Everglow

di Ortensia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spaces – R: verde ***
Capitolo 2: *** Eradicate — R: verde ***
Capitolo 3: *** Godsend – R: verde ***
Capitolo 4: *** XIII Death — R: giallo ***



Capitolo 1
*** Spaces – R: verde ***


Rating: Verde
Avvertimenti: fluff; hurt/comfort; post-game
Parole: 500


Dimitri si sente soffocare tanta è l’emozione che prova quando sua moglie si sistema fra le sue braccia, l’impercettibile tocco delle sue dita sul petto e una ciocca di capelli che gli solletica la spalla.
Si morde le labbra mentre il corpo caldo di Byleth si stringe al suo e trova il giusto spazio accanto a lui, il modo di far incastrare tutte le cose.
È proprio questo che più lo affascina di lei: la capacità innata di adattarsi a ogni spazio e colmare qualsiasi ferita come l’acqua piovana riempie l’insenatura di una roccia. A tenerlo sveglio, in effetti, non sono più gli incubi di un’esistenza mai vissuta, bensì l’incredulità di ritrovarsi appena capace di intuire quel dolore che in passato sarebbe riuscito a descrivere nei minimi particolari.
Dimitri le circonda le spalle con un braccio, le accarezza la nuca e insinua le dita fra i suoi capelli, stringendola: ne ascolta il respiro, lasciandosi cullare dal flebile soffio che si infrange tiepidamente contro la sua pelle.
Byleth risponde alla stretta calorosa del marito accarezzandogli il fianco con dolcezza, le labbra increspate in un piccolo sorriso.
Dimitri non può vedere il viso di Byleth, ma ormai la conosce abbastanza bene per poter indovinare quale sia la sua espressione in questo momento: ha gli occhi chiusi, con le ciglia nere e folte che sfiorano appena le guance arrossate, e quelle adorabili e minuscole fossette che le si formano ai lati della bocca ogni volta che sorride. Quando lei si impegna per riempire ogni più piccolo spazio che li separa è così: sorride con una naturalezza disarmante, con la stessa tenerezza con cui, a poco a poco e con tanta pazienza, è riuscita a colmare ogni vuoto.
Eppure Dimitri non è in grado di concentrarsi sulla soave esecuzione di questo coro, perennemente distratto da una voce stonata, il grido rauco di un mostro che tuttavia riesce a camuffarsi sapientemente nel candore di un attimo sereno. È il vuoto dietro a un ritratto di una donna meravigliosa, un parassita che divora le viscere di una stella per estinguerne la luce.
Non merita di trovarsi tanto vicino a qualcosa di così bello, eppure pecca di egoismo quando, soffocato dal connaturato terrore dell’abbandono, la abbraccia più forte e prega perché lei non lo lasci mai, perché lei non senta mai la voce del mostro in quel coro di virtuosismi cordiali.
È agghiacciante realizzare che la persona che lo ha sottratto dai suoi tormenti sia ora la causa scatenante di timori ben più grandi, che le basterebbe una parola sola per mettere fine a tutto. Che in fin dei conti la spensieratezza non è cosa per mostri.
A interrompere le sue congetture sono le dita piccole e forti di Byleth che si stringono attorno al suo braccio, la sua spalla che scivola nell’incavo dell’ascella, chiudendo l’ultimo spazio rimasto a separarli.
Dimitri riprende a respirare, e gli basta solo questo per chiedersi se per caso Byleth, speciale com’è, non sarà in grado di salvarlo anche da se stesso.



L'angolino dell’autrice:
Ci tenevo ad aprire una piccola raccolta per loro.
La Dimileth mi fa bene e non posso che assecondare tutto ciò con estrema felicità. E sono felice anche perché è la mia prima pubblicazione dell’anno!
Il titolo della raccolta (e in particolare l’ispirazione per questa prima flashfic) deriva dalla canzone Everglow degli Starset, in quanto trovo che il testo si adatti perfettamente alle loro dinamiche di coppia e alla loro storia.
Come ho già anticipato nell’introduzione, ogni flashfic avrà rating e avvertimenti diversi che specificherò all’inizio (il rating sarà specificato anche nel titolo di ognuna per vostra comodità).
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Eradicate — R: verde ***


Rating: Verde
Avvertimenti: sentimentale; malinconico; post-game (dove ognuno è andato per la sua strada)
Parole: 498


Dimitri non si è ancora abituato alla vista del piccolo giardino dietro la serra del Garreg Mach.
Con le narici solleticate dal profumo melenso delle rose contempla in silenzio gli archi sospesi sulla sua testa, le grosse foglie verdi bagnate dalla luce calda del sole e i petali bianchi che tremano appena ai lati del ciottolato: è decisamente più accogliente dell’ammasso di erba e cespugli che si vede dalle finestre del Palazzo Reale.
«Buongiorno, Vostra Maestà.»
Dimitri si volta, rivolgendo un sorriso alla propria interlocutrice.
«Vostra Grazia» la sua voce trema mentre china il capo al cospetto della figura austera dell’arcivescova.
«È la prima volta che ammirate il giardino?» Byleth, un sorriso mite sulle labbra rosee e le mani congiunte in grembo, rivolge il proprio sguardo agli orizzonti morbidi del cortile.
Dimitri si perde per qualche istante nella contemplazione dell’altra, che con il suo lungo vestito bianco e i capelli verde pallido pare essa stessa parte del roseto, una fata che in sé racchiude con semplicità disarmante la bellezza imperscrutabile della vita.
«Sì,» la voce trema di nuovo mentre pensa alla sua immagine invecchiata accanto allo splendore immutato della donna «sarei stato oltremodo felice di studiare in un posto tanto bello.»
«Sarei stata contenta di stare qui con te.»
Dimitri la vede aggrottare la fronte, serrare le labbra in uno spasmo.
«Con voi» si corregge Byleth, un vago rossore sulle guance. «Perdonatemi.»
«No, ti prego» il re scuote il capo, continuando con tono deciso «non sopporto tutte queste formalità fra di noi.»
Byleth esita appena, per poi acconsentire.
«D’accordo, Dimitri
Entrambi faticano a trattenere un sorriso: basta un nome per farli sentire più vicini, per illuderli di essere qualcosa nel mondo dell’altro.
«Ho piantato io le rose» esordisce Byleth, rivolgendo l’attenzione ai frutti del proprio lavoro.
«Seteth non voleva, ma l’ho fatto ugualmente, dopotutto è solo terra.»
Dimitri sorride nel constatare che non è affatto cambiata.
«La prima volta ho fatto un disastro e sono tutte appassite, tranne quella laggiù» Byleth continua, un sorriso malinconico sulle labbra. «Stona terribilmente, ma non ho voluto sradicarla.»


❋ ❋ ❋




Dimitri sospira, incapace di accettare che anche questa volta Byleth non verrà a salutarlo. Sale sulla carrozza con rassegnata avversione per la donna che lo tormenta da anni, salvo poi ritrovarsi completamente assorbito nella visione di una rosa rossa sul sedile.
Afferra il fiore facendo attenzione alle spine, ne sfiora i petali con un dito e deglutisce appena, nauseato dal profumo.
Dopo averne ascoltato la storia ha osservato a lungo quelle rose rosse, trattenendosi dal coglierne una per non rischiare di massacrare tutta la pianta.
Dimitri stringe il fiore fra le dita, un rivolo di sangue caldo che sgorga lungo il palmo bianco: sembra una presa in giro.
Come si può sradicare qualcosa che cresce così bello e forte? Con quale bestialità si può uccidere un sentimento tanto genuino? Non biasima Byleth. Dopotutto neanche lui ci è mai riuscito.
«Avresti dovuto sradicarlo» mormora, la rosa ormai sbriciolata fra le dita. «Ora fa solo male.»



L'angolino dell’autrice:
Finisco sempre per superare le 500 parole di una quarantina (questa volta erano una quarantina più altre cento, però!) e poi mi ritrovo alle prese con tagli di ogni tipo!
A questo punto, comunque, mi chiedo se non fosse meglio una raccolta di one shot (anche perché questa secondo me andava sviluppata maggiormente, ugh), ma datemi tempo ancora due o tre scritti e le idee inizieranno a scemare (come sempre) e scriverò a malapena duecento parole 8D
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Godsend – R: verde ***


Rating: Verde
Avvertimenti: Dedue best eroe nazionale; dorks being dorks; ”Valentine’s Day”; pre-timeskip
Parole: 500


Dedue la avverte con chiarezza nell’esatto istante in cui, tasca da pasticcere alla mano, accompagna la panna nell'ultima, piccola giravolta. Anche Ashe la percepisce immediatamente sul volto turbato del compagno, tanto che indugia nel porgergli il barattolo degli zuccherini.
È apprensione. Apprensione pura e sincera per Dimitri, che ha lasciato la mensa appena due minuti prima, una scatoletta bianca infiocchettata di blu stretta fra le mani.
«Ti senti bene, Dedue? Finisco io qui» Ashe gli si avvicina.
Dedue lo guarda senza proferire parola, poi scuote il capo in segno di negazione.
«Scusami,» risponde mentre prende il barattolo dalle mani dell’altro e inizia a cospargere la torta di zuccherini «Sua Altezza è appena andato via con i cioccolatini che mi ha chiesto di preparargli. Vuole darli alla professoressa» conclude Dedue nello stesso momento in cui ripone il barattolo sulla mensola.
«Temi che lei li rifiuti?»
«Sua Altezza vuole approfittare di questa festa per ringraziarla, non so se ci sia qualcosa di più» Dedue resta in silenzio per qualche istante: fa un po’ di fatica a parlare, ma gli occhi grandi di Ashe che lo scrutano gli danno la forza necessaria per continuare. «Anche lei mi ha chiesto di preparare un dolce, e se lei lo regalasse a qualcun altro…»
«Sarebbe terribile…» Ashe sente una stretta al petto e non può che agire secondo la sensibilità del proprio cuore. «Andiamo a vedere!»
«Non mi intrometterò nelle vicende sentimentali di Sua Altezza.»
«Ma vorrai essere lì per consolarlo se le cose dovessero andare male, giusto?»
Dedue chiude gli occhi e sospira sonoramente: «Hai ragione.»


❋ ❋ ❋




«Ci tenevo a ringraziarti per tutto quello che fai» Dimitri non riesce a trattenere un sorriso quando vede l’espressione di Byleth illuminarsi appena, un cambiamento repentino che ai più risulterebbe impercettibile.
«Li hai fatti tu?» domanda Byleth, le narici solleticate dal profumo di cioccolato.
«A dire il vero…» Dimitri si schiarisce appena la voce, sconfortato nel ripensare alle pentole distrutte durante i suoi fallimentari tentativi di fondere il cioccolato «li ha fatti Dedue. Sono un totale fallimento ai fornelli.»
Un altro cambio repentino sul volto dell’altra: questa volta sono le sue labbra, che si increspano in un sorriso mentre si accinge a estrarre una piccola scatola dorata dalla tasca del mantello.
«Anche io ho una cosa per te.»
Dimitri non crede ai suoi occhi quando scoperchia la scatola e vede la piccola torta al suo interno: il profumo è ottimo e la glassa è così lucida che riesce a specchiarvisi.
«C’è qualcosa che non sai fare, professoressa?»
«Cucinare» risponde con decisione Byleth, un sorriso più evidente a incresparle le labbra «anche questa è opera di Dedue.»
Dimitri strabuzza appena gli occhi, lasciandosi infine sfuggire una risata leggera.
«Pare che dovremo invitarlo a cena per sdebitarci, non credi, professoressa?»



❋ ❋ ❋




Dedue, ora accovacciato insieme ad Ashe dietro al muretto, non può che trarre un sospiro di sollievo.
«Hai sentito, Dedue? Non sei contento?» domanda Ashe con un certo entusiasmo nella voce.
«Sì,» Dedue accenna un sorriso «ma ora lasciamoli soli.»



L'angolino dell’autrice:
Dedue è uno di noi e shippa Dimileth (anche perché io lo shippo con Ashe e tutto ciò era solo una scusa per avere due coppie in una).
Non volevo scrivere una cosa mielosa, ma piuttosto una cosa carina e leggera (e anche un po’ insolita visto che si concentra più che altro sul punto di vista di un personaggio esterno alla coppia su cui si basa la mia raccolta).
Comunque i dorks sono Dimitri e Byleth che bruciano le pentole di tutto il Garreg Mach e poi corrono disperati da Dedue pregandolo di preparare qualcosa di commestibile x’’D
In questo caso comunque mi sono vista bene dal parlare di San Valentino (di fatti negli avvertimenti è inserito fra le virgolette) perché ho pensato più a una festa generica in cui le persone si regalano dei dolci anche solo per porgere i propri ringraziamenti, siccome le feste e le celebrazioni di FE3H sono ben diverse dalle nostre.
Spero che questo piccolo… esperimento?? sia stato di vostro gradimento!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** XIII Death — R: giallo ***


Rating: Giallo
Avvertimenti: triste; malinconico; immortality's solitude; OC (Dimileth love children)
Parole: 499 (testo della canzone escluso)


«Mi stai dicendo che non hai paura della morte?» chiese Byleth, ammirando le luci arancioni del tramonto riflesse nell'occhio di Dimitri.
Lui scosse leggermente il capo: «Cammina al mio fianco da tanti anni ora mai. Per me è più una compagna d'armi.»
Byleth non si stupì. Dopotutto lo aveva visto morire moltissime volte in passato e forse Dimitri si era inconsciamente abituato alla totalizzante sensazione della pace eterna.
«Se però intendi...» il re serrò le labbra in una smorfia amareggiata che Byleth placò accarezzandogli il dorso della mano.
«Se intendi parlare delle conseguenze della morte stessa,» riprese lui «allora sì: ho paura. La sola idea di lasciare te e i nostri figli per me è come morire.»
Byleth intrecciò le dita a quelle del marito, che in tutta risposta le rivolse un tenero sorriso con l'intenzione di rassicurarla.
Nonostante Dimitri fosse ormai in là con gli anni, Byleth lo trovava ancora attraente ed era irrimediabilmente affascinata dal suo sguardo, che anche dopo tante battaglie era rimasto languido come un tempo, gentile anche se segnato dalle rughe. Era come se dentro quel mare meraviglioso potesse scorgere la loro storia, ogni carezza, il sorriso spensierato dei loro figli. Le piaceva pensare che con lei Dimitri fosse riuscito a trovare un po' di quella pace che tanto aveva anelato.


When my time comes forget the wrog that I've done, help me leave behind some reasons to be missed.




«Sono felice» la voce fioca di Dimitri la sorprese.
Byleth sbatté le palpebre energicamente, cercando di scacciare le lacrime, poi rafforzò la stretta attorno alla mano del marito morente.
«Lo sei davvero?» gli chiese.
Dimitri abbassò leggermente il capo, annuendo con un movimento ingessato.
«Le nostre mani...» Dimitri esitò, il respiro smorzato «si sono tenute strette fino a questo momento, perciò... sì,» la guardò, sorridendole «sono felice.»
Byleth tremò quando avvertì due grosse lacrime calde sgorgarle dagli occhi e attraversare veloci le sue guance. Dimitri le disse di non piangere con la voce calda e gentile di un tempo, quella che sembrava ormai persa a causa della vecchiaia.
Alla fine era vero: lui non aveva paura della morte.


And when you're feeling empty keep me in your memory leave out all the rest.




Byleth osservava i loro figli da lontano: Rodelia, inginocchiata di fronte alla lapide, stava sistemando alcuni gigli bianchi in una piccola giara; Maris ed Esperia erano ritti l'uno accanto all'altra, in silenzio. Arendelle sedeva sotto un albero in disparte, una smorfia di tristezza rabbiosa a corrucciarle il viso delicato.
Fino a quel momento Byleth non aveva mai davvero fatto caso all'assenza di un battito nel suo petto, ma ora si rendeva conto di quanto fosse strana quella sensazione, di quanto fosse dolorosa la sua condizione.
Affondò le unghie nei palmi delle mani, ripetendo le parole di Dimitri: «Cammina al mio fianco da tanti anni...»
La morte era lei. Lei che aveva visto il suo amato consumarsi a poco a poco, travolto dal naturale corso del tempo. Lei che era ferma in un punto e sarebbe rimasta lì per sempre, lei che sarebbe sopravvissuta anche ai loro figli. Ecco perché Dimitri non aveva mai temuto la morte: doveva essergli sembrata un sogno felice.


Leave out all the rest.








L'angolino dell’autrice:
Io dovrei prendere ispirazione da canzoni un po' più allegre e smettere di farmi del male, ecco (la canzone è, anche se immagino che la maggior parte di voi la conosceranno: Leave Out All the Rest dei Linkin Park).
Sono anche felice di essere riuscita, seppur in un breve stralcio, a menzionare i miei quattro OC loro figli e che amo con tutto il mio cuore e di cui vorrei scrivere qualcosa di lungo e serio (ma sono troppo pigra, ecco).
E niente, odio le coppie essere umano-essere immortale ma solo per il fatto che uno dei due deve vedere l'altro invecchiare, morire e poi restare solo per sempre (non è vero che le odio, odio solo il concetto perché mi rende tristissima- purtroppo ne shippo più di una di coppia così, ahimè!)
Vorrei dire qualcosa come "spero di avervi alleggerito la pena della quarantena con questo mio scritto" ma... emh.
Alla prossima!

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