Eternal: chronicles of two

di Elena 1990
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il futuro ***
Capitolo 2: *** Una nuova minaccia ***
Capitolo 3: *** Dolore ***
Capitolo 4: *** Allievi e Maestri ***
Capitolo 5: *** Angel Island ***
Capitolo 6: *** Trova la tua strada ***
Capitolo 7: *** Paradisi perduti ***
Capitolo 8: *** Metal Madness ***
Capitolo 9: *** Tempesta ***
Capitolo 10: *** Libri e volti ***
Capitolo 11: *** Ice Cap ***
Capitolo 12: *** Promesse infrante ***
Capitolo 13: *** Resistenza e Confessione ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni ***
Capitolo 15: *** Idee e conseguenze ***
Capitolo 16: *** Contrasti ***
Capitolo 17: *** Equilibrio ***
Capitolo 18: *** Segreti e Bugie ***
Capitolo 19: *** L'Arrivo dei Golem (parte 1) ***
Capitolo 20: *** L'Arrivo dei Golem (parte 2) ***
Capitolo 21: *** Ferite ***
Capitolo 22: *** Scelte ***
Capitolo 23: *** Project Eve ***
Capitolo 24: *** Un aiuto dal passato ***
Capitolo 25: *** Obiettivi futuri ***



Capitolo 1
*** Il futuro ***


Le torri della città si ergevano sopra la foresta e i ciliegi in fiore. Il bianco perla degli edifici rifletteva i raggi del sole facendoli brillare contro il cielo terso.
Tutto era calmo, in pace, natura e tecnologia in perfetto equilibrio nella semplice perfezione di un istante.
Poi, un' ombra si allungò sugli alberi e li sovrastò. Le foglie caddero, lasciando solo i tronchi come scheletri anneriti. Si arrampicò sugli edifici e infine passò al cielo, tingendolo di un rosso sangue. Qui assunse una forma, emerse un volto, nulla più di una maschera irta di zanne.
È perduto...Tutto è perduto...

Silver riaprì gli occhi e si allontanò dal camino. Il calore gli accarezzava il volto, lo scoppiettio nelle orecchie non lasciava presagire alcun pericolo.
Una mano cercò il bracciolo della poltrona e l' altra la tempia pulsante, mentre si sedeva con un sospiro.
-- Nonno?
Sussultò e si voltò indietro per quanto la poltrona permetteva. Sapeva che non sarebbe servito, ma le vecchie abitudini sono dure a morire -- Tera? Non dovresti essere a letto?
-- Non riuscivo a dormire.
La sentì avvicinarsi, uno scalpiccio vivace e leggero, che aveva imparato ad amare. La prese in braccio.
-- Mi racconti di nuovo di Sonic e Tails?
Sorrise -- Domani, tesoro. Ora devi dormire.
-- Ma non ho sonno!
-- Shh. Sono sicuro che tua madre e tuo padre sono a letto da un pezzo. Se si svegliano saremo entrambi in un mare di guai. -- le solleticò il nasino. Sentire le manine più piccole stringere le sue dita gli scaldò il cuore più di qualunque fuoco acceso. -- Solo una. E dopo a dormire.

Quattrocento anni.
Quattrocento anni oltre il futuro. É difficile credere allo scorrere inesorabile del tempo che come un fiume, erode la realtà pezzo per pezzo, finchè non resta che polvere di ciò che fu.
Silver aveva assistito all'erosione più a lungo di qualunque altro essere vivente ma non si considerava fortunato: aveva avuto un assaggio di immortalità, con tutti i pro e contro.
Era contento di essere la via di mezzo.
Sonic, Tails ed Amy avevano già concluso il loro viaggio da molto tempo, dopo innumerevoli avventure. A Silver piaceva pensarli tutti insieme, felici in un qualche meraviglioso luogo nei cieli.
Shadow e Knuckles invece, erano un' altra storia.
Loro sarebbero rimasti, con lui e dopo di lui. Sarebbero rimasti fino alla fine del mondo, al collasso del Sole, forse anche alla fine dell' universo e per quel che ne sapeva, oltre, semmai esisteva un dopo.
Uno era la forma di vita perfetta, e nel progettarlo Gerald l' aveva dotato di un corpo in grado di sconfiggere la morte, attraverso un processo di rapida rigenerazione tissutale ed energetica.
In breve, Shadow non invecchiava. E non sarebbe mai morto di vecchiaia.
L' altro era l' eterno guardiano del Master Emerald, l' ultimo ed insostituibile baluardo di una difesa vecchia quanto Mobius. L' energia del Master Emerald lo teneva in vita, gli donava forza, lo manteneva giovane e, se lo smeraldo veniva distrutto, si rifugiava in lui rendendolo ancora più potente.
Silver poteva solo immaginare quanti anni avesse l' echidna e quanto avesse visto nel corso della sua vita. Avrebbe vissuto come custode di un'energia ancestrale finchè qualcuno di più potente non l'avesse ucciso.
Sempre che potesse essere ucciso: lo Smeraldo non avrebbe mai permesso all'ultimo guardiano di morire. Molti l' avrebbero trovato stupefacente, per Silver invece, era terribile. Non era che una perversa e triste forma di schiavitù, che legava il guardiano nella vita e nella morte.
Sonic se ne andò sereno, sorridendo, dopo aver strappato ai due una promessa: che avrebbero protetto il mondo al posto suo, e aiutato chi voleva proteggerlo.
Dopo la sua morte, Knuckles si ritirò su Angel Island, chiudendosi in un lutto silenzioso e rifiutando ogni contatto con la terraferma, ad eccezione di Shadow. Il riccio scuro visitava spesso l' isola, a volte fermandosi per settimane, prima di tornare in città. Viveva come se la sua immortalità non contasse, creando legami che una volta spezzati dal tempo lasciavano un vuoto doloroso nel suo cuore. In quelle occasioni, andava da Knuckles.
Accomunati da un dono e una maledizione al tempo stesso, i due avevano sviluppato un legame potente di amicizia nel corso dei secoli, qualcosa di intimo e profondo che Shadow poteva identificare solo con il suo legame con Maria.
Avevano vissuto insieme, riso e pianto, fino alla nascita di Silver, poi per altri quattrocento anni. Silver sapeva che sarebbero andati avanti, finchè la morte non avesse trovato uno dei due.
Più un legame è potente, maggiore è il dolore quando si spezza.

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Capitolo 2
*** Una nuova minaccia ***


L'Inizio.
Knuckles definì con quel nome il giorno in cui il riccio nero si presentò trafelato all'altare del Master Emerald.
-- Hai sentito cosa sta succedendo in città?
Il guardiano sollevò il capo, aprendo gli occhi. Le sue scarpe e i guanti si erano consumati da tempo e aveva preso l' abitudine di vestire come i suoi antenati, decorando i suoi dreadlocks con piume e anelli d' oro. -- Shadow, io non so mai cosa accade in città. -- disse con calma.
-- Ma le esplosioni dovresti sentirle.
-- Le sento.
Il silenzio calò fra i due per qualche momento, poi Knuckles si alzò in piedi e scese lungo la scalinata.
Shadow lo seguì con lo sguardo -- Dove vai?
Il guardiano alzò una mano per salutarlo senza voltarsi -- E' stagione, lo sai. L' uva non si raccoglie da sola.
Shadow strinse i pugni, osservò il guardiano percorrere qualche altro scalino e alla fine parlò -- Vado laggiù a dare una mano.
Knuckles si bloccò. Volse lo sguardo verso il riccio, cupo -- Sono sicuro che sapranno cavarsela.
-- Non questa volta.
L' echidna si voltò di scatto, al punto da sorprendere il riccio -- Non dovremmo!
-- Invece sì. Abbiamo promesso. Vuoi rimangiarti la promessa?
Knuckles sospirò e gli voltò le spalle.
Shadow seppe di aver vinto.

In città le strade erano piene di umani e mobian in fuga.
Le due razze vivevano in pace da un centinaio di anni. Vivere a stretto contatto con i mobian produsse strani effetti sugli esseri umani, risvegliando in loro energie latenti. Alcuni nascevano con un' innata sensibilità all'energia del caos e finivano con lo sviluppare poteri sovrannaturali durante l'adolescenza. Gli scienziati non sapevano spiegarlo. La teoria più gettonata era quella della RVC, la “Radiazione volatile del Caos” emessa dai mobian, che avrebbe causato particolari mutazioni al genoma umano. In ogni caso, gli individui mutati erano troppo pochi per destare preoccupazione, ma abbastanza da attirare l' attenzione delle autorità. Non rappresentavano un problema, ma l'intero fenomeno era oggetto di ricerca e controlli da parte degli umani, più che dei Mobian: gli antropomorfi vivevano da sempre esposti al Caos, per loro era del tutto normale.
Shadow schivò agilmente un'auto lanciata verso di lui, mentre pattinava. Volse lo sguardo a Knuckles che lo seguiva planando -- Cosa vedi? -- Un costrutto poco lontano da qui. Non è molto grande.
-- Beh, non sarà quello che ha lanciato l'auto. Altro?
--Stanno provando a combatterlo. In tre. Due Mobian e un' umana.
Accelerarono. Non ci volle molto per raggiungere la piazza in cui i tre combattevano. -- Tera levati di mezzo!
-- Alexi non posso colpirlo così!
-- Non lo colpiresti comunque. Spostati!
La giovane riccia lilla si allontanò, il Wispon ben assicurato al braccio, mentre il procione puntava la sua contro la testa del golem e sparava, senza fare alcun danno. Ringhiò -- Stupido golem. Da dove è sbucato?
-- Provo a sovraccaricarlo. -- disse l' umana al suo fianco. Indossava una tuta aderente ed un' armatura leggera a placche in metallo. Chiuse gli occhi. Scariche elettriche gli avvolsero le braccia mentre le protendeva verso il golem.
I fulmini avvolsero il costrutto, che non diede segni di sovraccarico e alla fine, la ragazza esausta cadde in ginocchio.
-- Nadia! -- il procione corse da lei per aiutarla ad alzarsi.
Il costrutto si mosse ad una velocità incredibile per la stazza e senza muovere una giuntura, come se avesse ruote sotto i piedi.
O dei propulsori.
Alexi sgranò gli occhi e rimase immobile, spaventato. Sentì tremare la terra e all'istante un mobian rosso sbucò da sotto l' asfalto assestando un generoso montante alla testa del golem e facendolo volare all'indietro.
-- Chaos Spear!
Una lancia di energia intercettò il golem in volo, trafiggendolo.
-- Voi due, ragazzini, levatevi dai piedi! -- disse Knuckles, senza guardarli.
-- Knux pensa a loro. Io penso al golem. -- disse Shadow.
-- Sai che odio quando mi chiami così!
Il golem si rialzò, ma Shadow stava già rotolando verso di lui e gli rimbalzò contro, colpendolo con uno Spin Dash. Era appena atterrato e si stava massaggiando la testa dolorante quando vide una pallina lilla lanciarsi contro il golem. Il costrutto già in piedi la intercettò con un movimento del braccio, colpendola in pieno, come scacciando una mosca, e strappandole un grido.
L' echidna ringhiò e si mosse, balzando e prendendola al volo.
-- Ti avevo detto di tenerli d' occhio!
-- E' sbucata dal nulla, prima erano in due. -- si voltò verso l' umana ed il procione -- Perchè siete ancora argh!
-- Knuckles!
Knuckles si rannicchiò per proteggere la bambina svenuta mentre rotolava a terra per un paio di metri, la testa dolente e le orecchie che fischiavano.
Con il braccio libero a forma di cannone, il golem caricò un colpo puntando ai due ragazzini ancora spaventati.
-- Chaos Spear! -- la lancia di Shadow incrociò il proiettile, facendo esplodere entrambi. Il riccio lanciò un' ultimo sguardo colmo d'ira ai due -- Andatevene!
Al che i due si allontanarono, ma non troppo.
-- Non possiamo scappare come dei conigli, dobbiamo fare qualcosa! -- protestò Alexi.
-- Lo so, ma i nostri attacchi sono inutili.
-- Dovremo giocare d' astuzia. -- Alexi guardò verso Shadow e Knuckles alle prese con il costrutto -- Ho un' idea.
Shadow attaccò il golem con uno Spin Dash e Knuckles rotolò di lato con la bambina prima che il costrutto gli cadesse addosso. Raggiunse il riccio e gli affidò la piccola -- Sei più veloce. Portala al sicuro mentre io lo trattengo.
Il riccio annuì e l' echidna si girò per fronteggiare il golem. Questo caricò un altro colpo, mirando a Shadow. Knuckles lo deviò, colpendo il braccio con un pugno ma il costrutto utilizzò l' altro braccio per schiacciare l' echidna a terra.
Quando udì il grido, Shadow aveva raggiunto i due ragazzini. Porse la piccola riccia alla ragazza umana -- Tieni, portatela al sicuro.
-- Vogliamo aiutarvi.
Shadow vide la determinazione in quegli occhi, ma non aveva tempo per le chiacchiere -- Allora fate come vi dico.
Il golem puntò il braccio libero alla testa di Knuckles e caricò il colpo.
Shadow capì che non sarebbe arrivato in tempo. Neanche con tutta la velocità del mondo.
Ma qualcun altro sparò contro il golem. Alexi, il piccolo procione.
-- Ehi faccia di tufo! Perchè non te la prendi con me?
Il colpo non fece danni, ma attirò l' attenzione del golem abbastanza a lungo da permettere a Shadow di caricare uno Spin Dash e sbalzare via il golem.
Aiutò Knuckles ad alzarsi -- Stai bene?
L' echidna annuì veloce e Shadow tornò a guardare il golem che si rialzava indenne -- Dèi ma di cosa è fatto?
Knuckles fece per replicare, ma un altro proiettile colpì il golem.
-- Forza sono qui! Vieni a prendermi, coglione!
Knuckles ringhiò guardando Alexi -- Quel ragazzino si farà ammazzare.
Nadia posò la piccola riccia su una panchina e corse a dare man forte ad Alexi. Vedendola, Shadow sospirò -- Proviamo ad assecondarli.
-- Sei impazzito? Non possono distruggere quel golem.
-- Vero. Ma sono dei ragazzini testardi. E se non li aiutiamo, saranno tre ragazzini testardi e morti.
Il costrutto attivò i razzi ai piedi e scattò verso Alexi, che sorrise. Mirò basso e sparò.
L' urto contro il proiettile sbalzò il golem facendolo rotolare in avanti a grande velocità, dritto verso il mobian che si buttò di lato. Il costrutto attraversò la piazza e si schiantò contro una fila di auto distruggendole. -- Vai Nadia!
La ragazza umana diresse i fulmini verso il golem. Le scintille incendiarono la benzina e l' olio che colava dalle macchine distrutte, facendole saltare in aria.
-- Sììì! -- esclamò il procione, dando il cinque alla ragazza.
Ma udirono uno scricchiolio.
Dal mucchio ardente emerse il golem, illeso. Solo che questa volta era ricoperto di olio e benzina in fiamme.
-- Oh, mer -- Alexi non finì la frase, perchè il golem sollevò un braccio sparando una lunga catena terminante in un arpione, dritta verso la fontana della piazza. Agganciò il pilastro di marmo centrale e lo stradicò dal piedistallo. Poi lo tirò a sé e lo fece roteare come un gigantesco mazzafrusto.
-- Occhio! -- Shadow usò la sua velocità per spingere via i due ragazzini, solo per prendere il pilastro di marmo sulla schiena.
L' urto gli tolse il fiato. Attraversò la piazza solo per sbattere il torace contro una grande quercia, dove la piazza confinava con il parco adiacente. Sentì Knuckles chiamare il suo nome, ma non riusciva a pensare ad altro che al dolore, mentre si aggrappava all' albero per sostenersi. Scorse la forma rossa e trovò la forza di girarsi. Lasciò l' albero e mosse qualche passo, andando verso la figura.
Avvertì una spinta in avanti. Vide del rosso sul suo torace. Poi tutto divenne nero.
Il tempo rallentò mentre Shadow cadeva sulle ginocchia, o almeno, a Knuckles sembrò rallentare. Lo prese, prima che cadesse a terra e come in un sogno lo adagiò sul terreno.
<ì>No. No, no, no, per favore.
-- Non lasciarmi anche tu. -- gli sfuggì, in un sussurro.
Vide il torace del riccio sollevarsi a fatica ed il sangue macchiava la pelliccia bianca.
Era vivo. Ma era ferito. Gravemente. Poteva leggere la sofferenza sul suo volto.
Pagheranno per questo. La pagheranno tutti.
Udì un sibilo. Knuckles si rialzò e sferrò un pugno. Gli artigli si conficcarono nel marmo del pilastro, i piedi scavarono solchi nella terra per un buon paio di metri.
Ma lo tenne.
Pagheranno tutti
Si voltò verso il golem, lo sguardo bruciante d'ira e il muso contorto in un ringhio che metteva in mostra le zanne.
-- A cominciare da te.
Afferrò la catena ancorata al pilastro e tirò con tutta la sua forza, prima in avanti e poi, con un grido, verso l' alto.
Il golem si sollevò da terra, descrisse un arco nel cielo e atterrò sull' asfalto creando un cratere.
L' echidna si spostò e con un altro grido sollevò di nuovo verso l' alto. In breve non si udirono altro che boati, costanti come il ticchettio di un orologio.
Mentre i due ragazzi provavano ad assistere Shadow come potevano, capirono quanto potesse essere pericoloso l' echidna. Era deciso a distruggere quel golem, anche a costo di ridurlo in polvere un pugno alla volta ed erano sicuri che non avrebbe badato a tutto ciò che finiva in mezzo, cose o persone che fossero.
Knuckles ruotò su sé stesso, facendo girare il golem a mulinello, sradicando alberi, distruggendo auto, per poi sbatterlo a terra di nuovo finchè, dando fondo a tutta la forza, lasciò la presa scagliandolo contro un edificio, che crollò sopra al costrutto.
-- E' una fortuna che abbiano evacuato la zona. -- disse Nadia, tenendo Shadow fra le braccia, facendogli da supporto.
-- Già. Ma non credo lo sapesse. -- disse Alexi. Aveva sognato molte volte di combattere al fianco di un eroe, ma capì di non averne davanti uno, in quel momento.
Knuckles ansimò mentre la nuvola di polvere gli scorreva fra i piedi sospinta dal vento.
Li guardò.
Rabbrividirono.
L' echidna si avvicinò e scandì bene le parole, freddo -- Allontanatevi. Da lui. Adesso.
Si spostarono subito, Nadia un attimo dopo, solo per adagiare il riccio il più delicatamente possibile.
Knuckles si inginocchiò e lo prese tra le braccia, con una delicatezza disarmante, come una madre che raccoglie un cucciolo.
Alexi deglutì -- Ci dispiace.
-- Levatevi dai piedi.
-- C' è un ospedale non lontano da qui. -- provò a dire Nadia -- Se-
Knuckles chiuse gli occhi -- Conterò fino a cinque. Se quando riapro gli occhi vi trovo ancora qui, giuro che vi uccido.
E lo disse con una tale fredda risolutezza che ebbero paura.
-- Uno.
Si guardarono.
-- Due.
Udirono uno scricchiolio. L' echidna smise di contare ed aprì gli occhi, osservando le macerie dell' edificio spostarsi. -- Non è possibile.
Dalle macerie, emerse il golem, ancora intero.
-- Oh mamma, è un incubo! -- sbraitò Alexi.
All'improvviso una bolla azzurra comparve intorno al costrutto, avvolgendolo. Si sollevò da terra e una forza invisibile la scagliò lontano, verso l' orizzonte.
-- Sei grande nonno!
I tre si voltarono, per vedere la piccola riccia lilla, accompagnata da nientemeno che Silver the Hedgehog.
-- Maestro! -- esclamarono all' unisono Alexi e Nadia. Knuckles li vide lanciarsi addosso a Silver, abbracciandolo.
Il vecchio riccio ridacchiò -- Piano ragazzi, piano. Ah, diamine se sono invecchiato! Finirete con il farmi cadere!
Tera fece un passo avanti -- Mi sono svegliata sulla panchina. Ho visto che non andava bene, così sono corsa a chiamare il nonno.
Alexi si portò la mano al mento -- Mmh, di solito detesto quando lo fai ma questa volta è stata una grande idea. -- guardò Silver -- Maestro, dovevi vedere quel golem. -- si interruppe, rattristandosì -- Ops. Scusa.
Silver ridacchiò, per nulla offeso -- Per cosa? -- chiese e poi guardò Knuckles, senza guardarlo.
L' echidna fissò le bende che coprivano gli occhi del riccio. L' effetto collaterale dell' utilizzo dei poteri psichici per così tanto tempo. Silver era cieco da un centinaio di anni eppure, certe volte, pareva vedere benissimo, anche meglio di tutti loro.
Il suo potere gli aveva tolto la vista, ma gli aveva donato qualcos'altro. Knuckles non era certo di cosa fosse.
-- Shadow è ferito.
-- Lo so. Riesco a sentirlo.
-- E' colpa loro. -- sibilò, stringendo il riccio a sé e tuttavia, Silver non cambiò la sua espressione neutra.
-- Questo è irrilevante.
-- Davvero?
-- Sì.
Knuckles ringhiò e Silver parlò ancora.
-- Ciò che conta ora è la vita di Shadow. Vieni con me.
Alexi e Nadia pensavano si sarebbe opposto, invece Knuckles si alzò, sollevando Shadow senza sforzo. Il riccio aprì gli occhi ma non distinse altro che forme e sfocature. Li richiuse e strinse i denti, lottando contro il dolore.
Knuckles procedette con cautela fino a raggiungere Silver, che li teletrasportò via.

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Capitolo 3
*** Dolore ***


Capitolo 3: Dolore

Shadow riposava tranquillo nel letto dell'ospedale. Ora al posto della ferita c' erano solo bende macchiate.
Knuckles era seduto di fianco al letto. Non si era mosso dal loro arrivo lì, vegliando come il guardiano che era.
Poteva sentire il Master Emerald al sicuro nel palazzo nascosto, un pulsare tranquillo che gli donava pace, distraendolo dal sonno.
Ogni volta che Alexi e Nadia provavano ad entrare, si beccavano una stilettata d'odio da quegli occhi color ametista e rinunciavano. Soltanto Tera sembrava non irritare il guardiano. Gli portava del cibo dal bar e trascorreva ore in silenzio a guardarlo, provando talvolta a conversare con lui, che rispondeva a monosillabi, quando non ignorava la domanda. Erano perlopiù quesiti su Shadow e domande di rito: come stavano, se avevano mangiato, se i letti erano comodi. Un giorno però, la piccola riccia osò chiedere quel che aveva sempre voluto.
– Voi due eravate amici di Sonic, vero?
Il guardiano non rispose.
– Il nonno mi ha raccontato un sacco di storie su Sonic e Tails. E anche di te e di Angel Island.
Ancora silenzio.
– Il nonno dice che Sonic era il suo antenato, e che siccome lui è mio nonno, è anche il mio. – disse – Com' era Sonic?
Non si aspettò una risposta, come al solito, ma questa volta la ottenne.
– Sonic era – si interruppe. Volse lo sguardo e vide la loro immagine sullo specchio appeso al muro: un riccio nero addormentato, un' echidna con la pelliccia arruffata e le occhiaie. Per un momento gli sembrò quasi di vederlo, insieme a loro, a tirare su gli animi con il suo solito ottimismo.
Una pioggia di ricordi lo attraversò, ed un dolore rimasto sordo per molto tempo si acuì. – Sonic era un eroe. – disse, poi, dopo due giorni interi, si alzò ed uscì dalla stanza.

Shadow si svegliò poco dopo, distinguendo tre volti. Fece una smorfia, passandosi la mano sulla faccia – Voi. Piccole pesti.
– E' sveglio! – gridò Alexi, strappando una smorfia al riccio.
– Shh dannazione! Mi scoppia la testa. – Shadow si massaggiò le tempie – Dov' è Knuckles?
– E' uscito poco fa. – disse Nadia – Non ti ha mai lasciato, non ci lasciava entrare, poi Tera gli ha chiesto di Sonic e-
– Che cosa ha fatto? – il riccio scuro si sollevò lentamente per sedersi, e Tera gli sollevò il cuscino perchè potesse appoggiare la schiena.
– Gli ha chiesto di Sonic. Sai, eravate amici. Lei gli ha chiesto com'era.
– Ha detto che Sonic era un eroe. – continuò Tera – Poi è uscito. – osservò il riccio, preoccupata – Mmh, non dovresti alzarti.
Shadow si stabilizzò sulle gambe tremanti e li guardò – Non chiedete mai, MAI a lui di Sonic e Tails. Chiedete a me, se proprio volete. – uscì dalla stanza, lasciandoli confusi.
Barcollò lungo i corridoi fiancheggiando le pareti, in cerca dell'amico rosso, fino a raggiungere un piccolo giardino interno. Era un giardino zen, con stagni e rigoli d'acqua che gocciolavano in canne di bambù, zone coperte di sabbia bianca con segni di rastrello e un grande pesco in fiore nel mezzo. Lì, con la schiena appoggiata al tronco, c' era Knuckles, con gli occhi chiusi e le gambe incrociate, come se meditasse. La brezza leggera faceva ondeggiare i dreadlocks che gli incorniciavano il muso.
Shadow appoggiò una mano al tronco e si sedette accanto a lui – Ehi.
L'echidna aprì un occhio ma non si mosse. – Ehi. – sorrise. – Sono contento che tu stia meglio.
Shadow sorrise. – E tu come stai? Hai la faccia di uno che ha perso parecchie ore di sonno. E di uno a cui hanno fatto domande troppo personali.
Knuckles capì dove voleva arrivare e fissò a terra. – Quei ragazzini insolenti.
Shadow lo vide cogliere un dente di leone e soffiarci sopra. I semi si dispersero nell' aria e Knuckles fissò lo stelo spoglio, sistemandosi più comodo contro il tronco. – Hai mai provato per qualcuno un affetto così grande, da desiderare di poter piegare il tempo e lo spazio, per riportarlo da te?
Il riccio raccolse uno dei semi e sorrise – Lo sai.
Era vero. Maria era tutto per lui, e Knuckles lo sapeva. L' echidna prese un altro seme, mentre Shadow guardava il suo, e lo infilo sulla testa del soffione. Poi chiuse gli occhi.
– E se un giorno scoprissi che puoi farlo, lo faresti comunque?
Shadow si riscosse, ma quando guardò verso il suo amico, Knuckles dormiva appoggiato al tronco. Provò a scuoterlo piano ma non ottenne risposta. Di solito l' echidna reagiva come una molla anche nel sonno. Doveva essere davvero stanco, così rinunciò a svegliarlo ed archiviò quelle parole come i vaneggiamenti di un amico stanco e triste. Knuckles pendeva verso di lui, così il riccio gli si fece più vicino, per fargli da sostegno, prima di chiudere gli occhi a sua volta e riposarsi all'ombra del pesco in fiore.

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Capitolo 4
*** Allievi e Maestri ***


Avevano dimesso Shadow il giorno seguente: la rigenerazione non aveva lasciato traccia delle ferite sul suo corpo.
Quando li avevano trovati all'ombra del pesco, lui era ancora appoggiato al tronco, mentre Knuckles russava a bocca aperta disteso al sole, in mezzo ai fiori. Il riccio si era alzato, stirato e strofinato gli occhi, sentendosi traboccare di energie come dopo una bella dormita.
Knuckles invece li aveva seguiti come uno zombie fino alla stanza, solo per crollare di nuovo sul divano e ora riposava in una delle tante stanze della casa di Silver. L'albino aveva insistito perchè si fermassero lì, con la scusa che aveva qualcosa di importante da dire loro.
Knuckles spariva tra le coperte come un baco nel suo bozzolo, con solo il muso fuori dalla matassa e Shadow sedeva sulla poltrona vicino al letto, assorbito da un thriller. Ma poteva sentire i loro sguardi. Erano lì, in silenzio, sulla soglia della porta socchiusa.
Sospirò.
– Venite dentro, se volete. E se avete domande, fatele.
In seguito si pentì di quelle parole.

– Dove hai imparato quello Spin Dash?
– Ma l'Ark esisteva sul serio?
– Hai davvero lavorato per GUN?
– Come faceva Sonic ad andare così veloce?
– Tu sei veloce come Sonic?
Shadow rispose a tutte, una alla volta, cercando di mantenere la calma, anche se una parte di lui voleva urlare sopra tutte quelle voci eccitate chiedendo silenzio.
– Adesso ho io una domanda per voi.
Si zittirono all'istante. Lo considerò un miracolo. Non perse tempo e chiese – Chi siete? E perchè stavate combattendo il golem?
Il procione sorrise – Io sono Alexi, e loro sono Nadia e Tera. Combattevamo il golem perchè siamo degli eroi. Difendiamo la città.
Shadow fece un lieve sorriso – Ma davvero?
Loro non sembrarono avvertire la punta di sarcasmo, ed annuirono --Il nonno ci ha insegnato. – disse Tera.
– Il nonno? Intendi Silver?
Tera annuì – Già. Ci ha insegnato tutto! E un giorno saremo come Sonic e Tails! Combatteremo i cattivi e proteggeremo gli indifesi!
Shadow non potè fare a meno di provare un po' di simpatia per la piccola riccia. Era piena di entusiasmo ed era anche molto giovane. Doveva avere l'età di Cream, ai tempi delle loro avventure. Il procione era poco più grande di lei, sui dieci anni, ma il suo sguardo era più maturo, come se ne avesse vissute troppe per la sua età. L' umana invece era nel pieno dell'adolescenza. Carnagione bruna, lentiggini sul viso, e tristi occhi azzurri. Anche il suo sorriso era triste, ma era pur sempre un sorriso. Come Alexi, anche lei doveva aver visto giorni peggiori.
Stava per replicare quando bussarono alla porta. Lo sguardo volò su di essa – Avanti.
Una mano bianca fece capolino nella stanza, spingendo la porta – Sento il vostro parlare dal corridoio – disse Silver – Volete lasciare un po' in pace Shadow e Knuckles?
– Ma Maestro! – protestò Alexi – E' Shadow. Shadow the Hedgehog! Ed è qui, in casa nostra!
– E io ho bisogno di parlare con lui. Da solo.
– Ma-
– Niente ma. Uscite, avanti. Prometto che non ve lo ruberò a lungo.
A quelle parole i tre uscirono, tra sospiri e facce tristi.
– E non mettetevi a origliare. Leggo la vostra mente e so che avete intenzione di farlo. Vero Alexi?
– Aah, accidenti!
Silver ridacchiò, guardandoli uscire chiudendo la porta.
– Silver che fa la predica ad un mucchio di ragazzini. Non l'avrei mai detto.
Il riccio bianco sorrise – E Shadow the Hedgehog che ci discute tranquillamente? L' avresti mai detto?
Shadow sorrise. – Il tempo ci ha cambiato.
– Puoi dirlo forte, amico mio.
– La piccolina mi ha detto che sono eroi, e che li hai addestrati tu.
Silver ridacchiò – Sul serio? In realtà, tutto ciò che ho fatto è stato dar loro un posto dove stare, e aiutarli ad affrontare i loro problemi. – cercò con una mano il divanetto e una volta trovato si sedette con un sospiro di sollievo. – Ed è stata Tera,in realtà, a dare vita a tutto. La mia nipotina ha un cuore molto grande. – sorrise e poi riprese a parlare – Vedi, Alexi è stato il primo: è orfano, ma il suo nome non compare in nessun istituto e per quanto ne so, ha vissuto da solo in mezzo alla strada. Un giorno passeggiavamo nel parco e Tera lo ha visto frugare tra i bidoni della spazzatura. Si è avvicinata e lo ha invitato a fare merenda con noi. Era davvero diffidente ma mia nipote sa essere molto testarda. Una volta convinto, ha iniziato a farci amicizia, a giocare con lui e a fargli un sacco di domande. E quando gli ha chiesto dove fossero i suoi genitori, è scoppiato a piangere.
– Brutta storia. – commentò Shadow.
– Temo di sì. Lui non vuole parlarne. – replicò Silver – Quando Tera lo ha visto piangere, lo ha abbracciato forte, gli ha detto di non preoccuparsi, che andava tutto bene e che se voleva, poteva stare a casa nostra. Poi mi ha guardato.
– Capisco.
– Non avrei mai potuto lasciarlo lì. Ho provato a rintracciare dei parenti ma sembra solo al mondo. Quanto a Nadia, beh, la sua è una storia simile, ma più brutta.
– Che le è successo?
Silver sospirò – Ha ucciso il padre. Con un abbraccio. Elettrocuzione, dicevano. – guardò Shadow, senza vederlo. – E' stato un terribile incidente, una tragedia causata dal suo scarso controllo dei suoi poteri. La madre l'ha ripudiata, buttandola fuori di casa con nient'altro che i vestiti che aveva addosso. La notizia ha iniziato a circolare, i media hanno iniziato a parlare di lei come un soggetto instabile e pericoloso.
– Povera bambina.
– Già. Quando mi sono avvicinato a lei, la sua mente era un delirio di confusione e paura al punto che non aveva più alcun controllo. Mi ha attaccato. L' ho fermata. É fuggita. L' ho ritrovata durante una tempesta, sotto ad un ponte. Le ho detto che si sarebbe presa una polmonite. Mi ha risposto che non le importava. Le ho teso la mano e le ho promesso che l'avrei aiutata, e che qualunque cosa fosse successo, l'avremo affrontato insieme. – il riccio sorrise – Mi sono assunto la piena responsabilità per le sue azioni per un certo periodo. Ho fatto tutto ciò che potevo per aiutarla. Alla fine sono diventato il suo tutore. Credeva di essere un mostro, e ho impiegato anni per convincerla del contrario. Tera e Alexi sono stati fantastici con lei e lo sono tuttora. La amano come una sorella maggiore e lei li adora come se fossero i suoi fratellini. La mia bambina ora è felice, e amata, e ha il pieno controllo di sé. Shadow sorrise. Sentire come Silver aveva migliorato le vite di quei ragazzini lo riempì di orgoglio. L' albino aveva sempre faticato a trovare il suo posto nella squadra, ma alla fine sembrava aver scoperto la sua vocazione. – Il tuo è stato un gesto nobile. – commentò.
– E lo rifarei altre mille volte, se dovessi. – replicò Silver – Sai, quando il mio potere si è preso i miei occhi, pensavo di non servire più a nulla, di essere solo un inutile vecchio cieco. – guardò di nuovo verso il riccio, le bende che coprivano gli occhi – Loro mi hanno ridato speranza. Mi hanno insegnato a guardare oltre quel che avevo perso ed allora, la mente ha iniziato ad essere i miei occhi.
Shadow inclinò il capo – Cosa intendi?
– Vedo cose, luoghi, attimi, e a volte si ripetono nella mia mente con insistenza.
– Come delle visioni?
– Esatto. E non mi piace quello che vedo ultimamente. É ciò di cui volevo parlarti. – abbassò la voce – Vedo una grande ombra che copre il mondo, un volto maligno dietro ad una maschera. E sento una voce, che sussurra sempre le stesse parole: tutto è perduto.
Shadow inclinò il capo – Sicuro che non sia solo un incubo?
– Non lo è. Lo faccio ogni notte da mesi. Stesse immagini, stesse parole e sensazioni. – abbassò lo sguardo – Ogni volta provo un senso di vuoto enorme. Non è paura, è disperazione. É come se quel volto rubasse tutte le mie speranze. – fissò Shadow, preoccupato – I ragazzi non sono pronti per questo. Ma non si tireranno indietro. So che non lo faranno. E so che se lo affronteranno da soli e con le loro abilità attuali, moriranno. L' ho visto, Shadow. Non sono pronti. Dèi non so nemmeno se il mondo intero lo è. Siamo a malapena riusciti a liberarci del golem e non del tutto. L'ho scagliato lontano, come tutti gli altri. Ma prima o poi torneranno. Ci vorranno giorni, forse mesi, ma saranno di nuovo qui.
– Altri? Aspetta, ce n'erano altri? Quanti?
– Una ventina.
– Santo Mobius. E hai idea di cosa siano?
– Sentinelle.
Si voltarono.
Knuckles si reggeva alla parete, sostando sulla soglia. Sembrava di nuovo sveglio e reattivo, con il suo solito cipiglio serio.
– Sentinelle? – chiese Shadow.
Il guardiano annuì, avvicinandosi – Antichi costrutti echidna, progettati per vegliare su tesori o città. Una volta le Mistic Ruins ne erano piene. – Knuckles annusò l' aria e Shadow si trattenne dal sorridere: faceva così quando cercava del cibo sulla sua isola. Doveva avere una gran fame. – Di solito rimangono in stasi, conservando l'energia nel loro nucleo, che può riattivarsi con un imput adatto. A volte può essere anche un viaggiatore incauto che si avvicina troppo. Il problema è che se il golem resta inattivo per troppo tempo, non ha più memoria degli ordini ricevuti e considera ogni essere vivente come una minaccia.
Silver sbattè le palpebre – Ecco perchè attaccavano la città.
– Aspetta. – fece Shadow – Vuoi dirmi che si sono attivati tutti e venti per caso?
– Venti? – Knuckles scosse il capo – Impossibile. Erano più di uno solo se erano a guardia di mura cittadine. – riflettè – Tutti e venti nello stesso giorno... – li guardò – O qualcuno ha davvero scoperto le rovine di Albion, o qualcosa ha generato un imput abbastanza potente da risvegliarli tutti.
– C'è qualcosa in grado di farlo? – chiese Silver.
Knuckles riflettè in silenzio per alcuni attimi, poi scosse la testa – No. O meglio, non lo so. L' unica cosa che mi viene in mente è il Master Emerald, ma era con me su Angel Island e non ho notato variazioni nella sua energia. Se qualcuno avesse fatto una cosa del genere sulla mia isola, me ne sarei accorto.
– Va bene. – fece Silver – Indagherò, mediterò sui miei sogni. Per Tera, Alexi e Nadia invece, ho bisogno di un vostro favore.
– Comincio a capire dove vuoi arrivare. – disse Shadow.
– E' un bene che tu lo capisca. Quei ragazzi sono onesti e coraggiosi, ma non sono pronti per fronteggiare una simile minaccia.
– Combatterò al loro fianco.
– Questo non basterà. Hanno bisogno di apprendere, di crescere, di qualcuno che gli insegni ciò che io non posso insegnare.
– No.
– Knuckles, per favore, ascolta.
L' echidna voltò loro le spalle, incrociando le braccia – Che altro dovrei sentire? Vuoi che prendiamo quei tre come allievi e che combattiamo con loro. E la mia risposta è no.
Shadow scosse il capo – Perchè?
Knuckles si voltò di scatto – Lo sai perchè!
Shadow sospirò e si voltò verso il riccio bianco – Puoi lasciarci soli un momento?
Lui annuì ed uscì chiudendo la porta, quindi Shadow tornò a parlare.
– Silver dice che il mondo è in pericolo, e io gli credo. Abbiamo promesso a Sonic di difenderlo. Dobbiamo fare tutto il possibile.
– Forse dovremmo starne fuori, invece. – mormorò l' altro.
– Cosa vuoi dire?
L' echidna sospirò – Shadow, da quanto manteniamo quella promessa? Sette, otto secoli? Sto iniziando a chiedermi dove sia il confine tra difendere e interferire. Mi preoccupa. Forse questa è solo la fine di un'era e l' inizio di un'altra, e nella nostra visione limitata degli eventi non possiamo saperlo. – Shadow lo osservava come se avesse davanti un estraneo e questo lo ferì. Gli si avvicinò e posò la mano sulla spalla del riccio – Se li addestrerai, ti affezionerai a loro. Poi il tempo te li porterà via, e tu soffrirai. E andrà avanti così, all'infinito. Tutto cambia, Shadow. Ciò che inizia, è destinato a finire. Ma non noi. Ed è ora che tu te ne faccia una ragione.
Shadow scacciò la mano dell'echidna – Ho fatto una promessa a Sonic. E intendo mantenerla.
L' echidna chiuse gli occhi e sospirò, mentre Shadow lasciava la stanza sbattendo la porta. Si avvicinò al davanzale e aprì la finestra, sentendo nell'aria la lieve carezza energetica del Master Emerald.
- Che cosa faccio adesso? - mormorò.
Silver era l'ultimo dei suoi amici ancora in vita. Rifiutare la sua richiesta di aiuto lo faceva sentire sporco.
Quei ragazzini testardi sarebbero andati incontro alla morte, e non serviva essere dei veggenti per capirlo: le sentinelle li avrebbero fatti a pezzi senza sforzo.
E Shadow con loro.
Rabbrividì a quel pensiero. Shadow li avrebbe aiutati, li avrebbe seguiti in battaglia.
Lui può essere ucciso. Non è come me.
Battè il pugno sul davanzale – Accidenti! -- poi uscì dalla stanza, in cerca del riccio scuro.

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Capitolo 5
*** Angel Island ***


Quando Shadow si teletrasportò sull'isola con i tre ragazzi, Knuckles era lì ad aspettarli, braccia conserte ed espressione contrariata.
Prima che potessero dire una parola, cominciò – Eccovi. Questa è casa mia, e queste sono le mie regole: non toccate il Master Emerald, non curiosate fra le rovine, non toccate la mia uva, non inoltratevi nel bosco, non infastidite i Chaos, non infastidite gli animali, non infastidite me e non avvicinatevi al bordo dell'isola. Colazione dalle sei alle otto. Se vi alzate più tardi mangerete quel che rimane o non mangerete affatto. Ora vi mostro dove alloggerete.
– Perchè è arrabbiato? – sussurrò Tera mentre camminavano.
– Mi sa che non ci vuole qui. – fece Alexi – Potrebbe dircelo in faccia.
Nadia osservava le piante che fiancheggiavano il sentiero. Le fronde verdi lasciavano filtrare il sole e tutt'intorno si udiva il cinguettio degli uccelli. – Non riesco ancora a crederci. Esiste davvero.
Per i Mobian, Angel Island non era un segreto, per gli umani invece, era poco più di una leggenda popolare della cultura mobian. Fin dai primi tempi della convivenza pacifica tra le due specie, Knuckles aveva migliorato il sistema di difesa dell'isola riuscendo, dopo innumerevoli tentativi e altrettante imprecazioni nella sua lingua madre, a rimettere in funzione il vecchio sistema di scudi che celava l' isola sia ai radar che alla vista. Grazie agli scudi e al suo continuo spostarsi, gli umani non l' avevano mai trovata, e i fortunati che vi atterravano non ne uscivano vivi: Knuckles curava le trappole in modo maniacale.
– Certo che esiste. – fece Alexi – E' l'isola che un tempo ospitava l'antica capitale di Echidnapolis, che venne quasi rasa al suolo dopo- si interruppe quando Knuckles colpì un masso con il pugno, distruggendolo.
– Bloccava la strada. – si giustificò.
– A me sembrava sul bor- finì con un mugugno mentre Alexi le tappò la bocca.
– E' bellissima. – Nadia guadagnò solo un grugnito dal guardiano, come risposta.
– Che tipo di fauna ospita?
Questa volta l' echidna rispose – Conigli, cervi, piccoli roditori, uccelli.
– Nessun predatore?
– Qualche rapace. E Shadow.
– Il mio fisico ha bisogno di un costante apporto di proteine nobili. E non fingere: so che ami la carne essiccata.
– Mi piace variare tra un insetto e l'altro. Sai che contengono più proteine che la carne?
– Yew! – fece Tera.
– Potrebbero contenere anche energia pura, non li mangerei in ogni caso. – replicò Nadia.
Il guardiano li portò fino ad un rifugio scavato nella roccia, poi si congedò, andando via in fretta, come se non vedesse l'ora di liberarsi di loro.
Era una grotta spartana ma accogliente. Le pareti di roccia erano coperte da tavole di legno, come il pavimento. C'era una buca per il fuoco e cinque stanze, tre arredate per bene, con un letto di piume, un comodino ed una scrivania. Sopra ad ogni scrivania c'era un cesto di frutti dell'isola e una brocca di terracotta con un bicchiere.
Shadow osservò il luogo, mentre i ragazzi si sistemavano. Knuckles doveva aver impiegato tempo e risorse per riordinare quel posto. Notò che molta della mobilia veniva dalla sua casa sull'isola, e molto cibo dalle sue scorte. Certo, l'echidna non amava avere ospiti, ma non aveva perso il suo buon cuore.
– Ehi il mio letto è morbidissimo! – sentì gridare Tera.
– Anche il mio. Pensavo di trovare un sacco a pelo, o un mucchio di paglia. – rispose Alexi.
– Sembra che Knuckles sia solo un vecchio brontolone dopotutto. – Nadia ridacchiò.
Shadow incrociò le braccia – Knux può avere un cuore tenero, ma se non rispettate le regole vi butterà giù dall'isola senza pensarci. -- disse – Con me lo ha fatto.
Con quella frase si guadagnò l'attenzione dei tre, le cui teste sbucarono fuori dalle loro camere.
– E che avevi fatto? – fece Alexi.
– Ho rovistato nei suoi archivi. Ci sono testi echidna millenari là sotto. Mi ha preso di peso e lanciato giù da Sky Sanctuary. Non ha voluto vedermi sull'isola per una settimana.
– Wow.
– Già.
– E come sei sopravvissuto? – chiese Nadia
– Chaos control.
Alexi sgranò gli occhi – Fico! Ce lo insegni? Per favore?
– Non adesso. Prima devo vedere a che punto siete arrivati.
– Quando cominceremo l'addestramento? – chiese Nadia.
– Quello vero domani. Oggi voglio che vi sistemiate e che mi mostriate cosa sapete fare, quali sono le vostre abilità. Per ora, vi allenerete solo con me.
– E Knuckles?
– Lui sostiene di non aver nulla da insegnarvi. In ogni caso, ha sempre molto da fare sull' isola.
– Del tipo? Guardare il Master Emerald, poi guardare il Master Emerald e per finire lucidare il Master Emerald?
– E' dietro di te.
Alexi sbiancò e si voltò di scatto, ma dietro di lui non c'era nessuno.
Sentì ridacchiare il riccio nero – Non è divertente! - sbraitò.
Shadow incrociò le braccia – E' da codardi parlare alle spalle degli altri. Se credi che stia tutto il giorno a guardia dello Smeraldo verificalo di persona e poi digli in faccia ciò che hai detto.
Alexi abbassò lo sguardo. – Mmh. Ma sul serio, cosa fa qui tutto il giorno?
Shadow fece spallucce – Seguilo e vedrai. Può darsi che all'inizio sia scontroso, ma tende a ricompensare quelli testardi quanto lui.

Erano in fila nella radura in cui sorgeva l'altare con il Master Emerald, protetto dalla figura rossa e immobile di Knuckles. Shadow stava davanti a loro a braccia conserte.
– Bene, voglio testare le vostre abilità. Attaccatemi uno alla volta, con tutto ciò che avete. Provate a sconfiggermi. Tera, inizia tu.
Tera formò na sfera e cominciò a ruotare sollevando polvere e terriccio. Poi scattò in avanti decisa a colpire Shadow. Il riccio piantò bene i piedi e la fermò afferrandola con le mani. La piccola riccia non poteva metterlo in difficoltà, ma la forza dell'impatto lo fece comunque indietreggiare.
La lanciò verso l'alto, lei smise di ruotare e precipitò gridando spaventata, finendo con il sedere sull'erba.
– Ahi!
– Sei troppo debole per fare uno Spin Dash decente. Ti serve una spinta maggiore.
Mentre Tera si massaggiava sofferente, Alexi si fece avanti. Caricò un pugno verso Shadow ma non appena il riccio si mosse per parare, il procione ruotò su sé stesso finendo alle sue spalle e assestandogli un duro colpo sul collo con il lato della mano, togliendogli il fiato. Cadde in ginocchio, lo sguardo spento.
– Ah, fregato! La biblioteca di Silver ha un' intero scaffale di anatomia. Conosco tutti i punti di pressione per rendere inoffensivo un nemico.
Shadow rimase in quella posizione ancora qualche attimo, poi sorrise – Oh, interessante. Anche io li conosco. – si alzò, sotto agli occhi increduli di Alexi, massaggiandosi il collo – E tu hai sbagliato di mezzo centimetro. – fulmineo, il riccio assestò un colpo al collo del procione che cadde all'istante, svenuto. – Questo è il punto esatto.
Udì una scarica elettrica alle sue spalle e si voltò, cominciando a correre verso Nadia. Lei scagliò il fulmine, ma Shadow lo schivò. Nadia si morse il labbro ed indirizzò la mano a terra creando un' onda di elettricità. Shadow formò una palla e balzò in alto, precipitando giù verso Nadia, mancandola di proposito ma passandole abbastanza vicino da sbalzarla via, facendola rotolare per un paio di metri.
Dall'alto del santuario dello Smeraldo, Knuckles osservava impassibile.
– Quello sì che era uno Spin Dash! – esclamò Tera.
Shadow si rialzò, togliendosi la terra dalla pelliccia e guardò l'umana – La tua tecnica con i lampi è grezza e prevedibile. Devi conoscere ogni aspetto del tuo potere, per sfruttarlo al meglio. - disse e guardò Alexi seduto a massaggiarsi il collo – E tu. Non puoi colpire i punti sensibili se manchi di precisione. Devi perfezionare la tecnica, o rischi di farti ammazzare. – conclusa la valutazione, sospirò – C' è molto da fare. Per adesso vi allenerò uno alla volta in giorni diversi, e quando sarete pronti lavoreremo sulla squadra.
– Ma noi siamo già una squadra. – disse Nadia.
– Vero. Ma se ciascuno di voi non conosce il suo potenziale e non sa utilizzarlo, tutta la squadra ne risente. – sospirò – Io, Rogue e Omega eravamo una grande squadra, ma ancora prima, ciascuno di noi sapeva sfruttare al massimo le proprie abilità.
Tera alzò la manina, strappando a Shadow un sorriso – Sì?
– Mentre tu alleni uno di noi, gli altri cosa faranno?
– Potete sfruttare la giornata come meglio credete. O dare una mano a Knuckles, come ho detto.
Era certo che l'echidna avrebbe protestato dall'alto del suo santuario, invece non proferì parola. Semplicemente scese le scale e se ne andò.

Shadow allenò i tre ragazzi fino al tramonto, quando Knuckles li vide tornare infangati e stravolti. Fuori dal rifugio c'erano tre tinozze piene d'acqua fumante, mentre dei tronchi erano disposti attorno ad un fuoco su cui arrostiva del pesce.
C'erano anche ciotole con del pane, del formaggio e della frutta.
– Evvai! Muoio di fame! – esclamò Alexi.
– Io voglio fare il bagno!
– Io voglio andare a dormire. – mormorò Nadia.
Dopo che si furono lavati, si sedettero accanto al fuoco. Shadow e i tre attorno al falò, Knuckles un po' in disparte, addentando il suo spiedo di pesce in silenzio. Li osservò mangiare di gusto, ridere e scherzare tra loro, a volte anche con Shadow. Sul volto comparve un lieve sorriso, che scomparve subito mentre scuoteva il capo e si alzava per occuparsi dei piatti vuoti.
– Ragazzi guardate. – disse Nadia e gli altri sollevarono il muso notando la miriade di stelle del cielo sopra ad Angel Island – Si vede la Via Lattea. É fantastico!
– E' quasi come al campeggio. – commentò Alexi mentre sgranocchiava una pannocchia.
– Già! Però manca la storia. Maestro Shadow, ci racconti una storia? – chiese Tera.
– Cosa? No, no. Sono un pessimo narratore. – replicò il riccio, un po' lusingato dal sentirsi chiamare maestro. Fece un sorrisetto – Ma l'echidna qui, conosce un mucchio di leggende.
Knuckles lo fulminò con lo sguardo, ma ormai aveva l'attenzione dei tre ragazzini.
– Eddai Knuckles. Non vorrai negare ai bambini la storia della buona notte.
– Per favore Signor Knuckles. – disse Tera e sfoderò la versione migliore dei suoi “occhi da cucciolo”.
L' echidna sospirò e si sedette sul tronco. Calò il silenzio, mentre aspettavano che iniziasse.
– Questa è la leggenda delle Origini, così come la narrano gli Echidna. – disse e Shadow si fece attento: vedere Knuckles nel ruolo di narratore era un evento raro dalla scomparsa dei loro amici. Di solito era Sonic ad assillarlo perchè raccontasse una delle sue “storie echidna”. Shadow aveva un approccio diverso a quella cultura, preferendo i registri polverosi alle favole tramandate oralmente.
– All'inizio di tutto, c'erano due dèi: uno era Chaos, il dio delle acque, e come l'acqua mutevole e imprevedibile, e Iblis, il dio del fuoco, come il fuoco fonte di vita e morte. – fissò il fuoco dinnanzi a sé ed il secchio d'acqua lì accanto. – Iblis e Chaos erano due fratelli molto legati e un giorno decisero di forgiare qualcosa insieme, unendo i loro poteri, per creare una testimonianza materiale del loro legame fraterno. Iblis forgiò una sfera di magma e Chaos usò l'acqua per raffreddarla. Poi Iblis fece il sole, per riscaldarla, e Chaos le nuvole, perchè non diventasse arida. Allora Iblis decise che dovevano darle un nome: Chaos voleva chiamarla Mobius, Iblis voleva chiamarla Terra. Si trovarono per la prima volta in disaccordo, ma rimediarono tenendo entrambi i nomi.
Tera ridacchiò.
– Ogni giorno i due fratelli controllavano la loro creazione e presto si resero conto che stava cambiando: la vita si stava diffondendo su di essa. Iblis e Chaos erano felici: insieme avevano creato qualcosa di unico e meraviglioso. Decisero di dividersi i compiti a quel punto: Iblis avrebbe vegliato su una metà del mondo, Chaos sull'altra. Il tempo passò e la vita crebbe sul pianeta, dando origine alle diverse specie. Chaos aveva la sua preferita tra tutte e gli diede un nome: Mobians, la gente di Mobius. Anche Iblis decise di dare un nome alla sua specie preferita, e li chiamò Umani, che vuol dire “creature nate dalla Terra”.
Nadia sorrise.
– Gli umani non avevano artigli o zanne come i Mobian, ma solo la loro intelligenza, eppure erano sopravvissuti e Iblis era così orgoglioso di loro che volle ricompensarli, donandogli il fuoco. Infatti nessun echidna conosceva il fuoco prima dell'arrivo degli umani. Con il potere di Iblis dalla loro parte, i figli del Sole prosperarono. Chaos se ne accorse e si irritò quando scoprì cosa aveva fatto il fratello. Come aveva potuto lasciare il potere di un dio nelle mani di esseri mortali?
Nadia corrugò la fronte.
– Il potere fece prosperare gli Umani, il loro numero crebbe e divennero boriosi e superbi. Cominciarono a reclamare come loro intere praterie, foreste, montagne. In tutti quei secoli, anche gli Echidna avevano una civiltà fiorente e prosperavano sotto la guida di Chaos e dei suoi preziosi consigli. Tra i Mobian erano la civiltà più avanzata e potente. Quando arrivarono gli umani, gli Echidna si opposero alla loro avanzata ed iniziò la prima grande guerra. – si interruppe e guardò la Luna – Dovreste andare a dormire.
Tera sgranò gli occhi – No per favore, ancora un po'!
– Già, voglio sapere come finisce. – disse Alexi.
– Anche io. – fece Nadia, seria in viso. – Per favore.
Knuckles guardò Shadow ed il riccio fece spallucce, dunque l'echidna continuò.
– Il fuoco causò gravi perdite agli Echidna, portando terrore e distruzione al punto che ancora oggi, nessun echidna accende un fuoco senza aver prima raccolto acqua ed aver chiesto il perdono e la protezione ai suoi avi.
– Davvero? – chiese Alexi.
– Sì.
– E l'hai fatto anche ora?
– Sì.
– Shhhh! – fece Tera.
Knuckles continuò – Gli umani presero i piccoli villaggi arrivando ad un passo dalla grande città di Albion e dalla capitale Echidnapolis. Gli Echidna, disperati, chiesero aiuto a Chaos. Allora lui mandò il suo potere sotto forma di una tempesta globale. La pioggia cadde su tutto Mobius, fitta e potente. Impregnò il terreno, lambì la roccia e ne riempì le crepe. Quando l'acqua evaporò, rimase solo l'energia cristallizzata, come la vena del minerale in una miniera. Chaos guidò gli Echidna in una caverna profonda, dove gran parte dell'energia si era cristallizzata. Disse loro di scegliere sette cristalli, prelevarne dei pezzi e intagliare sette gemme. Gli Echidna lo fecero e intagliarono anche le pietre madri per distinguerle dagli altri cristalli. Così nacquero gli Smeraldi del Caos.
Tera e Alexi ascoltavano rapiti.
– Con l' aiuto degli Smeraldi, gli Echidna respinsero gli uomini e tornò la pace. Il potere di Chaos però era troppo instabile e causava innumerevoli disastri. Così il dio intervenne ancora una volta: prese la tribù da lui prediletta e la guidò dove la pioggia era iniziata, molto tempo prima. In una grande caverna, fece un patto con loro: gli avrebbe donato un mezzo per avere il totale controllo sul suo potere, la padronanza assoluta del Chaos. In cambio, avrebbero dedicato le loro vite a proteggere quel dono e gli Smeraldi, per impedire che cadessero nelle mani sbagliate. Non appena la tribù finì di intagliare il Master Emerald, la terra tremò, e quella porzione di mondo si sollevò in cielo. Così nacque Angel Island e così nacquero i Guardiani, che ancora oggi la difendono.

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Capitolo 6
*** Trova la tua strada ***


Capitolo 6: trova la tua strada

La mattina dopo, Tera seguiva Shadow sul sentiero nella zona di Mushroom Hill. Il sonno iniziale passato alla vista della foresta.
– Questi funghi sono enormi! – esclamò la riccia.
– Sono anche piuttosto morbidi, e se ci salti sopra, funzionano come un tappeto elastico. – disse Shadow e si fermò – Siamo arrivati.
Si trovavano in cima ad una salita. Sotto di loro si diramava un sentiero fatto di curve, rampe e giri.
Tera lo osservò: sembrava difficile, anche pericoloso in alcuni punti, ma non poteva negare di voler correre in quel luogo. Sembrava quasi chiamarla, come un invito.
Come una sfida.
– Maestro Shadow, perchè siamo venuti qui?
Il riccio non rispose. Piegò un ginocchio e mise le mani a terra, chinandosi rivolto verso la pista come se stesse per fare i cento metri.
Tera indugiò per qualche attimo, poi si mise nella stessa posizione, accanto a lui, guardandolo più volte per copiarlo alla perfezione.
– Ti servirà una grossa spinta per superare gli archi. – disse Shadow senza guardarla – Fai attenzione alle punte e bilancia bene il peso quando salti sui funghi. Io correrò al tuo fianco, finchè non sarai pronta. Al mio tre partiamo.
Tera annuì ed attese.
– Tre!
La riccia sgranò gli occhi e partì in ritardo, ma raggiunse Shadow in poco tempo. Il riccio pattinava ad una velocità ridicola per i suoi standard, ma Tera sembrava faticare comunque a stargli dietro. Forse, come Silver, non aveva ereditato la velocità dal suo antenato. Il riccio scacciò quei pensieri quando vide lo sguardo della bambina: lo stesso sorriso che aveva Sonic durante una delle loro gare.
All'improvviso, ne sentì la mancanza.
Ma tra Sonic e Tera c'era un abisso. Se ne accorse al primo salto, quando la riccia balzò dalla rampa troppo debolmente, finendo con atterrare sul bordo del fungo. L'avrebbe spinta all'indietro, se il riccio non fosse stato accanto a lei: atterrato al centro del fungo, le afferrò un braccio tirandola con sé nel suo balzo ed atterrando sul tracciato.
– Forza, non fermarti!
Tera annuì ed incespicando un poco, seguì Shadow. Il riccio vide un arco davanti a sè, quindi accelerò, superandolo senza problemi, per poi fermarsi ed aspettare Tera.
La giovane riccia si morse il labbro e accelerò più che poteva. Riuscì a fare un paio di passi sulla salita, solo per rotolare giù e finire con il sedere per terra, infangata e ansimante.
– Non posso superarlo. – disse – E' troppo difficile.
– Ce ne sono molti altri più avanti. – commentò lui.
– Cosa? -- abbassò le orecchie – Ma io non ci riesco!
Shadow sospirò e tornò indietro. Tera lo osservò percorrere l'arco senza problemi. – Come fai?
Shadow le porse la mano per aiutarla ad alzarsi – E' tutta una questione di spinta. Tu non ne hai abbastanza, per questo non riesci.
– E come faccio ad avere più spinta?
– Devi andare più veloce.
– Ma non riesco ad andare più veloce di così!
Shadow posò le mani sui fianchi – Se non riesci a superare un semplice anello non farai mai uno Spin Dash decente.
Vedere il suo sguardo rattristarsi fece male al riccio nero. Si rese conto di aver detto le parole sbagliate.
Accidenti, non sono tagliato per queste cose.
Sonic era quello bravo con i bambini, o almeno, quello che sapeva incoraggiare e trovare il lato positivo nelle situazioni più disperate.
Cosa avrebbe fatto Sonic? Cosa avrebbe detto alla piccola riccia seduta a terra e sul punto di piangere?
– Senti, non hai abbastanza spinta perchè manchi di muscoli. Ma se ti alleni nella corsa tutti i giorni, migliorerai.
– Non sarò mai come Sonic. – disse lei. L'aveva realizzato infine, e Shadow si pentì di aver permesso che accadesse così presto.
La vide cominciare a strofinarsi gli occhi e a tirare su con il naso, le orecchie piegate sulla testa.
Shadow non sapeva come comportarsi. Certo, sapeva benissimo cosa avrebbe fatto Sonic: l'avrebbe abbracciata, consolandola e continuando ad incoraggiarla.
Ma a Shadow non sembrava la cosa giusta da fare. Vista la sua scarsa capacità di socializzare, c'era un'alta probabilità che fosse lui in errore ed il metodo di Sonic avesse successo. In effetti aveva senso seguire le orme dell'eroe amato da tutti per poter consolare una bimba.
La rivelazione lo travolse, strappandogli un brivido.
– Perchè vuoi essere come Sonic? – chiese.
Lei sollevò lo sguardo – Beh – tirò su con il naso – il nonno mi narrava sempre di lui, di come correva veloce, salvava i suoi amici e combatteva contro Eggman. E io voglio essere come lui. Voglio essere forte, per proteggere i miei amici.
Shadow si sedette a terra accanto a lei – Nessuno sarà mai come Sonic.
Tera si asciugò un occhio – Tu lo sei.
Un tempo l'avrebbe preso come un insulto, mentre ora ne fu lusingato. – No, non lo sono.
Se ne rendeva conto solo adesso. Tutti quei secoli spesi a mantenere una promessa, a fare il lavoro di Sonic, cercando di essere come lui, di agire come un eroe, forzando sorrisi e sopportando bagni di folla riconoscente. Tutto questo per trasmettere un solo messaggio: Tranquilli gente, è tutto a posto. Sì Sonic non c'è più, ma non dovete impazzire. Ci sono io! Io posso essere il vostro Sonic! Non è cambiato niente, non cambierà nulla. Non impazzite per favore, è tutto a posto. Tutto a posto!
Solo ora si rendeva conto di quanto fosse sciocco il suo comportamento.
– Ma anche tu sei veloce. Tu e lui gareggiavate sempre, ha detto il nonno.
– Vero. Ma io non corro. Io pattino. – la guardò – Non devi essere come Sonic, e non devi essere come me. Non sei Sonic, non sei Shadow. Sei Tera. E troverai il tuo modo per correre, devi solo continuare a provare.
La bambina rimase in silenzio, asciugandosi gli occhi. Shadow rimase seduto al suo fianco, osservando la pista senza vederla, pensando al passato e alle sue gare con Sonic.
-- Non mi batterai mai, Faker!
-- Questo lo dici tu, Faker!
-- Ho vinto!
-- No! Hai barato!

Ripensarci lo riempì di una sensazione agrodolce, un amaro senso di nostalgia.
Perdonami Sonic. Non sarò mai come te, ma farò il possibile per mantenere la promessa. Spero solo che al mondo basti Shadow the Hedgehog.
– Maestro Shadow?
Si riscosse e guardò Tera. – Mmh?
– Possiamo riprovare? Per favore?
Il riccio nero sorrise e si alzò -- Certo. Andiamo.

Il sole stava scendendo oltre la linea degli alberi. Intorno al falò c'erano Alexi, che mangiava una banana con il libro di anatomia ancora in mano, e Nadia, che sedeva con i gomiti sulle ginocchia, reggendo la testa con le mani. Dalla sua espressione sembrava aver avuto una brutta giornata.
-- Allora, com'è andata con Knuckles? -- chiese Alexi a bassa voce, guardando l'echidna che dava loro le spalle, sfilettando la carne da mettere sul fuoco e ogni tanto staccando acini d'uva da un secchio pieno di grappoli.
– Com'è andata? – disse lei, sussurrando a sua volta – Beh, questa mattina gli chiedo se ha bisogno di una mano e lui dice che gli serve qualcuno per raccogliere l'uva. Penso: “posso farcela. Vive qui da solo, non avrà chissà che vigneto. Ci metterò cinque minuti.”
– E invece?
Nadia sospirò – Non se ne vedeva la fine. Ho passato tutto il giorno a riempire cesti e non ho neanche finito.
Alexi sgranò gli occhi. – Che ci farà con tutta quell'uva?
– Non lo so, ma sembra gli piaccia un sacco. Goloso bastardo. – mormorò l'umana. Alexi chiuse il libro – Chissà com'è andata a Tera. – mormorò e finita la frase udì le grida acute della riccia.
Shadow pattinava a gran velocità con lei sulle spalle.
– Weeeeeeeee! Più veloce!
Il riccio frenò, sollevando una nuvola di polvere e si avvicinò al falò.
– Possiamo rifarlo la prossima volta? -- chiese lei scendendo.
– Solo se non mi gridi nelle orecchie. – replicò il riccio massaggiandosi la tempia dolorante.
Lui e Knuckles si scambiarono un sorriso mentre l'echidna metteva la carne ad arrostire.
– Maestro Knuckles! – Tera gli corse incontro e si gettò su di lui stringendolo in un abbraccio. Shadow vide diversi sentimenti attraversare il volto dell'echidna: prima sorpresa, poi fastidio, poi la calma ed infine un lieve sorriso.
– Ciao piccolina.
Dopo aver salutato, Tera raggiunse i suoi amici – E' stato mitico! Il Maestro Shadow mi ha portato a Mushroom Hill e mi ha fatto fare il percorso. – disse, per poi togliersi gli abiti dietro al paravento ed entrare nella tinozza di acqua calda per lavarsi – Non sono riuscita a passare il giro della morte ma ora so saltare dalla rampa sul fungo.
Alexi fece una smorfia – Un giorno di allenamento per una cosa così semplice?
– Ehi non è mica facile sai!
Knuckles distribuì la carne cotta e si sedette a mangiare.
– E voi cosa avete fatto oggi? – chiese Shadow. Aveva gli aculei arruffati e sembrava stanco.
– Ho ripassato per l'allenamento di domani. – disse Alexi.
– Ho raccolto l'uva per il Signor Knuckles. – disse Nadia, senza nascondere lo scarso entusiasmo.
– E hai fatto un ottimo lavoro. – disse l'echidna. – Domani all'alba dovresti darmi una mano a portare le ceste sulla montagna. – fece un sorrisetto – Se ti va, naturalmente. Nadia assottigliò lo sguardo – Sarà un piacere. – disse tra i denti.
Un' ora più tardi, la ragazza umana era nella sua stanza. La sua candela era spenta, come quella di Alexi. Tera invece si era addormentata accanto al fuoco, con la scodella di latte ancora in mano.
Shadow gliela tolse con cautela. – L'uva? Davvero?
Knuckles ridacchiò, mentre lavava le stoviglie nel catino. – All'inizio ero contrario, ma devo ammetterlo: è bello avere dei piccoli schiavi che mi fanno risparmiare tempo.
– Lo fanno perchè sperano di imparare qualcosa.
– Non vedo cosa potrei insegnare. – disse Knuckles – Angel Island è piena di segreti che non posso condividere con un mucchio di ragazzini della terraferma, meno che mai quando riguardano il potere. – guardò il riccio – E' già tanto che un umano sia qui. I miei antenati si rivolterebbero nelle tombe se potessero vedermi.
– Eppure il Master Emerald sembra tollerarli.
– Il Master Emerald non si sente minacciato da tre ragazzini, certo. Ma dopo cosa accadrà? Ho paura che parlino dell'isola. Se gli umani scoprono che esiste-
Shadow lo interruppe, posandogli le mani sulle spalle. – GUN conosceva l'esistenza dell'isola ai tempi di Sonic, e di sicuro il governo umano attuale sa che esiste, ma non la troverà, grazie agli scudi. Puoi stare tranquillo.
Knuckles abbassò lo sguardo. – Senti, una cosa è ospitarli qui, mostrare loro l'isola e dargli qualche consiglio. Un' altra è rivelare i suoi segreti, insegnare loro a sentire e sfruttare la connessione con l'energia del caos. – fece un passo indietro – Non posso farlo con i mobian e non ho intenzione di farlo con l'umana. Non chiedermelo. Insegnagli quello che sai, se già lo padroneggiano, ma non chiedermi di rivelare i segreti dell'energia. Non lo farò.
– Capisco. Ma se non intendi addestrarli, non dovresti illuderli.
Knuckles fece un lieve sospiro – Lo so, lo so. Glielo dirò domani. Dopo aver portato alla fonte i cesti di uva.
Nascosta dietro alla piccola finestrella di roccia, Nadia smise di ascoltare e si sdraiò, pur sapendo che non avrebbe dormito, tanto era furiosa.
Il riccio sorrise e scosse il capo, poi si sedette sul tronco, guardando le stelle – Sai, ho pensato a Sonic oggi. A noi che gareggiavamo, alla nostra rivalità. – abbassò lo sguardo sulle proprie mani – è stato bello, ma anche triste.
– Come sempre. – il guardiano lasciò i piatti ad asciugare e si sedette a fianco del riccio, il muso rivolto alle stelle.
– Tera ha molto di lui. Dovevi vedere la sua espressione mentre correva. Ma non è Sonic. È la cosa buffa è che insegnarlo a lei ha aiutato anche me.
Knuckles sorrise – Sono contento che ti abbia scaldato il cuore. – lo guardò – Ma non dimenticare: un giorno lei se ne andrà. E tu rimarrai.
Shadow annuì e tornò a guardare le stelle – Vero. Ma per il tempo che resterà in questo mondo, sarò felice di aiutarla a trovare la sua strada.

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Capitolo 7
*** Paradisi perduti ***


Capitolo 7: paradisi perduti

La mattina seguente, prima ancora che Shadow si svegliasse, prima ancora del sole stesso, Knuckles era in piedi.
La sveglia sul cellulare di Nadia vibrò ma lei già fissava le ombre sulla parete, aspettando il segnale.
Alexi e Tera dormivano ancora, e Nadia dubitava che la riccia si sarebbe alzata tanto presto. Decise di non svegliarla.
Si vestì, prese una mela per colazione e raggiunse Knuckles sull'uscio. L' echidna guardava il sole sorgere.
– Buongiorno. – salutò Nadia.
– Buongiorno.
Presero i cesti d'uva e si avviarono lungo il sentiero, inoltrandosi nel bosco.
– Che dobbiamo farci con questi cesti? – solo allora Nadia notò che oltre all'uva c'era altra frutta.
– Lo vedrai.
Il sentiero si inerpicava in salita verso la montagna e costeggiava un ruscello in cui si abbeverava un gruppo di conigli. Nadia sentì il frusciare delle foglie nella brezza leggera e gli uccellini cantare fra i rami.
Nei boschi vicino alle città potevi sentire il rombo di motori in lontananza o il passaggio di un aereo. Su Angel Island invece, non c'erano altri rumori in sottofondo. Al di là di ciò che udiva intorno a lei, c'era il totale e completo silenzio.
I leprotti li seguivano costeggiando il ruscello e solo allora Nadia realizzò che non avevano paura.
– Gli animali non scappano. – commentò.
– Perchè dovrebbero? Mi conoscono, e non hanno mai visto un essere umano.
– Di solito gli animali scappano se vedono qualcuno o sentono un rumore.
– Non qui. E non con me. Sanno che li proteggo.
Nadia inclinò il capo. – Ma li cacci anche.
– Lo so. Ma se non controllassi la loro popolazione si moltiplicherebbero a dismisura, e morirebbero di fame e malattia. – spiegò l'echidna. – Un guardiano deve fare ciò che è giusto, anche se sembra crudele.
Nadia abbassò lo sguardo e continuò a camminare, godendosi quel naturale silenzio. Era il genere di silenzio che faceva impazzire una buona fetta della popolazione, ma che altrettanti uomini trovavano rilassante.
Lei era una di quelli.
Silver aveva raccontato che prima di incontrare Sonic e Tails, Knuckles aveva vissuto da solo sull'isola per un tempo indefinito.
Si chiese come doveva essere, convivere con quel silenzio.
Scorse un sentiero più piccolo che si inoltrava nel bosco, fra fiori azzurri dal buon profumo e cespugli di more.
Indugiò.
– Fermati.
Nadia si girò a guardare l'echidna. Una folata di vento mosse i dreadlock e formò un turbine di petali sul sentiero secondario.
– Non lasciare mai questa strada. É una via sicura. Il resto è pieno di trappole.
– Trappole? Perchè?
– Per gli intrusi.
– Ma nessuno sa di questo posto.
– Gli umani non lo conoscono. Ma i Mobian hanno sempre saputo dell'isola. Un tempo in tanti cercavano di venire qui e rubare il Master Emerald.
– Quindi le trappole sono lì dall'era di Eggman?
– Sì. Ma le ho sempre tenute con cura. Sono tutte attive e funzionanti.
Nadia guardò un' altra volta il sentiero, e i due si rimisero in cammino fianco a fianco.
A causa della prospettiva, era impossibile notare il vuoto che separava i piccoli fiori dai cespugli di more più lontano: una buca profonda, irta di punte e piena di ossa.
– Perchè non vuoi nessuno sulla tua isola?
– Non è un posto in cui vivere.
– A me sembra un paradiso.
– E tale deve rimanere.
Percorsero il resto del cammino in silenzio fino a raggiungere la cima di una collina. Lì gli alberi erano più distanti l'uno dall'altro, fini e giovani, su un tappeto di erba rada e muschio. Il ruscello che Nadia aveva visto nasceva lì, in un laghetto color zaffiro, circondato da qualche colonna di marmo crollata. Ma ciò che colpì l' umana furono le creature intente a giocare vicino all'acqua.
Erano tozzi e paffuti come bambolotti di pezza, quasi tutti azzurri, con un pon pon dorato sulla testa e piccole ali come quelle delle fate.
Knuckles adagiò le ceste sull'erba e si avvicinò alle creature che, come lo videro, si alzarono in volo e lo circondarono quasi a volerlo salutare.
Nadia si rese conto di aver sentito il guardiano ridere per la prima volta. Una risata genuina e sincera.
Poi una delle creature la notò. Era come le altre, ma aveva un papillon rosso al collo.
– Cha-chao! – esclamò, volando verso di lei.
Nadia fece un passo indietro. La creaturina inclinò il capo – Cha-chao! – ripetè, svolazzandole intorno.
Nadia sorrise – Emh, ciao?
– Cha-Cha! Cha-Chao Chao! – qualunque cosa avesse detto, la creaturina sembrava entusiasta, al punto che si aggrappò alla testa dell'umana.
Notato il fare del loro amico curioso, gli altri lo seguirono, lasciando Knuckles perplesso ad osservare la scena.
– Sembra che tu stia simpatica a Cheese. – commentò.
La creaturina sulla testa di Nadia balzò giù e volo verso Knuckles, mentre gli altri tornavano a sparpagliarsi in giro per la radura.
– Che cosa sono? – chiese Nadia.
– Sono Chaos. E di solito non si avvicinano a nessuno. – replicò lui, guardandola serio, quasi sospettasse chissà cosa.
Lei sorrise – Sono fortunata allora. – si guardò intorno, nella radura piena di creaturine – Ma cos'è un Chao?
– Un' emanazione diretta e senziente dell'energia ancestrale del caos.
Nadia sbattè le palpebre – Cioè?
Il guardiano fece spallucce – Quello che ho detto.
– Oh – fece lei, accarezzando la testa di uno degli esserini – Perchè non si avvicinano a nessuno?
– Sono creature pure, nate dall'energia che ha dato origine agli Smeraldi, che tuttora pervade il pianeta e lega ogni essere vivente. Non sopportano luoghi o creature contaminate da scorie o malvagità. – l' echidna si voltò, facendo qualche passo verso il lago – Un tempo occupavano i luoghi ancora incontaminati del pianeta, vicino a fonti d'acqua purissima. La gente chiamava quei luoghi Chao Garden. – osservò il suo riflesso nell'acqua, con Cheese che gli spuntava da dietro la spalla – Con lo sviluppo delle metropoli, quei luoghi sono scomparsi uno ad uno. Questo è l' unico posto in cui riescono ancora a sopravvivere.

Knuckles distribuì la frutta ai Chaos e poi si sedette su una colonna caduta, bagnando i piedi nel laghetto.
Nadia osservò i ruderi e solo in quel momento notò la statua.
– Chi è lei?
– Il suo nome era Tikal. Fu una guardiana come me, nonché mia antenata. La sua coscienza ora riposa all'interno del Master Emerald, con gli altri guardiani.
– I guardiani finiscono nel Master Emerald dopo la morte?
– Così dicevano gli anziani. Essi diventano parte dell'energia che hanno protetto in vita e i loro spiriti vagano sull'isola insieme ad essa, guidando i nuovi guardiani.
Nadia riflettè su quelle parole – E puoi sentirli?
Il guardiano scosse il capo. – No. Ma so che sono sempre con me.
Nadia si rattristò. Malgrado quelle parole, riusciva quasi a sentire la profonda solitudine dell'echidna.
Essere gli ultimi della propria specie doveva fare schifo.
Cambiò discorso.
– Perchè quel chao ha un papillon?
Knuckles sembrò rianimarsi, abbandonando l'espressione triste e pensierosa. – Intendi Cheese? Beh un tempo aveva un' amica Mobian di nome Cream. È stata lei a metterlo. Cheese ha vissuto con lei fino a quando – si interruppe, lasciando incompleta la frase, e si alzò. Cheese avvertì la sua tristezza e gli si posò sulla spalla, trillando “Chao Chao” e riuscendo a strappargli un sorriso.
Nadia sorrise a sua volta. – Doveva essere una brava persona se un Chao ha vissuto con lei.
– Sì, Cream lo era. – disse Knuckles, accarezzando Cheese. – La sua anima era meravigliosa.
Nadia non sapeva cosa dire. Guardò Knuckles accarezzare la testa di Cheese, con quelle mani fasciate da tessuto e lacci di cuoio, che lasciavano scoperti i temibili spilli in grado di frantumare la pietra. – Mi dispiace – le uscì soltanto.
– Non dispiacerti. É così che funziona, quando sei immortale. Ora tornia-
Si bloccò e Cheese si irrigidì nella sua stretta. Sfuggì al guardiano e andò verso Nadia.
Knuckles aveva i denti scoperti in un ringhio. La pelliccia rossa era dritta sulla schiena e sulle braccia.
– Cosa c' è?
– Qualcosa non va.
Nadia si guardò attorno, ma sembrava tutto a posto. Anche i chaos giocavano tranquilli.
– Torna a casa. – disse Knuckles. – Conosci il sentiero.
– E tu non vieni?
– Devo controllare una cosa. – disse, poi si voltò in direzione delle rovine, ringhiando basso. – Avanti, vai!
Nadia prese le ceste vuote e si affrettò. Non appena lei girò l'angolo, Knuckles sparì di corsa nella vegetazione.
Poco dopo, Nadia sbucò da dietro un albero, guardando nella direzione che Knuckles aveva preso.
Non questa volta, maestro. Se non vuoi insegnarmi, imparerò da me.
Lasciò le ceste e corse sul sentiero preso da Knuckles.

Con il passo più lungo e la velocità dell'echidna, inferiore a quella di Sonic e Shadow, Nadia riuscì a stargli dietro e a sbucare poco dopo di lui in una grande radura occupata da una piramide a gradoni.
In cima alla piramide, c'era lo smeraldo più grosso che Nadia avesse mai visto, circondato da sette colonne con sopra delle gemme più piccole.
Una delle colonne era vuota.
– Quello deve essere il Master Emerald. É gigantesco. – mormorò Nadia. Nella società umana, quella gemma doveva avere un valore incalcolabile.
– Mi hai seguito! – urlò l'echidna, dandole le spalle. Come aveva fatto a notarla? Era ben nascosta.
– Esci da quei cespugli. So che sei lì. Lo sento.
Come aveva fatto? Nadia uscì e lo guardò – Come hai fatto a vedermi?
L' echidna non rispose. Era furioso.
Non mi ha visto. Ne sono sicura. E non poteva sentire il fruscio, perchè correva anche lui. Allora come ha fatto?
– Disobbedirmi non è saggio, ragazzina. Non in momenti come questo. – procedette verso la ziggurat e schiacciò una delle pietre, spingendola indietro.
Una botola nel terreno si aprì e ne uscì un pilastro con sopra una struttura di ferro che racchiudeva una sfera.
– Visto che ormai sei qui, sorveglia lo smeraldo. Tornerò presto.
Detto ciò toccò la sfera e sparì all'interno di un raggio di luce. Ecco cos'era: uno strano modello di teletrasporto.
Col cavolo che resto qui.
Era lì per apprendere, per migliorarsi. Non per fare la guardia ed essere lasciata indietro.
Toccò la sfera e sparì all'interno del raggio.

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Capitolo 8
*** Metal Madness ***


Capitolo 7: metal madness

Si ritrovò in un luogo che non avrebbe mai pensato di trovare sull'isola.
Sembrava un luna park. Doveva essere un tripudio di luci e colori nei suoi anni d'oro.
Ora pareva un grosso e spettrale scheletro di lamiera ricoperto da muschio e ruggine, i colori sbiaditi e gran parte delle luci spente.
Qua e là c' erano insegne al neon mezze bruciate e sfarfallanti. Una di esse aveva solo tre lettere accese.

DIE

Forse dovrei tornare indietro.
Scosse il capo. No, avrebbe trovato Knuckles e lo avrebbe aiutato con la minaccia, qualunque fosse.
Così capirà che sono forte abbastanza. Che posso gestire i poteri di cui parlava ieri sera con Shadow.
Aveva lasciato l'altare del Master Emerald di giorno ma nello strano luna park era notte. Nel silenzio risuonavano i cigolii delle strutture ancora in movimento e lo scoppio delle luci che cedevano. L' odore di olio e lampadine bruciate era ovunque Avanzò in cerca di Knuckles tra le strutture instabili e cigolanti. Gran parte dei congegni a molla erano rotti e fuori uso, il chè rendeva più facile avanzare.
– Maestro Knuckles! – chiamò. Fra cigolii e scricchiolii aleggiava un silenzio profondo, anomalo, e lei cominciò a credere di aver fatto un grosso errore a seguire l' echidna.
Forse sono ancora in tempo. Devo tornare indietro.
Ma andò avanti, mossa da un' insana curiosità, un po' come un bambino in una casa infestata. Che posto era quello? E perchè esisteva un posto del genere su Angel Island?
Sono ancora su Angel Island?
Quel pensiero le gelò il sangue. Sì certo, doveva essere ancora sull'isola, no?
Continuò a camminare e raggiunse un paio di cilindri bianchi e rossi, fermi. Davanti a lei una piattaforma, sotto una voragine piena di lamiere e rifiuti. Poteva usare i cilindri per raggiungere l' altro lato, ma erano nella posizione sbagliata.
Un momento, forse posso ridare corrente a questo posto.
Sorrise – Sì! Mmh vediamo. Il pannello dovrebbe essere qui. Eccolo!
Si chinò a terra e sollevò il coperchio di metallo. Le viti arrugginite non riuscirono a tenerlo in posizione e dopo un paio di strattoni cedettero. Nadia fisso i vari cavi, poi concentrò l' energia in un dito e diede una piccola scarica.
Gridò quando una nube di scintille gli esplose in faccia, ma le luci si accesero e i cilindri iniziarono a muoversi.
– Ah, uno a zero per me! – esclamò, poi si voltò verso i cilindri, calcolò i tempi e prese la rincorsa.
Atterrò sul primo cilindro, poi calcolò di nuovo e balzò sul secondo.
Atterrò, e il braccio deteriorato dalla ruggine del cilindro non resse il peso in più, spezzandosi come un ramo secco e facendola precipitare nel fosso.
Il cilindro si incastrò ma lei continuò a scivolare, gridando e sentendo solo il freddo metallo tagliarle la pelle e sbattere contro il suo corpo.
Finì in un luogo dove non c'erano altro che cavi, simili a tanti serpenti aggrovigliati. Terminavano ancorati ad un pilastro centrale che sembrava, e suonava, come un vetusto generatore sovraccarico.
Nel groviglio di cavi intravide la testa di Sonic the Hedgehog.
Gridò, prima di capire che si trattava di un robot. Un robot uguale a Sonic.
RIPRISTINO COMPLETATO. TUTTI I SISTEMI OPERATIVI.
La voce meccanica rimbombò nel luogo spaccandole i timpani. Tremò.
Dopo tanto tempo, sentì il controllo sul suo potere diminuire.
INDIVIDUATA POTENZIALE MINACCIA AL NUCLEO. AVVIARE PROTOCOLLO DI DIFESA. LIVELLO 3
. No Nadia. Niente fulmini qui. Salterebbe tutto in aria.
Strinse i pugni.
Cosa faccio? Che faccio adesso?
Udì un rumore alle sue spalle. Si accorse della torretta ma era troppo tardi.
Udì un' esplosione, ma non sentì dolore.
Quando riaprì gli occhi, vide Knuckles estrarre le nocche dai resti della torretta. – Ti avevo detto di non seguirmi! – l' echidna era furioso – Quando mi ascolterai?
– Non volevo restare indietro!
– Preferisci rischiare la vita contro Metal Sonic?
– Contro chi?
CARICAMENTO COMPLETATO. PROTOCOLLO DI DIFESA ATTIVO. RILASCIO UNITA' DIFENSIVE ALFA.
Da quelle che parevano prese d'aria uscirono migliaia di minuscoli robot a forma di vespa.
Knuckles sollevò Nadia di peso e balzò verso l'alto, arrampicandosi su per il foro stesso da cui era caduta.
RILASCIO UNITA' BETA, GAMMA E DELTA.
Una volta in cima Knuckles corse verso il pannello di teletrasporto, inseguito da una nube di vespe robot, a cui si unirono motobug ed eggrobot.
Ma non era facile tornare indietro: Metal Sonic sembrava avere il controllo totale della zona, che sembrava come impazzita. I cilindri salivano e scendevano come quelli di un motore, le ruote giravano troppo veloce, le luci sfarfallavano, crescendo di intensità e più di una esplose. Una delle grandi ruote infine si staccò e Knuckles balzò schivandola per un soffio. Continuò a correre e trovò altri cilindri. Intercettò il primo con un pugno, mandandolo addosso ai seguenti, scardinandoli dalla loro posizione e interrompendone il moto, per poi attraversare il vuoto con un balzo.
Nadia si teneva stretta a lui, osservando gli sbuffi uscirgli dal muso e sentendo le braccia del guardiano stringerla come in una morsa.
Una vespa robot le punse il braccio e lei gridò. Delle scariche elettriche si sollevarono da lei mentre faceva appello a tutte le sue forze per mantenere il controllo.
Udì un guaito e il guardiano strinse la presa. – Se hai dell'elettricità da scagliare, assicurati di farlo sul bersaglio giusto!
Nadia aprì gli occhi. Knuckles aveva ragione. L' ultima volta aveva lasciato che la paura e la disperazione avessero il sopravvento ed il potere l'aveva dominata. La paura era alla radice della perdita del controllo.
Ma se avesse potuto trasformarla in qualcos'altro? Reagire con un istinto non di difesa, ma di attacco?
Di fronte ad una salita ripida Knuckles non indugiò, ma era chiaro che non aveva abbastanza spinta per arrivare in cima.
Nadia lo sentì mormorare qualcosa, come una cantilena, e dal nulla la sua spinta aumentò, come se qualcosa avesse infuso nei suoi muscoli nuova energia.
Ma l' echidna avanzava comunque a rilento e i robot guadagnavano terreno.
Nadia si mosse nella stretta del guardiano, quanto bastava per guardare indietro e liberare un braccio. L'elettricità lo avvolse e il fulmine colpì un motobug troppo vicino, distruggendolo. Knuckles la resse con un solo braccio e piantò l'altra nocca nella lamiera, cominciando ad arrampicarsi.
Raggiunse la cima con le gambe tremanti e vide il pannello di teletrasporto. Lanciò Nadia verso la sfera – Vattene da qui adesso!
Knuckles si voltò verso i robot e le strutture impazzite. Chiuse gli occhi.
I servitori sono i sette smeraldi
I robot si avvicinarono, i motobug sgommarono sulla salita arrampicandosi lentamente.
Il caos è il potere arricchito dal cuore
La nube di vespe superò agilmente la salita e si gettò sul guardiano.
– Il controllo appartiene a chi unifica il caos.
Sollevò il pugno e sentì i pungiglioni entrargli nella carne. Le nocche colpirono la terra e l'energia verde si sparse come un'onda d'urto.
Solo allora Nadia saltò nel pannello.

– Aspetta, ne hai una sul muso. – Tera allungò la manina e tolse la vespa robot.
Knuckles ringhiò, strofinandosi in quel punto con la mano. Lui e Nadia non si erano mai rivolti la parola da quando erano tornati al campo. La riccia non aveva idea di cosa fosse successo, ma sembrava grave.
Quando Shadow e Alexi tornarono, il procione iniziò a parlare con Nadia di come si era esercitato sul colpire i punti di pressione e di come Shadow fosse un maestro molto esigente in quel campo.
– Che ti è successo? – chiese il riccio, quando vide l' echidna seduto sul tronco e le vespe robot sparse a terra.
– Metal Sonic.
– Di nuovo?
– Sì.
– Stai bene? Sei ferito?
– Sto bene.
Shadow si sedette accanto al guardiano per esaminarlo meglio. Sapeva che era solito minimizzare quando si trattava della sua incolumità. Osservò le punture di vespa, gli aculei arruffati, la pelliccia bruciata in alcuni punti e le mani tremanti – Sei esausto. É diventato un problema così grave?
– No, ma ho dovuto proteggere l' umana.
– L' hai portata con te?
– Mi credi stupido? No, quella mi ha seguito, anche se le avevo detto di non farlo.
Knuckles osservò i tre ragazzi con diffidenza. Incrociò lo sguardo di Nadia e lei distolse il suo.
L'umana sussurrava, ma l'udito dell'echidna era fine.
– Non so cosa ha fatto. Ha pronunciato delle parole, poi ha dato un pugno per terra e c'è stata questa onda d'urto. É stato come un black out. Si è spento tutto, robot compresi. Devo scoprire come ha fatto.
Knuckles ridacchiò – Buona fortuna.
I tre si voltarono e l'echidna si alzò, scostando Shadow e avanzando verso Nadia.
– Sei una sciocca e un' incosciente – assottigliò lo sguardo – Non ti permetterò più di seguirmi. E dall'alba di domani, il silenzio sarà l'unica cosa che riceverai da me.
Nadia sgranò gli occhi. – Maestro Knuckles...
– Zitta! Se non fossi così alta, te le suonerei di santa ragione. – l'echidna strizzò gli occhi e si portò la mano alla testa, in preda ad una vertigine. Shadow si avvicinò a lui, ma Knuckles lo respinse ancora – Potevi morire! Ci hai pensato? Cosa ne sarebbe stato di te, se non fossi riuscito a proteggerti?
Solo allora Nadia notò la pelliccia bruciata e nel farlo si ricordò della vespa, dello spavento e di quel guaito.
Aveva ferito Knuckles, senza volerlo. Aveva perso il controllo come con suo padre.
Ma lui non l'aveva lasciata andare.
Che sciocca sono stata.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi, così si allontanò di corsa nella prateria.
– Dove vai ragazzina? Torna qui! – Knuckles avanzò vacillando e Shadow lo sostenne.
– Penso io a lei. Ma prima fammi controllare quelle ferite.
– Sono solo graffi.
– Certo, e io sono Amy Rose. Avanti, andiamo dentro.
Alexi e Tera erano rientrati nella grotta durante la sfuriata dell'echidna e ora erano silenziosi nelle loro stanze.
Shadow fece sedere Knuckles sul suo giaciglio. Il guardiano appoggiò il cuscino e poi la schiena alla parete. Il suo polso correva. Da tempo Shadow non lo vedeva così spaventato.
– Dèi, Shadow, se fosse rimasta ferita, o peggio?
– Ma non è successo, giusto? – disse il riccio mentre controllava le scottature. – é inutile continuare a pensarci.
– Lo so ma – l' echidna ringhiò – se succede di nuovo?
– Credo che abbia imparato la lezione.
– Non posso esserne sicuro. Non le permetterò più di aiutarmi né di seguirmi.
Shadow disinfettò e bendò le scottature. Knuckles si sforzò di fare lo stesso con le punture di vespa a cui riusciva ad arrivare, poi prese l'antidoto offertogli da Shadow.
Nel mentre, gli raccontò ogni cosa.
Shadow si alzò, lasciando l'echidna seduto sul suo giaciglio con in mano una tazza di infuso bollente – Resta qui e non alzarti. Vado a prendere Nadia. Se ti trovo fuori dal letto quando torno, giuro sugli smeraldi che spedirò le tue scorte di uva alla prima azienda vinicola che trovo.
Knuckles sospirò. – Sì, madre.
Shadow camminò versò l' uscita e, dandogli le spalle, sollevò il braccio e mostrò il medio.

Nadia sedeva su una roccia ai confini della radura, dando le spalle al falò e osservando il cielo stellato.
Shadow si avvicinò a lei, facendo frusciare l'erba che gli arrivava ai fianchi.
Nadia si voltò a guardarlo, poi indirizzò lo sguardo al bosco.
– Vuoi dirmi cos'è successo?
Lei si asciugò gli occhi e si voltò – Knuckles non te lo ha detto?
– L' ha fatto. Ma voglio sentirlo da te.
Nadia sospirò. – Ok.
Raccontò a Shadow di come avevano attraversato il bosco, portato l'uva al Chao Garden ed infine di come Knuckles avesse avvertito una minaccia e le avesse detto di tornare indietro.
– Perchè non l'hai ascoltato?
– Io, ero arrabbiata.
Shadow inclinò il capo. – Arrabbiata? E perchè?
– Vi ho sentito la scorsa notte. Ho sentito Knuckles dire che non ci avrebbe insegnato nulla. Non si fida di noi, e non si fida di me, perchè sono umana.
Shadow si rimproverò mentalmente per non averci pensato. I tre ragazzi erano a tiro d' orecchio e solo perchè la luce era spenta non significava fossero addormentati.
– Mi dispiace che tu abbia sentito.
Pessima scelta di parole. Sentì una risatina sarcastica provenire dall'umana.
– Volevo dire, mi dispiace per ciò che hai sentito. Mi dispiace che ti abbia fatto arrabbiare.
– Knuckles non si fiderà mai di noi. Non gli importa di aiutarci, né del destino del mondo. Gli importa solo di quest'isola.
– Se gli importasse solo dell'isola, ti avrebbe lasciato andare quando l' hai fulminato.
La vide sussultare. Nadia si voltò con gli occhi spalancati – Non volevo farlo, lo giuro. Avevo paura. Non ho mai avuto così tanta paura da quando mio padre-- si interruppe e ricominciò a piangere, portandosi una mano al volto. – Ora mi odia vero?
Shadow si avvicinò. – No. Ho parlato con lui finora, e non faceva che ripetermi quanto si fosse spaventato.
Nadia singhiozzò. – Lo sapevo. Ha paura di me.
– Non di te. Per te. Temeva che potessi restare ferita o peggio, e teme che un giorno o l'altro accadrà, se non lo ascolti. Per questo ora non vuole che tu lo segua.
Nadia si asciugò gli occhi e guardò il riccio scuro. – Volevo dimostrargli di essere abbastanza forte, che sono un alleato, non una bambina a cui badare. Che posso combattere con lui e che può fidarsi di me, perchè posso gestire qualsiasi cosa decida di insegnarmi, segreti dell'energia compresi.
Shadow cominciava a vedere il filo conduttore di tutto quel guaio, una catena dopo l'altra di fraintendimenti. Si poteva risolvere tutto parlando e chiarendo le proprie posizioni ma Knuckles e Nadia erano due teste dure, entrambi impulsivi ed emotivi.
Sospirò.
– Knuckles non potrebbe insegnarvi il suo controllo nemmeno se volesse. Ricordi la storia che ha narrato? Solo un echidna della sua stessa tribù potrebbe apprenderlo, e ancora non sarebbe capace di raggiungere il suo livello.
Nadia si asciugò le guance. – Perchè? Cos'ha di diverso dalle altre echidna della sua tribù?
Shadow non rispose subito, indeciso. – Non dovrei dirtelo, ma voglio fidarmi. Ha a che fare con qualcosa accaduto prima che lui nascesse: suo padre sognò di una terribile minaccia che Knuckles avrebbe dovuto affrontare, e che l' avrebbe sconfitto, per poi distruggere tutto ciò a cui teneva. Per evitare la tragedia, suo padre prese l'uovo che conteneva il figlio e vi infuse un'enorme quantità di energia del caos, in modo da creare un super guardiano. Knuckles è qualcosa di simile ad uno smeraldo del caos vivente, per questo il suo controllo è qualcosa di unico. Ora, tieni questa cosa per te, non farne parola con nessuno. É un' informazione molto personale che Knuckles mi ha confidato.
Nadia annuì. – Non lo dirò a nessuno, promesso. – Volse lo sguardo verso il falò. – Dici che mi perdonerà?
– Potrebbe, se gli dimostri che può fidarsi. All'altare hai avuto l' impressione che volesse lasciarti indietro, ma in realtà ti ha affidato il Master Emerald. É l'oggetto più prezioso di tutta l'isola, ciò che è incaricato di proteggere.
– Non l'avevo vista in questo modo. – Nadia sospirò – E l'ho lasciato incustodito. Se quel Metal Sonic l'avesse rubato...
– Oh, non l' avrebbe fatto. Non può muoversi da Carnival Night. – Shadow balzò sulla roccia e si sedette accanto a lei.
– L'ho visto, sai? O almeno, ho visto la sua testa. Sono finita per caso nella stanza con il generatore. Era tutto circondato da cavi. Chi è? Sembrava uguale a Sonic.
– E' una copia robotica di Sonic creata da Eggman per sconfiggerlo.
– Da Eggman? Dovrebbe essere polvere a quest'ora.
– Il suo corpo è inutilizzabile sì, ma prima che la sua mente si deteriorasse ha trovato il modo di interfacciarsi con il nucleo centrale di Carnival Night e si è fuso con esso. Ora controlla tutta la zona. O meglio, è la zona.
– Non siete riusciti a sconfiggerlo?
– Per liberarci di lui dovremmo distruggere l'intera zona, con serie conseguenze per tutta l'isola. Per ora l'opzione migliore è disattivare tutto il sistema attraverso l' interruttore generale. Carnival Night è una zona ampia e piena di tecnologie obsolete. Metal Sonic impiega un'eternità per riconnettersi ad esse e riavviare l' intero sistema.
Nadia fece una smorfia – In pratica, ogni volta che si riaccende, voi andate a spegnerlo.
– Per farla semplice, sì, è esatto. Ma è strano che Knuckles abbia avvertito il suo risveglio così presto.
– Avvertito?
Shadow annuì. – Una cosa da guardiani. É connesso con l' intera isola attraverso l' energia del caos. In breve, se qualcosa di rilevante accade o un veicolo atterra in qualsiasi punto dell'isola, lui lo sa.
– Wow. E questo può insegnarcelo?
– Non lo so. Knuckles non sa come funziona la gran parte delle sue abilità. Alcune gli vengono naturali e non sa spiegarle, altre sembra averle dimenticate del tutto. Ricorda vagamente cose che poteva fare e che non saprebbe rifare ora. Esiste da molto più tempo di me, e la sua testa è un casino.
– Hai provato ad aiutarlo a ricordare?
– Molte volte. E finisce sempre con incubi o emicranie. Altre ancora ricorda persone esistite molto tempo fa e passa diversi giorni in lutto, come se le avesse perse il giorno prima. – si alzò in piedi e scese dalla roccia. – Si sta facendo tardi. Torniamo al falò.
Nadia lo vide muovere qualche passo ed infine lo seguì.

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Capitolo 9
*** Tempesta ***


Capitolo 9: tempesta

Knuckles si svegliò sentendo tuonare.
Si alzò ed uscì trovando un cielo coperto da nuvole ad accoglierlo. Nuvole dense e scure, con sfumature blu che non promettevano nulla di buono.
– Devo spostare l'isola più in alto. – mormorò e poi scosse la testa: gli scudi non trattenevano l'aria e per superare quei cumulonembi, avrebbe dovuto salire molto in alto, troppo da sopportare per i ragazzi. Shadow e Knuckles come gli altri mobian adulti non avevano problemi perfino nello spazio, ma i cuccioli e gli umani non erano così fortunati
Non poteva indugiare: tornò dentro, prese un foglio e scrisse un messaggio veloce che lasciò sulla porta d'entrata, poi corse via.

– Sta arrivando una tempesta. – lesse Shadow – Devo proteggere gli smeraldi e l'isola. Porta i ragazzi ad Hidden Palace. Lì sarete al sicuro.
– Che vento. – mormorò Tera, guardando dalla finestrella accanto alla porta.
– Dov'è Maestro Knuckles? – chiese Alexi.
– Farà il giro dell'isola per assicurarsi che gli animali e i Chaos siano al sicuro. Poi porterà gli smeraldi ad Hidden Palace ed infine andrà all'altare del Master Emerald e resterà lì per proteggerlo.
– Allora dobbiamo aiutarlo. – disse Nadia.
– No. Knuckles sa badare a sé stesso. E sarebbe troppo pericoloso per voi. Prendete le vostre cose. Io penserò al resto.
Ci volle un po' perchè radunassero tutte le loro cose, e anche allora il cielo non sembrava schiarirsi.
Shadow aveva un' espressione cupa sul viso. Avrebbe aiutato Knuckles, se non l'avesse conosciuto così bene: l'echidna si preoccupava per lui, a volte più dello smeraldo. Shadow sapeva badare a sé stesso ma sapeva anche che Knuckles non sarebbe riuscito a concentrarsi sapendolo fuori con lui anziché al sicuro. Con la testa altrove avrebbe commesso un errore, e con una tempesta del genere, un errore può costare caro.
– Ho appena visto un lampo toccare terra! – esclamò Alexi – Un fottuto lampo!
Shadow vide una macchia più scura sul tronco vicino al falò. Le macchie divennero due, poi tre, quattro, finchè non venne giù una cascata d'acqua in gocce grosse e pesanti, fra tuoni, fulmini e un vento che piegava gli alberi.
– Maestro Shadow, ho paura.
Shadow si fece più vicino a Tera, con lo sguardo fisso sulla finestra.
– Usciamo da qui.
Alexi spalancò gli occhi – Vuoi andare là fuori?
– Non usciremo nel modo che pensate. – Shadow frugò tra gli aculei ed estrasse uno smeraldo rosso. – Quando siete pronti, mettetevi vicino a me.
Si strinsero attorno a Shadow, tenendosi per mano. Erano pronti.
Ma Tera vide il suo comunicatore, dimenticato sul tavolo – Oh no.
Lasciò la mano di Alexi.
– Chaos Control!

Hidden Palace era buio e silenzioso come sempre. Pareti gremite di affreschi, inscrizioni e mosaici circondavano le ampie sale del palazzo. Era lì che Knuckles custodiva ciò che aveva di più caro.
Nella sala centrale nulla sembrava cambiato: i cristalli luminescenti e la vasca d'acqua su cui si allungava il sentiero che portava ai pilastri con gli smeraldi erano immacolati come al solito.
Shadow non si aspettava di trovare gli animali. Uccelli, caprioli, cervi e un esercito di coniglietti. Prede e predatori insieme, senza ferirsi, al riparo da un pericolo comune. Un comportamento così anomalo poteva spiegarsi solo con l' influenza dei Chaos ed anche loro, in effetti, erano presenti.
Mancavano solo Knuckles e il Master Emerald.
– Tera? Tera!
Shadow guardò i tre e vide che erano in due. Sgranò gli occhi – Dov'è?
– Mi ha lasciato la mano!

– Oh, cavolo!
Tera aveva il comunicatore in mano, ma era rimasta sola nella grotta e l'acqua stava lentamente entrando da sotto la porta.
La piccola riccia reagì d' istinto, uscendo dalla grotta per sfuggire all'acqua e cercare riparo altrove. Non sapeva dove erano gli altri e non aveva idea di come raggiungerli.
Abbassò le orecchie quando udì i tuoni. Tentò di avanzare con il vento forte, aggrappandosi all'erba alta della prateria per raggiungere il bosco.
Ma il vento era semplicemente troppo per lei. Per un attimo sentì i piedi staccarsi da terra e gridò, aggrappandosi all'erba, ai rampicanti e a qualsiasi cosa robusta trovasse. Poi si gettò pancia sul terreno, schiacciandosi contro di esso, troppo spaventata per tentare altro.
Ad una cinquantina di metri di distanza, Shadow riapparve nella grotta ma la trovò vuota e con la porta aperta. Si affacciò sulla soglia della grotta chiamando la riccia, ma il vento forte nella direzione opposta impediva a Tera di sentirlo e l'erba alta nascondeva il piccolo corpo lilla alla vista di Shadow.
– Non può essere andata lontano. – Shadow vide il bosco e vi si diresse pattinando veloce.
Conosce bene Mushroom Hill. Forse è andata a cercare riparo laggiù o su quel sentiero.
Se avesse preso il sentiero che si inoltrava nella prateria si sarebbe imbattuto in lei quasi subito, ma il sentiero per Mushroom Hill si raggiungeva aggirando la grotta, andando nella direzione opposta alla prateria.

Una brutta sensazione raggiunse Knuckles sull'altare del Master Emerald. L'echidna serrò i pugni e fissò lo smeraldo. La grande gemma traballava sul suo piedistallo, avvolta in una rete di corde con picchetti piantati nella roccia, che la tenevano ben ancorata a terra.
La tempesta era brutta e Knuckles sentiva sarebbe peggiorata. Lasciare lo smeraldo incustodito era fuori discussione.
Ma quella sensazione, quel campanello d'allarme nella sua testa, lo spingeva a tornare alla grotta. E quando una sensazione lo spingeva ad allontanarsi dallo smeraldo, non era mai qualcosa di buono.
La vita di qualcuno a lui caro era in pericolo. Forse Shadow era rimasto ferito in qualche modo.
Guardò la gemma – Tornerò subito. Lo prometto.
Corse più veloce che poteva, ma gli ci vollero diversi minuti per raggiungere la grotta. Per fortuna sbucò dal lato del bosco proprio di fronte a Tera e nel suo avanzare verso la grotta la notò.
La piccola riccia piangeva ed era ormai fradicia.
Knuckles corse da lei e la riparò con il proprio corpo, piantando a terra una nocca. – Sono qui bambina. Andrà tutto bene.
Lei gli si avvinghiò al collo e lui la strinse con la mano libera.
Quella sensazione tornò a disturbarlo, ma questa volta più debole, mista all'urgenza di muoversi in una direzione precisa.
Ok. Chi? Dove?
Attese immobile, poi si alzò e corse verso il bosco.
Il vento ululava fra gli alberi, li piegava, li spezzava, ma Knuckles non si fermò.
Balzò, schivando un tronco in caduta, e scivolando giù una fangosa scarpata. Strinse Tera a sé in modo che rami e pietrisco sollevati dal vento non la ferissero, proteggendola come meglio poteva. Tera aveva paura, ma la stretta salda del guardiano bastava a farla sentire al sicuro. Non si allentava mai, sempre uguale, sicura ma mai troppo forte.
Knuckles non eguagliava Sonic in velocità, ma era comunque un buon corridore e non gli ci volle molto per raggiungere Mushroom Hill.
Lì sentì qualcuno chiamare disperatamente e riconobbe la voce di Shadow.
Cambiò strada e continuò a correre – Shadow!
Il riccio si voltò, il muso bianco come la cera e la pelliccia fradicia – Knuckles! Non trovo- sgranò gli occhi quando vide Tera e fu come togliersi un macigno dal petto. - Dove diamine era?
– Domande più tardi. Portaci al sicuro.
Shadow si riscosse e annuì, estraendo lo smeraldo rosso.

– Wow guarda questi affreschi! – esclamò Alexi -- E queste incisioni! Devono avere migliaia di anni, e sono tutte in condizioni perfette!
Una volta raggiunto Hidden Palace, Knuckles prese il bollitore e preparò un infuso caldo per tutti. Shadow e Tera erano fradici, così frugò in cerca di asciugamani e coperte calde. Sentiva lo smeraldo irrequieto gridare nella sua mente, trasmettendogli un senso di apprensione.
Sto arrivando. Resisti.
Tera aveva finito una tisana bollente ed ora dormiva infagottata in due coperte, stringendo forte la pelliccia bianca di Shadow.
Il riccio era esausto, più per la preoccupazione che per la corsa, e abbracciava la riccia sforzandosi di rimanere vigile, come se volesse proteggerla da tutto.
Gli unici ancora pieni di energia erano Nadia e Alexi: una volta accertato che Tera stava bene, si erano dati all'esplorazione della sala.
– Maestro Knuckles, cosa sono quelle pietre?
Il guardiano sussultò alla voce di Alexi – Questi sono i Super Smeraldi. Le pietre madri degli Smeraldi del Caos.
– E quel mosaico? – chiese Nadia ma l'echidna non rispose, massaggiandosi la testa all'ennesima chiamata del Master Emerald.
Arrivo.
Alexi lo raggiunse proprio in quel momento e la pelliccia sulla schiena di Knuckles si sollevò.
– Maestro, le scritte sui muri sono tutte in echidna?
Ricevette un grugnito di assenso e sorrise – Fantastico! Forse posso tradurle!
Knuckles si massaggiò la fronte – A scuola vi insegnano le lingue morte?
Il sorriso del ragazzo svanì – Beh, in realtà a scuola non ci sono mai andato. Ma il Maestro Silver mi ha insegnato un po' di echidna, fra le altre cose.
– Davvero? – il guardiano parlava con calma, ma c'era qualcosa di ostile nel suo sguardo – E perchè mai te l' ha insegnato?
Alexi abbassò lo sguardo – Beh ecco, gliel'ho chiesto io. Da quando ha iniziato a darmi lezioni, la storia mi è sempre piaciuta. Gli Echidna, il mistero della Colonia umana Ark.
– Silver ti ha narrato dell' Ark? – chiese Shadow.
– Sì. So tutto di te e Sonic, di come avete fermato il Biolizard e impedito alla colonia di schiantarsi sulla Terra. E so anche della Resistenza, di come Eggman conquistò il mondo e un piccolo gruppo di Mobian guidato dal Comandante si alzò per combatterlo.
Knuckles si fece attento.
– Ogni anno in questo periodo fanno la commemorazione. Potremmo andarci. – disse Alexi.
– No. – Knuckles voleva andare. Il Master Emerald lo chiamava ogni volta più forte e la sua apprensione stava crescendo – Con la minaccia dei golem, voi dovete pensare all'allenamento. E con l'attacco di qualche giorno fa non credo che in città avranno da festeggiare.
– Non è una festa. É una commemorazione. – replicò Alexi -- E non salta mai, non importano le circostanze. E poi inizia al tramonto. Si parte con una fiaccolata e si va nella piazza, si posano i fiori sulla statua e poi alcuni raccontano la storia della resistenza. C'è un palco con un microfono e ognuno può condividere le storie tramandate.
– Sembra bello. – disse Shadow.
– Lo è. – replicò Nadia, avvicinandosi – Silver ci porta tutti gli anni. Solo che a lungo andare si finisce con l'udire sempre le stesse storie. – sgranò gli occhi – Potreste raccontare le vostre!
– É vero! – esclamò Alexi – Maestro Shadow, tu hai combattuto nella Resistenza no? E Maestro Knuckles è bravissimo a raccontare storie. – si voltò verso l'echidna – La conosci la storia della resistenza vero? Scommetto che penderebbero tutti dalle tue labbra.
Knuckles distolse lo sguardo. Shadow sapeva che la Resistenza era un argomento delicato per lui. Non aveva detto molto a lui e nemmeno a Sonic, di come avesse guidato la Resistenza fino al salvataggio del riccio blu. Una volta finita la guerra, aveva preso da parte Sonic la sera stessa, durante i festeggiamenti. Sonic aveva poi detto a tutti i membri della Resistenza che Knuckles era tornato ad Angel Island, e aveva chiesto di non rivelare a nessuno il suo ruolo di comandante. Ogni volta che Shadow o Silver chiedevano, sviava il discorso o manteneva il silenzio.
Ma quei ragazzini erano insistenti.
– Per favore! – Tera gli prese la mano e la tirò un paio di volte. – Il nonno ci porta sempre!
– Già, e potremmo salutarlo. Devo ammettere che mi manca un pochino. - fece Alexi, guardando altrove.
Shadow si limitò a guardarlo, lasciando decidere a lui.
Knuckles non aveva tempo da perdere, o il Master Emerald gli avrebbe causato un'emicrania grande come un palazzo – E va bene! Va bene! Ma non garantisco la storia. Ora devo andare. Devo proteggere il Master Emerald.
– Perchè non lo porti qui? – chiese Alexi.
– Non posso spostarlo dal santuario. Se viene rimosso dal piedistallo, tutta l'isola precipiterà in mare.

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Capitolo 10
*** Libri e volti ***


Capitolo 11: libri e volti
Alexi si svegliò presto e si guardò intorno: Shadow dormiva, e Knuckles non era ancora tornato.
Sorrise.
Prese carta e penna dal suo zaino, insieme ad un quaderno dove conservava il poco che Silver gli aveva insegnato sulla lingua echidna.
Si avvicinò alla parete con il grande mosaico. Sapeva che si trattava della profezia su Sonic e con l'argomento già noto, era più facile da tradurre.
Avrebbe poi usato le conoscenze acquisite per tradurre le parole sugli altri affreschi. Si sedette a scrivere e dopo qualche ora, ricavò un testo coerente:

Quando il sole concluderà il trentaseiesimo ciclo, una minaccia giungerà dal mare.
Dirà il vero e dirà il falso. Avanzerà celando le intenzioni.
L' ombra si allungherà sulla pietra madre, ma il Figlio dei Venti riporterà la luce.


Alexi sorrise, soddisfatto del suo lavoro, anche se aveva dato un senso solo ad una piccola parte delle iscrizioni intorno al mosaico.
Desiderava mettersi alla prova con qualcosa di ignoto, così camminò fra gli affreschi. Si fermò di fronte ad uno di essi: ritraeva un echidna in un'armatura d'oro e vesti blu, con un'asta in mano e una maschera che ricordava quella di un faraone egizio.
L'energia verde lo avvolgeva facendolo risaltare sul nero dell'eclissi alle sue spalle.
Sotto di lui si stendeva un paesaggio di cenere e rovine, da cui spuntavano quelli che sembravano germogli.
Alexi decise di tradurre le scritte intorno ad esso. Ci mise tutta la sua pazienza e buona volontà ma alla fine, oltre al mal di testa, rimediò solo una parola.

Enerjak

– Che diamine vuol dire? – sussurrò e sollevò lo sguardo sulla figura nell'eclissi – Forse è il nome di quel guerriero. O il termine echidna per Apocalisse, o qualunque cosa rappresenti al paesaggio.
– Ehi che fai?
Alexi balzò stringendo al petto gli appunti, voltandosi e trattenendo un grido.
Si lasciò cadere, prima seduto e poi sdraiato, quando vide Nadia.
Lei lo osservò dall'alto, mentre riprendeva colore.
– Pensavo fossi il maestro Knuckles. – disse il procione, rilassandosi.
Tornarono ai loro zaini e si sedettero a mangiare qualche merendina per colazione.
– Dici che piove ancora? – chiese Nadia.
– Non lo so. Da qui non riesco a sentire i tuoni.
Nadia fece spallucce – Magari ha smesso.
– Non credo. Knuckles non è ancora tornato. Tanto meglio, perchè voglio tradurre altri affreschi. – le mostrò loro gli appunti. – Ero curioso e mi annoiavo, così ho voluto provare.
– Che vuol dire “Enerjak”?
– Non lo so. Forse è un nome. L' ho trovato lì. – indicò l'affresco con l'eclissi.
– Potremmo chiedere al Maestro Knuckles. – disse Nadia ma Alexi scosse subito il capo.
– No. Se glielo chiedo scoprirà che ho tradotto gli affreschi.
– E si arrabbierà – finì Nadia – Si arrabbia per tutto.
– Nah. Lo fa solo se non facciamo quel che dice.
– Il che include non toccare, non guardare, non muoversi, non parlare – Nadia sbuffò – Per fortuna si è scordato che respiriamo.
Alexi rise ed infine si alzò – Non so te, ma io voglio saperne di più su questo posto. Chissà quando ci torneremo.
– Probabilmente mai. – fece Nadia, alzandosi – Sono con te. Esploriamo.

– Questo posto è enorme. – mormorò Nadia
– Già. E guarda questi archivi. – replicò Alexi
I due erano usciti dalla sala principale imboccando il corridoio sulla destra e ritrovandosi in una stanza grande quasi quanto la precedente e su due livelli, dove gli affreschi lasciavano il posto a librerie a muro contenenti libri e pergamene.
– Queste pergamene sembrano antiche – commentò Alexi.
– Ehi guarda. – Nadia indicava i libri. Alexi notò subito che per ogni libro c' erano due copie: una era l' antico tomo echidna mentre quella a fianco era molto più recente e scritta nella lingua comune. Allungò la mano e prese uno dei libri più recenti, aprendolo delicatamente.

Miti e leggende della tribù dell' est
Traduzione a cura di Knuckles the echidna


– E' di Knuckles. – disse il procione e voltò lo sguardo sugli scaffali – Ha tradotto tutti questi libri. Deve aver impiegato decenni. – sfogliò il libro – Ci sono anche le figure. Scommetto che sono fedeli a quelle originali.
– Vuoi dire che ha ricopiato e tradotto tutto? – fece Nadia.
– Sembra di sì. Mi chiedo se – Alexi allungò la mano verso il tomo più antico scritto in echidna e lo aprì.
– Attento.
Alexi girò le pagine con delicatezza – La lingua è diversa ma la mano è la stessa. Deve aver creato delle copie prima che gli originali si deteriorassero. – la guardò – Non ha custodito solo il Master Emerald, ma anche la storia e la cultura del suo popolo. Hai idea del valore storico di questo posto?
Nadia guardò l'archivio e poi la porta spalancata sul corridoio. – Knuckles ci ammazza se ci trova qui.
- Puoi dirlo forte.
L'umana rimise a posto i libri – Torniamo al salone e prendiamo una direzione diversa.
Alexi sembrò riluttante. Volse di nuovo lo sguardo ai libri e notò qualcosa – Aspetta un attimo. – allungò la mano, scorrendo i libri con il dito fino a uno in particolare, con a fianco uno spazio vuoto. – Guarda, questo non ha la copia tradotta.
Il libro a fianco però l' aveva, come i seguenti e quelli attorno.
– Che strano.
– Dici che non l'ha tradotto di proposito? Maestro Shadow dice che ci sono cose che Knuckles non racconta. – un'idea balenò in testa all'umana, tanto folle quanto pericolosa. – Pensi di poterlo tradurre?
Alexi la guardò come se avesse pronunciato una formula proibita. Dopo un attimo di incredulo silenzio rispose – Non lo so. E in ogni caso, Knuckles si accorgerà che manca se lo porto con me. A meno che – prese il libro e si guardò attorno. C'erano diverse pile di libri accatastate contro gli scaffali. Alexi ne prese uno e lo mise al posto di quello non tradotto – Se non ha intenzione di tradurre questo libro, non dovrebbe accorgersi della differenza. Sono tutti rilegati con la stessa pelle. – guardò il libro antico nelle sue mani e rabbrividì. Poteva ancora rimetterlo a posto, tornare sui suoi passi.
Ma la curiosità era troppo forte. L'idea di mettersi alla prova, di leggere e tradurre un autentico tomo echidna, era una tentazione troppo forte.
Mise il libro nello zaino. – Andiamo.

Tornarono nel salone e presero il corridoio che andava nella direzione opposta. Questo sbucava in un secondo tunnel laterale ad arco, immerso nell'oscurità. Nadia prese il suo cellulare e usò la luce per illuminare la via: una fila di piastrelle che si allungava circondata da vasche d'acqua. Agli angoli di ogni vasca, contro le pareti, c'erano colonne di pietra e fra le colonne, un affresco. Su ogni colonna c'era uno specchio.
Nadia notò che tutti gli specchi erano rotti e anche gli affreschi erano danneggiati in molti punti, ma non per il tempo: era come se qualcuno li avesse colpiti con un martello.
Alexi mise i piedi nell'acqua e camminò costeggiando gli affreschi. – Che strano. Di solito in posti come questo vedi scene di vita quotidiana, celebrazioni e rituali. Questi invece sembrano ritratti. E sono tutti rotti all'altezza del volto.
– Alexi, vieni qui!
Nadia aveva raggiunto la fine della passerella di pietra. Lì c' era una stele in pietra nera piena di iscrizioni, così tante che risultava difficile leggerle tanto erano vicine. Ma Nadia puntava il fascio di luce sulla parete, sui volti dell'unico affresco ancora sano.
– Sonic, Tails, e Silver. – fece Alexi.
– Dovremmo davvero uscire da qui. – disse Nadia.
– Un attimo solo. – Alexi guardò la stele. – Quel tuo dispositivo scatta fotografie, vero?
Nadia annuì.
– Me lo presti? Voglio fare una foto.
– Sei impazzito?
– Per favore. Voglio sapere cosa c'è scritto lì sopra. O almeno farmi un' idea.
Nadia riflettè, poi sospirò e porse il cellulare ad Alexi. Il procione mise bene a fuoco le scritte e scattò la foto, poi restituì il telefono – Andiamo, torniamo al salone.

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Capitolo 11
*** Ice Cap ***


Capitolo 11: Ice Cap

Fuori era un casino, anche se definirlo tale era riduttivo.
Alberi abbattuti, rami e foglie dappertutto, lamiere di robot sparse in giro dal vento, poi travi di legno e ogni genere di cimeli lasciati in giro da lui o da Shadow. Più una serie di altre cianfrusaglie e rifiuti portati dal vento.
La grotta dove vivevano era allagata, tutto quel che era rimasto inutilizzabile.
A terra c' erano ancora chicchi di grandine grossi come palline da tennis.
– Merda, che disastro. – mormorò il guardiano. Scosse il capo e si mise al lavoro.
Il sole descrisse il suo arco nel cielo osservando il guardiano spostare tronchi e raccogliere lamiere.
Non aveva più visto Nadia e Shadow, di sicuro lui la stava addestrando.
Era riemerso all'alba da una pila di rami e foglie, si era scrollato la pelliccia ed era tornato al palazzo a prendere qualcosa per colazione. Tera e Alexi erano lì, ma quando uscì non lo seguirono: Alexi preferiva studiare. Knuckles l'aveva visto titubante, ma non vi aveva dato troppo peso. Tera invece voleva seguirlo e aveva protestato, tra uno starnuto e l'altro, ma Knuckles fu irremovibile.
Si disse che avrebbero dovuto restare nel palazzo ancora un po', almeno il tempo necessario a creare un nuovo rifugio per loro. Non avevano molte provviste e avrebbe dovuto pensare anche a quello.
Volse lo sguardo al cielo scuro e coperto di nubi. Un problema in più. Doveva spostare l' isola fuori dalle nubi se non voleva rischiare un' altra grandinata come quella. Ma attraversare le nubi e i venti di tempesta non era semplice.
– Stasera. Quando Shadow e i ragazzi saranno al sicuro.
Gli animali non erano ancora usciti dal palazzo. Un brutto segno, ma anche un problema in meno. Knuckles aveva deciso di chiudere le porte, per non farli uscire affatto.
Con gli animali al sicuro, poteva cercare provviste: la carne secca nel rifugio era andata, non c' era un frutto sano in tutto il bosco, comprese le sue povere viti, e non sapeva fino a che punto l' acqua fosse contaminata.
L' unica soluzione era attingere alle sue riserve nella ghiacciaia di Ice Cap. Ma avrebbe avuto bisogno di mani in più e non voleva portare Tera lì con quel raffreddore.
Riflettè, poi tornò sui suoi passi, nel palazzo.
Alexi stava bevendo del succo di frutta e quasi soffocò quando vide il teletrasporto attivarsi.
Knuckles scese i gradini, lo sguardo sul procione – Ah, cercavo giusto te. Metti dei vestiti pesanti: andiamo ad Ice Cap. – lo squadrò – Sembri pallido. Tera ti ha attaccato il raffreddore?
Alexi trovò la forza per parlare. Il suo corpo e il suo zaino sul sacco a pelo erano tutto ciò che nascondeva il grosso tomo echidna e i suoi appunti per la traduzione. – No, sto bene. – balbettò – Mi preparo subito. Ti raggiungo fuori ok?
– D'accordo. Ma prima prendo un po' di provviste. – si mosse per scansare il procione, ma quello gli blocco di nuovo la strada.
– NO! Voglio dire, no, no, posso occuparmene io. Preparo io gli zaini. Tu hai già tanto da fare là fuori.
Knuckles lo guardò confuso, ma aveva ragione: aveva molto da fare e poteva portarsi avanti con il lavoro. – Come vuoi. Ti aspetterò fuori allora.
Alexi crollò a terra non appena Knuckles se ne andò. Scolò tutto il succo di frutta e ritirò libro e appunti chiudendo bene il bagaglio – Devo pensare seriamente ad un nascondiglio migliore. C'è mancato poco.
Prese il suo zaino da escursione e quello di Knuckles e li riempì con attrezzatura e provviste, poi mise i vestiti più pesanti che aveva e uscì.

Alexi seguì Knuckles fino ad uno dei pannelli di teletrasporto. Si chiese come facesse il guardiano a distinguerli, dato che erano tutti uguali.
Il teletrasporto li portò sulla cima innevata di Ice Cap, dove Knuckles aveva la sua grotta con le provviste.
Alexi affondò nella neve fino al ginocchio e rabbrividì. Il vento gelido sollevava la neve facendone turbinare i cristalli.
- Vieni, la ghiacciaia è più avanti. - disse Knuckles.
Alexi non immaginava che “più avanti” significasse due ore di cammino in salita su un sentiero a mala pena visibile fra neve e ghiaccio e che, nei tratti in cui non era scivoloso, instabile o coperto di neve, attraversava dirupi sferzati da un forte vento. La pelliccia rossa di Knuckles divenne via via chiazzata di bianco man mano che camminavano. Il guardiano indossava i suoi soliti abiti ma per qualche motivo non sembrava soffrire il freddo, al contrario di Alexi che congelava.
- Come fai a stare vestito così? - chiese, battendo i denti.
Il guardiano si fermò e si voltò. - Non ne ho idea. Ma succede solo su questa montagna. Se fossi altrove, soffrirei il freddo come te.
- Com'è possibile?
- Non lo so. Forse è l'isola. Qui è diverso per me.
Continuarono a camminare.
- E non hai mai pensato di indagare?
- L'ho fatto, molto tempo fa. Ma ho trovato solo leggende e racconti popolari. É impossibile dire se siano fantasie o ci sia qualche verità.
Alexi riflettè, continuando a camminare – Può darsi che sia perchè sei il guardiano? - ansimò.
- Può essere, ma non ne sono sicuro. - replicò l'echidna. - Anche Sonic non sentiva il freddo quassù o il calore a Lava Reef. E neanche Shadow.
Alexi ansimò – Manca ancora molto?
- Sei stanco?
Il procione fece una smorfia – Certo che no! Ma ho freddo.
- Siamo quasi arrivati.
Dopo un altro breve tratto in salita, raggiunsero una caverna. Knuckles vi entrò, gettò a terra il suo zaino e si inoltrò in un sentiero illuminato da cristalli azzurri, che terminava in una stanza circolare, dove erano ammassati decine di scatole e sacchi. Parte della parete era di roccia, mentre una porzione libera dalle vettovaglie era di blocchi di ghiaccio.
Knuckles rimosse i blocchi ed entrò nella ghiacciaia con un grosso sacco vuoto. - Aspettami qui. É più caldo.
Alexi annuì e mentre Knuckles raccoglieva le provviste, si guardò attorno.
La grotta era in parte una ghiacciaia e in parte un magazzino. Il cibo non era l'unica cosa presente. Ma fra vecchi mobili e attrezzi, Alexi scorse qualcosa di interessante.
- Wow! - esclamò, osservando le tre tavole. Fece per prenderne una.
- Non toccarle! - la voce di Knuckles lo fece sobbalzare. - Sono di Sonic e Tails! Alexi si allontanò subito dalle tavole – Scusa. Non lo sapevo. Cosa sono? Sembrano snowboard ma-
- Non lo sono. Sono hoverboard. - Knuckles trascinò fuori due sacchi pieni e rimise a posto i blocchi di ghiaccio.
- Sul serio? - guardò la terza tavola, quella rossa. - La rossa è tua? Non sembri un tipo da hoverboard.
- Non lo sono infatti. É stato Sonic a coinvolgermi. Ma so andarci, se è quello che vuoi sapere. - si avvicinò al procione e prese la tavola rossa. - Vieni. - fece un paio di passi e notò che Alexi non staccava gli occhi dalla sua tavola.
Si fermò. - Che cos'ha di tanto interessante?
- Uh? Nulla. É solo che, è da quando sono piccolo che desidero un hoverboard tutto mio. Ma costano e sai – distolse lo sguardo e mise le mani in tasca. - niente paghetta, niente feste con regali. E il poco che racimolavo mi serviva per mangiare.
Knuckles guardò le due tavole rimaste. Il pensiero di darne una a quel ragazzino lo sfiorò, ma non voleva. Ci teneva molto, come a tutte le vecchie cose di Sonic e Tails.
Lo aiutavano a non dimenticarli.
- Sai che Silver te ne regalerebbe uno, se glielo chiedessi?
- Stai scherzando? Silver mi ha già dato tutto. Mi ha dato un tetto, cibo, una famiglia, una casa, un'istruzione. Non gli chiederò altro.
- Vuoi dire che non ti ha mai regalato qualcosa per le feste o il compleanno?
- Sì l'ha fatto. Ho sempre chiesto cose utili, come vestiti, libri.
- Ma non ciò che volevi veramente.
Il procione scosse il capo. - C' erano cose che volevo, ma non mi servivano. E non volevo fare l'egoista.
Knuckles lo fissò per qualche istante, poi si incamminò, lasciando Alexi confuso.
Lo seguì fuori dalla grotta e lo vide appoggiare la tavola e metterci un piede sopra.
- Tieni uno dei sacchi e sali dietro di me. Tieniti a me con l'altro braccio e non mollare la presa.
Alexi obbedì.
- Pronto? Cerca di non sbilanciarmi. - il ragazzo annuì e Knuckles premette in avanti con il piede, attivando la tavola. Il campo magnetico ancorò i loro piedi alla superficie liscia e la tavola si sollevò.
Knuckles sentì il procione barcollare e riguadagnare l'equilibrio.
- Ora scendiamo. Hai paura?
- No! - dal tono Alexi sembrava euforico.
L'echidna partì e guadagnò gradualmente velocità, scendendo giù dalla montagna con Alexi che strillava dietro di lui.
- Che figataaaaa! Accelera! Più veloce! Wooooo!
Knuckles lo ignorò. Il ragazzo si muoveva più del previsto e in più di un' occasione rischiò di farli cadere. A quella velocità riusciva ancora a mantenere il controllo della tavola. Accelerare significava mettere in pericolo entrambi.
Pensò a ciò che gli aveva detto il ragazzo. Non gli era difficile capirlo. Anche lui era un orfano del resto. Era rimasto solo quando era ancora un cucciolo, e nei suoi panni la penserebbe allo stesso modo.
Dannazione, mi sto affezionando a loro.
Lo sospettava già da tempo: lo spavento per l'umana, l' intenerirsi di fronte alla riccia e adesso la simpatia per Alexi.
Non va bene. Devo fermare questa cosa, finchè posso. Mantenere le distanze, evitare di parlarci.
Non posso perdere qualcun altro.


Al tramonto raggiunsero l' entrata di Hidden Palace. Knuckles scese dalla tavola e la spense.
- Porto dentro il sacco. - disse Alexi.
- No, aspetta ragazzo. Vieni qui.
Alexi si avvicinò. L' echidna prese il sacco e gli mise in mano la tavola. - Te la presto. Non rovinarla.
Alexi lo guardò – Sul serio?
- Ti sembra che scherzi? Penso io ai sacchi. Ti si legge in faccia che muori dalla voglia di provare. - detto ciò, si allontanò con entrambi i sacchi di provviste.
- Ma non so andarci. - disse Alexi. - Mi insegni?
Knuckles si fermò. Sapeva che Alexi non aveva avuto la migliore delle infanzie e voleva renderlo felice.
Ma voleva anche prendere le distanze da quei tre e la sua buona azione gli si era rivoltata contro.
- Prova a farcela da solo. Se proprio non riesci ti darò una mano. - disse. Alexi gli sembrava sveglio, avrebbe sicuramente imparato da solo.
Tuttavia il procione sembrò rattristarsi – Ok. - disse e si allontanò da solo con la tavola.
Quando Shadow e Nadia raggiunsero al Palazzo, il fuoco ardeva e il cibo era pronto. La ragazza si accostò subito ad Alexi, che stava leggendo di nuovo il suo libro di anatomia. La hoverboard rossa era al suo fianco. Il piccolo procione era caduto varie volte provando ed era un po' ammaccato oltre che stanco per la gita ad Ice Cap. Le sorrise quando la vide - Ehi! Com' è andato l'allenamento?
- Bene. Maestro Shadow mi ha insegnato alcune tecniche con l' energia. - rispose lei e lo sguardo cadde sulla tavola – è un hoverboard quello? Dove l'hai trovato?
- é di Knuckles. Me l'ha prestata. Sono stato ad Ice Cap con lui a prendere le provviste. - abbassò la voce – quindi non ho avuto molto tempo da dedicare al “tu sai cosa”
Nadia gettò un' occhiata veloce intorno a lei: Knuckles versava la zuppa e Shadow conversava con Tera. Abbassò la voce – Pensi di riuscirci?
- Non lo so. È una specie di dialetto arcaico. Non riesco a capirlo bene.
Knuckles distribuì le ciotole con la zuppa, per poi sedersi. - Questa sera sposterò Angel Island fuori dai venti di tempesta.
Alexi guardò Shadow - Spostare l' isola?
L'echidna non rispose, continuando a mangiare.
- Knuckles può utilizzare l'energia del caos per dirigere l' isola dove gli pare.
Tera sollevò il muso di scatto e guardò Knuckles - Sul serio? Un' isola intera?
Knuckles sospirò, infastidito. - Sì.
- Ci vuole una grande concentrazione e un ottimo controllo dell'energia per una cosa del genere. - commentò Nadia – Come ci riesci?
- Immagino una mappa con l' isola al centro e immagino che si muova seguendo una rotta.
- Tutto qui? - sembrava perplessa.
Knuckles posò la ciotola vuota e si alzò. - Tutto qui. Sembra facile eh? Vuoi provarci? Non riusciresti. Io ci sono riuscito al primo tentativo, quando ero ancora un cucciolo. Perchè? Perchè sono un guardiano. Come? Non ne ho idea. Ora che ho risposto a tutte le tue domande posso andare?
Lo osservarono in silenzio, perfino Shadow era perplesso. Il guardiano si incamminò verso il teletrasporto.
- Wow. - disse Nadia – Non pensavo di essere scortese. Volevo solo sapere.
- Non sei stata scortese. É solo Knuckles. Non gli piace quando gli fanno troppe domande di quel genere. Lo fa sentire come sotto una lente d' ingrandimento.

Pioveva, il vento gli schiaffeggiava il muso. Era buio e freddo, con solo i fulmini a regalare qualche secondo di luce.
Knuckles posò i palmi sullo smeraldo e chiuse gli occhi. Sentì fluire l' energia negli arti e nel suo corpo, la sentì espandersi intorno a se, avvolgere l' isola, concentrarsi in un punto preciso, premere verso una direzione.
Immaginò la mappa e l' isola muoversi come un punto sulla cartina, poi staccò le mani dallo smeraldo e le sollevò in alto. La pioggia gelida gli inzuppava la pelliccia il vento gli sferzava i dreadlocks, implacabile.
Aveva freddo, ma cercava di non pensarci. Uscire dalla tempesta avrebbe richiesto tutta la notte, forse anche di più.
Un fulmine toccò terra a qualche metro dalla ziggurat ma l'echidna non si mosse. Aveva già vissuto situazioni simili: tutto quello che poteva fare era rimanere concentrato e pregare che i fulmini non lo colpissero.
Il vento si fece più forte ed alla fine dovette piantare gli artigli nel terreno per non volare via. Si spostò in modo da avere lo smeraldo alle spalle e stare tra la gemma e gli alberi contorti dal vento.
Sfondò con un pugno un tronco divelto che volava verso di lui e rimase così: un artiglio piantato a terra e l' altro libero per colpire qualunque cosa minacciasse lo smeraldo.
Lo aspettava una lunga notte.

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Capitolo 12
*** Promesse infrante ***


Capitolo 12: Promesse infrante

Shadow uscì dal palazzo all'alba. Non aveva dormito. Fuori il cielo era ancora coperto, ma non c'era vento e la pioggia cadeva fine.
Si diresse subito alla ziggurat e salì le scale di corsa.
Il guardiano era lì, in ginocchio davanti allo smeraldo, con uno dei pugni piantato nella roccia. Gli occhi chiusi, la pelliccia arruffata e piena di terra, foglie e rametti.
Si inginocchiò di fronte a lui e gli mise una mano sula spalla fredda e bagnata - Knuckles? Va tutto bene?
L' echidna si mosse ed aprì lentamente gli occhi. Sollevò la testa e guardò Shadow - Sì. Siamo quasi fuori dalla tempesta.
- Perfetto. - il riccio sorrise - Ti ho portato degli asciugamani, e qualcosa di caldo da bere.
Knuckles sorrise – Grazie. - si avvolse nell'asciugamano e prese la tazza fumante. - Credo che resterò qui oggi. L' isola segue la rotta, ma non voglio rischiare.
Shadow sapeva che era una scusa. Knuckles spesso era troppo orgoglioso per ammettere di essere stanco. Conoscendolo, il riccio stette al gioco. - Come vuoi. Io porterò Tera a Mushroom Hill. So che ci va anche da sola, e credo che gli dirò due parole in proposito.
Knuckles sorseggiò la tisana in silenzio.
- Ho visto Alexi provare la tua vecchia hoverboard. - commentò il riccio.
- Sì. Gliel'ho prestata. É saltato fuori che ne ha sempre voluta una sua.
Shadow sorrise.
- Perchè quella faccia? - l'echidna assottigliò lo sguardo. - Smettila.
- Ammettilo, ti piace averli intorno.
- Sei fuori strada. Ho voluto fare un favore a quel ragazzo, tutto qui. Non li volevo e non li voglio tra i piedi.
Shadow mise le mani sui fianchi. - Ti conosco abbastanza da capire quando menti.
Il guardiano posò a terra la tazza e l'asciugamano e tornò nei pressi dello smeraldo, avvicinandosi ad una delle colonne di pietra.
- Ehi, stavamo parlando!
- La discussione è finita.
Shadow incrociò le braccia. - Fai sempre così. Invece di affrontare un problema, preferisci nasconderti dietro al tuo smeraldo. Perchè non ti giri, mi guardi e mi dici cos'è che non va?
Knuckles inspirò profondamente e accarezzò la colonna. Stava guardando quella di fronte a lui, proprio dietro allo smeraldo, dove erano incise tre lettere “STH” e una data sotto.
- Cosa diamine stai facendo?
- Lascio una testimonianza.
- E non ti basta il tuo nome su piazze e vie?
Il riccio blu fece spallucce. - Volevo fosse in un luogo importante. - incrociò le braccia, con il suo solito sorrisetto. - E poi così ti ricorderai di me, knucklehead.
- é abbastanza difficile che mi scordi di te. Sei davvero irritante.
- Anche io ti voglio bene Knux.
- Non chiamarmi così! E scendi dalla mia isola!
– Lo sai. - disse soltanto.
Shadow chiuse gli occhi ed inspirò. - Capisco che tu non voglia creare legami, anche io ero così una volta. - si avvicinò al guardiano, che sembrava assorto nei propri pensieri. - Ma con il tempo ho capito che facevo solo del male a me stesso. Anche una vita immortale va vissuta. Ogni legame che creiamo ci fa crescere, ci rende migliori, e più forti.
- Non sai quello che dici.
- So benissimo quel che dico! - Shadow strinse i pugni - So che soffri ancora per Sonic ma-
- Ti ricordi quando Sonic se n'è andato? - la mano di Knuckles si fermò - Ti avevo chiesto di lasciarmi fuori dalle crociate, dagli atti di eroismo, dai casini in cui il mondo si cacciava. E soprattutto, di non portare nessuno sulla mia isola. Nessun mortale.
- Sì, lo ricordo. Ma abbiamo fatto una promessa a-
Knuckles si voltò di scatto - Tu hai fatto una promessa a me! Hai promesso di non fare nulla che potesse ferirmi. - staccò la mano dalla colonna e si fermò per fronteggiare il riccio, mentre lo smeraldo sembrava reagire alla sua irritazione, illuminandosi. - Ma hai portato sull'isola quei ragazzini e nonostante tutti i miei sforzi di stargli lontano, non posso negare che la loro presenza mi renda felice.
Shadow fece un lieve sorriso ed azzardò un passo avanti - Allora qual è il problema?
- Questo è il problema! - gridò l' echidna, dando un pugno alla colonna, crepando la nuda roccia - Altri nomi sulla stele, altri volti sui muri! Altri amici cari che dovrò lasciare andare! - avanzò verso Shadow. Il master emerald pulsava dietro di lui, inondando il santuario e la radura di luce verde, gettando nell'ombra il volto tetro del suo guardiano. La tinta violetta degli occhi era sparita, sostituita da un verde lime.
- Knux
- NON CHIAMARMI COSI'!
Shadow potè letteralmente sentire la rabbia in quelle parole propagarsi in una folata di vento che gli attraversò la pelliccia. Mise le mani avanti e fece un passo indietro, d' istinto. Di solito uno scontro amichevole risolveva i loro litigi, ma questa volta sembrava diverso: non l'aveva mai visto così arrabbiato. Giurò di aver visto qualcosa di etereo dietro di lui, come lo svolazzare di un mantello. - Knuckles. - si corresse. - Non devi vederla in questo modo. Potrà solo farti del male. - disse con calma - Perchè non fai semplicemente tesoro del tempo passato con chi hai perso? Loro vivono, Knuckles. Vivono nei ricordi che hai creato con loro.
Lo sguardo dell'echidna si addolcì, mentre rilassava le braccia lungo i fianchi.
- Sei ingenuo.
Shadow assottigliò lo sguardo.
- Credi che io sia diventato immortale ieri? O quattrocento anni fa? Quello che provi, l'ho già provato, e ho creduto a lungo nelle cose in cui ora credi tu. Ma sai qual' è la verità? Sai com'è essere davvero antichi?
Shadow rimase in silenzio.
- Ogni ricordo fa male. Per ognuno di essi ti raggiunge la consapevolezza che quei momenti non torneranno. Che le persone non torneranno. Che sono parte di un tempo ormai lontano e che ovunque sono non potrai raggiungerle. Poi trovi nuove persone, crei nuovi ricordi, finchè non diventano troppi per la tua testa. - avanzò verso il riccio, lo sguardo fisso nel suo. Lo smeraldo nel rubino - Allora dimentichi. Dimentichi i tuoi cari, dimentichi te stesso. -continuò ad avanzare. - Ti confondi fra le ere mentre nel sonno vengono a trovarti fantasmi che non riconosci, resti di una vita che non sapevi di aver vissuto. Vedi nomi e volti, incisi sulle pietre, che una volta erano importanti, e non ricordi il perchè. - si fermò ad un palmo dal riccio. - Ed alla fine, resti solo tu: nient'altro che un guscio vuoto in un mare di memorie.
Shadow non sapeva cosa dire. Non credeva che la sofferenza dell'echidna fosse così profonda. Nessuno scontro avrebbe risolto la faccenda a quel punto, doveva parlare con lui.
Sollevò le braccia, avvicinandole al rosso – Knuckles, senti, non penso che Sonic voglia-
Si ritrovò a terra, la guancia che bruciava.
- SONIC E' MORTO! - urlò l' echidna e il Master Emerald pulsò più forte - Ci ha lasciato! Ha scelto di lasciarci! L' ho pregato, implorato di restare ma lui - portò le mani alla testa, gli occhi chiusi - io, IO LO ODIO!
Fu un rumore impercettibile, eppure Knuckles lo sentì come un fragore nella sua testa. Si voltò di scatto e osservò la piccola crepa sullo smeraldo. Barcollò verso la gemma allungando le mani tremanti ed appoggiandosi alla superficie ormai fredda, scivolando in ginocchio - ..mi dispiace.. - sussurrò, gli occhi viola pieni di lacrime - ..mi dispiace..
Shadow si massaggiò la guancia, osservando l'echidna accarezzare lo smeraldo mormorando mille scuse, come se avesse ferito una creatura vivente. Si avvicinò piano, chinandosi vicino a lui.
- Knuckles
- Lasciaci soli.
- Senti, non immaginavo che-
- Per favore. Lasciaci soli.
Shadow sospirò, rialzandosi. Avevano sempre condiviso il dolore, l' avevano sempre affrontato insieme. La richiesta di Knuckles lo feriva, ma lo feriva ancora di più essere il responsabile di quello sfogo. - Va bene. Ma non mi allontanerò molto. Sono ai piedi della scalinata, se hai voglia di parlare.
Detto ciò, voltò le spalle, le orecchie piegate sulla testa.

Shadow guardò il sole descrivere il suo arco nel cielo. Aveva lasciato andare Tera da sola, e sperava con tutto sé stesso che tornasse intera come sempre. A dispetto del suo carattere spensierato, la riccia sapeva essere prudente.
Era salito in cima al santuario un paio di volte, ed entrambe aveva trovato Knuckles raggomitolato in una palla stretta contro lo smeraldo.
Solo nel tardo pomeriggio sentì dei passi scendere la scala.
Knuckles si sedette al suo fianco e dopo un lungo silenzio parlò - Mi dispiace per lo schiaffo.
- Non importa.
- Mi dispiace per le cose che ho detto. Ero stanco e-
- E' colpa mia. Ti avevo fatto una promessa e non l'ho mantenuta. Ti chiedo scusa.
- Anche io ti chiedo scusa. Sono stato cattivo con te. Non penso che tu sia ingenuo. - disse – è vero, i ricordi tengono vivi i nostri cari ma – sospirò – fanno anche male. E i miei sono così tanti, così confusi. - si prese la testa tra le mani. - Ricordo i miei genitori. Li ricordo quando ero un cucciolo, e ricordo la loro scomparsa. Ma ricordo anche di averli incontrati di nuovo, da adulto. Solo che non riesco a collocare quei ricordi in un tempo preciso. Ricordo di aver fatto crollare la parte di isola che ospita Carnival Night. Ma è ancora qui. E allora mi chiedo, l' hanno ricostruito? Ma chi? Quando? Come? - fece una smorfia – Accidenti, ora mi fa male la testa.
Shadow ascoltava ma i suoi pensieri erano altrove. Le parole del guardiano, il cinismo e l'amarezza con cui le aveva pronunciate, lo preoccupavano. Aveva bisogno di parlare con Silver. L' albino aveva un dono quando si trattava di dare consigli.
Quella sera in città si teneva la commemorazione in ricordo della Resistenza e i ragazzi non vedevano l'ora di andare. Avrebbero passato la notte a casa di Silver e Shadow avrebbe colto l'occasione per parlargli.
Knuckles gli si era appiccicato addosso, abbandonandosi ad un pianto silenzioso.
Molto tempo fa non credeva che quel guardiano duro e irascibile potesse nascondere un animo gentile e sensibile.
Il tempo li aveva portati ad avvicinarsi l'uno all'altro, a sostenersi a vicenda, ad affrontare l'eternità insieme. Ricordò quante volte lui stesso aveva pianto, disperandosi nella stretta forte e sicura del rosso, per un amore perduto, per un amico scomparso.
Giunse le mani sulla schiena del guardiano, ricambiando con un abbraccio leggero.
Non importava quanto duro fosse il presente o quanto incerto il futuro: era lì per Knuckles, come il guardiano lo era per lui.
Si era chiesto molte volte cosa fosse, se una forma d' amore, di amicizia o qualcosa di più potente che non aveva un nome fra i mortali. Qualunque cosa fosse, era più potente di ogni sentimento da lui provato fino a quel momento.
Non sapeva molto altro. Sapeva solo che gli voleva bene.

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Capitolo 13
*** Resistenza e Confessione ***


Capitolo 13: resistenza e confessione

Le strade della città erano illuminate e piene di festoni. Shadow scoprì che intorno all'evento solenne era nato un buon giro d'affari. In occasione, nelle vie che portavano alla piazza, c'erano bancarelle che vendevano cibo e alcune anche oggetti d'antiquariato risalenti al periodo della Resistenza, o almeno così dicevano i proprietari. Solo una via era spoglia: quella dove passava la fiaccolata.
Si dirigevano lì, dando intanto un'occhiata alle bancarelle.
- Non hai ma visto la commemorazione? - chiese Alexi a Shadow, che sembrava spaesato.
- Di solito vado fuori città in questo periodo dell'anno. - rispose il riccio - Non mi piace ricordare quegli anni.
- Grazie per averci accompagnato.
Shadow gli rivolse un lieve sorriso, notando le ginocchia sbucciate e i cerotti sulle gambe. Non aveva intenzione di arrendersi con quell' hoverboard.
- Nonno!
Tera corse incontro a Silver, gettandosi fra le sue braccia.
- Oplà! Dov'è la mia nipotina! - esclamò lui, prendendola in braccio. - E dove sono i miei ragazzi? Non venite a salutare il vostro vecchio?
Nadia e Alexi si avvicinarono per abbracciarlo.
- Allora, vi state comportando bene? Avete fatto progressi? Ah che maleducato! Shadow, Knuckles, amici miei, venite qui!
Shadow si avvicinò e gli offrì la mano. Silver gli prese il braccio, lo tirò a sé e lo abbracciò dandogli due pacche sulla schiena, con sorpresa del riccio, che ridacchiò.
Knuckles si avvicinò a Silver con il primo sorriso della serata. Fino ad allora aveva seguito il gruppo in silenzio e con l'aria di qualcuno che avrebbe dovuto rimanere a casa, possibilmente a letto. Voleva rimanere sull'isola a riposare, ma non voleva deludere i ragazzi, che non vedevano l'ora di mostrare la festività a lui e a Shadow.
Lasciò che il riccio lo abbracciasse. All'albino non sfuggì il modo in cui l'echidna ricambiò. La stretta di Knuckles di solito era forte e sicura, e non tardava ad arrivare, mentre questa era stentata, insicura, quasi come se temesse di toccarlo. Qualcosa non andava.
Non ne fece menzione. Qualunque cosa fosse, era un discorso per dopo.
Dopo i saluti, procedettero verso la fiaccolata.
- Sapete, credo di averne combinata una delle mie - annunciò Silver mentre procedeva di buon passo con l'aiuto del suo bastone. Shadow riconobbe nel tono scherzoso quello del giovane che aveva imparato ad amare come un fratello minore.
- Il sindaco mi ha incastrato anche stavolta e io senza pensarci ho fatto i vostri nomi.
- I nomi per cosa? - chiese Knuckles, guardando altrove.
- Beh, per i racconti sulla Resistenza. Hanno sentito le mie storie così tante volte, ma non credo di aver mai sentito le vostre voci sul palco.
- Vuoi che - Shadow iniziò.
- Non mi piace narrare quelle storie. - disse Knuckles.
- Per favore ragazzi. Quella gioventù nella piazza aspetta storie nuove. Le testimonianze sono sempre più scarne e ripetitive. E poi, Knuckles, so quanto sei bravo a raccontare. - gli mise una mano sulla spalla - E se ci sono cose che non ti senti di condividere, ti basterà ometterle. Del resto sei tu il narratore.
- Non saprei cosa narrare. Non sono belle storie.
- Non devono essere belle. Devono essere vere. - replicò il riccio. - Lo scopo della commemorazione è ricordare il passato, trasmettere alle nuove generazioni il ricordo autentico della Resistenza. E tu l'hai vissuta più di chiunque altro.
- Non lo so.
- Per favore?
- Mmh...
- Per favore per favore?
A quel punto Knuckles si arrese, con un sospiro. - Va bene. Ma solo perchè sei tu a chiederlo.
Silver ridacchiò, e i tre si unirono alla fiaccolata con le loro torce.
Knuckles rimase in coda al loro gruppo e Alexi raggiunse Silver.
- Maestro Silver?
- Alexi, quante volte devo ripeterlo? Puoi chiamarmi semplicemente Silver.
Il procione sorrise. - Silver. Perchè hai detto che Knuckles ha vissuto la Resistenza più degli altri? Angel Island ha avuto un ruolo importante nella guerra? O l' ha avuto il Master Emerald?
Silver sorrise – Beh, in realtà a quell'epoca Knuckles ha lasciato l' isola per unirsi alla Resistenza. E con il tempo il suo ruolo in essa l' ha portato ad essere molto vicino al comandante. Prendeva ordini direttamente da lui.
Alexi sgranò gli occhi - Sul serio? Quindi lo conosceva?
- Lo conoscevamo tutti. Io, Shadow, Knuckles. - disse - Ma il comandante, era un mobian molto umile. Si ritirò subito dopo la fine della guerra e ci chiese di non rivelare il suo nome.
- Sì. Forse è anche per questo che la gente lo ama tanto.
Nella piazza c'era il palco, proprio ai piedi del monumento alla Rsistenza, come Alexi aveva detto. Il monumento ritraeva un gruppo di mobian intenti a correre in salita su una pila di resti di robot. Quello in testa alla fila, teneva sollevata una bandiera.
Shadow e Knuckles gettarono le fiaccole nel bracieri e si fecero strada verso la statua per ammirarla da vicino. L' echidna accarezzò con la mano le lettere dorate sulla lastra di marmo nero.

IN RICORDO DELLA RESISTENZA,
DEI SUOI CADUTI
E DEL COMANDANTE, CHE DEGNO DI OGNI ONORE,
SCELSE L' ANONIMATO.

Sorrise e sentì la mano di Shadow sulla spalla.
- Così tanti morti. Avrei potuto fare di più.
- Hai fatto tutto quello che potevi.
- Tu credi?
- Ne sono sicuro.
- Se avessi usato il caos, il Master Emerald...
- Eggman lo avrebbe trovato, e una volta ottenuto, niente avrebbe potuto fermarlo. - replicò il riccio. - Non potevi salvare tutti.
Knuckles sospirò. - Sì, hai ragione.
- Stai bene?
- Sì. - replicò l' echidna, confuso. - Perchè?
- Mi hai appena dato ragione.
Knuckles colse la battuta, grugnì e si allontanò. Shadow lo seguì ridacchiando.
Tornarono da Silver e dai ragazzi. Sul palco c' era un vecchio tasso panciuto con una fascia sul petto.
Si schiarì la voce - Come sindaco, sono lieto di annunciare l' inizio delle celebrazioni in memoria della resistenza. Possano quei giorni e quegli eroi rimanere per sempre nella memoria di Mobius. Le testimonianze di oggi...
- Oh! Venite. Dobbiamo avvicinarci al palco. - sussurrò Silver ed iniziò a farsi strada, mentre il sindaco continuava il suo discorso.
Arrivò giusto in tempo per sentirsi chiamare e salì gli scalini, accompagnato da un applauso. Aspettò con il sorriso che la folla si placasse, poi prese la parola.
- Miei cari concittadini, sono molto felice di essere con voi anche quest' anno. Alcuni di voi avranno notato che da un po' di tempo siamo sempre gli stessi, con gli stessi racconti. Quest'anno mi sono permesso di portare due miei cari amici, che come me hanno vissuto quei giorni. - giorni ben lontani, ma era noto a tutti come in passato Silver fosse in grado di viaggiare nel tempo. Abilità che ora non utilizzava, a causa del fisico indebolito dagli anni e incapace di reggere un viaggio temporale. - Shadow the Hedgehog e Knuckles the Echidna!
I due salirono sul palco mentre la folla li accoglieva con grida e applausi.
- Mi sento a disagio. - sussurrò il riccio all'echidna nascosta dietro di lui.
- Vai prima tu.
- Cosa? Ma-
- Non mi interessa. Vai prima tu.
L' echidna lo spinse e Shadow barcollò verso il microfono. Guardò la folla in attesa e forzò un sorriso – Eeh - il microfono prese a fischiare forte - Oh, merda! Cos' ha questo affare? Come si spegne?
Silver fece un cenno al sindaco ed il sindaco al tecnico. Tempo di cambiare microfono e Shadow aveva già imprecato più di una volta nel tentativo di aggiustarlo, con più di una donna fra la folla che copriva le orecchie dei figli.
Shadow si schiarì la voce - Prova? Prova? Uno, due tre? - sospirò - Oh grazie mobius.- mormorò e poi si rivolse alla folla.
- Ecco, ce ne sono stati di avvenimenti nella resistenza.- esordì - Ma pensandoci, potrebbero essere storie simili ad alcune che avete già sentito perciò, credo che potrei narrarvi qualcosa di diverso. - si schiarì la voce e prese fiato – Lo incontrai un mese prima che Eggman conquistasse il mondo.
Narrò di Infinite, prima che Infinite esistesse. La gente lo osservava con stupore e pendeva dalle sue labbra. Shadow perse il filo un paio di volte e il tono tradiva il suo disagio ma la storia era abbastanza avvincente da coinvolgerli, vecchi o giovani che fossero e le parole del riccio acquisirono pian piano maggiore sicurezza.
Gli fecero un grande applauso e poi fu il turno di Knuckles. L' echidna si avvicinò al microfono con riluttanza e sguardo basso - Io, non so bene come iniziare. Ero... ero molto vicino al Comandante, si può dire che fossi come il suo secondo. Prendevo ordini da lui, li eseguivo o li trasmettevo a seconda dei casi. So che è molto amato da tutti voi, e che la Resistenza è ancora un evento di grande importanza ai vostri occhi, nonostante il tempo passato. - lanciò alla platea uno sguardo veloce. – Mi è stato chiesto di narrare la verità, di trasmettere la vera natura della Resistenza, ed è quello che farò. Vi narrerò del Comandante, e della Resistenza prima di Sonic. - fece una pausa, ed udì il silenzio.
Attendevano, in ascolto, così l'echidna prese fiato e iniziò. - Il Comandante era una brava persona. Ma in guerra questo non conta. In guerra bisogna fare ciò che va fatto, non importa se sembra sporco o malvagio in tempo di pace. - poggiò le mani tremanti sul microfono - Ed è peggio, quando sei quello che perde. Il vincitore può sempre permettersi di mostrare compassione, di fare qualcosa di buono in mezzo a tutti quegli orrori. Ma chi è costretto a cedere terreno ogni giorno, non può permettersi gesti di carità. - fece una pausa, cercando le parole giuste. - Pensate alla Resistenza come ad un corpo. Il Comandante doveva tenerlo in vita. Poco importava perdere un dito, una mano o un' intera gamba. Il cuore doveva continuare a pulsare e i polmoni a prendere aria. Finchè la Resistenza viveva, c'era speranza: era l'ultima forza ad opporsi ad Eggman e sapevamo che ogni mobian, libero o schiavo, riponeva le sue ultime speranze in essa. Con la caduta della Resistenza, tutto Mobius avrebbe smesso di lottare, arrendendosi a Eggman. E il Comandante lo sapeva. - chiuse gli occhi, scostando il muso dal microfono per non far udire il proprio sospiro. - Sono stati mesi di terrore, di sacrifici e di scelte difficili, quelli prima di Sonic, quelli dove il Comandante lottava per tenere tutto insieme. Per tenere sé stesso insieme. Io... io temo di non poterveli raccontare tutti, ma proverò a darvi un' idea.
Ciò che seguì fu illuminante: in molti ormai ricordavano la Resistenza come un evento glorioso, intriso di un' aura d' onore come un duello cavalleresco. Knuckles la mise a nudo per ciò che era: una brutale e selvaggia lotta per la sopravvivenza. Narrò di villaggi distrutti, di luoghi di prigionia, di assalti a depositi di armi e viveri e perfino di incontri segreti con Eggman stesso, di trattative e compromessi spesso degradanti per poter salvare la Resistenza: salvare un villaggio piuttosto che un altro, o lasciare che Eggman ottenesse un villaggio in cambio di una partita di viveri che avrebbe impedito al Comandante e ai suoi di morire di fame.
Eggman amava giocare con la Resistenza, lasciarli senza fiato, per poi dargli respiro. Lasciarli rialzare, solo per gettarli di nuovo in ginocchio.
Sulla piazza era caduto un silenzio pesante. Shadow e Silver si guardarono confusi: sapevano che la lotta era stata dura in quel primo periodo, ma non immaginavano avesse raggiunto quel livello di disperazione. Capitava che Knuckles omettesse dei particolari, o non spiegasse il motivo di ordini e strategie, ma non avevano mai pensato a delle trattative segrete con Eggman.
- Quando abbiamo scoperto che Sonic era ancora vivo, è stato come se Chaos stesso fosse sceso su Mobius a dirci che era finita. Che potevamo tirare un sospiro di sollievo. Che avevamo qualcosa di più di una vaga speranza. Con Sonic abbiamo vinto, ma una vittoria non cambia il passato. - disse Knuckles, mentre i primi raggi di luce accarezzavano la piazza, ora giunto alla conclusione della sua storia. - Il Comandante era una brava persona. Ma la guerra ha tirato fuori la sua parte peggiore. Qualcosa con cui avrebbe dovuto convivere per sempre. - strinse la presa sul microfono. - Alcuni si chiedono perchè scelse l' anonimato. Io credo perchè non vi fu nulla di onorevole in ciò che compì, anche se in futuro avrebbero raccontato diversamente. - alla fine, trovò il coraggio di guardare la folla in ascolto. – Vi ho raccontato queste cose, perchè meritavate di sentirle. Meritavate di conoscere la verità. Forse essa cambierà il vostro modo di vedere le cose. Forse la vostra opinione sul Comandante cambierà. Io non prendo le sue difese, ma posso dirvi, che ha fatto tutto ciò che poteva. Ha scelto ciò che in quel momento sembrava il male minore. Ha fatto semplicemente ciò che andava fatto. Per un mondo libero.
Quando finì, Knuckles sentiva la testa leggera. Si era tolto un grande peso, lo sentiva. Ora però, aveva paura che la stanchezza lo tradisse. Le sue ultime parole, il motto stesso della Resistenza, sembrò far sussultare la platea provata dal lungo racconto. Si congedò battendo il pugno sul petto e chinando il capo, il gesto che usava come Comandante all'epoca della resistenza.
Poi rimase in quella posizione. In attesa.
Per un attimo ci fu solo silenzio, poi qualcuno applaudì. Altri si unirono a lui e ben presto ci fu un unico, grande applauso.
Silver sorrise.
- Grazie. - mormorò Knuckles, ma era già lontano dal microfono.

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Capitolo 14
*** Rivelazioni ***


Capitolo 14: Rivelazioni

Quando raggiunse gli altri, Shadow notò quanto fosse provato. La sua non era una storia, ma una confessione. Una confessione che doveva essergli costata molto.
Knuckles evitò il suo sguardo e Shadow spostò il suo su Silver, che si congedava dal sindaco, e sui ragazzi che dormivano in piedi.
Non rimasero per il discorso finale, visto che era già molto tardi. Si diressero a piedi a casa dell'albino, che abitava lì vicino.
Silver diede loro due stanze e gli augurò un buon sonno, dopo di che li lasciò.
Prima di separarsi, il riccio notò un sorriso sul volto dell'echidna.
- Sembri felice. - commentò.
- Lo sono.
- Quello che hai raccontato – cominciò il riccio – Non deve essere stato facile.
- Non lo è stato. Ma avevo bisogno di farlo. Avevo bisogno di sapere.
- Sapere cosa?
- Se potevano perdonarmi.
- Perdonarti?
- Sì. Ho fatto cose terribili, per riuscire a mandare avanti la Resistenza.
- Perchè non ne hai parlato con gli altri? Potevate trovare una soluzione alternativa, insieme.
- Avevo paura di dirglielo. Credevo non avrebbero capito. Pensavo sarebbero rimasti disgustati da me, dal mio comportamento. Forse Silver lo è ora.
- Non dire stupidaggini. Silver ti conosce benissimo e sa che non faresti quel genere di cose, se esistesse anche solo un' alternativa.
- Sì, ma-
- Knuckles, ho collaborato con Eggman per attivare il Cannone Eclissi. Stavo per distruggere il mondo. E mi hanno perdonato. Sul serio credi che non lo farebbero con te?
Knuckles fece un lieve sorriso. - Sì, penso tu abbia ragione.
Vedendo il suo amico sollevato, Shadow si diresse nella sua stanza per godersi il meritato riposo.
Lo svegliarono le grida dalla stanca accanto, neanche un paio d' ore più tardi.
Sussultò, scese dal letto e corse nella stanza di Knuckles, che era seduto sul letto e cercava di calmarsi.
- Che è successo? Ti ho sentito urlare!
- Brutto sogno. - ansimò l'echidna – Scusa.
- Vuoi dell'acqua?
Knuckles annuì, ringraziandolo.
Dopo aver portato l'acqua, Shadow era ormai sveglio, decise quindi di tornare in cucina e cercare qualcosa da mangiare.
Mentre vi si dirigeva però, udì dei rumori provenire dal soggiorno.
La luce era accesa, e Shadow si avvicinò con cautela.
Silver fissava il fuoco senza vederlo, finchè non udì i passi.
- Shadow.
- Come hai fatto a riconoscermi?
- Il tuo modo di camminare. Passo deciso, quasi autoritario, eppure leggero come una piuma. - l' albino sorrise.
- Scusami. Ho sentito dei rumori, poi ho visto la luce del camino e-
Silver lo fermò - Nessun disturbo. - si alzò, muovendosi lentamente verso una credenza dove teneva dei bicchieri e una bottiglia di vetro con del brandy. La prese insieme a due bicchieri, poggiò tutto sul tavolino e si sedette. Allungò la mano verso la bottiglia, ma indugiò. - Ti dispiacerebbe? Posso riconoscere qualcuno dal passo ma sono ancora pessimo nel versare da bere. - ridacchiò, ma fu breve. Il volto dell' albino tornò serio. - Come sta Knuckles? Il suo abbraccio mi è sembrato strano, stentato, come se fosse stanco.
- In realtà, non lo so. - replicò Shadow, mentre versava il brandy - Sono preoccupato per lui, e speravo potessi darmi un consiglio.
- Cos'è successo?
- Abbiamo litigato. - Shadow svuotò il bicchiere – Si è affezionato ai ragazzi e ne soffre, perchè sa che un giorno li perderà. Non riesce a pensare ad altro.
Silver chiuse gli occhi, rattristato da quelle parole - Se avessi avuto altra scelta-
- Lo so. Ma non l'avevi. - replicò Shadow, versandosi un secondo bicchiere - Questo dolore lo sta consumando, e io non so che cosa fare. Credo stia perdendo la ragione.
A quelle parole, l'albino aggrottò la fronte. Prese il suo bicchiere e sorseggiò lentamente – Perchè lo pensi?
- Ha menzionato Sonic. Ha detto di odiarlo, perchè ci ha lasciato soli. - scosse il capo - Lo ha incolpato, come se fosse stata una sua scelta. - ridacchiò.
Silver si prese del tempo per scegliere le parole – In un certo senso, è così.
Shadow guardò l' albino, aggrottando la fronte - Che vuoi dire?
Silver sospirò - Fuori potevano sembrare rivali. In realtà, Sonic è stata la prima creatura a considerare Knuckles un amico, a non giudicarlo e a perdonare i suoi errori. Era il suo amico più caro, come per te poteva essere Maria. E vederlo invecchiare, vedere la sua vita scivolargli via dalle mani senza poter fare nulla, lo stava distruggendo. Così, quando Sonic era ormai vecchio, Knuckles gli fece una proposta.
- Che proposta?
- Gli offrì l' immortalità.
Shadow posò lentamente il bicchiere sul tavolo, senza staccare lo sguardo da Silver.
- Gli ha proposto di farlo ringiovanire sfruttando l' energia del Master Emerald. L'energia del caos l'avrebbe rigenerato, restituendogli l'età che aveva all'epoca del loro incontro. Poteva ripetere il processo ogni volta, rendendolo di fatto immortale. Ma Sonic rifiutò.
Shadow rimase in silenzio.
- Knuckles rispettò la sua scelta. E fece lo stesso con Tails, Amy, Vector e tutti gli altri.
Fu allora che Shadow ripensò alla loro discussione sotto al pesco.

Hai mai provato per qualcuno un affetto così grande da desiderare di poter piegare il tempo e lo spazio per riportarlo da te? E se un giorno scoprissi che puoi farlo, lo faresti comunque?

Ora capiva il senso di quelle parole.
- Come l'hai saputo?
- Sonic me lo ha rivelato. Quando ho viaggiato nel passato, per dargli l'ultimo saluto. - spiegò l'albino. - Al mio ritorno nel futuro, sono andato da Knuckles.
La testa di Shadow cominciò a ruotare, forse per il brandy, forse per altro.
- Gli ho detto che sapevo cosa aveva proposto a Sonic, ed ero venuto per discutere i miei termini. - disse Silver, alla fine.
- Gli hai detto di sì, dunque.
- Gli ho detto di sì. La prima volta, la seconda e la terza. Ma gli ho chiesto di fare in modo che non si notasse. Non volevo invecchiare e ringiovanire, volevo che avvenisse gradualmente, per non destare sospetti, per dare l'illusione di una lunga vita.
Shadow non riusciva a crederci. L'idea che Silver potesse ingannare qualcuno non l'aveva mai sfiorato – Ma perchè?
- Tutti temiamo la morte, Shadow. Io non facevo eccezione.
- Sì ma- si interruppe, mentre nella sua mente sorgeva un' altra domanda – Perchè sei invecchiato fino a questo punto allora?
L'albino si avvicinò, prendendogli la mano nelle sue – Ho detto a Knuckles che volevo sapere come fosse. Non volevo negarmi la vecchiaia. Ma questa volta, quando lui mi offrirà di ringiovanire, rifiuterò.
Il riccio alzò la testa di scatto – Cosa? Perchè?
- Perchè ogni cosa ha la sua stagione, Shadow. Ho dovuto vivere quattro vite per capire cosa significasse davvero. - strinse la mano del riccio - Ho visto morire quelli che amavo. E incapace di sopportarlo un'altra volta, li ho abbandonati, andandomene ogni volta in silenzio, senza spiegazione, solo per spiare le loro vite da lontano, senza poter condividere gioie e dolori, fino a vederli invecchiare e morire. - sospirò - Devo porre fine a tutto questo. - lo guardò, senza vederlo - Non abbandonerò la mia piccola Tera. Non abbandonerò i miei ragazzi. Resterò al loro fianco, fino alla fine. - sorrise - Quando Knuckles verrà a trovarmi, gli dirò che dovrà presto aggiungere un altro nome alla sua stele.
Shadow forzò un sorriso, gli occhi lucidi - Speriamo non tanto presto.
- Ah, chi vogliamo prendere in giro. - Silver ridacchiò, poi tornò serio - Promettimi che gli starai accanto. Sei l' unico che può farlo. - sorrise – Non siamo fatti per essere eterni, Shadow, e io sono stanco di continuare a fuggire. Voglio affrontare il mio più grande nemico, voglio farlo circondato da chi amo in questo tempo, e infine ricongiungermi a chi ho amato in passato.
Shadow annuì mentre, nelle mani di Silver, la sua si chiudeva a pugno - Ho sempre creduto che fossi solo longevo.
L' altro rise - Dannatamente longevo.
Ora anche Shadow rideva.
- Quattrocento anni sono un po' troppi per tutti, Shadow.
Risero ancora un po', ricordando i vecchi tempi e, quando Shadow volle congedarsi, Silver lo fermò - C' è ancora una cosa che devi sapere.
Shadow allontanò la mano dalla porta e si voltò.
- Ricordi quando ti ho parlato delle mie visioni? Ho meditato a lungo su di esse e infine ho compreso almeno in parte di cosa si tratta.
- Ti ascolto.
- La voce che parla nelle mie visioni, ripete sempre la stessa frase: “Il caos è ordine, l' ordine è caos. La clessidra ruota, in mano al Distruttore di Mondi.”
Shadow aggrottò la fronte – Che diamine significa?
- È una profezia. - Silver si avvicinò ad una piccola libreria e accarezzò i libri con la mano – Ero sicuro di averla letta da qualche parte, poi mi è tornato in mente: fu molto tempo fa, quando studiavo l' echidna e i miei occhi erano ancora buoni. - prese uno dei libri, ne toccò la copertina in rilievo e lo porse a Shadow - Gli Antichi prevedevano la fine del mondo per mano di un' entità nota con quel nome, che avrebbe scatenato cataclismi e portato distruzione fino ad estinguere tutta la vita sul pianeta. - spiegò, tornando a sedersi.
Shadow sembrava scettico - Va bene, ammesso che sia vero, come lo fermiamo?
- Nessuno può fermarlo.
- Cazzate.
- Purtroppo no. Non credo che sia una persona, o un nemico in carne e ossa. Sono leggende antiche, Shadow. Hanno un fondo di verità, ma non è dato sapere quale.
Shadow riflettè e schioccò le dita. - Forse Knuckles ha qualcosa nel suo archivio. Un libro, un resoconto. - osservò il libro - Potrebbe essere la stessa cosa che ha cancellato la civiltà echidna. Se così fosse, deve esistere qualche documento. E più cose sapremo, più saremo preparati quando accadrà.
Silver annuì – Concordo. Tieni il libro. Dallo a lui. Leggendolo potrebbe scoprire qualcosa in più.
Shadow sfogliò le pagine senza capirci granchè, poi chiuse il libro. - Grazie. A proposito di minacce, i Golem?
- Sono un altro problema. Gli umani monitorano i loro spostamenti e secondo i dati rilevati si avvicinano da Mistic Ruins. Sono più di prima e il loro arrivo è previsto tra una settimana. Hanno provato a fermarli, a bombardarli, senza alcun risultato. E non c' è lago o montagna che non possano valicare. Umani e Mobian stanno studiando un piano di evacuazione. - Silver sospirò – Siamo in pace da poco più di un secolo, e questa è la prima città che costruiamo insieme, in cui viviamo insieme. Se viene distrutta, sarà un duro colpo per tutti.
Shadow posò una mano sulla spalla dell'albino – La salveremo, vedrai. Una volta sull'isola, aggiornerò Knux e gli mostrerò il libro. Ci verrà in mente qualcosa.

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Capitolo 15
*** Idee e conseguenze ***


Capitolo 15: Idee e conseguenze

- Ho un'idea. - disse l' echidna.
- Davvero?
Di nuovo sull'isola, Shadow aveva appena finito di dirgli dei golem.
- é un po' che ci penso. Le sentinelle sono costrutti echidna, e come guardiano del Master Emerald, dovrei essere in grado di fornire loro nuovi ordini, impedendogli di tornare in città.
- E me lo dici solo adesso? - sbraitò il riccio, ma l'echidna rimase impassibile.
- Non so se funzionerà. Ma dal risultato sarò in grado di capire cosa li muove, se un impulso casuale o un ordine ben preciso. In entrambi i casi, dovrei riuscire ad imporre loro la mia autorità di guardiano.
- Quindi, dov'è il problema?
- Generare un impulso che trasmetta lo stesso messaggio a tutti i golem richiede una grande quantità di energia. L' isola è a largo della costa cittadina ed è quasi certo che una volta fatto, il Master Emerald non avrà potere sufficiente per alimentare gli scudi. In altre parole, l'isola sarà visibile a tutti, e io non riuscirò a spostarla prima di un paio di giorni.
Shadow ora capiva la preoccupazione del guardiano, ed il motivo per cui non aveva esposto subito la sua idea.
- Provaci. - disse.
- Ma se gli umani-
- Sono la forma di vita definitiva, Knuckles. Valgo un esercito di umani. Io e i ragazzi difenderemo l'isola. Avvertirò anche Silver. É sempre stato bravo a mediare.
Knuckles sembrava riluttante. - L'energia si addenserà intorno all'isola e si espanderà inglobando la città. Il messaggio trasmesso ai golem sarà udibile da chiunque.
Shadow sbattè le palpebre. - Va bene. Qual è il problema?
- Rivelerà la mia posizione, la mia identità.
A Shadow non sembrava un problema così grave. - Hai detto che potresti capire cosa muove i golem. Sarebbe un passo avanti importante, che ci aiuterà a fermarli. Per favore Knuckles.
L'echidna riflettè, e poi sospirò, chiudendo gli occhi. - Lo farò. Ma per favore, proteggi l'isola.
- Non preoccuparti.
- Lasciami solo ora. Mi serve concentrazione.

Knuckles era in piedi di fronte al Master Emerald. Aveva chiesto ai ragazzi e a Shadow di rimanere a Hidden Palace.
Chiuse gli occhi, ascoltando. La carezza del sole, il vento leggero.
Sollevò le braccia. Rimase immobile per qualche istante.
- I servitori sono i sette smeraldi.
L'energia si destò, un pulsare lieve nel master emerald.
- Il Caos è potere. Arricchito dal cuore.
La luce all'interno dello smeraldo si intensificò. Il vento cambiò direzione.
- Il controllo appartiene a chi unifica il caos!
Lo smeraldo brillò, avvolto da un bagliore verde.
- Master Emerald! Ascolta il tuo servo! - gridò Knuckles e in quell'istante la luce lo avvolse.
Shadow avvertì all'istante il cambiamento dell'energia, come se l'aria fosse diventata ad un tratto densa e pesante.
Sotto di loro, umani e mobian si fermarono a guardare la forma che andava disegnandosi in cielo. Quella che molti avevano identificato come una banale nuvola all'inizio, stava cambiando colore, assumendo una tinta verde brillante.
Passò da sottile cirro a denso cumulo, fino ad assomigliare ad un grosso mucchio di zucchero filato alla menta.
Poi esplose.
L'onda di vento travolse ogni cosa nel raggio di miglia e miglia, sollevando tavoli, sedie e gazebi, rompendo vetri e facendo scattare allarmi.
Lontano da lì, l'esercito di golem si fermò, in ascolto.
Ad ogni frase, seguiva un'onda di vento.

Sono Knuckles the Echidna. Diciottesimo guardiano del Master Emerald. Figlio di Locke e Lara-Le. Protettore di Angel Island. Avatar dell'energia. Abbandonate la missione. Cessate le ostilità e tornate da dove siete venuti.

Mentre umani e mobian guardavano spaventati l'isola apparsa nel cielo, molte miglia più in là, i golem ricominciarono a camminare.

Shadow si recò al santuario non appena sentì che l'energia si era nuovamente stabilizzata.
Knuckles giaceva incosciente ai piedi dello smeraldo. Il riccio si inginocchiò di fianco a lui e lo sollevò – Knuckles? Ehi? Svegliati.
Ricevette solo un mugugno in risposta.
Alexi, Tera e Nadia lo raggiunsero.
- Sta bene? - chiese l'umana.
- Sì. É solo stanco.
In quel momento, un portale si aprì a pochi metri da loro.
- Che diamine è successo? - sbraitò Silver – Shadow? Mi avevi parlato di un messaggio, invece un'onda d'urto ha distrutto mezza città.
Shadow si voltò di scatto. - Cosa? Non ha trasmesso il messaggio?
- L'ha fatto. Ma l'energia ha fatto danni propagandosi. La città è un casino, gli umani stanno dando di matto. La loro ambasciata mi ha chiamato, chiedendomi spiegazioni e cosa diamine fosse quella specie di isola sospesa in aria. L' hanno identificata come epicentro delle onde e sono a tanto così dal prenderla come una dichiarazione di guerra.
- Mi dispiace... - mormorò Knuckles. - Erano... molto lontani. - guardò il riccio – Sh-Shadow...l'isola...
- Sistemeremo tutto. - replicò il riccio. - Tu adesso riposati. - guardò Silver. - Dimmi che puoi sistemare le cose.
L'albino sospirò. - Proverò a spiegare la situazione. Knuckles, almeno si sono fermati?
- No... mi hanno ascoltato ma... continuano ad eseguire l'ordine precedente.
- Cosa? Avevi detto che ti avrebbero ascoltato!
- C-C'è un solo ordine...che può scavalcare l'autorità del guardiano.
-Quale?
Knuckles fece per rispondere, ma fu interrotto dalla tosse. Shadow scosse il capo.
- Non importa. Ne parliamo dopo. Riposati.
- Vado. - disse Silver. - Dopo oggi mi aspettano un bel po' di riunioni. Tu pensa a Knuckles e ai ragazzi, io vedrò di sistemare al meglio la faccenda.


Tre giorni dopo, Shadow e Knukles aspettavano Silver a Hidden Palace. L'echidna era sul suo giaciglio, avvolto in una coperta e con una tazza di infuso caldo tra le mani. Sembrava ancora provato dal tentativo di fermare i golem.
Tera, Nadia e Alexi si erano presi cura di lui insieme a Shadow, tra un allenamento e l'altro, svolgendo piccoli incarichi e tenendogli compagnia. La loro gentilezza rendeva felice il guardiano, facendolo sentire amato.
Alla fine aveva smesso di combattere quel sentimento, trovando impossibile continuare a mentire a sé stesso: voleva bene a quei tre, come se fossero figli suoi. Il rapporto tra Shadow e Tera però, cominciava a preoccuparlo: Shadow amava Tera e la trattava come una figlia.
Gerald non aveva dato alla forma definitiva la capacità di procreare. Shadow era sterile e con il passare dei secoli, si era ritrovato a desiderare l'unica cosa che non poteva avere, l'unica cosa che lo separava dalla perfezione.
Knuckles sapeva quanto il riccio desiderasse essere un genitore, e sapeva quanto lo facesse soffrire non poter realizzare il suo desiderio. C'erano state diverse donne nella sua vita immortale, con cui avrebbe voluto compiere quel passo e l'echidna ricordava come ne avesse sofferto.
Il problema di fondo era che Tera aveva già una madre e un padre. Silver aveva raccontato loro che mancavano spesso da casa per viaggi d'affari e che lasciavano spesso la figlia in compagnia del nonno.
Tera era molto legata a Shadow, ma Knuckles era sicuro che lo fosse anche e soprattutto ai suoi genitori e che un giorno o l'altro il riccio avrebbe dovuto uscire da quella dolce illusione e affrontare la realtà: Tera non era sua figlia, anche se la trattava come tale. Tera aveva due genitori a cui voleva bene e con cui sarebbe tornata a vivere, una volta risolta tutta la faccenda.
Doveva parlare con Shadow e riportarlo con i piedi a terra, infliggendo un po' di dolore subito per evitargli una ferita più grande.
- Maestro Knuckles, vuoi dei biscotti con la tisana? - chiese Tera e Knuckles scosse la testa.
- No grazie, bambina. Sto bene così.
In quel momento il portale si aprì e ne uscì Silver. Dal modo in cui arrancava con il suo bastone, sembrava stanco.
- Nonno!
- Ciao piccola. - Silver ridacchiò, passandole una mano sulla testa. Shadow e Knuckles notarono come gli mancasse quel brio che lo caratterizzava.
- Che notizie porti? - chiese Shadow, una volta conclusi i saluti.
- Ne ho una buona e una cattiva. La buona è che io e l'ambasciata mobian siamo riusciti a sistemare i rapporti con gli umani.
- Fantastico! - esclamò Alexi.
- E la notizia cattiva? - chiese Knuckles.
Silver sospirò – La notizia cattiva, è che per mantenere la pace abbiamo dovuto cedere Angel Island come base per l'evacuazione della città.
Knuckles si alzò reggendosi alla parete e quasi rovesciò l'infuso su tutto il giaciglio. - Mi stai prendendo per il culo?
- Knuckles, fammi finire!
- Come osate cedere agli umani qualcosa che neanche vi appartiene?
Shadow lo sostenne e lo spinse a sedersi di nuovo. - Knuckles, lascialo spiegare. - il riccio nero guardò l'albino, con l'aria di chi si aspetta una spiegazione dettagliata e soddisfacente.
- Abbiamo discusso a lungo della questione. Io stesso sono intervenuto più volte, ribadendo come fosse un luogo con un ecosistema complesso e delicato, unico nel suo genere, che andava intaccato il meno possibile. Ho anche menzionato i vari pericoli e la presenza di un guardiano ostile.
- Puoi dirlo forte! - Knuckles battè i pugni.
- Alla fine, abbiamo raggiunto un accordo: i cittadini si accamperanno in un'area circoscritta dell'isola. Una volta conclusa l'emergenza, faranno ritorno sulla terraferma. L'isola resterà una zona neutrale e disabitata, allo scopo di preservare il suo ecosistema.
Knuckles ascoltò con attenzione, le braccia incrociate, e infine sospirò. - Va bene, e dove hanno intenzione di sistemarsi?
Silver sorrise. - Dove indicato dal guardiano. Ho consigliato loro di seguire le tue istruzioni, dato che vivi sull'isola. Penserò io a riferirle.
Knuckles lo fissò, il suo solito cipiglio ancora più evidente. - Possono stabilirsi a Marble Garden. Non dovranno muoversi da lì per nessun motivo.
- Ricevuto. Vado a riferirlo.
- Silver!
L'albino si fermò.
- Non sto scherzando. Ho difeso quest'isola per secoli, mi sono sporcato le mani più di una volta e non ho paura di rifarlo. Non avrò con loro altri contatti, e chiunque lascerà Marble Garden lo farà a rischio della sua vita.

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Capitolo 16
*** Contrasti ***


Capitolo 16: Contrasti

Angel Island riposava sulla costa, mentre una lunga fila di persone, umani e mobian, si spostava lentamente dalla città alle sue sponde. Shadow e Silver insieme ad alcuni umani in tuta mimetica coordinavano le operazioni di imbarco e conducevano la gente a Marble Garden, dove avrebbero allestito il campo.
Knuckles li osservò da lontano, nascosto nella vegetazione fitta. C' erano persone comuni, cittadini innocenti e dall'aria spaesata ma anche soldati con le loro armi, alte cariche e, soprattutto, scienziati.
Li riconobbe dal camice bianco. Li odiava. Già giravano lì intorno, con i loro strumenti in mano, a meravigliarsi di chissà cosa e scattare foto a tutto ciò che trovavano.
Si avvicinò un po', sfruttando il fogliame, quanto bastava per captare le loro conversazioni.
- Hai visto i numeri?
- Sì. Non avevamo mai registrato livelli di radiazione così alti.
- Guarda questa pianta. Dovrebbe essere estinta!
- Dimentica la pianta, queste sono vere rovine echidna!
- Riesci a tradurre i geroglifici?
- Non ancora.
Knuckles si ritirò nel folto della vegetazione, lasciando gli umani ai loro affari e tornando al santuario del Master Emerald per prepararsi a sollevare l'isola al segnale di Silver.

L'attuale comandante GUN era peggio di quello che ricordava Shadow. Lo sentiva, nel suo modo di muoversi, nel suo dare ordini. Era un uomo borioso, fiero del suo rango. Il genere di persona che amava comandare ma non era altrettanto propenso a ricevere ordini.
Il genere di persona che portava un sacco di problemi.
- Agente Lifeform.
Shadow si voltò. - Sono in pensione da un pezzo.
- Sei appena stato richiamato in servizio. Abbiamo bisogno di te per difendere il campo da eventuali minacce. Sei con noi?
Shadow incrociò le braccia. - Se si tratta di difendere dei civili, vi aiuterò. Ma non vedo quali minacce possano raggiungerci a miglia di altezza.
Il Comandante lo guardò dall'alto in basso. - Mi hanno insegnato due cose durante l'addestramento, Lifeform. Una è non sottovalutare il tuo nemico, l'altra è essere sempre pronti. - disse. - Non so di cosa sono capaci quei golem, ma so che niente li ha fermati finora, quindi, semmai riusciranno ad arrivare quassù, troveranno un cazzo di avamposto bene armato, fra loro e i civili.
Aveva senso, dopotutto. Shadow si limitò ad annuire.
Lo seguì, osservandolo coordinare le operazioni per erigere l'avamposto mentre le forze militari cittadine allestivano il campo per i civili e distribuivano coperte e viveri.
La prima città in cui umani e mobian vivevano in pace aveva un suo esercito regolare, composto da entrambe le razze.
GUN invece, era qualcosa di diverso.
Era in un certo senso, l'occhio del mondo umano sulla città, come una volta lo era sul mondo Mobian. Un corpo speciale creato con il solo scopo di supervisionare i rapporti tra le due razze ed assicurarsi che fossero sempre a beneficio della società umana.
Per questo, una volta saputo che uno scienziato umano stava lavorando ad un'arma in una colonia segreta nello spazio, non avevano mosso un dito, ma una volta scoperto che l'arma era una forma di vita mobian, li avevano ammazzati tutti. Erano andati nello spazio, erano entrati nell'Ark e avevano ucciso tutti a sangue freddo.
Anche una ragazzina innocente.
Il Comandante parlava alla sua radio. - L'avamposto e il campo verranno ultimati entro la mezzanotte. Voglio una squadra di ricognitori scelti per esplorare l'area intorno al perimetro.
Shadow sgranò gli occhi. - Comandante, non è una buona idea. Il guardiano ha detto di non uscire da Marble Garden.
- E io ho delle persone da tenere al sicuro. Non so cosa si nasconde in quei boschi, e di certo un roditore selvaggio non mi impedirà di scoprirlo.
Shadow si morse il labbro.
- Tranquillo Lifeform. Quelli del dipartimento scientifico-naturalistico mi hanno fatto un lungo discorso: se ci attacca, useremo i tranquillanti, il roditore si farà una dormita e sarà come nuovo la mattina dopo.
- Non è una creatura ostile, ma potrebbe diventarlo se trasgredite le sue regole. L'isola è casa sua.
- Come ho detto, non prendo ordini da un eremita selvaggio. - accese la radio e parlò – Squadra ricognitori B, controllare il perimetro. Squadra C, perlustrate l'area in cerca di minacce. Non superate i cento metri di distanza dal perimetro.
Shadow scosse la testa mentre le due squadre si dirigevano verso i totem di teschi e ossa tinti di ocra rossa, che Knuckles aveva piazzato per delineare il confine.


Il comandante passeggiava nervoso alla luce del tramonto: la squadra C si era allontanata ore prima e non aveva fatto ritorno. Aveva mandato un paio di droni, che avevano trovato un cadavere dentro ad una buca piena di punte, una trappola. Non avevano trasmesso altro, qualcosa li aveva abbattuti. E non erano droni qualunque. Erano dotati di scanner termici e una coppia di mitragliette.
- Soldato – chiamò.
Si avvicinò un ragazzo giovane, che sbarbato dimostrava ancor meno dei suoi anni. - A rapporto, signore.
- Segui Lifeform e l'albino quando lasceranno l'accampamento, fra un paio d'ore. Voglio più informazioni possibili su questo Guardiano. Portami un'immagine e avrai una promozione. Puoi andare.
- Sissignore!

Shadow e Silver raggiunsero l'altare del Master Emerald, dove Knuckles li attendeva sugli scalini, insieme ad Alexi che si esercitava con l' hoverboard lì vicino.
L'echidna indossava una veste in cuoio con un mantello di rampicanti e fogliame e un copricapo di foglie con una maschera di legno. Shadow sapeva perfettamente a cosa serviva: il guardiano lo usava per dare la caccia agli intrusi sull'isola senza essere visto, ed era dannatamente bravo a farlo. Le leggende parlavano del guardiano come una creatura ostile e pericolosa e a Knuckles piaceva alimentare quell'idea, per tenere lontana la maggior parte degli avventurieri.
Shadow posò lo sguardo sulla lancia che Knuckles teneva in mano, con la lama macchiata di sangue secco.
Nel bosco si erano accorti di un giovane soldato intento a seguirli. Shadow era grato di averlo scoperto per primo e sperava di averlo spaventato abbastanza.
Ciò che non sapeva, era che il soldato aveva ignorato il suo avvertimento e ora osservava i tre mobian nascosto fra i cespugli al limite del bosco.
- Knuckles, è tutto pronto, puoi sollevare l' isola.
Knuckles non rispose, si limitò ad abbassare la maschera sul volto e a chiedere silenzio portandosi l' indice alle labbra.
Merda
Shadow non voleva che altri umani morissero – Knuckles aspetta, forse sono solo dei ragazzini. - sussurrò.
- Questo non lo è. É da solo, e ci spia. - poi senza preavviso, scagliò la lancia nel fogliame.
L'asta passò a pochi millimetri dalla testa del soldato, conficcandosi nel tronco di un albero robusto, trapassandolo e uscendo per metà della sua lunghezza.
- La prossima non sarà un avvertimento. - urlò Knuckles ai cespugli. Sperava che chiunque fosse avesse un minimo di cervello: non voleva davvero uccidere qualcuno davanti ad Alexi o a Silver. - Vattene.
Seguì qualche attimo di silenzio, poi udirono un fruscio tra i cespugli, che andò via via scemando, allontanandosi.
Knuckles andò verso i cespugli e recuperò la lancia senza sforzo.
- Era davvero necessario? - chiese Silver.
L'echidna annuì, sollevando la maschera. - Non voglio che si facciano audaci, o troveranno il Master Emerald. - sentì un tonfo e si voltò verso il procione – Non guardare i tuoi piedi, guarda davanti a te!
Shadow sorrise. L'echidna stava finalmente insegnando ad Alexi come usare l'hoverboard.
Knuckles salì le scale e si piazzò davanti allo smeraldo chiudendo gli occhi e sollevando le braccia. Shadow e Silver rimasero in silenzio mentre comandava all'isola di sollevarsi. Quando tornò da loro, scendendo le scale, aveva l'aria stanca. - Ho impostato un'altitudine sopportabile per gli umani, un po' più bassa di quella a cui eravamo con i ragazzi. Fatemi sapere se qualcuno ne soffre e abbasserò l'isola ancora un po'.
Silver sorrise – Grazie ancora. So quanto è difficile per te.
Knuckles ricambiò il sorriso. - Cercherò di trattarli bene, così continuerà ad esserci la pace. Assicuratevi solo che rispettino i confini.
- Il Comandante non è molto propenso a farlo. - disse Shadow.
- Se non lo farà, i suoi uomini moriranno. E mi assicurerò di mandare un chiaro messaggio in proposito.
- Non ascolterà. Ne ho visti di tipi come lui. - replicò il riccio scuro.
- Knuckles per favore – s'intromise Silver – Cerchiamo di evitare la violenza, finchè si può.
- Cinque dei suoi sono morti oggi, e due delle sue macchine sono distrutte. Avevo avvertito te, e tu li hai avvisati. Conoscevano le conseguenze. E spero solo che non ricapiti. Non provo piacere nel prendere misure drastiche, Silver, ma sono solo a guardia dell'isola: se vengo meno alle mie promesse si sentiranno liberi di fare ciò che vogliono.
- GUN ha chiesto il mio aiuto nella difesa dell'avamposto. - disse Shadow. - Posso fare da tramite affinchè voi due comunichiate.
Knuckles incrociò le braccia e riflettè, guardando Alexi. - Allora puoi dire al Comandante così: Non provo piacere nell'uccidere i suoi uomini. Se vuole vedere cosa c'è oltre il bosco, che tiri fuori le palle e venga lui stesso. - fece una pausa. - Ma non dirglielo subito. Diglielo domani all'alba, quan- per l'ultima volta ragazzo! Non guardare i tuoi piedi!
Alexi si rialzò da terra e montò di nuovo sulla tavola. Shadow invece, sospirò. – Knuckles, ora che è tutto fatto, vuoi spiegarci perchè i golem non si sono fermati?
L' echidna annuì, sedendosi sugli scalini del santuario. - Come ho detto, c'è un solo ordine che può scavalcare l'autorità di un guardiano, ed è l'ordine di protezione di una vita. Ma in tal caso, non avrebbe alcun senso.
– Perchè? - chiese Silver.
– L'ordine è attivo finchè la persona che va difesa è ancora in vita. Nel momento in cui questa viene a mancare, l'ordine decade.
– Capisco. – fece Shadow. – é strano.
– Lo è. – replicò Knuckles.
– Hai dato uno sguardo al libro di Silver?
– Non ancora. Questa situazione mi tiene impegnato.
– Knuckles è importante. – disse Silver.
– Lo è anche Angel Island e la sicurezza del Master Emerald. Prometto che guarderò il libro non appena sarà tutto tranquillo.

Lontano da loro, sul sentiero che portava a Marble Garden, il giovane soldato avanzava senza staccare gli occhi dal suo telefono, e dalla foto di Shadow, Silver, il Guardiano e dell'enorme smeraldo, che era riuscito a scattare.

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Capitolo 17
*** Equilibrio ***


Capitolo 17: Equilibrio

La mattina dopo, una spiacevole sorpresa trovò il comandante di GUN: gli elmetti della squadra C appesi ai totem e la scritta in ocra rossa “Ti avevo avvertito.” su una lastra di legno appesa nel mezzo.
– Maledetta echidna! – imprecò, dopo che Shadow ebbe riferito le parole di Knuckles.
L'umano voleva già fornire una pesante replica ma il riccio provò a rabbonirlo.
– Comandante, questo non è il luogo né la situazione più adatta. Dobbiamo restare uniti contro la minaccia comune.
Alla fine, l'umano dovette ammettere che aveva ragione, ma Shadow sapeva che la diatriba era ben lungi dal concludersi: il comandante era un uomo vendicativo e testardo. Ma per ora avrebbe pensato agli obiettivi comuni. A Shadow restava solo da controllare quella testa calda del guardiano e riferire a Silver ogni mossa dei due.
Si congedò dal comandante, mentre questo gli dava le spalle, sfogliando una cartella con il rapporto del soldato che aveva seguito il riccio nero.
Con un po' di tempo libero, Shadow decise di passare per l'accampamento dei cittadini. Non poteva correre lì in mezzo, se non voleva ribaltare ogni cosa, ma l'idea di una passeggiata non gli dispiaceva.
L'accampamento pullulava di vita: c' erano bambini umani e mobian che giocavano insieme, soldati che montavano le ultime tende e dove gli umani erano più numerosi, i ministri del culto di Solaris incoraggiavano la gente a mantenere la speranza e ad attenderne la Fiamma, che avrebbe spazzato via i tremendi agenti del caos.
Non erano in molti a dar loro retta.
Ma qualcuno ascoltava.
L'ordine del culto di Solaris era la principale forza di opposizione alla convivenza con i Mobian. Al contrario di GUN, che osservava attentamente l'evolversi della relazione pronta a stroncarla al primo segnale d'allarme, l' ordine era un forte sostenitore dello status quo. Sosteneva che i puri figli di Solaris non dovevano contaminarsi stando vicino ai figli di Chaos e che la nuova progenie “contaminata” dalla radiazione caotica non era altro che la vittima del deplorevole comportamento del genere umano che stava deludendo Iblis.
Per loro Angel Island non era che un campo di battaglia spirituale dove essi erano chiamati ad agire proteggendo i figli di Iblis e possibilmente riportarli tra le braccia della loro divinità.
Shadow era contento che Knuckles non li avesse incontrati: essi ricordavano la civiltà echidna come l'apice della depravazione Mobian, la culla del caos che aveva portato distruzione e tormento fra gli uomini.
L'odio tra l'ordine di Solaris e la Confraternita dei Guardiani risaliva ai tempi della Prima Guerra, e i ministri erano una delle tre ragioni principali per cui Knuckles si teneva lontano dall'accampamento e vicino al Master Emerald.
La seconda ragione era GUN.
La terza gli scienziati. La divisione scientifica di GUN in particolare, avrebbe messo volentieri le mani sull'ultima echidna esistente, soprattutto se questa aveva poteri fuori dal comune. Shadow li vedeva già mischiarsi agli altri scienziati e raccogliere informazioni mentre i ricercatori studiavano la flora e la fauna del luogo, oltre che le rovine e i livelli di radiazione del caos.
Il capo del centro di ricerche era una donna alta e formosa che per un qualche motivo gli sembrava di aver già incontrato. L'avevano spedita lì con un gruppo di tirocinanti entusiasti ed era sempre irritata.
Shadow si fermò per un breve momento ad osservare i ministri in toga bianca, poi continuò per la sua strada, tornando dove c' era maggior concentrazione di Mobians. Fu lì che sentì una voce famigliare.
– Maestro Shadow!
Il suo cuore si scaldò quando Tera gli corse incontro.

La piccola riccia non poteva essere più felice.
Quella circostanza, seppur spiacevole, le aveva permesso di rivedere i suoi genitori, tornati in città un paio di giorni prima dell'evacuazione.
I due ricci erano sempre via per affari e la piccola Hedgehog era contenta di averli accanto, a prescindere dalle circostanze.
Aveva bombardato i suoi di informazioni, raccontando delle sue avventure su Angel Island. Voleva aggiornarli su tutto ciò che aveva imparato, e presentagli tutti i suoi nuovi amici. Nominò varie volte Knuckles e Shadow, soprattutto quest'ultimo. Era una costante in tutte le sue storie.
- Beh, ora vorrei proprio conoscerlo di persona. - commentò il padre, ridacchiando.
- Ehi è lui! - esclamò la riccia. Si alzò dallo sgabello e gli corse incontro - Maestro! Maestro Shadooooow!
- Ehi!
Ricambiò l'abbraccio, quando lei gli saltò addosso, per poi scendere altrettanto velocemente e tirarlo per un braccio. - Vieni vieni! Devi conoscere i miei genitori!
- I tuoi-
- Mamma! Papà! Questo è il Maestro Shadow.
Shadow guardò i due ricci, notando la somiglianza della femmina con Sonic e Silver - Ehm, salve.
Il padre incrociò le braccia – Quindi, sei quello Shadow?
- Sì.
- Spero che la nostra piccolina non ti abbia infastidito troppo. É molto vivace. - disse la madre.
Tera fece una smorfia e Shadow lo notò. Piazzò una mano sulla testa della bimba, scompigliandole la pelliccia - E' mia allieva, mi preoccuperei se non mi infastidisse!
Lei ridacchiò, sistemandosi le penne mentre Shadow riprese a parlare - Sto aiutando Tera a padroneggiare abilità che già possiede, e sono contento dei suoi progressi.
- Visto? Non sono più una bambina! Sono forte! E se lo dice lui è vero. Maestro Shadow non mente mai su queste cose!
Il riccio nero forzò un sorriso. Quella situazione lo metteva un po' a disagio ma gli piaceva vedere Tera così contenta. La riccia parlava spesso di “Mamma e Papà” e di come fossero molto impegnati, spesso con una nota di leggera malinconia nel tono.
Rimase in silenzio mentre lei raccontava, annuendo e rispondendo quando interpellato, la testa altrove.
Solo allora si accorse che Silver mancava.
- Tera, non vedo Silver.
A quel nome la madre fece una smorfia.
- Il nonno dorme ancora. Ieri era molto stanco.
Shadow sbattè un paio di volte le palpebre – Capisco. - disse. Silver era molto mattiniero, non importava quanto avesse da fare. Amava alzarsi presto per trarre il massimo dalla giornata.
Ma Silver era vecchio. Molto vecchio.
Un pensiero bussò piano nella sua testa. Lo scacciò.
Rimase in compagnia della riccia e dei suoi genitori, finchè non si ricordò delle informazioni che doveva trasmettere.
- Tera.
La riccia si voltò - Sì?
- Devo andare adesso.
Lei sorrise - Va bene. - si alzò e lo abbracciò di nuovo senza preavviso. Prima che potesse riprendersi dalla sorpresa lo lasciò e andò ad abbracciare i genitori. - Vado a vedere se il nonno è sveglio.
- Non parlare agli sconosciuti lungo la strada. - la ammonì la madre, mentre rientrava nella tenda.
La riccia partì diretta alla tenda di Silver, lasciando Shadow da solo con il padre.
Shadow si congedò ma il riccio marrone lo seguì.
- Aspetta.
Shadow lo guardò ed attese.
- Voglio che tu sia sincero: questa faccenda dei golem è seria? La mia bambina corre dei rischi?
- Tutti corriamo dei rischi. - rispose lui - Questi golem sono avversari duri.
- Se è così, domani andremo via e Tera verrà con noi.
- Non vi seguirà. E il guardiano non abbasserà l'isola per due persone.
- Non la metterò in pericolo!
Shadow mosse qualche passo verso il riccio – E credi davvero che io voglia farlo? Tera ha già affrontato uno di quei golem e io ho tutta l'intenzione di far sì che, prima che accada di nuovo, calpestino il mio cadavere.
Il riccio assottigliò lo sguardo.
- Angel Island è il posto più sicuro al momento – continuò Shadow - ed io non mi risparmierò dal proteggere Tera. Perderò la mia vita prima che lei perda la sua.
Il padre rimase in silenzio, così Shadow si allontanò. Era appena ad un paio di metri quando il comunicatore vibrò.
Sospirò e rispose - Lifeform a rapporto.
- Sei richiesto al perimetro, riccio. - disse la voce nel comunicatore – I droni hanno avvistato i golem.

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Capitolo 18
*** Segreti e Bugie ***


AN: scusate il ritardo nei capitoli. La fanfiction è vicina alla conclusione ma avrà ovviamente un seguito. Ho deciso di farne una serie perchè non avesse millemila capitoli come History of F (che devo ancora concludere fra l'altro e che finirò, devo solo capire come. Mea Culpa.)

Capitolo 18: Segreti e Bugie

Shadow osservava il monitor che ritraeva l'avanzata dei golem.
– Quanto tempo abbiamo? – chiese.
– Un paio di giorni. Forse meno. – replicò il comandante. – Rinforzeremo le difese all'avamposto.
– E la città?
– Abbiamo schierato dei robot a difesa delle zone sensibili.
– Alias il quartiere ricco. – commentò Shadow, ma l'uomo lo ignorò.
– I droni da battaglia sorvolano l'intera area pronti a fare fuoco. I robot ausiliari hanno eretto barricate e scavato trincee per rallentare l'avanzata lungo le zone di periferia.
– Perchè allora non sembra soddisfatto?
L'uomo si voltò. – C'è l'intero budget annuale della sezione militare là sotto. E sappiamo entrambi che non servirà a un cazzo. Se il guardiano ha un piano migliore, che venga qui e lo esponga.
Un soldato entrò tutto trafelato nella tenda. – Comandante! Un drone ha ricevuto un segnale di trasmissione.
– Cosa? Parlano pure adesso?
– No, è uno dei droni sull'isola. Sta trasmettendo sulla nostra frequenza da un punto indefinito.
– Avvia il video. – ordinò l'uomo.
Il muso di Knuckles apparve sul monitor, dietro di lui file di tomi e pergamene.
– Tu!
– Ascolta umano. Non ho intenzione di ripetere, visto che non c'è tempo da sprecare.
– Come diamine hai fatto ad hackerare uno dei nostri droni?
– Avevo un amico nella Resistenza. Il suo nome era Tails. - l'echidna fece un sorrisetto. - Mi ha insegnato una cosa o due.
– Rintraccia la posizione. – sussurrò il Comandante ad un soldato, e Knuckles ridacchiò.
– Buona fortuna. Ora ascoltami bene: i golem sono vicini e tu non sai come affrontarli. In una situazione normale non me ne importerebbe, ma questa non lo è. Ringrazia Silver e Shadow per le informazioni che sto per darti. – sollevò un vecchio manoscritto, mostrando una pagina con la sagoma di un golem, in un cerchio di smeraldi. – Ci sono sette tipi di golem e ciascuno di essi attinge potere dagli smeraldi del caos. I golem di colore giallo sono fatti di arenaria e sono i più deboli e numerosi, unità di fanteria semplice.
Shadow sbattè le palpebre. Il golem che avevano affrontato, quello che li aveva quasi ammazzati, era un golem di arenaria.
– Quelli rossi sono in ferro. Guidano le unità di fanteria. Sono unità di sfondamento, corazzate e molto resistenti. Quelli viola sono in quarzo: sono esili, leggeri e molto veloci, unità da incursione e guerriglia. Quelli in turchese sono l'opposto: sono lenti e con una enorme potenza di fuoco. Quelli blu sono lapislazzuli, unità di elitè per il combattimento aereo. Poi ci sono i verdi, i golem-smeraldo. Sono canalizzatori di energia del caos, centri di energia ambulante. E infine quelli bianchi: sono uno o due, raramente tre, nei casi peggiori, quattro, e se sei davvero nella merda, sono in cinque. Sono i generali, i golem di diamante. Se ne vedi uno, ordina la ritirata. Subito. – l'echidna tolse il libro. – Non posso sollevare l'isola più di così a causa degli umani e spero tu sia abbastanza intelligente da non mandare nessuno dei tuoi uomini in città. Non ho abbastanza potere per attivare gli scudi: dovrete abbattere i lapislazzuli o i quarzi, se ne vedrete. La priorità è tenere tutti al sicuro, difendere e mantenere la posizione. Niente iniziative di attacco, niente colpi di testa, niente cazzate.
– Signorsì! – disse il soldato lì a fianco, beccandosi un'occhiataccia e mormorando scuse al comandante. Shadow si trattenne dal ridacchiare. Non aveva partecipato molto alla Resistenza, prima di Sonic, limitandosi ad agire per conto proprio. Poteva immaginare come fosse essere comandati da Knuckles.
– Un' ultima cosa umano. So che hai mandato uno dei tuoi a spiarmi. Non rifarlo. Questa tregua ha un tempo limite e condizioni precise. Infrangile e per me non sarai tanto diverso da quei golem là sotto.
In tutto ciò, il comandante non fece una piega, e si limitò ad annuire. – Rispetteremo le condizioni, echidna. E a proposito, bello smeraldo.
Vide lo sguardo torvo di Knuckles, prima di interrompere lui stesso il collegamento, schiacciando un tasto.
– Resta nei paraggi, Lifeform. E tieni il comunicatore acceso.

Knuckles rimase per un momento a guardare il monitor da cui trasmetteva, nel suo bunker a Lava Reef. Soppesò le ultime parole del Comandante, una minaccia velata.
Non arriverai al Master Emerald. E anche se riuscissi ad annientarmi, se riuscissi a prendere il vero smeraldo, non arriveresti al vero potere. Non arriveresti al Cuore.
Knuckles abbassò lo sguardo, meditando sul suo più grande segreto, e sull' ultimo dei misteri di Angel Island.
Con gli anni aveva capito che tenere il Master Emerald esposto su un piedistallo era una cattiva idea. Rendeva la gemma facile preda per chiunque.
Così aveva deciso di recarsi di nuovo alle grotte sacre e usarne i cristalli per forgiare un secondo Master Emerald, che avrebbe messo sul piedistallo.
La copia aveva le stesse proprietà dello smeraldo originale, solo in misura molto minore. Ed era a tutti gli effetti, un catalizzatore. Knuckles lo usava per connettersi e attingere alle energie del vero Master Emerald, dando al tempo stesso l'illusione che stesse utilizzando la vera gemma. E mentre Knuckles era in grado di attingere potere dalla vera gemma, tutti gli altri, Sonic, Metal Sonic, attingevano potere da quello falso.
Per mantenere il segreto ovviamente, Knuckles doveva fare la sua parte e comportarsi esattamente come se quello fosse il vero Master Emerald. Ed era facile, perchè non era una gemma priva di valore. Era abbastanza potente da sostenere l'isola ed era, in un certo senso, lo specchio di quello vero.
Il vero smeraldo giaceva in una camera segreta di Hidden Palace, ma Knuckles era sicuro ci fosse una brutta crepa anche sulla sua superficie.
Al contrario dei due smeraldi, il Cuore di Angel Island era un mistero perfino per il guardiano. Aveva custodito gelosamente l'ultimo dei segreti di quell'isola, da cui aveva tenuto lontano anche lo stesso Sonic.
Perchè il Cuore non era qualcosa di cui si poteva parlare, non era qualcosa da far venire alla luce.
Il Master Emerald poteva ancora essere fermato, perfino l'originale, se cadeva nelle mani sbagliate, ma se qualcuno, nella sua piena insanità mentale fosse riuscito ad impadronirsi del cuore di Angel Island...
Che Chaos ci protegga.
Knuckles guardò i due libri che aveva di fronte, uno aperto sulla pagina dei golem, l'altro chiuso.
Non aveva bisogno di leggerlo: lo conosceva a memoria.
Il libro echidna della Fine, contenente la profezia del Distruttore di Mondi.
L'aveva tolto dall'archivio, appena Shadow gli aveva mostrato il libro di Silver.
Quello dell'albino aveva solo un accenno alla profezia e non era che una raccolta di miti e racconti, ma l'altro, custodito nel suo archivio, era un'altra storia.
Se avessero trovato quel libro, avrebbero incontrato solo delusioni.
Perchè il compiersi della profezia era inevitabile. Poteva solo essere rimandata, ma Knuckles si chiedeva per quanto ancora.
Mise il libro in uno scrigno, che nascose in una nicchia fra le rocce, con un sospiro.
Segreti e bugie. Per quanto ancora andrà avanti tutto questo?
Attraversò il portale e tornò alla ziggurat.

Il falso master emerald era ancora lì. La sua luce inondava la cima del santuario, scaldando il cuore del guardiano.
Posò una mano sulla gemma, accarezzandola pensieroso.
– Maestro Knuckles?
Si voltò, trovandosi davanti la giovane umana. – Cosa?
Lei parve indugiare, poi trovò il coraggio. – Potresti darmi un consiglio?
Era una richiesta insolita, ma stuzzicò la sua curiosità. – Chiedi.
– Io, a volte perdo il controllo sui miei poteri. Quando mi spavento o sono arrabbiata. Non voglio che accada di nuovo, quindi, come faccio a mantenere il controllo?
– Hai chiesto a Shadow?
Lei annuì. – Sì. Mi ha detto che tu avresti potuto consigliarmi meglio di lui sull'argomento.
Accidenti a te, riccio. Pensò. Ma non aveva tutti i torti: Shadow non aveva mai dovuto imparare il controllo, mentre ogni guardiano viene addestrato fin dall'infanzia.
– Bene. Inizia a dirmi che genere di potere controlli.
Nadia lo guardò perplessa. Possibile che non lo avesse visto? Anche a Carnival Night? – Fulmini.
– Sbagliato.
– Uh?
– Il tuo potere è energia del Caos. I fulmini sono solo una delle tante forme con cui si manifesta. Per te e Shadow sono fulmini, per alcuni è l'acqua, per altri ancora il fuoco e così via.
– Oh. E per te invece?
– Io non la controllo. Non nel modo in cui intendi tu.
– Ma Shadow ha detto-
– Shadow non sa molte cose sull'energia e sul rapporto che il mio popolo aveva con essa. – tornò a guardare lo smeraldo, accarezzandolo con la mano – Non mi hanno insegnato a controllare, ma a vivere in armonia. – guardò Nadia – Immagina l'energia come il vento: non puoi imbrigliarlo e fargli fare ciò che vuoi, ma puoi cavalcarne le correnti perchè ti porti ovunque desideri. – si staccò dallo smeraldo per avvicinarsi a Nadia – Per imparare a cavalcare le correnti, devi conoscere i segreti del vento, la sua vera natura. Devi imparare a sentire.
– Sentire cosa?
– Tutto quanto.
Nadia fece una smorfia – Non capisco.
Knuckles si sedette sugli scalini e le fece cenno di raggiungerlo.
– L'energia del caos è la forza ancestrale che scorre in ogni cosa, che lega ogni cosa. – spiegò, quando furono entrambi seduti. – é in me, in te, in queste pietre e nel Master Emerald. Ovunque. – l'echidna aveva lo sguardo fisso sul sole, sul rosso e sull'oro del tramonto – Solo quando avrai imparato a sentirla scorrere in te potrai utilizzarla in totale sicurezza.
– Quindi cosa devo fare?
L'echidna la guardò. – Onestamente, non credo che un umano possa imparare a sentire. Ma puoi almeno apprendere ad ascoltare te stessa. Lei lo fissò scettica e Knuckles tornò allo smeraldo. Vi poggiò una mano – Il caos è potere arricchito dal cuore. – spiegò - Se il cuore è leggero, compassionevole, allora anche l'energia sarà stabile e moderata. Ma se il cuore è confuso, pieno di rabbia o di paura, l'energia si scatenerà senza controllo. – la guardò – L'energia è lo specchio del caos dentro di te. Ricorda questo, e impara ad ascoltarla.
– Come imparo?
– Attraverso la meditazione.
– Cosa? Vuoi dire che-
– Esatto. Dovrai sederti, chiudere gli occhi, e provare e riprovare, finchè non sentirai. Lei parve delusa e Knuckles lo notò, ma rimase impassibile – Volevi sapere come ottenere il controllo. Ti ho detto come fare. Ora sta a te prendere la cosa seriamente o fare di testa tua.
– Sonic e Shadow non erano tipi da meditazione.
- Sonic e Shadow non hanno mai imparato il controllo. Gli è stato dato, in qualche modo. Shadow durante la sua creazione, mentre a Sonic veniva naturale, gli smeraldi solo sanno perchè. Tu non sei ne l'uno ne l'altro. Volevi la soluzione e ti ho mostrato la via per ottenerla. Il resto, come ho detto, sta a te.
Nadia sospirò e si sedette.
– Ehi, non qui.
– Cosa? – Questo è il mio posto. Vai a meditare altrove. – l'echidna voltò le spalle dirigendosi allo smeraldo.
– Maestro Knuckles?
– Che c'è ancora?
– Grazie. Per i consigli.
L'espressione scocciata del guardiano mutò in sorpresa. Si limitò a scrollare le spalle e a voltarsi di nuovo.
Nadia, che aveva ormai imparato a decifrarne l'atteggiamento, sorrise e si allontanò.

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Capitolo 19
*** L'Arrivo dei Golem (parte 1) ***


Capitolo 19: L'arrivo dei Golem (parte 1)

Il sole era andato da un pezzo oltre l'orizzonte, ma il cielo era rosso: una distesa di nuvole scure illuminata dalle fiamme che si innalzavano dalla città sottostante.
Angel Island era esattamente nel mezzo, sopra al mare e lì, la folla si stringeva vicino al bordo per guardare in basso, tenuta a distanza dai soldati GUN che fecero passare Shadow.
- Comandante.
- Agente Shadow.
I golem avevano infine raggiunto la città.
Umani e Mobian avevano trascorso gli ultimi due giorni a preparare un piano di difesa nell'eventualità che le unità aeree raggiungessero Angel Island.
L'avamposto era pronto. Loro erano pronti. Knuckles era in posizione pronto a utilizzare il Master Emerald per fornire supporto a Shadow e ai soldati. Il riccio nero aveva posizionato i ragazzi come ultima linea di difesa prima dei civili, insieme a Silver, perchè sapeva che se avesse ordinato loro di mettersi al sicuro, non avrebbero ascoltato.
Con un po' di fortuna, anche se i golem raggiungessero l'isola, non arriverebbero ad affrontare i ragazzi e Silver: Shadow aveva tutta l'intenzione di fermarli all'avamposto.
Dal cielo coperto cominciò a cadere una pioggia leggera e fastidiosa. Per lunghi attimi l'umano e il riccio rimasero in silenzio, osservando la distruzione sotto di loro, per nulla turbati dal maltempo.
Infine, il Comandante parlò.
- I droni hanno tracciato il percorso dei golem. Secondo i calcoli procedono dalla periferia verso il centro, lungo le vie principali.- guardò il riccio - Distruggono solo ciò che li ostacola, ignorando il resto degli edifici.
- Stanno cercando qualcosa.
- Esatto.
Shadow guardò il comandante - Avete un' idea di cosa sia?
- No. Ma se lo troviamo e glielo consegnamo, potremmo risolvere tutto.
- Qualche indizio?
- Abbiamo saputo che i golem sono costrutti risalenti all'epoca degli echidna. Forse il tuo amico guardiano ha la risposta.
- La sua risposta non ha senso. Knuckles ha provato a fermarli senza successo. Ha detto che l'unico ordine in grado di scavalcare l'autorità del guardiano è quello di protezione di una vita, ma che quell'ordine decade una volta deceduta la persona da proteggere.
Il Comandante non staccava lo sguardo dalla città in fiamme. - Potrebbe essere Project Eve.
Shadow si voltò di scatto – Cosa?
Fu allora che si scatenò il caos.

Sotto di loro, uno dei golem sostava sull strada principale. Era un golem di ferro, rosso e corazzato, alto il doppio di quelli di arenaria. Un braccio aveva l'arpione con catena al pari dei sottoposti, ma l'altro terminava nella forma di un pesante martello a due teste.
Il fascio di luce che aveva per occhio si posò sull'isola nel cielo.
L'obiettivo era al sicuro, non c'era più nulla da fare lì.
Poi, un nuovo ordine lo raggiunse.
- E la Prescelta camminerà sulla cenere del vecchio mondo... – la figura scura, con in braccio un fagotto avvolto in un lenzuolo candido, sollevò un dito coperto di bende – ...guidando coloro che sono degni.
Un portale a forma di anello comparve dal nulla, e con lui molti altri.
I golem si mossero verso i varchi e ne oltrepassarono la soglia.

- I GOLEM SONO QUI!
- ODDIO SONO OVUNQUE!
- SONO OVUNQUE!
La pioggia leggera mutò presto in un temporale.
La radio del Comandante gridava di continuo trasmettendo il terrore di civili e soldati.
. Sei portali si aprirono su Marble Garden e da essi uscirono gruppi di cinque golem.
Uno di questi si aprì proprio in mezzo all'accampamento.
Silver si mosse veloce fluttuando sopra la gente che fuggiva urlando, si piazzò di fronte al portale atterrando con le gambe tremanti e tese le mani formando una barriera, intrappolando i cinque golem al suo interno.
- Fuggite! Non potrò tenerli per molto!
I civili umani e Mobian a quel punto si riversarono verso l'avamposto in cerca di protezione.
Ma erano troppi per potervi stare tutti.
Shadow accese il comunicatore. - Knuckles!
- Lo so. Dì ai ragazzi di dirigere tutti verso Hidden Palace.
- Che cazzo sta succedendo?
- Non ne ho idea!
- Hidden Palace non basterà per tutti!
- Lascia fare a me. Tu pensa a tenere i golem a Marble Garden.

Knuckles chiuse la comunicazione con Shadow e cambiò canale. - Alexi, puoi sentirmi?
- Forte e chiaro, Maestro!
- Se hai imparato a stare su quella dannata tavola, raduna tutta la gente che puoi e conducila ad Hidden Palace. Ma non andare alla sala degli smeraldi: imbocca il primo passaggio sulla destra e quando arrivi in fondo, tocca la mano della statua echidna con la lancia. Si aprirà un passaggio e vedrai una struttura in ferro con una sfera viola. Dì alla gente lì di toccarla. Vi condurrà dritti a Sky Sanctuary. L'aria è un po' più rarefatta ma non dovrebbe essere un pericolo per gli umani.
- Ok! Lo faccio subito!
- Non perder tempo in risposte ragazzo. Vai, fila! Mi fido di te.
Alexi sorrise. Chiuse la comunicazione e montò sulla tavola.
Ok, ricorda: non guardare i piedi.

Mentre Silver teneva a bada i golem emersi nell'accampamento, che tentavano di sfondare la barriera, l' esercito regolare, GUN e Shadow cercavano di fermare quelli all'esterno dell'avamposto, barricati a una ventina di metri dalla tendopoli cittadina.
- Non devono arrivare all'avamposto! Fermateli con ogni mezzo!
Dalla barricata, umani e mobian utilizzavano Wispon e armi da fuoco nel tentativo di fermare i golem.
– Mirate alle giunture! - urlò una volpe in tenuta mimetica, mentre un fulmine squarciava il cielo ed un tuono ruggiva - Mirate alle giunture!
I proiettili rimbalzavano sui costrutti, rallentandone l'avanzata ma senza fermarli.
Un umano si alzò in piedi e lanciò una granata. L'ordigno esplose mettendo in ginocchio un golem, ma il costrutto iniziò subito a rialzarsi lentamente.
Lontano da lì, il Master Emerald si illuminò un istante, mentre Knuckles si concentrava con gli occhi chiusi e le braccia sollevate.
Il Comandante guardò Shadow - Riccio, lanciagli tutto ciò che hai.
Shadow cominciò a correre, balzò superando la barriera e con uno spin dash colpì uno dei costrutti, lanciandolo verso gli altri.
Il riccio rimase in ginocchio fra l'erba, massaggiandosi la fronte.
- Fuoco di copertura! - urlò il Comandante, mentre i golem riprendevano l'avanzata.
- Chaos Spear!
La lancia di energia colpì un golem alla spalla, facendolo girare su sé stesso ma senza farlo cadere.
Shadow ringhiò. - Chaos Spear!
Un altro golem indietreggiò, ma di pochi passi.
- Aaaaaaaah! -Shadow ne colpì un altro con uno spin dash e da quello si diede la spinta, balzò verso l'altro e lanciò una chaos spear ad un secondo. Come atterrò, riprese lo Spin Dash e continuò così, mentre i golem lo accerchiavano lentamente.
Quando fu sicuro di averli a tiro, si liberò di tutti e quattro gli anelli inibitori e chiuse gli occhi.
- Chaos BLAAAST!
Il Master Emerald pulsò di nuovo e Knuckles chiuse gli occhi, concentrandosi.
Nell'aura rossa del Chaos Blast emersero bagliori verdi e guizzanti.
L'onda d' urto spazzò via i golem, polverizzando i cinque più vicini e danneggiandone altri cinque più lontani, lasciando solo il riccio in piedi nel mezzo di un cratere fumante.
Ansimò, le mani tremanti. Guardò verso l'avamposto.
Tera e Nadia erano lì, fra i soldati. L'umana provava a tenere lontani i golem con i fulmini.
Erano ancora così tanti. Troppi.
Sospirò, ma dall'avamposto si levava il grido di giubilo di Tera.
- Vai Maestro! Sei invincibile!
- Che diavolo ci fate lì? Vi avevo detto di-
Si ritrovò in aria, un dolore lancinante alla testa. Cadde e rotolò sul terreno duro, lasciando una scia. Aprì un occhio, solo per vedere una sagoma sfuocata con un enorme martello al posto del braccio destro.
Era rossa. E aveva un solo occhio luccicante, come un puntatore laser.
Shadow alzò il braccio tremante - Chaos.. Spear!
Il golem scacciò la lancia come una mosca. La luce rossa del suo occhio scansionò il riccio stordito.
Poi, il golem sollevò il martello.
- Maestro! - Tera scavalcò la barricata mentre Nadia cercava di trattenerla senza successo.
Corse. Corse come non aveva mai fatto.
- Tera fermati! - urlò Nadia, per poi finire in un sussurro, mentre guardava il golem che ormai stava per calare il martello sulla testa di Shadow per dargli il colpo di grazia.
- Non sei Sonic...

Tera correva. Doveva farcela. Si era allenata per tutto quel tempo, ogni giorno a Mushroom Hill, perchè Shadow aveva detto che doveva avere gambe forti per correre veloce.
E adesso sapeva di essere più veloce, ma sapeva anche di non esserlo abbastanza.
Non gli lascerò uccidere il maestro. Devo farcela! Non può essere tutto qui. Devo andare più veloce.
Knuckles sgranò gli occhi.
Conosceva quella sensazione, l'aveva già avvertita.
Una scintilla di volontà, che l'energia voleva seguire.
Così permise al flusso di vagare, lasciando che la avvolgesse.

Ebbe a mala pena il tempo di iniziare a ruotare.
Shadow vide il golem sollevare il martello, poi quello sparì lasciando il posto ad una scia blu e lilla.
Tera.
Obbligò il corpo a reagire, ad alzarsi. Sapeva di essere ferito, alla testa, forse alla spalla. La mano toccò gli aculei inzuppati quando la poggiò dove sentiva dolore.
Sapeva di non avere il tempo dalla sua parte nel momento in cui aveva tolto gli anelli inibitori.
Non posso lasciarla combattere da sola.
- Tera...
Lei si voltò con un sorriso - Maestro, ce l'ho fatta! Ho fatto uno Spin Dash come i tuoi!
Shadow si rialzò sulle gambe tremanti, tenendo una mano sulla testa, trovando finalmente la sagoma sfuocata della riccia. - Resta... dietro di me. - ansimò - Quel golem... non è alla tua portata.
Vide l'entusiasmo scemare in lei, sostituito dalla delusione. Si pentì di non aver condiviso il suo entusiasmo, preso com'era dal dolore e dalla battaglia.
La piccola riccia incrociò le braccia e sfoderò un sorrisetto fin troppo familiare. - Neanche alla tua. E se pensi che ti lascerò combattere da solo...beh pensi male!
Shadow la osservò. Dritta in piedi, fiera e determinata.
Era orgoglio quel che sentiva nel profondo del cuore?
Si raddrizzò a sua volta, fissò gli occhi nei suoi.
Non aveva altra scelta.
- Allora combattiamo insieme.

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Capitolo 20
*** L'Arrivo dei Golem (parte 2) ***


Capitolo 20: L'arrivo dei Golem (parte 2)

Aveva smesso di piovere. La terra si era trasformata in fango e la tarda sera in una notte scura e profonda.
- Comandante! Siamo a corto di munizioni! - urlò un soldato
- Chaos...Spear!
Il golem di arenaria vacillò al colpo di Shadow, e fu allora che Tera lo colpì, facendolo cadere oltre il bordo dell'isola.
Erano riusciti a mettere un po' di distanza tra sé stessi ed il golem rosso, per poter dare supporto a chi respingeva i golem di arenaria.
Con quella tattica lui e Tera erano riusciti a togliere di mezzo i cinque golem danneggiati dal Chaos Blast, ma ne rimanevano molti altri ancora.
Shadow era esausto, Tera piena di lividi e stanca.
- Sono troppi! - urlò Nadia dall'avamposto - Non riesco a fermarli!
Poi, udì una voce familiare, farsi strada nei suoi pensieri.
Nadia, tesoro. Se mi senti, crea un campo elettrico intorno all'avamposto, una volta che Shadow e Tera saranno tornati all'interno.
Un campo elettrico? Come una barriera?
Lei si morse il labbro, respingendo un altro golem con un fulmine. Non so se posso farlo.
Puoi farcela. Fidati di me.

Shadow

Il riccio nero sobbalzò ma i golem non gli diedero che un attimo di tregua. Ne colpì uno con lo Spin Dash.
Silver, odio quando mi parli nella testa. Lanciò una Chaos Spear ad un altro golem.
Ascoltami. Ho un piano. Torna con Tera all'interno della barricata. Fidati di me.
Shadow rimbalzò su un golem, facendo uno spin dash. Una volta a terra, le sue gambe lo tradirono e cadde in ginocchio.
Nella sua testa regnava il silenzio.
- Spero sia un buon piano. - ansimò – Perchè io sono davvero alla frutta... amico mio.
Cercò Tera con lo sguardo, pronto a seguire gli ordini di Silver.
Fu allora che udì il grido, e che il sangue si gelò nelle sue vene.

L'isola urlava nella sua testa come una creatura vivente. Il Master Emerald brillava di luce accecante.
Entrambi esigevano la fine delle ostilità, il suo intervento come guardiano.
Ma non poteva lasciare la posizione. Non poteva abbandonare il suo ruolo. Se aveva imparato qualcosa nella Resistenza era che se qualcuno prendeva l'iniziativa, il più delle volte mandava tutto a puttane.
Ma stava già andando tutto a puttane.
Alexi era al sicuro a Sky Sanctuary e Knuckles era più che deciso a farlo rimanere dov'era.
Poteva convogliare le energie dei super smeraldi in sé e raggiungere la forma Hyper, ma non con l'energia del caos così instabile e rabbiosa, avrebbe finito col fare più danni che altro.
Knuckles
Conosceva quella voce.
Silver?
Ascoltami attentamente: ora che la gente è al sicuro a Sky Sanctuary, quando Shadow e Tera saranno dentro all'avamposto, io lascerò liberi i cinque golem nell'accampamento.
Ricevuto. Hai un piano o cosa?

Sentì la voce ridacchiare nella sua testa.
Una specie. Voglio che tu convogli le energie degli smeraldi su di me, e mi faccia diventare Hyper.
Knuckles sgranò gli occhi.
Sei impazzito?
Sono lucidissimo.
Silver, è una quantità di energia enorme. Una volta il tuo corpo l'avrebbe sopportata, ma ora...
Ora sono vecchio
lo interruppe la voce. Lo so.
Potrebbe ucciderti. Anzi no, sono quasi sicuro che ti ucciderà.
É un prezzo che ritengo accettabile.
Ma-
Knuckles. Ho vissuto quattro vite in questo mondo. Sono stanco di fuggire. Di tagliare i ponti ogni volta, di ricominciare sempre da zero senza mai arrivare alla fine. Voglio ricongiungermi ai miei cari. Voglio rivedere Blaze, e dirle quanto la amo.

Il cuore di Knuckles correva. Sentiva le lacrime pungere il bordo degli occhi, minacciando di cadere. Quindi... non vuoi...
No, Knuckles. Basta così.

L' echidna ringhiò E Tera allora? Vuoi lasciarla da sola?
Non è sola. Ha due bravi genitori, tanti amici, e i due maestri migliori del mondo.

Knuckles rimase in silenzio.
I miei ragazzi sono in buone mani. E la pace tornerà di nuovo. Non potrei essere più contento di così.
Vado io!
No. Tu devi mantenere il controllo sull'energia. Altrimenti mi consumerà prima che possa muovere una mano. E Shadow è troppo provato dallo scontro per reggere. Lui non è sacrificabile. Io, invece, non ho nulla da perdere, e molte vite da salvare.

Il guardiano si morse il labbro, le mani tremanti, le lacrime che infine cadevano.
Per favore Knuckles.
Nelle profondità di Hidden Palace, una nuova crepa scalfì la superficie del vero Master Emerald.

-Tera!
Vide la piccola sfera lilla scaraventata a terra, dopo aver preso in pieno il martello del golem rosso. La riccia rotolò per un paio di metri, poi rimase distesa a terra, immobile.
L' occhio rosso del golem si fermò su Shadow per lunghi attimi, poi si spostò sulla riccia a terra.
Shadow corse, mentre il golem sollevava il martello.
- Lasciala stare!
Mise il suo corpo tra quello inerte di Tera e la temibile arma del golem rosso.
Lo schiocco delle ossa e della carne lacerata risuonò insieme ai rumori della battaglia e nessuno lo udì.
Poi Shadow cadde. Ma nel suo ultimo istante di coscienza si allungò verso la riccia, deciso a farle da scudo fino alla fine.
Le prime luci dell'alba accarezzarono la pelliccia d'ebano, e chi era rimasto nell'avamposto, alzò lo sguardo verso il cielo.
Una creatura sorgeva insieme all'astro e ai colori dell'alba, fluttuando in aria.

Hyper Silver sembrava davvero un essere divino. Bianco, luminoso e dai riflessi cangianti come quelli di un opale.
Il martello del golem ricadde sul nulla. Tera e Shadow comparvero dall'altro lato della barricata e i soldati prestarono loro le prime cure.
Hyper Silver sapeva di avere poco tempo a disposizione e le forze per un solo, devastante attacco.
Quindi sollevò un braccio verso l'alto e concentrò tutte le proprie forze per sollevare ogni golem presente sull'isola, con la sua telecinesi.
Ma questa volta non li scagliò lontano.
Li sbriciolò pezzo per pezzo, schiacciandoli con la sola forza della sua mente, comprimendo, deformando, riducendo in polvere.
Per quelli rimasti a terra fu uno spettacolo liberatorio e macabro al tempo stesso.
Esultarono, ma al tempo stesso temettero la forma luminosa del riccio sopra di loro.
Il golem rosso fu l'ultimo a sparire, da sempre più forte e corazzato degli altri. Il suo occhio rosso lampeggiò verso Silver con quello che poteva essere odio, prima di scomparire a sua volta.
La figura in nero vide la scena dal basso, e senza dire una parola, come se non fosse importante, sparì in un portale a forma di anello, con il fagotto tra le braccia. Nessuno lo vide. Nessuno provò a fermarlo.
Poi, il silenzio regnò.
Un solo attimo di puro trionfo.
In quel silenzio, Hyper Silver sorrise. Chiuse gli occhi.
E si lasciò andare.

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Capitolo 21
*** Ferite ***


Il suo fu un lento ritorno alla coscienza. Prima la mente, poi il corpo.
Le orecchie guizzarono leggermente: c'erano tante persone, ovunque si trovasse.
Conversavano tutte, formando un vociare indistinto e ovattato. Doveva trovarsi in un posto molto grande, se poteva contenere tutte quelle persone.
Sentiva il calore avvolgerlo, insieme alla carezza delle coperte, qualcosa di morbido sotto la testa ed il corpo.
Aprì gli occhi e subito li richiuse, schermandosi il viso con il braccio, infastidito.
Muoversi non faceva male. Non aveva dolore, ma si sentiva pesante, stordito.
Attese che gli occhi si abituassero, poi guardò il polso: l'anello inibitore era di nuovo lì, usurato e pieno di crepe al pari degli altri tre, che sentiva sul proprio corpo. Saperli in quello stato lo preoccupò: erano indispensabili per porre un freno al suo potere, ma non credeva di doverli mai sostituire.
Il professore non poteva aver trascurato un dettaglio così importante. Se c'erano altri anelli, li avrebbe trovati sull'Ark.
Ma non posso andarci ora. Hanno bisogno di me per-
Sgranò gli occhi e si alzò di scatto -Tera!
Barcollò fuori dal letto, guardandosi attorno: era in un'enorme tenda adibita ad ospedale da campo, che ospitava i feriti e gli ammalati. C'era ovunque un viavai di gente, persone comuni miste ad infermiere e dottori in camice bianco, che si aggiravano tra lettini e paraventi.
Shadow si guardò intorno - Dov'è Tera?
Un' infermiera bloccò il suo cammino - Signore non può- Shadow le afferrò il polso e la tirò a sé.
- Cerco una bambina. Una riccia lilla. Si chiama Tera. É qui vero? Deve essere qui!
- Si calmi per favore
- Sono calmissimo! - sibilò lui - Dov'è? Devo sapere se sta bene.
- Sta bene. Ma non può vederla.
- Cosa? Come sare-
- Solo i parenti stretti! - lei si divincolò - Ordini del dottore. Non bisogna causarle ulteriore stress.
La verità lo ferì come una lama. Per quanto tenesse a Tera come ad una figlia, non era suo padre. Si era a lungo crogiolato nell'illusione di essere qualcuno di importante e senza dubbio lo era, per lei, e per nessun altro.
- Per favore, devo vederla.
- Mi dispiace.
- Posso almeno sapere come sta?
- Resiste. Ma si indebolisce ogni giorno che passa.
Shadow impallidì.
Oh no... no non sta succedendo.
- Si sente bene? Ha bisogno di stendersi?
è colpa mia. É tutta colpa mia.
Quasi non sentì l'infermiera che lo prense per il braccio e lo condusse con delicatezza verso il letto. Si lasciò condurre, la sua mente altrove.
Dovevo insistere. Non dovevo permetterle di combattere con me.
Si ritrovò seduto sul suo letto. L'infermiera in piedi davanti a lui. Non riusciva a vederne il volto, e non voleva alzare la testa.
- Da quanto sono qui?
- Un paio di giorni. - rispose lei - Era molto grave, ma le sue ferite sono guarite spontaneamente e molto in fretta.
Già, la rigenerazione. Gli ha salvato la vita un sacco di volte.
- Vuole fare colazione? Un po' di the caldo?
Shadow si riscosse - Ehm...sì. Sì grazie. - qualunque cosa pur di farla allontanare. Era molto gentile, ma tutto ciò che il riccio voleva, era restare solo.
Quando l'infermiera lo lasciò, volse lo sguardo al paravento che gli aveva indicato.
Poteva sentire i genitori di Tera appena oltre la tenda di stoffa. Mormoravano, piangevano silenziosamente. Vide e due sagome al di là della tenda abbracciarsi, confortandosi l'un l'altra in quel momento di dolore.
- Shadow.
Il riccio si voltò e sgranò gli occhi - Silver?
L'albino si sedette sul letto e gli sorrise. Lo sguardo di Shadow rimase fisso nei suoi occhi dorati.
- Tu... sei...
- Giovane? Sì. Immagino debba ringraziare Knuckles per questo. - ma da come lo disse, Shadow capì che non ne aveva alcuna voglia. Guardava a terra, con una sorta di vuoto in quegli occhi d'oro, insieme a qualcosa che sembrava malinconia, e rancore.
- Ma come-
- Come stai?
Shadow fu preso alla sprovvista dalla domanda improvvisa - Io sto bene. Ma Tera... - si portò le mani al volto - Mi dispiace Silver. Mi dispiace, è tutta colpa mia.
- Sappiamo entrambi che non è vero.
- L'hai vista? Come sta?
- No. Non l'ho vista.
Shadow sbattè un paio di volte le palpebre - E che fai qui? Vai da lei!
- Non posso.
- Cosa? Perchè?
- Perchè mia figlia ha avuto una mezza crisi isterica quando mi ha visto più giovane di lei. E suo marito mi ha guardato come una sorta di alieno. Non me la sento di andare lì e turbarli ancora di più. Aspetterò e la vedrò da solo.
Shadow si limitò ad annuire, non volendo addentrarsi di più nel discorso. Guardò l'albino, che non aveva perso quello sguardo vuoto e malinconico. - E i ragazzi?
- Stanno bene. Stanno aiutando la gente alla tendopoli.
Shadow tirò un sospiro di sollievo, poi tornò a guardare l'albino - Silver tu.. non hai detto a Knuckles...
L'albino capì al volo - Oh certo. Gli ho detto quello che volevo. Ma sembra non fosse ciò che voleva lui. - si alzò - Riposa bene, Shadow.
Il riccio nero lo guardò allontanarsi ed abbassò lo sguardo.
Oh Knuckles, che hai fatto...

Nadia aveva trovato quasi subito il suo posto per meditare: il Chao Garden era un luogo speciale, come non ne esistevano nel mondo sottostante. Era piacevole passare le ore lì, ad esercitarsi, a cercare di ascoltare qualunque cosa dovesse ascoltare, insieme allo scorrere dell'acqua, al cinguettio degli uccelli, alla brezza gentile e al calore del sole sulla pelle.
Cercava di non pensare a Tera. Avevano detto che Maestro Shadow era in via di guarigione ma lei...
Lei no.
Lei si stava lentamente spegnendo.
Era andata subito a trovarla per sapere delle sue condizioni, ma non le avevano permesso di vederla, e lei non se la sentiva di importunare i genitori, sempre presenti al capezzale della riccia.
Cercava di evitare di pensarci, buttandosi a capofitto nel lavoro, aiutando gli altri a ricostruire l'accampamento e riparare i danni.
A causa dei golem molte persone erano rimaste senza casa e non avevano altro luogo in cui stare. Knuckles non aveva protestato in merito, per la verità, nessuno lo aveva più visto dal giorno dell'attacco. Il Maestro Silver sviava sempre il discorso quando si parlava di lui. Era strano per Nadia vederlo giovane e di nuovo in grado di vedere, ma non troppo: era sempre Silver, del resto. Conservava ogni ricordo di loro ed il suo modo di amarli non era cambiato.
Ma sembrava aver perso il suo buon umore, il suo sorriso. Qualcosa non andava e Nadia se n'era accorta, ma non sapeva come rimediare.
Quando il lavoro finiva, andava al Chao Garden per meditare come aveva detto Knuckles, e provare a “sentire”.
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a sentire nulla. Finiva così a giocare con i Chao, e soprattutto, a pensare.
Non vedeva sua madre da quasi due anni. Selina Wild, capo del dipartimento di ricerca scientifica di GUN, si era buttata a capofitto nel lavoro. Nadia non aveva più avuto notizie da allora e non osava avvicinarsi a lei.
Rivederla le procurava un senso di smarrimento, di inferiorità, e risvegliava un dolore sordo rimasto sopito per tanto tempo.
Per Selina, invece, Nadia era un mostro. Aveva smesso di essere sua figlia la sera in cui aveva ucciso l'amore della sua vita, incidente o meno.
- Immagino che non si possa cambiare il passato. - disse al Chao con il papillon, seduto sulle sue gambe - Controllo o meno, per lei sarò sempre un'assassina. - prese un sasso, si alzò in piedi e lo gettò nel laghetto. Il Chao, in tutto questo, rimase a guardare.
- Sai Cheese, io ci provo, davvero, ma non funziona. Non riesco a sentire questo “tutto” di cui parla Maestro Knuckles.
- Cha-Chao!
- Vorrei solo poter fare di più. - disse, sedendosi a terra. Cheese corse da lei, aggrappandosi al suo fianco in quel che sembrava un abbraccio.
- Cha-Cha!
Nadia sorrise e accarezzò la testolina blu - C'è qualcosa in cui sono sempre stata brava. Ma è meglio di no. Non voglio essere come lui. - si disse, ma qualcosa in lei, disse che un giorno avrebbe potuto essere l'unica opzione.
Stava per rimettersi a meditare, quando una voce alle sue spalle la chiamò e Nadia vide il piccolo procione correrle incontro.

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Capitolo 22
*** Scelte ***


Capitolo 22

Knuckles poggiò la propria mano sulla pietra nera ricoperta di nomi, e la parete davanti a lui si spostò, rivelando un passaggio. L'echidna scese le scale, fino ad arrivare nella camera segreta che custodiva il vero Master Emerald.
Poggiò una mano sulla superficie dello smeraldo, sentendone subito l'enorme potere.
- Per secoli ho lasciato andare i miei amici. Ho rispettato la loro volontà, e sono rimasto a guardare. Ho rispettato la natura ed il corso degli eventi, perchè li amavo tutti al punto da lasciarli andare. - chiuse gli occhi - E ora sono qui da solo, circondato soltanto da fredde pietre, a chiedermi se ho fatto la cosa giusta, finora e adesso. - riaprì gli occhi - Mi concederò il lusso di essere egoista, per una volta ancora, e sappiamo entrambi che non puoi fermarmi, perchè sono l'ultimo.- guardò il suo riflesso nella gemma - Tu hai bisogno di me. Come io di te.
Detto questo, lasciò la gemma e si allontanò per mettere in atto il suo piano.
Sperava solo di non sbagliarsi.

Shadow era seduto a terra quando accadde.
Aveva da poco lasciato l'ospedale da campo e rifletteva, all'ombra di un albero.
Qualcuno gli picchiettò la spalla e non appena alzò la testa, un pugno al muso lo fece cadere su un fianco.
- Avevi detto che l'avresti protetta!
Si massaggiò la guancia e guardò il riccio, senza replicare.
- A quest'ora la mia bambina sarebbe nella nostra tenda a fare colazione, se tu e quel pazzo di mio suocero non le aveste riempito la testa di scemenze!
Un calcio. Shadow si portò la mano allo stomaco, ma non reagì.
- Allora? Che hai da dire?
- Hai ragione.
Il riccio rimase in silenzio, sorpreso, mentre Shadow rimaneva in ginocchio.
- Avevo promesso di proteggerla e ho fallito. Vorrei solo poter essere io al suo posto.
- Per poi guarire con la tua fantastica rigenerazione? Eri al suo posto, Lifeform, forse eri messo anche peggio. Ma il tuo potere ti ha salvato. Se fossi come lei forse non avresti il suo coraggio. Ti batti senza temere la morte o il dolore e hai insegnato a mia figlia a fare lo stesso. E ora lei sta morendo, perchè non è come te!
Shadow si preparò a ricevere un altro pugno, ma non arrivò. Quando sollevò lo sguardo, Knuckles aveva una mano sulla spalla del riccio marrone.
- Basta.
Il padre di Tera si voltò - Tu sei quell'altro. L'altro maestro di cui Tera parlava. - lo guardò con odio - Vattene via, ne ho anche per te.
- Posso salvare tua figlia.
Il riccio scosse il capo - Cosa?
- Detesto ripetermi. E tu hai capito.
- Se è una specie di scherzo malato- Knuckles lo afferrò per le spalle e lo sbattè contro l'albero dove Shadow riposava fino a poco prima.
- Ti sembro uno che scherza? - gli occhi viola arrossati dal pianto scavarono in quelli nocciola del riccio. Knuckles sembrava provato, triste, e furioso. Quella rabbia quieta, risoluta e pericolosa che Shadow aveva visto poche volte in lui. In quello stato poteva staccare la testa del riccio senza preavviso, se avesse detto una parola sbagliata.
- Devo portare Tera al santuario dello smeraldo, ma le infermiere non mi fanno avvicinare alla bambina. Quindi ora tu andrai da loro e parlerai con i dottori perchè diano il consenso.
Il riccio strinse i pugni - E se non volessi?
- Entrerò là dentro, mi farò strada a suon di pugni, ribalterò i letti, lancerò il paravento fuori da quella finestra, prenderò in braccio la piccola e andrò da solo.
- Perchè non lo fai allora? - lo sfidò.
- Perchè sto cercando di essere gentile. - sibilò l' echidna. - Ma se proprio devo - lo lasciò e si avviò verso la tenta battendo i pugni.
- Aspetta! - urlò il riccio, tendendo una mano - Va bene, arrivo.

Il santuario con il Master Emerald non era lontano dall'accampamento. Non quanto il Comandante credeva.
La voce che il Guardiano aveva preso la bambina riccia per guarirla si era diffusa velocemente nell'accampamento, raggiungendo anche GUN e i suoi scienziati.
Knuckles non aveva impedito loro di seguirlo, stranamente, ma Shadow pensò che fosse troppo preoccupato per Tera.
Quando raggiunse la ziggurat, con il guardiano c'erano Lifeform, accompagnato da quei due ragazzini, e Selina, l'ufficiale a capo del dipartimento scientifico, in una delle rare volte in cui i tirocinanti la lasciavano in pace.
La sua collaborazione con GUN era rimasta segreta fino a poco tempo prima. Aveva iniziato a collaborare di nuovo apertamente con loro dopo l'attacco dei golem e per una ragione soltanto: lo smeraldo gigante.
Le voci su un'immensa fonte di potere nascosta su Angel Island circolavano all'interno dell'organizzazione fin dai tempi di Robotnik, ma nessuno aveva ottenuto le prove della sua esistenza.
Ora la prova era lì, davanti ai suoi occhi.
Knuckles faceva strada ai genitori di Tera, insieme al dottore e ad un paio di infermiere.
Shadow vide Nadia impallidire alla vista di Selina e all'improvviso ricordò perchè gli sembrava di averla già vista: la somiglianza tra loro era impressionante.
In quel momento però, lo preoccupavano di più i simboli sconosciuti di ocra rossa disegnati sullo smeraldo, sulle colonne e su tutta la cima della ziggurat.
Tera era tra le braccia della madre, avvolta bene in una coperta.
Knuckles salì le scale e sulla cima tese le mani alla madre - La bambina.
Lei la consegno, riluttante.
Knuckles si avvicinò con Tera al Master Emerald e per un' istante la guardò.
Immobile e pallida, quasi senza vita. Il suo cuore pianse al ricordo della riccia vivace e sorridente.
Si inginocchiò e la posò sul pavimento di pietra di fronte allo Smeraldo. Chiuse gli occhi e si concentrò, sforzandosi di liberare il proprio animo dalla marea di sentimenti negativi che lo affliggeva. Allontanò l'odio, il rancore, la tristezza, il senso di abbandono e solitudine, la rabbia e la paura di fallire, concentrandosi solo sull'immagine di Tera allegra e vivace, sulla sua risata e su tutti i momenti felici.
Un lieve sorriso comparve sul volto mentre sollevava le braccia.
- I servitori sono i sette smeraldi.
Il master emerald si illuminò debolmente.
- Il caos è il potere arricchito dal cuore.
Il bagliore si intensificò.
- Il controllo appartiene a chi unifica il caos.
La gemma brillò, tingendo le pietre di luce verde. Knuckles sollevò Tera sopra alla sua testa.
- Ridona la forza al cuore che si va indebolendo! Rinforza la presa sulla vita che sta scivolando!
La luce si fece così forte da inghiottire la loro figura. Chi rimase più indietro si coprì gli occhi.
Poi, dopo qualche istante, la luce svanì. Knuckles era ancora in ginocchio, ma questa volta teneva stretta Tera al petto.
Presto gli occhi viola incontrarono quelli azzurri e assonnati della riccia, con la differenza che ora avevano una sfumatura verde acqua intorno alla pupilla.
Knuckles sorrise - Ciao piccolina.
Vedendo il fagotto di coperte muoversi, i genitori corsero incontro all'echidna.
- Mamma?
La riccia quasi strappò il fagotto dalle mani di Knuckles e pianse forte stringendo la figlia, il padre che si univa stringendole entrambe.
L'echidna sorrise. Tera passò fra le braccia del padre e la madre si gettò al collo del guardiano, abbracciandolo - Grazie.. oh, grazie! - gridò tra i singhiozzi.
Knuckles non rispose, limitandosi a ricambiare l'abbraccio in modo distaccato.
Il dottore si era avvicinato nel frattempo, per controllare lo stato della piccola riccia, insieme alla scienziata.
Si tolse lo stetoscopio dalle orecchie e guardò la donna allibito - Le fratture sono sparite, non c' è traccia dell'emorragia interna. É come se non fosse mai successo.
- É incredibile.
- É meraviglioso!
Alexi corse ad abbracciare Tera e, dopo che la scienziata si era allontanata, anche Nadia li raggiunse.
- Hai salvato mia figlia. - disse il padre a Knuckles - Come posso ripagarti?
Knuckles fu lusingato da quelle parole - Vederla di nuovo allegra e felice è abbastanza per me. Ti chiedo solo una cosa: non incolpare Shadow. Ha difeso tua figlia fino alla fine, ha dato tutto ciò che poteva, incurante delle conseguenze. É anche merito suo se è ancora con noi.
Shadow, che fino ad allora era rimasto in disparte, non udì quelle parole, ma incrociò lo sguardo di Tera.
- Maestro Shadow! Stai bene!
Gli corse incontro e gli si gettò addosso tanto da farlo cadere seduto, abbracciandolo forte.
Shadow la cinse dolcemente, chiudendo gli occhi, godendosi ogni istante in cui la stringeva.
Knuckles li guardò è sorrise, la stanchezza evidente sul suo volto.
Fu allora che la terra cominciò a tremare.

Shadow si guardò attorno, stringendo Tera a sé - Che sta succedendo?
Knuckles si alzò - Il Master Emerald non ha più energia per sostenere l'isola. Salvare Tera e Silver l'ha esaurita fino all'ultima goccia.
Shadow sgranò gli occhi.
- Ma... così... - fece Alexi.
- Precipiteremo. - finì Nadia per lui.
- Sei impazzito, echidna? - urlò il Comandante - Ci hai condannato tutti!
- No, affatto. - replicò Knuckles e guardò Shadow - Avevi ragione: non posso salvare tutti. E così ho scelto.
Detto ciò tornò di corsa allo smeraldo, prendendo posizione proprio in mezzo ad un cerchio di simboli. Un cerchio analogo era lì di fronte, tracciato intorno al piedistallo del Master Emerald.
Knuckles alzò le braccia e recitò la formula. Fra le grida di terrore che poteva udire, sentiva la voce di Shadow che lo implorava di fermarsi. Il riccio corse da lui solo per venire respinto da una barriera di energia del caos.
Poi la luce avvolse tutto.

Quando Shadow riaprì gli occhi, l'isola era immobile, come sempre. Provò a guardare l'orizzonte, per cogliere segni di movimento ma nulla: fluttuava pigramente come se nulla fosse.
Gli scienziati erano fuggiti in preda al panico, insieme al Comandante e ai genitori di Tera. Erano rimasti solo Shadow, Nadia e Alexi.
Il riccio vide l'amico rosso steso a terra, con lo sguardo fisso nel vuoto.
- Knuckles! - urlò, correndo da lui.
- Shadow...
Lo prese tra le braccia, con gli occhi già lucidi - Che diamine è successo? Che cosa hai fatto? Stai bene?
- Te l'ho detto. Ho scelto.
- Ma che significa?
Fece per continuare ma il Guardiano lo zittì con un gesto della mano - Shadow, non ho molto tempo. Voglio che ascolti attentamente.
I ragazzi si avvicinarono piano, affiancando il riccio mentre Knuckles parlava.
- Esiste un rituale che un Guardiano può compiere, come ultima risorsa, per salvare l'isola ed il Master Emerald. Un rituale che gli permette di donare la sua energia del caos, la sua forza vitale, per ricaricarlo.
Shadow tremò, ma rimase in silenzio.
- Di solito, questo significa la morte per il Guardiano. Ma come tu sai, non è rimasto nessun altro echidna, nessuno che possa prendere il mio posto. Quindi...
- Il Master Emerald non può ucciderti. - mormorò Alexi.
- Esatto ragazzo. Ma... tutto ha un prezzo. - guardò Shadow, le palpebre pesanti - Dormirò. E non ho idea di quanto. Un giorno, un mese, cento anni. Non ne ho idea. - sorrise loro - Promettetemi, che proteggerete l'isola, e lo smeraldo. Che ne avrete cura, in mia assenza.
Alexi annuì - Lo promettiamo. - disse, pensando di avere l'appoggio di tutti.
Knuckles si volse a guardarlo - Non credere, che non me ne sia accorto.
Il procione inclinò il capo.
- So cosa manca dal mio archivio, ragazzo.
Alexi sentì la sua pelliccia gonfiarsi. Ma il guardiano non sembrava arrabbiato.
- Leggi la nota nell'ultima pagina. - disse, e fu allora che Nadia prese coraggio e si fece avanti - Maestro Knuckles, le ho provate tutte. Non riesco a sentire l'isola come fai tu. Non capisco dove sbaglio.
Knuckles ridacchiò, chiudendo gli occhi - Molto tempo fa, mi capitò di non riuscire più a sentire l'isola. Mi sforzavo, senza successo, e non capivo perchè non riuscissi più a sentire. Così, sono andato da mio padre, a chiedere consiglio e lui mi disse questo: “ Forse l'isola ti sta dicendo qualcosa che non vuoi sentire. Qualcosa di cui hai paura. - riaprì gli occhi e sorrise - Ho bisogno di parlare da solo con Shadow ora. - disse, sentendo la stretta tremante del riccio.
Nadia ed Alexi annuirono e lasciarono soli i due.
Il Guardiano cercò lo sguardo del riccio - Shadow...
Bastò.
Shadow affondò la faccia nella spalla del guardiano, stringendo i denti in un ringhio mentre le lacrime premevano per colare dagli occhi serrati. Certo, sapeva che non era per sempre, ma il pensiero di non vederlo più in giro, a guardia dello smeraldo, nel suo archivio, non sentire più la sua voce o il suo passo mentre cacciano insieme, e semplicemente non averlo al suo fianco, per chissà quanti anni a venire, sembrava insopportabile.
- Tu mi avevi promesso. - ringhiò - Mi avevi promesso. Non te ne puoi andare. Non ti lascerò andare!
- Shadow... ho bisogno che tu mi ascolti.
- No!
Knuckles gli passò una mano fra gli aculei, accarezzandogli la schiena - Sei il riccio più fiero e forte che io conosca. Nonostante tutto ciò che hai vissuto, ti sei rialzato, ogni volta. Con Maria, con Molly, con Rouge e Omega, con Sonic. Ti chiedo solo di essere forte ancora una volta. Una soltanto. - L'echidna guardava il sole oltre la spalla del riccio, che lentamente si spegneva ai suoi occhi come la fiamma morente di una candela. - Non è possibile evitare il compiersi della profezia. Ma questo... questo ci farà guadagnare un po' di tempo. Sfruttalo al meglio. - la mano si fermò e Knuckles chiuse gli occhi - Posso contare solo su di te, Shadow. Proteggi l'isola. Proteggi i ragazzi. Finchè non torno. Perchè non sarà per sempre, te lo prometto.
Shadow trovò la voce per replicare - Lo farò. E sarò qui ad aspettarti, Knux.
Il Guardiano ridacchiò - Sai che odio... quando mi chiami così.
Shadow pensò a quel che aveva detto, e sorrise. Una risata sottile trovò la via per l'esterno e per un attimo, un meraviglioso attimo, risero entrambi, insieme.
Poi la risata di Knuckles si spense, e quella di Shadow mutò in pianto.

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Capitolo 23
*** Project Eve ***


Capitolo 23: Project Eve

Il Comandante sentì per prima la voce dell'albino.
- Shadow, sei sconvolto. Ragiona, questo non porterà-
Il riccio nero scostò il lembo di stoffa che faceva da entrata alla tenda del Comandante. E l'albino aveva ragione: lo sguardo cremisi e arrossato dal pianto non era di qualcuno sano di mente.
- Chi è Project Eve?- chiese soltanto.
Il Comandante non perse la calma, abituato a trattare con quel genere di soldati.
Gente sconvolta dal dolore, che dopo aver perso un compagno, un amico o un familiare vedeva nella cattiva gestione della baracca un valido capro espiatorio.
- Lifeform, siediti e calmati.
- Mi calmerò quando risponderà alla domanda.
L'albino stava a distanza, alle sue spalle, preoccupato. Non poteva fare molto: era ancora provato dalla trasformazione e dallo scontro, come tutti loro. La sua telecinesi non era abbastanza forte da trattenere il riccio infuriato.
Ma questo, il Comandante non lo sapeva.
- Lifeform, questo è un ordine.
- Non sono qui come agente.
- In questo caso, sono informazioni riserva-
Non finì la frase. In un battito di ciglia, Shadow scattò in avanti, rovesciando la scrivania e atterrando l'umano, stringendogli la gola.
- Chi. È. Project. Eve?- chiese di nuovo, la stretta che diminuiva quel che bastava a fargli uscire un sussurro.
Il Comandante fissò lo sguardo negli occhi cremisi del riccio, e capì che non stava scherzando: se non avesse avuto risposta, lo avrebbe strangolato sul posto, incurante delle conseguenze. I rapporti dei suoi predecessori non mentivano: era un soggetto pericoloso, una mina vagante, che poteva rivelarsi un alleato o il loro peggior nemico.
- E' un progetto recente, della divisione scientifica.- rispose.
- E qual è il suo scopo? Cosa centra con i golem?
- E io che ne so?
- Allora perchè hai detto che potrebbero cercare lei?
Il Comandante sospirò - Era un'ipotesi. Project Eve è un'echidna.
- Un' echidna?
- Sì. La divisione scientifica ha effettuato degli scavi nella zona di Mystic Ruins, di recente. E hanno trovato una struttura...importante.
- Di che tipo?
- Sembrerebbe un monumento funebre, come una piramide. Nella camera principale c'erano due scheletri, uno era di una femmina, l'altro di un maschio.
Shadow corrugò la fronte.
- La divisione scientifica ha trovato dei campioni di dna, e hanno proposto di creare dei cloni. Questo avrebbe riportato in vita una specie ritenuta estinta.- continuò il Comandante - Abbiamo provato ad accelerarne la crescita ma qualcosa non ha funzionato: i due echidna erano cerebralmente morti e non c'erano campioni sufficienti a creare altri cloni, così abbiamo preso i gameti di entrambi per poter creare nuovi individui.
Più l'altro parlava, più Shadow lo guardava schifato. Il Comandante riusciva a leggere lo sdegno sul volto del Mobian nel sentire come GUN aveva trattato i suoi simili.
Aveva davvero, davvero voglia di spezzargli il collo adesso.
- Project Eve è il primo esemplare sano ottenuto mediante fecondazione in vitro. Una settimana dopo la sua nascita, i golem hanno attaccato la città.
Shadow cercava di unire i puntini e trovare un filo conduttore per dare un senso a quel disegno. Poi ricordò ciò che aveva detto Knuckles.
C'è un solo ordine che può scavalcare l'autorità di un guardiano, ed è l'ordine di protezione di una vita.
L'ordine è attivo finchè la persona che va difesa è ancora in vita. Nel momento in cui questa viene a mancare, l'ordine decade.

- I golem proteggono la bambina.- disse, lasciando andare il Comandante.
L'umano si massaggiò il collo - Cosa?
- Pensaci: due sovrani echidna ordinano ai golem di proteggere la loro progenie. Il tempo passa, loro muoiono, l'ordine decade. Arrivate voi, li clonate e fate nascere un erede. L'ordine riacquista validità, e i golem si risvegliano. Ma il regno non c'è più. Albion non c'è più. E la bambina che devono proteggere non è lì. Quindi marciano per raggiungerla, attaccano la città, la cercano.
- Quindi o l'hanno trovata o l'hanno uccisa per sbaglio facendo crollare il laboratorio.
Shadow scosse il capo - Se l'avessero uccisa si sarebbero spenti di nuovo. E se l'avessero trovata, perchè salire fin quassù? E soprattutto, come facevano a sapere che eravamo quassù, e come ci sono arrivati in assenza di unità aeree?
Il Comandante riflettè: era una buona domanda. Knuckles aveva detto loro quanti tipi di golem esistevano, e quelli che hanno attaccato la città erano tutti golem di arenaria, tranne quello di ferro che li guidava. - Possono teletrasportarsi?
- Non credo. Knuckles ce l'avrebbe detto.- rispose Shadow - Più ci penso, più mi convinco che sia stato qualcos'altro a portarli qui.
- Ad esempio?
- Qui a Mobius esiste un tipo di tecnologia chiamata Warp Ring. In sostanza, caricando un anello con l'energia del Caos è possibile usarlo per creare un portale verso qualsiasi zona del pianeta.
- Non possono aver usato i Warp Rings.
Entrambi si voltarono verso Silver, rimasto in silenzio fino a quel momento.
- Perchè no?- chiese Shadow.
- Solo una forma di vita organica può controllare il Caos ed infonderlo in un oggetto. Un costrutto può assorbirlo, ma non trasferirlo in un altro costrutto.
- Quindi qualcuno ha aperto i portali per loro?- chiese il Comandante - Ma com'è possibile? Attaccano chiunque.
- E se chi ha aperto i portali avesse anche trovato la bambina?- chiese Shadow - Se l'avesse trovata prima di loro e riportata?
- In mancanza di un sovrano, risponderebbero a chi si prende cura del legittimo erede.- disse Silver - E se il legittimo erede è la bambina...
- Colui che l'ha riportata e dimostra di proteggerla viene identificato dai golem come tutore dell'ultimo erede, quindi reggente di un impero che per loro esiste ancora e di conseguenza l'unico con l'autorità di comandarli.- riflettè il riccio scuro.
Silver aggrottò la fronte mentre cominciava ad intravedere il quadro generale - Quindi qualcuno ha trovato Project Eve, l'ha riportata ai golem, ne ha preso il controllo e gli ha ordinato di attaccare Angel Island?- scosse il capo - Ma è assurdo! Doveva essere qualcuno a conoscenza sia del progetto di GUN sia del legame tra la bambina e i golem.
Il Comandante si alzò in piedi - Avvierò un'indagine e vi farò avere notizie. Se conosceva il progetto forse si tratta di qualcuno all'interno dell'organizzazione.
Silver sospirò - Io tornerò in città per coordinare la ricostruzione. Shadow?
- Resterò qui a guardia dell'isola, come ho promesso.- detto ciò, si mosse verso l'entrata della tenda, il suo passo sicuro e veloce sostituito da una camminata lenta e strascicata, come se avesse un peso enorme sulle spalle e non volesse camminare affatto.
- Sei sicuro?- chiese Silver. Shadow non rispose e l'albino lo guardò andar via, preoccupato.
Quando Shadow tornò al santuario, Knuckles era ancora lì, immobile e dormiente, immerso nella tiepida luce dello smeraldo. Il riccio nero lo prese in braccio e lo portò in una delle poche stanze ancora agibili del palazzo nascosto. Lo mise sul letto, lo coprì bene e pensò che forse non era una brutta idea trasferirsi lì. Dopo la tempesta, la grotta era fuori discussione.
Lasciò la stanza sentendo i propri passi pesanti, come se una forza invisibile gli chiedesse di restare lì, di spostarsi su quel grosso letto e mettersi a dormire a sua volta, finchè Knuckles non lo avesse svegliato.
Chiuse la porta dietro di sé e volle solo chiudere gli occhi, lasciarsi scivolare a terra e rimanere lì in eterno.
Ma non poteva.
C'era tanto da fare senza Knuckles. C'erano i ragazzi a cui badare, e ora anche tutti gli sfollati della tendopoli.
Muoversi ora sembrava così difficile, eppure doveva farlo.
Ricordò quella volta in cui lui e Knuckles si erano imbattuti in una tremenda tormenta su Ice Cap, a metà strada dal rifugio. Il sentiero era terribile e non si vedeva ad un palmo dal naso.
Un passo alla volta, aveva detto Knuckles.
- Sempre avanti. Un passo alla volta.- Shadow si staccò dalla porta e fece un passo nel corridoio. Poi un altro, e di nuovo un altro, finchè non fu fuori dal palazzo.

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Capitolo 24
*** Un aiuto dal passato ***


Nota: il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Ovviamente ci sarà un seguito a cui sto già lavorando.

Capitolo 24: un aiuto dal passato

Pochi giorni prima che i golem attaccassero, Alexi aveva trovato delle rovine nel bosco, un luogo in cui poteva stare solo e dedicarsi alla traduzione del libro senza essere scoperto.
Quando non era con Shadow, non seguiva Knuckles. Andava in giro per conto suo, esplorando l'isola e stando attento ad evitare le trappole.
Dopo la fuga dall'orfanotrofio, il piccolo procione visse sulla strada o in giro per i boschi, con tutte le conseguenze che ne derivavano. Aveva imparato il vero significato di fame, sete e freddo, ma non solo: sapeva cacciare, pescare, scassinare, conosceva un po' di piante mediche e commestibili e soprattutto, sapeva piazzare trappole e sapeva come individuarle.
Aveva rischiato un paio di volte con quelle di Angel Island. L'echidna che a prima vista sembrava avere il cervello nei pugni, sapeva agire in modo intelligente e subdolo, creando percorsi obbligati, usando fili sottilissimi, creando false impronte di animali o disseminando ninnoli per attirare i cacciatori verso la trappola.
E le trappole erano pericolose, costruite per uccidere.
Alexi aveva visto alberi fitti, alti e dai lunghi rami, su quei sentieri. Knuckles seguiva i gruppi di cacciatori dall'alto, aspettando che cadessero nelle trappole, per poi finire i sopravvissuti lui stesso.
Il giovane procione non sarebbe sopravvissuto a lungo, se non avesse osservato gli animali. Evitavano tali sentieri, seguendo percorsi precisi nel fitto della boscaglia.
Eppure, spesso anche questi si rivelavano sentieri-trappola. Knuckles sapeva ricreare alla perfezione la breccia di un cinghiale fra gli arbusti del sottobosco, il giaciglio di un cervo o la tana di un coniglio.
Ma gli animali li evitavano e Alexi era curioso di sapere come riuscissero ad individuare le trappole con tale precisione. Poi notò che su ogni falso sentiero o tana crescevano strani tipi di fiori, che gli animali evitavano come la peste. Erano molto belli e profumati, lui stesso la prima volta era tentato di raccoglierli. Ed erano piante che non aveva mai visto su Mobius. Il genere di fiore che avrebbe attirato qualsiasi scienziato.
Si chiese se Shadow sapesse qualcosa sul funzionamento delle trappole o non avesse idea di quel lato dell'echidna.
Quelle trappole davano l'idea di quanto Knuckles detestasse gli estranei, e di quanto potesse essere subdola la sua mente e brutali i suoi metodi.
Eppure con loro era gentile, nel suo modo burbero li aveva incoraggiati, nutriti e intrattenuti con le sue storie. Era paziente e protettivo con lui e con Tera, un po' più acido con Nadia e quasi affettuoso con Shadow.
Alexi non riusciva a credere che fosse lo stesso costruttore di quelle trappole mortali.
Era davvero chi mostrava di essere?
Aveva la sensazione che il libro avrebbe risposto alla sua domanda.
Dopo quel che era successo a Knuckles, ognuno aveva reagito a modo suo: Shadow si era chiuso, preferendo restare da solo, GUN gestiva il campo e la tendopoli, Silver era impegnato a coordinare la ricostruzione della città. Nadia e Tera gestivano da sole i propri allenamenti e lui...
Lui si era buttato su quel libro.
Dopo settimane di studio era riuscito a tradurre alcuni piccoli paragrafi. Erano però a distanza di diverse pagine l'uno dall'altro e risultava difficile dare un senso al testo nella sua interezza, ma li avrebbe mostrati a Nadia comunque.
Quella del libro ormai era una specie di piccolo segreto tra loro due, un obiettivo clandestino e personale, che avevano in comune.
L'aveva trascinata nel suo rifugio segreto dal Chao Garden, per mostrarle i frutti del suo lavoro.
Il primo paragrafo era all'inizio, ed era una specie di prefazione, un avvertimento per chi leggeva il libro.
“Tu che conosci l' echidna, riponi questo libro, affinchè la tua mente non sia turbata”
Sotto, dopo uno spazio bianco, cominciava il testo vero e proprio.
“Questo è tutto ciò che ricordo del” il resto era un caos di scarabocchi e cancellature, come se l' autore avesse provato varie volte a definire l' evento senza successo, per poi catalogarlo semplicemente come “Prima”.
Il resto era pulito, senza cancellature, la calligrafia stretta e inclinata di chi ha fretta.
“Sono Knuckles the Echidna, figlio di Locke e Lara-Le, diciottesimo della linea dei guardiani, ultimo custode di Angel Island e del Master Emerald.
L' isola si sgretola, come il resto di Mobius. Sono lontano da casa in cerca degli smeraldi, per provare a fermare questo caos.
Non ricordo né come né perchè è successo. Mi sono svegliato e tutto cadeva a pezzi.
Sono corso dal Master Emerald per provare a stabilizzare l' isola ma come l' ho toccato, tutto mi è tornato in mente.
Tutto il prima.
Li ho cercati, ho cercato Julie, ma non ho trovato altri che me stesso.
Ero solo, da tanto tempo. Ma il Prima sembrava così vicino, come se il mondo fosse cambiato, la realtà cancellata e riscritta, da un giorno all'altro.
Mi sembrava di sentire ancora il profumo di Julie.
Il Master Emerald mi aveva aiutato a ricordare,ma in qualche modo sapevo che avrei dimenticato ancora, e per sempre.
Non volevo dimenticare, così ho deciso di scrivere qui tutto ciò che ricordo.
Prima che sia tardi.”


- Un' altra realtà?- chiese Nadia.
- Sì. Non è assurdo?
- Ti ha detto di leggere la nota all'ultima pagina. Cosa dice?
Alexi sfogliò il diario, vedendo scorrere sotto di sé immagini, disegni e fiumi di parole, fino ad arrivare in fondo.
La nota era in lingua mobian questa volta, e sembrava scritta di fretta.

Alexi
all'inizio volevo punirti per aver preso il mio diario, poi mi sono reso conto che era meglio così. Ciò che mi appresto a fare, mi terrà lontano da voi per un po'.
Ho lasciato a Shadow un compito gravoso e mi duole lasciarne uno anche a te, a Nadia e alla piccola Tera.
Ma Shadow potrebbe non farcela da solo.
Sappi, Alexi, che un grande male è in arrivo, e che ciò che è stato cancellato, è destinato ad essere riscritto, perchè è così che funziona.
Il Master Emerald mi ha mostrato molte cose, misteri che vanno oltre la mia comprensione, ma da cui ho potuto trarre una sola conclusione: per quanto un mobian possa influenzare l'esistenza di questa ed altre dimensioni, per quanto possa manipolare, distruggere, ricreare il corso degli eventi, esso tenderà sempre a riprendere il corso originale.
Tutto ciò che ho scritto qui, che ho vissuto, è destinato a ritornare, in una forma diversa o nella medesima che aveva. Dunque traduci e abbi cura di questo libro, perchè ti aiuterà ad affrontare le minacce che verranno.
Ti lascerò delle indicazioni e dei consigli che ti aiuteranno a tradurlo.
Alexi, Nadia, Tera, abbiate cura di Shadow e dell'isola, e affrontate uniti ogni ostacolo.
Sarò con voi nello spirito, fino al giorno del mio risveglio, sperando sia presto.
Knuckles


Alexi guardò Nadia - E adesso? Cosa facciamo?
La ragazza non rispose.
- Abbiamo Maestro Shadow con noi - continuò Alexi - E Maestro Silver. E anche tutta GUN. Forse dobbiamo mostrare loro il diario.
- A Maestro Knuckles GUN non piaceva. Non so se è una buona idea.
Alexi sospirò - Sembra proprio una di quelle situazioni dove arriva Sonic a risolvere tutto. Peccato che Sonic non sia più qui.
Nadia sbattè le palpebre.
Sonic.
- Nadia?
L'umana guardò Alexi, poi a terra - C'è una cosa che non ho mai detto a nessuno. E se la dico a te ora, non so se resteremo amici.
Alexi inclinò il capo e ridacchiò - Vuoi scherzare? Siamo più che amici, siamo come fratelli, io, tu e Tera. Niente può separarci.
Nadia tornò a guardare il mobian con gli occhi lucidi, preoccupata - Lo prometti? Prometti che anche se te lo dico resteremo amici?
Il procione mise la destra sul cuore - Lo giuro! - ridacchiò, ma il suo tentativo di alleggerirle il morale andò a vuoto.
- Sai, quello che mi ha detto Maestro Knuckles prima di addormentarsi? Credo avesse ragione. Non riuscivo a sentire, perchè non volevo sentire. Sapevo dall'inizio cosa potevo fare per rendermi utile, quali erano le mie potenzialità. Ma non ho mai preso in considerazione quel lato di me, perchè avevo paura di diventare come lui. Ma io non sono lui. Non sarò mai come lui. Meditare mi ha aiutato a capirlo.
Alexi scosse il capo - Non capisco. Dove vuoi arrivare?
- Il cognome di mio padre. Non è Roberts.
Il procione rimase in silenzio per un attimo, poi ridacchiò - Era solo questo? Davvero pensi che a me e a Tera impor-
- È Robotnik.

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Capitolo 25
*** Obiettivi futuri ***


Capitolo 25: obiettivi futuri

Quando anche Silver lasciò la tenda, il Comandante rimase solo.
Si alzò da terra e risistemò mobili e scartoffie.
Con il guardiano echidna fuori dai piedi, avevano finalmente l'opportunità di avvicinarsi al grande smeraldo, di prenderlo, studiarlo nei loro laboratori, capirne il potere e la natura.
Ma non adesso.
Non con Lifeform così teso e diffidente, con la guardia alta e pronto ad intervenire. Non con la popolazione sfollata e la città distrutta.
Avrebbero dovuto occuparsi della ricostruzione e del trasferimento della gente dalla tendopoli ai nuovi edifici, oltre che del rifornimento e sostentamento dei loro uomini e della gente comune.
Senza il guardiano potevano prendere il Master Emerald, ma senza il guardiano, nessuno poteva abbassare l'isola.
C'era una gran folla di mobian e umani da gestire e da nutrire, insieme ad una città intera da costruire, laboratori GUN compresi.
Ma quello smeraldo attendeva lì da millenni, e ora che il guadiano era morto, avrebbe potuto aspettare ancora un anno o due.
Una grossa libellula di un azzurro lucente svolazzava nella sua tenda. Scostò il lembo all' entrata e la fece uscire.

La libellula volò lasciando Angel Island, spingendosi più lontano di quanto potrebbe mai fare una libellula normale. Si librò sopra le nuvole, quando calò la notte, e raggiunse una nave immensa, mimetizzata nel cielo notturno, che somigliava ad una delle fortezze volanti del vecchio Eggman.
L'insetto si infilò in una presa d'aria, volò attraverso i condotti, fino a raggiungere una stanza buia, immersa nella luce blu dei monitor, posandosi sulla mano bendata del suo proprietario.
- A che serve la tecnologia, quando si ha a che fare con l'energia del caos?
Conosceva quell'energia. Fin troppo bene. La stessa energia che aveva provato ad estrarre da Knuckles tanto tempo prima, La stessa energia che aveva avvolto il suo corpo, bruciato le sue mani e corrotto la sua mente. L'energia che aveva tinto la sua pelliccia di un bianco splendente e reso i suoi occhi pozzi di tenebra dalle pupille dorate, come un' antica moneta in una chiazza di petrolio.
La libellula cambiò forma, mutando in una sfera liquida e trasparente, di quello stesso colore azzurro.
Le immagini della discussione tra Shadow, Silver ed il Comandante scorrevano davanti agli occhi dorati dell'echidna bianca, mentre teneva la bimba in braccio. Era un esserino ancora in fasce, ma con un grande destino.
L'avrebbe aiutata a trovarlo, a comprenderlo, e ad accettarlo.
Perchè non si può sfuggire al destino.
- Knuckles non l'ha mai capito. - disse Finitevus - Ha solo rimandato l'inevitabile. Ciò che deve accadere, per il bene di tutti.
La porta alle sue spalle si aprì, rivelando un golem di diamante.
Ma il costrutto non fu l'unico ad entrare: all'aprirsi della porta, urla strazianti e disperate riempirono la stanza, facendo rigirare la piccola echidna in braccio a Finitevus.
- Prima di tutto chiudi la porta. Le urla disturbano la principessa. Secondo: quella stanza va davvero insonorizzata. Tutte quelle urla e i suoi piagnucolii iniziano a darmi fastidio. Credevo fosse più resistente di così.- sistemò meglio la piccola echidna tra le sue braccia - Terzo: rafforzate le difese. La priorità per ora è proteggere la principessa e la fonte energetica che alimenta questa nave. È tutto per ora. Ti aggiornerò se avrò nuovi ordini.
Il golem annuì e si ritirò, lasciando da solo Finitevus e Eve.
Lo scienziato creò un'altra libellula, nera questa volta, e la mostrò alla piccola echidna, che incuriosita allungò le mani per prenderla. Quella le si posò sul nasino, facendola ridacchiare.
Finitevus sorrise.
Ho grandi piani per te, piccolina. Tutto ciò che mi serve è una buona strategia per eliminare tutti gli ostacoli sul nostro cammino.

- Continuo a pensare che sia una pessima idea. - disse Alexi, scavalcando un mucchio di rottami.
- Maestro Knuckles ha detto che Maestro Shadow potrebbe non farcela da solo. -disse Nadia - Ci serve un alleato. Uno molto potente, almeno quanto Sonic.
- Nadia, quello non è Sonic! È la sua copia robotica creata per ucciderlo.
- Appunto. Ora che Sonic è morto, non ha più uno scopo. E non credo gli piaccia essere una testa attaccata a dei cavi. Per questo voglio proporgli un patto.- disse, fermandosi e guardando nella voragine in cui era caduta tempo prima, mentre seguiva Knuckles.
- Continua a non sembrarmi una mossa intelligente.
Lei lo guardò - Ascolta, scendo solo io. Tu rimani quassù e se vedi che qualcosa va storto o che non torno, corri a cercare aiuto.
Alexi sospirò - Ok. Ma stai attenta.
Nadia sorrise e si calò oltre il bordo, scivolando come la volta prima.

La stanza era buia e silenziosa. I cavi pendevano senza vita e ora parevano serpenti morti appesi qua e là invece che vivi e pronti a mordere.
La testa di Metal Sonic era dove ricordava di averla vista, non c'era però alcun segno di vita in essa.
Fece un passo avanti e si accorse di aver trattenuto il respiro.
Nessuna reazione. Nessuna spia luminosa improvvisa. Nessun allarme.
Fece un altro passo.
- Metal Sonic?
Nessuna risposta. Solo il silenzio.
Avanzò lentamente, finchè non fu così vicina alla testa da poter vedere la polvere luccicare sul metallo blu.
- Me-
L'occhio rosso si accese. I cavi spuntarono all'improvviso da terra e la avvolsero stretta. Nadia urlò, ma l'urlo venne troncato a metà.
-ALLARME INTRUSO!
Si aspettava di vedere di nuovo quelle vespe o altri robot ma rimasero solo loro due. Quindi Metal Sonic non aveva ancora ripreso il pieno controllo di Carnival Night.
Quello era un punto a suo favore. O almeno poteva esserlo, se riusciva a sopravvivere.
- Lasciami...
- TI HANNO MANDATO A SPEGNERMI! TI UCCIDERO' PRIMA CHE TU LO FACCIA!
- No... - che pensava di fare? Era davvero un' idea stupida. E ora Metal Sonic l'avrebbe uccisa.
Ma il colpo di grazia non arrivò.
- NO. NON POSSONO AVER MANDATO TE. SEI UNA RAGAZZINA INUTILE. SEI UNA DISTRAZIONE. - disse la voce robotica e Nadia si accorse che non proveniva dalla testa, ma dalla stanza, come da un altoparlante. - CHI C'E' CON TE? COSA STA FACENDO?
- Sono qui da sola. Non sono venuta a spegnerti, lo giuro.
Metal Sonic scansionò la stanza e la sua presa su Nadia si allentò, quando non trovò nessuno.
- LORO VOGLIONO SPEGNERMI. CERCANO SEMPRE DI SPEGNERMI. MA IO NON DORMO MAI. SONO SEMPRE IN GUARDIA.- disse la voce - QUESTO POSTO E' MIO. VEDO TUTTO. SO TUTTO. SO DEL TUO AMICO LA' FUORI E POSSO UCCIDERLO QUANDO VOGLIO.
- Se ci hai visto, allora sai perchè siamo venuti qui. O sei sordo?
L'occhio rosso si ridusse ad una fessura e la stretta aumentò.
- NON SONO IO QUELLO CHE HA LA VITA APPESA AD UN FILO. ORA DIMMI PERCHE' SEI QUI, E DECIDERO' COSA FARE CON TE.
- Sono qui per proporti un accordo. Sono Nadia Robotnik, discendente di Ivo-
La stretta aumentò di nuovo.
-ROBOTNIK? ODIO QUEL NOME. ERO LA SUA PEDINA, IL SUO SCHIAVO. MI RIPROGRAMMAVA, CANCELLAVA I MIEI RICORDI A PIACIMENTO.
Nadia mise una mano a proteggere il suo collo, prima che il cavo potesse stringerlo. - Ascoltami, per favore. Io non sono come lui! - disse – Posso... posso provare a ricostruire il tuo corpo. Ci vorrà un po', ma potrai lasciare questo posto, correre e combattere di nuovo.
La stretta diminuì un istante per rafforzarsi subito dopo.
- E PERCHE' DOVRESTI FARLO?
- C'è un pericolo in arrivo, e ci serve, ah diamine è una storia lunga. Solo, ci serve aiuto.- fissò quell'occhio rosso - Non ti piacerebbe avere un nuovo corpo, e un nuovo scopo? Potresti vivere qui per davvero, senza doverti nascondere e senza temere di essere spento.
- PREFERISCO ESSERE SPENTO CHE ESSERE DI NUOVO SCHIAVO DI ROBOTNIK.
Quelle parole ferirono Nadia, ma gli diedero un ottimo punto su cui far leva.
Metal Sonic desiderava la libertà.
- Senti, non voglio che tu sia uno schiavo. Facciamo così: io lavorerò al tuo corpo proprio qui, dove puoi vedermi. E aiutarmi. Io non sono Ivo. Ho ereditato la sua intelligenza, ma non ho mai costruito un robot avanzato quanto te. Supervisionerai tutto quanto, così saprai sempre quello che faccio.
Il robot rimase in silenzio ed immobile per lunghi istanti, poi la stretta si allentò, facendo scivolare Nadia a terra.
I cavi si ritirarono scoprendo la testa intera, poi le spalle ed infine l'intero corpo arrugginito, tenuto in piedi solo dai cavi rimasti.
- QUESTO E' CIO' CHE RIMANE DI ME. ED E' CIO' DA CUI POSSIAMO PARTIRE.
Nadia annuì.
Sarebbe stato un lungo lavoro, e il tempo non era dalla loro parte.

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