perché lo prese di forza e lo schiacciò contro il muro, bloccandolo col proprio corpo.

 

-Te- gli sussurrò malizioso sulle labbra, per poi invaderle voracemente.

 

Shawn sorrise nel bacio e si staccò, ridacchiando divertito.

 

-Non sono sul menù, mi dispiace- 

 

-Peccato che il menù sia io a deciderlo- gli sussurrò possessivo sulla bocca, penetrandola poi con la sua lingua calda, alla ricerca di quella di Shawn.

 

Il maggiore chiuse gli occhi, cercando di godersi quel bacio e svuotare la mente.

 

Non doveva pensare a ciò che era accaduto quel pomeriggio, doveva dimenticare e riprendere la sua vita di ogni giorno.

 

Aiden lasciò le sue labbra per cominciare a baciargli il mento, scendendo poi lungo la gola che prese a succhiare avidamente.

 

-Ah...Aiden..- sospirò Shawn in preda al piacere.

 

Sentire la lingua calda e bagnata del fratello sulla sua gola era dannatamente eccitante.

 

Il minore abbassò la zip del giubbotto indossato dal fratello e glielo sfilò, facendolo cadere per terra, seguito poi dal proprio.

 

-Aiden dovremmo cenare...- sussurrò Shawn, sentendo le mani del fratello insinuarsi sotto il suo maglione, alla ricerca del suo petto liscio.

 

-Lo sto già facendo- mormorò Aiden provocando un'altro sorriso nel maggiore, il quale sospirò schiudendo leggermente le labbra quando avvertì le dita gelate stuzzicargli i capezzoli.

 

-Dio...Aiden- ansimò.

 

-Mh...? Vuoi di più?- gli domandò il minore in un sussurro, facendo poi scendere una mano al cavallo dei pantaloni.

 

Fortuna che indossasse una tuta o trattenere quel rigonfiamento sarebbe stato davvero doloroso.

 

Aiden fece scivolare la mano ghiacciata sotto l'elastico dei pantaloni, provocando un brivido di freddo nel fratello, che lo staccò da se, interrompendo il contatto della sua bocca contro la pelle della gola.

 

-Non qui- mormorò in un ansimo, voltandosi per chiudere le tende dietro di loro.

 

Aiden sorrise e lo prese per mano guardandolo con sguardo malizioso.

 

Quasi non credeva ai suoi occhi, stava per fare finalmente l'amore con Shawn, di nuovo.

 

Non ricordava neanche più quando fosse stata l'ultima volta, da quando di punto in bianco il fratello aveva cominciato ad allontanarsi da lui, inventando scuse per non andare più a letto insieme.

 

Ma da qualche giorno gli sembrava diverso, più pensieroso eppure al tempo stesso più debole e lascivo nei suoi confronti.

 

E Aiden non aspettava altro.

 

Giunti in camera da letto spinse con violenza il fratello sul letto, guardandolo con desiderio e con un accenno di sfida negli occhi.

 

Si fiondò su di lui come un leone e gli bloccò le braccia sulla testa, guardandolo dritto negli occhi.

 

-Sei mio ora- disse con tono possessivo, stringendo le cosce attorno ai suoi fianchi.

 

-È una minaccia?- lo provocò il fratello, per poi muovere il proprio bacino contro quello di Aiden facendogli mordere il labbro per il desiderio.

 

-Non hai idea di quello che ti farò, stronzetto-

 

-Fammi vedere- lo sfidò Shawn, leccandosi le labbra languidamente.

 

Aiden sorrise e gli si scagliò sulle labbra con violenza, trascinandolo in un bacio volgare e violento.

 

Shawn ansimò nella bocca del fratello tentando di liberarsi, ma i fianchi di Aiden si muovevano talmente bene su di lui da mandarlo in visibilio.

 

-Bastardo- gli mormorò sulla bocca -sei sleale-

 

Aiden sorrise e riprese il bacio, per poi lasciargli libere le mani e sfilargli il maglione, solleticando le sue costole con le dita fredde.

 

Senza fermare la sua danza sui fianchi di Shawn cominciò a leccargli languidamente il collo, poi sempre più giù fino al petto fino a raggiungere i capezzoli che prese a succhiare con forza.

 

-Aiden...- lo chiamò Shawn in un ansimo, del tutto impaziente di dar sfogo al desiderio che il minore stava facendo crescere sapientemente.

 

-Non ancora...so come farti impazzire...devi arrivare al limite. Ti voglio violento- gli sussurrò con voce sporca, provocando l'ennesimo risolino in Shawn.

 

Adorava quando riusciva ad istigarlo così, era sempre stata la sua più grande capacità: plagiarlo, influenzarlo, spingerlo allo stremo.

 

-Ti prego Aiden...cazzo...ti prego-

 

-Ti voglio molto più di così, dovrai fare di meglio- sussurrò soffiando sulla sua pelle bagnata di saliva, facendogli venire la pelle d'oca al petto.

 

Succhiò ancora un capezzolo e sentì distintamente l'erezione del fratello puntare fra le sue gambe.

 

-Mh...non è abbastanza- lo sfidò.

 

-Adesso basta- mormorò Shawn fuori di sé, prendendo il fratello con forza e capovolgendo le posizioni, facendolo ritrovare sotto di sé.

 

Aiden sorrise soddisfatto e continuò a sfidarlo con suo ghigno, aspettando la sua prossima mossa.

 

Il maggiore gli sfilò a sua volta il maglione, leccando uno alla volta i capezzoli del minore che si morse le labbra eccitato.

 

-Tutto qui quello che vuoi farmi? È un po' poco- continuò ad istigarlo.

 

Shawn lo guardò fisso negli occhi e gli abbassò i pantaloni, trascinando via anche i boxer.

 

-Questo è solo per colpa tua- mormorò poi, scoprendo la propria intimità eretta ed eccitata.

 

-E cosa mi farai per vendicarti?-

 

-Adesso vedrai- sussurrò Shawn con un sorriso ma Aiden serrò le cosce, impedendo al maggiore di accedere al punto in cui era diretto.

 

-Non sarà così facile- lo sfidò, scuotendo la testa.

 

-Sei sleale- ripeté Shawn, cominciando a dare piacere al fratello con le mani, finché lui non fu talmente preso dal piacere da sciogliere la contrazione dei muscoli, permettendo così al fratello di invaderlo dall'interno, con forza.

 

Fu violento, così come piaceva ad entrambi; si guardarono negli occhi per tutto il tempo, incapaci di lasciarsi sfuggire anche il più piccolo sguardo e desiderosi di cogliere ogni singolo ansito e gemito direttamente dalla bocca dell'altro, bagnata e famelica.

 

Shawn leccava il collo del fratello senza fermare le proprie spinte mente Aiden gli si abbandonava completamente, senza trattenere neanche un verso di piacere; voleva fargli sentire quanto lo faceva impazzire.

 

-Shawn...si cazzo...ah Shawn- lo chiamò il minore, per poi afferrarlo per il collo e guardarlo dritto negli occhi mente il proprio viso si contraeva in una smorfia di dolore e piacere, impaziente di raggiungere il culmine.

 

-Ti amo Shawn- gridò per poi mordersi le labbra ed urlare di soddisfazione subito dopo, ormai al limite.

 

Shawn si accasciò sul corpo sudato di Aiden, ansimante, esausto.

 

-Ti amo anch'io- gli sussurrò senza fiato, per poi deglutire e continuare a respirare contro la pelle ormai bollente del minore.

 

Scivolò via dal sul corpo, accasciandoglisi di fianco.

 

•••

 

Aiden si voltò immediatamente nella sua direzione e lo guardò ancora negli occhi, sorridendogli felice.

 

-È stato bellissimo- gli disse con riconoscenza.

 

Shawn gli sorrise.

 

Un sorriso triste, colpevole.

 

Gli accarezzò dolcemente il viso per poi baciargli il naso in un gesto tenero e fraterno.

 

-Proviamo a farla restare l'ultima volta, okay?- 

 

La sua voce fu dolce, graziosa.

 

Eppure le sue parole furono talmente crudeli da far sprofondare Aiden nell'angoscia.

 

-Shawn...ma io ti amo- gli disse con un tono a dir poco disperato.

 

-Vieni qui- mormorò il maggiore, stringendolo in un abbraccio per poi accarezzargli i bei capelli color salmone.

 

-Ti amo anch'io. Sarai sempre l'amore della mia vita Aiden, non dubitarne mai. Ma meriti di meglio, te l'ho detto tante volte.- gli sussurrò.

 

Aiden scosse la testa, tentando di trattenere le lacrime.

 

-Per favore Shawn, possiamo far finta di nulla? Solo per stanotte. Restiamo così e facciamo finta di essere ancora piccoli. Per favore- lo supplicò.

 

Shawn gli baciò la testa e gli strinse il viso contro il petto, in un gesto di assenso.

 

Aspettò che il fratello si fosse addormentato, poi si alzò e andò a farsi una lunga doccia.

 

"Non posso fargli questo, gli farò del male" pensò mentre l'acqua bollente lo colpiva sulla testa.

 

"Lo sto usando"

 

Si morse il labbro, consapevole di aver commesso un grosso errore e cercò disperatamente di piangere, per riuscire a levarsi almeno un po' quel senso di colpa che lo stava divorando.

 

Ma non ci riuscì.

 

Per quanto lui tentasse di concentrarsi su Aiden, su come ricercare il suo bene, liberandolo da quel rapporto malato che avevano instaurato, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il conforto che il suo corpo e le sue attenzioni riuscivano a dargli.

 

Perché in cuor suo ricercava in realtà ben altre attenzioni, ancora più malate e riprovevoli.

 

Era stato per sopprimere il senso di euforia che si era lasciato trascinare da Aiden in quell'unione perversa.

 

Euforia scaturita da un semplice abbraccio: quello che Njord gli aveva dato durante gli allenamenti, quello stesso pomeriggio.

 

Quando lo aveva visto inginocchiato per terra, sconfitto e deluso dai propri insuccessi lo aveva quasi toccato sulla spalla, ma si era fermato a pochi centimetri, impedendo a se stesso anche solo di sfiorarlo.

 

"Non lo devo toccare" si diceva.

 

Ma Njord aveva notato la sua esitazione e si era voltato verso di lui, con gli occhi colmi di speranza.

 

-Mister!- aveva detto con voce sconsolata, buttandoglisi fra le braccia dopo essersi rimesso in piedi.

 

Shawn era stato totalmente colto di sorpresa.

 

Lo aveva stretto a sé, annusandogli i capelli e chiudendo gli occhi, trasportato dal sogno infinito che erano le braccia di Njord.

 

-Perché stavi piangendo? Che cosa è successo? È per la partita di oggi?-

 

-Si Mister, avrei dovuto fare di più! Lei merita di più allenatore Froste!-

 

Shawn aveva spalancato gli occhi e non era riuscito a trattenere un sorriso.

 

In quel momento si era sentito talmente felice che avrebbe potuto urlare.

 

Quando però, al termine degli allenamenti, Njord aveva salutato Shawn diretto verso l'auto della madre che lo aspettava, una strana sensazione si era impossessata di lui.

 

La donna lo aveva salutato con la mano, bella, sorridente, piena di riconoscenza.

 

-Lei è un vero angelo Signor Froste! Grazie di tutto!-

 

Ed in quel momento il senso di colpa era diventato pesante come un macigno, chiaro, violento, vergognoso.

 

E Shawn non era stato più capace di ignorarlo, e di scusarsi, di giustificarsi.

 

Si era sentito un mostro nel dover sorridere a quella donna così pura e gentile.

 

In quel momento aveva detto basta dentro di sé e si era deciso con grande forza di volontà a reprimere quell'attrazione sbagliata.

 

In quel momento aveva pensato a Aiden.

 

Al suo sorriso, alle sue mani, ai sui baci.

 

Ed era stato lì che aveva cercato rifugio dal suo senso di colpa: fra le braccia di Aiden.

 

Perché imprimere la propria presenza nel fratello, far scivolare le loro membra sudate l'una contro l'altra, prendere da lui il piacere ed al tempo stesso donarlo, Shawn ne era convinto, avrebbe spazzato via Njord dalla sua mente.

 

Peccato che, dopo essersi sfogato su di lui, il suo senso di colpa era triplicato, anzi, era diventato dieci, cento volte più grande e pesante, perché vi si era aggiunta la consapevolezza di aver sfruttato il fratello, aumentando al tempo stesso in lui la sua dipendenza da Shawn.

 

Ed era tutto così dannatamente sbagliato.

 

L'allenatore Froste è gentile, l'allenatore Froste è un angelo, è disponibile, educato, generoso.

 

L'allenatore Froste è un mostro.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


 

Njord porse un'altra tazza fumante di cioccolata al suo allenatore, sorridendogli con riconoscenza.

 

-Grazie Njord, è squisita- 

 

-Non faccia complimenti, ne prenda ancora Mister!- mormorò il ragazzino, incantato dal sorriso di Shawn.

 

Per diversi secondi l'aria gelata della sera venne riempita solo dal fruscio del vento e dai suoni che le loro bocche facevano mentre sorseggiavano la bevanda calda.

 

-Sa allenatore sto pensando di perfezionare ulteriormente la tormenta glaciale, vorrei farne un'evoluzione- mormorò dopo aver buttato giù un altro sorso bollente.

 

-Non hai mai pensato di realizzare una tua tecnica?- osservò il mister, guadagnandosi un'espressione di stupore da parte del suo allievo.

 

-Vuole dire che non ha più intenzione di lavorare con me alla tormenta glaciale, allenatore Froste?- 

 

Il suo tono era preoccupato, quasi deluso.

 

La risata di Shawn riempì il silenzio del campo.

 

-Certo che no, se avrai bisogno del mio aiuto te lo darò volentieri, Njord. Ma credo che tu debba cominciare ad elaborare una tua tecnica personale, una che ti rispecchi- osservò, facendo mugolare pensieroso il blu.

 

-Beh, non sarebbe una cattiva idea, Mister. Se ci sarà lei ad allenarmi sarà una passeggiata-

 

Mormorò quelle parole voltandosi verso di lui, con un sorriso che gli illuminava il volto.

 

E Shawn si sentì ad un tratto così debole.

 

-Certo che ci sarò- gli disse sorridendo.

 

Un sorriso triste, rassegnato, colpevole.

 

Njord lo guardò rapito, osservando i bei capelli argentei che gli contornavano il viso.

 

-Mister- lo chiamò, perdendo per un attimo il controllo di sé.

 

-Che cosa c'è?-

 

La tensione che ad un tratto aveva cominciato ad aleggiare nell'aria era palpabile.

 

E Shawn sentiva un qualcosa di animalesco risvegliarsi in lui, mentre sentiva la presenza calda del ragazzino accanto a se.

 

Riusciva a sentirne il profumo.

 

L'attrazione era talmente forte da fargli quasi perdere la lucidità.

 

-Volevo ringraziarla per tutto quello che sta facendo per me...lei è una persona davvero speciale- biascicò il blu, provocando un inevitabile sorriso nell'allenatore.

 

Shawn si grattò la testa sospirando.

 

La situazione, la tensione, quel profumo...niente stava andando a suo favore, ed era dannatamente difficile tenere a bada l'istinto che gli bruciava dentro.

 

Quel ragazzino era talmente tenero da attirarsi addosso soltanto sguardi pieni d'affetto e ammirazione.

 

E baci...carezze...

 

Ma tutto ciò restò soltanto nella mente di Shawn, che provò a sdrammatizzare, incapace di commettere anche solo la parvenza di un atto biasimevole.

 

-Grazie, beh è il compito di un allenatore, in fondo non faccio nulla di particolare-

 

-Ma rimane qui con me ogni pomeriggio e usa tanto del suo tempo libero per me. Nessuno lo aveva mai fatto.-

 

Quella frase risultò quasi come un'accusa alle orecchie di Shawn, quando in realtà voleva solo essere un complimento.

 

Si rimise in piedi e cominciò a giocherellare con la palla.

 

-Riprendiamo l'allenamento?-

 

Njord si morse il labbro inferiore e lo guardò.

 

E quello sguardo fu così supplicante, dolce, intenso, che Shawn provò una strana scossa all'altezza dell'inguine.

 

E se ne vergognò.

 

-Allenatore Froste...- 

 

La sua voce era così tenera.

 

-Torniamo ad allenarci, forza- insisté il mister.

 

Shawn si ostinava ad ignorare quella tensione, e soprattutto quel calore che gli stava crescendo dentro.

 

"Faccio schifo" pensò.

 

-Ha ragione, meglio se riprendiamo o si farà tardi- biascicò infine il blu, sorridendo.

 

 

~

 

 

Aiden rideva, stirando le braccia in avanti mentre il ragazzo accanto a lui lo fissava con occhi languidi.

 

-Era tanto che non mi divertivo così Axel, grazie davvero- mormorò per poi appoggiare la schiena all'indietro, sugli scalini.

 

Il biondo aveva contattato Aiden proponendogli una partitella a due ed il ragazzo aveva accettato, sperando di riuscire almeno per un po' a sopprimere il dolore che la lontananza del fratello gli causava.

 

-Sai mi fa piacere che tu sia venuto, chissà perché temevo che sia tu che Shawn avreste preferito evitarmi- osservò Axel, portandosi un ciuffo liscio dietro l'orecchio decorato da pietre colorate.

 

-Siamo adulti, e sono passati più di dieci anni dalla vostra storia. E poi eravate dei ragazzini, cosa vuoi che me ne importi adesso? Sei comunque un amico- lo rassicurò Aiden.

 

-Mi fa piacere che la pensi così. Appena ti ho visto mi sono tornate in mente tutte le tue scenate di gelosia nei confronti di tuo fratello e temevo che volessi ancora prendermi a pugni- ridacchiò il biondo.

 

Aiden arrossì, vergognandosi per il comportamento avuto più di dieci anni prima.

 

-Alla fine è stato solo un flirt. Ho capito subito che Shawn era zona vietata e l'ho lasciato stare- 

 

Aiden si voltò verso l'altro ragazzo e lo guardò incuriosito.

 

-Tu sei innamorato di lui, vero?-

 

Gli occhi grigio-azzurri del ragazzo si spalancarono per lo stupore.

 

-Penso sia semplice gelosia fraterna- si giustificò, volgendo lo sguardo di fronte a sé.

 

-Quindi fra voi due non c'è nulla? Non siete impegnati o altro...non state insieme-

 

Aiden deglutì.

 

-No. Siamo semplici fratelli- mentì.

 

-Bene, per fortuna- osservò Axel, prendendosi i capelli e tirandoli in su, facendoli scorrere fra le dita.

 

-Perché...?-

 

Axel rise piano, guardò in basso e poi si voltò verso l'altro.

 

-Non l'hai ancora capito?-

 

Aiden aggrottò le sopracciglia.

 

A volte la sua ingenuità era davvero adorabile.

 

Solo quando le labbra bollenti di Axel si posarono sulle sue, e lui dovette spalancare gli occhi per la sorpresa della sua lingua, comprese gli atteggiamenti del biondo.

 

Axel cominciò subito ad ansimargli in bocca, famelico e violento.

 

Era la prima volta che Aiden baciava qualcuno che non fosse suo fratello; fu strano, non spiacevole, ma comunque strano.

 

E soprattutto davvero non riusciva a credere che Axel potesse essere attratto proprio da lui.

 

-Dimmi la verità, tu e Shawn scopate. Non è vero?- gli sussurrò sulle labbra, ancora col fiatone.

 

Aiden provò un forte disgusto e lo spinse via da se, infastidito.

 

-Non capisco dove vuoi arrivare- mormorò irritato.

 

-Ma no, sta tranquillo, non allarmarti. È solo che la cosa mi eccita. Vi ho visti l'altro giorno, fuori da casa tua. Trovo che siate fatti l'uno per l'altro-

 

Aiden lo guardò di sottecchi.

 

-Non capisco...ci hai spiati? Che ci facevi fuori da casa nostra?-

 

-Ero venuto per te, sciocchino. Ma poi ho visto come hai sbattuto Shawn al muro ed ho capito che non era esattamente il caso di venire a disturbarvi-

 

Aiden ingoiò a vuoto, sentendo il panico impossessarsi di lui.

 

-Sta tranquillo, non lo dirò a nessuno- lo rassicurò.

 

Il minore si passò una mano fra i capelli, estremamente confuso.

 

Cos'è che voleva esattamente Axel da lui?

 

-Pensi che si ingelosirebbe se...beh si, se io e te cominciassimo ad uscire insieme?-

 

-Non vedo perché dovrebbe. Dice sempre che merito di meglio, quindi forse sarebbe anche contento-

 

-Perfetto- sussurrò Axel, avvicinandosi nuovamente al più piccolo per accarezzargli il collo con le labbra.

 

Ed in quel momento Aiden avrebbe decisamente dovuto usare la testa, e rendersi conto che le attenzioni del biondo non fossero del tutto normali, se ad eccitarlo era soltanto il suo rapporto con Shawn.

 

Ma decise di ignorare qualsiasi pensiero e chiuse gli occhi, provando a dimenticare anche solo per un momento il centro dei suoi pensieri, Shawn, che nel frattempo era da tutt'altra parte a reprimere i propri istinti.

 

-Andiamo in macchina- gli sussurrò Axel in un ansimo pieno di desiderio, mentre gli accarezzava il cavallo dei pantaloni, rimasti del tutto insensibili a quelle attenzioni.

 

Aiden non si oppose neanche per un secondo.

 

Fu veloce, violento, e soprattutto volgare.

 

Non provò piacere neanche per un istante.

 

E Shawn, che era il motivo per cui si stava abbandonando con tanta docilità a quelle pratiche, non smise di tormentarlo neanche per un momento.

 

Fu a lui che pensò, mentre il dolore e la vergogna lo riempivano, mentre abbracciava Axel in cerca di sostegno, nel tentativo disperato di scacciare fuori dal suo cuore quegli occhi profondi che lo giudicavano.

 

-Sono meglio di lui, vero?- biascicò Axel con voce lasciva.

 

-Ti prego- soffiò Aiden con un fil di voce -non parliamo di lui-

 

E strinse gli occhi, sopportando quelle stoccate dolorose, sperando solo che finissero in fretta.

 

Sperando che gli avrebbero fatto abbastanza male da spazzare via il dolore provocato dal rifiuto di Shawn.

 

Quando tornò a casa si sentiva talmente sporco da non avere il coraggio di guardarsi allo specchio.

 

E, paradossalmente, in quel momento la cosa che più avrebbe voluto a consolarlo, erano le braccia di suo fratello.

 

-Aiden? Eri sparito! Non mi hai neanche salutato!-

 

La voce di Shawn oltrepassò la porta.

 

Aiden chiuse il getto caldo della doccia e si obbligò a ripristinare il suo normale tono di voce.

 

-Scusa fratellino! Un secondo e ho fatto!-

 

-Bene, ti aspetto a tavola-

 

I passi si allontanarono, e le lacrime ritornarono, inarrestabili.

 

Perché si sentiva così in colpa?

 

Perché sentiva di dover chiedere perdono a Shawn per quel che aveva fatto?

 

Era stato lui a spingerlo in fondo, non era forse così?

 

Con i piedi bagnati calpestò il pavimento freddo, raggiungendo la cucina in accappatoio.

 

-Ohi, hai gli occhi rossi. Stai bene?-

 

-Si, mi è solo entrato dentro un po' di shampoo. Che si mangia?-

 

Shawn guardò il minore, per nulla convinto dal suo finto atteggiamento rilassato.

 

-Riso al curry, il tuo preferito- mormorò Shawn, scoccandogli un bacio sulla guancia mentre gli stringeva un fianco teneramente.

 

Aiden si voltò dall'altra parte, incapace di sostenere la vicinanza troppo pura e casta del fratello.

 

-Penso che dovremmo ricominciare a dormire separati. Okay?-

 

La colpa gli pesava sulle spalle, insostenibile.

 

-Penso che sia meglio così per tutti e due. Meno tentazioni- spiegò il minore.

 

Shawn tacque per un po', poi annuì.

 

Si sentì sprofondare per il dolore.

 

-Ma certo.-

 

E per la prima volta da mesi la figura di Njord cominciò finalmente a sfumare.

 

Si sentì così stupido.

 

Guardò Aiden e provò una fitta al cuore.

 

-Non smetterò mai di amarti, Aid-

 

Il ragazzo dai capelli color salmone teneva la testa bassa, nascondeva con tutte le proprie forze il tormento che gli stringeva il petto e si sforzava con tutto se stesso di non scoppiare a piangere.

 

Non ci riuscì.

 

Sollevò piano il viso, gli occhi distrutti, le sopracciglia aggrottate, le guance arrossate, la bocca tremante.

 

-Io invece sto provando a smettere, Shawn- disse in un soffio.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


 

 

-Potete scordarvelo, non cederò mai di fronte al quinto settore. E adesso lasciatemi al mio lavoro.-

 

I tre uomini squadrarono Shawn dalla testa ai piedi dopo quella risposta del tutto inaspettata.

 

Il ragazzo si allontanò, scuotendo la testa indignato, mentre i tre in giacca e cravatta si guardavano fra di loro per decidere come reagire.

 

-Non ha voluto sentire ragioni, Signore, come procediamo?-

 

La risposta dall'altro lato del telefono non tardò ad arrivare, e i tre uomini si allontanarono, rientrando nella lussuosa auto con la quale erano arrivati all'Alpine.

 

Shawn fissò quella macchina finché non fu sparita all'orizzonte e fu solo quando il suo allievo preferito richiamò la sua attenzione che finalmente si riscosse dai propri pensieri.

 

-Chi erano quei signori, Mister? Che cosa volevano?-

 

-Niente di importante, sta tranquillo. E adesso forza ragazzi, cominciamo l'allenamento!-

 

Shawn batté le mani per richiamare a raccolta tutti i ragazzi sparsi a bordo campo e cominciò a dare istruzioni sull'allenamento del giorno.

 

Prima di andare a sedersi però mandò un messaggio al fratello, spiegandogli l'accaduto, e raccomandandosi di non farsi intimorire nel caso in cui il quinto settore avrebbe cercato di mandar via anche lui dalla scuola in cui lavorava come allenatore; era solo una scuola elementare, era vero, ma era meglio essere prudenti.

 

Il cellulare di Aiden vibrò nella sua tasca, ma prima che il ragazzo potesse leggere il messaggio, due braccia calde gli attorniarono la vita da dietro.

 

Aiden non si voltò, ma con una piccola spinta si staccò dal corpo del biondo che aveva già cominciato ad annusargli il collo famelico.

 

-Dai Axel..sono a lavoro-

 

-Lo so ma mi manchi troppo...che buon profumo che hai oggi...- osservò lasciando un bacio umido sulla pelle chiara del ragazzo davanti a lui.

 

"È di Shawn" pensò lui, ma non lo disse.

 

-Chi sei?- domandò un piccolo bimbo di sette anni, attirato dalla figura di Axel che abbracciava il giovane allenatore.

 

Aiden arrossì di colpo e sperò con tutto il cuore che Axel non rispondesse, così da lasciar parlare lui, ma il ragazzo si inginocchiò dolcemente davanti al bambino e gli sorrise affettuoso.

 

-Ciao piccolo io mi chiamo Axel. Sono il fidanzato del tuo allenatore- mormorò, facendo sprofondare l'altro nella vergogna.

 

-Ma cosa dici! Non è vero Sonny non ascoltarlo, non siamo fidanzati! È solo un mio amico molto scemo- borbottò, fulminandolo poi con lo sguardo.

 

-L'allenatore Froste ha detto scemo!- osservò il bimbo, sconvolto più per l'insulto che per la presunta omosessualità del suo allenatore;  Axel scoppiò a ridere divertito, per poi scuotere i capelli del piccoletto che corse subito dai compagni per raccontare l'accaduto.

 

-Si può sapere perché devi essere sempre così invadente? Ti avevo detto che ci saremmo visti più tardi- lo rimproverò Aiden, ma il biondo brontolò scontento.

 

-Ma lo sai che non riesco a starti lontano per troppo tempo...avevo troppa voglia di te...- disse con la sua solita voce sensuale, senza però provocare alcuna reazione nell'insensibile Aiden che in tutta risposta roteò gli occhi sbuffando.

 

-Sei un ninfomane. Stacco fra mezz'ora, poi sono tutto tuo- lo informò, provocando un sorriso soddisfatto nel biondo che gli scoccò un bacio di ringraziamento sulla guancia.

 

I due ragazzi andarono a sedersi in panchina e si godettero la partita, con le mani intrecciate di nascosto.

 

Axel non faceva che provocare il ragazzo accarezzandogli le gambe e lui doveva difendersi a suon di pizzicotti e piccole spinte che non facevano che istigare ancora di più il biondo.

 

Quando l'allenamento fu terminato i due piccioncini si incamminarono verso casa Froste.

 

Shawn non sapeva nulla di tutto ciò; Axel aveva fatto promettere a Aiden di non dire niente e lui, ancora più motivato dall'eccitazione di far qualcosa a sua insaputa, aveva mantenuto la promessa.

 

-Vieni qui- mormorò impaziente Axel una volta in casa, per poi spingere Aiden contro la porta ed invadere il suo corpo con le proprie mani bramose.

 

L'altro non oppose resistenza e si lasciò afferrare completamente, sollevando il collo per lasciare più spazio alle labbra del biondo che lo succhiava famelico.

 

Lo afferrò per le cosce e si diresse verso la camera da letto che fino a pochi giorni prima i due fratelli condividevano.

 

E, come al solito, cominciò a tirare in ballo Shawn.

 

-Ti piace farlo qui, eh? Nel letto di tuo fratello...-

 

Aiden chiuse gli occhi sospirando di piacere.

 

Parlare di Shawn durante il sesso lo eccitava da matti.

 

-Qui, dove dorme lui...dove dormivate insieme...-

 

Aiden schiuse lentamente le gambe guardando Axel negli occhi in cerca di maggior contatto ed il biondo lo accontentò subito, sbottonandogli i pantaloni per poi fare lo stesso con i propri.

 

-Facciamo come l'altra volta? Fingiamo che io sia lui...-

 

Lo istigò, e Aiden annuì eccitato, togliendosi poi il maglione in uno scatto per restare completamente nudo.

 

-Dimmi Aiden, cosa ti fa tuo fratello?-

 

Il minore si morse le labbra e prese la testa dell'altro per portarsela sul petto, dove Axel sorrise per poi cominciare a succhiare con forza i suoi capezzoli.

 

Aiden gemette di piacere e poco dopo il maggiore cominciò a stuzzicare la sua stretta apertura con le dita, mandandolo in estasi.

 

-Chiamami, fratellino...dimmi cosa vuoi...-

 

-Voglio te- sospirò il minore in preda al piacere -voglio te Shawn...Shawn prendimi, ti prego- lo supplicò con impazienza.

 

Il biondo, dopo aver lavorato un po' sulla propria erezione, eseguì l'ordine e affondò nella carne stretta e calda del più piccolo che si lasciò andare ad un urlo pieno di desiderio.

 

Aiden si aggrappava al collo del compagno che lo ammirava mentre con veloci e violente stoccate lo penetrava ripetutamente, sempre più forte e sempre più in profondità.

 

-Chiamami, fratellino, dì il mio nome- sussurrò, ed il più piccolo lo guardò, con il viso contorto dal piacere, per poi richiudere immediatamente gli occhi.

 

-Shawn...Shawn!- 

 

-Si fratellino, chiamami, sempre più forte...-

 

-Shawn! Ti amo Shawn!- 

 

Axel rideva e continuava a giocare con quel corpo ingenuo, mentre Aiden, ignaro dei suoi sporchi propositi, continuava a prestarsi a quel gioco perverso.

 

-Ami tuo fratello, non è vero?-

 

-Si...io ti amo Shawn- gemette nuovamente il minore per poi venire afferrato con violenza dal biondo che lo fece voltare verso la testiera, dove terminò il rapporto con maggior violenza e volgarità, il tutto accompagnato dalle urla di Aiden che chiamava eccitato il nome del fratello, fino a liberarsi dando sfogo al proprio piacere.

 

Axel si riversò al suo interno, poi lo prese come un giocattolo, e lo spinse nuovamente contro le lenzuola.

 

Aiden era esausto e lo guardava ormai ansimante e privo di forze.

 

-Shawn...- lo chiamò ancora, allungando una mano verso il viso ghignante dell'altro che lo guardava dall'alto.

 

Andò incontro alle sue labbra, regalandogli un bacio lungo e passionale.

 

A Aiden Axel non piaceva neanche un po', anzi, si sarebbe potuto dire che fosse l'unico immune al suo forte fascino; ma avere qualcun'altro con cui sfogare la propria repressione verso il fratello, in più con qualcuno che voleva essere chiamato come lui durante il sesso, beh, era davvero il massimo che Aiden potesse chiedere.

 

Il massimo che potesse desiderare se proprio non poteva avere Shawn.

 

Si baciarono a lungo, per lenire in qualche modo la violenza del rapporto; dopotutto ad Aiden piaceva così, perché era così che lo aveva sempre fatto con Shawn.

 

Con la differenza che dopo si mettevano a dormire abbracciati, regalandosi dolci baci per il resto della notte; Axel invece dopo un po' di staccò, e scese dal letto per rivestirsi.

 

Aiden restò sulle coperte, a fissare quel corpo perfetto che si affrettava a rimettersi i bei vestiti aderenti.

 

-Sbrigati a pulire, starà per arrivare- si raccomandò il biondo.

 

-Non possiamo che so, uscire? Andare al cinema o...a cena. Portami da qualche parte- 

 

Axel lo guardò, sorridendo divertito.

 

-Lo vedi che ti stai innamorando allora? Lo faremo, fratellino. Non stasera però, sono già impegnato e devo scappare. Rimetti tutto a posto, sai che non deve scoprire niente-

 

Aiden sospirò, coprendosi gli occhi con il braccio mentre si arrendeva contro le coperte, sconsolato.

 

Perché tutto ciò gli sembrava così squallido? 

 

-Allora ciao, vado- mormorò Axel avvicinandosi per baciarlo ma il più piccolo lo respinse.

 

-Si, ciao.-

 

Axel rise ancora e non insisté, per poi lasciarlo solo e abbandonare quella casa.

 

Aiden si voltò verso i cuscini, ormai macchiati e maleodoranti.

 

Si rimise in piedi sbuffando e, completamente nudo, cominciò a ripulire, lanciando di tanto in tanto occhiate all'orologio.

 

Presto Shawn sarebbe tornato.

 

Ficcò tutto in lavatrice e si fiondò sotto la doccia.

 

L'odore di Axel sulla pelle lo faceva sentire sporco, impuro, sudicio.

 

Si strofinò a fondo la pelle per levare ogni traccia di quel rapporto e mentre lavava via la schiuma il campanello di casa suonò.

 

Infilato l'accappatoio andò ad aprire ed uno Shawn infreddolito e tremante lo salutò con il suo solito sorriso.

 

-Ciao fratellino. Hai fatto bene a non aspettarmi stasera, si gela- biascicò, per poi superarlo senza dargli neanche un bacio.

 

Aiden abbassò lo sguardo sconsolato.

 

Quanto gli mancavano le sue attenzioni.

 

Eppure era stato lo stesso Aiden ad imporre il termine di ogni genere di effusione fra di loro; se non poteva avere il sesso, se non poteva avere i suoi "ti amo" allora non voleva nulla.

 

O almeno, era quello che aveva detto; perché sapeva bene che anche solo una carezza lo avrebbe fatto soffrire, non gli sarebbe bastata, e non sarebbero riusciti mai a fermarsi soltanto a quello.

 

L'attrazione fra i due ragazzi era palpabile, ed il desiderio reciproco si poteva leggere nei loro occhi attratti gli uni dagli altri.

 

Ma era disdicevole, era scandaloso, era indecente.

 

Era sbagliato.

 

Shawn accese i fornelli e cominciò a preparare la cena; Aiden andò a vestirsi e si piazzò sul divano, a gambe incrociate come un bambino.

 

Dopo circa mezz'ora Shawn lo raggiunse con due piatti fumanti ed i due ragazzi cominciarono a mangiare in silenzio, fingendo di essere interessati al programma trasmesso in tv.

 

-Hai avuto una buona giornata?- domandò il maggiore prendendo un altro boccone.

 

-Il solito.- rispose il piccolo con tono piatto.

 

Shawn annuì, per poi posare il piatto sul tavolino davanti a sé e appoggiare la testa allo schienale

 

Il gelo che dominava in casa da quella sera era diventato insopportabile.

 

Aiden gli mancava da morire; ma se fosse riuscito a staccarsi da Shawn sarebbe stato solo un bene, e di questo ne erano consapevoli entrambi.

 

Il suo sguardo triste si posò sul ragazzo di fianco a lui in pigiama.

 

Si perse nell'ammirare quella bellezza così fine, nell'osservare quella pelle chiara e delicata che meritava solo baci.

 

I suoi capelli erano particolarmente arruffati quella sera e lo rendevano ancora più bello.

 

Aiden avrebbe voluto chiedergli che cosa avesse da guardare; ma non era particolarmente in vena di litigi quella sera, e decise di lasciarlo fare. Dopotutto avere quegli occhi puntati addosso era una bella sensazione.

 

Si voltò anche lui verso Shawn e lo guardò.

 

Immediatamente rivide gli occhi di Axel, sentì i suoi ansimi, la sua presenza forte dentro di lui.

 

Dovette distogliere lo sguardo.

 

-Stai bene fratellino?-

 

Fratellino.

 

Aiden non rispose.

 

Si sentiva talmente sporco che avrebbe volentieri confessato ogni cosa al fratello pur di togliersi di dosso quella colpa.

 

Lo guardò nuovamente, deglutendo.

 

-Hei...fratellino va tutto bene? Che succede?-

 

Lo toccò con una mano ma Aiden la spinse via.

 

Non perché non volesse il suo contatto, ma perché non se ne sentiva degno.

 

-Aiden...-

 

-Vattene per favore lasciami stare- si lamentò il più piccolo.

 

Shawn sospirò; si sentiva in colpa anche lui, perché sapeva di averlo ridotto lui stesso in quelle condizioni.

 

-Eh va bene, tolgo il disturbo. Ti voglio bene- mormorò schioccandogli un veloce bacio sulla guancia, provocando versi di disapprovazione nel più piccolo.

 

Andò anche lui a fare una doccia e quando tornò non poté non ammirare l'adorabile espressione di Aiden mentre giaceva addormentato sul divano.

 

Prese una coperta e lo ricoprì con cura, poi gli accarezzò i capelli e, approfittando del suo assopimento, gli baciò le labbra.

 

-Ti amerò per sempre fratellino.-

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


 

 

Lo sguardo vacuo di Aiden vagava sul campo ormai mezzo vuoto.

 

Aveva delle occhiaie talmente profonde da far paura.

 

Da giorni non dormiva, colto da incubi spaventosi e raccapriccianti.

 

Non faceva che vomitare, mangiava a malapena.

 

Aveva chiuso i rapporti con Axel.

 

O almeno, ci stava provando.

 

Quel ragazzo gli stava infettando la mente giorno dopo giorno con la sua perversione, per non parlare del senso di colpa che si trascinava sulle spalle fin da quando apriva gli occhi al mattino.

 

"Dove sei?"

 

"Dai fratellino ho voglia di te..."

 

Aiden dovette trattenere un conato di vomito quando quei messaggi gli comparvero sulla schermata del cellulare.

 

Non ne poteva più.

 

"Ti ho detto di smetterla di chiamarmi così, non mi piace più" digitò nervosamente sulla tastiera, per poi inviare il messaggio.

 

"Non ti piace perché vorresti il cazzo di tuo fratello, non è vero? Sei un fottuto pervertito"

 

Una scossa percorse il cuore del ragazzo che, incapace di trattenersi, scoppiò in lacrime.

 

-Lasciami in pace- soffiò nel pianto, crollando sulla panchina con le mani sul viso.

 

Un dolore profondo gli attanagliava il petto, era insopportabile, era opprimente.

 

"Shawn perdonami"

 

-Maestro Aiden perché stai piangendo?-

 

Una adorabile e minuscola vocina richiamò l'attenzione del ragazzo.

 

-Allenatore Froste? Si sente bene?-

 

Il piccolo Sonny e sua madre guardavano Aiden preoccupati, mentre i primi fiocchi di neve cominciavano a cadere candidi sul campo da calcio.

 

-Oh, ma certo, scusate- biascicò il ragazzo tirando su col naso, asciugando velocemente le lacrime.

 

-Ecco tenga. Prenda questo fazzolettino-

 

-Si maestro prendi il fazzolettino così ti passa!-

 

Aiden ridacchiò intenerito ed accarezzò la testolina del piccolo.

 

-La ringrazio. Ecco il borsone che avevate dimenticato, vi stavo aspettando- mormorò il ragazzo porgendo lo zaino alla madre di Sonny che lo afferrò riconoscente.

 

-Vuole un passaggio signor Froste? Ha ricominciato a nevicare. Sarà meglio non prendere freddo stasera-

 

-Non si preoccupi signora la ringrazio, ho proprio bisogno di camminare- rispose rifiutando gentilmente la proposta.

 

-Come vuole lei. A domani allenatore, e grazie-

 

-Ciao maestro!- 

 

Aiden sorrise ancora e salutò il piccolino e sua madre, poi cominciò a camminare prendendo la lunga strada di casa.

 

Si gelava era vero, e la neve aveva preso a cadere a fiocchi.

 

Ma se avesse potuto, Aiden si sarebbe volentieri fuso con la distesa bianca, diventando un tutt'uno con la neve.

 

Almeno si sarebbe sentito di nuovo puro.

 

Mentre percorreva la via, camminando ai margini della strada, un'auto gli si accostò rallentando.

 

-Dolcezza salta su, si gela-

 

Quella voce.

 

Aiden si paralizzò, rallentando il passo.

 

-Lasciami in pace Axel è finita-

 

-Ma non mi hai dato nemmeno un motivo! Andiamo Aiden! Davvero non merito neanche una spiegazione?-

 

-Te l'ho data la spiegazione-

 

Axel sbuffò, fermando l'auto a bordo strada ed avvicinandosi al ragazzo che lo guardava con aria triste e infastidita.

 

-Andiamo piccolo...non lo immagini quanto mi manchi...-

 

-È il mio culo a mancarti non io- biascicò Aiden ritirando la mano che Axel aveva preso fra le sue.

 

-Eddai...un'ultima volta...ti voglio fratellino...-

 

-Adesso smettila! Mi disgusti!- urlò Aiden spingendolo via da se con forza.

 

-Sei un bugiardo, fino all'altro giorno ti piaceva! Sei un ipocrita! Scusa se non ho il tuo sangue, scusami se non ti eccito come un tuo familiare!- gli rinfacciò.

 

Aiden scoppiò a piangere ferito e tirò un forte pugno sul viso di Axel, talmente forte da farlo indietreggiare di qualche passo.

 

-Sei un bastardo!- gli gridò addosso in preda alle lacrime.

 

Il biondo rise accogliendo una goccia di sangue col pollice, il labbro inferiore aveva cominciato a sanguinare.

 

-Però, quando vuoi li tiri fuori gli artigli, eh tesoro?-

 

Aiden si prese la testa, tormentato dai suoi pensieri.

 

-Io non ce la faccio più Axel, dobbiamo smetterla, mi fai stare male- singhiozzò.

 

-Ma che ti ho fatto? Credevo ti piacesse- si difese il biondo, adottando un tono ferito.

 

-Voglio raccontare tutto a Shawn- ammise, ormai sull'orlo di una crisi di nervi.

 

Axel strinse i denti.

 

Non era ancora il momento.

 

-Piccolo, lui non ti ama, a lui non importerà. La userà come scusa per respingerti ancora di più. Quando lo capirai che non conti nulla per lui? Non lo vedi come ti ha buttato via, dopo tutto quello che hai fatto per lui? È un egoista. E tu gli sei solo d'intralcio-

 

-Non è vero- singhiozzò Aiden poco convinto.

 

Axel gli si avvicinò piano, togliendogli le mani dal viso per scoprire il suo volto arrossato e inondato di lacrime.

 

-Vieni a casa con me. Ti preparo qualcosa di caldo e poi ti riporto a casa. Lo prometto-

 

Aiden si leccò le labbra alzando lo sguardo verso il biondo, che lo guardava in modo rassicurante.

 

-Non vuoi niente da me? Non vuoi...farlo?-

 

Il biondo ridacchiò accarezzandogli una guancia.

 

-Beh, a quello potremmo sempre arrivarci. Ma solo se lo vorrai anche tu. Io ci tengo a te, voglio il tuo bene. Ti fidi no?-

 

-No che non mi fido. Mi fai male, mi spingi a dire e fare cose perverse Axel, io non ce la faccio più, stai rovinando il rapporto con mio fratello, a malapena riesco a guardarlo in faccia!- lo accusò con voce rotta.

 

-Stavolta non parleremo di lui. Saremo solo io e te. Due fidanzati che fanno l'amore. Posso giurartelo- 

 

L'idea non lo allettava per niente, Axel non lo allettava per niente.

 

Ma se sarebbe servito a farlo sentire un po' meglio lo avrebbe fatto.

 

Almeno un'ultima volta.

 

 

 

 

 

 

•••

 

 

 

Njord guardava l'allenatore con i suoi occhi da cerbiatto, la sua aria innocente gli dava un aspetto talmente candido da allietare la vista di chiunque.

 

-Che cosa c'è Njord? Non ne sei ancora convinto?-

 

-Non saprei Mister. A lei piace come sta venendo fuori?-

 

Shawn sospirò mordendosi il labbro inferiore.

 

-Mi sembra che manchi qualcosa. L'impulso di forza c'è, il movimento è perfetto. Eppure non riesco ancora a sentire la potenza-

 

-Vorrà dire che ci lavoreremo ancora Mister- mormorò il ragazzino sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.

 

-Va bene, per oggi basta Njord, tua madre sarà in pensiero. Va a cambiarti forza-

 

Il blu annuì, e dopo aver posato il pallone sotto la rete si diresse verso gli spogliatoi.

 

Shawn raccolse le borracce e gli asciugamani lasciati in giro e raggiunse il suo allievo, già a torso nudo davanti al suo armadietto.

 

Shawn abbassò lo sguardo deglutendo mentre si dirigeva a passo spedito verso la cesta per i panni sporchi.

 

Njord si voltò piano verso di lui; aveva notato il suo imbarazzo, ed il modo in cui aveva evitato accuratamente di guardare il suo corpo.

 

Si spogliò del tutto e, completamente nudo, si diresse verso le docce.

 

Shawn poté intravedere il suo riflesso in uno specchio e la sua attenzione fu immediatamente attirata dal suo bianco fondo schiena.

 

-Senti Njord, ti aspetto fuori va bene?- gridò per poi sospirare di frustrazione.

 

Si appoggiò alla porta e si prese la testa per stringere i propri capelli fra le dita.

 

-Maledizione...- mormorò sottovoce.

 

Ci stava ricascando, nonostante tutto il dolore che aveva provocato a suo fratello, nonostante la sofferenza che lui stesso aveva provato a causa del suo allontanamento, Shawn aveva ancora il coraggio di fare certi pensieri su un proprio allievo.

 

Poco dopo la voce del ragazzino lo richiamò all'interno, aveva bisogno di qualcosa.

 

-Sei vestito?- domandò Shawn per sicurezza.

 

Se ne pentì subito dopo; ora Njord avrebbe certamente capito che vederlo nudo lo aveva messo in imbarazzo.

 

-Ma certo allenatore Froste, entri pure- 

 

Shawn si maledisse mentalmente e rientrò negli spogliatoi, trovando Njord con l'accappatoio legato in vita, lasciando scoperte le spalle.

 

Quel ragazzino cresceva a vista d'occhio, e diventava sempre più carino.

 

-Mister- lo chiamò.

 

Si era voltato verso di lui e lo fissava, rivelando il suo scarno petto nudo.

 

Shawn fece scorrere velocemente gli occhi sui suoi capezzoli, senza riuscire a mettere a freno desideri di lussuria.

 

"Pensa ad Aiden" si diceva.

 

-Mister?- lo chiamò ancora Njord, avvicinandosi a lui.

 

I suoi piedi nudi e bagnati schioccavano contro il pavimento.

 

-Mi può aiutare?- domandò, porgendogli la collanina che si era tolto prima di andare in doccia.

 

Shawn la afferrò con mani tremanti, poi Njord gli si mise di spalle per farsela allacciare e scostò i bei capelli blu per fare spazio.

 

Shawn fu ben attento a non sfiorare neanche con un dito la bianca pelle del ragazzino; Njord se ne rese conto e di proposito si rigirò fra le sue mani, facendo sì che quelle dita gli toccassero l'intera gola, per poi fermarsi sul petto.

 

-Mister- lo chiamò supplicante.

 

-Njord...- sospirò Shawn allontanando le sue mani ma il ragazzino le afferrò, portandosele attorno al torace.

 

-Mi stringa allenatore Froste. Per favore- 

 

Shawn deglutì.

 

Schiuse le labbra e lasciò che il suo allievo guidasse le sue mani attorno al proprio busto magro.

 

Njord chiuse gli occhi e premette il proprio corpo contro quello dell'allenatore, sospirando di piacere.

 

Shawn non riusciva a contenersi, aveva totalmente perso il controllo delle sue azioni.

 

-Mi stringa più forte. Mister- lo supplicò alzando lo sguardo verso di lui.

 

Le loro bocche si fermarono a pochi centimetri l'una dall'altra, facendo mescolare i loro respiri.

 

Le dita fredde di Shawn stringevano quella pelle chiara e sottile, pelle che si era fatta tutta un fremito sotto al tocco dell'uomo più grande.

 

-Shawn- lo chiamò desideroso il ragazzino.

 

Quando sentì pronunciare il proprio nome il ragazzo si staccò di colpo.

 

-Njord- mormorò deglutendo spaventato.

 

-Njord scusami- si affrettò a dire mentre si copriva la fronte disperato.

 

-Cazzo- imprecò sull'orlo delle lacrime.

 

Corse fuori dallo spogliatoio, non poteva più rimanere lì, doveva andarsene e alla svelta. 

 

Mentre si dirigeva a grandi falcate verso l'uscita notò la macchina della madre di Njord parcheggiata fuori scuola; lei lo salutò, lui ricambiò velocemente il saluto, poi si allontanò con passo veloce.

 

Cominciò a correre, mentre si copriva la bocca singhiozzante.

 

Non si era mai sentito così male, poteva distintamente sentire la propria coscienza martellargli nel cervello.

 

Corse di getto fino a casa.

 

Gli aprì Aiden.

 

Si guardarono per un lungo secondo.

 

Entrambi macchiati da qualcosa di troppo vergognoso da confessare.

 

Shawn schiuse le labbra, colpevole; sentiva quasi che Aiden potesse leggergli nella mente, leggere quello che aveva fatto, quello che aveva desiderato.

 

Mentre Aiden temeva che Shawn potesse riconoscere in lui un odore diverso, un odore che sapeva di depravazione e vergogna.

 

"Non sono degno di te" 

 

Lo pensarono entrambi, nello stesso momento.

 

-Io vado a letto- soffiò Shawn sforzando un sorriso.

 

-Okay- mormorò timoroso Aiden, senza riuscire ad aggiungere altro.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Nove ***


 

 

"Stai bene?"

 

Una domanda semplice, spontanea, spesso la prima che ti viene in mente quando vedi il tuo interlocutore incupirsi tutto d'un tratto.

 

Una domanda semplice, talmente tanto da essere scontata; se ti dimostri triste, e soprattutto se non fai nulla per nasconderlo, devi aspettartela.

 

Eppure da giorni Shawn e Aiden quella domanda non riuscivano a porsela; temevano di ricevere una bugia come risposta, ed al tempo stesso temevano che la stessa domanda venisse poi rivolta a loro stessi.

 

Era troppo pericoloso; mentire al proprio fratello che ti ha visto crescere, propinargli una scusa qualsiasi che potesse giustificare i tuoi occhi lucidi, le tue labbra perennemente tremanti.

 

Si limitavano a far finta di nulla, per quanto tutto ciò li stesse facendo soffrire; meglio fingere che vada tutto bene, era così che la pensavano.

 

Da giorni Aiden e Shawn convivevano nella freddezza e nell'indifferenza, troppo tormentati dalle azioni commesse all'insaputa dell'altro.

 

Shawn non riusciva a guardarsi allo specchio per la vergogna; Aiden a stento riusciva a spogliarsi senza sentirsi male, senza sentire quelle mani prepotenti sul suo corpo fragile.

 

Eppure tutti e due sapevano benissimo che anche solo un abbraccio sarebbe bastato per risollevare il loro cuore dal peso che stavano trascinando da soli, da giorni, sotto il reciproco sguardo dispiaciuto.

 

"Mi giudicherebbe. Non capirebbe"

 

Ne erano convinti entrambi.

 

E in quella convinzione cominciarono l'ennesima giornata, l'ennesima in cui si sarebbero parlati a stento, stando ben attenti a non guardarsi mai negli occhi.

 

Si salutarono con un finto sorriso davanti alla scuola in cui insegnava Aiden. 

 

Un'auto familiare lo aspettava vicino al cancello, provocandogli un improvviso mal di stomaco.

 

Si guardò indietro per assicurarsi che Shawn fosse andato via, poi si avvicinò alla macchina nella quale Axel lo aspettava con un ghigno.

 

-Non puoi stare qui- 

 

Il suo tono era freddo, deciso; la sua espressione rasentava il disgusto.

 

-E chi lo dice?-

 

Aiden chiuse gli occhi per un attimo cercando di mantenere la calma.

 

-Che cosa vuoi- domandò privo di espressione.

 

Il biondo sorrise malizioso.

 

-Lo sai bene- 

 

Aiden scosse piano la testa, esausto per quelle attenzioni non desiderate; sospirò.

 

-Te l'ho già spiegato ieri, e l'altro ieri, e il giorno prima. È finita-

 

Un risolino scappò dalle labbra del biondo e assottigliò gli occhi tirando un lungo respiro mentre si concentrava solo per un attimo sull'orizzonte.

 

-Stai sbagliando Aiden. Stai buttando via qualcosa di prezioso.-

 

-Non conosco nulla di più prezioso della mia serenità mentale al momento. E non lasciarmi scopare da te come un animale mi fa decisamente bene-

 

-Però ti piaceva quando lo facevamo- lo stuzzicò guardandolo in tono di sfida.

 

-Eri solo un ripiego. Non so più come fartelo capire. Adesso per favore va via e lasciami andare a lavoro-

 

Axel si voltò verso di lui e sorrise vittorioso.

 

-Tu non ce l'hai più un lavoro- ghignò.

 

Aiden sbuffò sottovalutando quell'affermazione e decise di ignorarlo.

 

-Come ti pare. Ciao ciao- 

 

Si allontanò, incamminandosi verso la propria scuola, salutando l'altro ragazzo con un veloce gesto della mano.

 

Era talmente abituato alle fandonie che Axel gli propinava di solito che non fece assolutamente caso a quell'affermazione.

 

 

 

 

 

 

 

Shawn teneva le braccia appoggiate sulla scrivania del preside, sospirando pesantemente.

 

-Non dobbiamo cedere, non importa quanta pressione facciano. La nostra scuola non si piegherà di fronte al quinto settore-

 

-Rischiamo di venire banditi dai tornei di calcio Shawn, non lo capisci? La nostra scuola non potrà più partecipare ai tornei, i nostri ragazzi non avranno più squadre con cui confrontarsi. Pensa a loro, pensa ai tuoi ragazzi. Vuoi davvero macchiare così la loro carriera, prima ancora che cominci?-

 

Shawn si toccò la fronte esasperato.

 

Il quinto settore stava prendendo piede facilmente proprio a causa della paura dittatoriale che instillava; se anche lui si fosse arreso avrebbe decretato per sempre la fine del calcio pulito e onesto che aveva sempre amato.

 

-No, signor preside. Io non mi arrendo. Finché esisterà anche solo una squadra libera dal loro controllo il vero calcio continuerà ad esistere, ed io non intendo cedergli i miei ragazzi per nessun motivo al mondo- 

 

-Pensaci bene Shawn. Ormai siamo alle strette, se non accettiamo ci verrà imposto con la forza, e ne pagheremo le conseguenze-

 

Shawn assunse un'espressione determinata e guardò il preside dell'Alpine High School dritto negli occhi.

 

-Io non ho paura di loro- mormorò con tono deciso.

 

-Ma bravo il mio Shawn. E così non hai paura di me, dici?-

 

Una voce fin troppo familiare proruppe all'interno dell'ufficio, interrompendo la conversazione dei due uomini.

 

-Signor Zabel- squittì intimorito il preside -io ho provato a convincerlo ma-

 

-Non si preoccupi direttore, ci penserò io a convincere questo allenatore da quattro soldi a togliersi dai piedi.-

 

Shawn fremette di rabbia digrignando i denti.

 

-Axel- grugnì disgustato -allora erano vere le voci su di te. Mi fai schifo- mormorò fulminandolo con lo sguardo.

 

-Allenatore Froste! Come può rivolgersi in questo modo al grande imperatore!- intervenne il preside, terrorizzato dalle conseguenze dell'atteggiamento sfrontato di Shawn.

 

-Non si preoccupi signor preside, Shawn è un mio vecchio amico, abbiamo una certa confidenza. E adesso se me lo permette vorrei avere un colloquio privato soltanto con lui- mormorò con tono malefico.

 

Shawn respirò pesantemente tentando di tenere a bada i pugni che moriva dalla voglia di sferrare su Axel.

 

-Non ho proprio niente da dirti se non che mi fai dannatamente schifo. Stai distruggendo tutto quello in cui abbiamo creduto fin da bambini!- lo accusò furente.

 

-Io invece credo che tu abbia molte cose da dirmi, e che lo farai anche di fretta non appena ti avrò fatto ascoltare questo- ghignò, mostrandogli un piccolo registratore.

 

La schiena di Shawn trasalì per il terrore;

 

-Di che si tratta- domandò intimorito.

 

Axel sorrise, pregustando già la sua vittoria.

 

-Si tratta di una lunga, accurata registrazione che ho fatto, grazie alla quale ho scoperto il tuo più profondo e vergognoso segreto. Sei un pervertito Shawn, sai non me lo sarei mai aspettato da te-

 

Il suo sguardo era derisorio, e guardava Shawn con una dannata espressione divertita dipinta sul viso.

 

Una forte fitta di terrore assalì l'intero corpo di Shawn dalla testa ai piedi.

 

Il suo pensiero andò subito a Njord, e a quello che era successo nello spogliatoio solo pochi giorni prima.

 

Deglutì atterrito.

 

"È finita" pensò rassegnato.

 

-Allora? Vuoi spiegarmelo o no? O preferisci che faccia partire la registrazione qui, davanti a tutti?-

 

Shawn inarcò le sopracciglia per la rabbia e lo guardò, profondamente indignato e deluso.

 

-Posso spiegare tutto quanto- lo rassicurò sforzandosi di mantenere una calma apparente.

 

-Andiamo allora. Direi che un colloquio privato è proprio quello che vuoi, non è vero, Mister?-

 

Si toccò la bocca disturbato e chiuse gli occhi per un secondo.

 

Un momento di debolezza, un misero, unico momento di debolezza e aveva perso tutto.

 

Resistere, rifiutare quelle attenzioni così invitanti e dolci era stato inutile.

 

Si sentì afferrare per una mano dallo stesso Axel, pronto a trascinarlo con se fuori da quell'ufficio; la ritirò scontroso e cominciò a seguirlo senza più emettere un fiato.

 

 

 

 

 

 

Shawn credette davvero di non aver mai provato così tanta ripugnanza come in quel momento.

 

La voce di Aiden gemeva, risuonando nelle sue orecchie, mentre chiamava il suo nome, proprio il suo, Shawn.

 

Solo che la voce che accompagnava quei gemiti fin troppo conosciuti non era la sua; a far gemere in quel modo osceno suo fratello era Axel, lo stesso ragazzo che ora lo guardava trionfante, con le mani in tasca e la schiena appoggiata svogliatamente contro un muro.

 

Shawn, seduto alla scrivania di quell'aula vuota, si copriva la bocca e non poteva trattenere le lacrime.

 

Era inorridito da quello che stava ascoltando, e senza ombra di dubbio dopo aver sentito quelle oscenità non sarebbe mai più riuscito ad ascoltare la voce di Aiden, né a guardarlo ancora una volta in viso.

 

Prova a vergogna per lui; ne era disgustato ma al tempo stesso dispiaciuto e impietosito.

 

Come era riuscito Axel a ridurlo in un tale stato pietoso?

 

Cosa gli aveva detto per convincerlo a prestarsi a quel gioco sporco, colmo di depravazione?

 

-Basta ti prego- mormorò singhiozzante mentre si copriva le orecchie ripugnato.

 

Axel sorrise ancora una volta.

 

Cliccò il bottoncino del registratore, stoppando il nastro.

 

-Tuo fratello è una vera bomba a letto, questo lo devo ammettere- osservò ammirando le proprie unghie curate.

 

-Io ti ammazzo!- urlò fuori di se Shawn, scattando in piedi per fiondarsi con tutta la rabbia che aveva in corpo contro la figura sghignazzante di Axel che gli rideva sfrontatamente sulla faccia.

 

Shawn lo teneva per il colletto, fulminandolo con i suoi occhi invasi dalle lacrime e dal dolore.

 

-Perché hai dovuto fare una cosa del genere! Perché a lui! Cosa centrava mio fratello in tutto questo?!- gridò sconvolto contro la sua faccia impassibile.

 

-Dai, colpiscimi. Tuo fratello ci ha pensato per primo, il che, aggiunto all'accusa di aver cercato di corrompere il grande imperatore con il sesso, ha decretato il suo licenziamento dalla scuola in cui lavora. Adesso dovrò soltanto mostrare al preside e a tutto il consiglio scolastico questa prova della tua perversione, ed anche tu sarai fatto fuori. Rassegnati Shawn, hai perso. Devi andartene-

 

Aveva detto tutto quanto senza battere ciglio, davanti al viso sconvolto del povero Shawn che pian piano aveva allentato la presa sul suo colletto, permettendogli così di liberarsi con un mugolio sollevato.

 

-Tu...- mormorò nel pianto -tu non puoi seriamente aver fatto tutto questo per...per il quinto settore-

 

Axel fece spallucce con indifferenza.

 

-Beh, si lo ammetto, il culo di Aiden era fantastico, mi ci sono divertito anche se-

 

Non poté finire la frase perché un pugno stordente gli colpì la mandibola, facendolo bloccare per il dolore.

 

Il biondo sollevò il capo tremante, asciugandosi il sangue con il polsino della giacca rossa mentre tirava su col naso.

 

-Non- tuonò l'altro -non pronunciare il suo nome brutto bastardo-

 

-Sai infondo non è stato neanche tanto bello. Tutto troppo facile, non mi ci sono nemmeno impegnato. Non gli bastava mai, ci credo con quel culo sfondato che si ritrova-

 

Un urlo assordante lasciò la bocca di Shawn mentre si scagliava violentemente contro Axel, pronto a colpirlo con tutta la propria forza.

 

Finì sopra di lui, sovrastandolo contro il pavimento gelato di quella classe vuota.

 

Fu il suo sorriso, quel maledetto e odioso sorriso a fermarlo.

 

Era proprio quello che voleva, essere pestato da Shawn era ciò che gli serviva per farlo definitivamente fuori.

 

Si trattenne, nonostante la furia che gli faceva tremare le mani, furia trattenuta per un pelo. 

 

-Sparisci- mormorò tremante.

 

Scese dal suo corpo e restò per terra, aspettando che il biondo si rimettesse in piedi.

 

Lo guardò dall'alto, sistemandosi il completo sgualcito e pulendosi la polvere da sui fianchi.

 

-Hai tempo fino a dopodomani, Froste. O te ne vai da solo o ti caccio via a calci in culo con una bella umiliazione che ti costerà la carriera. Lo sapranno tutti, quello che fai con tuo fratello diverrà di dominio pubblico. A te la scelta-

 

Shawn abbassò il viso sconfitto, ascoltando i passi di Axel mentre si allontanavano in direzione della porta.

 

Lo strazio che stava provando era indescrivibile.

 

Aiden e Axel.

 

Il suo Aiden, suo fratello, il suo compagno di vita.

 

Il suo piccolo Aiden.

 

Non riusciva neanche più a muovere un muscolo per lo shock.

 

Restò inginocchiato in quell'aula per un tempo interminabile, paralizzato dal disgusto e dal dolore.

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Capitolo 10
*** Dieci ***


 

 

Aiden stava fermo davanti al camino scoppiettante, rannicchiato su se stesso.

 

Le parole indignate del preside della scuola elementare in cui lavorava ancora gli risuonavano nelle orecchie: era stato licenziato, proprio come gli aveva anticipato Axel, ma nonostante le sue proteste non aveva potuto obbiettare.

 

Alex Zabel, il grande imperatore del calcio, colui che sedeva sul trono durante le partite, colui che guidava il Quinto Settore, si era rivelato essere nient'altro che Axel Blaze, il vecchio compagno di squadra dei fratelli Froste, colui insieme al quale avevano condiviso per tre lunghi anni la loro passione per il calcio.

 

Il ragazzo fissava distrattamente le fiamme che si allungavano verso il comignolo, senza prestare realmente attenzione ai ceppi che si consumavano sotto ai suoi occhi.

 

Nella sua memoria restava intatta l'espressione disgustata del preside mentre gli presentava la denuncia che il grande imperatore aveva sporto contro Aiden, accusato di tentata corruzione nei suoi confronti con lo scopo di ottenere in cambio dei vantaggi economici.

 

Era stato quasi messo alla gogna quando davanti all'intero consiglio scolastico era stato interrogato sulle proprie azioni; non era bastato spiegare che non era a conoscenza della sua presunta identità, a nulla era servito giurare di fronte a loro che era stato lo stesso "Alex" a sedurlo.

 

Era stato tagliato fuori, anche grazie all'accusa di aggressione che aggravava ancora di più la sua posizione già traballante.

 

La rabbia gli ribolliva nelle vene assieme al desiderio di vendetta.

 

"Me la pagherai" continuava a ripetersi nella mente.

 

I suoi rimuginii vennero interrotti dalla serratura della porta di casa che scattò a vuoto; la porta era già aperta, e Shawn sembrò esserne stupito.

 

Non si aspettava di trovare suo fratello in casa; erano solo le due del pomeriggio.

 

-Che ci fai a casa a quest'ora?- domandò, per poi realizzare da solo la possibile risposta; dopotutto non aveva più un lavoro, come lo stesso Axel gli aveva annunciato.

 

Aiden rimase fermo per diversi secondi prima di deglutire ed alzarsi in piedi traballante.

 

-Shawn...- biascicò sorpreso mentre si grattava il retro del collo.

 

-Io...-

 

-Sei stato licenziato- lo precedette il maggiore, senza riuscire a guardarlo negli occhi.

 

Aiden trasalì.

 

Shawn sapeva tutto? Com'era possibile?

 

-Me l'ha detto Axel. Mi ha detto tutto-

 

Aiden sollevò di poco il mento per mandare giù dolorosamente la saliva che gli si era accumulata sotto la lingua.

 

Shawn vagava con lo sguardo sul pavimento, mentre a stento si reggeva in piedi.

 

Il suo viso era tormentato dal dolore, ed il solo pensiero di guardare in viso il suo fratello minore lo faceva stare male.

 

-Shawn- mormorò timoroso Aiden avanzando verso di lui di qualche passo.

 

-Non mi toccare- 

 

Shawn aveva ritirato con violenza la mano prima che l'altro potesse afferrarla, gettandolo così nella paura più profonda.

 

-N-non mi vuoi più- mormorò atterrito.

 

-P-perché, Aiden? Perché hai fatto una cosa del genere?-

 

Aiden sentì come una pugnalata nel petto quando gli occhi sconvolti del fratello si incastonarono finalmente nei suoi.

 

Perché? 

 

Se lo chiedeva anche lui, perché mai aveva fatto una cosa tanto disgustosa?

 

-Credevo c-che fosse quello che tu volevi- ammise, sperando di riuscire a spiegare le proprie ragioni, sconosciute persino a se stesso.

 

Shawn lo guardò assottigliando gli occhi confuso mentre la bocca schiusa tremava, in procinto di dire qualche cattiveria.

 

-Ti ho mai chiesto una cosa del genere? Ti ho mai chiesto di fingere di fare l'amore con me mentre lo facevi con qualcun altro? Perché mai avrei dovuto chiederti una cosa tanto perversa, me lo spieghi?-

 

Gli occhi di Aiden si spalancarono per lo stupore.

 

Gli aveva detto proprio tutto.

 

-I-io- provò a dire ancora ma Shawn gli passò di fianco, superandolo con una smorfia di repulsione sulla bocca.

 

Aiden sentì tutto ad un tratto il suo intero mondo sgretolarsi sotto le proprie dita. Aveva perso tutto, soprattutto aveva perso Shawn, e tutto ciò era inaccettabile.

 

Il maggiore si era seduto davanti al camino, si teneva il viso fra le mani, cercava di restare calmo.

 

Non odiava Aiden, non lo odiava per niente. Ne era solo impietosito, perché non capiva il motivo delle sue azioni ed al tempo stesso non le tollerava.

 

-E la cosa peggiore è che- biascicò -che Axel adesso ha intenzione di usare una vostra registrazione per incastrarmi e mandar via anche me dall'Alpine. Vuole prendersi tutto quanto, Aiden, e tu gli hai facilitato le cose.-

 

Una rabbia esplosiva cominciò a scorrergli nelle vene al sentire quelle parole.

 

-Una registrazione?- domandò tremante per la furia.

 

Shawn sospirò, chiudendo gli occhi solo per un momento.

 

-Vi ha registrati. Vi ha registrati mentre voi...mentre tu...mi chiamavi. E adesso minaccia di rendere il tutto pubblico e far passare la sua voce per la mia. Così che tutti sapranno...quello che facevamo.-

 

A ferire maggiormente Aiden avrebbe dovuto essere il tono indignato con il quale Shawn biasimava quello che lui aveva fatto con Axel; lo avrebbe compreso, dopotutto lo aveva tradito, era normale la gelosia, la delusione.

 

E invece quel che più di ogni altra cosa preoccupava Shawn, apparentemente, era il pericolo che quel che loro "facevano" diventasse di dominio pubblico.

 

Si vergognava; si vergognava di loro due e di quello che avevano fatto per anni, di quello che certamente, non avrebbero fatto mai più.

 

Aiden non poté sopportare oltre.

 

Senza neanche prendere il proprio cappotto si diresse verso la porta e uscì fuori sotto la neve, lasciandosi accarezzare delicatamente dai fiocchi che cadevano lenti dal cielo.

 

-Aiden?- lo chiamò il maggiore, guardandolo con le sopracciglia aggrottate mentre lui camminava, lasciando delle orme regolari nella distesa bianca.

 

Sospirò rassegnato, come si fa con un bambino con il quale hai perso le speranze.

 

-Si può sapere dove stai andando?!- chiese andandogli dietro, senza però ottenere da lui alcuna risposta.

 

-Aiden?!-

 

Corse verso di lui per bloccarlo per un braccio ma il minore lo respinse violentemente, guardandolo poi con occhi sconvolti e feriti.

 

-Lasciami andare!- gli urlò contro.

 

Shawn lo guardò sbalordito; solo in quel momento cominciò a comprendere di aver esagerato, solo allora il suo senso di colpa cominciò a farsi spazio in mezzo a tutto il fastidio verso quella situazione.

 

-Aiden...- 

 

Non si aspettava quella reazione, e di certo non si aspettava di vedere suo fratello piangere sotto ai suoi occhi, a causa di un errore che lui stesso aveva commesso.

 

-Mi spieghi cosa-

 

-Vuoi che te lo spieghi?! Davvero vuoi che te lo spieghi Shawn? Bene! Te lo dirò nei minimi dettagli, senza tralasciare niente. Ti farò capire quanto tutto ciò sia fottutamente colpa tua, quanto tu abbia scatenato tutto questo fin dal primo momento. Da quando avevo a malapena dieci anni tu Shawn, tu- mormorò sbattendogli l'indice sul petto -tu hai cominciato ad illudermi. Tu hai cominciato a farmi capire come funzionasse il piacere, tu mi hai baciato per primo, tu mi hai fatto scoprire il mio corpo. Tu Shawn. Sei stato tu il primo a farmi promettere che non ci saremmo mai lasciati, che nessuno, mai nessuno si sarebbe messo fra noi due. Credevo che ci saremmo sposati, lo sai? Ero così stupido, così illuso. E anche mentre crescevo, quando cominciavo a capire che tutto ciò non sarebbe mai stato possibile, perché sarebbe stato illegale, perché noi due saremmo stati additati come dei pazzi pervertiti, beh, li tu mi hai preso con te, e siamo venuti a vivere in questa casa, insieme, proprio come marito e moglie, come una coppia che si ama e che ha raggiunto la propria felicità. Ed era tutto così perfetto, sei stato così dannatamente bravo ad illudermi che io ci ho creduto davvero, Shawn. Io mi sono recluso in questa casa insieme a te, la casa in cui siamo cresciuti, la casa che i nostri genitori hanno costruito per noi. E si, è vero, forse qualche problema lo abbiano davvero, perché non è normale provare amore né tanto meno attrazione sessuale per il proprio fratello, lo so bene, è sbagliato, è ingiusto, è disgustoso. Eppure è esattamente quello che provo. Questo è quello che sono. Quindi se non riesco ad andare a letto con qualcun altro senza pensare a te, è soltanto colpa tua, tua e di questa tua decisione unilaterale di interrompere quello che abbiamo costruito insieme, decisione che hai preso da solo senza interpellarmi, senza chiederti quali ripercussioni avrebbe avuto su di me. 

Perciò adesso levati dalla faccia quell'espressione schifata perché se sono finito a farmi scopare da quel porco è stato solo perché tu non volevi più farlo, mi hai capito?! Ed è stata un'ingiustizia, una mancanza totale di tatto verso di me che per te darei la vita, che farei di tutto pur di restare con te. Tu mi hai buttato via non appena ti sei stancato di me, non appena ti sei accorto che scoparmi non era "normale"- disse virgolettando la parola -mentre in realtà l'hai sempre saputo, solo che finché faceva comodo a te ti ha fatto piacere. Ecco cosa sono stato per te, solo un buco- lo accusò con gli occhi iniettati di lacrime e rabbia.

 

Shawn lo guardava ferito, con le labbra tremanti ed il cuore in pezzi.

 

Deglutì, poi lo schiaffeggiò senza troppa forza; non voleva di certo fargli male. Voleva solo fargli capire quanto avesse esagerato.

 

Aiden piegò la testa in direzione della sberla appena ricevuta e non si mosse più; neanche mentre Shawn si allontanava in silenzio spostò un muscolo.

 

Lo vide prendere la strada verso il garage, poi sentì la macchina mettersi in moto; loro non usavano mai l'auto, dove voleva andare?

 

Rientrò in casa e cominciò a mordicchiarsi le unghie per il nervosismo.

 

Dove stava andando? Voleva andare a prendere a calci Axel? Voleva investirlo? 

 

Si toccò la guancia ancora calda per il ceffone e chiuse gli occhi con un sospiro.

 

Sperava solo che suo fratello non si mettesse nei guai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shawn fermò l'auto davanti al campetto; era in ritardo, i ragazzi chiacchieravano in campo da almeno mezz'ora mentre il capitano, con alcuni compagni, chiacchierava seduto sotto la rete.

 

-Allenatore Froste!- gridò correndogli incontro.

 

-Ciao ragazzi. Ciao Njord- gli sorrise, spettinandogli i capelli affettuosamente.

 

-Allenatore dicono che lei se ne andrà via! È la verità?- lo interrogò immediatamente il ragazzino con tono allarmato.

 

-Non me ne andrò mai ragazzi, posso assicurarvelo. E adesso non perdiamo tempo, manca solo una settimana alla partita, sotto con gli allenamenti!-

 

Tutti i ragazzini esultarono incoraggiati ed il capitano sorrise in direzione dell'allenatore, rincuorato dalla sua promessa.

 

-Ehi Njord- lo chiamò Shawn, attirandolo subito verso di sé.

 

-Mi dica mister- mormorò il ragazzino.

 

-Oggi vorrei portarti in un posto per il nostro allenamento speciale. Che cosa ne dici?-

 

Njord sorrise e batté ripetutamente le ciglia, guardando intensamente negli occhi il Mister.

 

-Saremo solo io e...te, Shawn?- biascicò a bassa voce.

 

Shawn annuì senza dire nulla ma comunicando le sue intenzioni con lo sguardo.

 

Respirò pesantemente, come se fosse in preda all'impazienza.

 

-Non vedo l'ora- sussurrò poi Njord, lanciandogli un ultima profonda occhiata piena di significato.

 

L'allenamento volò; e Shawn si prese ogni secondo per pensare bene a quello che voleva fare.

 

Non era giusto usare Njord in quel modo, ne era consapevole; ma sapeva anche che lui avrebbe fatto di tutto per il proprio allenatore, lo aveva capito da diverso tempo.

 

Si era infatuato di lui, era innegabile; e molto probabilmente fargli fare quelle cose sarebbe stato difficile, forse doloroso, umiliante.

 

Ma non c'era scelta.

 

-Senti Njord- lo chiamò l'allenatore una volta che si furono ritrovati da soli nella sua auto.

 

Il ragazzino lo guardava incantato, pendeva dalle sue labbra.

 

I suoi occhi sognanti ammiravano libidinosi le labbra di Shawn mentre questi parlava.

 

-Non era vero quello che ti ho detto riguardo all'allenamento speciale. Avevo solo bisogno di restare da solo con te. Per chiederti un favore. Dovresti fare una cosa per me-

 

Njord aggrottò appena le sopracciglia, piegando leggermente la testa di lato.

 

-Che genere di favore?- domandò ingenuamente.

 

-Tu sei innamorato di me Njord, non è vero?-

 

Il ragazzino schiuse le labbra ed arrossì di colpo.

 

Si voltò verso la portiera e la fece immediatamente scattare, pronto a scappare via per la vergogna.

 

-No Njord, aspetta! Aspetta, non era un'accusa, ti prego resta qui!- lo supplicò Shawn trattenendolo per un polso.

 

Njord deglutì e fissò le sue dita strette attorno al proprio braccio, poi si accomodò con movenze incerte sul sedile e mantenne lo sguardo basso.

 

-La cosa la disgusta, non è vero?- domandò intimidito.

 

Shawn ridacchiò.

 

-Niente affatto, anzi mi intenerisce tantissimo. Anche io ti trovo molto carino- ammise facendo sorridere Njord emozionato.

 

-Ti ricordi...ti ricordi l'altro giorno nello spogliatoio? Quando- sospirò -quando stavamo per b-baciarci?-

 

Njord era visibilmente imbarazzato e a stento riusciva a mantenere lo sguardo sul mister.

 

-Si, si mi ricordo- borbottò tenendo lo sguardo basso.

 

-È quello che vuoi da me? Un bacio?-

 

Un brivido percorse le membra del quindicenne, sempre più colto dalla vergogna.

 

-Vorrei dare il mio primo bacio. E vorrei...vorrei che fosse con te, Shawn- ammise.

 

-Non hai paura di me?- domandò dolcemente l'allenatore.

 

Njord scosse la testa deciso e lo guardò negli occhi, determinato ad assaporare quella nuova esperienza.

 

-Ti bacerò. E durerà quanto vuoi tu, sarai tu a decidere. Ma prima vorrei tanto che tu facessi una cosa per me, una cosa che sono certo tu sappia fare alla perfezione. Dovrai- si bloccò strizzando gli occhi imbarazzato a sua volta - dovrai spogliarti-

 

Njord sbiancò.

 

-I-io- abbassò nuovamente lo sguardo leggermente spaventato -io n-non so se sono pronto per quello, Mister, dopotutto sono solo un-

 

-No- ridacchiò Shawn -che hai capito? Non con me. Vedi quella casa?- domandò indicando una lussuosa baita di montagna con tanto di idromassaggio sul terrazzino.

 

-Si- rispose prontamente Njord portando gli occhi sulla bella abitazione.

 

-È la casa di Alex Zabel, il grande imperatore. È un bell'uomo, non trovi?-

 

-S-si...- mormorò confuso Njord, senza riuscire a capire dove Shawn volesse andare a parare.

 

-Non dovrai fare nient'altro che introdurti in casa sua, toglierti un po' di vestiti ed infilarti nel suo letto. Dovrai restare lì dentro pochissimo, non preoccuparti: il tempo di chiamare la polizia e potrai scappare, io sarò qui fuori ad aspettarti e ti riporterò a casa sano e salvo-

 

Njord era sconvolto.

 

Guardava Shawn incredulo e confuso allo stesso tempo, non capiva perché mai il suo allenatore volesse spingerlo a fare una cosa del genere.

 

-Non...non capisco mister. Perché mi chiede di fare una cosa simile?-

 

Shawn si leccò le labbra sospirando, in effetti la sua richiesta doveva proprio parere assurda alle orecchie di Njord che come ogni ragazzino teneva in grande stima il grande imperatore del calcio.

 

-Vedi Njord Alex Zabel è un criminale. Sta sfruttando il quinto settore per scopi veramente malvagi, e usa i ragazzini come te, ragazzini di tutte le scuole per perseguire i suoi sporchi propositi. Non è una persona da stimare, credimi. Vuole obbligarmi a lasciare l'Alpine per impossessarsi anche di voi. Anche di te- spiegò, guardandolo intensamente negli occhi.

 

La paura guizzò nelle iridi cristalline di Njord; la sola idea di venire separato dal suo mister lo gettava nello sconforto.

 

-Non ci vedremo mai più?- domandò tremante.

 

-Se non troviamo il modo di buttarlo fuori dall'Alpine no, non potremo vederci mai più. Avrete un nuovo allenatore, uno mandato dal quinto settore, ed io dovrò lasciare l'Hokkaido- 

 

Il blu si inumidì le labbra pensieroso.

 

-Ma perché devo fare una cosa del genere? Ho paura Mister. E se mi fa del male?-

 

-Non farà in tempo. Non appena entrerai in quella casa io chiamerò la polizia te lo giuro. Mi nasconderò sul retro e quando i poliziotti ti avranno trovato nel suo letto dovrai scappare. Dovrai correre più forte che puoi, mi hai capito? E devi tornare qui da me, ti porterò subito via e starai al sicuro. Nessuno deve vedermi, altrimenti Alex capirebbe tutto quanto, ed anche la polizia scoprirebbe che si tratta di una macchinazione pensata per mettere lui nei guai. Quindi dovrai essere molto prudente-

 

Il ragazzino stringeva i pugni, era terrorizzato alla sola idea di fare una cosa del genere, il solo pensiero lo riempiva di angoscia. Ma il pericolo di perdere Shawn era decisamente più spaventoso.

 

-E se i poliziotti mi prendono? Se mi acciuffano e mi impediscono di scappare cosa farò? Come faccio?- domandò sul punto di scoppiare in lacrime. 

 

-Njord, no Njord ti prego mantieni la calma! Andrà tutto bene, non metteranno mai le mani addosso a una vittima! Devi solo fare in modo che ti trovino, e se riesci a non far vedere neanche il tuo viso tanto meglio. Dobbiamo incastrarlo, verrà rimosso dal suo ruolo in men che non si dica con un'accusa del genere. Qui non siamo a Tokyo, lui non ha alcun potere e verrà incriminato come qualsiasi altra persona- 

 

-È una cosa da pazzi- disse sospirando -ma se servirà a farla restare con noi, Mister, lo farò.-

 

Shawn tirò un sospiro di sollievo, per poi sorridere orgoglioso verso il suo allievo preferito.

 

-Giuro che non ti chiederò mai più niente dopo questo, Njord. Te lo prometto- gli disse commosso.

 

-Potreste chiedermi di tutto Mister. E vi direi sempre di si. Ti direi sempre di si...Shawn.-

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Undici ***


 

 

 

Il tempo scorreva lento, l'agitazione di Shawn cresceva.

 

Erano passati già dieci minuti da quando aveva chiamato la polizia con una chiamata anonima, e degli agenti in divisa non c'era nemmeno l'ombra, mentre il povero Njord era in quella casa, solo e molto probabilmente terrorizzato.

 

Solo in quel momento Shawn pensò che sarebbe stato necessario almeno dargli un cellulare, o un qualsiasi aggeggio per comunicare con lui ed assicurarsi che non gli accadesse nulla di male.

 

E invece erano passati già quei maledetti dieci minuti e Shawn non aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo in quella casa.

 

L'abitazione non era sorvegliata, o almeno dall'esterno non lo sembrava; molto probabilmente Axel aveva programmato la sua breve permanenza lì in montagna soltanto per il tempo necessario ad appropriarsi delle scuole, di conseguenza non aveva ritenuto indispensabile la sicurezza.

 

Per lo meno questo era ciò di cui Shawn cercava di convincersi, sforzandosi di pensare positivo e di essere ottimista.

 

"Funzionerà. La polizia arriverà da un momento all'altro"

 

Più se lo ripeteva meno ci credeva.

 

Altri cinque minuti e ancora nessuna macchina all'orizzonte.

 

E Njord, mezzo nudo in quella casa, in balia della crudeltà di Axel. 

 

Shawn si morse nervosamente il labbro inferiore, incapace di resistere oltre.

 

"Non verranno, cazzo. Non verrà nessuno"

 

Nello stesso momento in cui lo realizzò si fiondò fuori dalla macchina per correre a sua volta in quella casa dall'aspetto sempre più spettrale.

 

La porta d'ingresso era chiusa. Come aveva fatto Njord ad entrare? 

 

Si diede mentalmente dello stupido per non aver neanche progettato insieme a lui il modo in cui introdursi in casa.

 

"Njord" pensò sempre più preoccupato, guardandosi nuovamente alle spalle, nella speranza di veder arrivare la volante della polizia.

 

-Dannazione!- mormorò frustrato.

 

Il piano stava decisamente andando diversamente dal previsto, e se non si sbrigava ad agire le cose sarebbero peggiorare ulteriormente.

 

Cominciò ad aggirarsi attorno alla casa in cerca di una porta secondaria e la trovò subito; doveva essere entrato da lì anche Njord.

 

Si introdusse silenziosamente nell'abitazione e cominciò a passare in rassegna le varie stanze cercando di mantenere un passo silenzioso e leggero.

 

Una figura passò in corridoio, facendolo trasalire per la paura.

 

Si appiattì contro il muro interno di una stanza e trattenne il respiro, mentre la sagoma proseguiva con passo deciso; era Axel, la statura era inconfondibile.

 

Che cosa ne era stato di Njord? Dov'era? 

 

Era riuscito a raggiungere la sua camera da letto?

 

Ad ogni modo il piano era saltato, la polizia non sarebbe arrivata, e restare anche solo un minuto in più in quella casa sarebbe stato un suicidio.

 

Aveva spinto Njord nella tana del lupo; e qualunque fosse stato il suo destino all'Alpine, ormai non gliene importava più niente.

 

Riportare Njord a casa sano e salvo era decisamente più importante.

 

Sospirò deciso e si fece coraggio.

 

Si sarebbe difeso con tutte le proprie forze, ma più di ogni altra cosa avrebbe difeso Njord.

 

Uscì dalla stanza senza timore e cominciò a camminare deciso, individuando subito le scale che portavano al piano di sopra; il corridoio sembrava vuoto, quindi proseguì a passo spedito, senza più guardarsi attorno.

 

Un'altra figura però corse alle sue spalle, da una parte all'altra.

 

Shawn trasalì e si girò all'istante terrorizzato, senza però riuscire a capire di chi si trattasse.

 

Decise di lasciar perdere il piano di sopra per il momento; c'era qualcuno alle sue spalle e prima di tutto doveva liberarsi dello scocciatore in questione.

 

Fece marcia indietro e si diresse verso la camera nella quale aveva visto scappare la figura, mentre la porta ancora scricchiolava.

 

Controllò solo un'ultima volta verso le scale, poi entrò nella stanza facendosi coraggio.

 

-Chi c'è- disse mentre il cuore gli martellava nel petto.

 

Qualcosa si stava muovendo all'interno dell'armadio, poteva sentirlo.

 

Avrebbe potuto semplicemente andarsene e chiudere dentro a chiave quello scocciatore; ma un presentimento lo spingeva a controllare all'interno di quel mobile.

 

Contò fino a tre, poi spalancò l'anta del guardaroba.

 

Njord era rannicchiato in un angolino, in lacrime, con solo i pantaloncini della divisa addosso e le mani tremanti che gli coprivano la testa per proteggersi.

 

-Ti prego non farmi male!- supplicò la voce piagnucolante del ragazzino, senza neanche avere il coraggio di alzare gli occhi per guardare chi avesse davanti.

 

Il cuore di Shawn scricchiolò a quella vista; non ci pensò neanche un secondo e si piegò su di lui per prenderlo e stringerlo forte a sé.

 

-Njord sono io! Stai bene!- mormorò tutto d'un fiato mentre lo stringeva a sé, sfregandogli la schiena nuda per provare a scaldarlo.

 

-M-mister- singhiozzò lui spaventato.

 

-Non ti ha fatto niente non è vero? Ti prego dimmi che non ti ha fatto del male- 

 

Njord tirò su col naso guardando dispiaciuto il proprio allenatore.

 

-Mi dispiace tanto Mister- si scusò addolorato.

 

-Che succede, cosa ti ha fatto?-

 

-I-io- singhiozzò -io non ho avuto il coraggio, ho avuto paura! Sono rimasto nascosto per tutto il tempo. Non mi ha nemmeno visto!- confessò dispiaciuto.

 

Shawn tirò un sospiro di sollievo.

 

Per fortuna non era accaduto niente di male ma se l'erano decisamente vista brutta.

 

E non era ancora finita.

 

Shawn si sfilò il giubbotto per darlo al più piccolo e tenendolo stretto per mano lo guidò fuori dalla stanza.

 

Insieme raggiunsero la porta sul retro, pronti a fuggire, ma una voce terrificante alle loro spalle li fece bloccare.

 

-Dove credete di andare- mormorò Axel con il suo solito tono divertito.

 

In quello stesso momento le sirene della polizia giunsero alle loro orecchie, facendo sospirare Shawn di sollievo.

 

-Sei fottuto Axel. È arrivata la polizia.- mormorò Shawn guardandolo con un'espressione vittoriosa sul viso.

 

-Ma certo che è arrivata- ghignò il biondo -l'ho chiamata io. Perché due delinquenti schifosi si sono introdotti in casa mia per scopi sconosciuti. Credevi che io non avessi amici anche qui, eh Shawn? E invece non appena hai chiamato loro, quelli hanno chiamato me, per avvisarmi. Mi sa che qui quello fottuto sei tu, Froste-

 

Disse tutto quanto mantenendo il suo detestabile sorriso, mentre si avvicinava a Shawn che si manteneva davanti a Njord a sua protezione.

 

-Hai vinto- disse alla fine Shawn sconfitto -hai vinto Axel, va bene, me ne andrò. L'Alpine è tua. Ma adesso ti prego lasciaci andare-

 

Il sorriso del biondo si trasformò in una smorfia di disprezzo.

 

-Ti arrendi così presto? Mi fai proprio pietà, Mister. Non meriti di stare all'Alpine, né di allenare una tua squadra. Sei lo scarto che nessuna scuola vorrebbe mai avere. La tua carriera è finita, hai perso. E adesso ti rovinerò fino alla fine, così, per diletto. Giusto perché ti sei divertito a mettermi il bastone fra le ruote-

 

-Axel! Ti prego Axel, guardami!- gridò Shawn prendendo l'ex compagno di squadra per le spalle per guardarlo dritto negli occhi.

 

-Non mi toccare- 

 

-Axel! Che cosa ti è successo, perché sei così?! Noi eravamo compagni, abbiamo giocato insieme, tu sei stato uno dei miei migliori amici! Perché mi stai facendo questo, perché stai facendo questo al calcio?!-

 

Axel ebbe un sussulto.

 

Solo per un attimo i suoi occhi sussultarono, consapevoli.

 

Ma subito dopo il suo sguardo tornò quello di sempre.

 

-Vattene. Andatevene tutti e due, adesso! E sbrigatevi prima che cambi idea e decida di farvi andare via a bordo della macchina della polizia, mi avete capito?! Via!!!-

 

Shawn lo guardò ferito solo per qualche secondo, certo di aver visto ancora una volta nei suoi occhi quella luce sincera che lo aveva sempre distinto.

 

-Mister- lo chiamò allarmato Njord -la prego Mister mi porti via di qui!-

 

Il maggiore deglutì ormai rassegnato e guardò Axel solo per un'ultima volta prima di prendere Njord per mano e trascinarlo fuori da quella casa, dirigendosi poi a passo svelto verso la propria aiuto, facendo il possibile per non venire scoperti dai poliziotti che nel frattempo stavano suonando imperterriti il campanello.

 

Mise in moto e partì subito, senza più guardarsi indietro.

 

Njord si era rannicchiato sul sedile anteriore e si stringeva nel giubbotto di Shawn, ancora sconvolto, mentre guardava fisso davanti a sé la strada che veniva consumata a massima velocità.

 

Shawn allungò istintivamente una mano verso di lui e gli accarezzò la schiena intenerito.

 

-Sei stato bravissimo Njord. Ti ringrazio infinitamente. Ti sarò per sempre debitore-

 

Il piccolo lo guardò colpevole, si sentiva inutile, sapeva di aver fallito, anche se non per una causa voluta da lui.

 

Ma sentiva di aver deluso in qualche modo il suo allenatore, e di non meritare perciò un bel niente da lui.

 

Distolse lo sguardo rattristato e nascose la testa fra le ginocchia mentre le stringeva al petto.

 

"Mi dispiace così tanto allenatore Froste" pensò sconfitto.

 

 

 

 

 

 

 

Aiden guardava infastidito il proprio divano mentre Shawn porgeva una tazza di cioccolata calda a Njord, il quale con indosso una maglietta dell'allenatore, tremava di freddo, provando a riscaldarsi davanti al camino.

 

-Dovevi per forza portarlo qui?! E poi mi dici che cazzo di piano era? Sei serio Shawn?!-

 

Il maggiore guardò male il fratello mentre prendeva una coperta per il ragazzino, che ascoltava a disagio la discussione.

 

-Tu hai per caso avuto un'idea migliore, Aiden?! Se non sbaglio sei stato tu a metterci in questa situazione, quindi scusami se ho provato disperatamente a rimediare ma ho fallito- biascicò con tono acido.

 

-Rimediare? Rimediare?! Mi stai fottutamente prendendo per il culo Shawn? Hai buttato un minorenne nudo fra le braccia di un potenziale stupratore. Questo me lo chiami rimediare?!-

 

-Axel non è uno stupratore- lo corresse infastidito Shawn, facendo sussultare in protesta il petto di Aiden.

 

Preferì non ribattere, era meglio non mettere in chiaro quello che Axel fosse capace di fare con una persona più vulnerabile di lui.

 

Shawn colse immediatamente il cambiamento di espressione del fratello e avvertì una leggera preoccupazione.

 

-Ad ogni modo Njord adesso sta bene e Axel non gli ha fatto niente, ci ha anche lasciati scappare- aggiunse, avvicinandosi poi al suo allievo per accarezzargli premurosamente i capelli.

 

Aiden si voltò infastidito.

 

Quel ragazzino gli aveva sempre dato ai nervi.

 

Le attenzioni di Shawn verso di lui ancora di più.

 

-Si ma a che prezzo- domandò Aiden, evitando di guardare ancora nella loro direzione.

 

Per un momento desiderò che Njord fosse rimasto in quella casa assieme ad Axel; un impulso di cattiveria, ecco cosa fu. Ma se ne pentì subito. Nessuno meritava un'umiliazione del genere, neanche il suo peggior nemico.

 

E lui sapeva bene cosa significasse avere a che fare con quell'uomo.

 

-Non me ne importa più niente Aiden. Contro uno come lui non possiamo metterci, è inutile. È stato anche troppo clemente. Sono disgustato dalla sua crudeltà, non fraintendermi. Ma non c'è modo in cui noi possiamo uscire da questa situazione. Dobbiamo andarcene.-

 

-Io non me ne vado cazzo! Questa è la mia città, questo è il luogo a cui appartengo, quella scuola è la stessa in cui io sono cresciuto, dove noi siamo cresciuti, Shawn! Come puoi rinunciare così?!-

 

-Cazzo Aiden ma lo capisci che non c'è alcun modo?! Rassegnati! Sei stato tu a creare questo casino, gli hai spianato la strada per entrare nelle nostre scuole, non ci arrivi? Diamine ma come hai fatto a farti abbindolare in quel modo, davvero non capisco! Come hai fatto a non capire che ti stava prendendo in giro, come hai fatto a non capire che ti stava usando?! Cosa sei, stupido Aiden?! Credi davvero che una persona normale potrebbe mai volere quello che lui ti ha chiesto? Svegliati! Avresti dovuto dirmi tutto fin dall'inizio, fin da quando lo hai incontrato la prima volta, e invece ti sei prestato al suo gioco, ti sei fatto sfruttare e adesso abbiamo perso tutto soltanto per colpa tua quindi non venire a dire a me che non devo arrendermi perché non c'è una cazzo di scelta!-

 

Aiden ascoltava tutto passivamente, stringendo i pugni lungo i suoi fianchi mentre nella sua bocca i denti sfregavano l'uno contro l'altro per la rabbia.

 

Se avesse dovuto decretare chi dei due odiasse maggiormente in quel momento fra Shawn e Axel di certo non avrebbe risposto il nome di quest'ultimo.

 

-Mister...- chiamò timorosa la voce di Njord interrompendo lo scambio furioso di sguardi fra i due fratelli.

 

-Si Njord, hai ragione. Dai, metti le scarpe, ti riporto a casa-

 

Il ragazzino eseguì l'ordine, preparandosi in silenzio sotto gli occhi infastiditi e disgustati di Aiden.

 

Shawn accompagnò il più piccolo verso la porta, che poi richiuse dietro di se senza neanche salutare Aiden.

 

Per una mezz'ora buona in realtà si dimenticò di lui; troppo impegnato a preoccuparsi di Njord, e rassicurarsi che non raccontasse nulla di quello che era successo ai propri genitori.

 

Rientrò a casa dopo un lungo giro, un giro fatto a vuoto con la macchina per sbollire la rabbia verso suo fratello.

 

Fu quando tornò a casa che si pentì di aver perso inutilmente tutto quel tempo.

 

Perché Aiden non c'era più.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Dodici ***


 

 

-Aiden?! Dove sei finito?! Che succede?!-

 

Dall'altro capo del telefono proveniva soltanto l'ansito affannato del ragazzo che stava chiaramente respirando a fatica.

 

Non riusciva a parlare, poteva solo lamentarsi per il dolore e piangere mentre Shawn lo ascoltava disperato senza capire cosa gli stesse accadendo.

 

-Ti prego Aiden devi parlare! Dimmi dove sei, ti vengo a prendere! Aiden!-

 

L'altro ragazzo mormorò solo un flebile ed affannato "Shawn" prima di perdere i sensi e lasciare la chiamata aperta.

 

Shawn si coprì la bocca per il terrore e scoppiò in un pianto isterico.

 

-Aiden?! Aiden!!!-

 

Nessuna parola gli giungeva dal telefono che ormai manteneva a malapena nelle mani tremanti.

 

Dov'era finito? E soprattuto cosa gli era accaduto?

 

Provò a localizzare il suo cellulare e fortunatamente ci riuscì, scoprendo che si trovava proprio vicino a casa di Axel.

 

Immediatamente il peggior scenario immaginabile gli passò davanti agli occhi come un film, facendolo sprofondare in preda all'orrore.

 

Axel sarebbe mai stato capace di fare addirittura una cosa del genere? 

 

Si aggrappò agli ultimi grammi di speranza che gli erano rimasti e corse nuovamente in macchina, diretto senza esitazioni verso casa Blaze.

 

Cercò con tutto se stesso di mettere a tacere quella paura che gli stava quasi impedendo di respirare; se a Aiden fosse successo qualcosa di male non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Si sentì un mostro per avergli rivolto quelle terribili parole, aveva esagerato, era stato crudele nell'accusarlo in quella maniera ed ora per colpa sua Aiden poteva essere in fin di vita, se non peggio.

 

Guidò in preda allo shock senza neanche curarsi di rispettare la segnaletica stradale o i limiti di velocità; tutto quello che voleva era poter riabbracciare il suo adorato fratellino e assicurarsi che stesse bene, che fosse vivo.

 

Quando finalmente raggiunse il segnale indicato sul gps si catapultò fuori dall'auto e cominciò a cercare disperato.

 

Era nel bel mezzo della neve Aiden, disteso su di un fianco con il viso martoriato e talmente sporco di sangue che persino la distesa bianca aveva cominciato a tingersi di rosso.

 

-Aiden!- urlò Shawn in preda all'orrore, prendendo subito la testa del fratello fra le mani per osservare inorridito il suo viso tumefatto e spaccato in vari punti.

 

-Ti prego Aiden rispondimi! Aiden!!-

 

Le sue urla di disperazione non servirono a far risvegliare il ragazzo, che continuava a giacere privo di sensi fra le braccia dell'altro.

 

Dopo essersi assicurato che sia il battito che il respiro ci fossero ancora, Shawn caricò velocemente il fratello a bordo dell'auto e continuando a lanciargli continue occhiate preoccupate lungo tutto il tragitto, giunse finalmente in ospedale.

 

Restò fuori dalla stanza soltanto per trenta minuti, impaziente di sapere che cosa gli fosse accaduto; i medici gli spiegarono che le ferite e i vari ematomi erano dovuti molto probabilmente ad una serie di percosse che il ragazzo aveva ricevuto.

 

Shawn si coprì la bocca afflitto da quella notizia e chiese immediatamente di poter andare a controllare il fratello, che nel frattempo aveva ripreso i sensi e teneva gli occhi gonfi debolmente socchiusi, osservando il soffitto.

 

-Fratellino!- gridò Shawn correndo verso il letto del ragazzo disteso.

 

-Shawn...- mormorò debolmente l'altro sforzandosi di sorridere, nonostante il profondo dolore al viso.

 

-Che cosa è successo?! Cosa sei andato a fare di nuovo lì, me lo spieghi? Perché hai fatto una cosa del genere?!- domandò in lacrime, mentre stringeva delicatamente una delle sue mani graffiate.

 

Aiden mormorò un debolissimo "scusa" poi strizzò gli occhi per il dolore.

 

-Ti hanno iniettato dell'antidolorifico, fra un po' dovresti stare meglio amore- mormorò Shawn provando a trattenere altre lacrime.

 

Non aveva mai visto suo fratello ridotto in quelle condizioni, neanche quando da bambino cadeva dalla bicicletta in corsa, schiantandosi contro gli abeti.

 

Aiden sorrise debolmente, poi mosse l'altro braccio in direzione del fratello e gli porse il pugno chiuso, cominciando lentamente ad aprirlo.

 

Al suo interno custodiva una chiavetta usb.

 

-Ho eliminato tutte le copie e...questa era l'ultima- mormorò con la voce soffocata dal dolore.

 

Shawn spalancò gli occhi per l'incredulità.

 

Dunque era andato fin lì solo per quello? Per eliminare la registrazione con la quale Axel li stava ricattando?

 

-Aid...era per questo che ci sei andato allora...- appurò commosso.

 

L'altro annuì piano, poi gli regalò un altro dolce e tenero sorriso.

 

-Ora siamo liberi Shawn...potrai restare all'Alpine- gli disse con sollievo.

 

-Aiden...-

 

Un abbraccio, seppur molto delicato, seguì l'esclamazione di Shawn.

 

Si sentiva un mostro per il modo in cui aveva trattato il suo fratellino e davvero non aveva idea di come poter rimediare al sacrificio che il più piccolo era stato disposto a commettere per lui, per la sua scuola.

 

-Ti amo da morire Shawn- gli sussurrò il ragazzo mentre quest'ultimo lo stringeva a sé debolmente, nel tentativo di non fargli troppo male.

 

-Spero che questo basti a rimediare al mio errore...spero che tu possa perdonarmi- mormorò.

 

Shawn non riuscì a trattenere altre lacrime prepotenti.

 

Solo in quel momento si rese conto di che persona fantastica aveva davanti, di quale spettacolo di ragazzo gli era cresciuto affianco in tutti quegli anni.

 

-Sono io che dovrei chiederti perdono mio piccolo amore. Sono stato insensibile verso i tuoi confronti...sono una bestia, non merito quello che hai fatto per me- ammise in un impeto di autocommiserazione.

 

-Non dire così...io ti ho tradito-

 

-È stata solo colpa sua Aiden, ti ha raggirato. Non mi hai tradito...sono stato io ad abbandonarti, e lui ne ha approfittato- 

 

I due ragazzi continuarono a scusarsi l'uno con l'altro per tutto il tempo a seguire, entrambi incapaci di perdonarsi per le proprie azioni e per la sofferenza che queste gli avevano provocato reciprocamente.

 

Aiden raccontò anche che non era stato Axel a ridurlo in quello stato, ma i suoi scagnozzi, e che nonostante tutto lui era riuscito a scappare con la chiavetta a loro insaputa.

 

Shawn passò il resto della notte insieme a lui, con la testa appoggiata sul letto e le mani di Aiden fra i capelli.

 

Il ragazzo fu dimesso il mattino dopo, e con l'aiuto del fratello maggiore e di una stampella, ritornò a casa.

 

-Come sta Njord?- domandò una volta accomodato sul divano, davanti al fuoco che Shawn stava accendendo per lui.

 

Il maggiore fu rasserenato dall'osservare che il suo astio verso il ragazzino si fosse calmato e lo rassicurò del fatto che Njord fosse a casa sua sano e salvo, e che grazie al suo sacrificio tutto sarebbe potuto presto tornare alla normalità.

 

-Ed è tutto merito tuo amore mio- gli aveva sussurrato dolcemente prendendo posto sul divano accanto a lui.

 

Aiden aveva abbassato la testa e si era stretto in se stesso, leggermente imbarazzato dai continui ringraziamenti di suo fratello.

 

Shawn gli aveva baciato la fronte e poi aveva appoggiato delicatamente la testa contro quella del minore, facendo attenzione a non toccare i suoi mille cerotti.

 

Sentire il calore di Shawn contro il suo corpo fu paradisiaco.

 

Non si toccavano ormai da molto tempo e stare di nuovo così vicini dopo tutta quella distanza, tutti quei litigi, fu davvero magico per Aiden.

 

-Mi sei mancato tantissimo- ammise in un soffio.

 

Shawn si staccò appena per sorridergli, poi gli accarezzò piano una guancia e fece scorrere il pollice lungo le sue ferite, curvando le sopracciglia per il rammarico.

 

-Anche tu. Perdonami per il modo in cui ti ho ignorato. Ti ho abbandonato a te stesso, con tutto quello che stavi passando-

 

Aiden scosse la testa e posò un dito sulle labbra di Shawn con aria sognante.

 

-Dimmi soltanto se mi ami ancora...come prima- gli domandò quasi in una supplica.

 

Shawn gli prese la mano e gliela baciò, poi si avvicinò alle sue labbra e baciò anche quelle con amore.

 

-Sarai sempre tu l'amore della mia vita Aiden, lo sai- lo rassicurò.

 

Aiden sorrise contento; voleva cercare altri baci ma la paura di esagerare era troppa e non voleva rischiare di allontanare ancora il fratello.

 

Per cui quando il maggiore andò a lasciargli una carezza fra le gambe lui sollevò lo sguardo stupito ed aspettò un ulteriore segnale, un qualcosa che potesse accertarlo di non aver frainteso.

 

Shawn premette ancora la mano in quel punto e cominciò ad accarezzarlo ripetutamente.

 

Aiden deglutì e fissò i movimenti del fratello, fino a sentirsi alzare il mento dall'altra mano affinché potesse baciarlo.

 

Aiden gli lasciò fare tutto, temendo di compiere gesti bruschi e così rovinare le cose; per cui decise di lasciare il totale comando a Shawn, così che potesse prendersi quello che voleva senza il rischio di esagerare.

 

 

 

[🙌🏻smut🙌🏻]

 

 

 

Fu lo stesso Shawn a sbottonarsi i pantaloni per accompagnare al loro interno la mano di Aiden; e fu sempre lui a privare di ogni indumento il fratello più piccolo, mentre questi masturbava piano la sua intimità.

 

Shawn andò a baciare dolcemente ogni centimetro del suo petto, soffermandosi sui capezzoli che tanto amava mordicchiare.

 

Li leccò a lungo, ci giocò, andando al contempo ad esplorare la sua stretta apertura con le dita.

 

Aiden si lasciò andare ad alcuni gemiti, e quando la lingua bagnata del maggiore continuò ad inumidirgli il ventre fino a raggiungere il pube, non poté trattenere un profondo mugolio di soddisfazione.

 

Shawn cominciò a dargli piacere con la propria bocca.

Succhiò a lungo la punta dopo aver baciato e leccato accuratamente fin dalla radice, andando nel frattempo ad accarezzare i testicoli con il pollice, mentre muoveva sapientemente le altre dita all'interno di Aiden.

 

Le mani di Aiden erano troppo lontane ormai, così dovette continuare a prepararsi da solo, finché non sentì la propria erezione pulsare impaziente.

 

Si trattenne finché in preda all'orgasmo il minore non ebbe liberato il proprio seme contro la lingua del più grande.

 

Accarezzò la sua testa guardandolo dall'alto con desiderio e schiuse le labbra, pronto a chiedere di più.

 

Shawn abbandonò il membro di Aiden dopo averlo ripulito accuratamente, e con le stesse labbra prese a baciarlo sulla bocca; guidò la propria intimità ormai estremamente eccitata all'interno del fratello, stando ben attento ad allargargli abbastanza le natiche con le mani per non provocargli troppo dolore.

 

Ad entrambi era sempre piaciuto fare del sesso alquanto violento e veloce; eppure quella volta fu diverso, sia a causa dell'indolenzimento di Aiden al quale Shawn prestava attenzione, sia perché, essendosi desiderati a lungo dopo quella separazione, avevano entrambi bisogno di ricongiungersi con dolcezza, lentamente, così da assaporare appieno ogni singolo gesto fino ad allora lasciato all'istinto.

 

Si donarono amore l'un l'altro a lungo, per tutto il corso della giornata; trascorsero su quel divano ore infinite, fra gemiti, sussurri, piccoli sonnellini e risvegli, dopo i quali erano già pronti a ricominciare.

 

Al termine della giornata erano due corpi bollenti, sporchi, sudati, ma ancora attaccati e brucianti di passione.

 

Si alzarono soltanto per mettere qualcosa sotto i denti dopo aver fatto una doccia per lavare via il frutto copioso del loro amore.

 

Ed una volta raggiunto il letto matrimoniale, neanche il sonno riuscì a placarli; ricominciarono.

 

Erano come due fidanzatini che avevano appena scoperto il piacere di toccarsi, come due adolescenti che volevano sfruttare ogni secondo insieme per unirsi e donarsi piacere reciproco.

 

-Ti amo da morire- sussurrò Shawn mentre gentilmente penetrava per l'ennesima volta le carni strette del fratello minore.

 

-Anch'io- gli rispose Aiden in un gemito, per poi incollare ancora le proprie labbra alle sue.

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Tredici ***


 

 

 

Shawn posò il vassoio pronto per la colazione sul comodino di fianco al letto, facendo attenzione a non provocare troppo rumore; non voleva svegliare il suo adorato fratello mentre ancora dormiva.

 

Era circa mezzogiorno quando il maggiore si era svegliato fra le coperte, ancora avvinghiato al corpo bollente di Aiden.

 

Avevano continuato a donarsi amore senza sosta fino all'alba, finché con le prime luci del sole, vinti dalla stanchezza, non avevano ceduto al sonno uno fra le braccia dell'altro.

 

Shawn si era preparato per andare a scuola, ed aveva deciso di lasciar riposare il fratello che ormai non aveva più un lavoro; si ripromise di occuparsi anche di quel problema, e di passare quindi dalla scuola elementare in cui Aiden lavorava per cercare di farlo riassumere.

 

Ormai Axel non aveva più alcuna prova contro di loro e i due fratelli potevano stare tranquilli, ritornando così alla loro vecchia vita di prima, seppur molto turbati dagli ultimi avvenimenti.

 

Prima di lasciare la stanza si avvicinò al fratello addormentato e lo baciò con delicatezza sulla fronte.

Gli accarezzò silenziosamente i capelli scoprendo il suo bel viso assopito, facendo così emergere le sue guance paffute che tanto adorava.

 

Gli lasciò un bacio leggero sulle labbra e gli rimboccò le coperte; senza dubbio se avesse potuto intuire che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui lo avrebbe visto, avrebbe approfittato di più dei suoi ultimi momenti con lui.

 

Ma non poteva immaginarlo. 

Così a cuor leggero uscì di casa, diretto verso la Alpine, dove i suoi ragazzi dovevano ormai aver terminato la pausa pranzo.

 

Quel giorno ci sarebbe stato l'appuntamento con il preside e -forse- anche con Axel.

 

Non avendo più prove con le quali incastrarlo ormai, si sarebbe certamente fatto da parte, pensava Shawn, e così guardava all'incontro programmato per le otto con una certa tranquillità.

 

Gli allenamenti cominciarono e subito Shawn poté notare il disagio di Njord nei suoi confronti; sembrava quasi che si vergognasse per qualcosa, ed il mister era quasi certo di sapere che cosa fosse a turbarlo.

 

Tutto quello che era successo fra loro non aveva proprio niente di normale, era comprensibile che il ragazzo si sentisse in qualche modo in soggezione ogni volta in cui rivedeva il suo mister; avevano vissuto insieme un'esperienza terrificante, per non parlare di quella mezza promessa che ormai il ragazzino vedeva sfumare sempre di più. 

 

Terminati gli allenamenti perciò, Shawn decise di proporgli il loro solito allenamento speciale, quello che prima erano soliti fare ogni pomeriggio.

 

Njord sembrò estremamente felice di quell'invito, era quasi certo di aver deluso il suo mister, così accettò all'istante saltellando per la gioia e trascorse con l'allenatore due ore fantastiche, tra fatica, urla e ginocchia sbucciate.

 

-È bello vederti di nuovo sorridere- aveva osservato il mister mentre, terminato l'allenamento, accompagnava  il suo pupillo verso gli spogliatoi.

 

Njord aveva sorriso ed aveva guardato con ammirazione il più grande, felice per le attenzioni che quest'ultimo gli regalava.

 

-Lo sa Mister, lei è la prima persona che si preoccupa così tanto per me. Sono abituato ad essere criticato da tutti per i miei modi di fare, i compagni dicono che sono egoista e che voglio prendere la scena tutta per me in ogni partita. Lei invece non fa che complimentarsi e mi sprona a migliorare sempre di più, senza mai criticarmi. Non lo aveva mai fatto nessuno prima- ammise il blu, lasciando le impronte degli scarpini nella neve mentre raggiungevano l'edificio scolastico.

 

-È che mi ricordi moltissimo mio fratello- confessò il più grande aprendo per l'altro la porta degli spogliatoi -lui è esattamente come te, per questo mi importa così tanto dei tuoi progressi, Njord. Stiamo puntando tutto su di te in questo campionato. Hai delle potenzialità impressionanti- spiegò.

 

Njord sospirò quasi come se la risposta dell'allenatore lo avesse in qualche modo deluso; si aspettava una risposta non troppo calorosa, ma addirittura così era stato davvero mortificante per lui.

 

Per un po' aveva sperato che fra lui e Shawn si stesse creando un legame speciale che andava ben oltre il semplice rapporto professionale; in alcuni momenti lo aveva quasi sentito chiaramente, mentre il più grande lo guardava con desiderio.

 

Ma forse, si diceva Njord, si era trattato solo di un malinteso; forse aveva scambiato il suo affetto per qualcos'altro, forse si era lasciato trasportare dai sentimenti.

 

D'altronde fra loro c'era una differenza d'età notevole, e per il più grande Njord poteva essere, se non un figlio, almeno un fratellino molto piccolo o un nipote.

 

Tutto ciò era estremamente illecito anche solo da pensare.

 

Shawn era il suo mister; era sbagliato desiderarlo in quel modo. Eppure non poteva più farne a meno ormai.

 

-Va tutto bene?- gli aveva domandato dopo un po' Shawn, mentre riordinava il disastro lasciato dai compagni del più piccolo.

 

Njord si era ammutolito e senza rendersene conto aveva destato l'attenzione del mister.

 

-Oh, ma no Mister non si preoccupi, non è niente-

 

-Lo sai che puoi parlarmene se c'è qualche problema, non è vero?-

 

Il blu aveva guardato il più grande con i suoi occhioni profondi e speranzosi e lo aveva praticamente pregato con lo sguardo; Shawn aveva distolto i propri occhi dai suoi ed aveva deglutito sentendosi tutto d'un tratto a disagio senza ragione.

 

-Mister perché quel giorno mi ha toccato in quel modo- aveva domandato dopo un po' Njord con tono piatto.

 

Non era un rimprovero, affatto; lui voleva saperlo davvero, perché temeva di essersi sbagliato, di aver frainteso tutto; eppure le sue mani bramose lo avevano accarezzato attorno ai fianco, sulle costole, sul petto.

 

Lo aveva stretto così forte da farlo sentire ancora più piccolo fra le sue mani adulte.

 

E Njord non riusciva proprio a dimenticare quella sensazione di estrema estasi che aveva provato nel sentire il suo tocco contro la propria pelle inesperta.

 

Shawn aveva boccheggiato per un po' davanti a quella domanda ed aveva sentito il cuore battergli forte nel petto; temeva di essere stato scoperto, temeva di venire additato come un pervertito.

 

-Mi è piaciuto tantissimo. Vorrei che lei mi toccasse sempre così- aveva ammesso poi il più giovane con un filo di voce.

 

Shawn si era sentito pervadere dall'interno da un lungo brivido di eccitazione.

 

Il blu lo guardava, desideroso di essere ammirato ancora da lui; si sfilò la maglia della divisa rimanendo così a petto nudo e si avvicinò al più grande, abbracciandolo senza preavviso.

 

-Toccami. Toccami Shawn- aveva sussurrato.

 

Il mister aveva deglutito, paralizzato dalla sorpresa. 

 

Aveva le mani gelate e temeva di fargli sentire troppo freddo toccandolo; ma lui aveva alzato la testa e aveva ripreso a guardarlo intensamente negli occhi con il suo broncio da cucciolo.

 

-Non mi bacerai mai, vero Shawn?- domandò ormai rassegnato.

 

-E-era solo-

 

-Lo so, ho fallito. Ma ci speravo davvero. Avrei davvero voluto poterti baciare- confessò con la voce incrinata, mentre si stringeva sempre più forte contro il più grande.

 

Shawn aveva sorriso intenerito e si era sentito tutto ad un tratto uno stupido.

 

"Sei solo un bambino" aveva pensato "perché ho così tanta paura?"

 

Lo aveva preso per la vita e lo aveva allontanato un poco da sé, così da poterlo guardare nuovamente negli occhi; Njord aveva ricambiato lo sguardo, e mentre si estasiava per il suo tocco gelato sulla sua pelle delicata, sentì una mano di Shawn posarsi sulla propria guancia in una carezza leggera.

 

-È questo che vuoi? Solo un bacio?- gli aveva domandato.

 

-Si...- aveva risposto il minore, vergognandosi un po' per la propria richiesta.

 

-Non sarai triste di aver sprecato il primo bacio con me?-

 

Il blu aveva scosso energicamente la testa e lo aveva guardato supplicante, temendo che avesse potuto cambiare idea.

 

Shawn però mantenne la promessa e lo baciò; il suo fu un bacio elegante, lento, delicato.

 

Ne assaporò fino all'ultimo attimo tutta l'essenza afrodisiaca che quelle labbra pulite e inesperte emanavano.

 

Non fu lui a spingersi oltre; lui non avrebbe voluto. O meglio, avrebbe tanto voluto fare anche molto di più di quel che accadde, perché quel ragazzino lo faceva dannatamente impazzire.

 

Ma si sarebbe fermato lì, doveva fermarsi lì.

 

Fu Njord a spingerlo contro gli armadietti, per poi costringerlo contro la panca sulla quale il maggiore dovette sedersi per non perdere l'equilibrio.

 

E fu sempre Njord ed affondare per primo la lingua fino in profondità nella bocca del maggiore, mentre la sua era rimasta a bagnargli soltanto i primi millimetri umidi delle labbra.

 

Shawn sentì un richiamo animalesco bruciargli sul pube; era innegabile, la lingua bagnata e scivolosa di Njord nella sua bocca lo stava facendo eccitare.

 

Il ragazzino si era seduto a cavalcioni su di lui e strusciava i fianchi del più grande fra le proprie gambe; era giovane, vittima dei propri ormoni, ansioso di bruciare le tappe.

 

Ed il suo fondo schiena che continuava a stuzzicare l'intimità dell'allenatore era ormai fuori controllo.

 

Shawn lo aveva afferrato con forza e lo aveva fatto stendere sulla panca, mentre le gambe del più piccolo stavano ancora allacciate attorno ai suoi fianchi; il ragazzino ansimava ancora per il bacio e quando sentì la bocca bollente del più grande andargli a bagnare i capezzoli si sentì pervadere ormai del tutto dal piacere.

 

-Oh...Shawn...- lo chiamò ansimando.

 

Il mister gli teneva le gambe con le sue mani forti, mentre si deliziava con quel corpo acerbo, vergine, che non era mai stato sfiorato da un essere umano.

 

Scese con la lingua continuando ad assaggiare quella pelle bianca e perfetta, e solo quando si rese conto di essere arrivato ormai troppo in basso decise di fermarsi; vedeva l'erezione del più piccolo svettare sotto i pantaloncini e si fece schifo da solo.

 

La sera prima aveva riservato esattamente lo stesso trattamento a suo fratello -suo fratello!- ed era già conturbante solo così.

 

Ed ora stava addirittura per violare l'intimità del suo allievo.

 

"Sei solo un bambino" pensò nuovamente.

 

Deglutì e si tirò su con la schiena, rendendosi conto solo allora che stava palpando con forza le cosce carnose del ragazzino.

 

Le lasciò e si ripulì la saliva dalla bocca.

 

Si detestò profondamente.

 

Cos'avrebbe fatto se Aiden non gli fosse tornato in mente in quel momento? Avrebbe davvero raggiunto il limite con quel quindicenne?

 

Njord si sollevò appena con i gomiti e guardò il suo allenatore preoccupato.

 

-Che cosa c'è? Ho fatto qualcosa di male?-

 

Sentiva il freddo colpirlo sui punti bagnati che Shawn aveva lasciato, ed io suo sguardo scivolò fino ai propri pantaloncini, vergognosamente rigonfi.

 

Si mise a sedere sospirando e strinse le gambe imbarazzato.

 

-Scusa...-

 

-Sono io che devo chiederti scusa Njord, non so che cosa mi sia preso- lo aveva interrotto il più grande coprendosi la faccia con le mani.

 

Nonostante il più grande fosse piegato su se stesso, Njord riusciva a vedere il gonfiore sulla tuta che portava, e segretamente se ne sentì sollevato.

 

Avrebbero potuto andare fino in fondo, lui lo voleva, lo voleva ardentemente.

 

Ma Shawn sembrava star troppo male per quel poco che avevano fatto, quindi decise di non insistere.

 

-Sappi che a me piacerebbe tanto, Shawn. Vorrei che tu...vorrei...vorrei te...- aveva ammesso.

 

L'allenatore aveva strizzato gli occhi ed il ragazzino si era rannicchiato su se stesso, seduto di fianco al suo mister.

 

-Mi dispiace tanto, ti prego Shawn non odiarmi- lo aveva supplicato dopo un po' con la voce spezzata -ho rovinato tutto!-

 

Il mister si era voltato verso di lui e lo aveva trovato in lacrime, mentre si infliggeva forti pizzicotti sulle cosce.

 

-Sono patetico- aveva singhiozzato.

 

-Che stai dicendo Njord? È solo colpa mia, sono io che ho sbagliato, tu non hai colpe-

 

-Ma perché non mi vuoi allora?perché non ti piaccio, cosa c'è di male in me?-

 

-Tu sei perfetto- aveva incalzato il più grande scuotendo la testa -non c'è proprio niente che non vada in te, Njord. Ma non possiamo farlo. Non ora, almeno. Sei troppo piccolo-

 

A quell'affermazione il blu aveva chiuso gli occhi ed aveva lasciato cadere alcune lacrime sulle guance.

 

"Però ti amo" aveva pensato disperato.

 

-Ho capito- aveva mormorato rassegnato nel pianto.

 

Shawn avrebbe tanto voluto spiegargli che gli piaceva tanto anche lui, che lo desiderava ardentemente, che l'istinto animale che provava nei suoi confronti era massacrante, che soddisfare i propri bisogni con lui era tutto quello che voleva.

 

Ma dannazione, quello era solo un ragazzino, come poteva concepire una tale sconcezza nella sua mente?

 

Non doveva dirgli nulla; era meglio che Njord credesse ad un rifiuto piuttosto.

 

-Adesso vado, Njord. Fra un po' ho un appuntamento. Hai la mamma che viene a prenderti?-

 

-Si- aveva piagnucolato asciugandosi le lacrime.

 

-Non lo dirai a nessuno, vero?-

 

Il blu scosse la testa guardandolo con determinazione.

 

-Però- aveva singhiozzato alzandosi in piedi mentre il più grande si allontanava.

 

-Però fra noi non cambierà niente, vero Mister? Continueremo a stare insieme come prima e- deglutì preoccupato -ad allenarci-

 

Shawn gli aveva sorriso intenerito.

 

-Non cambierà niente te lo assicuro. Tu sarai sempre il mio preferito- mormorò con tono rassicurante

 

-Quindi non ho rovinato tutto- biascicò con la voce tremante asciugandosi l'ennesima lacrima.

 

-Assolutamente. Ci vediamo domani per l'allenamento speciale, ciao Njord- gli aveva detto alla fine prima di lasciare lo spogliatoio.

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Quattordici ***


 

 

 

Aiden sistemò per l'ennesima volta il tavolo per la cena, apparecchiato per lui e Shawn.

 

Erano quasi le diciannove e trenta ormai e lui era ancora a scuola; "che scocciatura" pensò il ragazzo, ripiegando accuratamente i tovaglioli di fianco ai piatti.

 

"Scommetto che sta perdendo tempo ad allenare quel Njord" 

 

Provò a chiamarlo ma come al solito non rispondeva; di sicuro si era dimenticato di avere un fratello, troppo preso dal suo stupido allenamento speciale, si diceva Aiden.

 

Sospirò frustrato e preso il cappotto si diresse all'esterno, dove cominciò a camminare nella neve in direzione dell'Alpine.

 

La scuola sostava all'incirca dieci minuti da casa loro, ma dieci minuti passati a camminare nel freddo sembrano un eternità.

 

Aiden si stringeva la sciarpa al collo e batteva i denti. Aveva trascorso l'intera giornata al calduccio di casa Froste, ed uscire fuori al gelo era stato quasi scioccante per il suo corpo.

 

Mentre raggiungeva la scuola poteva già immaginare la scena che si sarebbe trovato davanti: Shawn col giubbino e le mani in tasca, a crepare dal freddo per quello stupido che non riusciva ad imparare una tecnica senza asfissiare di fastidio il suo allenatore.

 

"Io e mio fratello le tecniche le imparavamo da soli" pensava Aiden tutto impettito, impaziente di criticare quel nanerottolo incapace e viziato.

 

Mancavano ormai pochi metri, e già riusciva ad individuare da lontano le figure di Shawn e Njord che abbandonavano il campo e raggiungevano gli spogliatoi.

 

Avrebbe voluto chiamarli, ma erano troppo lontani e molto probabilmente avrebbe urlato a vuoto; li vide addentrarsi nell'edificio e decise di balzare lì di soppiatto per spaventare tutti e due.

 

"Così Shawn impara a rimanere qui fino a tardi tutte le sere" sghignazzava il ragazzo.

 

Voleva bussare piano alla porta, o produrre dei rumori inquietanti contro le finestre; avrebbe fatto passare la voglia a tutti e due di rimare ogni sera in una scuola completamente deserta.

 

Mentre si avvicinava però, notò che parecchie luci dell'Alpine in realtà erano ancora accese; lì per lì suppose che magari c'erano dei colloqui in corso, e decise di non farsi troppe domande.

 

Si avvicinava con il ghigno sul viso e già pregustava le loro facce terrorizzate; si sfilò la sciarpa dal collo e percorse gli ultimi passi fino alla porta degli spogliatoi.

 

Prima di cominciare a bussare si diede un'occhiata in giro e fra le varie macchine parcheggiate riconobbe perfettamente quella di Axel.

 

Deglutì di terrore.

 

Spiò all'interno dello spogliatoio; Shawn raccoglieva gli asciugamani in giro e Njord frugava nel proprio armadietto.

 

Decise di rimandare lo scherzo e si introdusse all'interno dell'Alpine, dove subito riconobbe la voce di Axel rimbombare nei corridoi ancora illuminati.

 

Camminò di soppiatto fino all'ufficio del preside: attorno ad un tavolo tondo c'erano Axel, altri due uomini a lui sconosciuti, ed il preside dell'Alpine.

 

"Bastardi" pensò Aiden digrignando i denti.

 

A quanto pareva Axel non aveva affatto deciso di arrendersi, anche se Aiden era riuscito ad eliminare tutte le registrazioni.

 

Non capiva cosa avesse in mente ancora, quale stratagemma volesse usare adesso per riuscire a buttare fuori suo fratello dalla scuola.

 

Decise di tornare da Shawn ed avvisarlo di tutto; avrebbero invaso assieme l'ufficio del preside e avrebbero opposto tutta la resistenza possibile contro quel tiranno vile e bugiardo.

 

Camminò in fretta verso gli spogliatoi, ed in pochi minuti si trovò davanti alla porta pronto a bussare; un gemito sospetto però lo fece trasalire, e mosse qualche passo all'indietro, terrorizzato.

 

Con passi incerti si avvicinò alla finestra, e osservò distintamente quello che stava accadendo: Shawn aveva steso Njord sulla panca, mezzo nudo, e lo baciava con la lingua mentre gli teneva le gambe aperte sotto di lui.

 

Si coprì la bocca incredulo ed il petto cominciò a dolergli per la delusione.

 

Scosse la testa devastato. Era completamente paralizzato da quello che stava accadendo sotto ai propri occhi; suo fratello, l'amore della sua vita, era passato a succhiare famelico i capezzoli di quel ragazzino, che non faceva che gemere ed aggrapparsi alle sue spalle, mentre le mani di Shawn gli affondavano nelle cosce, tenendole strette con fare possessivo.

 

Singhiozzò di afflizione e cominciò ad allontanarsi, perdendo ben presto l'equilibrio finché non finì col sedere per terra.

 

Si sentiva il cuore andare in pezzi, si faceva pena da solo.

 

Suo fratello se la faceva niente meno che con un ragazzino, minorenne e per di più un suo allievo, allievo di quella stessa scuola alla quale non voleva assolutamente rinunciare.

 

Al ragazzo fu tutto chiaro.

 

Ecco perché ci teneva così tanto, si diceva, ecco perché si stava battendo così ardentemente per tenersi l'Alpine; non voleva separarsi da quella puttana che adesso stava gemendo sotto di lui.

 

Questi erano i pensieri di Aiden, e purtroppo non si discostavano molto dalla realtà.

 

 Sentì mentre avevano cominciato a parlare e si affrettò a rimettersi in piedi; una scarica di adrenalina gli attraversò tutto il corpo e cominciò a correre veloce, come non correva da anni.

 

Sentiva il freddo paralizzargli il viso, diventato ormai insensibile a causa del patimento che stava attraversando; quel pensiero, che fra Shawn e Njord potesse esserci più di un semplice rapporto professionale, di tanto in tanto gli aveva stuzzicato la mente, ma aveva sempre messo a tacere quella voce, credendo nell'estrema purezza di quel ragazzo che per lui era sempre stato un esempio, un punto di riferimento, un rifugio da tutto il male che aveva subito nella vita.

 

Si erano stretti insieme, l'uno all'altro nel dolore causato dalla morte dei loro genitori; Shawn lo aveva salvato con il suo amore, aveva trasformato tutta quella sofferenza in passione e desiderio, aveva sviluppato con lui un rapporto morboso e dipendente, dove, credeva Aiden, non ci sarebbe mai stato spazio per qualcun altro.

 

E invece Shawn alle sue spalle faceva quelle cose con quel ragazzino disgustoso e perverso.

 

Erano già le otto di sera quando giunse a casa Froste; tutto di quella casa ormai gli faceva schifo, tutte le loro cose, gli oggetti, i vecchi giocattoli, i vestiti di Shawn.

 

Cacciò un urlo e tirò via la tovaglia dal tavolo, lanciando in aria i piatti e tutti i vari oggetti coi quali l'aveva riempita.

 

Avvertì prepotente un conato di vomito nel ricordare la scena alla quale aveva assistito; corse in bagno e rimise quel che restava della colazione che aveva mangiato poche ore prima, la stessa preparatagli amorevolmente dal fratello e che gli era servita come merenda, a causa dell'ora tarda in cui si era svegliato.

 

Si accasciò sulle mattonelle fredde e prese a piangere disperato.

 

Per quanto provasse a non pensare a loro due, la lingua scivolosa di suo fratello scorreva ancora attorno ai capezzoli di Njord, nella sua mente.

 

Era una cosa che facevano loro due, una cosa che apparteneva soltanto a loro; lo facevano fin da piccoli, perché li faceva eccitare; poi si passava al resto, e la lingua scendeva più in basso fino ad arrivare in mezzo alle gambe.

 

Aiden scosse la testa.

 

Non voleva pensare a Shawn mentre leccava Njord anche in quel punto.

 

Vomitò ancora una volta, emettendo per lo più succhi gastrici. Non avrebbe avuto la forza di far nulla, era completamente sfinito, stremato da quella pena che gli bruciava lo stomaco, il petto, la testa, ogni parte del corpo.

 

Ma decise di farsi forza; molto probabilmente se avesse guardato ancora una volta suo fratello negli occhi lo avrebbe ammazzato.

 

Lo odiava profondamente, gli faceva schifo.

 

"Non voglio mai più vederti in tutta la mia vita" pensò, pulendosi la bocca con la manica del cappotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shawn stringeva una sciarpa fra le mani; l'aveva trovata per terra, fuori dagli spogliatoi, ed aveva creduto potesse appartenere ad uno dei suoi allievi.

 

Njord dietro di lui lo guardava avvilito ed aspettava pazientemente l'arrivo di sua madre.

 

-Dove andate adesso, Mister?-

 

-Ho un appuntamento col preside- aveva spiegato l'allenatore, e Njord aveva annuito, cercando di mascherare l'imbarazzo ancora presente per quello che era appena successo.

 

-È per quella cosa del Quinto Settore?-

 

-Si. Ma sta tranquillo, ormai li ho in pugno. Non riusciranno a prendersi la nostra scuola- lo aveva rassicurato il mister.

 

-Allora a domani Mister Froste. La aspetto per gli allenamenti-

 

-A domani Njord- aveva detto ancora Shawn.

 

Si sarebbe volentieri preso a calci da solo per quello che avevano fatto; questa volta aveva davvero superato il limite, ed aveva cominciato a temere che Njord potesse raccontare a qualcuno quello che era successo.

 

I ragazzini sono ingenui, vogliono condividere ogni cosa, pensava; gli aveva fatto promettere di non parlarne con nessuno, ma sapeva bene di non potersi realmente fidare, dopotutto lui non riusciva ancora a vedere la gravità di quello che era accaduto.

 

Raggiunse l'ufficio del preside col cuore in gola, angosciato dal suo errore.

 

"Se dovessero cacciarmi via non sarebbe una grande perdita. Sono un pericolo per questi ragazzi" pensava.

 

-Shawn, che puntualità. Ma prego, accomodati pure- gli aveva detto Axel alzandosi in piedi nel preciso momento in cui l'allenatore Froste aveva varcato la soglia dell'aula.

 

-Vedo che voi invece avevate pensato bene di incontrarvi prima. Magari per un accordo? Per escogitare meglio il modo più efficace per liberarvi di me?- aveva domandato Shawn facendo balzare lo sguardo da Axel al preside.

 

Il biondo si era riseduto ed aveva accavallato sensualmente le gambe, per poi incrociare con eleganza le mani sul grembo.

 

-Beh, devo ammettere che dopotutto ci hai preso, questo te lo riconosco, caro il mio Shawn. Sai, ho mostrato al mostro buon vecchio direttore i filmati delle telecamere di casa mia. Quello che hai fatto insieme a quel ragazzino è stato un colpo basso, sei stato veramente crudele. Cercare di incriminarmi in una maniera simile è stato scorretto, non credi anche tu?-

 

L'allenatore aveva stretto i denti per la rabbia e lo aveva guardato in cagnesco.

 

-Sai benissimo perché l'abbia fatto! Tu mi stavi minacciando con quella registrazione del tutto manipolata!-

 

-Ah, giusto, la registrazione. Quella che tuo fratello ha ingenuamente creduto di distruggere, non è così? Sappi che io non sono così sprovvisto, caro allenatore Froste. Le mie fonti non sono limitate come quelle che credete voi. Anzi, con il piccolo giochetto del tuo fratellino adesso ho ben due violazioni di proprietà privata da usare come arma nei vostri confronti, che sommate a tutte le altre mosse false che avete fatto, beh, non lasciano molto spazio per una rivalsa. Che dici Froste, è arrivato il momento di arrendersi? O vuoi ancora continuare a lottare inutilmente per qualcosa che chiaramente non puoi avere?-

 

-Perché Axel! Perché! Perché ci stai facendo tutto questo, noi eravamo amici!-

 

-Io non sto facendo niente di male Shawn, sei tu che non riesci a capire quanto il Quinto Settore possa essere una benedizione per questa scuola sperduta da quattro soldi. Faremo riemergere l'Alpine, e la faremo prevalere su tutte le altre scuole, vedrai-

 

-Non me ne importa niente! Questa è la mia scuola, non te la lascerò così facilmente, costi quel che costi! Adesso è guerra aperta Axel, te lo posso giurare!-

 

Il biondo si era alzato in piedi, avvicinandosi minacciosamente al più basso, fino quasi a toccare il suo petto con il proprio.

 

-Non conosco questo Axel di cui parli. Io mi chiamo Alex Zabel- gli aveva detto, assottigliando lo sguardo.

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Capitolo 15
*** Quindici ***


 

 

 

Shawn camminava nella neve, stringendo distrattamente la sciarpa fra le mani, diretto verso casa propria.

 

Non vedeva l'ora di tornare fra le braccia rassicuranti di Aiden e raccontargli tutto quello che era successo con Axel e il preside, durante l'incontro serale che avevano avuto a scuola.

 

La rabbia che provava era talmente forte che quello che era accaduto con Njord nello spogliatoio era passato totalmente in secondo piano; neanche ci pensava più, mentre rientrava a casa e posava la sciarpina sull'appendiabiti, appuntandosi mentalmente di riportarla a scuola il giorno dopo per capire a chi appartenesse.

 

-Aiden?- chiamò, avvicinandosi affamato alla tavola imbandita, piena di prelibatezze preparate dal suo fratellino.

 

Curiosò alzando i vari coperchi e lasciò andare qualche mugolio per l'acquolina in bocca che il profumo delle pietanze gli provocava.

 

-Aiden? Tesoro? Amore sono a casa!- gridò mettendosi a tavola dopo aver sfilato via il giubbino azzurro.

 

Cominciò a stuzzicare qualcosa, storcendo il naso quando realizzò che tutto quanto ormai fosse diventato freddo.

 

Erano quasi le dieci di sera e sicuramente Aiden lo aveva aspettato credendo che sarebbe tornato intorno alle sette o alle otto, quindi magari se l'era presa per il suo ritardo.

 

Lasciò stare la cena e si mise in piedi per andare a cercare il fratello, curiosando in tutte le stanze alla sua ricerca.

 

Trovò l'armadio svuotato sul letto e brontolò qualche lamentela, per poi continuare a cercarlo per tutta la casa; Aiden sembrava proprio essere sparito, e solo quando notò che molte delle sue scarpe non erano più al loro posto cominciò a preoccuparsi.

 

-Aiden?- continuò a chiamare sempre più allarmato, passando al setaccio ogni stanza ancora una volta.

 

Uscì all'esterno e notò l'auto ancora al suo posto; Aiden sapeva guidare, quindi se fosse uscito avrebbe di certo preso la macchina, a meno che non dovesse percorrere una distanza breve però.

 

Ritornò in casa e provò a chiamarlo sul cellulare ma sembrava essere staccato, il che gli sembrò davvero molto sospetto.

 

Aiden non frequentava nessuno in paese, e oltretutto non sarebbe mai uscito senza avvisare il fratello. L'unica persona che vedeva, o meglio, che aveva frequentato, era stata Axel.

 

A malincuore cercò il suo numero in rubrica ed aspettò pazientemente con il cuore in gola.

 

Dubitava fortemente che Aiden si trovasse con lui, ma quel ragazzo era imprevedibile oltre che impulsivo, quindi magari aveva deciso di prendere un'altra delle sue iniziative e andare a vendicarsi.

 

-Che vuoi, Froste- aveva risposto acidamente il biondo facendo fremere di rabbia Shawn.

 

-Senti, non voglio attaccarti ne litigare, voglio solo sapere se mio fratello si trova lì da te- gli disse chiaramente mentre il cuore gli batteva a mille.

 

-Dovrebbe trovarsi qui per qualche ragione? Vuole beccarsi un'altra denuncia per caso?- domandò con arroganza, ma l'altro ragazzo strinse gli occhi frustrato e cercò di riformulare la domanda.

 

-Dimmi solo se l'hai visto. Dimmi se hai notizie di lui perché a casa nostra non c'è ed ha il telefono staccato-

 

-Non vedo perché dovrei aiutarti- bofonchiò divertito il biondo e per la prima volta Shawn sbottò, sorprendendo lo stesso Axel.

 

-Porca puttana Blaze sputa il rospo lo hai visto o no?! Ho paura che gli sia successo qualcosa! Cazzo ti sto solo chiedendo un'informazione, devi solo dirmi si o no!- urlò, ottenendo dall'altro capo del telefono qualche secondo di silenzio.

 

-Okay...scusa...dirò ai miei uomini di controllare qui intorno, ma ti posso assicurare che io non ne so niente Shawn-

 

Il ragazzo cominciò a tremare. Non c'era motivo di allarmarsi così, lo sapeva benissimo, eppure sentiva dentro di sé una sensazione terribile, un presentimento spaventoso che gli stava pesando sul petto come un macigno.

 

Aspettò pazientemente che Axel gli rispondesse e dopo circa dieci minuti gli arrivò un messaggio breve e conciso:

 

"Tuo fratello non è qui, ti do la mia parola. Spero che stia bene"

 

Sbuffò posando il cellulare sul tavolo.

 

Certo la gentilezza improvvisa di Axel era alquanto sospetta, eppure la sua voce era sembrata sincera al telefono seppure ci fosse davvero poco da fidarsi di quel ragazzo ormai.

 

Aspettò altri dieci minuti, poi decise di prendere il giaccone e uscire fuori a cercarlo.

 

Magari era andato a comprare qualcosa e si era intrattenuto a chiacchierare con qualcuno, oppure era andato a pattinare, anche se gli sembrava improbabile per via dell'orario.

 

Nel momento in cui sfiorò la sciarpa sull'attaccapanni mentre prendeva il giubbino però, un sospetto gli balenò nella mente.

 

Quella sciarpa era incredibilmente simile a quella di Aiden, anche se l'aveva trovata fuori dallo spogliatoio, ed aveva così pensato che potesse appartenere ad uno dei suoi ragazzi.

 

La portò al viso per annusarne il profumo e fu impossibile non riconoscere l'inconfondibile odore di suo fratello.

 

Cominciò a tremare mentre rifletteva sul fatto che non avesse notato la sciarpa prima di entrare in spogliatoio con Njord: non l'aveva notata perché non c'era affatto.

 

Scosse piano la testa, rifiutandosi di pensare che Aiden potesse aver spiato lui e Njord proprio nel momento in cui si erano baciati, nel momento in cui Shawn aveva baciato il suo petto nudo, mentre lo teneva fermo per le gambe.

 

Si strinse un pugno sulla bocca, non poteva essere così, non voleva crederci.

 

Perché Aiden avrebbe dovuto andare a scuola proprio in quel momento?

 

Eppure la sciarpa era la sua, non c'erano dubbi.

 

Ed era proprio lì, sotto la finestra che dava all'interno, dalla quale tutti avrebbero potuto guardare quello che faceva con il proprio allievo.

 

Ma perché non era intervenuto? Se davvero Aiden era stato lì e li aveva visti, perché non li aveva fermati?

 

-Che cosa ho fatto- mormorò disperato il ragazzo scivolando con la schiena lungo la porta.

 

Era talmente assurdo e terribile da pensare che non voleva crederci.

 

Doveva di sicuro esserci un'altra spiegazione, Aiden non poteva essere sparito proprio per quello.

 

Si diresse in camera da letto e andò a controllare sotto al letto, dove conservavano le valige che utilizzavano per i loro viaggetti: ne mancava una.

 

Ormai era impossibile continuare a negarlo, Aiden se n'era proprio andato, e così si spiegò il disordine sul letto e la mancanza dei suoi stivaletti.

 

Provò ancora a chiamarlo ma il telefono continuava a risultare staccato; decise allora di prendere l'auto ed andare a controllare in stazione, unico luogo dal quale Aiden avrebbe mai potuto spostarsi, anche se gli sembrava improbabile che avesse potuto raggiungerla a piedi.

 

La trovò chiusa; il loro era un piccolo paesino, e oltre le otto di sera non c'erano più treni che fino all'alba.

 

Magari era andato a stare in hotel? Forse un amico lo aveva ospitato per la notte?

 

Non sapeva più come rintracciarlo, non sapeva dove poter andare a cercare un ragazzo che non aveva amici ne conoscenti, e che senza suo fratello non muoveva un passo.

 

Solo quando tornando a casa gli venne in mente l'idea di controllare l'estratto conto del loro conto corrente finalmente riuscì a trovare qualche traccia: aveva pagato un taxi con la carta di credito e poi preso un biglietto aereo niente meno che per Tokyo.

 

Si coprì la bocca incredulo e provò ad ottenere maggiori informazioni, consultando l'orario dei voli: l'ultimo aereo per Tokyo era proprio partito mezz'ora prima, mentre lui rincasava e perdeva tempo a cercarlo.

 

-Aiden- mormorò affranto dal dolore e dal senso di colpa, mentre si copriva gli occhi per soffocare le lacrime.

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Capitolo 16
*** Sedici ***


 

 

 

Shawn si svegliò da solo quella mattina, in un letto freddo e troppo grande per una persona sola.

 

Controllò subito il proprio cellulare per accertarsi che il fratello non si fosse fatto vivo, e difatti di lui non c'era ancora alcuna traccia. 

 

Controllò nuovamente l'estratto conto, notando che Aiden, una volta atterrato a Tokyo, aveva prelevato una grossa somma di denaro; almeno sapeva in quale città si trovasse.

 

Non sapeva quali fossero le sue intenzioni, non aveva alcun modo di localizzarlo dato che il suo cellulare risultava spento, né tanto meno poteva immaginare per quanto tempo avesse progettato di stare via.

 

Non aveva altra scelta che andare a cercarlo di persona.

 

Preparò un bagaglio leggero, prese giusto l'indispensabile e si catapultò in macchina dopo aver sigillato per bene tutta la casa.

 

Voleva arrivare a Tokyo al più presto e doveva sbrigarsi a raggiungere l'aeroporto; prima però si fermò davanti a casa di Axel per un ultimo confronto con lui.

 

Il ragazzo stava facendo colazione davanti alla sua tavola riccamente imbandita e invitò l'allenatore a sedersi non appena quest'ultimo fu accolto in casa.

 

-Come siamo mattinieri- commentò, infilando in bocca con eleganza delle uova strapazzate.

 

-Potremmo restare soli per favore? Ho da chiederti una cosa importante-

 

Il biondo sollevò lo sguardo nella sua direzione e fece cenno ai suoi bodyguard di lasciare la stanza così da farli rimanere soli.

 

-Parla pure- acconsentì, stupendo Shawn per il portamento che nonostante tutto continuava a mostrare.

 

-Voglio mettere in chiaro una cosa Axel. Ti odio per quello che hai fatto a mio fratello, e disprezzo quello che sei diventato. Ma-

 

-Ma quanti complimenti, grazie, sei venuto per insultarmi?-

 

-No, sono venuto per chiederti un favore quindi ti prego fammi parlare. Io sto per partire, non so per quanto tempo mancherò, ma è successo qualcosa a mio fratello e adesso lui ha bisogno di me, quindi devo lasciare l'Alpine. Ma sappi che non vado via perché mi sono arreso, perché non mi arrenderò mai- spiegò con determinazione.

 

-Ebbene? Per me ciò che conta è che tu te ne vada e mi lasci prendere il controllo della situazione- puntualizzò il biondo, facendo sospirare l'altro ragazzo infastidito.

 

-Lo so...so che questo era esattamente quello che volevi. Ma so anche che tu ami profondamente il calcio e che non possono davvero essere i tuoi propositi quelli del Quinto Settore...quindi ti chiedo di prenderti cura della mia scuola e dei miei ragazzi, e di non lasciarti manovrare da chiunque ci sia dietro a tutto questo-

 

-Chi ti dice che non sia proprio io a manovrare il tutto, Shawn?- lo punzecchiò il biondo con un ghigno sul viso.

 

-Perché ti conosco Axel e so che tu non sei così, so che non sei questo- gli disse sincero l'allenatore, facendo esitare per qualche secondo l'uomo davanti a se.

 

-Io sono Alex Zabel- 

 

-No tu sei Axel Blaze! E sei mio amico, eri amico mio e di Aiden!- insisté Shawn prendendogli una mano che subito il biondo ritirò inorridito.

 

-Vattene-

 

-Axel prenditi cura dei miei ragazzi! Prenditi cura di Njord! So che non gli farai del male, so che non sei come vuoi farmi credere!-

 

-Basta portatelo via!- ordinò turbato il biondo facendo sì che le sue guardie del corpo entrassero, pronti per portare via Shawn.

 

-Lasciatemi faccio da solo!-

 

-Io agisco in nome del Quinto Settore, Froste. Non aspettarti nessun favore da me- ribadì senza più voltarsi nella sua direzione.

 

-Io invece sono sicuro che farai la cosa giusta Axel. Ho fiducia in te- mormorò speranzoso Shawn prima di lasciare la stanza.

 

Axel era profondamente toccato dalle parole del suo vecchio compagno di squadra anche se non voleva assolutamente darlo a vedere; una voce dentro di lui però stava cominciando ad infastidirlo, facendolo sentire in colpa per quello che stava facendo al calcio e a tutti i ragazzi che ne erano appassionati.

 

Shawn nel frattempo aveva ripreso a guidare e lungo il tragitto era passato davanti all'Alpine.

 

Era ancora troppo presto per vedere i ragazzi giocare nel campo, eppure quel posto, seppur ancora vuoto, gli ricordava inevitabilmente la voce e la risata di Njord.

 

Sentì una lacrima rigargli il viso mentre tirava dritto senza fermarsi.

 

Avrebbe voluto avvisarlo e magari spiegargli tutto, raccontandogli perché fosse necessario che lui andasse via; non voleva che Njord si convincesse che il suo allenatore aveva ceduto di fronte alle minacce del Quinto Settore, e se non fosse stato per Aiden lui avrebbe certamente continuato a lottare con tutte le sue forze.

 

Ma prevedeva di star via per pochi giorni, o almeno lo sperava; il tempo di ritrovare Aiden e portarlo a casa, e avrebbero ricominciato insieme la loro battaglia.

 

Eppure un cattivo presentimento gli diceva di andare comunque da Njord e spiegargli tutto. Lui molto probabilmente non avrebbe capito, avrebbe pensato che Shawn lo stesse abbandonando per suo fratello, che non gliene importasse abbastanza ne di lui ne della scuola.

 

Al suo ritorno si sarebbe fatto perdonare, ma al momento la cosa più importante era ritrovare Aiden e assicurarsi che stesse bene.

 

 

 

 

 

 

•••

 

 

 

I giorni a Tokyo si susseguivano. Shawn alloggiava in quell'hotel ormai da troppo tempo e cominciava a temere che non sarebbe mai riuscito a ritrovare suo fratello; le transazioni sul loro conto corrente si erano fermate da un bel po', ed il suo cellulare continuava a non dare segni di vita.

 

Passarono due settimane prima che il suo telefono lo risvegliasse dal sonno avvisandolo con un allarme che il cellulare del fratello era stato localizzato: finalmente lo aveva riacceso, e la prima cosa che Shawn fece fu proprio tentare di chiamarlo, appurando che il suo numero era stato bloccato.

 

Si vestì in fretta, temendo che da un momento all'altro il cellulare del fratello sarebbe sparito, e senza pensarci due volte si catapultò fuori casa diretto verso il luogo segnalato sulla mappa.

 

Si trattava di una importante università di Tokyo, situata proprio nel quartiere universitario della metropoli.

 

Ben presto il segnale scomparve, e Shawn si ritrovò a vagare attorno all'edificio sperando di scorgere da un momento all'altro la figura di Aiden.

 

Si addentrò nel grande giardino e cominciò a squadrare attentamente ogni viso e chioma colorata che gli passava sotto gli occhi; non si sarebbe stupito se Aiden avesse deciso di riprendere gli studi, era un sogno che condividevano entrambi ma che non avevano mai realizzato, perché non appena tornati in montagna dopo la laurea erano stati subito assunti come allenatori.

 

Decise di dirigersi in segreteria e chiedere informazioni agli addetti, così da andare sul sicuro; magari si sbagliava, Aiden era passato di lì soltanto per caso e Shawn stava facendo un grosso buco nell'acqua.

 

Per fortuna però le speranze del ragazzo erano fondate: Aiden era iscritto da circa una settimana al master di due anni che da tempo avevano sognato di conseguire insieme.

 

Ci restò parecchio male nel sapere che avesse deciso di cominciare quell'avventura senza di lui. Era qualcosa  sulla quale avevano sempre fantasticato, certi però che se mai fosse avvenuto avrebbero dovuto fare tutto insieme, così come il resto degli studi portati a termine prima di allora.

 

Cominciò a scendere sconsolato gli scalini della facoltà e subito la sua attenzione venne attirata da una risata molto familiare: era proprio Aiden, che si dirigeva verso il cancello con alcuni libri sotto braccio, attraversando il giardino insieme a tre ragazzi sconosciuti.

 

Avrebbe dovuto essere contento per lui, si era fatto degli amici finalmente e sembrava così spensierato che Shawn avrebbe quasi potuto credere di essere stato completamente dimenticato da lui.

 

Un ragazzo dai capelli viola scuro e con la pelle leggermente abbronzata gli camminava di fianco raccontandogli qualcosa che a quanto pareva doveva divertirlo molto, mentre un biondo dai capelli lunghissimi fissava il proprio cellulare ed un altro ragazzo dai capelli grigi e ricci parlava sopra all'altro tizio tentando di attirare l'attenzione degli altri.

 

Aiden ridacchiava sereno, con un sorriso sul volto che Shawn non vedeva davvero da molto tempo.

 

Tutte le ferite sul viso erano guarite e ormai completamente scomparse; indossava dei pantaloncini lunghi fino alle ginocchia ed un giacchetto arancione che gli copriva la schiena e le braccia.

 

Gli sembrò quasi un'altra persona, e se non fosse stato per la voce e per i capelli, mai avrebbe pensato che quello potesse davvero essere il suo fratellino.

 

Cominciò a seguirli mantenendo le distanze e per fortuna nessuno di loro sembrò accorgersi della sua presenza.

 

Shawn si sentiva tutto ad un tratto escluso, come dimenticato. Aiden aveva cominciato una nuova vita, e sembrava finalmente sereno e contento con i suoi nuovi amici, mentre realizzava il suo sogno.

 

Chissà come avrebbe reagito se avesse rivisto Shawn, dopo quello che quest'ultimo gli aveva fatto; sicuramente sarebbe stato molto male, e forse infondo la cosa migliore per tutti e due sarebbe stata proprio separarsi, prendere due strade diverse, come aveva sempre raccontato Shawn al fratello più piccolo.

 

A malincuore smise di seguire il gruppetto e prese il primo svincolo una volta fuori dal cancello.

 

Aveva il cuore in pezzi, aver visto Aiden mentre faceva tranquillamente a meno di lui era stato devastante.

 

Ci stava malissimo, e avrebbe sofferto molto, forse per sempre, perché l'idea di separarsi dalla metà di sé era troppo dolorosa anche solo da pensare e Shawn non aveva la forza di rinunciare al fratellino come l'altro invece aveva fatto con lui.

 

Ma dopotutto era stata colpa sua, era stato lui a tradirlo; e quella era stata la spinta definitiva che lo aveva finalmente convinto a staccarsi dal maggiore, cosa che avrebbe dovuto fare molto prima per interrompere il loro legame malato.

 

Allora Shawn lo capì; aveva sbagliato, non avrebbe dovuto seguirlo, avrebbe dovuto soltanto lasciarlo andare e permettergli di farsi la sua vita, i suoi amici, lasciare che intrecciasse legami diversi da quello morboso che aveva sviluppato con suo fratello.

 

Aiden aveva fatto la cosa migliore ad andare via, anche se il dolore della perdita in Shawn era massacrante, e riusciva a malapena a respirare mentre accettava dentro di se la realtà delle cose, mentre si obbligava a pensare al bene del fratellino e non al proprio.

 

Aiden doveva liberarsi da quel rapporto deviato e finalmente lo aveva fatto, ci era riuscito, anche se con un troncamento violento ed improvviso.

 

Dopotutto loro due erano sempre stati così: o tutto o niente, non potevano esserci mezzi termini, se stavano insieme dovevano amarsi, se dovevano essere invece semplici fratelli avrebbero dovuto rimanere lontani chilometri.

 

E Shawn non voleva continuare a rovinare suo fratello, la persona più importante della sua vita. Voleva il meglio per lui, era sempre stato così, e proprio per far sì che lui avesse il meglio doveva restargli lontano.

 

Asciugandosi le lacrime una dopo l'altra continuò a camminare lungo il marciapiede, ansioso di tornare nella sua stanza e potersi sfogare liberamente.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Fine ***


 

 

 

-Aiden?- aveva domandato Shawn davanti all'inaspettata visita del fratello.

 

Aveva aperto la porta della camera in cui ormai viveva da quando era arrivato a Tokyo, aspettandosi chiunque meno che lui.

 

Il minore entrò nella stanza, guardandosi attorno con aria sospetta, e Shawn lo fissò a lungo indeciso su come agire.

 

-Non mi hai fermato ieri mattina. Te ne sei andato- aveva detto Aiden con la voce colma di delusione.

 

-Non capisco, come fai a..-

 

-Pensi di essere l'unico a saper usare quel localizzatore che hai messo al mio cellulare? Secondo te perché l'ho tenuto spento per tutto questo tempo?- aveva domandato retorico, e Shawn si era seduto sul letto con aria sconfitta, mentre il fratello si teneva le braccia incrociate sullo stomaco.

 

-Che sei venuto a fare?- aveva poi chiesto al maggiore, indispettito dal suo silenzio.

 

-Stavo per andare via infatti...-

 

-E non hai niente da dirmi?!- gridò Aiden facendo sobbalzare il più grande.

 

Lui portò lo sguardo al pavimento, provando a mantenere la concentrazione. Doveva ferire suo fratello, era necessario per liberarlo una volta per tutte dalla sua influenza infestante.

 

-Non credo che ci sia nulla da dire Aiden hai già visto con i tuoi occhi quello di cui sono capace- si limitò a dire, spezzando ulteriormente il cuore del minore che lo guardò con gli occhi colmi di delusione.

 

-Credevo che fossi venuto per...-

 

-Si per chiederti scusa, è vero sono venuto per quello. Ma non ha senso se quello che sono davvero è questo, un pervertito. E poi so che non potresti mai perdonarmi per quello che ho fatto, quindi...-

 

-Stai usando la psicologia inversa per caso? Non sei divertente-

 

-Aiden sono dannatamente serio!- disse Shawn a voce alta, mettendosi in piedi tutto d'un tratto.

 

Il più piccolo lo guardò leggermente spaventato, raramente suo fratello sfoderava un atteggiamento così aggressivo, anzi non lo usava praticamente mai.

 

Osservò Shawn mentre ficcava le sue ultime cose nella valigia aperta sul letto e sperò fino all'ultimo secondo che fosse soltanto una messa in scena, che magari suo fratello stava facendo tutto ciò solo perché voleva impietosirlo e farsi perdonare facilmente, ma diversamente da quel che credeva Shawn era serio, così serio da superarlo con la valigia fra le mani per uscire dalla stanza.

 

-Dai Shawn aspetta! Ti perdono okay? Non me ne frega niente di quello che c'è stato fra voi ma non te ne andare!- gli disse nel tentativo di fermarlo ma il fratello aveva cominciato a scendere le scale mentre si asciugava le lacrime, sperando di non farsi scoprire dal più piccolo.

 

-Shawn! Perché mi stai ignorando ho detto che ti perdono!-

 

-Aiden ti prego torna a casa tua adesso- gli aveva detto il maggiore mentre soffocava un singhiozzo.

 

Aiden lo fissava incredulo; era andato lì aspettandosi che il fratello gli si gettasse davanti in ginocchio per chiedere il suo perdono e invece se ne stava andando, stava tornando da lui, nonostante tutto.

 

-Shawn aspetta- gli aveva detto correndogli davanti per poi bloccarlo contro il suo corpo mentre lo stringeva in un abbraccio possessivo.

 

-Dai scusami ho fatto una cazzata, ero arrabbiato, avrei dovuto almeno chiederti una spiegazione prima di andarmene via così. Ti prego torniamo a casa insieme- gli aveva detto tremante di paura, vedendo però negli occhi del fratello soltanto il vuoto.

 

-Ho detto di no Aiden, basta. È stato un errore venire qui, tu meriti di cominciare la tua vita-

 

-Ma non lo capisci che sei tu la mia vita?! Shawn mi stai abbandonando, stai abbandonando tuo fratello!- gli gridò contro la pelle del viso, davanti agli occhi chiusi con forza di Shawn che sopportavano tutto senza cedere.

 

-Voglio solo che tu stia bene Aiden lo faccio per te, perché voglio che tu abbia una vita normale!-

 

-Ma senza di te io non la voglio una vita! Perché non lo capisci?!-

 

-Ecco lo vedi? Lo vedi che cosa ti ho fatto? Non faccio altro che distruggere la vita di tutti, prima con te e poi con quel ragazzino innocente! Lo vedi cosa sono?-

 

-Tu sei mio fratello- gli sussurrò Aiden guardandolo fisso negli occhi mentre gli teneva il viso fra due mani -sei mio fratello e sei l'uomo che amo. Ecco cosa sei- 

 

Shawn guardava il minore con gli occhi colmi di lacrime, provando a non farsi trasportare dalle dolci parole che il fratello gli riservava nonostante tutto.

 

-Se è vero che mi ami allora lascia che io faccia quello che ritengo più giusto- mormorò aggrottando le sopracciglia nella speranza di riuscire a convincerlo.

 

Aiden si staccò da lui, devastato dalla delusione e dal dolore.

 

-Vattene! Vattene e non farti più vedere allora! Sei proprio un bastardo hai ragione sei un mostro! Vaffanculo Shawn non voglio più vederti in tutta la mia vita!- gridò a pieni polmoni, con il viso contratto dal pianto e gli occhi spenti e vuoti a causa dell'abbandono.

 

Il più grande lo guardò un'ultima volta con aria colpevole, poi lo superò stringendo i denti di fronte al pianto che il più piccolo stava sfogando a pochi metri da lui.

 

Prese la sua auto dal parcheggio e cominciò a guidare, liberandosi finalmente delle lacrime trattenute fino ad allora, lacrime che gli annebbiavano la vista impedendogli di guardare la strada con la giusta concentrazione.

 

Guidò a lungo, quasi in modo inconsapevole, fino a ritrovarsi in un posto che conosceva molto bene, lo stesso in cui aveva passato gli anni più belli della sua adolescenza al fianco di Aiden, Axel e di tutti gli altri compagni di squadra.

 

Scese dalla sua auto e varcò i cancelli della Raimon, puntando gli occhi dritto su un gruppo di ragazzini che si allenavano nel campetto che precedeva la scuola.

 

Guardò i giocatori con nostalgia, mentre nel suo cuore ancora si scavava dolosamente il dolore dovuto alla rinuncia appena attuata verso suo fratello, l'amore della sua vita.

 

Seguiva con aria assorta i passaggi dei giovani giocatori, finché una voce conosciuta alle sue spalle non chiamò il suo nome.

 

-Shawn!- aveva gridato entusiasta Mark Evans.

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